Casa 69

di korkyna
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Maggio ***
Capitolo 2: *** Giugno ***
Capitolo 3: *** Luglio ***
Capitolo 4: *** Agosto ***
Capitolo 5: *** Settembre ***
Capitolo 6: *** Ottobre ***
Capitolo 7: *** Novembre ***
Capitolo 8: *** Dicembre ***
Capitolo 9: *** Gennaio ***
Capitolo 10: *** Febbraio ***
Capitolo 11: *** Marzo ***
Capitolo 12: *** Aprile ***
Capitolo 13: *** Maggio ***



Capitolo 1
*** Maggio ***


Maggio



Uno sguardo esterno potrebbe innocentemente dire che il mondo, dentro e fuori Malfoy Manor, fosse in linea con il principio universale di Rinascita, quella naturale data dalla Primavera finalmente sbocciata, e quella umana del Mondo Magico appena uscito dalla Guerra.
Uno sguardo innocente, però, non sarebbe quello adatto per vedere veramente ciò che stava succedendo in quel piccolo angolo di Inghilterra.
Gli Auror, dalla vita e dalla vista austera e professionale, potrebbero dire che la famiglia Malfoy si stava comportando in modo collaborativo e apatico, senza urla e scenate: il Mangiamorte e la Signora passavano le giornate insieme tra il giardino e la biblioteca, il ragazzo non usciva dalla sua stanza. Tutto molto tranquillo e di questo gli agenti non potevano che ringraziare il cielo, sapendo cosa erano costretti a sopportare i colleghi, avanti e indietro da Azkaban con gente come Yaxley o Dolohov.
I Medimaghi che ogni tanto passavano per controllare la salute dei pazienti, potevano aggiungere che il comportamento dei coniugi Malfoy era dato più dalla rassegnazione che da autentica voglia di collaborazione, mentre il giovane non aveva ancora rielaborato i fatti accaduti.
Gli Spezzaincantesimi mandati dal Ministero, tra cui un recalcitrante William Weasley, erano rimasti sconcertarti dai risultati delle loro indagini, quella casa era ancora pregna di Magia Oscura, segno del passaggio non ancora dimenticato di Colui-che-non-deve-essere-nominato, ma la famiglia Malfoy si rifiutava categoricamente di abbandonarla e piuttosto, rimetteva nelle loro mani il compito di ripulirla. Questo era senz'altro qualcosa che Bill non riusciva a spiegarsi e c'era voluta l'illuminazione di Molly Weasley appena uscita, con le unghie e con i denti, dalla sua personale disperazione per capire" quella casa rappresenta l'unico legame con il loro passato che non sia stato completamente macchiato da Lui, la casa in cui si sono sposati, in cui hanno cresciuto il loro figlio e dove son racchiusi le storie delle loro famiglie, non potrebbero lasciarla neanche volendo". Nessuno aveva osato contraddirla.
Harry Potter era andato alla Villa solo una volta e non si era trattenuto più di un’ora. Prima aveva voluto parlare con Lucius e Narcissa, voci indiscrete raccontano di un colloquio privo di sentimentalismi diretto alle faccende pratiche del processo in cui Potter s’impegnava ad aiutarli per quanto gli era permesso, ma senza fare promesse senza capo ne’coda. Prima di andarsene si era diretto alla camera di Draco, il quale non sembrava molto incline alle visite ma che si doveva essere ricreduto dopo la minaccia, non troppo velata, di una porta Bombardata. Quindici minuti dopo, Harry Potter usciva da Malfoy Manor cosi com’era venuto, un sorriso cordiale e un saluto per tutti. 
Non aveva rilevato a nessuno, neanche alla sua ragazza o ai suoi migliori amici, cosa si fossero detti lui e Malfoy Junior in quei minuti da soli.
 
Il processo per Lucius si tenne alla fine del mese e molti erano venuti per assistervi. Sua moglie e suo figlio in prima fila, sguardo alto e fiero, e nessun contatto con terzi. Fu parecchio lungo e furono sentiti molti pareri, alla domanda sul suo pentimento Lucius rispose " mi pento per me stesso e per la mia famiglia".
Alla fine fu condannato a un anno in una Azkaban senza Dissenatori e altri due anni ai domiciliari. Anche qui i commenti si sprecavano.
I tre Salvatori del Mondo Magico se ne andarono senza lasciare dichiarazioni e cosi anche il resto della famiglia Malfoy. 
Una cosa però, la notarono in molti. Lo sguardo del figlio di Lucius non era lo stesso di quando era entrato, teneva gli occhi bassi.

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Capitolo 2
*** Giugno ***


Giugno

 

Dall'arresto di suo padre, Draco aveva trovato ancora meno parole da usare di prima. Passava le giornate in camera, a leggere e guardare il soffitto, ogni tanto vedeva sua madre in giardino che passeggiava. Il suo più grande desiderio in quei momenti era prendere la sua scopa e darsela a gambe, peccato però che le decisioni del Tribunale Magico su di lui e Narcissa non fossero ancora arrivate, e quindi non potesse muoversi da casa.
Si sentiva frastornato, non riusciva a ragionare e trovare punti fermi su quello che era accaduto.
Continuavano a vorticare nella sua mente le immagini della Guerra e non c'era modo di fermarle. Vedeva suo padre ridotto alla sua ombra, sua madre che cercava di tenerlo lontano dagli scoppi d’ira di sua zia, il salotto del primo piano, quello dove stava Lui; il sangue sulle pareti, l'odore di Greyback quando tornava dopo una missione, Piton che lo evitava, Hogwarts in quei giorni bui, i suoi compagni di Casa chiusi in se stessi, sempre a guardarsi le spalle; il resto della scuola che si muoveva a gruppi consolidati, Paciock sempre davanti agli altri, Goyle e Tiger che non sembravano più loro. Tiger... il rosso dell'Ardemonio, il verde degli occhi di Potter mentre lo salvava. E ancora Potter a casa sua, con la Granger e Weasley. Le urla di Weasley e sopra il resto, le grida della Granger che erano seconde solo alle urla di quelli che lui aveva cruciato sotto la Sua minaccia.
Mentre era chiuso tra quelle mura, in quella stanza, c'erano loro a tenergli compagnia, loro e lo spettro della mancanza di Lucius, che gli gravava sulle spalle e non lo abbandonava mai, neanche di notte quando si svegliava sentendo sua madre piangere.
Narcissa dal canto suo, si sentiva sola e la cosa era talmente evidente che persino gli elfi domestici se ne erano accorti e cercavano di coinvolgerla nelle decisioni di natura domestica, cosa inutile perché lei era talmente depressa da non accorgersi neanche della loro pietà.
Questo finché una piccola elfa domestica non le aveva portato una fotografia trovata nelle pulizie della soffitta, chiedendole a chi appartenesse.
Grandissimo errore.
Quella era una fotografia che immortalava una piccola Narcissa Black in compagnia della sorella Andromeda il primo giorno di scuola davanti all'Espresso di Hogwarts. Tutti a Malfoy Manor sapevano che la sorella minore della Padrona era un argomento intoccabile ma evidentemente, questo dettaglio era rimasto tale nell'atmosfera post Guerra, persino per gli elfi.
Nel momento in cui posò gli occhi su quell'immagine, su Narcissa crollarono il peso delle decisioni prese e l'insostenibile mole delle conseguenze che stava pagando; per prima cosa venne la rabbia, una furia cieca e nera che la spinse a sfoderare la bacchetta e puntarla su quel piccolo essere insignificante che aveva osato tanto; poi la paura di se stessa perché negli occhi dell'elfa vide una Bellatrix travestita da Signora Malfoy e questo le fece tremare l'anima e le gambe; infine venne la pena per se stessa e per la sua condizione. Si accasciò per terra e pianse, pianse cosi forte che neanche gli strilli dell'elfa spaventata riuscivano a superarla.
Fu Draco l'unico in grado di calmarla e grazie al suo abbraccio Narcissa passò al momento successivo, quello che per due mesi aveva ritardato, l’accettazione.
 
