La prostituta di Dio

di Callie_05
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** La vecchia Lilian ***
Capitolo 2: *** Gli Angeli ***
Capitolo 3: *** Il portatore di luce ***
Capitolo 4: *** Eva ***
Capitolo 5: *** Gli Angeli caduti ***



Capitolo 1
*** La vecchia Lilian ***


Capitolo 1

L' anziana donna arriva al piccolo accampamento dei clochard con il suo carrello smesso colmo di strani oggetti trovati per la strada e tra i rifiuti della città ormai spenta, mentre attraversava il piccolo viottolo di cemento che portava alla sua modesta dimora di cartone, vide il solito fuocherello della sera scoppiettare nella parte più coperta del sotto ponte. I bambini dimenticati (così lei chiamava quelle piccole creature sprovviste di qualunque diritto) giocavano e ridevano attorno a quella fiamma che li illuminava e li riscaldava allo stesso tempo, loro che non avevano mai visto il bello della vita, che non avevano mai goduto di un letto morbido credevano che quello era il massimo che si potesse desiderare. Appena la videro le corsero incontro aggrappandosi al carrello e al cappotto logoro facendola barcollare appena ma strappandole un dolce sorriso da quel volto martoriato dalle rughe ognuna delle quali sapeva raccontare una storia diversa.

- Lilian! Lilian! devi raccontarci la storia degli angeli caduti questa sera, ricordi?-

Dissero i bambini entusiasti della loro cantastorie.

-Ve la devo raccontare di nuovo? ma la conoscete a memoria...-

La vecchia donna rise appena con la sua voce roca e stanca, quella storia appassionava i bambini e tutte le sere volevano che gliela raccontasse. D' altronde la sua non era solo una favola ma era un pezzo della loro storia, una parte di storia che andava raccontata e che non poteva essere dimenticata.

- Si! devi raccontarcela ancora, per favore... -

Le voci squillanti dei bambini cercavano di convincere la donna a fare il suo racconto con talmente tanta foga da farsi venire il fiatone e a lei bastava veramente poco per essere convinta.

- Va bene, va bene! datemi il tempo di sistemare queste cosine che ho trovato e poi ci sediamo tutti davanti al fuoco, va bene?-

- Siiii!- fu la risposta data in coro dai bambini che correvano già dinnanzi al fuocherello tentando di aggiudicarsi il posto migliore per assistere al racconto di quella sera.

L' anziana Lilian posò una piccola coperta che aveva trovato in un secchio per la roba riciclabile ed un moccolo di candela in una piccola cassetta che usava come porta oggetti e lasciò nel carrello delle lattine vuote che aveva trovato abbandonate per la strada e che le sarebbero servite a ricavare qualche spicciolo portandole all' inceneritore della città.

Si sedette qualche istante sospirando e poi tirò fuori dal cappotto un piccolo medaglione che teneva assicurato al collo da una spessa catena d' ottone. Il cimelio pareva più antico della donna che lo portava ed era intagliato in maniera talmente fine da sembrare di appartenenza di un re.

La donna lo guardò girandolo e rigirandolo tra le dita ossute, lo baciò e lo annusò persino, come a tentare di cogliere vecchi profumi e sapori che il suo naso e la sua bocca non avrebbero più provato. Sul tondo di ottone vi era incisa una bellissima rosa che al centro nascondeva un rubino bellissimo, tutt' attorno vi era un a scritta intagliata in uno stile elegante che recitava "Per te sfiderò Dio stesso".

La vecchia Lilian non avrebbe mai dimenticato colui che le regalò quel bellissimo oggetto, la bella Lilian non avrebbe mai dimenticato.

Reggendosi ad un vecchio bastone si alzò da terra e si avviò verso il fuoco che illuminava i visi dei bambini che l' attendevano con ansia, si sedette in mezzo a due di loro e accarezzandogli appena la testa cominciò.

-Allora... Questa sera vi racconterò l' antica storia degli angeli caduti dal cielo, ma attenzione bambini! non si tratta della classica storia di cui la religione vi parla, questa è la vera storia, quella che sempre dovrete ricordare...-

 

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Capitolo 2
*** Gli Angeli ***


Capitolo 2

Ci fu un tempo, molti anni orsono, in cui non esistevano tutte le cose che noi oggi conosciamo, non esistevano le case, le auto, non esistevano i ponti e le strade, un tempo in cui le persone andavano in giro nude e senza vergogna di loro stesse, era un tempo in cui erano solo gli uomini e la natura. Ma allora anche la parola "uomo" non esisteva, quegli esseri bellissimi privi delle emozioni che solo successivamente divennero carattere degli esseri umani, venivano chiamati dal loro creatore, Angeli.

