Don't Know Much About Your Life.

di Iclemyer_Penguin
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Wonderful. ***
Capitolo 2: *** A Little Of Your Time. ***
Capitolo 3: *** I Have To Go, Goodbye. ***
Capitolo 4: *** Here's my number, so call me maybe. ***



Capitolo 1
*** Wonderful. ***


Correva l’anno 2008. 
Era un 27 Ottobre grigio, le nuvole coprivano un sole già abbastanza debole visti i tempi. Soffiava un venticello da Nord-Est abbastanza tagliente da far cadere le ultime foglie rimaste ancora appese sugli alberi; lo stesso era per Blaine. Sembrava come una foglia traballante, la quale aveva bisogno di un sostegno per vivere. E lui lo aveva questo sostegno ma non era abbastanza.

Aveva bisogno di qualcuno che lo facesse vivere, nel vero senso della parola. 
Era un periodo un po’ spento per lui, ma come sempre, non si abbatteva. Come al solito a quell’ora del mattino si dirigeva a scuola, come al solito ascoltava la playlist prestabilita, come al solito stava andando a prendere la sua migliore amica Elisabeth, la quale abitava a due isolati dalla scuola e ad uno da Blaine. 
 
Quella mattina però El era già sulla soglia della porta di casa, era successo qualcosa, mai Blaine l’aveva vista pronta prima che lui suonasse il campanello per farla sbrigare; e se Blaine aveva un po’ di ritardo? Guardò l’orologio ma era in perfetto orario: le otto e due minuti. Elisabeth sembrava eccitata, felice; e lo si poteva scorgere dai suoi capelli ricci e lunghi fino alla spalla che non smettevano di ondulare insieme al suo capo, intento a cercare qualcosa o qualcuno.

Blaine notò subito che c’era qualcosa di nuovo in lei, infatti le chiese «Come mai così felici, oggi, My Lady?» Chiese lui con un tono un po’ ironico e un mezzo sorriso sul volto. Lei subito lo raggiunse e lo abbracciò forte, sospirò e poi si stacco con un sorriso contento e felice.
Disse «Me l’ha chiesto.» Prese una breve pausa per chiudere gli occhi e poi esplodere nuovamente «Siamo ufficialmente una coppia!»
Prese così la mano di Blaine e la stritolò dalla felicità; nei suoi occhi di un verde cristallino si poteva scorgere tutto quello che provava. Blaine sorrise guardandola e accarezzando la sua mano. In realtà però Blaine moriva dentro, sapeva che pian piano lei avrebbe preferito il ragazzo e lasciato in disparte lui, il suo migliore amico da tutta la vita. «Sono davvero felice per te, El.» Esordì poi Blaine con voce tirata, rauca. Tossì poi e riprese «Raccontami tutto mentre andiamo a scuola». 
 
Lei iniziò a parlare senza mai fermarsi per quella mezz’ora che impiegavano ad arrivare a scuola. Blaine ogni tanto emetteva dei «Oh.» oppure degli «Wow.», ma non stava realmente ascoltando. Era impegnato a guardarsi attorno, per trovare un po’ di felicità, o una visione che gli facesse tornare il sorriso. A quell’ora le strade erano ormai piene di ragazzi e ragazze che camminavano per andare a scuola e a Blaine piaceva guardarli.

C’erano gli zombie, per la maggior parte ragazzi, che molte volte erano vestiti con i pantaloni del pigiama o avevano i calzini di colori differenti; per Blaine era una delizia guardarli, gli procuravano quella giusta dose di risate che gli servivano per superare una giornata a scuola. C’erano poi le comari, ovviamente ragazze, che non smettevano di spettegolare su qualsiasi cosa, fosse anch’essa il gatto nero che tagliava loro la strada; erano delle telecamere viventi. 

 
E infine c’era Lui. Su Lui non c’era nulla da dire tranne che era il sogno di Blaine; amava qualsiasi cosa di lui: il modo di camminare, lo sguardo magnetico che i suoi occhi castano chiaro produceva, il suo sorriso così perfetto e naturale, i suoi capelli castani con riflessi biondi sempre acconciati nello stesso modo, così magnifico che faceva venire invidia ai ricci di Blaine. Ogni volta che l’Hobbit lo vedeva non c’era modo di fargli staccare lo sguardo di dosso. Era come se lo ipnotizzasse in modo permanente, anche se staccava gli occhi di dosso a lui continuava a immaginarselo nella mente. 
 
Quella mattina stranamente Lui non c’era. 
 A Blaine saltò il cuore. 
 
Deglutì forte e poi si girò verso Elisabeth e si accorse che lei stava ancora parlando «...Oh e poi mi ha comprato questo splendido braccialetto!» Blaine la guardò e scosse la testa. «Non può essere.» Chiuse gli occhi e sospirò, era ormai consuetudine per i due fare così, poi continuò «Lui non c’è. Capisci? N-O-N C-‘-È.» Si aggrappò al braccio di El e mugugnò qualcosa di incomprensibile. «Dai tesoro, sarà in ritardo o non lo so non sta bene. Non abbatterti.» «Sì certo, ma oggi ho artistica e dovevo sedermi accanto a lui! La mia solita sfortuna.» Blaine si passò una mano nei capelli mentre Elisabeth gli accarezzava la spalla. 
 
Ormai erano arrivati a scuola ed era l’ora per i due, di separarsi. «Non piangere mi raccomando. Sorridi, sempre! Perché non c’è nessuno più bello di te.» Si avvicinò al suo orecchio e a bassa voce disse «Nemmeno Curt è bello quanto te!» «Va bene My Lady. Lo farò. Ci vediamo a pranzo!» Elisabeth mandò un bacio a Blaine mentre si allontanava tra la folla che cresceva. Blaine si diresse dalla parte opposta verso l’aula di chimica. Sperava almeno di incontrare quel pazzo del suo compagno di laboratorio, Scott, che lo faceva sempre ridere.
 
L’ora di chimica passò velocemente tra le battutacce di Scott e le mini esplosioni del gruppo più scarso in quella classe. Blaine guardò il suo orario: Matematica, Artistica, Fisica e Letteratura. «Non ce la posso fare» Disse tra sé e sé, mentre passava accanto alle porte del piccolo auditorium, che non era utilizzato moltissimo. Gli balzò in testa l’idea di mettersi a cantare o a comporre, o semplicemente a collegare accordi tra loro. 
 
