Qualunque orizzonte sceglierai di FallingInLove (/viewuser.php?uid=103679)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Carnevale di baci ***
Capitolo 2: *** Civitavecchia ***
Capitolo 3: *** Aria di cambiamenti ***
Capitolo 4: *** Andare, partire, tornare ***
Capitolo 5: *** Superman vs Kriptonite ***
Capitolo 6: *** Urlando contro il cielo ***
Capitolo 7: *** Il vaso di Pandora ***
Capitolo 8: *** Aquiloni che non sanno volare ***
Capitolo 9: *** Sapore di mare, sapore di noi ***
Capitolo 10: *** La scelta ***
Capitolo 11: *** L'amicizia più profonda ***
Capitolo 12: *** Combattere ***
Capitolo 13: *** Perdere ***
Capitolo 14: *** Esami da superare ***
Capitolo 15: *** Viaggio al centro di noi ***
Capitolo 16: *** E poi all'improvviso sei arrivata tu ***
Capitolo 17: *** Coast to coast, dream to dream ***
Capitolo 1 *** Carnevale di baci ***
CAPITOLO
1. Carnevale di baci
“Stringimi forte che
nessuna notte
è infinita”
[Renato Zero
– I migliori anni della
nostra vita]
Aspettavo
questo momento da un anno
(come ogni anno, del resto): la gente che balla, le canzoni tipiche,
la spensieratezza, le maschere. Il carnevale era il momento dell'anno
che più amavo in assoluto e Viareggio, la mia amata
Viareggio, era
la città ideale per festeggiarlo.
Un mese di
maschere e sfilate di carri;
purtroppo l'indomani, ci sarebbe stata l'ultima, e poi di nuovo la
lunga attesa. Intanto però, mi godevo il rione, fondendomi
con i
viareggini in un unico scatenato corpo danzante che conosceva a
memoria tutte le sue canzoni.
Katherine mi
prese per mano, facendomi
fare una giravolta e io feci lo stesso con Lisa.
-Guarda un po'
-gridò Kath per
sovrastare la musica, indicando qualcosa alle mie spalle. Mi voltai:
due ragazzi sembravano parecchio interessati a noi..
-Tocca a loro?
-ci chiese ironicamente
Lisa alzando gli occhi al cielo
-Non sono
niente male -commentò la
solita Kath squadrandoli da capo a piedi
Ok,
può sembrare un comportamento..
emh.. strano, ma questo
atteggiamento decisamente non da
chirichette, non era una cosa così anomala nel periodo di
carnevale,
anzi. Niente di male.. o meglio, niente più di un bacio.
-Dovresti
scioglierti un po' -suggerì
Katherine a Lisa sempre scrutando i due -uno di loro ti sta fissando
Mi voltai di
nuovo, incuriosita e
constatai che Kath aveva ragione: uno dei due, quello con i capelli
più chiari, stava insistentemente fissando Lisa
-E' carino
-commentai ricevendo in
risposta lo sbuffo della mia Amica Puritana; per curiosità,
lancia
un'occhiata anche all'altro e notai con piacere che mi stava
già
guardando. Sguardo intenso, capelli castano scuro, alto; gli sorrisi
-Oh-oh
-commentò Kath -hai sfoderato
il sorriso sexy: allora ti piace!
Scrollai le
spalle con finta noncuranza
-Vediamo che succede -risposi enigmatica, per poi dirigermi verso di
lui
Mentre mi
allontanavo, sentii la risata
complice di Katherine, che diceva di adorarmi quando mi scatenavo
così. Ma adesso basta pensare a lei; il ragazzo sconosciuto
non
mosse neanche un passo verso di me, ma nemmeno mi staccò un
secondo
gli occhi di dosso mentre mi avvicinavo ostentando sicurezza e
spavalderia.
-Bel costume
-dissi fermandomi davanti
a lui; era vestito da aristocratico del 1500
-Bella
ballerina -rispose lui indicando
il mio vestito lilla (FOTO),
dalla scollatura abbastanza generosa e completo di cerchietto fra i
capelli.
Aveva una
bella voce, né troppo bassa
e né troppo alta; lo guardai stringendo gli occhi -Mi stavi
osservando da un po'? -domandai
-In effetti
sì -confessò con
naturalezza e con un mezzo sorriso
-Be',
è abbastanza maniacale
-commentai celando abilmente la soddisfazione
Il suo sorriso
comparve di nuovo,
stavolta più deciso, e mi diede l'idea di trovarmi di fronte
al
classico belloccio tutto estate e donne: un tipo che, a circostanze
normali avrei scansato immediatamente. Ma era carnevale, e a
carnevale tutti i viareggini impazziscono un po'.
-Ho capito,
va: ci vediamo tra un po'
-gli disse l'amico biondo allontanandosi con aria buffa; provai un
moto di gratitudine per lui, dato che ci stava lasciando soli
(eravamo pur sempre in mezzo a una folla scatenata, ma questi sono
dettagli...).
-Allora,
misterioso principe -cominciai
girandogli attorno: avevo voglia di giocare con le nostre maschere
-Da che epoca vieni?
Aspettò
che tornassi davanti a lui per
rispondermi, e il suo tono ebbe un ché di intrigante che non
mi
lasciò per nulla indifferente -Da un'epoca molto lontana,
mia
signora; la mia corte sarebbe lieta di averti come ospite d'onore.
Che i giochi
siano ufficialmente
aperti!
-Mmm..
-commentai fingendo di pensarci
e portandomi un dito sulle labbra, quella sera tutte luccicanti per
l'occasione -E cosa potrei fare per intrattenerti?
Sorrise di
nuovo e, ancora una volta mi
stupii di quanto fosse intrigante con quegli occhi azzurro intenso
che non si staccavano dai miei -Potresti concedermi l'onore di un
ballo, tanto per cominciare
Stavolta fui
io a sorridere sollevando
le sopracciglia -Tanto per cominciare?
Lui
annuì -Chissà, magari poi sarai
tu a voler restare ancora -rispose, furbo -E puoi scommetterci, mi
impegnerò perché sia una serata che non
dimenticherai in fretta
-concluse malizioso porgendomi una mano
Be', avevo
trovato pane per i miei
denti, questo era poco ma sicuro; presi la sua mano, che trovai
grande e calda.
-Ti prendo in
parola -avvertii
-Non te ne
pentirai -rispose lui
Ci sistemammo
nella posizione tipica
del valzer, una mia mano sulla sua spalla larga, la sua sulla mia
vita e le altre, che già erano intrecciate, sospese a
mezz'aria: non
era molto adatta alla frenesia della musica, ma ci permetteva di
stare vicini per poterci sentire sopra tutto quello sfavillante
frastuono. Lo guardai ancora, incontrando di nuovo quegli occhi che
non si sottrassero al mio sguardo; ondeggiavamo piano, sembrando
quasi l'unica oasi di tranquillità in mezzo al mare
scatenato di
folla.
Quando mi
accorsi che erano già
diversi secondi che ci guardavamo, abbracciati, senza dire nulla, mi
schiarii piano la voce, nascondendo l'imbarazzo -Sei mai stato a
balli di questo genere o ne frequenti di più altolocati?
-chiesi,
per far continuare quel divertente scambio di battute in linea con i
nostri costumi.
-Il ballo
viareggino ce l'ho nel sangue
-rispose lui, perfettamente a suo agio, e sapevo benissimo di cosa
stesse parlando -Ma immagino che tu sarai maestra suprema di
quest'arte
-E' una sfida?
-chiesi stringendo gli
occhi
Lui
sollevò le sopracciglia -Forse
Feci un
sorrisetto beffardo -Non hai
ancora visto niente, bel principino -e, senza aspettare che
replicasse, sfilai lentamente la mano dalla sua, per poi fare appena
qualche passo indietro e cominciando a ballare: non da pazza
scatenata come facevo sempre, ma con quelle mosse che mi aveva
suggerito Katherine.. e capite bene perché sulla faccia del
principe
si dipinse un'espressione molto, molto eloquente.
Quando decisi
che fu abbastanza lo
invitai ad avvicinarsi. Una volta davanti a me, lui però
esitò:
cosa stava aspettando? Mentre lo scrutavo interrogativa capii che mi
stava semplicemente.. guardando, soffermandosi su ogni particolare
del mio viso: le mie labbra, il mio mento, i miei zigomi, persino il
neo che avevo sulla guancia.. e poi si fermò sui miei occhi.
(SGUARDO
DEL BEL PRINCIPE..) Come
se fosse realmente interessato a me, o per lo meno alla mia faccia, e
non soltanto a quello che stavamo per fare; come se volesse aver bene
in mente chi stesse per baciare.
O
più semplicemente era solo una mia
immaginazione
Senza smettere
di guardarmi, sorrise, e
finalmente si chinò sulle mie labbra.
Non provai
disgusto, anzi: ci sapeva
fare! Certo, in questo genere di avventure era impossibile sentire
“le campane”, che a parer mio dipendevano da ben
altro, ma mi
accontentai anche di quella piacevole sensazione che mi stava
provocando il mio principe.
Ci baciammo a
lungo fino a quando, di
malavoglia, non fui costretta a staccarmi, causa mancanza d'aria; lui
non si lamentò e continuò a tenermi le braccia
attorno alla vita
mentre ondeggiavamo a tempo di musica.
-Mi consideri
degno di scoprire il tuo
nome, misteriosa fanciulla? -mi chiese dopo qualche istante
Di solito il
nome
non interessava mai a nessuno, comunque decisi di rispondergli.
-Lally
-risposi -sta per Lavinia.. a
noi figlie d'arte piace darci soprannomi. E tu, temerario principe?
-Dann- rispose
-Come mai non ti ho mai
vista qua in giro? -mi domandò
Ecco,
esattamente quello che volevo
evitare: le domande di questo tipo.
Perché
non abito più qui avrei
dovuto rispondere e l'avrei fatto, tutti gli altri giorni meno che a
carnevale. Perché il carnevale era l'unico periodo in cui
potevo
svuotarmi la mente, senza preoccupazioni, con le mie migliori amiche
romane affianco nella mia città natale.
No, a
carnevale non potevo pensare a
tutte queste cose.
Scrollai le
spalle, fingendo ingenuità
-Magari sei solamente un po' cieco
Lui sorrise
divertito -A questo punto
lo penso anch'io -rispose, staccando una mano dalla mia vita per
sistemarmi una ciocca di capelli dietro l'orecchio.
Fu strano; non
so perché, so solo
che.. mi fece sorridere. Mi piaceva il suo sguardo caldo, e mi
piaceva il modo in cui mi stava guardando in quel momento.
D'un tratto
partì a tutto volume la
canzone che era stata il tormentone di quell'estate. Trascinai Dann e
cominciammo a scatenarci in un ballo senza senso, inventando
coreografie e mosse assurde; mi sganasciai dalle risate quando lui
cominciò ad atteggiarsi a gran ballerino con piroette e
passetti in
punta di piedi!
Continuammo
così anche sulla canzone
successiva, per poi tornare a saltare e cantare a squarcia gola le
parole di La Coppa di Champagne, tipicamente carnevalesca.
Dann stava
ancora ridendo, quando mi
appoggiai a lui, quasi esausta e col fiatone
-Sei
fantastica! -commentò divertito
circondandomi la schiena con le braccia
-Balli della
classe media -risposi
sollevando il viso per guardarlo in faccia -molto più
divertenti del
monotono tango aristocratico
In quel
momento però cominciarono a
venire giù le prime gocce di pioggia, una, due.. per poi
trasformarsi in un vero e proprio diluvio.
-Ma che..?
-feci colta alla sprovvista
dalla rapidità con cui era iniziato il maltempo
-Piove
-constatò Dann con ovvietà
-Succedeva anche nel '500, sai?
-Ah
sì? -stetti al gioco, mentre la
folla continuava a ballare, per niente intimorita dal mal tempo; noi
lì in mezzo, abbracciati a giocare -Raccontami: com'era
vivere
allora?
-Piuttosto
noioso -rispose
-E
perché?
-Perché
non avevano inventato questi
abiti trasparenti -rispose indicando il mio vestito
-Non
è trasparente! -precisai
indignata, staccandomi mentre sentivo la pioggia circondarmi a mo' di
doccia -è solo un po'.. corto
-E' anche
trasparente -insistette lui
ridendo
-Ti dico di
no! Ho controllato prima di
comprarlo
-E pioveva
quando l'hai comprato?
Touche.
Solo allora mi
convinsi ad abbassare
gli occhi a guardarmi e.. -Oh, porco cazzo!
Quest'esclamazione
fece divertire
ancora di più Dann, mentre io cercavo disperatamente di
ruotare la
testa a 180 gradi per verificare quanto fosse grave la situazione
trasparenza.
-Aspetta -fece
lui sciogliendosi il
nodo al collo del mantello che portava -E' compito di ogni buon
principe aiutare una donzella in difficoltà
-Sul serio?
-feci con finta
drammaticità guardando il mantello che mi porgeva
-Rinunceresti a un
pezzo così
fondamentale
della tua veste?
Lui
scrollò le spalle -Finché ho la
mia spada non tempo niente
Sorrisi:
giochi a parte, si stava
comportando bene. Presi il mantello e lo legai in vita
-Grazie
-Non c'entra
molto con il tuo costume
-constatò lui
Mi diedi
un'occhiata, con il vestito
lilla e il mantello giallo e nero a fare da gonna -Sembro uscita da
un quadro di Matisse
Lui rise poi
cominciò ad avvicinarsi,
e tornai seria, perché capii che stava arrivando un altro
bacio.
C'era qualcosa
di surreale: avevamo
riso sin troppo, e con la pioggia che ci inzuppava da capo a piedi
avremmo dovuto sentir freddo eppure..
Le sue braccia
mi circondarono, e lo
lasciai arrivare sino alle mie labbra in un bacio che
cominciò
tenue, quasi dolce, per poi diventare
più profondo.
Stonava
drammaticamente con la musica
che avevamo attorno.. e senza quel ritmo veloce, che non lasciava
tempo di pensare, io rischiavo di accorgermi che mi trovavo bene nel
suo abbraccio, anche se non era soffocante a causa della passione.
Anzi, rischiavo di apprezzare questa calma; aprii allora gli occhi,
disperando che la frenesia dei dintorni contagiasse le nostre
lingue.. ma trovai qualcosa di molto meglio. Si trattava di Kath, che
era poco più indietro, con..
Scoppiai a
ridere come una matta,
dritta dritta nella bocca di Dann che mi guardò
interrogativo mentre
mi piegavo in due tenendomi la pancia.
-Che
è successo? -domandò
Gli indicai
Kath.. Kath che stava
baciando un uomo in gonnella, con il rossetto, un parruccone nero e
due palloncini al posto delle tette.
Anche Dann si
mise a ridere -Chissà se
è solo un costume di carnevale..
Questo mi fece
scompisciare ancora di
più
-E' tua amica,
vero? -chiese,
probabilmente avendoci viste prima insieme
-Sì
-risposi combattendo le risate
-Siamo con un'altra ragazza
-Abitate in
zona?
Troppe, troppe
domande che facevano
risalire il solito groppo, ma ormai ero bravissima a sviarle e a
nasconderne l'effetto.
-E
perché lo vuoi sapere? -domandai
atteggiandomi in modo da fargli capire che avevo voglia di riprendere
a giocare -Guarda che non è carino chiedere a una donzella in
difficoltà -ripresi le sue
stesse parole -di un'altra donzella;
potrebbe rimanerci veramente male -conclusi con il naso
all'insù
-Mmm, questo
però vorrebbe dire che la
donzella sia attratta dal suo principe
E ora cosa gli
rispondevo? Be' sì, era
vero: mi piaceva. Mi piaceva baciarlo, mi piaceva fisicamente..
Così
alzai di nuovo la testa verso di
lui, che ancora sorrideva; mi alzai sulle punte, ma lui mi
precedette, vendendomi incontro e baciandomi con desiderio.
Questo volevo
sentire: le nostre bocche
che si immergevano di nuovo l'una nell'altra, senza averne mai
abbastanza, senza darsi tempo di respirare.
Le sue mani
affondarono tra i miei
capelli come la sua lingua nella mia bocca. Ricambiai la sua stretta;
volevo che le sue braccia attorno alla mia vita stringessero di
più,
e sentii un fremito di soddisfazione scuotermi lungo tutta la spina
dorsale quando accadde. Il bacio era sempre più intenso, le
nostre
lingue si desideravano e si cercavano in modo irrefrenabile.
Quando mi
interruppi per girare il
collo dall'altro lato, i nostri nasi si scontrarono: colpa della
fretta.
Assalì
di nuovo le mie labbra,
risalendo con le mani tutta la mia schiena; era caldo nonostante la
pioggia, che ormai non sentivo più. Spostai d'istinto le
mani sulle
sue braccia, tastando i suoi bicipiti, che non mi sorpresi di trovare
duri e consistenti.
Fra quei pochi
e inutili istanti che
separavano un bacio e l'altro, mi ritrovai a ingoiare avidamente
abbondanti boccate d'aria, che non erano comunque mai sufficienti. Ma
non ero l'unica ad avere il fiatone: a un tratto sentii qualcosa
premere contro il mio corpo.. Qualcosa che sembrava essere veramente
grande!
Dann
staccò le labbra dalle mie (e
dire che non mi dispiacque sarebbe stata una bugia) quel tanto che
bastava per parlare guardandomi negli occhi -Interpretala come una
domanda inespressa -mi sussurrò
..Era uno
degli inconvenienti di
baciare sconosciuti: la maggior parte delle volte sono dei perfetti
idioti! Divertirsi sì, ma con la giusta moderazione.
-Ma per chi mi
hai presa? -domandai
allora staccandomi, arrabbiata e guardandolo nel peggior modo
possibile per poi girare sui tacchi, senza neanche dargli il tempo di
rispondere
-No, aspetta!
Non mi fermai,
passando in mezzo alla
folla, talvolta con qualche spintone. Ero certa di essermi
allontanata abbastanza, quando sentii una mano poggiarsi sulla mia
spalla -Hey!
Mi voltai,
pronta a dare battaglia ma,
grazie al cielo, incontrai lo sguardo di Lisa -Sembri parecchio
incazzata
-Lo sono
-confermai con un ringhio, che
di certo non era rivolto alla mia amica
-Problemi con
il tipo figo?
Sbuffai
-Sì: il Principe Focoso
mi aveva preso per una.. -lasciai intendere
Lisa mi
guardò sollevando un
sopracciglio -Be'..
Non ci potevo
credere: sgranai gli
occhi trafiggendola con lo sguardo. Se anche una delle mie migliori
amiche mi dava della prostituta, era finita
-Non guardarmi
così -si lamentò lei
-Io lo so che non sei una.. così, però
d'altra parte l'hai
baciato senza nemmeno conoscerlo: cosa poteva pensare?
Sospirai
-Quindi stai dicendo che alla
prima impressione sembro..
Lisa
scrollò le spalle -Non sempre; ai
rioni sì, però -schietta come sempre
-Signorina!
Ci voltammo
entrambe, ma la voce
maschile che aveva parlato, si stava rivolgendo a Lisa, non a me
-Sì?
-domandò lei, sulla difensiva
Il ragazzo che
aveva parlato sembrava
piuttosto ubriaco -Sento un dolore fortissimo.. mi aiuti?
All'inizio non
capii; Lisa invece
sbuffò -Non sono un'infermiera -disse indicando il grembiule
che
portava -Sono una bambina
Ah, ecco:
aveva scambiato il costume
infantile di Lisa per una divisa ospedaliera!
-E'
già il terzo -commentò sottovoce
con disapprovazione; e il peggio è questo non accennava a
lasciarci
in pace
-Hey bello,
perché non la lasci stare?
Ci voltammo:
un vampiro biondo ci stava
soccorrendo.
-E tu che
vuoi? -gli chiese il ragazzo
ubriaco
-Vattene,
è meglio -insistette il
vampiro
Mi sembrava di
averlo già visto: ma
certo! Era l'amico del Principe Focoso.. e il Principe Focoso era al
suo fianco, che guardava in cagnesco l'ubriaco.
-Ho capito me
ne vado -fece
quest'ultimo -siete già impegnate
-Grazie -fece
Lisa rivolta al vampiro,
che le sorrise; il Principe Focoso invece venne verso di me -Scappi
di nuovo, o vuoi almeno provare ad ascoltare le mie scuse?
Sbuffai
guardandolo storto -Ci devo
pensare
Lui
sospirò -Mi dispiace, sul serio,
non dovevo chiedertelo
-Già
-concordai. Poi lo guardai
sollevando un sopracciglio e valutando la situazione; in fin dei
conti non aveva insistito.. e ora che ci pensavo non aveva accennato
minimamente a sfiorarmi il seno o il sedere, come la maggior parte
dei ragazzi avrebbe fatto in quella situazione. Forse si meritava una
seconda possibilità -Impegnati a farti perdonare, ma senza
intaccare
il mio onore: sono una ballerina, non una prostituta
Ergo, concedo
balli, non.. ma questo
era troppo volgare anche per una ballerina/squillo; Dann mi porse di
nuovo la mano -Scusami. Non mi permetterei mai di intaccare il tuo
onore se tu non vuoi -il suo sguardo era sincero e serio.
Presi la sua
mano e il sorriso
misterioso che mi regalò, mi intrigò e mi fece
venire
immediatamente voglia di baciarlo di nuovo.
Il vampiro e
Lisa scomparvero alle
nostre spalle, ma ero tranquilla al riguardo: il tipo l'aveva appena
salvata da quello sconosciuto puzzolente di vino.
Ricominciammo
a ballare, e a un tratto
Dann si chinò sul mio collo, risalendolo lentamente con le
labbra;
lo strinsi forte per le spalle mentre tornava giù, stavolta
con la
punta della lingua, lasciando una scarica elettrica che mi
arrivò
fin sotto la pelle.
Quando
tornò con il viso davanti al
mio, lo baciai, lasciando le mie dita libere di giocare fra i suoi
capelli folti. Sembrò gradire.. fino a quando non si
staccò.
-Che
c'è? -domandai stupita
-Devo tener
fede alla mia parola
-rispose lui tenendosi a debita distanza -Ma tu me la rendi davvero
una cosa difficilissima
Ah, allora il
problema era tutto
l'opposto.
Sorrisi e
scrollai le spalle -Talento
di ballerina
A salvarci fu
“La gioia di esser nati
qui” che partì all'improvviso e a tutto volume:
Dann mi passò un
braccio attorno alle spalle, e io gli cinsi la vita mentre
saltellavamo a tempo strillando le parole di quella canzone che mi
faceva sentire viareggina fino al midollo; si unì a noi un
altro
gruppo di maschere, cosicché ci ritrovammo tutti in cerchio
abbracciati a cantare e saltare.
L'ho
già detto che adoro il carnevale?
Purtroppo
però quella era l'ultima
canzone: dopo misero infatti “Cento case e una via”
che, come di
consuetudine, chiudeva la festa.
-Era la tua
preferita o sbaglio? -mi
chiese Dann riferendosi alla canzone appena passata mentre gli altri
ragazzi si allontanavano
Annuii -La
adoro, ti fa sentire la
salsedine nel sangue
Dann sorrise
mentre continuava a
fissarmi; mi guardai un po' attorno mentre la musica si spegneva
lentamente, cercando Lisa e Kath da qualche parte, ma sembravano come
scomparse. Quando tornai a guardarlo, mi accorsi che il Principe
Focoso non mi aveva staccato un attimo gli occhi di dosso.
-Ti voglio
rivedere
Eccola, la
solita vagonata di idiozie,
alla quale non potevo fare a meno di rispondere usando lo stesso
tono.
-Anch'io
-mentii infatti, cercando più
attentamente le mie amiche tra la folla
-Dico sul serio
Come no..
-Viareggio
è piccola, ci rincontreremo
-risposi
Ragazze, dove
site, accidenti a voi!
-Certo..
-commentò come se non ci
credesse neanche un po'; ma era impossibile che sapesse che vivevo a
Roma, non ne avevo fatto il minimo accenno.
-Prima o poi
succederà -tagliai corto
-KATH! -strillai poi sbracciandomi per farmi vedere; Katherine mi
sorrise radiosa (il travestito non doveva essere stato tanto male) e
mi venne incontro.
Mi accorsi con
la coda dell'occhio che
Dann stava scuotendo la testa; recitasse quanto gli pareva, sapevamo
benissimo entrambi che nessuno dei due avrebbe voluto più di
quella
notte.
-Spero almeno
di essere riuscito a
renderla davvero una serata indimenticabile
Be', se
ripensavo a quello che avevamo
appena fatto.. ma non glielo volevo far notare! Lui però
sorrise,
evidentemente la mia faccia la diceva lunga, e fece un passo verso di
me -Buonanotte, Lally -sussurrò poggiando lievemente le sue
labbra
sulle mie, in un bacio soffice e tenero; l'ultimo che mi dava,
realizzai in quel momento.
Guardai
un'ultima volta quegli occhi di
cielo mentre mi accarezzava il viso; chissà, magari in
un'altra
situazione..
Ma la
realtà era quello che era.
-Buonanotte,
principe -sussurrai con un
breve sorriso per poi voltarmi e raggiungere Kath.
-E' il ragazzo
di prima, giusto?
-domandò lei mentre la prendevo sotto braccio
-Però.. è un proprio
un gran bel tipo!
-Muoviti Kath
-la spronai cercando di
trascinarla via mentre lei era intenta a squadrare Dann
-Ti sta
fissando -continuò lei,
imperterrita -Ma che gli hai fatto?
-Niente
-sospirai -troviamo Lisa e
andiamocene
-L'ho vista
parlare con un vampiro..
credo fosse amico del tuo principe!
Già,
il Principe Focoso.. mentre
trascinavo via Kath, fra la folla che cominciava a scemare, mi girai
un'ultima volta: Dann era di spalle e si stava allontanando.
Be', oltre ad
avere un bel torace e dei
begli occhi, aveva anche un gran bel.. Soffocai una risata scuotendo
la testa.
°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°
Sono
imperdonabile! E' da
settembre che non avete notizie di me ma, chi un po' mi conosce
già,
sa bene che non ho mai la certezza di riuscire a scrivere un'altra
storia dopo averne pubblicata una! Dipende tutto dall'ispirazione,
che arriva sempre quando le pare, come è giusto che sia ;)
Comunque,
questa storia ha rischiato
seriamente di finire nel dimenticatoio.
Piccola
parentesi per chi non lo
sapesse: questa storiella, come tutte quelle che pubblico, è
già
finita e salvata sia sul pc sia sulla mia pennetta! Spero per questo
di riuscire a pubblicare a intervalli regolari, anche se conto molto
sulla vostra pazienza..
Comunque,
dicevo, i primi capitoli sono
stati i più duri, non credevo avrebbero avuto seguito; poi
mi sono
resa conto che il problema stava nel fatto che stessi condendo la
storia con troppa, inutile e snervante autocommiserazione da parte
della protagonista, che ho così rivoluzionato, rendendola
più
sicura e più forte... anche se, come spero di essere
riuscita a far
intendere fra le righe di questo “bollente” rione
viareggino, ha
un cuore dolce e tenero.
Ecco,
Viareggio.
Credo
di non aver mai scritto qualcosa
di così personale. Voglio dire, ovviamente i personaggi sono
inventati, e la trama, tranne qualche particolare, è
pienamente
frutto della mia immaginazione (per esempio però, l'episodio
del
travestito è successo davvero ad una mia carissima amica
xD); ma i
luoghi, Viareggio e il suo carnevale, sono reali, in tutta la loro
giocosa follia.
Per
darvi un'idea, ecco la foto di un rione tutto viareggino:
Già
che ci siamo, vi metto qualche
foto dei personaggi, anche se Dann e Lally ve li avevo già
fatti
vedere nel corso del capitolo:
Lally &
Dann
Le
"best"!
Il
"Vampiro"
Be'
direi che fra James Marsden e
Leonardo di Caprio, le nostre fanciulle sono messe veramente bene ;)
..Vi
ricordo che c'è ancora un'ultima
sfilata di questo pazzo Carnevale, con tanto di fuochi d'artificio...
chissà se la nostra Lally incontrerà di nuovo il
suo Principe
Focoso!
Capirete
meglio cosa c'entri Roma
con
Viareggio e
perché la situazione per Lally sia così
problematica
Cooooomunque..
ringrazio tutte voi,
lettrici nuove o veterane che mi avete seguito in questa nuova
avventura :)
E'
una storia senza pretese, nata come
uno sfogo, e poi evoluta in qualcosa di più allegro (anche
se le
difficoltà non mancheranno..). Se vorrete sognare con me gli
occhi
del Principe Focoso e ridere delle follie dello stravagante trio di
amiche che vi ho presentato, ne sarò felice =D
Aspetto
con ansia i vostri commenti e
ringrazio di cuore anche chi ha letto senza commentare!
Un
bacio a tutte, siete magnifiche... e
scusate ancora per chi mi aveva chiesto a settembre di pubblicare!!
La vostra Martina <3
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Capitolo 2 *** Civitavecchia ***
CAPITOLO
2. Civitavecchia
-Passami
quel dannato rossetto!
-Kath,
se te ne spalmi ancora un po' sembrerai una prostituta
anziché una
strega -rispose Lisa
-Perché,
cosa pensavi che volessi fare altrimenti? -replicò Kath
strappandoglielo dalle mani
Risi
dell'espressione sconcertata di Lisa: dopo tanti anni, ancora la mia
amica si doveva abituare a certe uscite della riccioluta ed
esuberante Kath.
Anche
la sera prima, quando ci aveva raccontato del travestito, Lisa era
rimasta sconvolta, dichiarando che già era tanto per lei
aver
parlato tutta la sera con il vampiro sconosciuto (o
“Sanguisuga
Sexy” secondo Kath) che poi aveva scoperto chiamarsi Andrea.
Kathernie
aveva un ragazzo a Roma, ma lei e Nicola erano quella che si dice
una.. “coppia aperta”; Kath non era mai stata uno
stinco di
santo, ed evidentemente neanche Nicola se aveva accettato queste
condizioni.
Niente
in contrario al divertimento.. finché non si feriscono i
sentimenti
altrui.
Quando
poi, sotto le coperte con la luce spenta, le mie amiche mi avevano
chiesto del Principe Focoso, mi ero limitata a dire che il soprannome
che gli avevo affibbiato era più che sufficiente a spiegare
tutto.
Adesso
ci stavamo preparando per andare al corso finale del Carnevale,
quello con i fuochi d'artificio.. e poi saremmo ripartite per Roma.
Sospirai
di tristezza al pensiero, mentre infilavo il mio costume da diavola.
-Tutto
ok? -mi chiese Lisa sfiorandomi un braccio con la mano
-Certo
-risposi tornando allegra -muoviamoci
°°°
Eravamo
esauste: non so quante volte avevamo fatto avanti e indietro per la
passeggiata viareggina ballando e saltando mentre i carri sfilavano
fra coriandoli e canzoni.
Era
giunto il momento della premiazione e poi, finalmente, ci sarebbero
stati i fuochi.
Mi
guardai un po' intorno, era emozionante vedere Piazza Mazzini
così
gremita di gente, tutta rigorosamente mascherata: non mancavano
Burlamacco e Ondina, maschere ufficiali del Carnevale viareggino, poi
c'erano personaggi Disney, animali, fate, principi..
Un
momento.. principi?
-Porco
cazzo! -esclamai accucciandomi immediatamente sulle ginocchia
-Hey
-fece Kath sorpresa, guardandomi dall'alto -che ti prende?
-Ragazze,
dobbiamo allontanarci -spiegai agitata
-Perché?
-chiese Lisa guardandosi intorno senza capire
..E
lui la sera prima aveva visto sia Lisa sia Kath!
Accidenti..
-Abbassatevi
anche voi! -sibilai
-Perché
parli così? -fece Katherine imitando il mio sibilo
-Abbassatevi
e vi spiegherò! -implorai, sempre più impaziente
Vidi
le mie amiche scambiarsi uno sguardo perplesso, poi scrollare le
spalle e accucciarsi accanto a me
-Che
succede? -volle sapere Lisa; la gente attorno a noi ci lanciava
occhiate stranite.
-C'è
Dann -risposi sempre sottovoce
-Chi?
-Il
Principe Focoso! -esclamò Kath, gioiosa come una bambina
-Shhhhht!
-implorai, ma tentare di frenarla era come voler arginare un fiume in
piena.
-Hey,
Principe Focoso! -strillò infatti lei, ritirandosi su
-Kath,
NO!
Ma
il danno ormai era fatto: vidi Dann (sempre in tenuta cavalleresca)
smettere di chiacchierare con il gruppo di amici che aveva vicino, e
guardarsi attorno con un sopracciglio alzato, fino a quando non
individuò Kathrine
Ebbi
un attimo di speranza quando notai la sua espressione perplessa di
fronte alla mia amica che sventolava la mano a mo' di saluto.. poi
però mi vide, nonostante avessi tentato in tutti i modi di
rendermi
invisibile e cominciò ad avvicinarsi.
-Lasciamoli
soli -propose Kath prendendo Lisa per un braccio
-No,
ragazze.. -implorai
-Troppo
tardi -fece Lisa con un sorriso di scuse -Buona fortuna! -e
scomparvero tra la folla
Mi
voltai, sapendo già chi mi sarei ritrovata di fronte.
-Principe
Focoso, eh?! -mi chiese Dann, e sembrava si stesse divertendo un
sacco
-E'
un soprannome che si è inventata Kath -mentii
-Ed
è per questo che sei ancora accucciata lì per
terra -rise
Rendendomi
conto solo in quel momento del fatto che avesse ragione, mi ritirai
su velocemente -Però ti sei girato subito -gli feci notare
-Conosco
i miei pregi
Non
lo disse con tono da sbruffone, anzi vi mise un'ironia che mi fece
sorridere; anche quando mi aveva presa in giro, lo aveva fatto con
tono simpatico, per nulla indisponente -Ascolta -dissi poi passandomi
una mano fra i capelli -vado a cercare quelle due, anzi scusa per..
-Come?
-mi bloccò, e sembrava.. deluso -Scappi di nuovo?
Scappare?
Aggrottai le sopracciglia guardandolo storto -Io non scappo
-Lo
hai fatto ieri sera e lo stai facendo adesso -mi contraddisse
-Non
sto scappando proprio da niente perché non è
successo niente
-ribattei, piuttosto irritata da quell'affermazione- o meglio, niente
che non sia morto e sepolto insieme a ieri sera
Ok,
forse ero stata un tantino crudele.. ma mi dava sui nervi la gente
che avanzava pretese.
Dann
però non sembrò colpito dalle mie parole;
inarcando le sopracciglia
rispose -E questo l'avevo capito. Ma mi pare assurdo che trovi
ripugnante anche solo l'idea di rivolgermi più di mezza
parola
-Non
è una cosa da me -tagliai corto incrociando le braccia sotto
al
petto
-Quindi
lo fai spesso
Ma
chi si credeva di essere?
-Mi
stai giudicando? Perché tu fai esattamente lo stesso a
quanto pare
-pungente e dritta al nocciolo
-Non
ti sto giudicando, anzi tu sai dove fermarti -rispose, riferendosi a
quando mi ero rifiutata di andare oltre al bacio.
-E
allora che vuoi? -Se non stava mirando a quello che
diavolo
voleva? Conoscermi e tutte queste storie per vedere in quanto tempo
sarebbe riuscito a ...?
-Io
vivo a Roma e stasera riparto -sputai il rospo, certa che dopo un
rospo di questo genere mi avrebbe fatto i suoi più
cortesi saluti
e poi a mai più.
Tuttavia
le mie parole, ancora una volta, non sembrarono fargli
chissà quale
effetto: Dann restò un attimo a guardarmi -Roma..
-ripeté, ma più
che parlare con me sembrava immerso nei propri pensieri -ci sono
stato solo una volta, ma non me la ricordo tanto bene
Sospirai,
e decisi che quello era il momento di girare i tacchi ma, quando lo
feci, lo sentii trattenermi delicatamente per un braccio
-Aspetta.
-Che
c'è? -chiesi scocciata e turbata dal pensiero del viaggio
imminente
e dal peso di tutti i viaggi che avevo fatto sino ad allora
Dann
mi scrutò a fondo e all'inizio non capii perché;
quando realizzai
di aver lasciato affiorare le mie emozioni e i miei turbamenti sul
viso, era troppo tardi
-L'avevo
capito ieri sera che non vivi qua: si sente dall'accento
-spiegò e
io pensai alle mie doppie marcate, alle C trasformate in G e ai verbi
mozzati: tutte cadenze che avevo acquisito negli anni vivendo nella
capitale -E ho capito anche che ti manca Viareggio -aggiunse, quasi
sottovoce; non era una domanda.
Lo
guardai, trovando tenerezza nel suo sguardo mentre le sue dita
scivolavano via dal mio braccio.
-Quanto
è distante da qui di preciso? -mi chiese
-380
Km con l'autostrada -risposi quasi in automatico, da tanto che ormai
ce lo avevo impresso nella mente quel numero -Tutti però
prendono
l'uscita per Civitavecchia, che è più o meno 30
km prima: lì non
fanno pagare il pedaggio
Stavo
vaneggiando, era ovvio: a chi importava del pedaggio di
Civitavecchia? E soprattutto, perché ne stavo parlando con
Dann?
-Scommetto
che tu sei una di quelle -tirò a indovinare lui, per niente
stranito, e ci prese
-Certo:
con tutte le volte che faccio su e giù risparmio tantissimo
-confermai senza ritegno
-Tirex!
-mi accusò allora
Io
aggrottai le sopracciglia -Perché mi stai dando del
dinosauro?
Oltretutto è veramente brutto, le giraffe sono molto
più belle
-delirio libero
-Ti
piacciono le giraffe? -mi domandò Dann stupito e divertito
allo
stesso tempo da questa mia uscita
Annuii,
cercando di darmi un contegno -E' il mio animale preferito. Ma
ritornando al Tirex, cosa c'entro io?
Dann
rise -E' per le braccine corte -disse imitando l'animale -tirchia!
-Senti
chi parla -replicai indicandolo -Hai lo stesso costume di ieri sera
-Ho
il mio titolo di Principe Focoso da mantenere
Sbuffai
divertita -Ancora con questa storia! E' stata..
-E'
stata Kath, come no -mi interruppe -Ma mi pareva che fosse troppo
impegnata con quel travestito e con la sua stupenda
parrucca
per badare a noi.
Questo
mi fece scoppiare a ridere -Era orrenda!
Quando
però smisi di ridere, scoprii che la situazione non era
affatto
diversa -Senti, Dann..
-Lasciami
il numero -mi interruppe lui, serio -o la chat. Così, senza
impegno,
che ne dici?
Voleva
un mio parere? La verità era che non riuscivo proprio a
fidarmi.
Insomma, perché me lo avrebbe chiesto se non per tentare di
arrivare
a.. e poi mollarmi su due piedi? Perché andava bene la
“conquista
difficile”, ma tempo una settimana o due, il necessario per
realizzare che Roma non è dietro l'angolo e che anche la
situazione
sarebbe stata difficile (perché in un'eventuale storia a
distanza lo
è sempre), e Dann avrebbe lasciato perdere, cercandosi una
viareggina più a portata di mano.
Lo
guardavo in silenzio, e lui mi guardava di rimando, paziente, in
attesa della mia decisione.
Fallo
disse una vocina dentro di me così, per fare
qualcosa, vedere che
succede. Ormai erano passati diversi mesi.. era dalla fine
dell'estate che non stavo con qualcuno; soffrire le pene
dell'inferno, ma per chi?
Tre
mesi idilliaci fra onde e sale, e la pelle abbronzata di Lorenzo che
scivolava sulla mia; tre mesi di Viareggio, tre mesi senza
preoccupazioni, tre mesi perfetti.
Tre
mesi della mia vita buttati nel cesso, ad amare chi con me aveva
sempre e solo finto di provare lo stesso sentimento, per poi
scartarmi, buttarmi via come un vecchio giocattolo usato non appena
avevo imboccato l'autostrada di ritorno verso Roma.
Ma
forse con Dann non c'era questo pericolo: sarebbe stata solo
corrispondenza (telefonica o via chat), senza pericolo di
infatuazioni.
Poi,
come ho detto, ero sicura del fatto che si sarebbe stufato presto,
quindi.. perché no?
-Ce
l'hai carta e penna? -gli chiesi allora
-Ma
come, nella capitale siete ancora al papiro? -chiese con un sorriso
radioso, tirando fuori il telefonino
-Be',
fa molto Giulio Cesare: sai com'è, le vecchie tradizioni
-risposi
sorridendo a mia volta per poi dargli il mio numero
C'era
uno strano silenzio, sia fra la folla sia dal palchetto allestito per
l'occasione nella Piazza.
-Che
succede? -chiesi guardandomi intorno
-E'
il momento dei fuochi -rispose Dann indicandomi la spiaggia, a pochi
metri da noi e dai carri fermi.
E
infatti qualche istante dopo ci fu il primo scoppio, accompagnato da
una dolce melodia; la conoscevo ma che canzone era?
Dann
mi sorrise -A proposito di viaggi..
Con
te partirò! Ecco qual era.
Ma
allora ci si erano messi proprio d'impegno allora per farmi piangere!
Era una delle canzoni più dolci che conoscessi.. e mi faceva
star
male per il semplice fatto che nessuno era mai voluto
“partire con
me su navi per mari..”. Avevo sempre viaggiato da sola,
tranne per
il Carnevale, dove portavo sempre le mie amiche. Lo so, questa si
chiama autocommiserazione, ma che potevo farci?
Abbassai
lo sguardo, non perché volessi ignorare lo spettacolo
pirotecnico,
ma perché quelle note mi facevano star male a tal punto da
riuscire
a stento a trattenere le lacrime. E, per quanto i fuochi d'artificio
fossero belli, segnavano la fine del carnevale, la fine dell'unico
week-end in cui le mie due vite si riunivano, anche se per poche
ore.. quelle poche ore che valevano davvero una vita, perché
non le
vivevo a metà, divisa fra due città, due affetti:
avevo le mie
amiche, la mia famiglia, Viareggio. Avevo tutto.
Dann
non commentò questo mio essermi rabbuiata all'improvviso, ma
sono
sicura che se ne accorse, perché mi si avvicinò
di un passo, senza
toccarmi ma lasciando che le nostre spalle si sfiorassero; sentivo il
lieve tepore del suo corpo, appena accanto al mio.
Cosa
voleva fare? Farmi credere che mi fosse vicino dopo neanche 24 ore
che ci conoscevamo?
Tutte
le mie forze erano concentrate nel trattenere le lacrime, e arrivare
alla fine della canzone fu un'impresa.
Il
solito mare di gente allegra e festosa per ciò a cui aveva
appena
assistito cominciò ad allontanarsi, in un disordine di
maschere
tutto viareggino.
Risollevai
lo sguardo, e incontrai quello di Dann.
-Adesso
devo andare -annunciai
-Lo
so -rispose, e non sembrava per niente contento.
Gradii
il fatto che non sembrasse intenzionato a strapparmi baci d'addio e
robe varie che non avrei assolutamente gradito -Ciao, Dann -ancora
scossa, decisi di tagliare corto, superandolo per andare a
rintracciare quelle due sciagurate delle mie amiche.
-Ci
vediamo presto -rispose lui
Mi
voltai a guardarlo con le sopracciglia sollevate e un'espressione di
puro scetticismo sul viso; lui rispose con un sorriso limpido, poi si
voltò, probabilmente anche lui a cercare i propri amici
Tornai
a guardare avanti a me, e finalmente trovai Kath e Lisa.
-Eccola!
-mi accolse Kath spintonando l'altra per venirmi incontro -Come
è
andato questo secondo incontro?
Scrollai
le spalle -Gli ho lasciato il numero
-Gli
hai lasciato cosa? -ripeté Lisa, quasi le avessi detto che
ci
eravamo messi a farlo nel bel mezzo di Piazza Mazzini; Kath invece
fece i salti di gioia -avevo capito che non ti interessava, e
invece..!
-Infatti
è così -confermai -L'ho fatto per.. noia
-Certo,
come no!
Lisa
sollevò le sue sopracciglia fini e chiare, mentre Katherine
mi
passava un braccio attorno alle spalle -Brava, adesso hai il tuo
passatempo viareggino. Per ogni marinaio, ogni porto è un
amore!
Non
gradii molto il paragone con il marinaio (FOTO),
ma quello che più mi lasciò interdetta fu
l'uscita misteriosa di Lisa -Già, ma ogni marinaio prima o
poi getta
l'ancora da qualche parte.
°°°
Guidavo
da 3 ore e 30; ormai eravamo quasi arrivate. Kath dormiva
pesantemente, mentre Lisa sedeva silenziosa accanto a me.
Prima
di partire, le mie amiche avevano provato a convincermi a guidare a
turni ma io avevo rifiutato: erano mie ospiti, e volevo trattarle
meglio di quanto avrebbe fatto un albergo a cinque stelle.
Quindi
continuavo a macinare chilometri, lungo l'autostrada buia e
silenziosa. Ero fissa sui 100 anche se il limite era di 90 in quel
tratto ma, con il tom-tom che mi segnalava gli autovelox e quasi
nessuno in giro, potevo stare tranquilla; andavamo veloci verso casa.
Casa..
ma perché ad ogni viaggio di ritorno verso Roma, mi sembrava
di
lasciarla alle spalle casa mia?
Vivevo
lì da quando avevo 11 anni e, quando appena due anni fa
l'incarico
di lavoro di mio padre era terminato e i miei erano tornati in
Toscana, nostra terra di origine, io avevo scelto di rimanere nella
capitale. Trattasi di completare il liceo, impresa quasi compiuta e,
soprattutto, di rimanere insieme alle mie migliori amiche che mi
avevano accolta a braccia aperte da quando mi ero trasferita, finendo
nella loro città e nella loro classe in prima media;
Ma
cosa avrei fatto quest'estate, dopo la maturità?
Sospirai
stringendo di più il volante.
Adoravo
e odiavo i viaggi per lo stesso motivo: 4 ore di pensieri, belli o
brutti, la mia mente spaziava in tutti gli angoli per 4 ore. E quella
domanda, quella stramaledetta domanda, tornava sempre allo scoperto..
Certo
che avrei fatto l'Università, e dopo gli studi fatti sin
ora, sapevo
già che avrei preso una facoltà scientifica, non
era questo il
problema. La domanda da un milione di dollari era DOVE: la Sapienza a
Roma o La Statale di Pisa?
E
ancora, dopo quasi cinque anni da quando avevo cominciato a pensarci,
non sapevo rispondere.
-Tutto
bene? -quasi sobbalzai udendo la voce di Lisa; i suoi occhi andarono
per un attimo alle mie nocche, bianche per lo sforzo di stritolare
quel volante
-Sì
-risposi allentando la presa -certo
-Sei
stanca? Vuoi che guidi io?
-No,
non preoccuparti. Manca poco
E
infatti, pochi chilometri dopo, vidi il cartello, in alto e ben
leggibile: ROMA.
Trattenendo
un altro sospiro, seguii l'indicazione con su scritto GRA, Grande
Raccordo Anulare, già rallentando perché tanto
era sempre
trafficato a qualsiasi ora del giorno e della notte.
Paragonai
per un attimo quella strada al lungomare di Viareggio, sempre pieno
di biciclette e quasi mi venne da fare inversione a U rigirando la
macchina.
-Hai
detto che Dann aveva già capito l'altra sera che non eri di
Viareggio -commentò a un tratto Lisa
-Sì
-risposi senza capire dove volesse arrivare -Perché?
-E
ti ha chiesto lo stesso di rivedervi
-Già
-confermai; mi aspettavo che aggiungesse qualcos'altro ma
ciò non
accadde -Ma perché queste domande? Non mi eri sembrata tanto
entusiasta di questo fatto
Lisa
scrollò le spalle -Stavo solo pensando.. in quattro ore
dentro una
macchina nel bel mezzo del nulla, che cosa si può fare se
non
pensare?
Scrollai
le spalle -Da piccola io parlavo con i miei piedi
-Cosa?!
-fece Lisa scoppiando a ridere
-Sul
serio! Dei discorsi lunghi delle ore
-Ecco
come ci si riduce dopo troppi di questi viaggi!
Risi
con lei, poi sentimmo un mugugno provenire dai sedili posteriori
-Perché ridete tanto? -avevamo svegliato Kath.
Be',
menomale, perché adesso che eravamo tutte sveglie, il
viaggio
sarebbe trascorso piacevolmente fra una chiacchiera e l'altra.
Qualche
chilometro più avanti imboccai l'uscita per Civitavecchia.
Tirex
sussurrò una vocina nella mia testa e quasi mi
scappò da ridere.
Chissà
cosa aveva in mente Dann con questa storia del numero.. mah,
finché
ci fossero stati questi quasi 400 Km a separarci, non mi sarei
preoccupata.
°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°
Prima
di tutto volevo ringraziarvi! <3
Grazie
a chi ha sta leggendo questi capitoli perché ha scovato
casualmente
la storia su EFP, a chi è stata incuriosita
dall'introduzione, e a
chi ha deciso di leggere dopo che l'avevo avvisata della
pubblicazione!
E
grazie di cuore a chi ha recensito ovviamente =)
Be',
diciamo che con questo capitolo il “Principe
Focoso” ha ottenuto
un'opportunità per dimostrare di essere veramente un
principe ;)
Spero
non vi sia sembrato azzardato il gesto di Lally di lasciargli il
numero.. in fondo questo ragazzo la intriga e, per quel poco che lo
conosce, può dirsi quasi sicura di non essere incappata in
un
malintenzionato.. ma ovviamente vedrete nel prossimo capitolo come
Dann si giocherà le sue carte!
