Lui è la malattia. Lui è la cura.

di _Trancy
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Lui è la malattia. Lui è la cura. ***
Capitolo 2: *** Ma chi prendo in giro? ~ ***



Capitolo 1
*** Lui è la malattia. Lui è la cura. ***


Lui è la malattia. Lui è la cura.
 
 
Quello schermo non poteva dargli le risposte che voleva.
Forse perchè non gli aveva mai fatto domande.
Forse perchè la scritta "offline" era lì, ferma, da fin troppo tempo.
E Roxas stava impazzendo. Nel vero senso della parola.
Ma come era arrivato a quel livello? Come era arrivato al punto di aggiornare per cinquanta volte -si, diamine, le aveva contate!- la sua pagina-profilo di quel fottuto social network su cui era fermo da un tempo interminabile?
Guardava e riguardava ogni sua foto anche se di lui ce n'erano poche. Le guardava come se fosse in attesa di qualcosa. In effetti, qualcosa, la stava aspettando.
O semplicemente la cercava.
Era incredibile come un social network potesse fornire così tante informazioni su una persona.
Per quanto tempo qualcuno potesse rimanere connesso, quello lo si intuiva da parecchie cose.
Con chi questo qualcuno parlasse, con le giuste restrizioni, e di cosa poi.
Gli occhi di Roxas scorrevano frenetici a scrutare qualsiasi cosa, anche la più stupida, che fosse presente in quello schermo luminoso.
Cercava qualcosa.
Un qualcosa di nuovo, un qualcosa che fosse stato scritto di recente, che simboleggiasse il fatto che lui era online, e che presto gli avrebbe scritto.
Ma dov'era quel qualcosa di nuovo?
Ne aveva bisogno.
Aveva bisogno di sapere che lui era lì, e che magari gli avrebbe scritto in quello stupido rettangolino dei messaggi privati. Quel rettangolino che era aperto da... Ore, ormai.
Non riusciva a staccare gli occhi da quello schermo, non ci riusciva.
 
Presto arriverà Roxas, ti scriverà, ti dirà che tutto va bene, e ti racconterà quanto noiosa e monotona sia stata la sua giornata.
Ancora un pò di pazienza, Roxas.
Arriverà, Roxas.
 
 
Roxas appoggiò la fronte alla tastiera, sospirando profondamente. Sarebbe arrivato, sì.
Sarebbe arrivato e gli avrebbe scritto, magari scusandosi del ritardo, o semplicemente deviando il discorso sul suo lavoro. A Roxas non interessava del suo lavoro.
A Roxas interessava di lui, lui soltanto.
Lui sarebbe arrivato, e gli avrebbe scritto. Prima o poi.
 
 
Sei uno stupido, Roxas.
Non gli interessi realmente.
Ti parla solo per non darti un dispiacere. Ti parla solo perchè si sente in dovere.
Perchè sei così stupido da non capirlo, Roxas?
 
 
No, lui non gli scriveva solo per fargli piacere. Lui gli scriveva perchè erano qualcosa di più di semplici amici.
O perlomeno così pensava Roxas.
No, perchè così sperava Roxas.
Sperava in qualcosa di più di una semplice amicizia. Anche se in lui non c'era nulla che andasse bene.
Quel corpicino troppo magro, quella statura troppo bassa. Quei capelli biondi, anzi no, quasi bianchi. Quegli occhi azzurri, che parevano pezzi di ghiaccio. Quella carnagione chiara, pallida... Innaturale.
No, non andava, non andava niente in lui.
Quella timidezza che andava oltre ogni limite, quella voce a cui tentava di cambiare tono ad ogni occasione. 
Roxas non si piaceva.
Nulla in lui era come avrebbe voluto.
E come sarebbe piaciuto a colui che stava aspettando da troppo tempo, ormai.
 
 
Ma guardati Roxas, sei patetico.
Ad aspettare una stupida conversazione con qualcuno che forse ti reputa ancora meno che un amico.
Pensaci, Roxas.
Non reggeresti mai una delusione. Non così grande.
Stai perdendo il tuo tempo, Roxas.
 
