Scelte di kia84 (/viewuser.php?uid=4078)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Rachel ***
Capitolo 2: *** Puck ***
Capitolo 3: *** Finn ***
Capitolo 4: *** Quinn ***
Capitolo 5: *** Rachel ***
Capitolo 6: *** Puck ***
Capitolo 7: *** Jessie ***
Capitolo 8: *** Mercedes & Klaine ***
Capitolo 9: *** Rachel ***
Capitolo 10: *** Puck ***
Capitolo 11: *** Rachel ***
Capitolo 12: *** Quinn ***
Capitolo 13: *** Jessie ***
Capitolo 14: *** Kurt ***
Capitolo 15: *** Puck ***
Capitolo 16: *** Mercedes ***
Capitolo 17: *** Rachel ***
Capitolo 18: *** Puck ***
Capitolo 19: *** Rachel ***
Capitolo 20: *** Puck ***
Capitolo 21: *** Quinn ***
Capitolo 1 *** Rachel ***
puckberrystjames
Finn Hudson
era proprio
un'idiota! O forse l'idiota ero sempre stata io perchè non
me ne
ero accorta prima ostinandomi che fosse il ragazzo giusto per me? La
mia anima gemella? Tutte balle! Erano state soltanto stupide illusioni
che mi
avevano portato a farmi del male per troppo tempo, a farmi versare
lacrime inutili per un rapporto che non sarebbe mai durato. Mai
esistito. Lui avrebbe sempre scelto Quinn ed io non potevo gareggiare
contro di lei, avrei perso in partenza. Lei aveva tutto quello che una
ragazza poteva desiderare: bellezza, popolarità e molti
ragazzi
che cercavano di rimorchiarla ogni volta che camminava per strada. Io
ero soltanto Rachel Berry, la sfigata
rompipalle del Glee che tutti prendevano a granite in faccia; ma io
avevo un sogno che neppure quell'idiota di Finn Hudson e la
sua
perfetta ex Cheerios e futura reginetta del ballo Quinn Fabray potevano
rovinarmi. Diventare una diva proprio
come Barbra e fare carriera come attrice di musical. Nessuno si sarebbe
messo in mezzo, poco ma sicuro. Non dovevo distogliere gli occhi dal
mio obiettivo, gli amori venivano e andavano in un lampo ma il mio
sogno sarebbe rimasto per sempre. Era l'unica certezza della mia vita e
quel
premio che mi giravo tra le mani era la prova evidente che la costanza
premiava. Che un giorno sarei riuscita ad arrivare in alto ed erano
stati proprio i membri del Glee club a premiarmi e a farmelo capire
soltanto qualche ora prima.
Senza di loro non ce l'avrei mai fatta. Neppure senza Finn, dovevo
ammetterlo anche a me stessa. Se non fosse stato per lui a incitarmi a
scrivere quella
canzone di certo non avremmo mai vinto le Regionali, gli ero grata per
quello ma la cosa finiva li. Non sopportavo più neanche la
sua
vista, la sua voce che mi aveva fatto battere il cuore a mille ogni
volta che si intrecciava con la mia. Perchè non mi aveva
detto
di aver ripreso la sua
storia con Quinn? Forse ero stata io l'unica stupida a non capirlo
prima, eppure anche gli altri sembravano meravigliati alla notizia.
Aveva paura che soffrissi? Beh, non aveva risolto granchè
questa
omissione. Soffrivo e avrei tanto voluto picchiarlo in quel momento, ma
a cosa sarebbe
servito? A nulla. Io ero Rachel Berry, quella che cantava, non quella
che picchiava. Le mie armi erano la voce e il microfono e sapevo usarle
bene entrambe. Ma ero stata veramente innamorata di Finn
Hudson? O
era
stata soltanto una mia ossessione visto che eravamo le voci portanti
del Glee? Non ci capivo più niente, forse a mente lucida
sarei
riuscita a ragionare meglio. Adesso avevo proprio voglia di sfogarmi,
cantare la gioia per la vittoria e per gli amici che avevo trovato
oppure la rabbia per un tizio per il quale non valeva nemmeno la pena
sprecare tempo? Ottimo dubbio. La delusione per Finn prese il
sopravvento e intonai uno dei miei soliti pezzi da dramma
strappalacrime convinta che quella sarebbe stata l'ultima canzone che
avrei speso per lui, convinta che finalmente ci avrei messo una pietra
sopra cercando di dimenticare la sua esistenza. La sua scelta.
Perchè nessuno sceglieva mai me. Nessuno.
So
much pain and no good reason why
You cried until the tears run dry
Nothing else can make you understand
The one thing that you held so dear
Is slipping from your hand
And you say
Why, why, why
Does it go this way
And why, why, why
And all I can say is
Somewhere down the road
There'll be answers to the questions
Somewhere down the road
Though we cannot see it now
And somewhere down the road
You will find mighty arms reaching for you
And they will have the answers
At the end of the road
Yesterday I thought I'd seen it all
I thought I'd climbed the highest wall
But now I see that learning never ends
And all I know to do is keep on walking
'Round the bend
Singing
Why, why, why
Does it go this way
Why, why, why
And all I can say is
Somewhere down the road
There'll be answers to the questions
Somewhere down the road
Though we cannot see it now
And somewhere down the road
You will find mighty arms reaching for you
And they will hold the answers
At the end of the road
Somewhere, somewhere down
And somewhere down the road
There'll be answers to the questions
Somewhere down the road
Though we cannot see it now
And somewhere down the road
You will find mighty arms reaching for you
They will have the answers
At the end of the road
They will have the answers
At the end of the road
Somewhere down the road, yeah
Somewhere, somewhere
Somewhere, somewhere, somewhere down the road
Why, why, why
There will be arms reaching, down the road
Somewhere, somewhere, somewhere
Oooh
Quando finalmente
ripresi fiato, asciugai la lacrima sul viso e presi il cellulare per
mandare un sms all'unica persona con la quale volevo parlare in quel
momento. L'unico che mi avrebbe ascoltata, o almeno
speravo che fosse ancora così. Dopo l'ultimo duetto che
avevamo
cantato insieme per far ingelosire Finn, l'ultimo dei miei mille
tentativi di rimettermi insieme a lui, Noah ed io ci parlavamo poco a
meno che non si
trattava delle cose più banali del Glee club dove io parlavo
a
manetta e al massimo lui rispondeva a monosillabi oppure mi diceva
chiaramente che ero logorroica. Senza mezzi termini, lui non ne aveva
bisogno. A volte mi sembrava persino che ce
l'avesse con me, come se gli avessi fatto qualcosa di grave senza
nemmeno esserne a conoscenza. Non ero
molto sicura di stare per fare la cosa giusta ma volevo parlare con lui.
"Noah, spero di non disturbare, ma volevo parlarti. E' importante. Sono
in auditorium. Rachel." inviai l'sms e fissai il display con una
smorfia mordicchiandomi il labbro inferiore dal nervosismo.
Effettivamente cosa mi aspettavo con quel messaggio? Ero solo una
stupida! Alcuni istanti dopo sentii il suono
di un messaggio in arrivo, controllai il display ma non era il mio.
Strano...
"Anch'io avevo bisogno di parlarti." sentii una voce profonda alle mie
spalle che mi fece sussultare. Mi voltai di scatto e trovai Puckerman
proprio sotto il palco con in mano il cellulare e lo sguardo fisso su
di me. Impenetrabile.
"Noah...da quanto tempo sei qui?" gli chiesi smarrita e vulnerabile
sospettando che avesse sentito più di quello che avrei
voluto e lui me ne diede la certezza subito dopo.
"Praticamente dalla seconda strofa. Ti stavo cercando e poi ti ho
sentita cantare qui in auditorium e ti ho raggiunta. Bella canzone.
Dedicata a qualcuno in particolare?"
"Non hai saputo la novità?" mormorai in tono ironico facendo
una smorfia delusa.
"Finnkestain ha colpito ancora, non mi sorprende affatto. Rachel quanto
ancora vuoi farti male? Non ti è bastata?" mi chiese lui
spazientito
"Credo di essere arrivata al limite, dopotutto sbattere continuamente
sulla stessa roccia deve pur essere un segno che c'è
qualcosa
che non va in me." mormorai con tono di voce basso.
"Non pensi che magari sia Finn quello che si dovrebbe fare alcune
domande?"
"Finn voleva Quinn da sempre e adesso stanno di nuovo insieme...sono io
quella di troppo che si era fatta soltanto delle stupide illusioni."
"Ma è stato lui a trattarti male, a fare l'idiota facendoti
sperare in chissà cosa con quelle sue espressioni da babbeo
quando se la spassava con la sua ex. Anche quando avete fondato le
nuove direzioni teneva in caldo te quando stava con lei. L'unica tua
colpa è stata
quella di esserti innamorata di uno per cui non ne valeva nemmeno la
pena. Finnkestain ti ha fatto soltanto soffrire fin dall'inizio e non
voglio sentire che scusi il suo comportamento da cafone!" si
accalorò lui con tono duro. Da dove la prendeva tutta quella
rabbia? Perchè sparlava del suo migliore amico?
"Noah come mai oggi sei sul piede di guerra? Hai ancora problemi con
Lauren?" gli chiesi curiosa e un pò preoccupata di quello
che mi
avrebbe risposto. Non mi era mai piaciuto come Lauren trattava Noah e
non avevo mai capito l'interesse di lui nei suoi confronti. Ogni tanto
mi infastidiva quella sua strana fissazione anche se questo aveva reso
Noah più avvicinabile di quando aveva finalmente deciso di
entrare a far parte del Glee club. Perchè dopotutto lui
rimaneva
pur sempre Puckzilla e ci teneva al suo status sociale al McKinley.
"Se il fatto che sono diventato il suo tappetino mentre lei continua a
rifiutarmi è un problema secondo te...beh si, lo ammetto, ho
un
problema che sfinisce i miei pochi neuroni e avvilisce il mio ego."
borbottò lui passandosi una mano sulla striscia di capelli
che
aveva in testa. Sembrava stanco sia fisicamente e mentalmente, avrei
voluto fare qualcosa per risollevargli il morale ma in quel momento
anch'io non ero messa per niente bene.
"Non è che vuoi stare con lei per il motivo sbagliato?
Perchè è l'unica che ti ha rifiutato?" gli chiesi
cercando di avere un pò di tatto nell'esporre la mia
opinione.
"Se fosse per questo a quest'ora saresti tu a posto di Lauren e di
certo avrei avuto più successo! Nessuno
rifiuta Puckzilla eppure tu lo hai fatto...voi due lo avete fatto, a
causa vostra le mie quotazioni da sex symbol sono calate
precipitosamente." si lamentò lui in tono scontroso e
scocciato
quasi dando la colpa a me e a Lauren per il fatto che non avevamo
ceduto al suo fascino, non sapendo che per me rifiutarlo è
stato
molto difficile in quanto non ero per niente immune a Noah Puckerman.
Chi poteva
esserlo del resto? Ma lo avevo tenuto alla larga dal mio cuore, prima
per Finn poi per Jesse ed infine ancora per il ritorno di Finn. Noah
era stato uno dei miei grandi rimpianti ad essere onesta con me stessa,
non ci avevo dato nessuna possibilità.
"Quanto mi dispiace Noah, la prossima volta farò
più
attenzione. Mi dispiace per il tuo ego, ma forse non sei
così
irresistibile come credi." lo stuzzicai per prenderlo in giro e farlo
scendere dal piedistallo. Mi sedetti sul bordo del palco con le gambe
fuori mentre Noah mi si fece più vicino assotigliando gli
occhi
mettendo un finto broncio.
"Così mi offendi Berry. Sono venuto qua per offrirti il mio
aiuto e ricevo in cambio soltanto ferite al mio orgoglio di bravo
ragazzo ebreo. Così non si fa." scosse la testa sempre
più oltraggiato dalle mie parole, trattenei a stento una
risata.
"Se tu sei qui non è di certo per aiutare me. Sputa il rospo
Noah, cosa succede?"
"Ho riflettuto molto ultimamente, troppe idee tutte in una volta mi
hanno fuso il cervello, ma sono arrivato a una conclusione. In
realtà ci pensavo già da un pò ma non
trovavo il
momento giusto per chidertelo. Si tratta di Beth." disse in fretta
dimenticandosi quasi di respirare dal nervosismo. Stentavo quasi a
crededere a quello che vedevo. Noah Puchkerman a disagio? Avevo per
caso battuto la testa?
"Beth...tua figlia? Ed io a cosa ti servo?" gli chiesi disorientata non
riuscendo a trovarci un nesso logico nelle sue parole. Non aveva
più nominato sua figlia dal giorno della sua nascita in
ospedale ma sapevo,
conoscendo Noah, che continuava a pensare ancora a lei
perchè
era una parte di lui e le voleva bene. In fondo Puck non era quello che
mostrava alla gente, c'era molto di più profondo in lui e
nessuno se ne era mai accorto.
"Vorrei vederla....penso spesso a lei e anche se non ho approvato
del tutto la
scelta di Quinn nel farla adottare penso che forse sia stata la
soluzione migliore per
la bambina. Adesso ha una madre che si può occupare di lei
con
responsabilità e non due genitori ancora adolescenti e
immaturi
che non saprebbero nemmeno come cambiarle il pannolino...figurati
alzarsi tutte le notti a causa dei pianti e delle poppate. Non credo di
esserci portato, ma ciò non toglie che io tengo molto a
quella
bambina." mormorò lui con convinzione guardandomi
intensamente negli occhi come per dimostrarmi che stava dicendo la
verità, ma non ce n'era bisogno in realtà. Sapevo
che avrebbe potuto essere un buon padre se
gliene avessero dato l'opportunità, ovviamente con un
pò
di pratica e del duro lavoro per tirare su una bambina con amore ma
sapevo che per lei ci sarebbe riusciuto.
"Ti manca?" gli chiesi con dolcezza appoggiando una mano sul suo
braccio. Non sapevo il motivo ma avevo bisogno di avere un contatto
diretto con lui in quel momento. Un gesto di conforto per Noah o per me?
"Si, molto. Ricordo ancora quand'è venuta alla luce...ormai
sono
passati circa sei mesi o poco più, sarà cresciuta
in tutto questo tempo. Assomiglierà
ancora a Quinn? Probabilmente si." mormorò lui addolcendo la
voce mentre sembrava perso nei suoi pensieri. Aveva mai mostrato questo
lato di se a qualcuno prima d'ora? Pian piano mi si formò
un'idea in testa che continuò a raffozzarsi sempre di
più mentre osservavo la sua espressione. Dovetti trattenermi
nel fare un sospiro che forse avrebbe equivocato per noia quando invece
era tutt'altro.
"Perchè non sei mai andato a vederla da quando mia madre
l'ha adottata?"
"Perchè non ho diritti legali su di lei, perchè
non sono
più nulla per lei. Non mi conosce...non sa chi sono.
Però mi piacerebbe vederla, anche solo
per una volta...per mettermi il cuore in pace. Lo so che forse non
dovrei farlo e che non dovrei nemmeno chiederlo a te, visto i tuoi
rapporti contrastanti con la tua madre biologica, ma sei la mia ultima
speranza. Mi basta solo una volta." era quasi una supplica la sue ed io
non ero così tanto immune al fascino di Puckerman come tanto
dimostravo a gran voce quando eravamo insieme. Dove sarei andata a
finire?
"Noah, io ti conosco...sei veramente convinto che ti basterà
vederla soltanto una volta?" gli chiesi alzando un sopracciglio con
fare dubbioso. Stava mentendo ancora una volta a se stesso ma la voglia
di vederla in quel momento superava tutto, persino la sua stessa bugia.
"Devo farmelo bastare. Ti sto chiedendo troppo?" adesso la sua voce era
diventata di nuovo titubante non sapendo più che pesci
prendere. In tutta questa sua paranoia mentale si preoccupava ancora
una volta dei miei sentimenti. Quel ragazzo non sarebbe mai cambiato ed
io volevo che restasse così per sempre. C'era solo una cosa
da fare.
"Prendi il tuo zaino e le chiavi dell'auto, venti minuti e rivedrai tua
figlia." gli sorrisi scendendo dal palco con un balzo per affiancarlo.
Lui rispose al mio sorriso con un'espressione di meravigliata
riconoscenza, non si
aspettava di certo quella risposta da me e un pò quello mi
feriva
perchè era come se Noah non mi conoscesse veramente come io
conoscevo lui. Forse anche quella era stata soltanto una mia illusione
tra le mille che ormai mi ero già fatta in precedenza,
incassai il colpo con un lieve sorriso sulle labbra.
Feci finta di nulla, lasciando da parte la delusione, lo presi per mano
e lo trascinai fuori dall'auditorium mentre lui si adattava al mio
passo svelto in pochi istanti per starmi accanto. Era strano prenderlo
di nuovo per
mano, stringere la mia nella sua era un contatto che mi aveva sempre
rassicurata. Protetta. Adesso ero io a voler proteggere lui da
qualsiasi pensiero negativo potesse avere in merito a sua figlia. Era
difficile proteggere Noah Puckerman da se stesso ma ci sarei riuscita,
avrei fatto in modo che tornasse a fidarsi di me. Dopotutto ero sempre
stata io a creare i problemi tra di noi, lo avevo rifiutato
più volte come Finn aveva fatto con me. Scossi la testa con
decisione. Non dovevo pensare a
me in quel momento, Beth era l'unica cosa importante e aveva la
priorità su tutto, persino sui miei stupidi problemi
sentimentali con Finn. Noah mi aprì galantemente lo
sportello
sorprendendomi e fece il giro per poi entrare in auto e mettere in
moto. Capii che non aveva bisogno delle mie indicazioni, qualcosa mi
diceva che non era la prima volta che si trovava davanti il vialetto di
casa della mia mamma. Come se per lui fosse un'abitudine rimanere ad
aspettare in macchina senza mai decidersi di uscire per andare a
suonare quel maledetto campanello che lo separava da sua figlia. Lo
feci io al suo posto, visto che sembrava che tutto il suo coraggio era
evaporato come l'aria che respirava. Era strano vederlo così
vulnerabile quando a scuola faceva il gradasso, ma questo era il vero
Noah e solo io avevo la fortuna di vederlo così. Come se
fosse
un segreto tra di noi che avrei custodito gelosamente solo per me.
Sorrisi a quel pensiero e mi preparai psicologicamente a rivedere mia
madre. Ero pronta per farlo? Probabilmente no ma non era per me che
eravamo li davanti alla sua porta. Guardai un'ultima volta Noah e
ridacchiai divertita dalla sua espressione terrorizzata mentre si
asciugava le mani sudate sui jeans consumati.
"Guarda che non morde."
"Chi? Tua madre o il campanello?" sospirò lui facendo una
smorfia continuando a guardare quella porta come se fosse il demonio
stesso che ci stesse invitando a pranzare nelle fiamme dell'inferno.
Sentimmo dei rumori provenire dalla casa, un pianto di bambina
irrompere nel silenzio e delle imprecazioni trattenute a fatica di una
voce femminile che si avvicinavano sempre di più. Forse Noah
non aveva tutti i torti, satana poteva trovarsi a pochi passi da noi.
Trattenei il fiato finchè non aprì la porta e mi
ritrovai davanti la donna che anni fa mi aveva dato via.
"Ecco...ah, siete voi! Non mi aspettavo questa visita, anche se mi
chiedevo quando sareste arrivati...magari non insieme, ma Shuster vi ha
insegnato a fare tutto insieme non mi deve sorprendere. Bene. La tata
è in ritardo, voi siete sicuramente qui per Beth. E' nel box
in sala, avete tutto l'occorente per stare con lei e non dovreste avere
problemi. Io vado che sono in ritardo, se avete bisogno il mio numero
è sul frigorifero ma Rachel dovrebbe ancora averlo sul
cellulare...vi prego, non chiamate. Non vi risponderei. A stasera." non
ci lasciò nemmeno parlare, ci superò e quando mi
girai verso di lei per fermarla aveva appena chiuso lo sportello
dell'auto e messo in moto. Grazie mille mamma, pensai facendo una
smorfia esasperata. Il pianto della bambina ci richiamò
all'attenzione, non potevamo di certo lasciarla da sola. Presi la mano
di Noah e lo trascinai dentro all'appartamento chiudendo la porta
dietro di noi.
Ciao a tutti ;) è da un pò che non continuo le
mie ff ma ovviamente invece di riprenderne in mano una vecchia ne
inizio una nuova come al mio solito. Questo è il mio primo
esperimento con Glee e spero possa piacere a qualcuno. Non fatevi
ingannare, le coppie non sono ancora state decise...ho solo un abozzo
della storia nella mia testa...e vi dico che sono un tipo piuttosto
sadico :) ma capirete che adoro le coppie puckleberry e st.
berry cosa ci posso fare?? Mi scuso in anticipo le per canzoni che
inserirò se non vi piaceranno ma sono negata a fare il dj
nelle ff, prometto che mi farò perdonare con la storia.
Visto che siamo in argomento, la prima canzone che Rachel canta
è Somewhere
Down The Road di Fait Hill...ho cercato di
seguire il testo della canzone per metterlo nello stato d'animo di
Rachel. Fatemi sapere se la storia vi piace. Bacioni
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Capitolo 2 *** Puck ***
Rachel mi trascinò in casa di sua madre, la porta che si
sbatteva alle nostre spalle mi fece sussultare. Non avevo
più
scampo. Improvvisamente mi sentii agitato come se fosse stata la mia
prima partita di football e temessi i fischi degli spettatori per una
presa o un placcaggio mancati,
soltanto che adesso la situazione era peggiore di quel giorno. Non
avevo mai pensato
che fosse stato così facile rivedere mia figlia, avevo
creduto
che la madre biologica di Rachel mi avesse creato dei problemi eppure
adesso ero li a dover persino fare il baby sitter alla bambina. A mia
figlia. Non mi sembrava vero, ero felice eppure perchè non
riuscivo a muovermi dalla porta? Perchè non riuscivo ad
andare
da lei? Perchè ero paralizzato? Rachel capì che
qualcosa
non andava e si girò verso di me facendomi una domanda muta
con
lo
sguardo alla quale io non riuscii a rispondere, lei comprese al volo
quello che ancora io mi rifiutavo di ammettere e mi sorrise stordendomi
per l'ennesima volta. Il suo sorriso era come un balsamo per le mie
preoccupazioni, dissipò all'istante qualsiasi dubbio mi era
spuntato nella testa e mi diede un coraggio e una sicurezza che in quel
momento ero ben lontano dal provare se non ci fosse stata lei al mio
fianco. Quella era Rachel. L'egocentrica rompipalle Rachel Berry che
sapeva come spronare le persone senza mai perdersi d'animo, senza mai
chiedere nulla in cambio a parte arrivare alle nazionali con le canzoni
giuste. Aveva due lati completamente opposti della medaglia, prendere o
lasciare. O la si amava o la si odiava, lei ormai c'era abituata a
fingeva di non soffrire quando gli altri la snobbavano storcendo il
naso alla sua parlantina incessante e ammorbante. Adesso la situazione
al Glee club era un pò migliorata per lei ma mi dispiaceva
lo
stesso per la parte da sfigata che si era costruita addosso e la
sofferenza che le leggevo negli occhi appena qualcuno le
faceva
notare che non era tanto simpatica come l'altra Diva del club,
Mercedes, o altre cose del genere che minavano il suo orgoglio. Quella
frazione di secondo, dove si rabbuiava di colpo, prima di indossare di
nuovo la solita maschera, era come una
stilettata per me ma per gli altri passava inosservata. Come se Rachel
non dovesse provare alcun dolore. Lei era la colonna portante del Glee
club, sapevamo tutti quanto era importante, già una volta
avevamo capito che senza la sua voce non eravamo niente ma un
pò
spesso la davano per scontata e questo era lo sbaglio peggiore che
potessero fare con una persona come lei che andava avanti a gomitate
pur di rimanere a galla. E se un giorno non ce l'avesse più
fatta a sopportare tutto ciò? Non potevamo perderla proprio
adesso a un passo dalla vittoria, era una di noi. Era un'amica ed io
non potevo lasciarla soffrire per quello stupido di Finckestain in quel
modo senza darle una mano a tirarsene fuori, non dopo tutte le volte
che mi aveva aiutato a risolvere i casini nei quali mi mettevo. Adesso
ero io a doverle ricambiare il favore, rafforzai la stretta nella sua
mano facendo un sorriso titubante e la seguii affidandomi completamente
a lei. Il pianto a dirotto di Beth continuò senza sosta
finchè non entrammo nel salone e lei ci fissò
disorientata e col faccino triste, quel breve attimo di silenzio si
interruppe con altre lacrime che ci perforavano i timpani. A quanto
sembrava la bambina aveva preso i polmoni del sottoscritto, quasi
sorrisi al pensiero ma ero troppo assordato per fare il padre
orgoglioso. Rachel si scostò da me per andare a
prendere la bambina dal box e iniziò a gironzolare con lei
in
braccio parlandole dolcemente all'orecchio per tranquillizzarla. Rimasi
esterefatto nell'osservarla, mi sembrava il pifferaio magico che
suonava il flauto per attirare i topi solo che in quel momento lei
stava usando la sua voce per ammaliare mia figlia che la guardava
incuriosita e con un mezzo sorriso sulle labbra che la faceva
assomigliare sempre di più al gene sfrontato dei Puckerman.
Era
in tutto e
per tutto identica a Quinn ma il sorriso era il mio. Rimasi per alcuni
secondi incantato ad osservare quella piccola meraviglia, poi la voce
di Rachel che chiamava il mio nome mi riscosse dai pensieri
riportandomi al presente. Mi avvicinai cautamente, grato alla mia amica
di aver spento quel pianto a dirotto, e sorrisi per la seconda volta
nella sua vita a
mia figlia. Era bellissima, avevo quasi paura di prenderla in braccio
per quanto mi sembrasse fragile. Avrei rischiato di romperla rozzo
com'ero, ci mancava solo quello per farmi riconoscere! Vidi con la coda
dell'occhio Rachel
che alzava gli occhi al soffitto, leggermente esasperata, mentre
riportava
l'attenzione verso la bambina borbottando sottovoce quanto il padre
fosse
uno stupido troglodita che aveva paura di quelli più piccoli
di
lui. Sbuffai sonoramente fingendo di essermi offeso e Rachel
scoppiò a
ridere indicandomi con un dito a Beth per poi farle il solletico sui
fianchi. Il suono delle loro due risate insieme mi fece uno strano
effetto. Era pura magia. Cosa mi stava succedendo? Mi sentivo quasi un
drogato in quel momento eppure non avevo fumato niente di allucinogeno
quel giorno. Forse era l'inizio dell'influenza o forse ero soltanto
felice di essere li in quel momento, con loro due, come non mi era
successo da tempo. Come il giorno che avevamo perso le Regionali contro
i Vocal Adrenalin, il giorno in cui era nata Beth e Quinn ed io la
osservavamo insieme attraverso il vetro. Quello era stato l'unico
momento nel quale siamo stati una vera famiglia. Solo un momento.
"Oah!" esclamò Beth sorridendomi facendomi perdere un
battito.
Stava provando a dire il mio nome e Rachel si congratulava con lei
baciandole la guancia divertita. Mia figlia mi stava chiamando, non mi
sembrava vero. Non ci avevo mai sperato, mi sembrava quasi un dono
inaspettato. Ero cresciuto senza avere una figura paterna accanto e
sapevo quanto era difficile andare avanti con solo degli ormoni
femminili in casa, c'era da diventare matti. Gran parte del mio
comportamento da bullo strafottente era dovuto all'assenza dell'uomo
che ci aveva piantati in asso. Non volevo che una cosa del genere
succedesse anche a Beth. Avendola li davanti mi accorsi si voler essere
una figura presente nella sua vita, di voler essere realmente suo
padre. Non mi sarei accontentato di nulla di meno. Volevo vederla
crescere sotto i miei occhi, diventare donna. Rachel aveva ragione a
dubitare delle mie parole, lei sapeva in anticipo come sarebbe andata
eppure mi aveva assecondato in tutto. Perchè lo aveva fatto?
La
Berry si portò ancora più vicino la bambina e
storse il
naso dicendo che Beth aveva urgenza di essere cambiata e me la
allungò. Io indietreggiai terrorizzato scuotento la testa
con le
mani alzate come per tenerla lontana, notai l'espressione spazientita
della mora che si diresse sbuffando verso il fasciatoio nel bagno.
Tirai un sospiro di sollievo sapendo di non dovermene occupare io di
quella bomba a mano troppo puzzolente per i miei gusti, stavo per
spaparanchiarmi comodamente sul divano finchè la voce acuta
di
Rachel non urlò imperterrita il mio nome. Quello era un
ordine
preciso alla Berry, se volevo evitare una delle sue feroci parlantine
avrei dovuto sbrigarmi a seguire alla lettera le sue parole. La
raggiunsi in pochi secondi e dovetti aiutarla a buttare il pannolino
sporco, lavare la bambina, metterle la crema rivestirla con un nuovo
pannolino pulito. Ero proprio un impiastro a cambiare i bambini e
Rachel non la smetteva di dare ordini e consigli non chiesti su cosa
bisognava fare con i neonati. In che modo sarei riuscito a farla stare
zitta? Non c'era un on off per spegnerla? Portammo la bambina in
salotto per farla giocare per terra, ci sedemmo accanto a lei e Rachel
se la mise tra le gambe porgendole una piccola palla con topolino. Beth
la fece cadere scuotendo la testa, prese tra le mani delle chiavi di
plastica chiuse in un gancio e iniziò a morderle agguantando
un
piccolo cubo fuxia di gomma. Persi la cognizione del tempo, quante ore
eravamo rimasti a casa di Miss Corcoran? Poi arrivò
il
momento della pappa e Beth iniziò a impadronirsi del
cucchiaino
spargendo chiazze dell'omogenizzato di verdure un pò da
tutte le
parti, compresi Rachel e me, ridendo come una pazza. Si, quella monella
era proprio mia figlia. Non c'erano dubbi. La Berry si mise le mani sui
fianchi e, sul piede di guerra, iniziò a rimproverarla
agguantando un altro cucchiaino per farla mangiare. Non si sarebbe mai
data per vinta la mora, ormai era una battaglia che doveva vincere a
tutti i costi. Beth le sputacchiò addosso ed io dovetti
trattenermi dal riderle in faccia, era troppo divertente la sua
espressione esterefatta. Due a zero per baby Puckerman. Rachel fece
vari respiri profondi per calmarsi e togliersi dagli occhi quella cosa
disgustosa verde e sorrise alla bambina iniziando a farle l'aereoplano
con il cucchiaino vincendo finalmente una manche. Beth fu distratta e
riuscì a mangiare un altro barattolo di omogenizzato di
carne.
Vedere il sorriso soddisfatto della Berry mentre la sua faccia sembrava
un campo di battaglia non aveva prezzo. Era uno di quei sorrisi che
riservava a me dopo che avevo fatto la cosa giusta, come quella volta
che avevo dovuto scegliere tra il Glee club e il football...ed io
scelsi i miei nuovi amici sfigati. Scelsi lei. Il suo abbraccio valeva
più di mille parole non dette ed io mi ero sentito
finalmente a casa. In quel momento avevo capito di aver fatto la scelta
giusta. Pur amando il football avevo deciso di restare con la mia
famiglia, perchè il Glee club era diventato quello per
ognuno di noi. Una grande famiglia. Ed io ci tenevo molto a quella
famiglia. Avrei aiutato ogni singolo membro ad andare avanti, non c'era
bisogno di un altro motivo per togliere Finn dalla testa di Rachel e
farla tornare a focalizzarsi sulle cose giuste come le Nazionali che
avrebbero dovuto disputare tra qualche mese se avessero riuscito a
raccimolare i soldi giusti per raggiungere la grande mela. Avevo una
scusa in più per starle accanto e tornare con lei a visitare
Beth, sempre se la signorina Corcoran me lo avesse permesso. Restai per
alcuni minuti da solo con la bambina osservando quegli splendidi e
accesi occhi verdi, troppo simili a quelli di Quinn come i suoi
inconfondibili boccoli biondi, e riflettei su quella strana notte che
l'aveva portata alla luce. Sua madre ubriaca che ripeteva che l'unico
motivo per il quale si stava concendendo era perchè era poco
lucida in quel momento ed io, stupido incosciente senza precauzioni a
portata di mano, ero troppo eccitato e innamorato per tirarmi indietro
a riflettere sulle parole di quella sexy biondina. La realtà
dei fatti mi travolse immediatamente il giorno dopo a scuola quando
Quinn mi aveva evitato lanciandomi occhiatacce di repulsione ed era
andata a baciare il mio migliore amico a pochi passi dal sottoscritto.
La delusione peggiore che potessi avere dopo la fuga di mio padre. Quel
piccolo errore aveva stravolto intere vite mentre una nuova si faceva
sempre più forte nel pancione di Quinn, dopotutto non era
stato poi così terribile quello sbaglio se quello che ne era
venuto fuori era quella dolce birbante che mi sorrideva con espressione
furba mettendo in mostra qualche accenno dei suoi primi dentini.
Sarebbe diventata un bellissimo terremoto da grande, non per altro era
mia figlia. E se non ci fosse stata come sarebbe andata a finire? Di
certo Quinn avrebbe continuato a ignorarmi per tutta la vita
definendomi un fallito ed io probabilmente non sarei finito a cantare
con le Nuove direzioni. Non avrei ripreso a parlare con Rachel dopo le
elementari, avrei continuato a fare lo sbruffone lanciandole le granite
in faccia. Spietato e bastardo. Questo era il vecchio Puckzilla. Rachel
tornò dal bagno decentemente pulita e mi diede il cambio per
terenere d'occhio la bambina. Aprii il rubinetto e iniziai a lavarmi la
cresta, quando finalmente riuscii a togliermi di dosso anche l'ultima
traccia di omogenizzato mi fissai allo specchio per alcuni secondi e
poi tornai in salotto quasi come se non riuscissi a stare distante da
loro per troppo tempo. Mi appoggiai alla parete senza farmi vedere da
Rachel e le osservai attentamente, c'era una stra atmosfera nell'aria.
La Berry teneva in braccio la bambina cullandola amorevolmente mentre
Beth afferrava una ciocca scura di capelli e la tirava con un sorriso
sdentato. Erano belle insieme. Rachel iniziò a canticchiare
un motivetto a labbra chiuse con l'intenzione di fare dormire la
piccola.
Goodnight,
my angel
Time
to close your eyes
And
save these questions for another day
I
think I know what you've been asking me
I
think you know what I've been trying to say
I
promised I would never leave you
And
you should always know
Wherever
you may go
No
matter where you are
I
never will be far away
Era sempre
strabiliante sentirla cantare. Era una potenza unica, un sogno.
Ricordavo quella canzone, quante volte mia sorella aveva visto Bambi?
Ormai non me lo ricordavo più. Era molto dolce come ninna
nanna e adesso Rachel la stava cantando a mia figlia che la guardava
con due occhioni intensi e adoranti. Attirato come una falena, mi feci
avanti e iniziai a cantare il verso successivo attirando lo sguardo
dolce e sorpreso della mora.
Goodnight, my angel
Now it's time to
sleep
And still so many
things I want to say
Remember all the
songs you sang for me
When we went sailing
on an emerald bay
And like a boat out
on the ocean
I'm rocking you to
sleep
The water's dark
And deep inside this
ancient heart
You'll always be a
part of me
Rachel mi
sorrise, incoraggiandomi ad avvicinarmi di più, e mi porse
la bambina. La strinsi goffamente tra le braccia e Beth si
rannicchiò al mio petto con naturalezza afferrando un dito
della mora nella sua manina mentre cercava di rimanere sveglia come a
voler dichiare di non avere sonno, le sue palpebre e gli sbadigli
dicevano decisamente il contrario. Rachel unì la sua voce
alla mia per il finale.
Goodnight, my angel
Now it's time to dream
And dream how wonderful
your life will be
Someday your child may cry
And if you sing this
lullabye
Then in your heart
There will always be a
part of me
Someday we'll all be gone
But lullabyes go on and
on...
They never die
That's how you
And I
Will be
Appena
finimmo l'ultima nota, Beth si era addormentata con il pollice in bocca
e l'espressione serena. Era bellissima ed io sembravo uno stupido
gorilla che non sapeva cosa fare per paura di svegliarla di colpo.
Rachel mi sospinse leggermente verso la cameretta della bambina e mi
aiutò a metterla nel lettino con le sbarre rosa. Mi sembrava
quasi la prigione di una principessa, ma io non volevo che lo fosse.
Volevo il meglio per mia figlia e forse non ero io il meglio per lei.
Si, la presenza di un padre era fondamentale nella sua vita ma,
guardandomi attorno, notai che aveva tutto quello che una bambina
potesse desiderare. Una casa, una madre più o meno presente,
una stabilità economica che io di certo non potevo darle.
Dopotutto ero un fallito, non era così che mi aveva chiamato
Quinn? Mi chiesi se fosse venuta almeno una volta a vedere nostra
figlia, ma forse non volevo nemmeno sapere la risposta. Non volevo
sentire che rifiutava la bambina. No. Rachel mi strinse la mano con
sguardo serio.
"Non farti venire brutti pensieri in testa Noah, non ne vale la pena.
Beth ha bisogno di te, tu sei il padre." mormorò lei
cercando di confortarmi. Come faceva sempre a capirmi al volo senza
bisogno di parole? Lei mi aveva aiutato con la bambina, adesso toccava
me aiutare lei.
"Sei pronta a seguire alla lettera il programma del fighissimo
Puckzilla per la disintossicazione da Finnkestain?" le dissi con un
sogghigno malefico ammiccando verso di lei.
"Noah questa cosa mi spaventa un pò..."
"Niente scuse Berry. Quando andremo alle Nazionali sarai una nuova
Rachel e lo dovrai a me. Puckzilla non ha mai sbagliato un colpo.
Fidati di me."
"Va bene." acconsentì lei titubante quasi pentendosene
subito dopo, glielo leggevo negli occhi. Ero fiducioso, avrei portato
Rachel Berry alla ribalta con un sorriso felice sulle labbra. Costi
quel che costi.
Ed eccoci arrivati al secondo capitolo...mi sto divertendo a
scrivere questa ff.
Grazie mille per i vostri commenti e per le visite ;) non sapete quanto
mi avete resa felice leggerli e spero che continuerete a commentare e a
seguire la ff. Mi scuso in anticipo per eventuali errori grammaticali.
La canzone che cantano insieme Rachel e Puck in originale è
di Billy Joel, fa parte della colonna sonora del cartone Bambi...si
intitola Lullabye (goodnight, My Angel) ed è dolcissima.
Adesso mi rimetto a scrivere, il prossimo capitolo è di
Finn. A presto
|
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Capitolo 3 *** Finn ***
Era una
splendida
giornata. Fuori c'era il sole, mia madre aveva preparato i
pancake
proprio come piacevano a me, Kurt sembrava troppo preso da Blaine per
criticare la maglietta vecchio stile che avevo indossato, rifiutandomi
categoricamente di buttarla via quando aveva voluto rifarmi il
guardaroba, o per annusare
il mio dopobarba in bagno come uno stalker di ultima categoria, Burt mi
aveva promesso di
fare dei lanci
dopo scuola per rafforzare il nostro legame, Quinn non aveva ancora
iniziato a stordirmi con quella
storia della reginetta del ballo e finalmente potevo camminare
liberamente mano nella mano con la mia fidanzata per i corridoi del McKinley.
Non potevo chiedere di meglio. Adesso aspettavo soltanto che Quinn mi
raggiungesse per poter andare in mensa insieme come una vera coppia, mi
era mancato fare quelle semplici cose in pubblico senza dovermi
preoccupare troppo di chi potesse vedermi. Era come tornare all'inizio
della nostra relazione, quando io ero soltanto il quaterback idolatrato
e lei la Cheerios più invidiata. La nostra
popolarità era
alle stelle, adesso questo era cambiato ma mi ci ero abituato proprio
come quando stavo con Rachel. O almeno ci provavo, visto che ogni tanto
avevo ancora qualche strascico di mancanza di notorità.
Essere nel Glee club non erano di certo una buona cosa per seguire
quella discussione, dopotutto ci chiamavano sfigati. Per Quinn era
un'altra faccenda, lei non
poteva sopportarlo e l'avvicinarsi del ballo scolastico la stava
mandando letteralmente in paranoia. Lei voleva tornare alla ribalta,
voleva la corona ed io dovevo aiutarla a raggiungere la sua meta
soltanto standole accanto assecondando ogni suo capriccio, ogni sua
fissa. Peccato che non sempre ci riuscivo e finivamo per litigare
mentre lei mi dava dello stupido perchè ero costantemente
distratto e non mi interessava più di tanto fare il
bamboccio al
suo braccio solo per attirare voti. Non andava tutto rose e fiori come
facevamo credere agli altri, ma amavo Quinn e sopportavo la situazione
stressante che mi stava facendo passare. Magari dopo il ballo si
sarebbe calmata in qualche modo. Forse. Non mi restava altro che
aspettare e vedere mentre mostravo a tutti una felicità che
a
malapena sentivo e sottostavo impotente agli sguardi di Rachel. Sguardi
che mi
laceravano dentro. Come se l'avessi chiamata ad alta voce, vidi con la
coda dell'occhio un vestito stile Berry e una chioma bruna,
istintivamente alzai la testa e la guardai come facevo ogni
giorno
quando lei non se ne accorgeva. Non avevo dimenticato Rachel, non
l'avrei mai fatto. Si poteva amare due ragazze contemporaneamente?
Rachel rimaneva la mia unica tentazione, Quinn lo sapeva e me lo
rinfacciava ogni volta che mi facevo beccare a guardare alcune "parti
arrotondate" ed estremamente sexy della nostra cantante. Sexy
quanto basta da continuare a distrarmi nei momenti peggiori, proprio
come quello. Se Quinn fosse spuntata adesso non sarei riuscito a
tirarmene fuori con una delle solite patetiche scuse. Rachel
alzò lo sguardo e incrociò il mio, vi lessi
soltanto
dolore e un cuore infranto. Il senso di colpa era tornato, non mi ero
comportato bene con lei. L'avevo soltanto ferita ripetutamente
facendole versare litri di lacrime e la ciliegina sulla torta era stata
proprio la mia omissione sulla relazione con Quinn, la cosa
più
importante. Ero stato uno stupido codardo e adesso ne stavamo pagando
tutti le conseguenze. Sarei riuscito a recupare il mio rapporto con
Rachel? Speravo di si perchè ci tenevo molto a lei, l'amavo
ancora, ma il suo sguardo mi diceva decisamente il contrario. L'avevo
illusa troppe volte vedendola soffire e dubitavo che mi avrebbe
perdonato tanto facilmente. Ma sapevo che ce l'avrebbe fatta anche
questa volta a uscirne viva e più agguerrita che mai, era
più forte di quel che pensava di se stessa anche se non lo
aveva
mai capito. Ero un pò più tranquillo per quello.
Rachel si adombrò in viso e abbassò lo sguardo
verso il
pavimento allontanandosi lentamente vero il suo armadietto con passo
fiacco, mi faceva male vederla in quel modo. Feci un passo avanti
pensando di raggiungerla, forse peggiorando solo le cose tra di noi,
quando Quinn
mi si parò davanti sbarrandomi la strada. Mi stava
fulminando
con lo sguardo, braccia ai fianchi in posizione severa mentre il
broncio sulle sue labbra mi sembrava quasi un ringhio trattenuto a
malapena. Ero nei guai, mi avrebbe scuoiato vivo.
"Che cosa stai facendo Finn?"
"Niente, te lo giuro..."
"Appunto! Niente! Non ti avevo detto di andare a fare propaganda per il
ballo consegnando le spillette con i nostri nomi? Non posso mai fidarmi
di te, devo fare sempre tutto io. Finn cosa ti passa per la testa? Non
mi ascolti e..." Quinn continuò a rimproverarmi senza sosta
mettendo in mostra ogni mio più piccolo errore, la feci
parlare
senza starla ad ascoltare. Le sue lamentele mi scivolarono addosso
senza scalfirmi minimamente, sinceramente non mi sentivo tanto in colpa
di non essere il fidanzato attento che si meritava ma in quel momento
avevo altro per la testa. Mi spostai di qualche millimetri di fianco
per addocchiare dietro le spalle di Quinn i movimenti di Rachel al suo
armadietto e mi bloccai di colpo. Puck si era fatto avanti, con il suo
solito sorrisino sfrontato da rimorchio, si era arrotolato una ciocca
dei suoi capelli bruni tra le dita posando l'altra mano alle sue spalle
per imprigionarla tra il suo corpo e l'amadietto. Sapevo cosa stava
facendo, i segnali erano inconfondibili, li avevo visti così
tante volte in quei tre anni che ormai non ci facevo più
caso...ma Rachel? Cosa centrava Rachel con lui? Cosa voleva da lei?
Perchè adesso Rachel stava ridendo a una sua battuta
mettendogli
una mano sul braccio? Cosa stava succedendo? Puck si chinò
per
sussurrarle qualcosa all'orecchio con aria maliziosa e la vidi
arrossire mentre si portava una mano su quelle labbra carnose come a
trattenersi non sapendo se ridere o sgridarlo, riconoscevo quella luce
negli occhi della mia ex. Interesse e lusinga, forse qualcosa in
più. Perchè mi faceva male?
I've
been thinking of everything
I used to want to be
I've been thinking of
everything
of me, of you and me
this is the story of my life
these are the lies I have
created
Rachel tirò un pugno sulla spalla del mio
migliore amico,
fingendo una smorfia offesa, e lui indietreggiò portando le
mani
in alto come a volersi difendere mentre continuava a stuzzicarla
divertito. Lei lo seguì richiamandolo a
gran voce minacciandolo che se non si fosse fermato rimangiandosi
quello che aveva appena detto ci avrebbe pensato lei ad azzopparlo,
probabilmente con la sua miriade di chiacchiere sarebbe finita che Puck
si sarebbe azzoppato da solo preferendo sopportare il dolore fisico
alle sue parole. Sempre se non fosse riuscito a fuggire lontano quel
tanto che bastava da non essere preso da lei, o da me. Quinn si mise
nella traiettoria del mio sguardo riacquistando tutta la mia attenzione
in un solo secondo. Se per qualche strano motivo non mi aveva beccato
prima a guardare la mia ex adesso sicuramente non avrei avuto quella
fortuna. Quinn mi aveva visto e non sarei riuscito a mentirle a lungo
arrampicandomi sugli specchi, il suo sguardo deluso e irritato diceva
tutto. "Sempre lei. Quando te la toglierai dalla testa? Tu stai con me,
sei off limits." detto ciò, mi diede le spalle infuriata
dirigendosi verso il laboratorio di economia domestica. Sospirai
scuotendo la testa impotente. Cosa dovevo fare?
Mi trascinai a seguire le lezioni ma la mia mente era altrove, mi
mostrava sadicamente loro due che scherzavano come due vecchi amici
molto intimi spargendo altro sale sulle mie ferite. Sulle mie colpe.
Non riuscivo ancora a capire, mi rifiutavo di accettare qualunque cosa
logica potesse venire fuori da quella scenetta. Perchè ogni
volta che la ferivo o che le cose tra noi non andavano correva sempre
da Puck? Puck attirava le donne come le falene e Rachel non ne era mai
stata immune, altrimenti come aveva fatto a mettersi insieme al mio
migliore amico anche solo per pochi giorni? Voleva farmi ingelosire,
questo era il suo scopo come lo era allora ma questa volta non ci sarei
cascato. Mi rifiutavo di farlo. Adesso avevo Quinn e lei aveva ragione,
dovevo togliermi Rachel Berry dalla testa altrimenti avrei rovinato
tutto un'altra volta. Dannazione! Quali erano le intenzioni di Puck?
Non riuscivo a smettere di pensarci. Non volevo che fosse una delle
tante ragazze che usava per portarsele a letto e poi le scaricava il
giorno dopo non ricordandosi neppure i loro nomi. Non doveva farlo con
Rachel, non doveva farla soffrire altrimenti lo avrei picchiato
nonostante fosse il mio migliore amico. Dopotutto, non era la prima
volta che venivamo alle mani. La prima volta era stata a causa di Quinn
e la sua gravidanza, quando aveva spacciato me per il padre della
bambina per nascondere il suo tradimento con Puck. Quanto ero stato
stupido quella volta a fidarmi di lui, di entrambi. Lei che sembrava
tanto innocente e lui che faceva la parte dell'amico fidato che ti dava
una
mano. Non gli avevo rivolto la parola per tanto tempo, rifiutandomi di
stringere quella mano che tanto mi ripugnava. E adesso era arrivato il
turno di Rachel? No, non sarebbe mai successo. Dovevo assolutamente
capire le sue intenzioni e parlare chiaro a Puck. Rachel non si
toccava,
ne avrebbe risentito tutto il Glee club se la sua cantante entrava in
depressione a causa di quel latin lover di Puckerman. Eravamo a un
passo dalle Nazionali e
non potevamo perdere in quel modo distraendoci per una cavolata del
genere. Rachel doveva rimanere tranquilla e
continuare a esercitarsi per portarci tutti alla vittoria. Contavamo su
di lei. Era lei la vera star del Glee club, senza di lei non eravamo
niente. Puck non poteva fare di testa sua distruggendo il nostro sogno
solo perchè seguiva i suoi ormoni e poi Rachel non era
nemmeno il suo tipo. Perchè? Durante l'ora pomeridiana del
Glee club non riuscii a parlargli, Quinn non mi toglieva gli occhi di
dosso stringendomi così forte la mano nella sua come a
volermi dare un avvertimento. Me la stava stritolando e di certo non
ero minimante tentato di disobbedirle, era molto pericolosa la mia
ragazza. Loro erano seduti alle mie spalle, non potevo vederli ma li
sentivo ridacchiare e mormorare qualcosa a bassa voce. Di cosa stavano
parlando? Lui ci stava ancora provando? Lei non lo stava rifiutando?
Perchè a tutti sembrava normale quel comportamento?
Perchè nessuno diceva niente? L'ora volò
così, tra un solfeggio e l'altro e un'esibizione di Tina, io
non ero riuscito a cavare un ragno dal buco.
I'm in the
middle of nothing
and
it's where I want to be
I'm
at the bottom of everything
and I
finally start to live
this
is the story of my life
these
are the lies I have created
I
created
Durante gli
allenamenti di football la storia non migliorò, Puck
sembrava evitarmi e quando mi facevo avanti per scambiare due
chiacchiere si allontanava con la scusa che la coach lo stava chiamando
o che Artie, il nostro ariete umano, aveva bisogno di una spinta visto
che una zolla di terra si era rialzata sotto la sua ruota. Che cosa
voleva nascondermi? Perchè non mi affrontava a viso aperto?
Perchè faceva tutto alle mie spalle? Lo osservai
attentamente tra un lancio e un altro, evitava persino di guardarmi in
faccia. E questo sarebbe il mio migliore amico? Negli spogliatoi
passò il tempo a fare battute idiote con Sam anche
sotto la doccia, mi sentii un pò escluso dai loro discorsi e
non era la prima volta per me. Da quando mi avevano messo da parte? Mi
ero perso qualcosa? Mi rivestii perso nelle mie domande e notai con la
coda dell'occhio qualcosa di strano. Puck controllò
l'orologiò, si guardò intono furtivamente e uscii
di soppiatto dagli spogliatoi senza essere visto. Dove stava andando?
Chiusi l'armadietto di scatto, misi velocemente le scarpe slacciate ai
piedi e seguii la scia del deodorante di Puck
finchè non mi ritrovai ai parcheggi. Perchè tutta
quella segretezza? Doveva per caso incontrarsi con Rachel? Era per
questo che era fuggito? No, non volevo nemmeno pensarci! Dovevo
fermarlo, dovevo vedere con i miei stessi occhi cosa stava succedendo.
Mi bloccai di colpo con espressione confusa e incredula. Cosa diamine
voleva dire quello? Non era Rachel la ragazza con cui stava parlando
vicino alla sua auto. No. Era Quinn. La mia Quinn. Un senso di
tradimento tornò a far capolino dentro di me, non poteva
succedere di nuovo. Sembrava una discussione piuttosto accesa
finchè lui non le posò dolcemente una mano sul
viso, quella carezza improvvisa calmò le acque tra di loro.
Si chinò verso di lei ed io strinsi i pugni. La stava
baciando? Che cosa credeva di fare Puck? Lo
vidi montare in auto e andarsene sgommando mentre Quinn rimaneva a
guardarlo immobile, stringendosi nelle spalle, inconsapevole che io la
stessi osservando a pochi metri di distanza. Cosa dovevo fare adesso?
Di chi potevo fidarmi? A chi avevo affidato il
mio cuore? Avevo sbagliato ancora una volta?
and I
swear to god
i've found myself
in the end
in the end
this is the story of my life
these are the lies I have created
Ed eccoci finalmente
arrivati al terzo capitolo, non ho avuto molto tempo per rispondere ad
ogni recensione ma non preoccupatevi che lo farò
presto...spero che continuerete a seguire la storia lo stesso e grazie
mille per la fiducia. So che qualcuno avrà di certo storto
il naso sapendo che il capitolo riguardava Finn, ma c'è
sempre un perchè in tutto...persino nella faccia da babbeo
che ogni tanto mostra ;) spero vi piaccia. Dopo essermi spremuta i
pochi neuroni rimanenti, sono riuscita a trovare la canzone giusta da
mettere in sottofondo The story dei 30 seconds to mars in versione
acustica...cercavo di esprimere i pensieri di Finn e spero di essermi
avvicinata (anche se molte volte non riesco a capirlo). Mi rimetto a
scrivere, il prossimo capitolo sarà di Quinn. Besito
p.s. non ho parlato di Jesse...ancora...
|
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Capitolo 4 *** Quinn ***
Ero ancora infuriata con Finn. Perchè continuava
a guardare
Rachel con desiderio quando aveva me al suo fianco? Non gli bastavo?
Tutti mi
volevano eppure lui non distoglieva gli occhi dalla nasona.
Perchè c'era sempre lei
nei suoi pensieri? Non lo avevo mai capito. Non riuscivo a comprendere
il motivo per il quale Rachel costantemente mi metteva i bastoni tra le
ruote. Era sempre lei, sempre colpa di quell'insignificante ragazza che
si vestiva con uno stile che era una via di mezzo tra una bambina di
dieci anni e una vecchia zia stramba e allucinata. Era indecente anche
la sola
esistenza. Era inacettabile quella patetica infatuazione da sfigati.
Prima Finn, poi Puck, poi di nuovo Finn. Tutti gli uomini della mia
vita prima o poi finivano per perdere la testa per quell'egocentrica di
Rachel.
Soltanto Sam, a quanto sembrava, si era salvato da quella follia...a
parte quando si era messo con Santana che continuava a ridicolizzarlo
chiamandolo bocca di trota. Dopotutto non aveva fatto un buon affare
con lei. Spesso avevo pensato che fosse Santana la causa del mio
malessere invece era la Berry la mia antagonista, la mia rivale in
tutto. Come poteva una come lei, uno scarto della società,
mettersi alla pari con me? Impossibile. Adesso avevo vinto io la sfida,
ma per quanto tempo ancora? Il comportamento di Finn non mi dava alcuna
certezza, non potevo fidarmi dei suoi ti amo se appena mi distraevo un
secondo già lo vedevo sbavare con la faccia da pesce lesso
verso
le tette di Rachel. Come potevo fidarmi di lui? Però questa
volta non avrei mollato assolutamente la presa, lui era mio e non
sarebbe stato di nessun'altra. Men che meno di Rachel Berry. Poteva
consolarsi con i suoi assoli tristi e strappalacrime, ci riusciva
benissimo anche senza pubblico, ma doveva
stare alla larga da Finn. Lui era mio. Avevo bisogno di lui e della sua
popolarità per diventare la reginetta del ballo. Senza di
lui
non potevo avverare il mio sogno. Avevo passato l'anno precedente come
una mina vagante gonfia e arrabbiata in tutti i sensi a causa
di
quella gravidanza indesiderata che mi aveva portato soltanto guai.
Prese in giro dietro le spalle, essere ignorata dal resto della scuola
e trattata come feccia, per non parlare delle innumerevoli granite in
faccia che mi ero beccata non essendo più il capitano delle
Cheerios. Quell'anno mi era rimasto soltanto il Glee club a cui
appoggiarmi e adesso le cose non erano migliorate visto che avevo
mollato le Cheerleader a causa delle decisioni di quella pazza della
Sylvester ed era stato proprio Finn a riportarmi all'ovile. Era da quel
momento che era ricominciato tutto tra di noi. Come lo scoppio di una
scintilla, come dei fuochi d'artificio che adesso sembrava che si
stessero spegnendo. La nasona, sempre colpa sua. Lei non poteva nemmeno
immaginare come mi sentivo solo qualche anno prima, quando ancora il
mio nome era Lucy. Ero un'altra ragazza, una patetica sfigata
sovrappeso che tutti prendevano in giro, una senza speranza. Avevo
dovuto abbandonare quella scuola, adottando il mio secondo nome,
cambiare radicalmente aspetto e andare alle sedute dello psicologo per
rifarmi un pò di autostima. Odiavo Lucy, non volevo
più
tornare quella di prima. Mai. Adesso ero Quinn e nessuno mi avrebbe
rubato la corona da reginetta al ballo. Nessuno. Ora che Lauren si era
messa in lizza per il titolo, insieme a Santana, avevo paura dei colpi
bassi che la ragazza minacciava di fare. No, la corona era mia di
diritto e quelle due non avevano speranza contro di me. E se avessero
scoperto di Lucy? No, non doveva succedere! Lucy degli obesi era un
capitolo
chiuso, non esisteva più. Il terrore che il passato potesse
tornare a tormentarmi mi faceva agitare, dovevo stare molto attenta a
quelle due. Non dovevo fidarmi. Nessuno doveva scoprire di Lucy,
specialmente Finn altrimenti avrei rischiato di perderlo. Come poteva
restare insieme a me dopo aver saputo di lei? Dopo aver saputo che gli
avevo mentito in quei due anni su chi fosse la vera Quinn. No, non lo
avrei permesso. Non avrei sopportato un'altra la delusione nel suo
sguardo a causa mia, delle mie scelte. Dei miei errori. Mi raddrizzai
orgogliosamente, passeggiando lungo i corridoi ancora vuoti, e feci il
mio solito sorrisino sicuro da ex Cheerleader. Controllai l'orologio,
Finn sarebbe uscito dagli spogliatoi in una mezzora, giusto in tempo
per
andarci a prendere qualcosa in caffetteria e riaccompagnarmi a casa da
mia madre. Lei ci teneva molto alla puntualità. Da quando
aveva
lasciato mio padre in casa si era cambiato registro ma le briglie
rimanevano corte visto com'era andata a finire l'anno precedente a
causa di quella notte passata con Puck. Parlando del diavolo, cosa ci
faceva Puck nel parcheggio con aria furtiva? Come mai era uscito
così presto? Dove stava andando? Impulsivamente lo seguii
fuori
dalla scuola spuntandogli alle spalle con aria curiosa.
"Dove hai intenzione di andare?" lo vidi irrigidire i muscoli delle
spalle e mi chiesi ancora una volta cosa stesse combinando.
"In giro. Se stai aspettando Hudson ce ne avrà ancora per un
pò." rispose lui gettando lo zaino in auto senza girare a
guardarmi negli occhi. Cosa gli stava prendendo? Non aveva mai fatto
una cosa del genere.
"Lo so, ma sono qui per scoprire cosa fai tu. Sembri pieno di segreti
ultimamente. Cosa confabula la tua mente?" lo vidi alzare gli occhi
verso il cielo e poi con un sospiro stanco voltarsi verso di me, la sua
espressione non mi diceva nulla di buono.
"Andare a trovare Beth. Nostra figlia. La ricordi vero?" il suo tono
sarcastico mi fece sobbalzare.
"Cosa...stai dicendo?" balbettai irrigidita non riuscendo a ragionare.
