Where have you been, all my life?

di DebDS
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo. ***
Capitolo 2: *** I. ***
Capitolo 3: *** II. ***
Capitolo 4: *** III. ***
Capitolo 5: *** IV. ***
Capitolo 6: *** V. ***
Capitolo 7: *** VI. ***
Capitolo 8: *** VII. ***
Capitolo 9: *** VIII. ***
Capitolo 10: *** IX. ***
Capitolo 11: *** X. ***
Capitolo 12: *** XI. ***
Capitolo 13: *** XII. ***
Capitolo 14: *** XIII. ***
Capitolo 15: *** XIV. ***



Capitolo 1
*** Prologo. ***


Prologo.

 

 

 

 



 

 

Quest’estate ho lasciato i miei sogni liberi. E adesso vedremo se mi hanno portato da qualche parte.

Sono all’Accademia delle Belle Arti di Siena, è la quarta volta che vengo qui negli ultimi due mesi. Ma stavolta è diverso. Le altre tre sono venuto per dimostrare ciò che so fare, adesso vedrò se mi hanno capito, se mi hanno apprezzato.

Sto cercando di mostrarmi tranquillo, ma non credo mi stia riuscendo. In fondo a chi importa se sono calmo? Qui stiamo scoppiando tutti.

I cantanti si confrontano tra loro, provano acuti impossibili-spesso anche per loro-, ripetono testi su testi e si aiutano a vicenda con quelli inglesi.

Gli attori sono diversi, sembrano isolati dal mondo, con cuffie enormi e gli occhi chiusi, sembrano parlare da soli, alcuni provano espressioni del viso davvero poco credibili e mi fanno quasi ridere.

Alcuni ballerini fanno stretching, si preparano per una possibile esibizione. Vederli così mi fa sentire in colpa, io non ho pensato minimamente a preparare una nuova esibizione, quando mi hanno chiamato ho messo subito la tuta e sono corso qui. Adesso li guardo e sento l’ansia aumentare, siamo una decina e ne entreranno solo quattro o cinque.

E se, vedendomi così impreparato, mi mandassero direttamente via, se pensassero che non ho preso sul serio quest’opportunità?

Chiudo gli occhi e respiro lentamente appoggiandomi al muro.

-Ehi, ti stai sentendo male?-, una voce dal forte accento pugliese mi riporta alla realtà.

Apro gli occhi e mi volto verso la ragazza che mi ha parlato, è bassina, con grandi occhi verdi e delle labbra rossissime.

Scuoto lentamente il capo e cerco di ripensare a qualche esibizione che possa colpire gli insegnanti.

-Eh, ti capisco, anch’io sono nervosa… sei un ballerino, vero?-

Riporto lo sguardo sulla ragazza pugliese e le sorrido. –Sì, tu sei una…- la guardo, indossa dei jeans, quindi non è una ballerina, non ha fogli o spartiti, quindi non è nemmeno una cantante. -… attrice?-

Annuisce soddisfatta. –Sì! Fino a due mesi fa ero nei teatri di tutta la Puglia con uno spettacolo che ha avuto abbastanza successo, poi l’ho abbandonato. Vedi, recitare in teatro mi piace, ma avere l’opportunità di entrare qui è…-

Continuo a guardarla, smettendo di ascoltarla. Mi farebbe piacere parlare con lei, sembra simpatica, anche se un po’ troppo egocentrica, ma ora come ora la mia possibile esibizione ha la precedenza.

Mentre ripeto mentalmente la prima coreografia che ho portato, un omino basso e robusto esce dalla sala di danza con un foglio tra le mani. –Claudia Graffi, Alessandro De Marco e Mattia Barone.

Mi ha chiamato. Ha detto il mio nome. Aiuto!

Seguo gli altri due in sala, cercando di calmare il tremolio delle mani.

Claudia è una ballerina di moderno, ma sembra più una modella, è altissima e molto rigida.

Ho visto Alessandro provare alla terza audizione, è molto bravo, dà l’impressione di uno di quei ballerini classici presuntuosi e freddi, ma in realtà è molto simpatico, scherza con tutti e cerca sempre di stemperare la tensione.

Entriamo in sala e i due professori, un quarantenne dagli occhi piccoli e luminosi e una rossa sulla cinquantina, sembrano più temibili che mai. Sono più tesi di noi, devono fare una selezione molto accurata, non possono tralasciare nulla.

Fanno accomodare me e Alessandro in fondo alla sala e lasciano esibire Claudia. E’ nervosa e si nota. Dimentica alcuni passi e, nonostante faccia di tutto per riprendersi, le facce degli insegnanti si distendono. Hanno già preso una decisione.

Alla fine dell’esibizione si consultano brevemente con una terza insegnante e invitano Claudia a riprovarci il prossimo anno.

Sento l’ansia assalirmi, Claudia era una di quelle che stavano provando in corridoio. Ed è stata cacciata così. Io non ho minimamente provato…

-Mattia, vieni al centro.

Alessandro mi batte la mano sulla spalla e mi sorride, ma quasi non lo noto, sono troppo agitato.

Mi posiziono al centro della sala e aspetto che mi chiedano cosa ballerò, ancora non ho idea di quale possa essere la mia risposta.

I tre mi guardano e cominciano a consultarsi tra loro.

Ecco, hanno capito che non mi sono affatto impegnato e vogliono mandarmi via senza nemmeno vedere un’esibizione. Forse è meglio così, almeno questo strazio finirà prima.

-Mattia,- prende la parola un’insegnante che prima non avevo notato,- non abbiamo bisogno di un’esibizione.-

Avevo ragione. Sento il mio viso contrarsi in una smorfia d’angoscia.

-Ricordiamo bene le tue precedenti coreografie,- riprende la parola l’insegnante,- ci hai colpito molto…-

-E siamo d’accordo nell’ammetterti nella scuola.- termina l’uomo.

Sgrano gli occhi, forse sto sognando! –Da… davvero?-

La rossa ride. –Sì. Torna di là, prima che cambiamo idea!-

Annuisco e lascio la sala.

Quando sono i corridoio mi appoggio al muro e lentamente scivolo fino a terra.

-Ehi, ti è andata male?- mi chiede la pugliese di prima.

La guardo senza vederla davvero. –Sono dentro.- sussurro lentamente. –Sono dentro!-

La ragazza ride e mi abbraccia. –E’ fantastico!-

-Andrea Martini, Clarissa Pellegrino e Matteo De Rosa.- chiama l’omino.

-Spera che diano buone notizie anche a me!- mi urla la mora correndo nell’aula di recitazione.

Nello stesso istante Alessandro esce dalla sala danza e alza il pugno in aria. –Ce l’ho fatta!-

Lo guardo mentre alcune ragazze corrono ad abbracciarlo e a congratularsi.

Da oggi in poi vedrò questo ragazzo tutti i giorni, per almeno un anno. E questo perché ce l’ho fatta anch’io! Sono stato ammesso all’Accademia delle Belle Arti, studierò per fare della danza la mia vita. Il mio sogno ha raggiunto la prima meta!

 

 

 

 

 






 

 

 

Nota d’autore:

 

 

Dopo tanti sforzi e opere di autoconvincimento, l’ho pubblicata!

Non so da dove mi sia uscita questa storia, ma ora è qui e, be’, perché tenerla intrappolata nel mio pc?

Io la amo. Non mi era mai capitato di dirlo per una mia storia, ma questa… non l’ho scritta io, si è scritta da sola! E credo che molto altri ‘scrittori’ potranno capirmi, ahah.

Comunque, si svolge in un luogo simile a Paso Adelante-Amici-Accademia della mia vecchia, incompiuta storia.

E’ già finita, quindi non c’è rischio che l’abbandoni. Aggiornerò due volte la settimana, indicativamente il mercoledì e il sabato.

Bene, date le comunicazioni di base, passo ai ringraziamenti:

Grazie a chi leggerà questa storia, ci vuole coraggio, me ne rendo conto, ahah.

Grazie a chi mi ha spinto a pubblicarla, da sola non ce l’avrei mai fatta.

Grazie a Ross, che probabilmente non leggerà mai queste ‘note’, ma questa storia è per lei e lo sa. Senza lei non esisterebbe niente di tutto questo. Grazie.

Enjoy it.

Clì.

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Capitolo 2
*** I. ***


I


 

 

 

 

 

-Matt, stasera si va a festeggiare! Tu vieni, vero?-

Guardo Luca attraverso il caos della nostra stanza. –Perché no?-

-Dove si va?- chiede Simone uscendo dal bagno in boxer, strofinandosi i capelli bagnati con un’asciugamani.

-Tu non sei invitato.- risponde Luca senza guardarlo.

Simone gli lancia l’asciugamani, colpendolo dritto in faccia. –Attore, vedi di non iniziare a rompere già dal primo giorno!-

-Ho un nome, cantante!-

Alzo gli occhi al cielo, non abbiamo nemmeno finito di sistemarci e già iniziamo a litigare, bene!

-Luca, dove si va?- chiedo interrompendo la discussione sul nascere.

-Al Rouge, un locale qui vicino.-, risponde il biondo distogliendo lo sguardo infastidito da Simone, che intanto comincia a vestirsi sbuffando.

-Ci voleva tanto a rispondere?-, il cantante mette la maglia e lascia la stanza sbattendo la porta.

Luca fa un’espressione disgustata. – Ma dovevo capitare proprio in stanza con lui?-

-Vi conoscevate già?-, chiedo riprendendo a posare le mie cose alla rinfusa nell’armadio.

-Sì.- risponde semplicemente Luca e si butta sul letto.

Per me non è un problema con chi sono in camera, l’importante è essere qui, ma non potevo capitare con due un po’ più pacifici?

Finisco di posare le mie cose e riporto lo sguardo su Luca. –Io vado a fare un giro, vieni con me?-

-Certo! Ho proprio voglia di vedere con chi passeremo il prossimo anno!-, l’attore si alza con aria allegra, dimentico della discussione di poco prima.

Appena usciti dalla nostra camera ci ritroviamo davanti due gemelle che somigliano moltissimo alle Olsen, se non per gli occhi di un blu elettrico.

-Ciao!- ci salutano contemporaneamente, poi una delle due lancia uno sguardo d’ammonizione all’altra e prende la parola. –Io sono Dominique! E lei è mia sorella Michela.-

-So presentarmi anche da sola!- risponde l’altra che, noto, ha i capelli un po’ più scuri e un neo appena sotto l’occhio sinistro. Piccoli segnali per iniziare a riconoscere i miei compagni.

Dominique alza gli occhi al cielo e si rivolge nuovamente a noi. –E voi? Come vi chiamate?-

-Ma come ‘come vi chiamate’?-, interviene Michela,-Mi hai fatto stare due ore qui fuori perché dovevi aspettare…-, la gemella le dà una gomitata nello stomaco e la zittisce.

-Scusatela, è un po’ fuori di testa, ogni tanto delira!- fa una risatina nervosa,- Ora dobbiamo andare, a stasera!-, prende la sorella sotto braccio e la trascina via, cominciando a rimproverarla sotto voce.

Luca scoppia a ridere. –Sembra più divertente di quanto mi aspettassi!

Annuisco con un sorriso e lo seguo fino ad una camera poco lontana dalla nostra. Lì Luca mi lancia un sorriso malizioso e bussa due volte.

Ci apre la porta una rossa dall’aria particolarmente infastidita. –Ehi, Luca, menomale che sei venuto, non ne potevo più! Entrate.-, ha un accento che non riesco ad identificare. Sorride e ci fa entrare, chiudendo la porta dietro di noi.

Appena metto piede nella camera capisco il perché del fastidio della rossa. L’attrice mora, quella egocentrica ma simpatica, è lì, seduta sul letto, intenta a parlare con un’altra ragazza, una cantante, se non sbaglio. La ragazza la fissa con aria totalmente assente, di chi ha disconnesso il cervello. Poi sposta lo sguardo e vede me e Luca. –Ragazzi!- salta su e corre verso di noi,-Aiutatemi, vi prego, non ne posso più!- ci sussurra indicando con la testa Clarissa, che continua a parlare indisturbata sul letto.

-Ehi, Clarissa, sono arrivati i ragazzi, che ne dici di salutarli? E magari di prendere un po’ di fiato?-

-Fra’, dai, lasciala stare, è normale che sia entusiasta, lo siamo tutti!-

La rossa fulmina Luca con lo sguardo. –Una cosa è essere ‘entusiasti’, una cosa è parlare ininterrottamente per tre ore!-

Clarissa mi vede e mi salta addosso. –Ballerino! Non ti ho più visto, pensavo non avessi retto la tensione e fossi scappato via, cioè, sai, tipo a casa tua, perché non ne potevi già più di questa scuola!-

Le sorrido. –No, sono ancora qui.-

-E, se magari non lo stordisci con tutte le tue chiacchiere, rimarrà ancora un po’, eh?-

Lancio uno sguardo alla rossa, che posiziona la sua attenzione su di me. –Tu sei Mattia, giusto?-

-Ti ho visto ballare, sembri bravo! Anche se io effettivamente non ne capisco molto di danza, quindi… Fra’, tu che dici?-

La rossa mi guarda con aria attenta. –Mmm… ti ho visto alla prima audizione, non sai minimamente muoverti.-

Sgrano gli occhi, poi le due scoppiano a ridere. –Scherzo, sei bravo, anche se non mi intendo molto di hip-hop. Comunque io sono Francesca.-

-E io Stefania.- si presenta la bionda.

Clarissa ci guarda uno ad uno. -… ora posso parlare?-

 

 

 



 

Sono al Rouge e, mentre tutti sono a ballare in pista, io e Dominique siamo rimasti sui divanetti a chiacchierare. Quando non è con la gemella sembra più simpatica, balla da quando aveva sette anni e non riesce a parlare d’altro. Sembra anche più felice di me di essere stata ammessa all’Accademia, è il secondo anno che ci prova, l’anno precedente non ha potuto partecipare a tutte le audizioni perché Michela è stata male e sono dovute tornare a casa. Ma non dà molto peso alla cosa, sembra entusiasta dell’inconveniente dell’anno precedente.

-Vedi, se fossi stata ammessa l’anno scorso, ora non sarei qui con voi!-

La guardo inarcando le sopracciglia. Vorrei commentare, ma capisco che lei vuole andare avanti da sola, ha uno scopo, tutti i suoi discorsi sembrano averne uno.

-Ecco, nell’ultimo anno ho trattato malissimo Michela, la incolpavo di avermi fatto perdere l’occasione della mia vita, ma ora… be’, credo che ciò che è accaduto l’anno scorso mi abbia portato a due nuove opportunità.-

-E cioè?- la invito a proseguire, è ciò che si aspetta da me. O almeno credo.

-Adesso sono nella scuola. E nella scuola ci sono anche altre persone… persone che, se fossi entrata l’anno scorso, probabilmente non avrei mai conosciuto…-

Annuisco. Bene, ora che l’ovvio è assodato, potrei capire dove mi vuole portare con questo discorso?

Dominique beve un sorso del suo cocktail e sorride pimpante, come se tutta la conversazione precedente non ci fosse stata. –Allora, tu sei in stanza con Luca, giusto?-, mi chiede con un sorriso cristallino.

La guardo e mi trattengo a malapena dallo scoppiarle a ridere in faccia. Le piace Luca! –Sì, perché?-

-Be’, nulla, è davvero un bel ragazzo e sembra anche simpatico…-

Le sorrido. –Credo che pensi lo stesso di te.-

-Davvero? Cosa te l’ha fatto capire? Ti ha parlato di me?-

Oddio, io l’ho detto tanto per dire, non pensavo si aggrappasse tanto a questa cosa!

Per fortuna arrivano Andrea e Alessandro a tirarmi via da questa conversazione. Ale trascina Dominique in pista e Andrea, un attore drammatico che sembra recitare costantemente, si siede accanto a me. –Allora… bella ragazza, la gemellina, eh? L’ho notata subito, sembra davvero interessante! Mi farebbe piacere conoscerla meglio…-

Non siamo nemmeno arrivati e questi già sono tutti fuori di testa? Sono l’unico che non pensa minimamente agli altri e cerca di concentrarsi solo sulle lezioni che da qui a poche ore inizieranno?

Annuisco distrattamente alle parole di Andrea e mi allontano, raggiungendo l’uscita del locale. Ora come ora ho bisogno solo di musica, ma non quella house della discoteca, voglio una musica tranquilla, di quelle che calmano i nervi e fanno pensare che tutto vada bene, di quelle con le quali puoi muoverti liberamente, chiudendo gli occhi e lasciandoti trasportare dalle note. Lo so, è strano detto da un ballerino di hip-hop, ma ogni tanto ho bisogno di tranquillità.

Torno in fretta all’Accademia, corro in camera, prendo il mio iPod e vado in sala danza. Non so se siamo autorizzati ad utilizzare la aule anche fuori dall’orario scolastico, ma è quasi mezzanotte, chi se ne accorgerà?

Collego l’iPod allo stereo e faccio partire Primavera di Einaudi, adoro queste note. Chiudo gli occhi e comincio a muovermi con lentezza.

Non penso più ai miei compagni che sembrano impazziti, non penso più alle lezioni che domani inizieranno, non penso più a nulla.

Ci sono solo io, io e la musica.

Continuo a ballare, ma dopo poco sento la porta aprirsi. –Ehi, ballerino, mi spiace interromperti, ma io qui devo chiudere!-

Riapro gli occhi e mi riconnetto con il mondo intorno a me. E’ il custode ad avermi interrotto, ha in mano un’enorme mazzo di chiavi che sventola, per sottolineare la sua frase.

-Sì, scusi, non sapevo le aule venissero chiuse ad una certa ora.-, prendo l’iPod ed esco dalla sala.

-Tutto viene chiuso a mezzanotte, è scritto sul regolamento che è affisso alle porte delle camere. E che puntualmente nessuno legge!-

Mi blocco. –Aspetti, intende dire proprio tutto? Cioè, anche il portone d’ingresso?-

-Certo, ragazzo, si presume, sempre da regolamento, che entro mezzanotte tutti i ragazzi siano nelle loro camere!-

Non rispondo e corro in camera, prendo il cellulare e provo a chiamare Luca, ma non risponde. Con tutto il casino della discoteca non lo sentirà mai… Ma forse Dominique è tornata ai divanetti e ci sono più possibilità che risponda! Provo a chiamare lei, ma è staccato.

Mentre riprovo con Luca, la porta si apre, è Simone.

-Ehi, sono tornati anche gli altri?- gli chiedo posando il cellulare.

-Gli altri? Io sono rimasto qui, non vado dove non sono voluto.-

-Ascoltami, se non tornano subito non riusciranno ad entrare fino a domattina!-

Simone alza le spalle. –Fatti loro, avrebbero potuto leggere le regole, prima di uscire a divertirsi.-

Lo guardo irritato. –Andiamo, non hai il numero di qualcuno di loro? Francesca? Clarissa? Alessandro?-

-Ma chi li conosce?! Pensa a dormire se non vuoi arrivare distrutto a lezione domani.-

Sbuffo e provo a richiamare sia Luca che Dominique. E’ inutile, non rispondono. Mando loro un messaggio, anche se so che non servirà a nulla, il custode avrà già chiuso tutto.

Cosa c’è di meglio che una bella punizione per quasi tutti i ragazzi del primo anno per inaugurare l’inizio delle lezioni?

 

 

 

 

 

 

 

 

 


 




Note d’autore:

 

Ecco, come promesso, il primo vero capitolo!

E’ più un’introduzione sui personaggi, che un vero e proprio capitolo, anche se molti di loro subiranno forti cambiamenti durante il corso della storia.

Vi do un consiglio, che, potendo, darei anche a Matt: non giudicate subito, aspettate il vero inizio dell’’anno scoltastico’ e poi potrete farvi un’idea di come sono i personaggi.

Be’, detto questo, passo nuovamente ai ringraziamenti:

Grazie a chi ha recensito la storia, grazie a chi l’ha messa tra le ricordate o tra le seguite e grazie anche a chi l’ha solo letta. Grazie.

A mercoledì!(:

Un bacio.

Clì.

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Capitolo 3
*** II. ***


II

 

 

 

 

 

 




Mentre vado verso la mensa per fare colazione vengo raggiunto da Alessandro.

