Siller and the freshman

di Verobelieber
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** La vita, è il giocattolo dei potenti. ***
Capitolo 3: *** 64 punti sulla tessera a premi della vita. ***



Capitolo 1
*** Prologo ***



 
Prologo

 Siller.
 
Ripassai lo straccio sudico per tutta la lunghezza della canna già lucida della mia Sig-Sauer semiautomatica, per poi fare scattare il carrello, inserendo così la nuova cartuccia pronta all'uso. Pronta a uccidere ancora.
Alzai lo sguardo e lo posai sulla figura stesa sul letto, beatamente nel mondo dei sogni. 
Sul mio viso si dipinse un ghigno malefico e divertito, pensando alla sorpresa che si ritroveranno i parenti la mattina successiva.
Feci un passo sordo sul pavimento di legno della villa del signor Reman, traditore della nostra associazzione.
Che poi non lo era veramente, un associazzione.
Uno squallido pub intriso di sudore, sangue e morte; pieno di uomini allenati e programmati per uccidere e portarti via ogni singolo respiro vitale nell'arco di pochi secondi, forniti solo di coraggio, forza bruta, e una revolver bastarda.
Arrivai di lato al baldacchino, da cui ricadevano delle lenzuola rosse, come il colore del liquido che avrebbe ben presto inondato il letto e il pavimento adiacente ad esso. Sorrisi alla vista di Oscar, quello stronzo di un uomo che durante un agguato da parte di Zaco, mi aveva lasciato sola, mandandomi praticamente sotto terra. Ma ora mi ero ripresa, dopo due mesi di lunghi trattamenti e cure, ed avevo chiesto a James l'esclusiva per fare fuori questo pezzo di merda.
Non si scherza con Aileen Cooper.
Percorsi con l'arma i lineamenti del suo viso, soffermandosi sulle labbra. Labbra che avevo baciato e morso fino a farle sanguinare.
Sorrisi beffarda, picchiettando sul suo capo coperto di una folta capigliatura castana, che avevo molte volte stretto fra le dita.
L'essere sbattè un paio di volte gli occhi color smeraldo puro, per poi stringerli a causa dell'assenza di luce.
"Leen? Sei ancora viva?" chiese spaventato, porgendo il capo in avanti, ma ritraendo il resto del corpo, accucciandosi contro la testiera dorata del letto. Misi la pistola in orizzontale rispetto alla sua testa, premendo leggermente su un lato. Osservai compiaciuta come egli, accortosi dell'arma, sbarrò gli occhi, per poi rivolgermi uno sguardo implorante e assolutamente da pisciasotto. Sa benissimo che non posso sopportare gli uomini frignoni e senza coraggio. 
"Io si" pronunciai, prima di premere il grilletto.
 
 
"Siller! James vuole parlarti!" 
Una voce grave e sommessa mi svegliò, storpiando anche il mio sogno. Sentì la porta di pesante ferro sbattere violentemente, segno che ero desiderata con urgenza. Mi alzai dalla branda cercando di non cacciare Smokie, il mio ratto da compagnia, che condivideva con me la mia lussuosissima stanza di cemento del retro del pub. Stropicciai gli occhi, passandomi più volte una mano fra i capelli corvini e scomposti, che apparivano per lo più come un nido di uccelli inferociti che ha una capigliatura femminile. Arrivai davanti allo specchio sfregiato da me e posto sopra al vecchio e puzzolente lavandino, osservandomi. Il ciuffo mi ricadeva stanco e umidiccio sul volto, appiccicandosi alla fronte per il sudore dovuta a quella scatola che avevo come stanza, gli occhi erano segnati da occhiaie profonde, che contornavano le iridi blu scuro, come un profondo abisso. 
 
E lo era lei, un abisso.
Un abisso di sentimenti accalcati uno sull'altro, che come rivali, si fronteggiavano, vorticando fastidiosamente nella testa e nello stomaco di Leen, il quale esile ma coraggioso corpo, doveva tenerli rinchiusi, senza farne traboccare neanche una goccia. 
Altrimenti si sarebbe scatenato un caos.
 
