Qualunque orizzonte sceglierai

di FallingInLove
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Carnevale di baci ***
Capitolo 2: *** Civitavecchia ***
Capitolo 3: *** Aria di cambiamenti ***
Capitolo 4: *** Andare, partire, tornare ***
Capitolo 5: *** Superman vs Kriptonite ***
Capitolo 6: *** Urlando contro il cielo ***
Capitolo 7: *** Il vaso di Pandora ***
Capitolo 8: *** Aquiloni che non sanno volare ***
Capitolo 9: *** Sapore di mare, sapore di noi ***
Capitolo 10: *** La scelta ***
Capitolo 11: *** L'amicizia più profonda ***
Capitolo 12: *** Combattere ***
Capitolo 13: *** Perdere ***
Capitolo 14: *** Esami da superare ***
Capitolo 15: *** Viaggio al centro di noi ***
Capitolo 16: *** E poi all'improvviso sei arrivata tu ***
Capitolo 17: *** Coast to coast, dream to dream ***



Capitolo 1
*** Carnevale di baci ***





CAPITOLO 1. Carnevale di baci
Stringimi forte che nessuna notte è infinita”
[Renato Zero – I migliori anni della nostra vita]

Aspettavo questo momento da un anno (come ogni anno, del resto): la gente che balla, le canzoni tipiche, la spensieratezza, le maschere. Il carnevale era il momento dell'anno che più amavo in assoluto e Viareggio, la mia amata Viareggio, era la città ideale per festeggiarlo.
Un mese di maschere e sfilate di carri; purtroppo l'indomani, ci sarebbe stata l'ultima, e poi di nuovo la lunga attesa. Intanto però, mi godevo il rione, fondendomi con i viareggini in un unico scatenato corpo danzante che conosceva a memoria tutte le sue canzoni.
Katherine mi prese per mano, facendomi fare una giravolta e io feci lo stesso con Lisa.
-Guarda un po' -gridò Kath per sovrastare la musica, indicando qualcosa alle mie spalle. Mi voltai: due ragazzi sembravano parecchio interessati a noi..
-Tocca a loro? -ci chiese ironicamente Lisa alzando gli occhi al cielo
-Non sono niente male -commentò la solita Kath squadrandoli da capo a piedi
Ok, può sembrare un comportamento.. emh.. strano, ma questo atteggiamento decisamente non da chirichette, non era una cosa così anomala nel periodo di carnevale, anzi. Niente di male.. o meglio, niente più di un bacio.
-Dovresti scioglierti un po' -suggerì Katherine a Lisa sempre scrutando i due -uno di loro ti sta fissando
Mi voltai di nuovo, incuriosita e constatai che Kath aveva ragione: uno dei due, quello con i capelli più chiari, stava insistentemente fissando Lisa
-E' carino -commentai ricevendo in risposta lo sbuffo della mia Amica Puritana; per curiosità, lancia un'occhiata anche all'altro e notai con piacere che mi stava già guardando. Sguardo intenso, capelli castano scuro, alto; gli sorrisi
-Oh-oh -commentò Kath -hai sfoderato il sorriso sexy: allora ti piace!
Scrollai le spalle con finta noncuranza -Vediamo che succede -risposi enigmatica, per poi dirigermi verso di lui
Mentre mi allontanavo, sentii la risata complice di Katherine, che diceva di adorarmi quando mi scatenavo così. Ma adesso basta pensare a lei; il ragazzo sconosciuto non mosse neanche un passo verso di me, ma nemmeno mi staccò un secondo gli occhi di dosso mentre mi avvicinavo ostentando sicurezza e spavalderia.
-Bel costume -dissi fermandomi davanti a lui; era vestito da aristocratico del 1500
-Bella ballerina -rispose lui indicando il mio vestito lilla (FOTO), dalla scollatura abbastanza generosa e completo di cerchietto fra i capelli.
Aveva una bella voce, né troppo bassa e né troppo alta; lo guardai stringendo gli occhi -Mi stavi osservando da un po'? -domandai
-In effetti sì -confessò con naturalezza e con un mezzo sorriso
-Be', è abbastanza maniacale -commentai celando abilmente la soddisfazione
Il suo sorriso comparve di nuovo, stavolta più deciso, e mi diede l'idea di trovarmi di fronte al classico belloccio tutto estate e donne: un tipo che, a circostanze normali avrei scansato immediatamente. Ma era carnevale, e a carnevale tutti i viareggini impazziscono un po'.
-Ho capito, va: ci vediamo tra un po' -gli disse l'amico biondo allontanandosi con aria buffa; provai un moto di gratitudine per lui, dato che ci stava lasciando soli (eravamo pur sempre in mezzo a una folla scatenata, ma questi sono dettagli...).
-Allora, misterioso principe -cominciai girandogli attorno: avevo voglia di giocare con le nostre maschere -Da che epoca vieni?
Aspettò che tornassi davanti a lui per rispondermi, e il suo tono ebbe un ché di intrigante che non mi lasciò per nulla indifferente -Da un'epoca molto lontana, mia signora; la mia corte sarebbe lieta di averti come ospite d'onore.
Che i giochi siano ufficialmente aperti!
-Mmm.. -commentai fingendo di pensarci e portandomi un dito sulle labbra, quella sera tutte luccicanti per l'occasione -E cosa potrei fare per intrattenerti?
Sorrise di nuovo e, ancora una volta mi stupii di quanto fosse intrigante con quegli occhi azzurro intenso che non si staccavano dai miei -Potresti concedermi l'onore di un ballo, tanto per cominciare
Stavolta fui io a sorridere sollevando le sopracciglia -Tanto per cominciare?
Lui annuì -Chissà, magari poi sarai tu a voler restare ancora -rispose, furbo -E puoi scommetterci, mi impegnerò perché sia una serata che non dimenticherai in fretta -concluse malizioso porgendomi una mano
Be', avevo trovato pane per i miei denti, questo era poco ma sicuro; presi la sua mano, che trovai grande e calda.
-Ti prendo in parola -avvertii
-Non te ne pentirai -rispose lui
Ci sistemammo nella posizione tipica del valzer, una mia mano sulla sua spalla larga, la sua sulla mia vita e le altre, che già erano intrecciate, sospese a mezz'aria: non era molto adatta alla frenesia della musica, ma ci permetteva di stare vicini per poterci sentire sopra tutto quello sfavillante frastuono. Lo guardai ancora, incontrando di nuovo quegli occhi che non si sottrassero al mio sguardo; ondeggiavamo piano, sembrando quasi l'unica oasi di tranquillità in mezzo al mare scatenato di folla.
Quando mi accorsi che erano già diversi secondi che ci guardavamo, abbracciati, senza dire nulla, mi schiarii piano la voce, nascondendo l'imbarazzo -Sei mai stato a balli di questo genere o ne frequenti di più altolocati? -chiesi, per far continuare quel divertente scambio di battute in linea con i nostri costumi.
-Il ballo viareggino ce l'ho nel sangue -rispose lui, perfettamente a suo agio, e sapevo benissimo di cosa stesse parlando -Ma immagino che tu sarai maestra suprema di quest'arte
-E' una sfida? -chiesi stringendo gli occhi
Lui sollevò le sopracciglia -Forse
Feci un sorrisetto beffardo -Non hai ancora visto niente, bel principino -e, senza aspettare che replicasse, sfilai lentamente la mano dalla sua, per poi fare appena qualche passo indietro e cominciando a ballare: non da pazza scatenata come facevo sempre, ma con quelle mosse che mi aveva suggerito Katherine.. e capite bene perché sulla faccia del principe si dipinse un'espressione molto, molto eloquente.
Quando decisi che fu abbastanza lo invitai ad avvicinarsi. Una volta davanti a me, lui però esitò: cosa stava aspettando? Mentre lo scrutavo interrogativa capii che mi stava semplicemente.. guardando, soffermandosi su ogni particolare del mio viso: le mie labbra, il mio mento, i miei zigomi, persino il neo che avevo sulla guancia.. e poi si fermò sui miei occhi. (SGUARDO DEL BEL PRINCIPE..) Come se fosse realmente interessato a me, o per lo meno alla mia faccia, e non soltanto a quello che stavamo per fare; come se volesse aver bene in mente chi stesse per baciare.
O più semplicemente era solo una mia immaginazione
Senza smettere di guardarmi, sorrise, e finalmente si chinò sulle mie labbra.
Non provai disgusto, anzi: ci sapeva fare! Certo, in questo genere di avventure era impossibile sentire “le campane”, che a parer mio dipendevano da ben altro, ma mi accontentai anche di quella piacevole sensazione che mi stava provocando il mio principe.
Ci baciammo a lungo fino a quando, di malavoglia, non fui costretta a staccarmi, causa mancanza d'aria; lui non si lamentò e continuò a tenermi le braccia attorno alla vita mentre ondeggiavamo a tempo di musica.
-Mi consideri degno di scoprire il tuo nome, misteriosa fanciulla? -mi chiese dopo qualche istante
Di solito il nome non interessava mai a nessuno, comunque decisi di rispondergli.
-Lally -risposi -sta per Lavinia.. a noi figlie d'arte piace darci soprannomi. E tu, temerario principe?
-Dann- rispose -Come mai non ti ho mai vista qua in giro? -mi domandò
Ecco, esattamente quello che volevo evitare: le domande di questo tipo.
Perché non abito più qui avrei dovuto rispondere e l'avrei fatto, tutti gli altri giorni meno che a carnevale. Perché il carnevale era l'unico periodo in cui potevo svuotarmi la mente, senza preoccupazioni, con le mie migliori amiche romane affianco nella mia città natale.
No, a carnevale non potevo pensare a tutte queste cose.
Scrollai le spalle, fingendo ingenuità -Magari sei solamente un po' cieco
Lui sorrise divertito -A questo punto lo penso anch'io -rispose, staccando una mano dalla mia vita per sistemarmi una ciocca di capelli dietro l'orecchio.
Fu strano; non so perché, so solo che.. mi fece sorridere. Mi piaceva il suo sguardo caldo, e mi piaceva il modo in cui mi stava guardando in quel momento.
D'un tratto partì a tutto volume la canzone che era stata il tormentone di quell'estate. Trascinai Dann e cominciammo a scatenarci in un ballo senza senso, inventando coreografie e mosse assurde; mi sganasciai dalle risate quando lui cominciò ad atteggiarsi a gran ballerino con piroette e passetti in punta di piedi!
Continuammo così anche sulla canzone successiva, per poi tornare a saltare e cantare a squarcia gola le parole di La Coppa di Champagne, tipicamente carnevalesca.
Dann stava ancora ridendo, quando mi appoggiai a lui, quasi esausta e col fiatone
-Sei fantastica! -commentò divertito circondandomi la schiena con le braccia
-Balli della classe media -risposi sollevando il viso per guardarlo in faccia -molto più divertenti del monotono tango aristocratico
In quel momento però cominciarono a venire giù le prime gocce di pioggia, una, due.. per poi trasformarsi in un vero e proprio diluvio.
-Ma che..? -feci colta alla sprovvista dalla rapidità con cui era iniziato il maltempo
-Piove -constatò Dann con ovvietà -Succedeva anche nel '500, sai?
-Ah sì? -stetti al gioco, mentre la folla continuava a ballare, per niente intimorita dal mal tempo; noi lì in mezzo, abbracciati a giocare -Raccontami: com'era vivere allora?
-Piuttosto noioso -rispose
-E perché?
-Perché non avevano inventato questi abiti trasparenti -rispose indicando il mio vestito
-Non è trasparente! -precisai indignata, staccandomi mentre sentivo la pioggia circondarmi a mo' di doccia -è solo un po'.. corto
-E' anche trasparente -insistette lui ridendo
-Ti dico di no! Ho controllato prima di comprarlo
-E pioveva quando l'hai comprato?
Touche.
Solo allora mi convinsi ad abbassare gli occhi a guardarmi e.. -Oh, porco cazzo!
Quest'esclamazione fece divertire ancora di più Dann, mentre io cercavo disperatamente di ruotare la testa a 180 gradi per verificare quanto fosse grave la situazione trasparenza.
-Aspetta -fece lui sciogliendosi il nodo al collo del mantello che portava -E' compito di ogni buon principe aiutare una donzella in difficoltà
-Sul serio? -feci con finta drammaticità guardando il mantello che mi porgeva -Rinunceresti a un pezzo così fondamentale della tua veste?
Lui scrollò le spalle -Finché ho la mia spada non tempo niente
Sorrisi: giochi a parte, si stava comportando bene. Presi il mantello e lo legai in vita
-Grazie
-Non c'entra molto con il tuo costume -constatò lui
Mi diedi un'occhiata, con il vestito lilla e il mantello giallo e nero a fare da gonna -Sembro uscita da un quadro di Matisse
Lui rise poi cominciò ad avvicinarsi, e tornai seria, perché capii che stava arrivando un altro bacio.
C'era qualcosa di surreale: avevamo riso sin troppo, e con la pioggia che ci inzuppava da capo a piedi avremmo dovuto sentir freddo eppure..
Le sue braccia mi circondarono, e lo lasciai arrivare sino alle mie labbra in un bacio che cominciò tenue, quasi dolce, per poi diventare più profondo.
Stonava drammaticamente con la musica che avevamo attorno.. e senza quel ritmo veloce, che non lasciava tempo di pensare, io rischiavo di accorgermi che mi trovavo bene nel suo abbraccio, anche se non era soffocante a causa della passione. Anzi, rischiavo di apprezzare questa calma; aprii allora gli occhi, disperando che la frenesia dei dintorni contagiasse le nostre lingue.. ma trovai qualcosa di molto meglio. Si trattava di Kath, che era poco più indietro, con..
Scoppiai a ridere come una matta, dritta dritta nella bocca di Dann che mi guardò interrogativo mentre mi piegavo in due tenendomi la pancia.
-Che è successo? -domandò
Gli indicai Kath.. Kath che stava baciando un uomo in gonnella, con il rossetto, un parruccone nero e due palloncini al posto delle tette.
Anche Dann si mise a ridere -Chissà se è solo un costume di carnevale..
Questo mi fece scompisciare ancora di più
-E' tua amica, vero? -chiese, probabilmente avendoci viste prima insieme
-Sì -risposi combattendo le risate -Siamo con un'altra ragazza
-Abitate in zona?
Troppe, troppe domande che facevano risalire il solito groppo, ma ormai ero bravissima a sviarle e a nasconderne l'effetto.
-E perché lo vuoi sapere? -domandai atteggiandomi in modo da fargli capire che avevo voglia di riprendere a giocare -Guarda che non è carino chiedere a una donzella in difficoltà -ripresi le sue stesse parole -di un'altra donzella; potrebbe rimanerci veramente male -conclusi con il naso all'insù
-Mmm, questo però vorrebbe dire che la donzella sia attratta dal suo principe
E ora cosa gli rispondevo? Be' sì, era vero: mi piaceva. Mi piaceva baciarlo, mi piaceva fisicamente..
Così alzai di nuovo la testa verso di lui, che ancora sorrideva; mi alzai sulle punte, ma lui mi precedette, vendendomi incontro e baciandomi con desiderio.
Questo volevo sentire: le nostre bocche che si immergevano di nuovo l'una nell'altra, senza averne mai abbastanza, senza darsi tempo di respirare.
Le sue mani affondarono tra i miei capelli come la sua lingua nella mia bocca. Ricambiai la sua stretta; volevo che le sue braccia attorno alla mia vita stringessero di più, e sentii un fremito di soddisfazione scuotermi lungo tutta la spina dorsale quando accadde. Il bacio era sempre più intenso, le nostre lingue si desideravano e si cercavano in modo irrefrenabile.
Quando mi interruppi per girare il collo dall'altro lato, i nostri nasi si scontrarono: colpa della fretta.
Assalì di nuovo le mie labbra, risalendo con le mani tutta la mia schiena; era caldo nonostante la pioggia, che ormai non sentivo più. Spostai d'istinto le mani sulle sue braccia, tastando i suoi bicipiti, che non mi sorpresi di trovare duri e consistenti.
Fra quei pochi e inutili istanti che separavano un bacio e l'altro, mi ritrovai a ingoiare avidamente abbondanti boccate d'aria, che non erano comunque mai sufficienti. Ma non ero l'unica ad avere il fiatone: a un tratto sentii qualcosa premere contro il mio corpo.. Qualcosa che sembrava essere veramente grande!
Dann staccò le labbra dalle mie (e dire che non mi dispiacque sarebbe stata una bugia) quel tanto che bastava per parlare guardandomi negli occhi -Interpretala come una domanda inespressa -mi sussurrò
..Era uno degli inconvenienti di baciare sconosciuti: la maggior parte delle volte sono dei perfetti idioti! Divertirsi sì, ma con la giusta moderazione.
-Ma per chi mi hai presa? -domandai allora staccandomi, arrabbiata e guardandolo nel peggior modo possibile per poi girare sui tacchi, senza neanche dargli il tempo di rispondere
-No, aspetta!
Non mi fermai, passando in mezzo alla folla, talvolta con qualche spintone. Ero certa di essermi allontanata abbastanza, quando sentii una mano poggiarsi sulla mia spalla -Hey!
Mi voltai, pronta a dare battaglia ma, grazie al cielo, incontrai lo sguardo di Lisa -Sembri parecchio incazzata
-Lo sono -confermai con un ringhio, che di certo non era rivolto alla mia amica
-Problemi con il tipo figo?
Sbuffai -Sì: il Principe Focoso mi aveva preso per una.. -lasciai intendere
Lisa mi guardò sollevando un sopracciglio -Be'..
Non ci potevo credere: sgranai gli occhi trafiggendola con lo sguardo. Se anche una delle mie migliori amiche mi dava della prostituta, era finita
-Non guardarmi così -si lamentò lei -Io lo so che non sei una.. così, però d'altra parte l'hai baciato senza nemmeno conoscerlo: cosa poteva pensare?
Sospirai -Quindi stai dicendo che alla prima impressione sembro..
Lisa scrollò le spalle -Non sempre; ai rioni sì, però -schietta come sempre
-Signorina!
Ci voltammo entrambe, ma la voce maschile che aveva parlato, si stava rivolgendo a Lisa, non a me
-Sì? -domandò lei, sulla difensiva
Il ragazzo che aveva parlato sembrava piuttosto ubriaco -Sento un dolore fortissimo.. mi aiuti?
All'inizio non capii; Lisa invece sbuffò -Non sono un'infermiera -disse indicando il grembiule che portava -Sono una bambina
Ah, ecco: aveva scambiato il costume infantile di Lisa per una divisa ospedaliera!
-E' già il terzo -commentò sottovoce con disapprovazione; e il peggio è questo non accennava a lasciarci in pace
-Hey bello, perché non la lasci stare?
Ci voltammo: un vampiro biondo ci stava soccorrendo.
-E tu che vuoi? -gli chiese il ragazzo ubriaco
-Vattene, è meglio -insistette il vampiro
Mi sembrava di averlo già visto: ma certo! Era l'amico del Principe Focoso.. e il Principe Focoso era al suo fianco, che guardava in cagnesco l'ubriaco.
-Ho capito me ne vado -fece quest'ultimo -siete già impegnate
-Grazie -fece Lisa rivolta al vampiro, che le sorrise; il Principe Focoso invece venne verso di me -Scappi di nuovo, o vuoi almeno provare ad ascoltare le mie scuse?
Sbuffai guardandolo storto -Ci devo pensare
Lui sospirò -Mi dispiace, sul serio, non dovevo chiedertelo
-Già -concordai. Poi lo guardai sollevando un sopracciglio e valutando la situazione; in fin dei conti non aveva insistito.. e ora che ci pensavo non aveva accennato minimamente a sfiorarmi il seno o il sedere, come la maggior parte dei ragazzi avrebbe fatto in quella situazione. Forse si meritava una seconda possibilità -Impegnati a farti perdonare, ma senza intaccare il mio onore: sono una ballerina, non una prostituta
Ergo, concedo balli, non.. ma questo era troppo volgare anche per una ballerina/squillo; Dann mi porse di nuovo la mano -Scusami. Non mi permetterei mai di intaccare il tuo onore se tu non vuoi -il suo sguardo era sincero e serio.
Presi la sua mano e il sorriso misterioso che mi regalò, mi intrigò e mi fece venire immediatamente voglia di baciarlo di nuovo.
Il vampiro e Lisa scomparvero alle nostre spalle, ma ero tranquilla al riguardo: il tipo l'aveva appena salvata da quello sconosciuto puzzolente di vino.
Ricominciammo a ballare, e a un tratto Dann si chinò sul mio collo, risalendolo lentamente con le labbra; lo strinsi forte per le spalle mentre tornava giù, stavolta con la punta della lingua, lasciando una scarica elettrica che mi arrivò fin sotto la pelle.
Quando tornò con il viso davanti al mio, lo baciai, lasciando le mie dita libere di giocare fra i suoi capelli folti. Sembrò gradire.. fino a quando non si staccò.
-Che c'è? -domandai stupita
-Devo tener fede alla mia parola -rispose lui tenendosi a debita distanza -Ma tu me la rendi davvero una cosa difficilissima
Ah, allora il problema era tutto l'opposto.
Sorrisi e scrollai le spalle -Talento di ballerina
A salvarci fu “La gioia di esser nati qui” che partì all'improvviso e a tutto volume: Dann mi passò un braccio attorno alle spalle, e io gli cinsi la vita mentre saltellavamo a tempo strillando le parole di quella canzone che mi faceva sentire viareggina fino al midollo; si unì a noi un altro gruppo di maschere, cosicché ci ritrovammo tutti in cerchio abbracciati a cantare e saltare.
L'ho già detto che adoro il carnevale?
Purtroppo però quella era l'ultima canzone: dopo misero infatti “Cento case e una via” che, come di consuetudine, chiudeva la festa.
-Era la tua preferita o sbaglio? -mi chiese Dann riferendosi alla canzone appena passata mentre gli altri ragazzi si allontanavano
Annuii -La adoro, ti fa sentire la salsedine nel sangue
Dann sorrise mentre continuava a fissarmi; mi guardai un po' attorno mentre la musica si spegneva lentamente, cercando Lisa e Kath da qualche parte, ma sembravano come scomparse. Quando tornai a guardarlo, mi accorsi che il Principe Focoso non mi aveva staccato un attimo gli occhi di dosso.
-Ti voglio rivedere
Eccola, la solita vagonata di idiozie, alla quale non potevo fare a meno di rispondere usando lo stesso tono.
-Anch'io -mentii infatti, cercando più attentamente le mie amiche tra la folla
-Dico sul serio
Come no..
-Viareggio è piccola, ci rincontreremo -risposi
Ragazze, dove site, accidenti a voi!
-Certo.. -commentò come se non ci credesse neanche un po'; ma era impossibile che sapesse che vivevo a Roma, non ne avevo fatto il minimo accenno.
-Prima o poi succederà -tagliai corto -KATH! -strillai poi sbracciandomi per farmi vedere; Katherine mi sorrise radiosa (il travestito non doveva essere stato tanto male) e mi venne incontro.
Mi accorsi con la coda dell'occhio che Dann stava scuotendo la testa; recitasse quanto gli pareva, sapevamo benissimo entrambi che nessuno dei due avrebbe voluto più di quella notte.
-Spero almeno di essere riuscito a renderla davvero una serata indimenticabile
Be', se ripensavo a quello che avevamo appena fatto.. ma non glielo volevo far notare! Lui però sorrise, evidentemente la mia faccia la diceva lunga, e fece un passo verso di me -Buonanotte, Lally -sussurrò poggiando lievemente le sue labbra sulle mie, in un bacio soffice e tenero; l'ultimo che mi dava, realizzai in quel momento.
Guardai un'ultima volta quegli occhi di cielo mentre mi accarezzava il viso; chissà, magari in un'altra situazione..
Ma la realtà era quello che era.
-Buonanotte, principe -sussurrai con un breve sorriso per poi voltarmi e raggiungere Kath.
-E' il ragazzo di prima, giusto? -domandò lei mentre la prendevo sotto braccio -Però.. è un proprio un gran bel tipo!
-Muoviti Kath -la spronai cercando di trascinarla via mentre lei era intenta a squadrare Dann
-Ti sta fissando -continuò lei, imperterrita -Ma che gli hai fatto?
-Niente -sospirai -troviamo Lisa e andiamocene
-L'ho vista parlare con un vampiro.. credo fosse amico del tuo principe!
Già, il Principe Focoso.. mentre trascinavo via Kath, fra la folla che cominciava a scemare, mi girai un'ultima volta: Dann era di spalle e si stava allontanando.
Be', oltre ad avere un bel torace e dei begli occhi, aveva anche un gran bel.. Soffocai una risata scuotendo la testa.


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Sono imperdonabile! E' da settembre che non avete notizie di me ma, chi un po' mi conosce già, sa bene che non ho mai la certezza di riuscire a scrivere un'altra storia dopo averne pubblicata una! Dipende tutto dall'ispirazione, che arriva sempre quando le pare, come è giusto che sia ;)
Comunque, questa storia ha rischiato seriamente di finire nel dimenticatoio.
Piccola parentesi per chi non lo sapesse: questa storiella, come tutte quelle che pubblico, è già finita e salvata sia sul pc sia sulla mia pennetta! Spero per questo di riuscire a pubblicare a intervalli regolari, anche se conto molto sulla vostra pazienza..
Comunque, dicevo, i primi capitoli sono stati i più duri, non credevo avrebbero avuto seguito; poi mi sono resa conto che il problema stava nel fatto che stessi condendo la storia con troppa, inutile e snervante autocommiserazione da parte della protagonista, che ho così rivoluzionato, rendendola più sicura e più forte... anche se, come spero di essere riuscita a far intendere fra le righe di questo “bollente” rione viareggino, ha un cuore dolce e tenero.
Ecco, Viareggio.
Credo di non aver mai scritto qualcosa di così personale. Voglio dire, ovviamente i personaggi sono inventati, e la trama, tranne qualche particolare, è pienamente frutto della mia immaginazione (per esempio però, l'episodio del travestito è successo davvero ad una mia carissima amica xD); ma i luoghi, Viareggio e il suo carnevale, sono reali, in tutta la loro giocosa follia.
Per darvi un'idea, ecco la foto di un rione tutto viareggino:



Già che ci siamo, vi metto qualche foto dei personaggi, anche se Dann e Lally ve li avevo già fatti vedere nel corso del capitolo:



                                                              Lally & Dann


Le "best"!


Il "Vampiro"


Be' direi che fra James Marsden e Leonardo di Caprio, le nostre fanciulle sono messe veramente bene ;)
..Vi ricordo che c'è ancora un'ultima sfilata di questo pazzo Carnevale, con tanto di fuochi d'artificio... chissà se la nostra Lally incontrerà di nuovo il suo Principe Focoso!
Capirete meglio cosa c'entri Roma con Viareggio e perché la situazione per Lally sia così problematica




Cooooomunque.. ringrazio tutte voi, lettrici nuove o veterane che mi avete seguito in questa nuova avventura :)
E' una storia senza pretese, nata come uno sfogo, e poi evoluta in qualcosa di più allegro (anche se le difficoltà non mancheranno..). Se vorrete sognare con me gli occhi del Principe Focoso e ridere delle follie dello stravagante trio di amiche che vi ho presentato, ne sarò felice =D
Aspetto con ansia i vostri commenti e ringrazio di cuore anche chi ha letto senza commentare!
Un bacio a tutte, siete magnifiche... e scusate ancora per chi mi aveva chiesto a settembre di pubblicare!!

La vostra Martina <3


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Capitolo 2
*** Civitavecchia ***



CAPITOLO 2. Civitavecchia

-Passami quel dannato rossetto!
-Kath, se te ne spalmi ancora un po' sembrerai una prostituta anziché una strega -rispose Lisa
-Perché, cosa pensavi che volessi fare altrimenti? -replicò Kath strappandoglielo dalle mani
Risi dell'espressione sconcertata di Lisa: dopo tanti anni, ancora la mia amica si doveva abituare a certe uscite della riccioluta ed esuberante Kath.
Anche la sera prima, quando ci aveva raccontato del travestito, Lisa era rimasta sconvolta, dichiarando che già era tanto per lei aver parlato tutta la sera con il vampiro sconosciuto (o “Sanguisuga Sexy” secondo Kath) che poi aveva scoperto chiamarsi Andrea.
Kathernie aveva un ragazzo a Roma, ma lei e Nicola erano quella che si dice una.. “coppia aperta”; Kath non era mai stata uno stinco di santo, ed evidentemente neanche Nicola se aveva accettato queste condizioni.
Niente in contrario al divertimento.. finché non si feriscono i sentimenti altrui.
Quando poi, sotto le coperte con la luce spenta, le mie amiche mi avevano chiesto del Principe Focoso, mi ero limitata a dire che il soprannome che gli avevo affibbiato era più che sufficiente a spiegare tutto.
Adesso ci stavamo preparando per andare al corso finale del Carnevale, quello con i fuochi d'artificio.. e poi saremmo ripartite per Roma.
Sospirai di tristezza al pensiero, mentre infilavo il mio costume da diavola.
-Tutto ok? -mi chiese Lisa sfiorandomi un braccio con la mano
-Certo -risposi tornando allegra -muoviamoci

°°°

Eravamo esauste: non so quante volte avevamo fatto avanti e indietro per la passeggiata viareggina ballando e saltando mentre i carri sfilavano fra coriandoli e canzoni.
Era giunto il momento della premiazione e poi, finalmente, ci sarebbero stati i fuochi.
Mi guardai un po' intorno, era emozionante vedere Piazza Mazzini così gremita di gente, tutta rigorosamente mascherata: non mancavano Burlamacco e Ondina, maschere ufficiali del Carnevale viareggino, poi c'erano personaggi Disney, animali, fate, principi..
Un momento.. principi?
-Porco cazzo! -esclamai accucciandomi immediatamente sulle ginocchia
-Hey -fece Kath sorpresa, guardandomi dall'alto -che ti prende?
-Ragazze, dobbiamo allontanarci -spiegai agitata
-Perché? -chiese Lisa guardandosi intorno senza capire
..E lui la sera prima aveva visto sia Lisa sia Kath! Accidenti..
-Abbassatevi anche voi! -sibilai
-Perché parli così? -fece Katherine imitando il mio sibilo
-Abbassatevi e vi spiegherò! -implorai, sempre più impaziente
Vidi le mie amiche scambiarsi uno sguardo perplesso, poi scrollare le spalle e accucciarsi accanto a me
-Che succede? -volle sapere Lisa; la gente attorno a noi ci lanciava occhiate stranite.
-C'è Dann -risposi sempre sottovoce
-Chi?
-Il Principe Focoso! -esclamò Kath, gioiosa come una bambina
-Shhhhht! -implorai, ma tentare di frenarla era come voler arginare un fiume in piena.
-Hey, Principe Focoso! -strillò infatti lei, ritirandosi su
-Kath, NO!
Ma il danno ormai era fatto: vidi Dann (sempre in tenuta cavalleresca) smettere di chiacchierare con il gruppo di amici che aveva vicino, e guardarsi attorno con un sopracciglio alzato, fino a quando non individuò Kathrine
Ebbi un attimo di speranza quando notai la sua espressione perplessa di fronte alla mia amica che sventolava la mano a mo' di saluto.. poi però mi vide, nonostante avessi tentato in tutti i modi di rendermi invisibile e cominciò ad avvicinarsi.
-Lasciamoli soli -propose Kath prendendo Lisa per un braccio
-No, ragazze.. -implorai
-Troppo tardi -fece Lisa con un sorriso di scuse -Buona fortuna! -e scomparvero tra la folla
Mi voltai, sapendo già chi mi sarei ritrovata di fronte.
-Principe Focoso, eh?! -mi chiese Dann, e sembrava si stesse divertendo un sacco
-E' un soprannome che si è inventata Kath -mentii
-Ed è per questo che sei ancora accucciata lì per terra -rise
Rendendomi conto solo in quel momento del fatto che avesse ragione, mi ritirai su velocemente -Però ti sei girato subito -gli feci notare
-Conosco i miei pregi
Non lo disse con tono da sbruffone, anzi vi mise un'ironia che mi fece sorridere; anche quando mi aveva presa in giro, lo aveva fatto con tono simpatico, per nulla indisponente -Ascolta -dissi poi passandomi una mano fra i capelli -vado a cercare quelle due, anzi scusa per..
-Come? -mi bloccò, e sembrava.. deluso -Scappi di nuovo?
Scappare? Aggrottai le sopracciglia guardandolo storto -Io non scappo
-Lo hai fatto ieri sera e lo stai facendo adesso -mi contraddisse
-Non sto scappando proprio da niente perché non è successo niente -ribattei, piuttosto irritata da quell'affermazione- o meglio, niente che non sia morto e sepolto insieme a ieri sera
Ok, forse ero stata un tantino crudele.. ma mi dava sui nervi la gente che avanzava pretese.
Dann però non sembrò colpito dalle mie parole; inarcando le sopracciglia rispose -E questo l'avevo capito. Ma mi pare assurdo che trovi ripugnante anche solo l'idea di rivolgermi più di mezza parola
-Non è una cosa da me -tagliai corto incrociando le braccia sotto al petto
-Quindi lo fai spesso
Ma chi si credeva di essere?
-Mi stai giudicando? Perché tu fai esattamente lo stesso a quanto pare -pungente e dritta al nocciolo
-Non ti sto giudicando, anzi tu sai dove fermarti -rispose, riferendosi a quando mi ero rifiutata di andare oltre al bacio.
-E allora che vuoi? -Se non stava mirando a quello che diavolo voleva? Conoscermi e tutte queste storie per vedere in quanto tempo sarebbe riuscito a ...?
-Io vivo a Roma e stasera riparto -sputai il rospo, certa che dopo un rospo di questo genere mi avrebbe fatto i suoi più cortesi saluti e poi a mai più.
Tuttavia le mie parole, ancora una volta, non sembrarono fargli chissà quale effetto: Dann restò un attimo a guardarmi -Roma.. -ripeté, ma più che parlare con me sembrava immerso nei propri pensieri -ci sono stato solo una volta, ma non me la ricordo tanto bene
Sospirai, e decisi che quello era il momento di girare i tacchi ma, quando lo feci, lo sentii trattenermi delicatamente per un braccio
-Aspetta.
-Che c'è? -chiesi scocciata e turbata dal pensiero del viaggio imminente e dal peso di tutti i viaggi che avevo fatto sino ad allora
Dann mi scrutò a fondo e all'inizio non capii perché; quando realizzai di aver lasciato affiorare le mie emozioni e i miei turbamenti sul viso, era troppo tardi
-L'avevo capito ieri sera che non vivi qua: si sente dall'accento -spiegò e io pensai alle mie doppie marcate, alle C trasformate in G e ai verbi mozzati: tutte cadenze che avevo acquisito negli anni vivendo nella capitale -E ho capito anche che ti manca Viareggio -aggiunse, quasi sottovoce; non era una domanda.
Lo guardai, trovando tenerezza nel suo sguardo mentre le sue dita scivolavano via dal mio braccio.
-Quanto è distante da qui di preciso? -mi chiese
-380 Km con l'autostrada -risposi quasi in automatico, da tanto che ormai ce lo avevo impresso nella mente quel numero -Tutti però prendono l'uscita per Civitavecchia, che è più o meno 30 km prima: lì non fanno pagare il pedaggio
Stavo vaneggiando, era ovvio: a chi importava del pedaggio di Civitavecchia? E soprattutto, perché ne stavo parlando con Dann?
-Scommetto che tu sei una di quelle -tirò a indovinare lui, per niente stranito, e ci prese
-Certo: con tutte le volte che faccio su e giù risparmio tantissimo -confermai senza ritegno
-Tirex! -mi accusò allora
Io aggrottai le sopracciglia -Perché mi stai dando del dinosauro? Oltretutto è veramente brutto, le giraffe sono molto più belle -delirio libero
-Ti piacciono le giraffe? -mi domandò Dann stupito e divertito allo stesso tempo da questa mia uscita
Annuii, cercando di darmi un contegno -E' il mio animale preferito. Ma ritornando al Tirex, cosa c'entro io?
Dann rise -E' per le braccine corte -disse imitando l'animale -tirchia!
-Senti chi parla -replicai indicandolo -Hai lo stesso costume di ieri sera
-Ho il mio titolo di Principe Focoso da mantenere
Sbuffai divertita -Ancora con questa storia! E' stata..
-E' stata Kath, come no -mi interruppe -Ma mi pareva che fosse troppo impegnata con quel travestito e con la sua stupenda parrucca per badare a noi.
Questo mi fece scoppiare a ridere -Era orrenda!
Quando però smisi di ridere, scoprii che la situazione non era affatto diversa -Senti, Dann..
-Lasciami il numero -mi interruppe lui, serio -o la chat. Così, senza impegno, che ne dici?
Voleva un mio parere? La verità era che non riuscivo proprio a fidarmi. Insomma, perché me lo avrebbe chiesto se non per tentare di arrivare a.. e poi mollarmi su due piedi? Perché andava bene la “conquista difficile”, ma tempo una settimana o due, il necessario per realizzare che Roma non è dietro l'angolo e che anche la situazione sarebbe stata difficile (perché in un'eventuale storia a distanza lo è sempre), e Dann avrebbe lasciato perdere, cercandosi una viareggina più a portata di mano.
Lo guardavo in silenzio, e lui mi guardava di rimando, paziente, in attesa della mia decisione.
Fallo disse una vocina dentro di me così, per fare qualcosa, vedere che succede. Ormai erano passati diversi mesi.. era dalla fine dell'estate che non stavo con qualcuno; soffrire le pene dell'inferno, ma per chi?
Tre mesi idilliaci fra onde e sale, e la pelle abbronzata di Lorenzo che scivolava sulla mia; tre mesi di Viareggio, tre mesi senza preoccupazioni, tre mesi perfetti.
Tre mesi della mia vita buttati nel cesso, ad amare chi con me aveva sempre e solo finto di provare lo stesso sentimento, per poi scartarmi, buttarmi via come un vecchio giocattolo usato non appena avevo imboccato l'autostrada di ritorno verso Roma.
Ma forse con Dann non c'era questo pericolo: sarebbe stata solo corrispondenza (telefonica o via chat), senza pericolo di infatuazioni.
Poi, come ho detto, ero sicura del fatto che si sarebbe stufato presto, quindi.. perché no?
-Ce l'hai carta e penna? -gli chiesi allora
-Ma come, nella capitale siete ancora al papiro? -chiese con un sorriso radioso, tirando fuori il telefonino
-Be', fa molto Giulio Cesare: sai com'è, le vecchie tradizioni -risposi sorridendo a mia volta per poi dargli il mio numero
C'era uno strano silenzio, sia fra la folla sia dal palchetto allestito per l'occasione nella Piazza.
-Che succede? -chiesi guardandomi intorno
-E' il momento dei fuochi -rispose Dann indicandomi la spiaggia, a pochi metri da noi e dai carri fermi.
E infatti qualche istante dopo ci fu il primo scoppio, accompagnato da una dolce melodia; la conoscevo ma che canzone era?
Dann mi sorrise -A proposito di viaggi..
Con te partirò! Ecco qual era.
Ma allora ci si erano messi proprio d'impegno allora per farmi piangere! Era una delle canzoni più dolci che conoscessi.. e mi faceva star male per il semplice fatto che nessuno era mai voluto “partire con me su navi per mari..”. Avevo sempre viaggiato da sola, tranne per il Carnevale, dove portavo sempre le mie amiche. Lo so, questa si chiama autocommiserazione, ma che potevo farci?
Abbassai lo sguardo, non perché volessi ignorare lo spettacolo pirotecnico, ma perché quelle note mi facevano star male a tal punto da riuscire a stento a trattenere le lacrime. E, per quanto i fuochi d'artificio fossero belli, segnavano la fine del carnevale, la fine dell'unico week-end in cui le mie due vite si riunivano, anche se per poche ore.. quelle poche ore che valevano davvero una vita, perché non le vivevo a metà, divisa fra due città, due affetti: avevo le mie amiche, la mia famiglia, Viareggio. Avevo tutto.
Dann non commentò questo mio essermi rabbuiata all'improvviso, ma sono sicura che se ne accorse, perché mi si avvicinò di un passo, senza toccarmi ma lasciando che le nostre spalle si sfiorassero; sentivo il lieve tepore del suo corpo, appena accanto al mio.
Cosa voleva fare? Farmi credere che mi fosse vicino dopo neanche 24 ore che ci conoscevamo?
Tutte le mie forze erano concentrate nel trattenere le lacrime, e arrivare alla fine della canzone fu un'impresa.
Il solito mare di gente allegra e festosa per ciò a cui aveva appena assistito cominciò ad allontanarsi, in un disordine di maschere tutto viareggino.
Risollevai lo sguardo, e incontrai quello di Dann.
-Adesso devo andare -annunciai
-Lo so -rispose, e non sembrava per niente contento.
Gradii il fatto che non sembrasse intenzionato a strapparmi baci d'addio e robe varie che non avrei assolutamente gradito -Ciao, Dann -ancora scossa, decisi di tagliare corto, superandolo per andare a rintracciare quelle due sciagurate delle mie amiche.
-Ci vediamo presto -rispose lui
Mi voltai a guardarlo con le sopracciglia sollevate e un'espressione di puro scetticismo sul viso; lui rispose con un sorriso limpido, poi si voltò, probabilmente anche lui a cercare i propri amici
Tornai a guardare avanti a me, e finalmente trovai Kath e Lisa.
-Eccola! -mi accolse Kath spintonando l'altra per venirmi incontro -Come è andato questo secondo incontro?
Scrollai le spalle -Gli ho lasciato il numero
-Gli hai lasciato cosa? -ripeté Lisa, quasi le avessi detto che ci eravamo messi a farlo nel bel mezzo di Piazza Mazzini; Kath invece fece i salti di gioia -avevo capito che non ti interessava, e invece..!
-Infatti è così -confermai -L'ho fatto per.. noia
-Certo, come no!
Lisa sollevò le sue sopracciglia fini e chiare, mentre Katherine mi passava un braccio attorno alle spalle -Brava, adesso hai il tuo passatempo viareggino. Per ogni marinaio, ogni porto è un amore!
Non gradii molto il paragone con il marinaio (FOTO), ma quello che più mi lasciò interdetta fu l'uscita misteriosa di Lisa -Già, ma ogni marinaio prima o poi getta l'ancora da qualche parte.

°°°

Guidavo da 3 ore e 30; ormai eravamo quasi arrivate. Kath dormiva pesantemente, mentre Lisa sedeva silenziosa accanto a me.
Prima di partire, le mie amiche avevano provato a convincermi a guidare a turni ma io avevo rifiutato: erano mie ospiti, e volevo trattarle meglio di quanto avrebbe fatto un albergo a cinque stelle.
Quindi continuavo a macinare chilometri, lungo l'autostrada buia e silenziosa. Ero fissa sui 100 anche se il limite era di 90 in quel tratto ma, con il tom-tom che mi segnalava gli autovelox e quasi nessuno in giro, potevo stare tranquilla; andavamo veloci verso casa.
Casa.. ma perché ad ogni viaggio di ritorno verso Roma, mi sembrava di lasciarla alle spalle casa mia?
Vivevo lì da quando avevo 11 anni e, quando appena due anni fa l'incarico di lavoro di mio padre era terminato e i miei erano tornati in Toscana, nostra terra di origine, io avevo scelto di rimanere nella capitale. Trattasi di completare il liceo, impresa quasi compiuta e, soprattutto, di rimanere insieme alle mie migliori amiche che mi avevano accolta a braccia aperte da quando mi ero trasferita, finendo nella loro città e nella loro classe in prima media;
Ma cosa avrei fatto quest'estate, dopo la maturità?
Sospirai stringendo di più il volante.
Adoravo e odiavo i viaggi per lo stesso motivo: 4 ore di pensieri, belli o brutti, la mia mente spaziava in tutti gli angoli per 4 ore. E quella domanda, quella stramaledetta domanda, tornava sempre allo scoperto..
Certo che avrei fatto l'Università, e dopo gli studi fatti sin ora, sapevo già che avrei preso una facoltà scientifica, non era questo il problema. La domanda da un milione di dollari era DOVE: la Sapienza a Roma o La Statale di Pisa?
E ancora, dopo quasi cinque anni da quando avevo cominciato a pensarci, non sapevo rispondere.
-Tutto bene? -quasi sobbalzai udendo la voce di Lisa; i suoi occhi andarono per un attimo alle mie nocche, bianche per lo sforzo di stritolare quel volante
-Sì -risposi allentando la presa -certo
-Sei stanca? Vuoi che guidi io?
-No, non preoccuparti. Manca poco
E infatti, pochi chilometri dopo, vidi il cartello, in alto e ben leggibile: ROMA.
Trattenendo un altro sospiro, seguii l'indicazione con su scritto GRA, Grande Raccordo Anulare, già rallentando perché tanto era sempre trafficato a qualsiasi ora del giorno e della notte.
Paragonai per un attimo quella strada al lungomare di Viareggio, sempre pieno di biciclette e quasi mi venne da fare inversione a U rigirando la macchina.
-Hai detto che Dann aveva già capito l'altra sera che non eri di Viareggio -commentò a un tratto Lisa
-Sì -risposi senza capire dove volesse arrivare -Perché?
-E ti ha chiesto lo stesso di rivedervi
-Già -confermai; mi aspettavo che aggiungesse qualcos'altro ma ciò non accadde -Ma perché queste domande? Non mi eri sembrata tanto entusiasta di questo fatto
Lisa scrollò le spalle -Stavo solo pensando.. in quattro ore dentro una macchina nel bel mezzo del nulla, che cosa si può fare se non pensare?
Scrollai le spalle -Da piccola io parlavo con i miei piedi
-Cosa?! -fece Lisa scoppiando a ridere
-Sul serio! Dei discorsi lunghi delle ore
-Ecco come ci si riduce dopo troppi di questi viaggi!
Risi con lei, poi sentimmo un mugugno provenire dai sedili posteriori -Perché ridete tanto? -avevamo svegliato Kath.
Be', menomale, perché adesso che eravamo tutte sveglie, il viaggio sarebbe trascorso piacevolmente fra una chiacchiera e l'altra.
Qualche chilometro più avanti imboccai l'uscita per Civitavecchia.
Tirex sussurrò una vocina nella mia testa e quasi mi scappò da ridere.
Chissà cosa aveva in mente Dann con questa storia del numero.. mah, finché ci fossero stati questi quasi 400 Km a separarci, non mi sarei preoccupata.




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Prima di tutto volevo ringraziarvi! <3
Grazie a chi ha sta leggendo questi capitoli perché ha scovato casualmente la storia su EFP, a chi è stata incuriosita dall'introduzione, e a chi ha deciso di leggere dopo che l'avevo avvisata della pubblicazione!
E grazie di cuore a chi ha recensito ovviamente =)
Be', diciamo che con questo capitolo il “Principe Focoso” ha ottenuto un'opportunità per dimostrare di essere veramente un principe ;)
Spero non vi sia sembrato azzardato il gesto di Lally di lasciargli il numero.. in fondo questo ragazzo la intriga e, per quel poco che lo conosce, può dirsi quasi sicura di non essere incappata in un malintenzionato.. ma ovviamente vedrete nel prossimo capitolo come Dann si giocherà le sue carte!
Attraverso una mezza paginetta scritta dal suo punto di vista, cercherò di farvi capire meglio cosa gli giri per la testa..
Tornando però a questo capitolo, volevo spiegarvi gli strani vaneggiamenti di Lally a proposito di Civitavecchia e giraffe: oltre al fatto che questi particolari li ritroverete poi nel corso dei capitoli (ovviamente non vi dico come e perché xD), volevo sottolineare la confusione che regnava in quel momento nella sua testa. Lally voleva andarsene, sentiva di doversene andare, eppure allo stesso tempo, trovava piacevole parlare (e ripeto parlare, non solo baciare!) con il suo principe.
Comunque questa storia è tutta agli inizi e se questo, e forse anche il prossimo capitolo, vi potrebbero risultare un po' lenti (io comunque mi sono divertita tantissimo a scriverli xD), spero che mi perdonerete non appena farò rincontrare di nuovo di persona i due protagonisti ;)
Per ora ringrazio le 3 persone che hanno aggiunto la storia fra le preferite, le 6 che l'hanno aggiunta fra le seguite e chi sta leggendo in silenzio!
Grazie di cuore a tutte, è bello essere di nuovo su EFP! <3
Un bacione!

