Fingerprints

di _diana87
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** L'incontro. ***
Capitolo 3: *** L'ispirazione. ***
Capitolo 4: *** L'invito. ***
Capitolo 5: *** La mamma. ***
Capitolo 6: *** Solo un'amante? ***
Capitolo 7: *** La musa. ***
Capitolo 8: *** Il libro. ***
Capitolo 9: *** Il muro. ***
Capitolo 10: *** Tradimento. ***
Capitolo 11: *** Alexis. ***
Capitolo 12: *** Dolce amaro. ***
Capitolo 13: *** Microcosmo. ***
Capitolo 14: *** Scontro interiore. ***
Capitolo 15: *** Estate. ***
Capitolo 16: *** "Beckett, Johanna." ***
Capitolo 17: *** L'anello. ***
Capitolo 18: *** La proposta. ***
Capitolo 19: *** Le torri. ***
Capitolo 20: *** Epilogo. ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Voilà, un'altra mia pazzia, un'altra mia fanfiction... XD

Se avete amato "Keep following your daily routine", allora non potete non leggere anche questa! XD (sono brava a sponsorizzarmi, si vede che studio giornalismo hahahahaha)

Spero vi piaccia anche questa... Buona lettura :)

 

 

Fingerprints

 

 

 

Prologo

 

 

 

 

 

Oggi è un giorno triste per il 12esimo distretto.

Non è morto solo un capitano.

E' morto un uomo.

Un essere umano.

Un uomo che ne ha passate tante.

Si è lasciato alle spalle un passato che gli faceva male, e ha tenuto questo segreto a tutti, sopratutto a lei.

Lei che ha considerato come una figlia per tutti questi anni.

Un uomo, un poliziotto corrotto, che però si è pentito, e ha sacrificato se stesso per lei.

E' morto da eroe.

New York non è mai stata così cupa in questa giornata di maggio.

Lei rimane fissa, immobile, seria, mentre legge e guarda la folla davanti a sé, seduta, inerme.

Guarda la bara davanti a sé e un vuoto la assale.

Pronunciare quel discorso è la cosa più difficile che potesse mai fare.

Ma era preparata anche a questo.

E' una poliziotta, sa a cosa va incontro.

Sa che è suo mestiere salvare altre vite umane a rischio della sua.

Eppure le parole sono cariche di emozioni.

"Per noi non ci sono vittorie. Esistono solo battaglie. E che alla fine il massimo che puoi sperare è di trovare un posto in cui prendere posizione. E se si è molto fortunati.. si può trovare una persona disposta a prendere la stessa posizione."

Lui la guarda comprensivo, serio.

Si scambiano uno sguardo che vale più di mille parole.

E intanto l'orologio continua a scorrere...

Non riesce a trattenersi e una lacrima gli corre sul viso.

Lei continua il suo discorso, cercando di riprendersi.

Poi lui scruta l'orizzonte davanti a sé... c'è un luccichio, un barlume... e sta puntando verso... lei!

Uno sparo.

Un colpo secco.

"Kate!"

Corre e si precipita verso di lei, per buttarla giù a terra, e salvarla.

La folla si agita, grida, si abbassa, si protegge per la paura.

"Kate... resta con me, Kate!"

In un attimo, si vede passare tutta la sua vita davanti... il loro primo incontro, Nikki Heat, il caso di sua madre, il bacio, la bomba, Los Angeles...

E' incredibile come la vita ti passi velocemente.

 

E allora cominci a chiederti... e se l'avessi conosciuta prima, in un'altra circostanza, forse tutto questo non sarebbe accaduto... forse il capitano non sarebbe morto, forse lei non starebbe per morire tra le tue braccia...

 

"Resta con me... Kate, ti amo... ti amo, Kate..."

Lei ti guarda coi suoi occhi intensi e profondi... si trattiene.. vorrebbe rispondere, vorrebbe dire che prova lo stesso... ma chiude gli occhi...

Lui è inerme, ma le ha dato una speranza per continuare a lottare: le ha detto che la ama.

E se le cose fossero andate diversamente... la possibilità di tornare indietro nel tempo non l'abbiamo...

E se lei non potesse farcela? Se lui le avesse detto prima cosa provava?

Forse non sarebbero arrivati a questo punto...?

 

Le impronte che lasciamo nelle vite altrui non spariscono.

Sai, Kate, mi domando sempre: e se ci fossimo conosciuti un altro luogo, e in un altro tempo, come sarebbero andate le cose?

 

Ma è troppo tardi per sperare e crucciarsi.

L'orologio continua a scorrere.

Il sipario si chiude, e la scena sfuma in nero...

 

 

 

Angoletto dell'autrice (poco sana di mente):

Non uccidetemi, non dite nulla, aspetto i vostri commenti perchè la nostra storia è appena iniziata!u.u

xoxo

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Capitolo 2
*** L'incontro. ***


Ecco l'inizio della storia vera e propria!
Enjoy :)

 

 

 

L'incontro

 

 

 

New York, primavera 2001.

 

"Esistono due categorie di persone che pensano a come uccidere la gente: gli psicopatici e gli scrittori di gialli."

Seduto alla sua scrivania, lo scrittore Richard Castle scrive imperterrito il suo prossimo romanzo.

Ogni scrittore che meriti di essere chiamato come tale, ha bisogno di una musa, di una sua ispirazione.

La piccola bambina davanti a lui, lo guarda e ride.

Di fronte tale innocenza, tu, suo padre non puoi che sorriderle, e continuare allo stesso tempo a scrivere sulla tastiera del tuo portatile.

Ti blocchi per un attimo e le sorridi, poi torni concentrato sul monitor.

"Cosa c'è che ti fa tanto ridere?"

La testolina buffa color arancione, ha due codini sulla testa e li scuote ridendo.

"Sei così buffo papà quando sei concentrato!"

A quel punto, non puoi che scoppiare a ridere e fare il finto offeso, chiudendo magari il tuo PC.

"E questa da dove salta fuori? Non sarà mica tua madre a metterti strane idee in testa?"
"No! Escono da qui, dal mio cervello!" la piccola indica la sua testa con il dito.

Alexis ha solo 7 anni eppure ha un'intelligenza fuori dal normale.

A scuola alcuni bambini la prendono in giro definendola un po' strana, solo perchè ama leggere i gialli di suo padre.

Cosa c'è di male in tutto questo, ti domandi.

Tua figlia è la tua fan numero uno.

"A proposito della mamma... ho tempo di svignarmela all'Internet Point prima che arrivi?" prende il pc sotto il braccio e dà una carezza a sua figlia.

"Rick! Rick, ci sei? Mi accompagni a fare la spesa??"

Dalla porta d'ingresso che si è appena chiusa, fa il suo ingresso la signora Meredith Castle; lunghi capelli rossi, vestito rosso e giacca in pelle nere, posa sul pavimento due bustine di Gucci, poi torna a guardare il suo cellulare.

"Credo che la mamma voglia uscire..." dice Alexis bisbigliando a suo padre.

Rick le mette un dito sulla bocca facendola stare zitta.

"Facciamo un gioco? Tu distrai la mamma e io me la svigno, che ne dici?"

Di andare a fare spese non gli va proprio. Sta terminando il suo primo libro su Derrick Storm, il primo di una lunga saga, e non vuole proprio mollare ora.

Ha una trentina d'anni, eppure Rick Castle si sente ancora bambino. Il guaio è l'essersi sposato giovane, mentre ogni tanto allungava l'occhio su qualche bella ragazza. Il rapporto con Meredith non è così tutto rosa e fiori. Tranne a letto. Poi il matrimonio gli ha dato il dono più grande: sua figlia.

Il rapporto padre-figlia è qualcosa di meraviglioso per entrambi.

Alexis, pur avendo poche amichette, si diverte con suo padre, il quale improvvisamente, diventa bambino anche lui.

La piccola annuisce e corre da sua madre, saltellando.

Meredith le sorride e la prende in braccio, poi si dirigono nel salone.

Per Rick è il suo momento; può andare in punta dei piedi verso la porta d'ingresso, guardare per un attimo quel quadretto familiare, poi scomparire.

 

New York in pieno giorno è una crocevia di persone.

Le strade sono affollate; taxi, macchine, pedoni.

Per la polizia è un giorno come tanti... ma non per tutti.

Una ragazza un po' paffutella, capelli corti a caschetto, sta correndo come se facesse la maratona, gridando: "Fermati, in nome della legge!"

Sa dove tiene le manette e sa come usare una pistola.

Può sembrare imbranata all'apparenza, ma è caparbia, non si arrende.

Con lo sguardo fisso sul ladro che sta inseguendo, la giovane Kate Beckett salta gli ostacoli che le si pongono davanti come una corsa ad ostacoli.

E lei sta vincendo questa corsa!

Ce la può fare, ma l'ostacolo è dietro l'angolo...

Spalanca gli occhi quando quell'uomo con un caffè in mano e valigetta con pc dall'altra, gli si pone davanti...

Un gridolino, non si ferma, e inevitabilmente gli finisce addosso... il caffè vola in aria, la valigetta cade a terra... lei è posata sopra di lui, qualche centimetro dalla bocca.

Lui si trattiene dal ridere e la guarda... non è forse la ragazza più carina che abbia mai visto?

"Questa posizione è interessante, agente..." controlla la targhetta che lei ha sul seno "...Kate Beckett?"

Lei invece non è affatto divertita.

Sbuffa, si alza, e si dà una ripulita.

Lui fa lo stesso, continuando a fissarla.

"Io sono Richard Castle... lo scrittore Castle! Avrai sicuramente sentito parlare di me!"

Ma la ragazza non gli dà ascolto. Si regge il cappello e guarda davanti a sé... ha mancato il ladro, non lo vede più.

"Cazzo... l'ho perso! Ed è tutta colpa tua!!"

"Pronto, mi hai sentito? Non mi conosci?!" le sventola la mano davanti, ridendo come un cretino.

Lei lo guarda torvo e storce leggermente le labbra.

Sarà pure un po' pazzo quello scrittore, ma a Kate non dispiace che le sia saltato addosso.

"Che c'è? Vuoi che ti sculacci così ti togli dalle scatole?"

Uno sguardo da flirt e qualcosa scatta in Rick... quella ragazza non è come le tante che ha conosciuto e con le quali è stato.

Non è affatto come sua moglie neanche...

"Essere sculacciato mi piacerebbe, agente..."

Non fa in tempo a terminare la frase e a dire il suo nome, che Kate gli dà un pugno sul naso, facendo restare lì dolorante per qualche secondo.

Kate sorride da sotto i baffi, lo guarda e poi si allontana, camminando altezzosamente.

E' scattato qualcosa anche in lei. Che sia colpo di fulmine? Non può dirlo. E' troppo presto. Fatto sta è che le ha fatto piacere restare sopra di lui per quel breve momento.

E il fatto di aver pensato "sopra di lui" non l'ha resa per nulla nervosa, pur sapendo che il pensiero è piuttosto ambiguo.

Forse la prossima volta potranno incontrarsi in un altro modo.

Sorride ancora sotto i baffi, soddisfatta.

Rick la guarda allontanarsi, osservandola muoversi sinuosamente, mentre alcune fan gli si avvicinano urlando il suo nome e volendo qualche autografo.

 

 

 

 

Angoletto dell'autrice (poco sana di mente):

Una piccola nota su come mi immagino Kate dieci anni fa circa (ringrazio il film "The Spirit" a cui ha partecipato e dove, guarda caso, interpretava un agente di polizia XD):

 


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Capitolo 3
*** L'ispirazione. ***


Fingerprints

L'incontro c'è stato.

Colpo di fulmine?

Uhm voi che ne dite?

Vediamo gli effetti che Kate ha fatto nel nostro giovane Rick Castle...

Buona lettura!!

 

 

 

 

 

L'ispirazione

 

 

 

Lui corre di corsa verso casa.

Passa tra la gente che gli urla dietro il suo nome; ma lui non si fermerà; non intende farlo.

Quando arriva l'ispirazione, devi prenderla al balzo.

Sorride, tenendo il portatile tra le braccia, stringendolo più forte che può: sa come continuare il suo romanzo.

Ha una scarpa slacciata; ma non si fermerà per allacciarla; non intende farlo.

Altre strade, altre vie incrociate, un'altra svolta a destra e finalmente giunge nella sua casa e nel suo loft.

"Sono tornato! Mi chiudo in camera a scrivere, non badate a me!" si sbriga a dire, togliendosi giaccone e posandolo sulla poltrona del suo studio.

La moglie Meredith non fa in tempo a chiedergli cosa stia facendo, che lui ha già chiuso a chiave la porta.

"Richard! Richard, che ti prende?" inutilmente Meredith bussa più volte, ma senza udire nessuna risposta dall'altra parte della serratura.

Si ferma poggiando l'orecchio sul legno chiaro della porta e sente rumori di tastiera; Richard sta scrivendo all'impazzata, colto da una strana forma di ispirazione o illuminazione buddista.

Sorride Meredith, contenta che qualcosa - o qualcuno? - abbia ridato a suo marito la voglia di scrivere.

 

Lo scrittore d'un tratto si ferma, osservando il foglio del suo Word tutto ben scritto in formato Times New Roman, carattere 12.

Con una mano si regge il mento, con l'altra tamburella sulla scrivania.

Sorride, pensando al personaggio femminile del suo romanzo: Clara Strike.

Sorride e pensa all'incontro con la sexy poliziotta del mattino.

Kate Beckett.

Quel nome così semplice già suona come un'eroina di un romanzo storico.

Kate come Katherine... Anna Karenina.

Beckett come Thomas Beckett... il suo nome è già poesia stessa.

Ha qualcosa di particolare quella Kate Beckett, e Rick non può fare a meno di pensarci.

E' giovane eppure è già una combattente irruenta.

Forse c'è qualcosa del suo passato che la tormenta, e che lei sta reprimendo dimostrandosi forte, nascondendo la fragilità che è in lei.

Ma a cosa servirà tutto questo? A cosa la porterà?

Rick scuote la testa, poi se la copre con le mani.

Un po' vergognandosi dei pensieri e dei film che si sta facendo sull'agente di polizia incontrata quella mattina.

Si guarda la fede che ha al dito.

Lui è un uomo sposato.

Ha una figlia che ama.

E ha rispetto per la sua famiglia.

Nonostante le scappatelle avute in gioventù, ora Rick ha messo la testa al posto.

E proprio quando ha intenzione di fare il serio, ecco spuntare Kate Beckett che irrompe come un uragano nella sua vita, sconvolgendola del tutto.

Kate sembra essere la sua ispirazione, e basta.

Eppure perchè ora inizia a pensare a lei e a rivederla di nuovo?

 

Kate sbuffa sbattendo sul tavolo il suo cappellino e la sua fondina, poi si siede.

Poco le interessa se i suoi capelli corti sono tutti sbarazzini, andando da una parte e dall'altra.

L'uomo seduto davanti a lei smette di leggere il documento al pc, per guardarla.

E' così carina quando è arrabbiata che quasi gli dispiace interromperla nei suoi pensieri, perchè poi inizia a fare delle boccacce e roteare gli occhi, e tutto ciò lo rende pazzo.

Qualunque cosa di lei lo rende pazzo.

"Giornataccia, Kate?"

Lei si volta, posando i gomiti sul tavolo e lasciandoci appoggiare la testa su.

Sembra una bambina a cui hanno privato un giocattolo.

"Era un inseguimento perfetto, Royce! E io l'ho perso per colpa di un imbecille scrittore che mi si è messo davanti!"

Mike Royce ride e questo fa voltare la ragazza verso di lui, che inizia a dargli dei pizzichi sul braccio.

"Che hai da ridere? Non è divertente!"

"Andiamo Kate, era solo un inseguimento! Ora il ladro è stato catturato e assicurato alla giustizia... non è stato ucciso nessuno!"

"Lo sai che aspettavo questa occasione da mesi! Era il mio primo inseguimento, Royce! Il mio primo in solitaria!"

Mette l'enfasi su quel primo e gli occhi le si riempiono di lacrime.

Abbassa la testa, stringendosi le spalle.

Royce la guarda e si intenerisce.

"Kate, ti assicuro che la prossima volta andrà meglio." le prende le mani e la guarda intensamente.

Kate arrossisce, stringe la sua mano per un attimo ma poi si ritira.

Sa che è sbagliato, Mike è il suo superiore, non dovrebbe pensare a lui come ad un uomo attraente con cui piacerebbe uscire.

"Quello scrittore è un imbecille... dovevi vederlo!" cerca di cambiare discorso e improvvisamente anche il suo atteggiamento cambia.

Si alza dalla sedia, iniziando a gesticolare con le mani e lo fa in modo nervoso.

"Io sono Richard Castle, lo scrittore Castle!" lo imita roteando gli occhi, forse un po' infastidita, "Ma chi si crede di essere?!"

"Sei piombata addosso a Richard Castle?!"
"No, correzione: lui è piombato addosso a me! Non si può arrestarlo per accusa a pubblico ufficiale?? E' così fastidioso!!"

Si blocca per un istante.

Perchè sta pensando a Rick Castle in quel momento?

Quell'uomo la stava rimorchiando già al primo incontro!

Doveva essersene accorta... perchè invece non l'ha notato?

Ah certo... perchè Kate stava osservando i suoi occhi azzurri!

Sorride pensando a quell'uomo e si vergogna del fatto di aver finto di non averlo riconosciuto... lei sta leggendo i suoi libri!

"Kate!"

Mike ride vedendola ancora così arrabbiata.

E' adorabile quando Kate Beckett si arrabbia.

"Che c'è??" chiede acida, pensando ancora a quello scrittore.

"Magari la prossima volta chiedigli l'autografo."

 

 

 

Angoletto dell'autrice (poco sana di mente):

Ovviamente siccome è una AU, il personaggio di Clara Strike è ispirato a Kate Beckett e non all'agente della CIA Sophia :p
Capitolo corto corto... diciamo vi sto dando una tregua hahahaha

Rick ha trovato in Kate la sua musa, ma è combattuto perchè sta iniziando a pensare a lei nonostante sia sposato...

Kate, dal canto suo, ha finto di non riconoscerlo e difende le sue ragioni scagliandosi contro di lui...

Credete che il loro incontro sia concluso qua?

Qualcosa ci dice che le loro strade stanno per incontrarsi di nuovo!

Alla prossima!!

D.

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Capitolo 4
*** L'invito. ***


Fingerprints

Quando il destino ci mette lo zampino... combina dei guai!

Buona lettura! :)

 

 

 

 

L'invito

 

 

 

La primavera sembra stia lasciando spazio all'estate, anche se in anticipo di qualche mese.

Fa troppo caldo e le persone sono già a maniche corte, e c'è chi ne approfitta per fare jogging anche di buon mattino, sfruttando il fresco prima delle ore calde verso mezzogiorno.

New York sta vivendo alcuni dei giorni più assolati degli ultimi anni.

Kate arriva al distretto, sedendosi e sorseggiando del caffé, un'abitudine che ormai ha da qualche anno quando è entrata in polizia, quando viene colpita da una notizia al telegiornale.

E' una news che non le piace.

La polizia ha arrestato un musulmano cittadino americano da due anni, che si stava tranquillamente addestrando per compiere attentati.

La tv locale e il governo dicono che è un caso isolato, che non c'è bisogno di preoccuparsi.

Kate sorride amaramente.

Come possono dire di non preoccuparsi?

Scuote la testa e posa il poco di caffè che le è rimasto sul tavolo.

Anche di sua madre dicevano la stessa cosa.

 

"Sua madre si è invischiata troppo in affari di cui non doveva interessarsi, e ha fatto una brutta fine. Le autorità non dovranno mai sapere nulla su questa cosa."

"Perchè le autorità sanno qualcosa e non vogliono trapelare nulla allo Stato."

"Sua madre è morta per un tragico incidente, caso chiuso."

 

Il caso era stato detto "chiuso", ma l'ultima sentenza l'avrebbe avuta a giorni.

Ripensa alla promessa fatta a sua madre: quella di iscriversi a letteratura all'università e diventare una scrittrice, visto che le è sempre piaciuto leggere e scrivere.

Ma all'università non ci era mai arrivata. Lei si era iscritta all'accademia di polizia, invece.

Le scende una lacrima sul viso e si stringe più forte quella collanina che porta sempre con sé e che non toglie mai.

E' incredibile che siano passati già due anni.

Senza rendersene conto, la tv è stata spenta da Mike Royce, che le passa davanti cercando di risvegliarla da quel sonno profondo della mente.

"Ehi, Kate! Tutto okay? Queste notizie di prima mattina non fanno bene!"

Le offre il caffè facendole sentire la dolce aroma.

"Ti ringrazio, Royce... ho già bevuto per stamattina!" osserva la porta del distretto mentre sente l'aria ancora fresca entrare dolcemente... "Anzi, sai che ti dico? Vado a fare un giro! Ci vediamo più tardi!"

Prende di corsa la sua giacca nera, la tiene sul braccio, occhiali da sole ed esce dal distretto, lasciando Royce lì impalato a chiedersi cosa le sia accaduto.

 

La strada la conosce benissimo.

Prende l'autobus che la fa scendere direttamente davanti alla sede dell'Università Queens College di New York.

E' grande e maestosa, da proprio l'idea di college americano per eccellenza.

Si fa coraggio... cosa le costa andare a chiedere informazioni?

L'ufficio orientamento non è neanche così affollato.

Si schiarisce la voce, e chiede indicazioni alla ragazza dietro il bancone, che in risposta, le porge un volantino con tutte le facoltà del college.

Kate è interessata a quelle umanistiche e in particolare alla facoltà di Lettere.

Ringrazia la ragazza e si allontana con un sorriso.

Talmente immersa nella lettura, non si rende conto che la sua strada si incrocia con una persona di sua conoscenza, che le versa il caffè addosso che sta bevendo, macchiandole la camicia rosa chiaro.

La ragazza è sgomenta.

"Oddio mi dispiace! Lascia che ti aiuti!"

L'uomo tira fuori un fazzoletto e sta per pulirle la macchia, ma lei lo ferma.

"Lasci stare, io---"

Alza lo sguardo che incrocia quello di lui... quei grandi occhi blu che la stanno guardando con l'aria da cucciolo indifeso.

Kate abbozza un sorriso, poi inizia a dargli spintoni.

"Ancora tu?? Rick Castle! Come farò a liberarmi di te??"

"Lo sai che ti fa piacere vedermi... Kate!"

Rick la provoca con un sorrisetto malizioso che la fa reagire dandogli altri spintoni per allontanarlo.

Non lo vorrebbe dai piedi, eppure sa che non potrebbe farne a meno.

"Lasciami stare, Rick! Sono qui per altre cose!" inizia a camminare dall'altra parte, stringendo dalle mani il volantino della facoltà.

Si osserva intorno curiosa. Quell'ambiente potrebbe anche piacerle, ma... sarebbe stato sicuro ritornare all'università?

Richard Castle la stava seguendo come un cane insegue un osso.

"Sei sotto copertura per risolvere un caso d'omicidio?"

Kate si volta sentendo il fiato dell'uomo sul collo.

Sono troppo vicini l'un l'altro.

Di nuovo restano a guardarsi negli occhi.

Kate si morde il labbro, provocandolo. "No." risponde, per poi girarsi di nuovo e camminare avanti."

Perfino un semplice monosillabo riesce ad attirarlo come una calamita.

"Allora... stai indagando su un caso di omicidio?"

Kate se la ride alle spalle.

Quello scrittore non ha intenzione di demordere!

"No!" si volta sorridendogli.

E' un sorriso così genuino e stupendo che Rick resta a guardare le sue labbra per un po', poi nota l'opuscolo che ha la ragazza in mano. Lei segue il suo sguardo.

"Sì... volevo tornare all'università... avevo iniziato un paio d'anni fa, ma... poi mi sono iscritta all'accademia di polizia."
"Perchè hai cambiato idea così in fretta?"

Sua madre è morta.

La voce interiore la martella con "madre" e "morta".

Kate fa la cosa che le riesce meglio: evitare il suo sguardo e poi cambiare discorso.

"C'è una conferenza di letteratura oggi. Tu ci vai?"

"E' un seminario, non una conferenza. E sarò io a tenerla!" le offre il suo braccio e lei capisce che la sta invitando ad assistere.

Rick non vuole sapere il motivo del perchè Kate si è iscritta all'accademia, e questo la rende tranquilla.

Odia la gente che le fa domande sulla sua vita privata.

Sotto braccetto, si incamminano verso l'Aula Magna.

"Magari dopo questo seminario cambierai anche opinione su di me... chissà... potremmo diventare anche amici!"

Lei come risposta gli dà un altro spintone e poi gli sorride.

"Neanche tra mille anni!"

 

L'Aula Magna è immensa, proprio come si vede in alcuni film di storie con ragazzi che vanno all'università, e Kate è spaesata.

Resta sull'uscio della porta domandandosi chissà cosa sarebbe successo se avesse continuato la carriera della studentessa invece di entrare nell'arma... si riprende, rispondendo a se stessa che la vita è imprevedibile. E quando ti viene tolto qualcuno di importante, la tua vita cambia radicalmente e sei costretta a crescere in fretta e a proteggerti dal mondo esterno.

