Capitolo 2
64 punti sulla tessera a premi della vita.
Siller.
Diciamo che trasportare a peso morto il corpo del novellino non rientrava nella mia lista di priorità.
Già, perchè questo pappamolla non appena ha visto la pallottola perforare il cranio di quel Fred è svenuto come una femminuccia in piena crisi metruale. Neanche fosse andato in crisi epilettica, cosa molto normale se non sei esperto e colpisci il lato sbagliato del cervello, no, è semplicemente caduto ribaltando gli occhi all'indietro, lasciando un ondata di gelo in mezzo agli altri cadetti in fila.
Stavo per saziarmi dell'espressione del novellino quando questo mi cade letteralmente sui piedi, in un modo anche più obrioso del ragazzino morto, finendo con la faccia nella polvere. Dopo aver ritirato la mia amata pistola e aver congedato Mark, l'avevo malamente preso sulle spalle ed ero uscita dalla stanza, e ora eccomi qua, a fungere da rimorchio per pisciasotto.
Sbuffai mentre strisciavo per uno dei lunghi e ammuffiti corridoi del seminterrato, facendo scattare gli occhi prima a destra e poi a sinistra, in cerca di un qualche omaccione a cui scaricare il ragazzo. Attaccato all'entrata della mensa, se ne stava Guy, intento ad affilare un coltellaccio con manico di quercia, la cui lama risplendeva sotto le sottili luci a neon sul soffitto. "Porca troia Guy, vieni ad aiutarmi!" gli urlai fermandomi.
Questo riconoscendo la mia voce alzò di scatto la testa, rivolgendomi un sorrisetto beffardo. Devo davvero essere ridicola.
Io, Siller, migliore fra tutti gli assassini in circolazione, costretta a trasportare un bambino sulle spalle, rischiando di aumentare le voci sul fatto che mi stia addolcendo, voci assolutamente infondate.
"Non ridere! O ti stacco i denti uno a uno!" ringhiai, per poi lasciare andare il novellino nelle braccia muscolose di Guy.
"Che gli hai fatto? E' qui da neanche due ore ed è già stecchito!" pronunciò burbero, assottigliando gli occhi.
Dovete sapere che Guy è uno dei pochi ragazzi di questa "associazzione" ingaggiato per confidenza. Infatti lui e James sono amici da parecchi anni, e quindi non mi stupisco se è al corrente del perchè e del motivo per cui io dia protezione al ragazzo.
"Niente, gli ho semplicemente dato una lezione di vita... o meglio, di morte" pronunciai l'ultima parola lentamente, emettendo un sorrisetto.
Guy scosse leggermente la testa, stringendo di più la presa sulle braccia del novellino. "Sei sempre troppo frettolosa ed incisiva, il massimo che questo ragazzo potrà aver visto è una scazzottata di bulli nella scuola, come puoi uccidergli una persona davanti agli occhi? Sarà traumatizzato a vita ora!" concluse sbraitando.Alzai gli occhi al cielo, iniziando a sentire un senso di fastidio salirmi per la schiena.
"Senti, deve sapere quello a cui va incontro, perchè sta prendendo le cose troppo alla leggera per i miei gusti!" dichiarai fermandomi in mezzo al corridoio.
"Si ma ricordati che devi proteggerlo! James ha detto..." non lo lasciai finire, intimandoli di stare zitto alzando una mano.
"James ha detto di addestrarlo a fare il nostro lavoro, e l'ha chiesto a me, questo comporta che io,e solo io decido il modo in cui questo deve accadere, e ora scusami, ma ho bisogno di stendermi un attimo, porta il coglioncello alla sua camera e lascialo lì, lo preleverò domani mattina"
Detto questo gli rivolsi uno sguardo torvo, per poi girarmi e prendere a camminare verso la mia celletta.
Justin.
Un forte sbattere metallico mi fece raddrizzare seduto su quello che mi pareva un letto, anche se molto scomodo, stropicciando più volte gli occhi. Cos'era successo?
"Hei mezza calzetta! Dobbiamo inziare con la prima lezione!" alzai lo sguardo e vidi fra i vuoti delle sbarre il piccolo viso di Siller, sorridermi malvagiamente.
