I hear angels sing in your voice.

di ItsRobynhere
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** a girl with red hair. ***
Capitolo 2: *** music and dance, nothing else. ***



Capitolo 1
*** a girl with red hair. ***


a girl with red hair.


Ed ecco qui, la luce del giorno che mi sveglia dolcemente dopo essersi infiltrata in camera mia, tramite la mia modesta finestra. Mi scuoto leggermente tra le coperte per recuperare l’abitudine di tenere aperti gli occhi, mi alzo con la mia solita goffaggine mattutina e infilo un paio di pantofole rosa e particolarmente morbide, che devo aver lasciato ai piedi del letto la notte precendente.
Rivolgo un’occhiata ai miei svariati poster attaccati al muro, ormai gli spazi riservati al colore fucsia che aveva dato mio papà quando ero ancora piccola, si intravedevano appena. Ma a me confortava più così la mia camera, e non me la riuscirei a immaginare in nessun altro modo.
Dirigersi in cucina è ormai una cosa abituale, e mentre mi ritrovo a preparare la solita tazza di latte caldo, mi inoltro nei miei più strani pensieri, e ricordo improvvisamente che oggi sarei dovuta passare da una mia amica che non vedevo da tempo, perciò dovevo muovermi, la mattinata era iniziata da un pezzo e se non mi fossi vestita in fretta sarei arrivata in ritardo.
Anche se il latte aveva un aspetto molto invitante, dovetti finirlo in un batter d’occhio, e subito corsi in camera mia per esprimere il mio umore sull’abinamento dei vestiti, non che avessi una vasta scelta nel mio guardaroba, ma potevo comunque cavarmela.
Accesi il mio stereo e la canzone che riempi la mia stanza, mi fece sorridere.
Hurt Like Heaven dei Coldplay.
Aprii le ante di legno chiaro del mio armadio e l’indecisione mi travolse, sono sempre la solita testona, possibile che impiego sempre così tanto tempo per scegliere cosa indossare? Bhè si, altrimenti non sarei io.
Estraggo dalla manciata di magliette che avevo, una conottiera rigorosamente bianca, con nessun tipo di stampa sul davanti, stava giusta sulla forma del busto, e a me stava abbastanza lunga. Poi optai per dei jeans scuri a sigaretta e una camicia pesante a quadri, sul rosso scuro, nero e grigio, che avrei abbinato con la canotta, tenendola aperta.
Scuotendomi al ritmo delle note dei Coldplay, indossai velocemente gli indumenti che avevo scelto e infilai le mie classiche Superga bianche.
Guardandomi allo specchio sistemai con la mano i capelli mossi, che avevo tinto interamente di un rosso mogano, poco più di un mese fa.
Afferai la grande borsa beige dalla sedia della mia scrivania, e dopo averci ficcato dentro le chiavi, il portafoglio e altri oggetti che ritenevo abbastanza utili nell’arco di una mattinata, uscii di casa.
Ovviamente, essendo autunno, il mio paesino era regnato da varie folate di vento, fortunamente non raggelante.
Infilai le cuffiette ed estrassi dalla borsa l’adorato iPod che mi aveva prestato il fidanzato di mia sorella, e feci partire la prima canzone che individuai la tra la lunga lista di brani presenti, Talk That Talk di Rihanna.
Bene, immergiamoci nuovamente nei mie stupidi e insensati pensieri, ma aspettate, prima mi presento.
Sono Robyn, ho sedici anni, e la cosa che più amo a questo mondo è la musica, e il sogno più grande che ho, è fare parte di quel mondo e soprattuto, vivere in una grande città americana.
Abito in un piccolo paese nel nord d’Italia, a scuola non sono la secchiona di turno ma nemmeno una menefreghista dello studio, diciamo che sono discreta.
Perciò posso dire, in conclusione, che sono una semplice ragazza italiana con le caratteristiche di una normale sedicienne.

