Meet me down by the sea

di Shannonwriter
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1. Seashells ***
Capitolo 2: *** 2. Behind the sea ***
Capitolo 3: *** 3. Sleepwalking ***
Capitolo 4: *** 4. Moonlight by the sea ***
Capitolo 5: *** 5. Safety net ***
Capitolo 6: *** 6. Like dolphins ***
Capitolo 7: *** 7. Tidal Wave ***
Capitolo 8: *** 8. Harbor ***



Capitolo 1
*** 1. Seashells ***


Non la fanno uscire. La tengono chiusa in casa come un animale in gabbia, così mi hanno detto. Quello psichiatra da Capitol City si prende il gravoso disturbo di salire su un treno e venirla a vedere ogni settimana, per un'ora. Lo pagano bene per quell'unica, misera ora. È troppo poco ma a essere sincero non so se aumentare il tempo che richiede la sua riabilitazione servirebbe a qualcosa. Si riabiliterà mai, poi? Tutte quelle chiacchiere, tutto quel parlare e riparlare di come si sente le serviranno mai a dimenticare l'immagine della testa mozzata di Tray che rotola ai suoi piedi in mezzo all'erba? Un Tray che fino a due minuti prima le sorrideva incoraggiante rassicurandola che sarebbe andato tutto bene, che almeno uno dei due doveva vincere. Beh, aveva ragione. Dubito però che sia stata una scelta di Annie. È sopravvissuta, punto e basta. E come l'anno scorso io ero qui a osservare tutto e non potevo fare nulla. Nessun paracadute le avrebbe liberato la mente da quello shock, non c'erano parole di conforto che potessi inviarle, questo proprio non si può, per carità! Quando è tornata non era più la Annie spensierata e un po' imbranata che avevo conosciuto due estati dopo aver vinto i miei Hunger Games. Gli occhi vitrei fissi su un punto nel vuoto, il viso pallido e le profonde occhiaie di chi ne ha viste troppe e non è riuscito a trovare riposo mai, mai. Quel giorno l'avrei voluta abbracciare d'istinto, nella hall dell'albergo. “Perché è la prima a vincere sotto la mia guida, perché quest'anno posso concedermi il lusso di rivedere una persona che ero convinto di aver salutato per sempre” mi sono ripetuto. Perché io al posto suo l'avrei voluto un abbraccio. Ma lei non mi ha neanche visto. Dov'era andata Annie? Poche cose mi hanno sconvolto nella vita ma la vista di quella piccola, fragile ragazza privata di tutta la sua gioia di vivere è un'immagine che difficilmente potrò cancellare dalla mia mente. Non so bene per quale motivo ma mentre ci ripenso in questa stanza d'albergo 5 stelle, rimasto solo e con l'accappatoio morbido che mi avvolge non riesco a non desiderare che il mio tempo qui finisca alla svelta. Non riesco a non voler tornare a casa ed è una bella novità perché da quando sono diventato un vincitore il Distretto 4 non lo sento più come casa, non come prima. E come potrei? Non mi sopporta più nessuno, là. Tutti a guardarmi come una persona disgustosa per quello che faccio ogni anno con la gente di qui con il sorriso sulle labbra ma il vuoto nel cuore. Non mi posso rifiutare, faccio questa vita per loro ma dirglielo sarebbe atroce per tutti. Meglio che la mia famiglia non lo sappia, molto meglio fargli intendere che Capitol City mi abbia affascinato e convertito al suo stile. Per qualche miracolo comunque mi è rimasta Mags, lei sa e capisce. Lei c'è per me e mi fa ancora trovare la voglia di prendere la barca e fare un giro sul mare azzurro per rischiarirmi le idee, per ricordare che in qualche modo il sole che irradia il mio volto me lo sono guadagnato. Ma se non fosse per lei, forse non avrei nemmeno quei momenti a cui aggrapparmi e il Distretto lo saluterei per sempre. Ma oggi è diverso. Oggi penso ad Annie, ad andare là e vedere come sta dopo un mese. A tenerle la mano e dirle che migliorerà, perché il tempo cura tutte le ferite, il tempo ci cambia. Sono piccoli mantra, ma dubito che un qualsiasi vincitore riesca ad andare avanti senza. Per qualche motivo non mi fido tanto del dottore e credo che quelle parole suonerebbero più convincenti dette da me che ci sono passato. Devo resistere e sforzarmi di non pensare a queste cose, ci provo davvero ma diventa inutile quando mi addormento e sogno del giorno prima della sua mietitura.

 

~

 

Mags mi aveva guardato con disapprovazione quella mattina e scuotendo la testa mi aveva fatto una bella ramanzina. “Troppo magro, figliolo, troppo sciupato! Non ti danno abbastanza da mangiare a Capitol City?”. Lei non ci viene quasi più tranne quando è obbligata dagli Hunger Games, anche perché essendo ormai avanti con l'età non è più un'attrazione per la gente e con la sua salute che attraversa alti e bassi non so per quanto ancora continuerà a fare da mentore. Quella mattina mi aveva offerto da mangiare della trota affumicata e un po' di pane secco dopodiché mi aveva spedito quasi a spintoni fuori da casa sua. Insisteva che avevo bisogno di aria pulita, aria di casa. Così alla fine l'avevo ascoltata e me ne ero andato a fare un giro. Di passare per il centro non ci pensavo neanche, beccarmi altri sguardi curiosi dai miei concittadini non mi avrebbe certo giovato, così decisi semplicemente di andare alla spiaggia a vedere il mare. Non ricordo nemmeno perché mi sembrò una buona idea ma presi una scorciatoia che non prendevo mai, una cosa insolita per me. Un sentiero cosparso di sassolini ed erbetta fine mi aveva condotto alla Spiaggia Delle Conchiglie (così la chiamiamo tutti). È sempre stata la mia preferita non che l'unica dove tutti possono andare per fare qualcosa di diverso dal pescare per riempire la nostra pancia e quella dei cittadini di Capitol City. Mi sorpresi nello scoprire che non ero l'unico a trovarmi lì. C'era una ragazza seduta sui talloni, la testa china e le mani che rovistavano tra i sassolini. Mi avvicinai un po' di più con cautela per non farmi sentire e aguzzai la vista su quei lunghi capelli scuri. Mi sembrò familiare, poi lei si voltò verso di me e la riconobbi. Annie Cresta. Sorrise e parve sorpresa quanto me di vedermi lì. “Finnick! Sei a casa!” mi salutò con la sua voce cristallina alzandosi da terra.

Venni preso in contropiede per un attimo. Annie. Ci siamo conosciuti un'estate su un'altra spiaggia, lei aveva tredici anni e veniva presa in giro senza pietà da un gruppo di ragazzini perché non riusciva a pescare bene come loro. Mosso da compassione e da quegli occhi grandi che faticavano a trattenere le lacrime mi ero fatto avanti e l'avevo difesa da quegli idioti. Ovviamente avendo vinto i giochi ero piuttosto rispettato nel Distretto 4 e non fu esattamente difficile farli smammare, senza contare che Capitol City non mi stava ancora usando. Non mi sembrò un gesto colossale quando lo feci, ma per Annie fu qualcosa di importante perché ricordo perfettamente lo sguardo pieno di gratitudine che mi rivolse subito dopo, come se fossi stato il primo in assoluto a farle una gentilezza. Da lì mi chiese per favore di insegnarle a pescare come si deve, anche per poter aiutare la sua famiglia a portare a casa qualcosa in più da mangiare; infatti sebbene il nostro distretto sia tra i più ricchi la povertà si trova ovunque ed Annie apparteneva a questa categoria purtroppo visto che il padre era gravemente malato da tempo, ecco spiegato perché non sapeva pescare alla perfezione come tutti gli altri bambini. Ora, non è che io morissi dalla voglia di perdere tempo con quella ragazzina ma in qualche modo lei riuscì a convincermi. Ci vollero due settimane e tanta pazienza per insegnarle quali fossero le esche giuste da usare e come costruirle in caso di bisogno ma alla fine ce l'aveva fatta. Era così soddisfatta di sé e, ancora una volta, riconoscente verso di me. Mi chiese più volte cosa volessi in cambio ma io rifiutai categoricamente di ricevere una ricompensa, per così poco. Forse, perché alla fin fine non mi era sembrato tempo sprecato ma piuttosto un modo piacevole per non pensare all'arena. Dopo quelle due settimane la mia vita cambiò, il presidente Snow decise che ero diventato abbastanza grande da poter cominciare a occuparmi di “altre faccende” come le chiamava lui e così non vidi più Annie se non di sfuggita. Per questo quella volta alla spiaggia mi ero soffermato su di lei. Senza dubbio era cresciuta ed era diventata più carina, meno bambina e più donna anche nei suoi sedici anni. Non so perché mi stupì tanto constatare quel cambiamento.

Annie. Ciao.” le dissi nel tono più naturale possibile.

Finalmente ti manca il nostro mare?” mi chiese lei con disinvoltura proprio come se fossimo stati vecchi amici.

Credo sia la parte migliore del nostro distretto.” le risposi. Ed era la verità. “Tu che fai?”

Prese un respiro e allungò un pugno chiuso verso di me. “Cerco conchiglie” disse aprendo la mano riempita con un paio di esse, piccole e grigio-bianche.

Ridacchiai. “Beh, sei sicuramente nel posto giusto. A che ti servono?”

Scrollò le spalle. “Portafortuna.” rispose laconica.

Le serve fortuna? Fortuna per cosa? Oh, è vero.

Hai paura per domani?” le chiesi con cautela. Che stupido a dimenticare che in quanto sedicenne aveva una possibilità di essere estratta durante la mietitura.

Tu non ne avevi?”

Certo che ne avevo, tutti hanno paura degli Hunger Games, a parte forse quegli automi che crescono con in mente solo di uccidere a destra e a manca, già pronti per l'arena quando non sanno ancora contare fino a dieci. Così risposi sinceramente “Si, ovvio. È normale.”

Annie fece un cenno con la testa, assorbendo le mie parole. Improvvisamente sentii di aver sbagliato qualcosa. Visto che avevo vinto dovevo mostrarmi più spavaldo? Ostentare sicurezza? L'avrebbe aiutata di più? Provai a fare marcia indietro.

Ma anche stare tutto il tempo a preoccuparsi non va bene, sai? In fondo quante possibilità hai di essere estratta?” tentai di minimizzare.

La vidi storcere il naso. “Sei.” disse guardandosi i sandali, sporchi di sabbiolina grigia.

Beh sei non sono tante, pensa positivo.” ma perché diavolo mi sembrava di stare dicendo qualcosa di intelligente? Io ne avevo quattro.

Rise. “Può capitare a chiunque, Finnick, anche a chi ha solo una strisciolina col suo nome sopra.”

Vero, ma altamente improbabile. “E così credi che una conchiglia possa salvarti la vita?” le chiesi ritornando all'argomento principale.

No. Ma mi piace l'idea di avere qualcosa con me che mi ricordi casa. Amo le conchiglie e la spiaggia e...questo mare.” mi spiegò aprendosi in un gran sorriso con un ampio gesto del braccio verso la distesa azzurra di fronte a noi. Ammetto di essere rimasto meravigliato da quelle sue parole e dalla luce nei suoi occhi mentre mi raccontava quanto amasse il Distretto 4, nonostante tutto, e di quanto non volesse lasciarlo. Ma non piangeva come avrebbe fatto qualunque altra ragazza vicina alla mietitura, non puntava i piedi, lo accettava e basta. Ebbi la netta sensazione che Annie Cresta fosse diversa da ogni altra ragazza che avessi mai incontrato. Siccome non rispondevo lei fece un passo verso di me, circospetta e concentrata sul mio viso. “Finnick? Ho detto qualcosa che non va?”

Tornai di colpo sulla terra. “No, no.” Mi affrettai a rispondere. “hai bisogno di aiuto a cercare quelle conchiglie?” le proposi senza nemmeno pensarci.

Mi sorrise, un po' come quando mi ringraziò per averle insegnato a pescare. “Certo.”

E così entrambi ci chinammo a cercare la conchiglia più grande e più bella che potessimo trovare. Dopo un po' che stavamo lì in silenzio, fu Annie a riattaccare bottone. ”E comunque, sono in buone mani giusto?”

Mi bloccai e aggrottai la fronte. “In che senso?”

Saresti il mio mentore. Ci pensi tu a non farmi morire di fame.”

Beh, si quella era una cosa che potevo fare. “Mettici del tuo anche tu però.” dissi come se nulla fosse ma in realtà mi dava piuttosto fastidio che stessimo parlando di quella possibilità, della piccola Annie Cresta che sfrutta le tecniche di pesca che le ho insegnato per riportare a casa la pelle. No, decisamente non volevo sentire il suo nome l'indomani.

Annie ridacchiò. “Ok.”