Ricollegai tutto e un brivido mi salì lungo la schiena.
Aveva ucciso Fred.
Il mio compagno d'informatica da quattro anni, così senza un motivo apparente, a sangue freddo.
Era un assassina.
Non appena aprì la celletta mi catapultai verso di lei, con gli occhi ridotti a due fessure. "Qualcosa non va pisciasotto?" mi chiese spavalda, mentre io mi accertai con lo sguardo che fossimo soli nel corridoio. "Tu l'hai ucciso!" le urlai contro, avvicinandomi di un passo.
"Non era degno di questo posto" disse solamente, facendo spalluccie, come se avesse detto 'si è rotto il ventilatore'.
Strinsi violentemente i pugni, guardandola in quegli occhi di ghiaccio, che nascondevano una perfidia assoluta.
"Ma ti rendi almeno conto della gravita della cosa? Hai ucciso una persona, avrai come minimo 45 anni di prigione da scontare per questo!"
Mi guardò con un espressione indescrivibile, iniziando a singhiozzare di risa, per poi scoppiare definitivamente in una risata languida e malvagia.
"Cicci, non basterebbe l'ergastolo per ripagare tutte le anime a cui ho tolto la vita sai? Con il ragazzino di ieri sono a 63"
63
63
63
63... Questa ragazza aveva già ucciso 63 persone, e il fatto peggiore era che non gliene importa minimamente, anzi, sembra intenzionata a continuare, come per finire una tessera a premi.
"Tu conti le persone che uccidi, come un ragazzo conta le ragazze che passano dal suo letto?" chiesi fuori di me, mentre nel mio corpo s'infondeva un emozione nuova, crudele e terribile che mi stava divorando.
Terrore.
Ero completamente e totalmente terrorizzato da lei, e da quello che poteva farmi in un qualsiasi momento.
"Ognuno ha i suoi hobby no? Tu scopi, io uccido." affermò queste parole sorridendo, rivolgendomi un occhiata di fuoco, come se volesse uccidermi in quel preciso istante, per cercare di eguagliare il suo personale record.
Deglutì indietreggiando, finendo con le spalle al muro. "Stai tranquillo pappamolla, James mi ha ordinato di proteggerti e istruirti, ed intendo farlo. Prima mi sbarazzerò di te, prima potrò tornare al mio vero lavoro" dichiarò iniziando a camminare, invitandomi a seguirla.
Solo quando si allontanò di qualche metro abbassai lo sguardo sulle mie mani, trovandole tremanti e fredde.
Inizio a capire il potere di Siller in quel luogo, ti uccide anche solo con una parola o una sguardo, figuriamoci con le armi.
E' micidiale, una macchina programmata per uccidere, senza il minimo sentimento.
"Novellino! Non ho tutto il giorno sai?" mi urlò la ragazza dal fondo del corridoio. Annuì con veemenza, per iniziare a camminare veloce verso la sua direzione, quasi correndo. La seguì in silenzio, notando come camminava a testa bassa, quasi trascinando le gambe fasciate anche oggi dai leggins neri, che rivelavano un fisico minuto, ma dalla canotta si potevano vedere dei muscoli abbastanza scolpiti, segno che sapeva difendersi.
Nella cintura era nascosta una pistola automatica credo, con la vernice già consumata, due coltellini di diversa dimensione e alcune tasche di cui non conoscevo il contenuto. Nella spalle s'intravedeva dell'inchiostro nero di un tatuaggio che sembrava continuare per la lunghezza della schiena, invece dalla parte opposta, vicino al collo, una riga rossastra contornata da una macchia più scura faceva capolino, rivelando una proporzione di pelle sfregiata, segno di un brutto incidente. Spostai lo sguardo altrove, notando che ci stavamo dirigendo verso la scala che portava in superficie, dove mi era stato severamente vietato andare. Mentre Siller poggiava il primo piede sulla scalinata di cemento io m'impuntai immobile sul posto, guardandola in viso. Mi aquadrò per qualche secondo prima di emettere un "Bè?" abbastanza acuto.
