Orgoglio e pregiudizio. Ma soprattutto il secondo.

di _joy
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Mi presento ***
Capitolo 2: *** Una fan?! Non mi ci vedo proprio ***
Capitolo 3: *** Il primo bacio ***
Capitolo 4: *** Conseguenze ***
Capitolo 5: *** Piani di battaglia ***
Capitolo 6: *** Telefonate e complotti ***
Capitolo 7: *** Nice to meet you, again ***
Capitolo 8: *** Carteggi e litigi ***
Capitolo 9: *** Una strameritata, maledetta E in Pozioni ***
Capitolo 10: *** A questo punto vanno bene anche i fantasmi ***
Capitolo 11: *** La Stamberga Strillante ***
Capitolo 12: *** Riflessioni e confronti ***
Capitolo 13: *** Il risveglio ***
Capitolo 14: *** Che significa se tu e io iniziamo a parlare? ***
Capitolo 15: *** La sfida di Claire ***
Capitolo 16: *** Una chiacchierata con Silente ***
Capitolo 17: *** Mi faresti un favore? ***
Capitolo 18: *** Una confessione, una paura, un favore e un abbraccio ***
Capitolo 19: *** Buon compleanno, Mika! ***
Capitolo 20: *** Da qualche giorno è successo qualcosa. Qualcosa di nuovo ***
Capitolo 21: *** Babbano. Che brutta parola. ***
Capitolo 22: *** Dal diario di Claire ***
Capitolo 23: *** Il mio diletto zio, Sirius Black ***
Capitolo 24: *** Mi presenti i tuoi? ***
Capitolo 25: *** Ritorno a Hogwarts ***
Capitolo 26: *** Addio ***
Capitolo 27: *** Io non sono single! ***
Capitolo 28: *** Complicazioni e messaggi ***
Capitolo 29: *** Per Ben ***
Capitolo 30: *** Gufi e postini: sistemi a confronto ***
Capitolo 31: *** Evasione da Azkaban ***
Capitolo 32: *** Misure di sicurezza ***
Capitolo 33: *** Risolutezza ***
Capitolo 34: *** Due chiacchiere con Dolores Umbridge ***
Capitolo 35: *** I nodi vengono al pettine ***
Capitolo 36: *** Corruzione di un membro del Ministero ***
Capitolo 37: *** La decisione più difficile della mia vita ***
Capitolo 38: *** Il nulla ***
Capitolo 39: *** Il mio fidanzato? Oh, sì, è un babbano... ***
Capitolo 40: *** Chi si tira indietro e chi si spinge avanti ***
Capitolo 41: *** Due fughe in mezz'ora: un record ***
Capitolo 42: *** Mostro ***
Capitolo 43: *** Un'orgia?! ***
Capitolo 44: *** Contrattacco ***
Capitolo 45: *** Di amore e di sangue puro ***
Capitolo 46: *** Cosa c'è di più importante dell'amore? ***
Capitolo 47: *** Inganno al Ministero della Magia ***
Capitolo 48: *** Mangiamorte nel Ministero della Magia ***
Capitolo 49: *** Bentornata a casa ***
Capitolo 50: *** Epilogo ***



Capitolo 1
*** Mi presento ***


Immagino di dover aprire questo capitolo presentandomi, anche se devo dirvi che trovo abbastanza assurda l’idea che ci sia qualcuno che non mi conosca.
Comunque.
Allora, mi chiamo Mikayla Black e questo dovrebbe già darvi un’idea precisa di chi sono io, del retaggio cui appartengo e della posizione sociale che ricopro nel mio mondo.
Tuttavia, so benissimo che – persino nel nostro mondo – sono sempre di più i mezzosangue, babbanofili, semi-babbani e quant’altro, e temo che il concetto di sangue puro si stia un po’ perdendo, quindi vedrò di spiegarmi ancora più chiaramente.
E in poche parole, aggiungo, visto che per me queste tendenze filobabbane sono una posa, una finta dei mezzosangue per coprire la consapevolezza di una disparità sociale: chi è che non conosce l’oligarchia del mondo magico?
Appunto. Sono certa che persino Miele, la mia gattina nera, sa a memoria i nomi delle famiglie magiche di antico lignaggio. Solo che non parla, quindi non può dirle anche a voi. Ma le sa.
Come le so io, fin da quando avevo quattro anni, e come le sa chiunque abbia un minimo di cervello e – perché no? - di dignità personale.
Va bene, arrivo al dunque.
Dunque.
Il mondo magico ha una struttura democratica, se così vogliamo considerarla. Cioè: esiste un Primo Ministro, proprio come c’è un Primo Ministro Babbano (scusate il paragone: non so come m’è uscito).
Esiste un Ministero della Magia; esiste una Corte Plenaria (il Wizengamot), esistono delle Leggi Magiche; esistono Uffici, Responsabili; Delegati e quant’altro. È proprio un sistema complesso e stratificato: noi Maghi siamo una comunità, siamo un Mondo, e come tale siamo organizzati. Siamo molto civili e non ci manca proprio nulla. Tranne Luis Vuitton, ma questa è un’altra storia.
Eppure, in questo sistema governativo democratico, la voce delle più antiche famiglie di maghi si fa sentire, forte e chiara. Per fortuna.
Perché siamo noi che custodiamo il sangue, le tradizioni, la memoria storica di chi siamo, del nostro passato, di noi.
Questo comporta una posizione di privilegio nel nostro mondo, per forza di cose. Non sono un’ipocrita e non fingerò che non sia così. Chiamarsi Black non è esattamente come chiamarsi Vattelapesca.
Da sempre, le più antiche famiglie hanno accesso privilegiato ai punti nevralgici del Wizengamot, del Ministero e di tutte le forme di governo del nostro mondo.
Lo so che pensate che per noi è tutto facile, ma vi sbagliate di grosso. Io sono stata cresciuta secondo un codice di comportamento rigido, consapevole che il nome che porto non deve essere macchiato da comportamenti discutibili o scelte socialmente condannabili, e lasciate che ve lo dica: è davvero dura.
È dura essere una bambina e guardare gli altri ragazzini che mangiano il gelato, giocano nel fango, si rotolano per terra e non poterlo fare. È dura essere sempre osservati, controllati e ripresi in casa propria. È dura rispettare una gerarchia persino all’interno della propria famiglia.
Mia nonna non è esattamente il tipo di nonna che ti compra i regali o le caramelle. Ha 198 anni e sembra un generale: persino mio padre ha paura di lei.
Invece la nonna di Mindy, una delle migliori amiche, è un tesoro: canuta come un batuffolo di lana soffice, la copre di affetto e di regali.
A me non è mai successo.
Ma so che questo è lo scotto da pagare. Mindy non avrà un seggio al Wizengamot, una festa di presentazione in società o un fondo fiduciario. Magari però avrà un marito che la adorerà, mentre io probabilmente finirò con un degno rappresentante della nostra oligarchia, noioso come il mio libro di Storia della Magia.
Ma pazienza. Mindy è babbana di nascita e quindi certe cose le sono precluse a priori.
 
Spero di non sembrarvi odiosa. So – dalle reazioni di tante persone – che un atteggiamento come il mio può sembrare cinico e supponente. Ma secondo me è concreto e onesto. Le differenze nel mondo esistono. E non venite a dirmi che tra i babbani non è così.
Inoltre, il fatto che vi ho appena detto che una delle mie migliori amiche è babbana dovrebbe farvi capire che sono una che parla chiaro, senza peli sulla lingua, ma che proprio una stronza non è.
Torniamo a noi: mi chiamo Mikayla Black, discendo dalla fiera stirpe dei Black (Toujours pours), frequento la Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts, sono una Serpeverde.
In realtà, vi confesso una cosa: avrei potuto essere una Grifondoro. Il Cappello Parlante me l’ha proposto la sera dello Smistamento. Me l’ha bisbigliato nell’orecchio. Cioè, veramente me l’ha bisbigliato nella testa. È stato stranissimo.
Ecco qui una piccola Serpeverde. A meno che, cara, tu non voglia riconsiderare la tua posizione. Diciamo che ci sono le qualità per percorrere un’altra strada, se lo vuoi. Sei coraggiosa, sei leale, sei sincera. Saresti una Grifondro di prim’ordine. Che ne dici?
Che ne dico?
Il mio primo pensiero fu di paura pura: Grifondoro?
A casa mia si sarebbero suicidati.
Però…però.
Ammetto che qualcosa in me ha sussultato a quel pensiero. Il pensiero di prendere una strada diversa, una strada che fosse mia. Che dipendesse esclusivamente dalle mie qualità e dalle mie doti. Per essere Mikayla e non Mikayla Black, quella che ero stata per tutta la vita. La ragazza corteggiata, ammirata, invidiata, ma che in fondo era una pedina nei disegni della famiglia.
Che tentazione.
Poi, però, undici anni di rigida educazione mi sono ripiombati sulle spalle all’improvviso. La mia famiglia, le loro aspettative. Non me l’avrebbero mai perdonato. Non potevo.
Non posso pensai, triste.
Certo che puoi. Sei tu a decidere chi sei, bambina. Sono le tue decisioni e non la tua stirpe che determineranno le tue azioni e, con esse, la tua vita.
Io sono Mikayla Black pensai ancora.
Tu sei Mikayla prima di tutto rispose lui.
Feci un sorrisino triste, ma tanto ero sepolta sotto il Cappello e nessuno poteva vedermi. Lui però lo capì.
Non avere paura.
Come posso?
E lo sentii sospirare nella mia mente.
Povero me, questo Smistamento avviene davvero troppo presto. E allora vai, cara, e ricorda quanto ci siamo detti: puoi essere Mikayla, solo Mikayla, anche entrando a far parte dei Serpeverde.
Così gridò:Serpeverde!
E il suo grido ingoiò i miei dubbi e sfumò nell’applauso dei miei compagni di Casa.
 
Che poi, tutti parlano tanto male dei Serpeverde, ma anche questo è un pregiudizio bello e buono. Insomma, siamo una Casa come le altre. Certo, tra noi ci sono i fissati del sangue puro, ma questo solo perché, per la maggior parte, siamo tutti purosangue. E non credo che ai Tassorosso sia mai stata rimproverata l’ansia di dimostrarsi capaci di fare qualcosa di meritevole o ai Corvonero la tendenza a reputarsi i più intelligenti di tutti.
Se una persona ha la fissa del sangue puro, ce l’ha a prescindere dal suo essere Serpeverde. Io ce l’ho, un po’, e lo ammetto senza problemi. Dite quello che volete, ma il sangue non è acqua. Questo non significa che condivida posizioni estreme, come quelle del Signore Oscuro. O di zia Elladora, che aveva introdotto in famiglia l’usanza di decapitare gli Elfi Domestici quando diventavano troppo vecchi per portare il thè.
Io non sono crudele. E entrare in Serpeverde non mi ha fatta diventare crudele. Sono rimasta io, ho solo avuto un dormitorio piuttosto che un altro. Ho fatto amicizia, ma l’ho fatta anche con persone di altre Case. Certo, i legami tra i membri di una stessa Casa sono forti, molto forti. Ma va benissimo. Qui si costruiscono alleanze e sodalizi futuri e io ne sono pienamente consapevole. Ho il mio circolo in Serpeverde (la mia fidata corte) e vi garantisco che non passiamo il tempo a parlare del sangue blu o a fare piani per la conquista del mondo. Piuttosto, mi sfoglio Vogue.
Comunque, le mie due migliori amiche appartengono a due case diverse dalla mia. Mindy è in Tassorosso e Claire in Grifondoro. E a scuola ci guardano tutti come se fossimo orchi a due teste, cosa che francamente trovo eccessiva e offensiva. Insomma, noi siamo la prova vivente che i pregiudizi che esistono tra le quattro Case di Hogwarts sono – appunto – dei pregiudizi. Perché noi siamo davvero, davvero amiche. Tanto che per loro ho fatto cose che mi hanno fatta guardare con biasimo dai miei compagni (che comunque non oserebbero contestarmi apertamente), tipo iscrivermi al corso di Babbanologia.
E perché no? È una materia molto migliore di Divinazione, per dirne una (e comunque la Cooman secondo me è pazza). E poi io vorrei lavorare al comitato diplomatico del Ministero (è lì che fanno sempre le feste migliori) e quindi sarà bene che impari a trattare con diplomazia.
E Mindy e Claire sanno benissimo che io non sono una Serpeverde stronza (un po’ stronza lo sono, ma solo con chi lo merita). Per dirvene una, io non ho applaudito quando Draco Malfoy, al mio primo anno, ha tuonato ad Halloween “Tremate, nemici dell’Erede!!!!” davanti a una scolaresca che fissava ipnotizzata un povero gatto stecchito in corridoio.
Quanto è teatrale, Draco.
Poi, quando siamo rientrati in dormitorio, è venuto da me tutto tronfio a sentire che ne pensavo.
Ho alzato gli occhi dal libro che stavo leggendo con espressione altera.
«Oh, davvero spaventoso. Da brividi»
Lui è arrossito.
«Mika, ho saputo cose da mio padre che ti faranno rimangiare…»
Ho sbadigliato vistosamente.
«Che paura. Buonanotte»
E lui se n’è andato furioso. Dovete sapere che Draco mi ha corteggiata per un bel po’, prima e dopo questo episodio. Lui e tanti altri, non solo Serpeverde.
E potrei dirvi che sono carina, ma tanto lo so che la maggior parte dei Maghi in me vede solo l’erede dei Black (quindi, detto in termini volgari, un sacco di potere e un sacco di soldi), quindi: a che serve?
E poi, io sto con Blaise Zabini.
Più o meno. Stiamo insieme ma non è che sia un rapporto che faccia scintille.
Per prima cosa, Blaise è arrogante e fiero di natura, ma così tanto che a volte non rilassa la schiena nemmeno quando mi abbraccia.
E sì, è bellissimo, ma la sua è una bellezza fredda. Detto questo, lui è uno dei più fighi della scuola e tutte le ragazze (di qualsiasi Casa, checché ne dicano) ci hanno fatto almeno un pensierino.
E poi noi ci conosciamo da una vita, le nostre famiglie sono amiche e sua madre vede di buon occhio la nostra relazione, stranamente. Mi ha detto che sono l’unica ragazza di Blaise che è contenta di sapere accanto a suo figlio. E meno male, perché la cara signora ha misteriosamente seppellito sei mariti. O erano sette? Comunque, erano tanti e tutti ricchi…diciamo che, se non le fossi piaciuta, sarebbe stato nel mio interesse imparare a Smaterializzarmi molto prima del compimento dei diciassette anni.
Tuttavia, ci siamo messi insieme più avanti: quando ero una matricola (pur se tra le più belle), Blaise non mi degnava di uno sguardo, perché ero piccola. Io, detto proprio francamente, non sono abituata a essere ignorata da chicchessia, tantomeno dai ragazzi, e quindi me ne disinteressai allegramente e mi feci uno stuolo di corteggiatori, perché sapevo benissimo che lui era perfettamente al corrente di chi era popolare e chi no (è sempre stato enormemente attento a queste cose) e che quindi mi studiava da lontano.
Ma io l’avevo così tanto ignorato che quando si riavvicinò a me (a scuola, perché nelle vacanze ci frequentavamo) io lo snobbai con grande serenità.
E dopo vari tira-e-molla ci siamo messi insieme. O quel che è.
Ma Blaise resta esterrefatto davanti a certe cose, tipo Babbanologia. Del resto, io lo ripago con la stessa moneta quando in camera sua vedo la sua collezione di creme per il viso.
Però è per dirvi che oggi non è con me.
Io sono a Dublino, su un marciapiede, nella luce del tramonto, e sto aspettando Mindy e Claire. In realtà, siamo usciti per un’esercitazione pratica di Babbanologia. Sì, è rigorosamente vietato uscire da Hogwarts, se non in rari casi agli specializzandi del M.A.G.O., perchè dopo  quattro anni di teoria è il caso di vedere sul campo cosa succede nel rapporto con i babbani.
Come se non sapessimo benissimo che non succede assolutamente niente. Noi non possiamo palesarci, la Prof. resta nascosta nelle vicinanze, pronta a intervenire in caso di disastro, e alla fine le esercitazioni che facciamo sono ridicole. Fare la spesa con i babbani. Andare a pagare una bolletta con i babbani. Portare a riparare un elettrodomestico dei babbani. Bha.
Però almeno usciamo da scuola. E nella mia classe siamo solo cinque. Viene allestita per noi una Passaporta da Silente in persona e ce ne andiamo per un paio d’ore tra le raccomandazioni più catastrofiche della McGranitt.
Che palle.
Comunque, oggi siamo a Dublino su proposta di Mindy. Io sono – come dire – svicolata un attimo per guardare la vetrina d Miu Miu, ma giusto due minuti. E un rapido giro esplorativo. Ora sono sul marciapiede e tento di decidere se fare un incantesimo alla nuova borsa che ho comprato per Trasfigurarla e trasportarla illegalmente a scuola. Ma temo non ci sia modo.
E poi l’orologio mi avverte che è quasi l’ora di presentarsi e partecipare al ridicolo programma proposto dalla mia amica alla Prof: assistere alla premiere di un film che si chiama “Killing Bono”.
 
 

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Capitolo 2
*** Una fan?! Non mi ci vedo proprio ***


E quindi.
Visto che sono qui e teoricamente sono a lezione, non posso esimermi dal presenziare a questa cosa. Però voglio chiaramente esprimere il mio disappunto.
È un casino.
Un delirio.
Gente ammassata su un marciapiede, vestita in modo discutibile, che urla e spinge. Sono ragazzine. Veramente, sono ragazze come me. Ma non sembra proprio, dai comportamenti.
Mi avvicino, esitante e svogliata, e cerco con gli occhi le mie amiche. Ecco lì Mindy.
Non posso crederci.
Ha i capelli legati in due treccine e si è messa una t-shirt rosa fosforescente su cui c’è scritto in nero “Robert, sposami!”.
La ucciderò.
Claire è accanto a lei e scuote la testa, come a dire Che vogliamo farci?
Mi sento prendere delicatamente per il gomito. La Prof. Cerco di assumere un’aria disinvolta, mentre sposto nell’altra mano la busta contenente il mio nuovo acquisto.
«Tutto bene, signorina Black?»
«Benissimo, grazie» sorrido educatamente.
La Prof raduna noi tre e gli altri due allievi della classe (un Corvonero e un’altra Tassorosso) e fa le raccomandazioni del caso: attenti a confondervi con i babbani ma a non farvi riconoscere. Non usate la magia per nessun motivo. Non create situazioni di pericolo. Non finite in situazioni pericolose. State attenti a tutto quello che vi circonda ma non fatevi scoprire a fare domande “strane” o a prendere appunti (certo, stavo proprio pensando di mettermi qui con un taccuino in mano e chiedere alla gente che passa come fa a spostarsi da un luogo all’altro senza usare la Metropolvere o la Smaterializzazione. Ma per favore). Dovete consegnare una relazione su questa giornata entro mercoledì.
Mindy alza la mano per fare una domanda.
«Dimmi pure, cara»
«Mi sono messa a parlare amichevolmente con due ragazze, prima. E ho saputo che domani c’è una live-chat con gli attori e il regista»
Fa una pausa per sottolineare con nochalance il suo utilizzo del linguaggio babbano. Live-chat…che roba è? Ma la Prof sorride compiaciuta e lei prosegue:
«Speravo di poterla seguire. Ho proposto questa lezione perché credo sia importante per noi mescolarci in situazioni babbane consone alla nostra età e che potenzialmente potremmo vivere noi stessi, se fossimo babbani»
Ma è incredibile!
È voluta venire qui perché impazzisce per uno degli attori che recitano in questo film e ora la spaccia come esperienza educativa?
La sua faccia tosta non ha limiti.
E la cosa incredibile è che la Porf. ci casca.
«Bè...è un’ottima idea, signorina Chapman. Apprezzo molto questo tuo spirito di iniziativa»
La mia amica sorride beata.
«Devo chiedere al Professor Silente un ulteriore permesso…devo anche confessarvi che ultimamente è un po’ restio con queste esercitazioni sul campo, come le chiamo io…ma tentar non nuoce»
Si allontana, non prima di aver rimproverato Terry Steeval, Corvonero, che ancora non sa vestirsi da babbano: si è appuntato la spilla della sua Casa sul maglioncino.
Io, Mindy e Claire ci avviamo verso la folla.
«Min, sei incredibile. Davvero, non so come fai!»
Lei sorride compiaciuta.
«Detto da te, Mika, è un complimento. Di solito sei tu quella che fa fare alla gente qualunque cosa desidera…ho imparato dalla migliore»
Mi strizza l’occhio e io rido.
Claire, invece, si guarda attorno e poi bisbiglia:
«Interessante quell’accenno a Silente restio, vero?»
Io mi agito, a disagio.
Dovete sapere che la situazione nel Mondo Magico al momento è abbastanza tesa. Da una parte c’è Cornelius Caramell, Ministro della Magia, che un giorno sì e quello dopo anche proclama che va tutto bene, siamo al sicuro, siamo felici e chi sta meglio di noi? Nessuno.
Dall’altra c’è Albus Silente, il nostro Preside, che ha annunciato alla comunità magica il ritorno del Signore Oscuro, quest’estate.
Capite da soli che le due versioni non collimano affatto.
O forse dovrei prima spiegarvi chi è il Signore Oscuro.
Dunque, molti anni fa (io non ero ancora nata) un giovane mago ha acquisito sempre più potere: la sua ascesa è stata veloce e terribile, perché questo mago era un Mago Oscuro. Ha tratto dalla sua parte moltissimi esponenti del nostro mondo, soprattutto i purosangue.
Perché il Signore Oscuro predicava la purezza della nostra razza e ha tentato davvero di mettere in pratica uno sterminio di mezzosangue, babbani e quant’altro.
Detta così è un po’ riassunta e un po’ breve, ma il massacro c’è stato davvero.
Per anni Maghi e babbani sono vissuti nel terrore (questi ultimi di meno, perché – poveretti – non sapevano cosa stava succedendo, solo che le morti inspiegabili nel loro mondo aumentavano in modo esponenziale. Ed erano macabre e terribili), finché, inspiegabilmente, il Signore Oscuro non si è scontrato con la famiglia dei Potter. Ha ucciso James e Lily, ma quando ha tentato di uccidere il loro bambino di un anno, Harry, non si sa come né perché ma il maleficio gli è rimbalzato contro e lui è…scomparso.
Noterete i puntini di sospensione. C’è qualcos’altro che devo dirvi, ma sono osservazioni sparse: questi, a grandi linee, sono i fatti.
Comunque, Harry Potter è sopravvissuto. È a Hogwarts, in Grifondoro come erano stati i suoi genitori, un anno avanti a me: ha l’età di Blaise e Draco e sono nemici giurati (cosa usuale tra Serpeverde e Grifondoro, e anche tra Serpeverde e resto delle Case, veramente. Ve lo dicevo che io e le mie amiche costituiamo un’eccezione). C’è una ragazza del mio anno, Ginny Weasly, che è pazza di lui, ma questa è un’altra storia. Solo che mi è venuto in mente perché lei è proprio carina ed è anche simpatica, siamo buone conoscenti se non proprio amiche. Mi piace perché non ha pregiudizi sulle persone (o sui Serpeverde) e io sono come lei. Lei però cerca di essere amica di Luna Lovegood di Corvonero e io proprio non riesco, perché temo che, poverina, sia un po’ pazza. Ma sto divagando troppo. Volevo solo dire che mi dispiace che Harry non si sia mai accorto di Ginny, perché lei, oltre a essere simpatica, è davvero bella (non mi dispiacerebbe essere rossa. Ma vanno bene anche i miei capelli biondi). Ma si sa che i ragazzi sono stupidi.
Torniamo a noi. Signore Oscuro. Pensate che nessuno osa chiamarlo con il suo vero nome. Probabilmente è un nome che si è addirittura perso, per quello che ne so. La comunità magica lo chiama Colui-Che-Non-Deve-Essere-Nominato, pensate un po’… ve lo dico per cercare di rendere l’idea della paura, dell’oppressione di quegli anni. È facile dire “oh, è stato un periodo buio e difficile”. Ma non basta.
Non basta a dire le morti, le torture, le famiglie decimate o cancellate, le sparizioni, le delazioni. Tantissimi di noi sono passati al Lato Oscuro. Soprattutto i purosangue, perché pensavano che lui avesse ragione. Che noi dovessimo essere i soli a meritare di usare la Magia. Che i babbani e i Mezzosangue non avessero il diritto di vivere.
E se provate a sostenere che, visti alcuni miei discorsi, io condivido questa idea, vi lancio una fattura.
Io provo orrore per questa parte della nostra storia. Certo, ci sono stati altri maghi oscuri nei secoli. Ma lui… la crudeltà, la freddezza, la mostruosità…
Io sono fiera di essere una purosangue. Ma questo non significa che sterminerei chi non lo è. Alcuni di noi, che all’inizio avevano seguito il Signore Oscuro, si sono spaventati quando hanno scoperto di cosa era capace. Ma altri no, sono rimasti con lui. Per paura, per brama di potere, per pura crudeltà…non so, forse per tutto questo insieme. I suoi seguaci più stretti e vicini sono chiamati Mangiamorte.
Io ne annovero tra i miei parenti. Vero pure che di purosangue davvero, davvero puri ormai ce ne sono pochissimi e quindi, bene o male, siamo tutti imparentati.
I genitori di Draco e di molti Serpeverde sono (o erano) Mangiamorte.
Quelli che “erano” o sono morti o sono ad Azkaban, la Prigione dei Maghi. Il posto più brutto dell’universo. Gli altri si sono re-inseriti nella società. Pentiti…o fintamente pentiti.
Tutto ciò è accaduto sedici anni fa.
Ora vi spiego la storia dei punti di prima. Quando ho detto che il Signore Oscuro è…scomparso.
Io non lo so se è proprio così. insomma: sparire, è sparito. Però morire…non so se aveva in sé qualcosa di abbastanza umano per morire, o questo almeno è quello che mi ha detto papà.
Non so se lo capisco bene.
Cioè, gli uomini muoiono. E quindi, se diciamo che lui non è morto, allora…cos’è?
 
E poi c’è Silente, che dice che è tornato. Ora, Silente è sicuramente estroso (qualcuno direbbe un po’ pazzo, per la verità) ma è un genio. È potente, è l’unico di cui Voi-Ormai-Sapete-Chi abbia mai avuto paura.
Solo che il Ministero sta tentando di ridicolizzarlo. Lo hanno sospeso dal Wizengamot, è sulla Gazzetta del Profeta (il quotidiano dei Maghi) ogni giorno con assurde storielle su una sua presunta demenza.
Stanno ridicolizzando anche Harry Potter, che fino a qualche mese fa per il mondo dei maghi era una bandiera: Il-Ragazzo-Che-È-Sopravvissuto (sì, siamo un po’ fanatici degli appellativi).
E questo non è buon segno. Caramell deve tutto a Silente, compresa la nomina a Ministro. E se ora agisce così…
 
Sto facendo queste riflessioni mentre cammino con Mindy e Claire. La seconda mi fissa con sguardo penetrante e io mi passo una mano tra i capelli, a disagio.
La famiglia di Claire, gli Wickham, sono Maghi della classe media. Lei adora tenersi aggiornata su quello che succede al Ministero, in politica, ovunque: vuole fare la giornalista e spesso mi stressa per avere notizie di prima mano, che secondo lei io dovrei chiedere a casa per fargliele sapere in anteprima. Uff.
«Magari non significa nulla»
«Magari invece Silente non vuole che facciamo esercitazioni sul campo perché sa che Voi-Sapete-Chi è tornato»
«Claire…»
«Lo so, non sai che pensare»
Questo è il tormentone del mese: Claire mi assilla per sapere cosa penso della “questione Silente”, come la chiama lei. Mindy è un po’ perplessa e dice che forse forse un po’ strano è; Claire gli crede ciecamente. L’unica che non si esprime sono io. Per forza: per tradizione familiare, so cosa significa schierarsi su una questione così delicata, seppure tra amiche. Non voglio aprire una polemica infinita, fatta di: perché pensi questo, su che basi, cosa sanno i tuoi, che si dice al Minister, blablabla…
Al momento, ho relegato la questione in un angolo della mia testa e cerco di seppellirla sotto le idee e i colori per il guardaroba estivo.
Fortunatamente per me, Mindy risolve la situazione lanciando un urlo selvaggio:
«ROOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOB!!!!!!!!!!!!!»
Io e Claire facciamo un salto per la paura e lei ci afferra entrambe per il braccio, una a destra e una a sinistra.
«Eccolooooooooooooo!!!!!!!!!!!!»
E ci trascina in avanti, verso la folla che ora scalpita.
Ora, in teoria non dovremmo, ma c’è veramente tanta gente, non si vede nulla, siamo indietro…e se non vediamo non solo Mindy resterebbe malissimo, ma l’esercitazione verrebbe invalidata…
Insomma, Claire e io estraiamo piano le bacchette e magicamente (in senso letterale) arriviamo proprio davanti al passaggio degli attori.
Che pena.
Il red carpet è lungo tipo un metro e mezzo.
Arriccio il naso, anche perché vengo spintonata e strattonata da una marea di persone urlanti.
«BEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEENNNNNNNNNNNNN ROOOOOOOOOOOOOOOOOOBBBBBBBBBBBBB»
È all’incirca tutto quello che si sente. Mi copro le orecchie con le mani, ma è inutile. Mindy saltella come una pazza, Claire si prende una manata in testa.
E continuo a sentire gente che urla: “Ben sposami!” Oppure “Rob, guarda qui!”
Ben sposami?!
Ecco come inizierò la relazione per la Prof: sono felice di non essere una babbana. E se sembre classista mi dispiace, ma me ne frego. Se dovessi mai essere una ragazza delirante e senza gusto nel vestire, sudata e in preda agli ormoni che grida a squarciagola allora io piuttosto…
Le mie riflessioni vengono interrotte da un viso che si para davanti al mio e da una mano che si allunga a proteggermi il volto da braccia che gesticolano, macchine fotografiche (che peraltro fanno foto inutili che non si muovono) e quant’altro.
«Attenta»
Le grida attorno a me raggiungono proporzioni allarmanti e io sgrano gli occhi, spaventata dal frastuono.
Lui mi sorride. È un ragazzo alto, con i capelli scuri e gli occhi neri, un accenno di barba e un completo grigio.
Non è male, devo dire.
Mindy mi si catapulta addosso e dice:
«Ciao, Ben! Me lo fai un autografo?»
Lui annuisce subito e china la testa sul foglio che lei gli avvicina. Io le lancio un’occhiata scettica e lei ghigna. Quando lui rialza gli occhi la mia amica, dispettosa, dice:
«Grazie!! Sai, la mia amica qui» e mi indica «Vorrebbe tanto fare una foto con te, ma si vergogna a chiedertelo!»
Io inorridisco.
Io? una foto? E perché dovrei volerla? Chi diavolo è questo tizio?
E poi: io che mi vergogno di chiedere qualcosa?
Chiunque mi conosca sa che è un’assurdità.
La fulmino con gli occhi.
Il ragazzo invece sorride e accosta la testa alla mia. Io mi volto a fissarlo con la mia miglior espressione da stronza. Anche lui si volta per guardarmi in viso e resta spiazzato quando i nostri occhi si incontrano. Fa quasi per parlare, ma una donna gli si avvicina e lo tira per la manica:
«Ben dai, veloce, non abbiamo molto tempo. Firma qualche autografo e poi andiamo»
Lui esita e si volta di nuovo a guardarmi. Io ho sempre la stessa espressione gelida e mi allontano dalla transenna. E lui si volta. Lo sento rispondere alla tizia che vuole fare una foto con due ragazzini in carrozzella e si avvicina loro.
Io faccio per allontanarmi, ma Claire mi trattiene per un braccio perché Mindy è praticamente saltata sopra la traversa:
«Rob!!!! Roooooob!!!!!!»
Povere noi.
Lui ride e si avvicina per un autografo e una foto. Lei tenta di intavolare una conversazione, ma lui è trascinato e strattonato da tutte le parti, quindi si allontana con un “ciao, bella”
Probabilmente dovremo ricoverarla al San Mungo in stato di shock.
In due, cerchiamo di allontanarla dalla folla urlante ma lei è irremovibile: ha sentito dire che apriranno la premiere ad alcuni fan e lei vuole entrare, costi quel che costi.
Il che, tradotto in termini semplici, significa un altro discreto ricorso alla bacchetta magica.
E siamo dentro.
Un cinema da nulla. Andiamo di bene in meglio.
«Mika, togliti dalla faccia quell’aria supponente. Che poi, per quale motivo sei stata così stronza con Ben? Che è così carino, povero»
«Min, senti, sei incredibile. Ti accompagniamo qui  a vedere tale Rob come una qualunque ragazzetta isterica, e passi. Ma che tu tenti di coinvolgermi in questa storia passa il segno! Chiedere a un tizio sconosciuto se vuole concedermi l’onore di fare una foto con lui?! Ma scherziamo??»
Mindy ride della mia aria indignata.
«Cara, tu hai bisogno di una bella lezione di umiltà, te lo dico io»
«Tzè»
«Avanti, principessa Mikayla! Cosa sarà mai? Una foto, con un bel ragazzo per giunta»
«Sulla bellezza devo darle ragione» interviene Claire.
«Tutte e due contro di me, eh? Benissimo, ci sto. Facciamo una scommessa: una foto con lui e in cambio…mmm….Claire chiederà a Dean Thomas un appuntamento»
Mindy scoppia a ridere e Claire arrossisce.
«A me non piace Dean»
Sì, certo.
«Tanto meglio, no? Sarà più semplice» sorrido, angelica.
Lei stringe gli occhi.
«E Mindy?»
«Mindy ha già Sposami-Rob-Sposami» la prendo in giro.
Lei non si scompone.
«Molto bene, ma alziamo la posta: bacia Ben e Claire chiederà a Dean di uscire»
«Cosa?»
«Cosa?»
«Che c’è? Le tue labbra di purosangue non hanno mai sfiorato quelle di un babbano?»
In effetti, no.
Ma se lo dico mi tormenterà.
E poi, non si dica di me che ho paura di una scommessa.
«Molto bene. A patto che Blaise non lo venga mai a sapere»
E sigliamo il patto.
A sapere quello che avrebbe comportato in futuro…

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Capitolo 3
*** Il primo bacio ***


Allora.
Io vorrei capire per quale stramaledetto motivo mi caccio sempre in situazioni assurde.
Ora, c’era bisogno che accettassi quella ridicola scommessa?
Sbuffo, guardando la mia immagine riflessa nello specchio del bagno del cinema (bagno orrendo, per la cronaca), ma dentro di me so che non riesco a resistere alle sfide, di nessun genere.
E poi, a Claire piace molto Dean Thomas, checché ne dica.
La porta si apre ed entra proprio Claire.
«Senti Mika» mi dice, con urgenza «Non fai davvero con questa cosa della scommessa…giusto?»
«Come sarebbe, non faccio davvero? Abbiamo sempre “fatto davvero” quando abbiamo fatto delle scommesse tra noi»
«Sì, ma…» abbassa la voce e arrossisce «Bè…Dean Thomas...insomma, in non so...»
«Lo so. È per questo che Mindy ha alzato la posta e io devo baciare quel babbano. Solo per te, sorella»
«Ma...ma…insomma, non posso! Sta nella mia Casa!»
«Tesoro, andiamo, sai quante ragazze correvano e corrono dietro a Blaise? Se ragioni così non si va da nessuna parte»
«Ho capito, però…»
Geme, quando vede che sono inflessibile.
«Lo so che lo bacerai davvero, quel Ben, solo per farmi fare questa cosa»
Io sorrido, angelica.
«Certo che lo farò davvero. Ho dato la mia parola. E la parola di una Black vale oro»
Le strizzo l’occhio e la spingo fuori dal bagno, dopo essermi data un’ultima controllata allo specchio.
Non credo che questo tizio disdegni un bacio, ma io voglio essere comunque impeccabile.
«Sta per iniziare il secondo tempo del film» mormora Claire «Sarà meglio che vai ora, perché immagino che all’uscita sarà assediato dalle fan, di nuovo»
Io sospiro.
«Ma Mindy dov’è? Non posso baciarlo se voi non siete lì a guardare»
«Indovina? È andata a cercare Rob…» alza gli occhi al cielo.
E poi la vediamo. Mindy e altre quattro o cinque ragazze hanno accerchiato Robert, che penso sia appena uscito dal bagno. Lui ride e scherza e la mia amica la guarda bramosa. Intorno, ci sono dei giornalisti che scattano qualche foto e fanno qualche domanda.
A me quell’attore non convince, ha proprio l’aria di un furbetto.
Mi trattengo dall’intervenire perché tanto so benissimo che questa è una cosa senza futuro: Min sarà contenta oggi e poi stop. Basta. Si torna alla vita normale, con ragazzi normali (cioè, maghi normali).
E poi vedo Ben. Mette un attimo la testa fuori dal bagno degli uomini ma poi rientra e richiude subito la porta.
«Ok, babbano avvistato. Chiama Mindy» indico il bagno con la testa a Claire.
Lei fa un cenno a Min ma lei scuote il capo.
«Oh, dai, Min!» sgrano gli occhi, esasperata.
Prima mi propone una scommessa assurda e poi si defila così.
Ma lei ci fa ciao-ciao con la mano e si stringe a Robert per l’ennesima foto insieme.
Claire le fa il gesto di vomitare e a me scappa da ridere.
«Ok Claire, sarai tu la mia testimone, visto che Mindy non si muoverà di lì, a quanto pare. Facciamo questa cosa e poi andiamocene, ok?»
Lei guarda l’orologio e annuisce.
«Sì, andiamo ora. Appena finito il film ci aspetta la Passaporta per tornare a scuola»
Facciamo un largo giro per evitare fotografi e fan e ci avviciniamo al bagno da cui ho visto affacciarsi il babbano.
Spingo piano la porta e, mentre ci affacciamo oltre la soglia, sento delle voci concitate.
«Senti, davvero, sono stanco. Basta con questi discorsi. È sempre la stessa storia»
«Ma orsacchiotto miooooo! Io sto solo dicendo che…»
«Tamsin, ascolta, lo so cosa stai dicendo. Ma te l’ho già spiegato che io non voglio rendere pubblico…»
«Ma amoruccio mio, tesoro bello, tu mi ami, vero? Stiamo insieme, vero? È così, vero? Perché non vuoi mai farti vedere con me? Non è giustooooo…io sono qui e tu sfili sul red carpet senza di me, ti siedi lontano da me, non mi parli, mi lasci da solaaaaa….amoruccio mio però, però così non è giustoooo…»
Oddio.
Che voce fastidiosa.
È leziosa e miagolante come quella di Mirtilla Malcontenta, il fantasma che infesta i bagni delle ragazze (e non solo) a Hogwarts.
Claire arriccia il naso.
Mi sporgo per vedere meglio e osservo Ben, in piedi davanti ai lavandini, con una tizia bionda che gli sta attaccata a una manica del vestito, in una fedele imitazione della Piovra gigante del lago di Hogwarts.
È alta e vestita come una babbana che va a fare la spesa al supermercato. Credo.
Non che io frequenti abitualmente i supermercati babbani, ma sono attenta alle ricerche di moda e costume.
Comunque, è alta e magra, ma è una che sembra carina (carina, e non bella) a colpo d’occhio. E basta. Perché quando la guardi meglio inizi a vedere i difetti.
Le gambe non dritte. Gli occhi cattivi. L’espressione scialba.
Non che io sarei capace di andare oltre la voce stridula, ma si sa che i maschi non ragionano come noi.
La tizia sta insistendo. Sostiene che la sua vita è rovinata dalla noncuranza con cui lui la tratta e che lei non riesce neppure più a dormire bene la notte.
Chiaramente questa tizia, oltre che mal vestita, non è neppure particolarmente intelligente.
Perché si vede benissimo che lui è molto seccato.
E poi: ma si è visto mai pietire qualcosa in questo modo, quando il qualcosa è l’attenzione di una altra persona? Dell’altro sesso, poi?
Cara, non ci siamo. Non ce n’è.
Lui fa uno sforzo visibile per mantenersi gentile.
«Tamsin, ascolta, te l’ho detto mille volte. Voglio che la mia vita privata resti privata. Io qui sto lavorando. E voglio che i giornalisti parlino di me per i film che faccio e non per la persona che è al mio fianco»
«Cucciolotto mio però se dicessimo a tutti di noi io sarei taaaaanto felice….non vuoi fare felice la tua cerbiattinaaaaaa?»
Hug.
Se c’è una cosa che non sopporto, sono le donne zerbino.
Claire la pensa come me, evidentemente, perché mi bisbiglia:
«Vai, tesoro. Fagli vedere che le streghe bionde sono fatte di un’altra pasta»
Io le strizzo l’occhio, mi sistemo il vestito e mi faccio avanti.
«Scusate»
Mi avvicino e loro si voltano a guardarmi.
Lui aggrotta la fronte e credo mi abbia riconosciuta: penso non sia usuale per lui che le fan gli lancino occhiate di fuoco non lussuriose.
Lei si irrigidisce subito e mi squadra da capo a piedi. Io le faccio un sorrisetto insolente (scusate la poca modestia: so di essere carina. E, a differenza di questa tizia, sono ben vestita e, soprattutto, ho un cervello).
Ora.
La mia idea iniziale era quella di baciarlo senza pensarci troppo e dirgli poi che era una scommessa, grazie mille, addio.
Ma ci ripenso al volo. Perché lei è davvero, davvero odiosa: ci detestiamo a vicenda, alla prima occhiata.
Lo capisco subito. E non so resistere.
Sorrido a lui in modo seducente:
«Ciao, Ben»
Lui resta un attimo spiazzato e libera il braccio dalla presa dell’oca bionda. Che subito si aggrappa di nuovo.
Cerco di non mettermi a ridere mentre mi avvicino.
«Hai la cravatta in disordine» mormoro, allungando una mano a sistemarla.
Poi mi alzo in punta di piedi e gli sfioro le labbra con un bacio veloce.
Lui sbarra gli occhi.
La tipa lancia un urlo belluino. Penso l’abbiano sentita persino i pipistrelli.
«Ma tu, tu…brutta…ma chi seeeeeeeiiiiii????»
Probabilmente le verrà un colpo. L’omicidio di babbano, anche se accidentale, è illegale?
Ci penserò poi.
Sorrido ancora a lui, ignorando lei, e mi allontano facendo due passi indietro. All’ultimo, allungo la mano e prendo delicatamente la sua (La piovra s’è staccata per inveirmi contro con maggiore libertà).
«Vieni. Devi rientrare»
Sorrido mentre cammino all’indietro e lui muove un passo.
L’arpia gli si butta addosso. E la sua voce ora non ha proprio niente di mieloso.
«Tu, brutto bastardo!! Maledetto stronzo! Mi tratti così e intanto te la fai con questa troietta…»
Per sua fortuna, non faccio in tempo a fare nulla.
Ma c’è un lampo di luce e poi la vedo tenersi il viso tra le mani.
Ehm…cosa sono quei tentacoli che vedo spuntare?
Ben è allucinato.
«Tamsin…ma che…»
Claire ci passa accanto sfiorandomi il braccio e si avvicina alla tizia. Io tiro la mano di Ben.
«Dai, vieni»
Lo trascino fuori dal bagno e i nostri occhi si incontrano per un attimo, i suoi completamente smarriti. Arpo piano la porta e guardo fuori. C’è il solito capannello di gente.
Mindy mi vede subito e mi sorride. Io le strizzo l’occhio.
Poi esce Ben e io mi volto verso di lui.
Bene, ora o mai più.
Accosto il corpo al suo e gli metto una mano sulla guancia.
Lui sgrana gli occhi (poveretto, che giornata!) ma non fa in tempo a scostarsi quando poso le labbra sulle sue.
So che deve essere un bacio vero. Conosco le mie amiche.
Quindi forzo le sue labbra senza il minimo romanticismo e lui, probabilmente spiazzato, quasi non fa resistenza.
Io, per sicurezza, gli tengo il viso tra le mani per impedirgli di voltarsi.
Il tutto non dura più di qualche secondo, ma è sufficiente perché non ci siano dubbi.
Quando mi allontano da lui, sento l’urlo di trionfo di Mindy alle mie spalle. Ma non solo quello.
Mi volto e vengo accecata dalle macchine fotografiche.
Ma che succede?
Mi sento afferrare un braccio.
«Ma tu…chi sei? E che cavolo sta succedendo?»
È Ben.
E sembra infuriato.
Ma tutto evolve nel giro di due secondi.
Mentre i giornalisti si avvicinano, scattano foto, gridano domande (“Ma è la tua ragazza?” “Da quanto tempo state insieme?” “Chi è?” “È un’attrice anche lei?”), Claire esce dal bagno, mi afferra per il braccio e mi tira via.
Mindy si allontana da Robert (“Ciao, bello!!”) e trotta via. Imbuchiamo l’uscita e schizziamo in un vicolo vicino.
«Fuori le bacchette, ragazze»
Ma, malgrado i passi concitati, nessuno entra nel vicolo. Dopo poco, dobbiamo muoverci, perché rischiamo di perdere la passaporta.
Mentre corriamo per stradine secondarie verso il punto di ritrovo non ci ferma nessuno. Bene.
Arriviamo trafelate, rassicuriamo la Prof, e ci stringiamo tutti attorno a un vecchio copriteiera.
Mindy sgomita un po’ e poi bisbiglia:
«Allora, bacia bene?»
«Come faccio a saperlo? L’ho praticamente aggredito!»
Lei ridacchia e poi sento lo strappo che segnala la partenza.
Torniamo a Hogwarts.
 

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Capitolo 4
*** Conseguenze ***


A differenza di Mindy, che va in giro con l’aria sognante e rapita, il giorno dopo io ho già relegato la nostra sortita nel mondo babbano in un angolo della mente.
Ho ben altro di cui preoccuparmi.
L'anno prossimo sarà l’anno del G.U.F.O. ma la pressione si sente già ora.
E, come i miei hanno ben messo in chiaro più e più volte, da me ci si aspetta molto. Moltissimo.
Quindi, la sera sono in biblioteca a studiare quando le mie amiche mi raggiungono, dopo cena. Con me c’è Blaise.
Devo dire, per quanto mi dispiaccia ammetterlo, che lui e le ragazze non si piacciono e non hanno mai neppure fatto uno sforzo per tentare di piacersi.
Ho ascoltato motivazioni e lamentele da parte di entrambe le fazioni, nei mesi in cui ho tentato di farli andare d’accordo: loro dicono che lui è arrogante e freddo, lui dice che loro sono sciocche e plebee.
Alla fine, ho smesso di dispiacermi, di perdere tempo a organizzare momenti insieme e ho messo bene in chiaro con tutti di arrangiarsi a trovare un equilibrio che almeno non turbi me, se sono così decisi a detestarsi. E questo malgrado siano tra le persone più importanti della mia vita. Tutti loro.
Ma tanto non c’è niente da fare.
E forse va meglio dopo questa presa di posizione. Nel senso che non si sopportano comunque, ma sanno che a me ormai non interessa e che devono arrangiarsi da soli a trovare un equilibrio, perché io fingo di non vederli e, se si mettono a litigare, io mi arrabbio. Ed è meglio per tutti che non sia così.
Quindi, alla fine, hanno stabilito una sorta di guerra fredda.
Per esempio, ora si salutano con aria abbastanza tollerante, ma Blaise si alza subito, dicendo che va a prendere qualcosa da mangiare perché abbiamo saltato la cena. E loro si offrono di farmi compagnia finché non torna.
Io reprimo un sospiro di disappunto. Non posso mai stare con il mio ragazzo e le mie amiche: loro si dividono il mio tempo a compartimenti stagni.
Lui si allontana e loro si siedono vicino a me. E dal sorrisetto di Mindy capisco già che devo preoccuparmi. Claire alza gli occhi al cielo mentre giocherella con una delle mie piume per scrivere.
Sbuffo.
«Che c’è, Min?»
«Niente» ghigna lei in risposta.
«Dai, avanti, non tirarla per le lunghe» la rimprovera Claire.
 
«Chi, io?»
Ma Claire le prende un giornale di mano e lo posa sul tavolo, davanti a me.
È un giornale babbano. E ha una foto enorme, a mezza pagina, di me che bacio quell’attore.
Resto senza parole per un attimo, poi afferro il foglio.
Ben Barnes, celebre per aver interpretato il Principe Caspian nel secondo film de Le Cronache di Narnia e ora protagonista del film Killing Bono presentato ieri a Dublino, è nel mirino della stampa di gossip. Ieri, alla premiere del suo nuovo film, è stato visto baciare con passione una misteriosa ragazza bionda. L’attore non ha voluto rilasciare dichiarazioni in merito. Il suo collega e compagno nel film, Robert Sheehan, sostiene che…
Mi abbandono contro lo schienale della sedia.
«Oddio»
«Non hanno scritto “è stato aggredito da una misteriosa ragazza bionda che lo ha baciato con passione”…» ride Mindy.
«Min! Ma ti sembra il caso di scherzare? C’è una mia foto! Su un giornale babbano!»
«Ma sì, non ti si vede bene, stai tranquilla. È un groviglio di teste, capelli, mani…» scherza lei.
Guardo Claire. Lei invece è seria.
«Abbiamo fatto una cavolata. Anzi, ne abbiamo fatte due»
«Qual è la seconda?»
«Quella babbana che era nel bagno con Ben» arriccia il naso «Le ho fatto una fattura»
«Oh, mio Dio! Mi ero dimenticata della babbana! Che ne hai fatto?»
«le ho fatto spuntare dei tentacoli su tutta la faccia: dovevi vederla quando si è specchiata, credevo le venisse un colpo. Poi glieli ho tolti e l’ho trascinata in un bagno e le ho fatto un Incantesimo Confundus»
«Non potevi modificarle la memoria?» chiedo, ansiosa.
«Troppo complicato. E pericoloso» ribatte lei.
«Di che babbana parlate?»
«Di una tizia che ieri era in bagno con quel Ben e lo supplicava di dire a tutti che stanno insieme. Io l’ho portato via e lei non l’ha presa bene»
«Sì, ha iniziato a insultare tutti, come un troll. Al che, le ho chiuso la bocca» ghigna Claire.
«Non sarà una tizia bionda che sembra una gallina?»
«No, è una tizia tinta di biondo che è una gallina»
«Ah!!» esclama Mindy.
Sfoglia velocemente un paio di pagine del giornale (che a quanto pare ha dedicato a Ben e alla sua presunta love-story con la sottoscritta più pagine) e indica una foto minuscola in fondo a una pagina. La didascalia recita:
Tamsin Egerton, che molti sospettavano essere la ragazza di Ben Barnes, non ha rilasciato dichiarazioni. Anzi, in realtà non si riesce a trovarla in giro. Il suo portavoce ha commentato  seccamente: “Non ho idea di chi sia la fidanzata di Ben Barnes e nemmeno voglio saperlo. Comunque, lui e Tamsin non stiamo insieme”. Ma secondo le voci dei ben informati, l’attrice non ha digerito la love story del bell’attore e pertanto…
Claire sbotta in una risatina.
«Certo che non l’hanno vista in giro. Starà vagando da qualche parte, o si sarà dimenticata anche come si chiama. Ho fatto le cose un po’ di fretta. Però devo dire che di persona è anche più brutta. Sicure che i babbani non usano la magia, nelle loro fotografie?»
«No, usano una cosa che si chiama photoshop. Ah, come sono felice che le avete dato una lezione. Non si merita di stare con Ben! Pensate che è stata lei a fare di tutto perché si parlasse di loro due come coppia»
«Min, qualcosa tra loro ci sarà stato, ma dovevi sentire come lo supplicava. Fai felice la tua cuccioleeeeettaaaa, gattoooooneeee miooooo» la imita Claire, con voce stridula.
«Davvero?» a Mindy brillano gli occhi «Fantastico! Potremmo chiamare questo giornale e dire loro…»
«Mindy!» la interrompo io, a voce così alta che la testa di Madama Pince, la bibliotecaria, emerge minacciosa da dietro uno scaffale «Non pensarci neppure! Mi sembra che abbiamo già fatto abbastanza!»
«Ma una soffiata anonima…» tenta di convincermi lei.
«Nemmeno per sogno. E bada che non scherzo» stringo gli occhi con fare minaccioso «Se l’Incantesimo Confundus sulla babbana funziona, il Ministero non dovrebbe venire a sapere che abbiamo praticato la magia…»
«Vedrai che funzionerà. Ma la renderà confusa sui tentacoli in faccia, non su te e lui, credo»
«Claire, di me e lui non c’è niente da dire. È stata una scommessa e stop. Non lo rivedrò mai più, quindi di cosa dovremmo preoccuparci? Che possibilità ci sono che io incontri di nuovo quell’arpia? Nessuna. Meno di zero»
Claire annuisce piano.
«Hai ragione, è più probabile che Mindy prenda una E in Pozioni»
«Ehi!» protesta quest’ultima «Comunque, non saresti contenta di rivedere Ben?»
Le pianto in faccia due occhi increduli.
«Cioè, secondo me è veramente carino. E poi è educato: hai visto come è stato galante ieri, quando eravamo fuori dal cinema, a proteggerti perché avevi tutte quelle fan urlanti addosso…»
«Mindy» la interrompo, secca «Te lo dico una volta sola. Non c’è né ci sarà mai nulla con quel babbano e no, non mi importa niente di rivederlo. Io sto con Blaise e quello di ieri è stato solo un gioco tra noi, chiaro?»
«Bè, se preferisci quella statua di marmo di Blaise a Ben…»
«Sì, lo preferisco. E non parlare così del mio ragazzo»
«Va bene, però io penso..»
«Min, dai» la interrompe Claire «Mika ha ragione. Non mischiare le cose. Ieri volevi andare a quella premiere e noi siamo venute volentieri con te, ma la tua vita adesso è questa. Non starai pensando di rivedere quel Robert, in un modo o nell’altro?»
«No, certo» sorride lei, serafica «Non in un modo o nell’altro, nell’unico modo sicuro»
E tira fuori un oggetto di tasca, per appoggiarlo sul tavolo.
«Mindy!» trattengo il fiato «Ma sei impazzita?»
«Per le mutande di Merlino! Ma cosa ti è venuto in mente?»
Varie teste si voltano nella nostra direzione e Madama Pince arriva come un falco.
«Signorine, questa è una biblioteca e non una taverna. Se volete fare conversazione andate ai Tre Manici di Scopa!»
«Se lei mi scrive una giustificazione io vado volentieri» ribatte Mindy, spavalda.
Alla bibliotecaria quasi viene un colpo. Inizia a balbettare furiosa finché non la interrompo io, seccamente.
«Grazie, abbiamo capito. Scusi»
Ci fissiamo in cagnesco per qualche secondo, finché lei non abbassa gli occhi. Potere dei Black.
La osservo allontanarsi stizzita, mentre Claire bisbiglia:
«Che diavolo è?»
«L’i-Phone di Robert Sheenhan» gongola Mindy.
«Eh?»
«Un telefono. Portatile. Insomma!» sbuffa lei «Ma cosa venite a fare a babbanologia, voi due, se non sapete cos’è un telefono? Comunque: serve per parlare a distanza»
«Ah» fa Claire, vaga «E ce l’hai tu perché…?»
«L’ho – come dire – Appellato..»
Io gemo.
«Ma Min! gli hai rubato il telefono! E ora?»
«Ora dobbiamo riportarglielo»
«Dobbiamo?»
«Certo! Non vorrete lasciarmi andare sola, vero?»
Io e Claire ci guardiamo.
«Io non vengo» dico, decisa, e indico il giornale, ancora aperto davanti a noi «Non vorrei scatenare una caccia alla strega. E scusate il gioco di parole»
Claire annuisce.
«Min, lei non può più rischiare. È una cosa grossa. Quel babbano è famoso. È meglio che lui non si faccia domande. E i babbani nemmeno»
Mindy sbuffa.
«Per il mio paiolo nuovo, che noiose che siete! Già è saltata la live-chat…disdetta da Ben, tra l’altro, secondo me» mi guarda truce, come se fosse colpa mia.
In effetti, forse è così.
«Cos’altro volete che succeda? Incontro Rob, gli porto il telefono e poi…»
«E poi?»
«E poi si vedrà» taglia corto lei, in un modo che mi fa sospettare che, invece, abbia già le idee chiare in proposito.
Ma non faccio in tempo ad approfondire la questione, perché Blaise torna.
Agguanto il giornale babbano e lo faccio sparire in borsa.
«Ehi»
«Ehi» mi dà un bacio sulle labbra e mi allunga un toast.
Gli sorrido, ma Madama Pince ci compare di fianco.
«È vietato mangiare in biblioteca!» strilla.
Blaise non si scompone minimamente. E questa cosa la manda in bestia.
Io non ho voglia di sentirla abbaiare. Mi alzo e raccolgo i miei libri, poi lo prendo per mano.
Usciamo tutti e quattro dalla biblioteca. Stiamo quasi intavolando una conversazione normale, quando arriva Hannah Abbott.
«Ragazze, la Prof. Di Babbanologia ci ha convocati tutti nel suo studio» dice a noi, ma arrossisce guardando di sottecchi Blaise.
«Perchè?» chiede Mindy.
Claire le stringe un polso.
«Arriviamo»
Mi volto verso Blaise e gli do un bacio.
«Ci vediamo in Sala Comune, dopo»
Lui annuisce e se ne va, salutando con un cenno del capo.
Noi andiamo nello studio della Professoressa Burbage, dove troviamo anche Terry Steeval.
«Ragazzi, come sapete abbiamo dovuto annullare l’uscita di oggi. Tutto sommato è stato meglio, visto che devo segnalarvi che si è verificato un incidente magico ieri, al cinema dove eravamo»
Io, Claire e Mindy ci irrigidiamo immediatamente, mentre lei fa scorrere lo sguardo su tutti noi.
«Una ragazza babbana in stato confusionale. La segnalazione è arrivata al Ministero da una strega che l’ha trovata in un vicolo, mentre cercava di pettinarsi i capelli con una scarpa»
Io tento di non mettermi a ridere, mentre immagino la scena.
«Voglio sperare che nessuno di voi sia coinvolto»
La Burbage di solito è una donna gioviale e sorridente, ma stasera il suo sguardo fa un po’ paura, mentre ci passa in rassegna ancora una volta.
«Forse tendo a sottovalutare il rischio che questa esercitazioni sul campo comportano. Forse sottovaluto anche il fatto che i Maghi a volte considerano i babbani delle fonti di divertimento. Ma voglio confidare che nessuno di voi cinque sia così meschino, vigliacco e gretto»
Fa una pausa e poi prosegue:
«Non abbiamo indizi e nulla può portare il Ministero a dire che ci siamo comportati in modo irregolare. Ma voi sapete che il Ministero sta interferendo nella vita di Hogwarts come mai prima»
Lo dice serenamente e questo riferimento esplicito a Cornelius Caramell e alla sua tirapiedi Dolores Umbridge, al momento – per nostra disgrazia – titolare della cattedra di Difesa contro le Arti Oscure, mi lascia per un attimo senza parole. Credevo che gli insegnanti fossero (o dovessero essere) più prudenti con la Umbridge, visto che chiaramente lei è qui per spiarli.
«Non so quindi se è il caso di procedere oltre. Forse dovrei limitarmi a un insegnamento tradizionale»
«Ma Professoressa! Le sue lezioni sul campo sono fantastiche! Ho imparato più così che in cinque anni di scuola!»
Mindy è orripilata e strappa un sorriso alla Prof.
«La ringrazio, signorina Chapman, ma devo ricordarle che lei è babbana di nascita e quindi non credo che le nostre uscite le abbiano fatto conoscere qualcosa che lei già non sapesse»
«Non è vero! Nessuno insegna come lei! E aggirarsi tra i babbani da strega non è lo stesso che farlo a casa propria…davvero, la prego…noi rispettiamo i babbani!»
Si guarda attorno per cercare un consenso e tutti annuiamo.
Del resto, lei non ha detto: non abbiamo fatto una fattura a quella babbana fintamente bionda, quindi possiamo annuire anche io e Claire.
Io rispetto i babbani. Quasi tutti, almeno.
La Prof scuote il capo:
«Ragazzi, io non penso male di voi, o non vi avrei portati fuori dai confini della scuola. Voglio semplicemente ricordarvi che quello che facciamo non è un gioco. Non lo facciamo per farvi prendere un’ora d’aria, chiaro? Ora andate nelle vostre sale comuni. Tu però resta, per favore, signorina Black»
Io aspetto in piedi mentre gli altri escono e poi mi avvicino di un passo.
La Burbage mi fissa un attimo e poi sospira.
«Penso, mia cara, che tu debba ritenerti molto fortunata per il fatto che probabilmente solo io, a Hogwarts, leggo giornali babbani»
E mi tende vari ritagli di giornale, tra cui quello che mi ha mostrato prima Mindy, in biblioteca: su tutti, c’è la foto di me che bacio Ben Barnes.
 

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Capitolo 5
*** Piani di battaglia ***


Dannazione.
Dannazione.
Per le mutande sporche di Morgana, per tutte le Mandragole piagnone e brufolose, per le peggiori previsioni di Sibilla Cooman, per…per…bha.
A che serve?
Dannazione.
Dannazione, dannazione e ancora dannazione.
Sono furiosa. E impotente.
Accidenti a me quando accetto scommesse balorde. Accidenti a Mindy e alle sue idee geniali. Accidenti a Claire e a quella sua stupida cotta per Dean Thomas. Accidenti alle macchine fotografiche dei babbani. Accidenti ai loro stupidi giornali. Accidenti alla Burbage, che se li compra tutti, tutti i giorni.
Ora, sotto i tetti altissimi e i soffitti sconfinati di Hogwarts, ci sono prove tangibili, cartacee, fotografiche, di me che bacio un babbano.
Accidenti a me.
Devo recuperarli, e distruggerli. Ma come faccio?
La Burbage saprebbe che sono stata io: chi altro dovrebbe volerli? E poi, anche se li distruggo, resta il fatto che magari quelle foto usciranno su altri giornali. Oh no.
Non so nemmeno io perché sono rimasta così turbata a vedermi sbattuta sui giornali babbani. È stato uno shock. Non che io non sia mai finita su un giornale: la Gazzetta del Profeta mi ha persino dedicato un ritratto quando ho fatto il mio debutto in società.
Ma così…a mia insaputa. Contro il mio volere. Così, in pasto a chiunque. Gente che non sa neppure chi sono e che si immaginerà chissà cosa e non indovinerà mai cosa invece stavo facendo.
Mi viene in mente all’improvviso il pensiero che per quel babbano sarà anche peggio.
Ben.
Poveretto: non ha avuto neppure il tempo per capire cosa stava succedendo e ora lo assilleranno con domande, richieste inopportune e minacce di morte da parte delle fan.
Però un favore gliel’ho fatto: l’ho liberato da quella tizia imbarazzante che era nel bagno con lui.
Dovrebbe essermi grato.
Non che io abbia il tempo di preoccuparmi di lui, o per lui.
Tanto per dirne una, se Blaise lo scoprisse io cosa farei? Cosa potrei dirgli?
Non che Blaise sia il tipo da leggere giornali babbani. O da frequentare chiunque sia in contatto con dei babbani.
Ma per il resto…E se la Burbage si portasse i ritagli in giro, magari in borsa, e li dimenticasse da qualche parte? Tipo in sala Professori? O in qualche zona comune?
Mi vengono i brividi solo a pensarci.
«Che succede?»
Sobbalzo per la paura. Blaise. Accidenti.
«Niente» trillo, sorridendogli.
Mi sporgo dal divano della Sala Comune su cui sono seduta per dargli un bacio. Lui mi passa un braccio attorno alle spalle mentre si accomoda sul bracciolo, ma mi guarda perplesso.
«Stai soffocando Miele»
Abbasso gli occhi sulla mia gatta e vedo che effettivamente la sto stringendo così forte tra le mie mani che fa fatica a muoversi.
«Oh, scusa, piccola» la lascio andare, mortificata, e lei soffia piano e va a nascondersi sotto una poltrona.
Blaise si arrotola attorno al dito una ciocca dei miei capelli sfuggita alla coda di cavallo.
«Allora, che hai fatto oggi?» gli chiedo.
Lui scrolla le spalle.
«Niente di che. Quella Umbridge ha in mente di organizzare un thè. Una festicciola privata, solo per i suoi cocchi. Quindi, noi due saremo invitati»
Faccio una smorfia.
Quella donna è insopportabile. Una fanatica del sangue puro, un'ossessa. Pericolosa, inoltre, secondo me. Quegli occhi da rospo mi mettono a disagio.
Certo, io sono una Black e quindi per lei sono praticamente una testa coronata.
«Dobbiamo proprio andare?»
«Temo di sì, anche se francamente l’idea di passare una serata con lei mi fa venire il voltastomaco»
Osservo il suo profilo e vedo i suoi occhi grigi stringersi sospettosi mentre fissa un punto al di là della Sala.
«Cosa guardi?»
«Draco. Non hai notato che è strano, in questo periodo?»
«No, veramente»
Guardo Draco alzarsi di scatto dalla sua sedia preferita e allontanare Pansy Parkinson, che gli sta appiccicata, come sempre.
Quella ragazza è penosa. Mi ricorda la babbana del bagno…oh no. Basta pensarci.
«Non so, ultimamente è sempre più pieno di sé»
«Bè, almeno ha smesso con la storiella del fido servitore di Tu-Sai-Chi»
Blaise fa una smorfia.
«Solo Malfoy si ritiene tanto importante da pensare di esserlo anche per il Signore Oscuro. Però…»
«Però?»
«Niente. Ma indubbiamente c’è del fermento in giro, non credi?»
Io faccio un cauto cenno del capo con la testa.
Certo che c’è del fermento. Le dichiarazioni di Silente, la presa di posizione del Ministero…e qualcosa di più oscuro, che si muove nell’ombra. Le vecchie famiglie che rialzano la testa di fronte a mai dimenticati sogni di gloria.
L’altro giorno ho visto Nott e Montague fare comunella come non succedeva da tempo.
Non lo so. Non so cosa pensare.
Comunque, nell’immediato, non si può fare nulla.
«Mha…magari una sciocchezza come quella alla Coppa del Mondo di Quidditch, nient’altro»
All’ultima Coppa del Mondo di Quidditch, l'anno scorso, alcune ex glorie tra i Mangiamorte, dopo qualche bicchiere di troppo, avevano ben pensato di tirare fuori le bacchette e torturare dei babbani, giusto in onore dei vecchi tempi. Non erano mai stati catturati.
Io conoscevo praticamente tutti i loro nomi. Andavo a scuola con i loro figli.
Rabbrividii. E Blaise intrecciò le dita con le mie, guardandomi perplesso.
«Una vera stupidaggine, quella. Comunque, che hai?»
«Niente» rispondo, troppo in fretta.
Lui fa una smorfia.
«Sei una pessima bugiarda»
Io sorrido.
«Sappiamo entrambi che questo non è assolutamente vero»
Sorride anche lui.
«Già. Te lo concedo. Però con me non funziona» sussurra, avvicinando il viso al mio «Ormai te lo leggo negli occhi…»
Mi bacia e io cerco di relegare in un angolo remoto della mente il pensiero che questo non è il momento migliore per Blaise per riconoscere le mie bugie.
Niente. Quella foto maledetta continua a balenarmi in mente. Non riesco a concentrarmi.
Mi stacco dolcemente da lui e con il dito traccio il contorno delle sue labbra.
«Sono stanchissima. Ti dispiace se vado a letto?»
«No, certo. Ci vediamo domani a colazione»
Lo bacio di nuovo e mi alzo per andare nel mio dormitorio. Passando intercetto gli sguardi ammirati che tre ragazzine del primo anno rivolgono al mio ragazzo.
Eh sì, è bello. Lo so.
 
La mattina dopo, scendiamo insieme in Sala Comune e per fortuna si uniscono a noi Claire e Mindy.
“Per fortuna” non è nell’ottica di nessuno di loro, ma nella mia sì, visto quello che succede un attimo dopo.
Incrociamo Hannah Abbott che viene verso di me eccitatissima, con un giornale in mano.
«Ehi, Mikayla. Hai visto questo…?»
Oddio.
Il pensiero mi balena in mente mentre guardo terrorizzata le mie amiche.
Ma loro sono all’altezza della situazione; per fortuna, perchè io sono bloccata.
Mindy inciampa addosso a Blaise, facendogli cadere la borsa con i libri. Mentre lui si china a raccoglierli, Claire strappa il giornale di mano ad Hannah.
Un’occhiata e le mie peggiori paure sono confermate.
Èquel giornale.
Claire mi fa un cenno e io prendo la mano di Blaise, che si è raddrizzato. Lo guido in Sala Comune, fintamente disinvolta, mentre Mindy e Claire restano indietro con Hannah.
Trangugio la colazione senza assaporarla e, per la prima volta nella mia vita, aspetto trepidante l’inizio della lezione di Storia della Magia.
Mentre il Professor Rüf (Fantasma: è morto di noia, secondo me. Noia provocata dalla sua stessa voce mentre racconta dello Statuto dei Vampiri, ci scommetto. Comunque, da Fantasma prosegue la carriera di insegnante. Una verve che non potete immaginare) legge i suoi appunti sulle rivolte dei Goblin del XVII secolo e la classe praticamente si addormenta tutta in un colpo, io faccio a pezzi la pagina del giornale che Mindy mi ha appena messo in mano.
«Mika» bisbiglia lei, pianissimo.
«Maledetti…stupidi…babbani…ficcanaso!»
Trituro l’ultimo pezzetto di carta.
«Non ce l’avrai con i fotografi, vero? Insomma, hanno fatto il loro lavoro…eri lì, a baciarlo davanti a tutti…ma certo, loro sono molto, troppo invadenti!» conclude precipitosamente, guardando la mia faccia.
«Mika, calma» interviene Claire, seduta alla mia destra «Non andare in panico. Chi vuoi che legga giornali babbani qui a scuola?»
«La Burbage! Hannah!»
«La Burbage lo fa per lavoro, ma ha tutto l’interesse a tenere la cosa nascosta. Tu eri lì sotto la sua responsabilità e non stavi esattamente studiando, ecco. Hannah ci ha detto che ha comprato il giornale solo come esercitazione per Babbanologia»
«E i figli dei babbani?»
«Tranquilla, non leggiamo giornali babbani a scuola. Siamo anche troppo ansiosi di non sembrare degli sfigati» dice Mindy, con un sorrisino triste.
«Oh, Min, scusa. Scusami. È solo che questa storia mi sta facendo impazzire»
«Perchè? Insomma, credevo che l’avresti presa sul ridere…»
«Sul ridere?» sbotto e mi affretto subito ad abbassare la voce «E se la vede Blaise? E se lo scopre qualcuno?»
«Blaise che legge un giornale babbano?» Mindy quasi si mette a ridere.
«Lui…o chiunque mi conosce!»
«Senti Mika, calmati, fare così non serve a niente» Claire posa una mano sulla mia «Vedrai che non gireranno foto qui. Tra i babbani, visto il tono dell’articolo, invece penso tu abbia creato abbastanza scalpore…ma se non arrivano voci qui, che problema c’è? Non ti troveranno mai»
La sua voce tranquilla ha il potere di farmi ragionare. Ci penso su.
In effetti, chi cavolo potrebbe risalire a me?
«Ok» dico, titubante «E se invece circolasse qui qualcosa…»
«Saremo pronte a intervenire» conclude lei.
Io annuisco.
«Ragazze…so che ora darete di matto e vi esorto a farlo a bassa voce» Mindy lancia un’occhiata verso Rüf «Ma io devo riportare a Robert il suo telefono»
Io sgrano gli occhi e Claire scuote la testa, ma lei non ci fa finire la frase.
«Ragazze, pensateci. Meglio sapere cosa succede tra i babbani, per poter essere preparate e intervenire se servisse, no? Magari basterebbe suggerire a Robert di dire, che ne so…che Ben e la sua misteriosa fidanzata bionda in realtà sono solo amici, o che era un bacio d’addio perché lei – cioè tu – era in partenza per il Tibet e quindi è inutile cercarla perché non tornerà mai più in Inghilterra….cose così»
«Vuoi solo che ti accompagniamo da lui» ribatte Claire.
Ma io ci rifletto su.
Potrebbe non essere una cattiva idea.
«Forse hai ragione» dico, piano.
«Mika, secondo me è meglio se non ti fai vedere né da Ben né dai babbani che gli stanno intorno, al momento»
Lo so che Claire ha ragione, da un certo punto di vista. Ma io non sopporto di starmene buona con le mani in mano se c’è una situazione irrisolta che mi riguarda.
E questa in particola, di situazione irrisolta, mi sta stressando non poco.
«Claire, capisco. Però forse sto ingigantendo il problema e magari, come dice Min, basterebbe davvero poco per risolvere tutto. Starei più tranquilla, davvero. Vedo questo Ben, gli parlo, capisco quanto questa storia è circolata e che danni ha fatto e vediamo di rimediare, se serve. O forse non serve fare niente. Ma voglio saperlo. Non voglio stare sempre con l’ansia ogni volta che incrocio qualcuno che ha un giornale in mano»
E alla fine Claire annuisce.
«Evviva!» strilla Mindy, euforica.
 
E la conseguenza di ciò è che ci becchiamo dei compiti in più per punizione da Rüf.
Ma pazienza.
Ora dobbiamo solo decidere come organizzare la cosa. Dobbiamo andare noi nel mondo babbano e quindi, per forza, questo significa dover aspettare la prossima esercitazione di Babbanologia.
Per accelerare i tempi, Mindy va a trovare la Burbage e le si appiccica addosso finché non ottiene di sapere quando è la prossima uscita e non riesce a farla anticipare alla prossima settimana, con la scusa contorta che ha avuto una visione a Divinazione e la settimana  ancora successiva è una brutta settimana per le esercitazioni. La Burbage sembra perplessa ma accetta: ci porterà a Londra.
Bene.
Ora, il secondo problema è contattare Robert Sheenhan.
Mindy passa mezza giornata a scrivere su tutti i suoi quaderni le frasi da dirgli al telefono, quando le faccio presente che non può telefonargli perché l’iPhone di lui ce l’ha lei.
Inoltre, la magia che c’è a Hogwarts e dentro il confine della scuola le rende impossibile anche solo accendere il telefono, perché le apparecchiature babbane qui non funzionano: fa parte delle misure di sicurezza della Scuola.
Quindi, il nostro brillante piano è presto fissato: questo weekend è prevista una gita ad Hogsmeade. Tutti i nostri compagni andranno in giro per negozi, ai Tre Manici di Scopa, da Mielandia e quant’altro e noi tre ci rintaneremo da qualche parte a cercare di contattare l’idolo di Mindy.
In fondo, Madama McClan ha solo ricevuto il nuovo assortimento di vestiti che le avevo ordinato.
 
Perfetto: cos’altro potrei desiderare?

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Capitolo 6
*** Telefonate e complotti ***


È già arrivato il freddo.
Alzo il bavero del mio cappotto grigio e rabbrividisco.
Sono ferma davanti alla vetrina di Madama McClan, nel villaggio magico di Hogsmeade, assieme a Blaise.
«Entriamo?» mi chiede lui, la voce attutita dalla sciarpa.
Annuisco, guardandomi però di nuovo attorno nella speranza di vedere Mindy e Claire.
Dentro, c’è un bel calduccio e io allento la sciarpa e sbottono il cappotto.
Rifiutiamo l’aiuto della commessa e facciamo un giro guardando pigramente le cose esposte. Blaise sceglie un maglione di lana grigio che si intona perfettamente al colore dei suoi occhi. Io guardo svogliatamente un mantello in velluto verde bosco.
Il mio ragazzo mi lancia un’occhiata in tralice.
«Vuoi provare qualcosa?» mi chiede.
«No, grazie. Se hai fatto andiamo»
«Sicura?» sembra perplesso «Quello non è male»
Indica un abito lungo, rosso cupo, scollato sulla schiena.
Scuoto la testa, disinteressata.
«Hai detto che volevi una borsa nuova? Te la prendo io, dai»
Gli sorrido.
«Questa improvvisa dolcezza? Cerchi indizi per il mio regalo di Natale?»
Lui fa un sorrisino.
«Mi fai preoccupare se ti disinteressi allo shopping»
Mi sporgo a dargli un bacio.
«Tutto bene. Ma a Natale mi devi fare un regalo doppio!»
Lui ride.
È così bello quando è così sereno e disteso, senza quell’aria supponente che a volte prende.
Gli faccio una carezza sulla guancia e sento una corrente gelida quando si apre la porta.
«Disturbiamo, piccioncini?»
Ecco le mie amiche.
Blaise si irrigidisce subito.
«Che bello trovarvi qui» continua Mindy, imperterrita «Mika, senti, dicevo a Claire che devo comprarmi della biancheria intima. Mi aiuti a scegliere qualcosa? Avevo visto delle mutandine con degli unicorni, l’altra volta…»
Sorride angelica a Blaise, che sgrana gli occhi, a disagio.
«Ecco, io…credo che andrò a cercare gli altri»
Si stringe nelle spalle e io cerco di non mettermi a ridere. Mindy è diabolica, quando vuole.
«Bè, se proprio non vuoi restare…» lo guardo supplichevole.
«No, fai pure shopping con le tue amiche. Ti aspetto ai Tre Manici di Scopa»
«Ma magari ci mettiamo tanto…»
«Tranquilla, lo so»
Mi dà un bacio veloce, fa un cenno alle ragazze e sparisce.
Mindy scoppia a ridere.
«Che fifone!»
«Min, gli hai prospettato di aiutarti a scegliere delle mutande. Certo che è scappato»
Lei ghigna.
«Allora, siete pronte?»
Ottima domanda. No. Ma ormai…
 
Ci allontaniamo dal centro del paese e procediamo con i visi arrossati dal vento freddo. Scavalchiamo circospette una staccionata e oltrepassiamo i terreni che circondano la Stamberga Strillante.
Mentre risaliamo un pendio mi allento la sciarpa: la camminata inizia a farsi sentire.
Claire si volta a guardarsi indietro.
«Ci siamo allontanate parecchio…quanto dite che dobbiamo camminare ancora?»
«Non ne ho idea…»
Mindy tira fuori dalla tasca l’iPhone e prova ad accenderlo. Si illumina.
«Evviva! Ah, no, aspettate…non c’è campo. Non si può ancora chiamare…»
Questa cosa del telefono babbano è davvero misteriosa. Come faranno i babbani a sopravvivere senza la magia?
Ho imparato a non chiederlo: Mindy si offende sempre.
Procediamo ancora, risalendo il dorso di una collina.
«Ragazze, che ore sono? Non possiamo scarpinare tutto il giorno…e se Blaise viene a cercarmi?»
«Rilassati, è quasi ora di pranzo. Starà parlando di Quidditch con i suoi amiconi di Serpeverde. E se viene a cercarti, gli dici che stavi ammirando della biancheria intima per teeeeeeeeeeeeEEEEEEEEEEEEEEEHHHHHHHHH!»
Io e Claire facciamo un salto per lo spavento.
«Min! Che succede?»
Ma lei infila una mano in tasca e estrae il telefono, che sta vibrando e si illumina da solo.
Lo guardiamo tutte e tre, rapite.
Poi, parte una musica assordante. Claire sussulta.
«Ma chi è che canta?»
Mindy posa il telefono sull’erba e io leggo il nome che appare sullo schermo.
Ben.
Sgrano gli occhi.
Mindy ci fa un cenno e risponde.
«Pronto?»
Ascolta un attimo e fa una smorfia. Allontana il telefono e la vediamo digitare freneticamente.
«Min! Che fai?» bisbiglia Claire.
Ma l’altra la zittisce subito:
«Shhh! Sto cercando…»
Tocca qualcosa e si sente all’improvviso a tutto volume la voce di un furioso Robert Sheenhan.
«…hai capito, ladro maledetto che mi hai rubato il telefono? Io ti denuncio! Anzi, guarda, ho già chiamato la polizia. Se pensi di…»
Io e le ragazze ci scambiamo un’occhiata.
Accidenti, è incavolato nero.
«…che poi, lo hai anche riacceso! Ti avverto, non osare fregarmi i numeri. Ho avvertito tutti che mi hanno derubato e quindi…»
«Ehm…Robert?» lo interrompe Mindy «Ciao»
Silenzio sospettoso dall’altra parte.
«Chi sei?» chiede poi lui.
«Ci siamo visti l’altro giorno, alla premiere del tuo film. Ho…ehm…trovato questo telefono ma non sapevo di chi fosse e poi…insomma, nella confusione non sono riuscita ad avvicinarti per riportartelo…»
Ancora silenzio.
«Cosa vuoi?»
«Niente! Solo riportarti il telefono…»
«Perché?»
«Come perché?! Non lo rivuoi?»
«Cosa vuoi in cambio?»
«Ma niente! Robert, non è un tentativo di rapimento! Insomma, ti ritrovo il telefono, mi offro di ridartelo perché penso sia importante per te e tu reagisci così?»
Non è un tentativo di rapimento…io non mi fiderei, se fossi in lui.
Dall’altra parte si sente un basso bisbiglio, che non riesco a distinguere.
Mindy aggrotta la fronte.
«Bene, visto che non ti interessa…allora lo butto. Ciao!»
«No, aspetta!»
È una voce diversa dalla prima, ma la riconosco subito. È Ben.
Robert sta chiamando dal suo telefono e lui è lì che ascolta.
«Ferma, non buttare il mio iPhone!» dice subito dopo la voce di Robert.
Lei ci guarda trionfante e poi fa un sospiro da attrice consumata.
«Oh, hai deciso di non aver paura di una ragazzina che va ancora a scuola? Che eroe. Allora, se va bene io sono a Londra la prossima settimana»
«Sei una…oh, ok» sembra più tranquillo «Perché non oggi?»
«Sono fuori città. Sono lontana e qui tra l’altro…ehm, non prende bene. Sono in campagna» inventa su due piedi lei.
«Ah, per questo era sempre spento? Ok, allora. Mi raccomando, eh?»
«Ma certo, stai tranquillo. Mercoledì pomeriggio alle 16 a Piccadilly Circus?»
«Va bene. Aspetta, non attaccare! Come ti chiami? Come ti trovo e come ti riconosco?»
«Tranquillo, ti trovo io!» e attacca senza nemmeno salutarlo.
«Ah!! È fatta!»
Ci dà il cinque, a entrambe.
Non è andata male. Ora, andiamo a Londra, seminiamo la Prof., incontriamo il babbano, restituiamo il telefono, capiamo la mia situazione, torniamo e ci dimentichiamo tutta questa storia.
Ok, facile. Ce la possiamo fare.
«C’era anche Ben» dice Claire.
Io annuisco.
«Sono molto amici. Secondo me Robert viene insieme a lui»
«Se non è così, dobbiamo comunque capire cosa succede nel loro mondo dopo tutta questa storia. E poi basta, ok?»
Guardo severa Mindy, che sorride angelica.
«Certo!»
 
«Ha in mente qualcosa» mi bisbiglia Claire sulla strada del ritorno.
Io annuisco.
Quando finalmente arriviamo ai Tre Manici di Scopa siamo affamate e congelate. Mentre le mie amiche ordinano il pranzo, io vado a salutare Blaise.
È seduto a un tavolo con Draco, Tiger, Goyle, Pansy e altri Serpeverde della sua età.
«Ehi»
Do un bacio a Blaise mentre gli altri mi salutano e mi fanno spazio.
Mi siedo su una sedia e lui mi prende la mano.
Draco lo guarda, invidioso. Sospiro dentro di me.
«Non hai comprato niente?»
Faccio cenno di no con la testa e allungo la mano a prendere il suo bicchiere di Burrobirra.
Già, dovevo pensarci. Sono stata via un’eternità e torno senza niente in mano…
«Robetta» dico, scuotendo le spalle.
Lui annuisce.
«Non mangi con le tue amichette mezzosangue?» mi chiede Pansy, con voce falsamente mielosa.
Io mi irrigidisco e mi volto piano a guardarla. La squadro da capo a piedi e lei arrossisce e mette il muso.
Io non la degno di una risposta.
Mi volto verso Blaise.
«Ho fame. Hai già mangiato?»
Lui annuisce. Resto un po’ con lui e gli altri e poi mi alzo e raggiungo Mindy e Claire.
«Che succede?»
«Stiamo decidendo cosa metterci la prossima settimana, a Londra»
Claire alza gli occhi al cielo.
«Meno male che sei qui»
Io sorrido.
«Dovremo usare un Incantesimo Scudo. Era davvero arrabbiato»
«Ma no, vedrai, è un tenerone!» gongola Mindy.
«Come no» Claire fa una smorfia, poi mi si avvicina.
«Allora senti questa: Potter sta formando un gruppo di studio contro la Umbridge»
La guardo, perplessa.
«Un gruppo di studio?»
Lei annuisce, convinta.
«Di Difesa Contro le Arti Oscure. Per chi vuole impararle davvero, alla faccia di quella megera»
 
Dolores Umbridge è una nota dolente nell’attuale storia di Hogwarts.
Sottosegretario Anziano del Ministro della Magia, attualmente è parcheggiata a Scuola come insegnante. Di Difesa  Contro le Arti Oscure. È molto comico: non credo sarebbe in grado di difendersi da alcunché. È un’incapace, ma è un’amica di Cornelius Caramell, Ministro della Magia.
Una fanatica del sangue puro e della razza: ha presentato vari progetti di legge contro i semi-umani, li cancellerebbe dalla faccia della terra, se potesse.
Ho sentito parlare di lei, a casa.
È una cortigiana con i potenti e un mostro prevaricatore con i più deboli. Mi fa schifo, già solo a pelle.
È una mia insegnante, ma probabilmente, se solo schioccassi le dita, camminerebbe sulle mani per compiacermi. Me, e quelli che come me sono di famiglia potente.
Una come Mindy, per dire, non rientra neppure nel suo campo visivo.
Davvero, devo farmi forza per non lanciarle una fattura ogni volta che la incrocio in corridoio.
Inoltre, sta mettendo in pratica non so quale bislacco progetto del Ministero: la lezione di Difesa, ci fa leggere un libro rigorosamente approvato dal Ministero. E basta.
Niente Difesa pratica, niente di niente.
Mha.
E Harry Potter è uno dei suoi bersagli preferiti. La vecchia ama dare punizioni sadiche, a quanto ho sentito in giro.
Sì, certo: lui le ha urlato davanti a tutti che Voi-Sapete-Chi (ve lo ricordate?) è tornato e che lui (Harry) l’ha visto.
Ah. Un attimo. Voi non leggete la Gazzetta del Profeta, immagino.
Quindi non sapete che lo scorso anno, a Hogwarts, si è tenuto il Torneo Tremaghi. È un’antica tradizione tra le migliori Scuole europee di Magia.
Bè, insomma, per farla breve il Campione di Hogwarts (uno dei due, veramente. L’altro era Potter. Lasciamo perdere regolamenti e appelli vari, fate solo conto che erano due), Cedric Diggory, è morto durante l’ultima prova.
Harry dice che l’ha ucciso Voi-Sapete-Chi. Da qui, la bagarre Silente-Ministero della Magia.
Comunque.
 
«Solo per pochi, segretissimo» aggiunge Claire «Me lo ha detto Ginny Weasley»
«Solo per pochi e nessun Serpeverde, immagino»
Lei sembra imbarazzata.
«Tranquilla, immaginavo»
«È davvero una cosa stupida…»
«Non preoccuparti, tu vai. Così poi mi dici che succede»
Lei annuisce, pensosa.
«Sì, credo che andrò» dice, piano.
Poi sorride.
«Se non altro, avrò la scusa di un impegno in più per defilarmi quando Mindy attacca a parlare di Robert Sheenhan!»

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Capitolo 7
*** Nice to meet you, again ***


La mattina della nostra gita a Londra si annuncia grigia e fredda.
In dormitorio, mi armo di cappotto, sciarpa, guanti e cappello e metto tutto dentro un ampio borsone, pronto per la lezione di Babbanologia.
La mattinata passa normalmente: faccio colazione con Blaise, che mi accompagna alla mia prima lezione: Trasfigurazione.
La McGranitt ci propina un test a sorpresa difficilissimo sulla Trasfigurazione Interspecie, Vitious ci fa studiare l’Incantesimo di Duplicazione. A pranzo, scambio due parole al volo con Claire che questa settimana è stata al primo incontro del gruppo di Potter.
«Dopo ti racconto» mi bisbiglia, prima di sedere al Tavolo di Grifondoro.
Io mi siedo con i Serpeverde, ovviamente.
Dopo pranzo seguo un’ora di Aritmanzia con Claire e poi recuperiamo Mindy, che è stata a Divinazione.
«Allora, che dicono le stelle?» le chiedo.
Lei sbuffa.
«Guarda che la Divinazione è una cosa seria»
«La Divinazione è una disciplina da ciarlatani» ribatte Claire.
Su questa cosa siamo schierate: Mindy è una fanatica della Divinazione e, secondo lei, io e Claire siamo due scettiche.
Ma non è che siamo scettiche: siamo proprio sicure e convinte, oltre ogni ragionevole dubbio, che Sibilla Cooman sia una ciarlatana e che Divinazione sia una materia che poggia su un gruppo di fandonie e vacuità insostenibili.
Min sbuffa e incredibilmente lascia cadere l’argomento: di solito va avanti per ore a pontificare; oggi invece dice solo che ha chiesto alla Cooman di leggerle la mano e lei le ha predetto un incontro speciale con uno straniero bruno.
Ci sorride, euforica.
«Se parli di Robert Sheenhan, guarda che praticamente è biondo!» le fa notare Claire.
«Certo che parlo di lui! È straniero, no? E il colore dipende dalle luci, a volte sembra bruno»
Io mi metto a ridere.
«Non è straniero, è babbano. E no, non sembra mai bruno»
«Allora forse voleva dire che oggi ci sarà Ben» mi guarda, allusiva.
«O forse non voleva dire proprio niente, come sempre» ribatto io.
«Ragazze, siete pronte?» taglia corto Claire, sospingendoci nella classe della Burbage.
Tutti prepariamo cappotti e borse, io sfoggio la mia nuova Miu Miu, tanto per darmi coraggio.
Intercetto lo sguardo di Hannah Abbott , che mi fa un sorriso.
Ah già. Ha visto quella foto.  Mantengo un’espressione neutra.
Dopo le raccomandazioni di rito, ci stringiamo tutti attorno alla Passaporta.
E, in un turbinio che mi dà sempre le vertigini, siamo a Londra.
L’esercitazione di oggi consiste nello spacciarci per addetti a un’indagine di mercato e chiedere ai Babbani informazioni su utilità, valore e funzioni della televisione.
Indovinate chi l’ha proposto?
Ovvio, Mindy.
Che ha pure scritto la relazione che presenteremo la prossima settimana alla Prof.
Ci dividiamo e noi tre ci dirigiamo verso Piccadilly Circus.
Io mi calco bene in testa il basco: sarò paranoica, ma ora che siamo in mezzo ai babbani mi sembra che mi guardino tutti.
Affondo il naso nella sciarpa e prendo sottobraccio le mie amiche. Ammetto che è davvero bello uscire da scuola, ogni tanto.
Ci sediamo sul bordo della fontana. Mindy continua ad alzarsi di scatto e a fissare le persone.
Le sto appunto dicendo di mettersi calma e tranquilla, prima che la rovesci nella fontana, quando lei lancia un gridolino e scatta in piedi come se fosse seduta sul Tranello del Diavolo.
«Eccoli!»
Seguo il suo sguardo e vedo due ragazzi alti, con gli occhiali da sole, in jeans e giacche di pelle.
Camminano esitanti e disinvolti. Noto che Robert si guarda molto attorno, mentre Ben ha le mani in tasca e sembra assorto.
Mindy agita la mano nella loro direzione. Robert non la vede, ma Ben sì. Si ferma e ci lancia un’occhiata e poi prende il braccio del collega e gli fa cenno di muoversi nella nostra direzione.
Sheenhan toglie gli occhiali da sole e ci rivolge un’occhiata tagliente.
Ahi.
Scambio un’occhiata con Claire. Non sarà una passeggiata, forse.
Mindy saltella felice sul posto e quando loro si avvicinano li abbaglia con un gran sorriso.
«Ciao Rob!»
Lui la guarda e aggrotta la fronte.
«Ma tu sei la ragazza delle foto! Dov’è il mio iPhone?»
Mmmm. Educato.
Mi alzo, e anche Claire.
«Ce l’ho qui…vi va un caffè? Fa freddo…»
«No, per niente. Ora tu mi dai il mio telefono e…»
Mindy fa un passo indietro di fronte al suo sguardo minaccioso.
Non resisto, anche se mi ero imposta di non attirare assolutamente l’attenzione.
«Ehi. Non te l’hanno insegnata, l’educazione?»
Lui si volta verso di me ma il suo sguardo tagliente non mi impressiona affatto: lo sostengo senza battere ciglio, con la mia miglior espressione da snob.
«E tu chi saresti?» mi chiede, strafottente.
Oh, ma guarda. Il babbano cui piaceva giocare.
«Questo non ti riguarda assolutamente» rispondo, con voce vellutata e un sorrisetto insolente.
«Ma…sei tu!»
All’improvviso Ben si inserisce nella conversazione, se così vogliamo chiamarla.
Si sfila gli occhiali da sole e punta gli occhi nei miei.
«Sei la ragazza dell’altro giorno! Tu…ma ti rendi…»
Io gli faccio un gesto con la mano per farlo tacere.
Con la coda dell’occhio vedo delle ragazzine che guardano interessate il nostro gruppetto.
«Ragazze, non dobbiamo farci vedere» dice Claire a bassa voce.
Per fortuna, quel Ben almeno è sveglio.
Si rimette subito gli occhiali e dice all’amico:
«Andiamo»
Poi mi prende per un braccio, nemmeno troppo gentilmente.
Resto senza fiato.
«Ma come ti permetti?»
Scatto come una molla e lui per un attimo è preso in contropiede.
«Ehi…non ti ho fatto male, non ho nemmeno stretto…»
«Ma cosa vuol dire? Non toccarmi!»
Faccio per ritrarre il braccio ma lui non molla.
«Eh no, bella. L’altro giorno mi hai messo nei guai e sei sparita. Ora vieni con me e mi dici cosa sta succedendo»
«Ma questa è la tipa che ti ha baciato? Quella del casino con Tamsin?» all’improvviso, Sheenhan sembra aver voglia di ridere «Accidenti, che caratterino! Te le scegli bene, eh? Comunque, secondo me dovresti ringraziarla…»
«Robert!»
«Va bene, va bene, capito. Sto zitto»
Incoraggiata dall’apparente rilassarsi di Robert, Mindy gli si avvicina e dice:
«Andiamo da qualche parte, non vorrete dare spettacolo. Fa anche freddo…io vorrei una cioccolata calda»
Poi guarda Ben.
«Lasciala, se non vuoi che ti stacchi il braccio»
«Di cosa dovrei aver paura? Di una bambina?»
Una…che cosa?
Mindy e Claire fanno immediatamente un passo avanti, paventando un mio scoppio d’ira. La seconda mi trattiene il braccio, per evitare che io prenda la bacchetta.
«Lascia stare» mi dice piano.
Mindy stacca a forza la sua presa dal mio braccio e poi si volta raggiante verso Sheenhan, nemmeno fossimo ad un felice pic-nic.
«Andiamo? Conosco un posto carino qui dietro»
 
E così, entriamo in un piccolo bar, molto intimo, con i due tizi che al momento sopporto meno sulla faccia della terra. Preferirei prendermi un the con Dolores Umbridge e questo la dice lunga.
Mindy chiede un tavolo, io mi slaccio il cappotto.
Quel Ben mi tiene d’occhio, quasi pensasse che stessi per Smaterializzarmi.
Come se io potessi mai avere paura di un babbano qualsiasi. Ma chi si crede di essere?
Si toglie gli occhiali e, mentre sfila la giacca di pelle, mi guarda ancora.
Io allento la sciarpa e tolgo il cappello, fulminandolo con gli occhi.
Scuoto la testa, per rimettere a posto i capelli. E sento un fischio.
Mi volto e vedo un tizio farmi l’occhiolino.
«Accidenti, piccola, se sei bella!»
E, inaspettatamente, vedo Ben che si para davanti a me.
Lancia un’occhiataccia al tipo e mi mette quasi gentilmente una mano sulla schiena, sospingendomi verso il tavolo.
«Dai, siediti»
Io prendo posto accanto a Claire, Mindy è già seduta vicino a Robert e lo guarda con due occhioni languidi.
Trattengo un sospiro di impazienza.
Ben avvicina una sedia e si piazza tra me e Robert.
«Quindi, tanto per capire…chi siete?» chiede.
Mindy gli sorride.
«Io sono Mindy e loro sono Claire e Mikayla»
Lui si volta a guardarci e, ancora una volta, il suo sguardo si sofferma su di me.
Sto iniziando ad innervosirmi.
«Ben» dice, piano.
La situazione ha un minimo di ridicolo, almeno.
«Sì, lo sappiamo» dice Min, gentilmente «Eravamo alla premiere. Oh, ehm… questo lo sapete. Bè…il film era davvero bello!»
Io non riesco a trattenere una smorfia.
«Sì, se ti piacciono le storie di uomini falliti, megalomani e depressi e gli outfit imbarazzanti»
Incredibilmente, Ben mi sorride.
«Sugli outfit devo darti ragione. Ma la storia secondo me è divertente»
Scrollo le spalle.
«Non so se una storia “divertente” – ammesso che questa lo sia – possa valere il sacrificio di conciarsi come hai fatto tu»
Lui scuote la testa.
«Magari no, ma del resto a me non importa recitare ruoli da bello e irraggiungibile. Io mi sono divertito e tanto mi basta»
«Contento tu»
«Comunque, canti molto bene» interviene Mindy, precipitosamente.
Ben le sorride.
«Grazie»
«Sì, dai, non è malaccio» Robert fa una linguaccia all’amico, e poi guarda me «E così, amica di Ben…come mai non ti ho mai vista in giro?»
«Rob» dice Ben, esasperato «Quante volte te lo devo dire? Io non la conosco!»
«Va bene, va bene. Solo che, visto che sei sempre così riservato, mi sono…diciamo…stupito della vostra uscita pubblica, ecco. Senza che io ne sapessi nulla»
Ben alza gli occhi al cielo, io resto impassibile.
«Mi dispiace deluderti, ma il tuo amico ha ragione. Non ci conosciamo»
«Ah…quindi sei una fan»
Lo dice con un tono che si fa più accondiscendente, mentre si rilassa sulla sedia.
Come se volesse sottintendere che per lui io sono una ragazzetta che bacerebbe la terra dove lui e il suo compare posano i loro piedini di fata.
Questo è matto, ve lo dico io.
«Assolutamente no»
Lui mi rivolge un’occhiata perplessa e io sospiro.
«No, non so chi siete e nemmeno mi importa, francamente. Hai qualche altra domanda idiota, ora?»
Lui sussulta.
«Ma come? Scusa, ma tu…»
«Io niente. Era una scommessa, ecco tutto. Quindi, per quello che ti riguarda, io non esisto. Punto e basta. Questa storia finisce qui»
Robert Sheenhan sembra vagamente sconvolto. Guarda Ben, che stringe gli occhi.
«Fammi capire. Tu per una stupida scommessa mi salti addosso, mi scateni contro la stampa e mi fai litigare con la mia ragazza e ora ci tratti anche con condiscendenza?»
Io scrollo le spalle.
«Perché, sei abituato ad essere tu quello che tratta le donne con condiscendenza? Bè, mi dispiace deluderti. Non so chi sei, non mi importa di cosa fai e no, quel bacio non voleva dire assolutamente nulla. Per la stampa mi dispiace, non era mia intenzione. Ma se quella tizia era la tua ragazza, dovresti ringraziarmi: ti ho fatto un favore. E poi, se davvero stai con lei, hai bisogno di farti vedere da uno di quei tizi…come si chiamano…»
Guardo Mindy, che sembra perplessa.
«Quelli che si occupano dei babb…dei matti, voglio dire»
«Ah. Ehm…psichiatri?» azzarda Mindy.
Ben mi guarda a bocca aperta.
Robert invece sbotta in una risata irrefrenabile.
«Non ci crederai, ma suo padre è uno psichiatra»
«Ah, sì? Chiaramente non ha fatto un buon lavoro» sorrido io, serena.
Ben riduce gli occhi a due fessure.
Claire anticipa un suo eventuale scoppio d’ira.
«Ci sono state molte uscite, sui giornali?»
Altra risata di Robert.
«Ma stai scherzando? Ma dove vivi? Ma certo che ci sono state! Ben è uno che ha sempre difeso a spada tratta la sua vita privata: mai un gossip e all’improvviso lo beccano che bacia una sventola davanti a dei fotografi? Ops, scusa» mi fa l’occhiolino «Comunque, certo che è sui giornali. Tutti»
«Tutti?» ansimo io «Ma…ancora?»
«Da una settimana, tutti i giorni»
Mi sento impallidire.
Oddio.
Mindy e Claire mi guardano preoccupate e io stringo il bracciolo della sedia, fissandole impotente.
«Che facciamo?» bisbiglio, angosciata.
Mindy mi stringe la mano.
«Non so…»
«Forse…»
«Ma cosa succede?»
Alzo gli occhi e vedo Ben e Rob chiaramente spaventati dal nostro comportamento.
«Ma come?» sbotto «Sono su tutti i vostri giornali… e adesso…che faccio?»
«I “nostri” giornali?» chiede Ben, perplesso.
«Ma…perché, scusa, tu chi sei?» chiede invece Rob.
Io e Claire ci irrigidiamo all’istante.
Mindy, invece, sospira felice.
«Ah, com’è intelligente! Oh, che bello, del the, grazie. Che dite? Va bene per tutti? The e biscotti, grazie» dice a una cameriera, nell’indifferenza generale.
«Ci dispiace molto per la storia dei giornali» dice poi a Ben «Non c’è modo di rimediare?»
«E come?» chiede lui «Ho annullato le interviste e le uscite pubbliche, nego tutto quello che mi chiedono ma ci sono quelle maledette foto che dicono il contrario…come vuoi rimediare?»
«Magari…» guarda me, ma io scuoto la testa, impotente.
Anche a voler usare la magia, come fare?
Non si tratta di un solo giornale, ma di tanti. Per più e più giorni. Cancelliamo la memoria a giornalisti, fotografi, lettori…come? È impossibile.
Sprofondo sulla sedia, abbattuta.
E poi alzo gli occhi perché mi sento osservata. E vedo Ben fissarmi con uno sguardo strano.
Come se fosse curioso, malgrado tutto. Si vede che è arrabbiato..ma sembra anche quasi perplesso.
In quel momento, torna la cameriera con il thè.
Mindy riempie le tazze di tutti, allegramente, come se stesse giocando con le bambole.
Mi porge una tazza.
«Mika, non fare quella faccia. Non è più spuntato nulla, da noi. Ormai direi che possiamo stare tranquille, è passata una settimana»
«Min, non voglio stare sempre con il pensiero che esca qualcosa, dannazione! Cosa dico ai miei o a Blaise, in caso? Ci hai pensato?»
«Chi è Blaise?»
«Il mio ragazzo» dico con aria di sfida, guardando Ben.
Lui non batte ciglio, Sheenhan sputa un sorso di the.
«Il tuo ragazzo?»
«Sì, e allora?» dico, secca «Pensavi che fossi venuta qui sperando di sposare uno di voi due?»
Dalla sua faccia, forse lo pensava davvero.
In un altro momento ci riderei su.
«Senti» dice invece Claire a Ben «Cosa ne diresti di una smentita ufficiale? Non puoi dire a tutti…che ne so, che è una tua amica, che è stato un errore…»
«Un errore? Un errore?» dice Ben, attonito «Ma le hai viste le foto? Ma chi pensi che ci creda?»
«Ma se vi faceste intervistare entrambi, insieme…»
A quel punto, reazioni contrastanti.
«Claire, sei impazzita?» (io).
«Non è una cattiva idea!» (Sheenhan).
«Assolutamente no» (Barnes).
«Qualcuno vuole ancora del the?» Mindy porge una tazza a Robert «Ecco, bevi»
Sorride soddisfatta quando lui svuota la tazza, poi ne porge una a Ben.
«Dai, sii gentile. Aiuta Mika»
Ben sospira.
«Dicevo per lei, veramente. Non la darei in pasto ai giornali. Sono invadenti, non va bene» mi guarda di sottecchi «Lei è una ragazzina…»
«E due» dico, secca «Alla prossima me la paghi»
Lui resta un attimo senza parole e poi sorride, divertito.
«Accidenti, che caratterino. Guarda che sono io che dovrei avercela con te, dopo lo scherzetto che mi hai fatto»
Lo so che non ha tutti i torti, ma al momento non posso preoccuparmi anche di questo.
«Oh, non preoccuparti. Lei è anche più dura di quel che sembra. Dici che non si potrebbe…»
Ben esita.
«Davvero, io…vuoi che andiamo in televisione o su un quotidiano a parlare…di che cosa poi?»
«Potreste dire che vi siete appena lasciati!»
«E ci andiamo insieme, a dirlo? Molto credibile» bofonchio io.
Claire fa una smorfia.
«E se dicessi che lei è la tua ragazza ma vive…che ne so…in Brasile?»
«Continuerebbero a farmi domande su di lei fino alla morte. Alla mia, di morte»
«Però io non ci sarei» mi illumino.
Lui stringe gli occhi.
«Già, miss Menefreghismo, ma ci sarei io. E a me non va di sentirmi fare domande fino allo sfinimento su un’ipotetica fidanzata che per prima cosa non ho, per seconda cosa è una ragazzina presuntuosa e antipatica che dopo aver combinato questo casino fa anche la sostenuta. Mi dispiace, a me non va»
Io resto per un attimo senza parole.
«Non chiamarmi “ragazzina”»
«Allora, cresci» ribatte lui, lapidario.
Io trattengo il fiato, come se mi avesse dato uno schiaffo.
Robert gli mette la mano sul braccio.
«Vacci piano, è carina» gli strizza l’occhio «Dai, non arrabbiarti»
Ben prende un respiro profondo ma sembra fare fatica a controllarsi.
Mindy ci guarda, ansiosa.
«Bè, allora…»
Ma io ne ho abbastanza.
«Allora niente. Andiamocene. Se trapela qualcosa…non lo so, mi inventerò qualcosa»
Claire annuisce. Ci alziamo entrambe.
Mindy esita e poi mette sul tavolo l’iPhone di Robert.
Lui lo prende, lo accende e inizia a giocherellarci.
«C’è tutto?»
«Certo, io non l’ho toccato. Bene, è ora di andare. È stato un piacere rivederti. A presto! Ciao, Ben»
Ci prende per un braccio, una a destra e una a sinistra, e ci trascina fuori. Quasi non facciamo in tempo a prendere le borse.
Spostandomi, incrocio di nuovo gli occhi di Ben. Nessuno di noi sorride.
Usciamo e rabbrividisco.
«Fammi mettere il cappotto…»
«Come mai tutta questa fretta?» chiede Claire, sospettosa.
«Oh, ho cancellato dal telefono di Rob messaggi e numeri di una quantità di donne impressionante…che c’è?» Min scrolla le spalle «Donnette interessate a lui solo perché è un attore»
«Come te!»
«No, scusa, per niente. A me lui piace proprio»
«Min…ma lo sai che non è una cosa possibile, vero? È meglio che lo togli dalla testa»
«Certo, certo» dice lei, vaga.
Si guarda indietro.
«Volevo vedere se…ma no, andiamo»
Sospira e svoltiamo in un vicolo.
«Mika…sei arrabbiata?»
Faccio cenno di no con la testa.
«No, sono seccata per questa storia, tutto qui»
«Certo che Ben era arrabbiato» fa Mindy «Però è davvero bello, no?»
«Min» dico, ammonitrice.
«Sì sì, non li vedremo più. Peccato però. È carino, e anche simpatico. Perché sei stata così acida? Ha ragione, il danno maggiore l’ha subito lui»
«Lo so» sospiro «Mi dispiace…mi sarei anche scusata, se non mi avesse chiamata “ragazzina” in continuazione»
«Comunque secondo me puoi stare tranquilla..»
«Ma sì, ma sì, vedrai…»
«Min, ma si può sapere cos’è quel sorrisino?»
«Quale sorrisino? Per la barba di Merlino, come siete serie! Eccoci»
Siamo arrivate al punto di ritrovo. La Burbage ci accoglie con un sorriso e ci avviciniamo tutti alla Passaporta. La tocco con un dito e mi sposto un poco perché Terry Steeval  non mi stia troppo appicciato. Ed è allora che alzo un attimo gli occhi e li vedo.
Robert e Ben hanno svoltato l’angolo del vicolo deserto dove ci troviamo noi; Ben sembra trattenere Rob a forza. Il suo sguardo attonito incrocia il mio, spaventato.
E poi vedo i suoi occhi così scuri sgranarsi mentre sento lo strappo che ci stacca da terra.
E poi spariscono dalla mia vista.
 