 
No, non lo stava perdendo.
Nella sua vita non aveva mai rischiato, non aveva mai penato così tanto per una persona.
Non se lo poteva permettere, la sua autostima non glielo permetteva.
Roxas non si era mai piaciuto, fin dalla prima volta in cui si era guardato ad uno specchio.
Non riusciva ad accettare quel suo corpicino, così piccolo e gracile rispetto a quello degli altri ragazzi.
Perchè tutti avevano tutto ciò che desideravano e lui no?
Perchè era condannato a vivere nell'infelicità di se' stesso?
Sicurezza, ecco quello di cui aveva bisogno.
E c'era solo un modo per averla.
Non era il provare a truccarsi. Roxas aveva provato anche quello, tempo prima.
Ma i risultati erano stati pessimi, secondo lui.
Non era il vestirsi bene per nascondere quel corpo sgraziato che si ritrovava.
Era... Lui.
 
Perchè non gli scriveva?
Non gli importava davvero?
Roxas si stava spegnendo, pian piano.
Si stavano spegnendo tutte le sue aspirazioni. Si stavano spegnendo tutti i suoi sogni.
Si stava spegnendo lui, nella sua interezza.
 
 
Se aspetti e ti scrive, Roxas, ti sentirai meglio.
Lui è la malattia. Lui è la cura.
E' strano Roxas, ma è così.
Aspettalo. Parlagli. Esci da tutta questa tristezza, Roxas.
Lui è la malattia. Lui è la cura.
 
 
 
Roxas singhiozzò rumorosamente, stringendosi le braccia allo stomaco.
Doveva resistere a tutti i costi.
Doveva aspettarlo, per stare meglio.
Per uscire da quella situazione.
Doveva sperare, Roxas.
Doveva solo sperare che i suoi castelli in aria fossero realtà, doveva solo aspettare un qualsiasi segno su quel fottutissimo schermo.
 
 
E se non è come pensi, Roxas?
Resisterai?
Resisterai all'ennesima dimostrazione che la tua infelicità è più che meritata?
Riusciresti a convivere con quell'aspetto che da sempre odi e disprezzi?
...      Ci riusciresti, Roxas?      ...
 
 
 
Sì.
Voleva,
Voleva e poteva farcela.
Ritornò con lo sguardo fisso sul rettangolino dei messaggi.
Il suo cuore perse un colpo, e la sua mente andò in totale confusione quando vide il pallino delle segnalazioni cambiare colore in verde.
Lui c'era.
C'era e gli avrebbe scritto.
Resisti Roxas. 
Resisti.
 
 
Axel,  03:28
 
Ciao.









---


Note Dell'Autrice (??) : Sì. Ieri sera mi è uscita questa... Storiella  Cosa.
Non so come, d'impeto ho preso il mio amato blocco e ho iniziato a scrivere di getto.
Povero piccolo Roxas (?). Sempre con lui me la prendo, già >_>

Non so se questa storia sarà l'inizio di una piccola serie, devo ancora vedere.
Forse sì, forse no.
Grazie per aver letto ~


 

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Capitolo 2
*** Ma chi prendo in giro? ~ ***


 
 
Axel, 03:54
 
Bah, lascia perdere. Il lavoro oggi è stato orribile.
Almeno tu stai a casa, che culo...
 
