After all.

di LuminaNocte
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1. ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2, I parte ***
Capitolo 3: *** Capitolo 2 - II parte ***
Capitolo 4: *** Capitolo 3 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1. ***


Discaimer: i personaggi da me usati in questa fanfiction, non appertengono a me, bensì a Suzanne Collins. Qualora usassi personaggi nuovi, ne deterrò tutti i diritti.


Il dolore è sordo, il dolore è muto. 
Il dolore è sordomuto. 
A.G. Pinketts.

 

 

 

Sono nell'arena. I sensi all'erta, l'arco stretto in pugno, le frecce pronte ad uccidere. Riprovo ad avvertire Rue con il segnale, ma non ricevo risposta. Quando la sento urlare, terrorrizata, il mio nome. Così corro. Corro a perdifiato finchè non raggiungo la radura. Immediatamente capisco che c'è qualcosa che non va. Dov'è Rue? Perchè lì non c'è nessuno?

Continuo guardinga a scrutare la vegetazione, mi avvicino al posto dove so essersi nascosto Marvel. Poi sento la mia piccola alleata gridare di nuovo. Alzo lo sguardo, verso i rami più alti. E la vedo. Una ghiandaia Chiaccherona. La abbatto, senza rimpensamenti, ma non abbasso la guardia. I favoriti potrebbero essere nelle vicinanze. Quando sento un'altra voce, dolce, terrorizzata. Mi volto verso il punto in cui mi aspetto di trovare la ghiandaia e invece vedo lei, Prim. In carne e ossa, viva. La mia sorellina. Sto per correrle incontro, quando il terreno eslpode sotto i suoi piedi. Ed io mi sveglio urlando.

 

 

Come puoi continuoare a vivere, se ad ogni respiro il cuore si spacca in mille pezzi?

 

 

Devo ripetere il suo nome alme quattro volte per farla smettere di urlare. Ora, nell'uscurità muta, si sentono i nostri cuori battere vicini e i suoi singhiozzi sussurrati. Non so cosa fare. Per cui la abbraccio e la stringop forte, per farle capire che so cosa prova, che le sono accanto. Come lei fa con me. Quando perdo il controllo e confondo il reale dal non reale*, lei mi sta accanto. Non scappa, come dovrebbe, accecata dalla paura che io possa tentare nuovamente di ucciderla, ma si avvicina ancora di più, mi prende per mano, mi accaraza una guancia..

Katniss si districa dalla mia stretta, si alza, accende la luce e si avvicina all'armadio. Non ho bisogno di chiederle dove sta andando, lo intuisco dal suo abigliamneto, così le sussurro solo -Torna per colazione- faccio appena in tempo a vederla annuire, che ha già spento la luce ed è uscita dalla stanza. Ho paura a rimanere da solo, ma sono anocra le quattro e mezza, così decido di fare una torta di mele per tenermi occupato. Sono tornato nel distretto 12 solo cinque mesi fa. Io e Katniss, abbiamo passato l'inverno allo stesso modo modo dell'ultimo. Lei a caccia, io in cucina. Facendo finta di non conoscerci. Con l'inizio della primavera, ha bussato a casa mia e mi ha raccontato del libro. Inizialmente passavamo insieme solo qualche ora al giorno,essenzialmente per scrivere, per ricordare. Ma scoppivamano a piangere, crollavamo, di continuo. Così abbiamo deciso, simultaneamente, in muto accordo, di restare assieme più tempo possibile, per aiutarci a vicenda ad andare avanti. Quando scendo al piano inferiore, lo vedo al di fuori della finestra, un'ombra scura, che mi sta osservando, immobile.

 

Qualunque giorno ti darà la sorte,

consideralo un guadagno.

