Il divino amore

di sundayrose
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** La comprensione ***
Capitolo 2: *** La Cava dei Suicidati ***
Capitolo 3: *** La Città degli Iracondi ***
Capitolo 4: *** Sulla cima del Monte Talio ***
Capitolo 5: *** Nel frattempo... ***
Capitolo 6: *** Fuga e disperazione ***
Capitolo 7: *** Il Deserto dei Golosi ***
Capitolo 8: *** La Tempesta delle Passioni ***
Capitolo 9: *** Tra sabbia e onde ***
Capitolo 10: *** L'Oceano dei Lussuriosi ***
Capitolo 11: *** Di nuovo insieme ***
Capitolo 12: *** Verso un'altra vita ***



Capitolo 1
*** La comprensione ***


La comprensione

1 Luglio

- Ti va di uscire stasera? E’ tutta la settimana che non mettiamo piede fuori di casa se non per lavorare.- Urlò Draco da dietro la porta del bagno.
Lo scrosciare dell’acqua nella doccia smorzò la risposta di Hermione, ma lui capì ugualmente che si trattava di un assenso.

7 Luglio

Il respiro gli mancava e ogni boccata d’aria era come mille pugnalate nel petto.
Le lacrime uscivano senza sosta e non bastava l’orgoglio a fermarle o l’appartenenza a una stupida casata purosangue.
Non aveva più importanza.
Niente aveva più importanza ora che la sua vita era finita.

1 luglio  

La serata era stata fantastica!
Baci, carezze ed effusioni, inframmezzate dai fotogrammi di un film o dalle pietanze di un ristorante.
Si comportavano come due adolescenti quando uscivano. Forse per far indispettire gli adulti bigotti della Londra perbene, o forse perché si sentivano davvero come due adolescenti alla prima cotta.
- Sei bellissima!- Disse lui, levandogli una ciocca dagli occhi.
Il suo viso veniva illuminato a fasi alterne dai fari delle auto.
Lui la guardava e lei somigliava ad un angelo con il viso sempre più luminoso, sempre più luminoso…

7 Luglio

L’infermiera che aveva tentato di entrare nella sua stanza, era stata costretta a rifugiarsi dietro lo stipite della porta per evitare l’apparecchio telefonico che Draco le aveva lanciato contro.
Non voleva vedere nessuno. Era stato chiaro!

1 luglio  

Le sirene dell’ambulanza e della polizia stradale lo assordavano!
Non capiva cosa fosse successo e non riusciva ad aprire gli occhi.
- Hermione!-
Cercò di allungare una mano verso sua moglie, ma tutto il suo corpo urlava dolore.
Voci che non conosceva gli parlavano. Mani sconosciute lo toccavano e gli sollevavano le palpebre.
Lui riusciva solo a chiamare sua moglie.
Le voci si allontanarono. Parlavano di dover tagliare le lamiere della macchina.
Non capiva.
Riuscì per un istante ad aprire gli occhi, ma fu invaso dagli abbaglianti dell’ambulanza di fronte a lui.
Girò allora la testa verso il posto di Hermione e urlò con quanto fiato aveva in gola.

7 Luglio

Il dolore fisico non era nulla in confronto a quello che proveniva dall’anima.
La testa gli doleva, le braccia protestavano ad ogni movimento, le gambe non si muovevano.
Ma avrebbe dato un braccio o una gamba per non sentire più quel dolore che gli lacerava l’anima.
Avrebbe dato tutto sé stesso per poter rivedere Hermione.

1 luglio  

Il suo viso era ancora illuminato dai fari, ma era brutto, scomposto.
Quella non era lei.
Non era sua moglie la donna che giaceva di fianco a lui.
Non poteva essere lei quella con la testa piegata di lato, la bocca aperta da cui usciva un rivolo di sangue e gli occhi sbarrati che riflettevano l’ultimo istante di terrore.
No, quella non era lei.
Non era Hermione.

7 Luglio

Aveva sempre pensato che sarebbe morto prima lui.
Non sapeva bene il perché, ma forse la seconda opzione era troppo terribile anche solo per immaginarla.
E invece ora era successo: l’aveva persa ed era tutta colpa sua!
Se non le avesse chiesto di uscire quella sera, se fossero rimasti a casa a coccolarsi e a fare l’amore, ora sarebbe ancora lì.
Se non si fosse distratto mentre guidava ora lei non sarebbe morta.
Perché non era morto lui?
Scaraventò il vaso di fiori dall’altra parte della stanza con il braccio libero dall’ingessatura.
Nemmeno questo lo faceva sentire meglio.
Da quando aveva saputo, niente lo faceva stare bene.
Solo lei era capace di calmarlo, di tranquillizzarlo, di farlo ragionare.
Ora invece rimaneva solo il dolore bruciante e i singhiozzi convulsi inondati dalle lacrime dei suoi occhi.
Non l’avrebbe più rivista, ora solo questo pensiero aleggiava nella mente.
Non l’avrebbe più toccata, non l’avrebbe più sentita ridere, non avrebbe più fatto l’amore con lei.
E ogni ricordo della loro vita insieme veniva offuscato dall’immagine della sua morte.
Irrevocabile ed eterna.

1 luglio  

- Mi sente? Come si chiama?-
- Mia moglie non si muove. Vi prego, pensate prima a lei! Io sto bene.-
- Ce ne occuperemo presto, signore. Ora mi deve dire come si chiama!-
- Sono Draco Malfoy e mia moglie si chiama Hermione Granger. Vi prego, occupatevi di lei! Non si muove, non respira!-
- Si calmi, signor Malfoy! Ora ci occuperemo di sua moglie.- La dottoressa dell’ambulanza fece per allontanarsi, ma Draco la bloccò per un braccio.
- Vi prego!- Nei suoi occhi c’era tutta la disperazione del mondo.
La dottoressa assunse un’espressione contrita – Mi dispiace, signor Malfoy, ma per sua moglie non possiamo fare più niente.-
- Che vuol dire? Certo che potete!-
- Sua moglie è morta!-

7 Luglio

Aveva bisogno di lei, della sua presenza, del suo respiro, della sua pelle.
Si sentiva solo ed inutile senza di lei. Incompleto e mutilato senza la sua metà.
Il suo amore dolce.
Non poteva vivere col pensiero che nel suo ultimo istante di vita avesse provato paura.
Lui, che aveva sempre giurato di proteggerla e difenderla, aveva fallito.
Doveva chiederle perdono!
Doveva raggiungerla e chiederle perdono.
E, se l’avesse voluto ancora, sarebbero stati insieme per sempre.
Sorrise per la prima volta dopo giorni. Era così semplice che non poteva credere di non averci pensato prima.
L’avrebbe rivista ancora, avrebbe guardato ancora nei suoi occhi e vi si sarebbe perso come la prima volta.
Avrebbe gioito ancora del suo sorriso.
Bastava solo un gesto, uno solo, perché la sua vita senza di lei non valeva niente.
Allungò la mano e staccò il respiratore.


NOTE DELL’AUTRICE:

Salve a tutti lettori, io sono Sundayrose.
Chi conosce le mie storie sa già che io sono una fan delle Draco/Hermione, quindi eccone un’altra.
Avevo in mente questa storia già da un sacco di tempo, ma solo da poco l’ho messa per iscritto.
Spero che questo primo capitolo vi sia piaciuto e che seguirete i prossimi.
Se volete ho anche una pagina su facebook dove pubblico gli aggiornamenti e altro…fateci un salto.
Baci.
Sundayrose.

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Capitolo 2
*** La Cava dei Suicidati ***


La Cava dei Suicidati

Draco aprì gli occhi.
Per un momento ebbe l’impressione che si trovasse nella sua camera da letto, accanto ad Hermione, di notte, al buio.
Il buio era lo stesso, denso e impenetrabile, ma molte delle altre cose non combaciavano con il ricordo che lui stesso aveva della sua “stanza d’amore”, così la chiamava.
Prima di tutto faceva freddo, un freddo pungente, che ti entrava nelle ossa come tante lame affilate, quando invece in quella stanza lui aveva sempre provato calore.
Poi non era sul letto morbido e confortante di casa sua, ma sulla terra dura e fredda, completamente nudo.
Per ultima cosa, ma non meno importante, non c’era Hermione accanto a sè. Draco allungò la mano alla sua destra, ma tutto ciò che toccò fu la gelida terra e la pietra di quella che, più tardi, capì essere una caverna.
Poi si ricordò.
Hermione era morta!
Lui si era ucciso!
Allora quello era l’aldilà?
Draco si alzò nello spazio angusto con il fremito e la trepidazione di chi ha appena raggiunto lo scopo della sua vita.
Ed era vero, no?
Non era sempre stato quello il suo scopo?
Non di recarsi nel mondo dei morti, ma di congiungersi con un’anima buona e pura? Un’anima tanto buona da arrivare ad amarlo?Un’anima che il destino ha voluto fosse Hermione?
E ora non era forse la stessa cosa?
Si era ucciso per questo, per ricongiungersi a lei.
E lei era lì, da qualche parte.
- Hermione!-
Draco urlò nella caverna che diventava sempre meno buia ai suoi occhi, ma tutto quello che ottenne fu l’eco del suo richiamo.
- Hermione!- Chiamò di nuovo.
Niente.
Eppure doveva essere lì, lui era andato lì per questo!
Vide varchi e diramazioni di quella che, comprese, essere una caverna molto più grande di quanto avesse immaginato.
Varcò il cunicolo davanti a lui, con la speranza che quando fosse finito avrebbe potuto di nuovo riabbracciarla.
Ma il cunicolo finì e lei non c’era.
Al suo posto, decine di altre gallerie si diradavano in tutte le direzioni come piccoli ramoscelli di uno stesso, grande ramo.
Draco varcò quella immediatamente alla sua sinistra, con l’intenzione di tornare indietro, una volta scoperto dove avesse portato, e di ispezionare una ad una tutte le altre, nella speranza di trovare sua moglie.
Ma questo suo piano fallì miseramente già una decina di metri dopo, quando si ritrovò al centro di una piazzola e davanti sé e al lato e dietro di sé decine e decine di possibili strade in cui Hermione sarebbe potuta andare.
E improvvisamente non si ricordava più da quale di quelle fosse appena arrivato.
Draco si guardò intorno scoraggiato.
Aveva creduto che il mondo dei morti fosse molto più popolato di così.
Aveva creduto di trovarla immediatamente.
Aveva creduto che fosse facile.
Bastava solo morire.

Chissà se erano passate ore, o giorni, o settimane da quando si era incamminato in quel luogo.
Non lo sapeva.
Non aveva più la percezione del tempo, come non sentiva più il bisogno di mangiare, di bere o di riposarsi.
Poteva aver camminato anche per un anno intero senza che se ne fosse accorto.
Quel posto, poi, era dannatamente uguale da tutte le parti.
Non sapeva dove stesse andando e non sapeva se fosse la strada giusta, lo guidava solo la pallida ombra del suo istinto.
Ad un certo punto, però, la geografia del luogo cambiò. I cunicoli si fecero sempre più grandi e le diramazioni diminuirono a vista d’occhio, finchè non si ritrovò ad un bivio strano che non aveva mai incontrato fino a quel momento.
C’erano due strade, una che saliva verso l’alto e una che scendeva verso il basso.
Scelse immediatamente la prima perché, sebbene intuisse che fosse già sottoterra, non aveva alcuna voglia di addentrarsi ancora più in profondità.
S’incamminò spedito e con rinnovata speranza.
Ormai si era così abituato al buio di quel luogo che anche la debole luce che lo colse alla fine della salita  gli fece male agli occhi.
Era arrivato all’imbocco di una grande sala, ma non era in superficie, si trovava ancora fra la roccia scura.
La luce proveniva da una pozza posta esattamente al centro dell’enorme ambiente. Pozza che sembrava contenere la lava di un vulcano.
Attorno ad essa, migliaia e migliaia di spiriti nudi come lui si accalcavano e spintonavano per bere dal lago di fuoco come mandrie di assetati in cerca di un po’ d’acqua.
Draco rimase allibito, ma per un istante giurò di provare l’irresistibile impulso di bere anche lui da quella fonte.
Fece un passo avanti, ma quasi subito venne fermato da un uomo alto e muscoloso, con lunghi capelli neri.
- Identificati!- Disse l’uomo con voce baritonale.
Draco fu colto alla sprovvista e per un momento esitò – M- mi chiamo Draco Malfoy!-
- Come sei morto?-
La velocità di quelle domande lo fece destabilizzare.
Voltò lo sguardo dietro di sé per poi incollarsi di nuovo sugli spiriti assetati – Dove mi trovo?-
- Qui le domande le faccio io! Ti ho chiesto come sei morto.- Sbottò torvo l’uomo.
- Ehm…mi sono ucciso.-
- Suicidio!-
Draco annuì non staccando gli occhi dalla pozza al centro della stanza.
L’uomo sembrò soddisfatto – Bene. Ti aspettavamo da giorni, che cosa ti ha trattenuto?-
Draco fu sorpreso e per la prima volta da quando era entrato staccò gli occhi dagli spiriti al centro della sala.
- Cos…? Niente! Sono arrivato solo ora in questo luogo!-
L’uomo lo squadrò a lungo – Il fatto che tu sia arrivato solo ora dimostra che non avevi lo spirito libero, altrimenti ci avresti trovato immediatamente.-
- Ah…beh, in verità stavo cercando mia moglie.-
- Tua moglie?-
Draco annuì.
- Quando è morta?-
Draco sembrò pensarci su. Era così difficile ora voltare lo sguardo sulla sua vita terrena. – Circa sei giorni prima di me.-
- Non è arrivata nessuna donna da così poco tempo e non era nemmeno previsto che giungesse qui nella Cava dei Suicidati.-
- Nella Cava dei… Ma mia moglie non si è suicidata! E’ morta in un incidente stradale.-
- Allora temo che non la troverai qui, i morti di morte violenta si trovano in un altro luogo.-
- Dove?- Chiese Draco speranzoso.
L’uomo lo guardò come se fosse pazzo – Non lo so! E anche se lo sapessi non te lo direi.-
- E perché?- Chiese Draco con tono di sfida.
- Perché ognuno di noi visita solo il luogo a cui è destinato. Non ci è dato sapere dove si trovano le altre anime.-
- Ma io devo saperlo! Devo trovare mia moglie, sono venuto qui per questo!- Si avvertì nella sua voce un certo tono di disperazione.
- Mi dispiace! Ma non è possibile.- L’uomo fece per voltarsi, ma Draco lo afferrò per un braccio.
- Io devo trovare mia moglie!- Ora nei suoi occhi c’era lo stesso fuoco che riluceva nella pozza.
L’uomo si girò lentamente e lo guardò a lungo prima di parlare – Sai che cos’è quella?- Disse indicando il lago di fuoco.
Draco scosse la testa.
- E’ la Fossa dei Disperati! Disperati come te che si suicidano e sperano così di risolvere i loro problemi. E guarda come finiscono: a mangiare quello stesso fuoco di disperazione che li ha consumati in vita. Non possono farne a meno perché li attrae come li ha attratti il suicidio.-
Draco staccò gli occhi dall’uomo e li fissò sul lago di fuoco.
Di nuovo ebbe la straordinaria tentazione di bere da quella fonte.
Si costrinse a levare gli occhi.
- Io non sono come loro!- Disse Draco con fermezza.
- Oh ti sembra. Ma vedo già il fuoco nei tuoi occhi. Tu vuoi essere come loro! Lascia andare via i fatti terreni, lasciali scivolare nello stesso modo in cui hai fatto scivolare la tua vita. Qui non contano più niente!-
Le parole dell’uomo divennero una cantilena ipnotica
Draco si sentiva intorpidito.
- Lasciali andare via. La tua vita. Tua moglie. Qui non contano più niente!-
Non contano più niente.
“Hermione…”
Lei non conta più niente.
“ Devo trovarla!”
E la tentazione era così forte.
“ Ci sarà un modo…”
Buttare via tutto.
“ Fuggire da qui…”
Lasciarsi andare.
Cominciò a muoversi senza nemmeno rendersene conto.
La pozza si faceva sempre più vicina, sempre più irresistibile.
Le altre anime lo accolsero con calore.
E poi bevve.


NOTE DELL’AUTRICE:

Salve a tutti lettori!!
Eccomi qui con il secondo capitolo.
Mh, devo dedurre che non vi sia piaciuto molto il primo visto che nessuno di voi ha commentato.
Beh, non fa niente, io continuerò a scrivere. Anche se mi farebbe piacere sapere se fa schifo oppure no.
Comunque se volete seguirmi anche su facebook QUI c’è la mia pagina.
Baci.
Sundayrose

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Capitolo 3
*** La Città degli Iracondi ***