Sbuffai sonoramente, facendo alzare, se anche di poco, il ciuffo ribelle. Presi un top a caso dall'ammasso di vestiti che si trovavano su uno sgabello sgangherato in fondo alla stanza, e degli shorts, mi cosparsi gli occhi di un pesante strato di matita nera ed uscì dalla pseudocella, non prima di aver preso le Manchester e la mia amata pistola. "Giorno Bill" sputai annoiata, passando infianco al body guard personale di James, un  omone tozzo e grosso, con uno scorpione tatuato su un braccio e senza un sopracciglio, perso in una rissa divagata in fiamme.
Mi fece un segno d'assenso lanciandomi l'accendino arancio graffiato, che afferrai al volo con la mano sinistra, e che usai per accendermi una sigaretta. "Grazie" dissi veloce, per poi restituirglielo e dirigermi verso il cortiletto adiacente al pub.
Salì velocemente la scalinata di cemento grigiastro, misto ad altri minerali sconosciuti alla sottoscritta, ed uscì fuori, beandomi finalmente di una brezza d'aria fresca. Presi un grosso tiro dalla Manchester e lo buttai all'aria, vedendolo scomparire a forma di sbuffi sconnessi fra l'azzurro tenue del cielo primaverile. Tirai con i miei anfibi un calcio a qualche sasso, mentre osservavo la sigaretta consumarsi lentamente.
Cosa vorrà mai volere James?
Gli assassigni che mi aveva affibiato sono stati compiuti tutti con assoluta discrezione, senza lasciare traccie o inutile sangue versato; anzi, ieri sera avevo anche compiuto un extra. Risi beffarda, ricordando la fine del malcapitato della scorsa notte, per poi prendere un altro tiro dalla sigaretta. Anche se mi volesse mettere in mano un altro incarico declinerei l'offerta, per il semplice fatto che per questo mese ne avevo abbastanza di sangue, urla, appostamenti e quant'altro, o al massimo avrei posticipato la data di scadenza.
Presi un ultimo profondo respiro di libertà, osservando gli uccelli volare liberi nel cielo, senza costrizioni o contratti, per poi aprire con uno spintone la porta di legno, facendo cadere qualcuno dall'altro lato. Esso emise un mugolio basso, per poi alzarsi in piedi e caricare un pugno ben assestato, che non arrivò mai a destinazione. Con la mano libera gli bloccai il pugno chiuso a mezz'aria, per poi osservare le curvature delle sue sopracciglia farsi meno inarcate, fino a scomparire, lasciando spazio alla paura. Vidi una gocciolina di sudore scendere sulla sua fronte, per percorrerla lateralmente ed arrivare alla guancia, dura e contratta. "Siller... Scusami, veramente... non pensavo fossi tu!" blaterò in fretta Guy, il capo degli "scazzottatori scelti" i nostri migliori uomini in fatto di risse. Emisi un ghigno soffocato per poi stringere di più il suo pugno.
Intorno a noi intanto le persone si erano allontanate ed erano cadute nel più religioso silenzio, in attesa.
Mi avvicinai al suo viso, dandogli così l'onore di potermi guardare negli occhi, onore che riservavo veramente a pochi, o solo a chi era in punto di morte. "Ti va bene che devo portare il culo da James per sapere che cazzo ha da dirmi, ma non provare mai più a sfiorarmi, hai capito?!?" gli urlai seria e decisa, in modo che il messaggio arrivasse dritto a quel poco cervello che si ritrovava. Guy annui velocemente per poi levarsi di mezzo, insieme agli scagnozzi, che mi aprirono un varco fra di loro fino alla porta del capo. Mentre camminavo potevo benissimo sentire la puzza di sudore, adrenalina e sangue caratteristiche di quel locale da quattro soldi. Arrivata davanti alla tendina la scostai sbuffando per poi letteralmente lanciarmi sul divanetto dietro la scrivania, finendo di fumare la mia sigaretta. 
"Sai che detesto che fumi qua dentro, poi ti fa male" la voce profonda e mascolina di James mi arrivò all'orecchio, portandomi a voltare verso la direzione del suono, svegliando i sensi. "Come se quello che mi lasci fare mi faccia bene!" ribattei ridendo, spegnendo la sigaretta contro il prezioso divano cinese e buttandola fuori dalla finestra. Vidi James irrigidire la mascella, e increspare lo sguardo, per poi avvicinarsi lentamente a me. "Non è colpa mia se sei la migliore qua dentro" Asserì, guardandolo torva sedersi vicino alle mie gambe nude, per poi prendere ad accarezzare la coscia. Sentì il corpo riempirsi di delicati brividi di piacere al passaggio della sua mano sulla mia pelle, e mi avvicinai a lui, prendendo a stringergli la camicia per attirarlo a me.
Appoggiai le labbra sulle sue, sentendo come sapeva assolutamente di eroina.
E poi si lamentava che io fumavo!
Sorrise vittorioso, sapendo di possedermi fino al midollo, che in fondo, era proprio quello che stabiliva i contratto.
Prese ad accarezzarmi la schiena per la lunghezza, mentre io infilavo in un modo poco gentile la lingua nella sua bocca, iniziando a giocare con la sua, mischiando sapori e odori, creando tempeste di emozioni.
Quando arrivò al gancetto del reggiseno si bloccò staccandosi e guardandola negli occhi, sciogliendo il suo oro liquido nel blu oceano di Leen.
"E non solo a uccidere" mi soffiò sul viso, facendomi arrossire. Quando ero con lui riuscivo a sentirmi una ragazza, anche se per pochi minuti.
Riuscivo a sentirmi viva e libera.
"Grazie capo, ma non credo tu mi abbia convocata con urgenza per una sana scopata delle 9.30 del mattino" gli dissi portando le miei gambe sulle sue, e sistemandomi meglio con la schiena contro il divano, in modo da avere una visuale completa della sua persona.
"L'ho già detto che sei la migliore?" mi chiese sorridendo largamente, mentre la sua mano si appoggiava nuovamente sulla mia coscia.
"Ok veramente, che vuoi?" chiesi di rimando io, mettendomi seduta e ritornando la serial killer acida e scontrosa di sempre.
James sbuffò ritraendo la mano, per poi alzarsi e camminare verso la scrivania, traboccante di foglie carte.
"Ti ricordi di Jeremy? Il mio socio d'affari nonchè mio vecchio amico?" iniziò, prendendo ad armeggiare con alcune cartellette.
Annuì, cercando di capire dove voleva andare a parare. "Bene, un complice di Zaco l'ha fatto uccidere tre giorni fa" sentendo ciò, feci il segno della croce, mia abitudine, ogni volta che qualche uomo innocente veniva ucciso da questi giri.
"Ecco, gli avevo promesso che nel caso gli fosse successo qualcosa, avrei protetto io suo figlio, ormai divenuto orfano" ascoltavo silenziosa, studiando attentamente ogni sua mossa con gli occhi, pronta ad alzarmi per oppormi ad una sua idea sicuramente non consona alle mie attitudini.
"Dove vuoi arrivare?"
sputai velocemente. Sosprirò, girandosi verso di me con una faccia da cane bastonato, per poi prendere un forte respiro.
"Tu da oggi sarai la sua guardia del corpo, dovrai stare sempre con lui, stando attenta che nessuno lo tocchi"
Ok, si era rimbecillito del tutto.
"Vuoi che diventi una baby sitter per adolescenti?!?!!?" urlai alzandomi, appoggiando i palmi aperti sulla scrivania.
"No, sarai molto di più, devi insegnarli la nostra vita, insegnarli a difendersi, a muoversi fra noi, deve diventare un uomo!" disse lui, rimanendo calmo e sedendosi sulla poltrona laccata. Sbattei violentemente un pugno sul tavolo, lasciando un bollo evidente sul legno raffinato.
Vidi gli occhi di James infuocarsi per un momento, per poi tornare normali, ben consapevoli che con me non bisognava incazzarsi.
"Ti rendi conto che mi stai retrocedendo da serial killer, assetata di sangue, a balia per poppanti? Sei sicuro di non essere diventato matto?" sbraitai furiosa, guardandolo torva dall'alto in basso. "Questa è la mia decisione, ed è irrevocabile" finì severo, facendo capire che la discussione era conclusa, per lui. "Io mi oppongo, affibbiami quanti casi vuoi, ma non mettermi a riposo!" ribattei ancora, come una bambina capricciosa.
"Ti ricordo che tu non puoi opporti, tu sei MIA!" disse lui, alzando per la prima volta la voce, e stringendomi un polso, tanto da farmi male.
Grugnì appena, staccandomi immediatamente da quel contatto non gradito ne voluto, e mi presi il volto fra le mani, iniziando a pensare.
Io, Aileen Cooper, meglio conosciuta come Siller, ero stata retrocessa a badante di novellini, uno dei lavori meno importanti dell'associazzione, lavoro affidiato solitamente a Mark, e al quale io davo solo a volte una controllatina, scartando le eventuali matricole non idonee, secondo la mia ristretta tabella.
Imprecai contro James, facendolo sussultare per un secondo, per poi ricomporsi. 
"Voglio una pistola automatica nuova, e devi comprarmi 20 pacchetti di Chesterfield!" gli urlai esasperata, ma sconfitta.
Sorrise sornione, alzandosi e avvicinandosi a me, per poi stringermi i fianchi possessivo. Prese a baciarmi il collo, succhiando avidamente ogni centimetro di pelle. Ansimai piano, portando le mie mani fra i suoi capelli, per attirarlo di più a me, mentre le sue s'infilarono sotto al mio top aderente.
"Che ne dici se ora riprendiamo la tua prima opzione?" chiese malizioso al mio orecchio, per poi morderlo.
Sorrisi prima di attirarlo del tutto a me e baciarlo, sentendo come il mio top e il reggiseno venivano velocemente lasciato cadere soli sul pavimento di marmo lucido. "Come si chiama il marmocchio?" mormorai in preda ai gemiti, causati da una perlustrazione profonda da parte delle sue dita.
Si staccò per un secondo dalle mie labbra, mordendole.
"Justin"
 

 
 
 
Olè!
Ciao belle! Sono sempre io, che ho deciso di rompervi con una nuova FF, molto più cruda e violenta della prima :)
Sinceramente il genere è veramente differente, e non credo che a tutte possa piacere, quindi se mi lasciaste una recensione solo per dirmi se andare avanti, o se troncare qui e con qualche aggiunta farla diventare una OS io vi ascolto, perchè mi fido di voi <3
Questo naturalmente non vuol dire che dimenticherò l'altro mio "capolavoro", anzi, credo che per aiutare questa lo pubblicherò prima, lasciando naturalmente il link di quest'ultima. :D 
Come vedete mi sono presa bene ad inserire Gif animate, sono o non sono una ficata?
E sempre come avrete capito, il volto della protagonista sarà niente popo di meno che la nostra Effy!
Anyway ringrazio a prescindere chiunque abbia avuto voglia di aprire questo prologo, fidandosi della presentazione non molto convincente.
Sperando di rivederci al primo capitolo con qualche recensione, 
Much love,
Vero.
 
#PAPPALLINASPACCAICULI
 
 
 
 
 
 

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Capitolo 2
*** La vita, è il giocattolo dei potenti. ***



 
 
Capitolo 1
La vita, è il giocattolo dei potenti.
 
 Justin.
 