In pochi secondi era riuscito a spiazzarmi.
"E' da qualche giorno che vado a trovarla a casa di Shelby."
confessò lui come se fosse la cosa più normale di
questo
mondo eppure non lo era.
"Shelby? Adesso chiami per nome miss Corcoran?" quasi sputai con una
smorfia disgustata mentre pronunciavo quel nome. Il nome della donna
che si era presa la mia bambina.
"Me lo ha chiesto lei visto che era praticamente inutile continuarla a
chiamare sempre per cognome e Rachel ha concordato con lei. Era la cosa
più semplice." lo osservai mentre si grattava la cresta come
se
fosse imbarazzato, come se volesse nascondere qualcos'altro. Ma adesso
era inutile, aveva appena lanciato una bomba nucleare e nemmeno se ne
era
accorto.
"Rachel? Porti lei con te? Ah...dovevo immaginarlo! C'è
sempre
lei in mezzo a tutto! Deve sempre rovinarmi qualcosa!" ero
letteralmente infuriata. Avrei volentieri tirato un pugno su quel
grosso naso per deformarlo ancora di più. Come osava quella
nana
malefica?
"Quinn smettila!"
"Smetterla di fare cosa? Dire la verità? Adesso tutti e tre
fate
la famigliola felice? C'è persino la nonna...complimenti
Puck.
Ti sei fatto una famiglia peccato che quella sia mia figlia e non
quella di
Rachel. Io sono sua madre!" urlai sentendo le guancie arrossarsi dalla
furia. Mi sentivo spodestata, messa da parte e tutto per colpa della
Berry.
"Lascia Rachel fuori da questa storia. Si, hai ragione. Tu sei sua
madre. Quante volte sei andata a trovare Beth da quando è
nata?
Una...due volte?" sembrava anche lui molto arrabbiato visto il pulsare
frenetico di quella vena sul collo. Bene, non mi sarei tirata indietro.
"Questo non..."
"Appunto. Zero. Non capisco...allora perchè ti incavoli con
Rachel
che mi ha fatto solo un favore ad accompagnarmi da nostra figlia? Se
tanto vuoi puntualizzare la tua maternità perchè
non sei
mai andata a vederla? Perchè è diventata un
argomento
tabù tra di noi?" strinse i pugni.
"Perchè è stato un errore." urlai di getto
chiudendo gli
occhi. Di colpo ci fu silenzio, soltanto il mio respiro ansante
rimbombava nelle mie orecchie. L'avevo detto, quasi non ci credevo io
stessa. Era veramente la mia voce quella? Doveva essere un segreto, un
pensiero che non avrebbe dovuto abbandonare la mia mente eppure l'aveva
appena fatto. Con Puck.
"No, Beth non è stata un errore. Ogni volta che la stringo
tra
le braccia penso che sia un miracolo, è meravigliosa quella
bambina. Ti assomiglia molto, ma ha preso anche da me. No, lei non
è un errore." lui scosse la testa con decisione come se la
cosa
non la prendesse nemmeno in considerazione. Lui era sempre stato di
quell'opinione fin da subito. Era lui quello che voleva la bambina, non
io.
"Tu non capisci." replicai irrigidendomi mentre stringevo al petto dei
quaderni di storia. Non volevo proseguire quel discorso.
"Cosa? Che eravamo troppo giovani e immaturi per crescerla? Che tu
volevi
tornare nei Cheerios? Che tuo padre ti aveva cacciata di casa dicendo
che per lui
eri morta? Che era colpa mia se Finn ti aveva mollata? O che tra noi
non era
andata?" alzò la voce lui diventando rude e brusco.
"Ero grassa e arrabbiata, era diventato tutto un incubo da quando avevo
saputo di essere incinta. Guardavo le
altre fare la loro vita da liceali divertendosi mentre io invece non
potevo
fare nulla, dovevo stare attenta per due per ogni minima cosa...e
perchè? Per poi darla in adozione? Nove mesi sprecati per
niente. Non capisco questa tua ossessione nel vederla...è
tutto
sbagliato! Puck io ti conosco e questa vicinanza ti farà
soltanto del male perchè capirai che non puoi darle
ciò
di cui ha realmente bisogno. Non puoi crescerla, non sei un sostegno
economico per lei e tu ti affezzionerai soffredo soltanto
perchè
non puoi essere suo padre. Non ti chiamerà mai
papà.
Quando ho deciso di darla in adozione ho rinunciato a qualsiasi legame
e diritto su di lei, fallo anche tu. Lei non potrà mai
essere
tua figlia, ha già una madre che la sta crescendo.
Così
non farai altro che confonderla. Lasciala in pace." quasi lo supplicai
dopo avergli raccontato tutto. Cercavo di trattenere le lacrime, non
volevo piangere. Non davanti a lui. A nessuno.
"Forse hai ragione. Forse non c'è più posto per
me nella
sua vita, forse non c'è mai stato, ma non sono pronto per
lasciarla andare. Non ancora, forse non lo sarò mai. Se
sarò costretto a sentirmi chiamare zio Noah
per tutta la vita lo accetterò ma non sono disposto a fare
finta
che non esista. Beth è mia figlia quanto tua e sono disposto
a
soffrire pur di starle accanto. Quinn tu mostri a tutti una parte di te
orgogliosa e fiera, ma dov'è la vera Quinn? Quella che
guardava
insieme a me una dolce bambina al di là del vetro? Non ti
manca
Beth?" perchè? Perchè mi stava facendo questo?
Perchè ora? Era una tortura.
"No, come ti ho detto non è mia figlia." strinsi i pugni
attorno
ai quaderni concentrandomi con lo sguardo sull'asfalto. Non potevo
guardarlo negli occhi, non potevo fargli vedere quanto mi stavano
ferendo le sue parole. Ma Puckerman aveva un dono speciale, un sesto
senso che Finn non avrebbe mai avuto. Sospirò calmandosi e
si
avvicinò di un passo mettendomi le mani sulle spalle. Con
una
mano mi alzò il viso obbligandomi a incontrare i suoi occhi
e quello che vi
lessi rischiava di travolgermi in pieno. Come faceva ad essere triste
arrabbiato e dolce allo stesso tempo?
"E' un vero peccato, non sai quello che ti stai perdendo. Dovresti
incontrarla almeno una volta. Quando sarai disposta ad ammettere che ti
manca e che le vuoi bene fammi un fischio, ti porterò da
lei.
Hai bisogno di Beth quanto lei di te. Ciao Quinn." mi
sussurrò
chinandosi verso di me per darmi un bacio sulla guancia. Chiusi gli
occhi stringendo i denti finchè non lo sentii allontanarsi
in
auto sgommando a gran velocità. Una lacrima
sfuggì al mio
controllo, poi un'altra e un'altra ancora. Ero diventata un torrente in
piena. Nascosi il viso con la mano e corsi a scuola per rintanarmi nei
bagni femminili. Chiusi a chiave un cubicolo e mi appoggiai alla parete
divisoria scivolando a terra senza trattenere più il mio
dolore.
Presi vari strati di cartaigenica cercando di calmarmi ma fu tutto
inutile, mi rannicchiai in posizione fetale e ripensai all'anno
precedente. Al mio rapporto con Finn, con Puck. Alla mia gravidanza. A
Beth. Dio, cos'avevo fatto? Le parole di quella canzone mi uscirono di
getto, tra un singhiozzo e un altro, col pensiero fisso a mia figlia.
Alla prima volta che me l'avevano messa tra le braccia.
She's
walking there alone,
No one by her side
She manages to fight the
tears, but
The pain inside
She can't hide
And all the tears she's
cried
The moment she closes her
eyes, she starts
Thinking of you
The dreams that she had
one time
Have gone away
Will they ever come true?
All she needs
is… all she needs is you
And she wishes today
Was one year ago
When you cared so much
for her
And loved her so
Not a doubt in her mind
that it would still be you
Cause the love that you
shared… it was true
You never thought about
it,
What you made her feel
You promised you'd stay
together,
But the hope she once
had… so unreal
All she needs
is… all she needs is you
And she wishes today
Was one year ago
When you cared so much
for her
And loved her so
Not a doubt in her mind
that it would still be you
Cause the love that you
shared… it was true
Perchè
non risciuvo ad ammettere di volerle bene? Di pensare ogni istante a
lei? Mi mancava terribilmente. Era una parte di me. Se chiudevo gli
occhi potevo ancora sentire il suo odore. Mi strinsi tra le braccia
sentendomi sola e vuota mentre le lacrime tornavano inesorabili a
sottolineare le mie colpe. Perchè? Perchè non
riuscivo a dimenticarla? Perchè non riuscivo a lasciarmi il
passato alle spalle?
Ed eccoci tornati a noi con il quarto capitolo. Mi scuso se ho fatto
Finn troppo intelligente ;) ma cosa volete farci? Vi ringrazio di nuovo
per i commenti, mi incitate sempre di più a proseguire la
ff...ma chissà come? Forse non vi ho detto che a volte sono
piuttosto sadica hihi. Spero di essere riuscita a descrivere i
sentimenti di Quinn dal mio punto di vista, chissà come si
evolverà la situazione? Prossimo capitolo
Rachel...riuscirà a disintossicarsi da Finn? E se sentisse
dei pettegolezzi? Besos, a presto ;)
p.s. mi sono dimenticata la canzone!!! One year ago di Lene Marlin
|
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Capitolo 5 *** Rachel ***
"Rachel cosa stai nascondendo?" mi chiese
Mercedes di
punto in bianco alle mie spalle facendomi quasi saltare in aria dalla
sorpresa. Mi voltai verso di lei e rimasi sotto il suo sguardo attento
e scrutatore sentendomi leggermente a disagio. Avevo per caso
dell'insalata tra i denti? Oppure mi ero macchiata il vestitino con i
gufi? Dovevo stare più attenta in mensa.
"Nascondere? Assolutamente niente." scossi guardandomi il vestito
sperando di non aver provocato un danno grave. Ci tenevo, era uno dei
miei preferiti. Incrociai il suo sguardo e capii che non si riferiva a
nulla di questo, feci quasi un sospiro di sollievo ma mi fermai appena
in tempo notando quella strana luce curiosa nei suoi occhi.
"Rachel sputa il rospo. Sei troppo allegra ultimamente e non
è da te. Cosa succede?"
"Niente...Noah si è messo in testa questa sorta di terapia,
la
chiama la disintossicazione da Finn. Praticamente mi porta fuori per
distrarmi, oppure restiamo a casa di uno dei due fino a tardi dopo aver
passato qualche ora con Beth. Noah è diventato quasi la mia
ombra." mi strinsi nelle spalle facendole un riassunto delle ultime due
settimane passate con Puck. Mi girai per posare i libri della lezione
appena conclusa e diedi un'occhiata all'interno dell'armadietto, un
pensiero fugace si rifece vivo nella mia memoria. L'istante esatto nel
quale avevo capito che le cose tra me e Finn erano finite a causa della
mia ripicca che mi vedeva amoreggiare con Noah, alla fine correvo
sempre da lui quando qualcosa non andava. Mi ero tolta la collanina con
il suo nome che mi aveva regalato, avevo messo via il nostro calendario
dei gatti e la scritta forever che avevo incollato su un cartoncino
rosa mettendo fine alla nostra storia. Se guardavo bene c'era ancora
della colla sull'antina che non ero riuscita a togliere, un residuo del
passato che mi faceva notare gli errori commessi. Sarei riuscita a
toglerla del tutto un giorno? Dovevo smetterla di pensarci. Chiusi di
colpo l'armadietto, mettendo fine a quei burrascosi pensieri, e mi
girai di nuovo verso la mia amica cercando di non farle capire niente
per non farla preoccupare inutilmente. Noah aveva ragione, dovevo
togliermelo dalla testa perchè mi avrebbe fatto solo del
male.
"No, aspetta un attimo! Fammi capire...ti stai vedendo con Noah
Puckerman?" mi chiese Mercedes con l'espressione più
incredula
che potessi mai vederle in viso. Nemmeno avesse visto un alieno! Ma era
tanto strano vedermi andare d'accordo con Noah? Stavamo soltanto
consolidando la nostra amicizia e già lei pensava a
qualcos'altro, il suo sguardo malizioso diceva tutto.
"Non in quel senso, siamo soltanto amici ma mi fa ridere. Non stavo
così bene da molto tempo...è troppo divertente
quando
prende la bambina in braccio, dovresti vederlo così
impacciato e
tenero allo stesso tempo!" mormorai sorridendo al ricordo della prima
volta che gli avevo piantato tra le braccia sua figlia e lui mi aveva
lanciato uno sguardo terrorizzato in preda al panico.
"Ok...forse ancora non te ne sei accorta ma stai parlando di Puck con
uno strano sorriso stampato in faccia e devo ammettere che mi stai
quasi inquietando. Sei sicura che non vuoi dirmi
altro?"
"Non c'è molto da dire a parte il fatto che ha una bella
voce e
talento da vendere oltre al fatto che sa muoversi meglio di certe
persone, dovrebbe essere più sicuro su questi suoi
doni. Non è da tutti cantare e dimenare il bacino con il suo
sex
appeal.
Forse convinco il prof Shuester a fargli un provino per farlo
partecipare più attivamente alle Nazionali. Magari
è
fortunato...senza togliere nulla a te Mercedes. Lo sai che adoro
l'altra Diva del gruppo." le dissi cercando di recuperare la gaffe
appena commessa. Non volevo di certo denigrare la sua voce potente e
carica di pura energia che faceva emozionare tutti dalle vibrazioni che
emetteva, Mercedes era eccezionale ma mi ero resa conto, specialmente a
causa degli assoli che mi arraffavo, di aver messo in disparte gli
altri
membri del Glee club nascondendoli dietro la mia enorme ombra
egocentrica. Tutto questo dopo aver sentito Noah cantare a Beth
facendola sorridere con gli occhi adoranti, perchè solo
adesso
me ne ero accorta? Eppure non era la prima volta che sentivo Noah
cantare, lo avevo sempre apprezzato e le nostre voci di univano bene
nei duetti. Forse ero troppo presa da Finn per accorgermi di quello che
mi circondava.
"Ci mancherebbe altro sorella. Quindi adesso passi molto tempo con Puck
e con
Beth, senza altri fini, come buoni amici. Ha fatto proprio un bel
lavoro." sogghignò lei con un certo luccichio negli occhi
che mi mise sul chi vive.
"Di cosa stai parlando?" le chiesi con espressione confusa non
riuscendo a capire dove volesse andare a parare.
"Lascia perdere, spero che un giorno lo capirai da sola...lo spero per
entrambi. D'accordo per l'uscita con Kurt e Blaine per stasera?"
"Ovvio, non me la perderei per niente al mondo! Non vedo Kurt e Blaine
da giorni, mi mancano! E poi al boowling
c'è la serata karaoke...ti scoccia se chiedo a Noah di
venire
con noi? Stasera sua madre e sua sorella sono fuori da alcuni parenti e
lui resterebbe da solo a casa. Mi dispiacerebbe." mormorai pensando al
momento esatto nel quale gli avevo detto che quella sera non ci saremmo
potuti vedere. Sembrava quasi deluso, triste. Mi aveva fatto stringere
il cuore quell'espressione che subito dopo aveva camuffato con il suo
solito ghigno alla Puckzilla dicendo che sarebbe andato a casa di
Lauren a supplicare qualche sconceria sotto le lenzuola. Storsi il naso
a quel ricordo. Non sapevo se ero più infastidita del fatto
che
si sarebbe trovato facilmente un diversivo per la serata oppure del
fatto che si sarebbe andato a rifugiare da Lauren Zizes. Non doveva
importarmi, del resto lei era la sua ragazza...o qualcosa di simile.
"Per me non c'è problema e credo che lo stesso valga per
Kurt e
Blaine...ma sei sicura che Puck non preferisca restare a casa?"
ammiccò lei alzando un sopracciglio.
"Perchè dovrebbe? Si annoierebbe." le risposi stringendomi
nelle
spalle non riuscendo a capire dove volesse andare a parare. Ci fermammo
davanti all'entrata dell'aula del Glee club dove già molti
membri stavano ridendo tra loro.
"Ma io non dicevo da solo...non importa, cancella quello che ho detto.
Ci sarà da divertirsi stasera. Pronta per la canzone?"
"Sono nata pronta." affermai con un sorriso sicuro e determinato. Mi
sentivo carica per affrontare qualsiasi problema mi si parasse davanti.
Ero Rachel Berry e non mi facevo intimorire così facilmente,
quella canzone l'avrei cantata persino nel sonno. Facile per le mie
corde vocali e decisamente esprimeva quello che sentivo in quel
momento. Volevo solo divertirmi e non pensare a nient'altro che alle
Nazionali. Avevo chiuso con i ragazzi e tutto il resto.
"Era quello che volevo sentire...oh oh. Problemi in arrivo."
mormorò Mercedes adombrandosi in volto mentre guardava un
punto
fisso alle mie spalle.
"Cosa?" mi voltai seguendo il suo sguardo intercettando una figura alta
con spalle robuste che veniva nella mia direzione. Io conoscevo
benissimo quelle spalle. Quante volte mi ero stretta ad esse per
sentire il suo calore? Il suo amore? Maledizione, stavo di nuovo
pensando a lui! Rachel smettila di torturarti!
"Ciao Rachel...Mercedes." esordì lui con un sorriso
titubante.
"Finn. Dove hai lasciato Quinn? Di solito siete come due cozze che non
riescono a staccarsi l'una dall'altra." lo punzecchiò con
sarcasmo Mercedes non perdendo mai la sua grinta da Diva. Lo sapevo che
lo stava facendo per me.
"Probabilmente è già in aula."
"Forse faresti meglio ad andare da lei." gli suggerì
Mercedes senza troppi peli sulla lingua.
"Si. Rachel posso parlarti in privato? E' importante." improvvisamente
sembrava ansioso per qualcosa. Riconoscevo ogni suo minimo gesto e in
quel momento capivo che voleva rimanere da solo con me.
"Va bene." annuii autoconvincendomi che ce l'avrei fatta. Dopotutto
cosa sarebbe potuto succedere ormai?
"Rachel sei sicura che questa sia la cosa migliore da fare? Posso
sempre chiamare qualcuno per stederlo..." mormorò sottovoce
Mercedes lanciando occhiataccie per nulla equivoche a Finn, con la coda
dell'occhio lo vidi deglutire a vuoto. Era a disagio.
"No, tranquilla Mercedes. Andrà tutto bene." le feci un
sorriso incoraggiante.
"Come vuoi, ma urla se fa qualcosa ed io ti porto la cavalleria. Finn
sei avvisato, non fare cavolate. Ci vediamo dentro." dopo avergli
lanciato un ultimo avvertimento, ci diede le spalle ed entrò
in aula lasciandoci soli.
"Vedo che Mercedes non mi rederà le cose facili." fece una
smorfia imbarazzata.
"Non dovrebbe sorprenderti più di tanto." affermai con voce
pacata senza guardarlo in faccia.
"No, appunto. Lei ci tiene molto a te, come me del resto. Rachel volevo
chiederti cosa sta succedendo tra Puck e te." a quelle parole alzai la
testa di scatto e lo fissai come se gli fossero spuntate due teste sul
collo.
"Perchè?" gli chiesi cauta sapendo di camminare su un
sentiero piuttosto fragile. Dove voleva andare a finire con quel
discorso?
"Perchè ti farà solo del male, lui è
fatto
così. E' la sua natura. Lui non è fatto per una
relazione duratura, vuole
solo divertirsi e di certo non cerca una ragazza fissa. Non ha
intenzioni serie. Stai lontana da lui, non voglio che
tu ti illuda inutilmente." il suo sproloquio da pazzo iperprotettivo
stava rischiando di farmi innervosire ulteriormente. Ma chi si credeva
di essere?
"Come ho fatto con te? Tranquillo, non succederà." scossi
leggermente la testa serrando le labbra.
"Quindi non stai con lui, giusto?" improvvisamente sembrava
più rilassato e fece un sorriso rassicurato. Mi sembrava
persino di averlo visto tirare un sospiro di sollievo...oppure me lo
ero immaginata?
"Non capisco perchè dovrei risponderti..."
"Rachel lo dico per te. Ho visto che vi siete avvicinati molto
ultimamente e posso capirlo che hai bisogno di un amico al tuo fianco
ma non vorrei vederti soffrire a causa sua. Qualche giorno
fa l'ho visto mentre baciava Quinn al parcheggio! Non puoi fidarti di
uno come lui!" mi sarei potuta aspettare di tutto ma non quello. Non
quella scena. Chiusi gli occhi per alcuni istanti e potevo vederli,
Puck e Quinn, ancora una volta insieme a baciarsi. Un senso di fastidio
tornò a farsi capolino tra i miei pensieri. Cosa cavolo
stava succedendo? Noah stava con Lauren perchè...quello? Con
Quinn del resto. Non volevo far capire a Finn quanto quella notizia mi
avesse scossa. Feci un profondo respiro caricandomi e aprii gli occhi
sapendo perfettamente ogni singola parola che gli avrei detto.
"Finn adesso basta! Non hai alcun diritto di parlarmi così.
Non
sono più la tua ragazza, se sto insieme a Noah oppure no
sono
soltanto affari miei. E' la mia vita e tu hai rinunciato a farne parte
nel momento esatto nel quale mi hai lasciata. Non intrometterti e se
proprio vuoi lamentarti con qualcuno fallo direttamente con la tua
ragazza. Chiedile perchè ha baciato Noah, magari per una
volta
sarà sincera." detto ciò, con tutta la finta
calma possibile che di certo non stavo provando in quel momento, gli
diedi le spalle e varcai la soglia dell'aula del Glee club.
C'erano tutti, stavano aspettando soltando noi due. Artie e Tina mi
salutarono con un sorriso tornando a parlare con i propri partner,
Mercedes mi lanciò una domanda muta con lo sguardo ed io
cercai di rassicurarla facendo un cenno con la testa come se non fosse
successo nulla di importante. Eppure lo era stato. Spostai lo sguardo
verso di lui e notai una certa occhiata d'intesa tra i due possibili
piccioncini. Come faceva Lauren, seduta accanto a lui, a non accorgersi
di niente? Perchè adesso sembrava che fosse diventato un mio
problema? Ma non lo era maledizione. Perchè Noah non capiva
che stava commettendo un terribile sbaglio amoreggiando di nuovo con
Quinn? Alcuni secondi dopo, come se si fosse accorto improvvisamente
della mia presenza, si girò dalla mia parte con un sorriso
terribilmente dolce che mi fece male. Era il sorriso che rivolgeva a
Beth. Il sorriso che mi aveva fatto quando era tornato al Glee club
mollando il football. Ignorai lui, il suo sorriso e il posto che mi
aveva tenuto accanto a lui e andai a sedermi tra Mercedes e Mike,
proprio sotto la sedia di Noah, sorridendo alla mia amica. Sentivo il
suo sguardo perforarmi le spalle e sapevo, anche senza vederlo in
volto, che quel sorriso si era trasformato in un broncio spiacevolmente
sorpreso e un pò offeso. Ottimo. Un'altra cosa per cui
congratularmi con Finn. Avevo persino difficoltà in quel
momento di girarmi e rassicuralrlo che andasse tutto bene, specialmente
dopo che Finn era entrato in aula due secondi dopo di me. Non ci voleva
un genio per capire che avevamo appena discusso. Quando il professor
Shue disse che Mercedes ed io avevamo preparato una canzone per oggi,
mi tirai in piedi decisa a dimenticare le parole del mio ex ed a non
rovinarmi ulteriormente la giornata. Me ne aveva già
rovinate abbastanza. Dopotutto quella canzone era dedicata anche un
pò a lui, magari avrebbe finalmente capito qualcosa. Feci un
cenno a Bob e agli studenti di musica che attaccarono a suonare. Un
ultimo sguardo d'intesa con Mercedes e iniziai la mia parte.
Na na na na na na na
Na na na na na na
Na na na na na na
na
Na na na na na na
I guess I just
lost my husband
I don't know where
he went
So I'm gonna drink
my money
I'm not gonna pay
his rent (nope)
I've got a brand
new attitude,
And I'm gonna wear
it tonight
I'm gonna get in
trouble
I wanna start a
fight
Na na na na na na
na
I wanna start a
fight
Na na na na na na
na
I wanna start a
fight
Lanciai uno sguardo
significativo a Finn, trattenendomi a stento a prenderlo a schiaffi, e
mi avvicinai a Mercedes per cantare insieme.
[Chorus]
So, So what I'm
still a rock star
I got my rock moves
And I don't need you
And guess what
I'm havin more fun
And now that were
done
I'm gona show you
tonight
I'm alright
I'm just fine
And you're a tool so
So what
I am a rock star
I got my rock moves
And I don't want
you tonight
Sorrisi
a
Mercedes e feci un passo indietro ballando per lasciarle il posto. Mi
divertivo sempre a fare i duetti con lei, inizialmente eravamo rivali
ma era impossibile non trovarla simpatica. Era unica, dopotutto anche
lei era una Diva. Lanciai uno sguardo di sfuggita a Noah che mi fissava
con le braccia incrociate al petto e sguardo indecifrabile, non aveva
ancora rinunciato a quel broncio adorabile. Da quando pensavo che fosse
adorabile? Perchè dovevo avercela con lui? Era Lauren quella
che
doveva preoccuparsi, non io. Potevo fargli soltanto capire che stava
facendo un grosso errore, ma forse non mi avrebbe nemmeno ascoltato.
Era tutto inutile. No, dovevo pensare alla canzone.
Unh
Check my flow Uohhh
The waiter just
took my table
And gave it to
Jessica Simps(Shit! )
I guess I'll go sit
with drum boy
At least he'll know
how to hit(Oops)
What if this flops
on the radio,
Then somebody's
gonna die! haha
I'm going to get in
trouble,
My ex will start a
fight
Na na na na na na
He's gonna to start
a fight
Na na na na na na
We're all gonna get
in a fight
Feci un cenno
con le mani a Tina
e Brittany per raggiungerci e unirsi al ritornello ballando e saltando
divertite attorno al pianoforte. Mercedes mi fece l'occhiolino e
ridacchiammo entrambe.
[Chorus]
So, So what I'm
still a rock star
I got my rock moves
And I don't need you
And guess what
I'm havin more fun
And now that were
done
I'm gona show you
tonight
I'm alright
I'm just fine
And you're a tool so
So what
I am a rock star
I got my rock moves
And I don't want
you tonight
Diedi una
finta spintarella di
sedere a Tina e spinsi via Brittany come a voler riacquistare il primo
piano. Guardai fisso Finn che sembrava a disagio sulla sedia.
You weren't fair
You never were
You want it all but
that's not fair
I gave you life
I gave my all
You weren't there,
you let me fall
[Chorus]
So, so what I'm
still a rock star
I got my rock moves
And I don't need you
And guess what
I'm havin more fun
And now that were
done
I'm gona show you
tonight
I'm alright
I'm just fine
And you're a tool so
So what
I am a rock star
I got my rock moves
And I don't want
you tonight
No no No no,
I don't want you
tonight
You weren't there
I'm gona show you
tonight
I'm alright
I'm just fine
And you're a tool so
So what
I am a rock star
I got my rock moves
And I don't want
you tonight
Ba da da da da da
prrrrrr
Al termine
della canzone ridemmo
tutte e quattro mentre gli altri membri del club e Shuester si misero
ad applaudire facendo degli urli di apprezzamento. Abbracciai
le ragazze complimentandomi con loro, avevamo fatto proprio un bel
lavoro tutte insieme. Ritornammo ai nostri posti e proseguimmo la
lezione provando le note musicali, il prof Shue ci diede uno dei suoi
soliti spartiti dei Journey ed infine ci assegnò il compito
per la
settimana successiva. Ritornare indietro. Che razza di compito era? Io
volevo andare avanti, non indietro, e il professore non mi stava
aiutando molto in quel senso. La lezione era finita, alcuni se ne erano
andati come Finn e Quinn e i pochi che erano rimasti stavano discutendo
sui proggetti del fine settimana. Io avevo due opportunità:
o
chiedere a Kurt Blaine e Mercedes se erano liberi per uscire tutti
insieme oppure, nel peggiore dei casi, restare a casa a guardarmi un
bel film con una ciotola di popcorn. Una serata in solitario come avevo
fatto tutti i giorni della mia vita prima di entrare al Glee club,
sembrava passato un secolo. Diedi un'ultima occhiata al testo dei
Journay, pensando che ormai per Shuester fossero diventati una
fissazione, e
non mi accorsi della presenza di Noah davanti a me se non quando mi fu
a pochi centimetri di distanza. Alzai lo sguardo e incrociai il suo,
sembrava che in qualche modo si stesse trattenendo. Aveva le mani
dentro le tasche dei jeans e le spalle strette, mi dava un senso di
vulnerabilità in quel momento. Non era stato facile per me
ignorarlo per tutto questo tempo specialemente visto quello che lui
aveva sempre fatto per me, improvvisamente mi sentii una stronza. Non
aveva fatto nulla per meritarsi il mio comportamento, dopotutto non ero
neppure la sua ragazza ma solo una sua amica e gli amici si aiutano
l'uno con l'altro. Sempre.
"Sei arrabiata con me?" mi chiese lui di punto in bianco senza girarci
intorno. Il solito Puckerman.
"No."
"Perchè mi hai ignorato per tutto il tempo? Ti avevo tenuto
il posto."
"Lo so, scusami. Pensavo che non fosse giusto nei confronti di Lauren
stare sempre insieme. Non vorrei farla arrabiare...sai, mi stenderebbe
con una sola spinta." blaterai abbassando lo sguardo per terra, non
volevo leggere nei suoi occhi la mia menzogna.
"Ti difenderei io." mormorò lui con tono deciso facendomi
sussultare. Perchè il mio cuore stava accelerando i battiti?
Traditore.
"Non sempre ho bisogno di essere protetta Puck." rafforzai la stretta
sullo spartito accartocciandolo un pò troppo ai lati. La sua
presenza mi stava rendendo nervosa.
"Ecco, questo non è un buon segno. Cosa ti ha detto Finn?"
il
tono della sua voce si indurì e quando alzai lo sguardo
potei
notare una certa luce assassina attraversare i suoi occhi. No, non
volevo essere di nuovo la causa di una loro lite.
"Nulla, i suoi soliti sproloqui." mi strinsi nelle spalle cercando di
minimizzare la cosa senza dargli alcun peso.
"Sei sicura che non vuoi dirmi niente? Una sola tua parola e vado a
fare due chiacchiere con il prossimo occhio nero di Finnkestain." per
una qualche ragione quella frase mi riscaldò il cuore e gli
sorrisi dolcemente. Mi sembrava il piccolo Puckerman che avevo
conosciuto all'asilo e che mi difendeva sempre dagli scocciatori...per
poi tirarmi lui stesso le codine chiamandomi rompipalle fin da allora.
Lui poteva farlo ma gli altri no, questo era il suo pensiero da baby
bullo. Non era cambiato una virgola, era diventato solo più
sexy.
"Sono sicura, non preoccuparti. Non dovevamo andare da Beth oggi?" gli
chiesi ponendo fine al discorso.
"Si, giusto. Andiamo." non sembrava molto convinto delle mie risposte
ma sapevo che stava soltanto posticipando il vero interrogatorio. Lui
era un tipo che non mollava facilmente. Mi alzai seguendolo fuori
dall'aula e mi ritornò in mente la chiacchierata che avevo
fatto
soltanto un'ora e mezza prima con Mercedes proprio in quel corridoio.
Perchè le cose mi sembravano cambiate tutte d'un colpo?
Maledetto Finn!
"Ah, un'ultima cosa. Hai per caso già fatto programmi
stasera
con Lauren? Altrimenti potresti venire con Kurt Blaine Mercedes e me al
bowling, mangiamo una pizza...ci sarà anche il karaoke. Ci
divertiremo." gli proposi aspettando impazientemente la sua risposta.
Avevo quasi paura di sentirla. E se avesse detto no?
"Ci sarò. Verrò a prenderti io a casa."
affermò
lui sicuro di se, senza nessuna esistazione nella voce. Non mi diede
neppure l'opportunità di rimangiarmi la proposta. Quasi mi
sorpresi a chiedermi se per caso non fosse impegnato con Quinn e i loro
incontri segreti, ma volevo evitare di addentrarmi troppo in quel
discorso senza via d'uscita.
"Ottimo. Dai,
andiamo da Beth adesso."
Il tragitto verso casa di mia madre lo passammo in assoluto silenzio,
ognuno perso nei propri pensieri. Cosa gli frullava in testa in quel
momento? Stava per caso pensando a Lauren? O a Quinn? Non riuscivo a
togliermi dalla testa l'immagine di quel bacio con l'ex Cheerios, mi
vennero i crampi allo stomaco. Che fosse tutto legato? No,
probabilmente avevo mangiato qualcosa che mi aveva fatto male. Non
volevo credere il contrario, non dovevo farlo. Noah era soltanto un
buon amico e basta. Un altro crampo mi fece serrare i pugni. Da quanto
tempo stava andando avanti la tresca tra Puckerman e la biondina? Da
quanto me lo stava nascondendo? Credevo che fossimo sinceri l'uno con
l'altra, che ci confidassimo ogni cosa che ci passasse per la testa.
Ormai non mi offendevo neppure più quando mi prendeva in
giro, sapevo che scherzava e gli rispondevo per le rime. La nostra
amicizia si era consolidata, non riuscivo nemmeno a pensare di passare
una serata senza averlo vicino a ridere e a scherzare tirandogli i
popcorn sulla cresta. Lo guardai con la coda dell'occhio e notai il
nervosismo nelle sue mani mentre agguantavano il volante, anche lui
sembrava a disagio. Era a causa mia? Aveva capito di aver commesso una
stupidaggine? Si sentiva in colpa? Perchè proprio con Quinn?
Un ulteriore crampo mi fece digrignare i denti. Forse potevo chiedere a
mia madre se avesse qualche cosa contro il mal di pancia. Noah si
allungò per accendere la radio che iniziò a
trasmettere Please please please, lui grugnì qualcosa di
incomprensibile e alzò il volume aprendo il finestrino. Che
strano comportamento, non credevo che The smiths potessero causargli
qualche disfunzione mentale. Voleva per caso dirmi qualcosa con quella
canzone? Feci finta di nulla e guardai fuori dal finestrino come se
nulla fosse. Quando arrivammo a destinazione
suonai al campanello e aspettai che mia madre venisse ad aprirci la
porta ma quando lo fece notai qualcosa di strano nella sua espressione.
Sembrava tesa e un pò preoccupata, cos'era successo? Mi
lanciò una lunga e strana occhiata, come se volesse dirmi
qualcosa di importante, e ci fece accomodare con un lieve sorriso sulle
labbra. Riscivo a sentire l'atmosfera tesa che mi circondava, il mio
sesto senso continuava a urlarmi che c'era qualcosa che non andava.
Anticipai Noah e mi diressi verso il box della bambina nel salone ma mi
bloccai appena oltre la soglia. Non poteva essere. Il mio cuore prese a
battere violentemente nel petto facendomi male, riuscivo a sentire solo
quello. Il mio cervello era diventato una tabula rasa. Rimasi immobile,
paralizzata, gli occhi persi nei suoi. Da quanto tempo non incrociavo
più quello sguardo? Jessie St. James era li, proprio davanti
a me, con Beth tra le braccia. L'unico pensiero che riuscivo a sentire
era quello: Jessie è tornato.
E
rieccoci con il quinto capitolo, la vita della nostra Rachel si sta
incasinando sempre di più adesso che Jessie è
tornato in scena. Cosa succederà secondo voi? Il prossimo
capitolo...indovinate di chi è...scommettiamo ;)
Ringrazio
di nuovo chi commenta, chi mette la ff tra i preferiti e chi la segue e
un grazie di cuore a chi la legge. Scusate per eventuali errori
grammaticali, qualsiasi critica costruttiva sarà ben accolta
:)
La
canzone è So what di Pink...ne ho cercate diverse ma questa
mi sembrava più adatta come testo.
besos
|
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Capitolo 6 *** Puck ***
Non riuscivo a capirla. Perchè mi aveva ignorato tutto il
tempo
voltandomi le spalle
mentre eravamo al Glee club? Perchè non aveva risposto al
mio
sorriso come faceva di solito? Perchè non mi aveva raggiunto
in
aula? Le avevo persino tenuto libero un posto accanto al mio come
facevo sempre nelle ultime settimane. Perchè quello strano
comportamento? Per non parlare dell'entrata in scena di Hudson alle sue
spalle
che l'aveva seguita con lo sguardo finchè non si era seduto
accanto a Quinn, che si era appropriata della sua mano come a marcare
il territorio e urlare a tutti che lui era suo. Non c'era bisogno di
farlo, ora come ora Finn non era per niente il più quotato
del
gruppo quindi poteva stare tranquilla. Se soltanto avesse ammesso le
sue vere debolezze, tra le quali spuntava il nome di Beth in cima alla
lista, si sarebbe sentita meglio. Si sarebbe liberata di un peso.
Maledizione! Non riuscivo a togliermi dalla testa la rabbia che per un
istante avevo intravisto negli occhi di Rachel appena era entrata in
aula.
Quella ragazza mi avrebbe fatto uscire matto! Cosa dimine le aveva
fatto Finn questa volta? Con lui non c'era mai dai essere sicuri di
niente. Avrei pagato oro, ovviamente rubandolo prima, per sapere cosa
si erano detti fuori dall'aula. Avevo bisogno di saperlo, magari avrei
capito meglio la situazione e il modo migliore come comportarmi con lei
visto che mi stavo mettendo d'impegno per distrarla proprio dal mio
migliore amico. Non le avevo creduto neppure per un secondo quando
aveva tentato di placare le mie domande, ogni sua risposta mi sembrava
un'arrampicata sugli specchi. Perchè mi aveva mentito?
Dubitavo
che avesse realmente paura di Lauren, non era da lei. Se pur piccola e
minuta Rachel Berry non si tirava mai indietro, affrontava di petto le
situazioni con la sua voce saccente e petulante stordendo l'avversario
che la faceva vincere per abbandono del gioco. Erano gli altri ad avere
paura di lei. Ero sincero quando le avevo detto che l'avrei protetta
io, avevo sempre cercato di farlo ogni volta che la vedevo in
difficoltà fin da quando eravamo piccoli. Strano ma vero
Puckzilla era condannato a seguire e difendere l'unica donna che non
gliela avrebbe mai data e non lo faceva di certo per un secondo fine,
non riusciva ad essere insensibile a Rachel Berry. Era il mio punto
debole. Era come una
malattia, un cancro che non riuscivo a togliere. Ma volevo veramente
farlo? Come sarebbe stata la mia vita senza la principessina
ebreo-americana? Decisamente diversa, più spenta. Senza
colori,
senza suoni. Senza la sua voce petulante. Forse dopotutto non sarebbe
stata così male, mi sarei risparmiato ore di supplizi
logorroici
su chi avrebbe probabilmento vinto i Tony awards nella prossima
edizione. L'avrei sempre difesa
da tutto e da tutti pur di non vederla soffrire, perchè
allora lei mi aveva risposto che non sempre aveva
bisogno di essere protetta? Cosa voleva dirmi con quelle parole? Che la
dovevo
lasciare stare in pace? Non se ne parlava nemmeno, avevo deciso di
disintossicarla da Finn e ci sarei riuscito a qualunque costo.
Dipendeva tutto da lei, quindi avrebbe dovuto sopportarmi ancora per
molto visto come stavano andando le cose. Adesso eravamo in auto, lei
era accanto a me ma sembrava persa nei suoi pensieri, così
vicina e lontana mille miglia nello stesso momento. A cosa stava
pensando? Sempre troppe domande ma mai alcuna risposta. Strinsi
così forte le mani sul volante da far diventare le nocchie
bianche. Perchè diamine non parlava? Di solito era una
macchinetta senza sosta e adesso sembrava che qualcuno le avesse morso
la lingua...e non ero stato di certo io a farlo. Anche se la sua
lingua...basta! Dovevo concentrarmi sulla strada! Continuava a
distrarmi persino adesso quando non stava facendo assolutamente niente,
peccato che il suo silenzio era più assordante dell'urlo di
Tarzan e dell'affondamento del Titanic quando ero seduto proprio sotto
le casse dell'audio. Era
insostenibile quell'atmosfera, accesi la radio e cambiai due stazioni
prima di trovare un pò di musica. Me la ricordavo quella
canzone, era nella colonna sonora di uno dei film che Rachel mi aveva
fatto vedere a casa sua durante la serata cinema che alla fine si era
conclusa con un dibattito acceso sulla storia tra alti e bassi dei
protagonisti. Rachel insisteva sul fatto che lei era impazzita ma che
le canzoni erano meravigliose mentre io che lui era uno sfigato
innamorato, nessuno dei due aveva vinto. Ero ancora dell'idea che fosse
uno sfigato innamorato, l'amore giocava brutti scherzi alle persone
rendendole patetiche e rimbecillite ed io l'avevo subito sulla mia
stessa pelle quando mi ero innamorato di Quinn. E di Rachel, ma lei non
lo avrebbe mai dovuto sapere, era successo molto tempo prima
quindi adesso non era neppure più importante dirle la
verità. Avrei soltanto rovinato l'amicizia che avevamo
costruito fino adesso per nulla, era acqua passata ormai e lei aveva
bisogno di me adesso. Rachel e Quinn due ragazze una
diversa dall'altra, strana la vita, e una delle due mi sedeva proprio
accanto inconsapevole della direzione che avevano preso i miei
pensieri.
Le note di Please please please mi riportarono alla realtà
ed io
alzai il volume bofonchiando a mezza voce: "Tu sei il mio cambiamento."
Probabilmente non era riuscita a sentirmi anche perchè avevo
fatto di tutto per farlo sembrare quasi un colpo di tosse, meglio
così visto che quasi mi ero pentito di quello che le avevo
appena detto. Non perchè non fosse vero, io lo pensavo
seriamente, ma non sapevo come avrebbe potuto prendere quella frase.
Non volevo vederla andarsene di nuovo.
La canzone parlava di cambiamenti e di lasciar fare quello che si
voleva, per me quello era stato un periodo di tanti cambiamenti...prima
Beth, poi la vicinanza costante di Rachel che apprezzavo ogni giorno di
più, ed infine la distanza che si era creata tra me e Finn,
un tempo il mio miglior amico.
Avevo soltanto lei e Beth adesso, oltre al resto della famiglia del
Glee club e ovviamente Lauren ma non era la stessa cosa. Ed ora lei non
mi parlava più, mi celava i suoi pensieri e le sue
preoccupazioni quando ci eravamo promessi di essere sinceri l'uno con
l'altra. Riuscivo a
leggerla come un libro aperto eppure in quel momento c'era qualcosa che
non andava per niente. Mi sentivo inutile e la cosa mi dava fastidio.
Speravo che leggesse tra le righe di quella canzone per capire quello
che volevo dirle, per capire una parte della mia verità. Non
ero ancora disposto a espormi completamente, neppure di fronte a lei.
Eppure
lei si voltò verso il finestrino ignorandomi di nuovo. E che
diamine! Parcheggiai nel vialetto di casa di Shelby, Rachel fu la prima
a scendere e mi aspettò davanti alla porta torcendosi le
mani
dal nervosismo. Cosa le prendeva? Perchè non mi voleva dire
niente? Perchè non mi guardava nemmeno in faccia? Ero
frustrato. Suonammo alla porta e ci venne ad aprire Shelby,
anche lei sembrava piuttosto strana come la figlia. Ottimo.
Lanciò una strana occhiata a Rachel, come a volerle dire
qualcosa di importante per poi fermarsi e lasciarla oltrepassare la
porta con passo spedito verso la sala. Shelby mi scrutò
attentamente e qualcosa nella sua espressione mi urlava mi dispiace.
Non riuscivo a capire ma sentivo che c'era qualcosa di terribilmente
sbagliato. Non dovevamo essere li in quel momento. Seguii Rachel fino
alla sala quando mi scontrai contro la sua schiena irrigidita, alzai lo
sguardo confuso e mi bloccai di colpo. Strinsi i pugni adirato da
quello che stavo vedendo. Cosa cavolo ci faceva Jessie St. James con in
braccio
mia figlia? Feci un passo avanti e gli strappai la bambina, che emise
un urletto per poi scoppiare a piangere, la cullai
sussurrandole parole dolci all'orecchio per calmarla. Non mi era mai
piaciuto del tutto St. James ma lo avevo accettato per una possibile
vittoria delle Nuove Direzione e per lei, per il suo sorriso, peccato
che alla fine si era
rivelato per quello che era realmente mandando in frantumi tutto quello
che era riuscito a crearsi al McKinnley. Compreso il cuore di Rachel.
Con che coraggio si ripresentava qui? Sapeva bene di rischiare un
pestaggio con i fiocchi eppure rimaneva li, immobile come se nulla
fosse, senza mai
distogliere lo sguardo dalla Berry e lei faceva lo stesso. La rabbia mi
montò fino alla cresta, se non fosse stato per Beth gliele
avrei
suonate di santa ragione. Perchè Rachel si era imbabolata a
guardarlo? Non le era bastato quello che era successo la prima volta?
Provava ancora qualcosa per lui? Conoscendo il modo di
ragionare della mia amica probabilmente credeva di non aver mai chiuso
definitivamente la loro storia, come se un uovo schiacciato in testa
e l'umiliazione pubblica di fronte ai Vocal Adrenaly ghignanti di
trionfo non fosse sufficiente per porre fine a qualcosa che non doveva
mai
accadere. Perchè le stava facendo di nuovo questo? Conoscevo
lo
sguardo di Rachel e non era per niente una buon segno quello che vi
stavo leggendo in quel momento. Lei gli avrebbe perdonato tutto
all'istante, come con
Finn...o forse anche peggio. Quel ritorno avrebbe cambiato tutto, me lo
sentivo.
"Ciao Rachel. Puckerman." salutò lui senza nemmeno
guardarmi. C'era solo lei nei suoi occhi. Strinsi più forte
Beth dalle mie braccia come a chiederle di trattenermi dal fare quale
di violento.
"St. James...come mai di nuovo da queste parti?" gli chiesi facendo un
passo indietro per mettermi davanti a Rachel come a volerla proteggere
da lui. E lo avrei fatto.
"Mi mancavano Lima e la tua mohawk. Complimenti per la bambina,
è tutta sua madre."
"C'è anche molto di Noah in lei..." mormorò
Rachel con voce flebile quasi senza rendersene conto senza smettere di
fissare Jessie. Quelle parole però, in qualche modo in
quell'assurda situazione, mi fecero piacere. Rachel pensava che
quell'adorabile di Beth mi assomigliasse.
"Mi è sempre piaciuto il modo in cui solo tu vedi il mondo,
è uguale al mio. E' bello vedere che certe cose non
cambiano." le sorrise lui con affetto, era come se le avesse appena
accarezzato la guancia e questo mi indispettì molto.
"Jessie perchè sei tornato?" gli chiese lei confusa mentre
il labbro inferiore le tremava visibilmente nonostante i suoi sforzi
per trattenerlo.
"Volevo vederti. Ho bisogno di parlarti in privato Rachel, da solo.
Vuoi venire con me?" le porse una mano con il palmo in alto aspettando
una sua mossa. Una sua scelta. Adesso spettava a lei decidere.
"Rachel non avrai davvero intenzione di..." iniziai a dire voltandomi
verso di lei sapendo quasi di starla supplicando a restare li con me.
Non potevo farlo. Lei mi interruppe mettendomi una mano sul braccio.
"Noah, riuscirai a cavartela da solo con Beth. Mi fido di te. Io devo
andare con Jessie. A dopo Noah." si allungò per darmi un
bacio sulla guancia senza neppure guardarmi negli occhi e poi
afferrò la mano del ricciolino. Sentii andare a pezzi
qualcosa dentro di me. Perchè lo stava facendo?
Quelle furono le ultime parole di Rachel prima di chiudersi la porta
alle spalle e seguire Jessie. Lo avrebbe seguito ovunque, ne ero certo.
Erano appena ricominciati i guai e nemmeno se ne era accorta. Mi
sentivo male. Vuoto.
"Andrà tutto bene Beth." mormorai a mia figlia con una
sicurezza che nemmeno provavo. Shelby arrivò alle mie spalle
con il biberon per la bambina. Me lo porse e si sedette sulla poltrona
iniziando a soffiare lentamente su una tazza fumante di
caffè scrutandomi attentamente.
"Quando ti ho visto nel reparto di ginecologia a guardarla con
adorazione si vedeva lontano un miglio che l'amavi ma non avrei dato
nemmeno un soldo bucato al fatto che saresti riuscito a prenderti cura
di lei. Eppure, guardandoti ora, ammetto di essermi sbagliata." le
sorrisi mentre davo il latte tiepido alla bambina che iniziò
a berlo con foga. Era proprio mia figlia.
"Grazie per averla chiamata Beth."
"E' un bel nome, non potevo chiamarla in un altro modo."
"Non te l'ho mai chiesto...ti dispiace che mi sia rifatto vivo con la
bambina?" le chiesi sedendomi sul divano mentre la bambina stringeva
tra le manine il biberon come se fosse qualcosa di prezioso.
"No, dopotutto è la stessa cosa che ho fatto anch'io con
Rachel...soltanto che io ho perso troppi anni che non
riuscirò mai a recuperare. Tu hai un'opportunità
migliore, l'unica cosa importante però è la
bambina. Dobbiamo fare quello che è meglio per lei." aveva
ragione, ma c'era qualcosa di stonato nelle sue parole.
"Come quando hai lasciando andare via Rachel?" le lanciai uno sguardo
attento osservando i suoi occhi tanto simili a quelli della figlia.
"A volte è necessario farsi del male per rendere felici gli
altri. Farsi da parte per non complicarle la vita e rendergliela
migliore." adesso il suo volto era perso tra mille pensieri. Potevo
riuscire a riconoscere nella sua espressione una punta di pentimento e
di sensi di colpa, non era così tranquilla come faceva
credere. Le mancava Rachel da sempre.
"Sei davvero sicura che Rachel sia più felice senza sua
madre? Senza la donna che ha sempre sperato di incontrare e conoscere?"
"E' da quando avete iniziato a venire per Beth che la vedo ogni giorno
più radiosa, non chiedo di meglio per lei." finalmente
sorrise guardandomi con qualcosa che assomigliava alla gratitudine.
Cercavo di ragionare sulle sue parole ma non riuscivo ancora a
crederci. Era la verità?
"Radiosa?" mormorai disorientato.
"Si, lo è." annuì lei con sicurezza. Quando si
accorse dell'incertezza nella mia espressione, posò la tazza
vuota sul tavolino e si chinò verso di me con aria materna.
"Sei preoccupato per il ritorno di Jessie?" aveva espresso a parole il
mio turbamento cosa che mi mise ancor di più in ansia.
Accarezzai dolcemente la testolina bionda di Beth cercando di trovare
quel legame che ero riuscito a costruire insieme a Rachel ma mi resi
conto che non era lo stesso senza di lei. Avevo pensato che senza di
lei era come vivere in un mondo senza suoni e senza colori? Era proprio
così. Sentivo la sua assenza e, in qualche modo, sapevo che
la sentiva persino Beth. Sarei riuscito a farla tornare?
"Sono preoccupato per quello che potrebbe succederle se ricascasse di
nuovo in quella storia. L'ho visto nei suoi occhi prima ed è
solo questione di tempo. Non voglio che Jessie le faccia del male."
strinsi Beth tra le braccia baciandole la testolina.
"Ti sei mai chiesto perchè hai paura che si rimetta con
Jessie? Temi di più per il suo cuore spezzato o per la
possibilità che te la porti via? Forse dovresti rifletterci
attentamente. Adesso vado a fare un pò di spesa, ti lascio
solo con Beth. Ci vediamo tra un pò." mi strinse il
ginocchio come per congedarsi e si alzò dalla poltrona
lasciandomi solo con mia figlia. Con la mia solitudine e i miei incubi.
Cosa dovevo fare adesso? Qual'era la verità che volevo
ignorare?
Ecco il sesto capitolo e
non mi sembra vero!!! E' di nuovo Noah il protagonista del
capitolo...dispiaciuti?? Spero di no ;) stranamente questo capitolo si
è scritto praticamente da solo e ne sono contenta, ho
più tempo per organizzarmi con il prossimo dedicato
interamente a Jessie. Adesso che Rachel ha accettato la sua mano cosa
succederà?? Ricordo che c'è ancora la serata al
bowling in sospeso...
Ringrazio per l'ennesima
volta tutti i vostri commenti.
xDarlingAry
è vero, Puck non ha baciato Quinn ma
Finn non lo sa...ha soltanto visto Noah chinarsi verso la ragazza e ha
pensato che l'avesse baciata...e ovviamente doveva dirlo a Rachel per
metterla in guardia (non sono una finchel ma adoro i loro duetti
insieme)
xIsa Jessie doveva tornare per forza...ho molti proggetti per lui...e
si, Puck è terribilmente sexy
xVevve l'adorazione per Rachel è condivisa in pieno, spero
di averla fatta bene...pensa che Please please please me l'ha
consigliata quella sera youtube e ho detto perchè no? a me
piace molto...e tra poco arriverà la parte di Jessie ;)
p.s. quando Noah ripensa alla canzone nella colonna sonora di un film,
il film in questione è 500 giorni insieme
|
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Capitolo 7 *** Jessie ***
Eccomi tornato a Lima. Eccomi tornato da lei, Rachel, la mia cantante.
Mi sembrava
passato un secolo dall'ultima volta che l'avevo vista. Era sempre bella
come mi ricordavo, forse ancora di più. Quando avevo
incrociato
il suo
sguardo avevo notato un non so che di felicità mista a
turbamento. Cos'era successo mentre io non c'ero? Chi le aveva fatto
questo? Chi la stava facendo adombrare in quel modo? Dubitavo che fosse
stato per il
mio ritorno, sicuramente le avevo causato una sorta di sentimenti
differenti tra di loro...il primo di una lunga serie che come
conseguenza mi avrebbe portato ad essere preso a calci nel sedere fino
a riportarmi direttamente nella
Grande Mela in un secondo, ma di certo non quello sguardo perso. Sapevo
di non esserle indifferente, speravo
soltanto di non essere tornato troppo tardi per riuscire a
riconquistarla. A restaurare un rapporto con lei, perchè
quella
era la sola e l'unica verità per la quale adesso mi trovavo
in
macchina con lei. Avevo provato a starle lontano per mesi, sforzandomi
a ignorare i mille rimpianti che continuavano a ossessiornarmi, ma era
stato tutto inutile. Non riuscivo a dimenticarla, non riuscivo a
smettere di amarla. Mi era entrata così tanto in
profondità che non ne sarebbe più uscita e, ad
essere
sinceri, non volevo che il suo ricordo mi lasciasse. Allora si che mi
sarei sentito completamente solo. Ero stato un completo imbecille con
lei, un verme della peggior specie soltanto per raggiungere la gloria.
Tra lei e il quarto titolo consecutivo alle Nazionali avevo scelto la
vittoria più facile riunendomi ai miei ex compagni, quel
giorno
avevo ferito molte persone e avevo distrutto il cuore della ragazza che
amavo. Quel giorno ero sprofondato anch'io dopo aver visto la delusione
e la rabbia sul suo viso, dopo averla vista abbandonare il palco
voltandomi per sempre le spalle senza più guardarsi
indietro. Avevo vinto con l'amaro in bocca, non avevo sentito quella
felicità degli anni passati. Improvvisamente non sentii
più niente mentre guardavo i miei compagni gridare dalla
gioia. E
tutto quello solo a causa mia, della mia voglia egoistica di vincere su
tutti. Avevo vinto ma avevo perso lei. Forse dopotutto non avevo preso
la decisione giusta umiliandola di fronte ai Vocal Adrenalie
spiaccicandole un uovo in fronte, forse avevo sbagliato tutto fin
dall'inizio con lei e incrociare il suo sguardo mi aveva dato ragione.
Stavo camminando su un campo pieno delle mine che avevo messo io nel
nostro camino, sarei riuscito a uscirne indenne con lei al mio fianco?
Mi avrebbe riaccettato nella sua vita? Le ero così vicino in
quel momento che tenevo a stento la voglia di stringerla fra le mie
braccia per dirle quanto tenevo a lei, ma non potevo farlo adesso.
L'avrei soltanto fatta scappare, spaventare. Avrei rovinato tutto ancor
prima di iniziare il mio piano di
riconquista, sarebbe stato tutto inutile...allora sarebbe stato meglio
restare a New York mettendo a tacere i miei sentimenti per sempre. No,
adesso era lei la priorità e avrei rispettato qualsiasi sua
scelta anche se ciò mi avrebbe fatto soltanto del male.
Forse lo
meritavo. Improvvisamente dalla radio arrivarono le prime note in
versione acustica del recente successo della cantante Adele, nemmeno a
farlo apposta il testo era perfetto per quel momento, per i miei
rimpianti, per quello che poteva essere tra di noi e che invece non lo
era. Volevo cantarla a squarciagola per farle capire ciò che
provavo, per dirle mi dispiace, eppure non lo feci. Avevo bisogno di
parlarle, spiegarle le
mie stupide ragioni, di essere sincero una volta per tutte sperando che
restasse almeno cinque minuti per ascoltarmi. Quando la sua voce
squarciò il silenzio dell'auto cantando la prima strofa
della canzone
sentii fremere qualcosa nel mio petto, come se il suo canto mi stesse
risvegliando dal torpore di un lungo sonno. Dalla voglia di lei. Quanto
mi era mancato il suono della sua voce.
There's a fire starting in my
heart,
Reaching a fever pitch and it's
bring me out the dark,
Non riuscii più a trattenermi e attaccai con la seconda
strofa guardandola dritta negli occhi. Volevo che capisse che mi
dispiaceva e che tenevo ancora a noi. Lei si voltò verso di
me di scatto con sguardo diffidente e ostile. Sarebbe mai riuscita a
perdonarmi?
Finally, I can see you crystal
clear,
Go ahead and sell me out and
I'll lay your shit bare,
See how I'll leave with every
piece of you,
Don't underestimate the things
that I will do,
There's a fire starting in my
heart,
Reaching a fever pitch and
it's bring me out the dark,
The scars of your love remind
me of us,
They keep me thinking that we
almost had it all,
The scars of your love, they
leave me breathless,
I can't help feeling,
Afferrai saldamente la spalliera del sedile di lei avvicinandomi quel
tanto che bastava per annusare di nuovo il suo profumo che tante notti
avevo sognato, lei si ritrasse voltandosi verso il finestrino per poi
tornare a guardarmi con aria di sfida unendosi a me nel ritornello.
We could have had it all,
(You're gonna wish you never
had met me),
Rolling in the deep,
(Tears are gonna fall, rolling
in the deep),
You had my heart inside of
your hands,
(You're gonna wish you never
had met me),
And you played it to the beat,
(Tears are gonna fall, rolling
in the deep),
Le presi una mano tra le mie e me la portai al cuore per farle sentire
quanto stava battendo per lei. Rachel si riappropriò della
mano fulminandomi con lo sguardo tradito e irato.
Baby, I have no story to be
told,
But I've heard one on you and
I'm gonna make your head burn,
Think of me in the depths of
your despair,
Make a home down there as mine
sure won't be shared,
Voleva punirmi, non si fidava di me e aveva ragione. Il mio squallido
comportamento non rendeva facili le cose tra di noi. Ma io non volevo
perdermi d'animo.
The
scars of your love remind me of us,
(You're
gonna wish you never had met me),
They
keep me thinking that we almost had it all,
(Tears
are gonna fall, rolling in the deep),
The
scars of your love, they leave me breathless,
(You're
gonna wish you never had met me),
I can't
help feeling,
(Tears
are gonna fall, rolling in the deep),
Per un solo istante la vidi chiudere gli occhi e sorridere, ma era
stato così veloce che avevo creduto di essermelo immaginato.
Era felice anche lei in quel momento? Il suo cuore batteva
così forte come il mio? Sentiva la potenza e l'armonia delle
nostre voci insieme? Le ero mancato almeno un decimo di quello che lei
era mancata a me?