Il 30 Giugno arrivarono le decisioni del Tribunale Magico. Narcissa fu giudicata innocente e cosi anche Draco, coinvolti nei fatti solo marginalmente e contro la loro volontà; in cambio del loro rilascio, Draco avrebbe dovuto completare la sua istruzione magica e la Signora aiutare nei processi con tutto quello che era venuta a sapere nei giorni di permanenza di Voldemort a casa loro.
Oltre a ciò, furono sottratti tre quinti del patrimonio di famiglia e tutte le proprietà, esclusa Malfoy Manor, da elargire alle famiglie delle vittime.
Dal 30 Giugno la Famiglia Malfoy lasciava ufficiosamente l'elite Purosangue inglese per quella che definivano, sdegnosamente, la popolazione medio-bassa del Mondo Magico.

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Capitolo 3
*** Luglio ***


Luglio



Nei primi giorni del mese, Draco si concesse il lusso di un lunghissimo bagno caldo, cosa che non faceva da mesi. Sempre in questa rilassante occasione si decise a osservare con un po' più di attenzione il suo riflesso, lo specchio gli propose l'immagine di un ragazzo schifosamente magro e dall'aspetto malsano, con una carnagione talmente chiara da sembrare grigiastra e due occhiaie viola da far invidia al miglior vampiro del secolo. Per la seconda volta nella sua vita, ebbe pietà di se stesso.
Istintivamente si ripromise una colazione più abbondante del solito e con queste intenzioni scese nella sala da pranzo, dove Narcissa già stava mangiando, vestita di tutto punto. Mentre si versava il succo di zucca ghiacciato, sua madre presa la parola "Oggi esco".
"Ah si? Vai al Ministero, Madre?"
"No, sto andando a trovare mia sorella. Andromeda".
Il succo sbagliò la sua direzione verso lo stomaco, deviando improvvisamente verso i polmoni. Seguirono cinque minuti di tosse isterica, probabilmente allungata con fare recitativo per non avere conferme a quello che aveva sentito. Intanto la mente lavorava febbrilmente.
"Non credo di aver sentito bene Madre"
"Hai sentito benissimo, non fare lo stolto con me, Draco"
"Non capisco."
"Cosa non capisci?"
"Perché... dopo tutti questi anni... il tradimento, suo marito... e sua figlia poi, sposata con quel.."
"Ted Tonks è morto all'inizio dell'anno, e cosi anche Ninfadora e Lupin, nella Battaglia"
"Ma..lei..Ninfadora..non era..incinta?"
"Ha avuto il bambino a marzo, credo"
"Oh... e quindi il bambino, ora, è... orfano?"
"Andromeda si prende cura di lui, sto andando ora a casa loro. Voglio vederli, voglio conoscere quel bambino Draco; e' anche colpa nostra se sono rimasti soli. E' colpa nostra, mia e di tuo padre, se anche noi due siamo rimasti soli."
 
"Sono stanca di tutte queste scelte... sbagliate. Le stiamo pagando troppo a caro prezzo"
 
Le sue parole lo lasciarono profondamente scosso. Se per un puro e candido Grifondoro, quelle dichiarazioni potevano sembrare abbastanza naturali come segno di pentimento, per Draco, che conosceva bene sua madre, rappresentavano una decisione a lungo ponderata ma non per questo meno sconvolgente.
Narcissa aggiunse solo poche parole prima di lasciarle il Manor.
"Draco, sai chi è stato a uccidere tua cugina a Hogwarts?"
"No, Madre"
"Bellatrix"

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Capitolo 4
*** Agosto ***


Agosto



Da quando sua madre passava sempre più ore lontana da casa, lasciandolo solo con gli elfi, Draco aveva ripreso una vecchia abitudine, appena calava la sera saliva sulla terrazza del Manor e da li, con un telescopio, seguiva i movimenti di stelle e costellazioni.
Era un passatempo che Narcissa gli aveva insegnato già quando era un piccolo giovane mago, discendente della grande famiglia Black, con un nome che non intransigeva sulla conoscenza perfetta del quadro celeste. Solitamente salivano insieme, al crepuscolo, con al seguito Dobby che trasportava per loro il telescopio di famiglia, e stavano li fino a quando il sonno non lo coglieva e sua madre era costretta a portarlo a letto in  braccio.
Ora le cose erano un po’ diverse e tra le tante, il sonno non lo coglieva cosi facilmente, anzi, spesso tornava nella sua camera che era già l'alba. Di questo incolpava i pensieri che la sua famiglia e tutto il resto del Mondo Magico  gli davano.
Se dieci anni primi, quando era solo un viziato bambino, figlio unico infarcito dall'orgoglio di suo padre, se allora gli avessero detto che tutto quello che sapeva, tutto quello che i suoi genitori con tanta solerzia gli avevano insegnato, e che lui aveva fatto suo, tutto quello che credeva giusto e dovuto fosse quasi del tutto scomparso e giudicato da buona parte di questa nuova popolazione magica, come obsoleto e sbagliato, beh ci avrebbe pensato su un paio di volte prima di seguire a testa china le orme del genitore, giusto un paio di precauzioni in più, per non finire nella situazione in cui era adesso. Situazione che lo destabilizzava e terrorizzava allo stesso tempo.
Un Mondo Magico guidato da Sanguesporco, Mezzosangue e Filobabbani, tutti insiemi appassionatamente a 'modernizzare' il sistema, come diceva il nuovo Ministro Shacklebolt, Mezzosangue pure lui. L'ironia più alta l'aveva trovata la mattina prima nel leggere il Profeta, un articolone con vita, morte e miracoli di Tom Riddle alias Lord Voldemort; perche lui,Draco, non lo sapeva mica che il Signore Oscuro fosse Mezzosangue. E neanche Piton. Si era sentito cosi preso per il sedere che, dopo essersi fatto due risate sulla sua stupidità, aveva sentito montargli dentro una rabbia tremenda per i suoi genitori, per sua zia Bella, per tutti loro che predicavano una cosa e facevano tutto l'opposto e avevano tirato in mezzo pure lui.
 
