L'alba di Dalia

di daliakate
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Alle prime luci ***
Capitolo 2: *** la battaglia di chi? ***
Capitolo 3: *** ALLEANZE ***
Capitolo 4: *** Ingannevole passione ***
Capitolo 5: *** Scelte ***
Capitolo 6: *** Inevitabile ***
Capitolo 7: *** Il bene e il male ***
Capitolo 8: *** L’inizio della fine ***
Capitolo 9: *** La solitudine degli eroi ***



Capitolo 1
*** Alle prime luci ***


Dopo tanto tempo sono riuscita a scrivere il sequel. Spero che vi piaccia perdonatemi l'attesa e come al solito la betatura.
 
 
 
 
 
L’alba di Dalia
Per l’ennesima alba, da tre settimane a quella parte. Dalia si era svegliata per fare una passeggiata nel bosco.  Una piccola illusione di libertà visto che era prigioniera del borgo. I primi giorni si era rintanata a casa dei nonni ma poi le troppe attenzioni l’avevano soffocata, costringendola a trasferirsi altrove. Necessitava di solitudine e molta privacy e il posto per soddisfare queste esigenze era la villa di Riccardo. Sorgeva nel cuore del bosco il maniero dall’aspetto spettrale. Chiunque sano di mente non si sarebbe nemmeno mai avvicinato ad un posto del genere…ma lei era il mostro e non aveva più paura di nulla…tranne che di se stessa. Per cui quel lugubre e decadente posto le calzava a pennello. Le enormi stanze semivuote facevano da eco a i suoi pensieri confusi. Il futuro buio come la notte la inquietava ma da quando aveva scoperto l’alba in lei era rinata una flebile speranza.
L’alba era il momento più bello di quei giorni di prigionia. quella nebbia che scendeva a fine della notte si colorava di oro e di arancio e miriadi di gocce di rugiada rendevano ogni foglia-ogni stelo di erba, un gioiello prezioso.
Quella mattina nell’aria fredda dei primi di novembre Dalia oltre che la rugiada trovò anche un’ispirazione.
Un lampo le attraversò la mente fulminandola. Dal nulla era arrivata la soluzione o almeno una parte per risolvere i suoi guai. Il dono dell’aurora che contemplava come una fervente credente era arrivato finalmente.
Corse veloce fino al ruscello, lì vi si era sistemato Laerte con la sua famiglia. Si erano ben integrati al borgo e sembravano così felici da suscitarle un po’ di gelosia.
Laerte era saggio e non invadente con lei, Forse l’unico che la comprendeva e per questo si sarebbe rivolta a lui per attuare il suo piano.
Bussò così forte da arrossarsi le mani, l’eccitazione che provava era incontenibile.
Chi è?”. La voce dolce quanto assonnata era quella di Irina.
Sono Dalia, apri per favore devo parlare con Laerte”. Quasi saltellava dall’impazienza e quei pochi secondi prima che l’uscio si schiudesse sembrarono un’eternità.
Scusami per l’ora”. Fece Dalia quasi travolgendola mentre entrava nel grazioso terra-tetto che era stato donato dai guardiani del borgo a Laerte. Per la prima volta nella storia, un lupo era diventato protettore dei guardiani del borgo. Che a loro volta si erano scissi dalla guardian europea, non riconoscendone più l’autorità per i gravi atti commessi. Tutto questo era avvenuto per proteggere lei.
“ E’ successo qualcosa?.” Chiese Irina allarmata.
No, no…ho solo bisogno di parlare con Laerte.” Cercò di essere più neutrale nei toni per non allarmarla.
Era stata troppo impulsiva pensò ,mentre la donna saliva le scale per svegliare Laerte.
Intanto si sedette accanto al camino per riscaldarsi un po’. A terra c’erano dei giochi della bambina e un cesto di vimini piccolino. Di sicuro era un regalo di nonna Ada che adorava la piccola.
Dalia cosa è accaduto”. Laerte aveva ancora i capelli arruffati dal cuscino e i vestiti stropicciati, tipico di chi si era vestito troppo in fretta.
Non volevo allarmarvi mi dispiace.” Ora si, che si sentiva in colpa.
Ma ti volevo parlare di una cosa importante.”
“Ma certo”. Fece più tranquillo.
Possiamo fare due passi”.
Annuì prontamente, poi si rivolse a Irina che era ai fornelli intenta a preparare il caffè.
“ Irina torno per pranzo”. Dava per scontato che ci volesse molto tempo.
Fecero il sentiero che portava al bosco e lui ebbe la delicatezza di non farle domande. Osservava la ragazza spenta che quel mattino sembrava rinata.
Una volta giunti nel bosco lei fu pronta a parlare.
Laerte da quando sono qui non ho fatto altro che arrendermi. Ho lasciato che questo mostro che alberga dentro di me diventasse ogni giorno più forte e che di notte mi torturasse sotto forma d’incubi.”
L’uomo la fissava attentamente prestando ad ogni sillaba la massima attenzione. Ciò da un lato la spronava a parlare ma da un altro la faceva sentire in soggezione.  
Lui era la guardia del corpo più discreta che ci fosse al borgo, ma era pur sempre un fedele sottoposto di Riccardo. Cosa le faceva credere che sarebbe stato più leale verso di lei?
Ma ormai doveva pagare la sua avventataggine, il dado era stato tratto.
Ho preso l’abitudine di passeggiare alle prime luci dell’alba ma so che questo ti è già noto. Sono quasi una di voi e mi accorgo con la coda dell’occhio della pelliccia tra i cespugli o di scarponi mimetici.”
“E’ il nostro compito”. La risposta telegrafica e perentoria non prometteva bene per lo scopo di lei.
Laerte mi è arrivata una risposta che non ho chiesto dal nulla… Capisci!!”
Pensò di giocarsi la carta della disperazione aggrappandosi alle mani di lui.
Io non ti seguo”. Era imbarazzato dalla vicinanza e dalla confidenza della ragazza.
Voglio che tu mi alleni a combattere. Voglio incanalare la mia forza in qualcosa di distruttivo e non di autodistruttivo.”
 “Dalia ma è una follia. Io non posso! E poi perché mai vorresti combattere. Cosa vuoi fare… Riccardo mi ammazzerebbe.”
Si sottrasse dal tocco di lei bruscamente, come se fosse un’appestata.
Hai paura di lui”.
Io devo tutto a Riccardo. Siamo fratelli…”
“Io non sono di Riccardo!!!”
Urlò rabbiosa calciando con forza contro un tronco.
Se non mi alleni tu lo farò da sola.”
“Non mi piacciono i ricatti Dalia, né tantomeno i capricci.”
“AH! credi che sia un capriccio.”
Si avvicinò di nuovo a lui e gli mostrò il polso. Sulle vene c’era un pallido solco lungo una decina di centimetri.
Prima di scoprire l’alba  ho provato a suicidarmi, ma la rigenerazione è una brutta bestia nonostante avessi usato un coltello d’argento…. Credo che però se ci riprovo con un colpo in testa forse ci riesco.”
Il sorriso amaro che le comparve sul viso intenerì al tal punto l’uomo da fargli aprire la mente su un punto di vista completamente diverso. Ciò gli fece capire che era incredibilmente crudele la situazione a cui era stata obbligata.
 “Se ti alleno, comunque le atre guardie avvertiranno Riccardo e in breve tempo qualsiasi cosa progetti di fare salterà.”
“Sarai tu a dirglielo.”
“Cosa?”
“Gli dirai che ho bisogno di uno sfogo altrimenti rischio la depressione. Così non avremo fiato sul collo e non si allarmerà”
“Sicché dovrei  mentire a mio fratello”.
“Sarebbe una bugia a metà. Lo so che gli sei leale, ma sei anche un uomo giusto e sai che questa situazione potrebbe durare anni. Non merito  una condanna del genere.”
“Lo so”.
Mi aiuterai?”.
C’era una fiamma troppo viva in quegli occhi giovani per poterla ignorare. Era la fiamma di chi aveva ancora speranza e ciò valeva anche un tradimento.
“Dovrai mettermi a conoscenza del tuo piano e…”
“E?”
“…Quando sarà il momento io sarò l’unico a venire con te”.
“Ma tu hai famiglia?”
“Non puoi chiedermi di tradire il mio più caro amico e poi sopravvivere. O si fa così o niente.”
“E sia”.
Si strinsero la mano in un patto cementificato dal segreto e dal tradimento.

