Cento modi di incontrarsi

di Maya98
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Call me, please? ***
Capitolo 2: *** Can you relieve the pain? ***
Capitolo 3: *** Trought the Language Glass, maybe? ***
Capitolo 4: *** So, can I see you again? ***
Capitolo 5: *** Was that a wink? ***
Capitolo 6: *** Can you compose your own music? ***



Capitolo 1
*** Call me, please? ***


Call me, please?

 

Ero tornato a prendere la sacca da ginnastica, che avevo dimenticato in classe, come al mio solito. Avevo corso per i due piani di scale ed ero finalmente arrivato, ansimante, fino alla porta del laboratorio di scienze. Dopo educazione motoria avevamo due ore lì dentro, prima di tornare a casa. Era la quarta volta che dimenticavo lì la roba, al solito sbadato.

Quando entrai, tuttavia, mi accorsi che qualcun altro si trovava nella classe, qualcuno che non avrebbe dovuto essere lì.

Ero in quella classe da sei mesi, e avevo avuto pochissimi contatti con Sherlock Holmes. Era un ragazzo riservato, un genio, che se ne stava sempre sulle sue. All'intervallo, piuttosto che affacciarsi alla porta del corridoio a chiacchierare, mangiare e spiare le ragazze che passavano, preferiva seppellirsi in uno di quei suoi complicati volumi. Per questo i nostri contatti erano stati minimi, se non sbaglio si erano limitati ad un - ti è caduta la penna -, - grazie - di cortesia.

Quindi, fui parecchio sorpreso di trovarlo lì, e non seppi neanche cosa dire. Stava frugando frettolosamente in un cassetto, quando entrai, e non fui per nulla sicuro che fosse in regola una cosa del genere.

-Ah, ciao.-disse, senza smettere di cercare quel che doveva cercare.

-Ehm, ciao.-replicai, ballonzolando da un piede all'altro:-Ho dimenticato la sacca...

-Nell'angolo in fondo alla classe, a destra. L'avevo notata.-rispose.

A bé, pensai, almeno non me l'hanno fregata.

Mi avviai nel punto in cui si trovava e me la caricai in spalla. Ritornai a passo deciso verso la porta, ma quando misi la mano sulla maniglia fui tentato di ri-girarmi. E lo feci.

-Holmes?-chiesi. Era consuetudine chiamare per cognome i ragazzi che non conoscevi.

-Si?-rispose, intento ad aprire l'anta di un armadio.

-Cosa stai facendo?-ero curioso, ma temevo di essere indiscreto.

-Cercavo gli acidi. Ma...ecco,-si voltò e mi mostrò un flacone violetto:-Trovati.

-E che ti servono gli acidi?-continuai, sempre più dubbioso.

-Per i miei esperimenti chimici, ovviamente.

-Fai degli esperimenti chimici?

-Ho un laboratorio, a casa. Ma faccio sempre un po' di fatica a procurarmi le sostanze,-disse, sorridendo appena:-Così...

-Le trafughi dal laboratorio di scienze.-conclusi.

-Esatto.

-Ma non è regolare.

-Ovviamente.-disse.

-E non sei preoccupato che io ti denunci?-continuai, cercando di seguire la sua filosofia.

Lui sorrise:-Sei un ragazzo leale, John - posso chiamarti per nome, vero? - E so che non mi denunceresti mai.

Sorrisi al complimento:-Sembri piuttosto convinto di questo.

-Lo sono.

Ci fu un attimo di silenzio, lui mise il flacone nello zaino e si girò ad aprire l’anta dell’armadio:-E ora le basi...

-Sono nello scaffale in alto a sinistra.-dissi, indicandole. Le avevo riposte io lì, l’ultima volta che le avevamo usate.

-Grazie.

-Di niente.

Si girò di nuovo, e io mi ricordai che dovevo andare. Tuttavia non riuscivo a staccare gli occhi dalla massa dei suoi bellissimi ricci neri. Ehy, mi dissi, ma che stai pensando, John?

Mi voltai e aprii la porta, sorridendo. Uscii.

-Ehy John?