Attraverso
una mezza paginetta scritta dal suo punto di vista, cercherò
di
farvi capire meglio cosa gli giri per la testa..
Tornando
però a questo capitolo, volevo spiegarvi gli strani
vaneggiamenti di
Lally a proposito di Civitavecchia e giraffe: oltre al fatto che
questi particolari li ritroverete poi nel corso dei capitoli
(ovviamente non vi dico come e perché xD), volevo
sottolineare la
confusione che regnava in quel momento nella sua testa. Lally voleva
andarsene, sentiva di doversene andare, eppure allo
stesso
tempo, trovava piacevole parlare (e ripeto parlare, non solo
baciare!) con il suo principe.
Comunque
questa storia è tutta agli inizi e se questo, e forse anche
il
prossimo capitolo, vi potrebbero risultare un po' lenti (io comunque
mi sono divertita tantissimo a scriverli xD), spero che mi
perdonerete non appena farò rincontrare di nuovo di persona
i due
protagonisti ;)
Per
ora ringrazio le 3 persone che hanno aggiunto la storia fra le
preferite, le 6 che l'hanno aggiunta fra le seguite e chi sta
leggendo in silenzio!
Grazie
di cuore a tutte, è bello essere di nuovo su EFP! <3
Un
bacione!
|
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Capitolo 3 *** Aria di cambiamenti ***
CAPITOLO
3. Aria di cambiamenti
Mi sedetti sull'autobus,
più che stravolta: sei ore e dico, sei ore
china a scrivere
su quel cavolo di foglio, ed era stata soltanto una simulazione.. di
questo passo sarei arrivata alla maturità in tanti piccoli
pezzettini.
Mi massaggiai le tempie,
pregustando il bagno lungo e bollente che avevo deciso di concedermi
una volta tornata a casa.
Se fossi andata con la
macchina avrei fatto sicuramente prima, ma la domanda era: quanti
pedoni avrei ucciso guidando in quello stato? Appoggiai la testa sul
finestrino e chiusi gli occhi, decisa a tenerli così per un
po',
tanto ce n'era di tempo prima della mia fermata.
DRIIIIIIIIIN!
Saltai sul sedile colta di
sorpresa dal suono del mio cellulare; una signora si girò a
guardarmi male.
Chi era che mi rompeva le
scatole a quell'ora? Estrassi il cellulare dalla tasca, senza neanche
guardare il numero
-Pronto?
-Lally!
Oh cavolo, me ne ero quasi
dimenticata!
-Mamma
-Ti avevo detto di
chiamarmi finita la simulazione
-Lo so, me ne sono
dimenticata
-Ma dove hai la testa, mi
chiedo sempre? -commentò, più con se stessa che
con me -Be', come è
andata?
Sospirai -Sono esausta, mi
sembra di aver scritto col sangue
Mia madre fece uno sbuffo
comprensivo -Riposati a casa -sempre premurosa
-Certo. Comunque, ti
volevo chiamare anche per sapere se Robe' era passato da te
Roberto, detto Robe', era
il mio insegnante di guida a Viareggio: mi ero messa in testa di
voler prendere anche la patente A, dato che le moto mi piacevano
tantissimo, ma di esercitarmi nel caos di Roma non avevo il coraggio.
-Sì, è passato e ti ha
fissato l'esame per la prossima settimana
Quindi fra una settimana
mi sarei rimessa in moto per Viareggio. Wow, con la maturità
alle
porte che mi prosciugava, questo su e giù continuo era
proprio
quello che ci voleva!
D'altronde però, mi sarei
levata subito questo dente: ero bravina, ma l'ansia che avevo addosso
non me la levava nessuno!
Salutai mia madre, ancora
tutta presa da questa storia dell'esame ma, tempo neanche un minuto,
il cellulare suonò di nuovo.
-Che c'è ancora?
-risposi, non troppo garbatamente; povera mamma.
Già.. solo che la voce
che mi rispose non apparteneva certo a mia madre.
-Sei già sul piede di
guerra prima ancora che ti abbia salutata?
Scattai in piedi un'altra
volta e la signora di prima si girò di nuovo, stavolta con
disappunto. Staccai il telefono dall'orecchio e guardai il numero sul
display: non era memorizzato, ma le mie orecchie sapevano
già chi
fosse.
-Ci sei? -mi chiese la
voce nel telefono
Mi rimisi lentamente a
sedere, schiarendomi la voce.
-Dann.. -non c'era dubbio
che fosse lui, ma volevo esserne sicura -mi hai chiamata sul serio
-Sembri stupita
E lo ero, infatti! Ma lui
sembrava fin troppo compiaciuto di questa mia reazione -No,
è solo
che.. perché mi hai chiamata?
Non aveva ancora
realizzato che ero tornata nella capitale?
-Così -rispose, leggero
-per sapere com'è l'aria lì a Roma
Quindi erano due
chiacchiere tranquille.. ok, si poteva fare.
-Sozza, come al solito
-risposi e sentii uno sbuffo simile a una risata dall'altra parte
A quel punto mi accorsi di
essere arrivata e presi al volo la borsa scendendo; sentii un rumore
strano e all'inizio pensavo provenisse dalla strada, ma poi mi
accorsi che si trattava del telefono
-Dove sei? -gli chiesi
allora -c'è un rumore strano
-Sono a Pisa -rispose, e a
quel punto capii che quel rumore era in realtà un vociare
-Ho
lezione tra un po'
Avevo già intuito che
Dann fosse più grande di me, e questo me lo
confermò: evidentemente
era uno studente universitario.
-Quindi fino ad ora sei
stato a casa a poltrire!
-Non esattamente -rispose,
senza però aggiungere nient' altro -Tu invece hai faticato?
-Sei ore di analisi del
testo -risposi mentre arrivavo davanti al portone di casa -roba da
farti venir voglia di uccidere Dante, se non fosse già morto!
Dann rise -Quando ho fatto
la maturità io è uscito proprio l'Alighieri
-E cos'hai fatto?
-Ho ripiegato sul saggio
breve -rispose -Poveri piccoli liceali, l'ultimo anno vi torturano,
eh?
Strinsi gli occhi mentre
entravo in casa lasciando cadere la borsa per terra -Lo dici con il
tono di un sadico
-Be' diciamo che non
tornerei fra quei banchi neanche mi pagassero
-Io non vedo l'ora di
uscirne -concordai poi, accanto al costume posato sul letto che mi
ero portata da Viareggio, vidi qualcosa di giallo..
-Oh cavolo! -esclamai
-Cosa?
Sollevai quel tessuto, e
mi accorsi che era proprio ciò che credevo.
-Ho ancora il tuo
mantello!
Chissà se si ricordava di
avermelo dato quella sera, mentre pioveva, per coprire la trasparenza
del mio vestito.
-Ah.. -fece, e il suo tono
d'un tratto soddisfatto, come se avesse trovato finalmente un
appiglio, non prometteva niente di buono -Quindi dovremo rivederci
Ecco, appunto.
-Dann..
-Rilassati -mi bloccò
-sarà solo per ridarmi il mantello: un principe che si
rispetti non
può non avere un mantello
Certo che sarebbe stato
solo per quello, neanche a discuterne! -Torno fra una settimana -lo
informai allora -devo fare l'esame per la patente
-Ahia -commentò -Ti hanno
beccata che uscivi sempre senza pagare a Civitavecchia e te l'hanno
ritirata
-No -risposi sorridendo -è
per la moto
-Sul serio? Ti piacciono
le moto? -domandò con vivo interesse
-Da morire
-Io ho ne ho una
-Davvero? -chiesi, subito
interessata
-Potrai farmi vedere come
guidi
-Ok -accettai -è il
riscatto in cambio del mantello
-Allora pagherò
Mentre chiacchieravamo,
sentii il suono rauco e sgradevole del mio citofono
-Devo andare, suonano alla
porta -annunciai
-Tratta bene il tuo
ostaggio -mi salutò
-Contaci. Se rispetterai i
patti, non si farà male nessuno -conclusi artisticamente.
Mentre andavo verso la
porta, mi chiesi chi potesse essere a quell'ora.
-Lally! -appena aprii la
porta, Jo mi salutò con un bacio sulla guancia.
Jo! Questo davvero
non me lo sarei mai aspettata.
-Hey -lo accolsi con un
sorriso schiarendomi la voce -come mai qui?
Dio, come sei bello..
Jo era arrivato nella mia
classe quest'anno, dopo essere stato bocciato alla maturità
dell'anno scorso; era il classico 20enne a cui non importa molto
dello studio, quando al contrario metteva in gioco animo e corpo per
il suo gruppo musicale, di cui mi aveva parlato qualche volta.
Mi ero già accorta da un
po' che sembrava essere interessato a me, anche per via del fatto che
trovasse sempre una scusa anche casuale per parlarmi, avvicinarmi, ma
non me ne ero mai curata troppo; almeno, non fino a quel giorno
quando me lo ritrovai in casa, in tutto il suo splendore.
-Mi sono perso la
simulazione -spiegò -volevo chiederti che cosa c'era, sai
non ci
tengo a ripetere il quinto di nuovo -Certo, la simulazione,
pensai scettica -Che ne dici di andare a mangiare una pizza mentre ne
parliamo?
Quindi aveva già
pianificato tutto; il mio stomaco brontolava, ma Jo non era proprio
la mia massima aspirazione di compagnia..
-Sempre che tu non abbia
già mangiato -aggiunse visto che tardavo a rispondere
-Va bene -accettai alla
fine -prendo la giacca
Mi godetti il sorriso
mozzafiato che mi riservò.
°°°
La conversazione con Jo
era piacevole e scorreva fluida, senza silenzi imbarazzanti, ma
nemmeno significativi.
Molte persone odiano il
silenzio, sopratutto per una coppia; io invece avevo l'impressione
che fosse sottovalutato. A volte è bello restare zitti,
magari anche
un po' impacciati le prime volte, e guardarsi negli occhi
così,
senza dire niente. Gli occhi di una persona, ciò che ognuno
di noi è
capace di dire con lo sguardo: questo secondo me è
ciò che conta
davvero, il mezzo di comunicazione più schietto e diretto
che si
possa avere. Con gli occhi non si può mentire, e uno sguardo
caldo e
sincero a volte dice più di cento parole.
Non che volessi una
dichiarazione d'amore o uno sguardo platonico, assolutamente no:
avevo già troppi grilli per la testa in quel periodo.
Con la mente, infatti,
continuavo a tornare all'esame imminente. Non hai motivo di
preoccuparti così, direte voi, ma certi esaminatori sapevano
essere
veramente terribili; lo so per certo, dato che ero stata bocciata la
prima volta all'esame per la B perché non avevo dato la
precedenza a
una macchina distante almeno 100 metri.
-..Lally?
Mi riscossi dai miei
pensieri, accorgendomi troppo tardi che Jo mi scrutava interrogativo
-Sì?
Lui mi sorrise,
accorgendosi che non lo avevo ascoltato per niente ma senza
prendersela -Ho parlato solo io. Tu che mi racconti? -poi decise di
farmi una domanda più specifica appoggiandosi allo schienale
della
sedia- Per esempio, a cosa pensavi?
-Niente, sono solo un po'
agitata: fra una settimana devo tornare su -spiegai -ho l'esame per
la patente A
-Wow, quindi ti vedremo
girare in moto!
Feci le corna sotto il
tavolo -Se passo sì, ma solo a Viareggio
Mi chiese allora di
Viareggio che non aveva mai sentito nominare, se non da me. Ma
possibile? Uno dei carnevali più famosi del mondo, accidenti!
Comunque, almeno non
dovevo più stare solamente a sentirlo.
°°°Dann
°°°
Misi il cellulare in tasca
e sollevai la schiena dal muro dove mi ero appoggiato. Era piacevole
parlare con Lally, e pensai che mi ci sarei potuto abituare molto
facilmente.. sempre che lei me lo avesse permesso; e qui stava il
nodo.
Devo confessare che non
era la prima volta che durante un rione mi comportavo in questo modo
con una ragazza.. ma di certo non mi era mai successo prima di
sentire il desiderio di rimanere in contatto con una di loro, di
rivederla.
Perché proprio Lally? Non
lo so sinceramente. Roma era lontana, parecchio lontana ma nonostante
ciò, pur avendo colto subito il suo accento strascicato e
“caciarone” che non la raccontava giusta, avevo
avvertito che
quella ragazza meritava più di una notte fra birra e canzoni.
Di certo non era una
ragazza facile, questo lo avevo capito: dietro il suo atteggiamento
frivolo di quella sera si nascondeva molto di più. E forse,
ripensandoci, era stato proprio questo il motivo che mi aveva spinto
a voler sapere di più di lei, a volerla conoscere; questa
sua
personalità che sembrava essere così sfaccettata
e complessa mi
intrigava parecchio. Poi chissà, se amicizia, se semplice
conoscenza
o se qualcosa di più: qualunque cosa ne fosse scaturita
fuori, per
il momento mi faceva piacere parlare con questa ragazza un po' matta
e misteriosa.
°°°°°°°°°°°°°°°°
Ve lo giuro, nel prossimo
capitolo si incontreranno di nuovo, pazientate ancora un po'! XD
Spero che abbiate gradito
questa intrusione finale nella mente di Dann, che ho voluto
aggiungere per farvi capire le sue intenzioni, del tutto innocue..
per ora ;)
Qualcosa mi dice che
questo Jo vi sia già antipatico.. comunque, non
dimenticatevi di lui
perché certamente lo rivedremo!
Eccolo qua:
Le grandi assenti di
questo capitolo sono Kath e Lisa, me ne rendo conto, ed è
anche vero
che questo capitolo è più corto rispetto ai primi
due... spero di
farmi perdonare per tutto questo con il quarto, in cui (piccola
anticipazione!) conosceremo meglio Andrea alias “Il
Vampiro”!
Ringrazio chi sta seguendo
questa storia, anche in silezio e vi mando un grosso bacio anche da
parte di Dann ;)
Grazie veramente, a
presto!
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Capitolo 4 *** Andare, partire, tornare ***
CAPITOLO
4. Andare, partire, tornare
I genitori sanno essere
davvero soffocanti, pensai mentre finalmente arrivavo in
camera
mia dopo il lungo viaggio e l'ancora più lunga accoglienza
di mia
madre.
Porca miseria non ci
vedevamo da una settimana, cos'erano tutte queste domande su come
stavo, cosa facevo e come me la cavavo?
-Ti vedo stanca -si era
giustificata mia madre -e tesa
-Penso sia normale l'anno
della maturità, no? -avevo risposto, anche se in
realtà ero
agitatissima innanzitutto per la patente, e anche perché..
perché
dovevo ridare un certo mantello a qualcuno, e non avevo ancora capito
che tipo di rapporto avessi con questo qualcuno: corrispondenza
telefonica? O doveva essere più come due che si incontrano
di nuovo
dopo aver limonato per gioco la sera prima?
Accidenti, dovevo
rilassarmi: non era la prima volta che lo RI-vedevo.. però
sarebbe
stata la prima volta senza costume.
Sotto una maschera è
diverso: puoi giocare ad interpretare il tuo personaggio, puoi
fingere di essere chi vuoi, assumere gli atteggiamenti che
più ti
piacciono.. per una notte. Ma sotto quella maschera, quella che al
mattino poi ti devi togliere, c'è la realtà,
quella in cui ci si
ritrova sempre e comunque, per quanto a carnevale si possa giocare; e
chissà, alle volte può anche essere migliore
della maschera, può
essere sorprendente.. Ma io non avevo niente di interessante sotto la
maschera, anzi: ero una ragazza normalissima, non di certo simile
alla ballerina-squillo che avevo interpretato quell'anno.
Bene, quando Dann lo
capirà, e non ci metterà molto, mi
lascerà in pace: gli darò il
mantello e sarà tutto finito.
Questo pensiero mi rianimò
e afferrai il cellulare dalla tasca componendo il suo numero; mentre
ascoltavo il classico “tu-tuuuu..”, realizzai che
era la prima
volta che lo chiamavo io
-Hey -rispose, allegro
-Dann -cominciai -chiamo
per il riscatto
-Allora sei arrivata
-dedusse
-Sì, da poco, e ho il tuo
mantello
-Sono pronto a riscattarlo
-fece -Dove abiti?
-Come? -chiesi, presa alla
sprovvista da quella domanda
-Non ti ricordi? -domandò
-avevo detto che ti avrei fatto guidare la mia moto
Ah, giusto, quella
telefonata sull'autobus, mentre ero rimbambita dal sonno e da Dante
-Non importa, non
preoccuparti.. -cercai di dissuaderlo, incerta
-Non hai un esame da
superare?
Sospirai, sentendo l'ansia
crescere -Sì, stasera alle 7
-Perfetto, abbiamo tutto
il tempo
-Tutto il tempo per cosa?
-non riuscivo a capire
-Ti passo a prendere e ti
faccio un po' di scuola guida
L'idea mi allettava: era
da un po' che non guidavo un due ruote, e fare l'esame così
a freddo
non sarebbe stata una bella cosa; ma c'era un piccolo problema..
-E se ti sfascio la moto?
Lo sentii ridere -Mi fido
di Robe' che ti ha fatto guidare fin ora
-Conosci Robe'?
-Tutti conoscono Robe' da
queste parti -rispose -l'ho presa con lui la patente
A questo punto decisi di
accettare -Ok -feci, e gli diedi la via; pensavo di dovergli dare
altre indicazioni, ma la conosceva già.
-A tra poco -mi salutò
D'accordo... ma era ancora
presto, cosa avremmo fatto fino alle 7?
Decisi che
l'improvvisazione sarebbe andata più che bene, e mi stesi
sul letto
cercando invano di riposarmi: ero troppo agitata e mi chiesi se sarei
riuscita a tenere il manubrio senza farlo tremare, con tutta l'ansia
che avevo.
In macchina avevo
ascoltato CD rilassanti, e il viaggio era trascorso tranquillamente,
ma in autostrada è diverso: l'autostrada è
dritta, senza semafori,
senza pedoni.. Dopo un po' che ripassavo mentalmente il codice
stradale, sentii il campanello di casa.
-E' per me -annunciai a
voce alta, alzandomi.
Ok, relax mi dissi
facendo un bel respiro.
Presi giacca e mantello,
mi assicurai che i miei fossero lontani dall'ingresso e andai ad
aprire
-Ciao -fece Dann con un
sorriso, e invidiai la sua espressione rilassata
-Ciao -risposi cercando di
assumere lo stesso tono e richiudendo la porta -Ecco l'ostaggio
-aggiunsi poi porgendogli il mantello
Lui lo prese e finse di
esaminarlo -E' in perfette condizioni
Sollevai un sopracciglio
-Perché cosa ti aspettavi?
-Ora devi riscuotere -e si
girò indicandomi una moto nera che mi fece quasi venire la
bava alla
bocca
-Tu... No. -feci scuotendo
la testa e indicando quel gioiellino -Non posso guidare quella
moto
-E perché?
-Perché è qualcosa di
divino -spiegai con occhi luccicanti- se solo la struscio, se..
-Dai, non succederà
niente! -mi interruppe -Ti ho portato un casco -aggiunse porgendomelo
-Oh -feci stupita -Come
facevi a sapere che non lo avevo? -e realizzai di non aver affatto
pensato a come avremmo fatto in due con un casco solo
Dann scrollò le spalle
-Hai detto che non avevi il mezzo, ho pensato che non avessi neanche
il casco
Sospirai, ancora indecisa.
-Hai già mangiato? -mi
chiese allora Dann
-In effetti no -risposi
portandomi una mano allo stomaco vuoto
-Allora prima ti porto in
un posto, e poi però, dopo mezzo chilo di spaghetti, non
avrai più
scuse
A pranzo insieme? Io e
lui??
-Dann..
-E' solo un piatto di
pasta -mi interruppe con calma, sapendo bene dove volessi arrivare. E
forse avrei dovuto piantarla: sapeva quali erano i miei limiti,
almeno fino ad allora li aveva sempre rispettati.. perché
preoccuparsi?
-..Ok -risposi infine, e
lui mi porse di nuovo il casco che stavolta presi.
Mi ressi alle maniglie,
facendo attenzione a non andargli addosso quando frenava; aveva un
guida fluida e sicura che mi faceva stare tranquilla.
Stavamo andando verso la
stazione; conoscevo il ristorante dove si fermò, si chiamava
La
Tortuga, ma non ci ero mai stata.
-Conosco il cuoco -mi
informò -è eccezionale
-E che cosa mi consigli di
prendere? -chiesi mentre ci sedevamo a un tavolo
-Scoglio -rispose senza
neanche aprire il menù
Mi fidai, e feci bene
perché quella pasta era talmente buona che mi sarei mangiata
anche
il piatto; Dann mi prese in giro per la mia voracità e io
allora lo
informai della macchia d'olio che aveva proprio sul colletto della
maglia.
-Stavo pensando a una cosa
-feci, quando le risate si furono esaurite -durante le nostre
telefonate di questa settimana ti ho parlato tanto di Roma, di quante
volte sono stata al Colosseo, di com'è bello passeggiare sul
lungo
Tevere con Lisa e Kath.. tu però non mi hai raccontato molto.
Lui scrollò le spalle
-Viareggio la conosci bene
-Che c'entra? -domandai,
sporgendomi leggermente in avanti sul tavolo e decisa a farmi dare
delle risposte da Mr. Mistero -Io ti ho raccontato di come sono le
mie giornate a Roma, ma tu di te mi hai detto poco e niente
-Bene -allargò le braccia
-Che vuoi sapere?
-Qualcosa, in generale
-A caso?
-Anche
Scrollò un'altra volta le
spalle e questo suo tenersi sulle sue fece aumentare ancora di
più
la mia curiosità -Vado spesso a fare surf dopo
l'Università
-rispose dopo qualche istante con noncuranza, come se fosse la prima
cosa che gli fosse venuta in mente
-Sul serio? -domandai in
ammirazione ..per lo sport, non per lui: io adoravo il surf!
Dann rise della mia
espressione -Non ti dovresti stupire, qui è una cosa
normale, lo
facciamo tutti
-Quindi lo fai anche
adesso, d'inverno
Annuì -Soprattutto
d'inverno: non c'è il rischio di andare addosso a qualche
bagnante e
il mare è quasi sempre mosso.
Avrei voluto chiedergli da
quanto lo facesse, ma fui interrotta dall'arrivo di qualcuno che
conosceva
-Dann! -esclamò un omone
a mo' di saluto, avvicinandosi; dal classico cappello, dedussi che
doveva essere il cuoco
-Hey, Greg -lo salutò
Dann
-Come mai da queste parti?
-chiese Greg tutto allegro
-Volevo far assaggiare a
Lally la tua cucina -rispose indicandomi
-Ciao, Lally
-Piacere -feci prontamente
porgendo la mano -Complimenti, lo scoglio è favoloso
-Allora spero che tornerai
presto -rispose lui, contento; poi si rivolse a Dann -Da quando
lavorate là non vi si vede più tanto spesso da
queste parti
Dann lavorava oltre a
studiare all'Università? ..Adesso capite cosa intendo dire
quando
dico che di lui sapevo veramente poco?
-Lo so -rispose Dann
-Prometto che dirò anche agli altri di venire più
spesso
-Ti prendo in parola, eh
-rispose -Due caffè e il conto? -chiese poi notando i nostri
piatti
vuoti
Dann insistette per pagare
tutto, ma io mi opposi e alla fine riuscii a pagare metà del
pranzo;
quando uscimmo, ovviamente, ne volevo sapere di più
-Dov'è che lavori? -gli
chiesi mentre tornavamo verso la moto.
Il suo sorrisetto
divertito mi incuriosì ancora di più -Non
indovineresti mai
Aggrottai le sopracciglia
-Dammi un indizio, Mr. Mistero
-Da Principe Focoso a Mr.
Mistero? -domandò sempre sorridendo
Io però mi bloccai: era
la prima allusione che saltava fuori riguardo quella sera. Non volevo
parlarne, non volevo che il costume della ballerina-squillo
attecchisse troppo alla mia pelle.. la pelle che il Principe Focoso
era riuscito a marchiare a fuoco, ma solo per
quella notte.
-Scusa -fece accorgendosi
del mio malumore; poi, vidi che mi porgeva di nuovo il casco -Guidi
tu -aggiunse, più rilassato e mi accorsi che eravamo
arrivati a dove
aveva lasciato la moto
-Come?
-La vuoi fare un po' di
pratica o no?
-Sì, ma..
-E allora infilatelo, dai
-mi esortò, sventolandomelo sotto il naso.
Ma sì, commentai
dentro di me: avevo l'occasione di guidare quella splendida
motocicletta, non valeva la pena sprecarla. Così mi
allacciai il
casco con determinazione, ricevendo uno sguardo soddisfatto da Dann.
Quando fummo in sella
tutti e due, diedi gas, e le fusa del motore furono qualcosa di
sublime per le mie orecchie; Dann mi dava indicazioni ed io, attenta
a rispettare il Codice, le seguivo.
-Dove stiamo andando di
preciso? -chiesi dopo un po' che risalivamo per il lungo mare
-Volevi degli indizi, te
li sto dando -rispose
-Quindi stiamo andando
dove lavori?
-Sì.. accosta qua
-aggiunse poi e, colta alla sprovvista svoltai bruscamente
-Ti mancava l'ultima
freccia, ma per il resto non hai nulla da temere -mi diede
allegramente il resoconto della guida.
-Davvero? Quindi tu mi
promuoveresti? -domandai slacciandomi il casco
-Certo -rispose
Non mi fidavo e
scandagliai a fondo il suo sguardo; lui non si oppose, né
accennò a
distogliere gli occhi dai miei. Non stava mentendo, era palese;
sorrisi e guardai verso la passeggiata
-Allora: qual è di
questi? -domandai osservando i negozi
-La strada -rispose
O avevo sentito male o era
un barbone travestito da studente universitario
-Cosa?
Dann rise della mia
espressione stupita, poi cominciò a spiegarmi -Lo vedi quel
negozio
di sport?
-Sì, lo Step Up
-risposi, ancora all'oscuro di dove volesse arrivare
-Ci ha assunti, a patto
che usiamo le loro scarpe per pubblicizzarle
-Ci ha? -chiesi -chi sono
gli altri? E comunque non ho ancora capito -riflettei -fate i
commessi con le loro scarpe firmate e immacolate per strada,
così
gliele sporcate?
Dann sghignazzò -Lo
sapevo che non avresti indovinato
-E' arrivata
l'intelligenza fatta persona -replicai, stizzita
-Ora ti faccio vedere
-fece allora levando le chiavi dal motore
Non riuscii a decifrare
niente dalla sua espressione misteriosa così, quando
entrammo nel
negozio, ancora non avevo la più pallida idea di cosa
aspettarmi.
Appena varcammo la soglia
vidi un ragazzo che stava sistemando degli articoli su uno scaffale:
era alto, magro e i suoi capelli biondi mi davano l'impressione di
averlo già visto.
-Sempre indaffarato -lo
canzonò allegramente Dann mentre ci avvicinavamo
-Hey è arrivato
l'ingegnere -replicò il ragazzo, accogliendo l'amico con lo
stesso
tono dopo avermi lanciato un'occhiata interrogativa
E finalmente capii dove lo
avevo già visto -Sei la Sanguisuga Sexy! -realizzai, troppo
in
fretta per bloccare la lingua; il ragazzo sollevò entrambe
le
sopracciglia senza riuscire a trattenere un sorrisetto stupito
-Sanguisuga Sexy e
Principe Focoso -commentò Dann divertito -Ci sai fare con i
soprannomi- gli risposi con un'occhiataccia
Comunque il vampiro parve
riconoscermi -Tu sei la ballerina amica della bambina
-Oh, almeno tu lo hai
capito il suo costume -commentai ripensando al grembiule di Lisa
-Si vedeva dal fiocco rosa
che non era un'infermiera -confermò lui compiaciuto
Feci uno sforzo per
ricordarmi il suo nome, che Lisa mi aveva accennato e finalmente mi
venne in mente: si chiamava Andrea!
-Be', felice di rivederti
-fece lui, amichevole -anche se con questi insulsi abiti quotidiani
sembriamo tutti così noiosi..
Risi della sua espressione
afflitta
-Andrea vive per il
carnevale -mi spiegò Dann
-E fa bene! -risposi, e
Andrea sollevò il pollice nella mia direzione -Comunque..
lavorate
qui? -chiesi poi rivolta di nuovo a Dann
-Più o meno -rispose
-Andrea lo fa a.. tempo pieno
-Sì -confermò lui -io
sono anche commesso
-Ma allora tu che fai?
-domandai a Dann, sempre più confusa
I due si lanciarono
un'occhiata e sogghignarono sotto i baffi
-Ti va una dimostrazione?
-mi chiese Dann
Non potevo immaginare che
rispondendo di sì, circa due minuti e uno stereo dopo mi
sarei
ritrovata in mezzo alla passeggiata a guardarli contorcersi a ritmo
di musica: break dance, ecco cosa facevano.
A parte il fatto che quel
tipo di danza l'avevo sempre adorata, Dann e Andrea ci sapevano fare
davvero: li ammirai per tutto il tempo dell'esibizione, assieme ad
una piccola folla che si era radunata attorno a loro e che ogni tanto
si scioglieva in qualche applauso.
Fra un passo e un altro,
talvolta Dann mi guardava, come a voler constatare se mi stesse
piacendo; quasi alla fine della musica, mentre Andrea era impegnato a
girare sulla sua stessa testa, venne verso di me e mi prese per mano,
cercando poi di trascinarmi in mezzo all'esibizione.
-No, Dann! -tentai di
bloccarlo, imbarazzata -Sei impazzito?
-Vieni, dai -mi spronò
-Non preoccuparti, non dovrai nemmeno fare mezzo salto -mi
assicurò
Decisi di lasciarmi
trascinare, chiedendomi cosa diavolo ci facessi in mezzo allo
spettacolo di due breakers.
Dann cominciò a farmi
fare dei passi tipici del valzer, una mano nella mia, l'altra
appoggiata sulla mia schiena.. proprio come la sera che ci eravamo
incontrati la prima volta. E, come quella sera, caddi naufraga nel
mare dei suoi occhi, che rimanevano concentrati nei miei, incuranti
dello spettacolo che probabilmente avrebbe dovuto portare a termine.
Risalii faticosamente
verso la mia mente, deglutendo e ritrovandomi a stringere leggermente
la sua spalla per il nervosismo
-Che c'è? -mi chiese,
essendosi accorto del mio stato d'animo
-Non capisco cosa c'entri
questo con Eminem -rivelai solo parte della verità,
alludendo al
sottofondo musicale del loro stereo.
-Aspetta, ci stiamo solo
scaldando -fece voltandosi leggermente verso l'amico, che ancora
piroettava a testa in giù -Non vorrai rubare la scena ad
Andrea
-Non mi permetterei mai
-risposi ricevendo un ghigno di riposta
-Ci siamo quasi -fece poi
lui -Pronta?
-Per cosa? -chiesi,
scorgendo Andrea che si rialzava fra gli applausi e gli
“ooooh”
generali; neanche un secondo dopo, Dann mi aveva sollevata, tenendomi
saldamente per la vita; non ebbi il tempo di rendermi conto di essere
in aria che mi rimise giù, con sveltezza ma anche
agilità e
delicatezza, per poi farmi fare una giravolta. A un tratto mi spinse
leggermente e temetti di cadere, quando poi mi resi conto che era
semplicemente un casché e che ero fra le sue braccia nello
stesso
istante in cui la canzone nello stero finì.
Il pubblico gradì e Dann
mi rimise in piedi senza curarsi dei loro applausi, ma continuando a
guardarmi con un sorriso sincero.
Non aveva solo dei begli
occhi.. il suo sguardo.. così limpido, così
trasparente e allo
stesso tempo così profondo. Uno sguardo che parla.
Quando mi resi conto di
avere ancora le mani sulle sue spalle, mi affrettai a fare un passo
indietro -Tu.. avevi detto che non avrei dovuto neanche saltare -gli
rammentai confusa, torturandomi nervosamente una ciocca di capelli
Rispose con una risata
-Infatti non hai saltato, ti ho sollevata io -precisò
-Quindi è questo che fai
-dedussi -balli con le loro scarpe per pubblicizzare il negozio
-Esatto -rispose divertito
-Dann?
Una voce estranea mi
ricordò che eravamo nel bel mezzo della via; la folla ormai
si era
dispersa, e Andrea stava riportando dentro lo stereo.. e poi era
arrivata questa ragazza: bionda, occhi scuri, almeno una quarta di
reggiseno e profumo spruzzato oltremisura.
No, decisamente non stava
cercando me.
-Juile, come mai da queste
parti? -le chiese Dann, e il suo sorriso non sembrò
così sincero
come quello che aveva riservato a me poco fa
-Io vado a parlare con il
tuo amico vampiro -decisi di uscire di scena
-No, aspetta Lally.. -sì
certo, se fossi stata una masochista desiderosa di farsi torturare da
una bionda gelosa avrei aspettato: Julie mi aveva lanciato uno
sguardo alquanto seccato, non appena avevo aperto bocca, figuriamoci
se fossi rimasta.
Li lasciai lì, e trovai
Andrea sulla soglia del negozio.
-Siete davvero forti -mi
complimentai
-Grazie -fece lui
compiaciuto -ormai è tanto che lo facciamo
-Come è andata con le
mance?
Lui fece una smorfia
-Siamo quasi al confine con i liguri: sono tutti tirchi da queste
parti! -risi divertita, quel ragazzo mi stava veramente simpatico
-Peccato che tu non abbia visto tutta la crew al completo -aggiunse
-Quanti siete? -volli
sapere allora, incuriosita
-Cinque -rispose con
fierezza -Quando io e Dann ci siamo conosciuti lui ballava con un
altro ragazzo e così mi sono unito a loro; poi siamo rimasti
noi due
e gli altri tre li abbiamo raccattati strada facendo
-spiegò,
guardando verso la passeggiata
-Ma avete sempre lavorato
qui? -Non li avevo mai visti lì davanti.. e uno spettacolo
del
genere non passa certo inosservato!
-No, prima ballavamo un
po' qua un po' là, per conto nostro; non si guadagnava molto
con le
mance volontarie -spiegò -Poi io ho lasciato
l'Università e mi sono
trovato questo lavoro -indicò lo Step Up
-E' stato Dann a
farsi venire l'idea di parlare col mio capo e proporgli quest'idea
del ballo; all'inizio era molto scettico, poi però abbiamo
deciso di
fargli vedere dei video delle nostre performaces, con la gente che
applaudiva e tutto il resto.. così alla fine ha accettato.
Certo,
abbiamo i loro orari e i loro tempi, ma almeno ci pagano bene e se
ogni tanto abbiamo voglia di improvvisare, come adesso, possiamo
farlo tranquillamente.
-Però -commentai
girandomi a lanciare a Dann uno sguardo di approvazione; stava ancora
parlando con la bionda, la quale gli lanciava grandi sorrisi.
-Dovresti vederci un
giorno -mi propose Andrea
-Mi piacerebbe -risposi
tornando a guardarlo -ma oggi riparto: vivo a Roma
-Sì, me lo ha detto
Dann.. ma tornerai prima o poi, no?
In quel momento, Dann e
Julie si salutarono e lui tornò verso di noi
Io e Andrea ci scambiammo
uno sguardo; quando si dice telepatia..
Appena Dann fu davanti a
noi, ci mettemmo uno di fronte all'altro prendendoci per mano
-Julie quanto mi sei
mancata! -esclamò Andrea
-Anche tu, Dann, davvero
troppo! -feci eco, con lo stesso tono melodrammatico
-Non ci lasceremo mai più!
-Per sempre insieme!
Dann seguì la scena con
sguardo allucinato, poi si riscosse -Ok, ok, adesso basta -fece
frapponendosi tra noi che ridevamo come matti
-La scena più o meno era
quella -ci giustificai -magari un po' esagerata, ma era così
-Io non ho detto “per
sempre” -ribatté Dann
-Infatti lei interpretava
Julie -mi difese Andrea
-Appunto! Grazie -feci
-Prego -rispose Andrea
-Va bene, basta voi due
-sentenziò Dann spingendomi fuori -Andrea, ci vediamo
-Come, me la porti via
così? Le avevo appena promesso che non ci saremmo lasciati
mai più!
Questo mi fece
scompisciare dalle risate mentre Dann scuoteva la testa alzando gli
occhi al cielo
-Ciao Andrea -lo salutai
mentre ci allontanavamo -è simpatico il tuo amico -commentai
poi,
ancora sorridendo
-Già -rispose, senza
celare minimamente il sarcasmo
-Ha detto che siete cinque
-Sì, ma gli altri oggi
non lavorano -rispose -Samuel e Leo hanno lezione a quest'ora
all'Università, mentre Ray sarà a suonare da
qualche parte
Stavamo camminando verso
il molo di Viareggio, senza accennare a tornare alla moto: ne fui
contenta perché un po' di relax prima dell'esame mi ci
voleva
proprio.
-Quindi tu studi, fai surf
e balli in una crew -riassunsi
-Invece tu non mi hai
ancora detto perché vivi a Roma
Trattenni uno sbuffo
irritato udendo quella domanda: quanto non sopportavo la gente che
non ascoltava!
-Sì che te l'ho detto..
-risposi mantenendo la calma e ripensando a quando glielo avevo
spiegato, qualche sera prima; comunque, non riuscii ad aggiungere
altro
-Lavoro di tuo padre, sì,
me lo hai detto -mi interruppe, smontando la mia seccatura; assunse
un'espressione divertita -Sei bravissima a riassumere la tua vita e
quella degli altri in cinque parole -commentò -ma quello che
volevo
sapere è perché poi non ti sei trasferita di
nuovo qua, quando i
tuoi l'hanno fatto. Voglio dire, si vede da come cammini che ami
Viareggio come pochi altri
-Da come cammino? -ripetei
senza capire
-Sì -rispose indicando
col mento la cima del molo, dove il sole si stava lentamente
immergendo nel mare -Ti senti a casa, sei a tuo agio e si vede
-aggiunse con semplicità, il blu dei suoi occhi impreziosito
da un
riflesso arancio intenso dovuto ai colori del crepuscolo.
Era vero, mi sentivo a
casa mia in quelle strade, in quel mare, in quella città, ma
era
strano che Dann se ne fosse accorto come se ce l'avessi avuto
stampato in fronte
Fece un sorriso -Arriviamo
in cima?
-Certo!
Chiacchierammo d'altro per
tutta la passeggiata ma, una volta arrivati in cima e seduti sugli
scogli, Dann tirò di nuovo fuori l'argomento -Sei molto
legata a
Kath e Lisa, vero?
-Certo, sono le mie
migliori amiche
-E sono anche il motivo
per cui vivi ancora a Roma
-Tombola -confermai. Dann
seguì il mio sguardo, che era posato sulla scritta che c'era
ormai
da tempo su quel molo: “Viareggio in te son nato, in te spero
morire” (FOTO)
-Secondo te chi l'ha
scritta? -gli chiesi visto che anche lui la stava guardando
Dopo un po' che Dann non
rispondeva, mi voltai verso di lui, e mi sorpresi di trovarlo
incupito -Che succede?
Questa mia domanda sembrò
come riscuoterlo dai propri pensieri e tornò a guardarmi
-Niente,
ero sovrappensiero
Tirai a indovinare -Julie?
-Cosa? ..no!
Risi -Nega pure, ma ho
visto tutti quei sorrisi!
Dann sbuffò, e si spostò
su un altro scoglio dando le spalle alla scritta -Stavamo solo
chiacchierando, tutto qui.
-Ha delle belle tette
-commentai, ancora una volta senza riuscire a frenare la lingua (ed
era già la seconda volta quel giorno!), un po' invidiosa
Dann storse il naso, per
niente stranito dalla mia uscita -Troppo grosse
-Cosa? -quasi non credevo
alle mie orecchie, era il primo uomo a cui sentivo dire una cosa
simile -Io pagherei perché madre natura me ne avesse fatto
un paio
simile!
-Le tue vanno benissimo
-rispose
-Davvero? -Domandai
stupita tastando la mia seconda
-Sì, sono giuste
-Il mio ex diceva sempre
che le avevo piccole
-Allora era un idiota
-sentenziò Dann, la faccia di chi ha appena sentito
un'assurdità
-primo perché non si dice una cosa del genere a una ragazza,
soprattutto se è la tua, e secondo perché non
è vero: stai
benissimo.
Queste parole mi fecero un
bell'effetto: aveva insultato Lorenzo e.. be', e mi aveva fatto un
complimento
-Grazie -risposi allora
-Prego -fece con un
sorriso
-Mi piace -me ne uscii
d'un tratto, gongolante
-Che cosa?
-Questo -risposi, cercando
di fargli capire -Stiamo qui seduti a parlare di Viareggio, di Julie
e delle mie tette in tutta tranquillità, nonostante quello
che è
successo al rione. Siamo due persone adulte, e mi piace questo fatto
che riusciamo a parlare, perché mi piace parlare con te -me
ne
accorsi in quel momento: per tutto il tempo che ero stata con lui,
ero stata bene, a dispetto dell'ansia che avevo provato prima di
vederlo
Dann fece una mezza
risata, assecondando con affetto la mia follia -E allora continuiamo
a parlare
-Sì -accettai di buon
grado
-I romani? -mi chiese
allora
-Come? -domandai
guardandolo storto
Lui rispose scrollando le
spalle -Tu mi chiedi di Julie, io ti chiedo dei romani
Be', in fondo eravamo due
adulti, lo avevo appena detto, e in più stavamo diventando
amici,
quindi perché non parlargli di Jo?
Gli raccontai di come mi
aveva chiesto di uscire la prima volta venendo a casa mia e anche le
due volte successive, tutte nel corso della stessa settimana
-E ti interessa? -mi
chiese
-Non lo so -risposi in
tutta sincerità -A te interessa Julie?
-Tette a parte? -domandò
-Tette a parte -risposi
divertita
-Non lo so -copiò la mia
risposta, poi si alzò -credo che tu fra poco abbia un esame
-constatò controllando l'orologio e mandandomi nel panico
-Porco cazzo, me ne ero
quasi dimenticata! -esclamai con molta finezza
balzando in
piedi -Quanto manca? Facciamo in tempo? Cavolo, sbaglierò
tutto! -mi
lamentai risalendo verso la passeggiata
-L'importante è non usare
il freno davanti -cercò di confortarmi Dann seguendomi
-Giusto -confermai come se
fosse una grande verità e non semplicemente l'ABC per
guidare una
moto -Guidi tu, vero? Io non ce la faccio -implorai
-Va bene -mi accontentò
-Ma tu stai tranquilla
-Come faccio?
-Per esempio, rallenta -mi
suggerì, e solo in quel momento mi accorsi che
più che camminando,
stavo facendo una marcia olimpionica; ritornai a un passo umano e
ascoltai Dann che aveva ripreso a chiacchierare. Mi lasciai distrarre
dalle sue parole, e alla fine, mi rilassai sul serio; forse avevo
appena trovato un amico eccezionale!
Comunque, adesso era
giunto il momento cruciale: l'esame.
°°°°°°°°°°°°°°°°
Capitolo abbastanza
lunghetto me ne rendo conto, ma non mi piaceva l'idea di spezzare a
metà la giornata di Lally e Dann.. saprete nel prossimo
capitolo se
la nostra beniamina ce l'ha fatta a prendere questa benedetta patente
;)
Nel frattempo avete visto
come i due stiano diventando pian piano amici, parlando l'uno
all'altra delle possibili infatuazioni (Julie e Jo) e delle proprie
abitudini; certo, è ancora presto perché possano
confidarsi i loro
problemi e le loro tristezze (come il motivo dell'improvviso
incupimento di Dann..), ma date tempo al tempo e arriverà
anche
questo! =)
Il negozio dove lavorano
Andrea e Dann l'ho totalmente inventato, prendendo ispirazione dai
film di Step Up! XD
A proposito, spero che
Andrea vi abbia fatto una buona impressione e che vi sia piacciano i
breakers ;)
Come sempre, grazie a chi
lascia recensioni e a chi segue la storia in silenzio e a chi l'hai
inserita fra le preferite o le seguite =)
Un bacione
a tutte, al
prossimo capitolo! ;)
Il molo di Viareggio
|
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Capitolo 5 *** Superman vs Kriptonite ***
CAPITOLO
5. Superman vs Kriptonite
Ripassando Kant in vista
della simulazione della terza prova, la mia domanda era sempre la
stessa: ma cosa diavolo avevano i filosofi nel cervello per partorire
inghippi mentali così assurdi?
Chiusi il libro con un
tonfo e, sgranchendomi la schiena dolorante, decisi che per quel
giorno avevo fatto abbastanza.
Non sapendo che ora fosse,
mi misi alla ricerca del cellulare, che avevo seppellito sotto il
cuscino: erano le cinque e avevo una chiamata persa. Corrugai le
sopracciglia, aspettandomi di trovare il nome di Kath o di Lisa, e
scoprendo invece con un certo disappunto che si trattava di Jo; dopo
un attimo di esitazione, lo richiamai.
-Sempre impegnata -esordì
dopo il secondo squillo
-Sempre a telefonarmi
-ribattei a tono
-Sono in zona -spiegò per
nulla intimorito -Ti va di fare due passi?
Guardai la scrivania, da
dove Immanuel Kant mi scrutava minaccioso
-Sì, va bene -mi
affrettai a rispondere, pur di non tornare a leggere gli scritti di
quell'uomo delirante
-Passo tra dieci minuti?
-Mmm.. Fai venti -risposi
cominciando a sfilarmi il sotto del pigiama con una mano sola
-Ok. A tra poco Lally
Mentre attaccavo, mi
accorsi che c'era qualcosa di storto: gliel'avevo data vinta troppo
facilmente, e non ero nemmeno tanto sicura del fatto che mi andasse
di uscire con Jo. Certo era però, che se fossi rimasta in
casa avrei
continuato a studiare, e questo sarebbe stato il colpo di grazia per
il mio povero cervellino.
Venti minuti non erano
un'eternità: jeans stretti e maglione, trucco al volo, denti
lucidati, spazzolata veloce ai capelli e..
DRIIIIIIIIIN!
Presi la giacca e aprii,
trovando Jo di fronte a me, che mi accolse con un sorriso tutto
denti.
-Allora, come ci si sente
da patentata? -mi domandò
Sorrisi, al ricordo
dell'esame superato oserei dire, egregiamente!
Ma questo piccolo
frammento di vita che mi tornò alla mente non riguardava
solo i
clacson, gli stop o i festeggiamenti dopo aver avuto la patente in
mano: c'era anche Dann, che mi prendeva in giro accanto alla mia
auto...
-Guarda che cavolo di
firma che hai fatto, non si legge nulla -diceva rigirandosi la mia
patente fra le mani
-Lo so, ma che ci posso
fare? Stavo letteralmente tremando -confermai ridendo -Non ci
credevo, pensavo fosse andato male
-Si vedeva che eri
nervosissima: ti toccavi di continuo i capelli -Dann sorrise e mi
passò quel rettangolino rosa che avevo bramato
così a lungo -Se
vuoi tornare a Roma in moto ti presto la mia
-No, credo che morirei
congelata con quasi 400 Km di autostrada
-Io resisterò benissimo
-affermò
Lo scrutai, colta di
sorpresa -E questo tempo al futuro vuol dire..?
-Che vorrei venire a
trovarti -rispose come se fosse la cosa più ovvia del mondo
-Sempre
che tu abbia intenzione di ospitarmi
-Io..
Io non sapevo cosa
rispondere in realtà: eravamo amici, e sotto questo punto di
vista
mi fidavo di Dann. Insomma sapevo che non era il tipo che inviti a
casa tua per poi ritrovarti rapinata il giorno dopo.. non era
invadente, e me lo stava dimostrando anche in quel momento,
attendendo pazientemente la mia risposta
Così, sollevai le
sopracciglia, poggiando una mano sul fianco per darmi importanza -Ho
un bagno solo, e dovrai aspettare che ci sia andata io prima di
metterci piede
Il suo sorriso fu
immediato -Promesso -assicurò alzando le mani in segno di
resa
-prima le donne
-Sulla mia TV non sono
ammesse noiosissime partite di calcio
-Il calcio mi piace
giocarlo, non guardarlo -rispose scrollando le spalle
-Non mi metto mai ai
fornelli e non ti aspettare che lo faccia in quei giorni
-Adoro la pizza al taglio
e il Mc Donald's -si risolse prontamente
-Dormirai sul divano
-Se è troppo disturbo, ho
un sacco a pelo avanzato dal campeggio
-Non starai più di un
fine settimana -aggiunsi, ignorando la sua battuta
-Per carità, gli ospiti
dopo tre giorni puzzano -commentò ridendo
Sospirai, avendo esaurito
le condizioni -Hai pensato proprio a tutto, eh?
Mi sorrise -A dire il vero
no, ma sono un uomo dalle mille risorse -si pavoneggiò
-Immagino già
la scena: tu che mi fai da Cicerone spiegandomi tutto del Colosseo
-Ma come?! -sbottai a
quelle parole -Possibile che siate tutti convinti che Roma sia solo
il Colosseo? Roma è tante altre cose: è l'Altare
della Patria, è
la Bocca della Verità, è il mercato a San
Giovanni, è via del
Corso..
