Lifes goes on...

di fs_rm
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Aruto Hinamori ***
Capitolo 3: *** I nuovi Guardians ***
Capitolo 4: *** Ricordi e Reincontri ***
Capitolo 5: *** Salto nel passato... ***
Capitolo 6: *** Utau, Kuukai e Hikari ***
Capitolo 7: *** Ritorno inaspettato e un arrivo improviso... ***
Capitolo 8: *** The heart never forgets... ***
Capitolo 9: *** Tale padre, tale figlio... ***
Capitolo 10: *** Who's that girl? ***
Capitolo 11: *** Who's you love (parte 1°) ***
Capitolo 12: *** Who's you love (2° parte) ***
Capitolo 13: *** So I guess I'm in love with you ***
Capitolo 14: *** La festa ***
Capitolo 15: *** We ***
Capitolo 16: *** Revelations (parte 1°) ***
Capitolo 17: *** Revelations(2° parte) ***
Capitolo 18: *** Lies, secrets and sorrows ***
Capitolo 19: *** The Truth In The Lies ***
Capitolo 20: *** Is hard to forget ***
Capitolo 21: *** Obligation ***
Capitolo 22: *** Tutti i nodi vengono al pettine ***
Capitolo 23: *** Finalmente un lieto fine ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


“Oh life goes on
And it's only gonna make me strong
It's a fact, once you get on board
Say good-bye cause you can't go back
Oh it's a fight, and I really wanna get it right
Where I'm at, is my life before me
And this feelin' that I can go back
Life goes on”

(Life goes on - LeAnn Rimes)

Bugie… nient’altro  che bugie
Era così che si era svegliata... sola
Lui non c’era, ma dopotutto...
Lui non c’era mai stato
E non ci sarebbe mai
E ora rimaneva solo il vuoto
L’unica traccia di lui era un oggetto
Il  suo violino
L’ultimo ricordo che aveva di lui le tornava in mente quando guardava quella macchia rossa, nel lenzuolo del suo letto
Perché lui non sarebbe tornato
Era la sua vita prima di lei
E i suoi sentimenti...
Lei poteva tornare indietro...

7 anni prima...
 
Un bambino, del’asilo aspettava ...
Sua madre era in ritardo, raro...
Guardava i suoi compagni andare via insieme ai loro genitori
Guardava in silenzio,triste,ma non abbastanza da piangere
Lui non piangeva, perché poi?
Guardava e pensava, a suo padre
Che mai aveva incontrato, nemmeno sapeva chi era
Non sapeva nemmeno se era vivo...
- Andiamo? – era la voce di sua madre, ma chi l’avesse vista non l’avrebbe detto mai, perché la ragazza aveva all’incirca 17 anni e lui solo 5
Ma che comunque, questionava la sua nascita, ma era abituato
Era sempre stato così e sempre sarebbe stato così
- Bentornati Aru e...Amu -
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Capitolo 2
*** Aruto Hinamori ***


- È così affascinante – commentavano alcune
- È così misterioso – commentavano altre
Era così fin da quando era arrivato alla Seiyo
Le sue compagne spifferavano cose non vere su di lui, i suoi compagni lo odiavano
Ma fin da quando faceva l’asilo era così
Lui era sempre stato così, fin da bambino, e secondo le sue compagne quel suo modo di fare era irresistibile, “Il suo modo scontroso e oscuro è affascinante” dicevano loro
Mentre lui non capiva e forse non voleva capire
Driiiiin...
Come ogni giorno ripeteva quella strada per tornare a casa, e quando tornava la trovava vuota...come al solito
Sentì la porta aprirsi...sapeva chi era
- Oh...Ciao Aru che ci fai già a casa? – gli chiese sua zia quindicenne
- Io a quest’ora sono sempre a casa, solo che tu non te ne accorgi mai, visto che non ci sei mai – rispose lui sorridendo beffardo e alludendo agli innumerevoli ragazzi di sua zia
- A quanti siamo arrivati...59? L’ultimo era il 45° - disse ancora con quel ghigno i faccia, sua zia si presentava con un nuovo fidanzato ogni settimana
- Non è assolutamente vero... – disse gonfiando le guance e diventando rossa come un pomodoro, esattamente come la sorella
- E poi sono 67 – disse a bassa voce dopo, facendo ridere il ragazzo
Salì in camera sua, si abbassò e prese un oggetto da sotto il letto, aprì la custodia, e guardò il suo violino... il violino di suo padre
- Vuoi suonarlo? – chiese una voce alle sue spalle ma che non era di sua zia, chiuse in fretta la custodia del violino e si alzò verso la voce
- Mamma? – chiese sorpreso, a quel ora sua madre non c’era, di solito tornava tardi
- Sono tornata prima, per vederti – rispose sorridente la ragazza dai capelli rosa e gli occhi color caramello
- So badare a me stesso, grazie – come al solito, era sempre così
- Aru, so che a scuola hai difficoltà a socializzare, parlamene ti prego – il suo tono da dolce divenne malinconico, e lo guardò negli occhi cobalto, più splendenti che due zaffiri
- Non sono affari tuoi – non sarebbe mai cambiato
- Aruto, smettila, così assomiglia a tuo... – si bloccò, le parole le morirono in boca
- Assomiglio a chi? A mio padre? Lo dici quasi fosse una cosa orribile – disse distogliendo lo sguardo
- Sai che non voglio parlare di tuo padre – il suo tonò di voce cambiò ancora
- Perché? Mai...mai, nemmeno un'unica volta mi hai parlato di lui, perché? – chiese Aru guardandola con fermezza
Sua madre non disse nulla, soltanto usci dalla sua stanza, ma lui sapeva che piangeva...
Lo sapeva troppo bene
Guardò il suo violino, ben chiuso nella sua custodia
- Vorrei far felice mia madre, con il mio violino, per mio padre...- lo disse guardando il cielo come un desiderio, dopo di che se ne andò a dormire
Mentre in salotto invece la ragazza era appena scesa, ma non piangeva, non voleva piangere
- Credi davvero che sia la cosa giusta Amu...tenergli nascosto chi è suo padre? – chiese
- Si...Ami, sai benissimo perché non voglio che sappia – disse nascondendo il volto
- Lo so...e per questo credo che non sia giusto non dirgli di Ikuto -

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Capitolo 3
*** I nuovi Guardians ***


Il mattino dopo Aru si svegliò presto, ma prima di scendere dal letto vide qualcosa in esso...
- Aaaaaaahhhhhhhhh - ... delle uova, tre per l’esattezza
- Aru va tutto bene? – era sua madre da sotto
- Sì, tutto bene – rispose lui non distogliendo lo sguardo dalle uova
Il primo era blu con disegnato un violino e delle note su di esso.
Il secondo era sempre blu, ma al centro aveva una fascia nera e c’era il disegno di quello che sembrava un gatto.
E il terzo era simile ad un uovo di pasqua pieno di strisce e decorazioni colorate
Sentì dei passi, era sua madre, prese le uova, le mise in qualcosa di caldo e le mise nella cartella.
- Sicuro che è tutto a posto? – chiese Amu preoccupata
- Certo, perché non dovrebbe essere? – rispose, con un tono di voce preoccupato.
Amu usci e Aru si vesti velocemente e usci senza fare colazione, correva a perdifiato fin che non arrivo a scuola con il fiatone, quando sentì delle ragazze esultare
- Sono loro, arrivano – Aru si girò e vide quattro ragazzi
- Sono i guardians – esclamarono, mentre lui non aveva la più pallida idea di chi fossero
- Kiseki Hotori il king’s chair – Era un ragazzo biondo poco più basso di lui e gli occhi di un rosso fuoco
- Hikari Souma la queen’s chair – Era una ragazza anch’essa bionda ma gli occhi color verde smeraldo
- Il jack’s chair Akira Sanjo – Era un ragazzo dai capelli verdi e occhi marroni
- L’Ace’s chair Nadeshiko Fujisaki – Era una ragazza bassetta e dai lunghi capelli biondi e gli occhi da cerbiatta che le davano un’aria dolce
In effetti, indossavano un mantello che probabilmente serviva a differenziarli dai comuni studenti ma Aru ancora non capiva chi fossero.
- Tu sei lo studente nuovo piacere sono Kiseki – il ragazzo gli porse la mano ma lui rifiutò
- Patetico – fu l’unica cosa che disse prima di dirigersi in classe
Le ore passarono in fretta e arrivò l’ora di ginnastica e quel giorno ci sarebbe stato il nuovo professore, pochi sapevano chi era.
- Buongiorno sarò il vostro nuovo insegnante mi chiamo Kuukai Souma – si presentò e ad Aru sembrava famigliare “Ma certo quella ragazza Hikari Souma, che sia sua figlia” pensò Aru
- Bene chi vuole iniziare? – tutti si fecero da parte tranne Aru non era un tipo che si tira indietro
- Ehi! Tu come ti chiami? – chiese Kuukai ad Aru
- Aruto Hinamori – rispose lui, Kuukai rimase sorpreso a sentire il suo cognome ma si ricompose
- So esattamente cosa fare con te – disse con il suo solito sorriso, tirando fuori una corda e porgendola al ragazzo e quando lui la prese, inizio a correre
Finiti i giri Kuukai si avvicinò ad Aru che aveva ancora il fiato corto per prima
- Ehi!Sei stato bravo, sai! – disse lui
- Grazie – disse Aru facendo un mezzo sorriso
- Ho visto solo una persona che è riuscita a “sopravvivere” al mio allenamento – disse alludendo ad Amu
Intanto lontano da li, per l’esattezza in un aeroporto un ragazzo ritornava dopo dodici anni, lì...
- Finalmente, sono tornato –

“I can't live without you...
I just can't take any more...
this life of solitude...
I guess that i'm out the door...

and now i'm done with you...”
(Always – Saliva)

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Capitolo 4
*** Ricordi e Reincontri ***


- Se continuo così arrivo in ritardo – disse Amu mentre correva
Amu non era poi cambiata tanto da quando aveva dodici anni: arrivava in ritardo, aveva un atteggiamento bambinesco e altro
Ma in fondo non sarebbe mai cambiata
Flashback...
Amu camminava tranquillamente,non aveva fretta, era uscita prima di casa il che le dava un vantaggio
Era appena arrivata a scuola quando qualcuno la chiamò
- Amu-chii – era Yaya
- Ciao, Yaya – lo disse con un falso sorriso, ormai era così da tre mesi da quando non l’aveva più visto
- Ma che hai, stai bene? – persino Yaya se ne accorgeva
- Solo un po’ di mal di testa, niente di che – si allontanò, pochi non avrebbero notato che era triste
Le ore e le lezioni passavano inesorabili, mentre Amu voleva solo rallentare, o perfino fermarsi, non ci riusciva più a vivere con quel dolore che lui le aveva lasciato
Driiiiiiiiiiiin...
- Allora voi che fate oggi? – chiese Rima a tutti durante la riunione dei Guardiani
- Beh credo che tutti siamo liberi, io almeno si – disse Nagi
- Io non posso scusa Rima – disse velocemente Amu prendendo la cartella quando la vista le si appannò , sembrava nemmeno riuscire a reggersi in piedi, cadde
- AMU!! – fu l’ultima cosa che sentì prima svenire
Quando apri gli occhi si ritrovo in un ospedale e sentì delle voci provenienti dalla stanza accanto e una delle voci riconobbe essere quella di sua madre
- Ma lei non può essere...cioè è solo una bambina – di sicuro stavano parlando di lei
- Nooo la mia bambina no – e quello era suo padre
- Lo so è difficile abbiamo fatto i test più di una volta e tutti sono risultati positivi ma, dovrà essere lei a decidere se continuare o abortire anche se è la scelta consigliata per una ragazza della sua età – quello doveva essere il dottore
Amu si alzò dal letto e quasi corse verso quella stanza e aprì la porta violentemente
- Amu, tesoro – sua madre evitava il suo sguardo
- Che cos’ho? – chiese
Sua madre si alzò e le mise una mano sulla spalla
- Tesoro, sei incinta – due parole solo due parole
Fine flashback...
Due parole che da un lato, le avevano rovinato la vita, dall’altro le avevano regalato la cosa più bella della sua vita
Amu correva senza accorgersene di dove andava, tanto che andò a sbattere contra qualcuno
- Scusami, non volevo – si scusò
- Certo – quella voce...conosceva quella voce
- Utau? – chiese guardando la ragazza da davanti a lei
- Amu? – chiese Utau riconoscendola
Amu abbracciò di slancio l’amica che da tempo non  vedeva
- Che bello rivederti – gli disse Amu
- Anche a me – disse Utau

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Capitolo 5
*** Salto nel passato... ***


Questo è un capitolo a parte in cui ci sono molti flashback ma che credo sia importante per la storia ^.^
 
Flashback...
Ormai le cose non andavano bene, l’unica che rimaneva immune era Ami che non ne sapeva ancora niente
- Io vado – disse Amu solo per formalità perché ormai lei e i suoi genitori quasi non si parlavano più
- Ma non hai mangiato niente, devi mangiare lo sai – Amu sapeva a cosa alludeva con quel tono ma proprio non riusciva a rimanere lì un minuto di più, non che a scuola fosse poi tanto diverso
- Non ho fame – disse e usci prima che sua madre potesse dirle qualcosa
- Lo sai che una brutta alimentazione, fa male alla salute – la riprese Suu, Amu sorrise, solo loro sembravano capirla
- Dai Amu vai!Dai Amu vai! Sorridi dai! – e Ran che faceva i suoi soliti incitamenti
- Dai non deprimerti per così poco – al commento di Miki, Amu smise di sorridere
- Sai che non è questo – disse
- Non puoi continuare così, devi prendere una decisione, senza di lui – ad Amu venivano le lacrime agli occhi
- Non lo so, non so se è la cosa giusta, ma ormai credo che porterò a termine – disse guardando davanti a sé
- Che bello – alle tre Shugo Chara si illuminarono gli occhi
- Sarà divertente – e mentre le tre parlavano tra di sé Amu portò la mano al ventre
Il suo bambino...
Fine flashback...
Flashback...
Mancava poco ormai,solo un mese
I rapporti con i suoi genitori si era ristabilito dopo che aveva deciso di continuare la gravidanza anche se all’inizio non avevano accettato che lei volesse tenere il bambino
Ma ormai non riusciva nemmeno ad immaginarsi senza il suo bambino, anche se aveva dovuto lasciare la scuola, un po’ per volontà sua, ma avvolte nemmeno riusciva a guardare in faccia i suoi amici
Ma la felicità di sapere che sarebbe nato suo figlio era troppa
- Che bello tra poco nascerà il bambino – disse Miki avvicinandosi ad Amu, era notte e Amu stava guardando le stelle
- Già – rispose Amu con un sorriso
- Hai già pensato a quale nome dargli? – chiese Miki
- Si – rispose sempre guardando le stelle
- Quale? – chiese Miki curiosa
- Aruto – rispose Amu
- Ma è il nome del... – Miki non finì la frase
- Del padre di Ikuto, si – completò la frase al posto di Miki
- Perché? – chiese ancora
- Perché credo sia la cosa giusta, quello che vorrebbe anche lui – rispose
- Credi veramente che tornerà – non si capiva se era una domanda o un’affermazione
- No, ma non importa – disse Amu ma Miki notò una lacrima scendere e la asciugò con le sue manine
- Tu lo ami ancora... –
Fine flashback...
Flashback...
- Aaaaaaaaaaa – il pianto di neonato
Amu lo prese in braccio, finalmente era nato, e tra le sue braccia il piccolo smise di piangere, aprendo leggermente gli occhi, ma abbastanza da rivelare due gemme cobalto così simili a quelle del padre, cosa che Amu non lasciò di notare, che suo figlio assomigliasse tanto a Ikuto
- Come sarà il suo nome? – chiese un’infermiera dopo che il dottore aveva preso il bambino
- Aruto, Aruto Hinamori – disse Amu prima di addormentarsi
Fine flashback...
Flashback...
- Mamma – era Aru che le si avvicinò sporco e con vari graffi
- Oh mio Dio, Aru che ti sei fatto? – chiese Amu preoccupata, il bambino aveva appena fatto tre anni
- Sono caduto – spiegò, qualsiasi bambino della sua età avrebbe pianto, lui invece no, Amu non la smetteva di pensarci mentre lo puliva, Aru era sempre stato diverso, e lei sapeva perché
- Devi stare più attento – disse abbracciandolo ma lui non rispose all’abbraccio
- Mamma – Aru la chiamò
- Dov’è papà? – la prima volta che lo chiedeva
- Non lo so, ma non è dove dovrebbe essere – Aru la guardò confuso
- Dove dovrebbe essere? – chiese lui
- Qui... con te –
Fine flashback...
Flashback...
Era il compleanno di sette anni di Aru e Amu aveva una sorpresa per lui
- Buon compleanno Aru – Ami praticamente gli saltò al collo
- Grazie zia – disse un po’ soffocato lui
- Questo è il mio regalo – disse Ami dandogli un pacchetto con dei giochi
- Questo invece è nostro – Aru conosceva talmente bene i nonni che già sapeva che regalo era, un maglia o dei pantaloni, e infatti centro in pieno
Si guardò intorno c’era solo una persona che ancora non gli aveva dato il suo regalo
Amu voleva aspettare che tutti fossero andati via per consegnarli il suo regalo, e quando tutti andarono via lei gli si avvicinò
- Aru – lo chiamò
- Si, Mamma? – chiese lui, lei gli stese un oggetto lui lo prese e lo aprì, rimanendo confuso al guardare l’oggetto
- Un violino? – non che a lui non piacesse ma non capiva
- Sai di chi era questo violino? – chiese Amu anche se sapeva la risposta, ricevendo un no con la testa dal figlio
- Era di tuo padre – lui la guardò sorpreso, dopo sorrise, uno dei suoi rari sorrisi, e abbracciò la madre che ricambiò il gesto
Lei voleva che Aru avesse il violino di Ikuto, perché lui continuava essendo suo padre e lei sapeva che era la cosa giusta...
Fine flashback...

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Capitolo 6
*** Utau, Kuukai e Hikari ***


- Non ci vediamo da tanto Utau, che hai fatto in questi anni? – chiese Amu che ora camminava di fianco a Utau.
- Niente di speciale, tu invece? – chiese Utau
- Lunga storia – Amu sapeva che Utau aveva il diritto di sapere di Aru essendo sua zia
- Andiamo a casa mia, così me la racconti – Utau aveva capito qualcosa, lo sentiva
Arrivarono a casa della ragazza, una casa semplice a dire il vero, non era troppo grande, aveva due piani, le pareti bianche e qualche quadro decorativo, era ordinata, aveva un giardino di medie dimensioni e sulle finestre c’erano vasi di fiori e notò in un mobiletto delle foto, ne prese una che raffigurava Utau e una bambina quasi identica a lei se non fossero gli occhi verdi
- Quella è Hikari, mia figlia, quando aveva cinque anni – spiegò Utau, chiunque si sarebbe sorpreso, ma Amu essendo in una situazione simile, non si sorprese più di tanto
- Ti assomiglia – disse posando la foto sul mobile
- Si – disse appena
- Utau dovrei dirti una cosa – Utau la invitò a sedersi e lei iniziò a dirle di Aru
- Non immaginavo tu e mio fratello avevate una relazione – disse a discorso finito un po’ sorpresa ma non come credeva Amu
- Io non direi una relazione, ma sì una notte – disse ironica
- Quindi io avrei un nipote – non era una domanda, ne tanto meno era rivolta ad Amu
- Non avrei mai creduto, che Ikuto fosse capace di questo – Amu non capì a pieno quella frase, o meglio non capì quello che voleva dare per inteso Utau
- Capace di cosa? – chiese per dei chiarimenti
- Di metterti incinta e scappare – Amu sentì il peso di quella frase così vera e allo stesso tempo sbagliata
- Lui non lo sapeva, se n’è andato prima che, persino io lo scoprissi – disse con lo sguardo basso, come se le sue scarpe fossero le cose più interessanti in quel momento
- Non dovrebbe essere mai andato via – disse ancora Utau
- Non dovrebbe essere mai venuto – la corresse Amu
- Lo credi davvero? – chiese Utau
- Certo, forse certe cose non sarebbero successe se lui... - iniziò a piangere
- Conosco mio fratello, e conosco te, tu lo ami vero? – anche se non l’avrebbe ammesso mai Amu, sapeva che Utau aveva ragione, nonostante tutto continuava ad amarlo.
- Non importa, che importerebbe oramai – disse Amu asciugandosi le lacrime
- Sono tornata – era una voce femminile
Utau si alzò dalla sedia e si diresse verso la ragazza, la salutò e poi salutò qualcun altro che Amu non aveva ancora visto ma che poi riuscì a intravedere ma che non subito riconobbe, ma l’altra persona riconobbe Amu appena la vide
- Amu – solo quando il ragazzo le si avvicinò lo riconobbe, il ragazzo fece come in passato facendola arrabbiare e divertire allo stesso tempo
- Kuukai smettila, dai, mi stai spettinando – disse mentre rideva
- E no, me lo devi, sono dodici anni che non ti vedo, sei completamente sparita in questi anni – Kuukai non era cambiato niente, cosa che faceva molto piacere ad Amu, che dopo rivolse lo sguardo verso la ragazza che aveva visto la scena senza proferire parola
- Tu devi essere Hikari - disse avvicinandosi alla ragazza, che fece un timido si con la testa
- E tu sei? – chiese
- Piacere, sono Amu, un’amica di tua madre – disse, rendendosi conto che Kuukai doveva essere il padre di Hikari e marito di Utau, cosa che si era persa, una di tante probabilmente
- E non è solo una mia amica mia, vero Amu? – lei sapeva cosa Utau voleva intendere, mentre Hikari e Kuukai le guardavano confusi.
- Mamma, Nade, mi ha invitata a casa sua, posso? – chiese Hikari
- Certo – rispose Utau e Kuukai acconsentì, e la ragazza gioì per poi salire in camera sua
- Nade? – chiese Amu
- Nadeshiko Fujisaki figlia di un’altra tua vecchia conoscenza – c’era soltanto una persona che le veniva in mente in quel momento: Nagi
- Già, e non sono gli unici – Kuukai aveva usato il plurale, Amu aveva capito che Nadeshiko fosse la figlia di Nagi ma non sapeva chi era la madre
- Anche Tadase, Yaya e Kairi hanno dei figli – Amu notò che non aveva menzionato Rima, che fosse...
- Davvero? – chiese curiosa
- Sì, Akira è figlio di Yaya e Kairi, mentre Kiseki è il figlio di Tadase – Amu rimase sorpresa a sentire che Yaya e Kairi avessero un figlio
- Le cose cambiano – commentò Utau
- Già, e tu Amu perché sei sparita? – chiese Kuukai
- Per suo figlio – disse Utau prima che Amu potesse dire qualcosa
- Cosa tu hai un figlio? – chiese sorpreso Kuukai
- Sì, ho un figlio – rispose
- Che è mio nipote tra l’altro – disse Utau, lasciando il povero Kuukai più confuso che mai
- Che cosa? – chiese Kuukai
Amu stette molto tempo a casa loro, e scoprì molte cose, su cosa era successo ai suoi amici, poi se ne andò, come sempre percorse quel parco quando qualcuno la chiamò.
- Ciao Amu –no non poteva essere...
Non poteva essere lui...

