BACK IN YOUR HEART

di lynn12
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 9: *** Capitolo 8 ***
Capitolo 10: *** Capitolo 9 ***
Capitolo 11: *** Capitolo 10 ***
Capitolo 12: *** Capitolo 11 ***
Capitolo 13: *** Capitolo 12 ***
Capitolo 14: *** Capitolo 13 ***
Capitolo 15: *** Capitolo 14 ***
Capitolo 16: *** Capitolo 15 ***
Capitolo 17: *** Capitolo 16 ***
Capitolo 18: *** Capitolo 17 ***
Capitolo 19: *** Capitolo 18 ***
Capitolo 20: *** Capitolo 19 ***
Capitolo 21: *** Capitolo 20 ***
Capitolo 22: *** Capitolo 21 ***
Capitolo 23: *** Epilogo ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Prologo

Il cielo plumbeo di quella giornata invernale appariva come la cornice ideale per la scena che si stava svolgendo a poca distanza da lui. Un vento gelido sferzava gli alberi e si infilava tra le file di lapidi del cimitero, facendo stringere nei loro pesanti cappotti le persone presenti alla cerimonia funebre.

Solo una persona sembrava del tutto indifferente, non solo al freddo, ma a tutto ciò che la circondava. Le mani giunte in grembo, gli occhi fissi sulla bara, lasciava che le lacrime le scorressero liberamente sulle guance, senza fare alcun tentativo di fermarle, non vergognandosi di quella manifestazione di dolore. Non era cambiata molto dall’ultima volta che l’aveva vista, otto anni prima. Era cresciuta, certo. Dalla timida diciottenne che aveva conosciuto era diventata una donna. Tuttavia, emanava ancora da lei un’aura di purezza e innocenza. I corti capelli color mogano avevano un taglio leggermente diverso, ma gli occhi erano esattamente come ricordava: due laghi nocciola che ti arrivavano dritti al cuore.

Spostò lo sguardo alle persone intorno a lei. Un braccio posato sulle sue spalle in segno di conforto, alla sua sinistra si trovava un uomo biondo, alto circa un metro e ottanta. A parte qualche ruga in più sul viso, neanche lui era cambiato molto.

Il suo sguardo cambiò nuovamente soggetto, posandosi questa volta su una donna dai capelli scuri, lunghi fino alle spalle. Il portamento dritto e fiero, gli occhi fissi davanti a se...Ma che, tuttavia, rivelavano un profondo dolore. Anche se non l’aveva mai vista prima e anche se ci aveva parlato solo qualche volta al telefono, indovinò subito la sua identità.

La cerimonia funebre durò ancora qualche minuto, poi tutti si radunarono per fare le condoglianze. Dopo un po’, la donna dai capelli scuri si staccò dal gruppo e si diresse verso di lui, che osservava la scena dalla cima di una piccola collina, a fianco di un grande ciliegio, in quella stagione completamente spoglio.  La attese, accendendosi una sigaretta e tirando una prima boccata.

-Allora sei venuto...Ne sono felice- gli disse lei quando lo ebbe raggiunto

-Come hai fatto a capire chi sono? Non ci siamo mai visti...- replicò lui senza tuttavia mostrare sorpresa

-Lui mi ha parlato così tanto di te che mi sembra quasi di conoscerti...- i suoi occhi si velarono pronunciando queste parole –E poi ho visto alcune foto-

-Capisco- fece una pausa per tirare un’altra boccata dalla sigaretta –Senti, non so cosa si dica in questi casi...Comunque, mi dispiace...-

-Non voglio le tue condoglianze- lo interruppe la donna –Voglio che tu scopra chi è stato-

-Credevo fosse stato un incidente d’auto...-

-Non è così, te l’ho già detto al telefono. Dicono che andava troppo veloce e che per questo è uscito di strada...Ma io lo conosco...lo conoscevo, era la persona più prudente e attenta che avessi mai visto. Nemmeno durante un inseguimento era mai andato fuori strada. C’è qualcosa che non quadra in tutta questa storia-

-E sua sorella è al corrente dei tuoi dubbi?-

-No. Le ho detto semplicemente che si è trattato di un incidente, probabilmente a causa della stanchezza. E questo è quello che deve credere, non voglio darle altre preoccupazioni, è già troppo provata-

-Capisco...Quello che non capisco invece è il motivo per cui non te ne occupi tu...-

-Il mio capo non me lo permetterebbe mai...Inoltre, tutti i miei informatori non hanno saputo dirmi niente- la donna lo fissò negli occhi, decisa a non mollare per niente al mondo -Allora, lo farai?-

-D’accordo- rispose lui tirando l’ultima boccata della sigaretta –Ma cosa ti fa pensare che io avrò più fortuna?-

Lei sorrise leggermente e alzò un sopracciglio.

-Come ti ho già detto, lui mi ha parlato molto di te...-

Anche lui sorrise.

-Era un gran chiacchierone-

Spostò lo sguardo verso il luogo dove fino a poco prima si trovava una piccola folla. Ora erano rimasti solo la ragazza dai capelli rossi e l’uomo biondo al suo fianco, che ora le teneva la mano. Lei fissava ancora il cumulo di terra appena mossa, ma ad un certo punto, come se lo avesse sentito, alzò lo sguardo ad incontrare il suo. Dio, quanto tempo era passato dall’ultima volta che quei due occhi nocciola si erano posati su di lui? Gli sembrava un’eternità...

La donna al suo fianco seguì la direzione del suo sguardo.

-Devo andare, ora. Mi stanno aspettando- si avviò giù per la collina –Mi terrò in contatto con te- aggiunse  senza voltarsi  

Non rispose. I suoi occhi erano ancora fissi su quelli di lei e lo rimasero finché lei non gli volto le spalle e si diresse verso l’auto, l’uomo biondo sempre al suo fianco.

Solo quando tutti e tre se ne furono andati, scese dalla collina e si diresse verso il cumulo di terra sotto cui riposava il suo migliore amico, coperto di corone di fiori. Restò per qualche istante a fissarlo, perso in ricordi lontani di un’amicizia ormai persa per sempre. Risate, litigate, amori, amicizie...Una vita condivisa, strade parallele che ad un certo punto si erano divise...Per mai più riunirsi. Eppure, non si erano mai divisi davvero. Entrambi sapevano che l’altro ci sarebbe sempre stato in caso di bisogno, che, anche se li dividevano migliaia di chilometri, sarebbe bastata una chiamata, un cenno, e l’altro sarebbe giunto di corsa. Erano più di semplici amici...Erano come fratelli.

-Scoprirò chi ti ha fatto questo...- disse poi tenendo lo sguardo fisso a quel cumulo di terra –Te lo giuro, amico-

Rimase ancora qualche istante, poi si voltò e se ne andò, il lungo soprabito svolazzante contro la gelida brezza invernale. In quel momento, il cielo si aprì e una violenta pioggia iniziò a cadere...

 

 

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Capitolo 2
*** Capitolo 1 ***


Capitolo 1

-Sicura che preferisci restare sola?- Kaori guardò quella che forse un giorno sarebbe potuta diventare sua cognata con preoccupazione –Per me non ci sono problemi se vuoi passare la notte a casa mia...-

Saeko le sorrise leggermente. Era tipico di Kaori preoccuparsi sempre più degli altri che di se stessa. Si vedeva che anche lei era distrutta, fisicamente e psicologicamente, eppure aveva ancora la forza di interessarsi a lei. Era davvero una ragazza speciale...

-No. Davvero, Kaori, preferisco restare sola-

L’altra appariva ancora incerta, perciò Mick, al suo fianco, decise di intervenire:

-Andiamo, Kaori, Saeko sa cavarsela benissimo da sola. E se preferisce restare da sola è meglio lasciarla in pace-

Saeko lo guardò con gratitudine e Mick le sorrise.

-Va bene- cedette Kaori –Però chiamami domani, d’accordo?-

-Promesso-

Saeko salutò i due e si chiuse la porta alle spalle con un sospiro di sollievo. Aveva bisogno di restare sola, di crogiolarsi nel suo dolore senza nessuno intorno. Era troppo orgogliosa per piangere davanti a qualcun’altro. Era una detective della polizia di Tokyo, per Dio, doveva mostrarsi forte di fronte a qualsiasi situazione. Eppure, in quel momento il suo unico desiderio era quello di piangere. Aveva appena sepolto l’unico uomo di cui si fosse mai innamorata, maledizione! Aveva il diritto ad un po’ di lacrime e di commiserazione! Kaori aveva ancora Mick al suo fianco, mentre lei...non aveva più nessuno.

Togliendosi le scarpe con un calcio, si diresse nella sua stanza e si buttò sul letto senza neanche svestirsi. Non aveva la forza di fare niente, sentiva un peso insostenibile sul cuore...Finalmente, al sicuro nella sua camera da letto, al buio, mentre fuori il temporale infuriava, lasciò che le lacrime le scorressero lungo le guance e che i singhiozzi le scuotessero il corpo...

 

Kaori, seduta sul sedile del passeggero, guardava la pioggia cadere all’esterno, le gocce che rigavano il finestrino dell’auto. Si sentiva svuotata di ogni energia. Aveva solo voglia di tornarsene a casa, seppellirsi sotto le coperte e non uscire più. Quella era stata la giornata più orribile della sua vita. Aveva dovuto seppellire il suo unico fratello, l’unico membro della sua famiglia che le fosse rimasto. Si sentiva come se le avessero strappato il cuore dal petto. Ricominciò a piangere. Da tre giorni a quella parte, ossia dal giorno della morte di Hideyuki, non faceva altro. Si stupiva del fatto che le rimanessero ancora lacrime da versare.

Mick, al suo fianco, staccò una mano dal volante per posarla sopra le sue. Kaori gliela strinse, grata del suo conforto. Di sicuro, se non avesse avuto Mick, sarebbe crollata da un pezzo. All’improvviso le si formò nella mente l’immagine di Ryo. Quel giorno lo aveva rivisto dopo otto lunghi anni...Quando lo aveva visto in cima a quella collina il suo cuore aveva fatto una capriola nel petto. Eppure avrebbe dovuto aspettarsi di vederlo al funerale, in fondo era stata lei a chiedere a Saeko di avvertirlo della morte di Hideyuki. Lui e suo fratello erano stati da sempre migliori amici e loro tre erano praticamente cresciuti insieme. Da piccola, Kaori lo aveva considerato come un secondo fratello, ma poi, crescendo, quel sentimento si era gradualmente trasformato, diventando amore. Aveva trascorso l’adolescenza sognando i suoi occhi color della notte, i suoi capelli neri, il suo corpo grande e forte, reso muscoloso dalla palestra e dallo studio delle arti marziali. Lui era l’unico che la trattasse con gentilezza, che stesse ad ascoltare quello che aveva da dire, mentre tutti gli altri la prendevano in giro perchè a 16 anni era alta già 1.75. Certo, neanche lui si risparmiava in battutine, non per niente era stato lui a soprannominarla “Sugar Boy” sostenendo che il suo corto taglio di capelli la faceva sembrare un ragazzo...Tuttavia, Ryo lo faceva con amicizia, con dolcezza, stando attento a non ferirla mai. E poi, finalmente, quando lei aveva 17 anni e lui 23, Ryo l’aveva baciata. Quel giorno era iniziato il periodo più bello della sua vita. Erano stati insieme più di un anno...

L’arresto dell’auto di fronte al palazzo in cui si trovava il suo appartamento la riscosse dai suoi ricordi. Mick si volse verso di lei:

-Non mi va di lasciarti da sola stanotte, resto con te, va bene?-

-Grazie, Mick-

Lo guardò aprire l’ombrello, scendere dall’auto e fare il giro per aprirle la portiera. Mick era davvero un tesoro...Nato a Los Angeles, si era trasferito a Tokyo con la sua famiglia mentre lei frequentava ancora il liceo. I suoi genitori e quelli di Ryo si conoscevano, perciò ben presto era entrato a far parte del gruppo. Fin da subito, l’americano aveva dimostrato un certo interesse per Kaori, ma questa non aveva occhi che per Ryo e, quando infine si erano messi insieme, si era fatto prontamente da parte. Dopo che Ryo se n’era andato, Mick le era rimasto vicino, dandole la sua amicizia e il suo conforto incondizionato. Kaori aveva cominciato ad apprezzare sempre di più quell’americano un po’ donnaiolo, ma così gentile e premuroso nei suoi confronti, finché, due anni prima, quando lui l’aveva baciata non si era tirata indietro...Eppure, non poteva fare a meno di paragonare la sua storia con Ryo a quella attuale. Con Mick non provava le stesse sensazioni sperimentate con lui. Non si sentiva percorrere da una scarica elettrica non appena lui la toccava, il mondo non scompariva quando lui la baciava...Tuttavia, doveva ammettere che la loro relazione, sul piano fisico, era più che soddisfacente. Le piaceva essere baciata da Mick, le piaceva il calore che le davano le sue carezze, le piaceva fare l’amore con lui...Ma non era così meraviglioso ed impetuoso come con Ryo. Scosse la testa cercando di scacciare quei pensieri. Doveva smetterla con quei paragoni. Era ovvio che ogni storia fosse diversa dalla precedente. E lei amava Mick, solo questo importava.  

 

Ryo buttò giù l’ultimo sorso del suo whisky e ne ordinò un altro. Si trovava in uno dei locali di Kabuki-cho che era solito frequentare con Maki. Aveva fatto un giro per il quartiere di Shinjuku per vedere quanti dei suoi vecchi informatori erano ancora in giro ed era stato soddisfatto nel constatare che la maggior parte erano ancora “attivi”. Lo era stato un po’ meno quando aveva sentito quello che avevano da raccontare sulla morte del detective Hideyuki Makimura. Eppure, ancora non riusciva a capire il motivo. Forse avrebbe potuto trovare qualcosa nel suo appartamento...Avrebbe dovuto chiedere a Kaori se poteva darci un’occhiata...Ripensare a lei gli diede un tuffo al cuore. Rivederla lo aveva fatto tornate indietro di otto anni, a quando lei era stata sua...Scosse la testa, scacciando quelle immagini. Lei ormai non gli apparteneva più, stava insieme a Mick ora. Strinse con più forza il bicchiere a quel pensiero. La rivoleva, maledizione. Lasciarla era stato lo sbaglio più grande che avesse mai fatto nella sua vita. Tuttavia, Mick era un suo amico e, di sicuro, non gliel’avrebbe lasciata tanto facilmente...Inoltre, se Kaori era davvero innamorata di lui...Oh, maledizione! Ma a che diavolo stava pensando?! Era tornato a Tokyo per partecipare al funerale del suo migliore amico, non per riconquistare sua sorella! Doveva concentrarsi su quanto gli aveva chiesto Saeko, ossia trovare chi aveva ucciso Maki. Ed era quello che aveva intenzione di fare.

 

Kaori si rigirò nel letto per l’ennesima volta. Gettò uno sguardo alla sveglia sul comodino. Segnava le 2.36. Con un sospiro, si alzò dal letto e si diresse in cucina, attenta a non svegliare Mick che dormiva al suo fianco. Cercando di non fare rumore, si preparò un po’ di latte caldo, sperando che l’avrebbe aiutata ad addormentarsi. Con la tazza tra le mani, andò alla finestra e osservò la pioggia che ancora cadeva scrosciante.

-Non riesci a dormire?- la voce di Mick la fece sobbalzare

-Scusami, ti ho svegliato?- gli chiese Kaori

-Non importa. Ma tu stai bene?-

-Più o meno. É solo che...- sospirò –Hideyuki mi manca così tanto...-

Mick la raggiunse e le circondò la vita con le braccia.

-Lo so, tesoro. Lo so-

Kaori piegò la testa indietro e l’appoggiò alla sua spalla. Si sentiva bene tra le sue braccia, il suo calore le era di conforto. Occhi azzurri, capelli biondi, fisico muscoloso, Mick era l’uomo che molte donne sognavano. E aveva scelto lei. Allora perchè non riusciva a immaginare un futuro con lui? Scacciando per l’ennesima volta quei pensieri, si staccò da lui per posare la tazza nel lavandino della cucina. Poi, tornò da lui e lo prese per mano.

-Torniamo a letto. Mi sento meglio ora- gli disse

Stretta tra le braccia di Mick, riuscì finalmente a prendere sonno. Tuttavia, i suoi sogni furono popolati da figure dagli occhi color della notte...

 

 

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Capitolo 3
*** Capitolo 2 ***


Capitolo 2  

Il mattino successivo, dopo aver salutato Mick che doveva recarsi al lavoro, Kaori decise di recarsi nell’appartamento di suo fratello per svuotarlo delle sue cose. Il suo padrone di casa era stato così gentile da concederle tutto il tempo di cui aveva bisogno per farlo, ma lei preferiva affrontare subito quella prova, senza indugiare oltre.

Così come il suo, ancheentito quello che avevano da raccontare sulla morte del suo amico.rmatori erano ancora in giro ed era statoMaM l’appartamento di Hideyuki si trovava nel quartiere di Shinjuku, nella zona commerciale, vicino alle sedi governative e alla stazione di polizia. Li dividevano solo pochi isolati, ma Kaori vi si recò in auto in vista degli scatoloni che avrebbe dovuto trasportare. Entrò usando la copia delle chiavi che il fratello le aveva dato per le emergenze. Si fermò sulla soglia, osservando quella casa che sapeva ancora di lui, che sembrava ancora aspettarlo...Facendosi coraggio, decise di cominciare dai vestiti e dalle cose che si trovavano nella camera da letto e nel bagno. Credeva che iniziando con delle cose impersonali sarebbe stato più facile, ma dovette ricredersi quando si ritrovò a piangere di fronte ad ogni cravatta o maglione che lei gli aveva regalato, oppure davanti alla divisa da poliziotto che Hideyuki aveva indossato quando era ancora un semplice agente. Una volta terminato, Kaori decise di chiedere a Saeko se c’era qualcosa che voleva tenere, prima di regalare tutto al centro di accoglienza per senzatetto.

Inscatolò poi i libri e tutti quegli oggetti personali a cui il fratello teneva particolarmente e, infine, passò nel suo studio. Stava sistemando i documenti presenti nei vari cassetti della scrivania, quando si accorse che l’ultimo cassetto era chiuso a chiave. Si chiese cosa ci fosse di così importante in quel cassetto da giustificare tutta quella riservatezza. Cercò ovunque la chiave e alla fine la trovò nel vecchio porta-sigari che era appartenuto a loro padre. Aperto il cassetto, vi trovò tre lettere: una indirizzata a Saeko, una a lei e una a Ryo. Si sedette alla scrivania ed aprì la sua.

Sorellina,

se stai leggendo questa lettera significa che io non sono più al tuo fianco. Ho deciso di scrivere questa lettera nel caso in cui me ne andassi improvvisamente, senza avere l’occasione di dirti addio...Sai com’è, con il mio lavoro la morte è una cosa da tenere sempre in conto.

Mi dispiace di averti lasciato, sorellina. Avrei voluto restare al tuo fianco per tutta la vita, guidandoti come un fratello deve fare, aiutandoti nei momenti difficili...E magari accompagnandoti all’altare il giorno del tuo matrimonio.

 

Nel leggere quelle parole, Kaori non poté impedire che le lacrime ricominciassero a scorrere e che il dolore riprendesse ad opprimerle il cuore.

 

Ma non è solo questo il motivo che mi spinge a scriverti, Kaori. C’è una cosa che mi porto dentro da molti anni e che non sono mai riuscito a dirti. Devi sapere che molti anni fa, quando io ero ancora un bambino, mio padre una sera tornò a casa tenendo tra le braccia una neonata. Era la figlia di un ricercato morto durante un inseguimento, da cui però si era salvata la bambina. Mio padre mi disse che da quel giorno sarebbe rimasta con noi e che io avrei dovuto considerarla mia sorella. Quella neonata eri tu, Kaori.

 

Kaori sussultò, incredula di fronte a quelle parole. Come poteva essere? Questo significava che...

 

Lo so che tutto questo sarà un duro colpo per te, ma ti assicuro che io ti ho sempre voluto bene come se fossi stata realmente mia sorella. Ho ritenuto giusto che tu sapessi la verità, anche se mi rincresce di non essere riuscito a parlartene di persona. Ti prego di perdonarmi.

C’è un’altra cosa...Negli ultimi anni ho fatto qualche ricerca sulla tua vera famiglia. Ho saputo che tua madre è morta qualche anno fa...ma che hai anche una sorella. Il suo nome è Sayuri Tachiki. Non sono riuscito a sapere dove si trova ora. Troverai un fascicolo con tutto ciò che ho scoperto nello stesso cassetto in cui hai trovato questa lettera.

Ti prego di perdonarmi, Kaori, se in tutti questi anni non ho avuto il coraggio di dirti nulla. La mia è stata solo paura di perdere la mia adorata sorellina.

Ti voglio bene, Kaori, ricordalo sempre. Io sarò sempre al tuo fianco.

Hideyuki

 

Kaori era ormai scossa dai singhiozzi. Non poteva credere a quello che aveva appena letto...Le sembrava tutto un incubo...Che cosa doveva fare ora?

Lo sguardo le cadde sul cassetto ancora aperto. Come Hideyuki diceva nella lettera, all’interno vi si trovava un fascicolo su cui c’era scritto il suo nome. Lo prese, ma non lo aprì. Ancora non se la sentiva.

Finì di inscatolare le cose di suo fratello come un automa, continuando a rivedere nella sua mente le parole di quella lettera. Infine, raccolse tutto e lo caricò in macchina. Se ne andò sentendo un peso sul cuore ancora maggiore di quando era arrivata...

 

Era ormai il tramonto e Saeko era alle prese con un mare di scartoffie, quando bussarono alla porta del suo ufficio.

-Avanti-

La porta si aprì e Kaori apparve sulla soglia.

-Ciao. Ti disturbo?-

-Figurati, stavo solo compilando alcuni documenti. È così noioso che una pausa è ben gradita- le sorrise la poliziotta –Siediti-

Kaori si sedette su una delle due poltrone di fronte alla scrivania.

-Come stai?- chiese alla poliziotta

-Così...- rispose l’altra scrollando le spalle –E tu?-

-Lo stesso. Stamattina sono andata a svuotare l’appartamento di Hideyuki-

-Così presto? Potevi chiamarmi, ti avrei aiutato-

Kaori distolse lo sguardo.

-Preferivo farlo da sola-

-Sei sicura di stare bene, Kaori? Mi sembri un po’ pallida...- Saeko la guardò preoccupata

-Non è niente...- rispose Kaori rovistando nella sua borsa –Ho trovato una cosa mentre mettevo a posto le cose di mio fratello...- tirò fuori una busta e la posò sulla scrivania

Saeko la guardò senza dire nulla, poi la prese e la mise in un cassetto della sua scrivania.

-Ti ringrazio. La leggerò quando sarò a casa- fece un pausa -Ti va un caffé? Offro io-

-Non posso, c’è ancora una cosa che devo fare. Mio fratello ha lasciato una lettera anche per Ryo e vorrei consegnargliela. Purtroppo non so dove alloggia, tu puoi scoprirlo?-

-Lo so già. Ha affittato un appartamento qui a Shinjuku-

-E tu come fai a saperlo?- le chiese incuriosita Kaori

-Me lo ha detto il giorno del funerale, nel caso avessimo bisogno di qualcosa- rispose Saeko mentre scriveva su un foglietto di carta –Ecco l’indirizzo-

-Grazie-

-Sarai emozionata...- continuò la poliziotta con tono malizioso –Sono molti anni che non vi vedete. Inoltre, so che un tempo siete stati insieme...-

-È stato molto tempo fa- tagliò corto Kaori cercando di non farle capire che aveva colpito nel segno –Ora devo andare. Ci vediamo-

Saeko la guardò sparire con un lieve sorriso sulle labbra. Sentiva che il ritorno di Ryo avrebbe portato un bel po’ di scompiglio nella vita di Kaori...

 

Nel suo nuovo appartamento, ancora pieno di scatoloni, Ryo era seduto sul divano a guardare la televisione. Quando aveva affittato quel posto aveva creduto che fosse per poco, al massimo qualche giorno, e solo perchè odiava gli alberghi...Invece, visti gli ultimi sviluppi, sembrava che la sua permanenza a Tokyo si sarebbe dovuta prolungare a data da destinarsi. Non sapeva perchè, ma la cosa, invece di infastidirlo, gli piaceva. E sapeva che il motivo era solo uno: Kaori. In tutti quegli anni di lontananza, si era illuso di averla dimenticata...ma la realtà era ben diversa. Rivederla aveva acceso in lui un desiderio che aveva cercato di reprimere per molto tempo.

In quel momento suonarono alla porta. Ryo spense il televisore e andò ad aprire. Fu sorpreso di trovarsi di fronte proprio l’oggetto dei suoi pensieri...

 

 

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Capitolo 4
*** Capitolo 3 ***


Capitolo 3

-Ciao- lo salutò Kaori con un leggero sorriso –È da molto tempo che non ci vediamo, vero?-

-Otto anni, se non sbaglio...- rispose Ryo –Forza, entra-

Kaori varcò la soglia e si guardò intorno.

-È un bell’appartamento...scatoloni a parte- disse divertita

-In effetti ha bisogno di una sistematina, ma non ho ancora avuto il tempo-

-Allora prevedi di fermarti?-

-Per qualche tempo...- fece lui enigmatico –Senti, Kaori, mi dispiace moltissimo per tuo fratello...-

Il viso di Kaori si oscurò.

-Sì, lo so...So che gli volevi molto bene-

Ryo, non sapendo cosa dire, si avvicinò a lei e l’abbracciò. Kaori non poté fare a meno di pensare che l’unico posto in cui si sentiva al sicuro e protetta era tra le sue braccia, era sempre stato così e aveva il sospetto che sarebbe sempre stato così anche in futuro.

-Forza, siediti- la invitò Ryo staccandosi da lei –A cosa devo il piacere della tua visita?-

-Ecco...c’è una cosa di cui ti devo parlare- Kaori si sedette sul bordo del divano, togliendosi il lungo cappotto nero e la sciarpa rosa, poi estrasse dalla sua borsa una busta e gliela porse –Oggi sono andata nell’appartamento di mio fratello per impacchettare le sue cose e ho trovato questa-

Ryo la prese, ma non l’aprì.

-Avresti potuto chiamarmi, ti avrei aiutato...-

-Dovevo farlo da sola. Ma non è solo per questo che sono qui- aprì di nuovo la borsa e questa volta ne estrasse un foglio di carta piegato –Hideyuki ha lasciato anche una lettera per Saeko...E una per me. Vorrei che la leggessi-

-Sei sicura?- le chiese lui perplesso

Lei annuì. Ryo si sedette su una delle due poltrone che affiancavano il divano e cominciò a leggere. Non sopportando di restare seduta, Kaori si alzò e si diresse verso le grandi porte-finestre che portavano sulla terrazza e che si affacciavano sulla città. Si trovavano al trentaduesimo piano, perciò da lì si poteva godere di un panorama mozzafiato.

-È incredibile...- mormorò Ryo dopo qualche istante

-Non dirlo a me- replicò Kaori senza voltarsi

Lui si alzò e si posizionò alle sue spalle, cosicché lei poteva scorgere il suo riflesso sul vetro.

-Perché hai voluto che la leggessi?- le chiese

-Tu sei un investigatore privato, vero?- fece lei senza voltarsi

-Sì, è vero-

-Bene. Voglio ingaggiarti per scoprire dove si trova mia sorella-

-Kaori, sei sicura di volere questo?-

Kaori si voltò di scatto.

-Se sono sicura? No, Ryo, non sono sicura. Non sono sicura di niente. Appena seppellito mio fratello, scopro che in realtà non era il mio vero fratello e che da qualche parte ho anche una sorella! Se tutto questo è vero, lei è tutto ciò che mi resta di lontanamente simile a una famiglia...Non so se quello che sto facendo è giusto, ma so che mio fratello vorrebbe che lo facessi e...anch’io voglio farlo-

Aveva parlato tutto d’un fiato, senza mai fermarsi, mentre Ryo l’ascoltava attento.

