Mirtilli e Ciliegie

di P h o e
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Incomprensioni da bebè ***
Capitolo 2: *** La cena di Tolouse ***
Capitolo 3: *** Marinare la scuola ***
Capitolo 4: *** L'anello di Rein ***



Capitolo 1
*** Incomprensioni da bebè ***


Mirtilli & Ciliegie

# Incomprensioni da bebè







Elza non aveva mai avuto preferenze, soprattutto se si trattava delle sue bambine, per lo più gemelle, doveva ammettere, però, che la secondogenita strillava quanto un aquila, ma ormai aveva imparato a conoscerla: quando Fine urlava facendo un uso pieno dei suoi polmoni si poteva solo trattare di un eloquente pretesa al latte materno. Rein invece, per quanto si sforzasse di capire cosa passasse per quella testolina azzurra, ne usciva quasi sempre sconfitta. Era una bambina calma e radiosa, ma anche molto particolare.
Elza ormai la conosceva come le sue tasche, e aveva imparato che ogni suoi singolo gesto equivaleva a una richiesta esaudibile, per esempio se tendeva le manine paffute in avanti e mostrava il suo sorriso sdentato pretendeva semplicemente di essere coccolata, e finiva quasi sempre per addormentarsi, ma questo studio dei comportamenti della figlia dai capelli turchesi fu quasi un impresa per la madre, la quale ci lavorò per diverso tempo prima di realizzare ogni sua singola richiesta.
Persa in questi pensieri, e ad accarezzare la manina di Fine, la quale si chiuse quasi come se volesse trattenerla amorevolmente, non si accorse delle braccia forti che le circondarono il petto.
«Tolouse» lo chiamò percettibilmente, subito dopo un sobbalzo di spavento «sei già tornato»
«I documenti sono già stati compilati e...»
Non potè terminare la frase poichè l'urlo stridulo di Fine invase la stanza, facendosi sempre più acuto e svegliando, di conseguenza, la sorella, la quale si aggiunse all'insopportabile coro e chiuse le mani a pugnetto.
Il padre, sbuffò, indispettito di essere stato interrotto, mentre Elza si avvicinava alle culle trattenendosi a stento dal tapparsi le orecchie, prese con delicatezza in braccio Fine e si diresse verso la cucina «Tolouse, per favore, fai in modo di calmare Rein» richiese comprensiva, sullo stipite della porta
Il marito accennò un lieve si con il capo per poi prendere tra la sua morsa la bambina, che tanto gli somigliava.

Elza poteva sentire chiaramente l'urlo della figlia rimbombare nelle sue orecchie, memore delle volte in cui i vicini erano venuti a lamentarsi per via di quella specie di fischietto che lei stessa aveva partorito sorrise, per poi affrettarsi a tirare giù il maglione e allattare la bimba. Quest'ultima assaggiò la sostanza bianca, che tanto gli piaceva, e si zittì, finalmente Elza potè tirare un sospiro di sollievo, si era calmata. O forse no. Il sorriso scomparve alla vista dell'espressione contorta che aveva assunto Fine, in un secondo momento lasciò il capezzolo della madre e riprese a piangere.
Elza era nel panico: Fine non aveva mai rifiutato il latte, si attaccava come la colla e a volte temeva per fino di rimanerne senza alla vista di quel piccolo aspiralatte, ed ora che non era ciò che voleva, cosa poteva fare?
Riacquistando un pò di calma, prese a cullarla fra le sue braccia e a canticchiarle una ninna nanna delicata, ma la bimba non ne voleva proprio sapere di smetterla, anzi, così facendo peggiorò solamente la situazione.

