SHINee Facts~

di Lykill_Hole
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** ◦ Sono un uomo! ◦ ***
Capitolo 2: *** ◦ Cinque non è un bel numero ◦ ***
Capitolo 3: *** ◦ La gioia dell'essere piccoli. ◦ ***



Capitolo 1
*** ◦ Sono un uomo! ◦ ***


Visto che è il primo capitolo, qui sono presenti ben /due/ facts.
Li scriverò sempre a fine storiella, così potrebbe anche essere divertente figurarli da soli.
… Non so se potrebbe sembrare una KeyTae.
Non credo.
Comunque… Buona lettura~.
 
 
 
 
 
Taemin era sempre stato considerato un tipo calmo, pacifico.
Uno, insomma, che non lasciava mai il controllo alla propria rabbia; eppure, l’urlare o l’adirarsi non erano gli unici modi con cui qualcuno poteva manifestare il proprio malcontento.
 
“ … Che diavolo succede, qui? “
 
Era uno di quei rari giorni liberi concessi ai cinque membri degli SHINee, e l’avevano passato ognuno a modo loro.
Il maknae, assieme a Minho e Jonghyun, lo aveva trascorso ai bagni pubblici, in una ricerca di relax totale.
Peccato che non sembrava aver avuto successo.
Anzi, il contrario.
E quando Key, che assieme ad Onew era andato al centro commerciale, tornò al loro appartamento, fu abbastanza perplesso nel prendere atto della piccola scenetta che gli si presentò davanti agli occhi.
Con un sopracciglio elegantemente inarcato, lasciò vagare lo sguardo sui due ragazzi seduti sul tappeto del soggiorno; il televisore lasciato acceso, ma nessuno dei due lo stava realmente guardando.
Però furono le loro espressioni e ‘condizioni’ a lasciar confuso Key.
Quello, ed il fatto che Taemin non si vedeva da nessuna parte.
Visto che non aveva ancora ricevuto risposta, tossì ripetutamente contro una mano, richiamando l’attenzione dei suddetti. Onew, da bravo leader qual era… Già se l’è defilata in qualche zona della casa.
Dannazione.
Doveva dargli una mano a sistemare la spesa.
… Lo recupererà dopo.
 
“ –pf. Prrgnè. “
 
Anche l’altro sopracciglio della Diva si alzò, in risposta a quella specie di assurdo borbottio incongruente appena uscito dalla bocca di Jonghyun.
Minho si limitò a sospirare, ed a spostarsi in modo da poter guardare dritto in viso il loro interlocutore.
 
“ Si è chiuso nella sua camera.
Abbiamo provato a parlarci, ma… “
 
Come detto prima, Taemin era uno che la calma la perde difficilmente.
Quelle volte che accadeva, però, era una tragedia.
Forse il borbottio del Dino era giustificabile. Il loro maknae poteva essere tenero e dolce, ma se attacca…
 
“ … Jonghyun, è crema quella che hai sul sopracciglio? “
 
Appunto.
Un digrignare stizzito, e subito il sopracciglio venne pulito dai rimasugli del suddetto /attacco/.
Key si portò una mano alle labbra, per celare il sorriso divertito al pensiero di ciò che sicuramente era accaduto.
Ed a giudicare dai resti presenti perfino sui capelli di Minho, entrambi avevano tentato di parlarci senza alcun risultato.
Chissà cosa era accaduto, nel poco tempo che si erano separati.
Forse… Qualcuno aveva molestato il suo Taeminnie, ai bagni pubblici?!

No. Altrimenti con la presenza degli altri due sarebbe già stato stanato.
 
Un sospiro, e si sistemò sovrappensiero una ciocca di capelli.

“ Vado a parlarci io. “
 
Immediatamente ebbe due paia di occhi su di sé, e senza neanche aver bisogno di parole comprese la loro commozione nel risparmiare loro qualche altro turno al ‘tiro al bersaglio’.
Agitò una mano nei loro confronti, un piccolo ghigno sulle labbra mentre li mandava in cucina ad apparecchiare, visto che lui aveva… Da fare, e si diresse verso le scale.
Le salì con calma, prima di giungere davanti ad una porta.
Sulla superficie lignea faceva bella mostra di sé un cartellino con la firma del maknae, con una bella calligrafia ma colorata.
Bussò su di essa, tendendo l’orecchio.
 
“ Taemin, sono Key. Sto entrando. “
 
Sarebbe potuto entrare tranquillamente senza doversi annunciare, ma meglio evitare della crema sui suoi amati capelli.
Taemin o no, non credeva che si sarebbe potuto trattenere.
Girò la maniglia, aprendo uno spiraglio ed osservando l’interno della stanza neanche si aspettasse dei missili lanciati contro.
Che poi, non era così distante dalla realtà.
 
