1. consulenza
Tutti i personaggi di questa fanfiction appartengono a Jeff
Davis© (esclusi quelli di mia invenzione) e sono usati senza
fine di lucro.
“Questa mattina è stato rinvenuto il corpo senza
vita e
orribilmente torturato di Melissa Caroline Sullivan, la donna rapita
due mesi fa e di cui non si era saputo più nulla.
E’ stata
trovata nel parco cittadino da un uomo che faceva jogging.
-E’ stato orribile, era coperta di sangue e le mancavano
tutte
le dita.- ha detto John Martin, autore del ritrovamento. Con questo
sale a cinque il numero dei morti per mano del “killer del
sonno”, tutte donne tra i quaranta e i
cinquant’anni di
età.
Fonti interne alla polizia riferiscono che l’assassino
predilige
questo tipo di vittime e che le tiene in ostaggio per circa due mesi,
addormentandole prima di torturarle e ucciderle.
La polizia locale brancola nel buio e anche l’FBI sembra non
trovare le risposte. La popolazione è in subbuglio e le
vendite
di armi sono aumentate del 60% dopo il terzo rapimento.” J.B.
Blanc Washington Gazzette
- Non so proprio cosa mettermi! Come ci si veste per una consulenza per
l’FBI? - La donna parlava ad alta voce nella stanza vuota
davanti
all’armadio aperto indossando un paio di mutande e una
canotta
rosa e dei buffissimi calzini azzurri con le dita. La sua
“divisa” non poteva certo
andare bene, già sembrava più giovane dei suoi 30
anni se
poi andava da loro in jeans e scarpe da ginnastica, non
l’avrebbero mai presa sul serio. Dopo attenta riflessione si
decise per un completo coi pantaloni grigio chiaro e una camicia
azzurra. Si truccò per dimostrare la sua benedetta
età.
Era nervosa perché non riusciva bene a capire cosa potevano
volere da lei. Prese la borsa che i suoi genitori le avevano regalato
per la laurea e si diresse alla porta, fermandosi davanti allo specchio
per controllare il risultato finale: stava bene, sembrava competente
anche se i suoi capelli cortissimi e rossi come ogni mattina non
volevano stare al loro posto e rovinavano un po’
l’effetto
da donna in carriera.
- Salve, vi presento la dottoressa Liliana Meli. E’ la nostra
consulente sul caso del killer del sonno, dicono sia la migliore
farmacologa disponibile.- la annunciò il direttore.
- Lo dicono solo perché affermare che un uomo è
migliore
di me potrebbe farli accusare di discriminazione - rispose al direttore
con un sorriso poi
si voltò e guardò la squadra.
- Piacere. -
- Il piacere è solo nostro, forse riuscirà ad
illuminarci
sulle sostanze che usa sulle vittime! Sono l'agente speciale Derek
Morgan. - rispose
consegnandole un fascicolo e stringendole la mano - Qui
troverà
tutte le analisi dei nostri laboratori ma ci sono cose che non
quadrano, due volte ha usato sostanze note, ma negli ultimi tre omicidi
ha somministrato sostanze sconosciute, i nostri tecnici brancolano nel
buio. -
Liliana aveva già cominciato a leggere il fascicolo,
corrugando le sopracciglia e mostrando sorpresa.
- Veramente non sono sostanze del tutto sconosciute, quello usato
nell’ultimo delitto è un tranquillante in fase di
sperimentazione alla Novalinar, l’RM 1982, non è
reperibile al di fuori dei loro laboratori di ricerca. Finora
è
alla fase 2 della sperimentazione e ha rivelato
peraltro notevoli limiti di sicurezza. - disse senza alzare gli occhi
dalle carte e lasciando abbastanza sorpresi gli agenti. -Non deve
essere stato facile procurarselo, anzi se non lo avessi letto coi miei
occhi avrei detto che era impossibile, quei laboratori sono protetti
sicuramente meglio del Pentagono! -
- Come può essere così sicura che sia la stessa
sostanza?
Non sono sempre segretissime queste ricerche?- chiese l’uomo
alto
dai capelli neri.
“ Carino l’agente, mi farei arrestare volentieri da
lui… ma cosa sto pensando?! Ok, devo concentrarmi e non
farmi
distrarre."