Queste entità vennero create da una sostanza superiore di nome Dio, egli era figlio della natura stessa e non aveva una vera e propria forma corporea. A volte si mostrava come una bellissima fanciulla, a volte come un saggio e canuto vecchio, ma la forma che sicuramente preferiva era quella di giovane e atletico uomo, in quanto lo si poteva vedere spesso in quelle sembianze.

Dio, essendo l' unico figlio della natura, amava essere sempre al centro delle attenzioni dei suoi angeli così questi, per compiacerlo, cominciarono a costruire Templi e statue che lo rappresentavano in tutte le sue forme. Cominciarono a riunirsi attorno a lui per donargli tutto ciò che avevano, mettevano al suo servizio tutte le loro abilità, dal canto, al ballo; dalla poesia al disegno e così via fino a donargli ciò che di più caro avevano: il loro corpo. Gli incontri tra Dio e gli Angeli diventavano così dei veri giorni di festa in cui canti, balli ed orgie non mancavano, giorni in cui si raggiungeva quell' estasi divina che con l' andare del tempo si perse tra i meandri delle emozioni.

Tra tutti gli angeli ne esisteva uno in particolare che appagava Dio più di ogni altro. Era un angelo con fattezze femminili, più bello di qualunque altro. Aveva lunghi capelli rosso fuoco, talmente ricci da parer indistricabili, gli occhi erano color della tempesta, labbra morbide e rosse e le sue forme, talmente generose, da portare Dio a chiamarla Lilith. Il suo nome significava "madre creatrice" ed egli glielo concesse come dono, destinandola a diventare la madre di tutti i suoi figli, destinandola a diventare la sua serva prediletta.

 

 

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Capitolo 3
*** Il portatore di luce ***


