Where have you been, all my life? di DebDS (/viewuser.php?uid=113366)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo. ***
Capitolo 2: *** I. ***
Capitolo 3: *** II. ***
Capitolo 4: *** III. ***
Capitolo 5: *** IV. ***
Capitolo 6: *** V. ***
Capitolo 7: *** VI. ***
Capitolo 8: *** VII. ***
Capitolo 9: *** VIII. ***
Capitolo 10: *** IX. ***
Capitolo 11: *** X. ***
Capitolo 12: *** XI. ***
Capitolo 13: *** XII. ***
Capitolo 14: *** XIII. ***
Capitolo 15: *** XIV. ***
Capitolo 1 *** Prologo. ***
Prologo.
Quest’estate
ho lasciato i miei sogni liberi. E adesso vedremo se mi hanno portato da
qualche parte.
Sono
all’Accademia delle Belle Arti di Siena, è la quarta volta che vengo qui negli
ultimi due mesi. Ma stavolta è diverso. Le altre tre sono venuto per dimostrare
ciò che so fare, adesso vedrò se mi hanno capito, se mi hanno apprezzato.
Sto cercando
di mostrarmi tranquillo, ma non credo mi stia riuscendo. In fondo a chi importa
se sono calmo? Qui stiamo scoppiando tutti.
I cantanti
si confrontano tra loro, provano acuti impossibili-spesso anche per loro-,
ripetono testi su testi e si aiutano a vicenda con quelli inglesi.
Gli attori
sono diversi, sembrano isolati dal mondo, con cuffie enormi e gli occhi chiusi,
sembrano parlare da soli, alcuni provano espressioni del viso davvero poco
credibili e mi fanno quasi ridere.
Alcuni
ballerini fanno stretching, si preparano per una possibile esibizione. Vederli
così mi fa sentire in colpa, io non ho pensato minimamente a preparare una
nuova esibizione, quando mi hanno chiamato ho messo subito la tuta e sono corso
qui. Adesso li guardo e sento l’ansia aumentare, siamo una decina e ne
entreranno solo quattro o cinque.
E se,
vedendomi così impreparato, mi mandassero direttamente via, se pensassero che
non ho preso sul serio quest’opportunità?
Chiudo gli
occhi e respiro lentamente appoggiandomi al muro.
-Ehi, ti
stai sentendo male?-, una voce dal forte accento pugliese mi riporta alla
realtà.
Apro gli
occhi e mi volto verso la ragazza che mi ha parlato, è bassina, con grandi
occhi verdi e delle labbra rossissime.
Scuoto
lentamente il capo e cerco di ripensare a qualche esibizione che possa colpire
gli insegnanti.
-Eh, ti
capisco, anch’io sono nervosa… sei un ballerino, vero?-
Riporto lo
sguardo sulla ragazza pugliese e le sorrido. –Sì, tu sei una…- la guardo,
indossa dei jeans, quindi non è una ballerina, non ha fogli o spartiti, quindi
non è nemmeno una cantante. -… attrice?-
Annuisce
soddisfatta. –Sì! Fino a due mesi fa ero nei teatri di tutta la Puglia con uno
spettacolo che ha avuto abbastanza successo, poi l’ho abbandonato. Vedi,
recitare in teatro mi piace, ma avere l’opportunità di entrare qui è…-
Continuo a
guardarla, smettendo di ascoltarla. Mi farebbe piacere parlare con lei, sembra
simpatica, anche se un po’ troppo egocentrica, ma ora come ora la mia possibile
esibizione ha la precedenza.
Mentre
ripeto mentalmente la prima coreografia che ho portato, un omino basso e
robusto esce dalla sala di danza con un foglio tra le mani. –Claudia Graffi,
Alessandro De Marco e Mattia Barone.
Mi ha
chiamato. Ha detto il mio nome. Aiuto!
Seguo gli
altri due in sala, cercando di calmare il tremolio delle mani.
Claudia è
una ballerina di moderno, ma sembra più una modella, è altissima e molto
rigida.
Ho visto
Alessandro provare alla terza audizione, è molto bravo, dà l’impressione di uno
di quei ballerini classici presuntuosi e freddi, ma in realtà è molto
simpatico, scherza con tutti e cerca sempre di stemperare la tensione.
Entriamo in
sala e i due professori, un quarantenne dagli occhi piccoli e luminosi e una
rossa sulla cinquantina, sembrano più temibili che mai. Sono più tesi di noi,
devono fare una selezione molto accurata, non possono tralasciare nulla.
Fanno accomodare
me e Alessandro in fondo alla sala e lasciano esibire Claudia. E’ nervosa e si
nota. Dimentica alcuni passi e, nonostante faccia di tutto per riprendersi, le
facce degli insegnanti si distendono. Hanno già preso una decisione.
Alla fine dell’esibizione
si consultano brevemente con una terza insegnante e invitano Claudia a
riprovarci il prossimo anno.
Sento
l’ansia assalirmi, Claudia era una di quelle che stavano provando in corridoio.
Ed è stata cacciata così. Io non ho minimamente provato…
-Mattia,
vieni al centro.
Alessandro
mi batte la mano sulla spalla e mi sorride, ma quasi non lo noto, sono troppo
agitato.
Mi posiziono
al centro della sala e aspetto che mi chiedano cosa ballerò, ancora non ho idea
di quale possa essere la mia risposta.
I tre mi
guardano e cominciano a consultarsi tra loro.
Ecco, hanno
capito che non mi sono affatto impegnato e vogliono mandarmi via senza nemmeno
vedere un’esibizione. Forse è meglio così, almeno questo strazio finirà prima.
-Mattia,-
prende la parola un’insegnante che prima non avevo notato,- non abbiamo bisogno
di un’esibizione.-
Avevo
ragione. Sento il mio viso contrarsi in una smorfia d’angoscia.
-Ricordiamo
bene le tue precedenti coreografie,- riprende la parola l’insegnante,- ci hai
colpito molto…-
-E siamo
d’accordo nell’ammetterti nella scuola.- termina l’uomo.
Sgrano gli
occhi, forse sto sognando! –Da… davvero?-
La rossa
ride. –Sì. Torna di là, prima che cambiamo idea!-
Annuisco e
lascio la sala.
Quando sono
i corridoio mi appoggio al muro e lentamente scivolo fino a terra.
-Ehi, ti è
andata male?- mi chiede la pugliese di prima.
La guardo
senza vederla davvero. –Sono dentro.- sussurro lentamente. –Sono dentro!-
La ragazza
ride e mi abbraccia. –E’ fantastico!-
-Andrea
Martini, Clarissa Pellegrino e Matteo De Rosa.- chiama l’omino.
-Spera che
diano buone notizie anche a me!- mi urla la mora correndo nell’aula di
recitazione.
Nello stesso
istante Alessandro esce dalla sala danza e alza il pugno in aria. –Ce l’ho
fatta!-
Lo guardo
mentre alcune ragazze corrono ad abbracciarlo e a congratularsi.
Da oggi in
poi vedrò questo ragazzo tutti i giorni, per almeno un anno. E questo perché ce
l’ho fatta anch’io! Sono stato ammesso all’Accademia delle Belle Arti, studierò
per fare della danza la mia vita. Il mio sogno ha raggiunto la prima meta!
Nota d’autore:
Dopo tanti sforzi e opere di autoconvincimento, l’ho
pubblicata!
Non so da dove mi sia uscita questa storia, ma ora è qui e,
be’, perché tenerla intrappolata nel mio pc?
Io la amo. Non mi era mai capitato di dirlo per una mia
storia, ma questa… non l’ho scritta io, si è scritta da sola! E credo che molto
altri ‘scrittori’ potranno capirmi, ahah.
Comunque, si svolge in un luogo simile a Paso
Adelante-Amici-Accademia della mia vecchia, incompiuta storia.
E’ già finita, quindi non c’è rischio che l’abbandoni.
Aggiornerò due volte la settimana, indicativamente il mercoledì e il sabato.
Bene, date le comunicazioni di base, passo ai
ringraziamenti:
Grazie a chi leggerà questa storia, ci vuole coraggio, me ne
rendo conto, ahah.
Grazie a chi mi ha spinto a pubblicarla, da sola non ce l’avrei
mai fatta.
Grazie a Ross, che probabilmente non leggerà mai queste ‘note’,
ma questa storia è per lei e lo sa. Senza lei non esisterebbe niente di tutto
questo. Grazie.
Enjoy it.
Clì.♥
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Capitolo 2 *** I. ***
I
-Matt, stasera si va a festeggiare! Tu vieni, vero?-
Guardo Luca attraverso il caos della nostra stanza. –Perché
no?-
-Dove si va?- chiede Simone uscendo dal bagno in boxer,
strofinandosi i capelli bagnati con un’asciugamani.
-Tu non sei invitato.- risponde Luca senza guardarlo.
Simone gli lancia l’asciugamani, colpendolo dritto in
faccia. –Attore, vedi di non iniziare a rompere già dal primo giorno!-
-Ho un nome, cantante!-
Alzo gli occhi al cielo, non abbiamo nemmeno finito di
sistemarci e già iniziamo a litigare, bene!
-Luca, dove si va?- chiedo interrompendo la discussione sul
nascere.
-Al Rouge, un locale qui vicino.-, risponde il biondo
distogliendo lo sguardo infastidito da Simone, che intanto comincia a vestirsi
sbuffando.
-Ci voleva tanto a rispondere?-, il cantante mette la maglia
e lascia la stanza sbattendo la porta.
Luca fa un’espressione disgustata. – Ma dovevo capitare
proprio in stanza con lui?-
-Vi conoscevate già?-, chiedo riprendendo a posare le mie
cose alla rinfusa nell’armadio.
-Sì.- risponde semplicemente Luca e si butta sul letto.
Per me non è un problema con chi sono in camera,
l’importante è essere qui, ma non potevo capitare con due un po’ più pacifici?
Finisco di posare le mie cose e riporto lo sguardo su Luca.
–Io vado a fare un giro, vieni con me?-
-Certo! Ho proprio voglia di vedere con chi passeremo il
prossimo anno!-, l’attore si alza con aria allegra, dimentico della discussione
di poco prima.
Appena usciti dalla nostra camera ci ritroviamo davanti due
gemelle che somigliano moltissimo alle Olsen, se non per gli occhi di un blu
elettrico.
-Ciao!- ci salutano contemporaneamente, poi una delle due
lancia uno sguardo d’ammonizione all’altra e prende la parola. –Io sono
Dominique! E lei è mia sorella Michela.-
-So presentarmi anche da sola!- risponde l’altra che, noto,
ha i capelli un po’ più scuri e un neo appena sotto l’occhio sinistro. Piccoli
segnali per iniziare a riconoscere i miei compagni.
Dominique alza gli occhi al cielo e si rivolge nuovamente a
noi. –E voi? Come vi chiamate?-
-Ma come ‘come vi chiamate’?-, interviene Michela,-Mi hai
fatto stare due ore qui fuori perché dovevi aspettare…-, la gemella le dà una
gomitata nello stomaco e la zittisce.
-Scusatela, è un po’ fuori di testa, ogni tanto delira!- fa
una risatina nervosa,- Ora dobbiamo andare, a stasera!-, prende la sorella
sotto braccio e la trascina via, cominciando a rimproverarla sotto voce.
Luca scoppia a ridere. –Sembra più divertente di quanto mi
aspettassi!
Annuisco con un sorriso e lo seguo fino ad una camera poco
lontana dalla nostra. Lì Luca mi lancia un sorriso malizioso e bussa due volte.
Ci apre la porta una rossa dall’aria particolarmente
infastidita. –Ehi, Luca, menomale che sei venuto, non ne potevo più! Entrate.-,
ha un accento che non riesco ad identificare. Sorride e ci fa entrare,
chiudendo la porta dietro di noi.
Appena metto piede nella camera capisco il perché del
fastidio della rossa. L’attrice mora, quella egocentrica ma simpatica, è lì,
seduta sul letto, intenta a parlare con un’altra ragazza, una cantante, se non
sbaglio. La ragazza la fissa con aria totalmente assente, di chi ha disconnesso
il cervello. Poi sposta lo sguardo e vede me e Luca. –Ragazzi!- salta su e
corre verso di noi,-Aiutatemi, vi prego, non ne posso più!- ci sussurra indicando
con la testa Clarissa, che continua a parlare indisturbata sul letto.
-Ehi, Clarissa, sono arrivati i ragazzi, che ne dici di
salutarli? E magari di prendere un po’ di fiato?-
-Fra’, dai, lasciala stare, è normale che sia entusiasta, lo
siamo tutti!-
La rossa fulmina Luca con lo sguardo. –Una cosa è essere
‘entusiasti’, una cosa è parlare ininterrottamente per tre ore!-
Clarissa mi vede e mi salta addosso. –Ballerino! Non ti ho
più visto, pensavo non avessi retto la tensione e fossi scappato via, cioè, sai,
tipo a casa tua, perché non ne potevi già più di questa scuola!-
Le sorrido. –No, sono ancora qui.-
-E, se magari non lo stordisci con tutte le tue chiacchiere,
rimarrà ancora un po’, eh?-
Lancio uno sguardo alla rossa, che posiziona la sua
attenzione su di me. –Tu sei Mattia, giusto?-
-Ti ho visto ballare, sembri bravo! Anche se io
effettivamente non ne capisco molto di danza, quindi… Fra’, tu che dici?-
La rossa mi guarda con aria attenta. –Mmm… ti ho visto alla
prima audizione, non sai minimamente muoverti.-
Sgrano gli occhi, poi le due scoppiano a ridere. –Scherzo,
sei bravo, anche se non mi intendo molto di hip-hop. Comunque io sono
Francesca.-
-E io Stefania.- si presenta la bionda.
Clarissa ci guarda uno ad uno. -… ora posso parlare?-
Sono al Rouge e, mentre tutti sono a ballare in pista, io e
Dominique siamo rimasti sui divanetti a chiacchierare. Quando non è con la
gemella sembra più simpatica, balla da quando aveva sette anni e non riesce a
parlare d’altro. Sembra anche più felice di me di essere stata ammessa
all’Accademia, è il secondo anno che ci prova, l’anno precedente non ha potuto
partecipare a tutte le audizioni perché Michela è stata male e sono dovute
tornare a casa. Ma non dà molto peso alla cosa, sembra entusiasta
dell’inconveniente dell’anno precedente.
-Vedi, se fossi stata ammessa l’anno scorso, ora non sarei
qui con voi!-
La guardo inarcando le sopracciglia. Vorrei commentare, ma
capisco che lei vuole andare avanti da sola, ha uno scopo, tutti i suoi
discorsi sembrano averne uno.
-Ecco, nell’ultimo anno ho trattato malissimo Michela, la
incolpavo di avermi fatto perdere l’occasione della mia vita, ma ora… be’,
credo che ciò che è accaduto l’anno scorso mi abbia portato a due nuove opportunità.-
-E cioè?- la invito a proseguire, è ciò che si aspetta da
me. O almeno credo.
-Adesso sono nella scuola. E nella scuola ci sono anche
altre persone… persone che, se fossi entrata l’anno scorso, probabilmente non
avrei mai conosciuto…-
Annuisco. Bene, ora che l’ovvio è assodato, potrei capire
dove mi vuole portare con questo discorso?
Dominique beve un sorso del suo cocktail e sorride pimpante,
come se tutta la conversazione precedente non ci fosse stata. –Allora, tu sei
in stanza con Luca, giusto?-, mi chiede con un sorriso cristallino.
La guardo e mi trattengo a malapena dallo scoppiarle a
ridere in faccia. Le piace Luca! –Sì, perché?-
-Be’, nulla, è davvero un bel ragazzo e sembra anche
simpatico…-
Le sorrido. –Credo che pensi lo stesso di te.-
-Davvero? Cosa te l’ha fatto capire? Ti ha parlato di me?-
Oddio, io l’ho detto tanto per dire, non pensavo si
aggrappasse tanto a questa cosa!
Per fortuna arrivano Andrea e Alessandro a tirarmi via da
questa conversazione. Ale trascina Dominique in pista e Andrea, un attore
drammatico che sembra recitare costantemente,
si siede accanto a me. –Allora… bella ragazza, la gemellina, eh? L’ho notata
subito, sembra davvero interessante! Mi farebbe piacere conoscerla meglio…-
Non siamo nemmeno arrivati e questi già sono tutti fuori di
testa? Sono l’unico che non pensa minimamente agli altri e cerca di
concentrarsi solo sulle lezioni che da qui a poche ore inizieranno?
Annuisco distrattamente alle parole di Andrea e mi allontano,
raggiungendo l’uscita del locale. Ora come ora ho bisogno solo di musica, ma non
quella house della discoteca, voglio una musica tranquilla, di quelle che
calmano i nervi e fanno pensare che tutto vada bene, di quelle con le quali
puoi muoverti liberamente, chiudendo gli occhi e lasciandoti trasportare dalle
note. Lo so, è strano detto da un ballerino di hip-hop, ma ogni tanto ho
bisogno di tranquillità.
Torno in fretta all’Accademia, corro in camera, prendo il
mio iPod e vado in sala danza. Non so se siamo autorizzati ad utilizzare la
aule anche fuori dall’orario scolastico, ma è quasi mezzanotte, chi se ne
accorgerà?
Collego l’iPod allo stereo e faccio partire Primavera di
Einaudi, adoro queste note. Chiudo gli occhi e comincio a muovermi con
lentezza.
Non penso più ai miei compagni che sembrano impazziti, non
penso più alle lezioni che domani inizieranno, non penso più a nulla.
Ci sono solo io, io e la musica.
Continuo a ballare, ma dopo poco sento la porta aprirsi.
–Ehi, ballerino, mi spiace interromperti, ma io qui devo chiudere!-
Riapro gli occhi e mi riconnetto con il mondo intorno a me.
E’ il custode ad avermi interrotto, ha in mano un’enorme mazzo di chiavi che
sventola, per sottolineare la sua frase.
-Sì, scusi, non sapevo le aule venissero chiuse ad una certa
ora.-, prendo l’iPod ed esco dalla sala.
-Tutto viene chiuso a mezzanotte, è scritto sul regolamento
che è affisso alle porte delle camere. E che puntualmente nessuno legge!-
Mi blocco. –Aspetti, intende dire proprio tutto? Cioè, anche
il portone d’ingresso?-
-Certo, ragazzo, si presume, sempre da regolamento, che
entro mezzanotte tutti i ragazzi siano nelle loro camere!-
Non rispondo e corro in camera, prendo il cellulare e provo
a chiamare Luca, ma non risponde. Con tutto il casino della discoteca non lo
sentirà mai… Ma forse Dominique è tornata ai divanetti e ci sono più
possibilità che risponda! Provo a chiamare lei, ma è staccato.
Mentre riprovo con Luca, la porta si apre, è Simone.
-Ehi, sono tornati anche gli altri?- gli chiedo posando il
cellulare.
-Gli altri? Io sono rimasto qui, non vado dove non sono
voluto.-
-Ascoltami, se non tornano subito non riusciranno ad entrare
fino a domattina!-
Simone alza le spalle. –Fatti loro, avrebbero potuto leggere
le regole, prima di uscire a divertirsi.-
Lo guardo irritato. –Andiamo, non hai il numero di qualcuno
di loro? Francesca? Clarissa? Alessandro?-
-Ma chi li conosce?! Pensa a dormire se non vuoi arrivare
distrutto a lezione domani.-
Sbuffo e provo a richiamare sia Luca che Dominique. E’
inutile, non rispondono. Mando loro un messaggio, anche se so che non servirà a
nulla, il custode avrà già chiuso tutto.
Cosa c’è di meglio che una bella punizione per quasi tutti i
ragazzi del primo anno per inaugurare l’inizio delle lezioni?
Note d’autore:
Ecco, come
promesso, il primo vero capitolo!
E’ più un’introduzione
sui personaggi, che un vero e proprio capitolo, anche se molti di loro
subiranno forti cambiamenti durante il corso della storia.
Vi do un
consiglio, che, potendo, darei anche a Matt: non giudicate subito, aspettate il
vero inizio dell’’anno scoltastico’ e poi potrete farvi un’idea di come sono i
personaggi.
Be’, detto
questo, passo nuovamente ai ringraziamenti:
Grazie a chi
ha recensito la storia, grazie a chi l’ha messa tra le ricordate o tra le
seguite e grazie anche a chi l’ha solo letta. Grazie.
A mercoledì!(:
Un bacio.