-Si?-esclamai, tornando frettolosamente indietro.

-Chiamami Sherlock.-disse, sorridendomi.

-Ok.-replicai:-Ti chiamo, Sherlock.-e feci il segno della cornetta con la mano, prima di correre via, con l’ultima promessa.

Avrei potuto giurare di aver sentito una risata provenire dall’interno della classe.

 

Angolino della Skizzata:

Lo ripropongo come parte della raccolta, magari fa più successo XD

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Capitolo 2
*** Can you relieve the pain? ***


Can you relieve the pain?

Ero al Liceo quando accaddero gli eventi che sto per narrare. Frequentavo lo scientifico con dedizione e attenzione: volevo diventare medico. Prestavo anche volontariato in Infermeria, per cominciare a fare un poco di esperienza. L'edificio confinava con altre due scuole: il classico e le scienze umane, quindi eravamo abituati a ricevere visite di infortunati da ogni scuola.
Fu proprio così che incontrai Sherlock Holmes.
Era una bella giornata di sole, si avvicinava Giugno e con esso la fine della scuola, che era tanto agognata da me e i miei compagni di corso. Erano gli ultimi pesanti mesi in cui ci caricavano di compiti, verifiche e formule da mandare a memoria, ed era sempre più difficile stare attenti in classe senza appisolarsi sotto il bel sole che era spuntato ormai da tempo da dietro le nuvole. Era un pomeriggio di un venerdì, se non sbaglio, e io ero in Infermeria ad aiutare il Professor Stainer con i malati, quando dentro la stanza di precipitò una collaboratrice scolastica, che teneva fermamente la spalla di un ragazzo piuttosto alto con i riccioli neri, che si dibatteva e protestava rumorosamente.
Il Professor Stainer ed io corremmo subito dalla donna, che trascinava il ragazzo con fermezza preoccupata, mentre quello continuava a beelare che non c'era assolutamente nessun problema, e che non serviva affatto l'infermeria.
-Che è successo?-chiesi, alla collaboratrice.
-...Inconcepibile che si rifiuti di venire in Infermeria conciato com'è...
-Non sono affatto conciato, mi lasci andare!
-...dovuto trascinare di peso, se no chissà cosa...
-Mi molli ho detto!
-Silenzio, per favore, silenzio!-tuonò Stainer, zittendo improvvisamente tutti. Poi si rivolse alla collaboratrice, chiedeno gentilmente:-Mrs. Hudson, lo lasci andare, è in buone mani ora, ci pensiamo noi.
La donna si avviò verso la porta sempre borbottando scongiuri e maledizioni, io mi obbligai a trattenermi da ridere.
-E ora,-il professore si rivolse stancamente al ragazzo riccioluto:-Che è successo?
-Assolutamente niente!-esclamò quello:-Per un misero incidente quella arriva e pretende di portarmia all'ospedale, neanche fosse la fine del mondo...
Il professor Stainer gli prese le mani, e al ragazzo sfuggì un mugolio di dolore.
-Acidi?-chiese l'uomo, mentre guardava il ragazzo.
-Si.-rispose questi con tono di sfida.
Stainer sospirò:-John, occupati di lui.
No, sempre a me! pensai, scocciato.
-Cosa ti è successo?-chiesi al ragazzo che aveva ritratto le mani e le nascondeva dietro la schiena.
-Niente! Stavo solo facendo esperimenti nel laboratorio di chimica quando...
-Quando?-chiesi. Ah, se si parlava di chimica poteva essere qualcosa di serio...
-Il mio composto ha funzionato, ed è esploso. Ovviamente mi ero preparato, tuttavia un po' di acido è entrato in contatto con le mie mani, ma davero, non è assolutamente niente.
-Le mani.-chiesi, perentorio.
Lui sbuffò e me le tese.
Ah, e questo non fa male? pensai:-Sono completamente corrose, scorticate. Aspetta, vado a prendere disinfettate e bende. Intanto tu siediti su quel lettino e per favore non scappare.
Con evidente rifluttanza fece quanto gl fu ordinato, e dopo pochi minuti tornai con l'occorrente per una guarigione.
Chimica, pensai mentre gli medicavo la prima mano, che materia difficile. E' l'unica che riesce a farmi inciampare. Chi ha mai capito le titolazioni...
-Sono a pagina 436 del tuo libro di testo, spiegate correttamente in modo semplificato.
Alzai lo sguardo verso l'invalido:-Cosa?
-Le titolazioni. Sono a pagine 436 del tuo libro di testo.-ripetè, sempre fissandomi.
-Grazie ma...un momento.-esclamai:-Come fai a sapere che stavo pensando alle titolazioni?
-Davvero semplice.-disse, con noncuranza:-Stavi pensando che chimica è una materia difficile, e che ti ha fatto inciampare più volte. Sono solo processi mentali, poi basta avere un po' di fantasia.
-Strabiliante.-commentai. La mia mano si mosse un poco e ricominciai a curare.
-Ahi!-gli scappò, mentre ritraeva frettolosamente la mano:-La cura dovrebbe alleviare il dolore, non peggiorarlo!
-Non tutte.-chiarii, sorridendo e richiedendo l'arto rovinato:-Alcune fanno male.
-Tu sei capace ti alleviare il dolore?
Alzai nuovamente gli occhi:-Cosa?
-Puoi tu alleviare il dolore?
Che domanda strana, pensai.-Bé, si. Spero. Voglio diventare un medico.
-Dottor Watson,-scandì bene:-Non suona male.
-Come fai a sapere il mio nome???
-Il cartellino.-commentò annoiato:-sul tuo camice. Banale, scontato, semplice. Elementare e noioso.-elencò:-A proposito, io sono Sherlock. Sherlock Holmes.
-John, come hai già detto tu, futuro Dottor Watson.
Quello era l'inizio di una grande amicizia.