La Città degli Iracondi

Appena il liquido incandescente gli arrivò in gola provò immediatamente un senso di benessere e di pace.
Quello era il suo posto, il suo luogo eterno, le cose che erano successe in vita non avevano più nessuna importanza.
Doveva solo bere.
Spintonò gli altri spiriti con vigore, cercando di assicurarsi una sorsata più lunga, che gli beneficiasse più degli altri. Perché il piacere era sempre più veloce, sempre meno intenso e lui doveva continuare a bere.
Mentre cercava di crearsi un varco tra i corpi nudi, delle mani lo afferrarono e lo scaraventarono indietro.
Draco cercò di districarsi e di raggiungere di nuovo la pozza, ma le mani lo tenevano incollato alla fredda pietra del pavimento e lui si costrinse ad alzare gli occhi per vedere il suo aggressore.
Rimase di stucco.
Nonostante la sua vita terrena fosse ormai lontana miglia e miglia da lui, non avrebbe potuto non riconoscere quegli occhi uguali ai suoi, quei capelli identici ai suoi, quel volto così familiare per lui.
- Draco, che cosa ci fai qui?-
- Mamma!-
Lo stupore fu talmente grande che il ragazzo si dimenticò completamente del suo bisogno impellente di bere.
- Figliolo! Che cosa hai fatto?- Narcissa lo guardava con occhi pieni di lacrime, mentre gli accarezzava il viso dolcemente.
Se ne era dimenticato!
Si era dimenticato che parecchi anni prima sua madre aveva compiuto lo stesso suo gesto.
Si era dimenticato che quando il Signore Oscuro era caduto e suo padre era stato arrestato, lei si era piantata un pugnale nel petto.
Non seppe mai se fosse stato per la vergogna di vedere tutta la sua casata andare in frantumi o per la paura che le venisse riserbato lo stesso trattamento dei Mangiamorte suoi amici.
Qualunque fosse stata la motivazione, però, Draco sapeva che non c’entrava niente con quello che aveva fatto lui.
Lui l’aveva fatto per amore, qualcosa che forse lei non avrebbe mai potuto capire.
Improvvisamente il ricordo di Hermione e il suo grande sentimento per lei ricomparvero nel suo cuore ormai fermo e gelido e scattò in piedi.
- Mamma, come faccio ad uscire di qui?-
Narcissa parve impaurita e spaesata dalle parole del figlio – Cos..? Che vuol dire come fai ad uscire? Da qui non si può uscire!-
- Mamma, io devo trovare Hermione! Lei è qui da qualche parte e io devo trovarla!- Si chiese come avesse fatto a dimenticare il suo compito, quello per cui aveva rinunciato a tutto! Si chiese come avesse fatto a dimenticare l’amore della sua vita!
Davanti all’espressione sbalordita della madre lui continuò imperterrito - Ci riuscirò con o senza di te, mamma. Ma non credo che tu sia così senza cuore da non voler aiutare tuo figlio e da volerlo costringere a rimanere qui per sempre.-
- Vuoi dirmi che sei finito qui per amore? Oh Draco, che cosa abbiamo sbagliato con te io e tuo padre? Avevi una vita davanti, con la possibilità di riscattare il nostro nome nel mondo dei maghi.-
- Già perché a voi importa solo questo, vero? Non conta niente per voi quello che io provo, quello che ho provato quando mia moglie è morta. Non avevo una vita davanti, la mia vita è finita il giorno in cui lei se n’è andata. La settimana che ho trascorso senza di lei è stata la peggiore della mia vita, peggiore perfino di tutti gli anni che ho trascorso con voi. E ora tu mi dici che cosa avete sbagliato con me? Probabilmente è stata una fortuna non avervi dato ascolto, a quest’ora avrei un blasone al posto del cuore.-
Narcissa rimase sbalordita dalle parole del figlio – Tu pensi che io non ti voglia bene? Sono tua madre, Draco, il tuo bene viene per me prima di ogni cosa!-
- Ah quindi è per il mio bene che ti sei uccisa, lasciandomi solo quando avevo più bisogno di te?-
- Non ti permetto di giudicarmi! Quello era un periodo molto difficile per me!-
- E per me come credi che sia stato? Sono rimasto solo in un momento disastroso per noi. Nessuno si fidava di me, tutti pensavano che fossi un Mangiamorte. Se non ci fosse stata Hermione sarei rimasto un reietto per sempre. Lei mi ha risollevato e mi ha dato quell’amore che non avevo mai ricevuto da nessuno, nemmeno da te. – Draco si fermò un attimo, respirando profondamente. Il bisogno di bere era solo un istinto lontano ormai, ora il ricordo di Hermione assorbiva ogni cosa. – Se io non posso giudicare te per le tue scelte, neanche tu hai il diritto di giudicarmi!-
Narcissa si asciugò velocemente una piccola lacrima che le era scesa sulla guancia. – Questo ormai è il tuo posto, Draco. Nessuno sa cosa sia capitato a chi abbia provato ad uscire da qui.-
- Ma qualcuno ci ha provato, allora? Mamma – Draco prese le mani di Narcissa tra le mani – Dimmi come posso fare! Fai qualcosa che mi renda felice per una volta!-
Narcissa si morse il labbro inferiore e alla fine buttò fuori le parole tutte insieme, come se avesse paura che se avesse esitato non l’avrebbe più fatto. – Devi buttarti nella pozza!-
Draco rimase di stucco – Cosa?-
- Devi buttarti nella pozza. Non so cosa succeda dopo e non sappiamo di nessuno che sia ritornato dopo averci provato.-
Draco guardò la moltitudine di corpi nudi chini sul lago di fuoco e per un attimo ebbe paura. Ma cosa aveva da perdere? - Bene, grazie mamma!- La salutò velocemente e stava già per infilarsi tra la folla quando le mani di Narcissa lo fermarono.
- Aspetta! Vuoi…vuoi davvero farlo?-
- Certo!- Draco parve spiazzato.
- Ma…potresti anche finire all’inferno. Tua moglie potrebbe essere da tutt’altra parte. Vuoi davvero correre questo rischio?-
Draco la guardò intensamente – Mamma, la mia vita è finita ormai. Non ho niente da perdere. Ma se c’è anche una sola possibilità che possa rivedere Hermione, io la coglierò.- E dicendo questo scomparve tra la folla.
La miriade di corpi lo urtavano e spintonavano, ma raggiunse il bordo della pozza quasi immediatamente.
Di nuovo il bisogno di bere si fece preminente in lui, ma lo ignorò.
Si tuffò nel fuoco, lasciandosi dietro le raccomandazioni della madre che gli dicevano di non bere assolutamente e le urla del guardiano che si era appena accorto di aver perso uno dei propri spiriti.

La sensazione era stranissima! Come nuotare in un mare denso e bollente, che ti trascinava verso il basso.
Draco non sapeva che cosa sarebbe successo se avesse aperto gli occhi o si sarebbe permesso di respirare, ma non voleva scoprirlo. Quindi obbedì alle premure della madre e si assicurò di non bere neanche una goccia di quel liquido ingannevole.
La forza della corrente era fortissima! Un mulinello lo trascinava negli abissi della terra. Almeno così sembrava a lui.
Il tempo lì non aveva senso, come la volontà o i ricordi.
Sembrava immerso in un limbo da cui non sarebbe mai uscito e per un attimo lo credette davvero.
Poi, improvvisamente, il lago denso e bollente divenne liquido e freddo.
Tutti i suoi sensi, per quanti ne avesse da morto, si risvegliarono e in un turbinio velocissimo si ritrovò disteso in un canale di scolo.
Aprì gli occhi confuso. La penombra era fastidiosa dopo tanta luce.
Si alzò a fatica dal canale maleodorante e si guardò attorno con circospezione.
Era al chiuso, sembrava che si trovasse nel sottosuolo di una grande città, dove i ratti e ogni genere di malattie la facevano da padrone.
Ma lui non doveva preoccuparsi di questo. Era già morto.
Un tubo enorme dietro di lui riversava acqua putrida nel canale dove si trovava. Lui era arrivato da lì.
Si affrettò a togliersi dal corso d'acqua salendo su una piattaforma di cemento vicina a lui.
Era bagnato fradicio e per di più nudo.
Questo non gli aveva provocato molti problemi nella Cava dei Suicidati, ma ora si sentiva insicuro, vulnerabile.
Cominciò a camminare, traballando per le poche energie e per il freddo. Più di una volta rischiò di cadere nuovamente nel canale.
Si sentiva debole e aveva la nausea, probabilmente per il tanfo di quel luogo o per il fatto che lui non doveva trovarsi lì.
Non pensava che la morte fosse così complicata. Mano a mano che la conosceva gli sembrava più terribile di tante vite.
Non pensava che sensazioni reali come la paura, il freddo, l’amore l’avrebbero ancora perseguitato.
Lui voleva solo ritrovare Hermione, ma a quanto pare non era così semplice come pensava.
Dopo un tempo che gli sembrò eterno, vide una piccola scala a pioli che si arrampicava su per il muro.
Speranzoso che quello che avrebbe trovato al di fuori sarebbe stato meglio di dove era ora, cominciò a salire lentamente.
Su in cima scoprì un coperchio circolare, probabilmente un tombino, abbastanza grande da lasciarlo passare.
Lo sollevò con le poche forze che gli rimanevano. Ma la speranza di trovare luce in superficie si rivelò vana.
Aveva ragione, era finito proprio nel sottosuolo di una città, ma quello che vide una volta uscito dal tombino lo destabilizzò completamente.
Quella non era una città qualsiasi, anche se gli alti palazzi e le strade deserte avrebbero potuto ingannare anche uno degli abitanti.
Quella era Londra.
Londra dell’aldilà.
Draco cominciò a camminare tra le strade vuote, riconoscendo pub, negozi e ristoranti di quella che, in vita, era la sua città.
Ma questa non aveva gli stessi colori, la stessa energia, la stessa vitalità.
Era completamente vuota e grigia.
Il cielo era plumbeo e sembrava stesse per venire giù un temporale. L’aria era fredda e ogni sensazione positiva sembrava essere stata risucchiata insieme ai colori della città.
Per un attimo Draco si guardò intorno impaurito, credendo che i Dissennatori fossero arrivati anche lì, togliendogli la speranza di ritrovare sua moglie. Perché in ogni secondo che passava tra quelle vie si sentiva sempre più demotivato e scoraggiato.
Senza sapere come si trovò in Trafalgar Square.
Gli schermi pubblicitari erano spenti, i negozi lì intorno chiusi, le finestre degli appartamenti sbarrate.
La tristezza che provava in quel luogo era opprimente.
Decise di andarsene via al più presto.
Cominciò a correre nella direzione opposta da cui era venuto, con la speranza di trovare un taxi questa volta, o una cabina telefonica che lo portasse in un altro luogo, che lo portasse avanti.
Trovò dei cenci chissà come tra un mucchio di carta e stracci vecchi sparsi per la strada.
Li indossò.
Erano un paio di pantaloni logori e una giacca da cui mancava la manica destra.
Per lui andavano benissimo!
Percorse forse chilometri tra le strade tanto familiari in vita e mai una volta scorse anima viva, tanto che era ormai sicuro che non ci fosse nessuno.
Si stupì grandemente quindi, quando un uomo alto e atletico gli sbarrò la strada.
Aveva capelli rossi e baffi più lunghi del dovuto, ma era abbastanza giovane. Forse aveva la sua età.
- Che cosa ci fai qui?-
Draco non seppe che rispondere.
L’uomo continuò – Sembra che ti sei perso. Forse perché questo non è il tuo posto!-
Lo stupore iniziale di Draco si tramutò presto in paura.
Cominciò a guardarsi attorno. Ora sembrava che ci fossero degli occhi che lo osservavano dietro le finestre sbarrate.
- Chi ti dice che questo non sia il mio posto?-
L’uomo sorrise sotto i lunghi baffi – Perché questa è la mia Città e io conosco ogni anima che ne fa parte.-
- Bè io sono arrivato da poco, sono appena morto.- Mentì spudoratamente Draco.
L’uomo rise. – No che non lo sei e non fai nemmeno parte di questa Città. Tu sei un intruso!-
Draco cominciò ad indietreggiare impercettibilmente.
L’uomo, di contro, cominciò ad avanzare verso di lui.
Ora si sentivano brusii tra i vicoli e dietro le carcasse delle macchine.
Si percepivano corpi e sguardi dietro ogni angolo.
- E sai cosa facciamo noi agli intrusi?- Continuò l’uomo con un sorriso diabolico sul viso.
- Noi?- Chiese Draco debolmente, mentre veniva lentamente circondato da centinaia di anime. In mano a queste un intero arsenale di armi.
Draco urtò la schiena contro il muro di un palazzo, mentre gli spiriti si avvicinavano sempre di più.
Era in trappola!
L’uomo si fermò ad un centimetro dal suo naso. Il tanfo del suo alito gli arrivò in gola.
- Li distruggiamo con la nostra ira!-
Draco non riuscì nemmeno a pensare a cosa sarebbe successo, che fu soffocato da migliaia di corpi su di lui.


NOTE DELL’AUTRICE:

Salve a tutti lettori!!!
Mi scuso con tutti voi per il terribile ritardo, ma spero almeno che il capitolo vi sia piaciuto!
Nel prossimo ci sarà un cambio di prospettiva, ma non voglio anticiparvi niente altrimenti vi rovinerei la sorpresa.
Vi ricordo sempre di visitare la mia pagina facebook se volete.
Un bacio a tutti.
Sundayrose.

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Capitolo 4
*** Sulla cima del Monte Talio ***


Sulla cima del Monte Talio

Il vento leggero le dava un senso di fastidio agli occhi mentre tentava di leggere.
Dicevano che era una cosa che amava molto fare in vita. Lei ci credette, anche se ormai non ricordava più nulla di quella che era stata un tempo.
Sapeva solo il suo nome, Hermione. Ma anche quello sarebbe stato rimosso se non l’avesse detto alla guardiana non appena arrivata in quel luogo.
Alzò lo sguardo per scostarsi i capelli dal viso.
Il promontorio su cui stava seduta dava una splendida vista su… su cosa, in realtà?
Non lo sapeva.
Non aveva fatto molte domande da quando era arrivata. Era semplicemente giunta lì e poi si era seduta a leggere.
Chissà da quanto tempo stava ferma in quel modo!
Chiuse il libro con un colpo secco. Molte delle anime attorno a lei alzarono lo sguardo incuriosite.
Non stava bene, in realtà. Era molto inquieta.
Dal primo momento in cui era arrivata su quel monte arioso e imponente, sentiva di essere stata costretta a lasciare qualcosa di molto importante!
Sensazione che si acuiva giorno dopo giorno, ora dopo ora, anche se lì il tempo non valeva niente.
Si alzò esitante e si diresse lentamente verso un gruppo di anime “anziane”, mentre i piedi nudi calcavano la terra rossastra del monte e il vestito leggero che indossava ondeggiava ad ogni suo movimento.
- Posso parlarle?- Chiese lei, non appena fu di fronte alla guardiana del luogo.
Quest’ultima le fece un leggero cenno di assenso e la guidò un po’ più in alto, su un belvedere da cui si aveva una magnifica vista su… ancora non sapeva bene come definire quello che vedeva.
Stettero in silenzio per un po’. Hermione non sapeva bene cosa chiederle. Fu sollevata, quindi, quando sentì parlare la guardiana per prima.
- Molti non sanno cosa dire o cosa pensare quando giungono in questo luogo e allora si rivolgono a me. Ma di solito questo succede nelle prime ore, forse anche addirittura nei primi istanti. Ma tu hai aspettato giorni prima di venire da me. Deduco che volessi lasciarti subito alle spalle la tua vita terrena, ma c’è qualcosa che non te lo permette, non è vero?-
Hermione fu strabiliata da quell’analisi attenta e esatta della sua personalità.
La guardiana se ne accorse e sorrise. – Io so tutto delle mie anime. So chi sono state in vita e so che cosa provano una volta arrivate qui.-
- Raccontami di me!- Le chiese Hermione con fare implorante.
Voleva sapere tutto di lei.
Voleva sapere chi era, che cosa le era successo e perché sentisse quell’angoscia costante, quella sensazione che non le permetteva mai di stare tranquilla.
Come se stesse aspettando qualcuno.
- Non posso! Questo è un luogo di pace e non deve in nessun modo essere turbato dai ricordi.-
- Ma io non sono in pace! – Esclamò Hermione disperata. – Io sento qualcosa, qui – disse indicando il cuore – che mi lacera! Mi sento irrequieta e fuori posto. – Il suo viso si illuminò – Forse sono arrivata nel luogo sbagliato!-
La guardiana scosse la testa – No, mia cara. Questo è il luogo destinato a tutte quelle persone che sono morte in circostanze molto violente e che, in gran parte della loro vita, hanno conosciuto la violenza. E questo è proprio il tuo caso. La pace arriverà anche per te, arriva per tutti alla fine. Tu sei solo più degli altri attaccata alla tua vita terrena.-
Hermione distolse lo sguardo dalla guardiana per nascondere le lacrime.
Ora che aveva cominciato a reagire sentiva di non poter più stare tranquilla a far finta di leggere come aveva fatto in passato.
Mentre la sensazione di inquietudine cresceva e il presentimento che ci fosse qualcosa di molto importante da ricordare le invadeva tutti i sensi.
Si appoggiò alla ringhiera di legno per controllare il tremito delle mani e si concentrò sulla valle sottostante.
- Che cos’è tutto questo?- Chiese infine, indicando il panorama sotto di loro.
- Quello – Rispose la guardiana dopo un po’ – E’ l’inferno, mia cara.-
Hermione girò la testa di scatto, sorpresa. – Cosa?-
La guardiana le si avvicinò e puntò il dito contro un grosso burrone che costituiva la parte più lontana del perimetro. – Quello è il Regno di Lucifero, dove cadono le anime dannate che non hanno nessuna possibilità di redenzione.-
Hermione guardò attentamente. Strinse gli occhi per focalizzare meglio il luogo che la guardiana le stava indicando.
Si vedeva un ammasso roccioso circolare come un pozzo. Muri ripidi si addentravano nell’abisso in cui era impossibile vedere.
Dal centro del baratro, fumi nerastri fuoriuscivano, oscurando tutto attorno ad esso.
La mano della guardiana si spostò – Attorno al burrone, come puoi vedere, c’è solo nebbia e oscurità. Lì si trovano altri luoghi che non ci è dato sapere e delle anime che ne fanno parte non ci è permesso avere pena.
Hermione guardava con occhi sbarrati le tenebre di quel luogo. La disperazione e il terrore potevano arrivare fino a lei.
Spostò lo sguardo su alcune basse colline rocciose molto più vicine a lei.
Sembravano vecchie miniere di carbone e cercò con lo sguardo un’entrata che non riuscì a trovare.
- E quelle cosa sono?- Chiese indicando le colline.
- Quel luogo racchiude la Cava dei Suicidati.-
- La Cava dei Suicidati?-
La guardiana fece un cenno di assenso con la testa – Ne so solo il nome. Nessuno sa che cosa succeda lì dentro. A parte coloro che sono morti per suicidio, ovviamente.-
Hermione guardò con terrore lo strato di roccia che racchiudeva chissà cosa.
Suicidio.
Chissà chi era stato così disperato…
Si sporse dal parapetto del belvedere, lasciando che il vento le portasse la salsedine del mare che si infrangeva sulle pendici del Monte parecchi metri sotto di lei.
Un mare sempre in tempesta che a volte aveva uno strano bagliore verdastro.
Tra il mare e le colline di roccia si trovava una distesa di sabbia che si estendeva per chilometri e chilometri.
- Anche quello è un luogo per le anime perse?- Chiese alla guardiana, indicando l’enorme spiaggia.
- Si. Quello è il Deserto dei Golosi.-
Hermione deglutì.
Guardando per tanto tempo il paesaggio sotto di sé non aveva mai immaginato che ci potessero essere anime come la sua che soffrivano e per la quale non ci sarebbe mai stato sollievo.
- Io dove mi trovo?- Chiese infine, voltandosi a guardare la guardiana negli occhi.
Questa sorrise – Questo è il Monte Talio. Il Monte dove giungono le anime che hanno fatto molto del bene in vita, ma che purtroppo hanno subito una morte atroce. La violenza della loro morte le porta qui, affinché trovino la pace e possano andare avanti.-
- Avanti? Avanti dove?-
La guardiana indicò la cima del monte, nascosta da soffici nuvole candide.
Hermione rimase a guardarla per un po’, poi spostò lo sguardo di nuovo sotto di lei.
- Anche le anime dell’inferno possono andare “avanti”? -
- No.-
La fermezza della risposta la sorprese – Perché?-
- Perché per quanto pentimento ci sia in loro non potrebbero mai superare l’Oceano dei Lussuriosi. Loro hanno fame di peccati, li divorerebbero!-
Hermione fu scioccata dalla rivelazione. – Ma… e se qualcuno ci riuscisse?-
La guardiana le sorrise bonaria. – Questo è impossibile, cara. Per le anime dell’inferno è gia assurdo varcare i confini del loro girone, sarebbe inimmaginabile pensare che possano superarli tutti fino ad arrivare alle pendici del Monte. I guardiani degli altri luoghi glielo impedirebbero.-
- E che cosa succederebbe se li scoprissero in un luogo non destinato a loro e li prendessero?-
- Bè – Cominciò la guardiana facendosi immediatamente seria – Verrebbero buttati nel Regno di Lucifero.-


Hermione era di nuovo seduta al suo posto, un po’ distante dagli altri e con il viso rivolto alla valle sotto di lei.
Le informazioni datole dalla guardiana pochi istanti prima l’avevano gettata in uno stato d'animo di sconforto e pena per le povere anime che lottavano in quell’abisso di terrore.
Tuttavia la pace tanto proclamata dalla sua superiora non trovava riscontro in lei.
Mano a mano che il tempo passava si sentiva sempre più nervosa e inquieta.
Possibile che avesse paura?
Non per lei. Non c’era niente di cui avere paura in quel luogo.
Ma per qualcosa che non sapeva nemmeno definire.
Qualcosa di importante per lei che stava per essere distrutta.
All’improvviso il cielo si rischiarò per un istante e dalle nubi rossastre fece capolino un minuscolo raggio di sole.
Hermione fu costretta a proteggersi gli occhi con una mano da una luce abbagliante che le inondò il viso.
Quando il sole si fu nuovamente ritirato si accorse che la luce era dovuta dai suoi raggi che si riflettevano su un palazzo fatto  completamente di vetro.
- Una città?! – Si chiese stupita, guardando un agglomerato di case e palazzi grigiastri che non aveva notato prima, confondendolo con le colline di roccia che nascondevano la Cava dei Suicidati.
Si alzò in piedi per vedere meglio.
In quella che sembrava una piazza, c’erano centinaia e centinaia di persone che combattevano.
Le lame delle loro armi luccicavano alla luce fioca del giorno sempiterno. Sembrava combattessero tutte contro una sola persona.
Poi, le persone si ritirarono, lasciando uno spazio nel centro su cui stava inginocchiato un uomo in catene.
L’uomo alzò lo sguardo verso il cielo, Hermione sembrò che guardasse proprio lei.
E poi ci fu un lampo di comprensione.
Anche da quella distanza avrebbe riconosciuto l’uomo della sua vita. Il suo amore.
Suo marito!
Come aveva fatto a dimenticarsi di lui?
Ma, cosa ancora più importante, cosa ci faceva lì?
I suoi capelli biondi danzavano davanti agli occhi di ghiaccio, mentre la mannaia dell’uomo dietro di lui stava per abbattersi sul suo collo.
Sapeva che non poteva morire. Le anime non muoiono una seconda volta.
Ma l’urlo che le uscì dalla bocca fu involontario e pieno di terrore.
La sua eco si propagò nella valle fino alle orecchie di Draco, che riconobbe immediatamente la voce di sua moglie.