Qualche giorno più tardi era arrivata la lettera da Hogwarts e con essa l'esigenza di andare a Diagon Alley per gli acquisti, faccenda che non lo entusiasmava più di tanto ma necessaria.
A mezzogiorno lui e Narcissa si trovavano al Ghirigoro per i libri di testo, sua madre stava chiacchierando con il proprietario mentre lui leggiucchiava un libro di pozioni avanzate, quando guardando distrattamente fuori dalla finestra, li vide, Potter, Weasley, Granger e la ragazza Weasley. Lo invase il panico, non avevano previsto la possibilità di vederli, già era tanto dover affrontare il resto del mondo che lo guardava passare con aria di sufficienza, senza dover aver a che fare con chi aveva sempre disprezzato, ma con i quali aveva un debito di sopravvivenza. Semplicemente, non era preparato.
Li vide fermarsi davanti alla libreria, sembravano discutere e alla fine, vide entrare solo la Granger. Lui cercò un modo per diventare tutt'uno con la parete e intanto osservare le sue mosse per starle lontano con disinvoltura, la vide tirar fuori una lista e dirigersi al reparto di Trasfigurazione, nel farlo passò accanto a sua madre, la quale la salutò con lieve cenno del capo,presto ricambiata.
Tirò un sospiro di sollievo e continuò a leggere il suo libro.
Dieci minuti più tardi decise di raggiungere Narcissa per gli ultimi acquisti ma nell'alzare lo sguardo per cercarla incontrò due occhi castani che lo osservavano con insistenza, come a sfidarlo a dire qualcosa. Draco ammutolì e lei lo capi’ perché gli rivolse un leggero cenno del capo, come con sua madre e tornò al libro che teneva in mano.
Draco ne approfittò per raggiungere sua madre e uscire dal negozio.

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Capitolo 5
*** Settembre ***


Settembre



Quel Primo Settembre arrivò troppo velocemente per i suoi gusti e altrettanto velocemente passò, ritrovandosi la mattina del giorno dopo nel suo letto a baldacchino a Serpeverde.
Il viaggio in treno era stato piuttosto tranquillo ma ciò era abbastanza ovvio, poiché non si era quasi mosso dalla sua cabina, condivisa da un taciturno Goyle e un ancor più riservato Theodore Nott. Le cose nello scompartimento Serpeverde erano sempre le stesse, Pansy e le altre ragazze parlottavano nel loro angolo e un sempre più tracotante Zabini si aggirava con sommo gaudio con la spilla di Caposcuola in bella mostra.
A King's Cross aveva visto molti voti noti, anche di persone che l'anno prima si erano tenute cautamente alla larga. C'era un sacco di gente quell'anno a Hogwarts, molta di più di quanto si aspettasse, girava voce, però, che Potter e Weasley non fossero venuti, fatto sconvolgente per molti, un sospiro di sollievo in più per lui.
Al banchetto le voci erano state confermate e lui ne aveva intimamente gioito, anche se la presenza della Granger, da sola, lo aveva un po' destabilizzato, più di quanto già non fosse.
 
Le lezioni erano apparentemente uguali, i compiti erano apparentemente uguali, i pasti erano apparentemente uguali, la vita a Hogwarts era apparentemente uguale a Prima. Ma solo apparentemente. I professori non erano gli stessi, i compiti erano più difficili, durante i pasti la mancanza di Silente nel posto centrale e di Piton nell'angolo più buio era un peso che aleggiava su tutti gli studenti. Il castello non era ancora del tutto ricostruito e mentre camminava nei corridoi si rendeva conto di quanti piccoli dettagli gli riportassero alla mente ciò che era successo qualche mese prima.
Draco in pochi giorni aveva programmato dei percorsi specifici per raggiungere le aule, poco frequentati, spesso lunghi ma che gli permettessero di evitare certe zone del Castello, che il suo cervello aveva registrato come intoccabili, le aree ancora distrutte, il vecchio ufficio di Piton, il monumento-palude dei gemelli Weasley, la Stanza delle Necessità. Un'altra cosa che non era molto cambiata dal Sesto anno era la sua tendenza alla solitudine, ma se due anni prima questa era dovuta alla missione pseudo - suicida che gli avevano affidato, quest'anno era più che altro una sua personale predisposizione al silenzio e alla pace dei sensi, non voleva problemi e non creava problemi, per quanto ogni tanto soffrisse per la mancanza di attenzioni, ripensava ai momenti passati l'anno prima al Manor e non poteva che rallegrarsi di questa nuova atmosfera di tranquillità.
 
Una sera, verso la fine di Settembre, fuori dal Castello imperversava una delle prime tempeste autunnali, nella sala comune di Serpeverde, Draco finiva il suo tema di Incantesimi in compagnia di Theodore, il rumore dell'acquazzone arrivava attutito attraverso l'acqua del Lago Nero e assomigliava al rimbombo di un tamburo in lontananza. Entrambi tacevano ognuno preso dal proprio lavoro. Era già passata l'ora del coprifuoco quando Draco arrotolò' la pergamena per dedicarsi al compito di Lumacorno della settimana successiva e si rese conto con disappunto di aver dimenticato libro e appunti sotto il tavolo a lezione e con altrettanto disappunto si decise al fare una veloce sortita nell'aula di Pozioni per recuperarli.
Per i corridoi non c'era anima viva e l'unico rumore era quello della pioggia, lontana e ovattata, camminò velocemente per evitare di incontrare qualcuno, raggiunse l'aula, lasciando la porta aperta, si allungò sul tavolo da lavoro per cercare il materiale ma qualcosa, o meglio qualcuno, interruppe la sua ricerca.
''Buonasera, Malfoy''
Silenzio
''Stai..ehm..cercando qualcosa?''
''Ho dimenticato qui gli appunti di Pozioni''
Hermione Granger non era una creatura nata per farsi gli affari suoi, ciò gli era chiaro già dal loro secondo anno, quando lo aveva accusato di essersi comprato l'entrata in squadra, inserendosi in una discussione che riguardava al massimo Potter, non lei di certo.
Anche in quest'occasione non venne meno a se stessa.
''E non potevi recuperarli domani mattina invece che uscire dalla tua Sala Comune a quest'ora?''
''Rimprovero che,detto da una che passava più notti in giro a salvare innocenti insieme ai suoi degni compari, invece che nel proprio letto,perde di credibilità ". Non era questa la risposta che voleva darle ma si era cibato di pane e sarcasmo per anni e non si era riuscito a trattenere. Lei era rimasta piuttosto spiazzata, ma la superbia Grifondoro era presto tornata all'attacco.
''Non hai alcun dirit..."'
''Lascia stare, Granger, gli appunti mi servono per il tema che voglio finire stasera, ti ho già spiegato troppo per i miei gusti'‘.
Fece per andarsene da li, iniziava a sentire il nervosismo, ma lei lo trattenne ancora.
''Non dovresti andare in giro a quest'ora, Malfoy, volevo dirti solo questo, buonanotte'‘.
Se ne andò prima che potesse replicare e l'ultima cosa che vide, mentre chiudeva la porta dell'aula, fu la sua chioma ribelle che risaliva le scale.
 