-Siamo riusciti ad entrare solo dieci minuti fa, speriamo non si siano accorti di nulla!-

-Già, speriamo…-

-Andiamo, non si danno punizioni il primo giorno di scuola… vero?- chiede un nervoso Luca.

Alzo le spalle.

–Dai, forse davvero non si sono accorti di nulla!- l’ottimismo di Alessandro viene interrotto da una voce metallica.

-Tutti gli alunni del primo anno si rechino in teatro entro dieci minuti.-

-Cazzo.-

Andrea arriva con un’espressione nervosa. –Io avevo detto di tornare presto, ma tanto non mi crederanno mai…-

-Stai scherzando? Ti abbiamo trascinato con la forza fuori dal locale!-

-Non dite sciocchezze! Ora volete incolpare me?-

Arriva Francesca con il suo accento dell’est. –Ma smettetela di litigare! Ci siamo dentro tutti-o quasi.-, precisa guardando me con un sorriso.

-Mal comune mezzo gaudio, no?- arriva ridendo Stefania.

Lentamente, con espressioni funeste, ci rechiamo tutti in teatro.

 –Se mi prendo una punizione a causa di quegli idioti, li prendo a pugni.- sussurra nervoso Simone sedendosi accanto a me.

-Io non posso essere espulsa! Ho fatto tantissimi sacrifici per essere qui!-

-Tutti ne abbiamo fatti, Dom!-

Tutti i mormorii vengono interrotti quando una donna sulla sessantina sale sul palco.

-Potreste entrare nei Guinness dei Primati. L’infrazione delle regole più veloce della storia. Siete in dodici, vi siete presentati qui in centinaia, credete che ci voglia tanto per rimpiazzare ognuno di voi?-

Ci agitiamo sulle sedie. So che dovrei essere più tranquillo, io non ho infranto il regolamento, ma non riesco a placare l’ansia.

-Ogni anno ci assicuriamo che ogni stanza sia fornita di regolamento. Nessuno lo rispetta mai del tutto, di solito si cerca di nascondere la cosa e noi professori cerchiamo di chiudere un occhio. Ma dieci di voi hanno infranto le regole stanotte. Non uno, non due, dieci. Credevate davvero che non ce ne saremmo accorti?-

Carlo, un cantautore che non si fa spaventare da nulla, alza la mano. La donna, con un cenno del capo, gli dà la parola.

-Non volevamo mancare di rispetto a nessuno, ieri eravamo tutti così entusiasti che non abbiamo minimamente fatto caso al regolamento. Volevamo festeggiare l’ammissione nella scuola. Di certo, avendo conosciuto le regole, non ci saremmo giocati questa grande opportunità che ci state offrendo.-

-Bene. E’ esattamente ciò che volevo sentire. Ma devo sapere che tutti la pensate come…-

-Carlo Basile.-

-… come Carlo. Dovete essere coscienti di ciò che questa scuola vi chiede. Se credete che un coprifuoco e un po’ di educazione siano un buon prezzo da pagare per il vostro futuro, allora rimanete. Se vi sembra esagerato: la porta è aperta, potete uscire quando volete. Tranne dopo la mezzanotte, ovvio.-

Tutti sorridono un po’ più tranquilli.

-E’ il vostro primo giorno di scuola, non ho il coraggio di rovinarvelo con una punizione.-, stavolta i sorrisi sono più distesi. –L’orario e l’ordine delle lezioni sono appesi alla bacheca principale. Andate pure.-, facciamo tutti per alzarci. –Ah, ragazzi, io sono la preside Ferrari. Benvenuti nella mia scuola.-

 

 

 

Abbiamo sei ore di lezione al giorno, tre la mattina e tre il pomeriggio dal lunedì al venerdì, tranne il giovedì, libero, e il mercoledì, ché facciamo cinque ore di scambio. Noi ballerini abbiamo due ore di recitazione, due di canto e una con un professore di danza che si alterna ogni settimana.

Ci sono due professori per ogni categoria e una che fa lezione con i ragazzi delle altre categorie. Io e Dominique abbiamo lezione quasi sempre con Dardani, il professore sulla quarantina, un coreografo di hip-hop/moderno molto famoso all’estero.

Alessandro e Francesca, entrambi ballerini classici, faranno lezione con la prof rossa. E tutti e quattro ci incontreremo unicamente nel giorno di scambio.

Oggi è martedì, quindi vado con Dominique nella nostra sala.

-Salve, ragazzi.- ci accoglie Dardani. –Siete contenti di essere qui? Ho saputo di ciò che è successo la scorsa notte. Non preoccupatevi, alla fine puniscono davvero di rado.- ci fa l’occhiolino e noi gli sorridiamo. –Bene, siete pronti ad iniziare le lezioni?-

Io e Dominique ci scambiamo uno sguardo incerto.

-Andiamo, non vi mangio, voglio solo vedere ciò che sapete fare meglio oggi! Vogliamo dare la precedenza alle donne?-

Sì, per favore!

-Dominique, vieni tu.-

Con un sorriso incerto la gemella va al centro della sala e, dopo aver comunicato la canzone, All Good Things della Furtado, comincia a muoversi. E’ davvero brava, ha una musicalità incredibile e un’espressività che colpisce, mi piace.

Termina il pezzo sedendosi a terra con un sorriso.

-Bene, molto bene! Adesso ballalo senza musica.-

Dominique sgrana gli occhi, ma si alza e, al via del prof, riparte con il pezzo.

E’ strano, l’espressività di prima sembra sparita, è insicura e i movimenti sembrano incerti, tremolanti. Dopo poco Dardani la blocca.

-Vedi, quando c’è la musica ti fai trascinare, lasci che le emozioni prendano il sopravvento, così da darti energia e da non far notare le carenze tecniche.-

Dominique ha gli occhi bassi e si morde le labbra arrossendo.

Dardani cerca di addolcire il tono. –Non fraintendermi, sei brava, ma non puoi aggrapparti alla tua capacità espressiva, quella ti aiuterà molto, ma dobbiamo occuparci della tecnica, okay?-

Dominique annuisce mantenendo lo sguardo basso.

-Ehi, eravate duecento ballerini alle selezioni, ora quanti ne siete?-

-Quattro…- sussurra Dom.

-Ecco! E tu sei una di quei quattro, vuol dire che hai qualcosa che ci ha colpito molto, quindi non stare male per ciò che ti dico, lo faccio per te, per il tuo futuro!-

Finalmente Dominique alza lo sguardo, annuisce e torna accanto a me.

-Allora, Mattia, vuoi far vedere a questa bella ballerina che sai fare?-

Sorrido incerto e vado al centro della sala, ripetendomi le parole che Dardani ha appena detto a Dominique.

Io ho qualcosa. Qualcosa di speciale.

 

 

 

-Ehi, ballerino, com’è andata?- mi chiede Andrea sedendosi accanto a me alla mensa.

-Meglio di quanto mi aspettassi. A te?-

Martina, un’altra attrice, ruba una delle mie patatine e si mette a ridere. –Il prof gli ha fatto interpretare un asino!-

-Un asino?- chiedo ridendo anch’io. –E perché?-

-Dice che sono troppo presuntuoso e devo partire dai ruoli più stupidi per placare la mia arroganza.- sbuffa bevendo dal mio bicchiere.

-Ehi, ma non potete prendere cibo e acqua per voi?- abbraccio le mie cose e guardo Martina e Andrea con aria minacciosa.

Martina alza le spalle. –No, le tue patatine sono più buone!- infila la mano tra le mie braccia e ne prende un paio.

Andrea la imita. –E poi tu sei un ballerino, devi mantenerti in forma!-

Sbuffo e alzo gli occhi al cielo. –Ma devo anche essere energico, no?-

-Fatti tuoi.- ride Martina continuando a prendere le mie patatine.

Be’, dai, almeno sono simpatici!                                                                   

Simone si siede al nostro tavolo. –In questa scuola ci sono troppi coglioni.-

-Senti chi parla.- risponde Michela la gemella sedendosi accanto a lui.

-No, Ela, ma l’hai sentito Basile, stamattina, che faceva il perfettino con la preside? E in aula è stato anche peggio!-

Michela scuote il capo con un sorriso. –A me è sembrato sincero, non credo l’abbia fatto solo per accattivarsi la preside. E, anche se fosse, ha salvato il culo a tutti, quindi ben vengano le lusinghe!-

Simone sbuffa. –Io non lo sopporto!-

-Tu non sopporti troppe persone, Simo!-

-Pensa a quanti non sopportano te.- dice Andrea inarcando le sopracciglia.

E sono queste parole a scatenare l’inferno! Simone si alza e si butta contro l’attore. –Vedi di non esagerare, io qui sono per cantare e non per farmi rompere le palle da tutti voi figli di papà che siete qui per divertirvi un po’!-

-Ravera, vedi di non esagerare tu!-, interviene Dominique a muso duro. –Nessuno è qui per divertirsi! Abbassa la cresta, se sei nervoso non te la prendere con noi!-

Simone sbuffa, si alza e va via, lasciando un’atmosfera di tensione intorno a noi.



 

 

 

 

 

 



 

 


Nota d’autore:

 

 

Ed eccomi di nuovo qui.

Questo capitolo è noioso, lo so, perché non c’è ancora il vero protagonista! Cioè, CO-protagonista.

E questo mi porta ad annunciarvi che, dal prossimo, ogni due capitolo si cambierà punto di vista, ora ci sono stati i due di Mattia, il prossimo sarà già dal punto di vista di… dell’altro, poi scoprirete anche lui.

Bene, riguardo questo capitolo, l’unica cosa buona è Martina, che amo profondamente, ahah.

Okay, sempre i soliti ringraziamenti: a chi legge, a chi mette tra le seguite e le ricordate, a chi mi ha ispirato la storia, a chi mi ha costretto a scriverla(letteralmente!), a chi fa trovare la voglia di pubblicare storie, a chi… diciamo un po’ a tutti, ché stasera sono molto in vena di ringraziare, ahah.

Be’, ora vi lascio e vado a farmi una lunga doccia piena di film mentali!

Un bacio.

Clì.

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Capitolo 4
*** III. ***


III


 

 

 




 

 

Guardo l’orologio. –Leo, è quasi mezzanotte.-

Leo mi sorride e ci fermiamo in questa strada semideserta. Marco appoggia lo stereo a terra e fa partire una canzone a caso.

Ecco. Basta questo e tutta l’atmosfera cambia. La musica si propaga lungo tutta la strada e, mentre cominciamo a muovere i primi passi, una folla di curiosi comincia a radunarsi intorno a noi.

Ci sono quelli che ormai ci conoscono da tempo e quelli che, vedendoci ballare lì per la prima volta, fanno spazio ad espressioni di stupore misto ad ammirazione sui loro visi.

Ma ora non ce ne accorgiamo. Quasi non li vediamo, troppo ‘testare’ la nuova coreografia, possiamo andare avanti anche per una decina di minuti, ci fermiamo solo quando siamo davvero esausti e svuotati.

Allora ci guardiamo intorno e, incrociando gli sguardi ammirati dei nostri ‘spettatori’, ci sentiamo riempire da belle sensazioni.

Spesso molti si fermano a farci qualche domanda, sono sempre le stesse, da quanto lo facciamo, perché lo facciamo… è divertente. Quelli che ci vedono per la prima volta ci considerano quasi delle star o dei mostri, come quelli dei film, che spuntano all’improvviso, ti lasciano stordito per un po’ e poi spariscono nel nulla.

Stasera ci sono molti ragazzi che conosciamo già. Mentre Leo e Marco chiacchierano con loro, noto un uomo sulla quarantina che ci osserva da lontano. Anche lui nota il mio sguardo e, con un sorriso, mi fa segno di avvicinarmi.

-Siete davvero bravi.-

-Grazie.-, gli sorrido, i complimenti sono sempre ben accetti.

-Da quanto balli?-

Alzo le spalle. –Saranno quattro anni.- dico ridendo, ripensando ai miei primi tentativi di unirmi a Leo e Marco, più grandi e più bravi di me.

-Balli davvero bene. Io me ne intendo.-

-Davvero?-, sono stupito, qui non c’è nessuno che capisca davvero ciò che facciamo, spesso sono le ragazzine a fermarsi, perché trovano ciò che facciamo ‘tremendamente figo’.

-Sono un coreografo.-

-Wow.-, sto parlando con un coreografo, sto davvero parlando con un coreografo?

-Quanti anni hai?-, mi chiede l’uomo, sembra concentrato, perso in una lotta interiore.

-Diciannove.-

Annuisce con un sorriso. –Perfetto!-

Mi acciglio, non capisco dove voglia arrivare, perfetto per cosa?

-Ti andrebbe di studiare danza con me? Studiarla davvero, in una scuola.-

Sgrano gli occhi. Una scuola? Credevo che queste cose succedessero solo nei film,  incontrare un coreografo per strada che mi propone di andare a studiare con lui! –Ma… certo! Cioè…-, vengo bloccato da mille pensieri. –Dipende. Quanto si paga? Dov’è questa scuola?-

-E’ vicina, a dieci minuti da qui!-

Bene, ha risposto ad una domanda, ma non alla più importante. –E…-

-Non dovrai pagare nulla, ti offro una borsa di studio. Sei bravo, voglio aiutarti a migliorare, niente soldi, sei una scommessa. Una scommessa con me stesso.-

Sgrano gli occhi, forse sto davvero sognando! –Dice sul serio? Non mi sta prendendo in giro?-

-No.-, ride l’uomo.

Lo abbraccio di slancio, forse è un angelo sceso dal cielo!

-Domani mattina, all’Accademia delle Belle Arti, vieni lì alle otto e chiedi di me, il professor Dardani, ti spiegherò tutto.-

-Oddio, grazie! Grazie mille!-, sono euforico, non posso crederci, andrò a studiare in una vera scuola, in un’Accademia!

L’uomo mi sorride. –Alle otto, puntuale!-

Certo, certo che sarò puntuale, non si fa attendere il destino, no?


 

 

 

 

 

Sono arrivato all’Accademia che mi ha indicato il professore ieri sera, mi sembra tutto così incredibile! I corridoi sono pieni di ragazzi che cantano, ballano, chiacchierano o parlano da soli. Sembra di essere in un mondo parallelo, un mondo che sogno più o meno da sempre.

Vedo venire il prof di ieri sera verso di me.

-Bene, vieni con me. Come hai detto che ti chiami?-, parla velocemente e mi conduce in una specie di auditorium, un teatro nella scuola.

-Daniel, Daniel Corsi.- lo seguo dietro le quinte del palco e sento in lontananza una voce metallica annunciare ‘Tutti i ballerini del primo anno si rechino in teatro entro dieci minuti’, mi sento assalire dall’ansia. Quindi ci sono dei ‘ballerini del primo anno’. E io sarò uno di loro?

Il professore mi spiega velocemente il meccanismo. Siamo in una scuola di danza, canto e recitazione, ci sono tre corsi, io farò parte del primo, a fine anno ci sarà un esame e, se lo passerò, andrò al secondo corso.  Mi dice che qui si lavora tanto, tantissimo. Non è un gioco. Devo stare qui solo se ci credo, se lo voglio davvero. –Tu lo vuoi?-

-Sì!-

Più di ogni altra cosa.

-Perfetto!-, si volta e sale sul palco.

Sento un po’ di confusione, probabilmente i ragazzi del primo anno sono arrivati. Vengono zittiti dal professore. –Vi ho fatti convocare qui perché ho una notizia per voi. Come sapete ogni anno ammettiamo quattro o cinque ballerini, voi ne siete quattro, il quinto posto spetta a qualcuno che ci colpisce, anche se non ha fatto le selezioni. E’ raro che questo quinto posto venga occupato, ma quest’anno è così.-, sento i battiti del mio cuore accelerare. –Daniel, vieni qui.-, mi chiama il professore.

Entro in scena e sposto lo sguardo sui quattro ragazzi seduti nella prima fila, hanno un’aria confusa, stupita.

Il professor Dardani lascia il palco. –Fa’ vedere loro cosa sai fare.-

Sgrano gli occhi. Dopo pochi secondi parte la musica che abbiamo usato ieri sera e capisco. Comincio a ballare, modificando alla meglio le parti in cui ballavo con Leo e Marco. Finita la musica, il prof applaude e i ballerini, seppur ancora confusi, lo imitano.

Il mio angelo salvatore sale sul palco e mi sorride. –Ragazzi, lui è Daniel e da oggi sarà un vostro compagno. Frequenterà le mie lezioni. Mattia, ho pensato di metterlo in stanza con te, così gli spiegherai come funzionano le cose quando si sta in sala con me, d’accordo?-

Uno dei ballerini annuisce e abbozza un sorriso per me.

-Bene, ora potete andare. Daniel, tu sei esentato dalle lezioni per oggi. Fatti dare le indicazioni per la camera dal signor Luigi, il custode.-, mi sorride e va via.

I ragazzi lo imitano e solo il ragazzo con cui sarò in stanza, Mattia, si volta verso di me con un sorriso, prima di uscire. –Ci vediamo dopo.-

Ricambio il sorriso. –A dopo.-

 

 








 

 

 

 

 

 

Nota d’autore:

 

Scusate il ritardo, questo week-end è stato particolarmente... impegnativo, ahah.

Ma ecco il nuovo capitolo e l’entrata in scena di Daniel! Dolce, tenero, cucciolo, stupido, idiota, coglione Daniel.

Okay, sono troppo presa da questa storia, devo smetterla! Ahah.

Questo capitolo non mi piace, non succede nulla di particolare, ma, OVVIAMENTE, era necessario.

Ringrazio tutti, di nuovo, scusate, niente lista per oggi, anche perché, se avete letto le mie precedenti note, sarebbe solo una ripetizione, ahah.

Be’, allora a mercoledì.

Un bacio.

Clì.

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Capitolo 5
*** IV. ***


IV

 

 

 




 

 

E’ stranissimo essere qui. Mi guardo intorno e tutto mi fa pensare a persone che amano l’arte come me. La stanza è piena di scaldamuscoli, spartiti, copioni. Ho ancora la sensazione di essere in un sogno.

Mi butto su uno dei letti e premo le mani sugli occhi, cercando di autoconvincermi che tutto questo è reale.

-Ehi! Tu chi sei?-, apro gli occhi e mi ritrovo davanti un ragazzo dai capelli neri e occhi blu che danno l’impressione di stare sempre in guardia.

-Sono Daniel, un nuovo ballerino. Siamo in stanza insieme… almeno credo. Questa è anche la tua stanza, no?-

Lui annuisce e si sdraia sul letto, prende uno dei fogli sul comodino, una penna e comincia a scrivere.

-Sei un attore?-, gli chiedo esitante. Ho bisogno di parlare con qualcuno, così capirò di non vivere un sogno.

-Cantante.-, risponde il ragazzo senza staccare lo sguardo dal foglio e continuando a scrivere.

Annuisco. –Come ti chiami?-

Stavolta il cantante si gira verso di me. –Simone. E, se vuoi che andiamo d’accordo, cerca di parlare di meno.-

Bene. Adesso so di non essere in un sogno. Brusco risveglio.

Mi sdraio nuovamente sul letto e mi metto a giocare con il mio cellulare, pensando.

 Quando ho detto a mia madre di essere stato ammesso in una scuola e che non avrei dovuto pagare nulla, era più incredula di me, mi ha abbracciato e mi ha fatto mille raccomandazioni. Leo e Marco mi hanno mandato a quel paese, credendo che li stessi prendendo in giro, quando hanno capito che dicevo sul serio sono stati entusiasti, felici per me.

Mi dispiace non poter ballare più con loro, come ormai ero abituato a fare da anni. E dispiaceva anche a loro, ma hanno capito. E’ un’opportunità incredibile, non posso e non devo rinunciarvi.

-Ballerino di cui non ricordo il nome, si va a pranzo, vieni?-

Sposto lo sguardo su Simone che adesso sembra più tranquillo. –Certo.-, mi alzo e lo seguo.

E’ un po’ strano, però sembra simpatico.


 

 


 

 

Arrivati in mensa ci sediamo al tavolo dove sono già sedute due ragazze, una è una ballerina, l’ho vista stamattina in teatro, l’altra deve essere una cantante o un’attrice.