Clì.♥
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Capitolo 3 *** II. ***
II
Mentre vado verso la mensa per fare colazione vengo
raggiunto da Alessandro.
-Siamo riusciti ad entrare solo dieci minuti fa, speriamo
non si siano accorti di nulla!-
-Già, speriamo…-
-Andiamo, non si danno punizioni il primo giorno di scuola…
vero?- chiede un nervoso Luca.
Alzo le spalle.
–Dai, forse davvero non si sono accorti di nulla!-
l’ottimismo di Alessandro viene interrotto da una voce metallica.
-Tutti gli alunni del primo anno si rechino in teatro entro
dieci minuti.-
-Cazzo.-
Andrea arriva con un’espressione nervosa. –Io avevo detto di
tornare presto, ma tanto non mi crederanno mai…-
-Stai scherzando? Ti abbiamo trascinato con la forza fuori
dal locale!-
-Non dite sciocchezze! Ora volete incolpare me?-
Arriva Francesca con il suo accento dell’est. –Ma smettetela
di litigare! Ci siamo dentro tutti-o quasi.-, precisa guardando me con un
sorriso.
-Mal comune mezzo gaudio, no?- arriva ridendo Stefania.
Lentamente, con espressioni funeste, ci rechiamo tutti in
teatro.
–Se mi prendo una
punizione a causa di quegli idioti, li prendo a pugni.- sussurra nervoso Simone
sedendosi accanto a me.
-Io non posso essere espulsa! Ho fatto tantissimi sacrifici
per essere qui!-
-Tutti ne abbiamo fatti, Dom!-
Tutti i mormorii vengono interrotti quando una donna sulla
sessantina sale sul palco.
-Potreste entrare nei Guinness dei Primati. L’infrazione
delle regole più veloce della storia. Siete in dodici, vi siete presentati qui
in centinaia, credete che ci voglia tanto per rimpiazzare ognuno di voi?-
Ci agitiamo sulle sedie. So che dovrei essere più
tranquillo, io non ho infranto il regolamento, ma non riesco a placare l’ansia.
-Ogni anno ci assicuriamo che ogni stanza sia fornita di
regolamento. Nessuno lo rispetta mai del tutto, di solito si cerca di
nascondere la cosa e noi professori cerchiamo di chiudere un occhio. Ma dieci di voi hanno infranto le regole
stanotte. Non uno, non due, dieci.
Credevate davvero che non ce ne saremmo accorti?-
Carlo, un cantautore che non si fa spaventare da nulla, alza
la mano. La donna, con un cenno del capo, gli dà la parola.
-Non volevamo mancare di rispetto a nessuno, ieri eravamo
tutti così entusiasti che non abbiamo minimamente fatto caso al regolamento.
Volevamo festeggiare l’ammissione nella scuola. Di certo, avendo conosciuto le
regole, non ci saremmo giocati questa grande opportunità che ci state
offrendo.-
-Bene. E’ esattamente ciò che volevo sentire. Ma devo sapere
che tutti la pensate come…-
-Carlo Basile.-
-… come Carlo. Dovete essere coscienti di ciò che questa
scuola vi chiede. Se credete che un coprifuoco e un po’ di educazione siano un
buon prezzo da pagare per il vostro futuro, allora rimanete. Se vi sembra
esagerato: la porta è aperta, potete uscire quando volete. Tranne dopo la
mezzanotte, ovvio.-
Tutti sorridono un po’ più tranquilli.
-E’ il vostro primo giorno di scuola, non ho il coraggio di
rovinarvelo con una punizione.-, stavolta i sorrisi sono più distesi. –L’orario
e l’ordine delle lezioni sono appesi alla bacheca principale. Andate pure.-,
facciamo tutti per alzarci. –Ah, ragazzi, io sono la preside Ferrari. Benvenuti
nella mia scuola.-
Abbiamo sei ore di lezione al giorno, tre la mattina e tre
il pomeriggio dal lunedì al venerdì, tranne il giovedì, libero, e il mercoledì,
ché facciamo cinque ore di scambio. Noi ballerini abbiamo due ore di
recitazione, due di canto e una con un professore di danza che si alterna ogni
settimana.
Ci sono due professori per ogni categoria e una che fa
lezione con i ragazzi delle altre categorie. Io e Dominique abbiamo lezione
quasi sempre con Dardani, il professore sulla quarantina, un coreografo di
hip-hop/moderno molto famoso all’estero.
Alessandro e Francesca, entrambi ballerini classici, faranno
lezione con la prof rossa. E tutti e quattro ci incontreremo unicamente nel
giorno di scambio.
Oggi è martedì, quindi vado con Dominique nella nostra sala.
-Salve, ragazzi.- ci accoglie Dardani. –Siete contenti di
essere qui? Ho saputo di ciò che è successo la scorsa notte. Non preoccupatevi,
alla fine puniscono davvero di rado.- ci fa l’occhiolino e noi gli sorridiamo.
–Bene, siete pronti ad iniziare le lezioni?-
Io e Dominique ci scambiamo uno sguardo incerto.
-Andiamo, non vi mangio, voglio solo vedere ciò che sapete
fare meglio oggi! Vogliamo dare la precedenza alle donne?-
Sì, per favore!
-Dominique, vieni tu.-
Con un sorriso incerto la gemella va al centro della sala e,
dopo aver comunicato la canzone, All Good Things della Furtado, comincia a
muoversi. E’ davvero brava, ha una musicalità incredibile e un’espressività che
colpisce, mi piace.
Termina il pezzo sedendosi a terra con un sorriso.
-Bene, molto bene! Adesso ballalo senza musica.-
Dominique sgrana gli occhi, ma si alza e, al via del prof,
riparte con il pezzo.
E’ strano, l’espressività di prima sembra sparita, è
insicura e i movimenti sembrano incerti, tremolanti. Dopo poco Dardani la
blocca.
-Vedi, quando c’è la musica ti fai trascinare, lasci che le
emozioni prendano il sopravvento, così da darti energia e da non far notare le
carenze tecniche.-
Dominique ha gli occhi bassi e si morde le labbra
arrossendo.
Dardani cerca di addolcire il tono. –Non fraintendermi, sei
brava, ma non puoi aggrapparti alla tua capacità espressiva, quella ti aiuterà
molto, ma dobbiamo occuparci della tecnica, okay?-
Dominique annuisce mantenendo lo sguardo basso.
-Ehi, eravate duecento ballerini alle selezioni, ora quanti
ne siete?-
-Quattro…- sussurra Dom.
-Ecco! E tu sei una di quei quattro, vuol dire che hai
qualcosa che ci ha colpito molto, quindi non stare male per ciò che ti dico, lo
faccio per te, per il tuo futuro!-
Finalmente Dominique alza lo sguardo, annuisce e torna
accanto a me.
-Allora, Mattia, vuoi far vedere a questa bella ballerina
che sai fare?-
Sorrido incerto e vado al centro della sala, ripetendomi le
parole che Dardani ha appena detto a Dominique.
Io ho qualcosa. Qualcosa di speciale.
-Ehi, ballerino, com’è andata?- mi chiede Andrea sedendosi
accanto a me alla mensa.
-Meglio di quanto mi aspettassi. A te?-
Martina, un’altra attrice, ruba una delle mie patatine e si
mette a ridere. –Il prof gli ha fatto interpretare un asino!-
-Un asino?- chiedo ridendo anch’io. –E perché?-
-Dice che sono troppo presuntuoso e devo partire dai ruoli
più stupidi per placare la mia arroganza.- sbuffa bevendo dal mio bicchiere.
-Ehi, ma non potete prendere cibo e acqua per voi?-
abbraccio le mie cose e guardo Martina e Andrea con aria minacciosa.
Martina alza le spalle. –No, le tue patatine sono più
buone!- infila la mano tra le mie braccia e ne prende un paio.
Andrea la imita. –E poi tu sei un ballerino, devi mantenerti
in forma!-
Sbuffo e alzo gli occhi al cielo. –Ma devo anche essere
energico, no?-
-Fatti tuoi.- ride Martina continuando a prendere le mie
patatine.
Be’, dai, almeno sono simpatici!
Simone si siede al nostro tavolo. –In questa scuola ci sono
troppi coglioni.-
-Senti chi parla.- risponde Michela la gemella sedendosi
accanto a lui.
-No, Ela, ma l’hai sentito Basile, stamattina, che faceva il
perfettino con la preside? E in aula è stato anche peggio!-
Michela scuote il capo con un sorriso. –A me è sembrato
sincero, non credo l’abbia fatto solo per accattivarsi la preside. E, anche se
fosse, ha salvato il culo a tutti, quindi ben vengano le lusinghe!-
Simone sbuffa. –Io non lo sopporto!-
-Tu non sopporti troppe persone, Simo!-
-Pensa a quanti non sopportano te.- dice Andrea inarcando le
sopracciglia.
E sono queste parole a scatenare l’inferno! Simone si alza e
si butta contro l’attore. –Vedi di non esagerare, io qui sono per cantare e non
per farmi rompere le palle da tutti voi figli di papà che siete qui per
divertirvi un po’!-
-Ravera, vedi di non esagerare tu!-, interviene Dominique a
muso duro. –Nessuno è qui per divertirsi! Abbassa la cresta, se sei nervoso non
te la prendere con noi!-
Simone sbuffa, si alza e va via, lasciando un’atmosfera di
tensione intorno a noi.
Nota d’autore:
Ed eccomi di
nuovo qui.
Questo
capitolo è noioso, lo so, perché non c’è ancora il vero protagonista! Cioè,
CO-protagonista.
E questo mi
porta ad annunciarvi che, dal prossimo, ogni due capitolo si cambierà punto di
vista, ora ci sono stati i due di Mattia, il prossimo sarà già dal punto di
vista di… dell’altro, poi scoprirete anche lui.
Bene, riguardo
questo capitolo, l’unica cosa buona è Martina, che amo profondamente, ahah.
Okay, sempre
i soliti ringraziamenti: a chi legge, a chi mette tra le seguite e le
ricordate, a chi mi ha ispirato la storia, a chi mi ha costretto a
scriverla(letteralmente!), a chi fa trovare la voglia di pubblicare storie, a
chi… diciamo un po’ a tutti, ché stasera sono molto in vena di ringraziare,
ahah.
Be’, ora vi
lascio e vado a farmi una lunga doccia piena di film mentali!
Un bacio.
Clì.♥
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Capitolo 4 *** III. ***
III
Guardo l’orologio. –Leo, è quasi mezzanotte.-
Leo mi sorride e ci fermiamo in questa strada semideserta. Marco
appoggia lo stereo a terra e fa partire una canzone a caso.
Ecco. Basta questo e tutta l’atmosfera cambia. La musica si
propaga lungo tutta la strada e, mentre cominciamo a muovere i primi passi, una
folla di curiosi comincia a radunarsi intorno a noi.
Ci sono quelli che ormai ci conoscono da tempo e quelli che,
vedendoci ballare lì per la prima volta, fanno spazio ad espressioni di stupore
misto ad ammirazione sui loro visi.
Ma ora non ce ne accorgiamo. Quasi non li vediamo, troppo
‘testare’ la nuova coreografia, possiamo andare avanti anche per una decina di
minuti, ci fermiamo solo quando siamo davvero esausti e svuotati.
Allora ci guardiamo intorno e, incrociando gli sguardi ammirati
dei nostri ‘spettatori’, ci sentiamo riempire da belle sensazioni.
Spesso molti si fermano a farci qualche domanda, sono sempre le
stesse, da quanto lo facciamo, perché lo facciamo… è divertente. Quelli che ci
vedono per la prima volta ci considerano quasi delle star o dei mostri, come
quelli dei film, che spuntano all’improvviso, ti lasciano stordito per un po’ e
poi spariscono nel nulla.
Stasera ci sono molti ragazzi che conosciamo già. Mentre Leo e
Marco chiacchierano con loro, noto un uomo sulla quarantina che ci osserva da
lontano. Anche lui nota il mio sguardo e, con un sorriso, mi fa segno di
avvicinarmi.
-Siete davvero bravi.-
-Grazie.-, gli sorrido, i complimenti sono sempre ben accetti.
-Da quanto balli?-
Alzo le spalle. –Saranno quattro anni.- dico ridendo, ripensando
ai miei primi tentativi di unirmi a Leo e Marco, più grandi e più bravi di me.
-Balli davvero bene. Io me ne intendo.-
-Davvero?-, sono stupito, qui non c’è nessuno che capisca davvero
ciò che facciamo, spesso sono le ragazzine a fermarsi, perché trovano ciò che
facciamo ‘tremendamente figo’.
-Sono un coreografo.-
-Wow.-, sto parlando con un coreografo, sto davvero parlando con un coreografo?
-Quanti anni hai?-, mi chiede l’uomo, sembra concentrato, perso in
una lotta interiore.
-Diciannove.-
Annuisce con un sorriso. –Perfetto!-
Mi acciglio, non capisco dove voglia arrivare, perfetto per cosa?
-Ti andrebbe di studiare danza con me? Studiarla davvero, in una
scuola.-
Sgrano gli occhi. Una scuola? Credevo che queste cose succedessero
solo nei film, incontrare un coreografo
per strada che mi propone di andare a studiare con lui! –Ma… certo! Cioè…-,
vengo bloccato da mille pensieri. –Dipende. Quanto si paga? Dov’è questa
scuola?-
-E’ vicina, a dieci minuti da qui!-
Bene, ha risposto ad una domanda, ma non alla più importante. –E…-
-Non dovrai pagare nulla, ti offro una borsa di studio. Sei bravo,
voglio aiutarti a migliorare, niente soldi, sei una scommessa. Una scommessa
con me stesso.-
Sgrano gli occhi, forse sto davvero sognando! –Dice sul serio? Non
mi sta prendendo in giro?-
-No.-, ride l’uomo.
Lo abbraccio di slancio, forse è un angelo sceso dal cielo!
-Domani mattina, all’Accademia delle Belle Arti, vieni lì alle
otto e chiedi di me, il professor Dardani, ti spiegherò tutto.-
-Oddio, grazie! Grazie mille!-, sono euforico, non posso crederci,
andrò a studiare in una vera scuola, in un’Accademia!
L’uomo mi sorride. –Alle otto, puntuale!-
Certo, certo che sarò puntuale, non si fa attendere il destino,
no?
Sono arrivato all’Accademia che mi ha indicato il professore ieri
sera, mi sembra tutto così incredibile! I corridoi sono pieni di ragazzi che
cantano, ballano, chiacchierano o parlano da soli. Sembra di essere in un mondo
parallelo, un mondo che sogno più o meno da sempre.
Vedo venire il prof di ieri sera verso di me.
-Bene, vieni con me. Come hai detto che ti chiami?-, parla
velocemente e mi conduce in una specie di auditorium, un teatro nella scuola.
-Daniel, Daniel Corsi.- lo seguo dietro le quinte del palco e
sento in lontananza una voce metallica annunciare ‘Tutti i ballerini del primo
anno si rechino in teatro entro dieci minuti’, mi sento assalire dall’ansia.
Quindi ci sono dei ‘ballerini del primo anno’. E io sarò uno di loro?
Il professore mi spiega velocemente il meccanismo. Siamo in una
scuola di danza, canto e recitazione, ci sono tre corsi, io farò parte del
primo, a fine anno ci sarà un esame e, se lo passerò, andrò al secondo
corso. Mi dice che qui si lavora tanto,
tantissimo. Non è un gioco. Devo stare qui solo se ci credo, se lo voglio
davvero. –Tu lo vuoi?-
-Sì!-
Più di ogni altra cosa.
-Perfetto!-, si volta e sale sul palco.
Sento un po’ di confusione, probabilmente i ragazzi del primo anno
sono arrivati. Vengono zittiti dal professore. –Vi ho fatti convocare qui
perché ho una notizia per voi. Come sapete ogni anno ammettiamo quattro o
cinque ballerini, voi ne siete quattro, il quinto posto spetta a qualcuno che
ci colpisce, anche se non ha fatto le selezioni. E’ raro che questo quinto
posto venga occupato, ma quest’anno è così.-, sento i battiti del mio cuore
accelerare. –Daniel, vieni qui.-, mi chiama il professore.
Entro in scena e sposto lo sguardo sui quattro ragazzi seduti
nella prima fila, hanno un’aria confusa, stupita.
Il professor Dardani lascia il palco. –Fa’ vedere loro cosa sai
fare.-
Sgrano gli occhi. Dopo pochi secondi parte la musica che abbiamo
usato ieri sera e capisco. Comincio a ballare, modificando alla meglio le parti
in cui ballavo con Leo e Marco. Finita la musica, il prof applaude e i
ballerini, seppur ancora confusi, lo imitano.
Il mio angelo salvatore sale sul palco e mi sorride. –Ragazzi, lui
è Daniel e da oggi sarà un vostro compagno. Frequenterà le mie lezioni. Mattia,
ho pensato di metterlo in stanza con te, così gli spiegherai come funzionano le
cose quando si sta in sala con me, d’accordo?-
Uno dei ballerini annuisce e abbozza un sorriso per me.
-Bene, ora potete andare. Daniel, tu sei esentato dalle lezioni
per oggi. Fatti dare le indicazioni per la camera dal signor Luigi, il
custode.-, mi sorride e va via.
I ragazzi lo imitano e solo il ragazzo con cui sarò in stanza,
Mattia, si volta verso di me con un sorriso, prima di uscire. –Ci vediamo
dopo.-
Ricambio il sorriso. –A dopo.-
Nota
d’autore:
Scusate il
ritardo, questo week-end è stato particolarmente... impegnativo, ahah.
Ma ecco il
nuovo capitolo e l’entrata in scena di Daniel! Dolce, tenero, cucciolo,
stupido, idiota, coglione Daniel.
Okay, sono
troppo presa da questa storia, devo smetterla! Ahah.
Questo
capitolo non mi piace, non succede nulla di particolare, ma, OVVIAMENTE, era
necessario.
Ringrazio
tutti, di nuovo, scusate, niente lista per oggi, anche perché, se avete letto
le mie precedenti note, sarebbe solo una ripetizione, ahah.
Be’, allora a
mercoledì.
Un bacio.
Clì.♥
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Capitolo 5 *** IV. ***
IV
E’ stranissimo essere qui. Mi guardo intorno e tutto mi fa pensare
a persone che amano l’arte come me. La stanza è piena di scaldamuscoli,
spartiti, copioni. Ho ancora la sensazione di essere in un sogno.
Mi butto su uno dei letti e premo le mani sugli occhi, cercando di
autoconvincermi che tutto questo è reale.
-Ehi! Tu chi sei?-, apro gli occhi e mi ritrovo davanti un ragazzo
dai capelli neri e occhi blu che danno l’impressione di stare sempre in
guardia.
-Sono Daniel, un nuovo ballerino. Siamo in stanza insieme… almeno
credo. Questa è anche la tua stanza, no?-
Lui annuisce e si sdraia sul letto, prende uno dei fogli sul
comodino, una penna e comincia a scrivere.
-Sei un attore?-, gli chiedo esitante. Ho bisogno di parlare con
qualcuno, così capirò di non vivere un sogno.
-Cantante.-, risponde il ragazzo senza staccare lo sguardo dal foglio
e continuando a scrivere.
Annuisco. –Come ti chiami?-
Stavolta il cantante si gira verso di me. –Simone. E, se vuoi che
andiamo d’accordo, cerca di parlare di meno.-
Bene. Adesso so di non essere in un sogno. Brusco risveglio.
Mi sdraio nuovamente sul letto e mi metto a giocare con il mio
cellulare, pensando.
Quando ho detto a mia madre
di essere stato ammesso in una scuola e che non avrei dovuto pagare nulla, era
più incredula di me, mi ha abbracciato e mi ha fatto mille raccomandazioni. Leo
e Marco mi hanno mandato a quel paese, credendo che li stessi prendendo in
giro, quando hanno capito che dicevo sul serio sono stati entusiasti, felici
per me.
Mi dispiace non poter ballare più con loro, come ormai ero
abituato a fare da anni. E dispiaceva anche a loro, ma hanno capito. E’
un’opportunità incredibile, non posso e non devo rinunciarvi.
-Ballerino di cui non ricordo il nome, si va a pranzo, vieni?-
Sposto lo sguardo su Simone che adesso sembra più tranquillo.
–Certo.-, mi alzo e lo seguo.
E’ un po’ strano, però sembra simpatico.
Arrivati in mensa ci sediamo al tavolo dove sono già sedute due
ragazze, una è una ballerina, l’ho vista stamattina in teatro, l’altra deve
essere una cantante o un’attrice.