Prima di addormentarsi, qualche ora dopo, si rese conto che anche la Granger apparentemente sembrava la stessa di Prima. Ma solo apparentemente.

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Capitolo 6
*** Ottobre ***


Ottobre



La vedeva camminare per i corridoi con passo svelto, ma senza la frenesia nervosa di tempo addietro, da sola o affiancata dalla Weasley, evitava con disinvoltura i gruppi di ragazzine che la salutavano con ammirazione, rivolgeva a tutti quelli che le parlavano una risposta cortese ma distaccata, adempieva con professionalità i compiti di Caposcuola, in Biblioteca passava la maggior parte delle sue ore ma la vedeva molto più rilassata, si concedeva molte pause e spesso era persa nei suoi pensieri, senza però esserne angosciata.
 Ciò che lo infastidiva più di tutto era il suo attuale modo di fare, quella sicurezza che prima era solo tratteggiata e ostentata per nascondere l'insicurezza profonda di chi non e' certo di trovarsi nel posto giusto, al momento giusto; ed ora, invece, e' vera e consapevole. In un momento come questo, dopo la Guerra, le morti e le torture, quando persino lui, degno Purosangue con una solida tradizione magica alle spalle, se persino lui non attribuiva un nome al suo posto nel mondo, come poteva farlo lei, indegna Sanguesporco?
 
Suo padre gli aveva insegnato a rispettare chi era degno di rispetto per la sua famiglia, tra questi c'erano molte persone di cui Draco aveva dubitato, soprattutto dopo gli ultimi eventi, ma Theodore Nott, figlio unico e orfano, dopo la morte di suo padre ad Azkaban, era sempre stato per lui qualcuno su cui contare, sebbene il loro rapporto fosse basato più sui silenzi comprensivi che sulle parole. Quando, però, Theodore si decideva a sprecare parole su un argomento, esso era sicuramente degno della sua massima attenzione.
Quella sera, in Sala Comune davanti al fuoco, Nott stava leggendo la Gazzetta del Profeta prima di coinvolgere Draco in una discussione piuttosto inaspettata.
''Stanno cambiando tante cose''
''Cosa?''
''Ho detto che stanno cambiando tante cose, quello che ci aspetta fuori di qui è molto diverso da quello che ci hanno insegnato i nostri padri'‘.
''Mm... credo..che fosse da aspettarselo dopo che Potter ha ucciso Lui...''
''Sì, è vero, nella Battaglia ha vinto quel modo di pensare, quella visione moderna del Mondo Magico'‘.
''Già', Mezzosangue ovunque, e noi nell'angolo a subire le loro decisioni''
''Subire non credo sia il termine esatto, loro rappresentano la maggior parte del Mondo Magico, erano loro che subivano fino a poco tempo fa per colpa di quei pochi che sono i Purosangue.''
''Non avrei mai creduto di sentirti dire certe cose Nott, sembrano frasi di circostanza del figlio di un Mangiamorte pentito che deve farsi bello di fronte alla Comunità '‘.
''Malfoy non insultare in questo modo la mia intelligenza e il mio orgoglio, queste son cose che avevo capito già da un po' e se tu guardassi aldilà del tuo naso, o meglio del naso di tuo padre, ti renderesti conto che sono vere e che non portano disonore al nostro essere Purosangue, se prendi questa caratteristica come tale'‘.
Theodore Nott dava aria alla bocca poche volte, non lo faceva mai senza ragione e lasciava sempre qualcosa su cui riflettere nei suoi interlocutori. Theodore Nott non si smentiva mai.

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Capitolo 7
*** Novembre ***


Novembre



Negli ultimi tempi sua madre aveva iniziato a scrivergli lettere con dettagli sempre più precisi su come il suo pseudo - cugino mezzosangue (e mezzo lupo) stesse passando dal latte artificiale a quello intero, su quanto regolarmente cambiasse il colore dei capelli e su quanto fosse amorevole e presente il suo padrino. Potter trovava il modo di rendergli indigesta la colazione anche a chilometri di distanza dal Castello.
Anche quella mattina era iniziata male, la solita lettera aveva allegato anche una fotografia del pupo tra le braccia di sua madre, che sorrideva intensamente in direzione dell'obiettivo. Nel vederla gli si dipinse in faccia un’espressione a meta tra l'amaro e il sarcastico, persino Goyle lo notò e, allungato il collo per vedere di cosa si trattava, gli rivolse un occhiata interrogativa che Draco ignorò volutamente. Non voleva rispondere, mise in cartella la lettera e decise di lasciare momentamente perdere per dedicarsi alla sua colazione.
Dall'altra parte della Sala, precisamente al tavolo di Grifondoro, si levò un gran trambusto che gli bloccò la forchetta a metà del suo percorso verso la bocca, con la coda dell'occhio vide un cespuglio di capelli dirigersi a passo di marcia all'uscita e dietro la Weasley che urlava "Hermione! . Osservò con sorpresa l'intera scena e per il resto della mattinata, cercò di cogliere altri dettagli, ma i Grifondoro, tanto per cambiare, si erano chiusi nei loro personali circoli e facevano trapelare poco al resto della scuola. Pansy, però, che aveva più occhi e orecchie di tutta Serpeverde messa insieme, parlava di una lettera arrivata alla Granger qualche attimo prima dei fatti. L'unica cosa che Draco notò fu che la protagonista femminile non si fece vedere a lezione per tutto il giorno.
 
