I'll be your nightmare

di Rosie Bongiovi
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Capitolo I ***
Capitolo 3: *** Capitolo II ***
Capitolo 4: *** Capitolo III ***
Capitolo 5: *** Capitolo IV ***
Capitolo 6: *** Capitolo V ***
Capitolo 7: *** Capitolo VI ***
Capitolo 8: *** Capitolo VII ***
Capitolo 9: *** Capitolo VIII ***
Capitolo 10: *** Capitolo IX ***
Capitolo 11: *** Capitolo X ***
Capitolo 12: *** Capitolo XI ***
Capitolo 13: *** Capitolo XII ***
Capitolo 14: *** Capitolo XIII ***
Capitolo 15: *** Capitolo XIV ***
Capitolo 16: *** Capitolo XV ***
Capitolo 17: *** Capitolo XVI - Epilogo ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Non sapeva per quale motivo sentisse quel bisogno, ma la tentazione iniziava ad essere incontenibile. Ogni secondo diventava sempre più forte, aumentando a dismisura.

Le pareva di sentire un tamburo nella sua scatola cranica e, questo, non aveva intenzione di smettere. Era sempre così maledettamente insopportabile.

La sua natura non compariva molto spesso, ma quando le faceva visita.. Si faceva sentire, si faceva sentire eccome. Entrava prepotentemente dentro di lei, condizionandola completamente e costringendola a fare cose di cui si sarebbe pentita, dopo aver riavuto il controllo di se stessa.

Iniziò a correre, senza sapere dove sarebbe finita. Le sue gambe l'avrebbero portata dove il suo istinto voleva portarla.

Scrutò ogni cosa attorno a lei, mentre veniva trasportata chissà dove. Era all'oscuro di come quello.. Spirito? Come accidenti poteva chiamarlo? l'avrebbe aiutata a liberarsi di quell'opprimente sensazione che aveva iniziato a perseguitarla dal giorno in cui era diventata quello che era.

Notò di trovarsi in un bosco. Sì, era quasi sicura che si trattasse di un bosco. Si fermò improvvisamente e, nelle sue narici, si fece strada uno strano odore, un aroma a lei sconosciuto, fino a quell'istante.

Dopo un suono quasi impercettibile, quel suo lato di lei che la rendeva una cacciatrice, le gridò chiaro e tondo di voltarsi immediatamente. Così fece, per poi sferrare un colpo violento con la mano destra. Sarebbe stato mortale se si fosse trattato di un essere umano.. Ma non era così.

La figura slanciata che aveva appena colpito non aveva riportato ferita alcuna. Su quel viso, incredibilmente bello, non c'era nemmeno un graffio. Si aspettava di vedere un'espressione sofferente e invece c'era solo un sorriso beffardo su quelle labbra, sporche di sangue.

Mise a tacere il suo lato umano, quello che si sarebbe fatto guidare dalla curiosità e l'avrebbe spinta a chiedere cosa fosse e che cosa volesse da lei.

In quel momento era un animale a tutti gli effetti, un'arma da guerra, un essere indistruttibile che avrebbe avuto la meglio sul suo nemico.

Questo arretrò di pochi passi. Lei pensò che stesse scappando, ma si sbagliava: l'avversario prese la rincorsa, prima di spiccare un lungo salto e spingerla a terra. Si sentì immobilizzata. Il nemico le aveva inchiodato i polsi a terra con le sue mani, mentre il suo corpo veniva schiacciato dal peso di quello dell'avversario. Poté guardarlo in viso e scorgere due occhi furbi color zaffiro, dietro i quali si nascondeva il genio di un essere manipolatore, sleale e spietato. Dai suoi canini ben affilati, vide scendere due gocce di sangue, che lui si affrettò a leccare con la lingua, non appena toccarono il labbro inferiore.

Non poteva essere messa a tappeto. Con un movimento degno di un contorsionista, alzò la gamba destra che raggiunse la schiena dell'uomo, che nel frattempo si era pericolosamente avvicinato al collo. Riuscì a dargli una botta secca, abbastanza forte da tramortirlo per qualche istante. Il tempo necessario per mordergli il braccio per liberare i polsi. Dopo essere riuscita a rialzarsi, lo spinse contro il ramo di un albero, premurandosi che ricevesse un'importante percossa sul cranio, per disorientarlo e finirlo. Il suo nemico cadde rovinosamente a terra; si premette le mani sulla testa e emise un grido di dolore. Mentre lei iniziava a sentirsi sollevata, perché lo scontro stava per concludersi, l'avversario si alzò di scatto, sferrando un colpo violento nel suo stomaco e facendola cadere qualche metro più in là. Atterrò contro un albero dal fusto sottile, spezzandolo di netto.

Con quello la guerra era ufficialmente cominciata.

Non fece caso ai graffi causati da quella brutta botta. Si rialzò, dopo essersi liberata da qualche ramo. Ne strappò uno spesso e, con un gesto fulmineo, lo infilò nel petto del nemico, che era a qualche millimetro da lei, già pronto a gettarla di nuovo a terra per immobilizzarla. Gli occhi del suo avversario si contornarono da capillari rossi e, da zaffiro, le iridi divennero improvvisamente nere. Si accasciò a terra, rimuovendo quel ramo e gettandolo a mezzo metro da lui.

“Cosa vuoi da me?” chiese la ragazza, con voce rabbiosa. Non ricevette risposta. Si mise su di lui, bloccandogli le braccia sopra la testa e ruggendogli in faccia. “Ho chiesto, che cosa vuoi da me!” urlò, così forte da spaventare a morte alcuni uccelli che, fino a quel momento, erano rimasti ad osservare la lotta, appollaiati sugli alberi. Il ragazzo tossì e rispose, con voce debole.

“Volevo vedere.. Se la mia creatura era diventata una cacciatrice degna di questo nome.. E mi fa piacere che sia così”. Quelle parole lasciarono disorientata la ragazza, che si sedette di fianco a lui, guardandolo in maniera confusa.

“Di che cosa stai parlando?” domandò, senza smettere di essere sulla difensiva.

“Oh è vero, che stupido. Non puoi ricordarti di me” rispose, massaggiandosi il petto e facendo un altro colpo di tosse. “Cara la mia Nightmare, sono Jonathan Phoenix, l'uomo che ti ha trasformata in quello che sei una trentina d'anni fa, dopo il concerto dei Police”. Nightmare spalancò i suoi enormi occhi neri.

“Tu sei il bastardo che mi ha fatto questo?”. La ragazza avrebbe voluto ucciderlo all'istante, ma aveva bisogno di parecchi chiarimenti. Poteva rivelarsi addirittura utile.

“Uhm.. Nel post concerto non sembravi tanto scontrosa con me..” osservò lui, con tono ammaliatore, mentre le accarezzava la gamba e sorrideva divertito.

“Effettivamente ho sempre avuto pessimi gusti” replicò, togliendogli la mano dallo stivale di pelle e rivolgendogli un sorriso falso.

“Sei decisamente la persona migliore che potessi trasformare. Sei ufficialmente pronta” commentò lui, alzandosi da terra.

“Pronta per cosa?”.

“Per aiutarmi. E verrai con me”.

 

Nota dell'autrice:

Bene, siete vivi e vegeti e io non mi sentirò in colpa dato che nessuno si è suicidato dopo il prologo *tira un sospiro di sollievo*

Spero che vi sia piaciuto, in caso contrario ditemelo e mi darò all'ippica!

Aggiornerò il più presto possibile, sperando di rispettare la mia promessa, siccome ho un ballo un'altra FF nella sezione Bon Jovi (se siete interessati, vi lascio il link http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=1049638&i=1 magari c'è qualche rockettaro tra i lettori del fandom Tekken *si sentono grilli e passa una balla di fieno, in pieno stile western).  

Beh, smetto di parlare a vanvera, alla prossima!

 

Rosie

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Capitolo 2
*** Capitolo I ***


Nightmare non aveva la più pallida idea di chi fossero i suoi genitori, da dove venisse e, soprattutto, di chi fosse. Era frustrante non sapere nulla del suo passato, che qualcuno – o qualcosa –, le aveva completamente azzerato, lasciandole giusto la consapevolezza di non essere come gli altri. E, in quel momento, si trovava di fianco ad un ragazzo esageratamente bello ma, al contempo, spudoratamente malvagio. Nonostante percepisse ciò, lui era l'unico che avesse a che fare con il suo passato.. E non se lo sarebbe lasciato scappare. Forse era egoista, ma non poteva perdere un'occasione così importante per fare finalmente chiarimenti sulla sua esistenza.

Quando lui le aveva detto che doveva aiutarlo, Nightmare aveva esitato ed era partita in quarta, facendo mille domande, ma il giovane dagli occhi di ghiaccio aveva semplicemente risposto “Tu seguimi. Se qualcosa dovesse andare storto, sei autorizzata ad uccidermi”. La proposta era allettante e, se avesse voluto farlo fuori, la ragazza ne sarebbe stata perfettamente in grado. Pensò che non aveva nulla da perdere e, così, accettò, ritrovandosi prima su un aereo diretto in Giappone e poi in un'automobile nera, sportiva. Più precisamente un'Audi A8 (le auto erano la sua unica vera passione, dopo lo studio delle arti marziali).

Sei sicuro che posso ucciderti se non sono d'accordo con quello che stiamo per fare, qualsiasi cosa sia?” domandò lei, scrutando il viso e le mani di quello che, qualche ora prima, aveva chiamato nemico. Non doveva abbassare la guardia; non conoscendolo, non poteva perdersi nessuna espressione e nessun movimento, o si sarebbe trovata svantaggiata, qualunque cosa sarebbe successa.

Jonathan – perché era così che si chiamava, giusto? - accennò una risata.

Tanto ti arrabbierai con me in ogni caso” rispose, tenendo gli occhi fissi sulla strada. Ormai erano in quell'automobile da un'ora, dove accidenti la stava portando?

Nightmare lo squadrò confusa.

E perché mai?”.

Quando ti racconterò tutto quello che muori dalla voglia di sapere, ti arrabbierai perché non mi sono fatto vivo prima. In poche parole, non ho scampo” disse, guardando nello specchietto retrovisore e parcheggiando l'Audi.

: - Finalmente – pensò Nightmare. - Non mi sentivo più le gambe -.

Seguimi” mormorò Jonathan, scendendo dall'auto e chiudendo la portiera. Nightmare si guardò attorno: erano in un parcheggio coperto e c'era un fastidiosissimo odore di benzina, misto a smog. Il ragazzo stava camminando velocemente verso un ascensore. Non appena le porte di metallo si aprirono, i due entrarono e calò un silenzio imbarazzante.

Posso sapere dove stiamo andando?” chiese la ragazza, rompendo quell'inquietante mancanza di parole.

Sei dannatamente curiosa” osservò Jonathan, rivolgendole un sorrisetto divertito.

Così dicono..”. L'ascensore si fermò al piano terra e i due ragazzi si trovarono in quella che sembrava in tutto e per tutto l'hall di un albergo. Il giovane dagli occhi di ghiaccio ed i capelli biondi, si avvicinò ad un bancone di legno, pieno di fogli, dietro al quale c'era una ragazza giapponese dai lunghi capelli neri, legati in un'alta coda di cavallo.

Konnichiwa” disse loro, mostrando un sorriso forzato.

Konnichiwa” rispose Jonathan. Nightmare, che non aveva la più pallida idea di cosa si stessero dicendo in giapponese, rimase in silenzio, ad assistere a quel breve scambio di battute, concluso con la consegna di una chiave, nelle mani del biondo.

Arigato gozaimasu” disse, sorridendo.
“Dozo” concluse la ragazza, tornando a controllare fogli e a scrivere chissà cosa. Nightmare scrutò il ragazzo, che le fece segno di salire una scalinata alla loro sinistra.

E l'ascensore?”.

Sei giovane, fai le scale finché puoi permettertelo” replicò Jonathan, ridacchiando. Nightmare, tra le tante altre cose, era pigra.. Molto pigra. Sbuffò, salendo una trentina di gradini, due alla volta, come si divertiva a fare di solito. Nell'arco di dieci minuti, i due si erano ritrovati in questa stanza in pieno stile giapponese, con il tatami incassato nel pavimento ed il soffitto basso. Alla loro destra c'era un quadro, raffigurante un ramo costellato da fiori rosa. La stanza era divisa a metà, grazie all'ausilio di un separé in legno; da entrambi i lati, c'era un futon matrimoniale.

Nightmare si sedette sul fondo del letto, confusa più che mai.

Posso avere spiegazioni, ora?”.

Tieniti forte” rispose Jonathan, sedendosi di fronte a lei e togliendosi i guanti di pelle; facevano parte del suo look, tra il ribelle ed il rockettaro. “Hai vissuto con i tuoi ricordi e con tutto quello che concerneva il tuo passato, fino al 1984. La sera del concerto dei Police, io e te abbiamo iniziato a parlare, a ballare e.. Da cosa nasce cosa..” fece un gesto allusivo con la mano. Nightmare arrossì in volto e lui proseguì nel racconto..

 

Non mi importa, i miei genitori possono sopportare il fatto che io ritardi la mia partenza” mormorò Nightmare, tra un bacio e l'altro. Jonathan rise, stringendola a sé e baciandole il collo, annusando il profumo dei suoi capelli e, poi, assaporando il dolce sapore delle sue labbra. Erano nell'appartamento del ragazzo, a New York, ed il concerto dei Police, la band che nessuno dei due sopportava, ma della quale avevano ricevuto dei biglietti in regalo, si era concluso da poco.

Mi fa piacere.. Ma” il biondo si fermò, sedendosi sul materasso e tirando a sé la ragazza. “In tutto ciò, tra una 'Message in a bottle' e una 'So lonely', io non ho ancora capito come ti chiami”. La ragazza si morse il labbro inferiore, sorridendo.

Nightmare. Il mio nome di battesimo è Josette.. Ma non lo sopporto, non l'ho mai sopportato. Nonostante l'abbia scelto la mia nonna e..”. Nightmare smise di parlare e si sedette, con le mani sullo stomaco. Jonathan la squadrò, senza capire che cosa le fosse successo da un momento all'altro. Notò che, dagli occhi della giovane, avevano iniziato a sgorgare lacrime salate.

Ehi, Nightmare.. Che ti succede?” chiese, asciugandole il viso con le mani. Non sapeva come comportarsi; forse era a disagio e non avrebbe dovuto suggerirle di seguirla a casa sua..

Sono un stupida.. Ho rovinato tutto, perdonami” sussurrò, inspirando profondamente; quella serata non avrebbe dovuto concludersi in quella maniera, per niente. Eppure il ricordo di sua nonna la tormentava di giorno e di notte.

Sicura di non volerne parlare?” chiese Jonathan, puntando i suoi occhi zaffiro in quelli neri di Nightmare.

L'importante è che poi non ti suicidi per la noia..” rispose, tirando su con il naso e maledicendo la sua improvvisa scomparsa di femminilità.

Tranquilla, non succederà nulla di simile” replicò, tentando di infonderle più calma possibile.

Credo che.. Tu conosca perfettamente questo schifo di tornei Tekken o come accidenti si chiamano”. Jonathan annuì; li conosceva, li conosceva eccome. Non erano ancora così famosi – lo sarebbero diventati qualche anno dopo -, ma buona parte del pianeta era a conoscenza di questo torneo del pugno di ferro. “E sai anche quale sia il ruolo di Heihachi Mishima all'interno della Mishima Zaibatsu.. Lui è un essere spietato, senza cuore, che sarebbe in grado di uccidere a mani nude chiunque lo contraddica..”. Jonathan sapeva perfettamente di chi stesse parlando, purtroppo. Incitò Nightmare a continuare con il racconto. “Tre anni fa, Heihachi ha mandato i suoi soldati a casa mia. Non so per quale motivo.. Stavano cercando mia nonna. Lei mi ordinò di nascondermi dietro il mobile, accanto alla lavatrice, dicendomi che sarebbe tornata il prima possibile. Mi diede il divieto di uscire da lì; non dovevo muovermi per nessuna ragione al mondo. Le promisi che non le avrei disobbedito..”. Nightmare si fermò, tentando di calmarsi e smettere di singhiozzare. Aveva paura che Jonathan non stesse capendo niente delle sue parole, sembrava una radio rotta. “Potei vedere tutto, tutto. Da quando la gettarono a terra, puntandole il fucile alla tempia e minacciandola di morte se avesse fiatato, a quando le misero le manette e la trascinarono via. E poi..” deglutì, senza smettere di martoriare le sue mani. “Poi la sentii urlare il mio nome, Josette. Infine ci fu uno sparo..” riprese a piangere; odiava immensamente quelle calde gocce di acqua e sale. Riprese il controllo di sé ed assunse un tono forte, sicuro di se stessa. “Io non so come, non so quando.. Ma un giorno, un giorno non molto lontano, avrò la mia vendetta su Heihachi e tutta la Mishima Zaibatsu. Ogni singolo membro di questa corporazione dovrà morire e soffrire infinitamente”.

Io ti capisco.. Ti capisco fin troppo bene. Ma la mia storia, per ora, non importa. Nightmare..” disse, prendendole le mani, fredde e inumidite dall'ansia e dalla prepotenza con cui era stata assalita dai ricordi. “Se deciderai di venire con me, potrai vendicare tua nonna e, te lo assicuro, uccideremo insieme quello schifo di uomo chiamato Heihachi. Devi solo volerlo”.

Lo voleva, lo voleva eccome. Per tutto quel tempo, era stata semplicemente in grado di autocommiserarsi, mentre i genitori le dicevano che non era in grado di affrontare un torneo simile; aveva solo preso delle lezioni di karate da sua nonna, e lì c'erano assassini spietati, che non si sarebbero fermati di fronte ad un bel faccino e ad un cuore spezzato. Probabilmente avrebbero usato entrambe le cose a loro vantaggio.

Io lo voglio, Jonathan. Più di qualsiasi altra cosa al mondo” rispose lei, più convinta che mai.

E allora preparati: avrai la tua vendetta”.

 

E poi? Poi che cosa successe?” domandò la ragazza, aggrappandosi al braccio di Jonathan.

Il resto te lo racconto domattina, sono stanco morto e ho bisogno di dormire” le rispose, stiracchiandosi e sbadigliando contemporaneamente. La stava prendendo in giro?

No, non puoi interrompere il racconto ora che.. Ora che mi ricordo tutto quanto!” replicò, per poi rendersi conto di stare urlando. Abbassò la voce, imbarazzata, e riprese a guardarlo in cagnesco. “Ho bisogno di sapere cosa sono, come lo sono diventata e perché siamo qui”.

Per le prime due domande, risponderò volentieri tra qualche ora di sonno. E per l'ultima.. Pensaci un po' su. Secondo te perché sono venuto a cercarti, proprio quando Jin Kazama ha annunciato l'ennesimo torneo Tekken?” chiese, arcuando il sopracciglio destro. Nightmare rimase spiazzata.
“Ma.. E' Jin che organizza il torneo, non Heihachi..”.

Non volevi distruggere l'intera Mishima Zaibatsu? Un passo per volta dolcezza. Ti ho promesso la tua vendetta e, se c'è una cosa che io faccio, è mantenere le promesse” concluse, liberandosi della giacca di pelle, delle scarpe, e distendendosi sul suo futon.

: - Nonna.. Spero che tu non mi stia guardando, ovunque tu sia, mentre combino questa follia.. In caso contrario.. Perdonami -. 

 

Nota dell'autrice:

Ta daa! Complimenti a tutti i sopravvissuti che sono giunti fin qui! Spero che questo capitolo vi sia piaciuto. Ringrazio infinitamente Lady Phoenix per la recensione lasciata per il prologo, e tutti gli altri lettori silenziosi che si sono limitati a leggere (e a fare una faccia schifata, probabilmente). Aggiornerò tra poco quindi.. Stay tuned!

Rosie

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Capitolo 3
*** Capitolo II ***


"Josette, tesoro, che cosa hai combinato?".

"Nonna.. Nonna, lo so che non hai mai voluto che io partecipassi a questo torneo, ma..".

"Non ti sei ancora iscritta, Josette, sei ancora in tempo. Inoltre non sei obbligata. Non devi sprecare il tuo talento e quello che sei, per ciò che è accaduto un sacco di tempo fa..".

"Effettivamente, nonna, non sono obbligata. Voglio farlo perché il mondo è in stato pietoso solo ed esclusivamente a causa della Mishima Zaibatsu. Heihachi e i suoi soldati sono un altro paio di maniche.. Ma sappi che ti vendicherò, qualsiasi cosa succeda".

"Josette.. Hai sempre avuto un carattere forte. Non siamo mai riusciti a farti cambiare idea. Ancora mi ricordo le tue continue discussioni con tua madre.. Quindi non cercherò di persuaderti a lasciar perdere, non ci riuscirei. Stai attenta, te ne prego. Se dovesse succederti qualcosa.. Non potrei mai perdonarmelo. Fai attenzione bambina mia".

"Farò attenzione, nonna. Te lo prometto".

"Mi raccomando di stare attenta anche a Jonathan".

"E perché mai? E' una cattiva persona?".

"No, stai attenta a non perderlo di vista. Ti aiuterà più di quanto tu possa immaginare".

Nightmare annuì.

"Stai bene di là, nonna?".

"C'è tutto quello di cui ho sempre avuto bisogno. Si sta bene.. Sinceramente, per tutte le cattiverie che dicevo sulla vicina di casa, non pensavo di finire qui" rispose, ridendo. Nightmare accennò una risata. La donna anziana riprese a parlare: "Non lasciare che la tua natura prenda il sopravvento. Ricordati quando ti ho insegnato a tenere sotto controllo tutto, nelle nostre prime lezioni di karate. Non ho nient'altro da dirti, Josette. Ti voglio bene tesoro.. Buona fortuna".

"Te ne voglio anche io, nonna. Grazie".

 

Nightmare spalancò gli occhi, svegliandosi all'improvviso da quello strano sogno. Erano passate cinque, forse sei ore da quando si era addormentato Jonathan. Non sarebbe riuscita a rimanere molto altro tempo lì, con le mani in mano e gli occhi fissi sul soffitto. Doveva sapere, voleva sapere. Si stiracchiò e abbandonò il futon, aggiustandosi la maglietta che aveva indosso. Si guardò velocemente allo specchio di fronte a lei; indossava una maglia nera con uno scollo a barca, molto semplice, scoperta sulla schiena. Portava dei pantaloni di pelle, anch'essi neri, piuttosto attillati e, ai piedi, dei sandali con circa cinque centimetri di tacco. I capelli, lunghi e corvini, ricadevano sulle sue spalle, ricci e incontenibili come sempre. Era un po' una sua caratteristica. Gettò un ultimo sguardo sul suo corpo sottile, per poi guardare il ragazzo dagli occhi di ghiaccio, che dormiva, abbracciato al cuscino. 

"Jonathan.. Jonathan" mormorò, mettendogli una mano sul braccio. Dato che non ebbe nessuna reazione, iniziò a scuoterlo più forte. "Jonathan!" esclamò. Il biondo si sedette di scatto.

"Chi c'è, che è successo, chi è morto, che hai fatto?!" domandò, guardandosi attorno spaventato, per poi puntare i suoi occhi in quelli di Nightmare. "Ah. Sei tu" osservò, poggiando la schiena al muro e stropicciandosi gli occhi.

"Hai dormito a sufficienza. Adesso ho bisogno di sapere la verità".

"Buongiorno anche a te" rispose divertito, ma al contempo scocciato. Di certo non era piacevole per nessuno essere svegliato in quella maniera. "Dove ero arrivato?" chiese, grattandosi la nuca. "Ah giusto, a quando ti avevo detto che avevo trovato la maniera perché tu avessi la tua vendetta. Beh, le cose poi sono andate così..".

