Hurricane.

di HermLOL
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Giulia: Daniel. ***
Capitolo 2: *** Daniel: Giulia. ***
Capitolo 3: *** L’arrivo. ***
Capitolo 4: *** La promessa. ***
Capitolo 5: *** Altarini e addii. ***
Capitolo 6: *** Mi sento così. ***
Capitolo 7: *** Scappatoie. ***
Capitolo 8: *** Avvertimenti. ***



Capitolo 1
*** Giulia: Daniel. ***


Tutto è cominciato quando la mia famiglia ha deciso di sbarazzarsi di me per un anno intero, mandandomi a casa di un damerino francese per uno "scambio culturale", che però è stato a senso unico, dato che nessuno studente straniero ha preso il mio posto in casa.
La mia famiglia allora era composta dai miei genitori, me e altri cinque figli.
Alba e Chiara, le maggiori, sono due gemelle, e a quel tempo avevano ventitre anni. Subito dopo c'erano Marta, vent'anni, Maria, diciotto, ed infine io e Massimo, entrambi diciassette anni. Siamo nati a dieci mesi di distanza l'uno dall'altra, perciò siamo quasi gemelli.
Talmente abituata alla mia situazione familiare, quando sono arrivata in Francia, a casa di chi mi ospitava, sono rimasta sconvolta.
La "famiglia" ospite era composta, o meglio scomposta, da uno zio burbero e taciturno e due nipoti, un ragazzo e una ragazza, tanto simili quanto diversi. Tra tutti e tre non si sa chi avesse la storia più stramba o tragica.
Lo zio, Severino, un uomo alto, pallido, dal viso scarno incorniciato da capelli neri e lisci, lunghi fino alle spalle, da subito si presentò come un uomo autoritario solo in apparenza. O meglio, sapeva farsi rispettare, soprattutto dal nipote, ma era alquanto.. elastico, almeno finchè la situazione non diventava critica.
La nipote, Jul, aveva la mia stessa età, e mi è stata subito simpatica. Una ragazza alta, con un bel fisico, dai capelli rosso fuoco e gli occhi color ghiaccio. Lei non viveva in quella casa, aveva una villa enorme fuori Parigi, dove però era sempre sola con il maggiordomo Harnold, perchè i suoi genitori erano sempre fuori per lavoro, quindi alla prima occasione si stabiliva in casa dello zio. Ho subito capito che aveva un carattere forte, e la faccia angelica era solo una maschera, che puntualmente cadeva ogni volta che perdeva le staffe.
Il nipote è stato da subito la mia rovina. Un ragazzo alto, ben piazzato, con un fisico invidiabile, due bellissimi occhi blu e dei capelli nerissimi. Appena l'ho visto, mi è mancato un battito. Ma sorvoliamo sulla sua bellezza mozzafiato. Lui, dei tre, forse è il più strano. Come lo zio, è misterioso, taciturno e scostante. Forse è proprio per questo che mi ha attirato da subito, per l'aura di mistero che avvolge lui e la sua storia, ancora più particolare: i suoi genitori sono morti quando lui aveva otto anni, così è stato adottato dallo zio, che l'ha cresciuto come un figlio.
A parte Severino, il ragazzo non aveva mai avuto contatti col resto della famiglia, soprattutto con la cugina, con la quale però aveva instaurato un legame profondo a quindici anni.
La cosa più normale in lui era il nome: Daniel.

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Capitolo 2
*** Daniel: Giulia. ***