Angolinod ella Skizzata:
E due....non chiedetemi che centra con il titolo. Era un po' una metafora. Puoi tu, John Watson, alleviare il dolore che c'è nel mio cuore? chiee Holmes. BHo, cavolata u.u

Maya

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Capitolo 3
*** Trought the Language Glass, maybe? ***


Trought the Language Glass, maybe?


Era una giornata di scuola terribilmente calda e noiosa. Me ne stavo steso sul banco sbadigliando e facendo finta di ascoltare la professoressa. Molti miei compagni stavano scarabocchiando distrattamente sul diario. Uno solo stava leggendo un libro, senza neanche sforzarsi di dimostrare alla prof. anche solo il minimo interesse. La prof, d'altronde, non sembrava nemmeno essersene accorta e continuava la sua spiegazione sui trigrammi. Che noia. Che caldo.
-Mpf! Quante decisioni quotidiane prendiamo in base alla logica deduttiva rispetto a quelle date dall'istinto?*-sentii mormorare quel compagno che leggeva, chiaramente riferendosi ad una frase del pesante volume che aveva:-Oh, tutte, per così dire!
-Mr Holmes, can you be quiet, please?**-esclamò la professoressa, che sembrava essersi accorta improvvisamente della deconcentrazione in classe. Il ragazzo alzò gli occhi dal libro e fissò la professoressa con sguardo scettico ed esasperato. Aveva dei bei ricci neri e degli splendidi occhi brillanti. La sua faccia aveva proprio quell'espressione strafot*ente che avevo invidiato nei ribelli. Io, ragazzo di buon cuore, non mi sarei mai potuto permettere un'espressione del genere. Che invidia!
I suoi occhi brillarono:-Proprio come dice Guy Deutscher!-esclamò il ragazzo, rivolto alla professoressa:-Come si può notare nella lingua inlgese non esistono pronomi personali di cortesia, cosa che avviene in italiano e francese, per esempio! Potrebbe apparire limitazione, ma in realtà è solo abitudine di queste due civiltà essere costrette a pensare al significato del "lei" o del "voi". Abitudini mentali acquisite con l'infanzia nella cosiddetta ed insensatamente soprannominata "Prigione" della nostra lingua! Whorf era in torto! Jakobson aveva ragione! Le lingue differiscono essenzialmente in ciò che devono esprimere e non in ciò che possono esprimere!*** Grazie, professoressa, mi ha fornito un ottimo esempio circa il materiale su cui stavo lavorando! 
La classe si era riscossa a questo discorso apparentemente insensato e osservava sia Holmes che la professoressa. Quest'ultima era indignata:-Materiale che non rientra nei nostri programmi.-disse, lapidaria:-Temo di doverle assegnare una punizione, signor Holmes.
-Bé,-esclamai, a voce alta, stupendomi pure di me stesso:-Almeno quanto ha da dire lui sembra interessante!
Il sorriso che si era formato sulle labbra della donna si congelò di colpo.
-Temo che occorrerà una punizione anche per lei, signor Watson. Rimarrete a pulire l'aula per un'ora dopo la fine della scuola. Entrambi.
Ero stupito e strabiliato del mio atteggiamento - davvero, non sapevo dove avevo trovato il coraggio di fare una cosa del genere! - ma quando intravidi lo sguardo che quel ragazzo riccioluto mi rivolse pensai che avrei potuto farlo ancora per milioni di volte.
Mi stava sorridendo.

