A volte una caduta può cambiarti la vita.

di _sakurakiss_
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Non tutti i mali vengono per nuocere. ***
Capitolo 2: *** Ehi ehi, mantieni almeno 10 centimetri di distanza ok? ***
Capitolo 3: *** "Non andare, per favore, ho troppa paura." ***
Capitolo 4: *** “Non sparire. Non dopo questo.” ***



Capitolo 1
*** Non tutti i mali vengono per nuocere. ***


Non tutti i mali vengono per nuocere.
"La prima guerra civile ebbe inizio quando...Sarah, Sarah sei sveglia?"
"Eh?"
'Oddio, stavo domendo! Come avevo fatto a prendere sonno in classe?!'
"Abbiamo dormito poco oggi, vero signorina Parks?" disse sarcasticamente la professoressa di storia.
"Prof. mi scusi tanto, non so cosa mi sia successo, è solo che non sto dormendo molto bene in questi giorni..." tentai di giustificarmi. 
"Beh, questa non è una buona scusa, passerai il pomeriggio in punizione a scuola!" mi sgridò.
 "COSA? Ma è esagerato! Lei non.." mi fermò bruscamente.
"Non obbiettare, altrimenti ti beccherai anche una nota." mi disse con uno sguardo impassibile.
 'Oh, oggi come al solito la giornata procede una meraviglia', pensai. 
Trascorsa la mattinata e dopo che quell'insopportabile della Prof. Stivens mi costrinse a restare altre tre ore dopo la mensa, trascorse a pulire i corridoi, ero finalmente felice di uscire e di tornare a casa. 'Ah, sono fuori dall'Ashton House School!' 
Sentii il telefono vibrare.
"Tesoro sono papà. La macchina ha avuto un guasto improvviso, mi dispiace, per oggi potresti prendere la metro?".
Gli risposi "Si non preoccuparti, solo, sarò lì un po' più tardi."
"Potrebbe andare peggio di così?" urlai al cielo. Indovinate che risposta ricevetti? Si mise a piovere.
'Va bene, adesso mi sto seriamente incazzando', dissi fra me e me.
Alzai sulla testa il cappuccio della felpa, che non era in grado di contenere la mia indomabile massa di capelli ricci lungi. Mi incamminai verso la metro, presi un biglietto, misi le cuffie nelle orecchie e feci partire la musica.
Quando il vagone mi si fermò davanti vidi che era affollatissimo, non c'erano posti a sedere vuoti. Dopo essere entrata ed essermi persa nella musica, la vettura fece un movimento brusco e, non avendo nessun appiglio, fui sul punto di cadere.
Sul punto, ripeto. Mi sentii trattenere da dietro per i fianchi.
"Ma che..." la gente non ha problemi a mettere le mani sugli sconosciuti? Mi voltai bruscamente e davanti mi si parò l'essere più bello che avessi mai visto: aveva gli occhi azzurri, la pelle diafana e i capelli biondi bagnati dalla pioggia.
"E' tutto ok, ti sei fatta male?" mi disse spaventato quello sconosciuto che avrei desiderato così tanto conoscere.
"S-si, si tutto bene." Non parlammo fino alla fine del tragitto, ovvio non che lo volessi (forse), eravamo dei perfetti sconosciuti! Nonostante sembrasse tormentato e avesse l'aria stanca, non la smetteva di lanciarmi occhiate interessate; dire che non avrei voluto rincontrarlo, sarebbe stata una maledetta bugia.
                                               
                                                                                                *    *    *    *    *
 
Sciao belli! E' la prima storia che scrivo, premetto che non ne sono per niente convinta, fatemi saapere cosa ne pensate con una piccola recensione *occhiettidolci*.
Il ragazzo me lo sono immaginato un po' come Pettyfer, mi ispira. :3
Un bacio! xoxo

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Capitolo 2
*** Ehi ehi, mantieni almeno 10 centimetri di distanza ok? ***


Ehi ehi, mantieni almeno 10 centimetri di distanza ok?