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Capitolo 2
*** la battaglia di chi? ***


La battaglia di chi?
 Riccardo era teso come una corda di violino, la cravatta gli sembrava un cappio e l’aria nello studio di suo padre era quasi irrespirabile. La riunione era andata storta e Dalia era prigioniera del borgo fino a nuovo ordine. Non c’era possibilità di fuga poiché tutti i confini erano sorvegliati dalla pharma, se solo avesse messo piede fuori l’avrebbero catturata. Ma la cosa peggiore era che i licantropi pur di non farla cadere nelle loro mani erano disposti anche a sopprimerla.
Provava pena per lei e odio per se stesso, ma doveva affrontala e dirle la verità, chissà magari con il tempo si sarebbe rassegnata.
Riccardo”.
Suo padre era alle sue spalle e molto probabilmente l’aveva osservato in silenzio mentre era assorto.
Perché ucciderla se tenta di valicare…”
“Lo sai bene perché”.
“No. Dimmelo tu!”. Fece sprezzante e frustrato al tempo stesso.
Le farebbero cose indicibili prima di ucciderla e noi non potremmo fare altro che rimanere a guardare”
“Stronzate! Voi non volete che trovino un modo per essere forti quanto noi.”
“E se anche fosse !”.Wolveno era irritato dalla poca collaborazione del figlio, “Riccardo noi sappiamo dosare le forze ed è perlopiù la nostra parte umana a farci compiere le azioni più basse. Immagina un’ elite di umani potenti ma non limitati come noi.”
Gli mise una mano sulla spalla e per sua  grande sorpresa il figlio non si ritrasse.
Allora al diavolo i patti e facciamo guerra alla pharma. Una volta eliminata Isabella e quel scienziato folle, il problema è risolto. Sai che sono branca a parte e che il resto della guardian non è d’accordo con le loro azioni.”
“Punto primo: loro sono la branca più ricca. Punto secondo: non voglio sacrificare i miei fratelli per una guerra che si può benissimo evitare. Dalia infondo sarà circondata dai suoi cari…”
Il figlio lo guardò disgustato e lui ritrasse la mano dalla spalla.
Sappi che qualsiasi cosa lei faccia io la proteggerò e chiunque si azzardi solo a sfiorarla o lupo o uomo che sia dovrà vedersela con me!”
I due si fissarono per un po’ poi Riccardo emise un ringhio basso e cupo. Stava sfidando l’autorità dell’alfa.
Non raccolgo la tua provocazione figlio ma ricorda che sono l’alfa.”
Dalia battè violentemente a terra e impiegò una decina di secondi a riprendere fiato, Laerte sbiancò e corse a darle una mano.
Ma che fai”. Urlò piccata da quella gentilezza. “Tu devi insegnarmi a lottare, non devi fare il gentleman.”
“Sei troppo pretenziosa con te stessa e la furia della tua rabbia ti acceca.”
Smettila di fare il saggio con me.” Si rimise subito in piedi anche se il fianco le doleva.
Ragazzina io sono un vecchio licantropo e mi è bastato darti un calcio ben assestato per metterti in difficoltà.”
Lei abbassò lo sguardo, consapevole della veridicità di quelle parole.
Se vuoi che ti alleni davvero devi fare tutto ciò che dico. Intesi”
“Hai ragione, scusami…mi sono lasciata prendere da questo torrente che mi porto nel petto.”
Si portò una mano all’altezza del cuore e all’improvviso a Laerte quella ragazza non parve più la stessa. C’era un lupo fiero e ferito sotto quella pelle levigata e morbida. Non le sarebbe mai cresciuto il pelo, non avrebbe mai avuto zanne e artigli…ed era per questo che aveva il diritto d’insegnarle a incanalare la bestia. Le sue delicate manine sarebbero state forti come artigli una volta che avrebbe finito con lei.
Ci vediamo stanotte dopo la ronda dell’una. Verrai con indosso una canottiera e dei pantaloni leggeri”.
“Vuoi farmi morire dal freddo?”
“Non controbattermi mai più!”. Fece lui ostile.
Scusa”. Abbassò di nuovo la testa in segno di sottomissione. Avvertiva chiaramente l’energia dominante di Laerte e lo riconosceva come suo superiore. Ci stava facendo il callo a pensare da animale.
 “Cosa si prova ad essere così vicini eppure così lontani dal realizzare i propri desideri.”
Isabella sollevò un sopracciglio in maniere interrogativa. Era seduta sulla poltrona di pelle e accarezza in maniera inquietante il collo in visone bianco della sua giacca.
Fai poco lo spiritoso Tullio, sai che ti danno la caccia gli altri lupacchiotti…e sai anche che mi basta fare uno schiocco di dita per darti in pasto a loro.”
Lui sorrise sornione poi s’inginocchiò ai piedi di lei e le baciò la mano. “ma così perderesti il migliore amante che hai mai avuto.”
Sei troppo presuntuoso…”. Lo attirò a sé e lo baciò passionalmente.
Quando si staccarono per riprendere fiato, un lampo di perversione attraversò gli occhi di Tullio.
Dimmi come la stanerai.”
“Ho pronta una bella esca.”
Premette il pulsante dell’interfono e disse in tono sbrigativo alla sua assistente di portare il pacco.
Tullio era eccitato e si sfregava le mani.
Dopo pochi minuti entrarono due energumeni vestiti di nero, portavano quasi a spalla un uomo sulla cinquantina semisvenuto. Aveva abiti da trekking e la pelle-laddove non era tumefatta-era abbronzata.
Tullio ti presento il padre della mia adorata bambina”.
Se il diavolo avesse avuto un aspetto da donna”, pensò Tullio “di sicuro avrebbe avuto le sembianze di Isabella”.
La luna era nascosta dalle nuvole quando raggiunse la radura, di Laerte non c’era traccia per cui si mise a saltellare per scaldarsi un poco. Sentiva la morsa del freddo fin dentro il midollo e aveva le dita bluastre.
Vuoi farmi morire assiderata”. Urlò lei.
Il bosco non rispose e nemmeno Laerte, allora si sedette su di un ceppo e iniziò sfregarsi le gambe arrossate dal freddo.
Ad un certo punto avvertì un fruscio con i suoi sensi sviluppati e cercò d’indovinare dopo quanti secondi avrebbe scorto Laerte. Stava diventando abile nel distinguere le sensazioni normali da quelle anomale. Sorrise soddisfatta vedendo le foglie di un arbusto muoversi, era più o meno a tre metri da lei.
Laerte ma giochi a nascondino?”
Ancora silenzio e le foglie smisero di muoversi. Una corrente elettrica le attraversò il corpo e solo troppo tardi si accorse del grosso lupo, cercò di scansarlo ma le balzò addossò intrappolandola a terra. Le zamp affondarono nelle scapole facendole dolere le articolazioni mentre la bava della bestia le offuscò la vista. Il peso era insopportabile e doveva cercare un modo per toglierselo di dosso prima di spezzarsi qualcosa. Le gambe erano libere visto che le stava addosso solo con le zampe anteriori mentre il resto del corpo era in posizione da scatto. Purtroppo per quanto si dimenasse l’unico effetto che sortiva era quello di sentire sinistri scricchiolii nelle clavicole. Esausta e dolorante allora optò per l’unica soluzione plausibile: scattò con la testa in avanti colpendogli il muso , subito fu libera dalla presa mentre la bestia guaì rabbiosa. Non provava terrore in quel momento era pervasa da una pura dose di adrenalina, rotolò sul fianco e si mise in piedi. Il lupo prese a girarle intorno pronto a balzarle di nuovo addosso-Era meno grosso di Riccardo-Dalia attese fino all’ultimo istante e quando balzò si scansò repentinamente, girò su stessa e gli assestò un forte calcio trasversale centrandogli il costato. La belva rispose con una zampata al braccio che le aprì uno squarciò laddove c’era la vecchia ferita. Urlò di dolore e come presa da una furia cieca si avventò su di lui scaraventandolo a terra, ruzzolarono insieme in un misto di zampate e pugni. Quando alla fine lei riuscì a sovrastarlo, si mise a cavalcioni su di lui e gli morse con forza l’orecchio peloso, ci fu un ululato e poi con una debole zampata al terreno fece intendere che si arrendeva.
Dalia si alzò in piedi ferita ed esausta mentre con una velocità assurda il corpo animale tornò ad essere quello di Laerte.
Lei arrossì d’innanzi alle nudità dell’uomo e si voltò imbarazzata.
Sei una combattente favolosa Dalia.” Fece alle sue spalle.
Non credi che sia stato un tantino dura questa prima prova”.
Era inorridita da ciò che era stata capace di fare.
Laerte si portò  davanti a lei e la fissò ammirato.
Dalia dovresti essere fiera di te stessa.”
“Io ti ho ferito”. L’orecchio era ancora tumefatto .
Fa parte dell’addestramento.” Le sorrise dolcemente.
Continueremo?”.
“Ma certo!”. Fece entusiasta, “Ma ora devi riposare. Nello scontro sei penalizzata dal fatto che non ti trasformi. Per cui riporti danni maggiori che guariscono più lentamente rispetto a  quelli di un licantropo. E’ per questo che dovrai imparare a evitare i colpi e a infliggerne tanti.”
“E’ per questo che ti ho scelto come maestro, sei il migliore.”
“Non fare la ruffiana, sono molto esigente ricorda”.
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Capitolo 3
*** ALLEANZE ***