*Guy Deutscher, Internazionale. Vi consiglio di leggervelo, è geniale.
** MI serviva la frase in inglese per poter realizzare la spiegazione avvenuta in seguito
*** Roman Jakobson

Angolino della Skizzata:
Mi esercitavo sul libretto delle invalsi di italiano e sono capitata in questo testo. Sono andata in biblioteca a cercarmi il libro "Attraverso il vetro del linguaggio". Mi ha illuminato profondamente, dovreste davvero leggerlo. E intanto mi è venuta in mente questa cavolata-shot.
Ah si: il titolo è la traduzione inglese del libro qui sopra citato XD

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Capitolo 4
*** So, can I see you again? ***


So, can I see you again?

Non so esattamente come è iniziata. Ricordo Mike che cerca di convincermi ad uscire, Molly che lo appoggia. Harry che esclama che non esco mai, sono troppo dedito allo studio e che dovrei farmi una birra. E poi un locale, gente che fuma, gente che amoreggia, i miei pensieri sono ancora annebbiati dall'alcool.
La gente balla immersa nella nebbia, e io continuo a guardarmi intorno come uno stupido che non sa bene cosa fare. Già due ragazze si sono avvicinate, ma non ricordo cosa ho detto o fatto di sbagliato per farle scappare.
Harriett è già lì che flirta con una ragazzina - quanti anni avrà, quattordici, quindici? - e mi fa vergognare di lei bevendo come una spunga. Mike è sparito con una biondina e Molly per la prima volta da quando la conosco è in pista con i tacchi e sta ballando. L'ho sempre vista dietro ai suoi libri del corso di medicina che frequentiamo insieme, ma mai in discoteca sotto la sfera, la musica a palla.
Sento giusto una voce - di chi? di che cosa? - che mi dice di darmi una mossa ed andare a ballare, ma stranamente non ho voglia, anzi, la testa mi gira e non sono intenzionato a staccarmi da questo tavolino-bar finché non avranno smesso le vertigini.
Quando mi spingono giù dallo sgabello mi attacco convulsamente, ma barcollo e cado lo stesso. Sento delle risate, e Mike che dice:-Sei proprio uno stupido.- e che se ne va.
Rimango lì per terra, quando delle mani esili e fredde - freddissime, ma di chi? di che cosa? - mi aiutano a rialzarmi e a rimettermi seduto.
E' un ragazzo che ho già visto prima - in un sogno, forse? e' abbastanza bello per poter essere un sogno - forse all'uscita dell'Università ma non so bene dove. E' seduto vicino a me e legge un pesante tomo di chimica e sembra totalmente sobrio.
-Grazie.-dico, e mi accorgo di avere la voce strascicata - sono ubriaco? - e davvero bassa.
-Non c'è di che.-ribatte seccamente, tornando al suo volume come se non se ne fosse mai staccato. Ora però ha attirato la mia attenzione, mi ha incuriosito.
