In fuga nella realtà

di Prue786
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** In biblioteca ***
Capitolo 2: *** Pagine vuote ***
Capitolo 3: *** L'inizio della fuga ***
Capitolo 4: *** Lo strano libro ***
Capitolo 5: *** Come guardie e ladri ***
Capitolo 6: *** Divergenze di opinioni ***
Capitolo 7: *** Prigioniero ***
Capitolo 8: *** In trappola ***
Capitolo 9: *** La fine della fuga ***



Capitolo 1
*** In biblioteca ***


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In fuga nella realtà

 

 

 

CAPITOLO 1- In biblioteca

 

Sono da poco passate le cinque di un pomeriggio invernale.

Il lungo viale è illuminato per tutta la sua lunghezza da grandi lampioni che emettono una forte luce biancastra. Gli studenti percorrono a gruppi il marciapiede al lato della strada; scherzano e ridono fra loro animando ancor di più la strada cittadina già normalmente frequentata da anziane signore che si ritrovano per la loro passeggiata quotidiana.

I giovani parlottano tra loro incuranti delle persone che si voltano a guardarli a causa del ciarlare a voce molto alta. Discutono delle ore di lezione appena trascorse, delle ingiustizie subite dai professori o si scambiano opinioni sul compito in classe appena terminato. C’è chi canticchia l’ultimo successo o mostra ai compagni curiosi l’ultimo modello di cellulare che gli è stato regalato dai genitori dopo mille suppliche e promesse.

Emily Spinker sta chiacchierando con le sue amiche descrivendo con termini non proprio lusinghieri il prof. di chimica quando, fermando il suo torrente in piena, saluta con un gesto della mano le compagne di classe e imbocca una strada secondaria.

La giovane cammina velocemente tanto che, il ragazzino che è con lei, fatica a starle dietro. Il piccolo ansima e deglutisce più e più volte e, quando Emily si ferma davanti ad un grande portone, tira un sospiro di sollievo e si siede sulla soglia, mentre la giovane si toglie lo zaino dalle spalle e tira fuori il diario; ne estrae un foglietto di carta tutto stropicciato e richiude la cartella, mettendola poi con tutte e due le cinghie su un spalla. Apre il pesante portone ed entra nell’edificio. Il bambino si alza sospirando e la segue.

La grande biblioteca è ben illuminata da lampadine color arancio e, seduto vicino ad un tavolo poco distante dall’ingresso, vi è un anziano signore occhialuto che, dopo l’ingresso dei due, distoglie lo sguardo dal libro che sta leggendo.

 “Buonasera!” Esclama con voce cortese: “Posso essere d’aiuto?”

Emily inarca le sopracciglia ed risponde: “Si, ecco, mi servirebbero dei libri su Cristoforo Colombo e... e su Shakespeare ... per una ricerca!” Annuisce gravemente con il capo mentre l’uomo spalanca gli occhi sconsolato.

“Beh, ce ne sono un mucchio, aspettami che ti prendo qualcosa!”

A quelle parole il ragazzino, che non ha mai smesso di guardarsi intorno, sorride soddisfatto e comincia a correre verso degli scaffali.

“Timothy! Non ti allontanare troppo!” Grida la ragazza mentre lega i capelli ribelli con un elastico rosa.

Il bambino non dà peso alle parole della sorella e, con piccoli saltelli, raggiunge uno scaffale alto e nero sul quale spicca una targa: LETTERATURA PER RAGAZZI.

Timothy inizia a gironzolare con sicurezza e guarda i volumi leggendo di tanto in tanto qualche titolo; nonostante i suoi 12 anni è già un gran lettore e, dopo qualche minuto, afferra un libro dalla copertina gialla il cui titolo, dalle  lettere azzurrine è quasi del tutto scomparso. Rigira il volume fra le mani e, dopo essersi seduto a terra, appoggia la schiena  allo scaffale e, tutto soddisfatto lo apre a metà e comincia a leggere...

 

<< Ryan spinse violentemente il ragazzo contro il muro.

“Scu... scusa, io... non l’ho fatto di proposito!” Piagnucolò Josh con aria spaventata.

“Ah no? E allora come ci sono finito a terra?” Urlò l’altro colpendo il giovane sul petto con le mani aperte e mandandolo nuovamente contro il muro alle sue spalle.

“Io... non lo so... mi dispiace, non ti ho visto!” Cercò di discolparsi Josh con aria sempre più spaventata.

“Adesso ti faccio vedere io, se non mi avevi visto!” Ryan alzò un braccio; la mano era serrata in un pugno: si preparava a colpire. >> ...

 

Un lampo improvviso fa distogliere al ragazzino gli occhi dal libro. Si guarda intorno sorpreso. Sta per riprendere a leggere quando qualcosa gli precipita addosso facendogli sbattere la testa contro lo scaffale. Si sente il rumore dei libri che cadono a terra; un ombra improvvisa... e poi il buio.

Uno strano torpore…

“È una bella sensazione!” Pensa Timothy.

Non riesce a vedere nulla intorno a sé, come se fosse nel dormiveglia e comincia a rilassarsi. Vorrebbe rimanere ancora un po’ in quello strano limbo in cui è caduto, ma un rumore lo riporta violentemente alla realtà.

Socchiude gli occhi e si guarda intorno, spaesato. Prova a muoversi, mentre un dolore alla testa, gli fa capire che è completamente sveglio.

"So... sono ancora in biblioteca!" dice fra sé.

Muove la testa a destra e a sinistra; a terra ci sono diversi libri.

Guarda in alto ma continua a non capire; cerca di riflettere su ciò che è accaduto ma non ne ha il tempo: si sente mancare l'aria. Guarda spaventato davanti a sé: due occhi neri, pieni d'odio, lo fulminano, mentre una grande mano continua stringergli pericolosamente il collo...

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Capitolo 2
*** Pagine vuote ***


CAPITOLO 3- Pagine vuote

 

Emily rimane in ascolto, con lo sguardo rivolto ad un punto imprecisato della biblioteca.

Passano i secondi, ma non si sente nulla.

Si volta verso l’uomo a pochi metri da lei e lo fissa: “Lei ha sentito, vero? Quello era mio fratello!”

“Molto probabilmente sì! Che ti avevo detto, prima o poi sarebbe sbucato!” 

“Sì, ma allora perché non viene qui?... Timothy! Vieni fuori e scusati per quello che hai combinato!” Urla la ragazza.

Il bibliotecario la guarda mentre tende l’orecchio concentrandosi per captare anche il più piccolo sospiro che potrebbe provenire dal fratello, e scuote la testa: “Andiamo!” Esclama cominciando a tornare indietro.

“Cosa?” Emily si acciglia.

“Non abbiamo molto da fare qui, non credi? Quando tuo fratello si sarà stancato di nascondersi, ci troverà ad aspettarlo all’ingresso!” Si rigira fra le mani il libro azzurro che ha raccolto da terra e lancia un’occhiata alla giovane che alza le spalle e lo segue.

“Va bene!”

I due arrivano vicino al bancone nell’atrio e l’uomo vi appoggia il libo sopra guardandolo con aria torva, quasi a volerlo rimproverare per qualcosa. Solleva la copertina e comincia a sfogliare distrattamene le pagine fin quando il suo sguardo non cade sulle parole nere che si rincorrono sulle pagine leggermente ingiallite. La sua espressione si fa meno dura e il tocco delle sue dita diventa più leggero. Comincia a voltare le pagine con cura, quasi con rispetto, stando attento a non stropicciarle più del dovuto e lasciandosi sfuggire un sospiro nel vedere un foglio con un piccolo strappo.

Emily lo fissa in silenzio con un’espressione curiosa, ma allo stesso tempo dubbiosa: “Questo tipo è strano forte!” Pensa continuando ad osservarlo: “Sta guardando quel libro come se fosse la sua fidanzata… è assurdo!” Inclina la testa da un lato e sorride: “Sembra davvero felice… poverino, un po’ mi fa pena! Non deve avere una gran vita sociale se sfogliare un libro gli fa questo effetto!” Emily scuote leggermente la testa e incrocia le braccia al petto.

 

Timothy arranca a fatica, trascinato per un braccio dal ragazzo.

La biblioteca si allontana sempre più mentre i due percorrono la strada secondaria a gran velocità.

Il giovane si ferma e si affaccia sulla strada principale: “Troppa gente!” Si limita ad esclamare prima di spingere indietro il ragazzino e ripercorrere la strada a ritroso.

Oltrepassano la biblioteca e proseguono.

Continuano a camminare; il giovane trascina Timothy che non accenna a ribellarsi lasciando che l’altro lo guidi ovunque abbia intenzione di andare.

Il ragazzo si guarda intorno e non sembra abbia intenzione di fermarsi. Prosegue lungo i vicoli deserti e silenziosi, illuminati da radi lampioni: nonostante il rumore della città sia decisamene lontano, non sembra essere tranquillo.

Si guarda intorno con circospezione e regolarmente lancia occhiate dietro si sé. Imbocca l’ennesima stradina e quando si rende conto che anche questa è fiancheggiata da abitazioni, impreca sottovoce e aumenta il passo. Stringe di più il braccio del ragazzino e imbocca un vicolo poco illuminato. Prosegue per tutta la sua lunghezza e quando si accorge che è senza uscita si ferma osservando i cartoni abbandonati a terra e l’unica porta di ferro che vi si affaccia: è chiusa e dall’aspetto non sembra che sia stata aperta di recente.

Alza lo sguardo sulle mura delle costruzioni presenti e poi ritorna a guardare di fronte a sé con un ghigno soddisfatto: “Benissimo!” Sussurra dando uno strattone con in braccio.

Timothy si sente tirare in avanti prima di venir spinto con forza. Senza riuscire a fermarsi si ritrova disteso a terra. Cerca subito di rialzarsi facendo leva sule braccia, ma l’altro lo spinge di nuovo a terra premendo con il piede sulla sua schiena.

Il ragazzino si ritrova con il viso sull’asfalto; nonostante il buio riesce a vedere i cocci di vetro a qualche centimetro dal suo naso. Con un gemito alza la testa e si gira su un fianco portandosi vicino al muro. Lancia un’occhiata all’altro e lo vede fermo, con le mani sui fianchi, e un sorriso di derisone dipinto sul volto.

Timothy si acciglia e stringe i pugni mettendosi lentamente a sedere senza perderlo di vista. Si appiattisce contro il muro e rannicchia le gambe contro il petto.

“Va bene!” Esclama l’altro muovendo qualche passo e arrivando di fronte al ragazzino per poi accovacciarsi e guardarlo dritto negli occhi: “È arrivato il momento di fare quattro chiacchiere!”

 

Emily osserva l’uomo che è ancora intento a sfogliare quel vecchio libro e che non sembra avere nessuna fretta. Sbuffa e fa per parlare: “Senta, io dovrei trov…” Muove un passo, ma si blocca ad un cenno della mano dell’altro. Inarca un sopracciglio e guarda il bibliotecario che fissa  con aria accigliata le pagine che fino a qualche istante prima voltava con fare referenziale.

“Strano….” Sussurra l’uomo guardando il volume. Lo prende in mano e sfoglia velocemente le ultime pagine: “Non mi ricordavo che vi fossero tutte queste pagine bianche!” Esclama cominciando a sfogliarlo a ritroso.

La ragazza si avvicina per guardare meglio e vede l’uomo mentre gira una per una diverse decine di pagine ingiallite, ma completamente vuote.

“Forse le hanno lasciate per i commenti dei lettori!” Azzarda con un’alzata di spalle.

L’altro le lancia una rapida occhiata e scuote la testa: “Non credo… inoltre… ho preso in mano questo libro non più di un mese fa e ti assicuro che era scritto fino alla fine!” Con un grugnito arriva all’ultima pagina sulla quale vi è stampato qualcosa: “Non credo che possa finire qui…” Pensa guardando meglio le parole e cominciando a leggere l’ultima frase…

 

<< “Adesso ti faccio vedere io, se non mi hai visto!”

Ryan alzò un braccio, la mano era serrata in un pugno: si preparava a colpire.>>

 

“Si preparava a colpire…” Sussurra il bibliotecario con aria perplessa alzando gli occhi su Emily che ricambia lo sguardo ed esclama: “Rimane in sospeso! Beh, non credo che un libro possa finire così!” Annuisce a guarda il volume con aria contrariata.

L’uomo si guarda intorno con aria confusa e il suo sguardo percorre l’intera biblioteca fino a posarsi sul portone d’ingresso: “Non è chiuso!” Pensa notando la porta socchiusa. Ritorna a guardare il libro e poi il portone. Socchiude gli occhi: “Non può essere, non è mai successo!” Guarda alternativamente i due oggetti mentre comincia a sentirsi agitato.

“Va tutto bene?” Chiede Emily con aria dubbiosa.

L’altro si gira di scatto e le afferra un braccio: “Quando sei entrata hai richiuso il portone, vero?”

La giovane spalanca leggermente gli occhi e apre la bocca più volte prima di annuire: “S-sì, sì, credo di averlo chiuso, ma…”

Il bibliotecario continua a fissarla per qualche istante prima di lasciarle andare il braccio e girarsi lentamente verso il libro, sussurrando: “Ryan si preparava a colpire… non è possibile….” Guarda il volume e scuote la testa: “Questa volta l’hai fatta grossa!” Esclama battendo una mano sul libro.

 È un attimo e l’uomo viene scaraventato violentemente contro il muro alle sue spalle. Con un gemito si accascia a terra e inclina la testa da un lato.

“O mio… signore…” Emily si precipita vicino al bibliotecario inginocchiandosi accanto a lui: “Va- va tutto bene?” Chiede appoggiandogli una mano sul braccio con fare esitante.

L’altro scuote lentamente la testa e sbatte gli occhi: “Sì… credo di sì…”

“Ma cos’è successo?” Chiede la ragazza guardando l’uomo seduto a terra che alza istintivamente gli occhi sulla scrivania, imitato dalla ragazza: “Ho colpito il libro e…” Bisbiglia poggiando le mani a terra nel tentativo di rialzarsi.