La piccola figura del ragazzo faceva mostra di sé sul letto, rannicchiata vicino al muro.
Non c’erano luci accese, ma era illuminato solo dai raggi della luna, rendendolo perlaceo. Aveva le cuffie, probabilmente cercando di dimenticare qualsiasi cosa fosse successa quel giorno, ed un piccolo vassoio accanto, sul comodino, di dolcetti.
Ah. Ecco da dove venivano.
Key, notando gli occhi chiusi dell’altro, entrò totalmente nella stanza in silenzio, chiudendo con un minuscolo scatto la porta dietro di sé, in modo da non poter essere disturbati da altre persone con lo stesso livello di tatto e delicatezza di un brachicefalo.
 
Si diresse verso il letto, e leggero si sedette vicino a lui, sul materasso; gli occhi del maknae si aprirono sorpresi, per il cambio di peso sul proprio letto, ma non appena riconobbe la figura di Kibum i lineamenti delicati si rilassarono appena.
 
“ Hyung-… “
 
In risposta, l’altro sorrise, portando le mani su quelle cuffie e togliendogliele piano, posandole poi sul comodino vicino al piccolo vassoio.
 
“ Cosa è successo oggi per rinchiuderti qui e lanciare dolcetti su quei due beoti, Taeminnie? “
 
Usò un tono flebile, ma deciso. Si poteva persino leggere in esso del divertimento, per ciò che aveva combinato.
Inoltre, non era la prima volta.
Se lui era di malumore, lanciava ciò che gli capitava e berciava contro il malcapitato; se Onew ( sebbene capiti molto raramente ) era particolarmente serio e giù di morale risultava strano…
Taemin, se infastidito, lanciava contro le povere vittime dei dolcetti.
Era fatto così.
Gli carezzò qualche ciocca al lato del suo volto, mentre il ragazzo si mordicchiava il labbro inferiore, forse dispiaciuto per il suo comportamento, oppure pensieroso su cosa dire all’altro.
Alla fine prese un grosso respiro, rannicchiandosi se possibile ancora più su sé stesso.
 
“ Umma… Secondo te sembro davvero una ragazza? “
 
La domanda colse di sorpresa Key, che lo osservò inclinando il volto, perplesso.
Certo, questo problema, a causa dei suoi dolci lineamenti era sempre presente, ma sinceramente non vedeva solo tutta questa femminilità, in lui.
Taemin, a modo suo, sapeva essere molto mascolino.
 
“ Qualcuno ti ha nuovamente detto che lo sembri? “
 
Ah. A giudicare dal lieve annuire aveva compreso il problema.
Sospirò, avvicinandosi ancora di più a lui per sciogliere quella posizione presumibilmente scomoda, e stringerselo contro.
 
“ Ti va di parlarne? “
 
Sembrava non aspettare altro; forse era il modo comprensivo con cui lo aveva chiesto, forse erano quelle carezze, ma Taemin, dopo un non molto lungo attimo di silenzio, prese a spiegare all’altro ciò che era avvenuto.
Di come, ai bagni pubblici, inizialmente lo avevano ritenuto una ragazza e lo avevano bloccato dall’entrare nella zona maschile; di come, seppur chiarendo questo problema, aveva dovuto ricordarlo ad ogni dannata persona lì presente che lo fissava curioso e anche imbarazzato.
 
“ Mi sono sentito tanto umiliato, Key-umma… “
 
Concluse, affondando il viso nella sua felpa, e lasciandosi coccolare dalla mano di Kibum, che aveva preso ormai da un po’ a carezzargli meglio il capo.
Ecco perché era così giù e stizzito. Lo poteva comprendere.
Osservò per qualche secondo quella figura rannicchiata contro di lui, e portò un dito sotto il viso dell’altro in modo da farglielo uscire da quel ‘nascondiglio’ e vederlo bene in volto.
 
“ Taemin, potrai anche avere dei lineamenti più dolci, non possiamo negarlo… “
 
Cominciò, sorridendogli e sfiorandogli uno zigomo con un dito.
 
“ Eppure—non appena si è in tua compagnia anche solo per più di qualche minuto, solo un idiota non vedrebbe che sei un bellissimo ragazzo.
Quindi lascia perdere ciò che è successo oggi, l’importante è che lo sappiamo tu ed io. “
 
Il ragazzo riflettè sulle parole dell’altro appena rivoltegli, lasciando vagare lo sguardo dal viso della Diva al resto della stanza, per poi tornare sul suo volto.
Gli angoli delle labbra finalmente si sollevarono, e Key poté considerare la ‘missione’ riuscita.
 
 
 
A cena, fu divertente osservare Minho e Jonghyun cercare di parlare normalmente, ma che al minimo cenno di azione da parte di Taemin cercavano di usarsi come scudo a vicenda per timore di ricevere un altro dolce in piena faccia.
Onew, che grazie alla sua fuga non sapeva nulla dell’accaduto, li guardava con aria perplessa e curiosa, ma deciso a non fare domande anche per il bene della loro immagine.
Key, per tutta la durata della cena aveva lanciato qualche sguardo al maknae, e si risollevava ogni volta che trovava su quel bel viso un sorriso, o quando lo vedeva ridere di fronte al comportamento dei due o alle espressioni di Onew.
 