Si diresse al suo armadietto facendosi strada tra la gente, che come al solito si accalcava davanti alle porte delle aule o davanti agli armadietti. Aprì il suo armadietto e ripose tutti i libri, poi prese invece il suo quaderno rosso fuoco. Entrò nell’auditorium e socchiuse le porte, per non farsi sentire da nessuno. Poi inviò un messaggio ad Elisabeth «Ci becchiamo direttamente a pranzo.»

Sapeva che non l’avrebbe cercato fino all’ora prestabilita; ormai Blaine era solito a fare questo tipo di cose. 
Lui si sedette di fronte al piano e iniziò a premere dei tasti a caso. Fa, La, Si, Reb, Sol#. Un'altra volta. Poi ci aggiunse un Dob e un Mi#. Si fermò un attimo a pensare e poi aprì il suo quaderno rosso e iniziò a cercare uno spartito. Quel giorno sembrava che quello spartito non voleva uscire allo scoperto. Ma alla fine lo trovò. «Wonderful» disse sotto voce il nome della canzone e sorridendo si guardò attorno, poi si sedette al centro del palco e fece iniziare la musica. 
Era la sua canzone preferita, gli forniva una carica che nemmeno lui sapeva da dove arrivava. Quella canzone lo rispecchiava al 100%; era la prima canzone a cui pensava quando decideva di cantare. Con gli occhi chiusi, le gambe incrociate e le mani adagiate una sulle cosce una sul pavimento, Blaine cantava; cantava con tutta l’anima.
 
« If what you've lost cannot be found 
And the weight of the world weighs you down
No longer with the will to fly 
You stop to let it pass you by 
Don't stop to let it pass you by 
You've gotta look yourself, in the "I am"»
 
E Blaine continuava, sentiva quella canzone veramente sua, sentiva che quella canzone lo descriveva a pieno. Riusciva sempre a risollevarlo di morale, a fargli capire che non doveva arrendersi, mai. Finì l’esibizione aprendo lentamente gli occhi. Lui mentre cantava si era immaginato  che milioni e milioni di persone lo stessero ascoltando, si era immaginato in uno dei teatri più importanti del mondo. 
Era il suo sogno. Voleva incantare con la sua voce tutti i suoi ascoltatori, un giorno. 
 
Si distese così sul pavimento ghiacciato dell’auditorium e iniziò a fantasticare. Fantasticare era la cosa che gli piaceva fare di più insieme a cantare, ormai aveva un mondo tutto suo lì, un mondo speciale. Fantasticò per tutto il tempo a sua disposizione, finchè non sentì suonare la campanella per la quarta volta.
 
Blaine raccolse le sue cose e corse via verso il suo armadietto per liberarsi degli spartiti e dei pensieri che affollavano la sua mente. Lentamente si diresse verso la mensa dove lo aspettava sulla soglia della porta Elisabeth. Aveva sempre quel sorriso dolce e spensierato, ma gli occhi tipici di chi sta vivendo una storia d’amore. «Mio Hobbit, dove sei stato per tutto questo tempo? Forza dai che ci aspettano!» Aspettano? Pensò Blaine mentre sulla sua faccia si dipingeva lentamente la sua solita espressione di smarrimento, avvolta dai suoi occhi color caramello che si socchiudevano mentre la bocca tentava di aprirsi. «Chi, chi ci aspetta El? Pranziamo sempre soli!» Disse, poi però subito si accorse di aver fatto una domanda sciocca; le sorrise guardandola negli occhi che lo stavano già fulminando. «Non facciamo aspettare il signorino Curt forza! Non voglio essere l’amico odioso!». 
 
Mentre scoppiavano entrambi in una sonora risata, Blaine prese sotto braccio Elisabeth, e insieme andarono a fare la fila per prendere quel che poteva essere rimasto esposto. Non c’era molta fila, il che era un po’ strano. 
 
Riuscirono a prendere tutto quello che volevano; Blaine prese un petto di pollo panato, dell’insalata e un budino al cioccolato; Elisabeth invece prese fusilli al ragù, fettina e una pesca; entrambi come da tradizione presero un succo di mela verde. Si diressero verso il tavolo, attorno al quale erano seduti in ordine: Curt, Louis, Wyatt, Rosie, Dakota e infine Lui. Blaine appena lo vide si bloccò e con un gesto repentino del braccio afferrò il medesimo di Elisabeth che quasi cadde per terra e vista la brusca frenata, emise un sonoro «AAAAAH!» cosicché tutti si girarono a guardare quel che era successo. Entrambi divennero rossi come i pomodori nell’insalata di Blaine. 
Deglutirono. 
 
Blaine la guardò e poi la trascinò più lontano.
«L’hai, visto? È lì. Non me lo sono immaginato vero? È davvero lui. Oh Dio Mio.» Si sporsero entrambi per vedere. Il tavolo era a cerchio e gli unici posti ancora liberi erano quelli accanto a Curt e a Lui. Lui, il tanto bramato Cameron. L’Hobbit ormai era entrato in iperventilazione, d’altro canto Cameron era colui che aveva conquistato il piccolo cuore di Blaine. Elisabeth lo prese per le spalle, dopo aver posato entrambi i vassoi sul tavolo vicino. «Blaine, ascoltami, ora tu ed io andiamo a sederci. Non è nient’altro che un ragazzo, come te. Affrontalo come tale, con naturalezza.» Lui però non riusciva a parlare così si limitò ad emettere un suono di approvazione. 
 
Ritornarono verso il tavolo e si sedettero entrambi ai loro posti. Emisero entrambi un sonoro «Buongiorno!» con un sorriso sul viso, anche se quello di Blaine era una maschera che copriva tutto quello che stava provando in quel momento: imbarazzo.

 Ma ormai era andata.
 
 Non importava se il cuore di Blaine stava battendo infinite volte in un millesimo di secondo, doveva riuscire a comportarsi con naturalezza.
 Elisabeth l’aveva persa, era già nelle braccia del ragazzo, che orrore. Con la coda dell’occhio quindi guardò Cameron, stava mangiando. Agli occhi di Blaine era perfetto anche così.
 