- Infatti altri farmacologi o tossicologi esterni non
l’avrebbero
riconosciuta, per me è diverso perché lavoravo
per loro
fino a sei mesi fa e facevo parte del gruppo di ricerca.-
- Che cosa potrebbe implicare questo? - chiese Morgan.
- Penso che un estraneo non sarebbe mai potuto venirne in possesso, per
poterla usare aveva bisogno di un discreto quantitativo da poter
analizzare per essere in grado poi di sintetizzarlo, quindi dovrebbe
essere un ricercatore. Un profano della materia avrebbe dovuto
sottrarre una notevole quantità di campione per poterla
utilizzare e alla Novalinar se ne sarebbero accorti. Comunque anche in
questo caso sarebbe stato complicato per lui, dato che avrebbe avuto
problemi con la dose. Troppa l’avrebbe uccisa e non
è
successo dato che l’ha uccisa lui, poca non avrebbe avuto
effetto. Inoltre l’indice terapeutico è molto
basso per il
momento. -
- Cioè? - chiese la donna coi capelli scuri.
Liliana si sentiva disturbata dagli sguardi indagatori che le
rivolgevano e sentiva che non si fidavano di lei del tutto, ma non
riusciva a capire perché. Aveva accettato
l’incarico con
qualche perplessità, quando il rettore le aveva riferito la
richiesta dell’FBI, lei non sapeva proprio cosa aspettarsi e
come potersi rendere utile. - Cioè la differenza tra la dose
tossica e la dose terapeutica è minima, è uno dei
maggiori problemi del farmaco al momento. - rispose.
Scorse qualche altra pagina del rapporto dettagliato e studiando le
formule si chiese ancora una volta di quale utilità poteva
essere. Gli altri la guardavano con curiosità, aspettando
altre
informazioni e pensando a quello che aveva detto finora: il profilo sul
soggetto ignoto poteva concordare con quello che lei aveva rivelato.
Infine si riscosse, chiuse il fascicolo e li guardò.
- Gli altri due sembrano solo variazioni di farmaci già
esistenti, ma obsoleti e non più utilizzati
perché
sorpassati da nuovi più efficaci e sicuri. Tra
l’altro
sono variazioni abbastanza geniali che li rendono più attivi
anche se più pericolosi, sembra quasi una ricerca
farmaceutica… strano. Non credo che questi siano stati
progettati da case farmaceutiche, anche se forse sarebbe meglio se voi
tentaste di ottenere informazioni da loro, ma non credo sia
un’impresa facile! Hanno sempre paura che rubino i brevetti.
-
- Perché ha detto che sembra una ricerca farmaceutica? - la
interruppe l’agente più anziano.
- Perché è passato dall’usare farmaci
sicuri e
approvati, disponibili sul mercato, a due farmaci con molta
probabilità modificati da lui ma derivati da
medicinali noti e infine ad un
farmaco che non ha ancora passato la sperimentazione. Sembra che cerchi
la molecola perfetta per i suoi scopi, che sinceramente non riesco a
comprendere. Dovrebbe aver ottenuto con tutti e cinque la sedazione.
Comunque capirlo è il vostro lavoro non il mio. Posso dirvi
qualcos’altro? Se mi lasciate i rapporti posso studiarli e
cercare di trarre altre informazioni sul suo modo di lavorare. -
- Non credo ci siano problemi. Lei ci è stata molto utile
non
sappiamo come ringraziarla. Se viene con me l’accompagno. -
la
ringraziò l’agente carino.
- E’ stato un piacere. Vi farò avere le mie
conclusioni il più presto possibile, arrivederci. -
Seguì l’agente più alto. Era molto
elegante in un
completo nero, la camicia chiara; sembrava molto sicuro di
sé e,
doveva ammetterlo, le piaceva.
- … se le serve qualche informazione dai
laboratori…- La
guardò con fare interrogativo e lei arrossì non
avendo sentito niente.
- Mi scusi, stavo riflettendo. Cosa diceva dei laboratori? -
- Che se ha bisogno di chiarimenti sui rapporti o se ha da comunicarci
qualcosa questo è il mio numero. Non esiti a chiamarmi. -
Lei
prese il biglietto da visita e lo rigirò fra le dita
osservandolo: Aaron Hotchner, così si chiamava
quell’agente molto carino.
- Appena saprò qualcosa la chiamerò
senz’altro,
agente Hotchner. Arrivederci. - Lo salutò stringendogli la
mano.