-E allora potresti farmi
vedere anche tutte queste altre cose -mi suggerì
Feci una smorfia -Potrei,
sì -ripetei con l'aria di un affarista che sta valutando
un'opzione
-Potresti anche farmi
dormire in giardino, nel caso occupassi troppo spazio; magari nella
cuccetta del cane
-Non ho né giardino né
cane
-Allora in balcone
-Lì ti farebbero
compagnia i piccioni, e non te lo auguro proprio
-Allora non sei del tutto
senza cuore -dedusse con tono melodrammatico
-Ti sto aprendo la porta
di casa mia, ti sembro senza cuore?
Dann rispose con un tono
misterioso -Niente affatto
Quella sua affermazione mi
aveva fatto stranamente piacere, come del resto il messaggio che mi
aveva mandato la sera stessa mentre guidavo, di nuovo verso Roma, e
che avevo letto in Autogrill.
Sto
pensando a cosa dovrò mettere in valigia, ma è
davvero un'impresa
impossibile.. tu cosa ti porti di solito per affrontare le peripezie
della capitale?
Scuotendo la testa con un
sorriso, avevo digitato velocemente la risposta mentre ordinavo un
caffè al bancone del bar.
Ovviamente
la classica veste bianca con la corona di alloro; a te però
consiglio l'armatura di gladiatore con tanto di elmo e spada.. Ah e
non dimenticare la carrozza con i cavalli: è fondamentale!
Dopo neanche due minuti,
mi aveva già risposto
Mmh,
dubito che tutta questa roba ci stia sulla mia moto, sono preoccupato
soprattutto per i cavalli.. ma ovviamente per te questo ed altro ;-)
ps:
non stai guidando mentre mi rispondi, vero?
Sorrisi della sua premura
in quel post scrittum e, mentre rileggevo la prima parte del
messaggio, sollevai lievemente le sopracciglia, sorseggiando con
tranquillità il mio caffè
Sono
in un atuogrill con tanto di caffè fumante.. Per me? Ma non
venivi
per vedere le bellezze di Roma?
Digitai quelle parole
sperando che vi cogliesse la presa in giro, senza prenderle troppo
sul serio... ma la sua risposta mi spiazzò.
E
tu infatti sei fra queste.
Un attimo di panico;
rilessi quella frase più volte sebbene vedessi chiaramente
che sotto
c'era dell'altro testo. Ok, era chiaro che mi considerasse come
minimo.. carina, dato che al rione.. Però leggerlo
così a chiare
lettere fu diverso che immaginarlo. Metabolizzando quell'inaspettato
complimento, andai finalmente avanti a leggere.
E
tu infatti sei fra queste. Fatti sentire quando arrivi bella bimba
viareggina, che non sono tranquillo a saperti in autostrada visto
come guidi xD
Arrivata in fondo, avevo
la bocca spalancata dall'indignazione mista al divertimento
Decisi però di lasciare
la questione in sospeso anzi, di ignorarla del tutto, senza sapere
bene quale peso attribuire a quel complimento; solo due ore dopo,
quando parcheggiai sotto casa mia, gli inviai un altro SMS.
Sono
arrivata viva e vegeta e appena finisco di sfare la valigia mi metto
a nanna da brava BIMBA :-)
Mentre varcavo la soglia
del mio portone, con la valigia in mano, mi arrivò la sua
risposta;
mi stupii che fosse ancora sveglio, che avesse davvero aspettato che
arrivassi sana e salva a destinazione.
Alla
valigia puoi pensarci domani, riposati che sarai stanca. Buonanotte
bella bimba, fai sogni d'oro e ricordati che la tua Viareggio ti
aspetta.
-..Lavinia?
-Sì? -mi riscossi dai
miei pensieri, tornando a me e a Jo -Scusa, ero distratta; stavi
dicendo?
-Ho detto che mi ha fatto
piacere uscire con te -ripeté pazientemente
-Oh.. anche a me -risposi,
cercando di rivangare nella mente le ultime due ore per capire se
stessi dicendo la verità; impegnata a fare ciò,
non mi resi conto
che Jo mi sorrise e che, neanche un secondo dopo, fece un passo verso
di me e le sue braccia annullarono la distanza che c'era fra noi
spingendomi contro il suo torace.
Mi stava.. abbracciando?
Corrugai le sopracciglia,
e probabilmente dovevo avere ancora quell'espressione sbigottita sul
volto quando lui si staccò, perché
soffocò una risata più che
altro nervosa
-Dai, ci rivediamo -disse
allontanandosi di nuovo
-Sì -risposi sistemandomi
una ciocca di capelli dietro l'orecchio
Quando sei nervosa ti
tocchi i capelli
Il ricordo della voce di
Dann mi fece trasalire.
-Che ne dici di un invito
a cena in un posticino elegante?
A cena io e lui? Be', in
fondo era un po' che uscivamo a “passeggiare” in
qua e là, una
cena potevo anche concedergliela
-Emh.. sì, perché no
-risposi
Jo mi sorrise e mi sfiorò
un braccio -Allora ci vediamo domani a scuola
Non mi ricordavo più se
quello era il nostro terzo o quarto appuntamento; eravamo stati bene
tutte le volte e, anche se non ci eravamo spinti più in
là del
casto bacio sulla guancia, Jo mi aveva lanciato più volte
chiari
segnali di interesse. Ed era diverso passare un pomeriggio con lui,
stando attenta alle frecciatine (per evitarle o per lanciarne di
rimando, a seconda dei casi) piuttosto che con Dann, dove tutto
veniva spontaneo come fra due buoni amici deve essere. Era questa
differenza che mi aveva fatta arrivare alla conclusione che Jo fosse
realmente interessato, ma anche rispettoso nei miei confronti: di
fronte alla mia titubanza e il mio tergiversare, non aveva mai
provato neanche una volta a forzarmi rubandomi un bacio sulla porta
di casa.
Di tutte queste cose
parlai a Lisa e Kath il giorno dopo, mentre passeggiavamo con tre
frappuccini (cocco, banana e fragola) in mano
-Sì, è l'uomo dei tuoi
sogni -rispose Katherine annoiata -Ma Santo Cielo, ma vuoi mettere
tutto il bello dell'azione? Io credo che dovresti mettere da parte
tutta questa storia dell'attesa uguale rispetto e lasciarti andare un
po' di più, cara mia, anzi: molto di più
Sempre la solita Kath!
-Io invece avrei una
domanda -fece Lisa -perché non ti lasci andare?
Cos'è che ti
blocca? -lo disse con l'aria di chi è sicuro di aver
centrato il
nocciolo della questione
-Be' il fatto che non so
ancora se mi piace sul serio e se è una persona di cui ci si
possa
fidare -risposi tranquillamente sorseggiando dalla cannuccia
-Invece, di Dann ti fidi
tanto da invitarlo a Roma
-E' stato lui a
chiedermelo -precisai -e comunque siamo amici
-Ah, ora si dice così
-commentò Kath
-Secondo te viene per
vedere quanto è bella Roma? -le fece da spalla Lisa,
scettica,
sorseggiando il frappuccino con una delle sue sottilissime
sopracciglia che, sollevata com'era, le produceva piccole rughe sulla
fronte.
-Ragazze vi ho parlato di
Julie, no? -chiesi temendo di essermi scordata di raccontare loro
qualche pezzo, data la piega che stava prendendo la conversazione
-Ah, sì, la tettona
-minimizzò Kath -quella che non è
la sua ragazza
-Per lei non se li fa
quattrocento chilometri -sottolineò Lisa
-Perché vive a Viareggio!
E Dann vuole una viareggina, al massimo una lucchese.. ma non certo
con una romana -conclusi, e per me l'argomento era chiuso
-E infatti tu sei
viareggina -mormorò Kath, ma feci finta di non sentirla.
°°°
-E gli hai parlato del
fatto della distanza?
-No.. magari quando
proverà a baciarmi lo bloccherò e gliene
parlerò -risposi tenendo
la cornetta del telefono tra la spalla e l'orecchio, mentre mangiavo
uno yougurt alla fragola a cucchiaiate.
-Sì, devo dire che sarà
il momento più adatto -rispose Dann, e il suo scetticismo
attraversò
i chilometri giungendo al mio orecchio -molto romantico e molto
incoraggiante. Ma poi, scusa, siete in classe insieme, non lo sa che
sei toscana?
-Sì, ma non sa che passo
a Viareggio tutte le vacanze possibili e immaginabili -risposi con
uno sbuffo mentre mi alzavo per buttare il barattolino vuoto
-Allora ti conosce proprio
bene -ancora una volta il suo sarcasmo non si curò dei
confini
regionali
-Guarda che posso sempre
decidere di non ospitarti, attento a come parli -lo avvisai -e poi a
dire il vero, non so neanche se ho voglia di parlargliene -confessai
infine
-E cosa vorresti fare? -mi
chiese Dann -partire un giorno senza neanche avvisarlo?
-Il fatto è che non so
nemmeno se, ammesso che cominci qualcosa, duri fino a Pasqua
Ci fu un attimo di
silenzio dall'altra parte, e mi immaginai la fronte di Dann
incresparsi, le sopracciglia incurvarsi sopra i suoi occhi color
oceano
-E allora perché ti
preoccupi così tanto, se poi non ti importa?
-Io non mi sto
preoccupando -ribattei tornando a sedermi sul divano a gambe
incrociate
-Allora spiegami cos'hai
-fece lui, e capii che non mi stava più canzonando, il suo
tono era
serio, stava cercando di capire -Sei strana: dici una cosa, poi te la
rimangi, mi parli di Jo poi però dici di non volertelo
tenere
nemmeno fino a Pasqua.. non capisco.
-Non sono io che non me lo
voglio tenere -cercai allora di spiegare, prendendo a gesticolare
freneticamente con il braccio libero dalla cornetta senza quasi
rendermene conto -staremo un po' insieme, magari staremo pure bene,
ma quando entrerà in gioco l'argomento
“Viareggio” quindi
“distanza”, scapperà via a gambe levate
Sentii una specie di
sospiro mozzato dall'altra parte -Tu vuoi sempre programmare tutto
-fece Dann con impeto -ma le cose possono andare diversamente da come
le pensi tu, sai: le persone possono stupirti
Sollevai le sopracciglia
di fronte al suo ottimismo -Di solito sono le ragazze che vengono
accusate di vivere su una nuvoletta rosa, ma a quanto pare tu mi
batti
-Ma ti senti? Parli come
un dannato film americano -mi accusò Dann
-Io non sono..
-Se solo tu lasciassi a
qualcuno la possibilità! -mi interruppe -se solo tu almeno
ci
provassi a dare fiducia a qualcuno, non dico tanta,
ne
basterebbe un po'.. le persone possono stupirti -ripeté
ancora -ma
se tu tagli fuori tutti, l'impresa diventa impossibile anche con i
poteri di Superman: nessuno può fare miracoli
-Sto benissimo nel mio
gelido muro di kriptonite -risposi allora, riducendo gli occhi a due
fessure ed enfatizzando volontariamente in modo eccessivo le parole
-Nessuno sta bene dietro
un gelido muro -rispose, imitando il mio tono
-Io sì -affermai,
categorica -comunque basta parlare di Jo e di Superman. A che ora
arrivi venerdì?
Sentii un sospiro
rassegnato dall'altra parte, e fui grata a Dann perché
decise di non
insistere sull'argomento.
-Alle 19 e 30 a Termini
-rispose; alla fine aveva scelto di venire col treno perché
alcune
strade si erano gelate a causa dell'insolita ondata di freddo che
aveva investito in pieno il tratto fra Grosseto e Civitavecchia.
-Hai già fatto i
biglietti?
-No, ci vado domani dopo
l'università
-Allora vedi se il treno
ferma a Ostiense, che è più vicino a casa mia
-Ostiense -ripeté per
memorizzarlo -Ok
Era strano parlare di
queste faccende “ordinarie” dopo il discorso che
avevamo appena
fatto; forse perché ci aveva coinvolti sul serio, tutti e
due.. era
bello avere qualcuno che si interessasse così a me, e mi
sentii di
ricambiare
-Che dice Julie della tua
capatina a Roma? -domandai sorridendo sotto i baffi e arricciandomi
una ciocca di capelli fra le dita senza rendermene conto.
-Gelosissima -rispose, ma
capii subito che non era vero -Perché dovrei dirglielo?
-Bravo! -esclamai con un
tono di voce che diceva tutto il contrario
-Non è la mia ragazza -si
giustificò -è solo una conoscente, neanche troppo
stretta: non c'è
mai stato niente
-E tu invece sei un
ragazzo su cui si può fare affidamento -sempre sarcastica e
provocatoria
-Senti, muro vivente di
kriptonite -cominciò e mi scappò un ghigno -ti
stupiresti di quello
che riesco a fare quando tengo davvero a qualcuno
-Oh, immagino! Povera
Julie..
-Ti ripeto che non è la
mia ragazza
-A questo punto posso dire
solo che sono contenta per lei
Lo sentii ridere -Donna di
poca fede
-Kriptonica è l'aggettivo
giusto -lo corressi
-Certo
-Comunque -feci alzandomi
-Lunedì ho la simulazione della prova di matematica e visto
che
questo fine settimana ci sarai tu a rompermi le scatole, devo andare
a studiare adesso
-Bella la matematica
-Per te è facile parlare,
sei ingegnere! -ringhiai; Dann infatti aveva preso la laurea breve in
ingegneria e adesso stava facendo i due anni di specializzazione -ti
odio
Dann rise di nuovo
-Prometto di darti una mano, se vorrai
L'offerta non era male,
anche perché la mia situazione con la matematica era
abbastanza
critica, più o meno come quella di una giovane coppietta che
ha
deciso di sposarsi dopo pochi mesi per poi scoprire che la vita non
è
tutta rosa e fiori, anzi! Questo per dire che alle medie, quando il
massimo che veniva richiesto di fare era risolvere un'espressione, io
adoravo la matematica; ad oggi, indirizzo scientifico con cinque e
dico cinque ore settimanali di matematica, mi
maledicevo tutti
i giorni per quella scelta!
-Mi salveresti la maturità
-risposi infatti
-Sarò felice di farlo, e
almeno così non potrai dire che sono stato da te a scrocco
-Mi sembra un ottimo
scambio
-Perfetto! Buono studio,
allora
-Non lo sarà. Ciao, Dann
-Ciao, Lally -rispose con
voce dolce, forse compassionevole perché sapeva quello che
mi
aspettava aprendo quel libro.
A noi due, matematica!,
pensai chiudendo la chiamata e spostandomi alla mia scrivania per
aprire quel libro di pagine, scarabocchiate e consumate che
testimoniavano quante volte avessi cercato di comprendere
quell'incomprensibile alfabeto numerico.
°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°
Avete dovuto aspettare un
po' di più per questo capitolo, ma spero ne sia valsa la
pena!
Nel prossimo vedremo Lally
e Dann, diciamo... a stretto contatto.. e non
aggiungo altro!
Mwhahaha, le luci notturne di Roma fanno strani effetti!
Kath e Lisa sembrano già
aver capito qualcosa, ma sanno che devono andarci con i piedi di
piombo data la follia della loro amica neopatentata.
A proposito, spero che
abbiate gradito anche il flashback, con tanto di SMS aggiunti
all'ultimo minuto ;)
Fatemi sapere cosa ne
pensate, mi fa sempre piacere!
Un bacione a tutte voi!!
<3
Al prossimo capitolo!
|
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Capitolo 6 *** Urlando contro il cielo ***
CAPITOLO
6. Urlando contro il cielo
Ma quanta gente
scendeva a Ostiense? Stavo camminando lungo la banchina, facendomi
strada fra la folla e sbirciando attraverso i finestrini del treno,
ma non riuscivo a trovare Dann.
Il treno non poteva che
essere quello, Dann mi aveva avvisata a metà corsa che aveva
accumulato mezz'ora di ritardo, così ero andata in stazione
più
tardi; controllai un'altra volta il numero del binario, che era il 5,
quello giusto.
-Aspetti qualcuno?
Riconobbi la sua voce, e
mi girai già sorridendo -Soltanto se quel qualcuno non ha
una
valigia troppo pesante
-Scherzi? La porto da solo
-rispose lui, e vederlo di persona mi provocò una piacevole
sensazione di familiarità.
-Di solito quando si va a
prendere qualcuno alla stazione gli si portano le valige
-Sei una donna -replicò
indignato, come se l'ovvietà della cosa giustificasse il
fatto
-Questa è
discriminazione! -gli puntai contro il dito indice
-Protesta quanto ti pare,
giovane sessantottina, non ti lascerò portare la mia valigia
-concluse, tenendo il semplice borsone ben stretto sulla spalla.
-Ok, menomale perché non
te la volevo portare sul serio -confessai allora
Dann scoppiò a ridere -Lo
immaginavo. Come stai, Lally? -mi chiese con un sorriso tenero
Mi fece piacere il fatto
che me lo chiese, nonostante ci fossimo sentiti spesso anche quando
lui era ancora nella nostra Viareggio; camminavamo con
tranquillità
l'uno accanto all'altra -Bene -risposi -Tu?
-Affamato. Mac o kebab
stasera?
-A dire il vero ho delle
pizze che aspettano solo di essere scaldate
-Perfetto, non facciamole
aspettare, allora! -rispose e ci dirigemmo verso l'uscita
Conversammo
tranquillamente fino a casa poi, dopo avergli mostrato la mia stanza
e il suo divano letto, misi a scaldare le pizze
-Come sta Andrea? -gli
chiesi chiudendo il forno
-Bene -rispose lui,
stravaccato su una sedia; aveva appena finito di apparecchiare
nonostante gli avessi ripetuto più volte che avrei potuto
farlo io
-Mi ha chiesto della tua amica, Lisa
-Sul serio?
Non mi stupiva il fatto
che qualcuno avesse chiesto di Lisa ma del fatto che, solitamente, la
mattina dopo il rione non ci si ricorda minimamente i lineamenti di
chi si è incontrato. Be', io e Dann facevamo eccezione.. ma
la
nostra era tutta un'altra storia! Scoprii anche che parlare del
rione, di quella sera, non mi faceva più agitare tanto: ero
a mio
agio ormai, con lui.
-Mi ha chiesto se hai
intenzione di riportarla a Viareggio, una volta tanto
-continuò Dann
-a quanto pare hanno chiacchierato parecchio
In quel momento il forno
suonò; levai le pizze e le portai in tavola. Mentre
mangiavamo, Dann
mi fece morire dalle risate, raccontandomi di un tizio che gli si era
seduto vicino sul treno e che non aveva smesso un attimo di parlare,
raccontandogli tutta la sua vita e annoiandolo a morte.
Commentando che di gente
strana ce n'era parecchia, sparecchiai insieme a lui; lo osservai poi
stiracchiarsi la schiena mentre sbadigliava
-Sei stanco -non era una
domanda, anche perché era normale che lo fosse dopo il
viaggio
-Un po' -confermò
-stamattina avevo lezione presto
-Dai, spaparanziamoci
davanti alla TV -proposi allora
-Aspetta! -mi fermò
andando a recuperare il borsone che aveva lasciato in salotto -Ho
portato una cosa
-Che cosa? -chiesi
incuriosita
Lui non rispose e frugò
per un po', finché non tirò fuori un DVD -Ta
daaaaa -fece
porgendomelo
Dovevo immaginarlo! Lessi,
ma avevo già visto la grossa S in primo piano: Superman!
-Mi hai portato il DVD di
Superman?! -chiesi divertita
-Sarà una storia che
sentirai molto vicina -mi assicurò strizzandomi l'occhio
-Scemo -lo apostrofai con
affetto -Però voglio guardarlo
-Ok, tanto è una storia
che adoro
-Vieni -e lo condussi in
camera mia, dove c'era l'unica piccola TV di tutta la casa, dotata
anche di lettore DVD.
Dann lo inserì e spense
la luce mentre io mi sedevo sul letto; nella penombra, mentre sullo
schermo scorrevano i primi titoli, gli feci cenno di sedersi accanto
a me, dove avevo sistemato il cuscino in modo che facesse da appoggio
alle nostre schiene.
Dann, che evidentemente
aveva visto quel film almeno trecento volte, minacciava di
raccontarmi le scene successive, e alla fine ingaggiammo una vera e
propria lotta fra la mia mano che andava a tappargli la bocca e i
suoi pizzicotti; dopo un po' però smise, finché
non lo sentii più.
-Ti sei arreso? -gli
chiesi dopo circa un quarto d'ora di film visto in pace; lui rispose
poggiando inavvertitamente la testa sulla mia spalla. Mi girai a
guardarlo, interdetta e stupita e fu allora che mi resi conto che si
era addormentato; sorrisi intenerita, e abbassai lievemente il volume
chiedendomi se non fosse il caso di spegnere del tutto
Magari tra un po' si
sveglia pensai, e così continuai a guardare il
film.
Mezz'ora dopo Dann si
mosse leggermente, finendo col mento più giù
della mia spalla; i
suoi capelli mi facevano solletico al collo e dubitavo che in quella
posizione tutta storta potesse stare comodo. Così, tentai di
spostarlo di nuovo sopra la mia spalla ma, temendo di svegliarlo,
alla fine rinunciai e decisi invece di appoggiarlo sul mio petto. Ok,
così aveva la faccia fra le mie tette ma tanto dormiva! E
poi
almeno, stavamo comodi tutti e due.
Mentre Superman stava
facendo a botte con non so chi, mi ritrovai ad accarezzare i capelli
di Dann: erano morbidi e folti, ed era piacevole immergervi la mano.
Alla fine del film,
dormiva ancora beatamente e io non me la sentii di svegliarlo;
allungai nuovamente il braccio fino al telecomando, stavolta per
spegnere tutto. Eravamo solo io e Dann, nel buio della mia stanza, ma
non ero agitata: lo so, la maggior parte di questo lo dovevo al fatto
che Dann dormisse profondamente.. ma eravamo amici, no? E non
c'è
niente di strano se due amici dormono insieme.
Mi rilassai e chiusi gli
occhi, aspettando che il sonno avvolgesse anche me. A proposito di
avvolgere: cominciavo a sentire freddo senza coperte, così
strinsi
di più Dann, usandolo come una specie di termosifone umano e
avvicinando le gambe alle sue, fino ad intrecciarle.
Non più di così mi
raccomandai un attimo prima di sprofondare nel mondo dei sogni.
°°°
-Lally
-Mmh..
-Lally, svegliati
-No -boffonchiai
-Ok, allora continua a
dormire
Un attimo. Con chi stavo
parlando? Le coperte non parlano, specialmente non con questa voce
dolce. Mi ricordai in un lampo di Dann e di Superman e aprendo gli
occhi e mi resi conto di essere stesa sul mio letto, Dann in piedi
accanto a me, che mi guardava con un sopracciglio alzato
-Buongiorno -disse
sorridendo
-Cosa.. -poi mi ricordai
improvvisamente che era sabato -Che ore sono? -domandai saltando su,
il groviglio cespuglioso di capelli immediatamente al seguito.
-Rilassati -fece lui
bloccandomi -ho staccato la sveglia, ma ti ho chiamata alla stessa
ora: fai in tempo ad andare a scuola -tirai un sospiro di sollievo
-Però dormivi talmente che bene che mi è
dispiaciuto svegliarti
-Ti avrei fucilato se non
lo avessi fatto -risposi togliendomi le coperte di dosso
-Delicatissima anche di
prima mattina -commentò lui; allora mi resi conto di quanto,
a
differenza dei miei capelli spettinati, lui sembrasse fresco come una
rosa
-Da quanto sei in piedi?
-Da un po' -rispose -ti ho
preparato la colazione
La colazione?? Lo guardai
ammirata, ma allo stesso tempo mi sentii in colpa: era mio ospite
-Dann..
-Devo pur ricambiare
l'ospitalità in qualche modo, no? -mi bloccò lui
-e che
ospitalità.. -aggiunse poi a mezza bocca dandomi le spalle
per
tornare di là
-Aspetta -feci seguendolo
-che vuoi dire?
Lui si voltò a guardarmi
e il suo sorrisetto compiaciuto non presagiva niente di buono
-Be'.. diciamo che ho
dormito proprio bene -affermò, ma sapevo che non mi stava
dicendo
tutto; lo esortai con lo sguardo a proseguire, finché non
roteò un
attimo gli occhi per poi sputare il rospo; sembrava si stesse
divertendo tantissimo -Ho fatto molta fatica stamattina per alzarmi
senza svegliarti: mi tenevi stretto come un peluche
Ma certo! Mi ero
addormentata con Dann addosso; se mi ero risvegliata sepolta nelle
coperte era perché doveva avermele messe lui, quando si era
alzato.
Quando si era alzato dalle
mie tette.
-Sei tu che ti sei
addormentato così! -mi difesi con troppa enfasi e lui
scoppiò a
ridere non appena capì che avevo realizzato -Se ti ho
stritolato è
stato solo perché avevo freddo -specificai a testa alta
-Un po' di colpa ce l'ho,
per essermi addormentato così di botto -si scusò
poi
-Non fa niente, mi ha
tenuto compagnia Superman -risposi scrollando le spalle -e poi
è
normale essere rincoglioniti dopo 3 ore e mezzo seduti su un treno
-conclusi per poi superarlo, diretta in bagno
-Mi hai dato del
rincoglionito -mi fece notare
-Proprio così!
°°°
-..e dal 2007 è una delle
sette meraviglie del mondo moderno -conclusi fieramente la mia
esposizione.
Dann era rimasto per tutto
il tempo con il naso all'insù, alternando occhiate verso di
me
mentre ammirava il Colosseo.
-E ci credo -commentò
-Guarda che roba!
Come d'accordo, Dann era
venuto a prendermi fuori scuola. Ormai era scesa la sera e con essa,
il monumento sembrava ancora più spettacolare; mi aveva
chiesto lui
di lasciarlo per ultimo, proprio per non perdersi questo effetto,
mentre per tutto il giorno avevamo visitato chiese e monumenti fra i
più importanti di Roma. Mi aveva stupito, conoscendo molte
delle
opere che avevamo visto e sapendomi dare nozioni sia su di esse che
sugli artisti: devo dire che ero rimasta affascinata da tutte le cose
interessanti che sapeva (merito del mio amore per la storia
dell'arte), e anche dal modo che aveva di spiegarle, facendomi
scovare particolari di un quadro che non avevo notato o rifiniture
particolari della veste di una statua. Si vedeva che l'argomento
piaceva anche a lui, e mi ritrovai a fargli molte domande a cui
rispose con piacere e pazienza.
Adesso eravamo lì davanti
da circa dieci minuti e gli avevo riassunto tutto quello che sapevo
sul Colosseo (ok, lo ammetto: avevo guardato qualcosina su Wikipedia,
perché sapevo che era la cosa che gli interessava di
più a Roma, e
quindi volevo essere preparata!).
-Di' la verità, hai fatto
i compiti a casa -fece Dann dopo un po' che osservava in silenzio
quel pezzo di storia
-Cosa? -mi finsi
disinvolta -No di certo, non mi metto a studiare solo per fare un
favore a te
Lui però mi guardò e
ghignò e capii troppo tardi perché: mi stavo
arricciando una ciocca
di capelli.
-Accidenti a te, Dann!
-esclamai imbarazzata togliendo la mano a razzo e voltandogli le
spalle per tornare alla mia macchina
-Guarda che è una cosa
bella -fece lui rincorrendomi -L'apprezzo molto
Lo guardai con la coda
dell'occhio -Ammettilo però, sono stata veramente brava
-Una perfetta guida
turistica -confermò- per ringraziarti, guido io
Quella sera cenammo al Mc
e, mentre divoravo con gusto il mio Crispy, mi venne un'idea: -Ti va
di andare al Vittoriano?
Dann corrugò le
sopracciglia -Cos'è?
Strabuzzai gli occhi;
nessun essere umano doveva venire a Roma senza essere stato almeno
una volta sulla cima dell'Altare della Patria.
Circa un'ora dopo eravamo
lì e guardavamo Roma dall'alto: gli indicai San Pietro, via
Nazionale, il Colosseo e tutto ciò che riuscivo a
riconoscere.
-E tu vivi qua tutti i
giorni -commentò, come a dire che possedevo una fortuna
inestimabile
-Già -il mio tono suonò
irrimediabilmente amaro mentre concentravo lo sguardo sul Colosseo;
potevo vedere con la coda dell'occhio che Dann si era girato a
guardarmi e, dopo un po', si avvicinò e mi passò
un braccio sulle
spalle. Lo lasciai fare.
Una delle città più
belle del mondo, la capitale d'Italia: una fortuna viverci, a meno
che tu non sia nato da un'altra parte, a meno che la tua vita non si
sia sdoppiata, a meno che qualunque scelta farai, dovrai sempre
rinunciare a qualcosa.
Contrassi la mascella e mi
strinsi di più a Dann
-Stai bene? -mi chiese lui
preoccupato, e solo allora mi accorsi di essere sull'orlo delle
lacrime.
Non ne avevo mai parlato
con nessuno: non ne potevo parlare con le mie migliori amiche
perché
non avrebbero capito la mia titubanza, non potevo parlarne con la mia
famiglia per paura di deluderla.. ma con Dann potevo parlarne e non
solo perché era estraneo alla faccenda, ma anche
perché, a
differenza di quando ci eravamo conosciuti, adesso lo sentivo
veramente vicino, non solo con il corpo.
Perciò, scossi lentamente
la testa -Io non so cosa fare -confessai
Sollevai lo sguardo e vidi
che mi guardava perplesso, ma anche serio e attento -A proposito di
cosa?
Chiusi gli occhi, per
vedere se dirlo così faceva meno male
-L'Università. Tutti mi
chiedono se ho intenzione di frequentare La Sapienza o Pisa, se
voglio vivere a Roma o a Viareggio; me lo chiedono tutti, e me lo
chiedono continuamente.
Tranne Dann; Dann non me
lo aveva mai chiesto, gliene stavo parlando adesso di mia
volontà. E
dirlo ad occhi chiusi non aveva fatto meno male, ma almeno ne stavo
parlando con qualcuno che non fosse la mia mente stessa, anzi; ne
stavo parlando con un amico, un amico disposto ad ascoltare e ad
aspettare i miei tempi, come mi dimostrò quello che disse
dopo
-Quindi è per questo
-mormorò infatti, stringendomi la spalla su cui aveva
poggiato la
mano
-Che vuol dire “quindi è
per questo”? -domandai stupita
-Durante i fuochi di
chiusura, e adesso -spiegò e mi ricordai di come mi era
rimasto
vicino quella sera, mentre io ero sull'orlo del pianto; ma adesso era
diverso, perché se allora la sua vicinanza non mi aveva
fatto né
caldo né freddo, adesso ero contenta che fosse lì
con me in quel
momento, che non mi lasciasse sola -è per questa domanda
Dann aveva già intuito
allora che ci fosse qualcosa che non andava, ma aveva deciso di non
mettermi fretta, lasciandomi tutto il tempo di cui avevo bisogno per
fidarmi di lui e parlargliene.
Annuii -Mi rimbomba nella
testa. Tutti sono certi della mia risposta: mamma e papà
sono
convinti che sia impaziente di tornare con loro, come lo sarebbe ogni
brava figlia degna di questo nome costretta a vivere lontana da casa.
Kath e Lisa invece considerano ovvia e scontata la risposta: sono
rimasta qui per loro in questi ultimi due anni mentre i miei erano in
Toscana, e continuerò sicuramente a farlo come ogni brava
migliore
amica che si rispetti dovrebbe fare. Tutti danno per scontato cosa
risponderò
-E tu? -mi chiese allora
Dann con vigore -Tu cosa vorresti davvero? Questo te lo sei mai
chiesta invece di continuare a pensare a quello che gli altri
vogliono da te?
Sospirai scuotendo la
testa -Io.. io non so cosa fare -ripeti
-Nessuno ti considererà
una pessima amica o una pessima figlia se scegli di fare ciò
che
vuoi
-Sì invece -lo corressi
staccandomi e appoggiandomi alla ringhiera -e mi ci sentirei anch'io
Dann mi guardò incredulo
-Credi davvero che la tua amicizia con Kath e Lisa si rovinerebbe per
questo, che non sia abbastanza forte da superare un confine
regionale? O credi che i tuoi ti vogliano così poco bene da
non
appoggiare quella che sarà la tua scelta di vita?
Le sue domande mi
suscitarono nuove riflessioni -Io.. io sarei la vecchia più
felice
del mondo se al mio fianco ci fossero le mie migliori amiche: una
vita passata assieme, sarebbe fantastico! ..Ma io amo Viareggio e non
vorrei vivere in nessun altra città, per quanto bella possa
essere
-feci indicando quel panorama mozzafiato, quasi con rabbia -E ho una
paura indescrivibile -aggiunsi con la voce strozzata, confessandomi
ancora di più, aprendomi ancora di più
nell'intimo di quello che
era il mio dilemma quotidiano
-Lally..
-Che succede se prendo la
decisione sbagliata? -gli domandai voltandomi verso di lui, quasi
come fosse colpa sua -Cosa succede se sbaglio tutto? Io non voglio
rinunciare a niente, non voglio perdere le mie amiche ma nemmeno le
mie radici.. come faccio?
La mia voce si era andata
via via spegnendo e capii che di lì a poco non ce l'avrei
più fatta
a trattenere le lacrime.
-Lally.
-Cosa faccio se me ne
accorgo troppo tardi? Cosa racconterò alla mia famiglia o a
Kath e
Lisa? E se..
-Lavinia -fece allora con
decisione prendendomi per le spalle e guardandomi dritta negli occhi
-Qui non si tratta di scelta giusta o scelta sbagliata
-cominciò,
tenendomi stretta; il mio sguardo era incatenato al suo, e mi accorsi
che avevo un disperato bisogno delle sue parole, di qualcuno di cui
mi fidassi che potesse ascoltarmi e aiutarmi -Qui si tratta di
ciò
che vuoi tu, di come vuoi costruire il tuo futuro. Se sceglierai di
vivere qui avrai i tuoi pomeriggi con Kath e Lisa, ma ricordati che
potrai sempre tornare a Viareggio tutte le volte che vorrai, dai tuoi
genitori, dalla tua famiglia; non sarà come viverci, ma
farai il
bagno nel nostro stesso mare
Questo fatto, a cui non
avevo mai pensato, mi fece sorridere, a dispetto della prima lacrima
che mi rigò la guancia.
-E la tua città sarà
sempre lì ad aspettarti, stanne certa -continuò
poi, la voce che
d'un tratto sembrava una carezza, come la mano che passò
delicatamente sulla mia guancia per asciugarla -Qualunque orizzonte
sceglierai di guardare la sera, al tramonto, dalla tua finestra,
sarai sempre la benvenuta da noi -sorrise facendo una piccola pausa
-Se invece sceglierai Viareggio, le tue amiche forse all'inizio non
ti capiranno, ma da tutto quello che mi hai detto, la vostra amicizia
è talmente forte che è impossibile finisca
così: vi terrete in
contatto, farete a turno nel venirvi a trovare alla fine del mese,
magari a volte vi potreste incontrare a Grosseto che è a
metà
strada, o a Civitavecchia così tu non paghi..
Questa volta mi sciolsi in
una risata, seppur amara e, mentre abbassavo il viso, sentii Dann
prendermi fra le braccia
-Qualunque scelta tu
faccia -soffiò fra i miei capelli -la tua famiglia, le tue
amiche e
tutte le persone che realmente ti vogliono bene, un modo per starti
vicine lo troveranno sempre
Anche tu? Avrei
voluto chiedere d'impulso, ma mi costrinsi a non farlo per evitare di
creare imbarazzo: non volevo che mi lasciasse, volevo stare fra le
sue braccia ancora un po'.
Mi strinsi contro il suo
petto -Lo pensi sul serio? -mi limitai a chiedere; le mie dita
stritolavano i lembi della sua felpa
-Ne sono convinto
-rispose, e sentii la sua mano calda accarezzarmi i capelli -Non devi
aver paura, e soprattutto devi tenere a mente che questa scelta non
cambierà ciò che sei
Sospirai forte, sentendomi
più leggera dopo tanto tempo che quella faccenda mi
consumava in
silenzio: adesso non ero più sola
Appoggiai la testa sulla
sua spalla, la fronte contro il suo collo, e lo sentii strusciare il
mento leggermente pungente di barba sulla mia tempia, a mo' di
carezza. Il lento su e giù del suo torace mi rilassava e il
suo
respiro caldo mi arrivava fra i capelli in quella notte piuttosto
fredda.
Ancora qualche istante
stretti l'uno all'altro, poi lo sentii prendermi la mano che tenevo
sulla sua spalla e stringerla, mentre con quell'altra mi cingeva
ancora la vita; mi allontanai leggermente per lanciargli uno sguardo
interrogativo. Lui rispose sollevando le sopracciglia trascinandomi
con sé mentre faceva un passo indietro, due di lato..
-Cosa stiamo facendo?
-domandai
-Shht -rispose lui -rovini
l'atmosfera -mi ammonì facendomi fare una giravolta
-No -feci ridendo e
capendo all'improvviso -Stiamo ballando il valzer?! Come al rione..
-Esatto!-sorrise- E questo
è un pezzo molto famoso
-Ma se non c'è la musica!
-When it’s black,
take a little time to feel around -canticchiò
facendomi ridere
di nuovo
-James Morrison? -domandai
-Fai sul serio?
-Dai, canta -mi esortò
-No, non mi metterò a
cantare sulla cima del Vittoriano -protestai divertita da quanto
suonasse pazza e tremendamente invitante quell'idea
-Say those words, say
those words like there’s nothing left -continuò,
stavolta a piena voce, guardandomi
Continuai a ridere mentre
mi facevo guidare da lui in quel balletto improvvisato: devo dire che
sia come breakers sia come ballerino normale non se la cavava per
niente male.
Esaltata dalle nostre
risate, decisi lasciarmi trascinare e di unirmi a lui.
-Open up, open up your
heart to me now!
Dann mi ascoltò poi
intonammo insieme, quasi strillando -Let it all come pouring
out,
there’s nothing I can’t take
Risi come una matta quando
Dann mi prese per mano e, mentre con i piedi continuavamo a
improvvisare risolvendoci in un passo che somigliava di più
a quegli
esercizi di step che fanno fare in palestra, con le mani battevamo il
tempo, sgolandoci sulle parole, come se tutta la città, che
avevamo
di fronte in tutta la sua sensualità notturna, dovesse
sentirci.
And if
there’s love just feel it,
and if
there’s life we’ll see it;
this is no
time to be alone, alone
..YEAH!
Il
modo in cui Dann pronunciò (anzi, urlò) quello
“yeah” mi fece
ridere talmente tanto che non riuscii più a cantare; Dann
aspettò
che mi calmassi un attimo, poi, prendendomi il viso fra le mani,
concluse il ritornello, stavolta però sottovoce, senza
nemmeno
canticchiare: -I won’t let you go
Mi sorrise, mentre io lo
guardavo senza sapere cosa dire; ripensai al testo della canzone,
proprio quel testo che Dann aveva scelto..
probabilmente aveva
iniziato a cantare il primo che gli fosse venuto in mente,
però era
sorprendente come quelle parole sembrassero dipingere alla perfezione
il quadro della nostra situazione..
-Non ti lascerò Lally
-ripeté, stavolta nella nostra lingua -Non sei sola
Infatti.. if there's
love just feel it, if there's life we'll see it. Continuai a
guardarlo, momentaneamente senza parole.
-Ci accomodiamo? -mi
domandò divertito e, mentre le sue mani scivolavano via dal
mio
viso, i suoi polpastrelli mi accarezzarono dolcemente la pelle; io
annuii e ci sedemmo a terra
-Credi che ci
arresteranno? -gli chiesi poi, per alleggerire quella leggera
tensione.. tensione che si era creata in me, perché lui era
tranquillissimo.
Dann scrollò le spalle
-No, siamo troppo bravi, al massimo ci mandano a un talent show
Risi di nuovo e lui si
voltò verso di me, gli occhi azzurri che non avevano niente
a che
vedere con la fredda austerità del ghiaccio: erano uno
sprazzo di
cielo, erano gocce cristalline rubate al mare di Viareggio, erano..
erano gli occhi dell'uomo che avevo baciato, tante sere prima sotto
la pioggia.
Tornai di scatto a
guardare verso le mie ginocchia, scossa dalla prepotenza con cui quel
ricordo era tornato a insistere per essere rivissuto. Ma non era
possibile, non volevo...
-Non pensarci, ancora -mi
sussurrò Dann
Ovviamente fraintesi.
-Non ci stavo pensando
-risposi troppo in fretta e troppo concitata, per poi capire che si
riferiva a ciò di cui avevamo parlato prima che riuscisse
inspiegabilmente a distrarmi
La sua fronte si arricciò
alla mia risposta, e mi affrettai a parlare di nuovo
-Come.. come ci sei
riuscito? -domandai
Lui sorrise -A distarti?
-Sì
Sollevò le spalle, lo
sguardo davanti a sé -Con il ballo mi distraggo, mi estraneo
da
tutto il resto.. me l'ha insegnato un mio amico, Michele -aggiunse, e
i suoi occhi si abbassarono per un momento, mentre la mascella si
contrasse impercettibilmente, ma non abbastanza da sfuggire ai miei
occhi -ho pensato potesse funzionare anche con te
-Be', ha funzionato
-affermai sorridendo e lui annuì -Chi è?
-Chi?
-Questo Michele -precisai
-uno della crew?
Non l'avessi mai detto. Se
lui era riuscito a farmi sorridere quella notte, io ero riuscita a
farlo incupire, se non addirittura innervosire
-Tempo fa lo era -rispose
con l'aria di chi ha voglia di parlare di tutto meno che di questo
-Perché lo dici con
questa faccia? -domandai
-Perché mi fai tutte
queste domande? -sbuffò improvvisamente, alzandosi di scatto
-Volevo solo sapere perché
ti sei rabbuiato di colpo -risposi seguendolo interdetta
-Non ti riguarda
Strabuzzai gli occhi
sbalordita: non aveva mai usato quel tono con me, né mi
aveva mai
guardata in quel modo. Non con rabbia o disprezzo, no: semplicemente
mi stava guardando come.. un'estranea. Una persona da tenere fuori.
Questo mi feriva, e tanto
anche: decisi di tentare ancora.
-Tu mi hai ascoltata
quando io ti ho raccontato di me, e vorrei che anche tu..
-Hai deciso tu quando e
come farlo -mi interruppe, capendo dove volessi arrivare - io non ti
ho forzata, quindi tu non forzare me, per favore
Era calmo, il suo tono di
voce era sin troppo piatto: qualsiasi cosa provasse in quel momento,
me la stava nascondendo.
In fondo però non aveva
tutti i torti: amicizia vuol dire anche saper rispettare l'uno i
tempi dell'altro. Quindi, per quanto non mi facesse piacere vederlo
così, avrei dovuto aspettare che fosse lui a decidere se e
quando
parlarmi di cosa lo angosciasse così tanto; intanto
però, nessuno,
nemmeno lui, mi avrebbe impedito di stargli vicino come potevo.
Perché a lui ci tenevo.
Così feci un passo avanti
e, per il suo stupore, lo abbracciai; come mi aspettavo lui rimase
fermo, rigido come una statua, ma io sapevo esattamente cosa dire.
-Va bene -cominciai -fa'
pure il duro quanto ti pare, Dann. Ma sappi, e questa è una
minaccia, che nel preciso istante in cui deciderai di tirar fuori
qualunque cosa tu ti stia portando dentro con così tanta
fatica, io
sarò lì. Ci sarò, Dann e tu non potrai
impedirmelo, che ti piaccia
o no -decretai senza ammettere repliche.
Lui rimase ancora qualche
istante immobile, in silenzio, poi, finalmente, sentii le sue braccia
avvolgermi la schiena.
-Scusami -sussurrò -sono
un cretino
-Lo so -risposi e lui fece
una mezza risata fra i miei capelli.
Non so quanto restammo lì,
con la capitale ai nostri piedi, in uno spettacolo di luci talmente
pittoresco che sembrava di essere in un dipinto.
-Sei congelata -constatò
Dann dopo un po', a bassa voce, mentre strofinava le mani sulla mia
schiena cercando di riscaldarmi -Andiamo a casa?
Annuii -Sì
Dann guidava in silenzio,
e io osservavo le luci scorrere fuori dal finestrino come un film. Si
fermò ad un semaforo e sentii il suo sguardo addosso per
qualche
istante; quando mi voltai verso di lui, aveva già ripreso a
guardare
oltre il parabrezza.
Arrivammo a casa e lo vidi
sgranchirsi la schiena come aveva fatto la sera prima -Ma che ore
sono? -mi chiese
-Le due -risposi con uno
sbadiglio
-Ecco perché tutto questo
sonno -commentò allora stropicciandosi il volto.
Da bravi bambini, andammo
a lavarci i denti, sgomitando per entrare entrambi nello specchio;
poco dopo, fiera nell'indossare il mio pigiamone, gli augurai la
buonanotte
Dann, che stava sistemando
un cuscino, si voltò a guardarmi e scoppiò a
ridere -Sei bellissima
con quella giraffa! -commentò indicando il cartoon
dell'animale che
campeggiava al centro di quel pigiama
-La comodità prima di
tutto -ribadii mentre si avvicinava
Sorrideva, non solo con
ironia, ma anche con tenerezza -Dormite bene tu e la tua giraffa
-commentò fermandosi davanti a me; con delicatezza, mi fece
sollevare sollevare il mento con un dito e si chinò per
baciarmi..
sulla guancia.
-Buonanotte -sussurrò
ritraendosi; era stato un bacio leggero, lieve, eppure dolcissimo.
Dopo qualche istante di
sbigottito silenzio da parte mia, mi accorsi che forse era opportuno
che gli rispondessi -'Notte Dann -riuscii a balbettare, guardando
quegli occhi azzurri un'ultima volta, prima di voltarmi e raggiungere
la mia stanza; solo quando chiusi la porta ricominciai a respirare.
Quella sera però, fino a
un secondo prima di addormentarmi non riuscii a levarmi dalla testa
la consapevolezza che Dann era lì, e dormiva solo a due
porte di
distanza dalla mia camera.
°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°
Capitolo dedicato a tutte
quelle persone, amici o amiche, che sanno stare accanto a noi nei
momenti difficili, quando più ne abbiamo bisogno, che sanno
ascoltarci e confortarci; quelle persone che con poche semplici
parole o anche “solamente” con la loro presenza ci
fanno stare
meglio; quelle persone che farebbero di tutto per strapparci un
sorriso, e quelle per cui noi faremmo di tutto. Quelle persone per
cui vale la pena di vivere, insomma =)
So che probabilmente nella
realtà non capiterebbe mai di poter cantare e ballare sul
Vittoriano
senza che nessuno se ne accorga, ma concedetemi un po' di fantasia!
Il titolo della storia,
come ormai avrete capito, viene proprio dalle parole di Dann, quelle
parole che hanno saputo confortare Lally, canzone compresa (a
proposito, se vi interessa si chiama I won't let you go
di
James Morrison); ovviamente non è scelta a caso (e anche per
decidere quali versi prendere ci ho messo parecchio), ma Lally questo
ancora non lo sa ;)
Sa però che anche Dann ha
qualcosa che lo tormenta ma, da brava amica, ha deciso di rispettare
i suoi tempi come lui ha fatto con lei.
Il capitolo è un po' più
lungo del solito, ma questo mi è servito appunto, per far
avvicinare
i protagonisti; resta ancora una domenica da passare insieme, ma non
scordatevi di Jo..
Un bacione grande a tutte
voi, ci vediamo nel prossimo capitolo =D
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Capitolo 7 *** Il vaso di Pandora ***
Capitolo
7. Il vaso di Pandora
Chiusi
soddisfatta il
libro di matematica -Sei assunto
-Per
cosa? -chiese Dann
-Ripetizioni
-risposi come
se fosse la cosa più ovvia del mondo mentre mi alzavo
sistemando il
libro sullo scaffale -ho capito, ho fatto gli esercizi e il tutto in
meno di un'ora; anzi, ripensandoci, ti va di venire alla
maturità
con me?
Lui
rise -Vuoi che mi
camuffi da studente liceale e ti passi il compito?
-Esatto!
Magari però, è
meglio se ti vesti da studentessa: sarebbe più divertente
vederti in
gonnella
Scosse
la testa -Scherzi a
parte, non ti serve il mio aiuto: devi solo fare un po' di pratica
poi ti sarà tutto più facile
Della
serie “può ma non
si applica”.. Dio solo sa quante volte avevo provato ad
applicarmi
a quell'arte oscura della matematica! Sbuffai -Certo che voi
ingegneri sapientoni siete proprio antipatici! -mi lamentai e, mentre
lui rideva, mi suonò il cellulare
-E'
Katherine -annunciai
un attimo prima di rispondere -Pronto?
-Esci
con Jo e non ci dici
nulla! -esordì, e capii dal tono con cui mi
aggredì saltando ogni
convenevole, che era infuriata marcia.
-Kath..
-No
dico, da Simonetta lo
siamo venute a sapere, Simonetta!
Simonetta
era una nostra
compagna di classe che, a suo tempo, aveva cercato di entrare nel
nostro trio, ma senza successo: non si trattava di cattiveria, solo
che la nostra amicizia era tutta nostra, bastata sui nostri
caratteri.. personale, unica! Da allora comunque, Simonetta ci aveva
sempre odiate
-Lo
so, ve lo avrei detto,
è che.. -è che l'arrivo di Dann mi aveva impedito
di pensare ad
altro e mi ricordai con un sussulto che la cena con Jo era fissata
proprio per quella domenica sera.
-C'è
Dann lì con te,
giusto? -l'astuta Kath aveva capito
-Sì
-Ma
tanto stasera riparte
quindi tutto ok: di giorno il viareggino, di sera il romano
-Kath!
-la ripresi
alzandomi e allontanandomi da Dann per paura che potesse sentire; lui
mi lanciò uno sguardo perplesso
-Mi
ci fai parlare?