E' per questo che si è creata quel muro intorno a lei?

Per proteggersi dal mondo e impedire che le persone ne entrino per farne parte?

Rick si è fermato a metà strada nella scalinata che conduce al centro dell'aula, giusto per guardarsi indietro e vedere l'agente mora guardarsi intorno come una bimba che vuole salire sulle giostre.

"Ehi, tutto bene?"

"Ah sì... sì!"

Rick le sorride e continuano a camminare, ma Kate decide di sedersi al centro dell'aula, giusto per non dare nell'occhio.

Lui fa qualcosa che la sorprende.

Scuote la testa e le offre la mano.

La ragazza, già seduta con le gambe accavallate, lo guarda.

Il suo cuore le pulsa e le dice di prendere quella mano... al contatto è calda e a Kate sembra di impazzire.

Che cosa le sta succedendo?

"Per te ho riservato un posto in prima fila!"

"Uhm non sono mai stata in prima fila!"

"Che monella!"

Sono ancora mano nella mano mentre continuano a scorrere tra la gradinate della sala fino a raggiungere il posto.

Manca poco. L'aula inizia a riempirsi.

In fondo ci sono i più annoiati, mentre per i primi posti, tra i nerd e le ragazzine, ovunque fanno a lotta per accaparrarsi i primi posti.

Vicino a Kate si siedono 3 ragazze tutte bionde, tutte vestite uguali di rosa e di celeste.

Kate le guarda, poi guarda se stessa, poi rivolge preoccupata lo sguardo a Rick, il quale alza le spalle sorridendole. La ragazza di nuovo le guarda, chiedendosi: ero davvero così alla loro età?

Qualche minuto dopo entra il professore che inizia le presentazioni e si alza un'ola che invade tutta l'aula, manco stessero assistendo alla finale di Champions League.

Rick inizia ad esporre il suo libro, il primo su Derrick Storm, e illustra una specie di ramo dove spiega le varie indagini criminologhe che ci sono dietro...

 

"Sei silenziosa, agente... non ti è piaciuta la presentazione?"

"Uh? Altroché! Certo, anche se... non è il genere di storie che mi interessano..."

Non lo guarda negli occhi e anzi... si sbriga a superarlo.

Lei sta mentendo ma non vuole darlo a vedere.

Ha paura che poi Rick potrebbe iniziare a montarsi la testa... eh sì, gli scrittori, ma la gente famosa in genere, sono tutti così egocentrici!

"Cosa? Una poliziotta a cui non interessano i crimini?? In che mondo sono nato??"

Kate continua a dargli le spalle, ridendo di sottecchi.

Quell'uomo la sta facendo divertire.

E' speciale.

Le ha fatto passare una stupenda mattinata.

"Seriamente, Rick... tanto per iniziare... chi è quello che chiamerebbe un personaggio 'Derrick Storm?' Derrick Tempesta? Troppo prevedibile!"

Cerca di trovare qualche difetto ai suoi romanzi, ma non ci riesce.

Lo punzecchia e a lui piace fare questo gioco.

"Continua, mia cara."

"Secondo, la CIA? Andiamo! Prevedibile anche questo!"

"Continua, ti ascolto!"

Ma Rick sta capendo molte cose.

Quella ragazza è una delle sue fan più accanite!

Lui la ascolta facendo il tontolone, perdendosi nei suoi occhi, nei suoi capelli corti e nella sua camicetta, ormai macchiata dal caffè.

"Tu sei pazzadiCastle12! Ti ho beccata!!" le punta il dito contro divertendosi.

Lei spalanca la bocca, cercando di negare ogni cosa, ma ormai è troppo tardi.

"Sei una mia fan... lo sapevo! Lo sapevo!!"

Saltella felice come una Pasqua e lei gli rifila l'ennesimo spintone, stavolta seguito da un bel pestaggio al piede.

Rick fa delle facce, implorando pietà alla ragazza, e questo non fa altro che farla ridere.

Ha dimenticato tutto dopo quella mattina.

La tristezza per la perdita di sua madre, l'università che ha deciso di non frequentare più.

Non può lasciarsi il passato alle spalle, non ci riesce.

Ma ormai ha scelto il suo futuro: diventare detective della polizia, e non si arrenderà.

"Va bene, non ti prendo più in giro! Per scusarmi, posso offrirti un caffè?"

Kate guarda incerta.

Dopotutto è solo il secondo caffè della mattina.

Questo avrà un sapore diverso.

"Certo, perchè no?"

 

"Il caso Johanna Beckett è dunque archiviato, signore?"
"Archiviato. Sarà il solito caso di omicidio irrisolto che abbiamo chiuso. Faremo finta che sarà così."

I due uomini, a giudicare dalla divisa, sono importanti.

Probabilmente facenti parte di alte cariche del Governo.

E' sera e Kate ha sentito tutto dal suo distretto.

Stringe ancora quella collanina con l'anello di sua madre.

E' finita per lei e sua madre.

Forse la verità non verrà mai svelata.

Royce sa come si sente ora la sua pupilla.

Sa che sta soffrendo.

Lui sa quanto per Kate significa risolvere quell'omicidio.

E invece New York preferisce voltarle le spalle.

Decide di lasciarla da sola, magari passerà un'altra serata al distretto.

Kate si sofferma a guardare quell'anello che non ha mai visto brillare di più, e lascia che la sua mente vaghi a due anni fa, quando il corpo di sua madre venne trovato esamine in quell'angolo di strada...

 

 

 

 

 

Angoletto dell'autrice (poco sana di mente):

Capitolo un po' lunghetto XD

Ah volevo mettere in evidenzia questo particolare: il caffè.

Il gesto di Kate di rifiutare il caffè di Royce, e accettare quello di Rick, l'ho trovato talmente simbolico: proprio per sottolineare che il caffè è il simbolo dei Caskett e basta XD

Alla prossima!

D.

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Capitolo 5
*** La mamma. ***


La mamma

La mamma

 

 

 

New York, 2 anni fa...

 

 

La giovane se ne sta tranquilla a studiare, lasciando che la musica in sottofondo la culli mentre compila degli esercizi di letteratura, la sua materia preferita.

L'indomani ha un test e vuole sentirsi preparata a tutti gli effetti.

Sbuffa togliendosi una ciocca di capelli che le cade davanti l'occhio destro.

I suoi capelli lunghi castano scuro le arrivano fin sopra le spalle.

D'un tratto, il telefono vicino a lei si illumina.

Un numero sconosciuto.

Poggia la penna con cui giocherellava per rispondere.

"Pronto?"

"Katherine Beckett?" E' una voce sconosciuta a risponderle.

Sembra quella di un uomo più grande.

La ragazza è confusa da quel tono di voce così serio.

"Sì sono io. Chi parla?"

"Sono il detective Roy Montgomery. Dovrebbe venire al distretto centrale della polizia di New York. Chiami suo padre. E' urgente."

Non fa in tempo a dire altro che Kate si ritrova un telefono muto dall'altro lato.

Ancora scossa con quell'apparecchio tra la mano, improvvisamente ha un attacco di panico.

"Mamma!! Mamma!!" si alza di scatto, uscendo dalla sua stanza e chiama sua madre.

Sa che Johanna Beckett è uscita per lavorare, lei è una reporter, ma l'istinto è più forte di lei.

Guarda l'orologio.

Sono le 22.

La mamma doveva già rientrare un'ora fa.

Di nuovo quell'attacco di panico.

Sente le pareti della casa farsi più strette, quasi come se le bloccassero l'aria.

Deglutisce a fatica.

Perchè ha quella strana sensazione adesso?

Forse la mamma si è solo trattenuta al lavoro.

Deve mantenere la calma.

Compone il numero di telefono di suo padre.

Anche lui non è in casa quella sera.

"Papà?? Papà ci sei??"

"Tesoro... ehi Katie... va tutto bene, stai calma... che succede?" la voce calma e calda di Jim Beckett non riesce però a tranquillizzarla.

"Papà ha chiamato la polizia, un certo... Montgomery... dice che è urgente e dobbiamo andare in centrale!!"

Jim fa una pausa.

"Okay tesoro... aspettami che arrivo e andiamo insieme!"

"Papà dov'è la mamma?"

Ma Jim non sa rispondere a quella domanda.

 

Qualche ora più tardi, padre e figlia sono al distretto.

Ad accoglierli c'è il detective Montgomery, con cui Kate aveva parlato al telefono.

E' un signore dall'animo gentile.

Offre a Kate un bicchiere d'acqua e poi li fa accomodare nel suo ufficio.

Ma Kate non vuole l'acqua.

La rifiuta.

Lei vuole sapere cosa è successo a sua madre.

Ha intuito tutto la giovane studentessa, neanche ventenne.

Ha fiuto per queste cose.

Roy guarda Jim e dal suo viso traspare tutto.

Le sue mani si intrecciano e poi abbassa il capo.

"Mi dispiace, signor Beckett..." poi passa a Jim un file giallo.

Jim scuote la testa.

Ha paura ad aprirlo, mentre Kate continua a guardare serissima quel detective davanti a lei.

Ha gli occhi lucidi, stringe i pugni, ha paura a guardare suo padre perché sa cosa potrebbe dirle.

Jim apre il fascicolo e poi lo richiude. Si copre il viso con le mani.

Kate non vorrebbe vedere, ma non ha scampo.

Dentro il fascicolo c'è una foto di sua madre. E' distesa in un angolo della strada, vicino dei cassonetti dell'immondizia. Ha del sangue sul torace.

Non si risveglierà più sua madre.

"Johanna Beckett è stata trovata morta mezz'ora fa. Non sappiamo ancora nulla, ma vi terremmo aggiornati. Mi sto occupando del caso personalmente."

La stanza inizia a farsi più piccola. Le voci si offuscano.

Kate Beckett vorrebbe piangere, ma non può.

Deve restare forte per lei e per suo padre, che invece si è lasciato andare ad un pianto liberatorio. La giovane abbraccia il suo papà.

"Le mie più sentite condoglianze." dice Roy prima di lasciare la stanza per conceder loro qualche momento da soli.

 

Nelle settimane successivi, il caso di omicidio di Johanna Beckett divenne un caso giudiziario.

Tutti sembravano coprire qualcosa, e ben presto, senza delle prove infondate, il caso venne archiviato per qualche strano motivo.

Le conclusioni del giudice furono queste: "Johanna Beckett è una donna che è morta mentre faceva il suo lavoro. Un lavoro pericoloso ma per il quale era preparata. Ne muoiono tutti i giorni di gente così, eppure nessuno fa loro dei processi che durano anni."

 

 

 

New York, primavera 2001.

 

Lo squillo insistente di un cellulare distoglie Kate dai suoi ricordi.

Controlla e vede un numero sconosciuto.

Troppi deja-vu sta avendo quella mattina.

"Pronto?"

"Ehilà Kate! Sono Rick Castle, ti ricordi di me, vero?" la voce squillante dello scrittore la fa sorridere ma le dà anche un po' di fastidio.

E' ancora mezza assonnata, quindi allontana poco il suo cellulare dall'orecchio.

"Certo signor Castle, mi ricordo di te! Come hai avuto il mio numero piuttosto?"

Rick se la ride.

"Mia cara, devi sapere che visto che sono uno scrittore famoso..."

"...hai scritto solo 3 libri finora, che non hanno avuto molto successo..." lo interrompe provocandolo, ma lui continua a parlare.

"...ho accesso anche a molti contatti che tu non hai proprio idea!!"

"Dimentichi che sono un poliziotto, quindi potrei rintracciare questi tuoi contatti e scoprire chi sono!!"

"Eh ma così non vale!!"

Rick imbroncia il naso e fa il finto offeso.

Kate sorride tra sé.

E quello cos'era? Era forse un flirtare allegramente per telefono?, pensa la ragazza.

Si schiarisce quando vede Mike Royce che si piazza davanti a lei, facendole segno di riagganciare.

Kate però gli fa segno con la mano di andare via. Scocciato, Royce si allontana per sedersi da un'altra parte a leggere qualcosa, lanciando di tanto in tanto delle occhiatine, e aspettando che la conversazione telefonica finisca.

"Comunque, perchè mi hai chiamato?"

"Beh stavo pensando.. ad ogni scrittore serve la sua musa, quindi... perchè non ci vediamo così osservo un po' come ti muovi... in azione sul campo, intendo!"

Kate fa una smorfia.

Certo, lei non aspetta altro che un appuntamento dallo scrittore!

Un momento... aveva pensato "appuntamento"? Quello non lo era!

Deve scacciare certi pensieri, lei è una persona seria!

"Mi stai invitando... ad uscire per caso?"

"Noooo cosa ti fa pensare che te lo stia chiedendo?... Okay, sì! Ma solo per scopo lavorativo!"

Kate ne è lusingata. L'ha appena definita "la sua musa".

Lei, fan di Rick Castle, ora sarà la sua musa!

Fa la finta tonta e si sforza di rispondergli con un forzato "sì, va bene", che subito Rick le dà giorno e luogo dove si incontreranno.

Kate prende nota in un blocco notes che ha lì davanti e si mette a cerchiare la nota con un cuore.

E' come se fosse ritornata adolescente.

"A domani allora signor Castle!"

"Non vedo l'ora... Kate."

Entrambi riattaccano il telefono nello stesso momento.

Ma il momento di estasi della poliziotta è interrotto quando Mike ritorna all'attacco.

Immediatamente la ragazza copre quella nota con le mani.

"Stai attenta, Kate. Potrebbe essere pericoloso."

"Certo Royce... adesso Rick Castle mi ucciderà lanciandomi addosso le penne... per favore!!" dice sarcastica, in realtà infastidita dal suo comportamento.

"Dico sul serio, Kate..." si avvicina a lei per guardarla negli occhi, posando le mani sulla scrivania.

"Quell'uomo è sposato."

Kate abbassa la testa e la sua espressione cambia.

"Lo so, Royce... non intendo mica diventare la sua amante!"

"E lui questo lo sa?"

"Senti perchè non vai a fare altro e mi lasci qui? Devi affidarmi qualche caso? E' questo? Okay, me ne occupo io."

Accende il computer e si concentra nel compilare degli schedari.

E' infastidita sempre di più dal comportamento del suo superiore.

Lei non è non stupida. E di certo non lo è anche Rick.

Poi però si ferma a pensare: lei non è certo tipa da una botta e via, una da un'avventura di una notte... non sarà quello lo scopo del famoso scrittore?

 

 

Angoletto dell'autrice (poco sana di mente):

Hola!! In questo capitolo ho concentrato l'attenzione su Kate e sui suoi ricordi.

Poi c'è Mike Royce che rompe le scatole a Kate e le mette la pulce nell'orecchio riguardo le intenzioni di Rick...

Saranno davvero poi quelle le sue intenzioni?

Alla prossima!!

D.

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Capitolo 6
*** Solo un'amante? ***


La mamma

Solo un amante?

 

 

 

Scegliere cosa indossare per un appuntamento è sempre una scelta ardua.

Lo sa bene Kate Beckett che apre e richiude il suo armadio perchè indecisa su cosa indossare.

Casual o fashion?

Gonna o pantalone?

Ancora avvolta nel suo accappatoio, capelli tirati in su con una mollettina, Kate sbuffa a vuoto, finché si siede sul letto.

Prende un gran respiro, chiude gli occhi, poi si alza e mette le mani davanti per aprire l'armadio.

Tocca i vestiti con le mani, sentendo il loro tessuto, e mantenendo sempre gli occhi chiusi, ne prende uno a caso.

E' un vestito rosa, corto fin sopra il ginocchio.

Riapre gli occhi: fa una smorfia e poi alza le spalle.

Poteva andarle peggio.

Prende i tacchi neri, storce ancora la bocca e si guarda allo specchio.

Sì, può andare.

Di corsa si infila in bagno e si veste.

Non deve arrivare in ritardo!

 

Rick Castle è già davanti l'internet Point, tenendo la sua immancabile valigetta col portatile sulla spalla.

Occhiali neri, guarda impaziente l'orologio.

La sua musa è in ritardo il primo giorno di "lavoro"!

Un momento... lei non è ancora diventata ufficialmente la sua musa.

Sa che quando le parlerà di questo progetto che in mente, sicuramente lei si arrabbierà.

E a lui piacerà vederla arrabbiata.

Perchè quando Kate Beckett si arrabbia è adorabile.

E a lui piace ancora di più.

Il suo sguardo segue una ragazza vestita di rosa con tacchi e giaccone nero.

La scruta meglio appena gli si avvicina... non ci crede... è proprio Kate!

"Ciao Rick."

Si ferma aspettando la sua risposta.

"Ho detto... ciao Rick."

Finalmente lui si sblocca, rimasto imbambolato a guardarla.

"Oh ciao, Kate... non ti avevo riconosciuta senza..." fa segno verso il suo vestito, cercando di parlare, ma le parole non gli riescono proprio.

Kate sorride.

"Senza la divisa, vuoi dire?"

Lui fa segno di sì con la testa.

"Vogliamo entrare? Devo parlarti di una cosa!"

"Va bene."

 

Si siedono in un posto riservato.

Sembra che Rick abbia chiesto esplicitamente di concedergli una specie di privée perchè essendo famoso e in compagnia di un'altra donna che non è sua moglie, sarebbe assalito da fan e giornalisti.

Kate ha intuito la cosa e inizia a ripensare alle parole di Mike Royce.

"Quell'uomo è sposato."

"Lo so, Royce, non intendo mica diventare la sua amante!"

"Tutto okay? Sei pensierosa." le chiede Rick, dopo aver acceso il suo portatile.

La ragazza mormora quello che sembra un "sì" senza mai staccare lo sguardo dallo schermo.

Rick sta aprendo un file in word... lei non ci crede, è un romanzo!

Il suo prossimo romanzo!

"Me lo farai leggere in anteprima?" gli occhi le brillano e non può credere che Mike pensi davvero che Rick abbia altre intenzioni verso di lei.

"In realtà... no. Mi manca un personaggio femminile da definire... una tipa tosta, bella e intelligente... e volevo che tu leggessi la sua descrizione, per dirmi se ti piace oppure no."

Kate indica se stessa, meravigliata da ciò che ha appena sentito.

"Sì, lo sto chiedendo proprio a te! Perchè sei... straordinaria e... lo so che ci conosciamo poco, ma... mi sembra di conoscerti da sempre."

Il suo sguardo è fisso su di lei.

Quegli occhi la scrutano e lei sembra perdersi.

Senza che se ne rendano conto, le loro mani si sono avvicinate sempre di più, per poi intrecciarsi tra loro.

Manca davvero poco perchè anche le loro labbra si uniscano, quando...

Bip bip!

Contemporaneamente i due guardano un cellulare: è quello di Rick e sullo schermo c'è scritto "Meredith".

Kate si morde la lingua, Rick non può far altro che scusarsi e rispondere.

"Ehi ciao tesoro... sono al lavoro in realtà... no, non sono vicino casa... non so neanche dirti quando tornerò..."

Sembra tranquillo e sicuro di sé, ma... se è sposato e ama sua moglie, perchè non gli dice dov'è allora?

Perchè la presenza di Kate deve rimanere nascosta?

A meno che...

"Ci vediamo a casa, ciao!... scusami, era mia moglie..."

"Lo so, Rick. Forse sarà meglio che vada... Rick." si alza accigliata e raccoglie le sue cose.

Lo scrittore non capisce.

"Cosa? Dove vai? Non abbiamo neanche cominciato!"

Lei si volta di scatto e gli punta l'indice contro.

"Ah certo, perchè qual è il tuo scopo? Iniziare col romanzo e finirlo nel letto?? Magari il mio di letto, visto che tua moglie è a casa adesso?? Come ho potuto anche solo pensare che tu fossi diverso!!"

Rick scuote la testa.

Cosa pensava lei di lui?

"Kate, tu non hai capito assolutamente nulla..." la prende il braccio, ma lei in risposa gli dà uno schiaffo.

"Ho da fare al distretto. Non cercarmi mai più Rick Castle!"

Lo scrittore se ne resta lì fermo senza dire nulla.

Non aveva intenzioni cattive.

Voleva solo conoscerla meglio, pur sapendo di essere sposato... questo non avrebbe fatto del male a nessuno.

E se lei avesse pensato che lui voleva farla sua amante?

Quando mai!

Intanto il tempo scorre inesorabile e Rick deve concludere il suo romanzo.

Ma la sua musa è appena scappata via.

 

Qualche giorno dopo, Rick sta cercando ispirazione per il finale del suo primo libro su Derrick Storm.

Alexis vede il padre che sbuffa nel suo ufficio, continuando a fissare un punto imprecisato dello schermo.

Entra pian piano in punta dei piedi.

"Papà che fai? Posso sbuffare con te?"

Lui le sorride e se la prende in braccio.

"Giornata brutta anche per te?"

La piccola fa cenno con la testa.

"I miei compagni di scuole mi hanno detto che sono strana."

"Cosa? Perchè mai tesoro mio?!"

"Perchè non mi piace giocare con loro e preferisco leggere invece. Io non sono strana, vero papà?"

I suoi occhioni azzurri sono limpidi e puri.

Ma Rick la guarda tristemente.

Un po' è colpa sua.

Alexis è figlia unica ed è la figlia di un famoso scrittore, sbattuto da una parte all'altra del globo per promuovere i suoi libri.

Immagina che non è facile essere una bambina in questo contesto, e che per questo non deve avere molti amici.

"Ehi, guardami bene: tu non sei strana, capito? Non permettere a nessuno di dirti che sei strana! Io ti voglio bene, e se i tuoi compagni si azzardano di nuovo a comportarsi male... giuro che li prendo a calci nel sedere!"

Alexis ride e dà un bacio a suo padre.

"Sei forte papà! E... vedrai che troverai l'ispirazione per finire il tuo libro." conclude facendogli l'occhiolino.

Come è possibile che la figlia conoscesse suo padre meglio di lui stesso?

 

Qualche giorno dopo, Rick è tornato alla sua stessa vita.

Ha deciso di non mettere più piede alla centrale di polizia.

Kate è ancora ferita, ha inteso male le intenzioni di lui, e ragionare con una come lei, ha capito che è difficile... testarda com'è!

Quel pomeriggio, lo scrittore e sua moglie si trovano in banca per prelevare un po' di contanti.

Meredith non ha fatto altro che parlare del suo ultimo film, essendo un'attrice, per tutto il tempo, ripetendo le battute che non le stavano male e lamentandosi per la pessima scenografia utilizzata.

"Siamo fortunati se ci candideranno per la miglior fotografia!" alza le mani al cielo pregando per un aiuto, mentre si mantiene a braccetto di Rick.

Stanno facendo la fila e c'è molta gente.

Lui le fa segno di parlare a bassa voce; non vuole che la gente si avvicini a loro e cominci a chiedere autografi e foto.

Non è dell'umore adatto.

Poi qualcosa lo cattura.

Ci sono due uomini davanti il primo bancone.

Entrambi hanno una valigetta in mano, sono vestiti elegantemente.

Uno di loro parla con la cassiera, mentre l'altro si guarda in giro circospetto, accigliandosi, e portandosi continuamente la mano dentro la giacchetta... come se stesse assicurandosi di avere tutto sotto controllo.

E arriva quel momento.

"Mani in alto, questa è una rapina!" l'uomo della valigetta si mette un passamontagna e tira fuori la pistola dalla giacchetta.

L'altro suo complice fa lo stesso e ordina alla cassiera di mettere tutto il contenuto dei soldi nella borsa nera che le sta porgendo.

La gente si spaventa e fa come viene detto.

Sono messi a terra, faccia rivolta contro il pavimento.

Meredith è spaventata, vorrebbe tenere la mano di Rick, ma lui non ricambia.

Poi gli sussurra un "Fa' qualcosa, Rick!"

Lui la guarda come per dirle, "E chi sono io, Superman?"

Un altro urlo.

Dei vetri si infrangono e si sentono grilletti pronti per sparare.

I due malviventi si sentono catturati e si arrendono.

"Adesso basta con gli scherzi... o sparo."

Rick ruota leggermente la testa verso la voce e così la vede.

E' Kate!

Completo da agente, cappello, pistola puntata verso i due rapinatori e sguardo fisso e serio.

La guarda e pensa di non averla mai vista così statuaria: è perfetta!

Dietro Kate ci sono altri 10 agenti di polizia, ma non bastano per fermare uno dei rapinatori che sfugge alle pistole, issando del fumo all'interno della banca per confondere le persone.

Kate tossisce, ma non molla lo sguardo sul tipo, quindi si precipita verso di lui, prendendolo per le spalle e gettandolo a terra.

Nel far ciò, si fa male ad un ginocchio, ma non ha tempo per curarsene.

Tira fuori le manette e gliele mette, assicurandosi che sia fermo e ben saldo a terra.

"Hai il diritto a rimanere in silenzio. Ora verrai con me al fresco."

L'altro rapinatore ha tentato di scappare, ma è stato agguantato da Royce.

Lui e Kate sono una bella squadra insieme.

Si precipita a vedere come sta la sua collega e nota il ginocchio sanguinante.

"Kate, lascia che ti aiuti..."

"No, Royce, ce la faccio---" ma non riesce a tenersi in piedi, quindi il suo collega le va incontro, tenendola tra le braccia e facendola arrossire di poco.