Driiiiiiin. Driiiiiiin. Driiiiiiin.
“Daaaai, lasciami dormire ancora un po’!” sbadigliai parlando con la sveglia.
Mia mamma come un uragano entrò nella stanza alzando le persiane. “Forza sveglia! E’ l’inizio di una nuova splendida giornata!” esclamò raggiante.
“Dico, hai forse perso la testa? Usi una di quelle ricette del buonumore o robe così per caso?!”
Lei scoppiò in una sonora risata. “Dai, entra nella doccia prima che ci vada tuo fratello!”
‘Ah già, quella peste di Jake, nonché  il ragazzo più popolare della scuola’.
“Allora sarà meglio che mi sbrighi!” dissi.
Entrai in bagno e feci una doccia veloce dopodiché indossai un paio di jeans skinny, una felpa e delle converse, non male dopotutto. Ravvivai i capelli e misi un po’ di matita sugli occhi.
D’improvviso qualcuno bussò forte alla porta.
“Dico io, cacchio, ma voi ragazze di quanto tempo avete bisog
no per prepararvi?!” gridò isterico mio fratello.
“Senti chi parla, quello che se ha il ciuffo fuori posto entra in crisi isterica!” lo stuzzicai.
“Non provocarmi sorellina!”
Aprii la porta e ci trovammo faccia a faccia. “Oh, non lo farei mai fratellone!” gli dissi facendo gli occhietti dolci.
“Levati di torno và!” disse schioccandomi un bacio sulla guancia. Io risi.
‘Caratterialmente siamo così diversi eppure fisicamente siamo identici, stessa carnagione ambrata, stessi occhi grandi e scuri, stesso colore di capelli …’ osservai. Eravamo come due gemelli, solo che lui era al quinto anno e io al terzo.
Presi un cornetto al volo e salutai i miei.  Uscii fuori e respirai l’aria mattutina, il cielo era ricoperto dalle nuvole, ma non avrebbe dovuto piovere. 
Dopo circa venti minuti arrivai nel cortile della scuola, dove subito mi raggiunse la mia migliore amica, Lucy. Era una ragazza con i capelli biondissimi e gli occhi azzurri, sempre solare e con uno sguardo buffo stampato sulla faccia.
“Saaaaaaraaaaah!” Mi corse incontro e mi abbracciò.
“Sempre piena di energie tu eh?”
“Ovvio! Hai saputo? Si è iscritto un nuovo ragazzo qui a scuola, dicono che sia molto popolare da queste parti!” mi raccontò parlando a raffica. Ogni volta che apriva bocca mi trapanava il cervello, ma le volevo un mondo di bene.
“Okokok, davvero molto interessante. Adesso andiamo che è suonata la campanella!”
Una volta entrata in classe mi sedetti al penultimo banco, vicino alla finestra, come al solito. La mia compagna di banco era assente, quindi sarei rimasta da sola. Aprii il mio diario e controllai i compiti per lunedì.
Il professore di Letteratura entrò “Ragazzi, oggi si è iscritto un nuovo studente, spero possiate dargli un caloroso benvenuto! Entra pure, Alex!”.
Sentii dei passi e le ragazze che iniziarono a ridacchiare, probabilmente doveva essere uno figo.
‘Sempre le solite. Ma si può essere più stupide?!’ pensai.
“Salve a tutti.” disse il ragazzo, aveva una voce calda e melodiosa, una di quelle che staresti ad ascoltare tutto il tempo.
‘Ehi ma che ti prende? Non devi sentirti molto bene per soffermarti sulla voce di un tizio qualsiasi.’ mi dissi mentalmente.
“Bene, puoi sederti dove vuoi” disse il prof.
Ci misi poco a realizzare che avesse preso posto accanto a me, ma non m’importava, ovvio che no, certo.
“Ciao a te ragazza che ieri stava per spiaccicarsi sul pavimento di un vagone della metro”.
‘Ha detto sul serio così??!’
 Alzai la testa di scatto. Mi ritrovai a poca distanza dal suo viso, da quegli occhi che sembravano non avere una fine e da un sorriso a dir poco mozzafiato. Attesi un paio di secondi tempo per riprendermi e pensare ad una frase di senso compiuto.
“Ah e così tu saresti il mio salvatore… Che coincidenza che tu sia venuto a sederti proprio vicino a me, vero?” dissi sarcasticamente.
“Non farti strane idee mi sono messo qui solo perché c’è la finestra!” sussurrò con un sorriso beffardo.
‘Ma questo è proprio stronzo!’
“Ovviamente!” risposi sia a me che a lui mostrando un sorriso molto poco amichevole.
‘Ok che mi aveva salvato da un’imminente caduta, però che cavolo, un po’ di educazione!’
                                                             
                                                                ***

Durante la ricreazione di alzò e andò subito in cortile, gli si accerchiarono tantissimi ragazzi e ragazze, aveva ragione Lucy, doveva essere molto popolare. Anche l'aspetto faceva la sua parte: aveva una camminata sicura di sé, spalle larghe e muscoli asciutti messi in risalto dalla T-shirt bianca.
“Allora, è simpatico no?” mi chiese Lucy.
“Si come un dito in culo!” sbottai.
'Certo che sono proprio fine a volte.'
“Eh? Dai è stato così tragico?”
“E’ lo stesso ragazzo che ieri mi ha trattenuta quando stavo per cadere a terra. Sembra così dolce, poi lo conosci meglio e guarda che risultati!” sbuffai.
“Vabbè, forse sarà un po’ sottopressione per il nuovo ambiente, dagli tempo!”
“Macché, non ci voglio avere più niente a che fare con quello!” esclamai.
“Andiamo riflettici, non saltare subito a conclusioni affrettate…”
“Se lo dici tu…”