-D’accordo, lo farò- rispose infine –Ma come favore, non come lavoro-

-Ma...- tentò di protestare lei

-Niente ma- la interruppe lui –O così o niente-

-Uff, gli anni non hanno giovato alla tua testardaggine- borbottò Kaori tornando verso il divano ed estraendo un fascicolo dalla sua borsa –Questo è quello che aveva scoperto Hideyuki, credo ti sarà utile-

-Grazie- rispose Ryo sfogliandolo

-Bene, ora posso anche andare- Kaori si infilò la sciarpa e il cappotto

-Aspetta...- la fermò mettendole una mano sul braccio –Stai bene?- le chiese preoccupato

-Me la caverò- rispose lei con noncuranza

-Non mentirmi, Kaori. Ti conosco bene-

-Ti sbagli, Ryo. Tu hai conosciuto la Kaori di otto anni fa. Ora sono cambiata-

Detto questo, gli voltò le spalle e se ne andò senza voltarsi indietro.

Ryo restò qualche istante fermo a fissare la porta chiusa, frenando l’impulso di correrle dietro e di provarle con i fatti quanto la conosceva...Come ricordava alla perfezione come e dove le piaceva essere baciata...o accarezzata. Ritornò al divano e prese la lettera di Maki. Si sedette e l’aprì.

Ryo, amico mio,

se stai leggendo questa lettera vuol dire che sono morto...Beh, dovresti essere contento, così non potrò più stracciarti a poker!

 

Ryo sorrise leggermente. E pensare che quello dalla battuta pronta era sempre stato lui! Maki era sempre stato quello serio e maturo...Continuò a leggere.

 

Scherzi a parte, c’è una cosa che non ho detto a nessuno, nemmeno a Saeko. Stavo lavorando ad un caso per conto mio, riguardante un traffico di donne. Troverai altre informazioni nel dischetto che ti ho lasciato nella busta insieme alla lettera.

 

Ryo controllò dentro la busta e trovò effettivamente un dischetto.

 

Era un caso che stavo seguendo per conto mio, poiché i miei superiori me lo avevano proibito per mancanza di prove...Ma lo sai come sono fatto, non riesco a fare finta di niente! Non l’ho detto nemmeno a Saeko, perchè non volevo che avesse dei problemi se questa storia dovesse venire fuori.

Se io sono morto, significa che quei bastardi mi hanno scoperto. Ti chiedo un favore, Ryo: occupatene tu. In fondo, resti sempre il migliore. Non te lo chiedo per vendetta, ma per giustizia.

Ah, un’altra cosa...Prenditi cura di Kaori, ti prego. Dovrà affrontare un periodo molto difficile. Lo so che con lei c’è Mick, ma...Occupati di lei. Però non dirle niente di questa storia, non voglio farla soffrire ulteriormente.  

Ti ringrazio, Ryo. Sei sempre stato un ottimo amico, il migliore che potessi mai avere.

Maki.

 

Ryo si passò stancamente una mano sugli occhi. Quella lettera confermava i sospetti che già aveva: Maki non era morto in un incidente. Era stato ucciso. E ora che sapeva anche il perchè, avrebbe scovato quei bastardi e gliel’avrebbe fatta pagare cara.

Telefonò a Saeko e le raccontò quello che aveva scoperto. Poi, prese il dischetto che Maki gli aveva lasciato e si mise al computer per studiarne le informazioni.

 

Dall’altro capo, Saeko posò la cornetta con mano tremante. E così Hideyuki stava lavorando ad un caso per conto suo...Era tipico di lui fare una cosa del genere e non dirle niente per proteggerla. Lui pensava sempre agli altri prima che a se stesso. Abbassò lo sguardo sulla lettera che teneva in mano. La lettera che Hideyuki le aveva lasciato. La rilesse per l’ennesima volta.

Saeko, amore mio,

non sai quanto sia difficile scrivere queste parole sapendo che quando tu le leggerai sarai sola. Mi dispiace di averti lasciato, piccola, non sai quanto. Tu sei la cosa più bella della mia vita...Una vita che avrei voluto passare al tuo fianco. Tuttavia, il destino ci è stato avverso...

Sii forte, Saeko. Lo so che lo sei, ma so anche che dentro di te nascondi una parte fragile e insicura. Non voglio che tu permetta che quella parte abbia il sopravvento su di te. Voglio che tu continui con la tua vita, che non ti chiuda dietro il tuo muro di freddezza...Voglio che ti innamori di nuovo. Voglio che tu sia felice anche senza di me, piccola.

Mi raccomando, stai vicino a Kaori. Dovrà affrontare un periodo difficile e insieme potrete farvi forza a vicenda. Siete le persone più importanti per me, non dimenticarlo mai.

Ti amerò sempre.

Hideyuki

 

-Sei uno stupido, Hideyuki...- mormorò Saeko tra le lacrime –Come pensi che io possa essere felice senza di te?-

 

 

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Capitolo 5
*** Capitolo 4 ***


Capitolo 4

Quella sera, Kaori raccontò a Mick e Saeko, che erano venuti a cena, quello che aveva scoperto dalla lettera di Hideyuki e del fatto che aveva chiesto a Ryo di ritrovare la sua vera sorella. Entrambi le assicurarono il loro pieno appoggio e capirono le motivazioni della sua scelta.

Tuttavia, neanche quella notte riuscì ad addormentarsi. Ma non erano gli ultimi sconvolgenti avvenimenti a tenerla sveglia. No, a tenerla sveglia era il ricordo di quello che aveva provato tra le braccia di Ryo, la consapevolezza che l’attrazione che aveva sentito a diciotto anni per lui non era assolutamente svanita con gli anni. Eppure non poteva sentirsi attratta da lui, accidenti! Lei stava con Mick. Lei amava Mick. Almeno credeva...Oh, maledizione! Non poteva farsi assalire dai dubbi solo perchè aveva rivisto il suo primo amore!

Con un sospiro di esasperazione, capendo che il sonno non sarebbe arrivato, Kaori si alzò e prese dalla libreria l’album di fotografie di quando era al liceo. Ce n’erano un sacco di lei, Hideyuki e Ryo insieme. A quel tempo erano inseparabili. E quando lei e Ryo si erano messi insieme lo erano stati ancora di più. Sebbene un po’ geloso, Hideyuki era contento che loro due si amassero. Lui stesso una volta le aveva detto che Ryo era la scelta migliore che avrebbe mai potuto fare. E Kaori la pensava esattamente come lui. Era perdutamente innamorata di lui, sentiva che era il solo uomo per lei. E aveva creduto che anche Ryo provasse le cose...Ma, evidentemente, si era sbagliata. Altrimenti non se ne sarebbe andato, non l’avrebbe lasciata.

Kaori tornò indietro con la mente a quei giorni. Sapeva che il sogno di Ryo era quello di entrare a far parte della polizia governativa, come suo padre. Lui aveva un ottimo rapporto con i suoi genitori, adorava sua madre e ammirava suo padre. Voleva essere come lui. Solo che Kaori credeva che lo avrebbe fatto qui a Tokyo. Invece, un giorno Ryo era venuto da lei e le aveva detto che voleva partire per gli Stati Uniti, dove avrebbe studiato ad Harvard e poi avrebbe tentato di entrare nell’F.B.I. Kaori ne era rimasta ferita e scioccata, perchè lui non le aveva mai parlato dei suoi progetti. E ora veniva a dirle che la lasciava per andare negli Stati Uniti.

Quel giorno avevano avuto una violenta discussione ed infine si erano separati senza una parola. Ryo era partito per il Massachussetts dove, da quanto le aveva raccontato Hideyuki in quegli anni, era riuscito a raggiungere i suoi obiettivi. Si era laureato in criminologia ad Harvard con ottimi voti ed era riuscito ad entrare nell’F.B.I., dove, in pochi anni, aveva fatto carriera. Tuttavia, due anni prima, per un motivo che sia lei che suo fratello ignoravano, aveva dato le dimissioni. Si era trasferito a New York, dove aveva aperto un’agenzia investigativa privata assieme ad un’altra persona.

Kaori osservò una foto che ritraeva lei e Ryo abbracciati. Prima della morte di Hideyuki, non aveva mai sofferto così tanto come per la partenza di Ryo. Aveva creduto che sarebbero rimasti sempre insieme, che un giorno si sarebbero sposati, avrebbero avuto dei figli...Ed invece lui aveva preferito la carriera a lei. Ryo aveva fatto la sua scelta. E non era stata lei. Avrebbe fatto bene a ricordarselo.   

 

Il giorno dopo, Kaori decise di tornare al lavoro. Faceva la maestra in un asilo e adorava il suo lavoro. Più che altro, adorava i bambini. Loro non fingevano mai, non mentivano mai...Non ti deludevano mai. Un bambino ti donava tutto se stesso senza chiedere nulla in cambio, senza aver paura di soffrire. Ed in questo aveva molto più coraggio che un adulto.

Stare con loro le fece bene, le impedì di pensare a come la sua vita era stata stravolta in soli pochi giorni. A metà pomeriggio, finite le lezioni, raccolse le sue cose e si diresse in fretta verso l’uscita. Voleva evitare i propri colleghi, stanca degli sguardi di pietà e delle sentite condoglianze. La metà di loro non sapeva neanche che avesse un fratello. Che ipocriti! Spalancò la porta con forza e cominciò a scendere i gradini. A metà scalinata, però, si fermò di botto. Davanti a lei, appoggiato ad uno dei ciliegi che costeggiavano il marciapiede, le braccia conserte, c’era Ryo. Un maglione a collo alto bianco, jeans neri e giubbotto di pelle nero, Kaori non poté fare a meno di pensare che fosse l’uomo più bello che avesse mai visto. Irritata con se stessa per quei pensieri, lo raggiunse sul marciapiede.

-E tu che ci fai qui?- esclamò sorpresa

-Ciao anche a te- ribatté lui divertito

-Ehm...Sì...Ciao- arrossì Kaori capendo di essere stata maleducata –È che...non mi aspettavo di incontrarti qui-

-Mi ha detto Saeko dove lavoravi. E così fai la maestra...Lavoro interessante- fece Ryo malizioso guardando oltre la sua spalla alcune sue colleghe che uscivano dall’asilo  

Kaori, con suo grande sgomento, sentì una fitta di gelosia attraversarle il petto.

-Che ci fai qui?- sibilò irritata ancora di più per quella reazione

-Ti va di prendere un caffé con me?- le chiese squadrandola dalla testa ai piedi con uno sguardo infuocato e un sorriso malizioso  

Non sarai gelosa, Kaori? si domandò compiaciuto. Se lei era gelosa, era un buon segno. Ottimo, anzi.

-Perché?-

-Vorrei parlarti di una cosa. È importante-

-D’accordo. Hai già in mente qualche posto?- gli chiese

Ryo non poté fare a meno di pensare che, vestita con quei jeans attillati e quel maglione a righe colorate sotto il cappotto nero, fosse la donna più bella che avesse mai visto. Sembrava quasi la ragazza che aveva conosciuto otto anni prima...Ma Ryo sapeva che la donna che aveva davanti era diversa. Poteva vedere la diffidenza e la paura nei suoi occhi. Paura di lui. Nonostante tutto poteva leggerle dentro come un libro aperto come era sempre stato in grado di fare.

-Dove vuoi tu. Conosci qualche posto carino?- disse alla fine

-Sì, c’è un locale qui vicino che frequento spesso-

Kaori lo portò al Cat’s Eye, un caffé di Shinjuku dove lavoravano due suoi cari amici.

-Ciao!- salutò allegramente la donna entrando nel locale

-Ciao, Kaori- una donna dai lunghi capelli neri e intensi occhi azzurri fece il giro del bancone per abbracciarla –Ho saputo di tuo fratello. Mi dispiace tanto...-

-Era un brav’uomo- commentò un gigante dietro di lei

-Grazie, Miki. E grazie anche a te, Umibozu-

Kaori si apprestò poi a fare le presentazioni:

-Ryo, questa è Miki, mia cara amica e proprietaria del bar, e questo è suo marito Umibozu, un collega di Mick, che ogni tanto viene a dare una mano a sua moglie. Miki, Umibozu, questo è Ryo Saeba, era il migliore amico di mio fratello-

Dopo i dovuti convenevoli e strette di mano, Ryo e Kaori si sedettero ad un tavolo accanto alla vetrata e ordinarono due caffé.

-Allora, di cosa volevi parlarmi?- gli chiese lei

-Volevo ringraziarti ancora per avermi portato la lettera di Maki. L’ho letta e...è stato bello ritrovarlo nelle sue parole- le rispose lui

-Non devi ringraziarmi. Io te l’ho solo consegnata. È solo per questo che hai voluto vedermi?-

-No, volevo anche chiederti se sei davvero sicura di voler cercare tua sorella...-

-Ti ho già detto di sì. Dovresti sapere che non sono una che cambia idea da un giorno all’altro-

-Beh, come mi hai fatto notare tu ieri sera, conosco la Kaori di otto anni fa, non quella di adesso- replicò Ryo con un sorriso ironico

-Scusami se sono stata brusca- gli disse Kaori seria –È solo che...-

-Rincontrarsi non è stato facile come credevi- finì lui 

-In un certo senso...- confermò lei     

-Questo significa che sei ancora innamorata di me!- scherzò Ryo per alleggerire l’atmosfera

-Non dire stupidaggini!- si irritò Kaori sentendosi arrossire

Non sapeva perchè, ma di fronte a lui si sentiva ancora come la diciottenne timida e impacciata che era stata un tempo.

-Già...Ora c’è Mick, vero?- fece lui tra il serio e lo scherzo –Cosa fa nella vita?-

-Gestisce un’agenzia che offre un servizio di guardie del corpo insieme ad Umibozu-

-Sbaglio o Umibozu non ci vede?-

-È vero, ma ha sviluppato così bene gli altri sensi che è come se vedesse con la mente-

–Dev’essere un uomo eccezionale. E tu e Mick, da quanto tempo state insieme?-

-Da due anni-

-E avete intenzione di sposarvi?-

-Senti, cos’è questo? Un interrogatorio?- sbottò Kaori

-Dovresti essere contenta di parlare dell’uomo che ami...- replicò Ryo con ironia –Perchè lo ami, vero?-

-Sì, lo amo- rispose lei decisa –Lui almeno non ha mai anteposto la sua carriera a me!-

Detto questo, si alzò ed uscì dal locale sbattendo la porta. Miki e Umibozu lo guardarono sorpresi, pensando che non avevano mai visto la loro amica così arrabbiata.

Ryo restò seduto a fissare la propria tazza di caffé. Era stato duro con lei, lo sapeva, ma aveva bisogno di chiarire alcune cose. C’era qualcosa che non gli quadrava nel rapporto tra Kaori e Mick. Lei non sembrava affatto una donna innamorata, parlava di lui con la massima indifferenza e si era arrabbiata quando aveva cercato di approfondire...Inoltre, perchè Maki aveva chiesto a lui, e non al fidanzato, di prendersi cura di lei? Che anche il suo amico avesse dei dubbi sulla loro relazione? Aveva tutte le intenzioni di andare in fondo a questa faccenda. Se, come pensava lui, Kaori non era realmente innamorata di Mick, allora c’era ancora qualche possibilità di riaverla.

 

 

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Capitolo 6
*** Capitolo 5 ***


Capitolo 5

Kaori riuscì a calmare la propria irritazione solo dopo due ore di kick-boxing. Aveva iniziato a praticare quello sport da qualche anno e aveva scoperto che prendere a pugni e calci un sacco era molto utile per liberarsi dello stress accumulato. In quel caso, il sacco nella sua mente aveva le sembianze di Ryo Saeba e lei provava un gusto sadico a prenderlo a botte. Come si permetteva quell’arrogante presuntuoso di farle un interrogatorio sul suo rapporto con Mick?! Voleva forse insinuare che lei non amava Mick? Come osava giudicare la sua relazione senza saperne nulla?! Era rimasto lontano otto anni! Otto anni, maledizione! Che diavolo voleva da lei? Tirò un ultimo calcio e si fermò, asciugandosi il sudore. Basta, doveva smetterla di prendersela così. Che pensasse quello che voleva, non le importava un fico secco! D’ora in avanti le loro conversazione si sarebbero incentrare sulla ricerca di sua sorella, punto e basta.

Quindici minuti dopo, uscì dallo spogliatoio fresca come una rosa e si avviò verso la sua auto. Non aveva voglia di tornare a casa, perciò si diresse verso l’appartamento di Mick. Il suo fidanzato la accolse con un sorriso raggiante.

-Hi, honey!- la salutò prima di darle un bacio –Stavo proprio per chiamarti. Stasera non avevo voglia di passare la serata solo soletto...-

-Neanch’io- gli sorrise lei –Che ne dici di una pizza e di un bel film?-

-Aggiudicato!-

Kaori e Mick passarono una piacevole serata. Lei si sentiva bene con lui. Mick la faceva sentire amata e apprezzata come non succedeva da molto tempo...Da circa otto anni. No, no, no! Ferma lì, Kaori! Ryo non deve entrare nei tuoi pensieri! Fa’ retromarcia e riparti!

-Kaori?- la chiamò Mick

-Mmh?- Strano, sembrava a disagio –Cosa c’è?-

-Senti, ultimamente c’è una cosa che mi gira per la mente...-

-Ah sì? Cosa?-

-Che ne diresti se...andassimo a vivere insieme?-

Kaori si irrigidì, sorpresa. Andare a vivere insieme? Sì, beh, in fondo stavano insieme da due anni...Allora perchè l’idea, invece di riempirla di felicità, le faceva venire il panico? Perchè in quel momento le era apparso nella mente il viso di Ryo?

-Non ti chiedo di rispondermi subito, però potresti pensarci...- aggiunse Mick

-Sai una cosa? Ho un’idea migliore!- esclamò Kaori all’improvviso

-E sarebbe?- le chiese lui perplesso

-Sposiamoci!-

 

Due giorni dopo, Ryo era appena rientrato dopo aver investigato sul caso di Maki quando, dopo aver lasciato la macchina nel garage sotterraneo, sentì un lieve miagolio. Sembrava provenire da sotto una delle macchine parcheggiate. Si chinò e lo cercò, finché non lo vide sotto una Bmw color argento. Era un piccolo micio completamente nero, tanto che nell’oscurità si distingueva appena, solo gli occhi erano ben visibili. Dopo qualche tentativo infruttuoso, riuscì finalmente a farlo uscire dal suo nascondiglio.

-E tu da dove sei sbucato?- mormorò Ryo prendendolo in braccio e accarezzandolo per cercare di rassicurarlo –Mi dispiace, ma io non posso tenerti, non sono ammessi animali nel mio palazzo-

Poi, però, ebbe un’idea. Gettò un’occhiata all’orologio che teneva al polso. Non era poi così tardi per una visita...Risalì in macchina e si diresse verso il palazzo in cui abitava Kaori. Bussò alla sua porta sperando che Mick non fosse con lei, non aveva nessuna voglia di incontrarlo...Men che meno ora che aveva deciso di rivolere Kaori nella sua vita. E questa volta per sempre. Lui e Mick erano sempre stati amici, è vero, e non si sarebbe mai messo in mezzo se Kaori fosse stata veramente innamorata di lui...Ma non era così. Sapeva bene com’era lei quando era innamorata. Lo era stata di lui. E sperava che, in fondo la suo cuore, lo fosse ancora.

Quando Kaori aprì la porta non sembrava molto felice di vederlo lì. Le aveva lasciato due giorni di tempo prima di ripresentarsi da lei, ma evidentemente non erano bastati a far sbollire la rabbia...Pazienza, tanto Ryo adorava quando era arrabbiata. I suoi occhi brillavano di una scintilla irresistibile.

-Ciao!- la salutò con un sorriso a 32 denti

-Che ci fai qui?- replicò lei seccata

Ryo tirò fuori da sotto la giacca il gattino miagolante.

-L’ho trovato nel mio garage e, visto che nel mio palazzo non si possono tenere animali, ho pensato che magari l’avresti preso tu...- le disse 

-Oh, ma è adorabile!- esclamò Kaori prendendolo in braccio –Cos’è, un tentativo di farti perdonare?- fece poi guardandolo

-Farmi perdonare di cosa?- le chiese lui con aria innocente

Mandandogli un’occhiataccia, lei fece per chiudergli la porta in faccia, ma Ryo la bloccò.

-Aspetta, aspetta, fammi entrare un secondo, per favore-

-Perché dovrei?-

-Voglio parlare un secondo con te-

-Mi sembra che ultimamente tu stia parlando un po’ troppo- rispose Kaori acida

-E poi ho delle notizie su tua sorella- aggiunse Ryo con un sorriso

Lei lo guardò come se volesse incenerirlo, ma alla fine lo fece entrare.

-Come hai saputo il mio indirizzo?- gli chiese precedendolo in soggiorno, poi però ci ripensò:-No, non dirmelo...Saeko, vero?-

-Risposta esatta- confermò lui

-Saeko è più chiacchierona di quanto pensassi- borbottò Kaori –Accomodati pure, io vado a prendere del latte per questo piccolino. Tu vuoi qualcosa?- fece dirigendosi verso la cucina con il gattino in braccio

-Un caffé, se non ti dispiace-

-Non c’è problema, l’ho appena fatto-

Kaori tornò qualche minuto dopo con un vassoio su cui erano posate due tazze di caffé ed un piattino colmo di latte. Il gattino la seguiva passo dopo passo.

-Vedo che lo hai conquistato- le sorrise Ryo

-Mmh...Credo che sia stato il latte a fare la magia- replicò lei scrollando leggermente le spalle

-Io non ne sarei così sicuro...- fece lui malizioso

Kaori non rispose, ma arrossì leggermente.

-Allora, cosa dovevi dirmi?- domandò porgendogli una tazza

Mentre la prendeva, Ryo notò il solitario che brillava al suo anulare sinistro. Il cuore gli mancò un battito. No, non poteva essere...

-Cosa significa quell’anello?- le chiese brusco

Kaori si irrigidì. Sperava ardentemente che non l’avrebbe notato...Ma si era sbagliata. Era o non era un investigatore?

-Ehm...Io e Mick abbiamo deciso di sposarci- rispose esitante alzandosi e camminando avanti e indietro nervosamente

-Stai facendo lo sbaglio più grande della tua vita, Kaori- esclamò Ryo alzandosi a sua volta

-Ah sì? E cosa te lo fa pensare?- replicò lei battagliera

-Tu non ami Mick-

-Oh sì, invece. Lo amo e lo sposerò!-

Con un ruggito di rabbia, lui la raggiunse e si chinò su di lei, che era indietreggiata fino a ritrovarsi con le spalle al muro, e appoggiò le mani alla parete, ai lati del suo viso, formando una gabbia viva, pulsante e potentemente sensuale, alla quale Kaori non aveva alcuna speranza di fuggire.

-Tu non devi sposare Mick- sentenziò Ryo

-No? E, sentiamo, per quale motivo?- fece Kaori temeraria

-Ho deciso di impedirti di rovinarti la vita-

-Rovinarmi la vita?-

-Non puoi accontentarti, Kaori. Tu meriti un amore reale. Devi sentire il cuore battere furiosamente anche solo perchè lui ti è vicino, la testa girare quando lui ti bacia e brividi lungo tutto il corpo quando ti tocca-

Kaori deglutì con difficoltà, pensando che quello che le aveva appena descritto era quello che sentiva quando era con Ryo.

-E così che ti senti quando sei con Mick?- continuò lui

-Sì...- rispose lei senza troppa convinzione

-Stai mentendo, Kaori, te lo leggo negli occhi. Posso leggerti dentro come un libro aperto e ora il tuo corpo mi sta dicendo che è con me che ti senti così, non con lui-

E con questo si chinò su di lei per baciarla, un bacio esigente, passionale, che le fece tremare le ginocchia. Non riuscì a non rispondere. Non era mai stata in grado di resistere a Ryo e non era in grado nemmeno ora.

Dio, quanto gli era mancata. Gli era mancato averla tra le braccia, sentire le labbra di lei sotto le sue... Era quello il suo posto, maledizione! Ryo credette di morire quando la sentì rispondere al bacio, aprire le labbra per lui, circondargli il collo con le braccia e stringersi a lui. Allora aveva ragione lui, Kaori provava ancora qualcosa nei suoi confronti. Iniziò a far viaggiare la sua mano sotto il maglione di lei, quando si sentì suonare il campanello...

 

 

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Capitolo 7
*** Capitolo 6 ***


Capitolo 6

Come se il suono del campanello l’avesse risvegliata da una trance, Kaori sussultò e si staccò da Ryo. Senza guardarlo negli occhi, si allontanò, dirigendosi verso la porta d’entrata. Lui si irrigidì quando sentì la voce di Mick.

-Hi, sweetheart!- esclamò questo –Ho finito di lavorare prima del previsto e ho deciso di passare-

-Ehm...Hai fatto bene- rispose Kaori impacciata –C’è...c’è Ryo di là- aggiunse poi facendolo entrare

I due uomini si salutarono con cortesia, ma anche con una certa freddezza.

-Sei venuto a informare Kaori sugli ultimi sviluppi della ricerca di sua sorella?- gli chiese Mick guardandolo fisso negli occhi

Aveva notato l’imbarazzo di Kaori quando lo aveva salutato e gli aveva annunciato la presenza di Ryo. Kaori non era mai imbarazzata con lui. Sembrava una bambina che si sentiva in colpa per essere stata beccata con le dita nel barattolo della marmellata. E la cosa non gli piaceva per niente. Men che meno gli piaceva il fatto che l’ex-fidanzato di Kaori la venisse a trovare a quell’ora della sera.

-Più o meno- rispose Ryo sostenendo lo sguardo –In ogni caso, me ne stavo andando-

-Ti accompagno- fece l’altro –Così possiamo fare due chiacchiere. In fondo, sono otto anni che non ci vediamo-

Kaori li guardò dirigersi verso la porta con nervosismo crescente. Aveva l’impressione che Mick si fosse accorto della strana atmosfera che regnava quando lui era entrato. Mio Dio, cosa le era saltato in mente?! Per quale oscuro motivo aveva ricambiato il bacio di Ryo?! Chissà cosa avrebbe pensato ora lui...Che razze di domande ti fai? L’hai baciato perchè ti senti ancora attratta da lui, ecco perchè! Scacciando quella fastidiosa vocina dalla sua testa, seguì i due uomini alla porta.

Prima di uscire, Mick si girò verso di lei e le sorrise.

-Torno subito, tesoro, aspettami- e detto questo la baciò

Non un bacio leggero, di saluto, ma un bacio profondo e passionale. Uno bacio ad uso e consumo di Ryo, che si trovava a pochi passi da loro.

 

In ascensore, l’atmosfera tra i due uomini era così pesante che si sarebbe potuta tagliare con un coltello. Entrambi in silenzio, uno di fianco all’altro, le schiene appoggiate alla parete e le braccia incrociate sul petto, sapevano tutti e due quale sarebbe stato l’argomento di discussione di lì a poco. Fu Ryo il primo a parlare.

-Senti, Mick, anche se è evidente che ora non lo siamo più, siamo stati amici un tempo, perciò voglio essere sincero con te. Rivoglio Kaori nella mia vita-

Le labbra di Mick si curvarono leggermente in una piega sarcastica.

-E quando Ryo Saeba vuole qualcosa se la prende, giusto? Non importa se non gli appartiene più-

-Kaori mi apparteneva otto anni fa ed è ancora così-

-Ma sentilo!- Mick si staccò dalla parete e lo guardò negli occhi –Otto anni fa te ne sei andato senza voltarti indietro, fregandotene dei sentimenti di Kaori, e ora torni qui e pretendi che tutto torni come allora? Mi dispiace, Ryo, ma non è possibile. Non sempre si ottiene ciò che si vuole-

-Kaori prova ancora qualcosa per me- replicò Ryo sicuro

-Certo che prova ancora qualcosa per te, sei stato il suo primo amore in fondo. Ma è me che ama. È me che ha accettato di sposare. È il mio anello che porta al dito-

L’ascensore era arrivato al piano terra. Le porte si aprirono e Ryo uscì. Prima che si richiudessero nuovamente, si girò e guardò Mick negli occhi con un leggero sorriso.