E rimanemmo lì ancora per qualche minuto finché non trovai una conchiglia bianca e screziata di nero che poteva fare al caso nostro, cioè al caso suo. Glie la porsi e le chiesi se poteva andare bene. Si illuminò. “Si, questa è perfetta. Grazie Finnick.”

Ricambiare quel sorriso non fu difficile e fu anche la prima volta che me ne usciva uno sincero e non forzato, se non contiamo quelli che mi strappa Mags. Al momento di salutarci protese la sua mano verso di me. Non avevo capito subito il significato di quel gesto ma automaticamente accettai di stringere quella mano nella mia. Durante quella manciata di secondi gli occhi verdi e limpidi di Annie erano fissi sui miei. Cosa vedeva? Ogni tanto me lo domando.

Ci vediamo domani.” mi salutò.

Speriamo di no” mi uscì fuori.

Rise sommessamente della mia mezza battuta e dopo un'ultima stretta lasciò andare la mia mano. Anche ora mentre la rivedo che si allontana tranquilla con la sua conchiglia portafortuna mi chiedo se avrei potuto fare o dire qualcosa di più per prepararla a quello che l'aspettava. Avrei potuto proteggerla? Probabilmente no ma è bello illudersi.

 

Note: Ok, qui bisogna puntualizzare un bel pò di cose! Intanto mi sono inventata di sana pianta tutto quello che non si trova nel libro o sul fantastico wikia di THG. Il nome del tributo che ha partecipato con Annie, la sua età quando ha fatto i giochi, la sua situazione fimiliare così come quella di Finnick. Si è detto che Mags ha avuto un ictus o qualcosa del genere ma non quando quindi facciamo che qui non le era ancora successo. Ah, lo so che Annie non è proprio matta da legare in Mockingjay ma ho pensato che il processo che la porta a stare piuttosto bene sia un pò lungo e che quindi Finnick abbia contribuito. Per qualsiasi cosa messaggiatemi (e magari lasciate un recensione..? please?).

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Capitolo 2
*** 2. Behind the sea ***


Mi ci vogliono dieci giorni per riuscire a lasciare Capitol City ma alla fine tutti sembrano troppo annoiati da me per richiedere la mia compagnia. Proprio non ce la faccio a restare concentrato sui miei “doveri”. Per fortuna sono tutti molto comprensivi perché sanno che se mi lasciano andare non mancherò di fare ritorno molto presto. Ho forse scelta? Mentre sono sul treno che mi riporterà al Distretto 4 penso bene a che cosa dirle quando me la troverò davanti. C'è la possibilità che stia un po' meglio? Che il dottore l'abbia aiutata? Per come era messa l'ultima volta che l'ho vista, non saprei proprio. Dopo la vittoria è stata vestita e truccata con estrema fatica da parte di tutti i suoi preparatori perché non la smetteva di dimenarsi e agitarsi. Il colore rosso acceso del rossetto che volevano metterle sulle labbra l'aveva fatta diventare isterica, urlava che non voleva più vedere sangue su di sé, non poteva sopportarlo. Alla fine optarono per un tenue rosa. Durante la visione del lungo video-riassunto delle settimane nell'arena Annie non riusciva a tenere gli occhi sullo schermo per più di un minuto, poi era costretta a chiudere di colpo le palpebre e a coprirsi le orecchie con le mani per non sentire la sofferenza di chi aveva partecipato con lei ma soprattutto per non rivedere Tray morire davanti ai suoi occhi. Non è un comportamento ideale per un vincitore, non è questo quello che vogliono gli Strateghi ma considerate le condizioni di Annie si fecero andare bene anche la reazione traumatizzata post-arena. Pare che gli ascolti siano andati bene comunque. Ora è nella sua nuova casa nel Villaggio Dei Vincitori e suppongo che si senta sola come mai nella vita. Di sua madre so solo che è una donna severa e che ha gioito immensamente della vittoria della figlia, entusiasta com'era di lasciare la vecchia catapecchia dove erano sistemate da anni. Il padre a cui Annie era tanto legata morì poco dopo che ci eravamo conosciuti e non le rimangono altri parenti. Si vocifera però che la vera seccatura per sua madre sia Annie stessa. Pare che non la sappia più gestire nello stato in cui si trova. Questa cosa non può che farmi innervosire. Prego che siano solo chiacchiere di gente invidiosa della nuova posizione privilegiata di Annie ma in realtà il dubbio rimane, il che mi fa solo venire ancora più voglia di andare a verificare con i miei occhi.

Quando arrivo alla stazione è sempre la solita storia. Tutti a guardarmi di sottecchi, a bisbigliare tra di loro e di sicuro a chiedersi che diavolo ci faccio a casa. Alcuni mi salutano con un cenno, in fondo credo che riescano ancora a ricordarselo che la mia vittoria ai tempi significò anche un ulteriore miglioramento delle condizioni di vita di tutti e che almeno per questo mi siano grati. Ma sono eccezioni e la scelta migliore è sempre quella di procedere sicuro per la mia strada, ignorandoli. Penso di passare prima da Mags ma mi farebbe delle domande alle quali ancora non voglio rispondere; potrei fare un saluto a mia madre e mio padre ma preferisco evitare. Quando cerchiamo di fare una conversazione normale finisce solo con una serie di monosillabi e di sorrisi forzati. Mi trovo davanti alla porta della casa di Annie e busso. Aspetto qualche secondo fino a che sua madre mi apre. A giudicare dalla sua faccia sono l'ultima persona che pensava di trovare. “Finnick, buongiorno.” mi saluta piena si stupore. Ha un piatto bagnato in mano e uno straccio con cui lo sta asciugando nell'altra. Non posso fare a meno di notare quanto poco somigli a sua figlia a parte per i capelli corvini che però porta corti. Sembra una donna piuttosto anonima in realtà.

Buongiorno signora, Annie è in casa?” domanda superflua, ovvio che c'è.

Oh, si ma in questo momento sta riposando. Volevi vederla?” chiede sulla difensiva.

Si, ero passato per vedere come stava. È un po' che non ho sue notizie.”

Oh, sei gentile ma come ti ho detto in questo momento non posso farti entrare, dorme. È sempre così stanca.” il tono dovrebbe essere quello di una madre affranta e preoccupata per la salute della figlia ma io sento solo il fastidio e la voglia di mandarmi lontano da casa sua alla svelta.

Come sta andando con il dottore? Qualche miglioramento?” cerco di informarmi.

Sbuffa. “Si, insomma. A volte la terapia sembra funzionare ma il punto è che non riesce tanto a stare concentrata, la sua mente...vola via, non so se mi spiego.” Ancora quel tono infastidito. Mi trattengo dall'urlarle contro che non è colpa sua se sta così, stringendo i pugni e sfoderando la mia solita faccia da poker.

Beh, potrebbe dirle che sono passato e che la saluto? Ripasserò comunque.” le rispondo controllato.

Certo, glie lo dirò ma Finnick, detto tra noi non è necessario che torni. Dio sa se c'è un modo per farla ritornare quella di prima. Sprecheresti solo tempo prezioso.”

Tanti saluti all'autocontrollo. “Beh, sa cosa? Credo proprio di voler tornare invece. Tutti i giorni, a sprecare tempo finché lei non mi farà entrare per parlarle. E già che ci siamo, non può stare sempre, sempre chiusa in casa o impazzirà!” sbotto.

Non è già impazzita?” ribatte lei sprezzante abbandonando la sua facciata composta.

Se non fosse che per principio non picchio le donne indifese le avrei già mollato un ceffone. E invece le dico “Lei dovrebbe vergognarsi.” e me ne vado.

La sento borbottare qualcosa che somiglia a “senti chi parla” e poi sbattere la porta, mentre io mi allontano e senza neanche pensarci faccio il giro della casa fino a trovarmi sul retro. Guardo dentro le finestre e finalmente trovo la camera di Annie. Lei è lì, rannicchiata sul letto in una stanza con le pareti bianche e piuttosto spoglia. D'altronde dubito che abbia molta voglia di arredarla. I capelli arruffati le coprono il volto e si passa e ripassa qualcosa tra le mani. Mentre la osservo appoggiato al vetro, devo riconoscere che mi sembra peggiorata, lasciata lì a sé stessa. Un nuovo moto d'odio verso sua madre mi ricorda che è sicuramente colpa sua se le cose stanno così ma ci sarà pur qualcosa che io possa fare, no? Per esempio potrei parlarle, adesso. Busso piano alla finestra e la vedo sobbalzare. Si sposta lentamente i capelli dal viso e rivolge lo sguardo nel punto da dove è venuto il rumore. Ecco, mi ha visto. Aggrotta la fronte e sembra sospettosa. Si mette le mani davanti agli occhi, sta così per cinque secondi circa e poi le toglie per guardare di nuovo verso di me. Stessa espressione di prima, forse solo un po' sorpresa di trovarmi ancora lì. Le faccio ciao con la mano.

Si mette seduta. “Finnick?”

Faccio un cenno con la testa e le sorrido rassicurante.

Non è convinta. “Sei davvero qui?” mi chiede alzando un po' la voce per farsi sentire oltre il vetro.

Si, sono venuto a trovarti.”

Scuote la testa. “No, no, tu sei a Capitol City, è questo che dice la mamma, è questo che tutti sanno.” dice più a sé stessa che a me. Dev'essere una specie di promemoria, credo.

Di solito sono a Capitol City ma oggi sono nel Distretto 4, nel Villaggio Dei Vincitori, dove ci sei anche tu.” le spiego. Più dettagli ci metto più facile sarà credere che non sono un prodotto della sua immaginazione.

Ancora incerta, si alza dal letto e lentamente si avvicina alla finestra. Alza il vetro e il suo viso si trova a pochi centimetri dal mio. Mi scruta attentamente, i suoi occhi verdi non hanno perso l'abitudine di andare a cercare qualcosa, la verità in questo caso.

Con estrema prudenza la sua mano trova la mia spalla e ne saggia la consistenza. Questo sembra convincerla perché subito dopo mi getta le braccia al collo. È qualcosa che sorprende anche me e mi fa ripensare immediatamente a quando dopo il suo ritorno, all'albergo dei tributi volevo solo darle questo, un abbraccio.

Ciao Finnick.” mi dice con la sua flebile voce.

Mi riconosce, sa che sono venuto per lei e ne è lieta. Anch'io lo sono. “Ciao Annie.”

 

Note: Si, si lo so è un capitolo molto corto ma in compenso se avrete ancora la voglia e la pazienza di andare avanti a leggere il capitolo 3 sarà molto più lungo :)

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Capitolo 3
*** 3. Sleepwalking ***


Veniamo scoperti quasi subito da sua madre che si mette a urlare sconvolta perché non me ne sono andato e perché non sta bene che una ragazza nubile stia nella stessa stanza da sola con un uomo. Ma per piacere! Come se fosse il problema più pressante! E poi tecnicamente sono ancora fuori dalla finestra. Sono già lì pronto a risponderle a tono ma Annie si scosta da me per andare a rannicchiarsi in un angolo con la testa tra le ginocchia. Inizia a piangere turbata dalla scena e capisco al volo che mettendomi a gridare contro Miss Delicatezza peggiorerei solo la situazione. Così faccio un respiro profondo, conto mentalmente fino a dieci e poi entro dalla finestra senza chiedere il permesso a nessuna delle due. Ovviamente la mamma di Annie da di matto ma io me ne frego. Metto le mani avanti, neanche avessi qualche arma con me e con calma le dico. “Signora, credo che abbiamo cominciato col piede sbagliato. Possiamo per favore andare in corridoio io e lei e parlare un attimo così non scombussoliamo Annie?”

La signora mi guarda ancora adirata ma un singhiozzo di Annie la convince a darmi ascolto. “D'accordo.” mi concede esasperata e mi conduce fuori dalla stanza.

Siamo entrambi in corridoio, l'uno di fronte all'altra. “Allora, mi dispiace di non averla ascoltata prima.” esordisco. “Ma non volevo fare niente di male ad Annie, volevo solo vederla visto che sta passando un brutto momento.” spiego.

La signora incrocia le braccia davanti al petto. “Deve riposare al pomeriggio o la notte la passa ancora più agitata.”

Non so cosa le faccia pensare che quello sia un ragionamento sensato ma lascio correre e vado al punto. “Certo, ma sarebbe meglio se potesse prendere una boccata d'aria di tanto in tanto, per riprendere contatto con la realtà.”

Ah!” sbotta arrogantemente. “Buona fortuna!”

Senta ma qual'è il suo problema??” sputo fuori alzando un po' la voce. “Quella è sua figlia e ha un disperato bisogno d'aiuto, perché non fa nulla?”

D'accordo ragazzino, tu non hai la minima idea di che cosa voglia dire fare il genitore né tanto meno prendersi cura di una figlia così diversa da quella che era prima, quindi pensa bene a quello che dici!” mi attacca con la medesima rabbia.

Si, va bene potrò non sapere cosa vuol dire avere un figlio ma sa una cosa? So cosa vuol dire fare gli Hunger Games e il peso che ci si porta dentro quando si torna a casa quindi la prego, la prego, lasci che le dia una mano se lei non ci riesce.”