BETAGGIO SUPERSONICO E CAPITOLO DI PASSAGGIO MA AGGIORNERò A BREVE, PER IL MOMENTO UN'ALLEANZA STORICA. ASPETTO TANTI PARERI.
 
 
 
 
 
 
 
Era spaventato ed eccitato allo stesso tempo all’idea di rivederla,  gli mancava quasi il fiato ora che si trovava lì nel soggiorno dei nonni di lei. Ada lo fissava di sottecchi impegnata in un rabbioso uncinetto e lui Riccardo Del Percio si sentiva piccolo piccolo. Anni addietro Ada per difendere  Isabella aveva reclamato la sua testa,  ora per quella donna  non doveva essere  affatto facile averlo come alleato. Era profondamente cambiato da quando aveva incontrato Dalia, in altre circostanze avrebbe goduto del dolore di Ada, per lui sarebbe stata una dolce vendetta ma non era più quel Riccardo.
Mandò giù un groppo di saliva e si avvicinò di qualche metro alla donna.
Signora mi permette una parola”, disse gentile ma risoluto. Ada lo fissò gelida al di sopra  delle lenti da cucito poi tornò a concentrarsi sul lavoro , facendolo sentire molto stupido. Indietreggiò di nuovo e si sedette sul divano , piccato da quell’assurdo disprezzo.
Animale che non sei altro!” Sbottò acida Ada d’un tratto, “Chi ti ha detto che puoi sederti.”
Colto in contropiede da quella reazione che rasentava l’isterismo e già piccato da un atteggiamento offensivo , balzò in piedi felinamente e la fissò torvò, poi rammentò  a se stesso di metabolizzare prima di controbattere ma la vecchia lo stupì ulteriormente, si piazzò davanti a lui con le mani sui fianchi e il viso fiero. La scena vista da fuori sembrava quasi comica, al pari di un chihuahua che ringhia ad un lupo.
Signora se c’è qualcuno che dovrebbe essere incazzato, quel qualcuno dovrei essere io. Quel mostro di sua figlia mi è costato fin troppo e lei all’epoca voleva la mia testa. Si faccia un esame di coscienza.”
Nonostante la durezza di quelle parole Ada non si era minimamente scalfita.
Sentimi bene lupo, io non ce l’ho con te per via d’Isabella…anzi ti dovrei le mie scuse, ma hai rovinato la mia adorata bambina. Sei nocivo per noi.”
“Ada a rovinare “come dice lei” Dalia, è stata Isabella non io.”
I due tacquero.
“Mi creda, io sono pronto a morire per lei, la amo e dio sa solo cosa non stia facendo per proteggerla.”
“Ma non dovevi amarla!!”
“Crede che abbia avuto scelta. Pensa che sia così masochista!”
“L’odore…”
“Si è stato quello ed è anche grazie a quello che non l’ho sbranata. Piuttosto in pericolo l’avete messa voi scegliendo quel pazzoide come guardia di cacciatori.”
Nonostante le costasse tanto, dovette ammettere con se stessa che il lupo aveva pienamente ragione. Erano lei e suo marito ad aver messo Dalia in quella situazione. Se solo non l’avessero invitata al borgo… E lui, Riccardo era solo un’altra vittima di quel mostro. Ora consapevole di questa amara verità davanti agli occhi non aveva più una bestia sanguinaria ma solo un giovane uomo con le occhiaia e rasato male.
Perdonami lupo è che non riesco a  non incolpare te. Sei il mio capro espiatorio preferito” Fece sorridendo amaramente.
“ Se questo serve a farla stare meglio, sappia che in pochi mi hanno spaventato  quanto lei”.
Risero entrambi consolidando così un armistizio storico, poi Ada tornò seria e gli pose la domanda più difficile.
Sta diventando come te ?”
“Peggio”
“Due nature?.”
“Il problema è la sua instabilità, bisogna aiutarla. Per questo ho lasciato temporaneamente il consiglio. Passerò qualche giorno qui per capire come sta e impormi come suo alfa.”
“Ti darà ascolto ?”
“La obbligherò”
“Non le fare male te ne prego.”
“Farà più male a me. Conoscendola la mia imposizione da alfa la porterà ad odiarmi definitivamente… ma sono disposto a pagare questo prezzo.” Ada annuì. “ poi ho assoldato dei mercenari, aiuteranno le guardie già inviate da mio padre.” Continuò, tornando pratico.
“Ho saputo dell’ordine”. Fece funesta Ada. “I borghi meridionali che si sono scissi dai guardiani nazionali, sono accorsi qui a proteggerla e ci hanno riferito che verrà abbattuta dai licantropi se sconfina.”
“Non potrò fare niente oltre che morire con lei se decide di disobbedire.”
“la colpiranno alle spalle i cecchini, vigliacchi!”.
“E’ orribile, ma immagina cosa le farebbe Isabella…”.
Ada lo fulminò con lo sguardo poi proprio in quel momento avvertendo una presenza i due si voltarono verso le scale… Dalia era lì.
 