-Le cose cambiano- sentenziò

Prima che le ante dell’ascensore li dividessero, i loro occhi si incrociarono e si sostennero. In quello sguardo si scambiarono una muta promessa. Entrambi avrebbero combattuto. Nessuno dei due aveva intenzione di arrendersi. Avrebbero lottato per la donna che amavano.

 

Il silenzio regnava sovrano nell’area portuale di Tokyo. L’unico suono udibile era quello del vento gelido che spirava dal mare, facendo dondolare dolcemente le barche e le navi ormeggiate. Un’ombra furtiva si avvicinò senza il minimo rumore al magazzino 84. Si fermò quando scorse le figure di due uomini armati davanti alla porta d’accesso dell’edificio. Tornò sui suoi passi e fece il giro del magazzino adiacente per poterli sorprendere alle spalle. Si avvicinò a loro senza che i due sospettassero minimamente della sua presenza. Con un paio di colpi ben assestati, li mise ko e tolse loro le armi, gettandole in un bidone della spazzatura. Si avvicinò quindi alla porta e cercò di sentire quante voci vi erano all’interno. Dovevano essere due o tre e nessuno di loro si trovava vicino all’ingresso. Aprì quindi con circospezione la porta e gettò un’occhiata all’interno. Vide tre uomini, come aveva previsto, ed immaginò che fossero armati anche loro sotto quelle giacche dal taglio elegante. Stavano seduti ad un tavolo e contavano dei soldi. Probabilmente il ricavato del loro ennesimo traffico di donne. Non c’era modo di entrare senza essere visti, perciò decise di affrontarli faccia a faccia. Un leggero sorriso si disegnò sul volto di Ryo. Così era anche più divertente. Estrasse dalla fondina che teneva sotto la giacca la sua Magnum 357 Colt Python e spalancò la porta con un calcio. I tre, sorpresi, si voltarono verso di lui.

-Scusate il disturbo, gente, ma avrei bisogno di un’informazione- esordì Ryo entrando nel capannone

-E tu chi cazzo sei?- esclamò uno di loro facendo per estrarre la sua pistola

Tuttavia, Ryo fu più veloce di lui e, un secondo dopo, l’uomo si ritrovò con un bel buco nella mano. Gli altri due, che avevano assistito esterrefatti alla scena, tentarono anche loro di impugnare le proprie armi, ma a Ryo bastarono due colpi per farle volare lontano. Si avvicinò ad uno dei due.

-Ora muoviti, lega i tuoi due amici- gli ordinò

L’uomo ubbidì e legò le mani degli altri due ognuno ad una sedia.

-Bravo...- gli disse Ryo quando ebbe terminato –Adesso dimmi dove tenete le donne che avete rapito due giorni fa-

-Non so di cosa stai parlando- rispose l’altro in un patetico tentativo di mentire

Ryo gli puntò la pistola alla tempia.

-Senti, non sono un tipo molto paziente, perciò o mi dici subito tutto quello che sai o ti faccio un buco in fronte-

L’altro lo guardò negli occhi e non poté trattenere un brivido di paura. Non gli era mai successo prima, ma fissando quello sguardo aveva l’impressione di essere di fronte alla morte stessa. Perchè erano quello che promettevano quegli occhi se non avesse ottenuto quello che voleva. La morte. E non stava assolutamente bleffando. E per quanto, con il lavoro che faceva, avesse messo in conto che un giorno o l’altro avrebbe potuto rimetterci le penne, non aveva alcuna voglia di morire in quel modo se poteva evitarlo.

-Allora? Sto aspettando...- Ryo fece girare il tamburo della sua pistola

-Sei arrivato tardi. Le abbiamo appena vendute- rispose infine l’uomo

-A chi?-

-Ad un russo, non so il suo nome. In ogni caso, in questo momento saranno a bordo di un aereo-

-Bene, ora puoi anche andare a nanna- e Ryo lo colpì dietro la nuca, facendogli perdere i sensi

Uscì dal capannone provando un enorme senso di sconfitta.

-Maledizione!- colpì con un violento pugno il muro

Se pensava a quelle donne e al destino che le attendeva, una cieca rabbia gli montava in corpo. Sperava solo che la polizia sarebbe riuscita a risalire all’identità di quel criminale russo grazie ai soldi che si trovavano nel capannone. Prese il cellulare e chiamò Saeko, raccontandole quello che aveva scoperto e dicendole di mandare qualcuno a prendere gli uomini che aveva catturato. Terminata la telefonata, ritornò a casa, si fece una doccia e si mise a letto. Di nuovo, il suo pensiero andò a Kaori e al bacio che si erano scambiati quella sera. Lei aveva risposto. Kaori aveva risposto al suo bacio. E questo significava che c’era ancora speranza per loro due. Sapeva che Mick non gli avrebbe reso le cose facili, ma non aveva alcuna intenzione di rinunciare alla donna della sua vita. Per nessuna ragione al mondo.

 

 

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Capitolo 8
*** Capitolo 7 ***


Capitolo 7

La mattina dopo, Kaori si recò a fare colazione al Cat’s Eye con ancora nella mente le immagini di quanto era successo la sera prima. Ryo l’aveva baciata. E lei aveva risposto al bacio. E poi era arrivato Mick. E quei due si erano scambiati degli strani sguardi prima di uscire. Mick era stato via solo per pochi minuti e quando era tornato sembrava tornato lo stesso di sempre...Ma Kaori aveva avvertito una certa tensione in lui. Non sapeva cosa quei due si fossero detti, ma di sicuro non avevano fatto quattro chiacchiere tra amici rivangando i vecchi tempi! Con un sospiro, spinse la porta del Cat’s Eye e si diresse con passo stanco e assorto verso il bancone.

Miki guardò con curiosità la sua amica avvicinarsi con sguardo assente. Ma che le era successo? Sembrava in trance da quanto era assorta nei suoi pensieri!

-Buongiorno, Kaori- provò a salutarla –Non devi andare a scuola oggi?-

-Ciao, Miki- rispose l’altra piatta sedendosi –No, oggi è il mio giorno libero- aggiunse poi guardando un punto non ben definito di fronte a se

-Sei sicura di stare bene? Mi sembri strana...- le chiese Miki

Kaori alzò per un attimo lo sguardo su di lei, poi tornò a fissare la parete dietro il bancone.

-Mi ha baciata- disse alla fine con un sospiro

La barista la guardò perplessa. Ci capiva sempre meno.

-Chi ti ha baciata?-

-Come chi? Ryo, chi altri?!-

-Oh!- E bravo Saeba! Non perdeva di certo tempo! –E bacia bene?-

-In modo stupefacente...- sospirò Kaori, poi tornando sulla terra e rendendosi conto di quello che aveva appena detto, esclamò:-Miki! Ti sembrano domande da fare?!-

-Scusa, ero solo curiosa!- si difese Miki con un’alzata di spalle –Però, se bacia bene, qual’è il problema?-

-Qual’è il problema? Devo forse ricordarti che io sono fidanzata con Mick? Che si presume che io debba sposarmi con lui? Non posso lasciarmi baciare così, dal primo che passa!-

-Ma Saeba non è il primo che passa. È stato il tuo primo amore-

-Lo so, ma questo ormai fa parte del passato! O almeno dovrebbe...-

-Credo proprio che qui ci voglia una bella tazza di cioccolata calda con una dose extra di panna- le sorrise Miki iniziando a prepararla

-Dio, ma perchè diavolo è tornato? Non poteva restarsene a New York e lasciarmi vivere la mia vita?! Da quando è tornato non ho fatto altro che avere dubbi su tutto!- esclamò Kaori esasperata

La barista le posò davanti una tazza di cioccolata sovrastata da una buona dose di panna montata.

-Con dubbi su tutto intendi dubbi sulla tua relazione con Mick?- le chiese

-Ehm...No...Non intendevo...- si interruppe –Sì- ammise alla fine l’altra –È solo che...con Ryo mi sento diversa...-

-Vuoi dire che Saeba è in grado di farti provare emozioni che Mick non ti fa provare?-

-Esatto-

-E non credi che questo possa voler dire che sei ancora innamorata di lui?-

-No!- si ribellò Kaori –Non posso essere ancora innamorata di lui! Lui se n’è andato! Ha fatto la sua scelta e non sono stata io!-

-Questo non vuol dire che si sia pentito e che ora voglia rimediare...-

-Beh, mi dispiace per lui, ma è troppo tardi. Non ho intenzione di fidarmi ancora di lui-

Miki guardò l’amica con tenerezza. Kaori doveva aver sofferto molto a causa di Saeba in passato, glielo si leggeva negli occhi, ma si vedeva anche che la delusione e la rabbia non avevano cancellato quello che provava per lui. E non era giusto nasconderlo, men che meno se questo significava mentire su quello che provava per Mick. Scosse la testa con un sospiro, il problema era che quando Kaori si metteva in testa una cosa niente e nessuno poteva farle cambiare idea. Il suo sguardo fu catturato da qualcosa fuori dalla porta del locale. Beh, forse c’era qualcuno che aveva qualche possibilità di riuscirci...

-In questo caso, questa è una buona occasione per dirglielo- disse a Kaori con un sorriso

-Eh? Cosa vuoi dire?- le chiese perplessa l’amica

In quel momento il campanello posto sopra alla porta del locale suonò e Ryo fece la sua entrata. Kaori si voltò sullo sgabello e per poco non si sfracellò a terra vedendolo. Accidenti, ma la stava seguendo? Se lo ritrovava ovunque e dovunque ultimamente! Però non poté fare a meno di notare quanto fosse affascinante. Anche con un semplice paio di jeans larghi e leggermente abbassati in vita e un maglione nero a collo alto sotto il cappotto nero era bello da togliere il fiato. Era seducente come il peccato.

L’aveva trovata finalmente. L’aveva cercata ovunque, prima a casa sua e poi alla scuola dove lavorava, ma là gli avevano detto che oggi era il suo giorno libero. Poi si era ricordato del Cat’s Eye e aveva deciso di fare un tentativo. La squadrò da capo a piedi con occhi bramosi: quel giorno indossava un paio di jeans attillati che le fasciavano le lunghe gambe come una seconda pelle e una maglia a maniche lunghe bianca sotto un pullover lavorato a mano verde smeraldo legato all’altezza del seno da un cordoncino. Sorrise compiaciuto quando la vide arrossire sotto il suo sguardo di fuoco. Adorava metterla in quello stato. Gli ricordava di come il suo viso arrossiva anche quando lui era dentro di lei. Il suo corpo si irrigidì dal desiderio al solo ricordo.

-Buongiorno, Kaori-chan- le sorrise

-Non chiamarmi così- ruggì lei voltandosi nuovamente verso il bancone

Ryo la raggiunse, si tolse il cappotto posandolo sullo schienale dello sgabello e si sedette al suo fianco.

-Non ti ricordavo così scorbutica al mattino...Forse perchè dopo una notte passata tra le mie braccia non ti sei mai svegliata di cattivo umore- le disse con tono sensuale

Kaori gemette sentendosi arrossire e avvertendo un ormai ben noto calore propagarsi lungo tutto il suo corpo. Miki dovette trattenere un sorriso. Guardare quei due punzecchiarsi era meglio di un film!

-Vuole qualcosa, signor Saeba?- gli chiese per spezzare la tensione

-Diamoci del tu, se non ti dispiace. E un caffé sarebbe perfetto, grazie- rispose lui

-Arriva subito-

-Che diavolo vuoi?- gli chiese secca Kaori mantenendo lo sguardo fisso sulla sua tazza  

-Parlare con te-

-A meno che non riguardi mia sorella, non abbiamo niente da dirci-

-Niente, dici? E il bacio che ci siamo scambiati ieri sera non è un buon argomento di conversazione?- fece Ryo serio

-Sei stato tu a baciarmi- precisò lei

-E tu hai risposto- replicò lui

-È stato solo un errore. Un errore che non si ripeterà-

Con un gesto veloce, Ryo afferrò lo schienale dello sgabello su cui era seduta Kaori e lo girò verso di se, in modo da costringerla a guardarlo negli occhi.

-Non mentire, Kaori. Ho sentito come tremava il tuo corpo mentre ti stringevo a me e ti baciavo. Se non ci avessero interrotti saremmo andati ben oltre-

-No, non sarebbe successo- negò lei

-Ne sei sicura?-

No, non lo era per niente, ma non lo avrebbe ammesso neanche sotto tortura.

-Maledizione, Ryo, si può sapere cosa vuoi da me?- esclamò esasperata

-Voglio che ammetti che sei ancora innamorata di me, che sono l’unico uomo per te, voglio che mi permetti di mostrarti quanto può essere bello tra di noi...Voglio che ritorni nella mia vita-

Il suo cuore fece una capriola a quelle parole, ma mai e poi mai si sarebbe di nuovo fidata di lui. Mai e poi mai gli avrebbe permesso di spezzarle di nuovo il cuore.

-È troppo tardi, Ryo. Sei stato tu ad andartene, tu hai fatto la tua scelta. Ora non c’è più posto per te nella mia vita, sono fidanzata con Mick e lo sposerò-

Ryo aprì la bocca per rispondere, ma in quel momento il suo cellulare si mise a suonare. Imprecando, lo tirò fuori dalla tasca del suo cappotto e rispose.

-Pronto?!...Oh, ciao, Mary-

Kaori sentì una fitta di gelosia sentendo un nome femminile e il modo in cui cambiò il tono di voce di Ryo, diventando dolce e affettuoso. Con un moto di stizza, si voltò e si concentrò su quello che rimaneva della sua cioccolata calda.

Ryo se ne accorse e non poté trattenere un sorriso. Per quanto Kaori lo respingesse a parole, il suo corpo diceva tutto il contrario. Dopo qualche minuto terminò la telefonata.

-Era Mary, la mia socia- le disse

Lei gli lanciò un’occhiata irritata.

-Non ti ho chiesto niente-

-No, però ti sei ingelosita quando hai sentito che era una donna. Non hai nulla di cui preoccuparti, Mary è felicemente sposata, siamo solo amici-

-Sai cosa mi importa!-

-Ti importa, invece, e molto. Dammi un’altra possibilità, Kaori-

-Non sono interessata-

Forse lo era il suo corpo, ma non era lui a comandare.

-Io sì. Dimmi, hai ancora quel tatuaggio, Sakura-chan?-

Maledizione a lui e alla sua memoria di elefante! Si ricordava ancora del suo tatuaggio! A sedici anni, poco dopo che i suoi genitori erano morti, aveva attraversato una sorta di periodo di ribellione. Era stanca di essere quella che passava sempre inosservata, la brava ragazza, e così aveva deciso di fare qualcosa di alternativo e che la distinguesse dalla massa. Si era fatta fare un tatuaggio. Un piccolo fiore di ciliegio sul seno destro. Quando Ryo lo aveva visto, la prima volta che avevano fatto l’amore, le aveva dato quel nomignolo: Sakura-chan*. Lui e Mick erano le sole persone ad averlo visto. Neanche suo fratello ne aveva mai saputo niente.

-Vattene, Ryo- sibilò irritata

-Sarò fuori città per un paio di giorni, ho una pista su tua sorella, ma, al mio ritorno, intendo scoprire se hai ancora quel tatuaggio- così dicendo, Ryo si alzò e se ne andò, lasciando una Kaori inebetita dietro di lui

Che cavolo aveva voluto dire con quella frase? Forse era meglio non saperlo...

 

-Mick, posso chiederti una cosa?- esordì Kaori giocherellando con quello che rimaneva del suo riso

Lei e Mick si trovavano nel loro ristorante cinese preferito, nel quartiere di Shibuya. Il suo fidanzato l’aveva portata lì una sera, sostenendo che in quel posto facevano i migliori involtini primavera della città e lei aveva dovuto ammettere che aveva ragione. Da quel giorno si erano recati a cenare lì molto spesso.

-Certo- rispose Mick concentrato sul suo pollo alle mandorle

-Cosa vi siete detti tu e Ryo l’altra sera?- gli chiese tutto d’un fiato

Non sapeva se chiedergli una cosa del genere era una buona idea, soprattutto visto che negli ultimi due giorni Mick aveva accuratamente evitato l’argomento, ma non le piaceva essere tenuta all’oscuro di qualcosa che la riguardava.

Mick smise improvvisamente di mangiare e alzò lo sguardo su di lei. La sua espressione era cupa e seria.

-Non voglio parlarne- le disse

-Beh, io invece sì. Perchè ho come la sensazione che la cosa mi riguardi!- ribatté Kaori

-È vero, abbiamo parlato di te, ma non ho intenzione di dirti altro-

-Non capisco perchè. Cosa vi siete detti di così terribile che io non posso sapere?!-

Il volto di Mick si scurì ancora di più.

-Vuoi sapere cosa mi ha detto il tuo ex-fidanzato?- sibilò poi calcando sulle ultime parole –Bene. Mi ha detto che ti rivuole nella sua vita-

Kaori sobbalzò sentendo quelle parole e il tono con cui il fidanzato le aveva pronunciate.

-Mi ha detto che tu non sei innamorata di me- continuò Mick –Ed è sicuro che presto tornerai con lui. Se non fosse che gli hai chiesto di trovare tua sorella, gli impedirei di avvicinarsi a te anche solo di un centimetro!-

-Ryo si sbaglia, Mick- Kaori posò la mano sulla sua per tentare di calmarlo –Io sono innamorata di te. È te che ho accettato di sposare-

-Lo so- lui si passò una mano tra i capelli –Ma a volte non posso fare a meno di pensare che Ryo è stato comunque il tuo primo amore e che ha ancora un certo ascendente su di te-

-Non nego che rivederlo mi abbia fatto un certo effetto...Però credo sia normale. Io e lui siamo stati insieme e questo non si può cambiare, ma fa parte del passato. Il mio presente e il mio futuro sei tu-

Kaori pregò in cuor suo che Mick le credesse. Ma se non ci credi nemmeno tu! Scacciò la fastidiosa vocina nella sua testa. Ma perchè non se ne stava un po’ zitta?!

Mick le prese la mano nella sua e la guardò fisso negli occhi.

-Spero che sia così, Kaori-

 

*Sakura= ciliegio o fiore di ciliegio

 

 

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Capitolo 9
*** Capitolo 8 ***


Capitolo 8

La sera dopo, Kaori rientrò nel suo appartamento con un sospiro stanco. Era stata una giornata massacrante. I bambini a scuola erano stati più irrequieti del solito e per giunta si era anche messo a nevicare a dirotto. Ora l’unica cosa che sognava era un bel bagno caldo e passare la serata stravaccata sul divano, con una coperta a tenerla al caldo e una maxi porzione di pop-corn con cui godersi la nuova puntata di “Sex and the City”. Kuro, così aveva chiamato il micio che Ryo le aveva regalato, le andò incontro. Dopo averlo salutato e avergli dato da mangiare, si diresse verso il bagno.

Immersa nell’acqua calda, lasciò che i suoi muscoli si rilassassero e che i suoi pensieri vagassero. E come sempre la direzione che presero fu una e una sola: Ryo. Erano tre giorni che non lo vedeva e doveva ammettere che le era mancato. Non era un buon segno, decisamente no. Oh, Kaori, in che razza di guaio ti sei cacciata? Doveva ammettere di provare ancora qualcosa per lui. Ma non avrebbe assecondato questo sentimento per nulla al mondo, l’avrebbe portata solo ad altra sofferenza. Ryo prima o poi se ne sarebbe andato da Tokyo, tornando alla sua New York e al suo lavoro. No, l’uomo giusto per lei era Mick. Lui era affidabile, l’amava, voleva sposarla e creare una famiglia con lei...Ryo non le aveva mai parlato del futuro.

Uscita dalla vasca, si avvolse in un asciugamano e passò in camera da letto. Kuro si era addormentato sopra il suo letto. Si stava infilando un paio di caldi pantaloni neri e una vecchia e comoda felpa grigia, quando suonarono alla porta. Andando ad aprire, Kaori sentì il suo cuore aumentare i battiti e seppe istintivamente chi si trovava dall’altra parte. Spalancò la porta con un sorriso ironico.

-Stai diventando una persecuzione, Saeba- gli disse

-Ma se sono stato via tre giorni!- replicò lui con un sorriso

-Troppo pochi- lo precedette in soggiorno

-Non dirmi che non ti sono mancato!-

-Neanche un po’- Kaori, tu sì che sei una bugiarda! –Allora, hai scoperto qualcosa su mia sorella?-

-È per questo che sono qui- si sedette sul divano mentre lei prese posto su una poltrona –Tua sorella, Sayuri Tachiki, è una giornalista del “Tokyo Journal”-

-Questo significa che vive qui a Tokyo...- fece Kaori con voce tremante

-Esatto. In questo momento, però, si trova a Washington per un’inchiesta, perciò ho chiesto a Mary, la mia socia, di cercare di rintracciarla laggiù-

-Quindi la telefonata dell’altro giorno...-

-Era per dirmi che l’aveva trovata, sì. Sono andato a Washington e l’ho incontrata. Vi somigliate, sai?-

-L’hai vista?-

-Sì, ho pensato che fosse meglio prepararla e spiegarle tutta la storia. Mi ha detto che anche lei ti ha cercato, ma in tutti questi anni non ha mai avuto risultati-

Kaori sentiva che stava sul punto di piangere.

-Quindi lei sapeva di me...-

-Vostra madre è morta qualche anno fa e le ha fatto promettere che ti avrebbe cercata. Le ho dato il tuo numero di telefono, quando tornerà a Tokyo ti chiamerà. A quel punto starà a te decidere se incontrarla oppure no-

Kaori non riuscì più a trattenere le lacrime. Si nascose il viso tra le mani e pianse.

-Hey, hey, non fare così- Ryo si alzò e si sedette sul bracciolo della sua poltrona per abbracciarla

–Dovresti essere felice-

-E lo sono- disse lei tra le lacrime –Una parte di me è felicissima di aver trovato mia sorella. Però...-

-Però cosa?-

-L’altra parte di me si sente in colpa nei confronti di Hideyuki-

Lui la strinse forte a se.

-Non devi esserlo, Kaori. Anche Maki voleva questo. Voleva che avessi ancora qualcuno della tua famiglia accanto-

-Lo so che non dovrei, è così irrazionale, però...-

-Capisco quello che provi- mormorò Ryo –Capisco più di quanto pensi-

Kaori lo guardò con aria interrogativa. Lui la fece alzare, si sedette sul divano e la fece accomodare sulle sue ginocchia. Lei sapeva che avrebbe dovuto rifiutarsi, ma in quel momento proprio non ne aveva la forza. Aveva bisogno del suo calore, della sua forza...Aveva bisogno di lui. Si accoccolò contro di lui e gli cinse la vita con le braccia.

-Tuo fratello ti ha mai raccontato del perchè me ne sono andato dall’F.B.I.?- le chiese Ryo

-No, non me l’ha mai detto- rispose lei –So solamente che è stata una tua decisione-

-Sì, è vero. L’ho deciso io...Dopo che il mio compagno è morto. È rimasto ucciso in missione e per molto tempo me ne sono assunto la colpa-

-Cosa è successo?-

-Stavamo dietro ad un serial killer. Dopo mesi di ricerca, avevamo finalmente un sospettato, però non avevamo nessuna prova. Il bastardo se la prendeva sempre con ragazze giovanissime, dai 15 ai 20 anni, le rapiva e poi le strangolava. Quando l’ottava ragazza è stata rapita, io e il mio collega, Steven, volevamo muoverci, andare da quel bastardo e sfondare la porta di casa sua-

-Ma senza prove non si poteva...- intervenne Kaori

-Già...Però io e Steven ci siamo andati lo stesso. Siamo riusciti ad attirarlo fuori casa...C’è stata una sparatoria...Steven è stato colpito...Aveva una moglie e un figlio-

-Siete riusciti a salvare la ragazza?-

-Sì. C’è stata un’inchiesta e io sono stato sospeso per non aver seguito la procedura. Invece ho deciso di dare le dimissioni e me ne sono andato-

-Ryo, non è stata colpa tua se il tuo collega è morto. Ha deciso lui di seguirti, sapeva quello che faceva ed era cosciente dei rischi- tentò di consolarlo Kaori

-Lo so. Ma questo non mi ha impedito di sentirmi una merda il giorno del suo funerale, mentre guardavo sua moglie e suo figlio distrutti dal dolore- replicò lui con voce stanca

Non sapendo cosa dire per farlo stare meglio, lei si strinse a lui, cercando di trasmettergli il suo affetto e il suo appoggio. Anche Ryo strinse la presa intorno alla sua vita, affondando il viso tra i suoi capelli. Dopo un po’ le alzò il viso per incontrare i suoi occhi. Kaori restò ipnotizzata dalla luce che vedeva in quello sguardo color della notte. Impercettibilmente, i loro visi si avvicinarono. Kuro scelse proprio quel momento per saltare sul divano e cominciare a reclamare un po’ di coccole. Kaori sobbalzò, si staccò da Ryo e riprese il suo posto in poltrona, cercando di calmare i battiti furiosi del suo cuore, mentre lui prendeva in braccio il gatto e cominciava ad accarezzarlo. Accidenti a lei, stava per cascarci di nuovo!

-Guarda chi si rivede!- esclamò facendo finta di non vedere il turbamento della donna –Come stai, piccolo? Ti tratta bene la tua padrona?-

-Sinceramente a volte ho più l’impressione che dei due sia lui quello che comanda- replicò Kaori felice di quel cambio di argomento

-Come lo hai chiamato?- le chiese Ryo

-Kuro*-

-Kuro?-

-Beh, che c’è che non va?-

Lui la guardò con un sorriso ironico.

-La tua fantasia lascia davvero a desiderare, Sakura-chan-

-Sentiamo, mister Fantasia, tu come lo avresti chiamato?- ribatté lei ignorando volutamente il fatto che aveva di nuovo utilizzato quel nomignolo

-Non lo so, ma Kuro...!-

-Si da’ il caso che a lui piaccia!-

-Ah sì? Te l’ha detto lui?-

Kaori gli mandò un’occhiataccia che non fece che allargare il sorriso ironico che gli brillava sulle labbra.

-Cambiando discorso, l’ultima volta che ci siamo visti stavamo parlando di un certo tatuaggio...- le disse con voce suadente

-Sei tu che ne hai parlato!- ribatté lei piccata pur sentendosi arrossire –E comunque, se proprio ti interessa, ce l’ho ancora!- Ma perchè diavolo glielo aveva detto?!

-Ne sono contento, mi piace quel tatuaggio...- fece lui fissandole il punto in cui si trovava il disegno

Kaori si alzò, in modo da fargli distogliere lo sguardo dal suo seno.

-Non ti sembra che si sia fatto tardi?- gli chiese sperando che se ne andasse

-No, sono solo le nove- rispose Ryo con la massima calma continuando a coccolare il micio

Lei non poté fare a meno di pensare che in quel momento le sarebbe tanto piaciuto essere al suo posto! Oh, Kaori, per favore! A che stai pensando?!

-Ryo, si può sapere cosa cavolo vuoi da me?- esclamò Kaori esasperata

Lui si alzò, le si parò davanti e la guardò dritta negli occhi.

-Me l’hai già fatta l’altro giorno questa domanda, Kaori, e la risposta non è cambiata. Io non voglio niente da te. Io voglio te. Voglio che lasci Mick e ti rimetti con me-

-Ti ho già detto che non lo farò. Sei stato tu ad andartene otto anni fa. Hai scelto la carriera e non me-

-Maledizione, Kaori! Ero giovane e stupido otto anni fa! Ho fatto un errore! Un errore a cui vorrei rimediare...-

-E come? Portandomi a letto finché non te ne tornerai a New York?!-

Ryo la prese per le spalle.

-Io non voglio portarti a letto, Kaori...Voglio fare l’amore con te. Sono innamorato di te come lo ero otto anni fa-

Kaori sobbalzò a quella dichiarazione. Le aveva davvero appena detto che l’amava? Non farti incantare, Kaori! È solo una tattica! Si liberò della sua presa e fece un passo indietro.