NOTE DELL’AUTRICE:

Salve a tutti lettori!!! Molto più presto del solito stavolta.
Spero vi faccia piacere e spero che questo capitolo vi sia piaciuto!
A me è piaciuto tanto scriverlo a dir la verità.
Fatemi sapere cosa ne pensate e come sempre vi ricordo di visitare la mia pagina facebook per eventuali aggiornamenti e anche per conoscermi/vi un po’ meglio.
Un bacio a tutti.
Sundayrose

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Capitolo 5
*** Nel frattempo... ***


Nel frattempo…

Quando Draco si trovò circondato da centinaia di anime pronte a dimostrare la loro ira per la sua intrusione, fu sicuro di morire.
Un pensiero di certo sciocco, visto che era già morto. Ma non esiste razionalità in un uomo pieno di paura e lui ne aveva, e tanta!
Si trovò ad essere trascinato per le braccia e per le gambe nel mezzo della piazza, dove, con un calcio sferratogli da chissà chi, fu costretto ad inginocchiarsi.
La testa bassa.
Il respiro ansante per aver tentato di ribellarsi.
- Anime di questa Città – Cominciò il guardiano, come se stesse per tenere un discorso – Ancora una volta siamo costretti a ricorrere alla nostra furia per liberarci da invasori indegni di calcare queste strade. Noi, che siamo stati confinati in questo luogo perché rei di esserci lasciati trascinare dall’ira nella nostra esistenza terrena, ora siamo costretti a vivere in eterno nel sentimento che tanto ci ha condizionato in vita, punendo chiunque tenti di raggirarci o provi ad invadere il nostro territorio.-
Il guardiano si fermò per far sì che le anime recepissero meglio il messaggio.
- Pochi istanti fa ho scoperto quest’uomo girovagare tra le nostre strade come se fosse uno di noi. Come se fosse minimamente degno anche solo di sporcarsi i piedi con la nostra polvere.-
Molti ghignarono a queste parole.
- E’ ora che paghi per essersi introdotto in un luogo che non gli è proprio, per aver cercato di portare la sua anima più in là di dove fosse stata destinata.-
- Vi prego!- La voce di Draco era roca e ansante – Vi prego…io non lo sapevo! Non sapevo che non si potessero visitare altri luoghi. Non sapevo che bisognasse rimanere confinati in un unico posto.- Mentì spudoratamente, ma al momento gli parve la scelta migliore.
Il guardiano rise insieme al resto delle anime – E che importa se non lo sapevi? Ormai hai insudiciato le nostre vie con il tuo fetore da suicida, o credi che non avessi capito da dove venivi? Noi sappiamo tutto di quello che c’è dietro di noi, ma nulla di ciò che ci sia avanti. Ho riconosciuto subito il tuo odore, il bagliore del fuoco nei tuoi occhi. Molti prima di te hanno tentato di sfuggire al proprio destino rifugiandosi qui. Ma questa è la strada sbagliata e adesso scoprirai che cosa facciamo agli intrusi come te.-
- No, aspetta!- Urlò Draco in preda alla disperazione – Io non volevo sfuggire al mio destino, non volevo trovare un luogo migliore in cui stare, io voglio solo trovare mia moglie! Sono venuto qui per questo, vi prego, aiutatemi!-
La folla rise ancora per le sue parole. Sembrava che non si fossero mai divertiti tanto.
- Questa è una storia davvero affascinante.- Riprese il guardiano – Ma non penserai che io sia così sciocco da crederti, vero?-
- No, davvero…io…-
- Basta! Abbiamo parlato anche troppo!- Il guardiano fece un gesto ampio con la mano e improvvisamente tutte le anime si allontanarono, lasciando Draco al centro del loro cerchio perfetto.
Un uomo alto e imponente si avvicinò a lui, impugnando una mannaia.
- Vedi questa?- Disse mostrandogli l’ascia.
Era una domanda retorica, perché il guardiano non aspettò che Draco rispondesse. – Questa è l’arma della tua punizione. Non ti ucciderà di certo – Molti sghignazzarono – Ma appena essa toccherà il tuo corpo da traditore verrai catapultato in un luogo da cui è impossibile fuggire, un luogo che non permette nessuna redenzione. Il Regno di Lucifero!-
Draco non sapeva cosa volevano dire quelle parole, ma non gli importava.
I Dissennatori invisibili che aleggiavano in quella città maledetta gli toglievano ogni speranza, ogni bagliore di riuscita.
Si sentiva debole, scoraggiato, disperato.
Mai in vita sua era stato un vile, uno che si tira indietro, ma ora, ora non vedeva l’ora che finisse, perché la speranza di trovare Hermione era più piccola di una scintilla e lui non vedeva in che modo avrebbe potuto tirarsi fuori da quella situazione.
Non poteva essere peggio di così!
Infelice.
Senza speranza.
Avvilito.
L’ombra di quanto era stato in vita.
Forse era quel luogo maledetto a farlo sentire in quel modo, ma ci credeva sempre di meno.
Lui ERA così, non sarebbe cambiato.
Qualcuno gli strattonò i capelli, obbligandolo a gettare indietro la testa.
Le ciocche più corte gli ricadevano davanti agli occhi sofferenti, ma anche in quel modo poteva vedere lo splendido Monte di fronte a sé.
Che strano, non l’aveva notato prima.
Si ricordò immediatamente di un altro monte, di un’altra vita.
Una vita con Hermione. Una vita felice.
Quando arrivava la primavera avevano sempre l’abitudine di recarsi fuori città, su un altopiano non molto distante.
Passavano lì la giornata e, quando avevano finito di mangiare le leccornie preparate da lei, facevano l’amore tra le primule e le violette.
Ma a volte saltavano a piè pari la prima parte per gustarsi il dolce dessert.
Lacrime amare gli pungevano gli occhi e lui le fece uscire dolorosamente.
Ma un’anima può piangere?
Evidentemente si.
Era stato così superbo da credere che sarebbe stato facile, che l’avrebbe trovata subito per poi stare con lei per sempre. Ma evidentemente si era sbagliato ed era destinato ad un’esistenza ben peggiore della vita senza di lei.
Sentì l’uomo allontanarsi di qualche passo dietro di lui.
Lo sentì mentre sollevava l’arma che si sarebbe abbattuta sul suo collo.
Fissò il monte.
Almeno sarebbe scomparso con un ultimo ricordo felice.
Chiuse gli occhi, aspettando il contatto della lama con il suo corpo.
Sentì il frusciò dell’aria spostata dietro di lui e seppe che stava per accadere. Ma qualcosa di strano e imprevisto fece fermare il boia e l’arma che aveva in mano.
Draco spalancò gli occhi di scatto, mentre le anime intorno si giravano tutte nella stessa direzione.
Un urlo.
Un urlo aveva fatto fermare tutti.
Un urlo straziante e disperato.
Draco fissò il monte con una speranza e un vigore che non sentiva da molto tempo.
Distinse una figura eretta su una roccia.
Era una donna.
Il vestito turchese leggero le ondeggiava attorno al corpo.
I capelli castani lunghi e mossi erano scompigliati da un leggero venticello.
Il suo cuore ormai freddo e calmo ebbe un sussulto.
Ancor prima di vederla l’aveva riconosciuta.
La sua voce non avrebbe mai potuto dimenticarla.
Hermione!
Sorrise.
Lei era lì, l’aveva visto, l’aveva salvato.
E ora niente e nessuno avrebbe potuto fermare lui dal riabbracciarla.
Con uno sforzo sovrumano ruppe le catene che gli tenevano legati i polsi.
Si alzò in piedi ancor prima che gli altri si fossero accorti di cosa era accaduto.
Agguantò la mannaia dall’uomo corpulento e lo colpì con quanta forza aveva. Questo scomparve lasciando in terra solo i suoi cenciosi abiti.
Consapevole di cosa aveva appena fatto, Draco cominciò a colpire quante più anime poteva, sapendo che Lucifero le avrebbe accolte a braccia aperte.
Instaurò con il guardiano una lotta dura e feroce a colpi di asce.
Più di una volta rischiò di essere colpito, ma la sua forza e determinazione ebbero la meglio.
Nel suo sangue ormai scorreva una così grande quantità di Felix Felicis che sapeva che nulla sarebbe potuto andare storto.
Hermione era la sua fortuna, con lei era capace di fare tutto!
L’ultimo colpo sferrato dal guardiano venne schivato da Draco, che si abbassò e, nello stesso momento, colpì l’anima al fianco.
Vide i suoi occhi esprimere sorpresa, rabbia e paura per quello che stava per succedere. Ma Draco non provò pena per lui e, dopo qualche istante, sparì.
Il restante delle anime non vollero provare il brivido di essere catapultate nel Regno di Lucifero, quindi si ritirarono, nascondendosi di nuovo tra i palazzi fatiscenti e le carcasse di auto.
Draco rimase solo ad assaporare la sua vittoria, con un sorriso che si allargava da solo sul suo volto tirato.
Spostò lo sguardo di nuovo verso il monte.
Hermione non c’era più.
Ma non importava. Lui l’aveva vista, aveva sentito la sua voce, gli aveva ridato la speranza e la forza per poter combattere.
Ora doveva solo andare a riprendersela.
Cominciò a correre in quella direzione con un animo molto più libero e leggero.
Percepì tra le strade e i vicoli le altre anime in allerta, ma sapeva che non gli avrebbero fatto del male.
Si accorse di aver ancora la mannaia in mano. Decise di non lasciarla, almeno finchè non fosse uscito da quel luogo.
Doveva solo correre in direzione della montagna e lasciarsi alle spalle quella maledetta città.
Dopo un tempo assurdamente lungo si accorse però che non si era mosso di un millimetro.
Le strade e le case scorrevano al suo passaggio, ma la meta non si avvicinava.
Si fermò per riprendere fiato e, poco distante da lui, notò lo stesso mucchio di stracci che aveva visto non appena era arrivato e da cui aveva preso gli abiti che ora aveva indosso.
Era sicuro di averlo visto almeno tre volte al suo passaggio.
Stava girando in tondo!
Come era possibile?
Il monte era sempre di fronte a sé e non aveva imboccato nessuna curva, nessuna deviazione.
La sensazione di euforia scemò all’improvviso.
Si guardò intorno, a destra, a sinistra, dietro di sé.
Tutto era uguale.
Era in trappola!
No, non poteva essere! Non poteva succedere di nuovo, non poteva perdere la speranza proprio ora che l’aveva ritrovata.
No. Doveva andare avanti!
Doveva trovare una soluzione.
Per Hermione!
Si diresse verso un edificio alto e imponente. Visto che non aveva possibilità di uscire di lì attraverso le strade, voleva vedere se riusciva trovare una scappatoia dall’interno di qualche edificio.
Sfondò la porta con un calcio ed entrò in un grande atrio di quello che forse in realtà era un hotel di lusso.
Attraversò la hall non sapendo minimamente cosa cercare. Si guardava intorno disperato passandosi le mani tra i capelli.
Non c’era niente, niente che potesse aiutarlo. Solo un bancone vuoto e impolverato, delle poltroncine logore e, in fondo, tutta una parete di ascensori.
Draco li guardò per un attimo chiedendosi se funzionassero. Gli si avvicinò circospetto e premette il pulsante. Questo si illuminò e dopo qualche istante le porte si aprirono ronzando.
Draco restò a guardare per un attimo il proprio riflesso nello specchio della cabina dell’ascensore.
Non sapeva cosa fare ma, almeno se fosse riuscito a salire in cima all’edificio, avrebbe potuto vedere con maggiore chiarezza dove si trovava e individuare una possibile via di uscita.
Entrò cautamente nella cabina e, quasi all’istante, le porte si chiusero.
Non ebbe il tempo nemmeno di premere il pulsante del piano, che l’ascensore cominciò a muoversi. Non verso l’alto, né verso il basso, ma all’interno della parete, proprio come facevano gli ascensori del Ministero della Magia.
Draco si aggrappò forte al corrimano per l’estrema velocità, quando, all’improvviso, l’ascensore cominciò a precipitare.
Si trovò spiaccicato contro la parete di fondo chiedendosi per quale stupida ragione avesse deciso di entrare in quell’edificio.
Non sapeva cosa stava per succedere. Uno degli inconvenienti di un’anima è che non puoi morire di nuovo, quindi devi aspettarti qualcosa di peggio.
La discesa durò per una decina di minuti, almeno così credette lui. Poi, all’improvviso, il pavimento si aprì e lui si ritrovò a precipitare nel vuoto.


NOTE DELL’AUTRICE:

Salve lettori!!!
Eccomi qui pronta per postarvi il quinto capitolo. Avevo promesso che sarei riuscita a pubblicarlo entro la fine della settimana scorsa, ma purtroppo non ce l’ho fatta.. perdonatemi!!
Spero almeno che vi sia piaciuto!
Mi raccomando cliccate MI PIACE sulla mia pagina facebook per tenervi aggiornate sulle storie appena pubblicate e su altro.
Un abbraccio.
Sundayrose

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Capitolo 6
*** Fuga e disperazione ***


Fuga e disperazione

Aveva un marito!
Aveva un marito quando era in vita!
Aveva un’esistenza felice, era innamorata e felice, come aveva potuto dimenticarlo?
Come aveva potuto dimenticarsi di Draco Malfoy?
L’uomo che l’aveva umiliata e presa in giro, ma che in seguito l’ebbe amata come nessun uomo avrebbe mai potuto fare.
E lei aveva amato lui… contro ogni previsione.
Ora si ricordava tutto, anche di come era morta.
Il camion che correva verso di loro, l’auto che sbandava, il fracasso delle lamiere accartocciate.
Una frazione di secondo e tutta la sua felicità era finita. Era stata costretta a separarsi dall’uomo che amava più di sé stessa.
Ma lui era lì, l’aveva visto! Come era possibile?
E perché era così lontano da lei?
Se erano morti insieme e nello stesso modo non avrebbero dovuto stare insieme anche nell’al di là?
A meno che…
La supposizione che si fece largo nella sua mente era troppo terribile per essere accettata.
Non poteva essere! Non l’avrebbe mai fatto!
Ma cosa avrebbe potuto giustificare la presenza di suo marito così vicino alla Cava dei Suicidati?
Doveva saperlo!
Doveva andare da lui!
Ma questo era solo un piccolo motivo. La verità era che, ora che si ricordava tutto, non voleva stare senza di lui nemmeno un attimo!
Si voltò di scatto, lasciandosi alle spalle il panorama sulla Valle dell’Inferno, e si diresse di corsa verso la guardiana.
I piedi nudi scivolavano sulla terra brulla e il vestito leggero le danzava attorno scoprendo le forme.
Le altre anime la guardavano incuriositi e indignati da tanta impetuosità. Quello era un luogo di pace, nessuno si era mai sognato di comportarsi in quel modo.
Ma a lei non importava. Si sarebbe comportata anche peggio se questo voleva dire riavere suo marito.
La guardiana si trovava come al solito sulla sua altura insieme alle altre anime anziane. Una volta raggiunta la prese violentemente per i polsi e la costrinse a voltarsi – Ora ricordo tutto! So perché ero così inquieta. Io avevo un marito. Ho un marito! E lui è qui adesso, è nella valle, in una specie di città. Io l’ho visto e anche lui mi ha visto, ne sono sicura! Ma lui è in pericolo. Devo raggiungerlo al più presto! Ditemi come posso fare, vi prego!- Hermione aveva il fiatone per la corsa. Guardava la guardiana con occhi disperati e imploranti, ma questa la ricambiava freddamente.
- Mi dispiace, non credo di poterlo fare.-
Hermione non sembrò capire - Ma…perché? Lei deve aiutarmi! C’è mio marito laggiù. Io devo andare da lui, devo raggiungerlo!-
- Tu non devi fare niente! Quello non è più tuo marito, sei in un’altra vita ora, quella terrena non ha più nessuna importanza!-
- Per me si! Per me ne ha più di quanta possa averne questa anche fra un migliaio di anni. Lei non lo sa, non ha mai vissuto davvero, non ha mai conosciuto l’amore!-
- L’amore non è altro che un turbamento fisico e morale, non vedo cosa ci sia di piacevole. La serenità, invece, ecco questa è la vera essenza della vita eterna.-
Hermione la guardava come se fosse impazzita – Io riavrò la mia serenità, la riavrò quando riavrò mio marito. Ora, per favore, mi dica come scendere dalla montagna e raggiungerlo.-
La guardiana la guardò con un mezzo sorriso compassionevole e decisamente irritante – Non si può scendere dalla montagna. E poi mi scuserai, cara, se ti dico che, se potessi farlo, forse non vedresti nemmeno tuo marito.-
Un terrore gelido attraversò le membra di Hermione – Perché dice questo?-
La guardiana aspettò un po’ prima di rispondere, sempre guardandola con quel misto di pietà e derisione che non sopportava – Perché tuo marito è morto da suicida. E se davvero, come tu dici, l’hai visto nella Città, beh… gli Iracondi avranno di certo fatto il loro dovere.-
- Che cosa vuol dire questo? Come fa a sapere che mio marito si è suicidato?- Tuonò Hermione scuotendola tutta per i polsi.
La guardiana si staccò da lei, irritata – Questo non è un comportamento adatto per un’anima di questo livello. Sarò costretta a prendere un provvedimento e di certo la sua ascesa alla cima del Monte sarà molto più tortuosa.-
- Non me ne frega niente dell’ascesa! Lei sapeva tutto, vero? Sapeva di mio marito, sapeva che era qui. Perché non me l’ha detto?- Sbottò lei furiosa.
- Perché qui non contano più le persone e i loro sentimenti, contano i gesti che si sono fatti in vita e tuo marito ne ha compiuto uno irreversibile. Tu non puoi andare da lui, né lui può raggiungerti. Probabilmente ora sarà già stato dannato per il Regno di Lucifero e tu non potrai più rivederlo!-
Hermione improvvisamente si ricordò di quello che le era stato raccontato dalla guardiana stessa non molto tempo prima: le anime dell’inferno non possono varcare i confini del loro girone, pena la caduta nel Regno di lucifero.
Si girò di scatto verso la Valle dell’Inferno. Draco non era più nella piazzola della Città, né erano presenti altre anime. Probabilmente era già… No. Non voleva pensarci!
Lui era di certo fuggito da loro.
Non l’avevano preso!
Ma lei doveva trovarlo al più presto prima che varcasse un ulteriore girone e fosse troppo tardi.
Scattò in avanti pronta a scendere dalla montagna anche a ruzzoloni se fosse stato necessario, ma la guardiana la bloccò per un braccio.
- Dove credi di andare?- Il suo sguardo era fermo e feroce, ma Hermione non si fece intimidire.
- Draco non è stato preso, non è perduto! Lui è lì da qualche parte. Sta cercando di raggiungermi, lo so! Devo andargli incontro. Devo andare da lui!-
- Tu non vai da nessuna parte! Tu sei una mia anima, questo è il tuo posto, non ti permetterò di andare da nessun’altra parte!-
Hermione seppe che non stava scherzando.
Il suo sguardo, prima dolce e gentile, ora si era trasformato in una maschera tirannica e feroce.
- Io non appartengo a nessuno! La mia anima è solo mia e decido io se andarmene o no. Ti ho chiesto aiuto gentilmente, ma visto che non me lo concedi sono costretta ad arrangiarmi da sola. Preferisco essere buttata nel Regno di Lucifero piuttosto che stare ancora un’ora senza mio marito!-
Fece per andarsene di nuovo, ma nuovamente la guardiana la trattenne con una forza inimmaginabile.
- No!- I suoi occhi rilucevano pazzi. Hermione si sentì stritolare il polso come sotto una morsa.
Ululò di dolore, constatando che neanche quello fisico le era precluso in quella vita ultraterrena.
Non seppe come riuscì a sfilarlo dalle dita ferree della guardiana, ma non appena fu libera cominciò a correre più veloce che poteva.
- Prendetela!-
Sentì ordinare.
Un secondo dopo tutte le anime del Monte Talio le erano dietro.
Sentiva i loro respiri sul collo e le loro mani sfiorarle il vestito o i capelli nel tentativo di raggiungerla e fermarla.
Lei correva a perdifiato scavalcando massi e rischiando di scivolare più volte sul terreno rossastro del Monte.
Non sapeva dove stesse andando e se quella fosse la direzione giusta. Stava scendendo e quello era già un inizio.
In lontananza sentiva la guardiana impartire ordini alle altre anime affinché corressero più veloce e in quel momento Hermione capì che non era concepibile, in quella vita, che un guardiano perdesse una delle proprie anime.
Si augurò davvero che non la prendessero, altrimenti non sapeva cosa poteva capitargli e non voleva nemmeno immaginarlo.
La discesa finì su un pianoro spoglio e brullo come tutto il resto del Monte. In lontananza si vedevano arbusti secchi e ormai morti da tempo.
Hermione non si arrischiò a fermarsi e continuò a correre in direzione della vegetazione rinsecchita, sperando che potesse trovare un qualche riparo che le permettesse di riflettere su quale via intraprendere per scendere da quel maledetto Monte.
Si inoltrò nella foresta di rami e spine ferendosi alle braccia e al volto.
Fu costretta a chiudere gli occhi a causa dei troppi arbusti che le sbattevano sul viso, non cessando di correre, quindi non vide il burrone che si apriva davanti a sé.
Quando ormai riuscì ad aprirli stava già precipitando.
Sotto di lei il mare verde in tempesta.