Sono finalmente arrivata a casa di Meg, sicuramente ci avrei messo di meno se in questo buco di terra, chiamato paese, ci fossero dei taxi pronti a portarti dovunque proprio come in città, ma comunque, meglio non pensarci, altrimenti potrei sicuramente partire con uno dei miei viaggi mentali che mi faccio spesso.
Mi limito a suonare il campanello, e la mia amica risponde dopo un tempo indeterminato, come sua abitudine e, se non fosse che la conosco da fin troppo tempo, sicuramente me ne sarei infischiata e sarei tornata sui miei passi.
Mi raggiunge al cancelletto in metallo scuro, aprendolo e le rivolgo un sorriso tranquillo quando riesco a vedere il suo viso liberamente. Ha i capelli estremamente dritti raccolti in una treccia laterale, mi devo ancora abituare a vederla con questo nuovo taglio che si è fatta assieme a me, quando mi ero tinta i capelli, prima li portava lunghi e del suo colore naturale, ora, sono lunghi fino al seno e scalati con un ciuffo folto e morbido sulla destra, e le punte sono di un azzurro aqua che contrasta sul suo castano chiaro. Sta benissimo così, e i suoi occhi color caramello sono in risalto. E’ poco più bassa di me, e indossa un paio di pantaloni grigi che stanno comodi sulla sua figura e una semplice maglietta bianca che anche quella, lei la porta larga.
E’ la mia Meg, e davvero non saprei come descriverla, oltre che dire che con lei posso fare tutte le pazzie che voglio, perché lei, come me, non ha paura di vivere a pieno la vita.
Brittany’ escama, più radiosa che mai. Giusto, Brittany è il mio sopprannome che mi ha dato Meg, per il semplice fatto che è un nome che desidero fin da quando sono piccola, e per di più assomiglia molto al nome della mia ispirazione femminile, non che Britney Spears.
Meg! Come mai tutto questo entusiasmo?’ chiedo curiosa, mentre mi trascina velocemente dentro casa sua,  e subito chiude la porta dietro le nostre spalle, dirigendosi con altrettanta velocità verso la cucina, la seguo e cerco di trovare un motivo valido per il quale dovrebbe essere così eccitata.
Mia madre mi ha fatto una sopresa unica’ dice puntanto i piedi per terra e voltandosi immediatamente verso di me, con una espressione carica in volto.
Cioè? Dai splendore, muoviti a dirmelo, perché davvero mi stai tenendo troppo sulle spine’ dico con un tono parecchio sarcastico e divertito, non sapevo davvero cosa pensare, non riuscivo a decifrare la felicità della mia amica, e questa era una cosa parecchio strana, credetemi.
Ha comprato due biglietti per il concerto dei Coldplay a Parigi, albergo e aereo’ la mente mi si acceca dalla felicità, anche se, ovviamente, un po’ la tristezza si fa sentire, questo gruppo mi piace davvero molto, e mi sarebbe piaciuto vederli a Torino, ma i biglietti erano esauriti in pochi giorni, e soppratutto, erano davvero troppo costosi, perciò non creai ulteriori problemi alla mia famiglia per far sì che io potessi andarci.
Dici sul serio?’ esclamai, accompagnando la domanda con uno dei sorrisi migliori che potessi regalare.
Meg mi guardò un secondo, continuando a sorridere come se avesse appena vinto un premio ad un concorso ‘Si Brit, e l’altro biglietto è per te’.
Il mondo si bloccò improvvisamente, e mi buttai tra le braccia di Meg, in preda alla felicità.





HI EVERYONE (?) 
vorrei subito ringraziare le persone che hanno letto questo primo capitolo della mia prima FF: I hear angels sing in your voice.
non ho svelato di chi parlerà la storia, perchè vorrei tenervi un po' sulle spine, sempre se continuerete a leggere, ovvio!
se vi è piaciuto questo piccolo spunto, vi prego di recensire, o anche dirmi che ne pensate, darmi dei consigli o anche critiche, pur sempre che non ci siano offese pensati C:
questo capitolo è davvero molto corto, ma volevo solo darvi una specie di introduzione (?) per capire se vi interessa almeno un pochino pochino :')
ovviamente da qui non si può capire molto bene quello che succederà, eh si D:
grazie davvero, per aver letto, o anche solo aver dato un'occhiata!
aspetto ansiosa qualche recensione!
Robyn.