"Scappare senza dire niente
piuttosto pensa male di me
Ho voglia solo di andare via
ma non è il caso che adesso te la prendi con me
Il tempo di pensare
tanto ritorno perchè il mio posto è qua"
(Scappare - Zero Assoluto)

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Capitolo 7
*** Ritorno inaspettato e un arrivo improviso... ***


I complicated our lives
By falling in love with him
I complicated our lives
Now I'm losing my only friend
I don't know why, I had to try
Living my life on the other side
Now I'm so confused
I don't know what to do”

(Love me not – TATU)
 

- Che c’e il gatto ti ha mangiato la lingua – ironia... c’era ironia nella sua voce, Amu aveva paura di voltarsi per vedere, che il suo incubo peggiore era diventato realtà, si limitò a chiudere i pugni talmente tanto da sbiancare le nocche
- Perché sei tornato? – un sussurro solo quello un sussurro che facilmente si perse nel vento
- Non potevo? – non sarebbe mai cambiato
- Potevi, anche rimanere dov’eri, che non sarebbe cambiato niente – sì girò trovandosi faccia a faccia, con lui
- Bugiarda, lo so che ti sono mancato – niente era cambiato da allora
- L’unica cosa che mi è mancata è il non averti potuto dire quanto ti odio prima – fredda... era quello che voleva
- Porti ancora rancore, ma dai è stato solo una notte niente di più – Amu si tratteneva dal piangere a dirgli tutto quello che provava, quello che aveva sentito...voleva buttargli in faccia che l’aveva messa incinta, che aveva litigato con i suoi genitori, che lui l’aveva abbandonata e che non sarebbe successo mai più
- Niente di più... l’ho visto, te ne sei andato senza una parola come se io fossi solo un giocattolo – disse piena di rabbia e disprezzo, per un attimo il volto del ragazzo cambiò per poi tornare con quel suo ghigno beffardo, avvicinandosi al’orecchio di Amu
- Quella sera non sembrava ti fosse dispiaciuto – la goccia che fece traboccare il vaso, Amu gli mollò uno schiaffo, così forte che il segno della mano rimase impresso sulla sua guancia
Amu non disse niente, poi corse via in lacrime, e quando arrivò a casa si chiuse in camera sua
- Amu, sorellona, esci, dai – Ami cercava di farla uscire... inutile
- Aru cerca di farla uscire tu, avvolte sei l’unico che ci riesce – disse mentre andava ad accomodarsi sul divano
Aru intanto, aveva preso il suo violino ed iniziò a suonarlo, una melodia malinconica e dolce allo stesso tempo, Amu uscì dalla stanza con gli occhi lucidi per il pianto
- Stavi suonando? – chiese sorpresa
- Perché piangi? – chiese lui in risposta
- Niente – disse lei
- Non voglio vederti piangere mamma – disse lui abbracciandola, lasciando Amu sorpresa, ma ricambiò l’abbraccio
- Ti voglio bene – sussurrò Amu, sorridendo
- Vado a scrollare tua zia dal divano, domani tornano i nonni – Aru fece uno dei suoi rarissimi sorrisi al vedere la madre felice, poi si diresse in camera sua
Quando arrivò, una piccola luce pervase la stanza, e una delle uova si schiuse, e ne usci un esserino vestito in modo colorato, capelli biondo cenere e gli occhietti blu
- Piacere, sono Iki – si presentò l’esserino
Intanto lontano da lì, Ikuto tornava a casa, ferito... forse, ma sapeva che in fondo il suo dolore non era niente, in confronto a quello che aveva accumulato Amu in dodici anni
Era tornato... ma per cosa? Non lo sapeva neanche lui, forse per lei, forse per vederla con un altro felice in modo da poterla finalmente dimenticarla, forse per chiarirsi con se stesso, non lo sapeva, ma non importava, non più almeno, lui non era mai stato il principe, loro due erano paralleli, ma ormai non contava più niente... oltre a lei

“And making me feel like I was the only one
It's nice to know we had it all
Thanks for watching as I fall
And letting me know we were done”

( My Happy Ending – Avril Lavigne )

 

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Capitolo 8
*** The heart never forgets... ***


- E’ fantastico – disse una delle ragazze
- E’ così affascinante – disse un’altra
Aru camminava senza fretta verso il suo banco, ogni giorno era sempre la solita cosa, ma quel giorno era diverso, c’era qualcosa di nuovo, quel piccolo esserino nascosto, nella sua cartella che lo osservava e sapeva che sotto la sua facciata, sotto quel suo modo di essere, lui era diverso...
- Siamo tornati – Amu che era in cucina quasi, rovesciò quello che stava cucinando
- Mamma, Papà – andò ad abbracciarli
- Ehi! Così ci strangolerai – scherzò sua madre
- Mi siete mancati – disse staccandosi dai genitori
- Anche tu a noi – disse sua madre, e in quel momento la situazione s’invertì ora era Amu quasi strangolata da suo padre
- Aru è già uscito? – chiese sua madre
- Si – rispose semplicemente
- E’ un tipo puntuale al rispetto di qualcuno – disse Ami
- Chi? Tu – ironizzò Amu
- Almeno, non ero io che ho avuto una crisi di pianto, ieri – Ami lo disse per poi pentirsene amaramente, guardando lo sguardo della sorella
- Amu cos’è successo? – chiesero i suoi genitori al’unisono...
Ikuto era disteso in camera sua, dopo aver finalmente convinto sua madre a non chiedergli cosa era successo, ma in fondo era quello che voleva, e sapeva che per farlo, farla soffrire era essenziale, anche se non voleva, doveva, in fondo lo faceva per lei
Era in quei momenti che Yoru gli mancava, ma era colpa sua se lui non c’era, aveva smesso di provare qualunque cosa per qualcuno e lui era scomparso, ma lui voleva solo dimenticarla, dimenticare cosa aveva fatto
Flashback...
Si svegliò nel cuore della notte, e la vide, accollata a lui, era veramente dolce, ora il respiro le era ritornato regolare.
Lui la guardò intenerito, la amava e lei amava lui, ma un brutto pensiero gli pervase
Ora non riusciva a vederla come prima, era cambiato tutto, forse...
Si alzò da letto e si vestì, la guardò ancora una volta, non capiva cosa aveva fatto.
Per una notte aveva perso il controllo, per una volta si era abbandonato ai battiti del suo cuore e non a quello che era giusto, e ora non poteva cambiare la situazione.
Era stato il primo per lei, ma si sentiva colpevole di esso, la desiderava, ma lui non era il suo principe, non era colui che lei desiderava, non doveva essere stato lui
Non sapeva cosa lei avrebbe fatto quando si fosse svegliata non trovandolo, ma sperava che lo odiasse, perché era quello che voleva, lui non doveva essere stato il primo.
Lei si agitò nel sonno e lo chiamò, un sussurro, ma abbastanza forte da essere udito dal ragazzo.
- Sicuro di volerla lasciare? – chiese Yoru, Ikuto rispose con un flebile sì, la ragazza si agitò di nuovo.
- Non andare... – fece il chara-change e se ne andò, non aspettò, partì quella notte stessa, voleva solo dimenticarla, quello che aveva fatto non era giusto, non doveva essere il primo, partì per la Francia...
Fine flashback...

Se n’era andato come un codardo, lui voleva solo dimenticare, ma non ci era riuscito, il suo cuore insisteva in non dimenticarla...
- L’ho rincontrato, immagino capite chi – Amu abbassò lo sguardo, se c’era qualcuno che non sopportava che si parlasse di Ikuto erano i suoi genitori
- Quel cretino, che ti ha fatto del male – suo padre come al solito la trattò come una bambina
- Hai rincontrato il padre di Aru? – Amu rispose di si con la testa, non voleva aggiungere altro.
- Gliel’hai detto? – chiese sua madre
- Come potevo? Niente sarebbe cambiato – Amu lo disse con gli occhi lucidi e un sorriso ironico.
- Ma, tesoro... – sua madre non finì la frase
- Non glielo dirò tutto stà meglio così – una lacrima, solo una lacrima solco il viso di Amu, solo una
- Sei sicura? – sua madre sapeva
- Sono a casa – disse il ragazzo, notando poi la presenza dei nonni, ma non sorrise, era felice ma non sorrise
- Finalmente siete tornati – disse solamente, e senza che nessuno notasse, fece un sorriso
- Si – rispose sua nonna
- Vado in camera mia – disse per poi salire in camera sua
- Sicura, che nulla sarebbe cambiato? – Amu sapeva cosa sua madre intendeva...
- I tuoi nonni sono davvero simpatici – disse l’esserino, mentre Aru era disteso sul letto, con le braccia dietro la testa, con gli occhi chiusi
- Ma se li hai visti solo, per poco – disse Aru
- Ma si capisce – disse Iki
- Lascia stare – disse in risposta Aru
- Ma io non posso lo sai, sono il tuo shugo chara – disse sorridente lo shugo chara
- Il mio shugo chara, quello che voglio diventare – si disse non comprendendo a fondo, cosa voleva lui...
Ikuto uscì, in qualunque direzione, non gli importava, voleva solo uscire, voleva liberare la mente, solo quello...

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Capitolo 9
*** Tale padre, tale figlio... ***


Ikuto camminava senza una meta precisa, voleva liberarsi da quei pensieri che, anche se non voleva, gli tornavano in mente.
Voleva solo capire se stesso, e forse così avrebbe trovato la sua risposta.
- No, ma non sarebbe meglio qui – quella voce... gli era familiare
- Sì, hai ragione – si girò, e vide un ragazzo biondo... sapeva chi era
- Ehi! Piccolo re – c’era soltanto una persona che avrebbe risposto... infatti
- Ikuto-niisan – Tadase, corse verso l’amico, per salutarlo
- Piccolo re – Ikuto non perdeva occasione di prenderlo in giro
- Quando la smetterai di chiamarmi così – ecco che appariva il suo lato infantile
- Quando il sole diventerà un ghiacciolo – tradotto... mai
- Finalmente sei tornato, cioè te ne sei andato, avvertendo che sei partito quando eri già a Parigi – disse Tadase
- La partenza non era programmata – disse non volendo aggiungere altro, specialmente a lui
- Hotori – un uomo sulla quarantina e abbastanza corpulento lo chiamò
- Scusa devo andare il lavoro mi chiama – in quel momento si rese conto di quanto, le cose fossero cambiate, e decise dove voleva andare
Secondo delle informazioni poco capibili, Ikuto arrivò, dove voleva, quando guardò il nome scritto sulla targhetta, all’inizio non capì ma poi elaborò le idee.
Suonò il campanello, e quando la ragazza aprì, per poco non lo stritolo, nel suo abraccio.
- Sono... contento anch’io di vederti Utau... ma se continui così muoio strangolato – disse a fatica
- Sono dodici anni, che non ci vediamo, e vuoi che faccia che? – chiese non mollando il ragazzo
- Per cominciare, vorrei che mi lasciasi, così riesco a respirare, ci tengo alla mia vita – ironizzò, e finalmente la ragazza si staccò
- Entra, Hikari e Kuukai sono usciti – disse Utau facendo entrare il fratello
- Hikari? – Okay aveva capito che si fosse sposata con Kuukai, ma chi era Hikari.
- Mia figlia – Ikuto, non si sorprese più di tanto, al confronto alla domanda che la sorella gli rivolse, dopo che si sedette e gli porse una tazza di tè
- Ikuto, volevo chiederti perché sei partito? Centra Amu – lei sapeva qual era la risposta, ma voleva la versione dal fratello che quasi si strozzò con il tè.
- No, non esattamente almeno – rispose posando la tazza di tè
- Tu ne sai qualcosa Utau, vero? – era quasi impossibile non vedere che erano fratelli, le somiglianze erano troppe... Utau a quella domanda aveva avuto la stessa reazione del fratello
- Ieri ho incontrato Amu – disse anche lei posando la tazza, il ragazzo al ricordo del giorno precedente s’incupì
- E lei mi ha raccontato la sua versione dei fatti – aggiunse poi
- Cioè quella in cui sono scappato come codardo, credo che non ci sia altro da aggiungere – disse
- Perché te ne sei andato? – “Perché sei tornato?” lei non gli usciva dai pensieri, era chiodo fisso nella sua mente e nel suo cuore.
- Non era giusto, non dovevo essere io, non era il momento, non la meritavo, lei è... diversa, speciale – disse lasciando Utau sbalordita
- Credi che sia veramente così sciocca, sai che Amu non lo è, non farebbe mai una cosa se non lo volesse, se aveva scelto così c’era un motivo – disse seria
- Mi credi così patetico, non ho mai detto questo, non sono colui che vuole, lei vuole un principe, che la protegga, che la faccia felice, ecco perché sono partito... per lei, perché potesse essere felice, ecco perché la voglio dimenticare, perché lei possa essere felice – disse guardando in faccia sua sorella, con una determinazione mai vista
- Quante volte l'ho ferita, l'ho fatta piangere, sono sempre stato quello sbagliato per lei, io sono un gatto nero, porto solo sfortuna a chi amo – lo disse con malinconia, tristezza, dolore un profondo dolore
- Io credo che tu le abbia dato altro – Utau si accorse solo dopo che aveva tirato in ballo Aru, senza volerlo certo, ma lei sapeva, vedeva, Amu non riusciva a perdonarlo ma non smetteva di amarlo e lui volendo la felicità di Amu non capiva che solo standole vicino l’avrebbe fatta felice
- Oltre a farmi odiare, non riesco proprio a immaginare cosa le avrei potuto dare – ironia ma molta tristezza
- Non puoi mentire anche a te stesso... –
Sapeva che Utau aveva ragione, sapeva che non era giusto, sapeva che lui non l’avrebbe dimenticata, c’era solo una meta nella sua testa, un unico luogo...
- Vedo che dodici anni, non bastano... vero Ikuto? – Ikuto era seduto in una delle poltrone del planetario quando arrivò Tsukasa.
- Non ne basterebbero nemmeno cento – ed era vero, sapeva a cosa l’uomo alludeva
- Persino l’eternità non basterebbe per farti dimenticare, il vero amore – l’uomo si sedette accanto a lui, Ikuto sorrise amaramente
- Vedo, che c’è un bambino nella tua strada, Ikuto, tu forse non sai chi sia, ma ben presto lo scoprirai – come al solito Tsukasa non perse l’occasione per fare una delle sue previsioni
- Le cose cambiano, i nuovi guardians arrivano, e anche un nuovo joker – Ikuto non capiva, cosa voleva dire, capiva soltanto che in qualche modo centrava Amu...
Ormai era notte, Ikuto percorreva quella strada, sapeva, dove portava, ma non riusciva, a non continuare a camminare verso quella casa, dove aveva lasciato il suo cuore, lei...
La sua camera era sempre la stessa, solo più matura, era cresciuta, era cambiata, ma continuava ad essere lei
Le si avvicinò, dormiva serena,  come quella sera, ma lui sapeva che era colpa sua se niente sarebbe stato più come allora, sperando non svegliarla, le diede un bacio, un piccolo contato, ma che significava molto, per tutti e due
Le fece una carezza, guardandola con tenerezza, con amore, con dolcezza, con tutto quello che rappresentava l’amore che provava per lei.
La amava...
Era domenica, non c’era scuola, Aru era sempre stato un tipo mattiniero, anche di domenica, perciò alle sei era già sveglio, si vestì senza fretta e prese il violino, uscì in direzione al parco.
Arrivato lì, si mise a suonare.
Suonare era l’unica cosa, che lo faceva rasserenare, e lo sapeva perché... pensava a suo padre, cercava immaginare come fosse, che carattere avesse, qualunque cosa.
Ma specialmente perché lo avesse abbandonato, ma non lo odiava, non avrebbe potuto
Pochissime cose sapeva su di lui, quasi nulla, non sapeva nemmeno come fosse, tutto quello che desiderava era poterlo vedere, nemmeno fosse solo per un momento
- Sei bravo a suonare – disse Iki vicino a lui
- Questo era il violino di mio padre – disse
- Davvero? E com’è tuo padre? – chiese il piccolo shugo chara
- Non lo so, non l'ho mai conosciuto – rispose, riponendo il violino nella custodia per poi metterselo in spalla e andare verso casa, quando qualcuno, gli si scontrò, caddero entrambi, quando alzò il volto per vedere chi era, riconobbe la ragazza di qualche giorno prima
- Hikari stai bene? – un esserino molto simile a Iki, si avvicinò a Hikari, l’unica differenza era che fosse una ragazza, aveva i capelli biondi, degli occhiali da sole e un cappellino marroncino.
- Sì, Kim – rispose, questo voleva dire che anche lei aveva uno shugo chara, lui si alzò, e la guardò, lei lo riconobbe all’instante
- Tu sei Aruto Hinamori, giusto? – chiese con un sorriso
- Importa? – chiese, mentre Iki gli si avvicinò
- Anche tu sei un portatore di shugo chara? Come si chiama il tuo? – chiese Hikari, in una volta sola
- Non credi che prima si fanno le presentazioni? – come al solito la maschera, prevalse nel suo carattere
- Giusto, Io sono Hikari Souma e lei è Kim, piacere! – lei gli porse la mano, ma lui schivò, non gli interessava.
- Perché fai così? Sei insopportabile – certo, anche se il suo carattere era quasi identico a quello del padre, ma aveva preso anche un po’ del carattere di Amu, perciò facilmente s’irritava.
- Che hai detto, bamboccia – disse irritato
- A chi hai dato della bamboccia? Imbecille – anche se non lo sapevano, si notava da un kilometro di distanza che fossero cugini.
- Poppante – disse in risposta
- Zoticone – e continuarono ad insultarsi, per parecchio tempo
- Ma la volete smettere voi due – dissero al’unisono Iki e Kim
- Ma è lui/lei – dissero Hikari e Aru mentre i due shugo chara avevano un gocciolone sulla testa, quando vicino alla custodia del violino una delle uova di Aru si mossero, e lui corse a vedere e Hikari notò che aveva altre due uova, con quella di Iki, erano tre, questo voleva dire solo una cosa...
Lunedì, c’era, una riunione nel solone per annunciare i guardians, anche se Aru dubitava che sarebbero cambiati
- Ora annunciamo i guardians – disse un ragazzo
- Kiseki Hotori, King’s chair – e apparse tra gli spasmi delle ragazze
- Hikari Souma, Queen’s chair – e poi entrò lei
- Akira Sanjo, Jack’s chair – anche se furono meno, anche con lui le ragazze, si sciolsero, come gelato al sole
- Nadeshiko Fujisaki, Ace’s  chair – e infine lei, o meglio, Aru credeva fosse la fine
- E il joker è... – Alcuni dopo quella frase commentò con – Non c’era uno joker da anni – o – Chi sa chi sarà il joker? – cosa assolutamente inutile, secondo Aru
- Il Joker è...Aruto Hinamori – non c’e nemmeno bisogno di dire che Aru rimase sbalordito e molto arrabbiato al sentire il suo nome
- Che significa, non ho chiesto di essere il joker, e perché proprio io? – chiese Aru al tea party al royal garden, dopo la scuola.
- Molto semplice, tu hai tre shugo chara, perciò devi essere il joker – disse velocemente Hikari mentre mangiava un biscotto
- Ti spiego meglio, noi guardiani è tradizione, che dobbiamo avere dei shugo chara, e raramente nascono più di uno shugo chara, mentre il joker ha la particolarità di avere tre shugo chara, perciò fino ad’ora c’e stato solo un joker – spiegò in modo capibile Kiseki
- Ma io non voglio essere il joker – disse ancora irritato
- Il tuo cognome è Hinamori giusto? Tua madre, per caso si chiama Amu Hinamori? – chiese Akira aggiustandosi gli occhiali
- Si – rispose confuso
- Ho letto tutte le attività dei guardiani fin da quando sono stati fondati, e l’unico joker è Amu Hinamori, l’ex-possessora dell’humpity lock – rispose il jack
“ Mia madre, faceva parte dei guardians ” pensò il ragazzo.
- E va bene accetto – disse
Intanto Amu stava passeggiando, pensando a cosa era successo l’altro giorno, in fondo non credeva che quello che avesse detto lo pensasse davvero, perché lui non era così.
Lei credeva in lui, non lo avrebbe mai ammesso, ma credeva ancora in quella piccola speranza dentro lei
Intanto un ragazzo la guardava, voleva sapere cosa pensava, cosa sentiva, da una parte voleva che lo odiasse, ma dall’altra... dall’altra voleva il suo perdono, voleva il suo amore
- Ikuto? – la sua voce lo distolse dai suoi pensieri, e ancora una volta vide il suo sguardo pieno di rancore, dolore.
Lui distolse lo sguardo, non riusciva a guardarla.
- Ikuto? – lei lo chiamò di nuovo, lui si girò verso di lei.
- Che vuoi? – chiese
- Una risposta – disse
- Che c’e non ti è bastato, pensavo che ti avevo già risposto – fingeva, mentiva, ma lo faceva per lei
- Smettila – urlò praticamente
- Perché te ne sei andato? Quella notte, perché sei scappato? – aveva le lacrime agli occhi, Ikuto voleva dirgli tutta la verità, ma non poteva
- Che c’e, credevi veramente che quello che ti ho detto quella notte fosse verità, sei troppo ingenua – lei  alzò la mano, ma non lo colpì, voleva piangere, ma non lo fece
- Sei uno stupido, come ho potuto crederti – lo disse amaramente, e finalmente si sfogò, pianse
- Volevo, la mia libertà, non stare con una poppante come te – una bugia, era solo quello... una bugia
- Credevo in te, Ikuto, e anche... – per poco non gli rivelò di Aru
Ikuto perse qualsiasi tentativo di resistere al suo amore, la bacio e lei rispose al bacio, si lasciò trascinare da tutti quei sentimenti, gli mise le mani tra i capelli, soffici.
- Lasciami – si staccò allontanandosi da lui, non capendo, più niente, ma era sempre stato così, non riusciva mai a capirlo, perché faceva così, non capiva cosa voleva da lei
- Mamma – entrambi, si girarono verso il ragazzo, era Aru...

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Capitolo 10
*** Who's that girl? ***


“Vuoi sapere cosa penso
Dopo tutto questo tempo
Sono ancora io
Come ieri come adesso
È di notte che mi accendo
E trovo le parole”
(Non guardarmi così – Zero Assoluto)

 

Aru, guardava la madre, non capiva...
Chi era l’uomo accanto a sua madre, lui non lo sapeva...
Era confuso, e Ikuto pure...
- Aru – lo chiamò, per poi andare da lui, sotto lo sguardo confuso di Ikuto
- Andiamocene – disse al ragazzo, che la seguì, un po’ esitante

Ikuto quando tornò a casa, si distese, per pensare, a quello che era successo poco prima.
Desiderava ardentemente saperlo, era confuso...
Terribilmente confuso, da un lato voleva una cosa, dall’altro voleva... lei
Ma doveva pensare ad entrambi
Ma non lasciava di chiedersi, chi era quel ragazzo
- Ikuto – una voce lo distolse dai suoi pensieri
- Papà – sapeva cosa gli voleva chiedere
- Lo sai che non puoi continuare così – lo sapeva, ma non gli interessava, pur che fosse per lei
- Lo so, ma che m’importa – disse chiudendo gli occhi disinteressato
- Credi davvero che facendo così, fai la cosa giusta – Ikuto continuava disteso, indifferente
- Guarda da che pulpito, viene la predica – disse ironico
- Proprio, per quello che ho fatto io, so che non è la cosa giusta – rispose serio
- Forse non lo è per me, ma per... – non finì la frase
- Credi che tu l’abbia resa felice, abbandonandola – alla frase del padre Ikuto si alzò dal letto
- Lei ha un figlio – se la sua intenzione era zittire il padre, ci era riuscito
- Eppure... – Ikuto lasciò la frase in sospeso, ma il padre capì lo stesso

Appena tornati a casa, Aru prese un album di foto e incominciò a sfogliarlo.
- Che cosa guardi? – chiese Iki
- In quest’album ci sono delle foto di mia madre prima che nascessi, voglio vedere se riesco, a capire chi era quell’uomo vicino a mia madre – rispose con noncuranza, quando mentre sfogliava l’album, una foto cadde
Aru guardò la foto, ritraeva sua madre e altri ragazzi, notò che un ragazzo somigliava molto a Kiseki, mentre un altro assomigliava al professor Souma
- Chi sono? – chiese Iki ma non ebbe risposta, Aru semplicemente si alzò e uscì dalla stanza
Intanto Amu, che era in salotto, apri una scatola dove dentro c’erano due foto, che la ritraevano insieme ai suoi amici
- Non guardi quelle foto da quando Aru è nato – disse Ami dietro di lei
- Ne manca una! Manca quella con Nadeshiko e Kuukai – disse.
- Questa? – chiese Aru, mostrando la fotografia
Amu non riusciva nemmeno a guardare in faccia il figlio, solamente si avvicino al ragazzo, stendendo la mano, con il gesto che voleva intendere di dargliela, ma Aru allontano la foto, voleva delle risposte, e le avrebbe avuto, tutto sotto lo sguardo della confusa quindicenne.
- Chi era la persona, accanto a te quando ti ho incontrato? – chiese
- Nessuno – rispose Amu con il volto chino
- Chi era? – Aru sapeva come ottenere quello che voleva, quella foto era importante per sua madre.
- Ikuto Tsukiyomi – Amu pronunciò il suo nome con amarezza, Ami sobbalzò a sentire il nome di Ikuto e Aru lo notò, ma comunque diede la foto a sua madre, Amu si allontanò con la foto ancora in mano, e Aru notò una lacrima, solcarle il viso
- Zia, chi è Ikuto Tsukiyomi? – Ami non si aspettava quella domanda, e sputò tutta la bevanda, ma non sorprese per nulla Aru.
- Non lo so, lo avrà conosciuto prima che tu nascessi, ed io a quell’epoca avevo solo tre anni – Ami cercò una scusa per giustificarsi, visto che tutto quello che sapeva di Ikuto, era stata Amu a raccontarglielo, per non rispondergli
- Tu sai qualcosa, primo perché il tuo tono di voce quando menti lo riconosco, secondo perché ci sarebbe anche una possibilità che si fossero incontrati anche lì, invece tu hai specificato, che si fossero conosciuti prima che io nascessi – Aru era intuitivo, fin troppo secondo Ami
- Tutto quello che so, è che Amu, ha già amato Ikuto, con tutto il suo cuore – in fondo non mentiva, anche se aveva omesso praticamente tutta la storia, e aveva omesso anche che Amu continuava ad amare Ikuto, dal più profondo del suo cuore
Aru anche se non lo sapeva si trovava, sempre più vicino a suo padre, di quanto credesse.