                                                        ***


Qualche ora dopo venne il momento dell’educazione fisica.
Stavamo preparando le nostre cose per scendere in palestra quando il Prof. fermò me e Alex.
“Sarah già che ci sei puoi accompagnare il tuo amico a fare un giro nella scuola così si ambienterà meglio?” chiese con un tono che non ammetteva repliche.
Stavo per obbiettare quando venni fermata dal nuovo arrivato “Sarà un piacere!”.
Lo guardai con un’espressione gelida e lui rise.
“Ah Prof. comunque lui non è mio amico!” dissi ad alta voce mentre uscivamo.
‘BAAAM! Così impara a sapersi comportare! Ehehehehe…’
Una volta che ci trovammo da soli la mia sicurezza iniziò a vacillare.
“A-Allora, cominciamo dal piano terra…” dissi camminando a passo svelto, con dietro lui che mi seguiva.
“Ti ho fatto così una cattiva impressione? E pensare che ti ho evitato una bella caduta!” si avvicinò lui sussurrandomi all’orecchio.
Un brivido mi scese lungo la schiena. “Ehi ehi, mantieni almeno 10 centimetri di distanza ok? Non mi faccio abbindolare da questi comportamenti.” Gli risposi schiettamente.
“Che caratterino!” disse lui offeso.
Alzai gli occhi al cielo e sorridemmo insieme.
“Senti, posso farti una domanda?” gli chiesi.
“Spara.”
“Perché ieri eri così tormentato?”
“Niente in particolare, odio la pioggia.”
disse come se volesse chiudere lì il discorso.
‘Questa non me la bevo…’ pensai.
“ Allora, qui c’è la segreteria, più infondo l’infermeria, mentre questa è l’aula di arte. Al piano inferiore ci sono la palestra, la sala da cucina e delle classi. Al primo piano invece c’è la presidenza e il resto delle aule. Diciamo che la scuola si sviluppa più in larghezza che in altezza.” Non sentii risposta, perciò mi voltai.
Vidi che stava fissando un punto preciso del mio corpo, il fondoschiena, senza ascoltare una minima parola di ciò che avevo detto.
“Ehi, ma sei scemo? Io quello che dovevo dirti te l’ho detto, se eri troppo impegnato a fare altro a me non importa!”
 “Eh? E adesso che ho fatto?” disse facendo finta di non capire.
“Non fare il tonto!” sbottai.
“Eddai, sono pur sempre un ragazzo!” scherzò.
“Beh, tieni a bada i tuoi ormoni!”
“Beh a quanto sembra anche tu dovresti tenerli a bada…” disse facendomi l’occhiolino.
“Eh, ma chi io? Tzè, non sei il mio tipo fidati!” dissi con aria di superiorità.
‘Sarah, sei una grandissima bugiarda! Lo sai bene che non sei riuscita a staccargli gli occhi di dosso per tutto il tempo!’
“Vedremo, vedremo.” scandì.

                                                            ***

Una volta tornati in classe non parlammo più e non avevo certo intenzione di farlo.
‘Aaaaah ma chi vuoi prendere in giro! Avete chiacchierato e ti è piaciuto pure farlo!’
Cuore e cervello, ah, due organi completamente diversi che nonostante ciò hanno bisogno l’uno dell’altro… Se andassero d’accordo sarebbe tutto più facile, senza complicazioni.
'Che poi il mio cuore e il mio cervello fino a ieri pomeriggio funzionavano perfettamente!'
Un ragazzo sconosciuto e misterioso tremendamente affascinate sbuca così senza preavviso. Almeno che avvertisse prima di fare quest’entrata improvvisa!
‘Alex, che diavolo di effetto mi stai facendo?!’


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Ecco il secondo capitolo, spero sia stato di vostro gradimento :)
Chissà, come si evolverò la storia tra i due...Eheheheheheh. Fatemi sapere cose ne pensate con una recensione. Ah! Avrei bisogno di un/una beta, chi si offre? ç_ç
Ciaooooo! xoxo

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Capitolo 3
*** "Non andare, per favore, ho troppa paura." ***


"Non andare, per favore, ho troppa paura."

"Fidati, sarà una figata!"
"Non lo so, non mi convince molto questa storia.."
"Andiamo, è una festa, anzi, la festa! Che vuoi che possa succedere? Ti prego vieni con me, ti prego, ti prego, ti prego! Ti porto io a casa con il motorino!"
mi disse Lucy.
"E va beeeene! Ma non prima di mezzanotte!" le risposi.
"Aaaah, sei la migliore! Ora devo andare, ti voglio bene."
"Lo so, ti voglio bene anche io, ciao!"

‘E così ancora una volta mi ha costretta ad andare a una stupida festa. Jensen festeggerà il suo 18 compleanno. Studia alla mia stessa scuola e una volta ha provato ad abbordarmi, non ci sono cascata, lui non ama, vuole solo farsele tutte. Non è un mio pregiudizio, perché ne ho le prove. Centinaia di ragazze arrivavano a scuola piangendo e raccontando di quanto i comportamenti di lui avessero potute ferirle: sinceramente, credo che se molte di loro avessero un po’ più di sale in zucca, riuscirebbero a non farsi portare a letto dal primo che passa. Certo sarebbe difficile con un tipo come Jensen, ha un fisico mozzafiato, labbra sensuali, pelle ambrata,  capelli neri come la pece e occhi azzurri come il ghiaccio: tutta apparenza si intende. Non mi è nemmeno mai stato simpatico, è sempre stato in tipo da sbronze assurde e ha fatto tantissime cazzate nella sua vita. Si dice che una sera avesse tentato di mettere le mani addosso ad una ragazza solo perché lei non voleva andare a letto con lui: questa è solo una delle tante ragioni per le quali cerco di stargli alla larga. Il fatto che io continui a rifiutarlo non gli è mai andato a genio ma adesso siamo, per così dire,"amici".’
Dopo questo breve sprazzo di riflessioni sull’esistenza di Jensen, decisi di passare alla cosa più importante da fare: scegliere cosa avrei dovuto mettere a quella maledetta festa.


                                                                                              *   *   *   *

Dopo aver trascorso un venerdì in giro per la città a fare compere, trovai ciò di cui avevo bisogno: un vestitino bianco con una fascia celeste appena sotto il decolletè, abbinato a scarpe col tacco non troppo alte dello stesso colore della fascia. Lasciai i capelli al naturale, mi truccai con matita e mascara non esagerando e indossai un piccolo ciondolo a forma di gufo.
Verso le otto ero già pronta. Gli acquisti che avevo fatto mi avevano soddisfatta molto. Quando Lucy bussò alla porta salutai i miei e salii sulla vespa azzurra della mia amica.
“Cavolo sei bella da mozzare il fiato!” esclamò.
“Dai non esagerare!” Risi.
"Sai che io non esagero mai…Copriti bene che tira vento!" mi disse.
"Ma  guarda non me ne ero accorta!" Le risposi sarcastica.
"Tzè, un'amica si preoccupa per te e tu la tratti una merda"
"Ma và! Lo sai che ti adoro, ora metti in moto questo catorcio che già siamo in ritardo!" Le dissi affettuosamente.
 "Si, un attimo… Ehi! Non chiamare catorcio la mia bambina!"