Rick, Meredith e le altre persone sono intanto corse fuori per fare un applauso ai poliziotti e al loro coraggio.

Lo scrittore però è più concentrato a guardare Kate e Mike Royce piuttosto che al resto.

Storce la bocca: quello spettacolo di loro due sorridenti non gli piace affatto.

Sente una fitta al petto: è gelosia la sua?

 

 

 

 

Angoletto dell'autrice (poco sana di mente):

Il vestito di Kate l'avete riconosciuto? E' quello che ha indossato nella prima stagione durante l'inaugurazione del libro di Rick XD

Concluso questo capitolo, direi che Kate ha messo le cose in chiaro con Rick, ma lui intanto sarà mica geloso di lei?

E ora come farle capire che lui non vuole che lei sia la sua amante ma qualcosa di più?

Mah, alla prossima!!

D.

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Capitolo 7
*** La musa. ***


La mamma

La musa

 

 

 

A uno scrittore serve l'ispirazione, una musa.

Richard Castle continua a ripetersi questa frase mentalmente mentre attraversa la strada che lo separa dal distretto di polizia.

Sa che Kate non avrebbe accettato di averselo di nuovo tra i piedi, ma in qualche modo sa che a lei fa comunque piacere.

C'è una sorta di amore-odio nella loro "relazione", se così si può chiamare.

Fiero di sé, come al solito, saluta tutti gli agenti che vede con un cenno di testa, sorridendo, e facendo l'occhiolino alle segretarie che parlano tra di loro e fanno finta di star male appena lo vedono.

Finalmente giunge davanti l'ufficio del capo del distretto.

Fa un bel sospiro, poi entra.

"Salve, sono Rick Castle, lo scrittore. E questo..." gli mostra un foglio con permesso firmato nientemeno che dal Sindaco di New York, "...è un permesso per stare qui, osservare i vostri casi e indagare per scrivere le ultime parti del mio romanzo." conclude con un sorriso a 32 denti.

Il boss del distretto è un tipo corpulento, sulla cinquantina, alto.

Si chiama Tom Grant, e tiene davanti a sé le foto della sua adorata famiglia.

Guarda Rick con due occhi spalancati, dapprima non capendo realmente le sue intenzioni, poi scuote la testa, legge per bene quel foglio e si rivolge allo scrittore.

"Quindi mi sta dicendo che vuole seguire le nostre indagini per completare il suo romanzo?"

"Più precisamente sono interessato ad un personaggio femminile, che devo ancora inquadrare meglio." sorride e poi indica Kate, che arriva sorseggiando il suo caffè, dalla fessura delle tapparelle.

Il detective Grant sorride preoccupato.

"Sono sicuro che l'agente Kate Beckett non vede l'ora di lavorare con lei, signor Castle. Benvenuto a bordo."

 

"Che cosa?! Non se ne parla! Non voglio avere nulla a che fare con lui!!"

Kate si porta la mano alla fronte, esasperata.

Ha fatto di tutto per toglierselo dalla testa, dimenticarlo, e ora?

Deve addirittura vederlo tutti i giorni?

"Ma poi perchè qui? Perchè io?? Tra tanti agenti che ci sono in circolazione!!"

"Agente Beckett, so che è una situazione un po' strana ma, il signor Castle conosce il sindaco, e noi non vogliamo, vero, che lui si faccia una cattiva idea su di noi... vero?" Grant cerca di tranquillizzarla, facendole capire l'importanza della reputazione del suo distretto nei confronti delle alte cariche dello Stato.

Kate sbuffa, guarda Rick Castle che si sfrega le mani osservando i trofei passati ottenuti dal distretto. Lei è stata messa ai ferri corti, mentre Royce se la ride sotto i baffi, origliando la conversazione dalla sua postazione.

"E va bene, signore. Se è questo quello che vuole..."

"Sapevo che avresti fatto la scelta giusta."

Appena il capo si allontana, Kate torna a sedersi cercando disperatamente delle mentine o qualcosa di forte.

Royce la osserva.

"E dai, non dirmi che ti dispiace? Gli hai detto che sei una delle sue più grandi fan?"

"Vuoi abbassare la voce? No, l'ha intuito da solo... quindi mi sono già umiliata! Per non parlare del fatto che lui è sposato e continua a flirtare con me!!"

Il collega sorride.

"Non gli dò tutti i torti..."

Kate non fa in tempo a capire cosa Royce stia dicendo che arriva Rick col suo sorriso sempre aperto.

"Allora, siamo pronti per lavorare? Da dove iniziamo? Eccitata di lavorare con me??"

Kate gli fa una smorfia, si alza, ponendosi davanti a lui, e poi gli ficca letteralmente un pezzo di cornetto in bocca, lasciandolo senza parole.

"Almeno per un po' starai zitto, signor Castle..."

Lui rimane imbambolato guardandola allontanarsi.

"E' una ragazza tenace. Beato chi riesce a domarla!" gli dice Royce, facendogli intendere che a Kate non la si fa.

E che quando la si ferisce, lei ripaga con una piccola vendetta.

 

Tutto il distretto si riunisce in circolo intorno a Rick; tutti gli agenti di polizia che scordano le loro divise per parlare col loro scrittore preferito. Tirano fuori i libri dai loro cassetti della scrivania, e timorosi se li fanno firmare.

Rick, invece, sente di essere nel paese dei balocchi.

Kate è l'unica che se ne discosta; guarda da lontano e preferisce non interferire.

 

La giornata lavorativa è stressante per Kate, la quale non riesce a fare un passo senza avere il fiato di Rick sul collo.

Lo scrittore la guarda e prende appunti sul suo blocco notes, oppure sul suo computer, finché l'agente decide di curiosare sul suo portatile per vedere cosa stia scrivendo... e ciò che legge la sorprende a dir poco.

C'è una cartella apposta denominata "Kate Beckett" in cui dentro ci sono foto su di lei e informazioni confidenziali. Perfino conversazioni e post che lei lasciava sul sito ufficiale dello scrittore sotto il nickname "pazzadiCastle12"!

Vergognandosi di quanto scriveva, a volte anche post molto da "fan innamorata pazza" chiude immediatamente la cartella, tornando al suo posto, composta.

Vede arrivare Rick nella sua direzione e si schiarisce la voce, facendo finta di nulla.

"Trovato qualcosa di interessante?"

La ragazza alza lo sguardo fingendosi disinteressata.

"Uhm? No, solo dei casi da trascrivere."

"Non ti fanno fare molto al distretto, vero? Insomma, a parte qualche intervento in solitaria... sei frustrata per questo?"

Kate sbuffa per l'ennesima volta.

"Insomma, hai intenzione di psicoanalizzarmi ogni volta?!" forse alza un po' troppo alla voce, tanto che Rick alza le mani in segno di difesa.

"Scusa, cercavo solo... di capire come sei.."

Quella risposta sembra sincera, e Kate sente una fitta allo stomaco... è forse senso di colpa?

Il fatto è che lei si è chiusa in se stessa dopo l'omicidio di sua madre, e le pare strano che qualcuno si interessi così a lei.

Guarda lo scrittore: quell'uomo forse non ha tutti i torti... forse ha inteso davvero male le sue parole quando diceva di essere interessato a lei... forse... forse tiene a lei? Altrimenti perchè se lo ritroverebbe sempre tra i piedi?

"Rick..." lui la guarda, forse è la prima volta che lo chiama per nome, "perché continui a seguirmi? Io non voglio la tua presenza qui, eppure insisti nel volermi nel tuo romanzo... il tuo romanzo! Io non capisco come tu possa considerarmi così..." si morde il labbro incredula per ciò che sta per dire, "...speciale?"

Lo scrittore sorride davanti a quella ragazza così ingenua quanto straordinaria nella sua semplicità.

Le prende le mani, facendola rabbrividire.

E' un tremolio che viene dalle sue viscere... sente lo stomaco continuare a contorcersi sempre di più.

"Vuoi sapere perché non mi sono rivolto a mia moglie, vuoi dire? Perché tu sei straordinaria, Kate Beckett. Per quel poco che ti conosco, so che sei e sarai un mistero che non riuscirò mai a risolvere... tanto per iniziare, perché sei una fan accanita dei miei libri."

"Io non sono una fan accanita!"

"Ah già perchè il nickname pazzadiCastle12 non indica una fan accanita, anzi... una fan innamorata proprio!"

Kate gli pesta volontariamente il piede.

"Piantala!"

"Stai negando! Vuol dire che è vero!"

Di nuovo in trappola. Eppure si sente felice quando è con lui.

Sta iniziando a capire che con Rick lei potrebbe aprirsi, potrebbe riuscire a buttare giù quel muro che la separa dagli altri.

"Okay, va bene. Diciamo che... avevo una specie di cotta per te, ma... cercherò di farmi passare questa cotta... oh, che strano... mi è già passata!" rotea gli occhi annoiata davanti a lui, facendolo ridere per la faccia da pesce lesso che adesso lei sta facendo.

"E del tuo superiore, che mi dici, invece?" la invita a guardare Mike Royce, intento a discutere con Tom Grant su uno dei tanti casi della settimana. "E' un bel tipo anche se forse un po' grande per te..." le dice sottovoce, e riceve in risposta l'ennesima botta, stavolta sul ginocchio.

Rick si lamenta per il dolore, poi la guarda intensamente negli occhi, e prega in cuor suo, di non ricevere una brutta sorpresa.

Kate guarda Royce e poi Rick.

Sono due uomini completamente diversi tra loro, eppure entrambi sono importanti nella sua vita.

Oltre suo padre, Royce è stato il primo ad aiutarla dopo la morte di sua madre, facendola diventare una combattiva, facendola rialzare quando cadeva.

Rick Castle invece è il suo scrittore preferito. Anche lui l'ha aiutata. Leggere i suoi libri l'ha aiutata a superare per un po' il trauma della perdita... e l'hanno spinta a iscriversi all'arma.

Ma è diverso anche il sentimento che Kate prova nei loro confronti.

"Non c'è niente tra noi, se è questo che stai chiedendo!" risponde frettolosa.

"Non vedo perchè dovrebbe interessarmi... sono sposato, ricordi?" le dice, fingendosi offeso.

"Certo!"
"E tu sei la mia musa."

"Va bene!... ehi, aspetta... la tua musa?! E questo ora da dove salta fuori?"

Rick se la ride di sottecchi. Una risata satirica.

Poi si copre il volto con gli occhi, facendosi spazio tra le dita giusto per vedere se Kate ha cambiato espressione.

No, Kate Beckett è più incazzata che mai.

"Lo sai che ti odio, vero?"

"La prendo come una dichiarazione!"

La ragazza spalanca gli occhi: ancora che insiste a punzecchiarla e flirtare con lei!

Gli rifila una serie di matite contro, e in men che non si dica, i due si ritrovano a giocare come due bambini, tirandosi le cose addosso.

Il distretto è semi-deserto, un'altra giornata lavorativa è finita.

Ma stavolta Kate non è da sola a lasciarsi andare nel buio della notte: c'è qualcuno con lei a farle compagnia fino all'ora di chiusura.

 

E' mezzanotte passata.

Nel loft dei Castle, una donna dai capelli rossi rientra quatta quatta, attenta a non far rumore.

Si toglie i suoi tacchi neri, poi va nella stanza di sua figlia: la piccola sta dormendo beatamente, rimasta con uno dei libri del padre sopra di lei... deve essersi addormentata mentre leggeva.

Infine, si reca nella sua stanza da letto... sul letto giace suo marito, ancora con i vestiti del giorno addosso... al distretto deve essersi divertito o comunque deve aver lavorato molto, se non è riuscito neanche a spogliarsi.

La donna posa la giacca, poi si toglie il vestito e si prepara per farsi una doccia veloce.

Con l'asciugamano legato in vita, nota che il suo cellulare sta vibrando: vede il nome sul display, "Carter", e sorride.

Apre il messaggio e lo legge ridendo a bassa voce, lanciando delle occhiate a suo marito sul letto.

Dovrebbe sentirsi in colpa per quella relazione extraconiugale che sta avendo da circa tre mesi.

Ma non lo è affatto.

 

 

 

 

Angoletto dell'autrice (poco sana di mente):

Non sono molto convinta di questo capitolo, è uscito un po' una schifezza, nel senso che volevo scrivere altre cose, ma nel mettere tutto sul pc, dimenticavo alcuni dialoghi XD

Beh spero che vi sia piaciuto lo stesso, aspetto commenti belli o brutti XD

Mah, alla prossima!!

D.

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Capitolo 8
*** Il libro. ***


La mamma

Il libro

 

 

 

Richard Castle cerca invano di sistemarsi la cravatta davanti allo specchio.

Fa il finto orgoglioso, testa alzata, pancia dentro, petto in fuori, ma non gli riesce.

Si mette di profilo, cercando il lato migliore della sua persona... poi sente ridere...

Si volta e da dietro la porta c'è sua figlia Alexis che lo prende in giro.

"Papà sei così buffo! Ti aiuto io a sistemare la cravatta se vuoi!"

Lui si abbassa, apre le braccia: è pronto ad accoglierla.

"Certo, angelo mio!"

Sono tutti agitati in casa Castle.

E' il giorno dell'inaugurazione del suo libro "Gathering Storm."

 

Un'altra ospite ansiosa fa il suo ingresso nel loft: è una signora sulla cinquantina o poco più, capelli rossicci, vestito nero con un velo sulle spalle.

Entra dalla porta portandosi la mano sulla fronte e finge uno svenimento.

"Oh Richard, dimmi che sei pronto... questa agitazione non la reggo più! Sono più agitata per il tuo nuovo libro che quando andai in scena alla scala per la prima volta!"

"Madre, vuoi dire quando hanno inventato i teatri? E' passato un secolo ormai!"

La donna si scompone e guarda il figlio dall'alto in basso serissima.

E' vestito bene il sangue del suo sangue: sicuramente la cravatta deve avergliela sistemata sua figlia, pensa, perché lui è già abbastanza agitato.

Poi scoppiano a ridere entrambi, e la donna gli dà un colpetto sul braccio.

"Richard! Non si dicono queste cose a tua madre!"

"Martha, ci sei anche tu... allora possiamo andare visto che siamo tutti pronti, no?"

Martha squadra Meredith.

Non le è mai piaciuta quella donna, ma poiché Rick l'aveva sposata, allora aveva giurato a se stessa che avrebbe fatto "la brava" e non avrebbe litigato.

Ma quando qualcuno ha la puzza sotto al naso, Martha sa fiutare benissimo.

Storce la bocca e si costringe a sorridere.

"Ciao Meredith... vedo che il tuo vestito è... uguale al mio..." disse con un tono di disappunto, "che coincidenza..."

Arriva anche Alexis, con un vestitino color panna, e finalmente la famigliola apparentemente felice, si avvia verso il salone dell'inaugurazione.

 

Paula, l'editrice di Rick, è una donna poco più grande di lui. Capelli neri tirati in su da una cipolla, vestita di rosso e nero, sembra una donna spagnola appena uscita da una corrida.

Tutta agitata, si guarda a destra e a manca alla ricerca del suo scrittore.

Gli ospiti sono già nella libreria dove si svolge l'evento, chi impaziente, chi già vicino al bancone del buffet, ovunque c'è una gran folla.

Forse neanche Rick si aspetta di vedere così tanta gente, ma si gonfia lo stesso come un pavone sentendosi importante.

E' sera, ma Rick si mette lo stesso gli occhiali da sole, salutando fotografi e giornalisti mentre entra accompagnato da sua moglie e sua madre sottobraccio, e dietro di loro la piccola Alexis, che Meredith prende in braccio.

Neanche il tempo di firmare qualche autografo, che Paula si scusa con la famiglia Castle per sequestrare lo scrittore, strattonandolo.

"Dove diavolo eri finito?? Qui siamo tutti in tua attesa!! Ora ti conviene andare lì su quel piccolo palco che ho allestito e presentare il tuo libro... perchè mi auguro tu abbia fatto una presentazione vero??"

Paula è agitatissima, ma Rick le sorride soddisfatto.

"No, non l'ho fatta."

Lei è sul punto di urlare e strapparsi i capelli, quindi finge un finto sorriso appena un fotografo si avvicina a loro per immortalarli.

"Tranquilla, mi piace improvvisare!"

"Sarà meglio per te!!"

La donna si avvicina poi sul piccolo palco allestito al centro della libreria e invita tutti i presenti a ricomporsi e sedersi ai posti opportuni. La famiglia Castle ha dei posti riservati in prima fila insieme a Paula, seguono poi i giornalisti, i fan, la gente dell'alta società, e infine i fotografi, che restano in piedi allestendo le loro telecamere.

"Buona sera a tutti, e benvenuti all'inaugurazione di Gathering Storm, il primo libro di quello che ci auguriamo, una grandissima saga di successo del nostro scrittore Richard Castle..." a quel nome, partono gli applausi, mentre lui si alza, fa un inchino e poi si avvicina a Paula, che lascia il posto allo scrittore, il quale comincia a parlare.

"Grazie alla mia editrice non sarebbe stato possibile questo lavoro, lei ha creduto a me e mi ha dato la forza di scrivere---" improvvisamente sente un nodo alla gola e il respiro inizia a mancargli.

Non si sta sentendo male.

Le parole gli escono a tratti.

E' incantato a guardare la ragazza che si sta avvicinando quasi con timore, cercando un posto dove sedersi.

E' una dea con quel vestito lungo nero senza spalline, coi capelli tirati in su.

Le sono cresciuti di poco, ora le arrivano sopra le spalle, ma è in grado di farsi una piccola cipolla e tenere i capelli fermi con molte mollettine.

Sorride appena si siede e lo guarda. Lui ricambia, ma le pieghe del sorriso cambiano forma quando vede un altro uomo, che lei conosce, sedersi accanto a lei... è il suo accompagnatore?

Certo, è il suo partner, quel Mike Royce.

Intanto i giornalisti parlano tra loro e si chiedono cosa sia successo e perchè lui si sia bloccato nel parlare.

Martha fa dei segnacci a suo figlio, mentre Alexis fa delle smorfie.

Paula, al contrario, sta per tirare una scarpa addosso a Rick.

Lui cerca di riprendere il controllo della situazione e debolmente si schiarisce la voce. Improvvisamente quel discorso sull'improvvisazione non ha più senso.

"Ecco volevo dire che... Paula mi ha aiutato nel processo di formazione del romanzo, ma... non avrei finito nel tempo stabilito se non avessi preso a modello una musa... una sorta di ispirazione che mi aiutato a finire il romanzo..."

Meredith si interrompe dal mandare un sms, e guarda suo marito, pensando si riferisca a lei.

Ma Rick ha lo sguardo altrove, ben lontano da lei.

La donna è furba, segue quello sguardo così... perso... che raggiunge una giovane ragazza poco più in là.

La rossa sembra riconoscerla... certo, è quella poliziotta che ha sventato la rapina qualche settimana fa.

E' lei la sua musa?!

Getta il cellulare nella borsa sentendo quel buco allo stomaco, quella voragine che la sta risucchiando... ora si sente in colpa perchè sta tradendo suo marito, il quale ha scelto un'altra donna come sua ispirazione.

 

"Grazie mille per essere venuti. Speriamo comprerete il mio romanzo e che vi piacerà!" gentilmente Rick stringe la mano ad una coppia di signori anziani, sicuramente colleghi di sua madre, tutti vestiti elegantemente, che tengono una copia del suo libro in mano.

Lui si guarda intorno cercando la sua musa.

Scruta tra la folla, e finalmente la vede.

E' al bancone del buffet con un bicchiere di champagne in mano.

Sorride guardandola: è così giovane, bella e pura.

"Rick... dobbiamo parlare..." l'immagine della purezza di Kate viene sostituita da quella indiavolata della moglie.

Arrabbiata più che mai, Meredith trascina Rick fuori dalla libreria.

"C'era bisogno di portarmi fin qui per parlare?"

"Ci vai a letto??"

"Cosa? Chi?" balbetta Rick, non capendo a cosa si stia riferendo sua moglie.

"La poliziotta... ti ho visto sai, come la guardavi... è lei la tua musa! Dimmi ci vai a letto? Da quanto dura?"

Rick capisce di essere stato troppo cristallino nell'esporre i suoi sentimenti.

"Calmati, Meredith. Non c'è niente tra noi! Mi ha solo aiutato a completare il romanzo, niente di più!"

Ma Meredith sta urlando troppo forte che anche gli ultimi ospiti rimasti dentro la libreria stanno ascoltando.

"NON E' VERO, RAZZA DI BASTARDO!!" la donna spintona Rick e poi gli molla uno schiaffo.

Questa è l'ultima goccia che fa traboccare il vaso.

"Vi state lasciando?..."

La vocina minuta fa voltare i due: è Alexis che con una punta di ingenuità chiede ai suoi genitori se si stanno lasciando, dopo averli visti litigare. Meredith tenta di abbracciare la piccola, ma lei la respinge e corre via piangendo verso la nonna Martha.

"Brava, hai fatto piangere nostra figlia... bell'esempio che diamo ad Alexis!" le dice Rick con una nota di disappunto, per poi allontanarsi.

"Dove stai andando?"

Rick continua a camminare di spalle, senza mai voltarsi.

"Vado a prenotarmi un taxi. Tu se vuoi torna a casa con mia madre. Io non riesco a parlarti stasera."

 

Anche Kate ha assistito alla scena. Si scusa con Royce e corre da Rick.

Ha bisogno di chiedergli cos'è successo.

Sente di essere lei la causa se moglie e marito hanno litigato.

Ancora una volta, non vuole sentirsi una specie di amante, che si mette in mezzo in un matrimonio.

Anche se lei, un'amante, tecnicamente non lo è proprio.

Si regge il vestito per correre, poiché è troppo lungo.

"Rick! Rick aspetta!"

Lui si volta per trovarsela a un metro di distanza.

Ha i capelli che ormai le vanno da una parte e dall'altra; le mollettine non hanno retto alla corsa.

"Rick, cos'è successo? Vi ho visto e---"

"Mia moglie pensa che ci sia qualcosa tra noi."

"Ah."

Kate è visibilmente scossa, ma non se ne meraviglia.

Ha indovinato la sua ipotesi.

Si morde il labbro e azzarda a chiedergli quella fatidica domanda.

"E tu cosa pensi?"

"Che vuoi dire?"

Di solito lei non è così aperta con i propri sentimenti, ma sta trovando l'occasione di lasciarsi andare.

Al diavolo a cosa penserà la gente di lei. Di loro due.

"Pensi ci sia qualcosa tra noi?"

Glielo ha chiesto. Si è fatta avanti.

Mentalmente inizia a buttar giù un mattone. Può davvero farlo?

Rick le si avvicina e con decisione le prende il viso tra le mani, per scrutarlo bene, guardare meglio in quegli occhi e scoprire che c'è tanto dolore al suo interno. Kate è stata ferita in passato, questo lo ha capito, ma non riesce ancora a comprenderne il motivo.

Non può darle un'altra delusione. Lei ha bisogno di risposte.

Kate gli prende le mani, stringendole e sorridendogli. Deve prendere quel gesto come un "sì"?

"Io---"

"Richard! Darling, dove sei? Dobbiamo tornare a casa!"

La voce di sua madre lo fa allontanare da Kate.

"Scusami, devo andare..."

Un'altra delusione. Kate non riceverà mai delle risposte concrete riguardo i sentimenti che quell'uomo prova per lei.

Ma del resto, lei stessa non è stata del tutto sincera. Un momento prima lo odia, e un momento dopo lo ama.

Lo ama.

 

Da solo nel salone, Rick ha allestito un piccolo comodino dove può posare il suo libro e il suo computer.

Dormirà sul divano questa notte. Non ha voglia di vedere la moglie.

Si distende su quel letto alternativo che ha creato, a pancia in su, si mette le mani dietro la testa e guarda il soffitto pensieroso.

L'inaugurazione del libro è stata un successo. Un po' meno la sua vita privata.

 

 

 

 

Angoletto dell'autrice (poco sana di mente):

Meredith pensa che ci sia qualcosa tra Rick e Kate. Lui nega. Poi però quando è davanti a Kate e lei gli pone quella domanda, Rick non sa darle una risposta giusta.

Riusciranno mai a capirsi questi due tontoloni (tanto per citare 1rebeccam)?

Lo scopriremo nei prossimi capitoli! XD

D.

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Capitolo 9
*** Il muro. ***


Il muro

Il muro

 

 

 

Lui continua a girare il cucchiaio dentro la tazzina del caffè da ormai un quarto d'ora.

Un rumore sordo di un giornale di carta sulla sua testa, lo riportano alla realtà.

Alza lo sguardo.

"Madre! Mi hai fatto male! Ahio!" si tocca la testa a scoppio ritardato.

Martha scuote la testa.

Suo figlio sembra su un altro pianeta ultimamente.

Si avvicina pian piano e lo guarda con aria sospettosa mentre lui si decide a sorseggiare il suo caffè, ormai bello che freddo.

"Allora... quando mi farai conoscere la tua musa?"

Lo scrittore sputa il caffè addosso a sua madre, la quale, avendo intuito, chiude gli occhi per evitare che il liquido nero le vada anche negli occhi.