Orazio

 

Passo velocemente accanto ai resti di quella che una volta era casa mia, faccio un lungo giro per non camminare sopra la fossa comune e raggiungo la recinzione. Apro un piccolo cancelletto e finalmente entro nei boschi. Adesso, in queste terre di nessuno, non è più illegale il bracconaggio. Tuttavia le persone che si inoltrano tra la vegetazione, si possono contare sulle le dita. Stupide, vecchie abitudini. Non ho nemmeno preso l'arco. Questa notte non sono qui per cacciare. A passo sostenuto seguo sentieri inesistenti, scavandomi un passaggio tra il folto sottobosco, lasciandomi guidare dalle stelle. Dopo circa un'ora gli alberi si diradano e la vedo. Una piccola costruzione in pietra, il cui riflesso, dettato dalla luna, sfrigola sulla superfice dell'acqua. Sono mesi che non vengo qui. Nel posto di mio padre. In un'altra era. Poco più di un anno fa in questo posto, Gale mi aveva baciata e dispezzata nel giro di pochissimi secondi. Allora nemmeno immaginavo a cosa stavo andando incontro, un'altra arena tanto per cominciare, e scioccamente le mie preoccupazioni più grandi riguardavano Prim nei boschi invernali. Prim... il sogno di poche ore fa è ben vivido nella mia mente, come i ricordi di una vita distrutta, altro sale sulle mie ferite, sangue dal mio cuore ferito. Con la testa tra le mani e le ginocchia al petto mi lascio cadere sulla sponda del lago e aspetto di tornare a respirare, a vivere.. E' in momenti come questo che ho bisogno di Peeta, della sua calda stretta, della sua presenza rassicurante. Perchè come Gale aveva predetto, non riuscirei a sopravvivere se non ci fosse il ragazzo del pane a tenere incollati i pezzetti di ciò che rimane di me. Lentamente il sole si alza, e un' alba rosea prende il posto della notte. L'inizio di un giorno senza la mia sorellina, senza Finnick, senza Cinna.. Dovrei tornare, affrontare Peeta e i miei sentimenti per lui, così confusi, così vaghi. Dovrei andare da Haymitch e allontanarlo dalle bottiglie. Dovrei telefonare a mia madre. Chiarire con Gale. Perdonarlo, alla fine. Per il momento, tuttavia, mi accontento di restare in vita.

 

Lentamente mi alzo, getto un'ultimo sguardo al lago, e mi incammino verso casa.





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*Tratto dalla frase originale inglese: Real or not Real? In italiano l'hanno tradotta con Vero o Falso?. Che trovo semplicemente odiosa.
Prima FF in questo fandom. *implora la vostra clemenza*
Dunque, sì avrei una mezza idea di continuarla, sempre che non mi preghiate di non farlo. Come ho già scritto nella presentazione, ho tratto idea per questa long, o quella che dovrebbe diventare una long, dalle ultime pagine di Mockingjay. Quando la Collins aveva rallentato il ritmo narrativo. Dando più spazio alla libera interpretazione e immaginazione. So che già in molti hanno colto spunto da lì, e di sicuro questa non sarà la prima fanfiction "dopo la fine", ma spero vi piaccia ugualmente.
Cavolo ho esaurito qualunque capacità, se mai ci sia stata, "eplicativa a parole scritte".

Se vorrete lasciare una critica, o perchè no un qualche commentino sarà sicuramente ben accetto :D 

 

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Capitolo 2
*** Capitolo 2, I parte ***





La linea dell'orizzonte era una delle poche certezze di Annie, oramai. Per un semplice motivo: era sempre lì. Tutti i giorni, si alzava all'alba e, ancora in pigiama, si recava al mare ad assicurarsi che l'orizzonte non fosse sparito, e questo finora non l'aveva mai tradita. Quella mattina sedeva tranquilla su una roccia, mentre osservava le prime imbarcazioni tornare in porto. Piccole barche a vele, cariche di cibo per il distretto, e per tutta Panem. Sedeva, osservava e pensava.

Pensava al mare davanti ai suoi piedi, a Finnick che si pavoneggiava con il tridente in mano, al cielo, a Finnick che le teneva le mani e la baciava, quando la sua mente giocava qualche brutto tiro, alla sabbia soffice e pungente, a Finnick che la trascinava giù con lui su quella stessa spiaggia e in quello stesso mare. Si erano dati il loro primo bacio su quella medesima roccia che sotto la candida luce dell'alba vedeva la ragazza accarezzarsi il ventre gonfio. Annie ricordava bene il suo primo bacio. Così dolce in mezzo tutto quel sale e quell'amaro. Finnick era solito ricordarglielo. Anche Finnick una volta era stato una delle certezze di Annie, la sua roccia, a cui potersi aggrappare, con il quale districare i dubbi più complicati. Ora tutto ciò che le rimaneva era quella la roccia, la linea dell'orizzonte e i piccoli calci che la sua creatura le regalava.