Quando arrivò, il dieci di maggio, in un certo senso fu un raggio di sole in una giornata uggiosa. Certo, poi diventò un sole talmente luminoso che non si poteva guardare sennò faceva male, però all'inizio fu un sollievo vederla lì, così bella, così fresca, così.. lei.
Avevo passato gran parte della mia vita da solo, non ero mai stato molto loquace, tranne se si trattava di provarci con le ragazze.
Quando mia cugina Jul aveva deciso di ospitare una ragazza italiana, zio Severino era stato chiaro e inflessibile: avrebbe dormito in camera con Jul, e io non dovevo avvicinarmi a lei con intenzioni dubbie, perchè sarebbe stata con noi per un anno intero, e lui non voleva gente nervosa per casa.
Inizialmente accettai senza pensarci, credevo che sarebbe stata una ragazza come tutte le altre, senza un particolare fascino.. e qui mi sbagliavo di grosso.
Quando arrivò io ero in camera con mia cugina, e appena suonò il campanello andai svogliatamente nel corridoio, appoggiandomi al corrimano delle scale, per osservare il suo arrivo in casa. Non appena varcò la soglia, mi resi conto che non era semplicemente una "ragazza come tutte le altre", lei era frizzante, sicura di sè, bella, simpatica, solare, allegra, speciale... era Giulia.

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Capitolo 3
*** L’arrivo. ***