 

I due ragazzi ben presto arrivarono in uno dei peggiori quartieri di periferia. Nightmare si guardò attorno, stringendosi tra le spalle.

"Dove.. Dove siamo?" domandò a Jonathan, mentre il ragazzo girava a destra, entrando in una via buia.

Stai tranquilla, so benissimo dove siamo..” mormorò il giovane, bussando a quella che – Nightmare non ne era sicura, siccome non si vedeva nulla - era una porta di legno. Dopo qualche secondo comparve, sulla soglia della porta, un uomo di circa quarant'anni - anche se ne dimostrava parecchi di più - con dei capelli brizzolati, più che spettinati. Aveva l'aspetto di uno che aveva appena messo le mani nella presa della corrente. Portava degli occhiali a goccia che sembravano enormi su quel viso così smunto e sottile. Era di corporatura gracile e di altezza media.

Posso esservi utile?” chiese, scrutando i due ragazzi. 

Dottor Boskonovitch, siamo qui per una questione importante, solo lei può darci una mano..” rispose Jonathan, sperando e pregando che fossero tutte vere le voci che circolavano su quell'uomo. Si diceva che fosse un genio, che amasse sperimentare, creare robot, inventare mille congegni in grado di fare qualunque cosa.

Accomodatevi”.

 

“Quindi, fammi capire.. Siamo andati da questo pazzo fuori di testa, solo per parlargli dei miei problemi?”.

“Stai zitta e fammi continuare la storia, è la parte più importante! Beh, rimanendo molto sul generale, gli abbiamo raccontato che cosa ti era successo. Non abbiamo fatto il nome di Mishima, ovviamente. Fidarsi è bene, ma non fidarsi è decisamente meglio. Ci aveva chiesto di tornare il giorno successivo, stesso posto e stessa ora. Aveva detto che doveva organizzare qualcosa che avrebbe rivoluzionato per sempre il suo modo di lavorare. Non sarebbe stata una svolta solo per te, ma anche per il suo genio..”.

 

Il Dottor Boskonovitch, dopo averle chiesto mille volte se fosse sicura, fece stendere Nightmare su un lettino in una capsula, il cui interno era ricoperto di aghi. La ragazza deglutì, spaventata, mentre lo scienziato le poneva un aerosol sul viso.

Sei sicura di quello che stai per fare?” le sussurrò Jonathan, prendendole la mano sinistra. La ragazza annuì.

E' per mia nonna”. Non riuscì a dire altro; il sonnifero l'aveva fatta addormentare, trascinandola lontana, nel mondo dei sogni.

Non soffrirà, vero?” domandò il biondo. Il medico fece di no con la testa.

Non sentirà proprio nulla, è sotto anestesia. E se anche fosse, dopo non ricorderà niente, glielo assicuro” rispose, rivolgendogli un sorriso soddisfatto e chiedendogli di allontanarsi. Lo scienziato chiuse la capsula, premette un pulsante sotto di essa, estrasse un telecomando nero dal taschino sinistro, e premette un secondo tasto. Prima che Jonathan potesse fare domande inerenti a tutta quella preparazione, una grossa quantità di fumo bianco iniziò a riempire la capsula, appannando i vetri ed impedendo a chiunque di guardare che cosa stesse succedendo alla ragazza dagli occhi corvini ed una determinazione invidiabile. Da quella scatola di plastica e metallo, si sentiva un suono che ricordava vagamente quello di un trapano.

Dottore, che cosa le sta succedendo?” chiese il biondo, allarmato. L'uomo brizzolato non rispose; premette un altro tasto e, in seguito a ciò, andò via la corrente per qualche istante. Quando si riaccesero le luci, dalla capsula aperta fuoriuscì una grande quantità di fumo. Jonathan, che fino a quel momento era stato costretto a rimanere dal lato opposto della stanza, corse di fronte a Nightmare: la sua pelle era diventata pallida e lei sembrava molto più matura di prima; ogni imperfezione era scomparsa dal suo volto e, sulle sue labbra, c'era dipinto un sorriso che solamente le bambole di porcellana possiedono.

Ecco: aveva l'aspetto di una bambola di porcellana.

Dobbiamo aspettare che si svegli per vedere che cosa è riuscito a farle?” chiese il ragazzo, toccandole una mano.

Non sarà necessario” rispose il medico, prendendo una spranga di ferro e tornando di fronte alla capsula. Che cosa accidenti intendeva fare?

Dottore cosa..”. Jonathan non poté credere ai suoi occhi: l'uomo aveva iniziato a colpire Nightmare, con tutte le forze che possedeva in quelle gracili braccia. Come osava fare del male ad una creatura così bella? Come faceva a ferire una bambola così delicata e preziosa? Non aveva paura di romperla?

Venne fermato dal biondo, che lo guardava con fare assassino. “Che cosa diavolo stava combinando, è impazzito per caso?!” urlò, prendendolo dal colletto della camicia e spingendolo contro il muro.

Signor Phoenix, vede per caso graffi o lividi?” replicò il dottor Boskonovitch, tentando di liberarsi dalla stretta del ragazzo. Lo sguardo di Jonathan si spostò dal viso dello scienziato, al corpo di Nightmare. Era perfetta, esattamente come pochi istanti prima. Nessun taglio, nemmeno l'ombra di una ferita. Era a dir poco sbalorditivo.

Non era diventata un robot o un cyborg, né una sorta di essere telecomandabile.

E allora.. Cos'era?

 

“Esatto, che cosa accidenti sono?”.

“Uff, Nightmare, sei sempre stata stressante ed impaziente” commentò Jonathan.

“Scusami, ma tu non sei quello che non ha la più pallida idea di cosa sia e di come ci sia diventato” replicò lei, incenerendolo con lo sguardo. Il ragazzo le fece il verso, poi rimase in silenzio per qualche istante.

“Quando sei entrata in quella capsula, si sono inseriti, dentro la tua pelle, degli aghi. Non so bene che cosa ci fosse là dentro, ma so che hanno potenziato la tua vista, il tuo olfatto, il tuo udito, la tua forza, il tuo carattere. In poche parole, ti hanno resa la combattente per eccellenza. Hanno azzerato i tuoi ricordi, ma il dottor Buskonovitch ha fallito in una cosa”.

“In che cosa?”.

“Non è riuscito ad azzerare i tuoi sentimenti. Ecco che cosa ti lega indissolubilmente al mondo umano.. Solo quel piccolo, enorme dettaglio. E' anche il motivo per cui, dopo quel giorno, ho deciso di lasciarti andare e di non cercarti, finché non ti saresti abituata alla tua nuova.. Natura”. Nightmare, dopo aver soppesato le parole del suo interlocutore, parlò.

“Spiegati..”.

“Nightmare, tu provavi ancora mille sentimenti. Avevi la stessa sensibilità di una donna incinta. Eri debole, triste, felice, depressa, nervosa, arrabbiata, allegra. Una macedonia di stati d'animo che avresti dovuto imparare a governare. Per il Tekken saresti stata troppo vulnerabile. Avevi bisogno di tempo. Ed ora che il tempo è passato, io credo che tu sia perfettamente pronta per affrontare quel che desideri affrontare da ormai trent'anni. Credi di farcela?”. La ragazza rimase immobile e in silenzio.

Se la sentiva? Era pronta a distruggere la corporazione più forte sulla faccia della terra? Era in grado di penetrare nella Mishima Zaibatsu, di raggiungere Heihachi e di sconfiggerlo? Decise di rompere il silenzio che era andato a crearsi e parlò.

“Sì. Ce la farò”. 


Nota dell'autrice

Eccoci qui al secondo capitolo. Ringrazio enormemente le persone che hanno recensito quello scorso, ovvero Lady Phoenix, Orsacchiotta Potta Potta e Angel Texas Ranger. 

Ci vediamo al prossimo capitolo! 


Rosie. 

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Capitolo 4
*** Capitolo III ***


Nightmare e Jonathan erano arrivati davanti ad uno stadio di dimensioni modeste: lì la ragazza avrebbe dovuto combattere e sfidare un solo avversario per entrare a far parte del torneo. Sarebbe stato una sorta di biglietto da visita.

"Sei pronta?" le chiese il biondo, cercando di sorriderle e darle più calma possibile.

"Sto per vomitare".
"Vuol dire che sei pronta. Coraggio, andiamo". Le prese la mano e si avvicinarono ad uno stand. C'era un uomo alto forse due metri, completamente tatuato se non in viso, e con un piercing al sopracciglio. Nightmare deglutì.

"Nome" ruggì la montagna, con una voce così forte e profonda da far gelare il sangue nelle vene,

"N-Nightmare" balbettò lei, maledicendo con tutta se stessa quell'insopportabile ansia. Da quando si faceva spaventare da un metallaro palestrato?

"Partecipa anche lui?" continuò, indicando Jonathan.

"No. La sto solo accompagnando" rispose il biondo, digrignando i denti: Nightmare gli stava infilando le unghie nella mano.

"Bene. La ragazza deve andare di là. Tu vai sulla tribuna" concluse, segnando qualcosa su una cartelletta. La ragazza dai capelli corvini gettò un ultimo sguardo preoccupato al suo accompagnatore, che le fece l'occhiolino.

"Andrà tutto bene" disse infine, prima che le loro strade si dividessero.

: - E' per mia nonna.. E' per mia nonna - si ripeté la giovane, camminando a passi lunghi e ben distesi nella direzione che la montagna tatuata le aveva indicato. Ben presto giunse in una grossa sala, nella quale c'era un'ottantina di combattenti ed aspiranti partecipanti. - In che guaio mi sono cacciata.. -. Non poté fare in tempo a concludere il suo pensiero, che una mano le si poggiò sulla spalla destra, facendola voltare di scatto. Tanto il suo battito cardiaco, ormai, era totalmente fuori controllo. Si ritrovò di fronte ad una ragazza alta, con indosso sopra un semplice costume oro e sotto un paio di pantaloni costellati da paillettes, argento. I capelli erano di un castano chiaro, legati in una coda di cavallo, e gli occhi, color nocciola, la stavano scrutando attenti. A giudicare dalla pelle, la giovane doveva essere brasiliana.

"Tu sei uno dei tanti volti nuovi qui" commentò, sorridendo e porgendo la mano a Nightmare. "Io sono Christie, Christie Monteiro". Nightmare si chiese se fosse giusto fare amicizia con una persona che, molto probabilmente, avrebbe dovuto pestare a sangue prossimamente. Ma sì, in fondo aveva bisogno di distrarsi un po', il terrore la stava divorando e un po' di conversazione avrebbe smorzato l'ansia.

"Nightmare, piacere di conoscerti" disse, dandole una vigorosa stretta di mano.

"Manca poco al primo incontro.. Su quel monitor" iniziò a spiegare la brasiliana, indicando uno schermo appeso al muro, "Appariranno i nomi, a coppie, dei partecipanti che dovranno sfidarsi. Qui siamo in un'ottantina.. Entro stasera saremo la metà". Fantastico. Doveva pensare ad altro e l'unico argomento di cui si poteva disquisire era quel torneo.

"Capisco.." mormorò Nightmare, pregando che quel solletico alla bocca dello stomaco sparisse subito.

"Silenzio, la clessidra sta girando!". Che clessidra?

"Ecco, ci siamo.." bisbigliò Christie, voltandosi verso il monitor. Nightmare fece altrettanto. Sullo schermo era comparsa una clessidra che stava girando: stava estraendo i primi due nomi.

"I primi due concorrenti selezionati sono Bob Richards e Alicia Yoko" annunciò una voce metallica, proveniente dall'altoparlante. La brasiliana si avvicinò all'orecchio di Nightmare.

"Quello lì è Bob" sussurrò, indicando un uomo ben piazzato dai capelli biondi e riccioluti ed un pizzetto sul mento. "Ha vinto l'ultimo torneo.. E' parecchio tosto".

"E su Alicia che cosa sai?".

"Non ne ho idea, è nuova. Non l'ho mai vista prima d'ora" rispose, facendo spallucce. Dallo schermo scomparvero i nomi dei due sfidanti e comparve l'immagine dello stadio, nel quale si sarebbero dovuti scontrare. Nella sala tutti non avevano la minima intenzione di togliere gli occhi da quel monitor. Nemmeno Nightmare, che si stava chiedendo se sarebbe tornata a casa viva e vegeta.

Dopo nemmeno due minuti, Bob e Alicia, una ragazzina cinese particolarmente gracile e anche piuttosto bassa, si trovarono l'uno di fronte all'altra.

“Lo scontro inizierà tra tre, due, uno”. Si sentì un suono acuto, segno che il round era cominciato. Alicia non aspettò molto: con uno scatto felino, si abbassò e diede un calcio allo stinco del suo avversario che, per tutta risposta, scoppiò a ridere. La ragazzina non si fece scoraggiare da quella strana ed inaspettata reazione; fece una capriola per spostarsi dietro a Bob, forse sottovalutando la sua velocità nei riflessi, ma non si rese conto di stare commettendo un errore madornale: non appena tentò di tirare un altro calcio dritto nello stomaco del biondo, quello la prese dalla gamba e la gettò a qualche metro più in là. Alicia atterrò, portandosi una mano sulla schiena.

“Ragazzina.. Perché non sei rimasta a casa a collezionare figurine?” chiese divertito. La cinesina non accettò di essere umiliata in questa maniera: prese la rincorsa e finì per gettare a terra Bob, per poi saltargli con i piedi sullo stomaco con tutto il suo peso. Il ragazzo non gliela diede vinta: mentre era ancora a terra e sputava un grumo di sangue, riuscì a tirarle un calcio nella caviglia, facendola cadere. Prima che potesse reagire in qualche maniera, Bob le tirò un solo pugno in faccia: questo bastò per farle perdere i sensi e a decretarlo il vincitore.

“Bob Richards è ufficialmente entrato a far parte del torneo del pugno di ferro” annunciò la stessa voce metallica di prima.

“Deludente come primo scontro.. Quella ragazzina non era in grado di combattere, si capiva lontano un chilometro” mormorò Christie, scuotendo la testa. Nightmare si limitò ad annuire, ma non riusciva a spostare lo sguardo da quel monitor, sul quale era nuovamente comparsa quella clessidra. Nulla, il suo nome non era ancora comparso dopo otto scontri. Finché..

“I concorrenti selezionati sono Nightmare e Zafina”.

: - Ha detto il mio nome. Ha detto il mio nome... -.

“Buona fortuna Nightmare” le augurò la brasiliana, sorridendole. 
“Grazie” bisbigliò lei, preparandosi psicologicamente. Aprì la stessa porta che avevano aperto tutti i precedenti sfidanti, camminando per un lungo corridoio e giungendo, finalmente o purtroppo, nello stadio.

: - Andrà tutto bene.. Devo farcela, io ho una missione -. Gettò un occhio nelle tribune, cercando disperatamente il volto di Jonathan; qualcuno di familiare l'avrebbe calmata, almeno un pochino.

“Lo scontro inizierà tra tre..”. Davanti a lei comparve una ragazza egiziana, a giudicare dall'abbigliamento.

“Due”. Si sgranchì le mani e squadrò Nightmare dalla testa ai piedi, con un sorriso beffardo sulle labbra.

“Uno”. E poi quel suono acuto, che tirò fuori quel lato di Nightmare, la quale fece una verticale all'indietro nell'esatto momento in cui Zafina le era corsa incontro, beccandola in piena faccia.

: - Okay, inizio decente -.

La sua avversaria, nonostante stesse sanguinando dal naso, riuscì a darle un forte colpo alla gola, smorzando il respiro a Nightmare, che deglutì più volte per assicurarsi di avere ancora il collo. Insistette su di lei e la colpì alle caviglie, per poi darle una gomitata in viso e scaraventarla a terra.

: - Come non detto -.

L'egiziana vide la nemica rialzarsi e, con un movimento più veloce della luce, si abbassò , dandole un calcio al ginocchio. Aveva la stessa agilità di un gatto. Nightmare, dopo essere caduta nuovamente a terra, si rialzò di scatto e affondò il pugno destro nella guancia di Zafina. Non poteva essere battuta durante quello stupido round: non era nemmeno entrata a far parte del torneo, quelle erano solo le selezioni!

: - Stavolta non hai fatto in tempo a spostarti. Così impari a togliermi il fiato -.

Adrenalina, adrenalina pura scorreva nelle loro vene.

Senza darle il tempo di fare altre mosse feline, Nightmare insistette sulla faccia, per diminuire i suoi riflessi e sconfiggerla. Dopo aver avuto il sospetto di averle sfondato il setto nasale, le diede un calcio al fianco, fece una piccola capriola e le diede il colpo di grazia, con una ginocchiata nella pancia.

Iniziò il conto alla rovescia e Nightmare, per essere sicura che Zafina non si rialzasse e ricominciasse a infliggerle colpi, la girò, mettendosi a cavalcioni sulla sua schiena e bloccandole i polsi al suolo.

“Nightmare è ufficialmente entrata a far parte del torneo del pugno di ferro”.

Aveva vinto. Non ci poteva credere.

Scese dalla schiena dell'avversaria, ormai completamente senza forze. Sul campo giunsero due uomini con una barella, sulla quale misero Zafina e la portarono via. Finalmente Nightmare incrociò lo sguardo di Jonathan, che batteva le mani e sorrideva. In fondo era solo grazie a lui se ce l'aveva fatta..

“Prego, mi segua pure”. Nel campo visivo della vincitrice comparve un uomo in smoking, estremamente elegante e senza un capello fuori posto. Nightmare lo seguì in una stanza con aria condizionata, sicuramente più accogliente e luminosa di quella in cui era rimasta nell'attesa dell'incontro. “Qui può chiedere bibite e cibo, nell'attesa che si liberi la sua stanza in hotel”.

Quella gentilezza, troppo falsa per essere vera, turbò la ragazza, che si limitò a ringraziare e a sorridere, ponendo fine a quella conversazione. Aveva bisogno di riposo, lo scontro e la paura l'avevano distrutta, ma non sentiva ancora nessun dolore proprio grazie all'adrenalina.

E pensare che quello era solo l'inizio.. 

 

Nota dell'autrice:

*saltella* Nightmare è entrata nel torneo, lallalla *inizia a scappare dopo aver visto i medici del manicomio*

Ci vediamo al prossimo capitolo, pubblicherò presto, promesso! ;) Grazie mille a Lady Phoenix, Orsacchiotta Potta Potta e a Angel Texas Ranger che hanno avuto la pazienza di recensire i precedenti capitoli.

Sayonara!

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Capitolo 5
*** Capitolo IV ***


"Si può?". Jonathan comparve nella stanza nella quale era stata portata Nightmare. Erano passati venti minuti e ancora non si avevano notizie sulla sua famosa camera d'albergo. Il problema era che aveva la vista annebbiata e si stava per addormentare e non avrebbe fatto una bella figura ad essere trascinata in hotel. Insomma, che razza di combattente senza scrupoli cade nelle braccia di Morfeo dopo uno scontro durato un paio di minuti? 

"Certo che sì. Almeno, per me va bene, non so se sono d'accordo gli organizzatori o che so io" rispose, accennando un sorriso stanco. Ora sì che si facevano sentire anche i dolori post scontro. C'era un bel livido sulla guancia, a causa della gomitata ricevuta, e zoppicava dal piede destro. La gola, nonostante il forte colpo, era in buone condizioni, anche se non era in grado di urlare.. Ma in fondo non sarebbe servito ad un granché. 
"Credo che non ci siano problemi.. Al massimo mi difendi tu?" chiese lui, sbattendo le palpebre e guardandola con un'espressione da cucciolo abbandonato sul ciglio della strada. La ragazza scoppiò a ridere. Era l'unica persona in grado di infonderle calma. Gli doveva molto. 
"Ma certo, è il minimo che possa fare" rispose, inarcando ancora gli angoli della bocca in un sorriso sforzato e dolorante. Jonathan si sedette di fianco a lei, spostandole una ciocca di capelli dal viso e scoprendo un occhio pesto. 
"Hai un brutto livido.. Appena arrivi in albergo mettiti del ghiaccio.." consigliò, preoccupato. Nightmare annuì. In realtà aveva già provato a metterci una bistecca cruda, ma il dolore era troppo forte. E poi le stava venendo fame. Mettersi cibo sulla faccia non era una buona idea. 
"Ma tu.. Ora che fine farai?". Era la sua unica preoccupazione, altro che ferite. Il biondo sospirò.
"Non sono nel torneo.. E francamente non so nemmeno dove si svolgerà, né se potrò stare in hotel con te, né se potrò vederti..". Era dispiaciuto ed anche la sua interlocutrice non era da meno.
"Beh, ho comunque il tuo numero di cellulare, no? E poi sei tu che mi hai trascinato qui, prenditi le tue responsabilità e stammi vicino!" esclamò, con un velo di ironia.. Ma neanche troppa. Jonathan le diede un leggero bacio sulla fronte, per paura di farle del male. Era ancora la stessa bambola di porcellana di trent'anni prima. Non era cambiata per niente..
"Prometto che non ti lascerò per nessuna ragione al mondo. E..". Non riuscì ad aggiungere altro; nella stanza entrò lo stesso uomo alto ed in smoking. 
"Signorina Nightmare, l'auto per portarla in hotel la sta aspettando qui fuori". E, detto ciò, uscì.
"Sembra simpatico" borbottò Jonathan, ovviamente sarcasticamente.
"Lo è. E' un ex comico, credo di averlo visto in qualche trasmissione del sabato sera". La ragazza si alzò dalla sedia, con la tentazione di insultare il suo corpo in venti lingue differenti. 
"Fammi sapere.. Sono nei paraggi" sussurrò il biondo, sorridendole. Nightmare lo abbracciò con quelle poche forze che aveva ancora a disposizione. 
"Grazie, davvero" bisbigliò. Parlare ad alta voce avrebbe rovinato quel momento, decisamente. 
"Buona fortuna. Spacca tutto, mi raccomando". Entrambi accennarono una risata, poi la giovane abbandonò la stanza, gettando un'ultima occhiata verso Jonathan.

Dopo essere scesa da una limousine - Jin Kazama a quanto pare non badava a spese -, Nightmare fu scortata su un piccolo yacht. E dove accidenti era quell'hotel? Nonostante avesse cercato di ottenere qualche risposta, nessuno le disse niente, se non di attendere l'arrivo e di godersi il viaggio.
: - Io me lo godrei pure il viaggio, se sapessi dove finirò! -. Appoggiò i gomiti su una lastra di ferro, osservando l'acqua e lasciando vagare lo sguardo tra le onde. Sbuffò annoiata e si guardò attorno, incrociando un viso familiare: quello di Christie. Meno male, almeno c'era qualcuno con cui parlare.
"Nightmare, volevo farti i miei complimenti per lo scontro. Zafina è fortissima.. Sei stata una grande" commentò, sorridendole. 
"Il mio collo ne sa qualcosa.. Sulla sua forza, intendo" mormorò ridendo. Tornò seria dopo poco e parlò ancora. "Sai per caso dove finiremo? Perché mi aspettavo di rimanere là a Tokyo e non di finire.. Dove stiamo finendo". 
"Come, non hai ricevuto nessuna lettera dopo lo scontro?". Nightmare fece di no con la testa. Quale lettera? La ragazza brasiliana si affrettò a togliere un foglio di tasca e lo consegnò nelle mani di Night. 
 