Quando il terreno cede e il proprio mondo crolla, forse si ha solo bisogno di avere fede e credere nel sopravvivere insieme a tutto questo. Forse si ha solo bisogno di reggersi forte. Di non lasciare perdere, qualsiasi cosa succeda.

Grey's anatomy.

A volte è semplicemente curioso ciò che la vita ti riserva. Un attimo prima sei seduta al tavolo della cucina a fare colazione, e quello dopo sei in mare aperto, ed è tutto bagnato.

Sopratutto i tuoi piedi.

E sei in mare aperto, senza alcuna protezione, senza nessuna roccia a cui poterti aggrappare.

E provi dolore, e vedi volti sconosciuti che ti urlano di spingere, perchè è l'unico modo per vedere la tua creatura. Ma temi che se spingerai ancora potresti spezzarti in due.

E il dolore non ti abbandona, perchè in realtà non lo farà mai.

* * *

Solo quando pensiamo di aver capito come vanno le cose...
l'universo ci lancia una palla curva. Quindi dobbiamo improvvisare. Troviamo la felicità in posti inaspettati. Troviamo la via del ritorno, per le cose che contano di più. L'universo è divertente in questo modo, a volte è solo uno il modo, per farci finire esattamente nel luogo dove apparteniamo.

Da: Grey''s anatomy.

La puzza di alcoll rasenta dei livelli a dir poco indecenti. Ma Haymitch è pur sempre Haymitch. O lo accetti così com'è, o niente.

-Hai finito il disegno?- Inizia seccato.

-No, Haymitch. Farei sicuramente prima se almeno mi tenessi tu il ghiaccio!- Gli rispondo sollevando lo straccio dalla testa.

-Stammi a sentire ragazzo, dovresti solo ringraziarmi per essere venuto fino a qui- ora sembra scocciato -non è colpa mia se non sai scendere le scale- senza sembra.

-Che sforzo! Saranno nemmeno venti metri!- inizio a ridacchiare, ma non insisto oltre, perchè so quale atto di coraggio Haymitch sta compiendo.. ricordare 48 ragazzini, morti sotto la tua protezione.. deve essere terribile. Non mi stupisce che si sia già scolato 2 bottiglie di liquore, e sono solo le 5 di mattina. Poso la matita, mi alzo e mi avvio in cucina, ignorando le proteste di quello che era il mio mentore. Inizio a preparare l'impasto per le focaccine, mentre con un occhio controllo il vialetto al di fuori della finestra. Le ho appena messe in forno quando sento Haymitch sedersi al tavolo. -Preparo la colazione per katniss, stamattina è andata nei boschi e avrà sicuramente fame- Lo inforno. Non lo vedo ma so che sta annunendo -Quando tornerà scriveremo tutto sui tributi della 51sima edizione- Sento il suo sguardo su di me, così mi giro, e per la prima volta quella mattina sento che è tornato lucido, infatti sussurra -Marcus e Lilac. Si chiamavano Marcus Kismet e Lilac Doom- Dopodichè appoggia la fronte sul tavolo, nascondendomi il viso. Vorrei avvicinarmi, ma non so come prenderebbe un qualsiasi contatto fra di noi. Lui non è Katniss. Non so come comportarmi con lei, figuriamoci con lui. Mi sento estremamente impotente a volte, e quando non è così, mi sento sempre più vulnerabile, come se tutte le torture che ho subito siano sul punto di ripetersi. Devo ancora capire se la vicinanza con quella ragazza, prima amica, innnamorata, vincitrice, nemica poi fidanzata, obbiettivo, ibrido, vicina di casa, cacciatrice, tributo, alleata, ed infine di nuovo amica migliori o peggiori la mia situazione. Devo ricordarmi di parlarne con il Dott. Aurelius il prima possibile. Non vorrei rischiare di cadere preda di qualche brutto ricordo. E sopratutto non voglio più far del male a nessuno.

Da quello che tutti mi hanno detto, c'è stato un tempo in cui amavo realmente Katniss. In un altro universo, io non avrei mai permesso a niente e nessuno, me compreso, di farle del male. E oggi invece... oggi sono stanco di lottare. Mi siedo accanto a Haymitch, e chiudo gli occhi lasciando cadere la testa contro il tavolo.


