the brightest darkness.

di rainandteardrops
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** prologo. ***
Capitolo 2: *** 1. he's an idiot. ***



Capitolo 1
*** prologo. ***


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the brightest darkness.

prologo.

 

"Dove c'era lei, il sole spariva.
Al suo fianco potevi chiaramente vedere la scia di dolore che la accompagnava da parecchi anni ormai e che, con il tempo, si era intensificata, invece di ridursi.
Era più bianca del latte, magra al punto da riuscire ad intravedere le ossa, sotto la sua pelle chiara. 
Ma era bella da morire.
Aveva due occhi grandi e verdi, come le foglie degli alberi in primavera, e dei lunghi capelli che al sole ricordavano la sabbia rossa del deserto.
I vestiti le scivolavano addosso, troppo larghi per lei, e al polso indossava una pila di braccialetti colorati che non costituivano neanche lontanamente degli stupidi accessori.
Barcollava e sembrava talmente fragile che potevi facilmente immaginarla inginocchiata per terra, con la testa fra le mani, mentre i capelli le coprivano automaticamente il viso, in modo da nascondere la tristezza che traspariva costantemente nei suoi occhi.
Ma se ti avesse permesso di entrarci, avresti scoperto un mondo intero. 
Era come lanciarsi da un dirupo, senza pensare di avere la minima possibilità di sopravvivere, e poi scoprire che in basso c'era un corso d'acqua ad attutire l'impatto.
Lei era lei, unica e insostituibile.
Nessuno avrebbe mai potuto capire finché non l'avessero vista spostarsi una ciocca di capelli dietro l'orecchio con un gesto dolce e lento, o abbassare lo sguardo per l'imbarazzo, o avvicinarsi le gambe al petto e dondolarsi sulla spiaggia, con lo sguardo fisso sul tramonto, o tinteggiare le pareti con precisione e cura dei dettagli; nessuno avrebbe potuto capirla davvero, finché non l'avessero vista preoccuparsi per gli altri, quando lei era l'unica che stava crollando".
 