Probabilmente un discorso del genere si sarebbe ripetuto altre volte, ma sarebbe sempre stato lì pronto a prendersi cura di lui e a dargli tutta la fiducia in sé stesso che necessita.
Certo, non avrebbe pensato di doverlo fare anche nel bel mezzo della notte, che stava passando per richiesta dell’altro nella stanza con lui.
 
“ Umma, e se mi taglio i capelli…? “
 
“ Taemin—dormi. “
 
“ … “
 
“ … E consideralo un no. “

“ Uff. “
 
 
 
 
๑ Una volta lui, Minho e Jonghyun sono andati ai bagni pubblici e lui ha dovuto dire “Sono un uomo”.
๑ Usa i dolci come modo di difesa nell’appartamento; se qualcuno lo disturba, si ritroverà un dolcetto in faccia.

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Capitolo 2
*** ◦ Cinque non è un bel numero ◦ ***


Ecco un’altra One-shot con un altro fact. <3
Vi prego di perdonarmi se potrebbe non soddisfare, ma sto ancora cercando di migliorarmi. Però sto anche dando del mio meglio. MH.
Comunque, questa è una JongKey.
La prima che scrivo, quindi siate clementi(?).
Ah, stavo pensando… magari nel prossimo capitolo potrei fare un Fact sul nostro amato leader(?).
Se avete idee, oppure avete letto di un Fact in particolare che vi è piaciuto, mi piacerebbe sentirvi. <3
 
 
 
 
 
“ Adesso basta-! “
 
Si poteva dire che nel dormitorio degli SHINee non molte cose potevano rientrare nella norma.
Tutti e cinque i membri, chi più chi meno, avevano le loro abitudini, i loro modi di fare, spesso strani e pressoché impensabili.
E proprio per questo, lasciavano correre uno con l’altro, scuotendo semplicemente il capo o facendosi sfuggire una risata o due; quando però cominciava ad essere particolarmente irritante, soprattutto per uno di loro non molto incline alla pazienza ed alla calma, bisognava discuterne tutti assieme e trovare una soluzione.
 
Ecco perché erano riuniti in salotto, momentaneamente usato come ‘sala delle udienze’.
Quattro su cinque seduti sul pavimento, mentre la quinta figura rimaneva in piedi, le mani sui fianchi, ed un cipiglio stizzito sul viso.
 
“ Suvvia Key, non ti sembra di farne un dram--… “
 
Le parole saggie del leader vennero troncate prontamente da una mano sollevata in aria dell’interpellato, forse ancora più irritato a causa di questo intervento che a lui pareva totalmente fuori luogo.
Vicino a lui, Taemin li osservava curioso, e non molto preoccupato riguardo ciò che stava accadendo; non capita così raramente che Kibum se ne uscisse un giorno con un nuovo problema.
E, il più delle volte, la spuntava lui.
Minho, al contrario, neanche tentava di seguire il discorso, comodamente sdraiato sul tappeto e dando le spalle a tutti loro. Lui, in qualsiasi modo sarebbe finita, avrebbe continuato a vivere così come aveva fatto fino a quel momento, quindi la situazione non lo tangeva in alcuna maniera.
 
“ Onew, questa cosa va risolta.
E tu-! “
 
Il dito accusatore della Diva venne immediatamente puntato contro la figura apparentemente colpevole, fino a quel momento rimasta in silenzio, e che sembrò farsi più piccola davanti a ciò.
 
“ Jonghyun, seriamente… A cosa diamine ti servono cinque dannate sveglie? “
 
Ecco, dunque il problema.
Era cominciata con lentezza, questa strana mania dell’altro di avere più di una sola sveglia, sistemata sul proprio comodino: due, poi tre, quattro… Ed erano giunti a cinque.
Non si era ancora compreso il motivo, visto che il ragazzo era più che in grado di svegliarsi anche senza l’ausilio di quegli affari infernali, ma aveva sempre insistito che erano utili, e che non poteva toglierne neanche una.
Avevano sopportato, per molto, molto tempo.
Eppure, probabilmente tutti tranne il diretto interessato sapevano perfettamente che il giorno in cui Key non avrebbe più resistito e fatto qualcosa sarebbe arrivato.
Un po’ come il giorno del Giudizio.
 