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Capitolo 3
*** Aria di cambiamenti ***




CAPITOLO 3. Aria di cambiamenti


Mi sedetti sull'autobus, più che stravolta: sei ore e dico, sei ore china a scrivere su quel cavolo di foglio, ed era stata soltanto una simulazione.. di questo passo sarei arrivata alla maturità in tanti piccoli pezzettini.
Mi massaggiai le tempie, pregustando il bagno lungo e bollente che avevo deciso di concedermi una volta tornata a casa.
Se fossi andata con la macchina avrei fatto sicuramente prima, ma la domanda era: quanti pedoni avrei ucciso guidando in quello stato? Appoggiai la testa sul finestrino e chiusi gli occhi, decisa a tenerli così per un po', tanto ce n'era di tempo prima della mia fermata.
DRIIIIIIIIIN!
Saltai sul sedile colta di sorpresa dal suono del mio cellulare; una signora si girò a guardarmi male.
Chi era che mi rompeva le scatole a quell'ora? Estrassi il cellulare dalla tasca, senza neanche guardare il numero
-Pronto?
-Lally!
Oh cavolo, me ne ero quasi dimenticata!
-Mamma
-Ti avevo detto di chiamarmi finita la simulazione
-Lo so, me ne sono dimenticata
-Ma dove hai la testa, mi chiedo sempre? -commentò, più con se stessa che con me -Be', come è andata?
Sospirai -Sono esausta, mi sembra di aver scritto col sangue
Mia madre fece uno sbuffo comprensivo -Riposati a casa -sempre premurosa
-Certo. Comunque, ti volevo chiamare anche per sapere se Robe' era passato da te
Roberto, detto Robe', era il mio insegnante di guida a Viareggio: mi ero messa in testa di voler prendere anche la patente A, dato che le moto mi piacevano tantissimo, ma di esercitarmi nel caos di Roma non avevo il coraggio.
-Sì, è passato e ti ha fissato l'esame per la prossima settimana
Quindi fra una settimana mi sarei rimessa in moto per Viareggio. Wow, con la maturità alle porte che mi prosciugava, questo su e giù continuo era proprio quello che ci voleva!
D'altronde però, mi sarei levata subito questo dente: ero bravina, ma l'ansia che avevo addosso non me la levava nessuno!
Salutai mia madre, ancora tutta presa da questa storia dell'esame ma, tempo neanche un minuto, il cellulare suonò di nuovo.
-Che c'è ancora? -risposi, non troppo garbatamente; povera mamma.
Già.. solo che la voce che mi rispose non apparteneva certo a mia madre.
-Sei già sul piede di guerra prima ancora che ti abbia salutata?
Scattai in piedi un'altra volta e la signora di prima si girò di nuovo, stavolta con disappunto. Staccai il telefono dall'orecchio e guardai il numero sul display: non era memorizzato, ma le mie orecchie sapevano già chi fosse.
-Ci sei? -mi chiese la voce nel telefono
Mi rimisi lentamente a sedere, schiarendomi la voce.
-Dann.. -non c'era dubbio che fosse lui, ma volevo esserne sicura -mi hai chiamata sul serio
-Sembri stupita
E lo ero, infatti! Ma lui sembrava fin troppo compiaciuto di questa mia reazione -No, è solo che.. perché mi hai chiamata?
Non aveva ancora realizzato che ero tornata nella capitale?
-Così -rispose, leggero -per sapere com'è l'aria lì a Roma
Quindi erano due chiacchiere tranquille.. ok, si poteva fare.
-Sozza, come al solito -risposi e sentii uno sbuffo simile a una risata dall'altra parte
A quel punto mi accorsi di essere arrivata e presi al volo la borsa scendendo; sentii un rumore strano e all'inizio pensavo provenisse dalla strada, ma poi mi accorsi che si trattava del telefono
-Dove sei? -gli chiesi allora -c'è un rumore strano
-Sono a Pisa -rispose, e a quel punto capii che quel rumore era in realtà un vociare -Ho lezione tra un po'
Avevo già intuito che Dann fosse più grande di me, e questo me lo confermò: evidentemente era uno studente universitario.
-Quindi fino ad ora sei stato a casa a poltrire!
-Non esattamente -rispose, senza però aggiungere nient' altro -Tu invece hai faticato?
-Sei ore di analisi del testo -risposi mentre arrivavo davanti al portone di casa -roba da farti venir voglia di uccidere Dante, se non fosse già morto!
Dann rise -Quando ho fatto la maturità io è uscito proprio l'Alighieri
-E cos'hai fatto?
-Ho ripiegato sul saggio breve -rispose -Poveri piccoli liceali, l'ultimo anno vi torturano, eh?
Strinsi gli occhi mentre entravo in casa lasciando cadere la borsa per terra -Lo dici con il tono di un sadico
-Be' diciamo che non tornerei fra quei banchi neanche mi pagassero
-Io non vedo l'ora di uscirne -concordai poi, accanto al costume posato sul letto che mi ero portata da Viareggio, vidi qualcosa di giallo..
-Oh cavolo! -esclamai
-Cosa?
Sollevai quel tessuto, e mi accorsi che era proprio ciò che credevo.
-Ho ancora il tuo mantello!
Chissà se si ricordava di avermelo dato quella sera, mentre pioveva, per coprire la trasparenza del mio vestito.
-Ah.. -fece, e il suo tono d'un tratto soddisfatto, come se avesse trovato finalmente un appiglio, non prometteva niente di buono -Quindi dovremo rivederci
Ecco, appunto.
-Dann..
-Rilassati -mi bloccò -sarà solo per ridarmi il mantello: un principe che si rispetti non può non avere un mantello
Certo che sarebbe stato solo per quello, neanche a discuterne! -Torno fra una settimana -lo informai allora -devo fare l'esame per la patente
-Ahia -commentò -Ti hanno beccata che uscivi sempre senza pagare a Civitavecchia e te l'hanno ritirata
-No -risposi sorridendo -è per la moto
-Sul serio? Ti piacciono le moto? -domandò con vivo interesse
-Da morire
-Io ho ne ho una
-Davvero? -chiesi, subito interessata
-Potrai farmi vedere come guidi
-Ok -accettai -è il riscatto in cambio del mantello
-Allora pagherò
Mentre chiacchieravamo, sentii il suono rauco e sgradevole del mio citofono
-Devo andare, suonano alla porta -annunciai
-Tratta bene il tuo ostaggio -mi salutò
-Contaci. Se rispetterai i patti, non si farà male nessuno -conclusi artisticamente.
Mentre andavo verso la porta, mi chiesi chi potesse essere a quell'ora.
-Lally! -appena aprii la porta, Jo mi salutò con un bacio sulla guancia.
Jo! Questo davvero non me lo sarei mai aspettata.
-Hey -lo accolsi con un sorriso schiarendomi la voce -come mai qui?
Dio, come sei bello..
Jo era arrivato nella mia classe quest'anno, dopo essere stato bocciato alla maturità dell'anno scorso; era il classico 20enne a cui non importa molto dello studio, quando al contrario metteva in gioco animo e corpo per il suo gruppo musicale, di cui mi aveva parlato qualche volta.
Mi ero già accorta da un po' che sembrava essere interessato a me, anche per via del fatto che trovasse sempre una scusa anche casuale per parlarmi, avvicinarmi, ma non me ne ero mai curata troppo; almeno, non fino a quel giorno quando me lo ritrovai in casa, in tutto il suo splendore.
-Mi sono perso la simulazione -spiegò -volevo chiederti che cosa c'era, sai non ci tengo a ripetere il quinto di nuovo -Certo, la simulazione, pensai scettica -Che ne dici di andare a mangiare una pizza mentre ne parliamo?
Quindi aveva già pianificato tutto; il mio stomaco brontolava, ma Jo non era proprio la mia massima aspirazione di compagnia..
-Sempre che tu non abbia già mangiato -aggiunse visto che tardavo a rispondere
-Va bene -accettai alla fine -prendo la giacca
Mi godetti il sorriso mozzafiato che mi riservò.

°°°

La conversazione con Jo era piacevole e scorreva fluida, senza silenzi imbarazzanti, ma nemmeno significativi.
Molte persone odiano il silenzio, sopratutto per una coppia; io invece avevo l'impressione che fosse sottovalutato. A volte è bello restare zitti, magari anche un po' impacciati le prime volte, e guardarsi negli occhi così, senza dire niente. Gli occhi di una persona, ciò che ognuno di noi è capace di dire con lo sguardo: questo secondo me è ciò che conta davvero, il mezzo di comunicazione più schietto e diretto che si possa avere. Con gli occhi non si può mentire, e uno sguardo caldo e sincero a volte dice più di cento parole.
Non che volessi una dichiarazione d'amore o uno sguardo platonico, assolutamente no: avevo già troppi grilli per la testa in quel periodo.
Con la mente, infatti, continuavo a tornare all'esame imminente. Non hai motivo di preoccuparti così, direte voi, ma certi esaminatori sapevano essere veramente terribili; lo so per certo, dato che ero stata bocciata la prima volta all'esame per la B perché non avevo dato la precedenza a una macchina distante almeno 100 metri.
-..Lally?
Mi riscossi dai miei pensieri, accorgendomi troppo tardi che Jo mi scrutava interrogativo
-Sì?
Lui mi sorrise, accorgendosi che non lo avevo ascoltato per niente ma senza prendersela -Ho parlato solo io. Tu che mi racconti? -poi decise di farmi una domanda più specifica appoggiandosi allo schienale della sedia- Per esempio, a cosa pensavi?
-Niente, sono solo un po' agitata: fra una settimana devo tornare su -spiegai -ho l'esame per la patente A
-Wow, quindi ti vedremo girare in moto!
Feci le corna sotto il tavolo -Se passo sì, ma solo a Viareggio
Mi chiese allora di Viareggio che non aveva mai sentito nominare, se non da me. Ma possibile? Uno dei carnevali più famosi del mondo, accidenti!
Comunque, almeno non dovevo più stare solamente a sentirlo.

°°°Dann °°°

Misi il cellulare in tasca e sollevai la schiena dal muro dove mi ero appoggiato. Era piacevole parlare con Lally, e pensai che mi ci sarei potuto abituare molto facilmente.. sempre che lei me lo avesse permesso; e qui stava il nodo.
Devo confessare che non era la prima volta che durante un rione mi comportavo in questo modo con una ragazza.. ma di certo non mi era mai successo prima di sentire il desiderio di rimanere in contatto con una di loro, di rivederla.
Perché proprio Lally? Non lo so sinceramente. Roma era lontana, parecchio lontana ma nonostante ciò, pur avendo colto subito il suo accento strascicato e “caciarone” che non la raccontava giusta, avevo avvertito che quella ragazza meritava più di una notte fra birra e canzoni.
Di certo non era una ragazza facile, questo lo avevo capito: dietro il suo atteggiamento frivolo di quella sera si nascondeva molto di più. E forse, ripensandoci, era stato proprio questo il motivo che mi aveva spinto a voler sapere di più di lei, a volerla conoscere; questa sua personalità che sembrava essere così sfaccettata e complessa mi intrigava parecchio. Poi chissà, se amicizia, se semplice conoscenza o se qualcosa di più: qualunque cosa ne fosse scaturita fuori, per il momento mi faceva piacere parlare con questa ragazza un po' matta e misteriosa.



°°°°°°°°°°°°°°°°

Ve lo giuro, nel prossimo capitolo si incontreranno di nuovo, pazientate ancora un po'! XD
Spero che abbiate gradito questa intrusione finale nella mente di Dann, che ho voluto aggiungere per farvi capire le sue intenzioni, del tutto innocue.. per ora ;)
Qualcosa mi dice che questo Jo vi sia già antipatico.. comunque, non dimenticatevi di lui perché certamente lo rivedremo!
Eccolo qua:



Le grandi assenti di questo capitolo sono Kath e Lisa, me ne rendo conto, ed è anche vero che questo capitolo è più corto rispetto ai primi due... spero di farmi perdonare per tutto questo con il quarto, in cui (piccola anticipazione!) conosceremo meglio Andrea alias “Il Vampiro”!
Ringrazio chi sta seguendo questa storia, anche in silezio e vi mando un grosso bacio anche da parte di Dann ;)
Grazie veramente, a presto!

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Capitolo 4
*** Andare, partire, tornare ***




CAPITOLO 4. Andare, partire, tornare


I genitori sanno essere davvero soffocanti, pensai mentre finalmente arrivavo in camera mia dopo il lungo viaggio e l'ancora più lunga accoglienza di mia madre.
Porca miseria non ci vedevamo da una settimana, cos'erano tutte queste domande su come stavo, cosa facevo e come me la cavavo?
-Ti vedo stanca -si era giustificata mia madre -e tesa
-Penso sia normale l'anno della maturità, no? -avevo risposto, anche se in realtà ero agitatissima innanzitutto per la patente, e anche perché.. perché dovevo ridare un certo mantello a qualcuno, e non avevo ancora capito che tipo di rapporto avessi con questo qualcuno: corrispondenza telefonica? O doveva essere più come due che si incontrano di nuovo dopo aver limonato per gioco la sera prima?
Accidenti, dovevo rilassarmi: non era la prima volta che lo RI-vedevo.. però sarebbe stata la prima volta senza costume.
Sotto una maschera è diverso: puoi giocare ad interpretare il tuo personaggio, puoi fingere di essere chi vuoi, assumere gli atteggiamenti che più ti piacciono.. per una notte. Ma sotto quella maschera, quella che al mattino poi ti devi togliere, c'è la realtà, quella in cui ci si ritrova sempre e comunque, per quanto a carnevale si possa giocare; e chissà, alle volte può anche essere migliore della maschera, può essere sorprendente.. Ma io non avevo niente di interessante sotto la maschera, anzi: ero una ragazza normalissima, non di certo simile alla ballerina-squillo che avevo interpretato quell'anno.
Bene, quando Dann lo capirà, e non ci metterà molto, mi lascerà in pace: gli darò il mantello e sarà tutto finito.
Questo pensiero mi rianimò e afferrai il cellulare dalla tasca componendo il suo numero; mentre ascoltavo il classico “tu-tuuuu..”, realizzai che era la prima volta che lo chiamavo io
-Hey -rispose, allegro
-Dann -cominciai -chiamo per il riscatto
-Allora sei arrivata -dedusse
-Sì, da poco, e ho il tuo mantello
-Sono pronto a riscattarlo -fece -Dove abiti?
-Come? -chiesi, presa alla sprovvista da quella domanda
-Non ti ricordi? -domandò -avevo detto che ti avrei fatto guidare la mia moto
Ah, giusto, quella telefonata sull'autobus, mentre ero rimbambita dal sonno e da Dante
-Non importa, non preoccuparti.. -cercai di dissuaderlo, incerta
-Non hai un esame da superare?
Sospirai, sentendo l'ansia crescere -Sì, stasera alle 7
-Perfetto, abbiamo tutto il tempo
-Tutto il tempo per cosa? -non riuscivo a capire
-Ti passo a prendere e ti faccio un po' di scuola guida
L'idea mi allettava: era da un po' che non guidavo un due ruote, e fare l'esame così a freddo non sarebbe stata una bella cosa; ma c'era un piccolo problema..
-E se ti sfascio la moto?
Lo sentii ridere -Mi fido di Robe' che ti ha fatto guidare fin ora
-Conosci Robe'?
-Tutti conoscono Robe' da queste parti -rispose -l'ho presa con lui la patente
A questo punto decisi di accettare -Ok -feci, e gli diedi la via; pensavo di dovergli dare altre indicazioni, ma la conosceva già.
-A tra poco -mi salutò
D'accordo... ma era ancora presto, cosa avremmo fatto fino alle 7?
Decisi che l'improvvisazione sarebbe andata più che bene, e mi stesi sul letto cercando invano di riposarmi: ero troppo agitata e mi chiesi se sarei riuscita a tenere il manubrio senza farlo tremare, con tutta l'ansia che avevo.
In macchina avevo ascoltato CD rilassanti, e il viaggio era trascorso tranquillamente, ma in autostrada è diverso: l'autostrada è dritta, senza semafori, senza pedoni.. Dopo un po' che ripassavo mentalmente il codice stradale, sentii il campanello di casa.
-E' per me -annunciai a voce alta, alzandomi.
Ok, relax mi dissi facendo un bel respiro.
Presi giacca e mantello, mi assicurai che i miei fossero lontani dall'ingresso e andai ad aprire
-Ciao -fece Dann con un sorriso, e invidiai la sua espressione rilassata
-Ciao -risposi cercando di assumere lo stesso tono e richiudendo la porta -Ecco l'ostaggio -aggiunsi poi porgendogli il mantello
Lui lo prese e finse di esaminarlo -E' in perfette condizioni
Sollevai un sopracciglio -Perché cosa ti aspettavi?
-Ora devi riscuotere -e si girò indicandomi una moto nera che mi fece quasi venire la bava alla bocca
-Tu... No. -feci scuotendo la testa e indicando quel gioiellino -Non posso guidare quella moto
-E perché?
-Perché è qualcosa di divino -spiegai con occhi luccicanti- se solo la struscio, se..
-Dai, non succederà niente! -mi interruppe -Ti ho portato un casco -aggiunse porgendomelo
-Oh -feci stupita -Come facevi a sapere che non lo avevo? -e realizzai di non aver affatto pensato a come avremmo fatto in due con un casco solo
Dann scrollò le spalle -Hai detto che non avevi il mezzo, ho pensato che non avessi neanche il casco
Sospirai, ancora indecisa.
-Hai già mangiato? -mi chiese allora Dann
-In effetti no -risposi portandomi una mano allo stomaco vuoto
-Allora prima ti porto in un posto, e poi però, dopo mezzo chilo di spaghetti, non avrai più scuse
A pranzo insieme? Io e lui??
-Dann..
-E' solo un piatto di pasta -mi interruppe con calma, sapendo bene dove volessi arrivare. E forse avrei dovuto piantarla: sapeva quali erano i miei limiti, almeno fino ad allora li aveva sempre rispettati.. perché preoccuparsi?
-..Ok -risposi infine, e lui mi porse di nuovo il casco che stavolta presi.
Mi ressi alle maniglie, facendo attenzione a non andargli addosso quando frenava; aveva un guida fluida e sicura che mi faceva stare tranquilla.
Stavamo andando verso la stazione; conoscevo il ristorante dove si fermò, si chiamava La Tortuga, ma non ci ero mai stata.
-Conosco il cuoco -mi informò -è eccezionale
-E che cosa mi consigli di prendere? -chiesi mentre ci sedevamo a un tavolo
-Scoglio -rispose senza neanche aprire il menù
Mi fidai, e feci bene perché quella pasta era talmente buona che mi sarei mangiata anche il piatto; Dann mi prese in giro per la mia voracità e io allora lo informai della macchia d'olio che aveva proprio sul colletto della maglia.
-Stavo pensando a una cosa -feci, quando le risate si furono esaurite -durante le nostre telefonate di questa settimana ti ho parlato tanto di Roma, di quante volte sono stata al Colosseo, di com'è bello passeggiare sul lungo Tevere con Lisa e Kath.. tu però non mi hai raccontato molto.
Lui scrollò le spalle -Viareggio la conosci bene
-Che c'entra? -domandai, sporgendomi leggermente in avanti sul tavolo e decisa a farmi dare delle risposte da Mr. Mistero -Io ti ho raccontato di come sono le mie giornate a Roma, ma tu di te mi hai detto poco e niente
-Bene -allargò le braccia -Che vuoi sapere?
-Qualcosa, in generale
-A caso?
-Anche
Scrollò un'altra volta le spalle e questo suo tenersi sulle sue fece aumentare ancora di più la mia curiosità -Vado spesso a fare surf dopo l'Università -rispose dopo qualche istante con noncuranza, come se fosse la prima cosa che gli fosse venuta in mente
-Sul serio? -domandai in ammirazione ..per lo sport, non per lui: io adoravo il surf!
Dann rise della mia espressione -Non ti dovresti stupire, qui è una cosa normale, lo facciamo tutti
-Quindi lo fai anche adesso, d'inverno
Annuì -Soprattutto d'inverno: non c'è il rischio di andare addosso a qualche bagnante e il mare è quasi sempre mosso.
Avrei voluto chiedergli da quanto lo facesse, ma fui interrotta dall'arrivo di qualcuno che conosceva
-Dann! -esclamò un omone a mo' di saluto, avvicinandosi; dal classico cappello, dedussi che doveva essere il cuoco
-Hey, Greg -lo salutò Dann
-Come mai da queste parti? -chiese Greg tutto allegro
-Volevo far assaggiare a Lally la tua cucina -rispose indicandomi
-Ciao, Lally
-Piacere -feci prontamente porgendo la mano -Complimenti, lo scoglio è favoloso
-Allora spero che tornerai presto -rispose lui, contento; poi si rivolse a Dann -Da quando lavorate là non vi si vede più tanto spesso da queste parti
Dann lavorava oltre a studiare all'Università? ..Adesso capite cosa intendo dire quando dico che di lui sapevo veramente poco?
-Lo so -rispose Dann -Prometto che dirò anche agli altri di venire più spesso
-Ti prendo in parola, eh -rispose -Due caffè e il conto? -chiese poi notando i nostri piatti vuoti
Dann insistette per pagare tutto, ma io mi opposi e alla fine riuscii a pagare metà del pranzo; quando uscimmo, ovviamente, ne volevo sapere di più
-Dov'è che lavori? -gli chiesi mentre tornavamo verso la moto.
Il suo sorrisetto divertito mi incuriosì ancora di più -Non indovineresti mai
Aggrottai le sopracciglia -Dammi un indizio, Mr. Mistero
-Da Principe Focoso a Mr. Mistero? -domandò sempre sorridendo
Io però mi bloccai: era la prima allusione che saltava fuori riguardo quella sera. Non volevo parlarne, non volevo che il costume della ballerina-squillo attecchisse troppo alla mia pelle.. la pelle che il Principe Focoso era riuscito a marchiare a fuoco, ma solo per quella notte.
-Scusa -fece accorgendosi del mio malumore; poi, vidi che mi porgeva di nuovo il casco -Guidi tu -aggiunse, più rilassato e mi accorsi che eravamo arrivati a dove aveva lasciato la moto
-Come?
-La vuoi fare un po' di pratica o no?
-Sì, ma..
-E allora infilatelo, dai -mi esortò, sventolandomelo sotto il naso.
Ma sì, commentai dentro di me: avevo l'occasione di guidare quella splendida motocicletta, non valeva la pena sprecarla. Così mi allacciai il casco con determinazione, ricevendo uno sguardo soddisfatto da Dann.
Quando fummo in sella tutti e due, diedi gas, e le fusa del motore furono qualcosa di sublime per le mie orecchie; Dann mi dava indicazioni ed io, attenta a rispettare il Codice, le seguivo.
-Dove stiamo andando di preciso? -chiesi dopo un po' che risalivamo per il lungo mare
-Volevi degli indizi, te li sto dando -rispose
-Quindi stiamo andando dove lavori?
-Sì.. accosta qua -aggiunse poi e, colta alla sprovvista svoltai bruscamente
-Ti mancava l'ultima freccia, ma per il resto non hai nulla da temere -mi diede allegramente il resoconto della guida.
-Davvero? Quindi tu mi promuoveresti? -domandai slacciandomi il casco
-Certo -rispose
Non mi fidavo e scandagliai a fondo il suo sguardo; lui non si oppose, né accennò a distogliere gli occhi dai miei. Non stava mentendo, era palese; sorrisi e guardai verso la passeggiata
-Allora: qual è di questi? -domandai osservando i negozi
-La strada -rispose
O avevo sentito male o era un barbone travestito da studente universitario
-Cosa?
Dann rise della mia espressione stupita, poi cominciò a spiegarmi -Lo vedi quel negozio di sport?
-Sì, lo Step Up -risposi, ancora all'oscuro di dove volesse arrivare
-Ci ha assunti, a patto che usiamo le loro scarpe per pubblicizzarle
-Ci ha? -chiesi -chi sono gli altri? E comunque non ho ancora capito -riflettei -fate i commessi con le loro scarpe firmate e immacolate per strada, così gliele sporcate?
Dann sghignazzò -Lo sapevo che non avresti indovinato
-E' arrivata l'intelligenza fatta persona -replicai, stizzita
-Ora ti faccio vedere -fece allora levando le chiavi dal motore
Non riuscii a decifrare niente dalla sua espressione misteriosa così, quando entrammo nel negozio, ancora non avevo la più pallida idea di cosa aspettarmi.
Appena varcammo la soglia vidi un ragazzo che stava sistemando degli articoli su uno scaffale: era alto, magro e i suoi capelli biondi mi davano l'impressione di averlo già visto.
-Sempre indaffarato -lo canzonò allegramente Dann mentre ci avvicinavamo
-Hey è arrivato l'ingegnere -replicò il ragazzo, accogliendo l'amico con lo stesso tono dopo avermi lanciato un'occhiata interrogativa
E finalmente capii dove lo avevo già visto -Sei la Sanguisuga Sexy! -realizzai, troppo in fretta per bloccare la lingua; il ragazzo sollevò entrambe le sopracciglia senza riuscire a trattenere un sorrisetto stupito
-Sanguisuga Sexy e Principe Focoso -commentò Dann divertito -Ci sai fare con i soprannomi- gli risposi con un'occhiataccia
Comunque il vampiro parve riconoscermi -Tu sei la ballerina amica della bambina
-Oh, almeno tu lo hai capito il suo costume -commentai ripensando al grembiule di Lisa
-Si vedeva dal fiocco rosa che non era un'infermiera -confermò lui compiaciuto
Feci uno sforzo per ricordarmi il suo nome, che Lisa mi aveva accennato e finalmente mi venne in mente: si chiamava Andrea!
-Be', felice di rivederti -fece lui, amichevole -anche se con questi insulsi abiti quotidiani sembriamo tutti così noiosi..
Risi della sua espressione afflitta
-Andrea vive per il carnevale -mi spiegò Dann
-E fa bene! -risposi, e Andrea sollevò il pollice nella mia direzione -Comunque.. lavorate qui? -chiesi poi rivolta di nuovo a Dann
-Più o meno -rispose -Andrea lo fa a.. tempo pieno
-Sì -confermò lui -io sono anche commesso
-Ma allora tu che fai? -domandai a Dann, sempre più confusa
I due si lanciarono un'occhiata e sogghignarono sotto i baffi
-Ti va una dimostrazione? -mi chiese Dann
Non potevo immaginare che rispondendo di sì, circa due minuti e uno stereo dopo mi sarei ritrovata in mezzo alla passeggiata a guardarli contorcersi a ritmo di musica: break dance, ecco cosa facevano.
A parte il fatto che quel tipo di danza l'avevo sempre adorata, Dann e Andrea ci sapevano fare davvero: li ammirai per tutto il tempo dell'esibizione, assieme ad una piccola folla che si era radunata attorno a loro e che ogni tanto si scioglieva in qualche applauso.
Fra un passo e un altro, talvolta Dann mi guardava, come a voler constatare se mi stesse piacendo; quasi alla fine della musica, mentre Andrea era impegnato a girare sulla sua stessa testa, venne verso di me e mi prese per mano, cercando poi di trascinarmi in mezzo all'esibizione.
-No, Dann! -tentai di bloccarlo, imbarazzata -Sei impazzito?
-Vieni, dai -mi spronò -Non preoccuparti, non dovrai nemmeno fare mezzo salto -mi assicurò
Decisi di lasciarmi trascinare, chiedendomi cosa diavolo ci facessi in mezzo allo spettacolo di due breakers.
Dann cominciò a farmi fare dei passi tipici del valzer, una mano nella mia, l'altra appoggiata sulla mia schiena.. proprio come la sera che ci eravamo incontrati la prima volta. E, come quella sera, caddi naufraga nel mare dei suoi occhi, che rimanevano concentrati nei miei, incuranti dello spettacolo che probabilmente avrebbe dovuto portare a termine.
Risalii faticosamente verso la mia mente, deglutendo e ritrovandomi a stringere leggermente la sua spalla per il nervosismo
-Che c'è? -mi chiese, essendosi accorto del mio stato d'animo
-Non capisco cosa c'entri questo con Eminem -rivelai solo parte della verità, alludendo al sottofondo musicale del loro stereo.
-Aspetta, ci stiamo solo scaldando -fece voltandosi leggermente verso l'amico, che ancora piroettava a testa in giù -Non vorrai rubare la scena ad Andrea
-Non mi permetterei mai -risposi ricevendo un ghigno di riposta
-Ci siamo quasi -fece poi lui -Pronta?
-Per cosa? -chiesi, scorgendo Andrea che si rialzava fra gli applausi e gli “ooooh” generali; neanche un secondo dopo, Dann mi aveva sollevata, tenendomi saldamente per la vita; non ebbi il tempo di rendermi conto di essere in aria che mi rimise giù, con sveltezza ma anche agilità e delicatezza, per poi farmi fare una giravolta. A un tratto mi spinse leggermente e temetti di cadere, quando poi mi resi conto che era semplicemente un casché e che ero fra le sue braccia nello stesso istante in cui la canzone nello stero finì.
Il pubblico gradì e Dann mi rimise in piedi senza curarsi dei loro applausi, ma continuando a guardarmi con un sorriso sincero.
Non aveva solo dei begli occhi.. il suo sguardo.. così limpido, così trasparente e allo stesso tempo così profondo. Uno sguardo che parla.
Quando mi resi conto di avere ancora le mani sulle sue spalle, mi affrettai a fare un passo indietro -Tu.. avevi detto che non avrei dovuto neanche saltare -gli rammentai confusa, torturandomi nervosamente una ciocca di capelli
Rispose con una risata -Infatti non hai saltato, ti ho sollevata io -precisò
-Quindi è questo che fai -dedussi -balli con le loro scarpe per pubblicizzare il negozio
-Esatto -rispose divertito
-Dann?
Una voce estranea mi ricordò che eravamo nel bel mezzo della via; la folla ormai si era dispersa, e Andrea stava riportando dentro lo stereo.. e poi era arrivata questa ragazza: bionda, occhi scuri, almeno una quarta di reggiseno e profumo spruzzato oltremisura.
No, decisamente non stava cercando me.
-Juile, come mai da queste parti? -le chiese Dann, e il suo sorriso non sembrò così sincero come quello che aveva riservato a me poco fa
-Io vado a parlare con il tuo amico vampiro -decisi di uscire di scena
-No, aspetta Lally.. -sì certo, se fossi stata una masochista desiderosa di farsi torturare da una bionda gelosa avrei aspettato: Julie mi aveva lanciato uno sguardo alquanto seccato, non appena avevo aperto bocca, figuriamoci se fossi rimasta.
Li lasciai lì, e trovai Andrea sulla soglia del negozio.
-Siete davvero forti -mi complimentai
-Grazie -fece lui compiaciuto -ormai è tanto che lo facciamo
-Come è andata con le mance?
Lui fece una smorfia -Siamo quasi al confine con i liguri: sono tutti tirchi da queste parti! -risi divertita, quel ragazzo mi stava veramente simpatico -Peccato che tu non abbia visto tutta la crew al completo -aggiunse
-Quanti siete? -volli sapere allora, incuriosita
-Cinque -rispose con fierezza -Quando io e Dann ci siamo conosciuti lui ballava con un altro ragazzo e così mi sono unito a loro; poi siamo rimasti noi due e gli altri tre li abbiamo raccattati strada facendo -spiegò, guardando verso la passeggiata
-Ma avete sempre lavorato qui? -Non li avevo mai visti lì davanti.. e uno spettacolo del genere non passa certo inosservato!
-No, prima ballavamo un po' qua un po' là, per conto nostro; non si guadagnava molto con le mance volontarie -spiegò -Poi io ho lasciato l'Università e mi sono trovato questo lavoro -indicò lo Step Up -E' stato Dann a farsi venire l'idea di parlare col mio capo e proporgli quest'idea del ballo; all'inizio era molto scettico, poi però abbiamo deciso di fargli vedere dei video delle nostre performaces, con la gente che applaudiva e tutto il resto.. così alla fine ha accettato. Certo, abbiamo i loro orari e i loro tempi, ma almeno ci pagano bene e se ogni tanto abbiamo voglia di improvvisare, come adesso, possiamo farlo tranquillamente.
-Però -commentai girandomi a lanciare a Dann uno sguardo di approvazione; stava ancora parlando con la bionda, la quale gli lanciava grandi sorrisi.
-Dovresti vederci un giorno -mi propose Andrea
-Mi piacerebbe -risposi tornando a guardarlo -ma oggi riparto: vivo a Roma
-Sì, me lo ha detto Dann.. ma tornerai prima o poi, no?
In quel momento, Dann e Julie si salutarono e lui tornò verso di noi
Io e Andrea ci scambiammo uno sguardo; quando si dice telepatia..
Appena Dann fu davanti a noi, ci mettemmo uno di fronte all'altro prendendoci per mano
-Julie quanto mi sei mancata! -esclamò Andrea
-Anche tu, Dann, davvero troppo! -feci eco, con lo stesso tono melodrammatico
-Non ci lasceremo mai più!
-Per sempre insieme!
Dann seguì la scena con sguardo allucinato, poi si riscosse -Ok, ok, adesso basta -fece frapponendosi tra noi che ridevamo come matti
-La scena più o meno era quella -ci giustificai -magari un po' esagerata, ma era così
-Io non ho detto “per sempre” -ribatté Dann
-Infatti lei interpretava Julie -mi difese Andrea
-Appunto! Grazie -feci
-Prego -rispose Andrea
-Va bene, basta voi due -sentenziò Dann spingendomi fuori -Andrea, ci vediamo
-Come, me la porti via così? Le avevo appena promesso che non ci saremmo lasciati mai più!
Questo mi fece scompisciare dalle risate mentre Dann scuoteva la testa alzando gli occhi al cielo
-Ciao Andrea -lo salutai mentre ci allontanavamo -è simpatico il tuo amico -commentai poi, ancora sorridendo
-Già -rispose, senza celare minimamente il sarcasmo
-Ha detto che siete cinque
-Sì, ma gli altri oggi non lavorano -rispose -Samuel e Leo hanno lezione a quest'ora all'Università, mentre Ray sarà a suonare da qualche parte
Stavamo camminando verso il molo di Viareggio, senza accennare a tornare alla moto: ne fui contenta perché un po' di relax prima dell'esame mi ci voleva proprio.
-Quindi tu studi, fai surf e balli in una crew -riassunsi
-Invece tu non mi hai ancora detto perché vivi a Roma
Trattenni uno sbuffo irritato udendo quella domanda: quanto non sopportavo la gente che non ascoltava!
-Sì che te l'ho detto.. -risposi mantenendo la calma e ripensando a quando glielo avevo spiegato, qualche sera prima; comunque, non riuscii ad aggiungere altro
-Lavoro di tuo padre, sì, me lo hai detto -mi interruppe, smontando la mia seccatura; assunse un'espressione divertita -Sei bravissima a riassumere la tua vita e quella degli altri in cinque parole -commentò -ma quello che volevo sapere è perché poi non ti sei trasferita di nuovo qua, quando i tuoi l'hanno fatto. Voglio dire, si vede da come cammini che ami Viareggio come pochi altri
-Da come cammino? -ripetei senza capire
-Sì -rispose indicando col mento la cima del molo, dove il sole si stava lentamente immergendo nel mare -Ti senti a casa, sei a tuo agio e si vede -aggiunse con semplicità, il blu dei suoi occhi impreziosito da un riflesso arancio intenso dovuto ai colori del crepuscolo.
Era vero, mi sentivo a casa mia in quelle strade, in quel mare, in quella città, ma era strano che Dann se ne fosse accorto come se ce l'avessi avuto stampato in fronte
Fece un sorriso -Arriviamo in cima?
-Certo!
Chiacchierammo d'altro per tutta la passeggiata ma, una volta arrivati in cima e seduti sugli scogli, Dann tirò di nuovo fuori l'argomento -Sei molto legata a Kath e Lisa, vero?
-Certo, sono le mie migliori amiche
-E sono anche il motivo per cui vivi ancora a Roma
-Tombola -confermai. Dann seguì il mio sguardo, che era posato sulla scritta che c'era ormai da tempo su quel molo: “Viareggio in te son nato, in te spero morire” (FOTO)
-Secondo te chi l'ha scritta? -gli chiesi visto che anche lui la stava guardando
Dopo un po' che Dann non rispondeva, mi voltai verso di lui, e mi sorpresi di trovarlo incupito -Che succede?
Questa mia domanda sembrò come riscuoterlo dai propri pensieri e tornò a guardarmi -Niente, ero sovrappensiero
Tirai a indovinare -Julie?
-Cosa? ..no!
Risi -Nega pure, ma ho visto tutti quei sorrisi!
Dann sbuffò, e si spostò su un altro scoglio dando le spalle alla scritta -Stavamo solo chiacchierando, tutto qui.
-Ha delle belle tette -commentai, ancora una volta senza riuscire a frenare la lingua (ed era già la seconda volta quel giorno!), un po' invidiosa
Dann storse il naso, per niente stranito dalla mia uscita -Troppo grosse
-Cosa? -quasi non credevo alle mie orecchie, era il primo uomo a cui sentivo dire una cosa simile -Io pagherei perché madre natura me ne avesse fatto un paio simile!
-Le tue vanno benissimo -rispose
-Davvero? -Domandai stupita tastando la mia seconda
-Sì, sono giuste
-Il mio ex diceva sempre che le avevo piccole
-Allora era un idiota -sentenziò Dann, la faccia di chi ha appena sentito un'assurdità -primo perché non si dice una cosa del genere a una ragazza, soprattutto se è la tua, e secondo perché non è vero: stai benissimo.
Queste parole mi fecero un bell'effetto: aveva insultato Lorenzo e.. be', e mi aveva fatto un complimento
-Grazie -risposi allora
-Prego -fece con un sorriso
-Mi piace -me ne uscii d'un tratto, gongolante
-Che cosa?
-Questo -risposi, cercando di fargli capire -Stiamo qui seduti a parlare di Viareggio, di Julie e delle mie tette in tutta tranquillità, nonostante quello che è successo al rione. Siamo due persone adulte, e mi piace questo fatto che riusciamo a parlare, perché mi piace parlare con te -me ne accorsi in quel momento: per tutto il tempo che ero stata con lui, ero stata bene, a dispetto dell'ansia che avevo provato prima di vederlo
Dann fece una mezza risata, assecondando con affetto la mia follia -E allora continuiamo a parlare
-Sì -accettai di buon grado
-I romani? -mi chiese allora
-Come? -domandai guardandolo storto
Lui rispose scrollando le spalle -Tu mi chiedi di Julie, io ti chiedo dei romani
Be', in fondo eravamo due adulti, lo avevo appena detto, e in più stavamo diventando amici, quindi perché non parlargli di Jo?
Gli raccontai di come mi aveva chiesto di uscire la prima volta venendo a casa mia e anche le due volte successive, tutte nel corso della stessa settimana
-E ti interessa? -mi chiese
-Non lo so -risposi in tutta sincerità -A te interessa Julie?
-Tette a parte? -domandò
-Tette a parte -risposi divertita
-Non lo so -copiò la mia risposta, poi si alzò -credo che tu fra poco abbia un esame -constatò controllando l'orologio e mandandomi nel panico
-Porco cazzo, me ne ero quasi dimenticata! -esclamai con molta finezza balzando in piedi -Quanto manca? Facciamo in tempo? Cavolo, sbaglierò tutto! -mi lamentai risalendo verso la passeggiata
-L'importante è non usare il freno davanti -cercò di confortarmi Dann seguendomi
-Giusto -confermai come se fosse una grande verità e non semplicemente l'ABC per guidare una moto -Guidi tu, vero? Io non ce la faccio -implorai
-Va bene -mi accontentò -Ma tu stai tranquilla
-Come faccio?
-Per esempio, rallenta -mi suggerì, e solo in quel momento mi accorsi che più che camminando, stavo facendo una marcia olimpionica; ritornai a un passo umano e ascoltai Dann che aveva ripreso a chiacchierare. Mi lasciai distrarre dalle sue parole, e alla fine, mi rilassai sul serio; forse avevo appena trovato un amico eccezionale!
Comunque, adesso era giunto il momento cruciale: l'esame.





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Capitolo abbastanza lunghetto me ne rendo conto, ma non mi piaceva l'idea di spezzare a metà la giornata di Lally e Dann.. saprete nel prossimo capitolo se la nostra beniamina ce l'ha fatta a prendere questa benedetta patente ;)
Nel frattempo avete visto come i due stiano diventando pian piano amici, parlando l'uno all'altra delle possibili infatuazioni (Julie e Jo) e delle proprie abitudini; certo, è ancora presto perché possano confidarsi i loro problemi e le loro tristezze (come il motivo dell'improvviso incupimento di Dann..), ma date tempo al tempo e arriverà anche questo! =)
Il negozio dove lavorano Andrea e Dann l'ho totalmente inventato, prendendo ispirazione dai film di Step Up! XD
A proposito, spero che Andrea vi abbia fatto una buona impressione e che vi sia piacciano i breakers ;)
Come sempre, grazie a chi lascia recensioni e a chi segue la storia in silenzio e a chi l'hai inserita fra le preferite o le seguite =)
Un bacione a tutte, al prossimo capitolo! ;)


Il molo di Viareggio

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Capitolo 5
*** Superman vs Kriptonite ***




CAPITOLO 5. Superman vs Kriptonite


Ripassando Kant in vista della simulazione della terza prova, la mia domanda era sempre la stessa: ma cosa diavolo avevano i filosofi nel cervello per partorire inghippi mentali così assurdi?
Chiusi il libro con un tonfo e, sgranchendomi la schiena dolorante, decisi che per quel giorno avevo fatto abbastanza.
Non sapendo che ora fosse, mi misi alla ricerca del cellulare, che avevo seppellito sotto il cuscino: erano le cinque e avevo una chiamata persa. Corrugai le sopracciglia, aspettandomi di trovare il nome di Kath o di Lisa, e scoprendo invece con un certo disappunto che si trattava di Jo; dopo un attimo di esitazione, lo richiamai.
-Sempre impegnata -esordì dopo il secondo squillo
-Sempre a telefonarmi -ribattei a tono
-Sono in zona -spiegò per nulla intimorito -Ti va di fare due passi?
Guardai la scrivania, da dove Immanuel Kant mi scrutava minaccioso
-Sì, va bene -mi affrettai a rispondere, pur di non tornare a leggere gli scritti di quell'uomo delirante
-Passo tra dieci minuti?
-Mmm.. Fai venti -risposi cominciando a sfilarmi il sotto del pigiama con una mano sola
-Ok. A tra poco Lally
Mentre attaccavo, mi accorsi che c'era qualcosa di storto: gliel'avevo data vinta troppo facilmente, e non ero nemmeno tanto sicura del fatto che mi andasse di uscire con Jo. Certo era però, che se fossi rimasta in casa avrei continuato a studiare, e questo sarebbe stato il colpo di grazia per il mio povero cervellino.
Venti minuti non erano un'eternità: jeans stretti e maglione, trucco al volo, denti lucidati, spazzolata veloce ai capelli e..
DRIIIIIIIIIN!
Presi la giacca e aprii, trovando Jo di fronte a me, che mi accolse con un sorriso tutto denti.
-Allora, come ci si sente da patentata? -mi domandò
Sorrisi, al ricordo dell'esame superato oserei dire, egregiamente!
Ma questo piccolo frammento di vita che mi tornò alla mente non riguardava solo i clacson, gli stop o i festeggiamenti dopo aver avuto la patente in mano: c'era anche Dann, che mi prendeva in giro accanto alla mia auto...


-Guarda che cavolo di firma che hai fatto, non si legge nulla -diceva rigirandosi la mia patente fra le mani
-Lo so, ma che ci posso fare? Stavo letteralmente tremando -confermai ridendo -Non ci credevo, pensavo fosse andato male
-Si vedeva che eri nervosissima: ti toccavi di continuo i capelli -Dann sorrise e mi passò quel rettangolino rosa che avevo bramato così a lungo -Se vuoi tornare a Roma in moto ti presto la mia
-No, credo che morirei congelata con quasi 400 Km di autostrada
-Io resisterò benissimo -affermò
Lo scrutai, colta di sorpresa -E questo tempo al futuro vuol dire..?
-Che vorrei venire a trovarti -rispose come se fosse la cosa più ovvia del mondo -Sempre che tu abbia intenzione di ospitarmi
-Io..
Io non sapevo cosa rispondere in realtà: eravamo amici, e sotto questo punto di vista mi fidavo di Dann. Insomma sapevo che non era il tipo che inviti a casa tua per poi ritrovarti rapinata il giorno dopo.. non era invadente, e me lo stava dimostrando anche in quel momento, attendendo pazientemente la mia risposta
Così, sollevai le sopracciglia, poggiando una mano sul fianco per darmi importanza -Ho un bagno solo, e dovrai aspettare che ci sia andata io prima di metterci piede
Il suo sorriso fu immediato -Promesso -assicurò alzando le mani in segno di resa -prima le donne
-Sulla mia TV non sono ammesse noiosissime partite di calcio
-Il calcio mi piace giocarlo, non guardarlo -rispose scrollando le spalle
-Non mi metto mai ai fornelli e non ti aspettare che lo faccia in quei giorni
-Adoro la pizza al taglio e il Mc Donald's -si risolse prontamente
-Dormirai sul divano
-Se è troppo disturbo, ho un sacco a pelo avanzato dal campeggio
-Non starai più di un fine settimana -aggiunsi, ignorando la sua battuta
-Per carità, gli ospiti dopo tre giorni puzzano -commentò ridendo
Sospirai, avendo esaurito le condizioni -Hai pensato proprio a tutto, eh?
Mi sorrise -A dire il vero no, ma sono un uomo dalle mille risorse -si pavoneggiò -Immagino già la scena: tu che mi fai da Cicerone spiegandomi tutto del Colosseo
-Ma come?! -sbottai a quelle parole -Possibile che siate tutti convinti che Roma sia solo il Colosseo? Roma è tante altre cose: è l'Altare della Patria, è la Bocca della Verità, è il mercato a San Giovanni, è via del Corso..
-E allora potresti farmi vedere anche tutte queste altre cose -mi suggerì
Feci una smorfia -Potrei, sì -ripetei con l'aria di un affarista che sta valutando un'opzione
-Potresti anche farmi dormire in giardino, nel caso occupassi troppo spazio; magari nella cuccetta del cane
-Non ho né giardino né cane
-Allora in balcone
-Lì ti farebbero compagnia i piccioni, e non te lo auguro proprio
-Allora non sei del tutto senza cuore -dedusse con tono melodrammatico
-Ti sto aprendo la porta di casa mia, ti sembro senza cuore?
Dann rispose con un tono misterioso -Niente affatto
Quella sua affermazione mi aveva fatto stranamente piacere, come del resto il messaggio che mi aveva mandato la sera stessa mentre guidavo, di nuovo verso Roma, e che avevo letto in Autogrill.
Sto pensando a cosa dovrò mettere in valigia, ma è davvero un'impresa impossibile.. tu cosa ti porti di solito per affrontare le peripezie della capitale?
Scuotendo la testa con un sorriso, avevo digitato velocemente la risposta mentre ordinavo un caffè al bancone del bar.
Ovviamente la classica veste bianca con la corona di alloro; a te però consiglio l'armatura di gladiatore con tanto di elmo e spada.. Ah e non dimenticare la carrozza con i cavalli: è fondamentale!
Dopo neanche due minuti, mi aveva già risposto
Mmh, dubito che tutta questa roba ci stia sulla mia moto, sono preoccupato soprattutto per i cavalli.. ma ovviamente per te questo ed altro ;-)
ps: non stai guidando mentre mi rispondi, vero?
Sorrisi della sua premura in quel post scrittum e, mentre rileggevo la prima parte del messaggio, sollevai lievemente le sopracciglia, sorseggiando con tranquillità il mio caffè
Sono in un atuogrill con tanto di caffè fumante.. Per me? Ma non venivi per vedere le bellezze di Roma?
Digitai quelle parole sperando che vi cogliesse la presa in giro, senza prenderle troppo sul serio... ma la sua risposta mi spiazzò.
E tu infatti sei fra queste.
Un attimo di panico; rilessi quella frase più volte sebbene vedessi chiaramente che sotto c'era dell'altro testo. Ok, era chiaro che mi considerasse come minimo.. carina, dato che al rione.. Però leggerlo così a chiare lettere fu diverso che immaginarlo. Metabolizzando quell'inaspettato complimento, andai finalmente avanti a leggere.
E tu infatti sei fra queste. Fatti sentire quando arrivi bella bimba viareggina, che non sono tranquillo a saperti in autostrada visto come guidi xD
Arrivata in fondo, avevo la bocca spalancata dall'indignazione mista al divertimento
Decisi però di lasciare la questione in sospeso anzi, di ignorarla del tutto, senza sapere bene quale peso attribuire a quel complimento; solo due ore dopo, quando parcheggiai sotto casa mia, gli inviai un altro SMS.
Sono arrivata viva e vegeta e appena finisco di sfare la valigia mi metto a nanna da brava BIMBA :-)
Mentre varcavo la soglia del mio portone, con la valigia in mano, mi arrivò la sua risposta; mi stupii che fosse ancora sveglio, che avesse davvero aspettato che arrivassi sana e salva a destinazione.
Alla valigia puoi pensarci domani, riposati che sarai stanca. Buonanotte bella bimba, fai sogni d'oro e ricordati che la tua Viareggio ti aspetta.