"Mi hanno detto di non salire, perchè rischierei di morire" esclamai fermo, fissandola negli occhi ghiacciati, sia dal colore che dal carattere.
Scosse la testa rassegnata prima di rialzarla nella mia direzione. "Sei con me, non ti succederà nulla" pronunciò, per poi ricominciare a salire.
Dopo un momento di smarrimento, per la prima dimostrazione di gentilezza nei mie confronti in due giorni, cominciai anch'io a salire, pronto a respirare di nuovo l'aria fresca del mattino della periferia di San Francisco.
Appena arrivammo nel cortiletto del retro locale vidi Siller fare un sorriso verso la brezza, un sorriso vero, non uno di quelli perfidi prima che prema un grilletto o tiri un pugno, no, un sorriso da ragazza.
E sorrisi anch'io, perchè che capì che la sua era solo una maschera per riuscire a sopravvivere in questo inferno, e che sotto di essa, forse c'era una persona capace di provare sentimenti, avere compassione e amare.
"Leen! Ho preparato quello che mi avevi chiesto!" una voce grave squarciò il silenzio e portò a girarmi nella sua direzione.
Sopra il seminterrato si trovava una strana costruzione ferrata, da cui stava uscendo una persona alquanto insolita.
Indossava un camicie bianco pieno di macchie, i capelli sbarazzini gli contornavano la testa e due spessi occhiali con lenti ingrandienti occupavano il piccolo viso. Portava fra le braccia una cassa nera, che dava l'idea di essere abbastanza pesante.
"Grazie Doc, sei sempre il migliore" esordì Siller, avvicinandosi all'ometto per poi prendergli di mano la cassa.
"E' sempre un piacere aiutarti bambina" concluse Doc, salutandola con un cenno e rientrando nella costruzione.
Perchè l'aveva chiamata Leen? Ho subito pensato che Siller fosse uno strano, ma avevo capito che era il suo vero nome, ma forse mi sbagliavo.
Siller iniziò a camminare verso i box, che si trovavano sulla destra del locale, camminando lentamente per il peso della cassa.
Aprì il bagagliaio di una Jeep lucida nera, una di quelle facilmente mimetizzabili nella città e fece il giro per arrivare dalla parte del guidatore.
"Salta su marmocchio! E non mi sporcare i sedili" mi ordinò, per poi accendere la macchina con un rombo. Salì nel lato passeggero, e subito potei notare migliardi di fogli e mappe cerchiate di rosso, binocoli e quant'altro per lo spionaggio.
Siller ingranò la retro ed uscì dal cortiletto, per immettersi nella strada. "Quello di prima era Doc, il nostro geniaccio, lui crea per noi armi e aggeggini vari personalizzati a seconda della persona e del lavoro che deve fare. Per te ha preparato le basi, che t'illustrerò oggi nella nostra prima lezione. Quella strana costruzione è il suo laboratorio, dove potrai andare per fare rifornimento di giocattolini, anche se per ora con me userai maggiormente pistola, coltello e adrenalina" spiegò la ragazza, mentre s'infiltrana nelle strade periferiche della città.
Sprofondai meglio nel sedile ammirando il paesaggio di collina fondersi con i grattacieli in lontananza.
Chiusi gli occhi e ripensai alla mia vita fino a qualche giorno fa, alla scuola, gli amici, le ragazze, le feste e le ragazze alle feste.
Sorrisi ripensando alle notte di fuoco con qualche biondina tutta trucco, borse e scarpe e la paragonai ad una ragazza come Siller, continuamente messa alla prova, continuamente in pericolo, continuamente in cerca, del pericolo. Anche gli uomini dentro quel seminterrato, cosa sanno di lei?
Niente.
Cosa hanno fatto per provare a conoscerla?
Niente.
Cos'è per loro Siller?
Niente, se non una persona qualsiasi di quel lavoro, semplicemente la più spietata e temuta.
Girai la testa verso la sua, intenta a seguire la strada. I capelli neri e mossi le cadevano scomposti dalle sue solite treccine, lasciate sulle spalle magre e chiare, graffiate e piene di tagli, come la maggior parte della sua pelle visibile.