Al tramonto era ancora immerso fino al collo nella ricerca di Trasfigurazione e, in un moto di stizza, s’impose di saltare la cena per venire a capo delle decine di pergamene e libri che aveva disseminato sul suo tavolo in biblioteca. Era rimasto solo, i suoi compagni avevano già gettato le armi ma il suo orgoglio contro quella vecchia megera gli imponeva un ultimo tentativo per mettere insieme un qualcosa di decente.
Quando ormai era scesa la sera, Draco vide premiata la sua fatica arrivando alla conclusione del tema, in Biblioteca non era rimasto quasi nessuno e con stanchezza raccolse i libri usati per rimetterli a posto. Le luci erano soffuse, il silenzio era totale e lui si godette l'atmosfera mentre girava tra gli scaffali; vicino al Reparto Proibito trovò un tavolo occupato da testi scolastici e pergamene, una borsa abbandonata sulla sedia, probabilmente, pensò, il proprietario era lì in giro a cercare un libro, svoltò l'angolo e mentre passava davanti alla statua di una vecchia strega in abiti medioevali, sentì dei fruscii e qualcosa che assomigliava a dei singhiozzi. Si fermò sconcertato e si guardò intorno all'erta, erano proprio dei singhiozzi quelli che sentiva, una donna o forse un bambino, e venivano dal retro della statua che aveva appena passato. Decise di lasciar stare ma, dopo pochi passi, la curiosità ebbe la meglio, appoggiò sul primo ripiano libero i libri che aveva in mano e si avvicinò cautamente alla fonte dei rumori.
Alla luce delle candele vide una sagoma raggomitolata tra la libreria e la statua, piangeva affondando il viso tra le ginocchia e poté chiaramente riconoscere una ragazza, mentre si avvicinava, riconobbe anche lo stemma rosso-oro, le scarpe da ginnastica babbane, bianche e rovinate, i capelli ricci... Si fermò li dov' era. Poi si gettò impietosamente su di lei, la afferrò per un braccio e la strattonò per farla alzare. La Granger aveva gridato dello spavento e ora lo guardava con gli occhi rossi e sorpresi, il viso stravolto dalle lacrime. Uno di fronte all'altra, si studiavano, lei stupita e ancora scossa dai singhiozzi, lui arrabbiato come mai .
'' Non posso veramente crederci, come osi, dico come osi! Cosa diavolo stavi facendo??"
" Malfoy, mi sembra ovvio cosa stavo facendo, piuttosto cosa vuoi tu da me?"
" Con che diritto ti fai vedere in queste condizioni? Lurida Sanguesporco che non sei altro, cosa pensavi di ottenere? Perche ti fai trovare in un angolo a frignare?”.
" Non credo siano affari tuoi, ma ti vuoi dare una calmata? Non hai alcun diritto di trattarmi in questo modo, specialmente nella tua posizione!"
"Io non ho alcun diritto? E tu invece? Che diritti hai? Che diritti hai di stare in questa scuola? Che diritto hai di occupare un posto, qui? Nella mia posizione dici! Quale posizione? Quella di nobile Purosangue o di Mangiamorte graziato? In entrambi i casi il tuo comportamento è un affronto! Cosa diavolo hai da piangere Sanguesporco? Non hai vinto abbastanza? I tuoi voti non sono sufficientemente alti? Non hai abbastanza amici?"
Man mano che urlava contro di lei, sentiva scivolargli via dal petto, poco alla volta, un peso enorme che finalmente gli permetteva di respirare. Lei, intanto, lo guardava senza replicare, l'espressione sempre più sbalordita, lo sguardo incredulo.
"Dimmi su, quale premio che ti hanno dato non è stato sufficientemente grande?"
"Per Merlino, Malfoy, non avrei mai creduto a quanto tu possa essere meschino e cieco! Ma ti rendi conto che non sono io il problema? Io sono solo lo specchio della tua rabbia verso il mondo”.
"Come osi parlarmi in questo modo?!!! Tu non sai niente! Niente di niente!! Anche se tu e i tuoi amici avete vinto e ora ve la godete, anche se vai in giro tronfia con quell'aria da sapientona tu non sai come si vive nel Mondo Magico, non lo sai ora e non lo saprai mai!!!"
Si voltò per andarsene, preso com’era dalla sua rabbia, non si accorse che lei lo stava seguendo, raggiunse il suo tavolo, prese le sue cose e , come una furia, lasciò la Biblioteca e si fiondò nel primo bagno che trovò, si chiuse nel cubicolo sbattendo la porta e si lasciò scivolare sul pavimento. Gli tremavano le mani, per la rabbia si costrinse a pensare, ma poi iniziarono a tremargli anche le braccia, le spalle e infine tutto il corpo. Era stanco, infinitamente stanco.
Iniziò a piangere e tra i singhiozzi vide un bigliettino planare dentro il suo cubicolo, con una scrittura piccola e precisa lesse.
"Il mondo non è mai bianco o nero come i nostri genitori ci insegnavano da piccoli. Neanche io l'avevo capito fino in fondo, almeno finche stamattina Ronald non mi ha lasciato con una stupida lettera”.

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Capitolo 8
*** Dicembre ***


Dicembre



La prima metà del mese era passata abbastanza velocemente e mentre camminava in mezzo alla neve di Hogsmeade, Draco si complimentò con se stesso per essere riuscito ad evitare la Sanguesporco Granger fisicamente e mentalmente per tutti quei giorni, abbandonando in un cantuccio della sua mente gli eventi di qualche settimana prima.
Credeva di riuscire nel suo obiettivo almeno fino alle vacanze natalizie per poi dire addio, seppur per qualche sereno giorno, alla Scuola. Peccato che i suoi calcoli, come da sette anni a quella parte, siano stati mandati all’aria dalla banda Potter&co. che lo aspettava ai Tre Manici di Scopa. Se ne accorse troppo tardi anche solo tentare una ritirata silenziosa, in più Nott al suo fianco era ben deciso a far finita di nulla.
Ordinarono due Burrobirre e si sedettero nell'unico tavolo libero, a qualche metro di distanza dalla tavolata occupata dal Salvatore del Mondo Magico, i due fedeli compagni, la donzella Weasley, Paciock, la Lovegood, Thomas e il resto dei Grifondoro.
Pur cercando di evitare di guardarli e di non prestare attenzione all'indecente baccano che facevano, il silenzio ostinato di Theodore, il quale faceva vagare la vista per il locale, con un interessante gioco di sguardi con una Corvonero del loro anno, rendeva impossibile per Draco non prestare attenzione all'allegra Compagnia lì riunita.
Potter e la Weasley si tenevano per mano con ostinazione, Weasley era piegato in due dalle risate mentre parlava con Lunatica, tutti gli altri assistevano all'avvincente racconto di un’azione di Quidditch di Finnigan; l'unica a rimanere in disparte era la Granger, seduta tra Weasley e Potter. Aveva la stessa espressione di un Goblin in gabbia ed evitava di interagire con chiunque la circondasse. Inizialmente aveva il viso chino sul suo boccale poi lentamente iniziò a far vagare anche lei lo sguardo nel locale pieno. Mentre Draco portava alle labbra la sua burrobirra, la Granger lo vide da lontano, lo fissò per qualche secondo per poi, inaspettatamente e con sua evidente esitazione, sorridergli. Il liquido gli andò improvvisamente di traverso e Draco iniziò a tossire, prendendo una leggere sfumatura violacea.
Amichevolmente Theodore gli batté sulla schiena per un poco, Draco ripreso il normale respiro, senza alzare lo sguardo verso di lei, buttò qualche falce sul tavolo e uscì alterato dal locale.
 