 

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Capitolo 8
*** Carteggi e litigi ***


Attraverso furibonda il corridoio del secondo piano, cercando di tenere a freno la lingua.
Dannazione.
Dannazione.
Due babbani ci hanno visti sparire in un vicolo, dieci minuti fa.
Sei maghi attorno a una Passaporta.
E adesso che cavolo succede?
Accidenti.
Con un tuffo al cuore, penso alla Burbage: a quanto ama il suo lavoro e a come quella malefica Umbridge userà questo episodio come scusa per sospendere tutte le uscite.
E se la mette in Verifica?
Mi sorprendo da sola per quanto mi dispiace l’idea.
So che sembro prendere poco sul serio la Babbanologia (diciamocelo: quante possibilità ci sono che qualcuna di queste nozioni mi serva nella vita? Appunto. Nel peggiore dei casi, posso sempre sfogliare il libro. Anzi, chiedere a Mindy), ma la Prof mi piace: è una donna onesta e scrupolosa e prende il suo lavoro dannatamente sul serio.
Combatte con tenacia da anni per la sua idea che possiamo vivere e cooperare con i babbani e se ora, per colpa nostra, perdesse il posto di lavoro?
Mi sento seriamente in colpa, ed è una cosa che mi succede di rado.
Scendiamo le scale, diretti ognuno alle proprie lezioni.
Terry Steeval mi si affianca (ho doppia ora di Pozioni con i Corvonero), ma io gli faccio un cenno e mi avvicino a Mindy e Claire.
«Ragazze» bisbiglio con urgenza.
«Che succede?» chiede subito Claire, appena mi guarda in faccia.
«Ci hanno visti sparire nel vicolo!»
Lei sussulta.
«Chi?»
Abbasso ancora di più la voce.
«Ben e Robert»
«Oh Merlino! E ora che facciamo?»
Claire getta un’occhiata terrorizzata verso la Burbage, alle mie spalle, ma la Prof si è allontanata.
«Che ne so?» borbotto, furiosa «Accidenti, non ci voleva. Con la Umbridge qui rischiamo grosso»
Lei annuisce.
«Ci manca solo che quel rospo lo scopra! Se il Ministero scopre che Silente permette queste “gite”…»
Io sussulto.
«Secondo te non lo sanno?»
Lei fa una smorfia.
«Ce lo vedo poco Caramell a permettere una cosa del genere»
In effetti ha ragione. Ma perché non ci ho pensato?
Bene, altre complicazioni.
«E quindi?»
«Non lo so. Sicura che erano loro?»
«Sì. Robert aveva svoltato l’angolo e Ben sembrava trattenerlo per il braccio. E mi ha guardata, ci siamo proprio guardati… e io ero così spaventata! Non riuscivo a pensare a niente e poi, comunque, cosa potevo fare? Al massimo uno Schiantesimo, ma avrei fatto venire un infarto alla Burbage!»
«No, non c’era tempo…ma quindi ti ha riconosciuta?»
«Sono sicura di sì…Robert mi sembrava un po’ perso, ma Ben era lì, con gli occhi spalancati…del resto ci credo, ha visto sei persone strette attorno a uno stivale che sparivano nel nulla!»
La mia voce sale di un’ottava, nel panico, e mi sforzo di controllarmi.
Getto un’occhiata alle mie spalle, ma non c’è nessuno, per fortuna.
«Min, tu che dici…Min?»
La vedo poco lontana da noi, intenta a rifarsi la treccia.
«Ehi, ma mi ascolti?»
«Sì, certo, ho sentito. Non preoccuparti…»
Cosa?
«Min! Ma come faccio a non preoccuparmi? È una violazione dello Statuto di Segretezza..»
«Ma no, dai! È un…incidente di percorso? Comunque, non preoccuparti: cosa vuoi che dicano? E poi, a chi? Ben e Rob non sono due babbani interessati a finire sui giornali, ricordatelo. Anzi, proprio il contrario. Hai visto come ha reagito Ben prima? Non andranno mai a raccontare qualcosa a qualcuno: non vogliono certo sembrare due pazzi»
Ci rifletto un attimo.
«In effetti, forse hai ragione»
Guardo Claire e anche lei annuisce, dopo un secondo.
«Forse sì…» esita «Del resto, se lo dicessero a qualcuno, chi ci crederebbe?»
Già. Sempre la solita storia.
Per non ammettere che esiste la magia, i babbani farebbero qualsiasi cosa.
«Ok, quindi…»
Lascio la frase in sospeso e Claire la completa per me:
«Stiamo tranquille al nostro posto e vediamo cosa succede…e in caso ci inventiamo qualcosa, ok?»
Ho perso il conto delle volte che abbiamo ripetuto questa frase, ultimamente.
Comunque annuisco e Mindy anche, quasi indifferente.
 
Passano tre giorni e tutto sembra tranquillo.
La Burbage non ha perso il posto, la Umbridge è sempre in giro a fare danni, Silente vigila su Hogwarts e la vita procede.
Scivolo nella routine dei giorni di scuola e mi divido tra lezioni, compiti, Blaise e amiche.
Solo che Mindy sembra stranamente distante.
È assorta, distratta…l’altro giorno ha preso una D in Trsfigurazione e non ha battuto ciglio. L’ultima volta che è successo mi ha messa in croce e abbiamo studiato anche di notte per farla recuperare…e invece questa volta sembra non essersene neppure accorta.
La guardo perplessa, mentre facciamo colazione.
Di solito lei è una delle anime del tavolo di Tassorosso, allegra e ciarliera.
Questa mattina è china sul tavolo a leggere posta.
Aggrotto le sopracciglia: chi le scrive così tanto?
I suoi sono babbani e hanno ancora un po’ di diffidenza con la posta via gufo: le scrivono una lettera alla settimana, a dir tanto.
E anche ieri era zitta e china sulla posta e scriveva febbrilmente.
Mha.
Ingoio una cucchiaiata di cereali e cerco di concentrarmi su quello che Draco sta dicendo a Blaise, su una festa che organizzerà a Natale a casa sua e a cui ci ha invitati.
Faccio un sorriso distratto per ringraziarlo e mi metto a pensare agli impegni per le vacanze natalizie.
Sicuramente, un cocktail e una festa a casa mia sono assicurati.
Blaise sembra leggermi nel pensiero, perché mi chiede se voglio passare il Natale dai suoi.
«Il giorno di Natale mi sembra difficile, magari passo nel pomeriggio. Il 26 vieni tu da me?»
Lui annuisce e mi dice che la madre ha già fissato il suo tradizionale ricevimento di Capodanno.
Il nostro calendario di impegni inizia ad affollarsi.
Ad un certo punto gli dico, tranquilla:
«sicuramente al ricevimento dei primi di gennaio invito anche Mindy e Claire»
Lui si irrigidisce immediatamente e io sospiro.
«Blaise…»
«Mika, ma perché? Davvero, non capisco perché ti ostini…»
«Mi ostino a fare che cosa?»
«A far finta che quelle due ragazze siano al tuo livello!»
«Blaise» lo fulmino con gli occhi e lui serra la mascella «Davvero, quando parli così mi chiedo come faccio a stare con te!»
Lui espira bruscamente.
«Sai, è buffo: potrei dire la stessa, identica cosa: sei testarda e parlare con te è impossibile, ma sei anche intelligente e dovresti sapere che certe frequentazioni nel nostro ambiente sono…sconsigliate»
Mette l’accento sull’ultima parola e io mi incupisco ancora di più.
«Sono pregiudizi» sbotto.
«È la verità, e lo sai» dice lui, implacabile.
Io arriccio il naso.
«Senti, ne abbiamo già parlato. Sarà anche vero, ma io non lo accetto. Non mi faccio imporre da nessuno chi posso e chi non posso frequentare»
«E immagino che in questo nessuno ci rientro anche io»
«Certo. Stiamo insieme, Blaise, ma questo non ti autorizza a credere di potermi imporre delle cose»
«Io vorrei solo che capissi. Essere una Black comporta dei vantaggi, ma anche degli obblighi. E tu non puoi far finta di non saperlo»
Io sospiro.
«Sembri mia nonna. Io la vedo in modo diverso e lo sai. Essere una Black mi rende quasi di stirpe reale. A cosa mi serve, se devo sottostare io a più leggi degli altri?»
«Non puoi ragionare così! Lo sai che ci sono regole cui sottostare nella nostra società. Intendo tra noi purosangue. E tu…»
«E io non me lo faccio dire da nessuno, quello che devo fare. Né da te, né dai miei genitori, né da nessuno. Claire e Mindy sono mie amiche e io le frequenterò a Hogwarts e fuori da Hogwarts per tutto il tempo che vorrò, senza rendere conto a nessuno»
«Ma una di loro è una Mezzosangue! Insomma, i tuoi potranno anche sopportare i tuoi capricci infantili, ma francamente…»
Cosa ha detto?
«Capricci infantili?» abbasso la voce e chi mi conosce sa che non è un buon segno «Ma come ti permetti? Forse tu all’amicizia dai il valore della semplice convenienza, ma io non sono come te. Non sono come nessuno di quelli che la pensano come te, che siano purosangue o meno»
Non gli lascio il tempo di rispondere, perché mi alzo di scatto, afferro la borsa e marcio decisa fuori dalla Sala Grande.
Sulla porta, quasi mi scontro con Hannah Abbott.
«Oh, scusa…» mi dice lei, quasi invisibile dietro una pila di libri che tiene in equilibrio precario.
Non le rispondo e faccio per aggirarla, quando sento una mano stringermi il braccio.
Claire.
«Ehi. Ti accompagno in classe, ok?»
Faccio sì con la testa e lei saluta Hannah. Io sono talmente infuriata che riesco solo a fare un cenno con il capo.
Ma Hannah ci gela sul posto.
«Ciao Mika…salutami Ben. Accidenti, tutti quelli carini te li prendi tu, eh?»
La fulmino con gli occhi.
Claire interviene per salvare l’incauta da una Fattura delle mie.
«Hannah, io e Mindy ti abbiamo già detto che…»
«Sì, sì, certo. Volevo dire solo che…wow. Cioè, Blaise…ri-wow»
«Bè, perché non te lo prendi tu Blaise, visto che è tanto “wow”? Hai la mia benedizione»
E trascino via Claire.
«Cosa c’è?» mi chiede lei, appena siamo a distanza di sicurezza.
Sbuffo.
«Ho litigato con Blaise! Perché è un maledetto presuntuoso con idee assurde di regalità e io…»
Mi fermo, ansimante, e Claire non mi interrompe.
Sa bene che è meglio lasciarmi sfogare.
«Io non ci sto, Claire. Non ci sto a farmi pianificare la vita e a farmi dire chi posso e chi non posso frequentare. È sempre la solita storia. Chi fa parte del nostro mondo deve tessere alleanze e ridurre l’amicizia a un semplice utilitarismo, secondo lui. Come fa lui, poi, a dirla tutta. O Draco, con quei due idioti di Tiger e Goyle sempre alle calcagna, incapaci di formulare un pensiero autonomo…»
Claire storce il naso, da brava Grifondoro, ma non dice nulla.
Almeno, finché io non mi zittisco.
«E da cosa nasce tutto?»
Esito. Non vorrei ferirla.
Ma poi penso che lei è mia amica, davvero, e che posso dirle tutto.
«Gli ho detto che voglio invitare te e Mindy al mio ricevimento nelle vacanze di Natale»
Lei è attenta a mantenere un’espressione impassibile e io sospiro.
«Claire, per favore, non dirmi che pensi che io possa solo anche prendere in considerazione…»
«Non lo penso, Mika» mi interrompe lei «Giuro che non lo penso, ma secondo me devi rifletterci su»
«Su che cosa? Voi siete le mie amiche!»
«Lo so, sciocca. Non su di noi. Su Blaise» prende fiato perché sa benissimo di essere su un terreno minato e poi continua «Tu sei una Serpeverde anomala, Mika. Ti conosco da cinque anni e lo so. Ma sei abbastanza onesta da ammettere che sei diversa da tutti quegli altri fanatici del sangue puro che ti circondano»
«Sì, ma…»
«Senti, piccola, nessuno meglio di me sa che hai uno spirito critico, sei onesta e intelligente e non pensi che la tua posizione sociale ti renda diversa dagli altri»
«Claire, io non lo penso…io lo so» dico, sussurrando.
«Scusa, mi sono espressa male. Certo, sei diversa. Ma non hai mai giudicato le persone sulla base del loro sangue. Io lo so, Mika. Sei amica di Mindy, che è nata babbana. Sei mia amica, e io non ho genitori di stirpe nobile. E sei l’amica migliore del mondo. Non sei amica della Parkinson o di Tiger e Goyle…o di chiunque sia un Serpeverde solo perché ti conviene farlo. Me lo hai dimostrato nel tempo. E se anche sei testarda e fiera e orgogliosa – e, diciamocelo, a volte sei un po’ una principessina viziata – non sei come loro. Blaise invece sì»
«Blaise non è uno stupido» lo difendo, di malavoglia.
«Blaise è uno che ragiona secondo la purezza del sangue, Mika. Lo sai. Non dire che è intelligente, per favore»
Distolgo gli occhi.
Lo so che ha ragione.
Non potrei mai dire che qualcuno che misura una persona sulla base del cognome della sua famiglia sia una persona che io stimo.
So che, spesso, nel mondo questo fa la differenza. Lo so, ci convivo, non me ne stupisco più.
Ma non lo condivido.
Io sono una Black, ma prima di tutto sono una persona. Sono Mikayla.
E questo vale per chiunque.
«Pensi che non starebbe con me, se non fossi una Black?» chiedo, a bassa voce.
Le litigate come quella di oggi mi fanno sorgere qualche dubbio.
Ma Claire mi stupisce con un’altra domanda:
«Te ne importa davvero?»
Sgrano gli occhi.
«Come?»
«Voglio dire: ti importa davvero di lui?»
«Ma, Claire!» dico, sconvolta.
Ma veniamo interrotte da Mindy, che ci passa accanto con un rotolo di pergamena sigillato in mano e una lettera aperta, che si affretta a nascondere in borsa appena ci vede.
«Ehi!»
«Ehi a te. Che stai combinando?» le dico, per distogliere la mente dalla domanda di Claire.
«Oh, nulla» fa lei, vaga «E tu che combini?»
«Niente. Blaise è un idiota» taglio corto.
«Ah, pensavo ci fossero novità» mi fa una linguaccia «Vado a spedire una lettera prima della prima ora»
«Ma a chi scrivi sempre?» le chiede Claire, perplessa.
«Oh, nessuno, mia cugina. Ci vediamo dopo! Ciao ciao»
Io e Claire ci guardiamo, perplesse.
«Se sabato non vai a Hogsmeade con Blaise possiamo andare insieme» mi propone lei.
Ah, è vero.
L’ultima gita prima di Natale.
«Penso di sì…iniziamo a fare i regali?»
Facciamo qualche progetto per il regalo di Mindy mentre ci avviamo a Storia della Magia.
Fuori dalla classe, mi sento toccare la spalla e mi volto.
Ginny Weasley.
«Ciao, Mika»
Le sorrido.
«Come stai?»
«Bene, grazie. Senti…» esita e si guarda intorno «So che sai da Claire quello che succede tra alcuni di noi»
Annuisco.
Il gruppo di esercitazione segreto.
Quello che hanno chiamato “Esercito di Silente”.
Lei sorride.
«Mi chiedevo se vuoi venire alla riunione della prossima settimana. Anche Mindy, magari» scambia un’occhiata d’intesa con Claire «sai, non è affatto male»
Resto un attimo senza parole.
«Pensavo che Serpeverde non fosse tra gli ospiti graditi»
«I Serpeverde idioti non lo sono. Non è colpa nostra se sono la maggioranza» sorride «Dovresti essere felice: sei l’eccezione alla regola»
Guardo Claire, che mi stringe la mano.
«A proposito delle persone e non di quello che rappresentano…»
«Già» sorrido.
Blaise non vuole che mi mescoli con persone che non sono del mio stato sociale?
Molto bene.
«Grazie, vengo volentieri» dico, sorridendo ad entrambe.







  
 





Angolino mio vi presento Mika

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Capitolo 9
*** Una strameritata, maledetta E in Pozioni ***


Mi guardo allo specchio, sospiro, e mi sfilo il cardigan grigio che ho appena indossato.
Lo butto sul letto, sopra metà del mio armadio rovesciato tra le lenzuola.
Sto cercando di decidere cosa mettere per andare a Hogsmeade e mi sembra che mi stia tutto malissimo.
E mi sto anche dando della stupida, perché tanto so che a Hogsmeade non succederà nulla che non sia qualche compera e un boccale di Burrobirra, quandi potrei anche infilarmi jeans e un maglione a collo alto, senza perdere tanto tempo.
Sono di malumore.
Mi guardo allo specchio, corrucciata.
Da quando ho litigato con Blaise, nessun miglioramento.
Ci parliamo a stento. Due sere fa, in Sala Comune, siamo finiti seduti su un divano, perché Draco stava facendo gli inviti per il ballo di Natale a Villa Malfoy. Blaise ha esitato un attimo, poi è scivolato accanto a me, ma non ci siamo parlati, né abbracciati, né altro.
Siamo rimasti in silenzio ad ascoltare i piani che altri hanno fatto per noi considerandoci un’unità: Blaise e Mika, Blaise e Mika.
Come succede sempre.
Strano, non mi ero mai resa conto di quanto mi desse fastidio.
Nessuno che chieda mai se a noi va di fare le stesse cose, insieme.
Magari a me non va di andare alla tradizionale Raccolta Fondi per le Streghe di Salem, mentre a lui sì. E mi tocca andarci, perché l’invito arriva sempre per due e noi due solitamente onoriamo gli impegni pubblici.
Impegni pubblici.
Sembro mia madre.
Sospiro e riprendo il cardigan. Lo indosso; prendo sciarpa, guanti e cappello e esco dal dormitorio.
E continuo a rimuginare.
Ieri sera sono stata alla mia prima riunione dell’Esercito di Silente (per i membri, ES; per gli altri non esiste, è un gruppo segreto) e devo dire che non è stata affatto male.
Cioè, quando tutti hanno smesso di guardarmi come se avessi tre teste.
Ho sopportato in silenzio le critiche taciute, perché io sono una Serpeverde. E dopo un po’ ho scoperto con mio sommo stupore che mi stavo divertendo.
Potter è un bravissimo insegnante, davvero.
Non immaginavo.
Pensavo che tutti lo seguissero per sapere cos’è successo lo scorso anno, con Cedric Diggory.
Ah già…voi non sapete chi è Diggory.
O meglio, chi era.
Era uno studente di Hogwarts, Tassorosso.
Lo scorso anno qui a scuola si è tenuto il Torneo Tremaghi, che vede gareggiare le Scuole di Magia migliori d’Europa. E Diggory (e anche Potter, veramente) era il Campione di Hogwarts, quello che ci ha rappresentati (ma in realtà i Campioni erano due, per una questione che non si è molto ben capita, quindi tralasciamo).
E all’ultima prova, Harry Potter esce dal labirinto magico con il cadavere di Diggory, dicendo che l’ha ucciso Voi-Sapete-Chi.
Potete immaginare il finimondo che si è scatenato.
Silente ha iniziato a sostenere che il signore Oscuro è tornato, il Ministero della Magia ha ribattuto che sono tutte fandonie, ed è iniziata la guerra fredda tra loro.
E Harry…Harry cosa sa?
Mi sono molto stupita del fatto che nessuno ha chiesto o detto qualcosa in merito, alla riunione, ma poi Claire mi ha spiegato che Harry ha messo bene in chiaro di non volerne parlare.
E i suoi migliori amici, Ron Weasley e Hermione Granger, hanno le labbra cucite, nemmeno li avessero colpiti con un Incantesimo Tacitante.
Ovviamente, non ho chiesto nulla. Immagino che mi avrebbero linciata.
Ma devo dire che, alla fine, qualcuno è stato persino simpatico con me: ovviamente c’erano Claire e Ginny; poi il ragazzo di Ginny, Michael Corner, con i suoi amici di Corvonero, e i gemelli Weasley.
 Harry è stato molto gentile e ha zittito quell’idiota di Zacharias Smith di Tassorosso, che ha squittito per mezz’ora che una Serpeverde li avrebbe di certo traditi tutti.
Quando l’ho accidentalmente Schiantato, qualcuno ha applaudito: direi che nel gruppo piace meno di me.
Quando sono rientrata in dormitorio, Blaise mi ha chiesto dov’ero stata.
Io ho risposto che stavo studiando con Claire (il che, in senso lato, è vero) e lui se ne è andato senza aggiungere nulla.
Ottimo preludio alla giornata di libertà di oggi.
 
Ma, inaspettatamente, mentre parlo nell’ingresso con Claire, Blaise mi si avvicina.
«Vieni a Hogsmeade con me?»
Mi volto lentamente a guardarlo e lo fulmino con gli occhi.
«Buongiorno, magari»
Arrossice.
«Ciao» dice, piano «Mi dispiace per questi giorni. Vieni e parliamo, ti va?»
È chiaramente in difficoltà per il fatto di avere Claire come testimone delle scuse impacciate, per cui desisto dalla tentazione di tenerlo sulle spine per un po’.
Scrollo le spalle.
«Se vuoi» mi giro verso Claire «Ti dispiace?»
Lei scambia un’occhiata con Blaise e lui sembra quasi…ansioso.
«No, vai pure. In caso ci vediamo lì»
Si allontana e io e Blaise usciamo insieme.
Iniziamo a camminare in silenzio e poi veniamo raggiunti da un gruppo di Serpeverde tra cui ci sono Draco e Pansy.
Lei subito sbotta in una risatina fasulla.
«Dico davvero, Mika, ma come fai a considerarle tue amiche?»
Indica Mindy, che trotterella nel parco avvolta in una sciarpona multicolore e con un paraorecchie candido a proteggerla dal freddo, l’espressione raggiante.
Sento l’irritazione montare, ma mantengo l’espressione gelida.
«Pansy. Ti ho già detto più volte che devi farti gli affari tuoi»
«Oh, ma io stavo solo…»
«Basta, smettila»
Blaise sbotta quasi rabbioso e io lo guardo di sottecchi, incredula.
La Parkinson si chiude in un silenzio offeso.
«Bè, ecco il nuovo paladino dei Mezzosangue» dice la voce strascicata di Malfoy «Chi l’avrebbe mai detto, Zabini…»
Sia io che Blaise lo fulminiamo con gli occhi.
Draco è un presuntuoso, ma sa benissimo che in noi due ha dei rivali potenti nella sua fanatica ricerca di consenso. Ci sono pochi Serpeverde che farebbero uno sgarbo a Blaise e, quanto a me, non c’è una sola ragazza nella nostra Casa che oserebbe dissentire da quello che dico.
Proseguiamo verso il villaggio e Blaise mi prende la mano, esitante.
Ma non succede molto altro. Facciamo un giro per negozi e poi, pigramente, ci dirigiamo ai Tre Manici di Scopa.
Siamo seduti lì da almeno mezz’ora e mi sto sforzando di sopportare Montague, il capitano della nostra squadra di  Quiddich, che racconta a tutti i suoi successi sportivi, quando la porta si apre e una trafelata Claire fa irruzione nel locale.
C’è talmente tanta gente che non la vedo subito, ma all’improvviso mi sento tirare per la manica.
«Mika, vieni, presto!»
I miei compagni, al tavolo, si irrigidiscono sulle sedie.
«Buffo. Non mi pare che abbiamo invitato Mezzosangue a bere qualcosa con noi»
Sono già in piedi.
«Sta zitto, Draco»
Guardo Blaise, fermo al suo posto, l’espressione scontenta.
Peggio per lui.
Faccio un cenno con il capo a mo di saluto e prendo il mantello.
Claire mi tira verso l’uscita.
«Che succede?»
«Ora vedrai. Oh, come può essere così…così…irresponsabile?»
«Claire, ma…»
Ma lei mi trascina per la mano in un vicolo laterale. Svoltiamo in un paio di stradine e ci ritroviamo di fronte alla Testa di Porco.
È l’altro pub del paese ed è un po’ – come dire – equivoco. Ho sentito che è frequentato da gente strana.
 
Ma penso che noi siamo riuscite a polverizzare qualsiasi record di stranezza.
 
Perché quando Claire apre la porta, il mio sguardo cade immediatamente su un tavolo cui è seduta Mindy, felicissima.
Accanto a lei, Ben Barnes e Robert Sheenhan.
 
Resto di sasso, letteralmente.
Mai, di tutte le cose che potevo immaginare…
Ma ci metto un secondo a riprendermi.
Marcio dentro il locale con un passo che fa sussultare il barista.
«Mindy Chapman! Che diavolo credi di fare, per tutti i calderoni incrostati…»
Claire mi stringe il braccio in segno di ammonimento e prosegue la tirata con voce più bassa.
«Sì, come diavolo ti è venuto in mente? Sei impazzita? Ti ho vista passeggiare in un vicolo con questi due, come se fossi a un pic-nic! Ma davvero, non ti rendi conto…»
E, a sorpresa, si alza Sheenhan.
«Voi due! Come osate parlarle in questo modo? Se solo…»
«Shhh, Rob, tesoro. Grazie, non preoccuparti. Sono le mie amiche» gli dice Mindy, tirandolo per la manica.
Rob, tesoro?
«Ma amore mio, vita mia, si stanno comportando in un modo…» risponde lui, piccato.
Amore mio, vita mia?
Li fisso senza parole.
Mindy mi sorride, raggiante.
«Oh, è così protettivo!»
Con la coda dell’occhio, vedo un movimento.
Ah, già.
C’è anche qualcun altro.
Mi volto lentamente a guardare Ben Barnes.
I nostri sguardi si incrociano mentre prendo nota del suo viso pallido e tirato e delle occhiaie scure.
«Ah, ecco, come completare una giornata assurda. Mancavi tu» mi dice, furioso.
Lo gelo con un’occhiataccia.
«Mancavo io? Io non sono proprio prevista, nelle tue giornate! Min! Insomma! Che cavolo succede?»
Sento un grugnito del barista in risposta al mio strillo.
Claire mi prende ancora il braccio e bisbiglia.
«Forza, spostiamoci. Perché non hai preso un tavolo più defilato, irresponsabile che non sei altro?»
Mindy sembra vagamente colpevole.
«Oh, dici? Mmm….forse dovevo. Il fatto è che qui è davvero…bè, come dire…però ho pensato che era meglio non portarli troppo in giro…»
«Oh, ma che brava!» non riesco a trattenermi «Davvero, non capisco perché non li hai portati direttamente a scuola e presentati a Silente!»
«Bè, Silente ha sempre detto di apprezzare la buona musica e gli scherzi divertenti, quindi magari…»
La voce di Mindy scema di fronte agli sguardi gelidi di noi due.
«Ok, siete arrabbiate. Ma io…»
«Arrabbiate?» sbotto io.
«Arrabbiate?» mi fa eco Claire «Ma piccola incosciente, ti rendi conto…»
«Quando avete finito, qualcuno mi spiega per favore che razza di posto è questo? Cosa ci facciamo qui? E cos’ha Rob?»
Mi volto a guardare Barnes. E devo ammettere che quasi ammiro il suo sangue freddo di fronte a tutto questo.
Ma forse non ha capito la portata della cosa.
Claire si allontana per prendere da bere e io mi siedo al tavolo.
«Mindy, questa cosa è assurda persino per te. Ma ti rendi conto? Come li hai portati qui? Lo capisci che hai violato lo Statuto di Segretezza…»
«No, affatto» mi interrompe lei, trionfante «Sono venuti da soli»
«Da soli? A Hogsmeade, l’unico villaggio completamente magico di tutta la Gran Bretagna? Certo, come no?»
«Mika, davvero, io al massimo ho…»
«Magico?» un sussurro basso mi va voltare di nuovo la testa verso Ben.
Lui mi guarda e un lampo di paura gli attraversa lo sguardo. Poi si volta a fissare l’amico.
«Rob» lo chiama, piano.
Ma Robert sta stringendo la mano di Mindy e la guarda trasognato. Lei gli sorride felice.
Incrocio lo sguardo di Claire, che si sta avvicinando con le Burrobirre, e lei scuote la testa.
Prendo in mano il mio bicchiere e lo riappoggio subito, schifata.
«Bleah»
E Mindy, sorridendo, estrae la bacchetta.
«Gratta e netta!» dice.
«No!!» urliamo contemporaneamente io e Claire, facendo voltare di nuovo il barista.
E il mio bicchiere, improvvisamente, scintilla.
Sento un tonfo soffocato e mi volto a guardare Ben, che ha fatto un salto sulla sedia e guarda il bicchiere con occhi sgranati.
«Tutto bene, grazie. Magari una lavatina in più alle stoviglie…» Mindy sorride al barista e quello si allontana borbottando, non prima di avermi gettato un’occhiata perplessa.
Mi tiro il cappuccio del mantello sulla testa.
Tra l’altro, qui dentro si gela.
«Ok Mindy, parla» dice Claire minacciosa, a bassa voce.
La nostra amica ci guarda preoccupata.
«Va bene, se promettete che non vi arrabbiate»
«Troppo tardi, siamo già furiose. Avanti, spara. Cos’hai fatto a questi due babbani?»
«Come ci hai chiamati?» farfuglia Robert.
Io lo guardo e improvvisamente capisco.
Gemo.
«Min…non gli avrai dato un Filtro d’Amore, vero?»
Claire trattiene il fiato, ma Mindy annuisce.
«Ehm…vi ricordate il Thè a Londra?»
«Gli hai messo qualcosa nel thé?» Ben si sta sforzando di seguire la conversazione, ma chiaramente è in difficoltà.
«Tranquillo, non è una cosa che fa male…»
«Ma cosa dici? Ma se è irriconoscibile! Da un giorno all’altro non viene più alle interviste, nessuno ha notizie di lui, non risponde al telefono…sono passato a casa sua ieri e l’ho trovato che stava uscendo. E quando gli ho chiesto dove andava, ha continuato a blaterare che doveva “seguire il suo cuore”»
«Che caro» sospira Mindy.
Io la fulmino con gli occhi.
«Oh, Min» geme Claire «Hai sempre fatto schifo in Pozioni…e ora tiri fuori il talento?»
Io la interrompo. Lasciamo stare le considerazioni accademiche.
«Di tutte le cose idiote che ti ho visto fare, questa le passa tutte. A parte il pericolo…lasciamolo da parte per un attimo e facciamo un’altra considerazione: senza il filtro, lui sarebbe qui ora? Ti guarderebbe così, direbbe queste cose?»
Mindy sgrana gli occhi e io proseguo, implacabile.
«È falso Mindy, falso. Non è un sentimento reale. Non puoi davvero credere…non puoi abbassarti ad accontentarti di una cosa del genere»
Le si riempiono gli occhi di lacrime e si alza rovesciando la sedia.
Scappa fuori da pub e Robert la segue, non prima di avermi gratificata di un’occhiata di sommo disgusto.
Mi appoggio allo schienale della sedia, svuotata, e guardo Claire.
«Lo so, sono una stronza»
Lei serra le labbra.
«Dici così perché l’hai vista piangere, ma l’ha fatta davvero grossa. Come facciamo a rimediare?»
Io scuoto il capo, sconsolata.
E i miei occhi incrociano ancora quelli di Ben.
E davvero, ammiro il fatto che non stia urlando, strappandosi i capelli o cedendo a crisi isteriche.
«Mi dispiace» gli dico, di getto.
Sia lui che Claire mi fissano, senza parole.
«Mi dispiace davvero per il casino che abbiamo portato nella tua vita. Non potevo immaginare…scusa»
E quasi resto senza parole anche io per la mia uscita.
Forse, dico forse, il mio comportamento con lui era da biasimare e, dopo l’incontro a Londra, ho peggiorato le cose. In fondo non è colpa sua.
E poi non sono io che vorrei lavorare alle Relazioni Babbane?
Lui chiude un attimo gli occhi.
«Chi diavolo siete? E che posto è questo?»
Scambio un’occhiata con Claire.
«Ehm…mi dispiace» gli dice lei «Scusa, anche da parte mia. Ma è meglio se non sai…certe cose. Voglio dire, già così dovremo modificarti la memoria, meglio se non aggiungiamo…»
Lui sgrana gli occhi, spaventato.
Poi bisbiglia.
«Allora…siete davvero sparite, in quel vicolo, a Londra»
Io sospiro e annuisco.
Lui si prende la testa tra le mani.
«Ma come…com’è possibile tutto questo?»
Mi fa quasi tenerezza.
Almeno finché Claire non si alza, annunciando che va a cercare Mindy e che Ben è affidato a me.
A me?
E cosa devo fare?
Io nemmeno gli sto simpatica, a questo tizio.

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Capitolo 10
*** A questo punto vanno bene anche i fantasmi ***


Sprofondo nelle pieghe del mantello e fisso sconsolata la punta dei miei stivali.
Non voglio guardare alla mia destra, dove Ben Barnes siede ancora immobile, con il viso affondato tra le mani.
Dopo che, negli ultimi quindici minuti, ha scoperto di essere finito nell’unico villaggio magico della Gran Bretagna, che il suo amico Robert Sheehan è stato irretito da un filtro d’amore preparato dalla mia amica Mindy e che la magia esiste... bè, la sta prendendo molto bene.
Io, al suo posto, avrei come minimo messo a soqquadro il pub.
Oh, che orrore questa Testa di Porco.
Il barista mi lancia l’ennesima occhiata.
Lo guardo male e intanto mi chiedo come mai ha un’aria familiare…
Insomma, cosa sto a fare qui?
Sbircio di sfuggita Ben, ma niente. Non si muove.
Forse è meglio.
Se inizia a farmi domande cosa gli dico?
Del resto, che cavolo facciamo qui, in silenzio, mentre Mindy è in giro a combinare chissà cosa?
Esito un attimo, poi lo chiamo piano.
«Ehm…Ben?»
Niente.
E ora?
Azzardo un colpetto gentile sul braccio, ma niente.
Non alza la testa, non si muove, niente.
Ah sì?
Molto bene.
Mi alzo in piedi e raccolgo la borsa.
«Perfetto, se sei talmente cafone da ignorarmi, allora molto bene. Ti auguro buona giornata. E che ti si sieda accanto un Troll»
Marcio impettita verso la porta, ma non faccio in tempo ad allungare la mano verso la maniglia che mi sento afferrare il braccio.
«Dove vai?»
Libero il braccio con uno strattone.
«A cercare la mia amica. Ti spiace smettere di strattonarmi? Sta diventando un vizio»
«Scusa» mormora lui «Non…lasciarmi qui, per favore»
Scuoto la testa.
«Bene, allora muoviti. Non so dove sono andati»
Usciamo e faccio una smorfia per il vento pungente che ci investe in pieno.
Alzo il cappuccio del mantello e mi incammino lungo la strada.
Dopo pochi passi, però, inizio a preoccuparmi.
E se qualcuno mi vede con lui?
Anche se è giovane, difficilmente passerebbe per uno di Hogwarts.
Nessun professore lo riconoscerebbe, per dirne una, e gli basterebbe aprire bocca per rendere chiaro che di magia ne sa quanto la Piovra gigante.
Gli lancio un’occhiata e lo vedo camminare con le mani in tasca e le labbra strette.
Cerco di prendere delle stradine poco frequentate (per fortuna c’è poca gente in giro, visto il freddo) e mi tiro indietro tutte le volte che vedo aprirsi la porta di un negozio o di una casa.
«Che succede?» chiede lui all’ennesimo stop.
«Succede che non so dove sono finiti gli altri e che, in aggiunta, tu non dovresti farti vedere. Anzi, non dovresti proprio essere qui»
«Bè, mi dispiace molto» ribatte lui, gelido «Ma se fosse dipeso da me non ci sarei mai venuto. Perché non dai la colpa alla tua amica?»
«La colpa è chiaramente di Mindy, ma questo non toglie che tu sia un problema. Anzi, tu e il tuo amico. Penso siate gli unici babbani ad aver mai messo piede a Hogsmeade…»
Che casino.
Come facciamo a giustificare una cosa del genere?
«Come…ci hai chiamati?»
Lo guardo di sfuggita.
«Babbani. Significa persone senza la magia, i non-maghi»
C’è una pausa di silenzio eterna, poi lui dice, esitante.
«Quindi tu…voi…sareste…delle maghe?»
«Delle streghe» lo correggo io.
Lui si zittisce di nuovo.
«E questo sarebbe…?»
«Hogsmeade? È il villaggio che dà il nome alla nostra scuola, Hogwarts»
«Scuola?» ripete lui, atono.
«Scuola di Magia e Stregoneria» preciso io.
Lui scuote la testa.
«Pazzesco»
«Immagino che penserai a Maghi e Streghe come a gente che si limita ad agitare una Bacchetta magica»
Lui si ferma di botto.
«Tu hai…hai davvero una…?»
Lo guardo in modo eloquente e lui abbassa la testa.
«Non ci posso credere» bisbiglia.
«Oh, certo. Voi babbani siete imbattibili nel cercare di convincervi che la maglianon esiste, anche quando ce l’avete davanti agli occhi…dai, forza, immagino che inizierai con la storia dello stress, no è un brutto sogno…anzi, no, è uno scherzo…perché no?»
Mi lancia un’occhiata di fuoco.
«Immagino che tu lo trovi divertente»
«Divertente? Oh, ma certo. Alla fine, rischiamo nemmeno un’espulsione, ma direttamente un provvedimento del Ministero della Magia. Figurati, mi diverto come una pazza!»
«Ministero?» sgrana gli occhi.
Sospiro esasperata.
Lo so che non è colpa sua, ma sono incavolata nera.
«Sì, esiste un Ministero della Magia. E il suo primo compito è mantenere nascosta a voi la nostra esistenza. Quindi, capisci perché al momento non riesco a considerare la vostra venuta qui un evento felice. Quando lo scopriranno…»
Esito e lui mi chiede, ansioso:
«Cosa succederà?»
«Non lo so con precisione. Un gran lavoro per rimettere tutto a posto e poi…l’espulsione come minimo, direi»
Rabbrividisco.
Come faccio a dirlo ai miei?
«E Rob? E noi?»
Sospiro.
«Rob è sotto l’effetto di una pozione. D’amore. Ma l’effetto svanisce. In quanto a voi…non so. Anche se, per pura ipotesi, riuscissimo a farvi tornare a casa, possiamo rischiare di conservare i vostri ricordi?»
Lo chiedo più a me stessa, ma vedo lui sussultare.
«Che vuoi dire?»
«Oh, bè…è il modo di risolvere gli “incidenti” tra babbani e Maghi. Vi si cancellano i ricordi che ci riguardano e…»
Lui annaspa.
«Cosa?»
«Ehi, non penserai che non sia mai successo? Non che dei babbani arrivino fin qui, questo no, ma a volte capita che alcuni di voi vedano cose…insomma, so che dobbiamo convivere e tutto quanto, ma a volte è davvero difficile e…»
Vedo che ha lo sguardo perso nel vuoto e non insisto oltre.
Sbircio oltre un angolo e inizio a sentire una vaga inquietudine.
Ma dove sono finite Mindy e Claire?
Svoltiamo un altro angolo e io mi blocco, terrorizzata.
Un gruppo di Serpeverde, tra cui Blaise, cammina sul marciapiede diretto da Zonko.
Faccio un salto e mi ritraggo e piombo dritta tra le braccia di Ben.
Lui cammina a testa bassa e quindi ci scontriamo. Io barcollo e lui allunga le mani per sorreggermi. Appena riesco a raddrizzarmi lo agguanto per la manica e lo trascino indietro, nel vicolo, nell’ombra di un portoncino.
«Che cosa…?» annaspa lui.
Io mi volto un attimo e mi si ferma il cuore.
Blaise scruta nel vicolo,distanziato dagli altri Serpeverde.
Mi tiro indietro e mi faccio piccola piccola per qualche attimo interminabile.
Ma Blaise, evidentemente, decide di non insistere e quando Draco lo chiama si allontana con gli altri.
Io tiro un sospiro di sollievo e solo in quel momento mi accorgo di essere tra le braccia di Ben, stretta al suo cappotto.
Mi allontano subito e lui lascia cadere le braccia.
«Chi era?» bisbiglia.
Io faccio una smorfia.
«Il mio ragazzo. E non è il caso che ci veda»
Lui non commenta.
Invertiamo la marcia e io mi infilo a caso nei vicoletti, svoltando a destra e a sinistra, senza sapere dove andare, quando praticamente infilo un angolo e inciampo nei piedi di Robert Sheenhan.
Mindy e Claire si fronteggiano in strada, la prima in lacrime e la seconda con la bacchetta in mano.
Robert tenta di intervenire, Ben gli si butta addosso.
«Che fai, Ben? Lasciami!»
«Rob, dai, ti prego, ragiona. Torniamo a casa…»
Io afferro il braccio di Claire.
«Sei impazzita anche tu? Cosa pensi di fare? Per strada, poi!»
E Claire abbassa piano la bacchetta.
Mindy singhiozza e Robert si precipita ad abbracciarla.
Per un attimo, tre paia di occhi li fissano, confusi e impotenti.
Poi io prendo in mano la situazione.
«Ok, via dalla strada. Anche tu, Min»
Lei esita, ma poi muove qualche passo, abbracciata a Robert.
Mi guardo rapidamente intorno: siamo nella periferia del villaggio, quasi tra i campi.
«Dove possiamo andare?» borbotto tra me.
«Oh, chiedi a Mindy. Lei ha la soluzione» dice Claire, secca.
La guardo interrogativamente.
«La Stamberga Strillante» dice poi Min, a bassa voce.
Chiudo gli occhi per un attimo.
Quando li riapro, l’espressione di Mindy mi conferma che ho sentito bene.
Guardo Claire, senza parole, e lei scuote le spalle.
«Comunque, qui non possiamo stare» aggiunge Mindy, piccata.
«Ma non dirmi!» fa Claire.
«Resta una pessima idea, Min» rincaro la dose.
«Bene: ditemi voi dove, allora» incrocia le braccia sul petto.
Noi restiamo zitte.
«Bene. Io e Rob andiamo lì…e anche tu, Ben, devi venire con noi. E poi…»
«E poi cosa? Min, ma cosa pensi di fare?» sbotto io.
Lei mi guarda.
«Poi, domani torniamo tutti e tre a Londra»
«Tu non puoi andare a Londra! Ma sei matta? Ma come pensi che potremo giustificare il fatto che sei sparita?»
«Fa niente. Me ne vado»
«Che cosa??» tuono.
«Non preoccuparti, tanto sarebbe questione di poco, prima che Claire lo dica alla McGranitt o alla Umbridge…»
Guardo Claire, che stringe le labbra e non dice nulla, e sospiro.
«Min, non essere assurda, nessuna di noi ti denuncerebbe e lo sai»
«Ma Claire ha detto…» fa lei testarda.
«Solo perché tu stavi blaterando cose assurde!» sbotta l’altra.
«Ragazze, dai. Non è il momento»
Ci guardiamo attorno e vedo delle persone passare, ogni tanto.
Magari agli occhi degli abitanti di Hogsmeade possiamo passare tutti per studenti e non credo che qualcuno dei nostri compagni arrivi fin qui. Faccio cenno a tutti di avvicinarsi. Formiamo un capannello e io mi affretto a bisbigliare.
«Va bene, in fretta, perché dobbiamo andarcene di qui. Allora, cosa avevi in mente Min?»
«Bè, pensavo che Rob poteva fermarsi alla Stamberga per qualche giorno e poi saremmo tornati a casa per le vacanze di Natale e…»
«Ma certo, gioia mia!» dice Sheenhan, radioso.
Claire chiude gli occhi, impaziente.
«Ok» intervengo io «Prima falla nel piano: la Stamberga strillante non è esattamente un hotel di lusso. Secondo: lui non può tornare con noi…»
«Sì, invece» mi contraddice lei «Può aspettarmi a Hogsmeade e prendere il treno con noi, se dico che è un mio familiare e ho un permesso dei miei genitori…»
«Ah, ecco cosa hai fatto in questi giorni, Mindy. Hai scritto lettere d’amore e spulciato il regolamento scolastico?» dice Claire, caustica.
Io interrompo il battibecco sul nascere.
«Ne parliamo dopo. Non mi sembra fattibile. Come farebbero a sopravvivere nella Stamberga, scusa?»
«Ho portato un po’ di cibo» indica la sua borsa «Certo, non pensavo venissero in due»
Guarda Ben, che la fissa incredulo.
«Min» dico io, piano «Ti rendi conto che hai praticamente sequestrato un babbano, gli hai rivelato che sei una Strega, lo hai fatto arrivare a Hogsmeade  assieme a un suo amico e ora progetti di farli dormire nei confini della Scuola?»
«E quindi?» dice lei, tesa «Cosa farete? Mi denunciate? Perché vi avverto: io Rob non lo abbandono. Quindi, o mi denunciate, o potete scordarvi che io lasci perdere!»
«Min, è una pazzia!» sbotta Claire.
«Mika» Mindy tenta subito di convincere me «Ti prego, ti prego. Va bene, ho fatto le cose in modo avventato, ma ora le conseguenze ricadranno su di loro. Dovranno chiamare il Ministero. Ti prego…»
«Non solo su di loro» dico io «Noi siamo coinvolte, che ci piaccia o no. E questa è una cosa che va oltre l’espulsione»
Claire trattiene bruscamente il fiato.
«Mindy Chapman» scandisce lentamente «Io ti ammazzo. A un anno dal G.U.F.O….»
Robert si para subito davanti a lei.
Io sto cercando una soluzione, ma non la vedo.
Dovremmo andare da Silente. Coinvolgere la Scuola e il Ministero…sarebbe un disastro.
Non possiamo.
Sospiro.
«Non possiamo, sarebbe un casino. Rischieremmo un procedimento per aver violato lo Statuto…»
«Mika, non cedere anche tu…» Claire cerca di farmi ragionare, ma io scuoto la testa.
«Claire, per una cosa del genere il Ministro toglierà Hogwarts a Silente» dico.
Lei raggela. E anche Mindy.
«Accidenti agli intrugli di Morgana! Non ci avevo pensato… Claire, ti giuro, non ci ho pensato!»
Mindy afferra Claire per la manica.
Sappiamo entrambe quanto la fiducia di Claire in Silente sia cieca e totale.
E infatti, alla fine, annuisce.
«Va bene. Andiamo»
 
In tutto questo, Robert è rimasto in adorazione di Mindy e Ben ha seguito la conversazione in silenzio.
Ora, però, interviene.
«Che cosa state pensando di fare?»
«Vi portiamo in un posto sicuro…» inizia Mindy, ma lui sbotta in una risata sarcastica.
«Un posto sicuro? Qui? Con voi? Non credo proprio»
«Ben, non ci sono alternative…» tenta di spiegare Mindy, ma lui scuote il capo.
«Bene. Allora dovremo…usare la forza» dice Claire, impassibile.
Ma lui incrocia le braccia sul petto e ci guarda, in silenzio.
 
Non posso fare a meno di ammirarlo.
Cioè, non potrei. Non fosse che abbiamo una fretta indiavolata e che non è il momento di mettersi a fare l’eroe.
«Ben, io resto qui» dice all’improvviso Robert.
Ben si volta a guardarlo e i suoi occhi si velano di preoccupazione.
«Rob, per favore, ragiona…»
«No, no» scuote la testa l’altro «Io resto con lei…»
«Rob, anche se dovessi trascinarti di peso fino a Londra…»
Claire estrae la bacchetta.
Io mi paro davanti a Ben, che sgrana gli occhi.
«Non peggioriamo la situazione. E tu» gli dico «Cammina»
«No, io…»
«Non fare i capricci» lo gelo.
E mi sembra di vedere un po’ di colore tornare sul suo viso. La sua espressione assomiglia molto a quella che aveva a Londra, quando abbiamo preso quel thè. Quel maledetto thè.
«Oh, molto bene, ragazzina…»
«Ragazzina a me?» sibilo «Hai appena scoperto che esiste un mondo che io conosco e tu ignori completamente e mi dai della ragazzina?»
Stringo gli occhi, ma Claire mi stringe il braccio, mentre Robert prende per mano Mindy e mette l’altro braccio attorno alle spalle di Ben.
«Non dobbiamo farci vedere» dice Claire «Rischiamo grosso. Tutti»
 
E alla fine ci mettiamo in marcia verso la Stamberga Strillante.
Hum.
Forse ci stiamo dimenticando il piccolo dettaglio che la Stamberga Strillante è infestata difantasmi.

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Capitolo 11
*** La Stamberga Strillante ***


Quando ci avviciniamo alla Stamberga Strillante vedo Mindy rabbrividire.
«Ehm» dice, esitante «Per quanto riguarda la questione dei fantasmi…»
Ben Barnes si blocca.
«Cosa?» dice, stralunato.
Poi lancia un’occhiata a Robert, che si stringe nelle spalle e ripete, per la centesima volta:
«Piccola, ma cosa vuol dire che io devo restare qui e tu no?»
Io alzo gli occhi al cielo e vedo Ben trattenere un sospiro di impazienza.
«Tesoro, te l’ho detto, cercherò di venire a trovarti la sera…»
«…Ma è altamente improbabile che ci riesca, tesoro, quindi non farti false aspettative» completa la frase Claire.
A me scappa quasi da ridere a vedere la faccia di Mindy.
«Divertente» borbotta.
«C’è poco da ridere» la riprende Claire, che guarda la porta poco convinta.
Ci avviciniamo, continuando a guardarci le spalle per assicurarci che nessuno ci veda. Ma chi volete che venga da queste parti con un tempo del genere?
Alla porta, io e le ragazze sfoderiamo le bacchette magiche.
Ben ci guarda nervosamente, ma non dice nulla.
Entriamo…e io resto di sale.
È buio.
Alla luce delle bacchette intravediamo mobili rovesciati, graffiati, sventrati…
Disordine, caos e polvere ovunque.
Mindy rabbrividisce e Robert le si avvicina, protettivo.
«Non sono stati i fantasmi…» dice piano Claire.
Io sono senza parole.
Ha ragione.
I fantasmi sono incorporei. Chiunque abbia combinato questo disastro, un corpo ce l’ha di sicuro.
«Allora forse siamo fortunati…» tenta di sdrammatizzare Mindy.
 Faccio correre lo sguardo sugli arredi distrutti e rabbrividisco.
E un pensiero improvviso mi passa per la testa: se io ho paura, come deve sentirsi Ben?
Gli lancio un’occhiata e lo vede guardarsi attorno in silenzio.
E comunque: avrà paura, ma cosa posso farci? Ne avrebbe di più se lo consegnassimo al Ministero.
Claire si avvicina alle scale e insieme esploriamo il piano di sopra.
Stesso scenario desolante.
Quando scendiamo di sotto, vediamo Mindy che si affanna con la bacchetta vicino al camino.
«No, Min!» la fermo subito «Niente fuoco, sei matta? Ci manca solo che qualcuno venga a controllare»
Lei mi guarda attonita.
«Ma Mika, moriranno di freddo!»
«Min, non farmi passare per il mostro della situazione. Niente fuoco. Se qualcuno viene e li vede cosa facciamo?»
Lei cerca l’appoggio di Claire, ma la nostra amica resta impassibile.
«No, Mindy»
Lei aggrotta la fronte ma non dice nulla.
Posa la borsa e estrae qualche tortina alla frutta, di quelle che ho visto oggi al tavolo della colazione, e dei toast.
«Avete fame?» porge un toast a Rob «Ben, ne vuoi?»
Ben scuote la testa, mentre guarda preoccupato Robert che divora il toast.
«Non è avvelenato» gli dice Mindy, seria.
«Certo, non puoi biasimarlo se non si fida di te» ribatte Claire, acida.
Mindy le fa la linguaccia.
«Ben, non devi aver paura» gli dice, come se secondo lei fosse normale per un babbano trovarsi in una situazione del genere e darle anche ragione «Certo, non immaginavo che saresti piombato qui, ma comunque Rob sta bene e…»
«Ma come fai a dire una cosa del genere?» risponde lui, a bassa voce.
All’improvviso, scende un silenzio di tomba e tutti lo fissiamo.
«Questo…non è Rob. Tu non lo conosci, ma io sì. E ti assicuro che non è mai stato così. Assente…apatico. Per favore, per favore, lascialo stare.»
La guarda con quei suoi occhi incredibilmente scuri (li ho notati prima. Quasi non si distingue la pupilla, sono davvero neri) e lei arrossisce.
«Macchè apatico» borbotta «No, è solo…»
«Non è lui»
«Invece sì» dice lei, testarda.
«Invece no» ribatte lui, sempre a voce bassa.
«Ben, amico mio» Robert interviene, giulivo «Ma perché dici così? Non sono mai stato più felice! Qui ho la mia piccola pasticcina insieme a me! Dai, non fare quella faccia! Sii felice per me. Per noi!»
Stringe Mindy con il braccio e entrambi gli sorridono radiosi.
Io alzo gli occhi al cielo.
Ben sospira.
«Rob, credevo di averti visto fare l’idiota, ma non avrei mai pensato di vederti ridotto così»
E lo sguardo nei suoi occhi mi fa tenerezza.
Mi avvicino piano a lui.
«Non è in sé, non insistere…»
Ben stringe i pugni e Claire aggiunge:
«Sì, devi stare attento: è sotto l’effetto di una pozione (preparata da Mindy, per giunta!), rischi solo di inasprirlo e di inimicartelo»
Ben scuote la testa, testardo.
Un lampo di sospetto appare negli occhi di Mindy.
«Ben…non penserai di scappare, spero? Non sapreste dove andare e se vi vedono…»
Si volta allarmata verso Rob, ma lui la abbraccia con foga.
«Piccola, io non scapperei mai!»
Mindy guarda Ben trionfante, ma io faccio un passo avanti.
«Chi potrebbe dargli torto, se provasse a scappare di qui?» lo guardo negli occhi «Però non puoi. Non devi. Davvero, rischiate grosso se vi prendono»
«Dobbiamo andare, è tardi» dice piano Claire, che ha tirato bene le tende.
Guardo ancora Ben negli occhi.
«Ascolta, so che non ti abbiamo dato motivo di fidarti di noi, ma non fare pazzie. Se qualcuno vi scopre chiameranno il Ministero della Magia. Sarà peggio, davvero»
Cerco di sembrare calma e sensata, perché so che al suo posto io farei tutto il contrario di quello che mi dicono.
Oggettivamente, chi potrebbe dargli torto?
Robert si accomoda su un divano malconcio e stringe Mindy in un abbraccio soffocante.
«Piccola, mi mancherai. Sarà una lunga notte senza di te…»
«E anche un lungo giorno, perché non devi sperare di vederla domani: abbiamo lezione» dice Claire, secca.
«Claire!» sbotta Mindy, che poi addolcisce il tono e si mette a vezzeggiare Robert.
Io arriccio il naso.
Ben li guarda con occhi spenti, le mani sempre strette a pugno.
«Ragazze» ci chiama ancora Claire.
Mindy sospira, bacia Robert e lascia la borsa con il cibo sul tavolo.
«Per favore, per favore» bisbiglio io a Ben, prima di allontanarmi.
Arrivata alla porta, mi volto.
Robert, dal divano, manda baci a Mindy, che ride e lo saluta felice.
Claire sbuffa e la strattona per il braccio.
Ben, invece, si toglie il cappotto e lo mette in silenzio sulle spalle dell’amico.
Mentre esco, alza gli occhi e ci fissiamo per un attimo.
Non riesco a dire nulla e infilo la porta.
 
Ma un paio di ore dopo, mentre sono seduta davanti al fuoco in Sala Comune, non riesco a togliermi quell’immagine dalla mente.
E non so perché.
Solo che…è…sembra davvero affezionato al suo amico. E preoccupato. E turbato.
E come deve sentirsi, a sapere che quello non è responsabile delle sue azioni e nemmeno dei suoi pensieri, al momento?
E che lui non può fare nulla per aiutarlo?
E che la magia esiste?
No, basta.
Basta, smettila, non pensarci.
Tanto non puoi farci nulla.
E se uscissero dalla Stamberga?
Se provassero ad andarsene e al villaggio qualcuno li vedesse?
Miele, la mia gattina, miagola piano e mi salta in braccio.
La accarezzo distrattamente.
«Ciao, piccolina» le do un bacio distratto sulla testolina e le gratto dietro le orecchie.
Lei fa le fusa e si acciambella sulle mie gambe, al caldo.
Al caldo.
Nella Stamberga deve fare davvero freddo e…
Eh no, basta.
Scatto in piedi e Miele miagola seccata.
Io mi volto e mi dirigo all’entrata della Sala Comune, quando Blaise mi si para davanti.
«Dove vai?»
«Io…ehm…ho lasciato a Claire la mia…ehm…»
Faccio per passare, ma lui mi prende il braccio.
«La tua cosa?»
«La mia…insomma, Blaise! Ma per quale motivo devo darti spiegazioni? Fammi passare, è quasi il coprifuoco»
«Non sei tornata, oggi»
Scuoto le spalle, seccata.
«Sì, bè, la compagnia era noiosa, oggi. Scusa, ma devo trovare Claire»
Lui assume subito un’aria offesa.
Perfetto.
Sospiro.
«Scusa, Blaise»
Fa un gesto vago.
«Dopo parliamo» prometto.
E schizzo via.
Salgo le scale e attraverso l’atrio e imbocco una scalinata mentre mi chiedo dove sia Claire.
Quasi corro per il corridoio del secondo piano e travolgo un paio di matricole.
La Sala Comune dei Grifondoro è in una delle torri del castello.
Salgo altre scale di corsa e grido quando queste si muovono.
Accidenti.
È venerdì, l’avevo dimenticato.
Queste scale di venerdì si muovono.
Impreco tra me e me e, quando si fermano e mi scaricano su un pianerottolo, riparto di gran carriera.
E mi scontro con Claire dietro un angolo del quarto piano.
«Ehi, dove corri?» mi chiede «Sono passata in biblioteca a prendere un libro…»
La trascino dietro una statua di marmo.
«Claire, non possiamo lasciarli lì»
«Eh?»
«Non possiamo lasciarli lì! Per prima cosa è una topaia, è gelida, e se scappassero noi come facciamo a…»
«Mika, calma!» Claire sgrana gli occhi.
«Claire, non dovevamo lasciarli lì» bisbiglio.
«Perché sei così preoccupata?»
«Perché è una situazione totalmente fuori controllo!» sbotto.
La mia amica fa per parlare, ma mi guarda e ci pensa su.
E alla fine annuisce.
«Significa che dobbiamo uscire. Ok. Dai, cerchiamo Mindy. Però, Mika…dopo che l’avremo trovata (sperando che non sia scappata fuori da scuola per raggiungere Sposami-Rob), come facciamo ad uscire?»
«Ci ho pensato» borbotto «Ricordi quella pergamena che Potter ha consultato prima di rimandarci in dormitorio, dopo la riunione dell’ES?»
Lei sgrana gli occhi e annuisce.
«Gliel’ho vista in mano a tutte le riunioni. Ma non so bene cosa…»
«Ha detto ai Corvonero di aspettare, perché Gazza era davanti al corridoio che porta alla loro torre. Come ha fatto a saperlo?»
«Non…so. Cosa pensi…?»
«Che è una mappa, Claire»
«Una mappa?»
«Già. E c’è un solo modo per vedere se ho ragione. Vado a chiedergli se ce la presta»
«Cosa??» sbotta lei «Ma…»
«Altre idee?»
Lei fa una smorfia e scuote il capo.
«Ok. Ho visto Harry in biblioteca. Io cerco Mindy. Ci vediamo nel bagno dei Prefetti, ok?»
Annuisco e schizzo via.
Cerco di formulare una valida scusa da sciorinare, quando incrocio Harry con Ron Weasly e Hermione Granger.
Mi salutano e io mi fermo.
«Ciao…Harry, per favore, posso parlarti?»
Lui sembra perplesso.
«Ehm, certo»
Alzo un sopracciglio all’occhiata che mi lancia Weasley e resto zitta e ferma finchè Hermione non lo trascina via, augurandomi la buonanotte.
«Harry, non so come dirtelo e non ho nemmeno tempo per le perifrasi, quindi sarò diretta» abbasso la voce «Quella pergamena che avevi alla riunione dell’ES…per caso è una mappa magica? Me la puoi prestare?»
Lui sgrana gli occhi e scuote la testa.
«Di cosa parli?»
Sospiro.
Lo prendo per il polso e lo trascino in un’aula deserta.
«Ascolta. Mindy ha dato a un babbano un filtro d’amore e lo ha attirato a Hogsmeade, con un suo amico. Al momento sono nella Stamberga Strillante. Almeno spero. Voglio dire, potrebbero essere scappati e essersi persi, o magari aver incontrato qualche mago che li ha denunciati al Ministero…»
Mi interrompo per prendere fiato.
Harry mi guarda perplesso.
«Senti Harry, so che non ci conosciamo e che ti sto chiedendo davvero un grande favore. E che non hai motivo di aiutarmi o di fidarti di me. Ma davvero, ci serve aiuto. La Stamberga Strillante è un posto orrendo, gelido e…»
Mi interrompo e lo guardo, implorante.
«Non capisco perché sei qui a chiedermelo tu e non Mindy»
Faccio un gesto di impazienza.
«Probabilmente è a scrivere una lettera d’amore a Rob e non si è resa conto che, se continua così, domani lo troverà congelato»
Harry esita e sfugge il mio sguardo.
«Non ho una mappa, mi dispiace»
«Harry, ti prego…pensavo che lo spirito dell’ES implicasse che…bè, che siamo un gruppo»
E lui improvvisamente sorride.
«Ma tu ti consideri davvero una dell’ES?»
Resto senza parole.
«Sì»
«Esercito di Silente. Non del Ministero. Di Silente»
Ah.
Dovevo immaginarlo.
Grifondoro contro Serpeverde, sempre.
«Fammi capire. Ti hanno detto che venivo anche io all’ES, giusto? E tu hai detto che andava bene, giusto? Dopotutto, sei tu il capo»
Lui storce il naso.
«Se è per questo, c’è anche Smith all’ES e…»
«Mi stai paragonando a Smith?» chiedo, incredula.
E lui ride.
«No. Volevo solo dire che l’ES è formato da membri che non ho scelto personalmente, uno per uno. Anzi. Veramente, l’idea è stata di Hermione»
«E io sono Serpeverde e quindi non vado bene»
Lui esita.
«Non è per forza così. Io…»
Si zittisce e poi, inaspettatamente, dice:
«Tu sei una parente di Sirius»
Sirius Black.
Mio zio.
Mi gelo.
Sirius Black. Quello che ha consegnato i Potter a Voi-Sapete-Chi.
Che, scoperto, ha trucidato uno dei vecchi compagni di scuola, Peter Minus, ed è stato rinchiuso ad Azkaban, la prigione dei Maghi. Ed è evaso, circa due anni fa.
Prendo fiato e annuisco.
«E per questo tu mi odi a morte» bisbiglio.
Ma, con mia sorpresa, lui accenna a un sorriso e scuote la testa.
«Affatto. Sirius è il mio padrino»
Annuisco, piano.
«Lo so, ma…»
Il problema è che Harry è stato cresciuto da zii babbani. Ma non è possibile che non sappia che…
«Sirius non ha venduto i miei genitori a Voldemort» dice, tranquillo.
E io sussulto.
Primo, perché sembra che mi abbia letto nella mente.
Secondo, perché ha chiamato il Signore Oscuro con il suo nome.
E terzo…bè, come?
Ma se tutti sanno che…
Lo guardo con gli occhi sgranati.
«Ma, ma…ma cosa dici? Perché? E poi…bè, come se non avessi altri parenti di cui vergognarmi»
Lui aggrotta le sopracciglia e io mi mordo la lingua.
Come mi è venuto in mente di dirlo?
«Bellatrix?» domanda lui.
Annuisco.
Mia zia, Bellatrix Lestrange.
Un’assassina.
La luogotenente di Voi-Sapete-Chi.
Per alcuni membri della mia famiglia è un’eroina. E questo ve la dice lunga.
«Pensavo ne andassi fiera» dice lui, secco.
«Bè, ti sbagli. E di grosso. Spero di non incontrarla mai»
Al momento è ad Azkaban, rinchiusa a vita.
È un buon posto, per lei.
«Perché?»
«Perché è un demonio» dico io, veemente «E se tu pensi che io sia come lei o possa anche solo assomigliarle solo perché mi chiamo Black, allora, Potter, lascia che ti dica che una persona non va giudicata solo dal nome che porta o dalla famiglia da cui viene…»
«…ma dalle scelte che compie» dice una voce profonda dalla porta «Giustissimo, signorina Black»
Entrambi facciamo un salto dalla paura.
Silente.
Oh, no.
Ma, inaspettatamete, il Preside dice:
«Harry, dovresti aiutare Mikayla. Dopotutto, una delle caratteristiche che Godric Grifondoro più apprezzava è la cavalleria»
Harry arrossisce e io tremo.
Silente sa cosa ho chiesto ad Harry?
Aiuto, siamo morte.
Ma il Preside sorride affabile.
«Ah, se solo sapeste quante cose avete in comune. Harry, sai che il Cappello Parlante voleva mettere Mikayla in Grifondoro? E tu, mia cara, dovresti sapere che sempre il nostro Cappello ha visto in Harry un valente Serpeverde»
C’è un attimo di silenzio attonito in cui io e Harry ci fissiamo a occhi sgranati.
«Inoltre, avete entrambi una certa tendenza a mettervi nei guai, se così si può dire. Ora, signorina Black, so che non è colpa tua, ma gli – ehm - ospiti che abbiamo nella Stamberga, al momento, sono un problema. Un grosso problema»
Io arrossisco ancor di più.
«Professor Silente, la prego, mi scusi. So che la sto mettendo in una posizione inaccettabile, ma…»
«Esatto. C’è qualcun altro coinvolto?»
Ha senso mentire, con lui?
Il pensiero mi balena in mente.
«No, signore. Solo io»
Harry sgrana gli occhi e Silente gli strizza l’occhio.
«Visto? Poteva essere una grande Grifondoro. Dalle la mappa, Harry. Mia cara, ti prego di averne massima cura: è stata disegnata da quattro studenti di Hogwarts tra cui il padre di Harry, per cui capirai che per lui ha un valore incalcolabile. Inoltre, se finisse nella mani sbagliate, sarebbe pericolosa. Per cui sei pregata di non darla assolutamente alla signorina Chapman»
Malgrado la situazione assurda, mi scappa quasi da ridere.
Gli sorrido, grata.
«Grazie, signore»
«Ora vai. Direi che il signor Gazza sarà occupato nei sotterranei per la maggior parte della notte. Povero me, che tempi oscuri»
E se ne va, scuotendo la testa.
Poi fa di nuovo capolino dalla porta.
«Inutile dire che quei due signori devono sparire. E, pur non avendo io mai studiato personalmente la materia, azzardo una previsione: credo che a Natale avrai due ospiti in più a casa, mia cara»
Io lo guardo sbarrando gli occhi e Silente se ne va con un altro misterioso sorriso.
 
 
 

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Capitolo 12
*** Riflessioni e confronti ***


Nel bagno dei Prefetti estraggo la bacchetta magica davanti a Mindy e Claire.
Il mio Incantesimo di Disillusione è il più potente, nel nostro trio.
Tre tocchi di bacchetta e siamo pronte: di noi si vede ormai solo una sagoma indistinta. Non siamo proprio trasparenti, ma si vedono i bordi della vasca e i rubinetti alle nostre spalle.
Ho la mappa in mano.
«Wow» sillaba Claire, quando la sbircia.
Wow davvero.
È una mappa della scuola, fino ai suoi confini, comprensiva di passaggi segreti e minuscoli puntini in movimento, una per ogni persona che è nei confini di Hogwarts.
Pazzesco.
Gazza, effettivamente, è nei sotterranei.
Aspettiamo che l’ingresso sia libero e poi voliamo al piano terra. Apriamo il portone di ingresso e scivoliamo fuori, nella notte.
Iniziamo a correre verso il Platano Picchiatore, albero incazzoso che, come ho scoperto dalla mappa, nasconde ai suoi piedi un passaggio segreto che porta dritto nella Stamberga Strillante.
Mindy non ha praticamente fatto domande, il che la dice lunga sulla sua voglia di rivedere Robert.
Ai piedi del Platano, Claire strega un ramoscello che tocca una radice dell’albero e lo immobilizza.
Credevate che si chiamasse Picchiatore per caso?
Ci infiliamo in un cunicolo strettissimo e arranchiamo per quelle che mi sembrano ore.
Alla fine, le mie mani toccano una botola.
La spingo piano e mi isso nell’apertura. La mia bacchetta rischiara il buio e vedo un movimento in un angolo della stanza.
Ben si alza in piedi dalla sua posizione rannicchiata ai piedi di una poltrona sfasciata sulla quale Robert dorme della grossa.
Si scherma il viso con la mano a causa della luce improvvisa, ma poi mi riconosce e si avvicina.
«Che succede?» chiede, la voce roca.
Mi tende la mano e mi aiuta ad alzarmi.
Claire e Mindy appaiono dietro di me e la seconda trotterella subito da Robert, che ronfa beato.
«Come fa a dormire in una situazione del genere?» chiede Claire.
Ben scuote la testa.
«Dormirebbe anche in mezzo a un campo di battaglia. Dovevate vederlo sul set di Killing Bono, certi giorni…»
La voce gli sfuma.
Probabilmente pensa a come gli abbiamo rovinato la vita.
C’è un attimo di silenzio imbarazzato.
«Stai tremando» gli dice poi Claire.
Lui scuote la testa e si allontana di pochi passi.
È ancora senza giaccone. Ha coperto Robert, evidentemente.
Che fastidiosa sensazione di…compassione? Tenerezza?
Mi guardo attorno mentre ci rimugino sopra e concludo che probabilmente è dovuta allo stressi di questi giorni.
«Ragazze…ora che si fa? Restiamo?» azzarda Mindy.
Claire sbuffa, ma io annuisco.
«Di sicuro non possiamo passare la notte a fare avanti e indietro in quel tunnel. Restiamo»
«Mika, è troppo rischioso…» tenta di convincermi Claire.
Scuoto la testa e lancio la bomba.
«Silente ha convinto Harry a darmi la mappa e mi ha detto di venire qui»
Segue un attimo di silenzio incredulo.
A Claire cade la bacchetta di mano, Mindy mi guarda con gli occhi fuori dalle orbite.
«Silente…» mormora, accasciandosi sulla poltrona di Robert, che intanto si è svegliato e si sfrega gli occhi, assonnato.
Claire è pallidissima.
«Silente…lo sa? Siamo finite»
Scuoto la testa. Se lo avessi detto loro a scuola, non saremmo più riuscite a uscire: sono entrambe nel panico.
«Ragazze, state calme e usate la testa. Silente lo sa e noi siamo comunque qui. Paradossalmente, siamo più al sicuro sapendo che lui sa»
Ma loro sono ancora terrorizzate.
«Min, non farmi passare per la stronza di turno, ma la colpa di questo casino è tua. Silente dice solo di stare attente e di portarli via di qui, appena iniziano le vacanze»
«Tenerli qui? Portarli via? Al sicuro?» sbotta Claire «Ma…ma…ma come può tollerare…»
«Evidentemente, ha considerato pro e contro e se questa secondo lui è la soluzione migliore, allora non oso pensare a quale sarebbe la peggiore»
Claire scuote la testa, senza parole.
Mindy sembra un po’ più calma. Tira fuori dallo zaino che ha portato altro cibo e una coperta.
Distribuisce tramezzini e succo di zucca e, quando si avvicina a me e Claire, ci abbraccia goffamente.
Io le batto una mano sulla spalla, Claire scuote la testa ma le dà una spintarella scherzosa.
«Se ci buttano fuori da Hogwarts, ti trasformo in un bradipo» le dice.
Mindy sorride.
Poco dopo, si sdraia vicino a Robert, che la circonda con il braccio.
Claire fa una smorfia e prende altre coperte. Io mi guardo attorno e arriccio il naso davanti alla sporcizia.
Proprio quello che ci voleva.
Una bella notte qui, per terra, in mezzo alla polvere.
Meraviglioso.
«Come faremo?» domanda Claire, di punto in bianco.
È chiaro quello che intende.
Mindy gira la testa verso di me.
Sospiro pesantemente mentre prendo una coperta e, con un colpo di bacchetta, pulisco una parte di pavimento.
«Bè, innanzi tutto c’è la questione del cibo. Ma direi che è troppo rischioso uscire ogni sera. Dovremo portarne un po’ e lasciarlo qui»
«Ma il quadrimestre è quasi finito e abbiamo la mappa…» tenta Mindy.
«Min, con la Umbridge il rischio è troppo grosso. Forse potremmo tentare dopodomani, durante la partita di Quidditch»
Claire storce immediatamente il naso.
«Ah, certo io non assisterò a nessuna partita di Quidditch finché quella maledetta sporca spia del Ministero…»
«Claire, stai polverizzando il tramezzino» la ferma Mindy, a bassa voce.
Lei quasi ringhia una risposta insolente.
Dovete sapere che, dopo l’ultima partita di Campionato (Grifondoro contro Serpeverde) la Umbridge ha squalificato a vita Harry e Fred Weasley, uno dei battitori di Grifondoro.
L’aria, come dire, è un po’ tesa.
«Il Quidditz è quello sport di cui mi hai parlato?» chiede un assonnato Robert e Mindy e lei annuisce.
«È il nostro sport» spiego a beneficio di Ben, tendendogli una coperta «Si gioca in volo, su manici di scopa»
Lui sgrana gli occhi e gli cade la coperta di mano.
«In volo?»
Robert annuisce, entusiasta.
«Vorrei davvero vedere una partita, deve essere una figata! Tipo il calcio, ma si vola sulle scope e si segna dentro anelli altissimi nel cielo!»
Raccolgo la coperta e mi avvicino a Ben.
Mi sembra pallido e tremante. Gliela porgo in silenzio, perché l’ultima cosa che voglio fare è sembrare una chioccia con questo babbano.
«Ben, non sembri stare per niente bene» dice in quel momento Mindy.
Fortunatamente, c’è chi non ha di questi scrupoli.
Lui scuote la testa.
«Sto bene, grazie»
«Starai congelando» intervengo «Min, hai portato del thè?»
Lei lo appella dalla borsa e Robert batte le mani, estatico.
Scaldo con un colpo di bacchetta l’acqua che abbiamo portato e ne do una tazza a lui, con il thè in infusione.
Allunga esitante una mano verso di me, ma vedo nei suoi occhi, alla luce delle bacchette, l’inquietudine.
E va bene, cosa posso farci?
Ha paura di noi.
Non ha nemmeno torto.
Tuttavia, mi sono preoccupata e ci siamo trascinate fin qui e nessuno ha intenzione di mangiarlo, quindi potrebbe anche rilassarsi.
«Non mordo» dico, secca «E non sto tentando di avvelenarti»
«Scusa» arrossisce «Solo che è tutto così…»
Non finisce la frase e sorseggia il thè.
Io mi stendo sul pavimento. Dopo poco, Claire, da qualche parte alla mia sinistra, riapre l’argomento Silente.
«Cos’ha in mente, secondo te?»
Volto la testa verso di lei.
«Secondo me, è sicuro che il Ministero strumentalizzerebbe questa cosa. Un tempo Caramell avrebbe chiuso un occhio, ma oggi no. E c’è la Umbridge, non possiamo rischiare»
«Ma mettere tutto nelle nostre mani mi sembra troppo!»
«Alla fine, è solo per qualche giorno. Tra poco iniziano le vacanze. Dobbiamo solo stare attente. Se Silente è dalla nostra parte…»
«È questo che mi stona. Lui sarà anche lungimirante e quant’altro, ma questa è davvero un’enormità. Come fa ad essere dalla nostra parte?»
«Me lo spiego solo se mi dico che non vuole metterli nelle mani di quel rospo malefico» indico con un cenno della testa Rob e Ben.
Claire mugugna un assenso.
«Già. Con la Gazzetta del Profeta che attacca Silente un giorno sì e quello dopo anche…»
«Una storia del genere gli costerebbe il posto. Verrebbe allontanato da Hogwarts»
«Non posso immaginare Hogwarts senza Silente» bisbiglia lei, pensosa «Non la lascerebbe mai, secondo me. Silente, intendo»
«Secondo me, Caramell non aspetta altro. Lo sbatterebbe ad Azkaban, probabilmente»
Claire trasale.
«Azkaban?! Ma se…»
Veniamo interrotte da uno starnuto poderoso.
«Oh, Merlino: m’è preso un colpo» ansima Claire, avvolta nella coperta.
Lancio un’occhiata a Mindy e Robert, ma sembrano dormire tranquilli.
«Scusate» bisbiglia la voce di Ben.
Mi siedo e incrocio i suoi occhi. È sdraiato e ha tirato la coperta fin sotto il mento, ma lo vedo tremare da qui.
Mi assale di nuovo quello strano senso di protezione misto a tenerezza che mi perseguita da tutta la sera.
Insomma.
È venuto qui per cercare di aiutare un amico e guarda in che situazione è finito.
«Non sembri molto in forma» dico, piano.
Lui scuote la testa, ma ha la voce roca.
«Non è niente»
Mi alzo e mi avvicino, piano, con la bacchetta in mano.
Lui si irrigidisce visibilmente.
«Posso far uscire dalla bacchetta aria calda. Non ti lancio contro nessun incantesimo. Ti fidi?»
Lui esita.
«Io…non riesco. Scusa, non per te. Ma…mi rende nervoso. Scusa» ripete, quando vede la mia espressione.
«Lo dicevo per te, stai congelando»
«Scusa» dice piano, per la terza volta.
Ci guardiamo, in silenzio, e poi si avvicina anche Claire, che gli mette una mano sulla fronte.
«Scotti» gli dice, atona.
Alza gli occhi al cielo.
«Ci manca solo questa. Non ammalarti, per favore. Se non ti fidi di Mika, posso pensarci io e…»
E non so perché, ma il fatto che non si ritrae da Claire, anche se lei gli tocca la fronte e poi gli sente il polso, mi fa infiammare.
Ah, quindi sono io che gli faccio paura?
«Sto bene, davvero»
«Sì, certo, si vede. Mika, mi sa che dovremo procurarci un qualche decotto in infermeria prima che la situazione peggiori» mi dice, mentre continua a stringergli il polso.
Lo vedo muoversi, preoccupato.
«Davvero, non voglio niente»
«Eddai, non farei capricci» ribatte lei, seccata.
Non vorrei sembrare infantile, ma come è possibile che io gli faccia più paura di Claire, che lo sta guardando con l’indifferenza che si riserverebbe a un rospo non magico, di quelli che usiamo a Trasfigurazione?
Non so cosa mi spinge a cercare l’approvazione di questo babbano.
Forse il fatto che so che ce l’ha con me per un giusto motivo.
Forse il fatto che ammiro il suo comportamento, nonostante tutto.
Io avrei fatto lo stesso per Mindy o Claire.
Mi sporgo e gli poso una mano sulla fronte.
«Non agitarti, abbiamo capito. Niente magia. Però prendi almeno un’altra tazza di thè caldo e poi cerchi di dormire, ok?»
Lui esita e poi fa sì con la testa.
«Bravo» gli sorrido e gli faccio una carezza sui capelli.
E due paia di occhi – i suoi e quelli di Claire – mi fissano increduli.
Per mascherare la confusione, mi volto e fingo di cercare il thè.
Che cavolo mi succede, per le peggiori fatture di Morgana?
Quando penso che il rossore sia scomparso dal mio viso, mi volto con espressione indifferente.
Claire mi prende il thè di mano e lo mette nella tazza, sfiorandola poi con la bacchetta. Subito, scotta.
Guarda Ben e dice:
«Ops. Scusa. Pensaci tu» dice poi rivolta a me, porgendomi la tazza.
Ah.
E ora?
Esito e lui si alza a sedere e allunga la mano.
Gli porgo la tazza, sollevata che non si aspetti nulla da me, ma la riprendo subito quando lui inizia a tossire.
Si copre la bocca con una mano e guarda preoccupato verso Robert e Mindy.
Claire si avvicina e fa per sostenergli la schiena con un braccio, ma lui si raddrizza da solo.
«Mi sa che il massimo che possiamo fare è portarti un decotto, domani. Temo che come infermiere io e Mika facciamo abbastanza schifo»
E lui, inaspettatamente, sorride.
«Pensavo di aver già visto il peggio» borbotta, scherzoso.
Non so perché sono così sincera con voi, comunque ormai…
Lo ammetto, ha un bel sorriso.
Davvero bello.
Lo guardo bere il thè, le ciglia lunghe e scure abbassate a coprire quegli occhi nerissimi, gli zigomi alti, le labbra carnose.
Mi do una scrollata mentale.
Sto impazzendo.
Stare troppo con Mindy, alla fine, mi ha resa pazza.
Come ha sempre sostenuto Blaise.
Claire recupera le nostre due coperte e io mi sdraio di nuovo, con la mente in subbuglio.
Sento Claire sbadigliare.
Dopo qualche minuto di silenzio, mi volto verso Ben e lo scopro intento a guardarmi.
Sobbalziamo entrambi e distogliamo lo sguardo.
Lo sento posare la tazza e sdraiarsi a sua volta.
Sono consapevole del fatto che io, lui e Claire siamo molto più vicini sul pavimento, ora. Sento la mia amica respirare regolarmente e penso si sia già addormentata.
Ma lui si volta, inquieto, e tossisce ancora.
Io resto in silenzio.
 
Mi sa che sono passate ore.
Non riesco a dormire.
E so che è sveglio anche lui.
Ha il respiro pesante e la tosse e io sono divorata dal nervosismo.
Domani sarò uno straccio. Sarà una giornata infernale. Se Piton interroga in Pozioni spero di ricordarmi la giusta composizione di una Pozione Corroborante. Magari potrei farne una tazza a Ben, così fa il favore a tutti di non ammalarsi mentre lo teniamo nascosto nella Stamberga Strillante, con placet del Preside.
Chissà cosa direbbe Silente se gli dicessimo che un babbano è morto di freddo, dopo che, in modo assolutamente clemente, non ci ha espulse.
Scusi, signor Preside, sono mortificata. Gli ho dato fuoco non volendo, perché aveva freddo.
Sbuffo nella mia testa, mentre le immagini di Silente, Harry, la Umbridge, Blaise, si rincorrono davanti ai miei occhi stanchi.
E ancora non riesco a dormire.
Conto fino a cinque e poi mi alzo di scatto.
Prendo la coperta e mi avvicino a Ben, che sgrana gli occhi.
Mi lascio cadere al suo fianco e faccio una smorfia quando una nuvoletta di polvere si alza sotto di me.
«Non hai cambiato idea sulla magia, immagino»
Lui tira su con il naso, ma scuote la testa.
«Ovviamente» dico, acida, e mi stendo accanto a lui, che spalanca gli occhi.
«Cosa fai?»
«Cerco di evitare che tu muoia di freddo, che dici? Non saprei dove nascondere il cadavere, sai»
Copro entrambi con la mia coperta e arriccio il naso all’odore di polvere, quando poso la guancia sul pavimento.
Lui mi fissa basito.
E siamo vicinissimi.
Rotolo sull’altro lato e gli do la schiena.
Mi agito un po’ sul pavimento scomodissimo e, all’improvviso, lo sento mettere il braccio sotto la mia testa.
Mi giro di scatto.
«Che fai?»
«Sembravi…scomoda»
Ci guardiamo per un lungo momento e poi io commento, acida:
«Certo che sono scomoda. Questo non è esattamente il mio letto di piume»
«Perché sei venuta?» chiede lui, dopo un po’.
«Per Mindy. E anche per me e Claire. Ormai siamo dentro questa storia, che ci piaccia o no»
«E cosa succederà?»
«Bella domanda» rifletto «Il fatto che Silente sappia di voi e non sia piombato qui a prendervi è un buon segno. Però…non so, comunque non vedo come potremo lasciare che voi sappiate tutto questo…»
«Nessuno…di noi vi conosce?»
«In teoria, no. È il senso dello Statuto di Segretezza: facciamo di tutto per rispettarlo»
«Magari domani scopro che è tutto un sogno» borbotta lui.
Mi scappa un mezzo sorriso.
«Non succederà»
«Sei sempre così dolce?»
«Sono dolce con chi mi piace» ribatto, piccata.
E arrossisco, visto che lo sto dicendo a un tizio che non conosco, non mi piace e quasi mi tiene in braccio tanto siamo vicini.
Ma lui sorride di nuovo.
«Ah, pensavo di essere particolarmente fortunato io»
«Stai dicendo che sono acida?»
«Sto dicendo che mi sembri una peste» ribatte, tranquillo.
«Certo che sei lapidario, nelle risposte»
«Buffo. Io penso lo stesso di te»
Starnutisce di nuovo.
Io sospiro e allungo una mano per sistemargli meglio la coperta attorno alle spalle.
«Perché hai dato il cappotto al tuo amico?» chiedo.
«Perché è mio amico» risponde lui semplicemente.
«Morire di freddo non mi sembra una buona idea, però»
«La scorsa settimana non è stato benissimo, pensavo ne avesse più bisogno di me»
Ci penso su.
«Hai paura di me?»
Lui esita.
«Ho paura di quello…che ho visto. Che ho scoperto. Paura di te…no. Non sembri molto minacciosa, vista così»
Faccio una smorfia che lo fa sorridere.
«Non sembri tranquillo quando qualcuna di noi ti si avvicina»
«Bè, scusa se te lo dico, ma tu sembri una con una gran puzza sotto il naso. Eppure…scopro ora che sei anche gentile»
Resto spiazzata.
«Gentile?»
«Sì. Sei qui a darmi anche la tua coperta, no?»
Ah, già.
Resto in silenzio.
Lui muove il braccio che ha sotto la mia testa e mi avvicina un po’ di più a sé.
«Che fai?» mi allarmo.
Sospira.
«Cerco di riattivare la circolazione»
«Oh»
Mi scosto, ma lui mi trattiene.
«Ok, ci sono. Vi prego, principessa, non posate sulla sudicia terra la vostra chioma» mi dice, scherzoso.
«Hai anche voglia di scherzare. Notevole» commento.
Lui sorride e poi sbadiglia.
«Buonanotte» mi dice, piano.
«Come se io potessi dormire, così» dico, acida.
 
Due minuti dopo, dormo serena con la testa vicina alla sua.

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Capitolo 13
*** Il risveglio ***


Una mano insistente sulla spalla mi sveglia, ma io borbotto qualcosa e mi rannicchio sotto le coperte. Metto un braccio sopra la testa…e, improvvisamente, sento una mano accarezzarmi lentamente il fianco.
Una mano grande, che non conosco, che segue l’arco della mia schiena e si ferma poco sopra l’anca, prima di tirarmi verso un corpo steso accanto al mio.
Apro gli occhi di scatto.
Oh, Merlino.
Oh, Merlino, ma che cavolo…
Ben dorme accanto a me. Nella penombra della stanza, illuminata dalla luce della luna che filtra dalle assi sconnesse che coprono parzialmente la finestra, osservo attonita il suo viso.
Le labbra dischiuse, l’espressione serena.
I nostri corpi combaciano, mi sento scottare dove tiene la mano.
Mi muovo bruscamente, apposta.
Scatto a sedere e respingo il suo braccio e lui, confuso, apre piano gli occhi.
«Mika, andiamo» bisbiglia piano Claire, alle mie spalle, mentre sveglia anche Mindy «È quasi l’alba»
Ma io fisso ancora Ben, in silenzio, con gli occhi sgranati.
Lui riemerge pian piano dal sonno e mi osserva perplesso.
«C’è…qualcosa che non va?»
«Bè, tu che dici?» sbotto.
Lui sgrana gli occhi e le mie amiche si voltano, spaventate.
«Io…»
«Tu!!! E le tue mani addosso a me!» strepito.
Non ho mai dormito con nessuno.
Con nessun ragazzo, intendo. Nemmeno con Blaise, mai.
E aver diviso il letto (cioè, il pavimento) con un estraneo…mi mette a disagio.
So che è una reazione stupida, razionalmente lo so.
Ma mi sento come se avessi sprecato un momento prezioso, come se avessi condiviso un attimo di intimità con una persona che non è il mio ragazzo.
Sono furiosa.
Lo trafiggo con gli occhi per mascherare l’imbarazzo.
«Ma…cosa ho fatto?»
«Tu…tu…»
E lui, all’improvviso, sorride divertito.
«Scusa, non ci pensavo. Ehm, sai…succede per un riflesso condizionato che di notte si abbracci la persona che ti dorme accanto. Niente di personale»
Niente di…personale?
Avvampo.
«Non so come sei abituato tu, con le tue amichette, ma di certo io…»
Lui aggrotta la fronte.
«Di certo tu non sei abituata affatto?» dice, secco.
Gli lancio addosso la coperta, afferro la mappa e marcio verso l’apertura del tunnel. Claire e Mindy mi corrono dietro. Sento la seconda salutare velocissimamente Robert e dire qualcosa a Ben.
«Ciao tesoro, a dopo! Ben, ti avevo detto di non provocarla con questa storia della ragazzina. Uffa. L’hai fatta arrabbiare, ora. Rob, bada a lui che mi sa che ha la febbre. E mi raccomando, bevi  il tuo thè, caro!»
«Mindy!» ruggisco, già dentro il passaggio.
Lei trotterella via.
«Ci sono. Mika, non arrabbiarti con Ben, dopotutto tu non sei stata per niente gentile e lui non sta nemmeno bene…»
La voce si spegne in un pigolio quando mi volto a guardarla male.
Ripercorriamo il tunnel in silenzio.
Quando arriviamo, siamo conciate da far spavento.
Manca quasi un’ora alla colazione e ne approfitto per fare una lunga doccia calda e vestirmi con calma.
Come per cancellare il disagio della notte trascorsa per terra, mi lavo i capelli, scelgo un bell’abito di lana turchese (anche se devo coprirlo con l’uniforme), orecchini coordinati e lego i capelli in una coda.
Poi, mi siedo davanti al camino in Sala Comune.
Non devo aspettare molto per vedere Blaise che scende le scale del dormitorio dei ragazzi.
Marcio decisa verso di lui che mi guarda perplesso ma non fa in tempo a salutarmi perché io lo bacio con foga, incurante dei presenti che sbadigliano, ripassano o chiacchierano con tranquillità.
Lui risponde all’inizio con un pizzico di esitazione, ma poi fa correre le mani sulla mia schiena.
Mi stringo a lui, desiderando che le sue carezze cancellino quella scia di fuoco che ancora mi sento tracciata addosso dalla mano di Ben.
«Ehi» Blaise si allontana di poco e mi sorride «Buongiorno»
Ma io lo bacio di nuovo.
Voglio cancellare quell’odore e sostituirlo con quello del mio ragazzo: un odore cui sono abituata, l’unico odore che dovrei conoscere.
Accidenti.
Quando ci separiamo, Blaise mi guarda quasi perplesso.
«Ehm…tutto bene?»
«Sì, sì, certo» dico, sbrigativa.
Come no, meglio di così…
«Com’è andata ieri, con Claire?»
Eh?
Ah, già.
«Tutto ok, niente di che»
Chiacchierando, scendiamo mano nella mano a colazione.
Claire e Mindy sono già sedute ai loro tavoli: la prima guarda senza espressione la mia mano intrecciata a quella di Blaise, la seconda praticamente dorme con la testa nella scodella dei cereali.
Per tutta la giornata rifuggo ogni pensiero legato al mondo babbano. Rido, scherzo, studio e mi impongo di essere io.
Io, Mikayla Black.
E basta.
E niente distrazioni.
La sera, incrocio Claire in Sala Grande e lei mi si accosta subito.
Sorrido a Blaise e lui si allontana di qualche passo e raggiunge il gruppo di Draco.
«Pronta?» mi chiede la mia amica.
«Claire, io stasera non vengo»
«Cosa? Perché?»
«Sono indietro con i compiti di Trasfigurazione» mento, disinvolta «Comunque ti lascio la mappa. Sai cosa fare, dopo ieri. Solo, non lasciarla a Mindy, ok?»
Lei mi fissa con il suo sguardo penetrante.
«E Ben non c’entra nulla, vero?»
«Cosa? » ribatto, indignata «Certo che no! Come ti viene in mente?»
«Vi beccate come due gufi rabbiosi, poi mi sveglio e vi trovo che dormite abbracciati. Litigate e, tempo due ore, tu e Blaise tubate di nuovo come due piccioncini»
Arrossisco.
«Per niente, invece»
«Sicura?»
«Claire, forse dovreste semplicemente accettare che io sto con Blaise, anche se a voi non piace»
«Oppure tu, Mika, dovresti considerare che una bugia così non la dici a me, ma a te stessa»
Si volta e se ne va.
Io torno lentamente in Sala Comune, trascinando i miei passi.
Non ho la testa per studiare, ora.
Mi siedo su una poltrona e fisso il fuoco e cerco di non pensare a cosa succederebbe a Mindy e Claire se le scoprissero.
Arriva Blaise, che si siede con me. Arrivano i nostri amici.
Io sorrido meccanicamente, cerco di rispondere a tono, ma non riesco a concentrarmi sulla conversazione.
Quando finalmente ci alziamo per andare a letto, mi sembra che la serata sia durata tre giorni, invece che un’ora e mezza.
«Tutto bene? Sei silenziosa» mi dice Blaise.
Annuisco, perché non mi fido a parlare.
Ci salutiamo velocemente e salgo in camera.
 
E se la serata mi era parsa lunga, è stata niente, niente, in confronto alla notte che passo.
Mi giro e rigiro nel letto e quasi rimpiango il duro pavimento della Stamberga.
Almeno, lì non dormivo perché ero scomoda.
Tranne che…ho dormito. Un po’. Alla fine.
In braccio a…
Mollo un pugno al cuscino e cambio posizione per la centesima volta.
Mi maledico mentalmente per la mia codardia, milioni di volte.
 