Capitolo 3

 
Lilith passava tutti i suoi giorni ad appagare il suo signore, gli massaggiava i muscoli quando tornava dalle feste stanco, teso e spesso ebbro di vino, cantava con la sua voce più soave quando si mostrava canuto e vecchio e le sue membra non erano abbastanza forti da farla sua e le dipingeva i seni con l' Hennè quando, in forma di fanciulla, aveva voglia di danzare e di suonare l' arpa nuda sulle ventilate dune erbose dell' eden. Lilith divenne indispensabile per Dio che ben presto si accorse che nessuno dei suoi angeli gli generava le sensazioni che lei era capace di donargli con un solo sguardo. Fu allora che cominciarono a manifestarsi i primi generi di emozioni, contrastanti ed incontrollabili, sensazioni che Dio stesso non riusciva a controllare, una parte della natura che ancora non faceva parte di lui, quella parte della natura che nemmeno nei secoli successivi egli avrebbe mai controllato. Per dominare le sue nuove emozioni, Dio cominciò a rinchiudere Lilith in una prigione, così dorata da parer magnifica all' occhio di chi guarda, ma terribilmente vuota agli occhi di Lilith che cominciò a provare anch' ella un' emozione: la tristezza.
Così, mentre Dio provava la felicità di aver chiuso un bellissimo uccello in una gabbia preziosa, il meraviglioso angelo cominciava a versare le lacrime più amare che potesse conoscere. 
Lilith giustificava Dio, dicendo che un' essere onnipotente non poteva capire l' enorme valore dell' aria che accarezzava la pelle, della libertà. Fu da allora che Lilith cominciò a cantare e a danzare per se stessa nell' enorme stanza a lei adibita e solo i fiori sotto la sua finestra potevano sentirla. Si dice che fu allora che nacquero i rampicanti. I fiori sentendo una voce sì soave echeggiare nell' aria, vollero vedere chi era la splendida creatura in grado di emanare un tale canto e così si arrampicarono sulla muratura del Tempio di Dio, sino ad arrivare alla sua finestra, ma quando la videro così bella ma con gli occhi così tristi, furono colti da un dolore così forte che persero tutti i loro petali rimanendo verdi come tutti i prati, senza più la loro particolarità di fiori.
-Perchè siete così triste, soave Angelo?- Chiese un giorno il rampicante.
Lilith smettendo di cantare si avvicino e lo guardò.
-Perchè sono costretta a rimanere rinchiusa qui dentro e non posso più ballare e cantare per i miei fratelli angeli, nè posso giocare con loro... non posso nemmeno vederli, Dio me lo ha proibito. -
Il rampicante indignato si drizzò più su se stesso e parve quasi avere una forma simile a quella di Lilith.
- è perchè un figlio della natura dovrebbe fare questo? che potere ha egli su di un altro essere?- Domandò il fiore come se la risposta fosse ovvia, ma l' angelo si rabbuiò ancor di più in volto.
- Ci ha creati lui e questo gli da un diritto su di noi, non credi? -
-Giammai! Dio è stato creato dalla natura, e anche noi fiori facciamo parte della natura, ma questo non gli ha mai impedito di calpestarci e di creare i suoi templi sulle nostre teste o sbaglio? e a nostra volta noi non gli abbiamo mai impedito di vivere... che senso avrebbe creare degli esseri viventi se poi non gli si dona una vera vita? -
Lilith rimase in silenzio, tutti i tentativi di risposta le si bloccarono in gola per l' incontestabilità del discorso del fiore e la bocca rimase aperta nel capire di essere stata maltrattata dal suo stesso creatore.
- Dio ti ha dato un nome, giovane angelo? - chiese il fiore riscuotendola dai suoi pensieri.
- Lilith... e tu c'è l' hai un nome? - Chiese ingenua la fanciulla.
- Io sono solo un fiore! -
- Come puoi essere un fiore se non hai nemmeno un petalo? -
- Una volta avevo molti petali, ma poi la tristezza me li ha portati via... - Disse il fiore piegandosi su se stesso dalla tristezza -Ora non so più cosa sono, non so più come chiamarmi... - 
Lilith lo accarezzò appena e sorrise dolcemente - Edera è un bel nome, significa arrampicarsi... tu sei arrivato sino a me in questo modo, quindi penso che Edera ti stia benissimo! -
Il fiore riprese nuovo vigore nel avere di nuovo una collocazione in questo mondo e persino un nome, e felice avvolse la ragazza tra le sue foglie, quasi a crearle un vestito verde.
- Sono un' Edera! - Esclamò felice il fiore ed insieme si misero a ballare e cantare accarezzandosi come due vecchi amanti che per troppo tempo rimasero separati.
- Cosa desideri di più, Lilith? - Chiese improvvisamente l' Edera accarezzandola.
- Qualcuno che porti la luce nei miei momenti di buio - Rispose Lilith senza nemmeno pensarci.
Ma il momento di giubilio non durò a lungo. Infatti Dio, arrivando da una delle tante feste che gli angeli avevano creato per lui, aveva la bruciante voglia di vedere Lilith, di possederla e di baciarla fino a farle diventare le labbra più rosse delle rose dei campi, ma quando entrò nella stanza e la vide completamente avvolta nell' edera, che accarezzava dolcemente il suo corpo nudo, sperimentò nel cuore una nuova senszione più bruciante e consumante dell' amore: l' odio.
Vedendo Dio così adirato l' edera si ritirò dal corpo di Lilith andandosi a posare nuovamente sulla finestra guardando con orrore il figlio della Natura che diveniva sempre più gonfio ed alto, prima che potesse accorgersene, il rampicante fu avvolto da fiamme altissime, fiamme che ferivano e facevano sanguinare il cuore di Lilith. L' antico fiore cominciò ad appassire e morì bruciando del tutto nell' odio generato da Dio. 
La punizione di Lilith fu ancora peggiore, Dio bruciante di passione per lei, la destinò a reprimere per sempre le sue emozioni, in modo che gli altri angeli mai venissero a conoscenza di queste sensazioni così poco divine e così pericolose per lui; e la rinchiuse nella sua stanza in modo che nessuno, a parte lui, potesse toccare il suo corpo. Lilith divenne la prostituta di Dio.
Fuori dalla sua finestra, lì dove un tempo cresceva rigogliosa la sua amata edera, ora c' era solo una grossa macchia nera. Ma col passare degli anni qualcosa gravidava nel ventre della Natura, ed un giorno una voce lontana giunse alle orecchie di Lilith.
- Cosa desideri di più, Lilith?. Qualcuno che porti luce nei miei momenti di buio... -
L' angelo riconobbe quelle parole e svelta andò ad affacciarsi alla finestra, ma prima che potesse guardare giù una maestosa creatura le si parò davanti.
A prima vista le parve un angelo, ma la sua pelle era scura come l' ebano e i suoi occhi verdi, come la sua edera; e le sue ali, a differenza di quelle candide di tutti gli altri angeli, erano nere come la macchia che l' incendio di Dio generò sotto la sua finestra. Era l' angelo più bello dell' eden.
- Chi sei? - chiese Lilith sbigottita nel guardare un angelo più bello di Dio stesso.
- Sono il secondo figlio della Natura, il fratello di Dio, nato dalle fiamme della sua ira. Sono Lucifero, e sono il tuo portatore di luce- .