Amu non pianse, non voleva più piangere, non voleva più farlo per lui, lo aveva già fatto fin troppo
Tutto era cambiato, ma non importava, quello che era stato non poteva più tornare, specialmente quell’amore che come vetro, si era frantumato in mille pezzi.
Ma infondo non era mai stato amore, solo un’avventura di una notte, o almeno per lui sembrava essere stato così
Ma quando l’aveva baciata, sembrava ancora, il ragazzo di cui si era innamorata, sembrava ancora quel ragazzo, che la prendeva in giro, che la faceva arrabbiare, ma che era sempre gentile, ma ormai tutto era cambiato, bastò solo una notte... solo quello...
Flashback...
Amu si era appena seduta sul letto, e stava tranquillamente parlando con le sue quattro shugo chara, quando sentì dei rumori dalla finestra e andò a vedere.
- Ikuto che ci fai qui? – chiese senza nemmeno aprire la finestra
- Non posso, venirti a trovare? – non lo sopportava quando faceva così
- Sai, esiste qualcosa chiamata porta – disse arrabbiata, facendo entrare il ragazzo che portava con se il suo violino
- Ma guarda non lo sapevo – scherzò, facendo ridere anche Amu
Lui la guardò, la guardò intensamente, e Amu lo notò e arrossì, sotto quello sguardo così intenso, anche se poi si aspettò delle risata da parte di lui come del resto faceva sempre, ma quella volta non si mise a ridere in modo derisorio
- Perché, mi guardi così? – chiese non reggendo l’imbarazzo che quelle gemme cobalto le provocavano.
- Perché... no niente – disse distogliendo lo sguardo, ma lei voleva sapere
- Perché? – chiese ancora, e allora il ragazzo le si avvicinò ghignando
- Ma senti, ragazzina, come se io avessi un motivo per guardarti – disse avvicinandosi pericolosamente al suo viso
- Ma cosa vorrà? – chiese Suu che non riusciva molto a capire.
- Non vorrà, veramente? – si chiese Ran
- Credo proprio, che voglia – disse Dia
- Che voglia baciarla – completò Miki, e i commenti delle sue shugo chara, servirono solo a rendere Amu più nervosa, che intanto indietreggiava, finché non si trovo contro la parete, mentre Ikuto continuava a guardarla ghignando
- Che vuoi Ikuto, per una volta dimmelo – disse guardandolo negli occhi, Ikuto smise di sorridere, e la guardò  intensamente come prima
- Che cosa voglio? C’e soltanto una cosa che voglio – disse, per poi baciarla, e dopo la sorpresa iniziale, Amu chiuse gli occhi e rispose al bacio, sotto lo sguardo meravigliato degli shugo chara.
Si staccarono per riprendere fiato, e Ikuto si allontanò intento ad andarsene, ma Amu lo fermò, e lui la guardò non capendo, e nemmeno Amu sapeva esattamente perché l’aveva fermato.
- Ikuto – - Amu –
Non sapevano cosa dire né cosa pensare, soltanto reagirono d’istinto, si baciarono ora, con più passione, e Amu si ritrovò distesa sul suo letto, con Ikuto sopra.
Lui la guardò quasi come se cercasse un consenso, Amu lo capì, era quello che volevano, non riuscivano più a reprimerlo, nascondendolo con scuse banali, e successe, come se sembrasse un attimo.
Fine flashback...
- Se quella sera non l’avessi fermato – si disse al ricordo, più dolce e doloroso, che portava nel cuore
- Amu? – era Ami che entrò nella stanza
- Cos’è successo? – chiese poi
- Non quello che pensi tu – rispose soltanto
- Non gliel’hai detto? – Ami era sempre stata curiosa, specialmente se riguardava la sorella
- Stavo per farlo, ma quando è arrivato Aru... mi sono bloccata – disse ricordando, quando squillò il telefono e dovette andare a rispondere
- Pronto? – chiese Amu
- Ciao Amu, volevo chiederti se vuoi venire oggi a casa mia? C’e una sorpresa, se vuoi puoi anche non venire – era Utau, la richiesta sorprese molto Amu, incuriosendola su cosa fosse la sorpresa
- Certo – rispose e Utau diede solo un veloce “Ciao” e chiuse la telefonata
- Chi era? – Se Ami avesse chiesto qual cos’altro Amu avrebbe perso la pazienza

Arrivata davanti alla casa dell’amica, bussò alla porta
- Non capisco perché mi hai trascinato qui – disse un alquanto contrariato Aru, che non aveva la minima volontà di essere lì
- Perché si – disse Amu ora più allegra, quando Hikari aprì la porta, e la prima reazione fu quella di guardare arrabbiata il ragazzo che ricambio, in modo che sembrava che scattavano scintille dai loro occhi, ma poi lei si ridestò e fece entrare Amu e Aru
- Quindi sei venuta – in fondo Utau continua Utau, quando notò una ragazza dai lunghi capelli dorati, che riconobbe subito
- Rima – disse lanciandosi sull’amica, mentre Aru la guardava con un gocciolone sulla testa
- Hey, guarda che ci sono anch’io – disse una voce maschile, e Amu si girò e vide Nagi, e abbracciò anche lui, mentre Hikari notò che Aru teneva qualcosa, che riconobbe essere lo stesso oggetto visto l’altro giorno
- Ma quello è un violino – disse e Aru la sentì
- Qualche problema? Mi piace suonare il violino – disse alla ragazza, che fece segno di no con la testa
- No, sai anche mio zio e mio nonno suonano il violino – disse lei, Aru la guardò, intanto Utau che guardava i due, comprese subito che quel violino era il violino del fratello
- Un bel violino – disse Utau, al nipote, anche se lui ancora non sapeva di essere tale
- Grazie, era di... mio padre – le ultime parole, gli uscirono fiocche per il solo fato di parlare del padre
- Era di tuo padre? E com’è lui? – Hikari sembrò Iki in quel momento, ma Aru non se ne accorse, non voleva parlare del padre
- Stanne fuori – lo disse sgarbatamente, ma Hikari comprese che c’era un motivo
Amu invece era fuori di se dalla gioia, e questo era raro, anche se lei era allegra, non era sempre così, e ad Aru faceva piacere

Il giorno dopo, Aru, si avviò verso il royal garden, ora dopotutto era il joker, anche se non comprendeva, ancora del tutto il suo ruolo
- Finalmente sei arrivato, ce ne hai messo di tempo – disse Nadeshiko
- Non che la cosa, mi interessi molto -  disse sedendosi
- Ora è il momento che tu sappia, il tuo ruolo come joker – inizio a spiegare Kiseki
- Tu devi dare la caccia alle uova-x – continuò Hikari
- Alle che? – chiese Aru, mentre Iki andò dagli altri shugo chara
- Piacere io sono Iki – si presentò
- Io sono Kim – la shugo chara di Hikari
- Io invece sono Kira – disse la shugo chara di Nadeshiko, era bionda degli occhi viola e indossava un tutu bianco
- Io sono, Masirò – disse lo shugo chara di Akira, aveva i capelli e gli occhi castano-arancione
- Io sono il tuo re, Kiato – disse lo shugo chara di Kiseki, che aveva i capelli biondi e gli occhi rosso-fuoco, e indossava abiti tipici del Medio Evo
- Tu da che desiderio sei nato? – chiese Kim
- Dal desiderio di Aru di poter far felice chi ama – disse, gli altri shugo chara rimasero sbalorditi da un desidero così bello
- E voi? – chiese Iki
- Il desiderio di Kim di poter cantare – disse con gli occhi brillanti Kim
- Nadeshiko, vuole danzare senza paura, che la giudichino – disse Kira
- Akira vorrebbe essere più calmo e giudizioso – spigò Masirò
- Kiseki, vorrebbe essere come suo padre in perfetta armonia tra forza e delicatezza – disse con gli occhi infuocati
- E ci sarebbe, ancora una cosa – disse Kiseki ad Aru, dopo avergli spiegato il ruolo del joker, prendendo una specie di lucchetto
- Questo è l’humpty lock – disse Hikari porgendogli il lucchetto, lui lo prese guardandolo attentamente, quasi lo studiasse
- Non sappiamo ancora cosa esattamente fa – disse Akira
- Akira, hai informazioni su tutti gli anni, quindi saprai qualcosa su mia madre? – chiese Aru
- Non molto, solo alcune informazioni sul suo ruolo come joker, e qualche cosa raccontatami da mia madre e mio padre – ad Aru non importava, sapere tanto, pur che ne capisse di più
- Quando era il joker, le uova-x diminuirono parecchio, per il fato che fosse in grado di purificarle, mentre quel poco di cui mia madre mi a raccontato è che avesse una cotta per il king’s chair Tadase Hotori – disse, anche se poco, sua madre non glielo aveva mai detto
- Perché è così importante per te? – chiese Akira, il ragazzo odiava quando gli porgevano quella domanda, aveva i suoi buoni motivi
- Vedete di farvi gli affari vostri, prima di ficcare il naso nella vita altrui – e se ne andò e Iki lo seguì, sotto lo sguardo, perplesso dei guardians
Aru camminava quando gli apparve, un uovo diverso, era nero con una x su di esso
- Ma che cos’è quello? – chiese a se stesso mentre insieme a Iki correva dietro a quello strano uovo
- Un uovo-x – disse Iki
Aru non sapeva cosa doveva fare, quello era il suo compito, ma non capiva, ancora, non comprendeva
Doveva solo crederci, ecco cosa doveva fare, credere
- Io ci crederò...io ci credo – quando lo disse, una luce lo avvolse
- Character-trasfomation: Shining Heart – si era trasformato
- Non é possibile – disse, i suoi vestiti erano diversi, indossava una maglia colorata, dei pantaloncini jeans, delle scarpe da tennis, e dei guanti
- Evviva il nostro primo chara-nari – disse Iki
- Chara...nari? – si chiese Aru, ma in quel momento si concentrò sul uovo
- Beautiful heart – e in momento l’uovo venne purificato
E la trasformazione finì, e Aru rimase confuso
- Cos’è successo? – si chiese

- Perché sei a casa prima oggi? – chiese Ami alla sorella
- Sciopero – disse soltanto, il giorno prima le aveva fatto tornare il sorriso
- Quando ti deciderai a parlare – disse mentre guardava attentamente la rivista, o meglio fingeva visto che la rivista era al contrario ma Amu finse crederci
- Quando lui si deciderà, a smettere di ostinarsi nel silenzio – si perché in fondo cercava una risposta nel vuoto del suo silenzio*

Cosa starà facendo in questo momento...si chiedeva il ragazzo steso sul letto

Erano dei bugiardi, erano falsi, da troppo tempo per cambiare, quello che ormai era una routine, era ormai troppo cancellare, quello che il tempo aveva creato, erano come i sogni... fragili
Cercavano di andare avanti, la vita và avanti... si dicevano, ma loro erano rimasti indietro, della loro stessa vita, oramai niente era come prima
Con scuse banali cercavano di cambiare, i loro sentimenti, che come vetro, si era frantumato in mille pezzi, erano come i fiori... delicati
Erano vicini, eppur così lontani, simili eppur così diversi, innamorati eppur persi in quel odio, per i propri sentimenti, perché ancora si amavano, ma persi tra le loro bugie, che serviva ad alimentare quella realtà creata per non soffrire
E i loro sentimenti, il vento aveva spazzato via, tanto da portarli lontani, in modo da non tornare

Una ragazza dai capelli lisci e castani, e occhi come ametiste, bussò alla porta di casa Tsukiyomi, con un sorriso quasi malefico, chi era quella ragazza?
- Si, chi desidera? – chiese Souko aprendo la porta
- Chi desidero? Desidero Ikuto – disse con un sorriso, lasciando per inteso tutt’altro che buone intenzioni
* Quella frase fa parte di una canzone che ho scritto

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Capitolo 11
*** Who's you love (parte 1°) ***


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“Rincontrarsi nei pensieri, ritrovarsi come ieri
Anche se non può più tornare
Basta una volta e non lo scordi più, quella sera e tutte le parole
Ma tu davvero
Credi sia stato un piano studiato per farti del male
Sa tu
Ti assicurò sei stata più sincera nel dire le cose

(Appena prima di partire – Zero Assoluto)
 

- Chi prego? – chiese Souko
- Yuki Yokaito – rispose la ragazza e senza farsi troppi problemi entro in casa
- Chiamo Ikuto – disse Souko a cui quella ragazza non andava proprio a genio
- Ikuto – lo chiamò, lui era disteso sul letto, pensava ad Amu, si alzò dal letto
- C’e una ragazza, che vuole vederti – Ikuto nemmeno volle sapere chi era, non gli importava, ma quando vide chi era, rimase sorpreso di rivederla
- Yuki? Che piacere vederti, dopo... ehm otto anni – disse sforzandosi di essere gentile, ma la ragazza ebbe una reazione differente, diciamo una reazione “alla Utau”, saltandogli al collo
- Ikutino tesoro – non la sopportava quando faceva così, a dire il vero non l’aveva mai sopportata in qualunque cosa faceva
- Finalmente ci rincontriamo – disse e tentò baciarlo ma Ikuto, si spostò a tempo, facendola cadere come un sacco di patate, con la grazia di un elefante sul pavimento, e di certo lui non la aiutò ad alzarsi
- Che ci fai qui? – chiese ora impassibile
- Per dirti quello che non ho mai potuto dirti prima – disse di nuovo con quello sguardo maligno, quando una bambina entrò, era molto simile a Yuki
- Non è possibile – disse Ikuto guardando la bambina
 
Aru era ancora confuso su quello che era successo prima, non immaginava lontanamente, cosa sarebbe potuto succedere.
- Sono a casa – disse non aspettandosi risposta, poiché al solito, sua madre lavorava e Ami usciva con il centesimo o duecentesimo fidanzato
- Ben tornato – disse Amu, il ragazzo rimase sbalordito, ma non se ne curo più di tanto
- Vado in camera mia – disse soltanto senza guardare in faccia sua madre
- Perché fa così? – chiese Ami ancora fissa nella sua falsa lettura.
- Perché è come il padre – disse con malinconia, voleva risposte concrete e le avrebbe avuto
 
Ikuto stava camminando per il parco per cercare di darsi una spiegazione a quello che era successo prima, non capiva, era del tutto impossibile.
Lei è tua figlia quella frase gli rimbombava in testa, non era quello che voleva, quello che voleva l’aveva perso da anni.
“Anni che bastarono a rendermi la vita, uno strazio e lei ad avere un figlio” pensò quasi deluso, ma in fondo non era quello che voleva?
Pensava a quel bambino, non assomigliava ad Amu, all’inizio credeva che fosse figlio di Tadase, ma non si assomigliavano per niente...
In quel momento una domanda gli balenò in testa, Chi era il padre di quel bambino?
- Ikuto – una voce dolce lo chiamò, era diversa da quella di Yuki, sapeva di chi era, ma non poté fare a meno di notare quanto la sua voce fosse melodica, dolce, semplice, semplicemente la sua, aveva bisogno di lei ora più che mai
- Amu – mai... mai le aveva parlato così – Che ci fai qui? –
- Voglio risposte, vere – Ikuto le si avvicinò
- Anch’io – disse lui, Amu non comprese subito
- Chi è il padre di quel bambino? – Ikuto era sempre stato un tipo attento, e Amu lo sapeva.
- Non te ne deve importare – disse con la voce tremante
- Io credo di si – lui si avvicinava e lei indietreggiava
- Perché mi hai baciato quel giorno – le smise di indietreggiare e lui le accarezzò la guancia, provocando brividi ad Amu
- Perché mi mancavi – disse appoggiando la fronte su quella della ragazza, tanto che lei riusciva a sentire il suo fiato sul collo, come dolci carezze
- Mi mancavano le tue labbra, il tuo profumo, la tua pelle – disse accarezzandole il braccio
- Mi mancavano i tuoi capelli, il tuo viso, mi mancava tutto di te, mi mancavano i tuoi sorrisi, il tuo modo di fare, i tuoi modi da bambina, quello che... mi ha fatto innamorare di te – lo disse in un sussurro
Amu non notò traccia di bugie né nella sua voce né nei suoi occhi, inchiodati ai suoi, sapeva che si stava avvicinando, non le importava, non aveva né la forza né la voglia per respingerlo.
- Ikuto, tesoro – una voce da pappagallo, squillante, che sembrava più che parlare sembrava squittire, sopraggiunse
Amu si allontano e morse il labbro per la consapevolezza di quello che stava per succedere se non fosse la ragazza che appena arrivata si avvinghiò al braccio di Ikuto, guadando Amu con una faccia da sfida, mentre Ikuto nemmeno la guardava tenendo gli occhi chiusi, quasi e forse per non vedere che quella ormai era la realtà che lo circondava, la realtà che lui aveva scelto.
Amu se ne andò, Ikuto con un po’ di fatica a staccarsi da Yuki, la raggiunse, e la fermò.
- Amu – non riuscì a dire più nulla quando vide il volto della ragazza rigato dalle lacrime, che, anche se cercava di mostrarsi forte davanti a lui e a tutti, quella volta cadde come un muro che crollò
- Ti prego, lasciami Ikuto – disse cercando di staccarsi ma la sua presa su di lei era troppo forte
- Non posso – disse guardandola negli occhi, il cobalto nel topazio, la guardava come se cercasse di vederle l’anima attraverso quegli occhi color miele
- Ikuto ti prego, ormai le cose sono cambiate, la realtà che ci circonda è cambiata, non siamo più dei ragazzini sciocchi, dobbiamo crescere, dobbiamo essere adulti, e andare avanti – disse piangendo a dirotto
- Non senza di te – disse con una dolcezza
- Prima era tutto diverso, perché non può esserlo più? – chiese guardandola negli occhi
- Credevi nei tuoi sogni, ora sono svaniti, perché? – disse al ricordo di dodici anni prima
- Prima hai detto che ti mancava quello che ti ha fatto innamorare di me, ma di chi ti sei innamorato, di quella che hai conosciuto o di quella che sono? – chiese amaramente ma era veramente quello che voleva sapere
Ikuto la lasciò andare, lei se ne andò ma quella volta non la fermò, conscio che lei non meritava essere trattata così.
Lui la amava e la doveva lasciar andare, come diceva il detto, quando ami una cosa, devi lasciarla libera.
- Ikuto – la voce di Yuki era diversa da prima, non era squillante, ma molto bella
- Lasciami – disse impassibile
 
La scena si ripeteva, Amu piangente, mentre sua madre la consolava, era stato così anche quando aveva scoperto di essere incinta, ma ignare che qualcuno osservava la scena.
Il giorno dopo successe come tutti giorni, e visto che era sabato non c’era nessun problema per Amu visto che poté rimanere in camera sua, aveva ancora gli occhi arrossati dal lungo piangere
Sentì il cellulare squillare, era un messaggio di Utau, diceva:
“Oggi c’e una concerto di musica classica
E ho due biglietti in più
Credo che tu e Aru potreste venire
Se non vuoi non venire ok?”
- Secondo me non è una casualità questi biglietti – disse e rise un po’ al pensiero, Utau non era cambiata di una virgola
 
- Finalmente siete arrivati – disse Utau con le mani sui fianchi che aspettava all’entrata dello stadio dove si sarebbe tenuto il concerto
- Scusaci – disse con un apparente tranquillità Amu, anche se Utau comprese che c’era qualcosa che non andava
- Non ti dispiace, se ho invitato gli altri? – chiese Hikari ad Aru che rispose con indifferenza
- Chi sono gli altri? – chiese Amu ad Utau
- Gli altri guardians, Aru non te l’ha detto? Lui ora è il joker – Amu si sorprese, cioè lei non lo sapeva
- No – disse scuotendo la testa
Dopo entrarono tutti, anche se Utau aveva un programma, per quella giornata
- Adesso Utau credo che tu mi possa dire, perché ci hai invitati qui? – chiese Amu
- Perché volevo che Aru conoscesse qualcuno – rispose la bionda
- Qualcuno, chi? – chiese ancora la rosa
- Chi mai? Suo nonno ovvio – non si può dire che Amu non rimase sorpresa dalla risposta della bionda, perché quasi inciampò in quella che sembrava una palla, per ricomporsi
- Cosa scusa? – chiese Amu, Utau rise, solo allora Amu comprese che c’era qualcosa di diverso nella ragazza, dall’ultima volta che l’aveva vista
Flashback...
Ormai faceva un mese che aveva scoperto di essere incinta, e tutto si riassumeva, a uscire solo per andare a scuola, per sua volontà certo, non sarebbe mai riuscita a guardare tutti come se nulla fosse successo, come se nulla fosse cambiato
Ora camminava lentamente, non aveva fretta ne la compagni delle sue shugo chara che Ami aveva bloccato, senza possibilità che le lasciasse andare, Amu al pensiero delle shugo chara quasi strangolate dalla sorella la faceva sorridere
- Pare che tu abbia molto tempo da perdere – una voce alle sue spalle, la fece ridestare
- Utau – disse quasi senza voce, forse per il fato che dopotutto lei era la sorella – tra l’altro gelosissima – di Ikuto
- Certo, chi credevi che fossi? – cinica come al solito
- Che ci fai senza le tue quattro miniature? – chiese notando la assenza di Ran, Miki, Suu e Dia
- Miniature? Comunque, Ami le a trattenute, e non voleva proprio lasciare – rispose Amu
- Peccato mi avrebbe fatto piacere vederle – disse Eru accanto a Utau insieme ad Iru
- Devo ammettere che quelle ficca naso mi mancano – disse Iru
- Parlando di persone che mancano, hai sentito Ikuto – Amu quasi cadde al sentirlo nominare così all'improvviso, lei non sapeva
- Perché dovrei saperlo? – chiese amaramente
Fine flashback...
- Sai Amu dopo che ho sentito la tua storia, mi sono accorta che in fondo non siamo poi tanto diverse – disse improvvisamente Utau
- Che intendi dire? – chiese Amu
- Sai, nemmeno io all’inizio ho raccontato a Kuukai che ero incinta – disse lei, Amu rimase sorpresa
- Ero finalmente riuscita ritornare famosa, e il fatto che frequentassi un ragazzo, che non aveva nessuna fama o altro, era già difficile, allora immagina se ci metti in mezzo un bambino – disse Utau
- Non immaginavo lontanamente che ti fosse successo tutto questo – disse Amu
- Beh, ci o messo un po’ per dirglielo, dovevo decidermi, tra la mia carriera e i miei sentimenti, e non mi pentirò mai della mia decisione – disse sorridente Utau, Amu si sentì quasi in colpa per credere che solo lei avesse sofferto, con tutto quello, ma ora era adulta e comprese che il suo atteggiamento era infantile ed egoistico
- Sai quando ho abbandonato il mondo dello spettacolo, Eru e Iru sono scomparse – quella fu la goccia che fece sembrare le loro storie identiche
- Quando avevo quattordici anni, ho cominciato a vedere il peso della mia situazione, e devo dire che ho pensato cose orribili su tutti, ora me ne pento avaramente, ma con tutte le difficoltà che affrontavo, ho finito per smettere di credere nei miei sogni e nelle mie possibilità, e ho finito per perdere Ran, Miki e le altre – disse Amu ricordando le parole di Ikuto credevi nei tuoi sogni, ora sono svaniti e in fondo era tutto vero
- Ti capisco, ora più che mai non credi? – Utau aveva ragione e lo sapeva
 
Uffa doveva venire più grande ma vi avrei fatto aspettare il doppio, quindi è un cap diviso a metà °o^

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Capitolo 12
*** Who's you love (2° parte) ***


“Here I am
Feels like the walls are closing in
Once again it's time to face it and be strong
I wanna do the right thing now
I know it's up to me some how
I've lost my way”
(It’s not too late – Demi Lovato)

 

Ad un certo punto del concerto, un uomo prese un microfono, e inizio a parlare
- E ora applaudite, questo brillante violinista, Aruto Tsukiyomi – Amu non aveva mai immaginato che avrebbe conosciuto il padre di Ikuto, e anche se quella volta Tadase aveva mostrato una foto, non immaginava lontanamente quanto fosse simile a Ikuto
La sua musica, e il modo di suonare era uguale a quella del figlio, Amu non sospettava minimamente della sua bravura, ma c’era qualcosa, che lei pensava sempre quando ascoltava il suono di un violino, c’era sempre qualcosa che mancava, mancava lui, eppure Amu essendo troppo orgogliosa, non lo avrebbe ammesso mai
Era il suo modo di essere, che poteva farci, eppure il modo in cui lui era fatto non lo aveva mai capito.
Lui diceva che l’amava, poi partiva, e ritornava dopo anni, e chissà che altro, Ikuto era un mistero per lei, lo era sempre stato, e si malediceva per essersi innamorata di un ragazzo così complicato, testardo ma terribilmente affascinante
 
- Finalmente Ikuto, ti sei deciso a uscire dalla tua stanza – disse sua madre
- Tutto quel che voglio, è un’aspirina per questo mal di testa – disse Ikuto mettendosi una mano sulla fronte in segno di dolore
- Cosa ti fa questo effetto? – chiese sua madre
- Tu odi Yuki, come fai a trattarla come se la adorassi, non lo capirò mai – sentenziò Ikuto
- Dimmi la verità, non è questo – ma come fanno le madri a capire tutto
- È quella ragazza, vero? È per lei che sei tornato – lo sapeva, non aveva motivo rispondergli, eppure...
- Per lei andrei anche in capo al mondo – disse
- Eppure lo sai... – la madre lasciò la frase in sospeso e lui sapeva come continuava“Eppure lo sai che hai delle responsabilità”
Ma che gli importava, forse davvero era meglio che non fosse mai tornato, quello non sarebbe successo, non doveva perdere di nuovo il controllo di se stesso, per anni lo aveva fato e solo per lei era diverso, se non fosse tornato, non l’avrebbe vista di nuovo, non saprebbe che lei aveva un figlio, non avrebbe mai visto il suo sguardo una volta, timido verso di lui, pieno di rancore e amarezza, aveva fatto il più grande errore della sua vita tornando
E poi perché? Se lo chiedeva spesso, preferiva morire al vederla con un altro...
E non era quello che voleva? Sì, eppure non poteva continuare a mentire...
E non lo faceva per lei? Era un dolore troppo grande per essere colmato...
E allora perché continuava lì? Non lo sapeva dire...
E perché era tornato? Era tornato, per convincersi, per alimentare quella flebile speranza che rivedendola non avrebbe sentito niente, eppure il sentimento che tutti chiamavano amore e, lui pazzia, non era svanito, era ancora lì, come se il tempo non fosse mai passato.
 