L'odore nauseante che mi saliva nelle narici in quel momento era qualcosa di assolutamente ripugnante. Un misto di sudore, muffa, gas e morte.
Si morte. Non so ancora spiegarmi il motivo ma in quel pub schifoso io avvertivo quell'odore di cadavere imputridito causato dai vermi.
Se qualcuno pensa che una persona una volta sistemata accuratamente dentro bare di legno raffinato rimanga uguale e diventi all'improvviso polvere...
Bè devo dargli una brutta notizia...*
E ora, scendendo le scale di questo locale assolutamente sconosciuto, mentre decine di brutte faccie sfregiate mi fissano storte, non posso fare a meno di pensare che anche il corpo di mio padre sta avendo questo lento e schifoso processo. E inoltre non riesco a non pensare a quanto sia stato fottutamente egoista nei miei confronti, iniziando un brutto giro e finendo ucciso, lasciandomi così anch'esso solo.
Completamente solo e alla deriva.
Troppo tragico? Sono un quasi diciottenne orfano, senza parenti a cui rivolgersi, con alle calcagna assassini che vogliono farmi fuori per conti in sospeso con mio padre, che ora si ritrova a seguire un omone enorme senza un sopracciglio per una specie di prigione sul retro di un pub pieno di altrettanti assassini.
Ci manca solo che cada dalle scale.
"Hei biondino, ti vuoi muovere?" un ringhio da parte dell'omone davanti a me mi arrivò chiaro e conciso alle orecchie, facendomi uscire dalla mia valanga di pensieri, e portandomi a guardarmi meglio intorno.
Le scale erano finite ed ai loro piedi si estendeva un lunghissimo corridoio, pieno di porte su ambo i lati, da cui proveniva un forte parlottare e se non mi sbaglio, a volte anche qualche sparo. Girando la testa notai che più che porte erano delle sbarre da prigione, graffiate ed incise con lime, unghie e coltelli, con ad ogni quattro, un tizio non molto raccomandabile seduto su una sedia che si guardava intorno annoiato, giocando con la rivoltella di una pistola. Deglutì rumorosamente, stringendo di più la scatola contenente i miei effetti personali al petto.
Il piano di questo amico di mio padre per proteggermi era rinchiudermi in mezzo a loschi tipi? Sarei morto entro un ora.
Ci fermammo davanti a uno degli uomini seduti a guardia delle "stanze", che non era interessato a rivolgerci la sua attenzione.
"Edgar" disse velocemente e ad alta voce l'omone infianco a me. "Che vuoi Bill, sono in pausa porca troia, devi venirmi a scassare i coglioni anche nei miei dieci minuti liberi? Eh che cazzo!" urlò Edgar, facendo scattare la rivoltella e riponendola nella cinta dei pantaloni.
Non so, vuoi anche bestemmiare?
Il tizio di nome Bill gli afferrò velocemente il polso, alzandolo di peso e portandolo davanti al proprio viso. Trattenni il respiro.
"James mi ha chiesto di portare il ragazzino nella sua stanza, per fargli riporre la roba, poi dovrà andare in sala comune dove lo preleverà Siller, e il tuo compito in questo percorso è far si che non ne esca già ucciso. Ci siamo intesi, o devo chiamare Siller stessa, così puoi spiegargli il motivo per cui non vuoi obbedire?" gli disse calmo e pacato, continuando a stringere però il polso dell'altro, il cui viso si era piegato in una smorfia di dolore.
"M-m-ma adesso S-siller sta dormendo, s-se la svegli per colpa m-mia mi manda s-sotto terra" balbettò l'altro, deglutendo piano.
"Vedi che ci siamo capiti? Non c'è bisogno di essere così cattivi allora" rispose Bill, emettendo un ghigno malefico sul viso.
Detto ciò senza rivolgermi neanche uno sguardo, tornò indietro per le scale, scomparendo fra il buio della scalinata e uno sbuffo di fumo.
Tornai con lo sguardo verso Edgar, che stava ancora riprendendo la normale respirazione, e mi autoconvinsi a stare più tranquillo.
L'ha detto l'omone, non possono toccarti Justin, smetti di fare il pisciasotto e respira!
"Hei tu, mezza calzetta, seguimi altrimenti ti impianto una pallottola nel cranio." la serietà con cui Edgar pronunciò questa frase mi fece muovere le gambe da sole nella sua direzione. "Allora tu qui vali meno di zero, ma per motivi a me ignoti sarai sotto l'ala di Siller, quindi nessuno può toccarti, a parte Siller naturalmente." ascoltando il discorso mi calmai un poco.
Meglio venire preso a schiaffi da una persona che da venti, no?
"Qui nel retro ci sono le stanze,la mensa, la sala comune e diverse stanze per l'addestramento, il reclutamento ecc. Senza un accompagnamento tu non, e ripeto NON puoi salire di sopra fino al pub, perchè moriresti ancor prima di dire 'bà', ci siamo intesi?" Annuì velocemente, continuando a seguirlo per i corridoi di quel seminterrato cementato. Ci fermammo di fronte a una stanza sbarrata, più in ordine rispetto alle altre, che Edgar si affrettò ad aprire, per poi lanciarmici dentro. "Io sono qui fuori, mettiti a posto e quando sei pronto fammi un fischio, ok?" disse velocemente, per poi riavvicinare la porta a sbarre alla chiusura. "Si... ma... emh... chi è Siller?" chiesi piano, facendo sentire per la prima volta la mia voce.
L'uomo si bloccò un attimo a guardarmi leggermente sorpreso, per poi sorridermi e guardarmi con occhi dispiciuti quasi.
"Il tuo peggior incubo" pronunciò, per poi chiudere con un forte schiocco la porta.
 