-Con
chi?
-E
con chi secondo te? Con
Dann!
Scherzava?
-Assolutamente
no -risposi categorica
-Dai,
gli devo solo
chiedere un favore
-Un
favore?
-Per
te
-Per
me?
-Ma
vuoi ripetere tutto
quello che dico o magari me lo passi?
Sbuffai,
non sapendo cosa
fare: cosa diavolo voleva Kath da Dann? E poi per me! Avevo una
discreta paura ma d'altronde, come dice Battisti, “lo
scopriremo
solo vivendo”, così..
-Vacci
piano -mi
raccomandai infine, chiedendomi quanto me ne sarei dovuta pentire
Tanto,
rispose una
vocina dentro di me mentre passavo il telefono a Dann, ma avrei
compreso solo in seguito l'entità di quel
“tanto”.
Dann
mi guardò un attimo
sorpreso, ma prese la cornetta senza fare storie
-Kath!
-la salutò come
fosse una vecchia amica, nonostante non l'avesse più vista
dal
Carnevale e non ci avesse mai parlato; lo osservai attentamente
mentre si susseguivano “mmh-mmh”, segno che Kath
stava parlando a
raffica
-Va
bene -disse infine
Dann -Quando?
Lo
guardai interrogativa,
ma lui rispose con un sorrisetto -Te la porterò, puoi
contarci.. Ok,
a dopo -attaccò e mi porse il cellulare -Ti saluta -disse
soltanto,
oltrepassandomi per andare in salotto
-Mi
saluta? -ripeti
seguendolo senza sapere cosa pensare: mi stavano tenendo all'oscuro
del loro piano diabolico! ..perché ero sicura che ne
avessero uno
-Ma cosa ti ha detto? Dov'è che mi devi portare?
Dann
sollevò le
sopracciglia, senza promettere nulla di buono -E' una sorpresa
°°°
-Mi
piace -commentò Dann
-Io
continuo a dire che è
troppo semplice -replicò Kath strusciandosi il mento con le
dita
-Mica
la porta al ballo
delle principesse -si aggiunse Lisa -secondo me questo va benissimo
-Concordo
-la appoggiò
Dann
-Scusate..?
-Seguivo la
scambio di battute impotente, in attesa che magari qualcuno si
degnasse di chiedermi cosa ne pensassi io, che avevo indosso quella
roba che stavano giudicando
-Non
capite proprio
niente! -esclamò Kath, ignorandomi come fossi trasparente
-Io so
dove la porterà Jo stasera, e questo non è adatto
-Ma
allora perché glielo
hai fatto provare? -domandò Dann
-E'
stata Lisa a prenderlo
-spiegò Kath
-E'
semplice, ma non
troppo, ed è anche abbastanza elegante -si
giustificò la bionda
-Ma
tesoro, sono jeans!
Non può andare in jeans
-Ascoltatemi!
-esclamai
allora più forte, guadagnandomi finalmente l'attenzione di
tutti
-Non potreste dirmi dove andrò stasera, così
posso scegliere da
sola?
-NO!
-urlò Kath; una
ragazza appena uscita dall'altro camerino le lanciò
un'occhiataccia
-Assolutamente no!
Sbuffai
rassegnata
lasciandomi cadere sulla poltroncina; Dann rise di questo mio
comportamento, e io resistetti con fatica all'istinto di strozzarlo.
-Su,
forza! -mi spronò
Kath ritirandomi su, quasi di peso -Torna dentro e provati
quest'altro
Mi
lasciò un vestito
tutto fucsia, troppo fucsia fra le mani -Questo? -domandai incerta
misurandone a occhio e croce la “lunghezza” -Per
Jo? -domandai
arricciando il naso -Usciamo da poco
-Questo
accelererà i
tempi -commentò Dann a bassa voce facendo ghignare Kath
-Guarda
che ti ho sentito!
-lo informai
-E'
proprio quello che
pensavo io -gli rispose la mia amica, come se non avessi parlato -per
questo gliel'ho dato! Avanti Lally, entra in quel camerino
Lanciai
un'ultima occhiata
turbata a quell'abito: non avevo problemi con le minigonne che anzi,
mi piaceva portare, solo mi sembrava troppo presto e troppo forzato
da indossare quella sera con Jo.
-Io
intanto vado a
cercarti qualcos'altro nel caso non ti piacesse -annunciò
Kath
dileguandosi
-Dittatrice!
-la insultai
a mezza bocca facendo ridere Lisa -E tu non mi stai aiutando -feci
notare all'altra mia amica
-Hey,
io avevo votato per
i jeans e la camicetta che hai addosso
Mi
guardai di nuovo allo
specchio, trovando perfetto quell'abbinamento: non troppo elegante,
non troppo provocante.. il giusto.
-Cos'ha
quel vestito che
non va? -mi chiese Lisa
Sospirai
-Se mi metto una
cosa del genere -feci, sventolandolo per aria -è per
attirare
l'attenzione
-E
tu non vuoi attirare
l'attenzione di Jo? -chiese Dann, guardandomi a fondo
Bella
domanda.
-Vabe',
io vado a
provarmelo -decisi, senza rispondere -ma voi aiutatemi a fermare
Kath.. vi prego! -implorai
Dann
e Lisa si scoccarono
uno sguardo
-Mi
sembra un'impresa
impossibile -commentò lui mentre lei annuiva con espressione
grave
Così
rientrai nel
camerino più che rassegnata e mi infilai a malincuore
quell'abito:
era bello, non c'erano dubbi, ma fin troppo audace per quella serata.
Scoprii anche la vertiginosa scollatura che prima non avevo notato, e
cercai invano di tirarne i lembi per ridurla almeno un po'. Mi
guardai allo specchio con ritegno e attesi qualche istante prima di
uscire; dai picchi acuti della sua voce, capii che Kath era tornata
Con
un unico e secco
movimento del braccio scostai la tenda del camerino; tre teste si
voltarono verso di me.
FOTO
Ero
consapevole della
lunghezza (si fa per dire) di quel vestito, ma anche delle mie gambe,
che non erano poi così male.. e l'espressione di Dann me ne
diede la
conferma.
Trattenni
un sorrisetto:
ok, eravamo amici, ma lui era pur sempre un uomo e io una donna, ed
era appagante vedere l'effetto che gli stavo facendo in quella mise.
E ricordai il suo apprezzamento per i miei seni, ora praticamente in
bella mostra, che aveva giudicato “giusti”.
-Questo
è quello che
cercavo -disse Kath, ma stava guardando Dann e non me -Jo
farà più
o meno la stessa faccia -assicurò tutta soddisfatta mentre
si
riprendeva la sfilza di capi di abbigliamento che mi aveva appena
portato: evidentemente, aveva deciso che quello era il vestito
perfetto
-Quindi
mi avete usato
come cavia -fece Dann, fingendosi indignato mentre distoglieva lo
sguardo tenuto a lungo su di me
-Ovviamente
-rispose Kath
mentre cercava di non far cadere tutto quel malloppo di roba (ma dove
l'aveva trovata?) tenendola in precario equilibrio sulle braccia
-Aspetta,
ti aiuto -la
soccorse Lisa
-Voi
maschi avete un
pessimo gusto quando si tratta di abbigliamento -proseguì
Kath,
atteggiandosi a grande esperta -ma se si tratta della minigonna
giusta, avete tutti la stessa reazione
Dann
aggrottò la fronte
-Non dai una bella immagine
-Che
vuoi da me? Sei tu
che sei nato maschio -rispose scrollando le spalle per poi andare a
riporre quei vestiti negli scaffali, aiutata da Lisa -Stasera
sarà
una serata di baci! -annunciò ad alta voce mentre si
allontanava.
Alzai gli occhi al cielo: Kath era incorreggibile, e ovviamente non
si curava del fatto che l'avesse appena sentita tutto il negozio.
-Quindi
questa sarebbe la
minigonna giusta -commentai guardandomi ancora allo specchio
-Io
direi più che sono le
gambe giuste -rispose Dann sollevando le sopracciglia
Mi
voltai a guardarlo -E'
un complimento?
-Se
vuoi
Sorrisi,
tornando al mio
riflesso -E questa sarà una serata di baci.. -ripensai alle
parole
di Kath -l'ultimo che ho baciato sei stato tu
Vidi
Dann nel riflesso
dello specchio deglutire e contrarre la mascella ma non gli diedi
peso, anche perché ciò che mi disse quando si fu
ripreso mi
rassicurò a proposito della nostra amicizia -Ti assicuro che
su quel
fronte non hai niente di cui preoccuparti
Sorrisi
-Non mi stavo
preoccupando -precisai -Non so nemmeno se ci baceremo sul serio.. era
un pensiero. Comunque grazie -aggiunsi soddisfatta
Lui
rispose con un cenno
del capo.
-Ah,
quasi me ne
dimenticavo -dissi poi avvicinandomi a lui; controllai che Lisa non
fosse all'orizzonte prima di proseguire -Tieni -dissi passandogli un
foglietto che avevo estratto dalla tasca dei miei jeans
Dann
lo guardò un attimo
perplesso -Un numero di telefono?
-E'
di Lisa -risposi -per
Andrea
Sollevò
un sopracciglio
-E tu sei diventata un'agenzia di incontri?
Scrollai
le spalle -Lascia
stare, conosco i miei polli: da quando mi hai detto che Andrea aveva
chiesto di lei, ho ripensato a quello che ci aveva raccontato Lisa
quella sera sotto le coperte, di come avevano parlato.. sembrava
affascinata. Tu daglielo, non si sa mai cosa potrebbe accadere
Lui
annuì, ancora
divertito -Ok. Credo proprio che ti ringrazierà
Quando
tornarono Lisa e
Kath, mi cambiai, pagai il vestito (-Porca miseria, Kath, io ti
uccido! Costa un occhio!-) e poi pranzammo tutti insieme in un
ristorantino; le mie amiche salutarono Dann che tornò a casa
con me
per fare la valigia
Mezz'ora
dopo, eravamo in
stazione di fronte al suo treno, fermo ma pronto per partire.
-Ora
tocca a te -se ne
uscì lui
-Che
cosa? -domandai
-Venire
a trovarmi
-Tra
poco è Pasqua
-risposi contando mentalmente -ma non ho intenzione di
“inventarmi”
altre vacanze, sono in quinto
-Lo
so -rispose lui e
colsi un lampo di rassegnazione nei suoi occhi, come se quella
risposta avesse significato qualcosa per lui; poi, con il treno che
già fischiava, Dann lasciò cadere il borsone a
terra e mi
abbracciò.
Quando
me ne resi conto,
ero già fra le sue braccia
-Ciao,
bimba -sussurrò
Sentivo
le sue mani sulla
schiena: erano calde, grandi, ed era piacevole sentirvisi avvolta.
-Ciao..
-risposi, ancora
un po' scossa, posando le mani sulle sue spalle.
Prima
di staccarsi mi
strinse per un attimo più forte e io respirai il profumo di
quell'abbraccio chiudendo gli occhi senza neanche rendermene conto;
quando lo guardai di nuovo, lui sorrise, lasciandomi andare
definitivamente, e recuperò il bagaglio saltando sul vagone
Cercando
ancora il mio
sguardo, mi disse: -Grazie
Feci
una smorfia, come a
dire che non mi doveva ringraziare e, in quel momento, le porte si
chiusero.
Le
partenze alla stazione
mi avevano sempre messo tristezza; perciò non restai a
guardare, non
mi misi a correre lungo la banchina. Semplicemente, girai i tacchi e
me ne sgattaiolai nel sottopassaggio, incapace di non lasciarmi
prendere dalla nostalgia.
Non
si trattava di Dann,
non si trattava di quell'abbraccio.. si trattava dei treni in
generale.. credo.
Vai
alla stazione con una
persona e torni a casa senza: non è una bella cosa.
Mentre
uscivo, ancora
turbata, sentii vibrare il telefonino, segno che mi era arrivato un
messaggio.. da Dann.
Non
piangere troppo, ci rivediamo presto ;-)
Risi
scuotendo la testa:
ma quanto era bravo a fare l'idiota!
Eppure,
un leggero
bruciore agli occhi c'era..
°°°
-Te
l'ho già detto che
sei bellissima?
-Sì
Jo, è la quinta
volta -risposi annoiata svuotando in un solo sorso il mio bicchiere
di acqua liscia rimpiangendo che non fosse un superalcolico.
La
serata era andata bene:
il vestito mi consentiva a stento di stare seduta ma, in quel posto,
fin troppo elegante e snob per i miei gusti, non davo nell'occhio
dato che tutti gli uomini (compreso Jo) erano in smoking e le donne
avevano vestiti più o meno dello stesso stile del mio. Non
mi faceva
sentire a disagio l'abito, dunque, ma Jo, che se mi avesse ripetuto
un'altra volta che ero bella, sarebbe stato linciato!
Va
bene un complimento, va
bene la galanteria.. ma lo zucchero e i confetti no.
Lui
rise -Scusa, non me ne
sono reso conto. Vuoi che chiediamo il conto?
-Sì
-risposi controllando
l'orario; il giorno dopo avrei avuto la simulazione di matematica e,
anche se Dann mi aveva spiegato l'argomento, volevo essere riposata
per evitare stupidi errori di distrazione.
Anche
Jo l'avrebbe avuta,
era in classe con me.. ma a lui importava molto meno.
Comunque,
mi riaccompagnò
a casa in macchina, accostando sotto al portone
-E'
stata una bella serata
-mi disse
-Sì
-risposi -è stata
carina
-Sai..
mi trovo bene con
te -esordì e, immediatamente, mi tornarono alla mente le
parole di
Kath: serata di baci -e penso che per te sia lo stesso visto che
continui ad accettare i miei inviti
Capendo
dal suo sguardo
che doveva essere una battuta, mi sforzai di fare un sorriso, che
tuttavia uscì tirato e sghembo
-Quindi
pensavo che magari
potremmo vederci più spesso
-Più
spesso di cinque ore
al giorno? -gli chiesi riferendomi alla mattina a scuola, e lui rise
-Più
spesso nel senso che
mi piacerebbe darti un bacio, proprio adesso
Ecco,
appunto.
Lo
guardai sporgersi
lentamente verso di me, e a quel punto capii: io ero il vaso di
Pandora.
Quando
uno si porta dietro
un vaso, non si immagina di certo che la prima volta che lo
aprirà,
succederà un casino; mentre Jo mi baciava e io rispondevo,
lui non
immaginava minimamente che casino fosse la mia vita, tra valige,
autostrada, il vivere un po' qua un po' là e una scelta da
prendere.
Magari
in qualche film la
mia situazione sarebbe stata considerata romantica, o addirittura
poetica: l'eterna viaggiatrice che non ha ancora scelto la sua meta
finale.
Per
me faceva schifo e
basta.
Intendiamoci,
io adoravo
Viareggio e adoravo le mie amiche romane, ma più passava il
tempo e
più la cinghia che avevo annodata allo stomaco si stringeva:
ogni
giorno di più mi sentivo con l'acqua alla gola, senza
però sapere
cosa fare.
Baciare
Jo non mi salvava
dall'annegamento, non risolveva i miei problemi, ma nemmeno ne
causava altri, perché non comportava chissà quale
coinvolgimento
emotivo: non appena avesse aperto il vaso, sarebbe scappato via, lo
sapevo benissimo. Solo che a volte (in quel momento come al rione di
febbraio) avevo bisogno.. avevo bisogno di ricordarmi di essere una
persona che poteva comportarsi normalmente, magari anche attraente,
affascinante..
Perché
Lorenzo aveva
buttato giù tutte le mie speranze. Tutte.
Jo
si staccò con un
ultimo bacio a stampo e mi sorrise -Sei bellissima
Oh,
Gesù!
°°°°°°°°°°
Io vi avevo avvisate: mai
sottovalutare Jo!
Probabilmente starete
tramando piani diabolici contro di me dopo che nel capitolo
precedente sembrava quasi che Lally e Dann..
Ma ogni cosa a suo tempo!
Questa con Jo per ora sembra essere “una cosa
così”, ma chissà
come si evolverà, se in meglio o in peggio... spero vi sia
piaciuto
il vestito di Lally, ci ho messo un po' a sceglierlo, volevo qualcosa
di un po' eccentrico per farvi capire in che razza di posto l'avesse
portata Jo!
Ringrazio kia_85,
LaNana e
Alessionix per aver aggiunto la storia fra le preferite e Celeste93,
Leuzza, Adrienne Sunshine, rodney, t3s0r4, TVD forever Delena,
myllyje, sciona e SophieSHIVER per averla aggiunta fra le
seguite!
Grazie di cuore a chi
lascia recensioni e grazie anche a chi legge in silenzio!
Un bacione a tutte e...
buon inizio estate! =D
|
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Capitolo 8 *** Aquiloni che non sanno volare ***
Capitolo
8. Aquiloni che non sanno volare
Jo
era un bravo ragazzo;
ok, non andava molto d'accordo con i libri ma non fumava, non si
drogava e non beveva. Eravamo usciti spesso in quei giorni, e avevo
imparato a conoscerlo un po' meglio.
Aveva
una cultura
stratosferica sui videogiochi ma, se trovava un documentario
interessante, era capace di appassionarvisi (o almeno, così
diceva).
Il
suo problema era la
monotonia. Non monotonia di abitudini, quella ce l'abbiamo un po'
tutti ed è anche salutare; monotonia nel modo di fare, nei
discorsi,
persino nei baci..
Ma
se stai bene con una
persona non sono proprio queste le cose che inizi ad apprezzare di
lei? Le sue abitudini, il suo modo di fare, i suoi discorsi, i suoi
baci?
Kath
minimizzava i miei
problemi etichettandoli come “seghe mentali
inutili”; era
contentissima di questa mia “conquista” come lo
chiamava lei,
anche se sosteneva che nel week-end con Dann mi sarei dovuta
“dare
da fare” anche con lui, come lei si stava dando da fare con
un
tizio che la riempiva di telefonate.
-E
Nicola? -aveva chiesto
Lisa -Il tuo ragazzo.. perché te te lo ricordi che hai un
ragazzo,
vero?
-Simpatica
-aveva risposto
Kath ironicamente, arricciando il naso -Nicola sa tutto e gli sta
bene così
Tuttavia
il suo tono nono
mi aveva convinta -Cos'è che non ci stai dicendo? -le
domandai
infatti
Kath
sbuffò verso l'alto,
e i riccioli indomabili le volarono via dalla fronte -Va tutto bene,
ok? So come gestire la faccenda
-Quale
faccenda?
-Nicola
è distante
-rispose lei,e si capiva che soffrisse più di quanto volesse
dare a
vedere -O si è stufato di me, o fra le sue ragazze ne ha
incontrata
una candidata ad essere l'amore della sua vita -spiegò con
disgusto
malcelato
Io
e Lisa ci scambiammo
un'occhiata -E menomale che non ti importava di lui..
-commentò Lisa
-Infatti
è così -si
riprese Kath -Solo mi dà fastidio il fatto che possa aver
incontrato
qualcuna che gli faccia perdere la testa più di me
-Benvenuta
nel club
-commentai -sai, in media almeno una volta nella vita succede a tutti
-Sì,
ma che palle! -si
lamentò, come una bambina che aveva perso il suo giocattolo
preferito
Lisa
invece non aveva
commentato molto su Jo, così un giorno, vedendola parecchio
pensierosa mentre le raccontavo della mia ultima uscita con lui, le
domandai esplicitamente cosa ne pensasse
-Penso
che forse hai
ragione quando dici che è un bravo ragazzo -rispose -ma non
credo
che sia il tipo da prendersi impegni
-Che
vuoi dire?
-Da
quanto mi hai detto,
non si impegna in altro se non nei videogiochi. Non si impegna nella
scuola e non si impegna a trovare un complimento migliore o
quantomeno diverso da “bellissima”
-Be',
ognuno è fissato
con le sue parole -replicai -Io ultimamente sono fissata con
Pandora..
-Già,
quando hai
intenzione di parlargliene? -mi chiese incrociando le braccia; avevo
parlato alle mie amiche dell'immagine del vaso che mi era comparsa in
mente mentre Jo mi baciava la prima volta (“molto dolce e
molto
attinente”, aveva commentato Kath)
-Non
lo so -risposi -Non è
importante
Lisa
scosse la testa
-Certo che sei strana. Dann lo hai sentito?
Trasalii
per quel brusco
cambio di argomento -Che c'entra Dann?
Lisa
sollevò le
sopracciglia -Te lo devo dire io?
Rimasi
sorpresa da
quell'allusione, per niente velata, secondo la quale per Lisa ci
fosse qualcosa tra me e Dann -Tu non eri parecchio entusiasta quando
gli ho lasciato il numero dopo il Carnevale; ora invece sembra che mi
stia spingendo fra le sue braccia
-Non
ero contenta perché
non lo conoscevo -spiegò -pensavo fosse il solito cretino
che si
incontra ai rioni e che ti volesse solo prendere in giro. Non pensavo
che fosse capace di guardarti come ti guarda ..e non fare quella
faccia perché è vero. Lui è il tipo
che trascorre un fine
settimana intero, a casa di una ragazza loro due da soli, a pochi
metri dalla sua camera da letto, senza pretendere niente; ha
attraversato due regioni per venire da te..
-Ora
non esagerare: se l'è
fatta in treno, mica a piedi
-Ecco,
è questo il tuo
problema -fece Lisa, puntandomi l'indice contro e fissando gli occhi
nei miei, per essere certa di avere tutta la mia attenzione -ti
lamenti della monotonia e della banalità di Jo, ma
nonostante questo
la accetti. Da Dann invece pretendi sempre il massimo e, se lo fa,
vuoi ancora più del massimo: perché, Lally? -mi
interrogò con
fervore -Hai paura?
-Ma
paura di che?!
-sbottai, rimpiangendo che non ci fosse Kath, in grado di deviare la
conversazione su altri argomenti. Ma forse neanche Kath mi avrebbe
aiutata: tutte e due le mie amiche sembravano fare il tifo per la
nascita di una relazione fra me e Dann, cosa ovviamente improponibile
-Di qualunque cosa tu stia parlando, io non ho paura e soprattutto
non pretendo il massimo proprio da nessuno!
-Sì
invece -insistette
Lisa -pretendi che Dann faccia l'amico, nell'infinita attesa che tu
prenda una decisione riguardo voi due. Ma siccome hai paura di
prenderla, ti rifugi tra le braccia del primo appiglio, della prima
scusa momentanea che trovi: in questo caso, Jo.
Non
faceva una piega, se
non fosse stato per il fatto che c'era un errore di fondo: io e Dann
eravamo effettivamente amici, lo avevamo messo ben in chiaro. Quando
però avevo tentato di spiegarlo a Lisa, lei aveva risposto
-Ah, sì?
E come ha reagito quando gli hai detto di Jo?
Credevo
di poter uscire
trionfante da quella conversazione: Dann non si era detto sorpreso e
si era limitando ad ascoltarmi mentre gli raccontavo tutto, senza
commentare quasi per niente; dopodiché, avevamo ricominciato
a
parlare dei fatti nostri, come al solito.
Lisa
però aveva scosso la
testa - “Fatti vostri”,
appunto, di voi due, di te e Dann;
non fatti tuoi e di Jo. Lally, io ci penserei bene
Il
fatto è che non c'era
niente a cui pensare: alternavo pomeriggi di studio, uscite con Jo e
uscite con le mie amiche; ovviamente in tutto questo c'erano le
telefonate con Dann, ma erano telefonate innocenti, porca miseria!
Non
rischiavamo mai di
superare i limiti, nemmeno quando parlavamo di certe
cose
successe fra noi:
-Il
titolo di Principe
Focoso resta comunque indiscutibilmente mio -aveva affermato una
delle prime volte che gli parlavo di come andava con Jo dopo quel
bacio. Ok, avevo colto una velata malinconia nel suo tono volutamente
scherzoso, ma non vi avevo dato peso e avevo fatto bene: ero
scoppiata a ridere, ed era finita lì.
Anche
Lisa comunque aveva
il suo bel da fare. Ricordo un pomeriggio, verso le sei, ancora
illuminato grazie alle giornate che si andavano allungando a vista
d'occhio, quando era piombata a casa mia, agitatissima.
-Cosa
c'è che non va? -le
avevo chiesto, dopo aver ascoltato il suo discorso a raffica
-Cosa
c'è? -aveva
ripetuto lei -E me lo chiedi pure? Tu, hai dato il mio numero a Dann
che lo ha dato ad Andrea! -squittì -Sei una carogna!
Parolacce
no, per niente
al mondo, ma 'carogna' era l'insulto preferito di Lisa: diceva che ti
faceva sembrare come una carcassa in mezzo al deserto circondata da
mosche e formiche, con gli avvoltoi che si preparavano all'attacco.
Carina, eh?
Io
però le sorrisi, certa
che quell'agitazione fosse il segno che lo zampino che avevo messo in
quella storia, avesse dato il via a qualcosa di più
-Perché non
entri, ti sedi, bevi una lattina di quello che ti pare e mi racconti
tutto?
Lisa,
le guance arrossate,
mi aveva guardato ancora qualche istante -Mi dovevi avvisare.
Sembravo un'idiota, tanto ero sorpresa e imbarazzata
Risi,
e mi spostai per
farla passare. A quanto pareva, Andrea e Lisa si trovavano proprio
bene a chiacchierare e la mia amica mi raccontò di quante
cose
avesse scoperto avere in comune con lui in poco tempo.
-Andrea
è un bravo tipo
-avevo commentato -Voglio dire, l'ho visto due volte ma sembra ok; e
poi è simpatico -aggiunsi ripensando alla scenetta che
avevamo
ideato per prendere in giro Dann e Julie
Per
dirla in breve, ero
contenta di ciò che avevo fatto anche se, comunque, rimaneva
il
problema che Lisa e Andrea abitavano in due regioni diverse; vedere
Lisa così sorridente però, mi mise proprio di
buon umore.
E
anche i ringraziamenti
di Andrea non tardarono ad arrivare: la sera stessa della visita di
Lisa, mi chiamò un numero che non avevo memorizzato
-Pronto?
-Lally,
mi sei sempre più
simpatica!
Ci
misi una frazione di
secondo a capire chi fosse e sorrisi -Sai Andrea, Lisa è
venuta da
me giusto questo pomeriggio
-Ti
ha parlato della mia
telefonata? -domandò tutto entusiasta e speranzoso
-Solo
di quello
-confermai, poi l'istinto di sopravvivenza mi suggerì di
aggiungere
-Non le dire questa cosa che ti ho appena detto: Lisa non farebbe
male a una mosca, ma non si sa mai
Andrea
rise -Terrò la
bocca chiusa. Mi ha dato Dann il tuo numero -aggiunse poi -Sai,
voglio seguire il suo esempio
-L'esempio
di chi?
-Di
Dann! Lisa mi piace
davvero, ed è strano.. non che mi piaccia, ma che sia
così contento
del fatto che tu mi abbia dato questa opportunità di provare
a
costruire qualcosa con lei, nonostante abiti a Roma. E' che uno alla
mia età comincia a mettere la testa a posto.. -disse con il
tono di
ultrasettantenne quando invece aveva 24 anni come Dann
-Frena
-lo bloccai -in
tutto questo ragionamento, quale sarebbe l'esempio di Dann?
Ci
fu una pausa e sentii
un piccolo sbuffo, simile a un sorriso -E dai Lally! Va bene che sei
una marmocchia che va ancora al liceo, ma certe cose le dovresti
capire
-Io
e Dann siamo amici
-misi in chiaro (anche con lui!) -e poi il liceo lo sto per finire,
decrepito lavoratore
Lui
rise e fui felice di
essere riuscita ad allentare la tensione della conversazione
-Comunque,
anche io e Dann
siamo amici: non tenertelo tutto per te sennò sono geloso!
-scherzò
-Non
ne ho alcuna
intenzione -risposi -ma dimmi un po' -feci poi, curiosa -Sei il suo
migliore amico, vero? Voglio dire, non ho conosciuto gli altri della
vostra crew però da come vi ho visti quel giorno..
-Be',
diciamo che il suo
migliore amico resterà sempre Michele, ma io faccio del mio
meglio
-rispose, enigmatico e leggermente nostalgico a un tempo
-Michele..
-ripetei poi,
corrugando d'un tratto la fronte -Me ne ha parlato
-Davvero?
-Andrea sembrava
stupito -E che cosa ti ha detto?
-Niente
di preciso, a dire
il vero -risposi, ripensando alla nostra serata sul Vittoriano -Solo
che è grazie a lui se ha cominciato a ballare
-E'
vero -rispose Andrea
senza aggiungere altro
-Be',
ma lo conoscerò un
giorno?
Andrea
tirò un lungo
respiro -Stai deviando la conversazione: io voglio sapere cosa ti ha
detto Lisa, e voglio tutti i dettagli
Sbuffai
divertita -Sei
peggio di Kath quando ti ci metti!
-Kath
è la vostra amica
riccioluta che va a trans, vero?
Questo
mi fece scoppiare a
ridere ma, per amore di Lisa, non diedi troppi dettagli ad Andrea sul
nostro pomeriggio passato insieme.
A
proposito di Kath: le
cose per lei non andavano altrettanto bene, e me ne resi conto quando
fu Nicola, la settimana successiva, a piombare a casa mia (ormai
sembrava essere diventata un'abitudine).
-Ciao,
Lally -mi aveva
salutata; era teso come una corda di violino e si dondolava sui
talloni
-Hey,
come stai? -gli
avevo chiesto
Lui
aveva annuito, senza
rispondere; questo mi aveva fatto preoccupare ancora di più,
così
lo avevo fatto entrare.
-Vuoi
qualcosa da bere?
-gli avevo chiesto vedendolo pallido
-No,
grazie, vorrei solo..
parlare
-Oh
-avevo commentato per
poi sedermi accanto a lui -Dimmi pure
Lui
si era sfregato le
mani varie volte, senza guardarmi, poi finalmente aveva sputato il
rospo -Si tratta di Kath
E
fin qui ci ero arrivata;
quello che non mi sarei mai immaginata fu quello che mi disse dopo.
-Cosa
è successo?
-Voi..
avrete parlato
sicuramente di che tipo di rapporto abbiamo
-Sì
-confermai senza
inflessioni
Lui
sospirò -Io credo che
non mi stia più bene. Non ce la faccio più a
incontrarla per
strada, in compagni di altri ragazzi, o anche solo a immaginarmela
con uno di loro!
Aggrottai
le sopracciglia
-Come sarebbe a dire? Tu puoi farlo ma lei no?
Nicola
scosse forte la
testa -Io non sono mai stato con nessun altra, Lally
-confessò
lasciandomi di stucco.
-Ma..
Kath diceva che..
Mi
bloccò con un cenno
della mano -Io le dicevo di sì, che andavo con altre donne
come lei
andava e va con altri uomini perché non volevo perderla. Se
sapesse
quanto io ci tengo a lei, quanto trovi assurda l'idea di vedere altre
ragazze e quanto trovi ripugnante il fatto di saperla in compagnia di
qualcun altro.. mi lascerebbe -fece una breve pausa e potevo leggere
il tormento nei suoi occhi, che si ostinavano a rimanere fissi sul
pavimento -Ma non credo di poterlo più sopportare.
Trattenni
il respiro,
conscia che adesso sarebbe arrivata la parte difficile
-Io
la amo, Lally -disse
con impeto, risollevando lo sguardo -La amo con tutto il cuore, ma
lei mi sta distruggendo
Incapace
di parlare, gli
posai una mano sul ginocchio, stringendolo ma forse lui nemmeno se ne
accorse.
-Non
so più che cosa
fare, non penso ad altro. Quando è iniziata credevo di
poterla
gestire, di sopportare la gelosia.. i sentimenti che provo per lei
non sono cambiati, ma.. -si prese la testa fra le mani -non ce la
faccio più. Io non so cosa mi faccia più male fra
il pensiero di
lasciarla o quello di continuare così
Notai
che non aveva preso
in considerazione l'idea di parlarne con Kath, di provare a farla
ragionare, e gli davo pienamente ragione: Kath era indomabile, a
volte esagerata a tal punto da non rendersi conto di quando passava
il limite.
Sospirai
di tristezza
mentre vedevo Nicola soffrire così, senza che Kath si fosse
mai
accorta di niente se non del fatto che forse “era distante
perché
aveva incontrato un'altra”: mai un'ipotesi era stata
più sbagliata
di questa.
-Dimmi
cosa fare -se ne
uscì a un tratto stringendo le mani a pungo sui jeans
-Cosa?
-Dimmi
tu cosa devo fare
-ripeté
-Io..
perché lo vuoi
sapere da me? Cosa c'entro?
Lui
scrollò le spalle, la
rassegnazione negli occhi -Sei un'amica. E gli amici di solito si
aiutano, si danno consigli quando uno dei due perde la bussola
-rispose guardandomi in attesa
Strinsi
le labbra: davvero
la mia parola avrebbe potuto mettere fine alla loro storia in quel
momento? Non ero certa di volermi assumere questa
responsabilità.
Volevo un bene dell'anima a Kath e sapevo che, a modo suo,
si
era affezionata a Nicola; ma se a lui non bastava più quello
che lei
era in grado di dargli, era giusto che la finissero lì.
Provai
addirittura un moto di rabbia verso la mia mica, vedendo come aveva
ridotto Nicola. Tuttavia, sapevo benissimo di non poter interferire
nella loro stramba relazione: Nicola in quel momento era fuori di
sé,
ma non potevo prendere io una decisione che spettava a lui.
Così, mi
limitai a mettergli davanti agli occhi le due situazioni, cercando di
farlo nel modo più realistico e più chiaro
possibile, senza
esclusione di colpi.
-Nicola..
-un sospiro -Lo
sai come è fatta Kath: se la lasci adesso soffrirai
tantissimo, non
c'è dubbio, forse anche più di ora, ma poi col
passare del tempo
starai meglio, potrai ricominciare, incontrare una ragazza che voglia
stare con te soltanto -perché ce ne sono, Nicola,
credimi,
aggiunsi dentro di me -se invece decidi di rimanere con Kath
continuerai a soffrire, ma potresti sempre sperare in un suo
cambiamento.
Lasciai
che riflettesse su
quelle parole, sperando di essergli stata davvero d'aiuto e quando
parlò, la sua voce era più bassa nel normale
-Non
si sta con una
persona sperando che cambi -disse, tetro -E l'amore a senso unico
diventa un'ossessione a lungo andare, e questo non è certo
un bene
-concluse, per poi alzarsi -Grazie, Lally
-Ma
figurati -risposi
alzandomi a mia volta, sorpresa dal suo gesto repentino
-Per
favore, non..
Scossi
il capo, avendo già
capito -Non dirò niente a Kath: è una cosa che
riguarda voi due e
basta
Lui
annuì -Credo di aver
deciso, ma.. mi ci vorrà un po' di tempo
-Capisco
Lo
riaccompagnai alla
porta dove ci salutammo.
In
tutti questi intrighi
sentimentali, fra relazioni che andavano verso il crepuscolo e altre
che stavano per nascere, c'era Lochness.
Lochness,
era così che
chiamavo il mio esame di maturità o meglio, era
così che Dann lo
aveva soprannominato dopo la nostra ultima telefonata: gli avevo
raccontato del mio incubo ricorrente, dove mi ritrovavo tranquilla e
beata sulla spiaggia a prendere il sole quando all'improvviso,
dall'acqua, spuntava un grosso non-so-cosa che costringeva me e tutti
gli altri bagnanti ad una corsa pazza per scappare; ovviamente
però
questa cosa rincorreva me e, un attimo prima di essere presa, mi
svegliavo agitata.
-Pensi
troppo all'esame
-l'aveva interpretato lui atteggiandosi a novello Freud -è
evidente:
vorresti già essere in vacanza, senza un pensiero per la
testa e
invece devi ancora darti da fare con la scuola. E' un po' come il
mostro di Lochness che esce all'improvviso dall'acqua quando tutti i
turisti sono intenti a fotografare il bel panorama
-E
tu credi che esista
davvero il mostro di Lochness?
-Fermamente
-scherzò
facendomi ridere -comunque, Lally, allenta un po' la presa: arriverai
sfinita all'esame se continui così -mi suggerì in
tono tenero,
sinceramente preoccupato
-Meglio
sfinita che
impreparata -ribattei
-Qualche
pausa te la
dovresti concedere -insistette -che ne so, esci con Kath e Lisa,
divertiti a sentirle parlare di Nicola e Andrea..
Scossi
la testa ripensando
al suo commento quando gli avevo raccontato l'attuale situazione
delle mie amiche con i corrispettivi: “certo che te li scegli
strani gli amici”
“E'
vero” avevo
concordato “guarda te, per esempio!”
Comunque,
a proposito di
pause, le vacanze di Pasqua erano sempre più vicine e non
vedevo
l'ora che arrivassero: iniziavano il Giovedì Santo, come di
consuetudine, ma io sarei partita il sabato, per passare un po' di
tempo in libertà con le mie amiche.
E
con Jo, ovviamente.. Jo
sapeva che avevo i parenti in Toscana, ma non sapeva quanto tempo
passassi effettivamente su, come ad esempio tutta
l'estate;
lui pensava che tornassi dai miei giusto per Pasqua e Natale, ovvero
le feste che, per tradizione, si passano in famiglia. Non avevo
ancora deciso cosa fare riguardo questa situazione e, sinceramente,
non mi andava nemmeno di pensarci.. ma si arriva a un punto in cui
certe cosa vanno decise per forza.
°°°
Ripensai
per la terza
volta alla valigia, e mi convinsi di averci messo tutto; era il
sabato che precede la Pasqua e io non stavo più nella pelle
dalla
voglia di partire.
Avevo
caricato la macchina
quella mattina e ora Jo mi stava riaccompagnando a casa; dopo, avrei
imboccato l'autostrada.
-Allora
-fece lui con tono
affabile -quali sono i programmi per questa Pasqua?
-Niente
di che -risposi
scrollando le spalle -Pranzo da mia zia con tutta la famiglia e per
dessert ci sono le uova
Lui
annuì sorridendo -Sai
cosa stavo pensando? Che magari al prossimo pranzo che fate potrei
venire anch'io
-Cosa?
-domandai con voce
più acuta di quella di Kath
Oh.
Mio.Dio.
No!
Assolutamente no!
-Sì
-insistette lui, e
capii d'un tratto che, a dispetto di quanto pensasse Lisa, lui si
sarebbe voluto impegnare con me quanto io non lo volevo con lui
-così
magari i tuoi si fideranno di più quest'estate se scenderai
per
qualche settimana qui da me invece di stare sempre su a Viareggio
Sgranai
gli occhi -Tu..?
-L'estate
la passi lì di
solito, no? Come tutte le vacanze
-Sì..
-balbettai. Quindi
lo sapeva! Forse glielo aveva detto qualcuno di classe.. ma la cosa
che mi stupiva era che questa situazione non sembrava creargli
problemi.
Tuttavia..
rinunciare a
qualche settimana di Viareggio per lui? No, mi
faceva
semplicemente venire la nausea: per Lisa o Kath sicuramente, ma
nessun uomo sarebbe stato capace di farmi rinunciare alla mia
città.
-Io
ho dei progetti, Lally
-continuò facendomi trasalire -progetti per stare con te.
Certo,
quando poi dal prossimo anno farai l'Università qui alla
Sapienza,
sarà tutto più facile, ma fino ad allora ci
dovremo arrangiare
Progetti.
Progetti tra me
e lui. Università a Roma.
Porco
cazzo, ma io non
avevo voce in capitolo?! Sembrava aver già deciso tutto!
Quando mai
lasciavo che qualcuno decidesse per me?
-Staremo
benissimo, Lally
-mi sussurrò fermandosi davanti a me, e mi resi conto che
eravamo
arrivati sotto casa mia e che era da un po' che non spiccicavo
parola.
-Tu
hai dei progetti
-ripetei, ancora incredula
-Sì
-confermò sorridendo
Ci
pensai per un secondo:
forse sarebbe stata la spinta giusta per convincermi a restare a
Roma. Non avrei dovuto lasciare Kath e Lisa..
Viareggio.
Sì
ma con il cuore
impegnato a Roma, forse sarebbe stato meno doloroso.. non provavo
chissà cosa per Jo. Cioè era bello, persino
galante a volte, però..
non ne ero innamorata. Ma forse chissà, col tempo..
Sospirai:
troppi forse. E
inoltre ero ancora incazzata per questa storia che Jo sembrava aver
fatto i conti senza l'oste; ok, lui non sapeva quanto contasse
Viareggio per me, ma un minimo di considerazione nei suoi
progetti per noi la pretendevo, che cavolo!
Jo
mi sorrise, ma quasi
non me ne accorsi -Adesso va', altrimenti stasera arrivi tardi e
domani sei stanca -poi si chinò sulle mie labbra, e io,
istintivamente, mi scansai. Lui mi guardò parecchio
sorpreso, forse
anche ferito: non avevo mai rifiutato un suo bacio prima.
-Jo
-lo chiamai
guardandolo con aria seria; il sorriso di facciata che si era
costruito in quei brevi istanti vacillò -Stai correndo troppo
-Cosa?
-Io
non ho ancora deciso
dove farò l'Università
-Ma..
-sembrò confuso
-come pensi che faremo a stare insieme se vai a Pisa?
Scossi
la testa incredula
per quello che avevo appena sentito -Ti ripeto che corri troppo! Non
è molto che stiamo insieme e potremmo lasciarci da un
momento
all'altro.. e soprattutto non intendo prendere così alla
leggera
questa decisione da cui dipenderà il mio futuro,
specialmente per il
primo che passa
Ok,
forse avevo esagerato
un po', ma lui più di me con tutta quella storia campata per
aria!
Inoltre mi accorsi di aver sopravvalutato la sua concezione di
impegno: aveva immediatamente scartato l'ipotesi di stare con me
anche a distanza, voleva che proseguissi gli studi nella sua
città.
La saggia Lisa aveva avuto ragione fin dal principio, allora!
-Aspetta
un attimo.. io
sarei il primo che passa? -chiese Jo stringendo gli occhi scuri
-Dico
solo che non è
molto che ci frequentiamo e che soprattutto non voglio prendere la
mia decisione in base al fidanzato di turno -continuavo ad essere
troppo rude, ma mi stavo inalberando sempre di più e questo
era il
risultato.
Il
problema era che anche
Jo stava cominciando a risentirsi: mi guardò quasi rabbioso,
una
profonda ruga di incomprensione a dividergli la fronte -Io lo farei
per te
-No,
non provarci nemmeno
-ribattei subito protendendo una mano a mo' di
“alt”, colta nel
vivo e furente nell'anima, seppure non stessi urlando né
dando segni
di pazzia -Tu non sei in questa situazione, tu non la vivi da dentro:
non puoi pretendere di capire come sia davvero, quindi non parlare
-Lally
ma io ci tengo a
te!
-Ma
tieni anche a Roma,
penso, no? E' la tua città, come Viareggio è la
mia
Lui
sospirò di rabbia e
annuì -Sai che ti dico? Che dovremmo pensarci un po' se e
riparlarne
quando torni, con più calma e più tempo.
Scrollai
leggermente le
spalle -Io resterò della mia idea, e anche tu immagino,
quindi..
-Prendiamoci
un po' di
tempo -insistette lui
Sospirai
senza capire a
cosa servisse rimandare la rottura del nostro rapporto -Jo.. io penso
che sarebbe meglio finirla qui
Lui
scosse la testa, un
po' impacciato -Abbiamo bisogno di pensarci, tutti e due. Io adesso
vado e ti lascio a schiarirti le idee..
Non
avevo bisogno di
“schiarirmi le idee”! Quel rapporto non mi aveva
mai convinta,
fin dall'inizio, ed ora era giunto il momento di darci un taglio
-Finisce qui
Jo,
dimostrandomi tutta la
sua codardia, fece finta di non aver sentito-Buon viaggio
Spazientita,
senza
aspettare che si allontanasse, presi le chiavi e aprii la porta per
poi richiudermela alle spalle, sperando vivamente che Jo e tutti i
suoi assurdi progetti restassero fuori.
Io
avevo rotto con lui,
punto.
°°°°°°°°°°°°
Capitolo prevalentemente
di transizione, ma sono sicura che sul finale mi abbiate adorata!
Confessate! XD
Nel prossimo capitolo, ci
spostiamo di nuovo a Viareggio, il giorno di Pasqua.. e ne
succederanno delle belle =P
Non pensate però che Jo
esca di scena, no, no.. ahahah mi piace confondere le idee!
Nel frattempo vi siete
accorte che fra Lisa e Andrea potrebbe nascere qualcosa, forse
è già
nato, e la strana relazione di Kath invece si avvia verso la fine..
Spero vi piacciano anche
gli intrighi di questi personaggi ;)
Ora vi saluto che ho
veramente sonno, ma volevo pubblicare prima di andare a dormire mie
care lettrici adorate! Grazie a tutte voi come al solito :)
Un bacione, a presto!!
|
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Capitolo 9 *** Sapore di mare, sapore di noi ***
Capitolo
9. Sapore di mare, sapore di noi
In uno sguardo c’è
l’infinito,
le parole non parlano più
..perché adesso al
posto del mondo ci sei tu
[Al
posto del mondo –
Chiara Civello]
Come promesso, Dann mi passò a prendere
dopo il pranzo pasquale a casa di mia zia a Camaiore (gli avevo
spiegato quella mattina dove fosse) avvertendomi con uno squillo sul
cellulare che era lì fuori; dopo aver convinto i miei
parenti che
“il bel giovanotto che aspetta qui fuori” non era
il mio ragazzo,
uscii.
-Hey
-mi salutò mentre
corrugava la fronte -hai una faccia orribile
-Grazie
-risposi prendendo
il casco che mi porgeva
-Che
è successo? -mi
chiese con premura
Sbuffai
-Mi hanno chiesto
di nuovo dell'Università
Dann
annuì, senza
aggiungere altro -Monta su
-Dove
andiamo?
-Ti
piacerà -rispose
enigmatico -vuoi guidare tu?
Mi
portò sulla spiaggia
dove, nonostante fosse aprile, i bagnanti più temerari si
erano già
insediati.
-Non
ho il costume -dissi
sconsolata, dato che un bel bagno mi andava proprio
-Ti
serve una muta, non un
costume -rispose lui dirigendosi verso le cabine che circondavano il
bar, già in funzione, di quello stabilimento.
Salutò il barista,
suo amico, poi prese una chiave e si diresse verso la cabina dal
numero corrispondente; io gli trotterellavo accanto curiosa -Che vuol
dire che mi serve una muta?
-Era
di Jessica, la
sorella di Andrea, ti dovrebbe andar bene -rispose -Lei ha smesso
-Ma
smesso di fare cosa?
Lui
si girò a guardarmi
con un ghigno -Surf
Rimasi
a bocca aperta,
mentre apriva la serratura con uno scatto -Tutto bene? -mi chiese
d'un tratto dubbioso, visto che rimanevo zitta -Avevi detto che lo
adoravi
-Sì
infatti! -confermai
-solo che.. -alzai le mani in segno di resa- non sono capace
-Sono
qui apposta -rispose
lui con un sorriso caldo e, per un momento, ma fu solo un momento,
sentii le guance che mi si arrossavano; mi girai di lato imbarazzata,
chiedendomi perché diavolo avessi avuto quella reazione
-Ecco
-fece poi porgendomi
la muta -Ho anche un'altra cosa per te -aggiunse poi infilandosi una
mano in tasca, alla ricerca di qualcosa
-Cos'è?
-domandai mentre
prendevo la muta, riscuotendomi dall'imbarazzo di poco prima
In
quell'istante, tirò
fuori dalla tasca un cioccolatino, dall'involucro giallo a macchie
marroni che aveva la forma di..
-Una
giraffa! -esclamai in
estasi prendendolo fra le mani come fosse un gioiello
-Buona
Pasqua -fece lui
con un sorriso -Avevo pensato se prenderti un uovo, ma poi non avrei
saputo dove infilarlo -si giustificò, come se mi stesse
regalando
chissà qualche schifezza -così ho chiesto aiuto a
mia nonna,
spiegandole quanto tu ami le giraffe
La
nonna di Dann prima di
andare in pensione aveva gestito una pasticceria, me lo aveva
raccontato tempo fa.. come io gli avevo detto di adorare le giraffe
la notte dei fuochi d'artificio.
-Te
ne sei ricordato
-mormorai, talmente piano (ero ancora sbalordita) che immaginai non
mi avesse sentito; Dann invece annuì -Non avevo mai sentito
di
nessuno che fra tutti gli animali carini tipo il gatto il cane, il
coniglio preferisse la giraffa! -ridacchiò
Mi
rigiravo quel regalo
tra le mani guardandolo con devozione -è carinissimo -alzai
lo
sguardo su Dann- tu sei stato carinissimo a pensarci e tua nonna a
prepararlo -aggiunsi con gratitudine; subito dopo provai rimorso per
non aver pensato a fare la stessa cosa -Scusa, io non ho niente..
-Ma
figurati, è un
pensiero così non volevo che lo ricambiassi
-minimizzò
-Ringrazia
tantissimo tua
nonna
-Lo
farò, promesso; dai,
adesso cambiati sennò perdiamo le onde migliori -concluse
tenendomi
aperta la porta della cabina
Surf,
ripensai.
Quante volte avevo pensato di iscrivermi da qualche parte per
imparare, ma senza mai farlo? Adesso ne avevo la possibilità
e ne
ero contentissima.
Così
entrai di buongrado,
chiusi la porta e mi infilai la muta: aveva le maniche corte e i
calzoncini che mi arrivavano a metà coscia ma non mi stupii
di non
sentire freddo, dato che era fatta apposta.