 
Le tanto attese vacanze arrivarono e portarono parecchie novità, alcune più spiacevoli di altre. Tra queste vi era l'obbligo, scritto chiaro e tondo nell'ultima lettera di sua madre, di passare il pranzo di Natale a casa Tonks, con il marmocchio. Draco si era aspettato di tutto, tranne che un pranzo cosi piacevole e silenzioso (il marmocchietto dormiva), sua zia era molto simile a sua madre e un'interlocutrice vivace e intelligente.
Insomma, sembrava il Natale più tranquillo che Draco passasse da due anni a quella parte, almeno fino al dessert, che gli portò un'altra sorpresa, poco gradita. Potter, con doni per il marmocchietto appena svegliato (e alquanto movimentato).
Dopo la frutta, Draco lasciò il tavolo da pranzo per una comoda poltrona davanti al camino, poco dopo lo raggiunse Potter con due bicchieri di liquore in mano. Si studiarono per un attimo poi Draco prese il bicchiere, quasi strappandoglielo dalle mani e Potter si lasciò cadere poco elegantemente sull'altra poltrona. Tacquero per qualche minuto ma l'espressione combattuta del compagno suggerì a Draco che questi volesse intavolare una qualche conversione, per spezzare il silenzio. Impressione resa veritiera qualche secondo dopo
"Ehm... Malfoy... come andiamo?"
Il soggetto rispose con un sopracciglio alzato.
"Si insomma, come stai?"
"Direi molto bene, prima di vederti"
"Sì, mi è stato riferito da tua zia. Dice che sei un ragazzo molto piacevole, peccato non aver prove per darle ragione".
Si scambiarono sguardi maligni finché Potter sospirando non tanto' nuovamente.
" Allora... Draco come va a scuola?"
Silenzio.
" Come vanno gli studi? Mi hanno detto molto bene"
" E chi, di grazia?"
" Hermione, naturalmente, dice che sei secondo solo a lei e che passi molte ore in biblioteca, cosa che lei elogia sopra ogni altra”.
Leggera smorfia nel pronunciare una simile blasfemia.
" Come mai la Granger spreca il suo tempo spiando me? Non ha di meglio da fare?"
" Malfoy, sai com’è Hermione a scuola, come tutte le donne studia il campo avversario, impara dal nemico, se vuoi. Son molto più agoniste di quanto ammettano le donne.”.
Proprio in quel momento sentirono dall'altra stanza gli strilli acuti ed entusiasti di Narcissa e Andromeda che chiamavano a gran voce i due ragazzi per assistere al gattonamento di ben cinque metri di Teddy.
Potter e Malfoy si scambiarono un’occhiata di seccata intesa. Prima di alzarsi Draco commentò
" Donne".
 

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Capitolo 9
*** Gennaio ***


Gennaio



Il ritorno a Hogwarts e la vista della Granger, fecero nascere in Draco una qualche acidità di stomaco, chiaro sintomo di vaghi e sepolti sensi di colpa. Le vecchie abitudini erano però dure a morire ma una strana ostinazione mista a contorti fastidi gastrici, obbligò Draco a un gesto universalmente piccolo ma malfoysticamente enorme.
Nella prima ora che ebbero in comune, arrivò in anticipo di qualche minuto, trovando la Granger già seduta e in lavoro sui suoi appunti. Con passo deciso e un'espressione sofferente in viso si diresse verso di lei e passandole accanto le rivolse un leggero " Ciao Granger".
La suddetta alzò lo sguardo per ricambiare il saluto, si bloccò scioccata per il tempo che Malfoy impiegò per andare a sedersi al suo banco, tirare fuori il materiale e iniziare la lezione.
La cosa lo divertì a tal punto che continuò nell'esperimento fino a quando il fastidio sparì e lei cominciò a rispondere con sfida.  
Una sera, in biblioteca, Draco aveva appena finito di studiare e si apprestava ad andarsene quando assistette, a qualche metro di distanza, alla rovinosa caduta della Granger e di una decina di manuali. Le scelte erano due, mollarla lì come niente fosse oppure, lo stomaco si calmava nel pensarlo, darle una mano. Lei lo aveva anche visto ma di certo non si aspettava nulla da lui, infatti, si stava già rimettendo in piedi. Draco, sbuffando, si avvicinò lanciando un incantesimo di levitazione sui libri. Lei, sorpresa, lo lasciò fare e insieme, in silenzio, si diressero all'uscita della biblioteca. Una volta fuori, dentro di lui infuriava una tempesta, da un lato la sua viziata superiorità, dall'altro l’acidita’ che gli sbatteva in faccia gli ultimi eventi. Il conflitto interiore era ben evidentemente sul suo viso, tanto che la Granger arrestò la loro camminata e aspettava che lui facesse intendere le sue intenzioni, ma presto la sua pazienza finì e con fretta riprese i libri in mano.
" Malfoy, non voglio essere io la fonte delle tue interiori sofferenze, mi arrangio e fine della storia!"
" Stupida Granger, ti ho dato una mano e avevo intenzione di finire quello che avevo iniziato!"
" Ah sì, e come mai se posso chiederlo? Ti è improvvisamente nato un germe di umanità?”.
" Ragazzina, io sono un mago d'onore!"
Lei gli scoppiò a ridere in faccia.

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Capitolo 10
*** Febbraio ***


Febbraio



Ormai non era più solo un capriccio o un modo per dimostrarsi migliore agli occhi degli altri, ormai era diventata un’enorme e fondamentale Questione di Principio.

Ora Draco salutava la Granger quasi spudoratamente ogni volta la incontrasse, quando gli orari glielo permettevano, la aspettava nei corridoi per accompagnarla alla lezione successiva. Il tutto senza mai rivolgerle la parola.
Era assurdo, inutile e stupido.Ma Draco Malfoy era tutto e questo e molto di più, capace di qualsiasi cosa quando s’impuntava su una questione e la questione, qui, era la Granger e la sua sfacciataggine.
La suddetta non l'aveva presa molto bene. Magari all'inizio, dopo il primo stupore, era stata al gioco " vediamo chi molla per primo " ma era troppo matura e indaffarata per continuare a lungo. Irritata, acida e scorbutica, cercava di evitarlo, lo mandava al diavolo e si tratteneva dall'affatturarlo solo per la dignità del suo ruolo di Caposcuola.
I giorni li passavano cosi, cercando l'uno di sbatterle in faccia i propri buoni propositi (veri o presunti), lei cambiando direzione ogni volta lo vedeva per i corridoi.
 