We could have had it all,
(You're gonna wish you never
had met me),
Rolling in the deep,
(Tears are gonna fall, rolling
in the deep),
You had my heart inside of
your hands,
(You're gonna wish you never
had met me),
And you played it to the beat,
(Tears are gonna fall, rolling
in the deep),
Could have had it all,
Rolling in the deep,
You had my heart inside of your
hands,
But you played it with a beating,
Throw
your soul through every open door,
Count
your blessings to find what you look for,
Turn my
sorrow into treasured gold,
You'll
pay me back in kind and reap just what you've sown,
(You're gonna wish you never had
met me),
We could have had it all,
(Tears are gonna fall, rolling in
the deep),
We could have had it all,
(You're gonna wish you never had
met me),
It all, it all, it all,
(Tears are gonna fall, rolling in
the deep),
We could
have had it all,
(You're gonna wish you never had
met me),
Rolling in the deep,
(Tears are gonna fall, rolling in
the deep),
You had my heart inside of your
hands,
(You're gonna wish you never had
met me),
And you played it to the beat,
(Tears are gonna fall, rolling in
the deep),
Could
have had it all,
(You're
gonna wish you never had met me),
Rolling
in the deep,
(Tears
are gonna fall, rolling in the deep),
You had
my heart inside of your hands,
But you played it,
You played it,
You played it,
You played it to the beat.
Eravamo di nuovo noi in quel momento. Di nuovo Rachel e Jessie, o St.
Berry come si divertiva a chiamarci lei con l'unione dei nostri
cognomi.
Ansimavamo ancora per la canzone mentre ci guardavamo negli occhi senza
distoglierli
gli uni dagli altri come due calamite. Sentivo l'alchimia che si era
ricreata come quando avevamo cantato per la prima volta Hello di Lionel
Richie. Le nostre voci che si univano l'una all'altra erano come una
magia. Mi era mancato enormemente poter cantare di nuovo con lei e
adesso sembrava che il sogno potesse diventare realtà.
Improvvisamente il suo sguardo si fece confuso e capii che era venuto
il momento di parlarle prima di vederla scappare via. Uscii dall'auto e
andai dall'altra parte per aprirle lo sportello, le porsi la mano ma
lei strinse le sue in pugni e mi superò con aria orgogliosa.
Non voleva il mio aiuto, questa volta aveva rifiutato la mia mano. Feci
un profondo sospiro e cercai di ignorare il male che sentivo, chiusi
gli occhi e poi li riaprii voltandomi verso di lei. Avrei dato
qualsiasi cosa per cancellare il dolore che le avevo causato e che
adesso vedevo sul suo volto.
"Jessie perchè sei tornato?" mi chiese lei sondandomi
attentamente con lo sguardo.
"Per te. Avevo bisogno di vederti, di parlarti." le risposi con
sincerità abbassando le mie difese. Dovevo dirle la
verità se volevo che Rachel tornasse a fidarsi di me ed io
avevo bisogno che lei lo facesse. Avevo bisogno di lei nella mia vita.
"Beh...sono qua. Non sono mai andata via." mi lanciò quella
frecciatina colpendo nel segno. Aveva ragione.
"Lo so, io si però e me ne sono pentito subito dopo. Volevo
scusarmi con te per quello che ti ho fatto l'anno scorso. Ho barattato
l'amore con un quarto campionato consecutivo, egoista da parte mia. Non
potevo accontentarmi dei primi tre? Erano già un buon
traguardo eppure non mi erano bastati. Volevo di più e ho
perso la cosa migliore che mi sia mai capitata nella mia vita. Ho perso
te. Ti ho delusa, ti ho fatto male. Ti ho tradita. Mi dispiace Rachel."
mormorai sperando che mi credesse. Volevo avvicinarmi per accarezzarle
una guancia ma avevo quasi paura di farlo.
"Credi che un mi dispiace sia sufficiente?" la sua voce dura e
oltraggiata mi ferì un'altra volta ma me lo meritavo. Sarei
riuscito a lenire il dolore del suo cuore?
"Forse no, ma avevo bisogno di dirtelo. Non volevo che le cose
finissero così tra di noi, eri molto importante per me e lo
sei tutt'ora. Sono stato uno stupido. Forse può esserti
d'aiuto il fatto che dopo quel giorno le cose per me non sono andate
per niente bene. Il college non era come mi aspettavo, lezioni che non
avevo mai fatto e altre alle quali non ero abituato...e non potevo fare
come al liceo quando pagavo i secchioni per presentarsi ai test per
conto mio. E' tutto diverso, è un altro mondo. Volevo
laurearmi in coro coreografato ma adesso ho seri dubbi di riuscire ad
andare fino in fondo. Non riuscivo a stare li da solo...non senza la
mia regina del melodramma. Ti ricordi tutti i proggetti che avevamo
fatto insieme sul nostro futuro dopo il diploma?"
"Si, li ricordo ancora. Dovevamo lavorare insieme a Brodway, vivere in
un appartamento in centro superiore alle nostre possibilità
economiche e vivere degli applausi a fine spettacolo. Tanti applausi
per soddisfare il nostro ego...e amore. Era il nostro sogno."
mormorò lei con un lieve sorriso sulle labbra mentre
guardava le sue ballerine gialle. Quel sorriso mi fece capire quanto
anche a lei fossero mancati quei momenti insieme dove fantasticavamo la
nostra vita.
"Potrebbe ancora avverarsi, non è mai troppo tardi per
questo. Non è mai troppo tardi per niente. Come stai
Rachel?" le chiesi dopo un pò cercando di capire cosa le
passasse nella testa.
"Confusa...stanca...arrabiata. Ultimamente non me la sono passata molto
bene, ma con un pò di aiuto le cose stanno migliorando."
"Merito di Puck?" avrei voluto evitare di far fuori il suo nome ma la
curiosità mi stava logorando. Era da quando avevo visto lo
sguardo di Puckerman perforarle la schiena appena si era scontrato con
lei che mi stavo facendo mille domande su quei due. Per non parlare di
quando lui si era frapposto tra di noi con in braccio la bambina come a
volerla difendere da me. Non li avevo mai visti così uniti
quando stavo con Rachel...a parte quel fatidico giorno del videoclip di
Run Joey Run dove stavo ribollendo di rabbia e stupore. Quel giorno mi
erano crollati diversi muri addosso.
"Come..?!"
"Ho pensato che fosse lui visto che siete arrivati insieme a casa di
Shelby. Sbaglio?"
"Noah è un buon amico." mi disse lei con voce flebile mentre
osservavo il suo sguardo perdersi nel vuoto, sentii una fitta nel
petto. La faccenda del buon amico non mi convinceva molto, stava
succedendo qualcosa con Puckerman e avrei voluto saperlo. Volevo
tornare a vederla ridere. Amavo il suo sorriso, la sua risata
cristallina così contagiosa.
"E allora perchè sei infastidita? Riconosco quello sguardo e
so che io non centro questa volta."
"Le cose sono un pò cambiate Jessie."
"Si, lo immagino. Sai? Tu sei stata il mio unico rimpianto da quando me
ne sono andato via da Lima, non ho mai smesso di pensare a te. Nemmeno
per un secondo. Mi dispiace per tutto e vorrei rimediare in qualche
modo a quello che ti ho fatto passare. Possiamo ricominciare da capo?"
feci un passo avanti con sguardo supplichevole.
"Jessie non credo..." lei iniziò a scuotere la testa con
espressione insicura e dubbiosa ma io la fermai prima che concludesse
la frase. Volevo avere un'altra occasione con lei, una vera questa
volta.
"Aspetta. Un passo per volta, abbiamo tutto il tempo. Ti offro la mia
amicizia. Piacere, sono Jessie. Un bastardo egoista che spezza i cuori
e fa piangere la ragazza che ama solo per un pò di gloria da
palcoscenico. Vuoi diventare mia amica?" le chiesi facendo un sorriso
sornione mentre le allungavo una mano in attesa della sua. Speravavo di
riuscire a convincerla. Dopo secondi che mi sembravano infiniti,
finalmente lei mi strinse la mano rendendomi un uomo felice. Mi stava
dando quell'occasione che tanto avevo sperato negli ultimi sette mesi.
Non riuscivo quasi a credere alla mia fortuna.
"Rachel. Un'egocentrica rompipalle con la lacrima facile e il
melodramma nelle vene che sogna di risplendere tra le stelle di
Brodway." mi sorrise lei ricominciando a darmi fiducia. Quello era il
sorriso più bello che le avevo visto fare. Era l'inizio del
suo perdono.
"Non è un sogno, è una realtà. Sarai
una delle stelle più luminose dello spettacolo. Fidati, ne
sono sicuro." annuii convinto mentre mi sentivo sempre più
leggero.
"Piacere di conoscerti Jessie. Vorrei essere tua amica."
rafforzò la stretta nella mia mano, notai un certo
luccichiò nei suoi occhi e capii che stava trattenendo a
stento l'emozione. Prima non l'aveva mai fatto con me. Erano veramente
cambiate molte cose.
"Grazie. Prometto che questa volta non te ne pentirai, farò
in modo di farmi perdonare. Sarò sempre al tuo fianco quando
avrai bisogno di me, in qualsiasi momento. Non fuggirò
più, però ti devo rivelare una cosa." rinunciai a
fermarmi e le posai una mano sulla guancia passandoci lentamente il
pollice. La sua pelle sotto le mie dita era calda e soffice, mi era
mancato tutto di lei. Ogni minimo pregio, ogni minimo difetto. Lei era
unica.
"Cosa?" corrucciò la fronte disorientata iniziando quasi a
temere il peggio. Sogghignai alla sua espressione non riuscendo a
contenermi.
"Avete trovato il modo giusto per farci deprimere con quella canzone
funk. Non ho dormito per due notti ripensando alla vostra performance."
ammisi la mia debolezza con un sorriso sincero. La vidi illuminarsi
orgogliosa al ricordo di come avevano stracciato le nostre certezza in
pochi minuti, era stupenda.
"Quello era il nostro intento. Pan per focaccia, giusto?"
"Assolutamente. Siete stati bravi a metterci paura. Domani sei libera?
Volevo passare un pò di tempo con te." speravo di non
risultare troppo insistente e di non anticipare troppo i tempi ma
volevo trascorrere ancora così tanti momenti con lei che mi
sembrava strano tornare a casa di mio zio e dover aspettare
chisssà quanti giorni prima di rivederla di nuovo.
"Beh, allora non sarò più libera. Il mio nuovo
amico mi ha appena chiesto di uscire e credo che andrò con
lui. Voglio conoscerlo meglio."
"Forse dovrei offendermi, preferisci il bastardo latin lover a me."
esclami sconcertato prendendo in giro me stesso mentre volevo esultare
dalla felicità in quel momento. Lei mi diede una leggera
spinta esasperata continuando a sorridermi.
"Smettila scemo. Puoi riportarmi verso casa?"
"Con vero piacere futura stella da palco. Tutto per te. Vieni,
sarò il tuo autista oggi." le aprii la porta dell'auto e
feci il giro per tornare al volante. Adesso si che iniziavo a sentirmi
bene sul serio. Sorrisi a Rachel e partii verso casa Berry fiducioso
sapendo che non sarebbe stata l'ultima volta che l'avrei fatto.
Strano ma vero il settimo
capitolo...siamo già a sette??...è stato sfornato
in tempi brevi. Mi sto dando le pacche soddisfatte da sola ;) So che
molti di voi non saranno molto felici di questo capitolo ma Jessie era
d'obbligo. Non ho avuto molta originalità nella canzone
visto che il duetto realmente esiste nella puntata del ballo, ma cosa
ci volete fare?? Sono innamorata di quel duetto (ancor di
più della versione originale). Ringrazio di nuovo tutti,
spero che siate clementi con il capitolo ;)
nel prossimo vedremo
Mercedes e i klaine al bowling ;)
besos
|
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Capitolo 8 *** Mercedes & Klaine ***
"Come mai
Rachel è in
ritardo? Solitamente è la prima ad arrivare ai nostri
appuntamenti. Dovrò
regalarle un nuovo orologio...magari avere un accessorio elegante le
farà venir voglia di cambiare stile." sbuffò Kurt
spazientito accavallando le gambe sotto il tavolo.
"Dubito che ci riuscirai con un orologio tesoro, ma potrebbe anche
essere un inizio. Rachel avrà pure uno stile di dubbio gusto
ma
è quello che la rende unica nel suo genere." sorrise
divertito
Blaine sorseggiando la tazza di caffè fumante.
Incrociò
lo sguardo di Kurt illuminandosi di tenerezza. Era sempre
così
ogni volta che Mercedes usciva con quei due, a volte si sentiva quasi
di troppo circondata da quelle occhiate da ebeti. Era felice per come
era andata la vita sentimentale del suo amico Kurt ma spesso si sentiva
invidiosa di quello che aveva trovato in un'altra scuola. Sarebbe mai
potuto accadere anche a lei? Era stanca di essere sempre sola.
"Sei troppo buono Blaine. Insomma adesso sta facendo decisamente
tardi..." si mosse sempre più a disagio sulla sua sedia
continuando a controllare morbosamente l'orologio al polso con una
smorfia sulle labbra.
"Arriverà a momenti, abbi pazienza. Magari ha avuto qualche
incoveniente, oppure si è fermata fino a tardi in auditorium
come al suo solito..." ipotizzò Blaine cercando di
rassicurare
il fidanzato con tranquillità. Lui era sempre il
più
calmo in quel gruppetto di pazzi sfegatati per il canto. Dall'esterno
poteva sembrare quello più normale di tutti eppure lui si
sentiva proprio come loro e ne era orgoglioso. Quanto era buffo il suo
ragazzo in quel momento, avrebbe voluto allungarsi per baciarlo ma non
voleva mettere a disagio ancor di più Mercedes.
"Oppure qualcuno le sta facendo far tardi..." mormorò con
fare
malizioso la ragazza girando la coca-cola con la cannuccia. Fingeva di
osservare le bollicine che salivano su in quella bevanda scura ma
sapeva bene di aver richiamato l'attenzione dei due amici che adesso la
osservavano con gli occhi spalancati. La mora ridacchiò
portandosi una mano alla bocca.
"Mercedes, traditrice! Mi sorprendo di te! Sei obbligata a dirmi tutto
anche ogni minimo dettaglio sconcio, chi è la vittima
sacrificale questa
volta?" Kurt si beccò un'occhiataccia scura dal fidanzato,
fece
un sospiro profondo facendo un cenno con il capo per fare capire che
aveva capito l'antifona. "Volevo dire il fortunato in questione. Blaine
devi ancora
riuscire a leggere sotto le righe, devi fare molta pratica. Sono sicuro
che non si tratta di
Finn, altrimenti me lo avrebbe detto subito. Riconosco lontano un
miglio i ritorni di fiamma tra quei due."
"A dire la verità dovevo dirvelo prima visto che Rachel mi
ha
chiesto se poteva invitare anche lui stasera a unirsi a noi ma ho
anticipato rispondendo che per voi
non c'è alcun problema. Si tratta di Puck."
spifferò Mercedes con aria sorniona facendosi più
vicina.
"Puck?! Oh mio dio adesso mi sento male!" Kurt si sventolò
una
mano davanti al viso alzando gli occhi al soffitto. Non riusciva a
crederci, di nuovo loro due. Aveva sempre visto qualcosa di strano in
quella coppia, qualcosa di stonato che non riusciva ancora a capire. E
aveva visto persino alcune scintille quando battibeccavano tra di loro,
quando si guardavano. Fece una smorfia.
"Perchè? Io penso che siano una coppia perfetta, i loro
caratteri si completano a vicenda. Li ho sempre visti darsi forza
insieme, incoraggiarsi e aiutarsi. Potrebbe anche funzionare."
affermò con sicurezza Blaine pensando sinceramente che
Rachel si
meritava un pò di vero amore nella sua vita e che
probabilmente
Puck sarebbe riuscito a darglielo. Aveva sempre notato che
l'atteggiamento di lui verso l'amica era diverso rispetto a quello che
mostrava agli altri, per non parlare delle occhiate che le lanciava
credendo di non essere visto. Puck non era così furbo come
credeva di essere e Rachel sarebbe stata perfetta per lui.
Già
immaginava quante volte quel povero ragazzo avrebbe dovuto subire le
sue manie da prima donna ma sapeva che se la sarebbe cavata
egregiamente, dopotutto
c'erano molti modi per distrarre la persona della quale si è
attratti. Blaine continuava a farlo ogni giorno con il suo Kurt.
"Blaine tu e le tue fantasie romantiche. Dovresti smetterla di rivedere
Le pagine della nostra vita. Ryan Gosling ti ha dato alla testa...e
posso anche capirne il motivo visto che è un figo da paura
ma mi
sto ingelosendo un pò troppo di
quel biondino in celluloide." si lamentò Kurt sistemandosi
meglio la piega dei capelli. Era infastidito dei sogni del suo compagno.
"Ryan Gosling è una fantasia allettante per chiunque, ma tu
lo
batti in tutto." Blaine prese affettuosamente la mano di Kurt tra le
sue concedendogli un sorriso che valeva più di mille parole.
Tutto l'amore possibile era in quello sguardo, in quelle mani unite.
"Improvvisamente mi sta venendo il diabete! Vi prego, non fatemi
sentire il terzo incomodo più di quello che mi sento di
già. Le smancerie a dopo." la ragazza abbassò lo
sguardo sentendosi a disagio in quel momento. L'assenza di
qualcuno al suo
fianco si faceva inesorabilmente sentire ogni volta che usciva insieme
a
quei due.
"Scusaci Mercedes, ti dovremmo veramente cercare un ragazzo e in
fretta. Mi diventi acida altrimenti e non fa bene alla tua pelle."
"Lascialo stare prima che ti convinca a comprare una crema costosa che
ti svuota il portafoglio! Raccontaci piuttosto di Rachel e Puck. Stanno
insieme? Da quando?" la curiosità nello sguardo di Blaine la
divertì facendo iniziare il pettegolezzo, che poi era
l'assurda
verità della situazione.
"Qui arriva il bello, non stanno insieme. A sentire lei sono solo
amici...ma si vedono praticamente ogni sera, passano tutta la giornata
insieme."
"Beh, non vedo cosa ci sia di strano. Sono amici, questo è
quello che di solito facciamo anche noi." disse Kurt alzando un
soppraciglio pensando che l'amica si stesse sbagliando di grosso.
"Non puoi fare la serata cinema sei sere su sette in una stanza rosa
con
il letto a baldacchino con accanto Puckzilla che divide la ciotola di
pop corn con te. Non è normale. Non è da amici ma
piuttosto da aspetta altri cinque minuti e ti zompo addosso prima che
arrivino i titoli di coda. Non so se rendo l'idea." mormorò
maliziosamente la mora bevendo una sorsata di coca-cola rinfrescandosi
la gola.
"E' peggio di quello che pensassi. Lei crede alla storia dell'amicizia?"
"Lui la sta aiutando a superare la storia tra Finn e Quinn e per Rachel
questo equivale al famoso BF." raccontò Mercedes
scuotendo
la testa come a non volerci ancora credere. Secondo lei l'amica avrebbe
dovuto darsi una svegliata prima o poi e uscire dal mondo delle favole.
Voleva molto bene a Rachel ma a volte era duro starle accanto quando
faceva certi ragionamenti senza senso.
"Ovvio, non c'è da fidarsi di quella ragazza. Sta
peggiorando a vista d'occhio." sbuffò spazientito Kurt.
"Dobbiamo darle una mano." esordì Blaine come se fosse la
cosa
più ovvia del mondo. A quelle parole Mercedes si
aprì in
un sorriso annuendo. Era l'idea migliore che potesse avere, almeno
avrebbero cercato di rendere felice una buona volta Rachel.
"Cosa? No, scordatelo! Rachel e Puck sono gli opposti di tutto...come
l'acqua con l'olio, non riusciranno mai ad amalgamarsi bene insieme. E
poi Rachel è ossessionata da Finn da sempre, non
riuscirà mai a toglierselo dalla testa. E' una cosa
impossibile!" commentò acidamente Kurt. Lui capiva benissimo
l'infatuazione e l'ossessione verso Finn, dopotutto anche lui ci era
passato, e gli sembrava strano vedere l'amica insieme a un'altra
persona che non fosse lui. Era quasi inconcepibile per il suo cervello.
Dopo i tormenti che Rachel si era fatta verso il suo fratellastro
rimbambendo tutti vederla rinunciare così di colpo al suo
grande
amore, gettare la spugna, era come se fosse arrivata una nuova era e a
Kurt non andava molto giù questo nuovo cambiamento. E poi
Puckerman non era adatto a Rachel ma forse era il minore dei mali per
lei.
"Proprio tu dici che è una storia impossibile? Chi
è
stato a chiederti aiuto per tirarla su di morale e farle cambiare idea
sul fatto di rifarsi il naso? Per non parlare del fatto che si
è
messo da parte dando tutto il merito a te per l'impresa. Sei stato
proprio tu a raccontarmelo se non ricordo male. Questa è una
delle miliardi di prove del fatto che Rachel e Puck potrebbero essere
perfetti l'uno per l'altra, dai un'opportunità a questa
possibile coppia.
Dobbiamo aiutarli." affermò con sicurezza Blaine cercando di
aprire gli occhi a Kurt. Sapeva che il fidanzato aveva già
notato questo affiatamento in precedenza e adesso non riusciva a capire
il motivo del suo comportamento bizzarro.
"Io sono d'accordo con Blaine.
Dobbiamo aiutare
quelle due teste dure a comprendere i loro sentimenti."
mormorò
Mercedes prima di finire l'ultimo sorso della sua bevanda scura.
"E tu cosa ne sai dei loro sentimenti? Magari non provano niente l'una
per l'altro e vi state sbagliando."
"Kurt ma cosa ti prende? Hai le fette di salame negli occhi per non
notare l'evidenza?" Mercedes iniziava a stancarsi del comportamento
dell'amico e gli lanciò un'occhiataccia stralunata. Lei era
come
una sensitiva per le faccende d'amore e se sentiva che Rachel e Puck
potevano formare un'ottima coppia allora era così. Punto.
Perchè Kurt non riusciva a vedere le loro
potenzialità?
"Fate come vi pare, per me è impossibile. Non voglio vedere
Rachel soffrire un'altra volta, Finn Jessie e poi di nuovo Finn...le
hanno dato entrambi una batosta dalla quale è dura
riprendersi.
Conosco bene Rachel, se Puck dovesse trattarla male o lasciarla di
colpo preferendo un'altra lei non ne uscirebbe più. Quante
volte
si può spezzare il cuore di una ragazza prima della volta
definitiva? Non voglio mettermi in mezzo, se dovesse succedere qualcosa
tra quei due sarà soltanto perchè lo vorranno
loro."
rispose in fretta Kurt con sincerità sbandierando ai quattro
venti i suoi veri timori. Lui ci teneva molto a Rachel e ai suoi
sentimenti, aveva tifato per lei quando si era trattato dell'incoerenza
del suo fratellastro e c'era rimasto male sapendo come era andata a
finire tra di loro ma non le avrebbe più fatto passare una
cosa del genere.
Le cicatrici sul cuore di Rachel sanguinavano ancora. Riusciva a
vederle.
"Beh, noi possiamo sempre dare una spintarella nella direzione giusta,
non c'è nulla di male in questo. Specialmente visto che sono
due
teste dure e che vanno svegliate il prima possibile. Questa storia
degli amici è pura illusione, fidati!" borbottò
Mercedes con una smorfia che si avvicinava al disgusto alla parola
amici, quasi fosse un insulto per la sua mente.
"Bene Mercedes, visto che Kurt non è evidentemente del team
pucklberry toccherà a noi indicare la strada giusta come
dicevi prima. Che il piano pucklberry abbia inizio." disse Blaine
sfregandosi le mani orgoglioso della sua idea appena sfornata.
Già nella sua mente acuta si stava delineando il piano
perfetto, una serie di pure "casualità" che non avrebbero
potuto renderli indifferenti ai reciproci sentimenti.
"Pura follia." esclamò Kurt esasperato continuando a
modellarsi la piega sui capelli, doveva essere impeccabile proprio come
piaceva a lui.
"Allora facciamo una scommessa. Quei due si metteranno insieme al
massimo entro un mese, se vinciamo noi sarai costretto a dichiarare
apertamente che avevamo ragione e a sorbirti, senza criticare,
qualsiasi commedia sdolcinata che ti propino." quella si che sembrava
una minaccia con i fiocchi per Kurt, patito sfegatato di musical e
spettacoli di Broadway. Sarebbe stato un suicidio per le sue meningi.
"E se ho ragione io tu lascerai perdere tutta questa storia di cupido e
brucerai quel dannato film strappalacrime, non vorrò
più
sentir parlare del biondino in questione per i prossimi dieci anni."
"Affare fatto. Sappi però che io non ho mai perso con le
scommesse." Blaine lanciò un sorriso mozzafiato al fidanzato
facendolo sciogliere come burro, Kurt strinse la sua mano volendo in
quel momento essere da solo con lui. I suoi pensieri libidinosi vennero
interrotti dall'improvviso avvicinarsi di due sagome verso di loro.
Kurt lanciò uno sguardo oltre le spalle di Blaine e si
immobilizzò sconcertato nel riconoscere quelle due figure
nei suoi amici del Glee. Sembrava che si fossero portati dietro una
nuvola nera con i lampi. Rachel era evidentemente nervosa e il modo in
cui si torceva le mani ne era la prova lampante e Puck...Puck aveva
proprio l'aria di voler spaccare qualcosa o qualcuno. Era incavolato
nero. Forse Kurt avrebbe fatto meglio a stargli alla larga prima di
ricevere una delle solite "cose da bullo" del vecchio Puckerman. Ci
teneva alla sua pelle. Fece cenno a Blaine e Mercedes verso i due amici
appena arrivati. Ci sarebbe stato proprio da divertirsi quella sera con
il piano di Blaine, avrebbe fatto acqua da tutte le parti.
"Tranne adesso...oh mio dio! Cosa diamine è successo a quei
due?
Mi sa tanto che la vostra impresa eroica sarà più
difficile del previsto...praticamente impossibile. Buona fortuna
ragazzi, ho la vittoria in tasca." sorrise il ragazzo felice di non
doversi vedere i film preferiti di Blaine.
"Ciao ragazzi. Che bello vedervi tutti qui." esordì Rachel
con voce che rasentava l'ansia. Sembrava quasi che non voleva rimanere
un secondo di più da sola con Puckerman. Cosa era successo a
quei due?
"Ciao...Rachel tutto bene?" le chiese Mercedes scrutando attentamente
l'amica per cercare di capire qualcosa dal suo atteggiamento maniacale.
"Si certo, perchè?" annuì lei freneticamente
guardando l'amica con aria stralunata.
"Sembri strana."
"Ciao Noah, siediti qua con noi. Tutto bene agli allenamenti di
football?" Blaine cercò di intavolare un discorso con Puck
facendogli spazio nel divanetto accanto a lui. Sperava che tutto
ciò lo incoraggiasse a parlare peccato che l'inizio non era
stato proprio dei migliori.
"Si, tutto bene." rispose Puck a fatica senza dire altro. La rabbia e
la frustazione nella sua voce era a stento trattenuta, questo fece
preoccupare ancor di più i tre amici che non sapevano
più che pesci prendere.
"Mercedes vuoi venire un attimo con me in bagno? Ho bisogno di
risistemarmi il trucco." affermò Rachel prendendo una mano
dell'amica per farla alzare. Non le diede nemmeno il tempo di mettersi
dritta che la trascinò in un nano secondo direttamente in
bagno. Lanciò un'occhiataccia a una ragazza che si stava
lavando le mani, la poverina fuggì fuori avendo paura di
quell'invasata e le lasciò completamente da sole. Stava
dando i numeri!
"Rachel parla. Cosa diamine sta succedendo tra te e Puckerman?"
sbottò di colpo Mercedes non potendone più di
quella situazione incoprensibile.
"Niente."
"Niente? Quello non mi sembra niente. La tensione tra di voi si
può tagliare con un coltello."
"Non centra Noah...forse solo in parte. Si tratta di Jessie. E'
tornato." disse tutto d'un fiato arrossendo e ansimando verso la fine
fissando l'amica aspettando la sua reazione.
"Jes...cosa?! E' tornato? Quando? Perchè?" urlò
Mercedes spalancando gli occhi al massimo dalla sorpresa. Non riusciva
a crederci. Perchè proprio adesso che le cose stavano
cambiando nel senso giusto? St. James aveva per caso il radar per
trovare sempre il momento migliore per comparire nella vita di Rachel?
"Ha detto che voleva vedermi e che si scusava per quello che mi ha
fatto passare l'anno scorso. Vorrebbe rimediare in qualche modo e mi ha
chiesto di essere amici."
"Amici...ecco un altro che si aggiunge alla lista. Ci mancava solo lui.
Tu cosa gli hai risposto?" adesso stava realmente iniziando a perdere
la pazienza. Conosceva lo sguardo dell'amica e non prometteva nulla di
buono per il suo piano. A dire la verità per niente.
"Non gli ho proprio risposto...gli ho fatto capire che non sarei mai
riuscita a dimenticare quello che aveva fatto ma che accettavo la sua
amicizia. Che poteva essere un nuovo inizio."
"Un nuovo inizio per che cosa Rachel? Vuoi rimetterti con lui?"
"Non lo so...non so più niente. Sono soltanto confusa.
Jessie mi è mancato nonostante il modo in cui mi ha
lasciata...ho pensato spesso a lui...ho provato a spiegarlo a Noah ma
lui dopo avermi praticamente risposto a monosillabi si è
chiuso nel silenzio. Odio quando Puck fa così e non mi dice
più niente ignorandomi del tutto." a quelle parole Mercedes
si bloccò di colpo scuotendo la testa. Più Rachel
parlava più lei si stupiva di come avesse fatto a degenerare
la situazione così rapidamente senza che nessuno se ne fosse
accorto.
"Aspetta...glielo hai detto a Puck?"
"Beh, abbiamo trovato Jessie durante uno dei nostri pomeriggi a casa di
mia madre."
"Ahia...Puck cosa ti ha detto in proposito?" aggrottò la
fronte facendo quella domanda quasi come se avesse paura di quello che
le avrebbe potuto dire.
"Niente. Mi ha soltanto fatto gli auguri. Non gli interessa
più di tanto come andrà a finire, a lui va bene
così. Meglio, così non mi sentirò in
colpa a lasciarlo da solo con la bambina domani. E poi è lui
quello che dovrebbe preoccuparsi della reazione di Lauren se per caso
venisse a sapere del suo bacio con Quinn. Lui e i suoi soliti sbagli."
Mercedes notò l'isterismo e la delusione nella sua voce e
non riusciva a capire come mai l'amica non se ne fosse ancora resa
conto. Era così palese che il problema non era Lauren e
neppure quello stupido bacio con Quinn, che tra l'altro Puck avrebbe
sentito la sua in merito, ma che erano i suoi sentimenti e la sua paura
d'amare di nuovo.
"Di male in peggio! Rachel sei sicura di quello che stai facendo?"
"No, non sono più sicura di niente. Voglio soltanto dare a
Jessie un'altra opportunità per scusarsi, vedremo poi quello
che succederà." mormorò con un lieve sorriso
spento mentre con gli occhi diceva tutta un'altra cosa, non riusciva
nemmeno a guardarla negli occhi. Basta, questa storia doveva risolversi
in fretta. Non riusciva più a vedere l'amica con quello
sguardo e neppure quell'idiota di Puckerman che preferiva picchiare
qualcuno piuttosto di accettare i propri sentimenti. Quante volte
avrebbe dovuto fargli sbattere la testa contro il muro per fargli
capire che era innamorato di Rachel? Quanto invidiava l'amica, mai
nessuno aveva fatto quello che stava facendo Puck per Rachel.
Perchè dovevano complicarsi la vita inutilmente? No, ci
avrebbe pensato lei ad aiutarli. A svegliarli.
"Già, vedremo. Forse è meglio tornare di la dagli
altri prima che Kurt venga a cercarci qua dentro facendosi cacciare dal
proprietario del bowling. Rachel una cosa. Stasera non pensiamo a
niente, divertiamoci e basta. Niente Jessie, niente Quinn, niente
Finn...e soprattutto niente litigate e musi lunghi. Quindi adesso
andrai di la e farai la pace con Puckerman. Chiaro? Voglio vederlo
sorridente e parlante." la minacciò Mercedes con sguardo
severo non ammettendo repliche. Se si fosse anche solo azzardata a
replicare se la sarebbe mangiata viva. Quella sera doveva essere
speciale.
"Chiaro. Grazie Mercedes." mormorò Rachel ancora
inconsapevole dei loschi piani dell'amica. Forse avrebbe dovuto
metterla in guardia, stava andando direttamente nella tana del lupo.
Cappuccetto rosso avrebbe rischiato di essere mangiata dal lupo cattivo
e Mercedes non vedeva l'ora.
Arrivati all'ottavo
capitolo e mi chiedo...ma come andrà a finire questa
storia?? Finirà mai?? Questo era un pre serata bowling,
giusto per far capire le dinamiche
dell'appuntamento...chissà cosa hanno in mente Mercedes e
Blaine hihi. Mi scuso in anticipo se qualcuno non vedrà di
buon occhio il fatto che Kurt si sia tirato indietro ma per lui ho
altri piani ;) e poi tiene lo stesso a Rachel. Adesso cosa
accadrà secondo voi?? Sto preparando le song per il karaoke
speriamo di riuscirci. Il prossimo capitolo sarà di
Rachel...chissà cos'è successo a fare infuriare
in quel modo Puck in poche ore?? O per meglio dire, chissà
cosa si sono e non si sono detti prima di arrivare
all'appuntamento...staremo a vedere come dice Rachel. Ringrazio ancora
tutti.
besito
kia
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Capitolo 9 *** Rachel ***
Controllai l'orologio per l'ennesima volta e sospirai di stizza,
mancava ancora mezzora all'arrivo di Noah eppure erano due ore che
continuavo a guardare con desolazione il mio armadio. Kurt aveva
ragione, non mi sapevo vestire ma quello era pur sempre il mio stile,
allora
perchè sembrava che non me ne andasse bene nemmeno uno dei
miei
soliti abitini con gli animali? Perchè improvvisamente mi
sentivo come se non avessi niente dentro quel cavolo di armadio? Cosa
mi stava succedendo? Da quando avevo saputo di quel bacio tra Quinn e
Noah e del ritorno improvviso di Jessie ero diventata come una mina
vagante costantemente in ansia che ad ogni minuto sobbalzava per il
minimo rumore. Stavo letteralmente impazzendo. Cosa mi dovevo mettere
adesso? Dov'era Kurt quando ne avevo assolutamente bisogno? Dannazione!
I minuti stavano correndo ed io ero ancora in sottoveste, senza trucco
e con una pinza che raccoglieva i capelli in uno chignon basso e
sfatto. Praticamente una disadattata depressa. Ero ancora in
tempo per disdire l'appuntamento? Guardai con desolazione tutti i
vestiti sparsi per terra e sul letto e decisi che la mattina successiva
avrei gettato tutto nella spazzatura assicurandomi di non dover
rivedere più quelli che un tempo erano i miei preferiti
senza
alcun rimpianto.
Perchè ero diventata così nervosa? Sbuffai per
l'ennesima
volta mentre la tentazione di sbattere ripetutamente la testa contro il
muro si faceva più pressante, il fatto di dover poi rivedere
il
chirurgo plastico mi aveva fatto desistere dal rovinarmi la faccia di
nuovo. Abbassai il capo con desolazione, chiusi gli occhi e mi
massaggiai una spalla sentendo che tutta la tensione si era accumulata
li come un fardello troppo pesante da portarsi addosso. Feci un sospiro
profondo per cercare di calmarmi quando qualcuno bussò alla
porta, mi voltai di scatto e incrociai lo sguardo fisso e indecifrabile
di Puck che non
aveva aspettato il mio invito per varcare la soglia. Trattenni il fiato
mentre una strana
ondata di calore mi accarezzava il corpo come una leggera brezza
estiva, i suoi occhi mi fecero rabbrividire. Cosa mi stava
succedendo? Mi sentivo come allora, proprio in questa stanza, quando mi
trovavo sotto il corpo muscoloso di Noah mentre ci stavamo divorando di
baci. Le sue mani, l'odore della sua pelle, la morbidezza delle sue
labbra...tutto di
lui mi eccitava e lo stava facendo di nuovo. Avevo creduto di aver
chiuso quegli impulsi nell'ultimo cassetto della mia memoria eppure
erano ancora li, troppo palpabili per riuscire a dimenticarli. Era
rimasto la mia unica e sola tentazione, non avevo mai provato una cosa
simile con nessuno e non sapevo come prendere questa
consapevolezza. Ero
ancora attratta da lui. Perchè me ne ero resa conto solo in
quel
momento? Perchè proprio adesso? Perchè sentivo il
mio
respiro ansante mentre fissavo le sue labbra? Perchè avevo
una
voglia matta di saltargli al collo, spingerlo sul mio letto e
approfittare di lui? Smettila Rachel, stai
soltanto complicando le cose! Lui è tuo amico. Continuavo a
recitare questo mantra per cercare di tornare con i piedi per terra,
peccato che la sua vicinanza faceva impazzire i miei ormoni ormai da
troppo tempo insoddisfatti. Improvvisamente mi resi conto di essere
rimasta in sottoveste di seta nera e presi al volo uno dei vestiti sul
letto
per mettermelo davanti e proteggermi alla sua vista a raggi laser. Come
se servisse a qualcosa. Che
imbarazzo! Il suo silenzio mi metteva ancor di più a
disagio. A
cosa stava pensando? Che non ero più l'attraente
principessina
ebrea che tanto a lungo aveva provato a portarsi a letto? Che per lui
ero
diventata insignificante da quel punto di vista? Che non gli piacevo
più? Stranamente questo pensiero mi buttava giù
di morale
facendomi deprimere ulteriormente, non mi andava a genio il fatto di
non essere più niente per lui. Solo amici, perchè
improvvisamente queste parole erano come un pugno allo stomaco? Lo vidi
abbassare lo sguardo verso il letto e prendere tra le mani un semplice
vestitino blu, simile a quello che avevo indossato al nostro primo
duetto insieme ma senza pallini, molto leggero e fresco. Me lo porse
guardandomi di nuovo
negli occhi, mi sentii mancare un'altra volta.
"Siamo in ritardo. Credo che questo sia perfetto per la serata."
"Va...bene..." dopo aver balbettato come un'idiota cerebrolesa, mi
rifugiai in bagno chiudendomi con forza la porta alle spalle. Mi
appoggiai, scontrandomi con la maniglia contro la schiena, e chiusi gli
occhi facendo grandi respiri per calmare gli ormoni. Cosa diamine stavo
facendo? Cosa diamine mi stava facendo lui? Non dovevo pensare a quanto
fosse sexy Noah Puckerman, lui
stava con Lauren e adesso aveva ricominciato la sua tresca con Quinn ed
io non centravo nulla con quella storia. Non mi doveva interessare la
sua vita sentimentale e sessuale, dovevo smetterla di vederlo come una
tentazione succulenta. Basta! Iniziai a vestirmi rapidamente, un velo
di trucco leggero e una spazzolata ai capelli mossi e in meno di un
quarto d'ora ero finalmente pronta per la serata. Per incrociare di
nuovo il suo sguardo senza sentirmi mortalmente in imbarazzo per poco
prima, ci sarei riuscita sul serio? Dopo un'ultima controllata allo
specchio per darmi coraggio, tornai in camera con un sorriso titubante
ma non trovai Puck dove l'avevo lasciato bensì seduto sul
mio
letto a fissare qualcosa tra le sue mani. Incuriosita, gli andai
silenziosamente alle spalle per capire cose stesse attirando in quel
modo la sua attenzione e mi bloccai di colpo appena riconobbi una foto
di noi due, abbracciati e sorridenti, del breve periodo nel quale
eravamo stati insieme. Quella foto era nascosta nel cassetto del mio
comodino, in mezzo alle pagine di un libro di poesie di Pablo Neruda.
Era sempre rimasta li, non l'avevo mai messa via del tutto, era sempre
stata a portata di mano quando avevo bisogno di vederla. Un mio piccolo
segreto che nessuno avrebbe dovuto sapere, specialmente lui. Come aveva
fatto a trovarla? Perchè aveva aperto quel cassetto?
Sentendo la
mia presenza alle sue spalle, si voltò di scatto fissandomi
apertamente. Quello non era un semplice sguardo, quella era una
radiografia dalla testa ai piedi ed io quasi non sussultai sentendo
calore ovunque lui posasse i suoi occhi su ogni parte del mio corpo.
Stavo arrossendo. Volevo le sue labbra sulle mie, la sua lingua su di
me. No, ma cosa stavo pensando? Tutto di lui era come una calamita per
me, in quel preciso istante era come essere racchiusi in una palla di
vetro dove la magia era evidente ad occhio nudo. Io vedevo quella
magia. Lui riusciva a vederla? Quante cose avrei voluto dirgli, quante
domande avrei voluto fargli, quanti dubbi volevo togliermi dalla testa.
Volevo mille risposte da lui, volevo sentire la sua voce. Volevo lui.
Questo pensiero mi frastornò completamente. Non poteva
essere
vero!
"Sei bella." mormorò lui quasi sottovoce. Mi si
fermò il
cuore tutto di un colpo e quasi boccheggiai a vuoto a quel complimento.
Da quanto tempo non ne sentivo uno? La magia si interruppe quando lui
ripose la foto tra il libro di Neruda e si alzò dal letto
per
raggiungere la porta dandomi le spalle. Non c'era bisogno di altre
parole, quel messaggio diceva chiaramente che non c'era più
tempo per perdersi in quei pensieri peccaminosi. Quella pagina per noi
era ormai chiusa come il libro di Neruda che giaceva inerme tra le
lenzuola fuxia del mio letto. Facendomi forza, lo raggiunsi sulle scale
e mi fermai alcuni secondi per osservare i sorrisini maliziosi, che
accompagnarono la nostra discesa, dai volti felici dei miei due padri
che mi strizzarono un'occhiolino d'intesa. Cosa si erano messi in testa
quei due? Ricambiai i loro sorriso per cercare di non farli preoccupare
e salii nell'auto di Noah trovandomi in uno spazio piuttosto ristretto
in sua presenza. Tirai giù il finestrino sventolandomi una
mano
davanti in cerca di aria. Non potevo fare una figuraccia proprio in
quel momento. Questa volta Noah non accese la radio, restammo in
silenzio ma sentivo l'aria carica di elettricità. Era
soltanto
una mia fantasia o era reale? Stavo cercando di pensare a una qualsiasi
frase stupida per rompere il ghiaccio tra di noi ma lui mi
anticipò facendomi quasi saltare sul sedile dalla sorpresa
della sua domanda.
"Com'è andata con Jessie?" dritto al punto, senza nemmeno la
concessione di una scappatoia. Questo era Noah Puckerman.
"Bene. Stiamo provando a tornare amici." ammisi quasi imbarazzata da
quello che avrebbe pensato lui. Perchè mi stavo facendo
tutti
questi problemi?
"Strano, voi non siete mai stati amici." da quando aveva la
facoltà di leggermi nel pensiero? In qualche modo mi feriva
sentirlo dire proprio dalla sua bocca.
"Mi ha chiesto scusa, è pentito di quello che ci ha fatto
l'anno
scorso e vorrebbe rimediare al suo errore." lo vidi serrare
pericolosamente le mani attorno al volante mentre la sua espressione si
adombrava sempre di più.
"E tu gli hai concesso una seconda opportunità. Non dovrei
sorprendermi più di tanto visto quante seconde
opportunità hai dato a Finn." commentò lui con
sarcasmo svoltando l'angolo.
"Cosa vorresti dire con questo? Jessie mi ha fatto male, è
vero,
ma capisco il motivo della sua scelta. Non lo sto giustificando, ma in
qualche modo riesco a
capirlo e penso che adesso sia completamente sincero. So che anche lui
teneva a me, non tanto quanto il quarto titolo consecutivo alle
Regionali, ma è un buon inizio."
"Cosa ti fa credere che non si comporterà nello stesso modo
spezzandoti un'altra volta il cuore?" il suo tono duro mi fece male.
Perchè doveva andare così secondo lui?
"Jessie non ha il mio cuore, non può spezzare qualcosa che
non
gli appartiene." sussurrai tristemente guardando fuori dal finestrino.
Parlare del mio cuore impazzito in quel momento non era un'ottima idea
visto che soltanto dieci minuti prima stava prendendo la tangenziale
Puckerman dritta verso bicipiti e pettorali. Dovevo togliermelo dalla
testa! Non dovevo più pensarci.
"Giusto...è ancora di Finn." borbottò lui con una
smorfia
amara su quella bocca da baciare che tanto avevo baciato...cosa? Di
nuovo! Rachel smettila!
"Cos'è questa tua ossessione con Finn stasera? Non l'ho
nemmeno
nominato! Hai per caso la coda di paglia? Sei preoccupato per la futura
reginetta del McKinley?" gli lanciai la frecciatina senza riuscire a
trattenermi ricordando ancora le parole del mio ex ragazzo. Mi stava
facendo arrabbiare e volevo ricambiarlo con la cattiveria ma lui mi
spiazzò come al suo solito.
"Sono preoccupato per te Berry dannazione! Mi ricordo ancora come hai
sofferto per quello che ti ha fatto passare St. James."
ringhiò
lui dando un colpo di frustrazione al voltante facendomi sobbalzare sul
sedile. Era preoccupato per me? Diceva sul serio? Oppure non vedeva
l'ora che trovassi un nuovo ragazzo con solidità affettive e
relazioni stabili al quale mollarmi? Quel pensiero mi faceva ancora
più male.
"Beh, non ti dovrai preoccupare Puckerman. Se andrà male non
verrò a piangere sulla tua spalla, sarai finalmente libero."
"Grazie di avermelo detto. Ti auguro buona fortuna allora, speriamo che
il suo atteggiamento da Diva non metterà in ombra il tuo
egocentrismo da Diva."
"Nessuno metterà in ombra nessuno e te lo
dimostrerò. Domani esco con lui."
"Non mi devi dimostrare niente Berry, forse lo dovresti fare a te
stessa. Non più c'è bisogno che vieni a casa di
Shelby,
andrò da solo a trovare Beth. Dopotutto sono io suo padre."
ed
io non ero niente, completai la sua frase sentendomi quasi mancare. Era
vero, non ero niente per padre e figlia e questo mi faceva male. Mi
sentii in colpa nel lasciarlo andare da solo da lei ma a quanto
sembrava lui non mi voleva più in quelle visite. Lui non mi
voleva più e basta, non potevo fare altro che accettare
l'evidenza.
Rimasi in silenzio con lo sguardo perso e allarmato fuori dal
finestrino non riuscendo più a spiccare parola. Quando
arrivammo
a destinazione cinque minuti dopo quasi tirai un sospiro di sollievo
mentre balzavo fuori da quell'auto. Per una questione di gentilezza,
aspettai che lui mi raggiungesse prima di entrare al bowling e cercare
con lo sguardo ansione i nostri amici in mezzo a tutta quella gran
confusione. Ero completamente nervosa e irritata dalla recente
discussione con Noah e dal suo pensiero negativo verso Jessie. Non si
fidava più di o forse non l'aveva mai fatto, avevo fatto
tanti
sbagli quanto i suoi nelle mie scelte e non mi sembrava giusto quel
trattamento. Quando li vidi tutti e tre seduti a un tavolo ebbi la
strana impressione che stessero parlando proprio di noi due.
Perchè non riuscivo a togliermi il pensiero che stessero
cospirando qualcosa alle nostre spalle? No, dovevo essermi sbagliata
peccato che la mia ansia aumentò a dismisura. Avevo bisogno
di
parlare con qualcuno. Dopo i soliti convenevoli abbastanza tesi, Blaine
cercò di intavolare un qualche discorso con quell'orso
monossilabico di Noah ed io trascinai Mercedes nel bagno delle donne
per raccontarle tutto sul ritorno di Jessie. Ero talmente inviperita
con Puck che evitai di spiatterllarle nei minimi dettagli la nostra
conversazione ma le feci capire che non era rimasto zitto dopo avermi
chiesto del mio ex. L'incredulità di Mercedes ad ogni mia
parola
aumentava a vista d'occhio, sapevo che si stava trattenendo nel darmi
dell'idiota, glielo leggevo in faccia, ma cosa potevo farci? Non
riuscivo ad uscire da quella situazione, volevo veramente riuscire a
staccare la spina almeno per una sera come mi aveva detto Mercedes ma
ci sarei riuscita? Sentivo come se avessi una pallina da pin pong nella
testa che continuava senza sosta a rimbalzare da una parte all'altra
non facendomi ragionare con razionalità. Dovevo far tornare
il
sorriso a Noah e alleggerire la tensione tra di noi, questo era quello
che mi aveva detto di fare Mercedes quindi non potevo tirarmi indietro
prima di attirare le ire della signorina Jones. Come avrei fatto a
farlo tornare a sorridere se era incavolato con me? Ci avrei provato,
dopotutto non mi piaceva vedere quel broncio ombroso sul suo viso
nonostante fosse così sexy e tentatore. Quando tornammo
dagli
altri, Kurt mi porse le scarpe di una tonalità di fuxia che
mi
piaceva molto e Blaine esordì proponendo a tutti una sfida a
squadre. Mercedes applaudì contenta e si schierò
automaticamente nella squadra dell'usignolo, Kurt si astenne dalla
partita dicendo che si sarebbe preso una qualche infezione sulla pelle
infilando le dita dentro quelle palle pesanti e si sedette
dichiarandosi il giudice della sfida. Incrociai per qualche secondo lo
sguardo di Noah stringendomi nelle spalle impotente, non potevamo di
certo tirarci indietro in quel momento e lo sapeva anche lui. Il primo
lanciò toccò a Blaine tra gli strilli e i
commenti
benevolmente eccentrici del suo compagno mentre faceva strike, poi fu
il turno di Puck che sogghignò appena fece cadere tutti i
birilli in un colpo solo, successivamente quello di Mercedes che ne
lasciò in piedi tre. Il mio primo lanciò fu un
vero
fiasco e il secondo fu poco meno pietoso, in due parole facevo schifo.
Chi diamine mi aveva convinto ad accettare questa sfida persa
già in partenza? Lanciai un'occhiata di scuse in direzione
di
Noah con scosse la testa con una smorfia di stizza, lo stavo facendo
perdere e lui odiava perdere. Forse gli stavo rovinando la serata. Una
volta soltanto avevo giocato a bowling, con Finn, e nonostante uno
strike e un bacio improvviso niente e nessuno mi aveva convinta a
tornare qua dentro a ricordarmi quello che era successo dopo al Glee
club. Scoprire che Finn mi aveva illusa per farmi tornare al club
evitando di dirmi che stava ancora con Quinn. La storia continuava
sempre a ripetersi, il lupo perde il pelo ma non il vizio dicevano ma
Finn non mi sembrava molto un lupo. Per quella parte ci vedevo di
più Noah. Parlando del diavolo, appena presi la palla rosa
me lo
ritrovai alle spalle. Sarà stato a causa del commento poco
lusinghiero di Kurt che ci dava dei perdenti?
"Questa non è la posizione corretta. Sciogliti." mi
soffiò all'orecchio facendomi venire i brividi.
"Non ci riesco." mormorai andando quasi in iperventilazione per quella
vicinanza. Lui si fece ancor più vicino incollando la mia
schiena al suo torace, i miei fianchi ai suoi fianchi.
"Ascoltami Berry, io voglio vincere e non permetterò a
quell'usignolo di batterci quindi mi devi dare una mano. Asseconda i
miei movimenti, sciogliti...seguimi...così, brava...porta
una
gamba avanti e chinati, non perdere mai di vista il tuo
obiettivo...appoggiati a me, lasciati guidare." continuava a darmi
istruzioni senza staccarsi un secondo da me. Me lo sentivo addosso come
una seconda pelle mentre il mio sedere combaciava perfettamente
con...no, meglio non pensarci a cosa stavo sfregando. Oddio! Rachel
concentrati! La stretta sulla mia mano aumentò per farmi
capire come avrei dovuto fare. Il suo profumo mi stava stordendo,
speravo che non si fosse accorto dei battiti accelerati del mio cuore.
"Bene, adesso porta la
palla dietro e...lancia. Brava, ne mancano due. Puoi riuscirci." mi
incoraggiò lui con un sorriso soddisfatto che mi fece
mancare il fiato. La voglia di saltargli al collo e abbracciarlo era
troppa, mi torsi le mani con fare nervoso cercando di trattenermi.
"Impossibile, sono troppo distanti e..." iniziai a dire ma lui mi mise
le mani sulle spalle incrociando il mio sguardo.
"Basta parlare. Rachel ce la puoi fare, mi fido di te. Possiamo
rimontare." era al corrente dell'effetto che faceva? Era devastante
quel ragazzo.
"Puoi aiutarmi?" gli chiesi mordicchiandomi le labbra.
"Per te Puckzilla può fare questo ed altro baby. Concentrati
e segui i miei movimenti. Li senti?" mi si incollò di nuovo
alle spalle, cosa intendeva con li senti? I suoi movimenti ovviamente
li sentivo, li sentivo tutti, comprese le reazioni del mio corpo.
Dannazione a Noah Puckerman!
"Si..." balbettai sentendomi mancare il fiato.
"Bene, adesso lasciati guidare di nuovo. Non essere tesa, ci sono io
qui con te. E' facile...punta verso quello a destra,
brava...aspetta...e via." restammo in assoluto silenzio mentre
osservavamo la traiettoria di quella palla rosa speranto con tutte le
nostre forze che facesse il suo dovere. Sembrava andasse tutto a
rallentatore finchè quegli ultimi due birilli non caddero a
terra producendo il rumore più bello che avessi sentito
negli ultimi tempi. Lanciai un grido di felicità, mi voltai
di scatto e gli saltai al collo elettrizzata da quella piccola vittoria
personale. Noah ricambiò il mio abbraccio, sentivo il suo
sorriso al mio orecchio. Mi sentivo bene, ero felice. Era come se
quelle braccia erano fatte per stringermi, come se quel torace
combaciasse perfettamente con il mio corpo, come se tutto di lui fosse
un porto sicuro e perfetto per me. Avevo già provato quelle
stesse sensazioni, sempre con lui, sempre quando mi stringeva a se o mi
guardava con un'intensità tale da desiderare di essere nuda
sotto di se. Avrei voluto rimanere così per sempre ma
l'arrivo improvviso di Kurt ci fece staccare di scatto come se fossimo
stati beccati con le mani nel barattolo della marmellata.
"Ragazzi è fatta! Ho appena iscritto tutti noi al karaoke
per la prossima mezzora. Mi raccomando, non fatemi fare brutta figura
visto che ho detto che si sarebbero esibite le prossime stars di
Broadway...tranne te Puck. Non ti ci vedo proprio su un palco per fare
un musical."
"Neanche io, i musical non sono adatti al sottoscritto. Li lascio
volentieri a voi."
"Beh, nulla ti vieta di diventare un rocker o travestirti da un
componente dei Kiss sul palco." sogghignò Mercedes facendomi
tornare in mente la performance dei ragazzi del Glee club in risposta a
quella di noi ragazze e di Kurt che facevamo Lady Gaga. Troppo buffi.
Poi mi ricordai la canzone a Beth e la storia di suo padre che
preferiva la musica alla sua famiglia e mi si strinse il cuore. Sapevo
che Noah non voleva diventare come lui ma speravo che capisse che erano
completamente diversi l'uno dall'altro, dubitavo che il signor
Puckerman si fosse mai comportato come faceva il figlio con me. Era il
mio sostegno ed io volevo essere il suo nonostante mi avesse detto che
non c'era più bisogno di me, volevo credere che fosse stata
soltanto la rabbia del momento a parlare. Avevo bisogno di crederlo.
A fine partita, persa per pochissimi punti da me e Noah, ci dirigemmo
tutti verso i tavoli vicino al bar e ordinammo pizza patatine
hamburgher e bibite. Parlammo del più e del meno mentre
aspettavamo impazienti il nostro turno al microfono, si divertirono a
prendere in giro me, ma non me la presi più di tanto
ricambiando subito il favore con qualche battutina su di loro. Il
divertimento aumentò appena arrivarono le crocchette di
patate di Mercedes e Noah iniziò a lanciarmele addosso dando
il via a una battaglia di crocchette sotto lo sguardo esterefatto e
minaccioso della mia migliore amica. Scocciata si alzò e
andò a impossessarsi del microfono scegliendo una delle
canzoni del repertorio. Appena sentimmo i primi accordi, Blaine Kurt ed
io saltammo su e andammo a ballare come matti sotto quel piccolo palco.
[Hook
x2:]
Come
Mr. DJ song pon de replay
Come
Mr. DJ won't you turn the music up
All
the gyal pon the dancefloor wantin some more what
Come
Mr. DJ won't you turn the music up
[Verse:]
it
goes 1 by 1 even 2 by 2
everybody
on the floor let me show you how we do
lets
go dip it low then you bring it up slow
wind
it up 1 time wind it back once more
[Pre-Hook:]
Run,
Run, Run, Run
Everybody
move run
Lemme
see you move and
Rock
it til the grooves done
Shake
it til the moon becomes the sun (Sun)
Everybody
in the club give me a run (Run)
If
you ready to move say it (Yeah Yeah)
One
time for your mind say it (Yeah Yeah)
Well
i'm ready for ya
Come
let me show ya
You
want to groove im'a show you how to move
Come
come
[Hook
x2:]
Come
Mr. DJ song pon de replay
Come
Mr. DJ won't you turn the music up
All
the gyal pon the dancefloor wantin some more what
Come
Mr. DJ won't you turn the music up
[B-Sec
x2:]
Hey
Mr.
Please
Mr. DJ
Tell
me if you hear me
Turn
the music up
[Verse
2:]
It
goes 1 by 1 even 2 by 2
Everybody
in the club gon be rockin when i'm through
Let
the bass from the speakers run through ya sneakers
Move
both ya feet and run to the beat
[Pre-Hook:]
Run,
Run, Run, Run
Everybody
move run
Lemme
see you move and
Rock
it til the grooves done
Shake
it til the moon becomes the sun (Sun)
Everybody
in the club give me a run (Run)
If
you ready to move say it (Yeah Yeah)
One
time for your mind say it (Yeah Yeah)
Well
i'm ready for ya
Come
let me show ya
You
want to groove im'a show you how to move
Come
come
[Hook
x2:]
Come
Mr. DJ song pon de replay
Come
Mr. DJ won't you turn the music up
All
the gyal pon the dancefloor wantin some more what
Come
Mr. DJ won't you turn the music up
[B-Sec
x2:]
Hey
Mr.
Please
Mr. DJ
Tell
me if you hear me
Turn
the music up
[x4]
Okay
everybody get down if you feel me
Put
your hands up to the ceiling
[Hook
x2:]
Come
Mr. DJ song pon de replay
Come
Mr. DJ won't you turn the music up
All
the gyal pon the dancefloor wantin some more what
Come
Mr. DJ won't you turn the music up
Appena Mercedes finì l'ultima strofa uno scroscio
di applausi si levò da tutti i tavoli, la mia amica fece un
mezzo inchino orgoglioso e lasciò il microfono sul palco.
Agguantai di colpo la mano di Blaine e lo trascinai con me invitandolo
a fare un altro duetto. Lui sembrava felice e divertito, gli lasciai
scegliere la canzone e annuii appena mi chiese di confermargliela. Era
perfetta per quella sera, non la canticchiavo da anni. Ci lanciammo
un'occhiata d'intesa con un sorriso e iniziammo a cantare.
You have so many
relationships in this life,
But only one or
two will last.
You go through all
the pain and strife,
Then you turn your
back and they're gone so fast.
Oh yeah. They're gone so
fast.