Si avverte un tonfo e i due rimangono immobili per qualche istante.

“Cos’è stato?” Chiede Emily guardandosi intorno con aria circospetta.

“Non lo…”

“Accidenti! Mi dispiace, non volevo!”

La voce  fa voltare i due.

“Si sente bene?” Domanda un giovane dall’aria stralunata inginocchiato a qualche metro da loro.

Emily gli lancia un’occhiata confusa: “E… tu chi sei?”

 

 

 

 

per meg89: ciao! Chiedo venia per l’attesa… beh, l’identità del ragazzo ancora non viene svelata… mi dispiace^^ ma non disperare! Spero di esser riuscita a tenerti incollata allo schermo anche questa volta^___^ (però non avvicinarti troppo allo schermo, mi raccomando^__^) Baci!

 

 

per bgirl: grazie per aver inserito la storia nei preferiti!^^ Baci!

 

 

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Capitolo 3
*** L'inizio della fuga ***


 

CAPITOLO 2- L’inizio della fuga

 

 

“Quanto ci mette?” Si domanda Emily picchiettando il piede a terra e lanciando un’occhiata all’orologio.

Il bibliotecario è andato via da circa un quarto d’ora.

“Ma quanti libri starà prendendo?” Pensa lanciando un’occhiata nella direzione in cui è scomparso l’uomo. 

Un rumore la fa voltare, interrompendo i suoi pensieri. Sospira e scuote la testa: “Lo sapevo! Tim ha combinato qualcosa!” Sibila a bassa voce, sbuffando, e muove qualche passo con l’intenzione di dirne quatto al fratello, ma si sente chiamare.

“Ecco i libri che mi hai chiesto… vuoi dare un’occhiata?”

Emily guarda l’uomo e rimane a fissarlo senza sapere cosa dire.

“Allora, vuoi vederli?” Domanda l’altro alzando un sopracciglio.

“Hm… sì, sì, certo, solo che…” Ridacchia con aria imbarazzata: “Ecco, credo che mio fratello abbia combinato qualche pasticcio!” Abbassa lo sguardo e rimane in silenzio.

“In che senso, scusa?” L’uomo si incupisce.

“Beh… credo che abbia fatto cadere qualche libro… almeno dal rumore quello mi è sembrato!” Emily si gira verso gli scaffali.

“E sai da che parte è andato?”

L’altra alza le spalle: “Non lo so, potrebbe essere da qualsiasi parte… forse è andato a cercare qualche libro per la sua età!”

L’espressione dell’uomo si fa leggermente preoccupata: “È andato nella sezione per ragazzi?”

“Non lo so… non ho idea di cosa faccia mio fratello!” Esclama Emily con fare sbrigativo incrociando le braccia al petto e lanciando un’occhiata all’uomo che sospira: “Va bene, andiamo a vedere!” Si aggiusta gli occhiali sul naso e precede la ragazza verso la prima fila di scaffali, sussurrando: “Spero solo che non sia come penso!”

 

Timothy rimane immobile, con il cuore che prende a battergli in modo innaturale.

“Tu non sei quel pidocchio!” Sussurra il giovane dagli occhi color ebano che non smettono di guardare il bambino con aria per niente amichevole.

Il piccolo non riesce a rispondere, la stretta sulla sua gola gli permette a mala pena di respirare. Dei  passi che si avvicinano gli fanno girare lo sguardo; cerca di farsi coraggio ed apre la bocca nel tentativo di gridare, di chiede aiuto... “Em...”

“Sta zitto, microbo, se vuoi vedere di nuovo il sole!” Sibila la voce del giovane, a pochi centimetri dal suo viso, mentre la sua mano gli preme violentemente sulla bocca.

 “Allora, hai capito?”

Il bambino annuisce vigorosamente con la testa mentre avverte la stretta sul collo che si allenta.

“Non ho intenzione di ritrovarmi la polizia alle calcagna solo per aver soffocato un marmocchio!” Sorride con aria truce l’altro prima di incupirsi: “Ora devo sapere che ci faccio in questo posto schifoso e sarai proprio tu a dirmelo o saranno guai! Muoviti!” Afferra Timothy per un braccio facendolo alzare da terra e lo trascina dietro un altro scaffale.

Il bambino cerca di divincolarsi, ma la stretta di quel tipo non gli dà la possibilità di fare molto.

 

L’uomo cammina con sicurezza fra i grandi scaffali pieni di libri mentre Emily lo segue in silenzio, guardandosi intorno con aria contrariata: “Questa è l’ultima volta che porto Timothy in biblioteca!” Pensa tra sé imbronciandosi e incrociando le braccia.

“Non mi piace…” Mormora l’uomo davanti a lei.

“Cosa?”

“Hm? No, niente… sei sicura che tuo fratello sia venuto da questa parte?”

L’altra alza le spalle: “Beh, credo… non ho guardato bene!”

Il bibliotecario non dice nulla ed aumenta leggermente il passo. Vede scorrere sotto i suoi occhi le targhe che identificano le sezioni e muove leggermente un sopracciglio quando si ritrova di fronte a quella per ragazzi. Si inoltra fra gli scaffali bloccandosi di scatto.

Emily non si accorge subito dei suoi movimenti e rischia di andargli addosso. Rimane a fissare la schiena dell’uomo: “Che c’è?” Chiede con aria confusa e, non avendo nessuna risposta, si sporge per vedere cosa ci sia più avanti. Un lieve sorriso le compare in viso: diversi libri sono caduti dagli scaffali riversandosi disordinatamente sul pavimento: “Quindi sono stati questi a far rumore… Tim! Vieni fuori! Avanti, lo sappiamo che sei stato tu!” Emily fa qualche metro guardandosi intorno senza però riuscire a trovare il fratello. Sbuffa e mette una mano sul fianco: “Ma dove si è cacciato quel bambino pestifero…?” Si volta verso il bibliotecario e nota che non si è mosso.

L’uomo è scuro in volto e fissa il pavimento.

“Ehm… non si preoccupi, appena ritrovo mio fratello faccio mettere tutto in ordine!” Ridacchia la ragazza tornando a concentrarsi sulla sua ricerca.

“Spero solo che…” Bisbiglia l’uomo muovendo qualche passo e accoccolandosi vicino ai libri a terra, raccogliendone uno aperto. Tiene il volume fra le mani guardando le parole nere sulle pagine bianche per poi girarlo. Sussulta lievemente quando nota la copertina gialla: “Questa non ci voleva!” Pensa tra sé passando un polpastrello sulle lettere azzurre del titolo quasi illeggibile e sospira alzandosi mentre continua a guardare il libro: “Dovrò decidermi a bruciare questo dannato libro prima che...”

“Senta, non riesco a trovare Timothy da nessuna parte!” La giovane lancia un'occhiata all'uomo con aria leggermente preoccupata: “Com'è possibile che sia scomparso nel nulla?”

L'altro scuote la testa: “Non preoccuparti, si sarà solo spaventato... sarà andato a nascondersi da qualche parte! Tra poco lo vedremo tornare! Succede sempre così!” L'uomo sospira con aria stanca e comincia a raccogliere gli altri volumi, rimettendoli al loro posto.

Emily lo guarda mentre compie quell'operazione e si acciglia: “Se lo dice lei!”

 

Timothy avverte i passi ed ascolta le frasi che si scambiano Emily e il bibliotecario senza poter far nulla o dire anche solo una parola per far capire che lui è lì, che non si è nascosto e che uno sconosciuto lo sta minacciando .

I due sono dietro alcuni scaffali, in penombra, e il ragazzo è appiattito vicino il mobile alle sue spalle, in silenzio, mentre con un braccio ha circondato il petto del bambino per impedirgli di allontanarsi e con l’altra mano gli stringe convulsamente un braccio.

Timothy non accenna a muoversi e guarda dritto davanti a sé, con gli occhi che fissano i volumi allineati, senza riuscire a pensare a nulla di sensato: ha paura, ha davvero paura. Non sa da dove sia arrivato quel tizio né cosa voglia da lui o perché  continui ad impedirgli di andare via.

Un brivido gli percorre la schiena quando la sorella esclama di voler andare a cercarlo. Avverte la stretta sul suo petto farsi più forte.

“Muoviti!” Esclama in un soffio il giovane dietro di lui prima di spingerlo in avanti sciogliendo la presa e afferrandogli entrambe le spalle per guidarlo.

Il bambino, sebbene un po’ riluttante, è costretto ad andare avanti mentre le voci dell’uomo e di Emily diventano sempre più lontane.

Timothy comincia a guardare il pavimento con aria corrucciata: “Non voglio andare con questo tizio!” Pensa tra sé gettando un’occhiata di lato, in cerca di una scappatoia, una qualsiasi, ma lì intorno non vi è nulla che possa essergli d’aiuto, non vi è altro che carta.

In un tentativo alquanto disperato, stringe i pugni e accelera di colpo il passo con la speranza di poter sfuggire alla presa ì, ma questa si rivela più forte del previsto e un lieve sghignazzo testimonia il fallimento della sua tentata fuga.

“Pensi di essere furbo?” Sibila una voce dietro di lui: “Beh, io lo sono più di te!”

Il bambino stringe i denti e alza gli occhi quando si accorge di essere nell’atrio della biblioteca.

Vede il portone d’ingresso farsi sempre più vicino e spalanca gli occhi. Con uno scatto gira la testa con l’intenzione di fissare la persona dietro di sé.

“Sì, moccioso, hai capito bene, usciamo da questo posto!”

Timothy si sente piombare un peso sullo stomaco: “Emily…!” Urla prima che qualcuno possa impedirglielo.

L’altro gli afferra con violenza il viso tanto che le unghie si conficcano nella pelle: “Che ti avevo detto, mostriciattolo? Eh?” Solleva il bambino per un braccio fulminandolo con lo sguardo.

“Tim, sei tu?” Si sente urlare di rimando.

Il giovane si volta in fretta e torna a guardarlo.

L’altro sbatte le palpebre velocemente trattenendo il fiato.

“Ora sei nei guai!” Sibila a pochi centimetri dal suo viso scaraventandolo a terra e aprendo il portone prima di afferrarlo per la maglia tirandolo su: “Muoviti!” Con uno strattone lo spinge fuori e sorride con aria malevola prima di seguirlo.

 

 

 

 

per meg89: ciao! Accidenti, che onore ricevere la tua recensione dall’estero^^ Mi fa piacere che quest’inizio ti abbia interessata (anche se non è dei più brillanti!^^;)Spero di non deludere le tue aspettative! Baci!

 

 

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Capitolo 4
*** Lo strano libro ***


Nuova pagina 1

CAPITOLO 4- Lo strano libro

 

“Ti ho detto che non lo so cos’è successo, io stavo solo leggendo un lib…” Timothy si blocca quando vede il pugno del giovane sfiorargli il viso ed andarsi a fermare contro il muro. Trattiene il respiro e con la coda dell’occhio fissa le dita e a mezzo centimetro da lui: “Davvero, non lo so…!” Sussurra tornando a guardare gli occhi neri.

“Come fai a non saperlo, eri l’unico moccioso nel raggio di cento metri!” Sibila l’altro con aria poco amichevole.

“Io… io non…” Respira a fondo cercando di calmarsi e di non far tremare la voce: “Stavo solo leggendo… sì, leggevo!” Annuisce con la testa: “Stavo solo leggendo quando… quando..” Sbarra gli occhi nel vedere il ragazzo che carica un altro pugno e porta le mani aperte davanti al viso, con i palmi rivolti all’esterno, per proteggersi: “C’erano due tizi nel libro e uno voleva picchiare l’altro…” Timothy comincia a parlare velocemente con la voce che si fa più acuta: “Voleva picchiare l’amico e… e quell’altro… quell’altro che…” 

“Cosa?” Sbotta il giovane rimanendo con la mano a mezz’aria: “Che stai farneticando?”

Il ragazzino si ferma un attimo rimanendo con la bocca aperta, mentre gli occhi dell’altro lo scrutano: “Sì, sì, c’era un altro tizio…sì, un… un… non mi ricordo il nome…. “ Riprende Timothy sempre parlando velocemente: “Un nome con la J… sì, con la J...” Annuisce e deglutisce nervosamente trasalendo quando il giovane si  alza e fa qualche passo indietro.

Guarda il ragazzino ed inspira profondamente prima di esclamare con tono lugubre: “Cagasotto-Josh?!”
Timothy sbatte le palpebre senza distogliere lo sguardo: “I-io non mi ricordo, non lo so, io…”

Con uno scatto l’altro lo afferra per il cappotto sollevandolo di una manciata di centimetri dal terreno e sbattendolo violentemente contro il muro: “Che diavolo stava facendo cagasotto-Josh?” Gli urla a pochi centimetri dal viso digrignando si denti.   

Istintivamente il ragazzino tira indietro la testa e la gira leggermente di lato: “Non lo so, quel tizio lo voleva picchiare…”

“Dove l’hai visto?” Chiede l’altro con tono immutato.

“L’ho letto… nel libro che ho preso… l’ho letto lì!”

“Un libro?” L’espressione del giovane si fa per un attimo perplessa

“Sì!”

“E che c’era scritto?”

“Io sono riuscito a leggere solo poche frasi…” Timothy cerca di riacquistare un po’ di calma nonostante la voce continui a tremargli. La stretta sul suo capotto si allenta e lentamente ritorna ad essere seduto sull’asfalto. Si massaggia nervosamente la testa e fissa il giovane che ha cominciato a camminare avanti e indietro, le mani nelle tasche dei jeans scuri, e l’aria concentrata. Il ragazzino non lo perde di vista un attimo mentre cammina per lo stretto vicolo, improvvisamente perso nei suoi pensieri; con la fronte aggrottata sembra ancora più infuriato.

“Che cosa vuole da me? Perché mi ha portato qui?” Si chiede Timothy mordendosi il labbro inferiore e muovendo nervosamente le dita delle mani.