Dopo il concerto, Utau e Hikari, quasi costrinsero Amu e Aru a conoscere il violinista che fino, al giorno prima Amu credeva ancora scomparso
- Non capisco perché insisti tanto, Utau – disse Amu a bassa voce per non farsi sentire dai due cugini
- Ed io non capisco perché sei così cocciuta – ecco che tornavano a essere quelle di anni prima, anche se per poco
Aru lo notò, e vide qualcosa di diverso negli occhi della madre, qualcosa che poche volte aveva visto, e succedeva sempre quando era insieme a qualcuno che conosceva da prima della sua nascita, eppure quando l’aveva incontrata insieme a quel ragazzo, non aveva visto la stessa cosa, aveva visto tutt’altro e poi quel violinista che si era presentato si chiamava come lui, Aruto e il suo cognome era Tsukiyomi come il ragazzo
- Hikari, il violinista che si è presentato oggi... Aruto Tsukiyomi, sai chi è? – chiese alla biondissima ragazza accanto a lui
- Certo, è mio nonno! Te l’avevo detto che mio nonno era un violinista – rispose Hikari come se la risposta fosse ovvia.
- Quindi conosci anche Ikuto Tsukiyomi? – chiese ancora Aru
- Non tanto, mio zio è partito per la Francia tempo prima della mia nascita – rispose Hikari continuando a guardare davanti a sé
- Perché me lo chiedi? – chiese Hikari ora guardando il ragazzo che era poco più alto di lei, ma che per guardarlo a faccia a faccia doveva alzare lo sguardo.
- Volevo sapere se conoscevi le relazioni che ha avuto in passato – rispose Aru fingendosi disinteressato
- Primo, no non lo so forse mia madre lo sa. Secondo, perché lo vuoi sapere? – chiese curiosa la ragazzina
- Non lo dirò di certo a te, mocciosa – ecco che il ghigno gli spuntava in faccia come il padre
- Non posso negare che Aru somiglia come una goccia d’acqua al padre – disse Utau non preoccupandosi di essere sentita dai due ragazzi che discutevano
- Si – rispose appena Amu, durante il concerto aveva raccontato a Utau dello spiacevole incontro con la ragazza al parco e Utau non le aveva risposto
- Amu, tutto quel che so, è che mio fratello ha avuto molte ragazze a Parigi, ed è possibile che abbia finalmente deciso di... – disse all’improvviso Utau per poi tacere – Scusa –
Però poi sia Hikari sia Utau, videro una persona e quando capirono chi fosse quasi gli saltarono al collo, e come si dice tale madre tale figlia, Amu e Aru le guardarono con un gocciolone sulla testa
- Papà/Nonno! – lo dissero all’unisono tanto che le parole quasi non si capirono e l’uomo colto allo sprovvisto cadde con la figlia e la nipote.
Amu in quel momento si pentì molto della decisione di tenere all’oscuro Aru di chi fosse suo padre, forse come Hikari anche lui sarebbe corso a abbracciarlo però con meno foga di Utau e Hikari, forse il rancore verso Ikuto l’aveva accecata dal vedere una cosa molto importante eppure sentiva che era la cosa giusta da fare, forse, chissà un giorno gliel’avrebbe detto
Non è mai troppo tardi per tornare indietro... si ripeteva eppure non riusciva a perdonare Ikuto per averla lasciata sola, probabilmente per sempre, anche se sapeva che nessuno poteva occupare il suo posto.
Lui aveva messo le radici nel suo cuore e non voleva saperne di andare via.
Aruto salutò con un abbraccio la figlia e la nipote dopo di essersi alzato e poi salutò anche Amu e Aru.
- Utau mi ha parlato molto di voi – disse sorridente Aruto
- Ma, davvero – disse ironicamente Amu guardando l’amica che ricambio lo sguardo, con aria innocente – cosa che non aveva minimamente – ma anche in tono di sfida
- Certo, gli ho raccontato, come ci siamo conosciute, il fatto che tu fossi una grandissima amica di Kuukai, e alcune delle tue passioni – per chiunque avesse sentito quello sembrava, come se aveva parlato su gusti o qualcosa simile, ma Amu che conosceva fin troppo bene l’amica, capiva che passioni significavano “I ragazzi che le piaceva, tra cui uno di essi Ikuto”
- Davvero... – un’aura, cremisi quasi nero ricoprì la ragazza e Aruto rise
- Credo che mia figlia, a dire certe cose, sia stata troppo invasiva per non averti chiesto il permesso – Aruto era cortese, e ad Amu non ricordava minimamente Ikuto, o almeno non somigliava alla parte di Ikuto che lei aveva conosciuto, Aru intanto che ascoltava attentamente, capì che se qualcuno conosceva bene sua madre erano i genitori di Hikari.
- Che ne dite di venire a casa mia? – chiese Utau, Amu capì che la bionda aveva in mente qualcosa e quel qualcosa si chiama verità.
- Certo – la risposta del figlio sorprese molto Amu, Aru non era il tipo da accettare eppure...
C’erano troppi eppure in quella storia, e Amu lo sapeva.
 
Ikuto cercava di convincersi a non uscire, eppure la voglia di vederla era troppa, per quanto ancora sarebbe riuscito a mentire.
Forse fino a quando non c’e l’avrebbe fatta più, e allora sarebbe troppo tardi, per riavere quello che non c’era mai stato.
Erano divisi per sempre, allora perché ancora la sentiva vicina quando erano sempre più lontani, era uno sciocco, uno stupido illuso, tutto era cambiato per sempre.
 
Arrivati a casa della bionda, Amu e Aru, si sedettero e rimasero zitti come avevano fatto per tutto il tragitto fino a lì, Utau aveva parlato molto con il padre, e qualche volta si rivolgeva ad Amu che poi rispondeva appena, con un piccolo accenno.
- Hey! Aru perché non suoni il violino? Non ti ho mai sentito suonare – disse Hikari pregando infinitamente Aru.
- Lo faccio solo perché, se no non la smettevi più – disse prendendo accuratamente il violino dalla custodia, e ad Aruto il violino e le sue note, non sfuggirono, capì subito che quello era il suo violino
Aru inizio a suonare quella melodia cosi dolce, che Amu amava tanto, però Aru smesse si suonare all’improvviso e Amu notò un uovo-x dietro di sé ma finse non notarlo.
- Hikari guarda – disse basso solo alla ragazza che insieme a lui corse verso l’uovo
- Mostro una cosa ad Aru poi torno – disse Hikari e per sorpresa di Aru chi rispose fu Amu
- Vai! – disse lei sorridendo, poi Aru uscì insieme alla ragazza.
 
- Quel violino, non può essere... – Aruto stava parlando tra se e se
- Il vostro? – chiese Amu – Si –
- Ikuto, l’ha lasciato, quella notte – come se leggesse nei pensieri dell’uomo, rispose alla sua domanda
- Capisco – Utau e Amu si guardarono per poi raccontare tutta la storia
 
- Che uovo ostinato – disse Hikari mentre seguita a ruota, c’erano Iki e Kim che fino a quel momento se n’erano stati calmi nel loro posticino, invece davanti alla ragazzina c’era Aru
- Che hai in mente Aru? – chiese raggiungendolo, anche se lei non sapeva che lui poteva trasformarsi.
- Tu lo distrai, ed io lo attacco – disse lui
- E come, me lo spieghi? – chiese, poiché lei non poteva fare il chara-nari.
- Ma come, non puoi trasformarti? E poi puoi fare il chara-change – rispose Aru.
- No, che non posso trasformarmi – disse lei
- Allora stai a guardare – Aru ghigno – My Heart...Unlock –
- Character-trasfomation: Shining Heart – Hikari non credeva ai suoi occhi, fino a quel momento non aveva mai visto nessuno in grado di trasformarsi
- Chara-change – dove c’erano in fermagli per le codine, furono sostituiti con delle note musicali
La ragazza come dal piano distrasse l’uovo e Aru se ne approfittò.
- Beautiful Heart – l’uovo ora purificato, tornò dal legittimo proprietario
- Oltre a poter fare il chara-nari, puoi purificare le uova-x – disse Hikari meravigliata
 
- Ikuto mi aveva parlato, ma non immaginavo che, il bambino potesse essere figlio suo – disse Aruto meravigliato, al termine della storia
- Nessuno lo potrebbe immaginare – disse Amu a nessuno in particolare
- Varie volte Ikuto, ha chiamato, e ci ha parlato di te eppure... – Utau lo interruppe
- Perché a me non ha mai chiamato? – chiese
- Perché tu conosci Amu, e saresti andata a cercarla, per saperne di più, io e tua madre invece, non sapevamo chi era quindi le probabilità che, la cercassimo era poca – rispose Aruto
- Probabilmente, se mi aveste cercato, avreste conosciuto, una ragazzina stupida, con un figlio, e che non sapeva da dove cominciare per badare a lui – disse Amu, amaramente ricordando quello che perfino parenti arrivavano a dire su di lei “È così giovane” e “Non riuscirà mai a badare a quel bambino” oppure “Che sciocca, non immaginavo fosse così stupida da farsi mettere incinta” probabilmente era il commento, più acido e doloroso che aveva sentito
- Secondo me, sei stata una brava madre, poche ragazze riuscirebbero ad accettare, una responsabilità, così grande – disse l’uomo
- Lo credo anch’io – disse Utau, quando entrarono, i due ragazzi, Amu e Aru restarono un altro po’, quando se ne andarono, Aruto e Utau, uscirono
Arrivati a destinazione, ognuno si accomodò, quando Utau scorse la figura della madre e del fratello, che era in sovrappensiero, non si accorse della sorella appena arrivata.
- Ben arrivati – salutò Souko la figlia e il marito
- Perché volevi vedermi mamma? – chiese Utau sedendosi sul divano, beige
- Innanzitutto volevamo avvertire tu e tuo fratello, che sta notte, partiamo per due giorni, cose di lavoro – spiegò Souko e dalla faccia di Ikuto sempre più cupa, Utau capì che ora arrivava la vera e propria notizia
- Io ancora credo che fosse meglio, che anche Yuki venisse, non trovi Ikuto? – Ikuto sapeva, dove la madre voleva arrivare, infatti, Utau, si girò in direzione del fratello maggiore.
- Chi è Yuki? – anche se supponeva che fosse la ragazza che Amu aveva incontrato.
- Otto anni fa, ho incontrato una ragazza di nome Yuki Yokaito, ci siamo frequentati per una settima e poi ci siamo lasciati, ora torna dicendo che una bambina di nome Kin è mia figlia – spiegò Ikuto disinteressato
L’aura formattassi intorno a Utau, era di un nero da far paura, nella stanza solo Ikuto non ne era intimidito, per averci convissuto per anni con sua sorella.
- Che hai detto? – Utau era arrabbiatissima, probabilmente anni prima se le avrebbero detto che sarebbe stata furibonda con suo fratello per un motivo con cui Amu ci sarebbe stata male, avrebbe riso, trovandola una cosa impossibile, ma ecco che lì impossibile diventa possibile, Utau sembrava ad un passo dal voler sbranare suo fratello.
- Dimmi da quando, siete tanto amiche? – pochi, che non conoscevano tutta la storia, avrebbero capito a chi si riferiva Ikuto – Una volta la odiavi –
- Diciamo da dodici anni... ma tu – Utau forse in quel momento fu un po’ crudele ma era anche sconvolta – Tu non c’eri... o sbaglio –
- Non sono affari che ti riguardano Utau – ora la discussione sembrava solo tra i due fratelli, che si erano alzati adirati l’uno con l’altro, mentre i loro genitori assistevano alla scena senza sapere come calmarli
- Certo che mi riguardano poiché c’e di mezzo, la mia miglior amica e mio ni... – Utau si portò le mani alla boca, in quel momento di rabbia aveva quasi rivelato la verità a Ikuto, e anche se desiderava ardentemente farlo, aveva promesso di non dirlo
- E tuo cosa, Utau? – Ikuto era dubbioso, cosa gli nascondeva sua sorella?
- Sedetevi, vi sembra il modo – disse Souko, approfittando del fatto che Utau si fosse finalmente calmata, e i due si sedettero di nuovo
- E poi di chi stavate parlando? – chiese la donna
- Nessuno – disse Ikuto, probabilmente più cupo che mai
- Giusto, hai ragione – Utau lo disse come una domanda del tipo “Nessuno? Ne sei sicuro?”
- Io, credo che tu Utau, dovresti conoscerla – disse poi Souko, capendo che i figli, niente avrebbero detto
- Conoscere l’egoismo in persona – ironizzò Ikuto
- Se la consideri così, perché l’hai frequentata? – la domanda venne da Aruto che fino a quel momento se n’era stato zitto.
Ikuto, non sopportava, quando indagavano sulla sua vita, specialmente in quel momento, uscì chiudendo violentemente la porta, che al chiudersi, fece un grosso rumore
 
Aveva iniziato a piovere, e Amu si accorse di aver perso il cellulare e non ascoltando la sorella minore andò a cercarlo, anche se fuori c’era un temporale.
Ikuto camminava sotto la pioggia senza importarsi, se si sarebbe ammalato o qualsiasi altra cosa, voleva solo tempo, tempo per pensare, tempo per chiarirsi, tempo per spiegare, tempo per decidere...
Ikuto era inesorabilmente perso nei suoi pensieri – rivolti a chi sa chi – quando notò un cellulare per terra, e quando si chinò per raccoglierlo, un brivido non di freddo lo percorse, quando sentì la mano bagnata della ragazza di fronte a lui e in quel momento qualsiasi dubbio, qualsiasi pensiero, sparì, grazie lei, che sempre che ne aveva bisogno c’era... o meglio c’era stata
Amu, dopo essersi accorta che era Ikuto davanti a lei, si affrettò a prendere il cellulare per poi andarsene, ma qualcosa la fermò, o meglio lui la fermò
- Aspetta ti prego – la sua voce usci strozzata quasi agonizzata – Non andartene –
- Non sono io la codarda, Ikuto – disse Amu acida, anche se l’unica cosa che voleva era potergli dire la verità
- Basta, Amu! – Ikuto urlò – Basta, si sincera per una volta –
- E tu lo sei stato? – Amu sembrava sul punto di piangere
- Dimmi soltanto, cosa vuoi – Ikuto la guardava con fermezza, e Amu come sempre arrossì sotto quell’intenso sguardo
- Solo una parola, e me ne vado, se lo vuoi... – Amu non aveva mai visto Ikuto così, lui non aveva mai mostrato com’era veramente, non diceva mai quello che pensava, eppure quella notte – Ma se lo desideri Amu, se lo desideri, bastano solo due parole –
Ikuto appoggiò la fronte su quella di Amu e come lei chiuse gli occhi – Solo due parole, cinque lettere, Ikuto –
- Ti amo – Ikuto le sussurrò e lo ripeté varie volte
- Anch’io – in un impeto, loro si baciarono, e con il tempo i baci diventarono più audaci e desiderosi
La loro voglia che si bramavano da troppo tempo
Accumulata in anni e in una notte consumata.
Per una notte avevano seguito l’istinto e il proprio cuore.
Per una notte
Come allora...

“You never know what you want
And you never say what you mean
But I start to go insane
Every time that you look at me”

(Here We Go Again – Demi Lovato)

 

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Capitolo 13
*** So I guess I'm in love with you ***


“You make me so hot
Make me wanna drop
You're so ridiculous
I can barely stop
I can hardly breathe
You make me wanna scream
You're so fabulous
You're so good to me”

(Hot – Avril Lavigne)

 

Amu si sveglio, e non ricordò d’immediato, cosa era successo, tutto quello che riuscì ad assimilare, prima di ricordarsi cos’era successo, era che non si trovava nella sua stanza, per poi accorgersi dell’aitante ragazzo che le dormiva accanto, quasi cadde dal letto, e senza preoccuparsi del rumore causato, prese le coperte per coprirsi, e cercò di vestirsi il più in fretta possibile.
Ma nel suo tentativo disperato, svegliò Ikuto, che la guardò con un gocciolone sulla testa
- Non guardare – disse lei coprendosi il più possibile
- Ho già guardato! O te l’ho sei scordata – disse lui sedendosi sul letto.
- Zitto e vestiti – disse lei appogiandossi alla parete, mentre Ikuto si alzò e si vestì anche lui, per poi lanciare dei vestiti ad Amu
- E questi? – chiese lei, mentre lui era ancora a petto nudo, cosa che la faceva imbarazzare, non poco.
- I tuoi vestiti devono essere ancora bagnati – disse lui, e aveva ragione, Amu sentì bagnata la camicia – Erano dei vestiti di Utau credo che possano starti bene –
- Li metto, ma tu non osare guardare – Ikuto fece cenno di si con la testa, ma non rispettò la parola, data, infatti, non si lasciò scappare di guardarla cambiarsi
- Grazie – disse Amu, Ikuto la guardò, aveva le gote arrossate per l’imbarazzo e i vestiti le stavano d’incanto, e senza volerlo Ikuto lasciò scappare, un commento su di lei, che la fece imbarazzare ancora di più
- Di nulla – disse soltanto per poi avvicinarsi a lei, ancora a petto nudo, lei indietreggiò fino a ritrovarsi alla parete, e al contato della sua pelle, rabbrividì, ma non di freddo, era un brivido di piacere
- Abbiamo fato di peggio – le disse guardandola negli occhi, mentre la teneva stretta a se, e lei evitava il suo sguardo
- Dicevi la verità? – chiese lui, e lei lo guardo come per dire “Cosa?”
- Ieri hai detto di amarmi, Amu – disse lui sorridendo del suo modo da bambina
- Anche tu, se è per questo – disse lei staccandosi da lui, e incrociando le braccia, fingendosi arrabbiata ma l’unica cosa che sembrava era imbarazzata, visto che aveva assunto un tono rosso fuoco, che farebbe invidia a un pomodoro
- E, infatti, non mentivo – Amu lo guardò, il suo sguardo, era sofferente
- Beh... il mio è stato solo un impulso, niente di che – mentì lei, e Ikuto lo capì, quella notte il tempo si era fermato e poi tornato indietro, quando ancora era così, quella notte erano di nuovo loro, quella notte...
- Sono stato uno stupido, a lasciarti quella notte, forse le cose sarebbero diverse, ora – disse lui, con uno sguardo così dolce, che farebbe intenerire, anche la persona più dura
- Quel bambino, ora sarebbe il nostro bambino... – Amu lo interruppe non reggendo ancora, il suo sguardo e le sue parole
- Come sai che non lo è? – chiese per poi rendersi conto, di cosa aveva detto.
Amu uscì di, corsa senza curarsi di niente, lasciando Ikuto molto confuso.
 