Oh, so hold on to
the ones who really care,
In the end they'll
be the only ones there.
When you get old
and start losing your hair,
Can you tell me
who will still care?
Can you tell me
who will still care? Oh care.
MMMBop,
ba duba dop ba do bop,
Ba duba dop ba do bop,
Ba duba dop ba do. Oh yeah,
MMMBop ba duba dop ba do bop,
Ba duba dop ba do bop,
Ba duba dop ba do
Oh yeah, in an MMMBop
they're gone. Yeah.
Plant a seed, plant a flower,
Plant a rose, you can
plant any one of those
Keep planting to find out
which one grows.
It's a secret no one
knows.
It's a secret no one
knows.
Oh, no one knows.
MMMBop, ba duba dop ba do
bop,
Ba duba dop ba do bop,
Ba duba dop ba do. Oh
yeah,
MMMBop ba duba dop ba do
bop,
Ba duba dop ba do bop,
Ba duba dop ba do
Finalmente ho
finito il capitolo!!! Yeha!! Ho avuto qualche incertezza per un paio di
giorni sull'inizio ma poi sono riuscita ad andare avanti indenne ;)
spero vi piaccia la seconda parte, la terza la sto iniziando a scrivere
adesso...il punto di vista di Puckerman, un duetto con Rachel e tanto
altro ancora...chissà cosa succederà adesso?
Qualche idea?
La cazone di Mercedes è uno dei primi successi di Rhianna,
"Pon the replay", mentre quella di Rachel e Blaine è
l'indimenticabile "Mmmbop" degli Hanson che da tanto tempo non
ascoltavo più. Ringrazio tutti i lettori e i commentatori ;)
spero che continuerete
besito
kia
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Capitolo 10 *** Puck ***
Era
bellissima quando rideva, a dire la verità lo era
praticamente
sempre, anche quando faceva la logorroica. Dopotutto era Rachel, o la
si amava o la si odiava e in quel momento la si poteva soltanto amare
mentre cantava il primo singolo degli Hanson. Era un'emozione sentirla
cantare, faceva venire i brividi. Si rendeva conto dell'effetto che
faceva alle persone appena aveva un microfono in mano? No, forse non
del tutto. Rachel
Berry si stava finalmente divertendo e non era merito mio, o almeno
solo una piccola parte poteva essere accollata a me. Il suono
frizzante della sua risata mi metteva sempre di buon umore, peccato che
quel sorriso era rivolto a Blaine. Non che fossi geloso di Anderson,
era
impossibile
esserlo dato la natura dei fatti che lo vedeva invischiato in una
relazione con Hummel, ma già una volta, mentre erano
ubriachi, si erano baciati e la cosa non mi era andata poi tanto a
genio. Avevo subito pensato che ci fossero tante cose sbagliate in quel
bacio. Adesso sapevo che nessuno dei due aveva toccato una goccia di
alcool e quindi ero più sereno che non si verificasse di
nuovo
quell'episodio, giusto per non dover assistere alle tragedie da prima
donna di Hummel. Però le canzoni e gli sguardi durante una
performance di Rachel non erano mai stati innoqui ed io lo sapevo fin
troppo bene
in prima persona. Quanto mi aveva fatto penare ed eccitare quella
ragazza mentre cantavamo Need you now in aula? Quante volte avrei
voluto baciarla mentre mi sorrideva con intimità? Stop!
Perchè avevo usato il
termine geloso? Io
non era affatto geloso di nessuno, men che meno di quell'egocentrica
petulante che stava saltellando sul palco guardando con una certa
intesa l'usignolo. Se si fossero avvicinati di più forse
avrei
fatto meglio ad intervenire, dopotutto avevo promesso di riportarla
incolume e sobria a casa dei suoi papà. Ovviamente questa
promessa fatta
ai due uomini era stata detta prima di averla vista con quel misero
pezzo di seta nera addosso che non nascondeva per niente le sue curve
perfette da urlo. E lui avrebbe voluto urlare in quel momento, appena
varcata la soglia di quell'assurdo mondo rosa, ma avevo trattenuto a
stento i miei famosi istinti animaleschi intenzionati a farla mia e a
strapparle
con i denti quel tessuto che era solo di impaccio. Perchè
si era fermato? Già, certo, lei era solo una sua amica e
adesso
mister ricciolino canterino era tornato alla ribalta per riprendersela.
E ci sarebbe riuscito visto lo sguardo perso dell'amica, lo conosceva
bene quello sguardo. Ci sarebbe ricascata. Ottimo
tempismo, non c'era che dire. Se fosse rimasto il vecchio
Puckerman poche parole e molte performance tra le lenzuola, eppure non
lo aveva fatto perchè era cambiato. Perchè lei lo
stava
cambiando giorno dopo giorno. Perchè teneva a lei
più di quanto avesse tenuto a Quinn l'anno precedente,
questa
era la
verità. Una verità pesante e difficile da
accettare anche
se poteva sembrare così semplice, ma i sentimenti facevano
paura
a tutti. Non provarli sarebbe statto tutto più facile,
peccato
che non ero stato così fortunato in quel senso. Quella
sottoveste nera era
stata una tentazione tremenda, dovevano bandirla dal mercato. Il solo
pensiero di saperla indossata da Rachel proprio mentre era in quella
camera con Jessie mi faceva ribollire il sangue e non era un buon
segno. No, non doveva
pensarci! Quando poi l'avevo aspettata mentre era in bagno a cambiarsi
avevo dovuto trovare qualcosa da fare per non sfondare quella maledetta
porta e assaporare la sua pelle vellutata al sapore del suo
bagnoschiuma alla fragola, quindi mi ero seduto su quel letto del
peccato e avevo iniziato a far vagare lo sguardo finchè non
si
era posato sul cassetto leggermente aperto del comodino. L'avevo aperto
per curiosare all'interno finchè non avevo visto un libro di
un
certo Neruda, poesie d'amore se non avevo capito male, quando lo avevo
preso in mano era caduta quella foto per terra e tutto si era fermato
improvvisamente. L'avevo raccolta osservandola attentamente perdendomi
in mille ricordi di noi due insieme, di quando mi ero finalmente
sentito bene la prima volta. Era iniziata quasi per caso, per attirare
l'attenzione di Quinn e Finn, ma poi tutto era cambiato. Lei mi aveva
lasciato dicendo che non avrebbe mai funzionato tra noi, allora
perchè c'ero rimasto così male? Perchè
era stato
come ricevere un pugno nello stomaco? Si, Rachel aveva avuto ragione.
Non avevo alcuna intenzione di lasciarla, ma non potevo fare niente in
proposito. C'era sempre Finn nei suoi pensieri, io non ne facevo parte.
Strano, in quella foto sembrava veramente che provasse qualcosa per me.
Forse aveva soltanto recitato, lo faceva molto bene. Quando era tornata
avevo notato nel suo sguardo la stessa espressione che mi aveva
riservato la prima volta che ci eravamo baciati proprio su quel letto.
Il preludio di un bacio. No, doveva essere soltanto un'illusione.
Rachel non poteva desiderare quello...o forse si? Non per sminuire
l'effetto che Puckzilla aveva sulle donne, era innegabile che fossi
l'ebreo più sexy di Lima e l'oggetto del desiderio delle
sexy
mammine, ma con tutta quella storia di Finn e Jessie mi sembrava strano
da parte della Berry fare dei pensierini ancora su di me. Le conoscevo
bene le sue ossessioni per il ragazzo del momento e, nonostante tutte
le volte che era stata tentata al tradimento dal sottoscritto si era
sempre rifiutata di cedere del tutto alle mie lusinghe. Avevo promesso
a Finn che non mi sarei mai più messo in mezzo tra di loro e
volevo rispettare almeno per una volta quella promessa, nonostante
sapessi che il mio migliore amico si fosse comportato come un perfetto
bastardo con lei. Rachel Berry era off limits per me. Avevo rimesso a
posto la foto dando la parola fine a quel breve momento di pericolosa
intimità. Adesso mi ritrovavo li, da solo al tavolo, a
fissare
con un sorriso ebete quella deliziosa moretta ebrea che si stava
divertendo con tutti eccetto che con me. Ero entrato in quel bowling
con l'intenzione di ridurre al minimo ogni contatto con lei ma non
c'ero riuscito, resistere a quel faccino tristemente disperato di
Rachel Berry era pura fantascienza. Ero andato a soccorrerla tra un
tiro e un'altro e non ero riuscito a tenere le mani lontane da quelle
meravigliose rotondità. Era servita tutta la concentrazione
possibile per non farla mia la davanti a tutti. Quel suo profumo mi
surriscaldava gli ormoni e quel suo sedere premuto proprio contro i
miei jeans...avrei fatto meglio a farmi una lunghissima doccia gelata
quella notte per riuscire a calmare i bollenti spiriti e togliermi
dalla testa tutte le cose che avrei potuto fare con quel corpo. Mi
stava rendendo folle quella ragazza.
"Sono proprio una bella coppietta quei due sul palco."
esclamò
Mercedes prendendomi in contropiede mentre si sedeva al mio fianco. Non
mi ero accorto di lei, tutta la mia attenzione era destinata a un'altra
ragazza.
"Se lo dici tu. Anderson si dimena proprio come una femminuccia."
"Non è vero, sei solo geloso. Dopotutto il bacio che si
erano
scambiati quei due...quanto fuoco! Te lo ricordi?" a quelle parole mi
adombrai in volto. Perchè doveva infierire proprio in quel
momento? Non mi stava piacendo la direzione che stava prendendo quel
discorso.
"Tutti se lo ricordano." borbottai infastidito facendo una smorfia.
Sarei riuscito a corrompere la cameriera per farmi servire una birra?
Magari flirtando e ammiccando sarei riuscito nel mio intento e persino
a portarmela a letto a fine turno o nel magazzino del locale. Avevo
proprio bisogno di bere e Puckzilla riusciva sempre a bere in un modo o
nell'altro.
"Ti devo ringraziare Puck."
"Per che cosa?"
"Per tutto quello che stai facendo per Rachel. La tua sola presenza le
fa bene. Il cambiamento in lei è evidente: con Finn ha
sempre
avuto alti e bassi, più bassi che alti, e ogni volta che mi
giravo a guardarla era in
lacrime disperata ma adesso sorride più spesso. E'
più
luminosa, più spensierata...decisamente meno logorroica. Si,
hai fatto
proprio un buon lavoro." mi sorrise lei dandomi alcune pacche sulla
mano per congratularsi del mio operato.
"Non mi piace vederla piangere e soffrire per un ragazzo, anche se si
tratta di Finn. Sono un suo amico e ci tengo, non possiamo permetterci
di avere la nostra solista completamente distrutta a causa della
confusione mentale di un ragazzo a un passo dalla prossima sfida."
dissi con una sicurezza che nemmeno provavo cercando di convincere me
stesso di quelle parole. Come se non ci fosse nient'altro dietro ai
miei gesti, come se non avessi provato assolutamente niente nel vederla
con quella sottoveste di seta nera che gridava ai miei ormoni lussuria.
"Quindi lo fai solo per la squadra?" mi chiese lei osservandomi
attentamente negli occhi mentre beveva dalla cannuccia la sua
coca-cola. Non mi piaceva affatto strano sguardo.
"Non solo per quello...chi riuscirebbe a sorbirsela in quello stato
d'animo?" le feci io stringendomi nelle spalle cercando di cambiare la
strada che aveva preso quel discorso.
"Ho saputo di Jessie." esclamò lei senza mezzi termini
continuando a non perdermi d'occhio.
"Il grande ritorno del figliol prodigo. Si rimetteranno presto insieme,
la conosci Rachel."
"E tu come lo fai a sapere? Niente è certo. Non hai
intenzione di fare niente in proposito?" le sue domane a bruciapelo mi
infastidivano.
"E cosa dovrei fare secondo te? E poi perchè diamine dovrei
fare qualcosa? Io non centro nulla, è una sua scelta."
borbottai scontroso fissando con insistenza la cameriera carina che ci
stava portando un'altra razione di patatine. Perchè non
provavo attrazione per quella ragazza e non riuscivo a smettere di
lanciare occhiate in direzione di Rachel? Questa notizia
aumentò la mia rabbia.
"Se tu non muovi il tuo bel culetto bianco è ovvio che lei
non
avrà altra scelta di tornare con Jessie...o peggio ancora
con
Finn. Nessuno dei due la renderebbe felice." sbuffò Mercedes
spazientita lanciandomi un'occhiataccia malevola.
"Magari questa sarà la volta buona."
"Puck che cosa provi per lei? E non venirmi a raccontare bugie
perchè riesco a riconoscere le tue balle."
"E' una mia amica, è normale che le voglio bene..." mi
sentivo in imbarazzo ad ammetterlo di fronte a lei.
"Ne stai parlando quasi fosse un dovere, Rachel non è mica
tua
sorella! Puck c'ero anch'io durante lo spettacolino che avete dato poco
fa in pista...te lo ricordi vero? Le eri praticamente appiccicato
addosso, non si capiva dove finiva uno e dove iniziava l'altro. Non
venirmi a dire ancora che siete solo amici altrimenti ti
prenderò a calci finchè il tuo sedere non
diventerà nero." mi minacciò additantomi con un
dito ed effettivamente dovevo temere Mercedes Jones, non era una
ragazza da sottovalutare.
"Penso che sia una ragazza fantastica a modo suo e basta. La si odia o
la si ama, giusto?"
"Le hai dimostrato in tanti modi quanto ti piace e lei non lo ha ancora
capito...e nemmeno tu te ne sei accorto stupido! Ti ricordi? L'anno
scorso quando dovevamo fare in coppia il compito del prof Shue tu mi
avevi confessato di essere il reale padre della bambina di Quinn ma io
ti avevo praticamente detto di lasciar perdere perchè lei
aveva
deciso di rimanere con Finn e dare a lui la possibilità di
essere padre, pensavo che fosse la cosa migliore in quel momento.
Spettava a Quinn decidere, che fosse giusta o sbagliata la scelta noi
non potevamo farci nulla...poi è successo tutto quel casino
e
Finn se ne era andato dal Glee club rischiando di farci perdere le
Regionali. Questa volta non ti darò lo stesso suggerimento
di
lasciar perdere. Lo so, la situazione è completamente
diversa da
allora, non ci sono bambini e fidanzati in mezzo, ma questa volta la
scelta spetta a te e a Rachel. Ed io spero che tu farai la scelta
giusta per entrambi. Adesso ti dirò di rischiare, di
buttarti
senza avere paura nei sentimenti che stai provando perchè
altrimenti rischieresti
di perdere la cosa migliore che ti è successa nella vita.
Puck,
vedo come la guardi. Non puoi raccontarmi bugie, ogni tuo sguardo o
gesto dicono tutto. E poi non si possono tenere separati due
innamorati. Mi sento un pò cupido questa sera." sorrise
orgogliosa di se stessa. Tutto quel discorso mi aveva fattò
un pò agitare, mi sentivo frastornato.
"Beh, cupido mi sa tanto che hai perso una delle tue frecce d'oro. Hai
sbagliato mira. Rachel ed io siamo soltanto amici ed è
meglio
che le cose rimangano così. Non durerebbe." scossi la testa
bevendo la mia bibita mentre mi ritornavano in mente le parole della
principessina ebrea mentre mi stava mollando. Sentivo ancora un pugno
nello stomaco. Perchè diamine non potevo ricattare nessuno
per offrire un pò di alcool a un minorenne?
"Non puoi saperlo senza neppure averci riprovato. Siete cambiati
entrambi, siete più maturi di un anno fa."
"Giusto, sono riuscito a evitare di mettere incinta qualche altra
ragazza del McKinley. Che colpo di fortuna. Il nostro è
soltanto un aiuto
reciproco, ci facciamo compagnia...sappiamo che ci siamo l'uno per
l'altra nei momenti difficili. Rachel è libera di fare
quello
che vuole e se vuole rimettersi con riccioli d'oro le farò
le
mie congratulazioni." borbottai sempre più infastidito da
quel discorso. Sentivo a malapena Kurt intonare My heart will go on di
Celine Dion, ed era impossibile non notarlo visto la sua voce notevole
da castrato dell'ottocento come spesso continuava a definirsi lui anche
se io ancora non avevo capito a cosa si riferisse. Ero completamente
distratto.
"Rachel mi ha raccontato quello che è successo in macchina.
Se
siete solo amici che si aiutano allora spiegami perchè ti
sei
comportato da uomo geloso quando le hai chiesto di Jessie?
Perchè sei arrivato qui con lei con lo sguardo di uno che
avrebbe voluto picchiare la prima persona che gli capitava a tiro?
Perchè sei furioso? Perchè leggo nei tuoi occhi
rabbia e
paura? E perchè prima ti ho sorpreso a fissarla con sguardo
adorante come un innamorato che aspetta la sua bella in
contemplazione?" quelle parole continuarono a ronzarmi nella testa
anche quando aveva ormai smesso di parlare da alcuni secondi. Non
riuscivo a risponderle a quella sfilza di domande, cosa avrei potuto
dirle? Non lo sapevo neppure io, non volevo pormi certe domande. Avrei
dovuto dirle di smetterla ma non sarei riuscito a fermare Mercedes e
adesso mi ritrovavo a farmi le sue stesse domande dubitando di me
stesso. Per tutta risposta rimasi in silenzio aggrottando un
sopracciglio in riflessione mentre la figura vivace di Rachel attirava
di nuovo tutta la mia attenzione. Cosa stavo facendo? Cosa mi stava
facendo quella streghetta ebrea? Mercedes seguì il mio
sguardo crucciato e, con la coda dell'occhio, la vidi sorridere
sorniona come se quello le dasse conferme che soltanto lei sapeva. Ma
io non sapevo, non volevo capire. Volevo soltanto che le cose
rimanessero com'erano e che Rachel avesse ancora bisogno di me da
amico, non volevo cambiare nulla.
A fine canzone, vidi Rachel buttarsi di getto tra le braccia di Hummel
lodandolo a gran voce per il suo acuto fenomenale. La sua allegria mi
rendeva felice, nascosi il sorriso dietro il bicchiere sperando che
Mercedes non lo notasse ma era tutto inutile. Bevvi evitando il suo
sguardo. Improvvisamente vidi Rachel puntare verso il tavolo, con
l'espressione tra l'allucinato e il divertito che mi
terrorizzò parecchio. Mi addocchiò e sorrise
maliziosa facendomi un cenno con il dito come a dire di andare da lei,
la fissai confuso consapevole di sembrare un perfetto idiota. Arrivata
a destinazione, si chinò verso di me sul tavolo e mi
afferrò il collo della maglietta spingendomi verso il suo
viso.
"Adesso sei tutto mio." mi sussurrò lei con aria biricchina
guardandomi intensamente. Era un'allucinazione o il suo sguardo si era
abbassato alle mie labbra?
"Come scusa?" balbettai come un cerebroleso affetto da disturbi del
linguaggio. Non capivo più niente quando me la ritrovavo a
un palmo dal naso.
"Tocca a noi, il duetto. Ho scelto una canzone stupenda."
"Quale canzone?"
"Seguimi e lo scoprirai. Vieni con me Noah." mormorò lei con
un sorriso carico di aspettativa mentre mi afferrava la mano e mi
trascinava con se sul palco. La mia mano stretta in quella
più piccola di lei mi dava una sensazione di calore, di
affetto, come se quello fosse il suo posto. Rachel mi porse il
microfono scoccandomi un'altro sorriso intimo che mi fece venire i
brividi, mentre il compagno dei piani di sotto si svegliava per
l'ennesima volta nelle ultime due ore, e fece un cenno con il capo a un
tizio per fare iniziare la base. Ci impiegai qualche secondo di troppo
per capire quale canzone fosse e quando finalmente ci arrivai rimasi
sotto shock. Perchè aveva scelto proprio quel pezzo? Aveva
per caso qualche significato nascosto quel duetto? Avrei voluto entrare
nella sua testa in quel momento e scoprire cosa pensasse, ma l'unica
cosa che potevo fare era rimanere in balia del suo sguardo come se
fosse una calamita.
I know I
stand in line until you think you have the time to spend an evening
with me.
And if
we go some place to dance I know that there's a chance you won't be
leaving with me.
Then
afterwards we drop into a quiet little place and have a drink or two.
And then
I go and spoil it all by saying something stupid like "I love you"
A quel primo
ti amo credetti di vederla arrossire e abbassare lo sguardo per due
secondi per poi incatenarlo di nuovo al mio. Cosa diamine mi stava
facendo quella dolce ammaliatrice? Ricambiai il suo sorriso sfoderando
il mio leggendario made in Puckerman che stendeva ogni donna ai miei
piedi e le feci l'occhiolino fissandole le labbra carnose. Se voleva
giocare ero pronto.
I can
see it in your eyes that you despise the same old lies you heard the
night before.
And
though it's just a line to you, for me it's true and never felt so
right before.
I
practice every day to find some clever lines to say to make the meaning
come true,
But then
I think I'll wait until the evening gets late and I'm alone with you.
The time
is right, your perfume fills my head, the stars get red and oh the
night so blue.
And then
I go and spoil it all by saying something stupid like "I love you"
Al secondo ti amo la tentazione
di saltarle addosso si faceva sempre più predominante. Come
poteva fissarmi con quell'espressione senza sapere quale reazione
naturale mi stava facendo provare? Il mio amico di una vita era
più che sveglio e voleva lei. Se solo avessi allungato la
mano per afferrare la sua e trascinarla sul mio petto...quando stavo
per farlo lei anticipò la mia mossa e iniziò a
girarmi intorno con espressione biricchina mentre la sua mano vagava
indisturbata sulla mia schiena e poi sul mio torace facendomi venire i
brividi. Quasi ruggii. Afferrai la sua mano portandomela alle labbra
per baciarle il dorso e poi la riposai sul mio cuore senza allontanare
gli occhi dai suoi.
The time
is right, your perfume fills my head, the stars get red and oh the
night so blue.
And then
I go and spoil it all by saying something stupid like "I love you"
"I love
you"
"I love
you"
"I love
you"
Al termine della canzone eravamo entrambi senza fiato, ancora mano
nella mano a pochi millimetri di distanza. Gli ultimi ti amo erano
ancora nelle mie orecchie, nella mia testa, non volevano andarsene
più via. Abbassai lo sguardo sulle sue labbra, avrei voluto
perdermi in quella morbidezza e dimenticare le persone presenti che
applaudivano con fischi di apprezzamento. Come sarebbe stato facile
baciarla in quel momento, ma lei lo avrebbe accettato o si sarebbe
tirata indietro accusandomi con gli occhi di aver rovinato la nostra
amicizia? Gli urli dei nostri amici interruppero l'atmosfera che si era
creata e la serata continuò con altre canzoni e
divertimenti. Per il resto della serata non potei fare a meno di
osservare attentamente Rachel quando lei era impegnata a parlare con
gli altri, non volevo farmi beccare in flagrante da lei ma quella
ragazza mi stava attirando come una falena alla luce. Era bellissima,
una ragazza straordinaria che non si arrendeva mai quando il mondo le
crollava addosso. Era forte nella sua fragilità, era unica.
Tutto in lei gridava perfezione, perfezione per me. Da quanto tempo la
osservavo in quel modo? Forse da sempre ma avevo preferito ignorarlo,
far finta che non fosse così. Più rimaneno
abbagliato dal più piccolo e innocente gesto più
le mille domande di Mercedes continuavano a perseguitarmi senza sosta
dando un certo significato a tutto. A quello che provavo per lei. Tutti
quegli strani pensieri si intensificarono mentre eravamo soli nella mia
auto e lei si era addormentata sul sedile al mio fianco con
un'espressione serena sul viso. Chissà a cosa stava
sognando? Chissà se per una volta fossi io al centro dei
suoi sogni come lei lo era stata molto spesso dei miei?
Chissà come l'avrebbe presa se l'avesse saputo?
Istintivamente, allungai una mano per toglierle un boccolo dal viso e
accarezzarle la guancia lentamente facendo rimanere le dita
più del dovuto. Quando parcheggiai l'auto di fronte al suo
vialetto, cercai le chiavi di casa nella sua borsa e la presi in
braccio facendo attenzione a non farla sbattere contro il tettuccio.
Rachel si mise più comoda e allungo le sue braccia dietro al
mio collo per poi poggiare la testa contro il mio torace e tornare a
dormire. Il mio cuore batteva a mille. Come faceva a non sentirlo?
Quant'era complicato fare il gentiluomo. La portai fino in camera sua,
stando attento a non svegliare i suoi papà, e la sdraiai
dolcemente sul letto. Lei sbuffò girandosi di lato mentre
agguantava il suo cuscino come se avesse la cosa più cara
che avesse al mondo. Ridacchiando per la scena buffa, le tolsi le
scarpe e le rimboccai le coperte rimanendo a contemplarla in silenzio
un altro pò. Ero innamorato. Si, avevo appena trovato la
risposta alle domande di Mercedes e adesso ero titubante sul da farsi.
Non ero mai stato così preoccupato di perdere qualcuno come
in quel momento. Mi chinai sul suo viso accarezzandole di nuovo la
morbida guancia.
"In fondo Mercedes aveva ragione. Chi l'avrebbe mai detto? Il cuore di
Puckzilla messo al tappeto da una ragazza. Sogni d'oro mia
principessina ebrea." sussurrai quelle parolo suggellandole con un
lungo e dolce bacio. Dopo un ultimo sguardo, mi voltai, chiudendomi la
porta di quel mondo rosa alle spalle, e mi incamminai con sguardo ebete
alla mia auto avendo ancora il sapore di lei sulle labbra.
Siamo arrivati al decimo
capitolo finalmente!!! Dai che festeggio!! Spero che vi sia piaciuto
questo lato di Puck, ma adesso cosa succederà?? Tanti
quesiti, tante scelte...e tanti errori. Prossimo capitolo Rachel...e
non vado avanti!! Il duetto di Rachel e Puck è Something stupid nella versione cantata da Robbie Williams (qualche somiglianza con Mark Salling???) e Nicole Kidman. Ringrazio tutti i lettori e i commentatori...smack
a presto, besito
kia
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Capitolo 11 *** Rachel ***
Sentii il suo sguardo su di me e un'ondata di calore ribollirmi dentro
a fuoco lento. Quando i suoi passi si allontanarono e sentii chiudersi
la porta alle sue spalle, mi misi di colpo seduta sul letto portandomi
una mano sulle labbra con espressione sconvolta mentre gli occhi mi
schizzavano fuori dalle orbite. Mi aveva baciato. Noah
Puckerman, il leggendario Puckzilla dio del sesso e della libido sia
femminile che maschile, mi aveva appena baciata. Ed io cosa avevo
fatto? Nulla, da brava codarda qual'ero avevo finto di dormire per non
affrontare tutto quello che era maturato tra di noi nel giro di quasi
quattro ore di vicinanza. Che stupida! Era da tutta la sera che
agognavo quel bacio,
avendo persino paura di ammetterlo a me stessa prima di rimanerci per
l'ennesima volta secca,
e alla fine avevo rovinato quel fatidico momento
fingendo di
non essere sveglia.
Potevo ancora sentire il sapore delle sue labbra sulle mie, l'odore
della sua pelle mentre si chinava su di me...mi ero imposta
l'immobilità per non rispondere a quel bacio e saltargli
addosso, legarlo al letto e non farlo più uscire da quella
stanza nemmeno se avesse supplicato. Avrei voluto fare tutto quello,
eccome se lo avrei voluto visto
che per me era sempre stato una tentazione anche quando stavo con Finn
o con Jessie ma dovevo ricordarmi che lui era off limits. Lo era sempre
stato per me. Perchè
ogni volta che ero con lui mi dimenticavo sempre di Lauren? O di Quinn?
Beh, forse di lei proprio non riuscivo a dimenticarmi dopo quello che
mi aveva spifferato Finn evitando di farsi i fatti suoi e sbandierando
ai quattro venti il tradimento della sua ragazza che a me, in
realtà, non doveva
nemmeno interessare. Si, a chi volevo darla a bere? La
verità
è che ero completamente innamorata di lui da tempo immemore,
ancor prima di invaghirmi e di ossessionarmi di Finn, ma non ho mai
fatto nulla per farglielo capire neppure nel breve periodo della nostra
relazione quando mi perdevo a baciarlo e volevo sempre di
più.
Era stato per orgoglio? Forse, ma non ne ero assolutamente certa. La
convinzione che non saremmo durati a lungo, le troppe differenze tra di
noi e i nuovi interessi amorosi che avevano destato la nostra
attenzione erano buona parte dei motivi per i quali io mi ero sempre
tenuta alla larga da lui e Noah, per tutta risposta, era entrato nella
squadra da football e aveva preso l'abitudine di gettarmi costantemente
granite in faccia
chiamandomi sfigata. Un pò come quando i bambini tiravano le
trecce delle loro coetanee prendendole in giro mentre in
realtà
volevano soltanto richiamare la loro attenzione e far loro capire in un
modo contorto che gli piacevano, peccato che per Noah
non era mai stato così. Era già tanto essere
diventata a
malapena una sua amica, non potevo di certo pretendere molto.
Perchè lo aveva fatto? Perchè mi aveva appena
baciata?
Che significato aveva quel bacio? E le sue parole? Si era riferito a
Mercedes e poi aveva aggiunto qualcosa che aveva a che fare con il
cuore di Puckzilla e una ragazza...si riferiva a me? Potevo avere
ancora una speranza? No Rachel, smettila! Non potevo credere a questo,
non adesso che mi ero costruita un'esistenza senza pensare lui al mio
fianco. Forse ero una bugiarda patentata visto che ora come ora lo
avevo più vicino che mai, ma quella vicinanza era per un
altro
motivo. Mi stavo sbagliando, si stava riferendo a Quinn, non a
me...e allora perchè diamine aveva baciato proprio me?
Troppe
domande, il mio cervello si stava surriscaldando troppo. Forse per lui
era soltanto un innocuo bacio tra amici e nulla di più, la
cosa
più normale che potesse esserci peccato che lo aveva dato
alla
persona sbagliata visto che stavo rischiando di costruirci intorno una
storiella con il finale "...e vissero tutti felici e contenti" che mi
avrebbe fatta internare il prima possibile in uno dei migliori manicomi
di Lima. Dovevo smetterla di fantasticarci troppo o avrei rischiato
l'esaurimento nervoso. Era stato un errore, un piccolo stupido
cedimento senza alcuno sbocco futuro commesso da entrambi. Non doveva
più succedere, lui aveva Lauren o Quinn ed io non centravo
niente con quell'assurdo triangolo amoroso. Dovevo dimenticarmi di
tutto quello che era successo,
di qualsiasi pensiero che avessi fatto su Noah e sul suo corpo da
peccato.
Dimenticarmi di noi, cosa piuttosto improbabile ma inevitabile visto
come stava andando la situazione, dopotutto lui non sapeva nemmeno che
ero
sveglia mentre mi stava baciando quindi questo rendeva tutto
leggermente più facile. Oppure no? Un sms in arrivo mi
distolse
dai miei pensieri riportandomi alla realtà. Mi allungai
verso il
comodino per prendere il cellulare e aprii il messaggio sorprendendomi
del mittente.
"Non sono riuscito ad
aspettare altre
sedici ore per rivederti, scusami ma tu continui ad infrangere
qualsiasi regola che mi autoimponga. Avevo deciso di non innamorarmi di
te eppure sei arrivata tu per scombinarmi i piani. Dovevo aspettarmelo
da una stella. Ci vai con qualcuno al ballo o posso avere qualche
speranza? J"
Sorrisi a quel messaggio. Nonostante i suoi difetti da prima donna,
Jessie era sempre stato tenero con me e lo era anche questa volta.
Voleva rimediare ai suoi sbagli ed io avrei voluto tanto poter
dimenticare il dolore e la rabbia che avevo provato ma sapevo che non
ci sarei riuscita come sapevo che non avrei mai rinunciato ad averlo di
nuovo nella mia vita. Mi era mancato enormemente Jessie e adesso stava
facendo un passo dopo l'altro per riavvicinarsi a me, con cautela per
chiedermi perdono e ci stava riuscendo davvero. Quella domanda capitava
proprio
a proposito. Cosa c'era di meglio di dimenticarsi di un ragazzo se non
uscire con un altro ragazzo? Era la teoria del chiodo schiaccia chiodo
ed io ci credevo seriamente, o almeno dovevo crederci. Togliersi dalla
testa
Noah poteva essere più facile di quello che mi aspettassi e
Jessie mi avrebbe dato una mano. "Forse questa
volta sei fortunato St. James, ho appena rifiutato l'ennesimo
spasimante che bussava alla mia porta."
"Non saprà mai quanto è stato sfortunato. Fammi
sapere il
colore del tuo abito per il bouquet al polso. E' raro vedere una stella
onorarti della sua luce ma quando lo fa ti illumina la giornata
rendendola migliore. Grazie Rachel, mi hai reso felice. Un bacio."
Sorrisi rileggendo le sue parole, posai il cellulare sul
comodino sentendomi improvvisamente più leggera. Quel
messaggio
mi aveva fatto bene, avrei dovuto trovare un modo per ringraziare
Jessie. Forse mi sentivo un pò una carogna per servirmi di
lui
in quel modo usandolo per dimenticare Noah ma era il mio incentivo in
più per rendere credibile una possibile storia tra di noi,
visti
i nostri
trascorsi, e dare un taglio netto a quello che si era venuto a creare
durante quella strana serata. Questa volta non potevo nemmeno incolpare
l'alcool per le mie azioni...o le sue. Dovevo far finta che non fosse
successo niente e andare avanti con il sorriso sulle labbra, ce l'avrei
fatta ad ogni costo. Ero riuscita a superare il comportamento ignobile
e immaturo di Finn con l'aiuto di Noah e adesso avrei superato anche la
forte attrazione e i sentimenti verso quest'ultimo, non doveva essere
così tanto difficile come temevo. Mi alzai per svestirmi e
indossare il mio pigiama rosa con gli orsetti gialli e tornai a sedermi
sul letto decisa a seguire i miei buoni propositi a partire dalla
mattina successiva ma si infransero nell'istante in cui i miei occhi si
posarono su una felpa grigia del McKinley. La felpa grigia di Puck che
aveva lasciato in camera mia dopo essersela macchiata con il gelato...o
per meglio dire, dopo che gliel'avevo sporcata io offrendomi di
lavargliela gustandomi il panorama di lui a torso nudo trattenendo il
fiato. Forse era peggio di quel che credessi. Istintivamente, andai a
prendere la felpa e la indossai a posto del pezzo di sopra del pigiama,
avevo bisogno di sentirla al contatto con la pelle per sentirmi bene.
Mi stesi sul letto e l'annusai, nonostante il lavataggio potevo sentire
ancora il suo odore incendiarmi i sensi. Era come averlo li, accanto a
me, che mi stringeva tra le braccia, peccato che quella non era la
verità ma soltanto un'illusione creata dalla mia mente
malsana,
dai miei ricordi. Iniziai a chiudere gli occhi con quella dolce
sensazione
di calore, di amore, che avevo provato soltanto poche volte in tutta la
mia vita. Quando li riaprii mi ritrovai dietro le quinte di un
palcoscenico, senza darmi nemmeno il tempo di realizzare dove fossi
qualcuno mi spinse avanti e per poco non caddi proprio al centro. Una
luce di un rosso potente mi accecò mentre il silenzio del
pubblico mi dava un terrorizzante benvenuto, improvvisamente mi sentii
in preda all'ansia. La musica partì, ma era troppo veloce
per
quel pezzo ed io non riuscivo ad andare a tempo, cercai di cantare
Don't rain on my parade come meglio potevo muovendomi sul palco
rischiando di inciampare sui miei stessi passi ma era tutto inutile.
Stavo impazzendo, era come una giostra dalla quale volevo scendere a
ogni costo ma non ci riuscivo. Se prima il pubblico non aveva emesso
nemmeno un suono adesso stavano tutti fischiando lanciandomi uova
marce, erano cappeggiati da Quinn e Lauren che mi urlavano cose molto
cattive mentre Santana mi sbeffeggiava da un lato del palco insieme a
Brittany con la sua espressione vacua. Cercai con lo sguardo un
appiglio, qualcuno che potesse aiutarmi ma in lontananza scorgevo
soltanto la figura di Jessie che mi fissava con una smorfia tra il
dispiaciuto e il deluso mentre era appoggiato contro il muro vicino
alla porta d'ingresso. Gli lanciai una richiesta d'aiuto con lo sguardo
ma lui scosse la testa affranto e mi diede le spalle uscendo dalla
platea. Perchè se n'era andato lasciandomi di nuovo da sola?
Un colpo dopo l'altro e capelli
e vestito erano rovinati quanto il mio orgoglio. Il mio grande sogno
era infranto. Persi l'equilibrio e caddi a terra, le lacrime iniziarono
a bagnarmi il viso e me ne accorsi soltanto quando portai una mano
tremante sulle guancie umide. Di colpo, i riflettori puntarono verso
Tina che
entrò sul palco vestita e pettinata come me, mi
lanciò
un'occhiata soddisfatta di sfida e cantò al mio posto
richiamando
l'applauso entusiasta del pubblico. Finn le si affiancò
aiutandola nella coreografia ed io mi chiesi quando aveva imparato
finalmente a ballare. Di male in peggio, il mio ego stava strisciando
sotto i piedi finchè non vidi una mano allungarsi verso di
me come un'ancora di salvezza.
Alzai lo sguardo, sapendo di essere un mostro con il mascara che mi
colava orribilmente sul viso, e rimasi senza fiato appena incrociai il
suo sguardo. Noah Puckerman era proprio li, davanti a me, a porgermi la
mano con il sorriso più dolce e stuzzicante che avessi mai
visto. Non ero mai riuscita a resistere al suo sorriso e neppure questa
volta feci troppa resistenza. Posai la mia mano sulla sua e mi lasciai
aiutare a tirarmi in piedi, mi sentivo a disagio. Vulnerabile. Lui mi
lasciò la mano e portò le sue ai lati del mio
volto
guardandomi intensamente, stavo rabbrividendo.
"Rachel va tutto bene, non preoccuparti. Tu sfonderai." le sue parole
mi infondevano un coraggio che ero ben lungi dal provare ma in quel
momento, incrociando il suo sguardo, credevo che sarei riuscita a fare
tutto senza limiti e la cosa un pò mi spaventava.
"No...non sono riuscita ad esibirmi..." balbettai cercando di rimanere
con i piedi per terra.
"Presto lo farai, tu sei la stella più luminosa e Broadway
se ne accorgerà. Ti ruberà a noi." parlava con
convinzione mentre con il pollice mi accarezzava lentamente la guancia
facendomi sospirare. Quel leggero sfregamento del suo polpastrello
sembrava una trance per me...oppure erano i suoi occhi magnetici?
"Sono una frana, non arriverò mai a Broadway
così. Tutti mi odiano."
"Nessuno ti odia e se qualcuno dirà qualcosa di offensivo ti
difenderò io. Non ti abbandonerò Rachel,
sarò
sempre con te piccola principessa. Tu sei la mia stella." detto questo
si chinò accorciando le distanze tra noi. Istintivamente, mi
alzai sulle punte iniziando lentamente a socchiudere gli occhi sulle
sue labbra carnose e invitanti. Morivo dalla voglia di baciarlo ma
quando mi ritrovai a un millimetro dalle sue labbra, potevo
già sentire il calore a quella distanza, tutto
cambiò improvvisamente e la mia sveglia mi
riportò al presente. Mi tirai su di colpo, mandida di
sudore, e spensi quel maledetto oggetto di tortura. Perchè
dovevo svegliarmi proprio in quel momento? Oh cavolo! Cos'avevo appena
detto?! Mi portai le mani sulle labbra sentendomi completamente in
colpa nei confronti di Lauren...o di Quinn? La confusione regnava
sovrana nella mia testa. Cosa dovevo fare adesso? Mi seppellii
angosciata dentro la felpa di Noah aspirando per l'ennesima volta il
suo profumo intenso mentre mi perdevo nelle sensazioni che continuava a
provocarmi il ricordo di lui. Basta! Dovevo smetterla con quella storia
e riprendere le redini della mia vita. Avevo preso una decisione e
adesso dovevo soltanto andare dritta per quella direzione senza
più guardarmi indietro, senza più voltarmi verso
di lui. Mi alzai in piedi e mi tolsi quella dannata felpa lanciandola
in un angolo sperduto della camera sempre più convinta a
lasciarla in quel posto facendola ammuffire. Feci una rapida doccia e
mi rivestii in fretta, poi presi carta e penna e appiccicai una
stellina verso l'ultima lettera e appiccicai quel fogliettino vicino a
quello delle Nazionali. Adesso avevo due mete da rispettare e
rincorrere.
Stare alla larga da Noah
Puckerman.
Dopo aver riletto la mia nuova frase, feci un profondo
sospiro cercando di infondermi coraggio per affrontare una nuova
giornata senza Noah e decisi che ce l'avrei fatta ad ogni costo. Ero
Rachel Berry e sarei riuscita a cavarmela da sola prima di mandare
completamente in frantumi il mio cuore.
Ciao a tutte, finalmente
ho riaggiornato e non mi sembra nemmeno vero di esserci riuscita dopo
l'ultima settimana...sembra quasi che mi deva mettere ad elemosinare le
proroghe per lavorare e questo decisamente non mi piace, ma bando ai
pensieri negativi (che sono già fin troppi).
Rachel ha fatto una
scelta con la quale dovrà confrontarsi più volte
visto che non è così facile liberarsi di uno come
Noah e lo ha dimostrato più volte nel corso degli episodi.
Che sia giusta o sbagliata lo scopriremo presto...o meglio, lo
scoprirà lei sulla sua pelle. Per il momento ha deciso di
accettare l'invito di Jessie...chissà cosa
succederà adesso tra loro due...mumble mumble...qualche
ipotesi?? Spero che adesso non mi odierete troppo...la protagonista del
prossimo capitolo sarà Quinn, anche lei prenderà
una decisione molto importante...ma cosa succederà se
qualcosa non andasse come si era immaginata?? Voglio conoscere le
vostre ipotesi. Ringrazio di nuovo chi commenta e chi legge nella
speranza di leggere anche altre opinioni...accettate anche quelle
negative o costruttive per migliorare. A presto, besito
kia
p.s. mi dispiace per
Chord ma sono contenta dei ruoli regolari per Darren e Harry...nella
speranza anche di poter rivedere i puckleberry di nuovo insieme
p.s.2 sono completamente
indignata per il voto di domani sulla censura di internet...ma si
può?? ci manca soltanto che ci vietino di scrivere
fanfictions e postarle, io mi sentirei perduta e molto triste. spero
che vada tutto bene
|
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Capitolo 12 *** Quinn ***
Avevo deciso che era ora di fare il primo passo, che era arrivata l'ora
di cambiare prospettiva sulla mia vita e chi poteva aiutarmi se non
lui? Dopotutto era stato
proprio lui a consigliarmi di accettare la verità che non
volevo
neppure ammettere a me stessa. Mi mancava da morire Beth e volevo
rivederla, stringerla di nuovo tra le mie braccia e annusare il suo
odore che mi aveva accompagnato per diversi mesi quando chiudevo gli
occhi. Sapevo che probabilmente non avrei risolto niente con
quell'improvvisata e che probabilmente avrei soltanto peggiorato le
cose confondendola ulteriormente come stava facendo lui con la sua
presenza ma non potevo farne a meno. Aveva ragione, ero sua madre e
nonostante le avessi dato un'altra famiglia decisamente più
affidabile e stabile con cui crescere sentivo di
voler far parte della sua vita o, almeno, di poterla vedere un'ultima
volta. Miss Corcoran me lo avrebbe permesso? Un conto era la presenza
del padre...ma una seconda madre, quella biologica, l'avrebbe accettata
nella vita di Beth? Cos'avrei fatto se mi avesse negato quelle visite?
Avrei accettato senza ribattere? Quella era un'incognita che mi faceva
un pò paura ma ero disposta ad affrontarla per rivedere la
mia
bambina. Beth ne valeva la pena e suo padre sarebbe stato fiero di
questa mia decisione ed io volevo tanto vederlo sorridermi come faceva
una
volta. Mi mancava quel suo sorriso, era come se esistessi soltanto io
per lui e questo mi faceva sentire bene. Sarà stato forse a
causa della tensione per l'inconorazione della reginetta del ballo? O
per il fatto che ormai il mio segreto su Lucy ormai era stato
spiattellato sui manifesti in giro per tutta la scuola? Oppure
perchè mi sentivo sempre più sola ogni volta che
beccavo
lo sguardo intenso di Finn sulla nasona? Che male c'era a volersi
sentire amata? Io non mi ci sentivo più da tempo. Forse Puck
ci sarebbe riuscito con i suoi modi sempre
molto lusinghieri per portarsi a letto una ragazza, con me c'era
riuscito rapidamente dicendo di non trovarmi grassa in uno di quei
giorni in cui
invece mi ci sentivo. Tanto Finn non sarebbe mai venuto a sarperlo,
giusto? Feci una smorfia al ricordo di quella stupida frase e a quanto
lo fossi stata io acettando quell'attimo di cedimento in una
combinazione tra alcol e insicurezza. Basta, era ora di voltare pagina
e riappropriarmi della mia vita, dei miei affetti. Grazie alla mia
scelta adesso mi
sentivo più sicura, più libera. Andai sugli
spalti ai
margini del campo da football e mi fermai ad osservare gli ultimi
passaggi degli allenamenti dei Titans. Fortunatamente Finn quel giorno
non c'era, qualche sospetto su dove in realtà fosse andato
ce
l'avevo ma preferivo sorvolare in quel momento per dedicarmi ad
osservare attentamente la tonicità dei muscoli di Puck
mentre
correva da una parte all'altra del campo per afferrare la palla. Se ci
fosse stato Finn con lui si sarebbero allenati insieme come al solito,
eppure il mio ragazzo preferiva fare assenze misteriose che,
chissà per quale motivo, sentivo che in qualche centrasse
quella
nana ebrea in mezzo a questa fuga. La cosa non mi piaceva per niente.
Quando vidi la coach annunciare il termine degli allenamenti, mi
affrettai a raggiungere Puck in mezzo al campo mentre si asciugava il
sudore in un asciugamano bianca. Sapeva di essere sexy in quel momento?
Conoscendo il suo ego da donnaiolo probabilmente si e sfruttava quel
suo lato di sè per rimorchiare le cheerleader come sempre ma
forse non si era ancora accorto della mia presenza e nemmeno di quella
delle altre ragazze visto che non accennava a nessuno dei suoi sorrisi
maliziosi. Era da tutto il giorno che lo vedevo strano, distante, come
se fosse perso nel suo mondo. Sembrava che qualcosa si fosse
improvvisamente spento in lui. Appena lo avevo visto entrare a scuola
sembrava il ragazzo più felice della terra ma nemmeno un
quarto
d'ora dopo tutto era cambiato facendolo adombrare in volto, aveva
persino ripreso a spingere gli sfigati nel cassonetto dell'immondizia
durante la pausa pranzo. Ovviamente era inutile chiedersi chi era stato
il colpevole di quel drastico cambiamento, avevo notato il suo sguardo
incrociare quello di Rachel per pochi secondi mentre lei andava dritta
per la sua strada voltando le spalle a quello che prima era un dolce
sorriso d'intimità. Sempre colpa sua, non doveva stupirmi
più di tanto quel suo comportamento da ingrata. Non
meritava Puck sbavarle dietro e nemmeno Finn. Con un sorriso
smagliante, mi piazzai di fronte a lui aspettando che si ridestasse dai
suoi cattivi pensieri e si focalizzasse solo su di me. Adesso c'ero
soltanto io davanti a lui e non avrei permesso alla nasona di
condizionare uno dei miei uomini per l'ennesima volta.
"Puck hai un minuto?" gli chiesi facendolo sobbalzare. Mi
guardò
un pò meravigliato e deluso, come se tra tutte le persone
possibili non si aspettasse proprio me in quel momento e la cosa non mi
andò molto giù ma feci finta di niente.
"Quinn, ciao...certo. Dimmi pure." disse asciugandosi la cresta sudata.
"Puoi accompagnarmi da Beth?"
"Finn lo sa?" mi domandò lui fermandosi di colpo mentre mi
osservava attentamente per capire quanto effettivamente fossi convinta
della mia decisione che lo aveva preso alla sprovvista.
"Perchè dovrebbe?" feci una risata sbarazzina cercando di
ammaliarlo con gli occhi, nessumo era mai riuscito a resistere. Neppure
lui. Finalmente vidi il solito ghigno malizioso
made Puckerman che mi aveva seguita ovunque soltanto un anno prima tra
le mura del liceo. Ad
essere sincera mi era mancato anche quello.
"Giusto, perchè dovrebbe? Sono contento che tu abbia
cambiato
idea, sapevo che non potevi voltarle le spalle troppo a lungo. Dammi un
quarto d'ora per cambiarmi e poi ti porto da Shelby."
"Rachel non verrà con noi?" come se lo avessi trafitto con
una
lama profonda in mezzo alle costole, Puck fece una smorfia rabbiosa
adombrandosi completamente in volto che quasi mi spaventò.
Avrei
fatto meglio a misurare le parole in sua presenza ma non ne avevo
voglia, ero decisa a spingermi al limite per fargli capire la
realtà dei fatti. Rachel Berry non era adatta a lui, sarebbe
stata soltanto la sua rovina sociale ed io non potevo permetterglielo.
Lui doveva capirlo prima che fosse troppo tardi per lui e per i suoi
sentimenti.
"No, ha da fare." grugnì lui stringendo i pugni attorno
all'asciugamano. Quella era una bella notizia.
"Ottimo. Ti aspetto al parcheggio."
Gli diedi le spalle e mi affrettai a raggiungere la sua auto
appoggiandomi allo sportello. Mi schermai gli occhi con una mano mentre
lo aspettavo tranquillamente pensando a nostra figlia.
Chissà
com'era cresciuta in tutti questi mesi...assomigliava ancora a me?
Cos'aveva preso da Puck? Tenevo a mala pena la curiosità
nello
scoprirlo, non vedevo l'ora di averla di nuovo tra le braccia. Mi
avrebbe riconosciuto? Che stupida, certo che no. Era troppo piccola ed
eravamo state insieme soltanto poche ore, piccolissime ore che avevano
instaurato un fortissimo legame per me. Quella bambina era mia e avevo
tutte le intenzioni di far valere i miei diritti di madre biologica.
Come sarebbe stato se non avessi dato in adozione Beth? Forse a
quest'ora potevamo essere una famiglia, Puck Beth ed io. Una famiglia
felice, Puck si sarebbe preso le proprie responsabilità
maturando fino a diventare un uomo di tutto rispetto con un lavoro che
mi avrebbe resa orgogliosa di lui. Potevamo ancora essere quella
famiglia, oppure era soltanto una mia illusione? Probabilmente avrei
dovuto dare un'altra opportunità a Puck all'epoca, forse
avevo
sbagliato tutto. Potevo ancora rimediare? Magari prima aspettavo
l'incoronazione della reginetta del ballo con accanto Finn, lui era il
re perfetto con cui condividere la corona. Aveva fatto tanto per me ma
io volevo di più, il suo completo amore. Se soltanto fossi
riuscita a far uscire dalla testa di quei due ragazzi quella sfigata
della Berry forse...l'arrivo di Puck mi distolse immediatamente dai
miei pensieri.
Salii al suo fianco in macchina e mise in moto mentre io mi rilassavo
sul sedile come se fosse la cosa più normale del mondo. Come
se
quello fosse stato il mio posto, in fin dei conti per lui l'anno
precedente era stato così ma non per me.
"Come stai? So che è stato un colpo basso rendere pubblico
il
tuo passato...mi riferisco a Lucy. Forse dovrei chiederti scusa visto
che questa storia è venuta a galla per colpa mia, ma conosci
bene Lauren. Non puoi opporti a lei altrimenti ti sbranerebbe vivo."
disse stringendosi nelle spalle come per scusarsi della propria
impotenza per quella faccenda. Potevo capirlo visto che a volte quella
ragazza terrorizzava persino me.
"Lo so, la foga di Lauren mi fa un certo effetto ma forse
dovrei essere io a ringraziare voi. Prima pensavo che fosse una
vergogna da nascondere a tutti, ma adesso mi sento decisamente meglio e
ho finalmente accettato il mio passato. Ho accettato Lucy, la
parte di me che ho sempre cercato di cancellare dalla mia memoria ma
ero sempre io. E' stato come togliersi un peso
di dosso." sorrisi rassicurandolo con le mie parole. Non gli portavo
rancore, ero sincera in quello che gli avevo detto. Anche grazie a
Finn, avevo superato la questione Lucy proprio dopo che era scoppiato
tutto quel putiferio a scuola ordito da Lauren per screditarmi nel
ruolo di reginetta, peccato che aveva ricevuto il risultato opposto.
Adesso tutti parlavano di me, tutti i casi disperati del McKinly erano
convinti a votarmi. Dopotutto ero anche un membro del Glee club, chi
poteva capirli meglio di me?
"Quindi non hai intenzione di picchiarmi."
"Non è mai detto con te. Comunque ho accettato molte cose
negli
ultimi giorni e adesso voglio soltanto stringere di nuovo tra le
braccia Beth. Avevi ragione, mi è sempre mancata." ammisi
chiudendo gli occhi mentre l'immagine di mia figlia mi passava nella
testa.
"Lo sapevo. Non sei un pezzo di ghiaccio come mostri a tutti." sembrava
orgoglioso di se stesso con quella frase, come se avesse visto in me
più di quello che io ero diposta a concedere agli altri. Ed
era
vero, ero fatta così ma in pochi sapevano la
verità e
Puck stranamente riusciva a leggermi dentro meglio degli altri. Forse
quello era un segno.
"Con chi ci vai al ballo?" gli chiesi tutto di un colpo cercando di
sviare il discorso.
"Ovviamente con Lauren." l'aria iniziò a cambiare e lui
evitò il mio sguardo fissando la strada davanti. Stavo
camminando su un sentiero pericoloso ma avrei continuato a percorrerlo
imperterrita.
"Strano. Ne sei proprio sicuro? Ultimamente hai passato molto tempo a
consolare Rachel e pensavo ci andassi con lei." commentai sbrigativa
con una punta di veleno sulla lingua.
"Siamo solo amici, io sto con Lauren." ad ogni parola che veniva fuori
dalla sua bocca la sua espressione continuava a farsi via via sempre
più feroce. Non lo avevo mai visto in quel modo.
"Beh, dopotutto hai ragione. E poi ho sentito dire che Rachel
andrà al ballo con Jessie. Lo sapevi?" a quella domanda lo
vidi
stringere così forte il volante da farsi diventare le
nocchie
bianche, non mi sarei nemmeno meravigliata se gli fosse uscito del
fumo dal naso. O era il fuoco? Per tutta risposta lui grugnì
qualcosa di incomprensibile e andò avanti digrignando i
denti.
Lo avevo fatto irritare e questa era tutta colpa della nasona, mi stavo
incavolando ancor di più. "Sono proprio una bella coppia."
sibilai
ferendolo ulteriormente. Perchè Rachel Berry stava sempre in
mezzo alle scatole? Perchè non mi lasciava mai in pace?
Perchè si prendeva tutto quello che era mio lasciandomi
soltanto
il vuoto intorno? Non la sopportavo più.
Quando arrivammo nel vialetto di Miss Corcoran, aspettai che Puck con
qualche secondo di ritardo mi aprisse lo sportello e scesi dall'auto
seguendolo. Non potevo di certo presentarmi davanti alla porta della
madre della Berry come se niente fosse. Attesi che fosse lui ad
annunciarmi e lo seguii dentro dopo aver stretto la mano della padrona
di casa, ero un pò a disagio in quell'istante. Ero di fronte
alla madre biologica di Rachel e per la prima volta notavo le
somiglianze tra loro, e non si trattava soltanto fisicamente ma avevano
la stessa intensità nello sguardo che mi faceva capire di
avere davanti una rivale, non avevo scelto il momento migliore
per
soffermarmi su quel punto. Appena varcai la soglia del salone il mio
sguardo fu catturato da quel piccolo box per bambini dal quale si
affacciava il visetto dolce a forma di cuore di Beth. I suoi occhioni
verdi tanto profondi mi colpirono dritto al cuore facendomi quasi
tremare, la tentazione di affondare le mani in quella cascata di
riccioli biondi era forte. Era identica a me, la somiglianza era
pazzesca. Leggevo la curiosità nei suoi occhi mentre mi
fissava attentamente, poi la felicità subentrò
alla curiosità e lei si profuse in un bellissimo sorriso
sdentato che avrebbe ammaliato chiunque. Quello era il sorriso di Puck
ed era rivolto al padre, la bambina protese le braccia in alto mentre
lui si avvicinava al boxe con intenzioni chiarissime. Puck la prese in
braccio stampandole un bacio sulla guancia, lei lanciò un
gridolino divertito e si mise a giocherellare con la cresta di suo
padre. In quel momento mi sentivo di troppo in quella scena, come se
fossi un'estranea che rubava attimi di felicità altrui a cui
le era vietato l'accesso. Non mi piaceva quella sensazione. Mi voltai
pensando che miss Corcoran fosse ancora alle mie spalle ad osservarci
con quel suo fastidioso occhio scrutatore che sapeva tutto ma se n'era
andata lasciandoci da soli. Trovava una certa soddisfazione nel fatto
che Beth non mi sorridesse? Forse facevo ancora in tempo a uscire da
quella casa e dimenticarmi dell'ennesima figuraccia che avevo fatto per
seguire i miei sogni, le mie illusioni. Perchè avevo seguito
quello stupido impulso? Quando Puck mi chiamò quasi
sobbalzai, mi girai di scatto osservandolo mentre mi si avvicinava con
la bambina in braccio.
"Quinn volevo presentarti Beth. Piccola principessa lei è
un'amica di zio Puck, salutala." la bambina fece un gesto con la manina
lanciandomi un sorriso sghembo troppo simile a quello del padre e
tornò ad aggrapparsi al collo di lui come se fosse la sua
ancora di salvezza. Si vedeva lontano un miglio quanto lo adorava,
aveva occhi soltanto per lui e Puck non era da meno. Avevo fatto un
grosso sbaglio con lui, sarebbe stato un padre perfetto per Beth. Lui
iniziò a portare la bambina verso i suoi giochi e la fece
divertire come al solito con le cose più semplici come una
boccaccia o una pernacchia sul pancino, non avevo mai sentito un
bambino ridere a crepapelle come in quel momento. Erano perfetti l'uno
per l'altra, erano diventati inseparabili. Lei cercava il padre quanto
lui la figlia, erano così simili che mi faceva un certo
effetto vederli in quel modo. Puck mi fece un cenno ed io mi
inginocchiai al suo fianco volendo accarezzare la guancia della bambina
ma in qualche modo mi trattenni, vedevo i continui sforzi di lui per
farmi coinvolgere con i loro giochi e cercai di trovare un legame con
Beth. La bambina sembrava accorgersi di me a mala pena e questo mi fece
male, presi un orsacchiotto in mano e feci finta che parlasse
direttamente con lei raccontandole una storia. Chiesi a Puck che
canzone piacesse a nostra figlia e lui rispose con un mezzo sorriso e
lo sguardo perso nei ricordi che insieme a Rachel le cantava spesso The
lion sleeps tonight e che la bambina si divertiva sempre. Era come se
non se ne rendesse nemmeno conto di quello che stava dicendo, di certo
non stava parlando a me. Forse a Rachel, era perso nel suo ricordo e
non sapevo come farlo uscire. Persino quando non c'era faceva danni.
Facendo buon viso a cattivo gioco, intonai quella canzone e appena Beth
iniziò a battere le mani Puck si riprese e si unì
al coro. Beth sembrava felice finchè, al termine della
canzone, non pronunciò quelle poche lettere che sconvolse
l'esistenza.