 
 
 

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Capitolo 4
*** Ingannevole passione ***


Capitolo natalizio , non tanto lungo ma intenso vi assicuro. 
 
 
 
Ingannevole passione
Facciamo due passi”, esclamò calma Dalia. Riccardo si concesse un istante per fissarla prima di risponderle. Davanti a lui non c’era più la solare e graziosa ragazza di cui si era perdutamente innamorato…al suo posto c’era una creatura selvatica. Non aveva più l’odore dolce e speziato di un tempo, ora sapeva di terra bagnata e muschio, qualcosa di troppo familiare per lui. Anche il suo fisico era diverso: si era smagrita ulteriormente evidenziando una muscolatura affusolata e scattante, i capelli erano  sciolti e scarmigliati, in pratica una criniera( e il delicato chignon?). Ma ciò che lo inquietavano di più erano gli occhi; L’iride celeste era chiazzato da tante pagliuzze giallastre(altro tipico segno distintivo dei licantropi) e poi c’era una fierezza che rasentava la spacconeria nel suo sguardo.
Ciò nonostante l’amava con il suo cuore umano e qualsiasi aspetto potesse avere ciò non mutava i suoi sentimenti.
Certo”. Fece con un mezzo sorriso. Dalia gli passò davanti per baciare la nonna e poi proseguì verso l’uscio.
Fuori nevica, perché non metti una giacca.” Fece Ada.
Dalia indossava una t-shirt leggera con manica a ¾ e il fatto che non sentisse freddo era solo un’ ennesima conferma della sua nuova natura.  Riccardo non espresse il suo parere immaginando la temperatura corporea della ragazza; Lui indossava abiti non troppo leggeri per non destare sospetti e poi essendo un licantropo di media età la sua temperatura era scesa di qualche grado. Però ricordava perfettamente la sensazione della pelle che bruciava.
I due camminarono per un pezzo in silenzio, uno di fianco l’ altro, ognuno immerso nei propri pensieri. La prima a parlare fu lei: “Dove mi stai portando ?”
“A casa”. Le sorrise cauto mostrandole con la mano la grossa baita che sorgeva al centro del bosco.
Dalia rimase a bocca aperta; Nella sua mente immaginava l’abitazione di Riccardo come un tetro maniero, nulla di più diverso di ciò che aveva davanti.
Una baita di grosse dimensione fatta con legno di quercia e intonacata di bianco, una casa che sapeva di famiglia e pur mostrando i segni del tempo e dell’incuranza aveva un aspetto distinto come certe vecchie signore. L’edera prendeva tutto il muro di cinta di est e il cortile era contornato da diversi roseti, il viottolo in ghiaia e la veranda con le tegole rosse erano le mute testimonianze che un tempo lì una famiglia ci aveva vissuto.
Ti piace ?”
E’ bellissima.”
“Bene, sappi che… se vuoi questa casa è tua.”Era imbarazzato e il fatto che lei non avesse nessuna reazione, nessuna delle sue tipiche sfuriate o sarcastiche uscite, lo faceva sentire stupido.
Portami a letto.”
Così com’era successo la prima volta, era stata lei a prendere la situazione in mano. Commetteva sempre l’errore di sottovalutarla ed ora come ora, doveva togliersi dalla testa l’idea che Dalia fosse una fragile donzella da salvare.
Senza nemmeno rendersene conto era attaccato alla sua bocca in una serie di baci brucianti quanto ruvidi. Era stata passionale anche la prima volta ma ora era anche forte. Non era stato lui a prenderla in braccio ma lei ad avergli avvinghiato le lunghe gambe intorno al bacino.
Decise che era fottutamente meglio spegnere la parte razionale, la voleva ora in quell’istante e non se ne fregava altamente di tutto il resto.
Era l’alfa dominante e Dalia la sua compagna, e dal letto avrebbe ristabilito la gerarchia. Non con poco sforzo, riuscì a ruotare il busto per ribaltarla e mettersi sopra, lì sul pavimento del soggiorno. questo cambio di posizioni la stizzì per cui le bloccò i polsi. Aveva due bracieri ardenti al posto degli occhi , per placarla la baciò  ma ebbe un morso, si ritrasse istintivamente con il viso ,ma con il corpo cercò di schiacciarla ulteriormente a terra. Maledisse la fretta che aveva avuto, in un letto sarebbe stato di gran lunga meglio ora che si divincolava come una forsennata. Di rimando la ricambiò un forte morso alla spalla; Urlò di dolore ma Riccardo non si fece impietosire, le lasciò i polsi per sfilarle la tuta e l’intimo e vide che c’era consenso-nonostante il morso-poiché inarco il bacino per facilitargli le cose. Entrambi in ginocchio si liberarono degli ultimi vestiti, poi lei in assoluto segno di sottomissione si sdraiò mansuetamente in posizione supina. Entrò dentro di lei con non troppa delicatezza ma ciò lei lo gradì, ansimò forte. Riccardo cercò di non accelerare troppo i tempi, voleva dopotutto godersi il momento, si lasciò andare ad affondi mediamente lenti e profondi ma quando meno se l’aspettava Dalia affondò tutte e dieci le unghie nella schiena disegnando lunghi e sanguinosi graffi , che partivano da sotto le scapole e terminavano all’altezza del coccige. Il dolore fu intenso tanto che Riccardo strizzò gli occhi . Sentì una rabbia montargli dentro incontenibile,  con una mano le schiacciò la guancia destra sul pavimento e poi la morse ancora, di nuovo sulla spalla e poi sul braccio. Intanto il ritmo del suo bacino faceva eco alla sua rabbia. Lei rimase per qualche secondo impassibile-forse sotto shock per i morsi-poi la sentì fremere ed inarcarsi verso di lui, emise un flebile lamento. La sua furia stava svanendo per lasciar posto al culmine del piacere, chiuse gli occhi di  nuovo e si  lasciò andare.
Quando lì riaprì era accasciato pesantemente su di lei.
Dalia lo fissava in maniera enigmatica.
Scusami” Sussurrò lui, colto da profonda vergogna.
Perché ti scusi ?”. Rispose lei rilassata e sorridente.
Sono stata a dir poco brutale non trovi?”
“Io penso che sia stato speciale. Hai finalmente smesso di comportarti come cavaliere errante. Prima mi hai dimostrato rispetto, hai fatto l’amore con la tua compagna licantropa.”
Un brivido lo attraversò di netto a quelle parole, gli risuonarono sinistre e provò disgusto…era diventata simile ad Isabella. Sarebbe riuscito ad amarla ancora visto cos’era diventata.
La luna era ormai alta e Riccardo dopo la doccia era letteralmente crollato. Lei ora da sola,  nella vasca, contemplava dal lucernaio la pallida sfera che rischiarava la notte. Era stato più duro del previsto recitare la sua parte. Doveva convincerlo del suo cambiamento, stupirlo, destabilizzarlo e infine in qualche modo allontanarlo da sé e…c’era riuscita. Però sentiva male dentro e fuori la sua pelle. Aveva stretto i denti per non piangere quando lui aveva perso il controllo , ma doveva essere così.
Appoggiò il mento sulle ginocchia e si portò le dita tra i capelli premendo forte le unghia nella cute.
Perché doveva esserci ancora il 70% della vecchia Dalia in quel mostro che era diventato, sarebbe stato facile se fosse cambiata del tutto, ci sarebbe stata una bella tabula rasa e niente più sofferenza.
Insieme alle lacrime nell’acqua cadde anche qualche goccia di sangue dai segni sulla spalla e sul braccio. Le ferite si rimarginavo in fretta ma facevano comunque un bel male.
 