-Ehi! E tu chi sei?-, mi chiede la ballerina con un sorriso.
Inarco le sopracciglia. –Sono… Daniel, stamattina il professor
Dardani mi ha presentato in teatro, ricordi?-
-Cos… oh, no,-scoppia a ridere. –non ero io, probabilmente parli
di Dominique, la mia gemella.-, mi indica una ragazza vicino la porta della
mensa, sono identiche, è normale che le abbia confuse.
Le sorrido. –Quindi tu sei…?-
-Michela, una cantante.-
-E anche la gemella più simpatica.-, aggiunge Simone con un
sorriso annoiato.
-Io sono Stefania!-, si presenta l’altra bionda. –Anch’io sono una
cantante e non ho gemelle, sono unica ed inimitabile!-
-E anche abbastanza modesta.- aggiunge Simone sarcastico.
-Be’, dico solo la verità!-
Sorrido anche a lei, passandomi le dita tra i capelli. Ricordare i
nomi sarà un’impresa.
Si avvicina a noi Mattia, il ballerino. –Posso unirmi a voi?-
-Non pranzi con i tuoi amichetti perfetti?- chiede Simone con un
sorriso sornione.
Mattia prende posto accanto a me e alza le spalle. –Non lascerò
Daniel in balìa dei vostri orrendi caratteri.-, dice ridendo.
-Ma no, a me sembrano simpatici.-, rispondo sorridendo.
-No! Non pensarlo! Ti stanno già facendo il lavaggio del cervello,
vogliono farti unire al loro gruppo di nevrotici!-, dice Mattia prendendomi per
le spalle e scrollandomi.
Scoppio a ridere. –Siete tutti così schizzati, qui?-
-Più o meno.- risponde una ragazza dai capelli nerissimi,
sedendosi al nostro tavolo. –A proposito,-riporta lo sguardo su di me. –tu chi
sei?-
-Daniel, un nuovo ballerino.-, dev’essere la quarta volta che lo
dico, oggi.
La ragazza mi guarda attentamente. –Finalmente un bel ragazzo!-,
esclama poi con un sorriso soddisfatto.
Simone la guarda inarcando le sopracciglia.
-Scusa?-, chiede Mattia seccato.
-Ehi, lui ha gli occhi verdi.-, risponde semplicemente la ragazza.
-Scusa?-, ripete Mattia.
-Matt, tu sei bello, ma sei più piccolo di me, mi sento una
pedofila solo a spiarti mentre provi!-
-Scusa?!-, stavolta il
tono di Mattia è sconvolto.
La ragazza scrolla le spalle con noncuranza. –Comunque io sono
Martina, la miglior attrice della scuola! E anche la più bella.-, aggiunge
lanciandomi un sorriso malizioso.
Scoppio a ridere. Okay, questi sono davvero tutti schizzati.
Entro in camera e mi butto sul mio letto, oggi non ho nulla da
fare e tra poco le lezioni degli altri ricominceranno. Mi annoierò tutto il
pomeriggio.
La porta si apre ed entra Mattia che si sdraia sul suo letto.
–Allora? Che te ne pare?-
-Di cosa?-, chiedo aggrottando le sopracciglia.
-Di tutto questo.-, risponde con un sorriso il mio compagno di
stanza. –L’Accademia, i compagni… siamo come ci immaginavi?-
Mi mordo il labbro e mi stendo supino, guardando il soffitto.
–Be’, per la scuola non so dirti, devo prima iniziare le lezioni. Per i
compagni…-, mi viene da ridere. –be’, siate strani.-
-Strani? In senso buono o in senso cattivo?-, chiede lui con una
mezza risata.
-‘Strano’ non ha un senso cattivo.-, mi volto a guardarlo e gli
sorrido. –Cioè, c’è Simone il lunatico, Michela e Dominique le gemelle opposte,
Martina la pazza, Stefania l’egocentrica … e ancora non vi conosco tutti.-
Mattia scoppia a ridere, ha una risata
contagiosa, fa sorridere anche me. –Be’, dobbiamo averti spaventato, tra
‘lunatico’, ‘pazzo’ ed ‘egocentrico’ non ce n’è uno che si salvi!-
Scrollo le spalle ridendo. –Ma no,
sembrano tutti simpatici… anche se Simone quando è di cattivo umore fa un po’
paura.-
Ride ancora e annuisce. –Concordo!-
Rimaniamo per qualche secondo in
silenzio, ancora con i sorrisi sulle labbra.
Quando ho pensato ad una nuova scuola,
l’idea di avere nuovi compagni mi spaventava, ma adesso… non sono poi così
male.
-E io?- rompe il silenzio Mattia
voltandosi verso di me.
-Tu cosa?-, chiedo con un sorriso.
Mattia distoglie lo sguardo da me e lo
sposta per la stanza. –Be’, Simone è lunatico, Martina è pazza… e io?-
Mi passo la lingua sulle labbra. –Tu
sei… non so, devo conoscerti meglio.-
Il ballerino sposta lo sguardo sulla
sveglia sul comodino e scatta in piedi. –Le lezioni! Sono iniziate dieci minuti
fa!-
Scoppio a ridere. –Corri, allora.-
Va verso la porta e, prima di
chiudersela alle spalle, si volta verso di me con un sorriso. –Ci sarà modo.-
Inarco le sopracciglia.
–Ci sarà modo di conoscerci meglio.-
Nota d’autore:
Ecco il
nuovo capitolo, stavolta in perfetto orario!
Be’, io li
amo, non ho nulla da dire. Oh e Martina è stupenda, ahah.
Sono troppo,
troppo legata a questa storia, non so
perché.
Adesso
inizia la vera e proprio storia, finite tutte le presentazioni e i riti d’inizio
anno, si può dare inizio alle danze- letteralmente.
Avevo
intenzione di aggiornare più tardi, ma oggi sono particolarmente ansiosa, non
riuscivo ad aspettare.
Grazie a
tutti, che vi fate sentire così tanto(sì, stavolta è sarcastico, ahah.), mi
consola però vedere il numero di chi segue e ricorda la storia crescere,
grazie, grazie, grazie.
Un bacio.
Clì.♥
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Capitolo 6 *** V. ***
V
Oggi Daniel e Dominique proveranno un
tango che stiamo montando da tre settimane. Più o meno da quando è arrivato
Dan.
Non so perché, ma, da ciò che ho
capito, Dominique non lo sopporta. Non il suo carattere, non gli ha nemmeno
rivolto la parola da quando è arrivato., semplicemente non sopporta il fatto
che lui sia entrato così, che non abbia dovuto fare tutte le audizioni,
imparare nuovo coreografie, essere messo alla prova.
Riesco a capirla, anche se non
condivido affatto questo ragionamento.
Io sono qui per ballare, non mi
importa degli altri. Io ballo e basta.
Mi guardo intorno, ma non c’è traccia
né di Daniel, né di Dominique in mensa, mi alzo e vado verso la nostra sala.
Proprio fuori la porta trovo Daniel,
seduto per terra con aria sconsolata.
-Ehi, cos’è successo?-, gli chiedo
avvicinandomi.
Alza lo sguardo e scuote il capo, con
un sorriso che non mi convince molto. –Credo di non star molto simpatico alla
Gemella Cattiva.-
-Che ha fatto stavolta?-, chiedo
aggrottando le sopracciglia.
Daniel si alza scrollando le spalle.
–Nulla, ero venuto qui prima per riscaldarmi, ma mi ha praticamente cacciato
dalla sala.-
Sgrano gli occhi. –Ma… scusala, è…
sotto pressione.-
–Non preoccuparti, non è per star
simpatico agli altri che sono qui.-, mi sorride ed entra con me in sala.
Dominique gli lancia uno sguardo
sprezzante.
-Dom, che problema hai?-, le chiedo
seccato.
La gemella fa un sorriso fintissimo e
scrolla le spalle. –Io non ho
problemi.-
Entra Dardani e, dopo vari esercizi
sfiancanti, chiama Dominique e Daniel al centro della sala.
-Allora, ci siete?-
I due annuiscono e, all’attacco della
base, cominciano a ballare.
Ma c’è qualcosa che non va, qualcuno che non va. Dominique si muove
senza la minima energia, la minima voglia, sbaglia i passi di proposito.
Dardani blocca la base. –Dominique,
cos’hai? Riproviamo.-
Ripartono dall’inizio e, mentre li
guardo, comincio a muovermi anch’io, accenno i passi che dovrebbe fare
Dominique, ma che lei non si preoccupa di fare. Guarda Daniel con aria annoiata
e, più volte, lo spinge.
Stavolta è Daniel a bloccarsi. –Mi spieghi
che problema hai?-, le chiede seccato.
Dardani blocca nuovamente la base,
anche lui irritato dalla scena che gli si presenta davanti.
-Io non ho problemi.-, ripete
Dominique con un sorriso lezioso. –Forse sei tu ad averne. Perché non torni a ballare in strada con i tuoi
amici? Sarà meno soddisfacente, ma almeno ballerai con persone che ti
vogliono.-
Daniel la guarda scuotendo il capo,
poi si volta, prende la sua felpa e lascia la sala.
La gemella sorride, guardandolo
allontanarsi e fa per sedersi accanto a me.
-Dominique-, la richiama Dardani. –va’
fuori dalla sala, non farai lezione con me finché non imparerai l’umiltà e
l’educazione.-
Dominique inarca le sopracciglia. –Io
devo imparare l’umiltà? E’ lui che dovrebbe capire di non essere all’altezza di
questa scuola!-, detto questo prende la sua roba e va nello spogliatoio.
Il professore la guarda allontanarsi
con sguardo seccato, poi sembra ricordarsi della mia presenza. –Mattia, vuoi…
vuoi provare Born this Way?-
Mi mordo il labbro, ancora intento a
fissare la porta dalla quale è uscito Daniel. –Mi scusi, professore, ma oggi
non credo sia una buona giornata per provare.-
Dardani alza gli occhi al cielo
esasperato. –D’accordo, vai anche tu… che bell’atmosfera che si respira in
questa classe…-
Quasi non lo sento, metto la felpa ed
esco dalla sala, seguendo la strada presa da Daniel.
Dopo quasi mezz’ora che lo cerco,
trovo Daniel nel cortile dell’Accademia, seduto a terra, con la schiena contro
il muro e lo sguardo perso.
Mi avvicino e mi siedo accanto a lui,
in silenzio. Non dà segno di avermi notato, ma so che l’ha fatto.
Rimaniamo così per qualche minuto.
-Dominique è una stronza.-, dico
all’improvviso. Avrei voluto stare ancora un po’ in silenzio, ma è stato più
forte di me.
Con mia sorpresa, lo sento ridere.
–Sì, in effetti lo è.-, sussurra con un sorriso.
Annuisco e torniamo a fissare il
vuoto.
-Non dovresti star provando?-, mi
chiede rompendo il silenzio che si era ricreato.
Scrollo le spalle. –L’aula di moderno
è troppo piena di egocentrismo stamattina, meglio starne alla larga.-
Lo sento sorridere nuovamente e mi
volto a guardarlo. Gli occhi verdi sono bassi e fissano l’erba, si passa più
volte la lingua sulle labbra. Vorrebbe dire qualcosa, ma alla fine decide di
rimanere in silenzio.
Vedo lentamente il suo sorriso sparire
e finalmente parla. –Dicevo sul serio… cioè, io sono qui per ballare, non mi
importa degli altri, ma se ‘gli altri’ mi impediscono anche di ballare…-
-… non puoi più ignorarli.-, completo
io al suo posto.
Annuisce lentamente, gli poso una mano
sul braccio e glielo stringo. –Però sei stato bravo, nonostante lei cercasse in
tutti i modi di farti sbagliare, sei andato avanti. Cioè, è dovuta arrivare
alle mani per farti fermare.-
Sorride e alza lo sguardo verso il
cielo. –Finché posso, non mi fermo.-
I suoi occhi, colpiti dalla luce del
sole, sembrano ancora più chiari, brillano. Stavolta il suo sorriso non
scompare, è un sorriso sincero.
-Dai, almeno ci sei tu a tirarmi su di
morale… cosa può una Dominique qualunque contro le risate di Mattia Barone?-,
dice alzandosi e scrollandosi l’erba dalla tuta.
Lo imito e rido. –Vedi? Non siamo
tutti dei mostri cattivi! La maggior parte… ma non tutti.-
E’ mezzanotte passata e siamo in
teatro, Simone è riuscito a convincere il signor Luigi a non chiuderlo a
chiave.
Siamo qui da quasi due ore, stesi
nelle posizioni più improbabili sulle comode poltrone delle prime file, io,
Simone, Daniel, Michela e Martina. Da poco ci ha raggiunto anche Carlo. Gli
altri sono andati a farsi un giro in città, l’idea di unirci a loro non ci ha
nemmeno sfiorato la mente, ormai siamo divisi in due trincee e c’è chi sta un
po’ con noi e un po’ con gli altri.
Noi siamo i buoni. Alessandro,
Dominique, Andrea e Luca sono i cattivi, Francesca, Carlo, Clarissa e Stefania
sono i neutrali.
Carlo sembra simpatico e, nonostante i
dissidi dei primi giorni, anche Simone si è un po’ ricreduto su di lui. Negli
ultimi giorni sta passando più tempo con noi, Martina lo conosceva già prima
che fossero ammessi qui, ci ha torturati per non essere antipatici con lui. E a
Martina non si può dire no.
-Ehi, ragazzi!-, Michela ci risveglia
dal torpore che ci ha colpiti.
Simone si strofina gli occhi. –Ela,
non urlare, però, io ho sonno!-
La gemella buona sbuffa e ignora il
commento di Simone. –Ma voi siete fidanzati? Me lo chiedo spesso, ma dimentico
sempre di domandarvelo!-
Simone inarca le sopracciglia e torna
a dormicchiare, appoggiandosi alla poltrona di Martina.
-E’ vero!-, l’attrice annuisce. –Me lo
chiedo anch’io. Allora, Ela, prima tu.-
-Io? No, lasciata da poco…-
-Povera cucciola…-, ma l’attenzione di
Martina si sposta velocemente. –E tu, Danny?-
Daniel sorride a Michela. –Anch’io.-
Sento uno strano calore allo stomaco,
ma non ho tempo di pensarci, perché Martina si rivolge a me. –E tu? Non dirmi
che non hai una ragazza, perché non ti credo!-
Sorrido con un’alzata di spalle. –Be’,
è così.-
Una ragazza… ecco, anche questo è il
problema dei nuovi amici, è facile con quelli che ti conoscono da sempre, che
le cose le hanno vissute con te, ma come lo dici a degli amici conosciuti da
poco che non sono le ragazze a piacerti? Non sai come potrebbero reagire, ma
non puoi semplicemente ignorare la cosa. Tutto ciò che puoi fare ora è evitare
l’argomento il più a lungo possibile. Cosa che sto facendo e continuerò a fare
io finché mi sarà possibile.
-E tu, Carlo? Sei fidanzato?-, chiede
Michela, riportandomi alla realtà.
Martina scoppia a ridere, disturbando
nuovamente il dormiveglia di Simone. –Mancini, ho capito che il tuo amico è uno
sfigato ed è ignorato da tutte le ragazze del mondo, ma non farglielo pesare
così.-
Carlo lancia uno sguardo annoiato a
Simone. –Non sono fidanzato…-
-… ma è innamorato!-, dice Martina
riprendendosi a stento dalle risate. –Inamoratissimo! Come direbbe lei… con
quel suo accetto stupendo!-
Carlo le dà uno schiaffo dietro la
testa e io sgrano gli occhi. –Ti piace…?-
-Eh, sì!-
-Che carino! Al nostro dolce
cantautore piace quella figa della ballerina russa!-, dice Simone con voce da
bambino.
Carlo alza gli occhi al cielo. –Per
favore! E’ già abbastanza complicato senza che voi infieriate!-
Sorrido, guardando Carlo arrossire e
spostare lo sguardo sul pavimento.
Vorrei unirmi alla conversazione, che
intanto procede, ma un tocco sulla spalla mi spinge a voltarmi. E il mio sorriso
si allarga. Daniel, semi addormentato, ha appoggiato la testa sulla mia spalla.
Rimango a fissarlo per un po’, senza riuscire a distogliere lo sguardo.
Michela ride, guardando prima Simone,
che si è rimesso a dormire, poi Daniel, appoggiato a me. -Ehi, magari è meglio
se torniamo in camera! Li stiamo perdendo uno ad uno.-
Mentre Carlo si alza e Martina sveglia
Simone, Daniel apre gli occhi e si stiracchia, raggiungendo Carlo e Michela già
in piedi.
Sento una strana sensazione di vuoto,
senza il calore della sua testa sulla spalla, mi sento quasi incompleto.
Nota
d’autore:
Ed
eccomi qui, di nuovo in ritardo, ahah.
Siamo
tornati dal punto di vista di Matt, come avrete notato. Quant’è bello, Matt!
Basta,
devo smetterla di fare la fangirl per questa storia!
Comunque,
questo capitolo non mi convince tanto, ma non sapevo come migliorarlo, quindi l’ho
lasciato così.
Ringrazio?
Sì, ringrazio anche stavolta, ahah.
Grazie
a tutti voi che leggete, siete adorabili. Grazie a chi mette la storia tra le
seguite o le ricordate, vedere quei numeri crescere fa sempre tanto, tanto
piacere.
Poi…
sapete che noi scrittori alle prime armi ci esaltiamo anche per un ‘Bella
storia, mi piace’, vero? Ahahah, non so più come chiedere di recensire senza
rendere la cosa esplicita. Sì, sto manipolando le vostre menti! E anche male,
visto che la cosa non funziona, ahah.
Okay,
basta, ho iniziato a sclerare sul serio, meglio salutare: a mercoledì!
Un
bacio.
Clì.♥
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Capitolo 7 *** VI. ***
VI
E’ notte fonda, fuori c’è il diluvio.
E’ da più o meno due ore che mi rigiro nel letto, ma non c’è niente da fare,
non riesco a prendere sonno.
Mi alzo e mi siedo a terra, davanti
alla finestra, a guardare la pioggia che cade.
Non mi piacciono i temporali, non mi
sono mai piaciuti, però mi affascinano. Non riesco a distogliere lo sguardo
dalla gocce di pioggia che scivolano sulla finestra.
Sento qualcuno mormorare parole
sconnesse nel sonno, deve essere Simone, lo fa sempre, è sonnambulo. Una notte
mi ha spaventato tantissimo, mi sono svegliato ed era in piedi accanto al mio
letto, con lo sguardo vuoto sulla parete, ha sussurrato qualche parola a caso,
si è voltato ed è tornato a letto. Quando, la mattina dopo, gliel’ho
raccontato, non mi ha creduto e Daniel non riusciva a smettere di ridere.
Un sorriso mi spunta sul viso.
Luca ha cambiato stanza un paio di
settimane fa e, onestamente, ne sono felice, adesso stiamo tutti meglio, si
ride di più, c’è meno tensione in camera.
Sento dei passi dietro di me, di
sicuro è Simone, di nuovo sonnambulo. Mi volto e… no, non è Simone.
E’ Daniel che si strofina gli occhi e
si siede a terra vicino a me. –Non dormi?-
-Quando piove non riesco a prendere
sonno. Tu?-
Scrolla le spalle, soffocando uno
sbadiglio. –Mi sono svegliato e ti ho visto qui.-
Sorrido e rimaniamo in silenzio per un
po’, fermi a fissare la pioggia fuori, che sembra si stia placando.
-No, basta, non voglio altro yogurt!
Ste’, lasciami stare, dai, vieni qui…-
Saltiamo entrambi e ci voltiamo di
scatto, poi, realizzando che è stato Simone nel sonno, scoppiamo a ridere,
cercando di tenere bassa la voce, se lo svegliassimo probabilmente ci
ucciderebbe.
-Mmm… ‘Ste’’… quanti amori che stanno
nascendo in questa scuola!-, dice Daniel sdraiandosi a terra e chiudendo gli
occhi, quando riusciamo a calmare le risate.
Lo guardo per qualche secondo… ‘quanti
amori che stanno nascendo in questa scuola’… mi appoggio anche io accanto a lui
e mi addormento così, con questa frase che mi rimbomba in testa.
Io, Daniel e Simone corriamo il più
velocemente possibile verso il teatro. Oggi è mercoledì, abbiamo gli scambi. E
siamo tremendamente in ritardo per la lezione di recitazione.
Quando arriviamo, prima di aprire la
porta, ci fermiamo, prendiamo un po’ di fiato ed entriamo con le teste basse.