Quando tornò nella cameretta trovò Tolouse che tentava in tutti i modi possibili di calmare Rein, per fino lei non intendeva smettere di piangere, passò prima lo sguardo al marito e poi alla figlia, niente da fare
«Non so cosa fare, Elza» si disperò Tolouse mostrando il piccolo pargoletto azzurro «gli ho cambiato il pannolino e ho anche giocato con lei»
«La verità è che non so proprio cosa fare» abbassò il capo quasi vergognandosi «sono un disastro come madre»
Tolouse compassionevole, gli andò vicino e gli scoccò un tenero bacio sulla guancia, ed Elza non potè non chiedersi cosa potesse significare quel gesto, ma sorrise, felice di essere stata confortata in quel modo
«Aspettiamo qualche minuto, se non smettono di piangere... beh... vedremo poi»
Elza, senza volerlo appoggiò Fine nella culla di Rein, e quest'ultima fu costretta a condividerla con la sua sorellina minore di qualche minuto. Elza e Tolouse tornarono all'entrata per gettare i pannolini sporchi di Rein e per preparare un buon omogenizzato
«Spero che funzioni» pregò Elza speranzosa scacciando dalla mensola i piccoli barattoli in vetro, quando però, si accorse di non essere ascoltata si offese accigliandosi
«Senti?» domandò Tolouse porgendo l'orecchio allo stipite della porta «hanno smesso, cosa sarà successo?»
I due neo genitori si incamminarono verso la stanza delle bambine e quando arrivarono Elza non potè fare a meno di non sorridere davanti alla scenetta che gli si presentò davanti. Fine dormiva beatamente con il capo rosso appoggiato alla schiena di Rein e quest'ultima assopita, a sua volta, si succhiava il pollice.
Tolouse passò un braccio dietro la spalla di Elza e da quel momento la madre comprese che non c'era rimedio migliore di un calore fraterno.







Eccomi di nuovo qui.
Allora voglio specificare che ho deciso
di scrivere questa raccolta, molto breve
dedicandomi solo a Fine e Rein
Poichè adoro il legame che si crea tra i fratelli
E devo ammettere che mi da un certo
fastidio quando le mettono contro
Quindi continuerò questa breve raccolta domani o pos-domani
Un bacio grande da Alice

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Capitolo 2
*** La cena di Tolouse ***


# La cena di Tolouse







Elza era stata informata, o meglio ancora era da una settimana che suo marito ne parlava e ripeteva le solite raccomandazioni, per la cena di quella sera. Una famiglia di importanti imprenditori avrebbe trascorso la cena all'insegna di argomenti carichi di lavoro e profitti, una fantastica noia. Ma avrebbe rispettato qualsiasi decisione del marito, anche se questo comprendeva una moglie pettegola, una testa d'uovo, per l'impressionante mancanza di capelli che possedeva quell'uomo, e una bambina capricciosa e viziata. Eh si, quella sarebbe stata proprio una lunga serata.
Per lo meno non avrebbe dovuto improvvisare qualcosa in cucina, anche se non aveva la più pallida idea di cosa gradissero persone di un tale rango, così optò per un bel tacchino che aveva comprato appositamente quella mattina dal macellaio.
-Fine!- la chiamò severa cogliendola con le mani nel sacco, mentre tentava di assaggiare quel pennuto caldo e profumato, la bambina di sei anni ritirò la manina e abbassò il capo colpevole, ad Elza parve quasi di udire un "scusa", ma non ci giurò poi così tanto. Intanto Rein era scesa dalle scale e si apprestava ad uscire in giardino per attendere gli ospiti, ma la voce di Elza arrestò i suoi passi
-No, Rein non andare fuori, questa sera pare che ci sia una colonia di zanzare, meglio se rimani dentro- e la bambina obbedì scivolando sul divano con fare annoiato, presto fu seguita anche dalla sorella dai capelli rossi
-Oneesan- la chiamò quest'ultima voltando di poco il capo, il caldo stava penetrando ogni poro e Fine sentiva i vestiti appiccicati alla pelle, capiva sempre meno il motivo per cui ogni volta che dovevano accogliere qualcuno in casa, puntualmente, dovevano indossare abiti eleganti, a lei sarebbe bastato accoglierli in mutande -secondo te saranno simpatici?-
-Mm..- fu la risposta della sorella la quale non aveva nemmeno la forza per rispondere, dal caldo torrido e dall'afa irrespirabile.
Il rumore del campanello invitò le due gemelle a scattare in piedi come molle ed Elza, levandosi il grembiule di dosso con cui aveva cucinato, andò alla porta ad aprire, seguita da due bambine alquanto curiose.
-Accidenti! Sono già arrivati e Tolouse non si è ancora fatto vivo, ma dove sarà?!- si domandò disperata, temendo che un uomo di tale severità non ammettesse ritardi, soprattutto se quel ritardo era proprio del capo famiglia. Si rilassò, quanto più potè e afferrò la maniglia della porta, che le parve ghiacciarsi al sol tocco e con uno scatto deciso aprì.