-Come mai quel libro in un pub?-chiedo, mentre il pensiero di essere indiscreto neanche mi passa per la mente annebbiata.
-La musica alta favorisce la concentrazione, cerco di studiare.-ribatte:-E sto pedinando uno spacciatore di droga, maniaco, accusato di stupro verso due dodicenni, che si rifugia sempre qui a cercare clienti.
Rido, ma lui è serissimo.
-Fai sul serio?-chiedo, la testa che smette un poco di girare.
-Sono serissimo.
-E come mai?-insisto allora, visto che da quel tipo sembra che non si cavi un ragno dal buco neanche con una pinza.
-Faccio il consulente investigativo, o almeno voglio diventare, aiuto Scotland Yard con qualche casuccio irrisolto.-spiega, questa volta alzando lo sguardo su di me.
Fischio piano:-Wow. Interessante. E quel tomo che è?
-Recenti scoperte chimiche in favore della medicina, ventunesimo secolo.-snocciola, ritornandoci con un sospiro.
-Medicina?
-Lo so che frequenti la facoltà come è altrettando ovvio che non sei qui di tua spontanea volontà.
Rimango un attimo ammutolito:-Forte. Come fai?
-Si chiama deduzione analitica.-mi spiega:-Cercare di osservare i dettagli e collegarli tra loro con un pizzico di sana fantasia. E' così che risolvo crimini.-conclude, giocherellando con una penna spuntata da chissà dove.
-Fantastico!-esclamo, e lui sembra lasciarsi andare nel primo vero sorriso da quando abbiamo iniziato a parlare.
-Mi chiamo Sherlock.-dice:-Sherlock Holmes.
-John Watson.-ci stringiamo la mano, e poi scoppiamo a ridere.
-Recenti scoperte chimiche in favore della medicina, né?-chiedo, non riuscendo ad impedirmi di sorridere come un ebete.
-Se vuoi te lo presto,-aggiunge, tirando fuori una sigaretta e accendendosela:-Se ti interessa...
-A dir la verità non ci capisco molto di chimica.-ammetto:-Comunque ok, mi piacerebbe molto. Dove ti trovo per restituirtelo?-chiedo.
-Oh, penso che io troverò te.-mormora, con quel fare misterioso e affascinante insieme:-Ora devo proprio andare, il mio spacciatore maniaco è uscito dal pub e...ah, John?
-Si?
-Vedi di non ubriacarti mai più.-dice, poi svanisce nella nebbia che probabilmente sta solo nella mia testa
Tuttavia, quando riapro il libro alla pagina su cui stava lui trovo un foglietto di carta scribacchiato con la stessa penna nera con cui stava giocherellando.

3345765382 Sherlock, 221b Baker Street


-Un'altra birra?-mi chiede il tipo del banco-bar.
-No,-rispondo:-Acqua naturale, per favore.
E dentro di me penso al ragazzo di poco fa, sorridendo tra me e me ancora un poco annebbiato dall'alcool - Allora posso rivederti?

Angolino della Skizzata:
Non chiedetemi da dove è uscita (dalla mia testa)
Non chiedetemi dove è la mia testa (all'uscita)
XD

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Capitolo 5
*** Was that a wink? ***


Was that a wink?