"Congratulazioni per essere entrato a far parte del Torneo del Pugno Di Ferro.
Quest'anno le cose saranno un po' differenti. Dopo così tanti anni e dopo così tanti scontri, il nostro pubblico ha bisogno di qualcosa di nuovo.
Il Tekken sarà rivoluzionato.
E' per questo motivo che verrete scortati nell'isola Kazama, acquistata da me, Jin Kazama, proprio in occasione di questo torneo.
Quest'anno tutti i concorrenti dovranno sfidarsi lì, senza un'estrazione per i vari round. 
Mi spiego meglio? 
Tutti voi dovrete sopravvivere.
Potrete essere attaccati dai vostri sfidanti anche all'una di notte, non ci sono regole. 
Sono ammesse armi da fuoco, sono ammessi furti ed utilizzo di automobili.
Nessuno verrà eliminato se dovessero esserci delle vittime. Non ci prenderemo nessuna responsabilità se dovesse accadere qualcosa di simile.
Rimarrete su quell'isola finché non verrà decretato un vincitore.
Per essere squalificati.. Beh, le opzioni sono due: la morte oppure..
Nel momento in cui venite attaccati, parte automaticamente un timer di 5 minuti, inseguimenti esclusi. 
Durante quei 5 minuti, se venite feriti (o uccisi) e rimanete a terra per più di dieci secondi, siete fuori.
Insomma, quella è l'unica cosa che ricorda vagamente le vecchie edizioni del torneo.
Ah, ovviamente, chiunque cercherà di fuggire, la pagherà cara. 
Molto cara.

Il torneo comincerà ufficialmente domattina alle ore 10.00


Ganbatte*


Jin Kazama "


Nightmare non ci poteva credere. Solo una mente perversa come la sua poteva inventare una cosa simile. Era nipote di Heihachi, non c'erano dubbi in proposito. 
"Quindi.. Ci possono ammazzare e gli assassini non vengono buttati fuori dal torneo?" domandò, ancora incredula.
"Purtroppo sì. Tutti dovranno trovare un posto dove dormire e nascondersi.. Sarà terribile. E non possiamo tirarci indietro.. Tutti qui hanno un conto in sospeso con l'intera Mishima Zaibatsu, perciò..". 
"Perfetto.." mormorò, passandosi una mano tra i capelli. Iniziava già a pensare al posto dove nascondersi. Dove poteva trovare delle armi nel caso in cui qualcuno le avesse voluto puntare contro una mitragliatrice? E, su un'isoletta, quant'erano le probabilità di trovare un nascondiglio che non fosse a qualche metro da un possibile nemico mortale?
: - Dove sono finita? -.
"Nighty.. Posso chiamarti così, vero?" chiese Christie. La ragazza annuì sorridente.
"Certo che sì. Nessuno mi aveva mai chiamata in questa maniera" osservò divertita. In effetti non aveva avuto molti.. Amici, dopo essere diventata La Cacciatrice per eccellenza. Evitava chiunque. O forse erano gli altri ad evitare lei? Ora che ci pensava, era l'ipotesi più probabile.
"Mi è difficile fare del male alle persone a cui mi affeziono.. E io mi affeziono facilmente, perciò.. Stai tranquilla, non intendo farti del male o attaccarti nel bel mezzo della notte". Nightmare sorrise. Chissà cosa ci faceva lì una persona così gentile e cordiale come Christie.
"Mi farà decisamente comodo un'alleata su quell'isola" disse infine. 
"La stessa cosa vale per me" concluse la brasiliana, stringendole la mano. 
: - Okay, almeno non rischio di essere picchiata a sangue al ritmo della capoeira... -.


Nota dell'autrice:

Eeeeccoci qui con il capitolo più noioso e breve di tutti! Il prossimo sarà più movimentato, promesso. Qui mi serviva mettere le informazioni necessarie per lo sviluppo della trama e per far capire in cosa consisterà il torneo. *fa gli occhi dolci dolci per tentare di non essere picchiata dai lettori*. Ah, ho messo un asterisco dopo la parola "Ganbatte". E' una parola giapponese che significa "Buona fortuna"/"In bocca al lupo".
 
Come al solito, ringrazio Lady Phoenix, Angel Texas Ranger ed Orsacchiotta Potta Potta.

Alla prossima!

Rosie.

 

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Capitolo 6
*** Capitolo V ***


Sbarcati sull'isola, i concorrenti iniziarono a cercare un posto dove passare la notte, coscienti del fatto che avrebbero dovuto fare i nomadi sino alla fine del torneo.

"Dobbiamo trovare un posto sicuro.. Non possiamo permetterci di fare errori né di essere seguite" disse Nightmare, pensando ad alta voce.

"Già.. Non sono pratica di queste cose, non ho mai fatto la scout" ammise Christie, con un pizzico di ironia. Nightmare accennò un sorriso e cominciò a camminare, senza una meta ben precisa. Dopo forse trenta minuti di marcia senza sosta, avevano attraversato l'isola in diagonale, giungendo sulla spiaggia. "E ora? E' facile essere viste sulla sabbia..". Night non diede molto peso alle parole della sua "alleata": scavalcò una grossa pietra e avanzò sulla spiaggia, scansando qualche alga ed alcuni granchi morti. La brasiliana la stava seguendo, senza sapere bene dove sarebbero andate. E, francamente, nemmeno Nightmare lo sapeva. Quest'ultima si fermò, mettendosi le mani sui fianchi e respirando rumorosamente. Si guardò attorno e, poi, le venne l'illuminazione.

  

"Ti avevo promesso di costruire una casa sull'albero, però ci metteremmo troppo tempo.. E tu vuoi un nascondiglio, un rifugio segreto. Giusto?". Nightmare, che aveva ancora una decina d'anni, annuì. "Bene, allora metti il pareo sulla sdraio, avvisa la mamma che sei con me e poi torna qui sulla riva" le disse la donna, dandole un buffetto sulla guancia. La bimba corse verso l'ombrellone sotto il quale c'erano i suoi genitori.
"Josette, dov'è la nonna?" le chiese la madre, togliendosi gli occhiali da sole e sorridendo alla figlia.

"E' s-sulla riva. V-vuole che v-vada con l-lei" rispose, balbettando come al solito. Era un piccolo difetto che, fino a quel momento, nessun logopedista era riuscito a correggerle. In effetti nessuno mai c'era riuscito, finché non iniziò a praticare il karate, una disciplina che l'aveva liberata da quel fastidioso problema nell'esprimersi. E lo doveva a sua nonna.

"D'accordo tesoro, ma fai attenzione, mi raccomando" concluse la donna, accarezzandole il viso e guardandola allontanarsi. La piccola tornò velocemente sulla riva.

"Eccoti qui. Vieni, seguimi". La nonna di Nightmare entrò in acqua, iniziando a nuotare per qualche metro, seguita dalla nipote, che era una nuotatrice provetta. Dopo un paio di minuti, le due avevano raggiunto gli scogli. La donna si arrampicò, prendendo le mani della sua Josette e aiutandola a fare altrettanto. Camminarono su quelle rocce, attente a non scivolare. Ad un certo punto, l'anziana si abbassò, bussando contro lo scoglio. Nightmare inarcò un sopracciglio, confusa.

"Un secondo solo e ci siamo.. Ecco fatto!" esclamò la donna, rimuovendo una roccia e rivelando una stanza. "Attenta a dove metti i piedi" le raccomandò, entrando. Nightmare, allibita, fece altrettanto, dopo mille e mille esitazioni.

"C-come hai f-fatto?" chiese la bimba, guardando il soffitto e poi le pareti umide. C'era un fastidioso odore di muffa, ma era così shoccata da non accorgersene nemmeno.

"L'abbiamo scoperta io e tuo nonno quando avevamo qualche anno più di te. E' perfetta come nascondiglio segreto, vero?". La piccola annuì, ancora sbalordita.

"M-molto meglio d-della casa s-sull'albero" osservò, sorridendo alla nonna.

"Ce ne sono un sacco di grotte simili, ma nessuno le ha mai visitate. Tuo nonno diceva sempre di controllare alla fine di ogni scoglio, perché le scavature nella roccia sono parecchio comuni. Gli piaceva studiare queste cose.." rimase in silenzio, ricordando il marito e la loro infanzia, passata tra boschi, laghi, montagne, a scovare i rifugi più particolari che la natura avesse creato. Poi la sua attenzione si spostò nuovamente sulla nipote e parlò. "Chissà, magari un giorno potrebbe tornarti utile questa informazione". E, in quel momento, non sapeva quanto sarebbe effettivamente servita un giorno.

 

"Nightmare, ma dove stiamo andando?" chiese Christie, vedendola nuotare.

"Se vuoi sopravvivere, seguimi" le rispose, per poi prendere fiato e tornare sott'acqua.

"Ma certo che voglio sopravvivere, solo che entrare in acque probabilmente piene di squali non mi sembra il modo migliore per continuare a vivere. Oh Nightmare, mi farai andare fuori di testa" borbottò, arrendendosi. Raggiunsero gli scogli e camminarono per altri due minuti. Ormai erano alla fine del percorso, che terminava con un grosso masso, collegato ad una montagna. "E ora?" domandò la brasiliana. Nightmare si pulì le mani sui pantaloni neri che indossava, poi, facendosi forza, spostò quel masso, rivelando un'apertura nella roccia, davanti alla quale scendeva una sorta di piccola cascata. Era il posto perfetto, nessuno mai sarebbe riuscito a trovarle là. "Ma come.. Tu come.. Come facevi a sapere che..".

"Intuito" mentì l'altra, ridacchiando. Christie annuì, con la bocca aperta.

"Già.. Intuito..".

"Dovremo arrangiarci ed improvvisare due materassi.. Le foglie che hai messo nello zaino, venendo qui, potrebbero essere quello che fa al caso nostro. Ma prima abbiamo bisogno di luce, quindi tira fuori anche i rami e mettili lì". In men che non si dica, Nightmare aveva preparato due giacigli ed aveva dato fuoco ai pezzi di legno umidi recuperati da Christie, che aveva passato tutto il tempo ad osservarla, con gli occhi sbarrati. "Beh, buonanotte!" disse infine, stendendosi sulle foglie e pronta ad abbandonarsi senza fatica al mondo dei sogni.

"Anche a te.." mormorò la brasiliana, ancora sotto shock.

 

Dopo essersi stropicciata gli occhi ed essersi resa conto di essere tornata nel mondo dei vivi, Nightmare si alzò controvoglia. Le ci vollero un paio di minuti per realizzare dove fosse finita e quanto sarebbe stata difficile la giornata che stava per affrontare. Christie aveva già abbandonato il suo letto improvvisato. Chissà che ore erano.. Si legò i capelli in una coda di cavallo, inspirò ed espirò profondamente ed uscì. Non sapeva come comportarsi, francamente. Non sapeva nemmeno chi avrebbe incontrato. Era solo sicura di una cosa: avrebbe dovuto difendere la sua vita e compiere il suo obbiettivo.

Si tuffò in acqua e nuotò fino alla riva senza mai alzare la testa: voleva che nessuno vedesse da dove venisse. Giunta sulla spiaggia, Nightmare si strizzò i capelli ed avanzò nella foresta, mettendo un piede dopo l'altro, cautamente.

: - E' fin troppo tranquillo qui.. Dov'è il divertimento su quest'isola? - pensò tra sé e sé, finché non si ritrovò dinnanzi ad un ragazzo alto all'incirca un metro e novanta, dai capelli biondi e dei muscoli ben scolpiti, sull'addome e sulle spalle in maniera particolare. Indossava una camicia bianca, un paio di pantaloni rossi e delle scarpe da ginnastica argentate. Vista la sua postura ed i guantoni rossi che portava alle mani, il giovane doveva essere sicuramente un lottatore di boxe.

: - Finalmente qualcuno -.

“Tu sei quella che ha messo KO Zafina?” domandò, dimostrando di possedere un perfetto accento inglese.

“Sono io, sì” rispose la ragazza, sgranchendosi le mani. 
“Mi dispiace che lei sia l'ultima persona che riuscirai a sconfiggere”.

“Oh ma quanta arroganza per un biondo ossigenato” replicò Nightmare, rivolgendogli un sorrisetto furbo.

“Cominciamo, non ho molto tempo da perdere. Ho deciso di mandare a casa una decina di persone oggi”. 
“Posso sapere chi mi vuole far prendere una nave per partire da quest'isola?” chiese la ragazza.

“Steve. Steve Fox” concluse lui, prima di avvicinarsi all'avversaria e tentare di sferrarle un pugno che, Nightmare, riuscì a parare, rispondendo con un calcio nel fianco. Il biondo reagì come se fosse appena stato punto da una zanzara, pertanto tirò un bel pugno nello stomaco della nemica. Questa sputò a terra, per poi rivolgergli un'occhiataccia.

“Ma come, tua madre non te l'ha detto che non si picchiano le signore?” domandò retoricamente, dandogli un bel calcio nella caviglia destra ed una gomitata alla spalla sinistra, contemporaneamente schivando un gancio sinistro che avrebbe dovuto raggiungere il suo naso.

“Tu non sei una signora, basta vedere come vai in giro” commentò, riuscendo a colpire Nightmare alla mandibola, dal lato destro, e costringendola ad abbassarsi velocemente, per evitare la medesima sorte alla sua guancia sinistra.

Lei, portando la schiena a terra, spinse contro il petto di lui con entrambi i piedi, facendolo cadere rovinosamente al suolo. Steve si rialzò e cominciò a colpire velocemente viso, collo e spalle di Nightmare che, stanca di questa lunga sessione di pugni, riuscì a dare una fortissima pedata al ginocchio del pugile, facendolo inginocchiare.

“Visto, finalmente hai capito che, di fronte ad una vera signora, bisogna inginocchiarsi” commentò la ragazza, schivando un pugno nello stomaco e dandogli una ginocchiata nei denti.

: - Il mio lavoro è terminato. - pensò, allontanandosi di qualche passo.

“No, non così in fretta, signorina” urlò il pugile, sputando un dente tra le foglie e correndo verso Nightmare, colpendola al naso e facendoglielo sanguinare copiosamente.

“Dannazione” farfugliò lei, mentre la vista le si appannava a causa delle lacrime, uscite involontariamente. Purtroppo questo fu un punto che andò a suo svantaggio e Steve ne approfittò immediatamente, tirandole un altro gancio nello stesso identico punto ed un altro paio nello stomaco.

: - Basta, questo biondino mi ha stancata. Il naso è la parte del mio viso che preferisco, non intendo farmelo rompere -.

Nightmare, tirando un alto calcio, riuscì a disorientare il pugile, colpendogli il braccio destro. Poi, unendo entrambe le mani in una sorta di grande unico pugno, le affondò nello stomaco e successivamente insistette sul viso, in modo tale da costringerlo a coprirsi. Perché tutto quell'accanimento sul volto dell'avversario? Nightmare, da brava osservatrice quale era, aveva notato che Steve non era in grado di tirare calci, e che tutta la sua potenza era concentrata su braccia e mani. Se quelle fossero state occupate a difendere la faccia, allora lei ne avrebbe approfittato per qualche calcio nei fianchi, sulle ginocchia e, colpo di grazia, sulla schiena.

E fu esattamente quello che accadde.

Il pugile si ritrovò a terra, esausto, sputando saliva mista a sangue e tenendo gli occhi chiusi. L'avversaria, finito il conto alla rovescia che era partito dall'altoparlante situato sulla cima di un albero vicino, si mise all'altezza del viso di Steve. Lo tirò a sé, prendendolo dal colletto della camicia, e lo guardò nelle iridi di un blu chiaro.

“Vedi, tutto questo non sarebbe successo se tu fossi stato un galantuomo” concluse infine, divertita, lasciando la presa; il cranio del pugile colpì il suolo, provocandogli un terribile mal di testa. Ormai era senza forze. Nigthmare si allontanò alla ricerca di un altro avversario, soddisfatta di quell'eccitante scontro.

 

Nota dell'autrice:

Ben arrivati alla conclusione di questo quinto capitolo! Come al solito ringrazio le mie fidate Lady Phoenix, Orsacchiotta Potta Potta (che l'ha anche messa nelle seguite e per questo motivo la adoro immensamente u.u) e Angel Texar Ranger, che hanno la pazienza di recensire e leggere sempre :) E un ringraziamento anche per la mia migliore amica (Vava_95 su EFP) che, anche se non sa un fico secco su Tekken, mi sopporta durante i miei scleri su questo fantastico videogioco :3


Alla prossima, fatemi sapere!

 

Rosie

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Capitolo 7
*** Capitolo VI ***


Nightmare, tentando di non dare ascolto ai dolori sparsi per il suo corpo, continuò a camminare, attenta a cogliere ogni minimo spostamento d'aria, per non essere presa alla sprovvista da nessuno. Non poteva permettersi nessuna distrazione per nessun motivo al mondo. D'un tratto, sentì un veloce spostamento di un ramo, seguito dal rumore di un corpo che, dopo aver fatto un salto, era tornato con i piedi al suolo. La ragazza si girò di scatto, portando le mani all'altezza del petto, pronta a difendersi e a scagliare il primo gancio al suo prossimo avversario. Prima di poter fare qualcosa, però, nel suo campo visivo apparve un canguro, con un piccolo nel marsupio. La stavano osservando con la testa di lato. Nightmare si portò unamano   sul cuore.

“Che spavento. Credevo che fosse chissà chi e invece.. Ciao piccoli  , che ci fate su quest'isola? Non credevo che ci fossero anim”. La povera giovane, però, non riuscì a concludere la frase: il canguro più grande le aveva appena tirato un pugno sul labbro, molto probabilmente tagliandolo. Night sgranò gli occhi.

: - Che dolore atroce! Ma nemmeno il biondino di prima era così forte! - pensò tra sé e sé, reagendo immediatamente con un gancio sul muso. Come accidenti si batteva un canguro? L'unica cosa che sapeva su questi marsupiali era che saltavano ed erano originari dell'Australia, tutto qui. Sicuramente c'era dietro la Mishima Zaibatsu: nessun canguro si sveglia alla mattina e decide di andarsene in Giappone per iscriversi ad un torneo.

Forse

L'animale si preparò a colpire nuovamente e iniziò a scagliare una cascata di pugni, tutti evitati da Night, che ancora non sapeva se il WWF l'avrebbe denunciata o meno.

: - Come caspita faccio a picchiare un canguro? Ahh, nonna, lo faccio solo per te -.

La ragazza decise di adottare una nuova tecnica: anziché rimanere sempre di fronte all'avversario con un susseguirsi di colpi e parate, scivolò a terra e si ritrovò alle spalle del canguro. Prima che questo potesse girarsi, Nightmare riuscì a stringergli le braccia al collo. Tenne l'animale stretto a sé, girando su se stessa, per poi lasciarlo cadere a qualche metro di distanza. Doveva ammetterlo, era parecchio divertente avere tutta quella forza in corpo.

“Negli zoo dicono di non dar da mangiare agli animali, non che non si possa picchiarli..” commentò Night, per evitare di stare a sentire i suoi sensi di colpa per quello strano combattimento. Il canguro sembrò non essere molto stordito dalla mossa, tant'è che, rialzandosi, prese la rincorsa e finì per dare un bella zampata, con gli arti inferiori, sul busto di Nightmare, che cadde a terra, sbattendo la spina dorsale contro un masso.

“Diamine, che male!” urlò, massaggiandosi la schiena. In men che non si dica, però, il suo avversario fece un salto, per finirle addosso con tutto il suo peso.. Ma non riuscì nell'intento, siccome la ragazza riuscì a rotolare alla sua sinistra ed evitarlo, giusto per un pelo  . “Sei il marsupiale meno adorabile che io abbia mai visto” commentò, riuscendo a dargli un calcio e a parare due ganci che avrebbero dovuto arrivare sul suo viso. “Vediamo se così riesci a darti una calmata, prima di spedirti dal veterinario”. Night riuscì a infliggergli un bel colpo sul naso, grazie all'ausilio del gomito. In teoria, la maggior parte degli animali tiene molto al proprio naso, siccome permette loro di orientarsi, trovare cibo o fiutare il pericolo. E, come la ragazza si aspettava, il canguro pugile si abbassò, portandosi entrambe le zampe anteriori sul muso. Nightmare alzò il ginocchio, con l'intenzione di continuare a colpirlo, ma il marsupiale non era dello stesso parere: girò la coda, tenendola sempre al suolo, e colpì i piedi dell'avversaria, facendola cadere a terra e, finalmente, riuscendo a saltarle addosso. Night non riuscì a trattenere un gemito di dolore: quell'animale pesava molto, molto più di quanto pensasse. Aveva bisogno di trovare qualcosa che le permettesse di liberarsi di quel peso: girò la testa verso destra e puntò lo sguardo verso un grosso ramo. Allungò il braccio, lo prese in mano e colpì il canguro con tutte le forze che aveva. Il suo nemico si ritrovò a terra e, nonostante trovasse ancora terribile il fatto che stesse picchiando un animale, continuò a dargli bastonate, finché l'animale non perse i sensi. Nightmare abbassò lo sguardo nel marsupio e vide che il piccolo si era nascosto; non era giusto fargli del male, d'altronde lui aveva semplicemente assistito alla lotta con dei minuscoli guantoni da box sulle zampette.

“5, 4, 3, 2, 1. Roger è stato eliminato dal Torneo” annunciò una voce, che fece tirare un sospiro di sollievo alla ragazza.

: - 2 in una sola mattinata. Direi che sta andando discretamente bene – pensò tra sé e sé, per poi accorgersi di provare un forte dolore alla schiena, dove era atterrata su quel sasso appuntito. Stava sanguinando, e parecchio anche. Si portò una mano sulla ferita, premendo sulla pelle, sperando che da lì potesse smettere di fuoriuscire sangue. Se avesse trovato un torrente, avrebbe potuto bagnarsi un po' e, il dolore, probabilmente, sarebbe diminuito. Cominciò a camminare, pregando con tutta se stessa di non incrociare un altro concorrente. Date le sue condizioni, sarebbe stata eliminata in quattro e quattr'otto.

: - Devo solo fare silenzio e muovermi il meno rumorosamente possibile.. - si disse e, manco a farlo a posta, le squillò il cellulare, del quale aveva completamente dimenticato l'esistenza. E, soprattutto, non credeva nemmeno fosse sopravvissuto all'acqua del mare. Che fosse indistruttibile?

“Pronto?” rispose, sottovoce, mentre proseguiva, alla ricerca di una fonte d'acqua.

“Nightmare, sono Jonathan. Tu devi andartene immediatamente da quell'isola”.

“Buongiorno, sì, è tutto okay, grazie per avermelo chiesto. Tu come stai?” domandò, ironicamente.

“Nightmare, non sto scherzando, devi andartene subito da quel posto. Rischierai di finire ammazzata” insistette lui. La ragazza rivolse gli occhi al cielo.

“Ti prego, solo per un momento, cerca di non ragionare come un babysitter ma come il ragazzo a cui ho raccontato cos'è successo” replicò, per poi ringraziare il cielo siccome, scostando dei rami, aveva appena trovato un laghetto.

“Sei su un'isoletta sperduta nel nulla, puoi essere uccisa dal primo pazzo killer che è entrato a far parte del torneo e sei tranquilla? Qual è il tuo problema, Night?”. La giovane non poté fare a meno di ridacchiare, mentre si inginocchiava di fronte al laghetto e bagnava la ferita. Strinse i denti: faceva male, faceva malissimo.

“Jonathan, mi dispiace, ma non intendo andarmene da qui per nessuna ragione al mondo. E poi, come fai a sapere che siamo su un'isola e tutto il resto?”.

“Tv. Stanno trasmettendo gli scontri. Posso sapere per quale motivo ti sei lasciata picchiare da un canguro?” chiese, finalmente con un velo di sarcasmo.

“Che? Trasmettono in tv gli scontri?”.

: - Oh Dio, adesso sì che ho un motivo in più per avere un'ansia costante! -.

“Sì.. E fai attenzione, c'è un pazzoide che gira con un mitra. Ha già eliminato tre concorrenti..” spiegò il ragazzo dall'altro lato della cornetta.