Elza non avrebbe mai immaginato di ritornare giovane alla vista della donna che aveva davanti, la sua vecchia "amica", non che compagna di classe, Miranda, beh, si fa per dire, non erano mai andate molto d'accordo, la considerava acida e sfacciata, non che gli andasse giù il fatto che ai tempi delle elementari si era presa una cotta per il suo attuale marito e che per un brevissimo periodo si erano pure fidanzati, questo pensiero ogni volta la mandava in bestia, ma ripristinò il concetto "contegno" per non mandare in fumo il lavoro di Tolouse e sorrise, pur sempre con una vena appena visibile che pulsava sulla sua tempia. Li avrebbe volentieri invitati ad entrare per poi passare subito alle presentazioni, se non fosse che una cascata di capelli azzurri la superò come un fulmine e, prima che Elza potè anche solo realizzare la situazione, Rein era già saltata addosso ad Eliza ed ora si trovava a cavalcioni su di lei, mentre quest'ultima tentava in tutti i modi possibili di divincolarsi, senza successo, dai morsi e dalle tirate di capelli di quella, che era la figlia maggiore di Elza, ma che in quel momento la donna avrebbe desiderato che non fosse.
Fine intanto si manteneva timidamente dietro la gamba della madre e guardava la scena ad occhi sbarrati, senza capire quale fosse l'epicentro di un simile attacco da parte della sorella.
Questo gioco di morsi e graffi durò in tutto qualche secondo, prima che Mark prendesse sotto la sua ala Eliza e la allontanasse da Rein, mentre questa assumeva un espressione incarognita, Elza credette che da un momento all'altro avrebbe per fino abbaiato, ma si riprese completamente, lasciando per dopo questi inutili pensieri, e dedicandosi a Rein, la quale si lasciò prendere in braccio ma mantenendo la solita espressione accigliata.
-Ma che diamine di figlia indisciplinata hai cresciuto, Elza?!- andò all'attacco Miranda seguita a ruota dal marito -si dovrebbe solo vergognare! Questa non è una bambina è un cane!-
-Chiudi il becco, testa d'uovo!- sbraitò Fine prendendo un pò di coraggio, dopo quell'accusa infame che era stata rivolta a sua sorella, potevano toccargli tutto, ma non Rein. L'uomo in risposta sbarrò gli occhi per poi rivolgersi alla madre in modo severo
-E lei non dice nulla?! Ma che razza di madre è?!-
-Lo sa signore, non intervengo, il motivo è perchè sono perfettamente d'accordo con le mie figlie, non si permetta più di dare del randagio a mia figlia o le sbatto questa porta sul naso, è chiaro?!- ormai stava diventando un discorso urlato, mentre Elza teneva fra le mani la porta come per minacciarlo. Mark si ricompose alla svelta e afferrò Eliza per un braccio trascinandola con se, mentre faceva cenno anche a Miranda di seguirlo -credo che non avremo nulla di cui discutere, riferisca a suo marito che l'affare è saltato, buona sera!- e si allontanarono lungo il viale.