Mamma e figlio si guardano a vicenda. Lui si stringe le spalle tentando un sorriso riparatore, lei è sempre più sospettosa e controvoglia si guarda la sua camicia rosa appena lavata, con una grossa macchia al centro.

Sì, decisamente Rick Castle ha la testa sulle nuvole negli ultimi giorni. Si schiarisce la voce, tornando serio.

"Non credo che a lei piace quel nomignolo... e poi non ci parliamo più!"

"E perchè mai? Avete 12 anni che non vi parlate più? Se è solo una delle tante ragazze con cui ti frequenti per lavoro, non vedo dove sia il problema..."

"Lei non è una delle tante! Lei..." si blocca appena si accorge che si è tradito da solo.

Martha Rodgers è una brava attrice sopratutto quando si tratta di indagare nella psiche del figlio. Sospira prendendogli la mano.

"Richard, anni fa non capii la tua scelta di sposare Meredith. Eravate così diversi caratterialmente, entrambi molto giovani anche... e poi tu eri un ragazzo genuino, al contrario di lei che mi è subito sembrata una ragazza che si dava da fare..." la donna rotea gli occhi.

"Mamma!" Rick la rimprovera capendo la sua allusione.

"E infatti ho sempre sperato che un giorno avresti capito che non era lei quella giusta per te. Poi incontri questa ragazza poliziotto. La segui fino in centrale per prendere spunto su di lei per un tuo romanzo! E la sera dell'inaugurazione, ti ho visto che ti sei bloccato quando parlavi di lei! Sai come si chiama questo? E non venirmi a dire che non te ne sei reso conto, perchè sono tua madre, e certe cose le capisco!"

Lo scrittore abbassa la testa. Sua madre ha ragione. Deve smetterla di mentire a sé stesso e agli altri. Deve uscire fuori la verità.

Ma perchè quando era con lei, invece, non è riuscito a spiccicare una parola? Forse era troppo accecato dalla sua bellezza e semplicità?

Il primo passo deve farlo lui, l'ha capito. Lei si è già esposta troppo chiedendogli cosa pensasse di loro due. Per lei era già troppo. Sospira e deglutisce a fatica.

"Non si tratta più dei libri, madre. Non si tratta più del fatto che lei è la mia musa e io mi diverto a stuzzicarla."

La signora Rodgers sorride.

"A volte sai essere molto intelligente, figlio mio! Era ora che lo ammettevi!" di nuovo gli dà un colpo in testa con lo stesso giornale di prima.

E di nuovo, Rick si lamenta per il dolore.

Guarda quella tazzina di caffè e come per magia, si strofina gli occhi, incredulo di ciò che ha appena visto. Può giurare di aver appena visto il viso di Kate Beckett tra quel liquido ormai freddo.

E' amore quello che prova. E lo sa anche lui.

 

Lei è immersa nei suoi pensieri, cercando di raccapezzare qualcosa su quel caso che ha di fronte. Il capitano le sta dando una grande opportunità, la sta mettendo alla prova per capire se ha la stoffa per diventare una detective.

Ma lei sembra avere altro per la testa.

Ha messo da parte lo scrittore, nascosto in un angolo del suo cuore, ma non l'ha dimenticato. L'immagine delle sue mani calde sul suo bel viso, è ancora là... fissa, attaccata ad una parete del suo cuore con un chiodo.

Quello a cui sta pensando è sua madre.

Quel caso che ha sotto mano è troppo simile al caso di omicidio della sua adorata mamma.

Una donna è stata trovata morta in un vicolo vicino ad una discoteca. Dall'aspetto era un'avvocatessa, forse seguiva una causa legale che metteva uno spacciatore contro il suo aguzzino. Sarà stata una donna potente e caparbia, pensa.

Proprio come mia madre.

Ma la giustizia ha sempre un suo prezzo, come pure la verità. Si sarà avvicinata troppo al mondo della malavita e quindi ha pagato il suo prezzo con la vita.

Kate scuote la testa, batte i documenti sul tavolo, causando l'irritazione degli altri agenti di polizia che la guardano storto perchè sta facendo casino. Lei in realtà vorrebbe solo piangere.

Un altro caso che finirà per essere archiviato, perchè una donna si è messa in mezzo a qualcosa più grande di lei e non doveva farlo.

Proprio come mia madre.

Quel caffè stamattina non le dà la giusta carica.

Decide di prendere la sua giacca e uscire per prendere una boccata d'aria fresca e magari tornare a casa.

Sente lo squillo del suo cellulare: è Rick che la sta chiamando. Ma lei ignora la chiamata.

Dopo un po', un altro squillo: stavolta è Royce. Ma lei ignora anche questa chiamata e spegne il cellulare mentre si allontana dal suo distretto.

 

"Ehi, Royce... giusto?" Rick si sporge per assicurarsi che sia davvero lui l'uomo che cerca, poi dopo aver ottenuto la conferma, prende una sedia e si siede.

Fa del distretto come la sua seconda casa.

Rick Castle è fatto così: sempre alla mano.

"Hai visto Kate per caso?" ha quasi paura a porre quella domanda, sopratutto perchè Royce lo guarda torvo, inizia a giocherellare con la sua pistola e di tanto in tanto la pulisce.

Lo scrittore deglutisce. Ecco una cosa che spaventa Castle: le armi.

"Senti Rick, tu sei una brava persona... anche se sei sposato e continui a ronzare intorno a Kate... però lei quando sta con te è felice, e la cosa è ricambiata. Tuttavia Kate, a quanto so, non vuole parlare né con me e né con te."

Rick fa per dire qualcosa, ma preferisce tacere. Guarda piuttosto quella pistola tenuta salda da Royce, il quale, sembra divertirsi a mettergli paura.

"Sta' tranquillo, è carica sì... ma c'è la sicura." dice ridendo e Rick respira di nuovo e gli sembra di aver perso qualche chilo, dopo aver visto il pericolo scampato. "Kate sta indagando su un caso molto duro che la sta mettendo sotto stress..."

"Lei sotto stress? Mi sembra una ragazza testarda, niente può abbatterla!"

"Invece c'è qualcosa che la turba... e questo caso lo sta prendendo molto sul personale."

Rick scuote la testa "Continuo a non capire."

Allora Royce posa la pistola, si guarda intorno e poi fa segno a Rick di seguirlo.

I due vanno nell'ufficio dei casi archiviati, e Royce gli apre un documento con su scritto "Johanna Beckett."

Rick inizia a mettere in moto il cervello e crearsi una possibile spiegazione. Per uno scrittore come lui è facile inventarsi una storia sul momento, e l'unica cosa che le sembra logica è che quella donna uccisa in quella fotografia è la madre di Kate.

Rick e Royce si scambiano uno sguardo d'intesa: sì, è proprio come pensa lo scrittore.

Solo che questa non è una sua storia, è la dura realtà.

Silenziosi e quatti quatti, tornano nelle loro postazioni.

"Non dovrei parlartene perchè è un caso archiviato, ma... visto che entrambi teniamo a Beckett, forse dovresti saperlo anche tu. Sua madre è stata uccisa due anni fa. Caso irrisolto per quanto ne sappiamo. La verità? Si era immischiata in affari che non le riguardavano. Ma stava solo facendo il suo dovere. Da allora, Kate si è iscritta all'arma, lasciando i suoi studi."

Rick ricorda il giorno in cui la trovò all'università quando doveva fare il seminario. Sembrava così felice, eppure sapeva che c'era una vena di malinconia nel suo sguardo.

"Vuole diventare una detective, sai? E col suo carattere, credo ci riuscirà un giorno. Così spera di risolvere l'omicidio di sua madre."

"Lei non vuole riaprire il caso? Non ci ha mai pensato?"

"No, Castle. Non vuole saperne nulla e non ne parla quasi mai. E' come se..."

"...come se avesse un muro che la separa dal mondo esterno..." conclude Rick e improvvisamente realizza tutto.

Il carattere scontroso di Kate.. quel velo di malinconia e solitudine... come se sentisse il peso del mondo sulle sue spalle... ma Kate è solo una ragazza, come può già avere la vita segnata in questo modo?

E' pur vero che quando si perde un genitore in giovane età, la vita dei figli cambia.

Alexis.

Rick si morde il labbro. Pensa al giorno in cui dovrà dire a sua moglie che la lascerà per un'altra donna. Questo vorrà dire perdere sua figlia? E se ciò accadesse, cosa ne sarebbe della sua piccola testolina buffa color arancione?

Di nuovo quel dilemma che lo assale.

La famiglia o l'amore?

"Grazie, Royce. Sei stato molto gentile." prende la sua giacca e si dirige verso l'uscita.

"Dove stai andando, Castle?" gli grida contro.

Lo scrittore si volta con un sorriso sulle labbra.

"Vado da Kate."

Prima che metta il piede fuori all'edificio, si sente preso per il braccio. Royce lo guarda torvo e serio. Poi, incredibilmente, gli porge un foglio bianco con delle scritte.

"Ti servirà un indirizzo. Come pensi di andare sennò a trovarla?"

 

Rick prende un taxi e va all'indirizzo scritto sul foglio. Per un attimo ha il dubbio che Royce gli abbia giocato qualche scherzo dandogli l'indirizzo sbagliato... ma si ricrede subito. Arriva nel palazzo prestabilito. Percorre qualche rampa di scale e finalmente arriva: il numero dell'appartamento è quello giusto. Deve bussare oppure no? Suonare il campanello?

Nervoso sul da farsi, alla fine si prepara per bussare ma la porta viene aperta da Kate in persona.

La ragazza è vestita comoda: canotta nera, pantaloni neri a strisce bianche di una tuta.

"Rick! Che diavolo ci fai tu qui?!" gli grida contro, visibilmente scossa.

"Dobbiamo parlare!"

Neanche il tempo di replicare che Rick la spinge dentro l'appartamento e poi chiude la porta dietro di sé.

Kate sta per esplodere, è su tutte le furie.

"Chi ti ha detto dove abito? Oh sicuramente Royce, non è vero? Sei andato al distretto??"

"Stai facendo troppe domande e ti stai rispondendo da sola. Posso parlare io?"

Kate spalanca la bocca, incredula.

"Ma certo, fai pure. Fa' come se fossi a casa tua."

Lo scrittore si accomoda e mentre cerca le parole giuste, dà un'occhiata all'appartamento di Kate: è ancora in subbuglio, sicuramente abita da poco tempo da sola e non sa ancora come gestire una casa. Scartoffie dei casi gettati tra il divano e il pavimento, la cucina ancora con le pentole e i piatti sporchi, letto ancora da rifare...

Kate batte i piedi a terra in attesa di una risposta. Poi alza il sopracciglio, incrociando le braccia davanti a lui.

"Sono stato in centrale da Royce... e mi ha detto tutto... del tuo caso... di tua madre... di questo muro... che ti sei costruita davanti a me... e agli altri... ma il muro non resterà lì per sempre, Kate..." si alza nel tentativo di un approccio... un abbraccio, ma lei lo respinge violentemente.

"Come osi ficcare il naso in affari personali che non ti riguardano? Ti serve per un altro tuo libro? Io ho chiuso con te!"

Per la rabbia, gli scaraventa addosso un vaso, che però Rick sfiora, e quindi finisce a terra rompendosi.

Kate vorrebbe urlare, sbattere i piedi a terra come faceva da bambina, quando voleva qualcosa, o quando qualcosa non le andava bene... ma le parole non gli escono. Solo sta per scoppiare dal piangere.

"Che cosa vuoi allora, Castle?"

Lei le si avvicina, stavolta è deciso. Di nuovo le mette le mani sul viso, come la sera dell'inaugurazione. Non ci sarà nessuno a interromperli.

"Voglio solo fare questo..."

E poi un lento bacio prima sulle labbra, per assaporare quello che sembra odore di ciliege... poi assaporare anche di più intensamente quel profumo... azzardando con la lingua per raggiungere la sua... e lei sembra starci a quella danza.

Chiude gli occhi anche lei, mettendo le sue mani su quelle dell'uomo, ma poi si ritira bruscamente, spingendolo avanti. Ha paura.

"Che stiamo facendo, Castle?"

"Ti sto solo dimostrando che tu per me non sei solo una musa... e non sei affatto un'amante. Io... credo di essermi innamorato di te."

Kate lo guarda e le lacrime si mescolano con dei sorrisi. E' incredula.

Qualcuno la ama!

"E se anche tu provi qualcosa per me, allora perché non mi cacci di casa..."

"Castle, io... non so cosa provo per te... ma so quello che sento adesso. Non voglio questo tipo di rapporto. Non mi fido ancora del tutto di te."

Di nuovo quel muro la sta proteggendo, separandola da quello scrittore. Quell'uomo così sincero che le sta offrendo il suo cuore in mano.

"A meno che..."

"Cosa?"

C'è sempre un prezzo da pagare per ogni cosa. E Kate lo sa fin troppo bene. Si morde la lingua, mentre lui è impaziente, attende una risposta.

"A meno che tu non lasci tua moglie."

 

 

 

Angoletto dell'autrice (poco sana di mente):

Avevo immaginato il capitolo in un altro modo, ma come al solito, mi prende l'ispirazione, immagino la scena e poi quando dopo 2 ore la metto su carta, mi esce tutt'altra cosa -.-'

Insoddisfazioni da scrittrice, uffa XD

Comunque Royce è il grande shipper di questa storia, sappiatelo u.u

E pure Martha, amore di mamma, ha capito i sentimenti del figlio per Kate!

Kate, dal canto suo, ha questo muro ancora che la separa da Rick... ma io credo che pian piano lo stia buttando giù, siete d'accordo?

D.

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Capitolo 10
*** Tradimento. ***


Il muro

Tradimento

 

 

 

Rick si sente messo con le spalle al muro.

Quell'ultima frase che Kate le ha detto prima di lasciarla sola nel suo appartamento, suona come un ultimatum per lui.

Cosa farà? Anche per la strada del ritorno verso casa sua, il suo nido per pensare, continua a rifletterci.

Il taxista deve ripetergli tre volte il conto della corsa, e solo dopo lui si scuote e tira fuori un centone dal suo portafogli.

"Tenga il resto." gli dice, e l'uomo al volante ha gli occhi che gli brillano alla vista del denaro.

Sale silenziosamente le scale, fino ad arrivare al suo loft... si blocca vedendo la porta appannata.

Corruga la fronte, ricordando di averla chiusa la porta prima di andar via... quindi perchè è aperta?

Con la mente cerca di pensare, poi guarda l'orologio: Alexis e sua madre non possono esserci a quell'ora perchè sua figlia è ancora a scuola, mentre Martha è ad allestire uno spettacolo teatrale.

Le uniche opzioni possibili sono due: o c'è Meredith, oppure sono entrati dei ladri.

Ma a quell'ora del mattino, avere ladri in casa suona davvero strano.

Decide di entrare quando sente dei gridolini provenire dall'interno. Azzarda a chiamare sua moglie.

"Meredith! Sono Rick!"

Aguzza la vista e l'orecchio, cercando di capire da dove provengano quelle voci: Meredith non è da sola in casa, di questo ne è certo.

"Arrivo, tesoro! Un attimo!"

Rick fa dei passi verso la camera da letto, ma non fa in tempo ad aprire, perchè lo anticipa Meredith da dentro. Ha la vestaglia addosso e i capelli arruffati.

"Eccomi, quanta fretta!"

Lo scrittore nota che ha un nuovo profumo addosso e inoltre è appoggiata alla porta con tutto il suo peso.

"Chi c'è là dentro con te?" dice guardandola sospettoso.

La donna è agitata, si vede che tamburella col piede a terra.

"Chi vuoi che ci sia, Richard! Stavo... ascoltando della musica!"

"Te lo ripeto, Meredith: chi c'è là dentro con te?" stavolta il suo tono di voce è alto e austero.

Con violenza, sposta la moglie spalancando la porta, e la persona che vede davanti a sé è una sua vecchia conoscenza.

"Carter Burton... il miglior avvocato di New York, nonché il nostro! Che piacevole sorpresa nel letto con mia moglie!" il suo sarcasmo è evidente quando si avvicina con passo deciso verso l'uomo, che si sta rivestendo indossando pantaloni e camicia.

"Richard, posso spiegarti tutto!"

Mentre Rick si fa avanti, lui cerca disperato di arretrare, fino a salire sul letto in piedi.

"Certo, come no... fatti abbracciare Carter!" lo scrittore gli si scaraventa addosso, buttandolo sul letto e inizia a dargli dei pugni.

Anche l'avvocato reagisce e gli dà un calcio secco allo stinco, immobilizzando Rick.

Meredith tenta l'irreparabile ponendosi tra i due e urlando per farli smettere.

"Carter, forse è meglio che vai via..."

"Sì, vattene Carter, lasciami solo con mia moglie..."

L'avvocato guarda i due coniugi e capisce che non tira aria buona. Con un segno debole della mano, raccoglie le sue ultime cose, tra cui la 24ore, e scappa letteralmente da casa Castle.

Meredith guarda Rick con tanto di sfida.

"Non ho nulla di cui farmi perdonare, Rick. Così siamo pari, che ne dici? Ora puoi andare dalla tua poliziotta!"

Lo scrittore butta a terra una sedia.

"Ancora con questa storia?! Beh se proprio vuoi saperlo... sì, io la amo. Amo Kate Beckett! Ma la colpa è solo la tua!"

"Ah quindi sarei io quella che ti ha istigato a correre tra le braccia di un'altra??" lei grida e sbatte a terra un vecchio vaso, facendo cadere acqua e fiori a terra.

"Non è successo nulla tra me e lei e lo sai perchè?? Perchè sono un uomo onesto, fedele, e ho pensato alla nostra famiglia prima di tutto!! Cosa a cui tu non hai minimamente pensato!"

"Oh quindi ti sei trattenuto dal non saltarle addosso?? Ma che bravo marito che mi ritrovo!!"

"E io che brava moglie!! Da quanto tempo va avanti questa storia??!"

"Da tre mesi!!"

Moglie e marito urlano e nel mentre, gettano un poco alla volta, qualche oggetto della camera a terra.

Poco alla volta, la camera da letto si è trasformata in un cimitero di oggetti distrutti.

"E adesso dove te ne vai?? Vai da lei?? Ma non mi dire!!"

Meredith raggiunge il marito che è ad un passo dall'uscire di casa.

"Sì vado da lei! Dall'unica donna che so che non mi tradirà mai e che mi capisce meglio di chiunque altro! E tu non cercare giustificazioni al tuo comportamento con Carter... è finita, Meredith!" sbatte la porta d'ingresso e Meredith gli lancia contro un altro vaso, che finisce a terra, coi cocci vicino la porta.

 

Lui ha ragione ad essere arrabbiato. Si sentiva in colpa per essersi preso quella bella cotta per Kate pur sapendo che avrebbe messo in pericolo la sua famiglia, quando invece, ignaro, sua moglie lo stava già tradendo da ben tre mesi!

Rick è infuriato, ma almeno ha ben chiaro il quadro della situazione: deve andare da Kate a dargli quella risposta che tanto desidera.

Sente il suo stomaco fargli rumore: forse è la fame, o forse sono solo le farfalle a scombussolargli tutto.

E' una mattinata intensa e Rick sta per giungere alla conclusione che tanto aspettava.

Corre di nuovo dalla sua musa, stavolta più deciso che mai, bussa alla sua porta, impaziente, stringendo e rilassando i pugni, guardandosi attorno.

"C'hai messo poco per pensarci!" Kate gli apre la porta, vestita come un'ora fa, con la differenza che la cucina adesso è piena di pentole sul fuoco. Sta preparando il pranzo.

Rick la guarda ipnotizzato.

"So la risposta esattamente adesso." le prende il viso tra le mani e la bacia intensamente, portandosi dentro l'appartamento, mentre la ragazza si occupa di chiudere la porta.

Lei è la prima a staccarsi e lo guarda, mettendogli anche lei le mani in volto.

"Sei spaventato. Cos'è successo?" gli chiede dolcemente fissandolo negli occhi.

E' come se vuole accertarsi che tutto stia andando bene prima di compiere quel passo importante che entrambi vogliono fare.

"Mia moglie mi tradita a mia insaputa. Da tre mesi aveva una relazione col mio avvocato. Sono stato uno stupido a non accorgermene. E a non accorgermi di ciò che avevo davanti..." con quelle parole vuole fare enfasi, facendole capire di aver sbagliato tutto fin dall'inizio. "Ti amo, Kate."

Bastano quelle parole per darle il sorriso, per convincerla che non è mai troppo tardi.

Si morde il labbro di nuovo, inumidendosi le labbra prima di portarsi di nuovo il volto dello scrittore vicino al suo.

E poi restano per qualche secondo così, a strusciarsi i nasi e sorridersi, ancora in un altro mondo... ancora senza realizzare quello che è appena successo.

Bip bip

Entrambi sentono vibrare una tasca. Kate guarda il taschino di Rick.

"Credo sia il tuo cellulare..."

Lo scrittore si scusa e guarda lo schermo: sua madre lo sta chiamando.

"Scusami, a quanto pare mia madre trova sempre una buona scusa per interrompere nei momenti meno opportuni!"

Lei gli sorride semplicemente e gli fa segno di rispondere.

"Madre, che succede?"

"Richard! Richard!" la voce di Martha è tremolante, "Oddio tesoro... sono andata a prendere Alexis a scuola, ma... non l'ho trovata all'uscita! Le sue maestre anche sono disperate... non la vedono! Richard credo le sia successo qualcosa di...!" non vuole neanche pensare al peggio.

Rick è impassibile ed è sbiancato.

Preoccupata, Kate si avvicina al cellulare posato sul suo orecchio per sentire la conversazione.

"No madre, non pensarlo neanche! Ora vengo sul posto e la cerchiamo insieme! Contatta la polizia, io chiamo Meredith!"

Chiude nervosamente il telefono e se lo rimette nel taschino.

Kate lo guarda confusa.

"Cos'è successo? Ho sentito che parlavate di tua figlia..."

"E' scomparsa all'uscita della scuola, Kate! Puoi aiutarci nelle ricerche?"

"Ma certo! Vedo cosa posso fare... passa al distretto più tardi... e, ehi.." gli dà un bacio delicato sulla guancia prima di lasciarlo andare, "Chiamami, tienimi aggiornata, va bene?"

Rick le fa un cenno della testa, poi si reca davanti la scuola di sua figlia. Nel farlo, per strada, contatta Meredith.

E' ancora arrabbiata con lei, ma la vita di loro figlia viene al primo posto.

"Meredith, non c'è tempo per urlarmi contro... ascolta... mia madre ha chiamato... Alexis è scomparsa dall'uscita di scuola... non si trova! Vieni con me da mia madre, inizieremo lì le ricerche insieme alla polizia! A dopo!"

Non le dà neanche il tempo di rispondere che Rick riattacca il telefono in faccia.

La rossa decide di lasciar stare tutto ciò che sta facendo, per trovare sua figlia.

Lascia quella valigia quasi mezza piena sopra il letto matrimoniale e le dà un'ultima occhiata: sistemerà più tardi i suoi abiti lì dentro.

 

 

 

 

 

Angoletto dell'autrice (poco sana di mente):

Finalmente Rick ha scoperto il tradimento di quella donna p......ia di Meredith! XD

Lui ovviamente si era trattenuto con Kate, è stato onesto e fedele... al contrario della moglie!

Poteva liberarsene, invece ora c'è un altro problema: Alexis è sparita!

Dove sarà finita?

Boh, io non lo so di certo! XD

D.

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Capitolo 11
*** Alexis. ***


Il muro

Alexis

 

 

 

 

La città di New York è in fermento quel giorno: sembra ci sia una maratona in programma.

Per le strade, invece, c'è gran confusione, in particolare davanti un edificio pubblico.

Una scuola.

Lo scrittore scende dal suo taxi e sul posto trova già sua madre, sua moglie e alcune insegnati che parlano tra loro.

Sono tutti preoccupati per Alexis, la piccola di casa Castle.

Richard sa che sua figlia è un po' diversa dalle altre: ha sette anni, non gioca molto con i suoi coetanei, e leggi i gialli di suo padre, libri impegnativi per una bambina della sua età.

Ma questo non la rende diversa del tutto: lei è speciale, come suo padre spesso le ricorda. Lui lo fa per dirle che non deve mai abbattersi, ma portare avanti i suoi credi. Di questo lui non ha dubbi però: Alexis crede fermamente in ciò che fa e un giorno la renderà fiera. La piccola ha solo bisogno di una piccola spinta.

L'uomo stringe la foto di sua figlia tra le mani, mentre Martha si stringe al figlio, tenendo un fazzoletto stretto e ogni tanto si asciuga gli occhi.

La prima volante di polizia è arrivata. Vi scende un uomo con indosso un impermeabile, mostra il suo distintivo a Rick. E' un detective.

L'uomo si appresta a chiedere informazioni personali alla famiglia Castle, circa la sua altezza, il suo aspetto e poi Rick gli fa vedere una foto.

E' preoccupato, non capisce il motivo dell'allontanamento di Alexis in quel modo... poi però quando il detective gli domanda se sua figlia abbia avuto qualche discussione con una delle sue compagne, a Castle vengono in mente alcune conversazioni con sua figlia.