 Iniziò a mangiare anche lui dopo aver augurato a tutti buon pranzo. Lentamente tagliava il petto di pollo, portava la forchetta alla bocca e lo masticava; prendeva poi un po’ d’insalata e la mangiava. «Oggi la sedia accanto alla mia era vuota, caro nuovo compagno di banco. Mi hai lasciato solo soletto.» esordì così Cameron con un sorrisetto di chi sapeva più di quel che stava dicendo. 
 
L’Hobbit schiuse gli occhi e inghiottì intero il pezzo di pollo senza nemmeno averlo masticato per bene. «Uhm..Sì scusa..Ero in.. In infermeria..Sai..»  Si voltò per guardarlo e sorrise. Ma Cameron si accorse che era un sorriso falso, più falso dell’affermazione che aveva precedentemente detto. Blaine lo guardò meglio negli occhi, quegli occhi stupendi che lo ipnotizzavano sempre. Non riusciva a mentire, nemmeno a lui. «E immagino anche che ti sia curato da solo, oggi l’infermiera era malata.» Disse sogghignando, Cameron. 
 
Blaine era entrato in un vicolo cieco. Se ne era accorto. «Uhm.. Io..» si bloccò Blaine sotto lo sguardo di Cameron che incuteva paura, ma allo stesso tempo lo rassicurava. «Hai perso la lingua, caro?» Blaine arrossì. Era imbarazzato, voleva dirgli la verità, ma poi si sarebbe pentito di aver saltato le lezioni. 
Cameron si avvicinò al suo orecchio e sussurrò «Non pensare che nonostante la tua altezza risulti invisibile!» Blaine si pietrificò. I suoi occhi erano persi nel vuoto, il suo battito e la sua respirazione erano così lenti che sembrava morto. Cameron aveva sempre quel sorrisetto e si guardava attorno con aria soddisfatta. «Non devi aver paura, Blaine. Devi ritenerti piuttosto fortunato che ti abbia visto solo io..» Ridacchiò appena e poi continuò «Oh, hai una bella voce quando canti.» 
Si allontanò pian piano. Blaine sembrava più tranquillo, però il cuore gli batteva all’inverosimile per quel complimento. Sorrise. «G-g-grazie Cameron.» Fu tutto quello che riuscì a dire, poi sorrisero entrambi nello stesso momento. 
 
La campanella suonò. Il pranzo era finito. Tutto era finito.
«Ci becchiamo a lezione, B. Sempre che non la salti.»Così Cameron si allontanò tra la folla.
Blaine non staccò i suoi occhi di dosso a Lui finchè non scomparì, mentre l’Hobbit ancora non credeva a quel che era appena successo.

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Capitolo 2
*** A Little Of Your Time. ***


“                                                                                                                                              Venerdì, 7 Novembre 2008.
                                                                                                                                                                                4:25 p.m.

Caro diario,
Questa settimana è stata un po’ noiosa, soprattutto fino a Giovedì, ma ci sono tante novità.
Sono stato interrogato in cinque materie, ma me la solo cavata molto bene, come al solito.
Ma non è di questo che voglio parlarti.
Cameron non si è fatto vedere per tutta la settimana; sto morendo. Non so perché ma dopo quel sabato, dopo che abbiamo parlato a pranzo, non riesco più a fare a meno di Lui.
Lunedì ero felice, l’avrei dovuto rivedere. Invece no, per strada lui non c’era; speravo di vederlo a scuola, ma nulla. A pranzo ero a testa bassa, non avevo il coraggio di guardarmi attorno. I suoi amici non sembravano preoccupati; erano normali, come se fosse un optional la presenza di Cameron.
Nel pomeriggio sono andato in piscina, ho nuotato per tre lunghe ore. Alla fine ero stanchissimo, ma molto rilassato. Tornato a casa ho “studiato”, cioè ho aperto il libro di letteratura e l’ho fissato mentre fantasticavo. Era divertente, dovrei rifarlo.
Martedì e Mercoledì sono passati come se niente fosse, una chiacchiera di qua, una lezione noiosa da seguire di la ed era già ora di tornare a casa. Il pomeriggio di martedì l’ho passato steso sul prato del bosco non molto distante da casa mia. Mi piace quel posto; è così verde, ampio, profumato. Proprio come piace a me. Ho trovato una casa su un albero; era abbandonata. Credo che appartenga a qualcuno che non ha più l’età per andarci, visto che è un po’ rovinata; ma ora è mia.
Ho inciso il mio nome sulla porta. Blaine Daniel Anderson. È figo.
Mercoledì pomeriggio invece ho avuto la casa tutta per me. Cosa c’è di più bello che avere due piani su cui ballare e cantare senza aver nessuno intorno che ti infastidisca ogni minuto? Nulla.
Poi ho mangiato tanto di quel gelato che stavo per svenire sul divano di camera mia. In realtà sono svenuto, o meglio mi sono addormentato, non ricordo bene cosa sia successo. (È probabile che ci fosse della droga nel gelato, oppure come al solito mi sono scatenato troppo.)
Giovedì infatti mi sono svegliato tutto bagnato e mezzo nudo. Morivo di freddo, perciò non sono andato a scuola; ma tanto mi sarei annoiato a morte in quel posto puzzolente, sporco e mal ridotto. Mi sono fatto un lungo bagno nella mia grande vasca; non ricordo quanto tempo sono rimasto immerso nell’acqua piena di bagnoschiuma e Sali da bagno, ma quando sono uscito avevo tutto il corpo raggrinzito.
Il pomeriggio invece l’ho passato giocando alla Wii. Dalle quattro del pomeriggio alle otto della sera. Ho alternato Just Dance, Super Mario e Wii Sports. È assolutamente il mio passatempo preferito.
Oggi invece è stata una giornata davvero bella. Ai corsi di “Elettronica e Nuove Tecnologie”, “Giornalismo” e “Musica” si è aggiunta una nuova ragazza. È simpatica, ambiziosa, un po’ rompiscatole ma tutto sommato è una brava ragazza. Si chiama Rachel “Barbra” Berry. Si è appena trasferita qui, non ho capito bene da dove veniva, parlava troppo velocemente e io ogni tanto perdo il filo del discorso; ma non è importante.
Ha dei bei occhi, mi hanno subito colpito; sono profondi ma allo stesso tempo sono scintillanti, ti lasciano a bocca aperta.
Oh God. Sono in ritardo! Io e Rach ci siamo dati appuntamento al parco alle 5:13 p.m. e sono già le 4:55 p.m.!
Scappo tesoro. A dopo Iclemyer.
                                                                                                                                                   Ti voglio bene, con amore,  
                                                                                                                                                                       Blaine Daniel.”