I secondi sono scanditi dai passi sordi del giovane che si lascia sfuggire di tanto in tanto dei borbottii.

Timothy lancia un’occhiata furtiva all’entrata della stradina per poi tornare ad osservare l’altro: “Ora che è distratto potrei anche provare ad andarmene…” Quel pensiero gli fa aumentare i battiti cardiaci.

“Com’era il titolo del libro?” Domanda di colpo il ragazzo, fermandosi.

Tim sobbalza vistosamente: “E… i… io… non… non si leggeva… le lettere erano cancellate!” Il ragazzino si appiattisce di più con la schiena contro il muro quando l’altro si volta a guardarlo: “E la copertina? Com’era?”

 “Gialla, mi sembra… sì, di colore giallo…” Tim piega le ginocchia contro il petto ed abbassa leggermente lo sguardo finché non si accorge che l’altro ha ripreso a camminare: “È alto…” Pensa con aria afflitta: “Molto più alto di me…” Sospira mestamente: “Ed anche più forte!” Guarda il giovane che si è fermato e che ora fissa l’asfalto con aria assorta.

Il ragazzo alza la mano con uno scatto e se la porta al petto cominciando a tastarsi come in cerca di qualcosa: “Dannazione!” Sibila con un gesto di stizza. Si porta le mani sulle tasche davanti del jeans e poi su quelle di dietro. Sul suo volto compare un ghigno soddisfatto: “Trovato!” Esclama guardando il pacco di sigarette che ha in mano. Lo apre, tira fuori l’accendiamo e rimette lo scatolo in tasca.

Tim spalanca gli occhi e avverte una brutta sensazione alla bocca dello stomaco quando l’altro comincia a giocare con l’oggetto, accendendolo e spegnendolo a ripetizione.

Il giovane fissa la fiamma come ipnotizzato: “Possibile che alla fine sia successo…” Mormora tra sé: “Ma che sto dicendo?... è una cosa assurda e poi… io non ho fatto nulla…” La fiamma svanisce e riappare subito dopo:“E se, invece, fosse stato…” Il ragazzo si blocca e alza il pollice dall’accendino. Si gira lentamente verso Timothy, che si irrigidisce di colpo, e gli si avvicina continuando a fissarlo.  

Con uno scatto lo afferra per il braccio: “Andiamo!”

“Dove?” Il ragazzino è costretto ad arrancargli dietro mentre l’altro ha cominciato a camminare velocemente.

“A prendere quel libro!”

Timothy guarda il giovane con aria confusa: “Ma…” Si blocca subito mentre l’idea comincia quasi a piacergli.

L’altro gli lancia un’occhiata e si ferma: “È inutile che fai quella faccia! Prendiamo il libro e torniamo qui!”

Il ragazzino si acciglia: “Ma perché? A che ti servo? Ti rallento solamente!” Esclama con ria supplichevole ricevendone in cambio solo uno sguardo freddo.

“Tu mi servi per tornare indietro!”

 

Emily continua a fissare il ragazzo inginocchiato a terra e il suo sguardo perplesso e confuso viene ricambiato dal giovane che si alza lentamente: “Io?” Chiede titubante: “Parli con me ?” 

La ragazza annuisce: “Sì, certo, proprio con te!”

“Ah… beh, allora…” Sorride un po’ imbarazzato e si  alza, avvicinandosi di un passo: “Josh… io mi chiamo Josh… ehm… mi dispiace di… non volevo farla cadere!” Con una mano si massaggia la nuca e guarda l’uomo ancora a terra.

Emily si acciglia e non smette di scrutare il giovane: ha gli occhi chiari e i capelli castani incorniciano un viso pallido dai lineamenti poco marcati. Indossa un jeans sbiadito e un pullover nero: abiti normalissimi… ma non lui non è comparso davanti a  lei in modo altrettanto normale: “A dire il vero non so neanche come ci sia arrivato qui…” Pensa tra sé Emily: “Forse è entrato e non l’abbiamo visto…” Inarca un sopracciglio con aria perplessa e continua a tenere d’occhio Josh mentre, con fare incerto, si avvicina al bibliotecario.

“Mi dispiace!” Dice di nuovo il ragazzo offrendo una mano all’uomo che l’ accetta dopo un piccolo tentennamento. 

Emily poggia una mano sul muro e continua a scrutare il nuovo arrivato prima di tirarsi su.

 “Questo non è possibile!” Esclama di colpo l’uomo scuotendo la testa e avvicinandosi alla scrivania dove il libro giallo è rimasto aperto.

“Signore, è sicuro di star bene? Non si è fatto nulla?” Chiede Josh seguendolo a poca distanza: “Vuole che le prenda una sedia? Vuole che…?”

“Sto bene, sto bene, non agitarti!” Taglia corto l’uomo accompagnando la frase con un gesto della mano, senza però distogliere lo sguardo dalle pagine ingiallite. I suoi occhi percorrono velocemente le ultime frasi presenti mentre mormora fra sé e scuote lievemente la testa: “Tu sei Josh!” Esclama alla fine, come se la cosa gli fosse diventata finalmente chiara.

“Sì, proprio così…” Risponde l’altro con aria perplessa.

“E stavi per essere preso a pugni … da Ryan!”

“Eh? Beh, ecco…” Arrossisce lievemente : “Sì, è così!”

“Stupefacente! Davvero stupefacente!”

“Ehm… qualcuno mi spiega che sta succedendo?” Chiede Emily avvicinandosi ai due con le braccia incrociate.

Il bibliotecario si volta verso la ragazza e trae un lungo respiro: “Mi dispiace, non credevo che potesse accadere!”

“Cosa?” La ragazza si acciglia  avvertendo una brutta sensazione.

“Ci sono stati diversi episodi fino ad oggi, ma niente che lasciasse intendere che…” L’uomo comincia ad avere un’aria colpevole e preoccupata.

“Ma cosa? Di cosa sta parlando?”

L’altro sospira e toglie gli occhiali passando una mano sugli occhi per poi rimetterli e sospirare: “È da quando lavoro in questa biblioteca che di tanto in tanto… ma mai più di un paio di volte all’anno, accade qualcosa di… come potrei definirlo… curioso… bizzarro, ecco! Qualche rumore, un po’ di libri che escono dagli scaffali, ma niente di pericoloso… non si è mai fatto male nessuno…”

“Aspetti un attimo!” Emily si massaggia una tempia: “Sta cercando di dirmi che in questo posto ci sono i fantasmi?”

“Fantasmi? E chi ha parlato di fantasmi? Io mi riferisco al libro, ragazza! A questo libro!” Esclama l’uomo indicando il volume sul tavolo: “È lui la causa di tutto! Sembra che sia allergico ai lettori…” Sghignazza e lancia un’occhiata affettuosa al volume: “Non ho mai capito il perché, ma ogni qual volta qualcuno lo toglie dallo scaffale, finisce sempre per essere spaventato da qualcosa!” Alza le spalle: “Un libro che si rifiuta di essere letto è inutile che stia in una biblioteca, mi sono detto tante volte, ma poi mi è sempre dispiaciuto gettarlo via e l’ho tenuto… in fondo non ha mai fatto male a nessuno!”

L’espressione di Emily si è fatta sempre più perplessa, ma la giovane annuisce con la testa con l’intenzione di vedere fin dove riesce ad arrivare quel tipo.

Josh, nel frattempo, è rimasto ad ascoltare in silenzio con aria vagamente interessata, lanciando, però, di tanto in tanto, occhiate nervose allo spazio circostante.

“Ora che ci penso, però, l’ultima volta non si è limitato a far cadere libri!” L’uomo si acciglia e porta una mano sotto il mento annuendo: “Sì, è vero… quella ragazzina pelle ed ossa aveva parlato di qualcosa che fuoriusciva dalle pagine, però… “ Si volta a guardare Emily e alza le spalle: “Personalmente non ho dato molto retta a quello che ha detto… probabilmente era solo spaventata ed ha creduto di vedere qualcosa che in realtà si è solo immaginata… comunque…” Ritorna ad accigliarsi: “Ho cominciato ad accarezzare davvero l’idea di bruciarlo… e dopo quello che è successo oggi,  non credo di avere più attenuanti… “Posa una mano sul libro e sospira.

“Sì, ma io non capisco cosa centri questa… leggenda da biblioteca con il fatto che mio fratello si è volatilizzato!”  Esclama la giovane mettendo le mani sui fianchi.

L’uomo la fissa con sguardo duro: “Non è una leggenda, io…”

“Sì, ho capito, ma non me ne faccio nulla di quello che mi ha detto!”

“Voi giovani! Mai un po’ di pazienza!”

“Senta…” Comincia la ragazza con aria leggermente innervosita.

“Da dove pensi sia sbucato lui?” Sbotta indicando con un dito Josh.

“Cosa vuole che ne sappia, non…”

“Prova a leggere qua!” Esclama il bibliotecario passandole il libro.

Emily gli lancia un’occhiata e comincia a leggere.

“E allora? Ha lo stesso nome di questo personaggio, ma non ci vedo nulla di strano!” Alza gli occhi dalle pagine.

“E se quel bambino non fosse più in biblioteca?”

“Perché Tim  sarebbe dovuto uscire?”

L’altro alza le spalle: “Non lo so, ma il portone prima non era aperto e dopo che siete arrivati voi non è entrato più nessuno… se Josh è riuscito ad arrivare qui, allora può darsi che…”

“È con Ryan?!” Esclama di colpo il ragazzo in questione con i pugni serrati

“Cosa? “ Chiede Emily ancora più confusa.

“Potrebbe essere un’ipotesi!” Dice tetro l’uomo.

“Ma signore, non può… Ryan era con me e…  Ryan è un tipo violento, io… non può essere…” Farfuglia il ragazzo con aria agitata.

“Dove potrebbe andare?” Chiede l’uomo, quasi a se stesso, guardandosi intorno.

“Io…  Ryan… se Ryan è uscito può essere andato ovunque…”

“Hm… non è piacevole, ma non vedo altra spiegazione, altrimenti perché il libro si sarebbe interrotto lì…”

Emily guarda i due come se stessero parlando in un’altra lingua. Le uniche parole dotate di significato continuano a ronzarle in testa: “È con lui… è violento… Tim è con lui…” Stringe i pugni lungo i fianchi e respira a fondo prima di muovere velocemente pochi passi e afferrare Josh per un braccio: “Andiamo a cercarli!” Esclama prima di trascinarselo dietro.

“Eh? Cosa? No… non posso…”

“Fermi, dove andate?” Urla l’uomo: “Non sapete dove sono!” Prende il libro e segue i due giovani fuori dalla biblioteca.

 

Timothy continua ad essere trascinato dal ragazzo davanti a lui e deve correre per riuscire a stargli dietro.

La biblioteca è sempre più vicina e riesce quasi a vedere il portone.

Il giovane si blocca di colpo e Tim rischia di andargli a sbattere contro. Guarda davanti a sé e vede arrivare delle persone di corsa che, alla loro vista, rallentano: “Emily!” Esclama con un sorriso.

La ragazza abbassa lo sguardo su di lui: “Tim!”

“Tu!” Urla il giovane moro vicino al ragazzino.

“R-Ryan…?!” è l’unica cosa che riesce a sussurrare Josh.

 

 

 

 

per Julius: ciao! Oh mamma, che recensioni dettagliate!^^ Non ti sfugge proprio nulla! Grazie per le segnalazione degli errori… qualcosa mi sfugge sempre nonostante le tante riletture.

Uhm… ebbene sì, quello della descrizione dei personaggi è uno dei miei punti deboli^^… proprio non mi viene, anche se cercherò di rimediare in qualche modo sperando di non esagerare in senso contrario^^;

Grazie per i tutti i suggerimenti che hai dato e di cui farò tesoro, spero nel migliore dei modi. Mi fa piacere che sia riuscita ad incuriosirti con questi primi capitoli e spero che anche la continuazione della storia ti risulti piacevole.

Tranquilla, nessuna minaccia di morte^^… mi fa piacere ricevere consigli e suggerimenti… altrimenti come farei a migliorare? Alla prossima! Baci! ( ps: grazie per aver inserito la storia fra i preferiti^^)

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Capitolo 5
*** Come guardie e ladri ***


Nuova pagina 1

Capitolo 5- Come guardie e ladri

 

I quattro rimangono a fissarsi in silenzio per qualche istante.

Timothy lancia un’occhiata al ragazzo vicino a sé e muove un passo in avanti: “Emily…”

“Dove vai?” Sibila a denti stretti Ryan serrando la stretta sul braccio del ragazzino.

“Ehi, tu! Lascia andare mio fratello o giuro che…” Emily si avvicina con aria decisa ai due, muovendo un pugno con aria minacciosa.

“No, aspetta…!” Josh allunga un braccio come a volerla fermare, ma con poca convinzione.

“Fermatevi!” La voce del bibliotecario fa fermare Emily mentre Ryan alza lo sguardo sull’uomo notando subito il volume giallo che ha in mano. Istintivamente aumenta ancora di più la presa sul braccio di Timothy.

“Molla subito mio fratello!” Sbotta la ragazza che è ormai a poca distanza .

Ryan si riscuote quando Emily gli è quasi di fronte.

“Allora? Ti muovi o no?”

“Come desideri!” Sibila il moro prima di lanciare un’ultima occhio all’uomo che sta arrivando e afferrare la ragazza per un braccio.

“Ehi!” Emily sgrana gli occhi, ma uno strattone improvviso la fa finire malamente a terra.

“Che scema!” Esclama Ryan  prima di afferrare un recalcitrante Timothy e sollevarlo da terra.

Josh si precipita vicino alla ragazza: “Stai bene?”

Emily cerca di mettersi a sedere e scuotere la testa: “Sto bene… è tutto a posto… prendi Timothy…”

Il ragazzo la fissa con aria perplessa.

“Signorina… ti sei fatta male?” Chiede con aria allarmata il bibliotecario.