Era quasi mezzogiorno, quando Giulia arrivò davanti alla porta di Prince's House. Pagò l'autista del taxi, prese i suoi bagagli e li trascinò su per i quattro gradini che congiungevano il marciapiede con la casa. Si fermò sul pianerottolo antistante l'entrata e inspirò profondamente, guardandosi intorno. Aveva immaginato una casa un po' più sontuosa, o comunque qualcosa di più.. francese. Fece spallucce, in fondo cosa le importava? Accantonò i pensieri negativi, si stampò sulla faccia il suo sorriso migliore e suonò il campanello, poi attese.
All'interno della casa regnava un'apparente tranquillità, molto ben celata dallo zio e dal npote, molto mal gestita invece dalla nipote. Lo zio leggeva il giornale seduto a gambe incrociate sulla poltrona di pelle, in soggiorno, mentre il nipote era al piano di sopra, seduto sul letto di Jul, a guardarla mentre si ritoccava spasmodicamente e accuratamente il trucco.
Quando suonò il campanello, Severino abbassò il giornale appena in tempo per vedere Jul che schizzava ad aprire la porta. Scosse la testa, e le labbra gli si incresparono in un sorriso ironico che rivolse a Daniel, il quale lo guardava dal piano di sopra, altrettanto divertito, dondolando a braccia incrociate, mollemente appoggiato alla ringhiera delle scale.
Jul aprì la porta con un radioso sorriso stampato sul volto, e non appena sulla soglia apparve una figura slanciata, pallida ma sorridente, la accolse con un caloroso abbraccio.
"Benvenuta, Julià!" disse sciogliendo l'abbraccio, e pronunciando il nome della nuova arrivata con un forte accento francese. "Entra pure.." aggiunse con una leggera erre moscia dovuta all'accento francese, scostandosi per lasciarla passare.
Giulia fu quasi soffocata dall'abbraccio dell'altra, ma lo ricambiò, felice di quell'accoglienza, e si sentì sollevata quando si rese conto che Jul sapeva parlare l'italiano. "Grazie mille, Jul" rispose radiosa, calcando sulla propria erre moscia che non aveva nulla a che fare con il francese, come sempre quando era emozionata. Fece un passo avanti per entrare. Non appena varcò la soglia, sbattè gli occhi, per farli abituare al buio dell'interno dell'abitazione, che andava a contrastare la forte luce del sole francese di maggio, all'esterno.
Abituatasi all'illuminazione cupa della casa, vide un uomo sulla quarantina che le sorrideva da dietro un giornale, seduto su una poltrona di pelle di un verde spento. Lui si alzò, posando il giornale sul tavolino rotondo proprio accanto alla poltrona su cui era seduto, e le andò incontro. Le strinse la mano, smettendo di sorridere e tornando impassibile, guardandola con quei suoi occhi neri penetranti e apparentemente freddi.
"Piacere, io sono Severino. Lo zio di Jul e in teoria il proprietario di questa casa" disse l'uomo, con un italiano perfetto e senza un accenno di accento francese, ritraendo la mano. Giulia non fece in tempo a rispondere che lo zio si votò di scatto verso la ringhiera alla loro destra, e guardò in su, borbottando "e quello è l'altro mio nipote.. la pecora nera della famiglia" scosse la testa sotto lo sguardo confuso e divertito di Giulia e della nipote, poi alzò la voce "Nipote scellerato! Ti ho insegnato le buone maniere, sì o no? Scendi a salutare, poi prendi i bagagli della nostra ospite e sistemali nella camera di tua cugina! Devo proprio insegnarti tutto.. anche la galanteria!".
Daniel se ne stava imbambolato, appoggiato alla ringhiera, a fissare Giulia come se fosse un alieno. Era bellissima. Aveva i capelli lunghi fino alle spalle, ondulati, di un castano quasi mogano, con riflessi ramati, che le incorniciavano un viso pallido, come il resto del corpo, e cosparso di piccole e grazione lentiggini. Il naso era regolare e leggermente all'insù, nè troppo corto nè troppo lungo. La bocca era piccola, ma non sottile, e rossa come una ciliegia. Un po' più sopra dell'angolo destro delle labbra aveva un neo, non troppo grande. Non aveva un filo di trucco, ma non le serviva. Gli occhi erano grandi, da cerbiatta, e andavano dal verde muschio al nocciola chiaro probabimente a seconda della luce, il ragazzo l'aveva notato quando era entrata. Il corpo era slanciato, proporzionato e aggraziato, ed era davvero attraente, fasciato in quel vestitino leggero un po' sopra il ginocchio, interamente turchese, senza nemmeno un ricamo. Le spalle erano coperte da un leggero giacchetto di finta pelle, verniciato blu notte, le cui maniche arrivavano ai gomiti.
La voce severa dello zio risvegliò Daniel dalle sue fantasie. Si precipitò subito già per le scale, si fermò davanti alla sua ospite con il sorriso più seducente che riuscì a sfoderare, si riavviò i capelli con una mano, spettinandoli come sempre quando voleva darsi arie, e le porse l'altra mano, dicendo con voce profonda  "Io sono Daniel, e contrariamente a quanto puà sembrare non sono il maggiordomo di casa" iniziò lui, parlando con un marcato accento francese, lanciando un'occhiataccia allo zio, che venne subito ricambiata dall'uomo, che lo ammonì con lo sguardo. Jul scoppiò a ridere, e si rivolse al cugino con voce provocatoria: "Infatti non è il nostro maggiordomo, è solo il nostro cuoco" "Beh.." si inserì Giulia, ritraendo la mano senza stringere quella di Daniel, e rivolgendo al ragazzo un sorriso con fare serafico "..piacere di averti conosciuto, Dan-sono-un-figo, resterei a parlare con te volentieri, ma mi sembra che i miei bagagli abbiano più urgenza di fare la tua conoscenza, quindi ti lascio a loro" sottolineò tutta la frase con tono ironico, poi gli voltò le spalle per rivolgersi a Severino e a Jul, che però erano piegati in due dalle risate. "Giulia, sei un mito!" riuscì a dire tra le risate Jul, mentre si asciugava gli occhi cercando di darsi un contegno. "Ragazza, dopo questa, puoi iniziare a chiamarmi zio, perchè saresti una degissima nipote!" aggiunse Severino, smettendo di ridere a fatica e dandole delle pacche su una spalla. Daniel nel frattempo guardava la ragazza offeso. Brontolando prese tutti i bagagli e sparì su per le scale, lasciando i tre a farsi beffe di lui.
Una volta da solo in camera di Jul, lasciò i bagagli accanto al letto preparato per Giulia e sorrise. Aveva fatto un patto con lo zio, ma non l'avrebbe rispettato. Quella ragazza gli aveva appena dichiarato guerra, e Daniel Prince non rifiutava mai di combattere. Per vincere, s'intende.