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Capitolo 2
*** music and dance, nothing else. ***


music and dance, nothing else.



Dopo la notizia di pochi giorni fa, ero sempre in ansia, mancavano ancora due mesi al gran giorno, ma io come al solito mi devo agitare per nulla.
Oggi sarà sicuramente una giornata dura, ovvero, il primo giorno di scuola, mia mamma è più preoccupata di me, e non riesco proprio a comprendere il perché, forse è il solito comportamento da madre.
Come gli anni precendenti, devo prendere la corriera per arrivare al paese/città in cui si trova la mia scuola superiore, una cittadina carina, un po’ più popolosa di dove abito io.
Appena chiudo il cancello di casa mia dietro di me, e mi incammino verso la piazza, dove c’è la fermata dell’autobus più vicina, iniziò a pensare a tutto quello che potevo espettarmi in questo anno scolastico.
Le case che mi circondavano mi interessavano particolarmente questa mattina, semplici abitazioni di varie tinteggiature, maggiorparte rovinate dal tempo, ma che pur sempre sanno descrivere una storia, diversa dalle altre.
Riflettevo su quanto, il posto in cui abitavo, fosse monotono e triste, perché era proprio questo che esprimeva, e i cittadini non erano di certo migliori, tutti poco cordiali e per niente socievoli. Sembrava sempre che tutto cadesse a pezzi.
Tutto questo, spesso cercava di influenzare il mio animo, e cambiava quello degli altri. Questo significava che bisognava possedere una specie di forza per soppravvivere, per non diventare monotoni e tristi come facevano tutti gli altri.
In quei momenti, in cui riflettevo su tutto quello che potevo vedere, e che si trovava proprio attorno a me, mi saliva l’angoscia, e la sensazione di essere rinchiusa dentro a un mondo che non mi apparteneva, bloccata in un luogo che mi potrebbe tenere in trappola a vita.
Così chiudevo gli occhi e immaginavo per un attimo il rumore insistente del traffico, il vocio uniforme della gente in calca che cammina frettolosamente verso un posto che a nessuno è dovuto sapere, le luci delle varie vetrine accese che danno un atmosfera particolare, l’odore delle pastine e di caffè appena preparati dai vari bar presenti, pronti a servire i clienti di prima mattina, e poi immaginavo i grandi palazzi che mi inpedivano di vedere per intero il cielo ma che mi riparavano in parte dal sole.
Così facevo tornare un sorriso indescrivibile sul mio volto, era lì che ero diretta, e speravo che un giorno sarei riuscita a guadagnarmelo, era lì che alla fine tanti volevano arrivare e così pochi potevano raggiungere.
Aprendo gli occhi, riusci a risvegliarmi dai miei pensieri e capire che ero praticamente quasi arrivata alla fermata della corriera, e le mie amiche erano già arrivate da un po’, e mi sorridevano, feci un cenno che assomigliava ad un sorriso e alzai la mano in segno di saluto.
Abbie e Jen mi raggiunsero prima delle altre, e rimasi molto sorpresa, loro due avevano litigato parecchi anni fa, erano rimaste mie amiche, ma tra di loro non c’erano state più parole, erano rimaste solo conoscenti.
Mi sentii improvvisamente a disagio, non sapevo come coinvolgere tutte e due nella conversazione che avrei potuto fare.
Heei’ buttai lì, quasi sussurrando, lasciando intravedere un leggero sorriso insicuro sulle mie labbra.
Robyn, emozionata per questa giornata di scuola?’ disse ridendo Abbie, mi fece subito scogliere in una risata aperta, che dovetti subito bloccare, a causa di tutti gli altri studenti che mi stavano già squadrando da testa a piedi.
Abbie era una ragazza che appariva abbastanza semplice agli occhi degli altri, ma io che la conoscevo, sapevo che era una ragazza speciale, e diversa dalle altre, era intelligente, furba e tremendamente gentile, sapevo anche che in momenti indefiniti era un po’ insicura e titubante, ma sapeva essere un gran bella persona a modo suo. L’estate appena trascorsa l’avevo passata con lei, a ridere e in parte a piangere, come tutte le estati da quando Brandie se ne era andata. Abbie custodiva alcuni miei sentimenti, che non sarei riuscita a rivelare a nessun’altra persona, e per questo era diventata importante per me.
Jen, invece, era una ragazza un po’ sulle sue, ma con le persone a cui teneva sapeva dimostrarsi gentile e particolarmente simpatica, una amica che avrebbe sempre potuto ascoltare discorsi che non avrebbero attirato l’attenzione di nessuno, ma a cui lei, riusciva a dare un minimo di importanza. Era una ragazza da non giudicare al primo impatto, ma da conoscere in tanto tempo, perché era così che io l’avevo capita, aspettando.
Oh beh, emozionatissima’ dissi in modo poco rassicurante e con una nota di sarcasmo ‘non vedo l’ora di continuare a buttarmi dentro il libro di storia’ continuai acidamente e accennando appena una smorfia.
Ne sono certa’ disse ridacchiando Jen, che sicuramente si ricordava dell’anno precendente, passato a imprecare contro ai vari argomenti storici, mentre lei mi aiutava a capirci qualcosa.
Un rumore famigliare fece voltare tutti noi ragazzi verso la strada. La prima corriera era arrivata, e io mi diressi assieme alle altre per prendere posto.
Sicuramente avrei dormito, o forse avrei aspettato fino alla fermata successiva, per salutare Meg.