 
Fu terribilmente strano rivedere quella spiaggia dopo circa dieci anni. 
Ci eravamo trasferiti in città quando avevo ne avevo circa otto, e a malapena ricordavo i pomeriggi passati a costruire i castelli di sabbia, o a giocare in acqua insieme a quel ragazzino dai capelli biondo cenere e le guanciotte tenere. 
Mi mancava l'odore di quel posto, del mare, dei fiori che circondavano la nostra casa e il rumore delle chiome degli alberi scosse dalla brezza. 
Fissai con aria assorta l'edificio tozzo e rovinato dagli anni che mi stava di fronte, spostando lo sguardo dall'intonaco mal ridotto ai cespugli di rose rosse che sorgevano nelle zone più remote del giardino. 
Strinsi il manico della mia valigia tra le mani, cercando di tirarla su e di non inclinarmi sul lato a causa del suo peso. Davanti ai miei occhi vedevo i flashback della mia vita vissuta in quel posto; ricordavo i sorrisi che avevo nelle foto scattate in riva al mare, o seduta su uno dei tanti gradini che collegavano la casa alla spiaggia. Nelle mie orecchie sentivo ancora la mia risata squillante e quella di Liam, dopo esserci ricoperti a vicenda di sabbia bagnata. 
Ero felice.
«Vuoi che ti aiuti con le valigie?», sentii la voce di mia zia. Il solo voltarmi verso di lei mi provocò giramenti di testa. 
Aveva il capo chino, seduta al posto di guida, in modo da riuscire a vedermi attraverso il finestrino abbassato. «No, grazie», le rivolsi un sorriso accennato.
Anche se avevamo passato quasi un anno insieme, non mi dispiaceva lasciarla. Ero molto più legata alla mia casa e ai miei ricordi, che a una parente che per tutto quel tempo era stata quasi un fantasma. 
Lei mi guardò dall'alto in basso con fare preoccupato. Mi aspettavo il solito 'mangia di più', come raccomandazione assurda prima di andare via. Che s'aspettava? Che ingurgitassi cibo su cibo per farla felice e in modo da ingrassare ancora di più?
Ma stranamente non disse nulla di quello che mi sarei aspettata. «Abbi cura di te, Cassie», fece, accompagnando il saluto con un cenno della mano. 
Annuii debolmente e seguii con lo sguardo l'auto che sgommava via, prima di rigirarmi a guardare quel vecchio rudere. Avanzai tra l'erba alta e schiarita dal sole, lasciando che mi solleticasse la gambe nude. 
Mi diressi verso la porta d'entrata a passi lenti, quasi temendo di rovinare quell'idillio. 
Appena la spalancai, la luce illuminò tutto, tra cui anche le particelle di polvere che ricoprivano tutti i mobili. L'odore di chiuso mi invase le narici, ma allo stesso tempo i ricordi invasero la mia testa. 
Era tutto più bello prima, trasmetteva serenità. I raggi del sole entravano dalle finestre in alto, posizionate lì proprio per conferire grande luminosità alla casa. 
Ma tra tutte le sensazioni che stavo provando in quel momento, la serenità era quella che mancava. 
La mia valigia cadde per terra con un tonfo sordo, mentre io mi affacciavo all'interno per dare una sbirciata alle altre stanze.
La mia camera era irriconoscibile, così come quella dei miei genitori, che cercai di evitare il più possibile, per quanto la curiosità mi spingesse a vedere quali danni aveva provocato il tempo.
C'erano ragnatele ovunque, i vetri erano ricoperti di polvere così come tutto il resto, altri erano invece scheggiati o addirittura rotti, vecchi panni sporchi e una volta immacolati ricoprivano alcune poltroncine e qualche elemento dell'arredamento che avevamo deciso di lasciare lì, prima di andar via. 
Era tutto triste e cupo, nostalgico e doloroso.
Appena sentii forte il peso di quelle emozioni, fuggii di nuovo verso l'entrata, cercando di distogliere lo sguardo da una vecchia foto che se ne stava bellamente poggiata sul pavimento, scura e impolverata, ma per me facilmente riconoscibile.
Mentre scappavo letteralmente via da quel posto e mi immettevo nel giardino, pensai a quante cose erano cambiate dalla loro morte.
Nella mia testa si era aperto un mondo di incertezze, troppo difficile da gestire, ed io mi sentivo una completa nullità, un puntino inutile ed insignificante nell'universo, un fallimento totale, una perdita di tempo, mai abbastanza e mai perfetta.
Scesi le scale correndo, per quanto le mie gambe stanche me lo permettessero, guardando i gradini bianchi sotto i miei piedi e la vegetazione che li circondava.
Da lontano, me lo ricordavo benissimo, quella scala sembrava una grande cascata immersa nel verde.
I miei capelli furono spazzati all'indietro dal vento, appena arrestai la mia corsa e non appena nelle mie scarpe da tennis sentii alcuni minuscoli granelli di sabbia.
Di fronte a me c'era un'enorme spiaggia bianca, che terminava con un'immensa distesa d'acqua di un blu intenso da fare invidia al cielo. Osservai assorta le onde che si infrangevano sulla battigia, perdendomi poi a guardare la linea dell'orizzonte e il cielo farsi più chiaro nelle vicinanze del sole.
Poi, nella mia visuale, vidi due figure alte e slanciate provenire dall'angolo sinistro della spiaggia. 
Una delle due passeggiava tranquillamente, con le mani nelle tasche dei pantaloni, fissando la sabbia sotto di sé; l'altra invece procedeva a passo svelto nella mia direzione. 
Appena la luce illuminò il suo viso e i miei occhi delinearono tutti i suoi contorni, sulla mia faccia si aprì un sorriso spontaneo e debole. 
Liam accelerò il passo, e quando fu più vicino, riuscii a sentire il suono della sua risata. Nello stesso tempo, concentrai la mia attenzione sulla figura proprio dietro di lui.
Bene, quella gran testa di cazzo di Zayn Malik era venuto a salutarmi. Quale onore, pensai sarcastica.


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Ciao a tutte! :)
Allooora, questa è la seconda fan fiction che posto qui. Alcune persone mi hanno detto che non sarà mai bella come 'a un passo dal possibile', ma ci provo. Magari sarà anche migliore, o almeno lo spero.
Che dire, la protagonista è Cassie, a quanto avete capito. Non le darò un volto, lascerò che siate voi ad immaginarla nella vostra testa, a seguito delle varie descrizioni che vi darò. 
Il protagonista maschile è Zayn, non Liam, mettiamo in chiaro. 
Questa FF è un po' strana, abbastanza pesante dal punto di vista delle tematiche trattate, che ho accennato un po' in questo prologo. Come vedete è drammatica e ha un rating arancione, il che non significa che sarà quasi porno e assolutamente piena di termini scurrili. LOL
E' la prima volta che scrivo una fan fiction così seria, ma ho voglia di cimentarmi in qualcosa di diverso e di mai (spero) letto nella categoria One Direction.
La smetto di ciarlare. Spero in tante recensioni, perché AMO leggere cosa ne pensate e perché senza non vado avanti, nel senso che mi danno lo stimolo per continuare a scrivere. 

ps. gli altri ragazzi non saranno presenti, mi mancheranno da morire. lol
pps. COMMENTATE çwç 

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Capitolo 2
*** 1. he's an idiot. ***


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the brightest darkness.