“Mio fratello, prendete mio...” Emily si alza in piedi: “Tu!” Urla alzando di scatto la testa, ma l’unica cosa che vede è la schiena di Ryan che si allontana.

“Tim!” Esclama di colpo cominciando a correre.

“Ehi, dove vai?” Josh rimane immobile per qualche secondo, indeciso sul da farsi: “Accidenti!” Sussurra stringendo i pugni: “Aspetta!” Esclama poi seguendo la ragazza.

“Ehi, no… voi… dove and…” Il bibliotecario muove qualche passo incerto prima di fermarsi e sospirare: “Giovani… non hanno un briciolo di pazienza…” Chiude gli occhi e respira un paio di volte prima di tornare ad aprirli; la strada davanti a lui è deserta e in lontananza si sentono le urla di Emily.

“Spero solo che non si facciano male!” Guarda il libro che stringe fra le mani e scuote la testa: “Questo proprio non dovevi farlo!” Sospira nuovamente e si avvia con aria verso la biblioteca: “Prima o poi torneranno… tutti quanti…” Pensa aprendo il portone: “O almeno è quello che spero!”

 

“Lasciami! Lasciami andare!... Emily!” Tim urla con quanto fiato ha in gola, agitando le gambe; le braccia gli sono state bloccate da Ryan che lo ha afferrato e sollevato dal suolo.

Il ragazzo corre piuttosto velocemente nonostante il peso che deve portare, ma non sembra aver nemmeno una vaga idea di  dove si stia dirigendo.

Percorre una stradina dopo l’altra senza neanche guardarsi introno, apparentemente indifferente al ragazzino che si agita.

“Mettimi giù! Ti ho detto di lasciarmi!” Strilla per l’ennesima volta Timothy cercando in tutti i modi di liberare le braccia. “Emily…” Si contorce con il viso rosso per lo sforzo ed urla di nuovo prima che Ryan gli prema con violenza una mano sulla bocca.

“Taci!” Sibila continuando a correre. Ha il volto contorto da una smorfia, ma non accenna fermarsi.

Tim si muove ancora più furiosamente mentre cerca di guardarsi intorno, riuscendo a percepire solo qualcosa di confuso.

Ryan sbuffa con aria esasperata e rallenta di poco la sua andatura, imboccando uno dei vicoli a cosa. Con un gesto improvviso lascia cadere il ragazzino a terra afferrandolo per la calotta: “Non ne hai ancora avuto abbastanza?” Chiede, guardandolo con aria poco amichevole, un po’ affannato.

Tim si acciglia e lo fissa, quasi a sfidarlo: “Voglio tornare a casa… subito!” Esclama con voce leggermente tremula, ma senza distogliere lo sguardo.

Ryan rimane interdetto per qualche istante prima che un ghigno gli compaia in volto: “Ma davvero?”

L’altro annuisce.

“Apprezzo il tentativo, ma sei ancora un piccolo moccioso codardo per poter pretendere certe cose… e ora mi hai davvero stufato!” L’espressione del giovane si fa dura e Tim deglutisce con difficoltà, senza riuscire a distogliere lo sguardo.

“Buonanotte!”  Sente esclamare prima di sentirsi afferrare per i capelli ed avvertire un dolore diffuso e lancinante alla testa. Socchiude la labbra come per dire qualcosa, ma riesce solo a rendersi conto che il viso di Ryan sta perdendo nitidezza prima che diventi tutto nero.

 

“Dove sono finiti?” Si chiede Emily fermandosi un attimo a prendere fiato. Si guarda intorno e respira velocemente: “Non possono essersi volatilizzati!” Scuote la testa e riprende  a correre lungo la strada illuminata. L’aria le schiaffeggia il viso arrossato e i pochi passanti al suo passaggio si limitano a lanciarle sguardi indifferenti.

“Timothy!” Urla continuando a correre, ma non vi è nessuna risposta.

La voce del fratello ha smesso di farsi sentire da un bel po’.

“Accidenti!” Sussurra la ragazza fermandosi e inspirando numerose volte prima che il respiro le ritorni regolare: “Se non sento più la sua voce non so se sto andando nella direzione giusta… dannazione!” Stringe i pugni e si guarda intorno con i battiti cardiaci ancora accelerati.

“Ehi, tu! Aspetta!”

La ragazza si volta indietro e vede arrivare un ragazzo di corsa.

Josh la raggiunge e si ferma, piegandosi in due: “Ehi… dove… dove sono andati?” Sussurra fra un respiro e l’altro prima di alzare lo sguardo su Emily che sbuffa: “Non lo so, quel tizio aveva troppo vantaggio e l’ho perso di vista quasi subito…” Sospira e mette le mani sui fianchi guardando la strada vuota; in lontananza si vedono i fari di un’auto in avvicinamento.

“Scusa!” Sussurra in un soffio Josh guardando il viso preoccupato dell’altra. “Avrei dovuti aiutarti!” 

Emily si gira a guardarlo: “Infatti!” Sbotta muovendo un passo indietro e tornando a guardare la strada; l’auto si avvicina e li oltrepassa.

Gli occhi della ragazza seguono il mezzo per poi spostarsi sulle abitazioni sull’altro lato della strada: nelle finestre illuminate è possibile scorgere qualche persona all’interno.

L’abbaiare di un cane fa voltare Emily che ritorna a guardare l’asfalto grigio.

“Che facciamo?”

La voce di Josh la fa girare di scatto. Fissa per qualche secondo il volto del giovane, leggermente arrossato dal freddo, che la guarda a sua volta in attesa di una risposta, e alza le spalle: “Devo trovare mio fratello!”

“Già!” Annuisce l’altro infilano le mani nelle tasche dei jeans mentre si guarda intorno con aria pensierosa.

Emily si morde il labbro inferiore e sfrega le mani per riscaldarle, facendo qualche passo in avanti: “Non ho idea di dove possano esser andati…” Dice, più a se stessa, che ad altri.

Il suono del suo cellulare le fa emettere un suono lugubre mentre infila una mano in tasca tirando fuori l’oggetto: “Mamma?... No, siamo ancora in biblioteca!” Esclama guardandosi i piedi: “Sì…” Con un gesto alza l’altro braccio e dà un’occhiata all’orologio. Sgrana gli occhi: “Maledizione, sono le sei e mezza…!” Scuote la testa e ritorna a concentrarsi sulla conversazione telefonica: “Te l’ho detto! Devo fare delle ricerche… sì, ma il professore ci ha vietato di usare Internet…” Alza gli occhi al cielo con aria esasperata: “Sì, ho capito… sì, certo, ho capito… Tim?” Si blocca di colpo e ritorna a guardare a terra: “Lui… è… sai come fa, gironzola tra gli scaffali…” Lancia un’occhiata a Josh che la guarda con aria perplessa e aggiunge: “Sì, va bene, tranquilla! Fra mezz’ora saremo a casa… sì, ok, ciao!” Chiude la chiamata e sospira con aria sconsolata. Infila l’oggetto in tasca e si copre il viso con una mano cominciando a scuotere la testa, sussurrando: “Perché… perché… perché? ... PERCHÉ?” Urla infine allontanando la mano dal viso e cominciando a tornare indietro.

“Vuoi tornare indietro?” Chiede Josh affrettando il passo e affiancandola.

Emily non risponde e continua a camminare sussurrando frasi incomprensibili.

Il ragazzo fa una smorfia e gira lo sguardo da un altro lato, rimanendo in silenzio.

I due camminano per qualche minuti senza parlare.

“È davvero così violento?” Chiede all’improvviso la giovane con aria atona.

“Parli di Ryan? Beh, lui… ecco…” Josh guarda a terra e comincia a torturarsi le mani: “È un tipo particolare…”

“Non mi interessa se è particolare o no!” Sbotta Emily fermandosi di colpo e stringendo i pugni con forza.

L’altro prosegue di qualche passo per poi girarsi a guardare la ragazza. Sospira e apre la bocca senza riuscire a dire nulla.

“Allora?” Insiste la giovane: “È solo una semplice domanda! Devi rispondere sì o no!”

Josh inspira a fondo e abbassa lo sguardo: “Sì… è un tipo violento!” Esclama con tono cupo.

Emily infila una mano in tasca senza distogliere lo sguardo dal giovane, che ritorna a guardarla.

La vde armeggiare con il telefono cellulare e portarlo all’orecchio.

“Chi stai chiamando?” Chiede con aria confusa.

La ragazza riprende a camminare: “Chiamo la polizia!”  

 

“Accidenti quanto pesi!” Ansima Ryan avanzando lentamente.

Gli sembra di star camminando da ore; si sente le gambe pesanti e le braccia stanno cominciando a perdere la sensibilità.

Il giovane continua a trascinarsi dietro Timothy, privo di sensi, e i due sono ormai lontani dai rumori del centro cittadino.

Fa ancora qualche passo e si ferma, lasciando cadere a terra il ragazzino: “Finalmente!” Pensa tra sé con un sospiro di sollievo, raddrizzando la schiena e stiracchiando le braccia intorpidite. Passa un braccio sulla fronte ed asciuga il sudore.  

Rimane a fissare per qualche secondo Tim, disteso scompostamente a terra, e poi guarda indietro; quella che ha appena percorso è una strada completamene buia e le luci dei lampioni non sono altro che un debole bagliore in lontananza.

In che razza di lurido posto sono finito?  Si chiede il giovane, mettendo le mani sui fianchi e girando lentamente in tondo, senza abbassare lo sguardo.

Le pareti spoglie delle case che si stagliano su entrambi i lati della strada sembrano incombere minacciose sui due, ma Ryan si limita a scuotere la testa con aria contrariata: “Questo posto fa schifo!... Ho bisogno di riflettere… Sì! Mi serve un posto dove non mi rompa nessuno!”

Timothy si lamenta leggermente attirando l’attenzione del giovane, che lo fissa con indifferenza; il ragazzino è ancora privo di sensi e non si è mosso di un centimetro.

“Che palle questo marmocchio!” Sibila l’altro lasciandosi sfuggire un sospiro: “Potrei anche lasciarlo qui, tanto…” Si massaggia la nuca con aria pensierosa prima di sbottare a mezza voce, in direzione di Tim: “No, per ora vieni con me!”

Piega le gambe, accoccolandosi, e afferra il mento del ragazzino con due dita; guarda il viso rilassato e, con un ghigno, lo lascia andare, caricandosi nuovamente il corpo inerme in spalla.

Riprende a camminare guardandosi intorno, con aria accigliata: “Questa zona sembra completamente disabitata!” Commenta fra sé notando che non si vedono luci alle finestre e non si ode alcun suono o rumore.

Si avvicina all’ultima costruzione della strada e rimane a fissarla fin quando, girando l’angolo non gli si  illuminano gli occhi. Lascia andare Timothy che finisce nuovamente a terra con un tonfo sordo.

Ryan, ignorando il ragazzino, continua a fissare il vetro impolverato dell’unica finestra al pian terreno, e sbircia all’interno con un sorriso compiaciuto. Inspira profondamente e con uno scatto lo colpisce con un pugno: “Ma porca…!” Urla senza riuscire a trattenersi. Apre e chiude le dita mentre lancia un’occhiata obliqua alla lastra ancora intatta. Massaggia qualche altro secondo l’arto offeso e ritorna a guardarsi intorno, cominciando a camminare.

“Perfetto!” Esclama abbassandosi per raccogliere un mattone spaccato a metà. Lo soppesa in una mano e dopo due falcate lo scaglia con violenza contro il vetro che si scheggia. Il giovane scuote la testa e riprende l’oggetto da terra tirandolo una seconda volta. Il vetro si frantuma e a Ryan scappa un’esclamazione soddisfatta: “Bene…” con un sorriso tirato lancia un’occhiata a Timothy e sussurra: “Mio caro moccioso, ecco la nostra fermata!”

 

 

 

 

Note: innanzitutto chiedo umilmente scusa per l’enorme ritardo con il quale ho aggiunto questo quinto capitolo… a mia discolpa posso solo dire che in questo periodo sono incasinata fino al collo con la tesi e con le scadenze varie. In più, l’ultima parte del capitolo, com’era venuta inizialmente, non mi piaceva per niente e questo mi ha bloccata per un bel po’… spero che ora sia venuto almeno decente^^;;; Rinnovo le mie scuse^^… e spero che fra una ventina di giorni sia fuori da questo periodo un po’ troppo indaffarato! Grazie a tutti per la pazienza! Baci baci!

Prue

 

 

 

 

per anil13: ciao! Come ho sempre detto, i consigli, i suggerimenti e, in questo caso anche le critiche, sono ben accetti… tranquilla, dopotutto non è detto che una storia piaccia a tutti! Il mondo è bello perché è vario. Apprezzo davvero la buona volontà e la pazienza che hai avuto nel leggere e recensire. Cercherò di tener presente le cose che hai detto, ma premetto che non so se riuscirò a stravolgere totalmente il mio modo di scrivere. Posso cercare di migliorare, questo sì, altro sarebbe chiedere troppo^^;;; Baci!

 

 

per Julius: ciao! Come sempre grazie per le dritte e per le correzioni^^ mi fanno sempre molto piacere! Beh, sì, in effetti un libro che non vuol far leggere va decisamente contro la sua natura XD Per ora non si sa nulla di più sui due giovani, ma prima o poi comincerà a saltar fuori qualcosa^^; Al prossimo capitolo! Baci!

 

 

Per Quasiverde: grazie per aver inserito la storia fra le seguite^^ Baci!

 

 

 

 

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Capitolo 6
*** Divergenze di opinioni ***


Nuova pagina 1

CAPITOLO 6- Divergenze di opinioni

 

“Ehi!” Esclama Emily nel sentirsi afferrare violentemente il braccio.

“Non puoi farlo!” Sbotta Josh stringendo il braccio della giovane  per evitare che possa parlare al telefono.

La ragazza si acciglia e strattona l’arto senza riuscire a liberarlo, stringe i denti e fulmina l’altro con lo sguardo.