“C-che? Mitra? E in che senso eliminati?”. Si rialzò, asciugandosi la schiena. Grazie al cielo il sangue aveva smesso di uscire.

“Non fisicamente.. Anche se c'è mancato poco. Ha semplicemente sparato un proiettile ad uno nella spalla, ad un altro nella gamba e all'ultimo nel fianco. E poi ha continuato a mani nude. E' una tecnica da.. Sadici e perversi”.

: - Bene. Andiamo proprio bene -.

“Posso sapere come si chiama?” domandò Nightmare, preparandosi a dover affrontare un nemico mille volte più forte del pugile biondo e di quel canguro/lottatore di boxe dalle crisi di identità.

“Bryan. Bryan Fury. E' abbastanza alto, è pieno di cicatrici e il suo stile di lotta è la kick boxing. Lo riconosci sia per la bandana rossa che ha legato al braccio sinistro, sia per la risata sadica, che nemmeno i cattivi dei film possiedono. Ah, per non dimenticare le bombe a mano che porta attaccate alla cintura. Non le ha ancora usate, però. Magari sono di bellezza”. La ragazza rimase immobile, con la bocca spalancata e le pupille fuori dalle orbite.

“Tutto qui?” domandò infine, dopo essersi ripresa da quello stato di trance.

“E' di cattivo umore” aggiunse Jonathan, dopo un attimo di esitazione.

“Se gira con un mitra e delle bombe a mano, è normale che sia di cattivo umore, non trovi?”. Nightmare si passò una mano tra i capelli sudati. Non si era accorta di aver iniziato a tremare, sia per la paura, che per la fatica che aveva fatto nell'ultima ora. Aveva bisogno di un posto dover riposarsi e riprendersi e, ora che ci pensava, aveva anche una fame allucinante. “Vado a cercare del cibo.. Impazzirò, me lo sento”.

“Se dovessi cambiare idea, io ti aspetto, vincitrice o meno. Fai attenzione.. Josette” concluse Jonathan, per poi riattaccare. Night rimise il cellulare in tasca ed accennò un sorriso.

: - La farò, Jonathan. Ma solo perché sei tu – pensò, per poi smettere di sorridere come un'ebete e ricominciare a vagare, senza meta. 


Nota dell'autrice:

Bene bene bene, siamo arrivati alla fine del capitolo numero 6. Spero che vi sia piaciuto, altrimenti chiedo umilmente perdono '-'

Ringrazio le persone che hanno recensito i precedenti capitoli, alias Angel Texas Ranger, Lady Phoenix (Lupo Felice ndr) e Orsacchiotta Potta Potta. E un grazie particolare alle ultime due, siccome hanno messo tra le seguite questo obbrobrio di storia <3

Alla prossima!


Rosie

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Capitolo 8
*** Capitolo VII ***


Dopo aver trovato un albero di pesche ed essersi riposata sotto l'ombra di una palma, Nightmare aveva deciso che forse era meglio liberarsi di quegli abiti che le impedivano movimenti più sciolti. Prese quindi i pantaloni di pelle – erano terribilmente pesanti, ma facevano molto rockstar degli anni '80 – e li tagliò con l'ausilio di una pietra piuttosto affilata, riuscendo a ricavare un paio di shorts. La maglia nera, tutto sommato, andava bene e non le era di alcun intralcio. Le scarpe.. Quelle sì che erano fastidiose. Per quale accidenti di motivo aveva deciso di indossare un tacco 5 per andare al torneo?

: - Forse se quell'insopportabile di Jonathan mi avesse dato qualche spiegazione in più, avrei potuto indossare delle converse, no? -. Però in quel momento era inutile piangere sul latte versato. E poi doveva ammettere che potevano sempre rivelarsi un'arma efficace, quei tacchi.

: - Adesso, tutto quello che devo fare è aspettare di incontrare qualche altro pazzo da picchiare a sangue, no? -. Non moriva dalla voglia di ricominciare a combattere, ricevere colpi col rischio di aggiungere altri lividi o tagli a quelli che erano già stati disseminati sul suo corpo. Però, insomma, era su un'isola, che altro sperava di poter fare? Morire di noia non era tra le opzioni. Mentre si chiedeva quante persone fossero ancora lì, senza essere state eliminate, non poté fare a meno di risvegliarsi bruscamente dai suoi pensieri, dato che sentì il rumore di uno sparo, che le fece gelare il sangue nelle vene.

No, non era il rumore di uno sparo, era un suono ininterrotto di venti, trenta, quaranta proiettili, i quali avevano attraversato il legno della quercia di fronte a lei, senza nemmeno sfiorare la sua pelle di striscio. Sentì girare la testa vorticosamente e, presa dal panico più assoluto, cominciò a correre, a correre come una gazzella inseguita da un leone.

“Al diavolo queste scarpe!”. Se le tolse alla velocità della luce, abbassandosi di scatto ed evitando che una pallottola le finisse nella schiena.

: - Alla faccia del pazzoide, maniaco, perverso e sadico -.

In quel momento non poteva far altro che ringraziare il cielo che Jonathan l'avesse portata dal Dottor Boskonovitch: senza di lui, a quell'ora era già bell'e che morta e, senza i suoi sensi sviluppati, non sarebbe stata in grado di evitare nessun proiettile.

Le sue gambe continuavano a muoversi, nonostante stessero tremando, mentre la mitragliatrice continuava a sparare a qualche metro da lei.

: - Finirà quelle maledette munizioni, prima o poi!! -.

E invece no, dopo cinque minuti di corsa, dall'arma di Bryan continuavano ad uscire pallottole. Nightmare era esausta, il suo cuore non reggeva tutto quello sforzo. Ma lui.. Lui non era umano, era impossibile che lo fosse. Non aveva mai rallentato, non aveva mai smesso di continuare a sparare ed alternare il fragoroso suono degli spari, con una risata malefica.

Night decise che l'unica maniera per salvarsi la pelle era quella di affrontarlo. No, in realtà mai e poi mai avrebbe potuto salvarsi del tutto, viste le armi a disposizione di quell'uomo, ma avrebbe dovuto tentare. Si guardò indietro, mentre continuava a correre e a saltare, spesso e volentieri abbassandosi o cambiando direzione per non essere colpita, e notò piacevolmente che Bryan non era alle sue calcagna. Non l'avrebbe vista se avesse deciso di salire su un albero. Così fece, con un'agilità che forse solo lei ed un ghepardo possiedono. Quel.. Cyborg? era giusto definirlo così? si fermò di scatto, a qualche metro dal ramo sul quale era stesa Nightmare, che stava facendo mille sforzi pur di non respirare affannosamente.

“Forza, vieni qui bambolina, voglio giocare un po'”. E ancora quella risata, mentre i suoi occhi stavano scrutando ogni cosa attorno a lui, attenti ed indagatori.

: - 3 -.

Fece un paio di passi, cambiando le munizioni all'enorme mitra che teneva nella mano destra. Lo faceva sembrare così leggero che pareva essere di plastica vuota.

: - 2 -.

Sputò a terra e prese un sorso d'acqua dalla bottiglietta che teneva nella tasca posteriore dei suoi pantaloni, di un verde militare.

: 1 -.

E poi si avvicinò proprio sotto Nightmare, dopo aver appoggiato l'arma ed essersi sgranchito le mani.

: - Pessima mossa, cyborg -.

La ragazza si lasciò cadere, atterrando sulle spalle di Bryan e facendolo cadere a terra, con il busto contro il suolo. Night, a cavalcioni sulla sua schiena, afferrò i capelli del cyborg con le dita e iniziò a fargli sbattere il cranio contro un sasso di dimensioni modeste. Ripeté questa mossa per cinque volte, poi l'uomo ebbe le forze per stendere e portare le sue gambe attorno ai fianchi di Nightmare, rovesciandola e facendola cadere a terra. La giovane, nonostante non si aspettasse una reazione simile, si alzò e riuscì a prendere in mano il mitra, che puntò contro Bryan, indietreggiando di qualche passo. Il cuore le stava per saltare fuori dal petto, anzi, a dire il vero era salito in gola. Il viso dell'uomo era ridotto parecchio male ma, nonostante stesse sanguinando da un sopracciglio, da uno zigomo, dalla bocca e dal naso, rivolse alla sua avversario un sorrisetto soddisfatto, pronto a tramutarsi nell'ennesima, agghiacciante risata.

“Che intendi fare con quello? Sono sicuro che non sei nemmeno in grado di caricarlo. Sei così.. Gracilina” disse, dimostrando di avere una voce forte, profonda, minacciosa ma al contempo controllata.

“Tu dici? Allora, se sono gracilina come dici, come mai riesco a fare questo?” domandò la ragazza, alzando il ginocchio, poggiandovi sopra il mitra e spezzandolo di netto.

: - Dr.Boskonovitch, ovunque lei sia, grazie mille per avermi dato la possibilità di usare anche questi favolosi effetti speciali -.

Bryan non volle dimostrarsi sbalordito, perciò si limitò a fare spallucce.

“Beh, vediamo se sei in grado di combattere, ragazzina” rispose poi, correndo contro Nightmare e colpendola con i pugni forse una quindicina di volte, costringendola ad appoggiare la schiena contro la corteccia di una palma.

: - Questo non scherza, porca miseria -.

Molto probabilmente aveva uno zigomo rotto e i vari colpi presi nello stomaco le avevano fatto venire una nausea allucinante, oltre che renderle faticoso addirittura il respirare.

Finalmente la ragazza riuscì ad uscire da quel circolo vizioso in cui non riusciva a reagire: si abbassò e saltò dietro di Bryan, proprio quando lui stava per farle incassare l'ennesimo colpo. L'uomo urlò dal dolore, poiché beccò il fusto dell'albero. E non solo: con quella poderosa botta, caddero, direttamente sulla sua testa, quattro noci di cocco. Nightmare non riuscì a trattenere una risatina.

“Che dici, robot, sono in grado di combattere o no?”. L'avversario si voltò di scatto, incenerendola con lo sguardo più cattivo che Night avesse mai visto in vita sua.

“Questa la pagherai cara, molto, molto cara!” urlò con una tale potenza vocale e con così tanta cattiveria, da terrorizzare la nemica. Bryan le tirò una ginocchiata nel fianco, facendola cadere a terra dopo averle dato un altro calcio potente prima ancora che toccasse il suolo. Non le diede nemmeno il tempo di rialzarsi: insistette, prima dandole un secondo calcio nella schiena e poi un altro alla pancia, costringendola a piegarsi in posizione fetale e a portarsi le mani all'altezza dello stomaco.

: - Non può finire così, è solo il primo giorno! -.

Dopo aver incassato un'altra pedata, stavolta nello stinco, Nightmare tirò un forte colpo contro la caviglia di Bryan, facendolo scivolare. Doveva trovare la maniera per annientarlo definitivamente perché, lo sapeva, lui non si sarebbe mai arreso per alcuna ragione al mondo.

“Uno sgambetto? Sei patetica” commentò il cyborg, sputando astio insieme alle sue parole.

“Sì, e intanto tu sei caduto” replicò Nightmare, con la giusta dose di menefreghismo. L'avversario si alzò, ancor più arrabbiato di prima, se possibile.

: - Ma certo, che stupida! Come ho fatto a non pensarci prima? -.

La ragazza parò un gancio sinistro, poi si lasciò cadere a terra, in ginocchio, all'altezza della vita di Bryan. Rimosse velocemente la linguetta di una delle tre bombe a mano che l'uomo aveva alla cintura, poi fece una capriola all'indietro e corse per una decina di metri, prima di sentire il rumore di un'esplosione.

“Bryan Fury è stato eliminato dal torneo” annunciò la stessa voce metallica di sempre. La ragazza tirò un enorme sospiro e cadde a terra, senza sensi. 

 

Nota dell'autrice:

Grazie a tutti per non avermi ancora denunciata per danni irremovibili alla vostra incolumità. Un ringraziamento speciale a Lady Phoenix, Orsacchiotta Potta Potta e Angel Texas Ranger per le loro rencesioni sempre positive :)

Alla prossima!


Rosie

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Capitolo 9
*** Capitolo VIII ***


“Nightmare, sarebbe ora di svegliarsi..”.

“Mmhh..”. La ragazza sospirò, aprendo gli occhi e tentando di riappacificarsi con il mondo attorno a sé. Non ci volle un granché per capire di essere tornata nel rifugio suo e di Christie. La brasiliana si stava scaldando le mani davanti al fuoco che aveva acceso. “Che.. Cos'è successo?” domandò, sentendosi come se le avessero azzerato nuovamente la memoria.

“Dopo un combattimento ti ho ritrovata senza sensi. Devi ringraziare il cielo che sia stata io a beccarti, altrimenti ti avrebbero eliminata senza alcuno scrupolo. Soprattutto quel pazzoide con il mitra. Devi decisamente starci attenta” la avvisò, rabbrividendo.

“Bryan?”. Christie annuì e Night accennò una risatina. Ora ricordava tutto.

“Gli sarà impossibile fare lo sborone con i suoi giocattoli. E' fuori dal torneo” le disse, soddisfatta di se stessa. I postumi dei combattimenti si sentivano, ma era ancora viva e nel Tekken, ed era quello che contava maggiormente.

“L'hai battuto tu?” chiese la brasiliana, stupita e al contempo contenta.

“Esattamente. Penso che non gli sarà possibile partecipare ad altre edizioni..” aggiunse Nightmare. Non andava fiera di quello che aveva fatto, per niente. Sua nonna non le aveva insegnato ad uccidere, ma solo ed esclusivamente a difendersi. Si sentiva sporca, ma era impossibile uscirne puliti, da quel gioco.

“Tu sei il mio nuovo mito. Appenderò la tua fotografia nella mia stanza. Voglio un autografo!” scherzò Christie, ridacchiando. “Chi altro hai eliminato?”.

“Steve e.. Com'è che si chiama quell'insopportabile canguro?”.

“Sì sì, ho capito di chi parli. Beh al tuo confronto sono stata una vera dilettante. Sono riuscita a spedire fuori dal torneo solamente un biondino dal dubbio sesso, Leo, ed un'indianina che me ne ha fatte vedere di tutti i colori” rispose, massaggiandosi una spalla. In effetti Nightmare non se n'era ancora accorta, ma la sua alleata aveva parecchie feriti e lividi sparsi per il corpo, incluso un taglio sul sopracciglio. Francamente non sapeva nemmeno com'era conciata lei, ma di sicuro non era in condizioni migliori.

“Andrà meglio domani. Ammesso e concesso che riusciremo ad alzarci. Io ho le ossa che stanno preparando le valigie per andarsene” rispose ironicamente.

“Le mie non sono da meno..”. Nel silenzio che era calato, le due poterono sentire uno scoppio, proveniente dall'esterno della caverna.

“Cos'è stato?” domandò Night, allarmata. Christie si alzò di scatto, finendo di mettersi le garze attorno ad entrambe le mani.

“Qualunque cosa sia, credo proprio che sia qui per noi due” rispose, sottovoce.

: - Cara la mia Nightmare, speravi di poter dormire sonni tranquilli, eh? -.

Non passò molto tempo dalla risposta della brasiliana, quando fece il suo ingresso un enorme e gigantesco robot, dalle fattezze umane. I suoi occhi rossi scrutavano le due, come se stesse leggendo una pagina di un libro.

“Ma che diamine è?” chiese la ragazza dai capelli corvini.

“Jack, alias un robot con un caratteraccio” rispose Christie, poi l'energumeno parlò.

“Obbiettivi individuati, due. Preparazione alla distruzione, attivata” disse, correndo contro Nightmare, dopo essersi premurato di dare un pugno sul viso della sua alleata, provocando un boato terrificante.

: - Ora muoio, ora muoio, ora muoio -.

Il robot la prese per il collo, per poi lanciarla in aria e farla atterrare dall'altro lato del rifugio.

: - Dio mio, mi ha rotto la spina dorsale! -.

Tentò di alzarsi, ma non riuscì nell'intento, e quell'enorme avversario ne approfittò, abbassandosi e prendendola nuovamente tra le mani, come se fosse leggera come una piuma. La strinse e, a Night, sembrò quasi di stare per vomitare ogni organo presente nel suo corpo. Non riusciva più a respirare e le pareva di non vedere più nulla, se non qualche contorno poco definito. Stava perdendo i sensi, di nuovo, però stavolta non sarebbe svenuta, sarebbe morta. Ancora non riusciva a capacitarsi dell'importanza e della profondità di quella parola, nonostante stesse per abbandonare la vita. E la stretta diventava ancor più forte, mentre sentiva le sue ossa sgretolarsi e il respiro mozzarsi all'improvviso.

: - Okay, è stato un piacere vivere. Mondo, fai più schifo di quanto mi avessero descritto quando ero ancora tra le nuvolette con gli angeli. Addio -.

Ma, fortunatamente, quelli non furono gli ultimi pensieri di Nightmare. Christie, con una formidabile rincorsa, era riuscita a saltare al collo di Jack, disorientandolo e facendogli mollare la presa. La ragazza riprese a respirare, mentre tutto il suo corpo stava urlando grida di ringraziamento alla brasiliana, che aveva preso a pugni il cranio dell'energumeno, nella speranza di infliggergli qualche ferita vagamente utile al suo knockout.

“Nighty, lo so che sei un po' scombussolata, ma io non credo di poter reggere per molto altro tempo” gridò l'amica, che sembrava che stesse facendo una sorta di rodeo. Trascinò una gamba e tentò di alzare il braccio sinistro, senza buoni risultati.

: - Sono messa peggio di quanto pensassi -.

Nonostante ciò, era obbligata a dare una mano alla stessa persona che le aveva salvato la vita non una, ma ben due volte.

 

Combatti, forza!”.

Nonna, io sono senza forze, non ci riesco..” replicò Nightmare, con gli occhi pieni di lacrime. Era esausta, gli allenamenti a volte duravano anche tre ore, e lei era arrivata a supplicare pur di avere un po' di riposo, una piccola pausa per riprendere fiato.

Josette, là fuori non ci sono persone che aspetteranno che tu torni in possesso delle tue forze. Devi contare solo ed esclusivamente sulla paura e sull'adrenalina. Devo sentirle scorrere nelle tue vene, devi nutrirti di loro, stringere i denti e affrontare il tuo nemico, finché non sarà a terra. Allora, a quel punto potrai riposarti. Ma, finché non l'avrai abbattuto, non puoi concederti nemmeno una piccola distrazione”. Sua nonna era la donna più dolce sulla faccia della terra, apprensiva e piena di amore per i suoi familiari. Sempre, eccezion fatta per i momenti in cui impartiva lezioni di karate alla nipote. In quel momento diventava la persona più rigida e meno flessibile dell'intero universo. Pretendeva serietà, voleva che la sua Josette raggiungesse determinati obbiettivi. E, tutto sommato, lo faceva per lei, per poterla salvare, nel caso in cui, un giorno, si fosse trovata in pericolo.

La bambina chiuse gli occhi, dai quali sgorgarono le lacrime che si erano già preparate a raggiungere le sue guance rosee e paffute. Le asciugò con le manine e tornò in posizione d'attacco. Alzò la gamba destra, raggiungendo il busto della nonna. Ripeté quest'azione, per poi fare un piccolo giro su se stessa, saltare e colpirla, stavolta decisamente più forte, nello stomaco, bloccandole il respiro. Con il gomito riuscì a parare un affondo dell'avversaria, poi ricambiò il gesto, colpendola e facendole incassare un altro paio di colpi dello stesso tipo. Digrignò i denti, saltò indietro e poi scivolò a terra, prendendole i piedi con le mani e tirandoli con forza. La donna stava per inciampare, quando Josette la prese per i polsi, dopo essersi rialzata alla velocità della luce, salvandola da una rovinosa caduta.

Così si fa, bambina mia. Ora vai a prendere la tua merenda, te la sei decisamente meritata” concluse, scompigliandole i capelli, soddisfatta.

 

: - Al diavolo la stanchezza -.

Decise di mettere a tacere ogni genere di dolore, lasciò che adrenalina e paura scorressero nelle sue vene, e poi partì all'attacco, permettendo a Christie di lasciare la presa. Jack fece per colpirla con un altro dei suoi ganci dall'intensità pari a quella di una bomba atomica, ma Nightmare si abbassò, prima colpendogli le ginocchia, poi attaccandosi alle sue caviglie con le mani, tirandole a sé con così tanta forza, da farlo cadere all'indietro, causando una rottura nella roccia. Era pesantissimo, eccome se lo era. Le sembrava di aver gettato a terra un autobus.

“Dev'esserci un trucco per metterlo ko!” esclamò la brasiliana.

“Acqua! Vai a prendere dell'acqua!” le ordinò, per poi avere la seconda illuminazione della giornata: corse verso il fuoco, prese due legnetti e, prima che l'energumeno riuscisse ad alzarsi, Night glieli mise negli occhi, senza curarsi di spegnere le fiamme prima. Il robot, volando, saltò all'indietro, portandosi le mani sugli occhi ed emettendo un urlo a dir poco preoccupante. Christie tornò dentro con una bacinella di plastica piena d'acqua. Nightmare gliela strappò dalle mani, poi si avvicinò a Jack, gettandogliela sulla testa. Era un robot, avrebbe dovuto farlo andare in cortocircuito, no?

“Controllo del sistema manomesso, spegnimento automatico in corso. Spegnimento riuscito”. Le due ragazze si lasciarono cadere a terra, in ginocchio, esauste.

“Jack è stato eliminato” annunciò la voce dall'altoparlante. Ah, a quanto pare quel rifugio non era così segreto come pensavano e c'erano delle telecamere anche là dentro. Effettivamente c'era da aspettarselo..

“Direi che.. Direi che dovremo decisamente trovarci un altro posto dove nasconderci, che dici?”. Night annuì.

“Credo proprio di sì”.

 

Nota dell'autrice:

Ben arrivati alla conclusione di questo capitolo *tira sospirone di sollievo*. Chiedo scusa per eventuali errori grammaticali, sono esausta e ho scritto senza nemmeno controllare se fosse italiano o arabo '-' 

Il solito ringraziamento va a quelle tre fantastiche persone che sono Lady Phoenix, Orsacchiotta Potta Potta e Angel Texas Ranger.

Alla prossima!

 

Rosie.

 

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Capitolo 10
*** Capitolo IX ***


: - Direi che le cose stanno andando parecchio bene.. Ormai sono passati 5 giorni, durante i quali io e Christie abbiamo cambiato rifugio circa una decina di volte. Siamo vive e vegete e, su quest'isola, iniziano ad esserci veramente pochi altri concorrenti. Ancora non so come faremo, se dovessimo rimanere solo noi due. Sarebbe semplicemente terribile, come caspita faremo a combattere l'una contro l'altra, dopo questa bellissima amicizia che si è creata tra noi? Tra l'altro lei mi ha salvato la vita.. Diciamo svariate volte -. Nightmare decise di smettere di pensare: si girò sul fianco, per poi alzarsi dall'ennesimo letto improvvisato. Era mattina ed era anche parecchio presto, eppure non riusciva a chiudere occhio. Si sciacquò il viso con l'acqua nel laghetto di fronte al loro nascondiglio, poi cominciò a passeggiare. Era così annoiata che avrebbe davvero voluto trovare qualcuno con cui scontrarsi, tanto per fare qualcosa senza attendere che i minuti passassero. 