-Oh, i tre moschettieri ci hanno
degnato della loro presenza!-, esclama Mariani, il professore di recitazione.
Michela e Carlo soffocano una risata,
vedendo la nostra aria trafelata mentre ci sediamo in seconda fila.
-Ora che ci siamo tutti…-, Mariani
sposta nuovamente lo sguardo su di noi. -… volete provare una scena de ‘Il
Paziente Inglese’?-
Tutti mugugniamo, muovendoci sulle
sedie.
Il professore alza gli occhi al cielo.
–E va bene, io vado a parlare con la preside, voi fate quello che vi pare, ma
non lasciate il teatro!-
Ci alziamo e ci mettiamo tutti vicini
a chiacchierare. Fortunatamente anche per le lezioni di scambio siamo stati
divisi in gruppi che abbiamo potuto scegliere liberamente. Per la lezione di
recitazione siamo io, Daniel, Simone, Carlo, Michela e Francesca.
-Fra, stasera che fate?-, chiede
Michela alla bella ballerina estera.
-Oh, abbiamo pensato di andare ad una
festa, la organizza un’amica di Stef, voi venite, vero?-
Io, Daniel, Simone e Michela ci
scambiamo uno sguardo titubante, Carlo è troppo impegnato a guardare Francesca
fingendo di non farlo, per prestare attenzione alla conversazione.
Francesca sbuffa. –Andiamo, questa
situazione sta diventando ridicola! Se tutto va bene ci vedremo per i prossimi
tre anni, non potete evitarvi per sempre!-, poi addolcisce il tono, cercando di
convincerci. –E’ una festa, ci saranno tante persone, tanto belle ragazze.-,
aggiunge lanciando uno sguardo a Simone.
Io e Daniel ci guardiamo con un
ghigno, sappiamo già che Simone alla fine dirà sì, ma non per le ‘tante belle
ragazze’, per ‘l’amica’ dell’organizzatrice.
E infatti il nostro compagno di stanza
scrolla le spalle. –Okay.-
Fra sorride soddisfatta. –E voi?-
Michela è da giorni che ci ripete di
voler uscire, quindi subito annuisce. –Per me va bene.-
-Carlo, tu?-
Carlo salta e si volta verso Francesca
cercando di apparire disinteressato. –Una festa? Okay.-
Incrocio lo sguardo di Daniel che
scuote lentamente il capo. –Noi restiamo qui, dobbiamo… provare una nuova
coreografia di Dardani.-, dico con un sorriso di scuse.
-Ehi! Tre su cinque, è un gran
risultato!-, esclama Francesca sorridendo.
Ridiamo tutti con lei e, mentre
cambiano argomento, Daniel si avvicina a me. –Grazie.-, sussurra con un
sorriso.
Lo capisco, Alessandro, Andrea e Luca
non gli hanno mai rivolto la parola in due mesi che è qui e Dominique, dopo il
casino in sala, non solo non ha parlato più nemmeno con me, ma ha persino
cambiato professore.
Ricambio il sorriso. –Troveremo come
divertirci.-
E’ da quasi mezz’ora che sono sdraiato
sul letto, fermo a fissare il soffitto, mentre nella mia testa si svolge una
durissima battaglia.
Credo che mi piaccia Daniel. Cioè, non
lo credo. Mi piace Daniel. Ma non può piacermi. Cioè, siamo amici. E’
simpatico, divertente, a volte persino dolce. Ma non può piacermi. Non può.
E’ solo che ultimamente stiamo insieme
ventiquattr’ore su ventiquattro, è normale che mi stia affezionando a lui. E
sto confondendo cosa provo.
Sbuffo e mi giro su un fianco.
In quel momento Daniel esce dal bagno
in boxer, con i capelli ancora tutti bagnati, qualche goccia gli scivola sul
petto e…
Okay, basta, mi giro nuovamente a
fissare il soffitto. Questa cosa deve finire. A me non piace Daniel.
-Matt, mi dispiace, sei rimasto qui
per fare compagnia a me…-, dice mentre prende un jeans dall’armadio e se lo
mette.
Sorrido e mi volto verso di lui,
stando ben attento a non guardarlo per più di tre secondi. –Ma figurati, non
avevo voglia di uscire, non mi piacciono molto le feste.-
Ricambia il mio sorriso e torna in
bagno ad asciugarsi i capelli.
Bene, posso sopravvivere a questa
serata. Almeno credo.
Dopo cinque minuti Danny torna in
camera, mette una felpa e si siede a terra, vicino al mio letto. –Hai pensato a
quello che ci ha detto Dardani?-
Ah, già, il professore ci ha fatto
provare un’improvvisazione ieri, ha detto che siamo bravi, che potremmo montare
una coreografia. Scuoto il capo. –A dir la verità, no, ma potrebbe essere
bello.-
-Già!-, annuisce Daniel con
entusiasmo. –Sarebbe divertente, perché non pensiamo a qualcosa?-, guarda
l’orologio e si alza. –Perché non andiamo a provare? Sono le nove, abbiamo la
sala per tre ore, potremmo farci venire in mente qualcosa e mostrarla a Dardani
già venerdì!-
Mi lascio trasportare dal suo
entusiasmo, ci cambiamo e dopo una decina di minuti siamo in sala danza.
-Allora… come si monta una
coreografia?-, chiedo aggrottando le sopracciglia con un sorriso.
Daniel alza le spalle. –Be’, scegliamo
prima una canzone.-
Perdiamo mezz’ora solo per decidere la
canzone, alla fine scegliamo Up n’ Down di Britney Spears.
-Ecco, ora arriva il bello.-, dice
Daniel ridendo e collegando l’iPod allo stereo.
Ascoltiamo la canzone un paio di volte
e cominciamo a provare alcuni passi.
Riusciamo a montare i primi venti
secondi, ma, riprovandoli una seconda volta, dimentichiamo tutto e dobbiamo
ricominciare dall’inizio.
Un’ora dopo siamo ancora lì, tutti
sudati, seduti a terra contro il muro, con le canzoni che ormai vanno avanti in
riproduzione casuale.
-Be’, siamo riusciti a concludere…-
-… nulla.-, termina lui al posto mio e
scoppiamo a ridere. –Siamo stati bravi, insomma.-
Continuiamo a ridere, ripensando a ciò
che in più di un’ora non siamo
riusciti a fare, mi fa male tutto, eravamo
così entusiasti che non ci siamo minimamente riscaldati e adesso mi
sento distrutto.
-‘Troveremo come divertirci’, avevi
ragione.-, dice Daniel con voce fioca.
–Non riesco più nemmeno a ridere.-
Lui si volta verso di me e scoppia a
ridere, guardando la mia espressione dolorante. –E io che dovrei dire? Alla
fine mi sei praticamente saltato addosso!-
Scoppiamo nuovamente a ridere,
nonostante ci costi visibilmente fatica.
In un attimo mi tornano in mente i
pensieri fatti in camera e non riesco a trattenermi, mi avvicino e poso le mie
labbra sulle sue.
Lo sento bloccarsi e, dopo qualche
secondo, allontanarsi da me. Si alza, ha gli occhi sgranati, muove lentamente
le labbra, senza articolare nessun suono.
Il cuore mi batte a mille e mi
rimbomba nelle orecchie, non riesco a formulare alcun pensiero, non so nemmeno
se l’ho fatto davvero.
Daniel scuote lentamente il capo, si
volta e lascia la sala di corsa senza una parola.
‘Posso sopravvivere a questa serata’.
Mi sbagliavo.
Nota d’autore:
They kissed,
they kissed! Jhshgalkjsfgak!
Okay, basta.
Carlo è la
cucciolosità!
Ieri sono
stata ‘costretta’ ad iniziare il seguito di questa storia, chissà, forse
pubblicherò anche quello, prima o poi.
Ringrazio
sempre chi legge, segue o ricorda questa storia, grazie, grazie, grazie!
Be’, oggi
sono abbastanza di cattivo umore, quindi meglio finire qui le note, ahah.
Un bacio.
Clì.♥
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Capitolo 8 *** VII. ***
VII
Sono seduto nella sala costumi del
teatro da… troppo, ho perso la cognizione del tempo.
Mattia mi ha baciato. Mattia.
E ora sono qui, non a chiedermi perché
lo abbia fatto, ma perché per qualche secondo io abbia avuto voglia di
rispondere al bacio.
Cioè. E’ tutto assurdo. La scena in sé
per sé è assurda. Mattia che mi bacia.
Io… non so, forse l’ho solo
immaginato. Dev’essere stato un sogno, sì.
Non è stato un sogno, lo so. Ma non
riesco comunque a capacitarmi di come sia potuto accadere.
Effettivamente Mattia non ha mai
accennato ad una ragazza che gli piacesse, né a qualche sua ex, ma questo non
vuol dire nulla, cioè, semplicemente non abbiamo mai parlato di ragazze…
Scuoto lentamente il capo, cercando,
invano, di scacciare via tutti questi pensieri. Con una mano mi sfioro le
labbra, non potrebbe essere stato davvero un sogno? Forse sto ancora sognando…
Chiudo gli occhi e sbatto la testa
contro il muro. Forse sto impazzendo. Già, mi sembrava strano che fosse sceso
un angelo dal cielo e mi avesse dato l’opportunità della mia vita, forse sono
diventato pazzo e ho solo immaginato tutto questo, Dardani, l’Accademia,
Mattia….
Riapro gli occhi e mi alzo, non è
stato un sogno e non sto impazzendo, semplicemente un mio compagno di stanza mi
ha baciato. Semplicemente.
E perché mi è piaciuto?
Mi è piaciuto? No. Non mi è piaciuto,
io… ero stanco, non capivo nulla in quel momento.
Ero stanco, non drogato, riuscivo
ancora a ragionare!
E allora perché voglio baciarlo?
Sbuffo e lascio il teatro, non posso rimanere
chiuso lì per sempre.
L’orologio nel corridoio segna le tre
del mattino. Adesso saranno tornati tutti. Adesso staranno tutti dormendo…
Mattia starà dormendo… no?
Apro lentamente la porta, Simone
dorme, è stranamente silenzioso stanotte, non oso guardare il letto di Mattia.
Mi spoglio lentamente e mi metto sotto
le coperte, sempre attento a non guardare la parte sinistra della stanza.
Mi giro e mi rigiro nel letto, non
voglio guardare il letto di Mattia, ma non posso non farlo. Apro gli occhi.
E’ vuoto, non è tornato in camera.
Sono un coglione.
-Corsi, svegliati!-
Apro gli occhi e mi stiracchio. Non so
perché, ma ho un senso di vuoto allo stomaco, come quando ti risvegli dopo un
brutto sogno.
-Finalmente! Sto cercando di
svegliarti da venti minuti!-, dice Simone mentre prende una maglia a caso
dall’armadio e la mette velocemente.
Mi strofino gli occhi e mi metto a
sedere. –E perché? Oggi non abbiamo lezioni, per una volta che posso dormire di
più!-
-Be’, abbiamo da fare, Mattia non si
trova da nessuna parte, dobbiamo cercarlo.-
Boom.
Mi torna in mente tutto quello che è
successo ieri sera e chiudo gli occhi sospirando.
Simone mi guarda per qualche secondo.
–Tu sai dove può essere?-
Non ho il tempo di dire una parola che
la porta della stanza si apre ed entra Carlo tutto esaltato. –Ci siamo baciati!
Ieri sera, ci siamo baciati!-, alza il pugno in aria in segno di vittoria.
Ci siamo baciati. Ieri sera.
-Carlo, era mezza ubriaca, ecco perché
vi siete baciati, probabilmente ora non se lo ricorda nemmeno.-, risponde
Simone annoiato.
Carlo gli lancia un’occhiataccia. –Tu
dici quello che ti pare, loro saranno felici per me!-, sposta lo sguardo su me
e poi sul letto di Mattia. –Ehi, ma dov’è…?-
-Non lo sappiamo, ieri non è tornato
in camera, dobbiamo cercarlo.-
-Oh… be’, avete parlato con le ragazze?-,
chiede con aria maliziosa. –Magari ha passato la notte con una di loro…-
No, non ha passato la notte con una
ragazza. No.
Simone sbuffa. –Mi credi così idiota?
Ho già chiesto alle ragazze, non c’è da nessuna parte. Ah, a proposito, la tua
innamorata aveva un’aria abbastanza trafelata quando sono andato in camera sua,
io non mi farei prendere troppo dall’entusiasmo per quel bacio.-
Carlo lo fulmina con lo sguardo. –Non
puoi essere semplicemente felice per me?-
Si sono completamente dimenticati di
me. E per me è un bene. Vorrei tornare a dormire e svegliarmi tra qualche mese,
non ho la forza per far nulla.
-Ehi, Danny, allora? Ieri sera sei
stato con lui, no?-
-Eh?-, chiedo riportando l’attenzione
su Simone.
-Mattia. Scomparso. Ricordi?-
Annuisco lentamente. Cosa devo dire?
Carlo guarda la mia espressione
stanca. –Avete litigato?-
Ecco, forse così potrebbe andare.
Abbiamo litigato e lui non è tornato in camera. Che è più o meno la verità.
–Sì, abbiamo litigato.-
-Perché? Voi andate sempre
d’accordo.-, dice Simone aggrottando le sopracciglia.
Alzo le spalle. E adesso? Che
rispondo?
-Lascialo stare, dai. Hanno litigato e
basta, adesso sai perché non è tornato in camera.-
Ringrazio mentalmente Carlo.
Simone sbuffa. –Quindi… dove lo
cerchiamo?-
-Ma perché dovresti cercarlo? Forse è
nervoso e non ha voglia di compagnia. Lasciagli sbollire la rabbia, poi tornerà
lui.-, dice Carlo e si avvia verso la porta. –Vado a cercare la mia amata, a
dopo!-
Rido vedendo l’espressione beata di
Carlo e quella esasperata di Simone. –Se continua così, credo che lo perderemo
molto presto.-, Simone mi guarda inarcando le sopracciglia. –Che fai ancora nel
letto? Ormai sei sveglio, alzati, ché andiamo a fare colazione!-
Forza e coraggio, ecco di cosa ho
bisogno stamattina.
-Signor Luigi!-
Simone ovviamente non ha minimamente
ascoltato Carlo e mi ha trascinato dal custode per vedere se ha visto Mattia.
Il Signor Luigi mi guarda per qualche
secondo, poi si rivolge a Simone. –Cosa vuoi?-
-Ha per caso visto Mattia? Il
ballerino del primo anno che sta sempre con noi?-
Il custode scuote il capo. –No, non
l’ho visto.-
Simone annuisce e si allontana, faccio
per seguirlo, ma il Signor Luigi mi trattiene per un braccio. –Vi ho visti ieri
sera…-
Mi blocco e il mio cuore batte più
velocemente, non ho minimamente pensato che qualcuno potesse aver visto ciò che
è successo ieri sera.
-E credo di sapere dove sia il tuo
amico.-
Guardo il custode passandomi la lingua
sulle labbra secche. –Dove?-
Indica il teatro con la testa. –E’
entrato poco dopo che te ne sei andato tu, stanotte.-
-Grazie.-, annuisco e raggiungo
Simone.
-Che voleva?-, chiede il mio compagno
di stanza vedendomi arrivare con aria scossa.
-Crede di aver visto un ragazzo simile
a Mattia entrare in teatro, stanotte.-
Simone inarca le sopracciglia. –E
perché non l’ha detto a me?-
Bella domanda. –Non so, credo non si
fidi molto di te.-, invento sul momento.
Ma Simone sembra crederci. –Okay,
quindi si va in teatro?-
-Vai tu, io non mi sento molto bene,
vado in camera.-
Simone scrolla le spalle e sia avvia
verso il teatro.
Sono proprio un vigliacco.
Nota d’autore:
Scusate,
purtroppo è un brutto momento e faccio un aggiornamento super veloce.
Grazie a chi
legge, ricorda, segue, preferisce, recensisce la storia. Grazie, davvero.
A mercoledì.(:
Un bacio.
Clì.♥
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Capitolo 9 *** VIII. ***
VIII
-Danny,
credevo fossi in camera…-, dice Simone sedendosi vicino a Michela.
-Sto
meglio, avevo fame e…-, sposto lo sguardo su Mattia, che seguiva Simone, e mi
mordo il labbro spostando lo sguardo da un’altra parte.
Martina
inarca le sopracciglia. –Wow, dovete aver litigato proprio di brutto...-
Mattia
non presta attenzione alle parole di Martina e si siede vicino a me, nell’unico
posto libero.
Stiamo
attenti a non sfiorarci nemmeno per sbaglio, tenendo gli sguardi fissi sul
tavolo.
-Mmm…
poca tensione, insomma.-, dice Carlo guardando prima me e poi Mattia. –Okay,
allora vi dico, anzi, la dico a Mattia, una cosa fantastica: ieri io e
Francesca ci siamo baciati!-
Credo
che Mattia abbia pensato la stessa cosa che ho pensato io, ma lui cerca di
dissimulare con un sorriso. –E’ fantastico. Quindi ora…-
-Ora
nulla.-, interviene Michela ridendo. –Non sappiamo nemmeno se lei se ne ricorda.-
In
quel momento Francesca e Stefania entrano in mensa. Fra’ lancia di sfuggita uno
sguardo a Carlo e, quando vede che lui la sta già fissando, sposta la sua
attenzione sul vassoio che le porge Stefania.
-Bene,
quindi: o se ne ricorda, o gliel’hanno detto.-
-E
non sembra tanto felice di averti baciato.-, aggiunge Simone con una risata.
-Già,
quando baci una ragazza, cerca di assicurarti che lei sia sobria e magari che
voglia baciarti anche lei, altrimenti ti fai solo del male.-, dice Martina
battendo la mano sulla spalla di Carlo, il cui entusiasmo sembra essere
totalmente sparito.
Mattia
si alza di scatto alle parole di Martina. –Scusate, mi sono appena ricordato di
dover fare una cosa.-, si volta e lascia la mensa velocemente.
Michela
lo guarda inarcando le sopracciglia. –Wow, dov’essere stato un litigio grave se
non riesce nemmeno a stare accanto a te per qualche minuto.-
-Già,
perché avete litigato?-
Mi
alzo e, senza una parola, lascio anch’io la mensa. Non so dove sto andando, ma
non riesco a stare con persone che non parlano altro che di baci, di amore e che
chiedono di continuo cosa sia successo tra me e Mattia. Non riesco a
rispondere. Perché in fondo non lo so bene neanch’io.
Esco
nel cortile dell’Accademia, andando verso il posto dove io e Mattia ci siamo
fermati dopo il litigio con Dominique, ma, a metà strada, mi accorgo che lì c’è
già lui. Rimango fermo a fissarlo per qualche secondo, poi continuo ad
avanzare.
Quando
gli arrivo vicino, Mattia sposta lo sguardo su di me, si alza e fa per
andarsene, ma lo trattengo per il polso. –Aspetta, non… non puoi evitarmi per
sempre, abbiamo tutte le lezioni in comune, siamo nella stessa stanza, non
comportarti come se io non esistessi.-
Mattia
rimane fermo per qualche secondo, poi si libera dalla mia presa e va via.
Mi
siedo a terra, dov’era lui fino a qualche secondo fa.
Non
so che fare. So di averlo ferito, ma… è praticamente il mio miglior amico qui
dentro e ieri sera mi ha baciato! Andiamo, è normale che sia rimasto stupito.
Poi
però penso a Carlo e Francesca, penso al fatto che lui l’ha baciata e lei
stamattina l’ha completamente ignorato, ricordo l’espressione afflitta sul viso
di Carlo. E capisco.
Non
si tratta del fatto che io sia scappato via dopo il bacio. Io… io gli piaccio.
E l’ho respinto.
Chiudo
gli occhi, respirando lentamente. Cosa devo fare? Cosa posso fare?
Sento
dei passi che si avvicinano e, speranzoso che sia Mattia, mi volto.
Ma
non è Mattia, è Michela.
Si
siede a terra, accanto a me e mi guarda con aria preoccupata. –Cos’è successo?-
-Niente.-,
dico scrollando le spalle.
Michela
piega la testa e scuote il capo. –Cos’è successo?-, ripete in tono persuasivo.
–Cos’è successo tra te e Mattia?-
-Abbiamo
litigato, niente di che.-, cerco di mantenere un tono neutrale.