Quando
uscii, Dann era lì
fuori che mi aspettava pazientemente
-Allora?
-domandai facendo
una giravolta
Lui
sorrise -Sembri una
surfista vera
Si
andò a cambiare anche
lui e quando uscii, mi stupii di vederlo solamente con un costume da
bagno a calzoncino
-Ma..
la tua muta?
-domandai
-La
uso solo d'Inverno
-rispose lui -ma sapendo quanto sei freddolosa ho voluto prenderne
una per te
Gli
sorrisi grata mentre
prendeva sottobraccio la sua tavola e non potei fare a meno di notare
la sua muscolatura, messa in risalto dalla pelle già
lievemente
abbronzata..
Arrivati
sulla spiaggia,
pensavo di andare subito nell'acqua, ma Dann mi spiegò che
prima
dovevo riuscire a stare in equilibrio sulla tavola ferma, ovvero
sulla sabbia
-Cosa?
Ma è da spastici!
-protestai
Lui
rispose con una risata
-No, è da surfisti alle prime armi: avanti! -fece poi
posando la
tavola a terra
Alla
fine acconsentii e
trionfai nel constatare che mi riuscì subito; peccato che in
acqua
non fosse altrettanto facile.
Dann
tentò di spiegarmi
la tecnica del take-off, ovvero il classico modo di
“prendere” le
onde, spingendo la tavola con le braccia e poi, quando cominciava ad
andare da sola, alzarsi su di essa restando in equilibrio. In pratica
un'impresa da titani, almeno per me.
Me
lo fece vedere varie
volte e io rimasi colpita dalla scioltezza dei suoi movimenti e
dall'abilità che mostrava, sia nel restare in equilibrio,
sia nel
tornare poi in poco tempo dove mi trovavo, spingendo la tavola a suon
di bracciate.
Io
provai varie volte, ma
mi ritrovavo sempre cappottata
-E'
perché sbagli i tempi
-mi disse Dann -ma non preoccuparti è normale: io ci ho
messo una
settimana per imparare
Era
bravo a mettermi a mio
agio nonostante non stessi riuscendo a combinare nulla, a volte
rassicurandomi e a volte prendendomi in giro tra sonore risate da
parte di entrambi.
Notai
che con il mare i
suoi occhi assumevano un colore ancora più azzurro, se
possibile:
erano veramente fantastici. Come il suo corpo in movimento che
dominava fiero le onde dalla loro cresta.
-Ho
trovato il modo
-gridai mentre provavo l'ennesimo take-off: rinunciai totalmente ad
alzarmi, arrivando a riva ancora aggrappata alla tavola; quando
tornai, Dann stava ancora ridendo.
Provò
a surfare con me
aggrappata sulla schiena tipo koala, ma tempo due secondi ed eravamo
già finiti in acqua.
Alla
fine, io tornai a
riva con la mia tecnica modificata di take-off e Dann mi raggiunse
poco dopo a nuoto. Eravamo fradici dalla testa ai piedi e i bagnanti
ci guardavano come fossimo alieni, soprattutto Dann che era senza
muta, pensando che fosse troppo presto per fare il bagno.
Ci
sedemmo sulla sabbia,
di fronte alla riva, la tavola incastrata verticalmente nella sabbia
e aspettammo di esserci asciugati almeno un po' al sole, contemplando
il mare infuriato.
Tornati
in cabina, lui mi
fece entrare per prima a rivestirmi mentre da fuori mi spiegava quali
diversi tipi di tavola esistessero. Si vestì anche lui
mentre io mi
strofinavo i capelli con un asciugamano, tentando di asciugarli.
-Lally
-fece poi quando
uscì -tra un po' devo essere al negozio -mi
informò
-Anche
la domenica di
Pasqua?
-Soprattutto
la domenica
di Pasqua -rispose lui -Hai idea del mare di gente che si riversa in
passeggiata in giornate come questa -indicò il sole, ancora
splendente nonostante fossero le cinque -e soprattutto dopo la
mangiata colossale di mezzogiorno?
-Posso
immaginare! Vengo
con te: vedrò la crew al completo -constatai soddisfatta
Lui
sorrise, contento;
così feci conoscenza con gli altri del suo gruppo e anche
con la
sorella di Andrea, quella della muta.
Dann
ci presentò e, per
tutta l'ora successiva mentre loro si esibivano, parlai con Jessica,
trovandola simpatica e spigliata almeno quanto il fratello.
Quando
i ragazzi
terminarono, Andrea e Dann vennero verso di noi, grondanti di sudore
-Alt!
-li bloccò Jessica
-Non potete stare a meno di cento passi da noi se prima non vi fate
una doccia.
-Sempre
più schizzinosa,
sorellina -commentò Andrea sbuffando
-Ha
ragione lei -commentai
io
Dann
però mi guardava con
un ghigno malefico stampato in faccia e quando capii (troppo tardi)
cosa avesse in mente, lui aveva già iniziato a correre verso
di me
-No,
Dann! -strillai,
certa che mezza Viareggio mi avesse sentita, mentre cercavo di
liberarmi dalla sua presa che incollava la mia schiena al suo torace.
-Perché?
-fece lui
ridendo impedendomi di divincolarmi -Cosa c'è che non va?
-Smettila,
sei tutto
bagnato!
Quando
si ritenne
soddisfatto, mi lasciò andare e lui e Andrea andarono dentro
al
negozio, dove, mi spiegò Jessica, avevano impiantato delle
docce
apposta.
Più
tardi, lei e suo
fratello annunciarono di dover tornare a casa per cena, e poco dopo
ci salutarono ma non prima che Andrea mi avesse informato che le sue
conversazioni con Lisa procedevano a gonfie vele e che la prossima
volta che fossi venuta su, avrei dovuto
“portargliela”.
-Ti
va di cenare da me?
-mi chiese poi Dann
Lo
guardai -Sei un cuoco?
-No,
ma il cinese sotto
casa mia sì
Risi
e accettai. Sapevo
già che Dann viveva da solo in un piccolo appartamento con
cucina,
bagno e una camera da letto: non molto grande, ma almeno poteva
permettersi di pagare l'affitto.
-Visto
che abbiamo cibo
cinese, perché non mangiamo come fanno loro? -proposi quando
entrammo in casa con i sacchetti pieni di viveri.
Lui
mi guardò senza
capire -Che vuoi dire?
Dieci
minuti dopo eravamo
seduti l'uno accanto all'altra a gambe incrociate su una grande e
imbandita coperta stesa in terra, bacchette alla mano come posate.
-Continuo
a dire che
questi sono i giapponesi, non i cinesi -fece Dann mentre cercava di
prendere una polpetta di riso con le bacchette, senza riuscirci
-Fa
lo stesso -risposi
scrollando le spalle -è comunque una cosa molto orientale
-Anche
cominciare dal
dessert? -mi canzonò lui con un sorrisetto
-Volevo
mangiare il tuo
cioccolatino! -mi giustificai -ed era buonissimo, fai i complimenti a
tua nonna -aggiunsi soddisfatta; poi notai che, mentre io avevo quasi
divorata tutta la mia porzione di riso, lui ne aveva mangiati
sì e
no tre bocconi.
Quando
mi misi a ridere,
lui mi guardò perplesso -Che c'è?
-Hai
mai mangiato con le
bacchette prima d'ora?
Lanciò
uno sguardo al
piatto prima di rispondere -In effetti no
-Devi
prenderle alla base,
non lassù in cima -gli spiegai spostandogli la mano -e non
stringere
così tanto, altrimenti si spezzano
-Come
sono complicati
questi cinesi! -fece lui quando la polpetta di riso gli ricadde per
l'ennesima volta
-Ti
faccio vedere, guarda
Ma
neanche questo servì a
fargli capire come si mangiava, e io ridevo sempre di più
-Ok,
ho un'idea migliore
-trovai poi e, con le mie bacchette, presi una delle sue polpette e
gliela alzai fino alla bocca -Apri -ordinai
-Mi
vuoi imboccare? -fece
lui sorridendo
-Non
voglio che tu muoia
di fame -replicai ostentando noncuranza
Lui
aprì la bocca e, come
se fosse stato un bambino piccolo, lo imboccai
Dopo
il terzo boccone,
prese le nuvolette -Ora apri tu -fece prendendone una
-Ma
non è valido, con le
mani so mangiare anch'io
-Sì,
ma tu non le sai
inzuppare così -replicò immergendola nella salsa
-Ma
è troppa! -protestai
-guarda che è piccante!
-Lo
so: apri lo stesso!
-No!
-ma ridevo e dunque,
non riuscendo a tenere la bocca chiusa, fu facile per lui averla
vinta.
La
salsa era buona, ma
quella era troppa e mi fece stringere gli occhi -La pagherai! -giurai
mentre lui rideva
Ripresi
le bacchette
usandole però come arma, e pizzicandolo ovunque mi riuscisse.
Tra
un attentato e
l'altro, finimmo di mangiare che ancora stavamo ridendo.
Ci
stravaccammo sulla
coperta, a parlare guardando il soffitto. In quel momento stavo
cercando di spiegargli quanto la sua spada da principe fosse simile
alle bacchette cinesi (e lui, a ragione, mi dava della pazza).
-Andrea
era orribile
quella sera anche se Lisa ne è rimasta affascinata
-commentò poi
Dann -ricordo quanti quintali di trucco bianco gli aveva messo in
faccia Jessica
-Si
chiama fondotinta -lo
informai ridendo -Ma lui non si è opposto?
-Non
conosci Jessica:
forse non sarà scatenata come Kath, ma quando si mette in
testa una
cosa, quella deve essere
-Conosco
il tipo -poi mi
girai a guardarlo e decisi di punzecchiarlo -comunque anche il tuo
costume era orribile
-Cosa?
-domandò indignato
-Con
quelle spallone
enormi (FOTO)
-risi di gusto al ricordo, rotolando leggermente e
cozzando contro la sua spalla
-Ridi
quanto ti pare
-replicò lui- sta di fatto che mi chiami Principe Focoso
-bisbigliò
a mo' di confidenza
-E'
Kath a farlo!
-Ancora
con questa storia?
Bugiarda! -mi accusò
-E
dai non prendertela! Io
sembravo una prostituta e tu un pompatissimo e oleoso body building
col costume sbagliato -commentai ridacchiando
Dann
però a quel punto si
voltò verso di me e, quando parlò, la sua voce
suonò seria -Tu non
sembravi una prostituta
-Ora
chi è il bugiardo?
-domandai divertita sollevando un sopracciglio e girando a mia volta
il viso verso di lui
-No
-insistette
sistemandosi su un fianco, restando appoggiato a terra con
l'avambraccio -Eri sexy, tremendamente sexy -continuò, e la
mia
risata si fece di nuovo sentire-Ma non una prostituta
-Invece
un po' lo ero
-affermai, cercando di alleggerire quella certa tensione che sembrava
essersi appena creata -Mi ci sono anche comportata
Per
una qualunque azione
diplomatica, chiamate chiunque, e dico chiunque, persino Kath, ma non
me: volevo alleggerire la situazione, e invece l'avevo appena
appesantita di una tonnellata! Lo lessi negli occhi di Dann che
scrutavano a fondo i miei; l'aria si era fatta di ghiaccio e
l'elettricità dei nostri respiri non andava d'accordo con
essa. Non
riuscivo a staccare lo sguardo dal suo, mi ero spinta troppo in
là
con le parole e non sapevo cosa aspettarmi, soprattutto in quella
posizione, io sdraiata sulla schiena, lui girato verso di me, i
nostri visi a poca distanza l'uno dall'altro.
Quando
capii che stava per
parlare, trattenni il respiro
-Sei
pentita di quello che
è successo? -mi chiese, scrutando a fondo i miei occhi
Come
chi nuota in mare (un
mare di guai) durante un temporale, ero stata colpita, folgorata e
incenerita dal fulmine.
Codarda
fino in fondo, non
avrei mai risposto, né a lui né a me stessa.
Cercai
di ingollare saliva
ma, visto che non ne avevo, parlai lasciando a lui la palla bollente
-E tu?
Restò
a guardarmi in
silenzio, e io facevo lo stesso. Sentivo che il mio respiro aveva
leggermente accelerato e mi chiesi se Dann se ne fosse accorto dato
che, sdraiata di schiena, era facile notare come il mio petto andasse
su e giù. Ogni mia più insignificante
terminazione nervosa tremava,
ma non avrei mai distolto lo sguardo: il calore degli occhi di Dann,
quel calore che avevo sempre adorato.. be' adesso ne erano pieni, ed
era una cosa talmente dolce da essere meravigliosa.
La
sua mano arrivò lenta
e calda sul mio viso, ad accarezzarmi la guancia con il dorso delle
dita; forse avrei dovuto ritrarmi... ma non lo feci.
-No
-mormorò, senza
staccare un attimo gli occhi dai miei; un brivido caldo corse veloce
sulla mia schiena -Per niente- aggiunse a calcare ancora di
più
quella verità e facendo vibrare tutta la mia spina dorsale
un'altra
volta; provai di nuovo a deglutire e di nuovo mi trovai a corto di
saliva.
Si
stava avvicinando; si
stava avvicinando continuando a tenere lo sguardo fisso nel mio, per
cogliere ogni mia più piccola titubanza.
E
io dovevo fermarlo,
altrimenti ci saremmo baciati.. di nuovo.
Ricordavo
come baciava
Dann, eccome se lo ricordavo. Ma adesso avevo appena mollato Jo (che,
fra le altre cose, mi aveva chiesto una pausa anziché la
rottura,
anche se io gli avevo detto di no).. e mi accorsi d'un tratto non
solo di non averlo nominato in tutto il giorno, né con la
mia
famiglia né con Dann, ma di non averci neanche minimamente
pensato.
Guardai
le sue labbra
sempre più vicine, e rimasi sorpresa di scoprire quanta
voglia avevo
di giocarci, di morderle e di farmi mordere.. ma non sarebbe stato
giusto.
-Dann..
-feci ritrovando
l'uso della parola
Questo
bastò a fermarlo:
vidi i suoi occhi abbassarsi un attimo prima di tornare a guardarmi e
passò qualche istante prima che parlasse.
-Scusa
-mormorò, e fece
per ritirarsi su, ma la mia mano andò immediatamente al suo
braccio,
come per fermarlo; e lui infatti si bloccò, guardandomi
dritta negli
occhi
Anch'io
lo guardavo, ma
non riuscivo a parlare: cosa stavo facendo?
Volevo
di nuovo assaporare
quel bacio, lo volevo tantissimo. Era strano: avevo imparato a
considerare Dann come mio amico, a scherzare con lui, a ridere, a
confidargli ciò che a nessuno avevo mai detto prima.. E
adesso
volevo baciarlo, e non solo per attrazione fisica, nonostante i
muscoli delle sue braccia, tesi mentre si reggeva sopra di me; avevo
voglia di farlo perché non avevo mai sentito una persona
tanto
vicina quanto sentivo Dann, e questo sembra ironico se si pensa che
abitavamo in due regioni diverse. Eppure guardavo quegli occhi,
profondi come due abissi, e avevo la certezza che anche per lui non
fosse solo attrazione fisica.
Ci
eravamo incontrati,
avevamo imparato a conoscerci a modo nostro (un modo piuttosto
strambo considerando da dove eravamo partiti) e adesso eravamo
legati, come lo erano i nostri sguardi. Un legame che non era
più
soltanto amicizia.
E,
mentre lo guardavo,
capii che gli dovevo ancora una risposta, quella vera, e la dovevo
anche a me stessa -Dann.. -ripetei, e temetti di vacillare, ma non
accadde. Io lo volevo quanto lui voleva me -Non mi sono mai pentita
di quello che è successo al rione
Un
respiro mozzato, due
labbra che si avvicinano, chiudere gli occhi mentre sentivo Dann
premerle dolcemente sulle mie, una mano appoggiata sul mio volto.
Riconobbi
il suo sapore, e
capii che mi era mancato; lasciai che la sua lingua disegnasse il
contorno delle mie labbra, poi le socchiusi, aspettando che
approfondisse quelle carezze che mi stavano dando i brividi.
Baciarlo
adesso, sdraiati
per terra al centro della cucina, fu anche più bello di
quella notte
sotto la pioggia, perché adesso lo conoscevo, adesso sapevo
chi
fosse, e sapevo di non volere altri che lui in quel momento.. le
famose “campane”, finalmente suonarono, per dirla
nel linguaggio
della mia mente malata. Il nostro bacio divenne più intenso,
mentre
le nostre lingue danzavano sempre più convulsamente, quasi
non
volessero staccarsi mai. Ma forse, quando ciò accadde, fu
anche più
bello: strinsi forte la sua schiena quando Dann scese sul mio collo,
giocando con la mia pelle.
Sussurrò
il mio nome tra
un bacio e l'altro e, mentre lasciavo che le mie mani esplorassero a
fondo il suo torace, sentii la sua eccitazione chiedere di me, e
stavolta ero pronta a dargli ciò che voleva, costi quel che
costi.
Non stavo pensando alle conseguenze, e non avevo intenzione di farlo;
non per il momento, almeno.
Mi
diede un altro bacio,
di quelli che sanno trasmettere calore e che mi scosse da capo a
piedi; poi si alzò e mi tese una mano. Sapevo che
prendendola avrei
risposto “sì” alla sua tacita domanda, e
sapevo anche che era
tutto ciò che volevo. L'intensità del suo sguardo
quando le nostre
dita si intrecciarono fu tale che mi sentii tremare.
Mi
condusse in camera,
sempre tenendomi per mano, e quando la porta si chiuse alle nostre
spalle, sapevamo di avere tutto ciò di cui avevamo bisogno
in quella
stanza.
°°°°
Fra qualche giorno linkerò
QUI
un missing moment di questa notte fra Dann e Lally che ;) Per ora
accontentatevi di immaginare!
Questo è il capitolo che
più ho riletto e corretto di tutta la storia.. spero di non
avervi
deluse, dopo che avete dovuto aspettare così tanto!
Le cose comunque non
saranno del tutto rosa e fiori adesso fra i protagonisti, ma non
voglio dire di più.
Spero di avervi regalato
attimi di dolcezza raccontandovi di come questo vero e grande affetto
abbia condotto Lally e Dann fin qui.
Un bacione grosso a tutte,
a presto con il missing moment =P
|
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Capitolo 10 *** La scelta ***
CAPITOLO
10. La scelta
“E
come tutte le più
belle cose
vivesti solo un giorno
come le rose”
[Fabrizio De André –
La Canzone di Marinella]
Arriva un momento nella
nostra vita in cui si diventa adulti e questo, spesso e volentieri,
non coincide con il raggiungimento della maggiore età. Da
bambini
crediamo di vivere in un mondo semplice che sarà sempre alla
nostra
portata; invece col tempo impariamo che la vita e il mondo dei sogni
sono due cose separate. Diventare adulti consiste anche nel prendere
coscienza di questo fatto, nel tentare di muoversi attraverso questo
intrigato garbuglio, prendendo delle decisioni, facendo delle scelte.
A volte anche molto
dolorose.
Il mio risveglio quella
mattina di Pasquetta, fu molto piacevole: le serrande erano rimaste
su, quindi i raggi del sole entravano ad illuminare la stanza,
riflettendosi sulle lenzuola bianche. Una mano mi stava accarezzando
i capelli e capii che sarei potuta rimanere ore in quella posizione
senza mai stancarmi.
Ma Dann probabilmente si
era già accorto che ero sveglia, così mi mossi
sul suo petto e,
lentamente, aprii gli occhi.
-Buongiorno -mi disse lui
con un sorriso
-Ciao -risposi, con la
voce ancora impastata; mi rigirai un'altra volta, ma sempre rimanendo
su di lui, poi gli domandai -Da quanto sei sveglio?
-Un po' -rispose rimanendo
sul vago
Ripensai alla notte appena
trascorsa, a quanto mi aveva fatto sentire amata mentre mi stringeva
sussurrandomi parole che non mi sarei scordata tanto facilmente.
Quando poi ci eravamo sdraiati, e gli avevo confessato che dopo
l'unica volta con Lorenzo, lui era stato il primo di cui mi fossi
fidata di nuovo, mi aveva baciata e avevamo fatto l'amore un'altra
volta.
Ora ero lì, la testa
poggiata sul suo torace e ancora mi rifiutavo di pensare a
ciò che
avrebbe comportato tutto questo.
Dann mi accarezzò la
schiena, ancora nuda da quando l'aveva spogliata -Vuoi fare
colazione? -mi chiese
Io annuii piano, poi mi
costrinsi ad alzarmi, nonostante stessi così bene fra le sue
braccia. Mentre mi stiracchiavo la schiena, con un braccio a reggere
il lenzuolo sui seni, si sollevò anche lui -Vado a preparare
un
caffè coi fiocchi -annunciò scoccandomi un bacio
sulla spalla
-Va bene -risposi, ancora
troppo intontita per aggiungere altro
Mentre lui trafficava in
cucina, andai in bagno ad aggiustarmi velocemente i capelli e
sciacquarmi la faccia, poi osservai qualche istante il suo
accappatoio e infine, me lo infilai.
-Ti sta bene -fece Dann
sollevano un sopracciglio quando mi vide; lui aveva recuperato i
jeans nel frattempo e mi concessi un istante per osservare il suo
torace nudo.
-Grazie -risposi -Ti do
una mano?
Lui scosse la testa
-Siediti che arriva il caffè
Ubbidii e quando posò la
tazzina fumante sul tavolo di fronte a me, lo vidi chinarsi
lentamente.
Accettai volentieri il suo
bacio e dopo, lo strinsi a me. Lui mi circondò la vita con
le
braccia e restammo così qualche istante. Mi
riaffiorò in mente il
pensiero della mia partenza imminente, che sarebbe avvenuta proprio
quella sera, ma lo scacciai. Volevo ancora sentire le braccia di Dann
addosso, il suo corpo avvolgermi.. non volevo pensare a tutto il
resto.
Mentre mangiavamo, Dann mi
prese in giro, sostenendo che non prendessi il caffè con lo
zucchero, ma lo zucchero col caffè.
-Sono solo quattro
cucchiaini! -avevo risposto; questo lo aveva fatto ridere ancora di
più
Quando finimmo di
sparecchiare, sentii il mio cellulare squillare
-Dove l'ho messo? -mi
chiesi andando istintivamente a tastarmi la tasca dei jeans che
però
non c'era, dato che non c'erano nemmeno i jeans.
-Se cerchi i tuoi jeans
sono sul pavimento, in camera -rispose Dann con un sorriso complice.
In effetti erano proprio
lì ma, quando lessi il nome di chi mi stava chiamando sul
display,
mi congelai.
-Che succede? -chiese Dann
accorgendosi della mia reazione
Mi voltai a guardarlo -E'
Jo
Anche Dann si bloccò un
attimo, ma poi mi chiese -Vuoi che ci parli io?
Per carità!
-No -mi affrettai a
rispondere; poi, con un sospiro, mi feci forza e premetti il tasto
verde -Pronto?
-Hey Lally, come va?
-Bene -risposi, cercando
di mantenere un tono disinvolto; Dann era appoggiato allo stipite
della porta, appena dietro di me, e ascoltava in silenzio
-La Pasqua come è andata?
-Bene
E che cavolo! Sforzati
di dire qualcosa più di “bene”, no?! Mi
dissi; ma avevo il
terrore che, qualunque cosa avessi detto, mi avrebbe tradita quindi,
meglio parlare il meno possibile.
Che poi, a rigor di
logica, non avevo niente per cui sentirmi in colpa: lui aveva
insistito per la pausa, io glielo avevo fatto capire chiaro e tondo
che volevo troncarla lì, che non aveva senso questa storia
della
“pausa”. Ma quella telefonata era la prova che non
si fosse
ancora arreso
-Hai già fatto le valige
per tornare?
Un groppo mi strinse la
gola -Sì, le ho già fatte -mentii
-Senti.. Voglio parlare
con te, a quattr'occhi: non mi piace come ci siamo salutati ieri.
Arrivi tardi stasera? Possiamo vederci?
Oh, Gesù..
-Non credo sia possibile,
perché.. -Già, perché?
Fortuna che per una volta,
Jo si ricordò dell'esistenza della scuola -Ah,
già: domani abbiamo
storia -sospirò rassegnato- Vabe', allora ci vediamo in
classe
-Sì -risposi subito,
contenta di essermela scampata, almeno per quella sera
-Ok -una pausa -oggi sei
di poche parole
Chissà perché..
-Mi sono appena alzata -inventai
-Allora ti lascio
svegliare in pace.. a domani.
-Ciao
Attaccai, contenta che
fosse finita; poi però, mi accorsi con orrore che era appena
iniziata.
Mi voltai lentamente; Dann
mi stava già guardando -Non hai intenzione di dirglielo,
vero? -mi
chiese, e il tormento nei suoi occhi mi fece star male. Lo stavo
ferendo, era palese: lui si aspettava che mollassi Jo, che gli
dicessi di voler stare con lui, come lui lo aveva detto a me quella
notte, aggiungendo che..
Era stata la notte più
bella della mia vita. Ma..
Era meglio così. Era
meglio non dirgli che io e Jo eravamo in rotta, anzi che,
tecnicamente io avevo già rotto con lui ma non lui con me.
Era
meglio che Dann non sapesse, che mi lasciasse andare..
perché io
dovevo tornare, e lo dovevo fare per Kath e Lisa.
Era giunto il momento di
prendere la mia decisione, di diventare adulta.
-Jo ha dei progetti per
noi due -dissi allora, sentendomi una stronza
Dann infatti fece una
smorfia e si avvicinò -E credi che io non ce l'abbia?
-domandò
allargando le braccia
Oddio ti prego, non
fare così, altrimenti non ce la faccio.. -Tu non
capisci..
-No, in effetti no -aveva
concordato lui
Sentii gli occhi bruciare;
Dann si stava arrabbiando, e aveva pienamente ragione, ma io avevo
finalmente preso una decisione e l'avrei rispettata
-Kath e Lisa vivono a
Roma, sono cresciuta con loro -spiegai senza guardarlo -Jo mi
darà
la forza per restare lì -bugia.. perché tutto
quello che avrei
voluto in quel momento era gettarmi fra le braccia di Dann e
gridargli che non volevo partire.
Lui rimase in silenzio
qualche secondo e, quando parlò, la sua voce, più
bassa di vari
toni, tradiva un'immensa delusione che mi fece quasi scoppiare a
piangere -Quindi è questo -disse -hai scelto
Rammentai di quando gli
avevo parlato per la prima volta di questa decisione che dovevo
prendere, di come mi aveva abbracciata, di come avevamo cantato
assieme sulla cima di Roma..
Annuii atterrita
dall'agghiacciante lontananza che sembrava dividerci adesso da quei
bei momenti; non incrociai il suo sguardo, non lo avrei saputo
reggere. Che codarda.
Dann avrebbe potuto
chiedermi con risentimento cosa avesse significato per me quella
notte, facendo crollare tutte le mie difese ma, quando finalmente
alzai di nuovo lo sguardo verso di lui, non lessi questa domanda nei
suoi occhi, perché sapeva già la risposta, ed ero
stata proprio io,
con le mie parole, i miei gesti, il mio abbraccio di quella mattina a
svelarglielo.
-Ho scelto -confermai
allora, e non mi sorpresi della freddezza nella mia voce: stavo
cercando di tenere fuori tutte le emozioni
Dann sapeva che la mia
scelta era più che sofferta, e anche se non l'accettava, non
tentò
di farmi cambiare idea; sapeva quanto fossero importanti Kath e Lisa
per me, come sapeva quanto tenessi a Viareggio e.. a lui. Ma
rispettò
la mia decisione.
Annuì, abbassando lo
sguardo.
Ecco: era tempo che me ne
andassi, gli avevo già fatto troppo male. E tutto sarebbe
finito,
almeno in teoria.
-Forse è meglio se..
-cominciai indecisa se indicare i vestiti o la porta per fargli
capire le mie intenzioni, e risolvendomi così in un goffo
cenno
incomprensibile
-No, aspetta -mi fermò
-Forse.. ti va una passeggiata per Viareggio?
Per un attimo ebbi paura
forse di un litigio, forse di un bacio; invece Dann mi stava
semplicemente offrendo un ultimo giorno di noi, della nostra
amicizia, o meglio, del nostro strano ma unico e bellissimo
rapporto.
Restai un attimo in
silenzio, cercando di reprimere ancora una volta quel bruciore solito
che precede le lacrime; vedendomi taciturna, Dann scrollò le
spalle
e aggiunse -Così la saluti, prima di partire
Ma certo che mi andava: io
amavo Viareggio e volevo godermela il più possibile, visto
che poi..
-Almeno non te la scordi
quando sei a Roma -fece più grave, sottovoce ma tentando di
sorridere.
Oh, Dann. Sapeva
perfettamente di cosa avessi bisogno e stava cercando di darmelo,
nonostante poi lasciarci avrebbe fatto ancora più male; ma
d'altronde non ero ancora pronta ad abbandonarlo adesso, come non era
pronto lui.
Mi chiesi se mai saremmo
stati pronti.
Gli sorrisi -Certo che mi
va
Lui annuì, poi tornò di
là lasciandomi così un po' di privacy per
rivestirmi.
Non voglio privacy,
voglio che tu me li strappi questi vestiti, voglio fare l'amore con
te un'altra volta! mi ritrovai a pensare maledicendomi
pesantemente e passandomi una mano fra i capelli quasi a volerli
strappare via dalla testa.
-E' quello che mi merito
-mormorai con disprezzo
°°°
Dann
°°°
In quel momento
camminavamo per via Gioberti, immergendoci di tanto in tanto in
qualche traversa.
L'aria di Viareggio era
tranquilla e leggera, poche macchine in giro finché
restavamo in
quelle viuzze e guardando Lavinia mi chiesi se a Roma ci fosse anche
solo un piccolo isolato che rispecchiasse questa situazione.
Lei, come se mi avesse
letto nel pensiero, commentò -Quando sono qui mi piace
passeggiare,
o andare in bicicletta per ore: le vie interne, l'anima di Viareggio,
la pineta. Qui non c'è molto traffico, esclusi i mesi
estivi: è
piacevole ascoltare i normali rumori della cittadina
Annuii -E' uno dei pochi
posti dove la bicicletta è rimasto il mezzo più
usato
-Infatti tu hai una moto
-mi punzecchiò
-Quella è per il mio ego
-risposi riuscendo a farla sorridere
Mi prese sottobraccio e la
lasciai fare. Ripensai ancora che quella sera sarebbe partita,
sarebbe tornata da lui.. e mi prese una fitta
dolorosa al
petto, forse anche più forte del dolore che avevo provato
quando mi
aveva detto che questo Jo l'aveva baciata la prima volta.
Sì, aveva baciato Lally,
me l'aveva portata via; mi era già chiaro da un po' visto
come ne
parlava, che prima o poi sarebbe successo qualcosa.. non
perché
sembrasse particolarmente interessata, ma per come descriveva gli
atteggiamenti di lui.
Non avevo mai fatto niente
per impedirlo, non riuscendo nemmeno a nasconderle quanto mi piacesse
come quel vestito avvolgeva il suo magnifico corpo quel giorno nel
negozio.. lo stesso vestito che aveva indossato quella fatidica sera
con lui.
Ma, mi ripetevo, Lally non
aveva bisogno di un fidanzato che non avrebbe fatto altro che
incasinarla ancora più di quanto non fosse in quel momento:
aveva
bisogno di qualcuno con cui parlare, di qualcuno che la consolasse e
che le volesse bene davvero.. un amico. Ed era ciò che io mi
ero
impegnato ad essere per lei, nascondendole tutto quello che realmente
provassi, come il ribrezzo di saperla con questo malato di
videogiochi sanguinolenti che era il suo ragazzo.
Perché alla fine un
ragazzo lo aveva scelto.. e, se all'inizio sembrava una cosa
destinata a durare poco, il suo comportamento di quella mattina
invece mi aveva costretto a ricredermi: era passata dal parlarmi di
Jo con noncuranza (quasi noia, vista tutta la monotonia di cui
sembrava circondarsi questo tizio), al difendere con le unghie e con
i denti la loro relazione nata in così poco tempo.
Eppure i suoi occhi
sembravano dirmi tutto il contrario ogni volta che incrociavano i
miei: sembravano quasi implorarmi di tentare ancora, di sussurrarle
che sarebbe andato tutto bene e che non ci saremmo divisi..
E allora, che cosa avrei
dovuto fare?
Fosse stato solo per me,
non avrei avuto alcun dubbio: l'avrei stretta, le avrei sussurrato di
non tornare da lui.. ma lei aveva deciso, me lo aveva detto chiaro e
tondo e, cercando di farle cambiare idea, non avrei fatto altro che
il suo male perché, anche se ci fossi riuscito, l'avrei
costretta a
una rinuncia che non era giusto facesse: le sue migliori amiche.
E io sapevo cosa volesse
dire perdere un migliore amico, e per niente al mondo avrei voluto
che questo accadesse proprio a lei.
Se invece Lally fosse
rimasta della sua idea, non avrei fatto altro che farla soffrire e
renderle ancora più difficile andarsene, sia da me sia da
Viareggio.
Ripensai ai suoi baci, al
suo corpo dolcemente teso sotto al mio. Quella notte non era stato
solo sesso, lo sapevo io come lo sapeva lei.
E allora Lally, perché?
Ma io non ero nella sua situazione, e potevo solo immaginare quale
contrasto di emozioni ci fosse dentro di lei, potevo solo
intravederlo dietro i suoi occhi, profondi come il suo dolce mistero.
Non pretendevo di capire, ma pretendevo almeno di godermi quelle
ultime ore con lei, passeggiando a braccetto e stando vicini per un
ultimo giorno. Perché non saremmo mai potuti tornare
indietro, non
avremmo più potuto alzare la cornetta del telefono e parlare
come un
tempo.
Perché io l'avevo amata e
lei aveva amato me, ma ad aspettarla a Roma c'era un altro uomo.
-Non credo ci sia una
strada qui dove non sia passata almeno una volta -commentò
lei
guardandosi attorno -è una bella sensazione: posso dire di
conoscere
davvero questa città e tuttavia non mi stufa.
-Guarda -e le indicai col
mento davanti a noi -le elementari -non mi ero neanche accorto che
fossimo finiti in via Puccini
Lei sorrise, radiosa e
bellissima come sempre -Oddio, le ricordo solo vagamente anche se
tutti i cinque anni li ho fatti qui
-Da bambini non si ha una
grande memoria -cercai di scusarla intuendo che si sentisse in colpa
per aver scordato gli anni di infanzia trascorsi nella nostra
città
-Sarà.. -commentò
infatti, poi mi tirò lievemente il braccio -Andiamo in
pineta?
-Certo.
La girammo in lungo e in
largo fra i pini e il verde dappertutto; andammo a vedere i pony e il
piccolo laghetto con i cigni intenti a mangiare pezzi di pane tirati
dai bambini. Mentre passeggiavamo, chiacchieravamo tranquillamente e
nessuno dei due si azzardava ad accennare che quelli sarebbero stati
i nostri ultimi momenti, sebbene ne fossimo consapevoli entrambi. La
sua mano sul mio braccio di tanto in tanto stringeva di più,
e mi
chiesi se fosse dovuto a fitte improvvise di nostalgia.
Alla fine, comprammo due
panini a un chiosco e ci sedemmo a un tavolo da picnic a mangiare;
quando finimmo, lei mi propose di andare in passeggiata e io
accettai, consapevole del fatto che per lei quello fosse una specie
di addio ai monti di Lucia, ed ero felice di essere al suo fianco in
quella che, di sicuro, non era una cosa facile per lei.
Il suo braccio cercò di
nuovo il mio, in un gesto così spontaneo che dovetti fare
uno sforzo
enorme per non abbracciarla.
Già sapevo che mi avrebbe
condotto verso il molo, doveva essere la sua parte preferita della
passeggiata.
Arrivammo in cima e dopo
che ci fummo seduti vicini, sugli scogli, come al solito, lanciai un
lungo sguardo a quella scritta; a dividerci da essa, c'era una
distesa d'acqua azzurra che faceva danzare e brillare i riflessi del
sole.
-Questa scritta ha
qualcosa di magico -commentò Lally -E' la cosa
più romantica di
tutta la città
-Lo pensi davvero? -le
chiesi interessato
Lei annuì con
convinzione, e una ciocca dei suoi lunghi capelli si spostò
sulla
sua spalla -Mi sono sempre chiesta chi l'avesse scritta; comunque so
per certo che doveva essere una persona speciale
Non sai quanto hai
ragione.
L'ultimo giorno, le ultime
ore di noi due come eravamo sempre stati; cercai di immaginarmi come
avrebbe reagito Michele se gli avessi presentato Lavinia come la mia
ragazza
-Mi stai prendendo in giro
-avrebbe detto sgranando gli occhi -E come ci sei riuscito, brutto
bischero?
Sorrisi -Era davvero
speciale.
Lally si voltò verso di
me, capendo che non avevo fatto un commento basato sull'immaginazione
-Tu sai chi l'ha scritta? -mi chiese infatti
Non avevo mai parlato con
nessuno di Michele, nemmeno con Andrea che era stato a sua volta suo
amico; i miei amici capivano e non chiedevano niente. Eppure sentii
che con Lally volevo condividere quello che era successo, dalla notte
in cui Michele mi aveva svegliato a suon di sassi sulla finestra per
portarmi a vedere la sua opera appena finita di realizzare, a quel
maledetto giorno. Lei era l'unica persona, e probabilmente non ne
avrei mai più trovata un'altra, con cui riuscivo a
confidarmi, a
parlare in un modo ancora più introspettivo di quanto avessi
mai
fatto con il mio migliore amico.
La guardai, ripensando a
quanto era stato bello averla tutta per me, anche se per una notte
soltanto.
-Ti ho accennato di
Michele -cominciai
La vidi corrugare le
sopracciglia mentre annuiva: aveva già capito che per me era
una
cosa importante.
Le raccontai di quella
notte di tanti anni fa, di come avessi freddo in pigiama sul suo
motorino, facendola ridere. Rimase sbalordita di scoprire che
conoscessi l'artefice di quello che lei definiva “un cimelio
storico di Viareggio”. Le parlai allora di Michele, delle
cose più
esilaranti che avessimo fatto insieme
-E poi? -mi chiese quando
le risate si furono esaurite -Cosa è successo dopo? Voglio
dire, non
me ne hai mai parlato molto prima, a quanto ho capito non è
più
della vostra crew.. cosa vi ha divisi?
Lally mi piaceva da morire
perché, oltre ad essere bella, era anche intelligente.
Presi un lungo respiro
mentre i suoi occhi continuavano a guardarmi; non con impazienza,
più
che altro con curiosità, forse un po' di apprensione.
-Sai cos'è successo qui
il 29 giugno 2009, vero?
La vidi trattenere il
respiro -Oh, Dann.. -sussurrò, prendendomi la mano e
intrecciando le
nostre dita.
Ero sempre stato convinto
che parlarne non sarebbe servito a niente, che sarebbe stata solo una
cosa difficile che potevo benissimo risparmiarmi; invece per la prima
volta sentii il bisogno di condividere questa storia con qualcuno, e
quel qualcuno era Lally, ovviamente.
Non per questo però
diveniva una cosa facile: strinsi la sua mano mentre le fiamme -
quella fiammata alta quanto i palazzi –, l'incidente
ferroviario
tornavano nitidi nella mia mente.
-Io ero in Darsena con
degli amici per un falò notturno, c'erano anche Andrea e
Michele
-spiegai, lo sguardo fisso su quella scritta -A un certo punto
però
Michele si era stufato, voleva andare da qualche parte; a me non
andava, così rimasi in spiaggia con Andrea e la maggior
parte di noi
-ingoiai un groppo amaro -Michele passava proprio lì accanto
alla
stazione col motorino, quando..
Non finii la frase ma
sentii l'abbraccio di Lavinia, caldo e confortante arrivare a darmi
sostegno.
-Appena vedemmo il fuoco
cercammo subito di chiamarlo al cellulare -continuai, parlando fra i
suoi capelli e rifugiandomi nel suo calore -Quando mi sentii
rispondere “numero inesistente” partii subito,
lasciando tutti
là, in direzione delle fiamme. Volevo aiutare, ma ovviamente
fu
inutile, nonostante ci fosse già pieno di ambulanze e vigili
del
fuoco -conclusi, tagliando le parti più cruente
Mi strinse più forte -Mi
dispiace -mormorò, la voce tremante -Non dovevo chiedertelo,
io..
-Hey -la bloccai
accarezzandole lievemente la morbida chioma -Se non avessi voluto
parlartene non l'avrei fatto, non sentirti in colpa
Lei annuì e si staccò
per guardarmi negli occhi -E adesso? ..adesso come stai?
Strinsi un attimo le
labbra prima di rispondere -Sono passati quasi tre anni e ogni
estate, a fine giugno, vado là davanti. E' un modo per
ricordarlo
Mi accarezzò lievemente
il viso -Ora ho la certezza che è stato veramente qualcuno
di
speciale a dedicare questa scritta a Viareggio
Mi sforzai di sorridere
-Sì, è così
Rimase stretta a me, e mi
chiese se avessi voglia di parlarle ancora di Michele; mi stupii di
scoprire che volessi farlo veramente e così, ci ritrovammo a
parlare
per ore, sia di Michele sia di Kath e Lisa, i nostri tre migliori
amici, le nostre tre persone speciali.
Osservammo in silenzio il
sole diventare di fuoco, tingendo di rosso tutto ciò che
avesse
intorno; come accadeva spesso, molti viareggini sul molo bloccarono
la loro passeggiata per osservare quello spettacolo, ma non me ne
curai. Pensavo solo a Lally, pensavo a quanto avevo tra le braccia,
ma che avrei perso di lì a poco.
L'ultimo spicchio di sole
si tuffò in mare, e la giornata finì; i
viareggini ripresero a
camminare e Lally sollevò la testa dalla mia spalla. Ci
guardammo in
silenzio per un po' e io pensai a quanto mi sarebbe mancata.
Fu lei a distogliere lo
sguardo e, per renderle le cose più facili, mi alzai per
primo,
porgendole una mano; quando si fu sollevata, i nostri sguardi si
incontrarono di nuovo e fu come morire dentro.
Qualunque orizzonte
sceglierai, Lally, qualunque.. io ci sarò. Ma lei aveva
deciso
diversamente per noi due, e adesso era quasi pittoresco questo
tramonto che sembrava segnare la fine di ciò che era stato.
Camminammo fino a casa sua
parlando pochissimo, e stavolta non accennò ad appoggiarsi
al mio
braccio. Di fronte al portone, rimanemmo immobili uno di fronte
all'altra.
-Potrei accompagnarti,
almeno fino a Civitavecchia -me ne uscii
Vidi l'ombra di un sorriso
illuminarle il volto per un breve istante, forse per il fatto che era
da quando la conoscevo che la prendevo in giro per quella storia del
pedaggio gratuito -E poi come torneresti indietro? -mi chiese
retoricamente
Dovevamo salutarci lì,
era ovvio. Ma non ero pronto a farlo.
Lally.. o sei forte o
non te ne è fregato niente, pensai ma poi la vidi
abbassare i
suoi occhi tristi.
-Devo.. -cominciò senza
guardarmi
-Lo so, lo so -la
interruppi facendo un passo verso di lei, che non
indietreggiò né
alzò lo sguardo -solo.. non parlare, non ancora -sussurrai
prendendole entrambe le mani
Lei non rispose, ma le
sfuggì un singhiozzo mentre nascondeva il viso nell'incavo
del mio
collo.
Allora la strinsi forte,
cercando di non pensare che probabilmente quella sarebbe stata
l'ultima volta.
Quasi mi sembrava di
sentirla mentre lottava contro le lacrime e, quando si
staccò
(troppo presto), le sue guance erano asciutte sebbene i suoi occhi
fossero gonfi.
La vidi deglutire a forza
e spostarsi una ciocca di capelli dietro la spalla; provai un affetto
estremo nel vederla compiere quel gesto, che ormai avevo imparato a
decifrare.
Quando parlò, sapevo già
quello che avrebbe detto -Devo andare, Dann
Io non risposi, ma la
baciai sulla fronte, sentendola tremare; la guardai poi allontanarsi
verso la porta, con le chiavi in mano, e fu allora che non riuscii
più a trattenermi
-Io non ti chiederei mai
di frequentare Pisa anziché La Sapienza -esclamai; Lally si
bloccò,
di spalle, rigida e fragile -Potremmo continuare a vederci come ci
vediamo adesso e tu non dovrai rinunciare a Kath e Lisa
La vidi girarsi,
lentamente, e stavolta due lacrime scivolavano sulle sue gote -Non
capisci che non ce la farei a rimanere a Roma se stessi con te? -mi
chiese
Questo mi disse che
provava esattamente quello che io provavo per lei.. ma mi
confermò
anche che aveva deciso, aveva fatto la sua scelta e, nonostante ci
avessi provato, non aveva funzionato.
La guardai entrare in
casa, senza più voltarsi e il suo volto in lacrime fu
l'ultima
immagine che mi restò di lei.
°°°°°°
Spero che vi abbia fatto
piacere “l'intrusione” nella mente di Dann: volevo
farvi capire
in questo momento così delicato per i protagonisti, quanto
tenesse a
Lally, e quanto la loro unica notte sia stata importante per lui
A proposito, vi ricordo
che ho postato il missing moment L'infinito
nel tuo sguardo, se
passate di lì mi fa piacere!
Tornando al capitolo, lo
so, è abbastanza triste, ma ricordatevi che non è
detta l'ultima
parola, che la situazione potrebbe ancora cambiare..
Per quanto riguarda il
riferimento all'incidente del 29 giugno 2009.. be', non so se
ricordate, se l'avete sentito nei TG, ma è successo davvero.
Con
questa storia e con il personaggio totalmente inventato
di
Michele, non voglio assolutamente strumentalizzare la faccenda o
prendermi gioco di quello che è successo, anche
perché l'ho visto
con i miei occhi.. è semplicemente un riferimento a un fatto
realmente accaduto, senza nessunissimo scopo di lucro o di qualsiasi
altra cosa :)
Anche la scritta sul molo
(non mi ricordo se l'ho già detto, probabilmente
sì, ma lo ripeto!)
esiste davvero, solo che è stata dipinta legalmente da un
pittore
autorizzato, non da un ragazzo in una notte XD ..anche
perché,
essendo gigantesca, con ogni probabilità non avrebbe avuto
il tempo
necessario o come minimo sarebbe stato visto, ma concedetemi questa
piccola fantasia!
Ho scritto un'altra
one-shot che pubblicherò prima del prossimo capitolo a
proposito di
questa notte inventata in cui Michele avrebbe compiuto la sua opera:
è ambientata qualche anno prima di Qualunque orizzonte
sceglierai e
i protagonisti sono Dann e Michele versione adolescenti mocciosi XD La
troverete QUI!
Bene, siccome ho detto
tutto, vi prometto che ci rivediamo presto e vi mando un bacione!
..non siate troppo tristi per Dann e Lally!
A presto <3
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Capitolo 11 *** L'amicizia più profonda ***
Capitolo
11. L'amicizia più profonda
Ero
veramente esausta: avevo dormito pochissimo quella notte, pregando
per un sonno senza sogni cosa che, ovviamente, non mi era stata
concessa.
Ma
forse era giusto così, forse quella era la pena che mi
meritavo per
aver fatto soffrire così Dann: essere tormentata dalle
immagini di
noi insieme, dalla sensazione di non trovarmi assolutamente nel posto
dove sarei dovuta essere, sensazione che era aumentata chilometro per
chilometro mentre guidavo.
Il
letto vuoto quella mattina, le lenzuola fredde anziché il
suo
abbraccio caldo..
-Hey,
Lally
Sobbalzai
e, quando mi girai, Jo mi guardò stranito -Sembri tesa..
tutto bene
durante il viaggio?
-Io..
sì, benissimo, sono solo.. stanca -tossicchiai lasciando che
Jo mi
camminasse accanto mentre entravamo a scuola.
Mi
chiesi se una bella A dipinta di rosso sulla mia maglietta come ne La
Lettera Scarlatta avrebbe fatto al caso mio. No, accidenti:
io
non avevo tradito proprio nessuno! Jo sapeva che non volevo
più
stare insieme a lui e il fatto che avesse insistito non cambiava
questa realtà.
-Ce
la fai a fare storia? -mi chiese gentilmente, per poi chinarsi verso
di me
No,
no, non ce la posso fare gridai dentro di me, e non mi stavo
affatto riferendo alla storia.
Non
volevo che nessuno mi guardasse in quel modo, che nessuno mi
toccasse, che nessuno mi baciasse.. nessuno che non fosse Dann.
-Jo,
dobbiamo parlare -sentenziai scansandomi: era ora di mettere la
parola fine una volta per tutte a una cosa che era già
finita da un
pezzo.
Lui
mi guardò un po' teso, e forse aveva già iniziato
a preoccuparsi
-Ok.. adesso?
Con
la coda dell'occhio, vidi Kath e Lisa appollaiate alla finestra del
corridoio; fingevano di guardare fuori, ma io le conoscevo troppo
bene per cascarci.
-No,
più tardi -risposi egoisticamente -devo parlare un attimo
con le mie
amiche
Lui
annuì senza aggiungere altro e si allontanò;
tempo neanche cinque
secondi e Kath e Lisa mi erano già addosso
-Cos'era
quel 'dobbiamo parlare'? -domandò Kath imitandomi; Lisa mi
scrutava
in silenzio
-Devo
parlare anche a voi -annunciai
-Ti
serve il nostro appoggio? -chiese
-No,
mi serve che mi insultiate -risposi, e Kath ammutolì -Voglio
insulti
pesanti, dovete trovare i peggiori al mondo, ok?