                                                            *   *   *   *

"Ma come siamo belle stasera!" esclamò Jensen, soffermandosi un po' troppo sulle mie gambe.
"Oh grazie del complimento caro, guardare ma non toccare!" Gli dissi con il sorriso più finto che avessi mai potuto trovare.
‘E' già ubriaco fradicio’ analizzai.
"Beh, Sarah mai dire mai, sai...” Sussurrò facendomi l’occhiolino. Era disgustoso. 
“Dai entriamo!” Tirai Lucy per un braccio e in poco tempo ci trovammo all’interno del locale… Altro che locale! Era una vera e propria discoteca! Si vedeva poco e niente, la musica spaccava i timpani e c’erano luci stroboscopiche ovunque.
“Andiamo a ballare su!” urlò Lucy.
In poco tempo ci trovammo sulla pista, devo dire che avevo fatto bene ad ascoltarla, mi stavo divertendo tantissimo. La gente si dimenava e si scatenava, il dj era davvero bravo.
Persa in quei miei pensieri vidi avvicinarsi un ragazzo molto carino che chiese se poteva rubarmi l’amica per un po’: gli diedi il via libera, Lucy gli stava già sbavando addosso.
‘Ah, come devo fare con te!’ pensai.
Mi avvicinai al bancone e presi dell’acqua, l’unica cosa che ero riuscita ad identificare tra tutta quella robaccia. Se c’era una cosa che odiavo e che consideravo inutile, erano gli alcolici, riuscivo a mandare giù solo della semplice birra.
“Ti diverti?” mi sentii sussurrare ad un orecchio.
Sobbalzai, c’era solo una persona che aveva questo vizio.
Mi girai.
‘Mio dio, come fa ad essere sempre così bello?’
“E tu che ci fai qui?” chiesi stupita.
“La domanda te l’ho fatta prima io.” ribattè con un sorrisino sulla faccia.
Alzai gli occhi al cielo “Si, mi sto divertendo. Adesso tocca a te!”
“Beh, sai com’è appena sono arrivato a scuola subito mi hanno informato di questo evento e non potevo mancare”.
Mentre parlava lanciava occhiatine su ogni centimetro della mia pelle, e questo mi faceva pensare a come sarebbe stato essere a contatto con la sua.
‘Smettila, smettila, smettila!’ mi rimproverai.
“Sei bellissima stasera.” Disse, lasciandomi molto colpita.
‘Anche tu’ avrei voluto dirgli.
Portava jeans blu scuro a vita bassa attillati al punto giusto e una camicia bianca aderente, che lasciava poco spazio all’immaginazione. Mi porse una mano e fece un cenno verso la pista.
“Vieni?” chiese incatenando i miei occhi ai suoi. Dimenticai per qualche secondo di respirare e accennai un si con la testa.
Mi prese per mano conducendomi sul posto, era voltato e mi cadde l’occhio sul suo sedere.
‘Ma che sei un dio? Come ha fatto madre natura a mettere tutta questa bellezza in un solo corpo?!’
La musica house era ad altissimo volume, la folla ci aveva ‘costretto’ ad avvicinarci molto pericolosamente.
Ci muovevamo in sincronia con la musica. Cercavo di non incontrare i suoi occhi ma quando capitava di incrociare il suo volto, notavo che aveva sempre un espressione sorridente e  non smetteva di guardarmi.
Dopo un paio di minuti il dj prese voce. “Ragazzi adesso cominciamo con i lenti!”
Si udì un boato di assenso. Mentre la canzone partì lui mise le mani sui miei fianchi e mi guardò come per chiedermi il permesso, io sorrisi e timidamente incrociai le mie mani dietro al suo collo. Mi avvicinò di più a sé. “E così tu sei Sarah Cooper…” disse.
“A quanto sembra...” continuai e risi. Lui fece lo stesso.
“Sai non avrei mai immaginato di incontrarti di nuovo, e soprattutto di ritrovarti nella mia classe.” Proseguii.
“E’ un male?” chiese con voce suadente.
“No, non per ora.”
Un mezzo sorriso parecchio sexy comparve sul suo viso. “Bene, perché anche io la penso allo stesso modo.” 
Non riuscivo a distogliere lo sguardo da quegli occhi, nessuno ne sarebbe stato capace, erano fin troppo belli. I nostri visi erano sempre più vicini riuscivo a sentire il suo respiro e il suo meraviglioso profumo, quando la voce di una gallina rovinò quel momento. “Ehi Alex!”
 Ci spostammo entrambi a guardare il suo interlocutore.
‘Ah! Quella troia di Katy! Anche stasera ha dato mostra di quanto lo sia!’
Indossava un vestitino cortissimo, o meglio una maglia tirata fin sotto il culo, nera ed aderente, con un paio di tacchi a spillo 12 centimetri.
“Katy…” disse con una punta di fastidio.
‘1 a 0 per il Signor Alex!’
“Alex, vorresti ballare con me?” gli domandò facendo gli occhi dolci. Mancava poco che gli si strusciasse addosso.
“Vai pure.” Dissi a lui, prima che potesse rispondere.
Lui avvicinò le labbra al mio orecchio. “Dammi giusto il tempo per levarmi di torno questa e sarò subito da te.”
“Okay” gli dissi sorridendo, lui fece lo stesso di rimando. Katy mi lanciò uno sguardo di ghiaccio, io ricambiai con il sorriso più falso che avessi potuto trovare.
Se lo tirò e lo porto sulla pista, Alex aveva un’espressione piuttosto scocciata.
Una mia compagna di classe, Janet, mi tirò per il braccio. “Sarah, devi venire! Lucy è in bagno che vomita! Non si sente bene!”
“COSA?” gridai.
 Mi diressi verso i bagni e vidi Lucas, un mio amico di infanzia, impegnato a tenere la fronte di Lucy che stava vomitando anche l'anima.
"Cavolo mi sono allontana per un secondo! Cosa le è successo?!" urlai preoccupata.
 "Oh, ha solo bevuto parecchio, è troppo ubriaca per guidare ma non preoccuparti la porto io a casa sono con la macchina, tu continua a divertirti" disse.
"Oh non se ne parla! Non lascio la mia amica in questo stato!! Non esiste proprio, adesso andiamo, l'accompagniamo a casa insieme e..."
"E' questo il problema, sono con la due posti! Non preoccuparti! Sarah, io e te ci conosciamo si e no dall'asilo, puoi fidarti!"
 "Non lo so..." ero titubante.
 "SARAH!"
 "Ok ok, hai vinto! Mi raccomando, abbine cura"
"Puoi starne certa."