"Se posso... azzardare una domanda... me la concederesti?" chiesi dubbioso, a voce bassa. Questa non mosse un muscolo, rimase semplicemente in silenzio per qualche secondo. "Dipente che tipo di domanda novellino" rispose acida, tornando la ragazza di sempre.
Ci sarebbero tante, troppe domande che vorrei porle.
Perchè è finita lì?
Dove sono i suoi parenti?
I suoi amici?
Perchè continua a fare questo lavoro, se solo per divertimento o se è costretta...
Ma credo di voler sapere la più stupida.
"Prima Doc ti ha chiamata Leen... Siller non è il tuo vero nome?" chiesi titubante. Questa girò di scatto la testa verso di me, con un espressione indescrivibile in viso. "Ti pare che il mio vero nome possa essere Siller? Devi essere completamente rincoglionito cretinetti!" mi urlò addosso, facendomi sobbalzare dal sedile.
"...e allora... qual..." provai a chiedere, ma venni subito bloccato. "Sono informazioni riservate, solo Doc, James e Guy sanno il mio vero nome, perchè sono degni di conoscerlo e per ora, tu non lo sei" disse acida nuovamente, anche se con quel 'per ora', ha lasciato fuggire un'altra leggera gentilezza. "Dove... dove stiamo andando?" chiesi ancora, suscitandole un certo fastidio, capibile dallo sbuffo e dal giramento degli occhi. "Ad allenarti" rispose solamente, e dopo ciò calò il silenzio.
Parcheggiamo su una collinetta annessa a un prato verde spento, e scendemmo tirando giù la cassa nera e dei cartocci di persone.
Mentre Siller me li metteva in mano gli rivolgevo sguardi interrogatori, che erano messi a tacere dalle sue occhiate di odio profondo.
"Allora il nostro lavoro si baserà su 7 lezioni private potremmo dire, e una di esperienza sul campo, quindi tu, fra un settimana saprai appostarti lottare, inseguire, disarmare ma soprattutto uccidere una persona, e ti giuro che se in sette giorni Dio creò il mondo io creerò una macchina in grado di distruggerlo" ammise malvagia, facendomi accapponare la pelle. "Tutto chiaro?" chiese infine, guardandomi dal basso all'alto, per la sua altezza. Io annuì deciso, pronto a farmi trasformare in un killer a causa dei capricci di mio padre.
Siller mi sorrise ed aprì la cassa davanti a noi rivelando un contenuto insolito.
Diverse pistole di differenti dimensioni, guanti neri, boccette, cinture e pallottole popolavano il fondo della cassa.
"Bene prima di tutto cosa devi metterti?" chiese retorica, presupponendo nessuna risposta nei mie confronti.
"Non devi coprirti di giubbotto anti proiettile, armature o scudi, che sono fuori moda e ti rallenterebbero e basta, pantaloni comodi, voi di solito usate quelli della tuta o dei jeans larghi, quindi via queste cose da fighetto e ti prego tirati su quei pantaloni!" mi urlò incrociando le gambe a terra e fissandomi. C'è voleva che mi svestissi davanti a lei? "Ti muovi?" mi chiese di nuovo retoricamente, mentre mi lanciava dei pantaloni morbidi grigi. "Puoi almeno girarti?" le chiesi gentilmente, iniziando a slacciare la fibia dei pantaloni.
Scrollò gli occhi al cielo e iniziò a tirare fuori diverse armi, allineandole sul prato.
"Comunque nel caso io fossi ferita e fossimo in coppia in missione non farti problemi a spogliarmi per medicarmi eh?" disse veloce, senza tralasciare la minima timidezza. Una ragazza normale sarebbe sicuramente arrossita ma non lei.
Una volta infilati i pantalomi mi sedetti infianco a lei, pronto ad ascoltarla nuovamente. "Per il sopra quello che vuoi, c'è chi mette canotte, chi magliette, chi giubbotti, chi tutti e tre insieme, lo sceglierai tu. Poi il fatto che tu abbia l'orecchino ti fa figo, hai qualche tatuaggio?"