Dopo aver sistemato le cose nel mio buco provvisto di una branda, un lavandino e un gabinetto credo di essere pronto a fare la conoscenza di questo Siller. Ho provato ad immaginare che razza di uomo dev'essere per mettere paura a tutti quei tizi che ci sono qua fuori.
Me lo sono immaginato calvo, pieno di tatuaggi e piercing, magari con qualche mutilazione non grave, come un dito o un orecchio, o semplicemente con una montagna di muscoli spaventosamente alti, altro che braccio di ferro.
Mentre diverse immagini mi si formavano per la testa picchiettai sulla porta, per far capire ad Edgar di essere pronto. Questo mi aprì velocemente e con un cenno m'invitò a seguirlo nuovamente. Percorsimo un pezzo di tragitto a retroso per poi girare a destra in un altro corridoio. In fondo ad esso s'intravedeva una luce e proveniva un forte vociare e ridere, segno che doveva essere la sala comune.
Presi dei bei respiri prima di addentrarmici dentro con il tizio. Non appena varcai la soglia tutti gli occhi si posarono su di me.
La stanza brulicava di uomini muscolosi, tutti con una faccia poco raccomandabile che emetevano ghigni al mio passaggio. Tutti avevano in mano un coltello o una pistola e tutti stavano parlottando di me. Edgar mi spinse a fare un passo avanti ed entrai completamente nella sala.
"Senti io devo andare ho una chiamata urgente, Siller sarà qui a minuti..." mi prese per il colletto della maglia e mi attirò a se, facendomi rimanere ad una spanna dal suo viso. Madonna se puzzava. "Cerca di non farti uccidere ok?" annuì e sospirai sollevato non appena mi lasciò andare. Lo guardai allontanarsi da dove eravamo entrati e poi caricandomi di coraggio tornai con lo sguardo sulla sala. Intravisi una panchina in fondo e decisi che avrei aspettato lì. Iniziai a camminare lentamente in quella direzione, passando fra i corpi di quegli uomini che mi guardavano con ribrezzo e rabbia. Ad un certo punto qualcuno mi fece uno sgambetto e mi mise a terra dalle spalle. 
"Oh la principessina è caduta, ti sei fatta male?" mi chiese uno, mentre tutta la sala iniziò a ridere. Trattenni un urlo non appena un calcio ben piazzato mi colpì lo stomaco, facendomi rantolare. Mi morsi la lingua e mi misi in posizione fetale, per cercare di proteggere gli organi più importanti nel caso avessero voluto iniziare una scazzottata di gruppo. Sentì qualcuno prendermi per la maglia e sollevarmi, fino a non farmi toccare più terra. "Non so chi tu ti creda di essere, ma non sarà di certo Edgar a proteggerti da noi." non appena l'uomo pronunciò questa frase sentì la mia schiena sbattere contro il muro freddo della stanza, facendomi dolere tutta la spina dorsale. "Sai, Bill ha detto che nessuno deve osare toccarti, ma io e i miei amici non siamo sotto i suoi ordini, quindi perchè non divertirci un pò?" un altro colpo mi spezzò il respiro, ed iniziai a tossire forte. "Sei solo e a quanto pare non sai neanche difenderti" l'ennesimo pugno mi bloccò per qualche secondo il respiro, ed iniziai ad annaspare alla ricerca dell'aria.
Chiusi gli occhi in attesa della fine, sperando solo che arrivasse presto.
1... Quanti pugni potevo ancora reggere?
2... Avrei sentito dolore o avrei semplicemente visto solo nero?
3... Riuscirò a contare fino a cinque?
4... Ok, un secondo di vita, sono pronto.
5... Ciao Justin, stai andando a trovare tua mamma!
6... Sono già morto?
Sentì un boato che portò al silenzio, e all'improvviso mi ritrovai con il sedere a terra.
Riaprì piano gli occhi, e notai che tutti erano girati verso l'entrata, cioè da dove era partito il boato.
Misi a fuoco una figura bassa ed esile, con un braccio puntato verso l'alto che finiva in una pistola. Sbattei un paio di volte gli occhi e riuscì a distinguerla pienamente. Era una ragazza, con dei lunghi capelli neri raccolti in due treccine, vestita con un giacchino di pelle, dei collant neri e come scarpe degli orrendi anfibi. Tutti la guardavano con occhi serrati, spaventati a morte, oserei dire. La ragazza abbassò il braccio ed iniziò a camminare verso di me.
"Ma che cazzo state facendo?" urlò, per poi fermarsi davanti al tizio che mi aveva tenuto incollato al muro.
Abbassò lo sguardo su di me, notando la mia posizione e i lividi ed emise uno sguardo di disprezzo. "Kam, sai che quando io dormo non dovete disturbarmi vero?" disse vicino alla faccia del tizio la ragazza. Egli annuì velocemente, mentre vidi il suo pomo d'adamo salire e scendere più volte.
La ragazza sorrise muovendo velocemente la mano sui suoi pantaloni per poi portarla sul petto del uomo. Spalancò gli occhi, 
mentre il suo viso si piegò in una smorfia di dolore, e lo vidi piegare le gambe. "Questo significa che non devi mai fare delle fottute risse per divertimento nella mezz'ora in cui voglio riposarmi, e assolutamente non devi farle con il novellino! Ci siamo capiti?"disse velocemente per poi togliere la mano dal suo petto.
Mi si mozzò il respiro non appena quel Kam cadde per terra tenendosi la pancia. La ragazza aveva in mano un 
coltellino ricoperto di sangue, che era stato infilato nel petto dell'uomo così velocemente da non essere percepito da nessuno.
"Bene e curati quella ferita. Tutti gli altri mi ascoltino bene. Se vengo a sapere che avete in qualche modo fatto del male o infastidito il novellino ve la vedrete personalmente con me!" detto questo m'indicò assumendo una faccia incazzata. "Tu, con me, e non provare a lamentarti per il dolore, sei un maschio accidenti!" iniziò a camminare verso l'uscita, mentre io a fatica provai a tirarmi su.
Il male che mi stava salendo dallo stomaco era qualcosa di invivibile, stavo per implorare a uno di quei tizi di uccidermi a seduta stante.
Mi alzai barcollando, e mi trascinai per la stanza tenendo lo sguardo basso, seguendo quella strana e violenta ragazza.
Presi un bel respiro e mi convinsi a parlarle, malgrado tutto mi aveva salvato la vita. "Hei, senti... Volevo ringraziarti, se non fosse stato per te a quest'ora sarei ridotto male... Anche se il coltellino mi è sembrato esagerato, ma mi potresti dire se sai dove si trova questo Siller?" mi avvicinai a lei e le toccai il braccio, per farla fermare. "Vedi, devo essere affidato a lui ma non si è ancor" non feci in tempo a finire la frase che mi ritrovai contro il muro. La ragazza in un quarto di secondo si era girata e mi aveva sbattuto sul cemento, tenendomi per il colletto della maglia, mentre con l'altra mano esibiva il coltellino ancora intriso di sangue.
"Senti cicci, io non dovevo pararti il culo proprio da nessuno, anzi, avrei goduto come una cagna in calore se avessi ritardato ancora qualche fottuto minuto in modo che tu non potessi camminare più su questa terra, invece no, sono arrivata in tempo e ho dovuto salvarti, perchè quel caga cazzo del mio capo vuole che ti protegga. Quindi ora abbassa le ali e stai zitto, e non provare mai più a toccarmi capito?!? Nessuno può toccare Siller, NESSUNO!" detto ciò mi lasciò andare e ripose il coltellino, per poi ricominciare a camminare per il corridoio del seminterrato.
Dio che occhi che aveva. Sotto tutto quello strato di matita ci sono due iridi blu come il mare, che brillano ogni qualvolta lei parli.
Aspetta, lei è Siller? La persona di cui tutti hanno paura è una ragazza con un coltello? Minchia sono più violento io di lei!!
"Tu sei la persona che dovrebbe difendermi? Una ragazzina di circa quindici anni?" chiesi sorpreso, facendola fermare immediatamente.
Tornò velocemente indietro, fermandosi a mezzo passo da me, mentre qualche curioso si sporgeva dalle camere.
"Intanto ne ho 19 pivello, ma stai insinuando che potresti cavartela da solo?" chiese a tono di sfida. "Di sicuro sono meglio di una ragazza con le treccie, che spaventa solo perchè ha in mano un coltello!" mi girai verso Edgar, che era arrivato dietro di me. "Ma dico la vedi? E' la creatura più innocente che ci possa essere al mondo, basterebbe un pugno a stenderla, e tu hai paura di lei?" lui abbassò lo sguardo, e la stanza venne riempita di una risata, la sua risata. "Tu non sai chi so no io, e soprattutto non sai di cosa sono capace" dichiarò la ragazza, avanzando di un passo verso di me. "Io posso ucciderti adesso, subito, senza darti il tempo di prendere un altro respiro" mentre continuavo a guardarla in viso sentì un bruciore al braccio sinistro, e un qualcosa di caldo che ci colava sopra. Abbassai lo sguardo e ci trovai un taglio orizzontale, non troppo profondo, da cui gocciolava del sangue. Spalancai gli occhi e li portai su Siller, che aveva le labbra aperte in un sorrisetto.
"C-come hai..." pronunciai notevolmente scosso, arretrando di qualche passo.
"Da domani iniziamo l'addestramento, oggi ti farò solo fare un giro e ti spiegherò le regole. La più importante e cruciale è che non mi devi toccare, neanche per sbaglio. Se tu dovessi farlo al diavolo le mie promesse con James ti ritroverai mutilato e in mezzo a una sparatoria."
Detto ciò m'invitò a seguirla, sorpassando le faccie curiose dei presenti.
Io ancora scosso mi iniziai a muovere lentamente nella sua direzione, tenendomi con una mano la ferita.
Ma dove diavolo sono finito?
 
 
 Siller.
 