"A...chel?" aveva appena detto il suo nome. Mia figlia, che mi vedeva
ancora come un'estranea, aveva chiesto della mia rivale più
accerrima come se fosse stata lei sua madre e non io. Tutto si
immobilizzò attorno a me, compreso Puck che non sapeva
più dove guardare dall'imbarazzo. Quello era il peggior
momento della mia vita. Essere rifiutata da mia figlia per un'altra
ragazza. Volevo andarmene via. Mi alzai in piedi voltando loro le
spalle ma il braccio di Puck mi fermò proprio a pochi passi
dalla porta. Non volevo incrociare il suo sguardo, non volevo leggere
nei suoi occhi la verità.
"Quinn fermati ti prego."
"E' tutto inutile Puck!" sibilai trattenendo a stento le lacrime.
"Niente è inutile, non dire così."
"Non vedi? E' una partita persa in partenza! Lei vincerà
sempre su tutto ciò che è mio!" la mia voce era
incrinata dal rancore, non ce la facevo più.
"Questa non è una gara Quinn! Lei è tua figlia e
ancora non ti conosce. Devi darle tempo, non puoi pretendere le cose
facili subito. Tu non c'eri."
"Giusto. Io non c'ero ma c'era lei! Le ha fatto da madre al mio posto e
Beth si è affezzionata. A quanto sembra Rachel manca proprio
a tutti in questa casa, io sono soltanto di troppo. Voi aspettate
lei...persino tu vorresti che lei varcasse quella soglia proprio in
questo momento. Non mentirmi Puck, non farlo nemmeno a te stesso. Vedo
l'assenza della Berry nello sguardo di ognuno di voi." lo aggredii
voltandomi verso di lui con espressione offesa e arrabiata. Lui per
tutta risposta tolse la mano dal mio braccio e distolse lo sguardo con
aria impotente. Non riuscivo a capire se si sentisse in colpa o meno,
ma sapevo di dover fare qualcosa per cambiare la situazione...per
riportare la sua concentrazione su di me, non su di lei. Mi allungai
verso di lui, prendendogli il volto tra le mani, e lo baciai sulle
labbra prendendolo in contropiede. Lui mi spintonò via
indietreggiando verso la bambina e mi guardò aggrottando le
sopracciglia mentre scuoteva la testa in segno di diniego come per
dimenticare quello che era appena successo. Come se lo potesse fare!
"Puck..."
"No, questo è solo un errore! Quinn mi dispiace ma non
voglio tradire per l'ennesima volta Finn, già non tira una
bella aria tra di noi dopo il suo comportamento da idiota degli ultimi
mesi ma questo verrebbe dichiarato come guerra aperta tra di noi ed io
non so se sarò pronto a tutto ciò. E' pur sempre
il mio miglior amico, nonostante tutto."
"Non è la prima volta che succede." gli rinfacciai cercando
di fargli ricordare l'anno passato e il concepimento di Beth.
"Ma sarà l'ultima. Non posso farlo e non si tratta soltanto
di Finn, sono innamorato di un'altra ragazza." confessò lui
alla svelta. Lessi della sorpresa nel suo sguardo, neppure lui si
aspettava di essere così sincero con me e la cosa mi feriva
ancor di più. Non mi piaceva quella sconfitta, io ero una
futura reginetta del ballo e una ex Cheerios e nessuno mi aveva mai
detto di no. A parte Sam una volta ma quello era un altro caso.
"E non si tratta di Lauren giusto?" sibilai arrabbiata sapendo
benissimo a chi si stava riferendo. Sempre lei, Rachel Berry.
Perchè tutti sceglievano lei?
"Resta per Beth." mi supplicò infine lui ed io rimasi. Avevo
fatto una scelta e, nonostante il rifiuto di Puck, non avrei
più voltato le spalle a mia figlia.
E rieccomi qui, ormai mi
sento una latitante. Troppo poco tempo, posto e chiudo...domani prometto
di leggere tutti gli aggiornamenti delle altre ff commentandole come si
deve, scusate se non sono riuscita a farlo prima. Ringrazio per i
commenti, mi sento un pò come Rachel: lei non riesce a
sopravvivere senza gli applausi come Trilly, io senza leggere i
commenti...quindi commentate!!! Rileggendo il capitolo mi sono accorta
che forse ho aumentato la "stronzaggine" (consentitemi il termine) di
Quinn, spero di non aver fatto troppo casino, in realtà non
volevo farla tanto odiosa. Prossimo capitolo Jessie e il suo ritorno al
McKinly...qualcuno sarà felice, altri meno...
un bacio
kia
p.s. Chord ci
sarà ;) ma Lea Chris e Cory nn faranno parte della
quarta...evito di commentare che è meglio...fortunatamente a
settembre possiamo almeno vedere il concerto in 3d al cinema ;)
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Capitolo 13 *** Jessie ***
Ero orgoglioso per come stavano andando le cose. Ero
così
felice per il fatto che Rachel mi avesse accettato come suo cavaliere
al ballo scolastico che mi sarei messo a ballare come un idiota in
mezzo alla strada rischiando di essere internato. Per lei questo e
altro, lo avrei fatto se ciò mi avesse garantito il completo
perdono di Rachel. Sapevo che era ancora un pò titubante nel
tornarsi a fidare di me dopo tutto quello che le avevo fatto penare lo
scorso anno, ma se già aveva accettato di darmi una seconda
possibilità forse non ci sarebbe voluto molto
affinchè
tornasse tutto come prima. O almeno continuavo a sperarci ancora in
un'assoluzione completa. A dire la verità, se fossi stato in
lei, avrei tentennato anch'io sulla mia sincerità. Quando
sarebbero finiti i miei sensi di colpa? Volevo riconquistarla, e non
parlavo soltanto della sua fiducia, volevo riconquistare Rachel. Avevo
sempre pensato a lei durante tutto quel periodo di distanza, mi era
mancata la sua presenza accanto a me. Non sarei riuscito ad andare
avanti senza averla di nuovo nella mia vita. Rachel non aveva nemmeno
capito che cosa faceva alle persone, specialmente ai ragazzi. Vedevo
chiaramente quello che passava nei volti dei suoi compagni di scuola
appena iniziava a cantare oppure a ridere a una qualsiasi battuta,
erano le mie stesse reazioni e lei ancora non se ne accorgeva. Mi
sentivo splendidamente bene e nessuno sarebbe riuscito a scalfire il
mio sano ottimismo da riconquista. Bussai alla porta ed entrai appena
sentii l'invito, tutto in quell'ufficio era rimasto lo stesso. Non era
cambiato niente, nemmeno l'espressione sorpresa e confusa del professor
Shuester appena mi vide varcare la soglia del suo piccolo tempio.
Chissà come mai gli facevo sempre quell'effetto ogni volta
che
bussavo alla sua porta, facevo sempre qualcosa di strano da prenderlo
in contropiede e mettere disordine nei suoi schemi.
"Tu..." si alzò di scatto dalla sedia con espressione
esterefatta puntandomi un dito contro.
"Buongiorno professor Shue, sono tornato." affermai con un sorriso
sicuro ostentando tutta la mia superbia non dubitando un attimo del
fatto che lui aveva decisamente bisogno del mio aiuto.
"Lo vedo. Cosa ci fai qui Jessie?" lo vidi digrignare i denti cercando
di trattenere varie imprecazioni che di certo non dovevano venir fuori
dalla bocca di un professore dentro le mura scolastiche.
"So che siete a un passo dalle Nazionali ma siete lontani un miglio dai
Vocal Adrenaline. Nessuno può batterli, neppure voi.
Cambieranno
i membri del coro e gli insegnanti ma il preside si assicura sempre di
prendere il meglio dell'Ohio per la Carmel. Ha spie ovunque."
"Si, ricordo bene qualcosa di simile." fece una smorfia guardandomi di
traverso. Avevo fatto la spia, li avevo traditi tutti e di certo non
potevo aspettarmi nulla di meglio da parte sua.
"Mi dispiace professore Shuester, non mi sono comportato correttamente
nei vostri confronti ma in quel momento sentivo di non aver altre vie
d'uscita." ammisi con sincerità sapendo di aver fatto la
più grossa cretina di tutta una vita piantandoli in quel
modo.
"Ci sono sempre altre vie d'uscita. Potevi venire da me."
"Lo so ma miss Corcoran era la mia insegnante ed io la stimavo. Mi
aveva chiesto di farle un favore ed io l'ho fatto, peccato che mi sono
accorto troppo tardi dello sbaglio che avevo commesso. Non avevo tenuto
conto di essermi affezionato ad ognuno di voi...un pò meno a
Finn ma questo per ovvie ragioni. Sono venuto per darvi una mano e
raggiungere quel premio. Siete stati degli ottimi avversari, con me
avreste un'opportunità in più per arrivare nei
primi tre
classificati. Vorrei fare il consulente scenico per le Nuove
Direzioni." annunciai cercando di vendermi al meglio ai suoi occhi.
Sarebbe stato un pazzo a non accettare.
"Non credo che i ragazzi ti accoglieranno a braccia aperte dopo quello
che è successo e soprattutto dubito che Rachel ti voglia
vedere."
"Con Rachel ho risolto, verrà al ballo con me. Se lei mi ha
riaccettato nella sua vita anche gli altri ragazzi lo faranno non
appena capiranno che possono di nuovo fidarsi di me. Questa volta non
ci saranno fregature." promisi sperando che mi credesse. Avevo bisogno
della sua fiducia per iniziare quella nuova parte della mia vita
tornando a far parte in qualche modo delle Nuove Direzioni. Tornando a
far parte di un Glee club.
"Non credo che sia la soluzione migliore..."
"Professor Shue vuole vincere le Nazionali? Io le ho vinte per quattro
anni di seguito e posso farvi arrivare fino in cima. Senza di me
perderete, i Vocal Adrenaline vi schiacceranno sotto i piedi un'altra
volta e non credo che riuscirete a superare indenni un'altra sconfitta
come questa. Accetta la mia proposta?" lo vidi riflettere attentamente
per diversi secondi finchè non fece un respiro profondo
chiudendo per un attimo gli occhi. Capii al volo di avere vinto.
"Va bene ma a una condizione. Tu rimarrai soltanto un consulente,
sarò io a prendere tutte le decisioni per le Nuove
Direzioni.
Intesi?"
"Intesi, poteva capitarmi di peggio. Dovremo rivoluzionare un
pò
le cose per assicurarci la vittoria. Una canzone di gruppo e un duetto,
entrambi dovranno essere brani originali. Ho saputo che quest'anno
anche i Vocal Adrenaline lo faranno e ho assistito alle vostre
Regionali di quest'anno, credo che vi abbiano soffiato l'idea ma
potremmo scrivere dei testi all'altezza della sfida anche se devo
ammettere che quelli che ho ascoltato erano piuttosto buoni."
"Lei lo sa?" mi interruppe lui guardandomi attentamente ma non riuscii
a capire a cosa si riferisse.
"Che cosa?"
"Che sei venuto a vederci alle Regionali."
"No, non sapevo come l'avrebbe presa. E' stata magnifica su quel palco
a cantare Get it right, farà faville a Broadway." feci un
sorriso mentre mi tornava in mente il momento esatto in cui tutti gli
spettatori applaudirono la bravura di quella magnifica ragazza che
aveva catalizzato l'attenzione di tutti.
"Tu non sei venuto per riscattarti con le Nuove Direzioni, sei tornato
per Rachel."
"Si, sono tornato per lei lo ammetto. Le ho mentito fin dall'inizio per
avvicinarmi a lei ma Rachel mi ha completamente stravolto e
più
cercavo di seguire il piano più non facevo altro che pensare
a
lei, stare dietro ai suoi drammi mi rendeva felice. Mi ero fatto degli
amici qui, nonostante i dubbi sulla mia effettiva lealtà mi
hanno accettato comunque ed io ho tradito tutti, un gesto piuttosto
infame lo so. Aiutarvi mi ridurrebbe il senso di colpa ma mai quello
che ho verso di Rachel. Non risultava in nessuna equazione del piano
innamorarmi di lei, ma Rachel è Rachel...come si fa a non
amarla? Ho commesso molti errori con tutti e vorrei rimediare."
"Va bene, ti offro un'ultima possibilità ma non farai del
male
ai miei ragazzi, specialmente a Rachel. Stiamo per raggiungere le
Nazionali e non abbiamo bisogno di un dramma dell'ultimo minuto. Fai
attenzione, ti terrò d'occhio." sapevo che era serio su
quello che stava dicendo, teneva molto a tutti loro ed io non volevo
più creare altri problemi. Adesso facevo di nuovo parte di
quel gruppo.
"Questa volta non la deluderò professor Shue, glielo
prometto." strinsi la mano che mi porgeva per consolidare il nostro
patto e ricambiai il sorriso d'intesa.
Seguii il professore e, appena varcammo la soglia dell'aula di canto,
sentii tutti gli occhi puntati su di me. Erano occhiate stupite
diffidenti e arrabbiate...non potevo pretendere altro dalle Nuove
Direzioni, avevo fatto loro un torto e di certo non mi avrebbero reso
le cose facili. L'unica che sembrava felice di vedermi era proprio
Rachel,
con quel suo splendido sorriso che avrebbe fatto battere il cuore a
chiunque. Gli sguardi più ostili di tutti erano quelli di
Finn e
Puck, quest'ultimo sembrava quasi volermi staccare la testa dal collo a
morsi
oppure farmi venire l'autocombustione con il solo aiuto dei suoi occhi
che sembravano dei laser.
Avrebbe incenerito chiunque quel bullo. Mi persi l'inizio del discorso
del professore ma tornai alla realtà appena mi
nominò
consulente scenico di fronte alle faccie allibite dei membri del Glee
club. Abbozzai un sorriso a Rachel, cercando di trattenere come meglio
potevo una risata tra l'isterico e il divertito appena Finn
iniziò ad alterarsi per la mia presenza.
"Non mi fido di questo qui...e se ci fa fare qualcosa di stupido per
far vincere i suoi ex compagni?" mi trattenni dal ridergli in faccia,
se lo sarebbe meritato.
"Non sarebbe difficile farti fare qualcosa di stupido Finn." ribattei
con un sorriso serafico sulle labbra. Era proprio un idiota quel
ragazzo.
"Ragazzi, Jessie è solo un consulente le decisioni le prendo
io.
Credo moltissimo in tutti voi però ci serve tutto l'aiuto
possibile perchè ci siamo, sono due anni che lavoriamo
duramente
per questo momento e finalmente ci siamo. Ho parlato con Jessie e anche
lui è d'accordo per continuare con la nostra idea vincente
di
presentarci con un paio di canzoni originali. Pensavo di fare un numero
corale e un duetto." spiegò con fare ottimista il professore
Shuester.
"Io e Rachel dovremmo cantare il duetto, l'anno scorso abbiamo spaccato
con Faithfully." gongolò Finn con l'entusiasmo a mille,
sembrava che si era fatto di anfetamine.
"Infatti abbiamo perso le regionali." mormorò con fare
annoiato e arrogante Quinn guardando dall'altra parte. Come si era
fatta a mettersi di nuovo con lui? Sembrava che tra la coppietta d'oro
non scorresse poi così buon sangue. Quando l'avrebbero
capito che non erano fatti per stare insieme? Lui ci provava sempre ma
poi si perdeva a seguire Rachel con lo sguardo, Quinn invece sbatteva
gli occhi da ammaliatrice concedendosi senza darla mai e poi capiva che
per lei non era mai abbastanza. Non riuscivo a capire perchè
continuavano a insistere con quela pantomima.
"Permette?" chiesi a Shue cercando di far valere i miei, se pur
piccoli, diritti come consulente.
"Ah..si."
"Sono d'accordo, Rachel dovrebbe cantare da solista. Ma Finn, forse
è meglio che ti fai da parte. Quasi tutti gli altri ragazzi
cantano meglio di te, Mike Chang non sa cantare ma almeno balla. Quando
canti e balli sembri uno zombie a cui scappa la cacca." commentai
prendendolo in giro senza sbilanciarmi troppo con l'espressione. Notai
Puck e la sua nuova ragazza ridergli dietro le spalle mentre gli altri
abbozzavano dei sorrisi divertiti cercando inutilmente di trattenersi.
"Vedete? Vedete che avevo ragione? Questo qui è uno
stronzo!" si inalberò Hudson con la faccia rossa sembrando
un esaltato fuori testa. Era irrecuperabile quel tipo.
"Jessie potresti essere un pò più diplomatico con
i consigli?" si fece avanti il professore cercando di prendere le
difese del suo pupillo.
"Diplomatico?"
"Eh si."
"Mi scusi, non credevo fossimo in lizza per la coccarda ci abbiamo
provato. Pensavo volessimo arrivare primi alle Nazionali e
c'è
un solo modo per farlo."
Esposi le mie idee e capii che iniziarono a comprendere anche loro che
quello sarebbe stato un piano d'azione ideale per vincere. Lessi nei
loro sguardi la competizione e questo era un buon inizio per loro. Per
quanto mi riguardava l'idea del professor Shue di una sfida per
accaparrarsi l'assolo era inutile, Rachel era la migliore e lo sarebbe
sempre stata. Non c'erano paragoni ed io avrei fatto in modo che
vincesse lei, ovviamente ero di parte...come non potevo esserlo? Certo,
anche Kurt Mercedes e Santana avevano delle belle voci ma nulla in
confronto della vera stella delle Nuove Direzioni. Anche loro avevano
capito fin da subito che non sarebbe stata una sfida leale come aveva
annunciato il professore con me come giudice o "consulente", infatti le
loro occhiataccie verso di me dicevano tutto ma non avrebbero mollato
l'osso neppure quando il gioco si sarebbe fatto duro e questo era lo
spirito giusto per ricominciare da capo a prepararsi per le Nazionali.
La competitività era la chiave del successo. Erano tutti in
tensione tranne Quinn. Lei stava facendo un sorrisetto sardonico e
soddisfatto quasi come se godesse delle disavventure
altrui...chissà cosa aveva in testa quella ragazza. Sembrava
che a volte non gliene importasse niente del Glee club mentre altre
volte era come se fosse la sua unica famiglia, era completamente
cambiata dall'ultima volta che l'avevo vista. Non sapevo dire se in
bene o in male, la sua vena di egoismo si era estesa in lei. Non sarei
mai riuscito a comprenderla del tutto, ma del resto non me ne importava
molto. Incrociai lo sguardo in cagnesco di Puck e mi chiesi per la
seconda volta cosa gli avessi fatto per renderlo così
astioso nei miei confronti. Ok, avevo letteralmente tradito tutti in
quella stanza ma ricordavo di non aver stretto così tanto un
rapporto di amicizia con lui. Ci eravamo incontrati un paio di volte
con gli altri ragazzi per parlare dell'altro sesso e fare due tiri, ma
a parte questo e le prove in quella stessa aula non c'era stato
più niente. E allora perchè avevo la strana
sensazione che mi avrebbe volentieri fatto fuori in pochi secondi?
Forse centrava qualcosa il motivo per cui lo avevo visto entrare in
casa di miss Corcoran insieme a Rachel. Potevo riconoscere quello
sguardo di possesso, di desiderio, lo provavo anch'io ogni volta che
stavo con lei quindi capivo cosa voleva dire. Mi ero chiesto cosa ci
facevano insieme in quella casa ma avevo preferito non fare domande
perchè sospettavo che la risposta non mi sarebbe minimamente
piaciuta, adesso avevo la conferma che lui teneva a lei e non come un
semplice amico. Avrei dovuto preoccuparmi? Forse si, Finn riuscivo a
controllarlo ridicolizzandolo con le parole ma Puck era diverso. Puck
non si sarebbe fatto mettere i piedi in testa da nessuno, gli ostacoli
lui li raggirava con più astuzia di me oppure ci passava
sopra con la furia di un ariete, era un pericolo per il mio piano di
riconquista. Dovevo stare in guardia con lui. Al termine dei vari
gorgheggi della giornata, Rachel mi si piazzò davanti con il
suo solito sorriso contagioso e mi chiese di aspettarla mentre andava
in bagno con Mercedes ed io per tutta risposta le dissi che per me non
era un problema. L'avrei aspettata per sempre se quello mi avesse
assicurato la possibilità di poter stare di nuovo insieme.
Rimisi i miei vecchi spartiti dentro la borsa mentre scambiavo gli
ultimi convenevoli della giornata con il professore Shuester decidendo
l'orario della sfida di canto in auditorium. Il professore era molto
entusiasta di quella sfida, ancora non sapeva quanto potessi essere
crudele e realista nei miei giudizi dopo aver passato quattro anni al
Carmel. Nessuno poteva nemmeno immaginare cosa potesse succedere dentro
le mura di quella scuola piena di premi per tutte le
attività didattiche. Con la coda dell'occhio notai Puck
seduto ancora al suo posto, con lo sguardo scuro, mentre faceva un
cenno con il capo a Lauren senza nemmeno voltarsi verso di lei come se
in realtà non la stesse nemmeno a sentire. Ottimo modo per
fare infuriare le proprie fidanzate. La ragazza gli voltò lo
spalle andandosene via dopo avergli lanciato una stilettata molto
cattiva che mi stupì, lui chiuse gli occhi facendo un
profondo respiro mentre si passava le mani sulla cresta scura che gli
rimaneva in testa. Era stressato, probabilmente frustrato, e non sapeva
come gestire questo momento di crisi, riconoscevo i segni. Si trattava
di Rachel per caso? Avevo bisogno di scoprirlo, di capire le sue
intenzioni. Mi avvicinai a lui, Puck sentì la mia presenza e
si voltò di scatto verso di me aprendo gli occhi con
espressione vigile. Nemmeno lui si fidava di me.
"Puckerman tutto a posto?"
"Splendidamente St. James." borbottò lui scoccandomi
l'ennesima occhiataccia che diceva a chiare lettere di stargli lontano
e farmi gli affari miei.
"Mi fa piacere, allora non ci saranno sorprese o problemi da parte tua
per le Nazionali. Una buona notizia." feci un altro sorriso serafico
verso di lui facendomi quasi venire la paralisi alle guancie.
"So gestire e risolvere i problemi da solo. Non tradirei mai il Glee
club." la sua frecciatina andò dritto a segno. Conosceva il
mio stesso gioco.
"Giusto, solo i migliori amici. Adesso stai con Lauren...strano, non mi
sembrava il tuo tipo se la confrontiamo con Quinn o Santana. O Rachel."
mormorai sottolineando il suo nome senza perderlo di vista nemmeno per
un secondo. Avevo bisogno di capire fin dove si sarebbe spinto per lei,
se avesse fatto qualcosa per ostacolarmi.
"Le persone ti sorprendono sempre, i gusti cambiano a volte." si
riferiva ancora a me ma non riuscivo a comprendere che cos'avesse in
mente. Volevo rispondergli per le rime.
"Spero tu sia felice, ti faccio tanti auguri. Siete una coppia che si
completa a vicenda per stranezza, sapere che la tua ragazza potrebbe
spiaccicarti al suolo in pochi secondi è da masochisti ma
sappiamo che per te non è un problema essere trattato come
un tappetino. Quinn ne è la prova vivente. Hai qualcosa da
metterti per il ballo? Se hai bisogno di comprare uno smoking posso
darti una mano." cambiai velocemente argomento spiazzandolo un
pò, lo capii dal suo sguardo.
"Non ce n'è bisogno, ci andrò con Artie e Sam.
Riuscirò a scovarne uno decente che farà
sciogliere le donne, uno alla Puckzilla. Non ho ancora perso il mio
sex-appeal." si atteggiò come al solito lui con aria da figo.
"Ne sono sicuro. So che sei in lizza per il ruolo da re del ballo, non
eclissare troppo la regina o ti metterà sotto." ribattei
sarcasticamente con un mezzo sorrisetto da stronzo. Era più
facile fare lo stronzo per me piuttosto che esprimere i miei veri
sentimenti, potevo sparare a zero su chiunque ma i sentimenti erano i
miei punti deboli. Nemmeno con Rachel ero stato onesto fino in fondo ma
volevo rifarmi in fretta. Parlando del diavolo, la grande fan di Barbra
tornò in aula con un sorriso sulle labbra. Si
fermò soltanto un istante quando incrociò lo
sguardo di Puck, turbata si portò una ciocca di capelli
dietro all'orecchio e si fermò a un passo da me evitando di
guardare nella direzione del suo compagno di scuola.
"Jessie sono pronta. Andiamo?"
"Certo, aspettavo solo te. Stammi bene Puckerman." lo salutai con un
sorriso per celare il vero significato del nostro discorso e non far
turbare ulteriormente Rachel. Non volevo che lei pensasse troppo a lui.
"Anche tu St. James." mi fece un cenno con il capo mentre io prendevo
la mano di Rachel per portarla verso l'uscita dell'aula.
"Ciao Noah." mormorò lei lanciandogli un'ultima occhiata con
un mezzo sorriso incerto. Quel sorriso incrinò qualcosa in
me, vi lessi molto più di quello che avrei voluto leggere.
Le strinsi la mano mentre la tiravo verso di me iniziando a
incamminarci.
"Ciao Rachel." il suo saluto appena sussurrato fu quasi un grido per le
mie orecchie e anche per le sue. La sentii sussultare mentre un brivido
arrivò fino alle nostre mani unite. Questo si che era un
ostacolo molto pericoloso ma non mi sarei dato per vinto.
Strano ma vero sono
riuscita finalmente a finire il capitolo...tre giorni per scriverlo e
almeno 5 o 6 per farmi venire l'ispirazione, ormai la vecchiaia incombe
e il tempo si riduce sempre!!! Parlando della storia, sto praticamente
ricapitolando gli episodi stravolgendo l'ordine mettendoli tutti
insieme...il disordine è la mia casa :) spero che vada bene
lo stesso.
Jessie...che dire di
lui?? A me piace molto come personaggio (infatti non potevo evitare di
trascrivere un pezzo del dialogo dell'episodio, ovviamente in inglese
rendeva di più ma credo che il risultato sia lo stesso).
Jessie vuole riconquistare Rachel anche tramite il suo ruolo da
consulente...ci riuscirà secondo voi? Ricordiamoci anche che
Rachel ha deciso di stare lontana da Puck...ce la farà??
Chissà...il prossimo capitolo sarà dedicato a Kurt
Commentate vi prego ;)
besos
kia
|
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Capitolo 14 *** Kurt ***
Mi sembrava ancora strano essere tornato al McKinley, in quella scuola
piena di pregiudizi omofobi e pettegolezzi che avrebbero rovinato la
vita a chiunque. Tornare a cantare insieme alle
Nuove Direzioni era stato come realizzare finalmente uno dei miei
più grandi sogni, mi era
mancato ognuno dei ragazzi in modi diversi. Un conto era frequentare
Rachel
e Mercedes fuori dalla scuola ogni tanto per qualche ora e condividere
la casa con Finn, un'altra cosa
era stare insieme al Glee club e al prof Shue ogni giorno per
prepararci a raggiungere New York che a volte appariva come un miraggio
troppo
lontano. Ero stato bene alla Dalton,
diventare uno degli Usignoli così in fretta ed essere
accettato
da loro
senza alcuna riserva era stato come un regalo di natale anticipato, non
mi aspettavo di essere stato così fortunato. Avevo
conosciuto
nuovi amici e avevo incontrato Blaine, a mala pena ricordavo la mia
vita prima di essere andato a sentire per la prima volta gli Usignoli.
Prima di aver incrociato lo sguardo di Blaine e averlo seguito lungo i
corridoi, avevo subito capito che lo avrei seguito ovunque e sempre.
Era stato principalmente per lui se mi ero trasferito, era diventato
mio amico e poi le cose si sono talmente evolute che non la smettevo
più di
fare il sorrisetto ebete mentre la mia testa era tra le nuvole. Ero
finalmente felice. Alla Dalton avevo
trovato dei veri amici ma alla McKinley avevo lasciato la mia famiglia.
Speravo che quel nuovo trasferimento non intaccasse la mia relazione
con Blaine. Ci tenevo troppo a lui.
I don't know why I'm frightened
I know my way around here
The cardboard trees, the painted seas, the sound here...
Yes, a world to rediscover
But I 'm not in any hurry
And I need a moment
Continuavo a
canticchiare nella mia testa As if we never said goodbye, la canzone
del mio ufficiale ritorno nelle Nuove Direzioni. La canzone che in quel
momento esprimeva tutto me stesso, mitica Barbra Streisand. Rachel
sarebbe stata del mio stesso parere. Ripercorrere quei corridoi
affollati era come ritornare a casa e Rachel Berry era la mia noisa
egocentrica sorella maggiore che tanto stimavo e amavo. Che mondo
sarebbe stato senza Rachel Berry? O senza Santana Lopez, la cugina
focosa e dalla lingua tagliente priva di tatto che feriva chiunque? O
di Brittany, la sorellina bionda un pò svampita che credeva
ancora a Babbo Natale? Oppure Puckerman il fratello impulsivo e
spaccone che si credeva il sex symbol della nuova generazione allo
stesso livello di Brad Pitt? Potevo ancora continuare con il resto dei
membri delle Nuove Direzioni, ognuno di loro
aveva un pezzo del mio cuore e gran parte delle mie critiche in fatto
di abbigliamento. Dopotutto eravamo come una famiglia mista, mica dei
santi
perbenisti senza alcun dramma familiare. Un'altra cosa per cui
sprizzavo felicità da tutti i
pori era il fatto che finalmente Blaine aveva accettato il mio invito
al ballo scolastico. Mi avrebbe fatto da cavaliere! Non vedevo l'ora!
Inizialmente aveva avuto qualche remora a riguardo visto che l'unica
volta in cui era riuscito ad andare al ballo con un suo amico gay venne
pestato a sangue proprio a causa dei pettegolezzi riguardanti la sua
omosessualità dichiarata, ma era stato proprio lui a farmi
sentire veramente a mio agio con il vero me stesso quindi mi sembrava
un pò assurdo nascondersi ancora dietro quegli stupidi
stereotipi. Stavamo insieme ed eravamo felici, perchè non
dimostrarlo agli altri? Dimostrare quanto erano infatili e idioti quei
preconcetti era diventata la mia missione personale. Prima avevo paura
persino di ammettere quello che ero ma adesso le cose erano cambiate,
io ero cambiato e questo lo dovevo a Blaine.
The whispered conversations
in overcrowded hallways
The atmosphere as thrilling here as always
Feel the early morning madness
Feel the magic in the making
Why, everything's as if we never said goodbye
Ero
ancora stranito da quell'improvviso cambio di comportamento di Dave Karofsky.
Prima minacciava di uccidermi chiamandomi checca e poi alzava una
bandiera bianca in segno di pace cercando di scusarsi in qualche modo
per la sua ignoranza e la sua cattiveria. O forse dovevo dire paura?
Si, lui era terrorizzato di ammettere che non ero l'unico gay al
McKinley. Io avevo avuto il coraggio di dichiararmi apertamente ma lui
no, continuava a nascondersi dietro a un giubbotto da football e alla
sua facciata da bullo che tormentava senza tregua i poveri sfigati come
me. Uno come lui non sarebbe mai cambiato eppure mi aveva sorpreso per
l'ennesima volta con le sue parole mentre eravamo nell'ufficio del
preside, io non avevo fiatato sentendo mio padre e il suo discutere
animatamente sulle improbabili scuse di Dave e il mio ritorno in quella
scuola. Un pò avevo capito da chi avesse preso quelle idee
malsane, quella paura insensata del diverso, ma come si poteva fare il
lavaggio del cervello a Karofsky junior per farlo tornare normale?
Sempre se lo fosse stato almeno una volta nella sua vita. Ero ancora un
pò restio a fidarmi ciecamente delle sue parole
però ero sempre più convinto di farlo venire allo
scoperto. Di farlo sentire meglio con se stesso, facendogli ammettere
la sua vera natura e il bacio che mi aveva dato negli spogliatoi ne era
la prova vivente. Era stato rude, frustrato e possessivo, mi aveva
spaventato a morte, nulla a che vedere con i baci dolci di Blaine che
mi facevano toccare il cielo con un dito eppure non capivo
perchè ogni tanto ci ripensavo. Sarebbe stato meglio
dimenticare tutto, specialmente per la mia relazione con Blaine.
I've spent so many mornings just
trying to resist you
I'm trembling now, you can't know how I've missed you
Missed the fairy tale adventure
In this ever spinning playground
We were young together
I'm coming out of make-up
The lights already burning
Not long until the cameras will start turning...
And the early morning madness
And the magic in the making
Yes, everything's as if we never said goodbye
I don't want
to be alone
That's all in the past
This world's waited long enough
I've come home at last!
Feci una
smorfia al ricordo di quello che Santana mi aveva detto sulla questione
della squadra antibullismo che avevavo istituito lei e Dave. Davvero
credeva che con quell'idea tutto si sarebbe risolto per i
più deboli?
Era soltanto un'illusione come la sua falsa di quella strana relazione
di coppia male assortita. Chi avrebbe mai creduto sul serio che Santana
e Dave stessero insieme? Anche lei continuava a nascondere la
verità
sulla sua omosessualità, sul suo amore per Brittany. Un
amore che la
biondina stentava a ricambiare del tutto visto i suoi continui tira e
molla con Artie. Secondo la mia opinione, Brittany non avrebbe mai
oltrepassato del tutto l'altra parte della barricata per unirsi al club
dei diversi. Non avevo ancora capito cosa frullava nella testa di
quella biondina svampita, ogni giorno tirava fuori una nuova innocente
stranezza che nessuno riusciva a comprendere. Quando Santana se lo
sarebbe messa finalmente in testa forse avrebbe cambiato mire amorose
incontrando qualcun'altra ragazza che potesse condividere i suoi stessi
sentimenti, speravo
soltanto che a causa di un eventuale rifiuto non facesse troppi passi
indietro quando ne aveva già
fatti tanti in avanti. Non doveva vederla come un suicidio sociale e
nemmeno vergognarsi di quello che era veramente visto che era
così
palese, nonostante i continui sottorifugi, che la vedevano limonare con
qualsiasi
ragazzo dei Titans abbastanza carino da poter fingere di essere il suo
tipo. Peccato che il suo tipo era tutto un altro genere,
quei ragazzi non sapevano nemmeno di essere sfruttati ma sapevo che
neanche a loro del resto poteva importargliene nemmeno un
pò. Era raro trovare un adolescente maschio convinto di
portare avanti una relazione che non durasse soltanto il tempo di
un'eiaculazione precoce.
And this time will be bigger
And brighter than we knew it
So watch me fly, we all know I can do it...
Could I stop my hand from shaking?
Has there ever been a moment
With so much to live for?
Mi diedi un'ultima occhiata allo specchio,
sistemandomi il ciuffo, e sorrisi alla mia immagine riflessa. Ero
perfettamente impeccabile come al solito, avrei dovuto creare una linea
di abbigliamento con il mio nome. Sarei diventato miliardario.
Controllai l'orologio, mancavano ancora pochi minuti per l'appuntamento
con le ragazze e speravo che fossero in orario. Missione del giorno:
trovare gli abiti per il ballo. Ero già andato
precedentemente con Tina, Lauren, Brittany e Santana per offrire
gratuitamente la mia opinione in merito allo stile e tutti sapevano che
il mio stile era meglio che fosse ascoltato. Adesso toccava a Rachel e
Mercedes e, per quanto riguardava la prima, sarebbe stata un'impresa
colossale riuscire a vestirla decentemente senza che lei iniziasse a
metterci parola. Mi sarei fatto sentire questa volta e di certo non
avrei accettato un no come risposta ai miei ordini. Il sorriso mi
tornò immediatamente al pensiero del vestito che mi stavo
cucendo a casa. Avevo trovato un modello ideale su una rivista e appena
lo avevo addocchiato me ne ero innamorato subito, avevo proprio bisogno
di un look simile. Avrei attirato sicuramente gli sguardi di tutti con
la mia mise audace ma l'unico sguardo che volevo incrociare era quello
di Blaine. Volevo stupirlo, volevo che guardasse soltanto me, volevo
che fosse fiero del mio essere gay. Era ora di dimostrare a tutti cosa
significava essere innamorati di un altro ragazzo, perchè io
ero innamorato di lui. Blaine era il mio Usignolo, il mio Pavarotti
personale. Non riuscivo a immaginarmi la mia vita senza di lui e avevo
bisogno che anche per lui fosse lo stesso. Volevo che quella fosse una
serata stupenda per entrambi e avrei fatto di tutto affinchè
andasse tutto per il verso giusto e quel gonnellino era una favola!
Quanto ci mettevano Rachel e Mercedes ad arrivare? Mi tornò
in mente l'accordo che Mercedes e Blaine avevano stretto riguardo al
grande ritorno dei Puckleberry. Sapevo che stavano escogitando qualcosa
di folle per farli rimettere insieme e i sorrisini allusimi insieme a
qualche frecciatina sulla mia imminente perdita della nostra sfida da
parte di Blaine ne erano la conferma. Avevo persino paura a chiedergli
quali piani avessero in mente, mai mettersi in mezzo. Quello era il mio
motto. Povera Rachel!
The whispered conversations in
overcrowded hallways
So much to say not just today but always...
We'll have early morning madness
We'll have magic in the making
Yes, everything's as if we never said goodbye
Yes, everything's as if we never said goodbye...
We taught the world new ways to dream!
Il suono di un sms in arrivo attirò la mia
attenzione riportandomi con i piedi per terra. Presi il cellulare e
lessi il messaggio.
"Rendile stupende, so
che ce la puoi fare. Mi sei mancato oggi alla Dalton. Ci vediamo
stasera a casa tua. Blaine." sorrisi a quelle parole. Non
poteva nemmeno immaginare quanto mi era mancato lui. Finalmente
suonarono alla porta, erano arrivate.
"Ho sempre buon gusto in fatto di stile, non devi mai dubitarne. Ho
preso un bel film per stasera, credo che ritornerai molto tardi a casa.
Non vedo l'ora che sia stasera. Un bacio." digitai velocemente sulla
tastiera ancora troppo esaltato del fatto che gli mancavo. Rimisi il
cellulare in borsa e aprii la porta salutando le mie due migliori
amiche. Missione abiti da ballo in atto.
Ed eccoci di nuovo qui,
spero di non avervi fatto attendere troppo. Beati quelli che se ne sono
andati in vacanza, a me tocca rimanere in città a lavorare
ma meglio così ;)
Questo era un breve spaccato dei pensieri di Kurt, come al solito ho
storpiato la vera cronologia degli episodi ma spero che vada bene lo
stesso. La canzone è la stessa che canta Kurt quando ritorna
alla McKinley, era stato eccezionale come al solito. Ci stiamo
avvicinando sempre di più al ballo...ma prima ci sono giusto
due o tre cosine di mezzo che potrebbero scatenare la
folla...hihi...staremo a vedere. Il prossimo capitolo è di
Puck e della scelta dello smoking...chissà cosa
succederà...secondo voi??
Aspetto i vostri commenti
un beso
kia
|
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Capitolo 15 *** Puck ***
Prima o poi sarei scoppiato. Ero come una bomba a orologeria
pronta ad esplodere in qualsiasi momento. Non ce la facevo
più,
ogni volta che incrociavo lo sguardo di St. James mi prudevano le mani
e quando vedevo quelle di Jessie e Rachel intrecciate tra di loro
rischiavo di andarci giù un pò troppo pesante con
gli
sfigati che avevo ricominciato a buttare nel cassonetto. Erano
diventati di nuovo la mia valvola di sfogo, non avevo altre
opportunità per cercare di scaricare la rabbia. Di certo non
potevo andare dal ricciolino canterino e pestarlo a sangue per tutti i
torti che aveva fatto a Rachel, vista l'evidenza dei fatti sarebbe
finita con una bella litigata tra di noi e lei che correva a coccolare
lui facendomi passare nel torto. La conoscevo bene quella storia, mi
era capitata anche con Quinn e di nuovo con Rachel ai tempi di Finn.
Non ne uscivo mai vincitore, facevo la parte del vile traditore e
perdevo la ragazza che amavo perchè nessuno poteva
considerare
l'idea di mettersi con me. Di scegliere me. Perchè ero
sempre la
seconda scelta che scartavano tutte? Perchè lei non mi
reputava
nemmeno all'altezza di essere una possibile scelta?
"Dannazione!"
"Puckerman la vuoi smettere di imprecare! Nessuno voterà
più per me se continui a parlare da solo sembrando un
pazzo!" si
lamentò Lauren uccidendomi con lo sguardo. Perso tra i miei
pensieri mi ero quasi dimenticato di essere con lei a discutere sul
piano per conquistare l'ambito trono. Una cosa che adesso reputavo una
sciocchezza ma ormai non potevo più tirarmi indietro.
"Non volevi creare un regno di paura ed esserne la regina assoluta? Io
metto terrore baby, è soltanto una mossa strategica per
farti
vincere." cercai di essere convincente con il classico ghigno alla
Puckzilla che mandava in brodo di giuggiole qualsiasi ragazza, anche la
più difficile da conquistare come Rachel. Perchè
non
riuscivo a smettere di farmi male da solo?
"Farsi additare per pazzo è molto diverso dal terrorizzare
la
massa con un solo sguardo. Puckerman stai perdendo colpi e punti ai
miei occhi, forse ho fatto male a mettermi con te. Non sei per niente
al mio livello, devi ritenerti fortunato che ti ho concesso una
possibilità."
"Già...almeno una lo ha fatto." mormorai a bassa voce
guardando
per terra mentre il ghigno si spegneva trasformandosi in una brutta
smorfia deprimente.
"Puckerman un altro borbottio e ti stendo facendoti andare all'altro
mondo. Si può sapere cosa ti prende?" sbottò lei
esasperata, le stavo facendo perdere la pazienza e con lei era molto
pericoloso.
"Niente...è questa cosa del ballo. E' stressante, vorrei
potermene stare a casa. E' stupida." blaterai dicendo soltanto una
parte della verità, quella che ancora potevo ammettere con
gli
altri. L'altra, invece, preferivo che rimanesse un segreto.
"Primo: alzi il culo e mi darai una mano a diventare la reginetta
indossando uno smoking che non mi metterà in ombra. Secondo:
diventare reginetta non è così stupido come
sembra,
è il primo gradino di un piano elaborato per emergere da
tutti
gli sfigati e diventare importanti e famosi. I Zizes non si fermano mai
davanti a niente! Terzo: fattela passare! Mi hai rotto."
"A cosa ti stai riferendo?" avevo quasi paura di chiederlo dai lampi
che mi stava scaricando addosso con una sola occhiata. Speravo che si
riferisse ad altro, non poteva aver capito quello che provavo per
Rachel!
"Non offendere la mia intelligenza! Me ne sono accorta da un pezzo che
non riesci a distogliere lo sguardo da Rachel e, a dire la
verità, non lo hai mai fatto da quello che so. Starle vicino
e
consolarla dopo la scoperta ufficiale del ritorno dei Fuinn, tornare a
fare il suo migliore amico era soltanto una scusa per passare un
pò di tempo con lei e non essertene reso conto prima la dice
lunga su quanto quella ragazza ti abbia fuso il cervello. Sei diventato
un rammollito Puckerman. Adesso che è tornato quel cretino
di
St. James tu te ne resti qui a guardarli da lontano con aria afflitta e
rabbiosa mentre lui ti soffia sotto il naso la ragazza come se nulla
fosse. E tu non fai niente per fermalo perchè voi due siete
soltanto amici, non è vero?"
"Si..." balbettai indietreggiando di qualche passo per paura che
potesse staccarmi la testa da un secondo all'altro. Questa era la
realtà della situazione e Lauren non avrebbe saputo
descriverla
meglio. Quante bugie continuavo ancora a raccontare a me stesso?
"Ma fammi il piacere! Non ti ho mai detto niente perchè lo
trovavo inutile e sinceramente non mi importava più di tanto
ma
adesso mi sono scocciata di portarmi dietro un vegetale da camicia di
forza
che non sembra più nemmeno l'ombra di se stesso. Non mi
servi a
niente come una larva, non faresti spaventare nemmeno un gattino
indifeso in queste condizioni. Io voglio battere Quinn! Voglio quella
maledetta corona e ti voglio in forma! Se continui a preferire quel
saccente e noioso mucchetto di ossa che non si sa neppure vestire a
questo ben di Dio che ti sto offrendo su un piatto d'argento allora non
ci sono proprio
speranze per te. Non voglio un ragazzo che si distrae così
facilmente appena vede due occhioni nocciola che piangono per un
altro!" si portò la mano in fronte facendo la L di loser.
Perdente. Era quello che ero. Mi lanciò un'occhiataccia
scuotendo la testa e mi sentii sempre più uno schifo.
L'arrivo
improvviso di Sam e Artie mi salvò miracolosamente dall'auto
deprimento più totale che sarebbe arrivato nel giro di pochi
secondi. Mi alzai lentamente e fui tentato di saltare loro al collo
stritolandoli in un abbraccio di gruppo ma mi trattenni
perchè
già il mio status sociale stava cadendo a picco e non potevo
permettermi un crollo definitivo se mi vedeva qualche altro studente
della McKinley. Ero pur sempre Puckzilla!
"Disturbiamo?"
"Assolutamente no!" esordii guardandoli come i miei unici salvatori,
tra un pò mi venivano gli occhi lucidi dall'emozione.
"Con un soggetto come quello non c'è bisogno di avere
così tatto, non ne vale la pena."
"Bene...noi siamo pronti per andare a provare gli smoking. Vieni con
noi?" Sam sembrava quasi in imbarazzo nell'interrompere la furia di
Lauren.
"Portatevelo via e fategli mettere un pò di sale in zucca a
quel
fallito. Fate in modo che non debba pentirmi e rendetelo presentabile
per essere incoronato re. Ci si vede." detto questo se ne
andò
piantandoci in asso con mio enorme sollievo. Da quando avevo iniziato a
provare terrore per quella ragazza? Da quando era sparita
quell'infatuazione per lei? Ma la vera domanda era un'altra, avevo mai
provato qualcosa di vero per Lauren?
"Rude come al solito." mormorò Artie agrottando le
sopracciglia con fare ironico.
"Andiamo ragazzi, forse la mia giornata potrebbe migliorare un pochino."
"Ne sei sicuro? Dubito che Artie sia così facile in fatto di
smoking." ribattè Sam inizando a spingere la carrozzina di
Artie
con fare divertito.
Appena ci infilammo nella mia auto, partii a gran velocità
mentre Sam accendeva lo stereo a tutto volume. Cantincchiammo insieme
qualche canzone che passava la radio e finalmente ero tornato a ridere
di gusto alle loro battute, lasciandomi momentaneamente alle spalle il
discorso con Lauren. Non volevo pensare a come mi sentivo. Non volevo
pensare a lei. Mi era pur consentita qualche ora di svago dai miei
tormenti, giusto? Quando arrivammo a destinazione nel reparto uomo
trovammo un ragazzo che iniziò a lanciare sguardi per nulla
casti e innocenti verso Sam facendogli praticamente la radiografia
mentre si complimentava per il suo corpo tonico e muscoloso, Sam era
orgoglioso dei suoi muscoli e trovare una persona che li
ammirava
quanto lui lo rendeva felice a farli mettere in bella mostra. Anche se
si trattava di un maschio. Per
smentire il fatto che Puckzilla si fosse rammolito dietro una ragazza,
iniziai a flirtare con una commessa del negozio facendomi consigliare
sugli smoking da provare. Era piuttosto carina e molto loquace, si
attorcigliava i capelli sulle dita e si chinava sempre di
più
verso di me per farmi vedere dentro la sua scollatura, probabilmente
una
misera seconda di reggiseno, che in quel momento non mi attirava
più di tanto. Maledetta Rachel! Soltanto un mese prima le
sarei
saltato addosso infischiandomi di tutto e tutti e adesso era
come se
portassi un collare dal guinzaglio corto o, peggio ancora, come se quel
collare mi avesse improvvisamente tolto la libido verso l'altro sesso.
Stranamente non provavo più alcun desiderio per le altre
ragazze
ma soltanto per una di loro, quella che continuava a martellarmi nel
cervello senza sosta e che non riuscivo a dimenticare. Mi sentivo quasi
un eununco, cos'avevo fatto di male per meritarmi questo? Continuai con
le mie battutine sceme facendola ridere, cosa che mi
confermò per
l'ennesima volta di aver fatto colpo e che il fascino del Pucksexy non
era messo in dubbio quanto il suo stato mentale, poi la seguii verso i
camerini con in mano due completi: uno di il classico scuro e l'altro
di un inusuale bianco che non avevo visto addosso a nessuno. Puntavo
tutto nello stupire, non volevo risultare il solito banale che aspirava
a diventare il re del ballo per portarsi a letto chiunque. Io volevo di
più. Quando uscii fuori per controllarmi meglio allo
specchio
incrociai nel corridoio Artie e Sam che stavano facendo la stessa cosa
a pochi passi da me, li affiancai e scrutai tutti e tre allo specchio.
Non eravamo male dopotutto.
"Siete pronti a cantare Friday al ballo?"
"Si...ma tu sei proprio sicuro di quel rosso sangue Artie?" gli chiese
Sam storcendo il naso al completo dell'amico. Effettivamente era molto
appariscente ma era una cambio di stile, almeno una volta era obbligato
a farlo.
"Ho provato a riconquistare Brittany ma non ci sono riuscito quindi non
mi importa più di tanto con che cosa ci arrivo al ballo.
Quindi
ho deciso di fregarmene e divertirmi come meglio posso senza di lei, il
rosso sangue fa un certo effetto sulle ragazze con la mania dei
vampiri." disse semplicemente Artie con una certa sicurezza mentre si
sistemava gli occhiali sul naso.
"Si, effettivamente c'è una certa logica. Come sto?" Sam
continuava a guardarsi allo specchio facendo delle pose assurde da
sexsymbol che mi fecero quasi ridere. Se andava avanti così,
quel ragazzo prima o poi mi avrebbe soffiato la notorietà di
gran figo. Dovevo stare attento.
"Critichi me per il rosso sangue e pretendi di andare al ballo con una
sorta di lazo appesa al collo? Dove hai lasciato lo stallone cowboy?"
"Perso come la mia casa. Spero di riuscire a permettermi questo
smoking." Sam fece una smorfia tornando alla realtà e si
tastò addosso alla ricerca dell'etichetta con il prezzo.
"Non preoccuparti, ho già visto. Quello è in
saldo. Puck
hai intenzione di stendere ogni ragazza che incontrerà il
tuo
radar quella sera? Tornerai ad essere il famoso cattivo ragazzo di un
tempo?"
"Tranquilli, voi sarete salvi. Non garantisco nulla per le ragazze.
Puckzilla è ritornato!" feci il mio solito e leggendario
ghigno
allo specchio per vedere che effetto faceva. Era ancora letale, buon
per me.
"Si, nei tuoi sogni." questo commento da parte del biondino
probabilmente non doveva essere udito visto che sembra lo squittio di
un topo ma io riuscii a captarlo lo stesso.
"Come scusa?"
"Lascia stare Sam, ha qualche turba psichica. Puck hai deciso quale
assolo cantare al ballo?" il cambio improvviso di discorso da parte di
Artie mi fece un pò confondere le idee. Perchè
adesso si
stava parlando di assoli? Mi ero perso qualcosa? Troppe parole mi
facevano venire il mal di testa.
"Perchè dovrei fare un assolo? Canterò con voi
Friday e
per me è più che sufficiente." mi strinsi nelle
spalle
sistemandomi meglio il completo.
"Così deluderai un sacco di persone. Puck, chiunque al Glee
Club
vorrebbe fare almeno un assolo e tu adesso ne hai
l'opportunità.
Persino Shuester ti ha detto che se vuoi puoi salire sul palco da solo
e dare il meglio di te, si fida di te e poi è stato grazie a
Rachel se hai ricevuto quell'offerta. Dovresti ringraziarla e il modo
migliore per farlo è cantare."
"Rachel?" a quel nome mi girai di scatto verso Artie con mille domande
non dette. Perchè il mio cuore stava improvvisamente
galoppando
come un cavallo in una gara di corsa?
"Si, ha messo una buona parola per te...in pratica ha assillato Shue
affinchè tu ricevessi il tuo primo e vero assolo davanti a
un
pubblico diverso dalle Nuove Direzioni. Quella ragazza
sa essere decisamente una rompipalle con i controfiocchi, è
da
ammirare la sua tenacia." confermò l'amico annuendo con
sguardo
fiero. Se Rachel credeva ancora di non essere ben voluta dal resto del
gruppo avrebbe dovuto ascoltare quelle lodi e si sarebbe ricreduta.
Ecco che lo facevo di nuovo! Perchè dannazione dovevo
ripensare
sempre a lei? Non riuscivo a credere a quello che aveva fatto per me.
"Sarebbe da stupidi deluderla in questo modo. Devi fare l'assolo."
"No, toglietevelo dalla testa. Non salirò su quel palco per
rendermi ancor più ridicolo. Voglio soltanto andare a quel
ballo
per divertirmi e, se ci riesco, distrarre la Sylvester per correggere
quel noioso punch per vecchi. Se poi riesco a rimorchiare qualche
pollastrella ancora meglio. Questo è il nostro ballo
ragazzi!"
"Visto che è il nostro ballo...perchè non
cogliere
l'opportunità che ti ha dato il prof. Shue?"
rimarcò la
dose Artie continuando a bombardarmi di domande. Non riuscivo a capire
perchè insisteva in quel modo, sapeva benissimo che il
vecchio
Puckerman lo avrebbe subito gettato nel cassonetto quindi era meglio
evitare ma sembrava che non ci fossero speranze.
"Non lo trovo di nessuna utilità."
"E' qui che ti sbagli amico. Fare un assolo ti renderebbe un idolo per
le ragazze, un'icona da seguire per i ragazzi che vogliono imparare dal
tuo fascino sfrontato da duro...e poi c'è più di
un
motivo per farlo! Diglielo anche tu Sam!"
"Artie ha ragione! Le ragazze ti cadranno ai piedi come quando abbiamo
messo su la Bieber band. Finn e Jessie si sono già prenotati
con
le loro canzoni d'amore che probabilmente si riferiscono alla stessa
ragazza, quindi sarà guerra aperta, tu non puoi farti da
parte
in questo modo. Per il sexsymbol della scuola questo sarà
puro
divertimento, ti devi far valere. Se loro si sfidano anche tu dovrai
tirar fuori una
canzone dal tuo miglior repertorio altrimenti resterai indietro e addio
rimorchio di pollastrelle. Pensaci Puck! Tutta la folla
urlerà
il tuo nome!" effettivamente sarebbe stata una bella sensazione sentire
il mio nome...un attimo! Finnkestain e riccioli canterini si erano
messi in testa di fare dichiarazioni d'amore a Rachel durante il ballo?
Perchè mi era sfuggita questa notizia? Non poteva essere!
Rachel
si sarebbe trovata in difficoltà tra due fuochi e avrebbe
sofferto...perchè quei due cretini non pensavano mai ai suoi
sentimenti invece di mettersi in mostra come due pavoni dalle code
arruffate? Probabilmente messa alle strette, Rachel avrebbe scelto uno
dei due frantumandomi il cuore in mille pezzi e quell'ipotesi di certo
non mi rallegrava la giornata. Dannazione! Cosa dovevo fare adesso?
Strinsi i pugni e digrignai i denti dalla rabbia.
"Non è affar mio quello che hanno intenzione di fare Finn e
Jessie. Io non farò nessun assolo." quasi ringhiai loro
evitando
di guardarli in faccia.
"Potresti cantare per Lauren come io ho fatto per Brittany cercando di
chiederle scusa, magari tu avrai più fortuna e riuscirai a
combinare qualcosa con Lauren. Dopotutto è anche
l'intenzione di
Finn e Jessie con le loro canzoni. Rachel avrà l'imbarazzo
della
scelta con loro due...e se vuoi alzare la posta in palio, potresti
aggiungerti anche tu ai pretendenti della nostra Diva.
Chissà
che magari non scelga proprio te..." ridacchiò Artie con
fare
allusivo che di colpo mi diede sui nervi. La mia rabbia stava
aumentando. Perchè diamine non riuscivo a togliermela dalla
testa?
Seems
like everybody’s got a price,
I wonder how they sleep at night.
When the tale comes first,
And the truth comes second,
Just stop, for a minute and
Smile
Why
is everybody so serious!
Acting so damn mysterious
You got your shades on your eyes
And your heels so high
That you can’t even have a good time.
Dopo alcuni
terribili secondi, dove
avrei tentato di sterminare chiunque presente in quel negozio invece di
andare dai miei reali rivali in quella situazione, feci un profondo
respiro e cercai di calmarmi. Dovevo nascondere la mia rabbia, non
volevo che Artie o Sam sapessero dei miei reali sentimenti per
Rachel...sempre se ancora non ne fossero a conoscenza, non lo
avevo capito del tutto. Erano piuttosto strani quel giorno.
Improvvisamente si guardarono in faccia sorridendo mentre mormoravano
il nome di Mercedes. E adesso cosa centrava lei? Ascoltai meglio
vedendoli ballare e mi accorsi che, da un'altra parte del negozio,
qualcuno stava cantando la canzone di Jessie J e avrei riconosciuto
subito la voce di Mercedes se non fossi stato perso tra i miei pensieri
per calmare la rabbia.
Everybody
look to their left (yeah)
Everybody look to their right (ha)
Can you feel that (yeah)
Well pay them with love tonight…
La strofa
successiva era di Kurt...ma cosa diamine ci facevano in quel
negozio? Artie e Sam seguirono le loro voci, che avevavo già
richiamato
un ampio pubblico nel reparto donna, ed io mi guardai un pò
incerto
allo specchio. Poi improvvisamente mi colpì un'idea: se
c'erano
Mercedes e Kurt sicuramente con loro c'era Rachel. A quell'idea, corsi
dietro ai miei due amici cercando di farmi largo tra la folla per
essere in prima fila a rendermi conto che avevo avuto ragione. Ed
eccola li, la mia
Rachel.
It’s
not about the money, money, money
We don’t need your money, money, money
We just wanna make the world dance,
Forget about the Price Tag
Ain’t
about the (ha) Cha-Ching Cha-Ching.
Aint about the (yeah) Ba-Bling Ba-Bling
Wanna make the world dance,
Forget about the Price Tag.
Era stupenda
in quell'abitino
senza maniche rosa, il suo colore preferito. Sembrava una di quelle
principesse uscite dalle fiabe che tanto Rachel piaceva leggere a Beth
per farla addormentare. Era la sua voce che la bambina sentiva per
ultima prima di chiudere gli occhi, era come se Rachel l'accompagnasse
in un modo nuovo ancora tutto da scoprire. Poi, improvvisamente,
arrivò la voglia lenta e masochista di toglierle quell'abito
estremamente sexy per assaporare ogni centimetro di quel corpo sinuoso
e allettante che risvegliava la mia libido da allupato. Peccato che le
due versioni di Rachel, quella che raccontava la favola a mia figlia e
quella che avrebbe sedotto chiunque, andavano a pugni tra di loro ma
era proprio per quello che il mio interesse per lei aumentava a
dismisura facendomi rincretinire ancora di più. Se si fosse
trattato di una questione puramente sessuale non mi sarei preoccupato
più di tanto, me la sarei portato a letto e avrei risolto il
problema, ma io sapevo che era molto di più. Si trattava di
Amore con la A maiuscola, quello che fotteva ogni uomo appena ci si
imbatteva. Un viaggio senza ritorno. Non sapevo se riternemi fortunato
oppure no. Era un tormento
per me vederla, starle accanto come amico senza poterla avere del tutto
nella mia vita come avrei voluto. Avrei dato qualunque cosa
affinchè lei si accorgesse di me, forse ero veramente un
fallito. Dopotutto, come avrebbe potuto ricambiare i miei sentimenti?
Forse si sarebbe sentita presa in giro pensando che da lei volevo
soltanto una cosa, chi non lo avrebbe creduto pensando al leggendario
Puckzilla? Mi ero fregato con le mie stesse mani. Continuai a farmi
incantare dalla sua voce ancora una volta e rimasi a fissarla ebete
sfruttando il fatto che lei non mi avesse notato. Rachel
Puckerman...suonava bene...