-Mi dispiace, Ryo, ma non lascerò un uomo meraviglioso come Mick. Lui c’è sempre stato per me-

Quelle parole ferirono Ryo più di quanto si sarebbe aspettato.

-Eh già. Io sono il cattivo mentre Mick è candido come la neve, vero? Eppure, è a me che rispondi istintivamente. È con me che ti senti viva come nessun altro...-

-Ti piace crederlo, non è vero?- lo interruppe lei nascondendo dietro il sarcasmo il cieco desiderio di lui –Il grande orgoglio di Ryo Saeba ha bisogno di sentirsi rassicurato. Non riesci a mandare giù il fatto che io scelga lui invece di te! Beh, si da’ il caso che lui mi dia quello di cui ho bisogno!-

-Già. Mick è un gentiluomo, è ricco e vuole mettere su casa-

Il sarcasmo che trasudava dalle parole di Ryo sarebbe stato evidente anche per un sordo e lo fu di sicuro per Kaori quando le si avvicinò con aria minacciosa per prenderla tra le braccia.

-Mick può darti quello che vuoi, vero?-

-Ti prego, Ryo, non farlo- tentò di placarlo lei

-Denaro, matrimonio, figli. Cos’altro potresti mai desiderare?- proseguì lui imperturbabile nell’attirarla contro di se –Sposalo pure, Kaori. Va’ a letto con lui, ma poi ricorderai me. Ricorderai questo- concluse abbassando la testa per baciarla

Quel bacio selvaggio e rovente era fatto per soggiogarla, per dominarla e lei non riuscì a trattenersi dal rispondere. Lo desiderava con tutta se stessa e l’intensità del suo desiderio era tale da farla soffrire.

-Allora, anche con Mick ti senti così?- le disse poi ironico

Umiliata e ferita dal suo sarcasmo, Kaori lo spinse via.

-Vattene!- gli intimò con voce tremante

Ryo soffocò un’imprecazione. Si sentì un verme per come l’aveva trattata. Ma perchè non riusciva mai a stare zitto?!

-Kaori, mi dispiace. Non volevo comportarmi così- le disse dolcemente avvicinandosi a lei e sollevandole il viso verso il suo –È solo che mi fa male vedere che tu non credi alle mie parole...che non ti fidi più di me-

-Mi dispiace, ma...non posso farlo- rispose lei

-Non intendo arrendermi, Kaori. Riconquisterò la tua fiducia, fosse l’ultima cosa che faccio in vita mia!-

Detto questo, le sfiorò le labbra con un lieve bacio e si avviò verso la porta.

-Ryo?-

Lui si fermò, ma senza voltarsi a guardarla.

-Quello che hai fatto prima, raccontarmi del tuo collega, mi...mi ha aiutato. Grazie-

Ryo si voltò e le sorrise. In quello riconosceva la sua Kaori.

-Questo significa che la prossima volta mi inviterai a dormire qui?-

-È improbabile-

-Bene. Perchè la prossima volta che verrò a trovarti di sera non verrò con l’intenzione di dormire-

Dopo che la porta si fu chiusa, Kuro le andò vicino, facendole le fusa.

-E tu, traditore che non sei altro, dovresti stare dalla mia parte!- lo rimproverò –Due carezze e ti sei già fatto conquistare!-

Come lo capiva! Eccome se lo capiva!

 

*Kuro= nero

 

 

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Capitolo 10
*** Capitolo 9 ***


Capitolo 9

-Allora, a che punto sei?- gli chiese Saeko sollevando la sua tazza di caffé

Lei e Ryo si erano incontrati in un bar nella zona della stazione di polizia per discutere degli ultimi sviluppi nell’indagine dell’investigatore.

-Direi molto buono- rispose Ryo –Sono riuscito a sapere il modo con cui rapiscono le donne. Come copertura usano un istituto di bellezza, ho scoperto che tutte le vittime sono state lì prima di essere rapite. Tuttavia, cancellano i loro nomi dai registri per non insospettire voi della polizia-

-Quindi è lì che scelgono quali ragazze rapire...-

-Esatto. Poi qualcuno le segue fino a casa e aspetta il momento propizio per rapirle-

-E cosa intendi fare?-

-Stanotte mi introdurrò nell’istituto, cercherò qualche traccia e lascerò delle microspie-

-Stai attento- gli disse Saeko –Non vorrei che Hideyuki mi mandasse una maledizione per aver messo nei guai il suo migliore amico!-

-Non preoccuparti- le sorrise Ryo –Me lo ha chiesto anche Maki di risolvere questa faccenda-

-Non dirmi che ti è apparso il suo fantasma!- lo prese in giro la donna

-Sciocca! Me lo ha scritto nella lettera che mi ha lasciato- rispose lui

-Capisco...E, dimmi, come vanno le cose tra te e Kaori?-

Il volto di Ryo si oscurò.

-Lei prova ancora qualcosa per me, lo so. Però...non si fida più di me-

Si stupiva lui stesso della facilità con cui riusciva a parlare con Saeko, lui che di solito era molto restio a confidarsi con qualcuno. L’unica persona con cui ci riusciva era Maki. Forse era per questo che si sentiva a suo agio con lei, perchè era la donna che il suo amico aveva scelto e per questo degna di fiducia...O forse perchè sapeva che anche Saeko stava soffrendo per amore...

-Non puoi biasimarla. Otto anni fa te ne sei andato senza neanche chiederle di seguirti...-

-Qui a Tokyo aveva suo fratello, i suoi amici...Non volevo che rinunciasse a tutto questo per me. Appena possibile avevo intenzione di farmi trasferire qui a Tokyo-

-E a lei hai spiegato tutto questo?-

Ryo si limitò a guardarla.

-Ecco appunto. Voi uomini siete tutti uguali quando si tratta di esprimere i vostri sentimenti!- Saeko gli sorrise con dolcezza –Non ti arrendere, Ryo. Kaori è molto testarda, ma prima o poi capirà che sta commettendo un errore-

-Sbaglio, o sia tu che Maki non siete mai stati molto d’accordo con la relazione tra lei e Mick?- le chiese lui

-Non fraintendermi, Mick è un bravo ragazzo e ama Kaori con tutto se stesso, però non credo che per lei valga la stessa cosa. Non mi sembra coinvolta, non è emozionata quando è con lui. Con te invece...Non ho mai visto brillare gli occhi di Kaori come quando tu le sei accanto. Tu puoi renderla felice, Ryo, e non c’è niente che io desideri di più come la sua felicità-

-Lo stesso vale per me, Saeko. Te lo assicuro-

 

Quella sera, Kaori stava preparando la cena, mentre Mick si stava facendo una doccia dopo essere arrivato da lei direttamente dal lavoro e Kuro si godeva una scodella di latte, quando il telefono si mise a squillare. Abbassando il fuoco, passò in soggiorno e afferrò la cornetta.

-Pronto?-

-Ehm...Kaori?- chiese una voce esitante dall’altra parte

-Sì? Chi parla?- fece lei perplessa

-Sono Sayuri...Tua sorella-

-Oh...- Kaori deglutì con difficoltà, non sapendo cosa dire –Ciao. Sono...sono felice che tu mi abbia chiamato-

-Anch’io sono felice di sentirti...Dio, mi sembra così strano tutto questo! È da così tanto che aspetto questo momento...Ho provato un sacco di volte a immaginare cosa ti avrei detto quando ti avessi trovata e ora...non so assolutamente cosa dire-

-Ti capisco, anche per me tutto questo è un po’ assurdo...Anche se io ho saputo di te solo da poco tempo-

-Il signor Saeba mi ha raccontato di tuo fratello...Mi dispiace molto. Davvero-

-Ti ringrazio, Sayuri. Senti, che ne dici di incontrarci? Vorrei vederti, sapere come sei...-

-Sì, anche a me piacerebbe molto. Ti va bene sabato? Scegli tu il posto-

-Sabato è perfetto. Alle tre al parco di Shinjuku?-

-D’accordo. A sabato allora...-

-Sì, a sabato. Ciao, Sayuri-

-Ciao, Kaori-

Kaori posò la cornetta del telefono avendo la sensazione di aver avuto la più strana ma anche la più importante conversazione della sua vita. Aveva sentito la voce di sua sorella. Era stata un’emozione fortissima. E fra due giorni l’avrebbe vista, l’avrebbe conosciuta. Però...non se la sentiva di andare a quell’incontro da sola. Esitante, gettò un’occhiata alla porta chiusa che portava alla sua camera da letto e dietro cui si trovava il suo fidanzato. Poi, prese nuovamente la cornetta del telefono e compose in fretta un numero di telefono. Dopo un paio di squilli una voce a lei ben nota rispose dall’altro capo della linea:

-Pronto?-

-Ryo, sono io...Kaori-

Ryo avvertì subito dalla sua voce che c’era qualcosa che la turbava.

-È successo qualcosa?- le chiese preoccupato

-Mi ha appena chiamato mia sorella- rispose lei –Abbiamo fissato un incontro per sabato pomeriggio-

-Sono felice per te, Kaori. Sono sicuro che andrete d’accordo-

-Sì, lo spero anch’io, però...c’è un altro motivo per cui ti ho chiamato-

-Cioè?-

-Volevo chiederti se sabato ti andrebbe di accompagnarmi...- disse Kaori tutto d’un fiato

Dall’altra parte, Ryo sorrise. Kaori stava ricominciando a fidarsi di lui e questo lo rendeva felice.

-Certo, non c’è problema. A che ora vuoi che venga a prenderti?-

-Alle due e mezza va bene. Ti ringrazio, Ryo-

-Non devi ringraziarmi, io ci sarò sempre quando ne avrai bisogno-

Si salutarono e Kaori posò la cornetta con un leggero sorriso sulle labbra. Sorriso che si spense quando si voltò e vide Mick che la fissava dalla soglia della sua camera. Dalla sua espressione era evidente che aveva sentito tutta la conversazione e che non gli era piaciuta per niente.

-Mick...io...- balbettò lei non sapendo cosa dire

-Non dire niente, Kaori- sibilò lui tagliente –Ho già sentito abbastanza- aggiunse poi avviandosi con passo deciso verso la porta e afferrando il suo cappotto nel tragitto

-Mick, aspetta, ti prego!- cercò di fermarlo Kaori –Posso spiegarti...-

-Spiegarmi cosa, Kaori?- gridò Mick infuriato –Spiegarmi perchè hai chiesto a Ryo, il tuo ex ragazzo, e non a me, il tuo fidanzato, l’uomo che hai accettato di sposare, di accompagnarti a incontrare tua sorella?! Non ce n’è bisogno, grazie, è tutto molto chiaro anche così...Sei ancora innamorata di lui. Anche un cieco potrebbe vederlo, ma io sono stato così stupido da ignorare gli ovvi segnali-

-No, Mick, ti sbagli...- replicò lei con le lacrime agli occhi

-Non raccontare balle!- la interruppe lui –Non mentirmi! E soprattutto non mentire a te stessa! Peggiori solo le cose in questo modo!-

-Ma io ti amo, Mick...-

Vedendo le lacrime e la disperazione della sua fidanzata, Mick fece un respiro profondo per cercare di calmarsi, mentre si passava una mano tra i capelli in un gesto stanco e sofferente.

-Lo so che tu credi di amarmi, Kaori. Probabilmente ne sei così convinta che mi avresti sposato, continuando a crederlo, e magari il nostro matrimonio avrebbe anche funzionato...Ma la verità è che per quanto io ti possa amare, non sarei mai in grado di accendere nel tuo sguardo quella luce che brilla quando vedi Ryo- le accarezzò dolcemente la guancia bagnata dalle lacrime –In questo momento sei confusa...È meglio se ci prendiamo una pausa. Rifletti su quello che provi, su quello che vuoi veramente... Quando lo avrai capito ne riparleremo-

Incapace di dire o di fare qualsiasi cosa, Kaori lo guardò voltarle le spalle e andarsene senza mai voltarsi.

 

 

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Capitolo 11
*** Capitolo 10 ***


Capitolo 10

Quel sabato mattina Ryo si alzò di ottimo umore. Fece colazione pensando a Kaori e all’appuntamento che aveva con lei. Gli aveva chiesto di accompagnarlo all’incontro più importante della sua vita e questo significava che le cose tra loro stavano finalmente migliorando. Sapeva di comportarsi male nei confronti di Mick, che lui alla fine sarebbe stato l’unico a soffrirne, ma non poteva fare altrimenti. Aveva bisogno di Kaori. La amava. E, d’altronde, non sarebbe stato giusto lasciarla a Mick sapendo che lei non ne era realmente innamorata. Sperava solamente che anche Kaori l’avrebbe presto capito.

Anche Kaori era di umore sereno quel giorno, nonostante la lite con Mick di due sere prima. E questo perchè aveva trascorso quei due giorni a ripensare alle parole del fidanzato, facendo chiarezza sui suoi sentimenti, senza più mentire a se stessa. Era innamorata di Ryo, questa era la verità. Doveva smetterla di nascondere i suoi sentimenti dietro al dolore e al rancore, e accettarli. Quello che era successo otto  anni prima faceva parte del passato, Ryo le aveva chiesto di perdonarlo e di accettarlo nuovamente nella sua vita, perciò era ora di lasciarsi tutto alle spalle e di guardare al futuro. Perchè se c’era una cosa che la morte di suo fratello le aveva insegnato, era che la vita era troppo breve per trascorrerla a negarsi la felicità. E la sua felicità era Ryo. Era stata una stupida a non capirlo prima, soprattutto perchè ora, a causa delle sue paure, aveva fatto soffrire Mick, lui che l’amava realmente. E la sua sofferenza sarebbe stata ancora maggiore quando gli avrebbe detto che intendeva tornare con Ryo. Si sentiva veramente una persona orribile ripensando a come aveva calpestato i suoi sentimenti. Il dolore che aveva visto nei suoi occhi le aveva fatto capire realmente quanto crudele e meschina fosse stata nei suoi confronti. Da quando Ryo era tornato, lei non aveva fatto altro che concentrarsi sui suoi sentimenti, senza mai curarsi di quelli di Mick. Era stata una vera egoista...

Senza indugiare oltre, decise di andare a parlare con Mick quella mattina stessa. Era inutile rimandare l’inevitabile, perciò si vestì, afferrò il cappotto e si diresse verso il suo appartamento.

 

Quel pomeriggio, Ryo parcheggiò la sua nuova Porsche Boxter grigio metallizzato davanti al palazzo di Kaori qualche minuto prima delle due e trenta. Salì con l’ascensore fino al sesto piano e suonò il campanello. Il suo cuore si fermò per un istante quando se la trovò davanti. Era davvero bellissima. Per l’incontro con sua sorella aveva indossato una corta gonna di velluto marrone, un morbido maglioncino di lana bianco a collo alto, collant bianchi e stivali marroni in leggero stile cowboy. Notò però che aveva il viso stanco, nonostante il sorriso che gli rivolse.

-Ciao- la salutò –Stai bene? Mi sembri un po’ pallida...-

-Sto bene, non preoccuparti. Sono solo un po’ nervosa- rispose lei –E poi negli ultimi giorni non ho dormito bene...-

-Vuoi parlarne?- le chiese premuroso

-Sì, ma non ora. Preferisco affrontare una cosa alla volta- gli rispose con un leggero sorriso -Ne parleremo dopo l’incontro con Sayuri-

-Come preferisci. Allora, sei pronta?-

-Sì, possiamo andare-

Kaori si infilò un corto cappotto bianco imbottito e seguì Ryo verso l’ascensore.  

-E questa da dove spunta fuori?!- esclamò sorpresa Kaori vedendo l’auto di Ryo

-Diciamo che mi sono fatto un regalino per il mio ritorno a Tokyo...- rispose questo con un sorriso

-Alla faccia del regalino!- rise lei mentre lui le teneva aperta la porta per farla salire

-Se farai la brava potrei anche fartela guidare...-

-Guarda che l’hai detto, eh? Non puoi più ritrattare adesso!-

Era piacevole scherzare con lui come facevano un tempo. Kaori sapeva che lo stava facendo per non farle pensare al suo imminente incontro con Sayuri e gliene era grata. Ma lui non poteva sapere che non era solo quello a renderla nervosa. Dopo l’appuntamento con la sorella voleva parlare con Ryo...Parlare di  loro due...Finalmente si sarebbero chiariti una volta per tutte...E questo, se possibile, la rendeva ancora più nervosa del pensiero di incontrare una sorella di cui fino a poco tempo prima non conosceva neppure l’esistenza! Ma allo stesso tempo la riempiva di felicità. Finalmente lei e Ryo avrebbero potuto essere felici insieme, riprendere da dove si erano lasciati otto anni prima...

Arrivati nei pressi del parco di Shinjuku, parcheggiarono l’auto e procedettero a piedi. Varcarono i cancelli  poco prima delle tre. Kaori aveva dato come punto di riferimento a Sayuri la grande fontana che si trovava esattamente al centro del grande parco. In un gesto che le venne naturale, prese la mano di Ryo per darsi coraggio e per sentire la sua vicinanza. Lui non poté trattenere un sorriso sentendo la piccola mano di lei che cercava la sua, grande e forte. Quel gesto e, soprattutto, la naturalezza con cui lo aveva compiuto valevano per lui più di mille parole. Kaori si fidava di lui. E forse l’argomento di cui dovevano parlare dopo l’incontro con Sayuri era proprio loro due. Non aveva mancato di notare che al suo anulare sinistro l’anello di fidanzamento di Mick era scomparso...Facendole l’occhiolino, le strinse la mano e la condusse verso la ragazza dai lunghi capelli mogano e dagli occhi nocciola seduta sul bordo della fontana.

Sayuri si alzò in piedi vedendoli arrivare. Le due donne si strinsero la mano, visibilmente emozionate.

-Perché non fate due passi mentre chiacchierate?- disse loro Ryo –Io ti aspetto qui, va bene?- fece poi rivolto a Kaori accarezzandole dolcemente una guancia

Lei annuì e le due si allontanarono insieme, mentre Ryo si sedeva su una panchina seguendole con lo sguardo.  

Kaori e Sayuri parlarono per più di un’ora. Parlarono della loro infanzia, della loro adolescenza, di come erano diventate le persone che erano ora...Si raccontarono a vicenda i loro pensieri, i loro sogni, i loro desideri...Volevano sapere tutto l’una dell’altra: se amavano il mare o la montagna, se preferivano il  gelato al cioccolato o quello alla vaniglia, se consideravano più sexy Brad Pitt o George Clooney... Volevano conoscersi interamente, completamente...Come due sorelle.

-Allora, che mi dici del signor Saeba?- le chiese Sayuri ad un certo punto

-Che...che cosa intendi?- balbettò Kaori presa in contropiede

-Beh, voi state insieme, no?-

-Ehm...Veramente no-

Kaori era rossa come un peperone.

-Cosa? Eppure avrei detto il contrario...C’è una tale alchimia tra di voi che si percepisce appena vi si vede insieme! Per non parlare del modo in cui lui ti guarda...-

-Perché? Come mi guarda?- chiese Kaori imbarazzata ma anche molto curiosa

-Come un pantera guarda la sua preda- rispose maliziosa Sayuri

-A dire la verità otto anni fa siamo stati insieme, ma poi lui si è trasferito negli Stati Uniti. È tornato per il funerale di Hideyuki e...sembra intenzionato a rimanere-

-E scommetto che vuole riprendere da dove avevate interrotto...-

-Esatto-

-E tu cosa vuoi fare?-

-All’inizio ho cercato di resistergli con tutte le mie forze, anche perchè stavo insieme ad un’altra persona, però...mi sono resa conto che è tutto inutile. Sono innamorata di lui. Lo amo ora come lo amavo otto anni fa. Sento che per me non potrebbe esserci nessun’altro oltre a lui-

-Se è così allora devi dirglielo. Sono sicura che lui ti ama quanto tu ami lui-

-È proprio quello che ho intenzione di fare- sorrise Kaori mentre il suo sguardo si posava sulla figura di Ryo in lontananza –E tu che mi dici? C’è qualcuno di speciale nella tua vita?- chiese poi voltandosi verso la sorella

Stavolta fu il turno di Sayuri di arrossire.

-In effetti...ci sarebbe una persona...- 

-Racconta!-

-Si chiama Kazuna. Anche lui lavora al “Tokyo Journal”, circa un mese fa ci hanno affiancato per un articolo...All’inizio non lo sopportavo, era così arrogante e presuntuoso...Non facevamo altro che litigare! Tuttavia, un po’ alla volta ho imparato a conoscere anche gli aspetti più nascosti di lui e...-

-E hai scoperto che ti piace- concluse Kaori per lei

-Già. E...anche lui sembra provare un certo interesse per me...Mi ha chiesto di uscire-

-E tu hai accettato?-

Sayuri annuì.

-Sono contenta per te, sorellona-

-Come...come mi hai chiamato?- le chiese l’altra sorpresa

-Sorellona...Perchè? Ti dispiace? È troppo presto?- si preoccupò Kaori

-No, no...Anzi. Non sai quanto mi abbia fatto piacere sentirtelo dire- le disse commossa Sayuri

Le due sorelle si abbracciarono con affetto.

-Ora sarà meglio tornare. Il signor Saeba si sarà congelato nell’aspettarci!-

Si incamminarono verso il luogo dove avevano lasciato Ryo ad attenderle. L’uomo aveva acquistato un caffé in un piccolo chiosco lì vicino e lo sorseggiava osservando le persone intorno a lui. Si alzò quando le vide avvicinarsi.

-Vi ho preso della cioccolata calda per scaldarvi. Nonostante la bella giornata, siamo pur sempre in febbraio- sorrise loro

-La ringrazio, signor Saeba, è stato veramente gentile- gli disse Sayuri prendendo il bicchiere di carta che lui le porgeva –Bene, io devo andare ora. Ci sentiamo presto, Kaori-

-Certo. Ti chiamerò- rispose Kaori

Le due donne si abbracciarono nuovamente e si salutarono. Ryo e Kaori rimasero di nuovo soli. Quest’ultima seguì con lo sguardo la figura della sorella senza dire nulla e lui rispettò il suo silenzio. Alla fine, si voltò verso di lui con un allegro sorriso sulle labbra.

-Ho fame- annunciò

Ryo le sorrise a sua volta.

-Vuoi venire a mangiare da me? Non sono il miglior cuoco del mondo, ma neppure il peggiore-

-Ne sei sicuro?- lo prese in giro lei –Puoi provarlo?-

-Nessuno di quelli per cui ho cucinato è morto- ribatté lui compiaciuto

-Wow, è confortante-

-Allora, vieni?- Ryo le rivolse uno di quei sorrisi seducenti che avevano il potere di stenderla

-D’accordo- si ritrovò a rispondere Kaori rapita dal suo sguardo

 

Nello stesso momento, in un elegante edificio ricoperto di specchi nel quartiere di Harajuku, al settimo piano, proprio sopra un istituto di bellezza, si trovava l’ufficio di un uomo. Alto, fisico prestante, corti capelli castano scuro, a prima vista poteva sembrare affascinante...Se non fosse stato per i suoi occhi. Verdi con striature marroni, sembravano gli occhi di un serpente e possedevano la stessa freddezza e mancanza di pietà verso il nemico. Quegli occhi si voltarono verso la porta, quando qualcuno bussò.

-Avanti- disse freddamente

Un altro uomo entrò nella stanza, salutando rispettosamente.

-Mi avete fatto chiamare, signore?- chiese con un certo timore

-Sì. Sapresti dirmi, Sozo, come è stato possibile che qualcuno abbia scoperto il nostro magazzino al porto e che successivamente si sia introdotto in questo palazzo per piazzare delle microspie?-

-Cosa? Io non capisco come sia successo, signore...Io...-

-Risparmiami i tuoi balbettii e le tue inutili scuse!- lo interruppe seccamente l’altro –Grazie a persone molto più competenti di te, ho già scoperto chi ha osato tanto. Si chiama Ryo Saeba, è un investigatore privato, voglio che ora tu scopra tutto su di lui e sul perchè è venuto a ficcare il naso nei miei affari. E quando dico tutto, intendo ogni minimo particolare, persino come prende il caffé alla mattina e a che ora va a letto alla sera, sono stato chiaro?-

-Chiarissimo, signore. Eseguirò gli ordini alla lettera-

-Lo spero per te, se ci tieni alla vita. Ora vattene-

L’altro si affrettò ad ubbidire e ben presto l’uomo si ritrovò nuovamente solo. Fece ruotare su se stessa la sedia su cui era seduto, voltandosi verso la grande finestra che si trovava alle sue spalle. Fissò lo sguardo sulla grande palla di fuoco che si abbassava pian piano verso l’orizzonte.

-Me la pagherai, Ryo Saeba. Nessuno mi sfida in questo modo restandone impunito- sibilò

 

 

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Capitolo 12
*** Capitolo 11 ***


Capitolo 11

Ryo si rivelò essere un ottimo cuoco. Le cucinò dei ramen* buonissimi e Kaori non poté fare a meno di complimentarsi con lui. Seduti uno di fronte all’altro al tavolo della cucina di lui, si sentiva completamente a suo agio e rilassata, come se in realtà quegli anni in cui erano stati separati non fossero mai esistiti.

-Dove hai imparato a cucinare così bene? Otto anni fa non sapevi neanche friggere due uova!- lo prese in giro lei

-Molto divertente...- replicò lui con un sorriso -Comunque ho imparato mentre ero negli Stati Uniti. Vivendo da solo ho dovuto arrangiarmi...Inoltre, a Washington sono veramente pochi i ristoranti giapponesi che sappiano fare dei ramen degni di nota!-  

-Beh, la vita da scapolo ti ha fatto proprio bene!-

Il volto di Ryo si oscurò improvvisamente.

-Senti, Kaori, a proposito di otto anni fa...- cominciò

-No, non dire niente, per favore- lo interruppe Kaori –Lascia parlare me, prima. Io sapevo quanto lavorare all’F.B.I fosse importante per te, non avevo il diritto di arrabbiarmi in quel modo. È solo che...mi sono sentita così ferita...Pensare che saremmo stati a centinaia di miglia di distanza, in due continenti diversi...mi sembrava di non riuscire a respirare da quanto mi faceva soffrire anche solo l’idea-

A Ryo si strinse il cuore sentendo quelle parole e la tristezza che si leggeva negli occhi di lei.

-No, Kaori. Sono io che devo scusarmi con te, tu avevi tutto il diritto di reagire in quel modo- le disse

–Avrei dovuto parlarti subito dei miei progetti, non quando ormai stavo per partire. Ma ogni volta che cercavo di dirtelo mi mancava il coraggio. Anche per me lasciarti è stato doloroso, non sai quanto. Molte volte mi è passato per la testa il pensiero di lasciar perdere tutto e restare con te...Avrei anche voluto chiederti di venire con me...-

-Io ti avrei seguito ovunque- fece Kaori

-Lo so. Ma non mi sembrava giusto chiederti di rinunciare a tutto per me, di lasciare tuo fratello, i tuoi amici, i tuoi sogni di diventare maestra...-

-Perché non mi hai detto tutto questo allora?-

Ryo la guardò negli occhi senza dire niente per qualche secondo, poi si passò una mano tra i capelli e rispose:

-Non lo so...Probabilmente perchè sono uno stupido. Forse pensavo che se tu mi avessi odiato la separazione ti sarebbe stata più facile...-

-Hai ragione, sei davvero uno stupido- Kaori si sporse in avanti per prendergli la mano con la sua –Io non ti ho mai odiato...Non potrei mai. La mia rabbia e il mio rancore erano solo un modo per combattere il dolore che mi dilaniava il cuore. Pensavo che tu non mi amassi veramente, che il tuo lavoro fosse più importante di me...-

Ryo, che aveva posato lo sguardo sulle loro mani intrecciate, nel sentire quelle parole lo alzò per incontrare quello di lei.