Amu arrivata a casa, si lasciò cadere, sul letto dopo, tutto quello che era successo, lei non ne poteva più, forse era il momento di dire tutta la verità ad Ikuto, non c’e la faceva più a tenersi quel segreto dentro, non desiderava altro che togliersi quel peso, qualsiasi fosse stata la conseguenza
- Perché non sei tornata a casa ieri Amu? – chiese Ami
- Se te lo dicessi, non mi crederesti – sua sorella veramente non ci crederebbe mai, alla storia, ma Amu gliela raccontò comunque, e infatti Ami non ci credete
- Cioè, vorresti dirmi, che hai fatto l’amore con Ikuto e gli hai rivelato di Aru, ma se sono anni che hai promesso di non farlo – disse Ami ridendo
- Non gli ho rivelato di Aru, ma ci sono andata vicina e di come ho passato, la notte non ti deve interessare – disse Amu, capendo cosa voleva chiedergli sua sorella
- Aaaah, e dai raccontamelo – quasi implorò Ami, mentre Amu chiamava l’unica persona in grado di capire, il suo dilemma
Qualche minuto dopo, Utau era già arrivata, di certo questa non la perdeva.
Amu gli raccontò, tutto – ma proprio tutto – quello che era successo la notte prima, e a fine racconto Utau era sconvolta, per quella svolta nella storia
- Sei, arrivata ad un pelo dal raccontargli di Aru? – chiese retorica Utau
- Io credo che sia il momento di dirgli tutta la verità – disse Amu, era talmente imbarazzata al ricordo della notte prima, lei e Ikuto, si erano recati a casa del ragazzo, nella foga,e alla fine era successo, di nuovo
- Io credo di no – disse Utau, lasciando Amu confusa, ma con quello che stava succedendo, era meglio se Amu non raccontasse ancora nulla
- Non riesco a continuare a mentirgli – disse Amu, con lo sguardo basso
- Per ora è meglio così – disse ancora Utau, non voleva che Amu ci stesse male
- Fino ad ora la questione, non era mai stata così importante – disse Amu, ancora con il volto chino
- Alla fine ci è riuscito, mio fratello, a far cadere le tue difese – disse Utau, sorridendo all’amica
- A lui basta solo una notte, e riesce a far cadere tutte i miei muri, contra il mondo – disse Amu
 
Ikuto camminava, verso la casa di Amu, voleva parlarle, voleva capire, e voleva capirla
La voleva accanto a se, aveva deciso, quella era la sua decisione... lei.
Arrivato, davanti alla porta, di casa sua, stava per bussare, quando sentì la voce di Amu e di Utau.
- Io, sono irrimediabilmente, e follemente innamorata di lui, Utau – era Amu
- Ikuto a sempre avuto, questo effetto su di te – ora era Utau che aveva parlato
Ikuto rimase fermo, qualche secondo, per poi fare, dietro front
Non era ancora il momento, prima aveva bisogno di qualcosa di... speciale
 
Aru era totalmente assolto nei suoi pensieri, che non si era accorto, che il professore lo stava chiamando
- Himamori, hey ci sei?!? – lo chiamava incessantemente, il maestro Nikaido
- È Hinamori – disse gelido, Aru quando si accorse che si rivolgeva a lui, e che aveva sbagliato il suo cognome un’altra volta
- Certo, Himamori, ora per favore ci leggi, il verso quattro – disse poi il maestro
Aru inizio a leggere, non vedeva l’ora di uscire da quel edificio, di tortura, anche se c’era la riunione dei guardians
Driiiiiiiin
Finalmente il dolce suono della campanella, Aru si diresse, tranquillamente verso il royal garden, sapendo bene, che Hikari di sicuro aveva detto, sul fatto che poteva trasformarsi
- E dai, Aru perché non sorridi? – chiese Iki, uscendo dalla cartella di Aru
- Perché non ne ho voglia – disse Aru
- Non credi di essere troppo duro? – chiese Iki
- È così che sono fatto – disse Aru in risposta
- Da ragazzo cupo ad allegro come una pasqua, Chara-Change – una faccina felice apparve, sulle gote del ragazzino, che iniziò a correre, verso il royal garden
- Buon giorno a tutti – disse allegro, ricevendo da parte degli altri, una faccia confusa
- Aru ti senti bene – chiese lei, non notando, che quello fosse un chara-change
- Benissimo Hikari, perché non dovrei – disse allegro, e pimpante, Aru continuò, a fare molte cose che normalmente non farebbe, quando l’effetto del chara-change finì
Aru era terribilmente imbarazzato
- Ecco... io... beh... devo andare, ciao – disse balbettando, per poi mettersi a correre, fuori
Aru nella sua corsa, era arrivato, in centro, e vide il ragazzo, che era insieme a sua madre quella volta, lo stesso ragazzo che era lo zio di Hikari, guardava la vetrina di una gioielleria, e notò la presenza di Aru, che immediatamente, mise su la maschera, che usava vicino agli altri, e che  perdeva solo quando, suonava il violino
- Tu, sei lo zio di Hikari, giusto? – chiese Aru ad Ikuto
- Si – rispose appena Ikuto, anche se credeva che Aru fosse il figlio, di un altro, sentì una simpatia, per quel ragazzino
- Ikuto Tsukiyomi? – chiese ancora
- Certo, ragazzino, perché? – chiese Ikuto
- Che cosa hai avuto, con mia madre? – Aru sapeva che Ikuto era l’unico che gli avrebbe dato, le risposte che cercava
- Con Amu... niente – rispose Ikuto, e insieme a Aru, iniziarono a camminare
- Menti – disse Aru
- Non era totalmente la verità, ma neanche una bugia – la faccia confusa di Aru, ad Ikuto ricordò molto Amu, avevano la stessa espressione
- Che vuoi dire? – chiese Aru
- Semplice, non ho mai avuto, niente di particolare con lei – ancora una volta Aru rimase molto confuso
- Perché lo vuoi tanto sapere? – Ikuto non sapeva dire, il perché, quel ragazzino, gli fosse tanto simpatico
- Mia madre, non mi racconta mai, nulla di quello che è successo, prima della mia nascita – Aru, aveva un sguardo molto triste, cupo, molto simile, a quello di Ikuto quando suo padre, era sparito
- Te lo racconto, io – disse Ikuto, quando avvistò un negozietto di taiyaki
- Ti piacciono, i taiyaki? – chiese Ikuto
- Mi piacciono al cioccolato – rispose Aru
Ikuto, ne comprò uno per se e uno per Aru, e per sorpresa di Ikuto, Aru, come lui iniziò a mangiare dalla coda
- Può sembrare strano, ma io inizio sempre, dalla coda – Ikuto sorrise, e scompiglio io capelli al ragazzino
 
Amu, era quasi arrivata in centro, quando, un dispiacevole incontro, accade
- Ciao, Hinamori Amu – disse una voce alle sue spalle
- E, tu saresti? – chiese Amu, riconoscendo, la ragazza del parco
- Yuki Yokaito, piacere – disse Yuki fingendosi gentile
- Il piacere, è solo tuo – le rispose a tono Amu
- E anche Ikuto – disse Yuki
Yuki vedeva Amu come una nemica, Amu la vedeva come una vipera, stupida ed egocentrica
- Ikuto è una persona – disse Amu, quella ragazza non le piaceva
- Ha! Ma guardati fai tenerezza, sei così sciocca – rise Yuki
- Almeno, non sono falsa – disse Amu
- Senti, da che pulpito, viene la predica, parli tu che io sono falsa, ma sei tu che per dodici anni, hai mentito a quel bamboccio di tuo figlio – come faceva a saperlo
- Dopo che Ikuto, mi ha lasciato, ho cercato, di scoprire il suo passato, e sei apparsa tu, e ho scoperto, che avevi un figlio, e quando sono arrivata qui, ti ho sentito parlare, con Utau, su chi era il padre, di tuo figlio, e sai, mi sono commossa – le ultime parole le disse ironicamente
- Lo hai chiamato Aruto, come il padre di Ikuto, che stupida, farsi prendere, dalle emozioni – disse derisoria
- ZITTA! – Amu urlò, Yuki poteva dire, tutto, di lei, di Ikuto, ma su di Aru non doveva dire nemmeno un pio
- Tu non sai la storia, quindi stai zitta e non ti permettere mai più di dire qualcosa su Aru – Amu era arrabbiata e molto
- Per me non importa, cosa farai, tutto quello che voglio è che tu non ti avvicini ad Ikuto – disse Yuki
- Se, vedrò che ti stai, avvicinando troppo, al mio Ikuto, ti assicuro, che dirò tutta la verità ad Ikuto – disse minacciosa lei – Immagina quando verrà a scoprire che per tutti questi anni gli hai mentito –
- Stai ben attenta a te! – disse infine per poi andarsene, Amu, si lasciò cadere ancora confusa
 
Era passata una settimana, anche se Amu non sapeva, Aru e Ikuto erano diventati amici
Erano al compleanno di Hikari, c’era molto movimento, Utau voleva tutto perfetto, e Hikari aveva chiesto un favore particolare ad Aru
- Calmati Utau – cercava di calmarla Kuukai, senza però riuscirci
- Gli invitati arrivano tra pochissimo, e deve essere perfetto – disse lei in risposta al marito
Amu intanto rideva della scena, familiare formattassi
- Utau non credi di esagerare? – chiese Amu con la faccia che diceva “Oltre che mi fai morir dal ridere”
- No, affatto – disse lei, con la faccia da so-tutto-io
Il tempo passò veloce, e la festa era bellissima, Utau aveva fatto un ottimo lavoro
- Amu – una voce la chiamò, era Ikuto
- Ciao – disse lei imbarazzata
- Girati – disse lui lasciandola confusa, ma fece come voleva lui, quando sentì qualcosa di freddo, appoggiarsi sul suo collo, era una catenina con un ciondolo a forma di cuore dorato
- A quanto pare non sarà, solo Hikari a ricevere dei regali – disse Ikuto, e Amu si girò verso di lui, i suoi occhi sembravano brillare
- Ikuto – lo chiamò Amu, quando la porta si aprì
- Spero non essere, in ritardo – ...

“My eyes are screaming
for the sight of you
And tonight I'm dreaming
of all the things that
we've been through
And I can't hold on to you.
So I guess I feel lonely, too
But I'd rather be here with you”
(Suppose – Secondhand Serenade)

 

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Capitolo 14
*** La festa ***


“He's everything you want
He's everything you need
He's everything inside of you
That you wish you could be
He says all the right things”

(Everything you want – Vertical Horizon)
- Spero non essere in ritardo – disse un bonario biondo, alla porta con un sorriso, brillante che non lascia desiderare
Amu appena visto, il ragazzo, i suoi occhi, s’illuminarono, e urlando il suo nome, quasi lo fece cadere, nel suo abbraccio, cui Ikuto non rimase indifferente e si allontanò
- Non preoccuparti Ikuto, ci sono qui io – disse Yuki, al suo fianco
- Yuki, perché ancora cerchi di convincermi, sai che non lo farò – disse Ikuto
- Oooh ma tu lo farai Ikuto, in un modo... o nell’altro – quella frase non piacque neanche un po’ ad Ikuto
La ragazza si allontanò, quando sentì qualcuno litigare.
- Hikari, per la quindicesima volta, e giuro che le ho contate – disse Aru alla bionda che disperata con l’amico, si era messa in ginocchio – Non lo farò –
- Ma dai, è il mio compleanno – lo implorò Hikari
- Sedicesima volta, No – disse Aru, piuttosto arrabbiato
- Sei, un imbecille, Aru, e non avrai la torta – disse lei in una minaccia che doveva farlo convincersi, ma che suonava solo come uno scherzo
- Non m’importa – disse lui
- È al cioccolato – disse lei, e diciamocelo Aru, poteva essere cocciuto quanto voleva, ma era pur sempre il figlio di Amu e al cioccolato non sapeva dire di no
- E Ok, mi arrendo lo farò – disse lui fingendo che lo faceva per lei, quando – anche se non l’avrebbe ammesso mai – era per la torta
- Evviva, sei grande – disse lei dandogli un abbraccio veloce per poi andarsene via, felice come una pasqua, e Aru si lasciò scappare un sorriso, lui era duro ma adorava quando le persone erano felici, e adorava la sensazione di benessere, quando aiutava una persona
- Non immaginavo, che Hikari come Utau, fosse così instabile – disse Ikuto al ragazzo, cha accortosi della sua presenza tornò con la solita espressione cupa
- Hikari è totalmente instabile – disse Aru
- Ma che ti a chiesto? – chiese Ikuto incuriosito
- Mi ha fatto giurare di non dirlo – Aru secondo Ikuto era tale e quale Amu, invece lei credeva che fosse uguale a Ikuto
Ikuto sorrise, e quando alzò lo sguardo prima posato sul ragazzo, si posò su di lei, che spensierata, sorrideva insieme a Tadase, per poi notare, che il viso del ragazzino, che pure aveva visto quella scena, era quasi arrabbiato, diciamo un misto di rabbia, dolore e delusione.
- Ehi! Ciao, Aru – Aru si girò per ritrovarsi davanti al principe degli idioti come lo definiva lui insieme al suo shugo chara Kia come lo chiamava Iki, per essere troppo femminile.
- Kiseki – sibilò Aru, poteva star cominciando ad andare d’accordo con gli altri, ma con Kiseki proprio non ci riusciva
- E dai, per una volta non puoi essere più simpatico – disse lui con il suo solito, sorriso per poi notare la presenza di Ikuto e salutarlo
- Devo andare, devo salutare Hikari – disse lui correndo per trovare l’amica
- È insopportabile – Aru non vedeva l’ora di andarsene cosa che faceva ridere Ikuto
 
Amu probabilmente non era mai stata così felice, di rivedere i suoi amici, perché per lei era come tornare indietro nel tempo, prima di tutto quello
- È così bello rivederti Amu – Tadase era gentilissimo, come sempre del resto
- Anche per me, Tadase – disse lei sorridente
- Ma mi spieghi come mai sei scomparsa, quando ci hanno annunciato che avevi lasciato la scuola, eravamo  tutti così tristi – disse il biondo non rendendosi conto di avere toccato ehm... come si dice... il tasto dolente
- In realtà credo, che la cosa è più complessa, di quanto immagini – disse lei, ma da lontano, padre e figlio – anche se senza saperlo – erano infastiditi, dal diciamo bel biondino, irritante al loro parere
- Ho perso, la pazienza, l’unica cosa che farà quello là stare lontano da mia madre, è... – disse in tono di arresa, e quando il suo shugo chara gli chiese qual era quella cosa, come se gli costasse farlo iniziò a parlare – Iki, Chara-Change –
E con una luce, felice sul volto del piccolo esserino, i simboli del suo chara-change apparvero, trasformando completamente il suo carattere.
- Mamma – Aru esclamò, con una luce negli occhi che nemmeno Ami aveva all’epoca di tre anni
- Mamma? – chiese sorpreso Tadase
- Aru? – chiese Amu ancora più sbalordita, per poi notare, le faccine, che la fecero capire che era il chara-change che lo faceva agire così.
- E dai mammina, vieni, devi divertirti lo sai? – chiese pimpante, allontanandosi insieme alla ragazza.
- Ma che? Non ci sto capendo nulla – si disse Tadase, quando Kuukai gli si avvicinò.
- Ecco... quel bambino è figlio di Amu e – già alla parola “figlio”, Tadase non dava più segni di vita – mettendoci la sua faccia da bambino che ha appena scoperto come nascono i bambini – e principalmente sembrava che dalla sua faccia stesse vivendo il suo peggior incubo – e... e di Ikuto –
Era già sconvolta prima, mettendoci ora quello, si poteva dire, che poteva benissimo dire che era svenuto, o perfino malato, la pelle bianca e la bocca aperta dallo stupore, anche al ricordo delle parole di Ikuto “La partenza non era programmata” e forse ora ne capiva il motivo
- Kuukai, la torta – lo chiamò esasperata Utau, che era pronta per tirar fuori la torta
- Certo – e andò ad aiutare la moglie
Mentre ancora, sconvolto Tadase aveva intravisto Ikuto e andò da lui.
- Come mai non me l’hai mai raccontato? – chiese Tadase a Ikuto, faccia a faccia
- Raccontato che? – chiese Ikuto, apparentemente indifferente.
- Che tu e Amu... – non gli servì continuare la frase che lo sguardo di Ikuto diceva tutto
- Come lo sai? – chiese Ikuto con la voce roca
- Mi sembra difficile non notare – disse Tadase pensando al ragazzo che per effetto del chara-change, aveva iniziato a ballare insieme a Hikari e a Nadeshiko
- Non a importanza... ora – disse guardando Aru, capendo tutto
Utau e Kuukai, uscirono in giardino, con la torta, e naturalmente tutti iniziarono a cantare, la solita canzoncina delle feste, quando alla voce di tutti si sovrappose il suono di un violino.
La richiesta speciale di Hikari era che Aru suonasse il violino.
Ikuto riconobbe subito, il violino, come anche Tadase e Souko, l’unica persona che non aveva parlato con Amu, e con Aru.
- L’ha tenuto – disse sorpreso, perplesso come uno che si ritrova la risposta del puzzle eppure non la vede
- Gliel’ha lasciato – si disse Tadase, capendo forse a chi veramente, il cuore di Amu apparteneva
- Che sia la verità? – si chiese Souko, guardando il nipote, ma non credendoci.
Ikuto, velocemente cercò Amu e quando la vide, la portò dove nessuno li sentisse, guardandola perplesso, e Amu sapeva cosa voleva.
- Lo hai tenuto... hai tenuto il mio violino -

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Capitolo 15
*** We ***


“I’ll never be the same I’m caught inside
the memories of promises of yesterdays
and I belong to you
I just can’t walk away ‘cuz after loving you
I can never be the same”

(Never be the same – Red)
 

- Lo hai tenuto... hai tenuto il mio violino – disse Ikuto stupito
- Non potevo di certo buttarlo via – disse lei, cercando di sembrare fredda, ma averlo così vicino le faceva uno strano effetto
- Potevi, ma non l’hai fatto – affermò lui
- Era importante per te e... non c’e l’ho fatta a... – fermò la frase lì, non voleva ammettere, - il vero motivo – non poteva farlo
- Amu, io... – le sue parole come ormai tante volte uscirono soffocate e roche
- Chi è per te? Chi è Yuki per te? – chiese Amu all’improvviso
- Yuki? – Ikuto abbassò lo sguardo, sapeva che non sarebbe stato per troppo tempo che Amu ne sarebbe stata all’oscuro.
Amu, non vide nulla nello sguardo del ragazzo, era uno sguardo vuoto, triste e perso in chi sa in quali pensieri
- Capisco – disse lei, per poi allontanarsi, ma fu fermata dal ragazzo, intanto, Souko assisteva a tutta la scena, non capendo l’atteggiamento di Amu
- No, non andare – disse lui, ma non la fermò, lei lo aveva fatto, per poi girarsi verso di lui
- Perché? Non vale la pena, continuare ad aspettarti, Ikuto – era arrabbiata e molto anche
- Tu non mi hai aspettato – Amu sapeva cosa intendeva
- L’ho fatto, per tre lunghi mesi ti ho aspettato, ma non sei mai tornato – disse lei
- Non sembra che tu abbi sofferto tanto – erano orgogliosi, fin troppo da ammettere che si amavano
- Tu non sai neanche lontanamente quello che ho passato... dopo che te ne sei andato – urlò lei, e solo allora Ikuto capì una cosa che prima non aveva visto
- Quel bambino... chi è suo padre? – Amu restò ferma per qualche minuto, ma che per entrambi sembrarono ore.
- Dodici anni fa... cosa è successo? – chiese Ikuto
- Io sono... – Amu era combattuta tra il voler togliersi quel peso, raccontando a Ikuto la verità e l’idea che quando lui lo scoprisse, le conseguenze potessero essere... lei non voleva nemmeno pensarci
- Io sono stanca, Ikuto – disse lei, mantenendosi il più possibile fredda – Stanca di te –
Amu si accorse tardi, che le labbra di Ikuto si fossero posate sulle sue, lasciando così la via aperta ai suoi sentimenti.
- Ikuto – quando Souko si fece vedere, i due si staccarono il più in fretta possibile
Amu si allontanò, ma sentì quello che la donna disse a Ikuto.
- Che cosa fai Ikuto? – chiese lei – Non pensi che ora hai le tue responsabilità come padre –
Sentire la parola “Padre” per Amu fu peggiore di una pugnalata al cuore.
- Mamma – la voce di Aru, la fece ridestare, dopo che uscì, da dove prima era insieme ad Ikuto
- Aru – solo in quel momento si accorse che stava piangendo
- Hikari, sta per aprire i regali, mentre venivamo, dicevi che volevi vedere, cosa avrebbe pensato del tuo regalo – Aru aveva la particolarità di sapere, quando non era il momento di chiedere le cose
- Certo – disse lei asciugandosi le lacrime
- Ora è il tuo regalo, Amu – disse Utau e Amu capì che c’era qualcosa nella sua frase “Qualsiasi cosa darai, la userò a mio vantaggio”
- Spero ti piaccia – Amu porse alla ragazza, quello che apparentemente sembrava un CD e quando Hikari lo aprì, fu come se i suoi occhi s’illuminassero
- Grazie – disse lei abbracciando Amu, e quando Utau vide qual era il regalo, guardò Amu
Era un CD di Utau, che Amu aveva trovato, e quale regalo migliore, di quello per Hikari.
 
Aru, cui quella confusione non piaceva, essendo abituato a essere sempre da solo, si allontanò, ma Hikari lo segui.
- Che fai? – chiese la biondina
- T’importa? – Aru era pur sempre Aru
- Uffa! Ma si può sapere perché sei così scontroso con tutti? – Hikari non poteva sapere il passato doloroso di Aru.
- Lo vuoi proprio sapere? – Aru la guardò arrabbiato, ma lei continuo a tenergli testa con uno sguardo fiero che diceva “Si”.
- Certo, perché così ti capiremmo meglio – Aru capì che si riferiva ai guardians quando usò il plurale
- Se proprio lo vuoi sapere, non ho mai conosciuto mio padre, non so chi sia, né come sia – lui la guardò e nei suoi occhi c’era un profondo dolore – Tutto quello che ho di lui, è il violino, nient’altro –
- Io... scusa – una luce avvolse il secondo uovo che si schiuse rivelando, lo shugo chara
- Piacere sono Ian – Lo shugo chara indossava abiti tipici dei violinisti, e teneva un violino in mano, aveva i capelli azzurri e gli occhi, cobalto
- Il tuo secondo shugo chara – disse contenta Hikari
 
Amu, andava verso Utau, quando sentì lo sguardo di Yuki su di lei, ma continuo a testa alta.
- Allora che ne pensi del mio regalo? – chiese apparentemente normale Amu
- Penso, che non so come ti è venuto in mente questa idea – disse Utau
- E dai, Utau, io trovo che sia stato, un regalo perfetto – disse Kuukai abbracciando Utau
- Se, mi avessero detto che vi sareste sposati non ci avrei creduto – disse Amu
- Però io ho sempre saputo, cosa sareste diventati tu e mio fratello – disse Utau
 
- Non voglio, farlo – disse Ikuto alla madre
- Ma per il bene di... – Ikuto la guardò furibondo
- Conosco Yuki, e sarebbe capace benissimo di mentire, pur di avere quello che vuole – Ikuto sapeva di cosa era capace, e quello rientrava benissimo, negli schemi
- Scusa, Ikuto – disse Souko
 
- Avevi ragione a dire che era complesso – disse Tadase, ad Amu
- Lo sai – quella non era una domanda
- Sì, ma non capisco, perché non c’e l’hai detto – rispose lui
- Perché mi sentivo in colpa, credevo che – lei non finì la frase che Rima, Nagi e Yaya apparvero
- Credevi che ti avremmo odiato, come hai potuto pensarlo Amu-chii – disse Yaya, come una bambina
- E poi non sei stata l’unica – disse leggermente maliziosa poi, e Amu capì a chi si riferiva quando vide il leggero rossore sulle gote di Rima e Nagi, e la fece sorridere
- Guarda che tu sei altre tanto colpevole, Yaya – Kairi disse apparendo, ora si che si poteva definire che i guardians erano di nuovo insieme, perché in fondo
Niente era cambiato
 
- Non immaginavo, che i nostri genitori fossero tanto amici – affermò Nadeshiko, raggiungendo insieme a Kiseki e Akira, Aru e Hikari
- Già, sembra proprio – disse cupo Aru, e ora Hikari ne capiva un po’ di più di lui
- Per una volta, Aruto Hinamori non potresti divertirti? – chiese Kiseki
- E tu potresti smettere di essere te stesso, per una volta Kiseki Hotori – disse Aru in tono di sfida
- Credo di non poterti accontentarti – disse lui, per poi riprendere, quell’aria da principino, con il cervello bacato di sempre
- Credo, che per una volta farò un’eccezione – disse Aru, sorprendendo che non fosse effetto di un chara-change
- Evviva sei, mitico – Hikari quasi lo soffocò nell’abbraccio e non ne voleva sapere di lasciarlo, nonostante le suppliche del ragazzo
 
In una situazione così, era impossibile non essere allegri.
Ma c’e sempre qualcuno che non lo è
Ikuto, osservava la scena chiedendosi se era possibile che Amu gli avesse tenuto nascosto una cosa così importante.
Però ne avrebbe avuto tutto il diritto a farlo, e a sbagliare era stato lui, come sempre
Lui non c’era mai
Farebbe senso la sua vita, se non fosse quello di soffrire.
Aveva perso suo padre e ora aveva perso lei
Ora che finalmente aveva capito, cosa doveva fare lui l’aveva persa.
L’aveva persa per sempre
Ma questa volta
Questa volta, non l’avrebbe lasciata andare.
Lei era sua...
 

“So far away (so far away) been far away for far too long
But you know, you know, you know I wanted I wanted you to stay
'Cause I needed I need to hear you say: I love you I have loved you all along and I forgive you
For being away for far too long
So keep breathing
'Cause I'm not leaving you any more
Believe it”
(Far Away –Nickleback)

 

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Capitolo 16
*** Revelations (parte 1°) ***


“And you were strong and I was not
My illusion, my mistake
I was careless, I forgot
I did”

(Impossible – Shontelle)

 

Era tutto così confuso
Era tutto così semplice
Era tutto così stupendo
Che non sembrava nemmeno vero
Credeva che quando si sarebbe svegliata
Tutto sarebbe di nuovo come sempre
Ma non era un sogno
Nonostante le richieste di Utau e Hikari di convincere Amu e Aru a rimanere, i due ritornarono a casa.
- Piaciuta la festa? – chiese Ami, ritornata da uno dei suoi mille appuntamenti.
- Dovresti essere venuta – disse Amu ricordando il chara-change di Aru
Amu si girò sorridente verso Aru, per vedere non il solito volto impassibile del figlio, ma quasi se fosse triste.
- Adiamo a mangiare – disse poiché sapeva che non poteva fare nulla – Ho preparato la cena –
Ami e Aru la guardarono quasi spaventati e chiesero – Hai cucinato? –
- Che c’è? Non sono così pessima, e poi ho già cucinato una volta – disse leggermente arrabbiata.
- Sì, hai cucinato, e Aru ha avuto un’indigestione, ricordi? – le fece notare Ami quanto fosse una pessima cuoca.
- E quella volta a Natale ti sei messa in testa di cucinare e hai bruciato l’arrosto – le ricordò Aru
- E a pasqua volevi preparare dei dolci, e hai confuso lo zucchero e il sale, e dolci diventarono salati – ricordò Ami
- E al mio compleanno volevi preparare la torta, e alla fine la torta esplose – disse Aru che voleva aggiungere altro ma fu fermato dalla voce della madre
- La smettete, ho detto di aver cucinato, ma intendevo dire mettere il tutto nel micro-onde – a quella frase Ami, fu controllare che la sorella avesse messo il tempo giusto e non avesse bruciato niente o non avesse rotto il povero micro-onde, quando tornò dalla cucina intenta a deridere la sorella per l’ennesimo pasticcio, suonò il telefono
- Pronto, chi parla? – disse Ami
- Sono Tadase, c’e Amu? – chiese il ragazzo dall’altro lato del telefono.
- Amu il tuo ex fidanzato Tadase – quella era una vendetta più che sufficiente
- Ta-Tadase ex cosa? Tadase non è mai stato il mio fidanzato – esclamò Amu rossa come un pomodoro maturo, prendendo il telefono o meglio strappando dalle mani della sorella il telefono.
- Ciao Tadase – disse lei
- Ciao, volevo chiedere se domani ti andava di uscire? – chiese il ragazzo
- Domani? Non posso proprio – il giorno dopo aveva un’interessantissima riunione di lavoro.
- Beh se è così che ne dici se vengo io da te? – chiese ancora
- Uhmm... si può fare – rispose Amu contenta dell’idea
- Okay ciao, a domani – chiuse la telefonata
Aru si sentì di troppo
I suoi shugo chara non capivano la tristezza nel volto del ragazzo.
Solo lui sapeva
 
Il giorno dopo quando entro in classe fu diverso, molto diverso dal solito
- Ma guardate il cocco di mammina – chi aveva parlato era Taeko un compagno di Aru
- Che vuoi dire? – chiese lui freddo
- Hikari ha mostrato le foto del suo compleanno – non capiva, dove Taeko voleva arrivare, era naturale che Hikari – essendo amica di tutti a scuola – avesse mostrato le foto... ora che ci pensava in tutte le foto, sua madre lo aveva stretto a se come un peluche
- E guarda un po’, il tenebroso Aruto Hinamori in realtà è un bambinetto viziato – Taeko poteva dire qualsiasi cosa che non gli avrebbe importato minimamente
- Hinamori, non ti credevo così chissà come ti coccolano i tuoi genitori, il cocco di mamma e di papà – Taeko iniziò a ridere di gusto ma la sua felicità durò poco, poiché un pugno gli arrivò in faccia e dal naso, uscì un po’ – molto – di sangue
- Non ti azzardare mai più a parlare della mia famiglia, tu non sai niente di me – disse per poi correre via ultra passando Hikari e Kiseki
Hikari stava per andare da lui quando fu fermata da Kiseki.
- Credo sia meglio che vada io – disse all’amica bionda
- Sì, soltanto tu puoi capirlo – disse lei
La scena che si presentò davanti al biondo fu una scena che credeva, non avrebbe mai visto.
Aru stava piangendo
- Lasciami in pace – disse lui tra i singhiozzi
- Potrei farlo, ma non sarebbe giusto – rispose Kiseki
- Tu non puoi capire – disse Aru
- Invece posso capirti meglio di chiunque altro – disse il biondo ricevendo dal mezzo amico uno sguardo confuso misto alle lacrime
- Mia madre è morta per farmi nascere e non l’ho mai conosciuta, se non per qualche foto – disse malinconico il biondino
- Mi dispiace – disse Aru lui poteva capire il dolore di Kiseki perché lui stesso viveva con un dolore simile
- Siamo più simili di quanto credessi – si disse Kiseki
 
- Ciao! – esclamò Amu appena l’amico arrivò
- Ciao Amu! – disse lui abbracciando Amu
Amu lo fece entrare e lui si sedette e lei portò del the.
- Casa tua non è cambiata per nulla – osservò lui
- Già – confermò lei
- In confronto noi siamo cambiati molto – disse lui
- Io credo di no, continuiamo a essere noi seppur cresciuti – disse lei sorridente
- Giusto, in fondo siamo gli stessi ragazzini di allora – le diede man forte il biondo
- Proprio ragazzini – si disse Amu a bassa voce senza farsi sentire dall’amico
- Comunque tu che fai Tadase? Non te l’ho chiesto – gli chiese lei
- Io faccio l’architetto – rispose lui
- Davvero? Wow – si sorprese lei
- Ora che ci penso tu non mi hai presentato la madre di Kiseki – disse lei ma poi se ne penti quando vide sul volto del ragazzo uno sguardo malinconico e un sorriso nostalgico ma in esso un’enorme dolcezza
- La madre di Kiseki è morta, quando lui è nato – disse lui
- Scusami, non lo sapevo – disse mortificata
- Kana era una ragazza molto dolce, un giorno scopri di avere un tumore tuttavia curabile ma quando i medici fecero gli esami per sapere come procedere venne fuori che era incinta però se avesse tenuto il bambino sarebbe potuta morire – fece una pausa poi continuo – Ma lei volle continuare la gravidanza così per far nascere Kiseki lei morì – spiegò lui tristemente
- Non è solo perché era il nome del tuo shugo chara che gli hai dato il nome Kiseki vero? – chiese Amu
- Kiseki significa miracolo* perchè lui è questo, per questo gli ho dato questo nome perché anche nei momenti più difficili c’e sempre una speranza, un miracolo – Amu rimase colpita aveva sempre ammirato Tadase per il suo modo di essere e ora si era resa conto di quanto fosse maturo Tadase
Tutto il suo modo di vedere le cose stava crollando, tutti in quello che credeva stava cambiando, si sentiva una tale sciocca, si sentiva estremamente stupida
Amu iniziò a piangere
- Amu – la chiamò Tadase
- Scusami, è che per tutto il tempo fino a rincontrare te e gli altri credevo di essere stata l’unica a soffrire, che c’era qualcosa di sbagliato in me, che ero l’unica, che ero una stupida e lo ero ma solo... –
- Ma avete tutti subito cose peggiori – continuò lei – Utau ha lasciato la sua carriera, Kuukai e tutti gli altri hanno abbandonato i loro sogni e tu...- Tadase la interrupe
- Io ho sempre creduto che tu più di tutti abbia sofferto – le disse Tadase – Hai sofferto l’abbandono, hai cresciuto Aru da sola, io ricordo Kana con dolcezza ma non posso farci niente, tu invece devi convivere con questo dolore, sei tu che più di tutti ha sofferto –
 
Ikuto camminava senza aver veramente una meta precisa.
C’era un pensiero che non lo lasciava in pace.
Il pensiero che Amu potesse tenergli nascosto che lui era il padre di Aru.
Era successo una volta sola, è vero, ma la possibilità c’era
Aru aveva la stessa età di Hikari
Assomigliava a lui, e Amu gli aveva dato il violino.
E Amu aveva detto che dopo la sua partenza aveva sofferto.
Quel dubbio lo assillava
Lei sarebbe stata capace di mentirgli...
Su qualcosa di così importante?

 

 ***


 
* Ringrazio Malvi98 che mi ha fatto notare ch e Kiseki non significa re ma bensì miracolo, così ho cambiato la frase.
Il cap era più grande ma non l’ho potuto mettere intero perciò (come un altro prima) è diviso a metà.
Volevo augurare a tutti...
BUON NATALE E FELICE ANNO NUOVO!!!

 

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Capitolo 17
*** Revelations(2° parte) ***


“All this time I was wasting hoping you would come around
I’ve been giving out chances everytime and all you do is let me down
And It’s taking me this long but baby I figured you out
And you think it will be fine again but not this time around”
(You’re not sorry – Taylor Swift)

Aru guardava Tadase... quasi furioso si può dire.
Lo guardava quasi volesse fulminarlo
Quando era ritornato e aveva visto Tadase, non faceva altro che guardarlo in malo modo.
E senza preoccuparsi in non farsi sentire chiese ad Ami – Che ci fa, lui qui? –
Aru non sapeva perché, ma la vista di Tadase gli provocava una crisi di nervi.
Non sapeva dire cosa era più irritante nel bonario biondo.
Non sapeva se era quel suo sorriso stampato in faccia, quel suo modo di fare, l’aria altezzosa credendo di essere perfetto, il suo ego grande quanto l’universo, l’espressione da angioletto o il fatto che fosse sempre appiccicato a sua madre.
Non lo digeriva, quando lo vedeva la sua espressione, mutava in quella di uno che si è ritrovato il pranzo bruciato – cosa che succedeva abbastanza spesso se era sua madre a cucinare –
Aru era un tipo alquanto geloso, principale motivo di essersi intromesso in tutte le relazioni sentimentali della madre.
Il secondo motivo era alquanto banale, palese...
Suo padre.
 
Utau lo aveva invitato a pranzo, perciò appena la ragazza bionda lo vide, gli saltò al collo.
- Credevo non venissi – disse Utau al fratello del tutto disinteressato
- Dovevo – disse lui soltanto, mentre il dubbio che Amu gli nascondesse la verità lo tormentava
- E’ strano vederti a casa Ikuto, pensando che eravamo nemici – disse Kuukai al cognato
- Io trovo più strano voi due, insieme, siete l’opposto l’uno dell’altro – disse lui ricevendo dai due un Gli opposti si attraggono all’unisono
Ikuto non credeva in quel detto, lui e Amu in fondo non erano poi tanto diversi, anzi erano molto simili, erano testardi e orgogliosi.
La amava e non l’avrebbe persa, non l’avrebbe lasciata andare.
- A che pensi? – chiese Utau sornione sapendo bene il motivo della distrazione del fratello
- Affari miei – rispose sgarbatamente
- Ikuto, ti conosco come le mie tasche, stai pensando ad Amu vero? – chiese ancora lei
- Se mi conosci così bene, capirai a cosa sto pensando – rispose ghignando Ikuto
Utau si ammutolì ma il sorriso non gli scomparve anzi, guardava suo fratello in tono di sfida che la guardava altrettanto.
Ma il gioco di sguardi dei due fratelli finì alla comparsa del ciclone biondo dai grandi occhi verdi smeraldo
- Zio! Ci vieni? – chiese la bambina entusiasta alla vista dello zio preferito – anche se lo conosceva poco, lo adorava –
- Dove Hika? – chiese lui usando l’affettuoso nomignolo che Hikari odiava tanto.
- Come dove, al festival organizzato dalla scuola, no? – rispose lei prima leggermente arrabbiata per poi tornare di nuovo vivace e allegra.
- Non lo so ancora, ma credo di no – rispose lui ma Utau sapeva come fargli cambiare idea
- Ci sarà anche Amu – Ikuto s’irrigidì al nome della ragazza, mentre Utau rideva di sottecchi per la reazione dell’adorato fratello
 
Aru era arrivato un po’ in anticipo anche per quelli che partecipavano agli show del festival, e quando arrivò al royal garden, vide Kiseki guardare dei fogli, leggermente preoccupato.
- Oh Aru! Sei in anticipo – disse il biondo assumendo di nuovo il suo solito sorriso.
- Se è per questo, lo sei anche tu – gli fece notare Aru
- Stavo verificando delle cose – disse Kiseki aggiustando tutto
- Il fatto che le uova-x sono aumentate? – chiese Aru che ultimamente aveva notato un aumento di uova-x.
- Lo hai notato – si disse il biondo
- Sarebbe difficile dato che devo purificarle – rispose Aru più a se stesso che al diciamo amico
- Vero – disse Kiseki per l’ovvietà della cosa
 
- Tornare a scuola come genitore è strano – disse Amu a Rima
- Se per te è strano, immagina per me – all’affermazione dell’amica Amu rise, Rima le aveva raccontato che alla cerimonia del diploma era venuto lo stesso, anche se incinta, per lei doveva essere molto strano
- Amu come ti sei trovata quando hai cambiato scuola? – chiese Rima
- Ero incinta di quattro mesi, come credi che mi sono trovata? – rispose Amu leggermente malinconica
- Immagino – disse Rima un po’ dispiaciuta
- Ehi voi due! Smette con tutta questa malinconia – dal nulla apparve Yaya che abbracciò le due amiche.
- Giusto noi dobbiamo... – perché tra tutte le persone che potevano venire doveva esserci anche Yuki? Non poteva avere la febbre o essersi rotta una gamba?
Okay Amu non immaginava che quella potesse venire, ma il suo primo pensiero fu quello
- Amu che dispiacere vederti – disse Yuki
- Lo stesso – gli rispose a tono Amu – Perché sei qui? E’ solo per ex - alluni e per i genitori degli studenti –
- Oltre che per la mia dolcissima futura nipotina Hikari – Amu si tratteneva dal picchiarla, l’unica cosa che la fermava erano Yaya e Rima che avevano capito le intenzioni dell’amica – Sono qui per mia figlia –
- Hai una figlia? E Ikuto lo sa? – Amu si era interessata, ma la risposta non le sarebbe piaciuta per niente
- Certo che lo sa! Lui è il padre – dire che per Amu quella fu come una coltellata al cuore, era poco, perché era come se il mondo gli fosse caduto e tutto quello che voleva era sparire, sparire dall’occhiata di sfida di Yuki, sparire per non vedere mai più il volto di colui che amava ma che in quel momento odiava più che qualsiasi altra persona al mondo, anche più di Yuki
- Congratulazioni – Amu chinò il capo e se ne andò arrabbiata, arrabbiata con lui per essere stato un codardo, arrabbiata con i suoi sentimenti perché nonostante tutto lo amava, arrabbiata con se stessa per essere stata una sciocca
Amu fu raggiunta da Utau che aveva saputo da Rima cosa era successo
- Amu... – Utau stava per dire qualcosa
- Lo sapevi? – chiese Amu
- Si!Scusami io... – Utau si fermò vedendo il sorriso dell’amica
- Tranquilla Utau, non sono arrabbiata con te, come potrei esserlo? L’hai fatto solo perché, non volevi che stessi male – disse lei
- Come ti senti? – Amu poteva sembrare forte ma in realtà era fragile come il cristallo
- Di certo non sto facendo i salti di gioia – iniziò a dire lei
- Ma la cosa che mi arrabbia di più non questo – continuò poi
- Allora cos’è? – chiese non capendo Utau
- E’ Aru – Utau non capì l’affermazione del amica per poi comprendere leggermente
- Il fato che sia suo figlio? – chiese come conferma dei suoi dubbi
- Si, sono arrabbiata del fatto che dodici anni fa mi sono innamorata di lui e ho avuto un figlio, ma lui non ci fosse – disse amareggiata
- Sono arrabbiata del fatto che in realtà non gli è mai importato niente di me – disse mentre le lacrime premevano per uscirle dagli occhi
- Sono arrabbiata non del fato che abbia una figlia, ma che io sono stata una sciocca a credere... – lasciò la frase in sospeso
 
Ormai lo spettacolo era iniziato, e il primo show era danza classica, e una delle ballerine era Nadeshiko
- Nadeshiko fa danza? – chiese Aru ad Hikari
- Si, credo che solo una cosa le piace tanto quanto la danza – rispose lei contenta
- Cosa? – chiese il ragazzo curioso di sapere sugli altri tanto quanto gli altri volevano sapere su di lui
- Le gag comiche – Aru era sorpreso, Nadeshiko era sempre quieta e non se la immaginava a guardare le gag comiche
Ma c’era anche da dire che nemmeno i suoi compagni si immaginavano che lui... avesse dei sentimenti
- Dopo siamo noi – disse lei
- Ti detesto, perché dovevi farmi entrare in questo show – disse lui mentre Hikari sogghignava al ricordo
Flashback
Tutti gli studenti erano stati chiamati nella tipico di quando devono dare annunci importanti
Aru naturalmente stava aspettando insieme ai guardians riflettendo che il maestro Nikaido era davvero strambo come insegnante visto che era già addormentato
Il vice direttore iniziò a parlare
- Come saprete quest’anno ci sarà un festival per le famiglie e molti spettacoli sarete voi a fare, ma c’e un piccolo problema... – non poté continuare visto che un borbottio degli studenti preoccupati lo fece fermare
- Non preoccupatevi niente di grave, ma mancherebbe qualcuno che possa suonare della musica classica – nessuno ovviamente si propose, dato che la maggior parte odiava la musica classica, nessuno aveva uno strumento adatto
Quando Hikari alzò la mano
- Si, signorina Souma? Lei sa suonare qualche strumento – chiese il vice preside
- Non io, ma so qualcuno che sa – Aru guardò immediatamente l’amica capendo a chi si riferiva
- Chi? – chiese ancora il vice preside
- Aru... cioè Hinamori, lui sa suonare il violino – disse allegra la bionda
- Che ne dici Hinamori? – chiese sorpreso l’uomo come anche molti altri del resto
- Io...ecco...si,con vero piacere – quello non era stato Aru – non del tutto almeno - a parlare ma bensì il suo chara-change
Fine flashback
Hikari ancora sghignazzava della faccia del amico che sembrava ad un passo dallo sbranarla viva e quasi indeciso se prima la bruciava e la mangiava con le patate o se la mangiava cruda tipo i sushi
Lei sapeva che ad Aru non piaceva suonare in pubblico – specialmente davanti a tutta la scuola – ma voleva che lo sentissero suonare, perché era bravo, molto bravo
- Ora mi farai odiare di più dai ragazzi – si disse Aru
- Perché? – chiese stranita Hikari
- I ragazzi mi odiano perché le ragazze mi credono... affascinante – disse come se stesse parlando della cosa mi stupida del mondo
Hikari si mise a ridere, Aru era carino ma per lei, lui era come un fratello senza sapere che il legame di parentela che avevano non era poi tanto distante
Aru sorrise sincero, anche per lui Hikari era come una sorella
- Ne parli come se fosse orribile – disse lei
- E lo è – rispose lui
Scoppiarono a ridere entrambi
- Ehi finalmente ti vedo ridere – disse lei
 
Utau si era allontanata, sapeva che Amu avesse bisogno di stare da sola
Ma l’ennesimo imprevisto si scontrò con lei
- Ikuto? – chiese sorpresa
- Finalmente, ti ho cercata dappertutto Utau – disse lui
- Che ci fai qui? – chiese sbalordita
- Me l’ha chiesto Aru... – stava per parlare quando Utau lo fermò
- Aru? Cioè Aru ti ha chiesto di venire? – chiese lei molto ma molto sorpresa
- Si, qualcosa che non va? – chiese lui non capendo il comportamento di Utau
- No, ma se ci tieni alla pelle è meglio che non ti fai vedere da Amu – rispose lei
- Troppo tardi – si disse Ikuto, Utau si voltò e vide l’amica con lo sguardo terribilmente arrabbiato verso Ikuto
Ancora una volta Utau si mise da parte
- Ma guarda sia tu che la tua cara Yuki siete in qui – disse Amu mentre la voglia di strangolarlo era molta
- Yuki è qui? – chiese Ikuto non capendo neanche Amu
- Si, deve essere insieme a vostra figlia – ora aveva capito
- Amu lasciami spiegare – cercò di farlo ma lo sguardo che la ragazza gli rivolse, se possibile ancora più arrabbiata di quando era tornato, le altre volte c’era sempre una sorta di dubbio, un’incertezza nel suo sguardo, questa volta no
- Spiegare cosa? Che mi hai ingannata, che non ti importa di me, se è questo puoi anche risparmiarmelo – disse lei molto arrabbiata
- Chi è il padre? – chiese lui ma Amu non capì
- Chi è il padre di Aru? – Amu restò ferma senza sapere che fare ma la rabbia e la delusione prevalsero
- Vuoi sapere chi è il padre di Aru? Allora ti dirò chi è – iniziò a dire lei

I hope
This disappear
I wish a new day
A new beginning
In my way”
(Truth in the dark – Mia)

 
***

 

Per prima cosa: dedico questo cap a Elisastella che è stata l’unica ad aver recensito lo scorso capitolo
Secondo: Spero vivamente che questo cap vi piaccia (e spero rimarrete con il fiato sospeso XD)
Terzo: La canzone finale l’ho scritta circa di due anni fa e dopo l’ho scritta in inglese e dato che ci tenevo molto l’ho messa ^-^
Un'ultima cosa poi smetto di rompere: Mi sono accorta di aver sempre (e solo) fatto immagini di Amu e Ikuto per questa storia e (nonostante sia la mia preferita) ne fatte due su altre due coppie
Kutau: http://blingee.com/blingee/view/127436621-Kutau-Love?owner=4ever_love&offset=7
Rimahiko: http://blingee.com/blingee/view/127472107-Moments-Like-this-Rimahiko?owner=4ever_love&offset=4
Ho provato a ferne una anche per Yaya e Kairi (dato che sono sempre dimenticati) Ma non ci sono riuscita ç.ç

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Capitolo 18
*** Lies, secrets and sorrows ***


“I swear now that I can't take it, knowing somebody's got my baby.
And now you isn’t around, baby I can't think.
I shoulda put it down. Shoulda got that ring.
Cause I can still feel it in the air.
See your pretty face run my fingers through your hair”

(Just a dream – Nelly)
 

- Vuoi sapere chi è il padre di Aru? Allora ti dirò chi è – iniziò a dire lei
- Dopo che sei partito, ho cambiato scuola, non mi facevo avvicinare da nessuno, dopo tre mesi iniziai a frequentare un ragazzo dolce, gentile e che mi rispettava, insomma tutto quello che tu non sei – ogni sillaba la diceva con disprezzo, con amarezza, ogni parola le usciva acida e le menzogne in esse sembravano quasi vere
- Prima che potessi dirgli che ero incinta lui dovette viaggiare con i suoi genitori ma l’aereo si perse in mare – bugie, solo bugie ma per lei ora era come se fosse vero perché dentro al suo cuore il padre di Aru era morto
Ikuto era sconvolto, per un attimo aveva creduto che Aru potesse essere suo figlio, per un attimo ci aveva sperato perché sarebbe stato la cosa più bella della sua vita, e in un attimo tutto era crollato come le torri di carte talmente instabili che un soffio le avrebbe fatte cadere.
- Non può essere vero – per un attimo Amu credete che Ikuto avesse capito che era una bugia e potesse scoprire qual è la verità – Aru è due mesi più grande di Hikari, non potrebbe essere stato dopo tre mesi – affermò lui
- Che ne puoi sapere tu? – era arrabbiata, era frustata e si sentiva debole come se da un momento all’altro potesse crollare.
Voleva che lui gli dicesse che quello che Yuki le aveva detto era una bugia come quelle che lei stessa stava dicendo a lui
Voleva che lui la abbracciasse
Voleva poter averlo vicino sempre
Ma ormai era tardi, le bugie e i segreti che lei portava dentro se, come un peso, che faceva ogni respiro diventare faticoso o persino impossibile
- So che mi ami – come poteva lui ogni volta sorprenderla solo con una frase o anche solo uno sguardo come quello che ora le stava rivolgendo, dolce, sofferente, tormentato eppure pieno d’amore
Come poteva lui riuscire a dire sempre come si sentiva, come poteva lui dire sempre la cosa giusta.
- Forse un giorno, ora non più – Ikuto se ne andò e Amu poté finalmente piangere
Piangere di dolore, piangere lacrime amare, piangere tutte le sue bugie, piangere semplicemente piangere...
Piangere d’amore
 
Era arrabbiato, ma con se stesso, per essere stato uno sciocco, uno stupido, per averla lasciata
Certo, i suoi motivi erano più che validi – e logici –, ma si sentiva comunque un imbecille.
Ikuto vide i suoi genitori, che ci facevano loro lì.
- Ciao Ikuto – lo salutò sua madre
- Che ci fate qui? – chiese Ikuto
- Abbiamo ben tre motivi per essere qui – rispose suo padre
- Tre? – chiese ancora, confuso
- Due, ho detto due, avrai sentito male – per sbaglio aveva parlato troppo
- Ikuto! – Aru gli corse incontro, tutta la sprizzante felicità del ragazzo era dovuta al fatto Hikari lo aveva costretto a fare il chara-change.
- Aru, Hikari mi ha detto che dopo siete voi – disse Ikuto dimenticandosi di tutto, specialmente quello che gli aveva detto Amu, perché anche se non sapeva come mai si sentiva legato in qualche modo a lui
- Sì, dopo siamo noi, e tu verrai a vederci vero? – quando era sotto l’effetto del chara-change Aru, era peggiore di un bambino dell’asilo, e a Ikuto ricordava tantissimo Amu.
- Certo – disse scompigliandogli i capelli, l’effetto del chara-change svanì e le guance di Aru si tinsero leggermente di rosso
Con solo due persone Aru sentiva che poteva essere veramente lui, solo con sua madre e Ikuto.
Ikuto rise per la reazione del ragazzo, era buffo vederlo in modo diverso dal solito.
- Quindi tu sei Aru – disse Souko – Anche se Hikari ti descriveva come un freddo e distaccato pallone gonfiato –
- Che bella considerazione che ha di me – borbottò Aru sotto voce
- Piacere – disse Aru mentre Souko gli sorrise
Chiamiamola casualità o destino quello che fece incontrare i genitori di Amu con Ikuto.
- Nonno, nonna ci siete anche voi – Aru credeva che fosse di nuovo in un viaggio di lavoro
- Abbiamo rimandato il volo – rispose Midori mentre Tsumugu guardava fisso Ikuto, quasi volesse incendiarlo con lo sguardo, e Ikuto sapeva benissimo il perché
- E quindi tu sei Ikuto, nostra figlia ci ha parlato molto di te – Ikuto sapeva cosa voleva dire
- E ho notato che hai conosciuto Aru – Ikuto sapeva che in quella frase era sottointeso “Stai lontano da nostro nipote”
- L’ho conosciuto attraverso Hikari come anche i miei genitori del resto – disse Ikuto mettendo in ballo i suoi genitori che fino a quel momento erano stati zitti sapendo che era meglio non intervenire
- Piacere – si presentò Midori
- Piacere sono Aruto Tsukiyomi – Amu non aveva mai spiegato hai genitori il motivo del nome di Aru e scoprire il motivo fu sorprendente per loro
Amu ripresasi dalle lacrime, aveva visto la scena incredula, Ikuto e i suoi genitori in una distanza che non fosse 100 Km – eppure non era quello che la sbalordiva di più – era meglio se interveniva o non vorrebbe immaginare cosa avrebbe potuto fare suo padre, perciò assunse il sorriso più falso che aveva e forse ne sarebbe uscita viva
- Mamma, papà che ci fate voi qui – disse Amu con uno sguardo che diceva “Andatevene o vi sbrano”
- Abbiamo saputo che ci sarebbe stato anche Aru e così abbiamo rimandato il volo – disse sua madre
- Oh beh allora andiamo che tra poco si inizia – disse allontanandosi trascinando con se i suoi genitori e Aru
Ikuto strinse i pugni fino a che le nocche diventarono bianche, e se ne andò
 
Aru e Hikari avevano iniziato il loro spettacolo, lui suonava mentre lei cantava, e ricordavano molto Ikuto e Utau
Hikari aveva una voce melodiosa, cristallina per così dire
Anche se c’era d’aspettarselo, dopotutto era la figlia di Utau
Eppure nemmeno quello riusciva a farla stare bene, si sentiva male, male dentro
Perché niente poteva guarire la ferita che aveva nel suo cuore, non più
Perché lui era un bugiardo

Lei era una bugiarda

 
***  

Cap corto lo so e so anche che mi volete ammazzare (ma cercate di capire, Amu aveva appena scoperto che l’unica persona che ama ha avuto una figlia con un’altra quando lei stessa aveva un figlio suo e volevate che gli dicesse la verità >.<)
Comunque, mi sono accorta di non aver mai precisato l’età (esatta) dei new guardians
Aru infatti è il più grande, Hikari è due mesi più giovane mentre Nadeshiko e Kiseki (sono nati nello stesso mese) sono tre mesi più giovani
Akira invece è un anno più piccolo
Ora potete lanciarmi i pomodori, carote e verdure in generale per l’orribile cap :p
  

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Capitolo 19
*** The Truth In The Lies ***


“But nothing's ever a comparison to you
Now can't you see that you're the only one that I really want?
And everything I need is everything you do
And a girl walked by no matter
You're looking so much better”

(She’s no you – Jesse McCartney)

 

Purtroppo per Amu c’era una recita e chi era la protagonista: Kin Yokaito.
Si sentiva una stupida
Però ormai il casino lo aveva fatto, e i sensi di colpa non facevano che peggiorare la situazione
Ma tanto cosa sarebbe cambiato se gli avesse raccontato la verità
Nulla, o così credeva Amu troppo delusa e debole per capire.
 
- Visto, che non dovevi arrabbiarti tanto, te l‘avevo detto – gli disse Hikari pimpante
- E va bene hai vinto, non dovevo arrabbiarmi, avevi ragione, contenta? – chiese Aru esasperato, dai continui “Te l’avevo detto” di Hikari – che dovevano essere almeno una quindicina –
- Contentissima – disse lei, però Aru si accorse della sua aria pensierosa nascosta dalla sua apparente contentezza
- Cos’hai? Sei pensierosa – chiese lui fingendosi disinteressato.
- L’hai capito vero? – chiese più a lei che al ragazzo – Stavo pensando a ieri, mio padre mi ha parlato di... mia cugina –
- E cosa c’e di strano? – Hikari gli aveva detto che aveva molti zii dalla parte di suo padre, e lui non capiva cosa ci fosse di sbagliato.
- Lo strano è che sarebbe la figlia di Ikuto, ma lui non è nemmeno sposato, come potrebbe avere una figlia? – si chiese confusa, Aru strinse i pugni
- Anche mia madre non è sposata – Hikari si accorse della gaffe appena fatta e abbassò lo sguardo
- Scusa – disse lei
- Comunque che c’e di tanto strano? – chiese lui poi
- Non so molto di mio zio, ma quando papà ha parlato di lei, Ikuto sembrava infastidito, e qui gatta ci cova – disse lei con fermezza
 
- Ikuto vieni! – Yuki lo stava trascinando dappertutto fin da quando il festival era finito, e lui si tratteneva dal mandarla a quel paese.
In un attimo lo sguardo fintamente dolce di Yuki si trasformò in un ghigno e si strinse di più a lui.
Ikuto guardò nella direzione del suo sguardo e vide l’unica persona che in quel momento occupava la sua mente... e il suo cuore.
Amu era lì e quando il loro sguardo s’incontrò, niente intorno sembrò avere più senso, importavano solo loro due, l’oceano nell’oro, topazio nello zaffiro.
Lei distolse lo sguardo non reggendo più i suoi occhi così... veri.
- Ma guarda chi si rivede – disse sprezzante Yuki
- Preferirei non fosse – gli rispose a tono Amu
Ikuto non riusciva a dire nulla, non dopo quello che lei gli aveva detto
- E dové il mar... cioè dové Aru? Di solito è con te – Amu sapeva quello che avrebbe detto se non ci fosse Ikuto lì, per lei Aru era il “marmocchio”.
- E’ a casa di Nadeshiko insieme a Hikari – disse Amu a sguardo basso, forse per la presenza di Ikuto o più semplicemente per non vederli insieme
- Ha gli occhi di suo padre, mi pare, giusto? Dopotutto non ti assomiglia per niente, deve di sicuro aver preso dal padre – lo stava facendo a posta a metterla in quella situazione, specialmente vicino a Ikuto.
- Si Aru è in tutto e per tutto uguale a suo padre – disse tristemente, Ikuto, però credeva fosse perché il padre di Aru non ci fosse più come aveva detto lei
Ovviamente aveva torto
Ikuto però fece o meglio disse qualcosa che nessuno si sarebbe aspettato.
- Doveva essere un ragazzo fantastico, il padre di Aru, devi averlo amato tanto – lo disse riluttante al pensiero che qualcun altro avesse potuto averla se non lui, ma lo disse con un sorriso, perché tutto ciò che voleva era la sua felicità, anche se questo voleva dire la tristezza per lui
Amu alzò lo sguardo di scatto, confusa e sorpresa, confusa dalle sue parole e sorpresa dal suo sorriso, perché si amava moltissimo il padre di Aru, anche se lui non sapeva di essere tale
Anche Yuki era sorpresa, cosa Amu gli aveva detto?
- Ora... devo andare – disse prima di correre via
Via da lui, via dal suo sguardo, via dalla verità.
 
- Non sei mai venuto a casa mia, vero? – chiese Nadeshiko ad Aru dopo aver fatto accomodare gli amici in casa.
- Si – rispose lui osservando la casa
Era una casa che non si poteva definire piccola mai e poi mai, era in stile antico, le pareti bianche e il pavimento di legno, splendente, le porte scorrevoli erano tradizionali, all’esterno c’era un piccolo – in confronto alla casa era piccolo - giardino molto curato dove in delle aiuole c’erano fiori di tutti i tipi, molto colorati ma specialmente profumati, infondevano nell’aria una fragranza dolce
- Avevi già suonato alla festa di Hikari ma non come oggi – disse Akira, e, in effetti, era vero, Aru si era impegnato molto, ma non poteva ne voleva ammettere
- Ho suonato allo stesso modo, solo la canzone era diversa – disse lui
- Sì, si certo come no – disse Hikari ridendo – Ma vuoi ammettere l’ovvio? –
- Se è ovvio, dovresti sapere la risposta, no? – disse lui a mo’ di sfida
- Hahaha quanto sei spiritoso – disse facendogli la linguaccia
- Ma voi due non la smettete mai di litigare? – chiese Kiseki divertito, era sempre uno spasso osservarli litigare, sembrava quasi che uscisse fuoco dai loro occhi e si guardavano con uno sguardo di sfida
- No – risposero all’unisono, e poi tutti scoppiarono a ridere
 
Amu ritornò a casa, era stanca
Stanca dei segreti, delle bugie, delle cose omesse e di quelle proprio non dette, stanca del dolore che anche solo guardandolo, le procurava.
Portò le mani al collo, dove una catenina con un ciondolo a forma di cuore splendeva.
Non poteva tenerlo, non dopo quello che aveva scoperto, non dopo quello che aveva fatto
Ma il problema non era quello, era riuscire a trovare la forza per andare da lui
“La strada la conosco” pensò lei e arrossì del perché conosceva la strada.
 
Con il cuore che batteva, furiosamente, si avviò verso la casa del ragazzo.
Ci mise un po’, ma ci arrivò senza tanti problemi.
Quando sulla porta udì delle voci e una riconobbe, essere quella di Yuki.
- Finalmente quelli se ne sono andati, se Utau non fosse la sorella di Ikuto, la manderei a quel paese – disse un’alquanto annoiata Yuki
- Credi che sospetti qualcosa? – chiese una ragazza che Amu non conosceva.
- Sì, ma non è lei il problema – ma di che cosa stavano parlando?
- Intendi l’ex di Ikuto, vero? – chiese l’altra ragazza
- Sì, il problema è che lei non è solo un’ex di Ikuto, ma l’unica ragazza che Ikuto abbia amato – per quanto quella frase la rendesse felice, era troppo confusa per pensarci – E che in più ha avuto un figlio da Ikuto –
- Non capisco, se fosse così il tuo piano, non funzionerà – piano, quale piano?
- No, Katia, Ikuto non lo sa ma lui la ama ancora e se scopre tutto, non lo riavrò mai più – Yuki sembrava quasi spaventata – Ma per mia fortuna ho la madre che mi adora – aggiunse spavalda
- Ma in compenso il padre e la sorella non hanno molta simpatia nei tuoi confronti – Amu era sempre confusa e fino adesso aveva capito solo piano, problema e Ikuto
- Del padre non si era saputo niente per anni, e la sorella è troppo amica della ragazzina, per Ikuto dar ascolto a uno dei due il mondo dovrebbe cadere – rise lei
- E se scopre che gli hai mentito sulla paternità di Kin? E poi non ti capisco potevi veramente avere una figlia da lui e non l‘hai fatto – chiese la ragazza di nome Katia, dire che Amu era sbalordita era un eufemismo, era confusa, sorpresa e sì, anche felice di aver scoperto che non era vero niente di quello che Yuki le aveva detto.
- Tranquilla non lo scoprirà mai – disse sicura di se – e poi quando ho frequentato Ikuto, non immaginavo minimamente che avrei dovuto sopportare la ragazzina, in quel momento non lo sapevo, e poi né io né Ikuto eravamo così stupidi da non prendere precauzioni –
- Ma poi per riaverlo ti sei fatta mettere incinta sul serio – chiese Katia
- Lo rivoglio, e farò di tutto per riaverlo – Amu smise di origliare e si mise a correre verso la casa di Utau
Doveva parlarle, doveva raccontarle quello che aveva scoperto
Ma soprattutto doveva chiarire
Forse era finalmente arrivato il momento della verità.
 
***
Ta da da dan (che schifo di effetti sonori :p)
Finalmente si scopre la verità su Yuki e Kin (sono cattiva, per otto cap vi ho fatto credere che Kin fosse veramente la figlia di Ikuto – anche se credo che qualcuno l’avesse capito –.)
Dopo un mese di vuoto, dovuto alla “scomparsa” della mia migliore amica (niente di grave), finalmente riesco ad aggiornare. :)
Spero vi piaccia ^-^
P.S.: nel cap 16 (Revelations parte 1°) ho cambiato la frase di Tadase, perché come mi ha fatto notare Malvi98 Kiseki non significa re ma bensì miracolo *-^

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Capitolo 20
*** Is hard to forget ***


“I remember the days we spent together
Were not enough
And it used to feel like dreamin'
Except we always woke up
Never thought not having you
Here now would hurt so much”
(Tonight – FM Station)

Arrivò alla porta della bionda con il fiatone per tutto quello che aveva corso.
- Amu che ci fai qui? – chiese Utau confusa
- Se ti dicessi che posso far scomparire la persona che più odi al mondo, cosa mi diresti? – Utau capì cosa voleva dire
- Che ti adoro – disse lei trascinando l’amica nel salotto – Parla –
- Kin non è figlia di Ikuto, lei gli ha mentito – disse Amu in fretta, ancora felicissima per la scoperta
Utau, beh... la sua bocca aveva assunto una bella "O" tanto era sconvolta.
- Non ci posso credere – si disse Utau, aveva capito fin da subito che Yuki non era quello che voleva sembrare, però era comunque scioccata che quella avesse avuto la capacità di mentire sulla paternità di Kin
- Ma ora... che vuoi fare? – chiese improvvisamente Utau riprendendosi dallo shock.
- Non lo so Utau, è che... dodici anni sono difficili da dimenticare – rispose lei confusa eppure decisa, ferma eppure instabile, fragile eppure forte.
Dopotutto lui se n’era andato lasciandola sola per dodici anni, dopo ritornava all’improvviso e le scombussolava la vita, poi Yuki e Kin, che altro voleva? Eppure dentro non lo odiava, non ci riusciva.
- Siete proprio orgogliosi voi due! Per una volta potresti accantonare tutto e pensare a te? – Utau era sempre stata diretta e riusciva sempre ad arrivare, dove voleva.
- Utau... – non riuscì a finire la frase poiché Utau prontamente la fermò
- Tu e mio fratello siete incredibili, volete la stessa cosa ma per motivi diversi volete allontanarvi – disse divertita con un mezzo sorriso aggiungendo mentalmente “Solo che lui ha capito prima, che non ti può stare lontano”
- Avrebbe dovuto pensarci dodici anni fa a... – e anche stavolta Utau l’interrupe rischiando seriamente di essere strangolata dall’amica che cominciava a perdere la pazienza
- Esattamente... è successo dodici anni fa, non credi che sia ora di dimenticare? – chiese Utau
 
Aru camminava senza fretta per le strade della città, quando vide Ikuto che parlava con un uomo che riconobbe, essere Aruto il nonno di Hikari.
- Ciao Ikuto! – lo salutò
- Aru! – Ikuto si girò per salutare il ragazzino
- Che ci fate qui? – chiese calmo Aru
- Questa domanda dovrei fartela io, Amu è impossibile quando è arrabbiata – rispose Ikuto
- Lo so, Ami la fatta arrabbiare più di una volta – scherzò lui
- Io devo andare, ciao Ikuto, ciao Aru – Aruto salutò con un sorriso disponibile e se ne andò, perché se Ikuto avrebbe scoperto qualcosa sarebbe stato da solo
- Sei molto affezionato a tuo padre, vero ? – quella domanda stupì Ikuto
- Quando ero piccolo, lui sparì e lo rividi solo dopo tanto tempo – rispose lui con un sorriso amaro
- E’ una sensazione orribile – disse Aru soltanto, e come quella volta che lui gli chiese se poteva parlargli di Amu, Ikuto vide quella tristezza nei suoi occhi molto simile a quella in lui
- Scommetto che tua madre non te ne ha mai parlato – Aru lo guardò confuso – Seguimi –
Ikuto sapeva quella “strada” a memoria, anche se sapeva che ormai quel posto non esistesse più, voleva portarlo lì.
- Hai molto equilibrio – gli disse Ikuto mentre camminavano – Tua madre invece cadeva parecchie volte, e non la smetteva di strillare –
- Lei dice che somiglio a un gatto – Aru rise al ricordo di quando era piccolo e saliva sugli alberi e quando scendeva, proprio come un gatto cadeva in piedi
Ikuto rimase zitto, parecchie volte Amu lo aveva paragonato a un gatto.
- Dove siamo? – chiese Aru quando arriavarono
- Qui un tempo, c’era un parco divertimenti, quando ero piccolo, ci venivo con la mia famiglia, e una volta... ci ho portato tua madre – disse lentamente al ricordo, erano cambiate tante cose da allora
- Lei non me l’ha mai detto, beh non mi ha mai detto nulla – Aru era felice, perché sapeva di più, perché credeva che avrebbe scoperto chi era suo padre, senza sapere che lui fosse proprio lì
- Forse non se la sente – buttò lì Ikuto
- Non ne capirei il motivo – rispose Aru
- Forse ha paura –
- Non ne avrebbe motivo –
- Forse... gli fa male ricordare –
- Se fosse così, Ami me ne avrebbe parlato, se fosse così Utau, non saprebbe tanto di me –
- Come ne sei tanto sicuro? – chiese Ikuto
- Conosco mia madre, abbastanza da capire che mi nasconde qualcosa su mio padre – rispose lui puntando gli occhi al cielo
- Sai, che c’e la possibilità che non lo conoscerai mai – disse Ikuto pensando alle parole di Amu “tutto quello tu non sei” gli rimbombavano in testa, e ogni volta era una pugnalata, la rivoleva
- Lo so, però... – Aru fece una pausa e sul suo volto si formò un sorriso malinconico – Nonostante tutto, non potrei mai odiare mio padre –
 
- Oggi sei di buon umore, a quanto vedo – disse Ami guardando la sorella canticchiare felice
- Sono di ottimo umore – rispose Amu girando su se stessa, si vedeva che in fondo era ancora una bambina
- E a cosa è dovuta questa felicità? – chiese Ami sapendo benissimo a chi era dovuta quella felicità
- A una scoperta – rispose Amu vaga, quando suonò il campanello e lei dovette andare ad aprire
- Tadase! – esclamò alla vista dell’amico e abbracciandolo di slancio.
- Oggi sei felice! – disse lui sorridendo
- E’ così palese? – chiese leggermente rossa
- Sì – rispose lui e scoppiarono a ridere
Amu non sapeva proprio com’era riuscita a sopravvivere senza i suoi migliori amici fino ad adesso.
- Comunque che ci fai qui? – chiese facendolo entrare, sotto lo sguardo vigile di Ami che aveva sempre amato sapere tutti i pettegolezzi sulla vita di sua sorella.
- Sono venuto a trovarti, no? – ironizzò Tadase
- Sono tornato – ecco, come al solito quando vedeva Tadase era quasi istintivo per lui guardarlo in cagnesco
- Ciao Aru – lo salutò ma ricevette uno sguardo che farebbe congelare anche il sole
- Aruto, il mio nome è Aruto – Tadase sapeva che il suo nome completo non era Aru ma non immaginava che fosse proprio Aruto
Per fortuna il telefono cominciò a squillare.
- Pronto? – chiese svogliato
- Vieni qua, subito – era la voce di Hikari – uova-x e ti ricordo che solo tu puoi trasformarti e purificare le uova –
- Vado subito – rispose lui
- Mamma io devo andare, Hikari e gli altri hanno bisogno di me – disse lui soltanto prima di uscire
- Ti ricordi quando eravamo noi a doverci inventare delle scuse per andare a caccia delle uova-x? – chiese Tadase ridendo
- Certo che me lo ricordo, come dimenticare – e scoppiò a ridere anche lei
 
- Finalmente c’e ne hai messo di tempo – disse esasperata Hikari
- Non ho le ali, ho fatto il più in fretta possibile – per poi guardare la situazione, erano veramente tante, dovevano essere almeno una ventina
- Meglio tardi che mai – disse Akira prevenendo una delle loro solite litigate
- So io cosa fare! – disse Ian prima di attivare il chara nari con Aru.
- Black Violinist – Aru sembrava un violinista da com’era vestito*
- Melody – iniziò a suonare e le note sembravano stordire le uova che si agitavano
Poi alcune di esse si schiusero, erano shugo chara x.
Uno di essi lanciò un attacco direzionato verso Aru ma che andò a finire su Hikari, che bella mira che aveva, non riusciva nemmeno a colpire il bersaglio giusto!
Una luce avvolse l’humpty lock e Hikari
- Eternal Singer –
- Sing – lei iniziò a cantare e sia le uova sia gli shugo chara x sembravano paralizzati
- Ora – gridò ad Aru
- White Melody – Aru suonò di nuovo e tutte le uova furono purificate
- Evviva posso fare il chara nari anch’io, evviva! – Hikari iniziò a saltare dalla felicità
- Bene ora non dovrai chiamarmi ogni cinque minuti, perché non c’e la fai da sola – disse ironico Aru
- Primo, c’e la faccio anche da sola, secondo, dovrò chiamarti lo stesso, tu per ora sei l’unico che riesce a purificare le uova – disse lei arrabbiata
- E terzo? – chiese lui sempre con lo stesso tono di voce
- Beh... terzo, sei uno scemo – rispose lei facendogli la linguaccia
 
Il giorno dopo Amu si svegliò felice come da tempo non lo era, tutto stava cambiando, ora per davvero
Nulla, nemmeno Yuki le avrebbe rovinato il suo buon umore
Scese a fare colazione, era domenica e perciò sia Aru sia Ami erano usciti
Uno perché gli piaceva l’aria aperta, E’ proprio un gatto si disse mentalmente Amu pensando alle enormi somiglianze tra lui e Ikuto
E l’altra perché aveva un appuntamento, Fin da quando frequentava l’asilo era così rise al pensiero che persino quando era piccola, sua sorella era già così... rubacuori
Era persa nei suoi pensieri, quando qualcuno
E quando l’aprì rimase sorpresa di vedere chi era
Che ci faceva lì?