Stupido novellino del cazzo. Ma chi si crede?
Io lascio il mio rispettabile lavoro per fargli da balia, e lui inizia già a scassare la minchia i primi cinque minuti. Ma vaffanculo va!
Deve capire chi comanda, e come si comanda! Per questo ho deciso di fare un salto da Mark, e dalle sue reclute.
Scalciai una lattina di birra lasciata per terra, ed inboccai l'ultimo corridoio di quella merda di posto, scostando delle tendine ed entrando nella stanza per le prove reclutamenti. Ci sono ragazzi di tutti i tipi, chi vuole mostrare il proprio talento dei pugni, chi è veloce di pistola, chi sa il punto migliore dove colpire con un coltello, chi ha la mira da falco e altre cose. Mark li toglie dalla strada, li cattura inseguito a delle rapine o delle scazzottane nei nostri territori e li porta qui per addestrarli. A mio parere dovrebbe essere più rigido sulla selezione, un pò come faccio io.
Sorrisi non appena le facce dei ragazzi smisero di lavorare e si posarono su di me. "Siller!" Mark si avvicinò a me aprendo le braccia, io velocemente mi scansai e gli diedi una mano, per fargli capire che una stretta era più che necessaria. Alla pronuncia del mio nome i ragazzi spalancarono la bocca, ed iniziarono a guardarsi intorno impauriti. "A cosa devo la visita?" Mark mi scrutava con i suoi occhi scuri, così neri da fungere da specchio. Una volta io e Mark abbiamo avuto una specie di storia, ma roba da poco, giusto un mesetto di sesso, ma i suoi occhi mi erano rimasti impressi. "Devo mostrare al novellino cosa dovrà fare a partire da domani, non ti dispiace se prendo il tuo posto per un pò vero? Più che una domanda, era un ordine.
Lui annuì velocemente, andandosi a sedere in un angolo, per osservare il mio lavoro.
"Tutti in fila!" urlai, e subito una grande massa di ragazzi si mosse velocemente, andandosi a posizionare parallelamente al muro.
"Tu, pivello, vieni infianco a me e osserva bene." il ragazzo mi raggiunse ed iniziò a guardare i ragazzi in faccia uno per uno. Sussultò quando arrivò a un tizio della sua età forse, con i capelli biondissimi e gli occhi scuri. Si guardava intorno spaesato, molto probabilmente l'essere qui non era una sua scelta. Sorrisi e mi avvicinai lentamente a lui, sentendo gli occhi di Justin constantemente su di me. "Tu biondino, come ti chiami?" chiesi indicandolo, facendogli spalancare gli occhi. "F-f-fred" disse balbettando, abbassando gli occhi. Bingo.
"Che nome di merda, a che cazzo pensava tua madre quando te l'ha dato, ai Flinstone's?" chiesi, mentre sentì una risata provenire dal fondo della fila. "Che hai da ridere tu?" chiesi ad un ragazzo alto, più grande di me probabilmente, con un piercing al labbro e una frase sulla spalle.
'I'm invincible' Patetico.
"Pensavo fosse una battuta, scusi" disse velocemente, reggendo il mio sguardo. "Sai usare la pistola ragazzo?" chiesi di nuovo, avvicinandomi con lo sguardo a lui. "No signora, ma sono qui per imparare, se però vuole posso mostrarle come combatto" disse fiero di se.
Mi piace sto tipo, è tosto.
Riportai lo sguardo sul biondino e lo indicai nuovamente. "Voi due. Combattimento. Ora." dissi velocemente, allontanandomi di un poco.
Il biondino sbarrò gli occhi spaventato, mentre l'altro sorrise compiaciuto. "Con piacere" esclamò il tatuato.
Andai contro il muro seguita dal pivello, e mi accesi una sigaretta, portandola poi alle labbra. Inspirai velocemente e ributtai fuori, per poi riportare lo sguardo al centro della stanza. "Iniziate su!" ordinai, mentre feci un altro tiro.
Il ragazzo tatuato partì subito all'attacco, sferrando un destro abbastanza potente alla mandibola del biondino, che barcollò all'indietro.
Dopo un altro pugno allo stomaco e un calcio sulla caviglia era già a terra. Pappamolla.
Continuò a ricevere calci mentre notai il pivello a fianco a me coprirsi gli occhi dispiaciuto. Pappamolla 2.
Presi un ultimo tiro e spensi la sigaretta sui jeans del novellino, il quale emise un piccolo suono, che scomparì all'istante.
"Stop!" urlai, spezzando il rumore sordo dei calci. Il tatuato si allontanò e tornò nella fila, lasciando il biondino agonizzante sul pavimento.
"Mark, assumi il tatuato ed inizia a farlo andare a lavorare da Guy!" lui annuì e disse al ragazzo di raggiungerlo.
"In quanto a te, perchè sei qui?" chiesi velocemente al ragazzo a terra, guardandolo con ribrezzo. "M-mi han-no p-portato qui a c-causa di una r-ris-sa" disse affannando l'aria. "E non blaterare porca troia, sembri una femminuccia!" tirai un calcio al suolo, sollevando la terra e lanciandola su di lui.
"Quindi che ne dovremmo fare di te?" chiesi continuando a girargli attorno. "V-voglio s-solo tornare a c-casa" disse velocemente.
Casa.
Quella parola così lontana dalla mia realtà, mi fece imbestialire.
"Questa è una prigione, è un giro da cui non ci puoi uscire una volta dentro. appartieni a noi!" urlai, facendo sobbalzare tutti i ragazzi in fila.
Mi colpì da sola dalla verità delle mie parole.
Noi eravamo schiavi, schiavi di un fottuto lavoro di merda, che ti consumava l'anima.
Tirai fuori la mia semiautomatica, e la caricai, per poi fare chiudere con uno schiocco la canna.
"Ed ho una brutta notizia per te, non hai passato la prova." pronunciai prima di lasciare che un colpo veloce, avvolga nel silenzio la stanza e la sua vita.
 


 
*In questa parte da persona realista quale io sia avevo descritto in maniera abbastanza ripugnante cosa succede dopo la sepoltura.
Sicuramente almeno il 95% delle lettrici lo saprà già ma rileggendo mi sono resa conto che quel pezzo era decisamente non consono al mio modo di scrivere e alle aspettative che voi, credo, abbiate di questa storia. Quindi spero che comprenderete il motivo per cui io l'abbia tolto e se leggendo la frase vi sembri che manca qualcosa, prendetela come se fosse in senso ironico. Grazie e scusate ancora.
 
C'è ditemi se non è rincoglionito ahahah

 
 
Look me!
 
Hei ragazze, rieccoci qui!
Io credo di essere svenuta quando ho letto le recensioni. Cioè 10 solo per il prologo? Io vi amo giuro!
Spero che non mi ammazzerete per la volgarità che si sta sviluppando in questa storia, ma è proprio una caratteristica del personaggio.
Come potete infatti vedere Aileen Cooper, meglio conosciuta come Siller, è una ragazza con un oscuro passato alle spalle, che verrà divulgato nel corso della storia. La sua infanzia l'ha portata ad essere com'è ora. Stronza, senza paura e violenta.
Non si fa molti problemi ad uccidere un minorenne.
Bieber invece è assolutamente insicuro e pappamolla, non sa destreggiarsi in questo ambiente, e questo lo caccierà molte volte nei guai.
Lei è assolutamente una ragazza chiusa in se stessa, e come potete vedere fra i due non c'è molto feeling.
Come potranno innamorarsi? Cos'è che rende Siller così rispettata e temuta?
Lo scoprirete solo continuando a seguirmi :)
...Ditemi se non sembrava come il pezzetto che c'è dopo i telefilm dove uno narra il "Nella prossima puntata" ahahahha
Anyway grazie a tutte quelle che hanno recensito, o l'hanno inserita fra i preferiti, spero che ci possiamo rivedere nel prossimo capitolo.
http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=948484&i=1
Per chi ancora non l'avesse capito "Freshman" vuol dire letteralmente uomo fresco, nuovo. Novellino appunto.
Ah e per favore non dimenticatevi dell'altra!! Che spero di aggiornare a giorni :)

Much love, 
Vero.

Twitter: @veronicaprevide
Tutti i link nella mia bio :)

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Capitolo 3
*** 64 punti sulla tessera a premi della vita. ***


Capitolo 2
64 punti sulla tessera a premi della vita.


                                                               
Siller.
 
Diciamo che trasportare a peso morto il corpo del novellino non rientrava nella mia lista di priorità.
Già, perchè questo pappamolla non appena ha visto la pallottola perforare il cranio di quel Fred è svenuto come una femminuccia in piena crisi metruale. Neanche fosse andato in crisi epilettica, cosa molto normale se non sei esperto e colpisci il lato sbagliato del cervello, no, è semplicemente caduto ribaltando gli occhi all'indietro, lasciando un ondata di gelo in mezzo agli altri cadetti in fila.
Stavo per saziarmi dell'espressione del novellino quando questo mi cade letteralmente sui piedi, in un modo anche più obrioso del ragazzino morto, finendo con la faccia nella polvere. Dopo aver ritirato la mia amata pistola e aver congedato Mark, l'avevo malamente preso sulle spalle ed ero uscita dalla stanza, e ora eccomi qua, a fungere da rimorchio per pisciasotto.
Sbuffai mentre strisciavo per uno dei lunghi e ammuffiti corridoi del seminterrato, facendo scattare gli occhi prima a destra e poi a sinistra, in cerca di un qualche omaccione a cui scaricare il ragazzo. Attaccato all'entrata della mensa, se ne stava Guy, intento ad affilare un coltellaccio con manico di quercia, la cui lama risplendeva sotto le sottili luci a neon sul soffitto. "Porca troia Guy, vieni ad aiutarmi!" gli urlai fermandomi.
Questo riconoscendo la mia voce alzò di scatto la testa, rivolgendomi un sorrisetto beffardo. Devo davvero essere ridicola.
Io, Siller, migliore fra tutti gli assassini in circolazione, costretta a trasportare un bambino sulle spalle, rischiando di aumentare le voci sul fatto che mi stia addolcendo, voci assolutamente infondate.
"Non ridere! O ti stacco i denti uno a uno!" ringhiai, per poi lasciare andare il novellino nelle braccia muscolose di Guy.
"Che gli hai fatto? E' qui da neanche due ore ed è già stecchito!" pronunciò burbero, assottigliando gli occhi. 
Dovete sapere che Guy è uno dei pochi ragazzi di questa "associazzione" ingaggiato per confidenza. Infatti lui e James sono amici da parecchi anni, e quindi non mi stupisco se è al corrente del perchè e del motivo per cui io dia protezione al ragazzo.
"Niente, gli ho semplicemente dato una lezione di vita... o meglio, di morte" pronunciai l'ultima parola lentamente, emettendo un sorrisetto.
Guy scosse leggermente la testa, stringendo di più la presa sulle braccia del novellino. "Sei sempre troppo frettolosa ed incisiva, il massimo che questo ragazzo potrà aver visto è una scazzottata di bulli nella scuola, come puoi uccidergli una persona davanti agli occhi? Sarà traumatizzato a vita ora!" concluse sbraitando.Alzai gli occhi al cielo, iniziando a sentire un senso di fastidio salirmi per la schiena. 
"Senti, deve sapere quello a cui va incontro, perchè sta prendendo le cose troppo alla leggera per i miei gusti!" dichiarai fermandomi in mezzo al corridoio.
"Si ma ricordati che devi proteggerlo! James ha detto..." non lo lasciai finire, intimandoli di stare zitto alzando una mano.
"James ha detto di addestrarlo a fare il nostro lavoro, e l'ha chiesto a me, questo comporta che io,e solo io decido il modo in cui questo deve accadere, e ora scusami, ma ho bisogno di stendermi un attimo, porta il coglioncello alla sua camera e lascialo lì, lo preleverò domani mattina"
Detto questo gli rivolsi uno sguardo torvo, per poi girarmi e prendere a camminare verso la mia celletta.
 