"Mi parlava spesso che le sue compagne la definivano un po' strana... sa, lei preferisce leggere i miei romanzi gialli invece che libricini per bambini!" dice con orgoglio, un po' per nascondere la preoccupazione.

E infatti Martha se ne rende conto, quindi passa avanti in rassegna al figlio.

"Detective, mio figlio è abbastanza scosso e lo siamo tutti..." dà un'occhiata a Meredith, "anche mia nuora qui presente... la prego, se possiamo aiutare in qualche modo..."

"Avete già fatto abbastanza signora. Se ci sono aggiornamenti, vi farò sapere." risponde il detective, poi fa segno alla sua squadra di partire con le ricerche.

 

La ragazza corre per il distretto alla ricerca di Mike Royce. Si è già messa cappellino e giubbotto, è pronta ad uscire.

Quando finalmente scorge il suo partner tra la macchina del caffè, gli sorride come non mai, e tenta di portarlo fuori stringendogli il braccio.

"Royce, Royce! E' scomparsa la figlia di Castle! Dobbiamo aiutarlo a trovarla! Andiamo, andiamo!"

L'uomo toglie la presa della ragazza, grattandosi la testa.

"Calma, Beckett, respira. Ho sentito alla televisione, qualche giornalista o il solito paparazzo, ha subito mandato in onda la notizia."

La guarda attentamente: non ha mai visto sorridere così Kate Beckett. Qualcosa deve esserle successo. Qualcosa di bello. E' cambiata col solo sguardo!

Gli dispiace darle una brutta notizia, ma è il suo lavoro anche quello.

"Tuttavia non possiamo occuparci del caso perchè la scuola dove la piccola è scomparsa si trova fuori dalla nostra giurisdizione e del caso se ne sta già occupando un altro distretto."

L'entusiasmo di Kate cade a terra, come pure il suo giubbotto.

"Come? Ma io ho promesso a Rick che l'avrei aiutato..." dice a mezz'aria.

Questa affermazione non sfugge però all'orecchio di Royce, il quale sbuffando, butta il giornale che stava leggendo per incrociare le braccia e guardarla.

"Capisco qual è il problema qui. Beckett, sei una brava agente, e un giorno diventerai una grande detective... se impari a dividere il personale dalla sfera privata."

"Royce, non si tratta solo di Rick. Una bambina è scomparsa, e c'è bisogno del nostro aiuto!"

"Ti ho già detto che se ne sta occupando l'altro distretto. Caso chiuso."

L'uomo torna dal suo giornale, non curandosi che Kate è ancora davanti a lui, pugni chiusi, trattenendosi dall'esplodere.

Ma la miccia è già stata accesa, e ormai non c'è modo di fermarla.

"Ho capito, Royce. Farò di testa mia."

Prende il suo cellulare e compone qualche numero nervosamente. Royce si alza di scatto, le prende i polsi, togliendole il cellulare di mano.

La ragazza è visibilmente scossa, capendo il gesto, e ritraendosi forse perchè è stata troppo impulsiva.

La scena non passa inosservata per tutto il distretto. Gli uomini e le donne guardano quella scena che raramente accade tra loro due, partner sul lavoro, sempre seri e uniti.

Con lo sguardo abbassato, a Royce sembra di star davanti ad una ragazzina che ha appena combinato una gran cazzata e si sta nascondendo.

La ragazzina davanti a sé è probabilmente solo innamorata. Lui l'ha capito e già da tempo, ma come può fare il cattivo con lei quando Kate lo guarda con gli occhi da cucciola indifesa?

Soffia guardandosi in alto, poi le ridà il cellulare.

"Prima o poi dovrai fare una scelta, Kate. O il tuo lavoro, o il tuo scrittore." detto ciò guarda in cagnesco gli altri agenti, i quali tornano subito a far ciò che stavano facendo indisturbati. Qualcuno si schiarisce la voce.

Kate torna a comporre il numero e dall'altro capo del telefono c'è una voce tranquilla di un uomo.

"Agente Rooney, ho bisogno del tuo aiuto. Chiama anche l'agente Philips. Dobbiamo cercare la figlia di Castle... non m'interessa che non è una nostra priorità, questi sono gli ordini."

Royce la guarda mentre con tono austero dà degli ipotetici ordini a due suoi uomini. Probabilmente ha già intuito quale sarà la scelta della futura detective.

 

I giornalisti tempestano di domande la famiglia Castle, chiedendo ancora per quale motivo la loro figlia potrebbe essere scomparsa.

Richard scocciato li manda via, rispondendo male per l'ennesima volta.

Martha gli mette quella mano sulla spalla per rilassarlo, pur capendo che ha i nervi tesi, e in situazioni del genere, stare calmi non serve a nulla.

Finché poi alla domanda se c'è qualche problema in famiglia, se è vero che lui sta tradendo sua moglie, Rick risponde dando un pugno al giornalista impertinente, il quale cade all'indietro, reggendosi il naso a terra, scopre di avercelo rotto.

Guarda il sangue che gli cola, mentre i reporter non si sono lasciati scappare lo scoop.

"Questo è proprio quello che ci vuole. Sicuro aumenterà le vendite del tuo romanzo.." gli sussurra Meredith incalzante.

Rick guarda prima lei in cagnesco per farla star zitta, poi volge il suo sguardo sul giornalista, ancora a terra.

"Ti denuncerò, signor Castle! Che tu sia famoso oppure no!" gli dice e finalmente trova la forza di alzarsi, continuando a puntargli il dito contro.

Rick è pronto per rispondere dandogli un altro bel servito, ma Martha e poi Meredith lo fermano per le spalle.

"Richard, basta così." gli dice sua madre, mantenendo la calma, come una brava attrice sa fare quando riceve una brutta recensione da un critico teatrale.

Per la gran confusione, lo scrittore non si è resto conto che il suo cellulare, confinato in una delle tasche del suo vestiario, ha continuato a squillare insistentemente. Sul display c'è il nome di Kate Beckett.

 

"Dannazione, Rick. Perchè non rispondi?" sussurra la giovane, seduta al fianco del volante.

"Agente Beckett, abbiamo ricevuto una segnalazione dallo zoo di New York." l'agente Rooney, seduto dietro, le mostra una registrazione sul numero della polizia, poi le fa leggere il suo resoconto. "La descrizione della bambina corrisponde secondo te?"

Beckett spalanca gli occhi. La ragazzina descritta è minuta, capelli rossicci lunghi, con un cerchietto in fronte.

"Dove è stata avvistata? Agente Philips, dirigiti allo zoo!"

"Due turisti inglesi hanno visto la bambina vicino alla gabbia dei leoni. Era rannicchiata ad osservare una coppia di felini."

Kate sorride. La figlia del suo Rick è salva.

"Perfetto."

Stiamo venendo a prenderti, piccola.

Riprende il suo cellulare per chiamare Rick, e stavolta lui è in grado di rispondere.

"L'abbiamo trovata. E' allo zoo di New York---"

"Lo so, sto andando con la squadra del detective Rosberg che guida l'indagine. Grazie lo stesso... ti chiamo dopo."

La voce dell'uomo che taglia corto alla conversazione le fanno cadere il morale a terra.

Idealmente, anche il suo cellulare le cade di mano, finendo sotto il sedile.

"Beckett, stai bene?" le chiede l'agente al volante.

Lei continua a fissare la strada.

"Torniamo indietro, Rooney. Hanno trovata la ragazzina prima di noi."

Senza chiedere il motivo, il ragazzo fa un'inversione ad U assicurandosi che non ci sia nessuno nell'altra corsia, e poi di corsa al distretto.

Kate è contenta che Rick ha ritrovato sua figlia, ma avrebbe voluto essere lei a compiere quel ritrovamento.

Sarebbe valso molto per la sua carriera, e forse non avrebbe ricevuto neanche quella sgridata che Mike Royce le sta facendo in privato, dandole della sconsiderata.

E' ancora giovane Kate Beckett.

Ma la sua volontà di far carriera è evidente. Sfortuna il destino ha voluto che Cupido ci mettesse lo zampino facendola agire impulsivamente.

 

Rick abbraccia la sua bambina, la quale continua a ripetere quanto siano belli i felini che abbia visto.

Martha si preoccupa che non abbia mangiato, quindi appena tornati a casa le prepara dei toast.

"Perchè sei scappata, tesoro?" le chiede Rick, scaldandola con delle coperte.

"Quei leoni si comportavano come una vera famiglia. Perchè non possiamo essere anche noi così?"

Alexis lo guarda con quegli occhi limpidi e innocenti, ma Rick e Martha si guardano a vicenda realizzando il motivo della sua scappatoia. Tuttavia, non riuscendo a dare una risposta semplice alla piccola.

Semplicemente lui la stringe forte a sé, capendo per paura che scomparisse di nuovo, e le bacia la fronte.

"Non farmi più prendere questi colpi, capito?" le sussurra commosso.

Meredith, dopo aver baciato la sua bambina, torna in camera da letto a finire ciò che aveva iniziato: fare la sua valigia.

Lo scrittore la raggiunge e la guarda sistemare tutto e pronta per andare via.

Restano a fissarsi per un po'.

"Te ne vai?"
"E' meglio, Richard." gli si avvicina e gli dà un bacio lungo sulla guancia "Addio."

 

Rimasta sola nel suo piccolo appartamento, Kate si rilassa con un bagno caldo, quando il suo cellulare squilla.

Proprio ora doveva squillare, pensa.

Cerca di raggiungere il cellulare che è dall'altra parte della vasca e vede il segno di un messaggio.

Sorride.

"Scusa se non ti ho più richiamato.
Ero ancora troppo scosso.
Ci saranno altre occasioni meno burrascose per poterla conoscere ;)
Ora mia figlia è a casa sana e salva.
Mia moglie se n'è andata di casa.
Sto bene, non preoccuparti.
PS: ti amo."

Si porta le mani sulle labbra e rotea gli occhi arrossendo.

Poi torna a godersi il suo bagno rilassante.

 

 

 

 

Angoletto dell'autrice (poco sana di mente):

Con questo capitolo e l'uscita di Meredith di scena (per ora), si conclude la prima parte della storia...

Ora si entrerà nella fase importante per i nostri due tontoloni *-*

Kate è testarda, ama Rick (anche se lei ancora non glielo ha detto, un po' come la Kate del telefilm XD), e sta mettendo nei guai il suo lavoro al distretto.

Anche Royce se ne è accorto... e a quanto pare anche Kate sarà messa di fronte ad una scelta: Castle o il distintivo?

Alla prossima e grazie ancora per seguire la mia storia :)

D.

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Capitolo 12
*** Dolce amaro. ***


Scelte

Dolce amaro.

 

 

 

 

"Buongiorno, Royce!"

Kate gli passa accanto sorseggiando il suo solito caffè, ma dall'altra parte non riceve risposta.

L'uomo alza per un attimo lo sguardo su di lei, poi ritorna a leggere il "Times".

Allora la ragazza si schiarisce la voce e ci riprova una seconda volta.

Forse è sordo stamattina, pensa.

"BUONGIORNO ROYCE!!" l'urlo di tromba di Kate sveglia tutti al distretto, anche quei tre-quattro poliziotti che si erano addormentati sulla scrivania, dopo aver passato la nottata ad analizzare un caso.

Quei quattro la guardano storta e lei fa col labiale "Ops scusate!"

Royce continua a fare lo scontroso e a non degnare nessuno sguardo alla ragazza, finché tocca a lei andargli incontro, strappandogli il giornale di mano. L'uomo è infastidito e incrocia le braccia imbronciato.

"Allora, che problemi hai con me?" gli dice in tono serissimo.

Lui continua a fissarla a mo' di sfida.

"Che problemi ho? Io nessuno. Il problema qui è un altro e si chiama Richard Castle!"

Si accorge di aver urlato un po' troppo perchè tutti si sono messi a guardarli. Kate è imbarazzata e spalanca la bocca senza dire nulla.

"Nel mio ufficio. Ora."

 

Royce si siede lentamente e la guarda dall'alto in basso, poi le indica di sedersi davanti a lui.

Kate però è indecisa. Prima si siede, le sudano le mani e lascia le impronte bagnate sulla sedia. Poi decide che è meglio se sta in piedi, si morde il labbro, e infine torna a sedersi.

L'uomo di fronte a lei si schiarisce la voce, cercando di trovare le parole per non essere troppo duro.

"Mi aspettavo molto da te, Beckett. Sei la più giovane della squadra e pensavo stessi andando dritta al tuo obbiettivo di diventare una detective, invece... corri dietro ad uno scrittore."

Kate abbassa la test, grattandosela; si sente in colpa.

"Royce, è diversa la questione."

"Diversa da cosa? Pensavo che volessi risolvere l'omicidio di tua madre, non perdere tempo a inseguire fama e gloria e per di più con un uomo sposato!"

"Non tirare in ballo mia madre... e poi... sua moglie l'ha lasciato!" 

Kate spezza la discussione con quell'affermazione che lascia Royce sorpreso.

La guarda e non ha mai visto degli occhi così pieni di emozione come in quel momento.

Si mette le mani dietro la testa.

"Oddio... ci sei dentro a questa storia più di quanto pensassi..."

La giovane è agitata.

"Io...ci penso ancora a mia madre... ma il caso è stato archiviato, Royce..." farfuglia e inizia a giocherellare con il suo distintivo "...lui però è diverso..."

Ha iniziato a parlare di Castle senza rendersene conto e i suoi occhi iniziano ad illuminarsi e lei accenna un sorriso.

"Non mi chiede di mia madre, pur sapendo il mio trauma. Non mi sforza a far nulla, sapendo che sono testarda come un mulo..."

A quell'affermazione anche Royce sorride, consapevole che è una caratteristica del carattere di Kate.

"Mi lascia libera e mi tratta come se fossi..." si blocca per un attimo, cercando quella parolina nascosta che le fa sempre sentire i fuochi d'artificio "...straordinaria."

L'uomo è visibilmente commosso, tiene molto alla ragazza ed è contento che ha trovato qualcuno in grado di farla sentire in quel modo.

Ma deve nascondere quel lato tenero e mostrare quello duro. E' pur sempre il capo lì dentro e comanda la sua squadra.

"Tutto ciò è commovente, Beckett... ma devi fare una scelta."

Kate odia fare le scelte. Alza lo sguardo incrociando il suo.

"Il lavoro o lo scrittore. Io ti avevo già avvertita."

"Posso tenere entrambi, Mike. Ci riuscirò." conclude in tono di sfida.

 

Tornata sulla sua scrivania, Kate continua a fare il suo lavoro. Assapora il caffé preso qualche ora prima, ma dopo quella conversazione con Royce, improvvisamente ha un altro sapore.

E' dolce amaro, il sapore del dubbio, della scelta.

Dolce amara è la vita che la pone di fronte a queste decisioni.

Il suo cellulare vibra; è un messaggio di Rick che le chiede come sta. Sorride, e risponde che va tutto bene, e che sarà impegnata per tutto il giorno.

Può farcela. Può far coincidere lavoro e piacere.

Un nuovo giorno, un nuovo caso da risolvere.

Kate si precipita dicendo che vuole essere a capo della squadra. E' qualcosa di tosto. Devono risolvere l'omicidio di un imprenditore e i sospettati potrebbero essere tre: il suo socio in affari, l'ex moglie e il figlio. Entrambi hanno in comune una sola cosa: sbarazzarsi dell'uomo per avere i suoi soldi.

"Il mondo gira sempre intorno alle tre S: sesso, sangue e soldi." dice Philips, il collega di Kate.

"E per fortuna che gira in quel senso, altrimenti noi ci ritroveremo senza lavoro!" risponde con umorismo l'altro collega, Rooney.

Il cellulare di Kate squilla. Una volta, due volte, tre volte.

Controlla e vede che c'è una chiamata senza risposta da parte di Rick. Sbuffa e nervosamente gli deve rispondere con lo stesso messaggio da ormai due giorni: "Sono impegnata con questo caso. Mi sta tenendo troppo in ufficio. Ti chiamo io. Scusami tanto."

Sente che dovrebbe scrivergli altro, ma quelle tre paroline non riescono proprio ad uscirle.

Guarda Mike che sta incrociando il suo sguardo.

Nervosamente preme il tasto di invio e spegne il cellulare.

Il sapore dolce amaro della vita.

 

"Mi volevi vedere, Royce?"

Kate è vestita elegantemente, solo che i capelli le sono cresciuti di poco e questo le permette di mettere due mollettine colorate ai lati per impedire di averli davanti agli occhi.

Royce nota il cambiamento di Kate e subito dopo distoglie lo sguardo per farla accomodare nel suo ufficio.

"Ho notato i tuoi progressi, complimenti. Hai chiuso il caso dell'imprenditore."

"Sì, il colpevole era l'ex moglie. Gelosia e soldi ovviamente. Anche se il figlio odiava suo padre non lo avrebbe mai ucciso per avere il denaro. Stessa cosa per l'ex socio in affari che aveva una relazione con sua moglie."

"Faccenda complicata."

Royce guarda Kate e lei improvvisamente realizza come il caso abbia qualcosa di familiare con la sua situazione sentimentale.

C'è sempre una ex moglie a dar guai.

L'uomo sistema le ultime carte osservando una foto di gruppo davanti a sé: scattata qualche anno prima, con Kate ancora più giovane che aveva un taglio di capelli ancora ribelle con dei colpi di sole.

"Allora hai preso la tua decisione?" le chiede incerto.

La giovane cerca di evitare il contatto visivo.

"Ehm... credo di sì..." dice quasi in un sussurro, avendo paura in quel momento, anche della sua stessa ombra.

Royce la guarda incitandola con i gesti della mano ad andare avanti e continuare a parlare.

"Ho scelto lui."

Decisa lo osserva in ogni minimo movimento che fa. Royce si muove lentamente, non sa come reagire, ma da una parte se lo aspettava.

"Sceglierò sempre lui."

Impazientito, spera che lei cambi idea all'ultimo. Si alza, si avvicina a lei per guardarla bene negli occhi. Poi le prende le mani dolcemente.

"Kate... tengo molto a te e lo sai... cerca di ragionare... qua ne vale del tuo futuro! Non vuoi risolvere l'omicidio di tua madre?"

Lei si allontana bruscamente.

"Ti ho già detto che non devi più parlarmi di questo! E' già difficile per me, non ti ci mettere anche tu!" inizia ad urlare alzando le mani al cielo.

La discussione non sfugge agli occhi degli altri agenti, i quali, riescono a sentire qualche parola proveniente da quell'ufficio dalle vetrate trasparenti.

"Non fare così..." di nuovo lui tenta un avvicinamento, ma viene respinto.

Kate ha il cuore in fiamme e gli occhi colmi di lacrime, pronte per scendere come una cascata.

"Io ero innamorata di te, Royce."

Bang.

Il colpo al cuore ce l'ha lui adesso. Che si sente in colpa. Corruga la fronte ma non riesce a dire nulla.

"Sei sempre stato una figura di riferimento per me... ma non mi hai mai compresa a fondo. Rick... lui è diverso, te l'ho già detto. Lui non mi spinge a fare niente che io non voglia fare."

Dopo qualche secondo, finalmente Royce spezza il silenzio.

"E' così allora che stanno le cose?"

La ragazza annuisce, cercando di trattenere le lacrime. Resta dritta sull'attenti, alza la testa fiera.

"Bene. Allora posa qui il tuo distintivo. Sei licenziata."

Kate resta impassibile, mentre Royce le porge la mano in attesa che lei faccia quanto detto. Lei è convinta che lui stia scherzando, ma quando Royce glielo ripete due volte, capisce che sta dicendo il vero.

Ancora fiera di sé, facendo la dura, Kate si strappa quel distintivo dalla maglietta. C'è un vuoto al suo posto.

Trattiene le lacrime, ma esce allontanandosi dal distretto con dignità, senza voltarsi indietro.

 

 

 

 

Angoletto dell'autrice (poco sana di mente):

Mi scuso per il ritardo ma ho avuto dei problemi e non me la sentivo di scrivere.

E mi scuso anche per non aver risposto alle recensioni, però vi ringrazio :))

Allora, capitolo concentrato sul rapporto tra Kate e Mike Royce. Siamo di fronte ad un triangolo? Uhm non proprio... Royce l'ho sempre visto come un fratello maggiore per Kate ed è così che deve restare secondo me.. sta solo cercando di farla ragionare.

Ma al cuore non si comanda, e la nostra eroina va dal suo scrittore!

Il prossimo sarà un capitolo importante per la nostra coppietta... alla prossima quindi :))

D.

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Capitolo 13
*** Microcosmo. ***


Scelte

Scusate, sto aggiornando a rilento, ma sono piena di studio >.<

Comunque eccovi il capitolo, buona lettura :)



Microcosmo.

 

 

 

 

Il sole si nasconde tra le nuvole e gioca a nascondino creando una strana atmosfera tra i grattacieli di New York.

La giovane agente non sa esattamente dove sta andando, ma quando chiude gli occhi per un attimo, soffermandosi all'entrata della metropolitana, ha un solo volto nella mente.

Sorride, riapre gli occhi e dando un'occhiata alle fermate, ha deciso che direzione prendere.

Seduta in quel luogo chiuso, la ragazza osserva quel microcosmo che è New York. La metropolitana è l'unico spazio dove tutte le culture e le religioni si incontrano. C'è una giovane madre indiana con il bambino; un'adolescente vestita da punk; un uomo in giacca e cravatta che guarda nervosamente l'orologio, forse in ritardo per un appuntamento di lavoro.

 

Non è mai stata a casa sua. Forse dovrebbe rallentare le cose? Probabilmente non è neanche corretto frugare nell'archivio della polizia per trovare il suo indirizzo. Ma a lei cosa importa, ormai è stata sbattuta fuori da quel mondo, il suo microcosmo.

Al contrario, là fuori, la città di New York è una giungla, è un macrocosmo dove ognuno pensa per proprio conto. Ma quando giunge sulla porta di casa dello scrittore, lei non sente esitazione. Si sente al sicuro. Suona adagio al campanello. Qualche secondo dopo, lo scrittore va ad aprire alla porta.

Sorpreso di ritrovarsi quella ragazza perduta davanti a sé che lo guarda con quegli occhi spenti.

"Beckett! Tutto okay? Sembri... sconvolta." 

Non fa in tempo a dire l'ultima parola che Kate è già entrata, facendosi spazio tra lui e la porta.

Rick la osserva mentre cammina spaesata nel suo loft. Lei osserva attentamente ogni particolare di quell'ambiente, tra cui le foto di una donna più anziana e una bambina che hanno gli stessi capelli rossi-arancioni.

Lo scrittore si strofina le mani avvicinandosi lentamente a lei. Le prende le mani costringendola a guardarlo.

"E' successo. Sono stata messa davanti ad una scelta. E io ho scelto te."

L'uomo scuote la testa non capendo.

"Royce mi ha licenziata." inizia a dire piangendo come una bambina indifesa. "Ha detto che sono troppo coinvolta... da te... e ho dovuto scegliere... e ho sacrificato il mio lavoro... ma sai, alla fine non mi importa. Io amo te." dice sorridendo. Finalmente quelle paroline sono uscite.

Rick si fa scappare una risatina e le mette le mani sul volto.

"Kate, Kate... non essere sciocca! Tu ami più il tuo lavoro che me.. Forse dovresti parlare con Royce.."

"Questo è vero, ma... ora non posso più negare..." gli dice dolcemente, ponendo le mani sulle sue e unendo le sue labbra a quelle dello scrittore.

Un bacio tenero, casto.

In quel bacio suggellano così il loro amore.

Appena nato.

Si separano per qualche secondo e poi sorridono.

"Sei sicura di quello che fai?"

Lei risponde annuendo.

Di nuovo si uniscono in quel bacio santo, che ora diventa più intenso.

Il gioco di labbra li sorprende entrambi.

Lui assapora le sue labbra e si meraviglia del sapore nuovo che sta scoprendo.

Non ha più bisogno di sentirsi in colpa quando lui si lascia condurre nella camera da letto da Kate.

Quel letto ormai non è più un matrimoniale.

 

"Forse dovresti parlare con Royce.."

Le parole di Rick gli rimbombano nella testa quel mattino. Si sveglia accoccolata tra le sue braccia. Lui ancora dorme, forse russa un pochino.

Sorride. Sembra l'Orso Yoghi.

Cautamente raccoglie i vestiti gettati a terra la notte precedente, e si reca in cucina a preparargli da mangiare.

Quale sarà il piatto preferito dal suo scrittore?

Omelette? Salsicce? Toast? O forse basta un semplice caffè?

Opta per l'ultima scelta e usa la sofisticata macchinetta del caffè che hanno i Castle.

Dopo essersi rivestita del tutto, gli lascia un biglietto.

Lei deve andare al distretto. Deve riavere il suo lavoro. Ha ragione Rick: lei ama il suo lavoro e non può mollare adesso che ha appena iniziato.

 

La giovane non ha paura a varcare la soglia del suo distretto. Sarà stata la sua unione con Rick, sarà la nuova crema per il viso che ha usato, eppure cammina a testa alta. Come una fenice che rinasce dalle sue ceneri.