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Capitolo 4
*** Eva ***


I bambini dimenticati erano già andati a dormire da un pezzo nelle loro ville di cartone o tra i caldi seni delle madri. Tutto nell' accampamento era silente e nemmeno una luce illuminava quel posto dimenticato da Dio e dagli uomini. Solo la vecchia Lilian era sveglia, i suoi occhi fissi nella volta celeste a cercare forme e immagini amiche, a cercare un volto che non avrebbe trovato.
Stava sdraiata sulla coperta di ciniglia bucata e mangiata dalle tarme, su un materasso di cartone, con le mani giunte in grembo come la salma di una faraona con il volto dipinto d' oro. Sotto il chiarore delle stelle il suo volto sembrava più giovane e meno rugoso e le sue mani parevano vellutate come petali di rosa, ma il suo sguardo era stanco e spento come una candela che per anni aveva arso ed era rimasta lì, dimenticata da tutti, sul davanzale in una soffitta oscura, senza possibilità di consumarsi o bruciare e obbligata a guardare lo scorrere del tempo giorno dopo giorno.
Si alzò con fatica dal suo giaciglio e si incamminò fuori dall' accampamento a passo lento e strascicato, respirando a pieni polmoni la fredda aria notturna espirando la sua stanchezza in piccole nuvolette di fumo. Camminò a lungo prima di accorgersi di essere seguita e, facendo finta di nulla, arrivò sino ad un parchetto illuminato ove si sedette. Attese qualche attimo e poi la piccola figura si fece avanti con sicurezza.
-Lilian! cosa fai in giro a quest' ora? ti ho vista uscire dall' accampamento e ti ho seguita per vedere dove andavi!
Disse la piccola bambina mora e paffuta con innocente disinvoltura. Era una dei bambini dell' accampamento, una di quelli che non avevano mai avuto la fortuna (o la sfortuna) di conoscere i propri genitori, era una di quelli sempre in prima fila per ascoltare i racconti della vecchia signora.
-Avrei molte più ragioni io a farti questa domanda, Eva! non lo sai che è pericoloso uscire di notte?-
"non te lo ha mai insegnato nessuno?" stava per aggiungere Lilian severa ma apprensiva, ma poi si interruppe. La bambina era orfana e nessuno le aveva mai dato un' educazione. La guardò dolcemente e la invitò a sedersi accanto a lei con un gesto della mano, e la creatura così fece, aggiustandosi il vestitino sporco e sgualcito trovato nell' immondizia come se fosse stato il vestito della festa.
-Non riuscivi a dormire Lilly?- disse la piccola dondolando i piedini dalla panchina
-Quando avrai la mia età anche tu avrai talmente tanti ricordi che ti tormentano da farti perdere il sonno, mia cara...-
Eva la guardò con lo sguardo stranito di chi non capisce una realtà che non gli appartiene.
-Perchè voi anziani non dormite? eppure il vecchio Todd russa sempre... forse fa finta...- Disse portandosi un ditino sul labbro, facendo una smorfia che fece ridere di cuore Lilian.
-No no, gli anziani dormono eccome! sono io che ho molti pensieri per la testa tutto qua...- Gli occhi dell' anziana donna si velarono per un attimo di tristezza e, guardando lontano, rivissero momenti passati.
-Che pensieri ti passano per la testa? a me puoi dirli io sono un asso nel mantenere i segreti, parola di scout!- disse baciandosi gli indici messi a croce in segno di giuramento.
-Non credo siano segreti adatti per una creatura della tuà età-  sentenziò Lilian riscuotendosi dai suoi pensieri.
-Riguardano il medaglione che porti al collo e che guardi tutte le sere prima di addormentarti?- Disse la bambina con voce flebile e colpevole di chi ha appena scoperto un grosso segreto.
-Tu come...? lasciamo perdere, sei una curiosona... si comunque, riguarda il medaglione che porto al collo ma non chiedermi di più, sono vecchia e sono sgorbutica e non mi va più di parlare-
Concluse la conversazione estraendo dalla tasca della giacca un fagottino di carta stagnola che aprì davanti agli occhi della bambina che improvvisamente si illuminarono come se avesse appena visto un lingotto d' oro.
Lilian spezzò a metà la barretta di cioccolata al latte e ne porse un pezzo alla bambina che stava già saltellando sul posto per la felicità.
-Ma se gli altri bambini lo vengono a sapere?- Disse sconsolata appena prima di portarsi alla bocca la dolce leccornia.
-Sarà il nostro piccolo segreto, come tutto il resto della serata...- Rispose Lilian facendole l' occhiolino, ed insieme si incamminarono verso l' accampamento succhiando avidamente la cioccolata senza addentarla, dato che a tutte e due mancavano molti denti in bocca, l' una perchè troppo giovane l' altra perchè troppo vecchia.