 
 
 Justin.
 
Un forte sbattere metallico mi fece raddrizzare seduto su quello che mi pareva un letto, anche se molto scomodo, stropicciando più volte gli occhi. Cos'era successo?
"Hei mezza calzetta! Dobbiamo inziare con la prima lezione!" alzai lo sguardo e vidi fra i vuoti delle sbarre il piccolo viso di Siller, sorridermi malvagiamente.
Ricollegai tutto e un brivido mi salì lungo la schiena.
Aveva ucciso Fred.
Il mio compagno d'informatica da quattro anni, così senza un motivo apparente, a sangue freddo.
Era un assassina.
Non appena aprì la celletta mi catapultai verso di lei, con gli occhi ridotti a due fessure. "Qualcosa non va pisciasotto?" mi chiese spavalda, mentre io mi accertai con lo sguardo che fossimo soli nel corridoio. "Tu l'hai ucciso!" le urlai contro, avvicinandomi di un passo.
"Non era degno di questo posto" disse solamente, facendo spalluccie, come se avesse detto 'si è rotto il ventilatore'.
Strinsi violentemente i pugni, guardandola in quegli occhi di ghiaccio, che nascondevano una perfidia assoluta. 
"Ma ti rendi almeno conto della gravita della cosa? Hai ucciso una persona, avrai come minimo 45 anni di prigione da scontare per questo!"
Mi guardò con un espressione indescrivibile, iniziando a singhiozzare di risa, per poi scoppiare definitivamente in una risata languida e malvagia.
"Cicci, non basterebbe l'ergastolo per ripagare tutte le anime a cui ho tolto la vita sai? Con il ragazzino di ieri sono a 63"
63
63
63
63... Questa ragazza aveva già ucciso 63 persone, e il fatto peggiore era che non gliene importa minimamente, anzi, sembra intenzionata a continuare, come per finire una tessera a premi.
"Tu conti le persone che uccidi, come un ragazzo conta le ragazze che passano dal suo letto?" chiesi fuori di me, mentre nel mio corpo s'infondeva un emozione nuova, crudele e terribile che mi stava divorando.
Terrore.
Ero completamente e totalmente terrorizzato da lei, e da quello che poteva farmi in un qualsiasi momento.
"Ognuno ha i suoi hobby no? Tu scopi, io uccido." affermò queste parole sorridendo, rivolgendomi un occhiata di fuoco, come se volesse uccidermi in quel preciso istante, per cercare di eguagliare il suo personale record.
Deglutì indietreggiando, finendo con le spalle al muro. "Stai tranquillo pappamolla, James mi ha ordinato di proteggerti e istruirti, ed intendo farlo. Prima mi sbarazzerò di te, prima potrò tornare al mio vero lavoro" dichiarò iniziando a camminare, invitandomi a seguirla.
Solo quando si allontanò di qualche metro abbassai lo sguardo sulle mie mani, trovandole tremanti e fredde.
Inizio a capire il potere di Siller in quel luogo, ti uccide anche solo con una parola o una sguardo, figuriamoci con le armi.
E' micidiale, una macchina programmata per uccidere, senza il minimo sentimento.
"Novellino! Non ho tutto il giorno sai?" mi urlò la ragazza dal fondo del corridoio. Annuì con veemenza, per iniziare a camminare veloce verso la sua direzione, quasi correndo. La seguì in silenzio, notando come camminava a testa bassa, quasi trascinando le gambe fasciate anche oggi dai leggins neri, che rivelavano un fisico minuto, ma dalla canotta si potevano vedere dei muscoli abbastanza scolpiti, segno che sapeva difendersi.
Nella cintura era nascosta una pistola automatica credo, con la vernice già consumata, due coltellini di diversa dimensione e alcune tasche di cui non conoscevo il contenuto. Nella spalle s'intravedeva dell'inchiostro nero di un tatuaggio che sembrava continuare per la lunghezza della schiena, invece dalla parte opposta, vicino al collo, una riga rossastra contornata da una macchia più scura faceva capolino, rivelando una proporzione di pelle sfregiata, segno di un brutto incidente. Spostai lo sguardo altrove, notando che ci stavamo dirigendo verso la scala che portava in superficie, dove mi era stato severamente vietato andare. Mentre Siller poggiava il primo piede sulla scalinata di cemento io m'impuntai immobile sul posto, guardandola in viso. Mi aquadrò per qualche secondo prima di emettere un "Bè?" abbastanza acuto.
"Mi hanno detto di non salire, perchè rischierei di morire" esclamai fermo, fissandola negli occhi ghiacciati, sia dal colore che dal carattere.
Scosse la testa rassegnata prima di rialzarla nella mia direzione. "Sei con me, non ti succederà nulla" pronunciò, per poi ricominciare a salire.
Dopo un momento di smarrimento, per la prima dimostrazione di gentilezza nei mie confronti in due giorni, cominciai anch'io a salire, pronto a respirare di nuovo l'aria fresca del mattino della periferia di San Francisco.
Appena arrivammo nel cortiletto del retro locale vidi Siller fare un sorriso verso la brezza, un sorriso vero, non uno di quelli perfidi prima che prema un grilletto o tiri un pugno, no, un sorriso da ragazza.
E sorrisi anch'io, perchè che capì che la sua era solo una maschera per riuscire a sopravvivere in questo inferno, e che sotto di essa, forse c'era una persona capace di provare sentimenti, avere compassione e amare.
"Leen! Ho preparato quello che mi avevi chiesto!" una voce grave squarciò il silenzio e portò a girarmi nella sua direzione.
Sopra il seminterrato si trovava una strana costruzione ferrata, da cui stava uscendo una persona alquanto insolita.
Indossava un camicie bianco pieno di macchie, i capelli sbarazzini gli contornavano la testa e due spessi occhiali con lenti ingrandienti occupavano il piccolo viso. Portava fra le braccia una cassa nera, che dava l'idea di essere abbastanza pesante.
"Grazie Doc, sei sempre il migliore" esordì Siller, avvicinandosi all'ometto per poi prendergli di mano la cassa. 
"E' sempre un piacere aiutarti bambina" concluse Doc, salutandola con un cenno e rientrando nella costruzione.
Perchè l'aveva chiamata Leen? Ho subito pensato che Siller fosse uno strano, ma avevo capito che era il suo vero nome, ma forse mi sbagliavo.
Siller iniziò a camminare verso i box, che si trovavano sulla destra del locale, camminando lentamente per il peso della cassa.
Aprì il bagagliaio di una Jeep lucida nera, una di quelle facilmente mimetizzabili nella città e fece il giro per arrivare dalla parte del guidatore.
"Salta su marmocchio! E non mi sporcare i sedili" mi ordinò, per poi accendere la macchina con un rombo. Salì nel lato passeggero, e subito potei notare migliardi di fogli e mappe cerchiate di rosso, binocoli e quant'altro per lo spionaggio.
Siller ingranò la retro ed uscì dal cortiletto, per immettersi nella strada. "Quello di prima era Doc, il nostro geniaccio, lui crea per noi armi e aggeggini vari personalizzati a seconda della persona e del lavoro che deve fare. Per te ha preparato le basi, che t'illustrerò oggi nella nostra prima lezione. Quella strana costruzione è il suo laboratorio, dove potrai andare per fare rifornimento di giocattolini, anche se per ora con me userai maggiormente pistola, coltello e adrenalina" spiegò la ragazza, mentre s'infiltrana nelle strade periferiche della città.
Sprofondai meglio nel sedile ammirando il paesaggio di collina fondersi con  i grattacieli in lontananza.
Chiusi gli occhi e ripensai alla mia vita fino a qualche giorno fa, alla scuola, gli amici, le ragazze, le feste e le ragazze alle feste.
Sorrisi ripensando alle notte di fuoco con qualche biondina tutta trucco, borse e scarpe e la paragonai ad una ragazza come Siller, continuamente messa alla prova, continuamente in pericolo, continuamente in cerca, del pericolo. Anche gli uomini dentro quel seminterrato, cosa sanno di lei?
Niente.
Cosa hanno fatto per provare a conoscerla?
Niente.
Cos'è per loro Siller?
Niente, se non una persona qualsiasi di quel lavoro, semplicemente la più spietata e temuta.
Girai la testa verso la sua, intenta a seguire la strada. I capelli neri e mossi le cadevano scomposti dalle sue solite treccine, lasciate sulle spalle magre e chiare, graffiate e piene di tagli, come la maggior parte della sua pelle visibile.
"Se posso... azzardare una domanda... me la concederesti?" chiesi dubbioso, a voce bassa. Questa non mosse un muscolo, rimase semplicemente in silenzio per qualche secondo. "Dipente che tipo di domanda novellino" rispose acida, tornando la ragazza di sempre.
Ci sarebbero tante, troppe domande che vorrei porle.
Perchè è finita lì?
Dove sono i suoi parenti?
I suoi amici?
Perchè continua a fare questo lavoro, se solo per divertimento o se è costretta...
Ma credo di voler sapere la più stupida.
"Prima Doc ti ha chiamata Leen... Siller non è il tuo vero nome?" chiesi titubante. Questa girò di scatto la testa verso di me, con un espressione indescrivibile in viso. "Ti pare che il mio vero nome possa essere Siller? Devi essere completamente rincoglionito cretinetti!" mi urlò addosso, facendomi sobbalzare dal sedile.
 "...e allora... qual..." provai a chiedere, ma venni subito bloccato. "Sono informazioni riservate, solo Doc, James e Guy sanno il mio vero nome, perchè sono degni di conoscerlo e per ora, tu non lo sei" disse acida nuovamente, anche se con quel 'per ora', ha lasciato fuggire un'altra leggera gentilezza. "Dove... dove stiamo andando?" chiesi ancora, suscitandole un certo fastidio, capibile dallo sbuffo e dal giramento degli occhi. "Ad allenarti" rispose solamente, e dopo ciò calò il silenzio.
 