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Notizie tecniche.
1. Trovare il tempo e l'ispirazione per scrivere mi è sempre parecchio difficile. Per questo motivo questo capitolo non è concluso. (Come avrete notato non c'è ancora Katniss). Ho voluto postarlo comunque perchè, nonostante abbia un'idea di quella che sarà la seconda parte, non volevo ritardare ulteriormente l'aggiornamento.
2. la prima parte, come spero avrete capito è dal Pov di Annie. Per questo motovo è parecchio scollegata, confusionaria. Nella mia testa, Annie non può che essere così. Alla fine il "mare aperto" in cui lei si trova è da interpretarsi in due diversi modi. Il primo è che sta partorendo e di conseguenza le si sono rotte le acque, per questo ha i piedi bagnati, il secondo è più.. profondo diciamo, lei si trova sperduta senza Finnick. (Dio, quanto sono ripetitiva!)
3.Il secondo Pov è di Peeta. Ho voluto analizzare molto esternamente il suo personaggio, perchè non sono pronta ad un esame più profondo. Come avrete notato ho aggiunto una citazione da "il canto della rivolta". 4. Marcus Kismet e Lilac Doom sono personaggi di mia invenzione e per questo ne detengo tutti i diritti. (Spero noterete che i loro cognomi significano destino, e che ho voluto mantenere per la ragzza il nome di un fiore.) Se avete altri dubbi, fate sapere!


Credo di aver detto tutto. Ora vorrei ringraziare le 3 persone che hanno recensito il primo capitolo, e tutti quelli che l'hanno letto. (Siete oltre 100 e io vi amo)

Se vi è piaciuto, o se vi fa schifo, bè.. come dire commentate. Almeno so se devo ritirami a bella vita in campagna.

E' quasi più lungo il mio commento al mezzo capitolo che il capitolo stesso T_T, ora vi lascio con un bacio e con la promessa di aggiornare il prima possibile.
Vi spoilero anche che nel prossimo ci sarà un pov di katniss U_U

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Capitolo 3
*** Capitolo 2 - II parte ***


Ma conosco l'ira che ti spinge, irrefrenabile, strangola il dolore al punto che la memoria dei tuoi cari non è che veleno nelle tue vene, finché un giorno desideri che quelle persone tanto amate non siano mai esistite, per poter smettere di soffrire.

-Batman begins

 

 

Prima di oltrepassare il cancello, e rientrare così nel distretto 12, mi volto verso il bosco, e rimiro un ultima volta la sagoma scura degli alberi ritagliata contro il pallido cielo. E' incredibile la bellezza che un attimo racchiude. Mentre la mia mente vaga in sintonia con la poesia della natura, le mie orecchie colgono il canto di una ghiandaia imitatrice e non posso impedire ai pensieri di affiorire. Per colpa di Capitol City, la mia infanzia è stata frantumata pezzo per pezzo, hanno rubato tutto ciò che avevo e che non potrò mai più avere, la serenità, l'innocenza, la famiglia, gli amici, e molto probabilmente l'amore. Vorrei solo gettarmi a terra e sprofondare, cadere giù, alla ricerca di un luogo dove seppellire il dolore e parte di me. Corro.

 

Arrivata al vialetto del villaggio dei vincitori mi fermo e mi getto a terra, ansimante; il capo gettato all'indietro, lo sguardo volto a est, verso i primi tiepidi raggi di un sole stanco. E' dannatamente diffcile, ogni... passo, ogni respiro. I vestiti, la pelle, mi soffocano, li strappo, mi graffio, ma non sto meglio. Mi fermo solo quando sento l'odore del sangue. Non lo sopporto, l'ho sentito per troppo tempo. Faccio solo in tempo a realizzare che forse non starò mai meglio, che mi ritrovo già scossa dai conati di bile.