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Capitolo 5
*** Scelte ***


E dopo una lunga pausa, ho deciso di riprendere in mano una storia a cui tengo tanto.Aspetto le vostre recensini con ansia.
 
 
 
 
                                            Scelte
Riccardo partì il giorno seguente e Dalia ne fu immensamente sollevata, non avrebbe tollerato un istante in più la messinscena; Con la morte nel cuore riprese tenace e determinata i suoi allenamenti e al terzo giorno Laerte le diede una buona notizia.
Ho prestabilito tutto.”
Avanti parla”. Era più irrequieta che mai e continuava a massaggiarsi il braccio e la spalla che le era stato morso da Riccardo. Le faceva male e con gli allenamenti la situazione era peggiorata.
Laerte si sedette sul tronco al suo fianco e le prese il braccio nudo. Aveva davanti  sé ancora una ragazzina smarrita e incosciente.
Ti fa male perché ti ha morso un alfa potente a cui non appartieni,”
Lei abbassò il capo fissandosi la punta delle nike nere.
Dimmi del piano”.
“C’è un gruppo di raminghi pronti ad aiutarti ma…” fu obbligato a prendersi una pausa, era letteralmente terrorizzato dalle conseguenze.
Ma…” sussurrò lei.
Dovrai guadagnarti la loro sottomissione combattendo. Se batterai Ivo, che è il loro alfa momentaneo, loro ti porteranno fuori dal borgo e saranno il tuo branco.”
“Ok ,facciamolo”. Scattò in piedi spavalda.
Ma ti rendi conto solo per un istante di quello che significa?”
Era scioccato da tanta presunzione. “Se sopravvivi il consiglio non ti perdonerà tale insubordinazione,  ti daranno la caccia e quando ti troveranno sarai condannata a morte… e sarà Riccardo …”
“A condannarmi?!”
Annuì con espressione stanca.
Dalia allora lo abbracciò forte , fu un gesto fulmineo  e tenero che lo zittì e destabilizzò.
Come in una confessione tra bambini gli sfiorò il lobo destrò con le labbra e gli parlò:
Per me è finita in ogni caso, io e Riccardo siamo destinati dal sangue a stare su due fronti opposti, non mi resta che la libertà e onestamente preferisco passare la vita a scappare piuttosto che vivere prigioniera bramando la morte dell’unico uomo che abbia mai amato.”
“E se ti catturasse Isabella?!” Laerte la prese per le spalle per  fissarla negli occhi.
Metterò fine alla mia vita”, si portò le mani al collo rivelando una catenina con un ciondolo a forma di boccetta: piccolo quanto mezzo mignolo.
Non è quello che credo, vero!?”.
Laerte si distanziò da lei di qualche passo.
Ho fatto i compiti…si è infuso di strozzalupo. E’ semplice da preparare, basta bollire lo strozzalupo con un po’ di argento. Nonna Ada non si accorgerà del cucchiaino scomparso dalla sua argenteria.”
“Tu non sei un licantropo completo, quella roba potrebbe uccidere nel più doloroso modo possibile anche un lupo anziano di 500 chili!”
“Voglio andare sul sicuro semmai mi catturassero”. Fece decisa.
  Nella voce nemmeno una nota di paura.
“Hai ragione…sei perduta! Sei completamente folle E sia allora.”
Era troppo oltre per cercare di salvarla, e nonostante tutto aveva dannatamente ragione. Lui era stato un vile e conosceva la prigionia. In quel momento non potè fare altro che ammirarla.
“Ancora una cosa Laerte”
“Quale altra follia ha partorito la tua mente?”
“In camera mia nel cassetto della toeletta c’è una chiavetta usb; Dentro c’è un video in cui dichiaro di averti battuto e sottomesso al mio volere, obbligandoti ad aiutarmi. Spero che possa evitarti conseguenze.”
“Sono pronto ad assumermi le responsabilità delle mie azioni”
“Non c’è bisogno che t’immoli per via delle mie scelte.” Non riusciva a sopportare il peso di quello che sarebbe potuto accadere a Laerte, a causa sua, ma lui era cocciuto almeno il doppio di lei e il suo infinito senso di dovere e lealtà verso Riccardo era il più invalicabile dei muri.
Che  dio possa perdonarmi per averti assecondato”. Bisbigliò mentre le voltava le spalle, scomparve rapido oltre la radura mentre un alba gelida si ergeva sul bosco. 

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Capitolo 6
*** Inevitabile ***