Quando Draco si riprese aveva la bocca piena di sabbia, così come gli occhi e le narici.
L’ultimo ricordo risaliva alla fila di ascensori nell’edificio abbandonato e alla sua caduta nel vuoto dopo averne preso uno.
Chissà dove era finito, di certo non era morto di nuovo.
La testa gli doleva terribilmente e le palpebre sembravano attaccate tra loro.
Si pulì sommariamente il volto, sputando varie volte, giusto il necessario per vedere dove fosse.
Quando riuscì ad aprire gli occhi dovette richiuderli quasi immediatamente per l’intensa luce.
Ci riprovò con più cautela questa volta e restò senza fiato.
Voltò lo sguardo in tutte le direzioni e tutto quello che riuscì a vedere furono chilometri e chilometri di distesa sabbiosa dorata e irregolare.
Si alzò incerto sulle proprie gambe e mosse qualche passo allibito.
Dove era finito?
Scrutò l’orizzonte in cerca della Città da cui era appena arrivato, ma il deserto si estendeva a perdita d’occhio e niente era visibile oltre di esso.
Di colpo gli venne in mente il Monte sul quale aveva visto Hermione, l’unico punto di riferimento che potesse portarla da lei.
Girò su sé stesso più e più volte, aguzzando la vista e proteggendosi gli occhi dal sole rossastro. Ma non c’erano monti, da nessuna parte. Solo sabbia.
- No!- Gemette lui prendendosi il volto tra le mani.
Ora che finalmente sapeva dove andare non gli era possibile perché quel maledetto ascensore l’aveva portato chissà dove.
Forse molto più lontano da lei di quanto fosse all’inizio.
Non si arrese.
Cominciò a camminare deciso in una direzione, pregando solo che fosse quella giusta.

Come quando era arrivato tra i cunicoli della Cava dei Suicidati, Draco non sapeva se fossero passate ore o giorni da quando si era messo in cammino.
Il sole brillava imperterrito sempre nello stesso punto e il tempo sembrava che non scorresse affatto.
A differenza degli altri luoghi che aveva visitato, però, questo era molto più simile alla Terra.
Nel deserto, così lo chiamava, provava stanchezza, caldo, sete e fame. Cose di cui non aveva più dovuto preoccuparsi da quando era morto.
Si fermò per la millesima volta, tergendosi il sudore con l’unica manica della sua giacca.
Alla fine, per la disperazione che l’afa gli stava portando, la tolse del tutto gettandola sulla sabbia rovente.
A torso nudo sentiva il sole bruciargli le spalle e il petto. La bocca stava rapidamente diventando arida e secca e un brontolio soffuso gli ricordò di avere una fame terribile.
Ma non c’era niente che potesse mangiare in quel nulla.
Dopo un tempo che gli parve infinito, vide qualcosa di diverso nel paesaggio sabbioso.
Una forma indistinta giaceva a un centinaio di metri da lui. Non sapeva se fosse uno spirito o qualcos’altro, ma decise di avvicinarsi ugualmente, sperando che finalmente potesse chiedere a qualcuno come andare via da lì e raggiungere sua moglie.
Man mano che si avvicinava riconobbe un uomo in ginocchio e con il volto rivolto verso terra.
Draco cominciò a correre, sollevato di poter finalmente parlare con qualcuno.
Ma non appena fu abbastanza vicino si fermò di colpo inorridito.
L’uomo che aveva visto e da cui sperava di poter ricevere informazioni stava avidamente mangiando il proprio braccio.


NOTE DELL’AUTRICE:

Salve lettori!!!
Eccomi qui con un nuovo capitolo!
So di avervi fatto aspettare un po’ ma spero che ne sia valsa la pena e che il capitolo vi sia piaciuto!
Aspetto con gioia i vostri commenti a riguardo.
Baci.
Sundayrose

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Capitolo 7
*** Il Deserto dei Golosi ***


Il Deserto dei Golosi

- Ma cos…?!- Draco guardava agghiacciato l’uomo cannibale a pochi passi da lui.
La sua faccia era completamente nascosta dai lunghi capelli scuri, ma poteva sentire il risucchio della sua lingua sulla carne ormai macellata del braccio.
Un conato di vomito lo avvolse e indietreggiò immediatamente, sperando che l’uomo non si accorgesse di lui.
Ma la fortuna non era dalla sua perché inciampò nei suoi stessi piedi e finì lungo disteso sulla sabbia dorata.
L’uomo alzò immediatamente la testa, fiutando l’aria come un lupo affamato. Non appena vide Draco poco distante da lui si alzò, incurante del braccio martoriato e sanguinante.
Una nuova luce brillava nei suoi occhi famelici e, senza nemmeno rendersene conto, Draco si ritrovò a correre disperatamente per sfuggire all’uomo che, sicuramente, voleva assicurarsi un pasto molto più consistente e molto meno doloroso per lui.
Sentiva i passi rapidi del suo inseguitore e il grugnito di bramosia e furia che lo spingevano a correre sempre più veloce.
Draco correva e correva più velocemente possibile, ma percepiva lo stesso il tanfo puzzolente dell’uomo sul suo collo.
Era esausto, le gambe gli tremavano e stavano per cedergli. Il caldo era opprimente. L’aria irrespirabile.
La sabbia che sollevava con la sua stessa corsa gli entrò nelle narici e in gola.
Tossì ripetutamente cercando di farla uscire dalle vie respiratorie, ma questo gli provocò solo un nuovo senso di soffocamento.
Continuava a correre, ma non sapeva per quanto ci sarebbe riuscito.
Non sapeva per quanto avrebbe tenuto lontano il mostro alle sue spalle.
Intanto la visibilità si era ridotta a zero.
Se pochi istanti prima si poteva osservare il deserto estendersi a perdita d’occhio e il cielo limpido e fulvo, ora era come se l’aria avesse smesso di essere incolore e fosse diventata di colpo densa e vermiglia.
Draco sentiva le particelle di sabbia e polvere graffiargli il viso mentre correva.
Sentiva di rallentare, anche se involontariamente, come se l’aria fosse diventata improvvisamente un ostacolo impossibile da penetrare.
Si fermò esausto, sapendo che era impossibile continuare, e inspirò profondamente, anche se questo gli portò una quantità improponibile di sabbia in gola.
Cercò di buttarla fuori immediatamente sputando e tossendo, ma si riscosse a causa di soffio troppo vicino, di una presenza troppo percettibile.
Si mise all’erta nella foschia rossastra che si era creata, cercando con tutti i suoi sensi di prevenire l’attacco che sarebbe avvenuto di lì a poco.
Girò su se stesso più e più volte, sentendo il grugnito che lo seguiva prima a destra, poi a sinistra, poi dietro di sé.
Il lezzo della fame e del marciume gli invase le narici tanto quanto la polvere che lo circondava.
Sentiva la presenza troppo vicina a sé per non avvertirla e immediatamente si rese conto di essere circondato, di avere su di sé le mani bramose e frementi degli spiriti golosi del suo corpo.
No! Non poteva finire così. Non aveva fatto tutto quello per essere mangiato da una banda di ingordi.
L’aveva fatto per trovare Hermione, solo per lei.
Credeva che l’amore sarebbe bastato per ritrovarla, ma forse si sbagliava. Lui era in una realtà che non conosceva, che non capiva e da cui non sarebbe uscito.
Non c’entravano i sentimenti, c’entrava solo la disperazione delle anime e il desiderio di non finire in un posto peggiore di quello in cui si era capitati.
Vide la fine avvicinarsi a velocità impressionante, mentre sentiva mani che lo toccavano e nasi che lo fiutavano come un pasto prelibato che mai avrebbero sperato di ricevere.
Cercò di liberarsi, di scrollarsi di dosso quei corpi sudici e opprimenti. Cercò di trovare in sé stesso la forza per reagire.
Per Hermione.
Solo per lei.
Ma non bastò la sua forza di volontà per fuggire da quell’incubo. Perciò quando si sentì afferrare e sollevare pensò solamente che fosse finita.

L’aveva scoperta da poco quella grotta sotto il Lago Nero.
Nei sette anni passati ad Hogwarts non aveva mai saputo del passaggio segreto che si trovava dietro il camino della Sala Comune dei Serpeverde.
L’aveva scoperto per caso, mentre giocherellava con una cioccorana un po’ troppo vivace.
Questa era balzata, dalla poltrona su cui era seduto, sulla mensola del camino, passando su libri, posacenere intarsiati e un vecchio candelabro raffigurante tre serpenti attorcigliati.
Draco la osservava pigramente mentre tentava una fuga verso la libertà, ma, non appena la cioccorana balzò sul braccio sinistro del candelabro, questo si piegò, facendo aprire un piccolo varco nella pietra dietro il fuocherello del camino.
A quel punto Draco si era alzato incuriosito e, accertatosi che non ci fosse nessuno in giro, si era intrufolato nello stretto passaggio.
Gli era bastato poco per scoprire che l’angusta galleria portava in un luogo meraviglioso: una grotta, proprio sotto il Lago.
Un prodigio della natura perché non era invasa dall’acqua e vi si poteva respirare normalmente, complici forse anche le decine di cunicoli che bucavano la roccia fino in superficie.
Era un luogo enorme, disseminato di stalattiti e stalagmiti coperte di muschio. Proprio al centro c’era un laghetto minuscolo come una piccola piscina, la cui luce danzava sulle pareti in maniera armoniosa.
Era un luogo magico ed estremamente romantico, sarebbe stato bello portarci qualcuno di importante.
Pochi giorni dopo anche Hermione vide quel luogo.
Ne rimase incantata, proprio come lui.
- E’ bellissimo, Draco!-
Lui sorrise compiaciuto – L’ho scoperto per caso e volevo che lo vedessi.-
Lei si alzò sulle punte e lo baciò sulle labbra – E’ davvero meraviglioso!-
Draco la strinse a sé e ricambiò il bacio – Tu lo sei!-
Era incredibile come un luogo potesse cambiare tutto e facesse riscaldare gli animi a tal punto da abbandonarsi a gesti che per timore non si erano compiuti prima.
Hermione non aveva mai permesso a Draco di toccarla più del dovuto e lei non aveva mai permesso a sé stessa di cedersi completamente a lui. Forse per paura che lui la abbandonasse dopo aver ottenuto il premio tanto ambito.
Ma in quel momento aveva scoperto che non era quello il suo scopo. Lui la amava davvero e lei voleva dargli tutto, tutto quello che era possibile dare ad un uomo.
In quel momento e in quel luogo Hermione e Draco fecero l’amore per la prima volta.

- Svegliati! Vuoi svegliarti?-
Draco si riscosse immediatamente dal bellissimo sogno che stava facendo.
No, non era propriamente un sogno. Era un ricordo. Uno dei ricordi più dolci della sua vita terrena e ora quella voce lo stava distruggendo.
Aprì gli occhi di scatto, completamente dimentico di quanto fosse accaduto poco prima.
Si trovò di fronte un viso sconosciuto e alquanto seccato.
Si ricordò improvvisamente delle anime che volevano mangiarlo solo pochi istanti prima e si ritrasse spaventato rischiando di cadere dall’albero.
Albero?
- Vuoi stare attento?- Sbottò la ragazza afferrandolo per un braccio.
Draco guardò giù. A un paio di metri sotto di loro c’era ancora il deserto. Poco distanti altre anime girovagavano smarrite e sofferenti per la fame. Si ritirò ancor più su sui rami affinché non venisse visto.
Si trovava su un albero dalle foglie grandi come una mano e dello stesso colore del tramonto in autunno.
La ragazza che lo guardava infastidita poteva avere circa sedici anni. Era carina seppur dura nell’espressione.
- Chi sei? Come sono finito qui? - Chiese lui allarmato ma in un sussurro, sperando di non farsi sentire dalle anime.
- Mi chiamo Greta e non c’è bisogno che sussurri, su questo albero non ci possono né vedere né sentire.-
Lui la guardò stralunato - Come?-
La ragazza sbuffò sistemandosi meglio sul ramo di fronte a lui – Questo è un punto di salvezza, ce n’è uno in ogni girone. -
- Io non ne ho mai visti!-
- Certo, perché sono invisibili.- Rispose lei in tono ovvio.
- E allora come è possibile trovarli?-
La ragazza sbuffò nuovamente e lo guardò con aria irritata – Senti, io ho fretta. Se avessi saputo che salvandoti mi avresti fatto perdere un sacco di tempo ti avrei lasciato tra i Golosi.-
- Non ti ho chiesto io di salvarmi, ma visto che l’hai fatto credo che mi meriti almeno una spiegazione, ti pare?- Sbottò Draco furioso.
- Ok.- Disse lei prendendo un profondo respiro per calmarsi - Forse è meglio che ti spieghi tutto dall’inizio, allora. Questo è il Deserto dei Golosi, anime che soffrono continuamente la fame e che, a causa della loro pena, sono portati a compiere anche i gesti più atroci. Ti sarai reso conto che qui le sensazioni sono molto terrene, questo perché la gola, insieme alla lussuria, è uno dei peccati più carnali ed è impossibile non associarlo al corpo e alle sue sensazioni.-
- Si me ne sono accorto. – La interruppe lui sarcastico.
- Già. Quello che devi sapere, però, è che in ogni luogo dell’inferno c’è un punto di salvezza. Questo è il nostro. Ti ho tirato su poco prima che quelle bestie ti divorassero e loro non si sono accorte di niente, perché per loro è impossibile vedere e toccare un punto di salvezza. E’ concepito per poter sfuggire dalle anime, quindi loro non ne sono a conoscenza.-
- Ma anche noi siamo anime, perché tu sai di questa cosa, allora? E perché possiamo vederlo e starci su?- Chiese Draco.
- Perché noi siamo anime neonate. Non siamo ancora come loro – Disse indicando i Golosi nel deserto – I punti di salvezza sono stati concepiti apposta per noi, cioè per anime che vogliono sfuggire ai loro aggressori, anime che sono ancora molto umane. Ma non appena l’ultimo baluardo di umanità che è in noi si spegnerà non riusciremo mai più a trovarli.-
- Come fai a sapere tutte queste cose se anche tu sei un’anima neonata come me?- Chiese Draco stupito.
- Me le ha dette una persona.- Rispose le sfuggente.
- Uno spirito come noi?-
- Si.-
- Una persona che conoscevi?- Draco capì dalla sua occhiata che forse stava diventando troppo invadente. Ma lei rispose lo stesso.
- Il mio fidanzato.-
Draco rimase un tantino spiazzato, non sapendo cosa dire – Anche lui è… qui?-
Lei annuì.
- Come avete fatto a perdervi di vista?-
Greta alzò la testa sorpresa – Noi non ci siamo persi di vista, non ci siamo mai trovati in questo luogo, lo sto cercando.-
- Scusami, ma allora qualcosa non mi torna. Come è possibile che ti abbia detto quelle cose se non vi siete mai incontrati?-
- Lui è riuscito a comunicare con me.- Rispose lei semplicemente.
- Comunicare? In che modo?-
- Non lo so. So solo che ad un tratto mi sono ritrovata frasi e pensieri nella testa, cose che non erano mie.-
- E come fai a sapere che fosse lui a mandartele?-
- Lo so è basta! E’ il modo per arrivare da lui.-
- Riesci a farlo anche tu?- Chiese Draco curioso.
- Beh una volta ci ho provato, ma il contatto è durato solo due o tre secondi.- Rispose lei afflitta.
Draco si fermò a pensare per un istante.
Davvero era possibile comunicare con le altre anime?
Poteva farlo anche lui?
Se così fosse poteva parlare con Hermione, farsi dire dove fosse, raggiungerla.
Doveva provarci!
- Mi insegni come si fa?- Disse Draco tutto ad un tratto.
- Cosa?-
- Insegnami come si fa e ti prometto che ti aiuterò a trovare il tuo fidanzato –
La ragazza sembrò pensarci su, ma dopo un po’ gli strinse la mano – D’accordo.-
Draco sembrò più sollevato.
Aveva un nuovo piano e un aiuto insperato per poter trovare sua moglie.
Non riusciva ad immaginare la gioia che avrebbe provato se ci fosse riuscito.
Greta spezzò il filo dei suoi pensieri – Anche tu devi comunicare con qualcuno?-
Draco annuì.
- Con chi?-
- Con l’unica donna per cui avrei accettato di vivere quest’inferno!-

NOTE DELL’AUTRICE:

Salve lettori!
Mi scuso con voi per il ritardo. Avrei dovuto postare il capitolo ieri sera ma Word è impazzito di colpo e ha deciso di non farmi più accedere a quello che avevo scritto.
Per fortuna oggi ha ripreso a funzionare.
Spero che il capitolo vi sia piaciuto e spero che mi farete sapere cosa ne pensate.
Vi ricordo sempre che se volete seguirmi o contattarmi potete farlo anche su facebook.
Baci.
Sundayrose

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Capitolo 8
*** La Tempesta delle Passioni ***


La Tempesta delle Passioni

Vorticava in pensieri lussuriosi, in passioni smodate, nel desiderio della carne, della pelle, nell’odore dei corpi seducenti e vogliosi.
Si sentì travolgere dalle fantasie sensuali e lascive date dalle mani calde, dalle labbra morbide, dal contatto tra pelle e pelle che dava brividi.
Hermione si sorprese di non trovare acqua nell’oceano in cui era precipitata. La sostanza in cui nuotava non era né liquida né gassosa, come i pensieri che si strappavano dalla mente con forza per essere buttati nel Pensatoio.
E, proprio come questi, si potevano scorgere tra i flussi di desiderio che la circondavano immagini di corpi travolti dalla passione, di mani desiderose, di bocche insaziabili di baci.
Si sentivano, tra le onde, i gemiti del piacere, i sospiri degli amanti, le invocazioni per ricevere di più…di più!
Hermione si sentiva sballottata dalle correnti impetuose che le vorticavano attorno.
Cercò di raggiungere la superficie prima di annegare in quel mare di lussuria e desiderio. Prima di lasciarsi completamente sopraffare da esso.
Scalciava con le braccia e con le gambe trattenendo l’impulso di abbandonarsi alla passione dei suoi ricordi. Ma quelli erano troppo forti e lei troppo debole per poterli contrastare.
Quindi si lasciò andare all’abbraccio coinvolgente delle sensazioni, perdendosi nelle lunghe notti d’amore della sua vita passata.