-..Lavinia?
-Sì? -mi riscossi dai miei pensieri, tornando a me e a Jo -Scusa, ero distratta; stavi dicendo?
-Ho detto che mi ha fatto piacere uscire con te -ripeté pazientemente
-Oh.. anche a me -risposi, cercando di rivangare nella mente le ultime due ore per capire se stessi dicendo la verità; impegnata a fare ciò, non mi resi conto che Jo mi sorrise e che, neanche un secondo dopo, fece un passo verso di me e le sue braccia annullarono la distanza che c'era fra noi spingendomi contro il suo torace.
Mi stava.. abbracciando?
Corrugai le sopracciglia, e probabilmente dovevo avere ancora quell'espressione sbigottita sul volto quando lui si staccò, perché soffocò una risata più che altro nervosa
-Dai, ci rivediamo -disse allontanandosi di nuovo
-Sì -risposi sistemandomi una ciocca di capelli dietro l'orecchio
Quando sei nervosa ti tocchi i capelli
Il ricordo della voce di Dann mi fece trasalire.
-Che ne dici di un invito a cena in un posticino elegante?
A cena io e lui? Be', in fondo era un po' che uscivamo a “passeggiare” in qua e là, una cena potevo anche concedergliela
-Emh.. sì, perché no -risposi
Jo mi sorrise e mi sfiorò un braccio -Allora ci vediamo domani a scuola
Non mi ricordavo più se quello era il nostro terzo o quarto appuntamento; eravamo stati bene tutte le volte e, anche se non ci eravamo spinti più in là del casto bacio sulla guancia, Jo mi aveva lanciato più volte chiari segnali di interesse. Ed era diverso passare un pomeriggio con lui, stando attenta alle frecciatine (per evitarle o per lanciarne di rimando, a seconda dei casi) piuttosto che con Dann, dove tutto veniva spontaneo come fra due buoni amici deve essere. Era questa differenza che mi aveva fatta arrivare alla conclusione che Jo fosse realmente interessato, ma anche rispettoso nei miei confronti: di fronte alla mia titubanza e il mio tergiversare, non aveva mai provato neanche una volta a forzarmi rubandomi un bacio sulla porta di casa.
Di tutte queste cose parlai a Lisa e Kath il giorno dopo, mentre passeggiavamo con tre frappuccini (cocco, banana e fragola) in mano
-Sì, è l'uomo dei tuoi sogni -rispose Katherine annoiata -Ma Santo Cielo, ma vuoi mettere tutto il bello dell'azione? Io credo che dovresti mettere da parte tutta questa storia dell'attesa uguale rispetto e lasciarti andare un po' di più, cara mia, anzi: molto di più
Sempre la solita Kath!
-Io invece avrei una domanda -fece Lisa -perché non ti lasci andare? Cos'è che ti blocca? -lo disse con l'aria di chi è sicuro di aver centrato il nocciolo della questione
-Be' il fatto che non so ancora se mi piace sul serio e se è una persona di cui ci si possa fidare -risposi tranquillamente sorseggiando dalla cannuccia
-Invece, di Dann ti fidi tanto da invitarlo a Roma
-E' stato lui a chiedermelo -precisai -e comunque siamo amici
-Ah, ora si dice così -commentò Kath
-Secondo te viene per vedere quanto è bella Roma? -le fece da spalla Lisa, scettica, sorseggiando il frappuccino con una delle sue sottilissime sopracciglia che, sollevata com'era, le produceva piccole rughe sulla fronte.
-Ragazze vi ho parlato di Julie, no? -chiesi temendo di essermi scordata di raccontare loro qualche pezzo, data la piega che stava prendendo la conversazione
-Ah, sì, la tettona -minimizzò Kath -quella che non è la sua ragazza
-Per lei non se li fa quattrocento chilometri -sottolineò Lisa
-Perché vive a Viareggio! E Dann vuole una viareggina, al massimo una lucchese.. ma non certo con una romana -conclusi, e per me l'argomento era chiuso
-E infatti tu sei viareggina -mormorò Kath, ma feci finta di non sentirla.

°°°

-E gli hai parlato del fatto della distanza?
-No.. magari quando proverà a baciarmi lo bloccherò e gliene parlerò -risposi tenendo la cornetta del telefono tra la spalla e l'orecchio, mentre mangiavo uno yougurt alla fragola a cucchiaiate.
-Sì, devo dire che sarà il momento più adatto -rispose Dann, e il suo scetticismo attraversò i chilometri giungendo al mio orecchio -molto romantico e molto incoraggiante. Ma poi, scusa, siete in classe insieme, non lo sa che sei toscana?
-Sì, ma non sa che passo a Viareggio tutte le vacanze possibili e immaginabili -risposi con uno sbuffo mentre mi alzavo per buttare il barattolino vuoto
-Allora ti conosce proprio bene -ancora una volta il suo sarcasmo non si curò dei confini regionali
-Guarda che posso sempre decidere di non ospitarti, attento a come parli -lo avvisai -e poi a dire il vero, non so neanche se ho voglia di parlargliene -confessai infine
-E cosa vorresti fare? -mi chiese Dann -partire un giorno senza neanche avvisarlo?
-Il fatto è che non so nemmeno se, ammesso che cominci qualcosa, duri fino a Pasqua
Ci fu un attimo di silenzio dall'altra parte, e mi immaginai la fronte di Dann incresparsi, le sopracciglia incurvarsi sopra i suoi occhi color oceano
-E allora perché ti preoccupi così tanto, se poi non ti importa?
-Io non mi sto preoccupando -ribattei tornando a sedermi sul divano a gambe incrociate
-Allora spiegami cos'hai -fece lui, e capii che non mi stava più canzonando, il suo tono era serio, stava cercando di capire -Sei strana: dici una cosa, poi te la rimangi, mi parli di Jo poi però dici di non volertelo tenere nemmeno fino a Pasqua.. non capisco.
-Non sono io che non me lo voglio tenere -cercai allora di spiegare, prendendo a gesticolare freneticamente con il braccio libero dalla cornetta senza quasi rendermene conto -staremo un po' insieme, magari staremo pure bene, ma quando entrerà in gioco l'argomento “Viareggio” quindi “distanza”, scapperà via a gambe levate
Sentii una specie di sospiro mozzato dall'altra parte -Tu vuoi sempre programmare tutto -fece Dann con impeto -ma le cose possono andare diversamente da come le pensi tu, sai: le persone possono stupirti
Sollevai le sopracciglia di fronte al suo ottimismo -Di solito sono le ragazze che vengono accusate di vivere su una nuvoletta rosa, ma a quanto pare tu mi batti
-Ma ti senti? Parli come un dannato film americano -mi accusò Dann
-Io non sono..
-Se solo tu lasciassi a qualcuno la possibilità! -mi interruppe -se solo tu almeno ci provassi a dare fiducia a qualcuno, non dico tanta, ne basterebbe un po'.. le persone possono stupirti -ripeté ancora -ma se tu tagli fuori tutti, l'impresa diventa impossibile anche con i poteri di Superman: nessuno può fare miracoli
-Sto benissimo nel mio gelido muro di kriptonite -risposi allora, riducendo gli occhi a due fessure ed enfatizzando volontariamente in modo eccessivo le parole
-Nessuno sta bene dietro un gelido muro -rispose, imitando il mio tono
-Io sì -affermai, categorica -comunque basta parlare di Jo e di Superman. A che ora arrivi venerdì?
Sentii un sospiro rassegnato dall'altra parte, e fui grata a Dann perché decise di non insistere sull'argomento.
-Alle 19 e 30 a Termini -rispose; alla fine aveva scelto di venire col treno perché alcune strade si erano gelate a causa dell'insolita ondata di freddo che aveva investito in pieno il tratto fra Grosseto e Civitavecchia.
-Hai già fatto i biglietti?
-No, ci vado domani dopo l'università
-Allora vedi se il treno ferma a Ostiense, che è più vicino a casa mia
-Ostiense -ripeté per memorizzarlo -Ok
Era strano parlare di queste faccende “ordinarie” dopo il discorso che avevamo appena fatto; forse perché ci aveva coinvolti sul serio, tutti e due.. era bello avere qualcuno che si interessasse così a me, e mi sentii di ricambiare
-Che dice Julie della tua capatina a Roma? -domandai sorridendo sotto i baffi e arricciandomi una ciocca di capelli fra le dita senza rendermene conto.
-Gelosissima -rispose, ma capii subito che non era vero -Perché dovrei dirglielo?
-Bravo! -esclamai con un tono di voce che diceva tutto il contrario
-Non è la mia ragazza -si giustificò -è solo una conoscente, neanche troppo stretta: non c'è mai stato niente
-E tu invece sei un ragazzo su cui si può fare affidamento -sempre sarcastica e provocatoria
-Senti, muro vivente di kriptonite -cominciò e mi scappò un ghigno -ti stupiresti di quello che riesco a fare quando tengo davvero a qualcuno
-Oh, immagino! Povera Julie..
-Ti ripeto che non è la mia ragazza
-A questo punto posso dire solo che sono contenta per lei
Lo sentii ridere -Donna di poca fede
-Kriptonica è l'aggettivo giusto -lo corressi
-Certo
-Comunque -feci alzandomi -Lunedì ho la simulazione della prova di matematica e visto che questo fine settimana ci sarai tu a rompermi le scatole, devo andare a studiare adesso
-Bella la matematica
-Per te è facile parlare, sei ingegnere! -ringhiai; Dann infatti aveva preso la laurea breve in ingegneria e adesso stava facendo i due anni di specializzazione -ti odio
Dann rise di nuovo -Prometto di darti una mano, se vorrai
L'offerta non era male, anche perché la mia situazione con la matematica era abbastanza critica, più o meno come quella di una giovane coppietta che ha deciso di sposarsi dopo pochi mesi per poi scoprire che la vita non è tutta rosa e fiori, anzi! Questo per dire che alle medie, quando il massimo che veniva richiesto di fare era risolvere un'espressione, io adoravo la matematica; ad oggi, indirizzo scientifico con cinque e dico cinque ore settimanali di matematica, mi maledicevo tutti i giorni per quella scelta!
-Mi salveresti la maturità -risposi infatti
-Sarò felice di farlo, e almeno così non potrai dire che sono stato da te a scrocco
-Mi sembra un ottimo scambio
-Perfetto! Buono studio, allora
-Non lo sarà. Ciao, Dann
-Ciao, Lally -rispose con voce dolce, forse compassionevole perché sapeva quello che mi aspettava aprendo quel libro.
A noi due, matematica!, pensai chiudendo la chiamata e spostandomi alla mia scrivania per aprire quel libro di pagine, scarabocchiate e consumate che testimoniavano quante volte avessi cercato di comprendere quell'incomprensibile alfabeto numerico.






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Avete dovuto aspettare un po' di più per questo capitolo, ma spero ne sia valsa la pena!
Nel prossimo vedremo Lally e Dann, diciamo... a stretto contatto.. e non aggiungo altro! Mwhahaha, le luci notturne di Roma fanno strani effetti!
Kath e Lisa sembrano già aver capito qualcosa, ma sanno che devono andarci con i piedi di piombo data la follia della loro amica neopatentata.
A proposito, spero che abbiate gradito anche il flashback, con tanto di SMS aggiunti all'ultimo minuto ;)
Fatemi sapere cosa ne pensate, mi fa sempre piacere!
Un bacione a tutte voi!! <3
Al prossimo capitolo!

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Capitolo 6
*** Urlando contro il cielo ***


CAPITOLO 6. Urlando contro il cielo


Ma quanta gente scendeva a Ostiense? Stavo camminando lungo la banchina, facendomi strada fra la folla e sbirciando attraverso i finestrini del treno, ma non riuscivo a trovare Dann.

Il treno non poteva che essere quello, Dann mi aveva avvisata a metà corsa che aveva accumulato mezz'ora di ritardo, così ero andata in stazione più tardi; controllai un'altra volta il numero del binario, che era il 5, quello giusto.
-Aspetti qualcuno?
Riconobbi la sua voce, e mi girai già sorridendo -Soltanto se quel qualcuno non ha una valigia troppo pesante
-Scherzi? La porto da solo -rispose lui, e vederlo di persona mi provocò una piacevole sensazione di familiarità.
-Di solito quando si va a prendere qualcuno alla stazione gli si portano le valige
-Sei una donna -replicò indignato, come se l'ovvietà della cosa giustificasse il fatto
-Questa è discriminazione! -gli puntai contro il dito indice
-Protesta quanto ti pare, giovane sessantottina, non ti lascerò portare la mia valigia -concluse, tenendo il semplice borsone ben stretto sulla spalla.
-Ok, menomale perché non te la volevo portare sul serio -confessai allora
Dann scoppiò a ridere -Lo immaginavo. Come stai, Lally? -mi chiese con un sorriso tenero
Mi fece piacere il fatto che me lo chiese, nonostante ci fossimo sentiti spesso anche quando lui era ancora nella nostra Viareggio; camminavamo con tranquillità l'uno accanto all'altra -Bene -risposi -Tu?
-Affamato. Mac o kebab stasera?
-A dire il vero ho delle pizze che aspettano solo di essere scaldate
-Perfetto, non facciamole aspettare, allora! -rispose e ci dirigemmo verso l'uscita
Conversammo tranquillamente fino a casa poi, dopo avergli mostrato la mia stanza e il suo divano letto, misi a scaldare le pizze
-Come sta Andrea? -gli chiesi chiudendo il forno
-Bene -rispose lui, stravaccato su una sedia; aveva appena finito di apparecchiare nonostante gli avessi ripetuto più volte che avrei potuto farlo io -Mi ha chiesto della tua amica, Lisa
-Sul serio?
Non mi stupiva il fatto che qualcuno avesse chiesto di Lisa ma del fatto che, solitamente, la mattina dopo il rione non ci si ricorda minimamente i lineamenti di chi si è incontrato. Be', io e Dann facevamo eccezione.. ma la nostra era tutta un'altra storia! Scoprii anche che parlare del rione, di quella sera, non mi faceva più agitare tanto: ero a mio agio ormai, con lui.
-Mi ha chiesto se hai intenzione di riportarla a Viareggio, una volta tanto -continuò Dann -a quanto pare hanno chiacchierato parecchio
In quel momento il forno suonò; levai le pizze e le portai in tavola. Mentre mangiavamo, Dann mi fece morire dalle risate, raccontandomi di un tizio che gli si era seduto vicino sul treno e che non aveva smesso un attimo di parlare, raccontandogli tutta la sua vita e annoiandolo a morte.
Commentando che di gente strana ce n'era parecchia, sparecchiai insieme a lui; lo osservai poi stiracchiarsi la schiena mentre sbadigliava
-Sei stanco -non era una domanda, anche perché era normale che lo fosse dopo il viaggio
-Un po' -confermò -stamattina avevo lezione presto
-Dai, spaparanziamoci davanti alla TV -proposi allora
-Aspetta! -mi fermò andando a recuperare il borsone che aveva lasciato in salotto -Ho portato una cosa
-Che cosa? -chiesi incuriosita
Lui non rispose e frugò per un po', finché non tirò fuori un DVD -Ta daaaaa -fece porgendomelo
Dovevo immaginarlo! Lessi, ma avevo già visto la grossa S in primo piano: Superman!
-Mi hai portato il DVD di Superman?! -chiesi divertita
-Sarà una storia che sentirai molto vicina -mi assicurò strizzandomi l'occhio
-Scemo -lo apostrofai con affetto -Però voglio guardarlo
-Ok, tanto è una storia che adoro
-Vieni -e lo condussi in camera mia, dove c'era l'unica piccola TV di tutta la casa, dotata anche di lettore DVD.
Dann lo inserì e spense la luce mentre io mi sedevo sul letto; nella penombra, mentre sullo schermo scorrevano i primi titoli, gli feci cenno di sedersi accanto a me, dove avevo sistemato il cuscino in modo che facesse da appoggio alle nostre schiene.
Dann, che evidentemente aveva visto quel film almeno trecento volte, minacciava di raccontarmi le scene successive, e alla fine ingaggiammo una vera e propria lotta fra la mia mano che andava a tappargli la bocca e i suoi pizzicotti; dopo un po' però smise, finché non lo sentii più.
-Ti sei arreso? -gli chiesi dopo circa un quarto d'ora di film visto in pace; lui rispose poggiando inavvertitamente la testa sulla mia spalla. Mi girai a guardarlo, interdetta e stupita e fu allora che mi resi conto che si era addormentato; sorrisi intenerita, e abbassai lievemente il volume chiedendomi se non fosse il caso di spegnere del tutto
Magari tra un po' si sveglia pensai, e così continuai a guardare il film.
Mezz'ora dopo Dann si mosse leggermente, finendo col mento più giù della mia spalla; i suoi capelli mi facevano solletico al collo e dubitavo che in quella posizione tutta storta potesse stare comodo. Così, tentai di spostarlo di nuovo sopra la mia spalla ma, temendo di svegliarlo, alla fine rinunciai e decisi invece di appoggiarlo sul mio petto. Ok, così aveva la faccia fra le mie tette ma tanto dormiva! E poi almeno, stavamo comodi tutti e due.
Mentre Superman stava facendo a botte con non so chi, mi ritrovai ad accarezzare i capelli di Dann: erano morbidi e folti, ed era piacevole immergervi la mano.
Alla fine del film, dormiva ancora beatamente e io non me la sentii di svegliarlo; allungai nuovamente il braccio fino al telecomando, stavolta per spegnere tutto. Eravamo solo io e Dann, nel buio della mia stanza, ma non ero agitata: lo so, la maggior parte di questo lo dovevo al fatto che Dann dormisse profondamente.. ma eravamo amici, no? E non c'è niente di strano se due amici dormono insieme.
Mi rilassai e chiusi gli occhi, aspettando che il sonno avvolgesse anche me. A proposito di avvolgere: cominciavo a sentire freddo senza coperte, così strinsi di più Dann, usandolo come una specie di termosifone umano e avvicinando le gambe alle sue, fino ad intrecciarle.
Non più di così mi raccomandai un attimo prima di sprofondare nel mondo dei sogni.

°°°

-Lally
-Mmh..
-Lally, svegliati
-No -boffonchiai
-Ok, allora continua a dormire
Un attimo. Con chi stavo parlando? Le coperte non parlano, specialmente non con questa voce dolce. Mi ricordai in un lampo di Dann e di Superman e aprendo gli occhi e mi resi conto di essere stesa sul mio letto, Dann in piedi accanto a me, che mi guardava con un sopracciglio alzato
-Buongiorno -disse sorridendo
-Cosa.. -poi mi ricordai improvvisamente che era sabato -Che ore sono? -domandai saltando su, il groviglio cespuglioso di capelli immediatamente al seguito.
-Rilassati -fece lui bloccandomi -ho staccato la sveglia, ma ti ho chiamata alla stessa ora: fai in tempo ad andare a scuola -tirai un sospiro di sollievo -Però dormivi talmente che bene che mi è dispiaciuto svegliarti
-Ti avrei fucilato se non lo avessi fatto -risposi togliendomi le coperte di dosso
-Delicatissima anche di prima mattina -commentò lui; allora mi resi conto di quanto, a differenza dei miei capelli spettinati, lui sembrasse fresco come una rosa
-Da quanto sei in piedi?
-Da un po' -rispose -ti ho preparato la colazione
La colazione?? Lo guardai ammirata, ma allo stesso tempo mi sentii in colpa: era mio ospite -Dann..
-Devo pur ricambiare l'ospitalità in qualche modo, no? -mi bloccò lui -e che ospitalità.. -aggiunse poi a mezza bocca dandomi le spalle per tornare di là
-Aspetta -feci seguendolo -che vuoi dire?
Lui si voltò a guardarmi e il suo sorrisetto compiaciuto non presagiva niente di buono
-Be'.. diciamo che ho dormito proprio bene -affermò, ma sapevo che non mi stava dicendo tutto; lo esortai con lo sguardo a proseguire, finché non roteò un attimo gli occhi per poi sputare il rospo; sembrava si stesse divertendo tantissimo -Ho fatto molta fatica stamattina per alzarmi senza svegliarti: mi tenevi stretto come un peluche
Ma certo! Mi ero addormentata con Dann addosso; se mi ero risvegliata sepolta nelle coperte era perché doveva avermele messe lui, quando si era alzato.
Quando si era alzato dalle mie tette.
-Sei tu che ti sei addormentato così! -mi difesi con troppa enfasi e lui scoppiò a ridere non appena capì che avevo realizzato -Se ti ho stritolato è stato solo perché avevo freddo -specificai a testa alta
-Un po' di colpa ce l'ho, per essermi addormentato così di botto -si scusò poi
-Non fa niente, mi ha tenuto compagnia Superman -risposi scrollando le spalle -e poi è normale essere rincoglioniti dopo 3 ore e mezzo seduti su un treno -conclusi per poi superarlo, diretta in bagno
-Mi hai dato del rincoglionito -mi fece notare
-Proprio così!

°°°

-..e dal 2007 è una delle sette meraviglie del mondo moderno -conclusi fieramente la mia esposizione.
Dann era rimasto per tutto il tempo con il naso all'insù, alternando occhiate verso di me mentre ammirava il Colosseo.
-E ci credo -commentò -Guarda che roba!
Come d'accordo, Dann era venuto a prendermi fuori scuola. Ormai era scesa la sera e con essa, il monumento sembrava ancora più spettacolare; mi aveva chiesto lui di lasciarlo per ultimo, proprio per non perdersi questo effetto, mentre per tutto il giorno avevamo visitato chiese e monumenti fra i più importanti di Roma. Mi aveva stupito, conoscendo molte delle opere che avevamo visto e sapendomi dare nozioni sia su di esse che sugli artisti: devo dire che ero rimasta affascinata da tutte le cose interessanti che sapeva (merito del mio amore per la storia dell'arte), e anche dal modo che aveva di spiegarle, facendomi scovare particolari di un quadro che non avevo notato o rifiniture particolari della veste di una statua. Si vedeva che l'argomento piaceva anche a lui, e mi ritrovai a fargli molte domande a cui rispose con piacere e pazienza.
Adesso eravamo lì davanti da circa dieci minuti e gli avevo riassunto tutto quello che sapevo sul Colosseo (ok, lo ammetto: avevo guardato qualcosina su Wikipedia, perché sapevo che era la cosa che gli interessava di più a Roma, e quindi volevo essere preparata!).
-Di' la verità, hai fatto i compiti a casa -fece Dann dopo un po' che osservava in silenzio quel pezzo di storia
-Cosa? -mi finsi disinvolta -No di certo, non mi metto a studiare solo per fare un favore a te
Lui però mi guardò e ghignò e capii troppo tardi perché: mi stavo arricciando una ciocca di capelli.
-Accidenti a te, Dann! -esclamai imbarazzata togliendo la mano a razzo e voltandogli le spalle per tornare alla mia macchina
-Guarda che è una cosa bella -fece lui rincorrendomi -L'apprezzo molto
Lo guardai con la coda dell'occhio -Ammettilo però, sono stata veramente brava
-Una perfetta guida turistica -confermò- per ringraziarti, guido io
Quella sera cenammo al Mc e, mentre divoravo con gusto il mio Crispy, mi venne un'idea: -Ti va di andare al Vittoriano?
Dann corrugò le sopracciglia -Cos'è?
Strabuzzai gli occhi; nessun essere umano doveva venire a Roma senza essere stato almeno una volta sulla cima dell'Altare della Patria.
Circa un'ora dopo eravamo lì e guardavamo Roma dall'alto: gli indicai San Pietro, via Nazionale, il Colosseo e tutto ciò che riuscivo a riconoscere.
-E tu vivi qua tutti i giorni -commentò, come a dire che possedevo una fortuna inestimabile
-Già -il mio tono suonò irrimediabilmente amaro mentre concentravo lo sguardo sul Colosseo; potevo vedere con la coda dell'occhio che Dann si era girato a guardarmi e, dopo un po', si avvicinò e mi passò un braccio sulle spalle. Lo lasciai fare.
Una delle città più belle del mondo, la capitale d'Italia: una fortuna viverci, a meno che tu non sia nato da un'altra parte, a meno che la tua vita non si sia sdoppiata, a meno che qualunque scelta farai, dovrai sempre rinunciare a qualcosa.
Contrassi la mascella e mi strinsi di più a Dann
-Stai bene? -mi chiese lui preoccupato, e solo allora mi accorsi di essere sull'orlo delle lacrime.
Non ne avevo mai parlato con nessuno: non ne potevo parlare con le mie migliori amiche perché non avrebbero capito la mia titubanza, non potevo parlarne con la mia famiglia per paura di deluderla.. ma con Dann potevo parlarne e non solo perché era estraneo alla faccenda, ma anche perché, a differenza di quando ci eravamo conosciuti, adesso lo sentivo veramente vicino, non solo con il corpo.
Perciò, scossi lentamente la testa -Io non so cosa fare -confessai
Sollevai lo sguardo e vidi che mi guardava perplesso, ma anche serio e attento -A proposito di cosa?
Chiusi gli occhi, per vedere se dirlo così faceva meno male -L'Università. Tutti mi chiedono se ho intenzione di frequentare La Sapienza o Pisa, se voglio vivere a Roma o a Viareggio; me lo chiedono tutti, e me lo chiedono continuamente.
Tranne Dann; Dann non me lo aveva mai chiesto, gliene stavo parlando adesso di mia volontà. E dirlo ad occhi chiusi non aveva fatto meno male, ma almeno ne stavo parlando con qualcuno che non fosse la mia mente stessa, anzi; ne stavo parlando con un amico, un amico disposto ad ascoltare e ad aspettare i miei tempi, come mi dimostrò quello che disse dopo
-Quindi è per questo -mormorò infatti, stringendomi la spalla su cui aveva poggiato la mano
-Che vuol dire “quindi è per questo”? -domandai stupita
-Durante i fuochi di chiusura, e adesso -spiegò e mi ricordai di come mi era rimasto vicino quella sera, mentre io ero sull'orlo del pianto; ma adesso era diverso, perché se allora la sua vicinanza non mi aveva fatto né caldo né freddo, adesso ero contenta che fosse lì con me in quel momento, che non mi lasciasse sola -è per questa domanda
Dann aveva già intuito allora che ci fosse qualcosa che non andava, ma aveva deciso di non mettermi fretta, lasciandomi tutto il tempo di cui avevo bisogno per fidarmi di lui e parlargliene.
Annuii -Mi rimbomba nella testa. Tutti sono certi della mia risposta: mamma e papà sono convinti che sia impaziente di tornare con loro, come lo sarebbe ogni brava figlia degna di questo nome costretta a vivere lontana da casa. Kath e Lisa invece considerano ovvia e scontata la risposta: sono rimasta qui per loro in questi ultimi due anni mentre i miei erano in Toscana, e continuerò sicuramente a farlo come ogni brava migliore amica che si rispetti dovrebbe fare. Tutti danno per scontato cosa risponderò
-E tu? -mi chiese allora Dann con vigore -Tu cosa vorresti davvero? Questo te lo sei mai chiesta invece di continuare a pensare a quello che gli altri vogliono da te?
Sospirai scuotendo la testa -Io.. io non so cosa fare -ripeti
-Nessuno ti considererà una pessima amica o una pessima figlia se scegli di fare ciò che vuoi
-Sì invece -lo corressi staccandomi e appoggiandomi alla ringhiera -e mi ci sentirei anch'io
Dann mi guardò incredulo -Credi davvero che la tua amicizia con Kath e Lisa si rovinerebbe per questo, che non sia abbastanza forte da superare un confine regionale? O credi che i tuoi ti vogliano così poco bene da non appoggiare quella che sarà la tua scelta di vita?
Le sue domande mi suscitarono nuove riflessioni -Io.. io sarei la vecchia più felice del mondo se al mio fianco ci fossero le mie migliori amiche: una vita passata assieme, sarebbe fantastico! ..Ma io amo Viareggio e non vorrei vivere in nessun altra città, per quanto bella possa essere -feci indicando quel panorama mozzafiato, quasi con rabbia -E ho una paura indescrivibile -aggiunsi con la voce strozzata, confessandomi ancora di più, aprendomi ancora di più nell'intimo di quello che era il mio dilemma quotidiano
-Lally..
-Che succede se prendo la decisione sbagliata? -gli domandai voltandomi verso di lui, quasi come fosse colpa sua -Cosa succede se sbaglio tutto? Io non voglio rinunciare a niente, non voglio perdere le mie amiche ma nemmeno le mie radici.. come faccio?
La mia voce si era andata via via spegnendo e capii che di lì a poco non ce l'avrei più fatta a trattenere le lacrime.
-Lally.
-Cosa faccio se me ne accorgo troppo tardi? Cosa racconterò alla mia famiglia o a Kath e Lisa? E se..
-Lavinia -fece allora con decisione prendendomi per le spalle e guardandomi dritta negli occhi -Qui non si tratta di scelta giusta o scelta sbagliata -cominciò, tenendomi stretta; il mio sguardo era incatenato al suo, e mi accorsi che avevo un disperato bisogno delle sue parole, di qualcuno di cui mi fidassi che potesse ascoltarmi e aiutarmi -Qui si tratta di ciò che vuoi tu, di come vuoi costruire il tuo futuro. Se sceglierai di vivere qui avrai i tuoi pomeriggi con Kath e Lisa, ma ricordati che potrai sempre tornare a Viareggio tutte le volte che vorrai, dai tuoi genitori, dalla tua famiglia; non sarà come viverci, ma farai il bagno nel nostro stesso mare
Questo fatto, a cui non avevo mai pensato, mi fece sorridere, a dispetto della prima lacrima che mi rigò la guancia.
-E la tua città sarà sempre lì ad aspettarti, stanne certa -continuò poi, la voce che d'un tratto sembrava una carezza, come la mano che passò delicatamente sulla mia guancia per asciugarla -Qualunque orizzonte sceglierai di guardare la sera, al tramonto, dalla tua finestra, sarai sempre la benvenuta da noi -sorrise facendo una piccola pausa -Se invece sceglierai Viareggio, le tue amiche forse all'inizio non ti capiranno, ma da tutto quello che mi hai detto, la vostra amicizia è talmente forte che è impossibile finisca così: vi terrete in contatto, farete a turno nel venirvi a trovare alla fine del mese, magari a volte vi potreste incontrare a Grosseto che è a metà strada, o a Civitavecchia così tu non paghi..
Questa volta mi sciolsi in una risata, seppur amara e, mentre abbassavo il viso, sentii Dann prendermi fra le braccia
-Qualunque scelta tu faccia -soffiò fra i miei capelli -la tua famiglia, le tue amiche e tutte le persone che realmente ti vogliono bene, un modo per starti vicine lo troveranno sempre
Anche tu? Avrei voluto chiedere d'impulso, ma mi costrinsi a non farlo per evitare di creare imbarazzo: non volevo che mi lasciasse, volevo stare fra le sue braccia ancora un po'.
Mi strinsi contro il suo petto -Lo pensi sul serio? -mi limitai a chiedere; le mie dita stritolavano i lembi della sua felpa
-Ne sono convinto -rispose, e sentii la sua mano calda accarezzarmi i capelli -Non devi aver paura, e soprattutto devi tenere a mente che questa scelta non cambierà ciò che sei
Sospirai forte, sentendomi più leggera dopo tanto tempo che quella faccenda mi consumava in silenzio: adesso non ero più sola
Appoggiai la testa sulla sua spalla, la fronte contro il suo collo, e lo sentii strusciare il mento leggermente pungente di barba sulla mia tempia, a mo' di carezza. Il lento su e giù del suo torace mi rilassava e il suo respiro caldo mi arrivava fra i capelli in quella notte piuttosto fredda.
Ancora qualche istante stretti l'uno all'altro, poi lo sentii prendermi la mano che tenevo sulla sua spalla e stringerla, mentre con quell'altra mi cingeva ancora la vita; mi allontanai leggermente per lanciargli uno sguardo interrogativo. Lui rispose sollevando le sopracciglia trascinandomi con sé mentre faceva un passo indietro, due di lato..
-Cosa stiamo facendo? -domandai
-Shht -rispose lui -rovini l'atmosfera -mi ammonì facendomi fare una giravolta
-No -feci ridendo e capendo all'improvviso -Stiamo ballando il valzer?! Come al rione..
-Esatto!-sorrise- E questo è un pezzo molto famoso
-Ma se non c'è la musica!
-When it’s black, take a little time to feel around -canticchiò facendomi ridere di nuovo
-James Morrison? -domandai -Fai sul serio?
-Dai, canta -mi esortò
-No, non mi metterò a cantare sulla cima del Vittoriano -protestai divertita da quanto suonasse pazza e tremendamente invitante quell'idea
-Say those words, say those words like there’s nothing left -continuò, stavolta a piena voce, guardandomi
Continuai a ridere mentre mi facevo guidare da lui in quel balletto improvvisato: devo dire che sia come breakers sia come ballerino normale non se la cavava per niente male.
Esaltata dalle nostre risate, decisi lasciarmi trascinare e di unirmi a lui.
-Open up, open up your heart to me now!
Dann mi ascoltò poi intonammo insieme, quasi strillando -Let it all come pouring out, there’s nothing I can’t take
Risi come una matta quando Dann mi prese per mano e, mentre con i piedi continuavamo a improvvisare risolvendoci in un passo che somigliava di più a quegli esercizi di step che fanno fare in palestra, con le mani battevamo il tempo, sgolandoci sulle parole, come se tutta la città, che avevamo di fronte in tutta la sua sensualità notturna, dovesse sentirci.

And if there’s love just feel it,
and if there’s life we’ll see it;
this is no time to be alone, alone
..YEAH!

Il modo in cui Dann pronunciò (anzi, urlò) quello “yeah” mi fece ridere talmente tanto che non riuscii più a cantare; Dann aspettò che mi calmassi un attimo, poi, prendendomi il viso fra le mani, concluse il ritornello, stavolta però sottovoce, senza nemmeno canticchiare: -I won’t let you go
Mi sorrise, mentre io lo guardavo senza sapere cosa dire; ripensai al testo della canzone, proprio quel testo che Dann aveva scelto.. probabilmente aveva iniziato a cantare il primo che gli fosse venuto in mente, però era sorprendente come quelle parole sembrassero dipingere alla perfezione il quadro della nostra situazione..
-Non ti lascerò Lally -ripeté, stavolta nella nostra lingua -Non sei sola
Infatti.. if there's love just feel it, if there's life we'll see it. Continuai a guardarlo, momentaneamente senza parole.
-Ci accomodiamo? -mi domandò divertito e, mentre le sue mani scivolavano via dal mio viso, i suoi polpastrelli mi accarezzarono dolcemente la pelle; io annuii e ci sedemmo a terra
-Credi che ci arresteranno? -gli chiesi poi, per alleggerire quella leggera tensione.. tensione che si era creata in me, perché lui era tranquillissimo.
Dann scrollò le spalle -No, siamo troppo bravi, al massimo ci mandano a un talent show
Risi di nuovo e lui si voltò verso di me, gli occhi azzurri che non avevano niente a che vedere con la fredda austerità del ghiaccio: erano uno sprazzo di cielo, erano gocce cristalline rubate al mare di Viareggio, erano.. erano gli occhi dell'uomo che avevo baciato, tante sere prima sotto la pioggia.
Tornai di scatto a guardare verso le mie ginocchia, scossa dalla prepotenza con cui quel ricordo era tornato a insistere per essere rivissuto. Ma non era possibile, non volevo...
-Non pensarci, ancora -mi sussurrò Dann
Ovviamente fraintesi.
-Non ci stavo pensando -risposi troppo in fretta e troppo concitata, per poi capire che si riferiva a ciò di cui avevamo parlato prima che riuscisse inspiegabilmente a distrarmi
La sua fronte si arricciò alla mia risposta, e mi affrettai a parlare di nuovo
-Come.. come ci sei riuscito? -domandai
Lui sorrise -A distarti?
-Sì
Sollevò le spalle, lo sguardo davanti a sé -Con il ballo mi distraggo, mi estraneo da tutto il resto.. me l'ha insegnato un mio amico, Michele -aggiunse, e i suoi occhi si abbassarono per un momento, mentre la mascella si contrasse impercettibilmente, ma non abbastanza da sfuggire ai miei occhi -ho pensato potesse funzionare anche con te
-Be', ha funzionato -affermai sorridendo e lui annuì -Chi è?
-Chi?
-Questo Michele -precisai -uno della crew?
Non l'avessi mai detto. Se lui era riuscito a farmi sorridere quella notte, io ero riuscita a farlo incupire, se non addirittura innervosire
-Tempo fa lo era -rispose con l'aria di chi ha voglia di parlare di tutto meno che di questo
-Perché lo dici con questa faccia? -domandai
-Perché mi fai tutte queste domande? -sbuffò improvvisamente, alzandosi di scatto
-Volevo solo sapere perché ti sei rabbuiato di colpo -risposi seguendolo interdetta
-Non ti riguarda
Strabuzzai gli occhi sbalordita: non aveva mai usato quel tono con me, né mi aveva mai guardata in quel modo. Non con rabbia o disprezzo, no: semplicemente mi stava guardando come.. un'estranea. Una persona da tenere fuori.
Questo mi feriva, e tanto anche: decisi di tentare ancora.
-Tu mi hai ascoltata quando io ti ho raccontato di me, e vorrei che anche tu..
-Hai deciso tu quando e come farlo -mi interruppe, capendo dove volessi arrivare - io non ti ho forzata, quindi tu non forzare me, per favore
Era calmo, il suo tono di voce era sin troppo piatto: qualsiasi cosa provasse in quel momento, me la stava nascondendo.
In fondo però non aveva tutti i torti: amicizia vuol dire anche saper rispettare l'uno i tempi dell'altro. Quindi, per quanto non mi facesse piacere vederlo così, avrei dovuto aspettare che fosse lui a decidere se e quando parlarmi di cosa lo angosciasse così tanto; intanto però, nessuno, nemmeno lui, mi avrebbe impedito di stargli vicino come potevo. Perché a lui ci tenevo.
Così feci un passo avanti e, per il suo stupore, lo abbracciai; come mi aspettavo lui rimase fermo, rigido come una statua, ma io sapevo esattamente cosa dire.
-Va bene -cominciai -fa' pure il duro quanto ti pare, Dann. Ma sappi, e questa è una minaccia, che nel preciso istante in cui deciderai di tirar fuori qualunque cosa tu ti stia portando dentro con così tanta fatica, io sarò lì. Ci sarò, Dann e tu non potrai impedirmelo, che ti piaccia o no -decretai senza ammettere repliche.
Lui rimase ancora qualche istante immobile, in silenzio, poi, finalmente, sentii le sue braccia avvolgermi la schiena.
-Scusami -sussurrò -sono un cretino
-Lo so -risposi e lui fece una mezza risata fra i miei capelli.
Non so quanto restammo lì, con la capitale ai nostri piedi, in uno spettacolo di luci talmente pittoresco che sembrava di essere in un dipinto.
-Sei congelata -constatò Dann dopo un po', a bassa voce, mentre strofinava le mani sulla mia schiena cercando di riscaldarmi -Andiamo a casa?
Annuii -Sì
Dann guidava in silenzio, e io osservavo le luci scorrere fuori dal finestrino come un film. Si fermò ad un semaforo e sentii il suo sguardo addosso per qualche istante; quando mi voltai verso di lui, aveva già ripreso a guardare oltre il parabrezza.
Arrivammo a casa e lo vidi sgranchirsi la schiena come aveva fatto la sera prima -Ma che ore sono? -mi chiese
-Le due -risposi con uno sbadiglio
-Ecco perché tutto questo sonno -commentò allora stropicciandosi il volto.
Da bravi bambini, andammo a lavarci i denti, sgomitando per entrare entrambi nello specchio; poco dopo, fiera nell'indossare il mio pigiamone, gli augurai la buonanotte
Dann, che stava sistemando un cuscino, si voltò a guardarmi e scoppiò a ridere -Sei bellissima con quella giraffa! -commentò indicando il cartoon dell'animale che campeggiava al centro di quel pigiama
-La comodità prima di tutto -ribadii mentre si avvicinava
Sorrideva, non solo con ironia, ma anche con tenerezza -Dormite bene tu e la tua giraffa -commentò fermandosi davanti a me; con delicatezza, mi fece sollevare sollevare il mento con un dito e si chinò per baciarmi.. sulla guancia.
-Buonanotte -sussurrò ritraendosi; era stato un bacio leggero, lieve, eppure dolcissimo.
Dopo qualche istante di sbigottito silenzio da parte mia, mi accorsi che forse era opportuno che gli rispondessi -'Notte Dann -riuscii a balbettare, guardando quegli occhi azzurri un'ultima volta, prima di voltarmi e raggiungere la mia stanza; solo quando chiusi la porta ricominciai a respirare.
Quella sera però, fino a un secondo prima di addormentarmi non riuscii a levarmi dalla testa la consapevolezza che Dann era lì, e dormiva solo a due porte di distanza dalla mia camera.