Elza continuava a sbattere nervosamente il piede destro a terra, mentre Rein teneva lo sguardo basso, come per paura di dover incontrare quegli occhi cremisi. Fece cenno a Fine di sedersi immediatamente, non lasciandosi sfuggire che la bambina se la stava quasi per svignare, ed essa tornò al suo posto senza fiatare.
-Mi spieghi perchè hai reagito così?- domandò mantenendo la calma, o per lo meno provandoci
-E' colpa sua mamma! Te lo giuro! Oggi a scuola quell'antipatica continuava a scimmiottarmi davanti a tutta la scuola mi stava praticamente ridendo dietro, non potevo non fargliela pagare!- urlò senza indugio
-Io sono testimone- aggiunse Fine alzando la manina
Elza, esasperata, si portò una mano alla fronte e si sedette chiedendosi cosa avrebbe dovuto fare con due simili pesti, ma infondo, l'idea che Rein avesse conciato per le feste quell'antipatica della figlia di Miranda, la quale, sicuramente aveva ereditato tutto il carattere della madre, la invitò a sorridere, ma fortunatamente le gemelle non lo notarono
-Mamma, adesso cosa facciamo?- domandò Fine alzando il mento verso il tacchino intendendo in modo eloquente come avrebbero risolto la situazione ora con papà.
Elza si ritrovò a sospirare -beh, aspettiamo che arrivi e intanto ci inventeremo una scusa credibile-







Rieccomi con questa raccolta
Ok, meglio non fare domande su questo capitolo
Lo so che è orribile, ma sopportate vi prego!
In ogni caso spero vi piaccia lo stesso
Un super bacio da Alice

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Capitolo 3
*** Marinare la scuola ***


# Marinare la scuola







Elza aveva sempre considerato la scuola come un noiosissimo passa tempo mattiniero a cui nessuno era mai stato in grado di sfuggire, nemmeno il suo abile intelletto, il quale tentava quasi sempre di inventarsi scuse su scuse, malattie e mali vari per evitare di stare seduti cinque ore davanti a qualcuno che parla e parla fino ad addormentarti, inoltre, si era quasi sempre chiesta se la maestra o il maestro, non si sentisse a disagio con tutti quei piccoli occhi indagatori con cui la scrutavano i bambini tra i banchi.
Non aveva mai sopportato nemmeno l'alzarsi e filare alla lavagna per svolgere un certo esercizio. No, la scuola proprio non faceva per lei, l'unico motivo che la spingeva ad andarci senza troppe storie era il suo amore incondizionato per Tolouse, ai vecchi tempi era diventava praticamente la sua ombra, lo seguiva dappertutto, sul campo da calcio, a pranzo, fino a casa e chiunque avrebbe scommesso che lo seguisse per fino in bagno. Una volta si era pure inventava di lasciar cadere, inconsapevolmente, il suo quaderno di matematica, con il suo nome scritto a caratteri cubitali, lungo la via, sicura che sarebbe passato per di lì e aspettò che venisse a casa sua per riportarglielo e a quel punto gli avrebbe per fino chiesto di cenare da lei, con o senza consenso dei suoi. Piano eccellente, se non fosse che il quaderno lo trovò la sua migliore amica, Maria, che con la sua solita e innata gentilezza aveva ben pensato di riportarglielo ricevendo pure un "grazie" secco dalla bambina dai capelli rossi e quello che doveva essere l'invito a cena di Tolouse.
Quello fu un episodio da ricordare, l'idea di ritrovarsi gli occhioni cobalto di Maria davanti alla porta di casa l'aveva in un certo senso addolcita, ma quando realizzò che quegli occhi cobalto in realtà dovrebbero essere stati verdi brillanti, si rabbuiò tentata di imprecare contro la povera vittima dai capelli blu.
-Mamma- la voce squillante di Fine la distrasse da quello che stava facendo, e si ritrovò la sua ormai cresciuta bambina, che tanto le somigliava, al suo fianco -dove sono i sacchetti della merenda?-
Elza, smise di lavare le posate e si asciugò le mani nel grembiule, per poi dirigersi verso il frigorifero ed estrarne due sacchetti di tessuto, rispettivamente uno azzurro e l'altro rosa, nel quale due panini imbottiti di affettati verdura aspettavano di essere mangiati.
Porse il sacchetto rosato a Fine e l'altro azzurro a Rein, che era scesa da poco dalle scale. Sebbene, le sue, fossero due bambine splendide, notò con piacere che Rein nutriva una passione per il trucco e l'acconciatura, lei era sempre impeccabile e guai se nei suoi vestiti risultasse una piega. Fine, invece, era molto diversa, la sua camera era un totale disastro, gli abiti buttati alla rinfusa sulla sedia della scrivania, i calzini lasciati sul pavimento, per non parlare dei palloni da calcio sporchi di fango o acqua di pozzanghera che giravano da soli per camera sua.
Non potè non alzare gli occhi al cielo, chiedendosi come avesse potuto concepire due gemelle tanto uguali quanto diverse, ma il rumore della porta che sbatteva la destò da ogni pensiero e con calma si diresse verso la finestra del salotto per osservare le sue bambine, che ormai non erano più, dirigersi verso scuola.