1. he's an idiot.


Appena Liam fu abbastanza vicino, mi avvolse in uno dei suoi abbracci caldi e protettivi. Poggiai il mento sulla sua spalla, abbracciandolo a mia volta, ricordando per un istante il bambino paffutello che mi correva incontro ogni volta che mi vedeva. «Come stai?», dissi sottovoce, senza aspettarmi una vera risposta, mentre nelle mie orecchie percepivo l'eco della sua voce squillante, lontana anni e anni.
Sciolse l'abbraccio con lentezza estenuante, e presi a fissare la sua nuova chioma. Passai la mano tra i suoi capelli corti e scuri, quasi rimpiangendo i suoi riccioletti. 
Seguì con lo sguardo la mia mano, divertito. «Non ci vediamo da una vita, Cassie!», esclamò poi sorridente, e notai quanto fosse divertente la sua espressione, con gli occhi socchiusi e brillanti e le guance piene.
Automaticamente, le mie labbra si piegarono all'insù. «Hai proprio ragione», asserii.
«Sei così... diversa», e la sua espressione si spense radicalmente, facendosi perplessa, poi prese a squadrarmi dall'alto in basso.
Mi guardai fugacemente le gambe, messe in mostra dagli unici shorts che avevo portato con me. Odiavo mostrare il mio corpo, ma il pensiero che mi era passato per la testa mentre preparavo la valigia era stato: 'Sto andando in un posto dimenticato da Dio, chi vuoi che mi noti'. E invece, eccomi in compagnia del mio primo amico e del coglione numero uno. Non avevo ancora imparato che nulla andava secondo i piani.
«Le persone cambiano, Liam», dissi. Dall'ultima volta che l'avevo visto era passato circa un anno. In quell'arco di tempo, avevo ricevuto una sua telefonata solo il giorno in cui erano morti i miei genitori, perciò non sapevo bene se considerarlo ancora il mio migliore amico. 
Dopotutto, anche lui mi aveva abbandonata.
Appena pronunciai quelle parole, il mio sguardo si spostò sul ragazzo accanto a lui. Zayn se ne stava sulle sue, con i jeans scoloriti a vita bassa e una delle solite magliette bianche aderenti che avevano come unico scopo quello di mettere in mostra il fisico palestrato. Lo guardai in viso, reprimendo un moto di rabbia e tristezza. Ritrovai nei suoi occhi il mio sguardo impaurito; ricordai le sue labbra trasformarsi in un sorriso storto e compiaciuto che nasceva ogni volta che i suoi insulti facevano breccia, i capelli modellati con il gel ai quali dava una ritoccata tutte le volte che si avvicinava a me. 
Ricordavo perfettamente gli ultimi tre anni delle superiori, perché erano stati un inferno. Il nuovo arrivato si era rivelato il mio peggiore incubo. 
«Però scommetto che il tuo amichetto non è cambiato di una virgola», mi rivolsi a Liam, senza neanche guardare il diretto interessato.
«Non sono affari tuoi, bambolina», sentire di nuovo la sua voce era come un pugno nello stomaco. Era lo stesso tono irritante, sfacciato, compiaciuto e strafottente che lo aveva sempre contraddistinto, e che mi aveva spaventata per tre lunghissimi anni. Ricordavo anche tutte le volte che me ne stavo seduta in un angolo, in fondo alla classe, sentendomi invisibile ma allo stesso tempo troppo ingombrante a causa del mio fisico. Ricordavo anche tutti i 'sei grassa' che non mi facevano dormire la notte, o i 'sei orribile, nessuno ti vuole' che mi facevano tornare a casa in lacrime. Mi chiedevo come fosse possibile che dopo quasi un anno di tregua, senza neanche esserci visti da lontano, utilizzasse ancora quelle maniere.
«Senti, stronzo», con uno scatto mi voltai verso di lui, puntandogli un dito contro con fare minaccioso. E mi avvicinai pericolosamente a grandi passi, sentendomi per un attimo invincibile. Liam mi afferrò il polso, fermando la mia avanzata. «Che sei venuto a fare qui? Se pensi di poter continuare ad insultarmi, allora ti sbagli di grosso.», dissi, inchiodandolo con lo sguardo. 
Ma lui sorrideva come al suo solito, come se non valessi nulla, come se i suoi occhi vedessero un coniglio e non un leone pronto a sbranarlo. Forse era così, forse ero solo convinta di poter reagire. La realtà era ben diversa, non bastavano le convinzioni.
«Cassie, smettila», sentii il sussurro di Liam alle mie spalle. Sfruttando la sua presa, mi tirò verso di sè. «E' acqua passata», disse, cercando un contatto visivo con me, ma io continuavo a fissare Zayn e il suo sorriso da 'prendimiasberle'.