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Capitolo 4
*** La promessa. ***


Erano già un po' di giorni che Giulia risiedeva in Prince's House, e la vita scorreva piacevolmente. La scuola era finita da poco, quindi Jul, Giulia e -con leggero disappunto di quest'ultima- Daniel, avevano un sacco di tempo libero. Severino notò che i tre stavano legando, e ne fu davvero felice, ma il comportamento di Daniel lo preoccupava. Così, un giorno, mentre sua nipote e Giulia erano in cucina per il turno delle pulizie, chimò in disparte il nipote.
'Daniel, ti ricordo che avevi fatto una promessa' disse  scrutandolo, con un'espressione severa.
'Lo so, zio. E la sto rispettando..'
'Per favore! Conosco quello sguardo, Daniel' disse in tono piatto lo zio, ammonendolo con lo sguardo 'E non mi piace. Quindi, o righi dritto e mantieni la promessa, oppure sai cosa ti aspetta.'
'Quello sguardo? Che sguardo?' chiese il nipote, alzando le sopracciglia, fingendosi sorpreso e ignorando l'ultima parte della frase.
'Quello che hai tutte le volte che vuoi provarci con una ragazza.' fece una breve pausa, guardandolo duramente, poi riprese 'Te l'ho detto, per me puoi anche andare a letto con tutta Parigi, non mi interessa cosa fai, ma non sfiorare nemmeno col pensiero la nostra ospite, oppure non rivedi questa casa fino a quando non se ne sarà andata'
'Va bene' disse piano Daniel, abbassando le spalle e guardando rassegnato lo zio 'Va bene. Sto mantenendo la promessa, e continuerò a mantenerla. Fidati di me, per una volta'.
Severino guardò il nipote con espressione grave e disse,  prima di voltarsi e salire le scale 'Non farmene pentire, come fai sempre'.
Daniel lo guardò alklontanarsi, poi scosse piano la testa e si avviò in cucina, ad aiutare sua cugina e Giulia.

Qualche sera dopo, mentre i due cugini e l'ospite erano intenti a giocare a carte sul pavimento del salotto, Severino scese le scale con la sua giacca e quella di Jul in mano. 'Jul, vieni con me. Mi hanno chiamato dal tribunale e non so cosa vogliano' disse in tono piatto, lanciandole il suo cappotto e indossando il proprio. Jul si alzò, obbediente, e senza fare domande si vestì in fretta, per poi affiancare lo zio.
'Il tribunale? Aspettate, dove andate?' Daniel si alzò in piedi frettolosamente, aggrottando la fronte 'E perchè ti porti lei? Può rimanere con Giulia e io posso accompagnarti..'
'Daniel' lo zio si fermò, con la mano sulla maniglia, e parlò senza voltarsi 'Tua cugina è più responsabile di te, e tu sei benissimo in grado di restare a casa con la nostra ospite. O meglio, lei è perfettamente in grado di tenerti a bada per qualche ora. Questa..' si fermò, voltandosi a guardarlo con i suoi occhi penetranti '..è l'occasione per dimostrarmi che posso fidarmi di te e che stai mantenendo la promessa.' concluse, con un'espressione un po' meno dura nello sguardo, poi tornò a dargli le spalle, aprì la porta ed uscì, seguito da Jul.
La porta pesante di Prince's House si richiuse con un cigolio e un tonfo, seguiti da un sospiro di Daniel, che si risistemò seduto accanto a Giulia.
'Promessa?' chiese lei, aggrottando la fronte e voltandosi verso il ragazzo 'Che cosa intendeva con l'ultima frase?'
'Non ne ho idea' rispose Daniel, e un sorriso gli rilassò il viso: sì, lo zio aveva ragione. Quella era proprio la sua occasione.
'Allora.. la partità dovremmo finirla un altra volta, in due non possiamo continuare! che ne dici di uscire, ti va? Ti porto a fare un giro qui intorno, e ti faccio vedere cosa c'è di bello in questo posto!' propose il ragazzo, con un ghigno furbo dipinto sul volto.
'Va bene.. damo di compagnia!' rispose divertita giulia, alzandosi e pulendosi i pantaloni.
Presero entrambi le proprie giacche ed uscirono, per la prima volta da quando si erano conosciuti, contenti di essere l'una in compagnia dell'altro.