-Ehi! E tu chi sei?-, mi chiede la ballerina con un sorriso.

Inarco le sopracciglia. –Sono… Daniel, stamattina il professor Dardani mi ha presentato in teatro, ricordi?-

-Cos… oh, no,-scoppia a ridere. –non ero io, probabilmente parli di Dominique, la mia gemella.-, mi indica una ragazza vicino la porta della mensa, sono identiche, è normale che le abbia confuse.

Le sorrido. –Quindi tu sei…?-

-Michela, una cantante.-

-E anche la gemella più simpatica.-, aggiunge Simone con un sorriso annoiato.

-Io sono Stefania!-, si presenta l’altra bionda. –Anch’io sono una cantante e non ho gemelle, sono unica ed inimitabile!-

-E anche abbastanza modesta.- aggiunge Simone sarcastico.

-Be’, dico solo la verità!-

Sorrido anche a lei, passandomi le dita tra i capelli. Ricordare i nomi sarà un’impresa.

Si avvicina a noi Mattia, il ballerino. –Posso unirmi a voi?-

-Non pranzi con i tuoi amichetti perfetti?- chiede Simone con un sorriso sornione.

Mattia prende posto accanto a me e alza le spalle. –Non lascerò Daniel in balìa dei vostri orrendi caratteri.-, dice ridendo.

-Ma no, a me sembrano simpatici.-, rispondo sorridendo.

-No! Non pensarlo! Ti stanno già facendo il lavaggio del cervello, vogliono farti unire al loro gruppo di nevrotici!-, dice Mattia prendendomi per le spalle e scrollandomi.

Scoppio a ridere. –Siete tutti così schizzati, qui?-

-Più o meno.- risponde una ragazza dai capelli nerissimi, sedendosi al nostro tavolo. –A proposito,-riporta lo sguardo su di me. –tu chi sei?-

-Daniel, un nuovo ballerino.-, dev’essere la quarta volta che lo dico, oggi.

La ragazza mi guarda attentamente. –Finalmente un bel ragazzo!-, esclama poi con un sorriso soddisfatto.

Simone la guarda inarcando le sopracciglia.

-Scusa?-, chiede Mattia seccato.

-Ehi, lui ha gli occhi verdi.-, risponde semplicemente la ragazza.

-Scusa?-, ripete Mattia.

-Matt, tu sei bello, ma sei più piccolo di me, mi sento una pedofila solo a spiarti mentre provi!-

-Scusa?!-, stavolta il tono di Mattia è sconvolto.

La ragazza scrolla le spalle con noncuranza. –Comunque io sono Martina, la miglior attrice della scuola! E anche la più bella.-, aggiunge lanciandomi un sorriso malizioso.

Scoppio a ridere. Okay, questi sono davvero tutti schizzati.

 

 

 



 

Entro in camera e mi butto sul mio letto, oggi non ho nulla da fare e tra poco le lezioni degli altri ricominceranno. Mi annoierò tutto il pomeriggio.

La porta si apre ed entra Mattia che si sdraia sul suo letto. –Allora? Che te ne pare?-

-Di cosa?-, chiedo aggrottando le sopracciglia.

-Di tutto questo.-, risponde con un sorriso il mio compagno di stanza. –L’Accademia, i compagni… siamo come ci immaginavi?-

Mi mordo il labbro e mi stendo supino, guardando il soffitto. –Be’, per la scuola non so dirti, devo prima iniziare le lezioni. Per i compagni…-, mi viene da ridere. –be’, siate strani.-

-Strani? In senso buono o in senso cattivo?-, chiede lui con una mezza risata.

-‘Strano’ non ha un senso cattivo.-, mi volto a guardarlo e gli sorrido. –Cioè, c’è Simone il lunatico, Michela e Dominique le gemelle opposte, Martina la pazza, Stefania l’egocentrica … e ancora non vi conosco tutti.-

Mattia scoppia a ridere, ha una risata contagiosa, fa sorridere anche me. –Be’, dobbiamo averti spaventato, tra ‘lunatico’, ‘pazzo’ ed ‘egocentrico’ non ce n’è uno che si salvi!-

Scrollo le spalle ridendo. –Ma no, sembrano tutti simpatici… anche se Simone quando è di cattivo umore fa un po’ paura.-

Ride ancora e annuisce. –Concordo!-

Rimaniamo per qualche secondo in silenzio, ancora con i sorrisi sulle labbra.

Quando ho pensato ad una nuova scuola, l’idea di avere nuovi compagni mi spaventava, ma adesso… non sono poi così male.

-E io?- rompe il silenzio Mattia voltandosi verso di me.

-Tu cosa?-, chiedo con un sorriso.

Mattia distoglie lo sguardo da me e lo sposta per la stanza. –Be’, Simone è lunatico, Martina è pazza… e io?-

Mi passo la lingua sulle labbra. –Tu sei… non so, devo conoscerti meglio.-

Il ballerino sposta lo sguardo sulla sveglia sul comodino e scatta in piedi. –Le lezioni! Sono iniziate dieci minuti fa!-

Scoppio a ridere. –Corri, allora.-

Va verso la porta e, prima di chiudersela alle spalle, si volta verso di me con un sorriso. –Ci sarà modo.-

Inarco le sopracciglia.

–Ci sarà modo di conoscerci meglio.-

 

 

 

 

 

 

 




 

 

 

Nota d’autore:

 

 

Ecco il nuovo capitolo, stavolta in perfetto orario!

Be’, io li amo, non ho nulla da dire. Oh e Martina è stupenda, ahah.

Sono troppo, troppo legata a questa storia, non so perché.

Adesso inizia la vera e proprio storia, finite tutte le presentazioni e i riti d’inizio anno, si può dare inizio alle danze- letteralmente.

Avevo intenzione di aggiornare più tardi, ma oggi sono particolarmente ansiosa, non riuscivo ad aspettare.

Grazie a tutti, che vi fate sentire così tanto(sì, stavolta è sarcastico, ahah.), mi consola però vedere il numero di chi segue e ricorda la storia crescere, grazie, grazie, grazie.

Un bacio.

Clì.

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Capitolo 6
*** V. ***


V

 

 

 

 



 

 

Oggi Daniel e Dominique proveranno un tango che stiamo montando da tre settimane. Più o meno da quando è arrivato Dan.

Non so perché, ma, da ciò che ho capito, Dominique non lo sopporta. Non il suo carattere, non gli ha nemmeno rivolto la parola da quando è arrivato., semplicemente non sopporta il fatto che lui sia entrato così, che non abbia dovuto fare tutte le audizioni, imparare nuovo coreografie, essere messo alla prova.

Riesco a capirla, anche se non condivido affatto questo ragionamento.

Io sono qui per ballare, non mi importa degli altri. Io ballo e basta.

Mi guardo intorno, ma non c’è traccia né di Daniel, né di Dominique in mensa, mi alzo e vado verso la nostra sala.

Proprio fuori la porta trovo Daniel, seduto per terra con aria sconsolata.

-Ehi, cos’è successo?-, gli chiedo avvicinandomi.

Alza lo sguardo e scuote il capo, con un sorriso che non mi convince molto. –Credo di non star molto simpatico alla Gemella Cattiva.-

-Che ha fatto stavolta?-, chiedo aggrottando le sopracciglia.

Daniel si alza scrollando le spalle. –Nulla, ero venuto qui prima per riscaldarmi, ma mi ha praticamente cacciato dalla sala.-

Sgrano gli occhi. –Ma… scusala, è… sotto pressione.-

–Non preoccuparti, non è per star simpatico agli altri che sono qui.-, mi sorride ed entra con me in sala.

Dominique gli lancia uno sguardo sprezzante.

-Dom, che problema hai?-, le chiedo seccato.

La gemella fa un sorriso fintissimo e scrolla le spalle. –Io non ho problemi.-

Entra Dardani e, dopo vari esercizi sfiancanti, chiama Dominique e Daniel al centro della sala.

-Allora, ci siete?-

I due annuiscono e, all’attacco della base, cominciano a ballare.

Ma c’è qualcosa che non va, qualcuno che non va. Dominique si muove senza la minima energia, la minima voglia, sbaglia i passi di proposito.

Dardani blocca la base. –Dominique, cos’hai? Riproviamo.-

Ripartono dall’inizio e, mentre li guardo, comincio a muovermi anch’io, accenno i passi che dovrebbe fare Dominique, ma che lei non si preoccupa di fare. Guarda Daniel con aria annoiata e, più volte, lo spinge.

Stavolta è Daniel a bloccarsi. –Mi spieghi che problema hai?-, le chiede seccato.

Dardani blocca nuovamente la base, anche lui irritato dalla scena che gli si presenta davanti.

-Io non ho problemi.-, ripete Dominique con un sorriso lezioso. –Forse sei tu ad averne. Perché non torni a ballare in strada con i tuoi amici? Sarà meno soddisfacente, ma almeno ballerai con persone che ti vogliono.-

Daniel la guarda scuotendo il capo, poi si volta, prende la sua felpa e lascia la sala.

La gemella sorride, guardandolo allontanarsi e fa per sedersi accanto a me.

-Dominique-, la richiama Dardani. –va’ fuori dalla sala, non farai lezione con me finché non imparerai l’umiltà e l’educazione.-

Dominique inarca le sopracciglia. –Io devo imparare l’umiltà? E’ lui che dovrebbe capire di non essere all’altezza di questa scuola!-, detto questo prende la sua roba e va  nello spogliatoio.

Il professore la guarda allontanarsi con sguardo seccato, poi sembra ricordarsi della mia presenza. –Mattia, vuoi… vuoi provare Born this Way?-

Mi mordo il labbro, ancora intento a fissare la porta dalla quale è uscito Daniel. –Mi scusi, professore, ma oggi non credo sia una buona giornata per provare.-

Dardani alza gli occhi al cielo esasperato. –D’accordo, vai anche tu… che bell’atmosfera che si respira in questa classe…-

Quasi non lo sento, metto la felpa ed esco dalla sala, seguendo la strada presa da Daniel.

 

 

 



 

Dopo quasi mezz’ora che lo cerco, trovo Daniel nel cortile dell’Accademia, seduto a terra, con la schiena contro il muro e lo sguardo perso.

Mi avvicino e mi siedo accanto a lui, in silenzio. Non dà segno di avermi notato, ma so che l’ha fatto.

Rimaniamo così per qualche minuto.

-Dominique è una stronza.-, dico all’improvviso. Avrei voluto stare ancora un po’ in silenzio, ma è stato più forte di me.

Con mia sorpresa, lo sento ridere. –Sì, in effetti lo è.-, sussurra con un sorriso.

Annuisco e torniamo a fissare il vuoto.

-Non dovresti star provando?-, mi chiede rompendo il silenzio che si era ricreato.

Scrollo le spalle. –L’aula di moderno è troppo piena di egocentrismo stamattina, meglio starne alla larga.-

Lo sento sorridere nuovamente e mi volto a guardarlo. Gli occhi verdi sono bassi e fissano l’erba, si passa più volte la lingua sulle labbra. Vorrebbe dire qualcosa, ma alla fine decide di rimanere in silenzio.

Vedo lentamente il suo sorriso sparire e finalmente parla. –Dicevo sul serio… cioè, io sono qui per ballare, non mi importa degli altri, ma se ‘gli altri’ mi impediscono anche di ballare…-

-… non puoi più ignorarli.-, completo io al suo posto.

Annuisce lentamente, gli poso una mano sul braccio e glielo stringo. –Però sei stato bravo, nonostante lei cercasse in tutti i modi di farti sbagliare, sei andato avanti. Cioè, è dovuta arrivare alle mani per farti fermare.-

Sorride e alza lo sguardo verso il cielo. –Finché posso, non mi fermo.-

I suoi occhi, colpiti dalla luce del sole, sembrano ancora più chiari, brillano. Stavolta il suo sorriso non scompare, è un sorriso sincero.

-Dai, almeno ci sei tu a tirarmi su di morale… cosa può una Dominique qualunque contro le risate di Mattia Barone?-, dice alzandosi e scrollandosi l’erba dalla tuta.

Lo imito e rido. –Vedi? Non siamo tutti dei mostri cattivi! La maggior parte… ma non tutti.-

 

 

 



 

E’ mezzanotte passata e siamo in teatro, Simone è riuscito a convincere il signor Luigi a non chiuderlo a chiave.

Siamo qui da quasi due ore, stesi nelle posizioni più improbabili sulle comode poltrone delle prime file, io, Simone, Daniel, Michela e Martina. Da poco ci ha raggiunto anche Carlo. Gli altri sono andati a farsi un giro in città, l’idea di unirci a loro non ci ha nemmeno sfiorato la mente, ormai siamo divisi in due trincee e c’è chi sta un po’ con noi e un po’ con gli altri.

Noi siamo i buoni. Alessandro, Dominique, Andrea e Luca sono i cattivi, Francesca, Carlo, Clarissa e Stefania sono i neutrali.

Carlo sembra simpatico e, nonostante i dissidi dei primi giorni, anche Simone si è un po’ ricreduto su di lui. Negli ultimi giorni sta passando più tempo con noi, Martina lo conosceva già prima che fossero ammessi qui, ci ha torturati per non essere antipatici con lui. E a Martina non si può dire no.

-Ehi, ragazzi!-, Michela ci risveglia dal torpore che ci ha colpiti.

Simone si strofina gli occhi. –Ela, non urlare, però, io ho sonno!-

La gemella buona sbuffa e ignora il commento di Simone. –Ma voi siete fidanzati? Me lo chiedo spesso, ma dimentico sempre di domandarvelo!-

Simone inarca le sopracciglia e torna a dormicchiare, appoggiandosi alla poltrona di Martina.

-E’ vero!-, l’attrice annuisce. –Me lo chiedo anch’io. Allora, Ela, prima tu.-

-Io? No, lasciata da poco…-

-Povera cucciola…-, ma l’attenzione di Martina si sposta velocemente. –E tu, Danny?-

Daniel sorride a Michela. –Anch’io.-                

Sento uno strano calore allo stomaco, ma non ho tempo di pensarci, perché Martina si rivolge a me. –E tu? Non dirmi che non hai una ragazza, perché non ti credo!-

Sorrido con un’alzata di spalle. –Be’, è così.-

Una ragazza… ecco, anche questo è il problema dei nuovi amici, è facile con quelli che ti conoscono da sempre, che le cose le hanno vissute con te, ma come lo dici a degli amici conosciuti da poco che non sono le ragazze a piacerti? Non sai come potrebbero reagire, ma non puoi semplicemente ignorare la cosa. Tutto ciò che puoi fare ora è evitare l’argomento il più a lungo possibile. Cosa che sto facendo e continuerò a fare io finché mi sarà possibile.

-E tu, Carlo? Sei fidanzato?-, chiede Michela, riportandomi alla realtà.

Martina scoppia a ridere, disturbando nuovamente il dormiveglia di Simone. –Mancini, ho capito che il tuo amico è uno sfigato ed è ignorato da tutte le ragazze del mondo, ma non farglielo pesare così.-

Carlo lancia uno sguardo annoiato a Simone. –Non sono fidanzato…-

-… ma è innamorato!-, dice Martina riprendendosi a stento dalle risate. –Inamoratissimo! Come direbbe lei… con quel suo accetto stupendo!-

Carlo le dà uno schiaffo dietro la testa e io sgrano gli occhi. –Ti piace…?-

-Eh, sì!-

-Che carino! Al nostro dolce cantautore piace quella figa della ballerina russa!-, dice Simone con voce da bambino.

Carlo alza gli occhi al cielo. –Per favore! E’ già abbastanza complicato senza che voi infieriate!-

Sorrido, guardando Carlo arrossire e spostare lo sguardo sul pavimento.

Vorrei unirmi alla conversazione, che intanto procede, ma un tocco sulla spalla mi spinge a voltarmi. E il mio sorriso si allarga. Daniel, semi addormentato, ha appoggiato la testa sulla mia spalla. Rimango a fissarlo per un po’, senza riuscire a distogliere lo sguardo.

Michela ride, guardando prima Simone, che si è rimesso a dormire, poi Daniel, appoggiato a me. -Ehi, magari è meglio se torniamo in camera! Li stiamo perdendo uno ad uno.-

Mentre Carlo si alza e Martina sveglia Simone, Daniel apre gli occhi e si stiracchia, raggiungendo Carlo e Michela già in piedi.

Sento una strana sensazione di vuoto, senza il calore della sua testa sulla spalla, mi sento quasi incompleto.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 


 

 

 

 

 

Nota d’autore:

 

Ed eccomi qui, di nuovo in ritardo, ahah.

Siamo tornati dal punto di vista di Matt, come avrete notato. Quant’è bello, Matt!

Basta, devo smetterla di fare la fangirl per questa storia!

Comunque, questo capitolo non mi convince tanto, ma non sapevo come migliorarlo, quindi l’ho lasciato così.

Ringrazio? Sì, ringrazio anche stavolta, ahah.

Grazie a tutti voi che leggete, siete adorabili. Grazie a chi mette la storia tra le seguite o le ricordate, vedere quei numeri crescere fa sempre tanto, tanto piacere.

Poi… sapete che noi scrittori alle prime armi ci esaltiamo anche per un ‘Bella storia, mi piace’, vero? Ahahah, non so più come chiedere di recensire senza rendere la cosa esplicita. Sì, sto manipolando le vostre menti! E anche male, visto che la cosa non funziona, ahah.

Okay, basta, ho iniziato a sclerare sul serio, meglio salutare: a mercoledì!

Un bacio.

Clì.

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Capitolo 7
*** VI. ***


VI

 

 

 

 





E’ notte fonda, fuori c’è il diluvio. E’ da più o meno due ore che mi rigiro nel letto, ma non c’è niente da fare, non riesco a prendere sonno.

Mi alzo e mi siedo a terra, davanti alla finestra, a guardare la pioggia che cade.

Non mi piacciono i temporali, non mi sono mai piaciuti, però mi affascinano. Non riesco a distogliere lo sguardo dalla gocce di pioggia che scivolano sulla finestra.

Sento qualcuno mormorare parole sconnesse nel sonno, deve essere Simone, lo fa sempre, è sonnambulo. Una notte mi ha spaventato tantissimo, mi sono svegliato ed era in piedi accanto al mio letto, con lo sguardo vuoto sulla parete, ha sussurrato qualche parola a caso, si è voltato ed è tornato a letto. Quando, la mattina dopo, gliel’ho raccontato, non mi ha creduto e Daniel non riusciva a smettere di ridere.

Un sorriso mi spunta sul viso.

Luca ha cambiato stanza un paio di settimane fa e, onestamente, ne sono felice, adesso stiamo tutti meglio, si ride di più, c’è meno tensione in camera.

Sento dei passi dietro di me, di sicuro è Simone, di nuovo sonnambulo. Mi volto e… no, non è Simone.

E’ Daniel che si strofina gli occhi e si siede a terra vicino a me. –Non dormi?-

-Quando piove non riesco a prendere sonno. Tu?-

Scrolla le spalle, soffocando uno sbadiglio. –Mi sono svegliato e ti ho visto qui.-

Sorrido e rimaniamo in silenzio per un po’, fermi a fissare la pioggia fuori, che sembra si stia placando.

-No, basta, non voglio altro yogurt! Ste’, lasciami stare, dai, vieni qui…-

Saltiamo entrambi e ci voltiamo di scatto, poi, realizzando che è stato Simone nel sonno, scoppiamo a ridere, cercando di tenere bassa la voce, se lo svegliassimo probabilmente ci ucciderebbe.

-Mmm… ‘Ste’’… quanti amori che stanno nascendo in questa scuola!-, dice Daniel sdraiandosi a terra e chiudendo gli occhi, quando riusciamo a calmare le risate.

Lo guardo per qualche secondo… ‘quanti amori che stanno nascendo in questa scuola’… mi appoggio anche io accanto a lui e mi addormento così, con questa frase che mi rimbomba in testa.

                                                                                           

 

 



 

 

Io, Daniel e Simone corriamo il più velocemente possibile verso il teatro. Oggi è mercoledì, abbiamo gli scambi. E siamo tremendamente in ritardo per la lezione di recitazione.