* * *

- Cononscevo molto bene Marcus, andavamo in classe insieme- Alzo leggermente la testa stupito dalle parole di Haymitch -Sai, l'avevo sempre consierato un ragazzo molto coraggioso- emette un verso strano, a metà tra un singhiozzo e l'accenno di una risata -Non credo di aver mai visto occhi più spaventati alla mietitura- attacca a ridere -nemmeno i tuoi! Ahaahaha- sta ridendo, con la faccia premuta contro il tavolo, e la mano che vaga cieca alla ricerca della bottiglia di liquore. Gli intimo silenzio, ma non mi ascolta, non può. Odio la sua risata, è così velenosa, così disperata. Vorrei che se ne andasse, così glielo urlo. Lo vedo alzarsi dal tavolo, quel sorriso pazzo ancora sul volto, afferare la bottiglia , tristemente semivuota, e accenarmi un saluto. Riappoggio il capo al tavolo, mentre ascolto i passi strascinati di quell'uomo che con la voce impastata mormora insulti rivolti a me. La giornata è appena iniziata, e mi sento già terribilmente stanco. Ma ho promesso a me stesso che avrei preparato la colazione a quella strana ragazza. Non perchè voglio renderla felice o la ami, è più come se qualcosa dall'interno, mi spingesse ad essere gentile nei suoi confronti. Come se il vago ricordo di un tempo passato, mi forzasse di dimenticare gli incubi, le visioni, e le certezze che ho su di lei. Mi alzo dal tavolo e mi preparo a sfornate le focaccine.

* * *

Ricordo che una volta a scuola ci avevano spiegato, infrangendo sicuramente qualche inutile legge, lo spazio, le stelle e i buchi neri. Ecco cosa sento di avere nel mezzo del cuore, un minuscolo infido buco nero che lentamente divora tutto ciò che resta di Katniss Everdeen. Perchè come una supernova, io sono implosa, e finalmente sento che nulla potrà mai farmi tornare quella che ero. La sicurezza di essere di nuovo casa mia, nel mio distretto, con i miei amici, di riavere di nuovo Peeta sono tutte consolazioni fittizzie, perchè la mia vera casa è distrutta, il mio ditretto irriconoscibile, la maggior parte dei miei amici morta, e Peeta più sconosciuto e distante che mai.

 

La rassegnazione in alcuni casi, è l'unica cosa che ti rimane. E proprio come mia madre, pur di rialzarmi e sopravvivere, devo lasciarmi andare. Ho cercato in tutti i modi di non annegare nella disperazione e nel dolore, ora sento che l'unica cosa che mi è rimasta, è smettere di lottare. Tutto ciò che devo fare ora è immergermi nelle profondità del mio buco nero e lì restare. Per sempre.

 

Haymitch mi passa accanto senza notarmi, per un momento l'alcoll copre la puzza che emana la pozza in cui incurante sono stesa. Non vorrei più nemmeno alzarmi, ma tremo. Raggiungo la porta a fatica, la apro, e seguo la voce di Peeta che mi chiama dalla cucina. Mi porge un vassoio di focaccine forzando un sorriso, non ricordo se l'abbia sempre dovuto tirare, o se la causa di ciò sia la mia condizione attuale. -Non ho fame- gli dico, e un lampo di rabbia gli attraversa lo sguardo. Vedo il vassoio di metallo tremare per la sua presa stritolante, e le focaccine cadere, quando lo lancia sul pavimento. Fisso i suoi ricci capelli biondi sparire dalla cucina per rifugiarsi chissà dove. Mi sento sempre più stanca. Mi accascio vicino alla sedia, e resto lì per un tempo infinito.

 

Da questa altezza posso vedere l'impronta della dita del ragazzo impresse sul bordo del vassoio.

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Intanto volevo ringraziare tutti coloro che hanno letto, recensito, o "seguito" questa storia, soprattutto perchè non aggiornavo da una vita.

Parlando del capitolo.. Dunque scriverlo è stata una delle cose più deprimenti che abbia mai potuto fare, ve lo assicuro. Ci sono riuscita solo oggi, quarto giorno di febbre.
1 C'è solo Katniss in questo capitolo. praticamente. Perchè sentivo di doverla far arrivare sul fondo. (si tranquilli non andrà peggio di così)
2 Peeta. Oddio credo di aver sbagliato Peeta fin dall'inizio. Insomma lui è stato torturato a Capitol City e qui se ne va in giro a fare focaccine? Credo che nei prossimi capitolo il signorino avrà un bel tracollo. (intuibile dall'ultima scena)
3 haymitch e la sua povera memoria. Non ho da aggiungere altro.

Come sempre, io aspetto vostri consigli, vostri pareri, (soprattutto su katniss), vostri dubbi, vostri schifii e magari vostri apprezzamneti (nel caso ci fossero, ma ne dubito)
Che dire se siete felici, non leggete questo capitolo. Veramente lo dico per voi.