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Capitolo dedicato a tutte quelle persone, amici o amiche, che sanno stare accanto a noi nei momenti difficili, quando più ne abbiamo bisogno, che sanno ascoltarci e confortarci; quelle persone che con poche semplici parole o anche “solamente” con la loro presenza ci fanno stare meglio; quelle persone che farebbero di tutto per strapparci un sorriso, e quelle per cui noi faremmo di tutto. Quelle persone per cui vale la pena di vivere, insomma =)
So che probabilmente nella realtà non capiterebbe mai di poter cantare e ballare sul Vittoriano senza che nessuno se ne accorga, ma concedetemi un po' di fantasia!
Il titolo della storia, come ormai avrete capito, viene proprio dalle parole di Dann, quelle parole che hanno saputo confortare Lally, canzone compresa (a proposito, se vi interessa si chiama I won't let you go di James Morrison); ovviamente non è scelta a caso (e anche per decidere quali versi prendere ci ho messo parecchio), ma Lally questo ancora non lo sa ;)
Sa però che anche Dann ha qualcosa che lo tormenta ma, da brava amica, ha deciso di rispettare i suoi tempi come lui ha fatto con lei.
Il capitolo è un po' più lungo del solito, ma questo mi è servito appunto, per far avvicinare i protagonisti; resta ancora una domenica da passare insieme, ma non scordatevi di Jo..
Un bacione grande a tutte voi, ci vediamo nel prossimo capitolo =D

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Capitolo 7
*** Il vaso di Pandora ***




Capitolo 7. Il vaso di Pandora


Chiusi soddisfatta il libro di matematica -Sei assunto
-Per cosa? -chiese Dann
-Ripetizioni -risposi come se fosse la cosa più ovvia del mondo mentre mi alzavo sistemando il libro sullo scaffale -ho capito, ho fatto gli esercizi e il tutto in meno di un'ora; anzi, ripensandoci, ti va di venire alla maturità con me?
Lui rise -Vuoi che mi camuffi da studente liceale e ti passi il compito?
-Esatto! Magari però, è meglio se ti vesti da studentessa: sarebbe più divertente vederti in gonnella
Scosse la testa -Scherzi a parte, non ti serve il mio aiuto: devi solo fare un po' di pratica poi ti sarà tutto più facile
Della serie “può ma non si applica”.. Dio solo sa quante volte avevo provato ad applicarmi a quell'arte oscura della matematica! Sbuffai -Certo che voi ingegneri sapientoni siete proprio antipatici! -mi lamentai e, mentre lui rideva, mi suonò il cellulare
-E' Katherine -annunciai un attimo prima di rispondere -Pronto?
-Esci con Jo e non ci dici nulla! -esordì, e capii dal tono con cui mi aggredì saltando ogni convenevole, che era infuriata marcia.
-Kath..
-No dico, da Simonetta lo siamo venute a sapere, Simonetta!
Simonetta era una nostra compagna di classe che, a suo tempo, aveva cercato di entrare nel nostro trio, ma senza successo: non si trattava di cattiveria, solo che la nostra amicizia era tutta nostra, bastata sui nostri caratteri.. personale, unica! Da allora comunque, Simonetta ci aveva sempre odiate
-Lo so, ve lo avrei detto, è che.. -è che l'arrivo di Dann mi aveva impedito di pensare ad altro e mi ricordai con un sussulto che la cena con Jo era fissata proprio per quella domenica sera.
-C'è Dann lì con te, giusto? -l'astuta Kath aveva capito
-Sì
-Ma tanto stasera riparte quindi tutto ok: di giorno il viareggino, di sera il romano
-Kath! -la ripresi alzandomi e allontanandomi da Dann per paura che potesse sentire; lui mi lanciò uno sguardo perplesso
-Mi ci fai parlare?
-Con chi?
-E con chi secondo te? Con Dann!
Scherzava? -Assolutamente no -risposi categorica
-Dai, gli devo solo chiedere un favore
-Un favore?
-Per te
-Per me?
-Ma vuoi ripetere tutto quello che dico o magari me lo passi?
Sbuffai, non sapendo cosa fare: cosa diavolo voleva Kath da Dann? E poi per me! Avevo una discreta paura ma d'altronde, come dice Battisti, “lo scopriremo solo vivendo”, così..
-Vacci piano -mi raccomandai infine, chiedendomi quanto me ne sarei dovuta pentire
Tanto, rispose una vocina dentro di me mentre passavo il telefono a Dann, ma avrei compreso solo in seguito l'entità di quel “tanto”.
Dann mi guardò un attimo sorpreso, ma prese la cornetta senza fare storie
-Kath! -la salutò come fosse una vecchia amica, nonostante non l'avesse più vista dal Carnevale e non ci avesse mai parlato; lo osservai attentamente mentre si susseguivano “mmh-mmh”, segno che Kath stava parlando a raffica
-Va bene -disse infine Dann -Quando?
Lo guardai interrogativa, ma lui rispose con un sorrisetto -Te la porterò, puoi contarci.. Ok, a dopo -attaccò e mi porse il cellulare -Ti saluta -disse soltanto, oltrepassandomi per andare in salotto
-Mi saluta? -ripeti seguendolo senza sapere cosa pensare: mi stavano tenendo all'oscuro del loro piano diabolico! ..perché ero sicura che ne avessero uno -Ma cosa ti ha detto? Dov'è che mi devi portare?
Dann sollevò le sopracciglia, senza promettere nulla di buono -E' una sorpresa

°°°

-Mi piace -commentò Dann
-Io continuo a dire che è troppo semplice -replicò Kath strusciandosi il mento con le dita
-Mica la porta al ballo delle principesse -si aggiunse Lisa -secondo me questo va benissimo
-Concordo -la appoggiò Dann
-Scusate..? -Seguivo la scambio di battute impotente, in attesa che magari qualcuno si degnasse di chiedermi cosa ne pensassi io, che avevo indosso quella roba che stavano giudicando
-Non capite proprio niente! -esclamò Kath, ignorandomi come fossi trasparente -Io so dove la porterà Jo stasera, e questo non è adatto
-Ma allora perché glielo hai fatto provare? -domandò Dann
-E' stata Lisa a prenderlo -spiegò Kath
-E' semplice, ma non troppo, ed è anche abbastanza elegante -si giustificò la bionda
-Ma tesoro, sono jeans! Non può andare in jeans
-Ascoltatemi! -esclamai allora più forte, guadagnandomi finalmente l'attenzione di tutti -Non potreste dirmi dove andrò stasera, così posso scegliere da sola?
-NO! -urlò Kath; una ragazza appena uscita dall'altro camerino le lanciò un'occhiataccia -Assolutamente no!
Sbuffai rassegnata lasciandomi cadere sulla poltroncina; Dann rise di questo mio comportamento, e io resistetti con fatica all'istinto di strozzarlo.
-Su, forza! -mi spronò Kath ritirandomi su, quasi di peso -Torna dentro e provati quest'altro
Mi lasciò un vestito tutto fucsia, troppo fucsia fra le mani -Questo? -domandai incerta misurandone a occhio e croce la “lunghezza” -Per Jo? -domandai arricciando il naso -Usciamo da poco
-Questo accelererà i tempi -commentò Dann a bassa voce facendo ghignare Kath
-Guarda che ti ho sentito! -lo informai
-E' proprio quello che pensavo io -gli rispose la mia amica, come se non avessi parlato -per questo gliel'ho dato! Avanti Lally, entra in quel camerino
Lanciai un'ultima occhiata turbata a quell'abito: non avevo problemi con le minigonne che anzi, mi piaceva portare, solo mi sembrava troppo presto e troppo forzato da indossare quella sera con Jo.
-Io intanto vado a cercarti qualcos'altro nel caso non ti piacesse -annunciò Kath dileguandosi
-Dittatrice! -la insultai a mezza bocca facendo ridere Lisa -E tu non mi stai aiutando -feci notare all'altra mia amica
-Hey, io avevo votato per i jeans e la camicetta che hai addosso
Mi guardai di nuovo allo specchio, trovando perfetto quell'abbinamento: non troppo elegante, non troppo provocante.. il giusto.
-Cos'ha quel vestito che non va? -mi chiese Lisa
Sospirai -Se mi metto una cosa del genere -feci, sventolandolo per aria -è per attirare l'attenzione
-E tu non vuoi attirare l'attenzione di Jo? -chiese Dann, guardandomi a fondo
Bella domanda.
-Vabe', io vado a provarmelo -decisi, senza rispondere -ma voi aiutatemi a fermare Kath.. vi prego! -implorai
Dann e Lisa si scoccarono uno sguardo
-Mi sembra un'impresa impossibile -commentò lui mentre lei annuiva con espressione grave
Così rientrai nel camerino più che rassegnata e mi infilai a malincuore quell'abito: era bello, non c'erano dubbi, ma fin troppo audace per quella serata. Scoprii anche la vertiginosa scollatura che prima non avevo notato, e cercai invano di tirarne i lembi per ridurla almeno un po'. Mi guardai allo specchio con ritegno e attesi qualche istante prima di uscire; dai picchi acuti della sua voce, capii che Kath era tornata
Con un unico e secco movimento del braccio scostai la tenda del camerino; tre teste si voltarono verso di me.
FOTO
Ero consapevole della lunghezza (si fa per dire) di quel vestito, ma anche delle mie gambe, che non erano poi così male.. e l'espressione di Dann me ne diede la conferma.
Trattenni un sorrisetto: ok, eravamo amici, ma lui era pur sempre un uomo e io una donna, ed era appagante vedere l'effetto che gli stavo facendo in quella mise. E ricordai il suo apprezzamento per i miei seni, ora praticamente in bella mostra, che aveva giudicato “giusti”.
-Questo è quello che cercavo -disse Kath, ma stava guardando Dann e non me -Jo farà più o meno la stessa faccia -assicurò tutta soddisfatta mentre si riprendeva la sfilza di capi di abbigliamento che mi aveva appena portato: evidentemente, aveva deciso che quello era il vestito perfetto
-Quindi mi avete usato come cavia -fece Dann, fingendosi indignato mentre distoglieva lo sguardo tenuto a lungo su di me
-Ovviamente -rispose Kath mentre cercava di non far cadere tutto quel malloppo di roba (ma dove l'aveva trovata?) tenendola in precario equilibrio sulle braccia
-Aspetta, ti aiuto -la soccorse Lisa
-Voi maschi avete un pessimo gusto quando si tratta di abbigliamento -proseguì Kath, atteggiandosi a grande esperta -ma se si tratta della minigonna giusta, avete tutti la stessa reazione
Dann aggrottò la fronte -Non dai una bella immagine
-Che vuoi da me? Sei tu che sei nato maschio -rispose scrollando le spalle per poi andare a riporre quei vestiti negli scaffali, aiutata da Lisa -Stasera sarà una serata di baci! -annunciò ad alta voce mentre si allontanava. Alzai gli occhi al cielo: Kath era incorreggibile, e ovviamente non si curava del fatto che l'avesse appena sentita tutto il negozio.
-Quindi questa sarebbe la minigonna giusta -commentai guardandomi ancora allo specchio
-Io direi più che sono le gambe giuste -rispose Dann sollevando le sopracciglia
Mi voltai a guardarlo -E' un complimento?
-Se vuoi
Sorrisi, tornando al mio riflesso -E questa sarà una serata di baci.. -ripensai alle parole di Kath -l'ultimo che ho baciato sei stato tu
Vidi Dann nel riflesso dello specchio deglutire e contrarre la mascella ma non gli diedi peso, anche perché ciò che mi disse quando si fu ripreso mi rassicurò a proposito della nostra amicizia -Ti assicuro che su quel fronte non hai niente di cui preoccuparti
Sorrisi -Non mi stavo preoccupando -precisai -Non so nemmeno se ci baceremo sul serio.. era un pensiero. Comunque grazie -aggiunsi soddisfatta
Lui rispose con un cenno del capo.
-Ah, quasi me ne dimenticavo -dissi poi avvicinandomi a lui; controllai che Lisa non fosse all'orizzonte prima di proseguire -Tieni -dissi passandogli un foglietto che avevo estratto dalla tasca dei miei jeans
Dann lo guardò un attimo perplesso -Un numero di telefono?
-E' di Lisa -risposi -per Andrea
Sollevò un sopracciglio -E tu sei diventata un'agenzia di incontri?
Scrollai le spalle -Lascia stare, conosco i miei polli: da quando mi hai detto che Andrea aveva chiesto di lei, ho ripensato a quello che ci aveva raccontato Lisa quella sera sotto le coperte, di come avevano parlato.. sembrava affascinata. Tu daglielo, non si sa mai cosa potrebbe accadere
Lui annuì, ancora divertito -Ok. Credo proprio che ti ringrazierà
Quando tornarono Lisa e Kath, mi cambiai, pagai il vestito (-Porca miseria, Kath, io ti uccido! Costa un occhio!-) e poi pranzammo tutti insieme in un ristorantino; le mie amiche salutarono Dann che tornò a casa con me per fare la valigia
Mezz'ora dopo, eravamo in stazione di fronte al suo treno, fermo ma pronto per partire.
-Ora tocca a te -se ne uscì lui
-Che cosa? -domandai
-Venire a trovarmi
-Tra poco è Pasqua -risposi contando mentalmente -ma non ho intenzione di “inventarmi” altre vacanze, sono in quinto
-Lo so -rispose lui e colsi un lampo di rassegnazione nei suoi occhi, come se quella risposta avesse significato qualcosa per lui; poi, con il treno che già fischiava, Dann lasciò cadere il borsone a terra e mi abbracciò.
Quando me ne resi conto, ero già fra le sue braccia
-Ciao, bimba -sussurrò
Sentivo le sue mani sulla schiena: erano calde, grandi, ed era piacevole sentirvisi avvolta.
-Ciao.. -risposi, ancora un po' scossa, posando le mani sulle sue spalle.
Prima di staccarsi mi strinse per un attimo più forte e io respirai il profumo di quell'abbraccio chiudendo gli occhi senza neanche rendermene conto; quando lo guardai di nuovo, lui sorrise, lasciandomi andare definitivamente, e recuperò il bagaglio saltando sul vagone
Cercando ancora il mio sguardo, mi disse: -Grazie
Feci una smorfia, come a dire che non mi doveva ringraziare e, in quel momento, le porte si chiusero.
Le partenze alla stazione mi avevano sempre messo tristezza; perciò non restai a guardare, non mi misi a correre lungo la banchina. Semplicemente, girai i tacchi e me ne sgattaiolai nel sottopassaggio, incapace di non lasciarmi prendere dalla nostalgia.
Non si trattava di Dann, non si trattava di quell'abbraccio.. si trattava dei treni in generale.. credo.
Vai alla stazione con una persona e torni a casa senza: non è una bella cosa.
Mentre uscivo, ancora turbata, sentii vibrare il telefonino, segno che mi era arrivato un messaggio.. da Dann.
Non piangere troppo, ci rivediamo presto ;-)
Risi scuotendo la testa: ma quanto era bravo a fare l'idiota!
Eppure, un leggero bruciore agli occhi c'era..

°°°

-Te l'ho già detto che sei bellissima?
-Sì Jo, è la quinta volta -risposi annoiata svuotando in un solo sorso il mio bicchiere di acqua liscia rimpiangendo che non fosse un superalcolico.
La serata era andata bene: il vestito mi consentiva a stento di stare seduta ma, in quel posto, fin troppo elegante e snob per i miei gusti, non davo nell'occhio dato che tutti gli uomini (compreso Jo) erano in smoking e le donne avevano vestiti più o meno dello stesso stile del mio. Non mi faceva sentire a disagio l'abito, dunque, ma Jo, che se mi avesse ripetuto un'altra volta che ero bella, sarebbe stato linciato!
Va bene un complimento, va bene la galanteria.. ma lo zucchero e i confetti no.
Lui rise -Scusa, non me ne sono reso conto. Vuoi che chiediamo il conto?
-Sì -risposi controllando l'orario; il giorno dopo avrei avuto la simulazione di matematica e, anche se Dann mi aveva spiegato l'argomento, volevo essere riposata per evitare stupidi errori di distrazione.
Anche Jo l'avrebbe avuta, era in classe con me.. ma a lui importava molto meno.
Comunque, mi riaccompagnò a casa in macchina, accostando sotto al portone
-E' stata una bella serata -mi disse
-Sì -risposi -è stata carina
-Sai.. mi trovo bene con te -esordì e, immediatamente, mi tornarono alla mente le parole di Kath: serata di baci -e penso che per te sia lo stesso visto che continui ad accettare i miei inviti
Capendo dal suo sguardo che doveva essere una battuta, mi sforzai di fare un sorriso, che tuttavia uscì tirato e sghembo
-Quindi pensavo che magari potremmo vederci più spesso
-Più spesso di cinque ore al giorno? -gli chiesi riferendomi alla mattina a scuola, e lui rise
-Più spesso nel senso che mi piacerebbe darti un bacio, proprio adesso
Ecco, appunto.
Lo guardai sporgersi lentamente verso di me, e a quel punto capii: io ero il vaso di Pandora.
Quando uno si porta dietro un vaso, non si immagina di certo che la prima volta che lo aprirà, succederà un casino; mentre Jo mi baciava e io rispondevo, lui non immaginava minimamente che casino fosse la mia vita, tra valige, autostrada, il vivere un po' qua un po' là e una scelta da prendere.
Magari in qualche film la mia situazione sarebbe stata considerata romantica, o addirittura poetica: l'eterna viaggiatrice che non ha ancora scelto la sua meta finale.
Per me faceva schifo e basta.
Intendiamoci, io adoravo Viareggio e adoravo le mie amiche romane, ma più passava il tempo e più la cinghia che avevo annodata allo stomaco si stringeva: ogni giorno di più mi sentivo con l'acqua alla gola, senza però sapere cosa fare.
Baciare Jo non mi salvava dall'annegamento, non risolveva i miei problemi, ma nemmeno ne causava altri, perché non comportava chissà quale coinvolgimento emotivo: non appena avesse aperto il vaso, sarebbe scappato via, lo sapevo benissimo. Solo che a volte (in quel momento come al rione di febbraio) avevo bisogno.. avevo bisogno di ricordarmi di essere una persona che poteva comportarsi normalmente, magari anche attraente, affascinante..
Perché Lorenzo aveva buttato giù tutte le mie speranze. Tutte.
Jo si staccò con un ultimo bacio a stampo e mi sorrise -Sei bellissima
Oh, Gesù!




°°°°°°°°°°
Io vi avevo avvisate: mai sottovalutare Jo!
Probabilmente starete tramando piani diabolici contro di me dopo che nel capitolo precedente sembrava quasi che Lally e Dann..
Ma ogni cosa a suo tempo! Questa con Jo per ora sembra essere “una cosa così”, ma chissà come si evolverà, se in meglio o in peggio... spero vi sia piaciuto il vestito di Lally, ci ho messo un po' a sceglierlo, volevo qualcosa di un po' eccentrico per farvi capire in che razza di posto l'avesse portata Jo!
Ringrazio kia_85, LaNana e Alessionix per aver aggiunto la storia fra le preferite e Celeste93, Leuzza, Adrienne Sunshine, rodney, t3s0r4, TVD forever Delena, myllyje, sciona e SophieSHIVER per averla aggiunta fra le seguite!
Grazie di cuore a chi lascia recensioni e grazie anche a chi legge in silenzio!
Un bacione a tutte e... buon inizio estate! =D

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Capitolo 8
*** Aquiloni che non sanno volare ***




Capitolo 8. Aquiloni che non sanno volare

Jo era un bravo ragazzo; ok, non andava molto d'accordo con i libri ma non fumava, non si drogava e non beveva. Eravamo usciti spesso in quei giorni, e avevo imparato a conoscerlo un po' meglio.
Aveva una cultura stratosferica sui videogiochi ma, se trovava un documentario interessante, era capace di appassionarvisi (o almeno, così diceva).
Il suo problema era la monotonia. Non monotonia di abitudini, quella ce l'abbiamo un po' tutti ed è anche salutare; monotonia nel modo di fare, nei discorsi, persino nei baci..
Ma se stai bene con una persona non sono proprio queste le cose che inizi ad apprezzare di lei? Le sue abitudini, il suo modo di fare, i suoi discorsi, i suoi baci?
Kath minimizzava i miei problemi etichettandoli come “seghe mentali inutili”; era contentissima di questa mia “conquista” come lo chiamava lei, anche se sosteneva che nel week-end con Dann mi sarei dovuta “dare da fare” anche con lui, come lei si stava dando da fare con un tizio che la riempiva di telefonate.
-E Nicola? -aveva chiesto Lisa -Il tuo ragazzo.. perché te te lo ricordi che hai un ragazzo, vero?
-Simpatica -aveva risposto Kath ironicamente, arricciando il naso -Nicola sa tutto e gli sta bene così
Tuttavia il suo tono nono mi aveva convinta -Cos'è che non ci stai dicendo? -le domandai infatti
Kath sbuffò verso l'alto, e i riccioli indomabili le volarono via dalla fronte -Va tutto bene, ok? So come gestire la faccenda
-Quale faccenda?
-Nicola è distante -rispose lei,e si capiva che soffrisse più di quanto volesse dare a vedere -O si è stufato di me, o fra le sue ragazze ne ha incontrata una candidata ad essere l'amore della sua vita -spiegò con disgusto malcelato
Io e Lisa ci scambiammo un'occhiata -E menomale che non ti importava di lui.. -commentò Lisa
-Infatti è così -si riprese Kath -Solo mi dà fastidio il fatto che possa aver incontrato qualcuna che gli faccia perdere la testa più di me
-Benvenuta nel club -commentai -sai, in media almeno una volta nella vita succede a tutti
-Sì, ma che palle! -si lamentò, come una bambina che aveva perso il suo giocattolo preferito
Lisa invece non aveva commentato molto su Jo, così un giorno, vedendola parecchio pensierosa mentre le raccontavo della mia ultima uscita con lui, le domandai esplicitamente cosa ne pensasse
-Penso che forse hai ragione quando dici che è un bravo ragazzo -rispose -ma non credo che sia il tipo da prendersi impegni
-Che vuoi dire?
-Da quanto mi hai detto, non si impegna in altro se non nei videogiochi. Non si impegna nella scuola e non si impegna a trovare un complimento migliore o quantomeno diverso da “bellissima”
-Be', ognuno è fissato con le sue parole -replicai -Io ultimamente sono fissata con Pandora..
-Già, quando hai intenzione di parlargliene? -mi chiese incrociando le braccia; avevo parlato alle mie amiche dell'immagine del vaso che mi era comparsa in mente mentre Jo mi baciava la prima volta (“molto dolce e molto attinente”, aveva commentato Kath)
-Non lo so -risposi -Non è importante
Lisa scosse la testa -Certo che sei strana. Dann lo hai sentito?
Trasalii per quel brusco cambio di argomento -Che c'entra Dann?
Lisa sollevò le sopracciglia -Te lo devo dire io?
Rimasi sorpresa da quell'allusione, per niente velata, secondo la quale per Lisa ci fosse qualcosa tra me e Dann -Tu non eri parecchio entusiasta quando gli ho lasciato il numero dopo il Carnevale; ora invece sembra che mi stia spingendo fra le sue braccia
-Non ero contenta perché non lo conoscevo -spiegò -pensavo fosse il solito cretino che si incontra ai rioni e che ti volesse solo prendere in giro. Non pensavo che fosse capace di guardarti come ti guarda ..e non fare quella faccia perché è vero. Lui è il tipo che trascorre un fine settimana intero, a casa di una ragazza loro due da soli, a pochi metri dalla sua camera da letto, senza pretendere niente; ha attraversato due regioni per venire da te..
-Ora non esagerare: se l'è fatta in treno, mica a piedi
-Ecco, è questo il tuo problema -fece Lisa, puntandomi l'indice contro e fissando gli occhi nei miei, per essere certa di avere tutta la mia attenzione -ti lamenti della monotonia e della banalità di Jo, ma nonostante questo la accetti. Da Dann invece pretendi sempre il massimo e, se lo fa, vuoi ancora più del massimo: perché, Lally? -mi interrogò con fervore -Hai paura?
-Ma paura di che?! -sbottai, rimpiangendo che non ci fosse Kath, in grado di deviare la conversazione su altri argomenti. Ma forse neanche Kath mi avrebbe aiutata: tutte e due le mie amiche sembravano fare il tifo per la nascita di una relazione fra me e Dann, cosa ovviamente improponibile -Di qualunque cosa tu stia parlando, io non ho paura e soprattutto non pretendo il massimo proprio da nessuno!
-Sì invece -insistette Lisa -pretendi che Dann faccia l'amico, nell'infinita attesa che tu prenda una decisione riguardo voi due. Ma siccome hai paura di prenderla, ti rifugi tra le braccia del primo appiglio, della prima scusa momentanea che trovi: in questo caso, Jo.
Non faceva una piega, se non fosse stato per il fatto che c'era un errore di fondo: io e Dann eravamo effettivamente amici, lo avevamo messo ben in chiaro. Quando però avevo tentato di spiegarlo a Lisa, lei aveva risposto -Ah, sì? E come ha reagito quando gli hai detto di Jo?
Credevo di poter uscire trionfante da quella conversazione: Dann non si era detto sorpreso e si era limitando ad ascoltarmi mentre gli raccontavo tutto, senza commentare quasi per niente; dopodiché, avevamo ricominciato a parlare dei fatti nostri, come al solito.
Lisa però aveva scosso la testa - “Fatti vostri”, appunto, di voi due, di te e Dann; non fatti tuoi e di Jo. Lally, io ci penserei bene
Il fatto è che non c'era niente a cui pensare: alternavo pomeriggi di studio, uscite con Jo e uscite con le mie amiche; ovviamente in tutto questo c'erano le telefonate con Dann, ma erano telefonate innocenti, porca miseria!
Non rischiavamo mai di superare i limiti, nemmeno quando parlavamo di certe cose successe fra noi:
-Il titolo di Principe Focoso resta comunque indiscutibilmente mio -aveva affermato una delle prime volte che gli parlavo di come andava con Jo dopo quel bacio. Ok, avevo colto una velata malinconia nel suo tono volutamente scherzoso, ma non vi avevo dato peso e avevo fatto bene: ero scoppiata a ridere, ed era finita lì.
Anche Lisa comunque aveva il suo bel da fare. Ricordo un pomeriggio, verso le sei, ancora illuminato grazie alle giornate che si andavano allungando a vista d'occhio, quando era piombata a casa mia, agitatissima.
-Cosa c'è che non va? -le avevo chiesto, dopo aver ascoltato il suo discorso a raffica
-Cosa c'è? -aveva ripetuto lei -E me lo chiedi pure? Tu, hai dato il mio numero a Dann che lo ha dato ad Andrea! -squittì -Sei una carogna!
Parolacce no, per niente al mondo, ma 'carogna' era l'insulto preferito di Lisa: diceva che ti faceva sembrare come una carcassa in mezzo al deserto circondata da mosche e formiche, con gli avvoltoi che si preparavano all'attacco. Carina, eh?
Io però le sorrisi, certa che quell'agitazione fosse il segno che lo zampino che avevo messo in quella storia, avesse dato il via a qualcosa di più -Perché non entri, ti sedi, bevi una lattina di quello che ti pare e mi racconti tutto?
Lisa, le guance arrossate, mi aveva guardato ancora qualche istante -Mi dovevi avvisare. Sembravo un'idiota, tanto ero sorpresa e imbarazzata
Risi, e mi spostai per farla passare. A quanto pareva, Andrea e Lisa si trovavano proprio bene a chiacchierare e la mia amica mi raccontò di quante cose avesse scoperto avere in comune con lui in poco tempo.
-Andrea è un bravo tipo -avevo commentato -Voglio dire, l'ho visto due volte ma sembra ok; e poi è simpatico -aggiunsi ripensando alla scenetta che avevamo ideato per prendere in giro Dann e Julie
Per dirla in breve, ero contenta di ciò che avevo fatto anche se, comunque, rimaneva il problema che Lisa e Andrea abitavano in due regioni diverse; vedere Lisa così sorridente però, mi mise proprio di buon umore.
E anche i ringraziamenti di Andrea non tardarono ad arrivare: la sera stessa della visita di Lisa, mi chiamò un numero che non avevo memorizzato
-Pronto?
-Lally, mi sei sempre più simpatica!
Ci misi una frazione di secondo a capire chi fosse e sorrisi -Sai Andrea, Lisa è venuta da me giusto questo pomeriggio
-Ti ha parlato della mia telefonata? -domandò tutto entusiasta e speranzoso
-Solo di quello -confermai, poi l'istinto di sopravvivenza mi suggerì di aggiungere -Non le dire questa cosa che ti ho appena detto: Lisa non farebbe male a una mosca, ma non si sa mai
Andrea rise -Terrò la bocca chiusa. Mi ha dato Dann il tuo numero -aggiunse poi -Sai, voglio seguire il suo esempio
-L'esempio di chi?
-Di Dann! Lisa mi piace davvero, ed è strano.. non che mi piaccia, ma che sia così contento del fatto che tu mi abbia dato questa opportunità di provare a costruire qualcosa con lei, nonostante abiti a Roma. E' che uno alla mia età comincia a mettere la testa a posto.. -disse con il tono di ultrasettantenne quando invece aveva 24 anni come Dann
-Frena -lo bloccai -in tutto questo ragionamento, quale sarebbe l'esempio di Dann?
Ci fu una pausa e sentii un piccolo sbuffo, simile a un sorriso -E dai Lally! Va bene che sei una marmocchia che va ancora al liceo, ma certe cose le dovresti capire
-Io e Dann siamo amici -misi in chiaro (anche con lui!) -e poi il liceo lo sto per finire, decrepito lavoratore
Lui rise e fui felice di essere riuscita ad allentare la tensione della conversazione
-Comunque, anche io e Dann siamo amici: non tenertelo tutto per te sennò sono geloso! -scherzò
-Non ne ho alcuna intenzione -risposi -ma dimmi un po' -feci poi, curiosa -Sei il suo migliore amico, vero? Voglio dire, non ho conosciuto gli altri della vostra crew però da come vi ho visti quel giorno..
-Be', diciamo che il suo migliore amico resterà sempre Michele, ma io faccio del mio meglio -rispose, enigmatico e leggermente nostalgico a un tempo
-Michele.. -ripetei poi, corrugando d'un tratto la fronte -Me ne ha parlato
-Davvero? -Andrea sembrava stupito -E che cosa ti ha detto?
-Niente di preciso, a dire il vero -risposi, ripensando alla nostra serata sul Vittoriano -Solo che è grazie a lui se ha cominciato a ballare
-E' vero -rispose Andrea senza aggiungere altro
-Be', ma lo conoscerò un giorno?
Andrea tirò un lungo respiro -Stai deviando la conversazione: io voglio sapere cosa ti ha detto Lisa, e voglio tutti i dettagli
Sbuffai divertita -Sei peggio di Kath quando ti ci metti!
-Kath è la vostra amica riccioluta che va a trans, vero?
Questo mi fece scoppiare a ridere ma, per amore di Lisa, non diedi troppi dettagli ad Andrea sul nostro pomeriggio passato insieme.
A proposito di Kath: le cose per lei non andavano altrettanto bene, e me ne resi conto quando fu Nicola, la settimana successiva, a piombare a casa mia (ormai sembrava essere diventata un'abitudine).
-Ciao, Lally -mi aveva salutata; era teso come una corda di violino e si dondolava sui talloni
-Hey, come stai? -gli avevo chiesto
Lui aveva annuito, senza rispondere; questo mi aveva fatto preoccupare ancora di più, così lo avevo fatto entrare.
-Vuoi qualcosa da bere? -gli avevo chiesto vedendolo pallido
-No, grazie, vorrei solo.. parlare
-Oh -avevo commentato per poi sedermi accanto a lui -Dimmi pure
Lui si era sfregato le mani varie volte, senza guardarmi, poi finalmente aveva sputato il rospo -Si tratta di Kath
E fin qui ci ero arrivata; quello che non mi sarei mai immaginata fu quello che mi disse dopo.
-Cosa è successo?
-Voi.. avrete parlato sicuramente di che tipo di rapporto abbiamo
-Sì -confermai senza inflessioni
Lui sospirò -Io credo che non mi stia più bene. Non ce la faccio più a incontrarla per strada, in compagni di altri ragazzi, o anche solo a immaginarmela con uno di loro!
Aggrottai le sopracciglia -Come sarebbe a dire? Tu puoi farlo ma lei no?
Nicola scosse forte la testa -Io non sono mai stato con nessun altra, Lally -confessò lasciandomi di stucco.
-Ma.. Kath diceva che..
Mi bloccò con un cenno della mano -Io le dicevo di sì, che andavo con altre donne come lei andava e va con altri uomini perché non volevo perderla. Se sapesse quanto io ci tengo a lei, quanto trovi assurda l'idea di vedere altre ragazze e quanto trovi ripugnante il fatto di saperla in compagnia di qualcun altro.. mi lascerebbe -fece una breve pausa e potevo leggere il tormento nei suoi occhi, che si ostinavano a rimanere fissi sul pavimento -Ma non credo di poterlo più sopportare.
Trattenni il respiro, conscia che adesso sarebbe arrivata la parte difficile
-Io la amo, Lally -disse con impeto, risollevando lo sguardo -La amo con tutto il cuore, ma lei mi sta distruggendo
Incapace di parlare, gli posai una mano sul ginocchio, stringendolo ma forse lui nemmeno se ne accorse.
-Non so più che cosa fare, non penso ad altro. Quando è iniziata credevo di poterla gestire, di sopportare la gelosia.. i sentimenti che provo per lei non sono cambiati, ma.. -si prese la testa fra le mani -non ce la faccio più. Io non so cosa mi faccia più male fra il pensiero di lasciarla o quello di continuare così
Notai che non aveva preso in considerazione l'idea di parlarne con Kath, di provare a farla ragionare, e gli davo pienamente ragione: Kath era indomabile, a volte esagerata a tal punto da non rendersi conto di quando passava il limite.
Sospirai di tristezza mentre vedevo Nicola soffrire così, senza che Kath si fosse mai accorta di niente se non del fatto che forse “era distante perché aveva incontrato un'altra”: mai un'ipotesi era stata più sbagliata di questa.
-Dimmi cosa fare -se ne uscì a un tratto stringendo le mani a pungo sui jeans
-Cosa?
-Dimmi tu cosa devo fare -ripeté
-Io.. perché lo vuoi sapere da me? Cosa c'entro?
Lui scrollò le spalle, la rassegnazione negli occhi -Sei un'amica. E gli amici di solito si aiutano, si danno consigli quando uno dei due perde la bussola -rispose guardandomi in attesa
Strinsi le labbra: davvero la mia parola avrebbe potuto mettere fine alla loro storia in quel momento? Non ero certa di volermi assumere questa responsabilità. Volevo un bene dell'anima a Kath e sapevo che, a modo suo, si era affezionata a Nicola; ma se a lui non bastava più quello che lei era in grado di dargli, era giusto che la finissero lì. Provai addirittura un moto di rabbia verso la mia mica, vedendo come aveva ridotto Nicola. Tuttavia, sapevo benissimo di non poter interferire nella loro stramba relazione: Nicola in quel momento era fuori di sé, ma non potevo prendere io una decisione che spettava a lui. Così, mi limitai a mettergli davanti agli occhi le due situazioni, cercando di farlo nel modo più realistico e più chiaro possibile, senza esclusione di colpi.
-Nicola.. -un sospiro -Lo sai come è fatta Kath: se la lasci adesso soffrirai tantissimo, non c'è dubbio, forse anche più di ora, ma poi col passare del tempo starai meglio, potrai ricominciare, incontrare una ragazza che voglia stare con te soltanto -perché ce ne sono, Nicola, credimi, aggiunsi dentro di me -se invece decidi di rimanere con Kath continuerai a soffrire, ma potresti sempre sperare in un suo cambiamento.
Lasciai che riflettesse su quelle parole, sperando di essergli stata davvero d'aiuto e quando parlò, la sua voce era più bassa nel normale
-Non si sta con una persona sperando che cambi -disse, tetro -E l'amore a senso unico diventa un'ossessione a lungo andare, e questo non è certo un bene -concluse, per poi alzarsi -Grazie, Lally
-Ma figurati -risposi alzandomi a mia volta, sorpresa dal suo gesto repentino
-Per favore, non..
Scossi il capo, avendo già capito -Non dirò niente a Kath: è una cosa che riguarda voi due e basta
Lui annuì -Credo di aver deciso, ma.. mi ci vorrà un po' di tempo
-Capisco
Lo riaccompagnai alla porta dove ci salutammo.
In tutti questi intrighi sentimentali, fra relazioni che andavano verso il crepuscolo e altre che stavano per nascere, c'era Lochness.
Lochness, era così che chiamavo il mio esame di maturità o meglio, era così che Dann lo aveva soprannominato dopo la nostra ultima telefonata: gli avevo raccontato del mio incubo ricorrente, dove mi ritrovavo tranquilla e beata sulla spiaggia a prendere il sole quando all'improvviso, dall'acqua, spuntava un grosso non-so-cosa che costringeva me e tutti gli altri bagnanti ad una corsa pazza per scappare; ovviamente però questa cosa rincorreva me e, un attimo prima di essere presa, mi svegliavo agitata.
-Pensi troppo all'esame -l'aveva interpretato lui atteggiandosi a novello Freud -è evidente: vorresti già essere in vacanza, senza un pensiero per la testa e invece devi ancora darti da fare con la scuola. E' un po' come il mostro di Lochness che esce all'improvviso dall'acqua quando tutti i turisti sono intenti a fotografare il bel panorama
-E tu credi che esista davvero il mostro di Lochness?
-Fermamente -scherzò facendomi ridere -comunque, Lally, allenta un po' la presa: arriverai sfinita all'esame se continui così -mi suggerì in tono tenero, sinceramente preoccupato
-Meglio sfinita che impreparata -ribattei
-Qualche pausa te la dovresti concedere -insistette -che ne so, esci con Kath e Lisa, divertiti a sentirle parlare di Nicola e Andrea..
Scossi la testa ripensando al suo commento quando gli avevo raccontato l'attuale situazione delle mie amiche con i corrispettivi: “certo che te li scegli strani gli amici”
E' vero” avevo concordato “guarda te, per esempio!”
Comunque, a proposito di pause, le vacanze di Pasqua erano sempre più vicine e non vedevo l'ora che arrivassero: iniziavano il Giovedì Santo, come di consuetudine, ma io sarei partita il sabato, per passare un po' di tempo in libertà con le mie amiche.
E con Jo, ovviamente.. Jo sapeva che avevo i parenti in Toscana, ma non sapeva quanto tempo passassi effettivamente su, come ad esempio tutta l'estate; lui pensava che tornassi dai miei giusto per Pasqua e Natale, ovvero le feste che, per tradizione, si passano in famiglia. Non avevo ancora deciso cosa fare riguardo questa situazione e, sinceramente, non mi andava nemmeno di pensarci.. ma si arriva a un punto in cui certe cosa vanno decise per forza.

°°°

Ripensai per la terza volta alla valigia, e mi convinsi di averci messo tutto; era il sabato che precede la Pasqua e io non stavo più nella pelle dalla voglia di partire.
Avevo caricato la macchina quella mattina e ora Jo mi stava riaccompagnando a casa; dopo, avrei imboccato l'autostrada.
-Allora -fece lui con tono affabile -quali sono i programmi per questa Pasqua?
-Niente di che -risposi scrollando le spalle -Pranzo da mia zia con tutta la famiglia e per dessert ci sono le uova
Lui annuì sorridendo -Sai cosa stavo pensando? Che magari al prossimo pranzo che fate potrei venire anch'io
-Cosa? -domandai con voce più acuta di quella di Kath
Oh. Mio.Dio.
No! Assolutamente no!
-Sì -insistette lui, e capii d'un tratto che, a dispetto di quanto pensasse Lisa, lui si sarebbe voluto impegnare con me quanto io non lo volevo con lui -così magari i tuoi si fideranno di più quest'estate se scenderai per qualche settimana qui da me invece di stare sempre su a Viareggio
Sgranai gli occhi -Tu..?
-L'estate la passi lì di solito, no? Come tutte le vacanze
-Sì.. -balbettai. Quindi lo sapeva! Forse glielo aveva detto qualcuno di classe.. ma la cosa che mi stupiva era che questa situazione non sembrava creargli problemi.
Tuttavia.. rinunciare a qualche settimana di Viareggio per lui? No, mi faceva semplicemente venire la nausea: per Lisa o Kath sicuramente, ma nessun uomo sarebbe stato capace di farmi rinunciare alla mia città.
-Io ho dei progetti, Lally -continuò facendomi trasalire -progetti per stare con te. Certo, quando poi dal prossimo anno farai l'Università qui alla Sapienza, sarà tutto più facile, ma fino ad allora ci dovremo arrangiare
Progetti. Progetti tra me e lui. Università a Roma.
Porco cazzo, ma io non avevo voce in capitolo?! Sembrava aver già deciso tutto! Quando mai lasciavo che qualcuno decidesse per me?
-Staremo benissimo, Lally -mi sussurrò fermandosi davanti a me, e mi resi conto che eravamo arrivati sotto casa mia e che era da un po' che non spiccicavo parola.
-Tu hai dei progetti -ripetei, ancora incredula
-Sì -confermò sorridendo
Ci pensai per un secondo: forse sarebbe stata la spinta giusta per convincermi a restare a Roma. Non avrei dovuto lasciare Kath e Lisa..
Viareggio.
Sì ma con il cuore impegnato a Roma, forse sarebbe stato meno doloroso.. non provavo chissà cosa per Jo. Cioè era bello, persino galante a volte, però.. non ne ero innamorata. Ma forse chissà, col tempo..
Sospirai: troppi forse. E inoltre ero ancora incazzata per questa storia che Jo sembrava aver fatto i conti senza l'oste; ok, lui non sapeva quanto contasse Viareggio per me, ma un minimo di considerazione nei suoi progetti per noi la pretendevo, che cavolo!
Jo mi sorrise, ma quasi non me ne accorsi -Adesso va', altrimenti stasera arrivi tardi e domani sei stanca -poi si chinò sulle mie labbra, e io, istintivamente, mi scansai. Lui mi guardò parecchio sorpreso, forse anche ferito: non avevo mai rifiutato un suo bacio prima.
-Jo -lo chiamai guardandolo con aria seria; il sorriso di facciata che si era costruito in quei brevi istanti vacillò -Stai correndo troppo
-Cosa?
-Io non ho ancora deciso dove farò l'Università
-Ma.. -sembrò confuso -come pensi che faremo a stare insieme se vai a Pisa?
Scossi la testa incredula per quello che avevo appena sentito -Ti ripeto che corri troppo! Non è molto che stiamo insieme e potremmo lasciarci da un momento all'altro.. e soprattutto non intendo prendere così alla leggera questa decisione da cui dipenderà il mio futuro, specialmente per il primo che passa
Ok, forse avevo esagerato un po', ma lui più di me con tutta quella storia campata per aria! Inoltre mi accorsi di aver sopravvalutato la sua concezione di impegno: aveva immediatamente scartato l'ipotesi di stare con me anche a distanza, voleva che proseguissi gli studi nella sua città. La saggia Lisa aveva avuto ragione fin dal principio, allora!
-Aspetta un attimo.. io sarei il primo che passa? -chiese Jo stringendo gli occhi scuri
-Dico solo che non è molto che ci frequentiamo e che soprattutto non voglio prendere la mia decisione in base al fidanzato di turno -continuavo ad essere troppo rude, ma mi stavo inalberando sempre di più e questo era il risultato.
Il problema era che anche Jo stava cominciando a risentirsi: mi guardò quasi rabbioso, una profonda ruga di incomprensione a dividergli la fronte -Io lo farei per te
-No, non provarci nemmeno -ribattei subito protendendo una mano a mo' di “alt”, colta nel vivo e furente nell'anima, seppure non stessi urlando né dando segni di pazzia -Tu non sei in questa situazione, tu non la vivi da dentro: non puoi pretendere di capire come sia davvero, quindi non parlare
-Lally ma io ci tengo a te!
-Ma tieni anche a Roma, penso, no? E' la tua città, come Viareggio è la mia
Lui sospirò di rabbia e annuì -Sai che ti dico? Che dovremmo pensarci un po' se e riparlarne quando torni, con più calma e più tempo.
Scrollai leggermente le spalle -Io resterò della mia idea, e anche tu immagino, quindi..
-Prendiamoci un po' di tempo -insistette lui
Sospirai senza capire a cosa servisse rimandare la rottura del nostro rapporto -Jo.. io penso che sarebbe meglio finirla qui
Lui scosse la testa, un po' impacciato -Abbiamo bisogno di pensarci, tutti e due. Io adesso vado e ti lascio a schiarirti le idee..
Non avevo bisogno di “schiarirmi le idee”! Quel rapporto non mi aveva mai convinta, fin dall'inizio, ed ora era giunto il momento di darci un taglio -Finisce qui
Jo, dimostrandomi tutta la sua codardia, fece finta di non aver sentito-Buon viaggio
Spazientita, senza aspettare che si allontanasse, presi le chiavi e aprii la porta per poi richiudermela alle spalle, sperando vivamente che Jo e tutti i suoi assurdi progetti restassero fuori.
Io avevo rotto con lui, punto.





°°°°°°°°°°°°

Capitolo prevalentemente di transizione, ma sono sicura che sul finale mi abbiate adorata! Confessate! XD
Nel prossimo capitolo, ci spostiamo di nuovo a Viareggio, il giorno di Pasqua.. e ne succederanno delle belle =P
Non pensate però che Jo esca di scena, no, no.. ahahah mi piace confondere le idee!
Nel frattempo vi siete accorte che fra Lisa e Andrea potrebbe nascere qualcosa, forse è già nato, e la strana relazione di Kath invece si avvia verso la fine..
Spero vi piacciano anche gli intrighi di questi personaggi ;)
Ora vi saluto che ho veramente sonno, ma volevo pubblicare prima di andare a dormire mie care lettrici adorate! Grazie a tutte voi come al solito :)
Un bacione, a presto!!

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Capitolo 9
*** Sapore di mare, sapore di noi ***





Capitolo 9. Sapore di mare, sapore di noi


In uno sguardo c’è l’infinito,
le parole non parlano più
..perché adesso al posto del mondo ci sei tu


[Al posto del mondo – Chiara Civello]

Come promesso, Dann mi passò a prendere dopo il pranzo pasquale a casa di mia zia a Camaiore (gli avevo spiegato quella mattina dove fosse) avvertendomi con uno squillo sul cellulare che era lì fuori; dopo aver convinto i miei parenti che “il bel giovanotto che aspetta qui fuori” non era il mio ragazzo, uscii.