Josh la guarda a sua volta per qualche istante e poi allenta la presa, spostando lo sguardo di lato: “Scusa…” Sussurra serrando un pugno.

Emily lo fissa e abbassa il braccio per poi indietreggiare di qualche passo e sussurrare:“E allora, sentiamo, cosa dovrei fare?... Dovrei starmene con le mani in mano mentre mio fratello è insieme ad un soggetto uscito da chissà dove e chissà con quali intenzioni?” Respira profondamente e scuotendo la testa comincia a tornare indietro, a passo spedito.

Josh stringe le labbra e fissa l’asfalto prima di decidersi a raggiungerla.

“Ascolta… ehm, lascia che ti spieghi…” Comincia a parlare a pochi passi di distanza da Emily che dal canto suo cammina come se lui non ci fosse.

“Non voglio che Ryan  faccia del male a tuo fratello e…”

“E cosa? Pensi che al tuo amico venga una crisi di coscienza e lasci andare Tim, non è così?” La voce è  sprezzante e la ragazza aumenta l’andatura.

“No, non è questo che intendevo...”

“Meglio così, tanto, che ti piaccia o no, chiamerò la polizia e scatenerò un putiferio!” Emily ghigna e annuisce con la testa: “Oh, sì, quel bastardo rimpiangerà amaramente di aver rapito mio fratello…”

Josh scuote la testa e si passa una mano sulla fronte: “Ascolta… ehm… così non farai che peggiorare…”

“Peggio di così?” Emily si ferma di scatto voltandosi verso il ragazzo che spalanca gli occhi quando se la ritrova faccia a faccia.

“E sentiamo, come potrebbe andare peggio di così, eh?” Allarga le braccia  in modo eloquente: “Mia madre è convinta che fra poco saremo tutti e due a casa e invece ci arriverò solo io e neanche tanto in fretta…e  dovrò dirle che non so che fine abbia fatto mio fratello e che molto probabilmente è da qualche parte con un individuo molto violento e che… e che…” La ragazza punta un dito contro Josh, ma la voce comincia a tremarle. Respira un paio di volte e chiude la bocca girandosi di scatto e riprendendo a camminare in silenzio.

Josh si rilassa e sospira, limitandosi a seguirla senza dire più nulla.

 

Ryan infila una mano nella finestra e a tastoni cerca la maniglia. Riesce a girarla con qualche sforzo, ma il suo volto si illumina quando, con uno scricchiolio malsano la finestra si apre.

L’odore di aria stantia invade di colpo i suoi polmoni, ma il giovane non gli dà peso, scrutando per qualche secondo l’ambiente in piena oscurità. “Questo posto è decisamente disabitato!” Fa qualche passo indietro, allontanandosi dalla finestra e riprende Timothy in spalla solo per scaraventarlo nella casa prima di entrare a sua volta.  

All’interno l’odore di chiuso e di umidità è ancora più intenso, Ryan però si limita a fare una smorfia e a guardarsi intorno con l’ausilio della poca luce che proviene dalla finestra aperta.

La stanza è completamente vuota  e il giovane la percorre in tutta la sua lunghezza camminando lentamente e guardandosi intorno come se stesse ammirando un’opera d’arte. L’eco dei suoi passi rimbomba nello spazio vuoto. Annuisce lentamente, con aria compiaciuta, e apre la porta chiusa sulla parete opposta, trovandosi di fronte al buio più completo.

“Diamo il via all’esplorazione!” Sussurra mentre un gran sorriso gli si dipinge in volto e gli occhi neri sembrano emanare un luccichio d’emozione.

Porta un mano alla tasca posteriore dei pantaloni e muove un passo, bloccandosi subito dopo: “Forse dovrei…” Si gira e con lo sguardo cerca il ragazzino disteso a terra. Gli occhi corrono dal corpo immobile alla finestra, per fermarsi sulle sue scarpe.

Viene scosso da un lieve brivido: “Farà freddo stanotte… meglio prepararsi!”   

Con poche falcate è di nuovo vicino Timothy. Si accoccola e lo scruta con aria critica il volto pallido: “Vediamo cosa devo fare con te!”

 

La porta della biblioteca si apre e l’uomo all’interno alza gli occhi dal libro che ha in mano. L’ingresso di Emily e Josh lo fa alzare dalla sedia: “L’avete trov…”

“No!” Risponde lapidaria la ragazza senza degnarlo di uno sguardo: “Sono solo venuta a prendere lo zaino!” Esclama avvicinandosi al tavolo e afferrando una cinghia dell’oggetto posato a terra. Guarda per un attimo l’uomo che è rimasto un silenzio e poi si volta verso il portone. “Vado a casa… a chiamare la polizia…” Si gira e lancia un’occhiataccia a Josh, che si è appoggiato al tavolo, e che si limita ad inarcare un sopracciglio.

“E se provi a fermarmi….” Comincia alzando un dito, con aria che vuol essere minacciosa: “Se solo ti avvicini giuro che questa volta urlo!” Si mette lo zaino in spalla e punta, a passo spedito, verso la porta.

Josh lancia un’occhiata perplessa al bibliotecario che, con aria accigliata, non ha perso di vista la ragazza per un solo istante.

“E cosa racconterai alla polizia?” Domanda l’uomo con voce tranquilla. 

Emily si blocca e senza voltarsi esclama: “La verità! Mio fratello è stato rapito da un tizio che crede di essere in un film…”

“Ma…” comincia Josh, ma l’altra si gira di scatto, infuriata: “ E non ve ne uscire con storie di libri che cadono e roba del genere! Non mi interessano!” La ragazza stinge i pugni e respira più volte prima di riprendere a camminare verso l’uscita.

“Ehi!” Esclama Josh alzando un braccio verso di lei.

“Non chiamarmi Ehi, ho un nome!” Quasi urla Emily con aria infastidita, bloccandosi e ritornando a fissare il giovane che si limita a spalancare gli occhi e a scuotere la testa come per tentare di discolparsi.

“Buonasera!” Esclama, poi, bruscamente, la ragazza raggiungendo il portone ed aprendolo con qualche difficoltà prima di uscire borbottando fra sé.

“Giovani!” Sussurra l’uomo con un  sospiro quando la porta è ormai chiusa. “Se va via non sapremo come rintracciarla…” Scuote la testa e si gratta la testa con aria pensierosa.

“Perché dovremmo rintracciarla?” Chiede Josh con un’alzata si spalle.

“Eh?” L’uomo lo guarda e poi sospira: “Uhm… no, niente, lascia perdere, però…” Abbassa lo sguardo e si acciglia, mentre ripensa alla scena che si è svolta poco prima fuori dalla biblioteca.

Perché il ragazzo è tornato indietro? Forse avrà pensato che la biblioteca fosse un buon posto dove nascondersi… ma allora perché lasciarla per dovervi ritornare subito dopo…” Comincia a camminare lentamente, avvicinandosi al portone. “Non ho capito neanche perché ha preso il ragazzino… a che gli serve?.... Ryan non mi è mai sembrato un amante dei bambini, anzi… semmai è proprio il contrario…

Alza lo sguardo e si ferma appena prima di sbattere vicino alla porta.

“Uhm…” è l’unico suono che gli esce dalla bocca.

Si gira e riprende a camminare con la testa leggermente inclinata da un lato e lo sguardo perso nel vuoto.

È tutto confuso… però potrebbe agire semplicemente d’impulso… forse non sa neanche lui come deve comportarsi… ma certo!” Si blocca e raddrizza la testa: “Non ha rapito il ragazzino di proposito; si è ritrovato in un posto sconosciuto e si è spaventato! Deve essere andata così! Avrà pensato che portandoselo dietro nessuno gli avrebbe fatto del male… in fondo Ryan è…” Il sorriso che gli è comparso improvvisamente in viso scompare altrettanto velocemente: “No! Non è andata così!” Esclama colpito da un’idea improvvisa.

Ma che gli prende?” Josh incrocia le braccia al petto e sospira reprimendo subito dopo uno sbadiglio: “Qui mi sembrano tutti matti… quella tizia che per poco non mi sbrana e questo qui… che a dirla tutta mi sembra un po’ fuori di testa…” Si acciglia guardandosi intorno.

I grandi scaffali che occupano la gran parte dell’edificio sono illuminati da lampade color arancio e si allungano a perdita d’occhio. Quel posto sembra terribilmente silenzioso. Lo sguardo del ragazzo si ferma sulle piastrelle grigie. Segue le fughe fra l’una e l’altra cominciando inavvertitamente a contarle e arriccia le labbra: “Come ci sono finito in questo posto?... non che mi sarebbe piaciuto essere preso a pugni da Ryan, però…” Sobbalza leggermente e si stringe nelle spalle: “Non capisco perché se la sia presa con un ragazzino sconosciuto…” Un lieve sorriso gli increspa le labbra: “Beh, non che la risposta sia così difficile da trovare, però…” Abbassa nuovamente lo sguardo e di rabbuia: “Quando sono stato scaraventato qui sono rimasto un po’ scosso… forse meno di quanto potessi aspettarmi, ma comunque è stato un po’ uno choc… a dire il vero non so ancora se mi sia passato… e lui, invece, ha subito travato qualcun altro da tormentare… conoscendolo non si sarà nemmeno posto il problema di spiegarsi l’accaduto!” Josh sospira e si massaggia una guancia. “In effetti neanch’io ho capito molto  di quello che è successo… l’unico che sembra aver tutto chiaro è lui!” Pensa mentre alza lo sguardo sul bibliotecario che in quel momento è fermo e guarda il muro davanti a sé; in mano ha ancora il libro giallo e non accenna a muoversi.

Ne sono sempre più convinto, qui sono tutti stra…

“Josh!” Urla l’uomo voltandosi di scatto verso il giovane che sobbalza violentemente: “Sì?”

“Ferma quella ragazza e dalle il libro!” Esclama avvicinandosi al ragazzo e tendendogli il volume.

Josh si ritrae come se gli stesse chiedendo di prendere un’arma:“Come? E perché?” Chiede con aria confusa.

“Tu daglielo e basta!” Si limita a dirgli l’uomo mettendogli il libro fra le mani.

“Ma… ma…” Josh scuote la testa con aria contrariata. “E se urla? Ha… ha detto che lo avrebbe fatto se mi fossi avvicinato…”

L’uomo rimane a fissarlo per qualche secondo prima di esclamare, con un’alzata di spalle: “Tranquillo, non lo farà! Tu non avvicinarti troppo e non succederà nulla!”

 

 

 

 

per Julius: finalmente sono riuscita ad aggiornare^^; la laurea mi ha tenuta un tantino impegnata, e devo ancora riprendermi (ehhh si, ho dei periodi di ripresa mooooolto lunghi XD), ma spero di non metterci così tanto per il prossimo capitolo. Povero Tim… in effetti la peggio la sta avendo lui in tutta questa storia e non sembra che le cose siano destinate a migliorare. Si spera in un colpo di genio della sorella, perché se si aspetta Josh… XD Come sempre grazie per i consigli (che cerco di seguire… non sempre con i risultati sperati, ma questo è un dettaglio XD) e le correzioni^^ Alla prossima! Baci!

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Capitolo 7
*** Prigioniero ***


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CAPITOLO 7- Prigioniero

 

Timothy riprende coscienza lentamente, nonostante continui a persistere un torpore generale. Capisce di essere disteso su un fianco, ma la paura di aprire gli occhi, però è forte: non so cosa potrebbe trovarsi di fronte.

“E se fosse stato solo un sogno?” Si chiede con aria speranzosa.

Continua a rimanere fermo e finalmente si decide a socchiudere gli occhi.

È buio...” Pensa cercando di mettere a fuoco qualcosa; solo in quel momento percepisce lo strano odore che c’è tutt’intorno.

Prova ad alzare la testa e sussulta per il dolore che gli deriva da quel gesto.

 “Ahi...” Sibila stringendo gli occhi e riabbassando il capo. Ad accoglierlo però non vi è un morbido cuscino, ma solo una superficie fredda e compatta.

Che dolore tremendo!”

La testa ha cominciato a pulsargli in modo violento, offuscandogli per qualche istante la vista.

Forse sono ancora in biblioteca!” Tim sussulta a quell’eventualità “Ho battuto la testa contro lo scaffale… e se mi avessero chiuso dentro? Se non si fossero accorti che…” smette di pensare perché sembra che quell’attività gli faccia aumentare il mal di testa e rimane fermo limitandosi solamente a respirare.

“Cos’è quest’odore?” Si domanda poco dopo: la frase riecheggia in modo sinistro e in mezzo a tutto quel buio non è molto rassicurante.  

Con un sospiro cerca di alzare un braccio accorgendosi di colpo che qualcosa lo tiene fermo.

Il cuore prende a battergli più velocemente nel petto mentre riprova ad alzare l’arto. Stringe di nuovo gli occhi: “Devo stare calmo…” prova ad incoraggiarsi come se fosse uno dei protagonisti dei romanzi che ha sempre amato leggere.

Tenta di muovere le gambe, rendendosi conto che anch’esse sono immobilizzate, legate l’una vicina all’altra.

“Accidenti…” Bisbiglia frustrato, muovendosi scompostamente nel tentativo di liberarsi, ma senza ottenere nulla.

Dopo qualche sforzo riesce a mettersi in posizione supina e, abbandonando i vani tentativi di liberare qualche arto, lascia che le lacrime, che fino a quel momento hanno premuto prepotentemente per uscire, scivolino via dagli occhi.  

Non gli piace quella situazione, lui non è uno degli eroi di un libro. Non è coraggioso e non ha nessun potere magico né tantomeno amici fidati e forzuti che corrono a salvarlo quando la situazione si fa critica.

Lui è solo un ragazzino di dodici anni e non dovrebbe trovarsi in un circostanza del genere. A quest’ora dovrebbe  essere a casa, seduto sul divano, a discutere per il programma televisivo da guardare. Avrebbe sempre voluto essere il protagonista di uno dei suoi libri, questo sì, ma un protagonista come si deve, non uno sfigato legato come un salame e lasciato a marcire chissà dove.