                                                                  *   *   *   *

Era quasi mezzanotte quando decisi che per andarmene avrei  potuto chiamare un taxi. Mi trovavo fuori alla discoteca, molte persone erano ancora dentro, ma non avevo alcuna voglia di entrarci. Non ero riuscita a salutare Alex, quella Katy gli è stata addosso come una cozza tutto il tempo e lui non se ne è staccato da quanto ho sentito.

'Altro che "Dammi giusto il tempo per levarmi di torno questa e sarò subito da te”, evidentemente dopo averla vista meglio avrà pensato di volersela portare a letto, come al solito. A volte vorrei credere che ci siano bravi ragazzi, ma chissà perché resto sempre delusa. Sarà che la gelosia mi sta accecando, ma sento che quei due stanotte si daranno da fare. Ah, ma che m’importa della sua vita! Ci conosciamo pochissimo, non ho nessun motivo di essere gelosa!’
‘Eppure non riesco a smettere di pensarlo’ ammisi a me stessa.
Stavo ancora rimuginando sui miei pensieri quando sentii delle voci e dei passi.
Un gruppo di ragazzi ubriachi fradici dopo avermi squadrata dall'alto verso il basso, mi si avvicinarono. ‘Cazzo, sono nei guai. Cazzo, cazzo, cazzo!’
 "Ehi tesoro, sei sola soletta? Vieni qui che ti facciamo compagnia noi."
‘Devo inventarmi qualcosa, loro sono in tre, non ho nemmeno la possibilità di scappare.’
 Improvvisai prendendo una delle tante bottiglie di birra da terra e, sbattendone l'estremità contro il muro, la utilizzai come arma.
"Su, non avere paura..." sorrise sghembo un ragazzo che con non poca delicatezza iniziò ad accarezzarmi il braccio con le nocche della mando destra.
 "Non toccarmi!" urlai.
 Decisa, lo colpii con l'unica risorsa che fossi riuscita a procurarmi: con una delle punte aguzze, gli causai un taglio profondo sulla guancia, dal quale cominciò a sgorgare del sangue. Era furioso.
 "Oh oh, la ragazzetta qui non sa stare al suo posto. Adesso ti insegno io come ci si deve comportare!"
Mi sbatté contro il muro,con una mano mi strinse fortissimo il polso mentre con l’altra iniziò a portare giù il vestito.
“Ragazzi voi potete andare!” In pochi secondi si dileguarono.
“Adesso siamo solo io e te.” Continuò con un sorriso perverso. Iniziò a palparmi il seno coperto da reggipetto e a leccarmi il collo. Piangevo, piangevo e non riuscivo a smettere. Di lì a poco le cose sarebbero peggiorate sempre di più. Non avevo mai perso la verginità e di sicuro non ero pronta a subire una violenza sessuale. Il ragazzo scese verso gli slip. Emisi un gridolino che fu subito interrotto quando una sua mano mi chiuse la bocca.
“Shh, se non urlerai prometto che non ti farò del male!” Stavo sudando e avevo gli occhi pieni di paura, a differenza di quelli suoi, pieni di eccitazione. Stavo aspettando il momento in cui la sua mano avrebbe perlustrato oltre quello strato di cotone, quando non sentii più il peso dell’aggressore su di me.
"BRUTTO.FIGLIO.DI.PUTTANA.NON.AVVICINARTI.MAI.PIU’.A.LEI!" Non riuscivo a crederci, era Alex. Si lanciò sullo sconosciuto e gli sferrò due pugni che subito lo misero K.O. a causa dell’alcool che circolava nelle sue vene. L’unica cosa che riuscii a fare fu gridare il suo nome. Lui si voltò e mi venne incontro. Alzò il mio viso vero l'alto, in modo che potessi guardarlo dritto negli occhi.
"Stai bene?" Sul viso gli si leggeva il terrore che mi avessero fatto del male.
 Volevo dire qualcosa, ma era come se i miei muscoli si fossero congelati e non riuscissero a rispondere ai miei impulsi. Lui capì.
 "Andiamo via di qui" disse. Mi circondò le spalle e mi portò verso una motocicletta nera.
"Su forza sali." Obbedii, senza proferire parola. Prese il casco e me lo allacciò. L’unica cosa che cercai di fare per tutto il tempo, era non incontrare i suoi occhi.
“Reggiti forte.” Lo abbracciai e strinsi la camicia tra le dita.
Guidava veloce, il vento mi frustava i capelli che fuoriuscivano dal casco.
“Senti” trovai la forza di parlare. “I miei mi ammazzerebbero se mi trovassero in questo stato, o comunque mi farebbero una marea di domande, e sinceramente stasera non ne ho voglia. Portami ovunque, ma non lì. Ti prego.”
“Okay. Non preoccuparti.”