-Hey -mi salutò mentre corrugava la fronte -hai una faccia orribile
-Grazie -risposi prendendo il casco che mi porgeva
-Che è successo? -mi chiese con premura
Sbuffai -Mi hanno chiesto di nuovo dell'Università
Dann annuì, senza aggiungere altro -Monta su
-Dove andiamo?
-Ti piacerà -rispose enigmatico -vuoi guidare tu?
Mi portò sulla spiaggia dove, nonostante fosse aprile, i bagnanti più temerari si erano già insediati.
-Non ho il costume -dissi sconsolata, dato che un bel bagno mi andava proprio
-Ti serve una muta, non un costume -rispose lui dirigendosi verso le cabine che circondavano il bar, già in funzione, di quello stabilimento. Salutò il barista, suo amico, poi prese una chiave e si diresse verso la cabina dal numero corrispondente; io gli trotterellavo accanto curiosa -Che vuol dire che mi serve una muta?
-Era di Jessica, la sorella di Andrea, ti dovrebbe andar bene -rispose -Lei ha smesso
-Ma smesso di fare cosa?
Lui si girò a guardarmi con un ghigno -Surf
Rimasi a bocca aperta, mentre apriva la serratura con uno scatto -Tutto bene? -mi chiese d'un tratto dubbioso, visto che rimanevo zitta -Avevi detto che lo adoravi
-Sì infatti! -confermai -solo che.. -alzai le mani in segno di resa- non sono capace
-Sono qui apposta -rispose lui con un sorriso caldo e, per un momento, ma fu solo un momento, sentii le guance che mi si arrossavano; mi girai di lato imbarazzata, chiedendomi perché diavolo avessi avuto quella reazione
-Ecco -fece poi porgendomi la muta -Ho anche un'altra cosa per te -aggiunse poi infilandosi una mano in tasca, alla ricerca di qualcosa
-Cos'è? -domandai mentre prendevo la muta, riscuotendomi dall'imbarazzo di poco prima
In quell'istante, tirò fuori dalla tasca un cioccolatino, dall'involucro giallo a macchie marroni che aveva la forma di..
-Una giraffa! -esclamai in estasi prendendolo fra le mani come fosse un gioiello
-Buona Pasqua -fece lui con un sorriso -Avevo pensato se prenderti un uovo, ma poi non avrei saputo dove infilarlo -si giustificò, come se mi stesse regalando chissà qualche schifezza -così ho chiesto aiuto a mia nonna, spiegandole quanto tu ami le giraffe
La nonna di Dann prima di andare in pensione aveva gestito una pasticceria, me lo aveva raccontato tempo fa.. come io gli avevo detto di adorare le giraffe la notte dei fuochi d'artificio.
-Te ne sei ricordato -mormorai, talmente piano (ero ancora sbalordita) che immaginai non mi avesse sentito; Dann invece annuì -Non avevo mai sentito di nessuno che fra tutti gli animali carini tipo il gatto il cane, il coniglio preferisse la giraffa! -ridacchiò
Mi rigiravo quel regalo tra le mani guardandolo con devozione -è carinissimo -alzai lo sguardo su Dann- tu sei stato carinissimo a pensarci e tua nonna a prepararlo -aggiunsi con gratitudine; subito dopo provai rimorso per non aver pensato a fare la stessa cosa -Scusa, io non ho niente..
-Ma figurati, è un pensiero così non volevo che lo ricambiassi -minimizzò
-Ringrazia tantissimo tua nonna
-Lo farò, promesso; dai, adesso cambiati sennò perdiamo le onde migliori -concluse tenendomi aperta la porta della cabina
Surf, ripensai. Quante volte avevo pensato di iscrivermi da qualche parte per imparare, ma senza mai farlo? Adesso ne avevo la possibilità e ne ero contentissima.
Così entrai di buongrado, chiusi la porta e mi infilai la muta: aveva le maniche corte e i calzoncini che mi arrivavano a metà coscia ma non mi stupii di non sentire freddo, dato che era fatta apposta.
Quando uscii, Dann era lì fuori che mi aspettava pazientemente
-Allora? -domandai facendo una giravolta
Lui sorrise -Sembri una surfista vera
Si andò a cambiare anche lui e quando uscii, mi stupii di vederlo solamente con un costume da bagno a calzoncino
-Ma.. la tua muta? -domandai
-La uso solo d'Inverno -rispose lui -ma sapendo quanto sei freddolosa ho voluto prenderne una per te
Gli sorrisi grata mentre prendeva sottobraccio la sua tavola e non potei fare a meno di notare la sua muscolatura, messa in risalto dalla pelle già lievemente abbronzata..
Arrivati sulla spiaggia, pensavo di andare subito nell'acqua, ma Dann mi spiegò che prima dovevo riuscire a stare in equilibrio sulla tavola ferma, ovvero sulla sabbia
-Cosa? Ma è da spastici! -protestai
Lui rispose con una risata -No, è da surfisti alle prime armi: avanti! -fece poi posando la tavola a terra
Alla fine acconsentii e trionfai nel constatare che mi riuscì subito; peccato che in acqua non fosse altrettanto facile.
Dann tentò di spiegarmi la tecnica del take-off, ovvero il classico modo di “prendere” le onde, spingendo la tavola con le braccia e poi, quando cominciava ad andare da sola, alzarsi su di essa restando in equilibrio. In pratica un'impresa da titani, almeno per me.
Me lo fece vedere varie volte e io rimasi colpita dalla scioltezza dei suoi movimenti e dall'abilità che mostrava, sia nel restare in equilibrio, sia nel tornare poi in poco tempo dove mi trovavo, spingendo la tavola a suon di bracciate.
Io provai varie volte, ma mi ritrovavo sempre cappottata
-E' perché sbagli i tempi -mi disse Dann -ma non preoccuparti è normale: io ci ho messo una settimana per imparare
Era bravo a mettermi a mio agio nonostante non stessi riuscendo a combinare nulla, a volte rassicurandomi e a volte prendendomi in giro tra sonore risate da parte di entrambi.
Notai che con il mare i suoi occhi assumevano un colore ancora più azzurro, se possibile: erano veramente fantastici. Come il suo corpo in movimento che dominava fiero le onde dalla loro cresta.
-Ho trovato il modo -gridai mentre provavo l'ennesimo take-off: rinunciai totalmente ad alzarmi, arrivando a riva ancora aggrappata alla tavola; quando tornai, Dann stava ancora ridendo.
Provò a surfare con me aggrappata sulla schiena tipo koala, ma tempo due secondi ed eravamo già finiti in acqua.
Alla fine, io tornai a riva con la mia tecnica modificata di take-off e Dann mi raggiunse poco dopo a nuoto. Eravamo fradici dalla testa ai piedi e i bagnanti ci guardavano come fossimo alieni, soprattutto Dann che era senza muta, pensando che fosse troppo presto per fare il bagno.
Ci sedemmo sulla sabbia, di fronte alla riva, la tavola incastrata verticalmente nella sabbia e aspettammo di esserci asciugati almeno un po' al sole, contemplando il mare infuriato.
Tornati in cabina, lui mi fece entrare per prima a rivestirmi mentre da fuori mi spiegava quali diversi tipi di tavola esistessero. Si vestì anche lui mentre io mi strofinavo i capelli con un asciugamano, tentando di asciugarli.
-Lally -fece poi quando uscì -tra un po' devo essere al negozio -mi informò
-Anche la domenica di Pasqua?
-Soprattutto la domenica di Pasqua -rispose lui -Hai idea del mare di gente che si riversa in passeggiata in giornate come questa -indicò il sole, ancora splendente nonostante fossero le cinque -e soprattutto dopo la mangiata colossale di mezzogiorno?
-Posso immaginare! Vengo con te: vedrò la crew al completo -constatai soddisfatta
Lui sorrise, contento; così feci conoscenza con gli altri del suo gruppo e anche con la sorella di Andrea, quella della muta.
Dann ci presentò e, per tutta l'ora successiva mentre loro si esibivano, parlai con Jessica, trovandola simpatica e spigliata almeno quanto il fratello.
Quando i ragazzi terminarono, Andrea e Dann vennero verso di noi, grondanti di sudore
-Alt! -li bloccò Jessica -Non potete stare a meno di cento passi da noi se prima non vi fate una doccia.
-Sempre più schizzinosa, sorellina -commentò Andrea sbuffando
-Ha ragione lei -commentai io
Dann però mi guardava con un ghigno malefico stampato in faccia e quando capii (troppo tardi) cosa avesse in mente, lui aveva già iniziato a correre verso di me
-No, Dann! -strillai, certa che mezza Viareggio mi avesse sentita, mentre cercavo di liberarmi dalla sua presa che incollava la mia schiena al suo torace.
-Perché? -fece lui ridendo impedendomi di divincolarmi -Cosa c'è che non va?
-Smettila, sei tutto bagnato!
Quando si ritenne soddisfatto, mi lasciò andare e lui e Andrea andarono dentro al negozio, dove, mi spiegò Jessica, avevano impiantato delle docce apposta.
Più tardi, lei e suo fratello annunciarono di dover tornare a casa per cena, e poco dopo ci salutarono ma non prima che Andrea mi avesse informato che le sue conversazioni con Lisa procedevano a gonfie vele e che la prossima volta che fossi venuta su, avrei dovuto “portargliela”.
-Ti va di cenare da me? -mi chiese poi Dann
Lo guardai -Sei un cuoco?
-No, ma il cinese sotto casa mia sì
Risi e accettai. Sapevo già che Dann viveva da solo in un piccolo appartamento con cucina, bagno e una camera da letto: non molto grande, ma almeno poteva permettersi di pagare l'affitto.
-Visto che abbiamo cibo cinese, perché non mangiamo come fanno loro? -proposi quando entrammo in casa con i sacchetti pieni di viveri.
Lui mi guardò senza capire -Che vuoi dire?
Dieci minuti dopo eravamo seduti l'uno accanto all'altra a gambe incrociate su una grande e imbandita coperta stesa in terra, bacchette alla mano come posate.
-Continuo a dire che questi sono i giapponesi, non i cinesi -fece Dann mentre cercava di prendere una polpetta di riso con le bacchette, senza riuscirci
-Fa lo stesso -risposi scrollando le spalle -è comunque una cosa molto orientale
-Anche cominciare dal dessert? -mi canzonò lui con un sorrisetto
-Volevo mangiare il tuo cioccolatino! -mi giustificai -ed era buonissimo, fai i complimenti a tua nonna -aggiunsi soddisfatta; poi notai che, mentre io avevo quasi divorata tutta la mia porzione di riso, lui ne aveva mangiati sì e no tre bocconi.
Quando mi misi a ridere, lui mi guardò perplesso -Che c'è?
-Hai mai mangiato con le bacchette prima d'ora?
Lanciò uno sguardo al piatto prima di rispondere -In effetti no
-Devi prenderle alla base, non lassù in cima -gli spiegai spostandogli la mano -e non stringere così tanto, altrimenti si spezzano
-Come sono complicati questi cinesi! -fece lui quando la polpetta di riso gli ricadde per l'ennesima volta
-Ti faccio vedere, guarda
Ma neanche questo servì a fargli capire come si mangiava, e io ridevo sempre di più
-Ok, ho un'idea migliore -trovai poi e, con le mie bacchette, presi una delle sue polpette e gliela alzai fino alla bocca -Apri -ordinai
-Mi vuoi imboccare? -fece lui sorridendo
-Non voglio che tu muoia di fame -replicai ostentando noncuranza
Lui aprì la bocca e, come se fosse stato un bambino piccolo, lo imboccai
Dopo il terzo boccone, prese le nuvolette -Ora apri tu -fece prendendone una
-Ma non è valido, con le mani so mangiare anch'io
-Sì, ma tu non le sai inzuppare così -replicò immergendola nella salsa
-Ma è troppa! -protestai -guarda che è piccante!
-Lo so: apri lo stesso!
-No! -ma ridevo e dunque, non riuscendo a tenere la bocca chiusa, fu facile per lui averla vinta.
La salsa era buona, ma quella era troppa e mi fece stringere gli occhi -La pagherai! -giurai mentre lui rideva
Ripresi le bacchette usandole però come arma, e pizzicandolo ovunque mi riuscisse.
Tra un attentato e l'altro, finimmo di mangiare che ancora stavamo ridendo.
Ci stravaccammo sulla coperta, a parlare guardando il soffitto. In quel momento stavo cercando di spiegargli quanto la sua spada da principe fosse simile alle bacchette cinesi (e lui, a ragione, mi dava della pazza).
-Andrea era orribile quella sera anche se Lisa ne è rimasta affascinata -commentò poi Dann -ricordo quanti quintali di trucco bianco gli aveva messo in faccia Jessica
-Si chiama fondotinta -lo informai ridendo -Ma lui non si è opposto?
-Non conosci Jessica: forse non sarà scatenata come Kath, ma quando si mette in testa una cosa, quella deve essere
-Conosco il tipo -poi mi girai a guardarlo e decisi di punzecchiarlo -comunque anche il tuo costume era orribile
-Cosa? -domandò indignato
-Con quelle spallone enormi (FOTO) -risi di gusto al ricordo, rotolando leggermente e cozzando contro la sua spalla
-Ridi quanto ti pare -replicò lui- sta di fatto che mi chiami Principe Focoso -bisbigliò a mo' di confidenza
-E' Kath a farlo!
-Ancora con questa storia? Bugiarda! -mi accusò
-E dai non prendertela! Io sembravo una prostituta e tu un pompatissimo e oleoso body building col costume sbagliato -commentai ridacchiando
Dann però a quel punto si voltò verso di me e, quando parlò, la sua voce suonò seria -Tu non sembravi una prostituta
-Ora chi è il bugiardo? -domandai divertita sollevando un sopracciglio e girando a mia volta il viso verso di lui
-No -insistette sistemandosi su un fianco, restando appoggiato a terra con l'avambraccio -Eri sexy, tremendamente sexy -continuò, e la mia risata si fece di nuovo sentire-Ma non una prostituta
-Invece un po' lo ero -affermai, cercando di alleggerire quella certa tensione che sembrava essersi appena creata -Mi ci sono anche comportata
Per una qualunque azione diplomatica, chiamate chiunque, e dico chiunque, persino Kath, ma non me: volevo alleggerire la situazione, e invece l'avevo appena appesantita di una tonnellata! Lo lessi negli occhi di Dann che scrutavano a fondo i miei; l'aria si era fatta di ghiaccio e l'elettricità dei nostri respiri non andava d'accordo con essa. Non riuscivo a staccare lo sguardo dal suo, mi ero spinta troppo in là con le parole e non sapevo cosa aspettarmi, soprattutto in quella posizione, io sdraiata sulla schiena, lui girato verso di me, i nostri visi a poca distanza l'uno dall'altro.
Quando capii che stava per parlare, trattenni il respiro
-Sei pentita di quello che è successo? -mi chiese, scrutando a fondo i miei occhi
Come chi nuota in mare (un mare di guai) durante un temporale, ero stata colpita, folgorata e incenerita dal fulmine.
Codarda fino in fondo, non avrei mai risposto, né a lui né a me stessa.
Cercai di ingollare saliva ma, visto che non ne avevo, parlai lasciando a lui la palla bollente -E tu?
Restò a guardarmi in silenzio, e io facevo lo stesso. Sentivo che il mio respiro aveva leggermente accelerato e mi chiesi se Dann se ne fosse accorto dato che, sdraiata di schiena, era facile notare come il mio petto andasse su e giù. Ogni mia più insignificante terminazione nervosa tremava, ma non avrei mai distolto lo sguardo: il calore degli occhi di Dann, quel calore che avevo sempre adorato.. be' adesso ne erano pieni, ed era una cosa talmente dolce da essere meravigliosa.
La sua mano arrivò lenta e calda sul mio viso, ad accarezzarmi la guancia con il dorso delle dita; forse avrei dovuto ritrarmi... ma non lo feci.
-No -mormorò, senza staccare un attimo gli occhi dai miei; un brivido caldo corse veloce sulla mia schiena -Per niente- aggiunse a calcare ancora di più quella verità e facendo vibrare tutta la mia spina dorsale un'altra volta; provai di nuovo a deglutire e di nuovo mi trovai a corto di saliva.
Si stava avvicinando; si stava avvicinando continuando a tenere lo sguardo fisso nel mio, per cogliere ogni mia più piccola titubanza.
E io dovevo fermarlo, altrimenti ci saremmo baciati.. di nuovo.
Ricordavo come baciava Dann, eccome se lo ricordavo. Ma adesso avevo appena mollato Jo (che, fra le altre cose, mi aveva chiesto una pausa anziché la rottura, anche se io gli avevo detto di no).. e mi accorsi d'un tratto non solo di non averlo nominato in tutto il giorno, né con la mia famiglia né con Dann, ma di non averci neanche minimamente pensato.
Guardai le sue labbra sempre più vicine, e rimasi sorpresa di scoprire quanta voglia avevo di giocarci, di morderle e di farmi mordere.. ma non sarebbe stato giusto.
-Dann.. -feci ritrovando l'uso della parola
Questo bastò a fermarlo: vidi i suoi occhi abbassarsi un attimo prima di tornare a guardarmi e passò qualche istante prima che parlasse.
-Scusa -mormorò, e fece per ritirarsi su, ma la mia mano andò immediatamente al suo braccio, come per fermarlo; e lui infatti si bloccò, guardandomi dritta negli occhi
Anch'io lo guardavo, ma non riuscivo a parlare: cosa stavo facendo?
Volevo di nuovo assaporare quel bacio, lo volevo tantissimo. Era strano: avevo imparato a considerare Dann come mio amico, a scherzare con lui, a ridere, a confidargli ciò che a nessuno avevo mai detto prima.. E adesso volevo baciarlo, e non solo per attrazione fisica, nonostante i muscoli delle sue braccia, tesi mentre si reggeva sopra di me; avevo voglia di farlo perché non avevo mai sentito una persona tanto vicina quanto sentivo Dann, e questo sembra ironico se si pensa che abitavamo in due regioni diverse. Eppure guardavo quegli occhi, profondi come due abissi, e avevo la certezza che anche per lui non fosse solo attrazione fisica.
Ci eravamo incontrati, avevamo imparato a conoscerci a modo nostro (un modo piuttosto strambo considerando da dove eravamo partiti) e adesso eravamo legati, come lo erano i nostri sguardi. Un legame che non era più soltanto amicizia.
E, mentre lo guardavo, capii che gli dovevo ancora una risposta, quella vera, e la dovevo anche a me stessa -Dann.. -ripetei, e temetti di vacillare, ma non accadde. Io lo volevo quanto lui voleva me -Non mi sono mai pentita di quello che è successo al rione
Un respiro mozzato, due labbra che si avvicinano, chiudere gli occhi mentre sentivo Dann premerle dolcemente sulle mie, una mano appoggiata sul mio volto.
Riconobbi il suo sapore, e capii che mi era mancato; lasciai che la sua lingua disegnasse il contorno delle mie labbra, poi le socchiusi, aspettando che approfondisse quelle carezze che mi stavano dando i brividi.
Baciarlo adesso, sdraiati per terra al centro della cucina, fu anche più bello di quella notte sotto la pioggia, perché adesso lo conoscevo, adesso sapevo chi fosse, e sapevo di non volere altri che lui in quel momento.. le famose “campane”, finalmente suonarono, per dirla nel linguaggio della mia mente malata. Il nostro bacio divenne più intenso, mentre le nostre lingue danzavano sempre più convulsamente, quasi non volessero staccarsi mai. Ma forse, quando ciò accadde, fu anche più bello: strinsi forte la sua schiena quando Dann scese sul mio collo, giocando con la mia pelle.
Sussurrò il mio nome tra un bacio e l'altro e, mentre lasciavo che le mie mani esplorassero a fondo il suo torace, sentii la sua eccitazione chiedere di me, e stavolta ero pronta a dargli ciò che voleva, costi quel che costi. Non stavo pensando alle conseguenze, e non avevo intenzione di farlo; non per il momento, almeno.
Mi diede un altro bacio, di quelli che sanno trasmettere calore e che mi scosse da capo a piedi; poi si alzò e mi tese una mano. Sapevo che prendendola avrei risposto “sì” alla sua tacita domanda, e sapevo anche che era tutto ciò che volevo. L'intensità del suo sguardo quando le nostre dita si intrecciarono fu tale che mi sentii tremare.
Mi condusse in camera, sempre tenendomi per mano, e quando la porta si chiuse alle nostre spalle, sapevamo di avere tutto ciò di cui avevamo bisogno in quella stanza.



°°°°

Fra qualche giorno linkerò QUI un missing moment di questa notte fra Dann e Lally che ;) Per ora accontentatevi di immaginare!
Questo è il capitolo che più ho riletto e corretto di tutta la storia.. spero di non avervi deluse, dopo che avete dovuto aspettare così tanto!
Le cose comunque non saranno del tutto rosa e fiori adesso fra i protagonisti, ma non voglio dire di più.
Spero di avervi regalato attimi di dolcezza raccontandovi di come questo vero e grande affetto abbia condotto Lally e Dann fin qui.
Un bacione grosso a tutte, a presto con il missing moment =P

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Capitolo 10
*** La scelta ***




CAPITOLO 10. La scelta


E come tutte le più belle cose
vivesti solo un giorno come le rose”
[Fabrizio De André – La Canzone di Marinella]

Arriva un momento nella nostra vita in cui si diventa adulti e questo, spesso e volentieri, non coincide con il raggiungimento della maggiore età. Da bambini crediamo di vivere in un mondo semplice che sarà sempre alla nostra portata; invece col tempo impariamo che la vita e il mondo dei sogni sono due cose separate. Diventare adulti consiste anche nel prendere coscienza di questo fatto, nel tentare di muoversi attraverso questo intrigato garbuglio, prendendo delle decisioni, facendo delle scelte.
A volte anche molto dolorose.
Il mio risveglio quella mattina di Pasquetta, fu molto piacevole: le serrande erano rimaste su, quindi i raggi del sole entravano ad illuminare la stanza, riflettendosi sulle lenzuola bianche. Una mano mi stava accarezzando i capelli e capii che sarei potuta rimanere ore in quella posizione senza mai stancarmi.
Ma Dann probabilmente si era già accorto che ero sveglia, così mi mossi sul suo petto e, lentamente, aprii gli occhi.
-Buongiorno -mi disse lui con un sorriso
-Ciao -risposi, con la voce ancora impastata; mi rigirai un'altra volta, ma sempre rimanendo su di lui, poi gli domandai -Da quanto sei sveglio?
-Un po' -rispose rimanendo sul vago
Ripensai alla notte appena trascorsa, a quanto mi aveva fatto sentire amata mentre mi stringeva sussurrandomi parole che non mi sarei scordata tanto facilmente. Quando poi ci eravamo sdraiati, e gli avevo confessato che dopo l'unica volta con Lorenzo, lui era stato il primo di cui mi fossi fidata di nuovo, mi aveva baciata e avevamo fatto l'amore un'altra volta.
Ora ero lì, la testa poggiata sul suo torace e ancora mi rifiutavo di pensare a ciò che avrebbe comportato tutto questo.
Dann mi accarezzò la schiena, ancora nuda da quando l'aveva spogliata -Vuoi fare colazione? -mi chiese
Io annuii piano, poi mi costrinsi ad alzarmi, nonostante stessi così bene fra le sue braccia. Mentre mi stiracchiavo la schiena, con un braccio a reggere il lenzuolo sui seni, si sollevò anche lui -Vado a preparare un caffè coi fiocchi -annunciò scoccandomi un bacio sulla spalla
-Va bene -risposi, ancora troppo intontita per aggiungere altro
Mentre lui trafficava in cucina, andai in bagno ad aggiustarmi velocemente i capelli e sciacquarmi la faccia, poi osservai qualche istante il suo accappatoio e infine, me lo infilai.
-Ti sta bene -fece Dann sollevano un sopracciglio quando mi vide; lui aveva recuperato i jeans nel frattempo e mi concessi un istante per osservare il suo torace nudo.
-Grazie -risposi -Ti do una mano?
Lui scosse la testa -Siediti che arriva il caffè
Ubbidii e quando posò la tazzina fumante sul tavolo di fronte a me, lo vidi chinarsi lentamente.
Accettai volentieri il suo bacio e dopo, lo strinsi a me. Lui mi circondò la vita con le braccia e restammo così qualche istante. Mi riaffiorò in mente il pensiero della mia partenza imminente, che sarebbe avvenuta proprio quella sera, ma lo scacciai. Volevo ancora sentire le braccia di Dann addosso, il suo corpo avvolgermi.. non volevo pensare a tutto il resto.
Mentre mangiavamo, Dann mi prese in giro, sostenendo che non prendessi il caffè con lo zucchero, ma lo zucchero col caffè.
-Sono solo quattro cucchiaini! -avevo risposto; questo lo aveva fatto ridere ancora di più
Quando finimmo di sparecchiare, sentii il mio cellulare squillare
-Dove l'ho messo? -mi chiesi andando istintivamente a tastarmi la tasca dei jeans che però non c'era, dato che non c'erano nemmeno i jeans.
-Se cerchi i tuoi jeans sono sul pavimento, in camera -rispose Dann con un sorriso complice.
In effetti erano proprio lì ma, quando lessi il nome di chi mi stava chiamando sul display, mi congelai.
-Che succede? -chiese Dann accorgendosi della mia reazione
Mi voltai a guardarlo -E' Jo
Anche Dann si bloccò un attimo, ma poi mi chiese -Vuoi che ci parli io?
Per carità!
-No -mi affrettai a rispondere; poi, con un sospiro, mi feci forza e premetti il tasto verde -Pronto?
-Hey Lally, come va?
-Bene -risposi, cercando di mantenere un tono disinvolto; Dann era appoggiato allo stipite della porta, appena dietro di me, e ascoltava in silenzio
-La Pasqua come è andata?
-Bene
E che cavolo! Sforzati di dire qualcosa più di “bene”, no?! Mi dissi; ma avevo il terrore che, qualunque cosa avessi detto, mi avrebbe tradita quindi, meglio parlare il meno possibile.
Che poi, a rigor di logica, non avevo niente per cui sentirmi in colpa: lui aveva insistito per la pausa, io glielo avevo fatto capire chiaro e tondo che volevo troncarla lì, che non aveva senso questa storia della “pausa”. Ma quella telefonata era la prova che non si fosse ancora arreso
-Hai già fatto le valige per tornare?
Un groppo mi strinse la gola -Sì, le ho già fatte -mentii
-Senti.. Voglio parlare con te, a quattr'occhi: non mi piace come ci siamo salutati ieri. Arrivi tardi stasera? Possiamo vederci?
Oh, Gesù..
-Non credo sia possibile, perché.. -Già, perché?
Fortuna che per una volta, Jo si ricordò dell'esistenza della scuola -Ah, già: domani abbiamo storia -sospirò rassegnato- Vabe', allora ci vediamo in classe
-Sì -risposi subito, contenta di essermela scampata, almeno per quella sera
-Ok -una pausa -oggi sei di poche parole
Chissà perché.. -Mi sono appena alzata -inventai
-Allora ti lascio svegliare in pace.. a domani.
-Ciao
Attaccai, contenta che fosse finita; poi però, mi accorsi con orrore che era appena iniziata.
Mi voltai lentamente; Dann mi stava già guardando -Non hai intenzione di dirglielo, vero? -mi chiese, e il tormento nei suoi occhi mi fece star male. Lo stavo ferendo, era palese: lui si aspettava che mollassi Jo, che gli dicessi di voler stare con lui, come lui lo aveva detto a me quella notte, aggiungendo che..
Era stata la notte più bella della mia vita. Ma..
Era meglio così. Era meglio non dirgli che io e Jo eravamo in rotta, anzi che, tecnicamente io avevo già rotto con lui ma non lui con me. Era meglio che Dann non sapesse, che mi lasciasse andare.. perché io dovevo tornare, e lo dovevo fare per Kath e Lisa.
Era giunto il momento di prendere la mia decisione, di diventare adulta.
-Jo ha dei progetti per noi due -dissi allora, sentendomi una stronza
Dann infatti fece una smorfia e si avvicinò -E credi che io non ce l'abbia? -domandò allargando le braccia
Oddio ti prego, non fare così, altrimenti non ce la faccio.. -Tu non capisci..
-No, in effetti no -aveva concordato lui
Sentii gli occhi bruciare; Dann si stava arrabbiando, e aveva pienamente ragione, ma io avevo finalmente preso una decisione e l'avrei rispettata
-Kath e Lisa vivono a Roma, sono cresciuta con loro -spiegai senza guardarlo -Jo mi darà la forza per restare lì -bugia.. perché tutto quello che avrei voluto in quel momento era gettarmi fra le braccia di Dann e gridargli che non volevo partire.
Lui rimase in silenzio qualche secondo e, quando parlò, la sua voce, più bassa di vari toni, tradiva un'immensa delusione che mi fece quasi scoppiare a piangere -Quindi è questo -disse -hai scelto
Rammentai di quando gli avevo parlato per la prima volta di questa decisione che dovevo prendere, di come mi aveva abbracciata, di come avevamo cantato assieme sulla cima di Roma..
Annuii atterrita dall'agghiacciante lontananza che sembrava dividerci adesso da quei bei momenti; non incrociai il suo sguardo, non lo avrei saputo reggere. Che codarda.
Dann avrebbe potuto chiedermi con risentimento cosa avesse significato per me quella notte, facendo crollare tutte le mie difese ma, quando finalmente alzai di nuovo lo sguardo verso di lui, non lessi questa domanda nei suoi occhi, perché sapeva già la risposta, ed ero stata proprio io, con le mie parole, i miei gesti, il mio abbraccio di quella mattina a svelarglielo.
-Ho scelto -confermai allora, e non mi sorpresi della freddezza nella mia voce: stavo cercando di tenere fuori tutte le emozioni
Dann sapeva che la mia scelta era più che sofferta, e anche se non l'accettava, non tentò di farmi cambiare idea; sapeva quanto fossero importanti Kath e Lisa per me, come sapeva quanto tenessi a Viareggio e.. a lui. Ma rispettò la mia decisione.
Annuì, abbassando lo sguardo.
Ecco: era tempo che me ne andassi, gli avevo già fatto troppo male. E tutto sarebbe finito, almeno in teoria.
-Forse è meglio se.. -cominciai indecisa se indicare i vestiti o la porta per fargli capire le mie intenzioni, e risolvendomi così in un goffo cenno incomprensibile
-No, aspetta -mi fermò -Forse.. ti va una passeggiata per Viareggio?
Per un attimo ebbi paura forse di un litigio, forse di un bacio; invece Dann mi stava semplicemente offrendo un ultimo giorno di noi, della nostra amicizia, o meglio, del nostro strano ma unico e bellissimo rapporto.
Restai un attimo in silenzio, cercando di reprimere ancora una volta quel bruciore solito che precede le lacrime; vedendomi taciturna, Dann scrollò le spalle e aggiunse -Così la saluti, prima di partire
Ma certo che mi andava: io amavo Viareggio e volevo godermela il più possibile, visto che poi..
-Almeno non te la scordi quando sei a Roma -fece più grave, sottovoce ma tentando di sorridere.
Oh, Dann. Sapeva perfettamente di cosa avessi bisogno e stava cercando di darmelo, nonostante poi lasciarci avrebbe fatto ancora più male; ma d'altronde non ero ancora pronta ad abbandonarlo adesso, come non era pronto lui.
Mi chiesi se mai saremmo stati pronti.
Gli sorrisi -Certo che mi va
Lui annuì, poi tornò di là lasciandomi così un po' di privacy per rivestirmi.
Non voglio privacy, voglio che tu me li strappi questi vestiti, voglio fare l'amore con te un'altra volta! mi ritrovai a pensare maledicendomi pesantemente e passandomi una mano fra i capelli quasi a volerli strappare via dalla testa.
-E' quello che mi merito -mormorai con disprezzo

°°° Dann °°°

In quel momento camminavamo per via Gioberti, immergendoci di tanto in tanto in qualche traversa.
L'aria di Viareggio era tranquilla e leggera, poche macchine in giro finché restavamo in quelle viuzze e guardando Lavinia mi chiesi se a Roma ci fosse anche solo un piccolo isolato che rispecchiasse questa situazione.
Lei, come se mi avesse letto nel pensiero, commentò -Quando sono qui mi piace passeggiare, o andare in bicicletta per ore: le vie interne, l'anima di Viareggio, la pineta. Qui non c'è molto traffico, esclusi i mesi estivi: è piacevole ascoltare i normali rumori della cittadina
Annuii -E' uno dei pochi posti dove la bicicletta è rimasto il mezzo più usato
-Infatti tu hai una moto -mi punzecchiò
-Quella è per il mio ego -risposi riuscendo a farla sorridere
Mi prese sottobraccio e la lasciai fare. Ripensai ancora che quella sera sarebbe partita, sarebbe tornata da lui.. e mi prese una fitta dolorosa al petto, forse anche più forte del dolore che avevo provato quando mi aveva detto che questo Jo l'aveva baciata la prima volta.
Sì, aveva baciato Lally, me l'aveva portata via; mi era già chiaro da un po' visto come ne parlava, che prima o poi sarebbe successo qualcosa.. non perché sembrasse particolarmente interessata, ma per come descriveva gli atteggiamenti di lui.
Non avevo mai fatto niente per impedirlo, non riuscendo nemmeno a nasconderle quanto mi piacesse come quel vestito avvolgeva il suo magnifico corpo quel giorno nel negozio.. lo stesso vestito che aveva indossato quella fatidica sera con lui.
Ma, mi ripetevo, Lally non aveva bisogno di un fidanzato che non avrebbe fatto altro che incasinarla ancora più di quanto non fosse in quel momento: aveva bisogno di qualcuno con cui parlare, di qualcuno che la consolasse e che le volesse bene davvero.. un amico. Ed era ciò che io mi ero impegnato ad essere per lei, nascondendole tutto quello che realmente provassi, come il ribrezzo di saperla con questo malato di videogiochi sanguinolenti che era il suo ragazzo.
Perché alla fine un ragazzo lo aveva scelto.. e, se all'inizio sembrava una cosa destinata a durare poco, il suo comportamento di quella mattina invece mi aveva costretto a ricredermi: era passata dal parlarmi di Jo con noncuranza (quasi noia, vista tutta la monotonia di cui sembrava circondarsi questo tizio), al difendere con le unghie e con i denti la loro relazione nata in così poco tempo.
Eppure i suoi occhi sembravano dirmi tutto il contrario ogni volta che incrociavano i miei: sembravano quasi implorarmi di tentare ancora, di sussurrarle che sarebbe andato tutto bene e che non ci saremmo divisi..
E allora, che cosa avrei dovuto fare?
Fosse stato solo per me, non avrei avuto alcun dubbio: l'avrei stretta, le avrei sussurrato di non tornare da lui.. ma lei aveva deciso, me lo aveva detto chiaro e tondo e, cercando di farle cambiare idea, non avrei fatto altro che il suo male perché, anche se ci fossi riuscito, l'avrei costretta a una rinuncia che non era giusto facesse: le sue migliori amiche.
E io sapevo cosa volesse dire perdere un migliore amico, e per niente al mondo avrei voluto che questo accadesse proprio a lei.
Se invece Lally fosse rimasta della sua idea, non avrei fatto altro che farla soffrire e renderle ancora più difficile andarsene, sia da me sia da Viareggio.
Ripensai ai suoi baci, al suo corpo dolcemente teso sotto al mio. Quella notte non era stato solo sesso, lo sapevo io come lo sapeva lei.
E allora Lally, perché? Ma io non ero nella sua situazione, e potevo solo immaginare quale contrasto di emozioni ci fosse dentro di lei, potevo solo intravederlo dietro i suoi occhi, profondi come il suo dolce mistero. Non pretendevo di capire, ma pretendevo almeno di godermi quelle ultime ore con lei, passeggiando a braccetto e stando vicini per un ultimo giorno. Perché non saremmo mai potuti tornare indietro, non avremmo più potuto alzare la cornetta del telefono e parlare come un tempo.
Perché io l'avevo amata e lei aveva amato me, ma ad aspettarla a Roma c'era un altro uomo.
-Non credo ci sia una strada qui dove non sia passata almeno una volta -commentò lei guardandosi attorno -è una bella sensazione: posso dire di conoscere davvero questa città e tuttavia non mi stufa.
-Guarda -e le indicai col mento davanti a noi -le elementari -non mi ero neanche accorto che fossimo finiti in via Puccini
Lei sorrise, radiosa e bellissima come sempre -Oddio, le ricordo solo vagamente anche se tutti i cinque anni li ho fatti qui
-Da bambini non si ha una grande memoria -cercai di scusarla intuendo che si sentisse in colpa per aver scordato gli anni di infanzia trascorsi nella nostra città
-Sarà.. -commentò infatti, poi mi tirò lievemente il braccio -Andiamo in pineta?
-Certo.
La girammo in lungo e in largo fra i pini e il verde dappertutto; andammo a vedere i pony e il piccolo laghetto con i cigni intenti a mangiare pezzi di pane tirati dai bambini. Mentre passeggiavamo, chiacchieravamo tranquillamente e nessuno dei due si azzardava ad accennare che quelli sarebbero stati i nostri ultimi momenti, sebbene ne fossimo consapevoli entrambi. La sua mano sul mio braccio di tanto in tanto stringeva di più, e mi chiesi se fosse dovuto a fitte improvvise di nostalgia.
Alla fine, comprammo due panini a un chiosco e ci sedemmo a un tavolo da picnic a mangiare; quando finimmo, lei mi propose di andare in passeggiata e io accettai, consapevole del fatto che per lei quello fosse una specie di addio ai monti di Lucia, ed ero felice di essere al suo fianco in quella che, di sicuro, non era una cosa facile per lei.
Il suo braccio cercò di nuovo il mio, in un gesto così spontaneo che dovetti fare uno sforzo enorme per non abbracciarla.
Già sapevo che mi avrebbe condotto verso il molo, doveva essere la sua parte preferita della passeggiata.
Arrivammo in cima e dopo che ci fummo seduti vicini, sugli scogli, come al solito, lanciai un lungo sguardo a quella scritta; a dividerci da essa, c'era una distesa d'acqua azzurra che faceva danzare e brillare i riflessi del sole.

-Questa scritta ha qualcosa di magico -commentò Lally -E' la cosa più romantica di tutta la città
-Lo pensi davvero? -le chiesi interessato
Lei annuì con convinzione, e una ciocca dei suoi lunghi capelli si spostò sulla sua spalla -Mi sono sempre chiesta chi l'avesse scritta; comunque so per certo che doveva essere una persona speciale
Non sai quanto hai ragione.
L'ultimo giorno, le ultime ore di noi due come eravamo sempre stati; cercai di immaginarmi come avrebbe reagito Michele se gli avessi presentato Lavinia come la mia ragazza
-Mi stai prendendo in giro -avrebbe detto sgranando gli occhi -E come ci sei riuscito, brutto bischero?
Sorrisi -Era davvero speciale.
Lally si voltò verso di me, capendo che non avevo fatto un commento basato sull'immaginazione -Tu sai chi l'ha scritta? -mi chiese infatti
Non avevo mai parlato con nessuno di Michele, nemmeno con Andrea che era stato a sua volta suo amico; i miei amici capivano e non chiedevano niente. Eppure sentii che con Lally volevo condividere quello che era successo, dalla notte in cui Michele mi aveva svegliato a suon di sassi sulla finestra per portarmi a vedere la sua opera appena finita di realizzare, a quel maledetto giorno. Lei era l'unica persona, e probabilmente non ne avrei mai più trovata un'altra, con cui riuscivo a confidarmi, a parlare in un modo ancora più introspettivo di quanto avessi mai fatto con il mio migliore amico.
La guardai, ripensando a quanto era stato bello averla tutta per me, anche se per una notte soltanto.
-Ti ho accennato di Michele -cominciai
La vidi corrugare le sopracciglia mentre annuiva: aveva già capito che per me era una cosa importante.
Le raccontai di quella notte di tanti anni fa, di come avessi freddo in pigiama sul suo motorino, facendola ridere. Rimase sbalordita di scoprire che conoscessi l'artefice di quello che lei definiva “un cimelio storico di Viareggio”. Le parlai allora di Michele, delle cose più esilaranti che avessimo fatto insieme
-E poi? -mi chiese quando le risate si furono esaurite -Cosa è successo dopo? Voglio dire, non me ne hai mai parlato molto prima, a quanto ho capito non è più della vostra crew.. cosa vi ha divisi?
Lally mi piaceva da morire perché, oltre ad essere bella, era anche intelligente.
Presi un lungo respiro mentre i suoi occhi continuavano a guardarmi; non con impazienza, più che altro con curiosità, forse un po' di apprensione.
-Sai cos'è successo qui il 29 giugno 2009, vero?
La vidi trattenere il respiro -Oh, Dann.. -sussurrò, prendendomi la mano e intrecciando le nostre dita.
Ero sempre stato convinto che parlarne non sarebbe servito a niente, che sarebbe stata solo una cosa difficile che potevo benissimo risparmiarmi; invece per la prima volta sentii il bisogno di condividere questa storia con qualcuno, e quel qualcuno era Lally, ovviamente.
Non per questo però diveniva una cosa facile: strinsi la sua mano mentre le fiamme - quella fiammata alta quanto i palazzi –, l'incidente ferroviario tornavano nitidi nella mia mente.
-Io ero in Darsena con degli amici per un falò notturno, c'erano anche Andrea e Michele -spiegai, lo sguardo fisso su quella scritta -A un certo punto però Michele si era stufato, voleva andare da qualche parte; a me non andava, così rimasi in spiaggia con Andrea e la maggior parte di noi -ingoiai un groppo amaro -Michele passava proprio lì accanto alla stazione col motorino, quando..
Non finii la frase ma sentii l'abbraccio di Lavinia, caldo e confortante arrivare a darmi sostegno.
-Appena vedemmo il fuoco cercammo subito di chiamarlo al cellulare -continuai, parlando fra i suoi capelli e rifugiandomi nel suo calore -Quando mi sentii rispondere “numero inesistente” partii subito, lasciando tutti là, in direzione delle fiamme. Volevo aiutare, ma ovviamente fu inutile, nonostante ci fosse già pieno di ambulanze e vigili del fuoco -conclusi, tagliando le parti più cruente
Mi strinse più forte -Mi dispiace -mormorò, la voce tremante -Non dovevo chiedertelo, io..
-Hey -la bloccai accarezzandole lievemente la morbida chioma -Se non avessi voluto parlartene non l'avrei fatto, non sentirti in colpa
Lei annuì e si staccò per guardarmi negli occhi -E adesso? ..adesso come stai?
Strinsi un attimo le labbra prima di rispondere -Sono passati quasi tre anni e ogni estate, a fine giugno, vado là davanti. E' un modo per ricordarlo
Mi accarezzò lievemente il viso -Ora ho la certezza che è stato veramente qualcuno di speciale a dedicare questa scritta a Viareggio
Mi sforzai di sorridere -Sì, è così
Rimase stretta a me, e mi chiese se avessi voglia di parlarle ancora di Michele; mi stupii di scoprire che volessi farlo veramente e così, ci ritrovammo a parlare per ore, sia di Michele sia di Kath e Lisa, i nostri tre migliori amici, le nostre tre persone speciali.
Osservammo in silenzio il sole diventare di fuoco, tingendo di rosso tutto ciò che avesse intorno; come accadeva spesso, molti viareggini sul molo bloccarono la loro passeggiata per osservare quello spettacolo, ma non me ne curai. Pensavo solo a Lally, pensavo a quanto avevo tra le braccia, ma che avrei perso di lì a poco.
L'ultimo spicchio di sole si tuffò in mare, e la giornata finì; i viareggini ripresero a camminare e Lally sollevò la testa dalla mia spalla. Ci guardammo in silenzio per un po' e io pensai a quanto mi sarebbe mancata.
Fu lei a distogliere lo sguardo e, per renderle le cose più facili, mi alzai per primo, porgendole una mano; quando si fu sollevata, i nostri sguardi si incontrarono di nuovo e fu come morire dentro.
Qualunque orizzonte sceglierai, Lally, qualunque.. io ci sarò. Ma lei aveva deciso diversamente per noi due, e adesso era quasi pittoresco questo tramonto che sembrava segnare la fine di ciò che era stato.
Camminammo fino a casa sua parlando pochissimo, e stavolta non accennò ad appoggiarsi al mio braccio. Di fronte al portone, rimanemmo immobili uno di fronte all'altra.
-Potrei accompagnarti, almeno fino a Civitavecchia -me ne uscii
Vidi l'ombra di un sorriso illuminarle il volto per un breve istante, forse per il fatto che era da quando la conoscevo che la prendevo in giro per quella storia del pedaggio gratuito -E poi come torneresti indietro? -mi chiese retoricamente
Dovevamo salutarci lì, era ovvio. Ma non ero pronto a farlo.
Lally.. o sei forte o non te ne è fregato niente, pensai ma poi la vidi abbassare i suoi occhi tristi.
-Devo.. -cominciò senza guardarmi
-Lo so, lo so -la interruppi facendo un passo verso di lei, che non indietreggiò né alzò lo sguardo -solo.. non parlare, non ancora -sussurrai prendendole entrambe le mani
Lei non rispose, ma le sfuggì un singhiozzo mentre nascondeva il viso nell'incavo del mio collo.
Allora la strinsi forte, cercando di non pensare che probabilmente quella sarebbe stata l'ultima volta.
Quasi mi sembrava di sentirla mentre lottava contro le lacrime e, quando si staccò (troppo presto), le sue guance erano asciutte sebbene i suoi occhi fossero gonfi.
La vidi deglutire a forza e spostarsi una ciocca di capelli dietro la spalla; provai un affetto estremo nel vederla compiere quel gesto, che ormai avevo imparato a decifrare.
Quando parlò, sapevo già quello che avrebbe detto -Devo andare, Dann
Io non risposi, ma la baciai sulla fronte, sentendola tremare; la guardai poi allontanarsi verso la porta, con le chiavi in mano, e fu allora che non riuscii più a trattenermi
-Io non ti chiederei mai di frequentare Pisa anziché La Sapienza -esclamai; Lally si bloccò, di spalle, rigida e fragile -Potremmo continuare a vederci come ci vediamo adesso e tu non dovrai rinunciare a Kath e Lisa
La vidi girarsi, lentamente, e stavolta due lacrime scivolavano sulle sue gote -Non capisci che non ce la farei a rimanere a Roma se stessi con te? -mi chiese
Questo mi disse che provava esattamente quello che io provavo per lei.. ma mi confermò anche che aveva deciso, aveva fatto la sua scelta e, nonostante ci avessi provato, non aveva funzionato.
La guardai entrare in casa, senza più voltarsi e il suo volto in lacrime fu l'ultima immagine che mi restò di lei.