Un pomeriggio piovoso la pioggia sui vetri, accompagnata dall'irritante ticchettio delle scarpe che la scortavano, fecero scemare in Hermione ogni buon proposito di pazienza e fermandosi improvvisamente in mezzo al corridoio, si rivolse a colui che inacidiva le sue giornate.
" Ora mi son stancata Malfoy, la vuoi finire di seguirmi ovunque? Vuoi tormentare il resto nei miei giorni per avere offeso il tuo ego? "
" Non ti tormento Granger, non ti parlo nemmeno. Sei tu, semmai, che con i tuoi comportamenti rendi ben palese quanto la mia presenza t’infastidisca. Sempre tu, qualche giorno fa, hai messo in dubbio la mia dignità ed io ho i miei metodi per dimostrarla, al contrario tuo “.
" Non capisco cosa tu voglia dimostrare, starmi attaccato in giro per il castello con quell'espressione acida non ti rende una persona migliore, anzi. Non migliora la tua immagine e soprattutto non migliora te. Ti sei comportato malissimo, sei un vigliacco, egoista e voltafaccia, di certo stare dietro a me solo perché son Mezzosangue non farà di te una persona migliore. "

Succede che in certi momenti non ce la fai più, a reggere il gioco, a far finta che vada tutto bene, a credere che bastino due parole a tirarti fuori dalla merda in cui sei dentro. Come un chiodo che, a un certo punto, non regge più il peso del quadro, come il famoso vaso che strabocca. Cosi accade anche a Draco che la guarda, la Granger, mentre gli sputa in faccia veleno che ha il sapore della realtà, mentre, le spalle alla finestra e i lampi a illuminarle i capelli, gli dice che essere Draco Malfoy significa disonore e disprezzo. Lo sentiva già che era cosi, ma la voce di Hermione ha mille spilli che gli fanno male e lo fanno sentire ancora più misero e solo.

" E' vero Granger, ho fatto cose pessime, a volte maligne e inutili, a volte orribili e pericolose. Non ti dirò che mi hanno obbligato, anche se le minacce di morte su mia madre e su mio padre sono state un forte stimolo, io ero e sono orgoglioso di essere un Purosangue, mi hanno insegnato a essere grato per la famiglia in cui sono nato. Ho lottato e combattuto per la mia famiglia, anche se tu lo leggerai come uno strisciare e complottare. Son vigliacco e durante la guerra ho pensato solo alla mia vita e non a quanto fosse sbagliato non aiutarvi. Ho avuto paura e gli unici che mi hanno aiutato siete stati voi. Voi che disprezzavo da sempre, per partito preso. Mi son ritrovato alla fine di tutto, senza mio padre, senza mia madre, senza onori in cui rispecchiare l'orgoglio. Son solo in una situazione che non capisco, senza i mezzi per affrontarla, fosse stato per me, ora sarei chiuso al Manor, senza osar mettere il naso fuori. Invece mi hanno obbligato a venire qua e Potter cerca di istaurare un rapporto con me, come niente fosse. Starti appresso è solo un modo per dimostrarmi che posso convivere con tutto questo. Ma onestamente non credo di riuscirci, anche se sento che è da qui che devo partire. Perché non voglio chiudermi in un castello a rimpiangere i bei tempi andati, anche se non so come continuare e dove devo arrivare”.

Lei era rimasta in silenzio e lo guardava con un'espressione indecifrabile. Aveva sentito in lui tutti i sottointesi e le cose non dette, aveva sentito i toni di voce cambiare, aveva visto la sua mano sinistra tremare al pensiero di Lui.
Era troppo buona per odiarlo, per quante sofferenze lui le avesse portato gli anni passati. Era anche troppo intelligente per non capire, almeno in parte, come si sentisse lui in quel momento.

Cosi, invece di rispondergli, gli diede le spalle e ricominciò a camminare verso l'aula di Trasfigurazione. Lui non accennava a muoversi cosi Hermione si fermò per aspettarlo, lanciandogli una mezza occhiata.
Malfoy rilassò le spalle e la raggiunse.

A fianco a fianco s’incamminarono a lezione ma, appena prima di entrare in aula, Hermione gli sfiorò delicatamente la mano con un polpastrello, una lieve carezza di comprensione cui Draco rispose con un respiro strozzato.

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Capitolo 11
*** Marzo ***


Marzo



L’essere umano si abitua a tutto. E’ inevitabile e naturale. L’essere umano si abitua a tutto, anche alle situazioni più strane e assurde, anche a cose che fino a qualche tempo prima riteneva sbagliate e invivibili.

Questo è quello che pensa Draco mentre in Biblioteca guarda la Granger seduta davanti a lui, un tomo da millecinquecentosette pagine di Pozioni avanzate terzo
volume sul tavolo e incontabili fogli attorno, la guarda e niente, niente schifo, niente fastidio, niente disonore. C’e’ lei, secchiona all’inverso simile, puntigliosa, paranoica, c’e’ lei che studia seduta davanti a lui e che adesso lo fissa scocciata e gli chiede che diavolo ha da guardare.
E’ assurdo e inverosimile ma forse è questo il modo che cercava, e forse anche la meta dove deve arrivare. Questo però non lo dice, semmai le risponde con una sbuffata e un’alzata di spalle per tornare alla sua traduzione di Artimanzia.
 Si rende conto ora di aver scritto solo due righe e di quanto sia dannatamente difficile il compito. Forse si era illuso del contrario vedendo la Granger svolgerlo in cinque minuti scarsi. La guarda, è già passata oltre, lei, con il tema di Pozioni, forse…  se glielo chiedesse.. forse..
Lo sta fissando anche lei ora, ha quella faccia stizzita da pre-predica ma si ferma quando lo vede cosi assorto, nota il tema e le due righe scarse e forse intuisce.
Prima che lui si accorga lei si è già alzata ed è dietro di lui che si allunga sul suo compito, i capelli che solleticano la guancia destra di Draco, il quale quasi si strozza nel sentirla cosi vicina. Lei comincia a spiegargli i passaggi, i vocaboli sbagliati, indicandoli con le dita sottili e sporche d’inchiostro, lui l’ascolta con un orecchio mentre si rende conto con certezza di due cose.

La prima è che l’acidità’ di stomaco è scomparsa da un po’, forse sostituita da qualcos’altro, ma non è certo di quale animale ora alloggi nel suo apparato digerente.

La seconda è che la Granger ha un buon profumo.
 


L’essere umano si abitua a tutto. C’e’ chi lo trova impossibile, c’e’ chi ne rimane sorpreso e c’e’ chi lo ha sempre saputo. Tra questi ultimi c’e’ Theodore Nott che non si minimamente scomposto, al contrario di buona parte della Scuola, quando Draco ha iniziato a gravitare attorno a Hermione. Non si è scomposto quando li vedeva camminare insieme per i corridoi, quando studiavano insieme, quando si sedevano vicini a lezione. Ora però non può evitare di nascondere un sorriso sarcastico e anche un po’ strafottente mentre, all’ennesima uscita a Hogsmeade, vede Malfoy salutare leggero con la mano la Granger che gli sorride, attorniata dai suoi amici che la fissano senza capire.

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Capitolo 12
*** Aprile ***


Aprile



Anche in Scozia alla fin fine arriva la primavera, seppur in ritardo rispetto al resto del Paese.