La strada per la scuola non era mai stata lunga, per questo motivo Elza aveva rinunciato all'idea autobus. Fine era sempre stata contraria al troppo camminare, ma Rein non l'aveva aiutata a convincere mamma, anzi se n'era pure uscita con la scusa che così facendo avrebbero ammirato le bellezze dell'alba, e Fine dopo quell'affermazione rinunciò ad ogni tentativo di opporsi.
Tutto fiato sprecato
-Fine- la chiamò la gemella osservando spensierata i fiori di pesco ormai sbocciati, ma continuando a camminare -a cosa ti sei ispirata per il compito di arte?-
La rossa si bloccò di colpo, osservando sua sorella nello stesso modo in cui si osserverebbe un alieno, ma l'azzurra non ci badò, o forse non l'aveva proprio notato. -Perchè io mi sono ispirata a questi meravigliosi peschi, sono sicura che alla signor... Fine?- finalmente si accorse che la gemella non aveva più intenzione di muovere un muscolo, era sbiancata, neanche avesse visto un fantasma. Corse da lei preoccupata, immaginandosi che avesse fatto un indigestione per un qualcosa di troppo che era entrato nel suo stomaco, ma niente di questo. -Fine! Fine! Rispondi! Cosa ti senti?- domandò allarmata tastando la fronte della sorella
L'altra, dal canto suo, si voltò con una lentezza preoccupante e guardò Rein con le pupille ridotte a due puntini -a-arte? Quale compito di arte?-. Rein, sospirò sollevata che si trattasse solo di una semplice dimenticanza della sorella e trovò per fino il fiato per risponderle -chiedeva di rappresentare la primavera ispirandosi a qualcosa, non dirmi che te ne sei dimenticata-
-Oh, no! E ora che faccio?! Se torno a casa mamma mi metterà in punizione e se vado a scuola sarà come buttarsi nelle fiamme!- cominciò a preoccuparsi portandosi le mani nei capelli e pronunciando, allo stesso tempo frasi sconnesse, come in preda ad un attacco d'asma. Rein, tentò, almeno lei, di rimanere calma, questa volta Fine era davvero nei guai, come se la sbrogliava ora?
-Beh, potresti...-
-Ci sono!- squillò puntando un dito al cielo e l'altra mano sul fianco, mentre sul suo volto appariva un sorriso che non prometteva nulla di buono. Rein sbattè più volte le palpebre e quando intuì l'idea della sorella, formò un perfetto ovale con la bocca e aggrottò la fronte -oh, no! Non ci pensare neanche! Fine tu non puoi...- si oppose seguita dai movimenti ritmici della testa rossa di Fine che annuiva vittoriosa -te lo proibisco!-
-Per favore, Rein!- cantilenò accucciandosi come un povero micino indifeso
-No! Non riuscirai mai a convincermi!-