Così scrisse il nostro Hobbit prima di cambiarsi d’abito e di uscire da casa, correndo per non arrivare in ritardo. Arrivò puntuale, come al solito; lì ad aspettarlo c’era Rachel, indossava un vestitino alquanto bizzarro e stravagante. Era più colorato di un quaderno di un bambino che colora a vanvera. Questo destava in Blaine una certa allegria.


«Ehi Hobbit!» Disse lei sorridendo e avvicinandosi a lui per abbracciarlo. «Rachel, che bello rivederti!» rispose Blaine mentre la abbracciava e sorrideva, felice. Si staccarono e poi lei riprese «Ci siamo lasciati cinque ore fa e già ti manco così tanto?» Aveva un’espressione serena e contenta, si notava che le piaceva stare con lui. Blaine le fece segno di seguirlo e poi continuò il discorso «Beh, quando ti piace trascorrere del tempo con una persona è ovvio che ti manchi anche dopo poche ore!» Sorrisero entrambi, poi all’Hobbit venne un’idea in mente e disse «Sei appena arrivata qui, non è vero? Seguimi, ti porto in un posto carino!»


Rachel annuì e lo seguì, mettendosi accanto a lui. Blaine iniziò a camminare attraverso il parco mentre iniziavano a discutere delle loro vicende. In poco tempo arrivarono alla “Zona Blu”. Quella zona era la meno frequentata del parco; ma per Blaine era un piacere andarci, proprio per il fatto che nessuno poteva disturbarlo.


«Eccoci arrivati.» Disse lui, dopo essersi fermato davanti ad un salice piangente enorme. Era di un verde smeraldo intenso, e le sue fronde toccavano terra, così da creare una cupola sotto la quale ripararsi. «È una meraviglia, B. Mi piace davvero questo posto.» Con una faccia serena e anche un po’ meravigliata, Rachel guardò Blaine che entrò sotto la cupola. Lei fece lo stesso e lo seguì ai piedi di quel salice enorme. Si sedettero su di una radice e iniziarono così a parlare delle loro vite, per conoscersi meglio. La ragazza raccontò della sua passione: cantare, o meglio, esibirsi; del suo sogno: Broadway; dei suoi padri gay dei quali andava tanto fiera. Il ragazzo invece raccontò delle sue passioni: cantare e ballare; del suo sogno: diventare un famoso cantante; della sua famiglia, un po’ odiosa; del ragazzo che gli piaceva. Rachel sembrò molto contenta riguardo all’orientamento sessuale di Blaine, almeno non aveva paura che si innamorasse di lei.


Si fecero le 7:00 p.m., ma nessuno dei due voleva tornare a casa, così decisero di andare in caffetteria, per mangiare qualcosa. Nel tragitto si divertirono a canticchiare qualche canzone; scoprirono che le loro voci si intonavano alla perfezione. Arrivarono davanti alla cassa e pagò tutto Blaine. Rachel prese una cioccolata calda ed un dolcetto all’arancia, mentre lui prese un cappuccino con dei marshmallows. Presero un tavolo per due e prima che potessero iniziare a mangiare arrivò un messaggio all’Hobbit da parte di Elisabeth «Ehi, tesoro, domani c’è una festa a casa di Curt, voglio che tu sia lì! È alle 9:00 p.m. Mi raccomando, vieni!» Blaine sbuffò e Rachel, vista la sua reazione, lo guardò un po’ pensierosa, non capendo cosa stesse succedendo. «Ehi, che succede?» Gli chiese. «Oh, domani c’è una festa e la mia migliore amica vuole che io vada, ma non ne ho voglia.» Rispose facendo un mezzo sorriso. Rachel sfiorò la sua mano e poi disse «Se ti fa piacere posso venire io con te! Almeno avrò qualcosa da fare domani sera!» Gli sorrise amichevolmente e così fece anche Blaine. «Mi farebbe davvero piacere, Rach. Almeno eviteremo di annoiarci entrambi!» Ridacchiarono insieme e poi iniziarono a mangiare, scambiandosi, a volte, il loro cibo. «Oh, non vestirti troppo elegante, potresti uccidere qualcuno!» Rachel rise dopo aver detto quelle parole; era impossibile dire che Blaine non era un bel ragazzo. «Beh allora faremo strage secondo me!» Replicò lui, mentre finiva il suo cappuccino. «Mi dispiace allora per tutti!» Risero entrambi e poi finirono. Guardarono l’orario: 8:10 p.m. Era davvero ora di andare a casa. Si salutarono con un altro abbraccio e poi andarono ognuno per la propria strada.


Iclemyer’s Notes:

Questo è più un capitolo di passaggio, infatti non succede molto, però si mettono le basi per la futura amicizia tra Blaine e Rachel.

Spero che vi sia piaciuto comunque.
                                                                                                                                                                                 -Iclemyer

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Capitolo 3
*** I Have To Go, Goodbye. ***


Sabato mattina Blaine si svegliò rilassato, senza pensieri in testa. Si stiracchiò appena ed emise uno dei più lunghi sbadigli del mondo. Si voltò verso il comodino e guardò l’orologio; erano le 8:13 am «Oh merda. Perché non è suonata la sveglia oggi?» Era in totale ritardo. Accese il cellulare mentre scendeva di corsa le scale per andare a fare colazione. Non trovò alcun messaggio il che era molto strano! Si fecero le 8:17 am ed era in bagno a lavarsi i denti per poi andare a vestirsi. Si preparò in fretta e furia ma ormai erano già le 8:25 am. Prese lo zaino e poi salutò sua madre, che si era appena svegliata. Lei gli chiese perché stesse andando a scuola visto che era chiusa per la disinfestazione. Tornò in camera, strisciando i piedi per terra e poi si buttò sul letto, borbottando qualcosa di incomprensibile; poi si addormentò nuovamente. Ebbe un sonno leggero ma molto lungo. Lo svegliò la vibrazione del cellulare verso le 12:00 am, con gli occhi ancora appannati lesse il messaggio che era di Rachel. «Ho un problema. Dalle 9 am sto provando vestiti ma non me ne piace uno. Devi aiutarmi!» Blaine guardò nel suo armadio, aveva già selezionato dalla sera prima i vestiti più adatti alla festa, ma era anche lui indeciso. Poi le rispose «Anche io sono indeciso. Vengo da te così ci aiutiamo a vicenda?» «Certo! Avviso i miei che vieni per pranzo così mangi insieme a noi e poi ci mettiamo all’opera! Non tardare!» «Metto tutto nello zaino e arrivo cara :)»