Malfoy si chiede se non sia una metafora irriverente per se stesso. Meglio lasciar stare le seghe mentali, i M.A.G.O. si avvicinano e le occasioni di volare in solitudine e in pace vanno diminuendo, meglio godersi il momento. E’ il primo pomeriggio, ci son poche nuvole in cielo e il campo di Quidittich è deserto, Draco svolazza con leggerezza tra una tribuna e l’altra. Definirsi felice sarebbe esagerato, gli manca suo padre, sua madre è lontana, ma non cosi lontana come la sentiva fino a qualche mese fa. Si potrebbe definire sereno Draco, è insicuro ma sente che ce la può fare, che non è poi cosi difficile come pensava, il salto dall’altra parte. O meglio il passo in più che non ha fatto per diciassette anni, ma che ora…

Nota la presenza di qualcun altro, tribuna rosso-oro e capelli ricci, naso che si alterna tra le pagine di un libro, meno di cinquecento pagine, un libro di diletto per lei; ogni tanto alza anche lo sguardo per cercarlo e adesso lo trova e si sorridono. Draco si sente un po’ un ebete in queste occasioni, la maggior parte delle volte lui e la Granger battibeccano e si rispondo con toni acidi, o stanno in silenzio. Ogni tanto però, se non si vedono per un po’ o se hanno litigato più aspramente, s’incrociano da lontano e lei gli lancia quel sorriso come un’offerta di pace cui lui, inevitabilmente, soccombe.
Come in questo caso.
Qualche ora prima avevano discusso, lui si lamentava del dover passare anche Pasqua a casa Tonks e lei lo aveva aspramente criticato, ricordandogli quanto sua madre sia stata forte e quanto sua zia avesse bisogno di compagnia. Lui si era alterato parecchio e aveva dovuto volare per tre ore per calmarsi. Ora lei era li, con il sorriso di pace e la matita tra i capelli, e lui non fa tempo a rendersi conto che è già sceso dalla scopa per raggiungerla sugli spalti.
 

Le vacanze arrivano e cosi anche l’ennesimo pranzo da sua zia, tutto come a Natale, o quasi, Draco è più loquace e più ben disposto verso il cugino, tanto da prenderlo anche in braccio, seppur con evidente dubbio su comedoveperche.
Al dolce la sorpresa, o meglio Potter non l’ha sorpreso, immaginava venisse anche oggi, la sorpresa è la figura minuta che arriva dietro di lui. Hermione è passata per salutare il bambino, dice Potter, ma dopo due baci alle guanciette paffute del suddetto, Hermione si siede vicino a Draco porgendogli una fetta di torta che ha portato e fatto lei. Gli chiede anche un parere, con un velo di timore nello sguardo che si accentua quando lui fa il superiore, storcendo il naso mentre annusa il dolce. Lo scherzo non dura molto perché a Draco scappa da ridere, lei si accorge e gli tira uno scappellotto che lui tenta di evitare, ridacchiano in due. Il meglio però viene nel guardare le espressioni basite dei presenti. Hermione non resiste e ride apertamente, coinvolgendo anche Draco e Teddy, che batte le manine contento. 

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Capitolo 13
*** Maggio ***


Maggio


A un anno di distanza dalla Battaglia, Hogwarts brilla alla luce del sole primaverile, ricostruita e piena di vita. Le sofferenze e le cicatrici ci sono ancora, ma c’e’ anche la certezza di potersi rialzare, di potercela fare.
Sotto uno degli alberi del parco ci sono due ragazzi, i libri del settimo anno sparsi attorno per i ripassi finali, una lettera del Wizengabot spicca tra i mille fogli di pergamena. E’ la convocazione per il processo di rilascio di Lucius Malfoy.
Draco steso nell’erba, all’ombra della quercia sta parlando a ruota libera, come non ha mai fatto. Minuti interi in cui dipinge i ricordi della sua infanzia, di suo padre, di sua madre, della Scuola, dei suoi compagni, del suo mondo. Hermione è lì che lo ascolta, sorpresa di come, finalmente, grazie a quella lettera e a tutto quello che rappresenta, lui si sia finalmente aperto, o scoppiato.
Lo ascolta osservandolo dall’alto, mentre lui ha gli occhi fissi sulle foglie dell’albero, ma quando Draco inizia a parlare del Signore Oscuro, lo vede chiudere gli occhi e stringerli forte, lei si stende vicino a lui e cerca la sua mano. Stanno cosi fino a quando lui non ha più parole e fiato per parlare. Stanno cosi anche quando, per minuti, regna il silenzio. Tenendosi per mano.
 

Il giorno del processo arriva.
Lui e Hermione partono da Hogwarts insieme, dal camino dell’ufficio della Preside, arrivati al Ministero, si separano. Lui con sua madre e Andromeda, lei con i suoi amici. Al processo c’e’ tutto il Mondo Magico e Draco nota, non tutte le espressioni sono ostili.
Quando finalmente vede suo padre, per un momento gli manca il fiato, è più vecchio, è sciupato, è più magro, ma sorride a lui e a sua madre.
Tutto va come previsto, Potter ci mette anche una buona parola, in meno di un’ora suo padre è libero e Draco euforico. Si abbracciano con calore, si guardano negli occhi come per accertarsi che vada tutto bene. Non c’e’ tempo per le parole, lui deve tornare a scuola e sua madre reclama suo marito e lui vuole donargli tutto il tempo del mondo.
Si allontana e si sente una molla pronta per scattare, si sente in faccia un sorriso pazzoide che diventa ebete mentre vede Hermione salutare i suoi amici, vicino ai camini. E lo fa senza tanto pensarci, le arriva vicino e senza chiedere permessi la afferra la mano e se la trascina dietro nel camino, fa in tempo solo per salutare con un irriverente ciao ciao con la manina un Potter sconsolato e un Weasley con la mandibola a terra.
Si smaterializzando nello studio della Preside, Draco ancora con il sorriso ebete e Hermione pronta per una sfuriata che non gli è concessa, a causa delle sue labbra che le fermano in gola ogni protesta.
E’ un bacio leggero e veloce ma che ha tutto un altro sapore.
Hermione ha un’espressione assurda, con la bocca che disegna un’O perfetta.
Contemporaneamente un leggero schiarirsi di voce denuncia la presenza di un’altra persona, Minerva McGranitt osserva i due con disapprovazione.
“ Signor Malfoy, Signorina Granger non credo che questo sia un luogo adatto a certe effusioni”.
“ Su, Minerva non fare la guastafeste, tutto questo andrebbe elogiato non criticato”.
Albus Silente non ha perso il suo brio nemmeno da quadro. Draco continua con quel sorriso svanito e un po’ malandrino, serafico si scusa con la Preside e prendendo Hermione per mano, la quale è troppo assurdamente scioccata per avere altre reazioni, esce dallo studio.
Sa già cosa lo aspetta fuori da li cosi, appena la porta si chiude alle sue spalle, lascia Hermione lì dov’e’ e si fionda a rotta di collo giù dalle scale.
L’aria gli fischia nelle orecchie insieme al rumore dei suoi piedi sui gradini, pochi secondi di calma prima che il silenzio del castello sia disturbata da un urlo guerriero e dalla risata profonda di Draco.

“ Draco Malfoy io ti avadakedravizzo!”










Ebbene si, ho finito e no non sono molto soddisfatta del risultato finale ma tant'e'. 
Ringrazio tutti quanti per avermi seguito.
Alla prossima.

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