Io e Meg entrammo nella nostra amata palestra, avevamo percorso la strada a piedi dalla nostra scuola fino a qui, e stranamente non eravamo per niente stanche, forse perché l’eccitazione di ricominciare i corsi regolari di danza ci scorreva troppo velocemente nelle vene.
L’edificio non si riconosceva nemmeno, l’avevano modificato e ridipinto per bene, e ora trasmetteva un non so che di accogliente, lo spogliatoio era stato dipinto di un color lavanda lieve, e le panchine sulle quali noi appoggiavamo i nostri vestiti e le nostre borse, non sono più vecchie e distrutte, ma sanno perfino di nuovo, questi nuovi odori contribuiscono ad alzare notevolmente la mia impazienza di dirigermi alla sala da ballo, incuriosita da come poteva essere diventata quella specie di stanza, dove io e Meg avevamo passato lunghe giornate ad allenarci.
Dopo essermi infilata un paio di shorts in tuta di un azzurrino leggero, una maglietta grigia e larga con la stampa di un paio di cuffie sul davanti, essermi infilata un paio di Nike del medesimo colore, ed essermi raccolta i lunghi capelli in una coda alta e disordinata; ci dirigemmo a passo veloce verso il piano superiore, e aprimmo la prima porta a destra che si presentava nel corridoio, eravamo le prime ad arrivare in tutta la palestra, come al solito.
Io e Meg avevamo la sala per noi due, ma verso il primo pomeriggio le altre stanze ospitavano corsi di autodifesa e fitness.
Appena riuscimmo a visualizzare tutta la sala, le nostre labbra si piegarono in un sorriso sbalordito, sembrava quasi più grande senza tutti quegli attrezzi che prima occupavano metà spazio a disposizione, ora le luci riuscivano a illuminare l’intera stanza senza problemi, e le grandi finestre contribuivano al massimo, anche l’impianto stereo era nuovo e il parque aspettava solo di essere usato, gli specchi, finalmente, erano belli e puliti, e la nostra immagine si rifletteva benissimo su di essi.
Io e la mia amica ci scambiammo uno sguardo complice e ci inoltrammo immediatamente verso il centro della sala. Meg inserì il nostro solito e amato cd di canzoni miste, un insieme di brani che usavamo per sfogarci un po’, senza nessun impegno e preoccupazione.
La prima canzone che inondò la sala fu Revolver di Madonna.
Io e Meg avevamo sempre adorato ballarla, fu una delle prime canzoni che ballammo assieme, una di quelle che contribuì a farci unire così tanto, attraverso la danza.