Quando avverte un rumore di passi avvicinarsi non si preoccupa di smettere di piangere e sobbalza vistosamente quando uno voce ironica esclama: “Ti sei svegliato?!”

Timothy stringe gli occhi chiusi mentre l’addome viene scosso dai singhiozzi.

Avverte qualche altro rumore prima che Ryan gli sia vicino.

“Sei proprio un marmocchio senza spina dorsale!” La voce sprezzante riesce solo a peggiorare la situazione e il ragazzino si ostina a tenere gli occhi serrati.

“Ma guarda con che razza di pivelli devo avere a che fare!”  Il giovane afferra l’altro per il cappotto e lo tira su spingendolo con la schiena contro un muro: “Smettila di frignare e mettiti seduto!” Sbotta con aria poco amichevole.

Suo malgrado Timothy si ritrova a  socchiude gli occhi rendendosi conto solo in quel momento di essere in una stanza. Il buio non è più fitto come prima e riesce a distinguere i lineamenti del viso della figura vicino a lui.

Lancia uno sguardo all’ambiente pressoché spoglio in cui si trova prima che l’attenzione ricada sulle braccia, legate al busto da quelli che sembrano essere due lacci sottili messi insieme.

“Il lacci delle scarpe!” automaticamente Timothy si ritrova a fissare i suoi piedi scalzi e, sorpreso e spaventato allo stesso tempo, viene scosso dall’ennesimo singhiozzo.

“Ehi, moccioso, ti sei imbambolato?”

Il ragazzino tira su col naso prima di alzare la testa incrociando gli occhi neri di Ryan che lo fissano con aria perplessa.

“Do… dove sono le mie scarpe?” Chiede di colpo come se in quel momento fosse un’informazione di vitale importanza.

L’altro fa una smorfia, con un’alzata di spalle, ed esclama: “Per la stanza! Non mi ricordo dove le ho lasciate!”

Timothy rannicchia le gambe per quanto gli possibile e si stringe nelle spalle, fissando il vuoto. Ryan gli lancia un’occhiata obliqua facendo una smorfia nel notare i capelli biondicci decisamente scarmigliati “Sembra proprio un marmocchio appena svegliato!” Il suo sguardo percorre velocemente l’esile figura e annuisce soddisfatto nel notare che tutte le cordicelle di fortuna sono al loro posto prima di massaggiare involontariamente un braccio “Come ha potuto un poppante così magro spezzarmi tutte le ossa del corpo?” Scuote la testa tirando giù la zip della giacca di pelle prima di sedersi a terra. Infila una mano nella tasca dei jeans e ne estrae un pacchetto di sigarette. Lo apre, tirandone fuori un accendino colorato “Ehi, pivello, ne vuoi una?” Tim alza lo sguardo sul giovane e lo vede tendergli il pacchetto. Sbatte le palpebre e scuote la testa. Dall’atra parte gli risponde una risata di scherno “Oh, già, sei un moccioso troppo piccolo per queste…” Ryan fa spallucce e lancia, con fare non curante, il pacchetto dietro di sé, ritornando a fissare Timothy che ha piantato le iridi nocciola su di lui.

Il giovane si acciglia “Ehi, che credevi? Che fossero mie? Non ho bisogno di quelle per farmi rispettare!” Rimane in silenzio qualche istante prima di aggiungere, incrociando le gambe “Le ho prese ad un gruppo di smidollati mocciosi come te… idioti, pensavano di essere chissà chi facendo finta di fumare… ma se non sanno neanche come si tiene in bocca una sigaretta… patetici!” Scuote la testa mentre Tim si limita a lanciargli un’occhiata perplessa “Ehi!” Esclama Ryan spostando il busto in avanti “Senza che mi guardi in quel modo! Non pensare che l’abbia fatto per un alto ideale moralistico o stronzate del genere. Semplicemente mi piaceva questo!” Sorride con aria soddisfatta mostrando l’accendino che ha in mano facendolo scattare. Una piccola fiamma gli illumina in modo sinistro il viso, enfatizzando il ghigno che ha in volto. Poi, com’è comparsa, sparisce, facendo ripiombare la stanza nel buio. “Visto che c’ero ho preso anche il pacchetto tanto senza qualcosa con cui accendere non serviva a nulla…” ricomincia a girarsi l’accendino fra le mani. Timothy rimane a guardarlo con aria assorta, gli occhi fissi sull’oggetto colorato, e non si accorge che l’altro ha cominciato a fissarlo.  “Vedo che hai smesso di frignare!” Sbotta Ryan con un sorriso compiaciuto. Il ragazzino alza lo sguardo, socchiudendo le labbra sottili, ma non dice nulla.

L’altro scuote la testa e fa per alzarsi.

“No!... A-aspetta!”

 

Josh sta ancora correndo lungo il marciapiede poco affollato, il libro stretto in una mano, quando vede la ragazza di spalle “Ehi!” Urla fermandosi un attimo, prima di riprendere a correre “Ehi! Ehi, aspetta!”

Emily, nel sentire la voce del giovane, si ferma di colpo, stringendo i pugni “Ti ho detto che ho un nome…” Sibila mentre l’altro la raggiunge

“Scu-scusa!” Esclama Josh con un po’ di fiatone “Ma… non so quale sia!”

 La ragazza si gira e fissa il giovane che fa spallucce. “Ah… sì, vero!” Borbotta Emily con aria accigliata torturando una ciocca di capelli scuri “Mi chiamo Emily e ora, se non ti dispiace, dovrei andare a casa!” Fa per voltarsi, ma l’altro la ferma “Aspetta! Devo…” Il giovane inarca le sopracciglia guardando il volume che ha in mano “Devo darti questo!”

Emily sbuffa rumorosamente voltandosi di nuovo e rimane perplessa di fronte al libro che Josh le sta tendendo per poi socchiudere leggermente le labbra e stringere con un fremito i pugni “Se quel vecchio rimbambito vuol prendermi per…”

“No!... ehm… o almeno non credo!” Si affretta a precisare Josh “Io… mi ha detto solo di darlo a te… nient’altro!”  Facendo attenzione a non avvicinare troppo la ragazza le porge il libro.

Emily lo prende, sebbene sia un po’ riluttante, e sussurra “Non so che abbia in mente quello lì, ma questo la polizia non lo vedrà mai!”

Josh si lascia sfuggire un sorriso che sparisce appena l’altra alza gli occhi marroni su di lui “Vado a casa!” Fa un passo indietro, ma si ferma di nuovo “Ah… aspetta!” Si toglie lo zaino dalle spalle, accoccolandosi a terra, e lo apre per cercarvi qualcosa all’interno. Prende un quaderno e scrive qualcosa prima di strappare un pezzo della pagina. “Tieni!” Tende il foglio a Josh che lo guarda perplesso.

“È il mio numero di cellulare! Se succede qualcosa chiamatemi!” Chiude lo zaino e lo rimette in spalla, mentre l’altro annuisce. “Ora posso finalmente andarmene!” Sospira, riprendendo a camminare.

Il ragazzo rimane a fissarla in silenzio mentre si allontana. Guarda il pezzo di carta che ha in mano e alza lo sguardo verso la ragazza, che ha cominciato a correre. Muove un passo incerto prima di scattare, stringendo il foglietto “Emily! Emily!”

L’altra si ferma e si volta a guardalo.

“È una promessa!” Esclama Josh “Farò tutto ciò che posso per portare indietro tuo fratello! Te lo assicuro!”

Emily rimane a fissare la figura immobile sul marciapiede fin quando non avverte gli occhi bruciarle. Deglutisce per mandar via il groppo in gola. “Vado!” Sussurra prima di abbassare lo sguardo e girarsi, riprendendo a correre mentre avverte un peso sullo stomaco sempre più pesante. “La polizia…” Pensa cercando di farsi coraggio “La polizia lo troverà…”

 

“Cosa?” Chiede Ryan rimanendo fermo.

Timothy avverte un brivido lungo la schiena; si sforza di parlare in modo chiaro ma la sua voce esce fuori simile ad uno squittio “Do… dove vai?”

Ryan si acciglia “Da nessuna  parte, per…” Si blocca, continuando a fissare il ragazzino che sussulta lievemente e un ghigno gli si dipinge sul volto… un ghigno divertito “Sei proprio un moccioso!” Scuote la testa sghignazzando mentre Tim cerca di asciugarsi gli occhi, alzando le braccia legate. Le mani gli tremano un po’, ma cerca di non farci caso.

“Pensavo l’avessi piantata di fare la femminuccia!” Sbotta Ryan infastidito.

“Non sto più piangendo!” Sbotta l’altro strofinando gli occhi prima di guardarlo con un mezzo cipiglio.

“Hm… meglio così!” Ryan gira il busto di lato e fissa il buio come in cerca di qualcosa.

Tim deglutisce pesantemente e si stringe nelle spalle “Per-perché…” Sussurra lentamente “Posso… posso tornare a casa?” Domanda con la voce che si va spegnendo quando l’altro si volta di scatto con aria nuovamente irritata.

“Sta zitto!” Urla spalancando gli occhi.

Tim sussulta e preme istintivamente la schiena contro il muro mentre il giovane si alza e gli si avvicina

“Tu non ti muovi di qui fin quando non lo decido io, capito?” Gli punta un dito contro e il ragazzino non ha nemmeno il coraggio di muovere la testa per annuire.

“Stupido marmocchio!” Ryan scuote la testa, abbassandosi fino ad essere all’altezza del volto di Timothy “Non provarci più! Neanche più una parola!” Gli sibila a pochi centimetri fissandolo dritto negli occhi spalancati.

Si alza con uno scatto e attraversa la stanza colpendo violentemente il pacco di sigarette a terra che rimbalza contro il muro. Apre la porta e se la richiude violentemente alle spalle.

La stanza piomba nel silenzio.

Timothy rimane fermo per diversi istanti; la voce furiosa di Ryan che gli rimbomba nelle orecchie.

“Voglio andare via!” Sussurra a mezza voce.

Un brivido di freddo lo fa raggomitolare su se stesso. Abbassa lo sguardo e gli occhi riprendono ad inumidirsi.

Ha voglia di distendersi e di addormentarsi per non dover sentirsi così solo.

Restando con la schiena vicino al muro comincia a scendere pian piano su un lato, con gli occhi socchiusi, quando un debole luccichio all’interno della stanza non lo fa trasalire. Si raddrizza cercando con gli occhi la fonte del bagliore, non riuscendo però a vedere nulla. Alza la testa fino a incrociare la finestra: le persiane sono chiuse ma qualche sprazzo di luce riesce a penetrare. Timothy muove lentamente la testa e il luccichio si ripete strappandogli un lieve sorriso.

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Capitolo 8
*** In trappola ***


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CAPITOLO 8- In trappola

 

 

Emily si stringe nel piumino avvitato e con un sospiro sconsolato suona al campanello; è rimasta davanti al portone della sua abitazione per più di cinque minuti fissando nel vuoto, cercando il modo meno traumatico per raccontare gli eventi appena accaduti. Come se il fatto che il fratello minore sia stato rapito da uno sconosciuto psicopatico possa essere indorato in qualche modo.

Sai, mamma, si sono conosciuti in biblioteca questa sera ed è nato un rapporto di amicizia così forte da non poterli separare!” La giovane fa una smorfia disperata “Si sono innamorati e sono fuggiti! Vedrai, torneranno presto!” Stringe la testa fra le mani, emettendo un gemito “C’è stato un piccolo malinteso, dovremo chiamare la polizia, ma solo per precauzione! Penserò io a spiegare la situazione agli agenti... non so dove sia Tim… anzi, sì, è a dormire da un amico! Quale? Beh, quello lì, come si chiama? Non mi ricordo! ... è con la fidanzatina che… che… dannazione!” Impreca fra i denti quando il rumore del chiavistello la fa sobbalzare.

“Emily, era ora! Hai lasciato il cellulare in camera, non sapevo come rintracciarvi! La cena è già a tavola, quando avevate intenzione di rientrare?”

La donna sulla soglia tiene le mani sui fianchi e rimane in attesa di una risposta che tarda ad arrivare.

Emily socchiude le labbra e prende fiato “Io…” Fissa la madre senza riuscire a spicciare parola. Stringe la presa sul libro che ha fra le braccia e deglutisce vistosamente “Non ti preoccupare, è tutto a posto!” Sputa fuori d’un fiato sbattendo velocemente le palpebre, incapace di reggere lo sguardo perplesso della madre. Muove un passo indietro “Sì, è tutto a posto… vado e torno subito!” Esclama con la voce che va scemando, ormai quasi in strada.

“Emily? Che stai dicendo? Dov’è Timothy?” La donna fa per raggiungere la figlia, sempre più confusa, mentre la sua espressione comincia a farsi sospettosa. La ragazza, però non le dà il tempo di arrivarle troppo vicino e, senza preavviso, inizia a correre nella direzione dalla quale è arrivata solo pochi minuti prima.

“Non ce la faccio, non ce la faccio!” Continua a ripetersi, troppo impegnata a risparmiare il fiato anche solo per piangere mentre i richiami della madre le arrivano sempre più fievoli, annientati dalla distanza e dal silenzio.

 

“Secondo lei va bene rimanere qui senza far nulla?” Chiede Josh con aria preoccupata “Insomma, se la polizia trovasse Ryan potrebbe anche arrestarlo per sequestro di persona e noi non potremmo far nulla!” Il giovane fissa il volto rugoso del bibliotecario, seduto dietro la scrivania, che continua a rigirarsi fra le mani il foglio su cui Emily ha annotato il suo numero di cellulare, fissandolo con aria grave.

Di fronte al persistere di quel mutismo il giovane allarga le braccia “Lo so che non abbiamo idea di dove sia, però…” Josh scompiglia i capelli con aria frustrata “Senta, Ryan può essere tutto quello che volete, ma non posso rimanere a guardare le mosche mentre rischia di finire in grossi guai!” Respira a fondo mentre l’uomo chiude gli occhi per un attimo prima di alzarli su di lui.