Quando arriviamo, prima di aprire la porta, ci fermiamo, prendiamo un po’ di fiato ed entriamo con le teste basse.

-Oh, i tre moschettieri ci hanno degnato della loro presenza!-, esclama Mariani, il professore di recitazione.

Michela e Carlo soffocano una risata, vedendo la nostra aria trafelata mentre ci sediamo in seconda fila.

-Ora che ci siamo tutti…-, Mariani sposta nuovamente lo sguardo su di noi. -… volete provare una scena de ‘Il Paziente Inglese’?-

Tutti mugugniamo, muovendoci sulle sedie.

Il professore alza gli occhi al cielo. –E va bene, io vado a parlare con la preside, voi fate quello che vi pare, ma non lasciate il teatro!-

Ci alziamo e ci mettiamo tutti vicini a chiacchierare. Fortunatamente anche per le lezioni di scambio siamo stati divisi in gruppi che abbiamo potuto scegliere liberamente. Per la lezione di recitazione siamo io, Daniel, Simone, Carlo, Michela e Francesca.

-Fra, stasera che fate?-, chiede Michela alla bella ballerina estera.

-Oh, abbiamo pensato di andare ad una festa, la organizza un’amica di Stef, voi venite, vero?-

Io, Daniel, Simone e Michela ci scambiamo uno sguardo titubante, Carlo è troppo impegnato a guardare Francesca fingendo di non farlo, per prestare attenzione alla conversazione.

Francesca sbuffa. –Andiamo, questa situazione sta diventando ridicola! Se tutto va bene ci vedremo per i prossimi tre anni, non potete evitarvi per sempre!-, poi addolcisce il tono, cercando di convincerci. –E’ una festa, ci saranno tante persone, tanto belle ragazze.-, aggiunge lanciando uno sguardo a Simone.

Io e Daniel ci guardiamo con un ghigno, sappiamo già che Simone alla fine dirà sì, ma non per le ‘tante belle ragazze’, per ‘l’amica’ dell’organizzatrice.

E infatti il nostro compagno di stanza scrolla le spalle. –Okay.-

Fra sorride soddisfatta. –E voi?-                                

Michela è da giorni che ci ripete di voler uscire, quindi subito annuisce. –Per me va bene.-

-Carlo, tu?-

Carlo salta e si volta verso Francesca cercando di apparire disinteressato. –Una festa? Okay.-

Incrocio lo sguardo di Daniel che scuote lentamente il capo. –Noi restiamo qui, dobbiamo… provare una nuova coreografia di Dardani.-, dico con un sorriso di scuse.

-Ehi! Tre su cinque, è un gran risultato!-, esclama Francesca sorridendo.

Ridiamo tutti con lei e, mentre cambiano argomento, Daniel si avvicina a me. –Grazie.-, sussurra con un sorriso.

Lo capisco, Alessandro, Andrea e Luca non gli hanno mai rivolto la parola in due mesi che è qui e Dominique, dopo il casino in sala, non solo non ha parlato più nemmeno con me, ma ha persino cambiato professore.

Ricambio il sorriso. –Troveremo come divertirci.-

 




 

 

 

E’ da quasi mezz’ora che sono sdraiato sul letto, fermo a fissare il soffitto, mentre nella mia testa si svolge una durissima battaglia.

Credo che mi piaccia Daniel. Cioè, non lo credo. Mi piace Daniel. Ma non può piacermi. Cioè, siamo amici. E’ simpatico, divertente, a volte persino dolce. Ma non può piacermi. Non può.

E’ solo che ultimamente stiamo insieme ventiquattr’ore su ventiquattro, è normale che mi stia affezionando a lui. E sto confondendo cosa provo.

Sbuffo e mi giro su un fianco.                      

In quel momento Daniel esce dal bagno in boxer, con i capelli ancora tutti bagnati, qualche goccia gli scivola sul petto e…

Okay, basta, mi giro nuovamente a fissare il soffitto. Questa cosa deve finire. A me non piace Daniel.

-Matt, mi dispiace, sei rimasto qui per fare compagnia a me…-, dice mentre prende un jeans dall’armadio e se lo mette.

Sorrido e mi volto verso di lui, stando ben attento a non guardarlo per più di tre secondi. –Ma figurati, non avevo voglia di uscire, non mi piacciono molto le feste.-

Ricambia il mio sorriso e torna in bagno ad asciugarsi i capelli.

Bene, posso sopravvivere a questa serata. Almeno credo.

Dopo cinque minuti Danny torna in camera, mette una felpa e si siede a terra, vicino al mio letto. –Hai pensato a quello che ci ha detto Dardani?-

Ah, già, il professore ci ha fatto provare un’improvvisazione ieri, ha detto che siamo bravi, che potremmo montare una coreografia. Scuoto il capo. –A dir la verità, no, ma potrebbe essere bello.-

-Già!-, annuisce Daniel con entusiasmo. –Sarebbe divertente, perché non pensiamo a qualcosa?-, guarda l’orologio e si alza. –Perché non andiamo a provare? Sono le nove, abbiamo la sala per tre ore, potremmo farci venire in mente qualcosa e mostrarla a Dardani già venerdì!-

Mi lascio trasportare dal suo entusiasmo, ci cambiamo e dopo una decina di minuti siamo in sala danza.

-Allora… come si monta una coreografia?-, chiedo aggrottando le sopracciglia con un sorriso.

Daniel alza le spalle. –Be’, scegliamo prima una canzone.-

Perdiamo mezz’ora solo per decidere la canzone, alla fine scegliamo Up n’ Down di Britney Spears.

-Ecco, ora arriva il bello.-, dice Daniel ridendo e collegando l’iPod allo stereo.

Ascoltiamo la canzone un paio di volte e cominciamo a provare alcuni passi.

Riusciamo a montare i primi venti secondi, ma, riprovandoli una seconda volta, dimentichiamo tutto e dobbiamo ricominciare dall’inizio.

Un’ora dopo siamo ancora lì, tutti sudati, seduti a terra contro il muro, con le canzoni che ormai vanno avanti in riproduzione casuale.

-Be’, siamo riusciti a concludere…-

-… nulla.-, termina lui al posto mio e scoppiamo a ridere. –Siamo stati bravi, insomma.-

Continuiamo a ridere, ripensando a ciò che in più di un’ora non siamo riusciti a fare, mi fa male tutto, eravamo  così entusiasti che non ci siamo minimamente riscaldati e adesso mi sento distrutto.

-‘Troveremo come divertirci’, avevi ragione.-, dice Daniel con voce fioca.

–Non riesco più nemmeno a ridere.-

Lui si volta verso di me e scoppia a ridere, guardando la mia espressione dolorante. –E io che dovrei dire? Alla fine mi sei praticamente saltato addosso!-

Scoppiamo nuovamente a ridere, nonostante ci costi visibilmente fatica.

In un attimo mi tornano in mente i pensieri fatti in camera e non riesco a trattenermi, mi avvicino e poso le mie labbra sulle sue.

Lo sento bloccarsi e, dopo qualche secondo, allontanarsi da me. Si alza, ha gli occhi sgranati, muove lentamente le labbra, senza articolare nessun suono.

Il cuore mi batte a mille e mi rimbomba nelle orecchie, non riesco a formulare alcun pensiero, non so nemmeno se l’ho fatto davvero.

Daniel scuote lentamente il capo, si volta e lascia la sala di corsa senza una parola.

‘Posso sopravvivere a questa serata’. Mi sbagliavo.

 

 

 

 

 

 









 

 

 

Nota d’autore:


 

 

They kissed, they kissed! Jhshgalkjsfgak!

Okay, basta.

Carlo è la cucciolosità!

Ieri sono stata ‘costretta’ ad iniziare il seguito di questa storia, chissà, forse pubblicherò anche quello, prima o poi.

Ringrazio sempre chi legge, segue o ricorda questa storia, grazie, grazie, grazie!

Be’, oggi sono abbastanza di cattivo umore, quindi meglio finire qui le note, ahah.

Un bacio.

Clì.

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Capitolo 8
*** VII. ***


VII

 

 

 

 




 

Sono seduto nella sala costumi del teatro da… troppo, ho perso la cognizione del tempo.

Mattia mi ha baciato. Mattia.

E ora sono qui, non a chiedermi perché lo abbia fatto, ma perché per qualche secondo io abbia avuto voglia di rispondere al bacio.

Cioè. E’ tutto assurdo. La scena in sé per sé è assurda. Mattia che mi bacia.

Io… non so, forse l’ho solo immaginato. Dev’essere stato un sogno, sì.

Non è stato un sogno, lo so. Ma non riesco comunque a capacitarmi di come sia potuto accadere.

Effettivamente Mattia non ha mai accennato ad una ragazza che gli piacesse, né a qualche sua ex, ma questo non vuol dire nulla, cioè, semplicemente non abbiamo mai parlato di ragazze…

Scuoto lentamente il capo, cercando, invano, di scacciare via tutti questi pensieri. Con una mano mi sfioro le labbra, non potrebbe essere stato davvero un sogno? Forse sto ancora sognando…

Chiudo gli occhi e sbatto la testa contro il muro. Forse sto impazzendo. Già, mi sembrava strano che fosse sceso un angelo dal cielo e mi avesse dato l’opportunità della mia vita, forse sono diventato pazzo e ho solo immaginato tutto questo, Dardani, l’Accademia, Mattia….

Riapro gli occhi e mi alzo, non è stato un sogno e non sto impazzendo, semplicemente un mio compagno di stanza mi ha baciato. Semplicemente.

E perché mi è piaciuto?

Mi è piaciuto? No. Non mi è piaciuto, io… ero stanco, non capivo nulla in quel momento.

Ero stanco, non drogato, riuscivo ancora a ragionare!

E allora perché voglio baciarlo?

Sbuffo e lascio il teatro, non posso rimanere chiuso lì per sempre.

L’orologio nel corridoio segna le tre del mattino. Adesso saranno tornati tutti. Adesso staranno tutti dormendo… Mattia starà dormendo… no?

Apro lentamente la porta, Simone dorme, è stranamente silenzioso stanotte, non oso guardare il letto di Mattia.

Mi spoglio lentamente e mi metto sotto le coperte, sempre attento a non guardare la parte sinistra della stanza.

Mi giro e mi rigiro nel letto, non voglio guardare il letto di Mattia, ma non posso non farlo. Apro gli occhi.

E’ vuoto, non è tornato in camera.

Sono un coglione.

 



 

 

 

-Corsi, svegliati!-

Apro gli occhi e mi stiracchio. Non so perché, ma ho un senso di vuoto allo stomaco, come quando ti risvegli dopo un brutto sogno.

-Finalmente! Sto cercando di svegliarti da venti minuti!-, dice Simone mentre prende una maglia a caso dall’armadio e la mette velocemente.

Mi strofino gli occhi e mi metto a sedere. –E perché? Oggi non abbiamo lezioni, per una volta che posso dormire di più!-

-Be’, abbiamo da fare, Mattia non si trova da nessuna parte, dobbiamo cercarlo.-

Boom.

Mi torna in mente tutto quello che è successo ieri sera e chiudo gli occhi sospirando.

Simone mi guarda per qualche secondo. –Tu sai dove può essere?-

Non ho il tempo di dire una parola che la porta della stanza si apre ed entra Carlo tutto esaltato. –Ci siamo baciati! Ieri sera, ci siamo baciati!-, alza il pugno in aria in segno di vittoria.

Ci siamo baciati. Ieri sera.

-Carlo, era mezza ubriaca, ecco perché vi siete baciati, probabilmente ora non se lo ricorda nemmeno.-, risponde Simone annoiato.

Carlo gli lancia un’occhiataccia. –Tu dici quello che ti pare, loro saranno felici per me!-, sposta lo sguardo su me e poi sul letto di Mattia. –Ehi, ma dov’è…?-

-Non lo sappiamo, ieri non è tornato in camera, dobbiamo cercarlo.-

-Oh… be’, avete parlato con le ragazze?-, chiede con aria maliziosa. –Magari ha passato la notte con una di loro…-

No, non ha passato la notte con una ragazza. No.

Simone sbuffa. –Mi credi così idiota? Ho già chiesto alle ragazze, non c’è da nessuna parte. Ah, a proposito, la tua innamorata aveva un’aria abbastanza trafelata quando sono andato in camera sua, io non mi farei prendere troppo dall’entusiasmo per quel bacio.-

Carlo lo fulmina con lo sguardo. –Non puoi essere semplicemente felice per me?-

Si sono completamente dimenticati di me. E per me è un bene. Vorrei tornare a dormire e svegliarmi tra qualche mese, non ho la forza per far nulla.

-Ehi, Danny, allora? Ieri sera sei stato con lui, no?-

-Eh?-, chiedo riportando l’attenzione su Simone.

-Mattia. Scomparso. Ricordi?-

Annuisco lentamente. Cosa devo dire?

Carlo guarda la mia espressione stanca. –Avete litigato?-

Ecco, forse così potrebbe andare. Abbiamo litigato e lui non è tornato in camera. Che è più o meno la verità. –Sì, abbiamo litigato.-

-Perché? Voi andate sempre d’accordo.-, dice Simone aggrottando le sopracciglia.

Alzo le spalle. E adesso? Che rispondo?

-Lascialo stare, dai. Hanno litigato e basta, adesso sai perché non è tornato in camera.-

Ringrazio mentalmente Carlo.

Simone sbuffa. –Quindi… dove lo cerchiamo?-

-Ma perché dovresti cercarlo? Forse è nervoso e non ha voglia di compagnia. Lasciagli sbollire la rabbia, poi tornerà lui.-, dice Carlo e si avvia verso la porta. –Vado a cercare la mia amata, a dopo!-

Rido vedendo l’espressione beata di Carlo e quella esasperata di Simone. –Se continua così, credo che lo perderemo molto presto.-, Simone mi guarda inarcando le sopracciglia. –Che fai ancora nel letto? Ormai sei sveglio, alzati, ché andiamo a fare colazione!-

Forza e coraggio, ecco di cosa ho bisogno stamattina.




 

 

 

 

 

-Signor Luigi!-

Simone ovviamente non ha minimamente ascoltato Carlo e mi ha trascinato dal custode per vedere se ha visto Mattia.

Il Signor Luigi mi guarda per qualche secondo, poi si rivolge a Simone. –Cosa vuoi?-

-Ha per caso visto Mattia? Il ballerino del primo anno che sta sempre con noi?-

Il custode scuote il capo. –No, non l’ho visto.-

Simone annuisce e si allontana, faccio per seguirlo, ma il Signor Luigi mi trattiene per un braccio. –Vi ho visti ieri sera…-

Mi blocco e il mio cuore batte più velocemente, non ho minimamente pensato che qualcuno potesse aver visto ciò che è successo ieri sera.

-E credo di sapere dove sia il tuo amico.-

Guardo il custode passandomi la lingua sulle labbra secche. –Dove?-

Indica il teatro con la testa. –E’ entrato poco dopo che te ne sei andato tu, stanotte.-

-Grazie.-, annuisco e raggiungo Simone.

-Che voleva?-, chiede il mio compagno di stanza vedendomi arrivare con aria scossa.

-Crede di aver visto un ragazzo simile a Mattia entrare in teatro, stanotte.-

Simone inarca le sopracciglia. –E perché non l’ha detto a me?-

Bella domanda. –Non so, credo non si fidi molto di te.-, invento sul momento.

Ma Simone sembra crederci. –Okay, quindi si va in teatro?-

-Vai tu, io non mi sento molto bene, vado in camera.-

Simone scrolla le spalle e sia avvia verso il teatro.

Sono proprio un vigliacco.

 

 

 







 

 

 

 

 



 

Nota d’autore:

 

 

Scusate, purtroppo è un brutto momento e faccio un aggiornamento super veloce.

Grazie a chi legge, ricorda, segue, preferisce, recensisce la storia. Grazie, davvero.

A mercoledì.(:

Un bacio.

Clì.

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Capitolo 9
*** VIII. ***


VIII

 

 

 

 





 

-Danny, credevo fossi in camera…-, dice Simone sedendosi vicino a Michela.

-Sto meglio, avevo fame e…-, sposto lo sguardo su Mattia, che seguiva Simone, e mi mordo il labbro spostando lo sguardo da un’altra parte.

Martina inarca le sopracciglia. –Wow, dovete aver litigato proprio di brutto...-

Mattia non presta attenzione alle parole di Martina e si siede vicino a me, nell’unico posto libero.

Stiamo attenti a non sfiorarci nemmeno per sbaglio, tenendo gli sguardi fissi sul tavolo.

-Mmm… poca tensione, insomma.-, dice Carlo guardando prima me e poi Mattia. –Okay, allora vi dico, anzi, la dico a Mattia, una cosa fantastica: ieri io e Francesca ci siamo baciati!-

Credo che Mattia abbia pensato la stessa cosa che ho pensato io, ma lui cerca di dissimulare con un sorriso. –E’ fantastico. Quindi ora…-

-Ora nulla.-, interviene Michela ridendo. –Non sappiamo nemmeno se lei  se ne ricorda.-

In quel momento Francesca e Stefania entrano in mensa. Fra’ lancia di sfuggita uno sguardo a Carlo e, quando vede che lui la sta già fissando, sposta la sua attenzione sul vassoio che le porge Stefania.

-Bene, quindi: o se ne ricorda, o gliel’hanno detto.-

-E non sembra tanto felice di averti baciato.-, aggiunge Simone con una risata.

-Già, quando baci una ragazza, cerca di assicurarti che lei sia sobria e magari che voglia baciarti anche lei, altrimenti ti fai solo del male.-, dice Martina battendo la mano sulla spalla di Carlo, il cui entusiasmo sembra essere totalmente sparito.

Mattia si alza di scatto alle parole di Martina. –Scusate, mi sono appena ricordato di dover fare una cosa.-, si volta e lascia la mensa velocemente.

Michela lo guarda inarcando le sopracciglia. –Wow, dov’essere stato un litigio grave se non riesce nemmeno a stare accanto a te per qualche minuto.-

-Già, perché avete litigato?-                                          

Mi alzo e, senza una parola, lascio anch’io la mensa. Non so dove sto andando, ma non riesco a stare con persone che non parlano altro che di baci, di amore e che chiedono di continuo cosa sia successo tra me e Mattia. Non riesco a rispondere. Perché in fondo non lo so bene neanch’io.

 



 

 

 

Esco nel cortile dell’Accademia, andando verso il posto dove io e Mattia ci siamo fermati dopo il litigio con Dominique, ma, a metà strada, mi accorgo che lì c’è già lui. Rimango fermo a fissarlo per qualche secondo, poi continuo ad avanzare.

Quando gli arrivo vicino, Mattia sposta lo sguardo su di me, si alza e fa per andarsene, ma lo trattengo per il polso. –Aspetta, non… non puoi evitarmi per sempre, abbiamo tutte le lezioni in comune, siamo nella stessa stanza, non comportarti come se io non esistessi.-

Mattia rimane fermo per qualche secondo, poi si libera dalla mia presa e va via.

Mi siedo a terra, dov’era lui fino a qualche secondo fa.

Non so che fare. So di averlo ferito, ma… è praticamente il mio miglior amico qui dentro e ieri sera mi ha baciato! Andiamo, è normale che sia rimasto stupito.

Poi però penso a Carlo e Francesca, penso al fatto che lui l’ha baciata e lei stamattina l’ha completamente ignorato, ricordo l’espressione afflitta sul viso di Carlo. E capisco.

Non si tratta del fatto che io sia scappato via dopo il bacio. Io… io gli piaccio. E l’ho respinto.

Chiudo gli occhi, respirando lentamente. Cosa devo fare? Cosa posso fare?

Sento dei passi che si avvicinano e, speranzoso che sia Mattia, mi volto.

Ma non è Mattia, è Michela.

Si siede a terra, accanto a me e mi guarda con aria preoccupata. –Cos’è successo?-

-Niente.-, dico scrollando le spalle.

Michela piega la testa e scuote il capo. –Cos’è successo?-, ripete in tono persuasivo. –Cos’è successo tra te e Mattia?-

-Abbiamo litigato, niente di che.-, cerco di mantenere un tono neutrale.