My love’s a revolver
la prima frase, scatenò la rivoluzione nei nostri corpi, che uniziarono a eseguire quei tanto ripetuti passi, che amavamo ricordare ogni singola volta.
Ci scambiammo un ultimo sguardo attraverso lo specchio, e dopo iniziò la magia.
Oops I guess I shot ya, my finger’s on the trigger
I had a bullet with your name on it
Click click
I’m a sex pistol, my love should be illegal
Real deal baby, I’m no counterfeit
Click click
La musica entrava dentro di noi, e ci rendeva forti, ci cambiava, liberava la vera persona che eravamo, senza preoccuparci di quello che avrebbero potuto pensare gli altri.
Line ‘em up, knock ‘em down
My looks can kill, E-O-E-O
My body’s fully loaded, and I got more ammo
Line ‘em up, knock ‘em down
My looks can kill, E-O-E-O
You’re an accessory to a murder cause
Le pareti nuove davano l’impressione di assorbire quelle prime note.
Sembrava quasi che tutto si trasformasse, il mondo era fermo ma noi continuavamo a fare quello che più ci piaceva, e sembrava impossibile che riuscissimo ad esprimere così tante emozioni senza parlare, senza piangere o ridere, ma semplicemente seguendo la musica.
My love’s a revolver, my sex is a killer
Do you wanna die happy? Do you wanna die happy?
La stanza sembrò esplodere, la musica era così forte, ma comunque riuscivo a sentire il mio cuore battere, come faceva solo quando ballavo.
Tutto scompariva nello spazio circostante, c’era solo il mio corpo, la musica e la danza.
Urlavo dentro di me le parole della canzone, e la testa non ragionava, sembrava quasi che fossi diventata improvvisamente un’alcolista e la mia dipendenza fosse solo quella.
Bang.
Tha shooting name is Wayne
The victim didn’t complain, she just screamed shoot again.
I gave her extra rounds. My barrel twist around.
La canzone stava per finire, fissai per un secondo la mia figura concentrata allo specchio, prima che il ritmo riprendesse ad influenzare tutta me stessa.
Il controllo del mio corpo non apparteneva più a me, ma era tutto del ritmo e dell’amore per la musica. Non sapevo esattamente che impressione davo in quel momento, ma ero sicura che si poteva notare che quella era la cosa che più amavo fare. Fondermi con la musica, e nient’altro.



HALOA A TUTTI (?)

Ed eccomi qui con questo secondo capitolo che ho scritto ascoltando la mia adorata Madonna, che ho voluto inserire anche nel capitolo. SISI.
Vorrei subito ringraziare tantissimissimo tutte le persone che hanno avuto il coraggio di leggere quella schifezza di capitolo che avevo scritto, e soppratutto vorrei RINGRAZIARE tutte le persone che lo hanno recensito!
Siete fantastiche, basta.
Sono stati molto graditi anche i cosigli che mi sono arrivati, davvero li ho accettati volentieri, perciò vi invito a darmene altri! *cordialità*
Che dire sul capitolo? Non mi piace per niente, devo dire la verità, non mi sembra di aver scritto molto bene, e sono sicura di aver fatto un sacco di errori ortografici D: sono una cacchetta, lo so.
Beeeehh (?) non mi dilungo ancora molto per il semplice fatto che sono di una noia assurda oggi, perciò, scuuusaaatemi ):
Grazie ancora, e se vi va, mi piacerebbe molto avere qualche commento su questo capitolo, che sia negativo o positivo!
Kiss Kiss (?) C':

Robyn.

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