- Devi concentrarti!-
- Lo sto facendo!-
- Non abbastanza.-
Draco staccò le mani da lei, frustrato.
Ancora appollaiato sull’albero, tentava disperatamente di riuscire a comunicare con Hermione attraverso la connessione mentale di cui gli aveva parlato Greta.
Ma ancora non c’era riuscito.
- E’ sempre difficile la prima volta. Vedrai che con un altro po’ di impegno ce la farai.-
Draco annuì mesto.
Era sempre così. Credeva sempre che le cose avrebbero preso una piega migliore. Invece era sempre stato costretto a ricredersi, sprofondando nella disperazione come stava succedendo proprio in quel momento.
Pensava davvero di aver trovato la soluzione per rintracciare Hermione in quel luogo infinito, ma ancora una volta si sbagliava e doveva fare i conti con il suo orgoglio ferito e con la sua inettitudine.
Quel maledetto posto aveva il potere di distruggere tutte le sue certezze, di renderlo insicuro, vulnerabile, tutte cose di cui era sicuro fosse immune.
L’unico frammento di forza e determinazione lo prendeva da lei, da Hermione.
Era per lei che aveva accettato di vivere tutto questo.
Era per lei che era morto. Per ritrovarla e starle accanto per sempre.
Non poteva disperare proprio ora.
Era sempre stato un ragazzo che non si arrendeva facilmente e, anche se quel dannato posto voleva continuamente farlo sentire un incapace, non l’avrebbe permesso questa volta.
Era ad un passo dal trovare Hermione.
E ci sarebbe riuscito.
Riprese le mani di Greta e con più forza le strinse nelle sue, chiudendo gli occhi.
- Pensa a lei – Gli sussurrava – Lascia che il suo ricordo ti pervada completamente.-
Questo non era difficile, pensò lui, è quello che faceva in ogni istante.
- La vedi? La vedi con la tua mente? Vedi i suoi occhi, la sua bocca, i suoi capelli?-
Draco annuì impercettibilmente.
Si, eccola, era proprio lì, davanti a lui. E non la vedeva soltanto, sentiva anche il suo profumo dolce e delicato e percepiva, anche solo con lo sguardo, la morbidezza della sua pelle.
Gli sorrideva.
Sorrise anche lui.
- Parlale! Parlale come se fosse davvero davanti a te. Come se potesse sentirti!-

- Draco!-
Il respiro di Hermione si fermò, mentre vedeva la figura di suo marito nuotare tra le onde della passione e raggiungerla dopo poche bracciate.
L’emozione che provò nel vederlo di nuovo e nel sentirlo così vicino a lei era indescrivibile.
Lo abbracciò con forza, accarezzandogli i capelli, il viso, la bocca, come se non potesse crederci, come se avesse bisogno di una prova tangibile della sua presenza. Come se gli occhi potessero ingannarla.
Ma no, era lui, era proprio lui: suo marito.
Aveva dimenticato come potessero essere seducenti i suoi occhi. Così limpidi, eppure così maliziosi. Così glaciali, eppure così profondi.
Li aveva amati da subito.
Molto prima di amare lui stesso.
Si chiedeva, infatti, come fosse possibile che occhi così belli potessero celare un’anima tanto oscura.
Non era così, infatti. La sua anima era molto più trasparente di quanto volesse far credere. E lei forse era stata la prima a scoprirlo.
Si lasciò cullare dalle sue braccia, dalle parole rassicuranti che le sussurrava nell’orecchio e sentì improvvisamente risvegliare in sé la passione che li aveva legati in vita.
Gli prese la testa tra le mani, beandosi di ogni fibra di lui, di ogni cellula che, seppur morta, la faceva sentire così viva.
- Ti amo!- Gli soffiò sulle labbra prima di coprirle con le sue e dare il via ad una danza di bocche, di mani, di corpi, sul palcoscenico incontrollabile del Mare dei Lussuriosi.

- Hermione! Hermione, mi senti?-
Draco parlava lentamente e con cautela.
Le mani ancora strette in quelle di Greta, da cui riceveva  la concentrazione necessaria. La fronte corrugata, gli occhi serrati.
Cercava le parole giuste da dirle, mentre con la mente vedeva il suo viso duro e deciso.
- Sono io. Sono Draco!-
Si fermò, forse aspettando una qualche risposta che però non poteva arrivare.
- Vai avanti, continua a parlare!- Lo esortò Greta.
Lui sospirò e riprese – Sono qui anch’io. Ti ho seguita sperando di poterti raggiungere facilmente, sperando di poter stare con te in un mondo senza tempo ed eterno come lo è la morte. Ma la morte ancora una volta ci separa, ostacolando ogni mio tentativo di raggiungerti. So che ci sei, ti ho vista su quel monte e hai urlato affinché non venissi colpito. Eri tu, vero? Mi hai riconosciuto!-
Draco attese ancora una risposta impossibile da ricevere.
Gli occhi gli si inumidirono, ma cercò di ricomporsi immediatamente – Ti amo, ma questo tu forse già lo sai. E’ stato il mio amore a portarmi qui, da te e so che tu per me avresti fatto lo stesso. Quindi non mi arrenderò. Ti troverò, amore mio, te lo prometto! E allora niente e nessuno ci separerà mai.-
Il suo viso era ancora più nitido e fermo nella sua mente. Ma era il viso di come lui la ricordava in vita, perciò sapeva che non lo stava sentendo davvero.
- Continua! Dille dove sei.- Lo incoraggiò di nuovo Greta.
Draco proseguì – Io mi trovo nel Deserto dei Golosi. Non so se tu sappia dove sia, né quanto sia lontano dal posto in cui ti trovi tu. Ma se lo sai, ti prego, rispondimi! Fai in modo che io possa raggiungerti!-
L’immagine di sua moglie restava fissa nella sua mente come una foto.
Nessun cambiamento, nessuna speranza che lei lo stesse davvero ascoltando.
- E’ inutile, non mi sente.- Staccò le mani da Greta e voltò lo sguardo verso il deserto sotto di loro, ignorando lo sconforto che si stava allargando nel suo petto.
Sapeva che, se Hermione l’avesse sentito, la connessione avrebbe fatto in modo che lui vedesse davvero dove fosse lei. Ma questo non era avvenuto, quindi tutte le parole che aveva appena pronunciato erano cadute nel vuoto.
- Ci riproveremo più tardi.- Lo incoraggiò Greta, posandogli una mano sulla spalla.
Lui annuì – Pensiamo a te, ora. Tu sai dove si trova il tuo ragazzo?-
Lei scosse la testa – No, o meglio l’ultima volta che ho provato a comunicare con lui l’ho visto in mezzo a tanta acqua. Ma non ho fatto in tempo a chiedergli dove fosse.-
Draco tacque abbassando gli occhi sulle mani strette a pugno.
Potevano fare solo due cose: aspettare appollaiati su quell’albero come due civette che la connessione desse risultati migliori, o scendere, con tutto il pericolo che comportava, e tentare di ritrovare da soli una via di fuga.
- Non possiamo aspettare qui per sempre. Io devo ritrovare mia moglie!- Sbottò lui alla fine, dopo una lunga pausa di silenzio.
- Anch’io voglio ritrovare il mio fidanzato, ma dobbiamo escogitare un piano. Non possiamo scendere di qui e sperare di cavarcela. Sappiamo benissimo come stava per finire l’ultima volta.-
Aveva ragione e lui lo sapeva.
- Cosa proponi di fare allora?-
- Riproviamoci!-
Draco fece un gesto di stizza che lei bloccò immediatamente – Un’ultima volta! Forse potremmo scoprire dove si trovano.-
Non rispose.
- Ragiona!- Continuò lei – Se non sappiamo dove sono potremmo scendere di qui e affrontare quelle bestie affamate che gironzolano sotto di noi. Potremmo anche sfuggirgli e capitare in un altro luogo forse peggiore di questo. Ma chi ti dice che facendo così non peggioreremmo le cose? Loro potrebbero anche essere qui vicino e noi potremmo allontanarci senza saperlo.-
- D’accordo.- Acconsentì lui.

Com’era bello stare di nuovo tra le sue braccia.
Finalmente era completa, poteva sopportare quel luogo ora che erano finalmente insieme.
Non avrebbe mai sperato di poterlo trovare così velocemente.
Anzi, si sbagliava, era stato lui a trovarla.
Il suo grande amore per lei l’aveva portato diritto tra le sue braccia, affrontando il pericolo che questa scelta poteva comportare.
Il vortice della passione che li legava ora era incontrollabile. Aveva fame di lui, del suo tocco, dei brividi che le regalava.
Non riuscivano a staccarsi, forse sarebbero potuti restare così per sempre. 
Sarebbe stato un ottimo modo per passare l’eternità.
Le sua bocca cercava quella di Draco con brama travolgente. Le loro lingue danzavano al ritmo delle onde. Le loro mani cercavano un contatto più profondo, più proibito.
Il vortice del piacere era al massimo del suo compimento.
Hermione
Un’eco lontana, quasi impercettibile nel fragore della tempesta.
Hermione non la avvertì.
Hermione, sono io, Draco!”
Stavolta fu più forte.
Ma ancora una volta Hermione non vi fece caso.
Tutto quello di cui le importava era sotto le sue mani.
Hermione, amore mio, mi senti? Ti prego, rispondimi!
Lei si staccò un attimo dal turbine che la stava trascinando e tese l’orecchio incuriosita verso quelle parole.
- Amore, baciami!- Il Draco di fronte a lei la strinse ancora più forte, facendola cadere di nuovo in quel tornado di perdizione.
Hermione, sono qui. Sono qui anch’io. Ti prego, mostrami dove sei!”
Si staccò di nuovo, confusa.
Dove sei?
Guardò il Draco che aveva tra le braccia – Sono proprio qui, accanto a te.-
- Certo, amore mio. Ti vedo!- Rispose lui con il suo ghigno irresistibile.
Si chinò a baciarle il collo. Una cosa che la faceva andare fuori di testa.
Gemette sotto il suo tocco, mentre le parole dell’estraneo perdevano senso.

Draco staccò le mani da Greta, inorridito.
Sembrò che avesse di nuovo un cuore funzionante in petto, perché si stava piano piano lacerando in mille pezzi.
I suoi occhi rivivevano la scena che aveva appena visto nella sua mente: Hermione in mezzo alle onde, Hermione tra le braccia di un altro.


NOTE DELL’AUTRICE:

Salve miei amati lettori!
Vi chiedo umilmente perdono per questo ritardo, ma ho un esame la settimana prossima e ho avuto davvero poco tempo.
Spero almeno che l’attesa sia stata ripagata.
All'inizio del capitolo volevo pubblicare anche una meravigliosa immagine fatta apposta per questa storia da una ragazza bravissima, admin di una fantastica pagina: Tom Felton Italy ( Visistatela in tanti se non siete ancora fan).
Purtroppo grazie alla mia inettitudine non sono riuscita a pubblicarla, comunque potrete vederla sulla mia pagina facebook.
Mi raccomando andatela a vedere perchè è davvero meravigliosa!!
Baci.
Sundayrose.

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Capitolo 9
*** Tra sabbia e onde ***


NOTE DELL’AUTRICE:

Salve lettori, ho deciso di postare prima le mie note perché voglio scusarmi immensamente con voi!
Non aggiorno questa storia da più di sei mesi quindi capirò se non riceverò lo stesso seguito di prima.
A mia discolpa posso dire, però, che ora aggiornerò regolarmente finchè la storia non sarà finita. Ho intenzione di pubblicare un sequel dopo questa quindi non abbiate paura di una mia ulteriore scomparsa.
Vi chiedo scusa di nuovo e vi auguro una buona lettura.
Baci
Sundayrose. ( Sundayrose Efp)

 

 

Tra sabbia e onde

 
- Che cosa hai visto? -
Greta lo guardava intensamente. Le mani che stringevano quelle di Draco durante la connessione si chiusero in una morsa dolorosa.
- Perché hai visto qualcosa, vero? Non avresti questa faccia altrimenti-
L’espressione di Draco rivelava appieno la disperazione di quanto stava provando: gli occhi sbarrati, la mascella semi-aperta, la piccola ruga che diventava sempre più marcata sulla sua fronte e il pallore, ancora più etereo sul suo corpo da morto.
La voce, di contro, era di una calma glaciale, tanto che anche la sua espressione, alla fine, si adeguò ad essa.
- Niente. Anche Hermione è in mezzo a una specie di mare impetuoso. Dobbiamo andare nella stessa direzione -

 
Riuscire ad attraversare il Deserto dei Golosi senza essere divorati era un altro paio di maniche.
Greta gli aveva detto che non era così immenso come si poteva immaginare. Era solo un’illusione, un’altra per impedire alle anime di quel girone di provare ad uscirne.
Il trucco era semplicemente proseguire sempre nella stessa direzione. Mai voltarsi, mai deviare e con un po’ di fortuna avrebbero avvistato un altro paesaggio nel giro di due giorni. Per quanto valesse il tempo in un luogo dove non faceva mai notte e in cui il sole brillava imperterrito sempre nello stesso punto. 
- Come facciamo a scendere di qui senza venire attaccati di nuovo da quella banda di ingordi?- Chiese Draco con una punta di frustrazione nella voce.
Non aveva detto a Greta quello che aveva visto e non aveva intenzione di farlo. Voleva tenersi per sé quel dolore straziante perché se lo avesse raccontato l’avrebbe reso inesorabilmente più vero.
Non aveva abbandonato l’idea di ritrovarla. Questo mai. Solo si chiedeva che cosa le avrebbe detto quando l’avrebbe rivista, che cosa gli avrebbe detto lei, come si sarebbe giustificata del fatto che avesse dimenticato così facilmente quello che provava per lui.
Con quale espressione l’avrebbe guardato una volta scoperto che era giunto lì solo per lei, mentre lei lo aveva già dimenticato buttandosi tra le braccia di un altro?
Non riusciva ad immaginarselo. Ora, reale e presente, c’era solo il desiderio di superare quell’ulteriore prova. Almeno per non pensare finchè non ci fosse stato costretto.
- Dobbiamo correre - Fu la risposta semplice di Greta tanto che Draco alzò un sopracciglio.
- Correre?! Ti rendi conto che stiamo parlando di chilometri?-
- Hai un’idea migliore?- Ribattè lei dura. Quando vide Draco abbassare gli occhi continuò – Questo è l’unico punto di salvezza presente in questo deserto, non ne troveremo altri e non troveremo altre anime disposte ad aiutarci. Dobbiamo contare solo su noi stessi e sulle nostre forze. Se non ci fermiamo, se non ci facciamo distrarre dal loro inseguimento e continuiamo a correre probabilmente raggiungeremo il prossimo girone più presto del previsto. –
- Chi ti dice che, invece, non ci raggiungeranno prima loro per divorarci?- Chiese Draco brusco.
Il suo malumore stava diventando irritante e Greta represse, a stento, una risposta piccata.
- Ne dubito – Rispose alla fine – Le anime di questo girone non sono così forti come pensi. Il fatto che stiano soffrendo la fame, insieme ad un’altra decina di tormenti umani, li rende immensamente deboli. Quello che li muove è solo la forza della loro disperazione, ma anche quella ha un limite -
Draco pensò per un attimo alla possibilità che potessero davvero farcela. Dove sarebbero giunti poi? In un altro girone peggiore di questo o più vicini alla meta?
E anche se fossero arrivati sulle rive di quel mare chi poteva garantirgli che avrebbero trovato quello che cercavano? Chi poteva dar loro la sicurezza che fossero davvero nel posto giusto, prima che altre anime non riuscissero finalmente a buttarli nel Regno di Lucifero?
Ecco che di nuovo il pessimismo e l’insicurezza lo tormentavano, come potevano tormentarlo i morsi della fame: violenti ed implacabili.
Era quel maledetto luogo, ormai l’aveva capito da tempo. Quel maledetto inferno che faceva emergere la parte peggiore di lui: quella vigliacca.
- E’ deciso allora? – Gli chiese Greta, riscuotendolo dai suoi pensieri.
Lui annuì bruscamente, ma sentiva lo stesso lo sguardo della ragazza bruna su di sé.
- Tu non me la racconti giusta. Tu hai visto qualcosa di importante e non vuoi dirmelo -
Draco, messo a cavalcioni su un ramo,  sollevò la gamba destra portandola accanto all’altra – Pensala come ti pare – Le rispose brusco, prima di atterrare con un balzo sul terreno sabbioso del deserto.