Quel bambino ha qualcosa di strano. Lo so, lo vedo. E' sempre lì da solo. Non è mica una cosa bella stare sempre lì da solo. E poi non gioca neppure tanto, sta seduto a guardare gli altri, puntando il dito e parlando sottovoce. Mi piacerebbe sapere che cosa dice, oh si.
L'ho visto per la prima volta due giorni fa. Si, questa è la prima settimana di scuola materna, e ora sono un grande, come ne sono fiero. Mia mamma dice che è orgogliosa del suo piccolo ometto*, e io faccio sempre un sorriso quando me lo dice, e le schiocco un bacio sulla guancia.
E' bella, la mia mamma, è la mamma più bella del mondo. Ieri ho litigato con Gregory perché lui ha detto che la sua mamma è più bella della mia. Non è vero! La mia mamma è la più bella, punto.
Comunque, dicevo, oggi è il terzo - o il quarto? - giorno d'asilo. Lui è uno nuovo, l'anno scorso non c'era, ne sono sicuro. Però lui è un mezzano quindi è più piccolo. Però mi sembra molto intelligente. Ieri la maestra ha spiegato ad un bambino piccolo come si nasce. Ha detto che ci porta la cicogna. Io sono grande, e so che non è vero. Mamma ha detto che si deve solo dormire insieme, e poi il giorno dopo....puff! ecco il bambino. Mia mamma e mio papà dormono insieme tutte le notti, e non riesco a capire perché non ho tanti fratellini. Ho solo Harriett, ma è arrivata prima di me, ed è scorbutica. Comunque...dicevo, la maestra stava spiegando al piccolino che arriviamo con la cicogna, quando  lui, quel bambino strano, è intervenuto dicendo:-Non è vero! Non è vero! Il bambino nasce nove mesi dopo l'atto sessuale compiuto dai genitori, non vedo come possano centrarci le cicogne!!!
Non ho capito neanche una parola di quello che ha detto, comunque la maestra si è arrabbiata per essere stata corretta da un bambino, e lo ha sgridato della brutta. Mi è dispiaciuto per lui, sembrava davvero una cosa intelligente.
E anche oggi eccolo qui che viene sgridato. Ha detto qualcosa o fatto qualcosa di male, lo so. La maestra lo rimprovera, e lui ecco che dice un'altra cosa intelligente:-Suo marito ha una relazione con la cuoca! Dovrebbe stare attenta, controllare che...
Chissà cosa vuol dire, ma deve essere una cosa grossa, visto che non riesce a finire la frase. Un violento schiaffone gli arriva sulla bocca, e lui tace. Guarda la maestra con odio. Io non ho mai preso schiaffoni, mia mamma dice che sono molto bravo, e fanno molto male. Ora ha un segno rosso sulla guancia e sul mento. Nei suoi occhi ci sono lacrime di rabbia, ma non si mette a piangere, a singhiozzare, non dice nemmeno:-Ahi.-è coraggiosissimo, oltre che intelligentissimo e carinissimo. Cosa ho detto? mi chiedo un po' in confusione.
-In punizione, Sherlock, rimarrai a mettere in ordine i giochi usati dai tuoi compagni dopo la ricreazione.-dice la maestra.
-Ma maestra, sono tanti i giochi, lo deve fare da solo?-chiedo. E' vero, i giochi sono tantissimi, come farà a metterli via tutti? Poi è così intelligente, insomma, uno così intelligente non dovrebbe perdere tempo a mettere via i giocattoli:-Non posso aiutarlo io?
-John, stai zitto per favore, se non vuoi finire in punizione anche tu.-mi rimprovera seccamente la maestra.
Tuttavia quando Sherlock - è così che si chiama, l'ho sentito prima! - si gira e succede una cosa stranissima.
Era un occhiolino, quello?

*odio quando le madri usano questa espressione
Angolino della Skizzata:
Ecco qui la fic sull'occhiolino! Per chi non lo sappia, l'ultima frase è il titolo tradotto. Wink=occhiolino.
Grazie a quelle che recensiscono, spero di avere critiche e commenti anche su questa.
Baci,
Maya

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Capitolo 6
*** Can you compose your own music? ***



Can you compose your own music?

Oggi è il 23 giugno.
E questo significa una cosa sola: la recita scolastica.