 
Il problema probabilmente era che Roxas, per quanto passasse le sue giornate a casa, le passava al computer.
Ad aspettare un ragazzo che non si connetteva ad Internet prima delle 2 o delle 3 di notte. Però non si poteva mai sapere.
A Roxas a volte bastava guardare le sue foto, più e più volte, per memorizzare ogni particolare. Era divertente. Ed era da pazzi, sì, decisamente.
Se ne valeva la pena? Probabile. Tanto se lo ripeteva: "Non hai niente di importante da fare, sta' al computer!" era da pazzi, però, e quello era innegabile.
Come era innegabile il fatto che Roxas stesse sorridendo.
Sorrideva, sorrideva felice.
Era incredibile come vedere anche solo una frase scritta da lui lo facesse sorridere.
Se ne rendeva conto. A volte si dava del 'Fulminato' da solo, ma quelle auto-critiche nella sua mente avevano vita breve.
Non importava l'essere pazzi, non importava sprecare l'Estate dietro -o davanti? Boh.- ad uno schermo.
Mentre tutti i suoi amici uscivano, andavano al mare, lavoravano e facevano nuove amicizie, lui era lì.
Fermo a quella scrivania, chiuso nella sua camera, per la maggior parte del tempo al buio.
Roxas odiava il sole, non gli piaceva più di molto andare al mare ed abbronzarsi.
Già. con un'Estate come quella era davvero da pazzi rimanere in casa ad aspettare che un ragazzo gli scrivesse in chat.
La scrivania di Roxas, nel frattempo, pareva un magazzino delle scorte del cibo.
C'era cibo ovunque.
Un sacchetto delle patatine semivuoto sul letto, una bottiglia piena di tea al limone a terra, lattine di cocacola sparse in giro. Il piatto della cena accanto al computer, le scorte di orsetti gommosi sopra la televisione.
Roxas, quando si annoiava, insomma, mangiava.
Doveva pur fare qualcosa di costruttivo, no? ...Il mangiare non era molto costruttivo, già.
 
 
 
 
 
 
 
 
Roxas, 3:57
 
Secondo me ti annoieresti a stare in casa tutto il giorno.
Io non ho nulla da fare...
 
 
 
Tolse le mani dalla tastiera, e ne allungò una per prendere un pugnetto di pop corn dal sacchetto vicino allo schermo. Il tutto in rigoroso silenzio, perchè alle 4 di mattina non c'era molta gente sveglia. Anzi, non c'era proprio nessuno. 
Tranne quei pochi individui che erano online nella chat. Probabilmente dormivano con il pc acceso.
...Come Roxas, appunto.
 
 
 
 
Axel, 3:59
 
No, uscirei e rimarrei fuori a spassarmela.
Stare in casa, se non si ha nulla da fare, non è granchè.
Alla lunga ci si scoccia. Perchè non esci?
 
 
 
 
 
Perchè Roxas non usciva?
Perchè Roxas non voleva uscire.
Roxas se solo avesse potuto, avrebbe dormito per 2 giorni di fila, con tutto quel sonno arretrato che si trascinava dietro da ormai troppo tempo.
Se solo Axel avesse saputo di tutto quello che Roxas stava facendo e passando per lui.
Mezze nottate insonni, crisi di nervi, ricadute di morale assurde e sbalzi d'umore paurosi.
Il tutto accompagnato da una fame persistente.
Bhe, almeno non metteva su neanche un chilo, lui.
 
 
 
 
Roxas, 4:01
 
Non ho molti amici e... Non sempre mi va di uscire.
So che starmene per i fatti miei non è il massimo, me ne rendo conto...
 
Axel, 4:01
 
Tu sei un pazzo, lasciatelo dire...
 
Roxas, 4:02
 
Non è vero.
 
Axel, 4:02
 
Pfff, allora dimmi, quand'è stata l'ultima volta che sei uscito con i tuoi amici, Rox?
 
 
 
 
Roxas si trattenne dallo sferrare un pugno sulla tastiera, e si mise con la testa fra le mani, singhiozzando sottovoce.
Non ce la faceva più.
Non poteva più andare avanti in quel modo, se ne rendeva conto.
Roxas non stava vivendo a pieno la sua vita. La stava vivendo all'ombra di qualcun altro, la stava vivendo aspettando qualcun altro.
La domanda di Axel era stata la goccia che aveva fatto traboccare il vaso.
 
 
Roxas è offline.
 
Axel, 4:04
 
Uh, nervosetto...
 