We
need to take it back in time,
When music made us all UNITE!
And it wasn’t low blows and video Hoes,
Am I the only one gettin’… tired?
Why
is everybody so obsessed?
Money can’t buy us happiness
Can we all slow down and enjoy right now
Guarantee we’ll be feelin
All right.
Everybody look to their
left (yeah)
Everybody
look to their right (ha)
Can you
feel that (yeah)
Well
pay them with love tonight…
It’s
not about the money, money, money
We don’t need your money, money, money
We just wanna make the world dance,
Forget about the Price Tag
Ain’t
about the (ha) Cha-Ching Cha-Ching.
Aint about the (yeah) Ba-Bling Ba-Bling
Wanna make the world dance,
Forget about the Price Tag.
Yeah
yeah
well, keep the price tag
and take the cash back
just give me six streams and a half stack
and you can keep the cars
leave me the garage
and all I..
yes all I need are keys and guitars
and guess what, in 30 seconds I’m leaving to Mars
yes we leaving across these undefeatable odds
its like this man, you can’t put a price on the life
we do this for the love so we fight and sacrifice everynight
so we aint gon stumble and fall never
waiting to see, a sign of defeat uh uh
so we gon keep everyone moving their feet
so bring back the beat and everybody sing
it’s not about…
Sorrisi
divertito appena lei
completò l'ultimo pezzo della strofa rappata di Kurt. Era di
una
bravura eccezzionale e a me faceva ridere quel suo lato hip hop, sapeva
sempre mettersi in gioco nel canto. Guardarla era come una droga per me
e la sua assenza mi portava in astinenza.
It’s
not about the money, money, money
We don’t need your money, money, money
We just wanna make the world dance,
Forget about the Price Tag
Ain’t
about the (ha) Cha-Ching Cha-Ching.
Aint about the (yeah) Ba-Bling Ba-Bling
Wanna make the world dance,
Forget about the Price Tag.
Yeah
yeah
oo-oooh
forget about the price tag
Il loro
pubblico li
appaludì facendo anche qualche fischio di apprezzamento ed
io mi
unii a loro con un sorriso fiero e felice sulle labbra. Ridacchiando
divertiti, fecero brevi inchini e tornarono ai loro acquisti mentre la
folla si disperdeva continuando a mormorare complimenti sulla loro
bravura. Rimasi li a fissarla, incapace di muovermi o parlare come una
persona normale finchè lei non si voltò di scatto
incrociando il mio sguardo. Passarono diversi secondi che a me
sembrarono secoli prima che uno dei due si decidesse a fare qualcosa,
fu lei a interrompere quell'incantesimo facendo qualche passo incerto
verso di me.
"Ciao Noah." sussurrò lei a bassa voce. Il mio
nome sulle
sue labbra mi fece rabbrividire come al solito facendomi venir voglia
di saltarle addosso e divorarla di baci. Stai calmo Puckerman junior!
"Ciao Rachel." la salutai con un filo di voce sentendomi quasi mancare
l'aria nei polmoni. Sapevo ancora parlare, evviva.
"Come stai?"
"Bene...ogni tanto Beth chiede di te." da quando mi ero
messo in
mente di farla tornare cercando di farle pena? A questo mi ero ridotto?
Lauren aveva ragione, ero conciato proprio male.
"Manca anche a me. Andrò a trovarla in questi
giorni."
"Puoi tornarci con me...se vuoi." la buttai la quasi per
caso
stringendomi nelle spalle mentre affondavo le mani nelle tasche dei
pantaloni del completo. Forse la tecnica del cucciolo in cerca di
coccole stava riuscendo a pieni voti. Avrei dovuto aggiungerla alla
lista delle cose da fare per sedurre una ragazza...sempre se quella
attuale mi avesse trafitto il cuore rendendolo a brandelli mentre
sceglieva tra Finnkestain e riccioli canterino. Ed eccomi di nuovo a
struggermi per lei, quando sarebbe finito questo tormento?
"Ci penserò su, grazie dell'offerta Noah. Ti sta
bene lo
smoking bianco." sapevo di già che lo aveva notato appena mi
aveva visto ma sentirselo dire mentre mi guardava un'altra volta con
evidente apprezzamento femminile fece riaffiorare il mio orgoglio da
ebreo figo e sciupafemmine che mi portavo dietro nei corridoi della
McKinley.
"Mi rende più macho?" alzai il colletto con fare spaccone
mentre
tiravo in fuori le labbra e facevo un giro su me stesso. Volevo che mi
guardasse. Che guardasse solo me.
"Credo che non c'è nè bisogno. Tu faresti colpo
anche
vestito soltanto con un sacco di patate." mormorò lei con
sincerità arrossendo un pò. Era adorabile.
"Seibellissima." mi lasciai sfuggire tutto di un colpo inciampando
sulle mie stesse parole come uno stupido. Cosa mi era preso?
Perchè adesso mi ero messo persino a farfugliare cose
incomprensibili che era meglio tenere per me?
"Come?" mi chiese lei confusa, ovviamente non aveva capito. Adesso
avevo due opportunità davanti: lasciar perdere e inventare
qualcosa che mi salvasse da una figura atroce, oppure andare avanti con
l'autolesionismo e dirle la verità. Ovviamente scelsi la
seconda, ero proprio un imbecille.
"Anche tu...sei bellissima Berry. Sarà fortunato
il tuo
accompagnatore...chiunque sceglierai al tuo fianco." mi sforzai a
pronunciare le ultime parole stringendo i pugni nelle tasche dei
pantaloni. Non volevo che capisse che avrei trucidato quei due idioti
che le correvano dietro e che pensavano che con una canzone si
risolvesse tutto. Non volevo rivedere le lacrime di Rachel, mi facevano
male.
"Ehm...grazie. Adesso devo andare da Kurt e Mercedes. Ci vediamo al
ballo."
"Penso di si, in bocca al lupo per la canzone. Sarà
grandiosa come tutte la altre. A presto Rachel." mi trattenni a stento
dalla voglia di baciarla.
"A presto Noah." quelle parole mi sembrarono come una promessa e il suo
sorriso invitante era il sigillo. Avrei fatto di tutto per lei e forse
era finalmente arrivato il mio momento. Forse avrei dovuto pensare
seriamente a un assolo da cantare al ballo scolastico. Dopotutto non
c'erano regole in amore e in guerra.
Finito anche questo
capitolo...e speriamo di riuscire a postarlo visto che ultimamente ho
problemi di connessione...
Siamo arrivati alle turbe mentali di Puck...e alla prova dello
smoking...ve lo ricordate in tutta la sua bellezza durante l'episodio
del ballo?? Meritava parecchio il figliolo. C'è la
farà a cantare il suo assolo o no secondo voi?? Cosa
succederà durante quella serata??
Ma prima di arrivare al ballo ci sarà ancora qualche
capitolo...come quello di Mercedes che sarà il
prossimo...chissà cosa combinerà?? Staremo a
vedere.
Ringrazio tutti coloro che commentano e spero in tante altre recensioni
:) su, fatevi avanti p.s. la canzone che cantano è Price tag di Jessi J, la parte in fucsia è di rachel quella in rosso di mercedes quella in giallo di kurt e quella in verde di tutti!!!!!!!!!!!!
Buon ferragosto a tutti e buone vacanze
un beso
kia
|
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Capitolo 16 *** Mercedes ***
Mi rimirai un'ultima volta allo specchio pensando che Kurt
avrebbe
dovuto meritarsi un premio per lo stile. L'abito che mi aveva
consigliato
era più bello di quello che mi fossi aspettata ed io mi
sentivo
finalmente bene con me stessa. Ero bella, pensai mentre mi sorridevo
allo specchio con orgoglio. Lo adoravo
già quel vestito, era perfetto per me. Forse magari sarebbe
piaciuto anche a
lui. Il suo sorriso di apprezzamento, perchè ero sicura al
cento
per cento che si trattava di quello, accompagnato da un occhiolino
mozzafiato che
mi aveva quasi fatta sciogliere al suolo mi dava molte speranze in
merito. Gli era piaciuto. Il fatto di poter conoscere un giocatore dei
Titans come lui, diventare sua amica grazie al Glee club, mi rendeva
felice. Era come un miracolo e il prof Shue ne era stato il nostro
benefattore. Non mi sembrava quasi vero. Di solito uno come lui non si
sarebbe neppure azzardato a rivolgere neanche un saluto a una come me,
eppure era successo. Nonostante l'amicizia che si era creata tra noi,
mi sembrava ancora surreale il fatto che si fosse lasciato convincere
abbastanza facilmente da Rachel per portarmi al ballo "economico" e
fare un'uscita a quattro con lei e Jessie. Forse era stato talmente
stordito dalle
chiacchiere incessanti e decise della mia amica che non era proprio
riscito a dirle di no, era raro trovare qualcuno con le palle pronto a
opporsi a lei. A parte Puck quando cercava inutilmente di contestarla o
di portarla alla ragione...peccato che le poche volte che ci riusciva
si potevano contare sulla punta delle dita, era troppo cotto per
fronteggiarla di nuovo come quando ai vecchi tempi le gettava le
granite in faccia. Sicuramente Quinn e Santana riuscivano
sempre a rimetterla in riga con le loro frecciate velenose e gelide,
erano terribili quando ci si mettevano.
Meglio di due uomini...e pensare che erano entrambe le ex del ragazzo
che mi piaceva! No, non dovevo pensarci! Scossi la testa con una
smorfia cercando di ricordarmi una delle solite scenette tra la Diva e
la focosa "lebanese". L'espressione terrorizzata che faceva ogni volta
Rachel appena Santana l'attaccava nella sua lingua madre era
impagabile! Tutta al contrario di quella che le vidi sul volto quando
tornò improvvisamente nei camerini facendoci girare di
scatto,
era un misto tra lo
sconcertato e l'arrabbiato. Iniziò a sventolarsi una mano
davanti cercando di fare dei respiri profondi per calmarsi mentre
continuava a fare avanti e indietro nel poco spazio che avevamo a
disposizione senza nemmeno alzare lo sguardo su di noi. Cosa diamine le
prendeva
adesso? Quella ragazza era l'essere più strano che avessi
mai
conosciuto e a volte mi spaventava quando faceva la matta come in quel
momento. Lanciai uno sguardo allarmato verso Kurt che lo
ricambiò alzando un sopracciglio come se stesse cercando di
analizzare una malata di mente scappata dal manicomio, la pensavamo
entrambi allo stesso modo.
"Rachel cosa ti prende adesso?" le chiesi d'istinto tornando a guardare
la mia stramba amica. Era stata una gara silenziosa tra me e Kurt e
avevo perso io, qualcuno doveva pur rompere il ghiaccio e venire a capo
della questione.
"Noah..." mentre pronunciava quel nome con voce tremante sembrava che
stesse per andare in iperventilazione. Brutto segno, peggio di una
malattia contagiosa.
"Si...era con gli altri, lo abbiamo visto anche noi. E' successo
qualcosa? Ti ha offesa in qualche modo? Dagli
sguardi che ti lanciava e dalla bava che gli colava copiosamente dal
mento non mi
sembrava il solito bulletto cafone e insensibile ma piuttosto uno che
voleva strapparti l'abito di dosso e blindarti in una camera per vedere
uno spogliarello privato decisamente hot." commentai descrivendole la
scena che gli occhi e il resto del corpo di Puck non faceva altro che
gridare ai quattro venti ogni volta che se la ritrovava davanti.
Perchè erano entrambi così idioti?
"Mercedes ma cosa stai dicendo?!" esclamò lei quasi saltando
su
se stessa mentre mi fissava oltraggiata, peccato che quel rossore sulle
guancie tradiva il suo vero imbarazzo. Era ancora una bambina in fatto
di nascondere qualcosa. Si sedette di colpo su una poltroncina di pelle
rossa continuando a sventolarsi in faccia con una mano. Kurt ed io ci
avvicinammo con cautela, quasi per paura che potesse stramazzare al
suolo per un infarto.
"Rachel cara, Mercedes sta soltanto dicendo quello che persino un cieco
con occhiali da sole scadenti capirebbe a causa di quei respiri
affannosi da stalker che Puck emette
appena sei vicina al suo radar di sciupafemmine...per non parlare di
quello che fai tu quando lui si mette in mostra per pompare quei suoi
muscoli sudaticci. Patetica. Stai sbavando solo per averlo visto in
smoking? Ammetto che ha un certo stile tutto fasciato di bianco,
rimorchierà parecchie ragazze al ballo."
sproloquiò Kurt
come al suo solito cercando di far parlare la nostra amica con i suoi
commenti subdoli. Avrebbe fatto parlare chiunque.
"Grazie Kurt di aver precisato la cosa." ringhiò lei
alterata
lanciandogli un'occhiataccia omicida per poi distogliere lo sguardo
offesa.
"Per caso volevi che mentissi?" dal tono di voce di Kurt si capiva
benissimo che il nostro amico era scocciato. Lui non aveva mai avuto
peli sulla lingua e di certo non li avrebbe avuti adesso per un
qualcosa di più di un'evidente cotta adolescenziale.
"Quasi quasi era preferibile Kurt, attento che morde. L'antirabbica non
l'hai ancora fatta."
"Giusto, hai ragione. Rachel, ti ha turbato così tanto la
vista
dei muscoli di Puck rinchiusi in quel superbo e un pò
stretto
completo? Oppure c'è qualcos'altro che la tua mente perversa
ha
partorito questa volta? Racconta tutto." si accomodò nel
puff
vicino accavallando le gambe in modo un pò troppo signorile
posando con delicatezza le mani sul ginocchio.
"Dopo che ci siamo salutati mi sono trattenuta per alcuni secondi tra
il reparto uomo e donna e poi sono tornata indietro per
raggiungerlo..." già mi immaginavo la scena di lei che
cercava
di seguirlo pensando a qualunque stupida scusa le venisse in mente per
parlargli ancora, mai che affrontasse il classico toro per le corna
dicendogli la verità. Cercai di trannere invano un sorriso
di
scherno.
"Perchè finalmente hai capito che non puoi fare a meno di
lui e
gli sei saltata al collo? Allelulia, non se ne poteva più."
"Kurt!" ringhiò di nuovo lei lanciandogli un'altra
occhiataccia che avrebbe ucciso chiunque all'istante.
"Va bene la smetto, continua pure."
"Volevo chiedergli qualcosa riguardante Beth ma poi mi sono fermata di
colpo appena li ho sentiti parlare verso i camerini. Discutevano di un
assolo che Noah avrebbe dovuto cantare al ballo per dichiararsi una
volta per tutte a Lauren di fronte a tutta la scuola." disse lei tutto
di un fiato agitandosi ancora di più tanto da diventare
paonazza.
"Oh mamma!" esclamò Kurt portandosi una mano sulla bocca
mentre
il suo sguardo esprimeva finalmente stupore e curiosità.
"No, aspetta...hai proprio sentito fare il nome di Lauren? Non
è
che ti sei confusa come al tuo solito?" le chiesi alzando un
sopracciglio con aria scettica sapendo di dover prendere le sue parole
con le pinze. Non era la prima volta che si creava un casino dopo che
Rachel aveva creduto di vedere o sentire qualcosa che alla fine non si
era mai reputata vera, come quella volta che aveva pensato che Kurt e
Quinn stessero facendo qualcosa di losco e perverso insieme a Sam
facendo entrare in paranoia persino Finn. Pura follia.
"Mercedes io su certe cose non sbaglio mai! Dovresti averlo
già
capito da un pezzo!" ribattè lei inviperita in tono saccente
ed
egocentrico mentre Kurt roetava gli occhi sbuffando.
"Certo, se ne sei convinta tu. Mi sembra strano che stessero parlando
di un assolo da dedicare a Lauren...specialmente visto che lei li odia
e questo lo abbiamo già comprovato quando lo stesso Puck le
ha
cantato Fat bottomed Girls in aula canto, non mi sembrava felice a fine
canzone..." commentai ricordandomi di quell'episodio e dell'aria
sconcertata di Rachel quando aveva capito a chi fosse dedicato quel
brano. Eravamo tutti sconcertati ma lei di più.
"Va bene! Non l'hanno nominata ma è come se lo avessero
fatto! O
è per lei oppure è per miss simpatia Queen! Non
c'è ombra di dubbio!" la sicurezza delle sue parole stava,
però, aumentando la sua rabbia interiore.
"Vuoi provare a farla ragionare tu?"
"No, io ci rinuncio! E' tutta tua." mi rispose Kurt scuotendo la testa
con un sorriso sadico sul volto. Contai fino a dieci e feci un profondo
respiro prima di rivolgermi di nuovo a lei.
"Rachel cosa centra Quinn adesso? Tra lei e Puck è finita da
un pezzo!"
"Si sono baciati dannazione! Lui l'ha persino portata a vedere la
bambina! Hanno una relazione clandestina quei due!" sputò
fuori
lei quasi come se avesse un lanciafiamme a posto della bocca. Era
decisamente alterata e no, lei non provava assolutamente "niente" per
Puck. Quando avrebbe finito di comportarsi come una scema gelosa?
"Per una che dice di essere con i piedi per terra ne hai di fantasia in
quella testolina!
Non capisco perchè ti scaldi tanto se mi hai detto che tu e
Puck
siete soltanto dei buoni amici."
"Ovvio che siamo solo buoni amici e a me non importa in quel senso!
Sempre a pensare male voi due con queste mezze frasette allusive! Non
voglio che si rovini la vita in
questo modo!" sembrava sicura delle sue stesse parole peccato che non
mi pareva nemmeno lontanamente convincente. Si accorgeva di quante
cavolate stava sparando?
"Rachel è soltanto una stupida canzone mica un anello di
diamanti e un mutuo da pagare! Lui ha Lauren...o Quinn e tu esci con
Jessie, penso che sia una cosa equa. Dovresti essere felice per lui e
non entrare in crisi per delle semplici voci." parlare di voci con
Rachel mi sembrava una vera pazzia collettiva.
"Io sono felice per lui! Rachel stai calma, rilassati. Ce la puoi fare,
è semplice. Respira." iniziò lei a mormorare tra
se senza
dare più retta a noi. L'avevamo completamente persa.
"Rachel lo sai che stai parlando da sola come i matti? Se continui
così ti facciamo internare." si intromise Kurt con una
smorfia
guardandosi le unghie perfette che si era fatto da solo.
"Sono perfettamente in grado di andare avanti senza sclerare. Non sono
pazza. Ecco, vedete? Va tutto bene. Spero soltanto che Noah non faccia
troppo lo spaccone sul palco altrimenti rischia di rovinare la
sua...performance." il suo tono astioso e ironico continuava
imperterrito quanto il suo finto sorriso pieno di rabbia.
"I maschi e i loro ormoni schizofrenici, si sa che ormai comanda
soltanto l'inquilino del piano di sotto. Che pervertiti!"
commentò Kurt storcendo il naso.
"Attenzione a Blaine allora, dagli sguardi che ti lancia sembra proprio
che anche il suo coinquilino abbia da dire la sua a proposito. Rachel
ammiro il tuo autocontrollo ma vedo che sei ancora sconvolta e non
cercare di negarlo. Siamo un pò tutti esaltati per via di
questo
ballo che ormai ha dato la testa agli studenti come se fosse la cosa
più importante del mondo e per una sera lo sarà
per
ognuno di noi. Non saremo più i soliti sfigati, saremo noi
che
daremo il via alle danze quindi propongo un'uscita la sera prima del
ballo, giusto per calmare gli animi. Giusto un gruppetto di poche
persone del Glee club. Dimmi di si, ci divertiremo." le proposi
all'improvviso mentre un piano astuto mi si formava in mente per
rimettere quei due cretini insieme. Avrei dovuto parlarne con Blaine
per mettere a punto gli ultimi dettagli ma sapevo benissimo che mi
avrebbe dato il suo completo aiuto. Dopotutto avevamo una sfida in
ballo ed entrambi volevamo vincere.
"Hai detto un gruppetto..."
"Si, pochi ma buoni. Tranquilla, Finn dovrà trovarsi altro
da
fare quella sera. Non ti importunerà. Te lo prometto."
"Hai ragione, ci divertiremo. Verrò con piacere." sorrise
annuendo lei finalmente più calma rispetto a dieci minuti
prima.
"Ottimo, allora inizierò ad organizzare la serata."
"Questa è una bella notizia, avrò
l'opportunità di
indossare la mia nuova giacchetta con i bordi dorati. A proposito,
Mercedes come hai fatto a farti invitare al ballo da Sam?" mi chiese di
colpo Kurt cambiando rapidamente discorso verso una zona abbastanza
pericolosa per me. ero un pò restiaa a parlare di Sam e di
quello che provavo anche se loro due erano i miei migliori amici e
avrei voluto sviscerare tutto ma qualcosa me lo impediva.
"A dire la verità è tutto merito di Rachel e
delle sue
chiacchiere. Ha capito che desideravo andarci e sentirmi bellissima
almeno per una sera e ha cercato di darmi una mano, sapeva che a causa
delle condizioni in cui Sam si trova sarebbe stato praticamente
impossibile che lui andasse al ballo ma alla proposta di un'uscita
economica di comune accordo come semplici amici ha accettato.
Ovviamente Rachel e Jessie si sarebbero uniti a noi così
entrambi abbiamo un patner per passare la serata. Credo che
sarà
divertente." sorrisi cercando di trovare un modo per non arrossire.
Ultimamente, ogni volta che si parlava di lui non ce la facevo a
rimanere molto lucida e iniziavo a fantasticare. Tutta colpa di Rachel,
mi aveva contagiata con la sua malattia.
"Rachel, pensavo che non lo avrei mai detto, ma mi complimento con la
tua ottima scelta per Sam." disse Kurt in tono fiero.
"Grazie, era la cosa più logica da fare visto che entrambi
erano
senza un compagno. Mercedes merita di partecipare a questa serata non
solo come Diva e poi devo ammettere che Sam è piuttosto
carino.
Non è vero Mercedes?" a quanto sembrava Rachel si era
ripresa di
colpo visto che aveva ricominciato a blaterare a vuoto come al suo
solito.
"Si...è carino per essere uno dei Titans. Solitamente
selezionano i giocatori di football anche per quello." risposti dando
loro le spelle per controllare di nuovo quel meraviglioso vestito allo
specchio evitando i loro sguardi curiosi. Non volevo attirare la loro
attenzione.
"Hai ragione, Finn e Noah fanno la loro figura in divisa. Ma stiamo
parlando di Sam adesso, piace a tutti vero?"
"Non sapevo che ti piacesse Rachel."
"No, io sono immune al suo fascino da Rocky. Dovresti saperlo Kurt."
sembrava quasi orripilata dal commento del nostro amico come se non lo
avesse nemmeno preso in considerazione.
"Vedo che ti sei ripresa Rachel." esclamai cercando un qualsiasi
appiglio per cambiare discorso ma non sembrava che a lei andasse e
aveva sicuramente capito il mio intento. Glielo leggevo negli occhi.
"Ogni Diva sa come superare le sue crisi momentanee, è
questo
che ci rende superiori. E poi a Mercedes piace Sam." esclamò
a
voce alta lei sfidandomi con gli occhi a dire il contrario, il suo
sorriso soddisfatto era trionfante.
"Io non ho mai detto questo!" ribattei piccata con un pò
troppa
veemenza cercando di continuare a nascondere quello che mi frullava
nella testa da un pò di tempo.
"No ma è la verità. Ammettilo!" quella si che era
una sfida in piena regola, mi rifiutavo di cedere.
"Io non ammetto un bel niente! Ti stai vendicando per ogni volta che
insinuavo che c'era qualcosa tra te e Puck."
"Si, hai ragione ed è per questo che sono contenta.
Finalmente
posso ricambiare il favore. A te piace Sam, non mentire." quanto era
subdola questa ragazza!
"Si, va bene. Lo ammetto! Mi piace Sam e allora? Io almeno l'ho detto
tu invece continui a fare la finta stupida per orgoglio. Non so quanto
possa farti bene a lungo termine questa tua fermezza di opinione. Te lo
garantisco, ammettere di essere innamorata di una persona non
è
così traumatico come credi...specialmente se l'altra persona
ricambia." commentai rimettendola al suo posto mentre mi mettevo allo
scoperto di fronte ai miei migliori amici. Ormai non potevo
più
nascondermi, non potevo più tornare indietro sui miei passi
e
rimangiare le mie stesse parole.
"Colpita e affondata Rachel." ridacchiò Kurt facendo
infastidire la terza Diva del gruppo.
"Pensa per te Hummel, sbaglio o sei stato tu a penare finchè
Blaine non ha effettivamente capito che eri tu il suo lui. Non credo
che dovresti parlare in merito." ribattè acidamente Rachel
sentendoi punta sul vivo.
"La situazione era ben diversa." replicò Kurt con finta aria
di
sufficienza quando sapevamo entrambe che cosa aveva dovuto passare
durante quei lunghi mesi ad adorare Blaine torturandosi per la loro
vicinanza giornaliera. Un cellulare iniziò a squillare.
"Se lo dici tu...scusate, è Jessie. Torno subito." disse
Rachel
portandosi il cellulare all'orecchio per rispondere al suo spasimante.
Notai l'ombra di un sorriso titubante sulle sue labbra, una certezza in
più che urlava a chiare lettere che avrebbe voluto che fosse
un'altra la persona all'altro capo del telefono.
"Jessie..." sbuffai storcendo la bocca.
"Già, Jessie. Non credere che non abbia capito il motivo
della
tua improvvisata con questa festicciola tra pochi amici. Che intenzioni
hai Mercedes?"
"Voglio vincere e credo sia arrivato il momento di giocare sporco con
quei due ed è arrivata l'ora di liberarsi una volta per
tutte di
Jessie St. James." proclamai con assoluta certezza come se fosse una
sentenza definitiva. Doveva andare così e basta, non c'erano
altre vie d'uscita per me.
"Dopo le audizioni per quel maledetto assolo, che senza dubbio
quell'egocentrico ha boicottato dall'inizio alla fine, avrei voluto
vederlo volentieri schiacciato sotto un tir o qualcosa di
più
pesante mentre faceva uno dei suoi soliti gorgheggi per riscaldare la
voce. Ma, come ho già ribadito qualche giorno fa, non mi
metterò in mezzo tra quei tre. Qualcuno si
scotterà
parecchio per questa storia ed io non mi sento in grado di essere
responsabile di questo, ci tengo molto a Rachel nonostante tutto e so
con certezza che sarà lei a soffrire di più."
dichiarò Kurt togliendosi per l'ennesima volta da quella
sfida.
Non condividevo la sua opinione.
"Preferisci vederla soffrire in silenzio da sola senza nemmeno
spingerla ad affrontare un passo in avanti che la porterebbe molto
probabilmente ad essere felice? Io no, mi dispiace. Voglio vederla
provarci, vivere quella storia. Se non fosse stato per Rachel a
quest'ora non ci sarebbe stato nessun ballo dove andare con Sam e
nessuna festa nella quale non sentirmi più la solita sfigata
del
Glee club. Rachel non è una persona facile e spesso sa farsi
odiare dagli altri ma se è riuscita a trovarsi qualcuno che
riesca a sopportarla e che nutre dei veri sentimenti per lei
è
un'occasione unica che non va sprecata. Io devo molto a Rachel, voglio
vederla felice...così magari la smette di rompere le scatole
a
noi e si concentrerà anima e corpo a far rincretinire
Puckerman.
Sono sempre più decisa ad aiutarla."
"Fa come vuoi, ma dubito che tu e Blaine riuscirete a far mettere
insieme quelle due teste dure." commentò lui lasciando in
sospeso il discorso mentre andava a vedersi allo specchio per
rimettersi a posto il ciuffo. Il solito Narciso. Presi il cellulare
dalla borsa e selezionai il nome di Blaine come destinatario del
messaggio.
"Domani
sera festa, tieniti libero. Missione Puckleberry in atto, ho bisogno di
te. Vinceremo ;)"
sorrisi sorniona ed eccitata per l'idea che avevo in mente. Rachel e
Puck avrebbero rischiato di essere felici per una volta, dovevano
iniziare a tremare.
Della serie meglio tardi
che mai ecco il nuovo capitolo di Mercedes e la seconda parte di
ciò che accade nei camerini delle donne...sono successe un
pò di cose in entrambi i reparti a quanto pare.
Ringrazio tutti
voi...lettori e commentatori...spero che la storia continui a piacervi
;) vi chiedo di nuovo scusa per la mia assenza ma ho il trasloco
imminente e tante cose da fare, adesso ho un pò di tempo per
riaggiornarmi con capitoli e storie arretrate. finalmente
commenterò anch'io!!!
Prossimo capitolo
dedicato a Rachel e ai consigli di una madre...e tante altre cosuccie
che accadranno...mi sto divertendo a fare la sadica
besos
kia
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Capitolo 17 *** Rachel ***
Nonostante avessi fatto credere a Kurt e Mercedes di essermi ripresa
dalla crisi d'isterismo, nei camerini del reparto donna, in
realtà
la stavo vivendo tutt'ora. Ero ancora così turbata dai
discorsi
dei ragazzi
su quel maledetto assolo che avrei voluto dare buca a Jessie, al
professor Shue, al Glee club e a quello stupido ballo che mi stava
dando fin troppi grattacapi ancor prima di iniziare. Cos'avrei dovuto
fare
adesso? Forse era una cavolata e magari avevo capito male, come aveva
ribadito più volte Mercedes, ma non facevo altro che pensare
a
Noah sul palco, con l'accompagnamento dei ragazzi del club di musica,
che si esibiva per dichiararsi a Lauren...o a Quinn. Perchè
diamine non riuscivo a togliermelo dalla mente? Stavo letteralmente
impazzendo. Poteva essere una cosa da poco conto ma per me non lo era,
stavo andando in paranoia e proprio per questo mi trovavo davanti a una
porta ancora un pò titubante non sapendo come affrontare la
questione. Avevo bisogno di un aiuto per fare chiarezza e non mi era
venuta in mente altra persona se non la mia mamma biologica. Il nostro
era un rapporto strano e complicato ma speravo in un qualche consiglio
da donna matura e saggia...più o meno visto e considerato di
chi
stavo parlando. Shelby non si comportava
proprio da madre con me ma era il mio unico punto di riferimento in
quel momento, certamente non potevo raccontare tutto ai miei due
papà gay. Non ci nascondevamo niente ma quella "cosa" con
Noah
era un pò troppo grande e importante rispetto ai miei
standard
normali del tipo: "Finn mi ha baciata alle Regionali" e "adesso
finalmente giriamo per la scuola mano nella mano e le altre si girano a
lanciarmi occhiate invidiose". Avevo sviscerato ogni cosa che mi era
successa con Finn e adesso non me la sentivo più, avevo
bisogno
della mia mamma. Sempre se lei fosse stata d'accordo. Feci un profondo
respiro per darmi un pò di coraggio e bussai alla porta
aspettando una risposta con impazienza. Shelby venne ad aprire e mi
fissò un pò stralunata, controllando se fossi
sola o
meno, ed infine mi fece accomodare. Feci attenzione a dove mettevo i
piedi e addocchiai Beth gattonare verso di me con il sorriso made in
Puckerman che mi aveva sempre conquistata. Ormai era il mio debole, lo
sapevo bene. Mi chinai per prenderla tra
le braccia e la sentii mormorare il mio nome con entusiasmo. La strinsi
a me chiudendo gli occhi per affondare il viso tra i suoi boccoli
biondi troppo simili ai capelli di Quinn, annusai il suo dolce profumo
di bimba e mi tornarono in mente i
giorni trascorsi con lei e suo padre. Perchè continuavo a
torturarmi così? Beth mi era mancanta tanto quanto lui,
avevo un
debole per i Puckerman e questa non era una cosa positiva. Non per il
mio cuore almeno.
"E' da molto che non ti vedo. Credevo che Puck fosse riusciuto a
riportarti indietro con se per una delle vostre solite visite alla
bambina eppure non è mai accaduto nelle ultime settimane. E'
successo qualcosa?"
"No...è soltanto un periodo estenuante. Mi sento un
pò sotto pressione." sbuffai abbassando lo sguardo per terra.
"Sicura che sia solo questo? Rachel sei pur sempre mia figlia, abbiamo
la stessa gestualità quando fingiamo di stare bene e tu mia
cara
hai qualcosa che va oltre la frase sotto pressione. Riconoscerei i
problemi di cuore lontano un miglio, ci sono passata un sacco
di volte.
Vieni, andiamo a sederci in sala. Vuoi un bicchiere d'acqua?" mi chiese
lei spiazzandomi. L'anno precedente le avevo confidato il fatto che i
miei papà mi davano sempre dell'acqua quando mi sentivo
triste arrabbiata o, come in quel caso, impotente e adesso persino lei
stava mettendo in atto quella tradizione. Lei se ne ricordava ancora,
questo mi fece piacere.
"Si, grazie." le sorrisi grata per quel gesto stranamente da madre.
Aspettai che ritornasse con uno dei suoi boccali con le stelline, me lo
porse dopo che mi sedetti sul divano con Beth in braccio e si
accomodò al mio fianco osservarndomi attentamente. Mi faceva
ancora uno strano effetto essere accanto alla mia mamma a parlare dei
miei problemi.
"Raccontami tutto. Sono stata assente per diciassette anni della tua
vita ma adesso sono qui per te. Vuoi dirmi cosa ti sta succedendo?"
quante volte avrei voluto sentire quella frase e adesso eccola li,
tutta per me pronunciata proprio da lei. Ero felice.
"Tutto intorno a me sta girando troppo velocemente e mi sembra di non
riuscire più a raggiungere nessuno. Forse nemmeno le
Nazionali. E' da tanto
tempo che voglio vincerle e non mi farò più
schiacciare
sotto i piedi da nessuno, ma ogni volta che cerco di avvicinarmi
alla meta c'è sempre qualcosa che mi fa retrocedere a tutta
velocità. Ci metto tutta me stessa nel Glee club,
scavalcando
persino gli altri perchè in pochi possono competere con la
mia
bravura, eppure mi sembra una meta sempre più
irraggiungibile.
Assoli e duetti da preparare, tenere con presa ferrea
l'unità
del club, i miei papà che blaterano di continuo di
quanto Noah sia un bravo ragazzo ebreo, Finn che mi fa gli
agguati a
scuola e ancora non ho capito cosa vuole da me dopo aver ufficializzato
il suo rapporto con Quinn, Jesse che torna all'improvviso spiazzandomi
e travolgendomi di nuovo la vita come se niente fosse...e aggiungiamo
pure il fatto che i
Vocal Adrenaline continuano a spadroneggiare tutti gli altri Glee club
rendendo quasi superflua la gara. Sunshine vincerà di nuovo
ed
io potrò soltanto nascondermi nella prima fossa profonda che
vedrò, farò di nuovo una pessima figura e di
certo non
voglio assistere agli sguardi arrabbiati dei miei compagni per
essermela lasciata sfuggire quella volta solo per paura che mi
soffiasse il ruolo nel gruppo. Non ce la faccio più,
sto diventando più nevrotica del normale. Lo eri
anche tu quando eri stata nella mia
stessa situazione al liceo?" le chiesi con agitazione vedendo che
annuiva con comprensione. Lei mi capiva.
"Nulla è mai facile, credevo di poter fare tutto io senza
chiedere l'aiuto dei miei compagni ma mi stavo soltanto esaurendo.
Questo sbaglio lo stai commettendo pure tu. Hai altri dodici compagni
sui quali fare affidamento, anche a loro interesserà vincere
e
credo che se glielo chiedessi potrebbero aiutarti in qualche modo a
toglierti tutto questo peso che ti sei gravata sulle spalle da sola.
Impara a chiedere e non a fare dittature almeno per una volta, qualcuno
mi ha fatto notare che potresti anche divertirti." mi sembrava uno dei
soliti discorsi di Noah.
"Non posso mollare proprio adesso che siamo ad un passo dalle
Nazionali. Ho come il terrore di lasciarmi andare e vedere le Nuove
Direzioni fare un grosso buco nell'acqua distruggendo ogni
possibilità di vittoria."
"Non siete poi così male quando vi esibite, dai loro un
pò di fiducia. Spiegami meglio di Finn...non eravate un
pò come la coppia perfetta del gruppo?"
"Non siamo mai stati la coppia perfetta anche se ho sempre pensato il
contrario cercando in ogni modo di mettermi con lui. Ci sono stati
troppi tira e molla tra di noi e dopo aver scoperto la sua relazione
segreta con Quinn ero soltanto delusa e infuriata, non avevo
più
nessuna voglia di sprecare altro tempo ad aspettarlo invano. Lui non
è mai riuscito a decidersi del tutto tra noi due e
sinceramente
non credo di avere più la pazienza di assecondare i suoi
capricci del momento. Ho altro di più importante a cui
pensare e
lui di certo non è al centro dei miei pensieri. A volte
sembra
voler flirtare cercando di non farsi vedere da Quinn, altre volte
inizia a fare scenate sul ritorno di Jesse o, secondo la sua stramba
opinione, sulla mia ambigua amicizia con Puckerman....per non parlare
del tormento con il ritorno di fiamma tra Puck e Quinn. Crede che sia
di sua proprietà! E' fuori di testa!" scossi la testa
esasperata da quella situazione senza senso. Tenevo molto a Finn ma il
suo comportamento stava peggiorando a vista d'occhio e di certo non lo
stava migliorando ai miei occhi.
"E' solo geloso e ancora non sa quello che vuole, è ancora
troppo giovane per capirlo. Anch'io alla mia età a volte
ancora non so quello che voglio. Cosa mi dici del ritorno di Jesse?
Cosa
provi?"
"Jesse...ammetto che sono profondamente confusa sulla questione. Sono
ancora scossa per via di quello che è successo alle
Nazionali
l'anno scorso e del suo comportamento da stronzo, mi ha fatto molto
male quando mi ha preso in giro di fronte ai suoi compagni, dopotutto
non sono insensibile. Ero innamorata di lui, alla fine c'ero cascata
con tutte le scarpe. Quando l'ho rivisto qui l'altra volta con in
braccio Beth ho provato di nuovo qualcosa di forte. Ero felice di
rivederlo perchè mi è continuato a mancare in
tutto
questo lungo anno ma allo stesso tempo avevo paura di cedere alle sue
lusinghe, perchè dubitavo fin da subito che non sarebbe
successo
nulla tra di noi, e ritrovarmi con un pugno di mosche quando lui se ne
sarebbe andato via di nuovo lasciandomi sola. Questa volta potrebbe
emotivamente annientarmi se tornassi ad amarlo come prima. Sto provando
a fidarmi di lui, ma la strada è ancora lunga."
"Non credo ci sia bisogno di ripeterti che l'anno scorso Jesse mi ha
fatto il favore di riunirmi a te. Non avevo secondi fini e di certo non
ero stata io a ordinargli di iniziare una relazione con te.
Inizialmente era quasi come un gioco per lui ma poi tutto è
cambiato ed i suoi sentimenti sono diventati reali. Non penso che si
sarebbe fatto avanti se già non ti avesse trovata
interessante,
gli piacevi. Lui voleva te. Non dubitarne mai, anche adesso lui vuole
te. Altrimenti non sarebbe tornato in questo piccolo paesino di
provincia per entrare a fare da supporto nella gestione di un Glee
club. Lui ha molte possibilità davanti a se ma ha deciso di
essere qui per te."
"Lo so, me ne ha parlato e questo ha appianato un pò la
rabbia
cieca che provavo verso di lui. So per certo che non lo
ucciderò. Spero di riuscire a costruire qualcosa
con lui, anche se si trattasse soltanto di una splendida amicizia so di
non volermi arrendere...ho persino accettato di andare al ballo con
lui. Chissà...comunque non sono arrabbiata con te per quello
che
è successo, adesso riesco a capire un pò di
più i
tuoi motivi per sconvolgermi la vita e ti devo ringraziare. Mi
è
sempre mancato avere una mamma accanto a me e sono contenta per quello
che stai facendo con Beth. Le stai dando un'infanzia serena e piena
d'amore, non ho mai visto Noah più felice di
così. E'
bello vederlo sorridere." osservai attentamente la bambina,
così simile ai suoi veri genitori, e ci vidi il ghigno scemo
di suo padre. Non avrei potuto volerle più bene.
"E qua si ritorna al concetto dell'ambiguità dell'amicizia
che
ti lega a Noah Puckerman. Cos'è successo tra di voi? Ho
notato
che vi siete un pò allontanati dal ritorno di Jesse.
Perchè? Sono rimasta sorpresa quando non ti ho
più vista
varcare quella soglia insieme a Puck."
"Non...non so cosa risponderti. Jesse non ha turbato solo me e comunque
penso che il distacco fosse inevitabile prima o poi, ognuno avrebbe
preso strade diverse dopo il diploma...siamo solo al liceo!" blaterai
con frasi inconcludenti cercando di trovarci una scusa qualsiasi che mi
sembrava più un'arrampicata sugli specchi. Non sapevo
proprio cosa dirle su di lui.
"Si ma questo non preclude il fatto che per te Puck è molto
importante
e che ci sei rimasta male per il fatto che si sia messo da parte
trascurando la vostra amicizia. Non scorgo più nei tuoi
occhi la stessa luce
che ti brillava ogni volta che ti vedevo mentre ti prendevi cura di
Beth insieme a lui. Sembri più spenta." quella per me era
come una pugnalata al cuore. Faceva male.
"Noah è la costante incognita nella mia vita. Non so cosa
fare."
"Forse è il caso di raccontarti un pò di me e di
quello che
ho vissuto con il mio migliore amico. Sei mia figlia ed è
tempo
che tu sappia un pò più su di me, magari
imparerai dai miei
stessi errori e riuscirai a non caderci anche tu. Si chiamava Tom, era
un
uomo straordinario ed io me ne innamorai subito, non
scorderò
mai ogni singolo momento passato con lui. Iniziammo a frequentarci
prima da semplici amici poi come una coppia ed
era come aver trovato la mia versione maschile, ci piacevano le stesse
cose e andavamo d'amore e d'accordo...aveva una splendida voce e quando
facevamo i duetti era una cosa sublime, a volte invidiavo il suo
talento e questo portò a spronarmi sempre di più
per
cercare di arrivare al suo livello e a superarlo anche se a me
non sembrava mai abbastanza. Ero un pò come te, i
nostri geni sono
duri a morire. Era la relazione perfetta e credo di aver fatto finta di
non accorgermi dei piccoli segnali che pian piano iniziava a
trasmettermi, anche senza averlo capito lui stesso,
finchè non potei più negare l'evidenza. Tom era
gay e,
nonostante mi amasse davvero, ero diventata la sua ragazza di facciata.
Questo
ferì entrambi, nessuno dei due voleva separarsi l'uno
dall'altra
nonostante l'impossibilità del nostro rapporto. A Tom non
potevo
bastare...se non ricordo male aveva preso anche una mezza decisione di
farsi donna una volta, ma non è questo il punto. Io sapevo
quanto era importante avere qualcuno accanto che ricambiasse il mio
amore con cui condividere la vita, senza mai rinunciare a combattere
per
stare insieme perchè è l'unico con cui riesci
veramente
ad essere te stessa. Io e te siamo più simili di quello che
sembra Rachel, masochismo ed egocentrismo incluso. Non volevo
rinunciare a lui. Io adoro cantare, ho vissuto gran parte della mia
vita facendo soltanto questo ma in realtà ho sempre saputo
che
le uniche due persone veramente importanti nella mia vita siete stati
tu e Tom e adesso anche Beth...era con me mentre tu nascevi e in tutti
i nove mesi di gravidanza, era lui quello che mi prendeva la mano
cercando di incoraggiarmi ad andare sempre avanti. Per un primo momento
aveva cercato persino di convincermi a tenerti ma poi ha capito che non
avrei rinunciato ai miei sogni, anche se questo voleva dire pentirmi
successivamente di averti data in adozione, e mi è rimasto
lo stesso vicino. Non voleva perdersi neppure un
attimo, era come se fossi un pò anche figlia sua. Sarebbe
stato un ottimo padre e tu lo avresti adorato quanto me."
"Dov'è finito adesso Tom?" le chiesi ancora molto colpita
dalla storia che mi aveva appena raccontata. Avevo quasi paura di
quello che mi avrebbe risposto, non volevo sembrare senza tatto.
"E' morto alcune settimane dopo la tua nascita, aveva un tumore al
pancreas e quando i medici se ne sono accorti ormai era troppo tardi.
Si era esteso troppo velocemente. Ha vissuto più del tempo
che gli avevano dato e questa era come una vittoria preziosa per noi,
qualcuno ci aveva concesso più tempo ed io non potevo far
altro che ringraziare di quel dono. Mi manca terribilmente ogni giorno
ma se penso a tutto quello che abbiamo trascorso insieme non posso che
esserne felice. Se non ci fosse stato lui a quest'ora non sarei qui con
te a parlare, forse non saresti nemmeno esistita. Tutto sarebbe stato
diverso, non avrei adottato neppure Beth. Quello che voglio farti
capire è che nonostante Tom ed io non potessimo essere una
coppia per evidenti motivi questo fatto non ci ha mai fatto allontanare
l'uno dall'altra. Certo, a volte litigavamo per delle cavolate ma alla
fine eravamo sempre noi, uniti. Qualunque cosa sia successa tra te e
Puck, o non sia successa, risolvila in fretta perchè si vede
e si sente la differenza di quando siete lontani l'uno dall'altro...e
fidati, non è una bella vista. Per una buona volta metti da
parte dubbi paure ed orgoglio e sii felice, so che con lui
potresti riuscirci." quelle parole mi fecero un certo effetto. Sarei
riuscita veramente ad essere felice con lui? Oppure era una cosa
passeggera come le altre volte?
"Shelby, Tom è il mio papà biologico?" volevo
veramente sapere la verità e quasi speravo che fosse
così.
"No Rachel, ma tu non sai quanto lo avrei voluto. Ti amava come se
fossi sua figlia e quando cantava al mio pancione la ninna nanna
metteva sempre i pezzi più dolci di Barbra Streisand e di
Patti Lupone. Penso che questo ti abbia contagiata fin da quando eri
un'embrione." sorrise lei con affetto a quel ricordo del passato.
"Penso di si. Avrei voluto conoscerlo." ricambiai il suo sorriso
sentendo la nostaglia per un uomo che non avrei mai conosciuto.
"Lo avrei voluto tanto anch'io. Rachel non mollare come ho fatto io,
segui il tuo cuore e raggiungi la tua meta. Ascoltalo perchè
solo lui sa dirti la verità che tentenni ad ammettere. Dopo
aver sentito il passato della scandalosa relazione con il miglior amico
gay di tua madre, che cos'hai in mente di fare con Puck? Vuoi lottare
per riaverlo nella tua vita? Oppure riuscirai a essere felice anche
senza di lui? Tu provi le stesse cose che io provavo per Tom, non
è vero Rachel?" a quelle parole mi tremarono mento e labbra
e una lacrima scese solitaria sulla mia guancia tradendomi. Mi aveva
appena letta come un libro aperto ed io mi sentivo così
vulnerabile che alla prima lacrima iniziarono ad aggiungersene altre
facendomi piangere. Istintivamente strinsi tra le braccia la bambina,
che giocherellava con una ciocca dei miei capelli dicendo il mio nome,
e mi arresi all'inevitabile quasi come fosse una sconfitta. Una
sconfitta tra ragione e sentimento, ironico. "Su, vieni qua." mi
sussurrò Shelby stringendo Beth e me in un abbraccio materno
e confortante. Avevo sempre sentito un vuoto dentro per la mancanza di
questa bellissima sensazione e adesso di colpo l'avevo trovata, avevo
trovato mia madre. Piansi tutte le lacrime che avevo in corpo mentre
lei ci faceva ondeggiare accarezzando i capelli di entrambe le sue
bambine. Assaporai quel momento come se fosse la cosa più
preziosa al mondo e lo era. Restammo così, strette le une
alle altre, per diversi minuti finchè Beth non ci
riportò alla realtà facendo un ruttino. Shelby ed
io ci guardammo sorprese e Beth scoppiò a ridere facendo
ridere anche noi due. Le diedi un bacio sulla fronte come facevo
solitamente con suo padre e le sorrisi dolcemente asciugandomi le
lacrime. Shelby mi diede un fazzoletto ed io accettai ringraziandola.
Proprio in quel momento squillò il cellulare di mia madre e
contemporaneamente suonarono alla porta, ci guardammo leggendoci nello
sguardo e facemmo un cenno con il viso. Lei andò a
rispondere al cellulare ed io presi in braccio Beth per
andare verso la porta. Sapevo già chi fosse, avevo detto a
Jesse di incontrarci a casa di mia madre per poi uscire insieme come
lui mi aveva chiesto. Aveva detto che voleva farmi una sorpresa quindi
non avevo la più pallida idea di dove volesse portarmi ed io
morivo dalla curiosità. Magari quell'uscita avrebbe cambiato
le carte in tavola facendo decidere una volta per tutte il mio cuore
decisamente titubante. Forse mi avrebbe fatto dimenticare Noah.
Posizionai meglio Beth tra le braccia e aprii la porta con un sorriso
ma mi trovai danti qualcuno che proprio non mi aspettavo di vedere quel
giorno. Non era Jesse quello di fronte a me, era Noah che
accarezzò dolcemente la guancia di sua figlia per poi
incatenare lo sguardo al mio. Mi sentii persa per l'ennesima volta.
L'ultima lacrima, ancora trattenuta dalle ciglia, mi rigò il
viso ma io nemmeno me ne accorsi se non fosse stato per lui. Si
avvicinò di scatto con espressione preoccupata e mi
passò un dito sulla guancia per asciugarmi quella lacrima
traditrice, quella che avevo versato per lui soltanto qualche secondo
prima.
"Rachel tutto bene? Cos'è successo?"
"Nulla, non preoccuparti. Solo un pò di irritazione agli
occhi, adesso è passata." mormorai evitando il suo sguardo
magnetico.
"Sicura che non c'è nient'altro?"
"Si, tranquillo. Adesso sto bene. Guarda Beth, è arrivato
papà. Dì ciao a papà." dissi alla
bambina indicandole Noah per cercare di cambiare discorso. Sembravo
patetica, Kurt mi avrebbe dato ragione.
"Ciao amore, sei bellissima oggi. Come stai?"
"Pa-pa..."
"Voleva me o la pappa?" mi chiese alzando un sopracciglio con finta
confusione.
"Che stupido! Voleva te Puckerman!" ribattei canzonandolo evitando di
dirgli che anch'io volevo lui.
"E tu cosa vorresti?" quella domanda ad effetto mi spiazzò
completamente facendomi venire il vuoto nella mente. Cosa intendeva
dire Noah? Cosa ci facevo li in quel momento con in braccio sua figlia?
Ma, soprattutto, come mi chiamavo io? Non ricordavo più
niente, tabula rasa, nemmeno come si faceva a respirare. Quando lui si
chinò verso la bambina per darle un bacio quasi mi venne un
colpo e trasalii rischiando di cadere a terra come una scema. Lui mi
mise una mano sul braccio come per sorreggermi e poi sfoggiò
il suo solito sorrisetto alla Puckzilla, per il quale avevo un debole,
e si avvicinò lentamente facendo impazzire il mio cuore. Mi
mancava l'aria...quanto erano invitanti le sue labbra
carnose...smettila Rachel! Sapeva quello che stava provocando in ogni
mia fibra? Maledetto Noah Puckerman! Cosa voleva fare adesso?
Perchè mi stava guardando in quel modo? Oddio! Chiusi gli
occhi d'istinto e sentii le sue labbra morbide posarsi sulla mia
guancia, un pò troppo vicino all'angolo della bocca. In quel
momento avevo la salivazione pari a zero, deglutii a vuoto. Riaprii gli
occhi e ritrovai quel suo sorrisetto sfrontato da chi la sapeva lunga,
lo aveva fatto apposta! Lui lo sapeva! Non sapevo se esserne infuriata
o imbarazzata. O letteralmente cotta di Noah Puckerman. Il campanello
della porta mi riportò di colpo alla realtà e mi
feci avanti per andare ad aprire, mi ritrovai davanti un Jesse con un
sorriso smagliante e i miei sensi di colpa salirono vertigiosamente
alle stelle. Mi ero dimenticata di lui! Come avevo potuto?
"Ciao Rachel, sei pronta?"
"Si certo, aspetta um attimo. Noah puoi prendere la bambina? Grazie."
gliela passai tra le braccia sfiorando la sua pelle. Mi trattenni dal
sussultare un'altra volta.
"Ciao Puckerman." lo salutò Jesse facendo il suo sorriso da
platea che mi fece dubitare del fatto che fosse vero.
"St. James. Dove andate di bello?" glii chiese Noah facendo un cenno
verso il mio accompagnatore.
"E' una sorpresa, spero le piaccia. Ci vedremo presto."
"Contaci." quell'unica parola era come una minaccia alle mie orecchie.
"Shelby è di la al telefono ma penso che abbia finito.
Tesoro rimani con papà e non farlo disperare, chiedigli di
cantare una delle tue canzoni preferite. Ha una bella voce e
sarà felice di esaudire un tuo desiderio. Ti voglio bene
Beth." mi chinai a baciarla sulla fronte facendole una carezza sulla
guancia, lei ridacchiò per il solletico che le stava facendo
Noah e disse il mio nome. Amavo quella bambina quanto amavo suo padre.
Ormai stavano diventando il mio mondo. Incrociai lo sguardo acceso di
Noah e gli sorrisi. "Ciao Noah, a domani."
"Ciao Rachel, ti aspetterò." mormorò lui con una
strana luce negli occhi. Sembrava una promessa, non una di quelle
solite frasi per chiudere un discorso ma qualcosa di più
importante. Qualcosa che mi fece sciogliere come neve al sole. Esisteva
una cura miracolosa contro questa malattia? Feci del mio meglio per
sorridere a Jesse e mi chiusi la porta alle spalle allontanandomi da
quella casa e dalle persone che amavo.
Ed eccomi di nuovo di
ritorno, mi sembra passato un secolo dall'ultima volta. Trasloco
finalemente finito del tutto e adesso mi godo casa nuova...mi sono
arrivate tante altre idee per nuove fan fiction che spero di riuscire a
scriverne gran parte di esse. Incrociamo le dita.
Allora, Rachel sta
andando letteralmente fuori di testa e fatica ancora a prendere il toro
con le corna e ammettere qualcosa che potrebbe renderla felice. Shelby
finalmente sta iniziando piano piano a fare il suo dovere come madre,
speriamo che regga ancora. Noah non so, cosa ne pensate voi?
Chissà adesso cos'altro succederà a Rachel...il
ballo si sta avvicinando così come le
Nazionali...andrà tutto come hanno scritto gli
sceneggiatori? Sadismo inside ;)
Prossimo
capitolo interamente dedicato a Noah e alla pudica tranquilla
e silenziosa festicciola di Mercedes e Blaine senza alcol...piuttosto
casta e senza alcun gioco che implichi preoccupanti e strani
epiloghi...vi ho messo qualche pulce nell'orecchio? Staremo a vedere.
Spero di non
avervi deluso con questo capitolo. Ringrazio tutti voi. Vi prego
commentate, voglio sapere cosa ne pensate.
baci
kia
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Capitolo 18 *** Puck ***
Continuava
a
tornarmi in mente l'immagine di Rachel con mia figlia in braccio e
quella lacrima solitaria che in qualche modo rovinava la scena. Avevo
capito che c'era qualcosa che non andava, era triste e lo sentivo ma
lei aveva finto di stare bene cercando di distrarmi con Beth. Avevo
accettato la sua scusa un pò fiacca facendo finta di niente,
nonostante la continua
preoccupazione per lei, poi era cambiato tutto in pochi istanti. Aveva
sorriso,
era sobbalzata alla mia vicinanza, le sue guancie erano diventate rosse
e il suo sguardo...cavolo, il suo sguardo magnetico misto tra imbarazzo
ed eccitazione mi aveva fatto ribollire il sangue nelle vene. Puckzilla
sapeva ancora fare bene il suo lavoro con le donne, ma adesso me ne
interessava soltanto una in particolare, quella che non mi ero ancora
portato a letto. Rachel Berry. Non era un'ossessione puramente sessuale
la mia da ragazzo respinto ma sapevo che in ballo c'era molto di
più, c'erano i nostri sentimenti in gioco ed io non volevo
rischiare di fare un passo più lungo della gamba e rovinare
tutto quello che fin'ora ero riuscito a costruire con lei. Sembrava
felice con Jesse ma i suoi occhi non erano mai riusciti
a mentirmi, erano come un libro aperto per me. Era come se fossi il
solo lettore a capire quello che nascondevano. Sapevo che non le ero
per nulla indifferente, riconoscevo i segnali di una donna quando li
avevo davanti e lei di certo non era immune al mio fascino, ma volevo
capire dove arrivava il suo interesse e fin
dove potevo spingermi. Se mi fossi fatto avanti avrebbe accettato le
mie avances? Oppure mi avrebbe voltato le spalle dicendomi di aver
rovinato la nostra amicizia? Non sapevo più cosa fare ma ero
sicuro di volere lei. Soltanto lei, Rachel. Avrei rischiato oppure no
con lei? Era un gioco troppo pericoloso perchè perdela come
amica avrebbe significato perderla per sempre ed io non ero disposto a
lasciarla andare nè ora nè mai. Spazientito,
accesi la
televisione e la console e selezionai un gioco dove avrei picchiato a
sangue qualche nemico giusto per il gusto di sfogarmi un pò
in
qualche modo visto che se avrei fatto la stessa cosa con Finn o Jesse
Rachel non me lo avrebbe mai perdonato. Dopo dieci minuti buoni di sano
sadismo che mi decretarono il miglior record di quel livello mai
raggiunto fin'ora, sentii il suono del campanello della porta e mia
madre gridare dalle scale il mio nome. Feci finta di ignorarla e
continuai a giocare imperterrito perchè non ne avevo ancora
avuto abbastanza finchè la porta della camera non si
spalancò di colpo per far passare Sam con in braccio Artie.
Decisamente una strana accoppiata in una strana posizione. Sam fece
sedere Artie sul mio letto ed entrambi si misero a guardarmi
spazientiti.
"Cosa ci fate voi due qui a quest'ora? Se non ricordo male non c'era
nessun uscita in programma questa sera."
"Qui ti sbagli, c'è un contrordine. Noi tre usciamo a
divertirci stasera. Alcol e bambole fratello!"
"Alcol e...Artie ti sei fumato qualcosa prima di venire qui?" lo fissai
stralunato con un sopracciglio alzato e pieno di dubbi sulla sua
sanità mentale.
"No, ma forse avrei dovuto visto che tu sei qui a giocare come un
bambino." quella frase provava una volta per tutte che fosse pazzo. Di
cosa stava blaterando?
"Questo gioco me lo hai passato tu la settimana scorsa, te ne sei
dimenticato?"
"Baggianate. Sam spegni tutto." il biondino seguì gli ordini
piazzandosi di fronte a me dandomi la schiena e spense il televisore
interrompendo i miei giochi.
"Ehy!" esclamai contrariato mentre gli lanciavo uno sguardo inferocito
che avrebbe fatto intimorire chiunque.
"Scusa amico ma sono ordini superiori, non possiamo disobbedire.
Vestiti e fai in fretta perchè siamo già in
ritardo nella
tabella di marcia."
"Si può sapere chi è che comanda? Dovrei
scambiarci
qualche parolina..." borbottai stringendo i pugni spazientito. Chi
diavolo aveva intenzioni di trattarmi come la sua marionetta? Io non
prendevo ordini da nessuno!
"Spiacente, il capo rimarrà nell'ombra. Puck lo so che
qualsiasi
cosa ti metta addosso un coro di sospiri adoranti femminili ti segue a
ruota rendendo i fidanzati furenti e gelosi, ma questa sera dovrai dare
il meglio di te. Dovrai far ribollire tutti gli ormoni in quella
stanza." spiegò Artie in modo sistematico mettendosi a posto
gli
occhiali sul naso.
"Perchè?"