-Niente è mai stato più importante di te, Kaori. E niente lo sarà mai-

Il cuore di Kaori si fermò a quelle parole. Per qualche istante nessuno dei due parlò, limitandosi a guardarsi negli occhi. Fu lui a rompere il silenzio per primo:

-Kaori, c’è una domanda che ho bisogno di porti...-

-Vuoi sapere perchè non porto più l’anello di Mick?- lo precedette lei

-Sì- rispose Ryo guardandola con intensità

-Devi sapere che io e Mick abbiamo avuto una discussione la sera in cui ti ho chiamato per chiederti di accompagnarmi all’incontro con Sayuri. Lui mi ha detto delle cose che mi hanno fatto riflettere. Ho capito che mi stavo comportando in modo ingiusto e meschino nei suoi confronti. Stavo mentendo a lui e a me stessa. Perchè non è di lui che sono innamorata-

Il cuore di Ryo sembrò volergli scoppiare nel petto sentendo quelle parole e leggendo le conferme che desiderava in quegli occhi nocciola. Senza dire una parola, la prese per mano e la condusse in soggiorno. Lei lo seguì senza esitare. Le lasciò la mano per avvicinarsi allo stereo e Kaori sentì subito la mancanza di quel calore. Ma non durò a lungo. Un secondo dopo, Ryo tornò da lei, mentre nella stanza riecheggiavano le dolci note di una canzone.

 

Look into my eyes, you will see
What you mean to me
Search your heart
search your soul
And when you find me there you'll search no more

Kaori gli sorrise sentendo quelle parole. Quella era la loro canzone. Quando, otto anni prima, Kaori l’aveva scelta, sostenendo che una coppia non poteva non avere una canzone, Ryo non era stato molto d’accordo, giudicandola troppo sdolcinata. In realtà alla fine gli aveva fatto ammettere che era solamente geloso della sua fissazione per Kevin Costner.

 

Don't tell me it's not worth tryin' for
You can't tell me it's not worth dyin' for
You know it's true
Everything I do, I do it for you

Ryo la prese tra le braccia e iniziò a muoversi dolcemente, facendole posare la testa sulla sua spalla e aspirando il profumo dei suoi capelli. Era magnifico poterla tenere nuovamente tra le braccia, sentirla stringersi a lui, i loro corpi stretti l’uno all’altra...

 

Look into my heart, you will find
There's nothin' there to hide
Take me as I am, take my life
I would give it all I would sacrifice

Finalmente Kaori era di nuovo sua. Finalmente aveva capito che valeva la pena dargli un’altra possibilità e lui di sicuro questa volta non l’avrebbe sprecata.

Kaori si lasciò cullare dal suo abbraccio provando la sensazione di essere finalmente tornata a casa. Era quello il suo posto, tra le braccia di Ryo, lì e da nessun’altra parte si sentiva così bene. Quelle braccia forti e muscolose sembravano proteggerle da tutto e da tutti, donandole un calore e una sicurezza mai provate.

 

Don't tell me it's not worth fightin' for
I can't help it there's nothin' I want more
Ya know it's true
Everything I do, I do it for you

Ryo le alzò dolcemente il volto per incontrare lo sguardo di lei. Circondandole il volto con le mani, si piegò su di lei e le mormorò:

-Ti amo, Kaori-

-Anch’io ti amo, Ryo- gli rispose lei senza esitare

Senza indugiare oltre, Ryo annullò la breve distanza che ancora separava i loro volti per unire le loro labbra in un bacio appassionato.

 

There's no love like your love
And no other could give more love
There's nowhere unless you're there
All the time, all the way

Kaori rispose al bacio con tutta se stessa, stringendosi a lui con esigenza. Le mani di Ryo lasciarono il suo volto per scendere a sfiorarle leggermente il seno, per raggiungere successivamente la sua vita, che circondarono per stringere Kaori maggiormente a se.  

 

Don't tell me it's not worth tryin' for
I can't help it there's nothin' I want more
I would fight for you - I'd lie for you
Walk the wire for you
Ya I'd die for you
Ya know it's true
Everything I do, I do it for you       

 

Si separarono solamente quando entrambi erano senza fiato. Si guardarono negli occhi, senza dire una parola. Poi, leggendo nello sguardo di Kaori un desiderio pari al suo, Ryo la sollevò tra le sue braccia e si diresse verso la sua camera da letto. La lasciò solo una volta giunto al suo letto, dove ve la depose con delicatezza. Velocemente, si tolse la camicia, restando a torso nudo, poi le scarpe e le calze. Kaori non riuscì a distogliere lo sguardo da quel petto ampio e muscoloso. Era magnifico, perfetto.

Sorridendole sensualmente, Ryo iniziò a spogliarla. Per prima cosa gli stivali, per poi stendersi su di lei, sovrastarla con il suo corpo e toglierle il maglioncino. Credette di morire alla vista di quei due seni così sodi e perfetti coperti da un reggiseno di pizzo rosa, da cui spuntava il piccolo tatuaggio che raffigurava un fiore di ciliegio. Non poté fare a meno di sfiorarlo con le labbra, mentre le accarezzava i seni, sentendo i capezzoli inturgidirsi sotto il suo tocco. Scese poi in una lenta carezza verso lo stomaco, per raggiungere la cerniera della gonna e farla scendere. Una volta tolto anche quell’indumento, fu la volta dei collant. Ora Kaori era sotto di lui, vestita solo della sua biancheria...Meravigliosa. E sua.

Lei, sentendo di non riuscire più a restare ferma, iniziò ad accarezzargli le spalle e il petto, per poi scendere verso lo stomaco, sentendo i muscoli di lui contrarsi. Con gesti lenti, lo aiutò a togliersi i pantaloni. Ben presto furono entrambi nudi. Ryo percorse il corpo di Kaori con lente e sensuali carezze, sentendo il suo respiro farsi sempre più affannoso. Assaporò con le labbra i suoi rosei capezzoli, mentre una mano si avventurava verso il centro della sua femminilità. Con un gemito, Kaori chiuse gli occhi e si aggrappò alle sue spalle, sentendo il piacere crescere a dismisura sotto le sue carezze, che mano a mano diventavano sempre più insistenti, finché, con un grido, esplose. A quel punto, la mano di Ryo salì di nuovo per circondarle la vita, mentre la sua bocca cercava quella di lei in un bacio esigente. L’altra mano andò a cercare quella di lei, intrecciando le loro dita, mentre si posizionava tra le sue gambe. Quando Kaori lo sentì entrare dentro di lei, credette di morire tanto era il piacere che la stava sommergendo. Il suo corpo lo accettava come una parte smarrita di se tornata finalmente a casa...E in un certo senso era così. Lui era il suo cuore, la sua anima, e finalmente era tornato da lei. Ogni muscolo dentro di lei lo sentiva pulsante e vivo, la riempiva. La completava. Assecondò i suoi movimenti, seguendo un ritmo sempre più concitato, finché entrambi, nello stesso momento, raggiunsero l’apice del piacere.

Ryo crollò su di lei, nascondendo il volto nell’incavo del suo collo, mentre Kaori gli accarezzava i capelli. Dopo un po’, però, per non schiacciarla, si voltò sulla schiena, portandola con se e facendole posare la testa sul suo petto. Stringendola a se e coprendo entrambi con la trapunta, le mormorò:

-Mi sei mancata da morire, Kaori-

-Anche tu mi sei mancato. Ti amo, Ryo- gli rispose lei guardandolo negli occhi

-Anch’io ti amo- le sfiorò le labbra con le sue –Ora dormi, piccola-

Ryo restò per un po’ a guardarla dormire tra le sue braccia, godendosi quel senso di completezza e quella felicità a lungo attesa, poi, finalmente, anche lui si lasciò andare tra le braccia di morfeo.

 

*Ramen= spaghetti serviti in una ricca zuppa di carne insaporita con miso, salsa di soia o sale e ricoperti di verdura o fette di maiale arrosto.

 

 

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Capitolo 13
*** Capitolo 12 ***


Capitolo 12

La mattina dopo, Kaori fu la prima a svegliarsi. La prima cosa che vide aprendo gli occhi fu il profilo di Ryo, addormentato accanto a lei, un braccio che le circondava possessivamente la vita. Non poté fare a meno di sorridere a quella visione. Quando dormiva aveva un’espressione così serena e pacifica che ricordava quella di un bambino. Lanciò un’occhiata alla sveglia sul comodino: le 9.34. Poteva benissimo concedersi di rimanere a poltrire a letto ancora un po’, in fondo era domenica mattina! Ritornò a guardare il viso dell’uomo disteso accanto a lei. Non si sarebbe mai stancata di ammirarlo, era davvero bello: i capelli neri scompigliati, con quel ciuffo ribelle che gli accarezzava la fronte, gli zigomi scolpiti nel marmo, le labbra carnose...Pensare che quello era il suo uomo la rendeva orgogliosa.

-Ti stai divertendo?- le chiese all’improvviso Ryo senza aprire gli occhi

-Ma allora sei sveglio!- esclamò Kaori

-Ha-ha. E tu cosa stavi guardando di così interessante?- lui aprì gli occhi e si voltò verso di lei

-Te- rispose lei semplicemente prima di sfiorargli le labbra con un bacio

-Lo so che sono meraviglioso, ma insomma, un po’ di contegno, donna!-

Kaori gli diede un pugno sulla spalla.

-Ma sentilo, il presuntuoso!-

-Come sarebbe a dire “presuntuoso”?- mise il broncio Ryo

-Oh, povero il mio Ryuccio, ti sei offeso?- lo derise lei

-Adesso ti insegno io a prendermi in giro!- fece lui balzandole sopra e iniziando a farle il solletico

-No! Il solletico, no! Ti prego!- rise Kaori

-Smetterò solo quando avrai ammesso che sono un dio vivente!-

-Siamo modesti, eh?-

-Allora vuoi la guerra!- fece Ryo ricominciando con ancora più entusiasmo

-No, no! Va bene, mi arrendo!- poi, con voce roca e sensuale:-Sei un dio vivente, Ryo Saeba-

Il modo in cui lo pronunciò era così sensuale che fece scorrere un brivido di desiderio lungo la schiena di lui, che si chinò a prendere possesso della sua bocca in un bacio passionale. Ben presto il divertimento divenne languore, e il languore eccitazione. Poco dopo i loro corpi erano di nuovo uniti in una danza appassionata.

 

-Ryo?-

Kaori stava giocando con un ciuffo dei neri capelli, la testa di lui che riposava sul suo petto.

-Mmh?- rispose lui impegnato a tracciare piccoli cerchi con le dita sulla sua pancia

-Mi dispiace-

Lui rialzò la testa per poterla guardare negli occhi.

-Per cosa?- chiese perplesso

-Per come ti ho trattato negli ultimi giorni. Mi sono resa conto di aver sbagliato...Non solo con te, ma soprattutto con Mick-

-Gli hai parlato?-

-Questa mattina- annuì Kaori

-E come l’ha presa?-

-Bene, nonostante tutto, è stato un gentiluomo fino alla fine...Ma conosci Mick, quando qualcosa non va si tiene tutto dentro- gli fece un leggero sorriso –In questo voi due vi assomigliate-

-In effetti era una delle cose che ci legavano. Quando uno di noi era giù, l’altro lo capiva immediatamente e proponeva un giro per i locali di Kabukicho-

-Sono stata davvero meschina nei suoi confronti, ho sempre pensato solo ai miei sentimenti e mai ai suoi-

Ryo si spostò sulla schiena e la prese tra le braccia.

-Non sentirti troppo in colpa, Kaori. Tu eri confusa, non riuscivi a far chiarezze nei tuoi sentimenti...E in parte la colpa è anche mia-

Sollevata, Kaori lo guardò e, con fare scherzoso, disse:

-In effetti è tutta colpa tua!-

-Ehi, io ho detto in parte!- replicò Ryo stando al gioco –Vuoi per caso ricominciare? Guarda che questa volta il solletico sarà ancora più terribile!-

-No, no, come non detto- alzandosi, tirò il lenzuolo dalla sua parte e se lo avvolse intorno al corpo

-Meglio se vado a fare una doccia- aggiunse uscendo velocemente dalla stanza prima che lui potesse fermarla

Una volta chiusa la porta del bagno, aprì l’acqua calda e si mise ad aspettare a braccia incrociate.

-Uno...Due...- contò a voce alta

In quel momento, la porta si spalancò e Ryo, senza niente addosso, fece la sua comparsa.

-E tre- finì di contare Kaori –Sei così prevedibile, Ryo Saeba- gli disse poi divertita

-Ah sì?- replicò lui avvicinandosi mentre un sorriso sensuale si formava sulle sue labbra –Adesso ti faccio vedere io quante cose imprevedibili riesco a fare-

Detto questo, le strappò il lenzuolo di dosso con un gesto deciso e la spinse sotto la doccia. Qualche minuto dopo, Kaori dovette ammettere che quello che Ryo le stava facendo non se lo sarebbe mai aspettato...Ma era una sorpresa per nulla sgradita.

 

La sveglia segnava le 12.24 quando Kaori, vestita solo della camicia di Ryo, entrò in camera cercando di non fare rumore, reggendo tra le mani un vassoio. Su di esso, facevano mostra di se un piatto colmo di frittelle spruzzate di sciroppo al cioccolato – visto che a Ryo non piaceva quello d’acero – e con sopra un  cuore di panna montata. Il tutto accompagnato da una buona tazza di caffé nero. Arrivata al letto, dove il suo uomo ronfava beato, appoggiò il vassoio sul comodino e si apprestò a svegliarlo. Ryo giaceva supino, il volto rivolto verso la finestra, le cui tende filtravano i raggi del sole ormai alto. Kaori gli salì a cavalcioni sullo stomaco e iniziò a mordicchiargli un orecchio. In risposta, ci fu un roco gemito di soddisfazione, ma i suoi occhi non si aprirono e lui non si mosse. Le attenzioni di Kaori si spostarono allora sul collo e sul petto, lasciando una scia di baci e mordicchiandogli i capezzoli. I gemiti si intensificarono e due forti mani si andarono a posare sul suo fondoschiena. Le labbra di Kaori si piegarono in un sorriso.

-Guarda che so benissimo che le tua mani non si stanno muovendo nel sonno- gli disse

-Mi stavo godendo questo nuovo tipo di sveglia- replicò Ryo con un sorriso malizioso aprendo gli occhi

-Ti ho portato la colazione a letto- con un cenno della testa gli indicò il vassoio posato sul comodino

-In questo momento la colazione non è proprio il primo dei miei pensieri...- fece lui

-Già, posso sentire qual’è il primo dei tuoi pensieri- sorrise lei avvertendo la sua eccitazione che le premeva sull’interno coscia –Ma ti ho preparato le frittelle, il tuo piatto preferito-

-Le frittelle sono buone anche fredde- rispose Ryo mentre già le sue mani risalivano verso i suoi seni al di sotto della camicia

-Com’è che a questo gioco vinci sempre tu?- gli occhi di Kaori si chiusero mentre il piacere le scorreva nella vene

-Perché io baro- le disse lui prima di toglierle le camicia per sostituire le mani con le sue labbra

Mentre la sua bocca continuava a fare meraviglie sui suoi capezzoli, una mano di Ryo scese verso il centro della sua femminilità, che trovò già caldo e umido. Ben presto, in preda all’estasi, Kaori gridò il suo nome. Poi, sentendolo rigido contro la sua coscia, lo prese tra le mani e iniziò ad accarezzarlo, regalandogli lo stesso piacere che lui aveva donato a lei. Infine, ancora a cavalcioni sopra di lui, lo guidò dentro di lei, sentendolo riempirla fino in profondità. Aggrappandosi alle sue spalle, Kaori iniziò a muoversi dapprima lentamente, poi sempre più velocemente, mentre Ryo la sosteneva per la vita e affondava il viso nel suo collo. Con un grido, lei raggiunse l’apice del piacere e poco dopo, con un roco ruggito, il suo amante la seguì nell’oblio.

 

Più tardi, mentre seduti sul letto Ryo e Kaori si dividevano le frittelle divertendosi a imboccarsi a vicenda, il telefono si mise a squillare. Con un borbottio di protesta, Ryo allungò un  braccio verso l’apparecchio che si trovava sul comodino.

-Pronto?...Oh, ciao, mamma...No, certo che non me ne sono dimenticato...- rivolse a Kaori una smorfia che diceva tutto il contrario –Ma ti dico di no, stavo giusto per uscire...Sì, d’accordo, mi fermerò a comprarne...Aha...D’accordo, a dopo. Ciao, mamma-

Posò la cornetta e si voltò verso di lei.

-Ti sei dimenticato che dovevi andare a trovare i tuoi?- gli chiese Kaori con un sorriso

-Già...- sospirò Ryo –Per fortuna che mia madre mi ha chiamato per chiedermi di comprare dei cioccolatini...A un paio di isolati da qui c’è una pasticceria che lei adora. Mi sarei inventato una scusa, ma da quando sono tornato in Giappone sono andato dai miei solo una volta...-

-Non ti preoccupare, vai pure. Io mi faccio una doccia e poi me ne torno a casa-

-Perché non vieni con me, invece?- le propose Ryo –I miei saranno contenti di rivederti-

-Stai scherzando?- Kaori lo guardò stupita –Ci siamo rimessi insieme da neanche 24 ore e già vuoi portarmi dai tuoi genitori?-

-Beh, non sarebbe la prima volta, no?- si chinò e le posò un dolce bacio sulla punta del naso –E poi io ti amo, che importanza ha da quanto stiamo insieme?-

Kaori si sciolse a quelle parole e gli sorrise felice.

-E va bene, vengo con te-

 

Quando la Porsche di Ryo si fermò di fronte ai cancelli della villetta in stile occidentale situata nel quartiere di Asakusa in cui vivevano i suoi genitori, Kaori ebbe l’impressione di essere catapultata indietro di otto anni. Tutto era rimasto lo stesso: il prato perfettamente curato, i cespugli di rose a cui la signora Saeba teneva molto, il tavolino e le comode sedie poste sotto il portico...Tutto era come lo ricordava.

Mentre Ryo premeva il bottone del telecomando per aprire il cancello automatico, Kaori non poté fare a meno di provare un certo nervosismo, proprio come la prima volta che Ryo l’aveva portata a conoscere i suoi.

-Non preoccuparti, saranno felicissimi di sapere che stiamo di nuovo insieme- la rassicurò Ryo come se le avesse letto nel pensiero –In questi anni mia madre non ha fatto altro che ripetermi quanto fossi stato stupido a lasciar andare una così brava ragazza come te-

-E aveva ragione!- lo prese in giro Kaori

-Non ti ci mettere anche tu!- esclamò lui fingendosi esasperato

Si voltò per recuperare la scatola di cioccolatini acquistata durante il tragitto dallo stretto sedile  posteriore e poi fece il giro per aprirle la portiera dell’auto. Prendendola per mano, la condusse lungo il vialetto che portava alla casa. I genitori di Ryo dovevano averli sentiti arrivare perchè vennero ad accoglierli all’entrata. Se non fosse stata certa del contrario, Kaori avrebbe detto che aspettavano anche lei, perchè non mostrarono alcuna sorpresa vedendola arrivare al fianco di Ryo.  

Hitomi e Reichiro Saeba non erano cambiati molto in quegli otto anni. La madre di Ryo, nonostante qualche piccola ruga intorno agli occhi che non faceva che rendere il suo viso più interessante, era ancora la bellissima donna che lei ricordava. Lunghi capelli coloro ebano, tenuti raccolti alla nuca, e occhi color della notte come quelli del figlio, non c’erano dubbi sul fatto che lei e Ryo si assomigliavano come due gocce d’acqua. D’altra parte, anche il padre non era da meno. Corti capelli ora brizzolati, occhi color cioccolato e zigomi scolpiti, aveva lo stesso sorriso malizioso di Ryo. Kaori era sempre andata molto d’accordo con i coniugi Saeba, erano delle persone deliziose e l’avevano sempre trattata come una figlia. Dopo che Ryo era partito per gli Stati Uniti, però, aveva troncato i rapporti anche con loro, perchè sapeva che le avrebbero ricordato dolorosamente Ryo e tutto ciò che aveva perso con la fine della loro storia.

Trascorsero un piacevole pomeriggio bevendo the e gustando i cioccolatini che avevano portato, finché verso le sei Kaori e Ryo decisero di congedarsi. Kaori si sentiva serena e rilassata come se avesse passato un pomeriggio in famiglia e in un certo senso era così. I genitori di Ryo l’avevano trattata con la stessa gentilezza e lo stesso affetto di sempre, come se quegli otto anni non fossero mai trascorsi, e la lasciarono con un invito a cena per la settimana successiva insieme a Ryo.

-Hai visto che sei sopravvissuta?- le disse lui mentre tornavano all’auto

-Già. I tuoi sono delle persone fantastiche- gli sorrise lei

-Che ne dici se andiamo fuori a cena?- le propose poi fermandosi e prendendola tra le braccia –Ti lascio scegliere dove-

-D’accordo- rispose Kaori cingendogli il collo con le braccia, poi, guardandolo maliziosa:-Però il dessert vieni a prenderlo da me...-

-Sarà un piacere- le sorrise sensualmente Ryo prima di chinarsi a baciarla

 

 

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Capitolo 14
*** Capitolo 13 ***


Capitolo 13

Dopo aver cenato in un delizioso ristorantino italiano proposto da Kaori, lei e Ryo si incamminarono verso casa mano nella mano, visto che l’appartamento di lei distava solo pochi isolati. Nonostante il freddo  invernale, era una serata serena e una luminosa luna rischiarava il cielo. Pregustando la notte che sarebbe venuta, i due camminavano senza fretta, guardando le vetrine e chiacchierando. Arrivati davanti al palazzo di Kaori, però, trovarono una sorpresa ad  attenderli. Una figura avvolta nell’oscurità era appoggiata al muro di fianco al portone. Subito Ryo di pose davanti a Kaori, ma quando si avvicinò poté vedere che quella figura altri non era che Mick. I vestiti in disordine, i capelli arruffati e gli occhi lucidi, l’americano era visibilmente ubriaco.

-Ma bene!- biascicò questo con sarcasmo –Avrei dovuto immaginare che, appena io avessi tolto il disturbo, ti saresti subito buttata tra le braccia del tuo primo amore!-

-Mick, cosa ci fai qui?- gli chiese Kaori

-Passavo di qui...- rispose lui scrollando le spalle e sghignazzando

-Mick, sei ubriaco, faresti meglio a tornartene a casa- intervenne in quel momento Ryo

Mick si volse verso di lui, infuriato.

-Tu sta zitto, Saeba! Mi hai rovinato la vita! Non potevi rimanertene in America?!-

Detto questo, si avventò contro di lui cercando di colpirlo. Ryo lo schivò con facilità, ma doveva ammettere che questo era dovuto al fatto che Mick era ubriaco. L’americano era una guardia del corpo e perciò molto agile e forte. Inoltre avevano imparato le arti marziali insieme e sapeva che, in condizioni normali, avrebbe avuto non poche difficoltà a bloccarlo. Sbilanciato, il suo avversario cadde a terra. Kaori, preoccupata, si chinò per aiutarlo ad alzarsi, ma lui la scostò in malo modo.

-Non mi serve il tuo aiuto!- le gridò

-Ti prego, Mick, non fare così...- tentò di placarlo lei

-E perchè non dovrei? Perchè tu possa scopare in pace con il tuo amichetto senza sentirti in colpa?-

-Basta così, Mick!- fece Ryo innervosito –Tornatene a casa!-

-Chi diavolo ti credi di essere per darmi degli ordini?!-

Mick tentò di colpirlo di nuovo, ma il risultato fu lo stesso che in precedenza. Solo che questa volta, ubriaco com’era, non fu in grado di rialzarsi.

-Ryo, non possiamo lasciarlo così...È meglio se lo portiamo in casa- disse Kaori

-D’accordo, ma tu stai lontana e lascia fare a me, potrebbe aggredire anche te-

Ryo prese di peso Mick e lo trascinò nell’appartamento di Kaori, stendendolo poi sul divano. Dopo avergli tolto il cappotto e le scarpe, lo coprirono con una coperta.

-L’avevo immaginato un po’ diversamente questo finale di serata...- commentò alla fine Ryo con ironia

-Mi sento così in colpa nei suoi confronti...- fece Kaori –È a causa mia che si è ridotto in questo stato...-

-Mick sta soffrendo, è vero, ma lo supererà- Ryo le si avvicinò e la prese tra le braccia –Andiamo a dormire ora, domani mattina sarà più lucido-

Kaori annuì e lo seguì in camera da letto.

 

Durante la notte, Kaori non poté fare a meno di alzarsi di tanto in tanto per andare a controllare che Mick stesse bene. In fondo, era colpa sua se si era ridotto in quello stato. Se lei fosse stata un po’ più sincera con se stessa tutto quello non sarebbe mai successo.

Erano le 4.26 quando si svegliò nuovamente e decise di dare un’occhiata in salotto. Tuttavia, questa volta, quando si avvicinò a Mick per sistemargli meglio la coperta, questi aprì stancamente gli occhi.

-Scusa, non volevo svegliarti- mormorò Kaori

-Dovrei essere io a scusarmi con te per il modo orribile in cui mi sono comportato stasera- replicò Mick con voce stanca alzandosi a sedere

-Non devi, eri ubriaco e capisco benissimo perchè- lei abbassò gli occhi –Non so dirti quanto mi dispiace per come mi sono comportata con te, Mick. Sono stata così egoista! E adesso tu stai soffrendo...-

-Non sentirti in colpa, Kaori, non ne hai motivo- le alzò dolcemente il viso per guardarla negli occhi -Non devi giustificarti, l’amore è una cosa che non si può controllare-

Kaori, con le lacrime agli occhi, gli sorrise con riconoscenza.

-In ogni caso, sappi che io ti ho voluto molto bene, Mick, e te ne vorrò sempre-

-Lo stesso vale per me- rispose lui –Scusami anche con Ryo-

Ryo, che aveva ascoltato tutta la conversazione appoggiato alla parete accanto alla porta della camera da letto, sorrise leggermente e tornò a letto, contento che tra Kaori e Mick le cose si fossero sistemate.

-Ora sarà meglio che vada- disse Mick alzandosi dal divano

-Ma è tardi, non vuoi restare fino a domattina?- gli chiese Kaori

-No, preferisco tornare a casa, ho già creato abbastanza problemi. Ci vediamo, Kaori, sii felice-

E dopo averle dato un lieve bacio sulla guancia, aprì la porta e se ne andò. Kaori tornò a letto e si infilò sotto le coperte. Ryo faceva finta di dormire per non farle capire che aveva ascoltato tutta la conversazione. Sentì che lei si avvicinava a lui e gli si accoccolava contro.

-Mick si scusa anche con te- mormorò poi

Ryo sorrise nell’oscurità. Era inutile fingere con lei, aveva capito tutto. Senza dire nulla, la circondò con le proprie braccia e la strinse a se.

-Buonanotte, Kaori- le disse sfiorandole la fronte con un bacio

-Buonanotte, Ryo- rispose lei con un sorriso

 

Qualche notte dopo, il molo 82 del porto di Tokyo era illuminato da una moltitudine di luci intermittenti blu e rosse. Gli agenti della polizia metropolitana stavano scortando fuori da una grande nave da carico una ventina di uomini ammanettati seguiti da una decina di ragazze sotto shock, il tutto sotto l’attento sguardo del commissario Nogami. Quando tutti i malviventi furono caricati sui due furgoni che li avrebbero condotti al carcere di Tokyo, si voltò e si avvicinò a Ryo, che si stava facendo medicare una lieve ferita al braccio.