Arrivarono in uno dei posti preferiti da Daniel, un boschetto fitto, pieno di pini.
'E' un po' cupo.. ma mi sento a casa, quando vengo qui'
'Non è cupo.. è nel tuo stile!'
'Quindi io sono cupo?'
'No! non volevo dire questo, io.. sei.. misterioso'
'Misterioso?'
'Sì. E non è una cosa brutta, anzi.. '
'Hei, se pensi che sia cupo puoi dirlo! Non mi offendo, davvero. E poi.. misterioso in che senso?'
'Nel senso che.. da quando sono arrivata qui, ho scoperto tanto cose. So tutto di Jul, della sua famiglia, so quel che serve di Severino.. ma di te non so nulla' disse, diventando seria improvvisamente e rallentando.
'Beh, fidati, meglio così..' rispose Daniel, senza guardarla, le mani in tasca.
'Perchè? Non voglio infilarmi in cose che non mi competono, ma aprirti un po' ti farebbe bene. diventeresti meno.. cupo'
'Ma hai detto che ti piace quando sono cupo!'
'Ho detto che non è male essere misterioso, non mettermi in bocca parole che non ho mai neanche pensato..' lo avvertì lei, divertita, fermandosi e puntandogli un dito contro.
'Non ci credo che non le hai pensate...' disse lui, ridendo piano, spavaldo.
'Ma sei terribile! Non stavamo parlando di questo. Torniamo al discorso di prima, per favore..'
'E tu sei petulante. Te l'ho detto, meglio che io rimanga misterioso, ai tuoi occhi..'
'Dimmi perchè, è ti lascerò in pace.' Disse giulia a voce un po' più bassa, mettendogli una mano sulla spalla e cercando i suoi occhi. Non sapeva perchè, ma sentiva di dover aiutare quel ragazzo.
Lui alzò lo sguardo e incrociò il suo. Si avvicinò piano, per fermarsi a poca distanza da lei e sussurrare, scandendo le parole una per una 'Perchè se ti dicessi tutto di me, ci sarebbero due possibilità: o scapperesti e torneresti in Italia di filato, spaventatissima, oppure ti innamoreresti perdutamente di me'
'E.. non vuoi che succeda?'
'Che cosa, che tu te ne torni in Italia?'
'No, che io mi innamori di te'
'Ma è già successo, Giulia' le sussurrò Daniel, rimanendo fermo dov'era. Lei, inaspettatamente, colmò la distanza che li separava e lo baciò, lentamente, posando le mani sulle sue spalle. Ancora più inaspettatamente, lui serrò le labbra, si staccò bruscamente e disse, senza guardrla 'No. Ho fatto una promessa. Torniamo a casa'. Subito dopo, si avviò verso Prince's House, a passo svelto, senza aspettarla.
Giulia rimase lì per dieci minuti buoni, a guardare il punto dove Daniel era sparito con i pugni serrati. Poi scosse la testa, mandando indietro i capelli, e si incamminò, desiderando con tutto il cuore di vedere Daniel sparire per sempre.

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Capitolo 5
*** Altarini e addii. ***


Tornati a casa, i due furono accolti da una notizia che sconvolse la vita tranquilla dei quattro: Daniel doveva andarsene.
Sotto ordine dello zio, Jul portò in camera Giulia, per spiegarle l'accaduto mentre Daniel faceva i bagagli insieme a Severino.

'Giulia, prometti di non interrompermi. E' una storia complessa e ingarbugliata quella di Daniel, perciò ci vuole concentrazione da parte di chi ascolta e di chi racconta.'

"I genitori di Daniel non si amavano. O meglio, lui non l'amava abbastanza, lei invece lo amava troppo.
Fatto sta che quando Daniel aveva otto anni, il padre perse la testa e avvelenò la madre, togliendosi poi la vita, preso dai sensi di colpa.
Daniel fu affidato inizialmente ad un orfanotrofio in Bulgaria, perchè il fratello della madre, Peter, voleva che crescesse lì e poi lavorasse per lui.
Peter non ha mai avuto una donna fissa, sempre e solo storie di una notte. Ma, essendo l'unico uomo della famiglia Goth, aveva bisogno di un erede. E pensò bene di 'adottare' Daniel.
Dopo una lunga ed estenuante battaglia legale zio Severino, cugino del padre di Daniel, riuscì a strappare Dan dalle grinfie di Peter, e lo adottò.
Peter, sconfitto, non si è mai più fatto vivo, fino ad oggi. Ha contattato il tribunale ed è riuscito a far riaprire il caso. Quindi, ora che il processo è ufficialmente riaperto, Daniel dovrà tornare nell'istituto in Bulgaria."