Blaine arrivò a casa di Rachel dopo una ventina di minuti, fortunatamente quel giorno non pioveva nonostante ci fossero le nuvole. Appena arrivò pranzarono e poi si fiondarono in camera di Rachel per scegliere i vestiti. Iniziarono con lo scegliere quelli dell’Hobbit, visto che erano di meno. Dopo varie prove optarono per qualcosa di non troppo elegante, ma nemmeno troppo sciatto. Un jeans con risvolto sulla caviglia, maglietta bianca con scollo a “V” che faceva intravedere buona parte del petto, un cappello di paglia con una fascia nera e delle scarpe blu con i lacci bianchi. «Sei perfetto Blaine. Davvero perfetto!» Disse lei, in effetti i pantaloni gli calzavano alla perfezione e la maglietta non era né troppo attillata né troppo larga, ma lasciava spazio a delle fantasie non troppo pure. Sfortunatamente per Blaine, la scelta dell’abito di Rachel risultò davvero difficile. L’hobbit eliminò subito i vestiti un po’ troppo vistosi, come ad esempio quelli con i fiori o roba simile. Alla fine di tutto restarono due vestiti, uno monocolore, rosso che arrivava appena sotto il ginocchio e l’altro un po’ più colorato; aveva il busto di color nero, mentre la gonna a strisce blu e bianche, queste parti separate da una fascia rossa che aveva un fiocco sulla destra. Entrambi optarono per il secondo vestito, aveva qualcosa di particolare che rispecchiava le esigenze di Rachel.

Erano le 5:45 pm. Blaine prese le sue cose e tornò a casa, doveva ancora lavarsi e poi sistemarsi per la festa e, anche se mancavano poco più di tre ore, voleva apparire perfetto. Anche se non c’era Lui a quella festa, o così sembrava, voleva comunque fare la sua figura. Arrivarono le 8:32 pm e Blaine era pronto per buttarsi in pista; così inviò un messaggio alla Nasona, il nome con il quale identificava Rachel sul suo cellulare, per sapere se anche lei era pronta per entrare in scena. Blaine, dopo che ebbero deciso dove incontrarsi, scese per strada e iniziò ad andare verso casa di Rachel.

Casa di Curt non era così lontana da loro, però bisognava camminare abbastanza. Si incontrarono sotto una caffetteria, e poi andarono verso la festa. Rachel appena vide Blaine lo fermò e disse «Signorino, se vuole uccidere qualcuno stasera lo faccia bene almeno!» Rise e poi scompigliò i ricci perfetti dell’Hobbit; alcuni cadevano e si incrociavano con il sguardo, il che gli dava un’aria spensierata e lo faceva sembrare ancora più sexy. Iniziarono poi subito a camminare scambiandosi delle battute divertenti talvolta ma anche parlavano del più e del meno. Blaine, durante il tragitto, si  guardava attorno; come suo solito.

Mentre Blaine si guardava attorno, scorse una figura che non riconobbe subito ma che gli faceva pensare a Lui. Però non ci credeva molto a questa sua visione, Cameron non poteva essere lì, aveva sentito voci in giro le quali dicevano che fosse partito. Scosse la testa e continuò a parlare con Rachel, che si faceva sempre più simpatica. Arrivarono alla festa, alla quale non c’era ancora molta gente. «Eccolo lui! Speravo davvero nella tua venuta stasera!» Esordì così Elisabeth non appena vide Blaine varcare la soglia della porta. Lo abbracciò forte e gli stampò due baci sulle guance. Blaine poi le rispose «Sono venuto solo perché Rachel –e indicò la ragazza che sorrideva e si guardava attorno- è stata così carina da venire con me. Oh comunque Rachel, questa è Elisabeth, la mia migliore amica.» Le due di strinsero la mano e poi si diedero due baci sulle guance. Intanto Curt, che era stato in silenzio per tutto il tempo si presentò «Oh e io sono Curt, il suo ragazzo!» E indicò Elisabeth, poi prese per il braccio Blaine  e lo portò in salotto, poi disse. «Complimenti per la scelta, amico. È davvero una bella ragazza.» Sorrisero entrambi mentre però Blaine se la rideva sotto i baffi, sapeva che qualcuno glielo avrebbe detto, prima o poi.

Le due ragazze invece stavano facendo amicizia, e così per non disturbarle, i due ragazzi andarono a prendere da bere. «Oh, Curt, dimmi.. Chi c’è stasera alla festa?» Chiese Blaine, molto curioso di sapere la lista degli invitati, a gradi linee. «Uhm.. c’è quasi tutta la scuola, poi qualcuno dell’istituto privato.. Gente che sicuro conoscerai!»Blaine prese i bicchieri e iniziò a tornare dalle ragazze, mentre si chiedeva se anche Cameron sarebbe venuto. Bevvero un po’ e poi Rachel e Blaine andarono a sedersi nel salotto, aspettavano entrambi qualcosa di speciale quella sera, che sicuramente sarebbe arrivato.

La casa si affollò, molti iniziarono a diventare ubriachi marci, altri fumati di brutto. Ai nostri due amici si avvicinò Scott, un amico di Curt. «Mi concede questo ballo?» Chiede a Rachel mentre le porgeva la mano e sorrideva amichevolmente. «Dovrei chiedere al mio accompagnatore se mi lascia andare via così.» Rise Rachel mentre guardava Blaine, rise anche lui e poi acconsentì. Sì alzò per prendere un drink, si fermò a quel tavolino e iniziò a guardarsi attorno. Era sul punto di tornare al divanetto quando qualcuno prese il suo braccio e lo fermò. «Dove vai tutto solo, carino?» Chiese una voce che Blaine riconobbe subito. Battito cardiaco alle stelle, impossibilità di parlare. Era proprio Lui, Cameron. Blaine si voltò di scatto verso di lui e provò a rispondere «Stavo solo andando a sedermi, mi hanno abbandonato tutti stasera.» Disse con voce malinconica. «Allora vieni con me, almeno nemmeno io mi sentirò solo.» Cameron sorrise e Blaine fece lo stesso.