-Tutto bene?- gli chiese

-Sì, è solo una ferita superficiale, non preoccuparti- le rispose Ryo ringraziando con un cenno del capo l’infermiere che si era occupato di lui

-Come lo spiegherai a Kaori?-

-Le ho detto che ho ricominciato a lavorare qui a Tokyo con un amico, perciò non le dovrò dare molte spiegazioni-

-Perché invece non le dici la verità? Ormai il caso è praticamente chiuso, con gli arresti di stasera abbiamo smantellato praticamente tutta l’organizzazione...-

-Già, ma ancora non abbiamo preso chi sta in cima a tutto questo!- la interruppe Ryo con rabbia –Inoltre, meno cose sa Kaori di questa storia meglio è-

-Va bene, come vuoi tu- Saeko scrollò le spalle con rassegnazione –Ora vai a casa e riposati, mi raccomando-

-Ok, mamma- la prese in giro lui

-Ehi, guarda che potrei anche farti arrestare!-

-Stai scherzando? Un uomo affascinante come me in prigione?! Sarebbe una tragedia!-

-A parte gli scherzi, ti ringrazio per quello che hai fatto, Ryo. Anche da parte di Hideyuki-

-Non è ancora finita- rispose Ryo tornando serio –Non lo sarà finché anche il bastardo che ha organizzato tutto questo non sarà dietro le sbarre-

 

-Ecco quello che mi aveva chiesto, signore- Sozo posò un fascicolo sulla scrivania

L’uomo che vi era seduto lo aprì, trovandosi davanti la foto di Ryo Saeba, l’uomo che nel giro di poche settimane era stato in grado di smantellare buona parte della sua organizzazione. Ma quel Saeba non aveva neanche la più pallida idea di quanto fosse estesa la sua organizzazione. Vantava sedi in tutto il Giappone, ma, grazie alla sua intelligenza e furbizia, era riuscito a fare in modo che la polizia non allargasse le indagini all’infuori di Tokyo. Per lui non ci sarebbe voluto molto tempo per riorganizzare un’altra sede in città una volta che le acque si fossero calmate. Lesse tutte le informazioni che lo riguardavano, memorizzandole, finché arrivò all’ultima pagina. Qui si trovò davanti una seconda fotografia che ritraeva Saeba di fianco ad una rossa mozzafiato.

-E questa chi è?- chiese

-Riteniamo che sia la sua donna- rispose Sozo –Non l’abbiamo mai visto con nessun’altra oltre a lei-

-Devo dire che il nostro amico ha davvero buon gusto- un sorriso sadico si disegnò sul suo volto –Molto bene, ed ecco trovato il punto debole di Saeba...-

 

 

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Capitolo 15
*** Capitolo 14 ***


Capitolo 14

Una settimana dopo, Kaori si trovava nel suo appartamento, da sola, poiché Ryo aveva detto di dover cercare delle informazioni tra le sue conoscenze del quartiere. Vestita di una comoda e calda tuta, si avvicinò alla porta-finestra che dava sul balcone e si mise ad osservare la neve che da qualche ora aveva cominciato a cadere sulla città. Ripensò all’ultima settimana e al suo rapporto con Ryo...Le cose tra loro andavano a gonfie vele, lei non si era mai sentita così felice come in quel periodo, tuttavia sentiva che c’era qualcosa che lui le nascondeva. Cercava di parlare il meno possibile del suo lavoro, a volte usciva a qualsiasi ora del giorno e della notte...Per non parlare del modo in cui si era ferito al braccio...Kaori sapeva che il mestiere dell’investigatore privato non era come tutti gli altri, tuttavia aveva la netta impressione che ci fosse qualcosa che Ryo le nascondeva.

Scuotendo la testa, decise di mettere da parte questi pensieri. In fondo, la loro relazione procedeva a meraviglia e Ryo non mancava di dirle e di dimostrarle quanto teneva a lei, perciò, se anche c’era qualcosa che non le diceva, era sicura che lui avesse le sue buone ragioni e che prima o poi sicuramente gliene avrebbe parlato. Magari stava lavorando a un caso particolarmente difficile o delicato, tutto qui...

In quel momento, il telefono si mise a squillare e Kaori seppe istintivamente che si trattava di Ryo.

-Ciao- salutò allegra

-Ciao, piccola- ricambiò Ryo con la sua voce roca –Ma come sapevi che ero io?-

-Non lo so, me lo sentivo. E poi solo tu chiami a quest’ora...-

-È andata bene la giornata? Mi dispiace di non essere lì con te-

-Sì, tutto bene. Anche a me dispiace che non sei qui...Mi manchi-

-Anche tu mi manchi, piccola. Però ti prometto che domani ti porto fuori a pranzo, lavori solo mezza giornata, no?-

-Sì, è vero. Allora mi passi a prendere a scuola?-

-Certo. Ora devo andare, ci vediamo domani. Buonanotte, Kaori, e sognami, mi raccomando-

Kaori fremette sentendo il tono basso e sensuale con cui aveva pronunciato le ultime parole.

-Dormirò con la felpa che hai lasciato a casa mia. Buonanotte, amore-

Ryo chiuse lo sportello del suo cellulare con l’immagine di Kaori vestita solo della sua felpa davanti agli occhi. Accidenti, se non avesse avuto estremo bisogno di quelle informazioni si sarebbe precipitato a casa sua in men che non si dica! Con un sospiro di rassegnazione, si avviò verso il quartiere di Kabukicho, mentre sopra di lui la neve continuava a cadere dal nero cielo notturno.

 

La mattina dopo, Kaori decise di andare a fare colazione da Miki al Cat’s Eye. Il cielo quel giorno era grigio e denso di nubi che promettevano una nuova nevicata, perciò uscendo prese anche l’ombrello. Visto il freddo e il brutto tempo, decise di prendere il tram, nonostante il locale dei suoi amici non fosse molto distante dal suo appartamento.

-Buongiorno, Miki!- esclamò allegra entrano nel bar

-Buongiorno anche a te, Kaori-

La giovane barista sorrise vedendo l’amica. Vestita di un paio di jeans neri e di una giacca rossa sopra un maglioncino nero a collo alto, era raggiante, sprizzava felicità da tutti i pori.

-Sei venuta a fare colazione?-

-Esatto. Con un tempo come questo ho proprio bisogno di energia!-

-Che ne dici di una bella colazione all’italiana? Cappuccino e brioche al cioccolato?-

-Mmh...Io adoro le brioche al cioccolato!- esclamò Kaori

-Te ne porto due allora!- rise Miki

Mentre Kaori faceva colazione, lei e Miki chiacchierarono del più e del meno, finché la barista come al solito fece cadere il discorso sul tema “Ryo”.

-Allora come vanno le cose? Vi siete fatti vedere poco in queste ultime due settimane...- chiese Miki con tono malizioso

Kaori arrossì.

-A meraviglia- rispose con aria sognante –Non sono mai stata così felice-

-E si vede. E dimmi, a quando il grande passo?-

-Quale grande passo?-

-Come quale? Ma il matrimonio, no?-

Kaori per poco non si strozzò con il cappuccino che stava sorseggiando.

-Stai scherzando? Stiamo insieme da così poco!-

-E questo cosa centra? Anche io e Umibozu stavamo insieme da poco quando ci siamo sposati, ma quando ci si ama cosa importa il resto?-

-Sì, hai ragione, ma...-

-Non dirmi che non ci hai pensato?- le chiese Miki con un sorriso sornione

-Beh, certo...Però lui sta pensando di aprire un’agenzia investigativa qui a Tokyo...E poi...-

-E poi?-

-E poi...- Kaori non sapeva più che dire –E poi Ryo non me l’ha chiesto, ecco!-

-D’accordo, d’accordo. Cambiamo argomento: hai più visto Mick?-

-Non più da quella sera in cui l’ho trovato ubriaco sotto casa mia. Credo abbia bisogno di tempo... Umibozu che dice? Come sta?-

-Si è preso un po’ di giorni di ferie e ora che è tornato sembra un po’ più sereno...-

-Sono contenta. Beh, ora è meglio che vada o arriverò in ritardo a scuola- Kaori si alzò e pagò la sua consumazione –Grazie per la colazione, era squisita!-

-Quando vuoi. Buona giornata- la salutò Miki

Kaori uscì dal Cat’s Eye e si incamminò verso l’asilo. Non incontrò nessuno lungo il cammino, probabilmente quella mattina, visto il cielo poco promettente, avevano deciso di andare al lavoro in macchina o usando i mezzi pubblici. Come se le avesse letto nel pensiero, proprio in quel momento iniziò a nevicare e lei dovette aprire l’ombrello. Affrettò il passo ed era ormai quasi a destinazione, quando, con uno stridio di freni, un furgone nero si fermò accanto a lei. Prima che avesse il tempo di capire quello che stava succedendo, due uomini ne scesero, l’afferrarono e la trascinarono all’interno. Prima che potesse anche solo tentare di gridare, le premettero un panno sul viso e Kaori sentì le forze venirle meno. Pochi secondi dopo, sentì che il buio l’avvolgeva...Sul marciapiede, unica traccia di ciò che era successo, rimase il suo ombrello ancora aperto.

 

Ryo era soddisfatto di se stesso. Dopo molte settimane di lavoro, finalmente era riuscito a scoprire il nome del capo dell’organizzazione a cui stava dando la caccia. Grazie all’aiuto di Saeko, era riuscito a interrogare gli uomini che avevano arrestato qualche sera prima al porto e, con modi per così dire persuasivi, era riuscito a farsi dire quel nome: Reiji Sena. Era stato così convincente che gli avevano anche detto dove poteva trovarlo...Un luccichio gli attraversò gli occhi: quel bastardo aveva i giorni contati.

Era quasi mezzogiorno ormai quando uscì dal carcere di Tokyo, perciò salì sulla sua Porsche e si diresse verso l’asilo in cui lavorava Kaori. Come al solito, qualche fiocco di neve bastava a far congestionare il traffico della città più popolata del mondo, perciò il tragitto non fu dei più brevi. Quando finalmente entrò nel parcheggio dell’asilo, vide che i bambini avevano già iniziato ad uscire. Essendo venerdì, l’asilo restava aperto solo mezza giornata. Ryo fermò l’auto e si mise in attesa di Kaori, sicuro che non avrebbe tardato molto ad arrivare. Tuttavia, ben presto il parcheggiò si svuotò, anche l’ultima mamma se ne andò, ma di lei ancora nessuna traccia. Dopo circa mezz’ora, decise di andare a vedere che fine avesse fatto e si avviò verso l’edificio. Entrato, vide uno degli addetti alle pulizie già al lavoro. Gli chiese dove avrebbe potuto trovare Kaori, ma questo, non sapendo aiutarlo, lo diresse verso la sala delle maestre. Ve n’erano ancora un paio che si stavano preparando per tornare a casa e Ryo fu sorpreso di constatare che Kaori non era nemmeno lì. Sentiva una strana sensazione...Una sensazione per nulla gradevole, che però non sapeva spiegarsi...

-Mi scusi...- chiese ad una delle due –Dove posso trovare Kaori Makimura?-

-Kaori? Oggi non è venuta al lavoro- gli rispose questa

-Lei è il suo ragazzo?- chiese l’altra curiosa

-Sì, sono io. Sapete come mai non è venuta?- Strano, ieri sera la telefono non sembrava stesse male...

-No ed è strano. Non ha nemmeno chiamato per avvertire che sarebbe stata assente e non è da lei-

-Vi ringrazio molto-

Ryo uscì dall’edificio il più in fretta possibile, il suo istinto urlandogli che qualcosa non andava. Andò a casa sua ed entrò nel suo appartamento con la chiave che lei gli aveva dato, ma di Kaori nessuna traccia. Tutto era in perfetto ordine, il letto era rifatto e la segreteria telefonica inserita. Sempre più preoccupato, si recò al Cat’s Eye.

-Miki, hai visto Kaori per caso?- chiese entrando nel locale senza nemmeno salutare

-Stamattina è venuta a fare colazione e poi è andata al lavoro, perchè?- gli chiese lei sorpresa

-Non ti ha detto se per caso si sentiva poco bene o altro?-

-No, anzi, era in forma smagliante. Ma perchè tutte queste domande?-

-Sono andato a prenderla al lavoro, ma mi hanno detto che stamattina non si è vista e non ha nemmeno telefonato e non è neanche a casa sua-

A quel punto, anche il viso di Miki mostrò segni di preoccupazione.

-Vuoi dire che...-

-Kaori è scomparsa- terminò Ryo per lei

 

 

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Capitolo 16
*** Capitolo 15 ***


Capitolo 15

Kaori si risvegliò dopo quelle che dovevano essere delle ore a giudicare dal sole al tramonto. Alzandosi a sedere e cercando di far chiarezza nella sua mente annebbiata, si accorse di essere distesa su un letto e di non avere più i suoi vestiti, ad eccezione fatta per la sua biancheria intima nera. Si guardò intorno. A parte la tenue luce che entrava da una porta-finestra, la stanza era immersa nell’ombra. Da quel poco che riusciva a vedere, si trovava in una camera da letto, molto grande e arredata con gusto e ricercatezza.

-Ben svegliata, Kaori- disse all’improvviso una voce proveniente da un angolo oscuro della stanza

Kaori sussultò, sorpresa. In quel momento, la luce di una lampada si accede, rivelando la figura di un uomo seduto su una poltrona nell’angolo a destra di fronte al letto.

-Chi è lei?- gli chiese lei coprendosi quanto più poteva con il lenzuolo –E cosa ci faccio io qui?-

-Mi presento, il mio nome è Reiji Sena. Per quanto riguarda il motivo per cui sei qui è semplice: mi servi per attirare Ryo Saeba-

-Ryo? E che cosa volete da lui?-

Reiji si alzò e si avvicinò al bordo del letto.

-Vuoi dire che il tuo amichetto non ti ha parlato di me?- le prese il mento con una mano e lo alzò per incontrare i suoi occhi –Dell’uomo che ha fatto uccidere tuo fratello?-

Gli occhi di Kaori si spalancarono a quella rivelazione e il suo cuore fu attraversato da una fitta di dolore. No...Non può essere vero...

-Lei sta mentendo- disse con voce rotta –Mio fratello è morto in un incidente stradale-

Fu interrotta dalla risata sarcastica di Reiji.

-Certo, questo è quello che tutti hanno voluto farti credere. A quanto pare il tuo Saeba ti ha nascosto un bel po’ di cose, eh? Ma non preoccuparti, ci penserò io a consolarti a dovere...- fece lui con uno sguardo lussurioso

Kaori gli allontanò in malo modo la mano che le teneva il mento.

-Non osi toccarmi!-

-È inutile che ti scaldi tanto, tesoro, perchè dovrai restare qui per un bel po’-

Detto questo, uscì dalla stanza lasciando Kaori sola e spaventata.  

 

L’ora di chiusura era passata ormai da un pezzo e il Cat’s Eye era pressoché deserto...Ad eccezione di un uomo seduto al bancone, le mani unite di fronte alla bocca, lo sguardo fisso di fronte a se. Ma davanti a se non vedeva la lunga fila di bicchieri appoggiati ad una mensola o la macchina per il caffé. Tutto ciò che  vedeva erano due occhi splendidi occhi nocciola e un luminoso sorriso.

Erano passate ore dalla scomparsa di Kaori e Ryo, dopo aver setacciato la città e aver interrogato ogni singolo informatore, si era recato al Cat’s Eye per chiedere aiuto ad Umibozu. Sapeva che prima di diventare una guardia del corpo era stato nell’esercito e la sua esperienza gli sarebbe potuta tornare molto utile. Aveva pensato di chiedere l’aiuto anche di Mick, ma poi aveva scartato l’idea. Umibozu gli aveva detto che l’americano era ancora molto provato dalla rottura con Kaori, perciò non gli sembrava il caso di coinvolgerlo e di rischiare la sua vita.

L’unica cosa che rimaneva da fare era aspettare la chiamata di quel Sena. Sapeva che avrebbe chiamato. Era Ryo quello che voleva, Kaori era solo un’esca. Ma quello non lo preoccupava minimamente. La sua vita non era nulla in confronto a quella della donna che amava. Sperava solo che quel bastardo non l’avesse toccata nemmeno con un dito, altrimenti lo avrebbe fatto a pezzi senza alcuna pietà.

Inoltre, con ogni probabilità, Kaori in quel momento era già al corrente della verità su Makimura. E sicuramente lo stava odiando per averle nascosto la verità. Ryo si passò stancamente una mano tra i capelli. Questa volta probabilmente l’aveva persa per sempre...

In quel momento, il suo cellulare iniziò a suonare. Quando vide che sul display compariva un numero sconosciuto, seppe istintivamente che si trattava di Sena.

-Sì?-

-Ryo Saeba, immagino- disse una voce maschile

-Reiji Sena, immagino- gli fece ironicamente il verso Ryo

-Bene, vedo che non c’è bisogno di presentazioni...-

-Dov’è Kaori?-

-Sta bene, non preoccuparti. Ma sta a te decidere per quanto ancora-

-Fammi indovinare, vuoi che venga da te, vero?-

-Perspicace...Perchè non vieni a trovarmi alla mia villa? Immagino tu sappia già dove si trova...-

-Sì, lo so- tagliò corto Ryo

-Le cose che ho sentito dire su di te non erano fantasia, allora. Ti aspetto fra due ore-

-Se quando arrivo hai toccato Kaori anche solo con un dito ti ammazzo senza pietà, mi hai capito?-

-Non vedo l’ora che tu ci provi- rispose Reiji prima di attaccare

Ryo chiuse il cellulare con un gesto secco. In quel momento, la porta che dava sul retro del bar si aprì e Umibozu fece la sua comparsa.

-Era lui, vero?- chiese a Ryo

-Sì-

-Allora vieni con me. Avremo bisogno di rifornimenti-

Umibozu lo condusse nel sotterraneo, dove teneva la sua armeria. Ryo estrasse la sua Magnum 357 Colt Python e la caricò, prendendo poi con se un gran numero di munizioni e un pugnale.

-Tutto qui?- gli chiese Umibozu

-Lui invece aveva preso un piccolo arsenale: fucili, pistole, un bazooka...

-Preferisco restare leggero- gli rispose Ryo ironico

Quando furono entrambi pronti, caricarono tutto sulla Jeep di Umibozu e partirono alla volta della villa di Reiji Sena.

 

Kaori non aveva smesso un momento di pensare a quello che le aveva detto Reiji. Hideyuki... Assassinato...E Ryo sapeva tutto. Sentì le lacrime premere sui suoi occhi per uscire, ma fece di tutto per ricacciarle indietro. Finché non avesse parlato con Ryo, non avrebbe creduto ad una sola parola. Tuttavia, aveva l’impressione che Reiji non le avesse mentito...Il fatto che suo fratello fosse stato ucciso perchè stava indagando su quell’organizzazione spiegava perchè Ryo si comportava in modo così strano quando si toccava quell’argomento. Eppure, non poteva credere che lui le avesse nascosto una cosa del genere...

Con un sospiro, appoggiò la fronte al vetro della porta-finestra. Aveva cercato un modo per uscire di lì, ma era impossibile. La porta era ovviamente chiusa a chiave e sicuramente c’era una guardia fuori, la porta-finestra che dava sul balcone era aperta, ma si trovava al secondo piano e il cortile, illuminato da alcuni fari, era pieno di guardie armate. Senza contare che Kaori era vestita solo della sua biancheria e di una corta vestaglia in stile kimono rossa con disegni neri, l’unico indumento che aveva trovato in quella camera. I suoi vestiti sembravano misteriosamente spariti. Maledizione, voglio andarmene di qui!

Aveva appena formulato quel pensiero, quando la porta di aprì e Reiji Sena fece il suo ingresso.

-Buonasera, Kaori-

-Quanto tempo dovrò restare qui? E, soprattutto, dove sono i miei vestiti?- replicò Kaori dura cercando di non fargli capire il timore che quell’uomo le incuteva

-Oh, ma quante domande!- fece Reiji ironico –La durata della tua permanenza dipende da Saeba. E per quanto riguarda i tuoi vestiti...Non credo che ne avrai bisogno- concluse con sguardo voglioso

L’uomo cominciò ad avvicinarsi e Kaori sentì un brivido di paura attraversarle la schiena. Non vorrà... Indietreggiò fino a ritrovarsi con la schiena contro la parete nell’angolo tra la porta-finestra e il letto.

-Cosa vuoi? Non avvicinarti!- gli intimò

Reiji non si fermò.

-È inutile che fai tanto la preziosa. Adesso tu mi appartieni, sei una mia proprietà, farò di te ciò che voglio finché ne avrò voglia- disse prendendole il viso con una mano e avvicinandolo al suo

-Non osare toccarmi!- Kaori scostò la mano di lui con un gesto brusco

Per tutta risposta, Reiji le afferrò i polsi e glieli bloccò contro il muro, sopra la testa. Poi, la baciò con violenza. Kaori tentò di sottrarsi con tutte le sue forze alla sua presa, ma inutilmente. Nonostante lei, grazie alla kick-boxing, non fosse affatto debole, Reiji restava un avversario fuori della sua portata. Tentò con un calcio all’inguine, ma lui agilmente riuscì a bloccarlo. L’ira deformò i tratti del suo viso prima che la colpisse con un forte schiaffo. Sempre tenendola per i polsi, la spinse sul letto e la sovrastò con il suo corpo.

-Hai due possibilità, Kaori: puoi rendere la tua permanenza qui gradevole o sgradevole...- le soffiò vicino al viso –Per te, ovviamente, perchè io mi divertirò in ogni caso. Se continui a ribellarti, io diventerò molto crudele, ti avverto-

-Se credi che io ti lasci mettermi le mani addosso senza fare nulla, ti sbagli di grosso- rispose Kaori con sguardo di sfida

-L’hai voluto tu-

Tenendole ferme le braccia con una mano, le aprì la vestaglia con un gesto secco, iniziando ad accarezzarla senza alcuna delicatezza, mentre affondava il viso nel suo collo e lo percorreva con le labbra.

-Smettila! Lasciami!- gridò lei dimenandosi

Per quanto prima avesse cercato di fare la dura, dentro stava morendo di paura. Stava vivendo un incubo da cui sapeva non c’era risveglio.

-No...smettila...-

Le lacrime che finora aveva disperatamente tentato di frenare cominciarono a scendere dai suoi occhi.

-Te l’ho già detto, Kaori, tu ora mi appartieni e, finché non mi sarò stancato, farò di te ciò che voglio-

Detto ciò, le prese nuovamente le labbra.

In quel momento, bussarono alla porta e Reiji si staccò da lei, imprecando.

-Cosa c’è?- chiese seccato

La porta si aprì e una guardia fece un passo nella stanza.

-Mi dispiace disturbarla, signore, ma Saeba è qui- disse questo

Kaori chiuse gli occhi con un sospiro di sollievo. Ryo era lì. Era venuto a salvarla.

-Maledizione, è arrivato prima del previsto!- abbassò lo sguardo su Kaori –Non importa, continueremo dopo, tesoro-

-Io non ci conterei, se fossi in te- replicò lei ritrovando il suo coraggio

Ora che sapeva che Ryo era arrivato, che era venuto lì per lei, sentiva che tutto sarebbe andato bene.

 

 

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Capitolo 17
*** Capitolo 16 ***


Capitolo 16

Ryo si era fatto lasciare da Umibozu a qualche centinaio di metri dalla villa, in modo che le guardie di Sena pensassero che fosse venuto solo. Si presentò al cancello tranquillo come se fosse venuto per una visita di cortesia. Nel giro di pochi minuti, si ritrovò al centro del giardino, circondato da una ventina di uomini che lo tenevano sotto tiro con i loro fucili. Un sorrisetto di scherno gli piegò le labbra. Sena è uno che ama fare le cose in grande vedo...Ryo sapeva che quelle guardie non erano le uniche e che all’interno della casa ve ne erano altre, probabilmente anche loro con un fucile puntato su di lui.

Inoltre, doveva ammettere che il suo avversario non era uno sprovveduto in fatto di sicurezza. Il giardino che circondava la casa era molto grande, gli unici ornamenti erano alcune aiuole e qualche fontana, nessun albero o cespuglio che potesse essere usato come nascondiglio, e illuminato da potenti fari. E, per finire, tutta la proprietà era circondata da un alto muro di cinta, controllato da una serie di telecamere.

Tuttavia, tutta quell’attenzione per i dettagli si rivelava molto utile anche per Ryo. La mancanza di nascondigli possibili gli permetteva di tenere d’occhio tutte le guardie presenti in giardino, senza doversi preoccupare di eventuali altre nascoste in giro. L’unica cosa a cui doveva prestare attenzione erano quelle che poteva percepire dietro alle finestre della casa, ma che non poteva vedere.

In quel momento la porta d’ingresso si aprì e Reiji Sena fece la sua comparsa. Dietro di lui, due uomini trascinavano Kaori per le braccia. Vestita unicamente di una corta vestaglia, stropicciata e leggermente strappata, tremava per il freddo e per la paura. Quello, unito al rossore che andava formandosi sulla guancia sinistra di Kaori, gli fecero montare in corpo una furia cieca. Hai i minuti contati, bastardo!

-Ryo...-

Quando lo vide, gli occhi di Kaori si riempirono di lacrime di sollievo.

-Stai bene?- le chiese lui –Non ti ha...-

-No- lo rassicurò lei –Sto bene-

Dio ti ringrazio...Ryo sospirò di sollievo, poi spostò la sua attenzione verso Reiji Sena.

-Benvenuto, Saeba- lo salutò questo ironico –Sei in anticipo...Io e la tua bella ci stavamo divertendo così tanto insieme...-

-Pagherai caro il fatto di averla anche solo sfiorata, Sena. Ti ammazzerò come un cane- sibilò Ryo con rabbia

Kaori non gli aveva mai visto uno sguardo come quello che aveva in quel momento. Rabbia. Desiderio di vendetta. Morte. I suoi occhi esprimevano tutto questo e molto di più. Erano freddi come il ghiaccio e promettevano un’assoluta mancanza di pietà per tutti coloro che avessero avuto la sfrontatezza di mettersi sulla sua strada.

-Sicuro di te anche di fronte alla morte...Ammirevole, devo ammetterlo- rispose Reiji –Anche il tuo amico lo era...Ma questo non mi ha impedito di ammazzarlo-

Kaori sussultò a quelle parole, mentre Ryo strinse i pugni cercando di non perdere il controllo. La vita di Kaori dipendeva da lui, non poteva permettersi il minimo passo falso.

-Per non parlare dei patetici tentativi che tu e la tua amica poliziotta avete fatto finora per cercare di smantellare la mia organizzazione...- continuò l’altro –I miei affari non si limitano solo a Tokyo, miei cari. Una volta che ti avrò tolto di mezzo, non ci vorrà niente a porre rimedio ai danni che avete fatto-

-Avevo il sospetto che Tokyo non fosse il tuo unico spazio di lavoro, ma non c’è problema. Una volta eliminato il capo, l’organizzazione cadrà come un castello di carte- rispose Ryo sicuro di se

-Voglio proprio vedere come ci riuscirai...-

Per tutta risposta, Ryo gli rivolse un sorriso strafottente.

In quel momento, si sentì un’esplosione provenire dal cancello di entrata. Dal fumo emerse poi la sagoma di una jeep, guidata un’imponente figura. Umobozu, una mano sul volante e un’altra che impugnava un mitra, iniziò a sparare a raffica sugli uomini di Reiji. Ryo, dal canto suo, estrasse la sua Python e si occupò degli uomini che tenevano prigioniera Kaori, poi la raggiunse, la prese per mano e la trascinò al riparo dietro un furgone parcheggiato lì vicino. Messe al tappeto le guardie che si trovavano nei dintorni, ricaricò la pistola e si voltò verso Kaori.

-Stai bene?- le chiese per la seconda volta

-Sì- annuì lei –E se mi abbracciassi mi sentirei ancora meglio-

Lui non se lo fece ripetere due volte. La strinse e affondò il viso nei suoi capelli, aspirandone il profumo e ringraziando il cielo che lei fosse di nuovo lì tra le sue braccia. Accortosi che Kaori era gelata e tremava dal freddo, si tolse il giubbotto e glielo mise sulle spalle.

-Tieni questo. Non è molto, ma meglio di niente, cerca di resistere finché non ti porterò via di qui, ok?-

-Grazie- gli rispose Kaori infilando le braccia nelle maniche del giubbotto

L’indumento era caldo del corpo di Ryo e profumava di lui. Le gambe erano ancora scoperte, ma almeno la parte superiore era protetta dal freddo invernale.