Dopo il racconto Jul guardò Giulia con espressione grave e si alzò, dirigendosi alla porta per salutare il cugino.
Si voltò lentamente verso la ragazza con le lacrime agli occhi e mormorò, come a scusarsi "Mi dispiace, Julià".
Poi scese le scale e lei, il cugino e lo zio si strinsero in un abbraccio carico di parole mai dette, di affetto mai dimostrato. Poi Daniel varcò la soglia di Prince's House, diretto ad affrontare il suo oscuro destino in Bulgaria.

 

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Capitolo 6
*** Mi sento così. ***


Dopo la partenza di Daniel, una tristezza poco abilmente mascherata da allegria calò su Prince's House e sui i suoi abitanti.

Jul, solitamente solare e attiva, usciva dalla sua camera solo per mangiare o per andare in bagno. Passava giorno e notte a guardare vecchie foto e a scrivere lettere al cugino, che scriveva solo perchè così si sentiva più vicina a lui.

"Dan, senza di te non è più lo stesso. Zio non è più lo stesso, io non mi sento più io.
Anche Giulia non è più la stessa.
Non che io la veda molto.
Sicuramente la vedo più di quanto vedo te, e questo non va bene.
Tante persone mi hanno abbandonata, non farlo anche tu.
Non andartene.
Mi avevi promesso che ci saresti sempre stato, ricordi?
Mantieni la promessa.
Mi manchi, CI manchi.
Manchi anche a Giulia, credo.
Ti ricordi quando è successo dei tuoi genitori? Ti ricordi come ti sentivi?
Ecco, mi sento così.
Torna."


Severino, prima così riservato e misterioso, cercava conforto nell'ospite, che lui vedeva come una sostituta di Daniel. In fondo erano quasi dieci anni che il nipote era in casa con lui, si era affezionato.
Non era un tipo che si affezionava, Severino. Eppure quello scapestrato di Daniel era riuscito a conquistare il cuore dell'uomo, in qualche modo.
Tanto da fargli sentire il bisogno di scrivere in una lettera -che non mandò mai- ciò che provava in assenza del ragazzo.

"Nipote, non leggerai mai queste righe.
Ma nell'eventualità che io impazzisca e quindi questa lettera finisca nelle tue mani.. sappi che ti voglio bene, nonostante tu sia un nipote degenere, irritante e completamente sciocco.
Vedi di tornare presto, che qui mi sento accerchiato da tutte queste donne.
A pensarci bene, se tu fossi stato al mio posto ti saresti sentito felice come una Pasqua. Sbaglio?
Io no. Io non voglio vederti tra le grinfie di quel pezzente del fratello di tua madre. E nemmeno voglio vederti in quell'istituto puzzolente e deprimente. Io ti voglio qui, con le tue donne tutte in tiro dai vestiti troppo facili da togliere, con i tuoi irritanti sorrisetti innocenti, con la tua scioccante predisposizione per i guai.
Quando non ci sei, mi sento vuoto.
Sai quando ti rendi conto che hai perso qualcosa ma non sai quando l'hai perso e quindi non hai proprio idea di dove possa essere, e sai che ormai non l'avrai più?
Ecco, io ora mi sento così."


Giulia, in genere trasparente e impulsiva, si era chiusa in se stessa e cercava di compensare alle mancanze degli altri due, non mostrandosi troppo triste e svolgendo i compiti al posto loro, oppure cercando di tirare fuori dalla sua stanza Jul, ovviamente con scarsi risultati. E, per tenersi occupata, scriveva un diario, che assomigliava più ad una serie di lettere per Daniel che a un quaderno dei pensieri.