Quando finalmente suona la sveglia, mi sento morire.
Vorrei correre a cercare Claire e Mindy, ma contemporaneamente ho paura.
Di non trovarle, di scoprire che è successo loro qualcosa.
Mi guardo allo specchio e quello si permette anche di commentare:
Faresti meglio a dormire di più, cara…
In effetti sono pallida, ho gli occhi rossi e due occhiaie spaventose.
Entrando in Sala Grande, stritolo la mano di Blaise.
«Ahi! Mika!»
«Oh, scusami…»
Lui si massaggia la mano e, in quel momento, vedo Claire entrare.
Interrompo a metà una frase di Blaise e lo mollo lì in piedi.
«Claire! Ehi!»
Lei mi sorride, stanca ma incolume.
«Buongiorno»
La abbraccio di slancio e sussurro:
«Scusa per ieri…»
Lei ricambia la stretta, velocemente.
«Tranquilla. Ma calmati, ci guardano tutti»
Cerco di ricompormi e mi metto un sorriso sul viso.
«Allora, tutto ok?»
Lei aggrotta la fronte.
«Non troppo, veramente»
Il mio cuore perde un battito.
«In che senso?»
Lei esita, perché le si avvicinano i gemelli Weasley.
«Allora Claire, pronta per il grande debutto?»
Lei arrossisce e mi guarda.
«Io…ehm…Harry mi ha detto ieri che oggi giocherò come Cacciatrice per il Grifondoro»
«Davvero? Non sapevo…»
Certo che non sapevo.
Ieri ho evitato le mie amiche tutto il giorno e la sera non le ho accompagnate: quando doveva dirmelo? Per posta via gufo?
George Weasley sorride.
«Un diavolo di Cacciatrice, ma non dovrei dirlo al nemico» mi strizza l’occhio.
Il bello dei Weasley è che non hanno pregiudizi nei miei confronti. Almeno, dopo un po’ li hanno accantonati.
Però si portano via Claire, per farle fare colazione con la squadra.
«Cementa lo spirito di gruppo» esclama Fred, a vedere la mia espressione delusa.
Claire mi saluta con la mano, imbarazzata.
Dovrei sforzarmi di essere felice per lei, perché so che ci tiene tanto al Quidditch.
Ma… Mi precipito al tavolo dei Tassorosso, in cerca di Mindy.
Per il secondo giorno di fila, non sembra molto in forma.
Ed è meno prudente del solito, il che la dice lunga.
«Ehi» esclama, appena mi vede «Ieri sera ci hai dato buca!»
«Ho studiato in dormitorio» mormoro, dignitosa, mentre mi siedo accanto a lei.
Le pizzico la gamba sotto il tavolo e lei sobbalza.
«Ah…ehm…ok. È andata bene, la serata?»
«Sì»figuriamoci «La vostra?»
Anche lei, come Claire, esita.
«Eh…»
Io sgrano gli occhi.
Mindy finge di chinarsi per cercare qualcosa nella borsa e mi bisbiglia.
«Ben sta male»
Io trattengo il fiato.
«Cosa? Come?»
«Ha la febbre alta. Ieri sera quasi delirava…»
Le agguanto il braccio.
«Ma, ma…e voi cosa avete fatto?»
«Non è che potevamo fare molto» si guarda attorno e abbassa ancora di più la voce «Pensavo di portare una pozione oggi. Tu…vieni?»
Annuisco.
«Davvero?» sorride, felice «Oh, ero così spaventata all’idea di dover andare sola…mangiamo e andiamo, ok?»
«Non ho fame» ribatto, meccanicamente «Ma dovremo aspettare che tutti siano al campo»
Resto seduta al tavolo di Tassorosso, cercando di controllare la nausea che mi assale.
Ha solo la febbre - mi ripeto -Calma. Stai calma.
Vediamo passare la squadra dei Grifondoro e Mindy saluta entusiasta Claire.
Lei ci guarda e la vedo sorridermi dolcemente.
Provo a ricambiare, ma temo non mi riesca molto bene.
Dal tavolo di Serpeverde si alza un coro di fischi per i Grifondoro.
Io abbasso l sguardo sulle mie mani intrecciate.
Dopo un po’, sento una mano sulla spalla. Blaise.
«Scendiamo?» ghigna «Voglio proprio vedere cosa combina oggi il Grifondoro»
Mindy e metà tavolo di Tassorosso si indignano all’istante.
«È solo per colpa di quell’idiota di Malfoy e di quella stupida della Umbridge, Zabini, che vi sentite i padroni del mondo…e vi comportate come se fosse un merito vostro. Ma voi non avete mai vinto nulla, lealmente»
Blaise arrossisce, ma i Tassorosso si stringono attorno a Mindy.
«Andiamo, Mika»
Mi stringe il braccio, ma io non mi muovo.
«Vai, io ti raggiungo»
Si acciglia.
«Cosa? Dai alzati»
Alzo gli occhi.
«Blaise» scandisco «Ti ho detto vai»
Dall’occhiata sprezzante che mi lancia, capisco che la nostra precaria tregua è già terminata.
Pazienza, me ne preoccuperò domani.
I Tassorosso mi guardano ammirati mentre lui se ne va, furioso.
«Accidenti» mi dice Ernie Macmillan «Se vuoi uscire con qualcuno che non sia un Serpeverde…»
Mindy storce il naso e mi trascina via.
«Mika, è ufficiale, mi fai paura. Facciamo un salto in infermeria»
Passiamo una mezz’ora a convincere Madama Chips a darci un qualche decotto per l’influenza, con Mindy che giura di non sentirsi troppo bene.
Quindi, corriamo nel parco. Facciamo il giro lungo, dalle serre, e quando ci avviciniamo al Platano Mindy continua a voltarsi per assicurarsi che nessuno ci veda.
Da parte mia, non potrebbe fregarmene di meno.
Blocco l’albero e mi calo nel tunnel. E questo maledetto percorso sembra quattro volte più lungo, oggi.
Ma, alla fine, quando raggiungo la botola ho quasi paura ad entrare.
Dietro di me, Mindy emette versetti di impazienza, quindi alla fine spingo la tavola che chiude l’entrata e mi isso nell’apertura.
Resto seduta sul ciglio della botola, fingendo di sistemarmi il vestito, mentre Mindy entra.
Sento la voce di Robert che la saluta e nient’altro.
Ok, Mika.
Non essere codarda.
Prendo fiato e mi volto.
Vedo Ben steso a terra, dove ci siamo svegliati ieri mattina, con due coperte addosso e il viso rivolto dall’altra parte rispetto a dove sono io.
«Meno male che sei qui» sta dicendo Robert a Mindy «Non me la cavo molto bene con…»
«Ma insomma!» sbotto «Lo avete lasciato lì per terra?»
Loro mi guardano smarriti.
«Si lamentava e non voleva spostarsi…»
«Ah ecco, bene, ottimo: allora lasciamolo lì, come un sacco di stracci vecchi»
Mi avvicino e vedo che ha gli occhi chiusi. Ma quando gli sfioro la fronte li apre un attimo e mi guarda.
E da come aggotta le sopracciglia direi che mi ha riconosciuta.
Potrei scusarmi.
Dovrei scusarmi.
Va bene, quando starà meglio, magari.
«Come ti senti?» gli chiedo.
Lui fa una smorfia.
«Capito. Ora ti sdrai sul divano, ok?»
Lui lancia un’occhiata perplessa al divano sfasciato.
«Molto comod…accidenti!» dice Robert, quando io lo riparo con un tocco di bacchetta.
Ben ha richiuso gli occhi.
«Tutto ok, sto qui. Non è niente»
«Ma come non è niente? Non fare l’irresponsabile, per favore!» tuono.
Intercetto un’occhiata di Mindy, che fa una smorfia comica.
Ah.
Già.
Ma perché questo babbano mi fa sempre saltare i nervi?
Dannazione.
Riproviamoci.
«Ascolta, non puoi stare sul pavimento. È freddo e scomodo. Dai, per favore»
Lui non ribatte e Robert ne approfitta e lo solleva di peso.
Quando è sul divano, io gli sistemo le coperte.
«Meglio?»
Annuisce.
«Grazie»
Ok, ce la posso fare.
«Possiamo andare a vedere la partita di Qwidditch?» chiede in quel momento Sheehan.
No, che non ce la posso fare.
Lo fulmino con gli occhi e Mindy si affretta ad intervenire.
«Meglio di no, tesoro. Magari un’altra volta. Ben, ti abbiamo portato una pozione…»
Lui scuote subito la testa.
Lo sapevo.
So anche che, se sbraito e gli ordino di prenderla, lui farà esattamente il contrario, per partito preso.
Molto bene, cambiamo tattica.
Non sia mai che io non vinca una partita, di qualsiasi tipo essa sia.
«È una medicina» gli dico dolcemente, rimboccandogli meglio le coperte «Ti farà bene. Non vorrai rischiare di farti venire un malanno serio, vero?»
«Giusto» rincara la dose Mindy «Tipo…la polmonite o…il colera?»
«Mi sa che il colera non si prende così» obietta Rob.
Ben infatti fa un mezzo sorriso e scuote la testa.
«D’accordo, niente colera» gli sorrido «Comunque, ne hai bisogno. Fallo per Robert, se non altro. Cioè, per te. Non mi sembra un valido infermiere»
Robert sta allo scherzo, glielo devo riconoscere.
Attacca a raccontare un paio di aneddoti che li riguardano e che fanno ridere Min.
Io, intanto, mi siedo sull’orlo del divano e passo il braccio dietro le spalle di Ben.
Lui esita, ma alla fine si fa sollevare.
E pesa, accidenti.
Robert mi aiuta e in due lo mettiamo seduto, ma è debole, per cui si appoggia a me.
Io gli metto una mano sul petto e lascio l’altra dietro la sua schiena.
Mi sembra il caso di approfittare del momentaneo vantaggio, per cui gli parlo ancora, piano.
«La maggior parte delle pozioni sono fatte con erbe naturali» tanto, non può sapere che non è vero «E questa non fa eccezione. Farà solo abbassare la febbre. Se ti tranquillizza, non l’abbiamo preparata noi, ma l’infermiera della scuola. E comunque, a meno che tu non beva qualcosa preparato da Mindy, puoi stare ragionevolmente tranquillo»
Faccio una linguaccia alla mia amica, che subito ribatte con spirito:
«Ah, sì? Recentemente ho scoperto di avere un certo talento» lancia un’occhiata a Rob «Invece in classe è colpa di Piton che mi mette ansia! Potrei essere una bravissima pozionista, sai?»
«Mmm, sì, come no. Quando i calderoni saranno fatti di formaggio…»
Lei ride e io prendo la tazza con la pozione e la avvicino alle labbra di Ben e gli sorrido.
«Che ne dici?»
Lui mi guarda negli occhi per un attimo e poi ne beve un sorso.
Si allontana subito con una smorfia.
«Che schifo!»
Gli accarezzo la schiena e lui mi guarda stupito.
Gli resto accanto e pian piano, un sorso alla volta, gli faccio bere tutta la pozione.
Stranamente, lui non fa storie, anzi, crolla addormentato quasi subito.
Ehm. Spero sia un effetto benefico della pozione.
Reclina il capo sulla mia spalla e io cerco di sorreggerlo e, contemporaneamente, di farlo stare comodo, consapevole di avere addosso gli occhi di Mindy e di Robert.
«Non l’avete avvelenato, vero?» chiede lui a bassa voce, con un pizzico di apprensione.
«Ma figurati…starà…ehm…sperimentando gli effetti benefici del sonno»
Frattanto, io sono riuscita a farlo sdraiare.
Gli rimbocco le coperte e chiedo a Mindy di preparare un thè per tutti.
E mentre lei si affaccenda con Robert, io guardo Ben.
Ha le guance arrossate dalla febbre, i capelli spettinati dalla notte insonne. Le ciglia, lunghe e scure, sono abbassate. Osservo il profilo delicato, la mascella decisa, gli zigomi alti.
E quella strana sensazione torna a farsi sentire.
Fa quasi male, mi opprime il petto…ma che cavolo…
 
Dopo il thè, Min e Robert decidono di fare capolino dal passaggio segreto, giusto per capire a che punto è la partita.
Io li guardo con sospetto.
«Min, se fai casino ti affatturo e dico davvero. Ok?»
Lei annuisce.
«Ma dobbiamo sapere a che punto sono! Come facciamo altrimenti a sapere quando dobbiamo rientrare? E poi, è la prima partita di Claire e non siamo lì a fare il tifo»
Guardo Ben che riposa e penso che stavolta c’era un’emergenza più grande.
«E poi tu hai detto a Blaise che saresti scesa al campo» aggiunge Mindy.
Scuoto le spalle, indifferente, sempre guardando Ben.
Sento i due scivolare nel passaggio e sono improvvisamente consapevole del fatto che siamo rimasti soli.
E arrossisco come una stupida a quel pensiero.
Passa un po’ di tempo e non saprei dire quanto.
E nemmeno mi importa.
Non mi annoio: mi godo il silenzio, la quiete, e resto ferma, accovacciata a terra, a guardare Ben.
Quando si agita un po’ – probabilmente per la febbre – gli prendo la mano e gli parlo sommessamente.
E, anche se non credo che mi stia ascoltando, il tono tranquillo lo calma.
È ironico il fatto che, da sveglio, la mia sola presenza lo irrita, mentre ora che è debole come un gattino una mia carezza sembra rasserenarlo.
Se potesse vedersi, probabilmente si prenderebbe a calci.
 
E se io riflettessi su di me, sulla principessa che ora sta seduta nella polvere, intenta ad accarezzare i capelli di un babbano che nemmeno conosce… io, cosa direi di me?

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Capitolo 14
*** Che significa se tu e io iniziamo a parlare? ***


Non so bene se dormo oppure no, sono persa in quella sensazione di dormiveglia che ti coglie a volte e ti sospende in un attimo senza tempo.
Ho reclinato la testa sulle braccia e mi sono messa a fissare il pulviscolo dorato che fluttua nell’aria, illuminato da un raggio di luce che filtra dalle finestre schermate.
Mi riscuoto quando sento una mano posarsi tra i miei capelli, piano.
Alzo gli occhi e incontro quelli di Ben, arrossati ma vigili.
«Ehi» sbatto le palpebre per metterlo a fuoco «Come ti senti?»
«Come se un camion mi fosse passato sopra?»
«Cos’è un…camion?»
Lui resta senza parole per un attimo.
«Mi ero abituato ad essere l’unico che non sapeva nulla e che capiva nemmeno la metà dei discorsi…» sorride poi.
Io mi siedo sul bordo del divano.
«Che ne dici di un baratto?»
Lui aggrotta le sopracciglia.
«Mi devo preoccupare?»
Tocca a me sorridere.
«Bè, pensavo che, visto che ancora scotti…» prendo tempo e gli tocco la fronte «Potremmo scambiare una tazza di pozione con me che rispondo a qualcuna delle tue domande?»
Lui arriccia il naso.
«Magari mi tengo l’ignoranza…»
Ok, vediamo se la mia teoria si rivela giusta.
Scommetto che se insisto si arrabbia e non la prende davvero.
Invece…
Faccio una faccina delusa e lo guardo con gli occhi di Miele quando le nego le coccole: a metà tra il rimprovero e il cucciolo infelice.
Ben esita.
«Quella pozione fa davvero schifo. Dillo, che vuoi avvelenarmi…»
Io trattengo un sorriso.
«Il veleno decisamente non sarebbe la mia arma: è da codardi»
«Giulietta si uccide con il veleno. E Socrate lo beve e…non hai idea di cosa sto dicendo, giusto?» conclude.
Io scuoto il capo, perplessa.
«Celebri avvelenatori babbani?»
Lui scoppia a ridere, ma si interrompe per tossire.
Mi avvicino per sostenergli le spalle e poi lo aiuto a sedersi, appoggiato al bracciolo del divano.
«Nessuno dei due, veramente: Giulietta è un personaggio letterario che si uccide per amore, Socrate invece è un personaggio storico; è stato condannato a morire e ha bevuto da solo il veleno» torna sull’argomento «Volevo solo dire che il veleno è un’arma anche celebre…»
Scuoto il capo.
«Io preferisco l’azione diretta. Non mi nasconderei mai dietro un trabocchetto. E poi odio aspettare: impazzirei nell’attesa che il veleno faccia effetto»
Lui sorride, divertito.
«Quindi?»
«Un duello di magia?» ribatto.
«Non ne ho esperienza. Si fa esplodere l’avversario in mille pezzi?»
«No…se riesci a colpirlo con un incantesimo mortale è…non so, credo sia rapido ma non così appariscente»
«Niente effetti speciali?»
«Sai, la magia vera non ha nulla a che fare con roboanti formule magiche urlate al vento o esplosioni di fuochi artificiali dalle bacchette. La magia è cervello, è potere, è talento»
Lui aggrotta la fronte e vedo che è interessato.
«Per questo avete una scuola?»
«Esistono più scuole di Magia, in Europa. La nostra, Hogwarts, è una delle più prestigiose. Silente, il Preside, è un mago potentissimo»
«Il Silente di cui parlavate l’altra sera? Quello che hai detto che sa che io e Rob siamo qui?»
Sono colpita.
«Sì, esatto»
Lui scrolla le spalle.
«Posso solo ascoltare, al momento…e cercare di capire qualcosa. Ma è difficile»
Cerco di immaginare come mi sentirei io al suo posto.
«Capisco…»
«Dov’è Rob?»
«Con Mindy all’ingresso del tunnel, a controllare la situazione. Spero per loro che non si facciano vedere, altrimenti vedrai in diretta un esempio di magia usata contro le persone»
Lui aggrotta le sopracciglia.
«Perché non sei andata anche tu?»
«Perché tu stai male…e volevo stare qui, in caso avessi bisogno» dico con candore.
Un po’ troppo candore, forse.
Lui mi fissa e per un attimo non dice nulla.
«Grazie» bisbiglia poi «Non volevo lamentarmi…pensavo solo che non sembri fidarti troppo di loro»
«Infatti. Ma non mi fido di loro nemmeno come infermieri. Tanto per dirne una, ti hanno lasciato per terra»
«Oh, è anche colpa mia. Gliel’ho detto io. E Rob è abituato a considerarmi un fratello maggiore, per cui di solito fa quello che gli dico. Tranne che mettersi con la tua amica, a quanto pare»
«Allora hai poco potere» lo prendo in giro scherzosamente «Invece ora fai il bravo e aiutami a dimostrare che io sono una bravissima infermiera»
Gli passo un braccio dietro le spalle e gli avvicino alle labbra la tazza con la pozione.
«Io parlo e tu bevi, da bravo» lo esorto.
Lui fa una smorfia comica ma ne prende un sorso.
«E l’altra vostra amica?»
Io sgrano gli occhi.
Cosa?
Mi sta… chiedendo di Claire?
Mi mordo il labbro e, non so perché, ma ci resto male.
«Gioca a Quidditch: è il suo esordio nella squadra del Grifondoro, la sua casa»
«Non ho capito una parola, ma va bene»
Mi scappa un mezzo sorriso e inizio a parlargli di Hogwarts e delle sue Case. Ma una parte del mio cervello è scollegata, è rimasta a quella domanda su Claire e si chiede se c’è qualche doppio senso dietro.
Non che me ne importi, sia chiaro.
Lo dico per Claire.
«Tutto bene?» mi chiede Ben all’improvviso.
«Sì, perchè?»
«Perché mi sembra che quando sei pensierosa ti mordi il labbro inferiore, lo avevo già notato. E lo stai facendo anche ora»
Resto di stucco.
Penso che se lo chiedessi a Blaise dieci a uno non lo saprebbe.
«Perché mi guardi così?»
«Bè…perché…io…tu…insomma, io…»
Lui fa una risatina.
«Molto chiaro, grazie»
Arrossisco.
«Sono sorpresa, tutto qui. Sei un osservatore attento»
Lui sorride.
«Sai, i miei genitori sono uno psichiatra e una psicologa. Dubito che al mondo ci sia qualcuno più attento di me alle emozioni»
«Stavolta non ho capito io» sorrido.
Lui aggrotta la fronte.
«Non esistono psichiatri nel vostro…mondo?»
«Cosa sono gli psichiatri?»
«Dei medici!»
Sgrano gli occhi.
«Quei babbani pazzi che tagliuzzano la gente? Certo che no!»
Lui spalanca la bocca.
«Cosa?»
«Noi abbiamo i Guaritori»
Ben li lascia andare contro lo schienale del divano e sospira.
«Per due secondi mi ero dimenticato che parliamo di magia.Magia. Cazzo»
Mi scappa un altro sorriso.
Mha.
Gli avvicino ancora la tazza e non trattengo una frecciatina.
«Tutto merito della tua bravissima infermiera»
E lui mi stupisce annuendo, prima di bere.
«In effetti sì»
«Bene, allora parliamo di magia?» chiedo, con noncuranza.
Come se parlassi del tempo.
Come se non sapessi benissimo che sto infrangendo delle regole.
Tante regole.
Altre regole.
Ma ormai…sa che la magia esiste. Ci è finito in mezzo.
E, cosa per me più importante, io devo capire.
Devo capire perché mi sento così confusa e ansiosa se sto vicina a lui…e quindi, contro ogni buonsenso, proprio qui resto, parlando e parlando ancora.
Gli racconto del Ministero, del nostro mondo, e rispondo alle sue domande.
E il rispetto per lui si fa strada in me.
È intelligente, per prima cosa.
Riflette sulle cose, fa domande sensate.
Eppure è discreto, come se capisse che stiamo violando dei limiti chiaramente imposti e segnati, che non valgono al momento per noi due.
Solo per noi due.
E poi…non lo so.
È…facile parlare con lui.
È persino divertente.
Una volta che abbiamo – come dire – preso le misure l’uno dell’altra, ci rilassiamo.
Ci confrontiamo e a tratti scherziamo addirittura.
E quando lui mi spiega cose del mondo babbano, non mi annoio. Affatto.
Anzi, gli chiedo dettagli e altre spiegazioni…se mi sentisse la Burbage!
Ora gli sto raccontando della Coppa del Mondo di Quidditch che si è tenuta lo scorso anno, quando una mano sulla mia spalla mi fa sobbalzare.
Grido per la paura e anche Ben sussulta.
È Mindy, con Rob.
«Min, ma sei pazza? Mi hai fatto prendere un colpo!»
«Scusa…non volevo. Siamo entrati e non vi siete nemmeno accorti»
Mi rendo conto ora di essere seduta vicinissima a Ben e scatto in piedi.
«Che succede fuori?»
«Si sente un gran casino e non si distinguono bene le voci. Però sono passate quasi due ore…mi sa che dobbiamo tornare»
Due ore?
«Sai che una partita di Quidditch può durare anche giorni, settimane?» dice Robert a Ben.
«Sì, Mika me lo ha appena raccontato. Una volta una partita è durata sei giorni» risponde lui, disinvolto.
Min sgrana gli occhi.
«Oh, bene. Avete fatto amicizia? Era ora»
Io arrossisco.
«Min, ma che cosa dici…»
«Bè, abbiamo momentaneamente seppellito l’ascia di guerra» sorride Ben «E questo va sotto la categoria “modi di dire babbani” e tocca a me spiegare»
Mi strizza l’occhio e io arrossisco ancora di più.
«Ora dobbiamo andare» dico.
Mi alzo e lui ha uno sguardo quasi…deluso?
Ma perché poi?
Mi sto immaginando le cose.
Mindy ha passato a Robert del succo di zucca e, dallo sguardo attento con cui lo osserva bere, immagino di sapere cosa ha mescolato nel bicchiere.
Mi volto verso Ben, di nuovo.
Lui mi sta guardando.
«Ti stai di nuovo mordendo il labbro»
Sorride e non chiede il motivo.
Bene, perché non potrei certo rispondergli “Oh, stavo pensando che hai detto il mio nome per la rima volta”
A parte che…ma cosa sto pensando?
Io?
Proprio io?
Sarò mica una ragazzina che cade preda di una cotta idiota?
Una cotta, per un babbano.
Io, che sono sempre stata corteggiatissima.
Mi viene da ridere al pensiero.
Una cotta.
Un babbano.
Ma figuriamoci.
Poso la pozione restante accanto al divano.
«Ricordati di berla. Niente storie, ok?»
Faccio per alzarmi, ma lui, improvvisamente, mette una mano sulla mia.
Ha delle bellissime mani, aggraziate e affusolate.
E con la sua copre completamente la mia.
«Grazie per oggi» mi sussurra.
Io annuisco e mi alzo.
Mi incammino assieme a Mindy, che nel tunnel mi parla entusiasta di Robert.
«Lo so che non sei d’accordo, Mika, ma io sono davvero felice…e lui è così carino e anche io posso renderlo felice, non credi? Mika?»
Sobbalzo e batto la testa contro il soffitto di quel malefico passaggio.
«Ahi!»
«Attenta! Ehi, che distratta! Ma a cosa pensi? Non dirmi che stai pensando a Blaise?»
Lo sguardo magnetico di due occhi neri mi balena in mente.
«Sì. Prevedo che mi aspetta una bella litigata»
Mindy borbotta qualcosa sulle mie scelte discutibili…
 
…e non sa che potrebbe avere davvero ragione, stavolta.
 

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Capitolo 15
*** La sfida di Claire ***











































 

Alla mia Lisbeth17, che, con pazienza e affetto, ascolta dubbi e dispensa suggerimenti...e c'è sempre.
Grazie!
Ti adoro!







La partita di Quidditch del Grifondoro contro il Tassorosso è andata quasi bene.
Quasi nel senso che, malgrado una prestazione ai limiti del disastroso, hanno contenuto i danni, perdendo con un gap di soli 10 punti.
E questo grazie a Ginny Weasley, che ha preso il Boccino d’Oro.
La partita di Claire, viste le facce dei gemelli Weasley (entrambi squalificati a vita dalla Umbridge), non deve essere stata eccezionale.
Quando io e Mindy ci mescoliamo alla folla che entra in Sala Grande, la vediamo sedere tra i Grifondoro, abbacchiata.
Mi sento in colpa per aver perso la prima partita della mia amica, ma cosa potevamo fare?
Ma quando la incontriamo più tardi, nel bagno dei Prefetti, è chiaro che l’ha presa anche peggio di come sembrava.
Questa sera siamo in parecchi, tra noi Prefetti, a trovarci qui: succede sempre dopo le partite di Quidditch, quando possiamo sfogare l’adrenalina perché non siamo più obbligati a tenere un atteggiamento responsabile e composto.
Min è uno dei Prefetti di Tassorosso e sta festeggiando con gli altri, ma smette subito e si defila quando vede entrare Claire.
Io sono in un angolo, che mi spazzolo i capelli. Ho la testa alla Stamberga, lo devo ammettere.
Chissà se Ben sta bene.
Claire prende un asciugamano e si immerge subito nella vasca, scomparendo con la testa sott’acqua.
Mindy si tuffa, quasi affogando con gli spruzzi Padma Patil, Prefetto di Corvonero.
Io mi siedo sul bordo vasca.
E la serata parte subito male.
«Bè, non è andata male» esordisce Mindy.
«Ah no?» ringhia Claire «E tu come lo sai? Hai visto ogni maledettissimo minuto, immagino»
Mindy sgrana gli occhi, allarmata.
«Ehm…no. Io…cioè, lo sai che noi…ehm, insomma…i ragazzi…» balbetta.
Ed è chiaro di quali ragazzi parla.
«Ah, certo. I ragazzi. Prima loro, per carità»
«Bè, ma loro…insomma, lo sai. E poi, Ben stava male e Mika è stata con lui e io e Rob abbiamo provato ad avvicinarci per cercare di vedere qualcosa della partita, ma era troppo rischioso e poi…»
«Ma sì, figuriamoci. Stai con Rob, ci mancherebbe. E Mika sta con Ben così siete tutte e due felici e poi per carità fregatevene tranquillamente degli amici e del vostro mondo, che fino a prova contraria è questo…»
Io arrossisco subito e Min appare mortificata.
«Ma noi…» tenta.
«Claire» la interrompo io «Non dire stupidaggini, per favore. Lo sai anche tu che non è vero. E poi, se volevi che venissimo a vederti, perché non ci hai detto che giocavi?»
«Quando l’ho detto tu non c’eri perché eri troppo occupata a essere arrabbiata con Ben…»
«Proprio per niente!» sbotto
«Invece sì e ci hai mandate da sole e sapevi benissimo che poteva succederci qualsiasi cosa, ma tanto cosa importa a sua altezza reale se i suoi sudditi fanno una brutta fine purché a lei non si scompiglino i capelli…»
Resto scioccata.
«Claire! Dannazione, ma cosa stai blaterando?»
«…E non hai nemmeno la correttezza di ammettere che quel babbano ti piace molto più di Blaise, ma per carità, tu non ti abbasseresti mai al livello di Mindy, che pur di stare con qualcuno ricorre a certi mezzi discutibili di…»
Mindy ha le lacrime agli occhi, io sono furibonda.
Inoltre, stiamo quasi gridando e gli altri Prefetti iniziano a guardarci sorpresi.
Per fortuna non c’è nessuno di Serpeverde, perché di solito non socializziamo con gli altri e preferiamo stare tra noi.
Claire si zittisce, ma si vede che è furiosa.
Dentro di me so che dipende dalla prestazione sportiva, perché lei è una perfezionista e non tollera di non rendere al meglio, ma ha passato il segno.
E, anche se io stessa sono stata anche più dura con Mindy, non voglio vedere la mia amica trattenere le lacrime di fronte a questa Claire in versione drago.
«Quando ti sarai calmata, sai dove trovarci. Fino a quel momento, sei pregata di ricordare che le tue amiche fanno il tifo per te, sempre e comunque»
Trascino via Mindy e ci rivestiamo al volo.
Mentre usciamo, le bisbiglio un incoraggiamento e lei sorride, triste.
«Anche tu eri arrabbiata quando hai scoperto che ho dato a Rob un filtro d’amore»
Sospiro.
«Tesoro, certo che ero arrabbiata. È stata un’idea folle. E pericolosa. E sconsiderata»
Lei annuisce, vaga.
«Lo so. È solo che…bè, sai, se io fossi bella come te o forte e determinata come Claire magari non avrei avuto bisogno di…»
La interrompo, scioccata.
«Min! Sei impazzita? Cosa dici? Proprio perché non hai bisogno di questi trucchetti io mi sono arrabbiata!»
Lei scuote la testa.
«Claire dice che Ben ti piace»
Arrossisco di nuovo e mi maledico.
«Non è vero. Pensavo che sareste state contente di vedermi essere gentile con un babbano…»
Lei annuisce.
«Ma certo. Io lo so che non sei una ragazza dura e arida di cuore, Mika. Gli altri possono dire che sei stronza, o presuntuosa, ma io ti conosco e so che sei sincera, forte e coraggiosa. Sono sicura che avresti il coraggio di difendere una persona cui vuoi bene, che sia babbana o no»
Mi dà la buonanotte e scende verso le cucine, dove è il dormitorio di Tassorosso.
Io mi dirigo verso la Sala Comune di Serpeverde, pensierosa.
Avrei il coraggio di…
Mi torna in mente il Cappello Parlante che voleva mettermi a Grifondoro.
E, come quella volta, mi sento una ragazza che invece non può scegliere una strada diversa da quella che hanno tracciato per lei.
Silente ha torto – penso, triste – non sono libera di essere la persona che sono, e basta.
E, nello specifico, penso a una persona in particolare.
Ben.
Non credo che sarei così forte come dice Mindy, capace di ammettere che…
Ma ammettere cosa, poi?
È carino. E basta.
E questo non significa assolutamente nulla.
Sono talmente assorta nella discussione con me stessa che, quando mi sento tirare per il braccio, faccio un salto per lo spavento.
«Oddio,Claire»
«Scusa»
Ha i capelli bagnati e si vede che si è rivestita in fretta e furia.
«Sono venuta a scusarmi» dice, calma «Ho fatto schifo oggi, in campo, e me ne vergogno molto. Ma non avevo il diritto di prendermela con voi. Anzi, sono contenta che non abbiate dovuto assistere a quello scempio…»
La abbraccio.
Mi è già passata.
«Oh, tesoro. Ma cosa dici? Mi dispiace solo che la tua prima partita l’hai disputata in un momento folle, con quella pazza che ha squalificato metà squadra. Ma vedrai, ci sarà modo per te di farti un posto nei Grifondoro»
Claire mi sorride e ricambia la stretta.
«Grazie…»
Dopo un attimo ci separiamo, sorridendo.
«Aggiungo solo una cosa» dice lei «Mi dispiace aver tirato fuori l’argomento Barnes in quel modo…ma io lo penso davvero»
Mi irrigidisco all’istante.
«Cosa?»
«Che lui ti piace, sciocchina» mi dice, affettuosamente.
Io scuoto subito la testa.
«Affatto»
«Oh, Mika» sorride lei «Così forte e insieme così ingenua. Ma cosa c’è di male?»
Faccio una smorfia.
«Cosa c’è di male? È un babbano, Claire!»
«Ecco che ricompaiono i tuoi pregiudizi. Mika, tu non sei questa. Sei la ragazza forte e testarda che però sa valutare le persone per quello che sono e non per il nome che portano»
«Sì, ma…» mi mordo il labbro e subito penso a Ben.
Accidenti.
«Ma qui non si tratta di un nome non sufficientemente importante, Claire»
«No, infatti» ribatte, tranquilla «Non si tratta di un nome. Si tratta di unapersona»
Resto senza una risposta.
«Mika» aggiunge lei, prima di andarsene «Davvero credi che lui valga meno di Blaise?»
 
Rientro in dormitorio persa nei miei pensieri.
E in Sala Comune vedo Blaise chino su un libro.
Fingo di non notarlo, ma lui si alza e mi viene incontro. Con il cipiglio delle peggiori occasioni.
«Allora, ti sei divertita oggi?» mi chiede, sgarbato.
Io scuoto le spalle, disinvolta.
«Sì. Perché?»
«Perché ti giuro, a volte non so come faccio a stare con te»
«Oh, è facile, Blaise» ribatto, subito «Stai con me perché mi chiamo Black»
Detto questo, gli giro le spalle e me ne vado a dormire.
 
Sto facendo l’abitudine alle notti in bianco, ma le mie occhiaie non ringraziano.
A colazione rimesto il contenuto della mia tazza, pigramente. E, quando vedo Claire farmi un cenno dal suo tavolo, la raggiungo subito. C’è anche Mindy ed è palese che Claire si è scusata anche con lei, visto il clima sereno.
Mentre andiamo verso le serre per la lezione di Erbologia, racconto loro del litigio di ieri sera con Blaise.
Mindy è indignata, Claire sembra rassegnata. Solo l’ingresso della Sprite mette fine agli insulti che Mindy rivolge al mio ragazzo.
E la giornata in qualche modo passa.
E, anche se faccio finta di no, io sto aspettando la sera.
Solo che sto ancora discutendo con me stessa per capire perché e tutta questa discussione interiore mi sta sfinendo.
Insomma.
A me piace Blaise.
Stiamo insieme, gli voglio bene, malgrado tutto.
Ma, poco primo del coprifuoco, schizzo al terzo piano, nella cosiddetta Stanza delle Necessità.
È una stanza magica (il che non è strano, visto dove ci troviamo) che può trasformarsi in qualsiasi cosa le si chieda.
Anche in un passaggio per uscire di qui.
Abbiamo deciso che è meglio variare il piano delle nostre “escursioni” notturne.
Una botola nella stanza ci fa scendere nelle profondità della scuola e percorrere un tunnel che porta alla Stamberga.
Abbiamo scoperto questa Stanza con le riunioni dell’ES e io e Claire abbiamo deciso di approfondirne il funzionamento.
«Vedi, dovevo venire anche io all’ES…» borbotta Mindy, mentre arranchiamo.
«Devi metterti in pari con il programma di Trasfigurazione» le risponde Claire, severa.
Stanno ancora discutendo quando arriviamo.
Il tunnel ci porta al primo piano della Stamberga e, quando scendiamo le scale, rischiamo di far prendere a un colpo a Robert, chino sul divano.
«Che succede?» chiede subito Mindy, apprensiva.
Ed è chiaro che Ben ha sempre la febbre e che Rob non sa che pesci prendere.
Io non faccio in tempo a preoccuparmi che Claire marcia decisa verso il divano.
«Non preoccuparti, ci sono io»
C’è un momento di silenzio attonito e poi Robert si sposta.
Lei si accomoda sul pavimento e, senza voltare la testa, mi dice:
«A meno che non voglia pensarci tu, Mika»
Ah, ecco.
Dovevo immaginarlo.
Claire è più testarda di me, a volte, e ora scommetto dieci Galeoni d’oro che vuole dimostrare la sua assurda teoria.
Bene, con me casca male.
Scuoto le spalle, indifferente.
«Figurati, sono sicura che sei molto più brava di me»
Stavolta si gira e mi guarda per un lungo attimo.
E capisco che sarà uno scontro tra volontà di ferro.
 
Dopo un’ora, potrei quasi ammettere che la mia volontà di ferro si sta sgretolando.
Ma parlo seriamente.
Claire è disonesta e non scommetterò né competerò mai più con lei, assolutamente mai.
Per prima cosa, sta vezzeggiando Ben in ogni modo possibile e immaginabile.
Il tutto ad alta voce, ovviamente.
Io ho dato loro regalmente le spalle e sto cercando di mangiare qualcosa di quello che Mindy ha preso dalle cucine, mentre ascolto risatine e commenti niente affatto da Claire.
Lui ha la voce roca e parla poco e non riesco a capire se queste attenzioni gli siano gradite o no.
 
Non che me ne importi qualcosa, è chiaro.
Dico così, tanto per dire.
 
Guardo truce un muffin ai mirtilli e ne mangio un pezzetto.
Robert si è sdraiato con la testa in grembo a Mindy e sto per vomitare causa tenerezze eccessive.
Non posso guardare loro due tutta la sera e per nessun motivo ho intenzione di guardare quello che succede dietro la mia schiena.
Così, non mi resta che mettermi a dormire. Afferro una coperta e marcio verso l’angolo più lontano del salotto ma alzandomi non posso trattenere un’occhiata verso il divano.
Claire sta imboccando Ben.
Non ci credo.
La fulmino con gli occhi e lei mi sorride, innocente.
Cara la mia innocentina, domani facciamo i conti.
E la partita di Quidditch ti sembrerà una passeggiata, al confronto.
«Già stanca?» mi punzecchia lei.
Faccio un brusco cenno di assenso con il capo e mi sdraio per terra.
«Preferisci metterti qui?» mi chiede ancora lei.
«No, grazie» rispondo, secca.
«Oh, peccato…Mmmm…Ben, che ne dici di un bagno?»
Cosa??
Ma non vorrà proporgli di farsi un bagno insieme?
O sì?
Mi alzo di scatto a sedere e vedo lui che risponde piano qualcosa, che non sento.
«Ma no, suvvia, non essere timido» Claire è inarrestabile «Dai, togli la maglietta…e tra l’altro dobbiamo procurarvi dei vestiti puliti, direi. Mika…magari puoi chiedere a Blaise se…»
Cosa??
Chiedere…a Blaise?
La guardo con gli occhi fuori dalle orbite e lei cerca di restare seria ma poi scoppia in una risata incontenibile.
Ghigna e quasi rotola per terra mentre io e Ben la fissiamo e anche Mindy e Robert si degnano di prendere nota della pazzia che l’ha colta, oggi.
Poco ma sicuro, giocare a Quidditch le fa male.
«Per il gemello di Merlino» ansima lei, dopo qualche minuto «Mi fanno male le costole…»
Si tiene il fianco, mentre Mindy, perplessa, chiede:
«Quale gemello di Merlino? Ma Rüf non ne ha mai parlato in classe e…»
Claire scoppia di nuovo a ridere.
Io alzo gli occhi al cielo.
«Oggi Claire è in vena di scherzare. Si vede che il volo le fa male»
Lei mi fa la linguaccia.
«Bè, dai, Mika: aiutami. Vieni tu qui e dammi il cambio così io mangio»
Cavolo.
Mi ha incastrata.
Ora ho gli occhi di tutti addosso.
Per la prima volta in tutta la serata incrocio lo sguardo di Ben ed è questo a convincermi ad alzarmi: ha gli occhi rossi e sembra sofferente.
Mi avvicino al divano e Claire mi tende un fazzoletto pulito.
«Non scherzavo, prima: davvero le spugnature con l’acqua fredda aiutano ad abbassare la febbre»
 «Claire, insomma, smettila di dire cavolate e…»
«Mika, fallo per lui, non per me. Guarda come sta…»
In effetti, ha ragione.
Sono combattuta.
Per prendere tempo, mi siedo sul divano accanto a Ben, che mi fa un sorriso stentato.
Mi guardo attorno, ma miracolosamente Claire è andata davvero a mangiare e sta parlando con Robert e Mindy.
«Ehi» gli dico «Come ti senti?»
«Ho visto giorni migliori» borbotta.
Ha gli occhi chiusi ed è madido di sudore.
Forse Claire ha ragione, ma…mi sembra una cosa talmente intima, un gesto così personale che non riesco a decidermi.
«Vuoi dell’acqua?» gli chiedo piano.
Lui annuisce.
Per farlo bere devo sollevarlo quasi di peso. Inghiotte un paio di sorsi e fa una smorfia.
Lo faccio stendere e bagno il fazzoletto che mi ha dato Claire con l’acqua restante.
Gli bagno la fronte, le guance e il collo e lui sospira.
E resto tutta la notte accanto a lui, che si agita in preda alla febbre.
Ma, come l’altra sera, sembra che la mia presenza un po’ lo tranquillizzi. Gli parlo in continuazione, gli bagno il viso e il collo, gli tengo la mano.
Nessuno di noi dorme.
Mindy e Claire insistono perché permetta loro di darmi il cambio, ad un certo punto, ma io non mi muovo di qui. Verso le tre di notte Robert si addormenta in equilibrio precario su una sedia rotta.
Le ragazze dormono a tratti.
Io non riesco.
Resto sveglia, spaventata, e vigile.
Quando Ben si agita, gli accarezzo i capelli, quando trema lo copro meglio.
Ad un certo punto, sento una mano sulla spalla.
Mi giro sfinita e vedo Claire.
Si siede accanto a me e mi passa un braccio attorno alle spalle.
Io mi appoggio a lei, ma non lascio la mano di Ben.
Lei ci guarda e poi, piano, bisbiglia:
«Scusami»
Non rispondo e lei prosegue:
«Scusami per prima. Io…pensavo che avessi solo bisogno di ammettere che lui ti piace e…bè, ammetto che era quasi divertente il pensiero di sfidarti a farlo. Non volevo…non immaginavo…non avrei mai scherzato su…»
Scuoto la testa e lei si zittisce.
«Claire» bisbiglio dopo un po’.
«Sì?»
«Ho paura…»
«Ma no» mi consola «È solo un’influenza…vedrai che…»
«Ma sono tre giorni che sta male e lo abbiamo sempre lasciato qui. E se abbiamo sottovalutato la cosa? E se…»
«Mika, con i se non si va da nessuna parte. Ora dici così perché sei stanca e preoccupata, ma vedrai che non è nulla»
Ma durante la notte Ben non migliora.
Io accendo persino un fuoco magico, con le fiamme viola, per scaldarlo, perché questa maledetta Stamberga è gelida e, quando Claire gli toglie la maglietta e inizia a bagnargli il petto, non mi oppongo nemmeno.
Mi sostituisco a lei e continuo a bagnargli la pelle finchè non mi cedono le ginocchia per la stanchezza.
Ricordo che gli ho fatto bere dell’acqua, che gli ho parlato dolcemente finchè la mia voce non si è fatta roca come la sua…e poi niente.
Forse mi sono addormentata.
Quando una luce mi fa aprire gli occhi, il mio primo pensiero va subito a lui.
Sono seduta per terra e ho reclinato la testa sul divano, con la mano tengo ancora la sua.
E le sue dita improvvisamente stringono le mie.
Alzo il viso a guardarlo e il primo pensiero è di gioia, nel vederlo sveglio e vigile.
Poi vedo la sua espressione di terrore e sento un brivido correre sulla schiena.
Mi volto, piano, e vedo Silente torreggiare su di noi in mezzo alla stanza.

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Capitolo 16
*** Una chiacchierata con Silente ***


Per non lasciare la mia Lisbeth con i dubbi... :)

Con amore, stella.

E a tutte voi: buone vacanze!





Resto senza parole.
Silente mi è sempre sembrato gioviale, persino simpatico.
Che sia potente, è indiscutibile. Che sia autorevole, anche.
Ma riesce sempre a addolcire la sua aurea di grande mago con il sorriso gentile, lo scintillio brillante degli occhi, la risata giovanile, la battuta pronta.
Ma oggi…oggi per la prima volta capisco chi ha paura di lui.
Fermo in mezzo alla stanza, fa correre gli occhi su ciascuno di noi, l’espressione severa.
È come se irradiasse attorno a sé potere. Un immenso potere.
Sento Ben, accanto a me, tremare.
Ma io sono stranamente distaccata.
Abbiamo combinato un gran casino e in qualche modo dobbiamo aver passato il segno. Cioè, ancor di più. Dev’essere per forza così, se il Preside è piombato qui.
Guardo Mindy e Claire e sento una stretta allo stomaco.
Povera piccola Min, era così felice di aver ricevuto la sua lettera e di essere arrivata a Hogwarts: ha vissuto ogni giorno come se si sentisse miracolata…e Claire, che ha sempre tenuto così tanto alla scuola, che ha tanti sogni da realizzare…
Quando mi volto verso Ben, lui distoglie gli occhi da Silente e li fissa nei miei.
E tra noi due passa qualcosa.
Qualcosa di lieve, di nuovo.
Gli stringo la mano e gli faccio un sorriso.
Non mi fido a parlare – e del resto non saprei bene cosa dire – per cui spero che capisca e che un sorriso sia sufficiente…
E, all’ultimo, d’impulso, allungo la mano e gli sfioro il viso.
Sento la barba di qualche giorno solleticarmi il palmo, mentre faccio correre la mano in una lieve carezza sulla sua guancia.
Distolgo gli occhi dai suoi, e mi costa un’enorme fatica.
Poi mi volto e mi alzo per fronteggiare Silente.
 
Il Preside fissa lo sguardo su di me e io alzo la testa e mi sforzo di non tremare e di non avere un’aria supplichevole.
Faccio un passo avanti, in modo che Ben sia coperto dal mio corpo, almeno parzialmente.
Ma non ho ancora pensato a cosa dire, che sento due braccia stringersi attorno alla mia vita e cercare di tirarmi indietro.
Sobbalzo e mi volto a guardarlo.
E sento un gemito.
Mindy si è svegliata e ha svegliato anche Robert. E Claire.
Mentre le mie amiche, terree, fissano Silente, io mi volto verso Ben, che ancora mi tiene stretta.
Gli poso una mano sulla spalla e cerco di tranquillizzarlo.
«Ben, non vado da nessuna parte…»
Per tutta risposta, lui accentua la stretta.
È debole e non riesce a stringermi molto, ma testardamente non cede.
«Tecnicamente, signorina Black, questo dovrei deciderlo io»
La voce di Silente, pacata, rompe il silenzio.
Ok, allora.
Volto la testa verso il Preside ma resto accanto a Ben e, anzi, gli poso le mani sulle spalle.
Se fossi di un umore migliore (cioè non terrorizzato) sicuramente sarei distratta dal vederlo senza maglietta.
Non che io abbia tutta questa esperienza di uomini, ma lui mi sembra…cioè, insomma.
Va bene, non è il momento.
Ma una piccola parte di me non è spaventata dalla situazione, ma sta esclusivamente registrando il fatto che sto toccando la sua pelle e che sono stretta tra le sue braccia.
Che strano.
Che strana sensazione.
È questo che si intende quando si dice che una persona ti piace?
 
Guardo Silente e non ribatto.
Mindy, invece, inizia a balbettare qualcosa di inintelligibile, finché un’occhiata del Preside non la zittisce.
«Signorina Chapman» inizia, pacatamente «Suppongo sia superfluo dirle che lei ha non solo violato almeno una cinquantina di regole della scuola, ma, cosa ben più grave, ha violato lo Statuto Internazionale di Segretezza»
Min deglutisce a vuoto e annuisce.
«Ora, anche in un momento in cui i rapporti con il Ministero della Magia fossero meno…ehm, tesi, io non potrei proteggerla dalle conseguenze di un gesto del genere»
C’è un attimo di silenzio e poi Robert si para davanti a Mindy.
Lei singhiozza e cerca di spingerlo via, ma lui è molto più alto e non si sposta neppure di un passo.
«Ci sono io, a proteggerla» dice.
«Davvero eroico, signor Sheehan, ma temo che sia tutto sommato poco efficace»
Silente estrae la bacchetta, lentamente.
Claire e Mindy si buttano davanti a Robert, mentre io cerco di coprire Ben, che però, capite le mie intenzioni, fa per alzarsi dal divano. Essendo però debole e continuando a tenermi per la vita, si sbilancia con il risultato che cade giù dal divano, e io con lui.
Per un attimo, ci guardano tutti in silenzio.
Poi, Silente sospira e con un colpo di bacchetta magica ravviva il mio fuocherello magico.
«È troppo sperare che abbiate del thè?»
Noi ci guardiamo, attonite.
«Ehm…sì…cioè, no…» pigola Claire.
Lui la guarda inarcando un sopracciglio e lei arrossisce furiosamente e scava della borsa alla ricerca dei filtri.
Con un colpo di bacchetta, Silente ripara un tavolo e delle sedie, quindi si siede, intreccia le mani sulle ginocchia e sembra disporsi ad attendere pazientemente.
Claire e Mindy esitano un secondo poi scattano insieme, cercando di darsi da fare in due e riuscendo solo a far cadere la teiera e a rompere una tazzina.
Silente sospira guardandole e poi i suoi occhi si rivolgono a me e Ben, ancora a terra.
«Tutto bene, lì sul pavimento?»
Io arrossisco, realizzando che sono semidistesa tra le gambe aperte di Ben.
Ci alziamo entrambi, con qualche difficoltà.
Quando lui allunga le braccia per sostenermi, io mi appoggio a lui e arrossisco ancora di più.
Meraviglioso.
Che stupida.
Mi rimprovero mentalmente ma quando guardo Silente lo vedo osservare il soffitto.
«Sapete, non immaginavo che questo posto fosse così ridotto» osserva, pensoso «Un vero peccato»
Ma…come?
Così ridotto?
Perché, prima com’era?
Forse la perplessità mi si legge in viso, perché Silente ad un tratto mi sorride.
E l’atmosfera sembra rasserenarsi.
«Temo di essere molto maleducato: non mi sono presentato» guarda Ben e poi Rob e dice, piano «Sono Albus Silente, Preside di Hogwarts. So che siete consapevoli di essere nel territorio della scuola, quindi non vi annoio ripetendolo»
C’è un attimo di silenzio, poi Ben fa un passo verso di lui.
Il mio primo istinto sarebbe quello di trattenerlo, ma so di non poterlo fare.
E poi Silente non gli farebbe nulla…vero?
Ma, a quanto pare, no.
Ben allungala mano e si presenta e Silente scatta in piedi, deliziato.
«Sono un po’ arrugginito sulle maniere babbane signor Barnes: mi deve perdonare»
Ben esita un attimo.
«Come…come lo sapeva? Il mio nome. E quello di Rob. Lei…»
Silente gli sorride gentilmente.
«Deve perdonare la mia poca modestia, ma le confesso che qui succedono poche cose che io ignoro»
Ben si volta a guardami.
«Sì, sono perfettamente a conoscenza del fatto che le signorine qui presenti preferiscono dormire per terra che nei loro letti, ultimamente. E, anche se ammetto di aver dato io alla signorina Black la mappa che le ha portate qui, certamente non intendevo darvi il permesso di bivaccare ogni notte fuori dalla scuola»
Il suo tono si fa severo e io mi mordo il labbro.
Ovvio.
«Lei non…non succederà nulla a loro, vero?» gli chiede Ben.
E Silente sorride di nuovo.
«Sa, signor Barnes…»
«Mi chiami Ben» lo interrompe lui, facendolo sorridere di nuovo.
«Sai, Ben, sono molto colpito dal fatto che tu non stia urlando, o tentando di scappare, o facendo qualche altra pazzia e, al contrario, accetti molto tranquillamente tutto questo, preoccupandoti addirittura per qualcuno che non sei tu, in prima persona»
Ben esita un attimo.
Poi mi guarda d nuovo.
«Io sono preoccupato» dice, piano «E spaventato. Ma… diciamo che per il momento mi basterebbe sapere che non succederà niente di male a loro e a Rob»
Silente lo guarda con qualcosa di simile all’ammirazione e allunga la mano per prendere la tazza di thè che Claire gli porge.
«Davvero un bravo ragazzo» mormora «Ma ti prego, siediti, e bevi un thè caldo. Ho l’impressione che la tua infermiera non sarebbe contenta se ti facessimo peggiorare di nuovo»
Mi strizza l’occhio e sorseggia il thè come se fosse comodamente seduto nel suo studio e non in una catapecchia devastata e gelida.
Mindy porta tazze per tutti.
È il thè più surreale della mia vita.
Ben mi cenno di accomodarmi sul divano e si siede accanto a me.
Si rimette al volo la maglia, prende la sua tazza, ma non distoglie gli occhi da Silente.
«A questo punto, signorina Black…» mi chiede il Preside «Che pensate di fare, se posso chiederlo?»
Scambio uno sguardo allarmato con le mie amiche.
«Professor Silente, io… io so che abbiamo fatto una cosa imperdonabile, ma…»
«Sono stata io» mi interrompe Mindy.
«No, io» rincara Robert.
Silente sbuffa.
«Non che io veda qualche innocente tra voi, se proprio devo dirlo. Quindi, signorina Black. Sì: avete fatto una cosa imperdonabile. Quindi? Cosa propone di fare per rimediare?»
Ahia.
Ci siamo.
Prendo fiato, perché solo io so quanto mi costa mostrarmi forte in una circostanza del genere.
«So che l’espulsione è il minimo che possiamo aspettarci. Ma…la prego. La prego, non punisca Mindy e Claire. Se allontana me…»
C’è subito un boato da parte delle mie amiche, che iniziano a parlarmi sopra.
«No!!! Sono stata io per cui chi deve pagare sono io…» grida Mindy.
«No, se c’è qualcuno da biasimare sono io e poi…» dice Claire.
Silente fa un cenno con la mano e ci zittiamo all’istante.
«Signorina Black, io non sto cercando un capro espiatorio. Se avessi voluto espellervi, lo avrei già fatto»
Anche questo è vero.
«Nonostante tutto, ammiro molto il fatto che vi proteggiate a vicenda. Certo, preferirei sapere che avete anche solo una minima idea di come muovervi, ma forse era sperare troppo. Dunque. Non credo ci sia bisogno di spiegarvi che, cono Dolores Umbridge a scuola, tutto questo rischia di trasformarsi in un serio problema»
Annuiamo tutte.
«Quindi direi proprio che non potete continuare ad andare avanti e indietro di notte. Per cui, prendo io in mano la cosa»
Sussulto.
Che significa?
E…sento la mano di Ben stringere la mia, come invitandomi ad ascoltare.
Intreccio le dita alle sue e lui non si allontana.
«I nostri ospiti si trasferiscono ora alla Testa di Porco, dove avranno una stanza. Da lì, organizzerò il loro trasferimento nel mondo babbano»
C’è un attimo di silenzio.
«Ma…come? E loro….ricorderanno?» chiede Mindy.
Silente la guarda, fermo.
«Signorina Chapman, hai fatto una cosa molto grave. Manipolare i sentimenti e le emozioni di una persona è scorretto. E lo è anche per te, che ti stai illudendo di costruire una relazione con una persona che, se fosse cosciente e in sé, probabilmente questa relazione non la vorrebbe. E tu lo sai, o non gli avresti propinato un filtro d’amore. Ora, chiediti se è corretto per lui. e se lo è per te»
Gli occhi di Mindy si riempiono di lacrime.
Robert la abbraccia.
«Certo che vorrei stare con lei!» afferma.
Ma Silente scuote piano il capo.
«Se fossi così sicuro senza l’effetto di quella pozione, allora sarei felice per voi» dice semplicemente.
Mindy ora singhiozza da spezzare il cuore.
In un attimo sia io sia Claire le siamo accanto e la abbracciamo forte.
Silente ci osserva per un po’ e poi sospira.
«Per fortuna non ho annunciato che voglio decapitare i giovani qui presenti, o come avreste reagito, altrimenti?»
Robert gli si avvicina.
«Posso restare con lei?»
Silente scuote il capo.
«Né tu né Ben potete restare qui. E lo dico per il vostro bene»
«Allora posso andare via con lei?»
Silente scuote di nuovo il capo.
«Mindy, verresti via con me?»
Lei singhiozza.
«Io verrei Rob…ma…»
«Voglio che vieni via con me, ti prego»
Mindy tira su con il naso e io e Claire ci allarmiamo all’istante.
«Min, non prendere decisioni affrettate» dico io, spaventata.
«Ma non c’è molto tempo, Mika» sospira lei.
Guarda di nuovo Rob e sembra prendere una decisione. Afferra una mano mia e una di Claire.
«Ascoltate, sappiamo tutte e tre che io sono la peggiore del terzetto, che prenderei dei brutti voti al G.U.F.O. e che non avrei mai una carriera decente…ma non importa. Io non sono mai stata brava o ambiziosa come voi. Per essere felice a me serve altro. mi serve Rob»
Mi scende una lacrima.
Claire, testarda, obietta subito:
«Come fai a sapere che è Rob? Magari…»
«Magari. O magari no» sorride lei.
E ci abbraccia di nuovo.
Poi si alza, prende per mano Robert, e guarda Silente.
«Preside, mi dispiace. Davvero. Vado via, con lui. per favore, non se la prenda con le mie amiche»
Silente è rimasto impassibile.
Io e Claire protestiamo; si alza anche Ben, titubante.
Ma poi Silente dice:
«A parte che lasciare la scuola è un grave errore, a mio parere, miss Chapman…ma come le mettiamo con un problema più grande?»
«Quale?» chiede lei.
«Il ritorno di Voldemort»
Il sussulto di Mindy spaventa Robert.
Claire è pallida, io non dico nulla.
E Silente prosegue:
«Voldemort è tornato. Per cui sappi che il mondo in cui andrai – e in cui porti Rob – è un mondo dove anche lui cammina. È davvero questo che vuoi? Per voi? Se davvero tieni a lui, lo porterai a vivere in un mondo dove cammina il Signore Oscuro?»
Siamo ridotte al silenzio.
«Tempi bui ci attendono. E vorrei che lo capiste tutti»
«Ma…quindi?» chiede Claire, dopo qualche minuto «Come potremmo proteggere Ben e Robert nel loro mondo? E come potremmo proteggere noi stesse?»
«Ottime domande. Sicuramente non lasciando la scuola. Purtroppo, sarà impossibile proteggere tutti, soprattutto i babbani. E il mio cuore sanguina per loro. Stavo solo facendo un’osservazione»
Aspetta un attimo e poi aggiunge:
«Naturalmente, voi potreste anche non credere alle mie parole. Potreste fidarvi di quanto dice il Ministero e ritenermi un povero vecchio farneticante»
«No!» dice subito Claire «Io le credo. Sono con lei, al 100%»
Silente le sorride.
«Grazie» dice, semplicemente.
Io e Mindy esitiamo.
«Io…non è che non voglio crederle» dice lei, all’improvviso «È solo che…ho paura»
Silente annuisce.
«La paura blocca molti di noi. Ma la pura spianerà la strada a Voldemort. Non permettete che offuschi le vostre capacità di giudizio»
Claire annuisce subito.
 
Io vorrei diventare invisibile.
Da sempre, da tutta la vita, sono abituata a persone che cercano di tirarmi da una parte o dall’altra.
Perché la posizione dei Black significa potere e prestigio.
E da sempre, sono stata abituata a ponderare ogni singolo battito di ciglia, perché esso può avere delle ripercussioni.
E a non schierarmi mai, da subito, per una fazione o per un’altra.
L’appoggio della mia famiglia, che anche io rappresento, non si concede per un capriccio o per una simpatia.
 
Silente sembra leggermi nella mente.
«Sai, Mikayla, conoscevo un Grifondoro che aveva la tua stessa espressione: Sirius Black»
Io sgrano gli occhi.
Mio zio.
«Ho altri parenti che immagino non riscuotano la sua approvazione» ribatto, secca.
Mio zio è un argomento tabù, in casa mia.
«In effetti, no» dice il Preside, tranquillo «Per quanto riguarda i signori qui presenti, io dovrei consegnarli al Ministero. Ma non lo farò, per ovvie ragioni. Diciamo pertanto che ci troviamo in una situazione senza precedenti, né paragoni. Quindi, farò nel modo che mi sembra più corretto. Ben, Rob, voi che cosa preferireste?»
Siamo tutti attoniti.
Guardo Ben, spaventata.
Spaventata che dica che finalmente può lasciarsi questa storia alle spalle, tornare a casa sua e dimenticarsi di noi.
Di me.
Ma lui guarda Robert.
E Robert lo supplica:
«Voglio restare. Ti prego, ti prego, Ben»
Ben esita.
«Non devi restare anche tu, Ben. Tu puoi andare» gli dice Silente.
Sento Claire stringermi la mano, ma non riesco a guardarlo.
Fisso il pavimento.
E poi lo sento dire:
«Resto anche io»
«Sei sicuro?»
«Sì»
Sollievo.
Enorme, smisurato sollievo.
Inspiegabile.
«Bene, allora. Posso rimandarvi comunque a casa vostra, a meno che non vogliate aspettare le nostre studentesse fuori dagli schemi…»
«Aspettiamo!» grida Rob, festoso.
«Sia chiaro: non possono prendere il treno con voi. Possiamo però organizzarci con la Metropolvere, magari. Ma voglio il consenso scritto dei vostri genitori. Tutti. Chiaro?»
Promettiamo tutte e tre.
«Ben, ora, signorine: è ora di tornare a scuola»
Alzo finalmente gli occhi e vedo Ben guardarmi.
«Signorina Black, vuoi venire alla Testa di Porco ed assicurarti che i nostri ospiti si sistemino per bene?»
Cosa?
Fisso Silente.
Non sembra scherzare.
«Sì!» dico di getto.
«Perché non posso venire io…» inizia Mindy, ma Claire le dà un pizzicotto.
«Grazie, Preside» dice, con la sua voce chiara.
«Sì, grazie» aggiungo io. E dico davvero.
«Grazie» borbotta Min, poco convinta.
 
Silente rimanda le ragazze a scuola e poi fa apparire dal nulla tre mantelli.
«Vogliamo andare, signori?»
 

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Capitolo 17
*** Mi faresti un favore? ***


«Signor Sheehan, si è mai soffermato a notare la bellezza di un paesaggio invernale e brullo?»
Robert guarda Silente con gli occhi sbarrati e mormora qualcosa di vago.
 
Camminiamo nella foschia mattutina, come quattro fantasmi.
Alzo il cappuccio per difendermi dal freddo pungente dell’alba.
E una mano si protende e sistema una ciocca dei miei capelli che è sfuggita alla treccia.
Le dita di Ben esitano dietro il mio orecchio e poi scendono lievi lungo la spalla, in una carezza impalpabile che dura un secondo, ma scatena in me un turbinio di immagini.
Lui a petto nudo. E io che tocco la sua pelle.
E lui che mi stringe la mano.
 
Mikayla Black, tu sei ufficialmente impazzita.
 
Rallento i miei passi e lui fa lo stesso, avvicinandosi un po’.
Sospiro pesantemente.
«A cosa pensi?» mi chiede lui, piano.
Sbircio Silente e Robert davanti a noi e scuoto la testa.
«Che siamo in un mare di guai, che non so cosa succederà adesso e che non ho capito niente di quello che è successo prima?»
E Ben, inaspettatamente, sorride.
«Oh, pensavo stessi immaginando i tuoi regali di Natale mentre io mi preoccupavo della salvezza di tutti noi»
Mi metto a ridere e Rob si gira di scatto. E Silente ammicca.
Mi copro la bocca con la mano.
Bene, c’è proprio da ridere in una situazione del genere.
Ma vedo il sorriso sulle labbra di Ben e non posso trattenere un sorriso in risposta.
Abbasso la voce.
«Non te ne sei andato» gli dico, di getto.
Lui annuisce.
«Perchè?»
«Volevi che me ne andassi?»
«Non ti hanno insegnato che non si risponde a una domanda con un’altra domanda?»
Lui sorride.
«Perché Rob resta e quindi..»
Faccio passare un secondo e poi ribatto:
«E quindi?»
Lui non risponde subito.
«Ma Silente ha detto che tu potevi scegliere» lo incalzo.
«Potevo?» dice alla fine «Cioè, potevo lasciarlo qui? Non so. Mi sembrerebbe di abbandonarlo e, anche se non sono in grado di fare niente e quasi non sto in piedi preferisco essere qui che a casa, al caldo, a tormentarmi perché non so cosa gli succede»
Deglutisco.
«Ma odi essere qui» dico, piano.
Lui non ribatte.
Guardo malinconica le sagome dei tetti di Hogsmeade.
«No, io…non è vero. Non del tutto» lo sento bisbigliare poi.
Mi volto a guardarlo, sorpresa, ma lui guarda fisso davanti a sé e ha il viso nascosto dal cappuccio.
Camminiamo silenziosi per le strade e arriviamo velocemente alla Testa di Porco.
Silente bussa alla porta, tre volte.
Non succede nulla ma, proprio quando inizio a spazientirmi, si apre uno spiraglio e un naso adunco fa capolino dalla fessura.
Un occhio assonnato e cisposo ci guarda male.
«Salute, Aberforth» dice Silente, gioviale.
In risposta, ottiene soltanto un grugnito.
«Non è cortese lasciare degli ospiti fuori dalla porta, in questa fredda mattina. Soprattutto una bella signorina e un ragazzo che è stato poco bene»
La porta si apre, ma il benvenuto non è dei più calorosi.
«Che diavolo vuoi, Silente?»
Ecco. Io proprio non oserei parlare al preside con questo tono.
Silente lo gela con una sola occhiata.
«Voglio riservare una stanza per questi due ragazzi. Visto che questo è un pub, non penso di chiedere troppo»
L’altro ghigna maleducatamente.
«Una stanza, come no. Per i due babbani clandestini. Molto bene. Silente, certo che la fossa te la stai scavando da solo»
L’aura di potere che emana Silente sembra rafforzarsi improvvisamente, ma lui si limita a rispondere, secco:
«Quando vorrò la tua opinione te la chiederò, grazie. Per ora, ti prego di limitarti a darci una stanza e a servirci un thè, se non è troppo disturbo. Ah, se possibile…stanza senza pulci, grazie»
Pulci?
Io rabbrividisco e attiro su di me lo sguardo dell’oste.
«Oh, la signorina qui presente non sembra gradire la sistemazione. Del resto, ci sono dei Black che vivono in condizioni molto peggiori, mia cara, anche se probabilmente a casa tua, tra velluti e pizzi, ne sei ignara»
Non lo degno di una risposta, ma sento i suoi occhi su di me, che mi fissano cattivi.
E, all’improvviso, sento il braccio di Ben attorno alle spalle, come a volermi proteggere.
Il barista ci guarda e scoppia a ridere, provocatoriamente. Per tutta risposta, io mi avvicino di più a Ben e, alzando la testa con aria di sfida, gli circondo la vita con un braccio.
«Direi che Mikayla è impermeabile alla tua maleducazione. Ora, se ti degni di fare il tuo lavoro…»
L’occhiata di fuoco che Silente scambia con il barista accende un campanello nella mia mente.
Hanno gli stessi occhi azzurri.
Come fa questo tizio a sapere di Ben e Rob? E che io sono una Black?
Possibile che…?
Mi irrigidisco e sento Ben accentuare la stretta del braccio, attorno alle mie spalle.
Senza pensarci, con naturalezza, anche io lo stringo e mi appoggio al suo fianco.
Non diciamo una parola, ma mi godo la sensazione di calore e protezione che mi dà semplicemente la sua presenza, accanto a me.
Scende il silenzio e,  inspiegabilmente, sembra un silenzio rilassante.
Silente canticchia a bassa voce, fissando il camino spento. Robert sembra quasi addormentarsi in piedi.
Io e Ben restiamo abbracciati e, quando lo sento accarezzarmi piano la schiena, vorrei stringerlo forte, ma in qualche modo riesco a trattenermi.
Sarei semplicemente felice se quell’odioso barista non tornasse più e ci lasciasse qui, per sempre.
Ovviamente, appena formulo questo pensiero, lui torna e ci fa un brusco cenno per invitarci a seguirlo.
Ci arrampichiamo su per una scala scricchiolante e arriviamo in una stanzetta angusta e sporca, con due lettini gemelli, che puzza di muffa.
Silente arriccia il naso.
«Vorrei dire “bene”, ma sarebbe eccessivo. Ben, mi sembra il caso che tu ti metta a letto»
Ben scuote la testa, ma Silente insiste, e anche io.
Stiamo ancora discutendo, quando Robert praticamente sviene sul letto.
Mi spavento, finché non lo sento russare.
«Oh, per la fata Morgana» mormoro.
«Ehm» dice Ben «Scusate. È che lui ha…il sonno pesante…»
«Hum» commenta Silente «Mi sembra che l’unica persona con un sonno più pesante del suo sia la Professoressa Cooman quando eccede con le sue…libagioni»
Mi scappa una risatina e Silente mi strizza l’occhio.
«Certo, io non dovrei dirlo. A questo punto, cerchiamo di non disturbare il suo giusto sonno. Che ne dite di un thè?»
Silente ci fa strada per il corridoio, fino ad una porta che si rivela essere quella di un malconcio salottino. Il barista entra con un vassoio, che sbatte di malagrazia sul tavolo.
Un colpo di bacchetta di Silente e le tazze scintillano, il fuoco nel camino si accende e scoppietta allegro e la porta si chiude con un tonfo delicato.
«Bene, mia cara» Silente mi sorride «Fai tu gli onori di casa? Direi che possiamo scambiare due chiacchiere e poi tornare a scuola. Cos’hai alla prima ora?»
«Pozioni» rispondo.
«Bene, parlo io con Severus. Ma ci tengo a sottolineare che quella di oggi è un’eccezione»
Annuisco, ancora incredula per la piega che hanno preso gli eventi.
E sospettosa.
Perché mi ha portata qui?
Verso il thè e Silente occupa una poltrona muffita, mentre Ben si siede accanto a me su un divano scolorito.
Scivolo nella parte con tranquillità, come se fossi a casa mia e recitassi la parte della fanciulla beneducata che intrattiene gli ospiti.
Per qualche attimo, gli unici rumori sono il tintinnio delle tazze e dei cucchiaini e il vento che ulula all’esterno. Se questo posto non fosse un porcile, sarebbe una piacevole colazione.
Poi, Silente fa apparire dal nulla una bottiglia di Cognac.
Ben sgrana gli occhi, ma il Preside gli sorride benevolo.
«Sai, sono un gran sostenitore del thè corretto. A scopi medicinali, si intende»
Gli strizza l’occhio e ne versa un sorso nella sua tazza e in quella di lui.
«Mi perdonerai, mia cara, se non ne offro anche a te. Diciamo che è una faccenda tra uomini: un giovane influenzato e un vecchietto infreddolito»
Io gli sorrido: Silente, un vecchietto?
Certo, come no.
Ben scuote la testa e beve un sorso.
«Mi ero quasi abituato a vedervi pulire le stoviglie con la magia, ma…»
Silente ride, divertito.
«Oh, certo. Scusami. Salute» beve un sorso e poi mi chiede, disinvolto:
«Allora, mia cara: come procede il semestre?» 
«Prenderò un bel voto in Babbanologia, credo»
Silente ride ancora.
«Ben ti aiuta a studiare?»
Ben mi guarda.
«Ehm. Non che io amassi molto la scuola, ma…»
«Oh, ma penso che potresti esserle di gran supporto. Una guida migliore della stessa Professoressa Burbage, in un certo senso. Voglio convincermi che vi sto aiutando per il rendimento scolastico delle mie allieve…»
Ci pensa su e poi scuote la testa.
«Inutile: non convince neppure me. Va bene, lasciamo stare. Del resto, tu sei molto brava, Mikayla. E affronterai i G.U.F.O. con un programma ambizioso, mi pare»
Raddrizzo le spalle.
Sto parlando con Silente della mia carriera scolastica.
Ma prima che io possa dire qualcosa, Ben interviene:
«I..gufo?»
«Giudizio Unico per Fattucchieri Ordinari» gli spiega Silente «Ma direi che la signorina qui presente andrà ben oltre, fino al M.A.G.O.,  Magie Avanzate di Grado Ottimale»
Ben sembra stralunato.
Silente se ne accorge e con un sorriso cambia discorso.
«Dunque, mia cara. Veniamo a una questione seria di cui vorrei parlare con te»
Mi irrigidisco all’istante.
«Si tratta di una faccenda delicata e riservata» prosegue lui, fingendo di non averlo notato «Questa notte è successa una cosa e, dopo averci riflettuto su, ho deciso di venire a chiedere il tuo aiuto. Naturalmente, sentiti libera di dire di no, se pensi che sia una richiesta eccessiva»
Il mio aiuto? Silente?
«Una premessa: devo chiedere discrezione. Ad entrambi. Ben, ho motivo di credere di potermi fidare di te?»
Silente lo guarda negli occhi.
Ben sostiene il suo sguardo senza battere ciglio e poi chiede:
«Perché?»
«Prego?»
«Perché si fida di me e perché mi mette a parte delle sue confidenze?»
 
Ve l’avevo detto, che è intelligente.
 
Silente gli sorride.
«I miei complimenti. Mi toglierei il cappello, ma fa un freddo indiavolato, qua dentro. Ho scelto di fidarmi di te quando ho deciso di permettervi di restare e di non cancellarvi i ricordi. Come l’ho deciso?» scrolla la testa «Intuizione. Conoscenza della natura umana. Necessità»
Mi guarda.
«Le ragazze vi metterebbero a parte di quello che succede? Non lo so. Se dovessi seguire l’istinto, direi di sì. Preferisco allora scegliere io chi coinvolgere, e come»
«Non capisco..»
«Se chiedo una cosa a Mikayla, lei te ne parlerà? Tu vorrai aiutarla? Lei avrà bisogno di un consiglio?»
Credo di avere un’espressione incredula.
Silente ci guarda un attimo, entrambi, e poi sorride dolcemente a tutti e due.
«Hum. Capisco. Semplifichiamo. Siete consapevoli di aver passato una linea di non ritorno, entrambi? A giudicare dalle vostre espressioni in questo momento, direi di no. Bene, non tocca certo a me mettervi fretta. Ah, l’incredibile candore della giovinezza!»
Sorride, entusiasta.
Io ho la mente in subbuglio.
Non oso guardare Ben.
«Mikayla?»
Faccio un cenno con il capo.
Qualunque cosa pur di alleggerire l’imbarazzo di questo momento.
Vorrei poter dire di non aver capito cosa ha detto Silente, ma direi una bugia.
Ho capito perfettamente.
Solo che non so cosa dire. Cosa pensare.
Mi riconnetto con difficoltà a quello che Silente sta dicendo.
«…Spero che ti fiderai di me e non chiederai più di quello che posso dirti, ma hai la mia parola d’onore che Harry ha davvero visto un attacco a un uomo all’interno del Ministero della Magia»
Che…cosa?
Ministero della Magia?
«L’uomo è stato portato al San Mungo, è ferito molto gravemente. Ho cercato di giustificare la sua presenza questa notte al Ministero, ma purtroppo al momento godo di scarso credito presso Caramell. Mi chiedevo se tu potessi intercedere per lui. Non ti chiedo di addentrarti in spiegazioni o menzogne, speravo solo che potessi spendere una parola con il nostro Ministro a favore del padre di alcuni tuoi compagni»
Lo guardo, stralunata.
«Si tratta di Arthur Weasley, Mikayla»
Chiudo la bocca di scatto, perché mi accorgo che la mascella mi ha ceduto.
Il papà di Ginny. Di Ron, dei gemelli.
Ma cosa ci faceva al Ministero, di notte?
E poi…attaccato? Nel Ministero della Magia? E da chi?
Le domande mi bruciano sulla punta della lingua, ma mi trattengo.
Silente sembra capirlo.
«Capisco che è molto, chiederti di fidarti senza darti spiegazioni, ma…»
Io sospiro.
Non posso crederci.
Mai, mai avrei immaginato di trovarmi in una situazione simile.
Sono tremendamente a disagio, anche più di prima.
Mi sta chiedendo di appoggiarlo con il Ministero.
Ma si rende conto della posizione in cui mi mette?
Esito e poi prendo una decisione repentina.
Alzo il mento e dico:
«Preside, sarò molto franca, e lo sarò perché questo esula dal rapporto scolastico che si suppone io e lei abbiamo »
Silente annuisce e io proseguo:
«È una richiesta che mi mette in una posizione difficile. Se io chiedo un favore a Caramell, automaticamente è la mia famiglia che glielo chiede. Per me è davvero difficile gestire questa responsabilità. E lei mi chiede di fare una cosa di cui io non conosco cause e motivazioni…non posso. La prego, non me lo chieda»
Silente mi guarda negli occhi e, piano piano, mi sento arrossire.
Non perché mi guardi con delusione, questo no.
Sembra sereno.
Ma sento di averlo deluso, in qualche modo.
E io stimo Silente.
Ma…
«Capisco» dice, infine «Ammiro la tua decisione, la tua onestà e la coerenza con i tuoi principi»
Il viso di Ginny Weasley passa davanti ai miei occhi e vengo immediatamente assalita dal rimorso.
«Il papà di Ginny…è davvero…?»
«Non lo so. È in condizioni molto gravi»
Segue un lungo silenzio.
«Bene» dice infine il preside «Ben, dovresti andare a letto, non vorrei che peggiorassi di nuovo. Anche se temo che dormire nella stessa stanza del signor Sheehan non sarà poi così riposante…»
Io vengo assalita dal panico, ma Silente si volta di nuovo verso di me.
«Naturalmente, la tua risposta non incide minimamente sulla decisione di Ben e Robert e sulla protezione che accordo loro»
Sono sollevata. E mi sento un verme.
All’improvviso, Ben rompe il silenzio:
«C’è qualcosa che io posso fare per lei, signore?»
Io lo guardo, esterrefatta, e così Silente.
«Lei è stato…gentile con noi. Davvero. Se c’è qualcosa che io posso fare..»
Silente gli sorride.
«Ti ringrazio, sei molto gentile. Non preoccuparti, davvero. Pensa a riposarti e a guarire»
Ecco, ora sì che mi sento un verme.
«Preside…» azzardo.
«Sì, mia cara?»
«Io…io non vorrei dirle di no, davvero. È solo che…mi spieghi. Mi permetta di prendere una decisione a ragion veduta, conoscendo tutto quello che è successo»
Silente mi guarda con quei suoi occhi penetranti.
«Attenta, Mikayla: metterti a parte di questa cosa significa che sarai coinvolta in qualcosa grande, di veramente grande»
Annuisco.
«Può fidarsi di me»
«Davvero?»
Ci scambiamo una lunga occhiata e poi io sorrido.
«Sì. Non le prometto adesione, ma equità sì. E poi, non mi dica che lei non è un Legilimens»
Anche il Preside sorride.
«In effetti, sono bravino»
Il mio sorriso si distende.
«Ma non ho bisogno di ricorrere alla Legilimanzia per fidarmi di te, Mikayla Black. Ma…ehm…ammetto che nel caso dei nostri ospiti potrei avere avuto dei dubbi»
Mi strizza l’occhio e poi inizia a parlare:
«Harry ha una particolare connessione con Voldemort, a causa della cicatrice che gli ha lasciato l’incantesimo che doveva ucciderlo. Non sto ad approfondire la cosa ora, visto che dobbiamo rientrare, ma ti prego di credermi sulla parola, su questo. A volte, quando Voldemort è in uno stato d’animo particolarmente forte o, al contrario, Harry è particolarmente rilassato (nel sonno, per esempio), questa connessione si intensifica fino a….proiettarlo nella mente di Voldemort»
Mi sento sbiancare.
Proiettarlo…cosa?
Silente mi osserva, ma io non dico nulla.
«Immagino che tu sappia che cos’è l’Ordine della Fenice»
Faccio un veloce cenno con il capo.
La società segreta fondata da Silente durante l’ultima guerra magica, per combattere il Signore Oscuro.
È di nuovo attiva?
Allora…
«Arthur Weasley fa parte dell’Ordine della Fenice. Stasera era in servizio ed è stato attaccato. Ma era al Ministero e il Ministro guarda con sospetto alla sua presenza lì. Non ti chiedo di prendere posizione, o di inventarti una storia sulla sua presenza, o di giurare sulla sua innocenza, ma solo di mettere una parola per il padre dei tuoi compagni di scuola. Informalmente, magari»
Esito.
Guardo Silente, ma non voglio guardare Ben.
Non voglio vedere il rimprovero nei suoi occhi, o sapere che pensa che sono ingiusta e affatto generosa.
Ma, all’improvviso, la sua mano copre la mia.
«Davvero non puoi aiutare quest’uomo?» mi chiede, piano «Non che io sappia di cosa state parlando, ma..se ha dei figli piccoli e…»
Sento un groppo in gola.
Non alzo gli occhi e fisso la sua mano che stringe la mia.
«Ben, le ho chiesto davvero un grosso favore, devo ammettere» mormora Silente.
«Se le dicessi che capisco, direi una bugia. Ma so che Mika è una persona generosa, perché me lo ha dimostrato» dice lui, semplicemente.
C’è un altro lungo silenzio, e poi io annuisco.
 
Accidenti a te, Ben Barnes.

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Capitolo 18
*** Una confessione, una paura, un favore e un abbraccio ***


Non posso credere di aver accettato.
E non posso credere a quello che ho sentito.
Assolutamente,
L’Ordine della Fenice. Silente l’ha ricostituito.
E fanno qualcosa. Nel Ministero della Magia.
E io ho accettato di aiutare.
Sono pazza.
Se lo scoprisse mio padre, gli verrebbe un colpo.
Se lo scoprisse chiunque mi conosce, gli verrebbe un colpo!
Mi passo le mani sulla fronte, esausta.
Sono di fronte a una finestra della Testa di Porco: improvvisamente, restare seduta è diventato intollerabile.
Sento una mano sulla spalla, ma non mi volto.
«Silente dice che non devi stare davanti alla finestra, dove sei visibile» mi dice piano Ben «Forza, vieni a scaldarti davanti al fuoco»
Io non mi muovo, ma lascio che mi prenda la mano e mi porti verso il calore.
Silente si è allontanato, lo sento bisbigliare in corridoio con il barista.
Mi lascio cadere sul tappeto liso e tendo le mani verso le fiamme.
Dopo un attimo, Ben si siede accanto a me.
«Quel barista è un tipo equivoco, secondo me»
Lancio un’occhiata alla porta.
«Credo sia suo fratello, Ben…»
«Cosa?» sbotta lui.
«Ssssttt, piano. Credo…hai visto che hanno gli stessi occhi? E il nome, Aberforth…mi dice qualcosa. Ma non sono sicura di ricordare bene…»
«Ma…ma…» Ben sembra sconvolto «Ma sembrano due estranei! Sembra che si odino! Insomma, io non tratterei così mio fratello nemmeno se ne avesse combinata una delle sue…»
Faccio un pallido sorriso, che sembra smorzare la sua indignazione.
Mi guarda per un attimo, poi mormora:
«Sembri stanca…non hai dormito per colpa mia»
Io scuoto la testa e fisso nuovamente le fiamme.
E Ben resta in silenzio, in attesa.
Al diavolo.
Cosa mi prende, dannazione?
«Non sono stanca» bisbiglio «Ho paura»
Sento la sua mano posarsi sulla mia guancia e farmi voltare delicatamente.
«Perché? Cosa ti ha chiesto di fare? È una cosa pericolosa?»
All’improvviso sembra ansioso.
Io, invece, mi sento svuotata.
«Ben, è tutto così…enorme. L’Ordine della Fenice. Quello che mi ha detto di Harry…»
Lui sospira pesantemente.
«Mi sembra di essere un…un…idiota! Non capisco cosa succede, non capisco una parola di quello che dite…ti ho spinta ad accettare di fare qualcosa di pericoloso?»
Stavolta sono io a prendere la sua mano.
Osservo le sue lunghe dita strette tra le mie e traccio dei disegni immaginari con il pollice sul dorso della sua mano.
Ben mi lascia fare.
Alzo gli occhi ad incontrare i suoi.
Come faccio a condensare sedici anni di storia in cinque parole?
Ma inizio a parlare a bassa voce, riassumendo i tratti salienti dell’ascesa al potere del Signore Oscuro e della sua scomparsa. Ben non mi interrompe mai.
Quando nomino Harry Potter, però, aggrotta le sopracciglia.
«Questo Harry è lo stesso di cui Silente parlava prima?»
Annuisco.
Lui espira, di colpo.
«Cazzo» esclama, brutalmente.
E mi sembra una cosa tanto poco da lui, che mi scappa un sorriso.
«Direi che riassume bene la situazione»
Lui arrossisce.
«Scusa. È solo che sembra la trama di un film, di quelli con il protagonista cattivo…»
In quel momento, rientra Silente.
Con un’occhiata, prende nota di noi due seduti davanti al fuoco, le teste vicine, le mani che per tutto il tempo del mio racconto hanno giocato le une con le altre e che adesso sono ancora allacciate.
«Mikayla, dobbiamo andare»
Io mi sento inspiegabilmente triste.
Voglio stare qui.
«E tu, Ben, fila a letto. Subito»
Noi due ci guardiamo negli occhi per un attimo infinito.
Poi Ben starnutisce e la tensione, chissà come, sembra allentarsi.
Silente ci sorride e si volta a guardare fuori dalla finestra, in un chiaro invito a salutarci senza dilungarci troppo. E senza smancerie eccessive.
Noi due ci alziamo dal pavimento e ci fissiamo, all’improvviso imbarazzati.
Sento il mio cuore sussultare, per l’aspettativa e per la novità.
Ben si schiarisce la voce, ma non sembra decidersi a dire niente.
Silente tossicchia garbatamente.
Detesto quest’attesa snervante. Dolce, ma snervante.
Tendo la mano a Ben.
«Allora…ciao»
Lui stringe delicatamente le mie dita.
«Ciao..»
Silente è subito al mio fianco.
Mette una mano sulla spalla di Ben e, con decisione e insieme fermezza, lo porta fuori dalla stanza, fino alla camera dove Robert dorme della grossa.
«Ho lasciato altra pozione, per favore bevila. Stai attento a Robert, riposati e non fate gesti avventati. Domani potrete tornare a casa. Se avete bisogno di qualcosa, Aberforth vi aiuterà»
Un versaccio sottolinea quest’ultima affermazione.
Sulla porta, Ben si volta a guardarmi: ci fissiamo per un altro lunghissimo momento e poi Silente, con garbo, mi fa cenno di precederlo e io mi incammino per il corridoio scuro.
 
 
«Cosa??» Claire ansima sopra il Cespuglio Farfallino che stiamo potando, a lezione di Erbologia «Silente ti ha davvero detto che…?»
Io annuisco, cupa.
Mindy, invece, sbuffa.
«Non posso credere che ti piace veramente Ben e non me lo hai detto e a Claire invece sì»
Io alzo gli occhi al cielo.
«A me non piace Ben. E non ho detto proprio niente a Claire»
«Infatti, Claire è sveglia e l’ha capito da sola» interviene quest’ultima «Min, bisogna essere ciechi per non accorgersene. Si vede che eri troppo occupata a sbavare addosso a Robbie»
Min le fa una linguaccia e la Sprite la richiama all’ordine.
«E tu» mi dice Claire «Smettila di negare. O vuoi giurare qui, ora, davanti alle tue migliori amiche che quello splendido pezzo di babbano non ti piace per niente?»
E, a tradimento, il mio viso si imporpora.
«Ah!!!» urlano contemporaneamente Mindy e Claire, trionfanti.
 
Con il bel risultato che ci becchiamo tutte e tre una punizione dell’ultim’ora dalla Sprite.
 
Ma nemmeno questo scoraggia le mie amiche.
La sera, mentre i nostri compagni preparano le valigie e la Umbrige pattuglia minacciosa i corridoi tentando di reprimere l’atmosfera natalizia festosa che serpeggia per il castello (ha l’acido nelle vene, quella lì, e penso che la scomparsa misteriosa di Harry e dei Weasley non abbia affatto contribuito ad addolcirla), noi concimiamo i vasi degli abeti che decorano la Sala Grande.
Con il concime preferito delle Sprite: letame di drago.
«Bleah» sbuffo, schifata.
«Oh, pensa se ti vedesse Ben, ora» cinguetta Mindy.
Da questa mattina, da quando ho raccontato loro cosa è successo alla Testa di Porco, ogni volta che aprono bocca nominano Ben. In continuazione.
È un’agonia.
Una dolcissima agonia, parlare di lui e sapere che domani lo vedrò.
Mi sento un’idiota.
 
Un’idiota molto felice.
 
«Dai, mi racconti ancora di quando ti ha preso la mano?» mi chiede Min.
Claire sbuffa.
«Min, dai, se lo sento ancora una volta vomito. Piuttosto….parliamo di Ben senza la maglietta» mi fa una linguaccia e io le lancio addosso una manciata di aghi di pino.
«Sì!!!» si entusiasma Mindy, abbassando la voce non appena passa Vitious «Accidenti, se è bello. E alto»
«E prestante» aggiunge Claire.
«E affascinante» sospira Mindy.
«Con quegli occhi scuri…»
«Sì, e con quel sorriso meraviglioso…»
«Basta!» salto come una molla, esasperata «Va bene, avete vinto. È bello. Bellissimo. Mi piace. Ora smettetela, perché è mio, sono stata chiara?»
Loro, dando prova di grande maturità, si rotolano per terra in preda alle risate.
Io le guardo altera.
«Comunque, sappiate che siete ridicole e infantili e che davvero io non…»
Mi interrompo quando vedo una persona venirmi incontro: Blaise.
Claire e Mindy si accorgono del mio cambiamento di umore e immediatamente si ricompongono.
Blaise si avvicina e le ignora.
«Devo parlarti»
Io scuoto le spalle, indifferente.
«Sono in punizione, come puoi notare. Se vuoi spalare concime, però, accomodati pure»
Figuriamoci.
Infatti, come volevasi dimostrare, lui fa una faccia schifata.
«Bene. Allora aspetto»
E va a piazzarsi accanto alla porta della Sala Grande e si mette a fissarmi.
Incredibile.
Mindy lo fissa a occhi sgranati.
«Roba da matti. Capisco la gelosia, ma lui esagera»
«Non è geloso» arriccio il naso «È possessivo, che è diverso»
«Comunque, Ben è più bello, più gentile e più simpatico» attacca Mindy.
Alzo gli occhi al cielo mentre le mie amiche, imperterrite, ricominciano a prendermi in giro.
 
Il confronto con Blaise mi trova quasi indifferente.
E recriminazioni e lamentele non scalfiscono la mia indifferenza.
«Mi sembra chiaro che le cose tra noi due non vanno» sbotta Blaise, quando vede che io sono impermeabile alle sue critiche.
Ci fissiamo, in silenzio, poi io annuisco.
«Quindi?» chiedo.
«Quindi?» mi fa il verso lui «È tutto quello che sai dire?»
«Cosa devo dire? Ho ascoltato per mezz’ora le tue recriminazioni e ne ho abbastanza. Sembri un bambino piccolo. Il problema, a tuo dire, è che non ti presto abbastanza attenzione?»
Arrossisce.
«Non ho detto questo. Ho detto che sei distante, che non parliamo più, che non passiamo tempo insieme. E che sembra che non te ne frega niente»
Cosa posso dire?
Ha ragione.
«Bè, Blaise, lascia che ti dica che, se poco poco il mondo non ti ruota attorno, anche tu non sei il fidanzato ideale»
«Bene» sbotta lui «Vuoi lasciarmi, quindi?»
«E tu?»
Mi viene in mente, come un pensiero fugace, che stamattina ho rimproverato Ben perché non si risponde a una domanda con un’altra domanda.
Ben.
Il mio cuore sussulta.
Forse la risposta ce l’ho davanti agli occhi.
Ma esito.
E anche Blaise.
Credo che le abitudini siano dure a morire.
E che i cambiamenti spaventino.
La rabbia rientra, di fronte alla prospettiva di qualcosa di nebuloso e ignoto, e il nervosismo scema nell’insoddisfazione.
 
Non so come restiamo.
Indecisi, insicuri.
Ma nessuno di noi supera il confine che entrambi ora vediamo.
E, se questo significa qualcosa, restiamo insieme. Almeno credo.
 
La sera, mentre mi spazzolo i capelli prima di dormire, ripenso alla discussione. In tutta onestà, non posso dire che vorrei essere stata più decisa, diretta, o altro.
Sono in totale stato di confusione.
E so da chi dipende, questa confusione.
Permetto ai miei pensieri ribelli di scivolare, finalmente indisturbati, su Ben.
Mi concedo di ricordare la sensazione delle nostre mani che si stringono, di lui che mi accarezza la schiena, di me che lo guardo dormire.
E mi sento…bene.
Eccitata, impaziente…viva.
Una me sopita da un po’.
Ma mi fa paura.
Tantissima paura.
Malgrado questo, mi addormento con il sorriso sulle labbra.
 
La mattina dopo, mentre i miei compagni festeggiano, si scambiano gli auguri e ultimano le valigie, io mi attardo davanti all’armadio. Scarto un vestito dopo l’altro.
Questo no, questo no, questo nemmeno. Chissà se questo gli piacerebbe…
Alla fine, opto per dei jeans, stivali alti e un dolcevita blu.
Faccio la treccia, poi sciolgo i capelli.
Poi ci ripenso e arriccio le punte.
Ok, basta.
Stai calma.
Stai calma. Stai calma. Stai calma.
Ma sono nel panico più totale.
Ho immaginato quel…calore, ieri, tra me e Ben? O c’è stato davvero?
Pensavo mi odiasse.
E invece?
E se però mi odia ancora?
Mi sono comportata come una stronza glaciale quando l’ho incontrato a Dublino…e quel bacio!
Povera me.
 
Scendo in Sala Grande prima di mettermi a farfugliare da sola, come il povero Professor Raptor (quanta poca fortuna abbiamo con gli insegnanti di Difesa Contro le Arti Oscure…certo, anche Raptor era meglio di Dolores Umbridge).
Trovo Claire e Mindy che fanno colazione e mi dirigo da loro, ignorando il tavolo di Serpeverde.
Blaise non la prenderà bene, credo.
Pace.
Mi siedo tra loro.
«Buongiorno» mi saluta Claire «Com’è andata ieri, con Blaise?»
«Sei bellissima» la interrompe Mindy, ammiccando.
«Davvero? Perché mi sembro orribile stamattina…» mi interrompo di colpo, appena loro iniziano a sghignazzare.
«Oh, che dici Claire, sarà mica nervosa perché sa che sta per vedere qualcuno…»
Faccio per alzarmi.
«No, scusa Mika, scherzavo» Mindy cerca di ricomporsi.
Sopporto le loro frecciatine per tutta la colazione, poi ci dirigiamo verso lo studio della McGranitt. Nell’ingresso, incrocio Blaise.
«Il tuo baule?» mi chiede, inarcando un sopracciglio.
«Già caricato» scuoto le spalle «Vado con la Metropolvere»
Noto la sua espressione truce e mi affretto ad aggiungere:
«…perché andiamo da Claire, ad augurare buon Natale alla sua famiglia»
Blaise ringhiotte il commento che stava per fare, qualunque esso fosse.
Mi saluta velocemente e sparisce.
Mentre saliamo lo scalone, Claire mi chiede come vanno le cose e racconto velocemente di ieri sera.
«Mika, quanto pensi di tirarla per le lunghe? Dateci un taglio e via! Tanto, sappiamo che hai la testa da un’altra parte, ormai…»
 
Finirà che mi abituerò alle facezie.
 
Nello studio della McGranitt ci siamo noi tre e un paio di altri studenti. Con la Metropolvere, andiamo dritte al Paiolo Magico, punto di congiunzione tra il nostro mondo e quello babbano.
Esco da camino e vedo Mindy, uscita per prima, già tra le braccia di Robert.
Ben si alza dalla sedia su cui è seduto.
Indossa dei vestiti puliti, è un po’ pallido, ma sembra stare meglio.
Nella confusione del locale, nessuno ci nota in modo particolare.
Claire sorride a Ben e si avvia a cercare i suoi genitori. Passando, mi strizza l’occhio.
Io muovo qualche passo, esitante.
E anche Ben viene verso di me, finché ci troviamo l’uno di fronte all’altra.
Nessuno dei due dice nulla, ma lui sorride dolcemente.
«Come stai?» gli chiedo, alla fine.
«Meglio, grazie. Tu?»
«Bene»
«Sicura? E quella…cosa?»
«Penso che durante queste vacanze…» abbasso la voce.
Poi sussulto, quando sento una spintarella alla schiena.
Mi volto e resto senza parole.
L’uomo coperto da un mantello che mi ha urtata…è Aberforth.
Lo riconosco dall’occhiata che mi lancia. E lo vedo ammiccare.
Non faccio in tempo ad aprire bocca, che sento una voce chiamarmi:
«Mikayla, mia cara. Che sorpresa»
Mi volto e faccio fatica a mascherare la sorpresa.
E la paura.
È Amelia Bones, Direttore dell'Ufficio Applicazione della Legge sulla Magia.
Peggio di così non poteva andare.
È una donna onesta e un’amica di famiglia, ma se vede Ben e Rob è la fine.
Con disinvoltura, mi volto per escludere completamente Ben dalla conversazione e dentro di me prego che se ne stia zitto e buono.
E che Mindy e Robert la smettano di lanciare urletti isterici.
«Amelia!» la abbraccio e cerco di mostrarmi tranquilla «Come stai?»
«Bene, grazie. Sono venuta a prendere Susan»
Sua nipote Susan ha un anno più di me e studia a Hogwarts, in Tassorosso. È nell’ES anche lei.
Iniziamo a parlare, ma io sono sempre in tensione.
Non oso guardare alle mie spalle, per vedere se gli altri sono sempre lì.
Anche perché ho deciso di giocare orala mia carta a favore di Silente.
Se c’è una persona onesta e imparziale, quella è Amelia Bones.
«Ho saputo che c’è stato un problema al Ministero» dico, ad un certo punto.
Lei si limita ad aggrottare le sopracciglia.
«Bè, che dire. Certa gente, ai piani alti, non è molto contenta, se capisci cosa intendo»
Ahi.
«Bè, posso capire…ma sai, è il padre di alcuni miei amici. E amici di Susan» aggiungo «Sono preoccupata per loro. I Weasley…»
Lascio la frase in sospeso, imbarazzata.
Nel mondo magico, tutti sanno che i Weasley non navigano proprio nell’oro.
Amelia annuisce, seria.
«Cornelius purtroppo in questo periodo non è così tollerante….e direi che anche Hogwarts ne sta sperimentando le conseguenze»
La Umbridge.
Annuisco, cupa.
«Però sono davvero preoccupata per Ginny e i suoi fratelli…sono delle brave persone»
Amelia si sfila gli occhiali e li pulisce sul mantello.
«Già» borbotta «Davvero»
Capisco che non c’è bisogno di aggiungere altro, glielo leggo negli occhi.
È dalla parte di Arthur Weasley.
Ne stiamo comunque ancora parlando, quando Claire piomba al mio fianco.
«Scusate l’interruzione. Mika, vieni. È arrivato il taxi di Mindy»
Io la guardo con un muto rimprovero negli occhi, ma lei insiste.
Alla fine mi scuso con Amelia e mi allontano.
«Claire! Insomma! Stavo facendo il favore a Silente, puoi darmi un attimo?»
«No, perché Aberforth ha messo su un taxi Mindye anche Rob e Ben»
Sussulto e la tiro per un braccio.
«Cosa? Dove?»
Mi agito immediatamente.
Corriamo insieme verso l’uscita che dà su una strada babbana e li vedo attorno a un taxi.
Ci avviciniamo e noto Aberforth che fa grandi cenni al tassista, come per dirgli di muoversi.
Mindy, come suo solito, rovista nella sua borsa e tira fuori metà del contenuto, alla ricerca di chissà cosa. Robert la guarda adorante.
E Ben… Ben mi vede e viene verso di me.
Claire si dilegua. Aberforth borbotta minacciosamente.
E Ben mi abbraccia.
Non dice una parola, ma mi stringe forte.
Io mi aggrappo alle sue spalle e poso la testa sulla sua spalla.
Respiro il suo odore di pulito, di sapone, e chiudo gli occhi.
Non mi sono mai sentita così bene.
Mai, in tutta la vita.
Così felice e così protetta.
Sento uno strattone e un ringhio da parte di Aberforth, ma per tutta risposta stringo Ben più forte.
Perdo la cognizione del tempo e non so quanto restiamo così, fermi e stretti, come se ci fossimo solo noi.
Sono serena.
Tutta l’ansia della mattina, l’indecisione, la paura di vederlo, la sensazione di non avere le parole…è sparito tutto.
Ci siamo solo io e lui.
 
Ci separiamo a malincuore quando sento Claire tirarmi dolcemente per la manica.
Mindy e Robert sono già sul taxi.
«Ben, vai. Abbiamo già rischiato abbastanza» gli dice.
Noi ci guardiamo negli occhi ancora una volta e lui allunga la mano per sfiorarmi la guancia.
Poi sale sul taxi.
«Quanto sentimentalismo» gracchia Aberforth, acido, prima di rientrare al Paiolo Magico.
Io mi stringo le braccia al petto.
Buffo.
Ho freddo.
Claire mi abbraccia e non dice niente per un po’.
Mi sento le gambe stranamente molli.
Quando rientriamo nel pub e, da lì, passiamo il varco che porta a Diagon Alley, troviamo subito i genitori di Claire, che sono venuti a prenderci.
Pranziamo in un ristorante a Diagon Alley e poi, con la Metropolvere, torno a casa.
 
Non mi è mai successo di trovare il Maniero dei Black così deprimente.
 
 

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Capitolo 19
*** Buon compleanno, Mika! ***


Che noia mortale.
 
E dire che io amo il Natale più di qualsiasi altra festa.
Le vacanze stanno passando in un’atmosfera cupa e brumosa, almeno da parte mia.
Mi aggiro sconsolata per la mia stanza, ancora in vestaglia, e prendo in mano e ripongo oggetti a caso.
«Buongiorno padroncina!» squittisce allegra Abby, l’Elfa Domestica «Abby ha portato la colazione!»
«Non ho fame» borbotto, mentre mi rannicchio sul divano.
Due secondi dopo sono già in piedi e riprendo il mio girovagare.
«Signorina non sta bene?» mi chiede Abby, ansiosa.
«Sì, sì, sto bene»
Abby mi si avvicina con fare cospiratorio.
«Signorina, Abby ha fatto quello che la padroncina ha chiesto! Abby è uscita e ha trovato! È stato molto difficile, però, signorina!»
Mi si illuminano gli occhi.
«Davvero? Oh, brava, Abby!»
L’Elfa gongola felice e mi tende un involto di giornali con aria orgogliosa.
Sono giornali babbani.
Stento a credere di essere caduta così in basso, ma l’ho mandata a cercare giornali babbani in cui leggere notizie di Ben.
 
Lo so, sono pensosa.
 
Ma mi sembra che mi manchi l’aria.
Solo che, per due giorni, Abby non ha trovato nulla. Le sue occasioni di spingersi fino al mondo babbano sono davvero poche.
Mi stringo al petto quei giornaletti neanche fossero una parure d’oro e diamanti.
Torno sul divano e inizio a sfogliarli.
E, in breve, l’ansia mi assale di nuovo.
Non c’è niente.
Assolutamenteniente.
Ma come?
Ma Ben non èfamoso?
E se è famoso, perché non c’è niente su di lui in questi giornali?
Volto le pagine febbrilmente e getto man mano le riviste a terra.
Niente.
Alla fine, nell’ultima, trovo un trafiletto minuscolo che attira la mia attenzione.
Un viso delicato, con un accenno di barba e i capelli spettinati in un artistico disordine, cattura il mio sguardo.
Corro a leggere:
 
L’attrice Tamsin Egerton ha partecipato ieri sera a un evento di beneficienza a Londra. E indovinate chi altro c’era, tra gli ospiti? Avete indovinato, il bellissimo Ben Barnes, alias il Principe Caspian. I due non sono arrivati insieme, ma i ben informati riferiscono di averli visti abbracciati in un privé, a tarda sera. Del resto, nei suoi tweet l’attrice non ha fatto certo mistero…
 
In una foto minuscola, a lato del pezzo, riconosco la ragazza bionda e odiosa di quel giorno a Dublino, nel bagno.
La rivista mi scivola di mano.
Non posso crederci.
Quella…quella…babbana.
Quella maledetta, inelegante, rozza babbana.
Digrigno i denti.
Che idiota.
Io qui, a languire, a immaginare chissà cosa, e lui con la tizia.
Ben mi sta.
Così imparo.
A dare chissà quale significato a uno stupido abbraccio.
Uno sciocco, insignificante abbraccio.
Arrossisco per l’umiliazione quando ricordo la sensazione che ho provato tra le sue braccia.
Mi alzo di scatto e mi torco le mani.
E in quel momento Abby rientra.
«Signorina, c’è signor Blaise per lei»
Blaise?
Perfetto.
«Bene. Digli che mi vesto e lo raggiungo»
 
Quando scendo in salotto sono ancora agitata, ma mi sforzo di schiacciare i miei sciocchi sentimenti sotto il tacco della razionalità.
Questa sono io e questa è la mia vita.
E queste le persone che frequento.
Mi avvicino a Blaise, tendendogli la mano.
«Ehi»
Lui sembra rasserenarsi nel vedermi sorridere e stringe la mia mano nella sua.
«Ehi, piccola. Buon Natale»
È la prima volta che non passiamo insieme la Vigilia, da quando stiamo assieme.
Oggi è il 26 dicembre del mio primo Natale lontana da Blaise.
 