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Capitolo 5
*** Gli Angeli caduti ***


L' amore che unì Lilith e Lucifero fu improvviso e travolgente, erano due creature meravigliose e uniche che si distinguevano da tutti gli angeli dell' eden e da Dio stesso. I loro corpi si amavano e si univano in una danza erotica che li faceva combaciare alla perfezione come due serpenti dai colori sfarzosi che si intrecciano silenziosi. Lucifero la baciava, le sfiorava i seni, le passava le mani tra i capelli come nessuno aveva mai fatto e fu in quel momento che Lilith perse la concezione di poligamia propria di tutti gli angeli e capì che sarebbe appartenuta solamente all' angelo nero come l' ebano. Fu allora che Lucifero capì che per lei avrebbe sfidato Dio stesso. Fu una promessa che l' angelo fece a se stesso e alla donna che amava incatenandola col fuoco in un medaglione creato apposta per lei, che riportava l' incisione "Per tè sfiderò Dio stesso", un manufatto di rara bellezza che raffigurava il fiore che meglio rappresentava Lilith, una rosa, con al centro un rubino rosso come i suoi capelli di fuoco.
 


Ma Dio non avrebbe lasciato impunito un simile affronto, sarebbe diventato un precedente e tutti gli angeli, poco a poco, avrebbero cominciato a cercare la loro libertà. Così, accompagnato dalla sua schiera di angeli, mosse alla volta del tempio dove Lucifero dimorava, accanto a lui si distinguevano il suo braccio destro, l' angelo Michele e l' angelo Miriam che portava in grembo il suo primogenito. La leggenda narra come Dio incontrò a metà strada un' altra schiera di angeli a lui avversi guidati proprio da Lucifero che accanto a se aveva Lilith che a sua volta portava in grembo il primogenito del portatore di luce, il secondo figlio della natura, il secondo Dio.

La battaglia fu furiosa, gli scontri senza pietà rivelarono la parte più oscura delle creature celesti che erano ormai mutate in esseri non più piacenti alla vista ma corpi orripilanti fatti di muscoli esagerati e nervi che creavano spesse curve sulla pelle, con i volti deformati dall' odio e dalla frenesia del combattimento. In un primo momento gli angeli dalla parte di Lucifero furono in vantaggio e stavano quasi per cantar vittoria quando Dio, con uno stratagemma, spinse Lucifero giù dal paradiso facendolo precipitare in una dimensione da lui creata che ribattezzò con il nome di Inferi. Quello era il luogo che aveva creato per tutti coloro che si sarebbero ribellati a lui e ai suoi comandamenti, un luogo nero come la pelle del suo rivale e bruciante come la passione che aveva divorato la sua prostituta, un luogo che da allora avrebbe suscitato timore a tutti coloro decisi a sottomettersi alla volontà divina.

La battaglia si arrestò in un attimo, gli angeli corsero ai bordi del mondo per vedere l' immensità che il cuore oscuro di Dio era riuscito a creare, erano spaventati da ciò che vedevano, dalle fiamme, dal buio e dal loro Maestro che precipitava inesorabilmente, ma la paura della schiavitù era più grande e così, uno dopo l' altro, i fedeli di Lucifero si gettarono negli Inferi e presero il nome di Angeli caduti. Lilith come loro stava per lanciarsi nel baratro per seguire il suo amato ma in un breve attimo di incertezza, Dio l' afferrò impedendole di lanciarsi e richiuse il varco che collegava i due mondi.

Lilith era di nuovo sotto il controllo di Dio, e questa volta Lucifero non sarebbe potuto tornare a salvarla. Il destino di Lilith sarebbe stato molto più oscuro degli Inferi.




NDA: Salve a tutti, chiedo scusa per l' assenza ma ho avuto il cosidetto "blocco dello scrittore" e purtroppo non sono più riuscita a scrivere nulla. Comunque una volta finiti gli esami di maturit sarò più presente che mai. Vi auguro buona etura a presto!

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