°°°°°°

Spero che vi abbia fatto piacere “l'intrusione” nella mente di Dann: volevo farvi capire in questo momento così delicato per i protagonisti, quanto tenesse a Lally, e quanto la loro unica notte sia stata importante per lui
A proposito, vi ricordo che ho postato il missing moment L'infinito nel tuo sguardo, se passate di lì mi fa piacere!
Tornando al capitolo, lo so, è abbastanza triste, ma ricordatevi che non è detta l'ultima parola, che la situazione potrebbe ancora cambiare..
Per quanto riguarda il riferimento all'incidente del 29 giugno 2009.. be', non so se ricordate, se l'avete sentito nei TG, ma è successo davvero. Con questa storia e con il personaggio totalmente inventato di Michele, non voglio assolutamente strumentalizzare la faccenda o prendermi gioco di quello che è successo, anche perché l'ho visto con i miei occhi.. è semplicemente un riferimento a un fatto realmente accaduto, senza nessunissimo scopo di lucro o di qualsiasi altra cosa :)
Anche la scritta sul molo (non mi ricordo se l'ho già detto, probabilmente sì, ma lo ripeto!) esiste davvero, solo che è stata dipinta legalmente da un pittore autorizzato, non da un ragazzo in una notte XD ..anche perché, essendo gigantesca, con ogni probabilità non avrebbe avuto il tempo necessario o come minimo sarebbe stato visto, ma concedetemi questa piccola fantasia!
Ho scritto un'altra one-shot che pubblicherò prima del prossimo capitolo a proposito di questa notte inventata in cui Michele avrebbe compiuto la sua opera: è ambientata qualche anno prima di Qualunque orizzonte sceglierai e i protagonisti sono Dann e Michele versione adolescenti mocciosi XD La troverete QUI!
Bene, siccome ho detto tutto, vi prometto che ci rivediamo presto e vi mando un bacione! ..non siate troppo tristi per Dann e Lally!
A presto <3

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Capitolo 11
*** L'amicizia più profonda ***




Capitolo 11. L'amicizia più profonda


Ero veramente esausta: avevo dormito pochissimo quella notte, pregando per un sonno senza sogni cosa che, ovviamente, non mi era stata concessa.
Ma forse era giusto così, forse quella era la pena che mi meritavo per aver fatto soffrire così Dann: essere tormentata dalle immagini di noi insieme, dalla sensazione di non trovarmi assolutamente nel posto dove sarei dovuta essere, sensazione che era aumentata chilometro per chilometro mentre guidavo.
Il letto vuoto quella mattina, le lenzuola fredde anziché il suo abbraccio caldo..
-Hey, Lally
Sobbalzai e, quando mi girai, Jo mi guardò stranito -Sembri tesa.. tutto bene durante il viaggio?
-Io.. sì, benissimo, sono solo.. stanca -tossicchiai lasciando che Jo mi camminasse accanto mentre entravamo a scuola.
Mi chiesi se una bella A dipinta di rosso sulla mia maglietta come ne La Lettera Scarlatta avrebbe fatto al caso mio. No, accidenti: io non avevo tradito proprio nessuno! Jo sapeva che non volevo più stare insieme a lui e il fatto che avesse insistito non cambiava questa realtà.
-Ce la fai a fare storia? -mi chiese gentilmente, per poi chinarsi verso di me
No, no, non ce la posso fare gridai dentro di me, e non mi stavo affatto riferendo alla storia.
Non volevo che nessuno mi guardasse in quel modo, che nessuno mi toccasse, che nessuno mi baciasse.. nessuno che non fosse Dann.
-Jo, dobbiamo parlare -sentenziai scansandomi: era ora di mettere la parola fine una volta per tutte a una cosa che era già finita da un pezzo.
Lui mi guardò un po' teso, e forse aveva già iniziato a preoccuparsi -Ok.. adesso?
Con la coda dell'occhio, vidi Kath e Lisa appollaiate alla finestra del corridoio; fingevano di guardare fuori, ma io le conoscevo troppo bene per cascarci.
-No, più tardi -risposi egoisticamente -devo parlare un attimo con le mie amiche
Lui annuì senza aggiungere altro e si allontanò; tempo neanche cinque secondi e Kath e Lisa mi erano già addosso
-Cos'era quel 'dobbiamo parlare'? -domandò Kath imitandomi; Lisa mi scrutava in silenzio
-Devo parlare anche a voi -annunciai
-Ti serve il nostro appoggio? -chiese
-No, mi serve che mi insultiate -risposi, e Kath ammutolì -Voglio insulti pesanti, dovete trovare i peggiori al mondo, ok?
-Guardala -parlò finalmente Lisa fissandomi
-La sto guardando -rispose Kath -e vedo che è pazza
-No, guardala meglio -insistette -è successo qualcosa con Dann
-L'ho fatto soffrire -mi rimproverai ancora -dovete insultarmi
Kath spalancò la bocca -Vi siete baciati di nuovo!
Sospirai -Non ci siamo solo baciati: abbiamo fatto l'amore. Due volte.
-ODDIO SI'! -squittì Kath saltellando -ci speravo già quando è venuto lui qui, e adesso finalmente è successo!
-Ma.. e Jo? -chiese più saggiamente Lisa, palesemente sconvolta
Scossi la testa -Eravamo in pausa, cioè lui era in pausa con me, io lo avevo lasciato, non credo nelle pause.. tra poco troncherò definitivamente la cosa -conclusi raccogliendomi le braccia al petto
-Allora non è un tradimento -ragionò Lisa cominciando ad esaltarsi, un dito sulle labbra -Certo, lui ti aveva chiesto tempo e non sei stata troppo carina a non concederglielo.. ma tu lo avevi lasciato, hai fatto le cose pulite. Glielo dirai, vero?
-No che non lo farà -si intromise Kath -Lei se li godrà tutti e due e..
-Kath, smettila per una volta! -sbottai, sorprendendo lei e me stessa e, tuttavia, non riuscendo a fermarmi -Io non sono come te e, se permetti, non voglio esserlo! Guarda a cosa ti ha portato questo tuo comportamento: stai perdendo Nicola, che è un ragazzo d'oro e che ti vuole bene! Io ho già perso Dann e tra poco darò il ben servito a Jo.. non voglio perdere nessun altro, non voglio più essere così!
Avevo esagerato e lo sapevo, ma tutta quella tensione che avevo dentro mi stava facendo impazzire, a tal punto da ferire la mia amica.
Dopo un primo momento di incredulità, la vidi serrare i denti e sollevare il capo -Grazie mille per avermi dato della puttana -cominciò guardandomi malissimo -ma io ho stabilito prima le regole, ho detto chiaro e tondo a Nicola che non avrei smesso di vedermi con altri ragazzi, e lui ha detto che gli stava bene -allargò le braccia- Se ora non è più così, non m'importa: io ho la coscienza pulita. La vera stronza qui sei tu, se proprio lo vuoi sapere, perché tu per quanto mi riguarda, fino a prova contraria hai tradito -concluse voltandosi e andandosene rabbiosa verso la sua classe al piano di sopra
Porco cazzo! Imprecai passandomi nervosamente una mano fra i capelli
-Katherine! -Lisa tentò invano di fermarla, mentre io non ci provai nemmeno; quando Lisa tornò a guardarmi, anche se non mi stava giudicando, mi sentii uno schifo
-Almeno mi ha insultata
La mia amica mi poggiò una mano sulla spalla -Le passerà.. ma tu devi farti passare quest'isteria
-No: io sono la stronza e mi merito tutto questo
Lisa storse il naso -Ti ho già detto che secondo me non è un tradimento e comunque noi siamo le tre migliori amiche mai esistite sulla faccia della Terra e lo saremo per sempre: tu e Kath non dovete litigare
Sorrisi -E' vero
Lei annuì soddisfatta, vedendomi più tranquilla -Vuoi raccontarmi cosa è successo?
Certo che lo volevo: per quanto mi facessero male, i ricordi di Dann erano anche la cosa più preziosa che avessi.
Quando ebbi finito, Lisa mi guardava emozionata -Non è solo colpa tua, Lally: è una cosa che arriva all'improvviso, nessuno ci può far niente
-Aspetta, di che cosa stai parlando? -chiesi confusa -Cos'è che arriva all'improvviso?
Un sorriso illuminò il volto di Lisa -L'amore

°°°Dann °°°

Andrea fermò la musica per l'ennesima volta
-Si può sapere che cavolo ti succede? -domandò Samuel irritato -E' la quarta volta che ci blocchiamo
-Lo so, lo so, scusate -dovevo concentrarmi di più
Stavamo provando una nuova coreografia in pineta, e io stavo sbagliando più o meno tutti i passi; buffo se si tiene conto che ero stato io stesso a inventarne la maggior parte.
-Ti serve una pausa -decretò Andrea
-No, niente pause
-Ti serve una pausa -ripeté ancora, venendo verso di me; poi si girò verso Samuel, Ray e Leo -un attimo, ok ragazzi?
-Basta che torni riposato e lucido -rispose Samuel stappando una bottiglietta d'acqua
Ovviamente anche loro sapevano di Lally, ma non quanto Andrea.
-Tu sai perfettamente quello che sta succedendo -gli dissi infatti -e allora perché chiedi una pausa quando sai che ballare mi libera la mente?
-Perché a quanto pare stavolta non funziona -rispose lui, come se fosse la cosa più ovvia del pianeta
-Parlarne non serve a niente -tagliai corto; volevo tornare ad allenarmi
Lui sospirò -Non hai combattuto abbastanza
-Ti ho già spiegato come è andata: lei ha preso una decisione, punto
-Punto un corno -rispose lui -cavolo sei tu il laureato, perché devo spiegartele io queste cose? -lo guardai senza capire e lui continuò -Quel 29 giugno, tu hai lottato tantissimo..
-Smettila, non ne voglio parlare -lo interruppi, forse con troppa durezza, voltandogli le spalle per andarmene. Che poi cosa cavolo c'entrava adesso Michele?
-Certo, non vuoi parlare mai di niente tu -Andrea però continuò ad accusarmi
-Ti ho detto che con Lavinia ne ho parlato
-Sì, ma non le hai detto tutto, e lo sai benissimo
Senza rendermene conto, mi fermai e Andrea mi raggiunse
-Lo so che nessuno sarà mai come Michele per te, però anch'io ti capisco abbastanza bene e credo di essermi fatto un'idea a proposito del tuo comportamento
-Sei uno dei miei migliori amici ma non cominciare a dire cazzate.. -cercai di evitarlo, ma Andrea era troppo determinato e mi trattenne per una spalla
-Adesso ascoltami -ordinò deciso -Non vuoi parlare? Va bene, ma almeno ascoltami. Quella notte, hai combattuto la battaglia della tua vita, ma non potevi vincere, nessuno che non fosse specializzato in medicina e ben attrezzato avrebbe potuto farlo, e forse non sarebbe bastato nemmeno quello -sospirai, cercando debolmente di liberarmi, ma Andrea proseguì -Nonostante ciò, non ti sei mai arreso, hai combattuto fino all'ultimo. E hai perso. Ma accidenti, Dann, tu continui a rivivere quella lotta tutti i santi giorni, qualunque situazione ti capiti; non puoi vincere se pensi di aver già perso in partenza, se pensi di meritarti di perdere. E' come.. -cercò le parole -è come se tu avessi esaurito ogni energia quella notte, e non ti sforzassi più per ottenere niente. Ma non tutte le battaglie sono uguali, e se hai perso la prima non è detto che tu debba perdere la seconda né, fondamentale, la voglia di vincere o perlomeno di provarci con convinzione. Ci sono delle cose per cui vale la pena lottare fino all'ultimo, come facesti per Michele; tu sai benissimo che ti sto parlando di Lally e che sei un deficiente che non dovrebbe stare qui ma a 400 chilometri più a sud a chiederle di stare con te.
Avevo lasciato lo sguardo vagare tra gli alberi per tutta la durata del suo discorso, e ora lui attendeva una risposta.
-Hai mai pensato che se avessi tentato psicologia invece di ingegneria a quest'ora saresti laureato anche tu?
-Mi sarei annoiato -rispose -sono troppo intelligente
Scrollai le spalle e feci per andarmene -Se lo dici tu
-Ma allora mi stai dando ragione?
Ci pensai un istante -Dico solo che gli strizzacervelli ne sparano tante
-Sul serio, Dann: pensa a quello che ti ho detto -insistette posandomi nuovamente la mano sulla spalla -Non te la puoi far scappare.
Probabilmente aveva ragione. Probabilmente io avrei continuato a pensare a Lally anche avesse abitato dall'altra parte del mondo. Ma..
-Non è così semplice, Andrea
-Lo so -rispose lui, e già sembrava soddisfatto di questa mia reazione -Ti sto chiedendo di lavorarci su, non di fare tutto entro domani. Roma non è stata costruita in un giorno -aggiunse strizzandomi l'occhio -A proposito io sono più bravo di te
Sollevai un sopracciglio -Che vuoi dire?
-Fra una settimana mi vedo con Lisa
-Davvero? -sorrisi, forse per la prima volta quel giorno -Sono contento per te. Dove vi vedete?
-A metà -rispose -Cioè non proprio, io le avevo proposto Grosseto, o Siena, ma quando le ho detto che sarei venuto in macchina mi ha suggerito Civitavecchia perché..
-..Perché non si paga il pedaggio -conclusi per lui, un sorriso nostalgico sul volto.

°°° Lally °°°

-E' per quello che ci siamo detti prima che partissi, vero?
Che perspicacia; mi girai verso Jo, che mi aveva appena raggiunta dopo una pessima prova di storia
-Perché io vorrei che tu ci pensassi bene
-Jo..
-No, ascoltami, sul serio, voglio farti cambiare idea: ci tengo troppo a te
-Aspetta, lasciami parlare -mentre Jo mi guardava, speranzoso e determinato, capii che di lì a poco avrebbe pianto anche il suo cuore, unendosi al mio che già sanguinava, seppure per motivi diversi; ma c'era qualcosa ancora che potevo fare per lui, e glielo dovevo. Dovevo farmi odiare, farmi disprezzare, e ci sarei riuscita dicendo semplicemente la verità, nel modo più diretto possibile
-No, ascoltami tu
-Jo -lo interruppi con decisione; lui ammutolì -Sono stata con un altro
Sganciata la bomba, osservai la reazione: incredulità, sbigottimento.. delusione. Rabbia.
Ma io non mi sentivo delusa da me stessa: se c'era anche soltanto una cosa su cui ero certa di non aver sbagliato, era stata quella notte con Dann. Quella notte era valsa una vita e, anche se non sarebbe ritornata mai più, mi aveva segnata per sempre. Non era stata la mia prima volta, eppure mi ero sentita diventare donna, adulta, completa, soltanto nel momento esatto in cui il mio corpo e quello di Dann si erano fusi insieme.
Jo era pallido e mi guardava senza dire niente.
-Tu.. stai con lui, quindi? -chiese, ritrovando infine la voce
-No. Non lo vedrò più -risposi abbassando lo sguardo e sforzandomi di non piangere perché sarebbe stata veramente la cosa più riprovevole che avessi potuto fare in quel momento. Avevo fatto una scelta: sarei rimasta a Roma, punto. Non dovevo pensare che Dann era lontano dei chilometri, non dovevo pensare che avrei potuto abitare vicino a lui.. dovevo convincermi invece del fatto che ci conoscevamo da pochi mesi, che chissà quanto saremmo durati se fossimo stati una coppia, e che probabilmente no, non ci sarebbe stato futuro per noi. Dovevo convincermene anche se mi sembravano tutte enormi idiozie, tranne una: lo conoscevo davvero da pochi mesi, mentre Kath e Lisa erano mie amiche da una vita. E questo bastava.
-Vuoi tornare con me? -chiese e, finalmente, nella piattezza della sua voce riuscii a sentire una traccia di disgusto
-No -risposi capendo che doveva aver frainteso quel mio “non lo rivedrò più” -Io.. non posso averlo, ma non voglio nessun altro a parte lui. Io non riesco nemmeno a immaginare di..
Di stare con qualcun altro in quel modo, di farmi stringere da altre braccia, di farmi baciare da altre labbra.. no, io volevo Dann e basta. Ma questo preferii non dirlo
Jo mi guardò ancora e mi sentivo come sotto il giudizio del tribunale d'Inquisizione spagnola; d'un tratto, scaturì fuori tutta la rabbia -Tu mi hai tradito! -sbraitò -Ti sei scopata un altro e non mi hai detto neanche che ti dispiace!
Era furente ma, guardandolo in faccia, capii che voleva che dicessi qualcosa, prima di continuare a sputarmi veleno addosso; peccato che non potessi dirgli niente di ciò che si sarebbe voluto sentir dire
-Non ti sto dicendo che mi dispiace perché.. -cercai di metterci tutto il tatto possibile -non voglio dirti una bugia. Posso dirti che mi dispiace per come stai adesso, anche se io ti avevo già detto che per me era finita, questo sì; ma non ti dirò che mi dispiace di averlo fatto, perché non sarebbe vero.
Avrei rivissuto quella notte anche in quel preciso istante, anche col senno di poi, senza cambiarne assolutamente niente. No, io non mi dispiacevo affatto di essere stata con Dann
-Lo ami? -mi domandò con estrema durezza
Quel verbo. Amare. Così naturale, così grosso, così.. vero; verità per verità..
-Sì. Lo amo.
CIAFF!
Sonoro e potente, il suo schiaffo arrivò sulla mia guancia, costringendomi a voltare la faccia; mi misi una mano sul viso, chiedendomi se fosse successo davvero. Frizzava parecchio.
Tornai a guardare Jo, che sembrava spaventato e stupito da quel gesto almeno quanto me
-Io.. vado -borbottò, lasciandomi lì, davanti alla scuola ormai deserta.
Fu allora che scoppiai a piangere.

°°°

Mi stravaccai sul divano: sembrava impossibile, ma ero arrivata alla fine di quella giornata. Avevo fatto i compiti, avevo cenato, avevo chiamato a casa, mi ero fatta la doccia e ora ero in panciolle sul mio divano. Splendido, ma come avevo fatto? Forse, semplicemente non avevo pensato. E dovevo continuare a non farlo.
Mi passai una mano fra i capelli ancora umidi, poi presi il telecomando e cominciai a fare zapping: una telenovella americana, un massacro di sangue fra brandelli di corpi indistinti, un documentario sul mangime dei cavalli, un mago che prediceva il futuro..
DRIIIIIN!
Afferrai di corsa il cellulare, e il display mi disse che era Andrea
-Grazie -feci rispondendo -mi hai appena salvato da un pessimo zapping
Lo sentii ridere -Felice di essere il tuo paladino, lady -una piccola pausa -Come stai?
-Bene
-Mmm -fece lui, per poi ripetermi: -Come stai?
Sospirai -Così
-Anche Dann
-Che ne dici di parlare d'altro? -chiesi subito
-Ma perché, accidenti, nessuno dei due vuole affrontare l'argomento? Siete così convinti di aver preso la decisione sbagliata che vorreste poter accantonare la faccenda, vero?
-Non è la decisione sbagliata
-E allora perché state da schifo tutti e due?
-Sai che forse era meglio lo zapping?
Stavolta fu lui a sospirare -Ok, vorrà dire che torturerò solo Dann: tu mi servi viva
-Perché?
-Perché sei l'amica di Lisa, e se ti uccidessi lei non ne vorrebbe più sapere di me
-Grazie mille
-Dai, scherzo lo sai che ti voglio bene
Sorrisi -A proposito di Lisa, avete deciso quando vedervi? -gli chiesi, un po' per cambiare argomento e un po' perché davvero mi interessava
-Non ve ne ha parlato? -domandò, e sembrava deluso -Ci vediamo la settimana prossima
-Ma è fantastico! -esclamai -Guarda, sicuramente ne avrebbe voluto parlarne ma sai, oggi.. be', diciamo che ho parlato io per tutto il tempo, con tanto di litigata con Katherine, e sai quanto sappia mettersi da parte Lisa
-Sì, lo so -rispose con voce tenera
-Dove la porti?
-Immagino che sarà lei a portarmi da qualche parte: ci vediamo a Civitavecchia
-Faccio il tifo per te
-Grazie, Lally
Ero contenta per loro, ed ero contenta che l'amicizia con Andrea non si fosse rovinata. Restammo a parlare a lungo e, anche se, come promesso non nominò più Dann, stavolta non riuscii ad impedire alla mia mente di andare al suo ricordo.
Impossibile pensare che fossimo stati così vicini e che invece adesso c'era un'orda di chilometri e problemi a dividerci.




°°°°°°°°

Scusateeeeeee!! :(
Vi avevo promesso un aggiornamento veloce, perché contavo di pubblicare il giorno prima della partenza.. solo che la mia pennetta (dove avevo salvato la storia) ha deciso bene di dare i numeri!! Ho avvisato quante più di voi ho potuto, mandando messaggi a chi la storia fra le seguite/preferite/ricordate.. Scusatemi tanto! :(
Adesso che sono tornata però per farmi perdonare, oltre a questo nuovo capitolo (che spero vi abbia ridato un po' di speranza per il futuro dei nostri protagonisti) ho pubblicato la breve one-shot su Dann e Michele che vi avevo promesso: la trovate QUI!
Vi ricordo anche del missing moment focoso riguardante Dann e Lally che invece trovate QUI!
Solo una cosa volevo dirvi anche se, dato che mi devo far perdonare del ritardo forse non è il momento più adatto, ma... non c'era nenahce una recensione per il capitolo precendeteeee T.T Le recensioni, oltre che aumentare la mia autostima, per me sono importanti per sapere cosa ne pensate di ciò che scrivo, se sto andando bene, se avete qualcosa da consigliarmi o se avete trovato qualcosa che non vi è piaciuto.. quindi, per favore, anche due righe, ma scrivete! XD
Probabilmente non avete recensito perché siete arrabbiate con me per come Lally sta trattando il vostro amato Dann, confessate! Ahahah scherzi a parte, sul serio, non perdete la speranza, può succedere ancora tutto ;)
Per quanto riguarda invece questo capitolo non preoccupatevi troppo per la litigata fra Kath e Lally.. come ha detto Lisa, sono le tre migliori amiche sulla faccia della terra ;)
Bene, detto questo, dato che dopo una vacanza servirebbe sempre e comunque un'altra vacanza per recuperare la stanchezza, vi do la buonanotte xD
Un bacione grande a tutte voi!!
Ciaooooooooo

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Capitolo 12
*** Combattere ***



Capitolo 12. Combattere


Il giorno dopo la telefonata con Andrea, a scuola, mi feci raccontare tutto da Lisa, e la scoprii parecchio elettrizzata all'idea di rivedere il suo Vampiro; poi mi chiese se avessi parlato con Jo e io le raccontai tutto
-Cosa? -sbottò strabuzzando gli occhi -Se Dann sapesse che quel cretino di Jo ti ha dato uno schiaffo, verrebbe qua di corsa a prenderlo a pugni!
Scrollai le spalle -Tanto non lo verrà mai a sapere dato che non ci sentiamo più - E quanto mi manca..
-Come? -una voce alle nostre spalle
Ci voltammo, mentre Kath ci guardava allucinata, anzi, mi guardava allucinata
-Jo ti ha dato uno schiaffo? -chiese conferma; io annuii piano e lei, senza dire una parola, si avviò in classe livida come non mai
Oh, porco cazzo!
-Lisa, non mi piace per niente: quella è Kath La Furia
-Lasciala fare -fece lei, tranquillissima -Non sarà incisiva come Dann, ma gliene dirà delle belle -assicurò, e fu la prima volta che la vidi gongolare di fronte a un imminente uso della violenza.
Mentre Kath si accingeva ad entrare, Jo uscì dall'aula, e lei cominciò a strillare prima ancora che il piede di lui potesse oltrepassare la soglia
-Tu, brutto energumeno schifoso, come ti sei permesso di dare uno schiaffo alla mia migliore amica? -sbraitò -Sei un porco vigliacco che picchia le donne, solo che certe picchiano più di te, verme, e ti assicuro che se alzerai ancora un dito contro di lei, d'ora in avanti te la vedrai con me! Chiaro?!
Jo non rispose, ma rimase a fissarla qualche istante per poi girare i tacchi e tornarsene in classe, muto; Lisa scoppiò a ridere, mentre io realizzavo quanto appena successo.
Mentre Kath tornava verso di noi, le sorrisi, sollevata però che si fosse concluso tutto senza sangue né teste mozzate -Grazie, Kath
Lei fece spallucce -Per un'amica questo ed altro.. a proposito, scusa per ieri -aggiunse sistemandosi la camicetta in un gesto leggermente teso
Capii di avere di nuovo al mio fianco quella pazza e dolcissima Kath e ne fui felicissima: non sapevo come avrei fatto senza anche una sola delle mie amiche, eravamo un trio inseparabile.
-No, scusami tu: sono stata una vera stronza -le dissi
-No, tu avevi ragione -rispose abbassando lo sguardo
-E' successo qualcosa? -chiese Lisa con premura
Kath annuì mesta -Io e Nicola.. lui.. mi ha lasciata
Io e Lisa ci guardammo: sapevamo che doveva succedere, lo sapeva anche Kath, solo che non avevamo previsto che le avrebbe fatto così male.
-Devo cambiare il mio atteggiamento con i ragazzi -continuò lei -Voglio cambiare. Non per lui, ma per me stessa: non posso andare avanti così
-Questo sì che è un buon proposito -commentò Lisa, la puritana
-Sì, solo che ormai mi conosce mezza Roma..
Lisa sgranò gli occhi -Così tanti?
Io scoppiai a ridere -Kath puoi andare al Guinness!
Katherine sbuffò -Era un modo di dire! E comunque, davvero, mi servirebbe un po' d'aria fresca, in un posto dove non sono “famosa”, sarebbe più facile ricominciare da zero.. be', vedrò quello che posso fare anche così.
Ma, anche volendo, Kath non avrebbe avuto tempo per gestire tutti gli inciuci in cui si divertiva a sguazzare un tempo: aprile fu, scolasticamente parlando, terribile e maggio, se possibile, ancora peggio. Prove su prove ogni mattina, pomeriggio a studiare mattoni di libri (quando da sola quando con le mie amiche), e la sera, quando stremata mi gettavo sul letto, l'ansia da esame non mi abbandonava: avevo perso il conto degli incubi pre-maturità che avevo avuto, compreso quello ricorrente già da un po'.. Loch Ness.
A proposito: devo dire che questo buttarmi a capofitto nello studio fu, se non altro, un modo per proteggermi, per eclissarmi dal dolore. Avendo il cervello che lavorava a duemila su nozioni storiche, scientifiche e linguistiche, infatti, non avevo modo di pensare a Dann, a Viareggio, a quella notte meravigliosa e a tutto il tempo passato con lui..
Non avevo tempo.. ma piangevo ogni qualvolta, per sbaglio, il ricordo bussava alla porta. E nelle sere più tragiche, quando mi sentivo veramente a pezzi, sfinita (non dallo studio ma dalla mancanza di lui, delle sue parole, della sua voce calda e tenera nella cornetta del telefono..), allora lo lasciavo entrare. Lasciavo entrare il suo ricordo, che scivolava silenzioso dentro di me, e improvvisamente eravamo lì, di nuovo. Quei momenti erano magici, capaci di lasciarmi ancora quel sapore dolce in bocca.. ma quando finivano, mi ritrovavo a odiare le mie quattro mura di stanza.
Non ero ossessiva, non controllavo ogni cinque secondi il telefono, non pensavo a Dann continuamente; ma le poche volte che mi permettevo di farlo, ne uscivo distrutta.
Fortuna che c'erano le mie amiche, senza di loro non so come avrei fatto.
Dopo il fine settimana con Andrea, Lisa era diventata taciturna con me, e sviava le mie domande; quando le chiesi il perché per l'ennesima volta e ancora non mi volle rispondere, ipotizzai che fosse andata male. Allora chiamai Andrea ma lui mi spiegò, tutto trionfante, che era andata decisamente bene dato che adesso stavano insieme.
-Mi hai chiesto di non parlarti di Dann -aveva proseguito Andrea -ma è proprio per questo che Lisa non ti ha voluto parlare di noi
-Oh -ora era tutto chiaro
-Aveva paura di..
-Si sbagliava -lo bloccai -sono contentissima per voi, lo sai, vero?
Sentii uno sbuffo a mo' di risata -Certo che lo so, piccola. E' per questo che ti voglio così bene e che vorrei sapere come stai
-Vorrei avere il cervello di Einstein, ecco come sto! A forza di studiare così tanto ci arrivo cieca alla maturità
-Vedi il lato positivo: almeno avrai un ché di Leopardi che ti potrebbe far guadagnare qualche punto in più
-Hai ragione, comincerò a lavorare per la gobba, allora
-Brava -una pausa -comunque non era questo che volevo sapere
-Lo so
Andrea era un bravo amico, premuroso e gentile, ma erano poche le volte che gli rispondevo a questa domanda, quasi mai a dire il vero.
Kath nel frattempo si era data alla castità più totale, voleva cambiare e trovare un ragazzo serio con cui avere una storia davvero importante; si vedeva che certe volte rimpiangeva Nicola, ma aveva comunque deciso di voltare pagina, ricominciare da zero.
Per quanto mi riguardava, invece, le cose con Jo andavano relativamente bene: lui evitava me, e io evitavo lui. Forse le minacce di Kath avevano fatto effetto, forse gli facevo semplicemente schifo, non lo so e nemmeno mi interessava, sapevo solo che era meglio così: non ce l'avrei fatta a gestire anche le litigate con lui, avevo un equilibrio alquanto precario.
Per questo quando, durante quell'afoso giorno della seconda metà di maggio, Jo mi si avvicinò, sperai vivamente che non fosse in vena di insulti o di vani tentativi per riprovarci.
-Lally.. Lavinia -fece quando si fu avvicinato; non incrociava il mio sguardo
-Sì? -domandai cercando di essere normale
-Ascolta.. -esordì passandosi una mano fra i capelli ispidi -Non lo chiederei a te, ma della classe sei quella che si sta impegnando di più e io ho bisogno di una mano seria; non lo farei se non fossi davvero con l'acqua alla gola -mi guardò, in evidente imbarazzo -Ho bisogno di ripetizioni per poter almeno sperare di passare la maturità quest'anno
Davvero si trattava solo di questo? E io che mi aspettavo chissà che!
Sorrisi -Hai deciso di farti valere quest'anno, eh?
Si sforzò di sorridere a sua volta -Sì, quest'anno devo passare
Annuii -Certo, va bene, studieremo e ripasseremo insieme. Passi da me nel pomeriggio?

°°°

-E' stato uno stronzo
-Come?
-Sì, era ovvio che tu non potessi dire di no! -esclamò Kath rabbiosa chiudendo con uno scatto il libro di storia aperto sul capitolo della bomba atomica di Hiroshima -Dovevi espiare la tua colpa
-Kath va bene che sei diventata santa -si inserì Lisa -ma abbiamo già discusso di questo fatto: quello di Lally non è stato un vero e proprio tradimento, lei gli aveva già detto che voleva chiudere
-Ma lui voleva una pausa
-Comunque, in pratica, non stavano più insieme
Kath sbuffò indecisa, scompigliandosi i riccioli -La mia nuova personalità mi confonde
-Ascolta chi è santa da più tempo di te -le suggerii indicando Lisa
-Non sarà “santa” ancora per molto -rispose Kath -Andrea la viene a trovare il prossimo fine settimana, stavolta fino a Roma, e dorme da lei visto che i suoi sono in vacanza
-Kath! -la riprese Lisa e scorsi un'occhiata fugace lanciata nella mia direzione
Stufa di quell'atteggiamento, decisi che dovevo chiarire all'istante quella faccenda con Lisa: era assurdo che la mia migliore amica non si confidasse con me!
-Lisa, non fare così -sospirai -lo sai che puoi parlarmi di te e Andrea allo sfinimento, siete i miei migliori amici, sono felice se siete felici
Sperai che il sunto del concetto potesse bastare.
-Io.. -Lisa tergiversò lanciandomi un timido sguardo di scuse -è che penso a come starei se fossi nella tua situazione con Andrea, e.. Lally sei veramente forte
No che non ero forte. Non lo ero per niente. Cadevo a pezzi, ogni giorno di più, ogni giorno un pezzettino nuovo; mi consumavo fra i libri, consumavo tutto ciò che restava di me perché non volevo soffrire ancora. Non ero forte. Non lo ero per niente
-Ho le ossa dure -risposi ostentando noncuranza -comunque, la mia raccomandazione è di usare i contraccettivi
Lisa sbuffò nascondendo un sorriso
-Io voglio il resoconto dettagliato -annunciò Kath -La prima volta di Lisa: Dio, quanto ho aspettato questo momento!
-Non commento, dovrei risponderti con un'offesa -rispose Lisa sollevando un sopracciglio e facendoci ridere -ma ritornando al discorso di Jo, ti vorrei ricordare dello schiaffo: lei non gli deve proprio niente, ha torto pure lui!
-Certo che ricordo lo schiaffo -rispose Kath -E quanti gliene darei io a quel figlio di..
-Ragazze -le bloccai -Guardate che io non devo niente a lui come lui non deve niente a me: gli sto facendo un favore, punto
-Ma perché? -domandò Kath -Io un verme così lo eviterei come la peste bubbonica
-Quello che è stato è stato -risposi abbassando lo sguardo -Devo andare avanti
Le mie amiche non risposero, ma notai con la coda dell'occhio l'occhiata che si scoccarono; poco dopo riprendemmo a studiare, in silenzio.

°°° Dann °°°

L'onda era buona e la tavola sotto i miei piedi, obbediva docilmente ad ogni oscillazione che facevo: avevo trovato il perfetto equilibrio, anche se di lì a poco mi sarei dovuto tuffare per non arrivare troppo vicino alla zona balneare. Non c'era ancora il pienone, con il sole non del tutto estivo e il mare mosso, ma non volevo comunque correre il rischio di travolgere nessuno.
Ancora qualche istante e... ciao, ciao onda: mi gettai di lato e sentii tirare quando la tavola rimase legata alla mia caviglia grazie alla cordicella.
Nuotai ad occhi aperti per tornare in superficie, la luce che filtrava nelle pieghe dell'acqua cristallina, e mi appoggiai sulla tavola.
-E' questo che fa un laureato oggigiorno?
Mi voltai, ma sapevo già chi fosse: Andrea, ancora mezzo asciutto, mi stava raggiungendo remando con le braccia sulla sua tavola
-Se c'è il mare mosso sì -risposi
Lui guardò un attimo verso il largo -E' un po' troppo mosso per i miei gusti
-E' perfetto per un surfista -lo contraddissi -comunque perché sei qui, allora?
Lui scrollò le spalle -Volevo provare onde più grosse di quelle con cui surfo di solito.. e poi volevo controllare che stessi sviluppando pericolose manie suicide
Ovviamente scherzava, ma mi venne comunque da alzare gli occhi al cielo -Andrea, sto bene
-Sì, è quello che dici sempre
-Con Lisa come sta andando?
-Ci incontriamo a breve, ma non cambiare argomento
-La vedi quell'onda laggiù? -domandai indicandogli il largo -Se fossi stato lì invece che qui a parlare con te, a quest'ora la starei cavalcando -conclusi cominciando a remare in quella direzione
-Lo sai quanto posso essere logorroico -rispose lui seguendomi -non mi stanco mai
Sospirai -Purtroppo lo so
-Perché invece di fare l'indifferente non mi racconti un po' come te la passi?
-Che vuoi che ti dica? -risposi in tono amaro -che ogni giorno mi chiedendo perché abbia preso una decisione simile? Che ogni volta che vengo qui in spiaggia e che ripenso a quanto follemente ami il mare, mi chiedo come faccia a vivere in una città grossa e caotica come Roma? Che se Viareggio fa parte di lei non dovrebbe starne lontana? Vuoi davvero che ti dica tutte queste cose? -domandai guardando fisso avanti a me le onde che ruggivano selvagge e libere all'orizzonte, sovrastando il suono della mia voce che però sono sicuro arrivasse benissimo alle orecchie di Andrea, dato che stavo quasi urlando -be', non te le posso dire, e sai perché? Perché lei ha due amiche fantastiche a Roma, eccezionali quanto lo è stato Michele per me. E' per questo che la capisco e che rispetto la sua scelta
-Cazzate -commentò Andrea, tranquillissimo
Scossi la testa, remando più veloce -Lascia perdere, non ti stai neanche sforzando per capire quello che dico
-Io capisco benissimo -rispose con forza, accelerando il ritmo delle bracciate -Io e Lisa stiamo insieme: l'ho baciata, l'ho abbracciata e adesso mi manca da morire. Anche lei ha due amiche fantastiche a Roma e so già che continuerà a studiare lì dopo il liceo; eppure stiamo insieme
-Non è la stessa cosa: Lally è di Viareggio
-E allora?
Non capisci che non ce la farei a rimanere a Roma se stessi con te? Inevitabilmente mi tornarono alla mente le sue parole, pronunciate fra quelle lacrime che avrei dato qualsiasi cosa per veder sparire dal suo viso.
Ma non mi andava di parlare di certe cose -Sono discorsi personali
-Se me ne dessi un accenno magari potrei fare uno sforzo per tentare di capire quella che adesso mi sembra codardia allo stato puro
-Davvero? Stai ricominciando con questa storia? -domandai rabbioso fermando la tavola
-Io sono convinto di quello che ti ho detto, Dann: tu non c'entri niente con la morte di Michele, devi mettertelo in testa invece di riviverla tutti i giorni in tutte le situazioni
-Smettila, stai esagerando -lo avvisai.
Erano settimane che mi riempiva la testa con quella sua teoria e fino ad allora, bene o male, ero sempre riuscito ad evitarlo, ma adesso che eravamo in mezzo al mare non era facile. Forse però se fossimo tornati a riva..
-Mi hai fatto passare la voglia di surfare -annunciai rigirando la tavola
-Perfetto perché questo mare è troppo grosso per me -rispose imitandomi
Io sbuffai, cercando di architettare un modo per svignarmela appena arrivati in spiaggia. Mi voltai indietro, individuando un'onda che sembrava abbastanza potente da portarmi fino a riva; mi preparai a riceverla e vidi Andrea fare lo stesso. Sdraiati sulle nostre tavole, arrivammo vicino alla riva, da dove poi proseguimmo a piedi
-Sai che cosa penso? -tornò subito all'attacco
-No e non mi interessa -risposi, forse troppo bruscamente mentre la sabbia asciutta mi si attaccava ai piedi e alle caviglie
-Se non ti decidi a tornare là, e di corsa anche, te ne pentirai non dico per sempre, ma di sicuro per un bel po' di anni: quello che provi per lei non svanisce così facilmente -ci ripensò -Forse non svanisce mai
-Andare là non cambierebbe nulla -ribattei -Quante volte te lo devo dire che ha fatto una scelta?
-E io quante volte te lo devo dire che tu non hai mosso un dito, non hai combattuto minimamente per entrare a far parte di questa scelta?
Sbuffai, esasperato: era un discorso fra sordi dove ognuno restava della propria opinione.
-Secondo te per cosa vale la pena lottare? -mi chiese ancora
-Non sono nelle condizioni di sostenere un discorso filosofico
-Perché?
-Perché ho una tavola da surf in mano e i filosofi non surfano
-Ok, allora lo farò io e tu dovrai solo ascoltarmi: per andare a Roma, ti ci vuole coraggio. Non solo per la distanza, non sto parlando di questo adesso, sto parlando del fatto che ti devi lasciare alle spalle ciò che è successo tre anni fa. Devi smetterla di darti la colpa per la morte di Michele, e accettare il fatto che non potevi farci nulla
Scossi la testa, e mi accorsi che ci eravamo fermati -Quando sono arrivato là era ancora vivo
-Ma non è colpa tua per quello che è successo dopo
-Se..
-Con i se non si va da nessuna parte -mi bloccò subito -Dann, tu devi capire che non puoi addossarti una responsabilità che non è tua! Tu meriti di essere felice come tutti gli altri, come lo siamo io e Lisa e come potreste esserlo tu e Lally: devi solo concedertelo. Perché tu non hai nessuna colpa da espiare, e ti stai lasciando sfuggire una ragazza d'oro
-Dann!
Ci voltammo, interrotti da quella voce femminile che urlava il mio nome: Julie, in bikini, sventolava una mano verso di me e mostrava fiera il suo corpo.
-Sul serio, Dann -aggiunse Andrea a bassa voce mentre Julie si avvicinava -Non ce ne sono tante come Lally... e Julie ne è un esempio vivente. Anche Michele ti darebbe dell'idiota se te la lasciassi scappare
Ero ben consapevole di quanto fosse Lally, di quanto significasse per me, e ne ebbi un'ulteriore conferma in quel momento: Julie poteva essere sexy quanto voleva, ma ai miei occhi Lally avrebbe sempre avuto qualcosa in più. Con lei avevo parlato, riso, scherzato, mi ero confidato anche se non del tutto.. ed era ora di portare a termine quanto avevo lasciato a metà.
Andrea aveva ragione.
-Ciao ragazzi -fece Julie con un sorriso quando ci ebbe raggiunti
-Quando parti tu? -chiesi al mio amico; ero stato maleducato a non rispondere al saluto, ma in quel momento mi importava di una cosa sola
Andrea aveva già capito, perché sorrise -Domani




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Ebbene sì: Dann ha deciso di COMBATTERE, come vi aveva forse già suggerito il titolo del capitolo ;)
Tutto è da vedere, Lally con i suoi mille pensieri per la testa potrebbe prendere una decisione troppo affrettata.. nel frattempo ci pensano le sue amiche a tirarla su di morale!
Spero che vi abbia fatto piacere la “pace” con Kath e il modo in cui le ha cantate a Jo xD
Lisa invece è finalmente riuscita a formare una coppia fissa con Andrea (so che alcune di voi aspettavano questo momento da un po'!;))
Che altro dire?? Che ci sentiamo nel prossimo capitolo!
Un bacione a tutte!

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Capitolo 13
*** Perdere ***



Capitolo 13. Perdere


Come si fa a non dire sì
per poi spaccarsi in due così?
[Laura Pausini – Come si fa]

-AHIA!
-E come è andata la vostra lezione ieri? -domandò Kath scuotendo la testa per allontanare una ciocca di ricci dal viso
-Bene -risposi -cioè, Jo è veramente messo male su quasi tutte le materie, ma si sta impegnando
-Peccato che abbia deciso di farlo solo a fine maggio
-Meglio tardi che mai
Un altro strappo.
-AHIAAA!
-Vuoi stare zitta? -fece allora Kath ripiegando la striscia di ceretta su se stessa e gettandola via -Mi deconcentri
-Ma fa malissimo! -protestò Lisa; smisi di stringerle la gamba, ormai liscissima -Non capisco cosa tu abbia contro il rasoio
-Quando stanotte Andrea ti accarezzerà e le tue gambe non saranno della stessa consistenza della carta vetrata mi ringrazierai -rispose lei
Risi, poi mi rivolsi a Lisa -Per belle apparire..
Lei gemette -Vi proibisco di toccare le mie ascelle!
Kath fece una mezza risata -Se ti preoccupi per così poco, mi chiedo come farai a sopravvivere all'inguine
-Ma non dovevamo studiare? -domandò disperata
-Prima ti depiliamo -risposi alzandole il braccio
Lei sbuffò, ma ormai si era rassegnata
-Tornando a Jo -fece Kath prendendo un'altra striscia che Lisa guardò con terrore puro -Ci sta riprovando?
Scossi la testa -No. E' orgoglioso, e fa bene: rende le cose più semplici a entrambi
-Non ha voluto sapere nemmeno con chi..?
-No -risposi interrompendola -sa che è successo a Viareggio, quindi non si aspetta di conoscerlo -sospirai -Parliamo d'altro
-Ok -rispose subito Lisa -Chi scoprì le tre leggi del moto dei pianeti?
-Keplero -rispondemmo in coro io e Kath -troppo semplice -Strappo
-AAAAAAAIHA!

°°° Dann °°°

Ricordavo benissimo dove abitava Lally e non ci misi molto ad arrivare, dopo che ebbi salutato Andrea alla stazione; erano quasi le nove, ma i lampioni illuminavano bene le strade.
Non sapevo nemmeno se fosse in casa.. Andrea mi aveva soprannominato “il folle, impazzito per amore, che vaga a piedi per la città più grossa e incasinata d'Italia, senza sapere dove sia la sua amata”: un po' melodrammatico più che poetico, gi avevo fatto notare.
Probabilmente stava ancora con Jo.. Ma io la conoscevo, la conoscevo davvero, e mi aveva dimostrato di provare quello che io provavo per lei. Certo, non me lo aveva detto, ma altrimenti perché il soprannome di Andrea rimandava tanto al vecchio e caro Orlando che si vede soffiare la sua Angelica sotto il naso da Medoro?
Avevo solo una t-shirt addosso: era caldo, Roma aveva un clima più afoso di Viareggio, che era mitigata dal mare, ma nonostante ciò andavo a passo svelto. L'ultima volta che avevo percorso quella strada era ancora il periodo dei giacchetti.
Finalmente svoltai nella sua via: mi ero preoccupato che non ci fosse? Invece eccola lì, bellissima, che parlava con qualcuno sull'uscio della porta.
Sentii in ogni parte di me quanto mi mancasse. Per tutto il viaggio in treno avevo pensato che mi sarei messo a correre verso di lei non appena l'avessi vista; invece mi ritrovai ad ammirarla per qualche istante, da lontano e in silenzio.
Quando l'avevo salutata avevo creduto fosse l'ultima volta; adesso invece, grazie ad Andrea che aveva speso settimane, fiato e parole per aprirmi gli occhi su quanto era successo a Michele, avevo una seconda occasione per combattere.. per stare con lei.
Mentre la osservavo, sorridente e leggermente accaldata per l'afa, mi arrivarono alle orecchie frammenti del discorso.
-Grazie per quello che stai facendo -disse il suo interlocutore
-Figurati! E poi guarda che ripassare con te aiuta molto anche me. Ah, e grazie per aver offerto la pizza, Jo
Jo. Appunto.
Serrai la mascella.
-Che vuoi che sia? -rispose Jo -è il minimo che possa fare per chiederti scusa
Vidi Lally scuotere la testa -Tu che chiedi scusa a me?
-Non ne abbiamo più parlato: tu hai sbagliato ma io ho esagerato ad alzare le mani
Nella mia mente si accese come una spia rossa: alzare le mani.. quell'infame aveva alzato le mani sulla mia Lally?
-Cosa?! -mi accorsi di averlo esclamato a voce alta solo quando entrambi si voltarono verso di me
Lally sgranò gli occhi e mi parve di udirla sussurrare il mio nome
-Tu chi sei? -domandò Jo, e mi venne da prenderlo a pugni seduta stante
-Che cosa ti ha fatto? -domandai a Lally avvicinandomi e raggiungendoli
-Dann.. -ripeté con più grinta, ma era ancora scossa mentre si frapponeva tra me e quel viscido che avevo di fronte
-Ripeto: chi sei? -chiese ancora Jo
-Uno che massacra quelli come te
-Dann, smettila! -esclamò Lally, stavolta decisa, stringendomi il braccio con la mano per evitare che mi fiondassi su Jo; evidentemente dovevo avere un'espressione alquanto incazzata.
Le sue dita calde e fini sul mio braccio risvegliarono dolci ricordi.. ma non era quello il momento, ora dovevo capire se quel bastardo le aveva fatto del male.
-Ti ha fatto qualcosa di male? -le chiesi ancora
-Non mi ha fatto niente -rispose troppo in fretta e troppo agitata: voleva solo che mi calmassi
-Lally, si può sapere chi è questo tizio?
Lei sospirò, voltandosi verso di lui -Jo.. che ne dici di andare a casa? Ci vediamo domani
-Ma è tutto a posto? -chiese lanciandomi un'occhiata
Cercai di divincolarmi dalla presa di Lally, ma lei mi afferrò anche l'altro braccio girandosi completamente verso di me
-Dann.. per favore -sussurrò
Era stanca, molto stanca, e non solo fisicamente come testimoniava il suo viso. Le avevo già creato troppi casini. Quando capì che non mi sarei mosso, tornò a rivolgersi a Jo -E' tutto a posto. Ci vediamo domani
Lui annuì e, dopo un ultimo attimo di esitazione si allontanò.
Fu quando ebbe svoltato l'angolo che Lally parlò -Perché sei qui? -dal tono si capiva perfettamente che me ne faceva una colpa. Sembrava persino arrabbiata e non potei fare a meno di pensare che ne avesse pienamente diritto: non sarei dovuto essere lì, avrei dovuto lasciarla in pace.
La sicurezza che mi aveva infuso Andrea stava già iniziando a vacillare, e cominciai a chiedermi se stessi facendo la cosa giusta: tenevo tantissimo a lei, su questo non ci pioveva.. ma forse, proprio per questo, avrei dovuto lasciarla andare. Non si trattava solo di me e di Michele.
-Che cosa ti ha fatto Jo? -le chiesi ancora, testardo
Lei sospirò di rabbia -Ti ho fatto una domanda: perché sei qui? -finalmente mi guardò ma nei suoi occhi, quasi lucidi, c'era solo risentimento
Decisi di risponderle lasciando da parte, solo per il momento, la questione di Jo -Per te
Scosse la testa, incrociando le braccia sotto al petto -Ne abbiamo già parlato
-Lo so, ma voglio che tu ci ripensi
-Vuoi che ci ripensi? -ripeté, allargando le braccia e riducendo gli occhi a due fessure -E cos'altro vuoi che faccia, Dann? Vuoi che mi rimangi tutto quello che ho detto? Vuoi che riconsideri in due minuti stasera la decisione che ho impiegato cinque anni a prendere?
La stavo solo facendo arrabbiare, e più parlava più mi sentivo un totale idiota, anzi peggio, un meschino -Niente di tutto questo -risposi
Gemette, e si appoggiò al muro -Perché sei qui, Dann? -domandò ancora, ma stavolta con estrema debolezza. Si portò le mani al viso e mi maledissi in tutte le lingue del mondo per come l'avevo ridotta.
-La mattina mi sveglio, vado a scuola -cominciò, parlando come se elencare le sue abitudini le desse forza e stabilità -arrivo a casa e studio, il pomeriggio quasi sempre con Kath e Lisa, poi la sera do ripetizioni a Jo. Dopo cena ho solo date, nomi importanti e concetti matematici in testa: sono sfinita e questo va bene, perché così mi addormento subito e, se sono fortunata, non sogno niente -alzò di nuovo lo sguardo verso di me -Mi sono creata una mia routine e sì, te lo confesso, a volte fa schifo, a volte non funziona, a volte riesco comunque a pensare a te, a noi.. ma va bene così, perché non credo che riuscirei a trovare un altro modo per affrontare la situazione -si risollevò di scatto, la sua voce divenne più stridula e capii che non era lontana dal pianto -Poi piombi qui, così da un giorno all'altro e non solo mi scombini tutto, hai anche delle pretese, vuoi.. vuoi che ci ripensi, che ripensi a tutto quello che sto cercando di tener fuori dalla mia testa con tutte le mie forze! Questo è.. è ingiusto, è..
La presi fra le mie braccia un attimo prima che iniziasse a singhiozzare; era calda, ma tremava come una foglia
-Perché sei qui? -ripeté fra le lacrime, aggrappandosi forte a me
-Lally.. -sussurrai cercando di calmarla, ma in realtà non sapevo cosa dirle
Come avevo potuto farle questo? E soprattutto, come potevo rimediare?
La stringevo, ma non era abbastanza; avrei voluto essere migliore di come mi sentivo in quel momento. Ero andato là per puro egoismo, la situazione era la stessa di quando ci eravamo salutati l'ultima volta, cosa mi aspettavo?
Lally si divincolò all'improvviso, e la lasciai andare -Era vero?
Corrugai le sopracciglia, non capendo a cosa si riferisse -Che cosa?
-Quello che mi hai detto quella notte -rispose tentando di asciugarsi le lacrime; allora capii -era vero?
-E' vero -la corressi
-Allora vattene -mi impose con forza
Questo fu una pugnalata in pieno petto
-Vattene e non tornare più, perché.. -si morse le labbra, sforzandosi per non ricominciare a piangere
-Lo capisco -le dissi allora; voltò il viso di lato, non voleva guardarmi e aveva di nuovo incrociato le braccia.
Dio, se era bella anche mentre piangeva. Sembrava così fragile.. invece, a quanto pareva, aveva sempre avuto più coraggio di me. Mi resi conto che restare ancora lì, sarebbe stato ulteriore egoismo: io potevo anche aver risolto i conti con il mio passato, ma non potevo decidere da solo per la nostra situazione.
Sapevo solo che avrei fatto di tutto, anche rinunciare a lei per sempre, se questo fosse servito ad asciugare quelle lacrime.
-Scusami
Cosa potevano valere le mie scuse in quel momento? Assolutamente niente, come la mia presenza lì, che era diventata superflua, anzi, dannosa.
Guardai un'ultima volta quei tratti, ora tutti tesi e lacrimanti, del viso che amavo, poi me ne andai.
E stavolta l'avrei lasciata in pace sul serio.