Spero di riaggiornare il più presto possibile, con un altro "alleggrissimo" capitolo ;D
Un bacio ♥

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Capitolo 4
*** Capitolo 3 ***


Capitolo 3

 

Accadono cose che sono come domande, passano giorni oppure anni e poi la vita risponde.
Alessandro Baricco.

 

...non riesco a trovare la giusta parola per descrivere come mi sento. Arrabbiato forse? Sono sempre così confuso. Nella mia mente si alternano immagini dolci ad altre terrificanti: Katniss, intenzionata ad uccidermi, mentre mi punta contro l'arco, katniss che mi prende timidamente la mano, katniss che mi bacia pur ripugnandomi, i pugni strategicamente assestatemi dai pacificatori, katniss che bacia Gale, mia madre che mi urla contro e mi colpisce con un vassoio.

Quale di questi fatti è realmente accaduto?

Brevi momenti di gioiosa pace, di fronte a me, il bianco di una tela e una tavolozza di infiniti colori. Interminabili instanti di insana paralisi mentre mi legano, mi colpiscono, mi feriscono, si intrufolano nelle mie vene... Hanno passato ore a spiegarmi che sono stato depistato, che non tutto quello che ricordo è reale. A loro sono bastati pochi minuti per sbriciolare tutto quello che era il mio mondo, le mie convinzioni, più veloci di Capitol City, più devastanti degli Huger games.

Altre immagini si affannano per risalire dalle profondità della mia mente.. così decido di sedermi, ma non appena provo a lasciarmi cadere mi accorgo che c'è qualcosa che non va. Non riesco a scendere. Poi capisco: sono già per terra, steso, a giudicare dalla pressione contro la schiena e la testa. Il dott. Aurelius mi ha pazientemente spiegato il modo migliore per superare momenti come questo: " Siediti, chiudi gli occhi, e analizza i ricordi. Se non riesci a distinguerli, chiedi a qualcuno, chiamami in caso. Ma so che ce la puoi fare."

Con gli occhi chiusi il mondo sembra un posto monotono, estraneo, più ordinato tuttavia. Ripesco il primo ricordo.. che so essere vero. E' successo durante la prima arena. Quando ci avevano annunciato che solo uno di noi, alla fine, sarebbe potuto tornare a casa. Credo sia stato uno dei primi sul quale i dottori di Capitol city abbino lavorato. Non c'era neanche bisogno di molto veleno. Era tutto già perfetto. I muscoli tesi di katniss. Quei magnetici occhi grigi fissati su di me, concentroti, dubbiosi, letali. Scagli la freccia o non la scagli? Una foschia perlacea abbracciava le cime degli alberi, non lantano da noi. Nella versione di Capitol City, la scagliava, imperterrita. Così quando katniss abbassa sguardo a arma, mortificata, so che questo è reale. E il respiro inizia a farsi più regolare. Procedo all'analisi dei successivi, ma già al secondo devo fermarmi. Non riesco a collocarlo nello spazio tempo. Quando è successo? Dove? E' successo veramente? O era solo un'altro trucco del perfido ibrido? Non riesco a farmi scivolare via la fastidiosa sensazione di non essere in grado di osservare obbiettivamente la realtà. Perchè, prima, katniss era coperta di sangue? Perchè ha rifiutato i miei sforzi? Faceva tutto parte di un intrigato piano per porre fine alla mia vita, o era qualcos'altro? Avverto un' altra risposta celata nella profondità del mio io. Non riesco a vedere nella nebbia, non ancora. Altri ricordi. Il suo sorriso, dolce, gentile e innnocente, mentre mi afferra la punta delle dita. Questo non è sicuramnete un ricordo di capitol city, l'ibrido dei miei incubi non è altro che una sofferente ragazza. La ragione ha la meglio. Supero la crisi, e riassetto le idee. Mi convinco che non ho nulla da temere. Anche se il dubbio rimane, e so che a fatica scomparirà. Sono quasi pronto ad alzarmi per riaffrontare la vita, quando di nuovo mi chiedo l'origine del sangue. Se non ha ferito nessuno nè ha cercato di uccidere me, da dove proveniva quel sangue? Senza saperne il motivo, mi ritrovo in piedi, correndo verso casa, non appena capisco che il sangue proveniva da lei.