«Però devi ammettere che a qualcosa è servito: adesso sei molto più magra», disse, indicandomi con una mano, quasi soddisfatto di se stesso.
Sentii il mio viso avvampare. «Sei un coglione di merda!», urlai, con tutta la forza che avevo in corpo. Mi avventai contro di lui, e riuscii solo a vederlo arretrare con un sorrisino da stronzo sul viso perché Liam mi afferrò entrambe le braccia, all'altezza dei gomiti, trattenendomi. «Ma che testa di cazzo sei!», mormorò lui, ma la sua voce apparentemente calma fu completamente coperta dalla mia. 
«Stronzo! Vattene via!», continuavo ad urlare, con le lacrime agli occhi. 
Mi sentivo impotente, in gabbia, e percepivo su di me il peso di quegli insulti, insieme alle decisioni che mi avevano spinta a rifiutare il cibo, a rifiutare me stessa. 
Liam mi trascinò ai piedi della scalinata, che a stento vedevo a causa della vista offuscata. La gola bruciava, gli occhi pizzicavano e le gambe cedevano. «Perché l'hai portato con te? Deve andarsene, non voglio più vederlo!», sibilai disperata, cercando di divincolarmi. 
Lui mi mollò, brusco. «Spesso dice cose insensate, ma ti giuro che è cambiato», cercò di giustificarlo.
«E' difficile crederci, sai?», feci io ironica, asciugandomi le lacrime. Le mie mani furono presto sostituite dalle sue. 
«Dagli una possibilità, avanti. Era venuto per scusarsi con te».
Mi sembrava impossibile credere alle mie orecchie. Forse avevo capito male, avevo ancora nella testa l'eco delle sue parole. «Scusarsi?! Stai scherzando spero».
Intanto lo vidi avvicinarsi, quasi sconfitto e come se qualcuno lo stesse trascinando con una fune. «Ehy?», riuscii a sentirlo, si stava rivolgendo a noi. 
«Che diav...», feci per dire, ma Liam mi diede uno scossone. Lo guardai basita. «Non puoi capire come mi ha fatta sentire, Liam, non puoi. Così come io non posso perdonarlo».
«Una seconda chance deve essere data a tutti.»
«Non ad una testa di cazzo che parla per dare aria alla bocca, merda!», dissi a voce troppo alta, e solo a ripensare a quello che era appena successo, le lacrime minacciavano di fuoriuscire. 
La sua voce ormai non era più un suono difficilmente distinguibile, lo sentivo benissimo. «Lo so, ho sbagliato tutto con te», si scusò Zayn. Feci una risatina sarcstica. «Non intendevo dire quello che ho detto. Hai ragione, sono stato un idiota ad insultarti senza motivo per tutto quel tempo».
«Uno stronzo», lo corressi.
«Uno stronzo, sì», mi concesse lui, stringendosi nelle spalle.
«Anzi no, un coglione, un vile, un bastardo senza cuore»
«Grazie», disse serio.
Feci spallucce, tirando su con il naso. «Prego».
Respirò profondamente. Sentivo su di me lo sguardo vigile di Liam. «Ricominciamo?»
«Ci penserò», stetti sulla difensiva, senza riuscire a comprendere tutto quell'interessamento nei miei confronti.
«Potrebbe aiutarti a rimettere in sesto la casa», propose Liam, assurdamente euforico.
«Cosa?», chiedemmo io e Zayn, nello stesso istante. 
Lui ci guardò con un'occhiata da genio incompreso. «Sì insomma, quel rudere ha bisogno di un restauro».
«Potrebbe chiamare un muratore», fece Zayn. «Sì, posso tranquillamente chiamare un muratore», e per la prima volta fui d'accordo con lui. 
Avrei preferito passeggiare nel fuoco piuttosto che passare delle giornate intere con Zayn. E di certo lui avrebbe detto lo stesso di me.
«Avanti, è un modo per 'ricominciare', no?». Quella frase zittì entrambi. Sì, ero disposta a dimenticare tutto, ma intendevo ricominciare con piccoli passi, non a grandi falcate.
All'improvviso, qualcosa nella mia visuale si mosse. Zayn si avvicinò a Liam e batté una mano sul suo petto. «Va bene, amico», e si diresse verso la casa.


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Sì, sono viva! ahahahah
Ecco a voi il primo capitolo. C'è già un po' di movimento come potete vedere. :)
Boh, non so che dire. Spero che la storia vi incuriosisca e che vi appassioni almeno un po'. Grazie a tutte le persone che già la seguono  e grazie a chi ha commentato! Fatemi sapere cosa ne pensate di questo capitolo con una recensione, sapete che le adoro. E prometto che stavolta risponderò a tutte :D
Un bacio, Clà.

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