Calma piatta, dopo ben dieci minuti di passeggiata; credette di stare facendo il giro dell'oca. Tirò fuori il cellulare e compose il numero di Jonathan, che le rispose dopo quattro squilli.
: - Magari ora scopro che stava dormendo e mi manda a quel paese per poi riattaccarmi il telefono in faccia.. -.
"Pronto?".
"Jonathan, sono io" disse, appoggiando la schiena contro un albero e sedendosi.
"Ehilà. Come sta procedendo? Ti avrei chiamata tra poco, giusto il tempo per vedere se di prima mattina sono ancora in grado di parlare" rispose sarcasticamente. Sul visto di Nightmare comparve un sorriso: le faceva terribilmente bene sentire una voce familiare, soprattutto la sua.
"Diciamo che sta andando molto bene.. Anche se mi sto annoiando parecchio, siamo rimasti in quattro gatti..". 
"In effetti siete in.. Un attimo, l'hanno scritto sul giornale" dopo un paio di secondi, nei quali si sentì cadere qualcosa di vetro a terra, il ragazzo parlò. Era un casinista fatto e finito. "Okay, ho l'articolo. Siete in 7". 
"Solo in 7?". 
"Valutando che siete su un'isola nella quale ci si può scontrare a qualsiasi ora e si possono eliminare anche dieci concorrenti a giornata, mi sembra un numero ragionevole dopo quasi una settimana". Non aveva tutti i torti.. 
"Certo, ma oltre a me e Christie, chi è che rim..". Nightmare non poté finire di formulare la domanda: qualcuno le aveva strappato il cellulare di mano, lanciandolo chissà dove tra gli alberi. Si voltò e non riuscì a trattenere un urlo. Davanti a lei c'era un enorme orso bruno con una bandana rossa legata al collo, che stava ruggendole di fronte al viso, mostrando tutta la sua spaventosa e al contempo perfetta dentatura.
: - Canguri e orsi?? Da quando canguri e orsi si iscrivono a tornei del genere?? -.
Rotolò a terra, a sinistra, per evitare una zampata, ma non riuscì a scampare ad una seconda ed una terza, che la fecero cadere sul suolo. 
: - Non solo rischio di essere pestata a sangue, ma anche di essere sbranata. Perfetto, no? -.
La ragazza riuscì a spostarsi appena in tempo, dato che il grosso animale si era già messo a quattro zampe, correndo verso il corpo di Nightmare, che reagì dandogli un calcio sul muso. 
: - Mancano solo cinque concorrenti, non intendo farmi buttare fuori ora da un orso che si spaccia per lottatore di wrestling -.
L'orso rimase immobile, stordito da quel colpo improvviso. Poi ruggì, ancor più forte se possibile, e l'avversaria ebbe la sensazione che le sue orecchie si fossero tappate, tanto quel suono le aveva sconvolto i padiglioni auricolari. L'animale graffiò la schiena di Nightmare, che nel frattempo si era voltata per fuggire - aveva bisogno di tempo per pensare a come salvarsi la pelle, il terrore le stava annebbiando la mente e impedendo di fare mosse che le permettessero di sconfiggere il nemico -. Cadde a terra; quelle unghie erano affilate come coltelli da cucina. Si girò sulla schiena e schivò l'ennesima zampata, che stavolta le avrebbe dovuto tagliare a metà il busto, se l'avesse beccata. Prima che potesse alzarsi, l'orso la prese tra le zampe, infilandole le unghie nella carne e stringendola al petto come se la stesse accogliendo in un abbraccio mortale, e più la stretta si faceva forte, più quelle lame si facevano spazio sotto la sua pelle.
: - Se con Bryan credevo di venire riempita di proiettili e con Jack temevo di morire, stavolta ne ho la certezza -. 
Ma quello che stava pensando era dettato dal suo inconscio: era troppo impegnata a urlare e a contorcersi per il dolore, mentre le sue braccia tentavano invano di raggiungere quelle possenti dell'orso, in modo tale da liberarsi. Niente, era troppo forte anche per lei. 
Le sembrò di percepire il suono di mille goccioline di sangue che stavano raggiungendo il terreno, esattamente come nei migliori film, in cui sparisce la colonna sonora e si possono solo sentire i respiri dei personaggi. 
: - Scusami nonna -.
Tutto sommato poteva ritenersi tranquilla, aveva cercato di fare il possibile e la sua coscienza era pulita.
: - Non sono riuscita nel mio intento.. -.
Non le dispiaceva lasciare quel mondo, saturo di ingiustizie e battaglie perse da collezionare.
: - Però, lo sai, ho fatto di tutto.. -.
Forse.. Forse le sarebbe dispiaciuto non poter più stare accanto a Jonathan. Certo, magari sarebbe diventata una sottospecie di angelo custode per lui o uno spirito che avrebbe continuato a ringraziarlo in eterno per averla aiutata e custodita, ma le cose non sarebbero state più le stesse. 

"Là fuori non ci sono persone che aspetteranno che tu torni in possesso delle tue forze".

Non avrebbe potuto saldare il debito con lui..

"Devi reagire, non devi perdere nemmeno una battaglia. Collezionare sconfitte è come collezionare figurine doppie: è inutile ed insensato".

Non avrebbe potuto dirgli addio..

"Ti ho insegnato a combattere, ad agire sfruttando l'ingegno, a non pensare alla gloria ma solo ed esclusivamente alla soddisfazione che scaturisce da una vittoria, ad abituarti al sapore dolce della lealtà e a disprezzare quello della meschinità".

"Ehi sacco di pulci, non dovresti combattere con qualcuno che sia alla tua altezza?". Una voce raggiunse i timpani di Nightmare. Chiunque fosse, sarebbe stata un'altra persona da aggiungere alla lunga lista di gente che le aveva salvato la vita. La ragazza venne liberata dalla stretta, mentre l'assaliva la sensazione di essersi appena sbarazzata di mille aghi. Si trascinò dietro ad un cespuglio, dal quale tentò di vedere chi le aveva appena risparmiato un biglietto di sola andata per l'aldilà. Vide un alto ragazzo biondo, con dei capelli pettinati a spazzola.. Una spazzola spessa circa dieci centimetri, a dire il vero. Il giovane indossava una giacca di pelle rigorosamente nera, dei pantaloni scuri e degli anfibi dello stesso colore degli abiti. Sulle mani aveva dei guanti borchiati che lasciavano le nocche e le falangi scoperte. Sembrava in tutto e per tutto uno di quei motociclisti duri da sex, drugs and rock n roll. 
L'orso sembrò ridere, ma a Nightmare sembrò troppo assurdo: da quando gli orsi ridono?
: - Da quando si iscrivono a tornei -.
Ci fu un susseguirsi di colpi, incassati e parati, da parte di entrambi. Quello scontro sembrava non concludersi più, finché il ragazzo misterioso non riuscì a dare un calcio perfetto nello stomaco dell'animale, per poi uscirne finalmente vincitore, con tanto di pugno sul naso e bastonata sui denti. Davvero notevole. 
"Era ora. Tra te e tuo padre, non so chi mi abbia rotto maggiormente le scatole". Ci furono altri insulti e commenti sprezzanti diretti all'orso, poi la voce metallica fece interrompere il monologo particolarmente delicato ed educato del biondo.
"Kuma è stato eliminato dal torneo".
"Hallelujah!" esclamò poi, dandogli un sonoro schiaffo sulla schiena e ridendo soddisfatto. "Bravo Paul, hai fatto proprio un bel lavoro". Night arcuò un sopracciglio, poi tossì, attirando l'attenzione del suo ennesimo salvatore. "Ehi, tu" disse quello, avvicinandosi al cespuglio.
: - Ecco, magari ora ne approfitta e mi spedisce fuori dal Tekken.. -.
"Sei ridotta parecchio male.." commentò, togliendosi la giacca di pelle e sfilandosi la maglia grigia che indossava. La strappò, riuscendo a ricavarne una sorta di lunga benda. "Chiedo scusa per il gesto che sto per compiere signorina, ma mi sembra necessario". Detto ciò, alzò leggermente la maglietta di Nightmare, scoprendo numerosi tagli, che coprì avvolgendole il busto con la garza improvvisata, impedendo che morisse dissanguata. "Ecco fatto.." commentò poi, sorridendo. 
"Non so proprio come ringraziarti.." mormorò lei, sorpresa dal gesto.
"Oh figurati. Sono un uomo felice, per oggi ho solo voglia di compiere buone azioni" rispose, ammiccando. La sua interlocutrice non poté fare a meno di sorridere.
"E come mai sei un uomo felice?".
"Perché quel sacco di pulci e suo padre, in ogni santissima edizione del torneo, mi hanno sempre impedito di vincere. Perciò puoi intuire la mia soddisfazione in questo momento".
"E per quale motivo non hai deciso di scontrarti con me, se ci tieni così tanto a vincerlo, questo torneo?" chiese ancora Night. 
"Perché mi hanno insegnato a non barare, per nessuna ragione al mondo. E sconfiggerti mentre sei ridotta in questo stato, significherebbe barare alla grande" disse, con voce saggia, per poi aggiungere. "Ora dobbiamo trovarti un posto dove riposare per oggi. Ci sono in giro persone poco raccomandabili, meglio nasconderti". La prese in braccio, nonostante le lamentele di Nightmare, che insisteva dicendo di riuscire perfettamente a camminare, per poi avviarsi nella vegetazione, alla ricerca del miliardesimo rifugio perfetto.

Nota dell'autrice:

Grazie per aver letto anche questo capitolo :D Grazie mille ai miei recensori di fiducia, alias Lady Phoenix, Angel Texas Ranger e Orsacchiotta Potta Potta.
Al prossimo capitolo, 

Rosie. 

 

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Capitolo 11
*** Capitolo X ***


"Quindi, fammi capire, non hai vinto per colpa di un orsacchiotto?".

"L'orsacchiotto che stava per farti fuori, vorrei ricordarti" replicò Paul, aiutando Nightmare a sedersi su una grossa roccia, in un lato in ombra, sulla spiaggia. Tutto sommato non c'era bisogno di cercare chissà quale nascondiglio, siccome erano rimasti veramente in pochi.

"Oh, come sei pignolo" rispose la ragazza, mantenendo comunque un tono di voce divertito. Quel biondo con i capelli alti più di lui era una brava persona. Inoltre, c'era qualcosa, in lui, che le ricordava qualcuno.. Ma ancora non aveva capito chi.

"Allora, dimmi, Nightmare.. Per quale motivo una ragazza delicata e carina come te si è iscritta ad un torneo di persone brutte e cattive?" domandò incuriosito, sedendosi di fronte a lei e dando un morso ad una pesca.

"La storia è.. E' veramente lunga" disse lei, sospirando. Paul inarcò un sopracciglio.

"Staremo qui per mezza giornata, se non di più, direi che c'è tutto il tempo per le storie lunghe, non pensi?".

: - Paul 1, Night 0 -.

"Preparati, stai per assistere alla noia nel suo stato più puro".

"Sono decisamente pronto".
"Bene.. Diciamo.. Parecchi anni fa, mi sono recata a casa di mia nonna, esattamente come ogni giorno, per allenarmi a karate. Lei era la mia insegnante e, molto probabilmente, la migliore che ci sia mai stata. La prima ora è trascorsa tranquillamente, poi..". Tirò un lungo respiro, per sciogliere il nodo che si era formato in gola. "Poi..".

 

"Josette, fila a nasconderti là, dietro al mobile. Non devi uscire per nessuna ragione al mondo, mi sono spiegata?".

"Nonna, ma chi sono?" domandò la nipote, scombussolata tanto quanto spaventata.

"Delle persone. Vai, muoviti" replicò, con lo stesso tono di voce duro che utilizzava durante le lezioni, davanti al quale non si poteva replicare in alcuna maniera, per nessun motivo. Nightmare corse a nascondersi, in un posto da cui poteva vedere tutto ciò che succedeva. La donna aprì la porta, ritrovandosi di fronte ad un uomo alto, estremamente elegante, con degli occhiali da sole scuri ed i capelli che ricordavano vagamente quelli di John Travolta nella Febbre Del Sabato Sera.

"Signora, dovremmo chiederle di seguirci” disse, con voce insopportabilmente gentile e palesemente falsa.

Cosa volete?”.

Lei sa perfettamente per quale motivo deve venire con noi e sa benissimo quanto sia urgente”.

Io non verrò da nessuna parte, devo chiedervi di lasciare immediatamente la mia casa” replicò decisa.

Deve farlo. E' per Heihachi Mishima. Non si ammettono 'no' con lui. Lei è coinvolta nell'organizzazione del signor Mishima, non può prendersi certe libertà, nonostante mi rendo conto che sia passato parecchio tempo” insistette quello.

A maggior ragione perché si tratta di quell'essere schifoso” rispose la sua interlocutrice, sputando odio insieme alle sue parole.

Signora.. Non mi lascia altra scelta”. Tolse il guanto di pelle che indossava sulla mano destra e fece schioccare le dita. Subito dopo, comparvero due uomini, coperti da testa a piedi, e con delle mitragliatrici in mano. Con un pugno nello stomaco, costrinsero l'anziana donna ad inginocchiarsi. Le puntarono le armi alla tempia e, successivamente, l'uomo in smoking le mise delle manette ai polsi, avvicinando le labbra al suo orecchio e parlando sottovoce.

Lei verrà con noi. Le consiglio di non urlare per nessuna ragione al mondo, mi sono spiegato?”. Poi si rivolse ad un altro uomo in divisa. “Sai cosa devi fare”. Quello annuì, poi appoggiò una valigetta a terra, premette un pulsante e cominciò a sentirsi un 'bip' ininterrotto, ogni secondo.

Conto alla rovescia per l'esplosione dell'ordigno, attivato. 20 secondi”.

No! Josette!”.

 

“Poi uno sparo. Volevo, volevo andare da lei e fare qualcosa.. Sarei morta in ogni caso, perciò.. Non ne vado fiera, per niente, ma sono uscita dalla porta sul retro. Sono scappata, più veloce che potevo, chiedendomi cosa c'entrasse mia nonna con Mishima, cosa volesse da lei e mille altre domande, che qualunque persona si sarebbe fatta in un momento simile. Quindi eccomi qui. Tu invece? Sei nel Tekken per fare pellicce di orso?”. Paul, che era rimasto in religioso silenzio sino a quell'istante, parlò.

“Ora è Jin Kazama che è al potere. Ma ne sono passati parecchi di anni da quando c'era suo nonno nella Mishima Zaibatsu.. Mi chiedo quanti anni tu possa avere”.

“Anche qui le cose sono un po'.. Difficili da spiegare. Posso solo dire che Jonathan, un mio amico, mi ha aiutata a diventare decisamente più forte..” rispose, rimanendo sul vago: sì, era vero che Paul le ispirava fiducia, ma era anche vero che non avrebbe mai voluto sbilanciarsi più di tanto.

“Jonathan.. Posso.. Posso sapere il suo cognome?”.

“Phoenix.. Perché?”. Il ragazzo spalancò gli occhi e ci mancò poco perché non cadesse a terra. “Paul, è tutto sotto controllo?”.

“Devo.. Io devo andare a bere dell'acqua, a dopo” concluse lui, allontanandosi velocemente. Nightmare lo squadrò, stranita, infine fece spallucce e appoggiò la schiena al tronco di un albero, chiudendo gli occhi per qualche istante.

: - La gente è strana.. -.

“Io non ce la faccio più! Questo posto è schifoso e il mio vestito preferito è in condizioni pessime! Ahh, perché acciderbolina non potevano organizzarlo nello stadio, come ogni anno?”.

: - Accide che? -.

Nightmare aprì gli occhi: a qualche metro da lei, stava camminando una ragazzina alta, dai lunghi capelli biondi, lisci e sciolti, con una frangetta. Indossava un abito bianco, corto, a maniche lunghe, che le ricordava lo stile vittoriano. Come accessori aveva un bavero rosso a scacchi neri ed un paio di guanti senza dita, bianchi. Ai piedi portava degli stretti stivali con il tacco, alti fin sotto le ginocchia. Aveva in tutto e per tutto l'aspetto di una principessa. E anche una vocina piuttosto sgradevole all'udito.

“Tu chi cavolo sei?” domandò Night; si era ripresa dalle ferite ma, ovviamente, di fronte a Paul doveva fingere di essere la moribonda senza forze, altrimenti sarebbe passata per quella veramente strana.

“Emilie Lili Rochefort. O 'quella che vincerà il torneo', a tua scelta”.

“Oh, ti vedo parecchio sicura di te stessa. Che dici, proviamo a smettere di farti parlare?” propose Nightmare, scendendo dalla roccia sulla quale era seduta, e mettendosi in posizione, con le braccia all'altezza del petto ed una gamba in avanti.

“Hai firmato la tua condanna a morte! Un attimo solo”. Lili tirò fuori una limetta per unghie e si aggiustò quella dell'indice della mano sinistra

: - Ma questa da dove salta fuori? Da un uovo di Pasqua? Mi chiedo come abbia fatto ad arrivare fino a questo punto -.

Formulato il pensiero, la biondina diede un calcio sul viso di Nightmare, facendola cadere a terra e causandole un dolore atroce alla mandibola, con conseguente fuoriuscita di sangue. Il segno del tacco dello stivale sarebbe rimasto sulla sua faccia per la settimana successiva.

: - Okay, ora ho capito come ha fatto -.

“Forza, fatti sotto, ragazzina dalle doppie punte!” strillò la biondina, saltellando da una parte all'altra.

“Come mi hai appena chiamata?”.

“Hai sentito bene. I tuoi capelli sono crespi e poco curati, si vede lontano un miglio” la stuzzicò, incrociando le braccia al petto e sorridendo sorniona. 
“Te le faccio vedere io le doppie punte, viziata che non sei altro” rispose Nightmare, che si attaccò ai capelli della bionda, tirandoli a sé con forza, ritrovandosi con due ciocche in mano. “Oh oh oh, a quanto pare qui c'è qualcuno con le extension..”.

“Rimpiangerai quel che hai fatto!” urlò Lili, cercando di tirare un altro calcio, che venne sapientemente evitato dalla sua avversaria.

“Ora tutte le persone hanno visto le tue extension.. Sai quanti milioni di ragazzi sono di fronte alla televisione in questo momento?” disse Night, continuando a punzecchiarla.

“Oh, e smettila!” replicò, per poi incassare un pugno all'altezza dell'intestino, un altro al naso ed un calcio nel ginocchio, cadendo a terra, con la pancia in giù. La “ragazzina dalle doppie punte” ne approfittò immediatamente, rompendo i tacchi degli amati stivaletti bianchi di Lili.

“Uh uh, in diretta nazionale con la metà dei capelli di prima e con le scarpe rotte. Come la mettiamo, miss mondo?”. Le gote di Lili, d'un tratto, si tinsero di un rosso acceso; la ragazza si alzò di scatto e, dopo aver fatto una piroetta, colpì Nightmare con entrambi gli avambracci.

: - Nulla di grave, ho ricevuto colpi ben peggiori in questa settimana -.

Continuò, abbassandosi e tirando alla nemica un calcio a rasoterra, con un'evitabile caduta di Night, che dovette ricevere una pedata nel mento. Sputò a terra saliva mista a sangue. La bocca era decisamente il suo punto debole. Deglutì rumorosamente e si pulì le labbra con la mano destra, ma Lili proseguì, saltando e schiacciando il braccio sinistro di Nightmare, che le rivolse uno sguardo di sfida, mista a dolore. Finalmente pose fine a quel continuo incassare colpi, si era stufata di prenderne, per quella giornata. Di certo non voleva che arrivasse un altro concorrente a salvarle la vita, aveva sufficienti conti in sospeso. Prese la caviglia della bionda, che aveva l'intenzione di premerle la testa a terra; si aggrappò con tutte le sue forze, riuscendo a farle perdere l'equilibrio e, quindi, ad invertire le posizioni. Non servì a molto, siccome Lili aveva un'agilità invidiabile e, come aveva toccato la sabbia, era riuscita a rialzarsi.

“Ballerina, mi dispiace davvero, ma non intendo farti proseguire il viaggio qui”. La afferrò dal polso, per poi girarglielo e ottenendo un sonoro 'crack!', seguito da un urlo di dolore. Le diede una gomitata alla gola, smorzandole quel fastidioso grido, poi un fortissimo gancio destro – Nightmare stessa si stupì per la forza con la quale l'aveva tirato - per concludere il tutto.

“Lili è stata eliminata dal torneo”.

“Beh, sto via dieci minuti e tu dai una festa senza nemmeno invitarmi?” chiese Paul, che era appena ritornato con una noce di cocco in mano.

“Scusami, la prossima volta prometto di avvisarti” rispose Nightmare, ridacchiando.

“Sarà meglio”.

“Come mai te ne sei andato così sconvolto prima?”.

“E' una lunga storia..” replicò il biondo.

“Staremo qui per mezza giornata, se non di più, direi che c'è tutto il tempo per le storie lunghe, non pensi? Citazione”. Paul arcuò le sopracciglia.

“Non vale!”.

“E' inutile che fai il bambino. Ora mi racconti, altrimenti.. En garde!”. Il ragazzo scoppiò a ridere.

“D'accordo. Cambiamo posto però, mi fa strano raccontare la mia vita di fronte ad una ragazza senza sensi”.

“Affare fatto”.

 

Nota dell'autrice:

Chiedo venia per la noia mortale che ha suscitato in voi la prima parte del capitolo, che riportava per l'ennesima volta ai ricordi di Nightmare, legati alla nonna.. Però vedrete che non è stato del tutto inutile riprendere quel discorso.

Grazie mille a Orsacchiotta Potta Potta, Lady Phoenix e Angel Texas Ranger.

Ci leggiamo al prossimo capitolo!

 

Rosie

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Capitolo 12
*** Capitolo XI ***


Diventeremo i combattenti più forti del mondo!”.

No. Non è vero. IO diventerò il combattente più forte del mondo. Tu, semmai, sarai conosciuto come il fratello di Paul Phoenix, l'uomo più forte di tutto l'universo”. Jonathan lo scrutò, arcuando un sopracciglio, mentre il fratello, sedicenne, prendeva a pugni un sacco da boxe rosso. Il bimbo di dieci anni scosse la testina bionda.

Anche io posso essere forte, se mi alleno tutti i giorni” replicò il piccolo, incrociando le braccia al petto ed assumendo un'espressione corrucciata, con tanto di labbro inferiore sporgente. Paul rise, continuando a dare colpi forti e decisi contro il sacco, rubato giusto la settimana precedente in una palestra vicino a casa loro. Gli faceva bene sfogare la sua rabbia contro quell'affare di pelle e sabbia. Perché proprio “rabbia”? Beh, diciamo che non era esattamente il figlio perfetto ed aveva già ricevuto una decina di multe. Nell'arco di un mese.

Per lui non contavano molte cose, se non la sua adorata moto e un obbiettivo: quello di diventare il ragazzo più forte del mondo (ogni riferimento a qualche mania di protagonismo e una totale mancanza di modestia sono puramente casuali).

Non potrai mai essere come me, però” rispose, asciugandosi il sudore della fronte con l'avambraccio.

Già. Io i bei voti li porto a casa” lo stuzzicò il bambino. Aveva un viso angelico, era vero, ma anche una lingua tagliente come una scimitarra.

E a che cosa servono i bei voti quando hai una Harley Davidson rossa fuoco?” chiese, voltandosi verso il fratello e respirando profondamente. Ormai stava prendendo a pugni quel sacco da un'ora.

Beh, se studi poi ti fai assumere come uomo d'affari e, nel garage, oltre che dieci Harley ci metti anche una Lamborghini”. Paul rimase in silenzio, stupito da quella risposta.

Mi piace come pensi. Sei proprio uguale a tuo fratello” disse infine, scompigliandogli i capelli.

Paul! Paul Phoenix!”. Una voce stridula riecheggiò per tutto il garage, alias palestra improvvisata del ragazzo biondo.

Arriva mamma..” mormorò Jonathan, preparandosi ad assistere allo show, ormai quotidiano, con tanto di repliche durante la giornata.