 

***

il telefono squilla, squilla ininterrotto.

L'aggeggio tecnologico non riesce a comprendere che in questa casa non c'è nessuno che risponderà. Mia madre non c'è. Peeta non è qui, e nemmeno in sè stesso. Non ho idea di quando ritornerà. Forse quando si sarà calmato, quando sarà riuscito a riordinare i suoi ricordi. O forse mai.

Ranuncolo, povera creatura, mi si avvicina, cercando la mia attenzione o forse qualche rara carezza che ha ottenuto da me in questi mesi. Mi sforzo di non pensare alla moltitudine di coccole che riceveva da Prim. Mi sforzo di non pensare a Prim. Mi sforzo di ignorare il telefono, di dimenticare lo strato di sporco sulla mia pella dalle toppe scucite. Mi sforzo di non pensare a niente. Mi sforzo di non esistere più. E rimango lì dove sono. In bilico tra realtà e oblio, con la consapevolezza che non sarò mai in grado di annullarmi completamente, perchè il dolore, il dolore non me lo permetterà mai.

 

***

Quando apro la porta, che ho attraversato nemmeno un'ora fa, un ombra pulciosa mi scivola accanto. Il gatto ha deciso di prendere in mano la sua vita per un attimo: o voleva aria fresca, o la situazione all'interno è peggio di come me la immagino. Non appena mi affaccio sulla soglia della cucina, capisco che la seconda opzione è la più corretta.

Quello accasciato tra il muro e il pavimento, non è un ibrido, non è la ragazza che stanotte ha dormito con me. E' una bambola con la quale hanno smesso di giocare, abbandonata ad un destino di polvere e luoghi dimenticati. Riesco a percepire la situazione con più chiarezza, ora. Se io e l'ombra che è divenuta quella ragazza ci siamo avvicinati gradualmente, un motivo ci doveva essere. Durante le crisi più acute, quando ogni oggetto era una arma utile a difendermi da Katniss, quando ogni suo gesto rappresentava una minaccia, quando ogni parola riportava fuori ricordi luccicanti e terribili, lei non scappava. Rimaneva al mio fianco, e con calma rispondeva ai miei muti quesiti sulla realtà dei ricordi. Ora che mi chiedo da solo se tutto ciò è reale o non reale, se quella che vedo è veramente una ragazza bisognosa di aiuto, ricordo di essere arrivato a questa conclusione molte altre volte, l'unico problema è che come ogni altro episodio ho lasciato le mie certezze vagare nella nebbia del veleno. Ho dimenticato tutto così tante volte che ormai, inizio a dimenticare di aver dimenticato. E' il suo sguardo muto, che mi costringe a rimanere concentrato su quello che so al momento. Devo aiutarla. Così come lei ha fatto altre volte per me, così come ho già fatto in passato. Affinchè possa aiutarmi ancora in futuro, affinchè io possa aiutarla di nuovo in futuro. Perchè la vita è più semplice se affrontata in due.

 

Gettando un ultimo sguardo inquisitore e sospettoso in torno a me, respiro profondamente, mi avvicino a katniss e con un ultimo respiro, la sollevo in braccio.


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Sospetto di meritarmi fischi e insulti a tutto spiano per almeno 2 motivi fondamentali. il primo è che senza dubbio sto aggiornando con un ritardo a dir poco colossale, a mia discolpa (no non è vero. è comunque colpa mia) posso dire che il capitolo è stato iniziato all'inizio di novembre poi.. poi bo.. mancanza di ispirazione? Mah.. veniamo al secondo motivo? questo capitolo mi sembra appastanza, come dire.. schifoso? il pov di peeta, tutto il capitolo praticamente, mi è sempre risultato estraneo, difficile. Più che altro perchè non riesco a immaginarmi i problemi nella sua testa.. 
Vorrei comunque ringraziare tutti coloro che hanno letto i due capitoli precedenti, che hanno recensito e inserito la storia tra le segiute. Ho molto molto aprrezzato il vostro contributo :)
Vi prego solo, di non soffermarvi su quanto sia corto il capitolo, nè su quando sia orrido. Oppure si.. aspetto valaghe di insulti! Ancora non mi capacito con quale coraggio io abbia deciso di aggiornare! Brrr
Un  bacione, comunque vada ;)

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