-Non
smetterò di chiedertelo finché non mi dirai la verità. Cos’è successo tra te e
Mattia?-
Esito,
non so se voglio dirglielo. Ma forse lei può aiutarmi a trovare un modo per
riavvicinarmi a Mattia. –Te lo dico, però…-
-Danny,
sai che di me puoi fidarti.-
Annuisco
lentamente e sposto lo sguardo sull’erba, non ho la forza di guardarla negli
occhi.
-Mi
ha baciato.-
Ho
raccontato tutto a Michela, all’inizio è rimasta un po’ stupita, ma poi ha
detto che se lo sarebbe dovuto aspettare, ‘Mattia è troppo perfetto per essere
etero’.
Non
ha saputo aiutarmi davvero, ma mi ha consigliato di lasciargli un po’ di
spazio, secondo lei, Mattia deve far fronte con ciò che prova e con ciò che non
provo io.
Perché
io non provo nulla. Solo affetto. Siamo amici… no?
Sbuffo
e comincio a camminare avanti e indietro per la stanza. Mattia è uscito con
Simone, Stefania, Carlo, Francesca e Martina. Cioè, lui detesta uscire di sera.
Ma in questo momento credo detesti di più me.
Sento
bussare alla porta e vado ad aprire. E’ Michela. Entra in stanza e si butta sul
mio letto.
-Allora?
Cosa vuoi fare stasera, mio bel Daniel?-
La
guardo inarcando le sopracciglia. –Io, veramente, non avrei voglia di fare
nulla, non sono proprio di buon umore.-
Michela
si mette a sedere sbuffando. –Andiamo, non fare l’idiota, non puoi rovinarti la
vita perché piaci ad un tuo amico, non è mica colpa tua!-
Non
so se questo suo atteggiamento cinico mi faccia stare meglio o peggio. Mi siedo
anch’io sul letto. –Non… non so, cioè, siamo amici e ora lui sta male e, be’,
effettivamente un po’ la colpa è anche mia.-
La
gemella avvicina il suo viso al mio. –Fai sul serio? Se non sei gay non puoi
farci nulla!-
Abbasso
lo sguardo e scuoto lentamente il capo. –Ma non è…-
Non
riesco a finire la frase, ché Michela posa le sue labbra sulle mie, rimango
immobile e lei, prendendo il mio non respingerla per un consenso, approfondisce
il bacio.
Poso
le mani sulle sue spalle e la allontano lentamente. –Ela, io…-
-Scusa!
Scusa, davvero, è stato più forte di me, non volevo! E’ che stare da sola in
questa stanza con te… be’, non potevo non approfittare di questo momento!-,
dice ridendo.
Inarco
le sopracciglia, guardandola in silenzio.
-Andiamo…
non dirmi che non ti è piaciuto.-, Michela sorride maliziosa e si avvicina
pericolosamente al mio viso.
La
allontano nuovamente. –Scusa, Michela, credo davvero di voler stare un po’ da
solo.-
La
bionda mi sorride e, prima che possa fermarla, mi stampa un bacio sulle labbra,
si alza e va via.
Guardo
la porta da cui è appena uscita, poi sposto lo sguardo sul letto di Mattia.
Forse
non sono io ad essere impazzito, sono tutti loro.
Sono
sdraiato sul letto, ripensando a ciò che mi è successo nelle ultime
ventiquattr’ore.
Sto
cercando, per quanto mi risulti difficile, di essere totalmente onesto con me
stesso, di ammettere ciò che ho provato, senza pensare a cosa vorrei aver provato.
Quando
Mattia mi ha baciato… be’, mi sembra così assurdo ammetterlo, ma ho avuto
l’impulso di ricambiare il bacio, prima che qualcosa scattasse nella mia mente
e mi facesse capire cosa stava succedendo.
Quando
invece mi ha baciato Michela… i miei pensieri sono corsi a Mattia e l’idea che
non fossero sue le labbra sulle mie… dio, sto davvero impazzendo?
I
miei pensieri vengono interrotti dalla porta che si apre, mi volto, pensando
sia di nuovo Michela, ma è Mattia.
Si
blocca e rimaniamo a guardarci per qualche secondo, poi si avvicina al comodino
e prende il cellulare.
-Matt…-
Si
gira a guardarmi, ma non riesco ad aggiunge altro, così si volta e lascia
nuovamente la stanza.
Sospiro
premendo le dita sugli occhi. Questa situazione sta diventando davvero
insopportabile, non ce la faccio più.
Io
non sono gay. Non posso essere gay, cioè, ho avuto più di una ragazza, se fossi
gay lo saprei, no?
Però
il bacio di Mattia ieri mi è piaciuto. Non posso negarlo, non più.
Forse
sono solo confuso, sono scosso da ciò che è successo e adesso non capisco più
cosa provo. Ho scoperto che un mio amico è gay ed io gli piaccio, questo mi ha
portato a farmi delle domande.
Ma
questo non spiega perché continui a pensare al bacio di Mattia, non spiega
perché quando Michela mi ha baciato avrei voluto fosse Mattia…
Sospiro
e mi alzo. Vado a farmi una doccia, forse così riuscirò a schiarirmi le idee.
Nota d’autore:
Scusate il ritardo! Domani ho il saggio di pianoforte, tra
prove e lavori a casa non ho proprio tempo.
Bene, che dire del capitolo? Daniel è un’idiota, Matt è
cucciolissimo e Ela è Ela, ora la detestate, ma col tempo migliora, ve l’assicuro!
Ringrazio tutti, come sempre, grazie, grazie, grazie!
Scappo a provare i brani.
Un bacio.
Clì.♥
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Capitolo 10 *** IX. ***
IX
Vado in sala danza, io e Daniel abbiamo
lezione insieme. Dio… mi sento così patetico, come posso essere stato così
stupido da baciarlo?
Quando entro, Daniel è già li, sta facendo
stretching, mi vede e si blocca. Evito di guardarlo e comincio a riscaldarmi
anch’io, faremo cinque ore di lezione insieme, non so se posso farcela.
Dardani entra con un sorriso. –Allora,
ragazzi, come state?-
-Bene.-, rispondiamo monocordi
contemporaneamente.
-Mmm… si nota.-, dice sarcastico. –Avete
pensato a quello che vi ho detto? Montare una coreografia?-
La mia mente corre a mercoledì sera e tutto mi
passa per la testa, tranne la coreografia. –No.-
-Oh, vogliamo provare a montarne una insieme?-
-Okay...-, risponde Daniel alzandosi.
Scuoto il capo. –Preferirei provare l’assolo
che mi ha mostrato martedì.-
Daniel si volta a guardarmi, mordendosi le
labbra.
Dardani inarca le sopracciglia. –D’accordo.-
Mette la musica e comincio a ballare.
L’idea che lui ora mi stia guardando è fissa
nella mia mente, mi chiedo a cosa stia pensando, a cosa abbia pensato negli
ultimi due giorni. E’ da mercoledì che non penso ad altro che a lui, a come ha
reagito, a come mi guarda da quando l’ho baciato. Forse gli faccio pena, per
questo ogni tanto prova a parlarmi, dio, mi sento così idiota.
-Mattia, sei stato bravo, come sempre, ma…
dove hai la testa? Non sembri affatto concentrato.-
-Mi scusi.-, dico a bassa voce, sedendomi in
fondo alla sala, a debita distanza da Daniel.
Lui si volta verso di me. –Sei… stato bravo.-,
mi dice con un sorriso stentato.
Scuoto lentamente il capo e mi volto.
Devo fargli proprio pena.
-Daniel, tu cosa vuoi provare?-
-Io vorrei montare la coreografia con
Mattia.-, dice Daniel con voce esitante.
Dardani sorride e si volta verso di me.
–Allora?-
-L’ha detto anche lei, oggi non ci sono tanto
con la testa, meglio che Daniel provi da solo.-
Danny si volta verso di me con aria
angosciata, ma mi giro subito verso l’altra parete.
Non riesco a sostenere il suo sguardo, mi fa
sentire ancor più patetico di quanto già non mi senta.
Dei ragazzi del terzo anno, mentre
festeggiavano per il compleanno di uno di loro, hanno fatto un buco nel muro di
un corridoio del secondo piano e ora sono venuti degli uomini per ripararlo,
così siamo stati tutti segregati nelle nostre camere.
Simone sta praticamente parlando da solo. Sono
venti minuti che cerca di fare conversazione, ma né io né Daniel ne abbiamo
voglia.
Sento lo sguardo di Daniel addosso a me, ma
non oso controllare se davvero mi sta guardando. Sono giorni che non gli parlo.
Ed è davvero una tortura.
Mi manca, mi manca il rapporto che avevamo
creato. E’ soprattutto per questo che mi sento un idiota, ho rovinato tutto e
adesso non c’è modo per tornare a com’eravamo prima.
-Ehi, Danny, mi hanno detto una cosa…-, sposto
la mia attenzione su Simone e così anche Daniel. –Ma non so se è vera…-
-Che ti hanno detto?-, chiede Daniel poco
interessato.
-Mi hanno detto che tu e Michela vi siete
baciati!-
Sento il mio cuore perdere un battito, per poi
riprendere a pompare sangue velocissimo.
Simone ride del silenzio che ha seguito le sue
parole. –Quindi è vero?-
E’ vero?
-E’ stata lei a baciare me.-, risponde Daniel
con voce fioca.
Chiudo gli occhi, sento un freddo gelido che
mi riempie lo stomaco.
-Wow! Quindi lei ti piace? In effetti è bella
e anche simpatica!-, dice Simone divertito.
-No, mi ha baciato, ma io l’ho allontanata.-
Forse è una calamita, tra poco lo baceranno
anche Martina, Simone, Francesca, Stefania, Carlo…
Simone è contento di aver trovato finalmente
un argomento di conversazione. –Ti piace qualcun'altra?-
Non voglio sentire la risposta, mi volto verso
il muro e chiudo gli occhi, stringendo forte le palpebre.
Sento Daniel esitare per un po’. –Non lo so.-,
risponde infine.
Gli piace una ragazza, ma non lo dice per non
ferirmi. Bene, se credevo di non potermi sentire peggio di come sono stato
negli ultimi giorni, mi sbagliavo. Mi sbagliavo alla grande.
Siamo a cena, sono seduto tra Martina e Stefania,
di fronte a me c’è Michela che non fa altro che lanciare sguardi e sorrisi a
Daniel.
Non ne posso davvero più, vorrei solo
dimenticare tutto.
-Ste’, ma Francesca dov’è?-, chiede Carlo,
sembra abbastanza nervoso.
Stefania alza gli occhi al cielo. –Stai calmo,
si sta preparando.-
Ah, già, stasera Carlo e Francesca escono
insieme, a quando pare Fra ha deciso di dargli una possibilità. Beato lui.
-Danny, mi passi il sale?-, chiede Michela con
un sorrisino svenevole.
-E’ più vicino a te che a me.-, risponde
apatico Daniel.
La bionda alza gli occhi al cielo e si allunga
per prendere il sale. ‘Per sbaglio’, lo fa cadere vicino al piatto di Daniel e,
quando si china per prenderlo, gli sfiora la mano, continuando a guardarlo con
aria sdolcinata.
Dio, sta diventando davvero insopportabile.
Daniel scosta la mano e guarda Michela con
aria seccata. Questo mi consola, sembra sopportarla meno di me.
-Danny, che ne dici se stasera ci andiamo a
fare un giro?-
Non demorde!
-Scusa, Michela, non ne ho voglia.-, risponde
Daniel sbuffando.
Un sorriso soddisfatto si fa strada sul mio
viso.
Michela si alza dal tavolo con aria irritata.
–Dio, sei davvero insopportabile!-, dice guardando Daniel prima di voltarsi e
lasciare la mensa.
-Mmm… è diventata poco appiccicosa, eh?-,
chiede Martina sconcertata.
Daniel annuisce seccato. –E’ assillante,
davvero insopportabile.-
Mi mordo il labbro inferiore, cercando di
trattenere un sorriso. Io non posso averlo, ma neanche lei.
Finisco di cenare e lascio la mensa, mentre
salgo le scale, Michela mi si para davanti. –E’ tutta colpa tua!-
-Scusa?-, le chiedo sgranando gli occhi.
-Mi hai sentito! Gli hai completamente confuso
le idee, lo stai facendo diventare pazzo!-, comincia a sbraitare. –Se solo
fossi riuscito a trattenere le tue emozioni, adesso staremmo insieme!-
Le ha raccontato del bacio. Non ci posso
credere.
Non ho voglia nemmeno di risponderle, la
supero e vado verso la mia stanza.
-Bravo, scappa, forse non vuole stare con me
ora, ma con te non starà mai!-, mi urla mentre continuo a salire le scale.
Le sue parole sono come un getto d’acqua
fredda. Ha ragione, non vuole stare con lei, ma ci sono tante altre ragazze che
potrebbero piacergli, per quanto riguarda me… io davvero non gli piacerò mai.
E’ sabato, stasera sono usciti tutti, Simone
ha provato a convincermi in tutti i modi ad unirmi a loro, ma non ne avevo
proprio voglia. Come se avessi voglia di fare qualcosa negli ultimi giorni…
Esco dalla camera e vado in sala danza,
ultimamente sono sempre lì, anche se non per ballare, spesso mi siedo a terra e
ascolto un po’ di musica. Mi calma.
Entro nella sala, ma c’è già qualcuno.
Dominique è seduta a terra a gambe incrociate, fissa il suo riflesso nello
specchio. –Ciao, Matt.-, mi dice con voce flebile.
-Scusa, non sapevo ci fossi tu, vado via.-, mi
volto e faccio per uscire.
-Aspetta.-, mi ferma e mi fa segno di sedermi
accanto a lei. Lo faccio, seppur abbastanza titubante.
Vedendola da vicino mi accorgo che ha gli
occhi arrossati. –E’… è successo qualcosa?-, non so come comportarmi, ci siamo completamente
ignorati negli ultimi due mesi.
Sorride mestamente. –A te è successo
qualcosa?-
Scrollo le spalle e il suo sorriso si allarga.
–Ho saputo che mia sorella ti ha rubato il ragazzo…-
Sgrano gli occhi. Lei come fa a saperlo?
-Magari i nostri ‘gruppi’ non si rivolgono
minimamente la parola, ma noi siamo pur sempre sorelle. Gemelle.-, aggiunge con
un sorriso.
Non so che dire, non so cosa pensi di tutta
questa situazione. Ma Michela è, come ha detto lei, la sua gemella, quindi sarà
dalla sua parte.
-Ela è un’idiota.-, dice sorprendendomi. –Fa
una sciocchezza dopo l’altra, non sa controllarsi, sa solo cosa vuole, non
pensa minimamente a cosa vogliano gli altri. A cosa sia meglio per loro.-
Questo discorso, fatto proprio da Dominique,
mi lascia un po’ basito. Ma mi rendo conto che io non posso fare la predica a
nessuno, anch’io ho pensato solo a cosa volevo, senza chiedermi cosa volesse
Daniel. –Be’, io non sono da meno.-, sussurro abbassando lo sguardo.
-Ma a te Daniel piace.-
-E a Michela no?-, chiedo inarcando le
sopracciglia.
Dominique si lascia sfuggire una risata. –Be’,
Daniel è davvero bello. Ed è l’unica cosa a cui pensa Michela, lei lo vuole. E
basta. Se Daniel avesse accettato di uscire con lei, adesso se ne sarebbe già
stancata.-
-E adesso? Quando se ne stancherà?-
La bionda scrolla le spalle. –Quando ne
troverà uno più bello, forse. O quando lui si metterà con qualcun altro…-, mi
scruta da sotto le lunghe ciglia chiare.
-Qualcun’altra.-, la correggo istintivamente.
Dominique scuote lentamente il capo.
–Vedremo.-
-A te cos’è successo?-, le chiedo per cambiare
argomento.
Stavolta è lei ad abbassare lo sguardo. –Più o
meno ciò che è successo a te.-
-Luca?-, chiedo ricordando i commenti dei
primi giorni.
-Luca.-, annuisce asciugandosi una lacrima che
sfugge al suo controllo.
La abbraccio d’istinto.
Dominique mi guarda con un sorriso. –Non dirlo
a nessuno.-
-Cosa?-, le chiedo aggrottando le
sopracciglia.
-Che provo qualcosa.-
Rido e la stringo più forte. –Sei più
simpatica quando provi qualcosa.-
-E chi ti dice che io voglia essere più
simpatica?-, mi chiede con un sorriso.
Rido nuovamente e scuoto il capo. –Sei
assurda.-
-Anche tu, mio bell’innamorato gay!-
La spingo e lei ride. –Non dirlo a nessuno.-,
ripeto la sua frase.
-A nessuno.-, mi sorride.
Forse le prime impressioni non sono tutte
sbagliate.
Nota d’autore:
Scusate, se aggiorno di nuovo in ritardo, ma ieri era il mio compleanno e sono
stata abbastanza impegnata.
Questo capitolo mi piace… tanto! Cioè, Matt è tenerissimo,
Michela al momento sembra la persona più odiosa del mondo, Dan è un
idiota(stavolta non c’è un vero motivo per definirlo così, ma Dan è sempre un idiota) e poi c’è Dom! Io
adoro Dominique, lei e Martina sono i personaggi di cui sono più fiera, ahah.
Ringrazio tutti, come sempre, è bello vedere il numero di chi
segue, ricorda o preferisce la storia aumentare!(‘:
Be’, ora scappo, gli ultimi preparativi per la festa di
stasera mi aspettano!
Un bacio.
Clì.♥
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Capitolo 11 *** X. ***
X
Negli ultimi giorni sto iniziando a passare
più tempo con Dominique. All’inizio Simone credeva fossi impazzito, ma adesso
si sta rassegnando. E’ bello stare con lei, sa tutto e così possiamo parlare
liberamente, inoltre da quando passa meno tempo con i Cattivi è diventata
davvero simpatica e riesce a tirarmi sempre su di morale.
-Avresti dovuto sentire Ale cantare oggi! E’
stato… spaventoso!-, dice Dominique tra le risate.
La guardo con un sorriso scuotendo il capo.
–Credi di saper cantare meglio?-
-Certo che sì! Io sono una cantante
fantastica!-, comincia a cantare e io mi tappo le orecchie scoppiando a ridere.
Quando finisce il suo ‘fantastico’ acuto,
applaudo con aria entusiasta. –Sublime!-
Scoppia a ridere anche lei e si lascia cadere
addosso a me sul divano.
-Dom, si esce, vieni con noi?-, chiede Andrea
avvicinandosi al divano e lanciandomi uno sguardo diffidente.
Dominique mi guarda con un sorriso, poi si
volta verso Andrea e scuote il capo. –Rimango qui.-
L’attore inarca le sopracciglia, ma arriva
Luca che lo tira via. –Lasciala stare, non hai notato che sta iniziando a stare
con i perdenti?-
-Dio, mi sembra di tornare alle medie!-, dice
Dominique sbuffando. –Ma quanto sono infantili?-
-Eh, già, non sono affatto maturi come te…-,
mi fingo serio, poi scoppio a ridere e lei comincia a farmi il solletico.
-Cosa vorresti dire, eh? Stasera mi stai
proprio offendendo!-
-Ti prego, ti prego, basta!-, supplico tra le
risate.
-Implorami!-, dice Dominique con un sorriso
crudele.
La guardo sgranando gli occhi. –Ti imploro!
Non ne posso più!-
Scoppia a ridere e si siede nuovamente accanto
a me. –Ma perché i ragazzi perfetti sono tutti gay?-
-Oh, quindi mi trovo perfetto?-, chiedo in
tono derisorio.
-No, parlavo di Tiziano Ferro.-
Rido e mi fingo offeso. –Ehi! Io sono più
perfetto di Tiziano Ferro!-
-Illuso.-
Continuiamo così per tutta la serata, non
credevo di poter tornare ad essere di buon umore così in fretta.
-Daniel ci guarda!-
-Cosa?-, chiedo voltandomi di scatto verso
Dominique.
Lei mi sorride e si avvicina a me. –E’ tutta
la sera che non fa altro che guardarci.-, mi sussurra ammiccando.
-Probabilmente guarda te.-, dico abbassando lo
sguardo.
-Probabile, io sono irresistibile!-
Inarco le sopracciglia e la spingo. –Tu
dovresti consolarmi!-
-Tanto non mi credi se dico che ti mangia con
gli occhi!-, mi dice sorridendo.
Scuoto il capo. –No, effettivamente non ti
credo.-
Scoppia a ridere. –Sei assurdo!-
Rimaniamo sdraiati sul divano ancora un po’,
poi Dom si alza sbadigliando. –Io me ne vado a letto, mi accompagni?-
-Certo.-, mi alzo e la seguo sulle scale.