Tace per un minuto e ci pensa su. Mi guarda bene in faccia e mi rendo conto che come Annie, sta cercando qualcosa. La convinzione in questo caso e può andare avanti a fissarmi quanto vuole perché non troverà altro che quella.

Perché?” mi chiede in fine.

Sollevo entrambe le sopracciglia. “Perché?”

Si, sei stato il suo mentore ma ora nulla ti obbliga a badare a lei quindi perché?”

Accidenti, è la prima cosa sensata che le sento dire. In effetti me lo sto domandando anch'io in questo momento. Sono arrivato lì per vedere come stava, magari per fare due chiacchiere ma ora mi sono offerto di assicurarmi che stia bene, che esca. Perché?

Beh, lo farebbe chiunque credo.” le rispondo con un'alzata di spalle.

Il suo sguardo è decisamente scettico. “Mmh, come no.” mi concede. “Fa un po' quello che vuoi allora, falle fare un giro basta che poi la riporti.”

Bel modo di parlare di una figlia, neanche fosse un cane di razza. “Certo.” rispondo e la ringrazio pure. A quel punto lei se ne va e intuisco di poter tornare in camera di Annie. Ha detto fa quello che vuoi, giusto?

Apro la porta con cautela e sbircio dentro. Annie è ancora accucciata dov'era prima e noto che è tornata a stringere qualcosa come stava facendo prima che arrivassi. Entro e richiudo la porta dietro di me. Non si muove, non alza il capo. Mi vado a sedere proprio accanto a lei con la schiena contro al muro e rifletto su cosa dirle per fargliela passare.

Scusa per prima, credo che sia un tantino da maleducati entrare dalla finestra di una ragazza per bene senza il permesso dei genitori.” le dico per spezzare il ghiaccio.

Niente, non risponde ma continua a tenere quel pugno chiuso. “Annie, che cos'hai in mano?”

Lei apre pian piano il pugno e scopre la conchiglia portafortuna che avevo trovato il giorno prima della mietitura insieme a lei sulla spiaggia. Buffo che ce l'abbia ancora, buffo che non l'abbia buttata visto che di fortuna non glie ne ha regalata granché. Beh, a parte il fatto che ha vinto portandola al collo. La sensazione di non aver fatto abbastanza per lei mi assale di nuovo. Istintivamente appoggio la mia mano sulla sua aperta con su la conchiglia e la stringo. Annie sussulta ma non fa niente per allontanarmi. Che cosa posso fare per farla stare meglio? Se solo la conoscessi un po' di più forse potrei trovare qualcosa da fare con lei che la distragga. Pensa Finnick, che cosa piace a Annie? Una sola cosa a quanto ne so.

Senti Annie, non ti andrebbe di uscire a prendere un po' d'aria?” le chiedo.

Lei alza la testa e mi guarda dubbiosa da dietro la frangetta. “Fuori dove?”

Alla spiaggia per esempio-”

No no no no no ti prego, ti prego non affogarmi, troppa troppa acqua, non posso farcela e-e-e dov'è Tray??? Ci siamo alleati per un po', uno deve vincere, deve vincere per forza! È così che si deve pensare o non si ha neanche una chance! Oh, ti prego non farmi affogare!!” si mette a vaneggiare, l'espressione sconvolta e il terrore in ogni parola.

Stringo più forte la sua mano e la guardo bene negli occhi. “Annie, Annie no, certo che non ti affogherò, non lo farei mai e poi mai” le assicuro senza dare a vedere quanto questo suo cambiamento d'umore mi turbi.

Ma lei scuote la testa. “Durante gli Hunger Games tutti devono uccidere prima o poi, non puoi permetterti di startene lì e basta o muori tu, muori tu!!” insiste.

Ma io non mi arrendo “è vero ed è terribile ma i giochi sono finiti, Annie. Hai finito, hai vinto. Te lo ricordi?”

Annie increspa la fronte e guarda altrove. Ci riflette su per qualche secondo poi inizia lentamente a piangere. Annuisce. “Si. Me lo ricordo. Tray....” e si lascia andare appoggiandosi a me. La circondo con il braccio libero e non penso minimamente a lasciare la presa dalla sua mano e dalla conchiglia fortunata. Si è vero, un merito ce l'ha, quello di aver riportato Annie qui ma credo che per farla tornare come prima ci vorrà un po' più di fortuna.

 

~

 

Passano due settimane durante le quali vado a trovarla tutti i giorni. Stiamo là in camera sua oppure ci spingiamo fino al giardino. Del mare non si può neanche accennare perché se lo faccio scoppia in lacrime e ci vuole un po' per calmarla e ricordarle che non è più nell'arena. Non ne so nulla di psicologia ma ci sono momenti in cui mi domando se la mia sola presenza non la riporti a quei giorni di combattimento. In fondo sono noto per aver partecipato agli Hunger Games e ho fatto il mentore, il suo, agli Hunger Games. Dovrei togliermi di torno? Ci penso ma non lo faccio, soprattutto per non lasciarla nelle mani di quello zuccherino di sua madre. E poi non sembra dispiaciuta di vedermi. Di solito ce ne stiamo stesi sull'erba a osservare le nuvole in cielo, la rilassa molto. Le racconto di qualche meraviglia della tecnologia che ho visto a Capitol City e lei mi ascolta tutta presa. Partecipo anche alle sedute dello psichiatra e le ripeto le solite cose per riportarla alla realtà ogni volta che le parole del dottore non funzionano. Nonostante il mio iniziale scetticismo finisco col pagarlo di tasca mia perché venga due volte in più visto che nessuno ha idea di che cosa ci voglia per farla migliorare e la terapia non può farle male. Un giorno arriviamo a una svolta; mentre se ne sta andando via, lo strizzacervelli mi prende da parte e condivide con me una sua teoria. Secondo lui è vero che per ora è stato meglio evitare di parlare dell'acqua per via del fatto che la riporta immediatamente a quando dovette nuotare all'infinito per salvarsi la vita, ma non si può continuare così. Annie amava il mare e lo dimostra il fatto che non ha gettato la conchiglia portafortuna. Stando al dottore lei vuole tornare ad amarlo ma ha troppa paura. La trovo una teoria strana e contorta e non la afferro subito bene così quando mi dice che vista la mia influenza positiva su di lei potrei aiutarla a risolvere questo problema dico solo che ci penserò. I punti che non mi sono chiari sono due: il primo, lui non conosce la storia di quella conchiglia e né io né Annie abbiamo intenzione di raccontargliela (insomma, se lei non l'ha fatto finora perché dovrebbe cambiare idea?) e quindi questo non da al dottore una visione chiara della situazione. Potrebbero essere mille i motivi per cui non l'ha gettata via. Il secondo è che mi sembra semplicemente assurda l'idea di trascinarla alla spiaggia quando neanche sopporta di sentirla nominare e sono certo che inizierebbe a urlare di brutto e a quel punto non so se si fiderebbe ancora di me. Non voglio darmi più importanza del dovuto ma mi pare che in questi giorni passati insieme non se la sia passata troppo male e che i momenti più brutti potessero essere arginati da poche semplici rassicurazioni da parte mia, quindi perché rovinare tutto? Credo che quando rivedrò il dottore gli dirò che l'idea del mare non mi sembra poi tanto grandiosa.

In questo periodo sto da Mags che ha la casa proprio a fianco di quella di Annie (per forza, siamo tre vincitori tutti vicini). È felicissima di avermi lì tutto il tempo e non fa niente per nasconderlo. Mi considera un po' come il figlio che non ha mai avuto e a me va benissimo così. Un'altra cosa di cui sembra gioire è la grande quantità di ore che dedico a Annie. Sorride compiaciuta quando esco di casa perchè sa che sto andando da lei. Credo le faccia piacere che la tradizione di non abbandonare i propri tributi dopo i giochi continui con me ed Annie come è continuata tra di noi. E poi Mags pensa positivo, il che mi aiuta molto; quando ceniamo e le racconto di un qualche progresso fatto da Annie lei si complimenta con me come se ne avessi il merito e mi assicura che di certo è sulla via della guarigione. Naturalmente non mi tratta da stupido facendomi credere che tornerà come nuova, questo lo sappiamo che non è tanto probabile ma mi garantisce che è del tutto normale per dei vincitori passare dei periodi in cui non si fa altro che ripensare all'arena. È qualcosa che ti cambia e lei lo sta solo affrontando peggio di altri. Ovviamente so per esperienza che ha ragione.

Sto pensando a queste cose una notte che non riesco a prendere sonno, quando sento dei rumori provenire da fuori. Mi alzo dal letto e sposto la tendina della mia finestra per dare un'occhiata. Non ci credo. Annie, a piedi nudi e con indosso solo la camicia da notte bianca, cammina un po' traballante nel suo giardino. Sembra quasi ubriaca ed è per questo che in un primo momento credo che forse sto sognando. Mi strofino gli occhi e mi rendo conto che invece è reale così esco dalla finestra della mia camera come ha probabilmente fatto anche lei, senza neanche preoccuparmi di fare piano, tanto Mags ha il sonno pesante. Mentre mi avvicino lei non mi nota nemmeno, continua per la sua strada con lo sguardo spento fisso davanti a sé. La chiamo sottovoce per non svegliare sua madre e farle credere che stia succedendo chissà che cosa ma Annie non risponde. Mi piazzo davanti a lei ma mi viene contro come se non riuscisse a vedermi per niente. Ed è allora che ci arrivo. Potrebbe essere sonnambula? Non l'ho mai vista comportarsi così quindi è decisamente possibile e in più i suoi occhi sono totalmente inespressivi. Che cosa si fa in queste situazioni? Una volta ho sentito dire che non si dovrebbe svegliare chi cammina nel sonno ma allora cosa dovrei fare, lasciarla andare a spasso finchè non incontra un burrone? Se la fermo adesso si metterà di certo ad urlare e allora chissà che casino succederebbe. La seguo, non ho altra scelta, almeno eviterò che si faccia male. Non andiamo avanti per molto però, giusto fino all'inizio della boscaglia poco oltre le nostre case, poi lei si inginocchia a terra e affonda le mani nel terreno. Allarmato mi abbasso accanto a lei e le scosto i capelli dal viso. Ha cambiato espressione ora, ha gli occhi spalancati e ansima agitata. È sveglia. “Annie?” la chiamo.

Inizia a piangere. “Dov'è il mare?? Dov'è il mare??” farfuglia disperata scavando con le unghie nel terreno. Il mare? è questo che sognava, di andare al mare? Ma non ne era terrorizzata fino a oggi pomeriggio? Automaticamente cingo i suoi polsi con le mie mani estraendo le sue dalla terra e la sollevo alla mia altezza, poi la stringo forte a me. Lei continua a piangere. “Ci sei tu..ma non la spiaggia” prosegue tra i singhiozzi. Che cosa vuole dire? Non ne ho idea, so solo che sento una fitta al cuore. Sto male anch'io, sto male con lei. Come mai mi importa tanto di questa ragazza? Accarezzo i suoi capelli scompigliati. “Annie, se vuoi vedere il mare ci andremo, d'accordo? Te lo prometto, sarà la prima cosa che faremo domani mattina.” le dico sperando che funzioni, perché mi sento impotente e non so cos'altro fare se non assecondarla.

Si stacca da me e mi guarda negli occhi speranzosa. “Adesso” sussurra.

A quest'ora? Saranno le tre.”è tardi Annie.”

Per favore Finnick, per favore.” mi supplica.

Dovrei dirle di no e riportarla a casa subito? Certo, sarebbe la scelta più sensata, ma lo farò? No. Perché mi rendo conto di non sopportare la vista di tutto quel dolore e di quella tristezza nei begli occhi verdi di Annie, proprio non ce la faccio. Così non ha importanza se è tardi e se quello che sta accadendo è completamente assurdo, ce la porto al mare se è questo che vuole, certo che ce la porto. Annuisco e riesco anche a fare un piccolo sorriso per rassicurarla, poi la aiuto ad alzarsi e sorreggendola la conduco alla Spiaggia Delle Conchiglie.

 

 Note:  No, non sono completamente impazzita a far andare Annie al mare dopo che ha dichiarato di esserne terrorizzata, è semplicemente che il dottore aveva ragione e poi parte del motivo per cui lei vuole tornare alla spiaggia è per Finnick. Capirete,  il prossimo capitolo piacerà ai romantici :) Se qualcuno che è arrivato fin qui volesse dare la sua opinione sarebbe fantasticooo!