Annuì sorridendo. "Quattro a dir la verità" Mi guardò sbalordita. "Ne hai uno più di me, non è possibile!"
"Comunque ora fuori sei come noi, ma devi imparare a lottare e difenderti, come noi se non meglio. Con te devi sempre avere una pistola e un coltellino, il cellulare per farti rintracciare, pallottole di riserva e almeno una granata" socchiusi gli occhi all'ultima parola.
"E non mi guardare così, nei casi estremi devi fare esplodere tutto, al diavolo la serietà e il lavoro pulito. Dunque le pistole più comode sono le rivoltelle e le automatiche, io ti consiglio l'ultima categoria perchè puoi sparare più velocemente, ma devi sempre avere delle cartuccie di ricambio. Il nostro amato Doc ha creato nei nostri guanti induriti per le risse degli scompartimenti sui palmi in grado di tenerne 2 ciascuno, nei casi estrami in cui tu abbia finito i proiettili" Dicendo questo mi portò un guanto davanti agli occhi sollevando una linguetta sul davanti rivelando una piccola taschina. Me li porse invitandomi a metterli e m'indicò la cinta.
"Lei dopo la pistola è la tua più fedele compagna, contiene un sacco di aggeggi simpatici oltre a quelli già detti che possono tornarti utili"
Apri una tasca e mi mostrò la granata. "Questa da quando la inneschi ha 8 secondi di autonomia prima di scoppiare, e ti consiglio di non essere allo scoperto quando la lancierai" detto ciò la riposizionò nella cinta per poi legarmela in vita.
"Ora, scegli la tua pistola, dovrai averne cura come fosse una figlia!" Dopo averle osservate per un pò, mi concentrai meglio su una in particolare, con la canna perfettamente perpendicolare all'impugnatura. La presi in mano osservandone le forme da vicino, esaltato, da quello che avrei potuto fare con quell'arma.
"La Berretta M9, ottima scelta pivello!" la voce di Siller mi distrasse dai miei pensieri, portandomi a girare nuovamente verso di lei.
Mi guardò torva, incenerendomi con i suoi occhi accusatori, per poi alzarsi da terra.
"Allora, ora impariamo lo spionaggio di classe cocco!" esclamò esaltata unendo le mani con uno schiocco.
"Quando ti apposti davanti a un luogo pubblico, come un parco o una scuola, ricordati sempre di vestirti come uno scolaro, ti mimetizzerai fra loro, gli occhiali da sole usali solo quando c'è davvero il sole, altrimenti sei facilmente prevedibile. Il trucco di bucare il giornale è scontato ed inutile, quindi evitalo. Fa comodo osservare dai tetti con un binocolo, se ti metti dalla parte del sole, non si accorgerà mai nessuno di te. Ora proviamo a vedere quanto corri!" finì sorridendo malvagia, tirando fuori la sua pistola luccicante.
Mi si accapponò la pelle, e per istinto di difesa arretrai velocemente, mentre Siller impiantò nel terreno qualche manichino.
"Pappamolle dove scappi? Mica ti mangio!" mi urlò lei, allontanandosi dai manichini. Mi lanciò una pallina da tennis, che presi al volo con una mano.
"Lanciala in mezzo ai manichini" mi ordinò. Stranito portai il braccio dietro la schiena e lanciai la pallina, che atterrò a dieci metri dai manichini. "Schifo, riprova" disse tranquilla sedendosi a pulire la pistola. Iniziai a camminare per riprendere la pallina, quando uno sparo mi fece bloccare.
"Devi correre coglioncello, altrimenti non ti alleni!" mi urlò ancora, abbassando la pistola.
Recuperai la pallina e velocemente tornai al punto di partenza, per poi rilanciarla.
"Penoso, ancora"
"Hai la mira peggio di Guy quando deve centrare la tazza"
"Mi pigli per il culo?"
"Tira quella fottuta palla!"
"Addirittura sulla strada? Ma ci vedi?"