°°° Lally °°°°

Rispondi! Rispondi, avanti!
-Lally -finalmente! -Hai interrotto la dura lotta che avevo appena intrapreso con la fisica
Arricciai il naso, e per un attimo misi da parte quanto appena successo -Studi fisica da sola?
-Be', qual è il problema? -rispose Kath, con tono snob -Non solo Lisa può essere intelligente. E adesso, mentre lei è con un uomo, io sto studiando: non è buffa la vita?
-Già -sospirai -Senti Kath.. mi uccidi se ti chiedo di venire qua?
-Mmm.. direi di no, non se sai spiegarmi i quanti -una pausa -ho detto che studiavo, mica che capivo quello che studiavo. Mi vesto al volo e sono da te.
-Grazie
-Aspetta.. ma è successo qualcosa?
Provai a parlare, ma mi resi conto che se l'avessi fatto, la voce mi si sarebbe spezzata
-Lally? -Kath cominciava a preoccuparsi
-E'.. -niente, non ci riuscivo
-E' Jo? -mi chiese, e d'un tratto era infuriata -Se ti ha fatto di nuovo qualcosa, io lo..
-No -presi un bel respiro, per formulare una frase intera -Vieni qui che te ne parlo.. ok? Ho bisogno di te
-Non muoverti: mollo Einstein e arrivo!
-Grazie mille..
Più passavano i giorni, gli anni, e più mi era evidente: non ce l'avrei fatta senza le mie amiche, mai. Non potevo vivere senza di loro, non riuscivo nemmeno ad immaginarlo!
Ecco perché sapevo di aver preso la decisione giusta.. nonostante facesse così male. Nonostante il mio cuore urlasse. Nonostante rivedere Dann poco prima mi avesse quasi fatto rimpiangere tutto.
Avevo preso la decisione giusta.





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Non era quello che vi aspettavate, lo so... ma i tempi non sono ancora maturi a quanto pare!
Non perdete le speranze però: ci sono ancora 4 capitoli in cui tutto può succedere ;)
Il pezzo finale l'ho inserito per sottolineare quanto sia forte l'amicizia fra Kath e Lally nonostante la litigata che c'è stata :)
Spero che non mi odiate troppo questo capitolo!!!
Un bacione a tutte, alla prossima =P

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Capitolo 14
*** Esami da superare ***



Capitolo 14. Esami da superare


Aiuto. Semplicemente, aiutatemi, adesso! Oppure sparatemi e facciamola finita
Schiantai la testa sul libro, disperata, assetata e assonnata, per non dire esausta. La scuola, se Dio vuole, era finita, e seguita da essa le prove scritte, ma ad attendermi al patibolo c'era ancora l'orale: dalla padella alla brace e, come se non bastasse, ero stata sorteggiata fra le prime. Il mio colloquio, infatti, era stato fissato per il 29 giugno, data di esordio di tutti gli altri.
Prima di quella breve settimana fra scritti e orale, avevo pensato che il difficile sarebbero stati italiano, matematica, e la terza prova.. non avevo però calcolato l'ansia che deriva dal pensiero di trovarsi faccia a faccia con una commissione. Realizzato tutto ciò, mi ero messa sotto come una matta, ancor peggio di prima se possibile.
Va bene, con l'analisi del testo di Verga me l'ero cavata egregiamente, lo dovevo riconoscere (anche perché lo avevo ripetuto fino alla nausea), anche la terza prova non era andata poi male (eccetto forse per fisica) e matematica.. per matematica avevo impiegato tutte le sei ore, non solo a causa della mia ormai famigerata allergia alla materia, ma perché c'era un quesito, quell'ultimo quesito.. mi aveva spiegato Dann, molti mesi prima come risolvere un esercizio simile. E lo avevo saputo fare grazie a lui.
In quella torrida stanzona con i condizionatori rotti e le sedie scomode, i ricordi mi avevano assalita di nuovo, nonostante il tempo, nonostante la corazza fatta di libri e pietra, nonostante avessi cercato di bloccarli con molta più forza da quando era piombato a Roma l'ultima volta..
Nonostante tutto questo, ero stata ferma non so quanto tempo su quel foglio, come stavo ferma adesso, con la testa sprofondata fra quelle pagine sfogliate e sfogliate e sfogliate e sfogliate..
Dann, che sin dai miei primi sintomi di pazzia preesame mi aveva raccomandato di andarci piano, mi aveva raccontato più e più volte del suo esame per tranquillizzarmi, dei professori che aiutano se possono.. Dann che aveva cercato in tutti i modi di farmi capire che io ero più importante del pezzo di carta per cui stavo sudando sangue.
Odiavo il masochismo, odiavo struggermi così.. ma non ero io a volerlo, a comandarlo: faceva tutto la mancanza.
-Lally?
Alzai velocemente la testa verso Lisa -Sì, scusa: colpo di sonno
Lei mi scrutò un attimo -Stai piangendo?
A questa domanda, Kath sollevò gli occhi dal libro e io mi tastai le guance: erano umide.
Il giorno dopo la visita di Dann, Andrea era venuto da me con Lisa, ma non per parlare: già sapeva tutto. Mi aveva solamente abbracciata, e io mi ero sciolta fra le sue braccia.
Incapace di tacere, mia aveva poi spiegato che Dann l'aveva chiamato, raccontandogli tutto e chiedendogli di venire da me; Lisa a questo punto si era arrabbiata, rimproverandogli che non avrebbe dovuto dirmelo.
I giorni da allora erano più o meno trascorsi tutti uguali: Jo da quando aveva visto Dann, aveva improvvisamente deciso che la sua preparazione fosse più che sufficiente e mi aveva chiamata per dirmi che non sarebbe più venuto da me. Così, Lisa e Kathrine venivano da me tutti i pomeriggi, penso più che altro per farmi compagnia anche se non lo avrebbero mai ammesso davanti a me.
Andava bene, era confortevole questa routine, questa sorta di escamotage che mi ero trovata.
-E' tutto ok -dissi alle mie amiche -mi ero solo.. -sospirai, non avendo nemmeno voglia di cercare una scusa, tanto era palese perché stessi piangendo -Devo finire questo capitolo, sono indietro
Prima di rituffarmi nella lettura, scorsi le mie amiche scambiarsi un'occhiata preoccupata.
-Sai che facciamo domani? -se ne uscì Kath chiudendo di scatto il libro di inglese
La guardai storto -Cos'hai in mente?
-Hey non fare quella faccia, ti divertirai -si raddrizzò soddisfatta sulla sedia e, schiarendosi la voce come per darsi importanza, annunciò la propria idea -Domani si va al mare
-Sì! -assentì subito Lisa -Tu adori il mare, e così almeno metti il naso fuori di casa
Le osservai un istante: erano andate fuori di testa, non c'era altra spiegazione.
-Certo che adoro il mare, ma guardate qui -sollevai il volume, di cui non ero arrivata nemmeno a metà -ma dopodomani ho l'orale.
-E noi lo abbiamo due giorni dopo di te, cosa c'entra?
Kath scrollò le spalle -Ti porti il libro sull'asciugamano! Si insabbierà un po', ma almeno tu riprenderai un po' di colore: il pallore non è più di moda da un pezzo, cara mia
-Ma..
-Niente ma -mi interruppe Kath -è deciso; Lisa? -si voltò complice verso quest'ultima
-Domani si va al mare -fece eco lei
Però in effetti ero diventata peggio di un fantasma in quanto a colorito.. e magari uno stacco non mi avrebbe fatto poi così male, se c'erano le mie migliori amiche a scacciare via il malumore.
Sospirai e chiusi il libro -Lo sapete che vi voglio bene come a due sorelle?

°°°

Stravaccata sul mio asciugamano azzurro come il mare di Torvaianica, sorseggiavo la mia aranciata ghiacciata con una cannuccia; il cappello di paglia enorme con gli occhiali a mosca mi facevano sentire una vera e propria diva. Abbandonare i libri mi aveva fatto bene, e finalmente respiravo aria diversa da quella delle quattro mura di casa mia.
Come al solito, avevo snobbato altamente la crema solare, risolvendo ad allacciarmi un pareo in vita per proteggermi le gambe; a fare ombra sul resto del corpo ci pensava quel cappello abnorme!
Lisa era seduta accanto a me e sfogliava una rivista; lei si era incremata da cima a fondo, e aveva fatto bene data la sua carnagione chiara.
Il sole picchiava forte, e il torpore che mi provocava, stava vincendo di netto sull'ansia da esame.
Osservavo la riva e i giochi di luce che il sole creava sulle flebili ondicelle, quando la mia attenzione fu catturata da un ragazzo che sembrava guardare insistentemente qualcosa; capii cosa, o meglio, chi stesse guardando con quegli occhi famelici quando scorsi Kath, che si strizzava i capelli riccioluti mentre usciva dall'acqua con un portamento che avrebbe fatto invidia a qualsiasi reginetta del ballo.
Il suo fisico da modella emergeva perfettamente anche sotto il costume intero che indossava. Sì, avete capito bene, costume intero: Kathrine si era impuntata sul serio con questa storia di volersi cambiare radicalmente.
-Aaah, come si sta bene in acqua -commentò sdraiandosi sull'asciugamano accanto al mio; osservò un attimo il mio pareo -Devo comprarmene uno anch'io, però più lungo
-Perché non un burka a questo punto? -le domandai ironica
Lei fece una smorfia, mentre Lisa sollevò la testa dalla rivista -Tra un po' voglio fare anch'io il bagno: fa troppo caldo.
-Vengo anch'io quando ti alzi -annunciai, e lei mi sorrise
Dopo un po' che eravamo lì a rilassarci, il ragazzo che avevo notato prima, si avvicinò -Hey -salutò come se ci conoscesse; tuttavia c'era un'evidente traccia di timidezza nella sua voce
Noi lo guardammo tutte sollevando un sopracciglio; la vecchia Kath avrebbe attaccato subito bottone, ma quella nuova si limitò a squadrarlo in silenzio
-Ci conosciamo? -fu Lisa a parlare
-Noi no -rispose lui guardando me e Lisa, poi si rivolse a Kath -Ma io e te sì
Lei corrugò la fronte -Sicuro? Mi sa che ti sbagli
Sul viso del tipo spuntò un sorriso, forse un po' imbarazzato -Ma come? Non ti ricordi quella sera, al pub.. -Kath aveva ancora una faccia perplessa -Ti ho offerto da bere, eri un po' brilla -forse la mia amica cominciava a ricordare -Hai detto di essere impegnata ma che non importava, poi siamo andati sul retro e..
-Ok, BASTA! -tuonò alzandosi in piedi; il ragazzo indietreggiò di qualche passo, e la sua faccia smarrita mi fece quasi scoppiare a ridere -Dovete smetterla di venire a cercarla, capito?
-Emh.. -il ragazzo si grattò la testa, senza capire
-La ragazza che conoscevate non esiste più! -spiegò allora Kath, sollevando il collo per darsi importanza; io e Lisa ci scambiammo uno sguardo divertito -Sono cambiata, sono migliorata! Possibile che non riusciate a capirlo?!
-Ok.. -fece quello -Non ho mai conosciuto una tipa che è più pazza da sobria che da ubriaca -borbottò, per poi allontanarsi; fu allora che io e Lisa scoppiammo a ridere
-Poverino! -commentò Lisa -l'hai scioccato
-Rimarrà traumatizzato -mi aggiunsi
-Ridete, ridete -commentò Kath, fin troppo amaramente; con un sospiro, si sdraiò di nuovo, lasciandoci perplesse
-Tutto bene? -chiese Lisa
-No! -sbottò lei -Cavolo, è mai possibile che il mio passato continui a tormentarmi? Non è il primo ragazzo che mi “riconosce”! Quando succedeva prima, non me ne curavo, anzi, ne andavo persino fiera! ..ma vi rendete conto? Fiera di una cosa del genere! -esclamò schifata -Ora sono diversa, ma loro non lo sanno e continuano a cercare quell'altra Kath, quella che è morta e sepolta e che per niente al mondo tirerò fuori di nuovo! -sbuffò -Ma non c'è verso, quando ti danno un'etichetta, ti resta per sempre.. vorrei cambiare città, è possibile secondo voi?
Io e Lisa ci scambiammo un'occhiata: nessuna di noi aveva capito quanto male stesse Kath
-Perché non ce ne hai parlato prima? -le chiesi poggiandole una mano sul braccio già abbronzato -Di questo fatto che “ti riconoscono”, intendo
-Perché mi vergogno -spiegò mestamente- Mi sento più zoccola di Elena nell'Iliade!
-Ciò che ha fatto Elena l'ha fatto per amore -commentò Lisa, prima di rendersi conto che forse non era proprio il commento più adatto -Emh.. scusa, Kath
-No, non preoccuparti, anzi -fece lei ritrovando il sorriso -A proposito d'amore, non ci hai raccontato nei dettagli di come è andata con Andrea
Come se la crema non avesse fatto il minimo effetto e il sole l'avesse scottata tutta d'un colpo, Lisa avvampò. Mi intenerii vedendola così, ma anch'io volevo sapere, così provai a chiederglielo in tono più dolce -Raccontaci, se te la senti
-Certo che se la sente! -esclamò Kath
Lisa scrollò le spalle -Io.. -mi lanciò un'occhiata furtiva
No! Ancora, no!
-Lisa -sospirai -Quante volte te lo devo ripetere che io sono felice se tu sei felice e soprattutto se condividi la tua felicità con noi? Avanti, racconta! Ti assicuro che non mi strapperò i capelli e non comincerò a mangiare sabbia
Lei rise, confortata da questo mio “via libera” e cominciò a raccontare.
Non mi stupii di sentir parlare del lato dolce e tenero di Andrea: sapevo già benissimo che lo avesse, sotto l'espressione simpatica e svagata. Lisa raccontò di come l'aveva messa a proprio agio, accarezzandola con dolcezza e fermandosi ogni volta che sentiva la più piccola esitazione in lei; le aveva chiesto più volte se sentisse dolore, era stato delicato e attento e dopo, l'aveva cullata finché non si era addormentata.
-Questo si chiama fare l'amore -commentò Kath -altro che squallido sesso!
Io risi ma mi interruppi quando sentii bussare alla porta il ricordo di Dann... colpa di tutta quella dolcezza, quell'attenzione.
-Andiamo a fare il bagno? -domandai scattando in piedi. Quello era un giorno di relax, di stacco: vietato soffrire, vietato anche solamente pensare.
Le mie amiche, che quel giorno me le avrebbero date vinte tutte, mi accontentarono e due minuti dopo eravamo avvolte fra la spuma dolce e salata del mare.

°°°Dann°°°

Ripresi il libretto appena firmato, piuttosto fiero di quel ventotto; con quello, mi mancava solo un esame dell'anno, che avrei dato all'appello di settembre.
Mi alzai e strinsi la mano al professore, come di consuetudine.
Era una bella giornata, sarei potuto andare a fare surf.. il giorno dopo però, lo avrei passato tutto alla stazione ovviamente.
Mentre uscivo dall'Università, mi tornarono alla mente le parole di Andrea: torna a Roma, dopo l'esame! Avessi visto come piangeva, quanto le mancavi..
Mai, mai nella vita avrei seguito un altro suo consiglio, pensai dirigendomi verso la spiaggia.
Stavo male al pensiero di Lally che piangeva.. ma andando da lei un'altra volta, avrei solo fatto triplicare le sue lacrime.

°°°Lally°°°

Rispondere senza farsi prendere dal panico: scoprii di essere in grado di farlo e questo mi fece acquistare sicurezza.
Ero consapevole della presenza di Kath e Lisa, sedute accanto ai compagni di classe e qualche curioso, pronte a passare alle maniere forti se la commissione avesse anche solo provato a bocciarmi.
Quella mattina mi ero guardata allo specchio, rimpiangendo la mia carnagione resa più scura dal sole preso il giorno prima nonostante il cappello: temevo che i professori avrebbero potuto prendermi per una scansafatiche. Ma adesso, che ero lì e che sapevo rispondere bene o male a tutte le loro domande, mi sentivo una leonessa!
Avevo studiato come una pazza e mi stavo guadagnando un voto decente. Anche i miei professori sembrarono soddisfatti quando mi strinsero la mano per congedarmi; quella di astronomia mi fece i complimenti sottovoce.
Indicai a Kath e Lisa l'uscita con circospezione, ma una volta fuori..
-AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAH! -Strillammo in coro tutte e tre, alla faccia della maturità!
-Oh mio Dio! E' fatta! -urlai, per accertarmi che fosse realmente così -Ho davvero dato la maturità!
-Sì -annuì Lisa -e sei stata grande!
-Sei a tutti gli effetti maturata! -esultò Kath
-Ce l'ho fatta davvero! Nessuno mi chiederà mai più di fare quest'esame del cavolo, di studiare come una pazza..
-No, fino a ottobre, quando comincerà l'università -ricordò Lisa
Seguì un momento di ibernazione.
-C'è tempo fino a ottobre! -se ne uscì Kath -E oggi, 29 giugno 2012, tu non devi più preoccuparti di niente perché hai appena...
Ma non sentii il resto della frase.
29 giugno. 29 giugno. 29 giugno 2012. Come potevo essermene scordata?
Cominciai a respirare velocemente e a sudare freddo, nonostante la temperatura fosse di almeno 27 gradi all'ombra. Che diavolo ci facevo lì?
-Lally, stai bene? -sentii la mano di Lisa sulla spalla -Sei diventata bianca come un lenzuolo
Non importava. Non importava di niente, né di quello che era stato, né di quello che mai sarebbe stato. Il mio posto era accanto a lui quel giorno, a tre anni esatti dalla tragedia ferroviaria.
-Devo andare -annunciai, e già scendevo le scale
-Ma.. dove? -Kath e Lisa si misero a seguirmi; non avevo tempo di spiegare
-A Viareggio -mi limitai a rispondere.






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Sì, avete capito bene: stavolta sarà Lally ad andare da Dann! Non per ricominciare, semplicemente per stargli vicino... perché, ormai lo avrete capito, il loro amore non solo supera quei dannati 400 Km, ma anche cose di gran lunga più astiose e più difficili. Dann c'è sempre stato quando Lally ha avuto bisogno di lui; adesso Lally ci sarà in questo preciso momento quando è lui ad aver bisogno di lei.
..be', o almeno questo è quello che penso dovrebbe succedere quando due persone si vogliono bene davvero xD Tutto il resto non dovrebbe importare..
Spero di avervi ridato un po' di speranza ;) tutto può succedere, specialmente adesso che i due saranno di nuovo vicini
Vi aspetto nel prossimo capitolo =P
Un bacione a tutte voi che mi seguite, e un ringraziamento gigante!! Grazie a chi mi mette fra le seguite, ricordate, preferite, a chi recensisce e a chi legge in silenzio!
Grazie davvero a tutte voi <3 :)

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Capitolo 15
*** Viaggio al centro di noi ***




Capitolo 15. Viaggio al centro di noi


Un treno che si ferma, la banchina quasi vuota: un'ora insolita per partire o arrivare, specialmente con quel caldo. Non era afoso come a Roma, dove non c'era il mare a mitigare il clima, ma era comunque caldissimo.
Sapevo dove avrei trovato Dann, perciò scesi alla svelta per il sottopassaggio, poi risalii fino all'uscita, di lato. Il cuore palpitava, ma stavolta non si trattava di lui o di me: si trattava di noi. Del fatto che lui non avesse parlato con nessuno di quella notte, nemmeno con Andrea.. solo con me. Del fatto che fosse così facile capire quanto avesse bisogno di qualcuno accanto in quel momento. Di quanto mi sentissi stupida a non averci pensato prima, quando probabilmente lui era lì dalla mattina.
Camminavo, dritta verso la via maledetta; non ci ero passata molte volte da allora. Il ricordo del fuoco, la paura.. se potevo, la evitavo. Dann invece ci tornava ogni anno, onorava la memoria di Michele. E io lo stimavo profondamente per tutto questo coraggio che trovava dentro di sé.
E finalmente lo vidi, arrampicato sul muretto della stazione, seduto con le gambe penzolanti, le spalle alla strada; scorsi anche la sua moto, lì sul ciglio della strada, a rischio multa. Ma tanto d'estate i vigili urbani erano tutti sulla costa, a controllare le strisce blu..
Bando alle ciance: presi un grosso respiro, rimpiangendo di essermi messa quei jeans lunghi che non mi aiutavano per niente con la situazione caldo. Dann non si era accorto di me, era immerso nei propri pensieri, gli occhi fissi sui binari; solo quando fui a pochi passi da lui, si voltò.
Non si aspettava di vedermi, e l'ovvietà della cosa mi ferì. Socchiuse leggermente le labbra e restò a guardarmi in silenzio; io ricambiavo, incapace di proferire parola. Eravamo di nuovo l'uno di fronte all'altra e benché non fosse passato molto tempo dall'ultima volta, sentii il cuore palpitare.
Eravamo di nuovo noi, almeno per il momento. Niente maschere quel giorno: io ero lì per lui, per stargli accanto. Solo per oggi.
-Ciao -riuscii a dire, cercando di sorridere
-Ciao -rispose lui, senza smettere di guardarmi
Decisi di arrampicarmi a mia volta, mentre un treno passava con un rombo.
Quando fui seduta accanto a lui, parlò di nuovo -Te ne sei ricordata -constatò lui, con malinconica gratitudine.
Io annuii, scoccando una rapida occhiata ai binari per poi prendergli la mano -Da quanto sei qui?
-Un po' -rispose lui, troppo vago, e sentii le sue dita stringersi delicatamente attorno alle mie; fu come se non avessi mai lasciato quella mano.
-Non dovevi Lally- sussurrò, guardando le nostre mani
-Vuoi che me ne vada? -chiesi domandandomi se non avessi fatto l'ennesima sciocchezza con lui
Ma la smorfia che fece, tipica di chi ha appena sentito un'assurdità, mi rassicurò -Assolutamente no -rispose -Solo.. so quello che ti costa -i suoi occhi profondi mi scrutarono; riecco il suo sguardo premuroso, che si preoccupa per me, per come sto.. Dio, se sopravvivo a questa sono immortale
Scossi la testa -Non si tratta di me, oggi -lui sospirò e non disse niente -Come stai? -chiesi a mezza voce, consapevole del fatto che non fosse proprio la domanda più adatta da fare, ma mi premeva saperlo.
Dann scrollò le spalle e sollevò lievemente le sopracciglia -Quando vengo qui ripenso a lui, a quanto mi manca quella testa dura -sbuffò di una risata tutt'altro che divertita; gli strinsi di più la mano- Pensavo che anno dopo anno sarebbe andata sempre meglio, avevo anche paura che un giorno, un 29 giugno di chissà quale anno magari neanche troppo lontano, mi sarei svegliato senza nessuna voglia di venire qui alla stazione -fece una piccola pausa -ora so che non succederà mai
-Certi vuoti non si possono colmare -risposi, cercando di calarmi nella sua situazione -ma credo che.. si impari a conviverci, prima o poi. Questo che fai per ricordarlo è.. -cercai le parole, roteando gli occhi verso il cielo- meraviglioso, davvero; ma se il 29 giugno 2040 quando abiterai in Tibet non ti andrà di sorvolare mezzo Mondo per venire fin qua, andrà bene lo stesso: ciò che conta è il ricordo che hai dentro di te, il bene che ancora vuoi a Michele
Lui ascoltò con attenzione le mie parole, poi mi guardò divertito e sorrise -Nel 2040 abiterò in Tibet?
-Dal 29 giugno -precisai -Prima sarai in Spagna
Dann rise e sentii il suo pollice accarezzarmi il dorso della mano -Lally -fece poi tornando serio e guardandomi dritta negli occhi -Grazie di essere qui
Lo avrei abbracciato in quel momento; avevo così voglia di farlo che non so come riuscii a trattenermi. Mi nascosi dietro un sorriso, nascosi tutto quanto dietro quel sorriso -Figurati
Dann tornò a guardare i binari; si era alzata una leggera brezza, ma il verso dei gabbiani misto al sole cocente annunciava l'estate in tutto la sua arsura.
-Non ti ho detto tutto di quella notte -fece a un tratto lui; sembrava tranquillo, seppure assorto, ma io corrugai la fronte preoccupata, chiedendomi cosa ci potesse essere di peggio di ciò che mi avesse già detto. Si portò la mia mano in grembo, senza quasi rendersene conto, e io mi preparai ad ascoltarlo -Andrea sa cos'è successo perché gliel'ha raccontato chi era lì -indicò il punto preciso, fra le rotaie, con la mano libera e io trasalii -Quando sono arrivato, quella sera, Michele era ancora vivo. C'erano pompieri ovunque, e cominciavano ad arrivare anche le prime ambulanze; ma i feriti da soccorrere erano troppi, nonostante le macchine della polizia aiutassero a portare i più gravi in ospedale. Cercavo di avvicinarmi, ma uno dei pompieri mi teneva lontano, dicendomi che era troppo pericoloso -contrasse la mascella un istante prima di proseguire -Michele era lì, steso a terra: respirava ancora, potevo vederlo. Ma era messo male, i vestiti erano diventati cenere che gli si era incollata addosso e la faccia era tutta ustionata -Strinsi più forte la sua mano, mentre ascoltavo in silenzio, trattenendo il respiro e le grida di orrore. Anch'io avevo visto le fiamme dalla mia finestra, anch'io mi ero spaventata a morte, anch'io avevo pianto con tutta Viareggio; ma Dann l'aveva vissuta, l'aveva vissuta da dentro e aveva visto il suo migliore amico morire là in mezzo. Riuscivo a stento a immaginare quanto potesse essere difficile per lui, se già per me lo era stato -A un certo punto si sono accorti che le fiamme si stavano avvicinando anche alle altre cisterne -continuò -Dovevano spegnerle, così le squadre di pompieri si sono dovute dividere: l'uomo che mi tratteneva si allontanò e io potei finalmente raggiungere Michele -scosse la testa -Cercava di dirmi qualcosa, ma non riusciva a parlare; io non sapevo cosa fare, mi ricordavo a malapena di aver studiato per la patente che in caso di ustione grave, non bisogna cercare di staccare i vestiti dalla pelle.
Fece un'altra pausa e a questo punto mi sentii di intervenire -Dann, tu non potevi fare nulla -cercai di confortarlo
Lui mi guardò ma le mie parole non sembravano aver fatto chissà quale effetto -Probabilmente no. Ma lo sai cosa stava cercando di dirmi? Sussurrava, ma se avesse avuto abbastanza voce avrebbe urlato. Avvicinai l'orecchio alle sue labbra, cercando disperatamente di capire cosa dicesse -sentii la stretta sulla mano aumentare improvvisamente, e poggiai anche l'altra sulla sua, cercando di dargli forza -Diceva “aiutami” -rivelò, distrutto sia nella voce sia nell'espressione del volto -Mi stava chiedendo aiuto, mi stava implorando di aiutarlo, capisci? E io non ho saputo farlo -era costernato e furioso allo stesso tempo
-Dann..
-Sono andato a cercare dell'acqua, al tempo mi era sembrata una cosa sensata -altra pausa, e stavolta il suo sguardo, puntato sui binari, mi spaventò sul serio; scosse la testa -quando sono tornato lui non respirava più. E' morto solo.
-No -dopo un attimo di choc, lo contraddissi subito; e lo abbracciai, stavolta sì, stringendolo a me quanto più forte potessi -Non è morto solo, Dann -continuai, sentendo la sua testa poggiarsi nell'incavo del mio collo e i suoi respiri corti e strozzati susseguirsi uno dopo l'altro, facendosi strada fra i miei capelli -se ne è andato con il suo migliore amico accanto, che ha lottato fino all'ultimo per salvargli la vita -lo corressi con forza - Non ce l'hai fatta perché non potevi farcela, forse nemmeno un medico ci sarebbe riuscito, forse era già spacciato. Ma lui ti ha visto, è stato con te nei suoi ultimi istanti: aveva bisogno di qualcuno che gli stesse accanto e tu ci sei stato -lo spinsi per le spalle, in modo che si sollevasse e mi guardasse negli occhi -Gli hai dato più coraggio di quanto pensi. Tutti gli altri quella notte sono morti con paramedici, chirurghi e altre facce sconosciute che gli infilavano tubi dappertutto -i suoi occhi, liquidi e stupendi, erano incatenati ai miei, sembravano aver bisogno di quelle parole, di quel contatto; allungai una mano, per accarezzargli una guancia -lui ha avuto te, e questo vale più di qualunque altra cosa.
Mi guardò ancora a lungo, poi prese la mano che ancora tenevo poggiata sul suo viso, e la baciò sul dorso -Sei.. -non trovò le parole; o meglio, forse le trovò, le aveva già trovate, ma non volle dirle di nuovo e di questo gli fui grata -Grazie per tutto questo -si limitò a dire, tenendo stretta la mia mano
Stavolta fui io a scrollare la testa, per dirgli che non doveva ringraziarmi.
Ci guardammo ancora e, a poco a poco, vidi quel viso che tanto adoravo rasserenarsi, regalandomi perfino un sorriso. Ricambiai e fui felice di averlo aiutato, seppure in minima parte quel giorno.
Le mie mani erano ancora strette nelle sue, i volti a pochi centimetri di respiro, tanto che sentivo il suo accarezzarmi la guancia; balenò nella mia mente il ricordo, perfettamente nitido e ancora dolcissimo dei suoi baci, delle sue carezze..
-Ragazzi, non potete stare lassù, è pericoloso
Sobbalzai, mentre Dann si girò verso chi aveva parlato: era un vigile urbano, constatai quando mi voltai. Mi chiesi come facesse a stare con quell'uniforme addosso senza sciogliersi
-E dovreste spostare la moto, altrimenti sono costretto a farvi una multa -non era troppo scorbutico: tutto nella sua espressione diceva che ciò che stava facendo, lo stava facendo per lavoro, non perché volesse cacciarci di propria iniziativa
-Va bene, ora ce ne andiamo -fece Dann, conciliante, girandosi per scendere; io lo imitai e accettai la mano che mi offrì per aiutarmi; ormai era diventata una specie di tradizione fra noi.. -Ho un altro casco -mi disse quando fui scesa
-Menomale, sennò la multa non te la levava nessuno -risposi accennando all'uomo in divisa
Lui sorrise, poi aprì il bauletto e mi passò quel casco: era lo stesso di sempre, e mi era familiare quanto la sua moto. Girò le chiavi e accese, mentre io mi sistemai dietro decidendo di tenerlo per la vita.
-Succede spesso? -gli chiesi dopo un breve tratto di strada in silenzio, mentre si fermava ad un semaforo
Lui scrollò le spalle -Quest'anno è andata anche meglio delle altre volte -rispose
-E dove vai quando succede?
Lo vidi corrugare le sopracciglia -Di solito al cimitero, quello al Marco Polo; non so se..
-Andiamoci -feci
Lui annuì senza aggiungere altro e, quando scattò il verde, ripartì.
Parcheggiò nei posti riservati al supermercato lì di fronte, poi attraversammo la strada ed entrammo.
Mi prese per mano mentre mi portava nella direzione giusta.
C'erano molti fiori sulla sua tomba, e la foto ritraeva un bel ragazzo sorridente e abbronzato, che si trovava su una barca a remi.
-Andavamo spesso a remare insieme -mi informò Dann notando la mia attenzione per la foto -ma quando è stata scattata questa, era con suo padre
Sentii un groppo in gola -I suoi genitori sono ancora vivi?
Dann annuì, grave -E non hanno altri figli
Io scossi la testa, non riuscendo nemmeno a immaginare quale tragedia avessero dovuto sopportare
-Scusami -disse a un tratto
-Per cosa? -domandai corrugando le sopracciglia
-Per essere venuto da te a Roma, quella sera -rispose, e nei suoi occhi lessi il rimorso
-Oh..
Ma perché tirava fuori l'argomento proprio adesso?
-E' stato egoismo allo stato puro -si rimproverò -credevo che il fatto che non riuscissimo a stare insieme dipendesse da me, dalle questioni irrisolte che avevo con il passato -spiegò -Ho pensato solo a me stesso, e ti chiedo scusa per questo
Oh, allora era questo il punto.
Non riuscii a rispondere subito: era ovvio che a quel punto dipendesse solamente da me. Dann non si aspettava che tornassi sui miei passi, mi stava solo porgendo le sue scuse, niente di più. Ero io che, senza più la maturità a tenermi impegnata in ogni secondo delle mie giornate, stavo ricominciando a pensare.. e mai il mio cervello era stato più affollato, nemmeno al colloquio di quella mattina.
-Accetto le tue scuse -più volevo rinchiudermi in me stessa, più il mio tono suonava freddo e formale. Probabilmente Dann se ne accorse, anzi, sicuramente dato che ormai mi conosceva bene; restammo qualche minuto in silenzio, davanti alla foto sorridente di Michele.
-Come va con Loch Ness? -domandò poi con affetto, e lo ringraziai dentro di me per aver cambiato argomento-Ho sentito che gli orali sono iniziati oggi
Aveva chiamato Loch Ness il mio esame, come ai vecchi tempi.. come ai bei tempi. Sorrisi nostalgica.
-Indovina chi è stata la prima
Dann capì al volo -Hai già fatto?
Annuii -Grazie al cielo sì
-Aspetta.. quindi tu stamattina eri lì a farti interrogare?
Feci di nuovo cenno di sì con la testa -Poi però mi sono ricordata che giorno fosse, e.. -lasciai in sospeso la frase, tanto sapeva come terminava
Sentii la sua mano stringere di più la mia e, per qualche secondo, rimase in silenzio -Be'.. come è andata? -chiese
Corrugai le sopracciglia, senza nascondere un'espressione soddisfatta -Bene, non era così terribile come pensavo
Mi chiese di cosa mi avessero fatto parlare e glielo raccontai in breve, condividendo anche i momenti di ansia e di panico che avevo avuto; lui mi ascoltò interessato, poi sorrise contento e assunse la faccia di chi la sa lunga -E quanto ti sei uccisa di studio?
Perché mentire? -Decisamente troppo
Questo lo fece ridere, e anch'io sorrisi
-Allora bisogna festeggiare il fato che tu sia sopravvissuta alle tue stesse torture
-Ma.. -feci dubbiosa, guardando un'altra volta la foto
Dann allora mi lasciò la mano e si avvicinò di più alla tomba dell'amico; sollevò lentamente un braccio e lo osservai pulire il vetro della foto con attenzione -Ciao, bischero -sussurrò. Sul suo volto comparve un sorriso nostalgico; sentendo gli occhi bruciare, mi affrettai a volgerli per aria, eliminando qualsiasi rischio di pianto.
-Andiamo? -mi chiese poi rilassato, tornando verso di me
Io annuii con un sorriso; prima di andare però mi rivolsi anch'io alla foto -Ciao, Michele

°°°

Circa un quarto d'ora dopo, eravamo seduti sugli scogli del molo, la scritta fatta da Michele a tagliare l'orizzonte.
-Il suo desiderio si è avverato troppo presto -constatò Dann con tristezza riferendosi alle parole dipinte dall'amico: “Viareggio in te son nato in te spero morire”
Temetti che si incupisse di nuovo, invece aggiunse, in tono più leggero -Comunque, a quanto pare sono tutti in spiaggia: non c'è un'anima in passeggiata
Questo mi tranquillizzò
-Lo credo, con questo caldo -risposi arrotolandomi i jeans fino al ginocchio; le scarpe le avevamo lasciate entrambi sul muretto.
C'era una quiete quasi surreale, eravamo lontani dalla spiaggia, il mare era una tavola e si sentivano soltanto i versi dei gabbiani e l'acqua che sfiorava dolcemente le rocce.
-Non ero mai venuta sul molo a quest'ora -constatai
-C'è da ustionarsi infatti -fece Dann, poi mi guardò -ma hai già un po' di colore, puoi stare tranquilla
-Ha parlato quello pallido -risposi accennando alla sua carnagione scura -Non smetti mai di fare surf, eh?
-Mai -confermò con un sorriso -Tu invece preferisci Ostia a Viareggio adesso?
-Sono andata a Torvaianica non a Ostia -precisai, ma fu solamente per prendere tempo.
Era ovvio che Dann stesse scherzando, per lui avevo già deciso e, dopo l'ultima volta per la quale mi aveva chiesto scusa un miliardo di volte, non avrebbe più cercato di farmi cambiare idea.
Ma d'un tratto ero io che stavo rivalutando tutto. Kath e Lisa, Viareggio e Dann: non sarei mai riuscita ad avere tutto, era un incastro mentale peggio di tetris.
La mia razionalità non era forte abbastanza da vincere sulla mia emotività: se fosse successo qualcosa con Dann, non sarei stata in grado di rimanere a Roma.
Però era già successo, e io abitavo ancora lì. E nonostante ciò, non ci eravamo persi di vista.
Cominciai a valutare l'idea: abitare a Roma, stare con Kath e Lisa e poi rintanarmi in camera mia con il telefono, e Dann dall'altra parte alla cornetta. Certo, la mia Viareggio mi sarebbe mancata da morire, ma..
Per Lorenzo ero stata subito disposta a farlo (o meglio, sarei stata disposta), perché con Dann esitavo? ..Perché stavolta c'erano in gioco molti più sentimenti e molto più forti; ma, a pensarci un attimo, proprio per questo dovevo far cessare questa stupida battaglia contro di essi. Sapevo che eravamo abbastanza forti da far funzionare una storia a distanza, lo sapevo benissimo, e Dann me lo aveva dimostrato più volte.. come lo dimostrava il fatto che io mi trovassi lì, nonostante tutto.
Ci volevamo bene, e forse ce ne saremmo voluti per sempre: stava a me scegliere se darci una possibilità.
-Sei silenziosa -commentò Dann
Il vortice di quei pensieri, che mi aveva risucchiata tanto da non farmi rendere conto di essere rimasta in silenzio, si arrestò bruscamente, riportandomi nel mondo della realtà. E adesso sapevo esattamente cosa fare.
-Dann.. -d'un tratto sentii dieci volte più caldo di quanto non fosse in realtà; mi concessi un respiro profondo e, quando lo guardai negli occhi, vidi che Dann aveva la fronte corrugata forse allarmato per quel sospiro. Meglio iniziare con la pura e semplice verità -Mi manchi -mormorai
Con mia grande delusione, lo vidi sbattere le palpebre, poi abbassare lo sguardo e infine rivolgerlo verso il mare: bene, avevo appena fatto la cavolata del secolo!
Mi voleva bene quanto io ne volevo a lui, ma non si può correre per sempre dietro a una persona che non fa nemmeno un passo verso di te, e forse Dann aveva deciso di gettarsi alle spalle questa storia.
Dio santo, ma perché? Perché avevo avuto così paura? Perché mi riscuotevo solo adesso che era troppo tardi?
Mentre tentavo inutilmente di sprofondare in una buca immaginaria, Dann parlò di nuovo, a voce bassa, sempre guardando avanti a sé -Anche tu mi manchi, Lally. Tantissimo. Ogni giorno, ogni momento, ogni notte -fece una pausa e si voltò verso di me, parlando con enfasi -Io voglio starti accanto, voglio baciarti, voglio fare l'amore con te.. ma non se tutto questo ti fa soffrire. Hai preso una decisione e ho visto con i miei occhi quanto è stato difficile per te -scosse la testa, distogliendo nuovamente lo sguardo- non cercherò ancora di farti cambiare idea.. anche se sai benissimo quello che provo per te.
-Anch'io -dissi d'impulso, sentendolo vero in ogni sua più piccola sfaccettatura.
Era vero in quel momento, mentre Dann mi guardava e aveva già capito, era vero quando lo avevo trovato seduto sul muretto, era vero quando ero scesa alla stazione di Viareggio quel pomeriggio, era vero quando cercavo di tenerlo fuori dalla mia testa, era vero quando mi aveva stretta fra le sue braccia l'ultima volta.. era vero da quando avevo deciso di fare l'amore con lui.
-Ti amo anch'io Dann
Lui rimase immobile, semplicemente a fissarmi, ma potevo leggere una traccia di speranza adesso nei suoi occhi; traccia, che ero decisa a trasformare in certezza
-Ti amo -ripetei, forse con ancora più decisione -e non ne posso più di non sentirti, non vederti, non stare con te -deglutii, consapevole di quanto gli stessi chiedendo -quindi dimmi che adesso che ho capito anch'io quanto sia.. -cercai le parole -ingiusto, inutile.. crudele fingere di non provare questo sentimento, cercare di allontanarlo.. dimmi che non è troppo tardi per continuare la nostra storia, anche quando sarò a Roma.
Dann mi guardò un istante e in quell'istante mi accorsi che il mondo attorno a me aveva ripreso a girare: come la notte attende per tutto il giorno le sue stelle, rividi dopo tempo, troppo tempo, quel suo sguardo caldo, azzurro e cristallino di cui non mi sarei mai stancata.
Trattenni il respiro, non potendone fare a meno.
La sua mano si sollevò dagli scogli e, lenta, venne a posarsi sul mio viso -Lally.. -sussurrò e il mio cuore fremette, mentre sulle sue labbra spuntava un sorriso; forse ancora faticava a crederci, dopo tutto quello che avevamo passato -Se mi chiami, troverei un modo per raggiungerti anche tu fossi dall'altra parte del Mondo.
..E poi di nuovo, le nostre labbra si ritrovarono. Non so dire se fu lui o fui io a baciarlo; so solo che fu come se non ci fossimo mai lasciati.
Conoscevo bene le sue labbra, il suo modo di giocare con la mia lingua, il suo abbraccio che si posò di nuovo su di me, per farmi sentire ancora una volta amata e protetta.
Forse durò un minuto, forse un'ora, non lo so, ma so che nulla era valso di più: quel dolce ritrovarsi, fu la cosa più bella che mi fosse mai capitata.
Quando le nostre labbra si staccarono mi sorrise, il respiro leggermente affannato quanto lo era il mio, nei suoi occhi c'era l'infinito.
Mentre eravamo lì, stretti l'uno all'altra con il fruscio delle onde, l'aria intrisa di salsedine e la quiete del sole sul cielo sereno di Viareggio, si chinò sul mio orecchio e in un sussurro dolcissimo, mi disse tutto ciò che volevo sentirmi dire in quel momento.
-Ti amo, Lally. Ti amo con tutto il cuore.






°°°°°°°°°°°°°°°°

Sono riuscita a farmi perdonare con questo capitolo? XD
Spero proprio di sì! Comunque le sorprese non sono finite, abbiamo ancora due capitoli =P
Questo è stato incentrato solamente su Dann e Lally, sul loro ritrovarsi e sulla storia di Michele.. ma nel prossimo rivedrete anche gli altri personaggi ;)
Mi auguro davvero di essere riuscita a trasmettervi delle emozioni con queste poche righe che ho cercato di rendere dolci per farvi capire il bene che si vogliono i nostri due protagonisti! Un bene che non svanisce né con il tempo né con la distanza..
E con questo, una buona serata a tutte quante! Ci risentiamo presto :D
Un bacione e grazie mille!