-Non smetterò di chiedertelo finché non mi dirai la verità. Cos’è successo tra te e Mattia?-

Esito, non so se voglio dirglielo. Ma forse lei può aiutarmi a trovare un modo per riavvicinarmi a Mattia. –Te lo dico, però…-

-Danny, sai che di me puoi fidarti.-              

Annuisco lentamente e sposto lo sguardo sull’erba, non ho la forza di guardarla negli occhi.

-Mi ha baciato.-

 

 

 



 

Ho raccontato tutto a Michela, all’inizio è rimasta un po’ stupita, ma poi ha detto che se lo sarebbe dovuto aspettare, ‘Mattia è troppo perfetto per essere etero’.

Non ha saputo aiutarmi davvero, ma mi ha consigliato di lasciargli un po’ di spazio, secondo lei, Mattia deve far fronte con ciò che prova e con ciò che non provo io.

Perché io non provo nulla. Solo affetto. Siamo amici… no?

Sbuffo e comincio a camminare avanti e indietro per la stanza. Mattia è uscito con Simone, Stefania, Carlo, Francesca e Martina. Cioè, lui detesta uscire di sera. Ma in questo momento credo detesti di più me.

Sento bussare alla porta e vado ad aprire. E’ Michela. Entra in stanza e si butta sul mio letto.

-Allora? Cosa vuoi fare stasera, mio bel Daniel?-

La guardo inarcando le sopracciglia. –Io, veramente, non avrei voglia di fare nulla, non sono proprio di buon umore.-

Michela si mette a sedere sbuffando. –Andiamo, non fare l’idiota, non puoi rovinarti la vita perché piaci ad un tuo amico, non è mica colpa tua!-

Non so se questo suo atteggiamento cinico mi faccia stare meglio o peggio. Mi siedo anch’io sul letto. –Non… non so, cioè, siamo amici e ora lui sta male e, be’, effettivamente un po’ la colpa è anche mia.-

La gemella avvicina il suo viso al mio. –Fai sul serio? Se non sei gay non puoi farci nulla!-

Abbasso lo sguardo e scuoto lentamente il capo. –Ma non è…-

Non riesco a finire la frase, ché Michela posa le sue labbra sulle mie, rimango immobile e lei, prendendo il mio non respingerla per un consenso, approfondisce il bacio.

Poso le mani sulle sue spalle e la allontano lentamente. –Ela, io…-

-Scusa! Scusa, davvero, è stato più forte di me, non volevo! E’ che stare da sola in questa stanza con te… be’, non potevo non approfittare di questo momento!-, dice ridendo.

Inarco le sopracciglia, guardandola in silenzio.

-Andiamo… non dirmi che non ti è piaciuto.-, Michela sorride maliziosa e si avvicina pericolosamente al mio viso.

La allontano nuovamente. –Scusa, Michela, credo davvero di voler stare un po’ da solo.-

La bionda mi sorride e, prima che possa fermarla, mi stampa un bacio sulle labbra, si alza e va via.

Guardo la porta da cui è appena uscita, poi sposto lo sguardo sul letto di Mattia.

Forse non sono io ad essere impazzito, sono tutti loro.


 

 

 

 

Sono sdraiato sul letto, ripensando a ciò che mi è successo nelle ultime ventiquattr’ore.

Sto cercando, per quanto mi risulti difficile, di essere totalmente onesto con me stesso, di ammettere ciò che ho provato, senza pensare a cosa vorrei aver provato.

Quando Mattia mi ha baciato… be’, mi sembra così assurdo ammetterlo, ma ho avuto l’impulso di ricambiare il bacio, prima che qualcosa scattasse nella mia mente e mi facesse capire cosa stava succedendo.

Quando invece mi ha baciato Michela… i miei pensieri sono corsi a Mattia e l’idea che non fossero sue le labbra sulle mie… dio, sto davvero impazzendo?

I miei pensieri vengono interrotti dalla porta che si apre, mi volto, pensando sia di nuovo Michela, ma è Mattia.

Si blocca e rimaniamo a guardarci per qualche secondo, poi si avvicina al comodino e prende il cellulare.

-Matt…-                                                           

Si gira a guardarmi, ma non riesco ad aggiunge altro, così si volta e lascia nuovamente la stanza.

Sospiro premendo le dita sugli occhi. Questa situazione sta diventando davvero insopportabile, non ce la faccio più.

Io non sono gay. Non posso essere gay, cioè, ho avuto più di una ragazza, se fossi gay lo saprei, no?

Però il bacio di Mattia ieri mi è piaciuto. Non posso negarlo, non più.

Forse sono solo confuso, sono scosso da ciò che è successo e adesso non capisco più cosa provo. Ho scoperto che un mio amico è gay ed io gli piaccio, questo mi ha portato a farmi delle domande.

Ma questo non spiega perché continui a pensare al bacio di Mattia, non spiega perché quando Michela mi ha baciato avrei voluto fosse Mattia…

Sospiro e mi alzo. Vado a farmi una doccia, forse così riuscirò a schiarirmi le idee.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 




 

 

Nota d’autore:

 


 

Scusate il ritardo! Domani ho il saggio di pianoforte, tra prove e lavori a casa non ho proprio tempo.

Bene, che dire del capitolo? Daniel è un’idiota, Matt è cucciolissimo e Ela è Ela, ora la detestate, ma col tempo migliora, ve l’assicuro!

Ringrazio tutti, come sempre, grazie, grazie, grazie!

Scappo a provare i brani.

Un bacio.

Clì.

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Capitolo 10
*** IX. ***


IX

 

 

 


 




 

Vado in sala danza, io e Daniel abbiamo lezione insieme. Dio… mi sento così patetico, come posso essere stato così stupido da baciarlo?

Quando entro, Daniel è già li, sta facendo stretching, mi vede e si blocca. Evito di guardarlo e comincio a riscaldarmi anch’io, faremo cinque ore di lezione insieme, non so se posso farcela.

Dardani entra con un sorriso. –Allora, ragazzi, come state?-

-Bene.-, rispondiamo monocordi contemporaneamente.

-Mmm… si nota.-, dice sarcastico. –Avete pensato a quello che vi ho detto? Montare una coreografia?-

La mia mente corre a mercoledì sera e tutto mi passa per la testa, tranne la coreografia. –No.-

-Oh, vogliamo provare a montarne una insieme?-

-Okay...-, risponde Daniel alzandosi.

Scuoto il capo. –Preferirei provare l’assolo che mi ha mostrato martedì.-

Daniel si volta a guardarmi, mordendosi le labbra.

Dardani inarca le sopracciglia. –D’accordo.-

Mette la musica e comincio a ballare.

L’idea che lui ora mi stia guardando è fissa nella mia mente, mi chiedo a cosa stia pensando, a cosa abbia pensato negli ultimi due giorni. E’ da mercoledì che non penso ad altro che a lui, a come ha reagito, a come mi guarda da quando l’ho baciato. Forse gli faccio pena, per questo ogni tanto prova a parlarmi, dio, mi sento così idiota.

-Mattia, sei stato bravo, come sempre, ma… dove hai la testa? Non sembri affatto concentrato.-

-Mi scusi.-, dico a bassa voce, sedendomi in fondo alla sala, a debita distanza da Daniel.

Lui si volta verso di me. –Sei… stato bravo.-, mi dice con un sorriso stentato.

Scuoto lentamente il capo e mi volto.

Devo fargli proprio pena.

-Daniel, tu cosa vuoi provare?-

-Io vorrei montare la coreografia con Mattia.-, dice Daniel con voce esitante.

Dardani sorride e si volta verso di me. –Allora?-

-L’ha detto anche lei, oggi non ci sono tanto con la testa, meglio che Daniel provi da solo.-

Danny si volta verso di me con aria angosciata, ma mi giro subito verso l’altra parete.

Non riesco a sostenere il suo sguardo, mi fa sentire ancor più patetico di quanto già non mi senta.

 

 

 



 

 

Dei ragazzi del terzo anno, mentre festeggiavano per il compleanno di uno di loro, hanno fatto un buco nel muro di un corridoio del secondo piano e ora sono venuti degli uomini per ripararlo, così siamo stati tutti segregati nelle nostre camere.

Simone sta praticamente parlando da solo. Sono venti minuti che cerca di fare conversazione, ma né io né Daniel ne abbiamo voglia.

Sento lo sguardo di Daniel addosso a me, ma non oso controllare se davvero mi sta guardando. Sono giorni che non gli parlo. Ed è davvero una tortura.

Mi manca, mi manca il rapporto che avevamo creato. E’ soprattutto per questo che mi sento un idiota, ho rovinato tutto e adesso non c’è modo per tornare a com’eravamo prima.

-Ehi, Danny, mi hanno detto una cosa…-, sposto la mia attenzione su Simone e così anche Daniel. –Ma non so se è vera…-

-Che ti hanno detto?-, chiede Daniel poco interessato.

-Mi hanno detto che tu e Michela vi siete baciati!-

Sento il mio cuore perdere un battito, per poi riprendere a pompare sangue velocissimo.

Simone ride del silenzio che ha seguito le sue parole. –Quindi è vero?-

E’ vero?

-E’ stata lei a baciare me.-, risponde Daniel con voce fioca.

Chiudo gli occhi, sento un freddo gelido che mi riempie lo stomaco.

-Wow! Quindi lei ti piace? In effetti è bella e anche simpatica!-, dice Simone divertito.

-No, mi ha baciato, ma io l’ho allontanata.-

Forse è una calamita, tra poco lo baceranno anche Martina, Simone, Francesca, Stefania, Carlo…

Simone è contento di aver trovato finalmente un argomento di conversazione. –Ti piace qualcun'altra?-

Non voglio sentire la risposta, mi volto verso il muro e chiudo gli occhi, stringendo forte le palpebre.

Sento Daniel esitare per un po’. –Non lo so.-, risponde infine.

Gli piace una ragazza, ma non lo dice per non ferirmi. Bene, se credevo di non potermi sentire peggio di come sono stato negli ultimi giorni, mi sbagliavo. Mi sbagliavo alla grande.

 

 




 

 Siamo a cena, sono seduto tra Martina e Stefania, di fronte a me c’è Michela che non fa altro che lanciare sguardi e sorrisi a Daniel.

Non ne posso davvero più, vorrei solo dimenticare tutto.

-Ste’, ma Francesca dov’è?-, chiede Carlo, sembra abbastanza nervoso.

Stefania alza gli occhi al cielo. –Stai calmo, si sta preparando.-

Ah, già, stasera Carlo e Francesca escono insieme, a quando pare Fra ha deciso di dargli una possibilità. Beato lui.

-Danny, mi passi il sale?-, chiede Michela con un sorrisino svenevole.

-E’ più vicino a te che a me.-, risponde apatico Daniel.

La bionda alza gli occhi al cielo e si allunga per prendere il sale. ‘Per sbaglio’, lo fa cadere vicino al piatto di Daniel e, quando si china per prenderlo, gli sfiora la mano, continuando a guardarlo con aria sdolcinata.

Dio, sta diventando davvero insopportabile.

Daniel scosta la mano e guarda Michela con aria seccata. Questo mi consola, sembra sopportarla meno di me.

-Danny, che ne dici se stasera ci andiamo a fare un giro?-

Non demorde!

-Scusa, Michela, non ne ho voglia.-, risponde Daniel sbuffando.

Un sorriso soddisfatto si fa strada sul mio viso.

Michela si alza dal tavolo con aria irritata. –Dio, sei davvero insopportabile!-, dice guardando Daniel prima di voltarsi e lasciare la mensa.

-Mmm… è diventata poco appiccicosa, eh?-, chiede Martina sconcertata.

Daniel annuisce seccato. –E’ assillante, davvero insopportabile.-

Mi mordo il labbro inferiore, cercando di trattenere un sorriso. Io non posso averlo, ma neanche lei.

Finisco di cenare e lascio la mensa, mentre salgo le scale, Michela mi si para davanti. –E’ tutta colpa tua!-

-Scusa?-, le chiedo sgranando gli occhi.

-Mi hai sentito! Gli hai completamente confuso le idee, lo stai facendo diventare pazzo!-, comincia a sbraitare. –Se solo fossi riuscito a trattenere le tue emozioni, adesso staremmo insieme!-

Le ha raccontato del bacio. Non ci posso credere.

Non ho voglia nemmeno di risponderle, la supero e vado verso la mia stanza.

-Bravo, scappa, forse non vuole stare con me ora, ma con te non starà mai!-, mi urla mentre continuo a salire le scale.

Le sue parole sono come un getto d’acqua fredda. Ha ragione, non vuole stare con lei, ma ci sono tante altre ragazze che potrebbero piacergli, per quanto riguarda me… io davvero non gli piacerò mai.

 

 

 

 

 


E’ sabato, stasera sono usciti tutti, Simone ha provato a convincermi in tutti i modi ad unirmi a loro, ma non ne avevo proprio voglia. Come se avessi voglia di fare qualcosa negli ultimi giorni…

Esco dalla camera e vado in sala danza, ultimamente sono sempre lì, anche se non per ballare, spesso mi siedo a terra e ascolto un po’ di musica. Mi calma.

Entro nella sala, ma c’è già qualcuno. Dominique è seduta a terra a gambe incrociate, fissa il suo riflesso nello specchio. –Ciao, Matt.-, mi dice con voce flebile.

-Scusa, non sapevo ci fossi tu, vado via.-, mi volto e faccio per uscire.

-Aspetta.-, mi ferma e mi fa segno di sedermi accanto a lei. Lo faccio, seppur abbastanza titubante.

Vedendola da vicino mi accorgo che ha gli occhi arrossati. –E’… è successo qualcosa?-, non so come comportarmi, ci siamo completamente ignorati negli ultimi due mesi.

Sorride mestamente. –A te è successo qualcosa?-

Scrollo le spalle e il suo sorriso si allarga. –Ho saputo che mia sorella ti ha rubato il ragazzo…-

Sgrano gli occhi. Lei come fa a saperlo?

-Magari i nostri ‘gruppi’ non si rivolgono minimamente la parola, ma noi siamo pur sempre sorelle. Gemelle.-, aggiunge con un sorriso.

Non so che dire, non so cosa pensi di tutta questa situazione. Ma Michela è, come ha detto lei, la sua gemella, quindi sarà dalla sua parte.

-Ela è un’idiota.-, dice sorprendendomi. –Fa una sciocchezza dopo l’altra, non sa controllarsi, sa solo cosa vuole, non pensa minimamente a cosa vogliano gli altri. A cosa sia meglio per loro.-

Questo discorso, fatto proprio da Dominique, mi lascia un po’ basito. Ma mi rendo conto che io non posso fare la predica a nessuno, anch’io ho pensato solo a cosa volevo, senza chiedermi cosa volesse Daniel. –Be’, io non sono da meno.-, sussurro abbassando lo sguardo.

-Ma a te Daniel piace.-

-E a Michela no?-, chiedo inarcando le sopracciglia.

Dominique si lascia sfuggire una risata. –Be’, Daniel è davvero bello. Ed è l’unica cosa a cui pensa Michela, lei lo vuole. E basta. Se Daniel avesse accettato di uscire con lei, adesso se ne sarebbe già stancata.-

-E adesso? Quando se ne stancherà?-

La bionda scrolla le spalle. –Quando ne troverà uno più bello, forse. O quando lui si metterà con qualcun altro…-, mi scruta da sotto le lunghe ciglia chiare.

-Qualcun’altra.-, la correggo istintivamente.

Dominique scuote lentamente il capo. –Vedremo.-

-A te cos’è successo?-, le chiedo per cambiare argomento.

Stavolta è lei ad abbassare lo sguardo. –Più o meno ciò che è successo a te.-

-Luca?-, chiedo ricordando i commenti dei primi giorni.

-Luca.-, annuisce asciugandosi una lacrima che sfugge al suo controllo.

La abbraccio d’istinto.

Dominique mi guarda con un sorriso. –Non dirlo a nessuno.-

-Cosa?-, le chiedo aggrottando le sopracciglia.

-Che provo qualcosa.-

Rido e la stringo più forte. –Sei più simpatica quando provi qualcosa.-

-E chi ti dice che io voglia essere più simpatica?-, mi chiede con un sorriso.

Rido nuovamente e scuoto il capo. –Sei assurda.-

-Anche tu, mio bell’innamorato gay!-

La spingo e lei ride. –Non dirlo a nessuno.-, ripeto la sua frase.

-A nessuno.-, mi sorride.

Forse le prime impressioni non sono tutte sbagliate.

 

 

 

 

 

 



 

 

 




 

 

 

Nota d’autore:

 


 

Scusate, se aggiorno di nuovo in  ritardo, ma ieri era il mio compleanno e sono stata abbastanza impegnata.

Questo capitolo mi piace… tanto! Cioè, Matt è tenerissimo, Michela al momento sembra la persona più odiosa del mondo, Dan è un idiota(stavolta non c’è un vero motivo per definirlo così, ma Dan è sempre un idiota) e poi c’è Dom! Io adoro Dominique, lei e Martina sono i personaggi di cui sono più fiera, ahah.

Ringrazio tutti, come sempre, è bello vedere il numero di chi segue, ricorda o preferisce la storia aumentare!(‘:

Be’, ora scappo, gli ultimi preparativi per la festa di stasera mi aspettano!

Un bacio.

Clì.

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Capitolo 11
*** X. ***


X

 

 

 

 





 

Negli ultimi giorni sto iniziando a passare più tempo con Dominique. All’inizio Simone credeva fossi impazzito, ma adesso si sta rassegnando. E’ bello stare con lei, sa tutto e così possiamo parlare liberamente, inoltre da quando passa meno tempo con i Cattivi è diventata davvero simpatica e riesce a tirarmi sempre su di morale.

-Avresti dovuto sentire Ale cantare oggi! E’ stato… spaventoso!-, dice Dominique tra le risate.

La guardo con un sorriso scuotendo il capo. –Credi di saper cantare meglio?-

-Certo che sì! Io sono una cantante fantastica!-, comincia a cantare e io mi tappo le orecchie scoppiando a ridere.

Quando finisce il suo ‘fantastico’ acuto, applaudo con aria entusiasta. –Sublime!-

Scoppia a ridere anche lei e si lascia cadere addosso a me sul divano.

-Dom, si esce, vieni con noi?-, chiede Andrea avvicinandosi al divano e lanciandomi uno sguardo diffidente.

Dominique mi guarda con un sorriso, poi si volta verso Andrea e scuote il capo. –Rimango qui.-

L’attore inarca le sopracciglia, ma arriva Luca che lo tira via. –Lasciala stare, non hai notato che sta iniziando a stare con i perdenti?-

-Dio, mi sembra di tornare alle medie!-, dice Dominique sbuffando. –Ma quanto sono infantili?-

-Eh, già, non sono affatto maturi come te…-, mi fingo serio, poi scoppio a ridere e lei comincia a farmi il solletico.

-Cosa vorresti dire, eh? Stasera mi stai proprio offendendo!-

-Ti prego, ti prego, basta!-, supplico tra le risate.

-Implorami!-, dice Dominique con un sorriso crudele.

La guardo sgranando gli occhi. –Ti imploro! Non ne posso più!-

Scoppia a ridere e si siede nuovamente accanto a me. –Ma perché i ragazzi perfetti sono tutti gay?-

-Oh, quindi mi trovo perfetto?-, chiedo in tono derisorio.

-No, parlavo di Tiziano Ferro.-

Rido e mi fingo offeso. –Ehi! Io sono più perfetto di Tiziano Ferro!-

-Illuso.-

Continuiamo così per tutta la serata, non credevo di poter tornare ad essere di buon umore così in fretta.

-Daniel ci guarda!-

-Cosa?-, chiedo voltandomi di scatto verso Dominique.

Lei mi sorride e si avvicina a me. –E’ tutta la sera che non fa altro che guardarci.-, mi sussurra ammiccando.

-Probabilmente guarda te.-, dico abbassando lo sguardo.

-Probabile, io sono irresistibile!-

Inarco le sopracciglia e la spingo. –Tu dovresti consolarmi!-

-Tanto non mi credi se dico che ti mangia con gli occhi!-, mi dice sorridendo.