“ Key, non riesco a stare tranquillo senza di loro! Se potessi ne toglierei qualcuna, ma sono indispensabili… “
 
“ Quegli arnesi fanno lo stesso baccano di un bombardamento aereo! Non servono a nulla se non a svegliarmi di soprassalto, il cuore in gola, e con il timore di un attacco! “
 
“ Stai esagerando, Kibum… “

Zitto, Onew. “
 
 Il suddetto decise di chiudere definitivamente la bocca, demoralizzato, mentre Taemin gli carezzava come si fa con un cane la testa; forse era meglio lasciare i due sbrigarsela da soli, visto che non faceva altro che far infuriare ulteriormente Key.
Jonghyun, d’altro canto, se prima era rimasto passivo a sorbirsi tutti gli sbuffi e rimproveri dell’amico perfino con una piccola parte di ansia, stava cominciando ad irritarsi a sua volta.
Certo, non era nel suo intento svegliarlo, ma c’era bisogno di tutta questa baraonda?
Per questo si alzò dal pavimento, in modo da poterlo fronteggiare al meglio; meglio ignorare, come sempre, quei dannati centimetri che lo differenziano dall’altro.
Sul suo viso, sì. Si era stancato di sentirsi dire ciò che doveva fare.
 
“ Key, mi dispiace disturbare il tuo sonno di bellezza ma /no/. Quelle sveglie rimarranno lì. “
 
Qualche secondo passò in silenzio, mentre gli occhi di tutti erano puntati su di lui.
Perfino quelli di Minho.
Erano davvero poche le volte in cui uno di loro era andato contro il volere dell’altro. E ciò aveva sorpreso un po’ tutti. Soprattutto Key, che adesso lo stava fissando con aria di sfida.
 
“ Scommettiamo? “

“ Scommettiamo. “
 
 
 
 
“ KIBUM. “
 
“ Sì~? “
 
Nel momento esatto in cui si era svegliato, Jonghyun aveva compreso che qualcosa era diverso dal solito.
Nessun rumore quintuplicato lo aveva ‘salutato’ come ogni mattina.
E non appena si era sollevato col busto, posando lo sguardo sul comodino a fianco del letto, il motivo era più che ovvio.
Così come il colpevole.
 
Entrato in cucina come un fiume in piena, l’aria arrabbiata che pochissime volte aveva, Jonghyun si era diretto a passo di marcia contro il ragazzo, intento a sfogliare con tutta la tranquillità di questo mondo un giornale di moda, ma che nonostante la calma che manifestava interiormente era piuttosto preoccupato.
Un po’ lo aiutava il pensiero che anche Onew era lì nella stanza.
 
“ Dove hai messo le mie sveglie? “

“ Ah, quelle… Le ho buttate. “
 
Gli occhi di Onew si ampliarono, così come quelli di Jonghyun. Ma quest’ultimo, a differenza del primo, ben presto torno ad arrabbiarsi peggio di prima; compì i pochi passi che li distanziavano, e strappò dalle mani dell’altro la rivista, sbattendola contro il tavolino.
Key era così sorpreso e /spaventato/ da non dire nulla.
 
“ Mi sono stancato del tuo modo di fare, Kibum!
Pretendi sempre di avere ciò che vuoi, cerchi di comandarci a bacchetta, con quell’atteggiamento idiota di uno con la puzza sotto il naso.
E’ inutile che pensi di essere superiore a noi, di poter fare quello che vuoi.
Sei solo viziato, un patet-…! “
 
Il rumore di uno schiaffo prese posto di quel fiume di parole, e Jonghyun rimase in silenzio, portandosi una mano sulla guancia appena colpita.
E solo in quel momento, notò di come gli occhi felini del ragazzo di fronte a sé si erano fatti lucidi, minacciando di lasciar cadere le lacrime che molto probabilmente stavano lottando per liberarsi.
Key portò quella stessa mano che lo aveva colpito alle proprie labbra.
 
“ … S-Si trovano sotto il mio letto, le tue preziose sveglie. “
 
Un unico sussurro, e si alzò di corsa, uscendo dalla stanza; superando Taemin e Minho come se non li vedesse, e scappando dallo stesso appartamento.
Il silenzio si faceva pesante di secondo in secondo.
Jonghyun, ancora rimasto nella posizione precedente, quasi sobbalzò non appena una mano si posò sulla sua spalla. Voltò il capo, fissando gli occhi sul viso serio di Onew.
 
“ … Jinki-… “
 
“ Vallo a cercare. E’ un litigio stupido, e tu lo sai bene. “
 
Oh lo sapeva. Lo sapeva fin dall’inizio.
Solo, il modo di fare di Key, che lo sfidava costantemente, che cercava di fare a modo suo senza pensare agli altri.
… Ma era davvero così?
Le sveglie non le aveva buttate realmente. Solo nascoste.
Forse aveva reagito troppo brutalmente.
E gli occhi con cui lo aveva guardato, subito prima di correre via…
 
“ … Lo porterò qui in men che non si dica. “
 
Un cenno affermativo del leader, ed un suo piccolo sorriso di incoraggiamento, e Jonghyun corse verso l’ingresso, uscendo dall’appartamento e bloccandosi perplesso solo dopo molti passi.
Già… Ma dove poteva essersi cacciato?
Doveva pensare da Diva(?).
Scosso il capo, cominciò a guardarsi attorno.
 