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Capitolo 4
*** 4. Moonlight by the sea ***


La luna piena si riflette sulla distesa d'acqua davanti a noi illuminando la notte scura. Siamo appena arrivati dopo aver camminato in silenzio per qualche minuto e ora mi aspetto il peggio. Lascio il suo braccio, lei fa un paio di passi avanti sulla spiaggia piena di sassolini che potrebbero anche ferirle i piedi visto che è scalza e io rimango un po' indietro a osservarla. Sono pronto a scattare a qualunque segno di ricaduta, mi aspetto che perda il controllo anche ora ma non succede niente. Poi si siede a gambe incrociare per terra e se ne sta lì ad ammirare la veduta davanti a sé. Mi rilasso un poco, sperando in un cessato pericolo e mi vado a sedere nella stessa posizione vicino a lei. Mi concedo uno sguardo al suo viso e scopro che ha un'espressione serena. Proprio non riesco a capire come funzionino le cose nella sua testa in questi giorni; prima ha il terrore del mare, poi lo desidera con tutto il cuore, c'è la storia della conchiglia e adesso questo momento. Vorrei riuscire a comprendere, lo vorrei davvero.

Chiude gli occhi e fa un respiro profondo. “Te lo ricordi quando ci siamo incontrati qui, il giorno prima della mietitura?” mi chiede ad un tratto, la voce limpida che non sembra neanche quella della ragazza smarrita con la quale ho passato due settimane steso sull'erba.

Si.” rispondo. “Cercavi conchiglie.”

Tende le labbra in un piccolo sorriso, ricordandolo. “Già. Sapevo che mi avrebbero estratta il giorno dopo.” dice.

Inarco le sopracciglia. “Cosa?”

Non ti vedevo da quanto? Tre anni? Da quando mi avevi insegnato a pescare. E poi all'improvviso, eccoti lì. E il giorno dopo c'era la mietitura. L'ho visto come un segno.” mi spiega pacata senza distogliere lo sguardo dall'acqua.

Questa è bella davvero. “Un segno di che?”

Del destino.”

Tu ci credi?” chiedo sorpreso.

Annuisce. “Certo che si. Quando ti ho visto lì lo sapevo dentro di me che...che non mi serviva una conchiglia per proteggermi...ci saresti stato tu.” conclude la frase voltandosi verso di me e trovando i miei occhi.

Sono ipnotizzato. Ma come fa? Improvvisamente è ritornata quasi del tutto la Annie di quella mattina su questa stessa spiaggia. Così, senza preavviso sento di nuovo la stessa strana sensazione di quando mi accorsi che quella bambina maldestra era cresciuta e si era trasformata in una donna. La trovo meravigliosa ed è qualcosa che non posso ignorare. Ma d'altra parte non posso nemmeno evitare di sentirmi in colpa, perché alla fine so di non averla protetta come avrei dovuto e lo stesso vale per Tray visto la fine che ha fatto. Non è servito a niente che fossi lì a contrattare con gli sponsor per mandarle da mangiare perché per scacciare i demoni nella sua testa non potevo fare nulla.

Mi dispiace, Annie.” le dico chinando la testa, sconfitto.

Cosa? Ti dispiace di che?” mi chiede senza capire.

Di aver fallito. Non sono riuscito a proteggerti.” rispondo controllando il più possibile la voce e sbattendo gli occhi a più non posso per non piangere.

Sento la sua mano sulla mia. Il suo caldo tocco mi fa sentire subito meglio. La guardo in faccia, sorride lievemente e le lacrime le fanno brillare gli occhi. “Che dici? Lo stai facendo proprio ora.” Come ci riesce? A sembrare bella anche in questa circostanza, intendo. La sua mano si sposta per accarezzarmi dolcemente il viso e io dimentico tutto, il passato tumultuoso, il futuro incerto e rimane solo il presente, noi. Accade in modo molto naturale quando le nostre labbra si toccano. È quello l'istante in cui capisco tutto. È vero, sto cercando di proteggerla e lo farò sempre. Ecco perché sono qui.

 

~

 

Ti amo Finnick.” sussurra con gli occhi ancora chiusi quando le nostre labbra si separano. Mi ama, l'ha detto. Non ho nemmeno il tempo di pentirmi di averla baciata quando siamo entrambi così vulnerabili, che quelle parole giungono alle mie orecchie con la dolcezza di una poesia e sorprendentemente mi accorgo di esserne contento. Nonostante ciò, dopo la gioia è la paura la sensazione che sento distintamente. Io non posso appartenere ad Annie perché appartengo già a Capitol City. Non può non saperlo, tutti lo sanno. Forse l'ha scordato perché sta male.

Annie...io non posso stare con te.” le rispondo pronunciando a fatica ogni parola. Devo stare attento a non ferirla e a non crollare io stesso.

Apre gli occhi. “Perchè?”

Non lo sai...? Quello che si dice di me?”

Si acciglia. “Si, lo so.” risponde semplicemente.

E non ti importa?” le chiedo disorientato.

Sorride mesta e mi passa le dita tra i capelli. “Loro non ti vedono chiaramente, Finnick. Io si.”

Non credo alle mie orecchie. No, ci dev'essere qualcosa che ancora non sa. “Annie, a Capitol City io-”

Posa le dita sulle mie labbra e mi impedisce di continuare. Scuote la testa. “Ho detto che lo so. La gente è stupida, non si ferma a ragionare, crede a quello che sente e non lo mette in dubbio. Ma tu...tu non sei felice là, vero?” mi chiede sottovoce. “Tu non vorresti fare quelle cose.”

Colpito e affondato. “No, non voglio.” confermo con un filo di voce.

Annuisce. “Sei costretto, ti minacciano in qualche modo.”

Ucciderebbero la mia famiglia. Mi hanno già dato un assaggio quando ho provato a ribellarmi la prima volta.” le rivelo spontaneamente. Non parlo mai con nessuno di queste cose, solo Mags le sa. Più che altro il motivo è che praticamente qui non ho amici. Non più.

Che vuoi dire?” chiede preoccupata.

Ti ricordi di Eric Ivas?” le domando con un groppo in gola.

Ci pensa su per un po'. “Era un tuo amico, vero?”

Si, il mio migliore amico. Quando Snow mi ha proposto di vendermi io ho rifiutato categoricamente e lui non si è nemmeno disturbato a dirmi le condizioni. Ha preferito darmi una dimostrazione.” le spiego rabbrividendo al ricordo di quell'episodio.

Improvvisamente anche Annie riesce a ricordarlo. “Eric è morto annegato, giusto?” mi chiede stringendosi le braccia.

Così l'hanno fatto apparire. Nuotava meglio di me, sarebbe stato impossibile per lui morire così.” le rispondo torvo rivedendo nella mia mente il corpo di Eric galleggiare senza vita sull'acqua. “Snow mi fece capire chiaro e tondo che la colpa era mia e che se avessi rifiutato la sua offerta avrebbe eliminato tutta la mia famiglia in un colpo solo.” concludo e mi sento liberato da un peso. Ma è solo uno dei tanti che mi opprimono stanotte. “Ora capisci perché non possiamo stare insieme?” le dico. “Con uno come me? È sbagliato e pericoloso, Annie.”

Tace e sposta il suo sguardo sulle piccole onde che si infrangono delicate contro la riva un paio di metri davanti a noi. Assimila le mie parole, si vede che ci sta riflettendo. Evidentemente sono riuscito a farle capire che non vale la pena di prendersi questo rischio, ho fatto la cosa giusta. Le starò accanto finché non starà meglio e poi lascerò il Distretto 4. Seppellirò questo sentimento come ho seppellito quelli per i miei genitori e andrò avanti con la consapevolezza che li sto salvando tutti.

È per colpa mia, vero?” mi chiede con voce tremante dopo un lungo silenzio. Mi sembra quasi arrabbiata da come mi guarda.

Cosa?”

È perché sono impazzita, vero? Se stessi bene forse mi vorresti. O se fossi più carina-”

Annie che dici??” la interrompo sconcertato. Prendo il suo viso illuminato dalla luna tra le mani e la costringo a guardarmi. Le lacrime le rigano le guance. “Tu sei bellissima, la più bella ragazza che io abbia mai visto e non sei pazza!” le dico con decisione.

Non sono più quella di prima però.” ribatte. “Nessuno può più amarmi e neanche tu.” aggiunge affranta.

Di nuovo quella fitta al cuore. Crede di essere lei il problema. Ha sentito quello che le ho detto sulle conseguenze dello stare con me e tutto quello a cui riesce a pensare è che non mi piaccia.

Non è vero. Io ti amo.” le dico, perchè sfortunatamente per lei è così e deve almeno saperlo.

Annie cerca nei miei occhi un segno che le faccia capire che dico sul serio, che non sto solo cercando di metterla tranquilla. “Allora il resto non conta.” risponde infine.

Invece si! Non voglio che ti capiti quello che è successo a Eric, tu non sai-”

Non lasciarmi sola Finnick! Se è vero che mi ami non lasciarmi!” mi prega.

Ed è persa. La piccola battaglia dentro di me per riuscire a salvarla dalle minacce che comporta amare Finnick Odair è persa. Come potrei rifiutarla? Mi arrendo, la bacio e spero con tutto il cuore che domani mattina avrò la mente abbastanza lucida da trovare un modo per far funzionare le cose tra noi. Non sarà per niente facile.

 

Note: Allora, per prima cosa c'è da dire che chi ha letto altre mie storie sa che nonostante io sia una grande appassionata di storie d'amore non per questo mi concedo grandi slanci di romanticismo in quello che scrivo perchè, beh, non sono una fan delle fluff dove tutto va troppo liscio. Se lo devono sudare il lieto fine i "miei" protagonisti! Ma qui è un'altra storia, di Finnick sappiamo per certo che è innamoratissimo di Annie e che scoprirlo è stato una sorpresa e allora perchè girarci troppo intorno? Si amano, beati loro. Secondo punto nella mia lista: dal nulla (come tutto quello che mi passa per la testa) mi è venuta l'idea dell'ingiusta morte del migliore amico di Finnick. Mi sembrava che ci stesse bene, anche per dare un esempio concreto di quello che ti fa Snow quando lo contraddici. Maledetto Snow. Come al solito, le recensioni sono apprezzate ;)

 

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Capitolo 5
*** 5. Safety net ***


Ce ne stiamo lì abbracciati finché la stanchezza ha la meglio su Annie che si addormenta con la testa sulla mia spalla. Devo ammettere che è passata un'eternità da quando mi sono sentito così a mio agio con qualcuno invece di desiderare di svignarmela al più presto possibile. Ovvio, i sentimenti veri sono sempre stati fuori discussione da quando sono diventato un burattino nelle mani del Presidente Snow. Ma stasera chissà come questa ragazza incantevole ha voluto essere sincera con me e senza timore mi ha rivelato che mi ama. E io provo lo stesso. È un bel guaio ma la parte di me che ancora nutre una piccola speranza per una vita migliore si fa largo per dirmi che ho fatto bene a non rifiutarla e che un po' di felicità me la merito anch'io dopo anni di finzione e costrizioni. Do un ultimo sguardo alla luna piena, poi sollevo Annie e la riporto a casa. Entro dalla finestra che aveva lasciata aperta e la faccio stendere sul suo letto. È così pacifica che starei a guardarla tutta la notte. Riluttante mi avvicino alla finestra e faccio per uscire ma all'ultimo momento cambio idea e resto. Nessuno ha scoperto la nostra piccola fuga, giusto? E allora che problema c'è se rimango a dormire accanto a lei? Non mi sento a posto a lasciarla da sola e si, forse nemmeno io voglio rimanere solo dopo tutto quello che è successo. Ad ogni modo mi sdraio vicino a lei e nel giro di pochi minuti mi addormento. È una notte senza sogni e quando mi risveglio al mattino con un braccio attorno alla vita di Annie, il cielo è già chiaro. Adesso sì che devo andare altrimenti se sua madre entrasse qui dentro mi prenderebbe a calci (il che mi darebbe una scusa per contrattaccare, sarebbe autodifesa...). Mi stiracchio un po' e do un bacio sulla fronte ad Annie, poi me ne vado. Mentre percorro i pochi passi che mi separano da casa di Mags mi accorgo che purtroppo il mattino non ha portato affatto la chiarezza che cercavo e sono ancora al punto di partenza. Mi domando se Mags potrebbe aiutarmi. C'è sempre stata per qualsiasi cosa di cui avessi bisogno e forse dovrei chiederle un consiglio. Quando entro dalla porta principale scordandomi che non è da lì che ero uscito la trovo seduta al tavolo del soggiorno che sorseggia una tazza di tè, neanche mi stesse aspettando. Guarda dritto verso di me e scruta con sospetto la mia tenuta: pantaloni del pigiamo e nient'altro, sono a torso nudo. Fa un sorrisetto. “Ma buongiorno.” mi saluta.

Ciao.” rispondo bloccato sulla soglia. Mi sento un po' colpevole come quando da piccolo sforavo il coprifuoco.

Mi guarda ancora un po'. “Siamo andati a correre presto stamattina?”

Già.”

Mhm mhh.” e beve rumorosamente un altro sorso di tè. “Ha fatto una corsetta anche Annie?” chiede ironica.