Inevitabile “Signore , deve rientrare al borgo e deve farlo alla svelta”. Giovanni era grigio in viso piu’ del solito, il segretario che gli avevano affidato era efficiente e discreto, ma il suo aspetto era di una tristezza infinita. “C’è il negoziamento con la Pharma, ed è di vitale importanza “. Esclamò esausto, gli sembrava di aver vissuto cento anni in appena due mesi;Era sotto pressione, seduto su una bomba ad orologeria .In tutto ciò stava cercando di digerire la storia di suo padre. Al tempo stesso però aveva dovuto accettare ,per il bene di Dalia, di farsi carico del ruolo che gli era stato imposto .Cucito su misura: Vice presidente e responsabile del consiglio della Maiella , in cambio della protezione per Dalia. “Per miracolo abbiamo dalla nostra una parte del c.d.a. Della pharma ,che tra meno di un’ora, sarà qui per la riunione più importante degli ultimi 50 anni e tu vuoi farmi tornare al borgo.“ Si alzò per sgranchirsi, nel frattempo con lentezza estenuante il segretario deglutì e come se volesse rimettere in ordine il filo dei pensieri, lo fissò disperato. “È uno specchio per le allodole...signore”. “Cosa?! Spiegati meglio e fallo alla svelta”. Ruggi’ furente , Guglielmo iniziò a balbettare e dovette fare appello a tutto il suo coraggio per farsi uscire la voce. Mai dare brutte notizie, temporeggiando, con un lupo stressato. Registrò questa nozione...semmai ne fosse uscito vivo , pensò sarcastico . “Hanno rapito il padre della signorina Mastrangelo e stanno andando al borgo per fare uno scambio” disse tutto d’un fiato. Il lupo era una maschera di ghiaccio, con la mascella serrata e la fronte imperlata di sudore , immobile e con gli occhi indecifrabili. “E purtroppo non è tutto, la signorina Mastrangelo ieri notte si è battuta con dei raminghi per diventare Alpha....sa cosa significa signore...” Improvvisamente la maestosità del lupo lasciò spazio alla disperazione di un uomo, a quella notizia si lasciò cadere sulla sedia e la fierezza dal viso sparì ...la mascella tremo’. “Che in ogni caso è condannata a morte” fu appena un sussurro, un uomo davanti al baratro. Passarono alcuni interminabili secondi , prima che Giovanni si sentisse in dovere di destarlo dal torpore della sconfitta. “Signore, con tutto il rispetto, ma nulla è veramente ancora perduto. Deve agire , la pharma deve pagare e soprattutto deve correre a salvare la vita alla sua incosciente compagna.” Per tutta la vita era stato un mite impiegato, ma era più coraggioso di tanti uomini, lavorava a fianco di mostri con le zanne da più di 20 anni. Solo ora però se n’era reso conto. “Mi sono preso la libertà di farle preparare l’auto, con suo padre parlerò io e staremo al gioco della riunione , è un piano frettoloso ma è tutto ciò che abbiamo.” “Giovanni io ho la sensazione che tutto ciò che possegga si stia sgretolando tra le mani”. Era ancora seduto ,quasi arreso. “Riccardo! ha il dovere di salvare la donna che ama.”Sentì il bisogno di mettergli una mano sulla spalla, incoraggiarlo. Era molto più vicino agli uomini che ai lupi, per questo gli piaceva tanto da spingersi oltre, in altre circostanze si sarebbe limitato ad eseguire gli ordini. “Di allo squadrone c di seguirmi al borgo” disse risoluto, mentre raccoglieva il cellulare dalla scrivania, lo sprono era andato a segno. In poche falcate era già alla porta. ***************************************************** Aprire gli occhi fu un impresa titanica, non riusciva a mettere a fuoco. Il corpo era ancora scosso da qualche tremore . Il combattimento gli era costato quasi la vita, ma c’è l’aveva fatta e solo questo contava. Con questo pensiero di gloria si diede forza e finalmente focalizzo’ il luogo dove si trovava: la cameretta di Isabella. Era tarda mattinata o primo pomeriggio ,stando alla luce che invadeva per metà il suo lettino. I sensi si stavano destando dal torpore. Riusciva a distinguere l’odore del the (allora era pomeriggio) , e il fastidioso rumore che faceva il persiano della nonna, quando voleva affilare le unghie . Da quando era diventata un ibrido, il gattone si teneva a debita distanza e gli soffiava contro. Si alzò cautamente e con sua grande sorpresa, sia i dolori che i tremori sembravano svaniti.Era ancora incerta sulle gambe ma tutto sommato riusciva a stare in piedi. Lo stomaco le brontolava ma decise di dare la priorità ad una doccia. Non sentiva più così’ caldo, evidentemente era debole e la temperatura corporea si era normalizzata. Non incrociò nessuno in corridoio e di questo ne fu molto grata, ancora non si sentiva pronta a subire un interrogatorio da parte dei nonni o peggio...da Riccardo. Rabbrividì al pensiero della sua reazione, aveva paura di lui. Solo dopo venti minuti di acqua bollente e shampoo alla fragola si sentì pronta ad affrontare il mondo. La cucina soggiorno era silenziosa, non c’era nessuno ! Sulla tavola però c’era una crostata al cioccolato e la teiera colma. Si concesse una generosa fetta e iniziò a gustarsela acciambellata sulla sedia, con gli occhi chiusi si stava gustando un bel boccone. Il vantaggio di avere i sensi sviluppati si applicava anche alle papille gustative. “Mi sorprende vedere che nonostante le cazzate che fai, trovi tempo anche per fare merenda”. La voce roca e imperiosa di Riccardo la fece quasi cadere dalla sedia. Avrebbe giurato di essere sola , una morsa di freddo le attanaglio’ le viscere. Lui emerse in tutta la sua figura dalla penombra del soggiorno. Gli occhi gelidi. “Lae..” “Non ti sforzare a dare giustificazioni “ non le permise di formulare nemmeno la frase. Lei era in piedi ora vicino al tavolo e Riccardo iniziò a girarle intorno. “Preparerai una borsa con il necessario , dopodiché disperderai i raminghi che hai unito come branco. Sei esiliata dal borgo e dalla Maiella in giù, fino alle murgie. Starai per due mesi a Ginevra presso una nostra struttura, dopo potrai andare dove vuoi e fare ciò che credi della tua vita.” Il suo tono era incolore, le stava dando un comando senza lasciar trasparire alcun sentimento, possibile che la disprezzasse così tanto ?! “Lasciami spiegare” allungò la mano verso la sua, ma lui la ritrasse prontamente, come per non farsi toccare da un appestato. Gli occhi le si stavano riempiendo di lacrime. Era stata testarda e impulsiva, non gli aveva dato fiducia e lo aveva tradito . Perché solo ora riusciva a realizzare tutto ciò? “Vuoi spiegare”disse in tono di scherno, si era allontanato da lei, aveva bisogno di spazio tra loro, non era sicuro di saper gestire il mare d’emozioni che gli sconquassavano le viscere, in quel momento. D’altronde era pur sempre una bestia. “Sai qual è la cosa che mi fa più male...” occhi negli occhi, tanto da farla tremare “...che nonostante tutto , Isabella mi avrebbe seguito e ascoltato fino alla fine del mondo. Che lei mi avrebbe accordato incondizionata fiducia.” Nonostante stesse lottando contro se stessa , le lacrime le scendevano copiose. L’aveva perso e ciò che lui avrebbe detto in quel momento gli avrebbe spezzato il cuore “So di averti deluso” mise tutto l’orgoglio da parte e annientò le distanze fisiche, prendendogli le mani . Doveva rimediare , provare il tutto per tutto, non poteva finire così. Riccardo le ritrasse di nuovo, ma la spiazzò prendendole il viso con entrambe . Erano a pochi millimetri i loro volti, l’aria carica di tensione. Dalia non sapeva se l’avrebbe baciata o uccisa in quell’istante, scrutò il viso in cerca di una minima emozione ma vi trovò solo un aria stanca, la barba lunga di una manciata di giorni e quei dannati occhi verde-gialli che amava, si ! Solo ora capiva che ne era innamorata per davvero. Era stato un maledetto frullatore di emozioni e situazioni terribili e assurde, che non aveva capito quanto fosse profondo il sentimento. Se si fosse fermata un attimo, prima di pensare a fuga e vendetta. “Tu per me non conti più nulla, hai chiuso”. “Non puoi dire questo, io capisco che sei deluso e arrabbiato ma dammi un altra possibilità.” Lui strinse con decisione il viso tra le mani, facendole imporporare le guance. “Hai perso l’odore e non m’interessi più’ come compagna, se sei viva e non ti uccido come dovrei fare, e’ solo Perché ti ho messo io in questa situazione. Un ultimo atto di misericordia. Non voglio più vedere la tua faccia al borgo. Se disobbedirai al tuo alpha ancora, non sarò cosí clemente.” La spinse forte all’ indietro facendola cadere. Mai in vita sua era stata così umiliata e respinta.

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Capitolo 7
*** Il bene e il male ***


                                                Il bene e il male

  

Dalia era con il sedere a terra, non solo in senso letterale ma anche figurato. Si fissarono senza proferire parola. Una manciata di secondi che sembrarono un’eternità.

“Vattene” sibilò lei, le faceva male l’orgoglio e l’anima.

Ricorda bene ciò che ti ho detto, e non fare altre cazzate”. 

Si rimise in piedi senza replicare. In cuor suo si aspettava che lui le tendesse  la mano per aiutarla , che stupida che era.

Ormai era crepuscolo e la cucina diventava sempre più buia, come i loro cuori.

Improvvisamente un battere forte alla porta li riporto’ alla realtà.

Senza pensarci su Riccardo vi si diresse.

Erano arrivate rogne , ne era più che certo.

Il sindaco D’ombra era di colorito cinereo , strano per un cardiopatico . Quello strano pensiero accarezzò la mente di Riccardo . 

Dietro c’era Aldo e Ada visibilmente agitati, e un mucchio di altri guardiani.

che succede ? “

D’Ambra stava per dar fiato ai suoi pensieri quando Ada vi si parò davanti,

 “ti prego lupo, non dargli ascolto , ti prego !” .

Era disorientato.

Dalia deve venire al confine “.  Fece funesto il sindaco, nel frattempo Ada 

Lo implorava con gli occhi.

Perché?”

“Perché si “.