Paul! Un'altra multa? Stai scherzando? Hai distrutto mezzo locale!” strillò, sventolando un foglio di carta.

Non è stata colpa mia”.

Ah no? E allora di chi? Sentiamo!”.

Cioè sì, sono stato io, però avevo bevuto un po' prima, e quindi.. Una cosa tira l'altra..”. Il bimbo non poté fare a meno di passarsi entrambi le manine sul viso. Solo suo fratello sapeva arrampicarsi così male sugli specchi, solo lui.

Ah, avevi anche bevuto?!”. La signora Phoenix era decisamente fuori di sé.

No ma.. Sì, ma acqua. Così mi aveva detto il barista, però, insomma, con la gentaglia che c'è in giro ultimamente, chi mi assicura che non mi avesse teso una trappola, dandomi del gin?”. Jonathan non riuscì a non farsi scappare una risatina, che dovette smorzare immediatamente, dopo aver ricevuto un'occhiata gelida da parte della madre.

Nessuno mai, e ripeto, nessuno mai, si è mai comportato come te, mai!”.

Ma.. Mai mai?” chiese Paul, non riuscendo a starsene zitto in silenzio ad ascoltare l'ennesima predica.

Non ti azzardare a combinare più nulla di simile! Alla prossima ti trasferisci, non voglio più avere un nullafacente in giro per casa! Tu sei la vergogna di questa famiglia”.

 

“Wow..” commentò Nightmare, che aveva ascoltato il racconto di Paul. “Quindi.. Tu e Jonathan siete fratelli. Questa non me l'aspettavo proprio. Certo che il mondo è proprio piccolo”.

“Effettivamente” confermò il suo interlocutore, sorridendo.

“Forza, continua pure, non volevo interromperti”.

 

Paul.. Che stai combinando?” domandò Jonathan, dopo aver varcato la soglia della camera del fratello. Lo vide tirare fuori dei vestiti dagli armadi e dai cassetti e gettarli in una borsa da palestra, nera.

Nulla Jonathan. Vai a giocare, non ti preoccupare” rispose lui, senza guardare il bimbo in faccia.

Sì che mi preoccupo. Paul.. Paul.. Paul!”. Il ragazzo si fermò di scatto e, finalmente, si girò verso Jonathan. Il piccolo si avvicinò. “Stai piangendo?”.

No, mi.. Mi è entrato un moscerino nell'occhio” rispose quello, tirando su col naso.

Perché ti è così difficile ammettere che hai delle debolezze? Tutti ce le abbiamo, nasconderle fa solo più male”. E, ancora una volta, la saggezza di quell'esserino alto un metro e venti centimetri lo spaventava, lo spaventava eccome.

Perché.. Perché l'uomo più forte del mondo non può permettersi di averne”.

Secondo me, invece, saresti ancor più forte se dimostrassi di avere un po' di cuore” commentò il bimbo, per poi prendere una sedia, portarla di fronte a Paul, salendoci ed abbracciandolo, affondando la sua testina nel petto del fratello. “Non andare via, per favore..”.

Pulce, te la caverai benissimo anche senza di me. Mi hai insegnato molto, più di quanto abbia mai imparato a scuola, ma la mamma e il papà non possono tenere in casa uno scellerato come me. Ci sarai tu a renderli fieri.. Io non sono un modello da seguire.. A meno che tu non voglia essere inseguito da Starsky e Hutch” disse, tentando di ironizzare. Crogiolarsi nella disperazione non era una delle cose migliori da fare.

Si ma.. Paul, tu non tornerai”.

Questo non lo so ancora. Ma.. Dai un'occhiata qui” rispose il giovane, tirando fuori un volantino dalla sua tasca posteriore dei jeans. “E' la pubblicità di un torneo che verrà organizzato da un certo Heihachi Mishima. Sembra divertente! Ce ne saranno sicuramente altri. Io devo allenarmi perché, un giorno, devo parteciparvi a tutti i costi. Che ne pensi?”. Jonathan prese tra le mani quel foglio di carta, sul quale c'era uno stadio bianco, con dei fuochi d'artificio che stavano esplodendo in un cielo nero, ed una scritta, “Tekken”.

Penso che.. Penso che sia una buona idea, per dimostrare che sei il più forte di tutti” disse infine il bambino, restituendogli il volantino. Paul sorrise.

Già, lo penso anch'io..”. Finì di preparare le valigia, mettendovi dentro dei guantoni, un kimono ed un album fotografico. “Fai il bravo, pulce. E guardami in tv, quando un giorno diranno che Paul Phoenix ha vinto il Tekken”. Gli lasciò un piccolo bacio sulla fronte, per poi dargli una pacca sulla spalla e lasciare la stanza, con le chiavi della moto in mano.

 

“Perciò me ne sono andato.. Stanco di sentirmi dire che ero un buono a nulla, un nullafacente, la pigrizia e l'incapacità fatta a uomo eccetera eccetera.. Però non ho mai dimenticato Jonathan. Un giorno sono anche tornato a casa, perché volevo rivederlo. Erano passati otto anni. Scoprii che aveva lasciato la città e si era trasferito, pur rimanendo in America. Ho perso le sue tracce e non sai quante volte mi sono ritrovato a dover affrontare i miei rimpianti per averlo lasciato così..”. Night annuì.

“Mi dispiace.. Però potrete rivedervi, posso farvi incontrare dopo il torneo” disse lei, sorridendo.

“Non sono sicuro che abbia voglia di avere a che fare di nuovo con il fratello peggiore del mondo” rispose Paul, giocherellando con un legnetto.

“Non penso affatto che tu sia il fratello peggiore del mondo, Paul. Gli volevi bene e credo che tu gliene voglia ancora”.

“E' così, fidati. E' anche per rivederlo che mi sono iscritto a tutti i tornei. Voleva diventare forte come me.. Magari, per dimostrarmelo, avrebbe partecipato al Tekken. E, in effetti, le cose sono andate proprio così”.

 

Forza, fratellone, rialzati e dimostra a tutti quanti che sei l'uomo più forte del pianeta. Lo stesso che ha deciso di sparire nel nulla, lasciandomi da solo”. I sensi di colpa assalirono Paul, mentre era disteso a terra, con un labbro rotto. Osservava Jonathan, che sembrava avere vent'anni. Eppure era passato molto, molto più tempo.. Come faceva ad essere così.. Giovane? E soprattutto così forte, vista la sua gracilità.

Non sono il più forte dell'universo. Sono scappato come un codardo. Nessun uomo si sarebbe comportato come me..” ammise, sputando tra la polvere e rialzandosi. Le stava prendendo da dieci minuti buoni, ma non voleva arrendersi. Avrebbe resistito anche per un'ora, pur di passare del tempo con il fratello che non vedeva da chissà quanti anni.

Mamma è morta un anno dopo che sei scomparso. Per la depressione, perché non aveva fatto in tempo a chiederti scusa per averti dato della vergogna della nostra famiglia”. Jonathan gli diede un colpo nello stomaco e, Paul, ritornò a terra, in ginocchio. Era diventato il più famoso collezionista di lividi e ferite, da una decina di minuti a quella parte. “Papà ha iniziato ad ubriacarsi e io sono finito dagli zii, perché, una sera, ha avuto un incidente in auto. Uscito illeso, certo, ma era in stato di ebbrezza. Ha passato non so quanto tempo in carcere e i servizi sociali mi hanno subito preso con loro”. Altro pugno, stavolta sul mento, costringendo Paul a tirare indietro la testa, dandogli la sensazione che si stesse per staccare dal suo collo. “Eppure” Jonathan si aggrappò alla sua maglia, in modo tale da non fargli toccare il terreno e da poterlo guardare negli occhi. “Eppure, nonostante sia successo tutto per colpa tua, io ti voglio bene. Lo stesso bene che provavo per te prima che partissi. Lo stesso, medesimo, maledetto bene, che ora mi permette di fare questo”. Si distese a terra e, automaticamente, partì il conto alla rovescia.

10, 9, 8”.

Che cosa stai facendo?” chiese il fratello, stupito e disorientato.

7, 6, 5”.

Ti sto facendo vincere. Devi dimostrare che sei il più forte del mondo, non è vero?”.

4, 3, 2”.

Ma non è necessario. Jonathan, avanti, alzati immediatamente!” gli ordinò Paul, prendendogli le mani e cercando invano di tirarlo su.

1, 0. Jonathan Phoenix è stato squalificato”. Il ragazzo si alzò da terra.

Buon proseguimento, fenice” disse al fratello, dandogli una pacca sulla spalla.

Grazie, pulce..” mormorò l'altro, guardando il suo avversario mentre si allontanava.

 

Nota dell'autrice:

*si asciuga una lacrimuccia* mi sono emozionata a scrivere questo capitolo :') *voci fuori campo urlano "Fa schifo comunque!"* Beh.. Okay... '-' 

Spero che a voi sia piaciuto ;)

Grazie mille ai miei recensori di fiducia, aliassssss Lady Phoenix, Orsacchiotta Potta Potta e Angel Texas Ranger.


Alla prossimaaaaaa!

 

Rosie

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Capitolo 13
*** Capitolo XII ***


“Nightmare! Nightmare, posso sapere dove accidenti sei finita?”.

“Christie, sono qui!” esclamò Night.
“Christie? Christie Monteiro?” chiese Paul, spiazzato.

“Proprio io” rispose la brasiliana, spostando delle canne di bambù e raggiungendo gli altri due concorrenti. “Questo dovete proprio spiegarmelo..” disse, indicando il ragazzo biondo.

“Stavo per essere uccisa da Kuma, mi ha salvato la vita..” rispose Nightmare.

“Anche tu le hai salvato la vita? Beh, benvenuto nel club, collega!” esclamò Christie, stringendogli la mano.

“Grazie, grazie mille” replicò Paul, fingendo un tono riconoscente. Night inarcò un sopracciglio.

“No ma.. Io sarei qui”.

“Sì, ed è grazie a noi!” confermò la brasiliana, ridacchiando.

“Lasciamo perdere, com'è andata la mattinata?”.

“Oh, direi non male. Sono stata svegliata da un enorme, insopportabile lottatore di sumo. Stendiamo un velo pietoso, mi è bastato parlargli di budino al caramello per distrarlo e metterlo KO”. La risposta, ovviamente, scatenò una risata di Paul e Nightmare. Poi quest'ultima parlò,

“Ho bisogno di fare un giro.. Mi si sono addormentate le gambe”.

“Se incontri qualcuno di interessante facci un fischio, non voglio morire di noia” la avvisò Christie.

“Sarà fatto, capo”.

: - Mancano solamente due persone.. Perché non ho la minima intenzione di combattere contro Paul e Christie.. Perciò.. -. Si passò una mano sul viso. - Mi chiedo cosa faresti al mio posto.. -.

Concluso il pensiero, si ritrovò a urlare dal dolore, causato da un calcio in pieno viso. Dopo aver rialzato lo sguardo, riuscì ad inquadrare un viso estremamente infantile di una ragazza cinese, con dei capelli neri legati in due code. Aveva indosso un abito di un rosa acceso, con sotto dei pantaloncini bianchi. Ai piedi delle scarpette da ballo, dello stesso fucisa accecante, con tanto di pon pon di pelo, bianchi.

“E tu chi accidenti sei?” chiese Night, pulendosi la bocca insanguinata.

“Ling Xiaoyu, e ho una missione da compiere!”.

“Beh, tutti ne hanno una qui. O ne avevano. Perciò chiedo scusa in anticipo, se dovessi rovinarti il vestitino. Mamma potrebbe arrabbiarsi, le macchie di sangue sono difficili da togliere”.

“Sei solo un'insolente! Io devo raggiungere Jin.. Io devo aiutarlo e proteggerlo e quindi tu non”. Ma Nightmare non rimase a sentire tutta la predica e la dichiarazione d'amore: con un gancio destro indirizzato al naso di Xiao ed una gomitata allo zigomo, costrinse la cinesina ad abbassarsi, per evitare un calcio all'altezza del suo collo.

“Scusami, mia cara, ma non gradisco i film sdolcinati, non ci credo in queste cose”.

Ed era vero. Non era mai stata una tipa da storie piene di passione e frasi come 'darò la mia vita per te'. Non era abbastanza stupida da credere che una persona non potesse sopravvivere senza di lei. L'acqua è essenziale, il cibo lo è. Ma no, l'amore no. Era dell'idea che, se nessuno avesse iniziato a parlare di “amore”, nessuno si sarebbe innamorato. Nessuno avrebbe avuto la malsana idea di sposarsi. Nessuno avrebbe comprato fiori per regalarli ad un'ipotetica anima gemella. Nessuno avrebbe versato fiumi e fiumi di lacrime per qualcuno che non poteva avere o che aveva perso.

“Beh, dovresti, saresti decisamente meno acida” replicò la cinesina, i pugni della quale furono tutti sapientemente evitati da Night.

“Oh avanti, Xiao. Le cotte sono solo una grossissima perdita di tempo” rispose l'avversaria, abbassandosi di scatto, riuscendo a salvarsi lo stomaco da una testata.

“Non è vero. Senza l'amore non saresti nata nemmeno tu”.

“I miei genitori hanno divorziato quando avevo quattro mesi. Fai un po' tu” aggiunse Nightmare, riuscendo a prendere il braccio di Xiao per girarglielo, ma senza riuscirci, siccome la ragazza si liberò prontamente, spingendola via con una ginocchiata nel fianco.

“Non significa nulla. Tutti hanno la propria anima gemella. Anche tu la troverai e ti friggerà il cervello. E qualcuno dovrà risvegliarti con un bel ceffone, perché ti sembrerà di stare vivendo un sogno”. Night dovette ricevere due schiaffi in pieno viso. Quella ragazzina aveva più forze di quanto pensasse. Le parve di essere caduta con la faccia su una lastra di ghiaccio, da quanto la pelle aveva iniziato a bruciare.

“Brutta...” strinse i denti per trattenere un insulto, e reagì, aggrappandosi con le mani alle codine della ragazza e tirandogliele, costringendo Xiao a girare la testa all'indietro, abbassandosi sulle ginocchia. Contemporaneamente, le tirò una bella testata contro il mento, che la fece cadere a terra. Non soddisfatta, la ritirò in piedi, prendendola dal colletto del vestito, e poi, tenendola contro il tronco di un albero con la mano sinistra, in modo che non potesse fare nessun tipo di movimento, la colpì in viso svariate volte, con quella destra. La lasciò scivolare a terra e le diede un ultimo calcio contro la mandibola, probabilmente rompendogliela o, comunque, causandole danni che l'avrebbero accompagnata per le prossime due settimane. “Vediamo se così smetti di dire cavolate. Ti ho detto che non ci credo in queste storielle senza senso, è inutile che insisti. Non sono stata.. Creata per pensare anche a questo”. La cinese scosse la testa, forse per schiarirsi le idee, forse – anzi, sicuramente – perché non era per niente d'accordo con le parole appena pronunciate da Nightmare. Si portò una mano sulla guancia dolorante, con le lacrime agli occhi.

“Un giorno.. Un giorno troverai la persona che ti farà battere il cuore. Ti sembrerà di stare volando e dirai 'Santo cielo, sono stata così idiota da evitarlo per tutto questo tempo?'. E dopo esserti sfogata su te stessa e la tua immaturità, ti prometterai una cosa. Ti prometterai che farai di tutto per lei. Metterai in pericolo la tua vita e ti iscriverai ad un torneo, pur di rivederla, di abbracciarla e di aiutarla, di consigliarle cosa deve fare per stare bene, perché è l'unica cosa che desideri con tutta te stessa. E quando fallirai, perché una persona che non crede nell'amore ti avrà messa a terra, piangerai. Perché non hai mantenuto la promessa che ti eri fatta e perché ti dispiacerà che questa avversaria sia così cinica e stupida da volersi negare dei baci, degli abbracci, delle carezze, che tu non potrai avere fino a data da destinarsi..”.

“Ling Xiaoyu è stata eliminata dal torneo”.

Night sentì che un enorme nodo si era appena formato nella sua gola. Porse una mano verso Xiao e la aiutò a sedersi.

“Sei stata la migliore avversaria che abbia avuto fino ad oggi. E la più saggia. E se Jin è così sciocco da non capire che c'è una ragazza che ha messo in pericolo la sua stessa vita per rivederlo, vuol dire che non capisce quanto sia maledettamente fortunato..”. Le gote della ragazza si tinsero di un rosso chiaro, ed abbassò lo sguardo.

“Ti ringrazio, Josette”.

“Co.. Come mi hai chiamata?”. Nessuno sapeva il suo vero nome, nessuno. L'aveva detto solo a Jonathan e a Paul e..

“Se ci spostiamo da qui, ti spiegherò alcune cose..”. Nightmare annuì.

 

Dopo aver camminato per una decina di minuti, le due si sedettero sulla riva del mare. Di certo non potevano esserci telecamere lì.

“Sei pronta per la storia?”.

“Sto aspettando solo quello..” rispose Night, mentre osservava Xiao con due occhi carichi di curiosità.

“Bene. Cominciamo..”.

 

Primo sassolino contro il vetro della finestra.

Secondo sassolino.

Terzo.

Jin!”. Quello, più che un urlo, era un'esclamazione con un filo di voce. Quel poco che bastava perché il ragazzo tirasse su quel vetro e guardasse giù dal secondo piano di quella casa nel bel mezzo di un bosco, in montagna.

Xiao, che cosa ci fai qui?” domandò il ragazzo, sorpreso da quella visita inaspettata.

Sciogli la tua treccia, Raperonzolo!”. Entrambi si misero a ridere.

Un attimo, vado a recuperare un lenzuolo o non ne ho idea..” disse Jin, tornando in camera, ma, in men che non si dica, Xiao si arrampicò, ritrovandosi nella stanza del ragazzo. “Sto arriv.. Okay, a quanto pare questo non serve..” mormorò lui, gettando a terra una corda. La cinesina accennò una risata, per poi avvicinarsi a Jin e abbracciarlo.

Come sta andando qui da tuo nonno?” chiese, con aria apprensiva. Il giovane sospirò.

Diciamo.. Diciamo abbastanza bene.. Però mi manca mia madre e.. Per quello ci vorrà parecchio tempo..” rispose, abbassando lo sguardo e appoggiando la testa sulla spalla di Xiao.

Questo lo so..Ma devi essere forte. Io tanto sono qui” sussurrò, baciandogli il collo.

E poi.. La cosa più inquietante è che mio nonno sta frequentando una donna e non fa altro che parlare di lei e della sua fantastica e grandiosa nipote, una certa Josette. Non so che cosa ci sia di così importante in quella famiglia, ma so solo che ha qualcosa per la testa e mi sta facendo impazzire. Sembra un adolescente innamorato, santo cielo!” esclamò, lasciandosi cadere sul letto e sbuffando.

Tuo nonno.. Innamorato? Accidenti, questa sì che è una notizia”.

A quanto pare sono imparentate con una strega che per anni e anni ha fatto ricerche sul gene Devil o qualcosa del genere. L'ho sentito parlare con la sua nuova metà, ma quando hanno iniziato a scambiarsi effusioni, ovviamente, me ne sono tornato in camera mia alla velocità della luce” disse, rabbrividendo.

 

“Gene devil? Imparentate con una strega? Heihachi e m-mia nonna?”. Nightmare non poté fare a meno che spalancare gli occhi. Non poteva credere a quel che aveva appena sentito.

Tutte quelle nozioni erano dei mattoni pesantissimi da sopportare. Aveva bisogno di spiegazioni, ne aveva bisogno subito.

E l'unica maniera per averle, era raggiungere Jin.

E poi, infine, Heihachi.

 

Nota dell'autrice:

Chiedo scusa per il ritardo con cui ho aggiornato, ma l'ispirazione era andata in vacanza, senza nemmeno prendersi la briga di avvisarmi '-' 

Spero che questo capitolo vi sia piaciuto ;)

Ringrazio, come sempre, le mie adorate Lady Phoenix, Orsacchiotta Potta Potta e Angel Texas Ranger.

 

Alla prossima! - stavolta sarà presto, promesso -.

 

Rosie

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Capitolo 14
*** Capitolo XIII ***


“Ragazzi, sono tor”. Nightmare si interruppe immediatamente, portandosi le mani sulla bocca per trattenere un urlo. Davanti a lei c'erano Paul e Christie a terra, senza sensi. Di fianco a loro, un uomo alto, la cui pelle era ricoperta da numerose cicatrici. Avevo indosso solo un paio di pantaloni lunghi, bianchi, con dei particolari viola dai contorni oro, e dei guantoni rossi.

Nightmare avrebbe potuto riconoscere il suo viso ovunque. I brividi non poterono fare a meno di impossessarsi dei suoi nervi, percorrendoli alla velocità della luce. Così velocemente, da farle credere di stare perdendo il controllo sul suo corpo. Così velocemente, da annebbiarle la mente e da farle credere di stare avendo un déjà vu. Nella sua mente, però, in quel déjà vu lei si sarebbe ritrovata a terra, dopo aver utilizzato tutte le forze che possedeva. E mentre quegli occhi minacciosi la scrutavano e le rivolgevano lo sguardo più cattivo che un essere umano potesse possedere, Nightmare suggeriva ai suoi muscoli di prepararsi, perché questa volta nessuno sarebbe intervenuto per salvarle la vita. Avrebbe dovuto cavarsela da sola, ricordandosi che doveva uscirne viva e vegeta, per innumerevoli motivi. Li riportò velocemente nella sua mente, giusto per spronarsi e rendersi conto che aveva una missione e non aveva fatto tutta quella strada per nulla.

Doveva vendicare sua nonna.

Doveva arrivare da Jin e, soprattutto, da Heihachi.

Doveva vendicare Christie e Paul, che erano in condizioni a dir poco pietose.

Doveva rivedere Jonathan.

“Ci siamo solo io e te, ragazzina” disse l'uomo, camminando in circolo, attorno a Night, che lo seguiva con lo sguardo e cercava a tutti i costi di non tremare.

: - Il tuo corpo deve essere più forte della tua mente. Non puoi essere eliminata. Non dopo essere arrivata fin qui -.

“Senti, potremmo rendere facili le cose ad entrambi.. Io voglio raggiungere Jin ed Heihachi.. Ma ho bisogno di vincere perché ciò accada. Potresti dirmelo subito che vuoi arrenderti, e te la caveresti con un paio di pugni. Che ne pensi?”.

“Penso che..”. Ora, ad essere sinceri.. Come poteva pensare davanti ad una delle persone che temeva di più sulla faccia della terra? “Penso che non ho la minima intenzione di arrendermi, soprattutto davanti a te, Kazuya”. La sua voce era satura di sicurezza. L'uomo si mise a ridere, e la cosa terrorizzò Nightmare che, anzi, avrebbe preferito uno sguardo truce piuttosto che quella risata. Bryan avrebbe dovuto prendere lezioni dal Mishima.. E questo era parecchio preoccupante.

“Allora spero tu abbia detto addio a tutte le persone a cui tieni”. Passò un interminabile momento in cui entrambi si prepararono all'attacco. Era come se stessero decidendo chi avrebbe dovuto scagliare il primo colpo.

E Kazuya cominciò.

Si avvicinò celermente a Nightmare, che si scostò alla velocità della luce, evitando due pugni. Le parve di sentire addirittura l'aria che avevano spostato quelle mani.

Le stesse mani che erano state la causa di chissà quanti KO.

Le stesse mani nelle quali era scorso un quantitativo non ben definito di sangue.

Le stesse mani che stavano cercando di farle male e, a giudicare dal carattere e la determinazione di Kazuya, addirittura di ucciderla.