-Guardala
-parlò finalmente Lisa fissandomi
-La
sto guardando -rispose Kath -e vedo che è pazza
-No,
guardala meglio -insistette -è successo qualcosa con Dann
-L'ho
fatto soffrire -mi rimproverai ancora -dovete insultarmi
Kath
spalancò la bocca -Vi siete baciati di nuovo!
Sospirai
-Non ci siamo solo baciati: abbiamo fatto l'amore. Due volte.
-ODDIO
SI'! -squittì Kath saltellando -ci speravo già
quando è venuto lui
qui, e adesso finalmente è successo!
-Ma..
e Jo? -chiese più saggiamente Lisa, palesemente sconvolta
Scossi
la testa -Eravamo in pausa, cioè lui era in pausa con me, io
lo
avevo lasciato, non credo nelle pause.. tra poco troncherò
definitivamente la cosa -conclusi raccogliendomi le braccia al petto
-Allora
non è un tradimento -ragionò Lisa cominciando ad
esaltarsi, un dito
sulle labbra -Certo, lui ti aveva chiesto tempo e non sei stata
troppo carina a non concederglielo.. ma tu lo avevi lasciato, hai
fatto le cose pulite. Glielo dirai, vero?
-No
che non lo farà -si intromise Kath -Lei se li
godrà tutti e due e..
-Kath,
smettila per una volta! -sbottai, sorprendendo lei e me stessa e,
tuttavia, non riuscendo a fermarmi -Io non sono come te e, se
permetti, non voglio esserlo! Guarda a cosa ti ha portato questo tuo
comportamento: stai perdendo Nicola, che è un ragazzo d'oro
e che ti
vuole bene! Io ho già perso Dann e tra poco darò
il ben servito a
Jo.. non voglio perdere nessun altro, non voglio più essere
così!
Avevo
esagerato e lo sapevo, ma tutta quella tensione che avevo dentro mi
stava facendo impazzire, a tal punto da ferire la mia amica.
Dopo
un primo momento di incredulità, la vidi serrare i denti e
sollevare
il capo -Grazie mille per avermi dato della puttana
-cominciò
guardandomi malissimo -ma io ho stabilito prima le regole, ho detto
chiaro e tondo a Nicola che non avrei smesso di vedermi con altri
ragazzi, e lui ha detto che gli stava bene -allargò le
braccia- Se
ora non è più così, non m'importa: io
ho la coscienza
pulita. La vera stronza qui sei tu, se proprio lo vuoi sapere,
perché
tu per quanto mi riguarda, fino a prova contraria
hai tradito
-concluse voltandosi e andandosene rabbiosa verso la sua classe al
piano di sopra
Porco
cazzo! Imprecai passandomi nervosamente una mano fra i capelli
-Katherine!
-Lisa tentò invano di fermarla, mentre io non ci provai
nemmeno;
quando Lisa tornò a guardarmi, anche se non mi stava
giudicando, mi
sentii uno schifo
-Almeno
mi ha insultata
La
mia amica mi poggiò una mano sulla spalla -Le
passerà.. ma tu devi
farti passare quest'isteria
-No:
io sono la stronza e mi merito tutto questo
Lisa
storse il naso -Ti ho già detto che secondo me non
è un tradimento
e comunque noi siamo le tre migliori amiche mai esistite sulla faccia
della Terra e lo saremo per sempre: tu e Kath non dovete litigare
Sorrisi
-E' vero
Lei
annuì soddisfatta, vedendomi più tranquilla -Vuoi
raccontarmi cosa
è successo?
Certo
che lo volevo: per quanto mi facessero male, i ricordi di Dann erano
anche la cosa più preziosa che avessi.
Quando
ebbi finito, Lisa mi guardava emozionata -Non è solo colpa
tua,
Lally: è una cosa che arriva all'improvviso, nessuno ci
può far
niente
-Aspetta,
di che cosa stai parlando? -chiesi confusa -Cos'è che arriva
all'improvviso?
Un
sorriso illuminò il volto di Lisa -L'amore
°°°Dann
°°°
Andrea
fermò la musica per l'ennesima volta
-Si
può sapere che cavolo ti succede? -domandò Samuel
irritato -E' la
quarta volta che ci blocchiamo
-Lo
so, lo so, scusate -dovevo concentrarmi di più
Stavamo
provando una nuova coreografia in pineta, e io stavo sbagliando
più
o meno tutti i passi; buffo se si tiene conto che ero stato io stesso
a inventarne la maggior parte.
-Ti
serve una pausa -decretò Andrea
-No,
niente pause
-Ti
serve una pausa -ripeté ancora, venendo verso di me; poi si
girò
verso Samuel, Ray e Leo -un attimo, ok ragazzi?
-Basta
che torni riposato e lucido -rispose Samuel stappando una
bottiglietta d'acqua
Ovviamente
anche loro sapevano di Lally, ma non quanto Andrea.
-Tu
sai perfettamente quello che sta succedendo -gli dissi infatti -e
allora perché chiedi una pausa quando sai che ballare mi
libera la
mente?
-Perché
a quanto pare stavolta non funziona -rispose lui, come se fosse la
cosa più ovvia del pianeta
-Parlarne
non serve a niente -tagliai corto; volevo tornare ad allenarmi
Lui
sospirò -Non hai combattuto abbastanza
-Ti
ho già spiegato come è andata: lei ha preso una
decisione, punto
-Punto
un corno -rispose lui -cavolo sei tu il laureato, perché
devo
spiegartele io queste cose? -lo guardai senza capire e lui
continuò
-Quel 29 giugno, tu hai lottato tantissimo..
-Smettila,
non ne voglio parlare -lo interruppi, forse con troppa durezza,
voltandogli le spalle per andarmene. Che poi cosa cavolo c'entrava
adesso Michele?
-Certo,
non vuoi parlare mai di niente tu -Andrea però
continuò ad
accusarmi
-Ti
ho detto che con Lavinia ne ho parlato
-Sì,
ma non le hai detto tutto, e lo sai benissimo
Senza
rendermene conto, mi fermai e Andrea mi raggiunse
-Lo
so che nessuno sarà mai come Michele per te, però
anch'io ti
capisco abbastanza bene e credo di essermi fatto un'idea a proposito
del tuo comportamento
-Sei
uno dei miei migliori amici ma non cominciare a dire cazzate..
-cercai di evitarlo, ma Andrea era troppo determinato e mi trattenne
per una spalla
-Adesso
ascoltami -ordinò deciso -Non vuoi parlare? Va bene, ma
almeno
ascoltami. Quella notte, hai combattuto la battaglia della tua vita,
ma non potevi vincere, nessuno che non fosse specializzato in
medicina e ben attrezzato avrebbe potuto farlo, e forse non sarebbe
bastato nemmeno quello -sospirai, cercando debolmente di liberarmi,
ma Andrea proseguì -Nonostante ciò, non ti sei
mai arreso, hai
combattuto fino all'ultimo. E hai perso. Ma accidenti, Dann, tu
continui a rivivere quella lotta tutti i santi giorni, qualunque
situazione ti capiti; non puoi vincere se pensi di aver già
perso in
partenza, se pensi di meritarti di perdere. E'
come.. -cercò
le parole -è come se tu avessi esaurito ogni energia quella
notte, e
non ti sforzassi più per ottenere niente. Ma non tutte le
battaglie
sono uguali, e se hai perso la prima non è detto che tu
debba
perdere la seconda né, fondamentale, la voglia di vincere o
perlomeno di provarci con convinzione. Ci sono delle cose per cui
vale la pena lottare fino all'ultimo, come facesti per Michele; tu
sai benissimo che ti sto parlando di Lally e che sei un deficiente
che non dovrebbe stare qui ma a 400 chilometri più a sud a
chiederle
di stare con te.
Avevo
lasciato lo sguardo vagare tra gli alberi per tutta la durata del suo
discorso, e ora lui attendeva una risposta.
-Hai
mai pensato che se avessi tentato psicologia invece di ingegneria a
quest'ora saresti laureato anche tu?
-Mi
sarei annoiato -rispose -sono troppo intelligente
Scrollai
le spalle e feci per andarmene -Se lo dici tu
-Ma
allora mi stai dando ragione?
Ci
pensai un istante -Dico solo che gli strizzacervelli ne sparano tante
-Sul
serio, Dann: pensa a quello che ti ho detto -insistette posandomi
nuovamente la mano sulla spalla -Non te la puoi far scappare.
Probabilmente
aveva ragione. Probabilmente io avrei continuato a pensare a Lally
anche avesse abitato dall'altra parte del mondo. Ma..
-Non
è così semplice, Andrea
-Lo
so -rispose lui, e già sembrava soddisfatto di questa mia
reazione
-Ti sto chiedendo di lavorarci su, non di fare tutto entro domani.
Roma non è stata costruita in un giorno -aggiunse
strizzandomi
l'occhio -A proposito io sono più bravo di te
Sollevai
un sopracciglio -Che vuoi dire?
-Fra
una settimana mi vedo con Lisa
-Davvero?
-sorrisi, forse per la prima volta quel giorno -Sono contento per te.
Dove vi vedete?
-A
metà -rispose -Cioè non proprio, io le avevo
proposto Grosseto, o
Siena, ma quando le ho detto che sarei venuto in macchina mi ha
suggerito Civitavecchia perché..
-..Perché
non si paga il pedaggio -conclusi per lui, un sorriso nostalgico sul
volto.
°°°
Lally °°°
-E'
per quello che ci siamo detti prima che partissi, vero?
Che
perspicacia; mi girai verso Jo, che mi aveva appena raggiunta dopo
una pessima prova di storia
-Perché
io vorrei che tu ci pensassi bene
-Jo..
-No,
ascoltami, sul serio, voglio farti cambiare idea: ci tengo troppo a
te
-Aspetta,
lasciami parlare -mentre Jo mi guardava, speranzoso e determinato,
capii che di lì a poco avrebbe pianto anche il suo cuore,
unendosi
al mio che già sanguinava, seppure per motivi diversi; ma
c'era
qualcosa ancora che potevo fare per lui, e glielo dovevo. Dovevo
farmi odiare, farmi disprezzare, e ci sarei riuscita dicendo
semplicemente la verità, nel modo più diretto
possibile
-No,
ascoltami tu
-Jo
-lo interruppi con decisione; lui ammutolì -Sono stata con
un altro
Sganciata
la bomba, osservai la reazione: incredulità, sbigottimento..
delusione. Rabbia.
Ma
io non mi sentivo delusa da me stessa: se c'era anche soltanto una
cosa su cui ero certa di non aver sbagliato, era stata quella notte
con Dann. Quella notte era valsa una vita e, anche se non sarebbe
ritornata mai più, mi aveva segnata per sempre. Non era
stata la mia
prima volta, eppure mi ero sentita diventare donna, adulta, completa,
soltanto nel momento esatto in cui il mio corpo e quello di Dann si
erano fusi insieme.
Jo
era pallido e mi guardava senza dire niente.
-Tu..
stai con lui, quindi? -chiese, ritrovando infine la
voce
-No.
Non lo vedrò più -risposi abbassando lo sguardo e
sforzandomi di
non piangere perché sarebbe stata veramente la cosa
più riprovevole
che avessi potuto fare in quel momento. Avevo fatto una scelta: sarei
rimasta a Roma, punto. Non dovevo pensare che Dann era lontano dei
chilometri, non dovevo pensare che avrei potuto abitare vicino a
lui.. dovevo convincermi invece del fatto che ci conoscevamo da pochi
mesi, che chissà quanto saremmo durati se fossimo stati una
coppia,
e che probabilmente no, non ci sarebbe stato futuro per noi. Dovevo
convincermene anche se mi sembravano tutte enormi idiozie, tranne
una: lo conoscevo davvero da pochi mesi, mentre Kath e Lisa erano mie
amiche da una vita. E questo bastava.
-Vuoi
tornare con me? -chiese e, finalmente, nella piattezza della sua voce
riuscii a sentire una traccia di disgusto
-No
-risposi capendo che doveva aver frainteso quel mio “non lo
rivedrò
più” -Io.. non posso averlo, ma non voglio nessun
altro a parte
lui. Io non riesco nemmeno a immaginare di..
Di
stare con qualcun altro in quel modo, di farmi stringere da altre
braccia, di farmi baciare da altre labbra.. no, io volevo Dann e
basta. Ma questo preferii non dirlo
Jo
mi guardò ancora e mi sentivo come sotto il giudizio del
tribunale
d'Inquisizione spagnola; d'un tratto, scaturì fuori tutta la
rabbia
-Tu mi hai tradito! -sbraitò -Ti sei scopata un altro e non
mi hai
detto neanche che ti dispiace!
Era
furente ma, guardandolo in faccia, capii che voleva che dicessi
qualcosa, prima di continuare a sputarmi veleno addosso; peccato che
non potessi dirgli niente di ciò che si sarebbe voluto
sentir dire
-Non
ti sto dicendo che mi dispiace perché.. -cercai di metterci
tutto il
tatto possibile -non voglio dirti una bugia. Posso dirti che mi
dispiace per come stai adesso, anche se io ti avevo già
detto che
per me era finita, questo sì; ma non ti dirò che
mi dispiace di
averlo fatto, perché non sarebbe vero.
Avrei
rivissuto quella notte anche in quel preciso istante, anche col senno
di poi, senza cambiarne assolutamente niente. No, io non mi
dispiacevo affatto di essere stata con Dann
-Lo
ami? -mi domandò con estrema durezza
Quel
verbo. Amare. Così naturale, così grosso,
così.. vero; verità per
verità..
-Sì.
Lo amo.
CIAFF!
Sonoro
e potente, il suo schiaffo arrivò sulla mia guancia,
costringendomi
a voltare la faccia; mi misi una mano sul viso, chiedendomi se fosse
successo davvero. Frizzava parecchio.
Tornai
a guardare Jo, che sembrava spaventato e stupito da quel gesto almeno
quanto me
-Io..
vado -borbottò, lasciandomi lì, davanti alla
scuola ormai deserta.
Fu
allora che scoppiai a piangere.
°°°
Mi
stravaccai sul divano: sembrava impossibile, ma ero arrivata alla
fine di quella giornata. Avevo fatto i compiti, avevo cenato, avevo
chiamato a casa, mi ero fatta la doccia e ora ero in panciolle sul
mio divano. Splendido, ma come avevo fatto? Forse, semplicemente non
avevo pensato. E dovevo continuare a non farlo.
Mi
passai una mano fra i capelli ancora umidi, poi presi il telecomando
e cominciai a fare zapping: una telenovella americana, un massacro di
sangue fra brandelli di corpi indistinti, un documentario sul mangime
dei cavalli, un mago che prediceva il futuro..
DRIIIIIN!
Afferrai
di corsa il cellulare, e il display mi disse che era Andrea
-Grazie
-feci rispondendo -mi hai appena salvato da un pessimo zapping
Lo
sentii ridere -Felice di essere il tuo paladino, lady -una piccola
pausa -Come stai?
-Bene
-Mmm
-fece lui, per poi ripetermi: -Come stai?
Sospirai
-Così
-Anche
Dann
-Che
ne dici di parlare d'altro? -chiesi subito
-Ma
perché, accidenti, nessuno dei due vuole affrontare
l'argomento?
Siete così convinti di aver preso la decisione sbagliata che
vorreste poter accantonare la faccenda, vero?
-Non
è la decisione sbagliata
-E
allora perché state da schifo tutti e due?
-Sai
che forse era meglio lo zapping?
Stavolta
fu lui a sospirare -Ok, vorrà dire che torturerò
solo Dann: tu mi
servi viva
-Perché?
-Perché
sei l'amica di Lisa, e se ti uccidessi lei non ne vorrebbe
più
sapere di me
-Grazie
mille
-Dai,
scherzo lo sai che ti voglio bene
Sorrisi
-A proposito di Lisa, avete deciso quando vedervi? -gli chiesi, un
po' per cambiare argomento e un po' perché davvero mi
interessava
-Non
ve ne ha parlato? -domandò, e sembrava deluso -Ci vediamo la
settimana prossima
-Ma
è fantastico! -esclamai -Guarda, sicuramente ne avrebbe
voluto
parlarne ma sai, oggi.. be', diciamo che ho parlato io per tutto il
tempo, con tanto di litigata con Katherine, e sai quanto sappia
mettersi da parte Lisa
-Sì,
lo so -rispose con voce tenera
-Dove
la porti?
-Immagino
che sarà lei a portarmi da qualche parte: ci vediamo a
Civitavecchia
-Faccio
il tifo per te
-Grazie,
Lally
Ero
contenta per loro, ed ero contenta che l'amicizia con Andrea non si
fosse rovinata. Restammo a parlare a lungo e, anche se, come promesso
non nominò più Dann, stavolta non riuscii ad
impedire alla mia
mente di andare al suo ricordo.
Impossibile
pensare che fossimo stati così vicini e
che invece adesso
c'era un'orda di chilometri e problemi a dividerci.
°°°°°°°°
Scusateeeeeee!!
:(
Vi
avevo promesso un aggiornamento veloce, perché contavo di
pubblicare
il giorno prima della partenza.. solo che la mia pennetta (dove avevo
salvato la storia) ha deciso bene di dare i numeri!! Ho avvisato
quante più di voi ho potuto, mandando messaggi a chi la
storia fra
le seguite/preferite/ricordate.. Scusatemi tanto! :(
Adesso
che sono tornata però per farmi perdonare, oltre a questo
nuovo
capitolo (che spero vi abbia ridato un po' di speranza per il futuro
dei nostri protagonisti) ho pubblicato la breve one-shot su Dann e
Michele che vi avevo promesso: la trovate QUI!
Vi
ricordo anche del missing moment focoso riguardante Dann e Lally che
invece trovate QUI!
Solo
una cosa volevo dirvi anche se, dato che mi devo far perdonare del
ritardo forse non è il momento più adatto, ma...
non c'era nenahce
una recensione per il capitolo precendeteeee T.T Le recensioni, oltre
che aumentare la mia autostima, per me sono importanti per sapere
cosa ne pensate di ciò che scrivo, se sto andando bene, se
avete
qualcosa da consigliarmi o se avete trovato qualcosa che non vi
è
piaciuto.. quindi, per favore, anche due righe, ma scrivete! XD
Probabilmente
non avete recensito perché siete arrabbiate con me per come
Lally
sta trattando il vostro amato Dann, confessate! Ahahah scherzi a
parte, sul serio, non perdete la speranza, può succedere
ancora
tutto ;)
Per
quanto riguarda invece questo capitolo non preoccupatevi troppo per
la litigata fra Kath e Lally.. come ha detto Lisa, sono le tre
migliori amiche sulla faccia della terra ;)
Bene,
detto questo, dato che dopo una vacanza servirebbe sempre e comunque
un'altra vacanza per recuperare la stanchezza, vi do la buonanotte xD
Un
bacione grande a tutte voi!!
Ciaooooooooo
|
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Capitolo 12 *** Combattere ***
Capitolo
12. Combattere
Il giorno dopo la
telefonata con Andrea, a scuola, mi feci raccontare tutto da Lisa, e
la scoprii parecchio elettrizzata all'idea di rivedere il suo
Vampiro; poi mi chiese se avessi parlato con Jo e io le raccontai
tutto
-Cosa? -sbottò
strabuzzando gli occhi -Se Dann sapesse che quel cretino di Jo ti ha
dato uno schiaffo, verrebbe qua di corsa a prenderlo a pugni!
Scrollai le spalle -Tanto
non lo verrà mai a sapere dato che non ci sentiamo
più - E
quanto mi manca..
-Come? -una voce alle
nostre spalle
Ci voltammo, mentre Kath
ci guardava allucinata, anzi, mi guardava allucinata
-Jo ti ha dato uno
schiaffo? -chiese conferma; io annuii piano e lei, senza dire una
parola, si avviò in classe livida come non mai
Oh, porco cazzo!
-Lisa, non mi piace per
niente: quella è Kath La Furia
-Lasciala fare -fece lei,
tranquillissima -Non sarà incisiva come Dann, ma gliene
dirà delle
belle -assicurò, e fu la prima volta che la vidi gongolare
di fronte
a un imminente uso della violenza.
Mentre Kath si accingeva
ad entrare, Jo uscì dall'aula, e lei cominciò a
strillare prima
ancora che il piede di lui potesse oltrepassare la soglia
-Tu, brutto energumeno
schifoso, come ti sei permesso di dare uno schiaffo alla mia migliore
amica? -sbraitò -Sei un porco vigliacco che picchia le
donne, solo
che certe picchiano più di te, verme, e ti assicuro che se
alzerai
ancora un dito contro di lei, d'ora in avanti te la vedrai con me!
Chiaro?!
Jo non rispose, ma rimase
a fissarla qualche istante per poi girare i tacchi e tornarsene in
classe, muto; Lisa scoppiò a ridere, mentre io realizzavo
quanto
appena successo.
Mentre Kath tornava verso
di noi, le sorrisi, sollevata però che si fosse concluso
tutto senza
sangue né teste mozzate -Grazie, Kath
Lei fece spallucce -Per
un'amica questo ed altro.. a proposito, scusa per ieri -aggiunse
sistemandosi la camicetta in un gesto leggermente teso
Capii di avere di nuovo al
mio fianco quella pazza e dolcissima Kath e ne fui felicissima: non
sapevo come avrei fatto senza anche una sola delle mie amiche,
eravamo un trio inseparabile.
-No, scusami tu: sono
stata una vera stronza -le dissi
-No, tu avevi ragione
-rispose abbassando lo sguardo
-E' successo qualcosa?
-chiese Lisa con premura
Kath annuì mesta -Io e
Nicola.. lui.. mi ha lasciata
Io e Lisa ci guardammo:
sapevamo che doveva succedere, lo sapeva anche Kath, solo che non
avevamo previsto che le avrebbe fatto così male.
-Devo cambiare il mio
atteggiamento con i ragazzi -continuò lei -Voglio cambiare.
Non per lui, ma per me stessa: non posso andare avanti così
-Questo sì che è un buon
proposito -commentò Lisa, la puritana
-Sì, solo che ormai mi
conosce mezza Roma..
Lisa sgranò gli occhi
-Così tanti?
Io scoppiai a ridere -Kath
puoi andare al Guinness!
Katherine sbuffò -Era un
modo di dire! E comunque, davvero, mi servirebbe un po' d'aria
fresca, in un posto dove non sono “famosa”, sarebbe
più facile
ricominciare da zero.. be', vedrò quello che posso fare
anche così.
Ma, anche volendo, Kath
non avrebbe avuto tempo per gestire tutti gli inciuci in cui si
divertiva a sguazzare un tempo: aprile fu, scolasticamente parlando,
terribile e maggio, se possibile, ancora peggio. Prove su prove ogni
mattina, pomeriggio a studiare mattoni di libri (quando da sola
quando con le mie amiche), e la sera, quando stremata mi gettavo sul
letto, l'ansia da esame non mi abbandonava: avevo perso il conto
degli incubi pre-maturità che avevo avuto, compreso quello
ricorrente già da un po'.. Loch Ness.
A proposito: devo dire che
questo buttarmi a capofitto nello studio fu, se non altro, un modo
per proteggermi, per eclissarmi dal dolore. Avendo il cervello che
lavorava a duemila su nozioni storiche, scientifiche e linguistiche,
infatti, non avevo modo di pensare a Dann, a Viareggio, a quella
notte meravigliosa e a tutto il tempo passato con lui..
Non avevo tempo.. ma
piangevo ogni qualvolta, per sbaglio, il ricordo bussava alla porta.
E nelle sere più tragiche, quando mi sentivo veramente a
pezzi,
sfinita (non dallo studio ma dalla mancanza di lui, delle sue parole,
della sua voce calda e
tenera nella
cornetta del telefono..), allora lo lasciavo entrare.
Lasciavo
entrare il suo ricordo, che scivolava silenzioso dentro di me, e
improvvisamente eravamo lì, di nuovo. Quei momenti erano
magici,
capaci di lasciarmi ancora quel sapore dolce in bocca.. ma quando
finivano, mi ritrovavo a odiare le mie quattro mura di stanza.
Non ero ossessiva, non
controllavo ogni cinque secondi il telefono, non pensavo a Dann
continuamente; ma le poche volte che mi permettevo di farlo, ne
uscivo distrutta.
Fortuna che c'erano le mie
amiche, senza di loro non so come avrei fatto.
Dopo il fine settimana con
Andrea, Lisa era diventata taciturna con me, e sviava le mie domande;
quando le chiesi il perché per l'ennesima volta e ancora non
mi
volle rispondere, ipotizzai che fosse andata male. Allora chiamai
Andrea ma lui mi spiegò, tutto trionfante, che era andata
decisamente bene dato che adesso stavano insieme.
-Mi hai chiesto di non
parlarti di Dann -aveva proseguito Andrea -ma è proprio per
questo
che Lisa non ti ha voluto parlare di noi
-Oh -ora era tutto chiaro
-Aveva paura di..
-Si sbagliava -lo bloccai
-sono contentissima per voi, lo sai, vero?
Sentii uno sbuffo a mo' di
risata -Certo che lo so, piccola. E' per questo che ti voglio
così
bene e che vorrei sapere come stai
-Vorrei avere il cervello
di Einstein, ecco come sto! A forza di studiare così tanto
ci arrivo
cieca alla maturità
-Vedi il lato positivo:
almeno avrai un ché di Leopardi che ti potrebbe far
guadagnare
qualche punto in più
-Hai ragione, comincerò a
lavorare per la gobba, allora
-Brava -una pausa
-comunque non era questo che volevo sapere
-Lo so
Andrea era un bravo amico,
premuroso e gentile, ma erano poche le volte che gli rispondevo a
questa domanda, quasi mai a dire il vero.
Kath nel frattempo si era
data alla castità più totale, voleva cambiare e
trovare un ragazzo
serio con cui avere una storia davvero importante; si vedeva che
certe volte rimpiangeva Nicola, ma aveva comunque deciso di voltare
pagina, ricominciare da zero.
Per quanto mi riguardava,
invece, le cose con Jo andavano relativamente bene: lui evitava me, e
io evitavo lui. Forse le minacce di Kath avevano fatto effetto, forse
gli facevo semplicemente schifo, non lo so e nemmeno mi interessava,
sapevo solo che era meglio così: non ce l'avrei fatta a
gestire
anche le litigate con lui, avevo un equilibrio alquanto precario.
Per questo quando, durante
quell'afoso giorno della seconda metà di maggio, Jo mi si
avvicinò,
sperai vivamente che non fosse in vena di insulti o di vani tentativi
per riprovarci.
-Lally.. Lavinia -fece
quando si fu avvicinato; non incrociava il mio sguardo
-Sì? -domandai cercando
di essere normale
-Ascolta.. -esordì
passandosi una mano fra i capelli ispidi -Non lo chiederei a te, ma
della classe sei quella che si sta impegnando di più e io ho
bisogno
di una mano seria; non lo farei se non fossi davvero con l'acqua alla
gola -mi guardò, in evidente imbarazzo -Ho bisogno di
ripetizioni
per poter almeno sperare di passare la maturità quest'anno
Davvero si trattava solo
di questo? E io che mi aspettavo chissà che!
Sorrisi -Hai deciso di
farti valere quest'anno, eh?
Si sforzò di sorridere a
sua volta -Sì, quest'anno devo passare
Annuii -Certo, va bene,
studieremo e ripasseremo insieme. Passi da me nel pomeriggio?
°°°
-E' stato uno stronzo
-Come?
-Sì, era ovvio che tu non
potessi dire di no! -esclamò Kath rabbiosa chiudendo con uno
scatto
il libro di storia aperto sul capitolo della bomba atomica di
Hiroshima -Dovevi espiare la tua colpa
-Kath va bene che sei
diventata santa -si inserì Lisa -ma abbiamo già
discusso di questo
fatto: quello di Lally non è stato un vero e proprio
tradimento, lei
gli aveva già detto che voleva chiudere
-Ma lui voleva una pausa
-Comunque, in pratica, non
stavano più insieme
Kath sbuffò indecisa,
scompigliandosi i riccioli -La mia nuova personalità mi
confonde
-Ascolta chi è santa da
più tempo di te -le suggerii indicando Lisa
-Non sarà “santa”
ancora per molto -rispose Kath -Andrea la viene a trovare il prossimo
fine settimana, stavolta fino a Roma, e dorme da lei visto che i suoi
sono in vacanza
-Kath! -la riprese Lisa e
scorsi un'occhiata fugace lanciata nella mia direzione
Stufa di
quell'atteggiamento, decisi che dovevo chiarire all'istante quella
faccenda con Lisa: era assurdo che la mia migliore amica non si
confidasse con me!
-Lisa, non fare così
-sospirai -lo sai che puoi parlarmi di te e Andrea allo sfinimento,
siete i miei migliori amici, sono felice se siete felici
Sperai che il sunto del
concetto potesse bastare.
-Io.. -Lisa tergiversò
lanciandomi un timido sguardo di scuse -è che penso a come
starei se
fossi nella tua situazione con Andrea, e.. Lally sei veramente forte
No che non ero forte. Non
lo ero per niente. Cadevo a pezzi, ogni giorno di più, ogni
giorno
un pezzettino nuovo; mi consumavo fra i libri, consumavo tutto
ciò
che restava di me perché non volevo soffrire ancora. Non ero
forte.
Non lo ero per niente
-Ho le ossa dure -risposi
ostentando noncuranza -comunque, la mia raccomandazione è di
usare i
contraccettivi
Lisa sbuffò nascondendo
un sorriso
-Io voglio il resoconto
dettagliato -annunciò Kath -La prima volta di Lisa: Dio,
quanto ho
aspettato questo momento!
-Non commento, dovrei
risponderti con un'offesa -rispose Lisa sollevando un sopracciglio e
facendoci ridere -ma ritornando al discorso di Jo, ti vorrei
ricordare dello schiaffo: lei non gli deve proprio niente, ha torto
pure lui!
-Certo che ricordo lo
schiaffo -rispose Kath -E quanti gliene darei io a quel figlio di..
-Ragazze -le bloccai
-Guardate che io non devo niente a lui come lui non deve niente a me:
gli sto facendo un favore, punto
-Ma perché? -domandò
Kath -Io un verme così lo eviterei come la peste bubbonica
-Quello che è stato è
stato -risposi abbassando lo sguardo -Devo andare avanti
Le mie amiche non
risposero, ma notai con la coda dell'occhio l'occhiata che si
scoccarono; poco dopo riprendemmo a studiare, in silenzio.
°°° Dann
°°°
L'onda era buona e la
tavola sotto i miei piedi, obbediva docilmente ad ogni oscillazione
che facevo: avevo trovato il perfetto equilibrio, anche se di
lì a
poco mi sarei dovuto tuffare per non arrivare troppo vicino alla zona
balneare. Non c'era ancora il pienone, con il sole non del tutto
estivo e il mare mosso, ma non volevo comunque correre il rischio di
travolgere nessuno.
Ancora qualche istante
e... ciao, ciao onda: mi gettai di lato e sentii tirare quando la
tavola rimase legata alla mia caviglia grazie alla cordicella.
Nuotai ad occhi aperti per
tornare in superficie, la luce che filtrava nelle pieghe dell'acqua
cristallina, e mi appoggiai sulla tavola.
-E' questo che fa un
laureato oggigiorno?
Mi voltai, ma sapevo già
chi fosse: Andrea, ancora mezzo asciutto, mi stava raggiungendo
remando con le braccia sulla sua tavola
-Se c'è il mare mosso sì
-risposi
Lui guardò un attimo
verso il largo -E' un po' troppo mosso per i miei gusti
-E' perfetto per un
surfista -lo contraddissi -comunque perché sei qui, allora?
Lui scrollò le spalle
-Volevo provare onde più grosse di quelle con cui surfo di
solito..
e poi volevo controllare che stessi sviluppando pericolose manie
suicide
Ovviamente scherzava, ma
mi venne comunque da alzare gli occhi al cielo -Andrea, sto bene
-Sì, è quello che dici
sempre
-Con Lisa come sta
andando?
-Ci incontriamo a breve,
ma non cambiare argomento
-La vedi quell'onda
laggiù? -domandai indicandogli il largo -Se fossi stato
lì invece
che qui a parlare con te, a quest'ora la starei cavalcando -conclusi
cominciando a remare in quella direzione
-Lo sai quanto posso
essere logorroico -rispose lui seguendomi -non mi stanco mai
Sospirai -Purtroppo lo so
-Perché invece di fare
l'indifferente non mi racconti un po' come te la passi?
-Che vuoi che ti dica?
-risposi in tono amaro -che ogni giorno mi chiedendo perché
abbia
preso una decisione simile? Che ogni volta che vengo qui in spiaggia
e che ripenso a quanto follemente ami il mare, mi chiedo come faccia
a vivere in una città grossa e caotica come Roma? Che se
Viareggio
fa parte di lei non dovrebbe starne lontana? Vuoi davvero che ti dica
tutte queste cose? -domandai guardando fisso avanti a me le onde che
ruggivano selvagge e libere all'orizzonte, sovrastando il suono della
mia voce che però sono sicuro arrivasse benissimo alle
orecchie di
Andrea, dato che stavo quasi urlando -be', non te le posso dire, e
sai perché? Perché lei ha due amiche fantastiche
a Roma,
eccezionali quanto lo è stato Michele per me. E' per questo
che la
capisco e che rispetto la sua scelta
-Cazzate -commentò
Andrea, tranquillissimo
Scossi la testa, remando
più veloce -Lascia perdere, non ti stai neanche sforzando
per capire
quello che dico
-Io capisco benissimo
-rispose con forza, accelerando il ritmo delle bracciate -Io e Lisa
stiamo insieme: l'ho baciata, l'ho abbracciata e adesso mi manca da
morire. Anche lei ha due amiche fantastiche a Roma e so già
che
continuerà a studiare lì dopo il liceo; eppure
stiamo insieme
-Non è la stessa cosa:
Lally è di Viareggio
-E allora?
Non capisci che non ce
la farei a rimanere a Roma se stessi con te? Inevitabilmente
mi tornarono alla mente le sue parole, pronunciate fra quelle lacrime
che avrei dato qualsiasi cosa per veder sparire dal suo viso.
Ma non mi andava di
parlare di certe cose -Sono discorsi personali
-Se me ne dessi un accenno
magari potrei fare uno sforzo per tentare di capire quella che adesso
mi sembra codardia allo stato puro
-Davvero? Stai
ricominciando con questa storia? -domandai rabbioso fermando la
tavola
-Io sono convinto di
quello che ti ho detto, Dann: tu non c'entri niente con la morte di
Michele, devi mettertelo in testa invece di riviverla tutti i giorni
in tutte le situazioni
-Smettila, stai esagerando
-lo avvisai.
Erano settimane che mi
riempiva la testa con quella sua teoria e fino ad allora, bene o
male, ero sempre riuscito ad evitarlo, ma adesso che eravamo in mezzo
al mare non era facile. Forse però se fossimo tornati a
riva..
-Mi hai fatto passare la
voglia di surfare -annunciai rigirando la tavola
-Perfetto perché questo
mare è troppo grosso per me -rispose imitandomi
Io sbuffai, cercando di
architettare un modo per svignarmela appena arrivati in spiaggia. Mi
voltai indietro, individuando un'onda che sembrava abbastanza potente
da portarmi fino a riva; mi preparai a riceverla e vidi Andrea fare
lo stesso. Sdraiati sulle nostre tavole, arrivammo vicino alla riva,
da dove poi proseguimmo a piedi
-Sai che cosa penso?
-tornò subito all'attacco
-No e non mi interessa
-risposi, forse troppo bruscamente mentre la sabbia asciutta mi si
attaccava ai piedi e alle caviglie
-Se non ti decidi a
tornare là, e di corsa anche, te ne pentirai non dico per
sempre, ma
di sicuro per un bel po' di anni: quello che provi per lei non
svanisce così facilmente -ci ripensò -Forse non
svanisce mai
-Andare là non
cambierebbe nulla -ribattei -Quante volte te lo devo dire che ha
fatto una scelta?
-E io quante volte te lo
devo dire che tu non hai mosso un dito, non hai combattuto
minimamente per entrare a far parte di questa scelta?
Sbuffai, esasperato: era
un discorso fra sordi dove ognuno restava della propria opinione.
-Secondo te per cosa vale
la pena lottare? -mi chiese ancora
-Non sono nelle condizioni
di sostenere un discorso filosofico
-Perché?
-Perché ho una tavola da
surf in mano e i filosofi non surfano
-Ok, allora lo farò io e
tu dovrai solo ascoltarmi: per andare a Roma, ti ci vuole coraggio.
Non solo per la distanza, non sto parlando di questo adesso, sto
parlando del fatto che ti devi lasciare alle spalle ciò che
è
successo tre anni fa. Devi smetterla di darti la colpa per la morte
di Michele, e accettare il fatto che non potevi farci nulla
Scossi la testa, e mi
accorsi che ci eravamo fermati -Quando sono arrivato là era
ancora
vivo
-Ma non è colpa tua per
quello che è successo dopo
-Se..
-Con i se non si va da
nessuna parte -mi bloccò subito -Dann, tu devi capire che
non puoi
addossarti una responsabilità che non è tua! Tu
meriti di essere
felice come tutti gli altri, come lo siamo io e Lisa e come potreste
esserlo tu e Lally: devi solo concedertelo. Perché tu non
hai
nessuna colpa da espiare, e ti stai lasciando sfuggire una ragazza
d'oro
-Dann!
Ci voltammo, interrotti da
quella voce femminile che urlava il mio nome: Julie, in bikini,
sventolava una mano verso di me e mostrava fiera il suo corpo.
-Sul serio, Dann -aggiunse
Andrea a bassa voce mentre Julie si avvicinava -Non ce ne sono tante
come Lally... e Julie ne è un esempio vivente. Anche Michele
ti
darebbe dell'idiota se te la lasciassi scappare
Ero ben consapevole di
quanto fosse Lally, di quanto significasse per me, e
ne ebbi
un'ulteriore conferma in quel momento: Julie poteva essere sexy
quanto voleva, ma ai miei occhi Lally avrebbe sempre avuto qualcosa
in più. Con lei avevo parlato, riso, scherzato, mi ero
confidato
anche se non del tutto.. ed era ora di portare a termine quanto avevo
lasciato a metà.
Andrea aveva ragione.
-Ciao ragazzi -fece Julie
con un sorriso quando ci ebbe raggiunti
-Quando parti tu? -chiesi
al mio amico; ero stato maleducato a non rispondere al saluto, ma in
quel momento mi importava di una cosa sola
Andrea aveva già capito,
perché sorrise -Domani
°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°
Ebbene sì: Dann ha deciso
di COMBATTERE, come vi aveva forse già suggerito il titolo
del
capitolo ;)
Tutto è da vedere, Lally
con i suoi mille pensieri per la testa potrebbe prendere una
decisione troppo affrettata.. nel frattempo ci pensano le sue amiche
a tirarla su di morale!
Spero che vi abbia fatto
piacere la “pace” con Kath e il modo in cui le ha
cantate a Jo xD
Lisa invece è finalmente
riuscita a formare una coppia fissa con Andrea (so che alcune di voi
aspettavano questo momento da un po'!;))
Che altro dire?? Che ci
sentiamo nel prossimo capitolo!
Un bacione a tutte!
|
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Capitolo 13 *** Perdere ***
Capitolo
13. Perdere
Come si fa a non dire
sì
per poi spaccarsi in
due così?
[Laura Pausini – Come si
fa]
-AHIA!
-E come è andata la
vostra lezione ieri? -domandò Kath scuotendo la testa per
allontanare una ciocca di ricci dal viso
-Bene -risposi -cioè, Jo
è veramente messo male su quasi tutte le materie, ma si sta
impegnando
-Peccato che abbia deciso
di farlo solo a fine maggio
-Meglio tardi che mai
Un altro strappo.
-AHIAAA!
-Vuoi stare zitta? -fece
allora Kath ripiegando la striscia di ceretta su se stessa e
gettandola via -Mi deconcentri
-Ma fa malissimo!
-protestò Lisa; smisi di stringerle la gamba, ormai
liscissima -Non
capisco cosa tu abbia contro il rasoio
-Quando stanotte Andrea ti
accarezzerà e le tue gambe non saranno della stessa
consistenza
della carta vetrata mi ringrazierai -rispose lei
Risi, poi mi rivolsi a
Lisa -Per belle apparire..
Lei gemette -Vi proibisco
di toccare le mie ascelle!
Kath fece una mezza risata
-Se ti preoccupi per così poco, mi chiedo come farai a
sopravvivere
all'inguine
-Ma non dovevamo studiare?
-domandò disperata
-Prima ti depiliamo
-risposi alzandole il braccio
Lei sbuffò, ma ormai si
era rassegnata
-Tornando a Jo -fece Kath
prendendo un'altra striscia che Lisa guardò con terrore puro
-Ci sta
riprovando?
Scossi la testa -No. E'
orgoglioso, e fa bene: rende le cose più semplici a entrambi
-Non ha voluto sapere
nemmeno con chi..?
-No -risposi
interrompendola -sa che è successo a Viareggio, quindi non
si
aspetta di conoscerlo -sospirai -Parliamo d'altro
-Ok -rispose subito Lisa
-Chi scoprì le tre leggi del moto dei pianeti?
-Keplero -rispondemmo in
coro io e Kath -troppo semplice -Strappo
-AAAAAAAIHA!
°°° Dann
°°°
Ricordavo benissimo dove
abitava Lally e non ci misi molto ad arrivare, dopo che ebbi salutato
Andrea alla stazione; erano quasi le nove, ma i lampioni illuminavano
bene le strade.
Non sapevo nemmeno se
fosse in casa.. Andrea mi aveva soprannominato “il folle,
impazzito
per amore, che vaga a piedi per la città più
grossa e incasinata
d'Italia, senza sapere dove sia la sua amata”: un po'
melodrammatico più che poetico, gi avevo fatto notare.
Probabilmente stava ancora
con Jo.. Ma io la conoscevo, la conoscevo davvero, e mi aveva
dimostrato di provare quello che io provavo per lei. Certo, non me lo
aveva detto, ma altrimenti perché il soprannome di Andrea
rimandava
tanto al vecchio e caro Orlando che si vede soffiare la sua Angelica
sotto il naso da Medoro?
Avevo solo una t-shirt
addosso: era caldo, Roma aveva un clima più afoso di
Viareggio, che
era mitigata dal mare, ma nonostante ciò andavo a passo
svelto.
L'ultima volta che avevo percorso quella strada era ancora il periodo
dei giacchetti.
Finalmente svoltai nella
sua via: mi ero preoccupato che non ci fosse? Invece eccola
lì,
bellissima, che parlava con qualcuno sull'uscio della porta.
Sentii in ogni parte di me
quanto mi mancasse. Per tutto il viaggio in treno avevo pensato che
mi sarei messo a correre verso di lei non appena l'avessi vista;
invece mi ritrovai ad ammirarla per qualche istante, da lontano e in
silenzio.
Quando l'avevo salutata
avevo creduto fosse l'ultima volta; adesso invece, grazie ad Andrea
che aveva speso settimane, fiato e parole per aprirmi gli occhi su
quanto era successo a Michele, avevo una seconda occasione per
combattere.. per stare con lei.
Mentre la osservavo,
sorridente e leggermente accaldata per l'afa, mi arrivarono alle
orecchie frammenti del discorso.
-Grazie per quello che
stai facendo -disse il suo interlocutore
-Figurati! E poi guarda
che ripassare con te aiuta molto anche me. Ah, e grazie per aver
offerto la pizza, Jo
Jo. Appunto.
Serrai la mascella.
-Che vuoi che sia?
-rispose Jo -è il minimo che possa fare per chiederti scusa
Vidi Lally scuotere la
testa -Tu che chiedi scusa a me?
-Non ne abbiamo più
parlato: tu hai sbagliato ma io ho esagerato ad alzare le mani
Nella
mia mente si accese come una spia rossa: alzare le mani..
quell'infame aveva alzato le mani sulla mia Lally?
-Cosa?! -mi accorsi di
averlo esclamato a voce alta solo quando entrambi si voltarono verso
di me
Lally sgranò gli occhi e
mi parve di udirla sussurrare il mio nome
-Tu chi sei? -domandò Jo,
e mi venne da prenderlo a pugni seduta stante
-Che cosa ti ha fatto?
-domandai a Lally avvicinandomi e raggiungendoli
-Dann.. -ripeté con più
grinta, ma era ancora scossa mentre si frapponeva tra me e quel
viscido che avevo di fronte
-Ripeto: chi sei? -chiese
ancora Jo
-Uno che massacra quelli
come te
-Dann, smettila! -esclamò
Lally, stavolta decisa, stringendomi il braccio con la mano per
evitare che mi fiondassi su Jo; evidentemente dovevo avere
un'espressione alquanto incazzata.
Le sue dita calde e fini
sul mio braccio risvegliarono dolci ricordi.. ma non era quello il
momento, ora dovevo capire se quel bastardo le aveva fatto del male.
-Ti ha fatto qualcosa di
male? -le chiesi ancora
-Non mi ha fatto niente
-rispose troppo in fretta e troppo agitata: voleva solo che mi
calmassi
-Lally, si può sapere chi
è questo tizio?
Lei sospirò, voltandosi
verso di lui -Jo.. che ne dici di andare a casa? Ci vediamo domani
-Ma è tutto a posto?
-chiese lanciandomi un'occhiata
Cercai di divincolarmi
dalla presa di Lally, ma lei mi afferrò anche l'altro
braccio
girandosi completamente verso di me
-Dann.. per favore
-sussurrò
Era stanca, molto stanca,
e non solo fisicamente come testimoniava il suo viso. Le avevo
già
creato troppi casini. Quando capì che non mi sarei mosso,
tornò a
rivolgersi a Jo -E' tutto a posto. Ci vediamo domani
Lui annuì e, dopo un
ultimo attimo di esitazione si allontanò.
Fu quando ebbe svoltato
l'angolo che Lally parlò -Perché sei qui? -dal
tono si capiva
perfettamente che me ne faceva una colpa. Sembrava persino arrabbiata
e non potei fare a meno di pensare che ne avesse pienamente diritto:
non sarei dovuto essere lì, avrei dovuto lasciarla in pace.
La sicurezza che mi aveva
infuso Andrea stava già iniziando a vacillare, e cominciai a
chiedermi se stessi facendo la cosa giusta: tenevo tantissimo a lei,
su questo non ci pioveva.. ma forse, proprio per questo, avrei dovuto
lasciarla andare. Non si trattava solo di me e di Michele.
-Che cosa ti ha fatto Jo?
-le chiesi ancora, testardo
Lei sospirò di rabbia -Ti
ho fatto una domanda: perché sei qui? -finalmente mi
guardò ma nei
suoi occhi, quasi lucidi, c'era solo risentimento
Decisi di risponderle
lasciando da parte, solo per il momento, la questione di Jo -Per te
Scosse la testa,
incrociando le braccia sotto al petto -Ne abbiamo già parlato
-Lo so, ma voglio che tu
ci ripensi
-Vuoi che ci ripensi?
-ripeté, allargando le braccia e riducendo gli occhi a due
fessure
-E cos'altro vuoi che faccia, Dann? Vuoi che mi
rimangi tutto
quello che ho detto? Vuoi che riconsideri in due minuti stasera la
decisione che ho impiegato cinque anni a prendere?
La stavo solo facendo
arrabbiare, e più parlava più mi sentivo un
totale idiota, anzi
peggio, un meschino -Niente di tutto questo -risposi
Gemette, e si appoggiò al
muro -Perché sei qui, Dann? -domandò ancora, ma
stavolta con
estrema debolezza. Si portò le mani al viso e mi maledissi
in tutte
le lingue del mondo per come l'avevo ridotta.
-La mattina mi sveglio,
vado a scuola -cominciò, parlando come se elencare le sue
abitudini
le desse forza e stabilità -arrivo a casa e studio, il
pomeriggio
quasi sempre con Kath e Lisa, poi la sera do ripetizioni a Jo. Dopo
cena ho solo date, nomi importanti e concetti matematici in testa:
sono sfinita e questo va bene, perché così mi
addormento subito e,
se sono fortunata, non sogno niente -alzò di nuovo lo
sguardo verso
di me -Mi sono creata una mia routine e sì, te lo confesso,
a volte
fa schifo, a volte non funziona, a volte riesco comunque a pensare a
te, a noi.. ma va bene così, perché non credo che
riuscirei a
trovare un altro modo per affrontare la situazione -si
risollevò di
scatto, la sua voce divenne più stridula e capii che non era
lontana
dal pianto -Poi piombi qui, così da un giorno all'altro e
non solo
mi scombini tutto, hai anche delle pretese, vuoi.. vuoi che ci
ripensi, che ripensi a tutto quello che sto cercando di tener fuori
dalla mia testa con tutte le mie forze! Questo è..
è ingiusto, è..
La presi fra le mie
braccia un attimo prima che iniziasse a singhiozzare; era calda, ma
tremava come una foglia
-Perché sei qui? -ripeté
fra le lacrime, aggrappandosi forte a me
-Lally.. -sussurrai
cercando di calmarla, ma in realtà non sapevo cosa dirle
Come avevo potuto farle
questo? E soprattutto, come potevo rimediare?
La stringevo, ma non era
abbastanza; avrei voluto essere migliore di come mi sentivo in quel
momento. Ero andato là per puro egoismo, la situazione era
la stessa
di quando ci eravamo salutati l'ultima volta, cosa mi aspettavo?