Arriviamo alla sua camera e, dopo averle dato
la buonanotte, vado verso la mia stanza. Anch’io ho sonno.
-Ti piace Dominique?-, mi blocco sentendo la sua voce.
Mi volto a guardare Daniel. –Scusa?-
-Hai sentito. Ti piace Dominique? State
insieme?-, mi chiede con sguardo duro.
Scoppio in una risata amara. –No, Daniel. Non
mi piace Dominique. Mi piaci tu!-
In un attimo le sue labbra sono sulle mie, mi
sembra di essere tornato indietro nel tempo, solo che stavolta non sono stato
io a fare il primo passo. E’ stato lui.
Così in fretta come si è chinato su me, si
allontana, si volta e va via, senza uno sguardo, una parola.
Impazzirò con questo ragazzo. Impazzirò
davvero.
Daniel mi ha baciato. Daniel mi ha baciato!
Non so, forse l’ho sognato. Sta diventando
un’ossessione, non escluderei che sia stato solo uno scherzo della mia
immaginazione.
E’ quasi mezzanotte e sono in camera, sdraiato
sul mio letto. Aspetto che Daniel torni in camera, voglio parlargli, voglio
capire. Cioè, mi ha baciato!
E poi è scappato via. Di nuovo.
La porta si apre. E’ lui.
Mi metto a sedere. –Perché lo hai fatto?-
Okay, non era così che avrei voluto iniziare questa
conversazione, ma mi sta facendo impazzire, non riesco a controllare i miei
gesti, figuriamoci ciò che dico.
-Fatto cosa?-, mi chiede sdraiandosi sul suo
letto.
-Mi… mi hai baciato!-
Non l’avrò davvero immaginato?!
Daniel scrolla le spalle, fissando il
soffitto. –Volevo vedere cosa si provava.-, mi risponde atono.
Spero stia scherzando!
-Scusa?-
Lui ride sprezzante. –Puoi farlo tu, non posso
farlo io?-
-Vaffanculo.-
Mi alzo ed esco dalla camera. Nel corridoio
incrocio Simone.
-Ehi, Matt, hai visto Danny? Ho delle novità
su Michela...-
Lo ignoro e continuo a camminare.
Non so dove andare, ma non ho voglia di vedere
nessuno. I miei piedi mi guidano direttamente in teatro. Ormai è il mio rifugio
quando voglio stare solo. Vado dietro le quinte e mi siedo per terra.
Non ce la faccio più. Non lo sopporto più. Non
sopporto ciò che provo, non sopporto Michela, non sopporto Daniel, non sopporto
nulla.
Perché deve essere così difficile? Perché non
può semplicemente ignorarmi? Farebbe male, ma non così!
Sento dei passi che si avvicinano, ma non alzo
la testa, non mi muovo.
Capelli biondi e ricci mi invadono la visuale.
Chiudo gli occhi e appoggio la testa al muro.
Dominique si siede accanto a me, appoggia le
testa sulla mia spalla e mi stringe una mano tra le sue.
-Non ne posso più.-, sussurro, continuando a
tenere gli occhi chiusi. –Non ne posso davvero più.-
-Lo so.-, mi abbraccia e rimaniamo in
silenzio, non c’è bisogno di parlare.
La sento singhiozzare, mi volto di scatto
verso di lei. –Ehi… cos’è successo?-
Scuote il capo e mi stringe più forte. Non ha
voglia di parlare, non ci riesce.
-Forse dovremmo mettere su un club degli
sfigati.-, dice dopo un po’ con voce sommessa.
Rido e le accarezzo i capelli. –Vogliamo
vedere chi dei due è più sfigato?-
-Il ragazzo che mi piace si è messo con la mia
gemella.-
Sgrano gli occhi. –Wow. Mi… dispiace?-
Dominique ride asciugandosi una lacrima. –E a
te?-
-Il ragazzo che mi piace mi ha baciato e poi
ha detto di averlo fatto solo per vedere come sarebbe stato.-
-Che stronzo!-
-Già.-, annuisco sbuffando.
-Okay, sei più sfigato tu!-
La guardo inarcando le sopracciglia. –Sei
davvero di conforto!-, dico sarcastico.
Dominique scrolla le spalle. –Be’, ti ha
praticamente usato come cavia! Perché non l’hai picchiato quando te l’ha
detto?-
-Tu hai picchiato Michela?-
-Touché.-
Scuoto il capo con una risata nervosa. –Dio se
siamo sfigati!-
Dominique annuisce con lo sguardo basso. –E se
picchiassi Daniel?-
–Ti faresti male.-
-Se lo merita!-
Scoppio a ridere per il suo tono da bambina.
–E se picchiassi Luca?-
-Ti faresti male.-
-Se lo mer… ehi! Io sono più forte di Luca!-,
esclamo, punto nell’orgoglio.
Dominique ride. –Non credo, sei gay.-
-Mi sento discriminato!-, mi fingo offeso
mettendo il broncio.
-Oh, lo sai che ti amo.-
-Almeno tu…-, dico con una mezza risata.
Dominique mi abbraccia di nuovo. –Andiamo a
letto?-
Scuoto il capo. –Io in quella camera non ci
torno.-
-Vieni da noi, Michela dorme in camera di
Luca, abbiamo un letto libero. E Martina sarà felice.-
Mi alzo e la seguo in camera. –Ti voglio bene,
Dom.-
-Tutti mi vogliono bene.-
La spingo ridendo.
-Te ne voglio anch’io, Matt.-
Nota d’autore:
So che è la 39730924827esima volta che aggiorno in ritardo,
ma ho dei problemi di salute e ieri sono stata tutto il pomeriggio in ospedale,
senza computer, ovviamente.
Bene, per quando riguarda il capitolo…
Sono stupendi! Non sono stupendi? Li amo troppo!
Mi sto rendendo conto di shippare Dom e Matt quasi più di
Matt e Dan, ahah.
Be’, c’è bisogno che ripeta quando è idiota Daniel? I don’t
think so.
Grazie a tutti quelli che seguono questa storia
sconclusionata, davvero.
Torno a guardare Once Upon a Time, questa serie mi sta
ossessionando!
Un bacio.
Clì.♥
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Capitolo 12 *** XI. ***
XI
-Simone?-, è l’una passata, ma non riesco a
dormire, Mattia non è ancora tornato in camera e non riesco a stare da solo con
i miei pensieri un momento di più.
-Mmm?-, mormora Simone, mezzo addormentato.
Esito un attimo. –Simone, a te piace Stefania,
vero?-
Il mio compagno di stanza scatta a sedere e mi
guarda trafelato. –E tu che ne sai?-
Rido. –Parli molto nel sonno…-
-Okay… quindi?-
-A te piace Stefania. A me Stefania non sta
tanto simpatica, ma non dico nulla, a te piace, sono fatti tuoi.-, diciamo che
non sto prendendo il discorso alla larga, affatto.
Simone si sdraia di nuovo. –Ehm… sì.-
-L’importante è che sia felice tu.-
-Certo… che vuoi dirmi, Danny?-, mi chiede
sbadigliando.
-Be’, se a me piacesse qualcuno, io potrei
dirtelo, no? Cioè, magari questa persona non ti piace, non capisci come faccia
a piacere a me, però… non ti importa, deve piacere a me, non a te, giusto?-
Simone si mette a sedere e mi guarda inarcando
le sopracciglia. –Non mi dire che adesso che si è messa con l’attore, ti è
iniziata a piacere Michela…-
-No.-, sospiro.
-E’ una ragazza dell’Accademia?-
Mi passo la lingua sulle labbra. –Più o meno.-
-In che senso ‘più o meno’?-, mi chiede Simone
ridendo.
-E’ della scuola…-
-Ma… non è una ragazza?-, mi guarda incerto.
Annuisco.
Simone piega la testa da un lato. –Sei gay?-
-Non lo so! Penso di sì, l’ho scoperto da
poco!-
Ride della mia isteria. –Mmm… è dell’Accademia…
lo conosco?-
Ignoro la domanda. –Potresti aiutarmi a fargli
capire che mi piace?-
Simone ride. –Certo. Be’, devi prima vedere se
è gay…-
-Lo è.-
-Oh e tu che ne sai?-, mi chiede interessato.
-Mi ha… mi ha baciato. Qualche settimana fa e
io sono scappato. E adesso praticamente non ci parliamo.-
Simone stringe gli occhi riflettendo. –E’
dell’Accademia, è qualche settimana che non vi parlate…-, sgrana gli occhi.
–Tu… lui… ti piace Mattia? E… Mattia è gay? Oddio, forse è questa stanza, tra
poco diventerò gay anch’io!-
Scoppio a ridere. –Non fare l’idiota, devi
aiutarmi!-
Sorride e si sdraia. –Dormi, Danny, penseremo
a tutto domani.-
Quando Simone mi ha detto che avremmo pensato
a ‘tutto’, non credevo intendesse un vero e proprio piano d’azione, deve aver
guardato troppe volte ‘Gli Invincibili’ e cose simili.
-Allora, mi stai ascoltando?-
Riporto la mia attenzione su di lui. –No,
onestamente no.-
Sbuffa alzando gli occhi al cielo. –Perché mi
chiedi di aiutarti se poi non presti attenzione a ciò che ti dico?-, non mi
lascia il tempo di rispondere. –Allora, stamattina, a colazione, gli parlerai,
come se nulla fosse, fingi di aver dimenticato tutto.-
-Non posso.-, lo interrompo mestamente. –Lui
ora mi odia.-
-E perché?-, mi chiede inarcando le sopracciglia.
–Non hai capito? Devi dirmi tutto se vuoi che ti aiuti!-
-Ieri sera l’ho baciato e poi gli ho detto che
l’ho fatto solo per vedere cosa si provava e sciocchezze simili.-, dico con lo
sguardo basso.
Simone rimane a fissarmi per qualche secondo.
–Certo che sei proprio stupido, oh!-
-Ne sono consapevole, non mi stai aiutando!-
-Okay, allora vai da lui e digli…-, si
interrompe fissando qualcosa a pochi metri di distanza da noi.
Mi volto verso quella direzione e mi blocco
anch’io. Mattia e Dominique escono dalla camera della bionda ridendo, mano
nella mano.
-Ma tu sei proprio sicuro che sia gay?-, mi
chiedi Simone guardandoli allontanarsi da noi.
-Certo che sono sicuro!-
Si volta verso di me. –A me non sembra.-
-Continui a non aiutarmi!-, sbuffo incamminandomi
verso la mensa.
Simone mi segue. –Non è colpa mia, risulti
davvero poco credibile… ed abbastanza coglione.-
-Se hai intenzione di ‘aiutarmi’ in questo
modo, credo di potercela fare da solo!-
Scoppia a ridere e mi passa un braccio sulle
spalle. –Ma io mi diverto! Comunque non preoccuparti… troveremo un modo per
conquistare il nostro gay-non-gay.-
Lo guardo inarcando le sopracciglia.
Forse ho fatto un casino dicendo tutto a
Simone. Qualcuno mi salvi!
-Ehi, Danny, ora avete lezione insieme, no?-,
mi sussurra Simone mentre ci allontaniamo dalla mensa.
Annuisco. Ho paura di cosa stia per propormi.
-Bene, mentre ballate saltagli addosso. Cioè,
non proprio ‘saltare’ e non proprio ‘addosso’, però, dai, mi hai capito!-, mi
sorride ammiccante.
Inarco le sopracciglia con aria perplessa.
–No, onestamente no.-
Simone alza gli occhi al cielo. –Ma come vuoi
conquistarlo se non capisci queste semplici indicazioni che ti do?-
Lo ignoro e vada in sala. Devo essere proprio
disperato, se ho chiesto aiuto a Simone!
Mattia è già dentro.
-Ciao.-, lo saluto con un sorriso incerto.
Mi ignora completamente, non dà segno di
avermi visto o sentito.
-Stanotte non sei tornato in camera…-, vorrei
fare conversazione, ma proprio non so che dire. -… ehm… pronto per la lezione?-
Si volta verso di me con sguardo gelido. –Per
favore, non parlarmi: è meglio per tutti.-
Mi mordo il labbro continuando a guardarlo
mentre si riscalda.
Come posso essere finito in questa situazione?
Mi piace un mio amico –quello che fino a poco tempo fa era un mio amico-, io
gli piacevo, mi ha baciato, ma io l’ho respinto non capendo cosa fosse successo
e adesso che ho capito che mi piace faccio una sciocchezza dopo l’altro e ora
lui mi odia… be’, sì, sono davvero disperato.
La coreografa D’Amico, quella che ci fa quasi
sempre lezione nei giorni di scambio, entra in sala. –Il professor Dardani non
c’è, ha delegato a me il compito di farvi lezione. Una lezione ben precisa, mi
ha detto che vorreste montare una coreografia insieme: è quello che faremo
oggi.-
-No.-, dice Mattia con voce sottile. –In
realtà è Dardani che vorrebbe una nostra coreografia, noi non vogliamo…-
-Non mi interessa cosa volete voi.-, lo
interrompe la D’Amico con un sorriso lezioso. –Oggi proverete questa
coreografia.-
Mattia sbuffa e lo raggiungo al centro della
sala.
Non so se sia un bene o un male questa
coreografia insieme, ma so che così saremo vicini, ci toccheremo e questo mi
rende nervoso e felice allo stesso tempo.
La coreografa ci spiega a grandi linee l’idea
che ha in mente. –Dardani mi ha detto che siete bravi nell’improvvisazione:
improvvisate!-, aggiunge battendo le mani e facendo partire la musica.
Cominciamo a provare e anche il minimo
sfiorarsi delle mani mi fa correre il cuore a mille, se andiamo avanti così
avrò un infarto prima della fine delle lezioni.
-Ma cos’è? Avete paura di ballare?
Avvicinatevi, muovetevi, toccatevi, siete i ragazzi più sexy del mondo, tutte
le ragazze vi vogliono, ballate!-, ci incita la D’Amico.
Questa dev’essere un po’ pazza…
Ripenso alle sue parole e mi viene da ridere.
Non mi importa che tutte le ragazze mi vogliano, io voglio che Mattia mi
voglia. Ma non so se può ancora farlo.
A uno sguardo minaccioso dell’Isterica ci
avviciniamo e cominciamo a ballare come lei
vuole. E come in fondo voglio anch’io.
Vorrei poter dimenticare che è lui ad essere
accanto a me, che è il suo corpo sudato a sfiorare il mio, ma non ci riesco, è
più forte di me, è tutto più forte di me, vorrei baciarlo, ora, qui, ma non
posso e questa cosa mi sta uccidendo.
-Bene!-, ci sorride la coreografa, finalmente
soddisfatta. –E’ così che voglio vedervi! Prendete un po’ di fiato, bevete un
po’. E’ già passata un’ora!-, esclama guardando il grande orologio appeso al
muro, segna le dieci e trenta. –Menomale che ne abbiamo altre due! Questa
coreografia sta diventando davvero interessante! Vi lascio per qualche minuto,
quando torno voglio trovarvi ancora più carichi!-
Due. Altre due ore. Ne è passata una e non
riesco a capire nulla, figuriamoci come starò per l’ora di pranzo.
Mi siedo a terra e lo osservo accennare
qualche passo davanti allo specchio.
-E’ stato bello… una… bella coreografia.-,
dico tentando un sorriso.
La sua espressione si scurisce. –Possiamo
anche ballare insieme e dimenticare chi siamo, ma si ferma tutto lì. Te lo
ripeto di nuovo: non rivolgermi la parola.-
Il suo tono gelido sembra entrarmi dentro,
ghiacciandomi il cuore e lo stomaco.
Gli ho fatto davvero così male?
A pranzo mi siedo accanto a Simone, ho lo sguardo
vuoto, fisso davanti a me.
Sono state le due ore più belle e più
devastanti della mia vita. Ballare era fantastico, ma poi mi tornava in mente
il suo tono, le sue parole e tutto si bloccava.
-Non mangi?-, mi chiede Simone versandosi un
bicchiere di Coca Cola.
–Non ho fame.-, rispondo atono.
-Wow. Credevo che il ballo prendesse energie e
facesse diventare affamato…-
Scrollo le spalle. –Credo di star impazzendo.-
Simone ride. –Io a questo ci ero arrivato un
bel po’ di tempo fa…-
Scuoto il capo lentamente, in silenzio. Riesco
ancora a sentire le sue mani sul mio corpo, il suo profumo sulla pelle. Dio,
questo ragazzo mi sta davvero facendo impazzire!
-Ehi, ragazzi!-, Carlo si siede al nostro
tavolo con un sorriso. –E’ tanto che non passiamo un po’ di tempo insieme,
fuori dalle lezioni!-
Annuisco, come in trance, continuando a tenere
lo sguardo fisso nel vuoto.
-Cos’ha?-, chiede Carlo con voce turbata a
Simone, indicandomi.
-L’amore.-, sussurra Simone con un sorriso.
Gli sferro un calcio sotto il tavolo. –Intendevo… è stanco, ha avuto delle
lezioni estenuanti.-
-Ah, facili da confondere, i due concetti.-,
dice sarcastico Carlo.
Cominciano a mangiare, scambiandosi ogni tanto
qualche parere sulle lezioni.
Sento il suo profumo più forte, più vicino,
dev’essere arrivato in mensa.
Mi volto a cercarlo con lo sguardo e lo trovo
poco distante, al tavolo con Dominique e Martina. Chiacchierano
tranquillamente, ma sul suo volto c’è ancora un’espressione mesta. Incrocio il
suo sguardo e subito mi volto verso Carlo e Simone.
-Certo che Mattia si sta dando proprio da
fare!-, esclama Carlo ridendo. –Stamattina l’avete visto uscire dalla camera di
Dominique? Ultimamente stanno sempre insieme… voi sapete se…-
Simone lo interrompe. –Non so, credo che
stiano insieme.-
Quando Carlo si alza, allontanandosi dal
nostro tavolo, mi volto a guardarlo inarcando le sopracciglia.
-Ehi! Distolgo ogni minimo sospetto dalla
vostra relazione psichica!-, si giustifica Simone con un sorriso innocente.
Alzo gli occhi al cielo, scuotendo il capo.
–Da quando ti ho chiesto aiuto, ogni frase che dici mi distrugge… forse abbiamo
un’idea diversa di ‘aiutare un amico’.-
Simone scoppia a ridere. –Non è colpa mia! E’
una situazione nuova, non ho mai aiutato un’amica a conquistare un ragazzo,
figurati un amico!-
-Be’, è una situazione nuova anche per me!-
-Ma è diverso, tu ci sei dentro fino al collo,
io la vedo dall’esterno e posso riderne!-, lo fulmino con lo sguardo.
–Oggettivamente è più divertente di quanto sembri!-, dice continuando a ridere.
-Sei un amico fantastico.-, dico sarcastico.
-Ehi, ti ho detto che troverò il modo di
aiutarti e lo farò… prima o poi. Devi solo fidarti. Tu ti fidi di me?-
Inarco le sopracciglia. –Devo davvero
rispondere?-
Simone scoppia nuovamente a ridere. –Ma no, so
che ti fidi di me! E anche se così non fosse… ormai mi hai messo in mezzo, devi
ascoltare i miei consigli!-
Confermo la tesi di stamattina: ho fatto un
vero casino rendendo Simone partecipe di tutto!
Nota d’autore:
Ecco il capitolo!
Daniel è un idiota(mi sento ripetitiva), Simone è fantastico
e Matt è il solito cucciolo.
That’s all.
Okay, sono presa dai preparativi per la vacanza, quindi
faccio un aggiornamento super veloce.
A proposito di vacanza! Sabato parto e non ci sarà per due
settimane, quindi aggiornerò martedì e venerdì e poi ci sentiremo all’inizio di
Agosto.
Ringrazio come al solito tutti, grazie, adorabili lettori!
Un bacio.
Clì.♥
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Capitolo 13 *** XII. ***
XII
Siamo tutti e tre in camera, Mattia si sta
preparando per uscire… con Dominique. Sto iniziando ad avere anch’io dubbi
sulla sua omosessualità, onestamente.
E’ la prima volta che Simone si trova con me e
Mattia da quando gli ho detto tutto. Spero solo non faccia qualche sciocchezza,
come suo solito!
-Ehi, Matt?-, ecco, forse non avrei dovuto
pensarlo. –Ma stanotte dormi qui?-
Questa domanda mi interessa. Comincio a
giocare col cellulare, fingendo di non ascoltare.