“Credi che ti ascolterebbe? Sappiamo benissimo entrambi com’è fatto e credimi, sono l’ultima persona che vorrebbe vederlo nei guai, ma sono sufficientemente realista per sapere che Ryan non acconsentirebbe mai a seguire il suggerimento di una terza persona così su due piedi.” Il tono è pacato, ma l’espressione dell’uomo non ammette replica. Nonostante ciò Josh non sembra voler desistere e socchiude le labbra, pronto a ribattere.

Il portone della biblioteca si apre all’improvviso e una Emily affannata entra senza tanti preamboli. Con passo sicuro si avvicina al ragazzo, che lo fissa con aria confusa.

“Chissà perché non sono sorpreso di vederti qui…” Esclama a mezza voce il bibliotecario, riuscendo solo a ricevere l’occhiata nervosa da parte della giovane che afferra Josh per un braccio.

“Andiamo a cercare mio fratello, ora!” Sbotta la giovane, con fare autoritario, mentre fissa il volto pallido dell’altro, ma il tremito nella sua voce la tradisce. Scosta lo sguardo dall’altro e toglie lo zaino dalle spalle solo per infilarvi dentro il libro “Allora?” chiede nuovamente, con voce più ferma.

“Certo, sono completamente d’accordo con te!” Riesce solo ad asserire il ragazzo con aria decisa, prima che la mora lo trascini con sé, fuori dall’edificio.

Dobbiamo trovarli, dovessimo impiegarci anche tutta la notte e non solo!” è l’unica cosa di cui Josh è sicuro mentre si ritrova nuovamente a correre nel buio di quella città sconosciuta.

 

Trascinandosi lentamente sul pavimento umido e polveroso, Timothy riesce a raggiungere la fonte del luccichio, ma una volta che i suoi occhi riescono a distinguere l’oggetto nella quasi totale oscurità, il ragazzino si lascia scappare un gemito desolato.

“È solo un pezzo di plastica.” Mormora con voce tremula, lasciandosi andare contro la superficie dura. Poggia la testa a terra e per poco non rischia di tagliarsi con dei cocchi di vetro.

Sbatte velocemente le palpebre e ansima un po’ riuscendo a sedersi. Allunga tutto il corpo per afferrare il frammento scuro e con una smorfia comincia a sfregare l’oggetto contro il laccio che gli blocca le caviglie.

Il silenzio quasi irreale che lo circonda è rotto solo dal lento e irregolare strofinio.

“Ahi…” bisbiglia piano, trattenendo per un attimo il respiro. Morde il labbro inferiore, cercando di dimenticare il dolore provocato dal taglio che si è appena procurato.  

Appena avverte la pressione del cordino allentarsi lo strattona con violenza, riuscendo a spezzarlo del tutto.

Timothy respira a fondo più di una volta, nel vano tentativo di rallentare il battito accelerato del cuore. Tende l’orecchio ma nessun rumore anomalo giunge dall’esterno della stanza.

Cercando di non cedere alla stanchezza, e ignorando il dolore al polso e alle braccia, riprende ad usare il frammento che ha in mano per liberarsi anche dei lacci che limitano i movimenti degli arti superiori.

Il respiro gli si fa sempre più affannoso man mano che i minuti passano, ma il ragazzino non demorde nonostante avverta un lieve tremore percorrergli l’intero corpo. 

 

Emily fissa la strada deserta e poco illuminata davanti a sé.

Sono ritornati al punto in cui avevano perso le tracce di Tim e Ryan, poche ore prima, ma ritrovare i due è più semplice a dirsi che a farsi.

La giovane sospira “Che idiozia pensare di condurre delle ricerche del genere senza avvisare la polizia!” Stringe i pugni, avvertendo un nodo alla bocca dello stomaco, ma la presenza di Josh a pochi passi da lei la costringe a ricacciare indietro il groppo in gola “Dopotutto sono stata io a tirarmi indietro e a non trovare il coraggio di parlare con mia madre!” Socchiude un attimo gli occhi, lasciandosi scappare l’ennesimo sospiro.

“Tutto bene?” La voce di Josh le fa spuntare un sorriso amaro in viso “Secondo te?” chiede a sua volta con una nota d’irritazione.

Il ragazzo le lancia una rapida occhiata ritornando subito a fissare davanti a sé “Sì, hai ragione, ho fatto una domanda stupida!” Fa spallucce infilando le mani nelle tasche dei jeans.

Emily rallenta di poco il passo e stringe le labbra prima di domandare “Perché ha preso Tim? Al massimo può avergli riempito la testa di chiacchiere su libri sconosciuti!” Si stringe nel cappotto, ingobbendosi leggermente.

“Non penso che Ryan abbia qualcosa contro tuo fratello, è…”

“E allora perché…” La ragazza si blocca, rendendosi conto di aver alzato troppo la voce, e scuote il capo “Niente, lascia perdere!” Borbotta finendo per fissarsi i piedi.

“Ascolta, non so fino a che punto possa interessarti, ma se la cosa può essere di qualche pur minimo conforto, sappi che non è bastardo come sembra… o, almeno, è questo quello che penso!”

“Scusa se te lo dico, Josh, ma non mi fai sentire per niente meglio in questo modo!” 

Il giovane scrolla le spalle “Mi dispiace, ma non è colpa sua se ha un carattere così ostico.” Josh stringe le labbra, prima di sospirare “ Chi non conosce bene la sua famiglia lo invidierebbe; vive negli agi, senza che gli manchi nulla, ma ti assicuro che i suoi genitori sono delle persone davvero rigide. Suppongo che questo sia solo il suo modo di ribellarsi.” Un lampo di fastidio attraversa gli occhi chiari “Se qualcuno pretende di controllare la tua vita, a lungo andare, non deve stupirsi nell’ottenere il risultato contrario e Ryan ne è l’esempio perfetto.”

“Balle!” Sbotta Emily, smettendo di camminare.

Josh si arresta a sua volta, rimanendo a fissarla in silenzio.

“È facile prendersela con ricchezza, genitori e stile di educazione quando si va in giro a rapire bambini sconosciuti, ma sai una cosa? Non ci credo! Non penso che tu lo conosca così bene da poter affermare certe cose e non capisco per quale motivo ti ostini a difenderlo!” La giovane lancia all’altro un’occhiata furente “Eri sul punto di essere picchiato ed hai ancora il coraggio di prendere le sue difese? Proprio non ti capisco!” Inspira violentemente di fronte allo sguardo fermo di Josh, che non accenna a vacillare.

Emily sbuffa, irritata “Sei davvero convinto di quello che hai detto, non è così?” Sussurra incredula, con un sorriso ironico, massaggiando gli occhi con una mano. Scuote stancamente la testa prima di riprendere a camminare “Lasciamo perdere!” Borbotta fra sé, la sua voce che risuona in modo sinistro lungo la strada isolata.

 

Timothy guarda fuori dalla stanza con fare circospetto; il silenzio avvolge il corridoio buio e un po’ rincuorato da ciò muove pochi passi con gli occhi fissi sui piedi scalzi poggiando poi una mano al muro. Percorre lentamente qualche metro ritrovandosi affianco ad una porta aperta dalla quale filtra la tenue luce esterna. Timothy trattiene il respiro introducendosi nell’ambiente, cercando di non pensare a dove possa essere il ragazzo che l’ha portato lì.

Raggiunge la finestra il cui vetro è stato frantumato e, aggrappandosi al parapetto, riesce un po’ a fatica ad issarsi su. Ignorando il respiro mozzato e il bruciore dei graffi sulle dita, afferra con entrambe le mani l’anta, pronto ad uscire. Sobbalza di colpo, spalancando gli occhi, nel sentire un lieve tonfo provenire dall’interno della casa; morde piano un labbro, cercando di non farsi sopraffare dall’ansia e, senza pensarci due volte, si getta in strada, cominciando a correre.

 

Il cuore gli rimbomba nelle orecchie e comincia ad avvertire un bruciore pressante ai polmoni.

Si volta indietro per assicurarsi di non essere seguito e rallenta un po’. Con una smorfia Timothy porta una mano alla tempia “Mi sta facendo impazzire.” Pensa non riuscendo ad allontanare il doloroso pulsare alla testa, ma non smette di camminare, ansimando. Deglutisce, la gola fastidiosamente asciutta, e si guarda intorno, in cerca di un punto di riferimento.

“Forse…” sussurra imboccando un vicolo sulla destra e trasalendo violentemente nel ritrovarsi Ryan di fronte.

Il ragazzino muove un passo indietro, non riuscendo a fermare il tremito che gli ha invaso il corpo appena gli occhi neri si sono fissati su di lui.

Con uno scatto repentino si volta, ricominciando a correre, ritrovandosi quasi subito contro un muro; le mani di Ryan gli stringono con forza le spalle prima che il ragazzo lo scaraventi a terra senza dire una parola.

Timothy respira affannosamente e avverte le lacrime di frustrazione premergli ai lati degli occhi quando vede l’altro incombere su di lui.

Con uno scatto il giovane alza un pugno e il biondino porta entrambe le braccia a proteggere il viso, chiudendo con forza gli occhi, ma i secondi passano e non accade nulla.

Tim si sente afferrare per un braccio e tirar su di peso; senza opporre resistenza, si limita a guardare, un po’ sorpreso, il volto dell’altro. Ryan aggrotta le sopracciglia, le labbra carnose chiuse in una linea rigida, e inspira profondamente “Muoviti!” Si limita a mormorare in tono piatto prima di trascinarsi dietro il giovane.

 

Ryan si lascia sfuggire un grugnito notando che il ragazzino legato e sdraiato sul pavimento si è infine addormentato; il volto dai lineamenti ancora acerbi è disteso, le labbra appena schiuse e il suono del respiro regolare riempie la stanza.

“Non capisco come diavolo riesca a dormire così…” Mormora il giovane con una smorfia disgustata prima di infilare una mano in tasca per prendere l’accendino rubato, facendolo scattare e rimanendo ad osservare la piccola fiamma tremolante.

“Tutte quelle storie e poi crolla come un neonato… frigna anche come un poppante, che strazio di pivello.” Sbuffa e la fiamma scompare, lasciandolo al buio.

Con un sospiro rimette nuovamente l’oggetto nella tasca dei jeans, alzandosi da terra. Strattona malamente la giacca di pelle e fissa ancora per qualche secondo Timothy; un lieve senso di fastidio gli fa stringere i pugni “Stupido moccioso.” Biascica senza particolare convinzione distogliendo lo sguardo del biondino e lasciandolo vagare nella quasi totale oscurità.

“Dannazione!” Sussurra, cominciando a camminare nervosamente all’interno della stanza. Si ferma di fronte ad uno dei muri, colpendolo con la punta della scarpa “Ne ho abbastanza di questa storia.” Sbotta a mezza voce, ispirando con violenza. Resta un attimo immobile, fissando il vuoto, prima di scattare in avanti, uscendo a passo rapido dall’ambiente “Andrò a riprendermi il libro da solo!”

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Capitolo 9
*** La fine della fuga ***


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CAPITOLO 9- La fine della fuga

 

“Emily?”

In risposta, Josh ottiene solo un grugnito.

“Forse ci stiamo allontanando troppo. Non penso che abbiano fatto tutta questa strada.”

L’occhiataccia che il giovane riceve lo trattiene dall’aggiungere altro.

“Che diamine ne sai fin dove è venuto in mente di camminare al tuo splendido amico?” Domanda l’altra con aria sprezzante, sbuffando e accelerando il passo, fissando davanti a sé.

“Lo so, ma non possiamo…” 

Emily agita impazientemente una mano “Possono essere ovunque, ma a costo di percorrere tutte le stradine della città, ti assicuro che ritroverò Timothy, soprattutto perché non credo che qualcuno gli abbia dato asilo in casa…” Si sente afferrare e strattonare con forza per un braccio e con uno scatto improvviso sposta lo sguardo su Josh, aggrottando le sopracciglia.

L’espressione del giovane le fa socchiudere le labbra e guardare nella stessa direzione in cui sono puntati gli occhi chiari.

“Tu…” Sibila quando il viso irritato la fissa a poca distanza “Tu, bas…”

“Ryan, lascia stare il ragazzino!” Josh muove un passo in avanti “Lo so che vuoi solo tornare indietro e…”

“Chiudi il becco!” Urla Ryan stringendo i pugni e voltandosi in fretta per cominciare a correre.

“Ehi!” Emily si libera dalla stretta di Josh e rincorre il moro senza prestare attenzione a nient’altro. “Fermati!” Strilla con rabbia “Bastardo!” Continua mentre l’altro non accenna a rallentare.

Con un sussulto la ragazza blocca per un attimo la sua corsa nel vedere il giovane accoccolato a terra. “Cosa accidenti sta facendo?” Si chiedere, respirando affannosamente: i battiti accelerati del cuore le rimbombano nelle orecchie. Deglutisce a fatica a causa della gola secca, socchiudendo un attimo gli occhi; quando li riapre di Ryan non vi è più traccia.

“Com’è possibile?” Si chiede Emily spalancando gli occhi e avvicinandosi al muro dove fino a poco prima vi era il ragazzo. “Ah…” si lascia sfuggire nel vedere la finestra frantumata a poche decine di centimetri dalla strada.

“Sarà disabitata?” Mormora a mezza voce, scrollando le spalle e lanciando una rapida occhiata intorno, notando che Josh la sta raggiungendo.

Inspira profondamente e scavalca la finestra, ritrovandosi in una stanza buia e spoglia.

“Bene, ci sono quasi.” mormora, cercando di farsi coraggio.

Sposta lo sguardo nell’ambiente sconosciuto e stringe con forza le mani, avvertendo il tremore che le attraversa. Con andatura un po’ incerta, la giovane percorre la stanza in tutta la sua lunghezza, oltrepassando la porta aperta.