Ryo iniziò a sparare per aiutare Umibozu e ben presto nel giardino regnava nuovamente il silenzio. Reiji si era rifugiato all’interno della casa assieme al resto degli uomini.

-Tutto ok?- chiese Umibozu raggiungendo Ryo e Kaori

-Sì, tutto a posto- rispose Ryo –Ma bisogna inseguire Sena prima che se la svigni-

-Ci penso io-  

-No, me ne occupo io. Tu resta qui con Kaori-

Lei si aggrappò al braccio di Ryo.

-Vengo con te-

-Non se ne parla nemmeno, è troppo pericoloso- le rispose lui

-Ma...-

-Ti prego, Kaori, ho bisogno di saperti al sicuro. Resta qui con Umibozu-

-Va bene- cedette lei –Però stai attento-

Ryo la prese tra le braccia e le sfiorò le labbra con un bacio.

-Non preoccuparti, torno presto-

Detto questo, Python in pugno, si avviò verso l’entrata della casa. Anche gli uomini che prima li tenevano sotto tiro dalle finestre erano stati sistemati da Umibozu, perciò raggiunse la porta d’entrata senza problemi. Con circospezione, la aprì e scivolò all’interno. Appena varcata la soglia, fu accolto da una raffica di proiettili, ma lui, pronto, li evitò, andandosi a rifugiare dietro a una delle colonne che ornavano l’atrio. Individuati i suoi due avversari in cima alla scalinata, con due soli colpi se ne sbarazzò. Avendone studiato la cartina, Ryo sapeva che dietro alla casa c’era la pista di atterraggio dell’elicottero di Sena, perciò attraversò il piano terra passando per il salone e raggiunse le porte che davano sul patio. Vide alcuni uomini intorno all’elicottero, pronto per partire, ma di Reiji nessuna traccia. Questo significava che probabilmente questi era ancora all’interno della casa. Dopo essersi occupato delle guardie e del pilota dell’elicottero, in modo da impedirgli la fuga, Ryo si diresse al piano superiore. Immaginava che Sena fosse nel suo ufficio, probabilmente stava raccogliendo i documenti e i soldi per uscire dal paese. Incontrò solo pochi uomini armati sul suo cammino, segno che la maggior parte erano stati mandati all’esterno al suo arrivo. Eri troppo sicuro di te per preventivare un fallimento, non è vero, Reiji? Arrivato davanti alla porta del suo ufficio, Ryo la aprì con un calcio. All’interno, Reiji si trovava dietro alla sua scrivania, intento a prelevare alcune mazzette di banconote dalla sua cassaforte.

-Vai da qualche parte, Reiji?- gli chiese Ryo sarcastico

-Cominci veramente a darmi sui nervi, Saeba- gli rispose l’altro guardandolo con odio

-La cosa non mi disturba minimante. Ora fai il bravo e vieni con me, la polizia sta arrivando, non hai più scampo-

-E ti accontenti di arrestarmi? Dopo quello che ho fatto alla tua donna? Mi deludi...-

-Se sei così ansioso di ricevere una lezione, non hai che da dirlo- Ryo rinfoderò la sua arma e gli fece cenno di avvicinarsi –Forza, fatti avanti-

Reiji fece il giro della scrivania togliendosi la giacca. Si mise di fronte a lui e si preparò ad attaccare.

-L’hai voluto tu, Saeba-  

Reiji si lanciò su di lui, il pugno teso in direzione del suo volto, ma, con una mossa fulminea, Ryo scartò di lato, evitandolo, e colpendolo poi in pieno stomaco.

-Sei lento, Reiji- lo prese in giro

Con un ruggito di rabbia, l’altro gli si avventò contro di nuovo, ma il risultato fu lo stesso e Reiji si ritrovò a terra dopo essere stato colpito da un violento calcio. Ryo si chinò su di lui e, afferrandolo per la camicia, lo alzò da terra di qualche centimetro.

-Hai sbagliato a metterti contro di me, Sena- sibilò a qualche centimetro dal suo viso –E, soprattutto, hai sbagliato a toccare la mia donna- e gli sferrò un violento pugno in pieno volto mandandolo nel mondo dei sogni

Mentre usciva dalla casa, Ryo sentì le sirene della polizia avvicinarsi. Aveva detto ad Umibozu di avvertire Saeko di quello che stava succedendo. Tuttavia, quella storia non era ancora finita. Anzi, ora veniva la parte più difficile. Lui e Kaori dovevano parlare. Doveva raccontarle la verità su Maki. Una morsa di dolore gli strinse il petto. Kaori lo avrebbe odiato?

Uscito dalla casa, trovò Umibozu appoggiato alla sua jeep ad attenderlo. Kaori si trovava all’interno -  probabilmente il suo amico l’aveva fatta salire perchè stesse al caldo - ma appena lo vide scese e gli corse incontro.

-Stai bene?- gli chiese ansiosa squadrandolo da capo a piedi in cerca di eventuali ferite

-Sto bene, non preoccuparti- le rispose lui

-Sei sicuro?-

Per tutta risposta, Ryo la prese tra le braccia e la baciò con disperazione. Potrebbe essere l’ultima volta che posso farlo...

 

 

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Capitolo 18
*** Capitolo 17 ***


Capitolo 17

Il tragitto di ritorno si svolse nel più completo silenzio. Dopo aver raccontato quello che era successo a Saeko, questa aveva assicurato loro che si sarebbe occupata lei di tutto e li aveva invitati a tornarsene a casa. Umibozu li stava perciò riaccompagnando all’appartamento di Kaori. Questa, seduta sul sedile posteriore, guardava pensierosa fuori dal finestrino, lanciando di tanto in tanto qualche occhiata al sedile di fronte a se, dov’era seduto Ryo. Sentiva che c’era qualcosa che non andava in lui. Era teso, preoccupato...E quel bacio, poi...Sembrava un bacio d’addio...A quel pensiero, gli occhi le si riempirono di lacrime. Allora quello che le aveva detto Reiji era vero: suo fratello era stato ucciso e Ryo ne era a conoscenza. E il caso a cui stava indagando riguardava l’organizzazione di Sena. Ma perchè non le aveva detto niente? Perchè le aveva mentito? Ti prego, Ryo, dimmi che non è vero...

 

Appena aprì la porta del suo appartamento, Kaori fu accolta da un miagolante Kuro.

-Ciao, piccolino! Ti sono mancata?- mormorò dolcemente prendendolo in braccio e accarezzandolo

-Ieri sera quando sono venuto qui gli ho dato da mangiare- disse Ryo dietro di lei

-Grazie-

Erano le prime parole che si scambiavano da quando avevano lasciato la villa di Sena. Kaori si stupì di come due persone, che fino a poco prima erano così unite, ora potessero sentirsi così a disagio anche solo nello scambiare delle frasi così banali.

-È meglio se ti fai un bel bagno caldo, ti farà bene. Io ti aspetto in soggiorno-

-Va bene-

Kaori posò a terra Kuro, si tolse il cappotto che Ryo le aveva dato e glielo restituì. Dopo di che si rinchiuse nel bagno.

Ryo restò a guardarla, in mano il suo giubbotto che profumava di lei. Si diresse in soggiorno, posò l’indumento sul divano, dove Kuro si era comodamente sistemato e ora dormiva pacifico, e si posizionò davanti alla finestra. Era quasi l’alba e, all’orizzonte, un lieve chiarore stava illuminando il cielo. Era in piedi da quasi ventiquattr’ore ormai, ma non sentiva la stanchezza. Il suo lavoro, prima come agente dell’F.B.I. e poi come investigatore privato, lo avevano abituato a restare sveglio anche per più di un giorno se necessario. Ma, in realtà, non era quello a tenerlo sveglio. Sapeva che, non appena Kaori fosse uscita dal bagno, avrebbero dovuto affrontare una conversazione che, molto probabilmente, avrebbe cambiato le loro vite. In peggio, per lui. Ora più che mai, rischiava di perdere la cosa più bella e importante che la vita gli avesse dato. Sperava solo che, prima o poi, Kaori avrebbe capito che tutto ciò che aveva fatto aveva il solo scopo di proteggerla.

 

Kaori, immersa nell’acqua bollente della vasca da bagno, aveva la tentazione di non uscire più. Perchè sapeva che, appena fosse entrata in soggiorno, le cose tra lei e Ryo sarebbero irrimediabilmente cambiate. Sapeva quello che lui le avrebbe detto, il suo cuore lo sapeva, e sentiva che stavolta il perdono sarebbe stato molto difficile da concedere. Perchè, se c’era una cosa che proprio non riusciva a sopportate, era quando qualcuno le mentiva o le nascondeva la verità. E Ryo lo aveva fatto.

Con un sospiro, si decise finalmente ad uscire dalla vasca. Entrò in camera da letto vestita solo della biancheria intima e indossò un paio di vecchi jeans e un maglione bianco con il collo alto. Fece un bel respiro e aprì la porta, attraversando il corridoio e avviandosi in soggiorno. Trovò Ryo di fronte alla finestra, osservando la città mentre veniva illuminata dall’alba di un nuovo giorno. Sentendola arrivare, si voltò e la guardò. I suoi occhi erano tristi e tormentati.

-L’ho fatto per proteggerti- disse

-Cosa hai fatto per proteggermi, Ryo?- gli chiese Kaori con voce rotta

-Tuo fratello non è morto in un incidente stradale. È stato ucciso perchè stava indagando sull’organizzazione di Reiji Sena ed era diventato un ostacolo-

Sentirglielo dire le spezzò il cuore. Perchè?

-Sulla lettera che mi ha lasciato Maki, c’era un dischetto contente tutte le informazioni raccolte fino alla sua morte- continuò lui -I suoi superiori avevano chiuso l’inchiesta per mancanza di prove, così lui l’ha continuata per conto suo-

-E ha chiesto a te di portarla a termine, non è vero?- gli chiese Kaori

-Sì- si limitò a rispondere Ryo

-Anche Saeko ne è al corrente?-

--

-Perché me l’hai tenuto nascosto?- Kaori era ormai prossima alle lacrime

-Te l’ho detto, per proteggerti. E perchè lo avevo promesso a tuo fratello-

-E le promesse che hai fatto a me, Ryo?- esclamò lei arrabbiata –La promessa di costruire un futuro insieme? La promessa di essere sempre sincero con me?-

Ryo si passò la mano tra i capelli in un gesto esasperato.

-Kaori, se ti avessi detto la verità ti avrei messa in pericolo! Come hai visto tu stessa, quella non era gente con cui si poteva scherzare!-

-Non me ne importa niente! Qui si tratta della mia vita, Ryo! E voi vi siete immischiati, prendendo decisioni che mi riguardavano senza nemmeno consultarmi! Prima ho scoperto la verità sulla mia famiglia e su mia sorella e adesso questo! Cos’altro dovrò scoprire, eh?!-

-Kaori...-

-No, basta, Ryo. Non voglio sentire più niente. Come puoi pretendere che costruiamo un futuro insieme se tra noi non c’è sincerità?-

Ryo le si avvicinò.

-Che cosa intendi dire?- le chiese pacato

-Voglio dire che non credo che sia il caso che stiamo ancora insieme- rispose Kaori in un sussurro

Pronunciare quelle parole era stata la cosa più difficile che avesse mai fatto, ma non poteva fare altrimenti. Questa volta la ferita era troppo grande.

-Non puoi dire sul serio, Kaori!- Ryo le afferrò le spalle –Non puoi buttare via così quello che c’è tra noi!-

-Mi dispiace, Ryo, ma non me la sento-

-Io ti amo, Kaori. E so che tu ami me!-

Lei alzò verso di lui uno sguardo colmo di dolore, le sue guance bagnate dalle lacrime.

-È vero, ti amo, Ryo. Ti amo da impazzire. Ma è proprio per questo che quello che hai fatto mi ha ferito ancora di più-

Sconfitto, lui lasciò cadere le braccia. Doveva affrontare la realtà...L’aveva persa. Questa volta l’errore era stato troppo grande e ora ne pagava le conseguenze.

Senza dire più nulla, si voltò e lasciò l’appartamento. Kaori non si mosse, restò a guardare la parete di fronte a se finché non sentì il rumore della porta che si chiudeva. Solo allora si lasciò andare ad un pianto disperato.

 

 

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Capitolo 19
*** Capitolo 18 ***


Capitolo 18

Kaori si trascinò stancamente fino al suo letto e vi si lasciò cadere. Poco dopo, Kuro la raggiunse e le si acciambellò contro, come a darle un po’ di conforto. Lei cominciò ad accarezzarlo distrattamente, mentre le lacrime continuavano a scendere dai suoi occhi, come a non volersi fermare più.

Nella sua mente continuava a vedere immagini degli istanti trascorsi con Ryo. Vedeva i suoi occhi guardarla con calore e passione, sentiva la dolcezza delle sue labbra sulle sue, avvertiva il tocco delle sue grandi mani sul suo corpo...Chiuse gli occhi cercando di scacciare quei pensieri, ma fu tutto inutile. Si sentiva come se le avessero strappato il cuore dal petto e lo avessero calpestato. Eppure, non poteva dimenticare che Ryo le aveva mentito. E se aveva mentito su una cosa così importante come la morte di suo fratello...su cos’altro poteva aver mentito? Alla fine, stremata dalla fatica e dal dolore, cadde in un sonno agitato, mentre all’esterno tuoni e fulmini cominciavano a scuotere la terra.

 

So I still walk on through the night and through the rain
I would give it all
Just to be with you again
It's a lonely road
For my heart is still in chains
But I live my life just to be with you again

 

Ryo vagò per le strade della città per tutto il giorno, incurante della pioggia scrosciante che aveva iniziato a cadere. La sua testa ancora non poteva concepire di aver perso l’unica donna che avesse mai amato in tutta la sua vita...Ma il suo cuore aveva già compreso e, nell’istante in cui aveva chiuso dietro di se la porta dell’appartamento di Kaori, si era stretto in una morsa di dolore.


We have walked together where angels go
And we found a place inside us that only we could know
So I still walk on through the night and through the rain
I would give it all
Just to be with you again

Immagini di lei infestavano la sua mente. I suoi luminosi e sinceri occhi nocciola...Che diventavano quasi marroni quando erano oscurati dalla passione. Il suo sorriso, in grado di riscaldargli il cuore. Le sue piccole mani sulla sua schiena. Il modo in cui sussurrava il suo nome mentre facevano l’amore...

Dio, cosa non avrebbe dato per far tornare indietro il tempo, per cancellare i momenti che aveva sprecato lontano da lei...Voleva averla di nuovo lì, al suo fianco, prenderla tra le braccia e non lasciarla andare mai più.


That's the way life goes
I go whispering the wind
But I take that for
Just to be with you again
Can I find a reason
Can I find a way
Cause the words I need to tell you
Are the words I didn't say

Non sentiva la pioggia bagnarli il viso, non sentiva il vento che lo sferzava...Tutto ciò che gli stava intorno aveva perso significato. L’unica cosa che sentiva era la voce di Kaori che gli diceva che tra loro era tutto finito. Forse aveva sbagliato a non dirle la verità sulla morte di suo fratello, ma il suo unico scopo era quello di proteggerla. Eppure quei bastardi l’avevano rapita lo stesso...Allora aveva davvero sbagliato tutto? Aveva davvero sbagliato nell’accettare di eseguire le ultime volontà del suo migliore amico?

 

I see you standing in the doorway
With that looks in your eyes
And the feeling that I feel will never die
So I still walk on through the night and through the rain
I would give it all
Just to be with you again

 

Non lo sapeva. Tutto ciò che sapeva era che, per la seconda volta, aveva infranto la fiducia che Kaori riponeva in lui. Non avrebbe mai potuto dimenticare il suo sguardo quando le aveva raccontato la verità... La sofferenza e la delusione nei suoi occhi gli avevano spezzato il cuore.

 

Era ormai calata la sera quando si decise a tornare nel suo appartamento. Tutto lì dentro gli ricordava lei. Il suo profumo che aleggiava ancora nella casa, la sciarpa che aveva dimenticato sull’attaccapanni, lo spazzolino rosa accanto al suo in bagno...Avevano fatto l’amore in tutte le stanze di quella casa...

Con un ruggito di rabbia e sofferenza, si diresse in bagno, si tolse i vestiti e si gettò sotto il getto bollente della doccia, cercando di scacciare i ricordi dell’ultima volta che l’avevano fatta insieme. Ma sapeva che era tutto inutile. Il ricordo di lei non lo avrebbe abbandonato. Mai.

 

Kaori si svegliò per l’ennesima volta quando ormai era sera. Per tutto il giorno, non aveva fatto altro che restare a letto, addormentandosi e svegliandosi in continuazione, il sonno sempre popolato da immagini di Ryo. All’esterno infuriava un violento temporale. Si alzò e si preparò del the, che però bevve solo a metà. Tornata in camera, vide abbandonata sulla poltrona la felpa che Ryo aveva dimenticato lì e che lei usava per dormire. Sentendo nuovamente le lacrime premere per uscire, la prese e la gettò in uno scatolone in fondo all’armadio, in modo da non poterla vedere. Lo stesso fece con gli altri oggetti che le ricordavano lui: la rivista di auto che lui leggeva sempre, i cereali che aveva comprato solo perchè erano i suoi preferiti, il rasoio che aveva lasciato in bagno per le notti che passava a casa sua...Persino Kuro le ricordava Ryo. Il suo pelo scuro le ricordava il colore dei suoi capelli...Gli occhi del felino le ricordavano quelli di lui...Ma non avrebbe mai potuto darlo via, si sarebbe sentita veramente meschina.

Tuttavia, sapeva che tutto quel nascondere le cose di Ryo sarebbe stato inutile. Il ricordo di lui non l’avrebbe abbandonata. Mai.

 

 

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Capitolo 20
*** Capitolo 19 ***


Capitolo 19

Due mesi dopo...
Kaori cercava stancamente di andare avanti con la sua vita. Andava al lavoro, si recava in palestra per le lezioni di kick-boxing, usciva con le amiche o con Sayuri...Tuttavia, tutti potevano vedere che non era più la stessa. Era dimagrita molto e il suo sguardo era sempre triste e spento. Da due mesi a quella parte, la Kaori allegra e solare che tutti avevano conosciuto era scomparsa.

Kaori sapeva che i suoi amici erano preoccupati per lei. Non aveva raccontato a nessuno del motivo della loro rottura, neanche a Miki e Sayuri. Si era limitata a far sapere loro che si erano lasciati e le due, vedendo quanto stesse soffrendo, non avevano insistito. Poteva vedere le occhiate preoccupate che le lanciava l’amica quando si recava al caffé, o la sorella quando uscivano insieme per una cena o un cinema, ma non poteva farci niente. Senza Ryo la sua vita aveva perso ogni significato. Ogni cosa intorno a lei aveva perso la sua luce, il suo sapore...Non teneva più il conto delle volte in cui era stata tentata di correre da Ryo per pregarlo di porre fine al suo tormento...Quante volte era stata tentata di calpestare i suoi principi per riaverlo con se? Ma non poteva farlo. Per ben due volte gli aveva donato il suo cuore e per ben due volte lui lo aveva spezzato.

 

Neanche per Ryo era facile andare avanti. Kaori gli mancava così tanto da togliergli il respiro. Tuttavia, in quei due mesi non l’aveva mai cercata, rispettando la sua decisione. Si era buttato a capofitto sul lavoro e l’agenzia investigativa che aveva appena aperto andava a gonfie vele, tanto che presto avrebbe dovuto trovare un socio per aiutarlo. Aveva deciso di non lasciare Tokyo e di aprire la sua attività a Shinjuku. Era stato tentato di tornarsene a New York e di lasciare quella città così piena di ricordi, ma sentiva che oramai la sua casa era lì. Mary, la sua socia, era in dolce attesa e aveva perciò deciso di lasciare il lavoro per fare la mamma a tempo pieno, i suoi genitori vivevano lì a Tokyo, dove anche lui era cresciuto...E lì c’era Kaori. Per quanto la sua testa gli dicesse di rassegnarsi e di dimenticarla, il suo cuore non ne voleva sapere. In un piccolo angolino della sua anima, viveva ancora la speranza che un giorno lei lo avrebbe perdonato e avrebbero potuto costruire un futuro insieme. E finché quella speranza non si fosse spenta, Ryo non avrebbe mollato.

 

Quel giorno, Kaori stava uscendo dal palazzo in cui viveva la sorella dopo aver pranzato insieme, quando sentì una voce dietro di lei che la chiamava. Si voltò e vide Mick venirle incontro insieme ad una bella ragazza dai lunghi e mossi capelli neri.

-Mick! Che piacere vederti!-

Era davvero felice di vederlo. Dal giorno in cui si erano lasciati non si erano più incontrati.

-Anch’io sono contento di vederti, Kaori. Come stai?- le chiese l’uomo

-Così. E tu?-

-Bene. Ti presento Kazue Natori. Io e lei stiamo uscendo insieme-

Le due si strinsero la mano e si salutarono cortesemente. Kazue aveva l’aria di essere una ragazza molto dolce e gentile.

-Sono felice per te, Mick. Davvero. Te lo meriti-

-Umibozu mi ha detto che tu e Ryo vi siete lasciati...- le disse Mick –Mi dispiace molto-

Kaori distolse lo sguardo dal suo e lo posò sull’incessante via vai di auto sulla strada accanto a loro.

-Ti ringrazio- rispose –Si vede che non era destino...-

-Se hai bisogno di qualcosa, non hai che da dirlo. In fondo siamo sempre amici, no?-

Lei gli sorrise, commossa dalla sua gentilezza.

-Grazie, Mick. Sei un tesoro-

Dopo aver salutato Mick e Kazue, Kaori si diresse verso casa. Camminò tranquillamente, godendosi quella splendida giornata di sole, prova dell’imminente arrivo della primavera. E anche del suo compleanno. Si ricordò che Ryo per quella data le aveva proposto di passare un weekend al mare loro due soli e il suo cuore fu trafitto da una morsa di dolore. Avevano fatto così tanti progetti per il futuro...E ora tutto era andato distrutto.

Era arrivata solo a metà strada, quando un capogiro la colse di sorpresa. Si appoggiò al muro di fianco a lei e fece dei profondi respiri, aspettando che il mondo smettesse di girare. Era da un po’ di tempo che le capitavano quei giramenti, solitamente la mattina appena sveglia, e a volte accompagnati da un po’ di nausea. Forse era il caso che cominciasse ad avere più cura di se stessa, probabilmente con quei sintomi il suo corpo le diceva che si stava trascurando troppo.

Chiamò un taxi e si fece portare a casa. Arrivata, si diresse in cucina, seguita da Kuro che reclamava il suo pranzo. Dopo averlo accontentato, si versò un bicchiere d’acqua e, mentre lo sorseggiava appoggiata al piano della cucina, l’occhio le cadde sul calendario appeso di fianco al frigorifero. Restò a fissarlo per qualche istante, pensando che c’era qualcosa di strano. Sentiva che c’era qualcosa che le sfuggiva, forse qualcosa che si era dimenticata...Quando capì quello di cui la sua mente stava cercando di avvisarla, impallidì e per poco il bicchiere che teneva in mano non si sfracellò al suolo. Oh mio Dio...No, no, no... Non può essere...Improvvisamente tutti i sintomi che aveva avvertito nelle ultime settimane assunsero tutto un altro significato. Senza pensarci due volte, corse fuori dalla cucina e, afferrando al volo la borsa, uscì di nuovo.

Mezz’ora ed era di ritorno e, sotto lo sguardo perplesso di Kuro, si chiuse nel bagno. Pochi minuti dopo, fissava quella stanghetta di plastica pregando con tutto il cuore che non confermasse il suo sospetto. Tuttavia, le sue preghiere non furono esaudite. Incredula, si accasciò contro il muro e si lasciò scivolare a terra. Raccolse le ginocchia al petto e lasciò che le lacrime le bagnassero il volto. Ancora una volta, il destino era stato crudele con lei. Era incinta. Aspettava un figlio da Ryo.

 

La prima cosa che fece il giorno dopo, fu recarsi dal suo medico. Questi le fissò un’ecografia per la settimana successiva per avere la conferma della gravidanza, poiché non sempre quei test da fare in casa erano sicuri. Tuttavia, Kaori dentro di se sapeva che anche l’ecografia avrebbe dato lo stesso risultato del test. Aveva tutti i sintomi di una gravidanza e poi...il suo sesto senso le diceva che una nuova vita stava crescendo dentro il suo corpo. L’unica cosa che restava era decidere cosa fare...Di certo avrebbe tenuto quel bambino, su questo non c’erano dubbi. Non avrebbe mai potuto decidere di non tenerlo. Era il suo bambino. O meglio, suo e di Ryo. Avrebbe dovuto dirglielo? E poi, cosa avrebbero fatto? Decise di lasciare da parte questi pensieri. Avrebbe preso una decisione una volta avuta la conferma della gravidanza.

Così, la settimana successiva si presentò al reparto di ginecologia dell’ospedale Oshiro. Immersa nei suoi pensieri, seduta in sala d’attesa aspettando il suo turno, non si accorse della persona che le si era affiancata, perciò sobbalzò quando questa la chiamò.

-Kaori?-

Questa alzò gli occhi, sorpresa, e ne incontrò un paio color cioccolato. Vestita da infermiera, ci mise qualche istante a riconoscerla.

-Kazue?- chiese sorpresa

-Sono felice che ti ricordi di me. Come stai? Avevo riconosciuto il tuo nome sulla lista...-

-Sto bene e tu? Ma allora lavori qui?-

-Sì, lavoro qui al reparto di ginecologia. Ho visto che oggi hai la tua prima ecografia fetale...- la voce di Kazue si era un po’ affievolita nel pronunciare le ultime parole

-Ehm...Sì, è così- poi Kaori capì il motivo della strana espressione della sua interlocutrice –Oh, ma non temere, il bambino non è di Mick, devi stare tranquilla-

Il viso dell’infermiera si rilassò.

-Scusami, non volevo essere indiscreta, è solo che io e Mick stiamo così bene insieme e avevo paura che...Comunque mi dispiace. Però sono contenta per te e Ryo. Come mai non è qui?-

Kaori sobbalzò a quella domanda, ma preferì non dire la verità.

-Ehm...Non è potuto venire...Sai com’è, il lavoro...- balbettò

-Capisco benissimo- le sorrise Kazue –Ora devo andare, il lavoro mi reclama. Sono felice di averti rivista e congratulazioni a te e Ryo-

Kaori la ringraziò sentendosi morire. Perchè diavolo le aveva mentito? In fondo non era colpa sua se aveva scoperto di essere incinta solo ora che lei e Ryo si erano lasciati...Tuttavia, in quel momento chiamarono il suo nome e Kaori dimenticò quell’episodio.

Un’ora dopo, usciva dall’ospedale con in mano alcuni fogli, tra cui la prima ecografia del suo bambino. Era confermato, aspettava un figlio.  

 

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Capitolo 21
*** Capitolo 20 ***


Capitolo 20

-Dovresti dirglielo-

Kaori guardò Miki continuando a giocherellare distrattamente con la cannuccia del suo frullato alla fragola. Erano trascorse due settimane da quando aveva saputo di essere incinta e la prima cosa che aveva fatto era stato raccontare tutto a Miki e a sua sorella. Non ce la faceva più a tenersi tutto dentro e aveva bisogno del sostegno e dell’appoggio dei suoi amici, in quel momento più che mai.

-È la stessa cosa che mi ha detto Sayuri, però...-

-Però niente!- la interruppe Miki –Io capisco che tu ti senta ferita dal comportamento di Ryo, ma qui stiamo parlando di un bambino! Di suo figlio! Ha tutto il diritto di saperlo!-

-Lo so anch’io! Solo che...so già come reagirà. Vorrà che torniamo insieme, che formiamo una famiglia...-

-E cosa c’è di male in questo?-

-Niente! Ma come posso costruire un futuro con una persona di cui non mi fido?- Kaori pronunciò le ultime parole con difficoltà

-Di cui non ti fidi, ma che ancora ami, però- Miki le sorrise dolcemente –Inoltre, credo che tu esageri nel giudicarlo...In fondo, Ryo non ha fatto altro che seguire le ultime volontà di tuo fratello-

Kaori smise di giocherellare con la cannuccia del suo frullato e la guardò.