E' il suo piccolo mondo. Il distretto. Sorride ai suoi colleghi che la salutano e le dicono un "bentornata" offuscato tra gli applausi degli altri agenti che dicono il suo nome, quasi incoraggiandola.

E' questo il suo microcosmo.

Sembra la scena di un film, ed è in quel momento che lei capisce quanto il distretto sia diventato la sua casa. Un'accoglienza del genere non se lo sarebbe aspettata. Gli agenti sono disposti in due file, creando una specie di tunnel, e lei vi cammina il mezzo con le mani in tasca e i capelli corti sbarazzini che vanno da tutte le parti.

Alla fine del tunnel c'è Mike Royce con le braccia incrociate e il sorriso, che subito tenta di nascondere.

Si fermano per un istante, uno davanti all'altra. Lui quasi vorrebbe abbracciarla, istintivamente, ma si blocca.

"La figliol prodiga è tornata a casa." gli dice scherzosamente e lui a quel punto cede alla tentazione e non è più imbronciato.

Tira fuori dalla tasca superiore il distintivo della ragazza. Come un mago tira fuori dal cappello un coniglio stupendo i bambini che assistono, così fa Kate che si porta le mani sulla faccia e spalanca bocca e occhi, ricordando il quadro "L'urlo" di Munch.

"Spero che scenate come quelle di ieri non accadono mai più. Sei importante per la mia squadra e non voglio che tu te ne vada."

Kate si riprende il distintivo che lui le aveva offerto e se lo sistema dov'era prima. Sulla sua camicetta.

"Lo so che ti sono mancata e che non vuoi perdermi, l'ho capito. Mi sei mancato anche tu." gli sorride e gli fa l'occhiolino.

"Cosa ci fai ancora qui? Torna sulla sua scrivania, agente Beckett! E voi altri... forza, non siamo al circo! Tornate al lavoro!"

Il mastino Royce alza la voce e tutto torna come prima.

Scherzosamente, Kate si mette sull'attenti imitando il saluto dei marines.

E' a casa.

 

Lui si risveglia nel suo letto da solo, ma il sapore del caffé provenire dalla cucina lo fa sorridere.

Peccato che la sua musa se n'è già andata, ma ha lasciato un romantico biglietto sul tavolo della cucina, insieme all'aroma del dolce caffè.

"Oh ma che profumino!!"

La voce della mamma che entra in casa come se entrasse in scena, lo riporta alla realtà e di corsa nasconde il biglietto nella sua tasca.

Martha è sorridente e ha leggermente le guance rosse.

Rick si avvicina per scrutarla meglio. Sbuffa e incrocia le braccia pronto per farle la ramanzina.

"Mamma cosa hai fatto stanotte?"

Allo stesso modo, Martha osserva il caffè già pronto e si mette nella stessa posizione del figlio, guardandolo negli occhi. Vede una scintilla, qualcosa di nuovo. E' come se fosse un uomo nuovo.

"Potrei chiedere anche io la stessa cosa a te!" stizza l'occhio mettendo suo figlio leggermente in imbarazzo.

Castle fa per dire qualcosa ma dalla porta di casa c'è un'altra sorpresa ad attenderlo.

Madre e figlio non possono credere ai loro occhi quando sull'uscio della porta c'è la piccola Alexis che getta a terra la sua borsa della scuola e ha un aspetto diverso. 

I suoi capelli.

Sono completamenti scalati. Ma non è andata dalla parrucchiera. Quella è opera di un gruppo di bulle, e nella sua scuola ce ne sono alcune che già l'avevano presa di mira considerandola "strana."

Alexis sta per scoppiare in lacrime quando si tocca ingenuamente i capelli e scopre che da un lato sono più corti, sotto le orecchie, e dall'altra sono leggermente più lunghi e le arrivano sopra le spalle.

"Tesoro..." Rick, tremolante, raggiunge sua figlia e si abbassa alla sua altezza per abbracciarla e sentire che sta tremando anche lei.

"Papà... cos'è successo ai... miei capelli?"

Rick guarda prima Martha e poi Alexis, abbracciandola.

Ha lo sguardo fisso in un punto cieco oltre la porta aperta di casa. Dentro di sé, c'è un fuoco che arde. Un fuoco cattivo.

 

 

 

 

Angoletto dell'autrice (poco sana di mente):

Forse ho fatto un po' correre troppo le cose, ma se si amano e ne sono consapevoli, perchè farli aspettare, giusto? XD

Kate e Mike intanto hanno fatto pace...

E quando tutto sembra sempre andare per il verso giusto, ecco che Alexis è di nuovo nei guai...

Ah, questa bambina rompi-palle! XD

E ora che succederà?? Boh!! XD

Alla prossima, e grazie a tutti quelli che leggono e recensiscono! <3

D.

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Capitolo 14
*** Scontro interiore. ***


Scelte

Ebbene avevate capito tutte che l'ultima scena si riferiva a "Remember Me" XD (io non riesco a guardare quel film fino alla fine senza mettermi a piangere T__T)

Comunque un nuovo capitolo, buona lettura :)



Scontro interiore.

 

 

 

 

Una ragazza corre tra la folla di newyorkesi dando loro spintoni, ma non curandosene. E' in servizio, e quello è il suo orario di routine.

Ha una luce diversa quel giorno: scrutando i suoi occhi, una persona attenta può intravedere un misto di sentimenti positivi. Gioia, amore e orgoglio. La positività è ciò che le serve in quel momento.

Osserva la persona che sta inseguendo: quel ladro che ha intenzionalmente derubato la borsa ad un'anziana mentre attraversava la strada. Non lo molla, come una leonessa fiera all'attacco della sua preda.

Salta qualche ostacolo; prima un pallone da calcio lasciato in strada da chissà chi, poi un carretto degli hot-dog con tanto di commerciante che gli urla "Ehi!", e finalmente, quando è sicura di essere abbastanza vicina al ladro, gli si getta contro, bloccandolo alle gambe per farlo cadere.

Si siede sopra a lui che ha la faccia a terra, quel delinquente, e gli costringe a mettere le mani dietro la schiena così può ammanettarlo.

"La dichiaro in arresto... brutto ceffo!"

Le ultime due parole non sono proprio professionali, ma quando Kate Beckett vede l'ingiustizia, sfodera fuori tutto il suo linguaggio forbito ed elegante.

L'uomo si dimena, ma Kate, seppur leggerina, riesce ad alzarlo in piedi. Poi chiama la sua volante dove Royce l'attende.

Soddisfatto, l'uomo guarda la sua pupilla e mette nel sedile posteriore il ladro.

La giovane, invece, raggiunge l'anziana donna e le ridà la borsetta rubata.

"Ben fatto, agente Beckett." gli dice Royce e la sua pupilla arrossisce soddisfatta.

 

Dall'altra parte della strada, Kate è ignara che il suo uomo sta per alterarsi. Quando toccano la sua bambina, Rick Castle diventa una furia. La famiglia è la cosa più preziosa per lui, quindi guai a chi si mette in mezzo. Coi pugni stretti, Rick attraversa il corridoio della scuola privata che frequenta Alexis.

Indossa un completo nero e sembra nero anche il suo umore. Tuttavia, sua madre gli aveva ricordato di non fare scenate, di non aizzarsi come un cane contro il corpo insegnanti. E' pur sempre uno scrittore famoso, e ha una certa fama da mantenere. Non deve perdere il controllo. Ma non è facile.

Chiede dove si trovi la signora Tingle, l'insegnante di Alexis. Il bidello gli indica la classe 3B dove la donna sta facendo lezione.

Rick la osserva dalla finestrella trasparente della porta. La signora Tingle ha sui 40 anni circa, veste abiti sobri, una maglia rossa e una gonnellina della nonna color verde. Non è certamente il tipo che sgriderebbe un bambino, però da quell'aspetto di "finta buonista" si nasconde certamente una personalità frustrata fin dall'infanzia. Magari qualche suo parente abusava di lei.

Rick scuote la testa, abbandonando ogni suo tentativo di farsi un film mentale, e si decide a oltrepassare la porta.

Gli studenti si bloccano alla vista dello scrittore: qualcuno conversa tra loro, altri fanno un gridolino, qualcun altro dice "E' Riiiiick Castle!!". 

L'insegnante sorride a sforzo e con le mani in mano si avvicina all'uomo.

"Signor Castle, questo è orario di lezione, il mio ricevimento è nel pomeriggio. In cosa posso aiutarla?"

Rick continua a scrutarla. Non le piace affatto quell'aria che ha assunto la donna.

Stringe i pugni cercando di mantenersi calmo e inizia a parlare come il figlio di una vera diva farebbe.

"Signora Tingle..."

"Signorina in realtà..."

Bingo. Castle aveva già immaginato che la donna non fosse sposata. E come avrebbe potuto, visto la sua presumibile infanzia di abusi?

"Signorina Tingle... sono il padre di Alexis..."

"Lo so."

Quel sorrisetto di sfida da una che la sa lunga, sta facendo irritare Castle. Lui osserva la classe e poi parla a denti stretti all'insegnante.

"Mia figlia è tornata a casa sotto shock. Sembra che qualcuno in questa classe..." ora inizia ad alzare la voce, giusto per vedere chi tra gli studentelli avrebbe potuto fare una cosa orribile a sua figlia "...abbia deciso di diventare parrucchiere sperimentando la sua carriera su mia figlia!"

Si ode un sussulto.

"Signor Castle, sta spaventando i miei alunni... si ricordi che hanno solo sette, otto anni..." gli dice la maestra, mettendogli una mano sul braccio, che lui prontamente rifiuta.

"Non li sto spaventando! Voglio solo sapere chi è stato!"

Cammina silenziosamente, scrutando ogni alunno e si sofferma su un gruppetto di biondine. Sono tre bambine uguali per il taglio di capelli, poiché la divisa è la stessa, e indossano le stesse scarpe da ginnastica firmate, con un mollettino rosa tra i capelli.

"Scommetto che siete state voi a far del male a mia figlia."

La signora Tingle è preoccupata e di nascosto chiama la sicurezza. Rick è troppo impegnato con le bambine per accorgersene.

Le tre piccole si guardano e poi guardano lui in segno di sfida. Risponde una, che sembra essere la leader del gruppetto.

"Sì, sono stata io. Mi chiamo Agatha. Alexis è strana."

Quando sente quelle parole, Rick sente ribollire il sangue. E' male toccare i bambini, pensa Rick.

Tu ne hai uno, non lo faresti mai.

Certo, finché poi succedono queste cose...

"Signor Castle, le ordino di andarsene per favore e di lasciare in pace le mie studenti! Sono certa che non è stato intenzionale!"

Le grida isteriche dell'insegnate provocano in Rick uno scatto di rabbia.

"Non è stato intenzionale?! Mia figlia torna a casa sconvolta con i capelli tagliati, e lei dice che non è stato intenzionale?!" la aggredisce "Lei non se ne è neanche accorta, vero?? E come potrebbe, visto il suo passato pieno di abusi sessuali in famiglia... mi lasci indovinare... suo padre? No, il suo padrigno??"

La donna gli dà uno schiaffo che risuona per tutta l'aula. Un suono sordo che fa però mettere a piangere alcuni bambini.

"C'è la sicurezza qui fuori ad attenderla, signor Castle. Non si azzardi mai più ad aggredire me o i miei studenti. E' un bene che non abbia sospeso Alexis."

Rick si tiene la guancia, dove è stato dato lo schiaffo, dolorante. Poi osserva la sicurezza fuori la porta.

"Non si preoccupi, signora Tingle. Sarà mia figlia a non mettere più piede in questa scuola."

 

"Il ladruncolo con l'abitudine di rubare borsetta ad anziane signore è stato finalmente messo dietro le sbarre. Ad averlo arrestato, la giovane Katherine Beckett, che poco più che ventenne, ha già collezionato questo arresto importante. La signora derubata l'ha soprannominata 'Wonder Woman' per la sua grinta e la sua tenacia.

Ma ora passiamo ad altro.

Lo scrittore Richard Castle soffre di stati d'ira. Ha prima aggredito l'insegnante di sua figlia, poi alcune sue compagne, accusandole di aver maltrattato la sua bambina con atti di bullismo. Questo non fa molto bene alla fama del giovane scrittore, che è appena uscito con una nuova saga il cui protagonista è Derrick Storm..."

Irritata, Martha Rodgers spegne la televisione e poi guarda suo figlio accanto a lei. Seduti entrambi sul divano, Rick osserva un punto sullo schermo e poi tiene tra le braccia Alexis che si è appena addormentata.

"Darling," la donna gli parla a bassa voce, per non svegliare la piccola, "so che l'hai fatto per il suo bene, e sono orgogliosa di te, ma hai rischiato molto. Lo sai questo?"

Rick sbuffa e lascia Alexis addormentata sul divano, mettendole una coperta addosso. Poi fa segno alla madre di dirigersi in cucina per continuare a parlare.

"Madre, quelle bambine torturavano mia figlia! Va bene fino ad un certo punto l'attacco verbale, ma stavolta hanno esagerato! Ad ogni modo, da domani ritiro l'iscrizione e lei andrà in una scuola pubblica. E io che pensavo che le private fossero tranquille..."

Martha sta per dire altro, ma viene interrotta da Rick.

"E non dirmi altro. Ci ha già pensato Paula a farmi la ramanzina sulla mia fama e che adesso non è un buon momento per fare scenate del genere. Poi lo sai come sono i giornalisti, esagerano su ogni cosa! Hanno detto che ho aggredito l'insegnante... sembra che ci abbia fatto a botte, quando è stata lei a darmi uno schiaffo!" indica la sua guancia ancora arrossata.

Il monologo di suo figlio da 'donzella in pericolo' fa ridere Martha.

"Sei ancora in tempo per fare l'attore, sai?" dice lei e gli dà un bacio sulla guancia arrossata.

 

Il cellulare squilla qualche volta. Rick, seduto nella sua stanza pronto per andare a dormire, sorride quando legge il suo nome.

"Kate! O dovrei dire... agente Beckett?"

La giovane arrossisce.

"Rick..."

"Ti sento arrossire anche se non sei qui con me!"

Maledetto lui e il suo modo di flirtare. Riesce sempre a farla arrossire.

"Hai saputo?"

"Sì, oltre la notizia della mia 'presunta aggressione' all'insegnante di mia figlia, c'è anche quella di una giovane e sexy agente di polizia di New York che ha compiuto un inseguimento spettacolare... sono fiero di te!"

Fortuna che Rick non può vederla, perchè in quel momento Kate è diventata un peperone.

"Rick, sei troppo buono... comunque volevo parlarti proprio di quella notizia dell'insegnante... Sei stato precipitoso, sai? Però hai fatto bene... abbiamo indagato a fondo sulla signora Tingle e in effetti... in passato aveva denunciato un abuso in famiglia, ma è stato un caso archiviato. E' una donna frustrata, Castle."

"Troppi casi vengono archiviati senza ottenere giustizia. Il mondo è così ingiusto."

Improvvisamente Kate sa a cosa Rick si sta riferendo, e cambia espressione.

"Lo so, c'è poca giustizia. A volte non possiamo ottenere tutto." dice tristemente, e osserva la collanina con l'anello di sua madre.

Come se Rick fosse lì con lei, o potesse leggerla nel pensiero, intuisce che c'è qualcosa che non va. E qualcosa che deve essere fatto.

"Non stare giù! Dovrei essere io quello a star male, visto che mi sono beccato uno schiaffo stamattina... e fa ancora male!"

Sente la sua musa ridere dall'altra parte del telefono. Lui torna serio.

"Comunque, credo che qualche volta la giustizia deve indagare a fondo."

Lei ha paura a cosa lui stia pensando. Purtroppo Kate sa benissimo a cosa allude. E' difficile per lei pensarlo.

"Mi stai chiedendo di... riaprire il caso di mia madre?" dice piano, quasi in un sussurro.

Ci sono alcuni secondo di silenzio, poi lui annuisce.

"Dovresti farlo, Kate."

"Castle, io non posso. Non sono una detective... non ancora! Non posso rischiare di essere sospesa di nuovo, io---"

"Vuoi finire zitella e oppressa come quell'insegnante? Devi affrontare questo demone interiore! Io posso aiutarti!!"

"Non ne dubito, ma... vista la mia posizione... non posso azzardarmi!"

"Ho conoscenze nei piani alti, grazie a mia madre, posso---"

"La madre che tu ancora non vuoi farmi conoscere?"

L'astuzia con cui Kate cambia discorso è tagliente come una lama. Ora è Rick a stare zitto. E' sorpreso.

Ma forse ha fatto bene a spostare il discorso... Kate ha quel muro dentro che ancora non riesce ad abbattere.

E' ancora chiusa in se stessa riguardo l'argomento dell'omicidio di sua madre. E lui lo rispetta. Non è ancora pronta per questo.

"Vuoi conoscere mia madre?" la stuzzica.

Lei sta zitta. Si morde la lingua. E ora cosa ha combinato?

"Prima o poi dovrà succedere! E comunque... possiamo cambiare argomento?" si gratta la testa.

E' decisamente imbarazzante quella situazione in cui si sono cacciati. Fortuna che uno non può vedere l'altra.

"Conosco un ristorante italiano in fondo alla strada. Andiamo?"

"Come posso dire di no?" risponde lei sorridendo.

 

 

 

 

Angoletto dell'autrice (poco sana di mente):

Contenta amica d'armi? La bulletta si chiama come te *___* hahahahahahaha

Se in un'altra storia avete usato lo stesso nome per una presunta insegnante di Alexis, fatemi sapere! In ogni caso non è stata mia intenzione riprendere il nome perchè non potevo sapere! XD

Beh i piccioncini sono sempre più innamorati... mi piace questa cosa che Kate ancora non ha visto Martha e Alexis... huahuahuahua

Kate però non è ancora pronta a riaprire il caso di sua madre... e Rick l'ha capito... ma lentamente, dite che riuscirà a farle abbattere definitivamente il muro?

Alla prossima!! :)

D.

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Capitolo 15
*** Estate. ***


estate

Estate.

 

 

 

 

La temperatura è molto alta. L'estate è alle porte e fa già un gran caldo nell'affollata metropolitana di New York.

Sirene della polizia, ambulanza, inseguimenti con il taxi.

E' una delle solite giornate lavorative.

Le scuole sono finite, e per Rick è un sollievo, visto che si è recato di buon'ora per ritirare l'iscrizione di sua figlia nella scuola privata degli orrori, ed iscriverla, invece, dal prossimo autunno, nella nuova scuola pubblica, casualmente proprio vicino al distretto dove lavora la sua attuale fidanzata Kate Beckett.

Ma la piccola Alexis, seppur ingenua, non è stupida, e quando chiede al padre perchè proprio vicino al distretto di polizia, lui è titubante e risponde però semplicemente con la scusa che "Così quando qualche bullo proverà di nuovo a farti del male, avremo la polizia a portata di mano!"

Se la bambina se l'è bevuta, di certo sua madre Martha non se la beve affatto. Lo guarda torvo, scrutando i suoi movimenti facciali.

Lui alza il sopracciglio destro, segno che sta mentendo e sta pensando ad una buona scusa da dire a sua figlia. Neanche il movimento delle spalle leggermente alzate la possono ingannare. Suo figlio Richard Castle sta deliberatamente mentendo!

Da un po' di settimane, la donna ha capito che Rick si sta frequentando con una nuova ragazza, anche se lui non gli ha detto proprio nulla, al cuore di una mamma però non può sfuggire questo particolare!

E' felice da quando sta con questa ragazza, chiunque lei sia. E se lui è felice, allora lo è anche lei.

Gli passa accanto facendo l'indifferente, e quando Rick beve dell'acqua per poco non gli va di traverso quando Martha gli pone la domanda "Voglio proprio vedere quando vuoi farci conoscere questa tua nuova fidanzata. Mica dovrò attendere il matrimonio?"

Rick sputa l'acqua e con il poco che gli è in gola, sta per strozzarsi. Con destrezza, Alexis gli dà un colpo allo schiena, e poi lo abbraccia all'altezza dello stomaco imitando la mossa di Heimlich per evitare che si strozzi.

Matrimonio?

Non lo avesse mai detto!

"Ma mamma... che cosa dici!! La conosco da tre mesi e stiamo insieme da due!!" Rick si morde subito la lingua e lo fa così forte che si fa male. Poi spalanca gli occhi portandosi la mano davanti la bocca per coprire cosa ha appena detto.

Martha ride soddisfatta.

"Ha-ha! Lo sapevo! Sapevo che ti sei messo con una ragazza e non mi hai detto nulla! La prossima volta vedrò di riuscire a spillarti il nome!"

Quella donna ne sa sempre una più del diavolo. Scherzosamente, Castle le aveva precedentemente domandato se il diavolo potesse mai essere donna, perchè a quel punto sua madre l'avrebbe incarnata perfettamente.

"Davvero, Richard... parli sempre di questa 'musa', ma noi siamo ansiose di conoscerla!"

Ora le due, nonna e nipote, lo accerchiavano come due lupi, mettendogli una le mani sulla sua spalla.

"Voglio conoscere la mia nuova mamma!!" la piccola Alexis saltella, e per Rick non c'è verso che riesca a finire il suo pranzo senza rischiare di strozzarsi con il suo stesso cibo.

"Voi due... state calme!" scherzosamente Rick punta il dito contro di loro appena le vede entrambe nella stessa posizione: una accanto all'altra, braccia incrociate e testa leggermente inclinata a destra.

Un'immagine gli balza alla mente: accanto a loro tre c'è Kate. Tutte e tre sono vestite uguali e nella stessa posizione di prima: vestito con gonna e giacchetta giallo, sotto una camicetta bianca e capelli legati tenuti in su da una cipolla.

Chiude e riapre gli occhi meccanicamente: quell'immagine non può essere vera! Si pulisce la bocca, poi si schiarisce la voce.

"Signore, un po' di contegno! Quando vi farò conoscere la mia nuova fidanzata? Fatemi pensare... uhm..."

L'impazienza sta rendendo quasi isterica Alexis che continua a saltellare di gioia. Anche Martha non è da meno e ha lo sguardo sognante.

"Siiii avrò una nuova mamma!!"

"E io una nuova suocera!!"

Il povero Rick si mette una mano sulla fronte drammaticamente. Kate avrà a che fare con la sua pazza famiglia. Povera lei!

"Okay, accadrà presto. Molto presto, ve lo prometto!"

"Evviva!" Alexis abbraccia felice suo padre. Lei gli accarezza quei capelli diventati un caschetto molto corto, ma fiducioso che quando ricresceranno saranno talmente lunghi da far invidia a Raperonzolo.

Improvvisamente tutti i guai accaduti in precedenza alla famiglia Castle non hanno più senso.

 

"Mi ha chiamata, capo?"

Il detective Tom Grant, seduto davanti la sua scrivania, guarda l'agente davanti a sé.

"Sì, prego siediti Beckett."

La giovane è sempre un po' timorosa quando viene chiamata improvvisamente nell'ufficio del capo. Dopo gli ultimi episodi, teme infatti di aver combinato qualche guaio. Ha i pugni stretti sulle gambe ma all'apparenza sembra tranquilla.

L'attesa di Grant che legge il suo fascicolo le mettono l'ansia alle stelle.

"Dunque agente Beckett. Ho notato che ultimamente, nonostante qualche incomprensione con la sua squadra, in particolare con il detective Royce, sei riuscita comunque a continuare il tuo lavoro, rendendo onore alla nostra unità."

La ragazza annuisce. Lui alza lo sguardo per poi continuare a parlare, posando il fascicolo davanti a sé.

"Sei giovane e sei una donna, e anche se potrebbe significare uno svantaggio per te, hai fatto in modo che non te ne importasse nulla del giudizio della gente. Per questo, e per la tua tenacia, ho deciso di darti una promozione. Assisterai ai prossimi casi di omicidio, così vedrai come agire sul campo, le domande da fare ai sospettati e perchè no, capire un po' di più di balistica."

Gli occhi di Kate brillano e lei stessa è incredula. Grant le porge la mano prima di congedarla.

"Spero continuerai per questa strada."

"Sìsignore!" risponde lei forse lasciandosi prendere un po' troppo dall'entusiasmo. "Ehm, volevo dire... certo, signore... detective Grant!"

Si alza per andarsene e continuando a fantasticare sulla promozione appena ottenuta, sorride al suo superiore e per poco non va a sbattere contro la porta. Collezionando una figura dietro l'altra, lascia l'ufficio salutando il capo.

L'estate non poteva cominciare nei migliori dei modi.

 

Finalmente Rick può concedersi un po' di pausa, sebbene Paula insista perchè lui si metta all'opera sul secondo romanzo.

"Non vogliamo mica interrompere qui la saga su Derrick Storm, vero?! E poi approfitta di ciò che di buono e di male dicono i giornalisti... è pur sempre pubblicità!"

La donna tutta vestita di rosso coi capelli mori tirati all'indietro incita Rick a scrivere, tanto che gli ha regalato un nuovo portatile. La cosa puzza allo scrittore.

"Il mio compleanno ancora non è arrivato. Cos'è questo regalo?" dice annusando il mezzo tecnologico in tutti i suoi lati e angoli.

Paula ride portandosi con eleganza la mano davanti la bocca.