"Daniel, non avrei dovuto baciarti.
Non avrei dovuto chiederti cose che non volevi dirmi.
Non avrei dovuto trovarmi qui.
Perchè dico questo?
Semplice. Tu non lo sai, nessuno lo sa: io ho scelto di venire qui a Prince's House.
Ho modificato i documenti della mia partenza, perchè sapevo che tu eri qui.
Tu non mi ricordi, ma io sì.
Ci siamo conosciuti in gita due anni fa.
Quel bacio da ubriachi, dietro l'hotel, ricordi?
Oh, mi sento stupida a parlare ad un pezzo di carta come se fossi tu.
Mi manchi.
Ho bisogno di te.
Voglio riavvolgere il nastro, perchè sta scorrendo nel modo sbagliato.
Io sono sbagliata.
Sai quando hai bevuto tanto, ma tanto da non ricordare nulla e avere solo un enorme vuoto in testa che pulsa e fa male?
Ecco, io quando non ci sei.. mi sento così."
 

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Capitolo 7
*** Scappatoie. ***


I giorni trascorrevano lenti, per i tre in Francia quanto per Daniel in Bulgaria.
 Più che un orfanotrofio, sembra una prigione.
Sibilò il ragazzo in bulgaro, guardando con occhi di fuoco lo zio Peter, che ghignava seduto di fronte a lui.
 Sento che non hai dimenticato da dove vieni, Daniel. Bravo ragazzo mio, mai dimenticare le proprie radici.
Rispose l'uomo dandogli una sonora pacca sulla spalla, come se dovesse complimentarsi con lui.
 Ricordo anche gli insulti, in bulgaro.
Ringhiò Daniel, sputando poi a denti stretti una serie di insulti contro lo zio.
 E se non togli questa lurida mano dalla mia spalla entro tre secondi smetterò di parlare e inizierò ad agire.
Aggiunse poi, spostando con un gesto secco la spalla dalla presa dell'uomo, che smise di sorridere e si raddrizzò.
 Daniel, Daniel, Daniel.. sei tornato indisciplinato, come ai vecchi tempi. Vorrà dire che dirò a chi di dovere di tornare ai vecchi metodi. Non voglio un aiutante maleducato, indisciplinato e violento..
In quella, il ragazzo si alzò in piedi e, guardando l'altro furente, sputò. Poi uscì dalla stanza, ignorando i richiami irosi di Peter, dirigendosi nel parco incolto dell'istituto.

Una volta arrivato nel parco, si nascose nel suo "posto segreto". Era un piccolo spazio circolare nascosto alla vista di occhi indiscreti da cespugli altissimi e foltissimi. Lo zio Peter e un insegnante gli passarono davanti almeno cinque volte, ma non lo videro mai.
Provò lo stesso senso di potere di quando, a nove anni, si nascondeva lì per non essere.. educato alla loro maniera.
Già, perchè loro i bambini li picchiavano, per educarli.

Doveva solo decidere cosa fare.
Doveva andarsene, ma come?
Scappare, lo aveva fatto troppe volte, da bambino. Era facile. Bastava usare una delle uscite "di emergenza" create appositamente dagli ospiti dell'istituto.
Chissà se c'è ancora quella sbarra rotta nel cancello sul retro..
Pensò, architettando un piano di fuga.
Intanto, pensava a quando sarebbe tornato a casa.
Alla cugina.
Allo zio.
A Giulia.

Lo zio e la cugina gli avevano giurato che l'avrebbero tirato fuori di lì, dopo tutto Jul era figlia di avvocati.
Ma lui non voleva che loro rischiassero per lui.
Doveva esserci un altro modo.
 Rifletti, Daniel.
Si disse. Cercava di non pensare a Giulia, che era uno dei motivi che lo stavano spingendo a scappare.
Quando si erano baciati, aveva ricordato. Due anni prima, in gita, avevano bevuto così tanto da non accorgersi di quanto fossero vicini. Ed era successo. Ma non l'aveva più rivista, e così l'aveva dimenticata.
Ma ora che era tornata, non l'avrebbe più lasciata andare.