 
Quando anche Greta lo raggiunse passarono pochi secondi prima che le prime anime apparissero alla loro vista.
All’inizio non erano che una manciata, ma non passò molto prima che raggiungessero le diverse decine.
Probabilmente la voce che due anime intruse e completamente commestibili li avessero raggiunti si era sparsa più velocemente del previsto.
Greta afferrò la mano di Draco e lo trascinò nella direzione opposta dal quale arrivavano.
- Corri!- Lo incitò e lui non se lo fece ripetere due volte, mettendo un piede davanti all’altro e lasciando che i muscoli del suo corpo da morto si tendessero nella corsa.
Era incredibile come si sentisse umano in quel momento e, inaspettatamente, si sentì benissimo, mentre anche i pensieri correvano via veloci come l’aria sabbiosa che gli sfiorava il viso e nella sua testa non rimaneva niente, se non la scossa adrenalinica che gli muoveva le gambe e la risata isterica che gli usciva dalla bocca, la quale stava ad indicare quanto avesse i nervi a pezzi in quel momento.
Di contro, la mano di Greta lo teneva fermamente ancorato alla realtà, non facendogli mai dimenticare, con la sua stretta, che cosa stessero facendo e per chi.
La sabbia che si sollevava a causa della loro corsa gli offuscava la vista e gli feriva gli occhi. Più di una volta Draco cercò di pulirsi il volto con il dorso della mano, ma l’inutilità di quel gesto lo persuase a rinunciare, decidendo di correre con gli occhi chiusi. Tanto non ci sarebbe stato niente ad ostacolare la loro corsa, se non il deserto incontaminato.
Perciò si sorprese quando anche con gli occhi chiusi percepì l’aria diventare densa attorno a loro, mentre la sabbia rossa si alzava come una barriera.
Il deserto, come una creatura viva e palpitante, si muoveva e si innalzava, rendendo l’aria una sostanza solida difficile da attraversare.
Draco si rese conto che, a parte le anime ingorde alle loro calcagna, anche quello voleva impedire la loro fuga.
Mettere un piede davanti all’altro stava diventando più difficile del previsto e lui poteva sentire il respiro di Greta diventare ansante mentre si dimenava e tossiva per espellere le particelle di sabbia che le erano penetrate in gola.
- Chiudi gli occhi! – Gli gridò Draco, consapevole che la vista poteva distrarli e spaventarli più che aiutarli – E respira con la bocca chiusa! -
Anche quelle poche parole bastarono per riempirgli la bocca di sabbia, ostruendogli le vie respiratorie e facendolo capitolare in un accesso di tosse convulsa.
Nonostante tutto continuò a correre, trascinandosi dietro la mano di Greta stretta nella sua.
Sentiva i respiri e i lamenti delle anime affamate sfiorare il suo collo e represse un conato di vomito al pensiero che potessero prenderlo per fare di lui la portata principale del loro banchetto.
Correvano, correvano veloci quanto permettevano le loro gambe stanche ed intorpidite, arrancando nell’aria densa come fango e cercando di non farsi afferrare da quelle mani sudice.
Il tempo sembrava essersi dilatato all’infinito: potevano correrete da due minuti o da due anni, nessuno dei due avrebbe potuto dirlo con certezza.
Ad un certo punto le gambe di entrambi erano diventate talmente pesanti e l’aria talmente solida che solo la forza della determinazione e della disperazione li incitava a proseguire, mentre sentivano sulla pelle il tocco disgustoso di quelle mani fameliche che tentavano di afferrarli.
Sembrava davvero finita.
Draco fu sul punto di cedere e lasciarsi andare alle loro grinfie. Tanto a che sarebbe servito continuare?
Hermione non lo voleva più. L’aveva dimenticato. E lui, che aveva fatto tutto questo per lei, non aveva più alcun motivo per continuare a lottare.
Forse sarebbe stato meglio arrendersi, perché anche l’Inferno non poteva essere così terribile in confronto ad una “vita” senza di lei.
E  di nuovo, quasi come se quel posto maledetto non aspettasse altro che una sua resa o una sua vigliacca
capitolazione, la sabbia fine del deserto sprofondò sotto i loro piedi e loro precipitarono nel vuoto assoluto.

 
I loro incontri nella grotta sotto il Lago Nero erano diventati un appuntamento fisso ormai.
Draco aspettava Hermione sulla soglia della Sala Comune dei Serpeverde ogni notte, quando tutti erano a letto ed i corridoi deserti.
La faceva entrare di nascosto, attento che nessuno li scoprisse e che potesse denunciarli per violazione delle regole. Poi insieme varcavano il passaggio segreto dentro il camino e raggiungevano quella grotta meravigliosa che era diventata il luogo perfetto per i loro incontri segreti.
Nessuno sapeva che stavano insieme. Non ancora.
Gli altri non avrebbero capito. Avrebbero storto il naso e si sarebbero insospettiti per quella relazione assurda, forse incolpando Draco di manipolazione.
Avrebbero aspettato, non c’era nessuna fretta. E nel frattempo avrebbero goduto dei momenti di pace riservati a loro due solo.
Fare il bagno nella piccola piscina naturale, poi, era diventato un bisogno quasi fisico.
Aspettavano con trepidazione il preciso momento in cui si spogliavano dei loro vestiti e delle loro inibizioni, affondano in quelle acque come le loro unghie affondavano nella pelle dell’altro. Lasciandosi travolgere dalla corrente e dalla passione.

 
Il lieve sciabordio delle onde sulla riva destò la sua attenzione, per un momento dubbioso se si trattasse del rumore dei suoi sogni o della realtà.
Aprì gli occhi a fatica, scrostandoli dalla sabbia e dal sale che li tenevano incollati tra di loro.
Già dal piccolo spicchio di realtà che riuscì a percepire dalle palpebre socchiuse capì immediatamente che non si trovava più nel deserto: la sabbia, lì rossa e ferrosa, aveva assunto il colore dorato delle spiagge in riva al mare.
Draco alzò la testa di scatto e, con una trepidazione e una speranza che non provava da tempo, guardò dietro di sé, oltre il suo corpo.
Il mare verde-azzurro riluceva cupo alle pendici di un monte brullo e rossastro, la cui cima era completamente nascosta dalle nuvole.
Si alzò, incerto sulle gambe, completamente rapito da quel paesaggio irreale che aveva potuto vedere solo a molti chilometri di distanza o nelle sue visioni.
Ora poteva vedere più nitidamente il piccolo promontorio su cui aveva scorto Hermione la prima volta, quando lei, con le sue urla, l’aveva salvato dalla violenza degli Iracondi.
Percorse con lo sguardo ogni sporgenza, ogni pendio roccioso, fino a raggiungere le rocce sporgenti su cui si infrangevano, violente ed impetuose, le onde del mare che si estendeva immenso davanti a lui.
Quello stesso mare, tra le cui correnti, aveva visto Hermione abbracciata ad un altro.
Non poteva crederci di esserci arrivato davvero, di aver superato indenne ben tre gironi, raggiungendo quello che era il più vicino al motivo per cui aveva deciso di affrontare la morte e l’inferno. Non sapeva nemmeno come ci fosse riuscito: non aveva varcato nessun passaggio, non aveva attraversato nessun condotto, né aveva preso un ascensore. Si era solo sentito precipitare nel vuoto, tra la sabbia fine, mentre i Golosi li stavano raggiungendo.
Allora Greta aveva ragione, il deserto non era così infinito come si poteva credere osservandolo. E loro avevano varcato, senza saperlo, il portale che li aveva condotti così vicini alla meta.
Si guardò intorno, Greta giaceva incosciente a pochi metri da lui.
Draco le si avvicinò, svegliandola cautamente.
La prima cosa che fece, non appena riuscì ad aprire gli occhi, fu di spalancarli per la sorpresa.
- Ce l’abbiamo fatta!- Gridò entusiasta rimettendosi in piedi – E’ qui che ho visto Jace quando ho provato a stabilire un contatto con lui. Anche tu hai visto questo luogo, vero?-
Draco annuì pensieroso.
Per la prima volta si rendeva conto dell’importanza di quell’avvenimento.
Hermione si trovava davvero in quel mare. Era davvero così vicina a lui e lui avrebbe dovuto provare gioia, trepidazione, invece sentiva solo un’angosciante paura. Paura di poterla vedere di nuovo tra le braccia di un altro, rendendosi conto di averla persa per sempre.
- Dobbiamo trovarli!- Lo incitò lei, guardandolo euforica – Loro sono qui, ci stanno aspettando. Dobbiamo andare da loro!-
Fece per correre verso le onde, attirata dal loro richiamo come i marinai erano attirati dal canto delle sirene.
- No!- Draco la trattenne per un polso appena in tempo, prima che questa si tuffasse nella corrente.
- Cosa c’è?- Chiese lei impaziente.
- Non sappiamo che cosa potrebbe esserci tra quelle acque. Potrebbero esserci altre anime disposte ad aggredirci, a divorarci. Dobbiamo stare attenti, dobbiamo prima valutare la situazione –
- Che c’è da valutare? Jace ed Hermione sono lì dentro e noi non dobbiamo far altro che raggiungerli. Riusciremo a scappare dalle altre anime, magari saremo così fortunati da trovare un punto di salvezza –
Draco valutò per un attimo la situazione, ma poi scosse la testa – No, mi sembra troppo azzardato. Fino ad ora abbiamo avuto fortuna, ma chi ti dice che ne avremo ancora?-
Vedendo l’espressione irrequieta di Greta, però, lui l’afferrò per le braccia, costringendola a guardarlo negli occhi – Senti, almeno assicuriamoci che loro siano davvero lì prima di tuffarci. Arrampichiamoci su quella roccia e cerchiamo di scorgerli tra le onde –
Greta ci pensò un po’, poi annuì sconfitta.
La roccia di cui parlava Draco era alta poco più di tre metri e si trovava in corrispondenza di altre rocce che, equamente distanti le une dalle altre, attraversavano il mare portando fino alle pendici del monte.
Draco aiutò Greta ad issarsi sulla pietra appuntita e scivolosa e, una volta su, la tenne per un braccio per evitare che rotolasse di sotto.
Il mare che si estendeva di fronte a loro era immenso ed impetuoso.
Non sembrava nemmeno fatto d’acqua con i suoi sbuffi lievi e morbidi, simili ai pensieri del Pensatoio.
Il suo colore blu cupo a volte assumeva toni verdastri e l’odore che emanava non era quello della salsedine marina che si poteva percepire sulle spiagge terrestri, ma più un odore di pelle, di respiri, di lenzuola sfatte dopo aver fatto l’amore.
Draco scrutò tra le onde, bramoso, alla ricerca di qualcosa che potesse catturare la sua attenzione e, allo stesso tempo, impaurito da quello che avrebbe potuto vedere.
Ma fu Greta ad urlare per prima – Jace… JACE! Eccolo, è proprio lui! – Disse strattonando il braccio di Draco ed indicandogli un ragazzo bruno che nuotava ad un centinaio di metri da loro – Jace, sono io, Greta. JACE!-
- Smettila, non può sentirti da qui! – La ammonì Draco, osservando, con una punta di invidia, il ragazzo che si faceva trasportare dalle onde a molti metri da loro.
- Ma, chi c’è con lui?-
Se Greta non avesse posto quella domanda, lui non si sarebbe nemmeno accorto del corpo esile della ragazza che gli nuotava affianco.
Avrebbe scambiato le curve dei suoi ricci bruni per le onde cupe di quell’oceano malsano.
- Hermione…-

Ma ora, ora sarebbe stato impossibile non riconoscerla e il suo cuore ormai fermo esalò un ulteriore gemito, mentre guardava sua moglie gettarsi calorosamente tra le braccia di Jace.

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Capitolo 10
*** L'Oceano dei Lussuriosi ***


L’Oceano dei Lussuriosi

 
- Ma chi è quella?-
La voce di Greta era alta e stridula e la sua irritazione contagiò anche lui, trasformandolo in un fascio di nervi pronto a scattare.
- Hermione – Rispose semplicemente, trattenendo a stento l’ira e il tormento.
Greta girò di scatto la testa verso di lui, guardandolo allibita – Tua moglie?!-
Draco annuì accigliato.
La sua vista gli era insopportabile perciò distolse lo sguardo dalle mani di lei che affondavano nei capelli di Jace, attirandolo sempre più contro di sé.
Il mare in tempesta li trascinava in refoli di passione sempre più impetuosa.
- Che ci fa tua moglie con il mio ragazzo? – Chiese lei, puntando furiosa il dito contro i loro rispettivi compagni. Ma, prima che lui potesse anche solo pronunciare una sillaba, un’altra domanda le salì alle labbra – E’ questo che hai visto, non è vero? E’ questo che hai visto quando hai tentato la connessione con lei. Perché non me l’hai detto?-
L’aveva preso per le braccia e lo scrollava energicamente.
Draco la fulminò con uno sguardo omicida e se la scrollò di dosso – Che cosa avrei dovuto dirti? Che avevo visto mia moglie mentre toccava e baciava un uomo che non ero io?-
- Ma lui è Jace. E’ il mio ragazzo!-
- E io come potevo saperlo?-
Le loro voci avevano raggiunto tonalità allarmanti, tanto che, di colpo, si guardarono attorno per vedere se avevano destato il riposo tranquillo delle anime di quel luogo.
Ma gli spiriti dell’Oceano non sembravano minimamente toccati dai loro litigi.
- Ok. Cerchiamo di calmarci – Disse Greta inspirando profondamente – Che cosa facciamo?-
Draco gettò di nuovo uno sguardo ad Hermione. Il suo corpo si muoveva al ritmo delle onde e, come quelle, il bacio che regalava a quell’estraneo aveva un andamento lento e profondo.
Che ironia della sorte, pensò, era stato disposto ad affrontare tutto per lei, tutto affinché potesse ritrovarla e ora che l’aveva così vicina non sapeva cosa fare.
- Non lo so – Rispose infatti.
- Oh, sei di aiuto – Si lamentò acidamente Greta.
Lui le scoccò un’altra occhiata furiosa, ma quando si accorse del suo sguardo la sua espressione si ammorbidì di colpo.
Gli occhi di Greta riflettevano perfettamente il suo stato d’animo e Draco si rese conto di colpo che anche per lei non doveva essere facile.
Forse anche lei aveva affrontato prove terribili per poter finalmente raggiungere il suo ragazzo, e ora che lo aveva trovato lo vedeva tra le braccia di un’altra.
Chissà se veniva anche lei dalla Cava dei Suicidati. O forse dalla Città degli Iracondi, con il suo temperamento non si sarebbe sorpreso se fosse stato così.
Improvvisamente si rese conto che non sapeva niente di lei.
- Come sei morta? – Le chiese senza preamboli. Il tatto non era una componente fondamentale in quella “vita”, l’aveva capito a sue spese.
- Sono stata uccisa durante una manifestazione contro il governo. Mi trovavo nel Campo degli Eretici prima di raggiungere il Deserto dei Golosi. – Rispose tranquillamente.
- Il Campo degli Eretici?!- Chiese Draco confuso – Io non sono stato in nessun campo. Il luogo in cui sono stato catapultato prima di arrivare nel deserto era la Città degli Iracondi –
Greta lo guardò stupita e accigliata per un attimo, poi la sua espressione si rilassò e voltò di nuovo lo sguardo verso l’oceano – Credo che questo posto sia molto più immenso di quanto crediamo –
- Già – Rispose Draco laconico – Che cosa credi che ci succederà andando lì dentro?- Chiese alla fine, facendo un cenno con il capo verso il mare in tempesta. Le onde sbattevano violentemente contro le rocce appuntite che formavano la base di quel monte rossastro di cui non si vedeva la cima.
Era arrivato il momento di affrontare la situazione, qualunque conseguenza avrebbe comportato.
Aveva affrontato quel viaggio per un motivo, non si sarebbe tirato indietro.
Una volta raggiunta Hermione avrebbe potuto chiederle tutto e dare una risposta a quei dubbi che solo lei poteva dipanare.
- Non lo so. Credo che dovremmo scoprirlo da soli –

 
Entrare in contatto con quell’acqua gelida e viscosa fu molto più difficile di quanto si aspettassero. Tanto più che di acqua non si trattava, ma di sostanza appiccicosa seppur impalpabile, che si attaccava alla pelle e penetrava nelle ossa con la stessa forza ed intensità di un vento gelido.
Appena Draco mosse un passo verso l’oceano, quel tanto che bastava per permettere alle onde di raggiungere i suoi piedi nudi, immagini e ricordi lo avvolsero come una coperta calda nei giorni freddi d’inverno.
Flash della sua vita passata, della sua vita vera gli invadevano la mente e la intorpidivano come un dolce veleno.
Hermione, un vestito da sera lungo fino ai piedi che le lasciava scoperta la schiena nuda, gli voltava le spalle mentre era intenta a mettere sul collo due gocce del suo profumo preferito.
Poteva percepirne ancora l’odore come se avesse la sua pelle calda sotto di sé.
Di nuovo Hermione, adagiata sul letto con le prime luci del mattino che giocavano sui ricci bruni sparsi sul cuscino, vestita solo di lenzuola sfatte, come una dea greca solo temporaneamente addormentata.
Hermione tra le primule e le viole, che combattevano strenuamente per risplendere più del suo sorriso.
Hermione sotto la pioggia, con i capelli appiccicati al volto e al collo e i vestiti zuppi, mentre ritornava, con una smorfia di scuse sul volto, prima di buttarsi tra le sue braccia.
Tutte immagini che provocavano in lui infinite scosse di adrenalina e desiderio e che lo spingevano sempre più crudelmente, sempre più dolcemente, tra le loro spire.
Senza che se ne fosse minimamente reso conto si ritrovò con l’acqua che gli raggiungeva le spalle, ma era una percezione distante, lontana, di una parte remota del suo cervello che cercava di resistere alla dolcezza ammaliante di quelle acque; quella stessa parte che si chiedeva, sempre più debolmente, che fine avesse fatto Greta.
Nuotare era molto facile, era quasi come se non avesse corpo né peso. Era come galleggiare nell’aria densa, lasciandosi trasportare dalle correnti dei suoi ricordi.
Attorno a sé sentiva tutto di lei: l’acqua odorava come la sua pelle, la sua consistenza era a tratti ruvida e morbida come se stesse nuotando tra i suoi capelli. Ogni respiro era un bacio sulle labbra, ogni bracciata un ansito di piacere.
E ora non vedeva più l’acqua, né il monte di fronte a sé, ma i suoi occhi e le sue mani e la sua bocca. Tutto di lei lo chiamava e lui non fece altro che rispondere a quel richiamo, allungando le braccia e tuffandosi nell’oblio disperato dei suoi sensi.