Dalia che fino ad allora era rimasta nella penombra del soggiorno, passo’ oltre Riccardo.

“ vengo “.  Fece lei tranquilla.

“ nooo “ . Urlò in lacrime Ada prendendo le mani della nipote, Aldo era alle spalle della moglie e gliele stringeva.

per favore Riccardo, non devi permetterlo !”  .

Ada era talmente disperata da chiamarlo per nome invece che lupo.

Come la capiva....era una situazione impossibile e per la prima volta in vita sua non sapeva come gestire le cose.

Era stato crudele e feroce nei confronti di Dalia, ma avrebbe preferito morire cento volte piuttosto che vederle torcere un capello.

Nonni , andrà bene “ gli sorrise.

“ Dalia “ fece lui “ non permetterò che ti accada nulla “

“ Non sono più un tuo problema”. Lo sfidò con lo sguardo e passò oltre.

 Come una strana processione con Dalia, il sindaco e i nonni in testa, mezzo paese si diresse sulla statale.

La statale era la linea di confine tra il borgo e il resto del mondo. Emersero dagli alberi, nel frattempo sia i raminghi di Dalia , che i lupi soldato del consiglio  , si erano uniti al gruppo.

Intanto la notte fredda era calata.

La scena aveva un che di irreale : sulla linea di mezzadria c’era Isabella . Indossava un cappotto nero avvitato che le arrivava al polpaccio, e ai piedi le sue adorate loubotine. Impeccabile ed elegante nel mezzo di una fottuta guerra.

Al suo fianco c’era Filippo Mastrangelo... il padre di Dalia. Tenuto a braccio da due mercenari della pharma.

Era stato pestato a dovere , ma era sveglio.

Riccardo strinse i pugni , sbiancando le nocche.

Dalia era il ritratto del padre, magri e slanciati con lineamenti gentili e occhi chiarissimi.

Se non fosse stato per i lividi e il naso rotto si sarebbe detto un bel uomo.

D’istinto afferrò il braccio di lei bloccandola.

Era alle sue spalle , le parlò all’orecchio.

Qualsiasi cosa ti dica , non devi scendere sulla strada, ne va della tua vita”.

Lei si girò per potergli parlare guardandolo in faccia.

È mio padre e io farò di tutto per salvarlo” 

Lui gli afferrò di nuovo il viso tra le mani, ma questa volta era un gesto di supplica.

non permetterò che vi accada nulla”.

Nel frattempo Isabella osservava dal centro della strada la scena. Aveva di fronte a se i suoi genitori , lupi raminghi e lupi soldati .intorno decine di mercenari e Osvaldo Nitra. Eppure in quel momento per lei esistevano solo Riccardo e Dalia, lui che la toccava e i loro sguardi complici. Dalle viscere

L’odio si mescolava alla gelosia, facendola vibrare d’ira. Le regole erano regole però, solo se Dalia avesse messo piede su strada sarebbe stata sua .

Riccardo , mi rivolgo a te “ temporeggiò qualche istante Per potersi godere l’espressione d’impotenza di lui. “Sei la più alta carica in rappresentanza dei lupi qui presenti” .

Lui cercò gli sguardi di Ada e Aldo in cerca di un tacito consenso per prendere in mano la situazione, nel frattempo teneva stretto il braccio di Dalia. Con molta apprensione la sentiva fremere d’impazienza.

Taglia corto” 

“Propongo uno scambio e nessuno si farà male”.

“Figlia ti prego sii ragionevole.” Aldo passo’ oltre Riccardo e con un piede quasi sull’asfalto. I mercenari della Pharma imbracciarono i fucili, pronti Ad agire , al che un basso ringhio,il potente coro dei lupi fece vibrare L’ aria.

Riccardo fulmineo lasciò la presa dal braccio di lei e afferro’ il vecchio da dietro . “  pazzo , ti uccideranno. Quella puttana sadica non è tua figlia “.

Isabella sorrise soddisfatta senza proferire parola e solo allora Riccardo comprese che L’irreparabile era avvenuto .

Il piede di Dalia era sull’asfalto.

Eccomi sono tua !” .

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Capitolo 8
*** L’inizio della fine ***


                         L’inizio della fine

    

 

 

Il tempo sembró fermarsi, tutti tesi e pronti a scattare. Dalia aveva le mani in alto  in segno di resa, ma un palmo era stretto.

Isabella vedi questa” mostrò una boccetta, “  contiene argento puro e strozzalupo , lascia andare mio padre e io verrò verso di voi, altrimenti metterò fine alla mia vita in questo istante”.

Si portò la boccetta vicino alla bocca, decisa a mostrare le sue intenzioni. Isabella sembrava una tigre a caccia , pronta a balzare la preda al collo. Nel mentre Riccardo con tacito comando teneva pronti tutti i lupi , un suo cenno e avrebbe scatenato l’inferno, in cuor suo però era terrorizzato che Dalia potesse andare a fondo delle sue intenzioni, se Isabella non avesse acconsentito o avesse provato ad imbrogliare.

Ada era aggrappata al suo braccio , in preda al panico. Era arrivato anche Laerte con altri raminghi di rinforzo già mutati.

Si mette male “ Laerte sentì il bisogno di dire qualcosa.

Isabella ordinerà di sparare alle spalle del padre appena sarà sul bordo del prato, per questo appena Dalia sarà a metà strada, darai l’ordine di attaccare ai lupi mutati, li guiderai tu.” 

I due si guardarono complici , poi Riccardo gli mise una mano sulla spalla : “so che ti ha obbligato ad assecondarla, hai il mio perdono.

Nonostante il momento si sentì in dovere di tranquillizzare l amico. In fondo, in quella notte non si sarebbe potuto dire chi poi avrebbe visto poi l’alba.

Certo! il tuo paparino sarà liberato.” Fece lei sorniona.

Si avvicinò all’ex marito.

Visto tesoro, che come dicevo, nostra figlia ha sempre preferito te !”  Gli posò la pallida e gelida mano sul viso tumefatto, Filippo si sottrasse repentinamente al contatto e sputò ai suoi piedi un grumo di sangue e saliva.

Lurida puttana, torcile  un solo capello “

La frase morì in gola per via di un pugno ben assestato alla bocca dello stomaco, da parte del mercenario alla sua sinistra.

Ancora piegato in due fu lasciato .

Dalia avanzava piano come suo padre , ombre nere scesero fulminee alle spalle dei mercenari.

Zampe enormi li artigliarono . Si elevarono urla disumane e spari di mitra a vuoto, Nitra da bravo vigliacco si chiuse nell’auto blindata.

Papà corri” urlò .

Improvvisamente si scatenò l’apocalisse , i mercenari si disposero a cerchio chiudendo nel mezzo Isabella e Dalia mentre uomini-lupi e mutati si lanciarono verso di loro, la corsa fu arrestata però da una granata fatta con nitrato d’ argento . L’esplosione rischiarò a giorno la notte buia. Molti lupi furono falciati mentre quelli in seconda linea , tra cui Riccardo e Laerte, sbalzati oltre la cinta di alberi.

Dopo lo shock iniziale dell’esplosione, Dalia  faticò a rimettersi in piedi.

Aveva i polmoni in fiamme.

Davanti a se c’era Isabella .

ora facciamolo finita”. Urlò rabbiosa , pronta a caricare la madre.

Sei una smidollata come tuo padre” controbatté mentre sfoderò una barra di acciaio cilindrica, lunga una 15* di cm.

Dalia le balzò addosso ma fu investita da una scarica ad alto voltaggio che la scaraventò a terra.