Scuoto il capo. –No, effettivamente non ti credo.-

Scoppia a ridere. –Sei assurdo!-

Rimaniamo sdraiati sul divano ancora un po’, poi Dom si alza sbadigliando. –Io me ne vado a letto, mi accompagni?-

-Certo.-, mi alzo e la seguo sulle scale.

Arriviamo alla sua camera e, dopo averle dato la buonanotte, vado verso la mia stanza. Anch’io ho sonno.

-Ti piace Dominique?-, mi blocco sentendo la sua voce.

Mi volto a guardare Daniel. –Scusa?-

-Hai sentito. Ti piace Dominique? State insieme?-, mi chiede con sguardo duro.

Scoppio in una risata amara. –No, Daniel. Non mi piace Dominique. Mi piaci tu!-

In un attimo le sue labbra sono sulle mie, mi sembra di essere tornato indietro nel tempo, solo che stavolta non sono stato io a fare il primo passo. E’ stato lui.

Così in fretta come si è chinato su me, si allontana, si volta e va via, senza uno sguardo, una parola.

Impazzirò con questo ragazzo. Impazzirò davvero.

 





 

 

 

 

Daniel mi ha baciato. Daniel mi ha baciato!

Non so, forse l’ho sognato. Sta diventando un’ossessione, non escluderei che sia stato solo uno scherzo della mia immaginazione.

E’ quasi mezzanotte e sono in camera, sdraiato sul mio letto. Aspetto che Daniel torni in camera, voglio parlargli, voglio capire. Cioè, mi ha baciato!

E poi è scappato via. Di nuovo.

La porta si apre. E’ lui.

Mi metto a sedere. –Perché lo hai fatto?-

Okay, non era così che avrei voluto iniziare questa conversazione, ma mi sta facendo impazzire, non riesco a controllare i miei gesti, figuriamoci ciò che dico.

-Fatto cosa?-, mi chiede sdraiandosi sul suo letto.

-Mi… mi hai baciato!-

Non l’avrò davvero immaginato?!

Daniel scrolla le spalle, fissando il soffitto. –Volevo vedere cosa si provava.-, mi risponde atono.

Spero stia scherzando!

-Scusa?-

Lui ride sprezzante. –Puoi farlo tu, non posso farlo io?-

-Vaffanculo.-

Mi alzo ed esco dalla camera. Nel corridoio incrocio Simone.

-Ehi, Matt, hai visto Danny? Ho delle novità su Michela...-

Lo ignoro e continuo a camminare.

Non so dove andare, ma non ho voglia di vedere nessuno. I miei piedi mi guidano direttamente in teatro. Ormai è il mio rifugio quando voglio stare solo. Vado dietro le quinte e mi siedo per terra.

Non ce la faccio più. Non lo sopporto più. Non sopporto ciò che provo, non sopporto Michela, non sopporto Daniel, non sopporto nulla.

Perché deve essere così difficile? Perché non può semplicemente ignorarmi? Farebbe male, ma non così!

Sento dei passi che si avvicinano, ma non alzo la testa, non mi muovo.

Capelli biondi e ricci mi invadono la visuale. Chiudo gli occhi e appoggio la testa al muro.

Dominique si siede accanto a me, appoggia le testa sulla mia spalla e mi stringe una mano tra le sue.

-Non ne posso più.-, sussurro, continuando a tenere gli occhi chiusi. –Non ne posso davvero più.-

-Lo so.-, mi abbraccia e rimaniamo in silenzio, non c’è bisogno di parlare.

La sento singhiozzare, mi volto di scatto verso di lei. –Ehi… cos’è successo?-

Scuote il capo e mi stringe più forte. Non ha voglia di parlare, non ci riesce.

-Forse dovremmo mettere su un club degli sfigati.-, dice dopo un po’ con voce sommessa.

Rido e le accarezzo i capelli. –Vogliamo vedere chi dei due è più sfigato?-

-Il ragazzo che mi piace si è messo con la mia gemella.-

Sgrano gli occhi. –Wow. Mi… dispiace?-

Dominique ride asciugandosi una lacrima. –E a te?-

-Il ragazzo che mi piace mi ha baciato e poi ha detto di averlo fatto solo per vedere come sarebbe stato.-

-Che stronzo!-

-Già.-, annuisco sbuffando.

-Okay, sei più sfigato tu!-

La guardo inarcando le sopracciglia. –Sei davvero di conforto!-, dico sarcastico.

Dominique scrolla le spalle. –Be’, ti ha praticamente usato come cavia! Perché non l’hai picchiato quando te l’ha detto?-

-Tu hai picchiato Michela?-

-Touché.-

Scuoto il capo con una risata nervosa. –Dio se siamo sfigati!-

Dominique annuisce con lo sguardo basso. –E se picchiassi Daniel?-

–Ti faresti male.-

-Se lo merita!-

Scoppio a ridere per il suo tono da bambina. –E se picchiassi Luca?-

-Ti faresti male.-

-Se lo mer… ehi! Io sono più forte di Luca!-, esclamo, punto nell’orgoglio.

Dominique ride. –Non credo, sei gay.-

-Mi sento discriminato!-, mi fingo offeso mettendo il broncio.

-Oh, lo sai che ti amo.-

-Almeno tu…-, dico con una mezza risata.

Dominique mi abbraccia di nuovo. –Andiamo a letto?-

Scuoto il capo. –Io in quella camera non ci torno.-

-Vieni da noi, Michela dorme in camera di Luca, abbiamo un letto libero. E Martina sarà felice.-

Mi alzo e la seguo in camera. –Ti voglio bene, Dom.-

-Tutti mi vogliono bene.-

La spingo ridendo.

-Te ne voglio anch’io, Matt.-

 

 




 

 

 

 

 

 

 




 



Nota d’autore:

 


 

So che è la 39730924827esima volta che aggiorno in ritardo, ma ho dei problemi di salute e ieri sono stata tutto il pomeriggio in ospedale, senza computer, ovviamente.

Bene, per quando riguarda il capitolo…

Sono stupendi! Non sono stupendi? Li amo troppo!

Mi sto rendendo conto di shippare Dom e Matt quasi più di Matt e Dan, ahah.

Be’, c’è bisogno che ripeta quando è idiota Daniel? I don’t think so.

Grazie a tutti quelli che seguono questa storia sconclusionata, davvero.

Torno a guardare Once Upon a Time, questa serie mi sta ossessionando!

Un bacio.

Clì.

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Capitolo 12
*** XI. ***


XI

 

 

 

 






 

 

 

-Simone?-, è l’una passata, ma non riesco a dormire, Mattia non è ancora tornato in camera e non riesco a stare da solo con i miei pensieri un momento di più.

-Mmm?-, mormora Simone, mezzo addormentato.

Esito un attimo. –Simone, a te piace Stefania, vero?-

Il mio compagno di stanza scatta a sedere e mi guarda trafelato. –E tu che ne sai?-

Rido. –Parli molto nel sonno…-

-Okay… quindi?-

-A te piace Stefania. A me Stefania non sta tanto simpatica, ma non dico nulla, a te piace, sono fatti tuoi.-, diciamo che non sto prendendo il discorso alla larga, affatto.

Simone si sdraia di nuovo. –Ehm… sì.-

-L’importante è che sia felice tu.-

-Certo… che vuoi dirmi, Danny?-, mi chiede sbadigliando.

-Be’, se a me piacesse qualcuno, io potrei dirtelo, no? Cioè, magari questa persona non ti piace, non capisci come faccia a piacere a me, però… non ti importa, deve piacere a me, non a te, giusto?-

Simone si mette a sedere e mi guarda inarcando le sopracciglia. –Non mi dire che adesso che si è messa con l’attore, ti è iniziata a piacere Michela…-

-No.-, sospiro.

-E’ una ragazza dell’Accademia?-

Mi passo la lingua sulle labbra. –Più o meno.-

-In che senso ‘più o meno’?-, mi chiede Simone ridendo.

-E’ della scuola…-

-Ma… non è una ragazza?-, mi guarda incerto.

Annuisco.

Simone piega la testa da un lato. –Sei gay?-

-Non lo so! Penso di sì, l’ho scoperto da poco!-

Ride della mia isteria. –Mmm… è dell’Accademia… lo conosco?-

Ignoro la domanda. –Potresti aiutarmi a fargli capire che mi piace?-

Simone ride. –Certo. Be’, devi prima vedere se è gay…-

-Lo è.-

-Oh e tu che ne sai?-, mi chiede interessato.

-Mi ha… mi ha baciato. Qualche settimana fa e io sono scappato. E adesso praticamente non ci parliamo.-

Simone stringe gli occhi riflettendo. –E’ dell’Accademia, è qualche settimana che non vi parlate…-, sgrana gli occhi. –Tu… lui… ti piace Mattia? E… Mattia è gay? Oddio, forse è questa stanza, tra poco diventerò gay anch’io!-

Scoppio a ridere. –Non fare l’idiota, devi aiutarmi!-

Sorride e si sdraia. –Dormi, Danny, penseremo a tutto domani.-

 

 





 

 

 

 

Quando Simone mi ha detto che avremmo pensato a ‘tutto’, non credevo intendesse un vero e proprio piano d’azione, deve aver guardato troppe volte ‘Gli Invincibili’ e cose simili.

-Allora, mi stai ascoltando?-

Riporto la mia attenzione su di lui. –No, onestamente no.-

Sbuffa alzando gli occhi al cielo. –Perché mi chiedi di aiutarti se poi non presti attenzione a ciò che ti dico?-, non mi lascia il tempo di rispondere. –Allora, stamattina, a colazione, gli parlerai, come se nulla fosse, fingi di aver dimenticato tutto.-

-Non posso.-, lo interrompo mestamente. –Lui ora mi odia.-

-E perché?-, mi chiede inarcando le sopracciglia. –Non hai capito? Devi dirmi tutto se vuoi che ti aiuti!-

-Ieri sera l’ho baciato e poi gli ho detto che l’ho fatto solo per vedere cosa si provava e sciocchezze simili.-, dico con lo sguardo basso.

Simone rimane a fissarmi per qualche secondo. –Certo che sei proprio stupido, oh!-

-Ne sono consapevole, non mi stai aiutando!-

-Okay, allora vai da lui e digli…-, si interrompe fissando qualcosa a pochi metri di distanza da noi.

Mi volto verso quella direzione e mi blocco anch’io. Mattia e Dominique escono dalla camera della bionda ridendo, mano nella mano.

-Ma tu sei proprio sicuro che sia gay?-, mi chiedi Simone guardandoli allontanarsi da noi.

-Certo che sono sicuro!-

Si volta verso di me. –A me non sembra.-

-Continui a non aiutarmi!-, sbuffo incamminandomi verso la mensa.

Simone mi segue. –Non è colpa mia, risulti davvero poco credibile… ed abbastanza coglione.-

-Se hai intenzione di ‘aiutarmi’ in questo modo, credo di potercela fare da solo!-

Scoppia a ridere e mi passa un braccio sulle spalle. –Ma io mi diverto! Comunque non preoccuparti… troveremo un modo per conquistare il nostro gay-non-gay.-

Lo guardo inarcando le sopracciglia.

Forse ho fatto un casino dicendo tutto a Simone. Qualcuno mi salvi!

 

 



 

 

 

 

-Ehi, Danny, ora avete lezione insieme, no?-, mi sussurra Simone mentre ci allontaniamo dalla mensa.

Annuisco. Ho paura di cosa stia per propormi.

-Bene, mentre ballate saltagli addosso. Cioè, non proprio ‘saltare’ e non proprio ‘addosso’, però, dai, mi hai capito!-, mi sorride ammiccante.

Inarco le sopracciglia con aria perplessa. –No, onestamente no.-

Simone alza gli occhi al cielo. –Ma come vuoi conquistarlo se non capisci queste semplici indicazioni che ti do?-

Lo ignoro e vada in sala. Devo essere proprio disperato, se ho chiesto aiuto a Simone!

Mattia è già dentro.

-Ciao.-, lo saluto con un sorriso incerto.

Mi ignora completamente, non dà segno di avermi visto o sentito.

-Stanotte non sei tornato in camera…-, vorrei fare conversazione, ma proprio non so che dire. -… ehm… pronto per la lezione?-

Si volta verso di me con sguardo gelido. –Per favore, non parlarmi: è meglio per tutti.-

Mi mordo il labbro continuando a guardarlo mentre si riscalda.

Come posso essere finito in questa situazione? Mi piace un mio amico –quello che fino a poco tempo fa era un mio amico-, io gli piacevo, mi ha baciato, ma io l’ho respinto non capendo cosa fosse successo e adesso che ho capito che mi piace faccio una sciocchezza dopo l’altro e ora lui mi odia… be’, sì, sono davvero disperato.

La coreografa D’Amico, quella che ci fa quasi sempre lezione nei giorni di scambio, entra in sala. –Il professor Dardani non c’è, ha delegato a me il compito di farvi lezione. Una lezione ben precisa, mi ha detto che vorreste montare una coreografia insieme: è quello che faremo oggi.-

-No.-, dice Mattia con voce sottile. –In realtà è Dardani che vorrebbe una nostra coreografia, noi non vogliamo…-

-Non mi interessa cosa volete voi.-, lo interrompe la D’Amico con un sorriso lezioso. –Oggi proverete questa coreografia.-

Mattia sbuffa e lo raggiungo al centro della sala.

Non so se sia un bene o un male questa coreografia insieme, ma so che così saremo vicini, ci toccheremo e questo mi rende nervoso e felice allo stesso tempo.

La coreografa ci spiega a grandi linee l’idea che ha in mente. –Dardani mi ha detto che siete bravi nell’improvvisazione: improvvisate!-, aggiunge battendo le mani e facendo partire la musica.

Cominciamo a provare e anche il minimo sfiorarsi delle mani mi fa correre il cuore a mille, se andiamo avanti così avrò un infarto prima della fine delle lezioni.

-Ma cos’è? Avete paura di ballare? Avvicinatevi, muovetevi, toccatevi, siete i ragazzi più sexy del mondo, tutte le ragazze vi vogliono, ballate!-, ci incita la D’Amico.

Questa dev’essere un po’ pazza…

Ripenso alle sue parole e mi viene da ridere. Non mi importa che tutte le ragazze mi vogliano, io voglio che Mattia mi voglia. Ma non so se può ancora farlo.

A uno sguardo minaccioso dell’Isterica ci avviciniamo e cominciamo a ballare come lei vuole. E come in fondo voglio anch’io.

Vorrei poter dimenticare che è lui ad essere accanto a me, che è il suo corpo sudato a sfiorare il mio, ma non ci riesco, è più forte di me, è tutto più forte di me, vorrei baciarlo, ora, qui, ma non posso e questa cosa mi sta uccidendo.

-Bene!-, ci sorride la coreografa, finalmente soddisfatta. –E’ così che voglio vedervi! Prendete un po’ di fiato, bevete un po’. E’ già passata un’ora!-, esclama guardando il grande orologio appeso al muro, segna le dieci e trenta. –Menomale che ne abbiamo altre due! Questa coreografia sta diventando davvero interessante! Vi lascio per qualche minuto, quando torno voglio trovarvi ancora più carichi!-

Due. Altre due ore. Ne è passata una e non riesco a capire nulla, figuriamoci come starò per l’ora di pranzo.

Mi siedo a terra e lo osservo accennare qualche passo davanti allo specchio.

-E’ stato bello… una… bella coreografia.-, dico tentando un sorriso.

La sua espressione si scurisce. –Possiamo anche ballare insieme e dimenticare chi siamo, ma si ferma tutto lì. Te lo ripeto di nuovo: non rivolgermi la parola.-

Il suo tono gelido sembra entrarmi dentro, ghiacciandomi il cuore e lo stomaco.

Gli ho fatto davvero così male?

 

 

 



 

 

 

A pranzo mi siedo accanto a Simone, ho lo sguardo vuoto, fisso davanti a me.

Sono state le due ore più belle e più devastanti della mia vita. Ballare era fantastico, ma poi mi tornava in mente il suo tono, le sue parole e tutto si bloccava.

-Non mangi?-, mi chiede Simone versandosi un bicchiere di Coca Cola.

–Non ho fame.-, rispondo atono.

-Wow. Credevo che il ballo prendesse energie e facesse diventare affamato…-

Scrollo le spalle. –Credo di star impazzendo.-

Simone ride. –Io a questo ci ero arrivato un bel po’ di tempo fa…-

Scuoto il capo lentamente, in silenzio. Riesco ancora a sentire le sue mani sul mio corpo, il suo profumo sulla pelle. Dio, questo ragazzo mi sta davvero facendo impazzire!

-Ehi, ragazzi!-, Carlo si siede al nostro tavolo con un sorriso. –E’ tanto che non passiamo un po’ di tempo insieme, fuori dalle lezioni!-

Annuisco, come in trance, continuando a tenere lo sguardo fisso nel vuoto.

-Cos’ha?-, chiede Carlo con voce turbata a Simone, indicandomi.

-L’amore.-, sussurra Simone con un sorriso. Gli sferro un calcio sotto il tavolo. –Intendevo… è stanco, ha avuto delle lezioni estenuanti.-

-Ah, facili da confondere, i due concetti.-, dice sarcastico Carlo.

Cominciano a mangiare, scambiandosi ogni tanto qualche parere sulle lezioni.

Sento il suo profumo più forte, più vicino, dev’essere arrivato in mensa.

Mi volto a cercarlo con lo sguardo e lo trovo poco distante, al tavolo con Dominique e Martina. Chiacchierano tranquillamente, ma sul suo volto c’è ancora un’espressione mesta. Incrocio il suo sguardo e subito mi volto verso Carlo e Simone.

-Certo che Mattia si sta dando proprio da fare!-, esclama Carlo ridendo. –Stamattina l’avete visto uscire dalla camera di Dominique? Ultimamente stanno sempre insieme… voi sapete se…-

Simone lo interrompe. –Non so, credo che stiano insieme.-

Quando Carlo si alza, allontanandosi dal nostro tavolo, mi volto a guardarlo inarcando le sopracciglia.

-Ehi! Distolgo ogni minimo sospetto dalla vostra relazione psichica!-, si giustifica Simone con un sorriso innocente.

Alzo gli occhi al cielo, scuotendo il capo. –Da quando ti ho chiesto aiuto, ogni frase che dici mi distrugge… forse abbiamo un’idea diversa di ‘aiutare un amico’.-

Simone scoppia a ridere. –Non è colpa mia! E’ una situazione nuova, non ho mai aiutato un’amica a conquistare un ragazzo, figurati un amico!-

-Be’, è una situazione nuova anche per me!-

-Ma è diverso, tu ci sei dentro fino al collo, io la vedo dall’esterno e posso riderne!-, lo fulmino con lo sguardo. –Oggettivamente è più divertente di quanto sembri!-, dice continuando a ridere.

-Sei un amico fantastico.-, dico sarcastico.

-Ehi, ti ho detto che troverò il modo di aiutarti e lo farò… prima o poi. Devi solo fidarti. Tu ti fidi di me?-

Inarco le sopracciglia. –Devo davvero rispondere?-

Simone scoppia nuovamente a ridere. –Ma no, so che ti fidi di me! E anche se così non fosse… ormai mi hai messo in mezzo, devi ascoltare i miei consigli!-

Confermo la tesi di stamattina: ho fatto un vero casino rendendo Simone partecipe di tutto!

 

 

 

 

 




 






 

 

 

 

Nota d’autore:

 



 

Ecco il capitolo!

Daniel è un idiota(mi sento ripetitiva), Simone è fantastico e Matt è il solito cucciolo.

That’s all.

Okay, sono presa dai preparativi per la vacanza, quindi faccio un aggiornamento super veloce.

A proposito di vacanza! Sabato parto e non ci sarà per due settimane, quindi aggiornerò martedì e venerdì e poi ci sentiremo all’inizio di Agosto.

Ringrazio come al solito tutti, grazie, adorabili lettori!

Un bacio.

Clì.

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Capitolo 13
*** XII. ***


XII

 

 

 



 

 

 

 

Siamo tutti e tre in camera, Mattia si sta preparando per uscire… con Dominique. Sto iniziando ad avere anch’io dubbi sulla sua omosessualità, onestamente.