"Richard, Richard... devo dirtelo in arabo che devi metterti a scrivere? Forza! Non mi interessa se è arrivata l'estate e fa caldo... ti voglio al lavoro, su su!"

 

Povero Rick. Non può neanche godersi un gelato in santa pace, gusti ciliegia e panna, dal suo gelataio di fiducia sotto l'ufficio dove lavora, perchè gli squilla il cellulare e nel prenderlo, fa cadere una coppa a terra.

La coppa di panna spiaccicata a terra viene leccata da un cagnolino randagio che cerca ovunque qualcosa di fresco.

Il cellulare squilla ancora, lui alza la testa al cielo.

"Ma cos'è questa ondata di caldo, Signore mio?!" alza la voce e la gente si volta a guardarlo mormorando qualcosa come "questo è pazzo". Lui si nasconde ancora di più dietro i suoi occhiali scuri.

"Rick! Rick, ci sei?"

La voce della sua musa dal cellulare gli fa venire ancora di più caldo. Sarà il caso di starsene a casa la prossima volta?

"Ehi Kate! Tutto a posto? Stavo giusto pensando a dove mangiare questa sera..."

Ma sempre al cibo pensa?

"Lascia stare il mangiare, stasera offro io!" sente il silenzio dall'altra parte, poi "Mi hanno dato una promozione! Sono stata promossa!"

Rick è senza parole, e senza accorgersene, pian piano gli si sta squagliando anche l'altra coppa di gelato tra la mano.

"Wow Kate... è fantastico!"

"Ovviamente non ancora a detective... quello è un passo molto lungo ancora, ma... potrò iniziare a seguire qualche caso di omicidio! Grant ha deciso che mi porterà sul campo durante la prossima operazione! Oh, Rick ancora non ci credo! Rick? Rick?"

Il suo scrittore sta lottando per cercare di mangiare almeno il cono del gelato... e finalmente riesce a mettere qualcosa sotto i denti!

"Sì sono sempre qua!"

"Non dirmi che stai mangiando?"

"Ma se non ho toccato niente per tutto il giorno!"

Kate ride.

"Hai accennato per caso a Grant che vorresti riaprire il caso di tua madre..."

"Castle..." quando lei si irritava un po', ecco che lo chiamava per cognome.

"... in un futuro!"

Bella domanda. Ma la giovane avrebbe finalmente trovato il coraggio per farlo?

Del resto sono passati un paio d'anni... quella collanina al collo inizia ad esserle un po' stretta.

"Ci vediamo a cena, Rick. A casa mia."

La capacità di Kate Beckett di cambiare argomento e far venire un mezzo infarto a Rick.

A casa mia.

"Non vedo l'ora."

 

Il vestito per la cena è già pronto sulla sedia del distretto. L'ha appena comprato.

Quanto vorrebbe un'amica con cui confidarsi in questo momento...

Sta davvero facendo la cosa giusta?

Sospira e nel far ciò si toglie dei capelli che le sono andati davanti agli occhi.

Controlla il trucco con lo specchietto. Semplice ma sexy. Giusto eye liner e un po' di rossetto.

Guarda l'orologio. Aspetta che l'ultimo agente abbia lasciato il distretto.

"Ehi, Beckett, chiudi tu?"

"Nessun problema, Thompson! Buona serata!" saluta l'uomo e finalmente può farlo.

E' da sola.

Durante il giorno al distretto, aveva osservato bene il suo superiore Royce. Sa che probabilmente sta infrangendo la legge, ma cosa ha da perdere adesso? Si era promessa: solo una sbirciatina, non può nuocere a nessuno.

Prende la copia della chiave dell'archivio che aveva 'rubato' da Royce e si reca in uno scantinato con tutti scaffali.

Casi archiviati.

Velocemente li controlla uno ad uno, posizionati in ordine alfabetico.

Le si illuminano gli occhi appena legge quel nome.

'Johanna Beckett.'

 

 

 

 

 

 

 

Angoletto dell'autrice (poco sana di mente):

Capitolo un po' divertente per allentare la tensione dei capitoli prima XD

Insomma queste donne di casa Castle non lo lasciano in pace il povero Rick: Alexis vuole conoscere quella che già chiama 'la nuova mamma', Martha, manco a parlarne, già parla di matrimonio!

E Rick in compenso non riesce a mangiare tranquillo! Sarà per questo che prima era magro e ora no? :p

E Kate... beh... XD

 

ps: riferimento a Nikki Heat! Vediamo se lo scovate... ma è facilissimo, che ve lo dico a fare hahahahahaha la vincitrice avrà una coppa di gelato alla ciliegia :p

D.

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Capitolo 16
*** "Beckett, Johanna." ***


estate

"Beckett, Johanna."

 

 

 

 

L'ha atteso alla stazione per un po'. Forse troppo, dato che il treno è arrivato un'ora dopo.

Appena l'uomo scende dal treno, sorride davanti alla visione della sua bambina, raggiante e maturata dall'ultima volta che l'ha vista.

"Da quanto tempo sei qui?" fa l'uomo con le valigie in mano.

"Da un'ora!"

"Ma il treno è arrivato con orario." dice guardando prima l'orologio della stazione e poi il suo.

Lei se la ride sotto i baffi.

"Lo so, ma ero troppo ansiosa di vederti. Papà!"

Lui getta le valigie a terra e accoglie l'abbraccio caloroso di sua figlia.

 

"Un caffè macchiato e un espresso."

"Sei diventata caffeina dipendente per caso?" le chiede appena il cameriere se ne va con l'ordinazione.

Kate sorride.

"Più o meno. Tu che mi dici, papà?"

Jim Beckett le prende le mani e la guarda negli occhi. Vede una luce diversa nello sguardo di sua figlia, ma neanche lui sa spiegarsi il perché. Sono seduti fuori dal locale dove stanno prendendo un caffè, ma non può essere che quella luce provenga dal sole, visto che sono in una parte all'ombra.

"Io faccio le solite cose. Tu piuttosto... ti stai vedendo con qualcuno?"

Lei allontana le mani e si chiude a riccio con le spalle.

"Papà... non mettermi in imbarazzo... non ho più sedici anni!"

"E' vero, ma per me è come se lo fossi. Il taglio di capelli è lo stesso!"

"Ho fatto i colpi di sole in realtà. Non vedi che sono più chiari del solito castano?" fa lei indicandogli i capelli.

E' sempre intraprendente e sicura di sé, la sua piccola Katie. Proprio come sua madre.

"Allora è seria la questione! Chi è questo ragazzo?"

E' cominciato l'interrogatorio padre-figlia, mentre il cameriere porta i due caffè al loro tavolo.

Kate si porta la tazzina sulle labbra, assaporandone l'aroma, e ovviamente pensa al suo scrittore.

"E' uno scrittore..." inizia a dire pian piano quasi noncurante.

"Beh è fantastico. Hai sempre sognato fare letteratura all'università per scrivere! Mi ricordo che leggevi molto... come si chiama? Ah sì, leggevi Richard Castle!"

Kate posa di getta la tazzina sul tavola e diventa tutta rossa come un peperone. Jim se ne accorge, a lui non sfugge nulla. Anzi, ad un padre non sfugge nulla. Seppur è stato lontano da casa per molto tempo, pensa molto alla sua piccola Katie e vedendola così sbocciata come un fiore, davanti ai suoi occhi, si rende fiero del buon lavoro che ha fatto.

"Sei felice?" gli dice prendendole la mano come soleva fare quando lei era piccola, per renderla sicura, per starle vicino.

Lei alza lo sguardo, incerto e titubante. Anche a lei ricorda qualcosa quel piccolo gesto.

E' incredibile come i ricordi iniziano a riaffiorare alla mente. Come le impronte che si lasciano sulle persone, essi non scompaiono nella nostra mente e nel nostro cuore.

Tutto sembra essersi bloccato a quelle mani di un padre che tiene stretta sua figlia.

Come l'ultima volta...

 

DUE ANNI FA...

La casa sembra vuota. Deserta. E' buio pesto.

Chiama la sua mamma istintivamente, ma sa che è inutile.

Qual è il primo stadio del lutto? La negazione.

"Mamma, sei qui?"

Si poggia sulle pareti del corridoio che attraversa, cercando di tenersi stabile e in piedi. Ma le pareti continuano a muoversi e sembrano schiacciarla.

Si accascia a terra quando le sembra di udire uno stridulo lieve ma allo stesso tempo acuto. Chiude gli occhi e con le mani si tappa le orecchie.

La luce riappare, si è accesa la lampadina del salone. Qualcuno le porge la mano. Lei alza lo sguardo. E' suo padre.

"Katie, cosa ci fai lì a terra? Tesoro, rialzati..."

Lei rifiuta quella mano all'inizio, poi continua a guardarsi in torno, cercando gli occhi di sua madre.

Invano.

Jim Beckett segue lo sguardo di sua figlia, quella ragazza che fino ad un'ora fa non mostrava nessuna emozione al distretto. La stessa che invece ora è accasciata a terra e cerca sua madre.

"Andiamo a riposare, Katie..."

La mano allungata verso di lei viene stretta e l'aiuta a rialzarsi. Un semplice gesto quotidiano, un semplice spiraglio che la porta ad abbracciare forte suo padre. Padre e figlia rimangono in quell'abbraccio per quei minuti che sembrano inesorabili.

Lo studio non le interessa neanche più. Dopo la dormita di dodici ore, che per lei sembra una giornata intera, Kate chiama una sua compagna di scuola per dirle che non darà l'esame. Non se la sente.

Più tardi, getta quei libri nel cestino della sua camera. Deve fare qualcosa, deve reagire, perchè sa che se resta ferma, per lei è finita, e la stanza inizierà di nuovo a girare.

Respira, conta fino a tre.

Prende coraggio ad attraversare la camera matrimoniale dei suoi genitori. Un particolare le va all'occhio. Suo padre non è lì dentro.

Respira, conta fino a tre.

Si dirige piano verso il salone, non vuole pensare al peggio.

"Papà? Papà sei qui?"

Si avvicina alla poltrona posizionata davanti la tv, ancora accesa, che sta trasmettendo le repliche mattutine di "Happy Days."

Lo scuote per svegliarlo delicatamente, poi nota che in mano ha una bottiglia vuota di qualche liquore di cui non riesce a leggerne l'etichetta.

Sospira.

Jim apre lentamente gli occhi e fa scorrere la mano sul braccio di sua figlia, fino a raggiungere la mano e prenderla.

"'giorno tesoro... sei già sveglia?"

"E' mezzogiorno a dire il vero. Abbiamo dormito almeno dodici ore da---"

"Lo so, lo so." le tamburella il braccio con l'altra mano, chiedendo un aiuto per alzarsi dalla sedia.

Kate si allontana pian piano. L'odore che proviene dalla sua bocca infangata di alcol non le piace.

"Forse dovresti farti un bagno caldo, papà. Ti aiuto io a prepararlo!"

"Non dire sciocchezze, Kate!" dice barcollando, "Sto bene!"

Ma gli occhi arrossati non mentono.

Kate non lo sa ancora, ma quella scena mattutina sarebbe stata la prima di una serie di tante altre, che si sarebbero susseguite per almeno un paio d'anni.

La sua casa come i luoghi che conosce sembrano essere diventato un circo silenzioso; solo maschere che le passano accanto, con il loro falso moralismo a dirle "Mi dispiace per la tua perdita, Kate..." "Conoscevo tua madre, una brava donna! Non meritava di morire così!"

Ma lei non vuole questo. Lei vuole qualcuno che le insegni a fare giustizia, a cercare la verità. Ma anche qualcuno che la risollevi e la aiuti a superare questo momento critico...

Ed è in quel frangente che, casualmente, passando davanti la vetrina di una libreria, vede la sagoma di uno scrittore con accanto un cartello pubblicitario.

Buy today the new bestseller's book "Flowers for your grave" and the first hundred will receive an exclusive authography copy!

Inarca le labbra.

Fiori e una tomba. Certamente sono due parole che fanno al suo caso. Non le farebbe male entrare e comprare una copia del libro. Ha abbandonato gli studi di letteratura, ma questo non le deve impedire di appassionarsi alla lettura!

La commessa del negozio le si pone davanti col sorriso smagliante e il libro in mano incitandola a comprarne uno. Lei fa la finta e dice di fare solo un giro. Continua a girare per il negozio, ma il suo sguardo continua a posarsi su quell'uomo con quella faccia simpatica, forse un po' stupida, che tiene in mano il suo libro.

Chi sarà mai questo Richard Castle?

Comprare il libro, non le costa niente. Furtivamente ne prende una copia, va in cassa per pagare, e poi esce per prendere l'autobus. Seduta e comoda, inizia a toccare la dura copertina, per poi aprire il libro e sfogliarlo e leggerlo in men che non si dica.

Forse quello scrittore scrive in modo un po' strano per i suoi gusti ma tutto sommato le piace.

Forse comprerà altri suoi libri, si dice.

Nelle settimane seguenti, la lettura dei gialli inizia ad appassionarle. Con suo padre rilegato sulla poltrona a bere tutte le sere, Kate non ha proprio il coraggio di affrontarlo. Ognuno guarda in faccia al lutto in diversi modi.

Suo padre con l'alcol, lei con i gialli.

Sta scoprendo un mondo nuovo, e riesce a intuire chi è l'assassino nei libri molto velocemente.

Distesa sul letto, ha finito anche l'altro suo libro.

"Ah, Castle. E' così intuitivo scoprire l'assassino! Sei così prevedibile!"

Chiude il libro sbattendo forte la copertina e si sofferma sulla foto del retro dello scrittore. Sorride beffarda.

In quelle pagine scritte ha visto tante parole così familiari per lei che hanno subito fatto breccia del suo cuore.

Omicidi. Detective. Polizia. Arresti. Inseguimenti.

La lampadina che si è appena accesa nella sua mente continua ad illuminarla per tutta la notte e darle un senso di conforto.

Il sonno porta consigli, e se è la giustizia che cerca, perchè non provare a fare quello che ha appena letto nel libro di Castle?

Ma per una ragazza giovane come lei è difficile provare a entrare in quella struttura composta per la maggior parte da uomini in divisa, tutti che la guardano, la scrutano con i loro rozzi bicchieri di caffè in mano. Deglutisce a fatica, la piccola Katie, che piccola ormai non è più.

Costretta a crescere perchè suo padre si è rifugiato nell'alcol per affrontare i suoi problemi, anzi... per affogarli.

Chiede il modulo per l'iscrizione all'arma, timorosa, come un piccolo insetto.

Lo faccio per te, papà. Per la vita che devo salvare. E per te mamma, per la vita che non ho potuto salvare.

Troverà giustizia, lo sente. Prima o poi avrà il suo riscatto personale.

Digrigna i denti. E' tenace. Sente le risate in sottofondo di quegli uomini ma lei è fiduciosa: un giorno sarà una grande detective, la migliore di New York, e sarà lei allora a ridere...

 

 

"Sei felice?"
I flashback sono svaniti in una nuvola di fumo, e ritorna al presente, guardando suo padre davanti a lei.

Kate sorride.

"Sì, adesso lo sono." risponde, e posa con decisioni dei file racchiusi in una cartellina gialla.

Fuori c'è un'etichetta bianca con scritto: 'Beckett, Johanna."

 

 

 

 

 

 

Angoletto dell'autrice (poco sana di mente):

Qui ho incentrato il capitolo su Kate e sul suo papo... che dolci (e che dolce pure io, uddè O.o LOL) XD

Boh mi piacciono i salti nel tempo, quindi ho cercato di immaginare la vita di Jim e Kate dopo la morte di Johanna...

Magari vedremo una cosa del genere nel telefilm, chi lo sa, in ogni caso: viva le AU! XD

E poi non ho più niente da dirvi, anche se ho la sensazione di aver dimenticato qualcosa... ma cosa?? XD

Mah!

Alla prossima!

D.

 

ps: FORZA AZZURRI!!! XD

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Capitolo 17
*** L'anello. ***


estate

L'anello.

 

 

 

 

Svegliarsi la mattina accoccolati tra le lenzuola è un gesto quasi quotidiano che dà gioia e calore alla dolce quanto strana coppia: agente di polizia e scrittore. Lei mormora qualcosa all'orecchio del suo uomo, il quale, disteso in posizione supina tiene un braccio sotto i capelli della poliziotta e l'altro è tenuto sopra la pancia. Lui arriccia il naso, non vuole svegliarsi.

Allora lei, da maliziosetta e bambina capricciosa, inizia a mordicchiargli l'orecchio come un cucciolo di cane che sveglia il padrone perchè ha fame.

L'uomo fa solo qualche smorfia e convinto che ci sia una mosca nel suo orecchio, va lì con la mano intento a scacciarla, ma finendo per colpire la ragazza.

"Aia! Castle!!"

La sgridata della giovane sveglia di colpo lo scrittore, che si alza in maniera automatica mostrando il suo torace nudo.

"Sono sveglio, sono sveglio, mamma!!"

"Wow... sono passata da essere la tua ragazza all'essere la tua mamma??" dice lei scherzando, rannicchiata sotto le lenzuola bianche di cotone.

Rick la guarda realizzando solo dopo ciò che ha appena detto. Alza un sopracciglio.

"Oh agente, sono stato un bambino cattivo... perchè non mi punisce?" si avvicina con fare furtivo alla sua dolce preda, e fa per scoprire il lembo di lenzuolo che la copre all'altezza del seno, ma lei si alza di scatto.

"Forza, Rick è ora di andare a lavoro! Ti ho già preparato i pancakes!" conclude con un sorriso.

Il viso dello scrittore deluso dal vedere che la sua musa è già vestita è visibile a chiunque.

Kate si guarda la sua camicetta bianca con i primi due bottoni che la lasciano aperta e continua a fare a Rick quel sorrisetto malizioso.

"Ci sarà tempo di giocare a guardia e ladri, Rick... ora devo andare a lavoro... ma non preoccuparti..." si avvicina al suo viso abbassandosi, "...la prossima volta useremo le manette..." gli dice col fare provocante e questo non fa che precipitare la situazione perchè Rick emette un piccolo ma impercettibile gemito che fanno arrossire l'agente.

"Opss... ci vediamo più tardi, Rick!"

Con molta nonchalance, Kate lascia la stanza, raccogliendo le sue ultime cose e col sorriso perenne stampato in bocca. Ci vuole davvero poco per far star zitto Rick Castle, pensa tra sé.

Stanno insieme da poco più di due mesi, ma ormai è come se si comportassero da sposini...

Rick si blocca... per la terza volta sta pensando al matrimonio.

Magari è troppo presto, magari no.

Ma quando incontri la persona giusta, non è mai troppo presto.

 

"Madre, vorrei chiederti una cosa..."

"Oh finalmente Richard! Ti sei deciso a fare un po' di palestra! No perchè a fisico stai messo bene, però figlio mio, se continui a mangiare poi metti tutta pancia, diventi un panciuto... e chi ti si sposa più??"

Rick si morde la lingua. E' impossibile bloccare Martha Rodgers quando inizia a parlare. E di nuovo, le paroline 'sposare', 'matrimonio', 'sposa', tornano a tormentarlo. 

Teatricamente, si contorce su se stesso, sedendosi sulla sedia della cucina che costeggia il suo loft. Martha alza le spalle.

"Ho detto qualcosa che non va?? Darling, se non vuoi fare palestra, c'è sempre un altro sport che possiamo vedere..."

Rick alza le mani fermandola prima che ricominci con l'impasto.

"Madre, ho capito! Quello che volevo dire non era questo!"

"Okay, allora non ti chiederò dove sei stato stanotte perchè sei grande e vaccinato, ed è normale che tu abbia una vita sessuale adeguata..."

"MADRE!! PER L'AMOR DEL CIELO!!"

Ora Rick è nettamente imbarazzato e sente il suo stomaco contorcersi ancora di più. Convinto che stia per avere un malanno, Martha gli si avvicina mettendogli le mani sulle spalle, nel tentativo di rianimarlo.

"Darling! Non morire, almeno dirmi chi è la ragazza che vuoi sposare!!"

Bingo. Rick tossisce un paio di volte, poi finalmente trova il coraggio di rimettersi seduto con comodo. Prende le mani di sua madre guardandola negli occhi, e questo fa preoccupare un poco Martha.

"Credo che tu abbia centrato il punto. Ecco cosa volevo dirti!"

"E che ci voleva?" fa lei alzando le spalle.
"Se tu non mi fai finire, non arriveremo mai al punto!"

Si guardano per un attimo, poi Martha gli fa cenno di continuare a parlare, mentre lei si avvicina ad un cassettone del salone, dove tira fuori una scatoletta blu.

"Madre, io... so che conosco questa ragazza da poco tempo... comunque il suo nome è Kate... Kate Beckett..." Rick tartaglia un pochino, si stringe le mani agitato più per ciò che sua madre gli sta prendendo che per ciò che deve dire. "... ma noi... noi ci amiamo... e come dici tu... se è vero amore, perchè... perchè aspettare il momento giusto per..." sembra che stia partorendo quelle parole.

E intanto Martha è giunta davanti a lui con la scatoletta tra le mani.

"...sposarsi, figliolo?" conclude lei non per niente meravigliata, come se sposarsi fosse una cosa di tutti i giorni.

Rick deglutisce a fatica, poi sua madre gli prende una mano e gli dà la scatoletta.

"Per la ragazza giusta, ci vuole questo."

Lo scrittore la apre per rivelare dentro un bellissimo anello! Un solitario con un diamantino sopra. Roba da poco.

"Ma come? Non te l'ho neanche presentata!" dice lui stupendosi.

"Beh da come ne parli... è come se la conoscessi da sempre! Ci sarà tempo per conoscerla, anche se... non avrò dubbi sulla splendida persona che è!" sorride la donna, e gli dà un pizzicotto sulla guancia come gesto affettuoso.

 

"Ma siamo a settembre oppure ancora ad agosto? Fa troppo caldo!!"

Rick si lamenta. Seduto nel suo ufficio, con l'intendo di scrivere il suo secondo romanzo, non trova pace nella posizione da assumere per avere più aria. Sembra che il condizionatore si sia rotto perchè gli arriva sempre meno aria. Infatti, avvicinandosi, si rende conto che una delle eliche non gira più.

"Grandioso... vai a fidarti dei DeLonghi!" arrabbiato, dà un calcio al condizionatore, finendo però col farsi male lui stesso.

Saltella con una gamba per metà casa, finché il suono del campanello lo fa cadere definitivamente a terra.

Il campanello suona insistentemente, mentre Rick cerca di rialzarsi da terra.

"Un secondo! Sto arrivando! Ma chi diavolo--- Meredith?!"

La rossa davanti la sua porta di casa mostra lo sguardo di una pentita. Le fa gesto di entrare.

"Oh Rick... non so come dirtelo, ma... mi dispiace per quello che è accaduto. Per ciò che è accaduto a noi!"

Lo scrittore scuote la testa. Improvvisamente la gamba non gli fa neanche più male.

"Come osi tornare qui e dire che ti dispiace?? Tu mi hai tradito volontariamente!! E col nostro avvocato! Con quel rammollito di Carter!!"

"La cosa con Carter era iniziata per gioco... poi non ci siamo resi conto di essere sempre più coinvolti... Richard, non guardarmi così! Ti prego, perdonami! Concedimelo!"

Ma Rick non la guarda neppure. E ha ragione. Ride tra sé.

"Meredith, posso pure perdonarti, ma... non posso dimenticare! Sei pur sempre la madre di Alexis, ma io non voglio avere più niente a che fare con te. Ti basta questo? Sono felice adesso, con un'altra donna."

"Oh la poliziotta?"

"Sì è lei. Quindi, esci da casa mia e non farti rivedere più."

Meredith si asciuga le finte lacrime che mostrava, per rivelare uno sguardo più spietato che mai.

"Sono contenta che dici ciò."

Rick non capisce come un attimo prima lei sembrava sull'orlo del pentimento e adesso sembra essere il diavolo in persona. Meredith tira fuori dei fogli di carta che gli porge.

"Perchè così possiamo farla finita firmando questi."

"Il divorzio? Bene, confesso che non vedevo l'ora!"

Si guardano con sfida. Lui più convinto e per niente col rimorso, e ciò fa innervosire Meredith che sperava in una sua reazione.

"Te li lascio, così potrai discuterne con Carter, visto che è l'avvocato divorzista."

"Lo so, Meredith, non sono mica scemo!" gli fa il verso.

Senza dire una parola, la rossa si incammina verso la porta, sbattendola, con l'intento di non rimetterci più piede. Rick è ancora incredulo, getta i fogli sul tavolo e si chiede come abbia mai fatto a sposare una donna come lei.

 

Kate Beckett è davvero una splendida persona e una donna straordinaria. Anche quando torna a casa dopo una lunga giornata di lavoro, con la divisa che ha quell'odore mezzo acre, e i capelli sconvolti da chissà, forse un inseguimento, la sua donna è sempre bellissima. Saranno gli occhi ad attrarlo così tanto come calamita. Sarà il suo portamento, così fiero e testardo. Sarà che tutto di lei lo attrae, non c'è neanche una piccola cosa che possa deluderlo di lei. Sarà il modo tranquillo in cui lei gli dice che ha intenzione di riaprire il caso di sua madre, lei così commossa, lo abbraccia felice.