 
 
 
 
Qualche ora dopo, e la porta dell’appartamento si aprì.
I tre membri rimanenti del gruppo volsero immediatamente lo sguardo su di essa, ma la piccola speranza si appassì non appena la soglia venne attraversata solo da una persona.
 
“ … Nulla? “

“ Nulla. “
 
Taemin si morse il labbro inferiore, preoccupato.
Era ormai ora di pranzo, eppure Jonghyun non era ancora riuscito a trovarlo. Dove diamine poteva essersi cacciato?
Il ragazzo sospirò, sul viso un’espressione confusa e colpevole.
Minho lo fissò per qualche secondo, più mite nel mostrare i suoi sentimenti ma non per questo freddo.
 
“ Tornerà da solo.
Forse-… Ha solo bisogno di tempo per pensare. “
 
“ … “
 
Nessuna risposta, mentre si sedeva sconfitto vicino al leader, ponendo poi il volto tra le mani.
Ecco che arrivava il senso di colpa, bruciante e venefico.
Perché diavolo si era arrabbiato così?
Non era come se quelle sveglie avessero qualche significato particolare; il loro numero era solo dettato da uno di quegli strani riti che spesso aveva ed usata, da bravo beota credulone che era.
E per colpa di ciò Key era sparito chissà dove.
 
Le ore pian piano passavano, e del ragazzo ancora nessuna traccia.
L’ansia era andata crescendo sempre di più, e spesso Jonghyun si era ritrovato a fissare la porta dell’ingresso, sperando che si aprisse ed entrasse qualcuno di ben noto.
Non era l’unico a preoccuparsi, però; Taemin sembrava sull’orlo di una crisi isterica, a causa della sua ‘Umma’ dispersa, e solo la presenza e le consolazioni di Minho parevano non farlo scoppiare.
Anche Onew, con un insolito cipiglio sul viso, di tanto in tanto lanciava uno sguardo alla porta, oppure alla finestra che mostrava il cielo pian piano scurirsi.
 
“ … Basta. Torno a cercarlo. “
 
“ Jonghyun, è tardi-… “
 
“ Soprattutto per questo! E’ colpa mia se Key-… “
 
Il flusso di parole si bloccò, mentre sgranava gli occhi comprendendo cosa aveva sbagliato fino a quel momento.
Aveva pensato da Diva.
Eppure, non era ciò che aveva distrutto l’amico? Non era di ciò che l’aveva accusato, di essere solamente un bambino viziato dall’atteggiamento superiore?
Dio, era così idiota…
Neanche si prese la briga di dire altro agli altri, mentre varcava nuovamente la soglia dell’appartamento di corsa.
Quanto era stato stupido.
Non doveva pensare da Diva. Doveva pensare da Key.
 
 
 
 
 
I piccoli raggi della luna nascente si riflettevano sulle calme e placide acque del fiume Han, come in un gioco di luci ed ombre.
Sulla riva di esso, posato elegantemente sull’erba, sedeva una piccola figura i cui occhi dalla bellissima forma erano fissi sulla superficie del suddetto fiume, persi in chissà quali pensieri.
Forse aveva fatto male a scappare. E sapeva perfettamente che sarebbe tornato prima dell’avvento del giorno successivo.
Eppure, almeno per un po’ voleva allontanarsi da loro, da lui.
Le parole di Jonghyun ancora risuonavano nella sua mente, ed ogni sillaba pareva stringere in una fredda morsa il suo cuore.
 
Probabilmente una reazione del genere non sarebbe mai avvenuta se l’artefice di quelle parole fosse stato qualcun altro; il manager, qualche fan invidiosa, persino Minho.
Se le sarebbe lasciate scivolare addosso, scrollandole lontano da sé con un cipiglio ancora più superiore e fatto per andare contro le loro affermazioni.
Una persona qualunque non lo avrebbe mai potuto ferire con frasi del genere.

Jonghyun non era una persona qualunque.
Era un suo compagno, il suo migliore amico, la persona che… Segretamente amava.
Perché Key, da molto tempo, aveva compreso di provare qualcosa di più nei suoi confronti.
Certo era che l’altro non gli rendeva la vita facile, con tutti quei tocchi, quegli sguardi, quel ridere assieme… Eppure se da un lato resistere era sempre più difficile, dall’altro ne era grato, perché almeno in questo modo poteva stargli vicino, placare il proprio cuore.
Ecco il vero motivo per cui le sue parole lo avevano ferito a tal punto da farlo scappare con le lacrime agli occhi, lacrime che aveva lasciato libere di uscire non appena era giunto su quella riva.
Aveva sbagliato, certo.
Quelle stupide sveglie… Era stato un idiota a farne un dramma, come al solito.
Ora Jonghyun lo odiava.
Lo reputava solo un guscio vuoto, qualcosa di patetico che cercava di apparire al di sopra degli altri pur non avendo sostanza.
 