"Niente domande e vatti a vestire. Sbrigati." ribattè Artie
non
facendosi distrarre dalla mie domande. Sam mi lanciò una
maglietta nera attilla con un disegno sul davanti e un paio di jeans
ancora nuovi, li presi al volo facendo una smorfia. Non avrei neppure
avuto la possibilità di scegliermi i cosa indossare, ottimo.
"Agli ordini." borbottai controvoglia rifugiandomi in bagno per andarmi
a fare una doccia veloce e a cambiarmi come stabilito.
Appena uscii dal bagno con il ghigno made in Puckerman, che le donne
trovavano sempre seducente, Artie e Sam mi diedero il loro ok facendo
di si con la testa. Avevano approvato appieno la mia mise da stallone
in fase da rimorchio ed io mi chiesi dove volevano andare a parare quei
due. Non avevo nessuna voglia di uscire a divertirmi e fare avances a
qualsiasi ragazza mi capitasse a tiro, ormai non ero più
quello
di una volta. Non mi interessava più quella vita. Nei miei
pensieri c'era solo lei e quello mi fregava, non avrei neppure
avvicinato una ragazza senza confrontarla a Rachel e, anche se fosse
stata meno fastidiosa della stella delle Nuove direzioni, la cosa non
avrebbe mai cambiato le carte in tavola. O Rachel o nessuna, piuttosto
mi sarei fatto monaco a vita. Blasfemia, lo so, Puckzilla non ce
l'avrebbe mai fatta a stare buono e calmo per sempre quindi la Berry si
doveva dare una mossa a dire o fare qualcosa altrimenti sarebbe
scoppiato. Maledetti sentimenti! Perchè c'ero cascato di
nuovo?
Prima con Quinn e adesso con Rachel e con lei era tutto diverso, mi
sembrava di esplorare in mondo nuovo e pericoloso. Mi passai il
dopobarba sulla pelle, quello che una volta Rachel aveva annusato
sospirando pensando di non essere vista, e decisi che almeno per una
sera avrei cercato in tutti i modi di togliermi quella mora dalla
testa. Non doveva sempre essere lei a comandare i miei ormoni! Aiutai
Sam a portare Artie giù, facendolo sedere sulla sedia a
rotelle,
e li seguii fuori nel vialetto addocchiando l'auto del biondino. Li
vidi scambiarsi un fugace e ansioso sguardo d'intesa e Sam mi
invitò a seguirli con la mia macchina in quanto c'erano
parecchie cianfrusaglie nel bagagliaio e avrebbe dovuto mettere la
sedia a rotelle nei sedili posteriori ed io sarei stato piuttosto
scomodo, sentivo quanto puzzava quella scusa patetica ma evitai a fare
domande perchè in realtà non mi interessava
più di
tanto. Sarebbe stata una delle tante serate del buon vecchio maniaco
Puckzilla e sapevo già come sarebbe andata a finire,
pomiciate
con più ragazze e alcol a volontà, e la cosa non
mi
faceva ne caldo ne freddo. Sarei andato avanti con il pilota automatico
facendo ciò che tutti si aspettavano da me. Puckerman si
sarebbe
divertito e avrei lasciato Noah a casa a disperarsi per una ragazza che
lo reputava il suo miglior amico. Misi in moto e ingranai la marcia
seguendo la Jeep rossa di Sam. Riconobbi immediatamente il locale dove
mi stavano portando e mi chiesi per l'ennesima volta cosa cavolo
stavano archittettando quei due e chi fosse il capo di questa stramba
operazione. Parcheggiai accanto alle Jeep ed entrai con loro; cercando
di districarci dalla folla, raggiungemmo finalmente il bancone e ci
mettemmo in fila cercando di attirare l'attenzione dei ragazzi che
stavano dietro.
"Adesso che siamo arrivati in questa borgia cosa si fa?" chiesi
fiaccamente guardandomi intorno con disinteresse.
"Mi deludi Puck! Siamo sicuri di aver portato la persona giusta? Oppure
è un clone?"
"E se lo hanno rapito gli alieni?" chiese Sam continuando a fissarmi
come se mi era cresciuta una seconda testa sul collo.
"Puckzilla non si clona, rischierebbero di pagare i diritti e sono
tanti soldi ve lo garantisco."
"No, è lui. Confermo...anche se il vecchio Puckerman a
quest'ora
avrebbe già iniziato a fare razzia di donne. Sicuro di star
bene?" mi domandò Artie con un sopracciglio alzato mostrando
i
suoi dubbi sulla mia sanità mentale. Sapevo già
per certo
che ormai se n'era andata già da un bel pò di
tempo,
sempre se avessi avuto almeno due neuori decenti in testa.
"Non potrei stare meglio. Una birra, grazie." dissi alla barista che si
era avvicinata dalle nostre parti per prendere l'ordinazione.
"Documento prego."
"Ti sembro un lattante?"
"Ti sembro una che vuole perdere il lavoro? Ecco a te una coca." mi
passò un bicchiere con la bevanda scura e frizzantina e mi
diede
le spalle per servire un altro cliente. Ottimo, non potevo nemmeno
ubriacarmi quella sera. Che sfiga. Feci una smorfia e bevvi un sorso di
coca sotto lo sguardo stralunato dei miei amici.
"Adesso si che mi preoccupi Puck. Saresti riuscito ad ammaliare quella
ragazza in un secondo facendoti portare tutte le birre che volevi! Cosa
ti è successo?"
"A volte si cambia quando meno te lo aspetti. Le donne sono una
fregatura. I sentimenti sono una fregatura da perdenti." borbottai
bevendo un'altra volta cercando di pensare che fosse come nell'effetto
placebo e che stessi bevendo davvero una birra fredda ad alta
gradazione alcolica. Inutile.
"E non ha nemmeno bevuto! Forse è meglio se ci spostiamo
nella saletta privata con gli altri."
"Saletta privata? Avete fatto le cose in grande."
"Si, pensiamo che ne valga la pena e speriamo di non rimanere delusi
quindi ci devi dare dentro Puck." disse con un sorriso ottimista Sam
dandomi una pacca sul braccio. Continuavo a non capirci ancora nulla.
"Darci dentro a cosa? Non so quanto possa fidarmi di voi..."
"Ti abbiamo mai deluso?"
"Forse è stato il contario." ammisi ricordando le mie
mancanze nei confronti delle Nuove Direzioni.
"Ecco, appunto. Quindi adesso andiamo a cercare gli altri."
"Facciamo così. Andate avanti pure voi, io vi raggiungo
dopo. Devo fare una telefonata."
"Sicuro? Non è che poi te ne torni a casa senza dire niente?"
"Non preoccupetevi." feci lo un cenno con la testa facendogli capire
che avrei mantenuto la promessa. Dopotutto era una serata come le
altre, perchè tornare a casa proprio adesso? Magari riuscivo
a
fregare qualcuno per una birra.
Presi il cellulare dal taschino e scorsi sul display le ultime chiamate
ricevute ed effettuate e il mio sguardo rimase fisso per parecchi
secondi su quel nome. Rachel. Non avrei dovuto lasciare Noah a casa con
i suoi pensieri da patetico innamorato respinto? Come al solito avevo
fallito un'altra volta. Feci un profondo respiro e cliccai sul verde
dandomi dell'imbecille. Non rispondeva e all'improvviso
partì
quella fastidiosa segreteria telefonica che mi diceva di lasciare un
messaggio ed io lo feci.
"Rachel ciao...come stai? Sono un pò preoccupato per te. Non
faccio altro che ripensare a quelle lacrime...a te...a
noi...dannazione! Non so nemmeno perchè ti ho chiamato! Tu
sei
l'unica che mi fa mandare in confusione il cervello! Non so
più
che fare con te. Prima era tutto diverso e adesso non so più
nemmeno cosa dirti per paura di ferirti o vederti sparire di nuovo nei
tuoi problemi dimenticandoti della mia esistenza, di quello che siamo o
non siamo. Rachel io non riesco più a sopportare tutto
questo,
davvero...odio essere tuo amico. Stare li e non poter fare niente
mentre un via vai di ex continua a circolarti intorno con pretese
assurde è troppo per me. Perchè non ti decidi una
benedetta volta? Finn o Jesse? Non è poi così
difficile.
E poi perchè dovresti stare proprio con uno di loro?
Potresti
anche restare da sola...non è poi così tanto
male, non
credi? Oppure potresti anche scegliere qualcun'altro, magari qualcuno
che ti è vicino...ma tu tanto non ti guardi intorno, giusto?
Perchè dovresti poi? Che stupido che sono! Lasciamo perdere,
forse non vale la pena nemmeno parlarne con la tua stramaledetta
segreteria. Ciao."
Rimisi il cellulare nel taschino con una smorfia e andai alla ricerca
della saletta privata che avevano prenotato i miei amici ma il mio
sguardo fu attirato da un paio di fianchi, strizzati in un abitino
rosso che lasciava poco spazio all'immaginazione, che si dimenavano in
pista a ritmo di musica. Deglutii a vuoto e mi si seccò la
bocca. Chi diamine era quella sirena che mi aveva ammaliato? Solo
Rachel era riuscita a turbarmi in quel modo e sapere che un'altra
ragazza c'era riuscita come lei mi eccitava e mi preoccupava allo
stesso tempo. Questa eccitazione improvvisa rendeva le mie intenzioni
meno serie nei confronti della persona che amavo? Che uomo potevo
essere se già stavo sbavando verso un'altra? Non riuscii a
resistere e mi feci avanti tra tutti i ragazzi allupati che la
circondavano, mi accorsi a mala pena della vicinanza di Kurt Blaine e
Mercedes che ballavano a poca distanza seguendo tutta la scena, quando
fui travolto dall'ondata di un profumo familiare. Non poteva essere le!
Quando scoppiò la sua solita risata fresca e contagiosa mi
vennero i brividi e non sapevo se era positivo o negativo. Cosa diamine
stava succedendo? Cosa ci faceva la mia Rachel vestita in quel modo in
mezzo a un branco di lupi affamati? Era mezza nuda! Era per caso
impazzita? Mi feci largo, tirando qualche gomitata a destra e a
sinistra, e le arrivai alle spalle proprio mentre si era appoggiata a
un ragazzo che le stava sussurrando qualcosa all'orecchio tastandole
con naturalezza la rotondità del sedere. Gliele avrei
tranciate
di netto quelle dita! Seguii l'istinto e le tolsi quella mano dal
sedere facendola girare verso di me. Lei sbandò un
pò
sorpresa da quello scatto e rimase per qualche istante smarrita mentre
incrociava il mio sguardo, sentivo che era ubriaca ma sapevo che in
quel momento era tornata lucida di colpo. Aveva la stessa espressione
che le avevo visto quando le avevo asciugato la lacrima.
Perchè
dannazione non mi diceva cosa le passava nella mente? Perchè
mi
estrometteva dai suoi pensieri? Che razza di rapporto era diventato il
nostro?
"Cosa
diamine credi di fare?"
le ringhiai contro fulminandola con lo sguardo. Probabilmente sembravo
un pazzo in quel momento ma era tutta colpa sua.
"Divertirmi Puckerman, non si vede? Se non sbaglio sei stato proprio tu
a ripetermelo tante volte. Ti stai rimangiando la parola?" mi chiese
appoggiandomi una mano sul torace facendomi andare in ebollizione.
"Sei ubriaca fradicia!" l'accusai stringendo i denti e i pugni per
cercare di stare il più calmo possibile prima di commettere
una
strage su quei fastidiosi ragazzi che ancora le stavano accanto.
"Per la terza volta che mi ubriaco che sarà mai?!"
ridacchiò lei appoggiandosi letteramente contro di me mentre
l'altra sua mano accarezzava il bicipite gonfiato di un altro arrapato.
"Ma questo non è sidro frizzante come la scorsa volta."
fulminai
con lo sguardo ognuno di loro finchè si decisero a smammare
uno
dopo l'altro con la coda tra le gambe. Ero il re delle risse in quel
locale, in molti lo sapevano visto che una volta mi avevavo mandato in
riformatorio per aver picchiato un tizio che mi prendeva in giro a
causa del Glee Club quindi ormai ero controllato a visto ogni volta che
varcavo quella soglia. Avevo la reputazione da duro e quell'aura di
minaccia che mi circondavs sempre mi piaceva. Quella sera non faceva
eccezzione e la mia aura pericolosa era nettamente peggiorata.
"Puckerman calma, è tutto a posto."
"Si, come la mano di quel tizio sul tuo sedere. Stava proprio bene li,
non è vero?" l'aggredii cercando di portarla in disparte
alla
ricerca di un posto un pò più tranquillo dove
poter
parlare. Oppure dove poterla sgridare e sfogarmi come non ero mai
riuscito a fare.
"Non sarai per caso geloso Puckerman?" ridacchiò le
allacciando
le sue mani dietro al mio collo mentre con un dito mi accarezzava il
lobo dell'orecchio facendomi praticamente impazzire. Non ce l'avrei
fatta a superare la notte in quel modo.
"Non sarai per caso diventata una sgualdrina Berry?"
"Non ti piacevano una volta? Magari potrei piacerti anch'io adesso."
sussurrò lei al mio orecchio con tono malizioso facendomi
rabbrividire. Perchè proprio adesso?
"Adesso non mi piaci per niente, te lo assicuro. Ma come ti sei
conciata?" cercai di cambiare argomento per calmare i miei ormoni
impazziti peccato che con il suo corpo appiccicato al mio sarebbe stato
tutto decisamente più difficile.
"Non vorrai fare il moralista proprio tu, vero? Ma dov'è
finito
il vecchio festaiolo Puckerman?" bella domanda. Se fossi stato il
vecchio Puck sicuramente me ne sarei subito approfittato della sua
sbronza eppure in quel momento avevo quasi paura di toccarla prima di
non rispondere più dei miei gesti tipo strapparle quella
maledetta seconda pelle che spacciava per vestito e legarla al mio
letto per non farla scendere più. Maledetta Rachel!
"Probabilmente sta crescendo. Ma dov'è finita quella
rompipalle egocentrica bacchettona con le manie di comando Berry?"
"L'ho lasciata a casa. Sai, volevo divertirmi stasera. Avevi detto
qualcosa sul non essere più la solita Rachel ed essere
più sciolta..."
"Sciolta non vuol dire flirtare svenevolmente con degli sconosciuti
arrapati che sicuramente si sono fatti certe idee sulla tua lampante
disponibilità. Perchè cavolo non mi sono portato
una
giacca dietro?" borbottai dandomi dello stupido per quella
disattenzione. Non potevo nemmeno coprirla.
"Perchè non fa poi tutto questo freddo. Sto soltanto
seguendo il
tuo esempio e poi magari anche a me piacerebbe seguire il percorso di
quelle idee, non lo puoi sapere."
"Rachel tu..." iniziai a ringhiare con esasperazione ma l'arrivo di
Mercedes Blaine e Kurt interruppe la mia feroce tirata.
"Puck, finalmente sei arrivato! Sei un pò in ritardo
però."
"Ecco chi manovrava i fili di questo stramaledetto piano. Dovevo capire
che c'eri tu dietro a tutto questo Mercedes." le lanciai
un'occhiataccia accusatoria mentre Rachel mi si strusciava addosso
sempre di più per tenersi in piedi. Come cavolo era riuscita
a
bere alcolici in quel locale senza che nessuno se ne fosse accorto?
Dannati baristi!
"Non so di cosa stai parlando Puckerman. Stasera siamo qui per
divertirci e smorzare un pò gli animi in vista del ballo, ne
abbiamo tutti bisogno. Ci sta rendendo tutti matti."
"Concordo con te Mercedes, non ho visto Kurt così in
fibrillazione da quando è uscito un nuovo spettacolo a
teatro di
Patty Lupone. Sul serio, ha battuto se stesso." si intromise Blaine
sorridendo teneramente al suo ragazzo.
"Rachel, tesoro, ti ho già detto che stasera con questo
abito
sei davvero fantastica? Sono tutti ai tuoi piedi." ribattè
Mercedes con entusiasmo e un pizzico di divertimento nella voce.
Sembrava che quel complimento non fosse rivolto del tutto a Rachel
quanto a me indirettamente per provocarmi. Mercedes era subdola.
"Si lo hai già detto ma continua pure a ripeterlo, non
è
mai troppo poco!" blaterò lei con voce impastata mentre
pendeva
dal mio collo. A volte era proprio difficile e frustrante essere
innamorati.
"Rachel sei ubriaca." le dissi rafforzando la stretta della mano sul
suo fianco per sorregerla meglio.
"Si ma molto sexy." mi sorrise lei con occhi lucidi facendomi un certo
effetto che non potevo negare. Era troppo sexy in quel momento, avrei
voluto cavare gli occhi di chiunque l'avesse guardata.
"Sei la regina più sexy questa sera."
"Io ti adoro Blaine Anderson." ridacchiò la mora
scoccandogli un bacio con la mano.
"Brava Rachel, adesso a cuccia. Blaine è del sottoscritto."
la
rimise al suo posto Kurt prendendo per mano il fidanzato ribattendo il
fatto che era una sua proprietà. Blaine era gay ma aveva
avuto
pur sempre dei precedenti con Rachel.
"Uffa...me lo presti?" si lagnò la ragazza che avevo tra le
braccia facendo un finto broncio adorabile.
"No." rispose Kurt mettendo fine alla discussione.
"Cosa ne dite di radunare tutti nel salottino privato a giocare a
obbligo o verità?" chiese Mercedes con entusiasmo cercando
di
coinvolgerci nei suoi piani.
"No, scordatelo!"
"Puckerman hai paura? Non hai più le palle?"
ridacchiò Rachel facendomi un buffetto sulla guancia.
"Le palle le ho ma con la fortuna che mi ritrovo ultimamente, mi
obbligherete a baciare Kurt o il tizio orribile che bazzica vicino ai
bagni. Per questa volta salto, grazie." Kurt alla mia risposta fece una
smorfia e alzò gli occhi al soffitto con esasperazione.
"Nessuno può tirarsi indietro."
"Magari questa sera sarò fortunata, potrò baciare
un
ragazzo. Ho già puntato qualcuno..." blaterò
Rachel con
un sorriso furbetto sulle labbra mentre passava la lingua sensuale su
di essa con fare lussurioso. Gli ormoni impazzirono di colpo.
"Muoviamoci a fare questa cosa, così vi stancherete prima e
la
finiremo di fare cavolate." borbottai bruscamente trascinando la mora
verso la famosa saletta privata.
"Improvvisamente ti vedo molto interessato Puckerman. Chissà
quale sarà il motivo..."
"Piantala Jones."
Nella saletta privata trovammo anche Tina e Mike che si stavano
baciando su un divanetto mentre Kurt era riuscito a trovare nella massa
Brittany e Santana che si erano dimenate come pazze sulla pista da
ballo fino a due minuti prima. A quanto sembrava Quinn, Finn e Lauren
non erano stati invitati a questa festicciola privata e mi chiesi il
motivo dell'assenza di Jesse visto che ormai lui e Rachel erano
inseparabili. Rachel era troppo allegra nonostante l'assenza di lui e
non riuscivo a capirne il motivo, l'alcol aveva favorito i suoi assurdi
divertimenti ma sospettavo che ci fosse qualcosa di più
sotto.
Ci chiudemmo a cerchio per terra e il gioco iniziò. Il gioco
peggiore di tutta la mia vita che si rivelò un pò
troppo
simile al gioco della bottiglia che avevamo fatto a casa Berry. Quando
Sam preferì scegliere obbligo, Mercedes mi diede il colpo di
grazia ordinandogli di baciare Rachel sotto ai miei occhi visto che li
avevo entrambi ai miei lati. Sapevo che l'aveva fatto apposta e le
occhiata sornione di Blaine in tralice verso di me me ne diedero la
conferma, quei due stavano confabulando a mie spese. Vedere le bocche
di Rachel e Sam avvicinarsi l'una all'altra mi stava facendo
imbestialire. Come potevano farmi questo? Strinsi i pugni contando i
secondi che rimanevano a quando quel contatto sarebbe finito e quando
finalmente ripresero fiato anch'io lo feci con loro. Dopo qualche
domandina piccante a Santana sul suo orientamento sessuale che
continuava ancora a negare a se stessa e qualche obbligo dei
più
stupidi come schiaffeggiare qualche sconosciuto accusandolo di averla
tradita con un'altro uomo ormai quel giochetto stava assomigliando
sempre di più a un qualcosa di porno. I padri di Rachel si
sarebbero scandalizzati nel vedere la loro figlia ubriaca e disinibita
come in quel momento. Dopo il secondo giro di prova le cose iniziarono
a diventare sempre più strane e folli.
"Rachel obbligo o verità?" le chiese Mercedes con una strana
luce negli occhi che non prometteva nulla di buono.
"Verità."
"Cosa provi per Puck?" a quella domanda per nulla innocente quasi
sputai in aria l'ultimo sorso di coca nel bicchiere invece mi limitai a
tossire visto che mi era andata di traverso. Sam si chinò
verso
di me con un sorriso divertito mentre mi dava delle pacche sulla
schiena per farmi tornare a respirare. Allora quella era proprio una
congiura!
"Gli voglio bene, è un amico." con quelle parole sentii una
stilettata profonda verso il cuore e la delusione era fin troppa. Lo
sapevo, ero soltanto un amico per lei. Cosa mi potevo aspettare? Ero
arrivato troppo tardi nel suo cuore già occupato, avevo
perso
un'altra volta e faceva molto male.
"Non credere di scappare con questa risposta banale. Sii sincera,
rivela i tuoi veri sentimenti per Puckerman. Qualsiasi cosa tu provi
per lui, credo che non se la prenderà a male." se non fosse
stata una ragazza e una pseudo-amica l'avrei picchiata in quel momento.
Le lanciai un'occhiataccia e lei per tutta risposta alzò le
spalle come per dirmi: perchè non lo volevi sapere anche tu?
Dannazione, certo che aveva ragione. Lo volevo sapere ma non in quel
modo davanti a tutti. Avrebbe risposto sinceramente oppure credeva
veramente nella frase dell'amico? Mi sentivo incastrato in quel gioco e
non sapevo come fare a togliermene, avrei quasi voluto che
Rachel
fosse rimasta zitta prima di farmi credere a false speranze.
Maledizione.
"E' assurdo...ho già risposto a questa domanda e non intendo
ripeterti la risposta ancora una volta." si lamentò Rachel
alzandosi lentamente quel tanto che le permetteva tutto l'alcol che le
girava in corpo. Barcollò pericolosamente ed io mi alzai di
colpo per cercare di sorreggerla ma lei mi fece no con la testa,
evitando di guardarmi negli occhi, e si stabilizzò da sola
sulle
proprie gambe. Non voleva neppure che le andassi vicino? Che la
toccassi? Davvero una bella serata quella. Perchè ero uscito
di
casa?
"Quella non era una risposta." insistette Mercedes incurante delle
proteste dell'amica. Sembrava un cane che aveva addocchiato un osso e
adesso non lo voleva più lasciare.
"Va bene, allora scelgo obbligo." disse Rachel passando dalla padella
alla bracie visto il sorrisino soddisfatto che mostrò la
Jones.
"Bene, visto che non vuoi rispondere a una domanda così
semplice allora bacialo." la sfidò Mercedes facendomi quasi
venire un infarto. Avevo sentito bene? Aveva detto bacialo?
"Cosa?" chiese di stucco Rachel con espressione allibita quanto la mia.
Incrociammo i nostri sguardi per alcuni secondi, dove passò
tutto quello che avevamo condiviso in una sorta di breve ma illuminante
flashback di quelli che si vedono nei film, poi le distolse il suo e si
concentrò sulla sua amica facendo finta che non esistessi.
Quella era un'altra pugnalata inferta a sangue freddo. Decisamente non
era la mia serata.
"O lo baci o parli? Cosa scegli?" Mercedes non mollò la sua
presa sapendo di avere ormai la vittoria in tasca. Nonostante non mi
piacesse dove stava andando a parare il discorso, una parte di me,
quella dello stallone eccitato, stava esultando come una matta. Adesso
stavo letteralmente pendendo dalle labbra di Rachel, non aveva scampo e
nemmeno io. Improvvisamente non avevo più tanta voglia di
scappare da quella situazione, volevo anch'io delle risposte che avevo
sempre evitato di ottenere per paura di quello che poteva succedere.
Era appena stata messa alle strette, non avrebbe più potuto
far finta di niente. Non era nella sua natura.
"Oh al diavolo! Puckerman vieni qui." prendendomi alla sprovvista,
Rachel mi afferrò la maglietta e mi tirò di colpo
verso di lei mettendosi in punta dei piedi per raggiungere le mie
labbra e chiuderle con le sue. E li non capii più niente.
Rachel Berry mi stava baciando di sua iniziativa. Mi passò
le mani dietro al collo avvicinando sempre di più i nostri
corpi, io non sapevo più dove mettere le mani che iniziarono
a sudarmi da fare schifo. Cosa mi stava facendo la mia principessina
ebrea preferita? La mente mi si svuotò all'istante appena il
bacio si approfondì diventando dolce e passionale allo
stesso tempo elettrizzando ogni parte del mio corpo. Le presi il volto
tra le mani assaporando ancor di più le sue labbra carnose e
sensuali e mi persi nelle sensazioni che stavo provando. Mi persi in
lei. Quando il bacio terminò sembrava essere passato un
secolo, ansanti, ci allontanammo quel poco che ci permettesse
di guardarci negli occhi e incatenare i nostri sguardi. Quello era il
preciso istante in cui tutto era cambiato ed entrambi lo sapevamo,
ormai non potevamo più scappare. Volevo baciarla di nuovo.
Rachel perse l'equilibrio ed io la presi al volo prima di vederla
ruzzolare per terra e decisi di cogliere al volo
l'opportunitò che mi si era appena presentata. Forse,
dopotutto, dovevo ringraziare Mercedes e gli altri per quello stupido
gioco.
"Sai di dolce...di burro d'arachidi." mormorò Rachel
socchiudendo le labbra mentre cercava di respirare normalmente. Lei
sapeva di alcol e vaniglia ma non glielo avrei mai detto.
"Forse è meglio se l'accompagno a casa. E' troppo ubriaca
per reggersi in piedi." dissi sollevando tra le braccia Rachel che
nascosce la testa nell'incavo tra collo e testa mentre si stringeva a
me come una bambina stanca bisognosa d'affetto. Non avrei resitito a
lungo in auto se lei avesse continuato a fare così, ma non
potevo cedere. Dovevo riportarla a casa sana e salva dalla belva che
voleva legarla al letto e abusare di lei. Puckzilla si era risvegliato.
"Bravo, mi sa tanto che è un'ottima idea."
ridacchiò Mercedes bevendo con aria maliziosa dalla
cannuccia.
"Gia'. Cerca soltanto di non farvi sgamare dai signori Berry, non
vorrai fare brutta figura proprio adesso con loro..."
commentò Sam divertito facendo allusioni al bacio di prima.
"Ma i genitori di Rachel adorano Puck." si intromise Blaine con aria
confusa.
"E non solo loro. Dacci dentro stallone!" urlò Artie alzando
il pugno in alto e facendolo roteare come se stesse tifando per me.
"Non dite cavolate. Ci vediamo a scuola." borbottai dando loro le
spalle con Rachel tra le braccia pensando a un modo di vendicarmi per
tutti quei commenti sibilini fastidiosi.
"Puckerman usa le precauzioni stavolta!" mi gridò dietro
Santana con tono ironico facendomi tornare in mente la notte che avevo
passato con Quinn.
"Non è che Rachel si spaventa di vedere cosa nasconde nei
pantaloni?" rise Tina contagiando anche tutti gli altri.
"Perchè? Nasconde anche lui un topolino nei pantaloni come
il cartone animato che ho visto ieri sera?"
"Brittany sei sempre la solita. Continuiamo a giocare."
ribattè Kurt esasperato.
Appena raggiunsi la macchina, feci attenzione e misi Rachel nel sedile
accanto al mio allacciandole la cintura. Le scostai i capelli e le
accarezzai la guancia mentre lei sorrideva un pò storta a
causa dell'alcol. Era splendida anche in quel modo ma di certo non
potevo approfittarmi di lei. Non volevo che si pentisse di nulla il
giorno dopo, se quel bacio era la vera risposta alla domanda di
Mercedes avevo grandi speranze di un possibile futuro insieme ma lei
doveva essere lucida prima di fare qualsiasi cosa.
"Noah..."
"Dimmi principessa."
"Ho...ho dimenticato la borsa nella saletta. Le chiavi..."
"Vorrà dire che cercherò di scassinare la porta
silenziosamente."
"Nooo...ti prego Noah! Posso dormire da te?" mi guardò con
la stessa espressione del gatto con gli stivali in Shrek ed io non
riuscivo a resisterle. Dannata Berry.
"Ma i tuoi papà potrebbero preoccuparsi nel non trovarti a
casa..."
"Ti pregoooo!" mi supplicò nuovamente lei.
"Va bene, chiameremo domani mattina. Cosa devo fare con te Berry?"
scossi la testa facendo un sospiro tra il frustrato e l'esasperato.
"Baciami." ridacchiò lei sfiorandomi le labbra con un dito.
"Oddio."
La portai a casa e feci il più piano possibile, per non
svegliare mia madre e mia sorella, portai in braccio Rachel su per le
scale diretto in camera e mi chiusi la porta dietro le spalle. La posai
sul letto mentre lei ridacchiava e le portai una mano sulle labbra per
farle capire che doveva fare silenzio e lei annuì
continuando a sorridere allegramente. Ormai era persa. Le portai una
delle mie vecchie magliette e la sospinsi in bagno sperando che
riuscisse ad essere quel minimo autosufficiente per cambiarsi e tornare
in camera. Mi cambiai pure io e organizzai una specie di letto con il
sacco a pelo, un cuscino e una coperta. Il mio giaciglio provvisorio
per la nottata. Mi sedetti sopra il sacco e aspettai che lei uscisse
dal bagno. Quando lei uscì con solo la mia maglietta blu che
le arrivava sulle coscie sapevo già che non sarei riuscito a
dormire nemmeno un minuto. Non avevo mai trovato quella maglietta
così sexy come in quel momento. Lei si mordicchiò
nervosamente le labbra sotto il mio sguardo a raggi x e si diresse
lentamente verso il letto mettendosi sotto le coperte con espressione
imbarazzata. Sembrava un pò più lucida rispetto a
prima.
"Sicuro di non voler dormire sul letto? C'è spazio."
accarezzò il lato accanto al suo facendomi vernir voglia di
raggiungerla al volo.
"Non è tanto grande, staremo scomodi."
"Non vuoi fare cambio? Il letto è tuo."
"No, stanotte è tutto tuo Rachel. Va meglio la sbronza?"
"Si. Ho solo un pò di mal di testa e senso di vertigine.
Sono stanca e la sbronza se ne sta andando." sbuffò lei
strofinandosi gli occhi con una smorfia.
"Ritieniti fortunata che non devi vomitare. Rachel posso farti una
domanda?" le chiesi non riuscendo più a trattenermi.
"Dimmi."
"Eri sincera quando hai detto che mi vuoi bene come un amico?"
"Tu sei mio amico Noah, mi sei sempre stato vicino quando ne avevo
bisogno e mi hai tirato su ogni volta che cadevo. Tu sei un amico
prezioso."
"Come non detto, buonanotte." le dissi infilandomi nel sacco e dandole
le spalle per evitare di guardarla negli occhi. Sarebbe stato meglio
non chiederglielo.
"Noah aspetta! Tu sei mio amico, è vero, ma c'è
molto di più tra di noi. Tu sei molto importante per me e
non ho voluto rispondere a Mercedes perchè non aveva senso
sbandierare ai quattro venti quello che provo per te. Questa deve
essere una cosa soltanto nostra, senza altre persone che si mettono in
mezzo. Noah senza di te sarebbe stata dura riuscire a superare quel
momento con Finn, tu mi sei stato molto di aiuto. Sei stato dolcissimo,
grazie." sussurrò lei facendomi tornare a sperare. Mi girai
dalla sua parte incrociando il suo sguardo sincero e stanco e
aumentò la voglia di stringerla tra le braccia e non farla
andare più via.
"Odio vederti triste, volevo soltanto risentire la tua risata.
L'adoro." mormorai sorridendole cercando di farle capire con lo sguardo
che non era soltanto il suo sorriso che adoravo.
"Sei unico Noah e sai di burro di arachidi..." sussurrò lei
chiudendo gli occhi per poi abbandonarsi tra le braccia di Morfeo.
"Buonanotte mia principessa." dissi sorridendo alla sua area angelica
mentre spegnevo la luce.
Quando mi risvegliai tenevo stretta la sua mano nella mia e non potevo
essere più felice come in quel momento. Rachel dormiva
accanto a me e soltanto qualche ora prima mi aveva detto che ero
speciale per lei e che no ero soltanto un amico. Ancora non mi sembrava
vero. Mi allungai verso il letto e le scostai i capelli dal volto
accarezzandole dolcemente la guancia. Era meravigliosa. Le passai un
dito lungo i suoi lineamenti scrutandola attentamente e lei socchiuse
le labbra mormorando il mio nome. Noah. Mai il mio nome mi era sembrato
più bello. Non resistetti all'impulso di toccarle con il
pollice le labbra e mi avvicinai ancora di più attirato da
quell morbidezze rosee. Quando ero soltanto a un respiro dalle sue
labbra un terremoto castano con l'apparecchio ai denti corse ad aprire
di scatto la porta della mia stanza ritrovandomi in una posizione
alquanto compromettente sopra Rachel. Di certo una scena non tanto
adatta ai minori visto che Rachel, durante la notte, si era rigirata
tra le coperte scoprendo le gambe nude. Guardati terrorizzato mia
sorella temendo il peggio finchè quella peste non decise di
rovinarmi la vita. Strillo a tutto volume il nome di Rachel piombando
in rincorsa su quel misero letto a una piazza risvegliando di colpo la
bella addormentata che quasi si prese un infarto. Rachel si riprese in
fretta salutando mia sorella stringendola in un abbraccio mentre
incrociava il mio sguardo evidentemente in imbarazzo. Imprecai
mentalmente.
Finalmente sono riuscita
a finire il capitolo!!! Evviva!!! Tra il poco tempo e diverse ff da
portare avanti (due delle quali basate su un telefilm spagnolo) sto
letteralmente sclerando!!! Scusate il ritardo, spero vi piaccia. Mentre
finivo il capitolo mi sono venute in mente altre due one
shot...attenzione!!! Sono pericolosa...e pensare che una mi
è venuta in mente dopo uno spoiler della puntata 3x05...e
non dico altro ;)
Quindi...Puck va alla
festa, trova Rachel stile bomba sexy, la bacia per un gioco e la porta
a casa...mi sa tanto che si è dimenticato del famoso
messaggio che le ha lasciato in segreteria...adesso cosa
succederà secondo voi?? Prox capitolo incentrato sul
risveglio di Rachel e il famoso ballo scolastico...non andrà
esattamente tutto come abbiamo visto nella puntata ;)
Besos
kia
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Capitolo 19 *** Rachel ***
Delle urla concitate che ripetevano il mio nome e vari scossoni tra le
coperte mi fecero svegliare di colpo in modo traumatico. Cosa stava
succedendo? Un uragano? Quando focalizzai le fattezze di quel terremoto
ambulante,
mi fermai all'istante prima di gridare dallo spavento e accolsi tra le
braccia quella mina vagante che stava per rompermi i timpani. Era
proprio una Puckerman, i polmoni erano gli stessi del fratello e della
nipote,
impossibile sbagliarsi. Abbozzai un sorriso incerto e ancora
visibilmente traumatizzato mentre Mary Puckerman mi stritolava tra
le sue braccia esili che nascondevano una certa forza massiccia, il dna
non era acqua dopotutto, e lanciai un'occhiata alle sue spalle dove
c'era il fratello che ci osservava esasperato. Improvvisamente, il
ricordo della serata precedente mi ustionò le guancie dal
rossore, perchè mi ero comportata in quel modo spudorato?
Perchè avevo accettato il cosiglio di Mercedes e gli
innumerevoli drink che Blaine mi metteva tra le mani nella confusione?
Che figura da
stupida che avevo fatto! Noah cos'avrà pensato di me? Ci
avevo
persino provato in un modo così spudorato che se non fosse
stato
per tutto quell'alcol ingerito di sicuro mi sarei comportata
diversamente, probabilmente lo avrei persino evitato visto la
confusione che mi provacava il solo restare in una stanza da sola con
lui.
Abbassai lo sguardo imbarazzata e mi misi a fissare con finto interesse
le trame geometriche e colorate del tappeto vicino al letto. Il letto
del peccato di Noah Puckerman dove avevo appena passato la notte con il
proprietario. Mary saltò giù dal letto correndo
fuori
dalla stanza
come un'indemoniata mentre urlava a sua madre di aggiungere un posto in
più per la colazione perchè la fidanzata di Noah
aveva
dormito con lui. Mi aspettavo che da un momento all'altro la signora
Puckerman piombasse nella stanza con in mano un mestolo inveendo contro
quel disgraziato di suo figlio che era tale e quale al padre fuggitivo
ma il momento passò e sentii soltanto un'esclamazione
deliziata
provenire dalla cucina. Feci un sospiro di sollievo e notai che Noah
fece lo stesso, incrociammo gli sguardi e ridacchiammo ancora un
pò imbarazzati. E adesso cosa sarebbe successo tra di noi?
"Forse è meglio che vada a rinfrescarmi..." balbettai
portandomi una ciocca di capelli dietro l'orecchio dal nervosismo.
"Si, il bagno...dimenticavo, sai già dov'è il
bagno."
annuì lui in tono autoironico ricordandosi che non era di
certo
la prima volta che mi trovavo in camera sua.
"Già. Beh, io vado."
"Certo, io scendo giù a controllare le farneticazioni di mia
sorella. Se ti serve qualcosa prendi pure quello che vuoi...o chiamami.
Ti aspetto giù." detto questo, Noah si precipitò
fuori
dalla porta ed io rimasi da sola a calmare il mio cuore inquieto.
Andai a rinfrescarmi in bagno, cercando di non dare troppo
l'impressione di essermi appena svegliata a casa di altre persone dopo
essermi ubriacata come un pozzo senza fondo, e tornai in camera con una
versione un pò più decente di quella che avevo
avuto
cinque minuti prima. Mi controllai allo specchio e feci una smorfia, il
vestito era troppo sgualcito per poterlo usare di nuovo. Che figura ci
avrei fatto con la madre di Noah? Anche se la conoscevo fin da quando
io e suo figlio andavamo nella stessa Sinagoga a imparare il nostro
credo, questo
non mi dava il diritto di sembrare una pezzente. Accettai la proposta
di Noah e mi misi a cercare qualcosa che potesse andarmi bene nel suo
armadio che sembrava un vero campo di battaglia, riuscii a pescare una
camicia bianca ancora pulita e agguantai al volo un paio di
pantaloncini grigi dal suo cassetto. Indossai gli indumenti, piegando
con cura il mio vestito, e mi diedi un'occhiata allo specchio decidendo
che poteva andare bene almeno per il momento. Dal nervosismo, mi morsi
il labbro inferiore e portai una ciocca di capelli dietro l'orecchio.
Presi coraggio e iniziai a scendere lentamente le scale per raggiungere
le voci animate in cucina che si bloccarono di colpo appena varcai la
soglia.
Forse sarebbe stato meglio svignarmela alla chetichella senza farmi
vedere e creare ulteriore imbarazzo. Cosa diamine mi era saltato in
testa? Incrociai lo sguardo sorpreso e allucinato di Noah che mi infuse
una certa soddisfazione, specialmente quando sembrava aver quasi perso
la parola mentre sua sorella continuava a lanciragli cereali in testa,
e
salutai la signora Puckerman mentre mi accomodavo accanto a Mary
cercando in qualche modo a rispondere alle solite domande di rito. A
quanto sembrava, Noah doveva averle istruite per bene visto che nessuna
delle due aveva mai osato chiedere che cosa fosse successo la notte
precedente e come mai io ero ancora li. Sembrava che tutto quello fosse
normale, come se io fossi una di loro e quello fosse sempre stato il
mio posto. Non osavano dire niente ma i loro sorrisi sornioni la
dicevano lunga su cosa frullasse loro in mente. Impossibile da
nascondere. Di fronte a me, Noah si strinse nelle spalle e mi
lanciò uno sguardo di scuse come a voler dire che quelle due
erano casi irrecuperabili. Ascoltai i monologhi di sua madre e scambiai
qualche battuta con sua sorella, ero a mio agio con loro quasi mi
dispiaceva doverle lasciare per tornare a casa. Questo significava
avere una madre presente? Se le cose fossero andare diversamente,
Shelby ne sarebbe mai stata capace? Tornai in camera di Noah e quando
lo vidi arrivare qualche minuto dopo aveva tra le mani un vestitino di
colore con motivi floreali gialli.
"Mia madre ha pensato che non poteva di certo farti tornare a casa con
soltanto la mia camicia addosso...e ovviamente il tuo vestito non
è più presentabile come ieri. Ha tirato fuori
dall'armadio un pezzo d'antiquariato stile figlia dei fiori, penso che
non ti dispiaccia visto il tuo strano stile non stile nel vestire."
"Non c'è problema, ringrazia tua madre da parte mia." gli
risposi prendendo il vestito dalle sue mani ma lui ancora non voleva
mollare la presa.
"Sai, mi dispiace un pò darti questo vestito. La mia camicia
non
è mai stata così sexy come in questo momento. Ti
donano
anche quei pantaloncini che si notano a malapena, per me erano troppo
attillati ma a te donano particolarmente." mormorò lui
ammiccante mentre il suo pollice si era fatto talmente audace da
accarezzare quasi per caso le mie dita, mi vennero i brividi.
"Noah..."
"Devo proprio dartelo?"
"Se non vuoi che lanci un urlo a tua madre e a Mary credo proprio che
tu debba darmi quel vestito." appena finii di dire quelle parole lui
mollò la presa di colpo come se avesse paura delle
conseguenze e
di sua madre.
"Com'è difficile fare il bravo ragazzo. Tieni. E poi non
dire
che non sono gentile con te. Adesso devo anche uscire per lasciarti
cambiare?" mi chiese lui contrariato sbuffando frustrato. Io annuii
trattenendo a stento una risata divertita.
"Noah?"
"Si?" si voltò verso di me inarcando un sopracciglio.
"Se ti consola saperlo, sono nuda sotto la tua camicia." lo provocai
con un sorriso ammiccante sulle labbra per mettere un pò di
carne al fuoco. Non ero riuscita a tenere a freno la lingua e di certo
adesso non ne ero affatto pentita, mi stava piacendo quel gioco
specialmente se la sua espressione diceva tutto.
"Un giorno di questi mi farai morire Berry, mi avrai sulla coscienza ed
io ti tormenterò fino alla fine dei tuoi giorni. Muoviti a
scendere o salgo su e non risponderò più di me.
La mia
pazienza ha un limite. Sono pur sempre un ragazzo sessualmente attivo
dannazione!" borbottò lui di cattivo umore mentre usciva
dalla camera sbattendo la porta.
Non riuscii a trattenermi e scoppiai a ridere mentre le guancie mi si
tingevano di rosso. Decisi di non perdere troppo tempo e iniziai a
sbottonarmi la camicia a malincuore e a riporla con cura su una sedia
mediamente piena e incasinata. Mi chinai per annusarla un'ultima volta,
sapeva
ancora di lui. Era diventato come una droga per me. Mi tolsi anche i
pantaloncini
e indossai il vestito di sua madre che mi fece tornare in un'altra
epoca nella quale non ero ancora nata. Mi guardai allo specchio e
sorrisi al mio riflesso, tutto sommato quel vestito era proprio
adorabile. Scesi le scale e incrociai la madre di Noah davanti la porta
mentre sussurrava qualcosa al figlio. Quando mi vide le si illuminarono
gli occhi e smise di parlargli per venire a prendermi per mano.
"Oh Rachel, sei un incanto! Lo sapevo che questo vestito sarebbe stato
perfetto per te!" mi sorrise lei battendo le mani dall'entusiasmo.
"Mamma ma non si può vedere! E' vecchio!" disse Mary facendo
una smorfia di disgusto alla vista di tutti quei fiori.
"Grazie signora Puckerman, mi piace molto. Poi glielo
resituirò quanto prima."
"Rachel, quante volte ti ho detto di chiamarmi Ruth? Signora Puckerman
sa di vecchio e noi ormai ci conosciamo da quando Noah ti ha preso di
mira quando eravate piccoli. Il vestito lo puoi tenere, sta decisamente
meglio a te."
"Grazie signora...Ruth."
"Ti auguro buon ballo per stasera, divertiti adesso sei ancora giovane.
Noah riportala a casa e trattala con i guanti durante il ballo. Sarete
una bellissima coppia, vincerete sicuramente la corona."
mormorò lei con tono entusiasta mentre fissava me, poi lui e
poi di nuovo me.
"Mamma, Rachel ed io non andremo al ballo insieme. Abbiamo entrambi
altri accompagnatori." Noah interruppe qualsiasi sogno ad occhi aperti
della madre in pochi secondi con quella frase. Forse era stato un
pò brusco ma avevo capito le sue motivazioni,
improvvisamente era calato un silenzio imbarazzante.
"Ah...pensavo che..."
"No, hai sbagliato. Andiamo Rachel, ti porto a casa."
"Arrivederci Ruth." la salutai un pò dispiaciuta mentre il
figlio mi afferrava la mano per trascinarmi fuori. Mise in moto l'auto
con gesti impazienti e frettolosi e uscì sgommando dal
vialetto
di casa sua come se lo stessero inseguendo. Cos'aveva così
all'improvviso? Perchè si stava comportando in quel modo?
"Mi dispiace per mia madre."
"Ma no, figurati. Penso che fosse normale arrivare a quella conclusione
dopo che una ragazza ha dormito nello stesso letto con il proprio
figlio. E' un pò strana come situazione." mormorai guardando
fuori dal finestrino.
"Già. Non ho mai lasciato dormire una ragazza da me per la
notte." confessò lui a bassa voce.
"Cosa? Mai?" mi girai di scatto verso di lui con aria sorpresa nella
speranza di aver capito bene quello che mi aveva appena detto. Non
riuscivo a crederci.
"Berry capisco che la mia figaggine a scuola abbia degli altissimi
livelli e che le voci di corridoio spesso siano pompate, ma
è
tutto vero quello che dicono...tranne il fatto di dormire insieme.
Questo
implica una relazione più profonda della solita sveltina,
implica qualcosa di più coinvolgente. Qualcosa che forse non
sono ancora in grado di dare a nessuno." da quando Noah Puckerman si
era messo a nudo come in quel momento? Mai e la cosa era sconvolgente.
Cosa stava succedendo?
"O forse non vuoi. Noah tu sei in grado di amare come chiunque. Guarda
Beth per esempio, quando sei con lei ti si illuminano gli occhi. Tu
l'ami e sei
felice." gli misi una mano sulla sua sorridendogli con affetto.
"Non soltanto con lei sono felice." parcheggiò sul mio
vialetto e si girò verso di me incrociando il mio sguardo.
Non c'era bisogno di altro in quel momento ed entrambi lo sapevamo,
bastava un piccolo avvicinamento e tutto sarebbe cambiato. Dopo qualche
secondo, nel quale il mio sguardo si era perso a contemplare le sue
labbra carnose e i suoi occhi talmente teneri che mi avevano fatta
sciogliere tutta fin dalla prima volta che aveva compiuto un gesto
gentile nei miei confronti, mi tirai indietro con l'amaro in bocca e un
senso di frustrazione dentro. Avevo paura.
"Grazie del passaggio Noah. Allora...ci vediamo al ballo?"
"Si. Ci vediamo al ballo. Ciao Rachel." mise in moto e
ripartì con espressione ferita mentre i sensi di colpa
tornarono a tormentarmi di nuovo.
Appena tornai a casa non trovai sguardi di disapprovazione o scenate
sul fatto che non avessi fatto nemmeno una telefonata per avvertirli
che sarei andata a dormire da un amico. No, niente di tutto questo.
Sembravano felici mentre mi chiedevano come stavano Ruth Puckerman ed i
suoi figli. Mi sembrava di essere entrata in un mondo parallelo. Mi
dissero di essere già stati avvisati da Mercedes quando era
arrivata a consegnare la mia borsetta dimenticata in quel locale e che
quindi non erano preoccupati perchè sapevano di trovarmi in
buone mani. Dopotutto Noah Puckerman veniva da una buona e fedele
famiglia ebrea e ai miei papà lui piaceva molto. C'era
qualcuno
a cui non piaceva? Presi il cellulare dalla borsa e notai sul display
diverse chiamate perse, quasi tutte di Jesse e tre di Finn, e un
messaggio di Mercedes che mi diceva di richiamarla al più
presto. Cosa avrei dovuto fare adesso con Jesse? E con Noah?
Probabilmente avevo soltanto peggiorato le cose cercando di essere
un'altra Rachel Berry. Sbuffando, iniziai a prepararmi per andare a
scuola prima di arrivare tardi e ritrovarmi in presidenza da Figgins.
Ci mancava soltanto quello. Appena arrivai, fui travolta dalle mille
domande di Mercedes e Tina che mi chiedevano come avessi concluso la
serata in compagnia di Puckerman. Quando raccontai loro di aver passato
la notte da lui mormorarono qualcosa come "il letto del peccato" e per
poco non ci rimasero secche mentre nei loro occhi brillava qualcosa che
sfiorava la follia e il divertimento allo stesso tempo. Iniziai a
chiedermi se non fossi stata una pedina nelle loro mani mentre
mettevano in atto qualche strana macchinazione partorita dalle loro
menti malate. Forse dovevo iniziare a preoccuparmi. Al suono della
prima campanella, uscii dall'aula e nel tragitto per raggiungere la mia
prossima lezione mi imbattei in Finn. Quale incontro poteva essere
più funesto di quello?
"Ciao Finn."
"Dove ti eri cacciata? Ho provato a chiamarti ma tu non rispondevi." mi
aggredì lui senza nemmeno salutarmi prima.
"Ero fuori a divertirmi con gli altri Finn, ogni tanto esco anch'io.
Poi ho dimenticato la borsa con il cellulare al locale e stamattima me
l'ha riportata Mercedes a casa. Tutto qui. Mi dispiace di non averti
potuto rispondere ma non ti stavo evitando."
"Scusa ma ho qualche dubbio su questo. Perchè non mi avete
chiesto se volevo venire?" da quando era diventato così
infantile?
"Non ho organizzaio io questa uscita, probabilmente credevano che eri
impegnato con Quinn e volevano evitare qualche situazione imbarazzante.
Non lo so. Adesso se non ti spiace vorrei andare a lezione." cercai di
oltrepassarlo ma lui mi si piazzò davanti di nuovo senza
darmi scampo.
"Che intenzioni hai?"
"Su che cosa?"
"Parlo di Jesse e Puck. Continui a fare avanti e indietro tra di loro
creando soltanto ancor più confusione. Ti rimetti con Jesse
e
decidi di andare al ballo con lui eppure sei in atteggiamenti intimi
con Puck e lo aiuti con sua figlia. Non ti capisco proprio Rachel!
Jesse ti ha fatto soffrire nel peggiore dei modi e Puck...tu e Puck non
centrate niente l'una con l'altro. Siete l'opposto come il diavolo e
l'acqua santa, a lui tu non interessi. Vuole soltanto divertirsi come
fa con le altre, appena avrà ciò che vuole si
libererà di te. Perchè ti ostini a stargli
dietro? Stai
diventando patetica con la tua stupida cotta." sentirmi criticare in
quel modo da lui mi fece infuriare.
"Patetica? Come ti permetti di giudicare proprio tu che mi hai mentito
su troppe cose? Tu che non hai mai avuto le palle per fare quello che
bisognava fare al momento giusto? Tu che hai sempre preferito farti
vedere come il quaterback figo
piuttosto che essere paragonato a uno degli sfigati di Glee club? Si,
ammetto che questo ultimo punto è cambiato da diverso tempo
ma ti assicuro che non hai fatto per niente una bella figura con tutti
noi. Devi soltanto stare zitto. Quello che faccio con
Jesse e Noah non è affar tuo, ormai io non sono
più affar
tuo. Mi dispiace se con Quinn non va bene come prima ma hai deciso tu
di rimetterti con lei quindi non venire a gettare la tua frustrazione
su di me. Smettila di perseguitarmi Finn, ci sarà un motivo
se
gli altri hanno deciso di non invitarti ieri sera. Rifletti la prossima
volta prima di parlare di nuovo."
Gli voltai le spalle e me ne andai infuriata lasciandolo da solo nel
corridoio. Come aveva potuto parlarmi in quel modo? Se io ero la
patetica ragazza infatuata del figo della scuola lui era sicuramente
l'imbecille che non sapeva mai decidersi e che quando aveva una cosa
iniziava con i ripensamenti e pretendeva di averne un'altra, un
pò come lo scambio delle figurine tra bambini. Non riuscivo
quasi più a ricordarmi per quale motivo mi ero innamorata di
lui
all'epoca. Pensavo che fosse tu ciò che volevo, che mi
andasse
bene così com'era, ma mi sbagliavo. Finn non poteva
completarmi
ed io non potevo essere più la stessa ragazza che si
scioglieva
quando il quaterback la degnava di una qualche minima attenzione. Ormai
Finn mi
aveva persa, non sarei più ritornata sui miei passi per lui.
Gli
rimasi lontana per il resto della giornata e diedi buca alle ultime
prove del Glee Club prima del grande ballo per non averlo intorno e per
non fargli capire nulla della nottata precedente. Per non fargli sapere
di Noah. Che cos'eravamo diventati adesso? Avevo quasi timore che
quella notte fosse stata solamente un sogno. Quando tornai a casa mi
resi conto che il display del cellulare continuava ad emettere una
strana lucetta. Andai a controllare e capii che c'era un messaggio
lasciato in segreteria del quale non mi ero accorta prima. Lo ascoltai
e rimasi spiazzata.
"Rachel ciao...come
stai? Sono un pò preoccupato per te. Non
faccio altro che ripensare a quelle lacrime...a te...a
noi...dannazione! Non so nemmeno perchè ti ho chiamato! Tu
sei
l'unica che mi fa mandare in confusione il cervello! Non so
più
che fare con te. Prima era tutto diverso e adesso non so più
nemmeno cosa dirti per paura di ferirti o vederti sparire di nuovo nei
tuoi problemi dimenticandoti della mia esistenza, di quello che siamo o
non siamo. Rachel io non riesco più a sopportare tutto
questo,
davvero...odio essere tuo amico. Stare li e non poter fare niente
mentre un via vai di ex continua a circolarti intorno con pretese
assurde è troppo per me. Perchè non ti decidi una
benedetta volta? Finn o Jesse? Non è poi così
difficile.
E poi perchè dovresti stare proprio con uno di loro?
Potresti
anche restare da sola...non è poi così tanto
male, non
credi? Oppure potresti anche scegliere qualcun'altro, magari qualcuno
che ti è vicino...ma tu tanto non ti guardi intorno, giusto?
Perchè dovresti poi? Che stupido che sono! Lasciamo perdere,
forse non vale la pena nemmeno parlarne con la tua stramaledetta
segreteria. Ciao."
Noah aveva lasciato questo messaggio poco prima di vedermi fare la
scema con degli sconosciuti. Il tono della sua voce furiosa e frustrata
a diceva lunga sul suo stato d'animo. Era gelosia quella che sentivo?
Avevo veramente qualche speranza con lui? Con il cuore impazzito, presi
una foto di noi due dalla bacheca alla parete e mi sedetti inquieta sul
letto ad osservarla attentamente mentre accarezzavo il suo volto con il
pollice.
If
I fell in love with you,
Would
you promise to be true
And
help me understand.
Cause
i've been in love before
And
i've found that love was more,
Than
just holding hands.
If
I give my heart to you,
I
must be sure from the very start
That
you would love me more than her.
If
I trust in you,
Oh
please, don't run and hide.
If
I love you to,
Oh
please, don't hurt my pride like her,
Cause
I couldn't stand the pain.
And
i, would be sad if I knew love wasn't made,
So
i hope you see,
That
i would love to love you.
If
I fell in love with you
Chiusi gli occhi e mi asciugai la lacrima solitaria che scendeva sulla
guancia. Ero innamorata di lui, era inutile ormai girarci intorno. Non
potevo più nascondere ciò che provavo ma era
giusto
rovinare un'amicizia per provare a stare insieme al ragazzo di cui ero
innamorata? E se lui non avesse ricambiato? E se la storia fosse durata
poco? E se Finn avesse avuto ragione e Noah mi avrebbe lasciata subito
dopo essermelo portato a letto? Maledetti Finn e la pulce che mi aveva
messo all'orecchio! Non bastavano già le mie paranoie da
sole?
No, ci si metteva in mezzo anche il signorino che credeva di dirmi come
dovevo comportarmi con gli altri ragazzi. E se per Noah fossi stata
soltanto un'amica? Avevo sempre cercato di non aver mai avuto nessun
rimpianto nella mia vita ma questo stava diventando il primo di una
lunga serie e tutti per la stessa persona. Se la situazione fosse stata
un'altra mi sarei buttata alla cieca in questa possibile relazione ma
ovviamente non me la sentivo di rischiare il tutto e perderlo persino
come amico. Era stato grazie a lui se mi ero ripresa dalla batosta con
Finn, come avrei fatto senza di lui? Era stato anche il primo a voler
picchiare Jesse per quello che mi aveva fatto, c'era sempre quando
avevo bisogno di conforto. Ed io volevo esserci per lui. E con Jesse
come dovevo comportarmi? Invece di risolversi le cose stavano
peggiorando a vista d'occhio. Un messaggio da parte di Kurt mi
segnalò che stava per scattare l'ora x: il ballo era alle
porte
ed io stavo perdendo tempo per sciocchezze sentimentali. Indossai
l'abito rosa, che mi aveva scelto appositamente Kurt per l'occasione, e
seguii attentamente delle dritte in fatto di cosmesi che mi aveva dato
Brittany in uno dei suoi momenti di lucidità quando non si
metteva a parlare con convinzione con il suo gatto che la ignorava
bellamente. I miei papà iniziarono a scattarmi mille foto
dicendo che ero bellissima e che di certo quella sera avrei fatto
capitolare il mio cavaliere ma quando qualcuno suonò alla
porta e loro andarono ad aprire rimasero di stucco nel trovarsi davanti
Jesse St. James elegantemente vestito con in mano una piccola
confezione di fiori da mettermi al polso. Non oobiettarono nulla mentre
ci salutavano augurandoci una buona serata ma i loro sguardi dicevano
tutto. Non erano d'accordo con la mia scelta del cavaliere. Piena di
dubbi e sensi di colpa, incontrai Mercedes e Sam al Bel Grissino come
stabilito nel piano originale. Ci divertimmo molto tutti e quattro
insieme finchè la coppia dell'anno non si
presentò al nostro tavolo per salutare. Stavano davvero
molto bene insieme, Quinn era bellissima nel suo abito azzurro e Finn
nel suo completo faceva un figurone al suo fianco. Di sicuro avrebbero
vinto loro la corona quella sera. La loro apparizione fu un fulmine a
ciel sereno e Finn rovinò tutto non riuscendo a trattenere
l'astio e il disprezzo che provava nei confronti di Jesse, la tensione
si poteva tagliare con un coltello. Quando se ne furono andati tornai a
respirare di nuovo ma l'atmosfera in qualche modo si era rovinata.