Quando ci sediamo sul divano, mi porge un pacchettino.
Blu, di Tiffany.
Sorrido.
«Come mi conosci bene» scherzo.
Ma lui si arrotola sul dito una ciocca dei miei capelli.
«Certo che ti conosco bene, principessa»
Disfo il pacchetto e trovo una collana sottile, con un pendente a forma di cuore illuminato da un singolo punto luce di diamante.
Accidenti.
«Che meraviglia» sussurro.
«Posso?» mi chiede, e io annuisco.
Mi mette la catenina al collo e poi mi sorride.
«Sei così bella…»
Si avvicina, esitante, ma io non lo respingo.
Lo stringo tra le braccia e lo bacio.
Non sarebbe vero dire che non sento nulla.
Dopotutto, è Blaise.
Però…mi sento così…tiepida.
Così stupidamente distratta.
Accidenti.
Quando mi allontano da lui, mi propone di andare a casa sua a passare il resto della giornata e io accetto.
 
E così mi lascio trascinare nella mia consueta vita e, insieme, andiamo a trovare sua madre, partecipiamo a un brunch dai Malfoy, andiamo a teatro.
E poi arriva la sera del 31 dicembre.
Che è il mio compleanno, per la cronaca.
Sono nata nella notte in cui il vecchio e il nuovo anno si rincorrono e si avvicendano e tutti hanno sempre detto che è una notte di grande potere.
Per me, ha sempre significato feste meravigliose.
E quest’anno non fa eccezione.
Probabilmente per festeggiare la nostra neonata serenità, Blaise si butta a capofitto nei preparativi, che io ho trascurato perché distratta.
Invita i nostri amici, fa addobbare la casa, mi regala persino un vestito incredibile, un tubino rosso cupo e aderente, con una sola spallina di strass neri.
Ma, per la prima volta nella mia vita, i preparativi per una festa non mi interessano.
Ed è molto più grave se consideriamo che la festa in questione è la mia.
 
Sono ripiombata nell’apatia.
Mi sforzo di non pensare a Ben, ma la notte dormo male e il giorno mi trascino in giro con un sorriso falso appiccicato sul viso e tutto ciò mi stanca tremendamente.
E c’è sempre un tarlo nella mia mente, un ricordo traditore di braccia forti che mi stringono e di occhi scuri che mi guardano, che affiora non richiesto nei momenti più impensati.
Questa guerra con me stessa mi sta distruggendo.
 
La sera del 31 sono in piedi davanti allo specchio e fisso sconsolata il riflesso di una ragazza bionda, alta, con indosso un vestito fantastico e l’aria di una condannata a morte.
Su, Mika, insomma.
Non sembri tu.
Fai onore al vestito, se non altro.
Infilo le mie Jimmy Choo e scendo in salotto.
Blaise è già arrivato.
«Sei stupenda» sorride.
Sua madre mi rivolge un sorriso misurato.
Non ammetterebbe mai che gli stilisti babbani sono meritevoli, ma l’ho vista con i miei occhi portare in casa una borsa di Prada.
Nemmeno lei resiste al fascino dell’alta moda, ma morirebbe prima di confessare che indossa capi confezionati da babbani.
Che stupida.
Se Coco Chanel non era una strega, onore al merito.
 
Ben presto, la casa si riempie.
Gli ospiti mangiano, ballano, parlano e io, che dovrei essere al centro dell’attenzione, mi defilo. Saluto tutti ma mi trattengo poco, spizzico a malapena qualcosa dal buffet, sorrido artificiosamente.
«Mika, ma si può sapere cos’hai?» mi chiede Blaise, ad un certo punto.
«Niente» mi affretto a rispondere.
«Non sembri tu» dice, preoccupato «Sei apatica e svogliata e sembra che ti costi fatica persino fare un sorriso. Proprio tu, che adori le feste e stare in mezzo alle persone»
Accidenti.
«Non è vero»
Lui non risponde, con l’aria di chi cerca a tutti i costi di evitare una polemica.
Mi innervosisco subito.
Chi si crede di essere per dirmi se sono o non sono nervosa?
 
Io sono  calmissima.
 
Vado a salutare Cornelius Caramell.
Me ne pento dopo dieci secondi.
Dopo dieci minuti, rischio seriamente di addormentarmi in piedi: non ha smesso un secondo di blaterare meraviglie sulla Umbridge e sui suoi progetti per Hogwarts.
Rivolgo uno sguardo spento in giro per la stanza e, improvvisamente, sussulto.
Claire.
È appena entrata dalla porta e ride verso qualcuno che ancora non vedo.
Mi alzo impercettibilmente sulle punte e vedo Mindy seguirla, ridente, mentre scuote un dito con fare di ammonimento.
 
E, dopo Mindy, entra un sorridente Robert Sheehan.
Resto di sasso.
 
Fisso la porta come a volerla attraversare con gli occhi.
Spero…ma non oso pensare che…
 
E invece, dopo un attimo, entra Ben.
 
E io temo che mi scoppi il cuore.
 
Indossa uno smoking nero, ha i capelli tirati indietro con il gel e sta sorridendo all’indirizzo di Robert, che gli fa un buffo inchino.
È stupendo.
 
Per un attimo eterno, penso di essere sul punto di svenire.
Sento un ronzio nelle orecchie e le gambe di gelatina e mi astraggo completamente dal contesto: potrebbero essersi Smaterializzati tutti e io non me ne accorgerei nemmeno.
Come attraverso uno specchio, osservo le mie amiche ridacchiare tra loro, mentre Claire si affanna a lisciare le pieghe del vestito di tartan scozzese di Mindy.
Robert le posa le mani sulle spalle mentre lei scuote la testa e i suoi codini scuri ballonzolano allegri e l’occhiata che lui le rivolge mi fa capire che Min gli sta ancora propinando ingenti quantità di filtro d’amore.
Ma Ben non scherza con loro.
I suoi occhi scuri percorrono la sala e mi trovano con sicurezza infallibile.
Si fissano nei miei e io devo sforzarmi di non corrergli incontro.
Tra l’altro, mi sento sbiancare.
«Cara, stai bene?»
La voce di Caramell sembra provenire da molto lontano, la sento ovattata.
Mi volto verso di lui e annuisco trasognata.
«Scusa, Cornelius, sono davvero sciocca. Non ti ho ancora offerto un bicchiere del vino elfico di papà: è un’annata eccezionale, devi assaggiarlo. Voglio il tuo parere, assolutamente»
Caramell ballonzola felice sul posto e io sorrido a Blaise, al mio fianco:
«Tu ne vuoi, caro?»
Lui annuisce e torna a parlare di caccia con il Ministro.
Sorrido, come una perfetta padrona di casa, e mi allontano lentamente.
 
Perché, anche se vorrei mettermi a correre e saltare e ballare, una parte del mio cervello (una parte minuscola, l’unica che non è totalmente occupata a bearsi della presenza di  lui qui, ora) ha ben chiaro che per nessuna ragione, mai, Caramell, Blaise e chiunque altro qua dentro dovrà capire chi sono i due ragazzi appena entrati.
 
Rivolgo un’occhiata a Ben e vedo che i suoi occhi non mi hanno mai lasciata.
Mi sento scaldare il cuore.
Lo fisso e costeggio il salone, fino a superare un arco nel muro, che porta a un salottino adiacente. Mi volto e vedo che, dopo un attimo, mi segue.
Continuo a camminare ed esco dalla portafinestra che conduce in giardino.
Rabbrividisco e mi stringo le braccia al petto, ma la gelida aria invernale se non altro mi snebbia la mente.
«Prenderai un malanno» dice una voce calda alle mie spalle.
Sento due mani posarsi con delicatezza sulle mie spalle nude.
Il brivido che sento non ha nulla a che fare con il freddo.
Non mi volto e riprendo a camminare.
Le sue mani scivolano dalle mie spalle, ma le sue dita trovano le mie e lo sento stringermi piano una mano.
Mi dirigo verso gli alberi più fitti del giardino, quelli che possono offrirci maggiore riparo dalla luce della luna.
Avanzo tra le ombre e lo sento camminare vicino a me, in silenzio.
Superiamo i grandi tronchi e ci addentriamo nel cuore del giardino, verso il laghetto che è il mio posto preferito fin da quando ero una bambina.
La luna scintilla sopra lo specchio d’acqua.
La notte è immobile.
Resto al riparo delle chiome degli alberi e fisso il giardino, immerso in una quiete innaturale.
Sento un movimento accanto a me e Ben mi posa sulle spalle la sua giacca.
Poi si sposta davanti a me, per accostarmi i lembi della giacca sul petto.
«È un peccato coprire la perfezione» sussurra, con gli occhi fissi nei miei.
E, come a farsi beffe dell’apatia di questi giorni, le mie guance arrossiscono e il mio corpo reagisce con un’ondata di calore alle sue parole, alla sua presenza.
Non distolgo gli occhi dai suoi e mi sembra di non averne mai abbastanza.
Potrei passare l’eternità a guardarlo.
E anche lui mi fissa in silenzio.
Quindi alza una mano, molto lentamente, e con la punta delle dita traccia il contorno del mio viso.
Io rabbrividisco ancora e lui sorride.
Le sue braccia circondano la mia vita e lo sento stringere piano.
«Hai freddo?»
Scuoto il capo e lui sorride.
Non credo che lui, in camicia, se la passi molto meglio di me.
Ma il clima gelido al momento sembra l’ultima delle nostre preoccupazioni.
Persino il silenzio tra noi è magico.
«Non è da te essere così silenziosa» mi dice.
«Cosa fai qui?»
Sorride del mio tono brusco.
«Volevo fare gli auguri alla festeggiata»
«Ce l’hai davanti. Falle gli auguri»
Mi prende il viso tra le mani e, con il pollice, accarezza il mio zigomo.
Io cerco di restare ferma.
Avvicina lentamente il viso al mio.
Molto lentamente.
Quando le sue labbra sono a un centimetro dalle mie e io sono sul punto di esplodere come uno Schiopodo Sparacoda, sussurra:
«Tanti auguri»
Le sue labbra sfiorano le mie.
Lotto per non lasciarmi andare.
«Tutto qui?» chiedo.
Storce la bocca in una smorfia divertita e mi resta vicinissimo.
Passa il braccio sinistro dietro la mia schiena e, con la mano destra, mi fa una lenta carezza sul fianco.
Io chiudo gli occhi.
E sento la sua fronte poggiarsi contro la mia.
«Ricordavo una fanciulla più dolce» bisbiglia.
Io apro subito gli occhi, battagliera.
«Ricordavi male»
«Davvero?»
Le sue mani scivolano ad abbracciarmi la schiena sotto la giacca.
«E la ragazza che ha passato la notte a vegliarmi quando stavo male?» mi chiede.
Scuoto le spalle, indifferente.
«Un momento di debolezza. Anzi, di altruismo»
Sorride di nuovo, divertito.
«Quindi, chi sei? La ragazza che ho incontrato alla premiere di Dublino? O a Londra?»
Io annuisco, indifferente.
«Strano che tu non mi abbia ancora trasformato in un rospo, allora»
Le mie labbra fremono.
«Ma sto per farlo, solo che non volevo annunciartelo. Giusto per non spaventarti»
«Capisco, grazie. Allora ho diritto a un ultimo desiderio, visto che sto per passare il resto della mia vita a gracidare nel tuo stagno?»
«Chi dice che sarai un rospo abbastanza bello per stare nel mio stagno?»
Stavolta il suo sorriso è enorme.
«Oh, capisco. Non so come ho osato sperare tanto. Niente ultimo desiderio, allora. Ma mi è concesso riscuotere un debito?»
«Abbiamo debiti?»
«Oh, sì» mi dice, piano «Mi devi un bacio, mia bella streghetta. Ricordi Dublino?»
In una frazione di secondo annulla la distanza tra noi.
Io mi irrigidisco per un attimo, perché mi aspetto che sia impetuoso e violento con me, come lo sono stata io quel giorno con lui.
Invece è dolce. Delicato e insieme famelico e bramoso.
Il mio cuore sussulta di gioia mentre lui mi stringe forte tra le braccia.
La mia resistenza dura due secondi.
Poi gli butto le braccia al collo, incurante della giacca che cade a terra, e lui mi solleva tra le sue braccia.
Non ho mai baciato nessuno così.
Cosa ancora più importante, nessuno mi ha mai baciata così.
Con così tanta passione.
Ho sempre immaginato che mi sarei sentita spaventata e invece mi scopro elettrizzata dalle sensazioni che scatena in me e dal suo desiderio, che percepisco.
È me che vuole.
Me.
Quando mi allontano per respirare, Ben reclina il capo contro il mio e prende fiato anche lui.
«Oh, bè…accidenti»
Già. Accidenti.
Siamo aggrappati l’uno all’altra come se temessimo di essere abbandonati lì, soli.
Appena alzo gli occhi ad incontrare i suoi, Ben mi bacia di nuovo.
È anche meglio di prima.
Smettiamo solo quando fa davvero troppo freddo per non tremare, anche se ci teniamo stretti.
Ho il viso affondato nel suo collo, mentre lui sfrega forte le mie braccia con le mani.
«Ti porto dentro, prima che tu muoia di freddo» mormora.
«No, restiamo qui» lo prego, mentre gli bacio piano la gola.
Lui trattiene bruscamente il fiato.
«Non voglio che congeli» dice poi, con la voce lievemente roca.
Ma io non voglio tornare dentro, da tutte quelle persone che ora sento come estranee, anche se hanno sempre fatto parte della mia vita.
«Voglio stare qui con te» bisbiglio.
Lui mi abbraccia ancora più forte.
«Non vado via, Mika. Resto con te»
Alla fine, mi lascio convincere.
Facciamo un giro dal giardino e lo porto fin sotto la facciata posteriore della casa. Entriamo di soppiatto e saliamo la scala di servizio. Attraversiamo il corridoio del secondo piano al buio e accendo la luce solo quando entriamo in camera mia.
Lo guardo, alla luce delle lampade, e arrossisco.
Ben è in camera mia.
Mi sento improvvisamente timida.
Lui si guarda attorno tranquillo, a suo agio.
Sorride quando vede un mio ritratto appeso alla parete.
E all’improvviso fa un salto dallo spavento, quando il ritratto gli strizza l’occhio e lo saluta con la mano.
«Ma che cazzo…»
«Oh. Ehm…è un ritratto. Magico, come dire»
«Magico, come dire?» ha la voce più alta di un’ottava.
Mi mordo un labbro per non scoppiare a ridere.
«Scusa»
«Quasi mi prende un colpo!»
Mi avvicino a lui e lo abbraccio.
Pian piano, lo sento rilassarsi.
«Va meglio?» gli sussurro dopo un po’.
Lui annuisce, senza alzare la testa.
 
E, ovviamente, qualcuno deve sciupare il momento.
Claire, Mindy e Robert entrano nella stanza, seguiti da Abby.
«Voi non potete entrare in camera di mia padrona se signorina non dice che va bene…Signorina!!!»
Il suo strillo quasi mi assorda.
Ben sgrana gli occhi quando l’Elfa gli si avventa contro e comincia a colpirlo con i piccoli pugni. Gli arriva sì e no alla vita.
«Tu, lascia stare signorina, capito, chi sei tu…»
«Abby. Abby!» alzo la voce, mentre Ben cerca di sottrarsi senza farle male «Ferma!»
Lei non può disobbedirmi, e lo sa.
«Non toccarlo. Lui è…ehm…un mio amico»
«Oh, signorina, signor Blaise conosce suo amico?» mi dice lei, con un’occhiata di rimprovero.
«Non sono fatti tuoi» rispondo, gelida «Ora vattene. E guai a te se dici una parola»
«Mika! Ma come la tratti?»
Mi volto, perplessa.
Ben mi guarda con aria di rimprovero. Poi guarda l’Elfa.
«Scusami. Ma sono davvero un suo amico, non preoccuparti»
Abby lo guarda sgranando gli occhioni.
Rob rovina tutto scoppiando a ridere.
«Certo, amici. Abbiamo visto che amici!»
Min gli tira una gomitata.
Io sospiro.
«Scusa, Abby. Per favore, aiutami. Non voglio che nessuno sappia di loro, qui. D’accordo? Per me è importante»
Lei fissa ancora Ben, sospettosa, ma annuisce e mi fa un inchino.
Quando esce, Claire interviene, interrompendo le spiegazioni di Mindy su cosa sono gli Elfi Domestici.
«Comunque Blaise, di sotto, sta dando di matto»
Merda.
Non faccio in tempo ad aprire bocca, che sento un colpo alla porta.
«Mika?»
Blaise.
Scambio un’occhiata di panico con Mindy e Claire.
Faccio cenno a tutti di uscire sul mio balcone, ma Ben punta i piedi.
«Chi è? Cosa succede?»
«Vai» sibilo «Non devono vedervi!»
 
Apro la porta a Blaise e lui entra guardandosi intorno con sospetto.
«Ma dov’eri finita?»
«Scusa» cerco di assumere un’espressione tranquilla «Ma avevi ragione, non mi sentivo benissimo. Sono salita per stendermi un momento»
Lui aggrotta le sopracciglia.
«Con il Ministro della Magia di sotto?»
«Lo so, ma io…ehm…davvero, volevo solo riposare un attimo…»
C’è un momento di silenzio.
«Come stai ora?»
«Mmm…bè, credo che andrò a letto. Puoi pensarci tu, di sotto? Salutare tutti? Non è nulla di che, magari ho solo un po’ di influenza…»
Blaise sembra attonito.
«Ok» dice alla fine.
Si sporge verso di me per darmi un bacio veloce, ma io giro il viso e lui posa le labbra sulla mia guancia.
«Grazie. Buonanotte Blaise»
Sembra non se ne vada più.
Sono sulle salamandre ardenti.
Alla fine si volta ed esce.
«Grazie per il vestito! E per stasera!» mi ricordo di dirgli.
Mentre chiudo la porta, vedo che scuote la testa, incredulo.
 
Mi volto e sono tutti dietro di me.
«Che si fa, ora?» chiede Robert, entusiasta.
«Ci si nasconde» precisa Claire.
«Uffa» borbotta lui «Che gusto c’è a conoscere delle streghe se passiamo il tempo a stare nascosti? Non ho ragione, Ben?»
Ben mi sta guardando.
«Rob, vai a nasconderti. È ora»
Mi scappa una risatina.
Claire mugugna.
«Non vedo perché dovresti lamentarti, Robert. Dopotutta l’unica che si annoia da sola qui sono io»
Cavoli.
Perché non ho invitato Dean?
Accidenti a me.
 
Ma il pensiero mi sfugge di mente, quando sento Ben passare le braccia attorno alla mia vita e stringermi a sé.

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Capitolo 20
*** Da qualche giorno è successo qualcosa. Qualcosa di nuovo ***


Sono distesa a letto, su un fianco, avvolta nel piumone.
Ho liberato un braccio dalle coperte e con il dito accarezzo i contorni perfetti del viso di Ben, che dorme accanto a me.
Seguo il profilo della guancia, fino al mento con quella incredibile fossetta, e poi gli sfioro il naso.
Lui fa una smorfia e a me scappa una risatina.
«Dormi?»
«Sì» mi risponde lui, categorico, con gli occhi chiusi.
Rido di nuovo.
Non ricordo di essere mai stata più felice.
«Allora sssstttt…zitto»
Lui borbotta e rotola sul fianco, dandomi la schiena.
Sorrido.
Mi accosto a lui e mi puntello sul braccio.
Gli bacio la nuca e poi sfioro con le labbra il lobo dell’orecchio.
Lui geme.
«Dormi ancora?»
«, impossibile creatura»
Ma si volta di nuovo e mi prende tra le braccia.
Io gongolo e mi rannicchio contro di lui.
Un secondo dopo, gli bacio piano la gola.
Ben fa un sospiro enorme, ancora con gli occhi serrati.
«Se dico che  non  dormo c’è speranza che tu stia buona e ferma?»
«No. Se non dormi, allora vuol dire che sei sveglio. E anche se parli, veramente, vuol dire che sei sveglio»
Ben fa un sorriso sonnacchioso.
«Ma io dormo. Voglio dormire, ho sonno. Ma c’è un piccolo terremoto nel mio letto che non smette di farmi i dispetti»
«Ma si tratta del  mio  letto, veramente»
«Mmmm. Quindi?»
«Quindi, devi pagare pegno»
«Che pegno?»
Fingo di pensarci su.
«Un bacio?»
Finalmente apre gli occhi, quegli occhi bellissimi anche quando sono assonnati come ora, e mi stringe più forte con il braccio.
«Uno solo? Ora che mi hai ufficialmente svegliato, non ti libererai di me tanto facilmente»
Mi avvicina a sé e posa le labbra sulla mia fronte, dolcemente.
 
Stanotte ha dormito con me.
Quando ieri sera finalmente gli ospiti della mia festa (la festa di compleanno più bella e alla quale sono stata meno presente in assoluto) se ne sono andati tutti e la casa è ripiombata nel silenzio, abbiamo bevuto tutti una cioccolata calda in salotto e poi siamo andati a dormire.
Che, detta così, sembra facile.
Le ragazze si erano organizzate per venire alla festa e per restare da me qualche giorno, come fanno sempre. E hanno ben pensato di estendere l’invito a Ben e Rob, ovviamente senza dirmelo (prima o poi me la pagano!).
E così, eccoli qui. Con valigie annesse.
Quando ho finito di rimproverarli aspramente per la loro leggerezza e per il rischio che hanno corso, sono iniziati gli sbadigli.
 
Mindy e Robert si sono diretti senza esitazione verso la camera assegnata loro, facendo storcere a Abby il nasino. E anche a Claire.
E io, in quel momento, ho invidiato Mindy.
Dico davvero.
Per la sua fiducia incondizionata in Robert, per il suo candore e per il suo costante ottimismo.
Io cercavo di non darlo a vedere, ma ero totalmente in ansia per la questione  notte.
Cioè: volevo che Ben mi dimostrasse la stessa premura e la stessa attenzione che Robert dedicava a Mindy, ma contemporaneamente questo significava…cosa?
Io non ero pronta. Assolutamente.
Una volta, con Blaise, abbiamo affrontato l’argomento  sesso, ma la cosa si è fermata lì.
Abbiamo deciso di aspettare e stop.
E, per quanto Ben mi piaccia da morire, non sono pronta nemmeno per lui.
Praticamente neppure lo conosco.
(Che poi, tra parentesi…questo cosa vorrebbe significare? Che Mindy è pronta? Ma se Robert è il suo primo ragazzo! Oh, per tutti i crini degli unicorni!!)
Ma non volevo mostrarmi spaventata o debole e continuavo a pensare che Ben è grande, un adulto, e sicuramente avrà fatto le sue esperienze e…magari si aspettava qualcosa anche da me.
Ma, alla fine, quando Claire ormai cadeva con la testa nella tazza (penso avesse capito la mia paura e non volesse lasciarmi sola per quello) e quindi abbiamo ufficialmente decretato la fine della serata, Ben si è dimostrato premurosissimo.
Ha accompagnato Claire fino alla sua porta e poi è tornato da me.
Io cercavo di non andare in iperventilazione e, allo stesso tempo, di mostrarmi tranquilla.
E penso che lui lo abbia capito perfettamente, malgrado i miei sforzi.
Si è seduto e mi ha presa dolcemente tra le braccia.
Mi ha accarezzato i capelli e baciata come chi ha tutto il tempo e la delicatezza del mondo e poi mi ha chiesto quale era la sua camera.
Ma a me, dopo quel bacio, l’idea di separarmi da lui non andava più molto a genio.
Mi sono aggrappata alla sua camicia, cercando di far rallentare il battito del cuore e di prendere una qualche decisione.
Inutilmente.
Poi l’ho sentito mormorare, tra i miei capelli:
«Mika, non avere paura. Io non…non ti chiederei mai di…di fare qualcosa che tu non vuoi. Davvero. Non devi avere paura di me»
Ho azzardato un’occhiata verso il suo viso e l’ho scorto intento a fissarmi.
Sembrava preoccupato e…timido? Imbarazzato?
Poteva essere?
È così bello. E grande, ed esperto...
Mi sono raddrizzata e ho cercato di tradurre in parole il groviglio di pensieri e sentimenti in cui stavo annaspando.
Ma non ce ne è stato bisogno. Ben ha fatto di tutto per non farmi sentire in imbarazzo, o in difficoltà.
Si è persino offerto di dormire sul divano.
Un po’ mi sono tranquillizzata.
E poi avevo troppa paura di sembrargli una ragazzina spaventata (non sia mai!), quindi ho insistito perché venisse in camera con me.
Tanto…non deve per forza succedere qualcosa, giusto?
Mi sono chiusa in bagno e mi è venuto un altro attacco d’ansia.
Ci sono rimasta così tanto che temevo se ne fosse andato…ma dove poi? Dalla babbana bionda?
Il pensiero mi ha fatto salire il sangue alla testa.
Ho infilato di corsa una sottoveste di raso azzurro ghiaccio e mi sono precipitata in camera prima di cambiare di nuovo idea.
E ho trovato Ben, in pantaloni della tuta e t-shirt bianca, che studiava il mio ritratto con il capo inclinato e gli occhi socchiusi.
La me del ritratto sembrava sforzarsi di non ridere.
Poi, all’improvviso, gli ha mandato un bacio.
Ben ha fatto un salto.
E io sono scoppiata a ridere.
Era così buffo.
La tensione è svanita all’improvviso, mentre lo prendevo in giro.
Lui è arrossito furiosamente.
«Ma…ma…ma come facevo a sapere che qui i quadri si muovono?» protesta.
Io sto ancora ridendo.
«Vieni qui, mio piccolo babbano spaventato» gli ho sussurrato poi.
 
E anche a letto, non è stato affatto terribile, o imbarazzante.
Ben non ha fatto nemmeno un gesto che potesse essere scambiato per una richiesta, o una pretesa, o per un tentativo di cambiare le carte in tavola.
Semplicemente, mi ha abbracciata stretta e si è messo a raccontarmi del Natale a casa sua, con la sua famiglia, finché io non mi sono addormentata, stretta a lui.
 
Non ho mai condiviso qualcosa di così intimo e prezioso come questa notte, con qualcuno.
 
Il nostro “buongiorno” non verbale è interrotto da Abby, che entra con la colazione.
«Signoriiiiiiiiiiiiiiiiiiina!!!!» squittisce, sconvolta «Oh, cosa direbbe tua madre ad Abby se ti vedesse ora, con babbano nel letto? Direbbe a Abby  vestiti,  povera, povera Abby!»
«Abby!» alzo gli occhi al cielo «Non direbbe proprio niente, primo perchè non è in casa, secondo perché tu sei responsabile della nostra sicurezza e farai in modo che nessuno scopra nulla, chiaro?»
«Vestiti?» chiede invece Ben, perplesso.
«Dare dei vestiti a un Elfo Domestico è l’unico modo per liberarlo dalla sua schiavitù» gli spiego, accarezzandogli il petto.
Abby ansima, quando nota con quanta attenzione sto studiando il corpo di Ben.
La capisco: mi conosce da quando ero una bambina, probabilmente è sotto schock.
Però... lui è  così  bello.
E io sono così sorpresa dalla mia stessa audacia, dalla mia curiosità, dalla voglia che ho di restare in questo letto con lui per almeno un anno.
 
Anzi, facciamo due.
 
 «Schiavitù?» sussulta Ben, poi guarda sconvolto Abby «Mika, non dirmi…»
«Ssssttt» cerco di calmarlo.
Abby, come qualsiasi altro Elfo Domestico, è piuttosto suscettibile e orgogliosissima del suo lavoro, per prenderebbe il suo interessamento come una mancanza di rispetto.
«Per loro è normale lavorare così»
«Mia famiglia sempre lavorato per famiglia Black» dice infatti Abby, orgogliosa «Famiglia dei Black grande e potente e noi loro più fedeli servitori. Padroncina, tu ricorda vero che c’è pranzo di Capodanno di tua nonna, vero?»
Mi accascio tra i cuscini.
«Povera me»
Ci penso su un attimo e poi mi siedo di scatto sul letto.
«Abby, non posso andarci»
L’Elfa sgrana gli occhioni.
«Come no, signorina? Nonna si arrabbierà molto!» rabbrividisce.
Quasi quasi lo farei anche io.
«Lo so, ma è impossibile. Ci sono le mie amiche e Ben e Robert…»
«Tu hai portato tue amiche scorso anno, signorina!»
«Sì» faccio una smorfia «E ti ricordi le parole della nonna quando Mindy ha versato si è ubriacata con un sorso di Whisky Incendiario?»
Abby annuisce, le manine sulla bocca.
«Nonna molto arrabbiata! Ha detto “Ti avevo detto che i Mezzosangue…”»
«Abby!»
Al suono della mia voce lei sussulta.
«Lo sai che non voglio che usi quella parola! Mezzosangue è un insulto…come dire ai maghi che sono figli di babbani che hanno il sangue sporco, che non valgono quanto noi purosangue…» spiego poi a Ben, che sembra abbastanza interdetto.
Lui arriccia il naso.
«Lotte di classe anche tra i maghi?» chiede poi.
«Puoi dirlo forte»
«E tu?» mi chiede, giocando con i miei capelli «Tu sei una…principessa del mondo magico?»
Io rido.
«Non abbiamo re, né principi. Però, se conoscessi qualche membro della mia famiglia, ti direbbero che i Black sono di stirpe reale. La dolce nonnina, per esempio»
Lui sorride.
«Ne ero certo»
«Stai per dirmi di nuovo che sembro una ragazzina viziata»
«No. Perché tu  sei  una ragazzina viziata» mi fa una linguaccia scherzosa e contemporaneamente mi tira i capelli.
«Oh, bene, se questo è quello che pensi di me…»
Mi metto a fargli il solletico e Ben scoppia a ridere e mi trascina tra le coperte.
Rotoliamo e ridiamo come due bambini finché gli strilli di Abby non ci riportano alla realtà.
«Signorina! Cosa dire allora a tua nonna?»
Verso del thè in una tazza e la porgo a Ben, semidisteso al mio fianco.
«Che sto male e quindi non vado»
«Signorina, tu non ha visto tua famiglia dal giorno di Natale quando erano tutti qui e ora…» tenta di farmi ragionare lei, ma io sono troppo occupata a osservare il profilo di Ben, mentre lui sorseggia dalla tazza.
Probabilmente si sente i miei occhi addosso perché alza lo sguardo e mi sorride.
«E se andassimo tutti, da tua nonna? Se lo scorso anno sei andata con Mindy e Claire…»
Una mia occhiata colma di panico gli smorza la voce.
Portare Ben e Rob da mia nonna?
Sarebbe come condannarli.
Senza contare che poi probabilmente i miei parenti trasformerebbero  me  in un fermaporta.
«Ben, la mia famiglia è…difficile» esito e prendo una tazza di thè anche io «Sono molto classisti, orgogliosi…presuntuosi, se vuoi. Non ti dirò che non penso che tollererebbero, perché so già che non tollererebbero…»
Lui posa la tazza e mi guarda.
«In altre parole» dice, con la sua voce limpida «Io non gli piacerei»
Non gli piacerebbe?
Mi verrebbe quasi da sbottare in una risata isterica.
No, che non gli piacerebbe.
È un babbano.
Non esiste proprio una possibilità del genere nella mia famiglia.
Come faccio a dirglielo?
«Ben, è solo che…che loro hanno un concetto di magia, di stirpe e…bè, insomma, loro…io…»
Lui serra le labbra e si stende sulle lenzuola, fissando il soffitto.
Mi avvicino a lui, ma quando gli sfioro il braccio non si muove.
«Ben, ascolta. La mia famiglia ha dei personaggi celebri per aver bandito leggi contro i babbani. Una mia prozia voleva legalizzare la caccia al babbano. Non sono persone…tolleranti»
Lui non dà segno di volersi muovere.
Poi, quando gli bacio piano la spalla, si volta verso di me.
«Molto bene. Ma  tu  cosa ne pensi?»
Sono spiazzata.
«Io?»
«Sì, tu. Che sei in questo letto, ora, con me»
«Ma scusa, come fai a chiedermelo? È come hai appena detto, sono qui con te! E guarda le mie amiche! Mindy non è esattamente una purosangue, ma io le voglio bene. Conosco tantissimi purosangue, gente adatta al mio rango se vogliamo usare una frase stupida, e a me non importa nulla»
Ben si volta a guardarmi.
«Ok, allora. Mi presenti i tuoi?»
Io sussulto.
E anche Abby.
«Oh, Ben…»
«Ok. Quindi io vado bene se mi nascondi da tutti, in una catapecchia o nel tuo letto, ma sono inadatto a mostrarmi in giro. Immagino che il ragazzino di ieri sera invece abbia un pedigree da primato»
È arrabbiato.
Ha la mascella contratta e gli occhi socchiusi.
Mi fa soffrire ferirlo così.
«Ben» dico piano «Io sono qui con te, non con Blaise»
«Signorino Blaise è gentiluomo!» sbotta subito Abby «Non approfitta della signorina così!»
Ben scatta a sedere.
«Non ho approfittato di lei. Non lo farei mai. Se tu pensi che sia migliore un tizio che la vede sparire e non la cerca per tutta la sera, come il signorino Blaise ieri, allora abbiamo dei concetti di “gentiluomo” molto diversi»
Ha zittito Abby.
«Sì, però…» annaspa lei «Però tu nel letto di mia padrona!»
«E ho sporcato il letto con il mio sangue non puro, immagino?» sbotta lui.
Io sussulto, come se mi avesse dato uno schiaffo.
«Ben! Ma come fai a dire una cosa del genere? Io mi preoccupo per te, non lo capisci? Hai idea di quello che farebbe la mia famiglia (o un qualsiasi mago, se è per questo) se ti vedesse nel nostro mondo?»
Le mie parole e la mia espressione spaventata lo placano, almeno un po’.
Mi riprende tra le braccia e sospira.
«Scusa…ma dopo tutto quello che ho scoperto e i problemi che abbiamo sentir parlare di sangue puro mi sembra una cosa da pazzi»
Mi rifugio tra le sue braccia e mi lascio stringere.
«A me non importa» sussurro.
Lui sembra voler dire qualcosa, ma poi ci ripensa.
Io esito un attimo, ma so che c’è un discorso che dobbiamo affrontare.
«Non è di Blaise che devi preoccuparti»
«Ah no?»
«No» mi irrigidisco subito «Probabilmente sono io che devo preoccuparmi di quella babbana bionda!»
Mi è tornato in mente l’articolo che ho letto su quella rivista.
Ben fa uno sguardo perplesso.
Io apro il cassetto del comodino e gli mostro la rivista.
Lui arriccia il naso.
«Ma non puoi credere a una cosa del genere! Queste riviste si inventano ogni possibile pettegolezzo»
Il suo sguardo irritato si ammorbidisce di fronte alla mia occhiata confusa.
«Ma io…come faccio a saperlo?» balbetto.
Lui sorride e mi abbraccia di nuovo.
«Bè, è la stessa domanda che mi faccio io. Io non conosco il tuo mondo e tu non conosci il mio. Eppure…»
«Eppure?» chiedo, ansiosa.
«Eppure sono venuto da te lo stesso»
Una strana sensazione di calore si impadronisce di me.
È vero, ha ragione.
È qui. Per me.
«Sai, è strano» ammette «All’inizio volevo dare una botta in testa a Rob e riportarlo a casa e poi…sono io che mi presento con la valigia a casa sua a chiedergli se per caso aveva in programma di vedere Mindy. Perché speravo che Mindy mi dicesse dove potevo trovare te»
Ho un groppo in gola.
«Mi sei mancato tanto…» bisbiglio.
E lui sorride.
«Anche tu, ragazzina impossibile»
Gli pizzico la pancia e lui ride.
Poi torna serio.
«A quella serata di beneficienza ho rivisto Tamsin. Ma era la prima volta da Dublino. Ho evitato le sue chiamate e non l’ho cercata, ma me la sono trovata lì. Comunque, ci siamo detti tre parole in tutto»
«Perché non sapevi come spiegarle di Dublino?»
«Sì. Ma anche perché…hai visto, quel giorno, in quel bagno. Lei e io…» cerca le parole e intanto giocherella con una ciocca dei miei capelli, senza guardarmi «Non so, non…non va. Non sono sicuro. Non sono felice. Lei è così…»
Sto per dire  oca   ma mi trattengo in tempo.
«Mi sono comportato male, le devo almeno un chiarimento e invece sono sparito. Ma non so come… e non mi aspettavo che piombasse a quella serata, anche se dovevo immaginarlo»
«State insieme da molto tempo?»
Mi viene l’ansia.
Come è possibile che uno come lui stia con quella gallina?
«Non molto. E andiamo avanti ad alti e bassi…prima eravamo amici. È un’attrice anche lei. E tu?»
Mi sento come se non volessi sapere della sua storia e, contemporaneamente, come se volessi assorbire ogni più macabro e intimo dettaglio.
Mi riscuoto per concentrarmi sulla sua domanda.
«Oh, io e Blaise stiamo insieme da quasi due anni…è un amico di famiglia. C’è da sempre. Solo che lui…non so, che io…»
«Che tu?»
Ci sorridiamo a vicenda per queste confessioni stentate.
«Che io gli voglio bene, ma non…non so, è che mi sento come se non fosse…abbastanza»
Lui annuisce.
A quanto pare, tutti e due abbiamo optato per la prudenza.
Ed è ridicolo.
Io non sono mai prudente, dico sempre quello che penso.
E perché questa volta dovrebbe essere diverso?
Sono abbracciata a Ben: quest’uomo è nel mio letto.
C’è bisogno che io esiti a dirgli che mi piace?
«Diciamo che forse non ero già sicura…e poi, in questi ultimi giorni…»
«Sì?» mi incoraggia lui.
«Ho incontrato un babbano pazzo e…»
Ben scoppia a ridere, e anche io.
Poi avvicina il viso al mio e mormora:
«Magari, in questi ultimi giorni è successo qualcosa di…strano?»
Io annuisco.
«Di nuovo»
«E di bello?» chiede lui.
Io gli sorrido.
E il bacio che mi dà toglie qualsiasi dubbio sul fatto che per lui sia stata la stessa cosa.
 
Quando scendiamo in salotto e incontriamo gli altri, Abby ha già dato, tremante, la notizia che non sarò a pranzo dalla nonna.
Sono ufficialmente malata.
Per festeggiare, usciamo.
Raccomandiamo ai ragazzi prudenza per così tante volte che Robert finge di addormentarsi sul divano. Poi, Claire raccomanda a Mindy prudenza e lei si offende (“Io sono sempre prudente!”… sì, come no) e, alla fine, andiamo ad esplorare il mondo.
Ci confondiamo con le persone che passeggiano per Diagon Alley e intanto raccontiamo loro le nostre usanze e la nostra storia.
E vedere il mio mondo attraverso gli occhi di Ben è una scoperta anche per me.
Il modo in cui si entusiasma, ride e si meraviglia è unico.
È così dolce.
Cerco di portarlo ovunque: nei pub, nei negozi, nelle librerie, per le strade.
Gli faccio assaggiare il nostro cibo e frequentare le nostre strade.
So che stiamo infrangendo la legge.
So che ho promesso a Silente la prudenza.
So quanto c’è in gioco.
Ma sembra tutto così facile, così divertente.
E poi, ho aiutato Silente, giusto?
Mi sento come se meritassi un premio.
E l’unico premio che voglio è Ben.
E diciamocelo. Due babbani.
Solo due.
Fidati, onesti.
Cosa potrà mai accadere di male?
Loro non farebbero parola di tutto questo…e anche se fosse, chi ci crederebbe?
E Ben e Rob sembrano integrarsi alla perfezione al nostro mondo: sono attenti, si impegnano ad imparare e a mettere in pratica i consigli e le notizie che diamo loro.
Sono talmente inebriata dalla gioia, che quando mi sento chiamare da una voce che conosco bene sbianco.
 
Draco Malfoy.
 
Con sua madre, mia zia Narcissa, a poca distanza.
Per un attimo resto senza parole.
L’ansia mi assale e non riesco a rispondere a Draco, che mi sta facendo gli auguri.
E ovviamente, degni della fortuna di Neville Paciock, in quel momento Ben esce da un bar e mi si avvicina con una fetta di torta calda in mano.
Malfoy lo guarda, perplesso.
Claire mi si avvicina immediatamente e Mindy trattiene Robert.
«Dov’è Blaise?» mi chiede Draco.
Sento Claire pizzicarmi il braccio.
Ok, Mika.
Non è il momento di farsi prendere dal panico.
Proteggili.
Raddrizzo le spalle.
«Dai suoi, come sempre. Sua madre organizza un brunch per Capodanno»
«Come mai non sei andata?»
«Oh, è una cosa di famiglia. E poi io ho ospiti»
Lo sguardo di Draco scivola su Claire e lei si irrigidisce.
«Vedo. Perché a Natale siamo tutti più buoni?» ghigna.
«Draco» la mia voce gelida gli strappa una smorfia «Sai già come la penso. Se non sei in grado di comportarti come una persona civile, non rivolgermi la parola»
E, all’improvviso, sento Ben al mio fianco.
Ti prego, no, zitto  penso dentro di me.
In effetti lui non dice nulla, ma ha capito perfettamente la tensione.
«E questo chi sarebbe?» chiede Draco, maleducatamente.
«Mio cugino» ribatte subito Claire, ferma.
Lui la fissa.
«Ti ho dato il permesso di parlarmi, scusa?»
Prevengo la reazione di Rob e Ben voltando la schiena a Malfoy.
«Molto bene, vedo che non vuoi capire. Auguri di buon anno agli zii»
 
Ci allontaniamo e io cerco di placare l’ansia, mentre Ben mi stringe la mano.
Di tutte le persone che potevo incontrare…certo, sarebbe stato peggio vedere Blaise.
Spero con tutte le mie forze che Draco non si faccia domande e non dica nulla.
 
Accidenti.
 
 

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Capitolo 21
*** Babbano. Che brutta parola. ***


Dopo tre giorni di questa vita, penso che potrei tranquillamente sparire dal radar sociale, non tornare più a Hogwarts e persino accettare di mangiare gli hot-dog con le mani.
Ne sto addentando uno proprio ora, perché Ben ne aveva una voglia disperata, così abbiamo fatto una puntatina al Paiolo Magico e, di lì, nel mondo babbano.
Vedo Ben sorridermi dolcemente.
«Pasticciona»
Allunga una mano sul mio mento e la ritrae sporca di salsa.
Io arrossisco subito.
«Oh…scusa! Non sono abituata al cibo babbano…»
«Niente. Dovrai abituarti» mi strizza l’occhio «Non sei un po’ curiosa di vedere il mio mondo?»
Mi prende completamente alla sprovvista.
«Eh…sì, certo!»
Ehm.
Non sono sicura di averlo proprio convinto, perché mi lancia un’occhiata strana.
Ma francamente non me l’aspettavo.
Cosa c’è da vedere nel mondo babbano, di bello?
Ben lascia cadere il discorso e mi prende per mano.
Facciamo una passeggiata nei dintorni del Paiolo Magico.
Bello.
Molto…ehm…suggestivo.
Babbanico, direi.
Al diavolo.
Non sono preparata.
Devo chiedere a Mindy di farmi un ripasso veloce.
 
Va bene, ammetto che non conosco la Londra babbana.
I miei la hanno sempre considerata incivile e pericolosa e non mi ci hanno mai mandata. Però una volta ho visto lo zoo, con Mindy e Claire.
Sarà pur qualcosa, no?
Lo accenno a Ben, con nochalance.
Lui mi racconta di quando ci andava con i suoi genitori, da piccolino.
«Quando non eri ancora nata» mi stuzzica.
«Vecchietto» gli rispondo io.
Stiamo ridendo e ci stiamo spingendo scherzosamente quando lui si sporge per darmi un bacio sulle labbra.
Ehm.
Quando ci stacchiamo lo guardo trasognata.
E sbatto contro qualcosa.
«Ahi!»
Ben mi acchiappa al volo, prima che io finisca stesa per terra.
Mi raddrizzo e vedo una ragazza che ci fissa con gli occhi sgranati.
«Oh-mamma-mia» scandisce lei «Ma tu sei Ben Barnes!»
I suoi occhi guizzano su di me.
«Non posso crederci! Sei il mio attore preferito! Ho visto i film di Narnia almeno un milione di volte! Mi fai l’autografo?»
Ben annuisce e sorride educatamente, mentre le firma un foglio.
La ragazza riprende a fissarmi e io cerco di restare impassibile, anche se le insegnerei volentieri le buone maniere.
 
Tipo: non ci si mangia Ben con gli occhi, non te l’ha insegnato la mamma?
 
Quando Ben le porge il foglio lei gli sorride melensa e gli chiede una foto.
Ben annuisce e la ragazza mi tende una  cosa  rosa.
«Scusa, puoi scattarcela tu?»
Io annaspo, in preda al panico.
Che cosa?
Ma cos’è?
Ben capisce in una frazione di secondo e interviene.
«Oh, bella. È il modello nuovo? Come funziona? Volevo prenderne una anch’io…»
La tizia mi strappa l’oggetto di mano e inizia a far vedere a Ben, eccitatissima, le “innovazioni di questa macchina compatta digitale” (eh?!).
È così presa che non si rende conto che a lui non importa niente e che difficilmente si comprerebbe una cosa così rosa, qualunque cosa sia.
Ben mi lancia un’occhiata divertita, di nascosto.
«Ok, grazie. Quindi si scatta schiacciando qui, giusto?»
Mi lancia di nuovo un’occhiata, stavolta di ammonimento.
Faccio un impercettibile cenno con il capo.
Ok, Mika. Cosa ci vorrà mai?
Sarai capace di usare questa…cosa, per fare quella…cosa che vuole la babbana.
Mha.
Proviamo.
Prendo la macchina e schiaccio.
«Fatto»
Alzo gli occhi e vedo Ben che sta chiaramente cercando di non scoppiare a ridere.
La tizia mi guarda esterrefatta.
«Ehm, se magari ci lasci il tempo di metterci in posa…»  mi dice, gelida.
Ah, già.
«Ok, scusa, stavo facendo una prova»  rispondo, sostenuta.
Si mettono in posa e lei si butta addosso a Ben, stringendolo con tutte e due le braccia.
Io abbasso le mani, socciata, mentre lui si irrigidisce e cerca di allontanare il viso il più possibile in modo educato.
Ma quella gli si attacca ancora di più e lo stringe come se fosse suo.
Ora le faccio una fattura.
Non faccio in tempo a pensarlo che Ben mi alza le sopracciglia verso di me.
«Dai, Mika»  mi esorta.
Schiaccio di nuovo e tendo l’oggetto alla tizia.
Non facciamo in tempo a muovere un passo che quella dice:
«È tutta sfocata!»
Gira la macchina verso di noi e io vedo una massa informe e colorata.
Queste sono le foto dei babbani?
Ma dove sarebbe Ben?
Poi mi accorgo che la tipa mi guarda con aria di accusa.
Ferma un signore per strada e gli chiede se può fare lui la foto.
E si riabbarbica a Ben, tutta felice.
E poi osa anche chiederne un’altra, di foto.
Sto ribollendo.
Quando finalmente mette via la macchinetta, Ben la saluta ma lei lo ferma.
«È la tua ragazza?»
Indica me.
Io trattengo il fiato.
Ben le fa un sorriso educato ma freddo.
«Scusami, ma non parlo mai della mia vita privata»
«Sì, ma…» insiste quella.
«Scusa, ma ora dobbiamo proprio andare»
Ben mi mette una mano sulla schiena e mi invita con delicatezza a muovermi, ma io resto gelata dall’occhiata di puro odio che la tizia mi rivolge.
 
Quando giriamo l’angolo, Ben si volta per assicurarsi che non ci stia seguendo, poi mi dice:
«Mi sa che devi imparare a fare le fotografie»
«Perché ti aspetti che questa sia la prassi?»
Lui sospira.
«Bè, veramente non mi va di esporti a domande imbarazzanti e alla curiosità delle persone…però andare in giro con te mi piace, e tanto»
Mi fa un sorriso dolce, che io ricambio, incantata.
E, disinvolta, colgo la palla al balzo.
«Forse dovremmo limitarci al mondo magico…sai, giusto per evitare che io affatturi qualche fan troppo zelante che ti mette le mani addosso…»
Non sorride come mi aspettavo.
«Ma nel mondo magico rischiamo di incontrare qualcuno che conosce te, e non sarebbe peggio? Se non altro, tu non corri pericolo…»
«A parte il fatto che quella ragazza voleva il mio scalpo, dici?»
Lui sorride distrattamente, ma sembra pensieroso.
Facciamo un altro giro per tornare al Paiolo Magico e Ben, all’improvviso, mi dice:
«A te non importa nulla di vedere il mio mondo»
E lo dice come un’affermazione secca.
Mi metto subito sulla difensiva.
«Ben, no, non è vero. È solo che…»
Che?
Pensa, Mika.
«Che non lo conosco, che per me è tutto nuovo…»
«Ma pensa quanto sono nuove per me, le cose!»
«Ma tu sei così entusiasta, così curioso! Io sono disincantata…»
«Disincantata?» ripete lui, incredulo «Ma se sei una bimba!»
«Ben!»  sono infastidita «Insomma, ma ti pare che devi tirare fuori la questione dell’età ogni momento?»
«Ma è vero! Come fai a essere disincantata? Insomma, guardaci: io ho girato il mondo e tu no. Io ho molti più anni e, si suppone, una certa esperienza in più. Eppure, io sembro un bambino e tu un’adulta fredda e composta»
«Non sono fredda!»  rispondo, risentita.
«Non sei fredda con me»  ribatte «Ma ti geli ogni volta che provo a parlarti del mio mondo, di quello che faccio, di me»
«Mi piace un sacco quando mi parli di te!»
Lui sospira.
«Ma io sono tutto questo, Mika. Questo mondo è una parte di me»
Assimilo la frase, in silenzio.
Lo so che è vero.
E a me va benissimo.
Tutto ciò che è Ben mi va benissimo.
Non so spiegare questa reticenza assurda per il suo universo.
Forse ho paura che mi coinvolga troppo, che mi piaccia come ho scoperto che mi piace lui.
Insomma, è tutto quello che mi hanno educata a guardare da lontano.
Se provo a dirglielo, però, lui ci resterà male.
«Ben»  tento di portarla sul piano della ragionevolezza «È tutto nuovo, così nuovo per me. Abbi pazienza…»
Lui si acciglia, però si lascia abbracciare.
Lo stringo alla vita e poso la testa sul suo petto.
Sento che mi accarezza i capelli.
«Magari pretendo troppo, e troppo presto» mormora.
Con il viso affondato nel suo cappotto, penso alla nostra situazione.
Una vocina, nella mia testa, dice che non posso pensare che vivremo così per sempre, lontani da tutto e da tutti.
Come se fossimo in una bolla, solo nostra.
Però, testardamente, voglio rimandare il più possibile qualsiasi motivo di discussione tra noi.
 
Quando raggiungiamo le ragazze e Rob, la piccola tensione tra noi sembra svanita. Passiamo all’Emporio del Gufo, perché Claire vuole comprarsi una civetta, in quanto quella di famiglia ultimamente è poco affidabile con la posta.
«Oh, wow! Ma guarda questi!» esclama Robert, osservando dei topi magici che fanno acrobazie.
Io arriccio il naso.
Mi fanno schifo i topi.
Quando li usiamo a scuola per me è una tortura.
E c’è persino chi ha un topo come animale da compagnia!
Non a caso, io ho Miele.
Mi metto a osservare una tartaruga con il guscio fatto di pietre preziose.
Ben mi viene vicino e mi prende la mano.
«Ma…povera! Cosa hanno fatto a questa tartaruga?»
«Niente» gli sorrido «È di una specie rara, nascono così. Solo che ve le teniamo nascoste…ci pensi, che effetto farebbero sui babbani?»
Lui sembra pensarci su, ma quando apre bocca quello che dice non c’entra nulla con la tartaruga.
«Devi per forza dirlo…così?»
Resto spiazzata.
«Cosa?»
«Babbani. Lo dici come se fosse…non so, con…distacco»
Ops.
«Non direi con distacco…» cerco di prendere tempo.
«No, infatti. Direi con superiorità»
Lo dice in tono controllato, ma è chiaro quello che pensa.
Apro la bocca per negare, ma mi fermo in tempo.
Perché so, nel profondo, che ha ragione.
Non che io mi senta superiore ai babbani, è solo che…non so, l’abitudine.
Sono due mondi diversi e io sono stata educata a considerarli diversi.
Ma, ora che lo guardo, capisco quanto questo suoni classista e ingiusto.
Perché è ovvio che noi maghi sottintendiamo un giudizio di valore.
Mi sento superiore a Ben?
Assolutamente no.
E sono sincera.
«Ben, scusami» gli stringo forte la mano, pregando che capisca «Capisco che non ci sono scusanti, ma è…un’abitudine. Un vecchio pregiudizio. Mi hanno insegnato a distinguere maghi e babbani da sempre. Scusami, non volevo offenderti. E non volevo sottintendere che i maghi sono migliori. È solo che non sono abituata a dire “le persone che non hanno poteri magici”…ho sempre detto “babbani”. Scusa. Ti prego, non sei tu, davvero»
«È solo che sembra così dispregiativo…»
Capisco che ci è rimasto davvero male.
Non mi stupisce, se ripenso al tono con cui lo chiamavo “babbano” quando ci siamo conosciuti.
Accidenti a me.
Gli prendo il viso tra le mani.
«Ben, io non potrei mai disprezzarti!»
«È solo che…capisco quante cose noi ignoriamo e quanto vi sembriamo sciocchi, ma…»
«Non è vero» mi affretto a dire «Voi sapete…altre cose»
«Che le tartarughe hanno un guscio fatto di scaglie?» sorride, triste «Ma ora scopro che non è vero. E penso che magari ogni certezza che ho nella vita è destinata a essere smontata da quello che sto imparando ora»
Sgrano gli occhi, allarmata.
Questo discorso sta assumendo proporzioni gigantesche.
«Ben…»
«Alla fine, forse capisco perché vi nascondete. È…troppo. Semplicemente troppo»
«Ci nascondiamo perché la magia non deve rappresentare la soluzione facile a ogni problema. E se voi sapeste di noi, allora…» bisbiglio.
«Buffo, perché a me fa solo paura»
Sbianco.
«Anche…io?»
«Cosa?»
«Anche io ti faccio paura?»
Mi abbraccia subito.
«Ma no, tu no, piccola. Ma, a volte…a volte mi fermo e penso a quanto siamo diversi. A quanto sono diversi i nostri mondi e non so se…»
La voce sfuma e io mi irrigidisco all’istante.
Se…?
Se cosa?
Se vuole stare con me?
Oh, no.
No, farò qualunque cosa.
Studierò Babbanologia, imparerò ogni singolo dettaglio sul suo mondo, ci passerò le vacanze se serve.
Ma io non voglio perderlo.
«Ben» mi allarmo «Ma cosa dici? Che non vuoi…stare con me?»
Lui esita. Poi mi trascina fuori dal negozio, per strada.
«Sto dicendo, Mika, che non sono sicuro che tu voglia stare con me»
«Cosa? Ma è una follia! Certo che voglio!»
«Sicura? Perché io intendo stare con me davvero»
Lo fisso, confusa.
«Ma io intendo la stessa cosa!»
Lui inspira a fondo.
«Mika, ascoltami. Ti conosco da pochissimo. Sei più piccola di me, le nostre vite non potrebbero essere più diverse. Sei una strega. E dire che io ho sempre pensato di essere la parte problematica, in una coppia, per via del lavoro che faccio, degli impegni che ho e dei viaggi continui. Si vede che dovevo incontrarti per cambiare idea»
Mi prende il viso tra le mani e mi guarda negli occhi.
«E malgrado questo, mi piaci da morire. Mi piace stare con te e mi piace quella che sei. Sono pronto ad accettare la magia, il tuo mondo, qualunque cosa. Ma ne vale la pena solo se per te è lo stesso»
 
Sono paralizzata dall’emozione.
Non ho mai, mai provato nulla di simile.
Un’emozione, una gioia così grande.
È come se non potessi contenerla tutta.
Pensavo di essere emozionata la prima volta che Blaise mi ha detto che mi amava, ma…
Ripenso a tutte le volte che gli ho detto “Ti amo”.
Non era che una pallida sensazione, rispetto ad ora.
Buffo.
Ma non voglio pensare a Blaise.
L’ho relegato in un angolo della mia mente, anche se so che prima o poi dovrò farci i conti.
Ma non ora.
«Anche tu mi piaci da morire»
Mi protendo per dargli un bacio, ma lui resta immobile.
«E ti va bene tutto di me? Il mio mondo, la mia vita, la mia famiglia? Perché per stare con me, Mika, non devi  tollerarli. Non dico nemmeno che devi amarli, ma certo non puoi trovarli insopportabili. Come possiamo stare insieme se tu non sopporti nemmeno di venire a mangiare un hot-dog, o se sussulti appena io propongo di conoscere i tuoi o di venire tu da me? Come facciamo? Un rapporto vero non può prescindere da queste cose»
«Invece bastiamo io e te!»
I suoi occhi spettacolari diventano tristi.
«Quindi se ti dico che questo mondo non mi piace, tu verresti con me nel mio?»
Esito.
«Se ti dicessi che passerò cinque mesi dall’altra parte del mondo, mentre tu sei a scuola, cosa mi diresti?»
Resto ancora in silenzio.
Ben allunga una mano a sfiorarmi il viso.
«Mi dispiace. E non sai quanto…»
«Non è vero» la voce mi esce strozzata «Invece non te ne frega proprio niente. Bè, sai cosa ti dico? Vaffanculo! Di tutte le bugie, le stupidaggini che ho mai sentito…»
Mi sembra che mi manchi l’aria.
Due secondi fa era tutto perfetto e ora…
Ma com’è possibile?
Che storia è?
È una scusa  mi dico, rabbiosa, cercando di soffocare la vocina che, dentro di me, dice che lui ha in parte ragione.
Che io sono una persona egoista e capricciosa e che lui è molto più generoso di me, ha voglia di rendermi felice e per accontentarmi è disposto a fare più di quanto farei io.
Gli leggo negli occhi che soffre.
 
Ma non voglio crederci.
 
«Mika, ti prego…»
«No. Se fossi davvero un uomo, come dici di essere, sapresti combattere per me. Sei un bugiardo. Ti sei divertito abbastanza in questi giorni?»
«Mika, lo sai che non è vero…»
«Invece non lo so» dico, inflessibile «Non so chi sei e non dovevo fidarmi di te, altro che farti venire a casa mia e dormire nel mio letto! O avere compassione di te a Hogsmeade, se per questo. Dovevo lasciarti lì, a morire di freddo!»
Ben si arrabbia.
E una parte di me ne gode.
Voglio ferirlo e farlo stare male come mi sento io, ora.
«Ah sì? Bene, ragazzina, immagino che dovresti stare con i bambini della tua età e non con me, almeno finché non impari a comportarti…»
Lo schiaffo che gli stampo in viso gli arrossa immediatamente la guancia, ma lui non si muove di un millimetro.
Eppure so che gliel’ho dato forte.
I suoi occhi si incupiscono.
Io sono fuori di me.
Sono furiosa.
E ne sono quasi contenta.
Perché se mi metto a piangere ora, davvero non me lo perdonerò mai.
«Adesso trova la strada di casa da solo, babbano, se sei tanto bravo»
Gli rivolgo un ultimo sguardo di disprezzo e poi me ne vado, lasciandolo in mezzo alla strada.
 
*
 
Sepolta nel divano, in camera mia, sento suonare il campanello di casa.
Finalmente.
Finalmente sono tornati.
Ora vediamo.
Vediamo se viene a chiedermi scusa e cosa pensa di dire per placarmi.
Perché sono furiosa.
Più penso alla nostra conversazione e più sono furiosa.
Abby ha ricevuto chiari ordini di fare entrare tutti tranne Ben.
Vediamo ora che fa lui.
 
Aspetto un po’, ma non sento nulla.
Poi, improvvisamente, sento bussare alla mia porta.
Non rispondo, ma sono tesa come una corda di violino.
«Mika, sono io. Posso entrare?»
Claire?
Uffa, al momento ho voglia di vedere solo una persona.
E coprirla di insulti e poi baciarla fino a domani mattina, e oltre.
Ma cosa posso dire?
Magari c’è anche lui.
«Entra, Claire»
Ma lei è sola.
E ha un’aria che non mi piace affatto.
«Cos’hai combinato?» esordisce.
«Io?» ribatto, offesa.
Lei si siede accanto a me.
«Mika, Ben se n’è andato»
Scatto a sedere.
«Cosa? Come? Quando?»
Claire sospira.
«Siamo usciti dall’Emporio e lui era lì, appoggiato al muro, con un visino tutto triste. Poi gli abbiamo chiesto dov’eri e lui ha risposto che avevate discusso e che andava a casa. Solo che voleva salutarci. Robert ha cercato di convincerlo, di parlargli, ma è stato irremovibile. Ma sembrava così triste…Mika, senti, che cavolo succede? Non pensavo che l’avrei mai detto, ma Ben e Rob mi piacciono molto. E se tu non vedi la fortuna che hai nell’avere lui invece che Blaise…»
Si interrompe bruscamente quando scoppio a piangere a dirotto.
«Mika!»
«Oh, Claire» singhiozzo «Mi ha detto delle cose… e a me lui piace così tanto…ma io non riesco…»
«Tesoro, calma: non ci capisco niente!»
Claire mi abbraccia forte.
Tra le lacrime, le racconto la conversazione di oggi.
Alla fine, quando sono venuti fuori fino all’ultima parola, dubbio e lacrima, lei si appoggia contro lo schienale del divano e riflette per un attimo.
«Ha ragione Ben» mi dice poi «Sei sicura di essere pronta per questa storia?»
Altre lacrime sgorgano subito.
«Ascolta, Mika. Non può piacerti solo perché è bello. Lui  non è  Blaise. È un uomo. E se decidi di stare con lui, allora devi stare davvero con lui. E accettare e amare tutto di lui»
Mi soffio il naso.
«Perché continui a nominarmi Blaise? E perché pensi che io non accetti Ben? Lo so che è un babbano! Credi che mi importi?»
«Prima risposta: perché sono sicura che tu a Blaise vuoi bene ma non ne sei innamorata e stai con lui perché è molto glamour. Seconda risposta: me la devi dare tu»
Resto di sasso.
«Se paragoni Blaise e Ben, non penso tu possa dire che ti piacciono allo stesso modo, giusto?»
Scuoto la testa.
A Blaise voglio bene.
Blaise c’è da sempre.
Alle feste, ai compleanni, a Natale.
Ma, alla fin fine, non fa molta differenza se c’è o no, come questi giorni hanno dimostrato.
Invece Ben…Ben è tutto quello che non ho mai pensato che avrei voluto.
Ma, ora che l’ho trovato, lo voglio disperatamente.
E non perché è ricco, o importante, o nobile.
E non perché è proibito.
Perché è  lui.
 
Che idiota che sono.
 
«Claire» sussurro «Cosa posso fare? L’ho offeso. Gli ho anche dato uno schiaffo»
«Chiediti se sei pronta ad accettare lui e  le implicazioni di questa storia, tutte. Due mondi diversi. Il biasimo della tua famiglia, perché sai che ci sarà. La lontananza, perché noi andiamo ancora a scuola. Le difficoltà. E se lo sei, vai da lui»
«Io?» sono già in panico «E come? Non so dove vive…non ci saprei nemmeno arrivare!»
Claire scuote la testa.
«Vedi che lui ha ragione? Non gli hai nemmeno chiesto dov’è casa sua. E se lui avesse fatto lo stesso con te? Se non avesse mostrato interesse per le cose che fai, che ti piacciono, che per te sono importanti, cosa avresti pensato di lui?»
Ripenso a Ben.
Lo rivedo, nella mia mente, giocare con Miele, dapprima con diffidenza (non è un grande amante degli animali) e poi con gioia, dopo che gli ho detto quanto bene voglio alla mia micina.
Ricordo quando mi ha portata a teatro a vedere un balletto, che lo fa morire di noia ma che io adoro.
E la ciambella che mi ha comprato quando siamo andati al lago a pattinare (malgrado lui sia una schiappa sui pattini) e io morivo di fame.
E la sua presenza e i suoi sorrisi.
L’affetto e la dolcezza.
 
Ora mi faccio una fattura, da sola, stupida idiota babbanofoba che non sono altro.
 
*
 
Ma la notte, mentre mi rigiro insonne nel letto, non riesco a decidermi.
Il pregiudizio è radicato in me.
So che se varco ora questo confine, mi aprirò a un mondo per me sconosciuto.
E alieno.
E lontano.
Come farei a sopportare il biasimo dei miei genitori?
Cosa direi ai miei amici (a parte Mindy e Claire, che vanno in giro con due musi lunghi insopportabili)?
Io ho paura.
Ma perché nessuno lo capisce?
 
*
 
Sono passati due giorni, due giorni infiniti.
Sono a casa, apatica, che fisso il soffitto stesa sul letto.
Non voglio vedere nessuno.
Visto il mio umore nero, le ragazze e Robert se ne sono andati ieri.
Immagino di essere di compagnia quanto la Piovra Gigante.
Blaise è passato, ma Abby non l’ha fatto salire.
Non ho fame, non riesco a dormire.
Abby alterna rimproveri a blandizie.
Io sono indifferente a tutto.
 
*
 
Non so quanto tempo è passato, ma sento bussare delicatamente alla mia porta.
Non mi prendo nemmeno la briga di rispondere.
E poi, sento l’ultima voce che avrei mai pensato di udire qui, ora.
«Signorina Black, non stai dando una bella prova di te»
Normalmente, al suono di questa voce sarei schizzata in piedi.
Invece, ora mi limito a voltare lentamente la testa.
 
Silente torreggia sulla porta e la sua presenza fa sembrare la mia stanza stranamente piccola e insignificante.
Resto sdraiata e ricambio la sua occhiata penetrante con una senza espressione.
Silente è arrabbiato?
Probabile.
Del resto, con Rob e Ben siamo state sconsiderate: li abbiamo portati in giro, abbiamo raccontato loro del nostro mondo…
Me ne importa qualcosa?
A dir la verità, no.
Cosa può fare?
Denunciarmi?
No, è coinvolto anche lui.
Espellermi?
No, si verrebbe comunque a sapere che ha protetto due babbani infiltrati nel nostro mondo.
 
Il mio cervello sembra pensare con lentezza esasperante.
Ho in testa solo Ben.
 
Vedo un movimento dietro Silente; un’ombra che si avvicina.
«Mi sembrava che avessi detto che era un vulcano, Silente»
 
Stavolta sì che mi metto a sedere, di scatto.
Sconvolta.
Perché l’uomo che ha parlato fa qualche passo in avanti e viene illuminato dalla luce del lampadario.
Riconosco quei capelli scuri, quegli occhi che sembrano ardere e quel sorriso sardonico.
Come potrei non riconoscerli?
Non l’ho mai incontrato di persona, ma so perfettamente chi è.
 
Mio zio, Sirius Black.
 
 

 
 
 
 
C’est moi:
Buongiorno a tutti, qualche appunto velocissimo.
Non ero molto contenta dello scorso capitolo, spero di rimediare con questo, che dedico di cuore alla mia Lisbeth17. Avrei voluto postarlo ieri per regalarle un sorriso: scusa stella se ho fatto tardi, sai che sono giornate di fuoco…
Per qualche giorno non potrò aggiornare, perché sarò in trasferta di lavoro: spero passi presto, perché ho la testa molto più qui che sul mio progetto…e ho una Bella che aspetta di andare a un ballo (scusate l’assonanza!) e ormai si sarà anche stancata di aspettare ;)

Se commentate, comunque, non mi offendo J

Baci a tutti!
 
 

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Capitolo 22
*** Dal diario di Claire ***


4 gennaio
 
Caro diario,
la situazione non accenna a migliorare.
Sono appena uscita dalla stanza di Mika, che ha pianto a dirotto per un’ora.
Non mangia, non dorme, non parla.
Tranne che di Ben, ovviamente.
Parla di Ben o  piange.
Oppure, parla di Ben e  piange, insieme.
Francamente, inizio a preoccuparmi.
Non l’ho mai vista così.
Credo che l’unica volta in cui l’ho vista frignare è stato ai saldi, da Harrods, quando non è riuscita a mettere le mani su quel Cartier.
Mai, mai, l’ho vista piangere o disperarsi per Blaise.
E sì che ne hanno fatte, di litigate.
Anche pesanti.
Eppure…lei era sempre così ferma. Inaccessibile. Non cedeva mai.
Il loro è sempre stato uno scontro di volontà ferree.
Sì, per carità, mi scoccia ammetterlo ma la maggior parte del tempo vanno (andavano) d’accordo.
Ma secondo me questo succedeva perché Blaise è troppo rigido per alterarsi.
Quel ragazzo sembra un pezzo di marmo.
Scolpito, perfetto, ma marmo.
E Mika è così bella…come una regina delle fate.
Ma anche lei, che pure è l’amica più dolce del mondo, con Blaise ha la consistenza del ghiaccio.
Lo è non con noi, ma con lui e i loro presunti amici.
È algida.
È irraggiungibile.
Recita la parte della regina dei ghiacci e non se ne accorge nemmeno.
Questo, secondo me, succede perché quelle persone non la conoscono per quella che è. Non la valorizzano. Lei è Mikayla Black e tanto basta.
È ricca, potente, agiata.
Ma lei è anche altro.
È una micina buffa ed espansiva.
È generosa e solare.
La sua stessa famiglia in questo le tarpa le ali.
Giuro, dentro quella casa di sorrisi davvero caldi e spontanei non se ne vedono.
E lei si adatta.
È un miracolo che non sia come loro.
Freddi e con l’aria di chi ha una gran puzza sotto il naso, sempre.
Bha.
 
E ora…invece l’ho vista scaldarsi. Brillare di un’altra luce.
E il merito è di Ben.
 
Lo so che mi sono arrabbiata tantissimo con Mindy e che lei è una piccola irresponsabile e ci ha messi tutti nei guai e questa – da qualsiasi punto di vista la si guardi – è una follia pura, degna dei peggiori esperimenti di Hagrid con gli Schiopodi Sparacoda da allevare come animaletti domestici, ma…
Al diavolo.
Sono simpatici.
Ben e Rob sono simpatici.
E Mika e Min sono…cambiate.
Davvero.
Mika è più dolce, più sorridente, più serena. È davvero lei.
Min è sempre svampita, ma ha acquistato una luce negli occhi tutta nuova.
Credo davvero che questa storia (anche se….indotta, diciamo) abbia sollevato la sua autostima. A volte penso sia molto dura per lei, con una famiglia babbana e non particolarmente agiata alle spalle.
Ricordo quando tutti, a scuola, la prendevano in giro perché vestiva male, con abiti vecchi e rammendati.
Ricordo di quando Mika si è fatta avanti a difenderla, io anche, e abbiamo lanciato incantesimi contro Pansy Parkinson (la regina delle galline) e Padma Patil (anche lei seccante). Ci siamo beccate una punizione esemplare. E siamo diventate amiche per la pelle.
 
Forse Robert incarna un po’ il suo ideale: bello, ricco, scanzonato.
Il classico tipo che non l’avrebbe mai guardata.
E avrebbe sbagliato, perché lei è una ragazza d’oro.
 
Ben, invece, è quello che ci vuole per Mika: abbastanza forte da tenerle testa e abbastanza dolce da valorizzare la donna che in lei deve ancora sbocciare.
Lo so che ci tiene a lei, li ho visti odiarsi a prima vita e poi…e poi cambiare.
Scoprirsi.
Secondo me si sono innamorati.
Almeno, a giudicare dalla faccia di Ben l’altro giorno, quando se n’è andato, e da quella di Mika in questi giorni.
Non posso credere che finisca così.
Ma so che devono essere loro a risolvere la situazione, o a cercare almeno il coraggio di farlo.
 
Per tutto il resto, ci sono io.
 
Vorrei che Dean fosse qui con me.
 
Pazienza, me la caverò da sola.
Come sempre…
 
 

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Capitolo 23
*** Il mio diletto zio, Sirius Black ***


Resto immobile, muta, a fissare mio zio.
 
Mi sembra di essere un insetto imprigionato nella tela del ragno, mentre lo guarda avvicinarsi e non riesce a muoversi di un millimetro. E si sente impotente.
 
A parte che gli insetti fanno schifo ed è un paragone assolutamente non adatto a me.
 
Comunque.
Sirius Black mi sta fissando da quando Silente è uscito chiudendo la porta e ci ha lasciati soli.
Il Preside mi ha lasciata sola con un pazzo assassino processato e rinchiuso ad Azkaban.
Mio Dio.
Silente deve essere impazzito, veramente.
Ha ragione Caramell.
Per forza.
Com’è possibile che sia in combutta con mio zio?
Un altro pensiero mi attraversa la mente.
Silente…Silente avrà aiutato Sirius a evadere?
Ma perché?
Come?
Che poi, pensavamo tutti che fosse impossibile evadere da Azkaban.
Come ha fatto a non impazzire, rinchiuso là dentro per anni?
 
Che poi…siamo proprio sicuri che non sia pazzo?
 
Fisso quegli occhi allucinati e deglutisco.
 
Sirius Black – mio zio, mi sforzo di pensare – distoglie lo sguardo da me, bruscamente. Si guarda attorno e fa una smorfia nel vedere il ritratto ufficiale di famiglia. Un paio di parenti, dalla tela, gli fanno dei gestacci. Altri scuotono la testa.
Lui ribatte con un ghigno insolente.
«Ebbene sì, sono proprio io»
Lo osservo.
Non ha l’aspetto patito delle fotografie che ho visto quando è evaso e La Gazzetta del Profeta lo metteva in prima pagina ogni giorno.
Ha i capelli puliti e degli abiti ordinati, ma lo sguardo è allucinato. Quasi sofferente.
Quando lo riporta su di me, io arretro di un passo.
Lui ghigna, di nuovo.
«Paura di me, nipotina?»
Di riflesso, irrigidisco la schiena.
«Ti piacerebbe» ribatto, fingendo una spavalderia che proprio non ho, al momento.
Lui sembra capirlo e scoppia a ridere, divertito.
«Tutti uguali, noi Black, eh? Gelidi e alteri in ogni circostanza. E così tu non sei da meno. Bhè, buon sangue non mente, dicono»
Fa una smorfia amara.
Le sue dita sfiorano il carrillon sul mio cassettone.
«Me lo ricordo» sussurra «Era di mia madre»
Lo vedo aggrottare la fronte.
Possibile che…soffra?
Ma le sue parole successive sembrano escludere questa possibilità:
«E così, la vecchia megera aveva delle tenere attenzioni, almeno per qualcuno? O glielo hai rubato tu?»
Mi infiammo subito.
«Ma come ti permetti? »
Altro ghigno.
«Ah, capisco. Del resto, hai talmente tanti soldi da poterti comprare milioni di questi gingillini»
Solleva il coperchio e la musica tintinnante del carrillon riempie la stanza.
Per me ha il suono dell’infanzia.
E vedo anche i suoi occhi addolcirsi impercettibilmente.
«È un pezzo unico: l’avorio è cesellato dai Folletti» gli rispondo, sostenuta.
Lui annuisce.
«Non ho mai capito come un cerbero come mia madre potesse amare la musica. Ricordo che la faceva ascoltare a Regulus…con me non sprecava tempo»
Scorgo di nuovo l’amarezza nei suoi occhi e nella sua voce.
«Dovresti invitarmi a sedere, sai» dice all’improvviso, e ride della sua stessa battuta.
Invitarlo a sedere?
Preferirei farlo sparire.
 
E, di nuovo, lui sembra capirlo.
Si lascia cadere su un’ottomana ricoperta di velluto e allunga le gambe davanti a sé.
«E così, tu sei la nipote di cui Silente dice che dovrei essere fiero. Che strano. A me sembri la classica snob coperta d’oro e fiera di portare il cognome dei Black»
Un senso di fastidio si impadronisce di me.
Dovrei struggermi per Ben e per la mia stupidità, invece di preoccuparmi della maleducazione di questo tizio.
O potrebbe essere una buona idea preoccuparmi per la mia vita, al limite.
Di fare altro, non ho proprio voglia.
«Che cosa vuoi?» gli chiedo, sgarbata.
Lui arriccia le labbra.
«Silente mi ha parlato di te e del tuo piccolo segreto. Devo dire che sono sorpreso. Piacevolmente sorpreso. Una mia nipote purosangue che se la fa con un babbano? Ah, questa sì che è una notizia!»
Scoppia a ridere sguaiatamente e io, con orrore, sento gli occhi riempirsi di lacrime.
Ma vaffanculo.
 
Questo è evaso da Azkaban e venuto qui per prendermi per il culo?
 
«Sono contenta di avere la tua approvazione. Ora vattene»
Mi fissa, spavaldo, ma quando mi vede sconvolta la sua espressione strafottente si ammorbidisce.
«Ah. Non pensavo che Silente avesse ragione..ma quando mai non ha ragione?» dice tra sé.
«Riguardo a cosa?» chiedo, tremante.
«Riguardo a te e a quel babbano. Quello che è stato messo a conoscenza del nostro mondo. Quello che il Ministero ancora ignora. Bè, non ci credevo, prima di vedere la tua faccia»
Stringo i denti.
Odio mostrarmi debole.
Soprattutto davanti a lui.
«Perché sei qui?»
«Ottima domanda, mia cara. Non ti interessa conoscere il tuo famigerato zio rinchiuso ad Azkaban?»
«Sinceramente, no»
Lui ride ancora, ma stavolta sembra genuinamente divertito.
«Sai chi mi ricordi? Me stesso»
Io sgrano gli occhi.
«Ah, certo» mi fissa «Tu, come tutti, pensi che io sia un pluriomicida pazzo e pericoloso»
Io esito.
«Non lo sei?»
«Se ti dicessi di no? Ci crederesti?» sorride «Chi ci crederebbe?»
Un ricordo mi balena in mente come un lampo.
«Harry Potter ci crede» dico, piano.
Un fuoco si accende nei suoi occhi.
«Lo so. Harry ci crede da quando ci siamo incontrati e io l’ho convinto. Con i fatti. Non sono stato io a uccidere Peter Minus. Tu sei pronta a crederci, Mikayla?»
Io sbarro gli occhi.
Cosa?
Lui capisce il mio sconcerto.
«Ascolta, Harry è il mio figlioccio. E gli è stato detto che io avevo venduto i suoi genitori a Voldemort. Il mio migliore amico e sua moglie. Pensi che non avesse motivi per odiarmi? Pensi che si fidasse di me?»
Sono sconvolta.
Certo che non lo penso.
Però… ho visto la fiducia negli occhi di Harry.
Com’è possibile?
L’ho frequentato alle riunioni dell’ES ed ero assolutamente convinta che non fosse pazzo.
Sono  assolutamente convinta.
Ma…allora…allora?
Crollo a sedere sul letto, lo sguardo fisso sul volto di Sirius.
 
E lui inizia a raccontarmi una storia incredibile, a voce bassa, tesa.
Come se si stesse liberando di un veleno.
Mi parla della sua amicizia con James Potter, a scuola.
Mi parla della sua fuga da casa, da una famiglia oppressiva e austera, votata solo al consolidamento del proprio potere e del proprio prestigio.
Mi parla dell’Ordine della Fenice, il primo Ordine della Fenice.
Della guerra contro il Signore Oscuro.
Della morte di James e di sua moglie Lily.
Di Harry.
E di Peter Minus.
Peter Minus, che era a scuola con loro, che era loro amico. Che ha venduto i Potter a Voi-Sapete-Chi. Che è vivo, che ha solo finto di morire.
Mi parla di Azkaban e degli anni terribili della sua prigionia.
Mi parla della sua fuga, della ricerca di Minus, della caccia.
A Hogwarts.
Mi parla di Harry, che ha scoperto che era, che gli ha creduto, che ha visto Minus.
Vivo.
Che vuole bene a Sirius, che lo ha ritrovato.
Che sa che la seconda guerra magica è iniziata.
 
Quando mio zio smette di parlare, io sono ancora seduta. Immobile.
Mi sento la mente vuota.
È assurdo, considerando il numero di informazioni che ho appena recepito.
 
Lui mi osserva, in silenzio.
Poi si alza e, all’improvviso, scompare.
E, al suo posto, c’è un enorme cane nero.
Con i suoi occhi.
Che mi si avvicina, scodinzolando.
 
Rabbrividisco.
Ma che cosa..
 
Ma è inutile. Non riesco a pensare.
Una parte della mia mente è scollegata e riesce solo a pensare a Ben.
 
Forse mi aiuta a non uscire di qui urlando.
Sono appena venuta a conoscenza di segreti del mio mondo per cui delle persone, dei maghi, sono morti.
 
Concentrati, Mika.
Cazzo.
Pensa.
 
Ma tutto quello che riesco a fare è allungare, esitante, una mano verso il cagnone nero.
Quello scodinzola e, in un attimo, si ritrasforma.
Osservo mio zio, ora vicinissimo, torreggiare su di me.
«Queste rivelazioni comportano delle responsabilità» mi dice, piano «L’Ordine della Fenice è composto di soli maghi maggiorenni, ma secondo Silente – e anche secondo me – ci sono dei giovani che sono pronti a raccogliere la nostra eredità. Harry. I suoi amici, Ron e Hermione. E anche tu»
A quelle parole scatto in piedi.
Cosa?
COSA?


Prendere posizione con l’Ordine della Fenice?
Ma stiamo scherzando?
Ci rendiamo conto di cosa significherebbe?
Ma, di nuovo, Sirius sembra leggermi nel pensiero.
«Lo so che la tua famiglia si schiererà a favore di Voldemort…»
«Come lo sai?» lo interrompo, agitata «Non stiamo…esagerando? Insomma, il Signore Oscuro! E comunque, la purezza del sangue è un conto e essere Mangiamorte un altro….e poi sono – siamo – anche la tua famiglia!»
«No, io non ho più una famiglia. O meglio, Harry è la mia famiglia. E no, non stiamo esagerando. È tornato, Mikayla. Puoi decidere di fingere che non sia vero, e schierarti con la famiglia - perché sai che questa sarà la loro posizione - oppure puoi aprire gli occhi e riconoscere la verità. E seguirla, fino a dove ti porterà»
Mi tremano le labbra.
E lui, improvvisamente, si inginocchia davanti a me.
«Ascolta, avevo 16 anni quando sono scappato di casa. Non sopportavo più i miei genitori e la loro mania del sangue puro, la loro convinzione che chiamarsi Black ti rendesse di stirpe regale…io ero Sirius, prima che Sirius Black. Come tu sei Mikayla, prima di tutto il resto. E quella decisione ha condizionato la mia vita. E ha fatto di me quello che sono oggi, quello che ha combattuto e combatte Voldemort. Regulus è rimasto, ha accettato. Io no»
«Ma i tuoi genitori non erano Mangiamorte! E i miei non lo diventeranno!»
«Mika, da “prima i purosangue” a “prima i Mangiamorte” il passo è breve» dice lui, piano «E comunque, secondo te sapere e non fare nulla ti rende meno responsabile? Meno colpevole?»
Rabbrividisco.
Non voglio crederci.
Non sono pronta.
«Mika, ti sei innamorata di un babbano» dice ancora Sirius «Cosa dirai, quando ti spiegheranno che i maghi vengono prima?»
Al pensiero mi sento gelare.
Scoppio in lacrime, il viso affondato tra le mani.
«Non…voglio…crederci…» singhiozzo.
E mio zio, inaspettatamente, mi abbraccia.
Ed è un abbraccio forte, sicuro, saldo.
«Lo so, piccola» dice, dolcemente «Ma non è giusto mentirti. Sei adulta, ormai. Ricorda che chi non sarà onesto con te non ti permetterà di prendere le tue decisioni. E non sarai libera, finché non lo farai»
 
Non riesco a smettere di piangere.
Piango per la mia adolescenza, che sento scivolare alle mie spalle.
Piango per la mia vita che sta cambiando.
Piango per la paura per le persone che amo.
Piango perché non so se avrò il coraggio, nella vita, di essere come Sirius.
 
Perché gli credo.
Ho esitato con Silente.
Ma ora non ho dubbi.
Gli credo.
Sono sicura che dice la verità.
Dove questo mi porterà è tutto da vedere.
Ma ora so cosa devo fare.
 
Mi allontano da lui e mi asciugo gli occhi.
Mi fissa preoccupato.
«Stai bene?»
«Sì» tiro su con il naso «Scusa, ho un babbano da trovare»
 
 

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Capitolo 24
*** Mi presenti i tuoi? ***


Sto correndo per una strada sconosciuta quando inizia a piovere.
 
E non piove poco.
Uno scroscio compatto si abbatte su di me e mi inzuppa completamente in pochi secondi.
Non mi fermo neppure per legarmi i capelli e allontanarmeli dal viso: li tengo così, incollati e gocciolanti, mentre cerco di combattere il senso di irrealtà e stordimento che provo.
Sirius Black.
Silente.
Peter Minus.
Harry Potter.
Il Signore Oscuro.
 
Non posso ancora credere a quello che Sirius mi ha raccontato.
E, contemporaneamente, una parte di me ci crede ciecamente.
Vorrei dire di no, ma qualcosa mi suggerisce che è vero.
E se è vero, allora… allora?
L’idea è troppo spaventosa da prendere anche solo in considerazione.
 
Per cui, la relego in un angolo della mente e cerco di concentrarmi sulla strada.
Mi sembra tutto uguale, qui.
Grandi case, alberi rigogliosi, strade quasi deserte.
Qualche macchina che passa, ogni tanto.
Che buffo.
I babbani le usano come mezzo di locomozione (ho studiato).
Sembrano delle scatolette.
Mha.
Immagino che dovranno ingegnarsi, visto che non hanno la magia.
 
Tiro fuori dalla tasca un foglietto di carta tutto stropicciato, con le indicazioni per trovare la casa dei genitori di Ben.
Oggi è da loro.
Me lo ha detto Robert, quando mi sono precipitata a casa di Mindy per chiedergli di aiutarmi.
 
Visto che avevo appena parlato con Sirius, credo di aver avuto più o meno la faccia… di un troll.
Min si è spaventata, Rob allarmato…ma alla fine mi ha dato l’indirizzo.
Non ho voluto che mi accompagnassero.
Voglio vedere Ben da sola.
 
Così, se mai troverò questa maledetta casa, potrò parlargli senza che nessuno ci stia attorno.
 
Se, ovviamente.
 
Svolto un angolo e impreco ad alta voce.
Solo pioggia, case, alberi, qualche luce dietro le tende tirate.
 
Merda.
 
Riprendo a correre e cerco di orizzontarmi sulla base delle indicazioni di Rob.
Svolto a destra, a sinistra, torno indietro.
Non so più dove sono.
Sto meditando di tentare un Incanto Quattro Punti per ritrovare l’orientamento, quando all’improvviso la vedo.
 
La casa che mi ha descritto Rob.
 
 
Almeno, credo sia questa.
 
È grande e l’ingresso, con veranda, ha intorno dei tralicci rampicanti e verdi.
La facciata, bianca, ha delle grandi finestre protette da tendaggi pesanti.
 
Mi avvicino al cancello e lo spingo, esitante.
Attraverso il giardinetto e salgo i tre gradini della veranda.
 
Allungo la mano e busso alla porta, prima che mi venga meno il coraggio.
 
E se non è casa sua?
E se lo è, ma lui non c’è?
O c’è e non vuole vedermi?
 
Irrigidisco la schiena.
Se non vuole parlarmi, lo trasformo in una salamandra, così impara.
 
La porta si apre, piano, dopo un attimo.
Un signora resta inquadrata nel vano della porta e mi sorride, gentilmente.
«Sì?»
 
Resto senza parole.
La mamma di Ben.
Si vede, gli somiglia tantissimo.
Ha gli stessi occhi caldi e lo stesso sorriso.
 
È più bassa di lui e ha i capelli chiari, biondo-rossiccio, ma me lo ricorda tantissimo.
 
Mi torna un groppo in gola.
Non so cosa dirle.
Resto in silenzio, con la pioggia che mi si rovescia addosso.
 
La signora mi fissa, perplessa, e poi mi chiede:
«Tutto bene, piccola?»
 
Mi faccio forza.
«Sì, mi scusi. Io…io sono…un’amica di Ben. Posso parlargli, per favore?»
Lei aggrotta le sopracciglia.
«Un’amica di Ben?»
«Sì, io…noi…ci conosciamo da poco, e Robert – Robert Sheehan, voglio dire – mi ha detto che oggi era qui, per cui…»
Il mio blaterare nervoso viene interrotto da una voce.
Una voce che conosco bene.
«Mamma, tutto ok?»
Sento dei passi che si avvicinano e un’ombra compare dietro la signora minuta che sta davanti a me.
«Ben, questa ragazza dice di conoscerti…»
La madre mi sembra perplessa.
Magari è abituata a fronteggiare orde di ragazze impazzite che gli piombano in casa cercando notizie del figlio.
Io – tra l’altro – al momento sembro una rifugiata, tanto sono zuppa e infangata.
Ben si affaccia sull’uscio.
E resta senza parole.
Ci fissiamo per un attimo eterno, i suoi occhi scuri sgranati e i miei azzurri che si riempiono lentamente di lacrime.
 
Quando mi scappa il primo singhiozzo, Ben supera la madre e mi prende tra le braccia.
Mi stringe forte, malgrado io gli inzuppi completamente il maglione di pioggia e lacrime, e mi bacia la fronte.
 
Mi sussurra parole dolci e mi stringe forte a lui e io gli getto le braccia al collo e scoppio in un pianto a dirotto.
 
Poi, lo sento sollevarmi di peso.
«Mamma, scusa, lei è…»
Si interrompe, ma sua madre non sembra preoccuparsene.
«Me lo dici dopo, tesoro. Questa povera ragazza è fradicia. Dai, falla entrare e portala di sopra»
 
E così, faccio il mio ingresso trionfale in casa Barnes tra le braccia di Ben.
 
Lui mi porta al piano di sopra e mi mette a terra solo quando siamo in una stanza carina, con un letto singolo e le pareti azzurre.
Si allontana di un passo ma io gli afferro la mano.
Mi sorride.
«Ehi, sono qui»
Mi tira piano verso di sé e mi riprende tra le braccia.
Quando sua madre entra, con in mano dei vestiti, noi siamo stretti l’uno all’altra, con Ben che mi accarezza piano il fianco.
 
Lo sento allentare la presa, ma non si allontana da me.
Mi volto e vedo sua madre guardarci, negli occhi un’espressione tra il divertito e il curioso.
«Ti ho preso dei miei vestiti, ma temo che tu sia troppo alta…Ben, forse dovresti darle una tua tuta…»
Io arrossisco.
Lui prende fiato e mi presenta.
«Mamma, lei è Mikayla»
Io tendo la mano, esitante, e lei me la stringe, con un sorriso gentile.
«Che bel nome. Molto particolare»
«È il nome della mia prozia…»
«Ah, ecco. Sei fortunata che la tua prozia avesse un nome tanto carino…è bello portare avanti le tradizioni familiari. Anche Ben, come secondo nome, ha quello di suo padre»
Faccio un sorriso debole al pensiero della mia prozia Mikayla, viva e vegeta all’età di 189 anni, che ancora terrorizza il suo club di Gobbiglie.
Non è il caso che lo racconti a questa gentile signora. Decisamente.
 
Per la prima volta nella mia vita, non so cosa dire.
Ma non perché la signora è una babbana.
Solo perché…sono emozionata.
E ho paura che, se apro bocca, scoppierò nuovamente a piangere, sembrando una povera scema in maniera definitiva.
Guardo Ben in cerca di aiuto.
Anche lui mi sta fissando.
E sorride, una luce dolce negli occhi.
Mi incanto a guardarlo.
Non sembra arrabbiato.
 
Sento rinascere la speranza.
 
«Vi conoscete da molto?»
La voce di sua madre ci riporta alla realtà.
«No, non da tanto…» le dice Ben «È stata una cosa abbastanza improvvisa…»
Mi scappa una risatina e lui mi strizza l’occhio.
«Ci siamo conosciuti perché una sua amica è la ragazza di Robert»
«Robert ha una ragazza? Una sola?» la signora mi sorride «Allora la tua amica deve essere molto speciale»
Le sorrido anche io e annuisco.
 
Non sa quanto, signora.
 
«Mamma, noi…» dice Ben, esitando.
Ma sua madre sorride di nuovo, divertita.
«Tesoro, ma non sono mica cieca! Avevo intuito qualcosa, ma appena qualcosa, quando vi ho visti guardarvi come due pesci lessi. E poi, cosa? Oh, lei piange, tu la porti in braccio in casa…non starete per dirmi che siete “solo amici”?»
Io arrossisco, ma Ben sorride alla madre.
«Normalmente non ve la presenterei così presto, ma…»
Lascia la frase in sospeso.
Sua mamma sembra non notarlo, ma io sì.
Ma questa non è di sicuro una situazione normale.
«Ma io invece sono contenta. Sei sempre così riservato…»
Sua mamma mi sorride di nuovo, poi gli fa cenno di uscire.
«Dai, valle a prendere dei vestiti asciutti: non vogliamo farla morire di freddo! E tu, cara, cambiati pure con calma»
Mi mostra il bagno annesso alla camera e poi esce, discreta, fingendo di non notare la carezza sul viso che mi fa Ben e il mio sguardo adorante.
 
Appena restiamo soli, mi rifugio di nuovo tra le sue braccia.
È così bello.
Mi sento così protetta.
Mi dimentico lo shock delle rivelazioni di Sirius, gli ultimi giorni trascorsi…mi sento semplicemente serena, completa, in pace.
Ben mi sfiora la fronte con un bacio.
«Sei venuta da me» mi sussurra.
«Certo che sono venuta» gli prendo il viso tra le mani «Mi dispiace di essere stata così stupida. E egoista. Ti prego, ti prego, dimmi che mi perdoni»
Mi sorride.
«Non devo perdonarti niente. Solo, mi dispiace. Per quello che ho detto. È che io voglio davvero che funzioni, tra noi»
«A me dispiace»  gli dico, sincera «Ho capito che avevi ragione. Ma anche io voglio che funzioni. E mi piace tutto di te. Tutto. Mi va bene tutto. Purché non mi lasci più»
Lui si sporge a darmi un bacio sul naso.
«Tutto?»
«Sì»  gli dico, decisa «Sono qui, no? Voglio vedere il tuo mondo, voglio conoscere la tua famiglia…voglio fare quello che fai tu…»
Ben interrompe la mia perorazione baciandomi.
E, anche se sono fiera del discorso che mi sono preparata e pensavo di andare avanti per un po’, non posso certo lamentarmi.
Schiudo le labbra sotto le sue e lo stringo forte.
 
Quando ci allontaniamo, siamo entrambi senza fiato.
«Devi cambiarti…» mi bisbiglia Ben, prima di baciarmi di nuovo.
«Dopo» mugugno io, stringendomi alle sue spalle.
Dopo un attimo, sento le sue mani risalire sulla mia schiena e sfilarmi il cappotto fradicio, che finisce per terra ai miei piedi.
Poi, Ben mi slaccia il cardigan, senza che le sue labbra lascino le mie, se non per mormorare:
«Sei fradicia…»
«Anche tu»
L’ho inzuppato completamente.
Così, quando il mio cardigan finisce a terra, io gli sollevo il maglione grigio che indossa e Ben me lo lascia sfilare.
Vedo i suoi occhi incupirsi quando si posano sulla mia camicetta, completamente bagnata e trasparente.
Prende fiato e posa le mani sulle mie spalle, con delicatezza.
E fa un passo indietro.
 
Rifletto sul fatto che Blaise non ha mai mostrato di desiderarmi così tanto.
Sì, abbiamo parlato del sesso, mi ha vista molto più svestita di quanto mi abbia vista Ben, quando siamo andati in vacanza al mare…ma non ha mai avuto per me uno sguardo di desiderio, di possesso, così intenso.
 
Non pensavo che la cosa mi avrebbe esaltata così.
Invece mi stringo a lui e faccio aderire le labbra alle sue.
Lui esita, palesemente cercando di trattenersi, ma cede quando la mia lingua inizia a stuzzicare la sua.
Il nostro bacio si interrompe solo quando sentiamo un discreto colpo di tosse provenire dalla porta.
 
La mamma di Ben sembra trattenere una risata, a pochi passi da noi.
«Ben, hai deciso di farla morire congelata? Vai a prenderle dei vestiti e cambiati anche tu, per favore! E tuo padre vorrebbe conoscerla prima dell’anno nuovo…inoltre, Jack ha minacciato di salire se non scendi tu»
Ben fa una smorfia e sua madre gli sorride teneramente.
Poi mi spiega:
«Suo fratello è un impiccione nato, povera me… dai cara, togli quei vestiti zuppi. Te li lavo, così…»
«Oh no, non si preoccupi!»  le dico subito.
Posso tranquillamente buttarli, questi vestiti.
Ma lei li raccoglie premurosamente, mentre Ben mi fa un’ultima carezza e esce.
«Signora, davvero, io…»
«Ma no, cara, chiamami Tricia. Non vorrai lasciare macchiato un cappotto di Miu Miu!»
Fa una smorfia di finto orrore e io rido, complice.
Ha buon occhio, la signora.
Ben riappare, con addosso una T-shirt a maniche lunghe nera e in mano una tuta grigia, che mi porge.
«Dubito che sia il tuo genere…»  scherza «Vuoi fare una doccia? Hai freddo? Ti aspetto qui fuori, fai con comodo»
 
Esce insieme alla madre e io mi asciugo velocemente e mi cambio.
Arriccio il naso guardandomi allo specchio.
Ho addosso una tuta.
Io.
Mikayla Black.
È proprio vero che nella vita non sai mai cosa ti succederà.
 
Devo incontrare la famiglia di Ben per la prima volta e io ho addosso una  tuta.
Mai messa una, inutile dirlo.
Va bene, cerchiamo i lati positivi.
È di Ben.
Ha il suo odore.
Ci affondo il naso, consapevole che i lati positivi sono finiti, ma stranamente clemente con la povera tuta.
Sospiro e tento di districare i nodi che ho tra i capelli, quando la mamma di Ben bussa alla porta e rientra.
«…insomma, Ben, ti ho detto di aspettare fuori!»  chiude la porta e sospira «Ma cosa hai fatto a mio figlio? Non l’ho mai visto così impaziente!»
Mi sorride e io ricambio, timidamente.
«Ti ho portato una spazzola, ho pensato che potesse servirti...»
La ringrazio e inizio a spazzolarmi i capelli.
Tricia si siede sul bordo del letto, poi mi si avvicina.
«Posso aiutarti?»  mi chiede dolcemente.
Esito e poi annuisco.
Le tendo la spazzola e lei comincia a passarmela con delicatezza tra le ciocche aggrovigliate.
«Che bei capelli che hai…sono proprio dorati. Sai, devi scusarmi, ma con due figli maschi non potevo certo dedicarmi a vestiti e acconciature»
Io rido.
«E così, non conosci Ben da molto tempo» 
«No»  e temo di non poterle raccontare parecchie cose, signora «Ci siamo conosciuti a Dublino, alla premiere del suo film» 
«Tu sei la ragazza delle foto?» 
 
Cazzo!
Mi ero dimenticata le foto!
Merda!
 
«Ehm…» 
Tricia cerca di alleviare il mio imbarazzo.
«Jack continuava a tormentare Ben…sarà felice di incontrarti di persona»   mi sorride.
Oh, mamma mia.
Bel biglietto di presentazione con la sua famiglia.
 
Sua mamma continua a spazzolarmi i capelli, parlandomi dei suoi figli e di quando erano piccoli, finché mi tranquillizzo un po’.
Quindi mi lego i capelli in una treccia e usciamo dalla stanza.
Ben è lì fuori che mi aspetta.
Mi sorride e mi prende la mano e fa cenno a sua madre di precederci per le scale.
Scendiamo in salotto e vedo i due uomini che ci stanno aspettando: uno, moro, con gli occhiali e l’aria gentile e l’altro con i capelli castani, quasi biondi e un sorriso simpatico.
Si alzano entrambi.
Ben mi fa scivolare un braccio attorno alla vita.
«Papà, Jack, lei è Mikayla, la mia ragazza» 
 
Poche, semplici parole, ma che mi fanno emozionare tantissimo.
Cerco di immaginare la stessa scena a casa mia, con me che lo presento ai miei.
Dubito che vedrei gli stessi sorrisi gentili e amichevoli.
Non che i miei genitori non mi vogliano bene, per carità…solo che penso che si farebbero venire una crisi isterica.
 
Invece, qui sono tutti gentilissimi con me.
In pochi minuti mi mettono a mio agio e mi fanno sentire parte della famiglia, sebbene non mi abbiano mai vista, non sapessero nulla di me e io sia piombata in casa loro non attesa, completamente sconosciuta e conciata come un pulcino sperduto.
Alla seconda tazza di thè, Jack inizia a non trattenere le frecciatine al fratello.
«Perché non me l’hai presentata a Dublino? Continuavi a dire che non la conoscevi, che non sapevi chi era…insomma, e io che ti dico tutto!» 
«Tu non mi dici affatto tutto»  sospira Ben «E poi se permetti il maggiore sono io e quindi posso avere dei segreti per te» 
Gli fa una linguaccia, ma Jack non cede.
È colpa mia.
E del mio comportamenti stupido, presuntuoso e irresponsabile quel giorno.
«Mi dispiace per quello che è successo quel giorno. È stata colpa mia, sono stata una stupida»   dico, pentita.
Jack si zittisce.
Ben mi prende la mano.
«È stata colpa tua quello che è successo con la stampa» rettifica Ben, sorridendo per dirmi che, alla fine, quello che è successo quel giorno per noi due non è un male «Ma non fa niente…» 
«Come no?»   Jack torna all’attacco «Non ti ho mai visto così incazzato! E non potevi uscire di casa senza che non ti fermassero per sapere se…» 
«Jack»  sospira suo padre.
Poi guarda me, con un sorriso.
«Ci fa davvero piacere conoscerti, mia cara» 
«Mi dispiace per essere piombata qui, così, oggi…» 
«Ma no, davvero. Chissà altrimenti quando Ben ci avrebbe raccontato di te» 
«Magari l’avrei fatto presto»  si difende l’interessato.
«Figuriamoci!» interviene sua madre «Non ci racconta mai nulla della sua vita sentimentale…» 
«Perché voi psicoanalizzate tutto. E nemmeno Jack vi dice niente» 
«Ora stiamo parlando di te!»  si allarma suo fratello, e io rido.
«Comunque non ve l’ho detto perché volevamo aspettare per…per una serie di circostanze. Ehm..Mika è un po’ più piccola di me…» 
Vedo suo padre sgranare gli occhi.
«Un po’ più piccola nel senso che…»
«Papà. Nel senso che è più piccola…di qualche anno»
«Certo, io…scusate. Scusa, cara» mi dice.
Ma non sembra molto tranquillo.
Probabilmente pensa che incasinerò la vita del figlio e che i giornalisti lo subisseranno di domande sulla sua fidanzata che va ancora a scuola.
 