"E' tutto grazie a te se ne ho avuto la forza!"

Così piccola e fragile, lui la stringe tra le sue forti braccia ed è felice anche lui per lei.

Anche quando si asciuga i capelli e si toglie gli abiti sporchi davanti allo specchio, lui continua a sorridere, stando disteso sul suo letto a scrivere col portatile.

"Cos'hai da sorridere tanto?" gli chiude lei, guardandolo e tornando poi a sistemarsi davanti allo specchio, prima di rimettersi a letto.

Ed è in quel preciso istante, quando lui la vede così genuina, ma anche così indifesa senza la sua divisa, che lui non ha più nessun dubbio.

"Niente. Mi piace vederti sistemare allo specchio."

Kate rotea gli occhi, poi si dirige in bagno.

"Tu sei tutto matto!" gli dice, chiudendo la porta dietro di sé.

Ed è in quel preciso istante, che lui guarda la sua valigetta dove è nascosta la scatolina blu e sorride tra sé.

"Non ci posso credere. Le chiederò davvero di sposarla..." sussurra, quasi commosso.

 

 

 

 

Angoletto dell'autrice (poco sana di mente):

Ebbene sì. Alla fine ci ricado sul comico, è più forte di me. XD

Olè!! Pure l'anello!! Qui le cose si fanno serie... altroché!!

E Meredith che ancora vuole chiedere perdono... ma quella p.....ia di donna non ha niente da fare che disturbare la coppia felice??

E ora che succede??

eh tante cose... XD

Alla prossima!

D.

 

ps: ora faccio il blind item come Ausiello XD e se il caso di Johanna non fosse l'unica cosa di cui dovete preoccuparvi...? XD (e fu così che Diana rischiò il linciaggio u.u)

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Capitolo 18
*** La proposta. ***


Purtroppo ho dovuto cambiare formato alla storia per questo capitolo perché il mio pc si è rotto, e usavo un altro programma per scrivere... un macello insomma XD
Avete visto la nostra amata nazionale? Troppo dispiacere, ma soddisfatta della squadra comunque u.u
Vabbeh che dovevo dirvi? Ah sì, buona lettura XD
 

 
 
La proposta.
 
 
 
“Madre, vuoi smettere di fissarmi come se fossi lo sguardo enigmatico della Gioconda?”
Rick cerca di coprirsi il viso col suo portatile, mentre sente il fiato di Martha letteralmente sul collo. La donna allora inizia ad annusarlo come un cane, e poi cerca di togliere il muro elettronico che la separa da suo figlio.
“Richard, andiamo... non hai nulla da dirmi di nuovo??”
Quella domanda così vaga, ma allo stesso tempo ambigua, lo fa innervosire. Ormai, contro sua madre non c’è via di fuga. Scopre lentamente il portatile rivelando gli occhi e vede sua madre che ora gli fa un sorrisetto da chi la sa lunga.
Arreso, lo scrittore, getta l’ancora.
“Chiederò a Kate di sposarmi.”
“Evviva!! Sono così fiera di te!!” Martha si getta al collo del figlio, rischiando di strozzarlo per la contentezza.
“Ed è venuta anche Meredith a trovarmi...” lentamente la donna scioglie l’abbraccio per guardare Rick in faccia. “Mi ha fatto una scenata, sembrava cercasse il mio perdono, ma in realtà voleva assicurarsi che fossi anche io pronto a chiedere il divorzio.”
Martha alza le spalle.
“Ho sempre saputo che quella donna era una meschina.”
“Devo incontrarmi con Carter a giorni. Ho già preso appuntamento. Solo con il divorzio, sarò finalmente libero di sposarla...” conclude sognante.
Martha osserva suo figlio. Quel lieve sorriso sulle sue labbra è appena accennato, ma sa che dentro al cuore, non vede l’ora di stare con la ragazza dei suoi sogni. E lei stessa, non vede l’ora di conoscere questa futura nuova suocera.
"Finalmente ci farai conoscere questa nuova ragazza!" gli dice dandogli un colpo alle spalle che gli fa quasi male.
“Forse un po’ di palestra non ti farebbe male, sai figliolo?”
"Calma madre... così la spaventi! L’ho messa in guardia sulle tue intenzioni, e non sarà da sola perché ci sarò io a proteggerla da te!" dice mettendosi in posizione di Superman con un braccio sul fianco e l’altro in diagonale, puntando verso l’infinito.
“Un Superman un po’ fiacco però…!!” fa lei indicandogli la pancia.
Martha Rodgers non si smentisce mai.
 
Le candele sono accese e posizionate: alcune sul bordo della finestra dell’appartamento di Kate, altre sono all’entrata, altre ancora costeggiano la cucina, facendo da sentiero verso la tavola imbandita della cucina. La tovaglia rossa, un candelabro acceso al centro, e ovviamente un servizio di piatti prestato da sua madre per ‘un’occasione speciale’. Tutto è pronto. Manca solo la futura sposa.
Rick si strofina le mani appena sente rumore di passi provenire da fuori, e qualcuno che sta cercando la chiave giusta dell’appartamento tra il mazzo. Lo scrittore sa che la sua musa sta per entrare, e in quel momento si porta la mano sulla fronte: ha dimenticato i petali di rosa da cospargere a terra!
“Cazzo! Vabbeh non c’è tempo per questo, Rick. Magari ricordatene alla prima notte di nozze!” dice tra sé e spegne le luci in modo che l’unica illuminazione sia composta dalle candele.
La porta si apre delicatamente, ma il volto di Kate sembra far più luce delle candele stesse quando vede Rick al centro della stanza, volto sorridente, vestito casual, che la attende.
“Sono sul set di Beautiful per caso?” dice ironica, guardando attorno tutte quelle candele e un’atmosfera davvero insolita... così romantica.
“Quand’è così... vieni con me, mia Brooke Logan!” dice lui avvicinandosi per porgerle la mano.
Lei ride e sta al gioco.
“Va bene, Ridge!”
 
La cena risulta essere deliziosa quando c’è di mezzo antipasto misto mare e montagna, risotto alla crema di scampi, e per secondo dei filetti di platessa. Kate si pulisce la bocca col tovagliolo e sotto sotto, si lecca anche i baffi come una gattina. Questo particolare non sfugge a Rick che la stuzzica un po’.
“Direi che la cena è stata di tuo gradimento, kitten!” si avvicina col viso, prendendole la mano, e lei in risposta gli tira addosso il tovagliolo.
“Non chiamarmi così o ti lego al letto!”
“Bello agente, che tu abbia pensato subito al letto... ricordi che dovevamo fare quella cosa senza le manette?”
Fortuna che la luce delle candele sta per affievolirsi, perché Kate sta diventando rossa quanto il colore della tovaglia. Il suo fidanzato le fa proposte indecenti!
Si avvicina anche lei al suo viso.
“Voglio ricordarle, signor Castle, che questa è offesa a pubblico ufficiale. Potrei denunciarla...” lentamente gli passa il dito indice sulla mano, per formare delle forme geometriche. Rick si sente letteralmente eccitato.
“C-comunque d-devo chiederti u-una cosa...” lo scrittore sta perdendo le parole, tartaglia anche, e non è normale per uno come lui che non chiude mai la bocca.
Kate se la ride, e per peggiorare le cose, gli fa piedino sotto il tavolo.
Rick deglutisce a fatica guardando la sua musa che fa il gioco pesante!
“Sì, dimmi.” Con lo sguardo sensuale, Kate continua a strusciare il suo piede contro quello dello scrittore.
“O-okay.”
Cerca di riprendersi. Deve fare l’uomo in queste situazioni e reagire! Si alza dalla sedia, senza mai staccare lo sguardo dalla sua musa. Si avvicina a lei, che adesso lo sta guardando scuotendo la testa. Fa per chiedergli cosa stia facendo, quando Rick si inginocchia davanti a lei e tira fuori una scatoletta blu dal suo taschino interno alla giacca.
Kate si porta una mano al cuore. Sta grondando di felicità. È inaspettato. Rick apre la scatoletta rivelando quel meraviglioso anello.
“Vuoi sposarmi, Kate?”
Improvvisamente è come se sentisse solo musiche pop romantiche in sottofondo. Sta davvero succedendo ciò? Sta davvero accadendo a lei questa cosa? Sorride, posa la mano sulla scatoletta e si inginocchia alla stessa maniera di Rick.
“Sì, lo voglio!”
Sono lacrime di gioia quelle che scendono dai loro occhi. Per la prima volta nella sua vita, Kate può dire di essere felice. Si abbracciano fortemente, per poi lasciarsi andare e baciarsi. Lui le prende il viso per assicurarsi di stampare bene nella sua mente quel momento. Poi si rialzano da terra e felice di gioia, Rick prende Kate, stringendola forte a sé e le fa fare una giravolta.
 
“Ora il passo più grande sarà conoscere la mia famiglia...” le dice preoccupato, toccandole i capelli.
Kate lo guarda.
“Wow... come andiamo in fretta...” è preoccupata.
“Non preoccuparti. Ho già detto a mia madre che se inizia con le domande da terzo grado deve vedersela con me!” fa una pausa per poi riprendere “La mia ex moglie è venuta nel loft l’altro giorno. Voleva assicurarsi che io fossi deciso quanto lei a chiedere il divorzio.”
Si siedono entrambi. Kate spegne le ultime candele rimaste e poi accende la luce, attraversando l’intero appartamento.
“Ah. E tu cosa hai risposto?”
Rick si avvicina con passo deciso verso di lei.
"Incontrerò l'avvocato domani", le prende il mento con una mano e le dà un bacio leggero sulle labbra, "e gli chiederò il divorzio."
 
 
 
 
Angoletto dell'autrice (poco sana di mente):
La famiglia Castle conoscerà finalmente Kate, dopo che Rick le ha chiesto di sposarla.
Ma c'è sempre il problema Meredith, che dovrà essere risolto: eh il divorzio, e poi può sposare la sua musa!
Beh che altro dire? Potrei dirvi che il prossimo è il penultimo capitolo. Potrei pure dirvi che per capire di cosa parla il blind item, dovete osservare bene il ‘tempo’ u.u
Alla prossima!!
D.

 

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Capitolo 19
*** Le torri. ***


Fingerprints

Capitolo intenso... è il penultimo!

Vi avverto: preparate i fazzoletti!
Buona lettura, ci leggiamo alla fine... XD 

 

 

 

 

Le torri.

 

 

 

 

E' una splendida mattina a New York, che si è svegliata presto per fare qualcosa. I bambini vanno a scuola felici, è il loro primo giorno di lezione.

Uomini e donne, affaccendati, corrono verso il lavoro, chi in taxi, chi in bici o con i mezzi propri. New York è una giungla la mattina.

Per qualcun altro, un uomo sulla trentina, è una mattinata speciale. Cammina, sicuro di sé, prende l'ascensore. Il suo avvocato divorzista che se la faceva con sua moglie, è al venticinquesimo piano. Salgono altre persone con lui. Lo scrittore fischietta, innervosendo alcune di quelle persone, mentre altre lo guardano e sorridono.

Se solo loro sapessero... se solo sapessero quanto è felice il suo cuore in quel momento.

 

"Se attende un secondo, l'avvocato Carter sarà qui a momenti."
"Certo, non vado da nessuna parte. Ho tutto il tempo del mondo."

Spalanca le braccia, è un gesto liberatorio.

La segretaria lo guarda un attimo allibita. Pensa che sia un pazzo per come è vestito adesso.

Camicia bianca vecchia di alcuni giorni e per niente stirata, volto stanco, jeans stracciati sul ginocchio destro.

Rick è disperato d'amore. Vuole ottenere questo divorzio per poter stare finalmente con la sua Kate... la sua futura moglie!

Oggi è una bella giornata, pensa. Si avvicina a quelle ampie vetrate dell'ufficio di Carter. Il sole splende, e lui si trova al venticinquesimo piano di quella torre... una gemella, insieme all'altra vicino.

Osservando gli uccelli cinguettare e volare sereni nel cielo, e poi dando un'occhiata giù, pensa da filosofo a come sia stato possibile che l'uomo abbia creato una tale meraviglia. Quelle torri rappresentano il cuore dell'America stessa.

E' il World Trade Center, non per niente. Respira orgoglioso di essere americano. Guarda il suo orologio. Carter sarà lì a momenti, inizia a lavorare per quell'ora.

Kate sarà appena uscita di casa per andare al lavoro. Sua figlia Alexis sarà a scuola. Sua madre Martha, sicuramente in giro a far compere dopo aver accompagnato la nipotina.

Sono le 9 di mattina a New York.

E' martedì 11 settembre 2001.

 

Kate esce dal suo appartamento per andare al lavoro. E' al settimo cielo.

Il suo scrittore le aveva chiesto di sposarla la sera precedente. E poi avevano passato la notte insieme.

Borsa in spalla, cammina felice... Ma qualcuno non lo è.

Si scontra con dei passanti. Tutti vanno verso un'unica direzione. Lei li segue, corre.

Dai loro sguardi ci legge il terrore, la paura. L'incubo.

Tutti si fermano in un punto. Kate li guarda spaesati, poi quando alzano gli occhi al cielo, coprendosi con una mano sopra gli occhi, per evitare l'impatto del sole, lei capisce tutto. Le Torri vanno a fuoco. Cadono pian piano pezzi a terra. Istintivamente vorrebbe correre e andare a tirar fuori lui da lì... è intrappolato, il suo cuore lo sa! Carter lavora lì dentro, c'è uno studio legale, Rick glielo aveva detto. Ma non riesce a capire se sia vivo oppure no.

Si fa largo tra la folla, mentre accorrono le altre voltanti della polizia.

Kate piange, urla contro il cielo, quel cielo che improvvisamente si è tinto di nero e rosso sangue.

"Noooooo! Rick!!"

Royce arriva, scende dalla volante, la prende per la vita e la trattiene, tra Kate che tira spintoni. Seguono auto dei pompieri.

Kate si dispera, si dimena tra le braccia di Royce.

"Lasciami andare, Royce! Lui è lì dentro! Rick è là sotto le macerie!"

"Kate, ascoltami! Non c'è più nessuno, c'è solo cenere lì!"

"Ma lui deve essere..." non riesce a trattenere le lacrime.

Le lacrime sovrastano le parole. Ma non sono neanche lacrime. Sono grida di terrore.

Si accascia a terra. Piange addosso a Royce, che non può far altro che abbracciarla, baciarle la testa e non dire nulla.

Perchè non servirà a niente dire che va tutto bene.

No, questa è una giornata che l'America ricorderà per tutta la vita.

 

Sei un mistero che non riuscirò mai a risolvere, Kate.

Forse eravamo destinati ad incontrarci. Ora o più avanti, chi lo sa.

Sei entrata così improvvisamente nella mia vita che non riuscivo neanche a crederci.

Non ero pronto. Tu non eri pronta.

Ma d'altra parte, non volevo lasciarti andare.

Le impronte che lasciamo nelle vite altrui non spariscono.

Sai, Kate, mi domando sempre: e se ci fossimo conosciuti in un altro luogo, e in un altro tempo, come sarebbero andate le cose?

 

Nello stesso momento, Martha ritorna con Alexis dalla scuola. E' andata a prenderla.

Entrambe si sono fermate quando hanno visto il fumo provenire dalle Torri Gemelle.

Martha sa che in quella torre sinistra c'è lo studio dell'avvocato Carter.

Martha sa che quella mattina Castle doveva incontrarsi con lui.

Si porta le mani sulla faccia.

Alexis la guarda, non capisce e pensa sia un gioco, e quindi fa la stessa cosa.

Meredith è bloccata nel traffico. Esce dalla sua auto, si arrabbia perchè c'è un gran casino... fino a quando vedere le Torri andare in fumo.

Di Torri c'è rimasto poco e niente. Collega Carter e Castle e capisce tutto.

Brandelli di fogli, pezzi di carta che vanno e vengono. Ogni cosa è stata ridotta in cenere.

Kate si è arresa all'idea di poter trovare il suo uomo lì in mezzo.

 

Sei una persona straordinaria, Kate Beckett. E io ti amo. Sempre. Non dimenticartelo.

 

 

 

12 settembre 2001.

 

Oggi è un giorno che l'America non dimenticherà.

Non sono morte solo delle persone.

E' morta una nazione che è stata messa in ginocchio.

Mai nessuno si sarebbe aspettato una cosa simile.

Neanche lei.

New York non è mai stata così cupa in questa giornata di settembre.

Lei rimane fissa, immobile, seria, mentre guarda la folla davanti a sé, seduta, inerme, come lei. Guarda le bare davanti a sé e un vuoto la assale.

Ma era preparata anche a questo. E' una poliziotta, sa a cosa va incontro. Sa che è suo mestiere salvare altre vite umane a rischio della sua.

Ma non l'ha fatto. Non ha salvato Rick.

Questo attentato era qualcosa che neanche lei poteva prevedere.

 

Richard Castle per lei era tutto. Un amico, un compagno, un amante. L'uomo che amava e rispettava con tutta se stessa.

Posa i fiori sulla sua bara, poi sopraggiungono una signora e una bambina. Capelli rossicci entrambe.

"Tu devi essere Kate Beckett, vero? Mio figlio mi ha parlato tanto di te." le dice la donna "Io sono Martha Castle."

Kate trema dalla commozione. Boccheggia.

"Amavo suo figlio, signora... io..."

Martha le prende le mani.

"Non dire nulla cara, anzi... so tutto di te. Sei una donna forte e non mi meraviglio che mio figlio si sia innamorato di te e abbia deciso di 

lasciarti tutto in eredità."

Questa è una notizia che non si aspettava.

Resta a bocca spalancata, coprendosela per non emettere alcun suono, tra lo stupore e la meraviglia. Stessa espressione che continua ad avere 

anche quando, all'anteprima del secondo romanzo su Derrick Storm, Kate apre la prima pagina del libro e trova una dedica scritta in caratteri 

corsivi.

"Alla straordinaria K. B. e a tutti gli amici del distretto di M. R."

 

 

 

 

Angoletto dell'autrice (poco sana di mente):

Ebbene sì, mie care lettrici... ho voluto rendere le cose drammatiche inserendo l'11 settembre... non ve lo aspettavate? (forse sì visto che ho già ripreso una scena di 'Remember me' XD)

E come ultimo colpo di scena (perchè ce ne sono davvero POCHI), Kate è stata nominata erede dei Castle. Erediterà tutto, e diventerà una madre per Alexis. Infatti la piccola ora deve affrontare anche la morte del padre, dopo il divorzio dei suoi... triste storia, lo so XD

Ci si legge nel prossimo e ultimo capitolo!

D.

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Capitolo 20
*** Epilogo. ***


Fingerprints

Ok dopo il linciaggio del capitolo precedente (avevo detto BOMBA e BOMBA fu u.u), arriviamo all'epilogo della storia.

Non posso crederci, ma mi mancherà T.T

Spero vi sia piaciuta nonostante la drammaticità...

Buona lettura! :)

 

 

 

Epilogo

 

 

 

New York, 7 mesi dopo.

 

 

L'uomo davanti a lei legge il suo curriculum.

Kate stringe i pugni che tiene sopra le sue gambe, le quali, hanno iniziato una danza... è agitata e ansiosa. Si morde il labbro più volte e si guarda in giro. La stanza vede medaglie, foto col sindaco... questo Roy Montgomery deve essere una persona importante, pensa. L'ultima volta che l'ha visto fu quando la informò dell'omicidio di sua madre.

E' vestita sobria. Completo in giacca e cravatta, camicia bianca, tacchi. Ha sfilzato i capelli, lasciando sempre quel caschetto sbarazzino. Roy la osserva e decide che deve dare il suo giudizio.

"Ha un ottimo curriculum, signorina Beckett... Solo mi chiedo, come mai vuole trasferirsi al 12esimo?" la guarda di sottecchi, lasciandosi accomodare sulla comoda poltrona dietro la scrivania.

Lei appare timida, ma ha una gran voglia di fare. Roy pensa che le ricorda troppo sua madre... Johanna Beckett.

"Avevo voglia di ricominciare da capo, signore." dice tagliente, come una lama, senza mezze parole.

Il capitano sorride. Apprezza la sincerità genuina di quella ragazza.

"Benvenuta in squadra, agente Beckett." le porge la mano "Sono sicuro che diventerà una detective in gamba."

"Grazie signore."

Un sorriso lieve appare sul suo volto. Il nomignolo "detective Beckett" non le dispiace poi così tanto. Forse un giorno riuscirà a diventarlo, chissà..

Si alza per andarsene e prendere posto nella sua scrivania, quando Montgomery inizia a parlarle, ancora avvolto nei suoi ricordi.

"Conoscevo tua madre, Beckett."

La ragazza si ferma; mano sulla stipite della porta, e con l'altra in cui trattiene un pugno.

"Era una donna caparbia, in gamba, straordinaria... mi dispiace per la tua perdita."

Il capitano abbassa lo sguardo e rimane a guardare una vecchia foto.

Kate è indecisa se uscire dalla stanza o restare. Vorrebbe dire qualcosa... ma è combattuta... ci ripensa... no, si volta, guarda Montgomery e si decide a parlare con decisione... perchè è così che Rick le ha insegnato: mai arrendersi.

"Risolverò il caso di omicidio di mia madre. E al diavolo la burocrazia e chi l'ha archiviato." dice con fermezza, con lo sguardo di ghiaccio, ma è solo in apparenza... dietro nasconde una fragilità e allo stesso tempo una gran forza.

Ha due ragioni in più per combattere la sua battaglia: sua madre e Rick.

"Dovrai rimboccarti le maniche, Beckett, lo sai, vero? Buon lavoro." le risponde Montgomery, anche lui freddo in apparenza... ma dentro freme; si sente piccolo piccolo: questa ragazza di fronte a lui non si arrenderà mai.

Kate gli fa un saluto con la testa e raggiunge la sua scrivania. La prima cosa che posa sono delle foto. Una di sua madre, una di suo padre, e una di Rick. Poi guarda ciò che ha indosso: l'orologio di suo padre, simbolo della vita che salvato. La collanina al collo con l'anello di sua madre: la vita che ha perso. Tira fuori dalla borsa un anello, è quello che Rick le aveva dato quando le ha chiesto di sposarla. E' il simbolo della rinascita, è quello che le dà la forza di andare avanti...

"Ehi, tu devi essere Kate Beckett... eri con... Richard Castle, lo scrittore...?"

Kate alza lo sguardo. Due ragazzi si sono avvicinati alla sua scrivania. Uno è di carnagione scura, a giudicare dal suo accento, forse un portoricano, l'altro ha la carnagione chiara, capelli chiari... forse irlandese?

"Mi spiace per la tua perdita... qui al distretto non hanno parlato d'altro da quando sei arrivata! Comunque io sono Javier Esposito, e questo è il mio amico, Kevin Ryan."

Javier sembra gentile, cordiale. Kevin le sorride e la saluta con la manina. La fanno sorridere.

"Esatto, sono proprio io. Voi cosa volete chiedermi, invece?" è un po' infastidita dalla sua fama di essere stata con Richard Castle... ma loro sembrano sinceri, non vuole arrabbiarsi, perciò parla loro ironicamente.

"Niente, sorella!" Esposito alza le mani in segno di difesa "Noi qui non facciamo pettegolezzi!"

"Siamo una squadra seria... e a quanto pare ci addestreremo insieme!" fa Kevin osservando l'arrivo dei superiori...

Stanno decidendo i prossimi turni per gli addestramenti. Kate osserva quelle armi. Poi le manette. Osserva il distretto. La gente non è frenetica come il posto dove si trovava mesi fa; qui sono tutti diversi. Guarda l'orologio: è quasi ora di pranzo.

Ryan fa casino nel prendere il grosso panino dalla sua sacca. Esposito lo guarda e gli sta venendo fame. Kate sorride osservandosi ancora intorno.

"Credo che mi troverò bene qui."

Javier ruba il panino dalle mani di Kevin e scappa per non farsi prendere.

"Parla per te!" le risponde l'irlandese correndo verso un inseguimento... sì, del suo panino appena rubato!

La ragazza si risiede alla scrivania. Non è male questo posto, se lo si guarda da un'altra prospettiva.

E poi adesso è cambiata; non è più chiusa in se stessa; il muro che aveva costruito, è stato abbattuto giù facilmente.

Ha uno scopo nella sua vita ora. Ha ritrovato suo padre. Ha una nuova famiglia a cui badare: quella di Martha e Alexis Castle.

Ha trovato l'amore e poi l'ha perso, è vero... ma adesso è pronta ad aprire di nuovo il suo cuore e farsi amare.

Rick Castle l'ha segnata... piano piano, a piccoli passi, tornerà ad essere una persona felice. Il primo passo sarà quello di chiamare suo padre: non lo sente da un po' di mesi e ha delle notizie da dargli. Ha un telefono lì vicino. Alza la cornetta, compone il numero.

Si inumidisce le labbra. Ha paura di restare senza fiato quando parlerà.

Dopo alcuni tu-tu iniziali, Jim Beckett fa "Pronto?"

"Ciao papà, sono io... Kate."

Sorride, è felice. