La Favola del Ranocchio

di RoSyBlAcK
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** oggi: febbraio ***
Capitolo 2: *** oggi: dicembre ***
Capitolo 3: *** oggi: marzo ***



Capitolo 1
*** oggi: febbraio ***


Eccovi il mio ultimo attacco di follia

Eccovi il mio ultimo attacco di follia! Prima di lasciarvi alla lettura, devo dirvi due cose… allora, la prima è che questa one shot è in realtà divisa in tre corti capitoli… la seconda è che, come noterete, è scritta in modo un po’ diverso dal mio solito… la terza è che ho postato i tre “capitoli” così per due motivi: il primo è un fatto di impaginazione… sono figlia di una grafica, perdonatemi! Il secondo è perché sono certa che la persona a cui l’ho dedicata non avrebbe potuto aspettare se facevo prima un capitolo e postavo dopo gli altri… e siccome so che preferisce le fanfiction lunghe, ho pensato che così il mio “ragalino” le sarebbe piaciuto di più… va bhè, basta… ora vi lascio… le chiacchiere vere dopo, su! Buona lettura…

 

 

 

 

°Alla mia Marty, per tutto quello che ogni giorno fa per me e perché è per me in questo momento la persona più importante…Ti voglio benissimo...°

 

 

 

                                                    __La Favola del Ranocchio __

 

 

 

Meredith: è una caccia ed io non ci sto.

Derek: cosa?

Meredith: il brivido della caccia, mi sono chiesta più di una volta per quale motivo insisti tanto a volere che esca con te, tu sei il mio capo è contro il regolamento e continuo a dirti di no… è una caccia.

Derek: ma è divertente.

Meredith: visto? Per te è solo un gioco, ma non lo è per me io al contrario di te ho ancora qualcosa da dimostrare.

[Grey’s Anatomy; 1.3]

 

 

 

Oggi: Febbraio.

Anno: 6°.

Luogo: Hogwarts.

 

 

 

 

James.

So che non stai pensando a me. So bene che il tuo sorriso affettato mi prega di non parlare. So che non cerchi le mie mani e che quegli sguardi non cercano i miei occhi. E infondo va bene così.

Ti cerco ancora nei corridoi, lo sai? Cerco di trovare i tuoi lunghi capelli rossi, e le dita mi fremono al ricordo lontano di quell’unico contatto con loro.

E, soprattutto, nella mente, ti cerco di continuo. Spero che, in un qualche modo incomprensibile, sentirai i miei pensieri, li ascolterai come non ascolti la mia voce.

Che parleremo. Perché anche questo mi basterebbe di te. Qualche esile parola che non sia il tuo tiepido saluto ogni mattina. Un saluto cordiale, come di lontani conoscenti. O come quello che si rivolge a qualcuno che si è perso. Qualcuno a cui tieni. Qualcuno a cui hai tenuto.

 

 

 

Lily.

Evito il tuo sguardo sempre più invadente, innervosita, ma insieme compiaciuta.

Farmi cercare da te. Tentare di essere presa. All’ultimo, scappare. Ho sempre trovato insieme ridicolo, patetico, allettante il gioco che fai con me. Infantile, certo. Ma chi l’ha detto che io voglio essere adulta? Gioco distrattamente con una ciocca di capelli, ripassando la lezione di Difesa. So che mi stai guardando. Reprimo un sorrisetto. È il momento che preferisco. Quello in cui non sei tu a giocare con me. Quello in cui sono io che gioco con te e con i tuoi sentimenti. Mi fa sentire insieme forte, spudorata, donna. Totalmente, irrimediabilmente, idiota.

 

 

 

James.

Sai che ti guardo, sai che ti seguo da lontano, ombra delle tue più segrete paure. Non capisco perché scappi da me, forse come tu non capisci perché io rincorro te. So che in qualche modo perverso è quello che ti piace, essere rincorsa. Come in una vecchia canzone di Vasco, vorrei poterti dire, però, che “non puoi farti eternamente corteggiare”. Ma tu continui a tessere questo strano misto di euforia e tristezza dentro di me. Sono cotto di te. E con te non è come con le altre. Non funzionano al tuo cospetto ironiche battute, perché tu rispondi su di tono, invece che piegarti in risatine ammaliatrici. Non funziona il mio sorriso personale, quello che rivolgo solo alle ragazze con cui voglio uscire. Tu non rispondi al mio sorriso. Non funzionano le frasi serie infilate nei discorsi più futili. Fingi di non cogliere i riferimenti a noi. E questo è quanto. Hai vinto. Continuo a ripeterti mentalmente. Hai vinto questa partita. Ora fammene vincere una anche a me. Ma a te non basta una vittoria. Tu vuoi essere la vincitrice indiscussa di ogni singolo round.

 

 

 

 

Lily.

E poi non riesco proprio a smettere di pensare a quel giorno. È come una specie di doloroso ricordo a metà tra il mio stato di veglia e di sonno. In quel momento in cui non sei ben sicuro di essere sveglio ne di essere ancora addormentato. Lì si trova il ricordo di quel momento. Quell’unica volta in cui ho ceduto. E da allora le tue occhiate mi sembrano quasi più difficili da sopportare. Continuo a cercare di afferrare con la memoria che cosa ho pensato quando le tue dita hanno sfiorato la mia schiena, quando hanno accarezzato i miei capelli, quando con le tue labbra hai assaggiato le mie. Cerco disperatamente di catturare ancora una volta la sensazione che ho provato. Spero vivamente di esserne stata disgustata. Sì, penso che disgusto sia quanto meno quello che ho sempre sentito per te. Mi stai ancora aspettando? Me lo chiedo e supplico che non sia così. Perché io non voglio che tu mi aspetti. Non voglio altro che scordare quell’unico bacio…

 

 

 

 

James.

E poi, ovviamente, ogni giorno, ricordo almeno per qualche minuto quell’unico bacio che mi hai lasciato dare. Riafferro e faccio mia la sensazione gloriosa di soddisfatta pace che mi ha assalito, la cieca felicità, fiducia, la netta sensazione che tutto sarebbe andato, ora, per il verso giusto. Cerco di rievocare il tuo seno sul mio petto, il tuo piccolo e gelido naso che sfiorava la mia guancia, la punta morbida delle tue dita che scivola sotto la stoffa della mia maglietta e accarezza, piano, la mia pelle. E esploro il fondo della mia memoria alla ricerca di un frammento del sapore placido del tuo respiro, sognando di averlo intrappolato tra le labbra. E mi rendo conto di averlo perso. Di essermelo lasciato sfuggire, nell’arroganza di poterlo sentire ancora e ancora. E invece no. Avevo sottovalutato la tua crudeltà, il tuo orgoglio di donna, la tua forza. Avevo sottovalutato il disprezzo che hai per me.

 

 

 

Lily.

Ciò che proprio non posso perdonarti, James, è di affascinarmi così tanto. Perché quanto amo odiarti, odio l’idea di amarti. Quanto vorrei non vederti più ogni mattina, non sopporto l’idea di non nutrire per un secondo la tua fame dei miei sorrisi. La verità è che non sopportare niente di te è diventata un’abitudine per me. Apprezzarti, invece, qualche volta, è una sorpresa, qualcosa che mi lascia senza fiato. E nessuno mai mi aveva stupita. Ma molti mi hanno deluso. Questo sì. E io non voglio permetterlo anche a te.

 

 

 

 

James.

Spesso, molto spesso, penso che la realtà sia semplice. C’è un altro. Non provo nessuna tristezza, lo sai? Solo un po’ di rabbia. Se sapessi chi è, gli tirerei un bel cartone, e poi magari mi innamorerei di nuovo. Di qualcun’altra. Qualcuna che, questa volta, mi ricambi. Ma così, mi tieni appeso ad un filo, sospeso sopra il baratro infinito dei miei sogni nel cassetto. Vorrei farli uscire da li, sparpagliarli per tutta la stanza, ballare con te tra macchine costose, futuri incredibili, musiche lontane. Tutto ciò che ho chiuso lontano dalla realtà. Ma tu non sei un sogno. Tu sei lì, in bilico tra il vero e il falso. Popoli i miei sogni e domini le mie veglie.

Ogni tanto penso di amarti.

Ogni tanto penso di odiarti.

Ma comunque sia, ti penso.

 

 

 

 

Lily.

E comunque, continuo a chiedermi come diavolo sono arrivata qui. Cosa mi abbia portata a giocare con te questa partita… è un po’ come una partita a scacchi.

Ognuno fa la sua mossa, e poi aspetta.

Tu cerchi di entrare nel mio campo, di sferrare il tuo attacco migliore.

Io, con tutta l’astuta malizia che trovo, ti respingo.

E poi, entrambi, aspettiamo la mossa successiva. Ma non ne usciremo mai.

Non sono nemmeno sicura di volerne uscire ormai. Di certo non ne voglio uscire con te. Ma anche l’idea di stringerti la mano e decretare la fine di questo gioco un po’ mi intristisce. Sia che il vincitore sia io, sia che sia te.

E in ogni caso non capisco cosa mi abbia portata qui.

Vorrei tornare la vecchia Lily.

Quella che non metteva nemmeno in dubbio il fatto di odiarti.

Quella che non ti avrebbe mai baciato.

MAI.

 

 

 

 

°oOOOo°oOOOo°oOOOo°

 

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Capitolo 2
*** oggi: dicembre ***


Oggi: Dicembre

Oggi: Dicembre.

Anno: 6°.

Luogo: Hogwarts.

 

 

 

Lily.

Nella vita di tutti c’è un momento, e può essere un secondo, un’ora, un giorno, un mese, un anno, in cui tutto cambia. Nella vita di tutti, succede che prima eri qualcuno, e dopo quel dato momento sei una persona diversa. Ti senti irrequieto, stanco, stufo, sei insofferente a ciò che ti circonda, alle persone, la tua vita ti annoia. Sei anche un po’ triste. Ti chiedi il perché delle cose, il chi il come il quando e soprattutto il perché di tutto quello che fa parte delle tue giornate e della tua vita. Tutto quello che hai sempre dato per scontato, cambia.

E non puoi definire quando questo dato momento sia iniziato, ma stai pur certa che quando sarà finito te ne accorgerai. Perché il periodo che segue, il secondo, l’ora, il giorno, il mese, l’anno seguenti, saranno come un rodaggio. Un inizio sconvolgente e pieno di sofferenza, per alcuni, di gioia per altri. Ma di certo, d’insicurezza. Perché per un po’, incolpi il destino, la vita, le scelte, incolpi i tuoi amici e le tue amiche, incolpi la scuola… Incolpi tutto questo di essere cambiato. Vedi tutto in modo diverso. Ma non è così. L’unica cosa ad essere diversa sei tu.

E in questo ragionamento contorto, ecco esattamente quello che, non so bene quando, è successo a me. E le chiacchiere di Marleen mi annoiano immensamente. Strano. Avevo sempre trovato in lei un tiepido e sicuro supporto, un appiglio nella noia e nella tristezza. Un rifugio incondizionato nella vita di tutti i giorni. Ma oggi le sue chiacchiere mi annoiano. Sfuggirle è impossibile, e me ne rendo conto. Ma non so cosa darei per correre via e lasciarla qui, sola a chiacchierare di cose che non mi interessano. Perché non lo faccio? Si chiama protocollo credo. “C’è un protocollo per tutto nella vita”. Questa è una delle poche cose che mia nonna mi abbia mai insegnato.

Tutta la vita è un protocollo.

La gente si aspetta sempre qualcosa da te.

Accontentala e farai tutti felici.

Mia nonna, infatti, era una persona scontenta.

 

 

 

James.

Fischiettare mi piace da morire.

Ci sono poche cose che mi piacciono veramente nella vita.

Fischiettare.

I Malandrini.

Il Quidditch.

Hogwarts.

Le ragazze.

E una in particolare.

E in questo momento, ho tutto ciò. Cammino per un soleggiato e gelido corridoio del castello, circondato da gente rumorosa (i miei amici, e tante tante ragazze), diretto al campo da Quidditch.

E fischietto.

È un ritornello dannatamente babbano, scontato e irritante.

Remus si mette una mano nei capelli per la ventesima volta, sospirando ancora esasperato. Lo sto esasperando. Ma non importa.

Io amo fischiettare.

E adoro esasperare Remus.

-Ehi James! Allora oggi vinciamo!

-Ehi James! Tempo perfetto oggi!

-James!- un battito sulla mia spalla.

-James, ragazzi!- sorrido glorioso, mentre la folla quasi si divide al nostro passaggio.

Camminiamo tronfi, io e Sirius davanti, io fischietto e lui sorride, seguiti da un Remus che rasenta la crisi di nervi e un Peter che cinguetta eccitato. Non si abituerà mai all’attenzione. Il resto della squadra è già in campo. Ci gettiamo nella luce accecante del giorno, lungo i prati che si stendono nella sottile e grigia brina del mattino.

-Quando ti deciderai ad essere puntuale Ramoso?- Mi sussurra gelido all’orecchio Remus. So che dopo un po’ il mio fare… arrogante? Lo innervosisce. Sorrido, fiero di me.

-Calma, Lunastorta. È tutto… perfetto.- E infatti, proprio davanti a noi, il passo spedito e determinato, anche un’altra giocatrice oggi, sembra in ritardo…

 

 

 

Lily.

Detesto essere in ritardo quasi quanto amo il Quidditch. E non è per la vittoria, non è per gli applausi, non è nemmeno per il gioco che lo amo. E non è nemmeno qualcosa in cui sono particolarmente brava. Sono okay, credo. Oh, no. Non è questo che amo del Quidditch. Io amo volare. Rimbalzare con i piedi sull’erba ghiacciata, sentire quel rapido vuoto allo stomaco che, quando sparisce, lascia dietro di se tutte le ansie della giornata, della settimana, della tua vita. E poi non c’è nient’altro. Solo tu, la tua scopa, e una palla rossa che devi buttare in un cerchio dorato. E tutto è perfetto, semplice e competitivo nel Quidditch. La tua squadra è dietro di te, i tuoi nemici ti sono davanti, e le urla possono esserci o non esserci, i punti possono anche sparire. Ma per tutta la durata della partita, per me esisterà solo quella palla rossa. Tutto il resto non importa. Sorrido, e aumento il passo.

-Lily, Lily, dietro di noi c’è Jaaames!- pigola Marleen.

Sospiro.

-Dio, Leen. Piantala, ti prego.

-Ma perché? Come sto? Come sto?!- Mi volto verso di lei.

E che le devo dire? A me sembra esattamente come il solito.

Con i capelli castano scuro legati in una coda sopra la testa, il naso spruzzato di inutile fard, gli occhi struccati, castani e grandi, le labbra piccole e sorridenti, alta, con la divisa smessa della sorella maggiore che le è leggermente grande sul seno e sui fianchi un po’ abbondanti. Carina nel complesso. Normale.

-Stai bene.- Faccio, annoiata.

-Non sei sincera. Lily! Dimmi come sto! Sinceramente.

-Sinceramente stai come una che sta andando a vedere una partita di Quidditch.

-Cioè?

-Cioè come tutte le altre ragazze normali della scuola, Leen.

-Posso piacergli?

-Non essere patetica, per favore.- Sbuffo. –Odio sentirti parlare di Potter.

-Perché? Non capisco che cosa non ti piaccia in lui. È così… Perfetto.

-Perfetto?- Rido.

-A me piace.

Alzo gli occhi al cielo.

Potter. Avete in mente quel ragazzo che piace a tutte le ragazze, incondizionatamente da come siano e da come sia lui? Quel ragazzo fisicamente attraente ma mentalmente scarso, dalle battute prevedibili che spesso rasentano la volgarità, dall’ego tanto smisurato da soffocare quello dei suoi scagnozzi, dal sorriso totalmente privo di emozioni ma tanto tanto pieno di sicurezza? Avete in mente quel ragazzo che tutte osservano nei corridoi, da cui tutte vorrebbero essere corteggiate, quel ragazzo per cui squallide ragazze come Leen pagherebbero per ricevere un saluto? Se avete in mente un prototipo di questo ragazzo, allora avete in mente il nostro caro Potter.

-Evans!- Mi sento chiamare e mi giro.

-Parli del diavolo e gli spuntano le corna.- Sospiro.

-Parlavi di me, Evans?

-Oh Potter.- Faccio, con tutta l’acidità che può scaturire dalla mia voce. –Chi non parla di te? Lo spettacolo che stai mettendo su è patetico, ma si fa notare.

-è per te, Evans.

-Oh, sono commossa.- Mi butto i capelli dietro la spalla.

Marleen è in coma. Siamo arrivate agli spogliatoi.

-Ci vediamo quando è finita la partita, okay?- Le dico, sorridendole.

Lei annuisce, paonazza e senza parole.

Vorrei picchiarla, ma evito. E seguo Potter nello spogliatoio.

 

 

 

James.

Avete in mente quella ragazza che piace a tutti, ma che non lo sa? Quella ragazza che durante le lezioni sembra sempre soprappensiero, ma che se viene interpellata sa sempre la risposta? Avete in mente quella ragazza che gira per i corridoi con un’amica priva di alcuna personalità, ma alla quale lei sembra seriamente affezionata, che difende i suoi ideali anche se sono tremendamente scontati e stupiti, ma che visto che sono i suoi attraggono tutti? Avete in mente quella ragazza che si nasconde sotto l’ala senza accorgersi che la sua ala è quella più appariscente e splendida della scuola? Avete in mente quella ragazza che piace a tutti, ma soprattutto piace a te, a cui nessuno si dichiara per paura di un rifiuto? Quella che tu sogni ma che non ti guarda? Quella che di tutti i ragazzi che le ronzano intorno tu sei certo di essere l’unico a cui piace davvero, l’unico però che lei sembra detestare?

Bene. Se avete in mente una così, allora avete in mente la mia Lily Evans.

Ognuno ha una Lily Evans, credo. L’unica che vuoi e, ovviamente, l’unica che non vuole te. Non fa una grinza. Ma oltretutto, è anche l’unica che sembra proprio odiarti.

-Ehi, Evie…

-Non chiamarmi Evie.

Eppure io adoro quando si arrabbia con me. Quelle labbra gonfie e rosse (chissà che sapore hanno…) spruzzano acidità, amarezza, quei grandi occhi verdi (vellutati, brillanti, fiammeggianti) mi abbagliano, si getta dietro alla spalla i capelli (rossi, luminosi, fluenti) e per un secondo sento il loro pizzicante aroma. Cos’è? Cocco? Vaniglia?

-Oggi vinciamo?

-Magari. Vedi di prendere il Boccino, e vinceremo.

Si siede su una panca e si sfila le scarpe.

-è il mio giorno fortunato, Evie?

-Non so, Potty. Tu che dici?

-Che se ti cambi davanti a me, te ne prendo dieci di Boccini.

-Io invece dico che se non ti togli te ne tiro 20 in testa. Ma di Bolidi.

Fa un sorriso ironico, arrabbiato. Oserei aggiungere divertito. Ma non voglio azzardarmi troppo.

-Sai quanto mi piaci quando fai la cattiva?

Si lecca le labbra, piano. Non so se è per calmarsi, o se, come una leonessa, si prepara a sbranarmi la giugulare. Trattengo una risata.

-Potter.

-Potty.

Trattiene una risata? Forse evita solo di urlare.

In ogni caso, indietreggio.

Ci tengo al mio collo, io.

-Potty. Sono un po’… nervosa, oggi. Potresti, gentilmente, toglierti dal mio spazio vitale?- Il tono forzatamente gentile rende la sua frase attraentemente crudele. Mi crogiolo in un momentaneo piacere.

Sono in uno spogliatoio vuoto, con Lily Evans. Questo pensiero, non posso nasconderlo, mi intriga.

-Ma certo, Madame Evie. Ci vediamo in campo.

-Ricordati lo spazio vitale.

-Lo ricorderò.- Le faccio l’occhiolino.

Mi fulmina con lo sguardo.

Dio come amo quello sguardo.

 

 

 

Lily.

Vorrei ignorarlo, ma non posso. Non ci riesco. È più forte di me. Ogni volta che sfiora la mia visuale, il disprezzo mi assale e mi distrae dalla partita.

Che ci fai li? Togliti.

Prendo la Pluffa e la scaglio con quanta forza ho in corpo nell’anello in centro. Con un suono attutito cade al suolo. La folla urla. Siamo in vantaggio. Non sorrido. La gloria non mi interessa. L’unica cosa che mi interessa, in questo momento, è che James Potter smetta di ammiccare in mia direzione. Che smetta di passare e farmi strani versetti. Che smetta di sfiorarmi accidentalmente la spalla. E che smetta di farlo sotto gli occhi dannatamente pettegoli di tutta la scuola, diamine!

Non ne posso più.

Faccio un altro goal.

 

 

 

James.

Fa un altro goal. I capelli le svolazzano intorno e le guance le arrossiscono. Mi odia proprio… Le faccio l’occhiolino. Sbuffa. Trattiene una risata, lo so. Si volta, per non guardarmi. Cerco il Boccino. Nell’aria lucida e gelata, il riverbero del sole e degli scatti di qualche macchina fotografica, il luccichio degli stendardi, mi ingannano. E poi lì, sotto il mio sguardo vigile, c’è sempre la sua chioma vermiglia. Cosa darei per metterci in mezzo le dita, farle scorrere piano, sentire il calore della sua pelle e la fragilità dei suoi capelli. MMh. O ti prego, concentrati  sul Boccino.

Fa un altro goal.

La folla ruggisce.

È una vincente, è per questo che non posso fare a meno di adorarla.

 

 

 

Lily.

Adesso, va bene la tiritera “l’importante non è vincere ma partecipare”, però io se faccio una cosa la faccio bene. Ebbene sì. Io sono una che non sopporta di fallire.  Quindi se mi mettono su una scopa, mi dicono prendi quella palla rossa e fai più goal che puoi, io è esattamente quello che intendo fare.
Potter invece, quello che vuole non è prendere un Boccino, farci vincere… quello che lui vuole è essere nel mezzo di un campo sotto gli occhi di tutti ad ammiccarmi con aria imbecille e a tirarsela da matti. Infondo a lui non serve vincere.

Lo amano già tutti.

Bhè, che importa?

Se perdiamo questa partita perderemo punti… Lo sto pensando davvero?

Sì, lo sto pensando.

Cazzo Potter prendi quel Boccino. Inizio ad avere fame.

 

 

 

James.

Mi guarda in cagnesco. Vola verso di me. I capelli le scivolano sulla fronte. Tende le labbra in una smorfia non proprio simile ad un sorriso cordiale.

-Potter.- Esordisce.

-Ohh, la mia Evans.

-Sai cosa stiamo facendo qui?

-“Facendo”, chi? Io e te? Stiamo flirtando.

-No, razza di idiota.

-Già. Ci stiamo, corteggiando.

-Potter. Parlo di tutti noi. Stiamo giocando a Quidditch. E a Quidditch, ci giochiamo per vincere la partita.

-Ah, ecco cosa ci faceva tutta quella folla… pensavo stessero attendendo che mi baciassi.

-A nessuno interessa che io ti baci.

-A me interessa, per esempio.

-Bhè, sai cosa interessa a me?

-No, dimmi Evie.- Ignora la provocazione. Sta diventando davvero brava, mi tiene testa. Ci sono solo due persone al mondo che sono in grado di farlo: lei e Sirius. Andrebbero d’accordo, forse.

-Mi interessa che prendi quel Boccino. Perché io non intendo stare qui tutto il giorno.

-Ma Evie cara il Quidditch non è solo un gioco. Il Quidditch è uno spettacolo. È questo che vuole vedere la gente, uno show. E io glielo sto dando.

-Tu dai show ogni giorno, ovunque, in qualunque momento. Persino quando cammini nei corridoi. Adesso nessuno vuole il tuo patetico tentativo di corteggiarmi, Potter. Adesso, alla gente interessa vederti prendere un Boccino.

-Tu vuoi vedermelo prendere. Perché?

Mi rivolge un’occhiata di sfida. –Quanti motivi ci possono essere, Potter?

-Io ne vedo infiniti.

 

 

 

Lily.

Si lancia in picchiata. Sembra piccolo, veloce, una freccia.

Un secondo dopo ha il Boccino in mano.

Ammicca in mia direzione, ancora una volta, come dire “visto? L’ho preso. Per te”.

E io resto lì, impalata, senza parole.

Innervosita.

E vagamente ammirata.

 

 

 

James.

Non so se sono più fiero per quell’espressione di meraviglia che sbuca sul suo viso madido di sudore, rosso, stanco, o per la folla che acclama il mio nome e mi prende e mi fa girare la testa. Non lo so, ma sono fiero. Soddisfatto. Assolutamente pieno di me. Mi faccio un po’ schifo ma mi apprezzo anche. Cavolo che culo! Quanti sarebbero riusciti a trovare il Boccino esattamente nel momento giusto? Pochi, signori, pochi. E ora, perfettamente lustro, non una goccia di sudore, non un accenno di stanchezza, troneggio davanti ai miei compagni in Sala Comune, rido, sorseggio burrobirra. E contemplo nei miei ricordi l’immagine del suo viso bagnato di stupore, quando, guardandola, le ho dedicato quella splendida, unica, meravigliosa presa.

 

 

 

Lily.

Annego nell’acqua bollente della doccia. È calda troppo calda immensamente calda. Spero che mi bruci viva. Perché in questo momento mi odio. Non mi sopporto. E anche odio tutti quegli idioti al piano di sotto, ridenti, scalpitanti. Da quanto tempo festeggiano? Certo, la presa è stata ottima. Molto spettacolare. Ma i miei goal? Sono gelosa del fascino che Potter riesce a diffondere su tutti. È inumano. Davvero. Insensato. Sono l’unica immune a questa dannata Potter-Mania?

 

 

 

James.

La Evans non c’è. Non la vedo mica in giro. Però c’è la sua inseparabile amica. Marleen.

-Ehi, Johannes.- Mi avvicino a lei. In una nuvola di capelli castani e in un riverbero degli occhi nocciola, si volta verso di me. Sembra che le manchi il fiato in gola. Non ha parole. Perché mai? Che ho detto? Mah. Forse è per questo che è amica della Evans. Quanto una non sa stare zitta, l’altra non sa parlare.

-Tutto bene?- Le chiedo. Sembra impaurita. Non so se irritarmi o intenerirmi.

Annuisce istericamente. –Sì… sì.- Biascica.

-Ti chiami Marleen, vero?- Le parlo come se fosse una ritardata. Forse lo è. Ma è anche tra le prime della classe. Non sa se essere commossa che mi ricordi il suo nome o incazzata perché l’ho messo in dubbio.

Le donne. Pagherei per poter leggere tutto quello che pensano.

-Sì.- Si riprende. Sorride. Ha un bel sorriso. Mi rilasso. –E tu devi essere James Potter.

C’è un pizzico d’ironia nella sua voce. Lo apprezzo.

Rido. –Già.

Alza un sopracciglio sottile, come per chiedermi che volevo.

-La Evans, ehm, dov’è?

Trattiene a stento un sospiro colmo d’esasperazione. Ecco perché sono amiche. Hanno fondato un fan club: l’ “I Hate James Potter Fan Club”, si chiamerà. L’idea mi fa quasi ridere. –Si sta facendo la doccia.

-Forse è annegata, non torna più giù.- Ipotizzo. Lei ride.

-Puoi andare a controllare, se vuoi.- Fa, piano, con uno studiato e malizioso ghigno sulle labbra –Oppure, potremmo ballare.- Mi sembra quasi impossibile che la stessa che prima non riusciva a parlare ora mi chieda di ballare.

Ma come si può rifiutare?

 

 

 

Lily.

Ahh. Cosa c’è di meglio di una doccia bollente-bruciante-profumata per far star meglio anche la persona più innervosita-arrabbiata-scazzata del pianeta? Niente signori. Niente. E anche sapere che, al piano di sotto, la festa sarà finita mi rende stranamente serena. Stranamente perché io amo le feste. Ma forse questa strana repulsione verso il 99% del resto del genere umano, e specie del rumoroso ed euforico genere umano presente a feste del genere, fa parte della Nuova Lily. Comunque, con un paio di pantaloni da tuta un po’ troppo aderenti e una felpa con il cappuccio un po’ troppo grande, scendo in Sala Comune. La cosa che preferisco delle feste sono gli avanzi. Sono sempre così buoni.

Meglio che quello che mangi durante la festa. Non so perché.

Ma gli avanzi sono sempre la parte migliore.

Scendo gli scalini con un saltello. Come spesso mi succede, non ricordo più perché ero arrabbiata. Cos’è che era successo?

Ah, già, Potter.

Che mi aveva fatto sta volta?

Rimozione, Lily. Rimuovi. Ridacchio da sola.

 

 

 

James.

Non so bene quale sia stata la dinamica della serata. So solo che sono seduto su una poltrona, che ho Marleen sulle ginocchia e che il suo sedere è morbido tra le mie mani. So solo che le sue labbra sono premute sulle mie e che mi divora la bocca come se fosse affamata. E so che con una parte di me che non sopporto, la cosa mi piace.

Ma dall’altro lato, mi sento in colpa. E non capisco bene il perché.

Comunque sia, Marleen deve essersi rivelata più attraente di quello che mi era sembrato all’inizio. Forse quel nonsochè di imbarazzo e tenerezza che leggevo sul suo viso mi sono piaciuti. Non so. Sta di fatto che baciarla è insieme splendido e tremendamente sbagliato. Ma mi piace. Io amo le donne.

La verità è che baciando Marleen mi sembra di darla vinta alla Evans. Ammettere che non ci sarà mai niente. E questo non mi piace. E che brutto. Ma va bhè. Lei non ci voleva stare.

Marleen mi mette le mani sul petto e si allontana da me. Sul suo viso leggo disegnata un’espressione di malizia e crudeltà femminile. Mi fa un po’ paura. Le sfioro i capelli.

Sarà quel che sarà, ma è dannatamente anonima.

Alle sue spalle, scorgo uno squarcio di capelli rossi. Avvampo. Marleen si volta.

Lily se ne sta in piedi, a metà tra l’arrabbiato, lo sconvolto, il disgustato.

I suoi occhi verdi lampeggiano.

I capelli bagnati le scivolano placidamente sulle spalle, in quella specie di sacchetto blu con il cappuccio non mi è mai sembrata tanto sexi. Ma un po’ mi innervosisce. Perché adesso sembra arrabbiata. E non capisco perché.

 

 

 

Lily.

Potter e Marleen. Potty e Leen. La persona che più odio al mondo e la mia migliore amica. Lui. Lei. Mani sul sedere. Mani sulle spalle. Lingua in bocca. Lui e Lei. No. Non è vero. No. No. NOOOO!

 

 

 

James.

Sembra dannatamente scazzata. Oh Oh.

Perché?

Marleen si alza, le va incontro.

 

 

 

Lily.

Mi viene in contro, le guance paonazze d’amore e vergogna, gli occhi marroni timidamente felici. Stronza. Puttana. Traditrice.

-Lily… ehm… A te non piaceva, a me sì.

E questa sarebbe una giustificazione all’atto di ignobile tradimento che mi hai fatto?

-E questo cosa vorrebbe insinuare?

-Non so…

-Ah, ecco. Sei davvero… non so… stupida? Meschina?

-Perché?

-Con Potter?

­-Lily, non tutti la pensano come te.

Già. Non so come ma l’avevo intuito.

-Allora è okay?- Mi chiede. Mi chiede se è okay!

-Hai scelto Marleen. Certo che è okay. Ognuno sceglie ciò che vuole. L’amica o il ragazzo. Succede sempre così nella vita.- Sorrido. Sapete quel sorriso così freddo e acido che ti brucia la bocca? La fulmino con gli occhi.

E me ne vado.

 

 

 

James.

-Potrebbe quasi sembrare gelosa.- Afferma Sirius, mettendosi una mano nei capelli neri.

-Mah…- Remus si infila nella conversazione –Forse semplicemente devi smettere di illuderti, James.

-No, ma che.- Faccio.

-E a Marleen non ci pensi?

-Marleen! A Marleen non ci ho mai pensato.

-Ma non puoi scaricarla così. Lei ti ha scelto alla sua migliore amica.

-Bhè, io invece sceglierei volentieri la sua migliore amica.

Peter mi lancia un cuscino. –James! È orribile da dire!

-Anche da pensare.- Mi sgrida Remus.

-Lunastorta. Lo sai come sono fatto.

-Già. Fin troppo bene purtroppo.

 

 

 

Lily.

Infondo non è poi così male.

Perdere Leen intendo.

Non ci sono più chiacchiere idiote.

Non ci sono più stupidi e futili gossip.

Non ci sono più richieste di aiuto sullo studio o cose così.

Basta. Sono libera da tutte quelle cose che non sopportavo.

E poi non sono più costretta a subirmi i suoi commenti su quanto Potter sia “splendido! Unico! Spiritoso! Intelligente! Ooooh Lily! È anche così trendyyy!”

Posso concentrarmi solo su quanto profondamente io lo odi. Quanto profondamente odi tutto ciò che fa parte di lui e di quella sgualdrina.

Mia mamma mi ha fatto apposta per odiare, mentre evidentemente non mi ha dato la capacità di amare. Sono più brava ad essere arrabbiata con la gente. E essere arrabbiata con Potter e Marleen è così dannatamente appagante.

 

Peccato che insieme non li si veda mai in giro. E nemmeno su in Sala Comune.

Mah.

 

 

 

James.

Non l’ho mica rivista, Marleen. Vorrei dire a Lily che può anche smettere di odiarmi. È inutile che spenda forze nell’odiarmi profondamente quando amarmi è così più facile e bello! Cammino nei corridoi, sempre baldanzoso e sempre seguito dal mio corteo.

Eccola. La chioma di capelli le ondeggia sulla schiena. Ha i libri sotto il braccio e la sciarpa ben stretta intorno al collo bianco.

-Eeeevans!- Faccio una specie di ola. I Malandrini mi guardano stupiti. Qualcuno nei corridoi già ridacchia. Lei non si volta nemmeno.

-Eeeevans!- ripeto.

Si sposta i capelli dalla spalla e si volta parzialmente a guardarmi, con il viso rigato di indifferenza e rabbia. –Potter.- Sospira. –Quasi quasi speravo che avresti smesso di importunarmi ora che te la spassi con la mia migliore amica.

Ora mi rendo anche conto di quanto poco diciamo “intelligente” sia stata la mossa con Marleen. Se avevo voglia di una ragazza potevo anche sceglierne un’altra. Ma poi… ne avevo davvero voglia? Forse lei mi ha stregato.

-Non me la spasso con lei. Anzi. Sto tutto solo. Mi consoleresti? Credo che Leen mi abbia fatto un incantesimo!

Lei non ride. Sbuffa. So che vorrebbe ridere, o urlare. Non so mai definirlo…

-Oh, Potter, quanto mi spiace.- Ironia. Quanto la amo in una donna. –Perché non ti fai consolare dalla prossima della lista? Chi è la prossima? Oh, guarda. Passa Margaret Climbing. Perché non chiedi a lei?

Margaret si volta, a metà tra il divertimento della solidarietà femminile (sempre così dannatamente leali quando fa comodo a loro, le donne) e l’interesse maschile (sempre così dannatamente stupide sugli uomini, le donne).

-Ma Evie, io non voglio che mi consoli Margaret.

-Non mi chiamare Evie.- Risponde lei.

Aumenta il passo.

Se ne và.

-Forse è arrabbiata davvero.- Sussurra Pete.

-Forse è gelosa davvero.- Ridacchia Sirius.

-è sempre bella quando se la prende.- Sospiro io.

Penso sia Remus a tirarmi una pacca sulla testa.

 

 

 

Lily.

Okay, so perfettamente che potrei sembrare gelosa. Ma non lo sono.

Okay, so perfettamente che potrei sembrare egoista e anche piuttosto caparbia. Ma non lo sono. Non tanto, infondo. Sono una brava ragazza. Sono una buona amica. E se Potter ha snobbato Marleen dopo che lei ha litigato con me per lui, allora è davvero il più grande stronzo trai prototipi di stronzi maschili.

Non solo mi corteggiava e poi è andato con la mia migliore amica.

Ma poi ha lasciato la mia migliore amica, illudendola.

Dunque, in due giorni ha fatto le due cose peggiori che poteva fare: ha ferito me, e poi la mia migliore amica.

Detto questo, sono due le cose che non intendo proprio fare.

La prima, è andare a cercare Marleen per fare pace.

La seconda, è seguire la prossima lezione.

 

 

 

James.

E volete sapere una cosa?

Io non capirò mai le donne.

E ne volete sapere un’altra?

Io odio Pozioni.

E ne volete sapere anche un’altra?

Io adesso me ne vado a fare due passi.

Qualche volta anche io penso sapete?

“qualche volta”. Tipo oggi.

[Dai, non ridete. Io sono un tipo molto riflessivo!]

 

 

 

Lily.

Mi chiudo alle spalle la porta del castello, e mi sento un po’ meglio. Così, subito. Meglio. Cammino con passo spedito verso la casetta del guardiacaccia, poi giro verso le serre. Mi piacciono le serre. Sono calde e silenziose. Due delle cose al mondo che più apprezzo. Il caldo e il silenzio.

Appoggio i libri sotto un tavolo e poi mi siedo su una panca, guardando una pigra pianta che cerca inutilmente di mangiare quel moscerino. Ecco, se io fossi una pianta, vorrei che Potter fosse il moscerino. Sarebbe bello poterlo mangiare e dimenticarmi di lui per sempre. Ha tutto quello che più odio in un uomo. La slealtà, l’arroganza, l’egocentrismo. E poi tratta male tutti quelli che reputa meno “in”. Sbuffo.

-Pensi a me, non è vero?

Non sta succedendo. Ditemi che non sta succedendo.

-Fai sempre quella faccia quando pensi a me.

Non è vero. È un brutto sogno.

-Un po’ arrabbiata e un po’ divertita.

Sono finita in un brutto e scontato serial TV babbano.

-Come quando ho preso per te il Boccino. Ma tu non hai voluto festeggiare con me.

Perché mi odi tanto?

-Non si tratta di odio Potter. Si tratta di disprezzo.

-E allora perché mi disprezzi tanto?

-Non so, che dici? Forse perché tutto quello che fai lo fai per innervosirmi?

Fa un versetto con la lingua. –Ma come, Evie. Intelligente come sei non capisci che lo faccio per corteggiarti?

Sto un secondo in silenzio. So di apparire scema. Credo di averlo sempre saputo. Ma non so perché ho sempre visto questa “cosa” del fatto che piacevo come una cosa contro di me.

-Anche baciare la mia migliore amica è stato per corteggiarmi?

-No, non penso.- Non l’ho mai sentito così leggermente serio. –Ma un po’ ha funzionato.

-Cosa?

-Io so che genere di ragazza sei, Evie. Sei quel genere di ragazza a cui piace litigare, essere arrabbiata. E con me litighi sempre e ti arrabbi quanto vuoi.

-Non sono così. Io sono romantica.

-Io so essere romantico, Evie.

-Ma non lo voglio! Io non voglio te!

-Davvero?

-Certo.

-Strano.

COOSAA?!

-Non sono io quella stupida, allora. Non vuoi capire che non ti sopporto?

-Strano.

-La tua smisurata arroganza non ti porta nemmeno ad accettare che qualcuno al mondo possa trovarti arrogante, stupido, montato, disprezzarti, oltre a Piton o Malfoy?

-Mi disprezzi quanto loro?

-No, forse.- Ammetto. –Ma di certo disprezzo il modo in cui ti atteggi con loro. Ti abbassi al loro livello.

-Resta strano.

-Perché?

-Sembravi gelosa. L’altra sera. In questi giorni. Gelosa. Ti mancano le mie attenzioni?

COOSAA?

-tu sei un paranoico, egocentrico, illuso, montato, stupido…

 

 

 

James.

Non so per quanto la maratona d’insulti sia continuata.

So che ci siamo alzati in piedi, e che lei urla.

E che anche io urlo.

-NON CAPISCO PERCHE’ MI DISPREZZI TANTO!

-Stronzo, maschilista, sfruttatore…

-NON FACCIO NULLA PER FARMI ODIARE DA TE!

-Bastardo, infantile, don Giovanni…

-NON SONO UN ESSERE A CUI URLARE CONTRO TUTTE LE VOLTE CHE VUOI!
-Ossessivo, demenziale, burlone…

E’ tanto bella mentre urla. Gli occhi lampeggiano e si specchiano nei miei. Le labbra le tremano. È tutta rossa. È tenera, bella, guerriera e coraggiosa. Selvaggia.

-Non ti capisco, Evans. Tutte mi desiderano, e tu mi puoi avere!

-Sei così tanto pieno di te che prima o poi scoppierai, che nessuno ti reggerà più un giorno, tu e i tuoi scagnozzi sempre pronti a fare un casino dietro l’altro…

La guardo, mentre con le mani gesticola contro di me.

Gliele prendo tra le mie.

-Pensi di avere fascino ma sei solo un ridicolo marmocchio sei solo un idiota tu ti prendi gioco delle donne giochi con i nostri sentimenti tu…

Sono piccole e morbide e le sue urla mi sembrano lontane.

Poi, improvvisamente, si placano.

 

 

 

Lily.

Non so che mi succeda. Urlare mi faceva stare bene.

Ora non voglio più farlo, però.

È stato sentirgli dire che ero gelosa.

Gelosa? Io? Di Potter?

Ma adesso non sono più arrabbiata.

Credo di aver archiviato il motivo per cui lo ero.

Rimozione. Ecco cosa fa il mio cervello quando le emozioni sono troppo grandi. Le rimuove.

Mi tiene le mani. Sento e sue dita premere sui miei polsi.

Faccio scivolare le mie nelle sue.

Prima il mio cervello pone resistenza all’idea. Poi non può più farne a meno.

Lui mi si avvicina.

TROPPO TROPPO TROPPO vicino.

-non provi a cacciarmi? Non hai voglia di sconfiggermi, Evans?

È dannatamente –arrogante…- sussurro… vorrei andare avanti ad insultarlo… ma non ci riesco… -bastardo…

-Ti ripeti, Evans.

-Infantile…

Scuote il capo. Non capisco che abbia da sorridere. Lo sto insultando! Sto vincendo questo round di parole!

Sorride.

Anche io sorrido?

O è un ghigno?

-Illuso e…

Ma non mi è permesso dire l’ennesimo “stronzo”.

Non me lo permette.

Perché, con o contro il mio volere, James Potter mi sta baciando.

 

 

 

°oOOOo°oOOOo°oOOOo°

 

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Capitolo 3
*** oggi: marzo ***


Oggi: Marzo

Oggi: Marzo.

Anno: 6°.

Luogo: Hogsmade.

 

James.

Ma da quel giorno ho potuto solo guardarti da lontano. Perché? La risposta è semplice. Perché anche se mi hai illuso di aver vinto, alla fine non è stato così. Me l’hai fatta pagare. Mi hai lasciato baciare te, te, l’unica che io davvero sognassi… E poi mi hai scaricato senza nemmeno la decenza di una parola. E per la prima volta in vita mia mi hai fatto stare male per amore. Male! Io! Per amore! No, davvero, ancora sono sorpreso. Sono davvero colpito da te. Quasi orgoglioso.

E ora cammino per Hogsmade. Dopo tante uscite saltate per punizione, finalmente sono fuori, cammino per le vie fredde sferzate da un primo vento primaverile. Non c’è nessuna ultima fiamma. Niente. Solo un velo di divertimento, perché erano mesi che non uscivo dai confini della scuola.

-Allora Jamesino, stai tanto male per amore veero?- Sirius, da ottimo migliore amico quale è, non perde l’occasione per ricordarmi del mio plateale fallimento. Tutta la scuola lo sa, ed è come divisa. Alcuni tifano per me, altri ammirano la Evans, alcuni ragazzi sperano che lei non ceda perché vogliono una possibilità con lei, alcune ragazze sperano che non ceda perché la vogliono con me. Ma non importa. È come vivere attraverso gli occhi della gente.

-Non sto male.

-Eddai.- Fa Remus. –Ammettilo. Ti ha proprio dato due di picche. Allora succede a tutti!

E non ci crederete mai, ma è successo mesi fa. Mesi! Ma la gente ama i pettegolezzi. E alcuni non muoiono mai.

-Lo sai, vero, che prima o poi uscirà con qualcuno? Sì?- Chiede Peter, trepidante. Lo fulmino. Ma che cazzo di amici mi ritrovo?

-Ma un po’ di solidarietà?

-Pensa ad altro, Jamesino. È pieno di belle ragazze.

-Smettila Sirius. Non voglio una bella ragazza. Voglio la Evie.

-Non chiamarmi Evie!

Mi volto, totalmente sconvolto. Non ci posso credere…

 

 

 

Lily.

Sono stufa di fare la parte della snob. Della suora. Della demente. Perché in ogni caso, agli occhi di tutto questo branco di scemi, è questo che sembro. Non una ragazza con dei principi, ma una ragazza idiota. Alcuni diranno che sono lesbica. Le dicono di tutti i colori! Ma una, semplicemente, non può non apprezzare un ragazzo?

Secondo me, sì.

E invece, la gente non prova a sapere. Sanno che ci siamo baciati. Come? James, ovviamente, prima di rendersi conto che per me non c’era storia, ha sparso la voce. Poi la gente ha capito, lui no. A un certo punto, dopo qualche giorno di languidi sguardi e pessime battutine, si è dato per vinto. E ha capito che è stato un bacio, nulla di più. E allora, invece che reagire con la sua solita spavalderia, ha continuato ad ostentare il fatto che “prima o poi avrei capito di amarlo profondamente”. Ma no! Io non voglio capire niente! A me non interessa! Dopo la tattica dello spavaldo, quella del comprensivo, alla fine, nell’ultima settimana, ha applicato quella del povero ragazzo distrutto dalle pene d’amore. Così non solo io mi sono ritrovata senza quasi più un sostenitore, senza la mia migliore amica, reputata la più stronza tra le stronze della scuola… ma ho dovuto pure sopportare la sua espressione da cane bastonato. E adesso basta!

E vi dirò di più.

Per un po’ mi sono divertita.

Ma ora basta.

Anche questo giochino mi ha stancata. Io non voglio te, ma voglio un ragazzo. E in questo modo non lo troverò mai e poi mai! Nessuno vuole provarci con la perfida Lily Evans alla quale non è andato bene nemmeno James Potter! Ma nessuno vuole capire che non per tutti Potter è il prototipo umano perfetto del principe azzurro?

A me piacciono i biondi, per esempio. Il mio principe azzurro è biondo. Gira su un cavallo bianco e non su una scopa. Ha i capelli spettinati per la corsa contro il tempo fatta per salvarmi, e non perché se li è spettinati apposta. Sorride con dolcezza e non con presunzione. Il mio principe azzurro… è tutto quello che James Potter non sarà mai! E a costo di aspettare per sempre… io non cederò mai.

Basta caccia. Basta scacchi. Basta pettegolezzi.

Eccoli, i mitici Malandrini.

-Smettila Sirius. Non voglio una bella ragazza. Voglio la Evie.

-Non chiamarmi Evie!- faccio. Si girano tutti in un sol colpo, e arrossisco appena.

-Che fai, ora origli le nostre conversazioni, non solo le infesti?- fa Sirius Black.

Se non fossi così nervosa riderei.

-Non origlio…- Mi difendo.

-Allora che fai?

-Ti critico, no? Mi chiami Evie. E non è il mio nome. Io mi chiamo Lily.

-Oh, Lily.- Ride James. –Adesso sei “Lily”, per me?

-Non sono “Lily per te”. Sono solo Lily.- Mi irrito. Che stiamo dicendo? –Chiamami Evans. È lo stesso. Chiamami anche verruca di troll, non mi interessa.- Sirius ride.

-Hai ragione, è tosta.

-Tosta? Sono tosta?- lo ammetto, questa è la cosa più carina e divertente che mi sia mai stata detta. Piacere ad un ragazzo perché mi reputa “tosta” è meglio che piacergli per qualche mia altra, ehm, “caratteristica”. Rido.

-Non era un insulto…- si difende.

-Non l’ho preso come un insulto, Potter. Oltre a tosta sono anche intelligente, pensa un po’.

-Oh, lo sa.- Fa Remus Lupin. Gli sorrido. Mi è sempre stato simpatico. Sembra così fuori posto con loro.

-Non dovete essere carini con me. Lo so che mi odiate per il “povera James”.

-“Povero James”! Dopo tutte le donne che ha scaricato così si meritava una delusione ogni tanto.- Ride Sirius. James si guarda le scarpe.

-Bene.- Dico, piano. –Allora, ehm, Potter… potrei parlarti un secondo?

Mi guarda con aria di sfida.

-Cosa?

-Potty, ti vorrei parlare. In che lingua te lo devo chiedere?

 

 

 

James.

La verità, signori, è questa: nessuno resiste al fascino di James Potter.

-Ovviamente, Madame Evie, potete parlarmi.

Sbuffa. È deliziosa quando sbuffa.

-Okay. Andiamo.

-Dove lo porti?- Fa Sirius, prendendomi per un braccio. –Non far male al nostro cucciolino malato.

-Malato?- Chiediamo in coro io e Lily. Questa è AFFINITA’ signori.

-Malato d’amoree… Tu sei un virus Lily… Devo tenerti lontana dal nostro Ramoso.

-Sirius!- Piagnucolo io.

-Possiamo anche parlare davanti a loro.

-Visto?- ride Sirius. –Almeno non ti fa più la bua.

Lily ride. Sirius la diverte! Sirius! Io sono più divertente di Sirius!

-Non se ne parla, andiamo.- Faccio, scocciato. E la seguo nella strada affollata.

-Dove andiamo?

-Dove possiamo parlare.

Senza dircelo ci avviamo verso il fuori-Hogsmade. È l’unico posto di Hogsmade in cui non ci sia tanta gente.

-Di cosa stiamo parlando?

-Non stiamo per parlare. Non tu almeno. Io parlo. Tu ascolti.

-Okay.

-E non provare ad interrompermi! In nessun modo.

Non posso fare a meno di sorridere.

-Non fare stupidi ghigni.

Mi copro la bocca con la mano e annuisco.

-Pronto?

Annuisco. –Ma tu non urlare come l’altra volta.

-Non te lo posso promettere.

 

 

 

Lily.

-Sono stufa, Potter. Stufa di questo assurdo comportamento. Io non intendo più essere la suora che non sta con nessuno, né la perfida snob che non vuole stare con te. Io non sto con te per un motivo. E tu sai qual è: Odio le persone come te. E non intendo starci. Non farmelo dire ancora. E togliti dalla faccia quella espressione da cane bastonato. Non sei un cane. E non ti ho bastonato.

 

 

 

James.

-Ma allora perché hai lasciato che ti baciassi?

 

 

 

Lily.

-Come sempre, Potter, tu non ti sei fermato a pensare. Tu non pensi mai! Mi hai praticamente costretta a baciarti! E COMUNQUE, TU MI HAI BACIATA! E io me ne sono andata! Sono certa che sia andata così! Sono certa che non mi sia piaciuto! E tu sapevi che io non volevo stare con te. Ma nonostante questo hai messo in giro la voce. Per dare spettacolo. Ma c’è un dannato momento in cui non dai spettacolo? In cui ti limiti a guardare?

 

 

 

James.

-Sì. Io ti guardo sempre. E non te ne sei andata. Hai risposto al bacio. Io ne sono certo.

 

 

 

Lily.

-Stai parlando Potter! Avevi detto che non parlavi! E non devi farlo! Per una volta mi devi ascoltare. Sono stufa di questo gioco. Di questa assurda caccia… Di questa partita ridicola che stiamo giocando. Non ci sono vinti, ne vincitori, Potter. È finita. Io non sono un premio, e di certo non lo sarò per te.

 

 

 

James.

-Non sei un premio, Evans. Non si tratta di caccia, di giochi, di vincere. Avanti! Mi reputi davvero così un bambino!- Ovviamente sì. –Ovviamente sì.

Ridiamo, ma solo per un secondo.

 

 

 

Lily.

-Quello che tu non capisci, non capisci e non vuoi capire Potter, è che a me non interessa. Non lo faccio per una questione di principio nei tuoi confronti. Non è questo. È che proprio non mi interessa. E non voglio fare la parte della cattiva. Hai vinto, va bene? Di a tutti che sei tu ad avermi lasciato. Di che io ti ho scongiurato di stare insieme e tu hai detto no. Perché in fondo tu non vuoi davvero me. Tu vuoi solo girare per i corridoi, il tuo squallido palcoscenico, consapevole che tutti ti guardano come “colui che ha trafitto il cuore di ghiaccio di Lily Evans, e poi l’ha rotto senza raccogliere i pezzi”. Prenditi quello che vuoi Potter, ma lasciami in pace. Non ho più Marleen e adesso non ho nemmeno più una dignità. Almeno lasciami un po’ di pace.

 

 

 

James.

-Lo sai, Lily Evans? Per tutti questi mesi, ho pensato di essere l’unico pazzo tra di noi. Ma ora so che non è così. Pensavo di essermi sognato il fatto che tu non fossi normale, e invece lo sei proprio. E vuoi sapere un’altra cosa? Non sei l’unica ad essere stanca. Anche io non ne posso più. Sono stufo di questa cosa che pensi di me. Che sono solo un uomo di merda. Che sono solo un attore di una commedia. Che voglio solo che tutti parlino di me bene, che non mi interessi di te. Cavolo Evans, lo vuoi capire che mi piaci? E non come una delle tante “Jane” “Leen” “Margot”. Ma la verità è che sono io ad essermi sbagliato. Tu non sei la Lily Evans che pensavo. Tu sei solo una ragazzina viziata. Sei solo una stupida. Mi potrei anche prostrare ai tuoi piedi e non ti interesserebbe di me. Potrei farti ridere, piangere, arrabbiare, sognare. Potrei regalarti diamanti e rose rosse, ma a te non te ne fregherebbe comunque di me. Perché mi vedi come una specie di mostro. Va bene. Va bene così. Allora è finita.

 

 

 

Lily.

-Finita? Cosa è finito? Non è mai iniziato niente!

-Allora vuoi dirmi che tutto questo è niente? Che baciarci, guardarci, flirtare, non è niente? Vuoi dirmi che mi sono sognato tutto?

-Sì.

-Bene. Ora sono anche un visionario! Fantastico! Ho vinto all’otto.

Ridacchio. –Non sai stare serio, lo vedi?

-IO SONO SERISSIMO!

-Non urlare con me, Potter.

Sospira. Per un attimo mi fa paura. Penso sia arrabbiato.

-Non urlo con te. Non faccio più un tubo con te. Basta. Ora me ne vado.

 

 

 

James.

Non pensavo che facesse male, lo sapete? Una specie di gigantesco ippopotamo si è seduto sul mio ego e si è messo a giocare a ping pong con il mio cuore. Davvero. E non solo. Sta soffiando con una cannuccia tutto il sangue sulle mie guance, sto arrossendo. Questo ippopotamo idiota. Cammino a testa bassa.

-HAI VINTO EVANS!- Urlo. Sono davvero incazzato con lei. Non mi sono sognato niente. Ci stava. Io conosco le donne. So quando ci stanno. Ha giocato con me. Lei! Una stupida qualunque!

L’ippopotamo ha preso le splendide sembianze della Evans, e non sembra intenzionato a spostarsi dal mio petto.

 

 

 

Lily.

La mente femminile è strana e leggermente perversa.

Hai vinto Evans.

Quella frase era forse ciò che volevo sentirmi dire?

Sono così infantile?

Perché non sono triste? Lui si sta allontanando, è triste, l’ho ferito… abbiamo litigato…

Tutto il mondo si aspetterebbe da me come minimo un po’ di tristezza.

E invece no.

Io non sono in grado di seguire il protocollo.

Sono felice perché ho vinto! Che idiota!

Ma c’è anche un altro motivo.

E non me ne vergogno.

Da questa cosa tra me e James, ho capito una cosa.

Mi fa un po’ schifo ma l’ho capita.

Non solo gli uomini sono orribili, ma anche le donne.

E non solo. Sapete quella cosa che succede… che quando ti succede qualcosa tu ne impari un’altra? Io ho imparato una lezione da questi ultimi dieci minuti della mia vita. Più di quanto abbia imparato in tutta la mia vita. Una lezione incedibile.

 

 

 

James.

Cammino in fretta. Non voglio che nessuno mi veda così incazzato con una donna. Già, non sono triste. Sono incazzato. E forse nemmeno con Lily. Ma con me stesso, di sicuro. Ero così certo che nessuna donna mi avrebbe mai schifato così! La Evans aveva ragione. Tutte le cose che mi ha detto sono vere. Su di me. Senza conoscermi mi ha dato un profilo esatto dell’uomo che sono e che non avrei mai voluto diventare.

Che schifo!

-James!

È orribile sapere che hai gettato via un’occasione irripetibile con una donna unica solo perché sei una persona tremenda. Davvero! È terribile avere questa certezza.

-James!

Di tutte le cose che ti possono succedere nella vita, sono certo che questa è la peggiore.

L’ippopotamo balla il tiptap in tutto il mio corpo. Petto, stomaco, cervello. Miliardi di ippopotami con la faccia di Lily Evans, lì solo per farmi sentire in colpa!

-POTTER!

Mi giro.

Lily Evans??

Di tutte le cose che ti possono succedere nella vita, sono certo che questa è la più folle.

 

 

 

Lily.

Sapete cos’ho imparato?

Che anche se passi tutta la tua vita ad aspettare un principe azzurro biondo e valoroso, con gli occhi azzurri e luccicanti, con il sorriso da tremarella nello stomaco, che sia dolce e gentile, amichevole e protettivo, silenzioso quando serve e loquace quando ne hai bisogno, tenero e insieme riservato, timido ma in grado di prendere l’iniziativa, che ti metta al centro del suo mondo senza imbarazzarti, che abbia dei valori nobili e dei buoni gusti… anche se lo aspetti per tutta la vita… con la totale certezza che lo troverai… Nonostante tu ne sia assolutamente certa, anche nel momento di più grigia disperazione… Alla fin fine ti rendi conto che non serve. Che non ti interessa davvero un principe azzurro.

E improvvisamente capisci la favola del ranocchio.

Nel tuo ranocchio, nel tuo insopportabile, viscoso, arrogante ranocchio…

Può esserci un principe. Non sarà mai azzurro.

Ma vi svelerò un altro segreto.

Io odio l’azzurro.

 

 

 

James.

-Evans?

-James.- è trafelata.

-Mi hai chiamato davvero James?

-Sì.

-Perché?

-Non so, penso sia il tuo nome.- Ride.

-Che mi devi dire?

Sono ancora arrabbiato.

-So che mi odi in questo momento. Ed è interessante, in fondo. Perché così provi che cosa sentivo io. Rabbia.

-Bene.

-Ed è anche ironica la vita, lo sai? Perché ad un certo punto scopri di poter imparare qualcosa proprio da tutti e da tutto quello che succede.

-Bene.

-Vuoi sapere cos’ho imparato?

Alzo un sopracciglio.

-Sapevo che eri pazza. Ma così tanto…

 

 

 

Lily.

-Quando te ne sei andato arrabbiato… ho capito che in realtà… Non ero davvero arrabbiata con te. Ero arrabbiata con me. E vuoi sapere perché? Perché mi sono ricordata cos’ho provato mentre ci baciavamo. Solo per un attimo. Ero felice. E questo è tremendo, James, perché io ti disprezzo. No? E poi ho capito. Non è così! Io disprezzavo me, perché… perché anche se tu sei effettivamente tutte quelle cose orribili che io odio… io comunque sia non posso davvero odiarti… ed è stato allora che ho capito la cosa del ranocchio!

-La “cosa del ranocchio”?- Sembra divertito.

-Ma sì… che tu baci il ranocchio, e tu odi il ranocchio… è verde, è brutto… ti sta antipatico… ma ne esce fuori un principe… e poi il principe non è azzurro… ma non importa, va bene così… io odio l’azzurro!

 

 

 

James.

Non vi giuro di aver capito.

Ma vi giuro che non sono più arrabbiato.

-Odi l’azzurro? Che ranocchio? Evans, ti ho persa. Non capisco. Ma suona bene.

Ride, prende fiato.

-Certo che non capisci.- ride –Scusami. Mi sono spiegata male. Ma ora lo farò meglio.

-Grazie…- sorrido.

Lei sale in punta di piedi.

Mi è molto, molto vicina.

Vedo le venature nei suoi grandi occhi verdi.

Sento ad un sospiro dalle mie il sapore delle sue labbra.

Il suo naso gelato tocca il mio.

Il profumo frizzante della sua pelle mi assale.

-Potter, fa sì che mi sia impossibile dimenticare cosa provo, questa volta.

Sfiora le mie labbra con le sue. Vedo chiudersi i suoi occhi e chiudo i miei.

Le prendo il viso tra le mani, e la bacio. La bacio come non ho mai baciato una donna. Mi chiedo cosa io abbia fatto con tutte le labbra delle donne che hanno preceduto questo bacio. Ma è solo un secondo. Le sue braccia sottili mi stringono il collo.

Mi chiedo se sono mai stato felice davvero.

E poi non mi chiedo più nulla.

Semplicemente, la bacio. Anche se mi ha paragonato ad un ranocchio. Perché non ho mai aspettato, desiderato, sognato qualcosa con più forza che tenerla tra le braccia. Ma ho avuto di meglio. È lei, che tiene me tra le sue.

E aveva ragione. Non ci sono né vinti né vincitori. Non era una caccia né una partita di scacchi.

Ma comunque sia, valeva la pena parteciparvi…

 

 

 

 

 

 

FINE.

 

Eccomi qui!! Okay, okay… che posso dirvi? Spero che vi sia piaciuta… non dimenticate di commentare!! Sapete che adoro i vostri commentini ** e li apprezzerò anche se mi scriverete solo “LETTA” o “SCHIFO”… XD avrete notato che ho usato uno stile un po’ diverso dal solito… spero che abbiate apprezzato… so di non essere il meglio a rendere la parte notoriamente comica di James ma perdonatemi… hihi…

Volevo ringraziare davvero di cuore tutti coloro che hanno commentato

la mia ultima fanfiction, “Wherever You Will Go”… ho apprezzato moltissimo!

E che altro? Mah… credo sia tutto…

Non voglio rischiare di ripetermi... XD

grazie mille della pazienza con cui vi siete subiti anche questo mio attacco di follia…

 

Alla prossima!

Un bacione!!

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