A ben pensarci, meglio che nessuno gli chieda che scuola frequento.
 
Ben sembra aver avuto il mio stesso pensiero.
«Mika frequenta una scuola…un po’ lontana da qui. Comunque…»
«Che scuola?» chiede suo padre.
«E come pensate di fare, con il lavoro che fai tu?» esclama contemporaneamente Jack.
Meno male.
«Non “pensiamo di fare”, fratellino. In qualche modo faremo»
«Ben, sono contento di vedervi così affiatati e così decisi» tenta suo padre «Però dovete considerare che siete entrambi giovani – Mikayla soprattutto – e che la lontananza, il lavoro, gli impegni non aiutano a…»
«Papà» lo interrompe Ben «io non sono deciso, sono sicuro»
I suoi sgranano gli occhi, suo fratello gli strizza l’occhio con approvazione.
«Anche io sono sicura» intervengo.
Prendo la mano di Ben e intreccio le dita alle sue.
«Capisco che può sembrarvi affrettato, ma noi abbiamo valutato la situazione e siamo consapevoli delle difficoltà. Veramente»
Molto consapevoli.
Anche di difficoltà che voi nemmeno immaginate.
Forse è proprio questo che ci rende così sicuri e così uniti.
 
Se scopri che la persona che hai accanto non fa parte del tuo mondo e che devi valicare confini che nemmeno credevi esistessero…allora cos’è che può frenarti? La paura di sbagliare? Ne vale la pena. La distanza?  Ma più distanti di così come potevamo essere?
E comunque, ci siamo trovati lo stesso.
Direi che noi due ormai siamo oltre la paura.
E oltre la razionalità, se è per questo.
 
E penso che trasmettiamo serenità e sicurezza, tanto che sua madre ci sorride e sposta la conversazione su argomenti meno spinosi.
Il papà di Ben sembra comunque un po’ sulle spine, ma si comporta in modo davvero gentile con me.
 
 
Verso sera arriva la ragazza di Jack, Tanya, che si ferma per cena. Vengo invitata anche io e diventiamo amiche nel giro di tre minuti.
 
Ci sediamo a tavola tutti insieme.
Le tendo sono chiuse sulla notta piovosa, l’atmosfera è serena e affettuosa.
Vedo Tricia sorridere quando osserva Ben che mi riempie il piatto, per la seconda volta.
«Mikayla, tu torni a casa stasera? Ti accompagna Ben? O ti porto io?» mi chiede all’improvviso Tanya.
Ah.
Ottima domanda.
Ben mi precede.
«No, lei dorme qui»
I suoi non battono ciglio, anzi: sorridono come se fossero felici.
E forse è proprio così, visto che significa che anche il figlio resta con loro.
Jack così ha casa libera, perché lui e Ben abitano insieme: è il più felice di tutti, insieme a Tanya.
 
Così, passo la notte nella stanza azzurra, dove mi sono cambiata nel pomeriggio.
E non da sola, perché Ben mi raggiunge nemmeno dieci minuti dopo che mi sono fatta la doccia e infilata una sua t-shirt per dormire.
Entra, silenzioso, mentre io mi sto finendo di asciugarmi i capelli.
«Finirà che mi abituerò a mettere solo i tuoi vestiti»
Lui osserva le mie gambe nude e sorride.
«Stanno comunque meglio a te che a me»
Mi accoccolo tra le sue braccia.
«I tuoi sono molto seccati?»
«Sono felicissimi. Passavano il tempo a lamentarsi che non ho mai una ragazza…»
«Ah. Ma pensavo che quella ragazza di Dublino…»
«No, non l’ho presentata ai miei genitori. E non è piombata qui in un giorno di pioggia»
Gli sorrido, felice.
«Sai, quando ero piccolo il fatto che i miei fossero due psicologi mi imbarazzava. Presentare loro una ragazza era escluso, l’avrebbero analizzata in modo insopportabile»
«E con me è diverso?»
«Sì, perché tu piaceresti a chiunque»
«Bugiardo. A te non piacevo, all’inizio»
«Certo che mi piacevi» mi fa una carezza lungo il fianco e mi fa una linguaccia «Ti trovavo insopportabile, ma mi piacevi molto»
«Tu a me non piacevi affatto» dico io, sostenuta, e poi rido della sua espressione allarmata.
«Va bene, ti trovavo carino. Ma solo un po’»
Mi solleva di peso e quasi mi lancia sul letto.
Strillo e poi mi copro la bocca con la mano.
«Scemo! E se arriva tua mamma?»
«Dovrai inventarti una buona scusa» mi sorride, venendo a sdraiarsi accanto a me «Perché io da qui non mi muovo»
Trovo subito il mio posto, tra le sue braccia.
«Invece il tuo ragazzo piaceva molto ai tuoi genitori?» mi chiede, dopo un po’.
«Il mio ragazzo sei tu» lo correggo «E, dopo il nostro discorso di qualche giorno fa non ti dirò più bugie…so cosa intendi. Blaise gli piaceva molto. Perché è un ragazzo di buona famiglia, sua madre è una strega molto ricca. Ma lui non tiene a me come invece tu ci tiene. Non ha le attenzioni che hai per me. Mi viziava, e tu non lo fai. A volte mi rimproveri come fa mio padre. Ma tu sai interpretare le mie espressioni, sembra quasi che tu conosca i miei pensieri…Blaise no. Sei così attento che non faccio in tempo a dire che ho fame che mi hai già riempito il piatto…e come facevi a sapere che il tacchino mi è piaciuto più del roast-beef?»
Prendo fiato e lui ride.
«Perché lo hai mangiato con molto più entusiasmo, te lo leggevo negli occhi» mi prende il viso tra le mani «Sei così…trasparente. Sono abituato a donne calcolatrici, artefatte. Esperte. E tu sei candida e pura come l’acqua»
«E io sono abituata a ragazzi presuntuosi, che in me vedono solo l’erede dei Black. E a te non importa niente»
Ben accosta le labbra alle mie.
«Mi importa solo di te»
Mi perdo nei suoi occhi scuri e mi adagio tra le lenzuola, con le sue mani che percorrono lievi il mio corpo.
«Mi dispiace per il letto piccolo, principessa» bisbiglia lui.
Gli metto le braccia al collo mentre mi accosto a lui il più possibile.
«A me no» sorrido.
 
 

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Capitolo 25
*** Ritorno a Hogwarts ***


Eccomi!
Solo due parole per scusarmi del ritardo vergognoso, mostruoso…scusate tanto!
Spero che questa storia abbia ancora qualche lettore con la pazienza di leggerla…purtroppo mi sono persa dietro la mia ff su Narnia e poi sono stata seppellita da montagne di lavoro. Invoco la vostra pazienza e comprensione! E se voleste anche recensire ne sarei ben felice!
 

Un grazie particolare alle mie adorate Lisbeth e LaNonnina: vi voglio bene!

Vi ricordo la mia pagina facebook: https://www.facebook.com/SerenaVdwEfp



 Odio svegliarmi.
Odio la mattina, odio la sveglia e odio, odio, odio tantissimo la scuola.
Non voglio tornarci.
Mai più.
 
Con la testa sulla spalla di Ben, ancora addormentato, ascolto il suo respiro tranquillo e cerco di calmarmi, ma dentro fremo.
Non voglio andare via.
Non voglio lasciarlo.
Per la prima volta, l’idea di tornare a Hogwarts non mi elettrizza.
Tutto quello che mi ha sempre attratto della mia vita scolastica (le mie amiche, le relazioni, il gruppetto delle mie devote adepte di Serpeverde) non conta niente, al momento.
Conta solo Ben.
Il suo braccio attorno ai miei fianchi, i suoi capelli scuri sul cuscino candido e il suo respiro regolare.
 
Voglio restare qui, così, per sempre.
 
Provo a chiudere gli occhi, ma non riesco a rilassarmi e ad addormentarmi di nuovo.
 
 
Quando Ben si sveglia, il mio broncio ha raggiunto proporzioni epiche e potrei rivaleggiare con il grugno di un Folletto avaro della Gringott.
Lui sbatte piano le palpebre e sospira, affondando il viso nei miei capelli.
Anche lui odia svegliarsi.
E la mattina ha i suoi tempi.
Infatti non apre gli occhi, ma con la mano mi fa una carezza sulla schiena, fino a risalire al collo.
Poi affonda le dita tra i miei capelli e mi inclina un po’ la testa, per baciarmi la gola.
«Buongiorno…» mormora.
Il mio grugnito di risposta gli fa spalancare gli occhi.
Batte le palpebre contro la luce che filtra dalla finestra e si scosta un ciuffo ribelle dalla fronte.
Mette a fuoco il mio viso e fa una faccia strana.
«Mika…cosa c’è?»
Borbotto qualcosa, seppellendo il viso nella sua t-shirt.
E lo sento accarezzarmi dolcemente la testa.
«Scusa, non ho capito»
Riemergo di scatto e grido:
«Non voglio andare a scuola!»
 
Ben resta un attimo senza parole e poi scoppia a ridere.
Io grugnisco, offesa.
Ma lui non smette, anzi.
Quando gli passa la ridarella, ha addirittura le lacrime agli occhi.
«Sono felice di vedere che, almeno tu, sei tranquillo e beato» gli dico, acida.
Ma lui, improvvisamente, rotola sopra di me e mi blocca tra le lenzuola.
Solleva dolcemente le mie braccia sopra la mia testa e mi blocca i polsi con una mano.
Lo guardo stupita, ma lui si limita a fare uno di quei suoi sorrisi che hanno il potere di uccidermi all’istante e mi guarda negli occhi.
Poi mi sfiora le guance, il naso, il mento con piccoli baci e a quel punto mi sono dimenticata la mia reazione isterica, la scuola e tutto quanto e mi contorco perché mi lasci libere le mani, perché voglio toccarlo anche io.
Lui capisce al volo e, mentre le sue mani scendono lievi a seguire il profilo dei miei fianchi io percorro bramosa la linea della sua schiena, fino ad infilare le mani sotto la sua maglietta, e a solleticargli la pelle.
Sento Ben irrigidirsi subito.
Esita un attimo e poi sospira e rotola al mio fianco, nel lettino stretto in cui abbiamo dormito, più vicini che mai.
Intreccia le dita alle mie e solleva la mia mano per baciarla.
Sembra un po’ affannato.
«Streghetta»
Io sbuffo.
«Non si dice, streghetta. E poi è già una brutta giornata. Torna qui, dai»
Ma lui scuote la testa.
«Mika, tu mi sopravvaluti. Io sono un uomo. E non sono fatti di marmo. Non…posso starti così vicino. È difficile. Non vorrei che…Non vorrei non riuscire a controllarmi, capisci?»
Ma io scuoto la testa.
«Uffa»
Lui abbozza un sorriso.
«Già. Uffa. Hai un’idea di quanto sei bella e di quanto sia difficile per me cercare di comportarmi bene?» scherza.
Ma io lo guardo, pensierosa.
«E se io non volessi che ti comporti bene?»
Ben rimane senza parole per un attimo.
«Mika. Ma io…ma tu…»
Lo vedo mordersi il labbro, in difficoltà.
Ma poi scuote la testa.
«Mika, mi piaci da morire, ma penso sia giusto che aspettiamo. Non voglio forzarti»
«Mi sembra che sono io a forzare te…» borbotto.
Lui ride.
«Vero. Sei pericolosa!»
«Ma?»
«Ma c’è un ma, giusto? Perché io non mi farei tutti questi problemi…»
Ben si appoggia sul gomito e mi guarda.
«Mika, ma tu hai già…»
Scuoto la testa.
«No, mai. Ma una prima volta ci sarà, giusto? E io voglio che sia con te»
Lui sorride e posa una mano sulla mia guancia.
«Anche io lo voglio, e non sai quanto. Ma è un passo importante, piccola. È giusto che io ti rispetti, che ci conosciamo bene prima…»
«Perché?»
«Come perché?»
Mi sembra stralunato e mi scappa un sorriso.
«Voglio dire: tu sei importante per me e ieri hai detto ai tuoi che anche io sono importante per te, no?»
«Certo. Perché lo sei. Se sapessi quanto sono stato male senza di te, in questi giorni…»
Spalanco gli occhi.
«Anche io! Non voglio che succeda di nuovo, Ben…»
Lui mi coccola.
«Ma non succederà, tesoro. Ora che siamo sicuri entrambi…»
«Ma se siamo sicuri, allora…!» esclamo, trionfante.
Ma lui prosegue, imperterrito.
«Ora che siamo sicuri entrambi, sappiamo che stiamo insieme e che staremo insieme malgrado le difficoltà. E che abbiamo tempo, tutto il tempo del mondo. Io non scappo, Mika. Sono qui. Per te»
Io metto il broncio.
«Sì, però, secondo me…»
«Tesoro, se facciamo l’amore ora, a scuola tu devi tornarci comunque. E a me non va che lo facciamo perché sei di malumore o perché a nessuno dei due va di salutare l’altro. La prima volta deve essere speciale»
 
Io di solito sono ragionevole.
Ma quando sono nervosa (come ora, all’idea di doverlo salutare) ammetto che tendo un po’ all’esagerazione.
 
Infatti mi alzo di scatto a sedere e lo fulmino con gli occhi.
«Se non mi vuoi, basta dirlo»
Ben sospira.
«Mika, tu non hai la minima idea di quanto io ti voglia. Ma non è che perché ti voglio allora posso prenderti così e basta. Perché per me certe cose hanno un valore»
«E per me no?»
«Dico solo che dovresti volere la magia e il romanticismo e l’attesa…come minimo. A meno che non sia il tuo sogno farlo in casa dei miei, di fretta, in un letto minuscolo. A me sembra che ora tu sia solo arrabbiata. E spaventata»
 
Mi ha messa all’angolo.
Accidenti a lui.
 
Mi tormento le dita.
«Ma tu hai già…»
Mi guarda con quei suoi occhi limpidi e annuisce.
Certo, ovvio.
Bello come il sole, adulto, famoso.
Figuriamoci.
Cosa gliel’ho chiesto a fare?
 
Mi viene in mente la tizia bionda con cui stava prima e sento una fitta di gelosia lancinante.
«E con la tua ex era tutto bello e magico e speciale, scommetto»
Ben si rabbuia.
«Mika, perché fai così?»
«Così come?» sbotto.
«Stai cercando di ferirmi e non è giusto. Io lo faccio per te. Altrimenti, se per me tu non fossi importante, non mi sarei fatto tanti scrupoli, te lo assicuro»
«Non è vero» scuoto la testa «Se ti piaccio veramente allora…»
«Tu non mi piaci»
Lo guardo sgranando gli occhi, ma lui prosegue, serissimo:
«Mi piaci fisicamente, ma è niente. Niente rispetto a quanto mi piace la persona che sei tu. “Mi piaci” non rende l’idea»
 
Prendo fiato e mi sembra di essere sul punto di sentirmi male.
Per un attimo mi sono davvero spaventata, a sentire quel “non mi piaci”
 
Ma un attimo dopo mi manca di nuovo il fiato.
 
«Io mi sono inna…»
Ben si zittisce di botto.
Io sgrano gli occhi.
Cosa…
 
Ma lui china lo sguardo sulle coperte e non apre più bocca.
 
Merda.
Ha detto…stava dicendo…
 
Aspetto un po’, ma lui giocherella con il lenzuolo e non parla più.
Mi mordo il labbro.
«Ben?»
«Mmm?»
«Stavi…dicendo?»
 
Silenzio.
 
Ok, dai.
Stavi dicendo qualcosa.
Dai, io lo so; tu lo sai.
Dimmelo e facciamola finita.
 
Ma niente.
Ben resta in silenzio.
E, improvvisamente, sentiamo bussare alla porta.
«Mika, se vuoi la colazione è pronta»
 
Il buongiorno di sua madre.
 
 
Quando scendiamo di sotto per mangiare, la mamma di Ben mi sorride, radiosa.
Cinque minuti dopo, però, la sua espressione si fa preoccupata, visto che il figlio mangia in silenzio e non rivolge la parola a nessuno.
Persino suo padre gli lancia un paio di occhiate perplesse da dietro il giornale che sta sfogliando.
«Ben?» lo interroga la madre ad un certo punto.
Lui la guarda.
«Tutto bene?»
Scrolla le spalle.
«Sì, certo»
Lei guarda me, che a questo punto non so più come mi sento.
A parte stupida, per aver cercato per forza di sfogare il mio nervosismo litigando, prima.
«Allora, cara, che programmi avete per oggi?»
Mi si chiude la gola.
Poso la forchetta e tento di sorriderle.
«Io devo tornare a scuola…»
«Ah. Ma tu…frequenti un collegio?»
Io annuisco, vaga, ma per fortuna Ben si rianima.
Mi stringe la mano e, improvvisamente, mi dà un bacio sulla guancia.
«Ti accompagno io»
Io annuisco, in silenzio, e cerco di non mettermi a piangere.
Quando usciamo da casa sua e sua mamma mi abbraccia felice devo lottare ancora con le lacrime.
Che, malgrado i miei sforzi, a metà del marciapiede mi inumidiscono le ciglia e alla fine della strada scendono già.
Cerco di asciugarle senza farmi vedere, ma Ben se ne accorge.
In un attimo sono stretta a lui.
Mi accarezza la schiena e mi sussurra parole dolci, mentre io cerco di ingoiare i singhiozzi.
Non voglio sembrargli patetica.
Ma non mi sono mai sentita così vulnerabile con qualcuno, mai.
«Mika, dai, ti prego…non piangere…»
Lo stringo fortissimo e per un attimo, un attimo folle che mi spaventa da morire, desidero con tutta me stessa di non essere una strega, di non vivere in un mondo diverso dal suo, di poter passare ogni attimo con lui.
Se fossi una babbana, potremmo stare insieme senza problemi.
Io andrei a scuola, lui lavorerebbe, ma nel tempo libero ci vedremmo a Londra.
Invece così io sarò a Hogwarts, lui chissà dove e anche quando saremo insieme ci nasconderemo dai miei, racconteremo bugie ai suoi e staremo alla larga dai nostri amici per non coinvolgerli.
Che casino.
 
Ma, come in reazione a questa folle fantasia, sento una scarica di energia percorrermi e trovo la forza di ricompormi.
Mi asciugo rabbiosamente gli occhi e sbotto:
«Per il sinistro floscio di Merlino! Prima di incontrare te, ero un’altra persona!»
Ben è di nuovo senza parole e, quando smetto di tirare su con il naso, lo guardo e vedo la sua espressione sconvolta, per cui scoppio a ridere.
E rido così tanto che, non so come, due minuti dopo sto di nuovo piangendo.
 
Uffa.
 
Quando riesco a smettere, persino Ben sembra aver perso la sua aria sicura.
Ferma un taxi e andiamo al Paiolo Magico con lui che mi tiene abbracciata e mi accarezza ritmicamente i capelli e io che ho la testa abbandonata sul suo petto.
«Tu mi farai morire» mormora a un certo punto, ma per il resto del tragitto restiamo in silenzio.
Al Paiolo Magico, sono consapevole che sto sfidando la sorte, ma me ne frego.
Attraversiamo insieme il varco e siamo nel mondo magico.
E io cammino orgogliosa accanto a Ben.
Mi mostro spavalda, ma dentro cerco di reprimere una fitta di inquietudine.
A parte lo stare insieme a me e il mostrarci pubblicamente in giro, lui qui non dovrebbe starci proprio.
Comunque, andiamo nella gelateria di Florian Fortebraccio e chiediamo una saletta privata.
Florian in persona ci accompagna, lanciando uno sguardo curioso a Ben.
Con un moto d’orgoglio, penso che il mio ragazzo è proprio bravo a mimetizzarsi nel mio mondo: non mostra paura né tentennamenti e non attira mai l’attenzione su di sé.
Quando siamo soli, lui si avvicina al fuoco che scoppietta nel camino e io lo seguo e, alle sue spalle, gli circondo la vita con le braccia, poggiando la fronte sulla sua schiena.
«Mi dispiace, Ben. Da morire. Sono stata una stupida. Ma l’idea di lasciarti mi fa impazzire»
Dopo un attimo, sento che con la mano copre le mie.
«Perché pensi che per me sia facile?» mi chiede, piano.
«Non lo penso. Solo che…non sono abituata»
«A cosa?»
«Al fatto che una persona possa essere così importante. Come sei tu per me»
Ben si volta e mi prende il viso tra le mani.
«La mia vita era decisamente meno incasinata, quando non ti conoscevo»
Gli faccio una smorfia.
«Pensa che noia»
Vuole restare serio, ma le sue labbra morbide si increspano divertite.
«Impertinente»
«Noioso»
Stringe gli occhi.
«Ragazzina»
 
Ah sì?
 
«Vecchietto e pure bacchettone!»
Scoppia a ridere e il suono della sua risata mi rasserena.
«Non me l’hanno mai detto»
«C’è sempre una prima volta» scrollo le spalle con aria indifferente «Ah, la dura realtà»
«Ci hai pensato bene, prima di metterti con me?»
Sorrido e faccio un sospiro esagerato.
«Bè, forse ero distratta e non ci ho pensato bene»
Le sue labbra sono a un centimetro dalle mie.
«Vedi che sei irresponsabile?»
«O tu molto fortunato?»
Mi sorride e il mio mondo si riempie della luce che gli vedo negli occhi.
E decido di buttarmi davvero.
«Sono innamorata di te, babbano» bisbiglio, prima di annullare la distanza tra noi e baciarlo.
 
E che bacio.
 
Ci mettiamo entrambi tutta la passione e la dolcezza che abbiamo.
Ben mi spinge sul divano e si sdraia accanto a me.
E mi bacia come chi ha tutto il tempo del mondo davanti e non poche ore.
E io mi infiammo tra le sue braccia.
Quando mi bacia il collo butto indietro la testa per lasciargli libero accesso e lo sento ansimare.
«Cosa mi hai fatto?» mormora «Un incantesimo, ci scommetto»
Ma io rido.
«No, bello mio. Niente trucchi tra noi. Solo io e te»
 
Ben lascia cadere il discorso per concentrarsi su di me ma più tardi, quando il buonsenso prevale (accidenti a tutte le salamandre!) , mi prende tra le braccia e restiamo vicini davanti al fuoco.
Fisso le fiamme mentre Ben mi accarezza i capelli e sento di rilassarmi davvero per la prima volta oggi.
«Non lo faresti mai, vero?» sussurra.
«Cosa?» mi volto a guardarlo.
«Farmi un incantesimo»
Non mi guarda, fissa anche lui le fiamme, la mano sempre tra i miei capelli.
Mi alzo sul gomito e poso un dito sul suo mento, facendogli alzare il capo.
«Ma scherzi? Certo che no! Come ti viene in mente un’idea del genere?»
«Perché io…» sospira e poi continua «Perché vedo Rob e mi spaventa molto»
«Ben!» lo guardo, attonita «Io non ti ho dato nessuna pozione! Perché pensi…»
Lui sorride, come a scusarsi.
«So che non me ne hai date. È solo che a volte mi…mi sembra che quello che provo per te sia talmente forte che…»
Sorrido, felice.
«Non è magia»
«Per me, invece, è magico» mormora lui, prima di accostare le labbra alle mie.
Quando ci separiamo, lo guardo negli occhi, seria.
«Ben, non potrei mai farti una cosa del genere. Lo sai, vero?»
Lui annuisce.
«E non potrei mai accontentarmi di sapere che stai con me per via di qualche filtro magico»
Ben sospira.
«Lo so. Lo so, Mika…è solo che a volte…sono irrazionale anche io, cosa credi? Non è facile nemmeno per me»
Mi mordo un labbro.
«Sei preoccupato per Rob?»
Lui annuisce ancora.
«Guarda, in un certo qual modo mi sono affezionato a Mindy….voglio dire, è completamente pazza, certo, però è simpatica e divertente…solo che, se penso a com’è davvero Rob…io non so se…»
Capisco che l’idea lo tormenta, mentre io, passata l’arrabbiatura con Mindy, l’ho relegata in un angolo della mente.
Ben e Rob sono entrati nelle nostre vite e, visto la piega che ha preso la mia, ho smesso di lamentarmi con Mindy.
«Sai, da quando ci sei tu, con me…non so, è come se la situazione tra Mindy e Rob fosse normale. Non normale, ma…non so…noi non ci saremmo incontrati se Mindy non si fosse buttata a capofitto in questa follia e…bè, guardaci ora»
Ben mi sorride e si sporge verso di me per baciarmi la fronte.
«Già. Capisco cosa vuoi dire. Solo che io ho scelto da solo…Rob no. L’idea un po’ mi preoccupa….non è giusto per lui»
Gli accarezzo il collo.
«Come mai ci pensi ora? C’è qualcosa che ti preoccupa in modo particolare?»
«No…è solo che stavo pensando a come faremo a vederci, a quanto sarà difficile…e mi è venuto in mente, tutto qui»
«Pensi che dovremmo dirle di smetterla?»
«Ci ascolterebbe?»
«Ho paura di no» sospiro «Secondo me…si è fissata con Rob. Lui rappresenta il suo mito, il ragazzo che avrebbe sempre voluto. Non so se ci ascolterebbe…»
«È solo che ieri mi ha chiamato il regista di Killing Bono per continuare la promozione del film…e non so come fare a portare Rob. Si vede che non è…in sé. Capisci?»
Aggrotto la fronte.
«Cavolo. Dobbiamo stare attenti. Se si insospettisse il Ministero…»
Entrambi ci zittiamo, pensando ai nostri amici.
 
Non voglio però che Ben si spaventi troppo e quindi, dopo un po’, gli rotolo sopra.
«Sono molto offesa, sai?»
«Davvero? Perché?»
«Perché stai qui a pensare a Rob, mentre io…» inizio a baciargli la guancia e scendo verso il collo «Se non sbaglio, poco fa, ti ho confessato di essermi innamorata di te…e cosa ottengo? Un monologo su Robert Sheehan in risposta. Bravo!»
Siccome lo sto ancora stuzzicando con le labbra, Ben ha il respiro pesante e ci mette un attimo a rispondere.
Poi però si alza dolcemente, facendo alzare anche me.
«E dire che io avevo paura di confessartelo»
«Perchè?»
«Perché a volte…non sembra vero» mormora.
«È così, l’amore?» gli chiedo, emozionata.
Ma lui sorride.
«Non lo so. Non posso saperlo. Almeno, non la sapevo prima di incontrare te»
 
 
Quando torniamo al Paiolo Magico, ho il cuore pesante.
Ben mi stringe forte la mano e mi parla di cose senza importanza: lo so che lo fa per distrarmi.
Io cerco di sorridere, per non fargli pesare troppo il distacco.
Ma quando ci infiliamo nella confusione del pub e trovo le mie amiche (Mindy appiccicata a Rob e Claire già esasperata) faccio una smorfia e mi rifugio tra le braccia di Ben.
Lui mi stringe senza dire nulla.
Dopo un po’ Tom, il barista, chiama a gran voce gli studenti che devono usare la Metropolvere per Hogwarts.
Stringo Ben ancora più forte.
«E se scappassimo?» bisbiglio.
Lui sospira.
«Sto cercando di ricordarmi che io sono quello adulto e responsabile e che ora devo risponderti di no»
Io gemo.
«Vedi che sei noioso…»
Non faccio in tempo a finire la frase che lui posa le labbra sulle mie e il bacio che mi dà non è affatto casto o adatto per il pubblico che abbiamo intorno.
Non che io riesca a preoccuparmene, perché sono troppo impegnata a ricordarmi come si fa a respirare.
Quando ci stacchiamo, tengo ancora le braccia attorno al suo collo e lui mi solleva di peso e mi porta vicino al camino.
Sento le voci di Claire e Mindy e Robert che mi scompiglia affettuosamente i capelli.
Ben si avvicina alle fiamme con me e Claire gli fa cenno di restare indietro.
Ma la sua mano resta intrecciata alla mia finché il calore non la lambisce e, quando ci guardiamo ancora, avvicina la fronte alla mia e mormora.
«Anche io sono innamorato di te, per la cronaca. Streghetta»
Sento un calore insolito – che non ha nulla a che vedere con le fiamme – riempirmi il cuore.
Mi sporgo ancora a baciarlo, finché Claire e Mindy non si fanno avanti per prendermi dalle sue braccia.
«Mika, stiamo intasando la metropolvere!»
Io mi allungo di nuovo verso Ben, ma Robert lo tira indietro.
«E poi quello impetuoso sarei io! Stai qui, tu. Ciao, ragazze! A presto!»
 
Tengo gli occhi fissi in quelli di Ben mentre il fuoco rotea e ci trasporta a Hogwarts.
La sua sagoma svanisce mentre si materializza la nostra destinazione: l’ufficio della Professoressa McGranitt.
Claire mi spinge fuori dal camino.
«Buonasera, ragazze. Attente a non riempirmi la stanza di cenere»
Salutiamo e usciamo svelte.
Io non so bene come mi sento.
Sospiro e Claire mi prende sottobraccio.
«Dai, niente musi»
«Ho tutto il diritto di avere il muso» borbotto «Ho appena salutato Ben!»
 
Ma con le mie amiche attorno, non c’è modo di cadere nella malinconia.
Non faccio in tempo a sospirare di nuovo che Mindy interviene:
«Sai, Claire, potrei sbagliarmi, ma…non so, le orecchie mi hanno giocato qualche brutto scherzo o…hai sentito anche tu…qualcuno dirle che è innamorato
Claire ghigna in risposta.
«Oh, sì, che ho sentito anche io. Che teneri! Che dolci!»
Sbuffo.
«Ragazze, dateci un taglio»
«Oh, perché, streghetta? Cosa abbiamo detto di male?»
Alzo gli occhi al cielo, ma per quel che serve…scendiamo fino alla Sala Comune ridendo e spingendoci.
Io faccio per scostarmi i capelli dagli occhi, minacciando Claire di smetterla di pronunciare il suo nome invano, quando mi blocco.
 
Davanti alle porte della Sala Comune, a braccia conserte, mi aspetta Blaise.
 








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Capitolo 26
*** Addio ***


 
Eccomi di nuovo qui!
Alterno momenti di invadenza a silenzi totali....portate pazienza!
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Di comune accordo, io e Blaise saliamo al secondo piano e entriamo in un’aula vuota.
Di sicuro sappiamo tutti e due che non sarà una conversazione piacevole.
 

Blaise cammina per la stanza e si avvicina alla lavagna; con il dito ne segue la riquadratura in legno.
Mi dà le spalle.
Io lo osservo e per un attimo ripenso a questi anni con lui, a tutto il tempo passato insieme.
Che strano.
Da quando conosco Ben, mi sembra di vedere Blaise attraverso una lente che distorce e appanna le immagini.
Mentre con Ben è tutto così vivido. Così intenso.
Sospiro.
È la fine di un’era.
 
«Blaise» lo chiamo, piano.
Non si volta.
«Allora, hai passato delle belle vacanze? O sei stata sempre male?»
«Blaise, mi dispiace»
«Di cosa? Di non avermi neppure chiamato? Di non esserci visti? Di non essere andata a tante feste?»
Si volta di scatto verso di me e vedo che serra la mascella e ha uno sguardo gelido.
So che quando reagisce così lo fa perché è ferito, ma riesce solo a sembrare di marmo.
«Hai una lista?» chiedo, stanca.
Lui stringe gli occhi.
«Dovrei averla. Dovrei tenere il conto di tutte le volte che mi hai detto “mi dispiace” in quest’ultimo periodo. Perché non sembri più tu, Mika»
«Lo so. Blaise, noi…non va più bene tra noi. E lo sappiamo entrambi, da un po’»
Lo vedo irrigidirsi ancora di più ma proseguo, pacata.
«Non sono io che sono cambiata. È che tra noi non funziona più»
«Pensi di risolvere tutto così facilmente?»
«Facilmente?» gli faccio eco, incredula «Se fosse stato facile, ci saremmo lasciati prima. E non dirmi che non te lo aspettavi. Anche tu non sei felice, lo so»
Si passa una mano tra i capelli neri.
«Bè, improvvisamente sei distante, non passi più tempo con me, litighiamo sempre, non ti fai vedere per tutte le vacanze, mi molli addirittura alla tua festa di compleanno…e poi vieni a dirmi che non sono felice? Dammi una spiegazione, Mika!»
Lo guardo negli occhi.
«Non voglio più stare con te, Blaise»
Lui digrigna i denti.
«E da quanto lo sai, tanto per curiosità?»
«Da…da un po’. Ti prego, non arrabbiarti. Non voglio che ci lasciamo così»
Lui ride, sardonico.
«E perché? Mi stai scaricando. O pensi che potrò servirti ancora?»
Ecco.
Mi impongo di essere paziente perché lo conosco e so che sta soffrendo.
Ma dimenticavo il potere di farmi infuriare che hanno certe sue uscite.
Incrocio le braccia al petto.
«Tu servire a me? Divertente. Ma se siamo stati sul punto di lasciarci più volte e tu non ne hai mai avuto il coraggio. E dire che pensavo fosse perché io mi chiamo Black»
«Mika, sarai anche una Black ma non sei l’unica donna che può stare con me, quindi attenta»
«A che cosa?»
Gli rido in faccia, perché non posso credere che sia così presuntuoso da osare minacciarmi.
«A quello che dici»
«Oh, Blaise, dai, non raccontiamocela. So benissimo che ci tieni a me. Ma se io non fossi una Black.. facciamo finta che io sia una babbana. Non saresti mai stato con me. Mai. E lo sai benissimo»
Lui arriccia il naso.
«E quindi? Vuoi lasciarmi perché ora le tue idee sono nobili e babbanofile? O la compagnia delle tue amichette ti ha fatta diventare una paladina dei mezzosangue?»
Serro le labbra.
«Attento a come parli delle mie amiche»
«Oh, avanti, Mika. Vuoi farmi la morale ma tu sei identica a me»
 
Penso a Ben.
A quanto sia meraviglioso stare con lui, malgrado le difficoltà.
Penso a Sirius, mio zio.
 
Sorrido.
«Affatto. Io non sono come te Blaise»
«Stronzate»
Scuote la testa, ma io insisto:
«Blaise, davvero, tu non hai idea di come io sia in realtà»
«E come sei? Non sei la Mikayla che è stata con me in questi due anni? Che ha mangiato a casa mia, che ha conosciuto i miei genitori? Che ha sempre detto che eravamo una coppia perfetta?»
Io non mi scompongo, malgrado la sua voce salga di volume.
«Sono quella, ma sono anche molto di più. E tu non lo hai mai capito»
«Oh, bene, ora è colpa mia»
«No, Blaise» gli tendo la mano «Non è colpa di nessuno. Le cose succedono e basta. Non volevo incolparti, ma solo spiegare che non siamo poi così perfetti insieme. Che le cose sono cambiate»
Ma lui ignora la mia mano tesa.
«E si può sapere perché sono cambiate?» chiede, con tono di scherno.
Io mi irrigidisco.
«Cosa vorresti dire?»
«Che ti conosco, Mika, a dispetto di quello che credi tu. Pensi che non ti veda? Parli di lasciarci, di divergenze, e intanto risplendi. Ti ho vista anche prima delle vacanze. Fai prima se me lo dici e basta»
«Se ti dico cosa?»
«Che stai con qualcun altro»
Io annuisco.
Non posso nasconderglielo.
Non voglio nascondere a nessuno quanto io sia immensamente felice.
 
Dopo di che, resto fulminata dal pensiero che Blaise è proprio l’ultima persona che dovrebbe sapere con chi sto.
Bene, è ovvio che proteggerò Ben in ogni modo possibile.
 
Scuoto le spalle.
«Sì, c’è qualcuno»
Lui sbuffa.
«Lo sapevo. Chi è?»
«Non importa chi sia. Non cambia le cose»
«Oh, le cambia eccome, invece. Voglio proprio sapere chi è il riccone che ti ha fatta perdutamente innamorare dei suoi soldi e del suo lignaggio…»
Il rumore dello schiaffo che gli stampo in viso risuona nella stanza.
Mi mordo la lingua per non sbattegli in faccia la verità.
 
Calma Mika.
Pensa a proteggere Ben.
 
So che non posso concedermi il lusso di distrarmi anche solo per un secondo e lasciare che un accenno a lui mi sfugga.
Nessuno deve sapere che due babbani sono a conoscenza del mondo magico.
 
«Blaise, cerca di uscirne con un minimo di dignità. So quanto ti piacerebbe dire in giro che ti ho lasciato perché sono un’arrampicatrice sociale, ma io sono già in cima alla scala sociale. Rassegnati e vedi di comportarti in modo decente»
Il suo viso si arrossa, mentre mi afferra il braccio.
«Dimmi chi è!»
«No!»
«Dimmelo!»
«Blaise, lasciami!»
Ma lui mi strattona finchè sento come una corrente attraversarmi e lui molla di scatto la presa, come se gli avessi trasmesso la scossa.
Si massaggia la mano e mi guarda con gli occhi ridotti a due fessure.
«Non finisce qui»
Ormai sono furiosa anche io.
E sono stanca.
Ho cercato di essere gentile, ma a quanto pare è meglio essere stronzi: la gente almeno capisce che deve lasciarti in pace.
«Oh sì che finisce qui. Non abbiamo altro da dirci»
«Non troverai qualcuno migliore di me, Mika»
Mi viene in mente il viso di Ben e sorrido, malgrado tutto.
«Blaise, odio ferirti, ma tu sei proprio uno stronzo»
 
E certo che ho trovato qualcuno migliore di te.
 
Lui inizia ad imprecare, ma una voce gelida alla nostre spalle lo zittisce.
«Signor Zabini, si sente la tua voce fino al campo da Quidditch, ti dispiacerebbe fare silenzio?»
Ci voltiamo entrambi, di scatto.
Sulla porta, immobile, c’è Piton.
 
Blaise arrossisce, stizzito.
Mi gratifica di un’occhiata di sommo disgusto e marcia impettito verso la porta.
Piton lo lascia passare, poi mi rivolge un’occhiata.
«Immagino tu non voglia restare qui dentro, al freddo, signorina Black»
Scuoto la testa.
Esco e Piton si affianca a me per il corridoio, ma io non parlo.
Sento la tensione lasciare lentamente il mio corpo…
Fatta.
È finita.
In parte sento uno strano senso di vuoto, al pensiero di Blaise.
Siamo stati insieme per tanto tempo.
Sento la rabbia per le sue parole velenose.
Sento la pietà, perché so di averlo ferito.
Mi chiedo per un attimo con chi potrà sfogarsi, ma penso che non lo farà con nessuno: non è tipo da raccontare un fatto personale con facilità.
Soprattutto un fatto personale dove non fa una figura eccelsa.
Finora si confidava con me, ma…
Bene, non che essere lasciati sia da considerarsi una figuraccia.
Ma per Blaise…probabilmente nel suo universo è un fatto senza precedenti.
 
Poi penso a Ben e il mio mondo torna a colorarsi.
Sento già la nostalgia che mi stringe il cuore: come farò a dormire senza di lui?
Penso a lui che magari è a casa, con la sua famiglia, con suo fratello che lo prende in giro perché la sua ragazza va ancora a scuola.
Mi scappa un mezzo sorriso, che mi affretto a nascondere.
Ma Piton deve averlo visto comunque.
«Sono lieto di non vederti prostrata, signorina Black. C’è qualcosa di insopportabile negli adolescenti smaniosi e preda dei tormenti d’amore»
Sorrido di nuovo.
«Oh, niente che una buona pozione non possa sedare»
«Fosse per me, ne darei a mezza Scuola. Il Preside, purtroppo, è in disaccordo su questo mio desiderio»
«Chissà come mai» dico, sorniona.
Ma lui mi lascia di stucco.
«Per fortuna di altri, il Preside realizza altri desideri, ancora più assurdi»
E, dall’occhiata che mi lancia, temo proprio che non sia una frase detta per caso.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 







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Capitolo 27
*** Io non sono single! ***


Quando trovo Claire e Mindy in biblioteca, che tentano con scarsi risultati di ripassare Trasfigurazione, le investo con una raffica di congetture circa la sibillina frase di Piton.
Ad un certo punto devo fermarmi per raccontare loro quello che ci siamo detti io e Blaise.
Poi ricomincio daccapo.
Il tutto a bassa voce.
Claire fa una smorfia preoccupata, Mindy insulta a tutto spiano Blaise.
Io non so cosa pensare.
 
«Veramente Zabini è un gran coglione e finalmente ce lo possiamo dire a gran voce» sta dicendo Mindy «Non so come hai fatto a stare con lui per tutto questo tempo, Mika! Davvero, è insopportabile! Sono così contenta che tu abbia trovato Ben»
A queste parole, malgrado la preoccupazione, sorrido radiosa.
«Ragazze , io..non sono mai stata più felice in tutta la vita. Ma dico davvero. Non so cosa mi prende. Mi sento…euforica. Vorrei urlare dalla gioia. Con Ben è tutto così meraviglioso…»
Claire, che chiaramente sta ancora pensando alla frase di Piton, mi sorride.
«Allora» si rivolge a Mindy «L’abbiamo persa, eh?»
«Pare proprio di sì» risponde lei, affettuosamente.
Da come mi guardano entrambe, penso di aver stampato in faccia un sorriso enorme e scemo…ma chissenefrega.
Min mi abbraccia di scatto.
«Non sei più arrabbiata con me, vero? Anzi, forse dovresti persino ringraziarmi…»
Claire le dà una gomitata.
«Tu sei un pericolo pubblico e meriteresti di venire trasformata in un bradipo! Guarda che quello che hai fatto con Robbie resta una mostruosa, insensata e folle!»
Ma lei sorride serafica.
«Secondo me Mika è passata dalla mia parte e vede la nobiltà delle mie azioni»
«La nobiltà?»
«Certo! Io ho salvato Rob da orde di fan maniache e Mika ha salvato Ben da quella pupattola bionda, no?»
Io scoppio a ridere.
«Non era una bionda naturale»
Claire ghigna.
«Povera caaaaaara» dice, imitandone il tono «E dire che Bennuccio è stato così cattivoooone con leeeeeei…»
Scoppiamo tutte e tre a ridere e ridiamo talmente tanto che Madama Pince, la bibliotecaria, ci ringhia addosso e ci caccia dalla biblioteca.
Disgustata, ci guarda uscire mentre ancora ululiamo dal ridere.
 
Per somma sfortuna, fuori dalla biblioteca incrociamo Blaise con due Serpeverde.
Mi guarda stralunato, quando vede la mia faccia allegra e le ragazze che ancora ridono fino alle lacrime.
 
Ehm.
 
Tento di ricompormi, ma non so se mi riesce bene.
Pazienza.
Sono troppo felice.
Mindy e Claire vogliono sapere di come ho fatto pace con Ben e quando racconto loro che sono corsa a casa sua restano senza parole.
Claire mi abbraccia.
«Sono fiera di te» mi sussurra.
«Accidenti, Mika. Ma…davvero avete dormito insieme?» chiede invece Mindy.
La guardo, perplessa.
«Ma credevo che tu e Rob…»
Lei scuote il capo, i codini che ballonzolano allegri.
«Abbiamo dormito nello stesso letto, ma ancora non è successo niente. E poi Rob russa come un Ippogrifo raffreddato, è impossibile dormire con lui accanto»
Io scoppio a ridere.
«Invece Ben è un angelo quando dorme. Ma purtroppo ha dei saldi principi morali e non sono riuscita a scalfirli…per ora!»
Strizzo loro l’occhio e entrambe squittiscono, deliziate.
«Cosa? Avete parlato di…sesso?» domanda Mindy.
Io annuisco.
«Raccontaci tutto!» grida Claire.
 
Quando scatta il coprifuoco, devo spingerle verso i rispettivi dormitori, perché ancora mi guardano a bocca aperta, tutte e due.
«Mika! Non posso credere che hai cercato di…di violentarlo!» sbotta Mindy.
«Notte, Min!»
«Ma davvero! Se penso che all’inizio litigavate in continuazione! Certo che Ben è proprio bello e…»
Ride e si scansa per evitare che le pizzichi il braccio.
«Va bene, capito. È tuo. Ok. Sogni d’oro…sogna il tuo principe! Claire, è ora che ti troviamo un bel babbano…»
Ma Claire arrossisce, perché in quel momento Dean Thomas attraversa l’atrio con Seamus.
«…o un mago, magari…» annuisce Mindy.
«Min!» le ringhia dietro Claire.
«Ragazze, per stasera basta, abbiamo combinato abbastanza direi. Ci vediamo domani…oh, ciao, Harry»
Vedo Harry dirigersi verso le scale con Ron e Hermione al fianco.
Mi sorride e si avvicina.
«Devo ridarti una cosa» gli bisbiglio.
Ho ancora la Mappa.
Lui annuisce e poi, a sorpresa, mi sussurra.
«Ti porto i saluti di un amico comune: Felpato. Dice che è uno zio molto orgoglioso»
Io gli sorrido, un po’ stupita dal groppo in gola che sento.
«Mi ha parlato tanto di te…lo hai visto?»
Harry annuisce.
«Sono andate bene le vacanze?»
Lui fa una smorfia.
«Non sono partite molto bene…a proposito, grazie per quello che hai detto a Madama Bones per il papà di Ron. Silente ce lo ha detto»
Sbircio dietro le sue spalle e vedo Hermione sorridermi.
Ron mi ringrazia, imbarazzato, ma io gli faccio un cenno per dirgli di non preoccuparsi.
Poi mi balena in mente una cosa.
Silente. Harry.
Oddio.
«Harry…» gli dico poi, di getto «Piton mi ha appena fatto capire che sa che Silente ha permesso a Rob e Ben…che sarebbero i due babbani che…»
Lui mi fa cenno di aver capito.
Esita un attimo e poi avvicina le labbra al mio orecchio.
«Piton è nell’Ordine della Fenice» sussurra.
Io sgrano gli occhi.
«Ah…quindi…va…va bene?»
Harry ha un’espressione comica stampata in faccia.
È risaputo che lui e Piton si odiano calorosamente.
«Eh, proprio “bene” non direi trattandosi di Piton…comunque stai tranquilla. Se lo sa Silente sei a posto. Ci vediamo, Mika»
Lo saluto e poi vedo Mindy e Claire fissarmi, perplesse.
Ah, già.
«Ehm. C’è una cosa che non vi ho raccontato…»
Ma non faccio in tempo a spiegarmi perché la Umbridge pattuglia l’atrio spedendo tutti nelle rispettive Sale Comuni.
«Domani» prometto, salutandole.
Quando entro in Sala Comune, però, scopro che l’atmosfera è tutt’altro che rilassata.
Vedo molti fissarmi e poi distogliere lo sguardo appena me ne accorgo.
 
Le notizie corrono veloci, a quanto pare.
 
Reprimo un sospiro di impazienza: volevo andare a dormire, ma è escluso che io scappi di fronte a una situazione del genere, come se avessi qualcosa di cui vergognarmi.
Quindi mi dirigo verso le poltrone attorno al grande caminetto e mi siedo.
Nemmeno due secondi e varie ragazze mi si avvicinano.
Mi chiedono come sto, come ho passato le feste.
Millicent mi domanda dove ho preso il vestito che indossavo alla mia festa.
Io scrollo le spalle, indifferente.
«Un regalo di Blaise»
Pansy coglie la palla al balzo.
«Mika, ma…tu e Blaise…è vero che vi siete lasciati?»
Io annuisco.
Lei squittisce, falsamente dispiaciuta.
«Oh mi dispiace!»
«Cose che capitano» minimizzo io.
«E come mai?» chiede, avida di pettegolezzi.
Ma io non do loro soddisfazione, anche se è un misero risultato, visto che siamo comunque il pettegolezzo dominante della serata.
 
E il giorno dopo scopro che il pettegolezzo non si limita ai Serpeverde.
Non arrivo al tavolo della colazione che Ernie McMillan mi ha già chiesto di uscire.
Poso la borsa e Draco viene a sedersi vicino a me.
Blaise mi fulmina con un’occhiataccia e si alza dalla tavola.
Molto bene.
Per fortuna arriva Claire a salvarmi.
Avvolge un paio di toast in un tovagliolo e mi fa cenno di seguirla fuori.
Con lei e Mindy ci ripariamo sotto uno dei porticati esterni e, mentre sbocconcello un toast, guardo il paesaggio grigio e gelido, immobile nella mattina fredda.
«È molto difficile?» mi chiede piano Mindy.
Le sorrido.
«Stare lontana da Ben? Tanto»
Sorride anche lei.
«Mi manca Rob! Non vi ho raccontato che in questi giorni mi ha portata in giro per pub e locali…è stato proprio carino!»
«Racconta, dai» la esorto «Almeno mi distraggo. Detesto i pettegolezzi»
«Tranne quando siamo noi a farli» mi strizza l’occhio la mia amica.
Mi apro a un sorriso riluttante.
«Odio l’attenzione morbosa della gente. Ah. Non vi ho detto che McMillan mi ha chiesto di uscire?»
Claire strabuzza gli occhi.
«Cosa? Ma se sei single da cinque minuti!»
Io la fisso.
«Non sono single!»
«Ah, vero. Per i mutandoni di Merlino…per un attimo mi sono dimenticata di Ben!»
Io scoppio a ridere.
«Cosa dovevi dirci ieri sera?»
Torno subito seria.
«Ci vorrebbero due ore. Vi anticipo solo un nome»
Mi guardo attorno per controllare che non ci sia nessuno in giro e poi bisbiglio loro:
«Sirius Black»
 
Mi guardano, attonite.
A Mindy cade di bocca il pezzo di toast che stava addentando.
Claire mi fissa, spaventata.
Dopo un attimo, Min pigola:
«A questo punto, credo che i discorsi su Rob dovranno attendere…»

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Capitolo 28
*** Complicazioni e messaggi ***


Alla mia Nonnina, che ama Mika più di Bella ;)
Love!
 

La questione del mio incontro con Sirius Black monopolizza i pensieri di Mindy e Claire per tutta la prima settimana dopo il rientro a scuola.
E anche quando impongo loro di smettere di bisbigliare in continuazione sulla questione non appena ci troviamo insieme, so che è sempre nei loro pensieri.
Min non dorme la notte, Claire prende una S in Incantesimi che la manda fuori di testa.
Passiamo tre sere di fila in biblioteca a studiare insieme, ma vedo che non riesce a concentrarsi.
E ne fa un dramma, per via della sua media altrimenti alta.
 
Per cui, una sera, prendo l’iniziativa.
Mentre Claire è china sui libri e impreca sottovoce (e non capisco se odi più la Umbridge o Caramell, sono i suoi soggetti preferiti da insultare), io alzo la testa e vedo un ragazzo passarmi accanto.
«Ciao, Dean» dico sorridendo.
La biblioteca si zittisce praticamente in un attimo e io sospiro dentro di me, anche se sto ben attenta a mantenere un’espressione tranquilla.
L’ondata dei pettegolezzi non si è esaurita, anzi.
È cosa risaputa in tutta la scuola che ho rifiutato di uscite con Ernie McMillan di Tassorosso, Anthony Goldstein di Corvonero e che Malfoy si siede sempre vicino a me a colazione, pranzo e cena.
Questo quando siedo al tavolo dei Serpeverde e cerco di farlo pochissimo, visto che Blaise ostenta un muso a dir poco lungo un metro.
 
E ora l’intera biblioteca si chiede se non è sul punto di scoprire il motivo per cui ho lasciato il mio fidanzato storico.
 
L’intera biblioteca eccetto naturalmente Claire, che mi conosce bene e sta cercando di fulminarmi con gli occhi.
 
Nel silenzio irreale che si è creato, Dean si volta perplesso verso di me, dopo essersi guardato intorno.
«Per favore, puoi ridarmi i miei appunti di Trasfigurazione?» chiedo.
Reprimo un sorriso quando si leva un sospiro collettivo di delusione per il mancato pettegolezzo.
Dean invece arriccia il naso, divertito.
Gli faccio cenno di sedersi e lui borbotta:
«Pensavano stessi per invitarmi a uscire. Ci saranno dei suicidi»
Io ridacchio e prendo gli appunti che mi tende.
«Grazie. A quando la prossima riunione dell’ES?» bisbiglio.
Lancio un’occhiata all’imbronciato Seamus che lo accompagna.
Pur essendo un Grifondoro, Seamus non viene all’ES.
È tra quelli (tanti) che si sono schierati contro Harry e Silente.
Dean scuote la testa.
«Non so, Harry dice che è impegnato. Hey, ciao, Claire»
«’Ao» borbotta lei, la faccia sepolta nel libro.
Io sbadiglio vistosamente.
«Sono stanchissima. Mmm…sai, Dean, dovrei aiutare Claire con il ripasso di Incantesimi, ma proprio non riesco a stare sveglia. Non potresti….»
Lei mi lancia un’occhiata omicida, ma lui scuote le spalle, tranquillo.
«Ti scoccia?» chiede a Seamus.
Lui scrolla la testa e si siede al tavolo.
Ecco. Un genio.
Cerco una scusa per restare e non lasciarli lì in tre, quando entra Blaise.
Mi lancia un’occhiata di fuoco, poi va a sedersi nel tavolo accanto al nostro.
Alzo gli occhi al cielo.
«Bene, io andrei»
Claire sbuffa.
Mentre Dean sfoglia le pagine di libro io mi chino a bisbigliarle:
«Ti ricordi dei tuoi giochini alla Stamberga? Quando volevi fare il bagno a Ben? Divertiti tesoro!»
Le faccio una linguaccia e lei mi fulmina con gli occhi.
Io saluto e mi dirigo alla porta.
 
La oltrepasso quando Draco mi si affianca.
«Mika. Che fortunata coincidenza»
Sì, proprio.
Con la coda dell’occhio vedo una furiosa Pansy Parkinson che mi fulmina con gli occhi.
Probabilmente l’ha mollata lì all’improvviso.
Reprimo un sospiro.
«Ciao, Draco»
«Allora, dove vai?»
«A dormire»
«Dai, Mika» mi sfiora il braccio «A quest’ora? Non è da te…»
«Draco» mi fermo in mezzo al corridoio e lo fisso negli occhi «Vorrei ricordarti che Blaise è tuoamico»
Lui scuote le spalle, indifferente.
«Sai meglio di me che Zabini è un tipo freddo e riservato. Onestamente non saprei dire cosa gli passa per la testa…»
«Io sì. Spaccherà la tua, di testa. E lo sai»
«Oh, andiamo, Mika. E questo tuo fantomatico fidanzato?»
«Fantomatico?»
I miei occhi si riducono a due fessure.
«Bè, insomma, non mi pare di averti vista in giro con qualcuno e quindi pensavo…»
«Che cosa?» faccio un sorriso di scherno «Che me lo fossi inventato per mollare Blaise? Oh, andiamo, Draco. Non sei così stupido. Non avrei avuto bisogno di una scusa, se lo avessi mollato perché ero stanca di lui»
Malfoy fa una smorfia, ma all’improvviso dice:
«È uno di quei tizi con cui ti ho vista a Diagon Alley? Quei due tizi alti e…»
Mi impongo di non tradire emozioni.
«Quali?»
Ci fissiamo ed è un bello scontro di volontà.
Io ripenso a quel giorno e mi sforzo di chiedermi obiettivamente se Ben e Rob abbiano tradito in qualche modo il fatto di essere babbani.
Ma non mi sembra.
Draco ha l’aria di chi non mi crede, ma non sembra avere altri sospetti.
«Dai, puoi dirmelo…»
«Perché, cosa cambia?»
Lui fa una smorfia, ma io lo anticipo:
«No, Draco. Non uscirei comunque con te»
Le sue guance si tingono di rosa pallido.
«Molto bene, principessa. Buona serata» dice con tono di scherno.
Torna da Pansy e le passa un braccio attorno alle spalle.
Lei sorride con aria di trionfo.
Che pena.
 
Torno in Sala Comune e rileggo pigramente gli appunti di Aritmanzia.
Sto per salire in dormitorio quando Blaise fa irruzione e viene verso di me.
«Allora stai con qualcuno che non frequenta Hogwarts?» chiede senza preamboli.
Io sospiro.
«Cosa vuoi, Blaise?»
Lui stringe gli occhi.
«Voglio sapere per chi mi hai mollato. Draco dice di averti vista a Diagon Alley con quelle mezzosangue delle tue amiche e due tizi sconosciuti»
Mi alzo per fronteggiarlo e il mio tono di voce si fa gelido.
«Prima cosa: non osare dire una parola sulle mie amiche. Seconda cosa: sconosciuti per chi? Per Draco e te? Ah, bè, allora…perché voi conoscete il mondo, vero?»
«Il mondo che conta, sì» ribatte lui, gelido.
 
Cazzo.
Devo stare attenta.
 
«Il mondo dei ragazzini, forse» concedo con una scrollata di spalle «Ma io sono uscita dalla nursery»
Lui arrossisce per l’offesa.
«E quindi?»
«Ma quindi cosa?» scatto «Sei così fuori di testa che ti fidi di Draco? Blaise, lo dico per te: ma non ti sei accorto che mi ha già chiesto di uscire almeno cento volte?»
Lui serra le labbra, infuriato.
Non volevo essere meschina, volevo solo distrarlo dal pensiero di chi era con me a Diagon Alley.
E forse ci riesco, visto che se ne va senza salutarmi.
 
Vado a dormire, ma sono nervosa.
La mattina dopo irrompo in Sala Grande e mi dirigo al tavolo dei Grifondoro, dove vedo Claire e Mindy sedute vicine.
«Tu!» sbotta Claire appena mi vede «Ma ti pare che…»
Non la faccio finire.
Le prendo entrambe per una manica e le strattono per farle alzare.
Mentre le conduco in cortile, bisbiglio loro di Blaise e Draco.
Mindy impallidisce e persino Claire si zittisce.
Io mi tormento le mani.
«Cosa facciamo?»
Claire sospira.
«Niente, hai fatto quello che si poteva fare. L’unica cosa è ignorarli. Se fai capire loro che ti importa e sei preoccupata è peggio: li incoraggi ad indagare»
Io faccio una smorfia: come faccio a far finta che non mi importa?
Mindy mi accarezza un braccio con fare consolante e mi sorride.
«Ho una cosa che ti tirerà su il morale: guarda!»
Mi tende una busta.
«È una lettera di Rob!» dice, raggiante.
È talmente felice, così palesemente felice, che mi strappa un sorriso.
Poi mi tende un foglietto.
«Per te, da Ben»
«Cosa?» grido e gliela strappo di mano.
Spiego la pergamena con mani tremanti.
 
 
Non so se sto impazzendo.
Rob sta per affidare una lettera (una lettera! Ignoravo sapesse scrivere qualcosa che non siano messaggi sul cellulare!) a un gufo.
Il pennuto è appoggiato alla finestra e ci guarda con aria di sufficienza.
Rob sta scribacchiando entusiasta fogli e fogli con un’espressione assolutamente idiota, il che mi fa pensare che siano per Mindy.
Mi sento un po’ idiota anche io, all’idea di affidare una lettera al gufo (è ammaestrato? Sembra educato. È magico? Parla? Ha un navigatore, una bussola? Insomma: come fa a sapere a chi deve portare la lettera? Rob dice che basta dirgli il nome del destinatario…sto impazzendo! L’ho già detto?).
Comunque, pazzo o no, se questo può servire a comunicare con te e a dirti quanto mi manchi, ben venga il gufo.
Ti penso,  sempre.
B.
 
 
Lancio un grido di esultanza e abbraccio Min e Claire fino a soffocarle.
«Mika! Ma sei impazzita?»
Ma io ho il fiatone, come se avessi corso dal villaggio a qui.
«Dice che mi pensa sempre! Che gli manco! Evviva!»
Claire scuote la testa, incredula, ma sorride.
Mindy ride e poi mi dice:
«Senti cosa mi scrive Rob! Dov’era…ah ecco! “Allora: Ben ha completamente perso la testa e sta seduto per ore sul divano con un libro in mano e la tv accesa ma non legge e non segue i programmi. Guarda nel vuoto, almeno finché io non mi metto a sussurrargli “Mika…Mika…” allora si infuria e mi corre dietro imprecando. Fa tenerezza, non l’ho mai visto così. Quando stava con Tamsin la maggior parte del tempo era seccato e irascibile. E ti credo, visto com’era lei. Una piattola come non se ne vedono. Invece ora è felice. Cioè, ora come ora no perché Mika non c’è, ma con lei ha trovato la felicità. Ieri abbiamo avuto una sessione di interviste ed era completamente distratto, rispondeva a caso…il regista si è preoccupato: Ben è sempre così scrupoloso nel lavoro…” e poi mi racconta di ieri. Ecco, volevo che lo sapessi»
Io sento un sorriso che mi si allarga sul volto e che non riesco a controllare.
«Eccone un’altra con lo sguardo perso nel vuoto…» scherza Claire «Ehi, tesoro: sono arrabbiata con te per lo scherzetto di ieri con Dean»
Mindy accenna a una risatina.
«Claire me lo stava raccontando. Brava Mika!»
«Macchè “brava Mika”: ero imbarazzatissima!» borbotta l’altra.
«Scusa Claire, ma ora non possiamo parlarne: devo andare a scrivere a Ben!»
Le abbraccio al volo e scappo via di corsa.
Le sento ridere, almeno finché non scorgo una sagoma familiare che attraversa il cortile.
«Ehi, Dean!» grido «Pranzi con noi, oggi?»
Lui mi guarda con gli occhi sbarrati, ma annuisce.
Prima di varcare il portone lancio un’occhiata alle mie amiche e vedo Claire strabuzzare gli occhi e Mindy farmi cenni di approvazione da dietro le sue spalle.

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Capitolo 29
*** Per Ben ***


Hogwarts
Sala Grande
Ora di colazione
(sono in ritardo per le lezioni, non ho mangiato, mi manchi)
 
 

 

 
Non so cosa siano i “messaggi sul cellulare”, né cosa sia un “navigatore”.
E tu non sei qui a spiegarmelo.
E, senza di me, hai solo Rob a introdurti a certi argomenti… il che è molto preoccupante, perché chiaramente a lui ha insegnato tutto Mindy.
Non so dove finiremo, di questo passo!
Non posso lasciarti solo, chiaramente non sei autonomo…. Va bene, lo so, sto sproloquiando e ti immagino già scuotere la testa e inarcare un sopracciglio (molto sexy).
Uffa.
È terribile.
È terribile non averti qui.
E io odio la scuola.
Odio stare lontana da te.
E odio sembrare una ragazzina stupida, per cui ora ti lascio e vado a studiare, cercando di conservare un minimo di dignità.
 
Non vedo l’ora di vederti: anche io ti penso sempre.
 
Tua,
Mika
 
Ps: per il tuo compleanno ti compro un gufo!
 



Pps: so scrivere lettere molto più belle, è solo che…mi manchi. Bha. Come sono diventata smielata, babbano!
 

>Angolino mio:

La mia Lisbeth mi fa giustamente notare che Mika si sta sdilinquendo....
abbiate pazienza: è giovane e innamorata!
E no, la sua autrice non sta diventando una tutta amore e dolciosità....non temete!
Baci!

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Capitolo 30
*** Gufi e postini: sistemi a confronto ***


 
Giovedì mattina, per la prima volta da giorni, Claire non nomina mio zio Sirius Black appena apre bocca.
Sono passate quasi due settimane dal rientro a scuola, che la mia amica ha trascorso alternando i gemiti per le rivelazioni su Sirius alle imprecazioni contro quelli che definisce i miei “giochini infantili”.
Ovviamente, allude a Dean.
Ma si sbaglia.
Ormai io devo fare poco.
Dean si è abituato a sedersi con noi, a parlare con noi.
Certo, non è una cosa esclusiva, ma succede sempre più frequentemente.
E spesso non c’è il suo amico Seamus con lui: un buon segno, secondo me.
Da parte sua, Claire finge che non le importa e che passa del tempo con lui solo perché io e Mindy, a sentir lei, ci siamo “fritte il cervello per colpa dei due babbanazzi”.
 
Il che è verissimo.
Ma se solo sento la parola “babbanazzo” affatturo tutti.
 
Comunque, giovedì li osservo mangiare e parlare da soli, a pranzo.
Sorrido fra me mentre fingo di concentrarmi sul mio spezzatino.
Seduta accanto a me, Pansy racconta a voce altissima che ieri sera lei e Draco hanno studiato in biblioteca, insieme.  Da soli.
Che divertimento, ragazzi.
Faccio correre lo sguardo per la sala e vedo Mindy con la faccia sepolta nel libro di Pozioni.
Oggi c’è un test di Piton.
Saranno guai.
Ma chissenefrega.
Domani…domani c’è lezione di Babbanologia.
E indovinate dove andiamo?
 
Bravi, avete vinto una salamandra.
Domani si va a Londra, nel mondo babbano.
 
 
Dormire la notte è escluso.
Continuo a rigirarmi nel letto pensando a Ben.
Sento il mio corpo spasimare per il bisogno delle due carezze.
Ma non è solo questo.
Non è solo il fatto che è bellissimo e che io sono, per la prima volta, davvero attratta fisicamente da una persona.
Non è il pensare al sesso.
È di più.
È lui.
Così brillante, così dolce.
Mi manca parlare con lui, che riesce a rendere interessanti anche cose che io non avrei mai pensato esistessero.
Voglio vederlo.
Non vedo l’ora.
Non posso aspettare.
 
Cerco di rilassarmi e di prendere sonno, se non altro per non avere un aspetto spaventoso, ma mi addormento a tratti e dormo male, svegliandomi più volte.
Quando la sveglia suona, è una liberazione.
Butto all’aria l’armadio e alla fine scelgo un abito in lana sottile con il collo e i polsi in pizzo, color tortora.
Spazzolo i capelli forsennatamente, mi trucco e metto gli stivali alti.
Quando scendo in Sala Comune, varie teste si voltano a guardarmi.
Mentre chiudo la divisa sopra il vestito, Malfoy stringe gli occhi, con Pansy vicina, che cerca di attirare la sua attenzione inutilmente.
Vedo Blaise, nei cui occhi passa un lampo.
Rimpianto?
Gli sorrido timidamente e scendo in Sala Grande.
 
Non riesco quasi nemmeno a mangiare, quindi imburro velocemente un toast e parto alla ricerca delle mie amiche.
Passo accanto al tavolo dei Grifondoro e vedo Claire e Dean intenti a chiacchierare.
Sorrido e cerco con lo sguardo Mindy, al tavolo di Tassorosso.
Lei sta trangugiando grandi quantitativi di torta alle mele, ma mi vede e mi fa un cenno.
Mi siedo e vedo nei suoi occhi la stessa gioia e la stessa aspettativa che c’è nei miei.
«Sei radiosa»
«Anche tu» le sorrido «Sarà una giornata infinita»
 
E infatti è così.
A lezione di Rüf rischio seriamente di addormentarmi: mi piombano addosso i postumi della notte insonne.
Mindy disegna cuoricini sulla sua pergamena e anche Claire è completamente tra le nuvole.
Le do di gomito.
«Come sta Dean?»
Lei grugnisce.
«Spiritosa. Ti sei divertita abbastanza?»
Sorrido, angelica.
«No. Tu con Ben ci sei andata giù pesante»
«Ma tu lo guardavi dall’alto in basso perché pensavi che un babbano non potesse stare con te! E lo avrebbe visto anche un cieco che invece vi piacevate, e molto! Ma io…» improvvisamente arrossisce «Io non sono come te, Mika. Non sono così sicura, così…bella. Così capace di girare a mio favore ogni situazione. Tu hai sempre tenuto testa a Ben, ma io…»
Sono scossa.
«Claire, ma cosa dici? Ma a te non manca proprio nulla! Sei intelligente, acuta, bella..»
Lei sorride.
«Mi manca l’allure da principessa?»
Resto per un attimo senza parole.
«Ho sempre pensato che fosse la cosa di me che non ti piaceva»
Lei scuote la testa, inorridita.
«Ma figurati! Io sono diversa. Più pragmatica, meno sognatrice. Ma…ne sento il fascino. Anche se non è da me»
Sorrido, un po’ incredula, ripensando a tutte le volte che ho ammirato lo spirito d’indipendenza e la forza d’animo della mia amica.
«Sai, tante volte ho pensato che, se fossi più come te, sarei capace di farmi valere per la persona che sono e non per il nome che porto»
«Ma tu lo fai, Mika»
Scuoto la testa.
Anche Claire sembra senza parole.
«Bè, ma allora a che cosa servirei, io?» chiede dopo un po’, stringendomi una mano.
Le sorrido.
Che meraviglia avere amiche come lei e Min.
Posso combinare qualunque cosa, sbagliare chissà quanto, ma loro ci saranno sempre.
 
Ricambio la stretta e, grazie al cielo, la lezione finisce.
Il resto della giornata si trascina stancamente.
La prof di Antiche Rune mi interroga, ma me la cavo alla grande.
E, finalmente, è ora di Babbanologia.
 
Finalmente, finalmente, finalmente.
 
Fremo mentre la Burbage continua a riempirci di raccomandazioni, quasi saltello sul posto da quanto sono impaziente.
Mindy si scioglie i codini e riannoda i capelli.
Claire sospira, esasperata, e mormora qualcosa che suona come “povera me”.
Quando la Burbage mostra la Passaporta, io mi ci avvento.
Min è subito dietro di me.
La Prof ci guarda perplessa.
Probabilmente perché vede due ragazze euforiche, truccate e impazienti di avventurarsi nell’esplorazione del sistema postale babbano, per una lezione dal titolo “I gufi e i postini: sistemi a confronto”…eh sì, secondo me qualcosa non le torna.
 
Ma bando alle ciance: si parte.
 
L’atterraggio è sempre difficile con le Passaporte: per fortuna, io cado addosso ad Annah Habbott, così almeno non sporco cappotto e vestito.
Salto su come se mi fossi seduta sul Tranello dei Diavolo e mi rassetto freneticamente.
Claire mi dà una spintarella per richiamarmi all’ordine.
La Burbage ci fa l’ennesimo predicozzo e poi, finalmente (finalmente, finalmente, finalmente!) siamo pronti.
 
Usciamo dal vicolo da soli, a una certa distanza.
Io, indifferente, mi incammino per la strada tranquilla e mi sforzo di non guardarmi alle spalle: la prima regola è mimetizzarsi.
Svolto a destra e lungo la via vedo un caffè.
 
Sorrido, quando riconosco una figura familiare seduta a un tavolino, con un caffè davanti.
 
Arrivo silenziosa alle sue spalle e mi fermo per osservarlo.
I capelli scuri e corti, appena arricciati sul collo.
La sciarpa annodata morbidamente sul cappotto grigio.
Le mani, eleganti e sottili, che stringono la tazza.
Reprimo un fremito e poso le mani sulle sue spalle, facendolo sussultare.
Con le labbra vicino al suo orecchio gli sussurro:
«Ciao, babbano»
Lui si alza e, in un attimo, sono tra le sue braccia, con le labbra a un centimetro dalle sue.
«Ciao, piccola peste»
 
E poi non abbiamo bisogno di dirci altro.
 
 
 
 
 
 
 

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Capitolo 31
*** Evasione da Azkaban ***


Superfluo dire che di postini e gufi, alla fine, ne so quanto prima.
 
Ben mi porta nel caffè, nella saletta interna deserta.
Ci sediamo abbracciati su un divano.
Con le labbra sulla mia gola, Ben mormora:
«Non posso credere che ti aspetto da due settimane e abbiamo solo un paio d’ore»
«Non dirmelo. Le due settimane più lunghe della mia vita»
«Anche della mia. Non riuscivo a lavorare, a uscire, a concentrarmi…»
«…a studiare Aritmanzia e Trasfigurazione…»
Ben scoppia a ridere.
«Non saprei. Io ho studiato altre cose. Sono difficili?»
«Difficilissime. E, se ho in testa solo te, praticamente impossibili»
Il sorriso di Ben mi abbaglia al punto che ho difficoltà a ricordarmi di respirare.
«Cosa dovresti studiare oggi?»
Faccio una smorfia.
«Il vostro sistema postale»
Ben scoppia a ridere.
«Cosa?»
«Non ridere. Devo confrontarlo con il nostro»
«Ma voi usate i gufi!»
«Bè, voi usate delle persone…hai in mente il tempo che si perde? I gufi volano, in aria non ci sono problemi di traffico o altro»
«Sì tesoro, d’accordo, ma i gufi sono animali…»
«Sì. Molto affidabili»
Lui scuote la testa.
«Inutile. Non mi abituerò mai»
«Ehi» gli solletico il collo con le dita «Non vorrai parlarmi della posta tutto il giorno?»
I suoi occhi si fanno subito più scuri.
«Hai proprio ragione…» mormora, tornando ad avvicinarsi a me.
 
Ah.
Meraviglia.
Che me ne frega dei gufi?
 
Siamo talmente presi l’uno dall’altra che, quando la porta si spalanca improvvisamente, io faccio un salto per la paura.
Ben mi stringe, protettivo, ma è solo Claire.
Ci rilassiamo entrambi.
«Claire! Ci hai fatto prendere uno spavento…»
Mi muoiono le parole in gola quando vedo la sua espressione.
È terrorizzata.
E bianca come il gesso.
Sono subito in piedi.
«Claire…cosa succede?»
Le tendo la mano, ma lei mi fissa con gli occhi sbarrati.
«Claire…» anche Ben sembra preoccupato.
 
Poi la mia amica, senza parlare, mi tendo un giornale.
È la Gazzetta del Profeta, Edizione Speciale.
Lo riconosco dalle foto che si muovono.
«Che cazzo!» dice Ben «Quelle foto si muovono!»
 
Ma io quasi non lo sento.
Tengo il giornale in mano, orripilata.
 
Dieci foto mi guardano sprezzanti dalla prima pagina.
 
Dieci visi che conosco benissimo.
Dieci visi che qualunque mago conosce benissimo.
 
Sono i Mangiamorte, i Mangiamorte detenuti ad Azkaban.
 
Con uno strano ronzio nelle orecchie, leggo il titolo dell’edizione speciale:
Evasione di massa ad Azkaban.
Dieci Mangiamorte evadono dall’ala di massima sicurezza.
 
Le gambe mi cedono all’improvviso e crollo sul divano.
«Mika!» grida Ben, correndo al mio fianco.
 
Alzo gli occhi su Claire, entrambe siamo ammutolite dalla paura.
 
Com’è…com’è possibile?
Evasi.
I Mangiamorte.
 
Il pensiero è spaventoso, troppo per formularlo ad alta voce.
 
In quel momento, Mindy e Robert entrano nella stanza, mano nella mano, sorridenti e con le guance arrossate dal freddo.
 
Li fisso come se non li avessi mai visti prima, lui così alto e lei così felice.
 
Ma è un attimo.
Mindy osserva sgomenta le espressioni mie e di Claire e lo sguardo preoccupato di Ben e lascia la mano di Robert.
«Ragazze, cosa c’è?»
Le tendo il giornale, senza parlare.
E vedo la sua espressione cambiare, da felice ad attonita.
A terrorizzata.
Si lascia scappare un gemito e il giornale le sfugge di mano.
«Ragazze, ma cosa succede?»
Robert le stringe un braccio perché lei sembra barcollare.
Ben è seduto accanto a me e mi ha presa tra le braccia, come a volermi difendere.
 
Sento un groppo stringermi la gola; non riesco a pensare lucidamente.
 
Mi stringo a Ben e lo sento accarezzarmi dolcemente la schiena, mentre mi mormora parole dolci e rassicuranti.
Robert, invece, sta dando di matto a vedere Mindy che sembra sotto shock.
 
Alla fine, Claire lo zittisce e con un colpo di bacchetta magica sigilla la porta.
Si volta verso di noi e sembra sforzarsi di ricordare come si fa a parlare.
«Dobbiamo andarcene» mormora poi.
Io scatto come se uno Snaso mi avesse puntato la collana di Chanel.
«Ma cosa dici?»
Lei stringe i denti.
«Mika, dai, ragiona. Cosa pensi che succederà ora? Che potremo stare in giro? Che potremo continuare le escursioni nel mondo babbano come se niente fosse? Vedrai che la Scuola verrà messa in sicurezza…La Burbage starà impazzendo»
Io resto paralizzata, come se mi avesse dato un ceffone.
Guardo Ben e deglutisco, terrorizzata.
Mindy inizia a singhiozzare.
Robert sembra impazzito.
 
Io mi stringo a Ben e poso la testa sulla sua spalla.
Chiudo gli occhi e cerco di mettere ordine nei miei pensieri.
 
Cosa facciamo?
Cosa succederà ora?
Cosa significa?
Voi-Sapete-Chi sta…tornando?
Ma soprattutto: come posso proteggere Ben?
 
Penso sia quest’ultimo pensiero a snebbiarmi la mente.
Alzo la testa e vedo Ben fissarmi preoccupato.
Serro le mani sulla lana del suo maglione e la stringo forte.
«Ben, devi andare a casa. Subito»
«Cosa?» chiede, incredulo.
 
Il mio tono urgente zittisce persino Mindy, ma il mio ragazzo non si fa dare ordini tanto facilmente.
Mi prende le mani con espressione decisa.
«Mika, ora tu mi spieghi cosa succede. E poi decidiamo tutto il resto»
Io sospiro.
E mi sento debole, piccola e impaurita.
Non è una bella sensazione, affatto.
 
Claire raccoglie il giornale da terra e lo mostra a Ben e Rob.
«Ecco cosa succede. Sono evasi i Mangiamorte da Azkaban»
Robert si gratta la testa, perplesso.
«Non ho capito una parola»
Mindy si lancia in una confusa spiegazione, mentre io mi rannicchio contro il petto di Ben.
Lui mi abbraccia forte.
 
«Avevo capito che Az…qualcosa fosse una prigione sicura» dice intanto Rob.
«Lo è» risponde Claire, ancora attonita.
«Però….Sirius Black è evaso» dice all’improvviso Mindy.
Mi volto a guardarla.
Cazzo.
Mio zio.
Ci mancava questa.
Nel giro di un secondo si innesca una discussione a più voci fatta di congetture, domande, bisbigli spezzati, in cui tutti e cinque ci parliamo addosso.
 
Finché la porta non si apre di nuovo.
 
E tutti e cinque, muti, osserviamo Albus Silente entrare nella stanza con un’espressione grave sul volto.
 

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Capitolo 32
*** Misure di sicurezza ***


Se quando me lo sono visto davanti alla Stamberga Strillante mi sono spaventata, stavolta la vista di Silente mi terrorizza.
Per prima cosa rende tutto più vero.
Più drammaticamente vero.
I Mangiamorte sono evasi da Azkban.
In dieci.
E chiaramente non possiamo fingere che questo non significhi nulla.
 
Ma l’altra volta rischiavamo l’espulsione per una brava di Mindy.
Un disastro, sì.
Ma niente, niente, in confronto a quello che rischio ora.
La sicurezza di Ben, della mia famiglia, delle persone cui voglio bene.
 
Silente avanza nella stanza e chiude di nuovo la porta.
Sospira nel vederci tutti insieme e scuote la testa.
«È colpa mia» borbotta, inaspettatamente.
E io tremo, perché so cosa intende.
 
Ma Claire lo previene.
«Signore, è…è vero?»
Gli tende la Gazzetta del Profeta e Silente annuisce brevemente.
«Sì, è vero»
L’espressione di Claire si fa decisa.
«Bene. Allora voglio entrare nell’Ordine della Fenice»
Mindy si lascia scappare un gemito.
 
Guardo Claire e la vedo più pallida di prima.
E ricordo.
Ricordo che Dolohov, uno di quei dieci, ha ucciso sua zia e i suoi cugini nell’ultima Guerra.
Silente probabilmente sta ricordando la stessa cosa, perché le sorride gentilmente.
«Claire, solo i Maghi maggiorenni fanno parte dell’Ordine della Fenice»
«Ma…» inizia lei, testarda.
«Niente ma» la interrompe subito lui «Non è una regola su cui sono disposto a discutere. E non avrei dovuto essere così tollerante nemmeno su altri argomenti, visto che vi trovo tutti qui a fare salotto»
Guarda me e poi Mindy con i suoi occhi penetranti.
«Mi obbligate a ricordarvi che voi siete a scuola e non al parco dei divertimenti. E sono molto deluso dal fatto di doverlo spiegare, tanto mi sembra ovvio. Non potete usare le lezioni per incontri clandestini. E non dovete abusare della mia pazienza. Vi ho già detto a Hogsmeade che ho tollerato in via eccezionale una situazione assurda. E cosa scopro? Che state continuando a farlo, malgrado mi sembri chiaro che qui non sono in discussione soltanto le regole di Hogwarts, ma quelle dell’intero mondo magico»
 
Di fronte a questa tirata tutti restiamo senza fiato.
Persino Ben e Rob sembrano due studenti colti in fallo, come noi.
Ha ragione.
Cosa possiamo dire?
 
L’espressione di Silente non accenna ad ammorbidirsi.
«Quindi, cosa succede ora?» chiede ancora Claire.
«Ora tornate di corsa a scuola. Verranno sospese le uscite di Babbanologia, le visite a Hogsmeade e le uscite in generale»
Forse a causa dell’orrore che vede negli occhi miei e di Mindy, il tono di Silente si ammorbidisce un po’.
«Vorrei vi rendeste conto che non si tratta di una punizione ma di una misura cautelativa che vale per tutto il mondo magico»
 
Di male in peggio.
 
«Ma Signore…e Ben e Rob?» interviene timidamente Mindy.
Silente scuote il capo.
«Cosa posso dire, signorina Chapman? Che consiglio caldamente a entrambi di chiudersi in casa, pur sapendo di non poter dar loro alcun ordine. Ma vedere te e la signorina Black da ora in avanti è escluso, andarsene troppo in giro mi sembra poco consigliabile e visitare Hogsmeade è un’idea che non deve nemmeno sfiorare le vostre menti. Sono stato chiaro?»
Io deglutisco e stringo forte Ben.
Lui prende fiato e guarda direttamente Silente.
«Scusi se l’abbiamo delusa e ci siamo approfittati della sua generosità»
Silente scuote il capo.
«Ben, tu e Rob mi state simpatici e ho tollerato di buon grado qualche “gita extracurriculare” delle ragazze qui presenti. Ma stavolta parliamo della loro sicurezza. Della sicurezza di noi tutti. Immagino che sia tu che Rob sappiate di Voldemort»
Mindy rabbrividisce a sentire quel nome; Ben e Rob annuiscono.
«Bene. Ora, che il Ministero ci creda o no, sono evasi dieci Mangiamorte e la questione della sicurezza diventa di dominio pubblico. Ho sempre assecondato Charity Burbage nella pianificazione di queste sue lezioni, ma non posso mettere i miei studenti in pericolo. Uscire da scuola è escluso, d’ora in poi. Hogwarts è sicura, ma come posso proteggerle se se ne vanno in giro di nascosto per il vostro mondo? E immagino che voi due siate d’accordo con me»
 
Ben e Rob annuiscono.
 
Io stringo forte la mano di Ben.
Non voglio pensarci.
Lui mi passa una mano tra i capelli e si rivolge a Silente.
«Sono d’accordo» dice, piano.
Io gemo.
«Ma Ben!»
Ma lui scuote il capo.
«Prima la tua sicurezza»
Io scuoto il capo.
Sono preoccupata, esasperata e con una gran voglia di lanciare fatture contro tutto e tutti, ma prima che possa aprir bocca Ben si rivolge di nuovo al Preside:
«Ha la mia parola che non tenterò di attirare Mika fuori da scuola o di metterla in pericolo in qualsiasi modo»
Io chiudo gli occhi e mi mordo il labbro.
Ben mi stringe forte.
«Mika, è giusto così…»
«Io non ci capisco niente!» sbotta Robert «Che cavolo succede? Come fa questo tizio a essere morto e poi no? E ora…ora lei vuole segregare le ragazze nella vostra scuola?»
Silente lo fissa con i suoi occhi penetranti.
«Hai una proposta migliore, ragazzo mio? Perché se la hai la ascolto volentieri. Ma spero non consista nel pensare di nascondere te e la signorina Chapman su qualche set cinematografico, o come li chiamate»
Dall’espressione di Rob è chiaro che stava per proporre una cosa del genere.
Ben lo ferma.
«Rob. Non esiste. Devi pensare a Mindy, prima»
Robert fa il broncio.
«Ma per…per quanto tempo?»
Bella domanda.
Silente scuote il capo e all’improvviso mi sembra vecchio.
E stanco.
E la paura si impossessa nuovamente di me.
 
«Mi piacerebbe saper rispondere a questa domanda» dice il Preside.
Robert stringe gli occhi.
«Aspetti, mi faccia capire. Mi sta dicendo che non posso vedere Mindy…per non si sa quanto tempo? Sta scherzando vero?»
«No» ribatte tranquillo Silente, un’aura di potere attorno a lui.
Prima che Robert possa dire altro, mi alzo.
«Mi spiace, Preside. È escluso che io torni a scuola se lei pensa di rimandare Ben a casa sua»
Silente sospira.
«Mikayla, non posso dare ordini a Ben. È un adulto, può fare quello che vuole.Tranne venire a Hogsmeade»
Per andare sul sicuro, Silente previene obiezioni da parte nostra, ma io non mi lascio smontare.
«No» dico.
Ben mi passa un braccio attorno alle spalle.
«Mika, ascolta, capisco che sei spaventata, ma se non c’è altro modo…»
 
Ma io ho già formulato un piano.
«Ma…lei non crede che potrebbero andare da Sirius?»
Silente aggrotta le sopracciglia, Mindy trattiene bruscamente il fiato.
Ma il Preside scuote la testa.
«No, lo escludo assolutamente. Ma ti prego, Mikayla, non pensare che io voglia punirvi o non abbia a cuore la sicurezza di Ben e Robert. Ma il luogo dove si nasconde Sirius è il quartier generale dell’Ordine della Fenice e capirete da sole che non posso portarci due babbani. Né nessun altro. Mi dispiace»
I miei occhi si riempiono di lacrime.
Ben mi stringe subito a sé, mormorandomi frasi tranquillizzanti, ma io so che stiamo per separarci e come cavolo faccio a stare tranquilla, accidenti a tutte le Chimere?
 
«Mika, ascolta» mi dice lui, piano «Non ci andrei comunque. A casa c’è la mia famiglia. Pensi che li lascerei soli?»
Io sgrano gli occhi.
Robert interviene, esitando.
«Ma credo che per noi non ci saranno problemi…no?»
Segue un silenzio imbarazzato, perché tutti sappiamo che, durante l’ascesa del Signore Oscuro, di stragi di babbani ce ne sono state a iosa.
Poi Silente sorride e con gentilezza assicura che metterà un incantesimo protettivo alla casa della famiglia di Ben e a quella dei genitori di Robert.
È forse l’unica cosa che mi convince a mollare la presa sul maglione di Ben.
Silente ci esorta ad uscire, ma Ben, incurante di tutti, mi dà un bacio appassionato.
 
Quando ci separiamo sto piangendo.
Lui mi asciuga con dolcezza le lacrime con il pollice e abbozza un sorriso.
«Non voglio vederti piangere»
Io mi mordo il labbro per non scoppiare in singhiozzi.
Claire si alza e dà una pacca affettuosa sulla spalla di Ben per poi tirare un ricciolo a Robert.
«Buona fortuna, ragazzi. Andrà tutto benissimo. Ci penso io a Mika e Mindy, ok?»
Loro annuiscono e poi Robert abbraccia Mindy.
Ben mi sfiora la fronte con un bacio e vede i suoi bellissimi occhi velarsi di tristezza.
«Niente lacrime, dai. Magari ci vedremo prima di quanto pensiamo»
Io mi stringo a lui in preda al panico.
«E se non fosse? E se non ci vediamo per mesi?»
Lui sorride, tranquillo.
«Ti aspetterò. Per anni, se servisse»
Mi si chiude la gola.
«Anche io » bisbiglio, tra le lacrime.
 
Ben mi sfiora un’ultima volta le labbra e poi vengo trascinata via.
Silente ci guida nel vicolo, silenzioso e all’erta.
La Burbage, pallida e tirata, ci aspetta con una Passaporta pronta.
A Hogwarts, una McGranitt altrettanto pallida fa l’appello e ci spedisce in classe.
 
 
Mi sento svuotata.
Mi muovo come uno zombie.
Ho la sensazione che, se mi fermo, crollerò a pezzi.
 
E poi, all’improvviso, Mindy mi strattona bruscamente la manica.
La fisso, apatica.
Ma lei ricambia la mia occhiata con uno sguardo terrorizzato.
E bisbiglia:
«Mika. Mi sono dimenticata, non gliel’ho data…»
Il mio cervello sembra rallentato.
Aggrotto la fronte.
«Chi? Che cosa?»
Lei estrae una mano dal mantello e mi mostra una fiala piena di liquido rosato.
«A Rob. Il Filtro d’Amore. Non gliel’ho dato»
 
 
 

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Capitolo 33
*** Risolutezza ***


Il clima di paura dovuto alla notizia della fuga dei Mangiamorte opprime anche Hogwarts.
Professori, studenti, fantasmi bisbigliano incessantemente ipotesi, notizie vere o presunte, racconti e ricordi.
La Umbridge è incattivita: ha preso la fuga come smacco al Ministero ed è sul piede di guerra.
Continua ad emanare decreti idioti che vietano ai Professori di parlare in classe di argomenti non pertinenti alla loro materia, e cose così.
Come se questo potesse anche solo arginare questa marea.
 
È proprio come se un’onda fatta di mormorii crescesse la mattina, a partire dalla colazione, e si gonfiasse ed espandesse per tutta la scuola, toccando qualsiasi angolo, pertugio o anfratto.
E la sera è diventata un boato, che si placa solo quando anche l’ultima luce del castello si spegne.
 
Probabilmente solo Mindy ha per la testa altri pensieri.
È in ansia per la storia del filtro d’amore.
In ansia…è troppo riduttivo.
 
Perché il filtro funzioni, deve essere somministrato con regolarità, altrimenti l’effetto svanisce.
E, nella confusione dell’ultima volta in cui ha visto Rob, se l’è dimenticato.
 
Seduta al tavolo dei Sepreverde, rimesto pensierosa il mio porridge e lancio un’occhiata alla mia amica.
Ha l’aria sciupata e non dorme da giorni.
E, malgrado io sia assolutamente convinta che la sua sia stata una pazzia, mi sento stringere il cuore.
Ha usato un mezzo poco ortodosso, ma ci tiene davvero a lui.
 
Sospiro.
Ben mi manca da morire.
E il suo pensiero è sempre con me.
Però so che non posso abbandonarmi allo sconforto.
Perché non serve a nulla, perché non è da me e perché non ce lo possiamo permettere.
 
Ieri ho letto (di nascosto, perché la Umbridge l’ha bandito) un’intervista rilasciata da Harry al Cavillo sulla notte in cui Diggory è morto e Voi-Sapete-Chi è tornato.
 
E, di fronte a una cosa del genere, non si può certo passare il tempo stese a letto, a gemere perché il mio fidanzato adulto e babbano e io non possiamo vederci.
 
Che diamine, sono a scuola, mica ad Azkaban.
 
Non avrò le gite per un po’, ma non finisce il mondo.
Posso scrivergli.
Possiamo comunicare, anche se non è bello come vedersi.
 
E poi, era troppo pericoloso vederci così, me ne rendo conto.
Avremmo messo nei guai non solo Silente e la Burbage, se ci avessero scoperti, ma l’intero mondo magico.
Silente è stato davvero generoso, con noi.
 
Bè, siamo in guerra, inutile negarlo.
 
Claire sembra pronta a scendere in battaglia.
Mindy sembra sulla luna (o a Robertlandia).
Ben e Rob non sanno cosa sta succedendo.
 
E poi ci sono tutti gli altri.
Quelli che hanno perso i loro cari nell’ultima guerra.
Quelli che non sanno da che parte stare.
E quelli che lo sanno anche troppo bene.
 
C’è del fermento tra i Serpeverde.
Inutile negarlo: siamo quelli più vicini al modo di pensare del Signore Oscuro.
Crediamo nella purezza del sangue, non vogliamo mescolarci ai babbani.
(Io, ovviamente, ormai ho scavalcato la barricata).
 
Ma da qui a diventare suoi seguaci…insomma, non tutti vogliamo unirci a lui.
Solo che il fermento c’è.
 
 
Mi alzo e mi incammino verso la classe di Antiche Rune e Claire mi si affianca.
«Letta l’intervista?» bisbiglia.
Io annuisco.
«E…che ne pensi?»
«Che gli credo»
Lei annuisce, scura in volto.
«Claire, sono preoccupata per Mindy»
Lei fa una smorfia.
«Mika, ora non possiamo stare a pensare a Robbie-sposami-Robbie. Anche lei si rende conto che c’è una guerra alle porte. Un filtro d’amore è l’ultimo dei nostri problemi»
Annuisco e lo sguardo mi cade sulla Umbridge, che pattuglia il corridoio.
«Come fa il Ministero a far finta di nulla?»
Claire scuote la testa.
«Dopo tutti questi mesi di calunnie contro Silente cosa possono dire? Deficienti. Oh, ciao, Harry»
 
Mi volto e sorrido.
Harry e Ron hanno appena salutato Hermione.
«Ehi»
Harry ora è il paladino degli anti-Ministero e l’arcinemico dei filo-Caramell.
Meglio di prima, quando era il pazzo del villaggio.
 
Io gli credo.
L’ho conosciuto e gli credo.
Come credo a Sirius.
 
Questa è la mia posizione e non cambierò idea.
Anche se so che la mia famiglia non farà i salti di gioia.
 
Pazienza.
 
Sono Mikayla Black, sono una purosangue, sono innamorata di un babbano.
E credo in Harry Potter.
E sono nemica del Signore Oscuro.
 
 
 
 
 
 
 

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Capitolo 34
*** Due chiacchiere con Dolores Umbridge ***


Le settimane che seguono sembrano un incubo.
Un incubo.
 
Harry è letteralmente perseguitato dalla Umbridge per la storia dell’intervista con il Cavillo.
La Umbridge ha licenziato la Cooman e, per la prima volta in vita mia, ho provato pena per la Professoressa di Divinazione: sarà anche matta, ma nessuno merita di essere trattato così.
 
Mindy è in crisi totale per la storia del Filtro d’Amore.
Robert non risponde più alle sue lettere da dieci giorni.
Lei ha provato a contattare Ben per chiedergli aiuto, ma lui ha risposto che non se la sente di dare a Robert qualcosa a sua insaputa.
E che non, non lo trova “moralmente giusto”.
Quindi, Mindy sta tormentando me perché io tormenti Ben, affinchè lui la aiuti.
Ma non se ne parla.
Le ho spiegato mille milioni di volte che Ben è contrario a questa storia del filtro d’amore (e come dargli torto?).
 
Quindi, Mindy ha messo il broncio e non mi parla.
Se non per accusarmi della sua infelicità.
 
Cosa mi tiene su di morale?
Solo le lettere di Ben (“Tesoro, per favore, dai qualcosa a Mindy che le faccia perdere la memoria…non tanto, solo la parte che riguarda Rob. Così almeno mi lascia in pace.” Ammetto che ci ho pensato. Poi ho accantonato l’idea, a malincuore. Ben è sfuggente sulla storia di Rob e io non gli chiedo nulla, perché direi che abbiamo già abbastanza problemi) e l’ES.
 
 
Ma questa mattina guardo una Mindy pallidissima corrermi incontro e sgrano gli occhi.
Cosa può essere successo, ancora?
La mia amica mi strattona fino alla bacheca dell’ingresso e io sento le ginocchia farsi molli quando leggo l’avviso comparso durante la notte.
 
La Umbridge è il nuovo Preside di Hogwarts.
 
Ma che diavolo è successo?
E Silente?
 
Sono ancora lì, a bocca aperta, quando sento Claire arrivare imprecando.
Mi volto a guardarla, stordita, e resto di sasso.
Alle sue spalle ci sono Malfoy e altri Serpeverde.
«Zitta, Whickham, prima che ti faccia pentire delle tue parole» dice Draco.
«Sto tremando dalla paura, Malfoy» ribatte lei, sprezzante.
Draco scuote mollemente la testa.
«Dovresti. Dopotutto, io faccio parte della Squadra di Inquisizione»
«La…cosa?»
Malfoy sembra compiaciuto più che mai.
«Oh, sai…un gruppo di fidati studenti che supportano la nuova Preside con lealtà...»
«Lealtà?» la voce di Claire risuona per tutto il corridoio «Ma se tu nemmeno sai come si scrive, piccolo…»
Draco stringe gli occhi e Pansy, dietro di lui fa un passo avanti.
«Basta!»
La mia voce li gela sul posto.
«Draco, che diavolo succede?»
Lui mi rivolge un sorrisetto.
«Succede che le cose iniziano a girare per il verso giusto, qui dento. Ed era ora, Mika. Almeno sai da che parte stare»
 
Io reprimo una smorfia di disgusto.
Scrollo le spalle, con aria indifferente, e trascino via Claire e Mindy che sembrano pronte a dare battaglia.
 
In cortile, Claire sbuffa:
«Dannazione! Dovevamo farli a pezzi! Mika, insomma…»
«Claire» la interrompo «Ragiona. Se la Umbridge è il Preside non ci conviene. Cerchiamo di sopravvivere e basta. E di capire che diavolo è successo»
«Non ci sto!» sbotta lei «Quei sudici vermi! Quella maledetta Gargoyle! Quegli idioti del Ministero! …»
«Claire…» tenta di calmarla Mindy.
 
Ma una voce molto più fredda la zittisce.
«Signorina Whickham, non hai di meglio da fare?»
Sussultiamo tutte e tre.
Piton.
Lui ci punta addosso i suoi occhi neri e forse solo io resto indifferente.
 
Piton è il nostro responsabile e sono abituata a lui.
Claire e Mindy molto meno; Min è addirittura verdognola in faccia.
Piton le fa sempre questo effetto.
 
«Signorina Black, la Preside ti desidera. Voi due, invece, andate a fare qualcosa di utile e produttivo»
Sotto il suo sguardo gelido, Claire si volta e marcia via impettita, senza neppure salutare.
Mindy, invece, borbotta qualcosa su una lettera da scrivere.
 
Oh no.
 
Alzo gli occhi al cielo e seguo Piton, in silenzio.
Quando siamo quasi davanti all’ufficio della Umbridge mi fermo, perplessa.
«Ma questo non è l’ufficio del Preside»
Piton ghigna.
«L’ufficio del Preside non si è aperto per lei. Ma la signora dice che è contenta di stare qui, l’ha arredato così bene…»
Ghigno in risposta al suo umorismo, perché l’ufficio della Umbridge sembra una bomboniera dozzinale.
Faccio per salutare Piton, ma lui mi sorprende:
«A titolo di chiacchierata informale, signorina Black…i canali di comunicazione da e per Hogwarts non sono sicuri. Sono stato chiaro?»
Mi gelo.
«Cosa?»
Lui sbuffa.
«Mikayla, non farmi spazientire, sei una ragazza intelligente. Date le recenti…occupazioni tue e delle tue amiche, vedete di stare attente. Così è più chiaro?»
 
Ecco, ora sì che sono spaventata.
 
Deglutisco, ma lui si volta e se ne va.
Dopo un attimo, mi riscuoto e busso alla porta.
La voce mielosa della Umbridge mi invita ad entrare.
La trovo sprofondata in una poltrona rosa, dietro una scrivania sommersa di centrini disgustosi e circondata da quadri con gatti che miagolano e fanno le fusa.
Che gusto orripilante.
Non dovrebbe essere permesso a gente così di circolare indisturbata, appendendo alle pareti orrori del genere.
«Mia cara, cara Mikayla» tuba quella.
Io faccio un sorriso misurato.
Mi offre del thè, che io rifiuto.
«Oh, cara, mi dispiace non avere qualcosa di tuo gradimento da offrirti… avevo appena preparato del thè…sai…» esita e poi si sporge verso di me, con aria complice «Per il signor Potter. E diciamo che l’ho…come dire….corretto…»
Mi strizza l’occhio e io sento un brivido.
«Prego?»
Lei fa una risatina idiota.
«Bè, cara, proprio non dovrei dirlo, ma…siamo tra noi ragazze, so di potermi fidare di te, cara…»
 
Siamo tra noi ragazze?
Ma è pazza?
 
«Già solo il tuo cognome è fonte di profonda sicurezza per me, cara…»
Ah, ecco.
Mi pareva.
«Bè, comunque…è mio dovere aiutare il nostro Cornelius, visto l’accaduto ad Azkaban. Riteniamo  - e ti prego di tenerlo per te cara, sono notizie confidenzialissime…ma come dicevo siamo tra amiche – (sì, certo, come no) che Sirius Black abbia organizzato e coordinato l’evasione…»
Evidentemente scambia la mia occhiata orripilata per altro, perché subito si affretta ad aggiungere:
«Mia cara, carissima Mikayla, non pensare nemmeno per un attimo che la tua parentela con Black mi faccia dimenticare la purezza della tua stirpe e il grande lavoro che il tuo caro papà svogle da sempre per il Ministero…»
 
Sì, e i suoi soldi, soprattutto.
 
«Comunque…» abbassa la voce con fare cospiratorio «Ho ragione di credere che il signor Potter sia in contatto con il rinnegato Black. Così, mi sono fatta dare dal caro Piton del Veritaserum e…»
Io sobbalzo sulla sedia.
 
Cazzo.
Cazzo, cazzo, cazzo.
Svelta, pensa.
 
Prendo una decisione in un attimo.
 
«Oh, Preside» mi fingo preoccupata «La prego, non si esponga a gesti avventati…»
«Oh, cara» tuba lei e si sporge a prendermi la mano «Ti fa molto onore, ma non preoccuparti. Cornelius mi autorizza e mi protegge. Comunque Potter non sapeva nulla»
 
Ah sì?
Siamo a questo punto?
 
«E comunque non ti ho chiamata per queste quisquilie…ma mi hanno dato l’occasione di dimostrare che mi fido di te e che spero potremo essere amiche?»
 
Amiche?
 
Cerco di mascherare un conato mentre quella mi sorride leziosa.
«Sai, cara…la tua famiglia è  così  potente…e noi ragazze dovremmo sostenerci a vicenda…»
 
Oddio, è pazza.
Lo sapevo, ma…non credevo fino a questi punti.
 