Si rese conto di essersi nuovamente lasciato trasportare con questi tetri pensieri non appena un’altra, piccola lacrima si fece largo sulla gota candida come i raggi lunari.
Se la asciugò velocemente, pensando con una piccola parte della mente di avere davvero un aspetto orribile, e flettendo le gambe si alzò con lentezza dall’erba, spazzolandosi appena le gambe dai rimasugli di terriccio.
Meglio tornare, ormai; si era fatto tardi, e Dio solo sapeva quanto odiasse girare da solo per Seoul di notte.
 
Un rumore di passi, veloci, ed un fiato accelerato a causa di una probabile corsa lo fecero immobilizzare, prima di sollevare piano lo sguardo verso la figura che era ormai a pochi metri di distanza.
 
“ … Key. “
 
Quest’ultimo rimase ad osservare Jonghyun per non si seppe quanti secondi, prima di ricordarsi di quelle fredde parole e girarsi dalla parte opposta, pronto ad andarsene.
Neanche un passo, però, che avvertì una stretta sul proprio polso, e si ritrovò costretto ad incatenare gli occhi con quelli dell’altro.
Un battito di ciglia, e cercò debolmente di allontanarsi, di retrocedere, senza successo.
 
“ L-Lasciami… “

“ No. Key, per favore, ascoltami un momento… “

Sembrava vano.
Jonghyun lo osservò cercare di sciogliere la presa, di mettere qualche passo di distanza tra loro; ed a questo punto fece qualcosa di davvero impulsivo.
Portò velocemente l’altra mano sulla schiena dell’altro, spingendoselo contro, e fece sì che le loro labbra si unissero in un bacio non progettato, ma ugualmente voluto.
Key spalancò le palpebre, a quel tocco gentile e soffice, mentre ogni tentativo di allontanarsi si congelò.
Vide Jonghyun spezzare quel momento, e fissarlo con degli occhi così intensi che gli parve di reggersi in piedi solo a causa della sua stretta.
 
“ Kibum, io-… Mi dispiace.
Quelle parole non sono ciò che penso davvero. Ero arrabbiato… “
 
Il susseguirsi di parole, veloci e spesso confuse, faceva comprendere di quanto fosse nervoso, ma allo stesso tempo Key poteva avvertire tutta la sincerità in ciò che diceva.

“ Per me non sei solo una diva, un ragazzino viziato.
Sei il mio migliore amico, sei quello che si prende cura di tutti noi, che mi fa sorridere, quello a cui penso ogni secondo di ogni giorno-… “
 
Sembrava poter andare avanti all’infinito, in quei balbettii incongruenti ma che stavano per far scoppiare il cuore dell’altro dall’emozione e dalla felicità.
Ora era il suo turno di dire qualcosa, di bloccarlo.

“ … Troppo romantico, pabo… “
 
Sussurrò, prima di cingergli il collo con le braccia, e bloccando il flusso di parole con un altro bacio.
Sorrise in esso, avvertendo una stretta leggera ma presente sulla vita, ed all’improvviso capì di star bene.

“ Torniamo a casa. “
 
 
 
 
 
“ Per quanto riguarda quelle sveglie-… “

“ Ah, lascia stare. Le ho buttate. “

“ Cos-… Jonghyun! “
 
“ Pensavo ti facesse piacere-! “

“ … Sei un idiota. “

“ Ma lo ami questo idiota~. E poi… “
 
“ …? “

“ Da oggi sei ufficialmente /tu/ la mia sveglia. “
 
“ … Sapevo che c’era la fregatura. “
 
 
 
๑ Jonghyun ha (o aveva) una serie di sveglie, cinque per l’esattezza, sistemate di fila sul proprio comodino.

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Capitolo 3
*** ◦ La gioia dell'essere piccoli. ◦ ***


Dopo decenni, eccomi a pubblicare un capitolo.
Non è granché, anche perché non ho avuto modo di revisionarlo come si deve a causa di esami e roba varia, ma... Voilà.
Ho in progetto un'altra fanfiction, quindi non so quando potrei pubblicare un altro capitolo, anche perché non penso piaccia granché quest'idea. :c

Fa nulla, vi lascio alla lettura. <3







" Vi dico che è così! "

" Certo, Tae, e la maestra è un maschio. "
 
Un bambino dalle morbide guance, in quel momento gonfie per l'irritazione di non essere creduto, lanciò un'occhiataccia al ragazzo più grande di fronte a sé; eppure era sicurissimo!
 
" Minhoo. Ti giuro che papà mi ha portato a cavalcare un gorilla ieri, al circo! "
 
Il bambino chiamato Minho, di due anni più grande dell'amico, aggrottò la fronte nel tentativo di capire cosa esattamente l'altro volesse dire.
Perché perfino in un circo cavalcare gorilla non era fattibile.
Si avvicinò al più piccolo curioso, scompigliandogli con calma i capelli, ottenendo un borbottio offeso che lo fece ridere divertito.