 
Parcheggiamo su una collinetta annessa a un prato verde spento, e scendemmo tirando giù la cassa nera e dei cartocci di persone. 
Mentre Siller me li metteva in mano gli rivolgevo sguardi interrogatori, che erano messi a tacere dalle sue occhiate di odio profondo.
"Allora il nostro lavoro si baserà su 7 lezioni private potremmo dire, e una di esperienza sul campo, quindi tu, fra un settimana saprai appostarti lottare, inseguire, disarmare ma soprattutto uccidere una persona, e ti giuro che se in sette giorni Dio creò il mondo io creerò una macchina in grado di distruggerlo" ammise malvagia, facendomi accapponare la pelle. "Tutto chiaro?" chiese infine, guardandomi dal basso all'alto, per la sua altezza. Io annuì deciso, pronto a farmi trasformare in un killer a causa dei capricci di mio padre.
Siller mi sorrise ed aprì la cassa davanti a noi rivelando un contenuto insolito.
Diverse pistole di differenti dimensioni, guanti neri, boccette, cinture e pallottole popolavano il fondo della cassa.
"Bene prima di tutto cosa devi metterti?" chiese retorica, presupponendo nessuna risposta nei mie confronti.
"Non devi coprirti di giubbotto anti proiettile, armature o scudi, che sono fuori moda e ti rallenterebbero e basta, pantaloni comodi, voi di solito usate quelli della tuta o dei jeans larghi, quindi via queste cose da fighetto e ti prego tirati su quei pantaloni!" mi urlò incrociando le gambe a terra e fissandomi. C'è voleva che mi svestissi davanti a lei? "Ti muovi?" mi chiese di nuovo retoricamente, mentre mi lanciava dei pantaloni morbidi grigi. "Puoi almeno girarti?" le chiesi gentilmente, iniziando a slacciare la fibia dei pantaloni.
Scrollò gli occhi al cielo e iniziò a tirare fuori diverse armi, allineandole sul prato.
"Comunque nel caso io fossi ferita e fossimo in coppia in missione non farti problemi a spogliarmi per medicarmi eh?" disse veloce, senza tralasciare la minima timidezza. Una ragazza normale sarebbe sicuramente arrossita ma non lei.
Una volta infilati i pantalomi mi sedetti infianco a lei, pronto ad ascoltarla nuovamente. "Per il sopra quello che vuoi, c'è chi mette canotte, chi magliette, chi giubbotti, chi tutti e tre insieme, lo sceglierai tu. Poi il fatto che tu abbia l'orecchino ti fa figo, hai qualche tatuaggio?"
Annuì sorridendo. "Quattro a dir la verità" Mi guardò sbalordita. "Ne hai uno più di me, non è possibile!"
"Comunque ora fuori sei come noi, ma devi imparare a lottare e difenderti, come noi se non meglio. Con te devi sempre avere una pistola e un coltellino, il cellulare per farti rintracciare, pallottole di riserva e almeno una granata" socchiusi gli occhi all'ultima parola.
"E non mi guardare così, nei casi estremi devi fare esplodere tutto, al diavolo la serietà e il lavoro pulito. Dunque le pistole più comode sono le rivoltelle e le automatiche, io ti consiglio l'ultima categoria perchè puoi sparare più velocemente, ma devi sempre avere delle cartuccie di ricambio. Il nostro amato Doc ha creato nei nostri guanti induriti per le risse degli scompartimenti sui palmi in grado di tenerne 2 ciascuno, nei casi estrami in cui tu abbia finito i proiettili" Dicendo questo mi portò un guanto davanti agli occhi sollevando una linguetta sul davanti rivelando una piccola taschina. Me li porse invitandomi a metterli e m'indicò la cinta.
"Lei dopo la pistola è la tua più fedele compagna, contiene un sacco di aggeggi simpatici oltre a quelli già detti che possono tornarti utili"
Apri una tasca e mi mostrò la granata. "Questa da quando la inneschi ha 8 secondi di autonomia prima di scoppiare, e ti consiglio di non essere allo scoperto quando la lancierai" detto ciò la riposizionò nella cinta per poi legarmela in vita.
"Ora, scegli la tua pistola, dovrai averne cura come fosse una figlia!" Dopo averle osservate per un pò, mi concentrai meglio su una in particolare, con la canna perfettamente perpendicolare all'impugnatura. La presi in mano osservandone le forme da vicino, esaltato, da quello che avrei potuto fare con quell'arma.
"La Berretta M9, ottima scelta pivello!" la voce di Siller mi distrasse dai miei pensieri, portandomi a girare nuovamente verso di lei.
Mi guardò torva, incenerendomi con i suoi occhi accusatori, per poi alzarsi da terra.
"Allora, ora impariamo lo spionaggio di classe cocco!" esclamò esaltata unendo le mani con uno schiocco.
"Quando ti apposti davanti a un luogo pubblico, come un parco o una scuola, ricordati sempre di vestirti come uno scolaro, ti mimetizzerai fra loro, gli occhiali da sole usali solo quando c'è davvero il sole, altrimenti sei facilmente prevedibile. Il trucco di bucare il giornale è scontato ed inutile, quindi evitalo. Fa comodo osservare dai tetti con un binocolo, se ti metti dalla parte del sole, non si accorgerà mai nessuno di te. Ora proviamo a vedere quanto corri!" finì sorridendo malvagia, tirando fuori la sua pistola luccicante.
Mi si accapponò la pelle, e per istinto di difesa arretrai velocemente, mentre Siller impiantò nel terreno qualche manichino.
"Pappamolle dove scappi? Mica ti mangio!" mi urlò lei, allontanandosi dai manichini. Mi lanciò una pallina da tennis, che presi al volo con una mano.
"Lanciala in mezzo ai manichini" mi ordinò. Stranito portai il braccio dietro la schiena e lanciai la pallina, che atterrò a dieci metri dai manichini. "Schifo, riprova" disse tranquilla sedendosi a pulire la pistola. Iniziai a camminare per riprendere la pallina, quando uno sparo mi fece bloccare. 
"Devi correre coglioncello, altrimenti non ti alleni!" mi urlò ancora, abbassando la pistola.
Recuperai la pallina e velocemente tornai al punto di partenza, per poi rilanciarla.
"Penoso, ancora"
"Hai la mira peggio di Guy quando deve centrare la tazza"
"Mi pigli per il culo?"
"Tira quella fottuta palla!"
"Addirittura sulla strada? Ma ci vedi?"
"Orribile"
"No"
Dopo una ventina di lanci non mi sentivo più le gambe, e il fiato si era fatto corto. Preso dalla rabbia gettai la pallina lontano, la quale atterrò esattamente in mezzo ai manichini. AL DIAVOLO!
"Bene ora hai otto secondi per nasconderti, altrimenti esplode, corri pisciasotto!" mi urlò da lontano lei, andando a nascondersi dietro la macchina.
Quindi era davvero una bomba? Oddio quanti secondi ho ancora?
Velocemente setacciai la zona circostante, notando una roccia abbastanza grande da potermi coprire. Iniziai a correre più veloce che potei, sentendo i polmoni bruciare, e il sangue scoppiarmi nelle vene, con un salto superai il masso e mi ci accucciai dietro, coprendomi le orecchie con entrambe le mani. Attesi qualche altro secondo, ma non accadde nulla.
"BOOM!" urlò la voce di Siller, seguita da una risata rumorosa e perfida. "7 secondi e 6 decimi, ti saresti salvato per il rotto della cuffia pivello" esclamò malvagia, per poi avvicinarsi alla pallina e raccoglierla. La guardai stralunato, insultandola interiormente come non avevo mai fatto con nessun altro.
"Tu...la pallina...lo scoppio...era tutto un gioco?!?" urlai uscendo da dietro al masso, mentre lei continuava a ridere.
"Ti pare che alla prima lezione ti faccio usare una granata? Sei proprio un tonto. Comunque hai dimostrato di saper correre e pensare velocemente, forse non sei completamente inutile, novellino" dichiarò seria, facendomi l'occhiolino e lanciandomi successivamente una bottiglietta d'acqua.
L'afferrai al volo, ancora violentemente scosso per ciò che era appena accaduto, o meglio, non accaduto.
Presi un grosso sorso, osservando Siller riporre la propria pistola per poi dirigersi verso la macchina.
"Hai 3 minuti contati per ritiare tutto, altrimenti me ne vado senza di te, muovi il culo!" mi urlò da dentro la macchina, facendo si che le mie gambe si mossero da sole, molto velocemente, mentre nell'aria si sentiva la chiassosa voce della ragazza impegnata in una sonora risata.
 