Me la cavo con risposte poco impegnative, che chiaramente la lasciano scontenta.
Ma chissenefrega.
Mi ha già dimostrato che la tengo in pugno.
 
Scendo a lezione e, ad Artitmanzia (che si svolge in un clima di irreale silenzio, visti i recenti accadimenti), spiffero tutto a Claire.
Lei spezza addirittura la sua Piuma nuova ad Inchiostro Autocorreggente.
«Ma tu dimmi quella vecchia pazza….»
«Claire, dobbiamo stare attente. Non saranno giorni facili»
«Ho visto Harry e mi sono fatta raccontare di Silente. È sfuggito al Ministro e a due Auror»
«Non ho mai avuto dubbi. Ma dov’è ora?»
Lei scuote il capo, preoccupata.
 
E le sorprese non sono ancora finite.
 
A pranzo, Mindy ci corre incontro, raggiante.
Mi passa un biglietto, gongolando.
 
Srotolo la pergamena e ci trovo scritto:
 
Vengo lì.

 
 
 
 

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Capitolo 35
*** I nodi vengono al pettine ***


Mindy non vuole capire che questa è una follia.
Ben lungi dallo scrivere a Robert di starsene a casa sua, perché venire a Hogsmeade ora, senza Silente e con la Umbridge al culmine del potere (e della pazzia) è un suicidio, passa il tempo a sospirare e a provare acconciature.
Dopo aver passato due giorni a tentare di dissuaderla, scrivo a Ben.
Ma passano altri due giorni e non ottengo risposta.
 
Inizio a preoccuparmi.
 
D’accordo la Umbridge, la Squadra di Inquisizione, la guerra dei professori contro la Preside, le follie di Pix contro la Preside, i dispetti di tutta la scuola contro la Preside…ma dove cavolo è finito Ben??
 
Perdo l’appetito e non riesco a gioire dei continui fastidi che il corpo docenti e studenti mette in pratica contro il regime Umbridge.
Anche i Serpeverde (e in particolare la Squadra di Inquisizione) sono presi di mira, come la Scuola intera potesse finalmente sfogarsi contro la Casa meno popolare.
 
Io godo di una certa protezione, visto che Harry mi tratta come un’amica e che le mie due migliori amiche non sono Serpeverde, ma altri se la passano davvero male.
Montague è stato ritrovato dentro l’Armadio Svanitore del quarto piano; a Pansy sono spuntate delle corna.
 
E in tutto questo, io ho in testa solo Ben.
 
 
Ma non succede nulla.
Anche se Robert fosse così pazzo da tornare a Hogsmeade (e lo è), come pensa di entrare qui?
Noi non possiamo uscire.
Claire l’ha messo bene in chiaro con Mindy, sottolineando che non la aiuteremo e facendola piangere per un pomeriggio intero.
Io mi ripeto come un mantra che Claire ha ragione e cerco di non pensare a cosa farei se Ben venisse con Robert.
Probabilmente sarei io a trascinare Mindy fuori da scuola, a quel punto.
 
Claire ha ragione. Claire ha ragione. Claire ha ragione. Claire ha ragione.
 
 
Ho detto alle ragazze quanto mi ha riferito Piton sulla posta, per cui, all’alba del quarto giorno, anche Mindy inizia a mostrare segni di disperazione.
Non possiamo mandare ai ragazzi dritte o informazioni o direttive troppo precise, non possiamo dare loro appuntamenti, non possiamo fare nulla.
È a dir poco frustrante.
Non sappiamo dove sono né cosa stanno facendo.
 
Il quinto giorno, mentre ripasso Pozioni al tavolo della colazione, un barbagianni mi recapita un foglietto stropicciato e macchiato di fango.
Lo guardo schifata, ma l’uccello me lo spinge vicino con il becco.
Ne sollevo un lembo, sbircio e resto attonita.
 
 
Non puoi pensare di scambiarmi per un ufficio postale.
Non accetto pacchi in consegna.
Tantomeno seccature in consegna.
I tempi sono cambiati, in caso non te ne fossi accorta.
Vieni a riprenderti questi due.
Subito.
A.
 
 
Che roba è?
Mi alzo e vado a cercare Claire.
Le mostro il biglietto e lei scuote la testa, perplessa.
«Il barbagianni avrà sbagliato…ehi tu!» lo chiama.
Fa per legargli di nuovo la lettera alla zampa, ma quello si agita e arruffa le penne.
E, all’improvviso, Claire sussulta.
«Mika!! Guarda il collarino!»
 
La Testa di Porco
 
Oddio.
È il barbagianni di Aberforth.
 
 
Passo la giornata in preda all’ansia più totale e prendo persino un brutto voto in Incantesimi, da sempre una delle materie in cui vado meglio.
Vitious mi sembra più afflitto di me.
 
E poi succede.
Dopo aver saltato la cena, torturandomi in biblioteca con Mindy e Claire per l’ansia, all’improvviso Piton mi piomba addosso.
«Signorina Black, vieni con me»
 
Dal modo in cui mi guarda, capisco che siamo nei guai.
 
Mindy sembra rimpicciolirsi sulla sedia e Claire sbianca.
Io mi alzo con l’aria di una condannata a morte e Piton mi incombe addosso.
«Spero tu sappia come gestire il disastro che avete combinato, signorina Black. Perché stavolta non c’è Silente a tirarti fuori dai guai»
Ma come si permette?
Malgrado il cuore mi batta furiosamente e io sia terrorizzata per Ben, la mia vena combattiva insorge.
Abbasso la voce a un bisbiglio furioso.
«A quanto ne so io, la parte di Silente è la stessa sua parte. Ma grazie per l’interessamento»
Un ghigno sprezzante gli distorce il viso.
«Attenta. Inizi a somigliare in modo preoccupante a tuo zio»
Io raddrizzo le spalle.
«Grazie. È il complimento più bello che poteva farmi»
Detto questo, marcio fuori dalla biblioteca.
Mindy e Claire mi seguono.
«Non dovevi, Mika» dice la prima, preoccupata «Ci serve aiuto, non qualcuno che ci metta i bastoni tra le ruote»
Claire scuote la testa.
«Piton non è Silente, non raccontiamocela» commenta «Ma…»
 
Siamo davanti all’ufficio della Umbridge.
Mi faccio coraggio e busso.
 
La porta si apre e, giuro, vorrei morire.
 
La Umbridge è seduta davanti al fuoco.
Accanto alla sua poltrona, in piedi, c’è Blaise.
 
Con lo sguardo fisso su due persone immobili e infangate da capo a piedi, al centro della stanza.
 
Ben e Robert.

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Capitolo 36
*** Corruzione di un membro del Ministero ***


Penso di essere sul punto di perdere i sensi, ed è la prima volta nella mia vita.
 
Ho le gambe che mi cedono e per un attimo non vedo più nulla, solo puntini luminosi davanti agli occhi.
Mille pensieri mi attraversano la testa in un lampo, ma ne distinguo chiaramente solo uno.
 
Ben.
 
Devo proteggerlo, qualunque cosa succeda.
Forza Mika, non è il momento di sentirsi male.
 
Prendo fiato e faccio appello a ogni briciola di determinazione che è in mio possesso per costringermi a entrare nella stanza.
Mi sento come un furetto dato in pasto a un Ippogrifo furioso.
Stringo le mani a pugno per impedirmi di prendere la bacchetta.
Non devo toccarla.
Non posso aggredire la Umbridge.
 
O sì?
Sono capace di modificarle la memoria?
A lei, a Blaise, a Piton…quanti lo sanno?
A Caramell è arrivata voce?
Come faccio a saperlo?
Sento un rumore dietro di me e capisco che Mindy e Claire sono al mio fianco.
 
«Non mi sembra di avervi invitate, signorine» tuba la Umbridge «O il professor Piton è diventato improvvisamente sordo? Gli avevo detto di chiamare solo la signorina Black…»
Con la coda dell’occhio, vedo Claire mettere la mano in tasca e le afferro il braccio per trattenerla.
Non riesco a decidere.
 
È un membro del Ministero.
La attaccherei io per prima, se fossi sicura che il problema è circoscritto a questa stanza.
Ma non ne sono sicura.
 
Faccio un passo avanti.
La Umbridge mi sorride, viscida.
«Mikayla, cara, Blaise mi diceva or ora di qualche anomalia che ha notato nella tua posta…e che ha portato a questo…ehm…ritrovamento…»
Con la mano indica Ben e Rob ma io non distolgo gli occhi da lei, semplicemente perché penso che se guardassi Ben davvero sverrei per la paura.
 
Invece assottiglio gli occhi nella mia migliore espressione da stronza.
«Davvero, Preside? E posso sapere a che titolo Blaise può mettere il naso nella mia posta?»
Lui arrossisce.
«Non provare a cambiare le carte in tavola. Resta il fatto…»
«Resta il fatto che tu non devi osare mettere il naso nei miei affari. Stai diventando patetico, Blaise. Tra noi due è finita, come devo dirtelo? In Runico?»
Lui arrossisce ancor di più e la Umbridge gli scocca un’occhiatina.
«Avevo capito che il signor Zabini fosse preoccupato per certi carteggi equivoci…»
«Si sbaglia, Preside. È preoccupato solo per il suo ego. Ma dovrà preoccuparsi molto di più quando informerò mio padre che qui a scuola viene violata la mia posta privata»
 
Ecco.
Ho detto le parole magiche.
E infatti la Umbridge si agita sulla sedia, inquieta.
«Ma no, cara…noi…»
Nemmeno la faccio finire.
«Hai aperto la mia posta?» chiedo a Blaise, guardandolo negli occhi.
Lui annuisce, brusco.
«E cosa avresti scoperto, sentiamo?»
«C’è bisogno di chiederlo?» fa un gesto verso Ben e Rob «Come lo giustifichi, questo?»
«Io a te non devo giustificare proprio nulla»
La Umbridge si alza.
«Bè, mia cara…questo non è propriamente vero…»
 
Sto ragionando febbrilmente.
Posso vedermela con lei.
So come raggirarla.
Cosa sa?
Non molto, credo, o avrebbe già chiamato la Squadra per la Cancellazione della Magia Accidentale.
O no?
 
Bè, non ho scelta, in ogni caso.
 
«Quindi, Preside, mi faccia capire. Sono sotto accusa?»
La carta da stronza patentata è l’unica che ho.
Spero solo di arrivare in fondo.
Fisso la Umbridge e lei tenta un sorrisetto conciliatore.
«Ma cara, questa è solo una chiacchierata amichevole…»
«Affatto» la interrompo «Lei mi ha chiamata perché Blaise ha aperto la mia posta. Ora lei mi spiega a che titolo e cosa desidera da me»
La sua faccia da rospo si contrae.
Chiaramente il mio tono non le piace, ma non osa aggredirmi.
«Mika, non pensare di cavartela…» Blaise tenta di parlare, ma io mi volto di scatto a guardarlo.
«Stai zitto. Non osare rivolgermi la parola. Con te faccio i conti dopo»
E penso di avere un tono talmente secco che la Umbridge si mette davanti a lui, come a volerlo riparare.
«Mikayla, non avercela con lui. È doveroso per gli studenti  fidati  riferire alla Preside qualche anomalia che riscontrano…» cambia subito tono, nel vedere il mio sguardo «Non che tu non sia una studentessa fidata, cara…Insomma. Blaise dice di aver letto…ehm, per caso… una lettera che ti è arrivata oggi. A quanto mi dice era preoccupato che ti succedesse qualcosa di male e infatti stasera, passeggiando su al quarto piano, ha trovato per caso questi…signori coperti di fango e provenienti dalla Testa di Porco che si sono introdotti a scuola. E ha pensato che magari si fossero approfittati della tua buona fede per tentare un qualche tiro, ecco…»
Sbircio Blaise.
Sembra insoddisfatto delle parole della Umbridge, ma chiaramente non ne sa di più.
Tutto qui?
Mi impongo di non tirare un sospiro di sollievo.
Poteva andare peggio.
Se non altro, nessuno sta gridando “babbani!”.
Non ancora, almeno.
 
«Mi dispiace, Preside. Non so a chi fosse indirizzato il biglietto sporco e stropicciato che mi è arrivato stamattina, ma certo non era per me. Io non carteggio con gente che scrive biglietti criptici nel fango. E non so di cosa parlasse il biglietto. Però mi spieghi lei com’è possibile che Blaise legga  per caso  la mia posta»
Questo, chiaramente, è un terreno minato in cui lei non vuole addentrarsi.
«Ma se il biglietto non era per te allora…»
 
È il momento di colpire.
 
«Non è che me lo hai mandato tu, Blaise?»
Lui ringhia.
«Stai scherzando? Perché avrei dovuto?»
«Dimmelo tu. Per inscenare questo siparietto, magari? Perché pensavi di mettermi in difficoltà?»
«E loro come li spieghi, quindi?» mi aggredisce lui.
Indica di nuovo Ben e Rob e il mio sguardo, quasi contro la mia volontà, segue a rallentatore la sua mano.
 
I miei occhi incontrano quelli di Ben.
È sporco, con i vestiti infangati e l’aria stanca, ma sta bene.
Sta trattenendo Robert per la manica e non ha detto una parola.
I suoi occhi scuri si fissano nei miei e li vedo addolcirsi.
Potrei piangere per il sollievo.
 
Mi mancano le parole, ma interviene Ben, per la prima volta.
«Lei non c’entra. E non sapeva che eravamo qui. Siamo entrati da soli»
La Umbridge si volta lentamente a guardarlo.
«E lei chi sarebbe?»
«Il mio fidanzato» intervengo precipitosamente io.
 
Segue un attimo di silenzio attonito.
Mindy e Claire trattengono bruscamente il fiato.
Quanto a Blaise e alla Umbridge, sembra che i loro occhi stiano per uscire dalle orbite.
Ben mi sorride e mi tende la mano.
Io attraverso la stanza quasi di corsa e gli finisco tra le braccia.
 
Per tutti i calderoni d’oro.
Il momento in cui sento le sue mani attorno alla vita non ha prezzo.
Chiudo gli occhi solo per mezzo secondo.
Ce la posso fare.
Ce la posso fare.
 
Mi volto di nuovo verso la Umbridge, ignorando Blaise, con il braccio di Ben attorno alla vita.
«Mi dispiace, Preside. Della lettera non so nulla. Di quello di cui Blaise farnetica men che meno. Per il resto…»
«Ma lei com’è entrato?» domanda la Umbridge a Ben, ancora stralunata.
«Io…ho studiato qui. C’è quel vecchio passaggio, al quarto piano…mi spiace, so che non dovevo. Ma volevo solo vedere Mika, davvero»
Mente in modo così disinvolto che, se non sapessi che non è vero, gli crederei.
Giuro.
 
«In un momento così delicato lei infrange le regole in questo modo?» tuona la vecchia rospa.
Ben sembra il ritratto del ragazzo remissivo e colpevole.
«Ma io so benissimo che il Ministero garantisce la sicurezza a Hogwarts. So che non c’è il minimo pericolo. Ora, questo non scusa la mia bravata, ma…»
«Preside, mi spiace» intervengo «È…il nostro anniversario. È colpa mia. Continuavo a scrivergli che mi manca e…»
«No, è colpa mia…»
«Va bene, va bene» sbotta la Umbridge «Abbiamo capito»
 
«Non ci crederà veramente?»
 
La voce che parla mi lascia senza parole.
Perché non è di Blaise.
È di Rob.
E non gli ho mai sentito un tono tanto velenoso.
 
Mindy fa un passo verso di lui, ma Robert le punta il dito contro.
«E  tu» scandisce, velenoso «Guai se osi avvicinarti a me»
 
Ok.
Non c’è dubbio che il filtro d’amore ha esaurito i suoi effetti.
 
Ben gli molla un pestone di nascosto, mentre tutti guardano Mindy, i cui occhi si riempiono di lacrime.
«Rob…» azzarda.
«Stai zitta»
 
Claire prende Mindy per un braccio.
La Umbridge, incurante del casino, improvvisamente sorride.
Credo che la prospettiva del dolore, in qualunque forma o per qualsiasi causa, per lei sia semplicemente irresistibile.
Stringo la mano di Ben, ma lui mi bisbiglia:
«Ci pensiamo dopo»
 
Ha ragione.
 
Faccio un passo avanti e copro parzialmente Robert.
Ben ne approfitta per tirarlo indietro.
«Preside, sono mortificata»
La Umbridge torna a concentrarsi su di me.
«È una cosa molto grave, signorina Black. Anche se l’idea non viene da te, qui non possiamo permettere romantiche escursioni. Non tollererò invasioni nella mia scuola. Tu, ragazzo. Sei un mago?»
C’è un momento di silenzio teso.
«Certo» dice Ben, in tono leggero.
«Bè, dovrai consegnare la bacchetta. Tu e il tuo amico…»
«Ma quale bacch…» Robert viene zittito da Ben per la seconda volta.
«Ma a chi volete darla a bere?» sbotta Blaise.
Che però fa un passo indietro di fronte alla mia occhiata di fuoco.
 
Ok.
A questo punto giochiamoci il tutto per tutto.
«Sei stato tu! Lo hai fatto apposta!» lo accuso.
Lui stringe i pugni.
«Smettila. Non puoi pensare di cavartela con una cosa del genere…»
«Ah sì? E chi lo decide?» lo derido «Tu?»
La Umbridge si sente subito messa da parte.
«Blaise! Inizio a pensare che il tuo comportamento sia sospetto. Hai inventato la storia del biglietto?»
«No!» sbotta lui.
«Certo che sì!» intervengo io «Guardi! Ma secondo lei io mi scrivo con persone che usano il fango al posto delle piume?»
Mostro di sfuggita il biglietto di Aberforth alla Umbridge e poi lo lancio tra le fiamme.
Lei aggrotta le sopracciglia.
«Non dovevi invitare il tuo ragazzo a scuola» mi dice.
«Non l’ho fatto» ribatto.
«Dice la verità» Ben interviene di nuovo.
Poi, a sorpresa, guarda Blaise.
«Questo me lo hai mandato tu?»
Mostra un foglietto con una sola riga:
 
Stanotte. Dal passaggio del quarto piano.
 
«Non te l’ho mandato io!» lo guardo, sconvolta «Non sapevo nemmeno che fossi qui e poi non ti avrei mai detto di entrare a scuola!»
Sono nel panico più totale.
Se penso che Blaise, Blaise  aveva capito che Ben era qui e io no…
Poteva succedergli qualsiasi cosa.
Poteva fargli del male.
«Mika, calma. Lo so tesoro. Stai tranquilla» mi dice Ben.
 
Tranquilla?
E come faccio?
 
Intanto, Blaise non passa un momento d’oro.
La Umbridge gli ha puntato contro i suoi occhietti da rospo e sta usando il suo tono di voce più acuto:
«Blaise, quello che hai fatto è molto grave. E chi pensa di prendersi gioco di me…» fa una risatina stupida «Poi la paga. Sempre»
Lui storce il naso.
Poi la Umbridge si volta verso di me.
«Comunque, mia cara, purtroppo questa cosa avrà conseguenze. So che non sei stata tu, ma non posso permettere a chicchessia di entrare nella mia scuola. Dovrò avvisare Cornelius e…»
«No!» la interrompo.
E poi mi mordo la lingua, perché capisco dalla sua occhiata trionfante che ha toccato un mio punto debole.
 
Ok, Mika.
Coraggio. Trova una soluzione.
 
Alle mie spalle, sento Ben sfiorarmi la schiena.
Faccio un passo avanti e sorrido disinvolta alla Umbridge.
«Sa, Preside, ho ripensato alla nostra chiacchierata dell’altro giorno. Quella tra amiche»
Lei mi guarda con il capo inclinato su una spalla.
«Sa, aveva proprio ragione. Ho sentito che presenterà un suo progetto al Wizengamot»
Annuisce, prudente.
Io sorrido.
«Potrei parlarne a papà…»
La Preside sgrana gli occhi.
Tombola.
«No!» Blaise ha capito dove voglio andare a parare.
Non lo faccio finire.
«…o potrei presentarglielo, in modo che possa parlargliene direttamente lei…»
 
La Umbridge mi guarda rapita.
Parlare con mio padre di un suo progetto.
Ora sì che è ai miei piedi.
Mi rivolge un sorriso viscido.
«Oh, cara…tuo padre…ha un così grande potere al Wizengamot…e so che a casa vostra organizzate feste stupende…»
 
Sì.
Alle quali non sarai mai ammessa.
 
Ma le sorrido e mormoro che ne abbiamo una in programma presto.
I suoi occhi da rospo si spalancano, entusiasti.
«Mia cara, cara Mikayla…bè, non dovrei, naturalmente…ma siamo tra amiche…e un’amica non può forse comprendere una scappatella romantica?»
Sospira e mi strizza l’occhio.
«E poi, sempre tra amiche…hai davvero un bel ragazzo…sapessi, quando avevo la tua età, anche io…»
Fa una risatina idiota e mi strizza l’occhio.
 
Ugh.
Che schifo.
Mi impongo di non fare smorfie.
 
Prendo la mano di Ben.
«Ci dispiace davvero…è solo che è così difficile stare lontani…»
«Ma certo, cari…» tuba quella «E tu che lavoro fai, caro?»
«Lui ha scelto…Magisprudenza!» improvviso.
La rospa ridacchia ancora e dà un buffetto sul mento a Ben (e per farlo deve alzarsi in punta di piedi, perché lui è davvero alto).
«Oh…proprio il ragazzo perfetto per la nostra fanciulla!»
Ben sembra attonito, ma annuisce educatamente.
 
Mi scappa quasi da ridere.
«Professoressa…per favore, lo tenga per lei…non lo abbiamo ancora detto ai miei. Volevo presentarlo a tutti al compleanno della mamma, a giugno» improvviso.
La Umbridge batte addirittura le mani.
«Mia cara, ma certo! Che cosa romantica…Bene…ehm…magari potrei venire anche io…»
Le sorrido.
«Ma certo…»
 
Sì, come no.
Figuriamoci.
 
Lei mi sorride melensa e mi fa una carezza sui capelli.
«Cara, purtroppo però il tuo ragazzo qui non può stare. Salutalo e chiederò al professor Piton di accompagnare lui e il suo amico fino al cancello…»
Scuote il dito in direzione di Ben.
«…E tu, giovanotto…per questa volta lascio correre, ma basta fughe d’amore, d’accordo?»
Ben annuisce.
«Grazie. È davvero gentile. Mi scusi ancora»
Lei fa un versetto come a dire che la sua magnificenza le permette di essere generosa e poi si volta verso Blaise.
E il suo tono di voce cambia.
«Quanto a te, signor Zabini, sei nei guai…»
 
Viene interrotta dallo sbattere della porta.
Gazza corre nella stanza.
«Cosa c’è??» ruggisce la Umbridge, scordando per un attimo il tono mieloso «Ehm…volevo dire…sì?»
«Signora Preside, qualcuno ha fatto di nuovo esplodere dei fuochi d'artificio magici! Hanno invaso la scuola!»
«Ancora??!»
La prospettiva di una possibile punizione ringalluzzisce la Umbridge, che marcia verso la porta.
«Due minuti, cara» mi strizza l’occhio e se ne va con Gazza.
 
Nel silenzio irreale che segue, mi appoggio a Ben e cerco di riprendere fiato.
 
Ce l’abbiamo fatta…com’è possibile?
 
Alzo gli occhi e incrocio lo sguardo di Claire.
È esterrefatta.
«Quella…stupida…oca» balbetta, attonita.
 
Ma le braccia che mi circondano la vita hanno il potere di distrarmi subito.
Mi volto tra le braccia di Ben e lui si china a baciarmi.
E il suo bacio cancella la tensione residua.
Quando allontana le labbra, posa la fronte contro la mia.
Vedo solo i suoi occhi.
Nessuno di noi due trova le parole per un attimo.
 
Ma, alle mie spalle, sento un movimento brusco e un gemito.
Mi volto e vedo Claire trattenere Blaise per la manica della divisa.
 
E, per la prima volta nella mia vita, lo guardo con odio.
Poteva rovinarmi.
E, cosa ben più grave, poteva fare del male a Ben.
 
Mi sciolgo dalla stretta del mio ragazzo e gli marcio contro.
Lui mi guarda con aria di sfida.
«E così la potentissima Mikayla Black ha raggirato quella vecchia patetica…»
 
Non fa in tempo a finire la frase, perché gli stampo uno schiaffo violentissimo in pieno viso.

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Capitolo 37
*** La decisione più difficile della mia vita ***


«Tu sei uno stronzo» scandisco, furiosa «Hai distrutto in dieci minuti tutto quello che c’è stato tra noi. Per me sei morto»
Lui posa una mano sulla guancia e mi fissa, gelido.
«Tra noi non c’era già più niente»
«Per questo mi spii e leggi la mia posta?»
Lui non replica, furioso.
«Bene. Siamo in guerra, Blaise»
«Molto bene» assottiglia gli occhi «Se è questo che vuoi…»
 
Ma non fa in tempo a finire la frase, perché Ben lo prende per il colletto e quasi lo solleva da terra.
«Se solo scopro che tu l’hai non dico sfiorata ma anche solo  guardata  passerai un grosso guaio. Chiaro?»
Gli dà una scrollata che praticamente gli fa battere i denti e poi lo molla di scatto.
Blaise finisce per terra.
Si rialza, rosso in viso, e balbetta qualche minaccia che non impressiona nessuno.
«Vattene» sibilo io.
«Questa me la paghi, Mika» ribatte.
Ben fa un passo avanti e stringe i pugni.
E Blaise arretra verso la porta.
Si fissano minacciosi, in silenzio, finché Robert non fa tre passi avanti e afferra Blaise per la collottola, buttandolo fuori dalla porta senza troppe cerimonie.
Sbatte poi la porta e si volta verso di noi.
«Che poppante idiota. Ben, non so veramente che cazzo stai combinando»
 
È talmente diverso dal tono del solito Robert che io lo guardo, senza parole.
Mmmm.
A ben pensarci, forse  questo  è il suo solito tono.
L’altro, era il tono sotto effetto del filtro.
Come volevasi dimostrare, Robert fa un passo verso Mindy, che arretra spaventata e si nasconde dietro Claire.
«Tu, dannata ragazzina» sbotta lui «Ma hai la minima idea del casino che hai combinato?»
«Rob, io…» pigola lei.
«Rob un corno! Non sono Rob, per te! Chi diavolo sei? Chi ti conosce? Oh già, aspetta…sei quella strega che mi ha drogato!»
 
Ben lo acchiappa prima che salti al collo di Mindy mentre io e Claire (che, per la cronaca, in teoria la vediamo come lui) ci mettiamo di fronte a Mindy.
Ah, cosa non si fa per un’amica.
Anche le cose più irrazionali.
 
«Rob, smettila! Dai!»
Ben cerca di farlo ragionare, ma Robert sembra un pazzo.
Rinfaccia a Mindy ogni genere di cose, sembra fuori di sé.
 
A onor del vero, immagino che, se fossi al suo posto, anche io darei di matto.
 
«…E poi una volta le streghe le bruciavano sul rogo!» sta urlando lui «E facevano bene! Ve lo meritate! Perché diavolo siete entrate nelle nostre vite? Stavamo mille volte meglio senza di voi e il casino che avete combinato!»
«Ehi!» Claire gli urla contro «Abbiamo capito. È stata irresponsabile. Ok, bene. Ora basta!»
«Per niente basta!» strilla lui «Ho fatto la figura dell’idiota! Per settimane!»
«Allora il problema è la figura che hai fatto?»
«Il problema è…l’inutilità della vostra amica!» grida lui «Come se io potessi mai, mai anche solo guardarla!»
 
È troppo per Mindy, che scappa via singhiozzando.
Claire estrae la bacchetta.
Io mi metto in mezzo, Ben tira via Robert.
I nostri sguardi si incrociano.
«Non volevo dirtelo, che stava tornando in sé» mi dice «Perché pensavo che Mindy avrebbe di nuovo tentato di…e mi dispiace per lei, davvero, ma non è giusto…»
Annuisco, per mostrargli che comprendo.
Io non permetterei che a una mia amica facessero una cosa del genere.
Resta il fatto, però, che ora una mia amica ha il cuore spezzato.
 
Non faccio in tempo a soffermarmi sul pensiero, perché Robert si rivolta contro Ben.
«E tu, cosa pensi di fare?» gli urla.
Ben sgrana gli occhi.
«Con una di quelle! Anche tu! Ben, non fare l’idiota. Puoi avere qualsiasi ragazza. E non starai veramente pensando di stare con una che va in una scuola di matti e sa fare giochetti di prestigio?»
 
Cosa?
Cosa ha detto?
 
«Rob, smettila tu!» sta gridando Ben «Capisco che sei sconvolto, ma ti ho già spiegato che con Mika è diverso. Io e lei…»
Ma all’improvviso si zittisce perché Robert cade stecchito.
Ben sbianca, ma è stata Claire.
Riverso sul pavimento, lui le rivolge uno sguardo assassino.
Ben gli si inginocchia accanto, ma io lo rassicuro.
È solo l’Incantesimo Petrificus.
 
Solo che non facciamo in tempo a sistemare le cose, perché entra Piton.
Il suo sguardo dardeggia su di noi e su Robert e poi, con un tocco di bacchetta, lo tira in piedi.
«Ora, babbano» sillaba «Se il tuo tono di voce è quello che ho sentito dal corridoio, ti consiglio caldamente di tacere. Altrimenti, ti zittisco io. E sarà peggio»
Robert lo guarda furente, ma non replica.
«A differenza della nostra  stimata  Preside, qui c’è chi ha capito che il problema con voi è più grande del previsto. Ma, a quanto pare, siamo così fortunati nell’aver a che fare con l’autorità della nuova Preside da potervi semplicemente scortare al cancello e dimenticarci di avervi visti. Fuori. Subito»
Io prendo per mano Ben, per prevenire qualsiasi replica.
Robert guarda male Claire e ci segue, impettito.
Piton ci fa scendere per una scala laterale.
«A quanto pare, i gemelli Weasley hanno deciso di allagare il terzo piano e trasformarlo in una palude. Vorrà dire che faremo un giro panoramico»
 
Camminiamo in silenzio finché Robert non getta un urlo terrorizzato.
Ci voltiamo e lo troviamo appicciato al muro, che guarda ad occhi sbarrati uno dei quadri.
«Quel…quel quadro!»
Mi volto a guardare e vedo il ritratto di quel cavaliere suonato…com’è che si chiama…
«Attento a te, marrano!» grida il personaggio nel quadro «Sono Sir Cadogan!»
 
Ah, ecco.
Giusto.
Sir Cadogan.
 
Robert sta ancora urlando.
Piton zittisce Sir Cadogan e afferra Robert per il colletto.
Arrivati all’ingresso, Piton mi fa cenno di proseguire per la Sala Comune dei Serpeverde, ma io punto i piedi.
«Vengo con voi»
«No»
«Per favore…»
«Vai, o ti metto in punizione!»
Stringo gli occhi, decisa.
A me Piton non ha mai fatto paura.
«Se mi manda in dormitorio, affatturo Blaise»
Lui resta per un attimo senza parole e poi stringe le labbra.
«Sarai l’orgoglio di tuo zio. Andiamo, sbrigatevi»
Ben mi passa un braccio attorno alla vita e io mi appoggio a lui.
Ci guardiamo negli occhi e ci sono mille cose che vorrei dirgli, ma con Piton presente è escluso.
 
Quanto mi sono spaventata.
Quanto sono felice di vederlo.
Quanto vorrei che restasse.
 
Poi, improvvisamente, Piton inizia a parlare a bassa voce:
«Mi sono accordato con Aberforth perché lasciate Hogsmeade immediatamente. Non dovete tornare. Non c’è Silente a coprirvi le spalle, stavolta. Se la signorina Black qui presente non avesse contatti tali da spaventare la Umbridge, vi sareste trovati in grossi guai. E lei con voi. Sono stato chiaro?»
Ben, pallido, annuisce, ma Robert sbotta:
«Ho portato io qui Ben. E l’ho fatto perché volevo dirne quattro a quella ragazzina pazza che va in giro a drogare la gente a sua insaputa. Se questa è una scuola e non una gabbia di matti, come diavolo potete permettere tutto questo? E poi…ma che gente siete? Dovreste essere rinchiusi!»
Piton sogghigna.
«Fino ad un certo punto ero disposto a dirmi d’accordo con te, babbano. Diciamo che il precedente Preside era anche troppo tollerante verso certe…pratiche di insegnamento. E verso follie studentesche di vario tipo. Questo, comunque, non vi autorizza a metterci tutti in pericolo, considerando quanto siamo già stati generosi con voi»
«Generosi?» Robert gli ride in faccia «Oh guardi, non sa quanto ho apprezzato la vostra  generosità  ultimamente»
«Ragazzo, mescolare il nostro mondo con il vostro è pericoloso. Sempre. Non a caso noi viviamo nascosti. Non è solo un discorso di proteggere la magia. Si tratta anche della vostra sicurezza. Non raccontiamoci favole. Siamo diversi, come l’acqua e il fuoco»
«Non è vero!» sbotto io «Non siamo diversi!»
«Sì, Mikayla» ribatte lui, inesorabile «Lo eravamo, lo siamo e lo saremo  sempre»
«Perché ci considerate inferiori, ma noi…» inizia Ben «Ma…»
«No» lo zittisce Piton «Siamo diversi. Lontani. Inconciliabili. Ora, voi due siete giovani e non potete capire la portata di quello che significa, ma se persistete in questa follia, uno di voi due dovrà abbandonare la vita che conosce. Perché il mondo non è tutto rosa e piacevole. Ci sono dissidi e problemi. E come pensate di conciliare e superare i problemi di due mondi diversi?»
«Non è così!» grido io «Noi ce la faremo!»
«Ah sì? Lo porterai nel nostro mondo, mentendo a tutti, facendolo sentire un menomato a vita, perché di Magia ne sa quanto la Piovra Gigante? O andrai tu con lui, voltando le spalle a famiglia, carriera, possibilità? Imparando un lavoro  babbano? Come pensi di fare?»
C’è un attimo di silenzio.
«Non deve essere per forza così» dice poi Ben.
«Ah no? Vivrete nascosti in una caverna, per sempre? Perché mi sembra l’unico modo per evitare di confrontarvi con la realtà. E dove la mettiamo questa guerra?»
«Quale guerra?» lo deride Robert.
«Una guerra di cui voi ignorate ogni cosa» risponde Piton con voce mortifera «Siete solo dei ragazzini, e Mikayla è una bambina. Non avete idea…non avete idea del potere e della sete di morte che ha il Signore Oscuro. Non avete visto…famiglie decimate, centinaia di persone uccise. Maghi. Babbani. Creature magiche. Non fa differenza. Come potete sperare che il vostro stupido legame sopravviva alla tempesta che spazzerà il nostro mondo?»
 
Siamo arrivati al cancello e io ho le lacrime agli occhi.
Piton lo apre con un colpo di bacchetta.
Ben avvicina la fronte alla mia.
«Non ascoltarlo. Contiamo solo noi due»
Io inghiotto un singhiozzo e lui, improvvisamente, mi sorride.
 
E mi sembra che torni il sole, anche se è notte.
Piton lo tira indietro, ma lui mi guarda e bisbiglia due parole.
 
Ti amo.
 
Piton richiude il cancello con un colpo di bacchetta e fa cenno a Ben e Robert perché si avviino verso Hogsmeade.
Poi si avvicina a me, che ho ancora gli occhi fissi su Ben.
«Torna a Scuola. Ora. E…Mikayla. Pensa a quello che ho detto»
Io mi riscuoto dal mio torpore e grido a Ben:
«Anche io! Anche io!»
Lui si volta e mi sorride ancora, strizzando l’occhio.
 
Ma la mano di Piton mi stringe bruscamente il polso.
«Mikayla, pensaci. Se tieni a lui, pensa a proteggerlo»
Io serro le labbra.
«Certo che tengo a lui. Se lo lasciassi saremmo infelici entrambi. Le sembra una soluzione?»
Ma Piton scuote il capo.
«Se lui per te è davvero importante, allora dovrebbe contare solo la sua sicurezza. Pensaci. Tu non saresti una compagna facile neppure per un Mago: sei troppo in vista sulla scala sociale, faresti sentire inadeguato chiunque. Ma lui? Lo distruggeranno»
Scuoto la testa con rabbia.
«Ben vale più di me! Non importa se non è un mago, lui…»
Piton chiude gli occhi, come se la mia vista gli facesse male.
«Se è così brillante e meraviglioso, come si sentirà a vivere nell’ombra, dietro di te? Ma soprattutto:  tu. Con un  babbano. Diventerà una preda, Mikayla. Il simbolo di quello che il Signore Oscuro non vuole che accada»
Mi si mozza il respiro.
«Cosa vuol dire?» chiedo, con voce tremante.
«Una purosangue con un babbano. Tutto ciò contro cui il Signore Oscuro lotta da sempre. Farà di te un esempio di quello che i maghi non devono essere. Un abominio. Uno spreco di sangue. Farà di te un bersaglio e di lui una vittima»
 
Faccio un passo indietro, terrorizzata dalla sua espressione.
Mi vengono in mente stralci di conversazione sentiti a casa, nel corso del tempo.
Su Piton.
E sul suo passato.
 
Piton è stato un Mangiamorte.
E… e parla da Mangiamorte, adesso.
 
Mi rivolge un’ultima occhiata e poi si volta per seguire Ben e Robert e io provo l’impulso irrazionale di corrergli dietro e di tenerlo lontano da loro.
Sento il cuore in gola e mi aggrappo alle sbarre del cancello.
«Ben!» grido.
Lui si volta subito e fa per tornare indietro, ma Piton lo trattiene per il braccio.
«Mika!» urla Ben «Cosa c’è?»
Ma Piton stringe anche Rob e, con un colpo di bacchetta, tutti e tre spariscono in un turbine nero.
 
Le ginocchia mi cedono.
Crollo sull’erba e cerco con tutte le mie forze di non mettermi a urlare.
 
Non so quanto tempo passa.
Resto nel gelo della notte a ripetermi le frasi di Piton.
Rivedo nella mente il viso di Ben, il suo sorriso.
Vedo il ghigno di Piton.
Farà di lui una vittima.
 
Dopo, molto dopo, sento una voce chiamarmi.
Hagrid, il guardiacaccia, mi solleva di peso e fa per riaccompagnarmi a Scuola.
Quando faccio resistenza, mi prende in braccio, nemmeno fossi un cucciolo.
Hagrid è  enorme.
E ti credo.
L’anno scorso è venuto fuori che è figlio di una Gigantessa.
Però è molto gentile.
 
Non mi accorgo che sto piangendo finché lui non me lo dice.
«Piton» singhiozzo «Piton mi ha detto delle cose….orribili»
Tiro su con il naso e lui sorride.
«Ma sì, Piton lo fa spesso. Dai. Però non è così male in fondo. Soprattutto con voi di Serpeverde»
«Mi…mi ha detto che durante l’ultima guerra, ai babbani capitavano brutte cose…»
Hagrid si rabbuia in volto.
Aspetta un po’ prima di rispondere – probabilmente chiedendosi come mai a me importi qualcosa – ma poi annuisce.
«Sì. Era terribile. Gli facevano cose orrende. Poveracci. Già è bruttissimo quello che succedeva ai Maghi, ma loro…indifesi. Come i cuccioli di Unicorno. Non sapevano cosa succedeva. Ed erano il loro divertimento»
Mi rimetto a piangere, lasciandolo senza parole.
 
Piango quando entro a Scuola, quando scendo nei sotterranei e quando mi ritiro nel dormitorio.
Piango a letto, cercando di non farmi sentire.
Non dormo.
A colazione, il giorno dopo, non mangio.
Mindy non c’è.
Claire mi guarda in viso e si spaventa.
Mi trascina in cortile, incurante del freddo.
Le racconto quello che Piton ha detto e ricomincio a piangere.
Lei rimane in silenzio.
«Cosa pensi di fare?» mi domanda, dopo un po’.
«Cosa  posso  fare, Claire?» singhiozzo «Dimmelo tu»
Ma lei scuote la testa.
 
Lo so che solo una è la strada praticabile.
 
Così la mattina seguente (dopo che al tavolo della colazione ho aperto con mani tremanti un biglietto di Ben che mi dice che è tornato a Londra, che lui e Rob stanno bene, che gli manco e che Piton è l’uomo più brutto che lui abbia mai visto) ingoio altre lacrime, spiego un rotolo di pergamena e inizio a scrivere soffocando i singhiozzi:
 
Ben, mi dispiace, ma tra noi due è finita

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Capitolo 38
*** Il nulla ***


NdA:
chiedo infinitamente scusa ma ho fatto una piccolissima modifica al capitolo precedente....no, non vi dico quale :P
Ma siccome potrebbe servirmi poi.... ;)
Baci e buona lettura!!




Non sono mai stata così male in vita mia.
Non ho mai nemmeno immaginato che si potesse stare così male.
Che esistesse tanto dolore.
Che si potesse provare una disperazione tale ma che il cuore, malgrado tutto, non si fermi.
E che quindi, domani, sarà peggio di oggi, perché il dolore si sommerà con altro dolore.
 
 
Passo delle settimane infernali.
Ben mi tempesta di lettere incredule, attonite, incazzate.
Passa dallo “Stai scherzando, vero? È una battuta? Perché non fa ridere”, al “Mika, perché non mi rispondi?”, fino al “Ma che cazzo sta succedendo?”.
All’inizio avevo pensato di non scrivergli più.
Perché è una droga: non posso restare in contatto con lui e contemporaneamente impormi di dimenticarlo.
A parte che non voglio dimenticarlo, ma solo salvarlo.
Solo che non dimenticarlo temo equivalga al diventare pazza.
 
Non posso e basta.
Però ho paura che se non gli scrivo si presenti qui.
E allora sì che sarebbe un dramma.
 
Se devo cavarmi il sangue per proteggerlo, bene.
Lo farò.
Se lo faccio finire nei guai, però, direi che mi allontano dal mio scopo.
 
Quindi ci scambiamo lettere frenetiche, le sue piene di domande incalzanti e le mie colme di frasi spezzettate, presunte motivazioni e giri di parole.
Non va bene.
Il problema è che, se gli dico che lo faccio per proteggerlo, lui non mi starà a sentire, dirà che è adulto, che ha valutato la situazione, che è consapevole dei rischi….
E dirà ancora che mi ama, e questo sì che mi spezzerà il cuore davvero.
 
Quindi cerco di far passare questa mi decisione per una sentenza inappellabile, dettata dalla mia giovane e sconsiderata età, dal mio alto status sociale e da lunghe riflessioni che mi hanno portata a considerare i doveri che tale mio status sociale comporta.
 
E - incredibilmente e in un modo che mi lacera il cuore - Ben sembra a poco a poco crederci.
Persiste dapprima con le domande e l’incredulità, ma poi…ma poi le sue lettere cambiano tono.
Diventa duro e adulto e distante e tutto quello che non posso sopportare.
Mi accusa di incostanza, di falsità, di stupidità.
Mi ferisce a morte, anche se so benissimo che io non sono una ragazzina capricciosa e che quello che gli ho detto non è vero.
Ma il fatto che lui sembri alla fine convincersene mi uccide.
Mi dilania, mi devasta.
 
Piango lacrime cocenti sulla sua ultima lettera (in cui mi insulta pesantemente) e non posso credere che ci sia cascato davvero. Che non mi conosca per niente.
 
Poi, più nulla.
 
E il suo silenzio, che prima bramavo, mi dà il colpo di grazia.
Non posso semplicemente concepire dei giorni senza la sua presenza.
È uscito dalla mia vita e l’ha lasciata…vuota.
Penso alla Mikayla che ero prima di conoscerlo e mi sembra assurdo che sia passato così poco tempo.
È un’altra esistenza.
 
 
Inutile dire che a scuola sono completamente estraniata da tutto e tutti: non riesco a dormire, a mangiare, a studiare.
Perdo peso e ho una faccia che fa spavento.
Qualche mese fa, sarebbe stata una prospettiva che mi avrebbe riempita di orrore.
Ora, semplicemente, non conta niente.
 
I miei pessimi voti invece diventano una questione di stato.
Io ho sempre avuto una media alta e i miei professori sembrano quantomeno perplessi per il mio brusco calo.
Certo, qualcuno di loro ha adottato la linea “una problema per la Umbridge è sempre il benvenuto”, ma altri, come per esempio la McGranitt, sembrano prendersi a cuore la situazione.
Ma tanto, per quello che mi importa, possono parlarmi, blandirmi, punirmi o fare di peggio.
 
Tanto, peggio di come sto è difficile fare.
 
La Umbridge mi chiama addirittura nel suo ufficio e sembra atterrita dalla Mikayla che vede (e dalle conseguenze che questo potrebbe avere per il suo status di mia amica. È chiaro che la rampolla dei Black non sta traendo giovamento dalla nuova organizzazione di Hogwarts). La cosa folle è che mi promette ogni genere di vantaggi e favori e arriva persino a dirmi che può far venire qui Ben, se proprio sto così male senza di lui.
Solo per miracolo non le scoppio a piangere in faccia.
 
L’unico con cui mi rifiuto di parlare è Piton.
Mi chiama tre volte nel suo ufficio ma io non mi presento.
So, razionalmente so, che forse dovrei ringraziarlo per avermi aperto gli occhi sui rischi che stavo facendo correre a Ben…ma ringraziare chi ti ha distrutto la vita è quantomeno problematico.
 
E poi ho sviluppato un’idiosincrasia per le persone, in generale.
Non vado più all’ES, evito tutti.
So che sono molto cattiva, ma ora che Claire si sta frequentando con Dean (finalmente!) io non riesco a stare in sua compagnia.
È molto egoista da parte mia, lo so.
Quando io stavo con Blaise e poi con Ben lei c’era.
Sopportava le mie gioie e i miei dolori e anche se non stava con nessuno e magari vedere me sempre fidanzata poteva seccarle…c’era.
Sempre.
Io, invece, non riesco a sopportare di vedere coppie felici.
Sono entusiasta per lei, di cuore.
Ma ho provato a stare con loro due per un po’ e, anche se non sono una coppia sdolcinata, vedere lui che le tiene la mano al momento per me è decisamente troppo.
 
L’unica con cui riesco a passare dieci minuti di fila senza dare di matto è Mindy, per il fatto che anche lei è a pezzi.
Ha scritto milioni di lettere di scuse e spiegazioni a Rob, ma ha ottenuto solo silenzio.
Si è umiliata, gli ha raccontato che lui era il suo idolo da anni e che incontrarlo era per lei un sogno.
Che sapeva che non era alla sua altezza, ma che ora che l’ha conosciuto le piace per la sua simpatia e non perché è famoso.
Che spera che lui la perdoni, anche se non vorrà vederla più.
 
Leggo le brutte copie delle lettere che Mindy gli scrive quotidianamente e scoppio di nuovo a piangere.
«Per tutti i rospi cornuti, Mika» dice lei, in un raro sprazzo divertito «Non sembri più tu. Non ti ho mai vista con le occhiaie e il naso rosso. Pensavo che queste cose non capitassero alla principessa dei Maghi»
Io tiro su con il naso in un modo poco signorile e guardo male Vitious che mi fissa perplesso mentre cammina per il corridoio.
«Cambia qualcosa, se sono brutta? Tanto…non posso più essere bella per Ben…»
Mi si incrina la voce e ricomincio a piangere.
Mindy scuote il capo.
«Pensa che lo fai per lui, per la sua sicurezza. E che lui vuole te. Robert ha detto chiaramente che non mi vorrebbe mai…»
Si sforza di dirlo con un tono leggero, ma sento che le trema la voce e mi impongo di smettere di frignare.
«Min…»
«Lo so che sono stata stupida, ma non volevo fargli del male…è solo che sapevo che non mi avrebbe mai guardata se fossi stata….bè, solo io e così… ho un po’ aiutato le cose, diciamo…però ci tengo a lui. Davvero»
«Lo so, ma…»
«No, Mika» lei scuote la testa «Se io fossi stata te, non avrei avuto bisogno del filtro…»
«Oh, Min» balbetto «Se io non fossi  me, potrei stare con Ben. Hai idea di quanto mi pesi questa situazione?»
«Ma tu puoi cambiare le cose. Io no»
«Sì, certo…»
«Sì che puoi. Ecco, non dico che sia facile, ma… diciamo che decidi che Ben ti manca troppo e preferisci lui a…bè, a essere una Black. Potresti andare da lui e a lui non fregherebbe niente se i tuoi genitori o i tuoi amici ce l’avessero con te…ti vorrebbe lo stesso. Invece io non posso far sì che Rob mi voglia, a meno di non usare la magia»
«Min, non starai pensando di…»
«No, no, tranquilla. Ha messo in chiaro cosa pensa di me. Vorrei solo che mi desse la possibilità di scusarmi…»
 
Restiamo in silenzio entrambe, finché non sento una presenza alle mie spalle.
«Signorina Black, sbaglio o ti ho fatta chiamare nel mio studio?»
Mindy assume quell’espressione terrorizzata che solo Piton sa tirarle fuori.
Quanto a me, sono talmente incazzata che potrei polverizzarlo.
«Certo, Professore» replico, senza nemmeno guardarlo.
«E quindi?» dice lui, gelido.
«E quindi, non potrebbe fregarmene di meno» ribatto, serena.
Lui posa una mano sulla mia spalla, ma io me la scrollo di dosso e salto in piedi.
Ci fronteggiamo, entrambi furiosi, e Mindy si fa piccola per la paura.
«Sono un tuo insegnante e se do un ordine…»
«Che cosa? Io dovrei scattare?» gli rido in faccia.
Lui serra gli occhi.
«Attenta. Potrei metterti in punizione…»
«Oh, che paura. Che tragedia. Chissà se sopravviverò…»
Il suo viso assume una sgradevole tonalità mattone.
«Stai attenta, signorina Black. Non sei intoccabile per chiunque»
Io scrollo le spalle, indifferente.
In quel momento, compare Claire accompagnata da Dean.
Si fermano entrambi a guardarci, finché Piton non si volta e si allontana a grandi passi.
«Ehm…tutto bene?» chiede lui.
«Mika…» balbetta Mindy «Non dovresti…Piton è pericoloso…»
«Macché pericoloso!» sbotto, chinandomi a cercare un fazzoletto nella borsa.
Dean occhieggia Claire e si dimena nervoso.
Il totale di tre donne di cui due di umore lacrimoso non lo entusiasma.
«Allora io… ehm…» azzarda.
Claire annuisce.
«Tranquillo. Ci vediamo dopo»
«Sì. Ciao…»
Lei non gli si avvicina (sicuramente per rispetto a me e Mindy), ma lui le scocca un bacio sulla guancia e si allontana.
Guardo la mia amica e la vedo radiosa.
Claire è una persona che non si mette mai in mostra e non va certo a fare capriole per i corridoi, ma ha una luce nuova che le brilla negli occhi e un sorriso molto più dolce del solito.
Sta proprio bene.
«Sei bellissima» le dice infatti Mindy «Dai, raccontaci di Dean»
Claire arrossisce e mi sbircia, io mantengo un’espressione neutra.
Mindy è molto più generosa di me, non c’è che dire.
 
Comunque, tra Claire e Dean sembra andare tutto alla grande; la mia amica sembra solo preoccupata per la palude di disperazione in cui, al momento, due di noi tre stanno affogando.
«Sai, Mika, Dean mi diceva prima che Seamus sarebbe felice di uscire con te…»
Claire si interrompe appena vede la mia espressione.
«Grazie del tentativo, Claire, ma io non esco con nessuno» dico, gelida.
«Oh, dai, Mika… Non devi buttarti così giù. Ti farebbe bene…»
«No» dico in tono così categorico che lei non si azzarda più a tornare sull’argomento.
 
Ma, con mio sommo sconcerto, scopro poco dopo che la mia situazione sentimentale è sempre uno dei gossip più apprezzati a scuola.
A cena mi siedo con Mindy al tavolo di Tassorosso e Hannah mi domanda se è vero che ho lasciato Blaise per un Medimago del San Mungo.
«Cosa?»
«Ho sentito dire che fa il Medimago e che ha una grave forma di spruzzolosi…»
Chiudo gli occhi un attimo mentre Mindy farfuglia indignata.
«Senti, Hannah, te lo dico una volta sola, chiaro?» sbotto, spaventandola «Blaise ce l’ha con me perché l’ho lasciato per un ragazzo più grande, più bello e più intelligente di lui. Che non la spruzzolosi, tanto per chiarire»
Ho usato il mio migliore tono da stronza e vedo che ha fatto effetto.
«Non c’è bisogno di parlarmi così, comunque» ribatte lei sostenuta «Accidenti, come fai a beccarti sempre ragazzi come Blaise e Ben Barnes , con il caratterino che ti ritrovi?»
Mi cade la forchetta di mano.
Lei mi guarda e probabilmente mi vede sbiancare, visto che sgrana gli occhi.
 
Ma come…?
 
«La foto» bisbiglia Mindy, terrorizzata.
 
Cazzo, è vero.
La foto.
 
Quella maledetta foto a Dublino, alla premiere del film.
 
Mi alzo di scatto e corro fuori dalla stanza, prima di mettermi a piangere di nuovo.
 
E il giorno dopo diventa subito chiaro che ho fatto un errore, perché le persone iniziano a mormorare.
Io, che in tempi più felici ero la regina del pettegolezzo, me ne rendo conto subito.
Mindy e Claire me lo confermano, la prima spaventata e la seconda decisamente incavolata.
Non a caso, Hannah Habbott ha due orecchie da procione che le spuntano in testa dopo la lezione di Trasfigurazione e una Claire molto soddisfatta si becca una punizione dalla McGranitt.
 
Il giorno dopo, le voci non accennano a scemare.
Quello dopo ancora, Blaise viene da me a chiedermi cosa c’è di vero nelle voci di una storia tra me e un babbano.
Vorrei ridurlo in cenere, ma so che questa è un’ulteriore prova per me.
Per Ben.
Se confessassi, lo trasformerei in un bersaglio.
 
Quindi, cerco di ingoiare la paura e la disperazione e di appellarmi a quella me stronza e autoritaria che, sepolta sotto tonnellate di tristezza, spero possa aiutarmi.
«Che cazzo dici?» rispondo, simulando l’aggressività dei tempi migliori.
Lui arriccia il naso, disgustato.
«Si dice in giro che tu stai con un babbano»
«Blaise. L’hai visto, con chi sto. E comunque, ti pare che io potrei stare con un babbano?»
Mi squadra, diffidente.
«No» dice poi, alla fine «Non sei più la Mika che conosco, ma non scenderesti mai così in basso»
 
Quando se ne va, ripenso alle sue parole.
Ecco, ora so cosa vuol dire “basso”.
Non nella scala sociale, ma nel cuore.
Più a terra di così non potrei stare. 

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Capitolo 39
*** Il mio fidanzato? Oh, sì, è un babbano... ***


La situazione non accenna a migliorare.
Passano i giorni, i giorni diventano settimane e io…io non riesco a fare un passo avanti.
Ben mi manca come l’aria.
Penso a lui in continuazione.
La sua assenza, il suo silenzio mi tormentano.
Mi consumo da sola, perché non posso dividere questo fardello.
 
Il mio rendimento scolastico è pessimo, la mia aura da leader è andata in fumo.
 
Non me ne frega niente.
 
Mindy e Claire sono le uniche che tollero di vedere.
Delle critiche dei miei compagni di scuola non mi curo.
Devo essere l’unica in tutta Hogwarts che non ha adottato come nuovo hobby il creare problemi alla Umbridge.
 
Fingo di non sentire i rimproveri e le domande sempre più pressanti dei miei professori, ma c’è una voce che nemmeno io posso ignorare.
 
Due settimane dopo l’ultima lettera di Ben, vengo chiamata di nuovo nell’ufficio di Piton.
Non alzo gli occhi dal mio quaderno, in biblioteca, finchè Gazza non balbetta, furioso:
«C’è tuo padre che ti aspetta, signorinella»
Sollevo lentamente la testa, come se pesasse una tonnellata.
Mio padre?
Diavolo, il mio cervello ultimamente girava alla velocità di una lumaca soporifera.
Mi alzo con riluttanza e mi avvio verso l’ufficio di Piton, prendendomela comoda.
Sono talmente stanca, talmente demotivata, che non mi fermo a pensare a come mi presento e all’eventualità di costruirmi una scusa.
Me ne frego e basta, come di tutto ormai.
Appena apro la porta e entro nella stanza (senza bussare, ormai tra me e Piton è guerra aperta), la testa di mio padre si volta nella mia direzione.
È in piedi davanti al fuoco, con la schiena rivolta alle fiamme e un bicchiere di vino elfico in mano.
Ha un mantello da viaggio blu scuro.
I capelli, folti e brizzolati, sono ordinati nella classica linea severa.
Il sorriso gli si gela in volto.
«Mika…stai bene, cara?»
Io scuoto le spalle, indifferente.
«Certo»  mai stata peggio, grazie  «Perchè?»
«Hai un aspetto spaventoso» mi dice, burbero.
Però poi mi si accosta e mi stringe in un abbraccio più lungo di quello che mi sarei aspettata.
 
Siamo fatti così, in famiglia.
La forma e il cerimoniale prima di tutto.
Non che i miei genitori non mi amino, ovvio.
Sono la loro principessa e sono sempre stata trattata come tale.
Però sono persone molto formali, abituate a muoversi in un contesto altrettanto formale.
 
Sento la porta chiudersi alle mie spalle: Piton ci ha lasciati soli.
Mio padre mi fa cenno di accomodarmi vicino al fuoco e mi versa un bicchiere di vino elfico.
«Dalle nostre tenute» mi dice.
Sorseggia dal suo bicchiere e, dopo un po’, chiede:
«Allora?»
«Cosa?»
«Allora che succede? Piton mi dice che non stai passando un bel momento»
Scrollo le spalle.
«Ma sì….passerà»
 
O no?
Al momento propenderei per il no.
Non che possa spiegarlo a mio padre.         
 
«Spero presto» stringe le labbra in una linea severa «Non è da te. Non sei tu, questa. Trascurata, apatica. Che ti succede, per Merlino?»
 
Niente che possa spiegarti, papà.
 
Non rispondo e lui sposta il peso del corpo da un piede all’altro, indeciso.
«Ho sentito…. » azzarda poi «Insomma….è per via di Blaise?»
Accidenti.
Lo sanno anche i miei.
Scuoto il capo.
 
Mio padre sembra camminare sulle salamandre ardenti.
Probabilmente preferirebbe che ci fosse mamma a farmi questo discorso.
«Comunque, siete molto giovani e quindi penso che…insomma…voglio dire, non sarà così brutta come la vedi ora. Farete pace e…»
«No» lo interrompo, decisa «Blaise è un idiota e io non voglio più saperne nulla»
«Lo dici ora, ma…non so cosa ha fatto, comunque è un bravo ragazzo e…»
 
Un bravo ragazzo?
Ripenso a Ben, indifeso nello studio della Umbridge, e mi sento torcere le budella.
Un bravo ragazzo… probabilmente mio padre intende “un ragazzo ricco”.
«È un coglione. L’ho lasciato io, comunque»
Lui arriccia il naso di fronte al mio linguaggio, ma decide di soprassedere.
«Ah. Bè…tu puoi avere chi vuoi, cara. Se pensi che sia meglio così…»
Probabilmente intuisce dal mio sguardo che non è il caso di proseguire e accantona il discorso, riportandolo sul mio rendimento.
Smetto di ascoltare molto presto.
In sostanza, si tratta di un discorso che mira a ricordarmi come io non posso fallire mai, in nessun modo, per nessuna ragione, perché sono una Black e i Black sono i migliori, sempre.
 
Mi torna in mente Sirius e il suo sguardo in camera mia, quando ha rivisto il carrillon di sua madre. E il nostro albero genealogico.
Ripenso a mia zia Bellatrix, l’assassina.
E scommetto che mio padre direbbe che il parente rinnegato è Sirius, non lei.
 
Mentre mio padre va avanti con il suo monologo, mi sorprendo a riflettere su quello che è il suo metro di giudizio.
Che è stato sempre anche il  mio  metro di giudizio.  
Babbani, purosangue, traditori.
E ora…
Mi sento come se mi fosse caduto un velo dagli occhi.
«Sai che hai ragione, papà?» lo interrompo, improvvisamente «Ho trovato un'altra persona»
Mi guarda, senza capire.
«Un altro ragazzo» preciso.
«Ah» sembra spiazzato «Bene…e chi…? Malfoy?»
Sembra quasi speranzoso.
Arriccio il naso schifata.
«Assolutamente no. Non lo conosci. È più grande di me»
Improvvisamente, mio padre si rabbuia.
«Più grande? Come? Di quanto?»
 
Mi ricorda quasi il papà di Ben, preoccupato quando il figlio gli ha detto che io ero più piccola.
«Di qualche anno. È meraviglioso»
Papà sembra spiazzato dal mio sorriso improvviso.
«È di buona famiglia, spero» dice, severo.
 
Eccoci, di nuovo.
Babbani contro maghi.
Purosangue  contro maghi.
 
Ma che diavolo di metro di giudizio seguiamo?
 
Penso alla famiglia di Ben, al suo lavoro, e annuisco.
«Oh, sì»
«Bene. E chi è?»
«Ve lo presenterò…è presto ora. Ma a me piace davvero tanto. Gli voglio bene. Davvero»
Papà sembra ancora più spiazzato.
E imbarazzato a sentirmi parlare di sentimenti.
«Ah…uhm…ma allora perché hai questa faccia? Ok…senti, devo andare ora»
Ci avviamo fuori dall’ufficio di Piton e, per il corridoio, aggiunge:
«Se preferisci dirlo tu a tua madre…»
«Certo»
«E comunque…conosco la sua famiglia?»
«Credo di no. È un babbano» dico, con nonchalance.
Mio padre inciampa nel mantello.
«Che burlona. A volte dimentico che sei ancora una bambina…»
Mi fermo, rigida.
«E se fosse vero?»
Subito papà si ammanta dell’aura di uomo inflessibile che lo contraddistingue:
«Se fosse vero…che follia. Come fai a dire una cosa del genere?»
«Perché, scusa, cosa ci sarebbe di male?» mi impunto.
«Cosa…» farfuglia «Ma come? Ma che dici? Mia figlia! L’erede dei Black! Con un…ma figuriamoci! Che idee…Merlino! Non potrei più farmi vedere in giro!»
 
Resto scioccata.
L’ho sempre saputo, per carità…ma sentirglielo dire mi ferisce.
«Come se non avessimo abbastanza parenti rinnegati che insozzano il nostro nome…» prosegue.
«Bellatrix Lestrange?» chiedo, innocente.
Mi guarda male.
«Sirius Black!» sbotta «Dopo l’evasione da Azkaban quel rinnegato viene chiamato sempre in causa…non mi piace che porti il nostro stesso cognome»
Ripenso a mio zio, alle sue scelte.
Alla sua fierezza.
A quello che ho scoperto.
«Mika, rifletti» all’improvviso, mio padre mi stringe il braccio «Questa evasione…l’aria che si respira in giro…sei ancora piccola, ma ricopri un posto importante nella nostra società. Lo sai. Sei cresciuta per questo. Dobbiamo stare molto attenti, ora, alle cose che diciamo, alle scelte che facciamo e alle persone che frequentiamo. Le tue amiche…»
«Cosa?» chiedo.
Lui aggrotta la fronte.
«Mikayla, sai che non sono alla tua altezza. Non lo sono mai state e non lo saranno mai. Se…» abbassa la voce, guardandosi attorno «Se il Signore Oscuro tornasse…»
Mi sento impallidire.
«Ma…ma…è morto…» appena lo dico, mi torna in mento quello che mi ha detto Silente «Cioè…almeno…»
Papà sembra esitare, poi dice:
«C’è fermento al Ministero. Ci sono alcuni che…girano voci…e Malfoy…bè, per questo speravo che tu e Draco…»
Alla mia espressione schifita, scuote il capo.
«Non fa nulla, cara. Ma potrebbe arrivare il momento di schierarsi e se fosse così…»
«Se fosse così?» chiedo, ansiosa.
Mio padre si china su di me, l’ombra scura e allungata che si proietta sulle pareti.
«Se fosse così, noi ovviamente staremo dalla parte  giusta»
 
Non oso chiedergli qual è secondo lui la parte giusta.
Ho troppa paura della risposta.
 
Arriviamo al portone in silenzio e lo saluto senza calore.
Lui mi abbraccia velocemente.
 
Io resto immobile, a guardare la notte che scende.
E poi sento una voce alle mie spalle.
«Te lo avevo detto…te lo avevo detto, Mikayla. Non è facile. Non può essere facile, per te e quel babbano»
Mi volto a guardare Piton, ma non faccio in tempo a dire nulla, perché mi sento chiamare a gran voce.
Vedo Mindy e Claire scendere a precipizio le scale.
 
Mi trascinano in un’aula vuota al primo piano e Mindy mi tende esitante un giornale.
Un giornale babbano.
 
Lo spiego con mani tremanti.
Vedo la foto che campeggia a tutta pagina e crollo su una sedia.
 
La coppia del momento, Ben Barnes e Tamsin Egerton, presenziano all’annuale Gala per la raccolta fondi a favore dei bambini dell’Africa.
 
Alzo gli occhi sulle mie amiche, con la sensazione di aver perso la capacità di parlare.
Poi, come se fossi costretta da una forza soverchiante, li riabbasso.
 
Ben sorride al fotografo, disinvolto.
È in smoking e ha un braccio attorno alla vita di lei, che gli sta stretta come se avesse i tentacoli della Piovra Gigante.
Mi sembra irreale.
Non riesco a vederlo, a  immaginarlo  con qualcuna che non sono io.
 
Ben…come hai potuto?
 
Mi sento gli occhi di Mindy e Claire addosso, mentre accartoccio il giornale tra le mani, disperata.
Per un attimo, penso che potrei semplicemente mettermi a letto a piangere, per tutto il resto della mia vita.
 
Ma la Mikayla che sono sempre stata si risveglia in me.
Strappo la foto in mille pezzi e alzo gli occhi verso le mie amiche.
«Va bene, basta perdere tempo. Vado a riprendermelo»
 

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Capitolo 40
*** Chi si tira indietro e chi si spinge avanti ***







 





«Harry ti prego. Ti prego»
Osservo Harry alzare gli occhi al cielo, esasperato.
 
Sono due giorni che lo inseguo in ogni momento libero e lo supplico di mettermi in contatto con Sirius.
«Mika, devo andare in bagno!» sbotta, esasperato.
«Non è vero…ci sei andato anche mezz’ora fa! Sei troppo giovane per essere incontinente» ribatto, implacabile.
Lui arrossisce.
 
Da dietro uno degli scaffali della biblioteca spunta Ron Weasley.
«Ehi, sei ancora qui?» chiede «Accidenti se sei testarda…siete proprio simili, Harry»
Lancia un’occhiata all’amico e Harry alza di nuovo gli occhi al cielo.
«Hermione, aiutami!» chiama.
 
Una testa bruna e cespugliosa emerge da dietro un librone di Aritmanzia.
«Smettetela»
Hermione Granger ci fissa con occhi di fuoco prima di proseguire:
«Sto cercando di studiare e così non combino niente! Tu, Mika: smettila con questi vaneggiamenti. Tu, Harry: smettila di darle dell’incosciente, visto che stai tormentando me e Ron con la stessa storia»
Harry arrossisce mentre io drizzo le orecchie.
«Tu…stai cercando Sir…» mi mordo il labbro davanti alla sua occhiata di fuoco e balbetto: «Ehm…Tartufo…stai cercando Tartufo anche tu?»
 
Harry sbuffa una risposta inintelligibile.
Provo a guardare speranzosa Ron.
«Eh…io…Hermione, correggimi il tema per Piton!»
Lei lo guarda male.
«Non vorrai che te lo scriva io, spero»
Lui ha il buon gusto di arrossire.
 
In quel momento arriva Claire, insieme a Dean.
Ron sospira di sollievo e seppellisce la faccia dentro il tomo di Pozioni, al punto che si vede di lui solo un ciuffo di capelli rossi.
«Ehi» ci saluta Dean.
Claire mi fissa con gli occhi socchiusi e io sostengo il suo sguardo.
 
 
Una parte di me è ancora sotto shock, dopo aver scoperto di Ben.
Non avrei mai pensato che mi avrebbe cancellato dalla sua vita con tanta facilità, come se avermi incontrata, come se tutto quello che mi ha detto non valesse nulla.
Serro la mascella.
 
Non ci pensare. Non ci pensare.
 
Ovviamente so che quanto mi ha detto Piton vale sempre.
La reazione di mio padre è stata emblematica.
Però…però.
Io non sono pronta a perderlo così.
Ho agito avventatamente, me ne rendo conto, ma…
Cosa dovevo fare?
Cosa potevo fare?
Passo il tempo a chiedermelo.
 
Se sono io, io, a metterlo in pericolo…allora è giusto che mi faccia da parte.
È anche giusto che lui si rifaccia una vita.
 
Solo che… non ce la faccio.
Non posso.
Non posso cedere così e lasciarlo nelle mani di…quella.
Non lo sopporto.
 
Io  lo so  che Ben mi ama davvero.
 
E sarò anche contraddittoria, sarò anche pazza, ma lui è mio e io me lo riprenderò, dovessi radere al suolo il mio, di mondo.
 
Dopo questo eroico sfogo mentale, mi riconnetto a quanto Dean sta dicendo a Harry sull’ES.
Claire mi si avvicina.
«Sempre della tua folle idea, immagino…»
Annuisco, le labbra strette.
Lei sospira.
«L’avevo capito dalla luce che hai negli occhi. Nemmeno davanti alle vetrine di Prada sei così determinata»
Sorride della sua battuta ma vedo che è preoccupata.
Infatti aggiunge:
«Mika, anche se riuscissi a parlare con Sirius…cosa faresti poi? Lo manderesti a cercare Ben? Non può mostrarsi in giro: è ricercato dagli Auror! Come potrebbe aiutarti?»
 
Fingo di non sentire.
Lo so che ha ragione.
Me lo ripete da due giorni, ma io…io sento questo bisogno di sfogarmi che mi rode dentro.
Ben, Piton, mio padre, la Umbridge.
È come se avessi una pressione nel cranio che mi schiaccia la testa e mi fa impazzire.
 
Mi serve aiuto.
E Sirius… bè, Sirius mi ha aiutata in un’altra circostanza, offrendomi un punto di vista nuovo, trattandomi come un’adulta e non come una ragazzina da cui si pretende semplicemente che si adegui alla posizione della famiglia.
 
Ho bisogno  di parlare con lui.
Ed è per questo che sto inseguendo Harry: so che ha un contatto con lui.
 
A tarda sera, quando Madama Pince ci caccia per chiudere la biblioteca, Dean raccoglie i libri di Claire e tutti usciamo in corridoio.
Guardo Harry, implorante.
E lui, all’improvviso, mormora:
«Ci vediamo nel bagno dei Prefetti»
Incredula, corro di sopra.
 
Lo aspetto nel grande bagno, camminando nervosa avanti e indietro.
Quando Harry arriva, gli butto le braccia al collo.
«Oh Harry, grazie, grazie…Non hai idea di quanto sono disperata!»
«Ehm…prego…» lui, sempre timido, arrossisce e mi dà qualche colpetto sulla spalla.
«Allora, le cose stanno così» mi dice poi «Devo vedere Sirius per…per una cosa che riguarda mio padre»
Aggrotto la fronte, ma lui prosegue senza darmi spiegazioni:
«Quindi, sono d’accordo con Fred e George Weasley per un diversivo, domani pomeriggio… puoi venire con me»
«Dove?»
«Nello studio della Umbridge»
Trasalisco, ma lui resta impassibile.
«Se pensi che sia troppo rischioso, o folle…bè, allora mi dispiace ma non posso aiutarti»
Scuoto subito il capo.
«No, no… va bene…» mi mordo il labbro «Quindi?»
Lui scrolla le spalle.
«Quindi niente. A domani»
 
 
Passo una notte di merda, come sempre ultimamente.
A lezione, il giorno dopo, sono più assente che mai.
Non dico nulla a Mindy e Claire, perché so che mi darebbero della pazza.
Mi tormento in attesa dell’appuntamento con Harry e, quando finalmente la campanella suona, schizzo fuori dalla classe con la velocità di un Boccino d’Oro.
 
Aspetto Harry dietro la statua di Hrug il Cornuto (molto appropriato, non c’è che dire) e, quando finalmente lui arriva, ansima.
«Scusa, non riuscivo a scrollarmi di dosso Hermione…pensa che io sia pazzo»
Faccio una smorfia.
«Io non ho detto nulla a Mindy e Claire perché direbbero la stessa cosa»
Lui mi sorride e armeggia con la borsa, tirando fuori il Mantello dell’Invisibilità.
Ci copre entrambi e così ci avviamo verso l’ufficio della Umbridge.
Poco dopo, la vediamo schizzare per il corridoio a tutta velocità.
«Ok» mormora Harry «George mi ha garantito quindici minuti. Muoviamoci»
Entriamo nell’ufficio della Preside e chiudiamo la porta.
Harry schizza verso il camino e cerca la scatoletta della Polvere Volante.
Ne getta un pugno nel camino e subito le fiamme diventano verdi.
Lui grida:
«Al numero 12 di Grimmauld Place!»
E subito tutti e due ci tuffiamo insieme e sento il calore lambirmi, senza però scottarci.
 
Sbatto le palpebre e vedo un uomo chino su un tavolo, in una cucina scura e sporca.
«Sirius?» chiama Harry, esitante.
L’uomo alza di scatto la testa e fa un salto per la sorpresa.
«Harry!»
Ci si avvicina di corsa.
Oh.
È il Professor Lupin.
Ma… ma non era un licantropo?
Sto per scostarmi quando lui mi guarda, con gli occhi sgranati.
«Mikayla Black?» chiede.
Io annuisco, circospetta.
Lui guarda me, poi Harry, e scuote il capo.
Esce di corsa e due secondi dopo è di ritorno con Sirius.
Entrambi si accoccolano a terra, per essere alla nostra altezza.
«Che succede?»
Sirius ci guarda preoccupato, con gli occhi stralunati.
 
Io e Harry iniziamo a parlare insieme, e insieme ci fermiamo, di botto.
Lupin fa un sorrisetto.
«Ragazzi, così non andiamo da nessuna parte…uno alla volta. Prima le signore, direi»
Mi guardano tutti e io, stupidamente, arrossisco.
 
Cosa dico?
Sirius, ho lasciato Ben e ora lui si è rimesso con la sua ex?
Mmmm….direi di no.
 
«Ho visto mio padre…» inizio, esitante.
Sirius aggrotta le sopracciglia.
«Parla di fermento al Ministero e… e di stare pronti a schierarsi dalla parte…dalla parte  giusta…»
Sirius impreca sottovoce e Lupin gli mette una mano sul braccio.
«Sa qualcosa di preciso?»
Scuoto il capo.
«Non me l’ha detto» mi mordo il labbro «Voi pensate che…che possa essere avvicinato da qualche Mangiamorte?»
«Non possiamo escluderlo» risponde Sirius, dopo un attimo di esitazione «Al Ministero girano dei Mangiamorte, questo lo sappiamo. Si muovono nell’ombra, per ora, ma ci sono»
Mi guarda ancora, con quegli occhi scurissimi e profondi e poi addolcisce il tono.
«Mika, sei orribile»
 
Chiunque altro avesse osato dirmi una cosa del genere sarebbe stato trasformato in uno scarafaggio.
Ma Sirius lo dice con un tono talmente simpatico e persino dolce che non solo non me la prendo, ma mi si riempiono anche gli occhi di lacrime.
«Mika!» si allarma lui.
«Oh, Sirius…sapessi!» sbotto «Ho lasciato Ben perché Piton mi ha detto delle cose dopo che Blaise, quel coglione, ha attirato lui e Rob…che non è più sotto l’effetto del filtro…ma vabbè…comunque sono entrati a scuola e mi sono così spaventata…però volevo dire che Piton mi ha detto delle cose orrende sulla purezza di sangue e Ben come potenziale bersaglio…per colpa mia…e così l’ho lasciato e ora lui…e comunque mi rendo conto che nell’ordine dei problemi dell’universo è una cosa idiota, ma ci sto così male! E…e …Harry voleva parlarti di suo padre e sto parlando sempre io…»
Scoppio a piangere senza ritegno mentre i tre attorno a me mi guardano a bocca aperta.
«Per le mutande di Merlino!» fa Lupin, attonito «Ma che diavolo succede a Hogwarts?»
 
Sirius sposta lo sguardo da me a Harry: l’accenno che ho fatto a James Potter deve averlo distratto.
Harry mi lancia un’altra occhiata e poi si mette a raccontare una storia assurda su lui e Piton che fanno esercitazione (lui e Piton??) e su suo padre, Sirius, Lupin e Minus che facevano i bulli a scuola proprio con Piton.
E Harry è affranto.
Sirius e Lupin tentano di consolarlo in tutti i modi.
Mi ci metto anche io:
«Dai, Harry… Almeno tuo padre non avrebbe mai detto che la  parte giusta  è quella di Tu-Sai-Chi»
Lui mi fissa sconsolato.
Poi, improvvisamente, sgrana gli occhi.
«Sento dei passi! Arriva qualcuno?»
«No, qui no! Dev’essere da voi» ribatte Lupin «Dovete andare!»
Harry annuisce, svelto, ma io entro in panico.
 
No.
 
Se metto la testa fuori da questo camino, vorrà dire tornare alla disperazione di queste settimane.
Senza Ben.
Sola con i miei pensieri.
 
Decido d’impulso.
Credo di non aver nemmeno pensato  concretamente  alla cosa.
 
Ma, mentre Harry si tira indietro, io mi spingo in avanti.
E mi catapulto nella cucina di Sirius Black.
 

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Capitolo 41
*** Due fughe in mezz'ora: un record ***







 

 
Faccio due passi e mi raddrizzo.
Sono in piedi nella cucina di Sirius.
Mio zio e Lupin mi guardano a bocca aperta.
 
Poi Lupin si volta a fissare le fiamme nel camino… che però si sono spente.
Harry è andato.
E io sono qui.
 
Oh, Merlino! Sono scappata da scuola!
 
Il pensiero mi attraversa la mente come un lampo.
Pare una cosa eroica?
Non lo so.
Ho odiato la scuola (e il mondo in generale) nelle ultime settimane, ma…
 
Cazzo.
Sono scappata da scuola.
 
Chi lo dice ai miei, ora?
 
Mi riscuoto appena focalizzo la scena davanti ai miei occhi.
Lupin è scattato verso la polvere volante, ma Sirius gli ha bloccato il braccio prima che potesse lanciarla nel camino per farlo riaccendere.
«Lunastorta, rifletti! Harry ha sentito arrivare qualcuno! Se ora getti la polvere, è probabile che la Umbridge piombi qui!»
«Felpato, Mikayla è ancora qui! Come facciamo a farla rientrare? Non sapremo mai quando la Umbridge sarà nel suo studio! E quello è l’unico camino in tutta Hogwarts che non è sotto controllo!»
«Sì, ma… è un rischio troppo grande. Per Harry, per lei, ma soprattutto per l’Ordine. Non possiamo rischiare che chiunque sappia di noi e trovi il quartier generale!»
«Ma se ci sbrighiamo, forse…»
«No, è una follia!»
«Ma cosa dirà Silente? E i genitori della ragazza? E cosa succederà a Hogwarts una volta che si accorgeranno che una studentessa è sparita senza lasciare tracce? Ma ti rendi conto?»
 
Stanno gridando entrambi e non mi prestano attenzione, quindi mi avvicino e cerco di farmi sentire.
«Scusate? Scusate… Scusate!!»
Al mio urlo, si voltano entrambi, zittiti.
«Grazie per l’interessamento, ma ci ho pensato e… resto qui, se non vi dispiace»
 
Le espressioni di entrambi mentre mi fissano meriterebbe una fotografia.
Ma di quelle babbane, così resterebbe congelata in eterno, a memoria della costernazione che vedo dipinta sui loro volti.
 
Cerco di sembrare sicura di me e di mettere a tacere la mia voce interiore.
 
È una follia.
Non puoi scappare da scuola!
I Black non scappano da scuola. Tu non scappi da scuola.
Ha ragione Lupin, cosa diranno mamma e papà?
 
 
Oh, zitta, per le mutande di Merlino.
Sì che posso scappare da scuola, invece.
Sono già scappata, a ben vedere.
 
Incurante di questa lotta interiore, faccio un bel sorriso.
«Sì?» chiedo, educata, come se aspettassi di conoscere le loro preferenze sul thè.
Sirius strabuzza gli occhi:
«Mika! Cosa dici? Non puoi restare qui!»
«Perchè?»
Mio zio chiude un attimo gli occhi e, quando li riapre, trascina Lupin lontano dal camino, afferrando anche me nel tragitto.
Ci porta verso il tavolo, mi fa sedere, e poi da in piedi incombe sopra di me.
«Mika, questo è il quartier generale dell’Ordine della Fenice. Credi di poter restare qui? È assurdo. Io e Silente ti abbiamo messa a parte di alcune cose, ma questo è troppo. Non è un albergo. Non puoi restare»
La mia voce interiore grida la stessa cosa.
Io, però, tengo duro.
«Ah sì? A me sembra una proprietà di famiglia… ho sentito Harry gridare l’indirizzo, per la Polvere Volante»
Sirius accusa il colpo.
«È la casa di mia madre»
«Ed è protetta: Silente è il Custode Segreto dell’Ordine» interviene Lupin «Sai cosa significa, vero, Mikayla?»
Annuisco.
Nessuno di loro – e nemmeno io – può rivelare quell’indirizzo.
È un incantesimo molto potente… e hanno un Custode eccezionale.
Ovvio, direi.
 
Scrollo le spalle.
«Molto bene. Allora io vado. Saluti»
Faccio per alzarmi, ma Sirius mi risospinge sulla sedia.
«Mika, non scherzare! Tu devi tornare a Hogwarts! Tu appartieni a Hogwarts!»
«Io appartengo a me» ribatto «Credevo che fosse questo il senso di quanto mi hai detto quella sera, a casa mia»
Un lampo passa nei suoi occhi e lui sospira.
«Certo che sì. Ma non in questo caso, Mika. Cosa pensi di fare? Non puoi andartene da scuola. Pensa ai tuoi genitori, ai tuoi professori…. Ai tuoi amici. Senti…»
Esita, ma poi si china sulle ginocchia, in modo da guardarmi negli occhi.
«So che sei sconvolta a causa di quel ragazzo. Ma non puoi buttare la tua vita. Se proprio vuoi andare a cercarlo…. Bè, devi aspettare la fine dell’anno scolastico»
Sgrano gli occhi.
Non posso.
«Sirius! Non posso aspettare! Ben mi… insomma, io ora vado a cercare Ben e poi…poi vedrò…»
«Mika, dai. Non puoi buttare tutto all’aria… per cosa? Per un babbano?»
Mi scrollo la sua mano di dosso.
«Cosa hai detto?» stringo gli occhi e mi alzo.
Si alza in piedi anche lui.
«Non volevo dire… non volevo dire che non conta perché è un babbano. Volevo dire che non puoi buttare tutto all’aria così»
«Perché lui non vale abbastanza?»
«Perché per te non è giusto!»
«E tu come lo sai? Tu non sei scappato di casa e sei andato a vivere da James Potter? A 16 anni? Io ho la tua stessa età e non posso decidere la stessa cosa?»
«Non è la stessa cosa!» dissente «Io non ho lasciato la scuola!»
«Bè, non la lascerò nemmeno io. Sono assente…. Per ora»
«È escluso» mi afferra il braccio «Ora tu torni indietro e…»
Mi divincolo, ma è inutile.
È più forte di me.
Benissimo: cambiamo tattica.
«Bene, perfetto. Io non voglio tornare e tu vuoi che io vada. Come facciamo? Mi porti tu a Hogwarts? Preferisci passare dal cancello principale, o vogliamo direttamente piombare nello studio della Umbridge?»
Lui storce la bocca.
«O vuoi farmi accompagnare da un lupo mannaro?» continuo, implacabile, indicando Lupin «Certo, se fosse amico mio lo terrei alla larga dalla vecchia megera: si sa che odia i semi-umani. O vado con Silente?»
Sirius scambia un’occhiata con Lupin: li ho messi all’angolo, e lo sanno.
«Oppure» proseguo «Se vuoi accompagnarmi dai miei, sono sicura che avrebbero piacere di vederti. Sai…tra parenti…»
«Va bene, hai chiarito il punto!» ringhia Sirius «Dannazione, mai vista un ragazzina tanto testarda…»
«Bè, non sei credibile» interviene inaspettatamente Lupin «Mi ricorda molto te alla sua età, devo dire»
Mio zio sembra ammutolito per un attimo.
Mi guarda, poi riporta l’attenzione sull’amico.
«Sì, bè, non è che io fossi proprio… ok, lasciamo perdere. Mikayla qui non può restare»
Incrocia le braccia sul petto e io non posso fare a meno di sentirmi ferita.
Lo so che non lo conosco quasi per niente, ma è come se nutrissi la speranza che lui mi avrebbe trattata diversamente dagli altri… che mi avrebbe capita.
Mi mordo un labbro.
«No, certo» sta dicendo intanto Lupin «Ma sono sicuro che lei lo capisce benissimo»
Caro, vecchio professor Lupin: mi tornano in mente le sue lezioni, all’improvviso.
Si comportava con la stessa ragionevolezza e pacatezza che mostra adesso.
«Però Mikayla anche se sei giovane» prosegue Lupin «Devi renderti conto che hai delle responsabilità. Che non puoi permetterti di seguire un capriccio e trascurare cose ben più importanti»
«Lei mi sta dicendo che frequentare Hogwarts con la Umbridge come preside è più importante?»
«Non stiamo discutendo della validità della preside, e lo sai» risponde, impaziente.
 
Mi mordo il labbro.
Così non andiamo da nessuna parte.
Non li convincerò mai: sono due adulti e ragionano come due adulti.
Prima la scuola.
Poi le cotte adolescenziali.
 
«State sostanzialmente dicendo che non sono capace di giudicare cosa è importante per me. Bè, sapete che vi dico? Non posso sapere cosa sarà meglio per me nel tempo: nessuno può, nemmeno se aveste preso un M.A.G.O. in Divinazione potreste dire con sicurezza una cosa del genere. Però so cosa è importante per me ora. Devo fare questa cosa. Ne pagherò le conseguenze. E se scoprirò che è stato un errore, pazienza. Lo avrò fatto consapevolmente e, se non altro, non potrò rimproverarmelo»
Lupin scuote il capo, sembra addolorato.
«Mikayla, sei ancora una bambina: non hai idea del rimpianto che… Le differenze di condizione sociale sono davvero pesanti. Non lasciare che il tuo idealismo e i tuoi sentimenti offuschino la tua razionalità»
Sto per rispondere, quando inaspettatamente interviene Sirius:
«Non riversarle addosso le tue frustrazioni, Lunastorta» borbotta «E tu: io so bene cosa significa avere un carattere impulsivo… lo sa Merlino, se lo so. Ma… Mika: lasciare la scuola per andare a cercare un babbano? Come pensi di giustificarti al tuo ritorno? Cosa dirai ai tuoi genitori?»
Scuoto il capo.
«Non so ancora… dirò che avevo nostalgia di casa, che ho fatto una stupidaggine, che avevo fatto una scommessa… non so, qualcosa invento. Alla fine, sai che c’è un certo grado di…tolleranza, con i Black»
Annuisce, cupo.
Ci scommetto che ne ha goduto anche lui, da giovane.
«Mika, è una cosa grave…chiameranno i tuoi. Ti cercheranno» tenta ancora.
«Motivo in più per non perdere tempo. Non si accorgeranno che manco per un po’….diciamo fino a domani? È ammesso saltare qualche lezione e non presentarsi a cena, né a colazione. Intanto ci penso su»
Lupin fissa me, poi Sirius.
«Riconosco una certa indisciplina. Deve essere un tratto di famiglia»
Sirius abbozza un sorrisetto.
«Non ho detto che va bene» dice poi, burbero.
«Non ti ho chiesto il permesso» ribatto, altezzosa «Non sei mio padre»
«Non tirare la corda, prima che ti rispedisca indietro con un colpo di bacchetta»
Stringo gli occhi, riducendoli a due fessure.
«Provaci!»
 
«Basta, basta!»
Lupin si mette in mezzo, come se temesse che potessimo davvero lanciarci qualche maledizione.
«Felpato, dobbiamo parlarne con Silente. Non possiamo prenderci questa responsabilità»
Sirius annuisce.
Io fingo indifferenza, ma dentro mi prende un colpo.
Silente.
Non potrò mai tenere testa a Silente.
 
Quindi, quando Sirius mi accompagna al piano superiore e mi indica una stanza (e questa casa fa veramente schifo, è una cosa obbrobriosa, scura, sporca e inquietante. Un po’ come la mia prozia, la madre di Sirius), io ringrazio e entro e mi guardo intorno e mi siedo sul letto, ma quando lui esce schizzo in piedi e mi metto ad elaborare un piano.
Di fuga.
Due fughe in mezz’ora: un record.
 
*
 
Alla fine, non è così difficile.
Sguscio nell’ingresso buio e spettrale e mi avvicino alla porta.
Dopo varie riflessioni, non ho osato uscire da una finestra o tentare sortite rocambolesche, perché non so quali misure avranno preso per proteggere l’edificio.
Ma, trattandosi del quartier generale dell’Ordine della Fenice, ci scommetto che saranno misure serie.
Però ho frugato in vari bauli che ho trovato nelle stanze, ho tolto la divisa e ho indossato jeans, un maglioncino e stivali.
Orrendi, ma questa è un’emergenza.
 
Scendo le scale in punta di piedi, con il cuore che mi martella nel petto per la paura.
Devo raggiungere il mondo babbano e non posso usare mezzi magici.
Sento l’adrenalina scorrere dirompente ed è una sensazione che quasi mi tramortisce, dopo tutta l’apatia e la disperazione dell’ultimo periodo.
Il martellare del mio cuore mi assorda… cammino in punta di piedi e non so se sono silenziosa o faccio rumore: non capisco davvero nulla.
Il tinello.
Una decina di passi.
Dai.
Evito un portaombrelli all’ultimo, nell’ombra.
Cinque passi.
Tre passi.
Tocco la maniglia.
La stringo nella mano, e mi scopro sudaticcia.
Prendo fiato e la giro.
 
Click.
 
La serratura scatta e una fessura di luce ferisce l’oscurità che mi circonda.
Trattengo il fiato.
Ma nessuno mi piomba addosso, né grida o altro.
Apro la porta quel tanto che mi basta per sgattaiolare fuori e la luce del giorno mi ferisce gli occhi.
Fatto.
Sono scappata.
 
 
Mi infilo in un vicolo e corro a perdifiato.
Quando mi sembra di aver distanziato abbastanza la casa, mi fermo a riprendere fiato e intanto rifletto.
Non ho denaro babbano, ma raggiungere il Paiolo Magico è comunque abbastanza semplice.
Lì fisso una stanza con un nome falso e attraverso il muro magico.
E, mentre il passaggio si richiude, provo come la sensazione che una parte della mia vita si sia inesorabilmente chiusa insieme a quei mattoni ingrigiti.
 
*
 
Cammino per le strade della Londra babbana e non ho ben chiaro cosa fare.
Sono andata a casa dei genitori di Ben, ma non c’era nessuno.
Ho bussato, bussato, bussato, ma niente.
La cosa mi spaventa un po’.
Cosa pensavo di fare?
Pensavo di trovarlo e che le cose sarebbero andate magicamente a posto come l’altra volta che sono venuta a cercarlo?
Ammetto che sì, ci speravo.
Ma è ovvio che non ho considerato il fatto che lui lavora, i genitori lavorano e che probabilmente stavolta non sarà così semplice.
Dovrò spiegargli perché mi sono comportata così.
E poi dovrò chiedergli scusa e non me ne andrò finché le cose tra noi due non saranno tornate a posto.
Quindi, dovrò solo rientrare a scuola e procedere con il resto della nostra vita.
In fondo, c’è solo una guerra in corso.
 
Molto bene. Semplicissimo.
 
 
Due ore dopo sono meno ottimista.
Che cazzo… ma dove cavolo è?
Come lo trovo?
 
Questa città è immensa.
Immensa, piena di gente e sconosciuta.
Dannazione.
 
Vago sconsolata al freddo, finché non prendo una rapida decisione.
Trovo riparo in un vicolo ed estraggo la bacchetta: Incantesimo di Ricerca.
Una minuscola luce si materializza dalla mia bacchetta e mi gravita davanti agli occhi: è un puntino evanescente.
Nascondo nuovamente la bacchetta e la seguo.
 
Cammino per una mezz’ora, fino ad arrivare a un teatro.
Però è chiuso.
Sto meditando di aprire una porta sul retro con la magia, quando vedo delle ragazze aggirarsi nei dintorni con foto di Ben e Robert in mano.
Mi avvicino, esitante, e le sento ridacchiare e scherzare tra loro.
«Ehm…scusate….»
Si voltano a guardarmi e io mi maledico silenziosamente per la mia scarsa capacità di integrarmi.
 
Dove sei, Mindy?
 
«Voi…io… Insomma, ho visto che stavate aspettando…»
Indico esitante le loro foto e le ragazze si aprono in grandi sorrisi e, in un attimo, siamo amicone.
Mi mostrano collezioni di foto su Ben e Robert, mi raccontano di interviste, dietro le quinte e altro (probabilmente pensano che io sia una fan disadattata) e poi arriva la bella notizia: stanno aspettando il party previsto per quella sera.
Ben e Robert sono ospiti annunciati.
Le ringrazio e saluto al culmine della gioia: mi sembra che il mio cuore sia leggero come una piuma.
 
L’ho trovato.




Sorry, I'm late! :)
Scusate il ritardo nell'aggiornamento.... sono passati i giorni senza molte idee... sapevo che era un momento cruciale e non volevo renderlo male, o in modo affrettato!
Da qui in avanti avremo uno spaccato sui Malandrini...non tanto sull'Ordine, ma Sirius e Lupin saranno vicini a Mika...perchè ve lo anticipo?
Mha....sono in vena di spoiler!! :)
Se volete lasciarmi un commento, ne sarei felice!
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Baci!!


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Capitolo 42
*** Mostro ***







 

Mi sembra un po’ di essere tornata indietro nel tempo.
Mi rivedo su quel marciapiede, a Dublino, con Mindy con i suoi codini scuri e la maglietta con su scritto “Sposami, Rob!” e con Claire, comicamente esasperata.
 
Resto in disparte mentre vedo radunarsi sempre più gente: la maggior parte sono ragazze urlanti.
Ripenso alla prima volta che ho visto Ben e sento una fitta d’ansia.
Lo vedrò tra poco.
Quanto mi è mancato.
Mi sembra che mi scoppi il cuore.
 
Sono seduta su un gradino, al freddo, e ho fame.
Non mangio niente da ore e ormai è notte, più che sera.
Alzo il cappuccio del giaccone a coprirmi i capelli.
E aspetto.
 
 
Verso le dieci di sera il caos è al culmine: la folla è compatta e circonda l’ingresso del teatro.
Non mi mescolo alle altre persone, perché rischierei di non riuscire ad avvicinarmi.
Ma, soprattutto, non voglio vederlo in mezzo alla confusione, senza avere la possibilità di parlargli.
Vedo arrivare delle macchine scure che rallentano una volta avvicinatesi all’ingresso.
E sento grida, urla, voci che chiamano il suo nome.
Parte una serie di lampi e capisco che sono le macchine fotografiche.
Come se fosse un segnale, io mi alzo e mi dirigo verso il retro del teatro.
C’è anche lì qualche curioso, ma per fortuna vengono tutti attirati dalle grida provenienti dall’ingresso.
Cammino disinvolta e, quando arrivo a una porticina, estraggo la bacchetta magica.
Eh, lo so: è una violazione della legge magica.
Non potrei usare la magia fuori da scuola.
Ma dimostratemi che qui non c’è un mago adulto.
Appunto.
 
E poi, è un attimo.
Un tocco discreto e la porta si apre.
Scivolo all’interno.
C’è un passaggio spoglio e poi un corridoio.
Avanzo cauta ma, quando incontro un uomo che trasporta una cassa, quello si limita a lanciarmi un’occhiata distratta.
 
Ehm.
Siamo vestiti praticamente uguali.
 
Bene, passerò per una che lavora qui.
Cerco di non avere un’aria sperduta o confusa mentre mi muovo a caso per i locali.
Dove sta l’ingresso?
 
E poi vengo attirata da voci sempre più concitate.
E più le sento, più velocizzo il passo.
Alla fine, quasi mi catapulto nel foyer del teatro e, dopo nemmeno tre secondi, Ben varca la soglia.
 
Per un meraviglioso istante, mi si ferma il cuore.
 
Lo guardo, sentendomi come se avessi ripreso a respirare dopo un’apnea interminabile.
Come se lui fosse ossigeno e io fossi quasi morta d’asfissia.
Mi sento le gambe inchiodate a terra.
Vorrei corrergli incontro, ma non riesco a muovermi.
Lo osservo, imbambolata, mentre Robert gli rivolge una qualche battuta e lui ride buttando indietro la testa.
Fuori, i flash scattano ancora, ma con la porta chiusa le voci dall’esterno sono molto più attutite.
Lui scuote il capo e si sfila la sciarpa dal collo, poi sbottona il cappotto scuro.
È in tight.
Un inserviente gli prende di mano il soprabito; lui parla ancora con Robert.
 
E, all’improvviso, sento uno spintone.
Mi volto di scatto e una donna che tiene in mano una pila di programmi mi apostrofa sgarbatamente, seccata, perché le intralcio il passo.
Mi sposto dietro una pianta e mi sporgo di nuovo a guardare.
 
Ho bisogno di lui.
Oddio, quanto mi manca.
 
Ma, all’improvviso, la vedo.
Gli compare al fianco e gli prende un braccio, sorridendo svenevole.
È alta, bionda e garrula.
E io la odio.
La detesto, a pelle.
Sarei capace di squartarla solo per come gli passa una mano sul petto, in questo momento.
Squartarla senza bisogno dell’aiuto della bacchetta magica.
 
Mi mordo un labbro quasi fino a farlo sanguinare mentre la vedo ridere come una stupida a qualcosa che Ben dice.
Poi lui le mette una mano attorno alla vita e la conduce verso l’ingresso.
 
Barcollo e mi appoggio al muro, deglutendo.
Fisso la mano di Ben, che accarezza il fianco di quell’arpia.
Una rabbia mai provata mi invade.
Assottiglio gli occhi, mentre cerco di calmarmi.
Mi impedisco di prendere la bacchetta, mi ripeto cento volte – mille volte – che sono già abbastanza nei guai e non devo esagerare.
Respiro e cerco di calmarmi finché non mi sento in grado di muovermi.
 
A quel punto, marcio verso l’ingresso che Ben ha attraversato prima.
Un tizio mi acchiappa per il braccio, ma io nemmeno mi fermo.
E lui salta indietro, come se gli avessi trasmesso la scossa.
Forse è proprio così: io non la sento, ma la magia mi difende anche senza la bacchetta.
Supero un pesante tendaggio in velluto e mi trovo nella platea del teatro, già quasi oscurata.
Viene annunciato l’inizio di uno spettacolo, cui seguirà un party.
Non vedo Ben.
C’è un mare di teste qui dentro.
Bene.
 
Inizio a camminare rasente al muro, sotto la prima fila di palchi.
Aguzzo la vista e sfido l’oscurità crescente, grata alla luce che proviene dal palcoscenico.
Non che aiuti molto per le file arretrate, ma immagino che Ben e i suoi colleghi abbiano posti riservati.
E infatti.
Lo vedo, in prima fila.
È seduto tra Robert e la bionda.
Esito.
Che faccio? Aspetto che si alzi?
 
Oh, ‘fanculo.
 
Scatto in avanti procedendo semi-chinata e, in un secondo, sono davanti a lui.
La gente borbotta ma non fa in tempo a lagnarsi di più.
Non ho pestato i piedi a nessuno, dopotutto.
Mi inginocchio davanti a Ben.
 
Lui ci mette due secondi a razionalizzare cosa vede.
Il suo viso passa dalla rilassatezza, allo sconcerto, alla furia.
Robert sputa un sorso del suo vino, mentre la ragazza emette un urletto di stupore.
 
E io sono inginocchiata a terra.
Alzo gli occhi su Ben.
Deglutisco e… No.
Non vi so spiegare come mi sento.
Quello che provo in una frazione di secondo.
Non lo so.
Ma  è.
Solo questo. È.
Lui, per me, è.
 
Vorrei ridere, piangere, parlare.
Allungo una mano e…
 
E mi aspetta lo shock della vita.
Ben respinge la mia mano, bruscamente.
Non faccio in tempo a razionalizzare il gesto, che lui ringhia:
«Che diavolo ci fai tu qui?»
Sussulto.
 
Non pensavo potesse rivolgersi a qualcuno – a me – con tanta cattiveria.
Non Ben.
Sempre così educato.
Così dolce.
 
Tra l’altro, ha parlato a voce alta e si è voltata mezza platea.
«Ben, che succede? Chi è questa?»
La bionda aguzza lo sguardo, ma Ben la zittisce.
«Tranquilla, Tamsin. Non ènessuno»
 
E vi giuro: lo dice con una freddezza tale che mi ferisce come se mi avesse presa a schiaffi.
Sento le lacrime salirmi agli occhi.
Lui contrae la mascella e scandisce:
«Vattene via!»
Resto immobile, attonita.
 
Robert gli stringe il braccio.
«Ben, non qui!»
E Ben si alza di scatto.
Mi afferra per un braccio e mi tira rudemente in piedi, trascinandomi verso un’uscita laterale.
Robert trattiene Tamsin, che si sta alzando e guaisce seccata.
 
Ben imbocca una uscita nel muro e mi strattona giù per una scaletta di legno, quindi percorre un corridoio a casaccio, con me al rimorchio.
«Ben!» ansimo «Mi fai male!»
«Stai zitta!» ringhia, per tutta risposta «Stai zitta, non voglio sentire una parola da te!»
Apre una porticina, è un locale buio che credo funga da deposito.
Mi spinge all’interno e, giuro, mi fa quasi volare per terra.
Chiude la porta e ci si para davanti.
 
Alzo gli occhi, sconvolta.
Ma chi è questa persona?
Non è il mio Ben.
Non può essere.
 
«Allora, che cazzo vuoi?» chiede, brutalmente.
Trasalisco.
«Ben io… io…ti prego, non fare così…»
«Non fare così?» la sua voce gronda sarcasmo «Io non faccio proprio niente. Sto aspettando di sapere la scusa patetica che hai per essere qui.  Mostro.»
 