"Orribile"
"No"
Dopo una ventina di lanci non mi sentivo più le gambe, e il fiato si era fatto corto. Preso dalla rabbia gettai la pallina lontano, la quale atterrò esattamente in mezzo ai manichini. AL DIAVOLO!
"Bene ora hai otto secondi per nasconderti, altrimenti esplode, corri pisciasotto!" mi urlò da lontano lei, andando a nascondersi dietro la macchina.
Quindi era davvero una bomba? Oddio quanti secondi ho ancora?
Velocemente setacciai la zona circostante, notando una roccia abbastanza grande da potermi coprire. Iniziai a correre più veloce che potei, sentendo i polmoni bruciare, e il sangue scoppiarmi nelle vene, con un salto superai il masso e mi ci accucciai dietro, coprendomi le orecchie con entrambe le mani. Attesi qualche altro secondo, ma non accadde nulla.
"BOOM!" urlò la voce di Siller, seguita da una risata rumorosa e perfida. "7 secondi e 6 decimi, ti saresti salvato per il rotto della cuffia pivello" esclamò malvagia, per poi avvicinarsi alla pallina e raccoglierla. La guardai stralunato, insultandola interiormente come non avevo mai fatto con nessun altro.
"Tu...la pallina...lo scoppio...era tutto un gioco?!?" urlai uscendo da dietro al masso, mentre lei continuava a ridere.
"Ti pare che alla prima lezione ti faccio usare una granata? Sei proprio un tonto. Comunque hai dimostrato di saper correre e pensare velocemente, forse non sei completamente inutile, novellino" dichiarò seria, facendomi l'occhiolino e lanciandomi successivamente una bottiglietta d'acqua.
L'afferrai al volo, ancora violentemente scosso per ciò che era appena accaduto, o meglio, non accaduto.
Presi un grosso sorso, osservando Siller riporre la propria pistola per poi dirigersi verso la macchina.
"Hai 3 minuti contati per ritiare tutto, altrimenti me ne vado senza di te, muovi il culo!" mi urlò da dentro la macchina, facendo si che le mie gambe si mossero da sole, molto velocemente, mentre nell'aria si sentiva la chiassosa voce della ragazza impegnata in una sonora risata.
Dopo aver raccolto tutto, eravamo rientrati alla base all'ora di pranzo e Siller mi aveva scaricato nel cortiletto, per poi scomparire all'interno del pub. Io, con le mani in tasca e gli occhiali sul naso, mi ero diretto nel seminterrato, pronto ad affrontare un possibile se non sicuro incontro ravvicinato con qualche omaccione. Scesi svogliatamente le scale, e mi diressi verso il lungo corridoio, in cerca della mia... come dire... stanza?
Non appena la trovai chiesi a Edgar gentilmente di aprirmela, in modo da nascondermi dall'ora d'aria riservata al pranzo.
Neanche il tempo di sdraiarmi sulla branda che un urlo lontano ma famigliare squarciò il silenzio, portandomi ad affacciarmi alla porta ancora socchiusa e libera, in quanto Edgar era corso nella direzione dell'urlo.
"Chi è il bastardo che mi ha fottuto le sigarette? Giuro che se lo trovo gli infilo una mitragliatrice nel culo e premo il grilletto fino allo spasmo!" la voce di Siller risuonò nel corridoio, sempre più vicina. Al sentirla un lieve brivido mi passò lungo la schiena, per poi fermarsi nel momento in cui Siller stessa mi arrivò davanti, con un dito accusatorio puntato sul mio petto. Ora ero terrorizzato.
"Dimmi che non sei stato così coglione da fregarmi le sigarette..." esclamò sotto forma di ordine più che di domanda.
Io scossi violentemente la testa, facendo sospirare la ragazza dalla pelle chiara, e portandola a girarsi verso il corridoio, dove si era creata una piccola folla di spettatori. "Allora?!? Chi diavolo è stato?" chiese nuovamente, alzando il tono di voce.
"Io" una voce parlò in fondo al corridoio, e fra gli omacci si aprì un corridoio, in cui passò il tipo che ieri mi aveva appeso al muro.