-Non so.-, risponde Mattia, com’è strano
risentire il suo tono di sempre, seppur un po’ più freddo.
-Ma quindi tu e Dominique…?-
Ed ecco che Simone comincia a fare l’idiota!
Almeno si comporta come se non sapesse nulla!
-Siamo amici.-, risponde Mattia semplicemente.
Sa che sono in ascolto.
Simone non desiste. –Be’, ormai passi più
tempo con lei che con noi, i tuoi amici! Che ne dici se domani sera ce ne
stiamo qui e passiamo una bella serata tutti insieme?-
Vuole rovinarmi! Non riusciamo a stare in una
stanza senza ignorarci o peggio, figuriamoci come sarebbe passare un’intera
serata insieme!
-Vediamo domani.-, risponde vago Mattia. –Io
esco, a domattina.-
‘A domattina’, quindi non ha intenzione di
tornare, stanotte, almeno non presto, non quando noi potremmo essere ancora
svegli.
Sento la porta chiudersi e poso immediatamente
il cellulare, guardando con aria omicida Simone. –Sei impazzito?-, gli chiedo
sgranando gli occhi.
Il cantautore mi guarda con aria ingenua.
–Perché? Cos’ho fatto?-
-‘Una bella serata insieme, tutti insieme’…-,
ripeto le sue parole in tono sprezzante, facendole suonare assurde.
Simone mi sorride. –Guarda che io sto
lavorando per te!-
-Sì, per farmi morire!-, rispondo buttandomi
nuovamente sul letto.
-Oh, no, vedrai che poi mi ringrazierai!-
Lo guardo inarcando le sopracciglia. –Devo
preoccuparmi?-
Simone mi sorride enigmatico. –Preparati ad
una bella seratina. E attento a non farti uscire il cuore fuori dal petto per
le troppe emozioni.-
-Lo prendo per un ‘sì’.-, dico con voce
sommessa, spingendo la faccia nel cuscino.
Simone ride e mi dà una pacca sulla spalla.
–Sarà proprio una bella serata… sì, sì.-, ripete andandosi a stendere sul letto
anche lui.
Più passa il tempo e più ho paura delle
sciocchezze che potrebbe fare Simone. Ma chissà, forse riuscirà davvero ad
aiutarmi… okay, no.
-Sono contento che tu abbia accettato di
passare la serata con noi!-, dice Simone a Mattia.
Siamo in camera e stiano giocando a scala 40
sul pavimento. Io e Mattia non ci siamo ancora rivolti la parola e Simone non
fa che dire cazzate.
-Hai minacciato di picchiarmi.-, risponde
atono Matt.
Sopprimo una risata e abbasso un tris di otto,
scarto e passo il turno a Mattia.
Simone sorride. –Be’, ogni tanto si deve
passare un po’ di tempo tra amici, no?-, posa una mano sulla mia spalla e una
su quella di Mattia.
Lo fulmino con lo sguardo, sta un po’
esagerando.
-Ragazzi, io ho… mmm… dimenticato il cellulare
in camera di Carlo, vado a prenderlo!-, dice Simone alzandosi.
Inarco le sopracciglia e Mattia indica il
comodino. –Non è quello il tuo…?-
Simone mette in tasca il telefono e le chiavi
ed esce senza dire una parola.
Sentiamo lo scatto della serratura. –Adesso
chiaritevi, forza!-, ci urla Simone e sentiamo i passi allontanarsi.
Ci voltiamo verso la porta, Mattia si alza e
prova ad aprirla. –E’ chiusa a chiave. Ma… è impazzito? Ha preso anche il mio
cellulare!-, dice irritato voltandosi verso il suo letto, dove prima era posato
il cellulare.
Bene, la pazzia di questa scuola ha colpito anche
Simone!
-Che gli hai detto?-, mi chiede teso.
-Io… nulla, lui… crede che abbiamo litigato,
come tutti, no?-, sono risultato credibile?
Mattia si siede sbuffando sul letto. –Sei un
coglione.-
-Io che c’entro?-, chiedo scattando in piedi.
-Se tu non avessi fatto tutto questo casino,
ora…-
-Io?-, chiedo sgranando gli occhi. –Sei stato
tu a baciarmi!-
Okay, non avrei voluto dirlo, non avrei dovuto dirlo, ma lui incolpa me di
tutto!
Mi lancia uno sguardo ferito e abbassa gli
occhi scuotendo il capo.
-Scusa.-, dico passandomi nervosamente la
lingua sulle labbra secche. –Io… lo so che è colpa mia, ma…-
-Ma?-, mi chiede riportando i suoi occhi nei
miei.
Sospiro, non so che dire, non so che fare…
Mi siedo sul letto accanto a lui e avvicino il
mio viso al suo, non riesco a distogliere lo sguardo dai suoi occhi scuri feriti.
Sento i battiti del mio cuore accelerare, poso
le mie labbra sulle sue, una scarica mi attraversa tutto il corpo. Passo la
lingua sulle sue labbra e approfondisco il bacio. In un attimo sono sul letto,
su di lui. Continuo baciarlo guidato da qualcosa di più forte di me e…
-Ehi, avete chia…?-, Simone apre la porta e si
volta dall’altro lato coprendosi gli occhi. –Che schifo! Non voglio vedere
scenette porno nella mia stanza!-
Mi alzo velocemente, con il respiro affannato.
-Dai, almeno avete chiarito!-
Si alza anche Mattia, ha il volto arrossato e
gli occhi lucidi, dio, potrei innamorarmi.
-Non abbiamo chiarito proprio nulla!-, lascia
la stanza velocemente.
Lo guardo allontanarsi e mi butto sul letto,
coprendomi il viso con le mani.
Simone si avvicina a me. –Be’, vi siete
baciati! Non sei contento? E’ tutto merito mio!-
Lo fulmino con lo sguardo. –Simone… ma
vaffanculo.-
-Non è colpa mia, non mi aspettavo che faceste
tutto così in fretta!-
Cerco di far rallentare i battiti del mio
cuore. –Hai proprio un tempismo del cazzo!-
Mattia non è tornato in camera nemmeno
stanotte. Non ho mai sentito così tanto l’assenza di una persona. Dio, mi sento
una ragazzina gelosa!
Sta diventando davvero un’ossessione, solo
pensare a lui mi fa partire il cuore a mille, non ce la faccio, voglio
guardarlo, baciarlo…
E’ giovedì, giorno libero, sono più o meno le
undici di mattina, la scuola è semivuota, i ragazzi del secondo e terzo anno
sono a lezione, quelli del primo sono andati tutti a farsi un giro nel centro
di Siena… o non tutti, Dominique sta venendo verso di me con aria minacciosa.
Si ferma a pochi passi da me. –Vieni in
camera.-, non dice altro e continua a camminare verso la sua stanza.
Seppur titubante, la seguo, è amica di Mattia,
forse lui l’ha mandata per dirmi qualcosa.
Entro nella stanza e lei chiude la porta alle
mie spalle. –Siediti.-
Faccio ciò che mi ha detto, ha un’aria davvero
minacciosa!
-Se non ti importa nulla di Mattia è okay.-,
faccio per interromperla, ma lei alza una mano intimandomi il silenzio.
–Nessuno può obbligarti a tenere a lui. Ma non usarlo! Non usarlo come cavia,
non usarlo per i tuoi assurdi esperimenti! Se vuoi divertirti: divertiti. Ma
con qualcun altro!-, la sua voce si incrina leggermente. –Perché lui ci tiene,
ci tiene davvero. E, come tu non puoi obbligarti a tenerci, lui non può
obbligarsi a non farlo. Quindi se stai cercando un nuovo gioco con cui
distrarti, be’, lui non è un gioco! Non puoi respingerlo, poi baciarlo, poi
respingerlo di nuovo, poi ribaciarlo… non funziona così, non puoi farlo, capisci?-
-Lo so!-, la interrompo quando non riesco più
a stare in silenzio. Mi alzo. –Lo so benissimo! So che lui non è un gioco, so
che non devo usarlo, che non devo fargli del male…-
-E allora perché lo fai?-, mi chiede Dominique
furente.
-Io… avevo paura.-
Mi guarda incredula. –Paura? Paura di cosa?
Paura di piacere a qualcuno? Paura che qualcuno potesse innamorarsi di te? E’
per questo che lo stai distruggendo? Vuoi fare in modo che lui non provi più
nulla per te? Be’, ci sei andato davvero vicino, ma, fidati, non funziona così,
stai solo peggiorando la situazione.-
Scuoto lentamente il capo e mi avvicino alla
porta. –Hai ragione, sto solo distruggendo tutto.-
Lascio la stanza e torno nella mia. Mi lascio
scivolare contro il muro.
Sto davvero distruggendo tutto. Credevo fosse
tutto facile, volevo baciarlo e pensavo che facendolo avrei sistemato ogni cosa.
Non mi sono reso conto di star facendo degenerare la situazione.
Perché è tutto così complicato? Forse è solo
davvero un gioco? Mi sono lasciato prendere dalla situazione?
Non lo so. Ora come ora non so più nulla. Mi
sembra tutto così nuovo e assurdo, non so cosa fare, non so cosa dire, non so
cosa pensare.
Forse le vacanze di Natale mi serviranno,
staremo lontani per due settimane, potrò capire cosa provo davvero, se provo
qualcosa.
Credevo che, una volta entrato in questa
scuola, l’unica cosa a cui avrei pensato sarebbe stato ballare. Quanto mi
sbagliavo…
Nota d’autore:
Hola!
Come promesso, ecco il dodicesimo capitolo.
Sono di corsa(come sempre, del resto), sto iniziando a
preparare le valige, quindi vi ringrazio tutti e… a venerdì.
Un bacio.
Clì.♥
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Capitolo 14 *** XIII. ***
XIII
Sono
a casa. E’ così strano tornare dopo quasi quattro mesi. Sono felice di vedere
mamma e Sabrina, mia sorella, mi sono mancate così tanto.
Non
fanno altro che fare domande sull’Accademia, durante questi mesi ci siamo
sentiti, ho parlato loro quasi di tutto e tutti, ma sembra che abbiano
dimenticato ogni cosa.
-Matt,
andiamo da nonna, vieni anche tu?-, mi chiede Sabrina affacciandosi alla mia
porta.
-Sono
stanco, rimango qui…-, rispondo dal letto.
Mia
sorella si avvicina e mi abbraccia. –Mi sei mancato tanto!-
-Me
l’hai già ripetuto almeno dieci volte.-, dico ridendo.
Scrolla
le spalle e, con un sorriso, lascia la stanza.
Dopo
poco sento la porta di casa chiudersi. Sono uscite.
Mi
alzo e comincio a girare per la casa. Stare qui mi fa tornare in mente così
tante cose, così tanti momenti passati con i miei vecchi amici. Non ho avvisato
nessuno del ritorno natalizio, mi sento il colpa, in questi mesi non mi sono
proprio fatto sentire. Avrei voluto, ma tra le lezioni e Daniel non ho fatto
altro che rimandare le chiamate e quindi dimenticarle.
Mi
siedo sul divano e ripenso a com’era la mia vita prima dell’Accademia. Passavo
le giornate a scuola, con gli amici, a giocare a calcio. E la domenica andavo a
lezione.
Sento
una nostalgia incredibile per quella quotidianità che ho abbandonato a
Settembre.
Bussano,
forse è mamma che ha dimenticato le chiavi.
Apro
e vengo spinto a terra, sotto il peso di due persone.
-Perché
non ci hai avvisato, coglione?!-
Sono
Gabriele e Noemi, Daniele è in piedi sulla porta. Prima dell’Accademia non
c’era giornata in cui non stessimo insieme, siamo amici praticamente da sempre.
-Io…
non ci siamo proprio sentiti…-, rispondo imbarazzato.
Noemi
scuote il capo e spinge via Gabriele per alzarsi. –Solo perché ci hai
abbandonato, non significa che adesso ti odiamo.-
-Chi
lo dice? Io lo odio.-, risponde Daniele con aria infastidita.
Mi
alzo e mi avvicino a lui, siamo cresciuti insieme, come fratelli, lui c’era
anche prima di Noemi e Gabriele. –Mi… mi dispiace, davvero, per tutto.-
Mi
guarda per qualche secondo e poi mi si butta addosso ridendo. –Ma secondo te
potrei mai odiarti?-
Lo
abbraccio e mi stacco sorridendo a tutti e tre. –Mi siete mancati tanto.-
-Be’,
non così tanto se non ti sei fatto proprio sentire.-, risponde Noemi inarcando
le sopracciglia con aria ovvia.
Chiudo
la porta e ci andiamo a buttare sul grande divano rosso del salotto. –Avrei
voluto chiamarvi…-
-Non
credo. Altrimenti l’avresti fatto.-, stavolta Noemi è seria, anche se mi sorride
dolce.
-Ma
possiamo perdonarti…-, aggiunge Gabri. -… se adesso ci racconti tutto!-
Sorrido
e mi preparo alle loro mille domande.
E
infatti… -Com’è la scuola?-
-E’
bella Siena?-
-Come
sono i professori?-
-Stai
per diventare un ballerino famoso?-
-Come
sono le ragazze?-
-Gabri,
lo conosci, secondo te va a guardare le ragazze? … Come sono i ragazzi? Sono
belli?-
-Già,
ti sei fidanzato?-
-Ma
chi se ne importa! Io voglio sapere delle ragazze!-
Scoppio
a ridere, mi sono davvero mancati. –La scuola è fantastica. E anche Siena. I
professori sono simpatici, anche se ci fanno lavorare tanto. Memi… io sono già
un ballerino famosissimo! Le ragazze sono come sono dovunque, alcune
simpatiche, alcune insopportabili, alcune belle, alcune brutte. I ragazzi
sono…-, l’immagine di Daniel si fa spazio prepotentemente nella mia testa. -…
be’, per i ragazzi vale la stessa cosa delle ragazze. E no, non mi sono
fidanzato!-, rispondo in ordine con un sorriso divertito dalla loro curiosità.
Noemi
mi scruta. –Sicuro? Hai un’aria tanto, tanto innamorata…-
-Ma
io sono innamorato!-
Mi
guardano tutti e tre inarcando le sopracciglia.
-Della
danza!-, concludo sorridendo.
-Sì,
va be’, poi ci racconterai chi è questo bel tipo che ti ha fatto perdere la
testa…-
Alzo
gli occhi al cielo, sono incredibili. –Mi siete mancati!-
-Sei
diventato troppo sdolcinato.-
Noemi
dà un pugno sul braccio a Daniele. –Ci sei mancato anche tu!-
E’
il tre gennaio, il mio compleanno. Tra quattro giorni si torna all’Accademia,
così Noemi e mia sorella hanno organizzato una festa assurda per festeggiare il
mio diciottesimo compleanno nel mio paese. Credo abbiano invitato quasi tutta
la mia vecchia scuola, ci saranno duecento persone e se ne conosco cinquanta è
tanto!
Mi
fa piacere rivedere i miei vecchi compagni di scuola, anche quelli con i quali
non sono mai andato tanto d’accordo. Mi ripetono tutti che la mia mancanza si
sente, che le giornate senza di me sono diversissime, persino persone che in
tre anni di scuola mi hanno rivolto la parola sì e no cinque volte.
Mi
guardo intorno cercando Daniele, Gabriele o Noemi, ma è qualcun altro a
catturare la mia attenzione, una testa bionda spicca tra le altre. Guardo più
attentamente per assicurarmi di non avere le allucinazioni. Che ci fa Dominique
qui?
Le
vado vicino e lei, scorgendo finalmente una faccia conosciuta, mi butta le
braccia al collo. –Auguri!-
-Che…
come sei arrivata qui?-, le chiedo interdetto.
-Oh,
i tuoi amici sono molto simpatici, hanno rubato il mio numero dal tuo telefono
e, quando hanno scoperto che abitavo a meno di un’ora di macchina da qui, mi
hanno invitato alla festa!-, dice ridendo. –Ah, credo che la tua amica Noemi
non mi sopporti molto.-, aggiunge mordendosi il labbro accigliata.
Le
sorrido e vedo avvicinarsi Gabri e Daniele.
-Wow,
è ancora più bella di come ce l’hai descritta!-, esclama Gabriele con un
sorriso ammiccante.
-Non
ci provare, cerca di non spaventarla, okay?-, lo rimprovero ridendo.
Gabri
mette il broncio e va a ballare con una ragazza che non ho mai visto prima di
stasera.
Daniele
sorride a Dominique. –Quindi sei tu che ti prendi cura di lui adesso che non ci
siamo più noi…-
-Così
sembra. Ed è più difficile di quanto si possa pensare.-, Dominique sorride
appoggiando la testa sulla mia spalla.
Daniele
mi guarda e scuote il capo con aria apprensiva. E’ peggio di mia madre, è
sempre preoccupato per me, ha una paura assurda che qualcuno o qualcosa possa
ferirmi. -Oh, lo so. Quest’idiota ha la brutta abitudine di mettersi in cose
più grandi e più forti di lui…-.
-Non
lo facciamo tutti?-, risponde Dominique con sguardo basso e un sorriso lontano.
Le
accarezzo i capelli. –Io vado a conoscere un po’ di tutta la gente che è alla
mia festa, ma di cui non so nemmeno il nome. Posso affidarla a te?-, chiedo a
Daniele, indicando Dominique con un sorriso.
-Certo
che sì.-
Esco
dal locale, ho bisogno di aria. Stare qui mi ha fatto quasi dimenticare tutto
ciò che in questi ultimi mesi mi ha tenuto i pensieri occupati, ma rivedere
Dominique mi ha riportato prepotentemente tutto alla mente.
E’
assurdo come possa mancarmi una persona la cui assenza, dopo ciò che è
successo, dovrebbe solo farmi star meglio. Ogni tanto mi sembra di sentire il
suo profumo nell’aria, futile illusione. Non importa quanto possa farmi male,
la voglia di vederlo è più forte di tutto.
Sento
dei passi dietro di me: è Noemi. Si appoggia al muro e mi guarda con un sorriso
mesto. –Siamo preoccupati, lo sai?-
-Perché?-,
le chiedo sorpreso.
-Sembri
lontano anni luce da qui. E hai qualcosa negli occhi che prima di andare a
Siena non avevi mai avuto.-
Abbasso
lo sguardo, mi conoscono meglio di chiunque altro.
-Sai
che, come non abbiamo creduto al ‘Non c’è nessun ragazzo particolare’, non
abbiamo creduto nemmeno al ‘E’ carino, niente di più’. Con noi puoi parlare.
Sembra di essere tornati ai primi tempi, quando avevi paura che ti
giudicassimo…-, si avvicina e mi posa una mano sulla spalla. –Puoi dirci
tutto.-
Scuoto
il capo lentamente. –Non ho paura di ciò che possiate pensare… ho paura di ciò
che posso pensare io. Di ciò che posso provare. E’ difficile.-, sussurro
tenendo lo sguardo basso.
Noemi
mi abbraccia. –Lo so.-
-Ehi,
hai diciotto anni, Matt! Non vorrai essere triste e depresso anche stasera?!-
-Gabri,
certo che tu hai sempre molto tatto!-
Scoppio
a ridere e seguo i miei amici dentro.
Gabriele
ha ragione, non posso farmi rovinare le giornate da Daniel!
Io
e Dominique abbiamo deciso di partire per Siena stamattina, mancano tre giorni
all’ufficiale rientro all’Accademia, ma non riuscivo a stare altro tempo
lontano da Siena. Noemi, Gabri e Daniele mi hanno capito, andare prima
significa avere tempo per esercitarsi. E il fatto che Daniel abiti a Siena è
servito solo a convincermi maggiormente a partire prima.
Siamo
appena arrivati, sto disfacendo le valigie, qui ci sono anche Martina e
Alessandro. Martina ha litigato con i genitori per essere in questa scuola,
quindi non è proprio partita. Alessandro è tornato ieri sera, lui e Martina
sembrano essere diventati amici, così è venuto a farle compagnia.
Tornare
in questa stanza dopo quasi due settimane è strano, è come quando stai con
qualcuno e, dopo una vacanza, lo rivedi. Vedi tutto sotto un’altra prospettiva.
Mi
sembra assurdo pensare ai momenti che ho passato qui, mi sembrano assurde anche
tutta la tristezza e la rabbia che ne sono scaturite, davvero sono stato così male?
Davvero Daniel mi ha fatto questo effetto?
Non
so, non mi sembra possibile.