 
Mi si ferma il cuore.
 
 
«Come… come mi hai chiamata?» balbetto.
E mi accorgo che sto piangendo.
 
Mi ha chiamata… ha detto che sono un mostro?
 
«È inutile che piangi: non mi fai pena. Vattene. Non voglio vederti mai più»
Io non riesco a parlare.
Sento un dolore sordo nel petto.
 
Mostro.
 
«Smettila di piangere!» urla lui «Non me ne frega un cazzo se piangi! Sei un mostro e basta! Un mostro e…»
 
La porta si spalanca e Robert entra di corsa.
Anche lui ha uno sguardo duro, ma quando posa gli occhi su di me sembra ammorbidirsi impercettibilmente.
 
Devo essere ridotta uno schifo, per fargli pena.
 
Però si rivolge a Ben.
«Smettila di urlare» gli dice «Prima che Tamsin e tutto il teatro piombino qui. Dai, forza, andiamo in sala. Non mi… non mi piace che resti da solo con una di quelle»
 
A differenza di Ben, il cui tono gronda veleno, Robert lo dice senza inflessione, come se commentasse una cosa ovvia.
 
Cerco di riscuotermi, mentre Robert spinge gentilmente Ben verso la porta.
Lui distoglie gli occhi da me e fa un movimento con le spalle, come per scioglierle.
«Ben, ti prego» lo supplico «Ti prego, non andare via. Io non volevo. Ti prego, fammi spiegare…»
 
Ben è fermo.
Mi dà le spalle e non si volta, ma non esce dalla porta.
Robert lo guarda, seccato.
Poi guarda me.
«Senti, ragazzina» abbassa la voce «Tu e quelle pazze furiose delle tue amiche non vi siete divertite abbastanza? Che cazzo volete ancora? Fai un favore a tutti: sparisci dalle nostre vite. Non contate niente per noi e saremmo più che felici di non vedervi mai più»
 
Io quasi non lo sento.
Faccio due passi avanti, ma Robert si mette tra me e Ben.
 
E, prendendolo di sorpresa, io gli mollo uno schiaffo.
«Cazzo!» strilla lui, massaggiandosi la guancia.
«Rob!»
Ben gli è subito accanto.
Io gli tiro la manica e lui fa un salto praticamente fino al soffitto.
«Ben non gli ho fatto niente! Ascoltami, ti prego! Sono scappata da scuola per venire da te….ho bisogno di parlarti, per favore…»
«Io non ho niente da dirti, niente!» grida.
Contemporaneamente, Robert geme:
«Come non mi hai fatto niente? Mi hai stampato uno schiaffo che mi ha girato la faccia!»
«Oh zitto tu!» mi metto a urlare anche io «Te lo meritavi! Chi è che gli ha messo in testa queste idee su di noi? Su di me? Io non potrei mai fargli del male!»
Robert mi ride in faccia, mentre ha ancora la mano sulla guancia.
«Ah, così credi di non avergli fatto del male, dannatissima strega dei miei stivali? Perché invece ti dico…»
«Rob!»
Ben lo zittisce e poi lo spinge verso la porta.
«Basta, lascia perdere. Non voglio più perdere tempo con questa storia. Per me è morta e sepolta. Anzi, non è mai successa»
Detto questo esce, senza voltarsi indietro.
Non mi guarda, non mi saluta, non mi dice niente.
 
Se ne va rapidamente.
Sento i suoi passi allontanarsi per il corridoio.
 
Mi sento svuotata.
Allungo una mano alle mie spalle e mi appoggio pesantemente su uno scatolone.
Non ci posso credere.
Mai, mai avrei pensato che potesse succedere una cosa del genere.
Pensavo fosse ferito, arrabbiato, ma…
Ma credevo che mi avrebbe dato modo di spiegare.
Di parlare.
Credevo che vederci avrebbe già lenito la ferita.
Anche io soffro, cosa crede?
 
È Robert a riscuotermi dai miei pensieri.
«Bene, sarai contenta di te!»
Alzo gli occhi su di lui.
«Contenta?» singhiozzo «Mi ha chiamata…mi ha chiamata “mostro”! Di cosa dovrei essere contenta?»
«Ti sta bene, te lo meriti» ribatte lui, impietoso «Ha detto la verità, è quello che sei e lui…»
Mi alzo e mi accorgo che le gambe non mi reggono tanto, ma barcollo comunque fuori dalla porta senza ascoltare Robert.
 
Ben. Ben. Ben. Ben.
 
Ho un solo pensiero.
Esco dalla porta e percorro il corridoio alla cieca, fino a ritrovarmi nel passaggio.
Sbircio la platea ora silenziosa, ma sono tutti concentrati sul palcoscenico.
Da qui vedo la testa di Ben: è così alto, anche quando è seduto.
 
Una parte del mio cervello mi suggerisce di saltare in sala e scagliare incantesimi a destra e sinistra su tutti.
L’altra, preponderante, è ancora attonita.
Mi lascio cadere sui gradini, distrutta.
E sento una presenza alle mie spalle.
«Perché sei venuta?» chiede Robert.
«Per lui» mormoro, esausta «Per spiegare, per scusarmi…Robert, ma come puoi pensare che io volessi fargli del male?»
«È quello che la tua amica ha fatto a me!» ribatte, tagliente «Manipolare le persone è una cosa orribile! Certo che Ben ti ha chiamata “mostro”! Ha ragione!»
«Non ho manipolato Ben» dico, atona «Non potrei mai. È solo che…credevo lo sapesse…»
«Ma sapere che cosa? Gliel’ho detto mille volte che era un pazzo a fidarsi di te. Per fortuna ora l’ha capito anche lui»
Detto questo, Robert mi scavalca e torna in sala.
 
Io resto seduta, immobile.
Quando finisce lo spettacolo le persone sciamano nel foyer per il party, ma io non tento neppure di intrufolarmi.
Mi basta solo vedere Ben che bacia brevemente la bionda sulle labbra per sentire lo stomaco torcersi.
 
Esco dal teatro e torno a sedermi in disparte, gli occhi fissi sulla porta.
Aspetto tutta la notte, mentre anche le fan più devote si dileguano.
 
E poi, quando è ormai tardissimo e io sono intirizzita fino al midollo, lo vedo uscire, sempre con Robert e la ragazza.
Ridono, sembrano ubriachi.
Salgono in macchina e spariscono nella notte.
 
Le lacrime mi annebbiano la vista.
Resto immobile finché non sento qualcosa di caldo avvolgermi le spalle.
Alzo gli occhi e vedo Sirius e Lupin fissarmi in silenzio.
 
*
 
Alla fine non è andata troppo male.
Certo, se escludiamo il fatto che il mio cuore è in pezzi.
Pezzi minuscoli.
Devo aver mosso a compassione anche Sirius e Lupin.
 
Ieri sera mio zio si è limitato a scuotere la testa e a prendermi in braccio, come se fossi una bambina.
Siamo entrati in un vicolo e ci siamo Smaterializzati, per apparire nel primo gradino dell’ingresso di Grimmauld Place: non ci si può Materializzare in casa, è protetta dalla magia.
Mi hanno messa a letto e non mi hanno rimproverata.
Mi hanno persino portato una cioccolata calda.
 
È evidente che non sapevano cosa dire: è buffo come le lacrime di un’adolescente mandino in confusione uno dei criminali più efferati del nostro mondo (in teoria, almeno) e il suo amico lupo mannaro.
 
Stesa sul materasso polveroso della mia stanza (è la mia stanza, questa? Mha. Alla fine, mi importa? No), fisso il soffitto.
Sento un leggero bussare e mi volto a guardare la porta, senza rispondere.
Si apre un spiraglio e Sirius mette dentro la testa.
«Ah, sei sveglia»
Annuisco e lui viene a sedersi sul bordo del letto.
«Bene, nipote. Dov’è finita tutta l’energia vulcanica che ieri si è abbattuta su questa casa, tramortendo me e Lunastorta?»
Faccio una smorfia.
«Sto pensando di incanalarla nell’omicidio di quella babbana»
«Quale babbana?»
«La nuova fidanzata di Ben»
«Ah» mio zio mi fissa, lo sguardo penetrante «Sicura che non sarebbe meglio uccidere lui? Perché dare la colpa all’altra è sempre molto facile…»
«L’ho lasciato per lettera. Ma l’ho fatto per lui Sirius…»
Gli racconto velocemente delle parole di Piton, quella sera ai cancelli di Hogwarts.
Lui aggrotta la fronte.
«Dannato Mocciosus, che se ne va in giro a fare il moralizzatore. E anche tu…insomma, non è che possa dargli proprio torto, a questo ragazzo…»
«Mi ha chiamata “mostro”!» scatto a sedere, infuriata.
Sirius scuote la testa.
«Per lui Mika è difficile…insomma: viene a scoprire che la magia esiste, incontra te, vi mettete insieme…. State cercando di conciliare due universi senza ancora sapere chi siete….siete troppo, troppo giovani. Entrambi. Questa dovrebbe essere l’età della spensieratezza, non delle guerre familiari e sociali. È un compito più grande di voi»
Io mi mordo il labbro.
«Quando non lo conoscevo, la mia vita era più facile. Senza dubbio. Ma ero una ragazzina. E se stai per dire qualcosa» lo prevengo, perché vedo che ha aperto la bocca per parlare «Tipo che sono troppo piccola per dire che sono cambiata, o che è passato troppo poco tempo… bè, guardami. Se sei mesi fa ti fossi presentato a me ti avrei denunciato al Ministero della Magia. Non mi sarei schierata con Silente. Non sarei scappata da scuola. Non avrei contestato le parole di mio padre»
Ci rifletto su e aggiungo, più calma.
«Lui mi ha obbligato a cambiare il mio modo di pensare, Sirius. Un conto è dire che i babbani esistono, dobbiamo conviverci, non dobbiamo far loro del male. Un conto è sapere che senza un babbano, uno solo, per te il mondo è un posto diverso. Non vorrei mai sapere che un Mangiamorte uccide un babbano per divertimento. Ma se mi dicessi che un Mangiamorte dà la caccia a Ben…bè, non si tratta di dispiacersi. O di riflettere. Io  ucciderei, in quel caso. Sarei pronta, e non lo dico con leggerezza»
Sirius sembra toccato dalle mie parole, ma si limita a rispondere:
«Non parlare di uccidere con leggerezza, piccola: non hai idea di cosa significa»
Poi sospira.
«A volte penso di non essere pronto ad essere il padrino di Harry e ora guardami… alle prese con un’adolescente in piena crisi emotiva»
Ma lo dice sorridendo, per cui abbozzo un sorriso anche io.
«Dovresti essere contento di avermi qui» ribatto «Non vuoi conoscere tua nipote?»
«E aspettare che Silente mi fulmini per avermi permesso di tenerti qui? O che tuo padre mi venga a cercare? Ah, certo, non vedevo l’ora»
Ma mi arruffa i capelli con affetto.
E io, di getto, lo abbraccio.
Mi sporgo in avanti e gli circondo la vita con le braccia.
 
Lo prendo assolutamente alla sprovvista, lo capisco da come si irrigidisce.
Però, dopo qualche attimo, timidamente ricambia il mio abbraccio.
Buffo.
Non avrei mai pensato di poter definire il temibile Sirius Black “goffo”.
Ma mi sembra proprio così.
 
«Sirius, cosa devo fare?» mormoro, ancora stretta a lui.
Lo sento accarezzarmi la schiena.
«Se è davvero questo che vuoi… bè, allora fallo. Vai. E non guardarti indietro. Cercalo e costringilo ad ascoltarti. Scusati. All’infinito, e oltre, se serve. E penso che servirà. Lo hai ferito nell’orgoglio, Mika, non solo nei sentimenti. Ma, se lui tiene a te come dici, riuscirai a farti perdonare. Altrimenti… bè, meglio vivere sapendo di aver fatto tutto quello che è in tuo potere. E parlo di un potere che non è magico, Mika: abituati. Con lui la chiave non è la magia. Devi trovare un altro modo»
Mi raddrizzo e lo fisso.
Non me l’aspettavo.
Annuisco e lui si limita ad aggiungere:
«Ah, non dire a Lunastorta niente di tutto questo… o penserà che io sia definitivamente impazzito»
 
 
In effetti Lupin non sembra contento del nuovo sodalizio tra me e Sirius.
Quando scendo in cucina stanno litigando e capisco in due secondi che la causa sono io.
Lupin insiste per cercare Silente.
Che, per fortuna mia, non si riesce a rintracciare.
(Grazie! Grazie! Grazie!)
Sirius demolisce ogni suo piano e Lupin arriva persino a proporre di contattare Piton, a scuola.
«Felpato, ragiona: tra un po’ si metteranno a cercarla! Dobbiamo fare qualcosa! Severus può farla rientrare!»
«Se chiami Mocciosus, l’unica cosa che avrà da me è una bella fattura» ringhia Sirius in risposta «Devo ringraziare lui e i suoi discorsetti motivazionali se mia nipote è scappata da scuola. Fallo venire qui e poi vedi»
Lupin sbuffa.
 
Io metto in tavola due piatti di zuppa e sorrido, timidamente.
Mi guardano come se mi fossero spuntate due teste.
«Volevo aiutarvi un po’» bisbiglio «Mi sembra che non vi occupiate molto di voi…o della casa»
Questo posto fa schifo.
Sirius si lancia sul cibo.
«Non ti teniamo, anche se cucini bene: chiaro? E poi: dove stai andando?»
Rido della sua aria burbera e paterna e anche Lupin si fa scappare un sorrisetto.
«Vado a cercare Ben»
«Nemmeno per sogno»
Sono già pronta alla lotta, quando lui aggiunge:
«Prima mangia qualcosa»
Lupin alza gli occhi al cielo.
«Sai, non ti avevo mai visto in veste di padre» borbotta.
Sirius ride, una risata simile a un latrato.
«Con Harry, malgrado tutto, è più facile. Con una ragazza mi sento totalmente inadatto»
Gli sorrido con affetto.
E la cosa incredibile, folle e meravigliosa è che iniziamo a parlare di Ben, tutti e tre, e Sirius e Lupin si mettono addirittura a darmi consigli.
Più della metà sono irrealizzabili, ma apprezzo il tentativo.
«Ok. Oggi pomeriggio passano dei membri dell’Ordine e quindi la parola d’ordine è: alla larga» mi dice poi Sirius «Detto questo: per le sette devi essere a casa. Non dare confidenza ai babbani. Non usare la magia. Non metterti nei guai. Ok?»
Lupin geme.
«La stiamo davvero nascondendo qui, all’insaputa dell’Ordine?»
«Sì. Temporaneamente» precisa Sirius «Ma dovremo pensare alla tua famiglia. E se quel babbano combina qualcosa vengo a sistemarlo io. E puoi dirgli che non sarà divertente»
Lo abbraccio di nuovo e sorrido timidamente a Lupin.
Poi scrivo un biglietto veloce per mamma e papà.
Mi uccideranno.
Mi rovinerò la carriera scolastica.
E il futuro.
 
Mentre esco dalla casa di Sirius, penso che non potrebbe fregarmene di meno.

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Capitolo 43
*** Un'orgia?! ***







 

L’Incantesimo di Ricerca stavolta mi porta in un palazzo privato.
 
Salgo al secondo piano seguendo la sfera di luce che sparisce nel nulla davanti a una delle porte.
Busso senza esitare.
E non succede niente.
 
Ma io continuo a bussare e bussare finché la porta non si apre di scatto e appare uno sconvolto Robert Sheehan, mezzo nudo.
Mi fissa con gli occhi semichiusi per qualche interminabile secondo e poi mugugna qualcosa di incomprensibile.
«Non ho capito. E, per favore, puoi metterti qualcosa addosso?»
«Snurf» grugna «E perchè?»
«Perché voglio sapere dov’è Ben. E non mi va di guardarti mentre sei mezzo nudo mentre te lo chiedo»
Bofonchia qualcos’altro e si appoggia pesantemente allo stipite della porta, chiudendo gli occhi.
«Non sono sveglio» borbotta «Sto sognando un’altra volta le streghe. Mi hanno fottuto il cervello…»
Ma cos’ha?
«Robert!» gli urlo in faccia.
Lui fa un salto dallo spavento.
«Che cazzo! Perché urli?»
«Non stai sognando, sono io. Dov’è Ben?»
«Non te lo dico» farfuglia «Lascialo in pace»
 
Ah sì?
 
Assottiglio gli occhi, minacciosa, e ostentatamente metto la mano in tasca ed estraggo la bacchetta.
I suoi occhi si spalancano.
«Non oseresti…mettila via!»
«Oserei eccome! Te lo meriteresti, un bell’incantesimo. Dimmi dov’è Ben, dai»
Lui deglutisce, nervoso, ma all’improvviso sento una voce assonnata che lo chiama.
«Ben!» urla Robert «Corri! Scappa!»
«Deficiente!» strillo io, rivolta a Sheehan «Voglio solo parlargli! Vaffanculo, Robert!»
Ma Ben entra di corsa.
I suoi occhi guizzano da Robert, che cerca di fargli scudo, a me, che sospiro esasperata abbassando la bacchetta.
«Cosa succede?» chiede.
 
Ma lo sa benissimo cosa succede, infatti si gira per chiudere una porta che dà su un corridoio.
Deglutisco.
È mezzo svestito anche Ben.
Ha i capelli scompigliati, le occhiaie, la camicia che portava ieri allacciata alla meno peggio ed è a piedi nudi.
«Mi sono svegliato perché sembrava che qualcuno volesse buttare giù la porta!» sta dicendo Robert «Ed era lei! Stavo appunto dicendo…»
Ma io lo interrompo, furiosa.
«Non stavi dicendo proprio niente, ti stavi addormentando in piedi. E ora basta, stai zitto. E tu!» fisso Ben con uno sguardo così duro che lui sgrana gli occhi «Sono venuta per parlare con te ma giuro sui papiri di Merlino che se sei andato a letto  con quella  butto giù la casa. Un mattone per volta. Chiaro?»
Mi guardano entrambi, ammutoliti.
«Allora?» strillo io.
Robert sussulta e si copre le orecchie con le mani.
«Basta, falla stare zitta» si lamenta «Ti prego Ben… mi esplode la testa!»
Ben viene verso di me.
«Vattene. Non sono stato abbastanza chiaro, ieri? Non voglio vederti!»
«Peccato, perché io invece voglio vedere te. E non me ne vado di qui finché non abbiamo parlato!»
Lui digrigna i denti e Robert inizia a imprecare.
«Vattene, prima che si sveglino tutti e ti trovi nei guai…»
«Tutti?» trasecolo «Ma cosa avete fatto? Un’orgia? Fanculo, Ben! Ma come ti viene in mente?»
«Ma credi di poter venire qui a dirmi come devo comportarmi? Ma chi sei, mia madre?»
«Dimmelo, voglio saperlo! Ci sei andato a letto?»
Sto urlando come un’aquila e mi sono completamente dimenticata delle mie pretese di razionalità.
Sono gelosa.
Mortalmente gelosa.
Pensavo fosse una situazione che potevo recuperare…
 
«Non ti devo spiegazioni!» sta urlando lui «Non ti devo niente!»
«Sei uno stronzo bastardo! Avevi detto che mi amavi! Che per lei non provavi niente!»
Mi accorgo che sono sul punto di saltargli al collo quando Robert mi afferra e mi trascina lontano da Ben.
Mi divincolo e gli mollo una gomitata che gli mozza il fiato.
Robert guaisce e annaspa e Ben si fa avanti, ma prima di prendermi ci ripensa e abbassa le braccia, come se avesse paura di toccarmi.
Vedo la confusione nei suoi occhi scuri e mi dilania l’anima.
Smetto di agitarmi e mollo solo un’altra gomitata a Robert, per farmi lasciare.
Poi alzo entrambe le mani, per fargli vedere che non tocco la bacchetta.
«Davvero pensi che potrei mai farti del male?» la mia voce è improvvisamente debole «Voglio dire, sì, certo, se sei stato con quella ti ammazzo… ma a mani nude, senza magia»
Ben sembra attonito.
Robert sputacchia e si massaggia le costole.
«Sì che potresti fargli del male. Eccome. Sei peggio di un gatto selvatico…»
«Non lo farei mai» guardo Ben dritto negli occhi «Ti amo, Ben. Non ti farei mai del male. Mai»
 
Che strana sensazione… ho detto a Blaise mille volte che lo amavo, ma non mi è mai successo di perdere il respiro, come adesso.
Non mi sono mai sentita tanto sincera.
E tanto vulnerabile.
 
Quanto a Ben, sembra che io lo abbia preso a schiaffi.
È livido.
«Non osare… non dirlo mai più. Non voglio vederti, non voglio sapere niente,niente, di te»
 
Ahia.
Fa male.
È la parte più intima, vulnerabile e tenera di me.
Ma è sua.
Se è questo che serve, se può servire allora…
 
«Ti amo» ripeto, guardandolo negli occhi.
Lui distoglie lo sguardo.
Io mi avvicino di un passo.
«Ti amo e sono qui per dimostrartelo. Sono scappata da scuola perché non sopportavo quello che ho combinato. Ben, io…»
 
Lui alza una mano, per intimarmi di restare lontana.
Mi mordo il labbro ma obbedisco.
«Ti prego, non avere paura di me. Come puoi? Non potrei sopportare se ti capitasse qualcosa e tu pensi che ti farei del male?»
Azzardo un passo e lui continua a fissare il divano.
«Ben, guardami» bisbiglio.
 
Ben non si muove, ma sento che è combattuto.
Persino Robert trattiene bruscamente il fiato, alle mie spalle.
 
E poi la porta si spalanca.
«Micino, ma dove sei? Io…»
Sento il sangue affluirmi al volto quando vedo la babbana a gambe nude e con addosso la giacca dello smoking di Ben.
Robert mi corre accanto perché probabilmente pensa che davvero potrei ammazzare qualcuno e Ben mi lancia un’occhiata spaventata, prima di voltarsi a proteggere lei.
La ragazza però ovviamente non si ricorda di me, a causa dell’Incantesimo Confundus di Claire.
Solo che è tanto stronza e oca come aveva dimostrato quel giorno, nel bagno, a Dublino.
«Chi è?» domanda a lui, con tono fintamente lezioso, mentre mi lancia un’occhiataccia.
Ben mi dà le spalle, poggiandole una mano sulla vita.
Ma è nuda, sotto quella giacca?
Le arriva a metà coscia, non riesco a capire.
«Nessuno» le mormora «Vai a letto, arrivo subito…»
 
 
Vi giuro, non è perché mi ha definita “nessuno”.
È per quello che ha detto dopo.
 
 
Dorme con lei.
 
Sento il sangue affluirmi alla testa e mi sembra di aver ingoiato uno di quei Decotti Riscaldanti di Madama Chips, di quelli che ti fanno uscire il fumo dalle orecchie.
Afferro la prima cosa che ho sottomano (una lattina) e gliela lancio addosso.
Mi tremano talmente le mani che lo prendo di striscio, a una spalla.
La babbana urla, lui si volta di scatto e Robert mi blocca il braccio, ma la magia fluisce in me e stavolta  sento  la scossa che gli trasmetto.
«Stronzo!» urlo come un’ossessa, dimentica della magia, delle buone intenzioni e soprattutto delle mie colpe in questa storia.
Urlo come se potessi liberarmi di tutto il dolore che ho dentro.
«Stronzo! Stronzo! Maledetto, maledettissimo stronzo!»
Mi guardo attorno per cercare qualcos’altro da lanciargli addosso, ma Ben afferra lei e la porta di volata in un’altra stanza.
Robert mi tira su di peso e va verso la porta.
Mi tiene a forza mentre la varca e fa le scale alla massima velocità che i suoi piedi scalzi e il mio peso di traverso su una spalla gli permettono.
Quando siamo a piano terra incrociamo una signora che lo guarda attonita.
«Ehm… ‘giorno» borbotta lui, aprendo il portone e mettendomi giù in strada.
Io mi accascio a terra.
Le lacrime mi rigano il viso mentre guardo il marciapiede.
«Alzati» mi dice Robert, brusco.
 
Alzarsi?
E come faccio?
Non ci riesco.
 
Singhiozzo, disperata.
Robert esita un attimo e poi si volta e se ne va, chiudendo il portone.
 
E io resto lì, per terra, e piango.
 
*
 
È un poliziotto che mi si avvicina, dopo non so quanto tempo.
Si inginocchia accanto a me e mi chiede ripetutamente chi sono, cosa mi è successo e se può accompagnarmi a casa.
Mi ci manca solo questa.
Dovrei pensare, ma non riesco.
Una parte lontana del mio cervello mi avverte che questo può diventare un guaio.
Non ho documenti babbani.
Non ho una casa da indicargli.
La restante parte di me è sul punto di mandarlo al diavolo, quando sento una voce nota rassicurare l’uomo.
Alzo gli occhi.
Robert.
 
Si è vestito: indossa jeans, felpa e giacca di pelle e gli occhiali scuri coprono gli occhi iniettati di sangue.
Dice al poliziotto che sono sua cugina e che abbiamo litigato perché non vuole farmi guidare la sua macchina nuova.
Dopo parecchie insistenze, sembra convincerlo.
«Signorina» mi chiede l’uomo «È vero? È suo cugino questo?»
Annuisco perché mi sembra la cosa più semplice, mentre distrattamente noto come è buffa la divisa che indossa quest’uomo.
Ma non dovrebbe incutere rispetto?
Non sembra nemmeno tanto convinto, comunque Robert mi solleva di nuovo e mi rimette in piedi.
Sta diventando un vizio.
 
Quando riesce a liberarsi del poliziotto, mi prende per il gomito e mi conduce in un bar poco lontano.
Mi divincolo.
«Dove mi porti? Dov’è Ben? Non voglio allontanarmi da lui!»
«Dannazione, che testa dura! Non demordi eh? Non ti rimando su, lo ammazzeresti!»
«Ci puoi giurare!» sbotto.
Lui si sfila gli occhiali e mi guarda fisso.
«Cosa vuoi?» ringhio.
«Perché fai così?»
«Così come?» urlo.
Lui chiude gli occhi.
«Non gridare… la mia povera testa! Dannazione… mai più un goccio, giuro! Ma comunque…»
Riprende a fissarmi, come se fossi un incrocio tra un unicorno e una manticora.
Poi mi spiazza.
«Sembri davvero tenerci, a lui. Sembravi distrutta, prima. È un trucco?»
Lo fisso.
«Sei più stupido di quello che sembri? Che domanda è? Ma per quale motivo dovrei fare finta?»
«Ottima domanda. Sono tornato giù perché mi chiedevo la stessa cosa»
Giocherella con una saliera e poi alza di scatto la testa.
«Ben mi ammazzerebbe se sapesse che te lo sto dicendo, ma… lo hai distrutto»
Sussulto, e lui prosegue:
«Non l’ho mai visto così a terra. Stava male come un cane. Sta  male come un cane, anche se dice di no. Da quando lo hai scaricato non sembra più lui. Pensavo uscisse di testa»
Mi sembra che il nodo nel mio stomaco si allenti un poco.
«Cosa dici? Che lui… che io…»
«Dico che lui faceva il fidanzato felice di una strega pazza» dice secco «Finché un bel giorno gli è arrivata una lettera ed è piombato in un abisso. Ed è colpa tua»
Ci fissiamo un attimo, poi lui mi dice:
«Stronza»
 
Nemmeno ribatto, perché dal suo punto di vista ha ragione.
«Ma quella?»
«Ecco, brava. È colpa tua anche il fatto che si è rimesso con Tamsin. Quanto la detesto, quella…»
Sto per baciare Robert.
Ve lo dico, sto per farlo.
 
«Ma perché non vuole ascoltarmi?»
«Perché è incazzato nero. Perché ha paura. Puoi dargli torto? Voi…»
Scuote la testa e so che sta pensando a Mindy.
Una cameriera si avvicina al nostro tavolo e io aspetto finché non se ne va con le ordinazioni.
Poi sussurro:
«Robert, lo so che sei furioso. E hai ragione. Ma ascoltami: Mindy non aveva cattive intenzioni. Questo non la giustifica, ma voleva solo conoscerti… stare un po’ con te… temeva che se ti avesse chiesto di uscire tu non…»
«Aveva ragione» dice, cattivo «Non ci sarei  mai  uscito»
«Stronzo!» mi inalbero subito «Ecco, avresti dimostrato di essere il cretino che sei, perché lei è una ragazza fantastica!»
Lui sbuffa.
«Bè, sai, fossi stata tu…»
Lo fulmino con gli occhi.
«Sei un povero illuso. E sei pure un coglione superficiale. E Ben ti ammazzerà…bè, almeno credo»
E lui sorride.
«Non so… forse sì. O forse no. È bravo, quando decide di chiudere qualcosa»
«Sta con quella?»
«Sì» risponde, brutale «Ed è colpa tua. Non la sopportava più, quando stavano insieme durante le riprese del film. E ora le sta sempre incollato»
 
Mi manca l’aria.
«Ma stanotte…?»
Lui grugnisce.
«Abbiamo bevuto un po’ ieri sera e siamo finiti da me con qualche amico, per concludere la serata. Tamsin, ovviamente, ci è rimasta attaccata come una cozza. Ma mi sono svegliato che Ben era sul divano, se ti consola. Svegliato perché  tu  stavi per abbattere la porta, tra l’altro»
Mi sembra di respirare di nuovo.
 
Oddio meno male, meno male…
 
Robert sembra indovinare cosa mi passa per la testa.
«Ehi, guarda che io non sono la sua babysitter e non so cosa combina di solito. Comunque, per la cronaca, è un uomo. E lei è più che disposta ad accontentarlo, non so se rendo l’idea»
Deglutisco.
«Con me ha voluto aspettare…»
Sheehan mi squadra.
«Si era proprio bevuto il cervello» borbotta «E tu dici che non hai usato la magia?»
«No» nego, recisamente «ti sembra così strano?»
Lui scrolla le spalle.
«Bho. Se era veramente innamorato di te, però, hai fatto proprio un casino»
 
Rimescolo lo zucchero nel mio caffè, assorbendo la verità di quelle parole.
Poi alzo gli occhi.
«Robert…Che faccio, ora?»
 
 
 
 
 
 
 

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Capitolo 44
*** Contrattacco ***







 

Busso piano alla porta del numero 12 di Grimmauld Place.
Ho il cuore in gola, perché non so mai cosa succede in questa casa.
 
La porta si apre appena e intravedo Lupin che sbircia fuori.
Allarga lo spiraglio il meno possibile e mi fa cenno di entrare.
Una volta dentro, piombo nell’oscurità.
Lo sento prendermi per un polso e bisbigliare:
«Non fare rumore»
Lascio che mi accompagni al piano di sopra, in punta di piedi.
L’altro giorno ho visto svegliarsi uno dei dipinti attaccati alla parete: era il ritratto della madre di Sirius.
Che dire… me la ricordavo brutta e odiosa, ma quel quadro supera ogni mia memoria.
 
Come farà Sirius a vivere rinchiuso qui dentro?
Ogni tanto me lo chiedo.
Non sembra proprio il tipo di uomo che riesce a sopportare l’immobilità forzata… in più, questa casa deve sembrargli una prigione.
Rappresenta tutto quello che lui detesta.
Dev’essere un incubo vivere segregato qui.
 
Al primo piano, Lupin mi lascia il polso.
«Dov’è Sirius?» sussurro.
L’atmosfera cupa di qui mi ha contagiata.
Lui si acciglia.
Scrolla le spalle, ma alla fine risponde.
«Nella stanza di Fierobecco»
Oh sì. Giusto… quasi dimenticavo.
Sirius custodisce qui anche un Ippogrifo rubato… siamo una grande famiglia di pazzi, temo.
«Com’è andata la riunione?» chiedo a Lupin, senza sperare in una risposta.
So che disapprova la mia presenza qui.
Credo che mi sopporti solo perché sa di quanta solitudine soffre Sirius.
«Insomma» bisbiglia lui, prendendomi di sorpresa.
«Perché?» mi allarmo.
Lui storce il naso.
«Se la sono presa con Sirius perché…»
Esita, ma so cosa vuole dire.
«Per colpa mia…»
Lupin annuisce.
«Abbiamo dovuto farlo presente Mika, non pensare che sia un attacco a te, ma qui non è sicuro…. Non è una casa in cui si possono passare le vacanze… in più, la tua scomparsa da Hogwarts provocherà un gran casino, vedrai e… bè, a proposito di qualcuno a Hogwarts che ha avuto da ridire in modo veemente …»
«Chi?»
«Piton»
«Piton? Ma che vuole?»
«È il Direttore della tua Casa, Mika. Abbiamo dovuto avvertirlo, anche per dirgli di prendere tempo con la Umbridge. Farà girare la voce che non stai bene… ma lui e Sirius non sono mai stati grandi amici e…»
«E?»
«Niente. Vecchi dissapori, qualche insulto… sai, Sirius accusa tantissimo il fatto di essere relegato qui dentro. Io spesso sono in missione e lui resta solo…»
«Stavo pensando la stessa cosa, sai?» mi mordo il labbro «È tanto arrabbiato?»
«Non con te, Mika… Sirius è un uomo d’azione e detesta l’immobilità forzata. Sapere che Voldemort è tornato e che il Ministero fa finta di nulla lo tormenta. Inoltre il suo carattere impulsivo è stato spesso fonte di guai, anche quando eravamo più giovani: per questo te ne parlo. Perché io ci sono poco e invece magari tu riesci a trattenerlo…»
«Io?» trasecolo «Pensavo che odiassi avermi qui!»
Lui sorride.
«Non odio averti qui, solo che questa – purtroppo o per fortuna, a seconda di come la guardiamo – non è semplicemente casa di tuo zio. Per quanto riguarda il quartier generale dell’Ordine della Fenice mi spiace ma penso che tu non dovresti restare. Ma come amico di tuo zio…»
Esita e poi riprende:
«Sai, Mika… io non riesco a non sentirmi in colpa per gli anni tremendi che tuo zio ha passato ad Azkaban. Solo, abbandonato dagli amici, considerato un traditore della peggior specie. Immagino tu conosca la storia…»
Annuisco, prudente.
Nella penombra, il viso di Lupin mi sembra acquistare tratti lupeschi.
«Io, almeno io… dovevo sapere che non poteva essere vero. Lo conoscevo da sempre, sapevo quanto era leale, e coraggioso. Sapevo che Sirius non avrebbe mai tradito James. E invece Peter… bè… e Sirius ha buttato tredici anni della sua vita. E ora ha Harry… e ha te. Voi siete la sua occasione»
«Ha anche te…»
«Certo. Ma io sono un reietto nella nostra società, Mika. Invece io spero che per Sirius arriverà il giorno in cui il suo nome verrà riabilitato e lui potrà girare a testa alta per strada. E voi due potrete essere al suo fianco. Io no»
Mi sento stringere la gola.
Lupin è una brava persona.
È un ottimo mago, con validi principi morali.
Sento uno scossone, all’idea che un altro tabù che ho sempre ritenuto sacro si sgretoli davanti ai miei occhi.
«Sarai anche un lupo mannaro» dico, decisa «Ma sei una brava persona. Molto migliore di Minus, che era un purosangue. O di Caramell, o della Umbridge o… bè, della maggior parte dei maghi che conosco»
Lupin mi sorride, affettuoso.
«Grazie»
«Mi sento così stupida, Remus» dico di getto «Per tutta la vita ho sempre creduto di sapere dove stavano il bene e il male e ora…»
Lui annuisce, comprensivo.
«È questo che significa crescere, Mika. Significa distruggere quello che gli altri ti impongono come certezza, per decidere tu, da sola, in cosa credere»
Annuisco, sentendo su di me tutto il peso delle sue parole.
«Cosa possiamo fare, per Sirius?»
«Io purtroppo devo svolgere un compito per l’Ordine… se vi lascio soli c’è speranza che, al mio ritorno, la casa sia ancora in piedi e nessuno di voi sia finito ad Azkaban?»
Rido, ma mi copro subito la bocca con la mano.
Questa casa sembra voler scoraggiare persino le risate.
«Certo! Vai tranquillo»
 
Quando si allontana, incrocio le dita dietro la schiena.
 
*
 
Busso piano alla porta della stanza di Fierobecco.
Socchiudo l’uscio e sbircio dentro: Sirius sta dando all’Ippogrifo la cena… e ho il terrore che si tratti di ratti morti.
Faccio un verso schifato e Sirius non gira il capo, ma sogghigna.
«Avanti, principessa. Non li usate, a scuola? Non li mangia il tuo gatto?»
«No» ribatto «È il mio gatto ed è blasé»
Lui fa un mezzo sorriso.
«Non ho mai visto un gatto blasé»
Entro nella stanza e mi siedo su una poltrona sfondata.
«Allora, che succede?»
«Niente! Perdite di tempo inutili e idioti che vagano in casa mia» ringhia.
«Remus mi ha detto che l’Ordine è arrabbiato perché sono qui»
Lui alza le spalle, mostrando quanto gliene importa della disapprovazione dell’Ordine.
«Harry e i Weasley sono stati qui, a lungo. Sei tenuta all’oscuro di quello che facciamo, quindi dove sta il problema? È sempre casa mia, fino a prova contraria. Silente stesso ti ha chiesto un favore per aiutare uno dell’Ordine. O adesso sono talmente idiota e fuori dal mondo che non posso nemmeno garantire per mia nipote, quando altri garantiscono per interi reggimenti di figli?»
L’amarezza traspare dal suo tono.
Mi mordo un labbro.
Non voglio vederlo così.
So che è un azzardo, so che non dovrebbe, ma…
«Chi è che detesti?»
Mi guarda fisso, poi abbozza una risatina.
«Detestare è una parola grossa… diciamo che affatturerei volentieri qualcuno….tipo Mocciosus, o Molly Weasley…»
«Bene! Quindi, senza entrare nel dettaglio…. Piani esplosivi, compiti pericolosi…cosa?»
Mi fissa, con il volto atteggiato a una maschera.
«Io non posso fare nulla, se non prestare la casa, a quanto pare. Sono ricercato, Voldemort conosce la mia capacità di trasformarmi in Animagus… sono inutile, come mi si ricorda spesso…»
Salto in piedi.
«Inutile? Tu? Sirius, non dire stupidaggini! Saresti in grado di sfidare e battere chiunque qui dentro… bè, a parte Silente…»
Lui ride ancora.
«La stessa capacità che ho sempre avuto io di dire le cose senza peli sulla lingua, soprattutto ai miei parenti»
Abbozzo un sorriso: l’idea di essere una Black inizia ad assumere un altro significato da quando conosco Sirius.
«Dove starebbe il divertimento, altrimenti?»
Lui ghigna, per poi cambiare discorso.
«Forza, raccontami qualcosa. Com’è andata la tua pericolosa missione?»
 
Lo aggiorno e provo uno strano senso di irrealtà.
Sirius Black, il pericoloso e reietto Black… seduto su un pavimento polveroso, che sfama un Ippogrifo e ascolta i turbamenti amorosi di sua nipote.
Sento che mi si scalda il cuore.
Forse si è affezionato davvero, a me.
 
«Ho la vaga impressione di essermi perso un sacco di cose, a scuola… a giudicare il modo in cui vivono questi ragazzi»
Lo fisso: è ancora un uomo affascinante, ha i tratti di famiglia.
«Sono sicura di no»
Fa un sorriso furbo.
«Ma sì, le matricole a Hogwarts a volte erano affascinanti…»
«Non ti facevo un tipo da matricole»
Il suo sorriso si allarga.
«Non lo ero. Prima che James perdesse la testa per Lily, la caccia in gruppo non era male… diciamo che privilegiavamo le ragazze più esperte. Ma non vorrei sconvolgerti…»
Gli lancio addosso la mia sciarpa e lui ride.
«Sappi che io sono la regina della scuola, caro zio»
Poi mi incupisco.
«Bè, lo ero… ultimamente non sono stata molto in me»
«E hai fatto male» ribatte lui, tranquillo «So che stai soffrendo, ma non devi mai, mai, perdere te stessa, per nessun motivo e di fronte a nessun ostacolo. Ne avevamo già parlato: questa storia vi porterà mille problemi. Se cedi già ora, se non ce la fai, lascia perdere. Non ostinarti. Lascialo andare»
«Sirius! Come ti viene in mente? Io non mollo niente»
Lui sorride: evidentemente il suo obiettivo era provocarmi.
Bè, c’è riuscito perfettamente.
«Ti fa onore, ma non farti accecare. Rifletti. È giusto per te?»
«Sì» dico, senza esitazione.
«Sicura? Chi può diventare la Mikayla Black che resta nei confini del mondo magico? Una potenza, secondo me. Questa scelta ti limiterà, Mika: sai meglio di me che in certi ambienti (non ultimo quello di casa tua) non sarà tollerata»
Mi mordo il labbro.
Ha ragione, lo so.
Penso a mamma e papà.
Penso a quello che ho sempre sognato di diventare nella vita.
«Lui è giusto per me, Sirius. Non troverò una persona migliore di lui…»
«Sei così giovane…» scuote la testa.
«James quanti anni aveva?» lo interrompo «I miei genitori? Mia madre aveva 15 anni!»
Sospira.
«Non dico che non può succedere, anzi. Dico solo che questa scelta comporta delle rinunce e…»
«Le ho fatte!» dico, impaziente «Sono qui, no? Sono scappata da scuola, mi sono allontanata dai Serpeverde, ho aiutato Silente e l’Ordine con Amelia Bones! Non sono più la Mikayla che si accontentava di Blaise Zabini e si preoccupava di avere almeno tre vestiti nuovi per ogni ballo cui era invitata!»
«Stavi con Zabini?» Sirius è attonito «Ma sei matta? Sai quanti mariti ha seppellito sua madre, che è diventata sempre più ricca e sempre più crudele? Tutti morti in circostanze poco chiare! Che cosa diavolo ti dice la testa?»
«Blaise è innocuo…»
«Col cavolo!» esplode lui «Va bene, va bene. Tra Zabini e il babbano, meglio se ti riprendi il babbano»
Sorrido, euforica, ma lui prosegue:
«Sei sicura che sia giusto anche per lui? Che non sia meglio per Ben se sparisci e lo lasci con una ragazzetta insignificante ma che al massimo nella vita lo annoierà, senza fargli rischiare il collo?»
Io sgrano gli occhi.
«Anche tu la pensi come Piton?»
«Non fare paragoni di questo tipo, per favore» dice, seccato «Comunque, sostanzialmente, c’è qualcosa di vero. Se starete insieme, uno dei due perderà la sua natura: se sarai tu a lasciare il mondo magico ne soffrirai Mika, perché questo è ciò che sei. E se sarà lui resterà nella tua ombra, e questo non è giusto»
«Quindi è giusto che entrambi soffriamo?»
«Sto solo dicendo che potrebbe essere meglio soffrire ora, ma evitare di soffrire di più un domani»
«È questo quello che pensi?»
Lui scrolla le spalle.
«Non ho felici relazioni amorose da portarti ad esempio»
Mi alzo di scatto, facendolo sussultare.
«Dove vai?»
«A riconquistare Ben»
 
Mi sorride.
«Brava ragazza!»
 
Mentre esco, mi sembra di sentirlo mormorare:
 «Restare da soli è la peggiore sconfitta…»
 
Ma forse mi sbaglio.
 
*
 
Quando mi affaccio in cucina, più tardi, la faccia di Sirius mi dice chiaramente che ci sta ripensando.
«Mi hai già dato il permesso, ricordatelo» dico in fretta «E poi non devo chiedertelo, comunque!»
Sirius mi gela con un’occhiata.
«Con quel vestito tu non esci»
Cerco di fare una faccia sicura.
«E perché? Cos’ha che non va?»
 
Ok, lo so cosa ha che non va, secondo lui.
È molto corto, molto stretto e molto scollato.
Quindi è perfetto.
 
Sirius ha la faccia di uno che ha mangiato Puzzalinfa.
«Ma non puoi metterti dei pantaloni?»
«Starai scherzando, è un tubino Chanel! L’ho comprato tornando a casa!»
«Questo dovrebbe tranquillizzarmi? Non esci così, da sola»
«Non sono una ragazzina indifesa!»
«Non puoi abusare della magia, hai sempre la Traccia addosso… Non è che visto che non ti cercano ancora puoi fare come ti pare! Abbiamo delle leggi, dopotutto»
«Che tu hai più volte infranto, mi pare»
«Brillante argomentazione, nipote, che con me però non attacca»
«Oh, Sirius, ti prego! Non vado a fare follie, vado da Ben…»
«Non vedo la differenza con la follia»
Lo guardo, truce.
«Va bene» dice «Vengo con te»
«Cosa?» sbotto «Tu non esci di qui! È pericoloso! Lo hai detto tu che Tu-Sai-Chi sa che sei un Animagus e…»
«Ma sì, quanti Mangiamorte vuoi che ci siano in un locale notturno per ragazzi babbani?»
«Sirius, sei uno sconsiderato» incrocio le braccia sul petto «Va bene, sto a casa»
Lui sgrana gli occhi, poi però la sua espressione si fa corrucciata.
«E così anche mia nipote mi considera un povero demente incapace di badare a se stesso, anzi, un adulto con la sindrome dell’adolescente represso. Bene. Divertiti. Buona serata»
 
Merda.
Non volevo offenderlo. O ferirlo.
 
«Sirius, io non volevo…»
«Fa niente. Vai»
«Ma io…»
«Vai!»
Si volta ed entra in cucina chiudendosi la porta alle spalle.
Io resto immobile, indecisa se corrergli dietro o no.
Ma poi sento un urlo provenire dalla cucina e la porta si apre di nuovo, lasciando uscire l’elfo domestico di Sirius, Kreacher.
Veramente era l’elfo domestico di sua madre e infatti è chiaro che non ha ben digerito il nuovo padrone di casa.
Borbotta imprecazioni allontanandosi e, quando mi passa davanti, si inchina.
Poi, con il naso a terra, borbotta:
«Padroncina farà la fine di padrone rinnegato, oh quel porco che ha spezzato il cuore della mia povera padrona…»
«Ti ho sentito!» urla Sirius dalla cucina «E in quanto a te, Mika, non stare lì impalata! Vai!»
Decido sul momento che non posso lasciarlo così.
Vado verso la cucina, ma sento improvvisamente le fiamme scoppiettare e una voce di uomo, profonda e sconosciuta, che saluta Sirius.
Retrocedo velocemente verso la porta d’ingresso, attenta a non far rumore.
La apro ed esco.
 
Sui gradini esito un attimo ma so che non devo farmi vedere in casa, per non causargli più problemi.
Scrollo le spalle.
Bisogna fare qualcosa per Sirius: si caccerà nei guai prima o poi, se continua così.
È un uomo troppo impaziente perché si possa pensare di tenerlo rinchiuso.
Devo parlarne a Lupin.
Per il momento però non posso rientrare… e a ben pensarci, meglio che mi allontani prima che Sirius ci ripensi e venga a riacciuffarmi per farmi cambiare il vestito.
Andiamo.
 
 
Quando arrivo al locale di cui mi ha parlato oggi Robert ho il cuore in gola, tra l’ansia per Sirius e il pensiero di Ben.
Sono arrivata tardi, tra l’altro.
Avevo in programma di arrivare presto, in modo da aver tempo di calmarmi, ma tra la preparazione (mi sembra di non mettermi in tiro dai tempi di Morgana) e la discussione con mio zio mi sono saltati i piani.
Si sente già la musica a tutto volume e c’è tantissima gente.
 
Robert non voleva dirmi dove sarebbero andati questa sera, ma alla fine l’ho convinto.
O si è convinto da solo.
Non lo so, non importa.
Diamoci da fare.
 
Faccio la fila ed entro.
Lascio il cappotto al guardaroba e, prima di entrare nel locale, mi controllo nel grande specchio dell’atrio.
Vedo una bionda alta, slanciata, stretta in un tubino nero mozzafiato, con i capelli splendenti e le gambe valorizzate da un tacco esagerato.
E sono io.
Quella ragazza sono io.
Mi sorrido.
Bentornata Mika.
 
Quando entro, calamito l’attenzione di un gruppo di ragazzi vicino alla porta.
E lo so.
Lo sento.
Cammino, indifferente, mentre mi sento gli occhi di molti addosso.
Una ragazza rossa mi guarda male.
Ci sono abituata, cara.
Le sorrido, sfrontata.
 
È così…normale.
Sono padrona della situazione.
Potrei persino divertirmi: sento l’ansia di questo periodo scivolarmi via di dosso mentre faccio correre uno sguardo apparentemente distratto in giro per la sala.
 
Lo vedo quasi subito.
 
È talmente alto, talmente affascinante, che mi calamita come un Incanto Quattro Punti fa con il nord.
È con Robert e con la bionda.
Robert ha già messo in chiaro che devo sbrigarmela da sola e che lui non mi aiuterà, ha già fatto abbastanza.
Ha ragione: è una battaglia mia, è una cosa nostra.
Voglio  riconquistarlo da sola, non mi serve nessuno.
 
Sei mio.
Solo mio.
Siamo noi due, e basta.
 
Mi dirigo verso il gruppetto con aria sicura.
Quando sono vicina, Robert lancia un’occhiata nella mia direzione e sgrana gli occhi, prima di riconoscermi.
A quel punto sembra allarmarsi e guarda Ben come se fosse indeciso se metterlo in guardia oppure no.
Io gli lancio un’occhiataccia e lui deglutisce, ma resta in silenzio.
Sfioro il fianco di Ben camminando.
Lui gira appena la testa e, quando mi mette a fuoco, trasalisce.
Io non mi fermo, ma giro la testa verso di lui.
Lo fisso sfrontatamente negli occhi – lui è attonito – poi mi volto e raggiungo il bar.
 
Ordino da bere e un tizio mi si avvicina subito.
Lo liquido, mi sposto di qualche passo come se fossi annoiata, e mi volto con fare distratto.
Getto un’occhiata in giro: dalla pista da ballo piena di gente che si dimena, ai tavolini del privée, ai gruppi di persone.
E poi torno a guardare Ben.
Lui mi sta fissando, stralunato.
Tamsin ha buttato un’occhiata per vedere cosa lo distrae e ora mi sta fulminando con gli occhi: non sembra gradire.
Robert mi sta fissando le gambe.
Trattengo una risata.
 
Il barista mi porge il mio bicchiere, offrendomi il primo giro.
Mi volto verso di lui e gli dedico qualche minuto di attenzione, ringraziandolo e flirtando.
Poi mi siedo su uno sgabello e inizio a sorseggiare.
 
Bleah.
Che schifo.
Credevo che la birra fosse qualcosa di simile alla Burrobirra.
 
Cerco di non fare una faccia schifata.
Intanto, un paio di ragazzi mi si avvicinano.
Scambiamo due parole, li liquido velocemente.
Guardo di nuovo verso il gruppo di Ben: Tamsin è palesemente incazzata ora, Ben ha le labbra serrate e distoglie lo sguardo appena si accorge che lo vedo fissarmi.
Robert resta impassibile.
 
Mi alzo di scatto dallo sgabello e marcio verso di loro.
Mi fissano tutti e tre, ma io strizzo l’occhio a Robert, cogliendolo di sorpresa.
A lui casca la mascella.
Mentre gli passo accanto, sento Ben che sbotta:
«Rob! Che cazzo…»
Il resto della frase si perde nella musica.
Mi dirigo in pista.
 
 
Ballo da sola, in mezzo alla gente, finché non sento una mano afferrarmi il braccio.
Annaspo, ma è Robert.
Mi trascina dietro una colonna.
«Vuoi farmi ammazzare?» mi urla nell’orecchio.
Io rido.
«Che coraggio…. Ben è innocuo, dovresti saperlo»
«Non direi…e nemmeno Tamsin è innocua, a dirtela tutta. Non mi stupirei se già ti odiasse»
«Io la odio di sicuro. Meglio per lei se mi sta alla larga»
Robert mi osserva in silenzio per qualche attimo.
«Sei agguerrita, eh?»
«Ci puoi scommettere!»
«Bè, di sicuro gli toglierai il sonno»
Sorrido.
«Grazie. Ora, se non c’è altro, io andrei»
«Dove?»
Sorrido, serafica.
«Sul cubo»
 
Cinque minuti dopo sto ballando scatenata in mezzo a perfetti estranei mentre tutti ci sorridiamo e ci tocchiamo come se ci conoscessimo da una vita.
Senza contare che quelli sotto di me, probabilmente, godono di un’ottima vista panoramica sulla mia biancheria.
Mi immagino di essere qui con Mindy e Claire, la prima scatenata e la seconda comicamente seccata.
Lancio l’ennesima occhiata a Ben e lo vedo seduto su un divanetto, che gira lo sguardo verso di me ogni trenta secondi più o meno.
E ha proprio l’aria di essere incazzato con se stesso per questo fatto.
La babbanazza gli sta seduta accanto in quella che probabilmente ritiene una posa sexy ma che la fa somigliare alla Cooman quando finge di aver una visione.
Robert si è defilato, ma l’atmosfera al tavolo non potrebbe sembrare meno romantica.
Sorrido dentro di me e alzo le braccia al ritmo della musica.
 
Dopo un po’ dei ragazzi attorno a me iniziano a diventare insistenti.
Scendo dal cubo e mi perdo nel mare di gente.
Scanso qualcuno, ma un tizio alto e barbuto mi si incolla al fianco e allunga le mani.
«Ehi! Vattene!» mi inalbero.
«Eddai, non fare tanto la difficile….sei proprio carina, andiamo a berci qualcosa…»
Mi prende un braccio e io tento di divincolarmi, ma lui è molto più forte di me.
«Lasciami!»
«Eddai bella…»
Tra la musica assordante e il casino dei corpi che mi premono addosso non sono troppo lucida, all’improvviso però una mano elegante mi toglie di dosso quella del tizio.
 
Ben.
 
«Ehi! Ma che vuoi…»
«Non la toccare» dice Ben, lapidario.
«Senti, l’ho vista prima io e…»
«Vattene! Stalle alla larga!»
Sembra davvero incazzato.
Non faccio in tempo a gioire, che arriva un amico del tizio, ancora più grosso e nerboruto di lui.
«Problemi?» chiede, con la voce di un cavernicolo.
Ben non muove un muscolo, ma io mi allarmo.
Sono grossi, questi due.
Mi guardo rapidamente intorno, ma c’è decisamente troppa gente per estrarre la bacchetta dalla mia pochette.
Ben mi spinge indietro ma i due tizi lo stringono al muro.
Poi, improvvisamente, uno dei due si accascia su se stesso.
«Alla larga da lei!» dice un’altra voce.
«Sirius!» sbotto, terrorizzata «Sei impazzito per caso? Ma…»
Lui mi fa cenno di tacere e si mette al fianco di Ben.
Malgrado siano molto più magri ed eleganti, i miei paladini hanno un’aria di grande fierezza.
A differenza loro, io sono terrorizzata.
 
Sono una stupida.
Per colpa mia, Sirius è uscito di casa.
E adesso?
 
Sono talmente agitata che non seguo più la conversazione e mi riscuoto solo quando vedo che i due tizi sono spariti e Sirius e Ben che si squadrano minacciosamente.
 
Ehi!
 
Mi avvento su mio zio e gli stritolo il braccio.
«Sirius! Ma tu sei matto! Ma dico, come ti è venuto in mente…»
Mi zittisco quando, con la coda dell’occhio, vedo Ben voltarsi per andarsene.
 
Ma come?
 
Sirius però lo afferra e lo fa voltare verso di noi.
«Vai da qualche parte?» gli chiede, fintamente affabile.
 «Ti riguarda?» gli risponde Ben, molto freddamente.
«Oh sì» ghigna Sirius «Mi riguarda eccome, se non sei in grado nemmeno di difendere decentemente mia nipote»
Ben si irrigidisce subito.
«Io non c’entro niente, con lei!»
Sirius ghigna:
«Sì, l’avevo intuito da come la divoravi con gli occhi e poi da come ti sei precipitato qui per aiutarla…»
Ben vorrebbe dire qualcosa, ma Sirius glielo impedisce ricominciando a parlare immediatamente.
«Stammi bene a sentire, ragazzino. È colpa tua  se lei è qui e si è messa nei guai. Anzi, a ben vedere, è colpa tua  se è scappata da scuola, finendo in guai più grossi di quelli che possono procurare dei ragazzi in una discoteca. E per questo motivo vedi di comportarti decentemente o ne risponderai a me, chiaro?»
«Colpa mia?» probabilmente Ben vorrebbe ridergli in faccia ma gli esce un ansito strozzato  «Ah davvero? Perché io non so niente, niente, di quello che la riguarda: chi è, cosa fa e tantomeno cosa decide. Quindi, per quel che mi riguarda…»
«Quello che lei è lo sapevi. A differenza di Mika, tra l’altro, sei adulto. Capisco che per te sia tutto nuovo, ma usa il cervello ragazzo, cazzo. Dovevi pensarci  prima. Cosa fa non lo sanno nemmeno i suoi quindi francamente non starei troppo a rimuginarci… per quanto riguarda quello che decide, è qui per parlartene mi sembra»
«Non voglio saperlo» dice Ben, irrigidendosi subito.
Sirius ghigna, poco convinto dal suo tono.
«Davvero? E allora come mai sei ancora qui?»
 
Ben arrossisce e si volta, ma Sirius lo acchiappa per un braccio.
«Resta. Lo dico anche per te. A prescindere da quello che deciderete, vi siete fatti abbastanza male mi pare. Non lasciare che l’orgoglio ti accechi»
Poi lo lascia e si incammina verso il bar.
Nel passarmi accanto mormora:
«Ecco la tua occasione, nipote. Non sprecarla»
Lo guardiamo entrambi; lui si volta solo un secondo prima di sparire nella folla.
«Babbano, se le succede qualcosa…» fa un gesto eloquente con due dita sul collo e poi mi strizza l’occhio.
E sparisce.
 
Ok, ha ragione.
È la mia occasione.
 
Mi avvicino a Ben e gli prendo una mano.
«Ti prego, dammi dieci minuti. Dieci minuti e poi, se è questo che vuoi, sparisco dalla tua vita»
 
 
Alla fine, parliamo molto più di dieci minuti.
Ci troviamo un angolo abbastanza appartato e io parlo, parlo, parlo.
Ben resta in silenzio, ma almeno mi ascolta.
Solo che ha un’espressione imperscrutabile.
Quando ho finito con le parole, le scuse, le suppliche, prendo fiato ma lui resta in silenzio.
Si tormenta le mani, come fa sempre quando è nervoso.
Dopo un attimo, timidamente, allungo una mano e sfioro la sua.
Lui non la ritira, ma non dice nulla.
E io aspetto, anche se mi sembra di impazzire.
Quasi quasi preferirei che mi urlasse contro: detesto il silenzio, mi uccide.
So anche, però, che devo rispettarlo.
Anzi, a ben pensarci, non vorrei che mi urlasse contro, francamente.
 
Quando alla fine parla, non capisco se quel che dice è un bene o un male:
«Mi ero giurato di non ricascarci» mormora, più a se stesso che a me.
Io lo fisso, ansiosa.
Lui però scuote il capo e mi guarda.
«Non lo so. Non so che dire. Io…non lo so»
Inghiotto.
Oh.
Ok.
Poteva andare peggio.
«Mi dispiace, Ben» ripeto, per l’ennesima volta  «Ti prego, credimi, non ti sto mentendo. Ho agito d’impulso, ma…»
«Non hai pensato che anche io potevo aver qualcosa da dire?» mi interrompe  «Ti sembrerebbe giusto se io ti escludessi da una decisione che riguarda te?»
«Volevo proteggerti…» mormoro.
Lui scuote il capo.
«Dovevi lasciarmi la possibilità di decidere da solo. Come ti sentiresti se io adesso ti dicessi che per il tuo bene non dobbiamo vederci mai più?»
«Mi spezzeresti il cuore» dico, sincera.
Lui mi guarda un attimo negli occhi, poi abbassa lo sguardo.
«E se ti dicessi all’improvviso che di te non mi importa niente e non me ne è mai importato?»
Mi mordo un labbro.
«Ecco, ripensandoci, così sì che mi spezzeresti il cuore»
Lui scrolla le spalle e si alza.
«Ben» scatto in piedi anche io  «Io…io…»
Oddio, non mi vengono le parole.
Non so cosa altro dire che possa convincerlo.
«Ben, ti prego, ti prego, perdonami. Dammi un’altra possibilità»
Lui mi guarda e sembra stanchissimo.
«Non lo so» mormora «Non lo so davvero»
 
Abbassa le spalle e si volta per tornare in sala.
Io lo seguo.
Arrivati, ci guardiamo negli occhi e per un attimo lo vedo vacillare.
«Hai…come torni a casa?» mi chiede.
Scrollo le spalle.
«Non posso andare a casa, Ben. Starò da Sirius, bè… finchè non mi buttano fuori, almeno»
Lui si guarda le scarpe e borbotta qualcosa.
«Non ho capito!» urlo.
La musica è fortissima e mi avvicino a lui per sentire.
«Ho detto: devi tornare a scuola!»
Mi mordo un labbro.
D’accordo, ora che l’ho trovato e gli ho parlato…in effetti dovrei.
Ma…
Annuisco, svogliata.
Ben mi fissa e poi insiste:
«Mika, non puoi rischiare. Al di là di tutto, stai mettendo nei guai tuo zio. E poi, pensa ai tuoi genitori, alle tue amiche: pensa cosa staranno passando…»
Come fa a farmi sentire una bambina con due semplici parole?
Me lo hanno detto tutti e io me ne sono fregata.
Ma se me lo dice lui…
 
Arriccio il naso e sbuffo.
«Uffa…»
«Cosa?»
Gli poso le mani sulle spalle e mi avvicino per gridargli nell’orecchio:
«Uffa!»
Lui sobbalza.
E poi, incredibilmente, sorride.
 
Sento il mio cuore che si riempie di gioia.
Quanto mi sono mancati i suoi sorrisi.
 
Approfitto del momento per restargli vicina, fingendo di dover parlare forte a causa della musica assordante.
«Non voglio lasciare Sirius!» gli grido «È solo e annoiato e non vorrei che facesse qualche pazzia…»
Ben scuote il capo e china la testa per avvicinare la bocca al mio orecchio.
«Tuo zio è un uomo adulto…»
Sento i brividi quando il suo fiato caldo sfiora la mia pelle e mi avvicino ancora di più, posandogli una mano sul petto.
Lui non si ritrae.
«Sì, lo so…ma per certi versi, sembra ancora un adolescente…Mi sembra che a tratti quasi approvi la mia fuga…»
«Solo un pazzo la approverebbe!»
«Musone» lo accuso, sorridendo.
E mi sorride anche lui, timidamente.
I nostri visi sono vicinissimi.
Per la prima volta da settimane sento che ci siamo, che siamo vicini, che possiamo sistemare tutto…
 
E poi sento uno strillo che mi fa fare un salto.
La babbana bionda ci ha avvistati ed è piombata su di noi urlando recriminazioni, con Robert alle sue spalle che cerca di trattenerla.
Ben si allontana da me con l’aria mortificata.
Lei gli molla un ceffone che lui incassa in silenzio.
Robert le grida qualcosa, ma lei sputa veleno e grida a Ben ogni tipo di insulto, lasciando scioccata anche me: riesce a coprire d’infamia lui, la sua famiglia, il suo lavoro, le sue frequentazioni e la sua moralità in dieci secondi netti.
Poi si volta verso di me digrignando i denti.
Ben si mette in mezzo.
«Lasciala perdere, Tamsin. È colpa mia. Hai ragione, ma lei non c’entra»
Metto una mano sul fianco di Ben e mi faccio avanti.
«Affatto. Io c’entro eccome. Se non altro perché sono innamorata di lui e io non getterò mai la spugna e non lo lascerò mai a nessun’altra»
L’ho zittita.
E ho zittito anche Ben e Robert.
Il secondo mi guarda con qualcosa di simile all’ammirazione, ma è del primo che mi importa.
Lo guardo negli occhi e lui ricambia per un attimo, ma poi sospira e si avvicina a Tamsin.
«Vieni…dobbiamo parlare. Andiamo a casa?»
Lei digrigna i denti:
«Cosa c’è? Speri di scopare una volta che ci allontaniamo dalla tua puttanella? Perché se ci speri sei proprio una testa di cazzo!»
 
Io deglutisco.
Robert mi afferra un braccio, preventivamente.
Mi impongo di non crollare, anche se lui ha scelto di andare via con lei:
«L’hai scelta per le buone maniere, immagino» dico a Ben.
Poi mi volto verso Robert.
«Se mi lasci il braccio me ne vado, grazie»
«Sicura?» dice lui «Non è che…»
Sbuffo e mi divincolo, poi mi allontano da Ben senza guardarlo e senza salutare.
Rientro in sala e cerco Sirius con lo sguardo.
Lo vedo appoggiato con disinvoltura al bancone del bar: mi nota e si avvicina subito.
«Che succede?»
«Ci ho provato…e va a casa con lei»
Lui mi posa una mano sulla spalla.
«Sono fiero di te, piccola»
Tento di sorridere.
«Grazie. Possiamo andare a casa?»
«Certo. Mi reggi solo un attimo questo?»
Mi mette in mano il suo bicchiere e mi supera.
 
In cinque passi raggiunge Ben e gli dà un pugno che lo stende per terra.
 

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Capitolo 45
*** Di amore e di sangue puro ***







 

Per la mia adorata, amata, stupenda Nonnina: con tutto il mio amore!! <3

 
Francamente, tutto quello che desideravo era mettermi a letto.
Affogare nelle coperte per non uscirne mai più.
E invece…
 
Entrati in casa, mio zio mi ha fatto una silenziosa carezza sui capelli e si è diretto verso la cucina.
Immagino abbia capito che non ho voglia di parlare: è rimasto in silenzio da quando ha steso Ben a terra.
Sospiro e mi dirigo verso le scale: domani scriverò una lunghissima lettera a Mindy e Claire, ma per ora voglio solo dormire.
E invece, la porta della cucina si riapre subito e nella luce si staglia Sirius, che fa grandi gesti per invitarmi a raggiungerlo in silenzio.
 
Ecco, ci mancava questa.
 
Mi avvicino e sgrano gli occhi.
In mano ha una copia della Gazzetta del Profeta – Edizione speciale.
Una mia foto in cui sorrido timidamente occupa metà della prima pagina.
Sopra, il titolo:
Mistero a Hogwarts.
Scomparsa la figlia di Bartholomeus Black.
 
I miei occhi sgranati si alzano ad incontrare quelli di Sirius.
Oh cazzo.
 
*
 
Un paio di membri dell’Ordine della Fenice sono venuti a casa e stanno parlando con Sirius da oltre un’ora.
 
Io sono chiusa nella mia stanza, come un leone in gabbia.
So che Sirius tiene a me, ma mi fa ribollire l’idea che ci siano persone che parlino della sottoscritta come di un problema da sistemare e che prendano decisioni che mi riguardano a mia insaputa.
Sirius ha tentato di farmi assistere, ma è stato messo in minoranza.
Benissimo.
Tanto so cosa serve fare, e si tratta di una cosa sola.
 
Parlare con papà e mamma.
 
Di nuovo, esco dalla grande casa silenziosa come uno Knarl.
In strada non mi guardo nemmeno attorno: sarà l’aria che tira nel quartier generale dell’Ordine, ma inizio a diventare paranoica.
Alzo il braccio con la bacchetta.
 
Bang.
 
Eccolo.
Il Nottetempo.
 
Non ci ho mai viaggiato, ovvio.
Non è abbastanza signorile per i miei.
Però l’ho sempre desiderato, in segreto.
Un ragazzo brufoloso si sporge a guardarmi e emette un fischio.
«Benvenuta sul Nottetempo, mezzo di trasporto per maghi e streghe in difficoltà! Io sono Stan Picchetto…accidenti, che gambe!»
 
Ah, ho ancora su il vestito nero.
Pazienza.
 
Salto su di corsa: ci manca solo che dalla casa mi sentano.
«Ok. Grazie. Io devo andare nel Wiltshire, si può?»
Lui fischia di nuovo.
«Accidenti, che posto da ricconi. Ma sai che hai una faccia familiare?»
Alzo il cappuccio del mantello per ripararmi meglio i capelli.
Certo che ho una faccia familiare: è quella che è sull’edizione speciale del nostro quotidiano, sai.
 
Pago e mi siedo e… capisco perché i miei non vogliono sentir parlare di questo mezzo di trasporto.
Vengo sballottata a destra e sinistra finché, con una frenata che obbliga un’intera villa a ritrarsi di scatto, non mi depositano nella piazza del paese, mentre il sole sorge e tutto si tinge di rosa.
Scendo e le gambe non mi reggono bene, penso di essere sul punto di vomitare.
Cammino incerta verso il pub: ho bisogno di un thé caldo che mi rimetta a posto lo stomaco prima di affrontare la strada verso casa.
Inutile dire che la villa di famiglia sorge in un’area appartata e lontana dalla confusione e dagli occhi dei curiosi.
Per i babbani è comunque Indisegnabile e dotata di ogni protezione che la magia può fornire, ma i miei preferiscono la privacy.
 
Entro nel locale e vado diretta al bancone per ordinare.
Sono ancora un po’ confusa dalla nottata e dal viaggio e mi cade di mano il portafogli.
Mi chino a raccoglierlo ma devo essere rallentata perché, mentre allungo la mano, ne vedo un’altra che lo afferra per prima.
Alzo gli occhi per ringraziare e resto di sasso, come se mi avessero lanciato l’Incantesimo Petrificus.
 
Ben.
 
Ben è qui.
 
Com’è possibile?
 
Non riesco a dire una parola.
Semplicemente, lo fisso ad occhi sgranati.
Provo una sensazione assurda, come se stessi sognando e sapessi di sognare senza però riuscire a svegliarmi…
Trasognata, osservo il viso pallido, l’espressione seria, il livido che ha sullo zigomo destro.
Ah, che sogno realistico: tiene conto del pugno di Sirius.
O è perché sono scioccata?
 
Non riesco a connettere, né a muovermi.
Ben mi allunga il portafogli, ma io non lo prendo.
Allora me lo infila direttamente in borsa e si volta per chiedere al barista la colazione per due persone.
Paga e fa un passo verso di me.
«Vieni, sediamoci» dice a voce bassa.
Io sono sempre immobile, scioccata.
Forse gli faccio persino pena, perché il suo sguardo serio si ammorbidisce e mi prende per un gomito, accompagnandomi a un tavolino.
Scosta una sedia per me, ma io scuoto il capo.
 
E non posso credere che con lui qui, con tutto quello che potrei dirgli, con le domande che potrei fargli, con la tempesta che si agita nel mio cuore e nella mia mente… quello che gli dico alla fine è:
«Mi viene da vomitare!»
 
*
 
Alla fine ho vomitato davvero.
E Ben è rimasto con me tutto il tempo.
Il che fa anche un po’ schifo, ma lui sa essere così dolce e solidale che quasi non mi sento in imbarazzo o in colpa.
 
Mi ha portata di peso in bagno e mi ha tenuto i capelli sollevati.
Mi ha sciacquato il viso come se fossi una bambina e poi mi ha riportata in sala.
Ora è seduto davanti a me e mi sta versando una tazza di thè.
Mi lancia un’occhiata.
«Vuoi latte? O limone?»
«Voglio sapere cosa fai qui»
Il mio tono brusco lo prende di sorpresa.
«Ah. Prima mangia…»
«No. Sei andato via con lei, ieri. Mi sembra il minimo chiederti che ci fai qui, all’alba, a fare colazione con me»
Ben giocherella con la tovaglia e non mi guarda.
«Ben!»
Fa un sorrisetto a sentire la severità nella mia voce.
«Ho trovato questa quando sono rientrato a casa»
Non mi guarda negli occhi, ma spinge verso di me una pergamena arrotolata.
La apro e scopro che è una lettera di Claire, che gli racconta in toni allarmati che sono sparita, che la Umbridge ha messo sotto torchio mezza scuola per capire dove sono e che mio padre si è precipitato a Hogwarts terrorizzato. E c’è anche il ritaglio della Gazzetta del Profeta.
La lettera si conclude così:
 

Harry dice che Mika forse è con…vabbè, lasciamo stare.
Io invece  spero che sia con te e che sia al sicuro, così potrò ucciderla con le mie mani appena la vedrò.
Ma se non è con te, allora ti prego, ti prego, puoi andare a cercarla?
Lo so che sei arrabbiato e ferito, Ben, ma Mika è innamorata di te e ha combinato tutto questo casino allucinante per te.
Ora spiegare tutto per lettera è complicato, ma io la conosco da sempre e non l’ho mai vista tenere a qualcuno come tiene a te.
Questo non giustifica le sue azioni, ma spiega le sue paure: ha paura di metterti in pericolo, di costringerti a fare delle rinunce, o a prendere delle decisioni che si riveleranno sbagliate.
Non doveva dirti bugie, ma lo ha fatto per cercare di semplificarti le cose (in modo contorto, me ne rendo conto). E anche lei soffre tanto.
Suo padre è spaventato da morire, noi non sappiamo come contattarla….ma ci ho pensato tutta la notte e, se io fossi in lei, andrei a spiegare le cose ai miei (non proprio a spiegare esattamente questo casino, ma insomma…).
So che ti chiedo molto, ma se tu andassi a prenderla…. Ti scrivo qui l’indirizzo di casa Black e ti prego, ti scongiuro, aiutaci!!
Grazie da me e Min.
 
Claire
 
Ps: di’ pure a Mika che non scherzo sul fatto di ucciderla!
 
 
Gli rendo la lettera e scopro di avere gli occhi umidi.
«Combino solo casini» mormoro.
«Non credo basti come scusa per salvarti dalle ire di Claire»
Sbuffo.
Poi lo guardo negli occhi.
«Sei venuto da me»
Lui, che aveva appena preso in mano una fetta di pane imburrato, la posa.
«Sì. Io…»
«Tu?»
«Io…»
Aspetto, ma lui ha l’aria smarrita di uno che non sa cosa sta facendo.
 
Per parte mia, sto razionalizzando ora che è qui, è davvero qui, a chilometri di distanza da Londra, da solo.
Per me.
Non può essere qui che per me.
 
«Tu non vedevi l’ora di vedermi vomitare?» dico, per alleggerire la tensione.
Lui abbozza un altro sorriso.
«Ti senti meglio?»
«Non lo so come mi sento» rispondo, sincera «Ho combinato un casino pazzesco, sono scappata da scuola, poi da casa di mio zio, e ora non so come spiegare tutto ai miei, soprattutto considerando che ormai lo sa anche il Ministero e che la sicurezza a Hogwarts è sempre stata sacra. E riesco solo a pensare che tu non mi vuoi più»
Ben prende fiato.
«Mika, io… io non volevo venire. E invece mi sono ritrovato per strada, come uno stupido, a guidare come un pazzo per venire qui. E davvero non so perché. Io…»
«Tu non mi credi» dico, in tono piatto.
Lui scuote la testa.
«Mika, io sono un uomo. E non è facile trovarsi a non capire niente, minimamente niente, da quando sto con te. Mi succedono cose incontrollabili, sono fuori di testa…e mi fa paura. Ho paura di non riuscire a controllare questa storia, né te e…»
«Tu vuoi…controllarmi?» chiedo, ferita.
«Non voglio controllarti» alza la voce «Ma non voglio nemmeno che tu controlli me! Mi sento un bambino! Un burattino! Non ho idea di che succede, tu non ti fidi abbastanza per confidarti con me…»
«Non è vero!»
«Invece sì! Per me stare con qualcuno significa non fare le cose alle sue spalle!»
 
Mi ha zittita.
 
«Ho sbagliato. Ma se ti avessi detto cosa avevo in mente tu mi avresti ascoltata?»
«No. E tu avresti dovuto rispettarlo»
«Ben, ho paura per te! Non voglio che ti succeda niente!»
«Ma tu non puoi sapere se mi succederà qualcosa!»
«Ma se fosse, e fosse per colpa mia…»
«Ma allora domani non dovrei uscire di casa, perché se mi cadesse in testa un vaso potrei morire!»
«Non è uguale! Non scherzare su una cosa del genere! Non avevo pensato al fatto che potrei fare di te un bersaglio di quello che i Mangiamorte cercano per divertirsi!» mormoro, furiosa.
«E allora cos’è cambiato? Perché sei venuta da me?»
«Perché mi manchi da morire, perché ti amo e perché senza di te non ce la faccio»
 
Stavolta l’ho zittito io.
 
«E perché tu, invece, ti sei consolato in fretta e quella è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso!»
Lui arrossisce.
Abbassa gli occhi sul piatto e si morde un labbro.
Decido in un secondo.
Mi alzo e faccio il giro del tavolo e, quando sono in piedi accanto a lui e lui alza la testa per guardarmi lo abbraccio.
All’inizio irrigidisce la schiena, ma poi si rilassa e affonda il viso nel mio mantello e mi passa le braccia attorno alla vita.
Gli accarezzo i capelli, dolcemente, e mi chino a baciargli la testa.
«Però sei venuto da me lo stesso» mormoro.
«Perché sono un idiota» bofonchia lui, la voce smorzata dalla stoffa pesante.
Io ridacchio.
«Il mio adorabile idiota»
«Ehi!»
«Ehi lo dico io, dopo che ieri sei andato a casa con quella»
«No, lo dico io perché se sono andato via con quella la colpa è tua»
«Va bene. Lo so. Hai ragione. Capisco» dico, seria «Cioè, non capisco, ma ho sbagliato e sono pronta ad accettare le conseguenze»
Lui si raddrizza e io avvicino la sedia e mi siedo accanto a lui.
 
E Ben mi prende la mano.
 
Accarezzo con il con il pollice il dorso della sua mano e mi sento improvvisamente – immeritatamente – felice.
Lui mi passa un toast.
«Mangia. Sei pelle e ossa»
Ma io sono molto più golosa di informazioni che di cibo.
«Come sei venuto fin qui?»
«In macchina. E tu?»
«Con il Nottetempo: mezzo di trasporto per maghi e streghe in difficoltà»
Ben fa una faccia comica.
«Ah sì. Strane cose senza senso. Giusto. Devo riprenderci mano»
Gli do uno schiaffetto sulla mano e lui ride.
«Mika?» dice poi.
«Sì?»
«Mai più con quel vestito addosso. Ok?»
Rido.
«Mai, mai, mai più?»
Si fa scappare un sorrisino.
«D’accordo. Quando siamo soli, magari»
 
Mi protendo verso di lui, piena di aspettativa.
Ben esita un attimo, guardandomi negli occhi.
Colma la distanza tra noi lentamente, facendomi fremere, e posa dolcemente le labbra sulle mie.
È un bacio casto, ma mi scalda il cuore.
Faccio scivolare le braccia attorno al suo collo e mi siedo sulle sue ginocchia.
Restiamo abbracciati, in silenzio, per un tempo lunghissimo.
Sento la sua mano accarezzare piano la mia schiena, mentre io gioco con i suoi capelli scuri.
«Ben?» gli dico poi, timorosa.
«Sì?»
«Sono pronta»
«Per che cosa?» chiede.
«Per sapere cosa è successo, da quando io…»
 
Lui si stacca da me per osservarmi, ma io mantengo un’espressione neutra.
Non sono così sicura come voglio sembrare, sia perché lui mi sta facendo scoprire una Mikayla più umana e meno granitica di quella che credevo di essere, sia perché ho scoperto che Ben sa farmi male come non credevo possibile.
Comunque, ero sincera quando ho detto che accetto le mie responsabilità.
 
Magari è meno peggio di quello che penso.
 
Ci guardiamo negli occhi e lui sospira.
Poi dice, d’un fiato:
«Ci sono andato a letto, se è questo che vuoi sapere»
 
Ecco, come non detto.
Non è meno peggio.
 
Deglutisco.
«Ah. Ok. Va bene»
«Va bene?» Ben aggrotta un sopracciglio «È tutto quello che hai da dire?»
«No che non va bene. Servirebbe se dicessi che sono incazzata nera?»
Lui scrolla le spalle, a disagio.
Io cerco di calmarmi.
 
Scivolo di nuovo sulla mia sedia, ma gli prendo la mano.
«Sei innamorato di lei?» gli chiedo, piano.
Lui mi guarda e poi scuote il capo.
«No»
 
Io torno a respirare.
 
«Ok. Posso farcela, allora»
Lui fa un sorriso triste.
«Sei così candida…»
«Cosa vuoi dire?» mi allarmo.
«Non sono abituato a ragazze così innocenti. Tamsin, le ragazze che frequentavo prima… non sono come te. Loro non “possono farcela”. Loro recriminano, insultano, insinuano…»
«Ben, sto entrando in panico. Cosa vuol dire?»
Scuote il capo.
«Mika, io… Io volevo ferirti. E mi sono rimesso con Tamsin. E… è brutto da dire, ma avrei voluto sbattertelo in faccia, ogni giorno. E ora sei qui davanti a me e io mi sento  persino in colpa…»
«Mi sembra il minimo!» mi offendo «Cosa ci trovi in lei?»
«Nessuna complicazione» scrolla le spalle «Nessuna difficoltà, nient’altro che un po’ di divertimento»
Io lo guardo, ferita, e lui si incupisce.
«Lo so, sono uno stronzo»
«Io… capisco che me lo merito, ma…» balbetto.
Ben sospira e posa la fronte contro la mia.
«Non posso crederci che mi sto scusando, dopo averlo fatto perché tu mi hai distrutto» mormora «Mika, lo so che per te è difficile capirlo, ma… è stato solo sesso»
Scuoto il capo.
«Dovrebbe farmi stare meglio?»
«Cercavo di dimenticarti… E questo è un modo, per un uomo. Come i festini con Rob, o le sbronze…»
«E funzionava?»
«No» sorride «In realtà non hai giovato alle mie prestazioni. Eri sempre nella mia mente e con lei ero…come dire…poco ispirato»
 
Lo guardo, consapevole che sta ammettendo che ha sbagliato e che non ha significato nulla per lui.
Per me, però, non è così semplice scindere le cose.
Fa male sapere che quella ragazza ha condiviso con lui qualcosa che io ignoro completamente.
Che non posso ancora dargli.
 
Abbozzo un sorriso.
«Scusa se non applaudo»
«Mi dispiace. Pensavo volessi sapere la verità»
Annuisco.
«Fa male lo stesso, Ben»
«Anche essere lasciati per lettera fa male. Da te soprattutto»
«Non lo farò mai più» mormoro, sfiorando le sue labbra «E lei?»
«Ieri sera l’ho riaccompagnata a casa e le ho detto che tra noi non poteva funzionare»
«Sapevi già che saresti venuto da me?»
«No»
«Ma allora?»
«Dopo aver parlato, ieri sera, io…non sapevo se fidarmi, ma sapevo che mi importa ancora di te» mormora lui.
 
Lo bacio.
 
Mi avvento su di lui e lo sento stringermi di colpo e raddrizzarsi per attutire la mia spinta.
Divoro le sue labbra con il trasporto, la rabbia e la fame che mi hanno tormentata in queste settimane.
Posso farcela.
Gli importa di me.
Non è questione di perdonarlo… è questione di accettare.
Posso farlo per Ben?
 
Sì, credo di sì.
 
Quando ci separiamo, abbiamo entrambi il fiato corto.
Ben mi sfiora ancora le labbra con le sue e poi mi accarezza la guancia con la punta delle dita.
«Mi odi?»
«Dovrei…ma non ne sono capace, lo so»
«Mi dispiace»
«Dispiace a me di essere stata così stupida. Ed egoista. Ma…»
«Ma?»
«Io mi fido di te. E ti amo. Posso superarlo, se mi giuri che tra lei e te non c’è niente»
Ben sorride.
«Niente. Era una storia chiusa anche prima. Non dovevo farle una cosa del genere… Mi dispiace »
«Sì, bene» dico seccamente «Ora cancelliamola dalle nostre vite, prima che vada a cercarla…»
Lui ridacchia.
«Che strega pericolosa»
Fingo di mordergli il collo e lui arriccia il naso.
«Posso accompagnarti dai tuoi?» mi chiede poi, timido.
 
Io sgrano gli occhi.
 
Ci manca solo che me lo trasformino in un cavolo da mangiare per cena.
 
*
 
Alla fine, Ben accetta di aspettarmi, ma credo lo faccia solo perché si rende conto che abbiamo già sfidato abbastanza la sorte, le regole e il mondo in generale.
Mi sorprende, devo dire.
«Pensavo ti saresti arrabbiato» mormoro, mentre saliamo verso casa mia.
«Anche io. Ma riconosco che forse ho sempre sottovalutato quelli che tu consideri problemi e… ho sbagliato. Per certi versi ne sai molto più di me»
«Soprattutto sul sesso» borbotto.
Me ne pento dopo mezzo secondo, ma ormai l’ho detto.
Lancio un’occhiatina a Ben e lo vedo sorridere.
Si china verso il mio orecchio e mormora, malizioso:
«Per ora…»
 
*
 
Quando busso alla porta di casa provo una strana sensazione di panico.
Naturalmente, è la nostra elfa domestica, Abby, ad aprire la porta.
Mi guarda e lancia uno squittio acuto:
«È signorina! È signorina!!!»
Tento di calmarla ma lei strilla come un Ippogrifo, fino a far accorrere mia madre.
«Abby!» sento la sua voce dall’atrio, mentre scende le scale «In nome di Merlino, cosa stai… Mika!»
Le cade di mano un vaso di fiori che si fracassa sul pavimento, mentre mi guarda ad occhi sbarrati.
«Ciao, mamma» dico.
 
 
Va bene.
Ammetto che pensavo sarebbe stato più facile.
 
Mia madre è passata dalla sorpresa, alla furia, allo spavento e non sembra ancora aver deciso qual è la posizione che intende tenere.
Per cui, ha chiamato in supporto mio padre: lui è tornato dal Ministero con la Metropolvere, altrettanto stupito, altrettanto sollevato e altrettanto incavolato.
Ho inventato una storia rocambolesca su una presunta lite con le mie amiche che mi ha spinta a saltare le lezioni e a fuggire – non si sa come – da scuola.
Con il senno di poi, avrei dovuto preparare una storia più credibile, in quanto i miei genitori chiaramente non intendono passare sopra all’accaduto liquidandolo come “bravata”.
«Ti rendi conto di come ci siamo sentiti ad essere chiamati dalla Preside perché eri sparita?» sta gridando mio padre «Ha ragione Caramell, a dire che quella Hogwarts era allo sbando e andava raddrizzata! Mai sentita una cosa del genere! Una studentessa che sparisce senza lasciare traccia da uno dei luoghi più sicuri e protetti dalla magia! E Silente che diceva che i protocolli…»
«Caro, abbiamo capito» lo interrompe mia madre «Ma stai divagando»
Peccato.
Vengo privata anche della tirata “Ministero-incompetente” di papà.
«C’è qualcosa che non ci stai dicendo?» mia madre mi fissa con uno sguardo insolitamente penetrante.
«No, certo. Mi spiace, mamma, non pensavo…»
«Mika, grazie per la fiducia ma non siamo idioti» mi interrompe lei «Improvvisamente lasci Blaise, ti disinteressi di tutto, ti rovini la media e scappi da scuola? Ma pensi che io e tuo padre siamo due troll per berci la storia di una brava adolescenziale?»
 
Ahi.
 
«Quindi il problema è Blaise?» tento di deviarla.
«Dimmelo tu» mi guarda minacciosa «Lo sai benissimo che è un buon partito e che sua madre e io siamo insieme nel Comitato delle Streghe di Salem…»
«Mamma!» sbotto, esasperata «Ma cinque minuti fa non eri arrabbiata perché sono scappata da scuola?»
«In effetti, cara…» tenta di placarla mio padre.
«Tu non difenderla!» grida lei «Cosa dovrei dire io alle mie amiche? Che mia figlia è impazzita e ha perso in un colpo solo testa e buon gusto?»
Fa un gesto disgustato verso il mio abbigliamento.
Io sospiro, esasperata.
«Bè, non mi sembra che il problema sia questo» si oppone mio padre «A parte quel coso striminzito che stento a chiamare “vestito”»
Mi guarda severo e io alzo gli occhi al cielo.
Povero tubino Chanel.
«Io non sono d’accordo» interviene mia madre «Perché se ha lasciato Blaise è chiaro che nostra figlia ha un problema»
 
Ma cosa dice?
 
«Talya…» anche mio padre non sembra d’accordo «Non ne facciamo una questione di stato. Sono giovani e…»
«E lui resta un ottimo partito! Io ero più piccola di lei quando ci siamo fidanzati! E tua figlia insiste nel dire che non le piace il giovane Malfoy, per cui…»
«Sì, ma noi non stiamo cercando di accasarla, ma di capire perché è fuggita da scuola…»
«Certamente, dato che ha fatto la figura della pazza e si è bruciata tantissime relazioni sociali. Vero che Mika è una ribelle, in generale, e questo le dà un tocco di fascino…che però non deve sconfinare nell’incontrollabilità…»
 
Guardo mio padre, allibita, e anche lui alza gli occhi al cielo.
E commette un errore.
«Talya, stanne fuori. Se il problema è che Mika non ti ha detto del suo nuovo ragazzo…»
Lo fulmino con gli occhi e lui si zittisce, ma mia madre piomba su di noi come un falco.
«Nuovo ragazzo? Quale nuovo ragazzo? Spero sia Draco…»
«Non sperarci» la gelo «E comunque, non stavamo parlando di Hogwarts?»
«Sì, certo» tenta mio padre, ma ha l’aria rassegnata «Stavo dicendo…»
«QUALE nuovo ragazzo?» urla mia madre.
«Ma non lo so!» mio padre trattiene un sospiro di impazienza «Quando vorrà ce lo dirà lei…»
Mi guardano entrambi, ma io scrollo le spalle.
«Tu lo sapevi? E perché io no? La stai coprendo?»
«Per tutti i rospi saltellanti, Talya…non lo so!»
«È un tizio pericoloso? È per questo che ti conci così ora?»
Mio padre torna a guardare il mio vestito e si acciglia.
«Non so…» le dice «Severus non ha voluto dirmi nulla…»
Meno male: dieci punti per Piton!
«Comunque, sono davvero in imbarazzo con la madre di Blaise…»
«…Non che ora sia la nostra priorità…»
Mi guardo attorno – sembrano dimentichi di me – e intercetto lo sguardo di Abby, ferma sulla soglia.
Mi guarda con gli occhioni lucidi e preoccupati e si morde nervosa le manine.
 
Cazzo.
 
Abby… i giornali babbani che le avevo chiesto di prendermi!
 
Stringo gli occhi a fessura e la guardo fissa, imponendole con la forza del pensiero di tenerlo per sé.
Ma commetto un errore, sottovalutando mia madre.
«Abby!» le piomba addosso come una Chimera «Sai qualcosa di questa storia? Di qualcuno che non è il signorino Blaise?»
Abby mi guarda supplichevole, ma non può esimersi dal rispondere.
«Padrona, Abby non…»
«Zitta, Abby!» la fermo.
Va bene, se deve venire fuori, tanto vale che lo dica io.
Guardo mia madre.
«E così per te è più importante sapere se esco con qualcuno che approvi piuttosto che dove sono, se sto bene e se non sono a Hogwarts?»
«Non rimescolare nel calderone» ribatte lei, tagliente «Ovviamente le due cose sono collegate!»
«Perché se ora ti dico che è ricco sfondato e figlio di qualche tua amica le cose tornano a posto?»
«Il fatto che tu abbia lasciato Hogwarts è gravissimo» risponde lei, rossa in viso «Ma se ci sono anche delle aggravanti…»
«L’aggravante sarebbe stare con qualcuno non corrispondente ai tuoi standard?» guardo mio padre «Papà!»
Lui ha l’aria seccata e insieme colpevole: non riesce ad arginare mia madre, a volte.
«Mika, è ovvio che noi…» tenta.
«È ovvio che noi ci preoccupiamo!»
Ma non si capisce se si preoccupano per la loro autorità indebolita, per il lignaggio del mio nuovo fidanzato o per me.
«Molto bene» dico, secca «Sarai felice allora di sapere che è un babbano»
Mia madre sgrana gli occhi.
«Ma starai scherzando!»
Guarda mio padre in cerca di conferma, ma lui mi fissa con gli occhi sgranati: evidentemente il fatto che mi ha già sentita affermare una cosa del genere gli ha fatto sorgere il sospetto che no, non sto scherzando affatto.
«Stai scherzando, vero?» tenta di nuovo mia madre, debolmente.
«Affatto» ribatto, lapidaria «E vi conviene farvelo andar bene, perché non intendo ripensarci»
«Cosa?» tuona mia madre «Farcelo andare bene? Sei impazzita per caso? Un babbano? In casa nostra?»
«Non è qui» ribatto in tono controllato, perché la mia priorità adesso è proteggere Ben «E comunque me lo hai chiesto tu»
«Oh, tu mi ucciderai! Ma come puoi solo pensare una cosa del genere? Ma cosa credi che dirà la gente? Tu, una Black! Mia figlia! Ma siamo impazziti?»
«Fammi capire» la fermo «Il problema non è se io sono felice ma se le tue amiche del circolo sono invidiose del fidanzato di tua figlia?»
«Tu non sarai mai felice con un babbano!» urla lei, e sembra fuori di sé.
«Io sono felicissima» ribatto, lapidaria «Sono innamorata di lui»
«Che ne sai tu dell’amore?» mi sputa addosso le parole come se fossero veleno «Sei solo una bambina!»
«Però non lo ero quando stavo con Blaise! Non lo eri tu quando hai incontrato papà!»
«Io non ho deluso e disgustato i miei genitori!» strilla lei.
Mi alzo, furiosa.
«E io sì?» scandisco «Nemmeno lo conosci! Come fai a sapere quanto è buono, generoso, dolce e speciale, se nemmeno lo hai mai visto? Ma potrebbe essere la persona migliore del mondo e a te non fregherebbe niente perché non è un mago!»
«Certo!  Non esiste  che tu faccia una cosa del genere! Oh, è colpa di quelle sporche Mezzosangue che frequenti, maledette loro!»
«Mamma!» ribatto, scandalizzata «Ma cosa dici? Per favore, calmati!»
Getto un’occhiata a mio padre e lo vedo fissare allarmato mia madre.
«Talya, calmati…» la blandisce.
«Non osare stare dalla sua parte!» lo aggredisce lei «Ecco quello che succede ad averla viziata come hai fatto tu!»
«Mamma, basta! Non posso credere che tu sia così egoista! È della  mia  felicità che stiamo parlando!»
 
E mia madre, che non lo ha mai fatto prima, mi dà uno schiaffo.
 
Sono ammutolita.
Mio padre anche.
 
«Ehm…» tenta lui «Va bene, adesso calmiamoci e poi…»
«Calmiamoci lo dici ai tuoi colleghi in ufficio!» strepita mia madre «Per quel che mi riguarda, io non mi calmo affatto! Non ho mai, mai pensato che mi avresti delusa così, Mikayla. Ma cambierai idea, fosse l’ultima cosa che faccio!»
«Te lo sogni» ribatto io, furiosa «Te ne frega solo del sangue puro e del tuo gran nome, ma io non sono come te, una povera donnetta superficiale e vuota…»
Per un attimo, credo che gli occhi siano sul punto di schizzarle dalle orbite.
«Conta  solo quello!» urla, fuori di sé «Ma non vedi cosa sta succedendo, stupida? Non vedi i segnali? Cosa credi di fare, eh? Cosa credi di dimostrare? Come pensi di vivere in futuro?»
«Penso che siete la mia famiglia» ribatto «E credevo mi avreste appoggiata. Per amore, se non altro. Si vede che sbagliavo. Bè, non sono l’unica Black che ha avuto qualcosa di intelligente da dire, in questa famiglia»
 
L’accenno non troppo velato a Sirius fa trasalire mio padre.
«Mika! Sei pazza a dire una cosa del genere? Hai una vaga idea di cosa significhi?»
«Meglio di te, forse»
«Mi dispiace, ma tua madre ha ragione: sei solo una bambina. E da oggi, signorina, sei nei guai. Abby, portala in camera sua e sorvegliala. E guai a te se ne esce, sono stato chiaro?»
Abby trema sotto il suo sguardo mentre annuisce forsennatamente.
Mi si avvicina e mi prende il braccio con la manina, portandomi di sopra.
Piange mentre saliamo le scale:
«Padroncina, tu non deve dire cose del genere a tuoi genitori…»
«Lascia stare, Abby. Non puoi capire»
«Tu cacciata nei guai per colpa di babbano!» singhiozza «E ora?»
 
Già.
E ora?
 
Sospiro, mentre Abby mi chiude in camera usando la sua magia.
Ne approfitto per cambiarmi.
Poi vago per la stanza, tra le mie cose.
Sfioro gli oggetti, ripenso ai ricordi che ho legati a questa casa.
Il carrillon della mia prozia, la madre di Sirius.
Lo prendo e lo metto in una borsa.
 
Mi siedo sul letto e ripenso alla mia festa di compleanno, quando Ben è venuto da me.
Sorrido.
 
Quando Abby entra a portarmi da mangiare sono pronta.
Il mio Schiantesimo la paralizza senza lasciarle il tempo di chiudere la porta.
La sigillo io, con la magia, prima di chinarmi a farle una carezza sulla testolina, mentre lei mi fissa impotente e attonita.
«Scusa, Abby» mormoro.
 
Poi spalanco la finestra e scavalco il davanzale.
 

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Capitolo 46
*** Cosa c'è di più importante dell'amore? ***


Quando piombo addosso a Ben e gli afferro la mano trascinandolo al cancello, lui non si ferma a obiettare ma mi corre dietro.
Superiamo il cancello e corriamo a perdifiato giù per la collina, la sua mano stretta nella mia.
Quando arriviamo al paese, Ben mi trascina in una via laterale, dove ha parcheggiato la sua auto.
Saliamo e lui parte al volo.
 
Mi viene in mente una volta in cui Mindy mi ha raccontato che Robert, durante le vacanze di Natale, la aveva portata a fare un giro in auto e le era piaciuto da impazzire.
Buffo.
Chissà perché mi viene in mente ora, che non c’è proprio nulla di divertente.
Forse perché vorrei che questa macchina schizzasse via veloce come una Firebolt, o che avesse Incantesimi Difensivi che la rendano invisibile, o altro…
Insomma, tutto vorrei tranne che sentirmi così in pericolo.
Per colpa dei miei genitori, per di più.
 
Mi strappa dai miei pensieri la mano di Ben che si posa sul mio ginocchio.
«Immagino non sia andata molto bene»
Scuoto il capo.
Lui mi stringe dolcemente il ginocchio.
«Mi dispiace, Mika»
Non aggiunge altro, probabilmente perché vede la mia faccia sconvolta, o perché sa che non è il momento giusto per parlarne.
Domanda solo dove voglio andare e, con sgomento, scopro che non lo so.
 
A Hogwarts non posso tornare: cosa racconterei alla Umbridge?
Ovviamente vorrà sapere ogni cosa sulla mia fuga e cosa potrei dire senza tradire Harry, o Sirius, o chiunque altro?
Senza contare che difficilmente i miei genitori perorerebbero la mia causa.
Da Sirius però non posso andare: si è già esposto abbastanza per colpa mia e ora si trova una nipote in fuga che ha gli occhi del mondo magico puntati addosso.
E io non voglio rischiare che il mondo magico possa anche solo lontanamente avvicinarsi a lui.
Le mie amiche sono a scuola e non posso contattarle senza che le mie lettere vengano intercettate.
Casa mia – nemmeno a dirlo – è fuori discussione.
Mi volto verso di lui, smarrita.
 
Ma Ben si limita a sorridermi dolcemente e a chiedere, come se fosse la cosa più ovvia:
«Ti va di venire da me?»
 
 
Quando arriviamo da lui mi fa accomodare in salotto e va a prepararmi una tazza di thè senza neppure sfilarsi la giacca.
Io muovo qualche passo per la stanza: c’è una grande finestra con le tende tirate su quello che ormai è un grigio pomeriggio, un pianoforte a coda lucido, tante fotografie che ritraggono Ben e suo fratello in vacanza, con gli amici o con i genitori.
Ne sto rimirando una di un bimbo piccolo con due occhioni scuri inconfondibili quando sento le sue mani circondarmi la vita.
«Mi ripropongo sempre di buttare quell’orrore….ma mia madre ci è affezionata» dice, con voce afflitta.
Io ridacchio.
«Ma eri bellissimo! Un tesorino!»
«Ma smettila, bugiarda! Guarda che faccia che avevo…»
Io giro la testa per dargli un bacio sulla guancia e lui mi lancia un’occhiatina da sotto le palpebre abbassate.
«Comunque, io ero bella anche da piccola, tanto perché tu lo sappia» dico, con tono altezzoso.
Lui mi fa una linguaccia e poi mi solleva di peso, portandomi verso il divano.
Si siede con me tra le braccia e mormora, prima di baciarmi:
«Non ne dubito affatto»
 
Più tardi siamo sdraiati sul divano, abbracciati.
Ben mi sta accarezzando i capelli e io ho gli occhi chiusi e la testa poggiata sul suo petto.
«Me ne vuoi parlare?» domanda, piano.
Io annuisco, con il viso affondato nel suo maglione.
E gli racconto cosa è successo a casa.
Le parole mi escono sempre più convulse, come un fiume in piena, finché non mi accorgo che le ho finite e che sto piangendo.
Ben si appoggia su un gomito e con il pollice mi asciuga le lacrime.
«Ehi» mormora «Non piangere»
Io tiro su con il naso in modo poco elegante e gli strappo un sorriso.
Poi mi asciugo gli occhi.
«Non avrei mai pensato che i miei genitori potessero…»
Lui annuisce e poi chiede:
«Quindi…ora?»
«Non lo so» scuoto il capo «Non posso tornare a casa, non posso tornare a scuola e non voglio mettere Sirius in pericolo. Forse dovrei…non so, trovarmi un posto a Diagon Alley o…»
Ben mi interrompe:
«No, Mika…Non se sei apparsa sul giornale. Ti staranno cercando»
 
Merda.
Ha ragione.
 