Ad ogni passo il sorrisetto di Siller si apriva sempre di più, mentre nei suoi occhi si poteva leggere odio profondo.
"Kam, prima che ti uccida, hai un motivo valido da spiegarmi?" chiese seria Siller, pregustando il momento in cui l'avrebbe finito.
"Avevo finito le sigarette" disse soltanto il tipo, alzando le spalle.
"Non ti è bastato svegliarmi ieri dal sonnellino, devi anche fregarmi la mia nicotina quotidiana!" urlò la ragazza, avanzando di un passo.
"Le parole della principessina" fece un cenno con la testa verso di me "di ieri mi hanno fatto riflettere, tu qui dentro sei sola, noi potremmo mettere a tacere tutta la tua spavalderia in un secondo, e non capisco perchè non lo facciamo! Niente Siller, niente problemi!" esclamò questo, facendo iniziare mormorii da parte degli altri. "Chi è con me?" chiese con un braccio alzato Kam.
Silenzio.
"Avete veramente paura di questa zoccoletta? Sono passati più uomini nel suo letto che..." non finì la frase, perchè un rumore di sparo, gli bloccò il respiro, e le parole. Kam si accasciò a terra, tenendosi lo stomaco con entrambe le mani, mentre iniziava a sputare sangue.
Siller si abbassò al suo livello, e lo guardò negli occhi, puntandogli la pistola al cranio.
"Puoi chiamarmi come vuoi, ma non ti devi azzardare a darmi della troia. Hai fatto un passo falso Kam" pronunciò sentenziale, prima di premere nuovamente il grilletto. L'uomo cadde a terra di faccia, immobile.
Siller si alzò in piedi riponendo la pistola.
"Qualcun'altro ha qualcosa da dire?" chiese forte e chiara, facendo tremare le viscere.
"No? Bene. E ora circolare!" ordinò, scomparendo al dilà del corridoio.
...64.
Toy centerrrrrrrrrrr!
Ahah è tipo due giorni che vado in giro cantando la sigla della pubblicità della Toy Center, è fighissima!
...
Coooomunque, stavolta ho davvero esagerato, avete tutti i diritti della Copyright per potermi uccidere, c'è è passato un mese e mezzo figa!
E potrei scrivervi sempre le stesse cose, lavoro, studio, compiti ma la verità è una: poco tempo e poche idee... (A volte anche poca voglia)
Perchè non vedo l'ora di finire l'altra, perchè scrivere questa è più difficile, dovendo pensare a cosa fanno i malviventi ahah
Mi manca scrivere le normalissime, noiosissime e banalissime storie d'amore... Infatti, non appenail mio "capolavoro" sarà concluso, ne inizierò un altra simile, perchè come sapete questa non è un long, ma durerà circa 15 o 16 capitoli :)
Ah la vostra Veronica ha imparato a fare i banner! Ci credete? Pensavo che erano più complicati, invece basta farsi su la mano!
Ho passato tutto il pomeriggio a metterli in ogni capitolo dell'altra storia, e, non so se mi spiego, SONO 31!!!!
Voglio vedere quante ragazze capiranno il significato dell'ultima parola (il numero) del capitolo, chi c'è l'ha fa, lo scriva nella recensione, altrimenti lo dirò nel prossimo capitolo :) (Dai è facile!)
Ringrazio per le 8 recensioni, le 11 preferite e anche le ricordate e le seguite, sono contenta che ingrani già dai primi capitoli :)
Ah, ho aggiornato la bio, se volete andarla a vedere ;)
Ora starete pensando: Non me ne fotte proprio di questa FF, quando aggiorni l'altra?
E io dico: Non ne ho la più pallida idea!
Perchè fra 10 giorni ho gli esami e devo ancora studiarmi 3 capitoli di fisica e leggermi 6 capitoli dei Promessi... Dio mi assista!
Cercherò comunque in un massimo di una o due settimane giuro! Tu che leggi: CHE COSAAAAAA?!?!
Se mi fate voi gli esami, ve la pubblico anche domani giuro haahahah
Vi lascio il banner dell'altra storia : (si perchè ora c'è l' ho!!!)
Much love,
Veronica.
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