Aaah ecco, lo sa. Eccome se lo sa. Beh, a questo punto è inutile girarci intorno. “Si.” dico prendendomi una sedia.

Ridacchia. “È successo qualcosa?” mi domanda alzandosi da tavola con la sua tazza vuota.

Mi massaggio le tempie cercando di trovare le parole giuste. “Si, mi ha detto...mi ha detto una cosa.”

Ah si? Cioè?” chiede lei interessata dalla cucina.

Prendo un respiro profondo. “Mi ha detto che mi ama.”

La sento ridere. Piano piano con l'aiuto del bastone ritorna in soggiorno con un bicchiere di succo d'arancio che posiziona davanti a me. “Si, questo si sapeva.” dice per niente sorpresa col sorriso sulle labbra.

Spalanco gli occhi. “Eh??? Lo sapevi??”

Si, da quando la piccola è stata estratta per gli Hunger Games.”risponde senza fare una piega.

E non hai mai pensato di dirmelo??” chiedo scioccato. Credevo ci dicessimo tutto.

Certo che no. E se poi fosse morta? Come l'avresti presa tu?”

Non rispondo. Effettivamente non ho mai trattato Annie come un qualsiasi altro tributo, ha sempre avuto qualcosa di diverso e non posso negare di essermi affezionato a lei molto più del lecito durante l'addestramento.

Mags si trova di nuovo vicino a me e mi mette una mano sulla spalla.”A che pensi, ragazzo?” mi chiede in tono più comprensivo.

Che è un bel problema.” dico.

Perchè ne sei innamorato anche tu?” chiede sottovoce.

La guardo sorpreso e annuisco. “Come fai a saperlo?”

Oh beh, anche questo si è sempre saputo. Ma i giovani d'oggi sono così lenti a capire.” si lagna alzando gli occhi al cielo.

Accidenti, Mags è davvero un portento. Mi fa sentire anche un po' tonto però. Forse sono destinato a vivere circondato da persone che vedono ben oltre quello che i miei occhi riescono a scorgere.

Mags che cosa faccio ora?” finisco col chiederle avvilito.

Tu cosa vuoi fare?” mi rigira la domanda.

Sbuffo frustrato e tiro indietro la testa. “Vorrei restare qui con lei” mi sfogo a voce bassissima. “Vorrei non dover tornare a Capitol City a fare quella vita fasulla. Ma non c'è via di scampo per me, questa è la verità.” e mentre lo dico mi rendo conto che è esattamente così che stanno le cose.

Passa un minuto prima che Mags parli, anche lei senza alzare troppo il tono di voce. “Lei sa tutto di te?”

Faccio un cenno di assenso. “E non le importa.”

Mmh. D'accordo allora.” sentenzia Mags.

La guardo confuso. “D'accordo?”

Finnick, ai miei tempi nessuno ha mai pensato di stare con me sapendo la verità, nessuno si è mai innamorato di me dopo quello che il Presidente Snow mi costrinse a fare.” mi confida con un velo di tristezza negli occhi marrone sbiadito. Ovvio, anche lei c'era dentro una volta, dopo i suoi Hunger Games, ecco perché può capirmi meglio di chiunque. “Ma Annie Cresta è speciale” continua.“Se non riesci a vedere nemmeno questo vuol dire che hai un problema serio.” conclude dandomi un buffetto sulla guancia.

Sospiro. Certo che lo vedo che Annie è speciale, solo un cieco non se ne accorgerebbe. “Ma come possiamo farla funzionare questa cosa se non sono mai qui? Come posso fare a non farmi scoprire da Snow? La ucciderebbe, Mags.”

No che non lo farà finché tu continui a fare quello che vuole lui a Capitol City! Dovrai solo continuare a vivere come hai fatto finora, mantenendo le apparenze. Quello che fai qui alla fine dei conti è solo affar tuo.”

Quest'ultima parte fa presa su di me. Effettivamente non è sbagliato. A patto che io ritorni a Capitol City senza ribellarmi e senza dare l'impressione di essere forzato a passare il tempo con quella gente allora ciò che faccio a casa mia non ha importanza per loro. Quello che mi è assolutamente proibito è mettere in piazza la mia relazione con Annie o addirittura sposarla. Solo queste sarebbero le azioni nocive alla mia reputazione di playboy della capitale, solo queste cose mi farebbero punire. Inaspettatamente quella piccola, solitaria speranza dentro di me si fa un po' più grande e mi dà la forza di risollevarmi dai pensieri negativi che mi avevano riempito la mente da quando mi sono svegliato.

Bevo una gran sorsata di succo d'arancia e subito dopo vado a dare un bacio a Mags. “Grazie.” le dico di tutto cuore. Lei mi sorride incoraggiante e mi raccomanda di finire di bere tutto il bicchiere.

 

Note: un pò corto ma vabè (ho dovuto tagliarlo se no diventava troppo lungo, si continua col 6). Vediamo, che c'è da dire? Qui Mags fa da ancora di salvezza per Finnick, che è sicuro dei suo sentimenti ma non sa bene come gestirsi la situazione. Nel prossimo capitolo un'altra botta di romanticismo e un colpo di scena :)

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Capitolo 6
*** 6. Like dolphins ***


Nel primo pomeriggio mi preparo per uscire con Annie. Voglio un vero primo appuntamento con lei, come fa la gente normale che si incontra nel distretto e va a farsi un giro insieme. Perché mai non dovremmo averne il diritto? La chiacchierata di stamattina con Mags mi ha aperto gli occhi su un mondo di nuove possibilità che non avevo considerato e a questo punto non mi resta che parlarne con Annie. Chiaramente non è che io pensi che sia tutto risolto ora, certo che no. In realtà mi brucia doverle chiedere di accettare una vita di sotterfugi pur di stare con me e avere salva la vita ma non vedo altra via d'uscita. E di lasciarla non se ne parla. Indosso una camicia bianca e un paio di pantaloni marrone chiaro e mi incammino verso casa sua. Mi accorgo di sentire una sconosciuta sensazione di impazienza al pensiero di rivederla dopo ieri notte Ho percorso questo breve viottolo tante di quelle volte da quando sono tornato al Distretto 4 ma nonostante ciò provo qualcosa di diverso oggi. Le cose sono cambiate. Busso alla porta di Annie e come al solito aspetto che sua madre, Clorin, mi apra. Non mi fa attendere molto, lo sa che sono io. Noto che oggi ha un'espressione più rilassata. Strano. “Eccolo qui.” mi accoglie. Anche il suo tono di voce suona più amichevole, diversamente da tutte le altre volte quando mi riserva solo una distaccata indifferenza.

Salve signora, come sta oggi?” dico.

Non c'è male, grazie. E tu Finnick?”

Wow, veramente le interessa? Non ha mai ricambiato i miei tentativi di fare una conversazione civile prima d'ora. “Sto alla grande, grazie. Annie è sveglia?”

Glielo chiedo perché non sempre riesce a dormire bene la notte e quindi di pomeriggio capita che si faccia un pisolino e allora mi tocca aspettare che si svegli. Non mi è permesso, in nessuna circostanza, andare nella sua stanza anche solo per vegliarla (perché chissà che potrei fare! Come no).

Clorin si sposta per farmi entrare. “Oh si, è alzata già da un pezzo.” risponde.

Bene” dico. Buon segno.

Oggi la vedo meglio del solito, sai?” aggiunge Clorin.

Davvero? Meglio in che senso?” chiedo stupito.

Mi fa cenno di sedermi sul divano e lei si sistema sulla poltrona lì davanti. “Solitamente si sveglia e diventa subito isterica, urla, fa fatica a ricordare dove si trova e cosa è vero e cosa no ma oggi...niente.”

Niente?”

No. Sono entrata nella sua stanza e l'ho trovata seduta sul suo letto. Si era rimessa quella conchiglia al collo e la stringeva. Poi mi ha vista e..mi ha sorriso.” spiega meravigliandosi delle sue stesse parole. In quel momento riesco a scorgere una parte della madre di Annie che fino ad ora credevo non esistesse proprio. La parte che ci tiene a lei, semplicemente una mamma.

Caspita” commento con sincero stupore.

Clorin si sporge verso di me. “Senti Finnick, credo di doverti delle scuse. Non so che cosa fai di preciso ma qualunque cosa sia la sta aiutando molto.” mi dice impacciata ma con gratitudine.

Io non sto facendo niente di particolare, davvero.” e non è proprio una bugia visto che prima di questa mattina non c'erano stati sviluppi positivi.

Giudica tu stesso. Te la vado a chiamare.” dice e si alza dalla poltrona ma a quel punto mi viene in mente che dovrei chiederle il permesso per portare Annie fuori e la fermo.

Oltre il giardino?” mi domanda dubbiosa. “Ma non la porteresti lontano vero?”

Assolutamente no, giusto qui dietro.” le assicuro.

D'accordo allora. Ma stacci attento, ok?” mi avverte.

Come sempre.” rispondo e lei va a chiamare Annie.

Mentre aspetto che arrivi penso a quello che Clorin mi ha detto. Oggi Annie le è apparsa migliorata. Mi domando se centri qualcosa con la notte che abbiamo trascorso insieme. Si sarà svegliata e si sarà accorta che ero lì con lei? Il fatto che ho ricambiato i suoi sentimenti le ha dato tanta forza da scacciare i ricordi bui nella sua mente? Devo dire che qualsiasi sia il motivo di questo cambiamento non mi importa tanto cosa l'ha scatenato, sono solo felice.

L'arrivo di Annie interrompe i miei pensieri e mi lascia senza fiato. Appena poso gli occhi su di lei mi è impossibile non notare il mutamento di cui parlava Clorin. È ancora piuttosto pallida ma un lieve rossore è comparso sulle sue guance. La malinconia che trovo ogni volta che la vado a trovare e che devo faticare per far attenuare è svanita, al suo posto c'è una specie di nuova serenità che traspare direttamente dai suoi occhi color smeraldo saldi sui miei. Indossa un grazioso vestito azzurro che le arriva al ginocchio. Ciocche perfette di capelli mossi e non più raccolti o arruffati le ricadono sulle spalle. Ah, e porta al collo la conchiglia portafortuna, proprio come aveva detto sua madre. Sorride timidamente quando si accorge che la sto fissando (probabilmente sembro un mammalucco e anche questo può contribuire).

Allora, oggi Finnick ti vuole portare fuori, sei contenta?” dice Clorin rivolgendosi alla figlia, spuntando alle sue spalle.

Lei si volta immediatamente a guardarla per poi ritornare nuovamente su di me. “Davvero?” chiede emozionata.

Si, se ti va bene.” riesco a tirar fuori dalla mia gola improvvisamente secca.

Annie annuisce felice. “Certo.”

Ok, allora andate e divertitevi” ci congeda sua madre, palesemente lieta nel constatare che il buon umore di sua figlia non sembra intenzionato a scemare.

Annie ed io usciamo e fintanto che percorriamo il vialetto non diciamo una parola e non ci sfioriamo nemmeno, un po' perché di certo Clorin ci starà osservando da dietro la sua finestra, un po' perchè quella cosa del mantenere un basso profilo non è uno scherzo ed è meglio avvicinarla solo quando sarò sicuro di non essere visto da nessuno. Dopo qualche metro di imbarazzante silenzio ci troviamo all'inizio della boscaglia, lontano da occhi indiscreti e ritengo che sia un buon momento per fare la prima mossa, così le prendo la mano. Con la coda dell'occhio noto che Annie ha abbassato lo sguardo sulle nostre mani intrecciate e le sue labbra si tendono in un sorriso. Prendo un respiro e mi schiarisco la gola.

Pensavo di prendere una scorciatoia e portarti in un posto, ti andrebbe? Non è la spiaggia però, vorrei parlarti di una cosa e sarebbe meglio se fossimo da soli” le propongo nel tono più naturale possibile, non voglio che creda che la voglia lasciare o qualcos'altro.

Certo, tutto quello che vuoi.” acconsente Annie di buon grado.

Il posto dove la voglio portare è un promontorio molto poco frequentato da dove si vede il mare, quindi tecnicamente la sua cosa preferita al mondo non mancherà di fare da sfondo al nostro incontro. Spesso andavo lì a giocare con Eric. Fingevamo di essere dei grandi marinai appena tornati da un lungo viaggio con le nostre navi giocattolo. Passare sempre il tempo alla spiaggia a volte diventava noioso perché tutto quello che facevano gli altri bambini era cercare di nuotare meglio, pescare più pesci e costruire esche e reti più in fretta, tutto per gli Hunger Games ai quali forse un giorno avrebbero partecipato. Io e Eric non eravamo così stupidi da pensare che non sarebbe mai capitato proprio a noi, e ci allenavamo eccome, ma semplicemente non ci andava di sprecare tutti i nostri pomeriggi a diventare grandi prima del tempo piuttosto che giocare in santa pace. Così ci nascondevamo là. È da un bel pezzo che non torno al promontorio ma non avrei idea di dove portare Annie senza il pericolo di essere visti o sentiti e quindi mi sembra il posto perfetto.