 
 
 
Roxas non era mai stato utile a nessuno, ed in nessun modo.
Quelle poche cose che faceva, le faceva al suo meglio, però non venivano mai notate. Era stanco di tutti gli accorgimenti dei suoi genitori sul cosa faceva, come lo faceva e quando.
Il fatto che rimanesse perennemente in casa, nella sua mente, non veniva automaticamente collegato al dovere di pulirla, mantenerla in ordine e quant'altro.
Cosa che invece accadeva nella mente di sua madre, che non faceva altro che fargli notare quanto inutile fosse la sua presenza in casa.
A Roxas non importava di mettere a posto l'intera casa. A Roxas bastava rendere camera sua un ambiente confortevole per i suoi gusti.
E per quanto scadente fosse il suo concetto di "confortevole", a lui non importava in nessun modo.
Ritornò a fatica a rileggere la domanda di Axel, e a pensare ad una risposta quantomeno decente. E, detto sinceramente, non gli importava molto neanche che lo fosse. Insomma, in quel momento non gli importava nulla di nessuno.
 
 
 
Roxas è ora online.
 
Roxas, 4:10
 
Non esco da un botto di tempo. Ti ho già detto che non ho molti amici.
Ed uscire da solo è una cosa parecchio triste.
 
Axel, 4:11
 
Cosa fai domani?
 
 
 
 
 
Il ragazzino biondo per poco non si ribaltò sulla sedia, e si aggrappò ai bordi della scrivania, assottigliando gli occhi e rileggendo bene la domanda.
Cosa avrebbe fatto? Di... Pomeriggio?
La sua mente era in totale confusione. Non sapeva se era un modo come un altro per chiedergli di uscire o se era solo una domanda così, tanto per continuare la conversazione.
...Ma chi prendeva in giro? Era di sicuro la seconda.
Per una volta si era illuso. Per qualcosa tipo mezzo minuto, ma si era illuso.
Si era illuso, e poi era ritornato alla realtà.
Nella realtà in cui lui era infelice di se' stesso e di tutto quello che lo circondava, nella realtà in cui l'unica cosa che riusciva a farlo sorridere era una conversazione, alle quattro di mattina, in una chat.
E se lo chiese di nuovo.
Ma chi prendo in giro?
 
 
 
 
 
 
Roxas, 4:13
 
Nulla.
 
Axel, 4:13
 
Allora esci con me.
 
 
 
 
 
No, no, momento, momento, e ancora momento.
Gli aveva appena chiesto di uscire.
A lui, Roxas. A lui, l'eterno infelice di se' stesso, l'eterna tristezza fatta persona.
Axel gli aveva appena chiesto di uscire. E attenzione attenzione, non era una sua fantasia delle 4 di notte dovuta alla sua stanchezza mentale e al sonno.
Era tutto vero, era tutto scritto, chiaro e tondo.
 
 
 
Roxas, 4:14
 
...Davvero?
 
Axel, 4:15
 
Non voglio rientrare nella cerchia dei tuoi amici con cui non esci mai perchè hai paura di essere di troppo. 
E poi non ha senso parlare solo in chat e non di persona, mh?
 
 
 
 
Era davvero Axel quello che scriveva?
Lo stesso Axel di cui aveva l'impressione che gli parlasse quasi per forza? Si, era davvero lui.
Non riusciva ancora a crederci.
 
 
 
 
Roxas, 4:16
 
Va bene, allora.
 
Axel, 4:16
 
Bene (:
 
 
 
 
 
 
 
Roxas, inaspettatamente, sorrise ancora di più, raggiante.
Eccolo, eccolo quel carico di sicurezza che gli serviva più di ogni altra cosa.
Non vedeva l'ora che fosse il giorno dopo.
No, anzi, lo era già, grazie all'orario indecente in cui era ancora attaccato al computer.
 
 
 
 
Axel è offline.
 
 
 
 
Ed ecco l'unica e rara volta in cui vedere quella scritta non lo gettava in uno stato di tristezza profonda e indecisione.
Lo avrebbe aspettato di persona, e non al computer.
Avrebbe gioito per qualcosa di concreto, non per deduzioni improbabili su quello che scriveva Axel.
Sarebbe stato felice.
 
 
 

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