Tra i due c'erano solo pochi centimetri che li dividevano, perciò Nightmare decise di azzerare quella distanza con una ginocchiata veloce ma precisa nello stomaco dell'avversario. Prima che questo potesse fare qualcosa, la ragazza fece una verticale all'indietro, prevedendo che l'uomo l'avrebbe afferrata dalla gamba, subito dopo aver messo a tacere il dolore. Era sicura di avergli fatto del male: il ginocchio pulsava e si era arrossato.

Kazuya non aspettò molto altro tempo: alzò la gamba, tentando di dare un calcio alla spalla destra di Night, che, invece, riuscì a prendere la sua caviglia e a girargliela in senso antiorario, atterrandolo. Saltò all'indietro, giusto per essere previdente.

“Mi auguro che tu ti sia divertita, perché ora tocca a me” mormorò lui, alzandosi e tirando due calci di seguito, ai quali, stavolta, la nemica non riuscì a sfuggire. La sua spalla destra avrebbe avuto non pochi problemi per il resto del combattimento. E non sarebbe stato facile.

Nightmare si spostò all'indietro e per poco non ricevette il terzo calcio, ma in viso. Doveva temporeggiare, in modo tale da permettere al braccio di riacquisire la sensibilità necessaria per reagire. Diede un calcio allo stinco di Kazuya, con così tanta forza da sentire una scossa in tutta la gamba. Poi iniziò a correre, certa che l'uomo non l'avrebbe raggiunta facilmente, vista la botta appena ricevuta.

: - Ho bisogno di un piano, un piano, un piano.. -.

Night si guardò alle spalle: l'avversario, mentre correva molto meno velocemente della ragazza, stava soffrendo, era più che palese. Ma quando si fermò, portandosi ambedue le mani sulla testa e urlando con una potenza vocale strabiliante, Nightmare si immobilizzò, spalancando gli occhi, senza nemmeno accorgersi del fatto che il suo cuore non stava più battendo. Kazuya si stava trasformando, trasformando in quello che sarebbe diventato un mostro a tutti gli effetti. Delle ali spuntarono della sua schiena, ma la ragazza non rimase per ulteriore tempo. Ricominciò a correre, per poi accucciarsi in un laghetto, dietro a canne di bambù, alte e spesse, che l'avrebbero nascosta per qualche minuto. C'era solo una maniera per salvarsi, una soltanto.

: - Io.. Io non voglio... -.

 

Nightmare POV

 

Aprii gli occhi, ritrovandomi in una stanza bianca. Qualcuno mi aveva adagiata su un materasso rigido come il pavimento. La testa girava e faceva un male incredibile. Non ricordavo nulla, nulla di quello che mi era successo.

: - Mi chiamo Josette. Mi faccio chiamare Nightmare -. Questo era l'unico pensiero che mi teneva legata al passato, ammesso e concesso che ne avessi uno.

Vedremo come reagirà, non appena si sveglierà”. Una voce raggiunse i miei timpani. Mi alzai di scatto e mi guardai attorno. Eppure mi sembrava che la persona che aveva appena parlato fosse nella stessa stanza. “E' andato tutto bene, di questo ne sono più che sicuro”. Ancora, ancora quella strana sensazione. Non c'era nessuno lì, se non un comodino, una lampada accesa ed una finestra. E, nonostante non sapessi nulla sul mio conto, ero più che sicura che gli oggetti inanimati non fossero in grado di parlare.

Lo spero, lo spero vivamente”. Quest'ultima voce, per qualche arcano motivo, mi era familiare ma, per quanto mi sforzassi, non riuscivo a capire perché.

Faremo anche qualche esperimento, non si sa mai. Ma non soffrirà molto”.

: - Forse è meglio sparire -. Mi alzai lentamente, attenta a non fare alcun tipo di rumore. Mi avvicinai alla finestra e la aprii, per poi guardare giù. Ero al quindicesimo, sedicesimo piano. Guardai di fronte a me: c'erano quattro metri di distanza dalla finestra al tetto del palazzo vicino.

: - Tanto vale provare.. -. Non c'era molto spazio per prendere la rincorsa, ma non avevo intenzione di diventare una cavia da laboratorio. Partii dalla porta, correndo e pregando che andasse tutto bene, ma dopo aver appoggiato il piede sulla ringhiera per saltare, non riuscii a raggiungere il tetto e iniziai a cadere. Nonostante cercassi di sbracciarmi per potermi afferrare a qualcosa, a qualsiasi cosa, mi stavo avvicinando pericolosamente al suolo.. E a giusto cinque metri da terra, mi resi conto di essermi bloccata improvvisamente in aria. Riaprii gli occhi e li spostai lentamente all'insù, inquadrando un paio di ali nere. Non potevo credere ai miei occhi. Passarono pochi secondi, poi capii come comandarle e giunsi in un bosco, non molto distante da lì. Avevo bisogno di specchiarmi, ancora non avevo idea di quale aspetto avessi.

: - Basterebbe solo un laghetto.. - e, detto fatto, mi ritrovai di fronte ad un lago, davanti al quale planai. L'immagine di fronte a me, era quella di una ragazza non molto alta, dai lunghi capelli ricci e dagli occhi.. Rossi. Le labbra erano carnose e la pelle chiara, molto chiara. Qualcosa stava pizzicando il mio labbro inferiore e rimasi sbalordita quando, aprendo la bocca, vidi dei canini aguzzi. Rimasi lì per chissà quanto tempo, ad osservare sbalordita il riflesso di un incrocio tra un vampiro ed un angelo dalle ali nere e, quando tornai ad avere un aspetto “umano”, capii che dovevo scappare, scappare lontana ed imparare a tenere nascosto quell'orribile lato di me.

 

Era da tanto, tantissimo tempo che non si.. Trasformava. E ancora le sembrava assurda quella parola. Mentre Kazuya completava la sua di trasformazione, Nightmare abbassava le palpebre.

: - Coraggio. Facciamo questa cosa. Non c'è bisogno di ripetersi tutti i motivi per cui devi farlo. E devi sopravvivere -. I pensieri di Night si bloccarono per istanti che le parvero essere interminabili. Sentì che la schiena aveva iniziato a bruciare, bruciare terribilmente. Era come rimettere in moto un motore dopo averlo lasciato a riposo per anni. Le gengive avevano iniziato a pulsare ed i canini ad allungarsi, pungendole la lingua e facendole uscire del sangue, che si affrettò ad inghiottire.

Il suo nemico aveva appena buttato giù la fila di canne di bambù, con un colpo secco della mano.

: - Posso farcela -.

L'espressione sul viso dell'uomo era stupita. Di certo non si aspettava di trovarsi di fronte ad una vampira-angelo.

“Scusami se mi sono allontanata, dovevo cambiarmi” mormorò Nightmare.

Kazuya non rispose. Si scagliò contro la ragazza, nella speranza di poterle infliggere qualche colpo. Night fu decisamente più veloce e, volando a qualche metro all'indietro, schivò gli imprecisi ganci dell'avversario.

“Mi aspettavo di vedere qualcosa di meglio. Così sembri solo un grosso pollo che fa fatica addirittura a tener su le ali” lo provocò lei, ridacchiando. L'uomo arcuò ancor di più le sopracciglia, poi volò contro Nightmare, attaccandosi alle sue spalle e facendola precipitare dopo qualche secondo di volo. A cavalcioni su di lei, con le gambe ancorate ai suoi fianchi, avrebbe potuto addirittura sfigurarla, con tutti i pugni che aveva cominciato a darle. Inoltre il suo peso le aveva tolto il respiro e la gomitata appena ricevuto la cassa toracica, non la aiutò affatto. Un altro pugno, un altro ancora. La sua pelle stava andando a fuoco ed era sicura di stare sanguinando e di avere due occhi pesti. Un altro gancio, l'ennesimo. Non ne poteva più di lasciare che Kazuya “palleggiasse” con il suo cranio. Se avesse continuato così, lei avrebbe smesso di respirare e avrebbe perso i sensi. Quindi, stringendo i denti e recuperando le forze che erano nascoste dentro di lei, afferrò il suo polso e lo portò alla bocca, infilandovi tutti e 3 centimetri di canini. Rimanendo comunque attaccata alla sua pelle, spostò i denti, in modo tale da approfondire ed allargare ancor di più quel taglio. L'uomo si liberò dalla presa e portò la mano ad altezza del viso, urlando dal dolore. Aggrappandosi con gli artigli alla pelle della schiena di Kazuya, raggiunse il collo, estraendo nuovamente i canini e seguendo il profilo di una delle tanti cicatrici ospitate dal corpo del combattente alato. Approfittando di questa distrazione, la giovane raggiunse il naso del nemico con un pugno secco. Le sembrò quasi di vedere il segno delle nocche sulla sua faccia. Con un altro gancio, stavolta tirato verso destra, riuscì a togliersi di dosso il corpo imponente di Kazuya. Poggiò ambedue le mani a terra e, facendo pressione su esse ed inarcando la schiena, si rialzò. Non poteva lasciarsi sfuggire una simile opportunità. Mise un piede su una delle due ali di Kazuya, mentre lui si teneva il polso con le dita della mano sana, per evitare l'eccessiva fuoriuscita di sangue. Nonostante la sua trasformazione lo rendesse più forte, i morsi di un altro essere mutato, di certo non potevano lasciarlo indifferente. E quei denti aguzzi facevano tutto tranne che bene.

“Che cosa stai facendo?” tuonò lui, ma era troppo tardi: Nightmare gli aveva appena rotto un'ala. Questo voleva dire che non avrebbe potuto scappare da nessuna parte e, soprattutto, avrebbe avuto un equilibrio più che precario. Inutile ricopiare la lunga sessione di insulti e minacce da parte dell'uomo che, dopo essersi rialzato, portò le mani al collo di Night, alzandola e gettandola dietro di sé, nella speranza di farla cadere contro il tronco di un albero. Ma l'avversaria, attaccandosi al fusto, vi girò attorno, senza lasciare la presa, ed atterrò con entrambi i piedi sul viso di Kazuya, facendolo cadere nuovamente a terra.

“10, 9, 8”.

“Forse ti hanno dipinto come spregevole combattente solo per spaventare la gente. Ma io non vedo tutta questa bravura..” mormorò Nightmare, riprendendo fiato e guardando l'avversario, con un'ala rotta ed il corpo ricoperto da sangue, che gocciolava ancora dalle ferite aperte.

“7, 6, 5, 4”.

: - Finalmente queste scarpe potranno essermi utili.. - pensò Night che, per essere sicura che il nemico non si rialzasse e ricominciasse a sfigurarla, gli mise il piede destro sullo sterno, facendo una sufficiente pressione perché il tacco a spillo rischiasse di bucare la pelle.

“3, 2, 1. Kazuya Mishima è stato eliminato”.

E, esausta, Nightmare si lasciò cadere a terra, chiudendo gli occhi. Dovette riaprirli prima di quanto pensasse: l'inconfondibile – ed assordante – suono di un elicottero, richiamò la sua attenzione.

“Nightmare, deve raggiungerci immediatamente” disse un uomo, con un megafono in mano. “Lei ha vinto il torneo”.


Nota dell'autrice:

Scrivere questo capitolo è stato faticoso come partorire *il capitolo inizia a piangere e compare un'ostetrica* Ehm.. Okay, credo che sia l'orario che mi fa delirare. Il solito grazie immenso alle persone che hanno recensito questa storia, Angel Texas Ranger, Orsacchiotta Potta Potta e Lady Phoenix.

Alla prossima!


Rosie

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Capitolo 15
*** Capitolo XIV ***


“Ci segua pure” disse il ragazzo che aveva annunciato la vittoria di Nightmare. La ragazza era appena tornata al suo stato naturale, dopo aver spaventato a morte il conducente dell'elicottero ed un'altra decina di persone, che la stavano attendendo fuori dalla residenza di Jin Kazama.

: - Se avesse vinto Kuma o Bryan, cosa avreste fatto, sareste morti di infarto? - si chiese, scuotendo la testa.

Il luogo in cui abitava Jin era un enorme castello, in perfetto stile medievale. C'erano numerosi soldati, gli stessi che avevano tolto la vita alla nonna di Night e che avevano posizionato la bomba per uccidere anche lei. Li guardò tutti con disprezzo e passò oltre, rendendosi conto che non potevano essere le stesse persone di chissà quanti anni prima, ma solo dei burattini comandati dal nuovo dirigente della Mishima Zaibatsu.

Nightmare entrò in un lungo, lunghissimo corridoio, sul quale si affacciavano una trentina di porte. A dispetto dell'esterno, che poteva far pensare ad un arredamento antiquato, l'interno era pieno zeppo di computer, schermi, telecamere e macchine di ogni genere, che restavano accese costantemente. Riuscì a guardare il suo riflesso in uno schermo al plasma spento, e intravide una figura ricoperta da fango, con i capelli spettinati e due occhi contornati da lividi. Se fosse stato per Nightmare, avrebbe corso volentieri a nascondersi per cercare una doccia. Inoltre era stremata, le forze avevano preso una meritata vacanza e avrebbe voluto seguirle volentieri.

“Prego, entri pure qui” annunciò un soldato, aprendo un'enorme porta di legno, alta forse tre metri. Non appena la ragazza varcò la soglia, quella porta venne chiusa violentemente, creando un boato che la fece sobbalzare. Nella stanza c'era poco o niente. La cosa che saltava subito all'occhio era una sontuosa sedia ricoperta da un tessuto rosso. Ricordava vagamente un trono.

“Oh.. Finalmente è arrivata la nostra piccola Josette”. Nel sentire quel nome, la giovane spalancò gli occhi. Di fronte a lei comparve un uomo con le braccia incrociate, non eccessivamente alto, ma da una muscolatura invidiabile. Indossava un kimono nero ed aveva in vita una cintura rossa. Scalzo, si avvicinò a Nightmare che indietreggiò, inquieta. Lì non doveva esserci Heihachi. Avrebbe dovuto incontrare Jin. Era a lui che aveva bisogno di chiedere chiarimenti e, magari, il giovane Kazama sarebbe passato dalla sua parte, aiutandola in questa lotta contro quest'uomo, per il quale il potere era alla base di tutto.

: - Dopotutto, è quello che volevi. Volevi raggiungere anche il signor Mishima in persona, no? E' per lui che sei arrivata fin qui, Night -.

“Ne è passato tanto di tempo. Probabilmente non ti ricordi nemmeno di me” disse, riservandole un sorriso languido.

“Perché dovrei?” domandò ella, continuando a camminare all'indietro, mentre Heihachi la seguiva, compiendo passi lenti. Accennò una risata e parlò.

“Un giorno sono venuto a far visita a te e a tua nonna. Ti stavi allenando. Il problema è che lei era molto, molto paranoica. Pensa, aveva paura che io potessi farti del male! Assurdo, no?”. Rise ancora e sembrò rimanere deluso dal fatto che, invece, Nightmare non aveva la minima intenzione di cambiare espressione sul suo volto.

“Ne hai fatto a lei, di male” sibilò la ragazza, rivolgendogli uno sguardo sprezzante. Avrebbe voluto ucciderlo in quell'istante, se solo avesse potuto. Avrebbe costretto le sue forze a tornare dal mare o dalla montagna o da dove erano andate, pur di togliersi quel peso dallo stomaco. Heihachi sbuffò, come se si stesse annoiando a morte, da un momento all'altro.

“Beh, ora non esageriamo” replicò, sedendosi su quella sorta di trono. “Lei mi aveva provocato. Sapeva troppe cose e poi, siamo sinceri, non mi serviva più. Non che mi avesse detto molto, precisiamo. E' stata piuttosto inutile, ma ho apprezzato lo sforzo”. La ragazza non poteva credere a quel che aveva appena sentito. Quale razza di essere umano poteva parlare in quella maniera?

“Tu l'hai ingannata!” urlò Nightmare, facendo del male ai suoi stessi timpani. Si avvicinò velocemente ad Heihachi, con passi lunghi e ben distesi, rischiando addirittura di rompere le mattonelle. Stava succedendo qualcosa dentro di lei, per la seconda volta in quella giornata. E non avrebbe fatto nulla per impedirlo. “Tu ti sei preso gioco di lei, approfittando del fatto che si fosse innamorata di te!”. La sua voce si alzò ancor di più.

“Piccola, coraggio, non farla così tragica.. E' morta, sono cose che capitano. Ormai è successo, su su”.

“Hai mandato dei soldati a farla fuori! Sei l'essere più schifoso che sia mai esistito!”. Si ritrovò di fronte a lui, che sogghignava sotto i baffi. Questo fece aumentare ancor di più la rabbia di Nightmare, che ora provava solo un enorme bisogno di vendicarsi e nient'altro. Il suo sangue stava bruciando sotto la sua pelle e sentì la sua mente improvvisamente vuota, sdoganata da ogni pensiero. Era una sensazione indescrivibile e, in un momento simile, la ragazza non poté fare a meno che esserne felice.

Felice perché la sua vendetta stava arrivando ed Heihachi sarebbe morto tra le sue mani. E allora sarebbe stata lei a ridere, e avrebbe detto 'Ormai è successo, su su'.

Mise a tacere il ribrezzo che nutriva nei confronti di quell'uomo e concentrò tutta la sua attenzione nei muscoli, nelle ossa. Il dolore provocato dalla rottura della pelle della schiena, per permettere alle ali di spuntare, quello alle gengive, per permettere ai canini di uscire, ed il bruciore agli occhi, perché le iridi si riempissero di rosso e perfezionassero la sua vista, erano il nulla. Il nulla, in confronto alla voglia di ferirlo, che aveva superato ogni cosa.

Si pentì di tutti quei pensieri, solo per un piccolo istante. Uccidere, ferire.. Non erano gli insegnamenti della donna che voleva vendicare. Ed era solo colpa della sua trasformazione se, in quel momento, non c'era nessun altro sentimento, se non l'odio, un odio tangibile e profondo.

“Meraviglioso.. Meraviglioso..” commentò Heihachi, che osservava Nightmare con aria affascinata, come se non avesse mai visto qualcosa di così maestoso, ad eccezion fatta per Jin e Kazuya nel momento della loro di trasformazione.

“Ora, ora vedrai che cosa ha provato mia nonna, quando hai mandato quelle persone ad ucciderla!” tuonò Night che, non appena volò, per scagliarsi contro l'uomo, si ritrovò a terra. Urlò dal dolore e iniziò a contorcersi, portandosi le mani sulla testa. Ormai era lì lì per perdere i sensi, con una lunga siringa conficcata nel collo.

: - Ma che cosa mi sta succedendo? Dio, non riesco a tenere gli occhi aperti! -.

“Ben fatto. Davvero ben fatto” disse l'uomo, battendo le mani.

: - Che sta facendo? A chi applaude? Perché non mi sta picchiando? -.

“La ringrazio, signor Mishima”.

: - Quella voce... Quella voce. Lasciatelo andare, prendete me! Tu scappa, scappa, scappa, te ne prego! -.

“Forza, ora portala via. Non ho intenzione di perdere tempo. Voglio andarmene da qui con quest'angelo e raggiungere il dottor Boskonovitch”.

“Subito, signore”.

: - Cosa? Non.. Non può essere.. -. Gli occhi della giovane si stavano riempiendo di lacrime e, forse, questa fu l'unica cosa che le permise di rialzare le palpebre e vedere le due persone di fronte a lei.

“Ah, un attimo solo” disse Heihachi, bloccando l'uomo, che aveva già caricato Nightmare sulle spalle.

: - Ti prego tu..-.

“Ottimo lavoro, Phoenix”.

: - Tu non puoi farmi questo.. Io.. -. Poi la ragazza perse definitivamente coscienza, svenendo, e Jonathan annuì con sguardo riconoscente, uscendo dalla stanza.

 

 

Christie e Paul POV.

 

“Che.. Che dolore atroce..” mormorò la brasiliana, portandosi una mano sul fianco.

“A chi lo dici” rispose il biondo, massaggiandosi le tempie. “Mi sta esplodendo il cranio”.
“Dov'è Nightmare?” chiese la ragazza, sedendosi di scatto. Cercò di ricordare quel che era successo e l'immagine di Kazuya si fece spazio nella sua mente. Li aveva colti all'improvviso e, con solamente un paio di pugni e calci, li aveva eliminati dal torneo, senza pietà.

“Ho un orribile, orribile presentimento” sussurrò il motociclista, alzandosi e facendosi scrocchiare la schiena.

“Volete sapere dov'è finita Josette, non è vero?” chiese Xiao, parcheggiando una moto nera con delle fiamme oro, di fronte a Christie e Paul.

“Sai dov'è?” domandò subito il biondo.

“Sì, ma abbiamo bisogno dei rinforzi. Ed io so perfettamente a chi chiedere aiuto” rispose la cinesina, riservando loro un sorrisetto malizioso.

“Se questa è una trappola tua e del tuo fidanzatino allora io”.

“Nessuna trappola, Phoenix. Volete salvare o no la vostra amica?” domandò infine. I due si scambiarono uno sguardo d'intesa, poi dissero all'unisono: “Ci sto”.

“Bene, allora seguitemi, non c'è tempo da perdere”.

“Ehm.. Xiao, tu hai una moto.. Noi ci metteremo anni” osservò Christie.

“Ma per chi mi avete presa? Date un'occhiata là” suggerì, indicando una Land Rover Defender color verde militare.

“Notevole” commentò la giovane, correndo al sedile del conducente. Nonostante Paul avesse iniziato a pregare Xiaoyu perché lei gli cedesse la moto, fu costretto a sedersi di fianco a Christie, con tanto di broncio.

“Dobbiamo arrivare alle spiaggia. Una volta lì.. Beh, abbiamo bisogno di sbarazzarci di qualche guardia per rubare uno yacht” spiegò la cinese, mettendo in moto e partendo. Nell'arco di cinque minuti, i tre erano giunti al molo. La brasiliana, però, non aveva la minima intenzione di fermarsi o rallentare.

“Che stai facendo?!” le gridò Paul, attaccato con tutte le sue forze alla maniglia dell'auto. Di certo si potevano dire molte cose sul conto della signorina Monteiro, ma non che la sua guida fosse sicura.

“Giochiamo a bowling!” rispose quella, che, dopo essersi avvicinata pericolosamente ai soldati con i fucili puntati verso la Land Rover, li investì in pieno, facendoli cadere tutti in acqua. “Strike!” esclamò infine, sorridendo soddisfatta di se stessa.

“Devo vomitare..” mormorò il biondo, scendendo dall'auto.

“E tu vorresti essere l'uomo più forte del pianeta? Ma fammi il piacere!”.

“Ehi, suocere, non c'è tempo per litigare. Forza, andiamo” ordinò Xiao, salendo a bordo dello yacht e mettendosi ai comandi.

“Ora puoi dirci dove stiamo andando?” chiese Christie.

“Residenza Kazama. Sono stati gli uomini di Heihachi a prendere Nightmare, di certo non Jin. La cerimonia di chiusura non si sarebbe mai svolta con un uomo in smoking che urlava al vincitore di seguirlo su un elicottero. Io non ho fatto in tempo ad avvertire Night, ma l'ho vista mentre saliva a bordo ed è stato troppo tardi”.

“Ma.. A quale scopo Heihachi l'avrebbe presa?” domandò Paul, confuso.

“Allora voi non avete visto niente.. Nightmare è in grado di trasformarsi in.. A dire il vero, non so dirvi bene in che cosa. Sembra una sorta di angelo dalle ali nere e con una forza sovrumana. E per il nostro vecchio Mishima, è un'opportunità da non lasciarsi sfuggire, se riuscirà ad estrapolare il suo potere e ad inserirlo dentro di sé. Sta cercando di fare la stessa cosa da anni con il gene Devil di Kazuya e Jin, ma senza buoni risultati. Night però è più debole e temo che non sia riuscita a sfuggirgli. Ecco perché dobbiamo darci una mossa, chiedere i rinforzi a Jin e sperare che vada tutto per il meglio. Altrimenti Nightmare morirà, Heihachi otterrà il suo potere, la Mishima Zaibatsu tornerà in suo possesso e allora sì che saranno lacrime amare”.