Era calda e forte, una buona stretta, quella che i giornali femminili
avrebbero descritto come la stretta dell’uomo da sposare:
calmo,
sicuro di sé e determinato. Si avviò per la
strada
sentendo gli occhi dell’uomo sulla sua figura che si
allontanava.
Hotchner la guardava con insistenza, “ E’
così
giovane” aveva pensato appena era arrivata, “come
può esserci utile, ci sarà solo di
intralcio!” Si
era dovuto ricredere, era capace, preparata e non si era fatta
impressionare dal clima di sfiducia che si era creato al suo arrivo.
Erano stati molto scortesi ma erano tutti coi nervi a fior di pelle.
Erano stati chiamati dopo il terzo caso ed ora erano già a
cinque morti, il caso si era rivelato molto intricato e l'assassino non
lasciava prove utili… Erano rimasti bloccati in un vicolo
cieco,
ma quelle nuove
informazioni forse avevano rischiarato la strada…
Mentre aspettava che l’ascensore lo portasse al suo piano si
distrasse pensando alla ragazza, era molto carina coi capelli
così corti, aveva un viso simpatico e aperto e aveva
qualcosa di
strano ma solo quando l’aveva accompagnata
all’uscita aveva
capito che quella sensazione era dovuta al fatto che aveva un occhio
verde e uno blu! Era rimasto stupito, non aveva mai visto nessuno con
gli occhi di colore diverso, ma stava bene, le si addicevano; aveva
capito subito di trovarsi davanti una persona particolare.
L’ascensore arrivò al piano e le porte si aprirono
e
tornò al pensare al suo lavoro.
Liliana arrivò all’università e si
diresse veloce
verso l’ufficio che divideva con Mary, l’altra
assistente;
aprì la porta e l’odore di reagenti chimici la
investì, alcuni lo trovavano estremamente sgradevole ma non
lei,
era come l’odore di casa, la faceva sentire protetta e al
sicuro.
Aprì un piccolo armadio e prese da un appendino dei jeans e
una
maglietta consumata e dopo aver chiuso la porta a chiave si
cambiò, si tolse il trucco e infilò il camice.
Mise i
rapporti nel cassetto più sicuro, mise la chiave in tasca e
uscì chiudendo anche la porta dell’ufficio. I
rapporti e
l’FBI dovevano aspettare, in laboratorio c’erano
cose
più importanti per il momento.
Era stata una giornata faticosa, ma non era molto tardi quando
arrivò a casa, fece una doccia e decise che quella era una
sera
da cornflakes. Mentre mangiava leggeva i rapporti, ma sembrava che non
ci fosse niente di nuovo anche se aveva la sensazione di non notare
qualcosa di cui avrebbe dovuto accorgersi subito. Continuava a
riguardare le stesse pagine, poi cercò i
referti delle autopsie, ma mancavano. - Dannazione! Non me li hanno
dati, anche se era prevedibile. Non sono un medico non ci capirei
niente.. ma devo essere sicura di una cosa!- Così corse
all’ingresso e cercò nella tasca della giacca il
biglietto
da visita, fece il numero di cellulare e attese.
- Hotchner. –
- Salve, sono Liliana Meli, si ricorda? Avrei bisogno di un favore, mi
scusi per l’ora ma vorrei vedere i referti
dell’autopsia,
devo controllare una cosa! Lo so che sembra strano, ma devo controllare
assolutamente. - Aveva parlato tutto di un fiato, convinta che non
l’avrebbe presa sul serio, non gli aveva dato spiegazioni, ma
era
presto non poteva rischiare.
– Si può fare, però dovrebbe aspettare
domani mattina, la aspetto per le 9, va bene? –
- Benissimo, grazie mille, mi scusi ancora. Buona notte. –
- Buona notte a lei. –
Ma Liliana non aveva sonno, accese il computer e si collegò
alla
rete ma le sue ricerche sulle sperimentazioni di sedativi non diedero
risultati, come si era aspettata. Sbadigliò, era stata una
lunga
giornata. Spense tutto, chiuse i rapporti nella piccola cassaforte e
s’infilò a letto.
“ Non esiste salvaguardia contro il senso naturale
dell’attrazione.”
Algernon
Charles Swinburne
questa è la mia prima fanfiction in assoluto, per piacere
siate clementi!!!
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