 
Greta guardava allibita il corpo di Draco che si abbandonava placidamente a quelle onde malsane ed ebbe paura.
Lei non lo aveva seguito.
Non appena quell’acqua fluida e verdastra le aveva sfiorato i piedi aveva sentito nascere dentro di sé un’inquietudine fuori dal normale e si era ritratta, spaventata.
Ora piano piano comprendeva il perché.
Nella sua rabbia incontrollata non aveva notato che fra le onde di quell’oceano immenso c’erano centinaia e centinaia di amanti come Hermione e Jace, ognuno dei quali stringeva convulsamente, abbracciava e baciava il compagno di turno.
Ogni tanto i loro corpi scomparivano sott’acqua o venivano nascosti dalle onde alte diversi metri, ma prima o poi ricomparivano, a volte nello stesso punto, a volte molto distanti.
Lentamente stava capendo in che posto erano capitati e per quale motivo nessuna delle anime lì presenti si era mossa per scacciarli: semplicemente perché non ce n’era bisogno. Sapevano che loro li avrebbero raggiunti tra quelle acque, perché il desiderio e la passione sono una calamita e chi ne ha provato anche solo un briciolo durante la sua esistenza non può restare indifferente al loro richiamo.
Ma Greta era di un altro avviso.
A tredici anni era stata violentata dal suo patrigno. Un’esperienza terribile che le era costata anni di terapie psicologiche e la condanna di non sopportare più il tocco di un uomo.
Quando aveva conosciuto Jace le ci erano voluti mesi prima di accettare un suo invito per uscire a mangiare un gelato. Quando lui aveva tentato di baciarla, però, lei si era scostata di colpo ed era fuggita via spaventata.
In seguito i suoi tentativi di scusarsi non erano riusciti a persuaderla ad uscire di nuovo con lui, tanto che era dovuta ricorrere di nuovo all’intervento della psicologa.
Solo dopo tantissimo tempo era riuscita a sopportare le dita di Jace sulla sua mano e le sue labbra sulle sue, ma l’inquietudine non se n’era mai andata del tutto.
La psicologa le aveva detto che ci sarebbe voluto del tempo, forse anni. Solo che entrambi non ne avevano avuto.
Jace era morto tre mesi prima di lei, cadendo da un picco che stava scalando insieme ad alcuni suoi amici.
Nonostante tutto, il suo contatto fisico non le era mai mancato. Quello che le piaceva di lui era la possibilità di parlargli liberamente e di ridere insieme a lui grazie al suo umorismo sfrenato. Le piaceva sentirsi amata e protetta e perdere chi le assicurava tutto questo fu un terribile shock per lei.
Le mancava questo, non il suo tocco.
Per lei il desiderio e la passione non erano una cosa positiva.
Per questo si era ritratta immediatamente quando aveva sentito la sensazione familiare di orrore e disgusto non appena le acque dell’oceano avevano sfiorato il suo piede.
Per questo la rabbia aveva lasciato il posto allo sbigottimento e alla comprensione: perché aveva finalmente capito il motivo per cui quelle anime non potessero fare a meno di toccarsi.
Quello era un luogo di desiderio carnale. Nulla a che fare con l’amore puro, nulla a che fare con lei e Jace.
Eppure, pensò con un misto di turbamento, Jace si trovava tra le braccia di un’altra, quindi anche lui aveva provato del desiderio irrefrenabile per qualcuna.
Forse proprio per lei, nonostante lei lo avesse tenuto sempre a distanza.
E forse proprio lei avrebbe potuto salvare tutti da quelle acque infide che li avrebbero consumati pian piano.
Forse proprio lei, perché non si sarebbe fatta ammaliare dal peccato della lussuria.

Aveva già trovato il modo di raggiungere una certa distanza dalla riva senza toccare le acque dell’oceano.
La roccia su cui si erano issati lei e Draco poco prima si trovava sulla spiaggia e si collegava, ad intervalli di circa un metro e mezzo, ad altre rocce che solcavano il mare fino alle pendici del monte.
Se fosse riuscita a raggiungere quelle in corrispondenza di Jace, Hermione e Draco, forse sarebbe riuscita a convincerli ad avvicinarsi e ad issarsi su di esse, in modo da non subire più l’influenza nefasta di quelle acque.
Arrampicarsi fu più difficile del previsto. Le pietre erano appuntite e scivolose, tanto che si ferì profondamente le mani prima di arrivare in cima.
Alla fine si guardò estasiata i palmi coperti di graffi e sangue, come se quel corpo fosse vero, come se fosse ancora viva. E di colpo si ricordò delle parole che lei stessa aveva detto a Draco tempo prima e cioè che la Gola e la Lussuria erano i peccati che più si vincolavano al corpo inteso come carne e sangue, perciò in quei luoghi le anime potevano sentirsi perfino vive.
Da quell’altezza poteva vedere chiaramente i corpi travolti dalle correnti della passione, sbatacchiati di qua e di là come bambole prive di mani che potessero recuperarle.
Individuò quasi immediatamente Draco, i suoi capelli biondi erano un tratto distintivo in quel mare verde-azzurro.
Lo vide cercare con le mani il tocco di un’anima sola come lui e abbracciarla come se da lei dipendesse la sua vita. Credendo che fosse Hermione, credendo che fosse sua moglie.
Ma Hermione si trovava a parecchi metri di distanza da lui, ancora travolta dal bacio appassionato di Jace.
Un moto di compassione mista a rabbia e a senso di giustizia la indusse a muovere il primo passo, mantenendosi in equilibrio sul filo appuntito delle rocce.
I piedi nudi non giovavano a quell’impresa perchè, anche se non sentiva dolore, sentiva la scomodità e il fastidio di camminare sulla pietra irregolare, non potendo correre per porre fine al più presto a quell’impresa.
Quando finalmente raggiunse la fine del costone roccioso, sotto il quale già si potevano vedere le onde infrangersi violentemente su di esso, si rese conto che la roccia immediatamente prossima a quella era molto più distante di quanto aveva creduto all’inizio.
Un vuoto lungo circa due metri e profondo circa tre la separava dalla possibilità di raggiungere il centro del mare solo saltando tra gli scogli e improvvisamente con orrore ponderò la possibilità di doversi tuffare per raggiungere la roccia successiva.
La sensazione di panico e tremore la colse di nuovo guardando gli sbuffi di fluido verdastro schizzare e ritirarsi quasi come se la stessero invitando ad accettare il loro abbraccio.
Greta li guardò con disgusto per un po’ di tempo, prima di concentrarsi di nuovo sulla scogliera di fronte a lei.
Poteva farcela! Era stata una persona molto attiva in vita e aveva praticato ogni genere  di sport, un salto di due metri poteva tranquillamente compierlo.
Fece qualche passo indietro sulla roccia scivolosa, giusto quel po’ per prendere la rincorsa. Poi si lanciò senza remore nel vuoto tra la pietra e l’acqua, librandosi nel cielo come un’aquila che aveva già avvistato la sua preda.
I suoi piedi nudi si ferirono al contatto violento con lo scoglio, ma non ci fece caso, continuando la sua corsa senza pensare ad una sua possibile caduta.
Fu così che percorse quasi una cinquantina di metri, correndo e saltando, senza che i pensieri ostacolassero troppo i suoi movimenti, finchè non raggiunse l’esatto punto in cui si trovavano, in corrispondenza, le anime di Jace e di Hermione.
- Jace. JACE!-
Il suo corpo ormai completamente colmo di adrenalina si sfogò urlando a squarciagola.
Tremava, era irrequieta, eppure rideva mentre chiamava il suo fidanzato.
Jace, un ragazzo bruno dalla pelle olivastra e gli occhi verdi, si voltò confuso al suono di quella voce e Greta vide i suoi occhi dilatarsi, così come il suo sorriso, prima di chiamare il suo nome.
- Greta!-
- Si, sono io, Jace. Sono io!- Greta si inginocchiò sulla scogliera tendendo le braccia verso di lui.
Il ragazzo si voltò per un attimo verso Hermione, guardandola confuso, forse un tempo convinto che fosse proprio lei la sua ragazza.
Hermione, d’altro canto, lo guardava disperata, cercando con le mani di raggiungere di nuovo le sue braccia per poter affondare nuovamente la testa contro il suo petto.
Solo in quel momento Greta si rese conto che doveva salvare anche lei.
- Prendila, Jace. Portala qui!-
Jace prese Hermione per una mano, guidandola tra quelle onde fino alla salvezza della pietra dura.
La moglie di Draco guardava entrambi confusa e spaventata, ancora inconsapevole di quello che stava succedendo, mentre Jace la aiutava ad issarsi sulla roccia.
Greta la afferrò per le braccia facendola sedere e poi guardò Jace fare altrettanto.
Si abbracciarono dopo qualche interminabile secondo, chiamandosi a vicenda e accarezzando ognuno i capelli dell’altro.
La paura di Greta sembrava scomparsa, forse non aveva ragione di esistere nell’aldilà, o forse aveva così tanto temuto di non vederlo più che ora il suo abbraccio le sembrava la cosa più bella del mondo.
Hermione, intanto, si guardava intorno accigliata, come se stesse cercando disperatamente qualcosa.
- Dov’è Draco?- Chiese con voce quasi isterica, costringendo i due ragazzi a riportare l’attenzione su di sé.
L’espressione di Greta si fece seria di colpo e, senza volerlo, indirizzò il suo sguardo verso l’oceano, nel punto esatto dove lui si trovava.
Hermione seguì il suo sguardo e voltò la testa con un mezzo sorriso stampato in faccia, come se sperasse che fosse proprio dietro di lei e non se ne fosse accorta.
Ma quando lo individuò la smorfia che le rimase congelata sul volto era solo un pallido fantasma del sorriso di poco prima.

 

 NOTE DELL’AUTRICE:

 Salve lettori!
Eccomi qui con il decimo capitolo di questa mia piccola storia.
Spero vi sia piaciuto e spero che non l’abbiate trovato noioso visto che parla molto di Greta. Tuttavia era necessario questo suo punto di vista.
Vi assicuro, però, che dal prossimo capitolo la nostra coppia preferita avrà molta più importanza, anche se credo che di capitoli ne siano rimasti pochini.
Bene, spero di ricevere un commentino da parte vostra e, come sempre, vi invito anche a visitare la mia pagina facebook Sundayrose Efp, dove potete trovare gli aggiornamenti delle storie, stati, foto e tanto altro.
Baci.
Sundayrose.
 

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Capitolo 11
*** Di nuovo insieme ***


Di nuovo insieme

 

Non poteva crederci di averla di nuovo tra le braccia, di poter sentire finalmente la consistenza della sua pelle sotto le dita e il peso dei suoi capelli sulle spalle.
La sua bocca anelava quella di lei, bramosa di poter finalmente baciare quelle labbra morbide, confondendo il loro respiro in un unico, intenso vortice di passione.
Draco teneva stretta Hermione con la disperazione e il desiderio di un amante troppo a lungo tenuto lontano dalla sua compagna.
Nel suo intimo, sconsiderato istante di follia blaterava frasi senza senso, inducendo sua moglie a guardarlo, persuadendola a tenersi stretta a lui, ammonendola di non osare lasciarlo.
L’oblio prezioso dei sensi che era quel mare in tempesta rendeva tutto più vivido seppur più ovattato. Draco aveva la netta sensazione che il suo cervello a volte si staccasse, rendendo vane le sue capacità di ragionare, mentre rimanevano vivide le sue percezioni sensoriali.
Per questo non si sorprese delle reazioni che il suo corpo aveva nei confronti della sua donna. Reazioni che lo facevano sentire più vivo che mai e che lo spingevano a cercare un contatto più profondo, più intimo.
- Hermione -
Il suo tono sembrava una preghiera, una supplica rivolta al cielo, rivolta a lei affinché non lo lasciasse mai più.
- Ti prego, stringimi. Non lasciarmi!-
Lei non parlava, si limitava ad accarezzarlo e a protendere la sua bocca verso quella di lui.
- Draco!-
Il fatto che il suono di quella voce fosse venuto da molto lontano e che l’Hermione fra le sue braccia non avesse mosso le labbra non lo insospettì minimamente.
- Sono qui, tesoro. Sono qui – Rispose lui, accarezzandole il viso prima di baciarla con passione.
- DRACO!-
Una parte del suo cervello memorizzò che lo stavano chiamando. La voce era stridula e sembrava disperata, ma la dolce sensazione che stava vivendo lo persuase ad ignorarla.
- Draco, ti prego, guardami!-
Involontariamente voltò la testa verso quel suono, attirato non tanto dal tono angosciato e supplichevole, quanto dalla somiglianza strabiliante che quella voce aveva con quella di Hermione.
Ma non era possibile. Hermione era lì. Hermione era tra le sue braccia.
Puntò gli occhi su una striscia di scogli lontana un centinaio di metri da lui. Su di essi si stagliavano tre persone (tre anime, in verità) che cercavano in tutti i modi di attirare la sua attenzione chiamando il suo nome.
Che volessero indurlo con l’inganno ad avvicinarsi per poterlo scacciare da quel girone?
No, non doveva farsi imbrogliare, non doveva cedere all’inganno. Ora che aveva trovato Hermione non aveva nessuna intenzione di lasciarla andare.
- Draco, guardami, ti prego! Sono io Hermione. Sono io, non lei!-
Quella voce si insinuava nella sua mente come un fastidioso ronzio e vi faceva nascere domande e dubbi.
Ma no, non doveva arrendersi ad essa. Era solo un maledetto trucco di quelle anime malvagie e senza scrupoli, che lo avrebbero buttato nel Regno di Lucifero non appena avessero messo le mani su di lui.
Tutto quello che voleva, tutto quello che desiderava e per cui aveva compiuto tanto era fra le sue braccia, il fatto che potessero fargli credere che non fosse lei era davvero ridicolo.
- Ci siamo sposati il ventidue Giugno, subito dopo i M.A.G.O. . Non volevamo aspettare e siamo andati contro tutti quelli che dicevano che il nostro matrimonio non avrebbe funzionato. Ma siamo stati insieme per tre anni e sono stati i tre anni più belli della mia vita -
Come facevano a sapere tutte quelle cose? Che potessero leggergli nella mente?
- Mi ricordo ancora il nostro primo bacio. E’ stato subito dopo la guerra. Io ero venuta a cercarti, tra le macerie di Hogwarts, sperando che stessi bene e che non ti fosse capitato niente. Sapevo che non avresti voluto che succedesse tutto quello, l’avevo visto nei tuoi occhi disgustati e terrorizzati. Poi, però, avevo saputo che te ne eri andato insieme ai tuoi genitori e per un momento ho pensato che non ti avrei più rivisto e che in realtà non ti importasse niente della guerra che stavamo combattendo, né di me. Ma poi ti ho visto girovagare tra le macerie e i calcinacci della Sala Grande, cercando chissà cosa, chissà chi; e io sono rimasta a guardarti per molto tempo, intimamente felice che tu stessi bene e che fossi ritornato. Quando i nostri occhi si sono incrociati ho capito subito che avevi appena trovato quello che stavi cercando, l’ho capito dall’espressione di sollievo che si era fatta strada sul tuo volto e del tuo passo mosso inconsapevolmente verso di me, prima di renderti conto di trovarti in un posto pieno di gente che non avrebbe capito il gesto che stavi per fare. Così decisi di facilitarti un po’ il compito dirigendomi su per quella che un tempo era una maestosa scalinata di marmo. Lo feci anche per accertarmi che le mie sensazioni fossero esatte e non solo una visione distorta della mia perfida mente. Ma tu mi hai seguita e, quando io mi sono nascosta in un corridoio con le pareti ormai crollate, tu non hai esitato nemmeno un attimo prima di abbracciarmi, come se fosse normale, come se non avessimo passato gli ultimi sette anni ad insultarci a vicenda. -
Draco rimase attonito da quelle parole e, per un attimo, il dubbio si insinuò in lui come fumo tra le crepe di un muro.
Per la prima volta da quando si era tuffato, guardò attentamente la donna che stringeva tra le sue braccia e per poco non ebbe uno shock.
Quella non era Hermione. Non era lei che si protendeva con le sue labbra carnose e che si avvinghiava con le unghie alla sua spalla.
Non era lei la donna che aveva baciato negli ultimi minuti.
Non era lei quella a cui aveva sussurrato dolci parole d’amore.
Improvvisamente voltò la testa verso la scogliera e, come se la vista gli si fosse schiarita di colpo, riconobbe immediatamente la figura di sua moglie stagliarsi contro il cielo denso di nubi.
- Hermione!-
Il suo urlo fu come un raggio di sole che schiarì all’improvviso il viso di lei. Draco la vide inginocchiarsi sulle rocce appuntite e tendere a lui la mano affinché la raggiungesse, affinché la afferrasse e la stringesse per non lasciarla mai più.
Il contatto dei loro palmi scatenò in loro un vortice di emozioni talmente intense da destabilizzarli. Erano lì, finalmente. Di nuovo uniti, di nuovo insieme e tutto quello che entrambi avevano sopportato fino a quel momento non valeva niente, niente se li aveva portati a riunirsi ancora. E l’avrebbero fatto altre mille e mille volte se questo voleva dire poter stare insieme per sempre.
Le loro bocche si unirono in un bacio dolce e passionale ancor prima che Draco fu issato completamente sulle rocce. Non potevano più aspettare e ora, in quel momento, la cosa più importante era accertarsi, rendersi conto di non star accarezzando un sogno, di non star baciando una visione, ma di stringere, annusare, assaporare davvero la pelle dell’altro, il corpo dell’altro.
- Amore mio, amore mio – Draco non smetteva di ripeterlo tra un bacio e l’altro, soffiandole sul viso, sulle labbra, tra i capelli tutto quello che si era tenuto dentro per tanto tempo.
- Perdonami. Perdonami! Credevo fossi tu! Non avrei mai, mai…-
- Schtt… Non dire niente, non importa –
Si erano cercati per tanto tempo, avevano attraversato l’Inferno pur di ritrovarsi, come si dice nelle poesie o nei modi di dire un po’ sdolcinati, ma loro lo avevano fatto davvero, il loro amore era andato davvero oltre tutto.
- Non per fare la guastafeste – La voce di Greta emerse fastidiosa e inopportuna in quel momento di estasi idilliaca.
- Non ora, Greta – La interruppe Draco, tornando ad occuparsi delle grazie di sua moglie.
- Vorrei tanto rimandare ad un altro momento ma… -
- Cosa?- La fulminò lui.
- Credo che le anime dell’Oceano non siano tanto contente che ne abbiamo sottratto due proprio sotto il loro naso –
Draco ed Hermione girarono la testa di scatto verso il mare in tempesta. Un’orda di corpi si stava riversando verso di loro come una diga che aveva appena rotto i suoi argini.
Non si erano resi conto che quell’Oceano ospitasse tante anime o, forse, tutti gli spiriti dell’Inferno si erano riuniti per punirli del loro oltraggioso gesto.
Paralizzati dall’orrore, i quattro ragazzi rimasero a fissare attoniti quello spettacolo terrificante per un tempo indecifrabile. Fu Jace a riscuoterli tutti, incitandoli a correre per scampare alla furia dell’Inferno.
Le rocce della scogliera erano bagnate e scivolose e ferivano i loro piedi nudi come schegge di vetro. Molte volte inciamparono e caddero sulla rude pietra, rischiando di precipitare tra le onde.
La loro corsa sembrava senza speranza: non potevano tornare indietro perché avrebbero trovato solo il Deserto con le sue anime ingorde ad accoglierli, mentre il punto in cui si stavano dirigendo non presentava altro che il Monte Talio da cui era scesa Hermione e su cui, di certo, non erano i benvenuti.
- Dove stiamo andando?- Chiese Draco con il fiato corto mentre stringeva convulsamente la mano di sua moglie, forse temendo che avrebbe potuto perderla di nuovo se solo si fosse separato da lei.
- Dobbiamo raggiungere la base del Monte Talio – Rispose Jace sicuro.
- Cosa? Sei impazzito? Ci porterai nella tana del lupo –
- Fidatevi di me. C’è un’apertura tra le rocce, dobbiamo solo attraversarla prima che le anime ci raggiungano, poi saremo liberi –
- Come fai a sapere tutte queste cose ? – La voce di Hermione era appena percepibile tra gli ansiti della corsa e i rumori del mare in tempesta.
- Ho visto parecchie volte anime scampare alla furia di altre nascondendosi tra quelle rocce. Non so cosa ci sia al di là, ma mi sono reso conto che, una volta sparite, le anime dell’Oceano interrompevano il loro inseguimento. A quanto pare loro non possono varcare quella soglia –
- Bene, allora affrettiamoci a raggiungerle, perché non so voi ma io non ho affrontato tutto questo per finire i miei giorni (metaforicamente parlando) in un oceano lussurioso dove non riesco a distinguere neppure quale sia mia moglie –
- Nessuno lo vuole, Draco – Rispose Greta piccata.
- Risparmiate il fiato e correte, le anime ci stanno raggiungendo!-
Draco voltò la testa indietro a guardare. In effetti molte anime avevano raggiunto le rocce della scogliera e si stavano issando su di esse per continuare il loro inseguimento. Strinse allora molto più forte la mano di Hermione e la trascinò via, più veloce di quanto credesse potessero correre le sue gambe.
Mancavano ancora pochi metri. Poteva vedere anche da quella distanza la rientranza tra i muri di pietra che formavano la base del Monte Talio.
Mancavano pochi metri per la salvezza, pochi metri perché tutti i suoi gesti non fossero stati vani.
Poi all’improvviso qualcosa accadde, anche se in un primo momento non capì bene cosa. Sentì solo la mano di Hermione scivolare via dalla sua con uno strappo. Draco si girò a guardare e la vide distesa sulle rocce, mentre un’anima più forte e più determinata di lei l’aveva afferrata per la caviglia e la trascinava inesorabilmente verso le onde.
- No!-
Draco si lanciò verso di lei nello stesso momento in cui altre mani lo agguantarono per le spalle. Il contraccolpo lo fece sbalzare all’indietro, cadendo sulle rocce e ferendosi gravemente ad un fianco.
- Draco! – Hermione cercava di divincolarsi, ma la stretta sulla caviglia era ferrea e si ferì profondamente i palmi nel tentativo di aggrapparsi alle rocce. Guardava con disperazione suo marito che nel frattempo era trattenuto da altre tre anime e non riusciva in alcun modo a liberarsi di loro.
I piedi di Hermione toccavano già l’acqua quando una figura velocissima balzò su di lei. Non capì cosa fosse fino a quando non venne issata di nuovo all’asciutto, con il piede finalmente libero.
- Greta, Draco…-
- Se ne sta occupando Jace – Le disse Greta aiutandola a rimettersi in piedi.
Hermione voltò lo sguardo nel punto in cui prima stava suo marito, dove ora c’era un abilissimo Jace che allontanava a suon di colpi di karaté tutte le anime che riusciva a raggiungere.
- Correte! Io li tengo lontani – Gridò lui mentre assestava un calcio ben piazzato allo stomaco di un’anima che tentava di avvicinarsi a Greta.
Draco, finalmente libero, afferrò di nuovo la mano di Hermione e corse in direzione dell’apertura tra le rocce in cui si stavano dirigendo poco prima.
Greta girava continuamente la testa indietro per accertarsi che Jace non fosse in pericolo, ma quando lo vide correre di nuovo verso di loro si tranquillizzò e pensò solo a raggiungere velocemente la destinazione.
Il luogo verso cui si stavano dirigendo non era altro che un piccolo spazio tra due muri di roccia sovrapposti. Draco, Hermione, Greta e Jace dovettero passarci uno per volta strisciando cautamente tra le pareti di pietra scura talmente strette e anguste da far mancar loro il respiro.
- Sei sicuro che questo posto non ci porti in un altro girone ancora peggiore di quello che ci siamo lasciati alle spalle?- Chiese Draco mentre guardava dubbioso la stretta rientranza attraverso il quale stavano passando.
- No, non sono sicuro. Ma l’alternativa era finire i nostri giorni tra quelle anime invasate, rischiando di diventare presto come loro –
- Spero solo che abbia una via d’uscita e che il fatto che le anime dell’Oceano smettano di inseguirci non sia perché siamo in trappola – Disse Greta con una punta di preoccupazione nella voce.
- Non credo, non ho mai visto nessuno uscire di qui – Rispose Jace.
- Questo non è incoraggiante – Ribattè Draco.
- Smettetela di battibeccare e guardate! – Fece Hermione indicando un punto in lontananza.
Tre teste si girarono all’unisono nella direzione in cui penetrava una striscia di luce sottile come un filo.
Con gli occhi puntati verso quella nuova piccola scintilla di speranza, tutti e quattro si diressero senza indugi nella direzione indicata dalla scia di luce.
Le pareti graffiavano loro il petto e le spalle tanto erano strette, ma a nessuno di loro importava.
L’uscita si rivelò più lontana del previsto, ma una volta raggiunta i quattro ragazzi non riuscirono a non rimanere a bocca aperta.
Si trovavano sulle sponde di un placido e tranquillo fiume di un tenue colore rosa. File e file di salici piangenti dello stesso colore costeggiavano entrambe le sponde sfiorando con i loro rami e con le loro foglie l’acqua che gli scorreva sotto. In lontananza una porta di legno bianca si stagliava contro il cielo dorato e, attraverso di essa, come se ne fosse la foce, il fiume passava e proseguiva verso una meta ignota.
- Ma… è meraviglioso! – Hermione si portò una mano alla bocca mentre i suoi occhi affamati scrutavano ogni angolo di quel posto magnifico.
- Questo è il paradiso! – Disse Greta con la stessa espressione meravigliata.
- Non credo – Disse Jace con un mezzo sorriso sulle labbra – Ma ci siamo molto vicini –