 
Dopo aver raccolto tutto, eravamo rientrati alla base all'ora di pranzo e Siller mi aveva scaricato nel cortiletto, per poi scomparire all'interno del pub. Io, con le mani in tasca e gli occhiali sul naso, mi ero diretto nel seminterrato, pronto ad affrontare un possibile se non sicuro incontro ravvicinato con qualche omaccione. Scesi svogliatamente le scale, e mi diressi verso il lungo corridoio, in cerca della mia... come dire... stanza?
Non appena la trovai chiesi a Edgar gentilmente di aprirmela, in modo da nascondermi dall'ora d'aria riservata al pranzo.
Neanche il tempo di sdraiarmi sulla branda che un urlo lontano ma famigliare squarciò il silenzio, portandomi ad affacciarmi alla porta ancora socchiusa e libera, in quanto Edgar era corso nella direzione dell'urlo.
"Chi è il bastardo che mi ha fottuto le sigarette? Giuro che se lo trovo gli infilo una mitragliatrice nel culo e premo il grilletto fino allo spasmo!" la voce di Siller risuonò  nel corridoio, sempre più vicina. Al sentirla un lieve brivido mi passò lungo la schiena, per poi fermarsi nel momento in cui Siller stessa mi arrivò davanti, con un dito accusatorio puntato sul mio petto. Ora ero terrorizzato.
"Dimmi che non sei stato così coglione da fregarmi le sigarette..." esclamò sotto forma di ordine più che di domanda.
Io scossi violentemente la testa, facendo sospirare la ragazza dalla pelle chiara, e portandola a girarsi verso il corridoio, dove si era creata una piccola folla di spettatori. "Allora?!? Chi diavolo è stato?" chiese nuovamente, alzando il tono di voce.
"Io" una voce parlò in fondo al corridoio, e fra gli omacci si aprì un corridoio, in cui passò il tipo che ieri mi aveva appeso al muro.
Ad ogni passo il sorrisetto di Siller si apriva sempre di più, mentre nei suoi occhi si poteva leggere odio profondo.
"Kam, prima che ti uccida, hai un motivo valido da spiegarmi?" chiese seria Siller, pregustando il momento in cui l'avrebbe finito.
"Avevo finito le sigarette" disse soltanto il tipo, alzando le spalle.
"Non ti è bastato svegliarmi ieri dal sonnellino, devi anche fregarmi la mia nicotina quotidiana!" urlò la ragazza, avanzando di un passo.
"Le parole della principessina" fece un cenno con la testa verso di me "di ieri mi hanno fatto riflettere, tu qui dentro sei sola, noi potremmo mettere a tacere tutta la tua spavalderia in un secondo, e non capisco perchè non lo facciamo! Niente Siller, niente problemi!" esclamò questo, facendo iniziare mormorii da parte degli altri. "Chi è con me?" chiese con un braccio alzato Kam.
Silenzio.
"Avete veramente paura di questa zoccoletta? Sono passati più uomini nel suo letto che..." non finì la frase, perchè un rumore di sparo, gli bloccò il respiro, e le parole. Kam si accasciò a terra, tenendosi lo stomaco con entrambe le mani, mentre iniziava a sputare sangue.
Siller si abbassò al suo livello, e lo guardò negli occhi, puntandogli la pistola al cranio.
"Puoi chiamarmi come vuoi, ma non ti devi azzardare a darmi della troia. Hai fatto un passo falso Kam" pronunciò sentenziale, prima di premere nuovamente il grilletto. L'uomo cadde a terra di faccia, immobile.
Siller si alzò in piedi riponendo la pistola.
"Qualcun'altro ha qualcosa da dire?" chiese forte e chiara, facendo tremare le viscere.
"No? Bene. E ora circolare!" ordinò, scomparendo al dilà del corridoio.
...64.
 


 
 
Toy centerrrrrrrrrrr!
Ahah è tipo due giorni che vado in giro cantando la sigla della pubblicità della Toy Center, è fighissima!
...
Coooomunque, stavolta ho davvero esagerato, avete tutti i diritti della Copyright per potermi uccidere, c'è è passato un mese e mezzo figa!
E potrei scrivervi sempre le stesse cose, lavoro, studio, compiti ma la verità è una: poco tempo e poche idee... (A volte anche poca voglia)
Perchè non vedo l'ora di finire l'altra, perchè scrivere questa è più difficile, dovendo pensare a cosa fanno i malviventi ahah
Mi manca scrivere le normalissime, noiosissime e banalissime storie d'amore... Infatti, non appenail mio "capolavoro" sarà concluso, ne inizierò un altra simile, perchè come sapete questa non è un long, ma durerà circa 15 o 16 capitoli :)
Ah la vostra Veronica ha imparato a fare i banner! Ci credete? Pensavo che erano più complicati, invece basta farsi su la mano!
Ho passato tutto il pomeriggio a metterli in ogni capitolo dell'altra storia, e, non so se mi spiego, SONO 31!!!!
Voglio vedere quante ragazze capiranno il significato dell'ultima parola (il numero) del capitolo, chi c'è l'ha fa, lo scriva nella recensione, altrimenti lo dirò nel prossimo capitolo :) (Dai è facile!)
Ringrazio per le 8 recensioni, le 11 preferite e anche le ricordate e le seguite, sono contenta che ingrani già dai primi capitoli :)
Ah, ho aggiornato la bio, se volete andarla a vedere ;)
Ora starete pensando: Non me ne fotte proprio di questa FF, quando aggiorni l'altra?
E io dico: Non ne ho la più pallida idea!
Perchè fra 10 giorni ho gli esami e devo ancora studiarmi 3 capitoli di fisica e leggermi 6 capitoli dei Promessi... Dio mi assista!
Cercherò comunque in un massimo di una o due settimane giuro! Tu che leggi: CHE COSAAAAAA?!?!
Se mi fate voi gli esami, ve la pubblico anche domani giuro haahahah
Vi lascio il banner dell'altra storia : (si perchè ora c'è l' ho!!!)


 
 
 
Much love,
Veronica.
 
 
 
 

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