Lally si divincolò
all'improvviso, e la lasciai andare -Era vero?
Corrugai le sopracciglia,
non capendo a cosa si riferisse -Che cosa?
-Quello che mi hai detto
quella notte -rispose tentando di asciugarsi le lacrime; allora capii
-era vero?
-E' vero -la
corressi
-Allora vattene -mi impose
con forza
Questo fu una pugnalata in
pieno petto
-Vattene e non tornare
più, perché.. -si morse le labbra, sforzandosi
per non ricominciare
a piangere
-Lo capisco -le dissi
allora; voltò il viso di lato, non voleva guardarmi e aveva
di nuovo
incrociato le braccia.
Dio, se era bella anche
mentre piangeva. Sembrava così fragile.. invece, a quanto
pareva,
aveva sempre avuto più coraggio di me. Mi resi conto che
restare
ancora lì, sarebbe stato ulteriore egoismo: io potevo anche
aver
risolto i conti con il mio passato, ma non potevo decidere da solo
per la nostra situazione.
Sapevo solo che avrei
fatto di tutto, anche rinunciare a lei per sempre, se questo fosse
servito ad asciugare quelle lacrime.
-Scusami
Cosa potevano valere le
mie scuse in quel momento? Assolutamente niente, come la mia presenza
lì, che era diventata superflua, anzi, dannosa.
Guardai un'ultima volta
quei tratti, ora tutti tesi e lacrimanti, del viso che amavo, poi me
ne andai.
E stavolta l'avrei
lasciata in pace sul serio.
°°°
Lally
°°°°
Rispondi! Rispondi,
avanti!
-Lally -finalmente! -Hai
interrotto la dura lotta che avevo appena intrapreso con la fisica
Arricciai il naso, e per
un attimo misi da parte quanto appena successo -Studi fisica da sola?
-Be', qual è il problema?
-rispose Kath, con tono snob -Non solo Lisa può essere
intelligente.
E adesso, mentre lei è con un uomo, io sto studiando: non
è buffa
la vita?
-Già -sospirai -Senti
Kath.. mi uccidi se ti chiedo di venire qua?
-Mmm.. direi di no, non se
sai spiegarmi i quanti -una pausa -ho detto che studiavo, mica che
capivo quello che studiavo. Mi vesto al volo e sono da te.
-Grazie
-Aspetta.. ma è successo
qualcosa?
Provai a parlare, ma mi
resi conto che se l'avessi fatto, la voce mi si sarebbe spezzata
-Lally? -Kath cominciava a
preoccuparsi
-E'.. -niente, non ci
riuscivo
-E' Jo? -mi chiese, e d'un
tratto era infuriata -Se ti ha fatto di nuovo qualcosa, io lo..
-No -presi un bel respiro,
per formulare una frase intera -Vieni qui che te ne parlo.. ok? Ho
bisogno di te
-Non muoverti: mollo
Einstein e arrivo!
-Grazie mille..
Più passavano i giorni,
gli anni, e più mi era evidente: non ce l'avrei fatta senza
le mie
amiche, mai. Non potevo vivere senza di loro, non riuscivo nemmeno ad
immaginarlo!
Ecco perché sapevo di
aver preso la decisione giusta.. nonostante facesse così
male.
Nonostante il mio cuore urlasse. Nonostante rivedere Dann poco prima
mi avesse quasi fatto rimpiangere tutto.
Avevo preso la decisione
giusta.
°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°
Non era quello che vi
aspettavate, lo so... ma i tempi non sono ancora maturi a quanto
pare!
Non perdete le speranze
però: ci sono ancora 4 capitoli in cui tutto può
succedere ;)
Il pezzo finale l'ho
inserito per sottolineare quanto sia forte l'amicizia fra Kath e
Lally nonostante la litigata che c'è stata :)
Spero che non mi odiate
troppo questo capitolo!!!
Un bacione a tutte, alla
prossima =P
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Capitolo 14 *** Esami da superare ***
Capitolo
14. Esami da superare
Aiuto. Semplicemente,
aiutatemi, adesso! Oppure sparatemi e facciamola finita
Schiantai la testa sul
libro, disperata, assetata e assonnata, per non dire esausta. La
scuola, se Dio vuole, era finita, e seguita da essa le prove scritte,
ma ad attendermi al patibolo c'era ancora l'orale: dalla padella alla
brace e, come se non bastasse, ero stata sorteggiata fra le prime. Il
mio colloquio, infatti, era stato fissato per il 29 giugno, data di
esordio di tutti gli altri.
Prima
di quella breve settimana fra scritti e orale, avevo pensato che il
difficile sarebbero stati italiano, matematica, e la terza prova..
non avevo però calcolato l'ansia che deriva dal pensiero di
trovarsi
faccia a faccia con una commissione. Realizzato tutto ciò,
mi ero
messa sotto come una matta, ancor peggio di prima se possibile.
Va
bene, con l'analisi del testo di Verga me l'ero cavata egregiamente,
lo dovevo riconoscere (anche perché lo avevo ripetuto fino
alla
nausea), anche la terza prova non era andata poi male (eccetto forse
per fisica) e matematica.. per matematica avevo impiegato tutte le
sei ore, non solo a causa della mia ormai famigerata allergia alla
materia, ma perché c'era un quesito, quell'ultimo quesito..
mi aveva
spiegato Dann, molti mesi prima come risolvere un esercizio simile. E
lo avevo saputo fare grazie a lui.
In
quella torrida stanzona con i condizionatori rotti e le sedie
scomode, i ricordi mi avevano assalita di nuovo, nonostante il tempo,
nonostante la corazza fatta di libri e pietra, nonostante avessi
cercato di bloccarli con molta più forza da quando era
piombato a
Roma l'ultima volta..
Nonostante
tutto questo, ero stata ferma non so quanto tempo su quel foglio,
come stavo ferma adesso, con la testa sprofondata fra quelle pagine
sfogliate e sfogliate e sfogliate e sfogliate..
Dann,
che sin dai miei primi sintomi di pazzia preesame mi aveva
raccomandato di andarci piano, mi aveva raccontato più e
più volte
del suo esame per tranquillizzarmi, dei professori che aiutano se
possono.. Dann che aveva cercato in tutti i modi di farmi capire che
io ero più importante del pezzo di carta per cui stavo
sudando
sangue.
Odiavo
il masochismo, odiavo struggermi così.. ma non ero io a
volerlo, a
comandarlo: faceva tutto la mancanza.
-Lally?
Alzai
velocemente la testa verso Lisa -Sì, scusa: colpo di sonno
Lei mi
scrutò un attimo -Stai piangendo?
A
questa domanda, Kath sollevò gli occhi dal libro e io mi
tastai le
guance: erano umide.
Il
giorno dopo la visita di Dann, Andrea era venuto da me con Lisa, ma
non per parlare: già sapeva tutto. Mi aveva solamente
abbracciata, e
io mi ero sciolta fra le sue braccia.
Incapace
di tacere, mia aveva poi spiegato che Dann l'aveva chiamato,
raccontandogli tutto e chiedendogli di venire da me; Lisa a questo
punto si era arrabbiata, rimproverandogli che non avrebbe dovuto
dirmelo.
I
giorni da allora erano più o meno trascorsi tutti uguali: Jo
da
quando aveva visto Dann, aveva improvvisamente deciso che la sua
preparazione fosse più che sufficiente e mi aveva chiamata
per dirmi
che non sarebbe più venuto da me. Così, Lisa e
Kathrine venivano da
me tutti i pomeriggi, penso più che altro per farmi
compagnia anche
se non lo avrebbero mai ammesso davanti a me.
Andava
bene, era confortevole questa routine, questa sorta di escamotage che
mi ero trovata.
-E'
tutto ok -dissi alle mie amiche -mi ero solo.. -sospirai, non avendo
nemmeno voglia di cercare una scusa, tanto era palese perché
stessi
piangendo -Devo finire questo capitolo, sono indietro
Prima
di rituffarmi nella lettura, scorsi le mie amiche scambiarsi
un'occhiata preoccupata.
-Sai
che facciamo domani? -se ne uscì Kath chiudendo di scatto il
libro
di inglese
La
guardai storto -Cos'hai in mente?
-Hey
non fare quella faccia, ti divertirai -si raddrizzò
soddisfatta
sulla sedia e, schiarendosi la voce come per darsi importanza,
annunciò la propria idea -Domani si va al mare
-Sì!
-assentì subito Lisa -Tu adori il mare, e così
almeno metti il naso
fuori di casa
Le
osservai un istante: erano andate fuori di testa, non c'era altra
spiegazione.
-Certo
che adoro il mare, ma guardate qui -sollevai il volume, di cui non
ero arrivata nemmeno a metà -ma dopodomani ho l'orale.
-E noi lo abbiamo due
giorni dopo di te, cosa c'entra?
Kath scrollò le spalle
-Ti porti il libro sull'asciugamano! Si insabbierà un po',
ma almeno
tu riprenderai un po' di colore: il pallore non è
più di moda da un
pezzo, cara mia
-Ma..
-Niente ma -mi interruppe
Kath -è deciso; Lisa? -si voltò complice verso
quest'ultima
-Domani si va al mare
-fece eco lei
Però in effetti ero
diventata peggio di un fantasma in quanto a colorito.. e magari uno
stacco non mi avrebbe fatto poi così male, se c'erano le mie
migliori amiche a scacciare via il malumore.
Sospirai e chiusi il libro
-Lo sapete che vi voglio bene come a due sorelle?
°°°
Stravaccata sul mio
asciugamano azzurro come il mare di Torvaianica, sorseggiavo la mia
aranciata ghiacciata con una cannuccia; il cappello di paglia enorme
con gli occhiali a mosca mi facevano sentire una vera e propria diva.
Abbandonare i libri mi aveva fatto bene, e finalmente respiravo aria
diversa da quella delle quattro mura di casa mia.
Come al solito, avevo
snobbato altamente la crema solare, risolvendo ad allacciarmi un
pareo in vita per proteggermi le gambe; a fare ombra sul resto del
corpo ci pensava quel cappello abnorme!
Lisa era seduta accanto a
me e sfogliava una rivista; lei si era incremata da cima a fondo, e
aveva fatto bene data la sua carnagione chiara.
Il sole picchiava forte, e
il torpore che mi provocava, stava vincendo di netto sull'ansia da
esame.
Osservavo la riva e i
giochi di luce che il sole creava sulle flebili ondicelle, quando la
mia attenzione fu catturata da un ragazzo che sembrava guardare
insistentemente qualcosa; capii cosa, o meglio, chi
stesse
guardando con quegli occhi famelici quando scorsi Kath, che si
strizzava i capelli riccioluti mentre usciva dall'acqua con un
portamento che avrebbe fatto invidia a qualsiasi reginetta del ballo.
Il suo fisico da modella
emergeva perfettamente anche sotto il costume intero che indossava.
Sì, avete capito bene, costume intero: Kathrine si era
impuntata sul
serio con questa storia di volersi cambiare radicalmente.
-Aaah, come si sta bene in
acqua -commentò sdraiandosi sull'asciugamano accanto al mio;
osservò
un attimo il mio pareo -Devo comprarmene uno anch'io, però
più
lungo
-Perché non un burka a
questo punto? -le domandai ironica
Lei fece una smorfia,
mentre Lisa sollevò la testa dalla rivista -Tra un po'
voglio fare
anch'io il bagno: fa troppo caldo.
-Vengo anch'io quando ti
alzi -annunciai, e lei mi sorrise
Dopo un po' che eravamo lì
a rilassarci, il ragazzo che avevo notato prima, si avvicinò
-Hey
-salutò come se ci conoscesse; tuttavia c'era un'evidente
traccia di
timidezza nella sua voce
Noi lo guardammo tutte
sollevando un sopracciglio; la vecchia Kath avrebbe attaccato subito
bottone, ma quella nuova si limitò a squadrarlo in silenzio
-Ci conosciamo? -fu Lisa a
parlare
-Noi no -rispose lui
guardando me e Lisa, poi si rivolse a Kath -Ma io e te sì
Lei corrugò la fronte
-Sicuro? Mi sa che ti sbagli
Sul viso del tipo spuntò
un sorriso, forse un po' imbarazzato -Ma come? Non ti ricordi quella
sera, al pub.. -Kath aveva ancora una faccia perplessa -Ti ho offerto
da bere, eri un po' brilla -forse la mia amica cominciava a ricordare
-Hai detto di essere impegnata ma che non importava, poi siamo andati
sul retro e..
-Ok, BASTA! -tuonò
alzandosi in piedi; il ragazzo indietreggiò di qualche
passo, e la
sua faccia smarrita mi fece quasi scoppiare a ridere -Dovete
smetterla di venire a cercarla, capito?
-Emh.. -il ragazzo si
grattò la testa, senza capire
-La ragazza che
conoscevate non esiste più! -spiegò allora Kath,
sollevando il
collo per darsi importanza; io e Lisa ci scambiammo uno sguardo
divertito -Sono cambiata, sono migliorata! Possibile che non
riusciate a capirlo?!
-Ok.. -fece quello -Non ho
mai conosciuto una tipa che è più pazza da sobria
che da ubriaca
-borbottò, per poi allontanarsi; fu allora che io e Lisa
scoppiammo
a ridere
-Poverino! -commentò Lisa
-l'hai scioccato
-Rimarrà traumatizzato
-mi aggiunsi
-Ridete, ridete -commentò
Kath, fin troppo amaramente; con un sospiro, si sdraiò di
nuovo,
lasciandoci perplesse
-Tutto bene? -chiese Lisa
-No! -sbottò lei -Cavolo,
è mai possibile che il mio passato continui a tormentarmi?
Non è il
primo ragazzo che mi “riconosce”! Quando succedeva
prima,
non me ne curavo, anzi, ne andavo persino fiera! ..ma vi rendete
conto? Fiera di una cosa del genere! -esclamò schifata -Ora
sono
diversa, ma loro non lo sanno e continuano a cercare quell'altra
Kath, quella che è morta e sepolta e che per niente al mondo
tirerò
fuori di nuovo! -sbuffò -Ma non c'è verso, quando
ti danno
un'etichetta, ti resta per sempre.. vorrei cambiare città,
è
possibile secondo voi?
Io e Lisa ci scambiammo
un'occhiata: nessuna di noi aveva capito quanto male stesse Kath
-Perché non ce ne hai
parlato prima? -le chiesi poggiandole una mano sul braccio
già
abbronzato -Di questo fatto che “ti riconoscono”,
intendo
-Perché mi vergogno
-spiegò mestamente- Mi sento più zoccola di Elena
nell'Iliade!
-Ciò che ha fatto Elena
l'ha fatto per amore -commentò Lisa, prima di rendersi conto
che
forse non era proprio il commento più adatto -Emh.. scusa,
Kath
-No, non preoccuparti,
anzi -fece lei ritrovando il sorriso -A proposito d'amore, non ci hai
raccontato nei dettagli di come è andata con Andrea
Come se la crema non
avesse fatto il minimo effetto e il sole l'avesse scottata tutta d'un
colpo, Lisa avvampò. Mi intenerii vedendola così,
ma anch'io volevo
sapere, così provai a chiederglielo in tono più
dolce -Raccontaci,
se te la senti
-Certo che se la sente!
-esclamò Kath
Lisa scrollò le spalle
-Io.. -mi lanciò un'occhiata furtiva
No! Ancora, no!
-Lisa -sospirai -Quante
volte te lo devo ripetere che io sono felice se tu sei felice e
soprattutto se condividi la tua felicità con noi? Avanti,
racconta!
Ti assicuro che non mi strapperò i capelli e non
comincerò a
mangiare sabbia
Lei rise, confortata da
questo mio “via libera” e cominciò a
raccontare.
Non mi stupii di sentir
parlare del lato dolce e tenero di Andrea: sapevo già
benissimo che
lo avesse, sotto l'espressione simpatica e svagata. Lisa
raccontò di
come l'aveva messa a proprio agio, accarezzandola con dolcezza e
fermandosi ogni volta che sentiva la più piccola esitazione
in lei;
le aveva chiesto più volte se sentisse dolore, era stato
delicato e
attento e dopo, l'aveva cullata finché non si era
addormentata.
-Questo si chiama fare
l'amore -commentò Kath -altro che squallido sesso!
Io risi ma mi interruppi
quando sentii bussare alla porta il ricordo di Dann... colpa di tutta
quella dolcezza, quell'attenzione.
-Andiamo a fare il bagno?
-domandai scattando in piedi. Quello era un giorno di relax, di
stacco: vietato soffrire, vietato anche solamente pensare.
Le mie amiche, che quel
giorno me le avrebbero date vinte tutte, mi accontentarono e due
minuti dopo eravamo avvolte fra la spuma dolce e salata del mare.
°°°Dann°°°
Ripresi il libretto appena
firmato, piuttosto fiero di quel ventotto; con quello, mi mancava
solo un esame dell'anno, che avrei dato all'appello di settembre.
Mi alzai e strinsi la mano
al professore, come di consuetudine.
Era una bella giornata,
sarei potuto andare a fare surf.. il giorno dopo però, lo
avrei
passato tutto alla stazione ovviamente.
Mentre uscivo
dall'Università, mi tornarono alla mente le parole di
Andrea: torna
a Roma, dopo l'esame! Avessi visto come piangeva, quanto le mancavi..
Mai, mai nella vita avrei
seguito un altro suo consiglio, pensai dirigendomi verso la spiaggia.
Stavo male al pensiero di
Lally che piangeva.. ma andando da lei un'altra volta, avrei solo
fatto triplicare le sue lacrime.
°°°Lally°°°
Rispondere senza farsi
prendere dal panico: scoprii di essere in grado di farlo e questo mi
fece acquistare sicurezza.
Ero consapevole della
presenza di Kath e Lisa, sedute accanto ai compagni di classe e
qualche curioso, pronte a passare alle maniere forti se la
commissione avesse anche solo provato a bocciarmi.
Quella mattina mi ero
guardata allo specchio, rimpiangendo la mia carnagione resa
più
scura dal sole preso il giorno prima nonostante il cappello: temevo
che i professori avrebbero potuto prendermi per una scansafatiche. Ma
adesso, che ero lì e che sapevo rispondere bene o male a
tutte le
loro domande, mi sentivo una leonessa!
Avevo studiato come una
pazza e mi stavo guadagnando un voto decente. Anche i miei professori
sembrarono soddisfatti quando mi strinsero la mano per congedarmi;
quella di astronomia mi fece i complimenti sottovoce.
Indicai a Kath e Lisa
l'uscita con circospezione, ma una volta fuori..
-AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAH!
-Strillammo in coro tutte e tre, alla faccia della maturità!
-Oh mio Dio! E' fatta!
-urlai, per accertarmi che fosse realmente così -Ho davvero
dato la
maturità!
-Sì -annuì Lisa -e sei
stata grande!
-Sei a tutti gli effetti
maturata! -esultò Kath
-Ce l'ho fatta davvero!
Nessuno mi chiederà mai più di fare quest'esame
del cavolo, di
studiare come una pazza..
-No, fino a ottobre,
quando comincerà l'università -ricordò
Lisa
Seguì un momento di
ibernazione.
-C'è tempo fino a
ottobre! -se ne uscì Kath -E oggi, 29 giugno 2012, tu non
devi più
preoccuparti di niente perché hai appena...
Ma non sentii il resto
della frase.
29 giugno. 29 giugno. 29
giugno 2012. Come potevo essermene scordata?
Cominciai a respirare
velocemente e a sudare freddo, nonostante la temperatura fosse di
almeno 27 gradi all'ombra. Che diavolo ci facevo lì?
-Lally, stai bene? -sentii
la mano di Lisa sulla spalla -Sei diventata bianca come un lenzuolo
Non importava. Non
importava di niente, né di quello che era stato,
né di quello che
mai sarebbe stato. Il mio posto era accanto a lui quel giorno, a tre
anni esatti dalla tragedia ferroviaria.
-Devo andare -annunciai, e
già scendevo le scale
-Ma.. dove? -Kath e Lisa
si misero a seguirmi; non avevo tempo di spiegare
-A Viareggio -mi limitai a
rispondere.
°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°
Sì, avete capito bene:
stavolta sarà Lally ad andare da Dann! Non per ricominciare,
semplicemente per stargli vicino... perché, ormai lo avrete
capito,
il loro amore non solo supera quei dannati 400 Km, ma anche cose di
gran lunga più astiose e più difficili. Dann
c'è sempre stato
quando Lally ha avuto bisogno di lui; adesso Lally ci sarà
in questo
preciso momento quando è lui ad aver bisogno di lei.
..be', o almeno questo è
quello che penso dovrebbe succedere quando due persone si vogliono
bene davvero xD Tutto il resto non dovrebbe importare..
Spero di avervi ridato un
po' di speranza ;) tutto può succedere, specialmente adesso
che i
due saranno di nuovo vicini
Vi aspetto nel prossimo
capitolo =P
Un bacione a tutte voi che
mi seguite, e un ringraziamento gigante!! Grazie a chi mi mette fra
le seguite, ricordate, preferite, a chi recensisce e a chi legge in
silenzio!
Grazie davvero a tutte voi
<3 :)
|
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Capitolo 15 *** Viaggio al centro di noi ***
Capitolo
15. Viaggio al centro di noi
Un treno che si ferma, la
banchina quasi vuota: un'ora insolita per partire o arrivare,
specialmente con quel caldo. Non era afoso come a Roma, dove non
c'era il mare a mitigare il clima, ma era comunque caldissimo.
Sapevo dove avrei trovato
Dann, perciò scesi alla svelta per il sottopassaggio, poi
risalii
fino all'uscita, di lato. Il cuore palpitava, ma stavolta non si
trattava di lui o di me: si trattava di noi. Del fatto che lui non
avesse parlato con nessuno di quella notte, nemmeno con Andrea.. solo
con me. Del fatto che fosse così facile capire quanto avesse
bisogno
di qualcuno accanto in quel momento. Di quanto mi sentissi stupida a
non averci pensato prima, quando probabilmente lui era lì
dalla
mattina.
Camminavo, dritta verso la
via maledetta; non ci ero passata molte volte da allora. Il ricordo
del fuoco, la paura.. se potevo, la evitavo. Dann invece ci tornava
ogni anno, onorava la memoria di Michele. E io lo stimavo
profondamente per tutto questo coraggio che trovava dentro di
sé.
E finalmente lo vidi,
arrampicato sul muretto della stazione, seduto con le gambe
penzolanti, le spalle alla strada; scorsi anche la sua moto,
lì sul
ciglio della strada, a rischio multa. Ma tanto d'estate i vigili
urbani erano tutti sulla costa, a controllare le strisce blu..
Bando alle ciance: presi
un grosso respiro, rimpiangendo di essermi messa quei jeans lunghi
che non mi aiutavano per niente con la situazione caldo. Dann non si
era accorto di me, era immerso nei propri pensieri, gli occhi fissi
sui binari; solo quando fui a pochi passi da lui, si voltò.
Non si aspettava di
vedermi, e l'ovvietà della cosa mi ferì.
Socchiuse leggermente le
labbra e restò a guardarmi in silenzio; io ricambiavo,
incapace di
proferire parola. Eravamo di nuovo l'uno di fronte all'altra e
benché
non fosse passato molto tempo dall'ultima volta, sentii il cuore
palpitare.
Eravamo di nuovo noi,
almeno per il momento. Niente maschere quel giorno: io ero
lì per
lui, per stargli accanto. Solo per oggi.
-Ciao -riuscii a dire,
cercando di sorridere
-Ciao -rispose lui, senza
smettere di guardarmi
Decisi di arrampicarmi a
mia volta, mentre un treno passava con un rombo.
Quando fui seduta accanto
a lui, parlò di nuovo -Te ne sei ricordata
-constatò lui, con
malinconica gratitudine.
Io annuii, scoccando una
rapida occhiata ai binari per poi prendergli la mano -Da quanto sei
qui?
-Un po' -rispose lui,
troppo vago, e sentii le sue dita stringersi delicatamente attorno
alle mie; fu come se non avessi mai lasciato quella mano.
-Non dovevi Lally-
sussurrò, guardando le nostre mani
-Vuoi che me ne vada?
-chiesi domandandomi se non avessi fatto l'ennesima sciocchezza con
lui
Ma la smorfia che fece,
tipica di chi ha appena sentito un'assurdità, mi
rassicurò
-Assolutamente no -rispose -Solo.. so quello che ti costa -i suoi
occhi profondi mi scrutarono; riecco il suo sguardo premuroso, che si
preoccupa per me, per come sto.. Dio, se sopravvivo a questa
sono
immortale
Scossi la testa -Non si
tratta di me, oggi -lui sospirò e non disse niente -Come
stai?
-chiesi a mezza voce, consapevole del fatto che non fosse proprio la
domanda più adatta da fare, ma mi premeva saperlo.
Dann scrollò le spalle e
sollevò lievemente le sopracciglia -Quando vengo qui ripenso
a lui,
a quanto mi manca quella testa dura -sbuffò di una risata
tutt'altro
che divertita; gli strinsi di più la mano- Pensavo che anno
dopo
anno sarebbe andata sempre meglio, avevo anche paura che un giorno,
un 29 giugno di chissà quale anno magari neanche troppo
lontano, mi
sarei svegliato senza nessuna voglia di venire qui alla stazione
-fece una piccola pausa -ora so che non succederà mai
-Certi vuoti non si
possono colmare -risposi, cercando di calarmi nella sua situazione
-ma credo che.. si impari a conviverci, prima o poi. Questo che fai
per ricordarlo è.. -cercai le parole, roteando gli occhi
verso il
cielo- meraviglioso, davvero; ma se il 29 giugno 2040 quando abiterai
in Tibet non ti andrà di sorvolare mezzo Mondo per venire
fin qua,
andrà bene lo stesso: ciò che conta è
il ricordo che hai dentro di
te, il bene che ancora vuoi a Michele
Lui ascoltò con
attenzione le mie parole, poi mi guardò divertito e sorrise
-Nel
2040 abiterò in Tibet?
-Dal 29 giugno -precisai
-Prima sarai in Spagna
Dann rise e sentii il suo
pollice accarezzarmi il dorso della mano -Lally -fece poi tornando
serio e guardandomi dritta negli occhi -Grazie di essere qui
Lo avrei abbracciato in
quel momento; avevo così voglia di farlo che non so come
riuscii a
trattenermi. Mi nascosi dietro un sorriso, nascosi tutto quanto
dietro quel sorriso -Figurati
Dann tornò a guardare i
binari; si era alzata una leggera brezza, ma il verso dei gabbiani
misto al sole cocente annunciava l'estate in tutto la sua arsura.
-Non ti ho detto tutto di
quella notte -fece a un tratto lui; sembrava tranquillo, seppure
assorto, ma io corrugai la fronte preoccupata, chiedendomi cosa ci
potesse essere di peggio di ciò che mi avesse già
detto. Si portò
la mia mano in grembo, senza quasi rendersene conto, e io mi preparai
ad ascoltarlo -Andrea sa cos'è successo perché
gliel'ha raccontato
chi era lì -indicò il punto preciso, fra le
rotaie, con la mano
libera e io trasalii -Quando sono arrivato, quella sera, Michele era
ancora vivo. C'erano pompieri ovunque, e cominciavano ad arrivare
anche le prime ambulanze; ma i feriti da soccorrere erano troppi,
nonostante le macchine della polizia aiutassero a portare i
più
gravi in ospedale. Cercavo di avvicinarmi, ma uno dei pompieri mi
teneva lontano, dicendomi che era troppo pericoloso -contrasse la
mascella un istante prima di proseguire -Michele era lì,
steso a
terra: respirava ancora, potevo vederlo. Ma era messo male, i vestiti
erano diventati cenere che gli si era incollata addosso e la faccia
era tutta ustionata -Strinsi più forte la sua mano, mentre
ascoltavo
in silenzio, trattenendo il respiro e le grida di orrore. Anch'io
avevo visto le fiamme dalla mia finestra, anch'io mi ero spaventata a
morte, anch'io avevo pianto con tutta Viareggio; ma Dann l'aveva
vissuta, l'aveva vissuta da dentro e aveva visto il suo migliore
amico morire là in mezzo. Riuscivo a stento a immaginare
quanto
potesse essere difficile per lui, se già per me lo era stato
-A un
certo punto si sono accorti che le fiamme si stavano avvicinando
anche alle altre cisterne -continuò -Dovevano spegnerle,
così le
squadre di pompieri si sono dovute dividere: l'uomo che mi tratteneva
si allontanò e io potei finalmente raggiungere Michele
-scosse la
testa -Cercava di dirmi qualcosa, ma non riusciva a parlare; io non
sapevo cosa fare, mi ricordavo a malapena di aver studiato per la
patente che in caso di ustione grave, non bisogna cercare di staccare
i vestiti dalla pelle.
Fece un'altra pausa e a
questo punto mi sentii di intervenire -Dann, tu non potevi fare nulla
-cercai di confortarlo
Lui mi guardò ma le mie
parole non sembravano aver fatto chissà quale effetto
-Probabilmente
no. Ma lo sai cosa stava cercando di dirmi? Sussurrava, ma se avesse
avuto abbastanza voce avrebbe urlato. Avvicinai l'orecchio alle sue
labbra, cercando disperatamente di capire cosa dicesse -sentii la
stretta sulla mano aumentare improvvisamente, e poggiai anche l'altra
sulla sua, cercando di dargli forza -Diceva
“aiutami” -rivelò,
distrutto sia nella voce sia nell'espressione del volto -Mi stava
chiedendo aiuto, mi stava implorando di aiutarlo, capisci? E io non
ho saputo farlo -era costernato e furioso allo stesso tempo
-Dann..
-Sono andato a cercare
dell'acqua, al tempo mi era sembrata una cosa sensata -altra pausa, e
stavolta il suo sguardo, puntato sui binari, mi spaventò sul
serio;
scosse la testa -quando sono tornato lui non respirava più.
E' morto
solo.
-No -dopo un attimo di
choc, lo contraddissi subito; e lo abbracciai, stavolta sì,
stringendolo a me quanto più forte potessi -Non è
morto solo, Dann
-continuai, sentendo la sua testa poggiarsi nell'incavo del mio collo
e i suoi respiri corti e strozzati susseguirsi uno dopo l'altro,
facendosi strada fra i miei capelli -se ne è andato con il
suo
migliore amico accanto, che ha lottato fino all'ultimo per salvargli
la vita -lo corressi con forza - Non ce l'hai fatta perché
non
potevi farcela, forse nemmeno un medico ci sarebbe riuscito, forse
era già spacciato. Ma lui ti ha visto, è stato
con te nei suoi
ultimi istanti: aveva bisogno di qualcuno che gli stesse accanto e tu
ci sei stato -lo spinsi per le spalle, in modo che si sollevasse e mi
guardasse negli occhi -Gli hai dato più coraggio di quanto
pensi.
Tutti gli altri quella notte sono morti con paramedici, chirurghi e
altre facce sconosciute che gli infilavano tubi dappertutto -i suoi
occhi, liquidi e stupendi, erano incatenati ai miei, sembravano aver
bisogno di quelle parole, di quel contatto; allungai
una mano,
per accarezzargli una guancia -lui ha avuto te, e questo vale
più di
qualunque altra cosa.
Mi guardò ancora a lungo,
poi prese la mano che ancora tenevo poggiata sul suo viso, e la
baciò
sul dorso -Sei.. -non trovò le parole; o meglio, forse le
trovò, le
aveva già trovate, ma non volle dirle di nuovo e di questo
gli fui
grata -Grazie per tutto questo -si limitò a dire, tenendo
stretta la
mia mano
Stavolta fui io a
scrollare la testa, per dirgli che non doveva ringraziarmi.
Ci guardammo ancora e, a
poco a poco, vidi quel viso che tanto adoravo rasserenarsi,
regalandomi perfino un sorriso. Ricambiai e fui felice di averlo
aiutato, seppure in minima parte quel giorno.
Le mie mani erano ancora
strette nelle sue, i volti a pochi centimetri di respiro, tanto che
sentivo il suo accarezzarmi la guancia; balenò nella mia
mente il
ricordo, perfettamente nitido e ancora dolcissimo dei suoi baci,
delle sue carezze..
-Ragazzi, non potete stare
lassù, è pericoloso
Sobbalzai, mentre Dann si
girò verso chi aveva parlato: era un vigile urbano,
constatai quando
mi voltai. Mi chiesi come facesse a stare con quell'uniforme addosso
senza sciogliersi
-E dovreste spostare la
moto, altrimenti sono costretto a farvi una multa -non era troppo
scorbutico: tutto nella sua espressione diceva che ciò che
stava
facendo, lo stava facendo per lavoro, non perché volesse
cacciarci
di propria iniziativa
-Va bene, ora ce ne
andiamo -fece Dann, conciliante, girandosi per scendere; io lo imitai
e accettai la mano che mi offrì per aiutarmi; ormai era
diventata
una specie di tradizione fra noi.. -Ho un altro casco -mi disse
quando fui scesa
-Menomale, sennò la multa
non te la levava nessuno -risposi accennando all'uomo in divisa
Lui sorrise, poi aprì il
bauletto e mi passò quel casco: era lo stesso di sempre, e
mi era
familiare quanto la sua moto. Girò le chiavi e accese,
mentre io mi
sistemai dietro decidendo di tenerlo per la vita.
-Succede spesso? -gli
chiesi dopo un breve tratto di strada in silenzio, mentre si fermava
ad un semaforo
Lui scrollò le spalle
-Quest'anno è andata anche meglio delle altre volte -rispose
-E dove vai quando
succede?
Lo vidi corrugare le
sopracciglia -Di solito al cimitero, quello al Marco Polo; non so
se..
-Andiamoci -feci
Lui annuì senza
aggiungere altro e, quando scattò il verde,
ripartì.
Parcheggiò nei posti
riservati al supermercato lì di fronte, poi attraversammo la
strada
ed entrammo.
Mi prese per mano mentre
mi portava nella direzione giusta.
C'erano molti fiori sulla
sua tomba, e la foto ritraeva un bel ragazzo sorridente e abbronzato,
che si trovava su una barca a remi.
-Andavamo spesso a remare
insieme -mi informò Dann notando la mia attenzione per la
foto -ma
quando è stata scattata questa, era con suo padre
Sentii un groppo in gola
-I suoi genitori sono ancora vivi?
Dann annuì, grave -E non
hanno altri figli
Io scossi la testa, non
riuscendo nemmeno a immaginare quale tragedia avessero dovuto
sopportare
-Scusami -disse a un
tratto
-Per cosa? -domandai
corrugando le sopracciglia
-Per essere venuto da te a
Roma, quella sera -rispose, e nei suoi occhi lessi il rimorso
-Oh..
Ma perché tirava fuori
l'argomento proprio adesso?
-E' stato egoismo allo
stato puro -si rimproverò -credevo che il fatto che non
riuscissimo
a stare insieme dipendesse da me, dalle questioni irrisolte che avevo
con il passato -spiegò -Ho pensato solo a me stesso, e ti
chiedo
scusa per questo
Oh, allora era questo il
punto.
Non riuscii a rispondere
subito: era ovvio che a quel punto dipendesse solamente da me. Dann
non si aspettava che tornassi sui miei passi, mi stava solo porgendo
le sue scuse, niente di più. Ero io che, senza
più la maturità a
tenermi impegnata in ogni secondo delle mie giornate, stavo
ricominciando a pensare.. e mai il mio cervello era
stato più
affollato, nemmeno al colloquio di quella mattina.
-Accetto le tue scuse -più
volevo rinchiudermi in me stessa, più il mio tono suonava
freddo e
formale. Probabilmente Dann se ne accorse, anzi, sicuramente dato che
ormai mi conosceva bene; restammo qualche minuto in silenzio, davanti
alla foto sorridente di Michele.
-Come va con Loch Ness?
-domandò poi con affetto, e lo ringraziai dentro di me per
aver
cambiato argomento-Ho sentito che gli orali sono iniziati oggi
Aveva chiamato Loch Ness
il mio esame, come ai vecchi tempi.. come ai bei tempi. Sorrisi
nostalgica.
-Indovina chi è stata la
prima
Dann capì al volo -Hai
già fatto?
Annuii -Grazie al cielo sì
-Aspetta.. quindi tu
stamattina eri lì a farti interrogare?
Feci di nuovo cenno di sì
con la testa -Poi però mi sono ricordata che giorno fosse,
e..
-lasciai in sospeso la frase, tanto sapeva come terminava
Sentii la sua mano
stringere di più la mia e, per qualche secondo, rimase in
silenzio
-Be'.. come è andata? -chiese
Corrugai le sopracciglia,
senza nascondere un'espressione soddisfatta -Bene, non era
così
terribile come pensavo
Mi chiese di cosa mi
avessero fatto parlare e glielo raccontai in breve, condividendo
anche i momenti di ansia e di panico che avevo avuto; lui mi
ascoltò
interessato, poi sorrise contento e assunse la faccia di chi la sa
lunga -E quanto ti sei uccisa di studio?
Perché mentire?
-Decisamente troppo
Questo lo fece ridere, e
anch'io sorrisi
-Allora bisogna
festeggiare il fato che tu sia sopravvissuta alle tue stesse torture
-Ma.. -feci dubbiosa,
guardando un'altra volta la foto
Dann allora mi lasciò la
mano e si avvicinò di più alla tomba dell'amico;
sollevò
lentamente un braccio e lo osservai pulire il vetro della foto con
attenzione -Ciao, bischero -sussurrò. Sul suo volto comparve
un
sorriso nostalgico; sentendo gli occhi bruciare, mi affrettai a
volgerli per aria, eliminando qualsiasi rischio di pianto.
-Andiamo? -mi chiese poi
rilassato, tornando verso di me
Io annuii con un sorriso;
prima di andare però mi rivolsi anch'io alla foto -Ciao,
Michele
°°°
Circa un quarto d'ora
dopo, eravamo seduti sugli scogli del molo, la scritta fatta da
Michele a tagliare l'orizzonte.
-Il suo desiderio si è
avverato troppo presto -constatò Dann con tristezza
riferendosi alle
parole dipinte dall'amico: “Viareggio in te son nato in te
spero
morire”
Temetti che si incupisse
di nuovo, invece aggiunse, in tono più leggero -Comunque, a
quanto
pare sono tutti in spiaggia: non c'è un'anima in passeggiata
Questo mi tranquillizzò
-Lo credo, con questo
caldo -risposi arrotolandomi i jeans fino al ginocchio; le scarpe le
avevamo lasciate entrambi sul muretto.
C'era una quiete quasi
surreale, eravamo lontani dalla spiaggia, il mare era una tavola e si
sentivano soltanto i versi dei gabbiani e l'acqua che sfiorava
dolcemente le rocce.
-Non ero mai venuta sul
molo a quest'ora -constatai
-C'è da ustionarsi
infatti -fece Dann, poi mi guardò -ma hai già un
po' di colore,
puoi stare tranquilla
-Ha parlato quello pallido
-risposi accennando alla sua carnagione scura -Non smetti mai di fare
surf, eh?
-Mai -confermò con un
sorriso -Tu invece preferisci Ostia a Viareggio adesso?
-Sono andata a Torvaianica
non a Ostia -precisai, ma fu solamente per prendere tempo.
Era ovvio che Dann stesse
scherzando, per lui avevo già deciso e, dopo l'ultima volta
per la
quale mi aveva chiesto scusa un miliardo di volte, non avrebbe
più
cercato di farmi cambiare idea.
Ma d'un tratto ero io che
stavo rivalutando tutto. Kath e Lisa, Viareggio e Dann: non sarei mai
riuscita ad avere tutto, era un incastro mentale peggio di tetris.
La mia razionalità non
era forte abbastanza da vincere sulla mia emotività: se
fosse
successo qualcosa con Dann, non sarei stata in grado di rimanere a
Roma.
…
Però era già
successo, e io abitavo ancora lì. E nonostante
ciò, non ci eravamo
persi di vista.
Cominciai a valutare
l'idea: abitare a Roma, stare con Kath e Lisa e poi rintanarmi in
camera mia con il telefono, e Dann dall'altra parte alla cornetta.
Certo, la mia Viareggio mi sarebbe mancata da morire, ma..
Per Lorenzo ero stata
subito disposta a farlo (o meglio, sarei stata
disposta),
perché con Dann esitavo? ..Perché stavolta
c'erano in gioco molti
più sentimenti e molto più forti; ma, a pensarci
un attimo, proprio
per questo dovevo far cessare questa stupida battaglia contro di
essi. Sapevo che eravamo abbastanza forti da far funzionare una
storia a distanza, lo sapevo benissimo, e Dann me lo aveva dimostrato
più volte.. come lo dimostrava il fatto che io mi trovassi
lì,
nonostante tutto.
Ci volevamo bene, e forse
ce ne saremmo voluti per sempre: stava a me scegliere se darci una
possibilità.
-Sei silenziosa -commentò
Dann
Il vortice di quei
pensieri, che mi aveva risucchiata tanto da non farmi rendere conto
di essere rimasta in silenzio, si arrestò bruscamente,
riportandomi
nel mondo della realtà. E adesso sapevo esattamente cosa
fare.
-Dann.. -d'un tratto
sentii dieci volte più caldo di quanto non fosse in
realtà; mi
concessi un respiro profondo e, quando lo guardai negli occhi, vidi
che Dann aveva la fronte corrugata forse allarmato per quel sospiro.
Meglio iniziare con la pura e semplice verità -Mi manchi
-mormorai
Con mia grande delusione,
lo vidi sbattere le palpebre, poi abbassare lo sguardo e infine
rivolgerlo verso il mare: bene, avevo appena fatto la cavolata del
secolo!
Mi voleva bene quanto io
ne volevo a lui, ma non si può correre per sempre dietro a
una
persona che non fa nemmeno un passo verso di te, e forse Dann aveva
deciso di gettarsi alle spalle questa storia.
Dio santo, ma perché?
Perché avevo avuto così paura? Perché
mi riscuotevo solo adesso
che era troppo tardi?
Mentre tentavo inutilmente
di sprofondare in una buca immaginaria, Dann parlò di nuovo,
a voce
bassa, sempre guardando avanti a sé -Anche tu mi manchi,
Lally.
Tantissimo. Ogni giorno, ogni momento, ogni notte -fece una pausa e
si voltò verso di me, parlando con enfasi -Io voglio starti
accanto,
voglio baciarti, voglio fare l'amore con te.. ma non se tutto questo
ti fa soffrire. Hai preso una decisione e ho visto con i miei occhi
quanto è stato difficile per te -scosse la testa,
distogliendo
nuovamente lo sguardo- non cercherò ancora di farti cambiare
idea..
anche se sai benissimo quello che provo per te.
-Anch'io -dissi d'impulso,
sentendolo vero in ogni sua più piccola sfaccettatura.
Era vero in quel momento,
mentre Dann mi guardava e aveva già capito, era vero quando
lo avevo
trovato seduto sul muretto, era vero quando ero scesa alla stazione
di Viareggio quel pomeriggio, era vero quando cercavo di tenerlo
fuori dalla mia testa, era vero quando mi aveva stretta fra le sue
braccia l'ultima volta.. era vero da quando avevo deciso di fare
l'amore con lui.
-Ti amo anch'io Dann
Lui rimase immobile,
semplicemente a fissarmi, ma potevo leggere una traccia di speranza
adesso nei suoi occhi; traccia, che ero decisa a trasformare in
certezza
-Ti amo -ripetei, forse
con ancora più decisione -e non ne posso più di
non sentirti, non
vederti, non stare con te -deglutii, consapevole di quanto gli stessi
chiedendo -quindi dimmi che adesso che ho capito
anch'io
quanto sia.. -cercai le parole -ingiusto, inutile.. crudele
fingere di non provare questo sentimento, cercare di allontanarlo..
dimmi che non è troppo tardi per continuare la nostra
storia, anche
quando sarò a Roma.
Dann mi guardò un istante
e in quell'istante mi accorsi che il mondo attorno a me aveva ripreso
a girare: come la notte attende per tutto il giorno le sue stelle,
rividi dopo tempo, troppo tempo, quel suo sguardo caldo, azzurro e
cristallino di cui non mi sarei mai stancata.
Trattenni il respiro, non
potendone fare a meno.
La sua mano si sollevò
dagli scogli e, lenta, venne a posarsi sul mio viso -Lally..
-sussurrò e il mio cuore fremette, mentre sulle sue labbra
spuntava
un sorriso; forse ancora faticava a crederci, dopo tutto quello che
avevamo passato -Se mi chiami, troverei un modo per raggiungerti
anche tu fossi dall'altra parte del Mondo.
..E poi di nuovo, le
nostre labbra si ritrovarono. Non so dire se fu lui o fui io a
baciarlo; so solo che fu come se non ci fossimo mai lasciati.
Conoscevo bene le sue
labbra, il suo modo di giocare con la mia lingua, il suo abbraccio
che si posò di nuovo su di me, per farmi sentire ancora una
volta
amata e protetta.
Forse durò un minuto,
forse un'ora, non lo so, ma so che nulla era valso di più:
quel
dolce ritrovarsi, fu la cosa più bella che mi fosse mai
capitata.
Quando le nostre labbra si
staccarono mi sorrise, il respiro leggermente affannato quanto lo era
il mio, nei suoi occhi c'era l'infinito.
Mentre eravamo lì,
stretti l'uno all'altra con il fruscio delle onde, l'aria intrisa di
salsedine e la quiete del sole sul cielo sereno di Viareggio, si
chinò sul mio orecchio e in un sussurro dolcissimo, mi disse
tutto
ciò che volevo sentirmi dire in quel momento.
-Ti amo, Lally. Ti amo con
tutto il cuore.
°°°°°°°°°°°°°°°°
Sono riuscita a farmi
perdonare con questo capitolo? XD
Spero proprio di sì!
Comunque le sorprese non sono finite, abbiamo ancora due capitoli =P
Questo è stato incentrato
solamente su Dann e Lally, sul loro ritrovarsi e sulla storia di
Michele.. ma nel prossimo rivedrete anche gli altri personaggi ;)
Mi auguro davvero di
essere riuscita a trasmettervi delle emozioni con queste poche righe
che ho cercato di rendere dolci per farvi capire il bene che si
vogliono i nostri due protagonisti! Un bene che non svanisce
né con
il tempo né con la distanza..
E con questo, una buona
serata a tutte quante! Ci risentiamo presto :D
Un bacione e grazie mille!
|
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Capitolo 16 *** E poi all'improvviso sei arrivata tu ***
Capitolo 16. E poi all'improvviso, sei arrivata tu
“All that I have..
all that I have lost..
it's here in your perfect eyes
They're all I can see”
[Cashing Cars – Snow Patrol]
-Smettila -protestai fra le risate, ma Dann sapeva
bene che non volevo affatto che si fermasse.
Continuò a mordermi il collo, ridendo
del lieve pugno che gli tirai sul braccio.
Il tramonto aveva ormai tinto il cielo di varie
tonalità del rosso e ci aveva trovati rifugiati nel faro,
nudi e abbracciati; all'inizio non avevo capito perché Dann
mi avesse portata fin lì con tanto di moto. Poi
però aveva tirato fuori dalla tasca un mazzo di chiavi,
spiegandomi che Greg (il suo amico cuoco e proprietario del ristorante
dove mi aveva portata a pranzare a febbraio) era anche guardiano del
faro e che, dopo che Dann gli aveva stressato l'anima per non so quanto
tempo, aveva acconsentito a fargli una copia delle chiavi.
-E perché le volevi a tutti i costi? -lo
avevo stuzzicato prima di entrare
Lui aveva capito al volo e aveva strabuzzato gli
occhi -Sei l'unica persona che abbia mai portato quassù -mi
aveva rassicurata con tenerezza -Capirai quando saremo in cima
perché mi sono dato così da fare -aggiunse
misterioso
Aveva ragione: quando salii l'ultimo gradino di
quella lunga rampa a chiocciola, sempre tenendolo per mano, rimasi
senza fiato. Non per lo sforzo, ma per il paesaggio: le montagne, con
le punte spruzzate d'arancio, facevano da sfondo al mare calmo e sereno
che sembrava quasi immobile verso l'orizzonte.
Capite cosa intendo quando dico che Viareggio la
conosco come le mie tasche ma che non me ne stancherei mai, mai e
poi mai?
Mi ero girata di nuovo verso Dann, ma lui
già sorrideva vedendomi al settimo cielo.
Poi gli avevo posato una mano sul collo,
attirandolo verso di me, e avevamo fatto l'amore con quel panorama
sensazionale sullo sfondo. Non ci eravamo preoccupati di nascondere
cosa provassimo: stavamo insieme, sapevamo che avremmo continuato a
starci e non potevamo chiedere di meglio. Tranne ovviamente, abitare
nella stessa città, ma chi si accontenta gode, no?
-Perché la dovrei smettere? -mi chiese
strofinando la punta del naso sul mio collo
-Perché tra poco arriverà
Greg e se continui così ci ritroviamo a far l'amore un'altra
volta -risposi chiudendo gli occhi mentre mi accarezzava la pelle con
soffici baci
-Oh no, per carità.. -mormorò
continuando a baciarmi e facendomi ridere.
Era bella tutta quella complicità che
aleggiava fra noi: eravamo in grado di scherzare come di fare un
discorso serio, di darci conforto l'uno con l'altra.. di amarci, ma
l'amore quello vero. Lo capii quando sollevò il volto sul
mio, e il suo sguardo mi scosse come aveva fatto il suo abbraccio e le
sue parole appassionate di poco prima.