Si alzò, dirigendosi al cancello sul retro, quello inutilizzato.
La sbarra rotta c'era ancora. Certo, era cresciuto rispetto a quando la usava da bambino, ma con un po' di sforzo passò comunque.
Si diresse alla stazione, poco lontana da lì, e prese il primo treno che passava di lì.
Non l'avrebbe portato esattamente a destinazione, ma dopo avrebbe "preso" un autobus.
Si nascose nel vagone bagagli, e fu proprio lì, leggendo una targhetta di una valigia particolarmente grossa, che gli venne l'idea per salvare sè stesso e la sua famiglia: lui sarebbe diventato maggiorenne entro un mese, e una volta adulto nessuno l'avrebbe potuto trattenere da nessuna parte.
Era un piano perfetto, si sentiva realizzato. Sereno. Così abbassò la guardia e si appisolò, non sapendo cosa lo stava aspettando.
 

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Capitolo 8
*** Avvertimenti. ***


Quella notte Giulia dormì male.
Aveva una strana sensazione.
Come se stesse per succedergli qualcosa di brutto spiegò concitatamente ad un assonnato zio Severino.
Giulia, la cosa più brutta che può succedere a mio nipote dov'è ora è essere assalito da ragazzine bulgare con ormoni a mille. E, fidati, non penso la cosa gli dispiaccia rispose pazientemente lui, trattenendo uno sbadiglio. Erano appena fuori la camera di Severino, e quest'ultimo era appoggiato mollemente allo stipite della porta, come usava fare sempre Daniel. Lei era in vestaglia, in messo al corridoio, quasi saltellando sul posto, le braccia incrociate al petto, con i capelli spettinati che le ricadevano sulle spalle in ciocche disordinate dalla coda mezza sciolta in cima alla testa e l'espressione preoccupata.
No, no, le dico che è una cosa seria! tentò di spiegare Giulia, impaziente. Lei, quando aveva una di quelle "sensazioni" non si sbagliava.
Giulia, sarai solo un po' agitata per quello che sta succedendo, andiamo in cucina, ti preparo una camomilla e poi torni a letto..
La ragazza lo guardò disperata: perché non capiva?
La camomilla non serve! Le dico che..
Giulia! Primo: quante volte devodirtelo di darmi del tu? Secondo: perché sei così sicura che gli stia accadendo qualcosa?  Severino iniziava a dubitare: se la ragazza era così agitata, doveva esserci un motivo. Lei inspirò profondamente.
Una volta, mio fratello, il più piccolo, era in campeggio, e io ero rimasta a casa perché malata. Non riuscii a dormire, ma la febbre non c'entrava nulla. Sentivo che gli era successo qualcosa. Nessuno mi credette, il giorno dopo ci chiamarono e ci dissero che l'avevano ricoverato per shock anafilattico. Se l'era passata brutta, ma stava migliorando.. la voce di Giulia andò spegnendosi man mano che finiva di raccontare, ma gli occhi erano fissi su quelli dell'uomo, e brillavano di una luce che lui non aveva mai visto. Stava dicendo la verità? Cosa nascondeva quella ragazza?
Proprio in quel momento, il telefono al piano inferiore squillò. I due si guardarono, poi nello stesso istante iniziarono a correre, quasi spintonandosi e facendo a gara per arrivare prima all'apparecchio, ma ebbero qualche problemino sulle scale: erano troppo strette per passarci in due camminando, figurarsi correndo! Quando finalmente arrivarono al telefono, quello già non squillava più, perché Jul -che aveva dormito sul divano perché era rientrata tardi- aveva già risposto, e li stava ammonendo con lo sguardo per il baccano che stavano facendo. Nessuno dei tre ebbe comunque il tempo di dire qualcosa, perché nel silenzio della notte, la voce di Peter, lo zio Bulgaro, risuonò perfettamente nella stanza, come la sua risata cattiva che seguì la frase Il vostro caro Daniel si è fatto arrestare. Non prendetevi il disturbo di venire, un po' di tempo dietro le sbarre non può fargli che bene!

 

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