-Lo so, Miki, ma non sono più una bambina bisognosa di protezione! So badare a me stessa e so affrontare le difficoltà!- esclamò Kaori –In fondo, dopo aver seppellito l’ultimo membro della mia famiglia, ho scoperto di essere stata adottata e di avere una sorella, ma non per questo sono andata in pezzi!-

-Hai ragione, sei una donna forte, Kaori. Ciò non toglie che quando si ama una persona si ha il desiderio di proteggerla da tutto e da tutti, soprattutto dal dolore- Miki si appoggiò con i gomiti al bancone e la guardò dritta negli occhi –E ora dimmi, se tu fossi stata al posto di Ryo, non ti saresti comportata allo stesso modo?-

Kaori abbassò lo sguardo, colpita da quelle parole. In effetti, non si era mai soffermata a riflettere sui sentimenti di Ryo...Hideyuki era stato come un fratello per lui, come doveva essersi sentito dopo aver letto la lettera che suo fratello gli aveva lasciato? Era stato messo di fronte ad una scelta: rispettare le ultime volontà del suo migliore amico ed essere sincero con lei...Cosa doveva aver provato nel dover decidere cosa fosse giusto fare?

Rialzò gli occhi sulla sua amica.

-D’accordo, ci penserò-

-Muoviti, però. Prima che lo venga a sapere da qualcun’altro- la avvertì Miki

 

Ryo camminava stancamente per le vie della città, affollate a quell’ora del tardo pomeriggio. Aveva appena concluso un incarico ed era stanco morto, tuttavia non aveva fretta di tornarsene a casa. Negli ultimi tempi ci trascorreva il minor tempo possibile, quelle mura diventavano ogni giorno più soffocanti. Non ce la faceva più. Erano quasi tre mesi che non vedeva Kaori...I tre mesi più lunghi della sua vita. Aveva deciso di lasciarle tempo, di lasciarle sbollire la rabbia...Ma non avrebbe resistito ancora per molto. Senza di lei quella che conduceva non poteva essere definita “vita”. Forse poteva provare a parlarle di nuovo...Chissà se questa volta lo avrebbe ascoltato...

In quel momento, da una libreria a qualche metro davanti a lui, uscì un uomo biondo accompagnato da una bella ragazza mora. Anche questo lo vide e si voltò verso di lui con un sorriso.

-Mick...- lo salutò Ryo –È un bel po’ che non ci vediamo...-

-Eh, già. Da quando mi hai soffiato la ragazza, Saeba- scherzò l’altro

A quel riferimento, il viso di Ryo si oscurò, ma Mick non se ne accorse, poiché si era voltato verso la donna che lo accompagnava.

-Ryo, ti presento Kazue Natori. Kazue, questo è Ryo Saeba-

-Oh, il fidanzato di Kaori!- esclamò lei –Allora devo farle le mie congratulazioni!-

Ryo, che stava per correggere l’errore della donna, si fermò sentendo le ultime parole.

-Congratulazioni per cosa?- chiese stupito

-Beh, per il vostro bambino, è ovvio. Sono infermiera al reparto di ginecologia all’ospedale Oshiro e l’altro giorno ho incontrato Kaori, che era lì per la sua prima ecografia-

Ryo impallidì. Un bambino? Kaori è incinta? Mick, vedendolo sconvolto, capì la situazione:

-Ryo, non dirmi che Kaori non te lo ha detto?!-

-No, Mick. Evidentemente io ero l’unico che non ne era al corrente-

 

-Allora, vediamo...Ryo, sono incinta!...No, troppo diretto...Ehm...Ryo, che ne diresti di una famiglia?...No, neanche così va bene. Prima gli dico che non voglio più stare con lui e adesso gli parlo di famiglia, mi prenderà per una pazza! Forse è meglio se la prendo più alla larga e inizio dicendogli che ho sbagliato a giudicarlo...Sì, così è decisamente meglio!-

Di fronte allo specchio della sua camera, Kaori cercava il modo migliore per parlare a Ryo, mentre Kuro, appollaiato sul suo letto, la guardava con espressione perplessa.

Dopo aver riflettuto sulle parole di Miki e sulla situazione in generale, aveva capito di aver esagerato con Ryo. Certo, sapere che lui le aveva nascosto una cosa così importante come la verità sulla morte di uso fratello l’aveva ferita...Ma poteva capire le sue ragioni. Lui non voleva metterla in pericolo, voleva proteggerla...Aveva fatto quello che Hideyuki gli aveva chiesto nella sua lettera...La lettera che aveva scritto prima di venire ucciso. Probabilmente...No, anzi, sicuramente lei al suo posto avrebbe fatto la stessa cosa. Certo, avrebbe preferito che Ryo gliene avesse parlato, ma questa era una cosa che poteva perdonargli. Soprattutto ora che suo figlio stava crescendo dentro di lei.  

In quel momento il campanello suonò e Kaori si diresse verso il soggiorno. Guardando dallo spioncino vide che si trattava di Ryo. Il cuore le finì in gola vedendolo. Ma cosa ci faceva lì? Che anche lui volesse chiarire le cose tra loro? Tesa come una corda di violino, spalancò la porta.

Trovarselo dopo così tanto tempo a pochi centimetri di distanza ebbe un effetto devastante. Sentì il cuore pomparle a folle velocità nel petto, le mani sudate, le gambe che le tremavano...E quel freddo, che da quasi tre mesi l’accompagnava, scomparve per lasciare il posto ad un calore che solo lui sapeva farle provare. Solo in quel momento si rese veramente conto di quanto lui le fosse mancato...Indossava un paio di jeans e un maglia a maniche lunghe di cotone grigio scuro che gli fasciava il petto come una seconda pelle. Dovette frenare l’impulso irresistibile di saltargli al collo, baciarlo e trascinarlo nel suo appartamento per fare l’amore. Magari dopo...Ora dobbiamo parlare, si disse.

Ryo la squadrò da capo a piedi come se si aspettasse di trovarla cambiata. Quando infine il suo sguardo tornò a posarsi sul volto di lei, Kaori si irrigidì. Nei suoi occhi non leggeva il calore e il desiderio che aveva sperato, tutt’altro. I suoi occhi color della notte mandavano lampi d’ira. Quello sguardo ebbe il potere di spaventarla.

-Ryo? Ma cosa...- tentò di parlare ma lui la interruppe:

-Da quanto lo sai?- le chiese in tono sferzante

-Da quanto so cosa? Non capisco...- balbettò lei confusa

Ryo fece alcuni passi nell’appartamento, facendola indietreggiare, e sbatté la porta con violenza.

-Da quanto sai di essere incinta di mio figlio?!- sibilò livido di rabbia  

Kaori sussultò come le l’avesse schiaffeggiata. Il mondo sembrò crollarle addosso quando si rese conto della portata di ciò che aveva fatto. Lo aveva tenuto all’oscuro della sua gravidanza e ora lui era venuto a saperlo da qualcun’altro. Non poteva fargli cosa peggiore.

-Ryo, io ti posso spiegare...- cercò di giustificarsi

-Spiegarmi cosa?- la bloccò lui –Spiegarmi per quale motivo Mick e la sua nuova ragazza sono al corrente del fatto che aspetti mio figlio mentre io ne ero all’oscuro?-

-Io...stavo per venire a dirtelo, te lo giuro...-

-Da quanto tempo lo sai?- le chiese ancora

Kaori deglutì, incapace di rispondere.

-Da quanto?- ripeté allora lui alzando la voce

-Da due settimane- mormorò infine lei

Con un ruggito di rabbia, Ryo si voltò e sbatté un pugno contro il muro con violenza. Kaori non lo aveva mai visto in quello stato.

-Due settimane...E che diavolo aspettavi a dirmelo, eh? Che nostro figlio diventasse maggiorenne? Mi disprezzi così tanto, Kaori?- le chiese poi senza voltarsi

-Io non ti disprezzo affatto! Te lo giuro...stavo per venire a dirtelo...- balbettò Kaori con le lacrime agli occhi –Ti prego, perdonami-

Ryo si voltò e quello che lei lesse nei suoi occhi le fece stringere il cuore. Vi lesse rabbia...ma anche un profondo dolore.

-Lo sai, è buffo...- iniziò con un sorriso ironico –Fino a un paio di ore fa mi sentivo una merda per averti tenuta nascosta la verità sulla morte di tuo fratello. Avevo deciso di provare a parlarti di nuovo, chiederti di nuovo perdono...Perchè mi mancavi. E poi vengo a sapere da qualcun’altro che sei incinta-

Kaori non riuscì più a trattenere le lacrime sentendo l’amarezza contenuta nelle sue parole.

-Capisci? Mentre io mi sentivo una merda solo per aver fatto quello che il mio migliore amico mi chiedeva in punto di morte, tu mi hai nascosto che stavo per diventare padre-

-Te l’ho detto, ero confusa...-

-Io avevo il diritto di saperlo! È mio figlio quello che porti in grembo!- poi, come colpito da un’idea, strinse gli occhi e aggiunse sarcastico:-A meno che tu abbia qualche dubbio sulla paternità-

Kaori si sentì insultata e umiliata.

-Come puoi pensarlo? Certo che il bambino è tuo!- esclamò infuriata –Ho appena superato il terzo mese di gravidanza, perciò fatti due conti se non mi credi!- poi, cercando di calmarsi, aggiunse:-Ryo, so come ti senti in questo momento, ma...-

-No, tu non hai la minima idei di come io mi senta!- la interruppe lui –Non provare a paragonare quello che ti ho tenuto nascosto io con questo, perchè non funziona! Io avevo dei buoni motivi per fare quello che ho fatto, tu non me l’hai detto solo per vendicarti, questa è la verità-

-Non è così! Ti giuro che volevo dirtelo...-

-Sta zitta! Non voglio sentire quello che hai da dirmi!- le si parò davanti e piantò lo sguardo nel suo –Non posso dirti che non voglio più vederti, perchè intendo far parte della vita di mio figlio...Ma d’ora in poi i contatti tra di noi saranno limitati al bambino, niente di più, niente di meno. Non voglio avere a che fare con te più del necessario-

Detto questo, Ryo le voltò le spalle e se ne andò sbattendo la porta. Kaori rimase lì, in lacrime, immobile, shockata. Che cosa ho fatto?

 

 

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Capitolo 22
*** Capitolo 21 ***


Capitolo 21

-Questa volta è davvero finita, lui mi odia-

Kaori, accoccolata sul divano della sorella, si portò le gambe al petto e le circondò con le braccia, appoggiando poi la fronte alle ginocchia. Erano trascorsi due giorni da quando Ryo si era presentato al suo appartamento arrabbiato e ferito. Due giorni in cui aveva tentato in ogni modo di mettersi in contatto con lui, ma inutilmente. La consapevolezza di aver distrutto tutto le stringeva il cuore in una morsa di dolore.

-Ryo, non ti odia, ha solo bisogno di un po’ di tempo per sbollire la rabbia- cercò di rassicurarla Sayuri seduta accanto a lei

-No, stavolta ho rovinato tutto, non mi perdonerà mai per quello che ho fatto-

-Certo, avresti dovuto dirgli subito del bambino, questo è vero, ma sono sicura che lui ti ama-

-Dio, come ho potuto essere così stupida?!- Kaori sbatté un pugno sul divano –Ero così presa dalla mia rabbia e dal mio dolore che non ho pensato a quello che stavo facendo a Ryo!-

Sayuri le prese dolcemente la mano.

-Kaori, non è ancora tutto perduto. Se riuscirai a far capire a Ryo quanto lo ami e quanto tu sia felice che sia lui il padre del tuo bambino, si sistemerà tutto-

-E come dovrei fare?-

-Questo non lo so, ma Ryo si è sentito privato del suo ruolo di padre ed è su questo che devi puntare-

Kaori rimase qualche istante in silenzio a riflettere, poi, all’improvviso, un’idea si fece strada nella sua testa. Non so se funzionerà...Ma devo almeno tentare!

-Forse so cosa fare...Grazie, sorellona, ti adoro!- esclamò abbracciando Sayuri

 

Con uno stridio di freni, Ryo fermò la sua Porsche nel posto che gli era riservato nel parcheggio sotterraneo del suo palazzo. Afferrò la sacca dal sedile passeggero e uscì dall’auto sbattendo la porta. Erano già tre sere consecutive che andava in palestra ad allenarsi, o meglio, a sfogarsi tirando pugni e calci ad un sacco senza ottenere risultati. Era tutto inutile, non riusciva a togliersi Kaori dalla testa. L’unica cosa che aveva ottenuto era stato passare da uno stato di rabbia a uno di amarezza. Nonostante tutto, la cosa che gli faceva più male era che, se Kaori non gli aveva detto niente del bambino, evidentemente aveva deciso di cancellarlo dalla sua vita. E questo faceva un male cane, maledizione. Perchè l’amava. Disperatamente. E la voleva. La sua mente la voleva. Il suo cuore la voleva. Il suo corpo la voleva.

Con un sospiro di frustrazione, aprì la porta del suo appartamento e buttò la sacca in un angolo. Stava per dirigersi verso la camera da letto, quando il suo cervello registrò che in soggiorno c’era la luce accesa. E lui era sicuro di averla spenta prima di uscire. Inoltre c’era un grande scatolone coperto da un telo al centro del suo salotto. E lui non aveva la più pallida idea né di cosa diavolo fosse, né di cosa accidenti ci facesse lì. Infine, Kaori era in piedi a pochi metri da lui. Vestita di una minigonna di velluto marrone e di una corta felpa arancione, Ryo dovette frenare l’impulso di andare da lei, baciarla fino a mozzarle il fiato e farla sua sul divano.

Kaori era così nervosa che si chiedeva come fosse possibile che le gambe la stessero ancora reggendo. Quando aveva sentito la porta che si apriva il cuore le era balzato in gola e non sembrava molto incline a spostarsi da lì. Dio, quanto era bello. Vestito di un paio di vecchi jeans sdruciti e di una felpa nera, emanava fascino e virilità da tutti i pori. Sperava solamente che non fosse tutto inutile...Sperava che il perdono fosse ancora possibile per lei.

-Come sei entrata?- le chiese Ryo gelido

Ok, non mi aspettavo che mi rendesse le cose facili...Kaori prese un respiro e rispose:

-Il tuo portiere...il signor Komatsu...mi ha fatto salire-

-Già...Ha sempre avuto un debole per te- replicò lui con un sorrisetto ironico –Che cosa ci fai qui?-

-Devo...Ho bisogno di parlarti-

-Se non riguarda il bambino non abbiamo niente da dirci-

-Ryo, ti prego, ascoltami. Se quando avrò finito sarai ancora della stessa opinione, me ne andrò-

Lui rimase qualche secondo fermo a guardarla, maledicendosi perchè il suo cuore smaniava per averla di nuovo per se. Ma lui aveva il suo orgoglio, maledizione! L’avrebbe ascoltata, poi avrebbe preso una decisione.

-D’accordo- prese posto su una poltrona –Sentiamo-

Kaori cercò di raccogliere le idee e di concentrarsi. Ma non era facile quando il cuore le martellava nel petto e le mani le sudavano per il nervosismo. E quando tutto il suo corpo non desiderava altro che gettarsi tra le sue braccia e baciarlo.

-Innanzitutto voglio chiederti perdono- cominciò –E non solo per non averti detto subito del bambino, ma anche per come ho reagito quando ho scoperto la verità sulla morte di mio fratello. È vero, mi sono sentita ferita, ma ho capito perchè lo hai fatto. Mi hai protetto e hai fatto ciò che mio fratello ti chiedeva. Senza contare che gli hai reso giustizia...-

-Se hai capito, perchè siamo arrivati a questo punto?- le chiese Ryo

Kaori temeva questa domanda, ma rispose sinceramente.

-Avevo paura. Non me n’ero resa conto finché non è successo tutto questo. Avevo paura di donare il mio cuore senza riserve- fece una paura, iniziando a camminare nervosamente avanti e indietro, poi proseguì:-La morte dei miei genitori, la tua partenza per gli Stati Uniti e infine la morte di mio fratello... Ero ferita e impaurita più di quanto pensassi. In fondo al mio cuore avevo paura di essere lasciata di nuovo sola-

Ryo la guardò intensamente.

-Ti ho promesso che non ti avrei lasciato mai più, Kaori-

Lei lo guardò a sua volta.

-Lo so, Ryo. E so che non l’avresti mai fatto. Ho sbagliato. E l’errore più grande l’ho fatto quando ti ho nascosto che ero incinta. Ero talmente concentrata sul mio dolore e sui miei sentimenti, che non ho pensato a quello che provavi tu. O a quello che avresti provato nello scoprire che aspettavo un bambino. E così è stato. Ti ho ferito, e nel modo peggiore. Ma spero di riuscire a farmi perdonare-

-E come?- le chiese lui

Lei si avvicinò al grosso scatolone che c’era in mezzo alla stanza.

-Con questo per cominciare- disse togliendo il telo che lo copriva

Ryo fu sorpreso di vedere che si trattava di una culla da neonato, di quelle da montare.

-Ti ricordi quella volta che, mentre passeggiavamo per le vie del centro, fuori da un negozio di articoli da neonato abbiamo visto un uomo che cercava di far entrare un grosso scatolone nella sua auto? Era una culla da montare e io mi sono chiesta per quale motivo c’è chi le compra quando ci sono quelle già montate. Tu allora mi hai risposto che secondo te i padri durante la gravidanza si sentono un po’ inutili, perchè tutto il lavoro lo fa la donna e che montare la culla per il proprio bambino li fa sentire di partecipare almeno un po’-

Ryo cominciava a capire dove Kaori volesse andare a parare con quel discorso.

-È per questo che l’hai comprata?- le chiese –Vuoi farmi capire che desideri che faccia parte della vita del bambino?-

-Non solo. Voglio farti capire quanto io sia felice che tu sia il padre della creatura che porto in grembo. Tu e non qualcun’altro. Voglio che tu mi stia accanto per i prossimi sei mesi. Voglio che mi aiuti a sopportare la nausea al mattino, che mi sia accanto ad ogni ecografia, che mi rassicuri quando mi sentirò grassa come una balena...- gli sorrise dolcemente –Ma, soprattutto, voglio che tu ci sia quando il mio ventre comincerà a crescere, quando lui o lei tirerà il suo primo calcio e quando urlerò di dolore per farlo nascere. Voglio che scegliamo insieme il nome e che lo cresciamo insieme- si avvicinò a Ryo e si sedette sul tavolino di fronte alla sua poltrona –Io ho bisogno di te, Ryo. Io ti amo. Amo tutto quello che sei e amo come mi fai sentire. E amo il pensiero di portare in grembo tuo figlio-

Ryo si era trattenuto fino a quel momento, ma sentendo quelle parole non ce la fece più. Le prese il viso fra le mani e la baciò con passione, esigenza e desiderio. Kaori ricambiò con tutta se stessa, finché entrambi non rimasero senza fiato.

-Questo vuol dire che mi perdoni?- gli chiese con sorriso quando le loro labbra si separarono

-Mmh...C’è ancora qualcosa che devi fare se vuoi farti perdonare completamente...- rispose lui malizioso mentre faceva viaggiare una mano sotto la sua felpa

-Prima però manca ancora un’ultima cosa...- fece Kaori mettendosi in ginocchio –Ora che aspetto il tuo bambino, devi fare di me una donna onesta...Ryo Saeba, vuoi sposarmi?- gli chiese

-Non dovrei essere io a chiedertelo?- sorrise lui

-Non mi sembra che finora abbiamo fatto le cose in modo molto tradizionale...- replicò lei con una smorfia divertita –Allora, che ne dici?-

-Dico che non vedo l’ora- le sussurrò Ryo prima di prendere di nuovo possesso delle sue labbra  

 

 

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Capitolo 23
*** Epilogo ***


Epilogo

I caldi raggi del sole di maggio entravano dalle finestre di vetro colorato, il profumo di fiori freschi aleggiava nell’aria e, nonostante la chiesa fosse gremita di gente, il brusio delle chiacchiere era sommesso.

Quel lieve rumore si spense quando le prime note della marcia nuziale cominciarono ad inneggiare. L’uomo di fronte all’altare, già estremamente nervoso, si irrigidì. E quando vide la donna comparire dalla porta in fondo alla navata, il cuore gli balzò in gola.

Ryo sentì il sangue scorrergli più veloce nelle vene alla vista di Kaori che veniva verso di lui al braccio di Umibozu. Era stupenda. Sembrava una visione. Indossava un lungo abito color panna in stile medioevo, con una scollatura quadrata e una lunga gonna con strascico che partiva da sotto il seno ad accarezzarle dolcemente il ventre pronunciato. Quel ventre in cui cresceva il suo bambino.   

 

Ti prego, non iniziare a iperventilare...Kaori si concentrò per non cadere a terra lunga distesa, visto che le sue gambe avevano deciso di abbandonarla proprio nel giorno più importante della sua vita. Traditrici... Per fortuna Umibozu l’accompagnava all’altare. Nonostante avesse assunto un vivace color aragosta e il suo cranio avesse iniziato a fumare, la sosteneva saldamente e senza alcuno sforzo apparente.

Tuttavia, quando il suo sguardo si posò su Ryo, che la aspettava davanti all’altare, fu solo per un miracolo che evitò di inciampare. Lo smoking nero non toglieva nulla alla sua possente corporatura, anzi, e faceva risaltare la luce calda di quegli occhi color della notte. I loro sguardi restarono incatenati, finché lei non lo raggiunse e lui le prese dolcemente la mano.

La cerimonia iniziò, mentre Saeko, al fianco di Ryo come sua testimone, li guardava con un misto di tenerezza e tristezza. Tenerezza, perchè finalmente Ryo e Kaori erano insieme. Tristezza, al pensiero che, se le cose fossero andate diversamente, anche lei e Hideyuki avrebbero potuto vivere quel sogno.

Anche la madre di Ryo, seduta al fianco del marito che le teneva la mano, faticava a trattenere le lacrime. Finalmente quel testone aveva deciso di mettere la testa a posto. E presto l’avrebbe resa anche nonna...

Dopo le tradizionali parole d’inizio, si arrivò allo scambio delle promesse.

-E ora il momento delle promesse personali. Ryo, puoi cominciare tu- disse il sacerdote rivolgendosi all’uomo

Lui si voltò verso Kaori e, stringendole la mano che non aveva mai lasciato, iniziò a parlare.

 

I will promise you, yes I promise to
Love you for all your life
Love you every day and night
I will always be there for you
I'll be in your arms, you'll be in my heart

-Kaori, sei la prima donna che mi ha fatto innamorare, sin dal primo momento in cui il mio sguardo si è posato su di te il mio cuore ti appartiene. Amo tutto di te, il tuo corpo, il tuo cuore, la tua anima. Amo i tuoi occhi, sinceri e luminosi, e amo la luce che vi risplende quando mi guardi. Amo come si accendono quando sei arrabbiata. Amo il modo in cui giochi con i tuoi capelli quando sei nervosa o il modo in cui ti mordi le labbra quando sei insicura. Amo il modo in cui corrughi la fronte quando sei concentrata, mentre fai i cruciverba o guardi i quiz alla televisione. Amo il modo in cui ti commuovi di fronte ad una scena romantica o come il tuo viso si illumina davanti ad un bambino. Amo il tuo splendido sorriso e la tua fresca risata. Amo il modo in cui ti preoccupi per me. E amo come mi fai sentire quando ti sono accanto-


I'll love you forever, I promise you
We'll be together, our whole life through
There's nothin' that I, I wouldn't do
With all of my heart, I promise you

-Ora, qui, davanti a Dio e a tutte le persone che amiamo, prometto di amarti per il resto della mia vita, e anche oltre. Prometto di amarti ogni minuto e ogni secondo, di essere sempre al tuo fianco, di tenerti tra le mie braccia e nel mio cuore finché avrò vita. Prometto di impegnarmi, di fare qualunque cosa per renderti felice, di non farti mai mancare niente, men che meno il mio amore. Ti sosterrò e ti aiuterò quando sarai in difficoltà, asciugando le tue lacrime. Condividerò con te le tue speranze ed i tuoi sogni. E, sopra ogni cosa, ti amerò con tutto me stesso-

 

I will take your hand, and I'll understand
Share all your hopes and dreams
Show you what love can mean
Whenever life just gets too much for you
I'll be on your side, to dry the tears you cry

Era arrivato il turno di Kaori. Cercando di frenare la commozione che le parole di Ryo avevano suscitato in lei, cominciò a parlare con voce rotta:

-Ryo, sei stato il mio primo amore e so che sarai anche l’unico. Sin dal primo momento in cui ti ho visto ho capito che avresti cambiato la mia vita, che eri tu l’uomo che il destino mi aveva riservato. Io ti amo, Ryo, più della mia stessa vita. Amo la tua gentilezza e la tua generosità. Amo la tua forza e la tua determinazione. Amo i tuoi occhi, scuri e profondi come la notte, capaci di leggermi l’anima come nessun’altro sa fare e in cui mi sento annegare. Amo la luce calda che vi brilla quando mi guardi e il loro luccichio malizioso quando mi prendi in giro. Amo le fossette che si formano ai lati della tua bocca quando sorridi e il suono roco della tua risata. Amo la tua voce, calda e profonda, che sembra accarezzarmi e arrivarmi dritta la cuore. Amo il tepore del tuo abbraccio, l’unico luogo al mondo in cui desidero passare il resto della mia vita. Amo il modo in cui mi proteggi e ti prendi cura di me. Amo il modo in cui mi ami, con passione e tenerezza-

 

Oh I will always be in your arms
And you will always be the flame
within my heart

-Qui, ora, davanti a Dio e alle persone a cui vogliamo bene, prometto di amarti finché avrò vita, e anche oltre. Prometto di amarti qualsiasi cosa succeda, nonostante tutte le difficoltà che incontreremo sul nostro cammino. Io rimarrò sempre al tuo fianco, sostenendoti e aiutandoti, e tu sarai sempre nel mio cuore e nella mia anima. Prometto di aver cura del nostro bambino e di tutti quelli che verranno in futuro, di essere una buona madre per loro. Li cresceremo insieme, facendoci forza l’uno con l’altra, insegnandogli ad essere delle brave persone e ad amare la vita-

 

I'll love you forever, I promise you
We'll be together, our whole life through
There's nothin' that I would rather do
With all of my heart, I promise you
There's nothin' in this world I wouldn't do
I promise you

 

-Voglio trascorrere il resto della mia vita con te, Ryo. Invecchiare al tuo fianco, vedere insieme il mondo che cambia, i nostri figli crescere e i nostri nipoti nascere. Voglio amarti per sempre, con tutta me stessa, finché avrò vita-

A questo punto si scambiarono le fedi e la cerimonia si avviò alla sua conclusione.

-Ryo, vuoi tu prendere Kaori come tua moglie?- chiese il sacerdote

-Lo voglio- rispose lui con fermezza continuando a guardarla negli occhi

-E vuoi tu, Kaori, prendere Ryo come tuo marito?-

-Lo voglio- disse lei senza esitazione

-Allora, per il potere conferitomi, vi dichiaro marito e moglie. Ryo, puoi baciare la tua sposa-

Sorridendole, Ryo la tirò a se e le circondò la vita con le braccia, poi si chinò su di lei e la baciò, mentre intorno a loro risuonavano gli applausi e le grida di felicitazioni dei loro amici.

-Ti amo, signora Saeba- le sussurrò

-E io amo te, signor Saeba- gli sorrise Kaori

 

Quattro mesi dopo, in una ventosa ma soleggiata giornata di ottobre, un piccolo maschietto di nome Hideyuki venne alla luce per crescere nell’amore dei suoi genitori.

 

THE END

 

Voglio ringraziare Fiore del Deserto, semplicementeme, francy, Ran91, Giorgia, ciao, Eiko e ginny88 per i loro bellissimi commeti, grazie veramente di tutto cuore!!!!! Un bacione, Lynn

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