Cameron conosceva a perfezione la casa di Curt, ma sfortunatamente per loro, i due piani erano totalmente occupati. Così uscirono nell’immenso giardino sul retro, era come un labirinto pieno di alberi, fiori, piante di tutti i tipi. «Vieni, andiamoci a sedere su quella panchina.» Lo portò su una panchina appartata e si sedettero. Blaine ancora si guardava attorno, a lui piaceva la natura, gli alberi, i fiori. Era incantato da quella bellezza; Cameron invece stava fissando Blaine e lo stava studiando, fino a quel momento non ne aveva avuto la possibilità. «Sembri un bambino in un negozio di giocattoli ora. Sei adorabile.» Disse Cameron sogghignando, e solo allora Blaine si accorse che lo stava fissando da chissà quanto tempo; arrossì subito e bevve tutto il suo drink, era già il sesto per lui e iniziava a sentirsi molto strano. «È un negozio di giocattoli, anzi anche meglio.» Sorrise e si appoggiò alla spalliera della panchina, sulla qualche giaceva il braccio di Cameron, che non esitò a spostarsi sulle spalle di Blaine. Appena sentì sfiorare le sue spalle, Blaine sorrise; si sentiva a suo agio con Lui, si sentiva protetto. «Oh beh, mi fa piacere che tu ti senta a tuo agio qui.» E così Cameron si avvicinò di più a Blaine. Erano distanti pochi centimetri e non facevano che guardarsi negli occhi.

Entrambi sorrisero, e abbassarono i capo. Cameron voleva qualcosa di più, lo si leggeva negli occhi, lo si poteva capire dal suo carattere molto impulsivo. Blaine invece era tutto il contrario, riservato e molto sulle sue, però non negava a se stesso che voleva qualcosa di più. Cameron diede un’occhiata all’orario, iniziava a fare davvero freddo fuori, ma il calore che c’era tra i due mitigava il tutto. Era già passata la mezzanotte da un pezzo, infatti l’orologio segnava le 12:56 am. Non era tardi, ma non era nemmeno così presto, Cameron si accorse che se voleva fare qualcosa in più doveva velocizzarsi, e subito. Blaine intanto non credeva ancora a quel che stava succedendo, eppure non era teso come il sabato precedente in mensa. Era stranamente calmo e sapeva che questo era il modo per superare tutto, e magari anche conquistarlo.

«Fa, fa freddo qui, Cameron..» Disse Blaine, in effetti stava iniziando a tremare un po’. Non soffriva molto il freddo, però quando era troppo non lo reggeva più. Cameron, astutamente, eliminò quella poca distanza che era rimasta, e lo abbracciò. Aveva una mano dietro la nuca e una poco sotto, dietro la schiena. Blaine si sentiva già meglio. «Così va meglio, caro?» Disse sorridendo Cameron, poi si morse il labbro, aveva quelle di Blaine distanti qualche centimetro, avrebbe potuto baciarlo in qualsiasi momento. «S-s-sì Cameron, Grazie.» rispose Blaine. Stava fissando i suoi occhi, che lo avevano ormai catturato; Blaine era totalmente vulnerabile in quel momento, e Cameron se ne rese conto. Cameron così pian piano si avvicinava a Blaine, che non opponeva alcuna resistenza. Le loro labbra si sfiorarono, entrambi sentirono il proprio cuore iniziare a pompare più sangue; chiusero gli occhi e poi si baciarono. Blaine dentro era al settimo cielo, finalmente aveva ricevuto un bacio dal ragazzo che lo faceva entrare in estasi solo con uno sguardo. Per Cameron la storia era simile, anche se non apertamente aveva voluto Blaine per molto tempo, ed ora finalmente, lo aveva. Dopo che il loro ossigeno era terminato definitivamente, i due si staccarono, ma non si staccarono gli occhi di dosso. Blaine sorrise timidamente, Cameron invece era più convinto.

Restarono così ancora per qualche secondo, poi iniziarono a riavvicinarsi nuovamente, ma questa volta furono interrotti da una voce, che chiamava Blaine. «Ehi, Blaine! I miei sono arrivati.. Dobbiamo andare..» Disse Rachel, spuntando dalla porta del retro. Blaine chiuse gli occhi e poi guardò Cameron, dispiaciuto. Sorrise e poi disse sottovoce «Scusa, devo andare. Beh, alla prossima Cameron. Ci si vede in giro. Ciao.» Si alzò e raggiunse Rachel, voltandosi ogni tanto per vedere Cameron, che seguiva i due a distanza.

Arrivati a casa Berry, sì perché Blaine si era organizzato in precedenza per dormire da lei, Rachel iniziò a scusarsi per l’avvenuto, ma in fondo non era colpa sua, forse dei suoi genitori, o di Blaine che non si era buttato prima. I due non avevano molto sonno, ad entrambi era successo qualcosa di speciale quella sera. Rachel era stata baciata da Scott, anche se era un po’ ubriaco, e Blaine da Cameron. Iniziarono a raccontarsi tutto, nei minimi particolari, fino all’arrivo dell’alba.

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Capitolo 4
*** Here's my number, so call me maybe. ***


La mattina seguente Blaine si sveglio quando ancora Rachel era immersa nei suoi pensieri. Erano entrambi rannicchiati su loro stessi, probabilmente per il freddo visto che si erano addormentati senza coprirsi. Blaine subito andò in bagno e si lavò la faccia, sospirò e pensò alla sera precedente. Quel bacio non gli sembrava ancora vero nonostante avesse sulle labbra ancora il sapore di Cameron. Tornò in camera e si stese sul letto, iniziò a guardare il soffitto tempestato di stelline che la notte si accendono poiché assorbono luce durante il giorno. Sembrava volesse addormentarsi ma non ci riusciva. Così scese dal letto e iniziò a rovistare nella sua borsa in cerca del cellulare. Poi si ricordò che l’aveva lasciato nella tasca dei pantaloni, che giacevano sulla sedia a destra del letto e così andò a prenderlo. Infilò una mano nella tasca e toccò il cellulare che sfilò delicatamente; ma sentì anche un oggetto stropicciato, come se avesse accartocciato un foglio e lo avesse dimenticato in tasca. Estrasse anche quello e poi lo srotolò per capire cosa fosse.