-Non capisco perchè mi lascio sempre convincere da te- si lamentò Rein ormai a decine di metri dall'edificio scolastico, per mano con quella peste che in quei momenti preferiva non definire sua sorella. Fine sbuffò stufa delle continue lamentele di Rein, accidenti, se saltava un giorno la scuola mica abbattevano la muraglia cinese! -Quante storie, magari quella vecchia scorbutica della Signora Halmer non avrebbe nemmeno apprezzato il tuo lavoro di arte!-
-Che cosa?!-
Le due gemelle raggiunsero presto il parco e si sedettero su una panchina, isolata dal resto del prato verdeggiante, per recuperare il fiato
-Come lo spiegheremo alla mamma?- ansimò Rein, ancora con la forza di lamentarsi -come le spiegheremo che abbiamo marinato la scuola?!-
Fine, quasi sul punto di ribattere, certa che ne mamma e ne la Signora Halmer, le avrebbero scoperte, fu interrotta dal nervoso picchiettio proveniente dall'angolo più remoto della panca su cui erano sedute -E così le gemelle hanno marinato la scuola-
Rein si irrigidì di colpo, non trovando il coraggio di voltarsi, il quale fu riscoperto dalla sorella che si voltò meccanicamente verso la figura con lo scialle arancio e la gonna viola, la quale era concentrata a lanciargli occhiate severe che parlavano da sole, godendo del fatto che quest'idea non sarebbe rimasta impunita.
Fine accennò un mezzo sorriso che non avrebbe mai pensato di possedere, vista la sua attuale aria da santarellina -Signora Halmer...- parlò con una nota di ironia nella voce, in cuor suo, consapevole che la sua pena era già cominciata.







Buona sera, popolo di EFP!
Come va? Allora qui Fine e Rein
sono nei guai, ma seri!
Spero vi sia piaciuta, un bacione da Alice

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Capitolo 4
*** L'anello di Rein ***


# L'anello di Rein







La notte, un luogo tranquillo e solitario, un atmosfera romantica.
Rein continuava a fissare l'anello posto sull'anulare della mano sinistra, dato che era mancina, gioiosa del fatto che finalmente quella domanda gli fosse stata posta. Non avrebbe mai immaginato che dopo una cenetta romantica al chiaro di luna succedesse tutto questo, all'inizio, la sua prima reazione fu boccheggiare come un baccalà fuor d'acqua, per poi rispondere alla domanda posta con un altra domanda, rimuginando tale ricordo si sentì idiota a tal punto che avrebbe voluto sbattere la testa contro al muro, ma poi fortunatamente assimilando la proposta, gradualmente, si rese conto che non stava solo sognando. Ed erano proprio quei momenti, in cui stava con il suo lui, che si sentiva di nuovo una bambina infatuata con reazioni che comprendevano guance arrossate, versetti striduli, e il continuo saltellare su e giù. Si, purtroppo però, che non avesse più dieci anni, bensì diciotto, quindi la cosa era alquanto imbarazzante, ma in occasioni come queste tali dettagli apparivano insignificanti.
Arrivata sotto casa, tenne gli occhi fissi sulla porta per una buona manciata di minuti, indecisa se entrare o meno, dare la bella notizia oppure rimandare. Si era immaginata le reazioni della sua famiglia e quando si rimane sul discorso Fine e mamma, tutto a posto, ma come l'avrebbe presa papà? Aveva praticamente la certezza che sarebbe arrivata all'altare senza marito e la cosa la spinse a deglutire a vuoto.
Inoltre non aveva nemmeno preparato un discorso coinciso, quindi avrebbe dovuto improvvisare, e come se tutto questo non bastasse l'orario faceva le due di notte.
Puntuale come un orologio svizzero.
Avvicinò con calma la mano, che aveva preso a tremare, alla maniglia e questa ne fu subito attirata come una calamita, era ghiacciata. Voltò due volte verso destra e con uno scatto deciso entrò, sperando che fossero già tutti a letto.