Quando arrivammo al ballo la festa era da poco iniziata e
già vedevo la nostra band del club di musica iniziare a
suonare i primi accordi. Era tutto stupendo, meglio di come me l'ero
immaginato e la palestra non sembrava più la solita aula
dove i professori davano il meglio di se per annientare fisicamente e
psicologicamente gli studenti che ci entravano. Mi scatenai con gli
altri durante la cover di Noah Artie e Sam che
cantavano Friday non riuscendo a staccare lo sguardo dal quel completo
bianco e sexy che indossava Puckerman e che metteva in risalto ogni suo
minimo movimento di baccino. Notai un mucchio di ragazzi con gli ormoni
a mille saltare come delle pazze sotto il palco per urlare i nomi dei
cantanti, ma soprattutto il suo, e mi venne voglia di picchiarle tutte
gridando a gran voce che quell'uomo era mio. Non potevo farlo
ovviamente, mi ero tirata indietro all'ultimo minuto e lui di certo non
era mio. Jesse mi venne vicino sussurrandomi che ero bellissima e che
adesso toccava a me. Giusto, la ciliegina sulla torta. Gli sorrisi
dolcemente e mi feci strada lungo il palco incrociando per un istante
lo sguardo risoluto e nostalgico di Finn. Cosa voleva ancora da me?
Perchè non guardava la ragazza che aveva al suo fianco?
Perchè non si rendeva conto di ciò che aveva?
Perchè voleva ancora tormentarmi? Salita sul palco, dissi
alla band cosa volevo cantare e loro capirono al volo. Avevo deciso di
cambiare canzone all'ultimo secondo ma ormai loro sapevano come
prendermi e assecondarono per l'ennesima volta i miei cambi d'umore,
ormai ci avevano fatto il callo. Era arrivato il mio momento e avevo
bisogno di trasmettere un messaggio importante con la mia voce. Avevo
bisogno di cantare.
I know
i can’t take one more step towards you
Cause
all thats waiting is regret
Don’t
you know i’m not your ghost anymore
You
lost the love i loved the most
I learned
to live, half alive
And now you want me one more time
Incrociai
lo sguardo di Finn e cercai di fargli capire quello che sentivo. Stava
ballando il lento con Quinn ma ancora guardava me. Perchè
non capiva? Perchè restava ancora aggrappato al ricordo di
noi? Non potevo dimenticare Finn, come lui non poteva farlo com me, ma
volevo che andasse avanti e mi lasciasse libera. Libera di sbagliare,
libera di vivere una vita senza di lui.
Who
do you think you are?
Runnin’ ’round leaving scars
Collecting a jar of hearts
Tearing love apart
You’re gonna catch a cold
From the ice inside your soul
Don’t come back for me
Who do you think you are?
I hear
you’re asking all around
If i am anywhere to be found
But i have grown too strong
To ever fall back in your arms
La coppia
volteggiò lentamente e mi ritrovai a fissare lo sguardo
livido e duro di Quinn. Sapevo che in quel momento mi stava odiando con
tutta se stessa e, nonostante il colpo basso che mi aveva tirato
rimettendosi con Finn spiattellandomelo addosso come se nulla
fosse, mi dispiaceva per lei. Non ero arrabbiata con Quinn. Le sue
azioni e le sue parole molte volte mi avevano fatta soffrire ma non era
colpa sua, era sempre stato Finn la causa di tutto. Ormai ce lo
contendevamo da troppo tempo ed io non ne potevo più, volevo
mollare la presa. Con la coda dell'occhio vidi Sam dirigersi verso
Mercedes, che stava facendo tappezzeria, e invitarla a ballare. Lei per
tutta risposta sorrise e accettò la sua mano guidarla verso
la pista da ballo e coronare così uno dei suoi sogni.
Mercedes era felice e Sam sembrava contento, forse era l'inizio di
qualcosa.
Ive
learned to live, half alive
And now you want me one more time
Who
do you think you are?
Runnin’ ’round leaving scars
Collecting a jar of hearts
And tearing love apart
You’re gonna catch a cold
From the ice inside your soul
Don’t come back for me
Who do you think you are?
It
took so long just to feel alright
Remember how to put back the light in my eyes
I wish i had missed the first time that we kissed
Cause you broke all your promises
And now you’re back
You don’t get to get me back
Mi veniva
da piangere mentre cantavo il mio dolore. Incrociai di nuovo lo sguardo
di Finn e capii di averlo in qualche modo ferito ma di essere riuscita
ad aprigli gli occhi su ciò che stava facendo. Distolsi lo
sguardo mentre una lacrima mi rigava il viso e degli occhi fissi su di
me attirarono la mia attenzione come dei magneti. Erano gli occhi di
Noah, occhi comprensivi e pieni di speranza. Sembrava volesse saltare
sul palco da un momento all'altro per venirmi ad abbracciare ed io
morivo dalla voglia che lo facesse. Volevo stare tra le sue braccia ma
non potevo.
Who
do you think you are?
Running around leaving scars
Collecting a jar of hearts
And tearing love apart
You’re gonna catch a cold
From the ice inside your soul
So don’t come back for me
Dont come back at all
Who do you
think you are?
Who
do you think you are?
Who
do you think you are?
A fine canzone, Jesse mi recuperò vicino al palco
e disse di essere orgoglioso di me per l'esibizione e il significato
delle parole. Mi abbracciò stampandomi un bacio sulla
guancia mentre chiudevo gli occhi appoggiando la fronte sulla sua
giacca. Mi sentivo spossata. Sorrisi a Blaine, mentre prendeva il mio
posto sul palco seguito da Tina e Brittany, e seguii Jesse mentre mi
portava a bere un pò del famigerato ponch per rinfrescarmi
la gola. A quanto sembrava, le voci di corridoio che volevano
l'aggiunta di una certa dose di alcol dentro a quella bevenda violacea
erano parole campate in aria. Meglio così, la professoressa
Sylvester non mollava nemmeno per un istante la sua postazione vicino
al ponch. Sembrava quasi un cane da guardia e se qualcuno si avvicinava
troppo, rovistando nelle tasche dello smoking, abbaiava persino. Era
spaventosa. Jesse mi sussurrò una battuta
all'orecchio riguardo alla prof Sylvester e mi trascinò in
pista mentre ridevamo divertiti. Ballammo seguendo il ritmo incalzante
della canzone di Blaine e alla fine ci abbracciammo felici di essere li
insieme a divertirci. Ridemmo per l'ennesima volta, era molto facile
stare con Jesse.
"Rachel sei bellissima stasera."
"Non fai altro che ripeterlo Jesse. Se continui così potrei
pensare che stai mentendo."
"Ti assicuro che non è così e gli sguardi degli
altri ragazzi dicono la stessa cosa. Mi sento molto fortunato questa
sera."
"Sto passando una bella serata grazie a te." gli dissi con
sincerità sorridendogli.
"Sei stata meravigliosa sul palco, l'effetto melodrammatico era
stupefacente. Sono sempre più convinto che il tuo posto sia
a Broadway e non qui, in questo paesino sperduto. Tu hai bisogno di
essere una stella, di brillare nel firmamento delle
celebrità. Rachel tu devi venire a New York con me,
è quella la tua vita."
"E lo sarà se mi accetteranno dopo il diploma. Non voglio
darmi per vinta. Hai ragione, quello sarà il posto ma per il
momento questo è il mio."
"Rachel, noi due insieme potremmo conquistare tutti. Lo so che ti avevo
promesso di non farti pressioni finchè tu non avessi preso
una decisione ma sono felice e mi sento fortunato stasera. Rachel io ti
amo e tu lo sai, vieni via con me. Ti prego." mi prese tra le braccia,
appoggiando la mia schiena al suo torace, e si chinò per
sussurrami all'orecchio le ultime parole. Rimasi paralizzata e un
secondo dopo sembravo una statua di marmo quando vidi Noah salire sul
palco con una chitarra in mano e l'aria evidentemente imbarazzata. Cosa
stava succedendo?
"Ehm...scusate, questo è un fuori programma ma spero che mi
scuserete. Pensavo che non potesse succedere anche a me, pensavo che
fossero soltanto gli scemi ad innamorarsi. Poi è successo e
adesso non posso più farne a meno e vorrei che lei lo
sapesse. Questa canzone è per una persona speciale."
Wise
men say only fools rush in
But
I can't help falling in love with you
Shall
I stay
Would
it be a sin
If
I can't help falling in love with you
Jesse, stringendomi
più a se, iniziò a dondolare dietro di me ed io
lo seguii incapace di fare altro. Non riuscivo a staccare lo sguardo da
quello di Noah. Su quel palco c'era un ragazzo che mi stava dichiarando
il suo amore di fronte a tutta la scuola incurante delle opinioni
sbalordite degli altri spettatori che si stavano ancora chiedendo chi
fosse la ragazza in questione. Non riuscivo a crederci. Quando la prima
volta gli avevo detto che non potevo stare con un ragazzo che non aveva
nemmeno avuto il coraggio di dedicarmi una canzone al Glee Club ecco
che il giorno dopo si era presentato in aula con la sua chitarra mentre
mi cantava Sweet Caroline guardandomi negli occhi, in quel momento mi
aveva conquistata del tutto. Adesso un altro colpo al cuore. Stava
cantando di nuovo per me, solo per me. Mi veniva da piangere per
l'emozione, le mie mani stavano tremando e se non ci fosse stato dietro
Jesse a tenermi sarei sicuramente crollata a terra...oppure sarei corsa
da lui sul palco a dirgli che lo amavo.
Like
a river flows surely to the sea
Darling
so it goes
Some
things are meant to be
So
take my hand, and take my whole life too
Cause
I can't help falling in love with you
Like a river
flows so surely to the sea
Oh my darling
so it goes
Some things
are meant to be
So won't you
please take my hand, and take my whole life too
Cause I can't
help falling in love, in love with you
Cause I can't
help falling in love, falling in love, I keep falling in love with you
Al termine della canzone avevo le lacrime rigarmi il volto e
mi portai una mano alle labbra cercando di trannere i singhiozzi.
Continuammo a fissarci per alcuni secondi e la consapevolezza di essere
di nuovo sua mi faceva a stento respirare. Cosa stavo combinando? Non
mi accorsi dell'arrivo improvviso di Finn finchè non me lo
ritrovai davanti a dividere Jesse e me con sguardo infuriato mentre
Quinn lo tallonava a un passo di distanza per cercare di trattenerlo
invano.
"Ehi! Jesse! Tieni le mani a posto hai capito?" gli gridò
dandogli una spinta sulla spalla.
"Bello, non sono più affari tuoi! Hai perso il treno." gli
rinfacciò Jesse mettendosi davanti a me per difendermi con
il suo corpo. Finn era impazzito e non si sapeva cosa poteva fare in
quel momento.
"Questa è la mia scuola quindi sono affari miei."
"Ma lei non è la tua ragazza. Sparisci, è
meglio." Finn continuò a spintonarlo sempre più
arrabbiato e Jesse rispose con altre spinte altrettanto potenti. La
scena si stava svolgendo troppo velocemente e non riuscivo
più a capirci niente.
"Che vuoi fare?" lo prese in giro Jesse in tono ironico, cosa che
peggiorò soltanto la situazione con il suo nemico.
"Finn, smettila subito! Basta! Finitela tutti e due!" gridò
Quinn cercando di fermarli in qualche modo quando Finn cercò
di tirare un pugno a Jesse. Io feci lo stesso senza avere risultati
migliori finchè qualcuno non si mise in mezzo procurandosi
sicuramente qualche livido.
"Finitela!" urlò Noah facendo pressione con le braccia per
allontanare il suo migliore amico decisamente in piede di guerra. "Finn
basta!"
"Vattene via Puck, ce ne sono anche per te!"
"Oh guarda, la mamma è venuta a difendere il bambino."
"Piantala St. James!" lo minacciò Noah con sguardo duro.
"Ed ecco la mammina che fa di tutto per proteggere gli amici ma non ha
le palle per arrivare al sodo. Non è vero Puckerman?
Dopotutto il tuo modo di rubare la ragazza agli amici da sotto il naso
ormai è entrato negli annali. Non è vero Finn?"
"St. James..." il ringhio di Noah stava diventando sempre
più pericoloso ma a Jesse non importava. Si fece avanti fino
ad arrivare alla portata del suo orecchio.
"Rachel ha ballato con me tutta la sera, mi ha detto che era molto
felice di essere qui con me. Cosa avrà voluto dire secondo
te?" lo provocò Jesse con il suo solito tono ironico e
altezzoso che usava quando si trovava davanti un rivale. Lo lessi nel
suo sguardo ma fu tutto troppo veloce.
"Noah no!" gridai mentre il pugno di Puckerman centrò a
pieno il volto di Jesse mandandolo al tappeto. Mi chinai verso il mio
cavaliere, cercando in qualche modo di tirarlo su e vedere quanti danni
aveva fatto quel pugno, e lanciai uno sguardo sconcertato a Noah. Lui
stringeva ancora forte i pugni fremente di rabbia, avrebbe continuato a
picchiarlo se non fosse intervenuta la professoressa Sylvester.
"Adesso basta! Voi tre fuori da questa scuola! Subito!" urlò
furiosa la professoressa spingendo Finn Noah e Jesse verso l'uscita
della palestra continuando a minacciarli come al suo solito. Dopo
secondi di assoluto silenzio, iniziarono i mormorii dei compagni di
scuola mentre spettegolavano senza sosta su quello che era appena
successo additando Quinn e me come fonte di quel problema. Lo sguardo
che mi rivolse Quinn era duro e accusatorio mentre scompariva tra la
folla lasciandomi sola con i miei pensieri. Quinn aveva ragione, era
tutta colpa mia.
Quando arrivarono alla premiazione di re e reginetta della scuola, Sam
e Mercedes vennero a riprendermi per cercare di sollevarmi il morale e
assistere alla premiazione insieme. Era bello avere ancora degli amici
che ti stavano vicino nel momento del bisogno. Tutte le possibili
reginette sfilarono mettendosi l'una vicina all'altra sempre
più eccitate rispetto ai propri cavalieri. Tra di loro
spiccava come un buco nero l'assenza di Finn e l'espressione per nulla
felice di Quinn la diceva lunga su ciò che provava in quel
momento. Quando il preside Figgins, dopo aver proclamato Dave Karosky
come re del ballo, disse imbarazzato il nome di Kurt Hummel
assegnandogli il ruolo di reginetta un silenzio imbarazzante
piombò nella palestra e tutti gli sguardi andarono dritti al
mio migliore amico. Cosa diamine avevano fatto tutti? Quella era la
più brutta umiliazione che potessero fargli. Kurt
scappò via inseguito da Blaine e Quinn fece lo stesso
correndo verso i bagni. Le corsi dietro per carcare di parlarle e
scusarmi per tutta la situazione. Entrai in bagno nella speranza che
non mi rompesse qualcosa addosso.
"Quinn cerca di calmarti."
"E' tutta colpa tua! Non ci hanno votati perchè lo sanno
tutti che Finn preferisce stare con te!" mi ringhiò contro
lei guardandomi con puro odio.
"Ma non è vero..." non mi fece nemmeno finire la frase che
mi schiaffeggiò di colpo stupendo entrambe. Mi portai una
mano sulla guancia dolorante, non aveva mai fatto un gesto simile.
L'avevo portata all'esasperazione e adesso ne subivo le conseguenze.
"Scusami tanto..." mormorò lei pentita per lo schiaffo. Dopo
alcuni secondi andai a rinfrescarmi la guancia per limitare il dolore
mentre Quinn si appoggiò contro il lavandino stringendo i
pugni al bordo. Scosse la testa sentendosi ancora un pò
umiliata. "Non esiste che rimango in questa scuola. Mi
trasferisco."
"Molte ragazze sarebbero turbate dopo uno schiaffo ma ne apprezzo la
forza drammatica." mormorai gurdandomi la guancia rossa allo specchio.
Dopotutto quanti schiaffi avrei preso sulle scene per seguire il
copione? Dovevo essere pronta a tutto se volevo sfondare. Quello
schiaffo mi avrebbe aiutato a crescere.
"Credi che sia difficile vivere nei tuoi panni Rachel, ma almeno tu non
devi vivere continuamente nella paura."
"Cos'è che ti spaventa?" le chiesi avvicinandomi per poterla
guardare meglio negli occhi. Stava piangendo. Avevo visto Quinn poche
volte fragile come in quel momento e mi faceva sempre una certa
impressione. Poteva fare la dura e la stronza con chiunque ma io
conoscevo la vera Quinn ed era proprio la ragazza di fronte a me e
sembrava inconsolabile.
"Il futuro, la fine di tutto questo."
"Non c'è niente di cui aver paura. Sei una ragazza
bellissima
Quinn, la più carina che io conosca...ma sei altro
più di
questo. Aspetta...vuoi?" le porsi un fazzoletto per asciugarsi
le lacrime e lei accettò volentieri facendomi un mezzo
sorriso di gratitudine. "Prima o poi tutto si sistemerà e
questi problemi ci sembreranno bazzecole un domani. Il futuro non
è la fine ma solo un nuovo inizio."
"Finn è ancora innamorato di te."
"Crede di esserlo ma non sa ancora ciò che vuole. Sei
preoccupata per questo?"
"Ogni volta che volevo qualcosa c'eri sempre tu ad afferrarla per
prima. Nessuno mi vuole veramente, nemmeno mia figlia." fa una smorfia
di dolore nel nominare la piccola Beth.
"Non dire così, Beth si deve ancora abituare a te."
"Sai Rachel, non volevo ammetterlo nemmeno a me stessa ma in
realtà ti ho invidiata per molto tempo però
adesso non vorrei proprio essere al tuo posto. Devi prendere una
decisione e in fretta altrimenti rischi di perdere tutto."
"Lo so." annuii stremata da quella giornata. Aveva ragione.
"Puck non ha mai veramente cantato una canzone d'amore come quella in
pubblico. Era una dichiarazione in piena regola. Deve amarti sul serio.
Dai, forse è meglio ritornare in palestra a sostenere Kurt."
detto questo, la seguii uscendo dal bagno mentre il mio pensiero
tornava a Noah e Jesse.
Mi dovrò fare
perdonare in qualche modo per tutto questo periodo di assenza,
scusatemi. La fortuna è stata che questo capitolo si
è scritto praticamente da solo in pochi giorni e spero vi
piaccia. Scusatemi per eventuali errori.
Le canzoni aggiuntive a
quelle della puntata normale del prom sono due: quella di Rachel
è If I fell nella versione cantata da Evan Rachel
Wood in Across the Universe mentre quella di Noah
è Can't Help Falling In Love di Elvis ma pensate di
più alla cover cantata da Ingrid Michaelson.
Fatemi sapere cosa ne pensate, spero di aggiornare presto.
Un bacio
kia
|
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Capitolo 20 *** Puck ***
La mano mi faceva male, speravo che almeno un decimo di quel male lo
sentisse pure lui. Quel bastardo! Si era divertito a provocare tutta la
sera ma si era spinto ben oltre e non ero affatto pentito di quel
pugno. Se
l'era meritato. Quando la professoressa Sylvester ci aveva spinti
fuori, quel codardo di Finn si era liberato dalla mia presa e aveva
preferito tornare a casa piuttosto che restare e affrontare quella
spiacevole
situazione che aveva creato con le sue stesse mani. Sapevo che non
avrei mai dovuto
mettermi in mezzo, sapevo che stavo commettendo un enorme sbaglio
eppure ero
sceso lo stesso di corsa dal palco per aiutare quello che pensavo fosse
ancora il
mio migliore amico e che, invece di ringraziarmi, aveva
minacciato
di
prendere anche me a cazzotti. Da non crederci. Sapere che il motivo di
quella rissa era stato Rachel mi faceva incavolare ancora di
più. Tre ragazzi così persi per la stessa ragazza
da
prendersi a pugni per contendersela come se fosse la posta in palio di
un gioco del quale non riuscivo a tirarmi indietro. Alla minima
provocazione avevo tirato a segno il primo e ultimo pugno della serata
colpendo Jesse per soddisfare la mia rabbia fin troppo repressa. Lo
sguardo che Rachel mi
aveva lanciato era stato peggio di una pugnalata in pieno petto. Non
aveva gradito il mio gesto e adesso ero passato io dalla parte del
torto. E tutto questo perchè non riuscivo a lasicarla
perdere,
non riuscivo a staccarmi da lei. Era diventata peggio di un virus.
"Hai un buon gancio destro. Ottimo per un futuro lavoro da buttafuori
in un locale notturno."
"Se non la smetti posso sempre completare la mia opera di ridurti la
faccia piena di lividi. Quando vuoi." ribattei in tono aggressivo
facendogli vedere il pugno alzato sempre pronto a scattare a qualsiasi
cosa mi avrebbe detto. Non mi sarei contenuto questa volta.
"No grazie, un livido mi basta e mi avanza per oggi. Non vorrei
sacrificare troppo il mio bell'aspetto da palcoscenico per diventare il
tuo sacco da pugilato. Spero che ti consoli sapere che mi hai fatto
male."
"Un pò, almeno non sono il solo." feci una smorfia cercando
di distendere la mano malconcia.
"Devo complimentarmi con te, forse un pò banale come canzone
visto gli innumerevoli usi che se ne sono stati fatti, ma il gesto
è arrivato forte e chiaro a destinazione. Rachel aveva le
lacrime agli occhi mentre non riusciva a staccarti lo sguardo di dosso
quando eri sul palco, così come tutto il McKinley. Ti ho
sottovalutato Puckerman, pensavo che fosse
soltanto Finn il mio nemico ma a quanto pare mi sbagliavo. Tu sei
decisamente un avversario più difficile da battere, persino
Finn
se n'è accorto stasera. Immaginati che bella sorpresa per
lui."
sogghignò Jesse con sguardo divertito.
"St. James questa non è una gara. Rachel si arrabbierebbe se
venisse a sapere di questi discorsi."
"E' una gara in piena regola e tutto è lecito, tu hai appena
fatto la tua mossa. Adesso tocca a me."
"Non te la lascerò senza combattere!" scossi la testa con
tono
infuriato mentre decidevo un modo lento e doloroso per sopprimere quel
pagliaccio irritante con il sorriso di plastica.
"Finalmente il vecchio Puckerman è tornato alla ribalta, il
tuo
nome è leggenda persino al Carmel. Forse abbiamo le
stesse chances...oppure no. Giusto per mettere le carte in tavola, ho
chiesto a Rachel di venire a New York con me subito dopo le Nazionali.
Volevo che tu lo sapessi visto gli ultimi sviluppi di un triangolo che
in realtà non è altro che un quadrato. Lei
verrà,
lo sappiamo entrambi, è il suo sogno." a quelle parole gli
piombai addosso come un falco minacciandolo con lo sguardo furente
mentre gli strattonavo quel cavolo di sciarpetta inutile che portava al
collo. Ottimo modo per strozzarlo.
"Sei un bastardo! Non le vorresti nemmeno far finire il liceo per
gettarla nella fossa dei leoni come se nulla fosse. Rachel si merita di
più...sicuramente l'anno prossimo farà di tutto
per
entrare a far parte di una scuola importante che le aprirà
le
porte del successo e a breve in molti parleranno di lei, ma non adesso.
Rachel rinuncerebbe a tutto per andare a New York e tu stai facendo
questo soltanto per portarla via da qui e probabilmente la riempiresti
di sensi di colpa ignorando le rinunce che dovrà fare per
seguirti. Questo
vuol dire amare qualcuno? E' solo egoismo il tuo."
"Io amo Rachel e voglio soltanto il meglio per lei e New York lo
è." ribattè lui riuscendo a sfuggire dalla morsa
delle
mie mani.
"Cosa ti costava aspettare un anno per chiederglielo?"
"Tu hai soltanto paura di perderla perchè sai che
verrà
con me. Sai che tra l'amore e la carriera di certo non
sceglierà
l'amore...o almeno un qualcosa che potrebbe essere amore. Noi due
abbiamo avuto una storia in passato e, nonostante non sia stato del
tutto onesto con lei e l'abbia fatta soffrire molto a causa della mia
smania di vincere, per me era reale. Mi sono accorto di
amarla sul
serio dopo il casino che è successo con il videoclip di Run
Joey Run ma il mio stupido orgoglio maschile ha avuto la
meglio e adesso sono tornato per recuperare una delle cose migliori che
mi sia mai capitata e non voglio più rinunciarci. Lei prova
ancora qualcosa per me."
"Non eri qui a raccogliere i pezzi del suo cuore infranto dopo averle
spiaccicato quell'uovo in testa ed essertene andato lasciandola da sola
al parcheggio. Tu non c'eri." lo accusai mentre tornavo dalla parte
opposta e afferravo la sbarra di ferro per cercare di calmarmi e
recuperare un pò di lucidità prima di ucciderlo a
mani
nude.
"Nemmeno tu a quanto ho sentito. Finn si è precipitato a
fare il
cavalier servente mentre tu ti divertivi a pulire le piscine di ricche
mammine sexy, non è vero? Questo era quello di cui ti
vantavi."
"Le cose sono cambiate St. James."
"Ho notato Puckerman." mormorò lui alzando un sopracciglio
mentre gli si formava una smorfia in viso. Nemmeno a lui piaceva quella
situazione, nonostante la sua palese sicurezza in realtà
nascondeva qualche tentennamento dietro quella maschera da
palcoscenico. Non era ancora detta l'ultima parola ma lui era
nettamente in vantaggio con la proposta di New York mentre io non avevo
niente da darle. Ero un fallito e avrei soltanto ostacolato il suo
futuro se mi fossi messo in mezzo cercando di farla rimanere
inutilmente a Lima per me. Avevo appena dato a Jesse dell'egoista ma
tutto sommato io lo ero quanto lui. Avevo paura che si allontanasse da
me, che non avesse più bisogno di me e che sarei finito nel
dimenticatoio degli anni del liceo insieme a un'infinità di
gente sconosciuta che sorrideva nella foto dell'annuario. Non volevo
fare quella
fine per lei perchè la realtà era che io avevo
bisogno di
averla al mio fianco. Avevo bisogno di Rachel. Come se fosse stata
chiamata mentalmente, la ragazza dei miei sogni uscì dal suo
ballo scolastisco sfregandosi le braccia con le mani. La tentazione di
andarle incontro e stringerla tra le braccia per riscaldarla con il mio
corpo era troppo forte ma il turbamento che lessi nel suo sguardo
quando incrociò
il mio mi impietrì alla sbarra di ferro alla quale ero
appoggiato. Non riuscivo a muovermi e Jesse prese la palla al balzo
togliendosi la giacca per coprire le spalle nude di Rachel che gli fece
un tiepido sorriso di ringraziamento. Gli sfiorò l'occhio,
che
stava per diventare di una tonalità decisamente
più scura
grazie alla mia rabbia, e gli sussurrò qualcosa che non
riuscii a sentire.
Perchè non potevo avere un super udito come i supereoi nei
film? Dannazione! Cosa gli
stava dicendo? La gelosia prese il sopravvento e strinsi forte i pugni,
facendomi ancor più male alla mano, per contenerla. Rimasi
spiazzato quando la vidi avvicinarsi stringendosi nella giacca di St.
James. Mi prese la mano ferita tra le sue e me la fece stendere per
controllare le nocche sbucciate, le sfiorò delicatamente con
un
dito facendomi venire i brividi lungo la schiena. Perchè non
potevo averla?
"Ti fa male?"
"Solo un pò." le risposi cercando di ricordarmi come si
faceva a parlare.
"Devi metterci del ghiaccio e..."
"Rachel."
"Anche il disinfettante e un cerotto e..." continuò a
blaterare
non riuscendo a incrociare il mio sguardo mentre continuava ad
accarezzarmi le nocchie doloranti.
"Rachel smettila. Il vestito da infermierina sexy ti starebbe anche
bene ma non mi sembra ne il luogo ne il momento adatto per le miei
fantasie erotiche." le dissi ironicamente per smorzare la tensione tra
di noi. Lei distese le labbra in una sorta di sorriso ed io mi sentii
un pò meglio. Non ce l'aveva più a morte con me.
"Perchè lo hai fatto?"
"Lo sai il perchè. Io ti..."
"Ti prego no! Non dirlo." mi interruppe lei scuotendo la testa per non
sentire. Perchè continuava a fare così? Non mi
ero
immaginato tutto.
"Tacere non lo rende meno reale o sincero e poi credo di avertelo
dimostrato in tutti i modi possibili. E' inutile continuare a girarci
intorno, lo sappiamo entrambi. Tocca a te adesso." speravo in qualche
risposta e attesi diversi interminabili secondi ma ricevetti soltanto
assoluto silenzio da parte sua. Mi aveva di nuovo lasciato come un
imbecille ad aspettare qualcosa che probabilmente non sarebbe mai
arrivato. Perchè non la smettevo di farmi male in quel modo?
Perchè non poteva essere sincera una buona volta per tutte?
Rachel mi diede le spalle, allontanandosi di qualche passo per mettere
un pò di distanza tra di noi, e si rivolse a Jesse
stringendosi
ancor di più nella sua giacca. Quella distanza era come
mettere
fine a qualcosa di importante e mi fece gelare le ossa.
"Jesse, torniamo a casa." quella era più un'implorazione che
una
richiesta. Da quando Rachel aveva paura di restare sola con me?
"Si andiamo. Puckerman."
"St. James."
"Buona notte Noah."
"Buona notte principessa." sussurrai quando ormai lei non poteva
più sentirmi.
Li guardai sparire mano nella mano oltre il parcheggio pieno della
scuola e digrignai i denti dalla frustrazione. Se quella non era una
risposta alla mia dichiarazione, quasi umiliazione, pubblica io ero la
fatina dei denti! Aveva vinto lui. Maledizione! Tirai un calcio alla
sbarra di ferro e quasi non sentii il dolore dalla rabbia che avevo in
corpo. Mi affrettai a raggiungere l'auto, sbattendo forte la portiera
dietro di me, e misi in moto per allontanarmi da una di quelle serate
dalle quali non mi sarei più ripreso. Per quella stupida
canzone
mi avrebbero preso in giro a vita e un Puckerman che si rispetti non
può perdere la faccia in quel modo, assolutamente no.
Umiliato e
persino perdente. Cosa c'era di peggio? Ah, si, un cuore infranto. Il
mio e faceva male, quello che avevo provato quando Quinn aveva scelto
Finn al mio posto non era nulla a confronto. Tranne forse se Rachel
avesse scelto Finn, li mi sarebbe crollato il mondo addosso visto che
lui era il mio migliore amico. Qualcuno bussò al finestrino
facendomi quasi saltare in aria, mi voltai per fissare in malo modo il
disturbatore e fargli capire di sparire ma lo sguardo curioso e
intelligente di Quinn mi spiazzò.
"Posso chiederti un passaggio fino a casa? A quanto pare Finn mi ha
mollata qui senza tante cerimonie." si affrettò a dire lei
in
tono stizzito. I suoi occhi erano un pò gonfi erano il
risultato
di una o forse più sconfitte venute a galla tutte nell'arco
di
una sola sera. Anche lei stava soffrendo e credevo di esserne in parte
responsabile.
"Sali." uscimmo dal parcheggio e restammo in silenzio per un paio di
minuti prima che lei si voltasse verso di me per fare una conversazione
che avrei voluto evitare.
"Bel pugno Puck, molto scenico e piuttosto violento. Più
della
metà delle ragazze della scuola prima ha sospirato durante
la
canzone e poi ha lanciato gridolini partecipi mentre mettevi al tappeto
Jesse. Tutte volevano essere Rachel in quel momento, un pò
anch'io ad essere sincera."
"Ricordo di aver avuto almeno due risse con Finn a causa tua e nessuna
delle due si è risolta in mio favore, il pugno di questa
sera
è stato soltanto un caso sporadico e istintivo visto che
Jesse
mi sta un pò sulle scatole. Volevo evitare una rissa ma a
quanto
sembra ho fallito miseramente visto che mi ci sono ritrovato nel mezzo
a fare la parte del cattivo."
"Ma guarda che strana la casualità! Anche la canzone di
prima
era un puro caso? No, non rispondere che è meglio. Vorrei
evitare di osservarti mentre ti arrampichi inutilmente sugli specchi
per cercare una risposta patetica da darmi. Sono la prima ad ammettere
che mi sembra strano spezzare una lancia in suo favore visto la nostra
situazione, ma Rachel è una brava ragazza che non molla mai
nonostante le altre persone cercando di tirarla giù in ogni
modo
possibile. Ha una forza incredibile quella ragazza ma è
anche
molto sensibile e intelligente...figurati che le ho tirato uno schiaffo
quando ho capito di aver perso persino il titolo di reginetta del
ballo. Tranquillo, non si è fatta male. Sa come incassare un
pugno senza fare troppe tragedie, almeno questa volta non ha rischiato
di compromettere il suo setto nasale. So di averla ferita con le parole
ma lei non si è arrabiata, mi è rimasta vicino
lasciandomi sfogare per poi asciugarmi le lacrime. Sarebbe una buona
amica se io la smettessi di fare la stronza con lei." ammise Quinn
facendo un piccolo sorriso autoironico che la rese ancora
più
bella. Beth aveva preso molto da lei.
"Sarebbe un'ottima amica per te e tu per lei...sempre se la smettete di
passarvi gli stessi ragazzi che si picchiano inutilmente per voi. Tanto
siete sempre voi che scegliete." borbottai picchiettando spazientito
l'indice sul volante mentre sterzavo a destra.
"Credo che dopo quello che è successo stasera tu abbia molte
possibilità per ribaltare la situazione." sentire che Quinn
era
favorevole a una mia relazione con la sua nemica di sempre suonava
strano alle mie orecchie. Forse stava per arrivare la fine del mondo in
anticipo e nessuno lo sapeva.
"Ha detto a Jesse di portarla a casa."
"Ah...ma questo non vuol dire niente. Magari aveva..."
"E adesso chi si sta arrampicando sugli specchi? Sei arrivata a
destinazione." fermai l'auto facendolo un cenno verso il finestrino.
"Grazie. Ti do un ultimo consiglio da amica, ex ragazza e madre
biologica di tua figlia: se è l'unica ragazza che ti fa
stare
bene e ti fa sentire una persona migliore allora non lasciartela
scappare. Non fare i miei stessi errori. Ci vediamo Puck, buona notte."
Dopo avermi scoccato un bacio sulla guancia, Quinn uscì
dall'auto ed entrò nel condominio medio borghese dove sua
madre
aveva comprato un appartamento dopo che il signor Fabray aveva ottenuto
la villetta, dove avevano vissuto per anni, grazie al divorzio. La
madre di Quinn non aveva ricevuto molto dopo la sentenza visto il
crollo finanziario che aveva subito l'ex marito mentre si portava a
letto la giovane segretaria ma sembrava che non le importasse
più di tanto adesso che la figlia minore era tornata ad
abitare
con lei. A volte il karma era veramente bastardo. Non sapevo se seguire
il consiglio di Quinn oppure no, il rifiuto non verbale di Rachel
faceva troppo male ed io non ero di certo il tipico ragazzo maturo e
comprensivo che faceva finta che non fosse successo niente. No, non
sarei riuscito a cambiare nell'arco di una notte. Accesi la
radio
cercando di distrami ma
a quanto sembrava nemmeno quella mi era di aiuto visto che stavano
trasmettendo Jesse's girl, canzone che fino all'anno scorso aveva
tormentato Finn nei momenti di gelosia acuta e che adesso stava per
diventare anche il mio tormentone post ballo scolastico. Di male in
peggio, oltre il danno persino la beffa. Spensi la radio e continuai a
guidare senza una vera meta. Non
avevo voglia di trovarmi da solo in quella camera che continuava ad
evocarmi immagini peccaminose del mio sogno alla Joey e Dawson dove
Rachel entrava dalla finestra con un dolcissimo sorriso seducente per
poi bloccarmi sul letto e iniziare a fare certe cose spinte vietate ai
minori di diciottanni. No, dovevo evitare di ripensare a certe scene
prima di stare male di nuovo. Stronzo si ma masochista fino a quel modo
no grazie. Forse sarei riuscito a rimediare qualche alcolico per
annebbiarmi la mente. Non potevo nemmeno chiedere la
complicità
di Artie e Sam visto che erano rimasti al ballo cercando di finire bene
la serata. Forse avevano ancora qualche speranza, almeno loro. Dopo
diversi giri a vuoto e l'aumentare della frustrazione, decisi che era
arrivato il tempo di fermarsi e parcheggiai lungo il vialetto di casa.
Salutai mia madre con un cenno della testa e salii in camera sapendo
che avrei passato una lunga notte insonne. Ero troppo stanco per
ribellarmi anche a quello. Quando aprii la porta mi bloccai all'istante
nell'incrociare lo sguardo del mio tormento personale che giocherellava
nervosamente con le mani seduta sul mio letto. Indossava ancora il suo
delizioso abitino rosa che avevo così tanto desiderato
strapparle di dosso da quando l'avevo visto per la prima volta, adesso
un pò sgualcito, che aveva
sfoggiato nella palestra del McKinley tra le braccia del suo Jesse. E
adesso si ritrovava sul mio letto a mordicchiarsi nervosamente le
labbra mentre non sapeva come iniziare il suo discorso. Non sapevo
più cosa pensare tranne al fatto che lei era nella mia
stanza ad
aspettarmi.
"Che cosa..."
"Scusami...lo so che è tardi ma avevo bisogno di parlarti e
il
tuo cellulare era staccato quindi sono venuta qui." iniziò a
blaterare lei in agitazione mentre si avvicinava pericolosamente a me.
Troppo pericolosamente.
"Mia madre non mi ha detto che..."
"No, tua madre non sa che sono qui. Sono entrata dalla finestra e mi
sono persino rotta un tacco per salire quella maledetta scala che ho
trovato nel capanno li fuori. Noah ti consiglierei di pulire meglio
quel capanno la prossima volta, qualcuno potrebbe persino perdersi la
dentro. Non voglio nemmeno immaginare che creature ci vivono..." ma
prendeva mai una boccata d'aria tra una parola e l'altra quella ragazza?
"Rachel fermati! Sei entrata dalla finestra? Come...perchè?
Sei
forse ammattita? Rischiavi di cadere e farti male sul serio...e poi
cos'è
questa storia? E' tardi, i tuoi papà saranno preoccupati se
non torni a casa e poi
Jesse dov'è finito?" non riuscivo più a capire
niente.
"Jesse mi ha riaccompagnata a casa, ho aspettato che partisse prima di
venire qui da te. Mi sembrava brutto suonare alla porta e trovarmi di
fronte tua madre mentre tentavo di spiegarle il motivo per cui cercavo
suo figlio, che ufficialmente era ancora al ballo con gli altri. Non
volevo che pensasse male di me presentandomi a quest'ora." adesso
improvvisamente sembrava imbarazzata e quasi le scoppiai a ridere in
faccia per la sua espressione buffa ma mi trattenni.
"Meglio che mia madre non lo venga a sapere altrimenti rischiamo
confetti e inviti a nozze mentre mi fa la ramanzina su come ci si
comporta con una brava ragazza ebrea evitando di portarla in camera da
letto prima di portarla all'altare." sospirai chiudendo gli occhi con
esasperazione al pensiero di quella scena.
"Co...confetti?" balbettò lei con aria sempre più
confusa.
"Lascia stare. Si può sapere cosa diamine ci fai qui?"
"So che Jesse ti ha detto di New York." nominare in quel momento la
Grande Mela era come una pugnalata in pieno petto.
"Se sei venuta a dirmi questo mi dispiace ma sei arrivata tardi. Il tuo
amichetto non vedeva l'ora di spifferare tutto."
"Jesse a volte ha il tatto di un rinoceronte e quasi sempre non vede
l'ora di lanciare frecce velenose contro chiunque, lo so bene e mi
scuso per i suoi modi di fare. Dovevo dirtelo io ma non
trovavo
mai il momento giusto per farlo,
ultimamente le cose tra di noi si stavano facendo un pò
strane
e..."
"Chiamale nel modo giusto. C'è un nome preciso per quello
che
c'è tra noi e tu lo sai benissimo ma non lo vuoi ammettere
forse
per gli stessi motivi che hanno fermato me fin'ora."
"Noah io..."
"No Rachel, mi sono stancato. Ho cantato per te stasera, ho fatto a
pugni per te mettendomi in mezzo tra i tuoi ex e tu cosa fai?
Canti una canzone per Finn cercando di fargli capire inutilmente di
lasciarti in
pace, balli tutta la sera appicicata come una cozza con Jesse e alla
fine torni a casa con lui
lasciandomi da solo come un idiota senza nemmeno dirmi una parola in
merito a tutto quello che è successo. Beh,
grazie mille. Nonostante le tue continue negazioni quello che
c'è tra di noi è reale ma io non c'e la faccio
più
a
combattere da solo per noi, io non voglio più farlo senza di
te.
Non voglio più farlo senza sapere che ci sei anche tu
dentro,
che ci tieni tanto quanto ci tenga io. Non
avrebbe senso quindi, se sei venuta qui a parlarmi di New York e dei
tuoi splendidi piani per il futuro quella è la porta. Mia
madre
si
sarà sicuramente addormentata come al solito davanti alla
televisione, non si accorgerà nemmeno di te quando uscirai."
scarica su di lei tutta la mia frustrazione mentre le aprivo la porta
della camera per farle capire dov'era l'uscita e che non la volevo li
con me, ma quando mi strinse la mano tra le sue lanciandomi il suo
famoso sguardo al quale non ero mai riuscito a resistere sapevo di
essere fregato.
"Noah ascoltami ti prego. Non è come pensi...non sono venuta
qui a parlarti di New York o di quello che
accadrà una volta li, io non so niente del futuro. So quali
sono
i miei sogni e so che farò di tutto per avverarli, ma non
voglio
pensarci in questo momento. Non questa notte mentre sono qui con te.
Hai ragione Noah...hai ragione su tutto. Mi
sono innamorata di te senza quasi accorgermene...forse quel sentimento
era li in ballo da sempre ma sono una stupida perchè non
volevo
rovinare l'amicizia che eravamo riusciti a costruire e continuavo ad
aggiungere scuse su scuse per evitare di pensare a..."
"Ridillo." la bloccai prendendole il viso tra le mani non riuscendo a
credere che lo avesse detto sul serio, sentivo il mio cuore battere
all'impazzata quasi volesse scoppiarmi da un momento all'altro.
"Sono una stupida perchè..."
"Non questo." sorrisi non riuscendo più a trattenermi mentre
le
accarezzavo con il pollice il labbro inferiore ricordandomi com'era
baciare Rachel Berry e non vedevo l'ora di poterlo rifare di nuovo.
"Sono innamorata di te." mormorò lei scoccandomi uno dei
suoi
dolcissimi sorrisi che mi stendevano al suolo rendendomi incapace di
fare altro se non adorarla come già facevo. Come avevo anche
solo potuto pensare di fare a meno di lei? Ero proprio un pazzo.
"Era ora Berry." feci il mio solito ghigno di riconoscimento mentre mi
avvicinavo come una calamita alle sue labbra carnose pregustandone in
anticipo quel sapore che tanto mi era mancato.
"Stai zitto e baciami Puckerman." ribattè lei con una risata
argentina poco prima di divorarmi la faccia.
Mi tolse in fretta la giacca bianca e strattonò la camicia
nera
senza troppi riguardi mentre io le disfavo la coda e cercavo
quella stramaledetta cerniera che mi negava fastidiosamente l'accesso
al suo corpo. Facemmo una sorta di danza non riuscendo a smetterla
nè di baciarci nè di toccarci, io praticamente
quasi nudo
se si escludevano i pantaloni ormai troppo stretti, lei ancora del
tutto vestita. Con aria furbetta, mi spinse sul letto per poi mettersi
a cavalcioni sopra di me ricominciando a baciarmi con passione. Mi
mancava il fiato ma non mi importava. Sentivo soltanto Rachel e questo
mi bastava. Mi prese una mano per appoggiarsela sulla coscia e
improvvisamente la coscienza si fece sentire per la seconda volta in
tutta la mia vita e sempre con lei. Era giusto quello che stavamo
facendo? La prima volta che mi ero interrotto era per non ferire di
nuovo Finn ma adesso era diverso, la situazione era diversa e lei mi
amava. Allora perchè non mi sentivo del tutto a mio agio?
Cosa
diamine mi stava succedendo? Desideravo Rachel ormai da tanto tempo e
non volevo commettere altri sbagli per colpa della mia libido. Si
meritava qualcosa di meglio di una sveltina.
"No, aspetta." la fermai facendola alzare mettendo qualche centimetro
di distanza tra di noi.
"Ho fatto qualcosa di sbagliato?" mi chiese lei con tono titubante
quasi a scusarsi in anticipo per qualche gaffe. Era troppo tenera.
"Solo tu potevi chiedermi una cosa del genere." ridacchiai felice di
trovarmi da solo con lei senza più dover fingere.
"Non prendermi in giro Puckerman." mi sgridò lei tirandomi
un
cuscino in testa con una finta aria offesa che non riuscì a
trattenere a lungo mentre si univa alla mia risata soffocata. Glielo
leggevo negli occhi che in realtà quella era una risata
forzata
e nervosa, l'inesperienza la faceva sentire insicura ed io mi stavo
comportando come il solito imbecille.
"Scusa, scusa! Non volevo prenderti in giro in alcun modo ma volevo
rallentare. Tu
sei come un fuoco d'artificio per me, mi fai letteralmente impazzire in
tutti i sensi possibili ma
non voglio accelerare troppo le cose tra di noi...e ti garantisco che
fermarti mi costa fin troppo."
"Noah perchè improvvisamente sei diventato così
casto con
me? Non sembri quasi più tu. Forse non ti piaccio
più?"
quel pensiero mi sconcertò. Come poteva pensare una cosa del
genere dopo tutto quello che era successo per ritrovarci sul mio letto?
"Non pensarlo nemmeno Rachel, ti amo ma non voglio che succeda
così tra di noi la prima volta. E anche se non sembra, ci
tengo a fare bella figura con te. Non voglio che tu domani ti penta di
niente." ammisi accarezzandole una guancia per cercare di inculcare
nella sua testolina quanto tenessi a lei.
"Non mi pentirò." cercò di convicermi lei con
aria titubante indecisa su quello che voleva fare.
"Fidati Rachel, ho rovinato troppe cose nella mia vita e almeno questa
la voglio fare nel modo giusto al momento giusto. Non adesso e voglio
che tu sia assolutamente sicura di questo passo prima di compierlo. Se
fare la cosa giusta
significa fare un'infinità di doccie fredde più
volte al
giorno vorrà dire che mi sacrificherò per te per
tutto il
tempo che ci vorrà. Basta che fai un pensierino su una certa
divisa sexy da infermiera, con quella avrò veramente bisogno
di
un defibrillatore." sospirai cercando di togliermi dalla testa
l'immagine di Rachel mentre cercava di visitarmi. Mi stavo
autoinfliggendo la castità e subito andavo a pensare a
quello?
Ero proprio malato.
"Non so se ringraziarti per la delicatezza oppure prenderti a pugni per
la frustrazione." borbottò lei adesso più
tranquilla
mentre la sua espressione afflitta andava a pari passo con la mia.
Sarebbero state delle interminabili giornate che presto mi avrebbero
fatto uscire fuori di senno.
"Meglio se mi ringrazi perchè il grande Puckerman
là
sotto è ancora troppo inquieto e soffre di claustofobia e
potrei
rimangiarmi quella famosa delicatezza da quattro soldi di cui tanto
parli." borbottai infastidito mente muovevo a disagio le gambe.
"Grazie Noah." mi sorrise lei dandomi un bacio sulla fronte. Quanto mi
era mancato quel gesto.
"Già, prego. Adesso vieni qua, non riuscirei a lasciarti
andare
da nessuna parte stanotte." le dissi sistemandomi meglio sui cuscini
mentre la prendevo tra le braccia stringendola forte a me. Sarei
rimasto così per sempre se solo avessi potuto farlo.
"Ridillo." sussurrò lei contro la mia spalla mentre sentivo
che
si apriva in uno splendido sorriso. Sapevo cosa voleva sentirti dire ed
io di certo non le avrei mai negato quel piacere. Glielo avrei ripetuto
ogni volta che voleva e non mi sarei mai stancato di farlo.
"Ti amo alla follia." mormorai al suo orecchio mentre rimanevo in balia
dell'odore dei suoi capelli giocherellando con alcune ciocche brune che
mi ritrovavo tra le mani.
"Ti amo anch'io." il suono della sua voce mi fece sorridere mentre il
cuore batteva all'impazzata come un tamburo. Quello era il nostro
posto, l'uno tra le braccia dell'altra, nessuno avrebbe potuto dividere
quella magia. Non lo avrei permesso. Perchè eravamo stati
così stupidi per tutto
quel tempo? Ero felice, ma cosa sarebbe successo quando Rachel avrebbe
raggiunto New York? Cosa sarebbe successo a noi? Non volevo pensarci,
non adesso. Chiusi gli occhi e mi godetti
quel momento.
IO
ORMAI STO DIVENTANDO FAMOSA TRA RITARDI E ALTRO, PC NUOVO PRESO (CHE
BELLO VEDERE CHE QUALCOSA FUNZIONA COME SI DEVE) CONNESSIONE
ADSL...LASCIAMO PERDERE CHE E' MEGLIO, SPERO DI RISOLVERE PRESTO IL
PROBLEMA.
LO
SAPETE QUANTO SONO FELICE DI AVER AGGIORNATO??? E HO ANCHE FINITO
L'ALTRO CAPITOLO HIHI. COMUNQUE MANCA POCO, NON DISPERATE.
COSA
SUCCEDERA' ADESSO SECONDO VOI??? (VI DICO CHE IO ME LA STO RIDENDO
SOTTO I BAFFI)
PROSSIMO
CAPITOLO QUINN. BESOS
KIA
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Capitolo 21 *** Quinn ***
Avevo appena gettato il padre di mia figlia tra le braccia di un'altra,
che poi non era un'altra ragazza qualunque bensì la mia
spina
nel fianco da anni, e mi sentivo stranamente bene. Cosa mi stava
succedendo? Perchè non sbuffavo inviperita lanciando
frecciatine
velenose a quella strana accoppiata che avevo contribuito a mettere
insieme anch'io? Sempre se fossero stati così intelligenti
da
smetterla di continuare a rincorrersi per poi fermarsi di botto pieni
di sensi di colpa per amicizie rovinate. Patetici. Ad essere sincera
quei due erano proprio gli
opposti della medaglia ma si completavano a vicenda e ormai era
lampante per tutti. Puck e Rachel, se soltanto me lo avessero detto un
anno prima sarei scoppiata a ridere pensando che fosse una barzelletta
eppure non era così. Se non avessi fatto la stupida a
quest'ora
forse sarei stata al posto di Rachel e non avrei dato Beth in
affidamento a sua madre. O forse sarebbe andato tutto storto comunque
visto i miei precedenti. Passavo da un ragazzo all'altro volendo
soltanto essere amata senza dare troppo in cambio per sviluppare la
relazione. Non mi ero mai concessa totalmente a nessuno, non ci
riuscivo era più forte di me. Quando i ragazzi se ne
accorgevano
la relazione ormai era finita e tornavo a fare la gelida stronza
incolpando gli altri per i miei sbagli. Era stato difficile per me dare
quei consigli a Puck ma sentivo che era la cosa giusta da fare, glielo
dovevo dopo averlo trattato come un fallito in passato. Sapevo che
Rachel avrebbe
trovato il modo di renderlo felice, lei ci sarebbe riuscita. Forse il
mio atteggiamento poteva
sembrare calcolato per sbarazzarmi della mia rivale visto gli ultimi
comportamenti di Finn nei suoi confronti e probabilmente anche una
parte di me confermava quella teoria ma non era quello il motivo
fondamentale per il mio gesto. Anche se Rachel si sarebbe messa con
Puck nulla cambiava i sentimenti del mio ragazzo per lei. Quanto ancora
avrei resistito a tutto quello? Fino a quando potevo fingere di non
accorgermi di niente? Non ne potevo più, ero stanca. Aprii
la
porta di casa e trovai mia madre sulla poltrona mentre appoggiava il
libro sul tavolino per venire a darmi il benvenuto con un sorriso
entusiasta e pieno di aspettative. Quanto mi era mancata quando aveva
accettato la decisione di mio padre di sbattermi fuori di casa senza
dire nemmeno una parola. Avevamo ricominciato a instaurare il nostro
rapporto con alcune difficoltà e ancora poche cose erano
state
appianate del tutto. Mia madre ce la stava mettendo tutta per
riconquistare la mia fiducia, peccato che per me non era
così
facile perdonare. Ogni volta che chiudevo gli occhi mi si presentava
quella scena davanti e il dolore tornava. Tutti mi lasciavano ma lei
era tornata solo per me ed io la stavo per deludere di nuovo. Avevo
perso la corona di reginetta del ballo, titolo al quale tenevamo molto
entrambe. Non riuscii a ricambiare il suo sorriso e scoppiai di nuovo
in lacrime come una fontana. Mia madre mi venne incontro stringendomi
tra le braccia surrurrandomi qualcosa per farmi calmare.
"Shh. Tesoro cosa succede?"
"Non ho vinto. Non ho vinto niente...proprio niente." le risposi scossa
dai singhiozzi.
"Tesoro non importa, ci sarà sempre un altro ballo. Non fare
così."
"Per me era importante."
"Sono sicura che questa sera tu abbia imparato qualcosa di veramente
importante che supera la sconfitta di essere eletta reginetta." mi
disse asciugandomi le guancie con un sorriso materno di chi sapeva
qualcosa. Era mia madre dopotutto.
"Che è inutile darsi tanto da fare visto che alla fine resto
sempre una perdente?"
"Oh Quinn! E' stato così tragico questo ballo?"
"Nonostante i miei sforzi, Finn è ancora innamorato di
Rachel e
ha aggredito Jesse St. James per gelosia, alla fine si è
messo
in mezzo persino Puck per dividerli ma ha soltanto generato altri
problemi. La
Sylvester ha buttato fuori tutti e tre, poi sono salita da sola sul
palco sentendomi a disagio senza il mio cavaliere e, per finire in
bellezza, hanno eletto
Kurt come reginetta del ballo."
"Povero ragazzo." mormorò lei con una smorfia dispiaciuta.
Quello che avevano fatto a Kurt era stato terribile ma lui aveva
risposto accettando la corona con una maturità che nessuno
studente del McKinley aveva dimostrato votando per lui al solo scopo di
prenderlo in giro. Vedere Blaine chiedere al suo ragazzo di ballare mi
aveva addolcito la serata, mi facevano credere che poteva esserci
qualcosa di buono e puro anche per me la fuori.
"Sono corsa in bagno per dare libero sfogo alla mia rabbia ma Rachel mi
ha seguita e me la sono presa con lei tirandole un ceffone. Ci siamo un
pò chiarite e poi siamo tornate in sala per stare al fianco
di
Kurt, quando sono uscita per prendere una boccata d'aria mi sono
accorta che Finn era sparito senza nemmeno aspettarmi. Simpatico il
ragazzo." dissi in tono ironico ripensando alla rabbia e alla delusione
di quando mi ero accorta di essere rimasta sola.
"Ecco perchè sei tornata a casa con Puck...qualche ritorno
di
fiamma? Non sono del tutto sicura che quel ragazzo sia giusto per te,
è stato magnifico quando hai partorito la vostra bambina
ma..."
"No mamma, Puck mi ha soltanto riaccompagnata a casa. E' innamorato
perso di
Rachel, a volte sembra un imbecille per come gestisce la
situazione...le ha persino dedicato una canzone questa sera sul palco
di
fronte a tutti. Puck è sempre stato così ma io
non
riuscivo mai a vedere un futuro per noi due, non riuscivo ad accettare
quello che provava per me. Sono stata un'egoista per molto tempo,
specialmente nei suoi confronti, ma sono sicura che stia trovando la
sua strada grazie a Rachel. Non l'ho mai visto così prima
d'ora
e ho deciso di aiutarlo incoraggiando un certo avvicinamento tra quei
due...a volte sanno essere così ottusi e testardi, non si
sono
mai lasciati andare veramente proprio a causa mia e di Finn. Ironico
non trovi?" scossi la testa facendo un piccolo sorriso mentre mi
riprendevo pian piano da tutto il racconto. Avevo smesso di piangere,
quella serata mi aveva prosciugato i condotti lacrimali e ormai non mi
restava altro che farmene una ragione. Sarei riuscita a rimediare
almeno a qualche errore che avevo commesso?
"Sono orgogliosa di te tesoro, stai crescendo. Hai fatto un gesto senza
alcun fine egoista e ti sei aperta con una ragazza che soltanto poche
ore fa dicevi di odiare perchè si credeva meglio di te. Una
spina fastidiosa nel fianco la chiamavi se non ricordo male, adesso hai
scoperto che potrebbe essere una buona amica. Hai scoperto di non
essere sola e che c'è qualcuno che tiene a te, Puck e Rachel
sono la prova vivente come tutto il resto del Glee Club. Forse Finn
è troppo confuso nel capire con chi vuole stare ma so che
è un bravo ragazzo e anche lui ti vuole bene. Nessun liceale
avrebbe trovato il coraggio di cantare di fronte ai genitori della
propria ragazza per dichiarare di amare il bambino che portava in
grembo."
"Come posso fare in modo che Finn torni ad amarmi?" chiesi in tono un
pò lagnoso mentre le lacrime tornarono a farsi vedere.
"Tesoro non esiste un modo. Se lui ti ama tornerà da te
altrimenti te ne farai una ragione e cercherai qualcun altro che possa
darti quello di cui tu hai bisogno. Tu sei veramente innamorata di
Finn?" la semplicità di quella domanda mi
spiazzò. Non me l'ero mai chiesto, sapevo che era mio e
questo mi bastava ma adesso era diverso. Le mie esigenze erano cambiate.
"Io...non lo so...ho bisogno di qualcuno che mi ami."
"Quinn io ti amo." mi accarezzò i capelli come quando ero
più piccola e andavo a piangere da lei.
"Tu sei mia madre." feci una smorfia dicendo un'ovvietà.
Nonostante i trascorsi per nulla felici era normale che mi dicesse di
amarmi, o almeno ci stava provando.
"E' vero ma non puoi pretendere che un ragazzo ti ami senza
che
tu gli dia niente in cambio. L'amore deve essere reciproco e tu non sai
nemmeno se lo ami, non mi sembra giusto nei confronti di Finn. Sembra
che tu ti sia intestardita su di lui soltanto per paura di rimanere
sola e questo è sbagliato. A te piace il concetto dell'amore
in se ma forse non lo hai ancora provato verso qualcuno."
"So di averlo amato..." mormorai guardando per terra mentre ricordavo
la mia storia con Finn alla ricerca di quel sentimento che credevo di
aver provato. Sapevo che inizialmente mi ero messa con lui
perchè era diventato il Quaterback ma poi il nostro rapporto
si era fatto più intenso, o almeno era quello che credevo.
Da quando avevo smesso di amarlo? Da quando avevo smesso di riuscire a
provare amore per qualcuno? Anche con Beth la situazione non era molto
diversa, non sapevo cosa provavo ma sentivo che era come se mancasse
una parte importante di me. Ero diventata la gelida reginetta senza
corona del ballo della scuola.
"Forse faresti meglio a lasciarlo andare e capire cosa vuoi veramente.
Siete entambi confusi, non fa bene a nessuno dei due proseguire la
relazione con questi propositi. Tesoro tu sei giovane, hai tutta la
vita davanti adesso devi soltanto fermarti e riflettere su
ciò
che vuoi. Io ti starò accanto."
"Mamma, credo di essermi persa." sussurrai tra le lacrime mentre le sue
braccia mi avvolgevano in un caldo abbraccio di conforto. In quel
momento ero tornata la bambina di una volta che cercava la sua mamma e
finalmente l'aveva trovata.
COME
PROMESSO ALTRO CAPITOLO IN TEMPI BREVI, NON MANCA MOLTO ;)
SCUSATE
EVENTUALI ERRORI, SPERO CHE LA STORIA CONTINUI A PIACERVI. FATEMI
SAPERE, RINGRAZIO LE PERSONE CHE CONTINUANO PAZIENTEMENTE A SEGUIRE LA
STORIA (E I MIEI DELIRI INTERIORI) E CHI COMMENTA. GRAZIE
PROSSIMO
CAPITOLO RACHEL, CHISSA' COSA SUCCEDERA' ADESSO...QUALCHE IDEA??
ALLA
PROSSIMA
BESOS
KIA
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