‘Assurdo’ pensai.  ‘Mi ha salvato per la seconda volta.’

                                                     *   *   *   *

Dopo essere scesi dalla moto la parcheggiò in un garage. Ci fermammo di fronte a casa sua: era enorme con il tetto a spiovente, la più bella del quartiere. Tirò fuori le chiavi e aprì la porta: era veramente fantastica, più dell’esterno. Non era come le solite case, era modernissima, spaziosa, elegante, insomma bella era l’aggettivo giusto. Non riuscii a soffermarmi più di tanto sui dettagli, perché l’episodio di quella serata tornò a tormentarmi.
“Non c’è nessuno, i miei genitori sono sempre in viaggio per lavoro… Comunque, sei stata davvero forte con quella bottiglia!"
 Voleva farmi riacquistare il buon umore, ma sapeva che era impossibile. Non risposi, ma mi girai verso di lui, ritrovandomelo vicinissimo. Quel ragazzo che sembrava tanto misterioso, iniziò a guardarmi fisso, rivolgendomi lo sguardo e gli occhi più dolci che avessi mai visto. Ci sprofondai dentro, e non riuscii più a resistere. Le lacrime iniziarono a sgorgare incessanti.
 "Oh vieni qui." Mi abbracciò e risposi a quel contatto.
"Va tutto bene, ora niente può farti del male, ci sono io.”
A quelle parole iniziai a piangere ancora di più. Mi prese il viso e con i pollici asciugò le lacrime.
“Vieni, hai bisogno di dormire, al resto ci pensiamo domani.” Annuii. Salimmo al piano superiore e mi portò in quella che pensai fosse la stanza degli ospiti. Mi stese sul letto e mi coprì con una coperta. Si alzò, ma riuscii in tempo ad afferrare un lembo della sua camicia.
“Non andare, per favore, ho troppa paura.” Dissi con la voce scossa dai singhiozzi. Non aprì bocca, l’unica cosa che fece fu togliersi le scarpe e infilarsi accanto a me. Il mio battito cardiaco era molto accelerato, cosa che succedeva ogni volta che me lo trovavo vicino. Con movimenti lenti mi circondò con un braccio, con l’altro prese ad accarezzarmi lentamente i capelli. Avrei ancora voluto sentire quelle mani. Continuavo ancora a tremare nonstante le lacrime fossero cessate. Lui mi si avvicinò di più.
 “Ehi, non preoccuparti, resterò qui finché non ti addormenterai.”
  Il mio viso era contro il suo petto.  Dopo un po’ riuscii a tranquillizzarmi.
“Alex?”
“Si?”
“G-grazie.”

Mi strinse più forte a sé. “Non devi ringraziarmi, adesso pensa solo a dormire. “
Quelle furono le ultime parole che ci dicemmo. Stare tra quelle braccia era l’unica cosa che importava davvero: per la prima volta, durante quella serata, mi sentii finalmente a casa.


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Ssssalve! Questo capitolo è un po' più lungo degli altri, mi ha fatto piacere scriverlo e spero che vi piaccia! Fatemi sapere cosa ne pensate con una piccola recensione. Ciaoooo xoxo

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Capitolo 4
*** “Non sparire. Non dopo questo.” ***


“Non sparire. Non dopo questo.” 