Le luci dentro erano completamente spente e tra le pareti sembrava che il silenzio suonasse una melodia appena percettibile, ma prima di tirare sospiri di sollievo notò che la luce cucina era accesa. Benché la sua ansia fu maggiore della curiosità, quest'ultima non riuscì a controllarsi, spingendo così Rein verso quella piccola stanza giallognola. Si sporse un pò per controllare e vide la figura di sua sorella che cercava in frigo la bottiglia del latte. Finalmente il suo battito cardiaco tornò alla normalità, e si avvicinò a Fine porgendole rispettivamente il latte, dalla cassa che si trovava dietro al mobile
-Ecco tieni, mamma ha spostato le casse qui- spiegò con voce piana mentre la gemella la dai capelli rossi la fissava con un sopracciglio alzato, più che altro fissava quello che c'era al dito.
-Accidenti, che occhio!- pensò Rein notando la perplessità della sorella, la quale, sarebbe stata la prima a sapere della notizia.
-Quello?- domandò cercando di rimanere indifferente, mentre si portava la bottiglia alla bocca per sorseggiarne un goccio e Rein pensò bene di non raccontarglielo così su due piedi, perchè era certa che se glielo avesse detto in questo preciso istante, in risposta Fine gli avrebbe sputato tutto il latte in faccia, quindi giocò almeno un poco con la questione.
-Mah... secondo me è un anello- fece sarcastica accomodandosi sulla sedia e scrutando il gioiello semplice ma raffinato, frattanto Fine appoggiò la bottiglia sul tavolo e si sedette anche lei davanti a Rein con un sorriso sornione
-Ma non mi dire, non ci sarei mai arrivata- accompagnò la frase dell'azzurra con un'ennesima frase sarcastica, seguì una risata da parte di entrambe e di nuovo calò il silenzio tra le due
-No, seriamente...- asserì ancora con il sorriso sulle labbra. Presto anche la gemella tornò seria e riprese a scrutare l'anello davanti al naso di Fine, felice come una pasqua. Sapeva che in realtà sua sorella aveva già capito tutto, questo non lo aveva mai messo in dubbio, ma forse avrebbe gradito maggiormente se quelle parole uscissero dalla sua bocca, tuttavia non riuscì a pronunciare neanche una sillaba, ancora scossa per la proposta, non si era mai data un contegno in queste ore, o per lo meno da quando glielo avevano domandato. E Fine lo capì, così fu di nuovo lei a riprendere la parola
-Quindi... avrò presto un cognato?- domandò inarcando i lati della bocca, come per trattenersi da un grido ultra-sonico che avrebbe svegliato tutto il vicinato. Rein, dal canto suo, conosceva la gioia della sorella, forse era tale quale la sua, e si sentì una stupida per averglielo fatto intuire, e sotto sotto ci aveva beccato, non era contraria a tutto questo, così con una naturalezza che non avrebbe mai pensato di avere ricambiò il sorriso mostrando i denti bianchi e perfetti ed emanò uno stridulo "si" seguito subito da altri strilli senza contegno.
-Rein è fantastico! Io...- Fine cercò di dar sfogo ai suoi pensieri, ma proprio in quel momento una voce proveniente dal piano superiore la bloccò
-Cos'è tutto questo frastuono alle due e mezza di notte?!-. Tolouse. La voce, accompagnata dai secchi passi che scendevano nervosamente le scale suscitò nelle gemelle una sensazione di ansia, neanche Fine sapeva bene come l'avrebbe presa il padre, così ad ogni passo si limitò a serrare gli occhi per poi riaprirli.
-Hai avvertito il tuo futuro marito di rinforzare finestre e porte?- domandò Fine alludendo esplicitamente alla reazione che avrebbe avuto tra non molto loro padre
Rein affondò la testa nella spalle e sorrise -certo, non sono mica così imprudente!-







Ed eccoci qui con l'ultimo capitolo
Allora visto che avevo avvisato che non
sarebbe stata ne una Redmoon ne una Bluemoon
ho preferito non dire il nome del marito
Così che ognuno, a seconda della coppia che ama
si potesse immaginare con chi si sposerà Rein
Spero che abbiate gradito questa raccolta
Un bacione da Alice

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