Quando arriviamo a destinazione Annie corre a sporgersi alla balaustra in legno e la vedo saltellare un paio di volte alla vista del mare. Si volta verso di me, il viso splendente come il sole. “è bellissimo qui! Mi domando perché non ci sono mai stata prima.” dice.

La raggiungo e mi appoggio anch'io alla balaustra. “Questo posto è praticamente un segreto, ecco perché.”

E hai deciso di portarci me?” chiede lusingata e sorpresa allo stesso tempo.

Sorrido. “Certo. Sei l'unica persona che vorrei qui” rispondo sinceramente.

Annie arrossisce leggermente e abbassa lo sguardo sulle sue mani strette sul legno. “Allora, di cosa volevi parlarmi?” mi chiede timidamente.

Dritti al punto. E ora da dove comincio? “Riguarda ieri notte” inizio e questo basta a farle sollevare la testa di scatto e spalancare gli occhi. “Hai...hai cambiato idea?” chiede turbata.

No, no, Annie tranquilla.” la calmo prontamente stringendo le sue spalle esili.

Sembra tranquillizzarsi almeno un po'.

Ma quello che ti ho detto sul pericolo che corri stando con me era vero e quindi dobbiamo stare attenti.” continuo. “Non voglio che ti capiti niente di brutto.”

D'accordo. E allora cosa facciamo?” mi domanda Annie attenta.

Teniamo per noi quello che abbiamo. Nessuno lo deve sapere, né tua madre né nessun altro. Se la notizia uscisse dal Distretto e arrivasse alla capitale...non voglio nemmeno pensarci.” dico tremando al solo pensiero. “Pensi di potercela fare, Annie?” le chiedo cautamente tenendomi pronto ad esaminare la reazione sul suo volto.

Non ci pensa su a lungo. Annuisce decisa “Si, posso farcela.”

Non sono convinto.“Sei già così debole, mantenere questo segreto non ti farà stare peggio..?”

Tende una mano per accarezzarmi la guancia. “Io sto male solo quando sto lontana da te. Da quando sei qui sto molto meglio.”

Sussulto. Quando ci sono. Ma quando sarò via?

Annie nota la mia inquietudine. “Cosa c'è?” chiede.

Annie...lo sai che prima o poi dovrò tornare a Capitol City, vero?” le dico mesto.

Lei non risponde subito, sbatte gli occhi velocemente un po' di volte e assume un'espressione indefinita. “Ma non subito” risponde alla fine.

No, ma presto.”

Ora è preoccupata. “E...quanto starai via? Quando te ne andrai?”

E chi può dirlo? Poche settimane o addirittura mesi, dipende da quanto godono della mia compagnia. Ma visto che sono uno degli accompagnatori preferiti dei ricconi della capitale credo che non sarebbe difficile usare la mia influenza per riuscire a liberarmi prima. Ma sono solo ipotesi. Questo non lo posso dire ad Annie, è già abbastanza in ansia. “Non so quando partirò, ma ti giuro che farò di tutto per tornare da te il più presto possibile. Mi credi?” cerco di rassicurarla stando sul vago, sperando che basti. Ma ha la paura negli occhi, la vedo chiaramente. D'istinto la tiro vicino a me e lei mi circonda con le braccia. Appoggia la testa contro il mio petto e bisbiglia un sì.

Stiamo immobili così per diversi minuti, nessuno dei due ha voglia di staccarsi. Poi Annie emette un verso e ho paura che stia male all'improvviso e abbasso la testa per controllare. Ma non sta avendo una crisi o qualcosa del genere, guarda verso il mare. Faccio lo stesso per capire cosa sta succedendo ma non vedo nulla a parte le onde scintillanti al sole.

Li hai visti Finnick?” chiede Annie, la voce piena di meraviglia.

Cosa? Cosa c'era?” replico disorientato, aguzzando la vista ma senza risultato.

Due delfini! Hanno fatto un salto e poi sono spariti!”

Delfini?” ripeto scettico. “Qui?” lo trovo improbabile visto che non ci sono più delfini da queste parti, sono migrati chissà dove e non se n'è più visto uno da oltre vent'anni. Mi viene il dubbio che Annie stia avendo davvero una ricaduta, dopotutto.

Ma lei insiste convinta. “Si, ti dico che li ho visti!” poi guarda me. “Oh, Finnick non sarebbe bello se potessimo nuotare lontano anche noi? Dove nessuno ci potrebbe prendere?”

Sarebbe perfetto. Nessuno che controlla le nostre vite, che si aspetta qualcosa perché siamo dei vincitori, niente più ragazzi ai quali fare da mentore. Niente più spettacoli di morte. Liberi. Mi abbasso leggermente per baciarla. “Si, sarebbe meraviglioso.”

 

~

 

Il tempo passa anche troppo velocemente e dopo un paio d'ore trascorse insieme al promontorio, stesi sull'erba stretti l'uno all'altro come da nostra abitudine a individuare forme buffe nelle nuvole bianche in cielo, credo che probabilmente dovremmo tornare a casa per non far preoccupare Clorin e così ci incamminiamo mano nella mano, svogliatamente. Stare con Annie mi risulta facile come respirare, vederla raggiante ogni volta che dico qualcosa di divertente fa perdere al mio cuore un battito e mi rendo conto di quanto la mia vita fosse vuota e piatta prima di tutto questo. Invidio davvero quei delfini che sono fuggiti dal distretto. Mi domando però perché sono tornati. Gli mancava casa, forse? Io so che se potessi andarmene con Annie lei sarebbe la mia casa e non avrei più bisogno di niente. Siamo ormai a pochi passi dal vialetto di casa e le sto raccontando una storiella su una tartaruga d'acqua che mi sono inventato sul momento (adora ogni tipo di animale marino). Ho un gran talento per queste cose a quanto pare. Annie ridacchia ogni volta che aggiungo qualche dettaglio particolarmente sciocco. Ha il sorriso più bello del mondo, lo giuro. Sto pensando a questo quando spuntiamo dalla boscaglia e ci troviamo sul vialetto. Ho ancora la mano stretta nella sua e ho appena concluso la mia favoletta. Annie ride e si aggrappa al mio braccio con un movimento naturale e aggraziato. Sorrido senza una sola preoccupazione nella mente ed è per questo che mi confonde vedere l'espressione sul viso di Annie cambiare drasticamente proprio mentre posa lo sguardo sulla strada dinnanzi a noi. Improvvisamente sbianca e il suo sorriso si spegne. Sposto anch'io lo sguardo e lo vedo in lontananza: un uomo vestito elegante, comodamente appoggiato alla staccionata della casa di Mags. Il cuore mi sprofonda. Non è di qui, viene da Capitol City. È venuto per me.

 

Note: Bam! Vi ho piazzato il cliffhanger! Ora ditemi cosa ne pensate magari, ok? Ah, grazie ai gentilissimi lettori che hanno messo la mia storia tra le preferite e tra le seguite, mi rendete immensamente felice ;D Manca poco alla fine comunque, due capitoli. Alla prossima xoxo   


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Capitolo 7
*** 7. Tidal Wave ***


Sono fregato. Siamo fregati. Ci hanno scoperti e accidenti se hanno fatto presto. Soltanto ieri ci siamo detti ti amo, soltanto ieri ho capito che cosa c'era realmente tra me ed Annie e il giorno dopo hanno già mandato qualcuno. Mi correggo, il presidente ha mandato qualcuno perché è lui che tira le fila di tutta questa faccenda. Come un perfetto burattinaio si è accorto che un dei suoi pupazzi preferiti stava cercando di liberarsi dalle sue viscide mani e questo proprio non può permetterselo. Finnick Odair deve continuare a essere l'attrazione numero uno della Capitale, dopo gli Hunger Games ovviamente. E ora? Che diavolo succederà? Mi prenderanno? Mi picchieranno a sangue finchè non mi sarà passata la voglia di trasgredire le loro regole? Cosa? Annie dà una strizzata alla mia mano e mi riporta coi piedi per terra. Certamente, come posso dimenticarmi di lei? Non importa se mi bastoneranno, l'importante è che lei sia sana e salva. La guardo negli occhi e cerco di trasmetterle un messaggio: andrà tutto bene, ci penso io. Lascio la sua mano e la sposto sulla sua schiena, continuando ad accompagnarla verso casa. L'uomo, alto e biondo tinto si raddrizza e dimostra con chiarezza di averci notati. Mi sta aspettando, vuole me e io non ho via di scampo ma se riesco a sembrare tranquillo come se la sua visita non mi turbasse allora potrei riuscire a far tornare Annie a casa subito e a gestirmi la situazione da solo.

Lascia parlare me” bisbiglio ad Annie senza guardarla.

Fa un minuscolo cenno con la testa.

Ora siamo davanti a lui. L'uomo fa un sorrisetto acido. “Signor Odair, la stavo aspettando.” esordisce. Bella novità, questo l'avevo capito.

Sfodero il mio sorriso cortese di facciata. Dovrò riabituarmi ad usarlo. “Aspettava me? A cosa devo l'onore di questa visita?”

Oh, niente di preoccupante. Mi presento, mi chiamo Harvey Redbone” risponde dandomi la mano. La stringo senza esitazioni. “E questa dev'essere la deliziosa signorina Cresta” continua rivolgendosi a Annie che in tutta risposta sobbalza. Quel sorrisetto compiaciuto non è certo dei più rassicuranti, anzi sembra quello di una tigre pronta all'agguato. Tende la mano anche ad Annie che ricambia la stretta con riluttanza, tenendo gli occhi bassi.

Stavamo facendo una passeggiata. Respirare un po' d'aria fresca aiuta di tanto in tanto, non trova anche lei?” mi inserisco per spezzare la tensione e per dare l'impressione che sia tutto assolutamente normale.

Lo sguardo di Redbone guizza su di me. “Oh, beh ad alcuni piace. Ma io preferisco la comodità degli edifici della Capitale, i grandi alberghi. Lei mi capirà signor Odair.” ammicca esplicito. Lo odio profondamente per questa frecciatina verso di me.

Allora forse potremmo spostarci in casa, le offro una tazza di tè o un caffè?” gli propongo evitando accuratamente di raccogliere la provocazione.

Ma certo, con piacere.” accetta. Penso di essermela cavata quando si avvia verso la casa ma poi si gira come si fosse accorto di aver dimenticato qualcosa. “Che maleducato, signorina Cresta vorrebbe unirsi a noi?” chiede con finta cortesia.

Annie rabbrividisce. “V-veramente la passeggiata mi ha provata un po', credo che andrò a casa a riposare” riesce a rispondere quasi balbettando, torturandosi le mani per il nervosismo.

Redbone annuisce. “Mi rincresce, sul serio. Sarà per un'altra volta allora.” ed entra in casa.

Ho giusto una manciata di secondi per afferrare Annie per le spalle e voltarla verso di me. “Annie, è tutto a posto, lascia fare a me.”

Scusa se gli ho detto di no, ma mi fa paura, mi fa tanta paura...” ribatte in fretta terrorizzata.

Ehi, no ma scherzi? Sei stata bravissima. Tanto deve parlare solo con me. Vai a casa, ti raggiungo quando abbiamo finito” le prometto a voce bassa.

Ok.” risponde Annie e dopo avermi lanciato un ultimo sguardo disperato se ne va.

Va bene, calma e sangue freddo.

Varco la soglia della casa di Mags e trovo Redbone seduto al tavolo dove solo stamattina stavo facendo colazione tormentato da mille dubbi. Mi infastidisce vederlo profanare questo luogo che per me rappresenta tutto ciò che mi resta dell'idea di famiglia e sicurezza. Sento dei rumori dalla cucina. Sbircio e vedo Mags che tira fuori il servizio buono di tazze in porcellana che non usa praticamente mai dal ripostiglio sopra il lavandino. Incrocia il mio sguardo e sul suo volto c'è un'espressione dura e irritata. È seccata quanto me dalla presenza di quel leccapiedi di Snow nel suo soggiorno. Le mimo uno “scusa” e vado ad affrontarlo.

Mi prendo una sedia al lato opposto del tavolo e mi trovo faccia a faccia con lui. Non ha smesso un attimo di sembrare totalmente a suo agio, chissà quante volte gli capita di fare visite del genere per conto del grande capo.

Allora signor Redbone, mentre aspettiamo il caffè mi può dare un'anteprima di quello che vuole dirmi?” chiedo al tizio per rompere il ghiaccio, mantenendo un tono di voce perfettamente disteso.

Oh, credo che lei sappia benissimo perché mi trovo qui.” risponde allusivo fissandomi con quei suoi occhi grigi taglienti. “Sentiamo tutti la sua mancanza a Capitol City” conclude con un gran sorriso. Però, ha anche un dente d'oro; si vede che spaventare la gente rende bene.

Mi sforzo di ricambiare il sorriso. “Non sono stato via poi molto.”