Gli sorrisi e lui ricambiò con un bacio;
avrei passato ore fra le sue braccia, specialmente dopo aver sentito
così tanto la sua mancanza, ma davvero non volevo correre il
rischio che Greg ci trovasse così.
-Dann.. -lo chiamai -dobbiamo andare
Lui sbuffò -Ancora cinque minuti
-L'hai detto anche un quarto d'ora fa
Allora mi sorrise con aria colpevole e, senza
nascondere quanto gli costasse, si girò di fianco e si
alzò, per poi tendermi una mano.
Una volta che fui in piedi, anziché
lasciarmi, Dann mi tirò verso di sé, fino a
quando le sue braccia non mi avvolsero. Pelle contro pelle, sospirai
avvertendo le sue mani sulla schiena.
Lo strinsi forte, quel piacevole calore ancora
attorno a me.
-Lo sai che non sarà facile, vero? -mi
sentii di ricordargli
-Lo so -rispose tranquillo, accarezzandomi i capelli
-Dobbiamo essere consapevoli che la sofferenza non
è finita: ci saranno i treni, le partenze, gli arrivi, la
mancanza..
-..la batteria del telefono che ti si scarica dopo
che ti ci ho tenuta quattro ore e mezza -mi interruppe scostandosi
leggermente per guardarmi negli occhi -ci sarai tu a maggio ancora
pallida come Morticia e io super abbronzato..
-Hey, proprio Morticia dovevi scegliere come
paragone?! -domandai ridacchiando e fingendomi indignata; in
realtà stavo pensando a maggio.. a maggio del prossimo anno
e a Dann che sosteneva che saremmo stati ancora lì, a
prenderci in giro, a giocare, a volerci bene.
Scrollò le spalle con naturalezza e
divertimento -Guardavo sempre la famiglia Addams da piccolo -mi sorrise
-ma tutto questo era per dirti che lo so: so quello a cui stiamo
andando incontro. Lo so, bimba -pronunciò con tenerezza quel
nomignolo che non gli sentivo pronunciare da tanto e che mi infuse
calore -e non mi importa, perché so già che
niente riuscirà a cambiare il fatto che ti amo e che
continuerò ad amarti.
Di fronte a quei due occhi, così caldi,
così profondi, così celesti, il mio povero cuore
non aveva ancora smesso di palpitare.
Ci baciammo con dolcezza e io lo strinsi di nuovo,
appoggiando la testa sulla sua spalla
-Ne abbiamo già avuto un'anticipazione
-continuò, mentre giocherellava con una ciocca dei miei
capelli -Non era la stessa cosa però siamo comunque riusciti
a non perderci di vista fin ora. Promette bene, non credi?
Risi del tono innocente e colmo di speranza con cui
pronunciò quella domanda per poi annuire con la testa.
-Io non credevo fosse possibile -confessai
disegnando distrattamente cerchi immaginari sul suo petto.
-Cosa?
-Che da un rione potessero nascere sentimenti
così forti
Lui sorrise un istante, poi tornò serio
-Non mi hai ancora detto una cosa però
-Cosa? -chiesi pensando ma non arrivando a niente
Dann mi guardò penetrante -Cosa ti ha
fatto Jo?
Sbuffai, staccandomi da lui -Ancora con questa
storia?
-Rispondi, per favore
Scossi la testa -Non è stato niente di
cui tu debba preoccuparti
-Allora qualcosa ti ha fatto! -dedusse, e
già lo vedevo in partenza per Roma con un'ascia in mano
stile Shining
-Si è solo arrabbiato quando gli ho
detto di noi due
-Arrabbiato quanto? -chiese, serissimo, il suo
sguardo fisso nel mio
Alzai gli occhi al cielo, rassegnandomi al fatto
che finché non glielo avessi detto non ne saremmo usciti -Mi
ha dato uno schiaffo
-Lo uccido -si risolse, come se fosse la cosa
più ovvia e naturale da fare
-Dann -lo richiamai -è acqua passata, e
comunque ci ha già pensato Kath. Quando sei arrivato tu
avevamo appena finito di ripassare filosofia insieme: l'abbiamo superato
Lui sospirò di rabbia -Non si doveva
permettere di toccarti -fece, accarezzandomi la guancia con le punta
delle dita
Io sorrisi e gli presi la mano -Sei carino a
preoccuparti così; ma gradirei non passare il resto della
nostra storia a portarti arance dentro un carcere pieno di pazzi
omicida: lascia perdere
Lui rise e mi baciò sulla fronte -Forse
hai ragione, e poi l'arancione non mi dona; ma se ti si avvicina
ancora..
-Non lo farà -assicurai
Con tutto quel discutere, mi era passato di mente
il fatto che fosse già tardi: quando vidi Viareggio, ormai
tinta di blu, dall'altezza del faro, sobbalzai
-E' tardissimo! -strillai recuperando i vestiti -E'
colpa tua!
-Mia?! -fece lui -Che ho fatto?
Raccattai la sua maglietta da terra e gliela tirai
in faccia, ridendo -Vestiti, dai: ho voglia di andare a mangiare
qualcosa.
°°°
Finii la mia ultima fetta di margherita con wurstel
e patatine fritte mentre Dann era ancora al telefono: eravamo a casa
sua stravaccati sul divano a mangiare pizza dal cartone e, da quello
che ero riuscita a sentire, stava parlando con Andrea, che lo aveva
chiamato appena qualche minuto fa.
-Sì, ma smettila -rispose a non so cosa,
passeggiando avanti e indietro per la sala; bevvi un sorso d'acqua,
sentendo il mio stomaco ancora insoddisfatto.
-No, dille di stare tranquilla, non ha dato segni
di follia
Corrugai le sopracciglia: che Lisa avesse chiesto
ad Andrea di chiedere a Dann come stavo? Perché, tanto per
la cronaca, in giorno d'esame avevo lasciato il cellulare a casa (a
Roma) e dunque ero, di fatto, irraggiungibile.
Nel frattempo cominciai ad adocchiare la fetta di
capricciosa che Dann aveva lasciato intatta per rispondere ad Andrea..
-Non lo so, penso presto.. glielo
chiederò.
Infanzia, portami via: allungai la mano verso il
suo cartone e divorai con gusto quella fetta, anche se non era buona
quanto la mia.
-Sì che me lo ricordo -disse battendosi
una mano sulla fronte, con l'aria di chi si è appena
ricordato di essersi scordato qualcosa di importante -Certo.. va bene,
allora cominciamo alle sei. Va bene, a domani.
Quando finì di salutare l'amico si
risedette vicino a me sospirando -Mi ero scordato che domani lavoriamo
-mi informò
-Ma non avete orari fissi? -Domandai perplessa
pulendomi il sugo dalla bocca
-Sì -confermò con un ghigno
-ma come Andrea aveva previsto il tuo arrivo me ne aveva fatto
completamente dimenticare -poi guardò dove fino a poco
prima, giaceva la sua pizza -Qui c'era una fetta, ma che fine..?
-Colpa mia: ti ho fatto dimenticare anche di averla
mangiata -risposi con aria fin troppo innocente
Un istante dopo ero schizzata in piedi con Dann
alle calcagna
-Non mi scappi! -fece lui -Ladra di pizza!
Ridendo e strillando, cercai scappare alla sua
presa, ma alla fine mi ritrovai fra le sue braccia
-Nooo! -strillai mentre cominciava a farmi il
solletico -la tortura è immorale!
-Anche lasciare morire qualcuno di fame
-Voglio contrattare! -strillai allora, cercando
inutilmente di staccare le sue mani dai miei fianchi
-Mmm.. sentiamo -fece scettico, fermandosi
-Ordiniamo altra pizza -proposi con un ghigno
Lui corrugò le sopracciglia -Il tuo
piccolo stomaco ce la farà o mi troverò a dover
finire una schifosa quattro formaggi?
-Mai mangiata una quattro formaggi in vita mia
-ribattei fieramente -e comunque ti stupirai di scoprire ciò
di cui sono capace
-Non ne sarei tanto sicuro
Quaranta minuti dopo, sdraiati sul divano dopo aver
mangiato la seconda portata di pizze, Dann ancora era incredulo.
-Basta con questa faccia! -lo rimproverai ridendo
-mi fai sentire un'aliena
-Secondo me lo sei -rispose, tanto per
tranquillizzarmi -Non ho mai conosciuto una ragazza che mangiasse
quanto me!
Sollevai un sopracciglio con aria furba -Ora quando
sei con me, puoi ingozzarti senza dare nell'occhio: sei fortunato
Lui però sorrise, lo sguardo
più serio nonostante fosse ancora divertito e mi prese una
mano, per poi baciarla sul dorso -Lo so
Sorrisi anch'io, ancora sorpresa ma non stanca dei
baci che adesso ci scambiavamo così naturalmente come in
quel momento ma che, fino al giorno prima, erano stati un severo
tabù, almeno per la mia disobbediente memoria.
Certo restava che, comunque, l'argomento
partenze-arrivi era tutt'altro che cancellato
-Dopodomani Lisa e Kath hanno l'orale -lo informai,
per poi lanciargli uno sguardo come sondando il terreno
Dann annuì, senza bisogno che
aggiungessi altro -Ti riporto giù -si propose -sempre che tu
non abbia paura di farti 400 km in moto -aggiunse ammiccando
Io sorrisi -Non c'è bisogno che mi
accompagni, sul serio.. e poi come fai con il lavoro? -chiesi, avendo
scoperto poco prima degli orari prestabiliti
Lui scrollò le spalle -Andrea prima mi
ha detto che ha chiesto un permesso: di solito non ci fanno lavorare
quando non siamo tutti
-Viene anche lui all'orale di Lisa?
-Sì, ma in treno: ha già
fatto il biglietto
Quindi davvero non c'erano impedimenti.. e
cominciai a fantasticare sulla prospettiva di attraversare due regioni
aggrappata alla sua schiena
-Grazie -feci allora accontentandomi nel frattempo
di aggrapparmi al suo braccio
Lui mi sorrise -Che dici, le tue amiche ci faranno
aspettare fuori o io e Andrea potremo entrare?
-Ma certo che vi faranno entrare -risposi -anche al
mio orale c'era un sacco di gente: più siamo là
dietro e più la commissione ha paura di bocciare
l'interrogato
Dann mi ascoltò un secondo poi
scoppiò a ridere -Questa non l'avevano ancora inventata ai
miei tempi
-E' perché sei un vecchio bacucco!
-Cosa?!
Quello scambio durò ancora per molto
tempo finché, a tarda ora, non ci ritrovammo sdraiati,
stretti l'uno all'altra per evitare di cadere dal divanetto; Dann
giocherellava con una ciocca dei miei capelli, arricciandosela fra le
dita e dandomi, di tanto in tanto, teneri baci sulla punta del naso.
Guardavo da vicino il suo collo, e mi accorsi di
riconoscere ogni piccolo neo che lo particolareggiava. Ripensai al
faro, alle sue braccia, alle sue parole..
Sollevando lo sguardo, incontrai il suo,
già su di me; c'era il mare in quegli occhi, e non solo per
il turchese luccicante. In quel momento potevo leggervi
serenità, tranquillità.. mi ritrovai a provare
l'emozione che si prova guardando un oceano in un giorno d'estate.
E di nuovo, come la prima volta che avevamo fatto
l'amore, capii di non avere bisogno di nient'altro.
-E se rimanessimo qui? -gli chiesi -Soltanto.. ad
abbracciarci
Lui mi sorrise baciandomi sulla fronte -Tutto il
tempo che vuoi
Chiusi gli occhi, rannicchiandomi di più
contro il suo petto, e lo sentii accarezzarmi la schiena. Ero stanca
dopo tutto il trambusto della mattina e la partenza improvvisa, ed era
così rilassante quella situazione che rischiavo facilmente
di addormentarmi: non volendo perdere nemmeno uno di quei momenti
magici, decisi di riaprire gli occhi.
Il mio sguardo vagò per qualche istante,
fino a scovare una foto a cui non avevo fatto caso quando ero stata
lì: ritraeva la crew al completo, Michele compreso.
-Di quand'è quella foto? -domandai
allora indicandola a Dann
Lui si voltò, seguendo la direzione del
mio indice -L'abbiamo scattata circa un anno prima che..
-lasciò la frase in sospeso; io annuii
-Sai, Michele voleva diventare un artista -disse,
condividendo con me soffici frammenti di ricordi come già
aveva fatto molte altre volte; tuttavia, quando si parlava di Michele,
non potevo fare a meno di sentire un groppo allo stomaco
-Con quello che è riuscito a fare, aveva
buone possibilità -commentai
-L'idea infatti gli era venuta proprio quella sera
-rispose Dann -si chiacchierava tranquillamente di fronte alla sua
scritta, si azzardavano previsioni, si sognava chi saremmo diventati di
lì a vent'anni.. -un sospiro
Lo abbracciai più forte, immaginandomeli
ragazzini, tutti e due intenti a fantasticare sul futuro; non potevano
sapere che qualcosa di orribile lo avrebbe cambiato per sempre,
distorcendolo, strappando Michele alla vita cui era tanto attaccato e
strappando a Dann il suo migliore amico.
-Io ammiro la tua forza -sussurrai a Dann
-Non è stata forza -fece lui scuotendo
la testa -era solo.. istinto di sopravvivenza. La forza l'ho trovata
quando sei arrivata tu
Aggrottai le sopracciglia, non riuscendo a cogliere
il nesso -Quando sono arrivata io?
-Andrea aveva ragione, per una volta
-spiegò sistemando una ciocca di capelli che ombreggiava la
mia fronte -solo con te ho trovato il coraggio di guardare
aldilà della rabbia, oltre al dolore.. perché
aldilà di tutto questo c'eri tu. E valevi decisamente il
rischio
-Io.. sono io che ti ho dato il coraggio per farlo?
Lui annuì con un sorriso -Certo che sei
stata tu. Io ancora non trovo un senso a quello che è
successo a Michele, e probabilmente non lo troverò mai -i
suoi occhi brillarono nella penombra -ma quando ti guardo e nei tuoi
occhi riesco a vedere tutto quello che siamo, tutto quello che
abbiamo.. è tutto qui, tutto qui nei tuoi occhi. Ecco, non
serve altro.
Dann aveva la capacità innata di farmi
perdere il respiro con poche parole, talmente cariche di significato e
di dolcezza da stordirmi: era in quei momenti, in quei momenti in cui
tutto era perfetto, in cui tutto raggiungeva l'armonia sovrana, che
speravo che le nostre mani non si dividessero mai.
E anche se fosse successo, da parte mia era ormai
come in un gioco a incastro, un meccanismo per cui un oggetto prende la
forma dell'involucro che lo protegge: la mia mano non sarebbe stata
bene stretta in quella di un altro che non fosse Dann, non sarebbe
stata la stessa cosa.
Il respiro mi uscì strozzato mentre mi
stringevo a lui. Non era solo il fatto di sentirsi così
amata, così protetta; era anche il fatto di sentirmi fiera
di stare con lui, il fatto che stimassi e apprezzassi così
tanto il suo carattere, il suo modo di esprimermi tutto se stesso e,
allo stesso modo, di capire me alla perfezione.
Non so bene quando mi addormentai, protetta dal suo
abbraccio, accarezzata ogni tanto da qualche sussurro che interrompeva
quel tenero silenzio, dove solamente il fatto di essere lì,
diceva più di mille parole.
°°°
-Eccola, la mia migliore amica mezzosangue!
Arricciai il naso mentre lasciavo che Andrea mi
stritolasse fra le sue braccia -Mezzosangue?
-Nel senso che sei mezza a Roma e mezza qui
-rispose lui lasciandomi andare
-E io che pensavo a qualcosa stile Harry Potter
-commentai fingendomi delusa; ci guardammo un attimo, poi sorridemmo
-Sono contento di rivederti
-Anch'io -risposi sincera
-Sentirti al telefono non è lo stesso
-E' vero -concordai con malinconia
-E allora, come va la
cosa? -chiese poi allegramente, mettendo una mano sulla mia
spalla e l'altra su quella di Dann, affianco a me
Eravamo nel loro negozio, i ragazzi stavano per
ballare e io, oltre che per assistere allo spettacolo, avevo colto
l'occasione per salutare Andrea
-La cosa -rispose
Dann -va benissimo. Tu sei pronto per la maturità di Lisa?
Capii cosa volesse dire con quella domanda
solamente quando sentii la risposta di Andrea
-Ovvio: ho tutti i suggerimenti pronti -rispose
battendosi una mano sulla fronte
-Lisa non ne ha bisogno! -mi intromisi
-Non c'è dubbio -rispose Dann -ma un po'
di prevenzione non guasta!
-Ieri sera era un po' preoccupata della tua fuga
improvvisa -informò Andrea- ma quando l'ho richiamata dopo
aver chiamato voi, si è tranquillizzata; per l'orale invece,
è definitivamente andata
-Ci credo -commentai, poi fui investita da un
improvviso senso di colpa..
-Allora, l'hai portata ad assistere? -chiese poi
Andrea a Dann, riferendosi a me
-E' lei che è voluta venire -rispose lui
prendendomi per mano; tentai di sorridergli, ma la mia espressione
tirata non gli sfuggì
-Prendo lo stereo -annunciò Andrea
incurante di tutto o, più probabilmente, anche lui si era
accorto di questa mia tensione improvvisa e voleva lasciarci da soli
-se non ci fossi io che penso a queste cose! -aggiunse allontanandosi
mentre scuoteva la testa
-Hey -fece Dann inclinando il collo verso di me
-Che succede?
-Niente -mi affrettai a rispondere, dandogli le
spalle e sperando così che non cogliesse la menzogna nei
miei occhi
Ovviamente mi illudevo; Dann colmò con
un piccolo passo la distanza fra noi e sentii le sue braccia
circondarmi la vita mentre il suo mento arrivava a sfiorarmi la tempia,
in un abbraccio da dietro -Lo sai che ci siamo sempre confidati tutto:
paure, ricordi, incertezze, sentimenti, speranze.. -mormorò
sottovoce mentre io mi lasciavo cullare dalle sue braccia
-Cos'è che non mi stai dicendo adesso?
Sospirai, e appoggiai la schiena al suo torace,
mentre mi decidevo e tiravo fuori ciò che aveva preso a
tormentarmi -E' che.. il mio posto era accanto a te ieri, e ripartirei
mille volte -esordii; Dann restò paziente ad ascoltarmi
-Però Kath e Lisa domani hanno l'orale e io non sono
lì con loro a sentirle ripetere fino allo sfinimento la fine
della seconda guerra mondiale!
-Oh -fece Dann mentre realizzava
Mi staccai per guardarlo in faccia -Io ti amo
quanto è vero questo mare -confessai senza timori indicando
alla passeggiata- ma non voglio dare meno di quanto le mie amiche danno
a me
-Partiamo -fece allora lui, vedendomi
particolarmente turbata -partiamo adesso invece che stanotte
Lanciai uno sguardo all'orologio e scossi la testa
-Arriveremmo alle dieci e a quell'ora saranno già nel letto
a cercare di dormire.. e poi tu hai da lavorare
Scossi la testa e andai verso la finestra,
chiedendomi perché Neetown, invece di farsi cadere le mele
in testa, non avesse inventato il teletrasporto.
Sarebbe stato tutto così facile se
fossimo state vicine di casa come lo eravamo a Roma; invece, in quel
momento, c'erano 4 ore di strada in macchina a dividerci
anziché 10 minuti o poco più a piedi.
Una mano calda sulla spalla mi distrasse dai miei
pensieri
-Lally, mi dispiace, avrei dovuto riaccompagnarti
ieri
-Ma no -ribattei girandomi -Tu non c'entri - mi
riavviai i capelli con entrambe le mani, sperando che il mio cervello
potesse prendere un po' d'aria; mi stavo sfogando su di lui, che non
c'entrava assolutamente niente.
-Cerca di rilassarti -suggerì
comprensivo prendendomi delicatamente i polsi; mi ero scordata di
quanto sapesse decifrare bene il linguaggio del mio corpo -Vuoi
chiamarle?
Scossi la testa -Più tardi
Lui annuì, e mi sembrò sin
troppo pensieroso; dopo qualche istante infatti, ricominciò
a parlare -Lally, ascolta.. ne parlavamo ieri del fatto che non
sarà facile. Ma ho bisogno che tu sappia che io voglio
impegnarmi davvero in questa storia quindi, se preferirai passare.. che
so.. tutta l'estate a Roma invece che qui, per me andrà
bene; mi accamperò con la tenda sotto casa tua a Garbatella,
ma andrà bene. Non voglio che tu ti privi delle tue amiche,
e lo sai
La faccenda della tenda aveva fatto ricomparire
l'ombra di un sorriso sul mio volto; ma quel discorso, mi aveva anche
fatto intendere altro..
Dann si sentiva in qualche modo responsabile del
mio sfogo? Be', a giudicare da come mi stava guardando probabilmente
sì. E la colpa era mia.
-Lo so -gli risposi allora, poggiandogli una mano
sulla guancia e cercando di scacciare qualsiasi traccia di turbamento
-So tutte queste cose che mi hai detto, e ho già visto
quanto tu sia disposto a impegnarti per noi -sorrisi -Non è
colpa tua, sono io che devo riuscire a trovare un equilibrio, un tempo
sia per te sia per Kath e Lisa.. e lo troverò
Dann mi prese entrambe le mani -Lo troveremo -mi
corresse- non voglio lasciarti sola in questa storia
Mi strinsi contro di lui, sempre più
certa del fatto di amarlo con tutta me stessa; mi baciò fra
i capelli ma dopo un po' che ci tenevamo abbracciati, ricomparve Andrea
-Piccioncini, è ora di scatenarci
-annunciò mostrando lo stereo con un sorriso -Dann l'altra
volta il tuo pezzo improvvisato con la dama -e mi indicò -ha
avuto molto successo: che ne dici di ripeterlo?
-Perché no? -rispose lui prontamente
Ci misi un po' a capire cosa stessero tramando, poi
ricordai quel giorno, lo stesso del mio esame di guida, in cui Dann mi
aveva trascinata in pista, facendomi volare per aria sui pezzi di
Eminem; quando mi voltai verso di lui, mi stava già
guardando speranzoso
-Ti va? -mi chiese infatti
-Ma...
-Certo che le va! -si intromise Andrea mostrandomi
un sorriso tutto denti -ha già debuttato: il ghiaccio ormai
è rotto
Ma sì!
Mi lasciai coinvolgere -E va bene -annunciai, e i
ragazzi esultarono -ma -aggiunsi
subito, sollevando il dito indice -non faccio spaccate o salti mortali
-Non preoccuparti, quelli te li facciamo fare noi
-mi “tranquillizzò” Andrea mentre Dann
rideva
Mi fecero “ballare” in jeans
perché, effettivamente, di mio non dovetti fare molto: tutti
i cinque della crew ballavano (e che pezzi!) e, di tanto in tanto, Dann
o Andrea mi trascinavano in mezzo, facendomi fare qualche piroetta o
lanciandomi in aria
Mi stupii a un tratto di essere stata lanciata da
Andrea e di ritrovarmi poi ad atterrare fra le braccia di Dann; mi
domandai più volte, mentre li osservavo se non avessero
paura di rompersi l'osso del collo ma, come mi aveva risposto Dann
qualche tempo prima, era tutta questione di tecnica.
Il gran finale fu mio e di Dann, che mi fece fare
un casché, come la prima volta, ma aggiungendoci stavolta un
bacio, proprio mentre la musica finiva. Gli applausi generali non li
sentii nemmeno mentre ancora ero fra le sue braccia, e udii solo
distrattamente Andrea che esultava per il guadagno ricavato con le
mance.
°°°°°°°°°°°°°°°°°°°
Eccomi qua ragazze, ho cercato di aggiornare prima
che ho potuto! Capitolo di tenerezze varie con la ricomparsa di Andrea
xD Nel prossimo ci saranno anche Lisa e Kath e ne vedremo delle belle
per il gran finale! ;)
….e QUI
tra qualche giorno metterò il link per un missing moment
incentrato sulla.. emh.. “visita” al faro di Dann e
Lally xD
Grazie di cuore a tutte voi come sempre! Mi
dispiace davvero che il prossimo capitolo sia l'ultimo :(
Per ora vi saluto con bacione grande! <3
Grazie ancora per leggere questo delirio xD
|
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Capitolo 17 *** Coast to coast, dream to dream ***
Capitolo
17. Coast to coast, dream to dream
“Com’è
straordinaria la vita,
com'è, che ti fa credere, amare, gridare!”
[Com'è
straordinaria la vita – Dolcenera]
-Sicura che non
vuoi che venga con te?
Annuii, mentre le porte si
aprivano -Sicura
-Ok -fece allora Dann, per
poi chinarsi a baciarmi -chiamami quando arrivi -fece poi lanciando
un'occhiataccia al treno -non mi piace tanto l'idea che tu prenda
questo treno notturno
Sbuffai per l'ennesima
volta di fronte alla sua convinzione che i treni notturni per Roma
Ostiense fossero popolati di brutti ceffi -Almeno abbiamo passato
tutta la giornata insieme e domani pranzerò con Kath e Lisa
dopo che
ci saremo iscritte -spiegai -e comunque arriverò tardissimo
-Non importa, sto più
tranquillo se mi chiami
Scossi la testa, poi lo
abbracciai con tenerezza -Ti preoccupi troppo -lui soffiò
fra i miei
capelli, mentre mi stringeva -Adesso sarà meglio che vada,
se non
voglio perderlo
-Vai -mi disse allora
lasciandomi andare e accarezzandomi le labbra un'ultima volta con le
proprie -Ti vengo a prendere domani pomeriggio
-Alle sei -gli ricordai,
contenta che ci sarebbe stata ancora luce dato che le giornate estive
erano lunghissime
Lui annuì -Buon viaggio,
Lally
-Ciao -risposi mentre
salivo sul treno, che aveva già fischiato; gli feci un cenno
di
saluto con la mano quando le porte si chiusero. Dann sorrise e mi
rispose muovendo solo le labbra: “ti amo”.
Partendo con un sorriso,
andai a cercare un posto, rigorosamente accanto al finestrino.
Era luglio ma, essendo
sera, la temperatura, con indosso un paio di short, era sopportabile;
scelsi un posto e sistemai lo zainetto nel sedile accanto, scostando
la tenda per ammirare la notte.
Stavo tornando a Roma per
iscrivermi alla Sapienza assieme a Kath e Lisa: avevamo superato la
maturità con buoni voti ed ora eravamo pronte per il passo
successivo.
Già, pronte.
Non posso negare che Pisa
tornava sempre a bussare alla porta della mia mente, a ricordarmi di
quanto sarebbe stato facile con Dann se avessi scelto di studiare
vicino a lui, a come sarebbe stato meno doloroso..
Ma noi eravamo forti, come
mi aveva più volte ripetuto lui nel corso dell'ultimo mese,
eravamo
forti e ci amavamo: avevamo già battuto i confini regionali
una
volta, quando addirittura sembrava chiusa ogni possibilità.
E poi c'erano le mie
migliori amiche.
Tutto stava nel riuscire a
mantenere questa situazione.. sarei stata in grado? Dann mi aveva
già
offerto tutto il suo appoggio, sin dal giorno in cui, prima
dell'orale delle mie amiche, ero stata pervasa da quell'odioso senso
di colpa.
E poi c'era il fatto degli
esami, gli appelli, lo studio molto più intenso
dell'Università..
sarei riuscita a salire a Viareggio con la stessa frequenza con cui
lo avevo fatto sino ad allora? Ok, anche Dann poteva venire a Roma..
ma anche lui aveva il suo bel da fare con lo studio, anzi: il
prossimo anno per lui sarebbe stato quello della tesina conclusiva,
quindi decisamente impegnativo..
Sospirai sprofondando un
po' nel sedile. Possibile che mi sembrasse così lontana
quella
settimana in Grecia con Lisa e Kath? Sono sicura che nessun viaggio
di maturità sia stato bello quanto il nostro: ci divertimmo
tantissimo, tra spiaggia, mare cristallino, sole tutto il giorno
(eravamo tornate abbronzatissime!), aperitivi sulla sabbia
all'imbrunire, vita notturna che durava fino alla mattina dopo (fra
l'aroma dolce e persuasivo dei cocktail, la follia dei bagni a
mezzanotte e il tepore dei falò), le nuove (tante)
conoscenze fatte
sul posto, le risate, la gioia, la spensieratezza..
E poi c'era il ritornare
fra le braccia familiari e confortanti di Dann, che mi era venuto a
prendere all'aeroporto di Roma per riportami a Viareggio.
..E adesso di nuovo in
viaggio verso la capitale.
Affondai la testa
all'indietro, nel sedile.
Non erano le ore che mi
pesavano, più passavano gli anni più avevo
imparato a sfruttarle al
meglio: quando leggevo, quando ascoltavo musica, quando studiavo,
quando mi portavo il pc per guardarmi un film..oppure, se ero in
macchina da sola, davo vita a concerti niente male insieme alla radio
mentre guidavo..
Erano i chilometri il
problema. La distanza, la sensazione di sentirsi sempre in bilico,
sempre tirata sia da una parte che d'altra. E io ovviamente avrei
voluto stare da ambedue le parti contemporaneamente, ma ciò
non mi
era concesso.
Ripeto: Einstein, Neewton,
Heisemberg, qualunque grande scienziato.. perché con quei
cervelli
non si sono dati da fare per il teletrasporto?
°°°
-Te lo ripeto, devi stare
tranquilla -fece Lisa mentre guidava -Io e Andrea non ci facciamo
tutte queste seghe mentali, per dirla come lo
direbbe Kath
Kathrine annuì con vigore
-Concordo pienamente
Mi sporsi di più dal
sedile di mezzo dei posti dietro -Me lo dice anche Dann.. ma io non
riesco a non pensare a tutte queste cose
-Ma scusa, state bene
insieme, no? -domandò Kath
-Certo!
-E allora che problema
c'è? La distanza è relativa, pensa se abitassi a
New York!
-Appunto -fece Lisa;
quelle due avevano deciso di darsi manforte!
-Per voi deve essere
ancora più difficile -constatai poi, rivolta alla mia amica
-Voglio
dire, io ho casa sia a Roma che a Viareggio, bene o male se un giorno
mi gira di partire posso farlo.. ma tu e Andrea dovete ospitarvi
l'uno a casa dell'altro, con tanto di genitori e situazioni
imbarazzanti
-Già -commentò Lisa a
mezza bocca -e finché siamo da lui va bene: ho conosciuto i
suoi e
sono persone squisite! Soprattutto la sorella mi sta molto simpatica
-Anche a me -concordai
-Jessica; ho indossato la sua muta, una volta
-Il problema vero sarà
fargli conoscere i miei -continuò, già
terrorizzata alla sola idea
-Lisa, i tuoi non sono
bestie feroci -le fece notare Kath
-Con voi no! Ma con il mio
ragazzo, chiunque egli sia, lo saranno a prescindere, fidatevi!
-Chi vuol esser lieto sia,
del doman non c'è certezza -commentò allora
Kathrine arricciandosi
una ciocca di capelli -Quanto mi sento colta e saggia dopo la
maturità!
Io sbuffai -A proposito di
studio: la parte più difficile viene adesso
-Non me lo ricordare
-rispose Lisa stringendo di più il volante, e pensando a
ciò che ci
aspettava da Ottobre in poi.
Stavamo andando alla
Sapienza, munite di documenti, moduli, attestati e burocrazia varia;
forse era una mia impressione, ma nessuna di noi sembrava averne
molta voglia, e non solo per una questione di studio.
Seguì infatti uno strano
silenzio fra noi, finché non fu Kath a romperlo -E se non lo
facciamo?
-Come?! -domandammo in
coro noi altre
-Vuoi vivere sotto un
ponte? -domandò ancora Lisa
Kath scosse bruscamente la
testa, come esasperata -Insomma, qui nessuno lo dice, ma la pensate
tutte e due come me! -se ne uscì, torcendo il busto sul
sedile in
modo che potesse vedere anche me -Noi non ci vogliamo veramente
iscrivere alla Sapienza
-Kath non possiamo non
farlo -cercai di farla ragionare -dopo uno scientifico, ti serve
necessariamente un altro pezzo di carta per poter..
-Non sto dicendo che non
voglio laurearmi -mi bloccò lei infastidita -sto parlando
dell'Università
Lisa si voltò e ci
scoccammo uno sguardo di pura incomprensione
-L'Università come
struttura -si spiegò allora lei -Il posto, il luogo.. noi
non
vogliamo farla qui!
Ecco dove voleva
arrivare.. a quel punto, decisi di tacere. La mia scelta, la mia
scelta più che sofferta, sembrava non essere poi
così tanto
consolidata in me, dato che era bastata una mezza parola della mia
amica per farmi ricominciare a viaggiare con la fantasia.
Certo, se le mie amiche
fossero venute a Pisa, non ci sarebbero stati più problemi..
Lanciai un'occhiata a
Lisa, che sembrava scossa almeno quanto me: segno che forse anche lei
ci stesse pensando da tempo?
-Ma.. ma che dici?
-domandò infatti e sentii la macchina rallentare quasi
impercettibilmente
-Oh, andiamo! -fece Kath
sempre più convinta -Tu hai il ragazzo a Viareggio, e Lally,
sempre
a Viareggio, non solo ha trovato l'amore della sua vita, ma ci
è
anche nata e cresciuta!
Io mi torcevo le mani
senza quasi rendermene conto; la fronte di Lisa era profondamente
increspata -Ma..
Cominciai a sperare, e
tutte queste mie speranze erano riposte nelle mie migliori amiche, in
quella pazza e avventata discussione iniziata da Kath, che ancora
perseverava.
-E poi scusate -fece,
interrompendo Lisa -ma volete mettere poter andare a tutti i rioni
del Carnevale invece che solamente all'ultimo? Oddio, magari per
Lally non sarà una novità, però..
Continuavo a tacere.
-E.. e tu? -fece allora
Lisa, la guida sempre più incerta e lenta
-E io ho bisogno di aria
fresca, e non soltanto in termini di salsedine -rispose e si
portò
un dito alle labbra mentre ragionava -sono stanca della Vecchia Me,
voglio un posto dove la gente possa conoscermi per come sono adesso,
non per come ero fino a qualche tempo fa -una pausa -Io voglio
Viareggio
Chiaro e tondo, niente di
più, niente di meno.
-Gira il volante -uscii
inaspettatamente dal mio silenzio, facendo trasalire sia me stessa
sia Lisa
-C-cosa?
-Gira il volante -ripetei,
sempre con calma; Kath mi guardò fiera che il suo discorso
avesse
fatto presa
-Io non so se..
-Gira il volante!
-esclamammo allora in coro io e Kath, protendendo le mani per farle
invertire la rotta
-Ok, ok, ferme che ci
schiantiamo! -strillò lei, facendo poi una brusca inversione
a U con
tanto di sgommata e calcson degli altri conducenti
-Sììììì!
-strillò
Kath
-Siamo pazze -fece Lisa
guardando allucinata oltre il parabrezza e accelerando -Non
c'è
altra spiegazione: siamo del tutto ammattite. Ho anche rischiato di
rigare questa macchina per cui ho dato un occhio!
-Gira a sinistra per
l'autostrada -risposi allegramente
-I miei mi uccidono -fece
ancora lei, mettendo la freccia e svoltando poco dopo -appena lo
scoprono mi uccidono
-Iscrizione fatta e soldi
versati non potranno più fare nulla -commentò
Kath -ma dico, come
fareste voi due senza di me? -si pavoneggiò poi -Sono il
vostro
brio, la vostra linfa vitale!
Sorrisi -E' vero, Kath
-Ma dove diavolo staremo
ad abitare? -chiese Lisa, il tono tuttavia meno isterico
-So di una casa vicino
alla mia che affitta -risposi subito e in quel momento mi resi conto
che il mio sogno nel cassetto si stava davvero
realizzando
contro ogni logica -Oh mio Dio! Ma lo stiamo facendo sul serio?
-chiesi, per accertarmi che fosse tutto vero e che non fosse un'altra
delle mie fantasie.
-Certo che lo stiamo
facendo! -Kath era al settimo cielo
-Sì, lo stiamo facendo
-Lisa era un po' più spaventata ma sotto sotto era
ciò che voleva
anche lei
-AAAAAH! -strillai allora
come una pazza, seguita subito dopo da Kath; un attimo di esitazione
e anche Lisa, pur continuando a prestare attenzione alla strada, si
unì al nostro grido
-Stiamo andando a
Viareggio! -esclamai
-Senza valige -ricordò
Kath -Vabè intanto ci iscriviamo, poi torniamo a prendere il
necessario
-Ragazze, se sopravvivo ai
miei, abbiamo un'estate intera davanti a noi, per lo meno tutto
Agosto, insieme a Viareggio, ma vi rendete conto? -ecco che anche
Lisa si lasciava contagiare dal nostro entusiasmo
-Un'estate? -domandò Kath
storcendo il naso -Una vita vorrai dire!
Una vita.. quella che
avevo sempre sognato
-Ragazze.. -le chiamai
allora -Io.. vi amo, non c'è altro da dire!
Kath rise -Io amo voi e
questa nuova prospettiva
-Non lo facciamo solo per
te, Lally -commentò Lisa -ci eravamo accorte di quanto ti
costasse
stare lontana da Dann, ma non è solo questo il motivo
-Ci vogliamo andare tutte
e tre -spiegò Kathrine
-Comunque anch'io vi amo
-fece eco Lisa con un sorriso
Io sentivo gli occhi
lucidi e le guance paralizzate nel tenere il sorriso -Grazie -e le
abbracciai entrambe, avvolgendo un braccio attorno alla vita di
ciascuna
-Piano, sto sempre
guidando -mi rimproverò Lisa -A proposito dobbiamo fare il
pieno
sennò col cavolo che arriviamo in Toscana
-La Statale di Pisa suona
meglio di La Sapienza, non trovate? -domandò Kath
Ascoltavo i commenti
allegri e festosi delle mie amiche, e mi sentii la persona
più
felice del mondo: Kath, Lisa, Viareggio.. Dann. Tutto ciò
che avevo
sempre desiderato.
Devo dirlo a Dann,
pensai subito e stavo quasi per tirare fuori il telefono quando
decisi che una sorpresa sarebbe stata di gran lunga migliore
Un nuovo capitolo, una
nuova vita... che non era altro che un mix delle due che avevo sempre
avuto.
Con il sole per tutto il
tragitto, arrivammo presto fra chiacchiere vivaci e risate piene e
frequenti.
Appena arrivate, mentre io
spiegavo la situazione ai miei, Kath e Lisa si misero al telefono con
i loro genitori (quelli di Kath furono entusiasti della scelta di
Pisa, mentre con quelli di Lisa fu un po' più dura..);
stabilimmo
che quella notte avrebbero dormito da me poi, il giorno dopo, mio
padre si sarebbe occupato di chiamare l'agenzia per mettere in
vendita la nostra casa di Roma e loro sarebbero ripartite a prendere
i bagagli.
Dio, ancora non ci
credevo.
Verso le sei meno un
quarto, quando Kath decise di andare a vedere l'appartamento in
affitto di cui avevo parlato, e Lisa andò al negozio da
Andrea con
la mia bicicletta, io mi appostai sotto casa di Dann: sarebbe dovuto
uscire di lì a poco ma, invece di aspettarmi sul binario, mi
avrebbe
trovata proprio lì.
Non dovetti attendere
molto: vidi la maniglia della porta piegarsi all'ingiù, la
serratura
scattò e..
-Ciao -salutai, e già
ridevo
Dann, che ovviamente non
si aspettava di trovarmi lì, mi osservò sorpreso
-Hey -fece
avvicinandosi -che ci fai qua? Ti stavo venendo a prendere
-C'è stato un cambiamento
di programmi -risposi avvicinandomi a mia volta e gettandogli le
braccia al collo; accolse e ricambiò il mio bacio
più che caloroso
ma, quando ci staccammo, sembrò un po' stupito
-Cosa mi sono perso?
-domandò infatti
Sorrisi ancora, incapace
di smettere. Dio, quanto ero felice!
-Mi iscrivo domani -gli
dissi per poi correggermi -Anzi, ci iscriviamo domani
Dann sembrava sempre più
perplesso -Quindi devi tornare a Roma? Ma oggi che avete fatto,
allora?
Scossi la testa -A Pisa!
-esclamai allora, prendendogli entrambe le mani -Pisa! -ripetei
La sua fronte rimase
corrugata ancora qualche istante, poi pian piano vidi speranza,
comprensione ed infine euforia susseguirsi nel cielo dei suoi occhi
-Come.. tu.. a Pisa -sussurrò e io annuii con la testa non
stando
più nella pelle; un istante dopo, mi aveva sollevata di peso.
Risi di gioia mentre mi
teneva stretta forte
-Starai qui! -esclamò
-Sì -confermai quasi
strillando -e anche Kath e Lisa!
Anche lui rise -Ma quando
l'avete deciso?
Scrollai le spalle
-Qualche ora fa
-Ci pensi che qualche
mattina possiamo anche prendere il treno insieme se abbiamo qualche
lezione che inizia alla stessa ora? -domandò, e suonava
veramente
assurdo dopo che per tutti i mesi che ci conoscevamo, c'erano sempre
stati 400 chilometri di mezzo.
Annuii mentre mi metteva
giù -Rischieremo di farci venire la nausea per tutto il
tempo che
passeremo insieme
-Non vedo l'ora -rispose
sempre tenendomi stretta in vita mentre mi guardava -Ma
perché anche
Lisa e Kath..?
-Lisa ha Andrea -risposi
-mentre Kath voleva.. cambiare aria -riassumetti
Lui annuì, poi si chinò
appoggiando la fronte alla mia e sfiorandomi il viso con la punta del
naso -Lo sai che adesso non ti lascio più andare, vero?
Sorrisi, accarezzandogli i
capelli -Non darti troppe arie: sono io che non me ne vado
più
Mi strinse di più, e il
suo bacio mi avvolse come un piumone d'inverno, rapendomi con la sua
familiare dolcezza.
-Le tue amiche sono da te?
-mi chiese poi, il viso sempre vicino al mio
-Adesso no -risposi -Lisa
è da Andrea e Kath è a vedere la casa che affitta
vicino alla
pineta
Lui annuì spostandosi
verso il mio collo -Quindi adesso potresti venire da me.. -fece
cominciando a lasciare soffici baci sulla mia pelle
-Mmm.. e perché dovrei
venire da te? -decisi di giocare, chiudendo gli occhi e godendomi la
tenerezza mista all'erotismo di quei baci
-Per festeggiare -rispose
lui disegnando poi tutta la curva del mio incavo con la punta della
lingua
Sospirai affondando di più
le mani fra i suoi capelli -Tu però non smettere di fare
quello che
stai facendo
Dann sorrise e stavolta
prese a mordicchiarmi; dopo qualche istante lasciò scivolare
la mano
nella mia e mi condusse in casa.
Facemmo l'amore con gioia,
libertà, passione.. felicità.
Avevamo messo in conto una
storia difficile, avevamo messo in conto le lacrime ad ogni
partenza.. e invece ci eravamo ritrovati ad abitare nella stessa
città frequentando persino la stessa Università.
Stavo ancora sorridendo
quando, sdraiata su un fianco lo guardavo, lui nella mia stessa
posizione mentre faceva scorrere lentamente i polpastrelli sulla mia
schiena nuda
-Che c'è? -chiese
dolcemente
-Mi piace il tuo sguardo
dopo che abbiamo fatto l'amore -confessai
Lui sorrise e avvicinò il
viso per baciarmi a fior di labbra, per poi tenermi stretta fra le
sue braccia; chiusi gli occhi mentre mi rannicchiavo contro il suo
petto, poggiandogli un orecchio sul cuore per sentirlo battere; Dann
ormai sapeva di questa mia abitudine dato che, quando dormivamo
insieme, mi piaceva addormentarmi cullata dal suo ritmo.
Questa volta però mi
passò una mano fra i capelli e chiese a bassa voce-Kath e
Lisa si
fermano qua in questi giorni?
Stupita da quella domanda,
aggrottai le sopracciglia -Domani tornano a Roma per prendere le loro
cose, poi immagino dovranno parlare a lungo con i loro genitori,
anche se hanno già detto che approvano la scelta di Pisa..
perché?
-Ce le abbiamo.. che so..
due o tre settimane tutte per noi? -domandò senza rispondere
-Penso di sì -ragionai
calcolando i tempi necessari per concludere l'affare dell'affitto, ma
ero sempre sempre più perplessa; così, mi
sollevai dal suo petto
per guardarlo negli occhi -Cos'hai in mente?
Dann sorrise e lasciò
vagare un attimo lo sguardo, già entusiasta -Ti piace
viaggiare?
Sollevai un sopracciglio
-Mi prendi in giro?
Lui rise -Non intendevo
viaggiare per Roma.. intendevo un coast to coast, solo io e te
-Un che?
-Un coast to coast -ripeté
-Noi due, la moto, il sole e tutto il mare che vuoi -spiegò
protendendo una mano davanti a noi come se potessi figurarmi
quell'immagine lì, a pochi centimetri dal nostro abbraccio
-Ce ne
andremo dove vuoi, ogni giorno in un posto nuovo, correndo sempre su
strade con il mare affianco; la notte dormiremo in spiaggia e per
mangiare ci arrangeremo in qualche chiosco. Possiamo anche fare la
traversata e andare nell'Adriatico se ti va -propose, guardandomi
entusiasta e speranzoso -Possiamo riprendere le lezioni di surf, sono
sicuro che troveremo ovunque tavole a noleggio -aggiunse -e visto che
ti piacciono tanto i falò, ne accenderemo uno insieme
Ero rimasta sconvolta;
piacevolmente sconvolta. Quel quadro che Dann aveva appena dipinto
aveva un ché di.. folle, e proprio per questo mi attraeva
parecchio.
-Io, te e la tua moto
-ripetei, ancora fantasticando: ogni giorno una spiaggia diversa..
Dann sorrise e mi
accarezzò una guancia -Possiamo anche arrivare a
Civitavecchia,
tanto..
-Smettila con questa
storia del pedaggio! -risi tirandogli un pizzicotto
Lui si unì alla mia
risata-Allora Tirex, -ribadì lui, in un flashback di
Febbraio -cosa
ne dici? -chiese prendendomi una mano e baciandola sul dorso -Vuoi
partire con me?
-Un coast to
coast..-ripetei ancora, ma avevo già deciso -non l'ho mai
fatto e
già mi piace
Il sorriso di trionfo che
Dann mi riservò fu qualcosa di speciale; tuttavia
però c'erano
delle piccole clausole..
-Ma tu non hai un lavoro?
Lui annuì -E come
lavoratore dipendente ho diritto a delle ferie
-E gli esami?
-Il prossimo appello ce
l'ho a settembre
-Come facciamo con i
vestiti?
-Nel sottosella ci sta
tranquillamente un borsone
-E per farsi la doccia?
-Andiamo in un qualsiasi
stabilimento balneare
A quel punto sorrisi, e lo
baciai -Voglio partire con te
Dann mi abbracciò di
nuovo e io sorrisi della sua contentezza e delle settimane idilliache
che ci aspettavano; cominciai a sparare città costiere che
da sempre
mi incuriosivano, e Dann sembrava sempre più contento nel
vedere il
mio entusiasmo crescere.
Una vacanza solo io e
lui... ma una vacanza pazza, fuori dal comune, all'insegna
dell'improvvisazione, con le notti stellate a farci da cuscino; e le
giornate di sole, tra onde, surf, sale e chilometri di mare macinati
al tramonto, abbracciati sopra la sua moto.
Cominciammo a immaginarci
situazioni, a descrivere posti che probabilmente nemmeno esistevano..
non so quanto la durammo, fra sogni e risate, ma ad una cert'ora mi
accorsi che era tardi, probabilmente Kath era già tornata;
Dann
allora si offrì di accompagnarmi e, aggrappata alla sua
schiena,
pregustai quella che sarebbe stata la nostra vacanza mentre, guidando
verso il sole rosso fuoco, mi riportava a casa.
-Partiamo domani? -gli
chiesi sotto casa mentre metteva il cavalletto
Dann sorrise e mi
raggiunse abbracciandomi da dietro -Appena sei pronta -rispose
baciandomi una spalla
-Tempo di raccogliere lo
stretto indispensabile -risposi, per poi voltarmi; ci baciammo a
lungo, e lo percepii seguirmi con lo sguardo mentre andavo ad aprire
la porta, la mia mente già al giorno dopo. Mi girai a
guardarlo
sulla porta, certa che quella sarebbe stata di gran lunga l'estate
migliore della mia vita.
-Lally? -mi chiamò mentre
stavo per richiudere la porta
-Sì?
I suoi occhi color oceano
brillarono alla luce di quel tramonto meraviglioso che Viareggio ci
stava regalando, e accompagnarono le sue parole che mi scaldarono il
cuore -Ti amo.
°°°°°°°°°°°°°°°°°°°
Lo so, è un finale
decisamente fiabesco! Probabilmente nella vita reale le ragazze,
avendo deciso così all'improvviso di cambiare
città, sarebbero
incorse in molti più problemi.. ma questa è una
storia dunque
concedetemelo! XD
Il “coast to coast” mi
sembrava un'idea particolarmente romantica, l'ideale per una
sognatrice come Lally e per il suo Principe Focoso ;)
Non siate tristi perché
la storia è finita, altrimenti mi deprimo anch'io!! Ho
scritto
queste righe per sognare un po' e condividere queste fantasticherie
con voi.. grazie per avermi seguita e per aver apprezzato :)
Vi salutano tutti i
personaggi che, come me vi ringraziano di cuore!
Grazie davvero tantissimo
a tutte voi <3
Un bacione ragazze!!
Martina
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