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Capitolo 16
*** E poi all'improvviso sei arrivata tu ***



Capitolo 16. E poi all'improvviso, sei arrivata tu
 

All that I have.. 
all that I have lost.. 
it's here in your perfect eyes 
They're all I can see” 

[Cashing Cars – Snow Patrol] 

-Smettila -protestai fra le risate, ma Dann sapeva bene che non volevo affatto che si fermasse. 
Continuò a mordermi il collo, ridendo del lieve pugno che gli tirai sul braccio. 
Il tramonto aveva ormai tinto il cielo di varie tonalità del rosso e ci aveva trovati rifugiati nel faro, nudi e abbracciati; all'inizio non avevo capito perché Dann mi avesse portata fin lì con tanto di moto. Poi però aveva tirato fuori dalla tasca un mazzo di chiavi, spiegandomi che Greg (il suo amico cuoco e proprietario del ristorante dove mi aveva portata a pranzare a febbraio) era anche guardiano del faro e che, dopo che Dann gli aveva stressato l'anima per non so quanto tempo, aveva acconsentito a fargli una copia delle chiavi. 
-E perché le volevi a tutti i costi? -lo avevo stuzzicato prima di entrare 
Lui aveva capito al volo e aveva strabuzzato gli occhi -Sei l'unica persona che abbia mai portato quassù -mi aveva rassicurata con tenerezza -Capirai quando saremo in cima perché mi sono dato così da fare -aggiunse misterioso 
Aveva ragione: quando salii l'ultimo gradino di quella lunga rampa a chiocciola, sempre tenendolo per mano, rimasi senza fiato. Non per lo sforzo, ma per il paesaggio: le montagne, con le punte spruzzate d'arancio, facevano da sfondo al mare calmo e sereno che sembrava quasi immobile verso l'orizzonte. 
Capite cosa intendo quando dico che Viareggio la conosco come le mie tasche ma che non me ne stancherei mai, mai e poi mai? 
Mi ero girata di nuovo verso Dann, ma lui già sorrideva vedendomi al settimo cielo. 
Poi gli avevo posato una mano sul collo, attirandolo verso di me, e avevamo fatto l'amore con quel panorama sensazionale sullo sfondo. Non ci eravamo preoccupati di nascondere cosa provassimo: stavamo insieme, sapevamo che avremmo continuato a starci e non potevamo chiedere di meglio. Tranne ovviamente, abitare nella stessa città, ma chi si accontenta gode, no? 
-Perché la dovrei smettere? -mi chiese strofinando la punta del naso sul mio collo 
-Perché tra poco arriverà Greg e se continui così ci ritroviamo a far l'amore un'altra volta -risposi chiudendo gli occhi mentre mi accarezzava la pelle con soffici baci 
-Oh no, per carità.. -mormorò continuando a baciarmi e facendomi ridere. 
Era bella tutta quella complicità che aleggiava fra noi: eravamo in grado di scherzare come di fare un discorso serio, di darci conforto l'uno con l'altra.. di amarci, ma l'amore quello vero. Lo capii quando sollevò il volto sul mio, e il suo sguardo mi scosse come aveva fatto il suo abbraccio e le sue parole appassionate di poco prima. 
Gli sorrisi e lui ricambiò con un bacio; avrei passato ore fra le sue braccia, specialmente dopo aver sentito così tanto la sua mancanza, ma davvero non volevo correre il rischio che Greg ci trovasse così. 
-Dann.. -lo chiamai -dobbiamo andare 
Lui sbuffò -Ancora cinque minuti 
-L'hai detto anche un quarto d'ora fa 
Allora mi sorrise con aria colpevole e, senza nascondere quanto gli costasse, si girò di fianco e si alzò, per poi tendermi una mano. 
Una volta che fui in piedi, anziché lasciarmi, Dann mi tirò verso di sé, fino a quando le sue braccia non mi avvolsero. Pelle contro pelle, sospirai avvertendo le sue mani sulla schiena. 
Lo strinsi forte, quel piacevole calore ancora attorno a me. 
-Lo sai che non sarà facile, vero? -mi sentii di ricordargli 
-Lo so -rispose tranquillo, accarezzandomi i capelli 
-Dobbiamo essere consapevoli che la sofferenza non è finita: ci saranno i treni, le partenze, gli arrivi, la mancanza.. 
-..la batteria del telefono che ti si scarica dopo che ti ci ho tenuta quattro ore e mezza -mi interruppe scostandosi leggermente per guardarmi negli occhi -ci sarai tu a maggio ancora pallida come Morticia e io super abbronzato.. 
-Hey, proprio Morticia dovevi scegliere come paragone?! -domandai ridacchiando e fingendomi indignata; in realtà stavo pensando a maggio.. a maggio del prossimo anno e a Dann che sosteneva che saremmo stati ancora lì, a prenderci in giro, a giocare, a volerci bene. 
Scrollò le spalle con naturalezza e divertimento -Guardavo sempre la famiglia Addams da piccolo -mi sorrise -ma tutto questo era per dirti che lo so: so quello a cui stiamo andando incontro. Lo so, bimba -pronunciò con tenerezza quel nomignolo che non gli sentivo pronunciare da tanto e che mi infuse calore -e non mi importa, perché so già che niente riuscirà a cambiare il fatto che ti amo e che continuerò ad amarti. 
Di fronte a quei due occhi, così caldi, così profondi, così celesti, il mio povero cuore non aveva ancora smesso di palpitare. 
Ci baciammo con dolcezza e io lo strinsi di nuovo, appoggiando la testa sulla sua spalla 
-Ne abbiamo già avuto un'anticipazione -continuò, mentre giocherellava con una ciocca dei miei capelli -Non era la stessa cosa però siamo comunque riusciti a non perderci di vista fin ora. Promette bene, non credi? 
Risi del tono innocente e colmo di speranza con cui pronunciò quella domanda per poi annuire con la testa. 
-Io non credevo fosse possibile -confessai disegnando distrattamente cerchi immaginari sul suo petto. 
-Cosa? 
-Che da un rione potessero nascere sentimenti così forti 
Lui sorrise un istante, poi tornò serio -Non mi hai ancora detto una cosa però 
-Cosa? -chiesi pensando ma non arrivando a niente 
Dann mi guardò penetrante -Cosa ti ha fatto Jo? 
Sbuffai, staccandomi da lui -Ancora con questa storia? 
-Rispondi, per favore 
Scossi la testa -Non è stato niente di cui tu debba preoccuparti 
-Allora qualcosa ti ha fatto! -dedusse, e già lo vedevo in partenza per Roma con un'ascia in mano stile Shining 
-Si è solo arrabbiato quando gli ho detto di noi due 
-Arrabbiato quanto? -chiese, serissimo, il suo sguardo fisso nel mio 
Alzai gli occhi al cielo, rassegnandomi al fatto che finché non glielo avessi detto non ne saremmo usciti -Mi ha dato uno schiaffo 
-Lo uccido -si risolse, come se fosse la cosa più ovvia e naturale da fare 
-Dann -lo richiamai -è acqua passata, e comunque ci ha già pensato Kath. Quando sei arrivato tu avevamo appena finito di ripassare filosofia insieme: l'abbiamo superato 
Lui sospirò di rabbia -Non si doveva permettere di toccarti -fece, accarezzandomi la guancia con le punta delle dita 
Io sorrisi e gli presi la mano -Sei carino a preoccuparti così; ma gradirei non passare il resto della nostra storia a portarti arance dentro un carcere pieno di pazzi omicida: lascia perdere 
Lui rise e mi baciò sulla fronte -Forse hai ragione, e poi l'arancione non mi dona; ma se ti si avvicina ancora.. 
-Non lo farà -assicurai 
Con tutto quel discutere, mi era passato di mente il fatto che fosse già tardi: quando vidi Viareggio, ormai tinta di blu, dall'altezza del faro, sobbalzai 
-E' tardissimo! -strillai recuperando i vestiti -E' colpa tua! 
-Mia?! -fece lui -Che ho fatto? 
Raccattai la sua maglietta da terra e gliela tirai in faccia, ridendo -Vestiti, dai: ho voglia di andare a mangiare qualcosa. 

°°° 

Finii la mia ultima fetta di margherita con wurstel e patatine fritte mentre Dann era ancora al telefono: eravamo a casa sua stravaccati sul divano a mangiare pizza dal cartone e, da quello che ero riuscita a sentire, stava parlando con Andrea, che lo aveva chiamato appena qualche minuto fa. 
-Sì, ma smettila -rispose a non so cosa, passeggiando avanti e indietro per la sala; bevvi un sorso d'acqua, sentendo il mio stomaco ancora insoddisfatto. 
-No, dille di stare tranquilla, non ha dato segni di follia 
Corrugai le sopracciglia: che Lisa avesse chiesto ad Andrea di chiedere a Dann come stavo? Perché, tanto per la cronaca, in giorno d'esame avevo lasciato il cellulare a casa (a Roma) e dunque ero, di fatto, irraggiungibile. 
Nel frattempo cominciai ad adocchiare la fetta di capricciosa che Dann aveva lasciato intatta per rispondere ad Andrea.. 
-Non lo so, penso presto.. glielo chiederò. 
Infanzia, portami via: allungai la mano verso il suo cartone e divorai con gusto quella fetta, anche se non era buona quanto la mia. 
-Sì che me lo ricordo -disse battendosi una mano sulla fronte, con l'aria di chi si è appena ricordato di essersi scordato qualcosa di importante -Certo.. va bene, allora cominciamo alle sei. Va bene, a domani. 
Quando finì di salutare l'amico si risedette vicino a me sospirando -Mi ero scordato che domani lavoriamo -mi informò 
-Ma non avete orari fissi? -Domandai perplessa pulendomi il sugo dalla bocca 
-Sì -confermò con un ghigno -ma come Andrea aveva previsto il tuo arrivo me ne aveva fatto completamente dimenticare -poi guardò dove fino a poco prima, giaceva la sua pizza -Qui c'era una fetta, ma che fine..? 
-Colpa mia: ti ho fatto dimenticare anche di averla mangiata -risposi con aria fin troppo innocente 
Un istante dopo ero schizzata in piedi con Dann alle calcagna 
-Non mi scappi! -fece lui -Ladra di pizza! 
Ridendo e strillando, cercai scappare alla sua presa, ma alla fine mi ritrovai fra le sue braccia 
-Nooo! -strillai mentre cominciava a farmi il solletico -la tortura è immorale! 
-Anche lasciare morire qualcuno di fame 
-Voglio contrattare! -strillai allora, cercando inutilmente di staccare le sue mani dai miei fianchi 
-Mmm.. sentiamo -fece scettico, fermandosi 
-Ordiniamo altra pizza -proposi con un ghigno 
Lui corrugò le sopracciglia -Il tuo piccolo stomaco ce la farà o mi troverò a dover finire una schifosa quattro formaggi? 
-Mai mangiata una quattro formaggi in vita mia -ribattei fieramente -e comunque ti stupirai di scoprire ciò di cui sono capace 
-Non ne sarei tanto sicuro 
Quaranta minuti dopo, sdraiati sul divano dopo aver mangiato la seconda portata di pizze, Dann ancora era incredulo. 
-Basta con questa faccia! -lo rimproverai ridendo -mi fai sentire un'aliena 
-Secondo me lo sei -rispose, tanto per tranquillizzarmi -Non ho mai conosciuto una ragazza che mangiasse quanto me! 
Sollevai un sopracciglio con aria furba -Ora quando sei con me, puoi ingozzarti senza dare nell'occhio: sei fortunato 
Lui però sorrise, lo sguardo più serio nonostante fosse ancora divertito e mi prese una mano, per poi baciarla sul dorso -Lo so 
Sorrisi anch'io, ancora sorpresa ma non stanca dei baci che adesso ci scambiavamo così naturalmente come in quel momento ma che, fino al giorno prima, erano stati un severo tabù, almeno per la mia disobbediente memoria. 
Certo restava che, comunque, l'argomento partenze-arrivi era tutt'altro che cancellato 
-Dopodomani Lisa e Kath hanno l'orale -lo informai, per poi lanciargli uno sguardo come sondando il terreno 
Dann annuì, senza bisogno che aggiungessi altro -Ti riporto giù -si propose -sempre che tu non abbia paura di farti 400 km in moto -aggiunse ammiccando 
Io sorrisi -Non c'è bisogno che mi accompagni, sul serio.. e poi come fai con il lavoro? -chiesi, avendo scoperto poco prima degli orari prestabiliti 
Lui scrollò le spalle -Andrea prima mi ha detto che ha chiesto un permesso: di solito non ci fanno lavorare quando non siamo tutti 
-Viene anche lui all'orale di Lisa? 
-Sì, ma in treno: ha già fatto il biglietto 
Quindi davvero non c'erano impedimenti.. e cominciai a fantasticare sulla prospettiva di attraversare due regioni aggrappata alla sua schiena 
-Grazie -feci allora accontentandomi nel frattempo di aggrapparmi al suo braccio 
Lui mi sorrise -Che dici, le tue amiche ci faranno aspettare fuori o io e Andrea potremo entrare? 
-Ma certo che vi faranno entrare -risposi -anche al mio orale c'era un sacco di gente: più siamo là dietro e più la commissione ha paura di bocciare l'interrogato 
Dann mi ascoltò un secondo poi scoppiò a ridere -Questa non l'avevano ancora inventata ai miei tempi 
-E' perché sei un vecchio bacucco! 
-Cosa?! 
Quello scambio durò ancora per molto tempo finché, a tarda ora, non ci ritrovammo sdraiati, stretti l'uno all'altra per evitare di cadere dal divanetto; Dann giocherellava con una ciocca dei miei capelli, arricciandosela fra le dita e dandomi, di tanto in tanto, teneri baci sulla punta del naso. 
Guardavo da vicino il suo collo, e mi accorsi di riconoscere ogni piccolo neo che lo particolareggiava. Ripensai al faro, alle sue braccia, alle sue parole.. 
Sollevando lo sguardo, incontrai il suo, già su di me; c'era il mare in quegli occhi, e non solo per il turchese luccicante. In quel momento potevo leggervi serenità, tranquillità.. mi ritrovai a provare l'emozione che si prova guardando un oceano in un giorno d'estate. 
E di nuovo, come la prima volta che avevamo fatto l'amore, capii di non avere bisogno di nient'altro. 
-E se rimanessimo qui? -gli chiesi -Soltanto.. ad abbracciarci 
Lui mi sorrise baciandomi sulla fronte -Tutto il tempo che vuoi 
Chiusi gli occhi, rannicchiandomi di più contro il suo petto, e lo sentii accarezzarmi la schiena. Ero stanca dopo tutto il trambusto della mattina e la partenza improvvisa, ed era così rilassante quella situazione che rischiavo facilmente di addormentarmi: non volendo perdere nemmeno uno di quei momenti magici, decisi di riaprire gli occhi. 
Il mio sguardo vagò per qualche istante, fino a scovare una foto a cui non avevo fatto caso quando ero stata lì: ritraeva la crew al completo, Michele compreso. 
-Di quand'è quella foto? -domandai allora indicandola a Dann 
Lui si voltò, seguendo la direzione del mio indice -L'abbiamo scattata circa un anno prima che.. -lasciò la frase in sospeso; io annuii 
-Sai, Michele voleva diventare un artista -disse, condividendo con me soffici frammenti di ricordi come già aveva fatto molte altre volte; tuttavia, quando si parlava di Michele, non potevo fare a meno di sentire un groppo allo stomaco 
-Con quello che è riuscito a fare, aveva buone possibilità -commentai 
-L'idea infatti gli era venuta proprio quella sera -rispose Dann -si chiacchierava tranquillamente di fronte alla sua scritta, si azzardavano previsioni, si sognava chi saremmo diventati di lì a vent'anni.. -un sospiro 
Lo abbracciai più forte, immaginandomeli ragazzini, tutti e due intenti a fantasticare sul futuro; non potevano sapere che qualcosa di orribile lo avrebbe cambiato per sempre, distorcendolo, strappando Michele alla vita cui era tanto attaccato e strappando a Dann il suo migliore amico. 
-Io ammiro la tua forza -sussurrai a Dann 
-Non è stata forza -fece lui scuotendo la testa -era solo.. istinto di sopravvivenza. La forza l'ho trovata quando sei arrivata tu 
Aggrottai le sopracciglia, non riuscendo a cogliere il nesso -Quando sono arrivata io? 
-Andrea aveva ragione, per una volta -spiegò sistemando una ciocca di capelli che ombreggiava la mia fronte -solo con te ho trovato il coraggio di guardare aldilà della rabbia, oltre al dolore.. perché aldilà di tutto questo c'eri tu. E valevi decisamente il rischio 
-Io.. sono io che ti ho dato il coraggio per farlo? 
Lui annuì con un sorriso -Certo che sei stata tu. Io ancora non trovo un senso a quello che è successo a Michele, e probabilmente non lo troverò mai -i suoi occhi brillarono nella penombra -ma quando ti guardo e nei tuoi occhi riesco a vedere tutto quello che siamo, tutto quello che abbiamo.. è tutto qui, tutto qui nei tuoi occhi. Ecco, non serve altro. 
Dann aveva la capacità innata di farmi perdere il respiro con poche parole, talmente cariche di significato e di dolcezza da stordirmi: era in quei momenti, in quei momenti in cui tutto era perfetto, in cui tutto raggiungeva l'armonia sovrana, che speravo che le nostre mani non si dividessero mai. 
E anche se fosse successo, da parte mia era ormai come in un gioco a incastro, un meccanismo per cui un oggetto prende la forma dell'involucro che lo protegge: la mia mano non sarebbe stata bene stretta in quella di un altro che non fosse Dann, non sarebbe stata la stessa cosa. 
Il respiro mi uscì strozzato mentre mi stringevo a lui. Non era solo il fatto di sentirsi così amata, così protetta; era anche il fatto di sentirmi fiera di stare con lui, il fatto che stimassi e apprezzassi così tanto il suo carattere, il suo modo di esprimermi tutto se stesso e, allo stesso modo, di capire me alla perfezione. 
Non so bene quando mi addormentai, protetta dal suo abbraccio, accarezzata ogni tanto da qualche sussurro che interrompeva quel tenero silenzio, dove solamente il fatto di essere lì, diceva più di mille parole. 

°°° 

-Eccola, la mia migliore amica mezzosangue! 
Arricciai il naso mentre lasciavo che Andrea mi stritolasse fra le sue braccia -Mezzosangue? 
-Nel senso che sei mezza a Roma e mezza qui -rispose lui lasciandomi andare 
-E io che pensavo a qualcosa stile Harry Potter -commentai fingendomi delusa; ci guardammo un attimo, poi sorridemmo 
-Sono contento di rivederti 
-Anch'io -risposi sincera 
-Sentirti al telefono non è lo stesso 
-E' vero -concordai con malinconia 
-E allora, come va la cosa? -chiese poi allegramente, mettendo una mano sulla mia spalla e l'altra su quella di Dann, affianco a me 
Eravamo nel loro negozio, i ragazzi stavano per ballare e io, oltre che per assistere allo spettacolo, avevo colto l'occasione per salutare Andrea 
-La cosa -rispose Dann -va benissimo. Tu sei pronto per la maturità di Lisa? 
Capii cosa volesse dire con quella domanda solamente quando sentii la risposta di Andrea 
-Ovvio: ho tutti i suggerimenti pronti -rispose battendosi una mano sulla fronte 
-Lisa non ne ha bisogno! -mi intromisi 
-Non c'è dubbio -rispose Dann -ma un po' di prevenzione non guasta! 
-Ieri sera era un po' preoccupata della tua fuga improvvisa -informò Andrea- ma quando l'ho richiamata dopo aver chiamato voi, si è tranquillizzata; per l'orale invece, è definitivamente andata 
-Ci credo -commentai, poi fui investita da un improvviso senso di colpa.. 
-Allora, l'hai portata ad assistere? -chiese poi Andrea a Dann, riferendosi a me 
-E' lei che è voluta venire -rispose lui prendendomi per mano; tentai di sorridergli, ma la mia espressione tirata non gli sfuggì 
-Prendo lo stereo -annunciò Andrea incurante di tutto o, più probabilmente, anche lui si era accorto di questa mia tensione improvvisa e voleva lasciarci da soli -se non ci fossi io che penso a queste cose! -aggiunse allontanandosi mentre scuoteva la testa 
-Hey -fece Dann inclinando il collo verso di me -Che succede? 
-Niente -mi affrettai a rispondere, dandogli le spalle e sperando così che non cogliesse la menzogna nei miei occhi 
Ovviamente mi illudevo; Dann colmò con un piccolo passo la distanza fra noi e sentii le sue braccia circondarmi la vita mentre il suo mento arrivava a sfiorarmi la tempia, in un abbraccio da dietro -Lo sai che ci siamo sempre confidati tutto: paure, ricordi, incertezze, sentimenti, speranze.. -mormorò sottovoce mentre io mi lasciavo cullare dalle sue braccia -Cos'è che non mi stai dicendo adesso? 
Sospirai, e appoggiai la schiena al suo torace, mentre mi decidevo e tiravo fuori ciò che aveva preso a tormentarmi -E' che.. il mio posto era accanto a te ieri, e ripartirei mille volte -esordii; Dann restò paziente ad ascoltarmi -Però Kath e Lisa domani hanno l'orale e io non sono lì con loro a sentirle ripetere fino allo sfinimento la fine della seconda guerra mondiale! 
-Oh -fece Dann mentre realizzava 
Mi staccai per guardarlo in faccia -Io ti amo quanto è vero questo mare -confessai senza timori indicando alla passeggiata- ma non voglio dare meno di quanto le mie amiche danno a me 
-Partiamo -fece allora lui, vedendomi particolarmente turbata -partiamo adesso invece che stanotte 
Lanciai uno sguardo all'orologio e scossi la testa -Arriveremmo alle dieci e a quell'ora saranno già nel letto a cercare di dormire.. e poi tu hai da lavorare 
Scossi la testa e andai verso la finestra, chiedendomi perché Neetown, invece di farsi cadere le mele in testa, non avesse inventato il teletrasporto. 
Sarebbe stato tutto così facile se fossimo state vicine di casa come lo eravamo a Roma; invece, in quel momento, c'erano 4 ore di strada in macchina a dividerci anziché 10 minuti o poco più a piedi. 
Una mano calda sulla spalla mi distrasse dai miei pensieri 
-Lally, mi dispiace, avrei dovuto riaccompagnarti ieri 
-Ma no -ribattei girandomi -Tu non c'entri - mi riavviai i capelli con entrambe le mani, sperando che il mio cervello potesse prendere un po' d'aria; mi stavo sfogando su di lui, che non c'entrava assolutamente niente. 
-Cerca di rilassarti -suggerì comprensivo prendendomi delicatamente i polsi; mi ero scordata di quanto sapesse decifrare bene il linguaggio del mio corpo -Vuoi chiamarle? 
Scossi la testa -Più tardi 
Lui annuì, e mi sembrò sin troppo pensieroso; dopo qualche istante infatti, ricominciò a parlare -Lally, ascolta.. ne parlavamo ieri del fatto che non sarà facile. Ma ho bisogno che tu sappia che io voglio impegnarmi davvero in questa storia quindi, se preferirai passare.. che so.. tutta l'estate a Roma invece che qui, per me andrà bene; mi accamperò con la tenda sotto casa tua a Garbatella, ma andrà bene. Non voglio che tu ti privi delle tue amiche, e lo sai 
La faccenda della tenda aveva fatto ricomparire l'ombra di un sorriso sul mio volto; ma quel discorso, mi aveva anche fatto intendere altro.. 
Dann si sentiva in qualche modo responsabile del mio sfogo? Be', a giudicare da come mi stava guardando probabilmente sì. E la colpa era mia. 
-Lo so -gli risposi allora, poggiandogli una mano sulla guancia e cercando di scacciare qualsiasi traccia di turbamento -So tutte queste cose che mi hai detto, e ho già visto quanto tu sia disposto a impegnarti per noi -sorrisi -Non è colpa tua, sono io che devo riuscire a trovare un equilibrio, un tempo sia per te sia per Kath e Lisa.. e lo troverò 
Dann mi prese entrambe le mani -Lo troveremo -mi corresse- non voglio lasciarti sola in questa storia 
Mi strinsi contro di lui, sempre più certa del fatto di amarlo con tutta me stessa; mi baciò fra i capelli ma dopo un po' che ci tenevamo abbracciati, ricomparve Andrea 
-Piccioncini, è ora di scatenarci -annunciò mostrando lo stereo con un sorriso -Dann l'altra volta il tuo pezzo improvvisato con la dama -e mi indicò -ha avuto molto successo: che ne dici di ripeterlo? 
-Perché no? -rispose lui prontamente 
Ci misi un po' a capire cosa stessero tramando, poi ricordai quel giorno, lo stesso del mio esame di guida, in cui Dann mi aveva trascinata in pista, facendomi volare per aria sui pezzi di Eminem; quando mi voltai verso di lui, mi stava già guardando speranzoso 
-Ti va? -mi chiese infatti 
-Ma... 
-Certo che le va! -si intromise Andrea mostrandomi un sorriso tutto denti -ha già debuttato: il ghiaccio ormai è rotto 
Ma sì! 
Mi lasciai coinvolgere -E va bene -annunciai, e i ragazzi esultarono -ma -aggiunsi subito, sollevando il dito indice -non faccio spaccate o salti mortali 
-Non preoccuparti, quelli te li facciamo fare noi -mi “tranquillizzò” Andrea mentre Dann rideva 
Mi fecero “ballare” in jeans perché, effettivamente, di mio non dovetti fare molto: tutti i cinque della crew ballavano (e che pezzi!) e, di tanto in tanto, Dann o Andrea mi trascinavano in mezzo, facendomi fare qualche piroetta o lanciandomi in aria 
Mi stupii a un tratto di essere stata lanciata da Andrea e di ritrovarmi poi ad atterrare fra le braccia di Dann; mi domandai più volte, mentre li osservavo se non avessero paura di rompersi l'osso del collo ma, come mi aveva risposto Dann qualche tempo prima, era tutta questione di tecnica. 
Il gran finale fu mio e di Dann, che mi fece fare un casché, come la prima volta, ma aggiungendoci stavolta un bacio, proprio mentre la musica finiva. Gli applausi generali non li sentii nemmeno mentre ancora ero fra le sue braccia, e udii solo distrattamente Andrea che esultava per il guadagno ricavato con le mance. 






°°°°°°°°°°°°°°°°°°° 


Eccomi qua ragazze, ho cercato di aggiornare prima che ho potuto! Capitolo di tenerezze varie con la ricomparsa di Andrea xD Nel prossimo ci saranno anche Lisa e Kath e ne vedremo delle belle per il gran finale! ;) 
.e QUI tra qualche giorno metterò il link per un missing moment incentrato sulla.. emh.. “visita” al faro di Dann e Lally xD 
Grazie di cuore a tutte voi come sempre! Mi dispiace davvero che il prossimo capitolo sia l'ultimo :( 
Per ora vi saluto con bacione grande! <3 
Grazie ancora per leggere questo delirio xD

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Capitolo 17
*** Coast to coast, dream to dream ***




Capitolo 17. Coast to coast, dream to dream


Com’è straordinaria la vita,
com'è, che ti fa credere, amare, gridare!”

[Com'è straordinaria la vita – Dolcenera]

-Sicura che non vuoi che venga con te?

Annuii, mentre le porte si aprivano -Sicura
-Ok -fece allora Dann, per poi chinarsi a baciarmi -chiamami quando arrivi -fece poi lanciando un'occhiataccia al treno -non mi piace tanto l'idea che tu prenda questo treno notturno
Sbuffai per l'ennesima volta di fronte alla sua convinzione che i treni notturni per Roma Ostiense fossero popolati di brutti ceffi -Almeno abbiamo passato tutta la giornata insieme e domani pranzerò con Kath e Lisa dopo che ci saremo iscritte -spiegai -e comunque arriverò tardissimo
-Non importa, sto più tranquillo se mi chiami
Scossi la testa, poi lo abbracciai con tenerezza -Ti preoccupi troppo -lui soffiò fra i miei capelli, mentre mi stringeva -Adesso sarà meglio che vada, se non voglio perderlo
-Vai -mi disse allora lasciandomi andare e accarezzandomi le labbra un'ultima volta con le proprie -Ti vengo a prendere domani pomeriggio
-Alle sei -gli ricordai, contenta che ci sarebbe stata ancora luce dato che le giornate estive erano lunghissime
Lui annuì -Buon viaggio, Lally
-Ciao -risposi mentre salivo sul treno, che aveva già fischiato; gli feci un cenno di saluto con la mano quando le porte si chiusero. Dann sorrise e mi rispose muovendo solo le labbra: “ti amo”.
Partendo con un sorriso, andai a cercare un posto, rigorosamente accanto al finestrino.
Era luglio ma, essendo sera, la temperatura, con indosso un paio di short, era sopportabile; scelsi un posto e sistemai lo zainetto nel sedile accanto, scostando la tenda per ammirare la notte.
Stavo tornando a Roma per iscrivermi alla Sapienza assieme a Kath e Lisa: avevamo superato la maturità con buoni voti ed ora eravamo pronte per il passo successivo.
Già, pronte.
Non posso negare che Pisa tornava sempre a bussare alla porta della mia mente, a ricordarmi di quanto sarebbe stato facile con Dann se avessi scelto di studiare vicino a lui, a come sarebbe stato meno doloroso..
Ma noi eravamo forti, come mi aveva più volte ripetuto lui nel corso dell'ultimo mese, eravamo forti e ci amavamo: avevamo già battuto i confini regionali una volta, quando addirittura sembrava chiusa ogni possibilità.
E poi c'erano le mie migliori amiche.
Tutto stava nel riuscire a mantenere questa situazione.. sarei stata in grado? Dann mi aveva già offerto tutto il suo appoggio, sin dal giorno in cui, prima dell'orale delle mie amiche, ero stata pervasa da quell'odioso senso di colpa.
E poi c'era il fatto degli esami, gli appelli, lo studio molto più intenso dell'Università.. sarei riuscita a salire a Viareggio con la stessa frequenza con cui lo avevo fatto sino ad allora? Ok, anche Dann poteva venire a Roma.. ma anche lui aveva il suo bel da fare con lo studio, anzi: il prossimo anno per lui sarebbe stato quello della tesina conclusiva, quindi decisamente impegnativo..
Sospirai sprofondando un po' nel sedile. Possibile che mi sembrasse così lontana quella settimana in Grecia con Lisa e Kath? Sono sicura che nessun viaggio di maturità sia stato bello quanto il nostro: ci divertimmo tantissimo, tra spiaggia, mare cristallino, sole tutto il giorno (eravamo tornate abbronzatissime!), aperitivi sulla sabbia all'imbrunire, vita notturna che durava fino alla mattina dopo (fra l'aroma dolce e persuasivo dei cocktail, la follia dei bagni a mezzanotte e il tepore dei falò), le nuove (tante) conoscenze fatte sul posto, le risate, la gioia, la spensieratezza..
E poi c'era il ritornare fra le braccia familiari e confortanti di Dann, che mi era venuto a prendere all'aeroporto di Roma per riportami a Viareggio.
..E adesso di nuovo in viaggio verso la capitale.
Affondai la testa all'indietro, nel sedile.
Non erano le ore che mi pesavano, più passavano gli anni più avevo imparato a sfruttarle al meglio: quando leggevo, quando ascoltavo musica, quando studiavo, quando mi portavo il pc per guardarmi un film..oppure, se ero in macchina da sola, davo vita a concerti niente male insieme alla radio mentre guidavo..
Erano i chilometri il problema. La distanza, la sensazione di sentirsi sempre in bilico, sempre tirata sia da una parte che d'altra. E io ovviamente avrei voluto stare da ambedue le parti contemporaneamente, ma ciò non mi era concesso.
Ripeto: Einstein, Neewton, Heisemberg, qualunque grande scienziato.. perché con quei cervelli non si sono dati da fare per il teletrasporto?

°°°

-Te lo ripeto, devi stare tranquilla -fece Lisa mentre guidava -Io e Andrea non ci facciamo tutte queste seghe mentali, per dirla come lo direbbe Kath
Kathrine annuì con vigore -Concordo pienamente
Mi sporsi di più dal sedile di mezzo dei posti dietro -Me lo dice anche Dann.. ma io non riesco a non pensare a tutte queste cose
-Ma scusa, state bene insieme, no? -domandò Kath
-Certo!
-E allora che problema c'è? La distanza è relativa, pensa se abitassi a New York!
-Appunto -fece Lisa; quelle due avevano deciso di darsi manforte!
-Per voi deve essere ancora più difficile -constatai poi, rivolta alla mia amica -Voglio dire, io ho casa sia a Roma che a Viareggio, bene o male se un giorno mi gira di partire posso farlo.. ma tu e Andrea dovete ospitarvi l'uno a casa dell'altro, con tanto di genitori e situazioni imbarazzanti
-Già -commentò Lisa a mezza bocca -e finché siamo da lui va bene: ho conosciuto i suoi e sono persone squisite! Soprattutto la sorella mi sta molto simpatica
-Anche a me -concordai -Jessica; ho indossato la sua muta, una volta
-Il problema vero sarà fargli conoscere i miei -continuò, già terrorizzata alla sola idea
-Lisa, i tuoi non sono bestie feroci -le fece notare Kath
-Con voi no! Ma con il mio ragazzo, chiunque egli sia, lo saranno a prescindere, fidatevi!
-Chi vuol esser lieto sia, del doman non c'è certezza -commentò allora Kathrine arricciandosi una ciocca di capelli -Quanto mi sento colta e saggia dopo la maturità!
Io sbuffai -A proposito di studio: la parte più difficile viene adesso
-Non me lo ricordare -rispose Lisa stringendo di più il volante, e pensando a ciò che ci aspettava da Ottobre in poi.
Stavamo andando alla Sapienza, munite di documenti, moduli, attestati e burocrazia varia; forse era una mia impressione, ma nessuna di noi sembrava averne molta voglia, e non solo per una questione di studio.
Seguì infatti uno strano silenzio fra noi, finché non fu Kath a romperlo -E se non lo facciamo?
-Come?! -domandammo in coro noi altre
-Vuoi vivere sotto un ponte? -domandò ancora Lisa
Kath scosse bruscamente la testa, come esasperata -Insomma, qui nessuno lo dice, ma la pensate tutte e due come me! -se ne uscì, torcendo il busto sul sedile in modo che potesse vedere anche me -Noi non ci vogliamo veramente iscrivere alla Sapienza
-Kath non possiamo non farlo -cercai di farla ragionare -dopo uno scientifico, ti serve necessariamente un altro pezzo di carta per poter..
-Non sto dicendo che non voglio laurearmi -mi bloccò lei infastidita -sto parlando dell'Università
Lisa si voltò e ci scoccammo uno sguardo di pura incomprensione
-L'Università come struttura -si spiegò allora lei -Il posto, il luogo.. noi non vogliamo farla qui!
Ecco dove voleva arrivare.. a quel punto, decisi di tacere. La mia scelta, la mia scelta più che sofferta, sembrava non essere poi così tanto consolidata in me, dato che era bastata una mezza parola della mia amica per farmi ricominciare a viaggiare con la fantasia.
Certo, se le mie amiche fossero venute a Pisa, non ci sarebbero stati più problemi..
Lanciai un'occhiata a Lisa, che sembrava scossa almeno quanto me: segno che forse anche lei ci stesse pensando da tempo?
-Ma.. ma che dici? -domandò infatti e sentii la macchina rallentare quasi impercettibilmente
-Oh, andiamo! -fece Kath sempre più convinta -Tu hai il ragazzo a Viareggio, e Lally, sempre a Viareggio, non solo ha trovato l'amore della sua vita, ma ci è anche nata e cresciuta!
Io mi torcevo le mani senza quasi rendermene conto; la fronte di Lisa era profondamente increspata -Ma..
Cominciai a sperare, e tutte queste mie speranze erano riposte nelle mie migliori amiche, in quella pazza e avventata discussione iniziata da Kath, che ancora perseverava.
-E poi scusate -fece, interrompendo Lisa -ma volete mettere poter andare a tutti i rioni del Carnevale invece che solamente all'ultimo? Oddio, magari per Lally non sarà una novità, però..
Continuavo a tacere.
-E.. e tu? -fece allora Lisa, la guida sempre più incerta e lenta
-E io ho bisogno di aria fresca, e non soltanto in termini di salsedine -rispose e si portò un dito alle labbra mentre ragionava -sono stanca della Vecchia Me, voglio un posto dove la gente possa conoscermi per come sono adesso, non per come ero fino a qualche tempo fa -una pausa -Io voglio Viareggio
Chiaro e tondo, niente di più, niente di meno.
-Gira il volante -uscii inaspettatamente dal mio silenzio, facendo trasalire sia me stessa sia Lisa
-C-cosa?
-Gira il volante -ripetei, sempre con calma; Kath mi guardò fiera che il suo discorso avesse fatto presa
-Io non so se..
-Gira il volante! -esclamammo allora in coro io e Kath, protendendo le mani per farle invertire la rotta
-Ok, ok, ferme che ci schiantiamo! -strillò lei, facendo poi una brusca inversione a U con tanto di sgommata e calcson degli altri conducenti
-Sììììì! -strillò Kath
-Siamo pazze -fece Lisa guardando allucinata oltre il parabrezza e accelerando -Non c'è altra spiegazione: siamo del tutto ammattite. Ho anche rischiato di rigare questa macchina per cui ho dato un occhio!
-Gira a sinistra per l'autostrada -risposi allegramente
-I miei mi uccidono -fece ancora lei, mettendo la freccia e svoltando poco dopo -appena lo scoprono mi uccidono
-Iscrizione fatta e soldi versati non potranno più fare nulla -commentò Kath -ma dico, come fareste voi due senza di me? -si pavoneggiò poi -Sono il vostro brio, la vostra linfa vitale!
Sorrisi -E' vero, Kath
-Ma dove diavolo staremo ad abitare? -chiese Lisa, il tono tuttavia meno isterico
-So di una casa vicino alla mia che affitta -risposi subito e in quel momento mi resi conto che il mio sogno nel cassetto si stava davvero realizzando contro ogni logica -Oh mio Dio! Ma lo stiamo facendo sul serio? -chiesi, per accertarmi che fosse tutto vero e che non fosse un'altra delle mie fantasie.
-Certo che lo stiamo facendo! -Kath era al settimo cielo
-Sì, lo stiamo facendo -Lisa era un po' più spaventata ma sotto sotto era ciò che voleva anche lei
-AAAAAH! -strillai allora come una pazza, seguita subito dopo da Kath; un attimo di esitazione e anche Lisa, pur continuando a prestare attenzione alla strada, si unì al nostro grido
-Stiamo andando a Viareggio! -esclamai
-Senza valige -ricordò Kath -Vabè intanto ci iscriviamo, poi torniamo a prendere il necessario
-Ragazze, se sopravvivo ai miei, abbiamo un'estate intera davanti a noi, per lo meno tutto Agosto, insieme a Viareggio, ma vi rendete conto? -ecco che anche Lisa si lasciava contagiare dal nostro entusiasmo
-Un'estate? -domandò Kath storcendo il naso -Una vita vorrai dire!
Una vita.. quella che avevo sempre sognato
-Ragazze.. -le chiamai allora -Io.. vi amo, non c'è altro da dire!
Kath rise -Io amo voi e questa nuova prospettiva
-Non lo facciamo solo per te, Lally -commentò Lisa -ci eravamo accorte di quanto ti costasse stare lontana da Dann, ma non è solo questo il motivo
-Ci vogliamo andare tutte e tre -spiegò Kathrine
-Comunque anch'io vi amo -fece eco Lisa con un sorriso
Io sentivo gli occhi lucidi e le guance paralizzate nel tenere il sorriso -Grazie -e le abbracciai entrambe, avvolgendo un braccio attorno alla vita di ciascuna
-Piano, sto sempre guidando -mi rimproverò Lisa -A proposito dobbiamo fare il pieno sennò col cavolo che arriviamo in Toscana
-La Statale di Pisa suona meglio di La Sapienza, non trovate? -domandò Kath
Ascoltavo i commenti allegri e festosi delle mie amiche, e mi sentii la persona più felice del mondo: Kath, Lisa, Viareggio.. Dann. Tutto ciò che avevo sempre desiderato.
Devo dirlo a Dann, pensai subito e stavo quasi per tirare fuori il telefono quando decisi che una sorpresa sarebbe stata di gran lunga migliore
Un nuovo capitolo, una nuova vita... che non era altro che un mix delle due che avevo sempre avuto.
Con il sole per tutto il tragitto, arrivammo presto fra chiacchiere vivaci e risate piene e frequenti.
Appena arrivate, mentre io spiegavo la situazione ai miei, Kath e Lisa si misero al telefono con i loro genitori (quelli di Kath furono entusiasti della scelta di Pisa, mentre con quelli di Lisa fu un po' più dura..); stabilimmo che quella notte avrebbero dormito da me poi, il giorno dopo, mio padre si sarebbe occupato di chiamare l'agenzia per mettere in vendita la nostra casa di Roma e loro sarebbero ripartite a prendere i bagagli.
Dio, ancora non ci credevo.
Verso le sei meno un quarto, quando Kath decise di andare a vedere l'appartamento in affitto di cui avevo parlato, e Lisa andò al negozio da Andrea con la mia bicicletta, io mi appostai sotto casa di Dann: sarebbe dovuto uscire di lì a poco ma, invece di aspettarmi sul binario, mi avrebbe trovata proprio lì.
Non dovetti attendere molto: vidi la maniglia della porta piegarsi all'ingiù, la serratura scattò e..
-Ciao -salutai, e già ridevo
Dann, che ovviamente non si aspettava di trovarmi lì, mi osservò sorpreso -Hey -fece avvicinandosi -che ci fai qua? Ti stavo venendo a prendere
-C'è stato un cambiamento di programmi -risposi avvicinandomi a mia volta e gettandogli le braccia al collo; accolse e ricambiò il mio bacio più che caloroso ma, quando ci staccammo, sembrò un po' stupito
-Cosa mi sono perso? -domandò infatti
Sorrisi ancora, incapace di smettere. Dio, quanto ero felice!
-Mi iscrivo domani -gli dissi per poi correggermi -Anzi, ci iscriviamo domani
Dann sembrava sempre più perplesso -Quindi devi tornare a Roma? Ma oggi che avete fatto, allora?
Scossi la testa -A Pisa! -esclamai allora, prendendogli entrambe le mani -Pisa! -ripetei
La sua fronte rimase corrugata ancora qualche istante, poi pian piano vidi speranza, comprensione ed infine euforia susseguirsi nel cielo dei suoi occhi -Come.. tu.. a Pisa -sussurrò e io annuii con la testa non stando più nella pelle; un istante dopo, mi aveva sollevata di peso.
Risi di gioia mentre mi teneva stretta forte
-Starai qui! -esclamò
-Sì -confermai quasi strillando -e anche Kath e Lisa!
Anche lui rise -Ma quando l'avete deciso?
Scrollai le spalle -Qualche ora fa
-Ci pensi che qualche mattina possiamo anche prendere il treno insieme se abbiamo qualche lezione che inizia alla stessa ora? -domandò, e suonava veramente assurdo dopo che per tutti i mesi che ci conoscevamo, c'erano sempre stati 400 chilometri di mezzo.
Annuii mentre mi metteva giù -Rischieremo di farci venire la nausea per tutto il tempo che passeremo insieme
-Non vedo l'ora -rispose sempre tenendomi stretta in vita mentre mi guardava -Ma perché anche Lisa e Kath..?
-Lisa ha Andrea -risposi -mentre Kath voleva.. cambiare aria -riassumetti
Lui annuì, poi si chinò appoggiando la fronte alla mia e sfiorandomi il viso con la punta del naso -Lo sai che adesso non ti lascio più andare, vero?
Sorrisi, accarezzandogli i capelli -Non darti troppe arie: sono io che non me ne vado più
Mi strinse di più, e il suo bacio mi avvolse come un piumone d'inverno, rapendomi con la sua familiare dolcezza.
-Le tue amiche sono da te? -mi chiese poi, il viso sempre vicino al mio
-Adesso no -risposi -Lisa è da Andrea e Kath è a vedere la casa che affitta vicino alla pineta
Lui annuì spostandosi verso il mio collo -Quindi adesso potresti venire da me.. -fece cominciando a lasciare soffici baci sulla mia pelle
-Mmm.. e perché dovrei venire da te? -decisi di giocare, chiudendo gli occhi e godendomi la tenerezza mista all'erotismo di quei baci
-Per festeggiare -rispose lui disegnando poi tutta la curva del mio incavo con la punta della lingua
Sospirai affondando di più le mani fra i suoi capelli -Tu però non smettere di fare quello che stai facendo
Dann sorrise e stavolta prese a mordicchiarmi; dopo qualche istante lasciò scivolare la mano nella mia e mi condusse in casa.
Facemmo l'amore con gioia, libertà, passione.. felicità.
Avevamo messo in conto una storia difficile, avevamo messo in conto le lacrime ad ogni partenza.. e invece ci eravamo ritrovati ad abitare nella stessa città frequentando persino la stessa Università.
Stavo ancora sorridendo quando, sdraiata su un fianco lo guardavo, lui nella mia stessa posizione mentre faceva scorrere lentamente i polpastrelli sulla mia schiena nuda
-Che c'è? -chiese dolcemente
-Mi piace il tuo sguardo dopo che abbiamo fatto l'amore -confessai
Lui sorrise e avvicinò il viso per baciarmi a fior di labbra, per poi tenermi stretta fra le sue braccia; chiusi gli occhi mentre mi rannicchiavo contro il suo petto, poggiandogli un orecchio sul cuore per sentirlo battere; Dann ormai sapeva di questa mia abitudine dato che, quando dormivamo insieme, mi piaceva addormentarmi cullata dal suo ritmo.
Questa volta però mi passò una mano fra i capelli e chiese a bassa voce-Kath e Lisa si fermano qua in questi giorni?
Stupita da quella domanda, aggrottai le sopracciglia -Domani tornano a Roma per prendere le loro cose, poi immagino dovranno parlare a lungo con i loro genitori, anche se hanno già detto che approvano la scelta di Pisa.. perché?
-Ce le abbiamo.. che so.. due o tre settimane tutte per noi? -domandò senza rispondere
-Penso di sì -ragionai calcolando i tempi necessari per concludere l'affare dell'affitto, ma ero sempre sempre più perplessa; così, mi sollevai dal suo petto per guardarlo negli occhi -Cos'hai in mente?
Dann sorrise e lasciò vagare un attimo lo sguardo, già entusiasta -Ti piace viaggiare?
Sollevai un sopracciglio -Mi prendi in giro?
Lui rise -Non intendevo viaggiare per Roma.. intendevo un coast to coast, solo io e te
-Un che?
-Un coast to coast -ripeté -Noi due, la moto, il sole e tutto il mare che vuoi -spiegò protendendo una mano davanti a noi come se potessi figurarmi quell'immagine lì, a pochi centimetri dal nostro abbraccio -Ce ne andremo dove vuoi, ogni giorno in un posto nuovo, correndo sempre su strade con il mare affianco; la notte dormiremo in spiaggia e per mangiare ci arrangeremo in qualche chiosco. Possiamo anche fare la traversata e andare nell'Adriatico se ti va -propose, guardandomi entusiasta e speranzoso -Possiamo riprendere le lezioni di surf, sono sicuro che troveremo ovunque tavole a noleggio -aggiunse -e visto che ti piacciono tanto i falò, ne accenderemo uno insieme
Ero rimasta sconvolta; piacevolmente sconvolta. Quel quadro che Dann aveva appena dipinto aveva un ché di.. folle, e proprio per questo mi attraeva parecchio.
-Io, te e la tua moto -ripetei, ancora fantasticando: ogni giorno una spiaggia diversa..
Dann sorrise e mi accarezzò una guancia -Possiamo anche arrivare a Civitavecchia, tanto..
-Smettila con questa storia del pedaggio! -risi tirandogli un pizzicotto
Lui si unì alla mia risata-Allora Tirex, -ribadì lui, in un flashback di Febbraio -cosa ne dici? -chiese prendendomi una mano e baciandola sul dorso -Vuoi partire con me?
-Un coast to coast..-ripetei ancora, ma avevo già deciso -non l'ho mai fatto e già mi piace
Il sorriso di trionfo che Dann mi riservò fu qualcosa di speciale; tuttavia però c'erano delle piccole clausole..
-Ma tu non hai un lavoro?
Lui annuì -E come lavoratore dipendente ho diritto a delle ferie
-E gli esami?
-Il prossimo appello ce l'ho a settembre
-Come facciamo con i vestiti?
-Nel sottosella ci sta tranquillamente un borsone
-E per farsi la doccia?
-Andiamo in un qualsiasi stabilimento balneare
A quel punto sorrisi, e lo baciai -Voglio partire con te
Dann mi abbracciò di nuovo e io sorrisi della sua contentezza e delle settimane idilliache che ci aspettavano; cominciai a sparare città costiere che da sempre mi incuriosivano, e Dann sembrava sempre più contento nel vedere il mio entusiasmo crescere.
Una vacanza solo io e lui... ma una vacanza pazza, fuori dal comune, all'insegna dell'improvvisazione, con le notti stellate a farci da cuscino; e le giornate di sole, tra onde, surf, sale e chilometri di mare macinati al tramonto, abbracciati sopra la sua moto.
Cominciammo a immaginarci situazioni, a descrivere posti che probabilmente nemmeno esistevano.. non so quanto la durammo, fra sogni e risate, ma ad una cert'ora mi accorsi che era tardi, probabilmente Kath era già tornata; Dann allora si offrì di accompagnarmi e, aggrappata alla sua schiena, pregustai quella che sarebbe stata la nostra vacanza mentre, guidando verso il sole rosso fuoco, mi riportava a casa.
-Partiamo domani? -gli chiesi sotto casa mentre metteva il cavalletto
Dann sorrise e mi raggiunse abbracciandomi da dietro -Appena sei pronta -rispose baciandomi una spalla
-Tempo di raccogliere lo stretto indispensabile -risposi, per poi voltarmi; ci baciammo a lungo, e lo percepii seguirmi con lo sguardo mentre andavo ad aprire la porta, la mia mente già al giorno dopo. Mi girai a guardarlo sulla porta, certa che quella sarebbe stata di gran lunga l'estate migliore della mia vita.
-Lally? -mi chiamò mentre stavo per richiudere la porta
-Sì?
I suoi occhi color oceano brillarono alla luce di quel tramonto meraviglioso che Viareggio ci stava regalando, e accompagnarono le sue parole che mi scaldarono il cuore -Ti amo.






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Lo so, è un finale decisamente fiabesco! Probabilmente nella vita reale le ragazze, avendo deciso così all'improvviso di cambiare città, sarebbero incorse in molti più problemi.. ma questa è una storia dunque concedetemelo! XD
Il “coast to coast” mi sembrava un'idea particolarmente romantica, l'ideale per una sognatrice come Lally e per il suo Principe Focoso ;)
Non siate tristi perché la storia è finita, altrimenti mi deprimo anch'io!! Ho scritto queste righe per sognare un po' e condividere queste fantasticherie con voi.. grazie per avermi seguita e per aver apprezzato :)
Vi salutano tutti i personaggi che, come me vi ringraziano di cuore!
Grazie davvero tantissimo a tutte voi <3
Un bacione ragazze!!

Martina

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