-Ehi,
Matt, andiamo a farci un giro? Sono le otto, magari dopo ci fermiamo in
pizzeria…-
Ormai
Dominique non bussa nemmeno prima di entrare nella mia stanza. Stanotte è
rimasta a dormire a casa mia, è stato divertente parlare fino a notte fonda,
anche se l’avrò pregata mille volte, senza successo, di lasciarmi riposare in
pace.
-Okay.-,
prendo il cellulare, le chiavi, metto il giubbino e la seguo fuori l’Accademia.
–Ma Martina e Alessandro?-
Dominique
alza le spalle sorridendo. –All’improvviso sono spariti.-
Continuiamo
a chiacchierare e passeggiamo per Siena. Ci sono poche persone per strada, io e
Dom camminiamo abbracciati, fa un freddo incredibile.
Dominique
mi stringe il braccio. –Guarda chi c’è…-
Seguo
il suo sguardo e il mio cuore perde un battito, a pochi metri da noi c’è Daniel
che chiacchiera con due ragazzi.
-Ehi,
Dom, andiamocene…-, le sussurro nervoso.
-Non
essere maleducato! Dobbiamo scambiarci gli auguri!-, mi obbliga a camminare con
lei verso Daniel.
Quando
ci vede si blocca e i suoi amici si voltano a guardarci.
-Ciao!-,
saluta Dominique pimpante, mi chiedo cos’abbia in mente. –Buon anno nuovo!-
-Anche…
anche a te.-, risponde Daniel senza spostare lo sguardo da me.
Dominique
mi fa pressione sul fianco. –Auguri.-, dico anch’io.
Il
ballerino annuisce, silenzioso.
-Danny,
non ci presenti i tuoi amici?-
Gli
amici di Daniel ci hanno obbligato ad unirci a loro per la cena. Siamo in
pizzeria e Dominique chiacchiera con i due, Marco e Leonardo, escludendo
volutamente me e Danny dalla conversazione.
Ogni
tanto mi volto a guardarlo e lo trovo già intento a fissarmi. Non so che fare,
una parte di me vorrebbe parlargli, ma un’altra, quella offesa e ferita, mi
intima il silenzio.
Abbiamo
già pagato, ma Dominique non sembra avere la minima voglia di andarsene.
-Danny,
ma che hai? Non hai detto una parola per tutta la serata!-, dice Leo voltandosi
verso di noi.
Daniel
scrolla le spalle. –Credo di avere un po’ di febbre.-, risponde lapidario.
-Mmm…
questa scuola ti sta proprio indebolendo!-
Dominique
si volta sorridendo verso di me. –E tu, Matt? Come mai così silenzioso?-
La
fulmino con lo sguardo. –Mi annoio, torniamo all’Accademia?-, le chiedo
prendendole la mano e stringendogliela in modo che capisca che non può
contraddirmi anche stavolta.
-Ah,
ma state insieme?-, chiede Marco allontanandosi un po’ da Dominique, non ha
fatto altro che provarci per tutta la sera. –Non l’avevo mica capito!-
Dominique
mi guarda con aria di sfida che sembra dirmi ‘a te la risposta’. –Più o meno.-,
rispondo velocemente. –Ce ne andiamo?-
Mi
sorride soddisfatta e si alza. –Alla prossima, ragazzi! Noi ci vediamo
mercoledì, Danny.-
Usciamo
dalla pizzeria.
-Perché
tutto questo teatrino?-, le chiedo irritato.
-Be’,
ho provato a farti dimenticare Danny, ho provato a picchiare lui, non ha
funzionato nulla. Ora provo a farvi capire ciò che provate l’uno per l’altro!-,
risponde sorridendo, prendendomi sotto braccio.
-Io
so cosa provo per lui.-
Dominique
ride. –Ma lui no. O almeno non sa cosa fare, magari forzando un po’ la mano lo
spingeremo verso la scelta giusta.-
-Lui
non sa cosa prova, perché non prova nulla.-, rispondo camminando velocemente,
con lo sguardo fisso sul marciapiedi davanti a me.
-Sai,
non baci una persona due volte se non provi nulla. A meno che tu sia molto
stupido o molto stronzo. Anche se non escludo che lui sia entrambe le cose…-,
aggiunge mordendosi il labbro.
Scuoto
lentamente il capo. –E perché ‘stiamo insieme’?-
-Oh,
quella era un’opportunità di farlo ingelosire che ci è stata servita su un
piatto d’argento, non avremmo potuto non coglierla.-, ride entrando nel cortile
dell’Accademia.
Perché
ho la sensazione che questa cosa mi porterà solo altri casini?
E’
martedì sera, Daniel è arrivato poco fa e sta posando le sue cose nell’armadio.
E’ stato assurdamente silenzioso, mi ha detto solo un ‘ciao’ distaccato quando
è entrato.
Simone
torna domani, stanotte staremo solo io e lui in questa camera.
Vederlo
disfare le valigie con questo silenzio che pesa su di noi mi rende
tremendamente nervoso. Mi sembra una bomba che può scoppiare da un momento
all’altro.
Continuo
a guardarlo dal mio letto. Si muove con una calma improbabile, con gesti lenti
e sicuri, non si volta nemmeno una volta verso di me.
Quado
finisce, posa la valigia e si stende sul suo letto.
Più
volte prendo fiato, vorrei dire qualcosa, ma alla fine cambio sempre idea. Ho
paura di dire qualche altra sciocchezza che possa peggiorare la situazione.
Se
questa situazione può ancora peggiorare.
-Quindi…
non sei gay?-, mi sorprende rompendo il silenzio.
Mi
volto nuovamente a guardarlo, fissa il soffitto con uno strano sorriso. –Non…
non lo so, con Dominique è tutto strano, tutto assurdo.-
Non
so se sono stato credibile, una parte di me spera che non lo sia stato, spera
che lui capisca che è tutta una cazzata, che sono gay, che mi piace ancora, che
mi piace sempre.
-E
quindi le possibilità di vederti in camera diminuiranno ancora di più,
giusto?-, mi chiede con una mezza risata.
Non
so che rispondere. –Be’, a dir la verità, stanotte dormo qui, abbiamo… più o
meno litigato.-
Non
so perché l’ho detto, non ci ho nemmeno pensato su, mi è uscito di getto.
Osservo
la sua espressione, si morde le labbra, sembra voglia dire qualcosa, poi scuote
il capo, come ad allontanare qualche pensiero fastidioso e si gira per prendere
il cellulare sul comodino.
Mi
volto di scatto, non so se ha visto che lo stavo fissando, spero di no. Non so
cosa fare, come comportarmi…
-Io
vado a salutare gli altri.-, dice alzandosi e andando verso la porta. –A…
dopo.-
Forzo
un sorriso, sperando di essere convincente. –A stasera.-
Se
ci arriverò.
Nota d’autore:
I’m still here!(And I know everything.)
Scusate, è PLL che mi sta ossessionando.
Bene, sono qui. In realtà sono a casa da una settimana, ma
non avete idea della tremenda malinconia che mi tormenta. Sono tornata dalla vacanza
più bella della mia vita e non riesco a fare altro che guardare le foto, i
video, messaggiare con le persone conosciute e scrivere, scrivere, scrivere di
questi meravigliosi quindici giorni.
Anche provandoci, non sono riuscita a rileggere questo
capitolo, quindi scusate gli eventuali errori di battitura. Non ho risposto
nemmeno alle recensioni, provvederò, davvero.
Per ora vi ringrazio tutti! E torno a scrivere la storia
sulla vacanza.
Un bacio.
Clì.♥
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Capitolo 15 *** XIV. ***
XIV
Mattia.
Saranno le tre del mattino, non riesco a
prendere sonno, sono stato da mezzanotte fino ad una ventina di minuti fa a
rigirarmi nel letto. L’idea di essergli così vicino non mi fa riposare, dorme a
due metri da me, come posso anche solo pensare di poter dormire?
Sono seduto a terra, ai piedi del letto, non
so che fare. Tengo il cellulare stretto tra le mani, sperando che vibri, poco
fa ho mandato un messaggio a Dominique, cercavo compagnia, qualcuno che mi
distraesse, ma probabilmente starà dormendo e non l’avrà sentito.
Ho represso per tutta la serata l’impulso di
baciarlo. E adesso credo di starne pagando le conseguenze. Nella mia mente
corrono flash di ciò che sarebbe potuto succedere, ma forse è meglio che io
abbia resistito. Probabilmente avrei dovuto far fronte ad un altro rifiuto e
non sarei riuscito ad addormentarmi comunque, solo che sarei stato molto più
distrutto di come sono ora. Già, mi ripeto nella mente che è meglio così… ma
tutto il resto di me sembra non essere d’accordo.
Sento il suo respiro regolare bloccarsi e mi
volto. Si mette a sedere e mi guarda, mettendomi a fuoco nel buio, si alza e
viene a sedersi accanto a me. Si blocca a guardare il cielo scuro fuori dalla
finestra.
Apre la bocca, per poi richiuderla subito dopo.
Rimango in silenzio, aspettando che dica ciò che gli passa per la mente.
-E’ strano.-, sussurra infine.
Mi volto verso di lui.
-Pensare di non… cioè, non piacerti più,
capisci?-
Abbasso lo sguardo, non so che dire.
Fa un sorriso vuoto. –Com’è? Immagino sia una liberazione.-,
una risata spezza.
E’ così… così vicino ed è così bello!
Vorrei distogliere lo sguardo dalle sue
labbra, ma non ci riesco, è più forte di me, mi avvicino ancora di più. Passo
la lingua sulle labbra secche e questo lo fa scattare, annulla la distanza tra
di noi e, per la quarta volta, sento le sue labbra premere sulle mie. Spingo la
mia lingua nella sua bocca e mi sento riempire dal suo sapore. Ha una mano
dietro la mia nuca, che mi spinge ancora di più verso il suo viso, che non mi
permette di allontanarmi, come se potessi volerlo…
La vibrazione del telefono mi fa staccare di
scatto, guardiamo lo schermo.
‘Dom: Amore, non riesci a dormire? Vuoi venire
da me?’
Rimango immobile a fissare il messaggio, non
so cosa fare.
Daniel si alza di scatto e va verso il suo
letto. –Buonanotte.-, sussurra con voce rotta.
Chiudo gli occhi e appoggio la testa alla
testiera del letto.
Non posso farcela, davvero, non posso.
-Dobbiamo lasciarci.-, comunico a Dominique
sedendomi accanto a lei in mensa.
Si volta a guardarmi, sorridendo. –Cos’è
successo?-
-Diciamo che hai un tempismo assurdo…-,
rispondo sbuffando e dando un morso ad un cornetto.
Le racconto velocemente quello che è successo,
lasciandola sempre più stupita. –Wow, faccio davvero schifo!-
-Già, l’ho pensato anch’io!-, dico acido.
Scoppia a ridere. –Okay, Matt: è finita!
Abbiamo confuso l’amicizia con l’amore, meglio tornare al rapporto di prima…
nessun rancore?-
Rido, scuotendo il capo. –Sapevo che questa
cosa avrebbe peggiorato tutto.-, dico guardando Daniel che si alza con lo
sguardo basso da un tavolo poco distante da noi e lascia la mensa.
-Be’… mi sono sbagliata. Però, ehi!, vi siete
baciati!-
-Sì e ora mi odia.-, sbuffo.
Dominique si morde il labbro con aria
concentrata. –Perché non…?-
-No.-, la interrompo subito. –Non pensare più
a nessun modo per risolvere la situazione, le tue idee portano sfortuna!-
–Okay, okay, passo a te il testimone, non
voglio più colpe per ciò che succede tra te e il ballerino sexy!-
-Sono io il ballerino sexy!-, esclamo mettendo
su un broncio offeso. –A proposito: vado a provare un po’, voglio essere
perfetto per le lezioni di domani!-
-Amore, ma tu sei sempre perfetto!-, risponde
lei con voce leziosa, prendendomi in giro.
La mando a quel paese e vado verso la sala danza.
Entro e mi blocco.
C’è già Danny, sta provando un assolo che ci
hanno spiegato poco prima delle vacanze natalizie.
Non si accorge minimamente della mia presenza.
Mi siedo a terra e lo guardo ballare.
Dio, è così perfetto…
Termina la coreografia e si irrigidisce,
vedendomi dallo specchio.
Rimaniamo così a fissarci per qualche secondo,
poi lui prende le sue cose e fa per andarsene.
-Aspetta!-, lo fermo prima che esca.
Si volta verso di me, mordendosi le labbra e
inarcando le sopracciglia con sguardo vuoto.
Non so che fare, c’è una tensione assurda.
–Io… io e Dominique ci siamo lasciati.-, dico stupidamente.
-Spero non per colpa mia.-, risponde
sprezzante, si volta e lascia la sala.
Perché, ogni volta, c’è qualcosa che rovina
tutto? Non potrebbe essere un po’ più facile?
Le lezioni sono ricominciate, ieri Daniel non
è stato bene, così non abbiamo provato insieme, inoltre è tornato in camera
tardissimo, saranno state le quattro, come sempre ultimamente, non riuscivo a
dormire, ho preso sonno poco dopo il suo ritorno.
Credo mi stia evitando, ma abbiamo tutte le
lezioni in comune, non ci riuscirà ancora a lungo.
Infatti entra in sala danza e, senza
rivolgermi il minimo sguardo, comincia a riscaldarsi. Mi sembra di essere
tornato indietro di qualche mese, ma che la scena si sia capovolta, ora è lui
quello ferito che ignora l’altro.
Mi sento un idiota, vorrei dirgli qualcosa,
provare a sistemare la situazione, ma non ci riesco, ho paura di peggiorare
ancora di più le cose.
Entra Dardani. –Salve, ragazzi! Avete passato
delle belle feste?-
Annuiamo, senza una parola.
-Mmm… non siete in vena di chiacchiere vedo.
Perfetto, balliamo!-, ci sorride. –La professoressa D’Amico mi ha detto che
avete provato la famosa coreografia che avreste dovuto creare. Mi ha detto anche
che siete stati davvero bravi! Che ne dite di mostrare questa bravura anche a
me?-
Sento i battiti del mio cuore accelerare al
pensiero della coreografia, stare così a stretto contato con lui, senza poterlo
baciare, mi porterà alla follia.
Dardani mette la musica e cominciamo a
ballare.
Sta provando di evitare, o almeno a ridurre al
minimo, ogni contatto. Il professore se ne accorge e blocca la musica. –Cos’è?
Avete paura? Andiamo, mostratemi la passione, il desiderio che ha tanto
impressionato la D’Amario!-
Incontro lo sguardo di Daniel e un brivido mi
attraversa completamente. C’è passione. E anche desiderio. Ma non so se siano
quelli che vuole il professore.
Daniel sembra pensare la mia stessa cosa. Si
volta verso Dardani. –Scusi, non sto ancora molto bene, credo sia meglio
riprendere le prove domani. Mi scusi, davvero.-
Prende le sue cose e lascia la sala.
-Possibile che le cose non vadano mai bene in
questa sala?-
Scuoto lentamente il capo, guardando la
direzione verso la quale si è allontanato Daniel.
-Mi chiedo la stessa cosa…-
Dardani mi ha mandato a cercare il professor
Mariani, così sono dietro le quinte del teatro e cerco nei camerini, ma di
Mariani nessuna traccia.
Sto per andarmene, quando sento un rumore che
mi fa tornare indietro, una specie di singhiozzo. Viene dalla sala costumi.
Avevo completamente dimenticato di guardare lì.
Entro e trovo Dominique seduta a terra, con il
viso bagnato di lacrime. Mi avvicino subito a lei.
-Ehi, cos’è successo?-, le chiedo preoccupato.
Mi guarda per qualche secondo, per poi
appoggiare la testa sulla mia spalla, provando ad asciugare le lacrime.
La abbraccio. –Dom…-, le prendo il viso tra le
mani. -… mi spieghi perché piangi?-
Dominique abbassa lo sguardo sulle mani che
torturano l’orlo della camicia, in silenzio.
Le alzo il viso verso di me. –Mi sto
preoccupando, Dom…-
Scuote il capo, mentre altre lacrime le
bagnano il volto. –Io…-, si blocca, mordendosi il labbro. –Ho fatto una
sciocchezza.-
La guardo interrogativo.
-Ho…-, prende fiato. –Durante le vacanze di
Natale, prima che venissi da te…-
-Cosa?-, le chiedo ansioso.
-Luca è venuto a casa, voleva fare una
sorpresa a Michela…-, prova ad asciugarsi le lacrime che le rigano copiose il
viso. –Ma Michela non c’era e… lo sai cosa provo per lui!-
La stringo, anche se non ho ancora capito cosa
sia successo.
-E lui ha iniziato a dire cose strane, a dire
che Michela lo usa, che Michela usa tutti…-, tira su col naso. -… ha detto che
voleva usarla anche lui e… Matt, io non lo so com’è successo! Io non volevo!-
Le asciugo le lacrime, stringendola forte.
Forse sto iniziando a capire. Ma… perché me lo dice solo ora?
-E dopo… dopo mi ha detto che aveva cambiato
idea, che Michela non doveva sapere nulla. Ha detto che se l’avesse saputo, mi
avrebbe odiato e… io sono innamorata di Luca, lo sai! Ma Michela è la mia
gemella!-, la stringo forte al petto, cercando di far calmare il pianto. –E io
non volevo che Michela lo sapesse! Dopo quello che mi aveva detto Luca, avevo
deciso di dimenticare la cosa, ma… prima ero sola in corridoio e Luca mi si è
avvicinato e…-
Sospira contro la mia spalla. Non l’ho mai
vista così scossa!
-… mi ha baciato, io l’ho allontanato, gli ho
dato uno schiaffo e lui ha detto che stasera dirà tutto a Michela e…-, viene
scossa nuovamente dai singhiozzi.
La abbraccio, accarezzandole i capelli. In
questi mesi trascorsi insieme ho imparato l’assurdo amore che prova per Luca e
quello che lo lega a sua sorella e posso capirla.
Vederla stare così male mi fa salire il sangue
al cervello. Le accarezzo un’ultima volta il volto e mi alzo.
-Dove vai?-, mi chiede preoccupata.
Non le rispondo, esco dal teatro.
Devo trovare Luca!
Lo trovo fuori la mensa, che chiacchiera con
Andrea e Carlo.
Mi avvicino a lui e gli tiro un pugno in pieno
viso. Impreparato, non riesce a schivarlo, ma reagisce, mi si butta addosso e
cominciamo a picchiarci.
Veniamo quasi subito fermati da Andrea e Carlo
che ci dividono.
-Ma che ti prende?-, mi chiede Carlo,
guardandomi ad occhi sgranati.
Lo ignoro e mi rivolgo a Luca. –Ma non ti fai
schifo?-
Luca sorride, gli sanguina il labbro superiore
e questo sorriso lo fa sembrare ancora più terribile. –Oh, la tua amichetta è
venuta a confessarti i suoi peccati?-
Faccio per buttarmi nuovamente addosso a lui,
ma la stretta di Carlo mi trattiene. –Ma ti rendi conto di quello che dici? Di
quello che fai?-, gli chiedo disgustato.
-Non sono io a tradire la fiducia di mia
sorella!-
-Ma tradisci tranquillamente la tua ragazza…-
Luca scrolla le spalle. –Tanto sono gemelle,
l’una vale l’altra…-
Approfitto della sorpresa di Carlo alle parole
di Luca, per divincolarmi e tirargli un altro pugno. Adesso è più recettivo, si
scosta e gli prendo di striscio lo zigomo.
-Dai, almeno adesso potrai consolarla tu!-, mi
dice ridendo.
-Mi fai schifo!-, sussurro nauseato dal suo
atteggiamento. Mi volto e mi allontano.
Vado in teatro a cercare Dominique, ma non è
lì.
Quando esco mi ritrovo davanti Daniel, che
sgrana gli occhi vedendomi. –Che ti sei
fatto?-, mi chiede sfiorandomi lo zigomo gonfio.
Mi scosto d’istinto. Troppo preso dalla
rabbia, non ho fatto caso nemmeno al dolore. Ma, adesso che Daniel me l’ha
fatto notare, sento la parte sinistra del viso dolorante. –Luca è uno
stronzo.-, sussurro rabbioso.
Mi guarda, inarcando le sopracciglia. –Che ha
fatto?-
Scuoto il capo. –Lascia stare…-
-Forse dovresti metterci un po’ di ghiaccio.-,
sussurra, avviandosi verso l’infermeria.
Lo seguo, silenzioso.
Mi sembra assurdo, ma in questa scuola si fa
tutto tranne che cantare, ballare o recitare!
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