" Taemin, i gorilla non si cavalcano. Al massimo un cavallo. "
 
" E non è la stessa cosa? "

Okay, qui qualcosa di certo non quadrava.
L'espressione di Minho, sempre così serio, si fece ancora più corrugata, osservando attentamente il viso del bambino per controllare che non lo stesse prendendo in giro.
Sembrava convinto.
Sospirò, strascicando leggermente un piede come ogni volta che doveva spiegare qualcosa ad uno dei suoi amici, cosa che purtroppo per lui capitava spesso.

" ... No. Il gorilla è-- una scimmia. "
 
" ... "
 
Taemin lo fissò per una manciata buona di secondi, scuotendo lentamente il capo come se non potesse assolutamente credere a quello che gli si stava dicendo.
Insomma, era sicuro. Davvero.
Si ricordava di averlo persino cercato su uno dei suoi libri a casa. Anche se...

" ... "
 
" ... La figura del cavallo era accanto a quella del gorilla vero? "

" ... Sì. "

Non poté trattenersi: scoppiò a ridere, posandosi le mani sullo stomaco e cadendo sull'erba per il troppo riso; come faceva a non farlo, quando l'espressione che l'altro gli stava rivolgendo, un misto tra il deluso e l'imbarazzato, era così divertente!
Al contrario suo, a Taemin il fatto che stesse ridendo alle sue spalle non gli piaceva assolutamente, e dopo un urletto alla " Lo dirò a Bummie! " scappò nell'edificio poco distante da loro.
Minho rimase per un secondo lì, immobile, registrando le parole appena pronunciate dall'altro.
Bummie.. Dire... Era fregato.

" No, a Kibum no! "

Si alzò di colpo, inseguendolo, non volendo ricevere l'ennesimo rimbrotto da parte della 'umma' di Taemin.
Chi era questo Kibum?

" HO DETTO CHE NE VOGLIO UN'ALTRA. "
 
Ecco chi.
Kim Kibum era un ragazzino della stessa età di Minho, se non di un paio di mesi più grande..
Si era subito affezionato a Taemin, sin da quando l'aveva conosciuto, e da quel momento si era proclamato sua "umma", appoggiato dal piccolo e per grande sfortuna di Minho.
Non gli era antipatico, solo che era troppo testardo, esattamente come lui; a causa di ciò finivano per litigare almeno una volta al giorno, e ciò che più dava fastidio al bambino era che quasi sempre l'aveva vinta l'altro.

In quel momento, suddetta forza della natura era alle prese con un addetto della manutenzione, sotto gli occhi di tutti quelli che erano presenti nella mensa, soprattutto di maestre che non sapevano se ridere o sospirare con esasperazione.
Kibum fissava astioso il poveretto, mani sui fianchi e posizione impettita, come a cercare di aumentare vanamente la sua piccola statura.
La realtà era che assomigliava più ad un gatto a cui avevano pestato la coda.
 
" Piccolo, non puoi averne un'altra, servono anche per gli altri... "

" Ma io non sono gli altri. Voglio un'altra fetta di pane, ORA! "
 
L'uomo si guardò attorno, cercando appoggio da qualcuno, almeno dalle insegnanti, che purtroppo erano troppo impegnate a ridacchiare od a lamentarsi tra loro per prestargli soccorso.
Ci pensò Taemin, avvicinandosi al piccoletto furibondo ed appendendoglisi ad un braccio, a calmarlo con un sorriso dei più dolci.

" Kibum-umma, lascia stare il pane! Che ne dici se andiamo a trovare Jonghyun-hyung? "
 
Aveva detto le parole magiche..
Il ragazzino si girò verso di lui, distogliendo l'attenzione dall'addetto che lanciò un sospiro di sollievo e tornò al proprio lavoro.

" Da Jjong? Davvero? "

"Certo! Su, andiamo! "

Non gli diede tempo di cambiare idea e di riprendere l'assalto, che fu preso sottobraccio da Taemin; il quale acchiappò senza farsi troppi problemi anche Minho, che non ci stava più capendo nulla, e con loro scappò dall'edificio.
Era il più piccolo, ma anche quello che non si faceva scrupoli ad usare la 'forza' quando serviva.
Corsero tutti e tre verso un parchetto lì vicino, Kibum più di tutti, e quest'ultimo ad un certo punto saltò letteralmente addosso ad un ragazzo che non poteva avere più di un anno di differenza.

" Jjong-! " Urlò, stringendo le braccia esili attorno al collo dell'altro, che rise e gli scompigliò i capelli, guadagnando un miagolio infastidito.

" Bummie! Oh, ci siete anche voi. " Concluse, sorridendo ampiamente anche agli altri due.
Lasciò andare il più piccolo, e sotto i loro sguardi perplessi tornò a sdraiarsi di pancia in giù sull'erba, faccia verso dei fiori, l'aria concentrata; la stessa posizione in cui era prima di venir assalito dal ragazzino.
 