Non che io abbia una parte, sia chiaro. Vado solo ad assistere, per rispetto ai miei compagni. Applaudo con vigore, mentre loro sfilano con addosso i costumi di scena, sorridendo ai parenti e agli amici.
La mia scuola non è mai stata un granché per tutto. Non ci sono laboratori, gli insegnanti di ruolo scarseggiano, l'edificio cade a pezzi.
Ma se c'è una cosa a cui tengono davvero, questa è la recita scolastica. I ragazzi del coro, quelli della strumentale e del corso di teatro si riuniscono sotto il professor Hayditch, che collabora e mette su uno spettacolo da paura. Le luci, le sceneggiature, i costumi. Gli artisti danno una mano a dipingere gli sfondi e qualche mamma a cucire i vestiti. Alla fine noleggiano il palco al teatro del paese e...si va in scena!
Mentre si fanno tutti avanti per l'inchino riconosco alcuni miei compagni. Greg col cappello da poliziotto, Molly con il camice da medico. Mike ha un buffo copricapo sulla testa, e ballonzola qua e là. Applaudo più forte e mi metto le dita in bocca per fischiare. Sono stati davvero bravi. Soprattutto in quella scena nella Sala da Pranzo, quella dove c'era il violino.
Ed eccolo, infatti, lo scorgo appena di sfuggita. Degli strumentisti lui è quello che mi ha colpito di più. Il suono del suo violino ha incantato mezza sala, per così dire, anzi...anche tutta quanta. Solo che era semi-nascosto nell'ombra, e non sono riuscito a vederlo bene. Suonava divinamente, però. Non me ne intendo molto di musica, ma quel ragazzo suonava divinamente.
E' anche ora un lampo, e poi scompare. Faccio un altro fischio, poi torno ad applaudire. Infine le quinte si richiudono di botto, con fare teatrale, e le luci si riaccendono. Ci sono sorrisi ovunque, e sono costretto a fare la fila per arrivare ai camerini: c'è una sfilza di genitori che vanno dai loro figli. Allora decido di aspettare un po', e ci vuole quasi un quarto d'ora prima che il via vai rallenti. Mi infilo dentro e vado a complimentarmi con i miei amici, che sono stati dei grandi.
-Ehi ragazzi!-esclamo, mentre entro. Mike mi da il cinque, Molly sorride mentre si strucca, Greg si è cambiato e messo in ordine, ma ha ancora il cappello da poliziotto sulla testa:-Siete stati dei grandi!
-Oh, non esageriamo.-dice Mike, sorridendo bonariamente:-E' stato un po' come l'anno scorso. Però è certo che l'anno prossimo io mi iscrivo all'aiuto per il buffet che c'è qua fuori. Sai quanto mangerò!
Molly scuote la testa, e toglie le scarpe, massaggiandosi i piedi:-Io devo ancora studiare per dopodomani.-dice, nervosa:-L'ultimo test di scienze.
Greg alza gli occhi al cielo e sospira:-Ma non dica cavolate, dottoressa.-scherza:-Tanto lo passerà con il massimo dei voti come al solito.
-Sbirgatevi.-aggiunge John:-Siamo rimasti soli, qui dentro.
Mike ridacchia:-Sì, soli. Noi e il ragazzo strambo col violino.
Scatto sull'attenti in un attimo:-Che cosa?
Molly sorride:-Ma si, non lo senti? Ha suonato benissimo. E' davvero bravo.
In effetti nell'aria silenziosa del retroscena si sentono in lontanaza le note di un violino.
-Molto bravo.-conferma Greg:-Senza di lui lo spettacolo crollerebbe, ogni anno.
Ma oramai sento solo di sottofondo le parole dei miei amici, concentrato a seguire le note sullo sfondo:-Volete scusarmi un attimo?-mormoro, mentre apro la porta.
Mike esclama:-Certo, Johnny, ci vediamo al buffet! Sempre che ne rimanga qualcosa dopo il mio passaggio.
Ma io sono già lontano, e cammino velocemente, cercando l'origine della musica. I corridoi sono stretti, ma i muri sono sottili. Giro un paio di volte a destra, e sento il suono del violino farsi più forte. Mi trattengo dal mettermi a correre.
Una svolta ancora ed infine la trovo, la stanza da cui viene la musica. Appoggio l'orecchio alla porta e respiro piano, in modo da non far sentire che ce l'ho affannoso, il fiato, e mi lascio cullare dalle note. Santo cielo, quel tipo deve essere un dio per suonare in questo modo.