Mi svegliai senza sapere che ora fosse. Ero stanchissima, avevo tutti i muscoli intorpiditi. Mi ritrovai a pensare agli avvenimenti della sera precedente e ricordai di aver dormito da Alex. Non si trovava vicino a me, probabilmente stava dormendo nella sua stanza. Presi il cellulare: 20 chiamate perse da parte dei miei genitori, 13 di Lucy e un paio di messaggi di entrambi i mittenti. Mi sentivo in colpa: dovevano essersi preoccupati davvero tanto. Inviai loro un messaggio veloce per tranquillizzarli, al resto avrei pensato più tardi. Mi alzai e scesi le scale. Le ringhiere erano in legno pregiato, lisce al tocco. Non riuscivo ancora a capacitarmi di quanto fosse grande quella casa, i soffitti erano esageratamente alti. Poggiai il piede sull’ultimo gradino, quando arrivai nel salone e lo vidi. Sembrava un dio greco. Era a torso nudo, dormiva con la schiena verso il divano, e aveva un braccio posato a fianco alla testa. Non potei fare a meno di pensare a quanto sarebbe stato fantastico toccare quegli addominali scolpiti. Mi avvicinai. Da vicino era ancora più stupefacente: il profilo perfetto, le labbra carnose al punto giusto, la pelle candida, niente stonava in quel quadro, avrebbe facilmente potuto fare il modello, sempre che non lo fosse stato già.
‘Ha l’espressione tranquilla di un bambino a differenza di quando è sveglio.’
 Mi sedetti a terra con la schiena contro il divano, accanto a lui. Non volevo svegliarlo, erano le 9.00, così aspettai giocando un po’ con il telefono. Non riuscivo a superare uno stramaledetto livello del mio gioco preferito. Mi arresi dopo circa dieci minuti. Lo sentii emettere un gemito, mi morsi il labbro inferiore.
“Ehi.” Disse con la voce impastata dal sonno.
“Ehi.” Risposi di rimando.
“Che ore sono?”
“Le nove circa.”
Si mise seduto e strabuzzò gli occhi, poi si alzò.
“Da quanto sei seduta qui a terra?”
“Ehm, sono arrivata poco prima che tu ti svegliassi.”
“Capisco… Comunque puoi fare una doccia se vuoi, se hai bisogno posso darti qualcosa da indossare.” Mi spiegò un po’ imbarazzato, grattandosi la testa.
“Si grazie, ne avrei bisogno.” Risi.
“E’ bello rivedere il tuo sorriso dopo tanto tempo.”
Distolsi lo sguardo. “Dopo tanto tempo? Non sono nemmeno passate 24 ore.”
“Beh, evidentemente uno ne sente subito la mancanza perché è troppo bello.” Disse.
“Stai flirtando con me, Alex?” Sorrisi maliziosa alzando un sopracciglio.
Si avvicinò parecchio. “Se anche fosse, Cooper?”
“Beh, sarebbe meglio se prima indossassi qualcosa.” Lo presi in giro.
Mi bloccò tra il piano della cucina e sé, mettendo le mani ai lati.
“Ti metto forse in agitazione?”
‘Ecco di nuovo quel sorriso dannatamente bello: in confronto al mio è niente.’
Poggiai un mano sul suo petto per spostarlo indugiando un po’ più del dovuto.
Lui mi lasciò andare, mostrando i suo solito mezzo sorriso da bad boy. Salì sopra e riscese con una asciugamano.
“Il bagno è di sopra in fondo a destra.” Mi spiegò.
“Grazie.” Dissi e l’afferrai.
Mi diressi a passo svelto verso le scale.
“Aspetta!” Mi sentii dire.
Mi voltai. “Si?”
“E’ tutto ok?”
La mia espressione serena presto cambiò. “Certo.”
Si avvicinò e afferrò delicatamente la mia mano percorrendo con il pollice i lividi che quell’aggressore aveva lasciato. La sua mascella si contrasse e guardò quei marchi con rabbia. “A me non sembra.” Ritrassi la mano.
“Hai già fatto abbastanza, anzi, mi dispiace per ieri, la dormita e tutto il resto…”
“Ehi, non preoccuparti, è il minimo che abbia potuto fare, non preoccuparti per ieri, sono restato nel letto solo per una mezz’ora, subito sei crollata.”
A quelle parole il mio viso si colorò, era la prima volta che condividevo il letto con un ragazzo, e anche se non era successo un bel niente, mi sentivo in imbarazzo: a differenza sua che chissà quante volte lo aveva fatto.


