Piccola premessa: la cosa è ambientata a Milano, i
protagonisti sono alquanto sboccati e l’inizio è abbastanza HOT ma poi si danno
un contegno…anche se sinceramente preferirei che non lo facessero….XD ………..sono una
depravata si…u.ù
<< Ma porca di quella puttana, non ne posso più!
>> esclamo, appoggiando la schiena al muro e portandomi una mano al viso.
Davvero, non sopporto più questa situazione, non posso
neanche giocare a basket con Giovanni senza che questo mi provochi strambe ed
indesiderate reazioni in zona basso ventre per un motivo o per l’altro
–s’intenda il vedermelo sudato e fottutamente sexy che mi marca stretto
mettendomi le mano ovunque. Lo scatto della porta
dello spogliatoio mi fa voltare, spalancando gli occhi.
<< Oh amico, che hai? >> mi chiede Giò, chiudendosi la porta alle spalle e avvicinandosi a me.
<< Malditesta… >> rispondo
soltanto.
È il mio migliore amico, lo è da sempre, so che posso
fidarmi di lui e che non avrebbe niente da ridire se io fossi gay, solo che non
sono sicuro che varrebbe lo stesso se venisse a sapere
che m’ammazzo di seghe pensando a lui. Sono davvero un pervertito.
Mi guarda accigliato.
<< Senti Luca, ti comporti in modo stra-
>>
<< ‘affanculo,
non mi comporto in modo strano, sono solo scazzato, mh…
>> lo interrompo bruscamente. Brutto coglione, è
solo colpa tua se mi comporto in modo strano.
Tua, e di tutti i fottuti feromoni che trasudi.
Scuote piano la testa. << Non oggi, nelle ultime
settimane… >>
Non riesco più a sostenere il suo sguardo, mi volto e vado
in bagno. Ovviamente lui mi segue. Ma che cazzo! Dico, lasciarmi un attimo solo
con i miei complessi? No, eh? Bevo un sorso d’acqua dal lavandino, anche se ha
un certo vomitevole retrogusto di ferro, o calcare, comunque fa schifo.
<< Giò, hai mai baciato un
ragazzo? >> sparo, così, all’improvviso.
Non so cosa mi sia preso, ma suppongo sia tardi per ritirare
tutto.
<< che… er, cioè, no… perché?? >> mi guarda sconcertato. E in
effetti lo sono pure io, sconcertato.
Perché? Boh. Non
ne ho idea. Ma suppongo che dovrò inventare una motivazione che abbia un
qualche senso, prima che inizi a farsi idee strane.
<< Mi chiedevo che differenza ci sia con il baciare
una ragazza. >> Già. E ci ho pure provato,
ad inventarmi qualcosa con un senso, ma la mia lingua è molto più veloce del
mio cervello, e, per quanto in certe situazioni la cosa mi possa tornare
comoda, la maggior parte delle volte mi crea solo casini. Giò
mi guarda con un sorrisetto. I suoi occhi sono azzurri, chiarissimi,
ghiacciati, e già di solito sono alquanto inquietanti, in questo momento stanno
sfiorando livelli mai raggiunti prima da un essere umano –vivo.
<< ci eravamo promessi che avremmo fatto ogni nuova
esperienza insieme, vero? >>
Me lo ricordo, avevamo 9 anni. Ma mi sembra strano che lui se lo ricordi, e il fatto che lo
tiri fuori in questa occasione mi da una brutta
sensazione.
<< Ehm… si…? >> rispondo, incerto, mentre lui mi
si avvicina pericolosamente.
Il mio migliore amico è pazzo.
Accosta il suo viso al mio e fa un ghigno divertito.
<< Se poi ti fa schifo non venire a lamentarti da me…
>> soffia sulle mie labbra, prima di coprirle interamente con le sue.
Sento la sua lingua farsi spazio nella mia bocca, e finalmente realizzo che mi sta baciando. E tra l’altro posso
constatare che non c’è una gran differenza dal baciare una ragazza. Anzi, lo
trovo molto meglio, ma quello potrebbe anche dipendere dal fatto che si tratta
di Giovanni. Mi infila una mano tra i
capelli e mi attira ancora di più a sé, obbligandomi a ricambiare questo cavolo
di bacio. Ovviamente non me lo faccio ripetere.
Sento il suono della campanella, e le voci dei nostri
compagni di classe che rientrano nello spogliatoio. Mi ritrovo ad
indietreggiare fin dentro uno dei bagni, senza interrompere il contatto tra le
nostre labbra, mentre Giò chiude a chiave la porta
dietro di sé, con una mano.
Dopo qualche secondo ci stacchiamo, leggermente ansimanti e
soddisfatti. Mi guarda con un ghigno, le guancie arrossate. È fottutamente
bello.
<< Allora? >> mi chiede, appoggiando la schiena
alla porta chiusa.
Immagino di non potergli rispondere è stato il bacio più dannatamente eccitante e meraviglioso della mia
vita… << allora… allora dovresti proprio cominciare a farti la barba
amico, è un consiglio… >> Cazzata. Non ha un filo di barba, ma è la prima
cavolata che mi è venuta in mente. Chiedo scusa. Faccio per uscire dal bagno,
ma lui mi ferma.
<< Nessuna ragazza s’è mai lamentata… >> certo,
perché non ce l’hai la barba! Inarco
un sopracciglio. << Oh, e da quando io sarei una ragazza? >>
Incrocio le braccia al petto. << A me non sei sembrato ‘sto gran
baciatore… >> di più. Molto, di
più.
Fa un altro ghigno inquietante. << Penso che la
prenderò come una sfida…tanto ora c’è supplenza >> mi si avvicina e
poggia la bocca al mio orecchio. << abbiamo un’ora intera per divertirci…
>> sussurra.
E all’improvviso il mio migliore amico non è più il mio migliore amico, ma si è
trasformato in una sorta di pornostar e mi sta facendo impazzire.
<< Non credevo ti divertissi tanto a giocare a fare la
troia… >> gli rispondo con una punta di divertimento ed eccitazione –che
farei meglio a nascondere- nella voce.
Fa scivolare una gamba tra le mie, e mi appoggia una mano
sulla nuca, mentre l’altra va a sfiorarmi piano un fianco. Rabbrividisco,
sentendo il suo alito caldo sull’orecchio.
<< Dimmi Luca, quando la notte sei nel tuo letto, da
solo, al buio, e inizi a toccarti, dimmi… a cosa pensi? >> mi sussurra
ancora, e sento la bocca dello stomaco chiudersi completamente.
Non avevo mai sentito la sua voce così fottutamente
orgasmica.
<< Non… smettila di giocare Giò…
>> e, dicendolo, posso solo sperare che non si accorga di quanto la mia
voce è arrochita dall’eccitazione, per quanto improbabile.
<< Chi ti dice che sto giocando? >> sento la
mano che stava sul mio fianco spostarsi, e andare a premersi sul cavallo dei
miei pantaloni, che iniziano a diventare stretti.
Gli blocco le mani, afferrandole per i polsi.
<< Oh, che cazzo fai? >> sbotto, allontanandolo
leggermente da me.
Fa un sorriso amaro.
<< Niente Luca, niente… >>
Si libera della mia
presa e si volta, apre la porta e se ne va, senza aggiungere una parola.
Esco dal bagno e ficco la testa sotto il getto di acqua
fredda nel lavandino, aspettando che i miei pantaloni tornino della misura
giusta.