Improvvisamente le note si interrompono, e io rimango a guardare la porta confuso.
-Entra.-dice una voce dall'interno, ed inaspettatamente sobbalzo:-Avanti, entra, non ti mangio mica.
Si, si riferisce proprio a me.
Con lentezza estenuante poso la mano sulla maniglia e spingo lentamente la porta. Lui è già pronto: ha messo via tutte le sue cose, però se ne sta al centro della stanza, con il violino e l'archetto ancora in mano. Non sorride, però mi fa un cenno con l'archetto:-Siediti pure.
Prendo posto sulla sedia che mi ha indicato, sempre senza guardarlo negli occhi. Non reggerei l'imbarazzo.
-Tanto non hai fretta, giusto? I tuoi amici possono aspettare.
-Come hai..?-comincio, sbalordito.
-Facciamo che rimanga un segreto, ok?-chiede, sorridendo enigmatico.
Riprende a suonare con calma, ma cambia melodia. Questa volta la musica è così straziante che posso quasi sentire lo strumento gemere. E' affascinante vedere le sue dita scorrere veloci sul manico, è affascinante vedere l'archetto volteggiare, è affascinante guardarlo in generale. Ha lunghi capelli neri e ricci, tantissimi, che sembrano morbidi e vaporosi. E' molto alto, slanciato, magrissimo che quasi distinguo le vertebre anche attraverso la camicia. Gli occhi sono abbastanza indefiniti, prima avrei detto verdi, ma ora - sotto la luce - sembrano grigio azzurri.
-Suoni benissimo.-mi sfugge, e lui accenna un sorriso con l'angolo della bocca, senza smettere di suonare:-No, seriamente, chi è l'autore del brano? Non me ne intendo di muisca, ma qualche nome lo conosco.-insisto.
Lui sembra concentrato, e aspetta qualche secondo per rispondere:-Oh, non penso che tu lo conosca.
-Dimmelo.-premo, curioso come non mai:-Hai qualcosa da perderci?
Lui alza gli occhi e sembra sospirare:-L'ha scritta un irritante tipo di nome Sherlock Holmes, o almeno, irritante è come gli altri lo giudicano.
-Mai sentito.-dichiaro:-Di che epoca è?
Lui scuote la testa:-Ci credo che non l'hai mai sentito, sono io.
Rimango sbalordito per un secondo:-Questa musica l'hai scritta tu? Componi?
-E' quel che ho detto.
Continua a suonare, e io rimango in silenzio per un po', rimuginando. E' spettacolare, incredibile.
-Io sono John Watson.-dico, dopo un po'.
-Il masochista.
-Perché masochista?-chiedo, sempre più confuso.
-Sei quello che si fa male apposta per andare in infermeria e guardare come medicano i tagli e le escoriazioni, giusto? E' masochistico.
Lo guardo con gli occhi più spalancati che mai:-Come hai...?
Sorride appena:-Facciamo che rimanga un segreto, ok?-ripete, come ha fatto all'inizio.
Continuo a fissarlo, e a lui non sembra dar fastidio, mentre suona. Sono ammaliato dalla musica, ammaliato dal ragazzo davanti a me.
-Vuoi fare il medico, vero?-chiede, dopo qualche minuto ancora.
Annuisco, senza più chiedere. Dopotutto, facciamo che rimanga un segreto.
Quando la melodia finisce, con una lunga, estenuante, e angosciosa nota vibrante, ripone il violino e l'archetto nella custodia, con cura, e si infila in cappotto.
-Voglio rivederti.-mi scappa, tra le labbra:-Dove posso trovarti?
Lui sorride ancora con quella smorfia misteriosa ed enigmatica:-Sarò io a trovare te.
Si avvia verso la porta, ma sembra esitare ancora un attimo, mentre si gira:-Ah, John?
-Si?-chiedo, mentre sento il mio nome sboccare dalle sue labbra.
-Riguardo a quest'incontro...-scandisce lentamente:-Facciamo che rimanga un segreto.
E poi esce, portando via con sé il suono del suo violino, che avrebbe popolato - insieme al suo volto - i miei sogni per i successivi vent'anni.

Angolino della Skizzata:
Pardon moi, sono sempre in vacanza, e non riesco mai ad aggiornare.
Non chiedetemi da dove è uscita 'sta schifezza. :( mi dispiace
Il titolo più azzeccato sarebbe stato: Facciamo che rimanga un segreto? ma non me la sentivo di non scrivere niente sulla musica. Perdonatemi XD
Maya

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