 

Nota dell'autrice

Saaalve popolo di Tekken! Mi sono divertita un sacco a scrivere questo e i successivi capitoli.. Ormai, purtroppo, siamo agli sgoccioli *comincia a preparare il suo suicidio causato dalla depressione*.

Spero che vi sia piaciuto questo capitolo.. Ne succederanno di tutti i colori, perciò preparatevi!

Ringrazio quei tre tesori di Lady Phoenix, Orsacchiotta Potta Potta e Angel Texar Ranger.

 

Ci leggiamo tra due giorni!

 

Rosie

 

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Capitolo 16
*** Capitolo XV ***


Nightmare POV

 

Nonna! Nonna, ho bisogno di te!”.

Sono qui Josette. Cosa sta succedendo?”.

Mi hanno presa. Heihachi mi ha fatta rinchiudere, vuole portarmi non so dove e ho paura nonna, ho tanta, tanta paura. Tu mi avevi detto che lui sarebbe stato dalla mia parte, che mi avrebbe aiutata.. Invece.. Guarda che cosa mi ha fatto”.

Josette, ora non devi pensare a questo. Io non sbaglio mai”.

Tu sbagli, sbagli sempre! Sei stata con Heihachi, tanto per cominciare, convinta che ti amasse, e invece.. Mi avevi detto che avrei potuto fidarmi, fidarmi di lui. Tu.. Tu mi avevi promesso che saresti sempre stata vicino a me”. Si stava pentendo amaramente delle parole appena pronunciate. Nonostante quello fosse un sogno, Nightmare sapeva che, invece, era qualcosa di più che un semplice effetto creato dalla mente addormentata.

Non ho mai voluto deluderti, Josette. Te lo assicuro. E se c'è una cosa che i fantasmi non fanno, è sbagliare. Non quando sono nell'aldilà. E non mentivo quando ti ho detto che sarei sempre rimasta accanto a te”.

Ah no?” chiese la ragazza, stizzita, mentre le lacrime cominciavano a scendere inesorabili.

Sbaglio o stai parlando con me, ora?” le domandò la donna, avvicinandosi e alzandole il viso per guardarla negli occhi. Aveva ragione. “Ho fatto i miei errori e ne sono cosciente. Mi sono lasciata ingannare dall'apparenza più di una volta. Tu non farlo”.

Nonna ma io..”. Poi Nightmare cominciò a scivolare, precipitando in un vortice nero. Le succedeva sempre, prima di tornare alla realtà.

 

Occhi stanchi, mani legate e polsi doloranti.
: - Perché.. Perché mi ha fatto questo? -, fu il suo primo pensiero, quando si risvegliò.

Realizzò di essere in una cella dalle pareti in acciaio e lì, seduto di fronte a lei, c'era il ragazzo al quale pensava sempre, ogniqualvolta che doveva scontrarsi, perché avrebbe voluto rivederlo a tutti i costi. Invece, in quel momento desiderava con tutta se stessa che sparisse dalla sua vista, perché era come tutte le altre persone che aveva incontrato. Persone pronte a voltare le spalle ad altre, senza poi pentirsene.

Jonathan si alzò, dopo essersi accorto del fatto che Nightmare avesse aperto gli occhi.

“Josette”.

“No” replicò quella, con un fil di voce. Le faceva male parlare, sia perché era debole, sia perché il viso di quel biondo non era altro che una delle tante fonti di delusione della sua vita. “Non hai il diritto di chiamarmi in quella maniera”.

“Ascolta, se solo tu mi lasciassi spiegare..”.

“Sei uno dei tirapiedi preferiti di Heihachi. C'è davvero bisogno di spiegare altro?”. Il ragazzo rimase in silenzio. “Appunto..” sussurrò Night, deglutendo per scacciare il nodo alla gola. Infatti non aveva più voglia di piangere o di disperarsi. Quel vecchio pazzo malato di potere le avrebbe preso quello che più gli importava, ovvero la sua capacità di trasformarsi nel suo alter ego, e poi l'avrebbe eliminata, perché sarebbe diventata inutile.

Prima che Jonathan potesse dire altro, la porta di metallo venne aperta, permettendo a quattro soldati in divisa nera di prendere Nightmare e trascinarla via.

“Signor Phoenix, per ordine di Heihachi Mishima, lei continuerà ad essere il custode ufficiale dell'esperimento 84J”.

: - Ora è così che mi chiamano.. -.

Il biondo annuì, ringraziando l'uomo che gli aveva appena dato quest'informazione. Si avviarono verso un camion scuro, nel quale c'era una sorta di sedia elettrica, sulla quale fecero sedere Nightmare, legandole polsi e caviglie.

“Non sono permessi ritardi sulla tabella di marcia. Dobbiamo essere dal dottor Boskonovitch entro tre ore” ordinò Heihachi, riservando un sorriso subdolo alla ragazza. “Phoenix, voglio che lei non perda d'occhio questo gioiellino, per nessuna ragione al mondo. Ci vediamo a destinazione” concluse questo, sedendosi sul sedile posteriore di una Rolls-Royce bianca, che venne messa immediatamente in moto.

Night tenne gli occhi chiusi; non aveva alcuna intenzione di guardare Jonathan, così forse avrebbe creduto che la ragazza stesse dormendo.

: - Hai tre ore a disposizione per vivere nel corpo di un mostro, poi morirai in quella di una ragazza. Quindi se vuoi piangere puoi, Night. Sii umana fino alla fine -.

 

Christie, Paul, Xiao POV

 

“Le ho già spiegato che io devo vedere il signor Kazama. Sono Ling Xiaoyu, noi ci conosciamo!” esclamò la cinesina. Era da cinque minuti buoni che stava litigando con le guardie all'entrata della residenza Kazama.

“Xiao, scusami se mi intrometto ma..” disse Paul, scostando la ragazza e sorridendo alla guardia. “Mi scuso davvero per il comportamento della mia amica, solo che..”. Il sorriso scomparve immediatamente dal suo volto e, con un pugno preciso, raggiunse il viso dell'uomo, facendogli perdere i sensi. La stessa sorte toccò ad altri uomini, che non fecero nemmeno in tempo ad impugnare le armi. “A questo punto, mettere due rottweiler sarebbe stato decisamente più utile..” commentò, massaggiandosi le nocche della mano.

“Concordo. Beh, direi che ora tocca a me” disse Christie, per poi arrampicarsi sul cancello ed atterrare dal lato opposto. Paul e Xiao fecero la stessa cosa ed attraversarono il giardino, giungendo alla vera e propria entrata. Scassinare la porta fu un gioco da ragazzi, grazie ad una forcina per capelli della ragazza asiatica. Attenti a non fiatare, i tre si guardarono attorno, con la schiena appoggiata al muro, e si mossero solo ed esclusivamente quando le telecamere si giravano dal lato opposto al loro. Questo li rallentò parecchio - anche se sarebbe stato decisamente peggio se fossero stati attaccati dalle guardie - ma, alla fine, giunsero di fronte a quello che, Xiao a quanto pare lo sapeva bene, era lo studio di Jin. Prima che fosse uno dei tre a bussare alla porta, questa si spalancò ed uscì una donna alta, con i capelli biondi legati in una coda di cavallo, dagli occhi color ghiaccio e con indosso una giacca di pelle attillatissima, esattamente come i pantaloni. Non appena Christie, Paul e Xiaoyu comparvero nel suo campo visivo, si mise in posizione d'attacco, ma fu fermata da Jin, che le appoggiò una mano sulla spalla.

“Cosa ci fate qui?” tuonò il ragazzo, spazientito già di suo.

“Jin, gli uomini di tuo nonno hanno preso una concorrente, si è trasformata in una specie di angelo e sono sicura che lui voglia usare i suoi poteri per uccid”.

“Lo so, so già tutto e stiamo agendo. Un uomo di Heihachi ci ha appena indicato la loro posizione, perciò ora potete anche sparire” concluse, camminando sveltamente, seguito dalla bionda. Paul lo raggiunse e si mise di fronte a lui, prendendolo per le spalle e spingendolo contro la parete.

“Senti, Kazama, la ragazza che Mishima sta portando via è con noi, quindi o ci permetti di seguirti, o ci permetti di seguirti. E non mi interessa se sai trasformarti in un essere che lancia laser dagli occhi, non ammetto un no come risposta”. Xiaoyu implorò Jin con lo sguardo.

“D'accordo, ma toglimi subito le tue mani di dosso” gli intimò il giovane. Il motociclista obbedì e, i cinque, lasciarono la residenza.

 

“Josette.. Sei.. Sei sveglia?”.

“Ti ho detto che non devi chiamarmi in questa maniera” sibilò ella, con il capo chino e gli occhi ancora chiusi.

“Ascolta io non so se potrà servire a qualcosa, ma tu non sai quanto mi stia costando tutto ciò..” mormorò Jonathan, con la voce spezzata.

: - Caspita, reciti davvero bene. Non sapevo che fosse tra le tue abilità -.

“Non so se l'hai notato, ma non mi interessa. Non so quanto tempo mi rimane, francamente, ma parlare con la persona che mi ha tradito non è nella lista di cose da fare prima di morire” rispose lei, stancamente. Il silenzio calò nuovamente, ma fu ben presto interrotto dal rumore di un'esplosione. Nightmare alzò la testa, allarmata, e Jonathan si avvicinò all'unica apertura presente sulla porta del camion, che gli permise di vedere, ai lati della strada, che una delle tante automobili dei soldati di Heihachi stava andando a fuoco. Spostato lo sguardo, inquadrò una Yamaha dorata sulla quale c'era Nina, una Harley rossa alla guida della quale c'era Paul, una Maserati nera con all'interno Jin ed una Lamborghini gialla senza tettuccio, guidata dalla spericolata Christie, al fianco della quale c'era Xiaoyu.

“Che cosa sta succedendo?” domandò Night, tentando di liberarsi, ma invano.

“Sono arrivati i rinforzi, Josette!” urlò l'inconfondibile voce roca di Paul. La ragazza sorrise: sarebbe stata loro debitrice per il resto dei suoi giorni, ne era più che sicura.

Dei proiettili raggiunsero e ruppero il lucchetto che teneva chiusa la porta del mezzo di trasporto. Questa fu spalancata da Nina, che saltò dalla moto e, con una capriola, atterrò di fronte a Nightmare.

“Tu allontanati!” esclamò, tenendo la pistola puntata verso Jonathan. Il ragazzo indietreggiò, mentre la bionda, in fretta e furia, liberava Night. “Avvicinatevi ora” disse la donna, parlando attraverso il bluetooth che aveva all'orecchio, che la teneva in comunicazione con Christie e Xiaoyu. La Lamborghini accelerò immediatamente, finché non arrivò a pochi centimetri dalla parte posteriore del camion.

“Salta Nighty!” urlò Christie. La ragazza guardò Jonathan per un'ultima volta, prima di lanciarsi e finire di fianco alla brasiliana. 

 

 

Nota dell'autrice:

Bene, popolo di Tekken, questo è il penultimo capitolo *piange abbracciata a Paolo Fenice*.

Mi ero affezionata troppo a questi pazzi incoscienti ç_ç 

Beh, spero che sia stato di vostro gradimento.. I miei ringraziamenti a Lady Phoenix, Orsacchiotta Potta Potta e Angel Texas Ranger.

 

Ci leggiamo domani con l'ultimo cap!

 

Rosie

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Capitolo 17
*** Capitolo XVI - Epilogo ***


I soldati di Heihachi riuscirono a sparare alle gomme dell'auto pilotata da Christie, la quale riuscì per miracolo a fermare il mezzo prima che colpisse i guard rail e precipitasse dal cavalcavia.

“State bene?” chiese Xiaoyu, scendendo illesa dall'auto e controllando che la stessa cosa valesse anche per le due ragazze.

“Tutto sotto controllo..” risposero all'unisono, lasciando il veicolo. Paul si fermò di fianco a loro.

“Night! E' bello vederti viva e vegeta” commentò, sorridente.

“Lo sarei sempre stata, se non fosse stato per pulce” rispose, sicura che il motociclista avrebbe capito.

“Cosa c'entra Jonathan con tutto questo?”.

“Te lo spiegherò dopo con calma. Ora dobbiamo uscire da questo casino..”.

“No, non così presto!” urlò Heihachi, arrabbiato come pochi.

“Andate e togliete di mezzo i suoi tirapiedi. A lui ci penso io, ho una lunga lista di motivi per cui deve morire per mano mia” mormorò Nightmare.

“Ma noi..”.

“Andate!” esclamò poi, con un tono che non ammetteva repliche. I suoi tre angeli custodi corsero via, esitanti.

“Tu sarai mia, Josette. Il tuo potere sarà mio. E non ti permetterò di sfuggirmi” disse l'uomo, avvicinandosi alla giovane.

“Stavolta non hai sieri da darmi per farmi perdere i sensi. Voglio proprio vedere come te la caverai” concluse lei, prima di dare inizio alle danze.

Heihachi tentò inutilmente di prendere Night per i fianchi, ma questa si alzò immediatamente in volo, per poi riatterrare alle spalle del nemico, dandogli un calcio alla schiena e rischiando di fargli perdere l'equilibrio. Mishima non si lasciò di certo scoraggiare e tornò all'attacco, concentrando tutte le sue forze nella mano destra; chiuse le dita, pronto a sferrare un gancio al viso della ragazza, ma fu bloccato da una gomitata di Nightmare, che schivò il pugno e ne fece incassare un altro all'avversario. L'uomo ritentò con la stessa strategia, stavolta indirizzando le dita allo stomaco di lei, che dovette inginocchiarsi per il dolore improvviso.

"Aspetta, ti aiuto io ad alzarti.." disse lui, ridacchiando e, contemporaneamente, dandole una ginocchiata al.

"Un attimo, proviamo così" replicò Night, infilando gli artigli negli avambracci di Heihachi e mordendogli una spalla, rimettendosi in piedi.

"Togliti di dosso, creatura ripugnante!" esclamò quello, tentando di liberarsi, ma la presa della nemica era piuttosto resistente. Stanca di veder colare del sangue dal corpo dell'avversario, ritrasse artigli e canini e gli diede una testata sulla fronte. Contenta di essere riuscita a stordirlo momentaneamente, la giovane ne approfittò e, alzatasi in volo, gli scagliò un calcio in pieno viso, stavolta facendolo cadere rovinosamente al suolo.

“Piccola stupida insolente! Quando ti avrò sconfitta, ti farò soffrire come meriti!” gridò Heihachi, rialzandosi e saltando, riuscendo ad afferrare le caviglie di Night e a gettarla a terra. Per evitare che l'uomo inferisse, la ragazza rotolò verso sinistra, proprio quando Heihachi stava per chinarsi e riempirla di pugni. Si rimise in volo, stavolta ben più in alto, per non essere riafferrata. Sfruttando la sua velocità, decise di far spazientire il nemico. Il modo migliore era quello di planare più e più volte, una volta tirandogli una ciocca di capelli, una volta dandogli uno schiaffo sulla guancia, una volta graffiandogli la schiena con le unghie, affilate come coltelli.

“Combatti e non comportarti da vigliacca, stupida ragazzina! Sei esattamente come tua nonna!”. E fu la goccia che fece traboccare il vaso.

Nightmare si scagliò nuovamente contro Heihachi, colpendolo ripetutamente, ma stavolta con molto più furore, graffiandolo e facendolo cadere a terra con uno sgambetto, che rischiò addirittura di rompergli uno stinco. Lo afferrò dal petto, infilandovi gli artigli e tirandolo di fronte al suo viso. Era esausto, completamente senza forze e ricoperto da ferite e lividi di ogni genere. La ragazza aveva dato sfogo a tutta la sua rabbia, a tutto il suo astio, che sputò insieme a queste parole: Non ti permettere mai più di parlare così di mia nonna, malato pazzo che non sei altro!” ruggì la giovane, mostrando i canini e rivolgendogli un'occhiata così efferata da fargli tremare le vene dei polsi. Poteva sentire il battito del suo cuore, che ormai, in fatto di velocità, aveva raggiunto tranquillamente la Lamborghini guidata da Christie. Colta da uno strano ed incomprensibile senso di pietà, lasciò la presa e l'uomo cadde a terra, tremante. Ancora non sapeva se l'avrebbe lasciato in vita o meno. Tanto, in ogni caso, non sarebbe stato in grado di scappare via o reagire.

La voce di Heihachi, poi, squarciò questo breve silenzio. 

“Phoenix!” urlò, con una mano sul petto, per poi fare un colpo di tosse. “Sparale, ora!”. Nightmare si voltò verso destra e vide Jonathan, lì, in piedi, con in mano la stessa medesima pistola contenente il sedativo potente che, giusto qualche ora prima, era riuscito ad abbatterla. “Sparale, imbecille, sparale, che cosa diavolo stai aspettando?!”. Lo sguardo vuoto di Jonathan si spostò sul viso di Night, che lo osservava, implorando pietà, speranzosa che si ricordasse tutto quello che lui aveva fatto per lei e che tornasse la persona che aveva dimostrato di essere prima di quella terribile giornata. “Phoenix, idiota, datti una mossa!”.

“Subito, signore” gli rispose. Nightmare chiuse gli occhi, come se fosse la maniera più efficace per proteggersi dal proiettile che stava per raggiungere la sua pelle.

Poi ci fu uno sparo.

: - Deve.. Deve avermi mancata.. - pensò. Successivamente alzò una palpebra, con estrema cautela, come se stesse uscendo allo scoperto dal posto più sicuro del mondo. Il proiettile non aveva colpito lei, bensì Heihachi.

“Phoenix io.. Io.. Ti uccid...” infine perse i sensi ed il cuore di Nightmare si fece più leggero. Non si era nemmeno resa conto di non stare respirando da quando quel vecchio pazzo aveva ordinato a Jonathan di spararle. Il biondo lasciò cadere la pistola.

“Tu mi devi delle spiegazioni” mormorò, tenendosi a debita distanza dal ragazzo.

“Qualche anno dopo la partenza di mio fratello, ho lasciato casa mia. Me ne sono andato, ho preso un aereo che è precipitato, uccidendo così tutti coloro che erano a bordo, eccetto me. In fin di vita, per pura casualità sono stato ritrovato dal dottor Boskonovitch, che mi ha salvato, rendendomi in qualche modo immortale. Metà uomo, metà cyborg. Nessun ricordo, nessuna emozione. Con me ci era riuscito, ci era riuscito a non farmi provare più nulla, non come a te. Così ha esibito la mia bravura nel combattere davanti ad Heihachi, che mi ha scelto immediatamente come soldato prediletto all'interno della Mishima Zaibatsu. Quando non eravamo in guerra e quando non c'erano spedizioni da fare, ero libero di condurre una vita pressoché normale. Quando è stato Kazuya ad impossessarsi della corporazione, me ne sono andato, fingendo, come tutti, di essere convinto e dispiaciuto che Heihachi fosse morto. Siamo rimasti sempre in contatto.. Ero forse l'unica persona di cui si fidava. Poi.. Poi c'è stato un incidente, una sera. Litigando con dei ragazzi in un pub, sono caduto ed ho sbattuto violentemente la testa. Qualcosa si è danneggiato, anzi, io preferisco dire che è migliorato. Da un momento all'altro è tornato il mio passato ed ero improvvisamente in grado di provare ogni emozione. Perciò ho cercato di prendere le distanze, trovando sempre una scusa per non seguirlo. Però, quando mi ha chiesto aiuto perché c'era bisogno di catturare una ragazza e mi ha mostrato una tua foto.. Non sono potuto rimanere indifferente. Ho dovuto fingere di essere di nuovo il soldato spietato senza cuore, o non ti avrei più rivista”. Nightmare rimase immobile ad ascoltare quelle parole. Le sembrava assurdo, davvero assurdo. Si sentiva addirittura in colpa per aver dubitato di lui.

: - Avevi ragione allora, nonna.. -.

“Agente Phoenix”. La voce di Jin interruppe quell'improvvisa mancanza di parole. “La ringrazio per averci detto qual era la vostra posizione, sul serio”. Nel frattempo, Nina, aiutata da due uomini di grossa corporatura, aveva trascinato Heihachi in un'automobile nera, dopo averlo legato con una grossa catena. Quel sedativo sarebbe durato mezza giornata, ma era meglio essere previdenti.

“Si figuri” rispose Jonathan, orgoglioso.

“Nightmare, mi assicurerò che quell'uomo non cerchi più di farle del male. Purtroppo ci sono già passato anche io..”.

“Grazie mille, davvero” rispose la ragazza, accennando un sorriso.

“Ah, dimenticavo. Ha vinto il torneo, perciò..”.

“Non voglio nessuna ricompensa, davvero. Volevo solamente la mia vendetta su Heihachi, e l'ho avuta. Piuttosto, quelli che si meritano qualcosa, sono la signorina Monteiro, il signor Phoenix e.. Beh, non c'è bisogno che nomini Xiaoyu..”. Jin arrossì leggermente dopo aver sentito il nome della ragazza asiatica, poi si schiarì la voce.

“Ma certo. Me ne occuperò io stesso. Se aveste mai bisogno di qualcosa in futuro, non esitate a contattarmi. Sono in debito con voi. Tutta la corporazione lo è” concluse, raggiungendo Xiao, che non vedeva l'ora di rivolgergli la parola, e lo si capiva lontano un miglio.

“Jonathan Phoenix!” tuonò una voce, facendo sobbalzare sia Night che il biondo alla sua sinistra.

“Oh, ciao fenice. E' da un po' che non ci si vede..”.

“Pulce, non cambiare discorso” replicò Paul, sgranchendosi le mani. “Che casini hai combinato? Che hai fatto a Nightmare?”.

“E' tutto sotto controllo, alla fine si è rivelato essere innocente..” rispose Night, divertita.

“Ah. Peccato. Tanto combinerà qualche altro casino per cui dovrò picchiarlo, giusto pulce?” chiese il motociclista, rivolgendogli un sorrisetto complice.

“Guarda che eri tu che facevi dannare tutti da ragazzo, mica io!” replicò l'altro.

“Mamma mia, che palla al piede che erano quei soldati. E non svenivano mai, santo cielo!” commentò Christie, aggiungendosi alla conversazione.

“Credo di avere un'idea..” disse poi Nightmare, richiamando l'attenzione dei tre. “Mettiamo via guantoni da boxe, kimono, ali e trasformazioni varie e prendiamoci una vacanza. Hawaii, che ne dite?”.

“Si può fare..”.

“Perché no?”.

“Andata allora”.

“Hawaii, il più forte del mondo sta arrivando!” esclamò Paul, per poi inciampare a terra.

“Convinto lui..” commentarono la brasiliana, Jonathan e Nightmare, all'unisono.

Ma la domanda era.. Il popolo hawaiano era pronto ad ospitare quattro scapestrati come loro? 

 

 

Nota dell'autrice:

*guarda lo schermo, affranta, poiché la storia si è conclusa* Ebbene sì, purtroppo è finita. MA! Non disperate, tornerò - sì, è una minaccia u.u -. Ho già in mente una trama per un'altra long in questo bellissimo fandom, perciò.. Vi consiglio di nascondervi u_u

Un ringraziamento speciale e sentito alle tre persone che hanno recensito questa storia, Lady Phoenix, Orsacchiotta Potta Potta e Angel Texas Ranger (la quale è sparita e inizio a preoccuparmi per la sua incolumità '-').

 

Beh, non ho altro da aggiungere.. Ci leggiamo presto!

 

Rosie

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