Su quel foglio c’era scritto un numero, quel numero. «Cameron Hughes»C’era scritto poco sotto. Blaine rimase a fissare quel foglio per una decina di minuti prima di riprendere conoscenza. Segnò il numero sul cellulare e poi si stese nuovamente sul letto. Aprì l’editor per i messaggi e scrisse infinite volte un messaggio da inviare, senza però trovarne uno adatto. Alla fine si decise e scrisse.


«Ho trovato questo numero in tasca, chissà chi me l’ha messo!»
Schiacciò il tasto invio e aspettò che Cameron gli rispondesse, nel frattempo anche Rachel si svegliò, andarono a fare colazione ma Blaine voleva ancora mantenere il segreto sul numero quindi non disse nulla e mise il cellulare nel borsone. Blaine di lì a poco sarebbe tornato a casa, ma voleva ancora trascorrere del tempo con Rachel. Finita la colazione le ragazza gli propose «Ti va di vedere il palco nel seminterrato dove di solito mi esibisco? Magari ci scappa anche un duetto.» «Oh, certo, molto volentieri Rach.» Disse Blaine e così scesero sotto, Rachel era eccitata all’idea di mostrare il suo tempio sacro a qualcuno che, come lei, posizionava la musica al primo posto.


«Wow, mi piace questo posto.» Disse Blaine e così


« Disse Blaine guardandosi attorno, era un posto molto ospitale, come il resto della casa, ma aveva quel non so che di magico che lo rendeva speciale.  «Mi fa piacere che ti piaccia, Blaine. Guarda qui –E indicò un raccoglitore con infinite canzoni, che iniziò a sfogliare, finché non trovò quella che voleva- Mi stavo esercitando su questo duetto con i miei, ma loro pensano solo a fare gli scemi e mi fanno arrabbiare.» Rachel indicò il resto di “Broken Strings”. Blaine  guardò Rachel, sorrise. «È una canzone bellissima. Per me si può fare; è uscita da poco, ma più o meno il testo lo conosco!» «Oh, tranquillo, anch’io non sono esperta ancora!» Sorrisero entrambi e poi si posizionarono dietro i due microfoni, poi Blaine disse «Rach, come mai hai scelto questa canzone? Non è un po’… deprimente?» «Lo so, però mi affascinano queste canzoni, sai com’è..»


Sorrisero nuovamente e poi iniziò la musica, entrambi esitavano molto nel cantare, dovevano abituarsi alla melodia e dovevano imparare bene il testo. Però dopo un po’ di esercizio e molte prove riuscirono a farla abbastanza bene.
«Running back through the fire
When there's nothing left to save
It's like chasing the very last train
When it's too late»


La cantarono pensando entrambi ad una persona. Blaine pensò inevitabilmente a suo fratello, Cooper, con il quale non aveva un buon rapporto, litigavano sempre, ma era l’unico della famiglia che conosceva il suo segreto. Rachel invece pensò ad un suo vecchio amico, del quale si era innamorata, ma a causa di svariate incomprensioni la loro amicizia era terminata.


Finirono la canzone un po’ amareggiati, ma soddisfatti del risultato. «Alla fine ce l’abbiamo fatta.» Disse Blaine guardando Rachel, che si avvicinò e lo abbracciò forte. «Già, grazie Blaine. È stato bellissimo.» Sciolsero l’abbraccio e poi Blaine guardò l’orologio. «Oh, cavolo. I miei mi uccideranno se non arrivo a casa tra dieci minuti. Devo sbrigarmi.» Salì sopra e prese le sue cose, salutò velocemente i Signori Berry e Rachel e scappò via. Si dimenticò totalmente di aver inviato un messaggio a Cameron, quindi non prese il cellulare dal borsone, ma Lui aveva già risposto.

Arrivato a casa subì una ramanzina non troppo calma da parte dei suoi genitori, che gli proibirono di uscire di casa per due interi giorni, se non per andare con loro. Blaine salì le scale e si rifugiò in camera sua; mise la musica a tutto volume e si stese sul letto, a pensare. Proprio in quel momento si ricordò del messaggio inviato a Cameron, corse a prendere il cellulare e vide «Un Nuovo Messaggio.» Aprì subito il messaggio e lesse cosa c’era scritto.

«Già, chissà. La prossima volta direi che dovresti stare più attento, potrebbero metterti altre cose in tasca.»
«Ma io sono sempre attento, forse sei stato così bravo da farmi distrarre! ;)»

Iniziò così un lungo messaggiare tra i due, a Blaine piaceva, era l’unica cosa buona di quel giorno, che aveva degli alti e bassi indescrivibili.

«Mi ritengo fortunato a questo punto.»
«Oh, tu dici?»
«Certamente. Pensi forse il contrario?»
«Come potrei mai pensare il contrario io? Ragiona.»
«Giusto, piccoletto. Noto che sei molto sagace.»
«Non l’hai notato solo tu a dire il vero, solo che io non noto questa qualità in me.»
«Si nota abbastanza invece. E devo dire che ti ammiro, davvero.»
«Davvero? Mi ammiri?»
«Certo. Non si trovano molte persone come te in giro.»
«Lo prendo come un complimento! :)»
«Infatti lo è, totalmente. ;)»
«Grazie Cameron. Invece devo confessarti che tu mi sei sempre sembrato… Diverso.»
«Ah, sì? Forse non ci conoscevamo come ci conosciamo ora.»
«Già, decisamente.»
«;) E allora, ti sei ripreso da ieri sera?»
«Sì, cioè. Sì mi sono ripreso. Invece tu?»
«Più o meno.. Saranno stati i bicchieri si troppo, credo.»
«Uhm.. A quanto ho visto io non hai bevuto più di due bicchieri. Mi nascondi qualcosa.»
«Mi controlli anche ora? Guarda guarda il piccoletto, che occhi lunghi che ha.»
«Oh, puoi giurarci. Quando devo vedere una cosa non c’è nulla che mi possa impedire di farlo. Dovresti avere paura di me.»
«Avere paura di un ragazzo come te? Suvvia, è impossibile.»
«Uhm.. In effetti hai ragione.»
«Ahahahah molto sicuro di te, vedo.»
«Quanto basta, sennò poi è troppo.»
«Bravo, bravo. Sappi che finiremo quel che abbiamo iniziato ieri sera. Non accetto un “No” come risposta.»
«Non mi tiro di certo indietro, io.»