" Ehm... hyung, cosa stai facendo? " Provò Taemin, inginocchiandosi vicino a lui e fissando anch'egli il fiore colorato.

Per tutta risposta, Jonghyun afferrò con indice e pollice lo stelo della pianticella, portandosela al livello degli occhi e scrutarla ancora più attentamente, come se non fosse del tutto sicuro su quello che vorrebbe fare.
Poi, sotto lo sguardo allibito di Kibum, ammaliato di Taemin, e rassegnato di Minho cominciò a succhiarlo.
 
“ … JONGHYUN. “

Urlò il bambino, correndogli vicino e togliendogli il fiore dalle mani, mentre l’interpellato prendeva a sputacchiare schifato, tenendo la lingua a penzoloni e rafforzando in questo modo la sua somiglianza ad un cucciolo di cane.
Mentre Minho bloccava Taemin dal tentare di fare lo stesso, Kibum guardava Jonghyun come se non potesse credere a quello che aveva cercato di fare, ed alla sua risposta sul perché, ossia “ Volevo essere un’ape. “ aveva buttato il fiore a terra e pestato senza pietà alcuna.
 
“ Comunque, hyung, oggi non era il giorno in cui tuo padre partiva? Perché non sei a salutarlo? “
 
Dopo aver posto quella domanda, Minho si sarebbe aspettato di tutto, da un borbottio ad un pianto vero e proprio.
Insomma, non era un segreto che Jonghyun volesse bene al padre, e che ogni partenza a causa del lavoro lo mettesse di malumore e gli dispiacesse così tanto da farlo piangere.
Soprattutto, lo facevano arrabbiare. Molto.
Ci fu quella volta…
 
 
“ Jonghyun, tesoro, saluta tuo padre. “
“ No! Non voglio! “
Il piccolo guardava male la madre, che esasperata cercava di convincerlo a perdonare il padre per l’ennesima partenza; suddetto genitore indossava un’espressione dispiaciuta, ma decisa, mentre chiudeva una delle poche valige che si sarebbe portato in viaggio.

Era stato persuasivo. Aveva cercato di calmarlo in vari modi.
Per tutta risposta, lo sguardo fulminante del piccoletto aumentò se possibile ancora di più. Si liberò dalla presa della madre, correndo vicino alla scrivania del padre, e prima che qualcuno potesse anche solo pensare a cosa volesse fare afferrò il telefonino posato su di essa e lo lanciò dalla finestra.
“ VOLA-! “
“ ……. “

“ ……. “
“ Ah-Ah! Ora non puoi partire, appa. ~ “
 
 
… Si era beccato una lunga punizione dopo ciò, ma le conseguenze di questo episodio non gli avevano impedito di continuare a cercare di evitare ogni partenza del povero genitore, che si ritrovava a dover avere a che fare con metodi sempre più fantasiosi e creativi.
Premesso ciò, fu normale da parte del piccolo Minho arretrare quando vide il sorriso che era comparso sul viso dell’amico più grande.
 
“ Jonghyun-hyung, cosa hai fatto stavolta? “
 
 
 
 
“ Allora caro, mi raccomando, fai attenzione, e- “
Il marito sorrise alla donna, zittendola con un bacio che la lasciò con un sorriso leggero, ma malinconico.
Non si sarebbero visti per un po’, e pur con tutta questa dolcezza il pensiero della lontananza ormai prossima le impediva di rallegrarsi.
“ Passeranno presto queste settimane. E ti chiamerò sempre. “
La guardò per un lungo istante, prima di entrare nel veicolo parcheggiato lì accanto, sedendosi sul posto del guidatore; inserì velocemente le chiavi, girandole tranquillamente.
BOOM.
Il rumore di qualcosa che scoppiettava spaventò sia lui che la moglie, la quale aveva lo sguardo sgranato fisso sulla marmitta della macchina, da cui proveniva del fumo di un non così allegro color nero.
 
“ Ma cosa-… “

Entrambi i coniugi osservavano con un sopracciglio inarcato qualcosa che fuoriusciva dal motore della macchina.
Qualcosa che non doveva esserci.

“ … “
 
“ Cosa ci fa un pesce intero nel…? “

“ … JONGHYUN! “





“ Minho-ah, non vuoi saperlo, fidati. ~ “
 

 
๑ Quando Taemin era piccolo, credeva che il gorilla fosse un'altra specie di cavallo.
๑ Quando Key stava alle elementari (sistema americano), ha discusso con un addetto alla manutenzione perché voleva assolutamente un'altra fetta di pane e loro non volevano dargliela.
๑ Quando Jonghyun era piccolo e suo padre doveva andare all'estero per un viaggio di lavoro, Jonghyun non voleva che se ne andasse. Così, il giorno prestabilito per la partenza del padre, Jonghyun ha infilato un INTERO pesce crudo nel motore della vettura, così da fare in modo che la macchina non partisse.

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