 

NOTE DELL’AUTRICE:

Salve lettori. Mi prostro ai vostri piedi e mi scuso ancora per il mio ignobile ritardo.
Non voglio annoiarvi con i motivi per cui sono stata tanto lontana, confido nella vostra gentilezza e spero che non mi abbiate mandato definitivamente a quel paese.
Detto questo, spero comunque che il capitolo vi sia piaciuto. Ormai siamo arrivati alla fine della storia, il prossimo capitolo sarà l’ultimo.
Un po’ mi dispiace ma, sinceramente, non vedo l’ora di dare il via al sequel di questa storia. Perché si, ci sarà un sequel.
Come sempre vi ricordo di visitare anche la mia pagina facebook Sundayrose Efp.
Un abbraccio a tutti quelli che leggeranno e commenteranno.
Baci.
Sundayrose

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Capitolo 12
*** Verso un'altra vita ***


Verso un’altra vita

 

 

Hermione guardava estasiata il cielo dorato cercando di capire perché fosse di quel colore, ma non c’era traccia del sole che avrebbe dovuto rendere quel cielo così magnifico.
- Non cercare spiegazioni per ogni cosa, siamo nell’aldilà, già questo dovrebbe essere senza spiegazione – Le disse Draco arrivandole alle spalle e cingendole la vita con le braccia.
Lei si abbandonò al suo abbraccio poggiando la testa nell’incavo del suo collo e girandola in modo da poterlo guardare negli occhi. Gli sorrise, di un sorriso che sapeva di pace e serenità, ma di colpo il suo viso mutò, ritornando serio.
- Cosa c’è, amore?-
Hermione voltò di nuovo il volto verso quel paesaggio meraviglioso e fece un respiro profondo – C’è una cosa che voglio chiederti da quando ti ho visto –
Il suo tono era pacato, ma Draco non potè fare a meno di percepire un certo nervosismo.
- Chiedi pure -
- Perché mi hai seguito? – La domanda la volse al fiume, ma non appena fu formulata si girò di nuovo e lo affrontò con i suoi occhi seri e determinati.
Draco rimase spiazzato – Che vuoi dire?-
- Tu avevi una vita davanti, dei progetti, dei sogni e hai rinunciato a tutto per me. Non mentire, so bene che ti sei suicidato e io non riesco a credere come tu abbia potuto farlo. -
Il primo attimo di confusione sparì per lasciar posto alla sorpresa e poi ad una serena determinazione – Pensavo lo sapessi –
- Cosa?-
Draco si sistemò meglio davanti a lei e le poggiò le mani sulle braccia, accarezzandola dolcemente con un mezzo sorriso sulle labbra – Hermione, tu eri la mia vita. Non avevo una vita davanti perché mi era stata portata via la notte dell’incidente, non avevo dei progetti perché tutti quanti riguardavano la nostra vita insieme, non avevo dei sogni perché anche quelli avevano te come protagonista. Una volta che te ne sei andata tutto per me aveva perso senso e valore, come potevo abitare ancora nella nostra casa, dormire ancora nel nostro letto sapendo che tu non ci saresti più stata a condividere gli attimi più belli della mia vita?-
- Ma…-
- Per me non è stato un sacrificio, Hermione. Io ti ho semplicemente seguita, come avrei fatto se tu avessi scelto un film piuttosto che un altro, o una strada piuttosto che un’altra. Ti ho seguita come un marito dovrebbe seguire sempre sua moglie e, anche se questo viaggio è stato molto diverso da come mi aspettavo, è stata la scelta migliore che abbia mai fatto. Mi ha portato da te, di nuovo. –
Hermione non sapeva cosa dire. Guardava Draco con le lacrime agli occhi e un groppo alla gola che non sapeva spiegare.
Davvero le anime potevano provare tutto questo? Non era vero, allora, quello che veniva insegnato e cioè che i morti non potevano provare nient’altro se non la pace eterna o il tormento eterno. Era come essere vivi ed Hermione si sentiva davvero viva in quel momento.
Passò le mani attorno al collo di Draco e si alzò sulle punte dei piedi per arrivare con la bocca alla bocca di lui. Avrebbe mentito se avesse detto che non era contenta del suo sacrificio. Lei era contenta, era contenta di averlo di nuovo accanto, contenta che il suo amore lo avesse condotto di nuovo da lei. Come avrebbe potuto trascorrere l’eternità senza di lui e senza nemmeno il ricordo di lui? Perché era questo che sarebbe successo, lei avrebbe vissuto per sempre su quel Monte, inconsapevole della vita che aveva vissuto fino alla sua morte e delle persone che ne avevano fatto parte.
- Ti amo! E anche se continuo a pensare che tu sia stato uno stupido a buttare all’aria la tua vita, sono talmente egoista da essere felice che tu mi abbia seguita e perfino trovata -
Draco buttò la testa all’indietro e rise, rise così tanto da sentir male alle costole. Solo allora si ricordò di essersi ferito sulle rocce quando quelle anime lo avevano assalito.
Hermione seguì il suo sguardo e spalancò gli occhi inorridita. Uno squarcio aperto e profondo solcava tutto il suo fianco destro.
- Draco, ma… sei ferito!-
- A quanto pare – Pigiò con i polpastrelli i lembi di pelle recisa, sentiva un dolore acuto ma non così forte quanto si poteva pensare di una ferita di quel genere – Non sanguina nemmeno –
- Questo perché siamo nel Limbo – Disse Jace arrivando mano nella mano con Greta.
- Nel Limbo? – Chiese Draco.
- Si, il luogo dove le anime si ritrovano prima di reincarnarsi. Non lo sapevate? –
- Ma certo, solo che… non pensavo fosse… così – Rispose Hermione sorpresa – Quindi quella porta… - Disse indicando la grande porta bianca in cui si inoltrava il fiume.
- … è la porta verso la nostra reincarnazione, si! –
- Potremo reincarnarci?! – Draco fu talmente sorpreso da dimenticarsi perfino della ferita al fianco.
- E’ quello che abbiamo appena detto – Rispose Greta piccata.
Draco la fulminò con lo sguardo. Sapeva che l’aveva aiutato in più di un’occasione, ma a volte era decisamente insopportabile.
Si trovavano ancora sulla sponda sinistra del fiume, sotto un salice che ondeggiava leggermente le sue fronde verso l’acqua e la sfiorava delicatamente quasi come se la accarezzasse.
Tutto il luogo ispirava serenità e pace e tutto, dalla brezza leggera al lento scorrere del fiume, invitava i suoi abitanti a rilassarsi e ad abbandonarsi a quella tranquillità innaturale.
- Questo posto è meraviglioso – Disse Hermione con un sospiro – E’ il luogo perfetto in cui abbandonare la vecchia vita -
- Un momento, aspetta! – La fermò Draco afferrandola per un braccio – Non vorrai mica reincarnarti, vero?-
Hermione lo guardò come se fosse impazzito – Certo che si! Che cosa vorresti fare altrimenti?-
- Io…ma… tu non ti rendi conto. Potremmo non rivederci mai più! -
A quelle parole Hermione sbiancò, forse capendo per la prima volta il verso senso di quel gesto.
- Ma…non possiamo fare altro – Ribattè lei con il panico  nella voce.
- Potremmo sempre rimanere qui – Rispose Draco disperato – In questo luogo meraviglioso. Potremmo rimanerci per sempre e trascorrere l’eternità insieme così com’era giusto che accadesse fin dall’inizio –
Per un attimo sul viso di Hermione comparve una scintilla di silenziosa speranza, per poi essere spenta con violenza un secondo dopo.
- Questo non è possibile! -
A quelle parole entrambi si voltarono verso Jace.
- Perché?- Chiese Draco con un misto di sfida e preoccupazione.
- Perché questo è solo un luogo di passaggio, non è un girone, non è possibile soggiornarvi come in un albergo –
- E questo chi lo dice? –
- Lo dice questo luogo. Se fosse possibile rimanere qui ci sarebbero molte altre anime a popolarlo. –
- Questo non vuol dire niente. Solo perché non c’è nessuno non vuol dire che…-
- Draco – Lo interruppe Hermione poggiandogli una mano sul braccio – Ha ragione Jace –
Lui scosse la testa come se non volesse accettare quella possibilità – Hermione, non permetterò che io ti perda di nuovo, non dopo tutto quello che ho fatto per ritrovarti!-
- Ma non c’è altra soluzione. Non so tu ma io non voglio tornare indietro e ridurmi come quelle anime disperate e vagare senza rendermi conto di quello che mi sta succedendo -
Draco la guardava con occhi disperati.
Lei gli prese la testa fra le mani – Io voglio andare avanti e voglio che tu venga con me! Questo è il nostro ultimo viaggio, Draco, e se è destino le nostre anime si incontreranno di nuovo e si riconosceranno di nuovo –
- Non voglio affidare tutto al destino. Tu sei la mia vita, Hermione, che farei se non ti ricontrassi?-
- Non succederà! –
- Come fai ad esserne sicura? –
- Perché non ci innamoreremo di nessuno, nessuno ruberà il nostro cuore fino a quando non ci troveremo. E allora capiremo che le nostre anime si sono ritrovate, che siamo di nuovo insieme, che siamo noi e nulla, nulla potrà mai separarci. –
Draco la guardò ancora spaventato, ma con occhi pieni di amore. La strinse a sé e affondò il viso nei suoi capelli morbidi e profumati, giurando a se stesso che l’avrebbe ritrovata. Anche se avesse dovuto girare il mondo intero l’avrebbe ritrovata e poi sarebbe stata sua per sempre.
- E’ ora! -
Le parole di Greta li riscosse e si staccarono non prima di essersi scambiati un bacio morbido e dolce. Poi, tenendosi per mano, si voltarono verso il fiume.
Ad attenderli c’era una barca, una semplice barca di legno che non sembrava nemmeno troppo stabile in realtà.
Hermione non l’aveva notata prima, forse perché non c’era.
Salirono tutti e quattro con cautela, ma l’imbarcazione risultò più solida di quanto credessero. Non appena si furono sistemati, quella cominciò a muoversi da sola in direzione della porta bianca attraverso il quale il fiume proseguiva.
In quell’ultimo, lento viaggio tutti rimasero in silenzio.
C’era chi, fingendo di ammirare la bellezza del fiume rosato e dei salici piangenti silenziosamente adagiati tra acqua e terra, di certo pensava a come sarebbe stato ricominciare da capo, a che cosa avrebbero trovato una volta varcata quella porta, a come sarebbe stata la loro nuova vita.
E intanto il fiume procedeva, lento nella sua corsa, e trascinava l’imbarcazione sempre più vicina alla meta, sempre più vicina ad un nuovo inizio.
Hermione, con ancora le mani strette tra quelle di Draco, si voltò a guardarlo. Non c’era serenità sul suo volto, ma ancora una torbida paura che tutto questo gli venisse strappato dalle mani un’altra volta.
- Come fai ad essere così tranquilla? – Chiese lui quasi con ammirazione.
- In realtà ho molta paura, ma confido in quello che ti ho detto poco prima –
- Hermione, se noi non… -
- Noi ci ritroveremo, Draco! Io ho piena fiducia in questo. Ce l’ho perché altrimenti non saprei proprio a che cosa aggrapparmi per non crollare. Ti prego, abbi fiducia anche tu! –
- Ci proverò –
- Me lo devi promettere –
- Te lo prometto! –
La porta era ormai vicina, Draco ed Hermione si voltarono verso quelli che erano stati due compagni di viaggio molto preziosi e sorrisero – Spero che anche voi possiate ricongiungervi presto –
- Vi auguriamo la stessa cosa – Rispose Greta con le lacrime agli occhi.
Era la prima volta che Draco la vedeva commossa per qualcosa. Questo lo turbò, facendogli capire che avrebbe voluto avere molto più tempo per conoscerli meglio.
- Addio! – Disse Jace, mentre la porta si avvicinava sempre di più.
- No, questo non è un addio – Ribattè Draco fermamente, tanto che Hermione si voltò a guardarlo sorpresa – Ci rivedremo presto, in un’altra vita –
Tutti e tre sorrisero, ma fu Greta a rispondere – Giusto! Quindi, a presto!-
- A presto – Risposero Draco ed Hermione.
La barca ormai avanzava sempre più velocemente. C’era solo il tempo di un ultimo bacio, di un ultimo saluto.
- Non avere paura, questo è solo un arrivederci, me l’hai detto tu – Disse Draco, ma Hermione capì che quelle parole servivano più a rassicurare se stesso che lei.
- Non ho paura. Noi siamo anime gemelle e alla fine le anime gemelle si incontrano perché hanno lo stesso nascondiglio –
Il viso di Draco si illuminò e Hermione vi potè leggere tutto l’amore che provava per lei nell’attimo prima che le loro labbra si toccassero.
Non era un addio, di questo erano certi.
Forse ci sarebbe voluto un po’ ma si sarebbero ritrovati e si sarebbero riconosciuti, per amarsi ancora.
Era a questo che pensavano mentre continuavano a baciarsi e la barca attraversava la porta bianca verso un luogo ignoto, verso un’altra vita.

 

NOTE DELL’AUTRICE:

Voglio dire, prima di tutto, un sentito grazie a tutte quelle persone che mi hanno seguita fin qui. Grazie ai lettori silenziosi, grazie a quelli che hanno recensito e a quelli che hanno messo la mia storia tra le ricordate/seguite/preferite. Grazie, grazie mille a tutti voi!
In questa storia ci sono stati molti riferimenti alla Divina Commedia di Dante, anche se me ne sono servita solo per alcuni spunti sui luoghi delle anime. La mia versione del Limbo è del tutto inventata, come anche quella dell’Inferno e del Purgatorio, quindi non prendetevela se non corrispondono ai dogmi canonici.
Per quest’ultimo luogo ho preso spunto da un video musicale molto bello che troverete pubblicato nella mia pagina facebook Sundayrose Efp.
La frase che dice Hermione: “Alla fine le anime gemelle si incontrano poiché hanno lo stesso nascondiglio” è una frase di Robert Brault e ho voluto aggiungerla perché mi sembrava perfetta in quel contesto.
Come vi avevo già accennato questa storia ha un sequel, del quale pubblicherò il primo capitolo fra tre giorni. Spero che mi seguirete con lo stesso affetto anche in questa nuova avventura.
Vi ringrazio ancora immensamente per tutto l’affetto che mi avete dimostrato e per essere rimasti con me nonostante i miei ritardi.
Baci e abbracci a tutti.
Sundayrose

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