E’ la prima volta che Simone si trova con me e Mattia da quando gli ho detto tutto. Spero solo non faccia qualche sciocchezza, come suo solito!

-Ehi, Matt?-, ecco, forse non avrei dovuto pensarlo. –Ma stanotte dormi qui?-

Questa domanda mi interessa. Comincio a giocare col cellulare, fingendo di non ascoltare.

-Non so.-, risponde Mattia, com’è strano risentire il suo tono di sempre, seppur un po’ più freddo.

-Ma quindi tu e Dominique…?-

Ed ecco che Simone comincia a fare l’idiota! Almeno si comporta come se non sapesse nulla!

-Siamo amici.-, risponde Mattia semplicemente.

Sa che sono in ascolto.

Simone non desiste. –Be’, ormai passi più tempo con lei che con noi, i tuoi amici! Che ne dici se domani sera ce ne stiamo qui e passiamo una bella serata tutti insieme?-

Vuole rovinarmi! Non riusciamo a stare in una stanza senza ignorarci o peggio, figuriamoci come sarebbe passare un’intera serata insieme!

-Vediamo domani.-, risponde vago Mattia. –Io esco, a domattina.-

‘A domattina’, quindi non ha intenzione di tornare, stanotte, almeno non presto, non quando noi potremmo essere ancora svegli.

Sento la porta chiudersi e poso immediatamente il cellulare, guardando con aria omicida Simone. –Sei impazzito?-, gli chiedo sgranando gli occhi.

Il cantautore mi guarda con aria ingenua. –Perché? Cos’ho fatto?-

-‘Una bella serata insieme, tutti insieme’…-, ripeto le sue parole in tono sprezzante, facendole suonare assurde.

Simone mi sorride. –Guarda che io sto lavorando per te!-

-Sì, per farmi morire!-, rispondo buttandomi nuovamente sul letto.

-Oh, no, vedrai che poi mi ringrazierai!-

Lo guardo inarcando le sopracciglia. –Devo preoccuparmi?-

Simone mi sorride enigmatico. –Preparati ad una bella seratina. E attento a non farti uscire il cuore fuori dal petto per le troppe emozioni.-

-Lo prendo per un ‘sì’.-, dico con voce sommessa, spingendo la faccia nel cuscino.

Simone ride e mi dà una pacca sulla spalla. –Sarà proprio una bella serata… sì, sì.-, ripete andandosi a stendere sul letto anche lui.

Più passa il tempo e più ho paura delle sciocchezze che potrebbe fare Simone. Ma chissà, forse riuscirà davvero ad aiutarmi… okay, no.

 

 

 

 




 

-Sono contento che tu abbia accettato di passare la serata con noi!-, dice Simone a Mattia.

Siamo in camera e stiano giocando a scala 40 sul pavimento. Io e Mattia non ci siamo ancora rivolti la parola e Simone non fa che dire cazzate.

-Hai minacciato di picchiarmi.-, risponde atono Matt.

Sopprimo una risata e abbasso un tris di otto, scarto e passo il turno a Mattia.

Simone sorride. –Be’, ogni tanto si deve passare un po’ di tempo tra amici, no?-, posa una mano sulla mia spalla e una su quella di Mattia.

Lo fulmino con lo sguardo, sta un po’ esagerando.

-Ragazzi, io ho… mmm… dimenticato il cellulare in camera di Carlo, vado a prenderlo!-, dice Simone alzandosi.

Inarco le sopracciglia e Mattia indica il comodino. –Non è quello il tuo…?-

Simone mette in tasca il telefono e le chiavi ed esce senza dire una parola.

Sentiamo lo scatto della serratura. –Adesso chiaritevi, forza!-, ci urla Simone e sentiamo i passi allontanarsi.

Ci voltiamo verso la porta, Mattia si alza e prova ad aprirla. –E’ chiusa a chiave. Ma… è impazzito? Ha preso anche il mio cellulare!-, dice irritato voltandosi verso il suo letto, dove prima era posato il cellulare.

Bene, la pazzia di questa scuola ha colpito anche Simone!

-Che gli hai detto?-, mi chiede teso.

-Io… nulla, lui… crede che abbiamo litigato, come tutti, no?-, sono risultato credibile?

Mattia si siede sbuffando sul letto. –Sei un coglione.-

-Io che c’entro?-, chiedo scattando in piedi.

-Se tu non avessi fatto tutto questo casino, ora…-

-Io?-, chiedo sgranando gli occhi. –Sei stato tu a baciarmi!-

Okay, non avrei voluto dirlo, non avrei dovuto dirlo, ma lui incolpa me di tutto!

Mi lancia uno sguardo ferito e abbassa gli occhi scuotendo il capo.

-Scusa.-, dico passandomi nervosamente la lingua sulle labbra secche. –Io… lo so che è colpa mia, ma…-

-Ma?-, mi chiede riportando i suoi occhi nei miei.

Sospiro, non so che dire, non so che fare…

Mi siedo sul letto accanto a lui e avvicino il mio viso al suo, non riesco a distogliere lo sguardo dai suoi occhi scuri feriti.

Sento i battiti del mio cuore accelerare, poso le mie labbra sulle sue, una scarica mi attraversa tutto il corpo. Passo la lingua sulle sue labbra e approfondisco il bacio. In un attimo sono sul letto, su di lui. Continuo baciarlo guidato da qualcosa di più forte di me e…

-Ehi, avete chia…?-, Simone apre la porta e si volta dall’altro lato coprendosi gli occhi. –Che schifo! Non voglio vedere scenette porno nella mia stanza!-

Mi alzo velocemente, con il respiro affannato.

-Dai, almeno avete chiarito!-

Si alza anche Mattia, ha il volto arrossato e gli occhi lucidi, dio, potrei innamorarmi.

-Non abbiamo chiarito proprio nulla!-, lascia la stanza velocemente.

Lo guardo allontanarsi e mi butto sul letto, coprendomi il viso con le mani.

Simone si avvicina a me. –Be’, vi siete baciati! Non sei contento? E’ tutto merito mio!-

Lo fulmino con lo sguardo. –Simone… ma vaffanculo.-

-Non è colpa mia, non mi aspettavo che faceste tutto così in fretta!-

Cerco di far rallentare i battiti del mio cuore. –Hai proprio un tempismo del cazzo!-

 

 

 




 

Mattia non è tornato in camera nemmeno stanotte. Non ho mai sentito così tanto l’assenza di una persona. Dio, mi sento una ragazzina gelosa!

Sta diventando davvero un’ossessione, solo pensare a lui mi fa partire il cuore a mille, non ce la faccio, voglio guardarlo, baciarlo…

E’ giovedì, giorno libero, sono più o meno le undici di mattina, la scuola è semivuota, i ragazzi del secondo e terzo anno sono a lezione, quelli del primo sono andati tutti a farsi un giro nel centro di Siena… o non tutti, Dominique sta venendo verso di me con aria minacciosa.

Si ferma a pochi passi da me. –Vieni in camera.-, non dice altro e continua a camminare verso la sua stanza.

Seppur titubante, la seguo, è amica di Mattia, forse lui l’ha mandata per dirmi qualcosa.

Entro nella stanza e lei chiude la porta alle mie spalle. –Siediti.-

Faccio ciò che mi ha detto, ha un’aria davvero minacciosa!

-Se non ti importa nulla di Mattia è okay.-, faccio per interromperla, ma lei alza una mano intimandomi il silenzio. –Nessuno può obbligarti a tenere a lui. Ma non usarlo! Non usarlo come cavia, non usarlo per i tuoi assurdi esperimenti! Se vuoi divertirti: divertiti. Ma con qualcun altro!-, la sua voce si incrina leggermente. –Perché lui ci tiene, ci tiene davvero. E, come tu non puoi obbligarti a tenerci, lui non può obbligarsi a non farlo. Quindi se stai cercando un nuovo gioco con cui distrarti, be’, lui non è un gioco! Non puoi respingerlo, poi baciarlo, poi respingerlo di nuovo, poi ribaciarlo… non funziona così, non puoi  farlo, capisci?-

-Lo so!-, la interrompo quando non riesco più a stare in silenzio. Mi alzo. –Lo so benissimo! So che lui non è un gioco, so che non devo usarlo, che non devo fargli del male…-

-E allora perché lo fai?-, mi chiede Dominique furente.

-Io… avevo paura.-

Mi guarda incredula. –Paura? Paura di cosa? Paura di piacere a qualcuno? Paura che qualcuno potesse innamorarsi di te? E’ per questo che lo stai distruggendo? Vuoi fare in modo che lui non provi più nulla per te? Be’, ci sei andato davvero vicino, ma, fidati, non funziona così, stai solo peggiorando la situazione.-

Scuoto lentamente il capo e mi avvicino alla porta. –Hai ragione, sto solo distruggendo tutto.-

Lascio la stanza e torno nella mia. Mi lascio scivolare contro il muro.

Sto davvero distruggendo tutto. Credevo fosse tutto facile, volevo baciarlo e pensavo che facendolo avrei sistemato ogni cosa. Non mi sono reso conto di star facendo degenerare la situazione.

Perché è tutto così complicato? Forse è solo davvero un gioco? Mi sono lasciato prendere dalla situazione?

Non lo so. Ora come ora non so più nulla. Mi sembra tutto così nuovo e assurdo, non so cosa fare, non so cosa dire, non so cosa pensare.

Forse le vacanze di Natale mi serviranno, staremo lontani per due settimane, potrò capire cosa provo davvero, se provo qualcosa.

Credevo che, una volta entrato in questa scuola, l’unica cosa a cui avrei pensato sarebbe stato ballare. Quanto mi sbagliavo…

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 









 

Nota d’autore:

 

 


 

Hola!

Come promesso, ecco il dodicesimo capitolo.

Sono di corsa(come sempre, del resto), sto iniziando a preparare le valige, quindi vi ringrazio tutti e… a venerdì.

Un bacio.

Clì.

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Capitolo 14
*** XIII. ***


XIII

 

 

 



 

 

Sono a casa. E’ così strano tornare dopo quasi quattro mesi. Sono felice di vedere mamma e Sabrina, mia sorella, mi sono mancate così tanto.

Non fanno altro che fare domande sull’Accademia, durante questi mesi ci siamo sentiti, ho parlato loro quasi di tutto e tutti, ma sembra che abbiano dimenticato ogni cosa.

-Matt, andiamo da nonna, vieni anche tu?-, mi chiede Sabrina affacciandosi alla mia porta.

-Sono stanco, rimango qui…-, rispondo dal letto.

Mia sorella si avvicina e mi abbraccia. –Mi sei mancato tanto!-

-Me l’hai già ripetuto almeno dieci volte.-, dico ridendo.

Scrolla le spalle e, con un sorriso, lascia la stanza.

Dopo poco sento la porta di casa chiudersi. Sono uscite.

Mi alzo e comincio a girare per la casa. Stare qui mi fa tornare in mente così tante cose, così tanti momenti passati con i miei vecchi amici. Non ho avvisato nessuno del ritorno natalizio, mi sento il colpa, in questi mesi non mi sono proprio fatto sentire. Avrei voluto, ma tra le lezioni e Daniel non ho fatto altro che rimandare le chiamate e quindi dimenticarle.

Mi siedo sul divano e ripenso a com’era la mia vita prima dell’Accademia. Passavo le giornate a scuola, con gli amici, a giocare a calcio. E la domenica andavo a lezione.

Sento una nostalgia incredibile per quella quotidianità che ho abbandonato a Settembre.

Bussano, forse è mamma che ha dimenticato le chiavi.

Apro e vengo spinto a terra, sotto il peso di due persone.

-Perché non ci hai avvisato, coglione?!-

Sono Gabriele e Noemi, Daniele è in piedi sulla porta. Prima dell’Accademia non c’era giornata in cui non stessimo insieme, siamo amici praticamente da sempre.

-Io… non ci siamo proprio sentiti…-, rispondo imbarazzato.

Noemi scuote il capo e spinge via Gabriele per alzarsi. –Solo perché ci hai abbandonato, non significa che adesso ti odiamo.-

-Chi lo dice? Io lo odio.-, risponde Daniele con aria infastidita.

Mi alzo e mi avvicino a lui, siamo cresciuti insieme, come fratelli, lui c’era anche prima di Noemi e Gabriele. –Mi… mi dispiace, davvero, per tutto.-

Mi guarda per qualche secondo e poi mi si butta addosso ridendo. –Ma secondo te potrei mai odiarti?-

Lo abbraccio e mi stacco sorridendo a tutti e tre. –Mi siete mancati tanto.-

-Be’, non così tanto se non ti sei fatto proprio sentire.-, risponde Noemi inarcando le sopracciglia con aria ovvia.

Chiudo la porta e ci andiamo a buttare sul grande divano rosso del salotto. –Avrei voluto chiamarvi…-

-Non credo. Altrimenti l’avresti fatto.-, stavolta Noemi è seria, anche se mi sorride dolce.

-Ma possiamo perdonarti…-, aggiunge Gabri. -… se adesso ci racconti tutto!-

Sorrido e mi preparo alle loro mille domande.

E infatti… -Com’è la scuola?-

-E’ bella Siena?-

-Come sono i professori?-

-Stai per diventare un ballerino famoso?-

-Come sono le ragazze?-

-Gabri, lo conosci, secondo te va a guardare le ragazze? … Come sono i ragazzi? Sono belli?-

-Già, ti sei fidanzato?-

-Ma chi se ne importa! Io voglio sapere delle ragazze!-

Scoppio a ridere, mi sono davvero mancati. –La scuola è fantastica. E anche Siena. I professori sono simpatici, anche se ci fanno lavorare tanto. Memi… io sono già un ballerino famosissimo! Le ragazze sono come sono dovunque, alcune simpatiche, alcune insopportabili, alcune belle, alcune brutte. I ragazzi sono…-, l’immagine di Daniel si fa spazio prepotentemente nella mia testa. -… be’, per i ragazzi vale la stessa cosa delle ragazze. E no, non mi sono fidanzato!-, rispondo in ordine con un sorriso divertito dalla loro curiosità.

Noemi mi scruta. –Sicuro? Hai un’aria tanto, tanto innamorata…-

-Ma io sono innamorato!-

Mi guardano tutti e tre inarcando le sopracciglia.

-Della danza!-, concludo sorridendo.

-Sì, va be’, poi ci racconterai chi è questo bel tipo che ti ha fatto perdere la testa…-

Alzo gli occhi al cielo, sono incredibili. –Mi siete mancati!-

-Sei diventato troppo sdolcinato.-

Noemi dà un pugno sul braccio a Daniele. –Ci sei mancato anche tu!-

 

 

 



 

E’ il tre gennaio, il mio compleanno. Tra quattro giorni si torna all’Accademia, così Noemi e mia sorella hanno organizzato una festa assurda per festeggiare il mio diciottesimo compleanno nel mio paese. Credo abbiano invitato quasi tutta la mia vecchia scuola, ci saranno duecento persone e se ne conosco cinquanta è tanto!

Mi fa piacere rivedere i miei vecchi compagni di scuola, anche quelli con i quali non sono mai andato tanto d’accordo. Mi ripetono tutti che la mia mancanza si sente, che le giornate senza di me sono diversissime, persino persone che in tre anni di scuola mi hanno rivolto la parola sì e no cinque volte.

Mi guardo intorno cercando Daniele, Gabriele o Noemi, ma è qualcun altro a catturare la mia attenzione, una testa bionda spicca tra le altre. Guardo più attentamente per assicurarmi di non avere le allucinazioni. Che ci fa Dominique qui?

Le vado vicino e lei, scorgendo finalmente una faccia conosciuta, mi butta le braccia al collo. –Auguri!-

-Che… come sei arrivata qui?-, le chiedo interdetto.

-Oh, i tuoi amici sono molto simpatici, hanno rubato il mio numero dal tuo telefono e, quando hanno scoperto che abitavo a meno di un’ora di macchina da qui, mi hanno invitato alla festa!-, dice ridendo. –Ah, credo che la tua amica Noemi non mi sopporti molto.-, aggiunge mordendosi il labbro accigliata.

Le sorrido e vedo avvicinarsi Gabri e Daniele.

-Wow, è ancora più bella di come ce l’hai descritta!-, esclama Gabriele con un sorriso ammiccante.

-Non ci provare, cerca di non spaventarla, okay?-, lo rimprovero ridendo.

Gabri mette il broncio e va a ballare con una ragazza che non ho mai visto prima di stasera.

Daniele sorride a Dominique. –Quindi sei tu che ti prendi cura di lui adesso che non ci siamo più noi…-

-Così sembra. Ed è più difficile di quanto si possa pensare.-, Dominique sorride appoggiando la testa sulla mia spalla.

Daniele mi guarda e scuote il capo con aria apprensiva. E’ peggio di mia madre, è sempre preoccupato per me, ha una paura assurda che qualcuno o qualcosa possa ferirmi. -Oh, lo so. Quest’idiota ha la brutta abitudine di mettersi in cose più grandi e più forti di lui…-.

-Non lo facciamo tutti?-, risponde Dominique con sguardo basso e un sorriso lontano.

Le accarezzo i capelli. –Io vado a conoscere un po’ di tutta la gente che è alla mia festa, ma di cui non so nemmeno il nome. Posso affidarla a te?-, chiedo a Daniele, indicando Dominique con un sorriso.

-Certo che sì.-

Esco dal locale, ho bisogno di aria. Stare qui mi ha fatto quasi dimenticare tutto ciò che in questi ultimi mesi mi ha tenuto i pensieri occupati, ma rivedere Dominique mi ha riportato prepotentemente tutto alla mente.

E’ assurdo come possa mancarmi una persona la cui assenza, dopo ciò che è successo, dovrebbe solo farmi star meglio. Ogni tanto mi sembra di sentire il suo profumo nell’aria, futile illusione. Non importa quanto possa farmi male, la voglia di vederlo è più forte di tutto.

Sento dei passi dietro di me: è Noemi. Si appoggia al muro e mi guarda con un sorriso mesto. –Siamo preoccupati, lo sai?-

-Perché?-, le chiedo sorpreso.

-Sembri lontano anni luce da qui. E hai qualcosa negli occhi che prima di andare a Siena non avevi mai avuto.-

Abbasso lo sguardo, mi conoscono meglio di chiunque altro.

-Sai che, come non abbiamo creduto al ‘Non c’è nessun ragazzo particolare’, non abbiamo creduto nemmeno al ‘E’ carino, niente di più’. Con noi puoi parlare. Sembra di essere tornati ai primi tempi, quando avevi paura che ti giudicassimo…-, si avvicina e mi posa una mano sulla spalla. –Puoi dirci tutto.-

Scuoto il capo lentamente. –Non ho paura di ciò che possiate pensare… ho paura di ciò che posso pensare io. Di ciò che posso provare. E’ difficile.-, sussurro tenendo lo sguardo basso.

Noemi mi abbraccia. –Lo so.-

-Ehi, hai diciotto anni, Matt! Non vorrai essere triste e depresso anche stasera?!-

-Gabri, certo che tu hai sempre molto tatto!-

Scoppio a ridere e seguo i miei amici dentro.

Gabriele ha ragione, non posso farmi rovinare le giornate da Daniel!

 

 

 



                            

Io e Dominique abbiamo deciso di partire per Siena stamattina, mancano tre giorni all’ufficiale rientro all’Accademia, ma non riuscivo a stare altro tempo lontano da Siena. Noemi, Gabri e Daniele mi hanno capito, andare prima significa avere tempo per esercitarsi. E il fatto che Daniel abiti a Siena è servito solo a convincermi maggiormente a partire prima.

Siamo appena arrivati, sto disfacendo le valigie, qui ci sono anche Martina e Alessandro. Martina ha litigato con i genitori per essere in questa scuola, quindi non è proprio partita. Alessandro è tornato ieri sera, lui e Martina sembrano essere diventati amici, così è venuto a farle compagnia.

Tornare in questa stanza dopo quasi due settimane è strano, è come quando stai con qualcuno e, dopo una vacanza, lo rivedi. Vedi tutto sotto un’altra prospettiva.

Mi sembra assurdo pensare ai momenti che ho passato qui, mi sembrano assurde anche tutta la tristezza e la rabbia che ne sono  scaturite, davvero sono stato così male? Davvero Daniel mi ha fatto questo effetto?