Sedici giorni” mi incalza immediatamente.

Già” confermo a denti stretti.

Il Presidente Snow così come un sacco di suoi conoscenti si stanno preoccupando parecchio, lo sa?” prosegue ponendo particolare enfasi sulla parola conoscenti. Di nuovo, lo odio.

Non era certo mia intenzione mettere tutti in ansia” rispondo con finto rammarico.

In quel momento Mags entra a piccoli passi reggendo il vassoio col caffè. Immagino faccia una gran fatica senza il suo bastone così mi alzo subito e glielo sfilo dalle mani. Poso il vassoio sul tavolo e metto la tazzina di caffè con la zuccheriera davanti a Redbone. Lui ringrazia e raccoglie una manciata di zucchero col cucchiaino.

Mags fa per sedersi ma Redbone la ferma. “Essere scortese è l'ultima cosa che desidero ma le dispiacerebbe lasciare me e il signor Odair da soli? Non ci vorrà molto, glielo assicuro. E grazie ancora per il caffè” le dice con una sfacciataggine e una destrezza inaudite.

La compostezza di Mags crolla per un momento e sono certo che se si trattasse di qualcun altro e non di uno della capitale l'avrebbe già sbattuto fuori prendendolo a parole, tuttavia vista la situazione ingoia il rospo e semplicemente lascia la stanza, ma non prima di avermi lanciato uno sguardo d'avvertimento.

Quando la porta si richiude dietro di lei, Redbone e io rimaniamo veramente da soli.

Beve un sorso del suo caffè. “Buonissimo” commenta soddisfatto. Mi chiedo per quanto ancora durerà questa messa in scena.

Allora è stato stress, ho capito bene? E un principio di influenza.” dice riprendendo in mano il discorso.

Si sta riferendo alla scusa che ho propinato alla capitale per potermene andare. In realtà non ho dovuto faticare molto per inventarmela, hanno fatto tutto loro. Appena uno mi vedeva giù di corda nominava lo stress, se un altro mi sentiva starnutire significava che probabilmente mi ero beccato quella nuova brutta influenza. Ecco fatto.

Si, è così. Sa, con gli Hunger Games e tutto il resto e-” inizio a spiegargli.

E la signorina Cresta. A proposito, come sta? La vedo meglio da come l'avevamo lasciata sugli schermi.”

Deglutisco. “Si. Sta migliorando. Ma ha bisogno di altro tempo per ristabilirsi completamente.” dico nell'evidente tentativo di ottenere più tempo per me, per noi due.

Per un secondo Redbone non capisce ma poi riecco comparire il suo sorrisetto sadico. Posa la tazzina sul suo piattino. “Eh già. Peccato. Peccato per un sacco di cose.”

Un brivido mi percorre la spina dorsale. C'è qualcosa nel modo in cui dice quelle parole che mi mette in allerta. “In che senso?” chiedo.

è un peccato che lei non possa rimanere qui abbastanza a lungo da continuare ad aiutarla a rimettersi. È stato davvero generoso da parte sua, signor Odair.” spiega girando il cucchiaino nella tazza. È finita, non mi è concesso altro tempo.

Ed è anche un peccato che la signorina Cresta non tornerà più come prima.” riprende proprio quando penso che il peggio sia passato. “Non esattamente come prima” precisa e sospira in maniera teatrale. “Se solo non fosse capitato quello spiacevole inconveniente sono sicuro che avrebbe avuto una carriera ben avviata nella Capitale, proprio come lei signor Odair, piena di privilegi e lusso...”.

Stringo i polsi fino a sentire male e sono certo che la mia faccia non sembra più così tranquilla adesso. Lo fulmino con lo sguardo, vorrei alzarmi e sferrargli un destro proprio sulla bocca e frantumargli quei denti di un bianco innaturale, anche quello d'oro. Snow aveva dei progetti per Annie, è questo che Redbone vuole sottintendere. Annie, così carina, graziosa e giovane e fortunata sarebbe diventata richiestissima a Capitol City e come me sarebbe stata in trappola. Ma la sua instabilità mentale, insorta dopo la decapitazione di Tray (o “l'inconveniente” come l'ha definito Redbone) l'ha salvata. Che ironia. Non avevo pensato neanche per un secondo a quest'eventualità, troppo preso a chiedermi come avrei fatto a farla stare meglio, troppo concentrato sull'entità dei miei sentimenti per lei. È ovvio che avessi eliminato quell'opzione, sapevo che non sarebbe mai stato il caso di Annie. Ma che Snow la stesse ancora osservando, sperando che guarisse per farne un bello show di bentornato e per darla in pasto ai pervertiti della capitale mi fa rivoltare lo stomaco.

Signor Odair? Va tutto bene?” mi chiede Redbone d'un tratto. La sua voce è come lo stridio delle unghie sulla lavagna, all'improvviso mi è ancora più insopportabile. Voglio che tutto questo finisca, che finisca in fretta per non averlo più davanti a me.

Qual'è il messaggio di Snow? Di preciso.” vado al sodo abbandonando la facciata cortese, fissandolo con la rabbia che mi ribolle dentro.

L'ho preso in contropiede ma si riprende alla svelta. “I suoi obblighi l'attendono. Domani ha già il suo primo appuntamento.” risponde in tono ufficiale.

Domani. Mi sono rimaste solo poche ore da passare nel Distretto 4. Pochissime ore da trascorrere con Annie. “Bene. Dica al Presidente che ho capito e che ci rivedremo presto.” dico nello stesso modo formale di Redbone.

Beve un ultimo sorso di caffè e si alza da tavola. ”Signor Odair, è stato un piacere conoscerla. Porti i miei saluti alla signora Mags e auguri di pronta guarigione alla signorina Cresta” Oh si certo, ci scommetto che la vuoi vedere guarita schifoso bastardo.

Gli do l'ultima stretta di mano inespressivo e lo accompagno alla porta. Non appena la richiudo mi dirigo con estrema lentezza alla finestra e mi siedo e aspetto che la sagoma di quell'uomo si dissolva all'orizzonte, allontanandosi il più possibile dal mio vialetto. E mentre aspetto, la collera monta dentro di me; Si accumula, si accumula a tal punto che quando Redbone è a diversi metri di distanza non la contengo più, mi alzo di scatto e scaravento la sedia dall'altra parte della stanza.

Mags spalanca sbigottita la porta della sua camera e trova una gamba della sua sedia di legno per terra. La sento avvicinarsi. “Finnick?” mi chiama con cautela.

Non riesco a guardarla, non riesco a fare niente a parte sentirmi furioso, sconfitto. Dopotutto credo di essere saltato troppo presto alle conclusioni; non penso che a Capitol City sapessero di me ed Annie, volevano solo sottolineare il fatto che io sono una loro proprietà e che questa piccola vacanza non può più durare, ma non posso dire con certezza che ora Redbone non abbia capito che ero qui per qualcosa di più di un atto di generosità. E c'è dell'altro. Hanno gli occhi su di lei e aspettano, aspettano il momento giusto per metterle le mani addosso. Ma quel momento non arriverà perché dovranno passare sul mio cadavere prima che accada. Annie, l'unica cosa bella che mi sia mai capitata, l'unica cosa rimasta pura per quanto possibile non sarà mai insozzata dalla capitale.

Domani tornerò a Capitol City” dico infine. La voce tanto cupa da non sembrarmi neanche la mia.

Non aspetto la risposta di Mags ed esco subito dalla porta. Sto andando da Annie perché ora è l'unica cosa che ha senso. Vedere lei, sapere che durante il mio colloquio con Redbone era al sicuro nella sua stanza è tutto ciò di cui ho bisogno. Ma come farò a dirle che il nostro tempo è finito? Come reagirà?

Sono così a terra quando busso piano alla porta. Clorin mi apre e non riesco nemmeno a concentrarmi su quello che mi sta dicendo, mi accorgo solo distrattamente che è sorpresa di rivedermi così presto. Ma non ha visto che avevo ospiti? Mi invita ad entrare. Ho appena infilato un piede oltre la soglia che vedo Annie comparire dal corridoio. Devo avere un'espressione eloquente perché ci impiega un istante a capire che non è successo niente di buono, e in un istante crolla.


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Capitolo 8
*** 8. Harbor ***


È come con un castello di sabbia. Ti siedi là sulla sabbia e ti ritagli il tuo pezzo di spiaggia lontano dagli altri. Sei lì col tuo secchiello e la paletta e ti adoperi per un'ora a tirare su quel castello. Ci metti tutta la tua attenzione, levighi la superficie, fai tutto quello che serve perché quella manciata di sabbia si trasformi in qualcosa di bello. E quando hai finito, sei soddisfatto di te, hai il tuo bel castello. Ma il fatto è che se non ci stai attento un'onda vi si infrangerà contro e lo butterà giù come niente. Con Annie è proprio così. Ci ho messo sedici giorni a rimetterla in sesto, con tutta la buona volontà, le storielle e gli abbracci, e in un attimo l'arrivo di quell'uomo l'ha fatta crollare, come un castello di sabbia. Le è bastato vedere la mia faccia totalmente priva di speranza. Attraverso la stanza in un lampo e la afferro prima che sbatta la testa sul pavimento cadendo. Sento Clorin urlare. Tolgo i capelli dalla faccia di Annie e vedo che ha lo sguardo spento, quasi come quando l'avevo trovata a gironzolare sonnambula per il giardino. Le do degli schiaffetti leggeri sulla guancia per farla riprendere. “Annie? Annie?” la chiamo allarmato.

“Che cosa diavolo sta succedendo?? Finnick!!” Clorin tuona alle mie spalle.

“Te ne vai...è presto, è troppo presto” mormora Annie piena di sconforto.

Le accarezzo la testa, non so cosa rispondere, solo un “no” l'aiuterebbe ma non posso mentirle. Clorin mi toglie dall'imbarazzo di cercare una risposta valida spingendomi via.

“Oh, Annie che cosa ti succede? Annie parlami!” si china accanto a lei prendendo il mio posto. Annie chiude gli occhi e sviene.

Clorin rimane immobile per due secondi e poi gira la testa verso di me, gli occhi pieni di ira. “Vattene”

“Per favore, mi lasci restare..” la prego, perché non voglio lasciare sola Annie e la sua reazione mi sta facendo preoccupare.

“Vattene. Ora” scandisce fulminandomi con lo sguardo.

Mi secca ma è sua madre e non posso impedirle di mandarmi via da casa sua se vuole. Addio alla nostra tregua.

Esco ma non mi arrendo. Come la prima volta che mi aveva cacciato faccio il giro dell'abitazione e mi ritrovo sul retro, davanti alla finestra di Annie. Da lì assisto al momento in cui Clorin trascina a fatica la figlia nella sua stanza e poi la adagia sul letto. Le passa una mano sulla fronte, spostandole la frangetta e credo che si stia assicurando che non abbia la febbre. Dalla sua faccia si direbbe di no. Va alla finestra per prendere qualcosa e si accorge di me. Dannazione! Mi lancia un altro dei suoi sguardi raggelanti e chiude con un gesto le tendine, per sicurezza mette anche il catenaccio. Il messaggio è chiaro: stavolta non ti intrufoli qui dentro.

Fa un po' più fresco fuori, quando si è alzato questo vento? Forse sono stato troppo impegnato ad essere arrabbiato col mondo (ma soprattutto con Redbone) per notare il cambiamento del tempo. È la perfetta sintesi di questa giornata; un momento io ed Annie ci stavamo divertendo, eravamo insieme e stavamo bene, un momento dopo è finito tutto. Ci credo che è crollata, l'arrivo di quel bastardo è stato troppo anche per me. Alzo il capo e osservo il cielo. Non c'è più traccia delle nuvole bianche e soffici di oggi pomeriggio, è possibile che si siano dissolte così in fretta? Credo addirittura che pioverà presto a giudicare dalla tonalità grigio-azzurra del cielo (e qui non succede spesso). Dunque finisce qui. Domani tornerò a Capitol City e non vedrò Annie per chissà quanto tempo. Forse Redbone starà facendo la spia con Snow riguardo la nostra relazione proprio adesso. Tremo al pensiero che un giorno potrebbe usare quest'informazione contro di me.