Mi diede una sua maglia che a me stava larghissima e dei pantaloncini corti da calcio.
Mi chiusi in bagno e aprii il getto di acqua bollente. Lavai ogni singola parte del mio corpo pensando che in questo modo avrei potuto eliminare gli avvenimenti di ieri sera, ma non era possibile. Ero consolata dal fatto che se tutto questo non fosse successo adesso non sarei stata con Alex.
Uscii dalla cabina e velocemente infilai i vestiti nuovi, avevano il suo profumo e mi stavano larghissimi.
Scesi giù e lo ritrovai con una t-shirt nera addosso e i pantaloni di una tuta. Stava preparando la colazione, e tutto ciò  sembrava renderlo ancora più irresistibile.
“Mmm…Che profumino!” Dissi.
“Uova e pancetta..Ecco a lei signorina!”
Mise una porzione nel piatto e me la diede.
Chiusi gli occhi e assaporai bene. “Mio dio, è la colazione più buona che abbia mai mangiato!” Esclamai.
Lui rise. “Sono lusingato! Sono abituato a fare le cose da solo, almeno quelle essenziali. La signora delle pulizie si occupa del resto.”
'Beh, per averla devono essere molto benestanti.'
Riflettei.
Squillò il cellulare. “Ah, è Lucy, aspetta.”
Lui fece un cenno d’assenso con il capo e premetti il tasto verde.
“DOVE DIAVOLO SEI FINITA!?”
“Buongiorno Lucy!”
“Ti rendi conto di quanto tu mi abbia fatto preoccupare?!” Era isterica.
“Si lo so scusa! Tu come stai?” le chiesi.
“ Si lo so scusa??!! Aaaah, lasciamo perdere! Sto bene, i miei in questo giorni non ci sono, quindi sono riuscita a non ricevere la predica.”
“Botta di culo…E Lucas?” Alex mi guardava divertito e ascoltava.
“Ieri sera è stato con me e dopo un po’ è andato via. Stamattina è venuto a vedere come stavo. Te invece? Mammina e papino ti hanno segregata in casa?”
“No, sono… Sono da Alex.” Dissi con un filo di imbarazzo.
“Cosa??!! Avete… Ehm…  Insomma…”
“No, no, no, assolutamente no!” Urlai. “E’ successa una cosa ieri sera – mi si incrinò la voce – poi ti racconto bene da vicino. Non potevo tornare a casa per come ero conciata, quindi ho dormito da lui.”
“Ah, l’hai per caso visto senza maglia? E’ da sballo vero?” Esclamò eccitata.
“LUCY!” Alex ridacchiò, io arrossii.
“Ok, ok la smetto, l’importante è che adesso tu stia bene! Senti, ti vengo a prendere così vieni un po’ da me, ti sistemi e poi mi dici tutto.” Mi disse premurosa.
“Va bene, grazie.”
“E’ niente per la mia migliore amica! Ti voglio bene.”
“Ti voglio bene anche io, a dopo, ciao.”
Riattaccai.
“Allora?” Mi chiese Alex.
“Niente, ha detto che dopo mi verrà a prendere così posso mettermi qualcosa di suo per non far insospettire i miei…Sai com'è...”
“Capisco… Senti io vado a farmi una doccia.”
“O-Ok.” Balbettai, sembravo una bambina stupida.
Lui salì ed io iniziai a mettere i piatti nella lavastoviglie, che vidi quando lui prese le cose per mangiare.
‘Pensandoci la gente fraintenderebbe subito. Non gli darei tutti i torti. Insomma, in una casa vuota con ragazzo che conosco a malapena, con cui ho dormito, che mi ha preparato la colazione e che mi ha prestato degli indumenti puliti. Ho comunque avuto un comportamento un po’ avventato. Pensavo di sentirmi al sicuro con uno sconosciuto solo perché mi aveva evitato un’aggressione: in fin dei conti anche lui avrebbe potuto approfittarne. Ma è più forte di me. E’ come se in fondo sentissi che non potrebbe mai farmi del male, sarò ingenua, ma è questa la sensazione che mi trasmette. Mi sento attratta da Alex come una calamita, e ovunque io sia nei guai, lui mi trova. E poi se non fosse stato per lui…Se non fosse stato per lui non so cosa sarebbe potuto succedermi. Con molte probabilità sarei stata uccisa.’
Asciugai una lacrima che era scesa inavvertitamente col palmo della mano: non facevo altro che piangere.
‘Basta, adesso devi essere forte!’ dissi a me stessa.
Sentii il getto della doccia chiudersi e dopo un po’ vidi lui scendere già vestito con i capelli bagnati che lo rendevano ancora più bello se possibile.
“Allora, nel frattempo che la tua amica arrivi, che ne dici di un po’ di tv?”
“Perché lo fai?”
 Chiesi senza riflettere.
“Fare cosa?” Domandò con un punto interrogativo al posto della faccia.
“Questo.” Proseguii. “Perché dopo avermi salvata mi hai portata qui, hai dormito con me e mi hai preparato la colazione?”
Mise una mano fra i capelli, l’espressione tormentata. “Senti, io..Non lo so okay? Sembravi così spaventata, era come se avessi sentito l’obbligo di dovermi prendere cura di te. Avrei fatto la stessa cosa con qualsiasi altra ragazza nella tua situazione. E se hai avuto un dubbio diverso da questo, sappi che non ho secondi fini.” Mi guardò torvo.
“Oh, io non intendevo certo questo…”
Mi interruppe “Bene, questione risolta allora.” Disse gelido.
‘Non sai chiudere proprio quella boccaccia vero?!’ Mi rimproverai.
Accese la televisione e restò lì, io mi sedetti nel punto più lontano da lui, non ci dicemmo più una parola, non mi lanciò più neanche uno sguardo.
Non passarono neanche dieci minuti che qualcuno bussò al campanello e non dovetti chiedere chi fosse per capire che si trattasse della mia migliore amica. Ero dispiaciuta per quello che era successo e mi ero maledetta per le parole che mi erano uscite di bocca.
‘Guarda quello che hai fatto, di sicuro non l’hai ripagato con la sua stessa moneta.’
Lui si alzò insieme a me. Prima che aprissi il pomello della porta e dopo aver preso le mie cose mi voltai.
“Scusami, non sarei dovuta venire, anzi non avrei dovuto accettare l’invito a quella festa, sono stata solo stupida e scortese. E’ stato tutto un errore. Ti ringrazio ancora una volta per quello che hai fatto.” Conclusi con un “Ciao.”
Lui non disse nulla, lasciò solo che aprissi la porta e che abbracciassi forte la mia amica. Scesi le scale della veranda, ma mi sentii trattenere.
Aveva gli occhi puntati a terra. “Scusa tu, non avrei dovuto dire quelle cose, solo non voglio che tu possa farti un’idea diversa su di me rispetto a quello che in realtà sono.”
“Colpa mia, non l’ho mai pensato …Allora, ci si vede.” gli dissi sorridendo.
“Già, ci vediamo a scuola.”
Mi voltai. “Sarah.”
“Si?”
Si avvicinò e silenziosamente catturò una mia mano con la sua, lasciando un bigliettino. Lo guardai perplessa e mi incamminai verso il motorino.
C’era scritto“Non sparire. Non dopo questo.” e poco accanto il suo numero di telefono.
 Quando l’aveva scritto? Sentivo il cuore scoppiarmi in petto. Lo sentivo, sembrava assurdo, così all’improvviso e precocemente, ma mi stavo innamorando.

                                         
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Et voilà! Anche il 4 capitolo è finito! Diciamo che questo è di passaggio, ce n'è bisogno altrimenti le cose sarebbero sconnesse.  Man mano i due protagonisti si stanno conoscendo e Sarah sta iniziando a sentire emozioni mai provate prima. Anche Alex non è indifferente alla ragazza (porco barbagianni le ha dato in numero di telefono!). Come si evolverà la storia tra i due? TA-TA-TA-TA'! Alla prossima puntata (?) o meglio, al prossimo capitolo. Au revoir! xoxo

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