«Bè…forse potrei provare fuori Londra…»
Suona un po’ troppo disperato persino alle mie stesse orecchie.
«E se restassi qui, con me?» mi domanda lui, di punto in bianco.
Sgrano gli occhi.
«Insomma…» mormora, mettendomi una ciocca di capelli dietro l’orecchio «Non mi va di non sapere dove sei con quello…con quello che succede nel tuo mondo. E poi…soprattutto, anzi…se davvero vogliamo provare a stare insieme, difficilmente potremo farlo in un’altra situazione. Forse potremmo considerare tutto questo…un’occasione per noi due»
Esita e poi aggiunge:
«Scusa, non voglio sminuire il problema, né quello che ti è successo. Volevo solo… non so, che prendessi in considerazione anche uno spunto magari non proprio negativo in mezzo a tutto questo casino….»
«Tu vuoi…vivere con me?» lo interrompo, con gli occhi sbarrati.
Ben nota la mia espressione e trattiene il fiato.
«Non volevo farti sentire costretta. Tu puoi contare su di me a prescindere. Ti prego, Mika…non vorrei…spero di non averti dato l’impressione di volerti forzare la mano. So che non è il momento, è presto e tu ora hai altro per la testa…»
«Ti rendi conto che io non so cucinare, non so pulire, non so fare niente senza la magia?» lo interrompo di nuovo.
Stavolta è lui a sgranare gli occhi.
Poi si concede un sorrisino.
«Ah…pensavo fossi preoccupata perché sei ancora piccola»
Ci penso su.
«In effetti è vero, sono ancora piccola»
Ben scoppia a ridere.
«Questa sì che si chiama consapevolezza…» scherza poi.
Io gli do un pugno scherzoso.
«Tu vuoi vivere con me» ripeto, per capire.
«Io voglio stare con te» precisa lui, baciandomi la mano «Vivere insieme è un grande passo e mi sembra presto, in generale. Tuttavia, viste le circostanze…diciamo estreme… mi chiedevo se non ti andasse magari di stare un po’ qui. Con me. E poi…vediamo come va, insomma. Senza nessuna pressione»
«Ben, i miei ti uccideranno» torno subito seria «Non possiamo»
«I tuoi non sanno chi sono» obietta lui «Come fanno a trovarti?»
«Ho ancora la Traccia addosso… Cazzo!» urlo e mi metto a sedere di scatto «La Traccia! Merda! Alzati, Ben, alzati! Dobbiamo uscire!»
Lui incespica tirandosi su.
«Ma…dove andiamo?»
«Da Sirius! Presto!»
«Ma… avevi detto…»
«Ben, con la Traccia addosso possono trovarmi! E non penso si possa togliere! Oh, merda, sbrigati!»
 
Lo trascino in Grimmalud Place.
La paura mia annebbia la mente.
 
Pensa Mika. Pensa.
 
Me lo ripeto come un mantra, ma ho la testa vuota.
Come si fa a liberarsi della Traccia?
Non si può.
È imposta per legge magica a tutti i minorenni.
Il che significa che l’avrò addosso per un altro anno.
 
Un anno.
 
Non posso stare da Ben.
Potrebbero piombare lì da un momento all’altro i miei genitori, o qualcuno del Ministero…
 
Possono fargli del male?
 
Me lo chiedo con una fitta d’angoscia.
No.
Credo di no.
Insomma, non è che mi ha rapita.
Sono io che, tecnicamente, sono andata da lui.
Certo, non so se mio padre sarebbe poi così tollerante e disposto a passarci sopra.
Sbircio Ben con la coda dell’occhio mentre camminiamo e affretto il passo.
 
Quando arriviamo a Grimmauld Place corro a bussare alla porta prima che il coraggio mi venga meno.
 
Ti prego, ti prego, fa che ci sia e che sia solo in casa.
 
Ma quando si apre uno spiraglio della porta riconosco gli occhi di Lupin che mi scrutano prima di alzarsi al cielo.
«Dannazione» commenta «Dai, forza, entra»
Ma, quando vede anche Ben, sembra ripensarci e voler chiudere la porta.
«Non pensarci nemmeno!» mormoro, furiosa.
«Mika!» bisbiglia lui «Ma sei impazzita? Ti avverto, stai tirando troppo la corda…»
«Ma perché parlate piano?» domanda Ben ad alta voce.
E, nel secondo che intercorre tra la chiusura della porta e lo spegnimento di ogni luce, io e Remus facciamo in tempo a trasalire.
Poi, partono le urla.
«Mezzosangue! Dannata feccia che insozza la casa dei miei padri! Maledetti bastardi che osate profanare queste mura!»
Ben grida, spaventato, mentre fissa gli occhi terrificanti del ritratto della madre di Sirius, che vomita insulti a squarciagola.
È Sirius che la zittisce, accorrendo dalla cucina.
«Stupeficium!»
Le tende si richiudono sul dipinto, che si zittisce di botto.
«Mika!»
Sirius corre ad abbracciarmi, ma io mi avvicino preoccupata a Ben, che è grigio in faccia e sembra sul punto di svenire.
«Ah, sì, quella è….era…mia madre» gli dice Sirius con nochalance «Scusa»
«Tua…madre?» chiede Ben con un filo di voce.
E, all’improvviso, sia Sirius che Remus si mettono a sghignazzare.
«Smettetela! Non è divertente!»
Ma loro due ridono più forte che mai.
«Ragazzini» mormoro, infastidita, mentre faccio strada a Ben in cucina.
Ci sediamo al tavolo e, quando Sirius e Remus si degnano di smettere di ridacchiare e raggiungerci, Ben ha ripreso un po’ di colore in faccia.
Remus ha recuperato la sua aria impassibile, ma mio zio ha ancora un sorrisetto da schiaffi stampato in faccia.
«Bene, benvenuto in famiglia, ragazzo!» dice allegramente «Mi sembra chiaro che il mio pugno dell’altra sera ti abbia snebbiato la mente»
Ben si acciglia, ma io intervengo prima:
«A proposito di famiglia…ho delle novità»
 
Quando finisco di raccontare, Sirius e Remus hanno due musi lunghi da far invidia a Fierobecco.
«Te lo avevo detto, Mika» Sirius scuote il capo.
«Già. Pazienza» faccio io «Come faccio a togliermi la Traccia?»
«Non puoi» risponde Remus, scuotendo il capo «È una Legge Magica»
«Ma così possono trovarmi e arrivare a Ben!» mi agito.
Lui sgrana gli occhi.
«Mika! Non mi avevi detto che il problema ero io!»
«Il problema siete entrambi, con le vostre idee folli e il casino che avete combinato» interviene Sirius, prima che io possa aprire bocca «La domanda ora è: come ne veniamo fuori?»
«Qui non posso stare» lo prevengo.
Remus annuisce e persino Sirius deve cedere.
«Vedo una sola soluzione» fa Lupin «Dovete nascondervi in una casa sicura, che proteggeremo con la magia»
«Non mi pare granché» obietta Sirius «Servirebbe la protezione di Silente e non credo che…»
«Dici bene, Sirius» interviene una voce, dalla porta «Non credo che»
 
Io faccio un salto dallo spavento, ma giuro che anche Sirius e Remus non sembrano proprio tranquilli a veder entrare Silente in cucina.
L’aria del Preside (ex-Preside, a dirla tutta) non è proprio benevola.
Non saluta nessuno e, mentre avanza in cucina, emana un’aura di potere che ci gela sulle sedie.
Paradossalmente, il più tranquillo è Ben, che però si alza e viene a mettermi una mano sulla spalla.
Io gli stringo le dita con affetto e, stranamente, mi sento un po’ più forte.
 
Sensazione che dura due secondi, giusto il tempo perché Silente mi squadri attraverso i suoi occhialetti a mezzaluna e scuota il capo, come se la mia vista lo disturbasse profondamente.
«Devo dire che raramente ho fatto errori di questa portata» sospira, rivolto a nessuno in particolare.
Si avvicina al camino spento e sembra concentrato a fissare la cenere.
O forse è concentrato a ignorarci tutti.
«Silente, so che sei in disaccordo, ma…»
Sirius rompe il silenzio dopo un po’, ma il Preside lo interrompe.
«”In disaccordo” non rende l’idea, Sirius. Ti avevo detto chiaramente, mi pare, cosa pensavo della situazione»
«Silente, non sei onnipotente. Non puoi pretendere che la tua opinione, per quanto lungimirante, venga accettata da chiunque senza battere ciglio» Sirius alza la voce «Esiste anche il libero arbitrio, dopotutto. Forse dovresti prendere in considerazione il fatto che noi, comuni mortali, a volte la pensiamo diversamente da te»
«Sirius!» Remus lo interrompe, tagliente, prima di rivolgersi lui stesso a Silente «Albus, ascolta, so che abbiamo corso molti – troppi – rischi, sia per lei che per l’Ordine. Ma..»
«Dannazione, è mia nipote!» scatta Sirius «Qui si pensa ai figli di tutti, ma ai miei parenti no? Bè, fate pure. In fin dei conti, siete solo in casa mia!»
«Sirius!» mi alzo di scatto, spaventata dalle sue parole e dal livore che avverto in esse.
Non voglio che litighi con Silente.
«Mi dispiace, signore» mi rivolgo direttamente a lui «Ma non può incolpare Sirius o Remus di qualcosa che ho fatto io»
Silente mi fissa e all’improvviso il suo sguardo si fa triste.
«Mikayla, hai fatto un grave errore, a mio parere. Rischi di compromettere il tuo futuro. Mi sarei aspettato che…»
«Rischia anche di più, Silente» interviene Remus.
Il Preside (non riesco a non vederlo così) tace, pensieroso.
Poi fissa me e Ben e esclama:
«Non avete idea dei disastri che avete scatenato»
«O forse ce l’abbiamo…» ribatte Ben, pacato «Ce l’abbiamo e, per quanto siamo enormemente dispiaciuti per i fastidi che vi diamo e preoccupati perché vi causiamo altri problemi… Bè, noi due siamo insieme, ed è quello che vogliamo»
 
Io taccio, commossa, e gli stringo forte la mano.
Silente sembra per un momento senza parole.
Sirius alza un sopracciglio con fare di approvazione (forse più per l’effetto prodotto su Silente che altro, considerando che ieri ha steso Ben con un pugno).
«Bè…» dice poi Silente, lasciandomi di stucco «Ammetto che io sono un sostenitore di questa linea di pensiero: cosa c’è di più importante dell’amore, nel mondo?»
Lo fisso, sgranando gli occhi.
Come se mi avesse letto nel pensiero, lui scuote un dito verso di me, con fare ammonitore:
«Nulla, soprattutto considerando il momento che stiamo vivendo. Ma, signorina, non dovevi lasciare la scuola»
«Non lo avevo progettato. È stato…un impulso» arrossisco.
Silente sbuffa e poi si rivolge a Ben:
«Voglio sperare che quello che tra voi due è più adulto la pensi come me»
Ben si affretta ad annuire.
«Certo»
«Io a scuola non ci torno» dico subito, tanto per essere chiara «Non possa dare spiegazioni alla Umbridge…spiegazioni che non mettano tutti nei guai. E per di più non posso rischiare che mio padre piombi a scuola a dare la sua versione»
Silente si accarezza la barba, pensoso.
«Che dici, Albus?» tenta Remus «Magari Severus…»
Sirius sbuffa forte, ma anche Silente, con mio grande sollievo, scuote il capo.
«No, Remus. Devo ammettere che il ritorno di Mika ad Hogwarts, ora, costituirebbe più un problema che un vantaggio»
Mi sforzo di non gioire apertamente.
«Ma» scandisce lui, subito dopo «Questa è una situazione assolutamente transitoria»
«Senta, Preside» dico, piccata, perché mi parla come se avessi tre anni «Io sono sempre stata un’ottima studentessa»
«Lo so» concorda lui «E spero che continuerai ad esserlo, e che diventerai la strega che tutti qui (Ben compreso, credo) si aspettano che diventi»
Mi sento gli occhi di tutti addosso.
«Anche se ho deluso e scontentato tutti?» chiedo.
Silente e Remus mi sorridono, Ben mi abbraccia e Sirius bofonchia qualcosa sul fatto che io non l’ho deluso, anzi, è felice di sapere che qualcuno in famiglia ha ereditato i suoi geni.
Gli sorrido.
«Bene, a questo punto, direi che c’è un’unica soluzione» dice Silente «Siete pronti a sparire dalla circolazione per un po’?» 
 
*
 
La mattina dopo mi sveglio perché sento freddo e, quando apro gli occhi, vedo che Ben non è accanto a me, nel letto.
Scendo di sotto, a piedi scalzi, e lo trovo che armeggia in cucina.
Si volta a sorridermi quando lo chiamo e io vedo il tavolo apparecchiato per due, con la colazione.
Sento una strana emozione stringermi la gola.
«E così….questa è una colazione come la fanno le coppie» mormoro, stringendomi a lui.
Ben mi bacia la fronte e, contemporaneamente, appoggia un piatto di pancake sul bancone della cucina.
«Buongiorno» mormora «Hai dormito bene?»
Io annuisco.
«Mi sono svegliata perché non c’eri. Sei riuscito a dormire un po’?»
«Ho dormito benissimo» sento le sue mani accarezzarmi la schiena attraverso la stoffa leggera della maglietta di cotone che indosso «Volevo farti una sorpresa»
Poso il mento sul suo petto e lo sbircio, timida.
«Sei arrabbiato?»   
Sospira.
«Quante volte devo dirtelo? No che non sono arrabbiato!»
Si china a baciarmi e io intreccio le dita fra i suoi capelli.
 
Ieri, quando Silente ci ha esposto il suo piano, mi sono sentita la più terribile egoista sulla faccia della terra.
Perché sparire implica per Ben doversi allontanare forzatamente dalla sua famiglia, dai suoi amici, dal suo lavoro.
 
Per colpa mia.
 
Per te, ha detto lui.
Ma comunque, per colpa mia.
 
Silente ci ha detto che dovevamo nasconderci in una casa che non fosse né nostra né legata a qualcuno che conosciamo, in modo da non mettere in pericolo altri, cui si potrebbe risalire tramite legami di parentela o di amicizia (ed è inquietante come, dietro quell’asettico e impersonale “si potrebbe”, potrebbe stare benissimo mio padre. O un Mangiamorte, magari).
E che lui, personalmente, avrebbe protetto quella casa con la magia.
 
Così, eccoci qui.
Fuori Londra, nella campagna, come una qualsiasi coppia in vacanza.
 
C’è una strana atmosfera domestica.
 
Al momento di salutarmi, Sirius ha dato di nuovo in escandescenze perché sono troppo piccola per vivere con un ragazzo, anche se per finta, anche se provvisoriamente, e a lui non stava bene, era una soluzione di merda, era la peggiore idea dopo i calderoni di formaggio.
Si è chiuso in camera sua, intrattabile.
Lupin mi ha bisbigliato che è triste perché senza di me, in casa, è molto solo… e perché è in rotta con Silente, che non gli permette di fare nulla di attivo per l’Ordine e Sirius si sente inutile. E frustrato.
 
Me ne sono andata con un groppo in gola grande il doppio.
E un segreto senso di euforia all’idea di avere Ben solo per me, dopo la nostra separazione.
È una situazione molto “adulta”, per me.
Considerando tutto quello che ci ha portati qui, di certo so che non sto giocando alla donna sposata.
Penso che, egoisticamente, ho sempre immaginato che sarebbe stato Ben ad avvicinarsi al mio mondo, e non viceversa.
E ora, che sono vicina al mondo babbano come mai prima, capisco che questo è ben diverso dalle mie precedenti esperienze, come l’amicizia con Mindy.
Io restavo Mikayla, una strega privilegiata.
Ora sono sempre io, ma con una consapevolezza di me molto maggiore e nessun privilegio economico, almeno nell’immediato.
 
Stretta a Ben, mi sento però più ricca che mai.
 

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Capitolo 47
*** Inganno al Ministero della Magia ***


Chi l’avrebbe mai detto che io (io!) avrei amato questo tipo di vita?
 
Non mi avvicino a un negozio, non sfoglio una rivista di moda, non mi compro vestiti da più di un mese.
E lavoro.
In casa.
Cucino (ci provo), pulisco (mi impegno), lavo e stiro (più o meno….combino anche qualche disastro).
Insieme a Ben.
 
E ci divertiamo un casino.
 
Siamo probabilmente i peggiori pasticcioni domestici del mondo, magico e non.
Bruciamo i pasti, tingiamo di colori improponibili il bucato, passiamo giornate intere in pigiama o in tuta.
Io, che di tute da ginnastica non ne ho mai possedute, prima.
Ma che importa?
Il mio abbigliamento preferito, ormai, è qualcuna delle t-shirt o delle camicie di Ben, di cui mi approprio senza ritegno.
Lui borbotta scherzosamente, ma mi lascia fare quello che voglio.
 
Sono pochi i pensieri che ho in testa, a parte lui.
Ma, quei pochi, si fanno sentire prepotentemente.
 
Hogwarts mi manca tantissimo.
Non so cosa darei per sapere cosa fanno Claire e Mindy, come stanno i miei amici.
Per mangiare nella Sala Grande e persino per andare a lezione.
È qualcosa che ha sempre fatto parte di me e non posso tagliare fuori della mia vita, se non forzatamente e innaturalmente.
Mi attacco disperatamente a ogni scampolo di notizia che mi arriva da Lupin: i gemelli Weasley che hanno lasciato la scuola per aprire un negozio di scherzi e giochi magici, Piton che racconta di come procedono i giorni da preside della Umbridge, i miei compagni che studiano per gli esami di fine anno.
E io non ci sarò.
Reprimo un sospiro di delusione e penso a qualcosa che mi fa stare anche peggio.
 
La mia famiglia.
Il dolore per il loro rifiuto e il loro comportamento mi tormenta.
 
Questa guerra, latente… in agguato.
È così assurdo sapere quello che sappiamo e vedere che il mondo magico va avanti come se niente fosse.
Mi chiedo come faccia l’Ordine a mantenere la calma… io sarei già impazzita.
Leggo la Gazzetta del Profeta e fremo di fronte alle scempiaggini che pubblica, agli insulti contro Silente e contro Harry. Intanto Ben legge il Times, poi ci scambiamo i giornali e passiamo ore a farci reciprocamente domande infinite sui nostri mondi, così diversi… Ben ride di fronte a quello che gli racconto delle lezioni di Babbanologia (quando gli ho detto che uno dei voti migliori l’ho preso su un tema dal titolo “Elettricità: perché i babbani la usano?” praticamente è caduto dal divano a forza di ridere) e alle mie idee su come funziona il mondo non magico. E adoro il suo modo di meravigliarsi e stupirsi di fronte a quello che invece legge sul Profeta… legge da cima a fondo ogni copia due o tre volte. E sta diventanto il più grande fan delle foto animate.
 
E poi penso a Sirius, così rancoroso, così impaziente.
E a Lupin, sempre in missione per l’Ordine.
 
E al sesso.
Avere Ben sempre così vicino pone più che mai l’accento sulla questione che entrambi non riusciamo a toglierci le mani di dosso, se non per brevissimi istanti.
Non siamo mai stanchi di parlare, di baciarci, di toccarci.
Ma controllarsi sta diventando un problema.
 
Ben vuole ancora aspettare.
Io veramente no.
Ma so che se glielo ripeto non gli facilito le cose.
 
Ci sto rimuginando anche ora, quando sento Ben abbracciarmi da dietro.
«Ehi» bisbiglia «Fatto il pacco?»
Io annuisco, coprendo le sue mani con le mie.
Mi bacia il collo e io sospiro.
Accidenti.
A volte vorrei che non fosse così dannatamente irresistibile.
Mi appoggio a lui e chiudo gli occhi.
«Penso che Sirius sarà contento…secondo me gli piaceva parecchio quel carrillon»
«Ma certo che sarà contento. Mi hai detto che era di sua madre…anche se, dopo aver visto il ritratto di sua madre, francamente…»
Io mi metto a ridere.
«Lo so»
«Allora andiamo? Sicura che i gufi ce la fanno?»
Io annuisco.
Ben non si è mai convinto dell’affidabilità della posta via gufo.
Prendo il pacco, che contiene il carrillon che mi aveva regalato la madre di Sirius, e usciamo in cortile.
Ci tengo che lo abbia lui.
Quando ero a casa ho ripensato alla sua espressione, la prima volta che siamo incontrati.
 
Fuori, tre gufi ci aspettano sul prato.
Leghiamo il pacco alle loro zampe e quelli prendono quota con difficoltà, visto il peso.
Io e Ben restiamo a guardarli abbracciati, finché non spariscono nel cielo.
Quindi rientriamo in casa per farci un thé.
 
O, almeno, quella sarebbe l’intenzione.
 
Perché, appena siamo in casa, cominciamo a baciarci come due forsennati e in un attimo finiamo sul divano avvinghiati.
Intreccio le gambe a quelle di Ben e, quando sento la sua mano accarezzare lentamente il mio fianco, stacco le labbra dalle sue quel tanto che basta a mormorare:
«Dimmi che ci hai ripensato»
Lui geme qualcosa di inarticolato.
Gli bacio il collo e, esitante, infilo una mano sotto la sua maglietta, posandola sulla sua pancia.
Lui contrae i muscoli e affonda la testa nella mia spalla.
«Sto cercando di essere responsabile…ma tu me lo rendi così difficile»
«Perché vorrei che ripensassi al concetto di “responsabile”» ribatto, baciandogli le labbra dolcemente «Non abbiamo aspettato abbastanza?»
«Mika…sei sicura? Davvero? Sei pronta davvero?»
«Certo che sono pronta, amore. Perché sei così stupito?»
«Non sono stupito…sono preoccupato di non affrettare troppo le cose. Ma con te…»
Esita e poi inizia a sollevarmi la maglietta.
Io trattengo il fiato.
 
Per tutte le rane saltellanti!
Ci siamo!
 
Quando me la sfila delicatamente io scuoto i capelli per togliermeli da davanti agli occhi e poi lo guardo.
E, quando noto il modo in cui mi sta fissando, arrossisco.
D’istinto sollevo una mano alla gola, ma lui mi ferma.
«Non coprirti» mormora «Sei così bella…»
Si muove sul divano e inverte le nostre posizioni, così che io mi ritrovo a cavalcioni sopra di lui.
Ben si solleva per baciarmi con delicatezza il collo e la spalla, mentre io infilo le mani sotto la sua t-shirt e gli solletico la schiena.
Gli sollevo la maglietta e gliela sfilo, poi reclino il capo all’indietro per lasciargli spazio e chiudo gli occhi.
 
Mmm…
Che meraviglia.
 
Sospiro il suo nome e lui continua a posare baci leggeri sulla mia pelle nuda, con le mani che risalgono sulle mie gambe.
«Secondo me mi hai fatto un incantesimo» mormora.
Io sorrido, sempre con gli occhi chiusi.
«No, non è vero. Però, se è un modo per dirmi che mi ami tantissimo, allora…»
Al posto delle appassionate parole che mi aspetto di sentire a questo punto, Ben dice:
«Gufo»
Apro un occhio.
«Eh?»
«C’è un gufo che ci sta guardando»
Mi volto e vedo il pennuto sul davanzale della finestra, con il capo reclinato, che ci fissa.
Mi volto verso Ben e, quando intercetto il suo sguardo (insieme stupito, appassionato e seccato), entrambi ci mettiamo a ridere.
Il gufo non batte ciglio.
«Dannato pennuto» mormoro, chinandomi a baciare le labbra di Ben prima di alzarmi.
«Cuciniamolo per cena, così impara» borbotta lui.
Io gli lancio la sua maglietta, scherzosamente.
«Bruto! Povero gufo…»
«Dannato gufo impiccione e guardone, vorrai dire»
Io rido, di nuovo.
Ben mi infila la maglietta e poi mormora:
«Tanto quello che sopravvive a forza di docce gelate, in questa casa, sono solo io…»
Io gli lancio un’occhiata appassionata.
«Se vuoi, dopo vengo a lavarti la schiena»
Lui mi guarda, truce.
«Smettila. Lo fai apposta, lo so. Vedi cosa vuole il gufo, piuttosto»
Io ridacchio e raggiungo l’animale, ma quando prendo il biglietto che ha legato alla zampa mi sento impallidire.
Ben mi è subito accanto.
«Che succede?»
«È una lettera…una lettera di mia madre»
Ben sgrana gli occhi e si volta verso la porta, come se si aspettasse di veder entrare qualcuno in casa.
«Vuoi dire che sa dove siamo?»
«No…credo di no. Non necessariamente. Voglio dire, puoi affidare una lettera a un gufo dicendogli il destinatario e lui lo troverà, anche se tu non sai dov’è»
Ben mi guarda come se fossi pazza.
«Tesoro…ma come è possibile? Sono…solo gufi»
Io scuoto la testa, mentre sento che mi sto calmando.
«No, amore mio» gli sorrido, affettuosa «Sai, la magia esiste. Davvero»
«Spiritosa» borbotta lui, passandosi una mano tra i capelli.
Lo prendo per mano e mi dirigo di nuovo verso il divano, mentre lo vedo gettare un’altra occhiata perplessa al gufo che è immobile sul davanzale.
«Sicura che qui siamo al sicuro, Mika?»
Io annuisco.
«Silente ha imposto gli incantesimi di protezione alla casa. È il mago più potente che esista. Ho sempre la Traccia addosso, ma trovarmi qui è quasi impossibile»
Lui intreccia le dita alle mie.
«È che sono preoccupato per te»
«Io sono preoccupata per te, amore mio. È colpa mia se ti trovi in questo casino»
«Questo mese mi è sembrato un paradiso, più che un casino» scherza lui, ma vedo la luce tenera nei suoi occhi.
Gli sorrido e poggio la fronte contro la sua.
Lui sospira e mi chiede:
«Non vuoi leggerla?»
Annuisco, ma esito.
«Ti lascio sola, se preferisci»
Io rafforzo la presa sulla sua mano.
«No, ti prego…»
 
Srotolo la pergamena e leggo le parole che mia madre mi ha scritto.
 
 
Mikayla,
ho iniziato questa lettera mille volte, senza riuscire a capire cosa volevo davvero dirti.
La rabbia, l’angoscia.
Forse tanta angoscia che sovrasta addirittura la rabbia.
È passato un mese, un mese intero in cui non abbiamo avuto tue notizie.
Hai la minima idea di come io e tuo padre ci sentiamo?
Scappi di casa, streghi l’Elfa… questa non sei tu. Com’è possibile che mia figlia, la mia bambina, faccia una cosa del genere?
Tuo padre cerca di non angosciarmi, di risparmiarmi questo tormento, ma so che non sta facendo passi avanti nella tua ricerca.
Dove sei? Come stai?
So che sei furiosa con me, ma ti assicuro che io lo sono altrettanto con te.
Ma sono tua madre, e potresti riconoscermi una certa capacità di giudizio, una certa esperienza del mondo e una certa conoscenza di te e del tuo carattere.
Voglio solo il meglio, per te.
Ascoltami, Mika: quello che ho detto lo direi mille volte ancora, per te.
Penso che la mia esperienza del mondo – il NOSTRO mondo, il TUO mondo – mi dia diritto di giudicare.
Non starò a guardare mia figlia che si rovina la vita da sola.
Ma parliamone di persona, ti prego.
Ti propongo questo: vediamoci, io e te, da sole.
Parliamo di questa situazione e risolviamo questa frattura nella nostra famiglia.
Non voglio che ti allontani da noi.
Prometto che saprò ascoltarti.
Ti prego, dammi tue notizie.
Siamo tanto in pena per te.
 
Mamma
 
 
Accartoccio la lettera nel mio pugno, ma Ben dolcemente mi fa distendere le dita e liscia la pergamena.
«Amore, non fare così» mi accarezza i capelli «È tua madre. Vuole fare pace»
«Vuole avere ragione» ribatto, atona.
«No, amore mio, dai. Sii giusta. Per quanto siate arrabbiati, sono i tuoi genitori. Ti vogliono bene. Non sanno dove sei, è normale che siano preoccupati per te»
Scuoto il capo.
«Non è da lei»
«Piccola, quante volte vi siete trovati in una situazione del genere?»
«Mai, ma…»
«Allora dovresti darle il beneficio del dubbio. Le manchi molto, è chiaro. Sarà spaventatissima»
«E cosa mi dici di: “voglio solo il meglio per te?”. Il suo meglio. E “Non starò a guardare mia figlia che si rovina la vita da sola”?»
«Però ti chiede di parlare. Ti promette che ti ascolterà»
Sbuffo.
Lui mi abbraccia.
«Piccola, questa guerra non fa bene a nessuna di voi due. Tu ci stai male. E ovviamente ci sta male anche lei. E c’è un’unica soluzione: parlarne»
«Io non voglio parlarle! È stata odiosa e ha detto delle cose folli. E…»
«E la cancellerai per sempre dalla tua vita?»
 
Taccio.
Odio quando è così saggio e responsabile.
 
Mi sorride.
«Mika, tua madre ha fatto il primo passo. A modo suo, ma lo ha fatto. Se ora decidi di ignorarlo, poi ne pagherai le conseguenze»
Ci rifletto su.
«Ma lei non sarà mai pronta ad accettare noi due»
«Ma noi due siamo insieme. Guardaci. Non è una cosa che può decidere lei»
«Tu sei il mio meglio» gli dico, prima di baciarlo.
In fondo, lo so che ha ragione.
Non posso cancellare mia madre dalla mia vita.
 
Così, una mezz’ora più tardi, il gufo riparte da casa nostra con legata alla zampa una mia laconica risposta, in cui scrivo a mia madre che sto bene.
Non do spiegazioni né dettagli, ma almeno sanno che sono viva.
 
La notte non chiudo occhio.
Mi rigiro nel letto e poi mi impongo di stare ferma per non disturbare Ben ma mi sento come se mi avessero lanciato l’incantesimo che ti fa ballare il tip-tap.
Proprio quando ho deciso che non ce la faccio più e che se non mi alzo faccio a pezzi la casa, sento il suo braccio avvolgermi la vita.
Mi tira verso di sé e io mi rannicchio subito contro il suo petto.
«Scusa» bisbiglio «Non ti faccio dormire»
Lui accende la luce e poi torna ad abbracciarmi.
Le sue carezze lente e ritmiche sulla schiena sciolgono in parte la tensione.
«Sono preoccupato per te» mormora.
Io respiro il suo odore e chiudo gli occhi.
«Non è nulla…mi passerà. È solo che… sono così arrabbiata!»
«Lo so, amore mio» mi tranquillizza.
Mi culla tra le sue braccia come se fossi una bambina e, alla fine, mi addormento.
L’ultimo pensiero cosciente che formulo è che mia madre ha anche rovinato la nostra potenziale notte di sesso.
Se avesse modo di saperlo, probabilmente si sbronzerebbe dalla gioia, con il miglior Vino Elfico delle nostre cantine.
 
La mattina mi sveglio con Ben che ancora dorme profondamente accanto a me.
Mi prendo un secondo per ammirarlo con calma, poi mi alzo con l’intenzione di preparargli la colazione.
In cucina mi muovo a scatti, intontita a causa del sonno.
E nervosa.
Mentre taglio il pane per i toast continuo a fissare il cielo fuori dalla finestra.
Quando vedo apparire un puntino all’orizzonte il mio cuore sussulta, ma non posso dire di essere sorpresa.
Man mano che il gufo si avvicina e io lo riconosco come quello di casa, penso sia ovvio che ci sia un seguito.
Mia madre tenterà di scardinare la breccia che ho aperto nel nostro silenzio.
 
Svolgo rapidamente la pergamena e leggo le accorate suppliche di mia madre di vederci, quella sera stessa, noi due sole, a casa.
Aggrotto la fronte, perplessa.
«Sciò» dico al gufo, ma quello non si muove.
È chiaro che gli è stato ordinato di aspettare una risposta.
Lo lascio in cucina, senza rimpianti, mentre salgo in camera portando un vassoio.
Sveglio dolcemente Ben e facciamo colazione a letto, abbracciati.
«Stamattina è arrivata questa» gli dico ad un certo punto, con finta leggerezza.
Lui ingoia il toast con cui lo sto imboccando e mi lancia un’occhiata prima di leggere la pergamena.
Poi sospira.
«Bè, era prevedibile»
«Già»
«Che pensi di fare?»
Scuoto il capo.
«Non ci vado»
«Tesoro…»
«Non ci vado perché so che non c’è punto di incontro tra noi due»
Ben beve un sorso di thé e poi mi sorride.
«Anche tra me e te all’inizio era così, se ci pensi. Due mondi inconciliabili»
«Tu mi odiavi, all’inizio!»
«Sì, certo» mi fa una linguaccia «Ti ricordo che sei comparsa nella mia vita assalendomi e baciandomi davanti a una schiera di fotografi. La mia ragazza mi ha lasciato e per settimane appena mettevo il naso fuori di casa qualcuno mi chiedeva chi era la mia nuova fiamma»
Sorrido, nostalgica.
«Poi Mindy ha combinato quel gran casino e voi siete venuti a Hogsmeade…e io ho tentato di convincermi che non mi importava niente di te»
Mi bacia le labbra.
«Anche io facevo lo stesso. Avevo paura di voi. Volevo solo dimenticare. Ma tu…»
«Già. E anche tu» ribatto.
«E se ci siamo riusciti noi, a colmare una distanza così, a maggior ragione potete farcela tu e la tua famiglia. Dovete solo spiegarvi…»
«Ben, non so» sospiro «Non mi sembra da lei. Mia madre è il tipo che pretende una resa senza condizioni. E poi a casa non ci torno, tenterebbero di rinchiudermi»
Lui aggrotta la fronte.
«Giusto. Allora proponile di vedervi da un’altra parte, dove non può usare la magia»
«E dove? Mia madre nel mondo babbano non metterebbe piede…»
 
So che Ben parla nel mio interesse e so che è davvero preoccupato per me, ma non me la sento.
Mando indietro il gufo con una risposta negativa e passo la giornata a rimuginarci sopra.
Ok.
Ammetto che mi aspetto una nuova lettera, il giorno dopo.
Con accuse e recriminazioni, magari, ma me la aspetto.
E invece non arriva nulla.
Nemmeno il giorno dopo, né quello dopo ancora.
Ben mi osserva in silenzio e cerca di distrarmi senza risollevare l’argomento.
Quella notte, a letto, lo faccio io:
«Ho sbagliato? Ho bruciato ogni possibilità di riconciliazione?»
Lui mi accarezza i capelli.
«Sono sicuro di no. Ma, se assomigli un po’ a tua madre, immagino che ora lei sarà ferita e per orgoglio non voglia scriverti ancora»
«Non voglio farlo io!» dico, ansiosa.
 
Ma quella notte, chissà perché, sogno di essere nella Stamberga Strillante con Ben malato e Mindy, Claire e Robert.
Quando la mattina mi sveglio, trovo Ben ancora a letto che mi stringe tra le braccia.
«Eri agitata stanotte…brutti pensieri?» mi chiede.
Io annuisco.
Gli racconto del mio sogno e lui sorride.
«Che catapecchia…ti ricordi quando ci siamo svegliati e c’era Silente?»
Io ridacchio.
«Sì, certo… ma la cosa che ricordo meglio sei tu senza la maglietta»
Anche Ben ride, ma dopo averci pensato su io riprendo:
«Claire mi rimproverava perché non volevo ammettere che mi piacevi. Ero piena di pregiudizi. E lo sono ancora, con mia madre. Dovrei aver imparato qualcosa da tutto quello che abbiamo passato, no?»
Lui sorride, dolcemente.
«Mi sembra proprio che tu lo abbia fatto»
Affondo la testa nel cuscino.
«Sto veramente per scrivere a mia madre, dopo che mi ha chiusa in casa affermando che la farò felice solo stando con un ricco mago idiota?»
«Sì. Per dimostrarle che sei adulta e che la tua felicità l’hai trovata da sola»
«Non saprei nemmeno dove incontrarla… A casa mia no, a casa nostra nemmeno… servirebbe un posto dove non possa fare scenate, né usare la magia…»
«Un posto dove nessuna di voi due possa usare la magia» mi dice lui, severo.
«Va bene, hai ragione. Non ne ho idea. Il Paiolo Magico? Ma ce la vedi mia madre al Paiolo Magico?»
 
Nemmeno a dirlo, la risposta che arriva a questa mia proposta è a dir poco scandalizzata.
Mia madre impreca contro quelle che ritiene “le mie amicizie filo-babbane” che mi fanno frequentare posti del genere per due pagine rancorose, poi propone di vederci fuori dal Ministero della Magia, visto che papà parte con Caramell per un viaggio di lavoro e lei va a salutarlo.
E previene ogni mia rimostranza scrivendo simpaticamente:
 
 
… se credi che io sia intenzionata a dare spettacolo in un qualche posto dove siamo conosciuti e di fronte a persone che sanno chi siamo, ti sbagli di grosso.
Sfortunatamente, visto il tuo nuovo giro di amicizie, non posso dire che mi vengano in mente luoghi di ritrovo consoni.
 
 
Sto quasi per mandare a monte tutto, ma so che, più il tempo passa, più mamma diventerà intrattabile.
Va bene.
Mando un laconico consenso e trascorro il resto della giornata a convincere Ben che non può venire.
 
Non credo che mia madre oserebbe toccarlo.
Ma non rischierò di scoprire che sto sbagliando valutazione.
 
Solo che Ben non ci sta.
Uso ogni arma a mia disposizione: la ragionevolezza, le suppliche, le blandizie, ma è inutile.
Non vuole farmi andare da sola e, quando finalmente lo convinco, è già sera.
Andiamo a letto silenziosi e, per la prima volta da quando siamo qui, non mi abbraccia, anzi: mi dà le spalle.
«Ben» sospiro «Ti prego, non essere arrabbiato con me»
Gli circondo il petto con un braccio e lui non mi respinge, ma nemmeno si volta.
Penso che, in due, dormiamo sì e no mezz’ora.
 
La mattina dopo abbiamo entrambi gli occhi pesti e poca voglia di parlare.
Facciamo colazione in silenzio, in silenzio leggiamo i giornali e lui non mi chiede di vedere il Profeta.
Al momento di andare, però, io gli sfioro le spalle e gli bacio il collo, da dietro.
Lui si volta un attimo e vedo i suoi occhi incupirsi.
«Stai attenta…»
Annuisco e sorrido.
«Guarda che quando torno sarò talmente arrabbiata con mia madre che non potrai tenermi il muso…»
Fa un mezzo sorriso e devo accontentarmi di quello.
 
Arrivare a Londra con i mezzi babbani è lungo e noioso; devo sempre stare attenta a non sbagliarmi e non perdermi, anche se ora abbiamo uno di quei cosi – come si chiamano, telefoni – e potrei anche chiamare Ben… ma non voglio dargli l’impressione di non sapermela cavare.
Il risultato è che arrivo molto prima del previsto: non so calcolare i tempi con questi trasporti babbani.
Gironzolo un po’ nel quartiere, ma si tratta di una zona di Londra abbastanza desolata.
Vedo un bar e mi affretto ad entrare.
Sto cercando di contare di nascosto quanto denaro babbano ho in borsa, quando una voce nota dice:
«Due caffè, per favore»
«Ben!» il mio strillo fa voltare tutto il locale «Che ci fai qui, per tutti i rospi…»
Lui mi prende per il braccio e mi porta a un tavolo appartato.
«Mika, lascia che ti informi che “per tutti i rospi cornuti” non è un’esclamazione che una ragazza userebbe qui…»
«Non dovevi venire!» dico, furiosa.
Lui stringe gli occhi.
«Invece sì! Sono stanco di essere messo da parte in ogni decisione importante. Tu fai e io mi devo adeguare. Bè, non mi sta bene»
Mi mordo il labbro.
«Sono preoccupata…»
«Per me. Lo so» mi interrompe lui «Ma anche io sono preoccupato per te. E non puoi trattarmi come se avessi cinque anni»
«Però li dimostri, quando mi tieni il broncio…»
Lui mi fa una linguaccia e io sorrido.
«Va bene, ma solo perché mi sei mancato incredibilmente…»
«Hai detto “va bene” dopo solo quattro secondi? Accidenti, se sei cambiata…» mi prende in giro, ma io mi godo il suo abbraccio.
Ci sediamo, subito spensierati, e siamo persi nel nostro mondo, quando mi irrigidisco d’improvviso.
«Che c’è, Mika?» mi chiede subito Ben.
Ma io fisso fuori dalla vetrina, dove una piccola Abby tenta di mimetizzarsi con gli scarsi passanti, mentre mi fa cenno di avvicinarmi.
«Merda» borbotto, prendendo Ben per mano.
Quando usciamo, Abby si dirige verso un vicolo solitario, precedendoci.
Quando arriviamo la guardo malissimo.
«Abby! Che cosa significa?»
Lei sgrana gli occhioni.
«Padroncina, tu non dovere portare babbano con te! Tu detto a tua madre…»
«No, tu e mia madre non dovete fare giochetti. Forza. Dov’è lei?»
«In Ministero…»
«Nel Ministero?» tuono «Ma perché?»
Lei sembra farsi più piccola mentre la guardo torva.
«Padrone vedere Ministro e tua mamma detto che…»
«Ma il Ministero a quest’ora non è chiuso?»
Lei annuisce.
«E quindi?»
«Più riservato. Tua madre odiare mondo babbano…»
«Mi dispiace, ma i patti non erano questi. Noi ce ne andiamo»
«Padroncina ti prego, ti prego, parla con genitori e torna a casa…»
Abby si mette a piangere e Ben mi trattiene.
«Aspetta, Mika. Non possiamo lasciarla qui, così. Ehi, non piangere» dice poi, rivolto a lei «Calmati, dai»
Lei lo guarda con i suoi occhi tondi, perplessa.
«Sì, non ci crederai, non è un mostro» dico, laconica «Stammi a sentire, ora»
Le guardo fissa negli occhi.
«Mamma ha organizzato qualcosa nel Ministero? Una trappola? Qualsiasi inganno?»
Lei sostiene il mio sguardo e fa no con la testa.
Ok.
Non può mentirmi.
«Perché il Ministero?»
«Padrona odiare mondo babbano» ripete «Ma conoscere Ministero»
È plausibile, ma non so come mai…. sono sospettosa.
«Non si può entrare quando il Ministero è chiuso»
«Noi avere chiave dei Black, padroncina. Black potere entrare»
«Ah certo. Figurati se c’è qualcosa che i Black non possono fare» borbotto.
«Senti» Ben si china sulle ginocchia per essere all’altezza di Abby «c’è qualche pericolo per Mika, lì?»
Lei scuote il capo.
«E per Ben?» le chiedo.
So benissimo che a lui può mentire: non gli deve obbedienza.
«Noi non sapere lui esserci. No trappola per babbano, padroncina»
«Ok» mormoro «A questo punto…»
Ben mi prende per mano.
Scuoto il capo per scacciare un presentimento.
«Mia madre farà una tragedia nel vederti»
«Ma io sono bravo a conquistare le donne» scherza lui.
Sorrido, ammirando la sua capacità di tranquillizzarmi anche in una circostanza del genere.
 
Seguiamo Abby nel vicolo, fino al muro che chiude la via.
Lei tocca tre mattoni a destra e tre a sinistra e il muro si apre.
Entriamo e ci troviamo nell’atrio imponente del Ministero della Magia.
Ben si ferma a guardare attonito la Statua dei Magici Fratelli, la volta punteggiata di stelle, le luci soffuse che illuminano l’enorme ricchezza della sala.
Io, da parte mia, ho solo la nausea e una voglia infinita di tornare a casa nostra.
«Accidenti» mormora Ben «Cosa vorrebbe significare quella statua?»
«La supremazia dei Maghi su tutti» rispondo «Bella roba»
«Veramente l’intento era un altro» dice una voce secca alle mie spalle.
Ci voltiamo e mi trovo a guardare negli occhi severi di mio padre.
«Abby» mormoro «Accidenti a te»
 
Non ha mentito, tecnicamente: mia madre non aveva in mente nulla.

Ma qui non c'è mia madre. C'è mio padre.

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Capitolo 48
*** Mangiamorte nel Ministero della Magia ***


Guardo mio padre nella fioca luce dell’atrio deserto.
 
Il volto severo, le labbra strette, la veste da mago scura.
Ha l’espressione impassibile del mago potente e sicuro di sé che è sempre stato.
Non vedo traccia della dolcezza che di solito affiora nei suoi occhi quando è con me.
 
Molto bene allora.
 
Faccio due passi e mi metto esattamente davanti a Ben.
Mio padre aggrotta le sopracciglia: capisce benissimo il significato del mio gesto.
Non mi fido.
 
Ma la sorpresa trapela per un attimo dal suo sguardo quando Ben tenta di aggirarmi e poi, visto che non glielo permetto, mi solleva di peso senza tanti complimenti e quando io strillo si limita a scuotere la testa e posarmi per terra, dietro di lui.
«Stai lì, capito?»
«Fammi passare!» strepito.
Ma è inutile, lui è molto più forte di me: la presa sul mio braccio non accenna ad allentarsi.
Ci mettiamo a battibeccare e a strattonarci come due bambini ed è ridicolo se si pensa a dove siamo e al perché siamo qui.
«Basta, smettetela!»
La voce severa di mio padre ci sferza come una frusta.
Io e Ben sobbalziamo e lo guardiamo, imbarazzati.
«Siete impazziti, per caso?» tuona mio padre «Mikayla! Che razza di modo di comportarsi sarebbe questo?»
Tutti e due restiamo in silenzio, a disagio come due discoli ripresi dalla maestra.
È una cosa particolarmente strana per Ben, che è decisamente più adulto di me, ma mi trattengo saggiamente dal ridacchiare.
«Scusa, papà» dico, seria «E scusa, Ben. Ma non farlo più, o ti lancio una fattura»
 
È impossibile descrivere l’occhiata che mi lancia mio padre.
Forse sollevata, perché crede che io mi sia incapricciata di un ragazzo che non stimo e comando a bacchetta? Forse disgustata? Forse attonita?
«Mika, ne abbiamo parlato mille volte» dice intanto Ben, evidentemente ancora nervoso a causa del mio rifiuto di portarlo con me «Non puoi trattarmi come se fossi un interdetto mentale. Se ti ostini, finirà che butterò quella tua dannatissima bacchetta e ti legherò al letto, d’accordo?»
«Prima devi prendermi!» ribatto senza esitazioni «E poi…»
«Insomma!» mio padre sbotta di nuovo e stavolta non suona freddo e sprezzante, ma nervoso.
 
Forse fa solo finta di essere padrone della situazione.
Del resto, penso che si aspettasse di tutto tranne che una litigata infantile tra due fidanzati.
Ma anche io e Ben siamo nervosi: come potremmo non esserlo?
Io ho paura, per lui.
Non credo che mio padre arriverebbe a fargli del male… ma c’è comunque in me una punta di inquietudine.
I Black non tollerano onte sul loro nome immacolato.
E chi rappresenta un problema deve sparire.
Però… insomma, è mio padre.
Non mi farebbe una cosa del genere…vero?
Non lo perdonerei mai.
 
Ma tocca a me fargli capire quanto Ben è importante e quanto sono determinata.
Ero venuta per questo, no?
 
Prendo fiato e allungo la mano per prendere quella di Ben.
Lui mi tira immediatamente vicina a sé e mi sorride, con aria di scuse.
Ci guardiamo e ci sorridiamo per un attimo, consapevoli che abbiamo entrambi esagerato.
Poi riporto l’attenzione su mio padre.
«Papà. Che sorpresa» cerco Abby con lo sguardo «Con te faccio i conti dopo»
Lei rabbrividisce.
 
No trappola per babbano, padroncina.
Sarà meglio per lei che sia davvero così.
 
«Non puoi darle ordini, Mika» scatta mio padre «Lei obbedisce solo alla famiglia!»
«Oh, perfetto. Quindi io non sono più di famiglia?»
Mio padre serra le labbra.
«Non ho detto questo. Ma il tuo comportamento, la tua fuga… sei scappata di casa, in nome di Merlino!»
«Sì, perché voi mi avete rinchiusa. E ora mi attiri qui con una bugia!»
«L’ho fatto solo per poterti parlare…»
«Se vuoi parlare con me, papà, basta che me lo chiedi. Ho risposto alla lettera di mamma perché pensavo che il suo desiderio di vederci e di parlare fosse sincero. E invece era solo una menzogna…»
«Non è così! Hai solo una vaga idea di come io e tua madre ci siamo sentiti quando sei scappata? E dove accidenti sei stata in questo mese?»
«Probabilmente vi sarete sentiti sollevati, visto il disonore e la vergogna che vi ho causato… e sembrano le uniche due cose che importano a mamma al momento»
«Non provare a farmi sentire in colpa, perché non ci riusciresti, signorina! Tu hai sbagliato e…»
«Dove ho sbagliato esattamente, papà?» lo interrompo «A lasciare Blaise? A rovinare il divertimento a mamma nel Comitato delle Streghe di Salem? A pensare con la mia testa? Ah, no, aspetta, lo so: sto con una persona che voi disapprovate…  e lo disapprovate a priori, in base a degli stupidi pregiudizi, visto che non lo conoscete nemmeno!»
Mio padre mi guarda, furioso, ma non può esimersi dal lanciare un’occhia a Ben.
Lui è fermo al mio fianco e non è intervenuto, ma ora fa un passo avanti e tende la mano a mio padre.
«Signor Black, mi dispiace che dobbiamo conoscerci così» esordisce «E mi dispiace perché capisco che siete stati molto preoccupati per Mika. La prego, se potessimo parlare e risolvere questa situazione che fa soffrire tutti voi…»
 
Ma mio padre ignora la sua mano testa e le sue parole; anzi, distoglie lo sguardo da lui come se non avesse nemmeno parlato.
«Lasciamo perdere Blaise, anche se ci sarebbe parecchio da dire. Ma nulla, nulla, ti autorizza a scappare di casa o a ignorare quello che ti diciamo io e tua madre: siamo i tuoi genitori!»
Guardo Ben abbassare lentamente la mano.
Non dice nulla e non mi guarda, ma abbassa leggermente le spalle e tiene gli occhi bassi: capisco che ci è rimasto male.
 
E ci credo.
A quanto pare mio padre ha deciso di far finta che non esista.
 
Sento montare dentro di me la rabbia.
«Come ti permetti di ignorarlo?» grido «Non osare! Lui è una persona, non  un babbano. Una  persona. E non si merita la tua maleducazione!»
Mio padre mi incenerisce con lo sguardo, ma io me ne frego.
In questo momento sarei capace di alzare le mani.
 
Ma Ben sembra leggermi nel pensiero e mi prende per la vita prima che possa fare anche solo un passo.
«Mika, calma, non importa. Davvero. Capisco che tuo padre sia arrabbiato e che dia la colpa a me»
«No, invece, Ben! Che colpa avresti tu? Sono io che ho deciso di scappare da Hogwarts e sono io che sono scappata di casa! Per la prima cosa mi dispiace, sono stata irresponsabile e lo so. Per la seconda, lo rifarei adesso. Lo rifarò, se pensi di riportarmi indietro e rinchiudermi, chiaro?»
Mi rivolgo a mio padre e lo vedo avvampare.
«Il tuo posto è a casa tua!»
«Casa mia è dove ci sono le persone che amo!»
«Non vedo la differenza!»
«Papà, io e Ben viviamo insieme!»
 
Mio padre sbianca di colpo.
 
Hum.
Forse, dico forse, dovevo dirglielo con più tatto.
 
 
«Ma è una situazione temporanea!» si affretta a dire Ben, probabilmente temendo che al mio augusto e tollerante genitore venga un infarto.
Ma niente, lui lo ignora di nuovo.
«Tu sei….pazza! Ha ragione tua madre! Sei una delusione che mai, mai, avrei immaginato! Ora te ne torni a casa con me e…e…»
Non sa nemmeno lui cosa dire e sputacchia parole e rabbia, in totale confusione.
Io sospiro.
«Papà» tento un tono conciliante «Ascoltami, mi dispiace, io non voglio rompere i rapporti con te e mamma. Figurati se lo voglio. Ma devi ascoltarmi. Io non sono più una bambina, mi merito rispetto e tu me lo devi concedere. Possiamo parlarne civilmente?»
«Civilmente?» grida lui «Mi hai appena detto che tu…che lui…»
«Ascolta, è una soluzione temporanea, davvero. È solo che non…non volevamo coinvolgere la sua famiglia e…bè, insomma. Comunque. Io voglio che facciamo pace, ma non rinuncerò mai a Ben, quindi è meglio che sia chiaro fin da subito»
«Non puoi contrattare con me!»
«No, tu non puoi contrattare con me!» alzo di nuovo la voce «Io posso tornare con Ben a casa senza vedere più te e mamma, o posso guardare te e mamma che conoscete Ben, ma altre alternative non ci sono! E ricordati che se me ne vado io un’altra casa ce l’ho!»
«Non osare minacciarmi!» urla lui, mettendo mano alla tasca.
Estrae la bacchetta e io decido in un secondo.
 
Ho solo due alternative tra cui scegliere: o prendo la bacchetta,  o proteggo Ben.
 
Non esito e mi butto su Ben spedendolo per terra, mentre dalla bacchetta di mio padre esplode un lampo azzurro.
 
E scoppia il finimondo.
 
Abby si lancia addosso a mio padre e devia il suo braccio.
L’incantesimo si rifrange contro la volta incantata del soffitto e apre una crepa che fa cadere dei frammenti di cristallo addosso a tutti noi.
Mio padre impreca e si scrolla Abby di dosso, mandandola a sbattere contro la Fontana dei Magici Fratelli.
Io e Ben rotoliamo per terra e io cerco di spingerlo giù e ripararlo con il mio corpo, sperando che mio padre esiti a colpire sua figlia inerme.
Quando alzo la testa vedo mio padre gridare contro Abby e lei lanciarsi ripetutamente contro il bordo della fontana, picchiando la testa.
«Abby!» urlo, alzandomi «Ferma! Ferma!»
«Come ti sei permessa, maledetta?» inveisce contemporaneamente mio padre.
«Abby cattiva, cattiva, cattiva!!»
L’Elfa continua a lanciarsi contro la fontana, finché Ben non la acchiappa e la tira indietro; lei però si contorce e si agita talmente tanto che lui deve faticare per immobilizzarla.
«Abby, smettila, te lo ordino!» le dico «Smetti di punirti!»
Lei si quieta appena, ma mio padre rincara la dose:
«Lasciala, babbano! Un servitore indegno merita di peggio! E tu!» dice a me «Non osare darle ordini!»
Abby ulula di nuovo e riprende ad agitarsi tra le braccia di Ben.
«Le dica di smetterla!» grida lui a mio padre.
«Papà!» urlo io.
Ma lui, impassibile, non ci ascolta.
 
Estraggo la bacchetta e Schianto Abby in un secondo.
 
Ben se la ritrova improvvisamente immobile e rigida tra le braccia e si sbilancia, ma poi riesce ad adagiarla a terra.
Io e mio padre ci fissiamo, furiosi entrambi.
«Mi hai lanciato contro un incantesimo» dico poi, con voce piatta «A me, tua figlia»
Lui arrossisce ma rifiuta di farsi mettere dalla parte del torto.
«Mia figlia non è quella che mi vedo adesso davanti!»
«Allora non la conosci per niente, tua figlia»
Sento una grande tristezza rimpiazzare la rabbia che provavo prima.
 
Mio padre è un grande uomo.
Un grande mago, ma anche una grande persona.
Ho sempre pensato che lo fosse; che fosse giusto e onesto anche se severo e fiero.
E invece non accetta nemmeno di parlare con me.
Avrebbe stregato Ben e avrebbe lasciato che Abby si facesse del male.
 
«Mia figlia non si ribellerebbe mai a me! Non so cosa ti abbia fatto quel babbano, ma io…»
«Papà, dovresti chiedere piuttosto cosa io ho fatto a lui, semmai. Perché ne ho combinate davvero di grosse» prendo fiato «E Ben è la prova che una persona che ti vuole bene ti sa ascoltare e anche perdonare. E tu sei mio padre! Mi conosci da una vita, non da qualche mese. E avresti ferito me, o Ben, anche se ti ho detto quanto tengo a lui. O Abby»
Lui fissa con volto inespressivo l’Elfa che giace a terra.
Quando guarda di nuovo me, ho gli occhi pieni di lacrime.
«Papà, ti voglio bene. Ti prego, non mi deludere»
«Tu parli di delusione a me? Ma ti rendi conto di quello che stai facendo a me e tua madre?»
«Io parlo di te!» ribatto «Mi hai sempre insegnato a rispettare le persone. A essere educata. A ricordarmi che essere una Black comporta dei diritti ma anche tanti doveri e che il principale di questi è la correttezza. Mi hai detto che essere fieri non significa essere crudeli. E mi hai detto che ci saresti stato sempre, per me»
 
Sto piangendo.
E vedo mio padre esitare e abbassare il braccio con cui tiene la bacchetta.
 
«Quando mamma non voleva che invitassi Mindy a casa nostra perché è nata da genitori babbani, tu hai detto che potevo…e poi hai detto che eri fiero di me quando l’ho difesa perché ho dimostrato che le volevo bene davvero» sto singhiozzando «Hai detto a mamma che una grande strega ha anche un grande cuore e che la magia da sola non rende una persona migliore delle altre. Perché, perchè non vedi che ora è la stessa cosa?»
Ben mi prende tra le braccia e io mi appoggio a lui e mi asciugo gli occhi.
Ho quasi paura a farlo, paura che se mi distraggo anche solo un secondo, mio padre possa colpirlo o fargli del male.
 
Ma faccio un torto a mio padre.
Ha davvero abbassato la bacchetta.
Ci guarda, impotente, e vedo affiorare dolore nei suoi occhi.
«Non posso accettarlo» mormora, all’improvviso «Non posso accettare di perderti. Che lui ti porti via da me»
«Oh, papà» mi rimetto a piangere «Ma io non voglio andare via! Solo che… che Blaise non andava bene per me. Non mi voleva davvero bene, mi voleva perché sono…perchè sono tua figlia e sono una Black»
Lui aggrotta le sopracciglia.
«Tesoro, certo che Blaise ti vuole bene…»
«Anche io gliene voglio, ma… Ma il bene che voglio a Ben è un’altra cosa. E lo so che ci sono tante differenze e tanti problemi tra noi, però… noi vogliamo davvero stare insieme. E stiamo benissimo insieme. Non ho mai conosciuto una persona come lui…e lo so che tu lo vedresti da solo, papà, se solo lo conoscessi. Non posso credere che tu voglia essere così sprezzante e cattivo con una persona che per me è così importante per un pregiudizio stupido!»
«Non è un pregiudizio, Mika! È… è una questione enorme…»
«Ma le streghe si sposano con i babbani!»
«Ma tu no! Tu sei…» mi guarda e poi conclude abbassando la voce «…mia figlia»
«E questo mi rende diversa? Migliore? Speciale?» lo incalzo e lui distoglie gli occhi «Papà, ascoltami. Dico davvero: io sono la persona più fortunata, più felice e più grata del mondo  e lo sono perché ho incontrato Ben. Ti prego, ti prego, dammi modo di dimostrare a te e a mamma che dico la verità. Che sono felice. Che lui è speciale»
Lui ci osserva, di nuovo, in silenzio.
Io stringo forte la mano di Ben e lui ricambia la stretta.
 
Dai, papà.
Ti prego.
 
«Io… io non lo so» dice alla fine mio padre «Non so se potrà mai…»
 
«Bartholomeus. Non essere idiota»
Sento quella voce decisa e chiara ma per un attimo penso di essermela immaginata.
 
Sirius.
 
Ci voltiamo tutti di scatto verso la figura alta ed elegante che avanza verso di noi.
«Sirius Black?!»
Mio padre è di colpo terreo in viso.
«Sirius!» esclama Ben praticamente nello stesso secondo «Ma cosa fai qui? Eravamo d’accordo che…»
 
Papà si volta attonito a guardare Ben e poi fissa a bocca aperta me che corro ad abbracciare mio zio.
«Ma cosa succede, per tutti gli intrugli di Morgana?» grida poi.
Sirius mi abbraccia e poi sorride a Ben.
«Non preoccuparti per me, nipotino. Però dovete andarvene di qui. Immediatamente»
«Nipotino?» tuona mio padre «Mika, allontanati da lui!»
Ma le sue parole suonano deboli, mentre vede che Sirius mi sorride affettuoso e mi tiene un braccio attorno alla vita.
 
Nemmeno mio padre potrebbe sostenere che sia un pazzo pronto a farmi saltare per aria.
 
«Piacere di rivederti, cugino» gli dice Sirius, con un ghigno «Non che ci si sia frequentati molto, in questi ultimi anni»
«Tu…tu!» geme mio padre «Il più efferato, il peggiore dei… stai lontano da mia figlia!!»
«No, papà, lui…»
Ma Sirius mi interrompe:
«Il peggiore di che cosa?»
«Dei…dei servi del Signore Oscuro!»
Il braccio di mio zio serra la presa attorno alla mia vita e poi mi spinge dolcemente verso Ben.
«Sirius, ti prego…» inizio.
Ma lui non mi ascolta.
Si rivolge a mio padre, con un tono di voce basso e pericoloso.
«Io, un servo di Voldemort?» mio padre si ritrae a sentire quel nome, come se lo avesse frustato «Io, un mago devoto alle Arti Oscure? Io che le ho combattute per tutta la vita? Io che per causa loro ho perso tutto? Ma come osi?!»
Sia io che Ben ci facciamo avanti per bloccare Sirius.
«Papà, Sirius è innocente!» dico, mentre tento di bloccare mio zio «È stato Peter Minus a uccidere quelle persone!»
«Peter Minus è morto!» grida mio padre, avanzando verso di noi «Allontanati da lui!»
«No! Ascolta, papà! Minus ha tradito i Potter, Minus era il loro Custode Segreto! E ha rivelato a Voldemort dove si nascondevano e…»
«Non pronunciare quel nome!» l’urlo di mio padre rimbomba nell’atrio deserto «Mika, non… Come fai a sapere dei Potter?»
«Tu sapevi del Custode Segreto?»
«Certo che lo sapeva, Mika» è Sirius a rispondermi «Figurati se i Black non stanno nei punti nevralgici del Ministero, se non sanno tutto…bè, se lo sapevi, sai anche che dico la verità. Non ero io il Custode Segreto di James e Lily. Era Peter»
Mio padre boccheggia.
«Perché tu…perché lui…»
«Perché tutti pensavate che io fossi la spia di Voldemort, sì. Bè, vi sbagliavate in pieno. Non ero io, ma il piccolo, sudicio, pavido Peter»
«Tu lo hai ucciso!»
«No, Minus è vivo»
«È impossibile!»
«Bartholomeus, continuerei  volentieri questa piacevole conversazione, ma non è proprio il momento adatto. Dovete andarvene di qui»
«Noi non andiamo proprio da nessuna parte per ordine tuo! Tu vieni con me ad Azkaban e…»
«Papà!» grido, spaventata.
Ma Sirius mi rassicura.
«Tranquilla, piccola, non vado da nessuna parte. Ben, portala via, dai»
«Perché, cosa succede?» gli chiedo.
«Ci sono i Mangiamorte e…»
«I Mangiamorte?» esplode mio padre «Cosa stai dicendo? Che sei qui con i tuoi compari e…»
«Oh sì, certo, sono di là che preparano il thè mentre io discuto amabilmente con voi. No, cugino caro. Ci sono i Mangiamorte nella Stanza delle Profezie e l’Ordine della Fenice è sceso a proteggere Harry. Io mi sono attardato per farvi uscire di qui… Comunque, non posso credere che tu sia tanto idiota da dare a tua figlia appuntamento nel Ministero!»
«Sono solo stronzate!» grida papà «Stai dicendo delle cose senza senso, sei pazzo!»
«Harry è qui?» chiedo invece io «Ma perché?»
«Piccola, non è il momento. Abbiamo perso già troppo tempo. Andate»
«Non ti lascio qui. Se dobbiamo andarcene vieni anche tu!»
«Ehi, ragazzina, io so badare a me stesso… e non vedevo l’ora di una bella battaglia, quindi grazie ma voi…»
Guarda Ben, ma anche lui scuote il capo.
«Vieni con noi» gli dice.
 
Sirius sorride.
«Sei un bravo ragazzo, Ben. Scusa per quel pugno che ti ho dato… non che non te lo meritassi, ma comunque scusa. Bartholomeus, tua figlia ha scelto bene…sono felice di vedere che qualcuno, in famiglia, ha ereditato la mia intelligenza»
«Ma come…osi…dire una cosa del genere. Se…» mio padre parla a scatti, furioso.
Sirius, però, si avvicina a lui con due passi veloci.
Mio padre arretra di botto, ma inciampa nella veste.
Sirius avvicina il viso al suo e scandisce:
«Ascolta, persino un cieco vedrebbe che questi ragazzi si vogliono bene davvero. Vuoi perderla? Vuoi allontanarla da te? Non c’è modo migliore per farlo che cercare di allontanarli»
«Che ne sai tu?» mio padre si sistema la veste, stizzito «come ti permetti di elargire opinioni non richieste? Credi che ascolterei i consigli di un rinnegato traditore del suo sangue per crescere mia figlia?»
«Tua figlia è già cresciuta» ribatte Sirius, implacabile «È cresciuta in questi mesi e devi accettarlo. So che non è facile, ma non è più una bambina. E se lo vedo io, che la conosco da poco, a maggior ragione dovrebbe vederlo suo padre, se non fosse impegnato a fare l’idiota!»
«Come ti permetti?»
«Bartholomeus, non allontanarla da te e da sua madre. Fidati se ti dico che a sedici anni sei abbastanza grande per decidere della tua vita… ma non abbastanza per fare a meno della tua famiglia»
 
Le parole di Sirius sono venate di amarezza e mi sento stringere il cuore.
Ma lui prosegue, fingendo indifferenza:
«E poi dovresti essere fiero di lei. Io lo sono»
«Ma tu non sei nulla per lei!» grida mio padre.
«Non è vero!» dico subito «Sirius, sei stato come un padre, uno zio e un fratello maggiore in questo periodo. Io…»
Mi mordo il labbro, non sapendo come confessare che gli voglio bene.
Quanto gli voglio bene.
Ma Sirius sorride e mi strizza l’occhio.
«Lo so, piccola. E se io l’ho affidata a Ben» torna a rivolgersi a papà «Puoi stare tranquillo che ho fatto le mie valutazioni»
Rivolge una smorfia a Ben.
«Non è malaccio quando lo conosci, il babbano»
 
Io rido.
Davvero.
Rido ed è una risata che mi fa sfogare in parte la tensione accumulata.
Ben si finge offeso e mi dà un colpetto sul braccio, prima di stringermi.
«Ti devo sempre un pugno, comunque» dice a mio zio.
Poi si volta verso mio padre e lo guarda negli occhi.
«Senta, non farò finta che non sia un gran casino. Ho scoperto che la magia esiste e già questo di per sé sarebbe bastato a farmi scappare lontano da qui… Ma non posso. Non ci riesco. Non voglio stare lontano da sua figlia»
 
Io gli sorrido e lo abbraccio forte.
Quando guardo papà, lo vedo fissarci attonito.
«Che ti ho detto?» mormora Sirius.
«Papà, ti prego» gli dico «Non ti chiedo niente, solo di conoscerlo»
Mio padre sospira, sentendosi addosso gli occhi di tutti.
«Allora, io…»
 
Non saprò mai cosa stava per dire perché la porta si spalanca.
 
Due Mangiamorte fanno irruzione.
«Che diamine?» urla mio padre.
«Bartholomeus Black!» grida uno dei due.
«Lascia perdere!» lo incita l’altro «Ecco Sirius Black!»
 
In un secondo la situazione è rovesciata.
Sirius e papà fanno da scudo a me e Ben, le bacchette levate.
Quando partono i primi incantesimi Ben mi tira indietro ma io mi divincolo.
«No, lasciami, voglio aiutarli!»
«Mika, stai indietro!» ruggiscono tutti e tre insieme, i miei uomini.
 
Non che il mio aiuto serva.
Sirius e papà mettono ko i due in un attimo.
A uno scivola il cappuccio.
«Nott» mio padre ansima «Ma come? Ma…»
«Te l’ho detto, ci sono i Mangiamorte nel Ministero. Forza, andatevene. Devo raggiungere l’Ordine»
«Starai scherzando!» esplode mio padre «Non possiamo ignorare che ci siano dei Mangiamorte! Dobbiamo chiamare gli Auror!»
«Non so se ricordi, cugino, che gli Auror non sono esattamente i miei migliori amici. Detto questo, è in corso una missione dell’Ordine della Fenice, per cui…»
«Attenti!»
L’urlo di Ben non arriva in tempo perché mio padre scansi abbastanza velocemente il lampo rosso che arriva dalla porta.
Sirius ruota su se stesso e fa partire una fattura.
Dalla porta entrano in tre.
Spingo indietro Ben e lancio uno Schiantesimo, centrandone uno.
Mio padre si tampona il sangue da una ferita al braccio e ne stende un altro; Sirius duella con il terzo.
«Papà! Sei ferito!» grido.
Ben, pallido ma composto, prende un fazzoletto lo lega sul braccio di papà, fermando il sangue.
Lui lo guarda, poi fissa me.
«Metti via quella bacchetta! Ti sembra un gioco?»
«Ehi! Ne ho preso uno! E tu sei ferito, fammi aiutare!»
«No!»
«Assolutamente no!» rincara la dose Ben.
«Ma insomma, io…»
«Mika, vai! Ben portala via!» grida Sirius, che alla fine abbatte l’avversario.
 
Oh Merlino. Non lo avrà…
Bè, è un Mangiamorte.
Non ci pensare.
 
«Non andiamo via se non venite anche voi!» grido.
Ma papà si scambia un’occhiata con Sirius e poi guarda Ben.
«Porta via mia figlia» gli dice.
«No! No! Papà io non vado via!» grido.
Anche Ben  esita.
«La prego, non posso farle una cosa del genere»
«Sì invece. Tieni a lei? Bene, dimostramelo. Bada a lei. Non potrai mai difenderla con la magia o dalla magia, ma dimostrami almeno che sei abbastanza sveglio per portarla lontana dal pericolo!»
 
Ben lo fissa per un attimo lunghissimo, poi annuisce.
«No! No Ben!»
«Mika, tuo padre ha ragione! Per noi tre la cosa più importante è che tu sia al sicuro»
«Io non vengo via!» urlo.
«Invece vai, piccola. E… sono fiero di te!»
 
L’ultima cosa che vedo prima che il lampo rosso scaturito dalla bacchetta di mio padre mi faccia perdere i sensi è la sua espressione sorridente e fiera.
 
 
 
 
 
 
 

Ragazze, solo due parole per ricordarvi la mia pagina Facebook: non manca molto alla fine di questa storia e per il seguito e tutti gli aggiornamenti vi aspetto lì :) https://www.facebook.com/home.php#!/SerenaVdwEfp

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Capitolo 49
*** Bentornata a casa ***


Siamo quasi alla fine.... Manca solo l'epilogo!
Sappiate però che non vi libererete facilmente di me perchè sto già progettando il seguito :)
Grazie a tutti voi che seguite, commentate o anche solo leggete questa storia!!


Ricordate la mia pagina fb: https://www.facebook.com/#!/SerenaVdwEfp 




Quando apro gli occhi la prima cosa che vedo è un soffitto bianco e delle luci basse.
 
Sento lamenti e bisbigli concitati.
Richiudo un attimo gli occhi.
 
Dove sono?
Ma non ero…
 
Spalanco gli occhi di botto.
 
Cazzo!
Ma non ero al Ministero della Magia?
 
Mio padre… Sirius! I Mangiamorte!!
 
Mi tiro a sedere di scatto e due braccia forti si stringono subito attorno a me.
«Ehi, piano, piccola…»
 
Ben.
Un sollievo immenso mi invade.
 
Lo stringo forte e lo sento ricambiare la stretta.
«Ben, amore, stai bene?»
«Sì. Tu stai bene?»
Annuisco con il viso sepolto nella sua spalla.
Lo sento spostarsi sul letto accanto a me e iniziare ad accarezzarmi la schiena.
Lo fa sempre quando vuole tranquillizzarmi.
 
Ripenso all’ultima immagine che ho nella memoria prima del buio: il sorriso di mio padre.
 
Non alzo la testa quando gli bisbiglio:
«Papà?»
Mi stringe più forte.
«Credo sia ancora lì…»
«Sirius?»
«Anche…»
 
Non dico niente, mentre tento di assimilare la notizia.
Mio padre e Sirius nel Ministero della Magia, a lottare contro dei Mangiamorte.
 
Sono due maghi potenti e capaci, questo lo so.
E Sirius ha parlato dell’Ordine della Fenice.
Però…
 
Però ripenso all’irruzione dei Mangiamorte, agli incantesimi brutali che ci hanno lanciato contro, e sento un brivido di paura.
«Amore, mi dispiace tanto…» bisbiglia Ben.
Ha un tono talmente accorato che alzo la testa per guardarlo, anche se vorrei rimanere lì, con gli occhi chiusi, protetta dalle sue braccia, cercando di non pensare a niente.
«Cosa…»
«Non ho saputo fare…niente» balbetta, angosciato, e noto che ha gli occhi rossi «Niente. Ero così inutile e…stupido… e…»
«Ehi, amore, piano, calma…» inverto le nostre posizioni, stringendolo, e lui si rifugia tra le mie braccia «Calmo…stai calmo…Va tutto bene, non è colpa tua…»
 
Mentre tento di consolarlo capisco pienamente per la prima volta cosa Sirius ha cercato di dirmi in queste ultime settimane.
 
Non è colpa di Ben.
Non potrei mai, mai, incolparlo di nulla.
Cosa poteva fare contro i Mangiamorte?
Ma capisco come deve sentirsi.
Come mi sentirei io se lui fosse in pericolo e io potessi solo stare a guardare, completamente inerme?
 
Lo cullo tra le mie braccia e gli bisbiglio parole tenere, baciandogli i capelli.
«Shhh…shhhh, va tutto bene…Non preoccuparti…»
Ma lo sento aggrapparsi disperatamente a me e non so cosa dire per tranquillizzarlo.
 
Alzo la testa e mi guardo attorno.
Vedo dei letti in fila e delle tende bianche.
Due letti dopo il mio, due occhi nocciola in un viso lentigginoso incrociano i miei.
Sotto una zazzera di capelli rossi, Ron Weasley mi fa un cenno.
Sembra stare bene… ma come mai è qui?
Nel letto accanto al suo, Neville Paciock riposa con gli occhi chiusi.
In quello dopo, c’è Ginny Weasley con una caviglia bendata.
«Siamo… a Hogwarts?» bisbiglio.
Ben tira su con il naso e annuisce.
«Sì… quando tuo padre ti ha…colpita, io… è arrivato Remus ad aiutare Sirius e tuo padre; poi Remus ha proposto di rimandarci in Grimmauld Place con … ehm…»
«La Metropolvere» gli viene in aiuto Ron, avvicinandosi a noi «Ho sentito Remus dirlo a Vitious quando ci hanno riportati qui… Ma non hanno voluto rischiare che qualcuno vi seguisse. E poi… lì c’è Kreacher»
Ron fa una smorfia di disgusto e io aggrotto la fronte.
«L’Elfo domestico di Sirius?»
«Sì… Remus dice che ha mentito apposta ad Harry e…ah, già, ma tu non lo sai» sospira «Ok. Te la faccio breve»
 
Ma non è affatto breve.
Ron ci racconta una storia incredibile.
Di come Harry ha avuto una visione di Sirius catturato da Voldemort e portato al Ministero.
Di come lui, Hermione, Ron e altri membri dell’ES tra cui Mindy e Claire si sono ribellati alla Umbridge e sono scappati da scuola per andare a salvarlo, dopo che Kreacher aveva confermato ad Harry quella versione.
Di come sono entrati nel Ministero e di come hanno trovato i Mangiamorte ad attenderli.
Di come hanno lottato ed hanno rischiato la vita prima dell’arrivo dell’Ordine.
 
Rabbrividisco ad ascoltare il suo racconto.
«E pensare che eravamo sopra di voi…»
«Sì…Kingsley ha avvertito Sirius e lui è corso a cercarti… poi è tornato giù con tuo padre e Remus»
«Con papà?» chiedo, trasecolata.
Stavolta è Ben ad annuire.
«Ha chiuso me e te nel suo studio con la magia, poi è andato con Sirius e Remus»
«Perché mi ha schiantata?» chiedo, furiosa «E ti ha lasciato da solo con me inanime? Se ti fosse successo qualcosa…»
«Ci ha protetti nel modo migliore che conosceva» mormora lui, prendendo la mia mano «Ed eravamo lontani dalla battaglia… Lui è andato a combattere. Ma tu sei la  sua cosa più preziosa e non voleva saperti vicina al pericolo. Mi ha detto che mi avrebbe scuoiato vivo se avessi permesso che ti succedesse qualcosa»
«Papà si è unito all’Ordine?» chiedo, attonita «Ma se odia Sirius!»
«Non credo, sai? È un pregiudizio anche quello… si sono subito schierati insieme per proteggerci… Non credo che tuo padre potrebbe odiare qualcuno che ti vuole così bene»
 
A parte…
 
«A parte me, ovvio» conclude con aria triste.
Mi sporgo a prendergli il viso tra le mani e gli do un bacio a fior di labbra.
«Non direi… Non ti odia davvero. Non ti conosce ancora, per prima cosa. E poi penso che ci sia un rapporto di proporzionalità: più io ti amo, meno lui ti potrebbe tollerare. Quindi, sì, in definitiva, ora che ci penso… non puoi proprio piacergli!»
Ben fa un sorrisino divertito.
«Direi che non mi va così male, allora, se osserviamo la cosa da questo punto di vista»
Posa le labbra sulle mie e io chiudo gli occhi e per un secondo cancello la paura e l’angoscia.
 
Finché Ron non si schiarisce rumorosamente la voce.
«Bè…stavamo dicendo. Il Ministero» ci richiama all’ordine.
Mi separo da Ben a malincuore e poso la testa sulla sua spalla.
«Quando sono comparsi i Mangiamorte ci siamo divisi e siamo finiti in un sacco di stanze strane» spiega Ron «Ma quelli sembravano essere ovunque. Ginny si è rotta una caviglia. Hermione e Mindy sono ancora incoscienti…»
Mi tiro su di scatto e esploro la stanza con lo sguardo.
 
La vedo subito, immobile in un letto dall’altra parte della stanza.
 
«Oh, Min…» bisbiglio, correndo da lei.
Guardo quel visino di solito sempre sorridente ora pallido e immobile e mi sento stringere il cuore.
Ben mi viene vicino e mi prende tra le braccia.
«Vedrai che starà bene…Quando si sveglia le faccio scrivere un biglietto da Rob»
Mi viene da ridere e, insieme, da piangere.
«Sarà contentissima» singhiozzo «Le manca davvero, sai?»
«Tranquilla, li faremo uscire insieme. Senza trucchi, stavolta. Farò ragionare Rob» Ben mi fa voltare tra le sue braccia e mi stringe «Non piangere, piccola»
Stringo forte il suo maglione e bisbiglio:
«Ben, voglio vedere papà…»
«Lo so, amore…»
 
Siamo ancora abbracciati quando la porta si apre ed entra Claire insieme alla professoressa Sprite.
Volo ad abbracciare la mia amica con tanto impeto che quasi la stendo per terra.
Quando ci separiamo sta piangendo anche lei.
«Mika! Sei così…così…stupida!» singhiozza «Non…non…non sapevamo cosa…e poi…il Ministero…e Sirius…»
Non credo di aver mai visto Claire piangere da quando la conosco.
La stringo forte e le accarezzo i capelli, guardando impotente la Sprite.
La professoressa è pallida e agitata, così agitata che me la cavo solo con un:
«Signorina Black, sei un’irresponsabile…stai bene, vero?»
Sembra davvero preoccupata.
Annuisco e mi fa una carezza sulla spalla, dicendo poi a Claire:
«Su, su, insomma…» tira su con il naso «Forza e coraggio…vi siete comportati benissimo…certo, siete dei pazzi e avete infranto un milione di regole della scuola, ma… del resto questo posto va in malora da quando Silente…Silente!»
 
Il suo grido ci fa voltare tutti verso la porta, sulla quale si staglia la figura del Preside.
 
Lui entra, il viso serio e gli occhi che dardeggiano ovunque, prendendo nota dei feriti.
«Come stanno?» domanda a Madama Chips, accorsa anche lei.
«Si riprenderanno tutti» annuisce lei «Ma li terrei qui per precauzione…»
Silente annuisce e poi guarda me e Ben.
«Devo andare, devo vedere Harry…ma prima due parole con voi due»
Do un bacio a Claire, ancora singhiozzante, e lo seguo con Ben nello studio della Chips.
«Come state?» ci chiede Silente, che sembra invecchiato di mille anni.
«Noi bene…» risponde Ben.
Io annuisco e prendo la sua mano, perché so già che qualsiasi cosa abbia abbattuto così Silente non sarà nulla di buono.
 
Il silenzio si protrae mentre il Preside si massaggia le tempie con la punta delle dita, finché non riesco più a tollerarlo.
«Signore…» esordisco, esitante «Mio padre?»
Silente sospira.
«Mia cara, non ho buone notizie. Tuo padre è stato portato ad Azkaban, con i Mangiamorte che sono stati catturati stanotte nel Ministero. Cioè tutti, tranne Bellatrix Lestrange»
Crollo di schianto su una sedia.
 
Azkaban.
 
«Ma…ma…ma perché?» balbetto «Papà non è mica un Mangiamorte…»
«Mikayla, non sai quanto mi dispiace. Ma quando sono arrivati gli Auror non puoi immaginare qual era la situazione. Tuo padre è stato ferito da Avery… non è grave, ma è stato ritrovato vicino a due Mangiamorte, incosciente. L’errore era comprensibile, devo dire»
«Comprensibile? Comprensibile?» urlo «Ma chiunque avrebbe potuto spiegare…»
Ben mi posa una mano sulla spalla, ma quasi non me ne accorgo.
«No, perché i membri dell’Ordine non potevano saperlo, cara…»
«Ma Sirius e Remus…»
«Remus era con Neville, che è stato torturato da Bellatrix…»
«Va bene, ma c’era Sirius! Sirius non doveva permettere che portassero via papà!»
 
Silente mi lancia uno sguardo addolorato.
 
«Che c’è?» grido.
Ben serra la presa sulla mia spalla.
«Amore…» tenta di dirmi.
«Cosa c’è? Cosa?»
 
Perché Ben e Silente si guardano con quelle facce così… così rassegnate? Così serie?
 
«Mikayla, non sai quanto mi dispiace… Sirius ha combattuto con Bellatrix dopo che lei ha battuto Tonks, è stato valoroso come al solito, ma…»
Io lo fisso, attonita.
«Ma non ce l’ha fatta» conclude Silente, con uno sforzo visibile «È morto, Mika»
 
Sirius.
Morto.
 
Non riesco nemmeno a reagire.
Non mi sembra possibile.
 
Sirius, così forte, così valoroso, così sicuro di sé.
Sirius, che mi è stato vicino e si è esposto per me fino alla fine.
Che è venuto ad aiutarmi persino con mio padre, anche se si stava combattendo una battaglia contro i Mangiamorte.
 
Mi sento intorpidita, come se il mio corpo formicolasse e non fosse in grado di rispondere agli stimoli.
Alzo gli occhi su Ben e vedo che mi osserva, preoccupatissimo.
Mi tende le braccia e devo farmi forza per alzarmi, perché mi sembra un’impresa difficilissima.
Resto tra le sue braccia e respiro il suo odore mentre penso che dovrei dire qualcosa, o fare qualcosa… ma non saprei cosa.
 
Né come.
 
Restiamo tutti in silenzio per quello che mi sembra un tempo lunghissimo, come se la morte di Sirius avesse reso inutile qualsiasi parola.
È come se potessi addormentarmi, ora, qui, semplicemente chiudendo gli occhi e permettendo al mio cervello di rimanere immerso in questa sensazione quasi beata e ovattata di semi-incoscienza.
 
Poi, Ben si siede e mi fa accomodare sulle sue gambe.
Affondo la testa nella sua spalla perché, davvero, è molto meno faticoso non tenerla eretta e rischiare di dover guardare negli occhi qualcuno, vedendoci riflesso il mio stesso dolore.
«Cosa possiamo fare per il padre di Mika?» chiede a bassa voce.
«Molto poco, temo» risponde Silente «Bartholomeus ha confermato di essere entrato nel Ministero con i Mangiamorte»
«Cosa?» devo aver capito male «Mio padre? Figuriamoci!»
Silente sospira.
«Mia cara, l’alternativa era dichiarare che ci era entrato per incontrare te e Ben. Non c’è bisogno che ti stia a spiegare che è inammissibile una situazione del genere. Un babbano (scusami, Ben) nel Ministero della Magia, che sa di noi, di Hogwarts. Cosa pensi che avrebbe detto Caramell?»
 
Il mio cervello sembra funzionare a rallentatore.
 
Ben.
C’era Ben nel Ministero.
E Ben è un babbano.
Ed è una cosa senza precedenti.
Papà non poteva sapere che sarebbe venuto con me.
Ma invece…
E se l’avessero trovato…cosa avrebbero fatto?
Gli avrebbero cancellato la memoria.
Me lo avrebbero portato via.
 
E poi ci arrivo.
 
Papà lo ha protetto.
Ha mentito sapendo che lo avrebbero rinchiuso ad Azkaban.
 
Per me.
 
Guardo Silente, senza parole.
«È…colpa mia?» dice intanto Ben, attonito «Ha…protetto me?»
Silente annuisce.
«No!» Ben si alza e mi tira in piedi «No, non posso permetterlo! Per favore! Per favore, spieghi lei che non è vero e io…io farò quello che serve per…»
«No, Ben!» intervengo «Ti modificherebbero la memoria! Ti farebbero dimenticare… tutto! Interverrebbe la Squadra di Cancellazione della Magia Accidentale!»
Ben mi fissa e i suoi occhi magnifici diventano tristissimi.
Mi prende le mani.
«Mika, lo sai quanto ti amo, ma… Non posso permettere che tuo padre faccia un sacrificio del genere per me…»
 
Mi sembra di che il mio cuore si spezzi di nuovo.
E non so quanto posso sopportare ancora.
Mio padre.
Sirius.
E adesso Ben.
 
Silente ci si avvicina.
«Non siate precipitosi» dice «Per prima cosa, Bartholomeus è un uomo adulto e intelligente che ha preso da solo una decisione importante e sicuramente ponderata. Per seconda cosa, anche se venissero ritirate le accuse di una sua collusione con i Mangiamorte, comunque tuo padre si è introdotto nel Ministero della Magia senza autorizzazione»
«Ma papà lì è di casa…» obietto.
«So che tuo padre è un membro influente del Wizengamot e del Ministero, ma devi considerare che ora che Caramell è costretto a riconoscere l’evidenza del ritorno di Voldemort dovrà per forza attuare una linea dura. Non gli verrà perdonato l’essersi fatto da parte mentre il Signore Oscuro tornava ad essere potente. E tuo padre non getterebbe mai onta sul nome dei Black…o su di te. Non vuole che si sappia del vostro incontro. E non vuole che si sappia di Ben, o lo avrebbe denunciato»
«Non posso accettare un sacrificio del genere…» dice Ben debolmente.
«È colpa mia» intervengo «È colpa mia di tutto. E dovrei essere io a pagare. Non papà, non Ben…e non Sirius»
Entrambi tacciono di fronte alla mia affermazione, poi Silente dice:
«Mikayla, amare qualcuno significa mettere questo qualcuno prima di te. La sua felicità prima della tua. E tuo padre ti ama, questo mi sembra fuori discussione. Ha riconosciuto il legame che hai con Ben, per prima cosa. E tra il proteggere se stesso e te, ha preferito proteggere te. Voi due, dovrei dire. Perché, Ben, ti ha lasciato la responsabilità di sua figlia e ora non puoi deluderlo»
«Ma io…» risponde lui.
«Ragazzi, sapevate che non sarebbe stato facile. Ve lo abbiamo ripetuto tutti, fino alla nausea. E voi ci avete rassicurati e persino convinti che ne eravate consapevoli, che avevate coscienza del problema e forze per superarlo. Lo avete assicurato a me, a Sirius, a Remus, al padre di Mikayla. Bene. Dimostrateci ora che dicevate sul serio e che siete abbastanza adulti per una responsabilità del genere e per quello che essa comporta»
 
Io e Ben ci guardiamo.
 
«Mika, io voglio stare con te. Spero solo che tu possa perdonarmi, dopo….dopo oggi»
«Ben, è colpa mia! Di cosa dovresti scusarti tu? Pensi che ti incolpi dopo tutto quello che ho combinato io? E Silente ha ragione, mio padre è un uomo adulto e intelligente. Ha deciso da solo. E non c’è niente che io volessi di più che convincerlo dei miei sentimenti per te. Solo…»
Mi si spezza la voce ma proseguo:
«Solo che non sopporto l’idea che lo abbiano accusato ingiustamente…e soprattutto che lo abbiano portato ad Azkaban!»
Silente mi posa una mano sulla spalla.
«Mia cara, lo so. Vedrò cosa posso fare… ma di fronte a un’auto-denuncia come quella di tuo padre…» prende fiato e mi fissa con quel suo sguardo penetrante «Lo sai che ne uscirà uno scandalo, vero?»
Annuisco, mentre penso a mia madre.
Certo che lo so.
Bartholomeus Black, un Mangiamorte.
Immagino già le penne del Profeta che si scatenano furiose.
 
Prendo la mano di Ben.
«Sono soltanto felice che sei qui con me, ad affrontare tutto questo»
Lui intreccia le dita alle mie e solleva la mia mano alle labbra, per baciarla.
Silente stringe dolcemente il mio braccio libero.
«Non c’è nulla che al mondo serva di più, al momento, dell’amore» poi sospira «E ora scusatemi…ma devo vedere Harry»
«Sta bene?» chiedo io, ansiosa «Sa di Sirius?»
Silente annuisce e i suoi occhi azzurri sembrano inumidirsi.
«Sta bene…considerando che ha appena affrontato Voldemort. Ma…»
Scrolla il capo.
«Voldemort?» trasecolo io «Al Ministero?»
Silente si limita ad annuire.
«L’ho già detto alla fine dello scorso anno, ma… tempi bui ci attendono. Davvero bui. E nulla mi sembra peggiore della conversazione che devo affrontare adesso» sospira «Voi restate qui. Ben, qualcuno degli insegnanti ovviamente ormai sa di te, ma sono tutti fidati. Però, a parte gli amici di Mika, ti prego di non dire a nessuno chi sei. È per la tua sicurezza. Al momento però è meglio se rimanete qui, al sicuro»
«Signore, ma lei…lei torna a Hogwarts vero?» gli chiedo.
«Io sono tornato» mi sorride, già sulla porta «E anche tu. Bentornata a casa»
 
*
 
Non vedo Harry.
Non passa in infermeria né la sera, né la notte.
Noi invece restiamo lì, in quella che sembra un’isola protetta dal resto della scuola.
Non ci raggiungono le voci, le ipotesi, le notizie di quello che succede a Hogwarts, ma in compenso non dobbiamo nasconderci e possiamo parlare liberamente.
 
Penso che Ron ci resti male della latitanza di Harry, anche perché Hermione è ancora incosciente.
Io e Ben non diciamo nulla sul fatto che Silente doveva vedere Harry: Ron è già devastato dalla notizia di Sirius.
Claire mi abbraccia forte e Neville sembra dispiaciutissimo.
 
Io non so come mi sento.
Davvero.
È come se il mio cervello allontanasse semplicemente il pensiero.
Solo quella notte, tra le braccia di Ben, riesco a piangere, con il viso sepolto nella sua maglietta per attutire il suono dei singhiozzi.
Lui mi culla e alla fine mi addormento, sfinita e piena di paura.
 
La mattina porta delle novità.
 
Hermione e Mindy si svegliano e questa è la notizia più bella.
Harry fa la sua comparsa verso l’ora di pranzo, con una faccia che non lascia il minimo dubbio sul fatto che non abbia chiuso occhio neppure un secondo.
Sembra nervoso anche quando Ron gli chiede come sta e cosa è successo, ma mi abbraccia forte.
Ci stringiamo per un minuto lunghissimo, in silenzio: tutti e due abbiamo perso una persona importantissima.
 
Dean Thomas compare nel pomeriggio e si avvicina a…Ginny.
Li fisso con gli occhi sgranati e poi guardo Claire, che impassibile sfoglia un libro di Storia della Magia.
Mindy, un braccio completamente fasciato dopo che l’incantesimo di un Mangiamorte l’ha colpita, sbuffa sonoramente.
«Quel coglione!» sbotta.
«Oh, sì» dice Claire, senza alzare gli occhi «Ultimamente litigavamo per tutto… la fuga dei Weasley, la tua scomparsa, il Quidditch, gli esami… Poi abbiamo litigato una volta di troppo e lui e Ginny…bè..»
Scambio un’occhiata con Mindy.
«Comunque» riprende Claire, la voce bassa «Non è voluto venire al Ministero con noi…non lo vorrei un fidanzato così»
Guarda la mia mano intrecciata a quella di Ben e sorride.
«A quanto pare solo una di noi tre è fortunata in amore. Bè, è anche quella più scapestrata e irresponsabile, che ha lasciato le sue amiche qui mentre scappava da scuola…»
«Claire» gemo «Ti ho chiesto scusa già un milione di volte. Te lo giuro, l’ho fatto d’impulso. Solo che poi non potevo più tornare…»
«Lo hai fatto per lui» si intestardisce lei «Ti rendi conto del rischio che hai corso? Ti è andata bene che Silente ti ha riammessa…»
«Proprio bene bene non è andata…» bisbiglio.
Ben mi prende tra le braccia e Claire gli punta un dito contro.
«Sarà meglio che te la meriti, la mia amica. Chiaro?!»
Lui sorride.
«Vieni a trovarci, quest’estate e vedrai. La tratto come una regina, faccio persino le pulizie…»
«Sì, dovreste vederlo…vi giuro, è adorabile…altro che Elfi Domestici…»
Lui mi dà uno schiaffetto su una gamba e io mi accoccolo meglio tra le sue braccia, facendogli una linguaccia.
Mi protendo a baciarlo, quando Mindy esclama, speranzosa:
«Ben, non è che questa estate inviteresti anche Rob, oltre a noi due?»
«Oh, Morgana!» Claire alza gli occhi al cielo «Le mie amiche sono due pazze»
«Ma smettila, lagnosa!» le dice Min «No, Ben, seriamente, io penso che se potessi parlare a Rob…»
«…lo metterebbe in fuga in due secondi» completa Claire.
Mindy si offende, ma Ben le sorride:
«Vedrò cosa posso fare, ok?»
«Oh, grazie!!» sorride lei, radiosa «Ti bacerei!!»
«Evita!» le dico subito io, secca «O ti affatturo»
«E a proposito di fatture…»
Mindy mi lancia un’occhiata significativa e poi indica Dean, che si sta dirigendo alla porta evitando accuratamente di guardare in direzione di Claire.
Mettiamo mano alla bacchetta nello stesso secondo.
«Ferme!» mormora Claire, arrossendo come un peperone.
Ma io batto Min sul tempo e Dean all’improvviso cade per terra come un sacco di patate.
«Dean!» lo chiama Ginny, dal suo letto «Tutto bene?»
«Ehm…sì» borbotta lui, imbarazzatissimo.
Mindy intanto ride come una matta insieme a Ron (difficile dire chi odia di più Dean, se un fratello geloso o un’amica furiosa!), mentre Claire nasconde la faccia nel suo libro.
 
Io sorrido a Ben:
«Non ti viene un po’ voglia di tornare a scuola?»
«Mmmm…no» sorride lui «Nemmeno un pochino, a dirtela tutta»
«Ma l’anno prossimo…»
«L’anno prossimo tu sarai qui» dice, sereno «E io lavorerò. Direi che ne abbiamo passate di peggiori che un po’ di lontananza»
Annuisco.
«Però mi mancherai enormemente»
«Anche tu a me» risponde, attorcigliando una ciocca dei miei capelli tra le sue dita «Ma sono solo pochi mesi. E prima abbiamo questa estate. Io lo so che tu appartieni a Hogwarts, Mika»
«Io appartengo a te» bisbiglio, già con le labbra sulle sue.
Lui risponde al mio bacio, ma quando ci separiamo mi dice:
«Io non ti vorrei diversa da come sei»
«Lo stesso vale per me» gli sorrido.
 
C’è stato un attimo, la scorsa notte, in cui ho temuto che quanto accaduto al Ministero ci separasse di nuovo.
Ma evidentemente siamo entrambi più forti e determinati di prima, o abbiamo imparato dai nostri errori e conosciamo ormai le rispettive debolezze, perché non c’è stato il minimo segno di frattura tra noi.
Ben mi sta vicino come nessun altro sa fare.
Ora che dovrò fare i conti con la mancanza di Sirius nella mia vita, con la prigionia di mio padre, con la guerra con Voldemort… quando c’è lui mi sembra che la paura e il dolore si facciano più tollerabili.
E so che, qualunque cosa accada, io non sono sola.
 
 

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Capitolo 50
*** Epilogo ***


Tre giorni dopo stiamo risalendo, mano nella mano, il viale che porta a casa mia.
 
Silente ci ha mandati via da Hogwarts appena ha potuto, per evitare che qualcuno vedesse me o Ben.
Siamo tornati a casa nostra dopo aver salutato i miei (e ormai anche un po’ suoi) amici, con la promessa che ci vedremo presto.
Ma io bramavo un po’ di quiete, sola con lui, a casa nostra.
Lontani da tutto.
Solo io e lui.
 
Non c’è stato un funerale per Sirius, perché non c’è nessun corpo da seppellire.
Non ho visto nessuno dei membri dell’Ordine, ma Remus mi ha scritto una lettera bellissima.
Penso a quanto dolore deve provare anche lui e sento il mio cuore stringersi ulteriormente.
 
Non ho voluto leggere nessun giornale: non voglio sapere le calunnie che si saranno inventati su mio padre e cerco di non pensare a lui rinchiuso in una cella ad Azkaban.
Vorrei andare a prenderlo, vorrei affrontare i Dissennatori, vorrei scalare la fortezza a mani nude… ma so di non poterlo fare.
Silente ha promesso di fare qualcosa e posso solo mettermi nelle sue mani.
 
Ma c’è una persona che non posso evitare: mia madre.
 
Stavolta ho chiesto a Ben di accompagnarmi a casa e, quando arriviamo, noto le finestre serrate e l’aspetto trascurato del giardino.
Una cosa inconcepibile, a casa mia.
La casa sembra deserta.
Quando busso alla porta, attendiamo un tempo infinito prima che si apra uno spiraglio.
«Mamma!» dico «Sono io…»
La porta si apre lentamente ma quando mia madre vede Ben, accanto a me, vedo un lampo di furia passare nei suoi occhi.
«Come osi portarlo qui?» ringhia.
 
Chiudo gli occhi, cercando di non perdere la calma.
So che l’arresto di papà deve averla sconvolta.
E prima avevamo litigato orrendamente.
 
«Mamma» le dico «Non ci fai entrare?»
«In casa mia?» una risata falsa, stridula «Non credo proprio»
«Mamma, io sono venuta…»
«Per vedere i risultati del tuo comportamento? Le conseguenze della tua follia? Tuo padre era venuto per vedere te!»
Mi punta un dito contro con tanto astio che arretro di un passo.
«Ascoltami, ho parlato con papà e lui ha fatto…tutto questo per proteggere me e Ben. Non puoi…»
«Sì!» urla lei, come una pazza «Per te, ingrata ragazzina che hai deciso di perderti con un babbano! Lui non è niente! Fango e feccia che si attacca alle nostre scarpe e…»
«Mamma!» esplodo, urlando più forte di lei «Ma cosa dici? Sei impazzita? Non osare!»
Ci guardiamo, furibonde, ansimando entrambe.
Ma Ben mi tira indietro.
«Signora Black, mi dispiace» le dice «È colpa mia tutto quello che è successo e sono infinitamente dispiaciuto. La prego, non se la prenda con Mika»
 
Non avrei mai pensato che mia madre potesse guardare qualcuno con l’odio che ora sta riservando a lui.
 
Mi faccio istintivamente più vicina per proteggerlo, ma mia madre osserva schifata le nostre mani intrecciate.
«Mia figlia, che poteva essere una regina…» borbotta poi, quasi a se stessa «E che si butta via con una nullità… mio marito…»
Le si riempiono gli occhi di lacrime, ma quando mi avvicino per consolarla si ritrae e ricomincia a urlare:
«Vattene! Lontana da me! Non osare varcare questa soglia! Tu non sei più mia figlia!!»
 
Resto senza parole e abbasso le braccia.
«Mamma…ma cosa dici?»
«Che non voglio più vederti! Non voglio sapere niente di te! Non voglio che ti avvicini ancora! Hai scelto la tua strada? Bene! Allora vai, lontana da me!»
«Mamma, papà mi ha ascoltata e almeno…»
«Perché tuo padre avrebbe fatto qualunque cosa per te e ora guarda dove l’hai fatto finire! Azkaban! Mai nella vita avrei pensato di potermi vergognare tanto…»
«Fammi capire» la interrompo «Papà è ad Azkaban, tu stai maledicendo me, tua figlia… e quello che ti preoccupa davvero è cosa pensa la gente?»
Lei stringe gli occhi.
«Sono rimasta sola!» urla «Mi evitano come se…come se avessi la Spruzzolosi! Non c’è più nessuno…»
«Ci sono io…» le dico.
Lei ride, una risata stridula e folle.
«Tu non ci sei! Non ci sei più!»
«Mamma, puoi venire a stare da noi e…»
«In mezzo ai babbani, io? Io, che sono una Purosangue? Ah, no, non porterò la vergogna sulla mia famiglia, come hai fatto tu! Vattene! Andatevene! Non voglio mai, mai più vedervi!»
 
Entra in casa e sbatte la porta così forte che temo quella si stacchi dai cardini.
Resto muta a fissare l’uscio chiuso.
Quando Ben mi abbraccia lo stringo forte, ma stranamente non riesco a piangere.
Forse ho pianto troppo in questo periodo.
O forse ho capito che le cose irrimediabili sono altre.
Ma…
 
«Non pensavo potesse disprezzarmi così» mormoro.
«Ma no, amore, non ti disprezza. Ha paura, è arrabbiata… ma è pur sempre tua madre. Dalle tempo. Al momento sei tu quella più forte delle due e sei tu che devi mostrarti adulta»
 
Annuisco.
Solo che a volte penso che questa storia dell’essere adulto sia una gran fregatura, che succhia ogni stilla della tua forza come se fosse un Dissennatore.
Ma ce la posso fare.
So chi è la mia forza.
 
Sorrido a Ben e gli dico:
«Andiamo a casa, noi due»


 
 
 
 
Eccomi qui!
E così, siamo alla fine… ma non è proprio la fine :)
Sto progettando un seguito per questa storia, perché c’è ancora qualcosa da dire su questa coppia e c’è ancora molto che può succedere… E poi, sì, anche perché amo davvero questa storia, lo confesso! :)
 
Vorrei solo ringraziare di cuore chi di voi mi ha incoraggiata, supportata e consigliata, chi l’ha recensita, chi mi ha scritto per farmi i complimenti, chi l’ha inserita nelle storie preferite/ricordate/seguite e anche solo chi l’ha letta e ha passato un po’ del suo tempo con Mika: grazie di cuore a tutti voi!

A presto, spero!
Vi ricordo la mia pagina Facebook per le anticipazioni: 
https://www.facebook.com/SerenaVdwEfp
 
Un bacio!!
 

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