L’eco dei passi di Ryan non è ancora scomparsa quando il moro ritorna nel corridoio, tenendo stretto Tim per un braccio e facendosi luce con l’accendino.

Il ragazzino ha l’aria visibilmente confusa e assonnata, ma riprende immediatamente coscienza di quel che sta accadendo quando la voce della sorella lo chiama.

“Emily!” Esclama con un sorriso sollevato, completamente dimentico del ragazzo alle sue spalle, che lo spintona in avanti.

“Toglietevi dai piedi!” Intima fra i denti, facendo oscillare la fiamma dell’accendino che crea strane ombre sulle pareti.

“Ryan, per favore, non peggiorare le cose…” Sussurra Josh guardando, con aria preoccupata, Emily che ha tutto il corpo contratto e continua ad aprire e chiudere i pugni.

“Lascia andare mio fratello e ti assicuro che ti eviterai un brutto quarto d’ora!” Replica la ragazza senza preoccuparsi di dosare le parole. Muove un passo verso i due, ma Ryan, con un smorfia irritata, strattona il ragazzino, che geme debolmente nel venir addossato al muro.

“Vedi di infilarti le tue minacce da dove sono uscite o il moccioso potrebbe diventare una torcia olimpica… che ne dici, potrebbe essere un bello spettacolo, no?” Domanda avvicinando la fiamma dell’accendino ai capelli biondi.

“No…” mormora Timothy irrigidendosi e sbattendo violentemente le palpebre per ricacciare indietro le lacrime.

Emily perde di colpo tutto il coraggio e la strafottenza mostrata fino a quel momento e deglutisce nervosamente “Non puoi farlo… è poco più di un bambino.” Riesce solamente a sussurrare, avvertendo un peso sullo stomaco, gli arti che sembrano paralizzati. 

“Sai cosa me ne importi! Per me è solo un pivello senza spina dorsale, oltre che un gran fastidio. E ora sparite da qui e fatemi passare, questo posto comincia a darmi la nausea. Devo andare a fare una visitina al vecchio matusalemme e riprendermi ciò che è mio.”

“Ma…” la ragazza fa per muoversi in avanti, ma la stretta di Josh sul braccio la fa desistere.

“Fa come dice… è come un animale in trappola e non credo che al momento vorrà sentir ragioni!”

Emily fissa l’altro, deglutendo a fatica e annuisce controvoglia facendosi di lato. Segue Josh e percorre il corridoio a ritroso, oltrepassando la stanza dalla quale è entrata.

Ryan avanza lentamente, senza allentare la presa sul torace di Timothy e continuando a tener d’occhio gli altri due che sono ormai a qualche metro di distanza.

“Si può sapere cos’è che vuoi?” Domanda Emily con voce leggermente più acuta quando il giovane è sul punto di varcare la soglia della camera.

“Cosa devo fare per riavere Tim sano e salvo?”

Il moro si ferma, scrutando la sagoma della ragazza prima di lanciare un’occhiata veloce al biondino che trattiene vicino a sé e che non ha più fiatato.

“Che bamboccio: è tutto un tremito.” Pensa con una smorfia contrariata, avvertendo il battito furioso del ragazzino contro il suo braccio. “Sicuramente starò dando una scarica di adrenalina alla sua vita noiosa e perfettina… gli farò soltanto bene!

Con uno sbuffo irritato riporta la sua attenzione su Emily “C’è solo una cosa che voglio e naturalmente non si tratta di questo moccioso piagnucolante! Voglio riprendermi il libro e farla finita con questa faccenda disgustosa!”

La giovane a quelle parole socchiude le labbra, stringendo automaticamente la presa sulle cinghie dello zaino.

Gli occhi neri le lanciano un’ultima occhiata sprezzante prima che Ryan spinga Timothy davanti a sé, scomparendo oltre la porta.

“Ehi, aspetta!” Urla Emily togliendo lo zaino dalle spalle. “Aspetta, ce l’ho io!”

“Cosa?” Domanda quasi noncurante il moro, fissando la finestra e il ragazzino come riflettendo sul modo più semplice per uscire.

“Il libro!” Sbotta la ragazza, irritata.

“Sì, certo, e io dovrei crederti? Perché ti decidi solo ora a dirmi una cosa del genere?”

“Secondo te? Se tu avessi parlato prima invece di continuare a scappare e nasconderti come un coniglio avremmo risolto ore fa la questione!” Emily muove un passo verso il giovane che ha aggrottato vistosamente le sopracciglia.

“Cosa vorresti dire?”

“Niente, non voleva dire nulla, è solo stanca!” Josh poggia una mano sulla spalla dell’altra e con un sorriso tirato cerca di zittirla.

“Josh, piantala!” Sibila la ragazza fra i denti, cercando si scrollarsi di dosso la mano.

“Non peggiorare la situazione!” Lo sguardo del giovane si fa duro, riuscendo solo ad innervosire ulteriormente Emily.

“Peggio di così? Scusa tanto se sto tentando in qualche modo di ritornare a casa senza che qualcuno si faccia male. Io almeno ci sto provando, e tu? Te ne stai lì impalato difendendo un tizio indifendibile, dannazione!” Con uno scatto improvviso si allontana, inspirando profondamente e aprendo lo zaino “È questo che vuoi, vero?” Domanda non staccando gli occhi da Ryan, cercando a tentoni qualcosa, prima di estrarre il libro logoro.

Lo sguardo del moro si accende e quasi trattiene il fiato.

Emily ncrespa le labbra in un lieve ghigno “Vuoi questo maledetto libro?” Chiede ancora tenendo l’oggetto con una mano e alzandolo poco sopra la testa.

Ryan non risponde subito, serrando con forza le labbra, la presa sulle braccia di Timothy si allenta di poco “Dammelo!” mormora solamente prima che la ragazza sbotti “E va bene, prenditelo!” lanciando il libro all’interno della stanza.

Ryan alza lo sguardo per seguire l’oggetto e spingendo Tim lontano da sé si sposta velocemente di lato per cercare di prendere al volo il libro, imitato da Josh.

“Tim!” Emily, dimentica di tutto il resto, si avvicina al fratello che è finito malamente a terra. Gli afferra il volto fra le mani “Stai bene?” Chiede mentre l’altro sbatte le palpebre e annuisce.

La giovane si volta un attimo a guardare alle sue spalle, facendo appena in tempo a vedere Ryan che si getta sul libro a terra e Josh che, quasi nello stesso istante, afferra il ragazzo per un braccio prima che i due scompaiono, come inghiottiti dal buio.

“Ma…” Emily si strofina velocemente gli occhi non riuscendo ugualmente a vedere i due ragazzi.

Per qualche secondo nella stanza regna il silenzio.

“Emily?” La voce del ragazzino scuote l’altra che ritorna a guadarlo con un sorriso un po’ confuso “Sono scomparsi?” Chiede ancora Timothy, con un tremito, ma la sorella si limita a fare spallucce e a slegargli le braccia, prima di guardarlo bene in viso “Sicuro di star bene? Quel tipo ti ha fatto qualcosa?”

Il biondino scuote energicamente la testa, fissando l’altra in silenzio per qualche istante “Mi ha solo legato, non voleva che andassi via perché pensava che sapessi come farlo tornare indietro… nel libro…” Tim fa spallucce guardandosi le mani che finalmente può muovere.

“Già, tutto per quello stupido libro!” Sospira Emily con aria infastidita prima che la stanchezza si faccia largo sul suo viso. Accarezza lentamente la testa bionda e si rimette in piedi percorrendo a piccoli passi l’intero ambiente per fermarsi vicino al volume che poco prima lei stessa ha lanciato con rabbia. Lo fissa sospettosa prendendolo poi saldamente in mano “Io non ci dormo con questo in casa!” Mormora lanciando un’occhiata eloquente al fratello.

 

 

Emily spinge il pesante portone della biblioteca, non sorprendendosi nel trovarlo aperto.

Gli occhi assonnati dell’uomo seduto alla scrivania si alzano sui due giovani e subito il proprietario scatta in piedi, facendo cadere a terra la sedia di legno, rompendo il silenzio “State bene?”Domanda andando incontro ai nuovi arrivati, prima di chinarsi a guardare Timothy in viso.

“Siamo vivi… non grazie a lei.” Borbotta Emily gettando a terra lo zaino.

Il bibliotecario annuisce, continuando a fissare il ragazzino che ricambia con sguardo confuso prima di accennare un sorriso. L’uomo sembra scuotersi e gli scompiglia debolmente i capelli, raddrizzandosi “Josh e Ryan?” Domanda alla ragazza che sbuffa, massaggiandosi gli occhi.

“Sono scomparsi appena hanno toccato il libro.” Con una smorfia porge il volume all’uomo che lo afferra prontamente, guardandolo quasi con tenerezza.

“Ha un telefono? Vorrei avvisare i miei prima che chiamino la polizia.”

L’altro annuisce indicando la scrivania “È lì, fa pure!”  Esclama muovendo qualche passo verso gli scaffali prima di fermarsi, fissando il vuoto.

Timothy segue l’uomo con lo sguardo e socchiude le labbra, come per parlare, ma si limita ad abbassare gli occhi sul pavimento, massaggiando le braccia.

“Vuoi dare un’occhiata?”

Il ragazzino trasale nel sentire la voce del bibliotecario accanto a sé e solleva di poco il viso notando che l’altro gli sta tendendo il libro “Io…” Timothy morde nervosamente un labbro prima di alzare le mani e afferrare il volume.

“Ehi, Tim, la mamma vuol sentirti, urla qualcosa.”

Un sorriso increspa le labbra sottili del giovane “Tranquilla, mamma, sono ancora vivo!” Esclama con uno sghignazzo prima di sospirare e tornare a porre la propria attenzione all’oggetto che ha fra le mani; sfiora appena la copertina, con le dita ancora doloranti a causa dei tagli.

“Coraggio, aprilo!” Il bibliotecario gli rivolge un sorriso rassicurante “Tranquillo, non accadrà nulla di strano!”

“E lei come…” Tim prova a protestare, ma le parole gli muoiono in gola, sopraffatte dalla curiosità. Apre il volume con uno scatto improvviso, trattenendo il respiro. Passano i secondi senza che accada nulla di anomalo e Timothy posa gli occhi sulle pagine piene di parole, scorrendole velocemente finché non legge qualcosa di familiare.

Il viso si contrae in una smorfia “Ahi…” Sussurra piano, lanciando un’occhiata all’uomo “L’ha picchiato… ehi!” Il ragazzino continua la lettura con aria sorpresa “Però…” Spalanca gli occhi quando il libro gli viene strappato di mano.

“Dai qui!” Esclama Emily alle sue spalle, guardando con aria torva le parole che si inseguono sui fogli un po’ ingialliti.

 

<< “Io... non lo so... mi dispiace, non ti ho visto!” Cercò di discolparsi Josh con aria sempre più spaventata.

“Adesso ti faccio vedere io, se non mi avevi visto!” Ryan alzò un braccio; la mano era serrata in un pugno: si preparava a colpire.

Il silenzio sembrò quasi inghiottire i due ragazzi prima che, con  un gemito soffocato, Josh si accasciasse a terra, premendo le mani sullo stomaco. Aveva gli occhi serrati, ma riusciva ugualmente a percepire la presenza dell’altro, in piedi di fronte a lui.

“Grazie.”

Fu solo un sussurro, ma costrinse Josh ad aprire gli occhi di colpo; rimase qualche secondo a guardare a terra prima di alzare il viso su Ryan, che lo fissava con una strana espressione.

Il giovane socchiuse la bocca, sbigottito, prima che le labbra gli si curvassero in un sorriso. >>

 

“Che dovrebbe significare, questo?” chiede Emily, dopo aver finito di leggere a mezza voce.

Il bibliotecario fa spallucce “Il libro non è ancora finito, signorina.”

“Sì, me ne sono accorta, però…”

“Dovresti continuare a leggere per trovare la risposta.”

La ragazza aggrottò le sopracciglia “Quello che voglio dire è…” Inspira profondamente, chiudendo con uno scatto il libro e tendendolo all’uomo “Non importa! Piuttosto, che intende fare con questo arnese diabolico? Spero che lo elimini definitamente!”

“Ovviamente…” Lo sguardo dell’altro si spostò per un attimo su Timothy che si irrigidisce.

“Lo terrò sotto chiave in modo da evitare altri incidenti in futuro.”

Emily si lascia scappare un grugnito “Perché non bruciarlo?” Domanda con un sospiro stanco.

“Posso leggerlo?” La richiesta improvvisa del biondino fa voltare i due.

“Tim, ma sei impazzito?”

Il ragazzino scuote la testa “No, voglio leggere quel libro!”

“Ma…”

“Uhm…” il bibliotecario massaggia il mento, come soppesando la richiesta “Non vedo perché no.” Sentenzia, infine, accennando un sorriso prima di continuare “Purché ci sia sempre qualcun altro nei paraggi… giusto per precauzione!” L’uomo incrocia le braccia al petto lanciando un’occhiata alla ragazza che si imbroncia ulteriormente.

“Due bodyguard, come minimo.” Borbotta Emily sbuffando e raccogliendo lo zaino da terra “Di questo discuteremo domani. Ora dobbiamo sbrigarci, la mamma dovrebbe essere qui a momenti e sarà meglio non farla aspettare ancora o serviranno a proteggerci da lei, le guardie del corpo!”

Timothy annuisce e si affretta a raggiungere la sorella, salutando con la mano il bibliotecario che ricambia con un sorriso stanco.

Emily circonda le spalle del fratello, lasciandosi andare ad un sospiro di sollievo. “Torniamo a casa.” Sussurra mentre il portone della biblioteca si richiude con un tonfo alle loro spalle.

 

 

Fine

 

 

Ed eccoci finalmente alla conclusione delle fuga…

Ringrazio chi è arrivato fin qui ed ha seguito i miei “puccetti” in quest’avventura, con la speranza che la storia vi sia piaciuta.    

Con questo è davvero tutto.

Baci baci

Prue

 

 

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