Mi rassegno (per ora) a non poter vedere Annie e inizio a camminare senza meta. Non posso starmene fermo qui e non ho nemmeno voglia di tornare da Mags, mi vergogno un po' per la scenata con la sedia e se andassi da lei finirei col parlare di cose che al momento vorrei evitare. Cammino per un'ora credo, passo dal centro tanto per cambiare, do un'occhiata alle vetrine dei negozi di articoli da pesca, di alimentari, guardo tutto, la vita che scorre normalmente. Passo davanti a una scuola di addestramento. Un sacco di bambini la frequentano, è una precauzione necessaria se si vuole essere pronti alla grande battaglia. Nonostante il Distretto 4 sforni ogni anno un sacco di tributi “favoriti” come li chiamano tutti, non si racconta mai che esistono delle scuole fatte apposta per prepararli, formalmente sono delle semplici palestre e nessuno ti può impedire di tenerti in forma, giusto? I bambini non mi giudicano. Loro mi credono un eroe e sono le uniche facce tra la folla che ancora sorridono e saltellano per riuscire a vedermi bene quando passo. È un evento praticamente, perché girare per il centro abitato mi mette sempre di cattivo umore. Ma oggi a chi importa? Sono già di umore nero e voglio solo allontanarmi, più lontano, più lontano. Arrivo al porto, con le sue barche ormeggiate, dalle più grandi e attrezzate alle più modeste. Dal pontile cerco di individuare quella di mio padre. Dopo la mia vittoria agli Hunger Games gliene ho comprata una più bella di quella che avevamo prima ma ancora oggi quando ci vediamo mi dice che a volte gli manca la sua vecchia bagnarola. Non ho mai capito perché diventi così nostalgico a riguardo, era solo un oggetto, solo una barca tirata a lucido ma sempre meno bella delle altre. Ma lui ci è affezionato continua a dire. Con quella ultimo modello ci si possono fare un sacco di cose, c'è ogni tipo di attrezzo da pesca, compreso un tridente, come se potesse servirmi ancora, ma me l'ha donato una delle mie “conoscenti” di Capitol City e non ho potuto dire di no. C'è anche un sacco di spazio all'interno, brandine comode, amache, frigo bar e via dicendo. Il cielo è sempre più scuro, si prepara un temporale. Torno senza fretta sui mie passi e mi capita di ascoltare uno stralcio di conversazione tra due marinai accanto alle loro barche ormeggiate.

“Ma li hai visti i delfini, Frank?” dice uno.

“Diamine non me ne parlare! Ero fuori con la barca ed eccoli lì! Non ci volevo credere! Peccato che fossero così distanti, avrei potuto prenderne almeno uno con la mia rete nuova!” risponde l'altro amareggiato.

Sento lo stomaco contorcersi se penso a quello che simboleggiano i delfini per me ed Annie, la libertà. E c'è gente che se ne frega della bellezza di quegli animali, men che meno del fatto che sono ormai rarissimi. Voglio dire, io non ne catturerei mai uno.

Avanzo più svelto e me li lascio alle spalle. Ora ho l'immagine di quei due delfini in testa. Un tuono rimbomba minaccioso lassù, i gabbiani volano via in gruppetti. Dove saranno quei delfini? Nelle acque di quale distretto avranno trovato rifugio? Un altro tuono. I bambini corrono al riparo via dalle strade, si alza il vento, più freddo. Ora ripenso anche alla barca di mio padre, sana e salva proprio dove dovrebbe essere, al porto, ma in balia delle onde che la fanno ondeggiare a destra e a sinistra. Quella barca spaziosa...Man mano che mi avvicino al Villaggio Dei Vincitori le preoccupazione dalle quali avevo cercato di fuggire si ripresentano ad una ad una. Non voglio andarmene, non voglio. Come starà Annie senza di me? Delle minuscole goccioline d'acqua iniziano a cadere sulla mia spalla, poi le sento sulle guance e tra i miei capelli, sempre più numerose. Mags ha detto che lei non ce l'aveva avuta una fortuna come la mia da giovane, la fortuna di trovare l'amore mentre invece io si e quindi dovrei tenermelo stretto; ha detto che Annie è speciale. E risento anche la sua voce. Oh Finnick, non sarebbe bello se potessimo nuotare lontano anche noi, dove nessuno ci potrebbe prendere? Quelle parole si ripetono ancora e ancora, battono e ribattono nella mia mente. C'è un soluzione per noi? Un tuono più forte degli altri rimbomba nel cielo e all'improvviso è tutto chiaro: i delfini, la barca, Annie e io. Scapperemo.

 

~

 

Procedo a passo spedito verso casa, ha cominciato a piovere forte e sono ormai fradicio. Non vogliono che stia con qualcuno? Vogliono avere il completo controllo su di me? Beh l'hanno fatto per anni ma ora sono stanco. E se stanno anche solo pensando di avvantaggiarsi anche di Annie hanno fatto male i loro conti. L'idea di scappare è folle, rischiosa ma è sempre meglio di un futuro incerto governato da quei pagliacci. Non è poi così impossibile da realizzare; ruberemo la barca di mio padre, è l'unica possibilità, poi navigheremo non troppo a lungo fino a un altro distretto e abbandoneremo la barca per poi procedere via terra. Spero con tutto il cuore che la mia popolarità che è certamente più ampia altrove ci permetta di ottenere un po' d'aiuto se necessario, giusto per nasconderci quando verranno a cercarci (perché verranno). Quanto alla meta è presto detto: il 12 o il 13. Ci sono i boschi nel 12 e nonostante non li conosca sarebbe di certo il luogo ideale per non farsi trovare. Pare che ci sia poca sorveglianza laggiù il che fa sempre comodo. Ma è più probabile che finiremmo nel 13, se non altro è più sicuro. È deserto, o almeno è quello che tutti dovremmo credere. In realtà i soliti bene informati di Capitol City mi hanno fatto intendere che ci fosse ancora qualcuno là il che mi ha sempre incuriosito. Quale occasione migliore per verificare? Se davvero ci fossero delle colonie ci ospiterebbero di certo.

Sono le sette circa quando arrivo a casa di Mags e mi precipito in camera. Lei non la vedo, probabilmente è nella sua stanza. Mi affretto a preparare la mia borsa da viaggio riempiendola con tutto quello che mi capita tra le mani. Non ho tempo da perdere, devo correre da Annie e non so, rompere il vetro per entrare e poi portarla via. Chi se ne importa di sua madre. Sono totalmente assorto nei miei pensieri che sobbalzo quando sento bussare alla mia finestra. Quasi come un fantasma Annie è appollaiata lì fuori, indossa un'altra delle sue camicie da notte bianche con il primo bottone slacciato davanti, ha i capelli bagnati per la pioggia e aspetta che io le apra. Corro da lei e sollevo il serramento. Subito le mie mani corrono al suo viso.

Annie, stai bene?” chiedo immediatamente ansioso.

Lei fa un cenno deciso con la testa. La esamino più attentamente, mi sembra stanca ma nulla di più. “Vieni ti faccio entrare, piove a dirotto là fuori” la invito e la aiuto a scavalcare dentro la mia camera. Prendo la mia giacca e gliela metto sulle spalle. Cerco anche un asciugamano e quando lei si siede sul mio letto lo uso per asciugarle delicatamente i capelli. Mi spiega che sua madre le ha dato lo sciroppo per dormire ma lei ha fatto finta di berlo ed è potuta sgattaiolare fuori visto che Clorin la crede fuori combattimento. Furba. Per tutto il tempo guarda in basso. So perché, è demoralizzata e la capisco ma non ha ancora sentito il mio piano.

Ascolta Annie, riguardo a oggi..”

Quando hanno detto che devi andare?” taglia corto lei.

Esito e poi prendo un respiro profondo. “Domani. Ma c'è qualcosa che devo dirti...” inizio a dirle a voce bassa ma mi blocco quando lei alza lo sguardo su di me, i suoi occhioni verdi sui miei. Smetto di asciugarle i capelli e poso l'asciugamano.

Va bene così. Posso farcela.” dice.

Mi lascio sfuggire un'espressione incerta.

No davvero, oggi ho reagito in maniera esagerata, lo so ma ero stanca e avevo paura ma...ora sto bene, andrà bene lo prometto. Devi andare, lo capisco” continua dicendo tutto insieme, cercando di apparire forte.

Le prendo la mano tra la mia, tengo la voce bassissima. “Annie scappa con me.”

Spalanca gli occhi evidentemente colta di sorpresa. “Che stai dicendo??”

Non possiamo restare qui, non posso saperti da sola, devo portarti via” rispondo stringendo di più la presa sulla sua mano.

Annie aggrotta la fronte cercando di seguire il mio discorso. Scuote la testa. “No, Finnick è una pazzia”

Ok sono pazzo. Vieni via con me”

No” ribatte con più enfasi ritraendo la mano.

Non me l'aspettavo. Credevo sarebbe stata contenta, infondo è stata lei la prima a parlare di fuga.

Perché no?” sussurro.

Sospira. “Dove vorresti andare Finnick?”

Nel 13.”

Nel 13? è deserto laggiù!” ribatte.

Forse no” rispondo concedendomi un mezzo sorriso.

Annie mi guarda confusa e sta per dire qualcosa ma scaccia il pensiero e passa ad altro. “Non pensi alla tua famiglia?”

Loro se la caveranno.”

E a Mags? A lei hai pensato?”

Sussulto. Annie ne approfitta per continuare con la lista di persone che ci lasceremmo indietro. “E mia madre. Io non voglio che la prendano per colpa mia. Li tortureranno tutti se noi scappiamo, lo sai vero?”

Ora le sue parole fanno breccia nelle mie difese. Il mio piano non sembra più così inattaccabile, non è più così fattibile. Mi accorgo che nell'elaborarlo ho volutamente tralasciato i rischi maggiori ossia non quelli che correremmo io ed Annie ma quelli che affronterebbero i nostri cari. Come ho potuto non contare Mags che ha fatto così tanto per me? E nemmeno i miei si meritano di morire a causa mia. La consapevolezza che non c'è via di scampo si abbatte su di me come un mucchio di mattoni.

Finnick?” mi chiama Annie, le sue dita raggiungono il mio viso.

Non c'è via di scampo, non c'è via di scampo.

Finnick?” chiama ancora con apprensione, mi scuote la spalla.

Sbatto gli occhi e metto a fuoco il suo viso. “Annie non so cosa fare. Non voglio lasciarti” dico senza neanche pensarci, la voce che si spezza sulle ultime parole.

Annie mi guarda tanto intensamente che credo che riesca a leggere tutta l'inquietudine che mi porto dentro e non mi piace. Questa vulnerabilità, il non riuscire a proteggerla e essere la persona giusta per lei mi distrugge. “è come dicevi tu. Non voglio fare quelle cose.”

A quel punto Annie mi abbraccia forte. Ma non è abbastanza, la voglio sentire più vicina e la tiro verso di me tanto da farmela sedere in braccio, il mio petto contro il suo. C'è solo il rumore della pioggia scrosciante a farci compagnia, nient'altro. Le sue labbra trovano il mio collo, si spostano piano sul mento, poi sulla mia bocca. Di nuovo quella sensazione, di essere esattamente con chi dovrei essere, di non volermene andare mai, mai. Le nostre labbra si separano dopo un tempo che mi sembra infinito e rimango con la fronte appoggiata alla sua.

Come posso andarmene dopo questo? Come posso lasciarti?” chiedo in un sussurro. Dico tutto quello che mi passa per la testa ormai, inutile censurarsi con lei.

Mi passa una mano tra i capelli. “Non mi lascerai, tu tornerai per me.”

E tu mi vorrai lo stesso nonostante tutto?” domando insicuro.

Annie si allontana un po' e si toglie la mia giacca dalle spalle. Infila una mano sotto la sua camicia e ne estrae il cordoncino con la sua conchiglia portafortuna, poi se la sfila. Me la porge.

No, Annie questa è tua” rifiuto con decisione.

È nostra” insiste mettendomela al collo. “Finnick, ti potranno portare anche dall'altra parte di Panem ma non avrà importanza finché il tuo cuore rimarrà qui. Io non vado da nessuna parte. E quando avrai una giornata pessima e sentirai che non ce la fai più, che hai dato tutto, devi stringere questa conchiglia e sapere che sto pensando a te e che ti aspetto. Lo farai per me?”

Rimango esterrefatto dalle sue parole. Questa è la portata dell'amore di Annie verso di me. Ecco quanto mi conosce, anche se abbiamo passato così poco tempo insieme, non ha importanza perché lei mi conosce lo stesso. Non dubita di me perché sa che tornerò per lei. Come una barca che ritorna al porto dove è al sicuro, protetta.

Stringo la conchiglia e porto la mano libera al suo volto. I suoi occhi brillano di lacrime che si stanno appena formando ma si sforza di sorridere un po'. È molto più forte di quanto la gente possa pensare. Mi sporgo e la bacio.

Certo che lo farò” le prometto. “Tornerò sempre da te” e mentre glielo dico penso che se io ed Annie siamo stati davvero così fortunati da essere scampati agli Hunger Games, dall'esserci trovati quando l'uno aveva bisogno dell'altro, allora magari la speranza non è perduta. Forse saremo ancora più fortunati e troveremo un modo per stare insieme nonostante tutto.

 

Note: Ok, siete arrivati alla fine della mia umile versione di come Finnick ed Annie si possono essere innamorati. Vi è piaciuta? Opinioni finali? Credo di non avere nient'altro da dire se non grazie ancora per avermi concesso la vostra attenzione e per aver seguito la mia fanfiction, alla prossima ;)

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