Non so, non mi sembra possibile.

-Ehi, Matt, andiamo a farci un giro? Sono le otto, magari dopo ci fermiamo in pizzeria…-

Ormai Dominique non bussa nemmeno prima di entrare nella mia stanza. Stanotte è rimasta a dormire a casa mia, è stato divertente parlare fino a notte fonda, anche se l’avrò pregata mille volte, senza successo, di lasciarmi riposare in pace.

-Okay.-, prendo il cellulare, le chiavi, metto il giubbino e la seguo fuori l’Accademia. –Ma Martina e Alessandro?-

Dominique alza le spalle sorridendo. –All’improvviso sono spariti.-

Continuiamo a chiacchierare e passeggiamo per Siena. Ci sono poche persone per strada, io e Dom camminiamo abbracciati, fa un freddo incredibile.

Dominique mi stringe il braccio. –Guarda chi c’è…-

Seguo il suo sguardo e il mio cuore perde un battito, a pochi metri da noi c’è Daniel che chiacchiera con due ragazzi.

-Ehi, Dom, andiamocene…-, le sussurro nervoso.

-Non essere maleducato! Dobbiamo scambiarci gli auguri!-, mi obbliga a camminare con lei verso Daniel.

Quando ci vede si blocca e i suoi amici si voltano a guardarci.

-Ciao!-, saluta Dominique pimpante, mi chiedo cos’abbia in mente. –Buon anno nuovo!-

-Anche… anche a te.-, risponde Daniel senza spostare lo sguardo da me.

Dominique mi fa pressione sul fianco. –Auguri.-, dico anch’io.

Il ballerino annuisce, silenzioso.

-Danny, non ci presenti i tuoi amici?-

 

 



 

 

Gli amici di Daniel ci hanno obbligato ad unirci a loro per la cena. Siamo in pizzeria e Dominique chiacchiera con i due, Marco e Leonardo, escludendo volutamente me e Danny dalla conversazione.

Ogni tanto mi volto a guardarlo e lo trovo già intento a fissarmi. Non so che fare, una parte di me vorrebbe parlargli, ma un’altra, quella offesa e ferita, mi intima il silenzio.

Abbiamo già pagato, ma Dominique non sembra avere la minima voglia di andarsene.

-Danny, ma che hai? Non hai detto una parola per tutta la serata!-, dice Leo voltandosi verso di noi.

Daniel scrolla le spalle. –Credo di avere un po’ di febbre.-, risponde lapidario.

-Mmm… questa scuola ti sta proprio indebolendo!-

Dominique si volta sorridendo verso di me. –E tu, Matt? Come mai così silenzioso?-

La fulmino con lo sguardo. –Mi annoio, torniamo all’Accademia?-, le chiedo prendendole la mano e stringendogliela in modo che capisca che non può contraddirmi anche stavolta.

-Ah, ma state insieme?-, chiede Marco allontanandosi un po’ da Dominique, non ha fatto altro che provarci per tutta la sera. –Non l’avevo mica capito!-

Dominique mi guarda con aria di sfida che sembra dirmi ‘a te la risposta’. –Più o meno.-, rispondo velocemente. –Ce ne andiamo?-

Mi sorride soddisfatta e si alza. –Alla prossima, ragazzi! Noi ci vediamo mercoledì, Danny.-

Usciamo dalla pizzeria.

-Perché tutto questo teatrino?-, le chiedo irritato.

-Be’, ho provato a farti dimenticare Danny, ho provato a picchiare lui, non ha funzionato nulla. Ora provo a farvi capire ciò che provate l’uno per l’altro!-, risponde sorridendo, prendendomi sotto braccio.

-Io so cosa provo per lui.-

Dominique ride. –Ma lui no. O almeno non sa cosa fare, magari forzando un po’ la mano lo spingeremo verso la scelta giusta.-

-Lui non sa cosa prova, perché non prova nulla.-, rispondo camminando velocemente, con lo sguardo fisso sul marciapiedi davanti a me.

-Sai, non baci una persona due volte se non provi nulla. A meno che tu sia molto stupido o molto stronzo. Anche se non escludo che lui sia entrambe le cose…-, aggiunge mordendosi il labbro.

Scuoto lentamente il capo. –E perché ‘stiamo insieme’?-

-Oh, quella era un’opportunità di farlo ingelosire che ci è stata servita su un piatto d’argento, non avremmo potuto non coglierla.-, ride entrando nel cortile dell’Accademia.

Perché ho la sensazione che questa cosa mi porterà solo altri casini?

 

 

 



 

E’ martedì sera, Daniel è arrivato poco fa e sta posando le sue cose nell’armadio. E’ stato assurdamente silenzioso, mi ha detto solo un ‘ciao’ distaccato quando è entrato.

Simone torna domani, stanotte staremo solo io e lui in questa camera.

Vederlo disfare le valigie con questo silenzio che pesa su di noi mi rende tremendamente nervoso. Mi sembra una bomba che può scoppiare da un momento all’altro.

Continuo a guardarlo dal mio letto. Si muove con una calma improbabile, con gesti lenti e sicuri, non si volta nemmeno una volta verso di me.

Quado finisce, posa la valigia e si stende sul suo letto.

Più volte prendo fiato, vorrei dire qualcosa, ma alla fine cambio sempre idea. Ho paura di dire qualche altra sciocchezza che possa peggiorare la situazione.

Se questa situazione può ancora peggiorare.

-Quindi… non sei gay?-, mi sorprende rompendo il silenzio.

Mi volto nuovamente a guardarlo, fissa il soffitto con uno strano sorriso. –Non… non lo so, con Dominique è tutto strano, tutto assurdo.-

Non so se sono stato credibile, una parte di me spera che non lo sia stato, spera che lui capisca che è tutta una cazzata, che sono gay, che mi piace ancora, che mi piace sempre.

-E quindi le possibilità di vederti in camera diminuiranno ancora di più, giusto?-, mi chiede con una mezza risata.

Non so che rispondere. –Be’, a dir la verità, stanotte dormo qui, abbiamo… più o meno litigato.-

Non so perché l’ho detto, non ci ho nemmeno pensato su, mi è uscito di getto.

Osservo la sua espressione, si morde le labbra, sembra voglia dire qualcosa, poi scuote il capo, come ad allontanare qualche pensiero fastidioso e si gira per prendere il cellulare sul comodino.

Mi volto di scatto, non so se ha visto che lo stavo fissando, spero di no. Non so cosa fare, come comportarmi…

-Io vado a salutare gli altri.-, dice alzandosi e andando verso la porta. –A… dopo.-

Forzo un sorriso, sperando di essere convincente. –A stasera.-

Se ci arriverò.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 




 

Nota d’autore:

 

 

I’m still here!(And I know everything.)

Scusate, è PLL che mi sta ossessionando.

Bene, sono qui. In realtà sono a casa da una settimana, ma non avete idea della tremenda malinconia che mi tormenta. Sono tornata dalla vacanza più bella della mia vita e non riesco a fare altro che guardare le foto, i video, messaggiare con le persone conosciute e scrivere, scrivere, scrivere di questi meravigliosi quindici giorni.

Anche provandoci, non sono riuscita a rileggere questo capitolo, quindi scusate gli eventuali errori di battitura. Non ho risposto nemmeno alle recensioni, provvederò, davvero.

Per ora vi ringrazio tutti! E torno a scrivere la storia sulla vacanza.

Un bacio.

Clì.

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Capitolo 15
*** XIV. ***


XIV

Mattia.



Saranno le tre del mattino, non riesco a prendere sonno, sono stato da mezzanotte fino ad una ventina di minuti fa a rigirarmi nel letto. L’idea di essergli così vicino non mi fa riposare, dorme a due metri da me, come posso anche solo pensare di poter dormire?

Sono seduto a terra, ai piedi del letto, non so che fare. Tengo il cellulare stretto tra le mani, sperando che vibri, poco fa ho mandato un messaggio a Dominique, cercavo compagnia, qualcuno che mi distraesse, ma probabilmente starà dormendo e non l’avrà sentito.

Ho represso per tutta la serata l’impulso di baciarlo. E adesso credo di starne pagando le conseguenze. Nella mia mente corrono flash di ciò che sarebbe potuto succedere, ma forse è meglio che io abbia resistito. Probabilmente avrei dovuto far fronte ad un altro rifiuto e non sarei riuscito ad addormentarmi comunque, solo che sarei stato molto più distrutto di come sono ora. Già, mi ripeto nella mente che è meglio così… ma tutto il resto di me sembra non essere d’accordo.

Sento il suo respiro regolare bloccarsi e mi volto. Si mette a sedere e mi guarda, mettendomi a fuoco nel buio, si alza e viene a sedersi accanto a me. Si blocca a guardare il cielo scuro fuori dalla finestra.

Apre la bocca, per poi richiuderla subito dopo. Rimango in silenzio, aspettando che dica ciò che gli passa per la mente.

-E’ strano.-, sussurra infine.

Mi volto verso di lui.

-Pensare di non… cioè, non piacerti più, capisci?-

Abbasso lo sguardo, non so che dire.

Fa un sorriso vuoto. –Com’è? Immagino sia una liberazione.-, una risata spezza.

E’ così… così vicino ed è così bello!

Vorrei distogliere lo sguardo dalle sue labbra, ma non ci riesco, è più forte di me, mi avvicino ancora di più. Passo la lingua sulle labbra secche e questo lo fa scattare, annulla la distanza tra di noi e, per la quarta volta, sento le sue labbra premere sulle mie. Spingo la mia lingua nella sua bocca e mi sento riempire dal suo sapore. Ha una mano dietro la mia nuca, che mi spinge ancora di più verso il suo viso, che non mi permette di allontanarmi, come se potessi volerlo…

La vibrazione del telefono mi fa staccare di scatto, guardiamo lo schermo.

‘Dom: Amore, non riesci a dormire? Vuoi venire da me?’

Rimango immobile a fissare il messaggio, non so cosa fare.

Daniel si alza di scatto e va verso il suo letto. –Buonanotte.-, sussurra con voce rotta.

Chiudo gli occhi e appoggio la testa alla testiera del letto.

Non posso farcela, davvero, non posso.



-Dobbiamo lasciarci.-, comunico a Dominique sedendomi accanto a lei in mensa.

Si volta a guardarmi, sorridendo. –Cos’è successo?-

-Diciamo che hai un tempismo assurdo…-, rispondo sbuffando e dando un morso ad un cornetto.

Le racconto velocemente quello che è successo, lasciandola sempre più stupita. –Wow, faccio davvero schifo!-

-Già, l’ho pensato anch’io!-, dico acido.

Scoppia a ridere. –Okay, Matt: è finita! Abbiamo confuso l’amicizia con l’amore, meglio tornare al rapporto di prima… nessun rancore?-

Rido, scuotendo il capo. –Sapevo che questa cosa avrebbe peggiorato tutto.-, dico guardando Daniel che si alza con lo sguardo basso da un tavolo poco distante da noi e lascia la mensa.

-Be’… mi sono sbagliata. Però, ehi!, vi siete baciati!-

-Sì e ora mi odia.-, sbuffo.

Dominique si morde il labbro con aria concentrata. –Perché non…?-

-No.-, la interrompo subito. –Non pensare più a nessun modo per risolvere la situazione, le tue idee portano sfortuna!-

–Okay, okay, passo a te il testimone, non voglio più colpe per ciò che succede tra te e il ballerino sexy!-

-Sono io il ballerino sexy!-, esclamo mettendo su un broncio offeso. –A proposito: vado a provare un po’, voglio essere perfetto per le lezioni di domani!-

-Amore, ma tu sei sempre perfetto!-, risponde lei con voce leziosa, prendendomi in giro.

La mando a quel paese e vado verso la sala danza.

Entro e mi blocco.

C’è già Danny, sta provando un assolo che ci hanno spiegato poco prima delle vacanze natalizie.

Non si accorge minimamente della mia presenza. Mi siedo a terra e lo guardo ballare.

Dio, è così perfetto…

Termina la coreografia e si irrigidisce, vedendomi dallo specchio.

Rimaniamo così a fissarci per qualche secondo, poi lui prende le sue cose e fa per andarsene.

-Aspetta!-, lo fermo prima che esca.

Si volta verso di me, mordendosi le labbra e inarcando le sopracciglia con sguardo vuoto.

Non so che fare, c’è una tensione assurda. –Io… io e Dominique ci siamo lasciati.-, dico stupidamente.

-Spero non per colpa mia.-, risponde sprezzante, si volta e lascia la sala.

Perché, ogni volta, c’è qualcosa che rovina tutto? Non potrebbe essere un po’ più facile?



Le lezioni sono ricominciate, ieri Daniel non è stato bene, così non abbiamo provato insieme, inoltre è tornato in camera tardissimo, saranno state le quattro, come sempre ultimamente, non riuscivo a dormire, ho preso sonno poco dopo il suo ritorno.

Credo mi stia evitando, ma abbiamo tutte le lezioni in comune, non ci riuscirà ancora a lungo.

Infatti entra in sala danza e, senza rivolgermi il minimo sguardo, comincia a riscaldarsi. Mi sembra di essere tornato indietro di qualche mese, ma che la scena si sia capovolta, ora è lui quello ferito che ignora l’altro.

Mi sento un idiota, vorrei dirgli qualcosa, provare a sistemare la situazione, ma non ci riesco, ho paura di peggiorare ancora di più le cose.

Entra Dardani. –Salve, ragazzi! Avete passato delle belle feste?-

Annuiamo, senza una parola.

-Mmm… non siete in vena di chiacchiere vedo. Perfetto, balliamo!-, ci sorride. –La professoressa D’Amico mi ha detto che avete provato la famosa coreografia che avreste dovuto creare. Mi ha detto anche che siete stati davvero bravi! Che ne dite di mostrare questa bravura anche a me?-

Sento i battiti del mio cuore accelerare al pensiero della coreografia, stare così a stretto contato con lui, senza poterlo baciare, mi porterà alla follia.

Dardani mette la musica e cominciamo a ballare.

Sta provando di evitare, o almeno a ridurre al minimo, ogni contatto. Il professore se ne accorge e blocca la musica. –Cos’è? Avete paura? Andiamo, mostratemi la passione, il desiderio che ha tanto impressionato la D’Amario!-

Incontro lo sguardo di Daniel e un brivido mi attraversa completamente. C’è passione. E anche desiderio. Ma non so se siano quelli che vuole il professore.

Daniel sembra pensare la mia stessa cosa. Si volta verso Dardani. –Scusi, non sto ancora molto bene, credo sia meglio riprendere le prove domani. Mi scusi, davvero.-

Prende le sue cose e lascia la sala.

-Possibile che le cose non vadano mai bene in questa sala?-

Scuoto lentamente il capo, guardando la direzione verso la quale si è allontanato Daniel.

-Mi chiedo la stessa cosa…-



Dardani mi ha mandato a cercare il professor Mariani, così sono dietro le quinte del teatro e cerco nei camerini, ma di Mariani nessuna traccia.

Sto per andarmene, quando sento un rumore che mi fa tornare indietro, una specie di singhiozzo. Viene dalla sala costumi. Avevo completamente dimenticato di guardare lì.

Entro e trovo Dominique seduta a terra, con il viso bagnato di lacrime. Mi avvicino subito a lei.

-Ehi, cos’è successo?-, le chiedo preoccupato.

Mi guarda per qualche secondo, per poi appoggiare la testa sulla mia spalla, provando ad asciugare le lacrime.

La abbraccio. –Dom…-, le prendo il viso tra le mani. -… mi spieghi perché piangi?-

Dominique abbassa lo sguardo sulle mani che torturano l’orlo della camicia, in silenzio.

Le alzo il viso verso di me. –Mi sto preoccupando, Dom…-

Scuote il capo, mentre altre lacrime le bagnano il volto. –Io…-, si blocca, mordendosi il labbro. –Ho fatto una sciocchezza.-

La guardo interrogativo.

-Ho…-, prende fiato. –Durante le vacanze di Natale, prima che venissi da te…-

-Cosa?-, le chiedo ansioso.

-Luca è venuto a casa, voleva fare una sorpresa a Michela…-, prova ad asciugarsi le lacrime che le rigano copiose il viso. –Ma Michela non c’era e… lo sai cosa provo per lui!-

La stringo, anche se non ho ancora capito cosa sia successo.

-E lui ha iniziato a dire cose strane, a dire che Michela lo usa, che Michela usa tutti…-, tira su col naso. -… ha detto che voleva usarla anche lui e… Matt, io non lo so com’è successo! Io non volevo!-

Le asciugo le lacrime, stringendola forte. Forse sto iniziando a capire. Ma… perché me lo dice solo ora?

-E dopo… dopo mi ha detto che aveva cambiato idea, che Michela non doveva sapere nulla. Ha detto che se l’avesse saputo, mi avrebbe odiato e… io sono innamorata di Luca, lo sai! Ma Michela è la mia gemella!-, la stringo forte al petto, cercando di far calmare il pianto. –E io non volevo che Michela lo sapesse! Dopo quello che mi aveva detto Luca, avevo deciso di dimenticare la cosa, ma… prima ero sola in corridoio e Luca mi si è avvicinato e…-

Sospira contro la mia spalla. Non l’ho mai vista così scossa!

-… mi ha baciato, io l’ho allontanato, gli ho dato uno schiaffo e lui ha detto che stasera dirà tutto a Michela e…-, viene scossa nuovamente dai singhiozzi.

La abbraccio, accarezzandole i capelli. In questi mesi trascorsi insieme ho imparato l’assurdo amore che prova per Luca e quello che lo lega a sua sorella e posso capirla.

Vederla stare così male mi fa salire il sangue al cervello. Le accarezzo un’ultima volta il volto e mi alzo.

-Dove vai?-, mi chiede preoccupata.

Non le rispondo, esco dal teatro.

Devo trovare Luca!



Lo trovo fuori la mensa, che chiacchiera con Andrea e Carlo.

Mi avvicino a lui e gli tiro un pugno in pieno viso. Impreparato, non riesce a schivarlo, ma reagisce, mi si butta addosso e cominciamo a picchiarci.

Veniamo quasi subito fermati da Andrea e Carlo che ci dividono.

-Ma che ti prende?-, mi chiede Carlo, guardandomi ad occhi sgranati.

Lo ignoro e mi rivolgo a Luca. –Ma non ti fai schifo?-

Luca sorride, gli sanguina il labbro superiore e questo sorriso lo fa sembrare ancora più terribile. –Oh, la tua amichetta è venuta a confessarti i suoi peccati?-

Faccio per buttarmi nuovamente addosso a lui, ma la stretta di Carlo mi trattiene. –Ma ti rendi conto di quello che dici? Di quello che fai?-, gli chiedo disgustato.

-Non sono io a tradire la fiducia di mia sorella!-

-Ma tradisci tranquillamente la tua ragazza…-

Luca scrolla le spalle. –Tanto sono gemelle, l’una vale l’altra…-

Approfitto della sorpresa di Carlo alle parole di Luca, per divincolarmi e tirargli un altro pugno. Adesso è più recettivo, si scosta e gli prendo di striscio lo zigomo.

-Dai, almeno adesso potrai consolarla tu!-, mi dice ridendo.

-Mi fai schifo!-, sussurro nauseato dal suo atteggiamento. Mi volto e mi allontano.

Vado in teatro a cercare Dominique, ma non è lì.

Quando esco mi ritrovo davanti Daniel, che sgrana gli occhi vedendomi. –Che ti sei fatto?-, mi chiede sfiorandomi lo zigomo gonfio.

Mi scosto d’istinto. Troppo preso dalla rabbia, non ho fatto caso nemmeno al dolore. Ma, adesso che Daniel me l’ha fatto notare, sento la parte sinistra del viso dolorante. –Luca è uno stronzo.-, sussurro rabbioso.

Mi guarda, inarcando le sopracciglia. –Che ha fatto?-

Scuoto il capo. –Lascia stare…-

-Forse dovresti metterci un po’ di ghiaccio.-, sussurra, avviandosi verso l’infermeria.

Lo seguo, silenzioso.

Mi sembra assurdo, ma in questa scuola si fa tutto tranne che cantare, ballare o recitare!

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