Una chiamata improvvisa interruppe la loro conversazione, andata avanti per un paio d’ore, e perché Cameron rispondeva tardi, e perché Blaine non sapeva cosa scrivere. Comunque Blaine sbiancò non appena vide sullo schermo del cellulare «Chiamata in arrivo. Cooper.»

«Cosa cavolo vuole questo?»
Disse espressamente Blaine, prima di rispondere al cellulare. «A cosa devo questa chiamata, carissimo?» Blaine non sopportava affatto Cooper, lo oscurava, sempre. Trovava il modo di oscurarlo sempre e di far notare tutti i suoi difetti, in qualunque modo, qualunque situazione. «Indovina chi arriverà dopodomani a Westerville?» «Oh, no. Hai una pausa dalle riprese?» «Puoi dirlo forte, fratellino.» «Non immagini quanto sono contento.» Disse Blaine a denti stretti, lui veniva sempre nei momenti meno opportuni, sembrava lo facesse apposta, per rovinare tutto. «Ti manco vero?» «Ovvio, come sempre.» «Anche tu manchi. Ti porterò una sorpresa, sappilo.» «Sorpresa? Sono impaziente di vederla!» «Tutto a tempo debito, fratellino.» «Devo ammettere di essere molto curioso, sì.» «Quando mai Blaine Anderson non è curioso? Dimmelo.» «Ahahahah hai ragione fratellone. Sono fin troppo curioso.» «Concordo.. E mamma e papà come stanno?» «Oh, se la cavano, come sempre.» «Uhm.. Sempre la stessa storia, non è così?» «Già, sempre la stessa storia, purtroppo.» «Mi dispiace, Blaine. Ora devo andare però. Ci vediamo tra due giorni. E sorridi, mi raccomando. Ti voglio bene.» «D’accordo, Coop. Ci vediamo, te ne voglio anch’io.»

Finalmente, per la gioia di Blaine, la chiamata finì. Però, stranamente Cameron non aveva ancora risposto. Erano già le 7:25 pm e visto che doveva restare chiuso a casa, decise di farsi una doccia. Come al solito mise le canzoni sul suo cellulare in riproduzione casuale, lo rilassavano molto e si divertiva a canticchiare ogni tanto. Casualità o no, quel giorno una delle canzoni in riproduzione era «Sunday Morning» del suo gruppo preferito, i Maroon 5. Ci calzava a pennello. Era una domenica uggiosa quella, molto nuvolosa, ma fortunatamente non pioveva. Blaine la riconobbe non appena sentì le prime note. Sogghignò e poi iniziò a canticchiare.

«That may be all I need
In darkness she is all I see
Come and rest your bones with me
Driving slow on Sunday morning
And I never want to leave»

In quel preciso istante Cameron rispose, la musica cessò per dar spazio al beep del messaggio, per poi ripartire. Blaine sentì un colpo al cuore. Si lavò velocemente i capelli, di solito ci metteva molto tempo poichè per lui era un esigenza avere i capelli in ordine, e uscì dalla doccia. Si sistemò in quattro e quatt’otto e poi prese il cellulare per vedere il messaggio.

«Benissimo. Che ne dici di domani?»

Blaine ci mise un po’ per realizzare tutto quello che stava succedendo. Poi però prese un bel respiro e rispose.

«Perfetto. A che ora? E soprattutto.. Dove?»

Blaine sapeva benissimo che stava correndo un rischio più grande di lui, ma voleva davvero vederlo; non importava se i suoi gli avevano proibito di uscire, lo doveva fare.

«Quando vuoi tu. Io sono sempre disponibile. E avevo pensato al parco, però la zona meno frequentata, non so se la conosci.»
«Nel primo pomeriggio? Oh, intendi la Zona Blu? Certo che la conosco.»
«Benissimo. Tre e mezzo va bene? Ci vediamo all’entrata del parco.»
«Okay, perfetto. Alle tre e mezzo lì. Cerca di essere puntuale però ;)»
«E tu cerca di esserci, sei molto propenso a saltare gli appuntamenti o meglio, le lezioni.»
«Ancora con questa storia? :o»
«Puoi giurarci carino :P»
«Sei veramente malvagio.»
«Per questo ti piaccio.»
«Ne sei così sicuro, Mister Male?»
«So che è una delle tante cose. ;)»
«Sei un montato, questo è risaputo.
»
«Tu lo dici, e ti piace.»
«Quindi ora tu affermi che mi piace tutto di te?»
«Non stai dicendo il contrario, bello. ;)
»
«Uffa.»
«Sei arrabbiato, piccoletto?»
«Abbastanza.»
«Uh, sei adorabile.»
«Pft. Non ci credo.»
«Ahahahah, non sai mentire, caro. Non è colpa mia.»
«Sono semplice, e sincero io.»
«E ti ammiro per questo.»
«Oh, grazie. Perché tu non lo sei?»
«Non sono semplice. Ma sono sincero.»
«Buono a sapersi.»
«Beh, ora devo andare. Mi stanno aspettando. A domani. Non mancare.»
«Ci sarò. Divertiti qualunque cosa tu stia facendo. A domani. ;)»

Erano le 10:25 pm e Blaine non aveva ancora cenato. Era troppo preso ad aspettare i messaggi di Cameron e a trovare una risposta che non risultasse troppo sdolcinata. Non aveva affatto fame, il che era strano, quindi andò a letto. Sperava solo di dormire sogni tranquilli, in vista della giornata che doveva affrontare.


Iclemyer’s notes.

Prima cosa, mi scuso per il ritardo ma non ero in vena di pubblicare e di scrivere quindi ho preso una piccola pausa.
Seconda cosa, spero che vi piaccia. ;)

Questo capitolo mi piace troppo, non so perché ma vorrei essere Blaine in questo momento.
Beh e nulla, c’è qualcuno che torna, qualcuno che arriva.

E per ora fila tutto liscio.

Alla prossima ;)
E fatemi sapere se vi piace u.u
                                                                                                                                                                                                                                                                                              

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