Riccardo era impegnato nel mezzo della battaglia, ancora indeciso se trasformarsi o meno, ma notò comunque ciò che stava succedendo all’interno della cerchia dei mercenari.

Capí anche che piano piano obbligavano le due donne all’interno a spostarsi verdi i mezzi blindati.

Fece per dirigersi verso di loro ma fu bloccato da un traditore, un lupo assoldato dalla pharma.

Un esemplare notevole e grottesco, mutato a metà.

Le zanne e gli artigli , così come il gibbo peloso deformavano orrendamente la figura umana.

Orbo da un occhio.

Affondò una zampata che prese in pieno fianco Riccardo. ululò dal dolore e colpí alla cieca mancandolo. Quel figlio di puttana gli stava facendo perdere istanti preziosi.

Dalia era ancora a terra , stordita e con una bruciatura sulla scapola della destra che faceva un male cane.

Isabella si chinò sulla figlia, il viso contratto in una smorfia di rabbia. I tratti tirati all’inverosimile.

Tu piccola bastarda , patirai le pene dell’inferno prima di morire. Non avrei dovuto partorirti , serpe ingrata”. Era completamente fuori controllo. Con crudele sadismo affondò i pollici nella bruciatura  facendola urlare di dolore , un urlo animalesco che sembrava sovrastare la piena della battaglia.

 Dalia raccolse le forze e con voce flessibile rispose : “ Riccardo ama e amerà sempre e solo me , sei talmente patetica che per rivederlo hai dovuto scatenare tutto questo. Mentre faceva l’amore con me non faceva altro che dirmi che ero l’unica che avesse mai contato per lui.” 

Isabella cacciò un urlo isterico carico d’odio pronta a colpirla alla gola , fu allora che con uno scatto fulmineo Dalia le artigliò la gola squarciandola. Le sue unghie apparentemente umane e nonostante corte erano come fil di rasoio.

Isabella si alzò in piedi portandosi entrambi le mani alla gola , un fiotto quasi nero sgorgava copioso dal candido collo della genitrice. Dalia era rapita da quella scena ,  come in trance.

Vide Isabella cadere sulle ginocchia e poi accasciarsi  su di un fianco scossa da tremori violenti.

Riccardo colpì sul grugno il licantropo diverse volte, con un occhio rivolto verso Dalia .

Non le vedeva più, i mercenari che le coprivano stavano lottando con i raminghi.

Dalia si accovacciò verso la genitrice, la vita la stava lasciando. La vide muovere le labbra come farebbe un pellegrino raccolto in preghiera. allora si abbassò per poter sentire le ultime parole, forse di perdono.

Mo..morir..ai con me”

Una fiammata di dolore puro si estese per tutto l’addome , Dalia si portò le mani alla pancia , uno stiletto le spuntava pochi centimetri sopra l’ombelico.

Noooooo!!!” Riccardo riuscì a prendere Dalia prima che cadesse anch’essa sull’asfalto.

Subito estrasse il coltello in argento mentre la caricava in braccio, non degnò nemmeno di uno sguardo il cadavere di Isabella.

Ti prego non farmi questo ... ti prego..ti prego”.

  La teneva stretta ,stava perdendo molto sangue. intorno la battaglia era terminata.

Da entrambi le fazioni c’erano state molte perdite, all’ Alba squadre di ripulitori avrebbero provveduto a rendere immacolata la statale.

Laerte, svelto chiama Dostrani.” Ruggì Riccardo mentre risaliva il prato, Ada lo seguiva pallida in volto .

Aldo invece scese su strada per onorare il cadavere della ragazza inquieta che aveva amato come una figlia. 

Abbandonata sulla strada dai suoi stessi compari che battevano la ritirata.

La prese in braccio, nonostante l’età lo sforzo non lo sconvolse troppo. Era leggera , leggera come la prima volta che l’aveva presa in braccio.

 Non provava odio, non provava rabbia.  Provava solo un senso di sconfitta misto a rassegnazione.

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Capitolo 9
*** La solitudine degli eroi ***


Sei mesi dopo…. Quella notte tutto fini’ o per certi versi tutto cominciò….Riccardo spesso la notte ,immerso nella sua solitudine riviveva quella tremenda scena: Dalia tra le sue braccia, pallida e ricoperta di sangue, cosi’ leggera da sembrare che stesse svanendo. La corsa all’ elicottero e poi 5 lunghissimi giorni di coma, lui era li e le parlava e le ribadiva il suo amore. Poi finalmente il miracolo ! Nel momento in cui si era risvegliata era stato predisposto il trasferimento nel centro specializzato “lycaon medicine center” nelle asturie. Non l’ avrebbe rivista mai più. Era bandita e soprattutto per proteggerla e per proteggere i licantropi di tutto il mondo dalla pharma, Dalia sarebbe stata sotto protezione speciale, in pratica una prigioniera senza cella. Quanto lo avrebbe odiato?? Malediceva se stesso per averla condannata a tutto cio’. Aveva preso in mano le redini del gran consiglio in codirettorato con il padre,era suo dovere ! Doveva rimettere le cose a posto…e poi era l’ unico modo per scovare e fare a pezzi Tullio.********************************* La sierra nevada in primavera era assolutamente magica, piena di colori e sapori e odori, che inebriavano e stordivano . Piano piano Dalia stava imparando a gestire i suoi sensi, piano piano stava imparando a mentire a se stessa e spesso ci riusciva. Lei era libera e lavorava insieme a suo padre nel loro piccolo bar nel centro di Alquife. Quel minuscolo borgo scelto dal consiglio di licaone italiano in accordo con gli spagnoli, era tanto simile a quello dei nonni…a quello di Riccardo. Era così doloroso anche solo pensare al suo nome. C’ erano giorni in cui sentiva una fitta cosi’ forte da credere di morire. Essere contagiata faceva vivere anche le emozioni 100 volte più intensamente del dovuto. Lo odiava perché lo amava , l’ aveva condannata all’ inferno e le aveva fatto pagare la ribellione con l’ esilio e l’ oblio. Ma doveva in qualche modo sopravvivere, lo doveva al padre, lo doveva ai nonni. E dopo sei mesi stava iniziando davvero una nuova vita, nei panni di Eva. Il consiglio aveva procurato oltre ad una perenne protezione, anche due nuove identita’. A dalia e suo padre erano stati proposti diversi profili fra cui scegliere. Era stato Dario a farlo per entrambi: sarebbero stati Antonio ed Eva, un vedovo italiano con sua figlia 28 enne, stufi dell’Italia. Si dicevano che in fondo era un gioco e a volte si divertivano davvero ad interpretare i loro ruoli. Stare con suo padre era stato il più grande desiderio che aveva nel cuore da bambina, ora lo stava realizzando. Cosi’ simili da passare intere giornate a litigare ma sempre cosi’ complici e affiatati. Dario era l’ unico a strapparle un sorriso, la prendeva in giro perché faceva innamorare qualsiasi uomo o anche donna che passava dal bar. L’ avevano soprannominata la bruja italiana. Fra i tanti corteggiatori però aveva trovato un amico, Xavi. Erano stati una notte insieme,se n’ era pentita da morire, si sentiva un’ adultera, però a Xavi e alla sua amicizia ci teneva per davvero. Sapeva bene che stava imponendo un’amicizia ad una persona infatuata. Però era egoista e la solitudine era un ulteriore tortura. Forse un giorno avrebbe corrisposto Xavi , o almeno fatto finta. Tutta la sua vita sarebbe stata una, ma lei l’ avrebbe resa una bugia bellissima.

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