“Can I get closer to you
Tell me the truth
Can I get an answer from you
Show me a sign
Here I stand with my heart in my hands
And all I do
To get closer to you”
(Closer to you – Adelitas Way)

 
***

Record :) prima aggiorno Love on the sea e adesso questo, è il mio record per ora ;)
D'ora in poi ci saranno molte complicazioni per i new guardian, perchè dopotutto è pur sempre su shugo chara la storia perciò ho pensato di... no niente spoiler >.<
Fa schifo ma spero ugualmente che vi piaccia ^-^

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Capitolo 21
*** Obligation ***


“I love the way you are
It’s who I am
Don’t have to try hard
We always say
Say it like it is
And the truth
Is that I really miss”

(Wish You Were Here – Avril Lavigne)

Souko sorrideva cordiale ad Amu che era alquanto sbalordita.
- Sei sorpresa? – chiese la donna
- Molto – rispose confusa, alla festa di Hikari non le aveva rivolto parola e ora si presentava a casa sua senza nessun motivo apparente
- Posso entrare? – c’era come insicurezza nella sua voce, cosa che Amu non si riusciva a spiegare.
- Oh! Certo, entri pure – Amu si sentiva a disagio.
La donna si sedette e guardò Amu, il suo sguardo era indecifrabile, il colore violaceo non lasciva trasparire nulla
Insicurezza di parlare con Amu
Insicurezza su quel bambino che aveva visto solo poche volte, ma a cui già voleva un gran bene
- Io volevo parlarti di Aru – disse titubante
Amu sospirò, immaginava c’entrasse lui
- E volevo anche parlarti di Ikuto – al nome del ragazzo Amu sussultò
- Ho sentito che adori Yuki, quindi immagino che... – iniziò a dire Amu
- So fingere meglio di un’attrice – la donna sorrise, lei odiava Yuki ma recitava molto bene la sua parte
- Non sono qui per lei, ma per farti una domanda – disse poi – Tu ami Ikuto? –
Amu arrossì e abbassò lo sguardo, e come si dice? Chi tace acconsente
- Non riesco proprio a capirti, puoi riportarlo da te e non lo fai! – disse Souko porgendole finalmente quella domanda che la tormentava.
- Per molti motivi, a dire il vero – rispose Amu con lo sguardo vago – Ma principalmente per paura –
- Paura della sua reazione, paura che lui possa... togliermi Aru* - Souko era sorpresa, sapeva che il figlio non avrebbe mai fatto una cosa del genere, ma pensare che una preoccupazione venisse da una ragazza che era rimasta incinta a dodici anni era sorprendente
- Ikuto non è così, non lo farebbe mai – protestò Souko
- Lo so, ma ho comunque paura, gliel’ho nascosto, gli ho mentito, ingannato che arrivo ad avere paura... e poi – ad Amu si era formato un nodo alla gola e gli occhi erano diventati lucidi, si tratteneva dal piangere
- E poi... non voglio che ritorni con me solo per obbligo, non voglio che sia solo per Aru – continuò lasciando scorrere una lacrima ribelle
Souko non era più sorpresa, ma si può dire persino che ammirava Amu – Sei incredibile! –
- Hai più forza di quanto immaginavo, io non ci sarei riuscita, beh... io non ci sono riuscita, tu invece eri solo una bambina e sei andata avanti – Amu arrossì, non era abituata ai complimenti, anche perché di malelingue nella sua vita c’erano state tante che aveva perso il conto e Souko era pur sempre la madre di Ikuto.
- Sono andata avanti, perché dovevo, non ho fatto nulla più – rispose lei
- No, non dovevi, ma l’hai fatto –
 
- Non lo farò – stava iniziando a perdere la pazienza
- Perché? – Yuki era insopportabile
- Perché non ti credo – la verità, Ikuto non credeva ad una sola parola di Yuki
- Allora credi a questo – disse e gli mostrò un foglio**, era positivo, Ikuto non credeva ai suoi occhi, non voleva crederci, ma era li, incontestabile
- Ora ci credi? – doveva arrendersi, non poteva fare altro, doveva farlo
- Si – aveva detto si, nonostante tutto in lui gridasse no, nonostante non voleva, nonostante lei.
 
Souko rimase a parlare con Amu per molto tempo.
 
Aru e Hikari erano nel parco, si erano incontrati per caso, avevano incontrato anche Ikuto poco prima, ma non era proprio dell’umore adatto, e se n’era andato quasi subito.
Quando all’improvviso, molte uova-x apparvero, quel’aumento di uova non era per nulla naturale
Ma questa volta fu più facile della precedente, non ci volle molto e le uova furono purificate
Ma prima di poter commemorare, un aggeggio ovale con scritto “Company” progettò un ologramma
- Molto bene, degni dei vostri genitori, new guardians – un voce li complimentò
- Ma non sarà abbastanza – una risata da brividi fece gelare il sangue ad Aru e a Hikari
- Ci rivedemmo –
- Tu lo sai cos’è la company? – chiese Aru ad Hikari che scosse la testa
 
Dopo che Souko se n’era andata, Amu si ricordò che doveva andare a comprare il latte, ma la sorpresa fu di trovare Ikuto davanti a casa sua
- Che ci fai qui? – chiese lei confusa
- Io... – non doveva venire, quanto era stato stupido, tanto il pasticcio era fatto, ora l’unica cosa che poteva fare era peggiorarlo
- Sono venuto a dirti... che mi sposo – Amu si sentì cadere, sembrava che tutto fosse crollato, e nonostante fosse un bel giorno intorno a lei sembrava terrificante
- Cosa? – chiese con un filo di voce
- Devo farlo, è il mio dovere con Yuki e con Kin – Amu paralizzò, lui veniva a dirle che si sposava per dovere? Dovere? Lui che non c’era stato per il figlio, lui che l’aveva lasciata sola nel momento più importante, dovere per una figlia che nemmeno era sua.
- Dovere? Dovere? – la sua voce vacillava dalla rabbia – Tu vieni a parlarmi di dovere? –
- Per colpa tua, ho litigato con mie genitori, per colpa tua ho dovuto cambiare scuola, per colpa tua sono continuamente criticata, e mi vieni a parlare di dovere, quando per me non l’hai fatto? – ora stava urlando
- Amu – ora realmente non sapeva che dire, era tutto vero, era dannatamente vero
- Non dire niente, ti prego – si era calmata, ma la rabbia aveva lasciato il posto alla tristezza
- Ma io devo dirtelo, prima di non poterlo dire mai più – non sarebbe servito a nulla ma sentiva che doveva farlo – Io ti amo –
- Anch’io ti amo, Ikuto – ma non fu come quella volta, non avrebbe potuto – Ma se ogni volta è così, non posso continuare, sono stanca di questa situazione –
E per l’ennesima volta lei corse via da lui, per l’ennesima volta lei pianse per lui, per l’ennesima volta lei cercò di dimenticare il suo amore per lui.


***

Spero abbiate capito perché Amu non vuole dire nulla a Ikuto. Ve lo avevo detto che chi era alla porta era impossibile da capire ^-^ Mi volete uccidere lo so, ma appello alla vostra pietà ç.ç E’ molto corto ma se leggete tutto capirete il perché T.T (sinceramente questo è il capitolo che meno mi piace, sia perché è venuto orribile, sia perché io lo considero triste)
*: Se una cosa fosse successa davvero (non contando la precocità della cosa) se un padre volesse tutta la custodia di un figlio, basterebbe andare in tribunale e il giudice deciderebbe ù_ù e secondo me è una paura ragionevole ù-ù.
**: Un test di DNA
Lo scorso cap ho lasciato un * (in “Aru sembrava un violinista da com’era vestito*”)senza dire nulla dopo perché me ne sono dimenticata (:P) ma volevo specificare che per capire com’è il chara nari di Black Violinist è solo pensare ai vestiti di Ikuto nell’ep. 45 Sentimenti Spezzati solo che blu (tranne che per tre personaggi di anime, sempre assoccio il blu al mio personaggio maschile preferito :D)
Non ho messo la descrizione del chara nari di Hikari perché non saprei come spiegare (per ora ho fatto solo il disegno del vestito)
Se la company vi ricorda la Easter, avete ragione c’entra moltissimo ma sono indecisa se sarà Hikari a parlarne o Utau nell’ultimo cap :\
Doveva aggiornare mooolto tempo fa lo so, ma con la scuola, nel periodo di verifiche tra l’altro, il corso di danza Jazz che ho iniziato quest’anno (con grandi vantaggi come il ritrovamento della mia migliore amica – yuuuuppie -), famiglia e amiche (più che altro, compagne di classe che copiano sempre le mie verifiche) non avevo tempo nemmeno di respirare
Spero mi perdoniate ç.ç
P.S: Volevo mettere un cap extra (avevo anche detto che lo mettevo) ma ci ho ripensato, forse lo metto a parte in una One-Shot ma non ho ancora deciso
 
P.P.S.: Non sono mai stata tipa da pubblicizzare una storia ma per me è particolarmente importante quindi, io e mia cugina abbiamo aperto un account insieme e la prima storia io la definirei molto carina e che vale la pena leggere, per ora la storia ha solo il prologo ma se il tempo (il mio) consentirà, il primo cap arriverà presto

Sapphire - When it all begins di NekoChibichan (Io e mia cugina)

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Capitolo 22
*** Tutti i nodi vengono al pettine ***


“Confide in what you'll do
And sometimes when you're trying to sleep
And all your doubts and your faith don't agree
It's cause sometimes the hardest thing to believe is the truth”
( The Truth – Relient K)

Nel Royal Garden, i New Guardians discutevano su quello che era successo poco prima a Hikari e ad Aru.
- Company? – chiese Kiseki preoccupato, i loro timori si erano confermati reali, c’era realmente qualcuno dietro all’aumento delle uova-x.
- Credi possa c’entrare con l’Easter? – chiese Akira che avendo studiato tutti gli anni precedenti aveva scoperto quel particolare.
- Aspettate mi sono perso, cos’è la Easter? – Aru era confuso, era già poca chiara la questione della Company – qualunque cosa fosse – mettendoci anche l’Easter non riusciva a cavare un ragno dal buco.
- Non lo sai? I nostri genitori erano guardians – anche Nadeshiko era confusa, ma di sicuro molto sorpresa, dopotutto la madre di Aru era il Joker credeva che di sicuro lui più di tutti doveva sapere
- Non sapevo nemmeno che mia madre faceva parte dei Guardians, ti pare che mi avrebbe detto qualcosa su questo? – si stava alterando troppo, ma ricordare che c’erano molte cose che non sapeva lo infastidiva
- La Easter era una società che al tempo dei nostri genitori aveva cospirato per avere l’embrione – spiegò brevemente Hikari
- Cosa? – se possibile era ancora più sorpreso di prima, ma era meglio lasciare i suoi dubbi per dopo – Ma comunque come facciamo a scoprire, cos’é la Company e se c’entra con la Easter? –
- Semplice chiediamo a qualcuno che conosce la storia della Easter da vicino – rispose Kiseki mentre Kiato gli era vicino, e Aru ancora una volta rimase confuso, non ci capiva più niente, non potevano parlare chiaro invece che ad enigmi
Hikari lo notò e pensò bene di schiarire le cose – Mia madre faceva parte della Easter –
- COSA? Perché? – aveva molte più domande ma si limitò a quella.
- Qualcosa che aveva a che fare con mio zio o, qualcosa del genere, non ho mai capito per bene la storia, so solo che ne faceva parte ma poi è uscita – spiegò ancora lei
Non ci volle molto per arrivare a casa di Hikari e dopo la sorpresa iniziale di Utau, lei rispose.
- La company era un’affiliata della Easter, ma dopo la scoperta di chi era gozen la company non condividendo l’ideale della Easter decise di andarsene – Utau realmente non capiva il perché della domanda ma rispose comunque
La faccenda stava andando di male in peggio, tranne Aru tutti sapevano le difficoltà contro la Easter e se i loro genitori ce l’avevano fatta per un soffio, immagina loro che erano molto più inesperienti di loro
- Le cose non si mettono bene – sussurrò Akira esprimendo quello che pensavano tutti
- Che cosa possono volere? – si chiese Aru
- Quello che la Easter non ha avuto, l’embrione – rispose più a se stessa che agli altri Nadeshiko
- Non aspetteranno, hanno tutti i dati della Easter sull’embrione, non tarderanno ad attaccarci – un brivido freddo percorse i new guardians alla consapevolezza della veridicità di quelle parole
Non ci sarebbe voluto molto, e quel molto non tardò ad arrivare.
Il giorno dopo, infatti, mentre erano riuniti al Royal Garden quello che si aspettavano successe, molte uova-x e questo andava oltre le sole capacità di Hikari e Aru
- Non ce la faremmo da soli – esclamò mentre schivava un colpo di uno shugo chara x
- Credi che non lo sappia – gli altri li guardavano con un senso d’impotenza, non potevano fare nulla, il chara-change non bastava, si sentivano così inutili
Ma la Company che programmava ormai da dodici anni di catturare l’embrione non aveva calcolato una possibilità
Come con Hikari, una luce avvolse l’humpty lock e Kiseki, Akira e Nadeshiko, solo questo la Company non si aspettava.
- Beautiful Dancer – Nadeshiko indossava un tutu bianco in stile prima ballerina
- Memories Royal –
- Self Control –
- Ci siete riusciti – urlò Hikari contenta
E ora al completo fu molto più facile vincere, e mentre tutti commemoravano Aru si chiedeva perché sua madre non gli avesse mai raccontato nulla.
 
Amu camminava tranquilla o quasi, ma come si dice la fortuna è cieca ma la sfortuna ci vede benissimo
- Ma guarda chi si rivede – Amu strinse i pugni, possibile che perfino ora che aveva vinto dovesse tormentarla
- Hai già Ikuto, perché non mi lasci in pace? – chiese amaramente
- Perché mi piace, perché ho vinto – disse ridendo
- Vattene, sei una bugiarda Yuki, sei riuscita a mentire sulla paternità di una bambina, come puoi essere così meschina – si aspettava tutto tranne il sorriso vittorioso che vide
- Perché in guerra e in amore tutto è lecito, perché la fine giustifica i mezzi – e se ne andò con la vittoria in pugno o così credeva
 
- Ne sei sicura Utau – Ikuto era più che confuso, non riusciva proprio a connettere una cosa con l’altra
- Di chi ti fidi, di tua sorella o di Yuki – se prima era confuso ora era furibondo, come poteva aver fatto qualcosa così orribile, la porta si aprì e l’oggetto della sua furia entrò
- Non posso crederci – strinse il foglio che Utau gli aveva dato poco prima
Flashback
- Cosa ci fai qui Utau? – chiese sorpreso
- Non puoi sposarti con Yuki – rispose franca e sapendo che il fratello avrebbe risposto qualcosa come “è mio dovere” aveva già pensato a tutto
- Kin non è tua figlia – disse prima che Ikuto potesse dire qualunque cosa, consegnando un foglio con i veri risultati del test di DNA di Kin
Fine Flashback
- Cosa non riesci a credere Ikuto? – chiese Yuki
- Mi hai mentito – lo disse così basso che quasi nemmeno lui – Vattene –
- Cosa? – non aveva sentito, ma Utau aveva sentito e sorrise compiaciuta
- Ho detto vattene, mi hai mentito sulla paternità di tua figlia, vattene e non tornare mai più – disse calcando il tua, e quando Yuki se ne andò piangendo lui si sedette sul divano e sospirò
- Devo aggiustare tutto con Amu – il sorriso di Utau si fece più ampio
- Si devi –
 
- Sono tornato – disse quando rientrò in casa dopo aver salutato gli altri
- Ciao – rispose Amu, si capiva che stava male, molto male
- Sei triste? – chiese lui
- No, non preoccuparti – rispose abbozzando un falso sorriso
- Perché, tu non mi dici mai nulla, neanche una sola volta mi dici la verità, nemmeno su mio padre – non era dell’umore adatto per parlare e infine era esploso, non ce la faceva proprio più
- Lasciamo, tuo padre fuori da questa faccenda – era l’ultima cosa che avrebbe voluto sentire era quella
- Perché? Sembra che ora voler sapere chi è mio padre sia un reato – avrebbe dovuto contenersi
- Non voglio mai più sentir parlare di tuo padre – disse Amu mentre cercava di trattenere le lacrime che premevano per uscire
Aru era arrabbiato, ma sapeva dove andare, sapeva da chi andare, corse via
 
Aru e Ikuto si trovavano nel parco
- Non riesco a capire perché non mi dice chi è mio padre – spiegò Aru
- Te lo già detto, forse fa male ricordare – disse Ikuto tristemente ricordando cosa Amu gli aveva detto sul padre di Aru
- Ma io vorrei saperlo, neanche che fosse solo il suo nome, tutto quello che ho di lui è il violino – Ikuto rimase paralizzato alla frase di Aru

Il violino del padre di Aru, il suo violino.

***

Ehilà gente! Sono tornata e con il cap che tutti aspettavano di più, ora realmente tutti i nodi vengono al pettine, ve lo avevo detto che non sarebbe stata Amu a dire la verità ad Ikuto, e ora sapete perché, Aru a incoscientemente detto ad Ikuto di essere so figlio, Yuki se ne va, sappiamo cos’è la Company, quindi direi che questo è il penultimo cap ç.ç
In realtà avevo pensato di fare tante altre cose prima di questo momento ma visto le numerose richieste (fin da quando Ikuto è ritornato) ho deciso di anticiparlo, spero vi piaccia, al prossimo ultimo capitolo (ç_ç)

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Capitolo 23
*** Finalmente un lieto fine ***


- Tutto quello che ho di lui, è il violino –
Il violino del padre di Aru, il suo violino.
Amu gli aveva mentito, lui era il padre Aru.
Ikuto era paralizzato non riusciva proprio a fare nulla, era sconvolto, lui era il padre di Aru, perché Amu non gliel’aveva detto?
Ora tutto si spiegava, perché si sentiva così legato ad Aru, tutte quelle volte in cui chiedeva chi era il padre di Aru e Amu sussultava, quello che Amu gli aveva detto quella volta Come sai che non lo è, ora tutto faceva senso.
- Stai bene? – la voce di Aru lo distolse dal suo stato di trance.
- Scusami Aru, ma devo parlare con una persona – Aru confuso guardò Ikuto andarsene in un misto tra l’arrabbiato e il felice
 
Bussò prima piano, poi più forte quasi facendo spaventare Amu, e quando lei aprì sorpresa e confusa, lui entrò dandole le spalle.
- Non c’è niente che devi dirmi Amu? Forse, per esempio che sono il padre di Aru – chiese girandosi verso di lei e aspettando la sua reazione.
- Come l’hai scoperto – chiese lei
- Non importa come l’ho scoperto, perché me l’hai nascosto? – chiese ancora
- Io te lo volevo dire ma poi è arrivata Yu... – lui la fermò
- Potevi dirmelo subito, non continuare a nasconderlo – ma ogni suo tentativo di rimanere deciso, sparì quando vide che Amu stava piangendo
- Credi che non volessi dirtelo? Dopo quella notte eri scomparso, te ne sei andato per dodici anni e quando ritorni appare Yuki che diceva che sua figlia fosse tua, e credi che te l’avrei detto? Avevo paura, e specialmente non volevo che tornassi da me per... obbligo – finalmente dopo dodici anni si liberava di quel peso, dopo tanto tempo finalmente aveva detto la verità
Lui la abbracciò e le sussurrò, la cosa che più avrebbe voluto sentire.
- Non sarei mai tornato da te per obbligo, e se tu lo vorrai, resterò per sempre –
Si erano amati, si erano uccisi tentando dimenticare, avevano nascosto la verità, erano fuggiti dai loro sentimenti, ma ora finalmente tutto si aggiustava, mancava solo una cosa e sarebbe stato perfetto.
All’improvviso però il telefono iniziò a squillare, era Utau.
- Amu, ti ricordi, dove abbiamo affrontato la battaglia finale contro la Easter – chiese Utau, certo che Amu se lo ricordava, sarebbe stato un po’ difficile dimenticare
- Bene, vieni subito qui – non doveva essere nulla di buono dato il tono di Utau
 
- Cos’è successo? – chiese Amu quando lei e Ikuto arrivarono, inizialmente Utau li guardò interrogativa.
- Dopo dovete raccontarmi tutto – disse poi
- Guardate lì – Kuukai indicò un punto non molto distante da loro, e ciò che videro li lasciò sconvolti
Un enorme shugo chara x – almeno due volte più grande di quello che avevano affrontato loro – e i new guardians
- La Company – spiegò brevemente Utau
Da com’era messa la situazione, sembrava che i new guardians stessero perdendo.
- Dobbiamo fare qualcosa – disse Amu preoccupata, non poteva rimanere lì a guardare
- E che cosa, non abbiamo più i nostri Shugo Chara – intervenne una voce, era Kairi insieme a Yaya, Nagihiko e Rima
- Ma non possiamo nemmeno restare qui senza fare nulla – replicò Nagihiko, in quel momento tutti loro avrebbero fatto di tutto pur di riavere i loro shugo chara
Ma loro erano i guardians originali, no?
E fu quando lo shugo chara x stava per colpire Aru che successe l’ultima cosa che avrebbero immaginato
- Aru – Amu non riuscì a restare ferma alla vista e corse verso il figlio che si girò verso di lei, improvvisamente l’humpty lock volò verso Amu e loro furono avvolti in una luce, una luce che Amu conosceva bene
- Vi siamo mancati? – chiese una vocina che Amu avrebbe riconosciuto tra mille, e le vide, Suu, Miki, Ran e Dia.
- Com’è possibile? – si chiesero tutti quando dopo tanto tempo rividero i loro shugo chara.
- Molto semplice, avete tornato a sognare, avevate abbandonato tutto per i vostri figli, e ora finalmente avete ritrovato quella passione – spiegò Musashi
- Mentre tu Amu, hai finalmente aperto il tuo cuore – spiegò Ran sorridente
- Amulet Heart –
- Black Lynx –
- Seraphic Charm –
- Sky Jack –
- Beat Jumper –
- Clown Drop –
- Dear Baby –
- Samurai Soul –
- Platinum Royal –
Era strano ritornare a fare il chara-nari dopo anni, ma era anche straordinario.
- Non ci credo – disse Hikari con il respiro pesante dalla battaglia, quelli erano realmente i suoi genitori?
I new guardians erano sconvolti, avevano sempre visto i loro genitori calmi e pacati, e vederli in quel modo era a dir poco sconvolgente
- Melody – non era abbastanza
- Non credevo potesse farlo – si disse Ikuto
- Ci sono tante cose in cui ti assomiglia – gli disse Amu
- Come un gatto – Ikuto sorrise
Fu difficile, come quella volta, ma come quella volta ci riuscirono, avevano vinto anche quella battaglia
- Ce l’abbiamo fatta – Yaya sembrava ancora la stessa bambina di sempre, e ora Pepe le stava di nuovo accanto
Amu corse da Ikuto, ora tutto era giusto, mancava solo una cosa, e quella li stava guardando interrogativo.
- Credo sia ora della verità, Amu – disse Utau che li guardava sorridente
- Aru, tu volevi sapere chi era tuo padre – iniziò Amu – Beh... Ikuto è tuo padre –
Aru abbassò la testa, che fosse arrabbiato? No, perché quando si rialzò, lacrime di felicità e un bellissimo sorriso illuminavano il suo volto, e andò ad abbracciare i suoi genitori.
Ora tutto era perfetto
- Aspettate questo significa che – disse staccandosi dai genitori e avvicinandosi a Hikari totalmente incredula
- Noi due siamo – continuò lei
- CUGINI! – esclamarono insieme
- Esatto – rispose Kuukai
No, ora tutto era perfetto o di più
***
Le campane si potavano sentire anche a kilometri di distanza.
La felicità era ancora più grande del rumore.
E tutto quello che era passato, era passato.
La vita va avanti, e finalmente per il verso giusto.
E nell’aria un coro “Evviva gli sposi”.
Dopo tanti conflitti, dopo tante indecisioni, menzogne e chi più ne ha più ne metta, avevano detto “Si”
E quello era l’inizio di una nuova vita
La vita che avrebbero passato insieme.


***

ç.ç Dopo quasi un anno finalmente posso mettere la parola fine T-T
Sono commossa, questa è la ff che più ha avuto successo fin da quando ho iniziato a scrivere
Vi ringrazio tutte, quelle che mi hanno recensito e aiutato a migliorare come scrittrice, vi devo tutto ç_ç.
Non sono molto contenta di com’è venuto il finale :\
Questa è la fine *me se ne va*
Ahahahaha ci avete creduto? Ebbene si, non vi libererete tanto facilmente di me XD Ho già programmato il continuo di questa ff che spero possa piacere tanto quanto questa :D
Ringrazio chi l’ha messa tra le preferite (sono commossa da quante siete):
bennyrobin
Blood_vampire
Carmelinrt
Chocolale
darkmeme13
Death Futurist
debby76
Elisastella
fiorediciliegio
Ile cullen
Immyprincess
Jeo 95
KEKKA_CHAN
LunaMoonFlower_Dream
MakaxSoul
Malvi98
Mariolina1811
Mei91
mikytkd
mirai del futuro
mysoulfly97
Oba109
piccolabimbaimbronciata
Sasoriza98
sasukina96
Shady483
sharry
Star Light
Superfufina98
YukariKudo2000
Chi l’ha messa tra le ricordate:
akychan
Blood_vampire
Superfufina98
 
Chi l’ha messa tra le seguite (mi farete piangere di felicità):
AkA GirL
Aly Black
BlackLotus
Blood_vampire
Blue Sun
BlueChan
brando
Cambriren
Dark L
DarkLady93
debby76
debbyuchiha
Elisastella
FeverSkating
Franky91
googletta
JennyChibiChan
jess chan
Like_The_Moon
malu chan
mimi95
princess fain
ro_chan
sanby
Sixtina
Superfufina98
TabiBB
Thedarkgirl96
Vale16_
yoko23
_Alexia
_Fiore di Loto_
_Giulia96_
_PectusInane_
_Soul97_
Realmente, grazie di tutto ^-^
A presto
 
Fs_rm

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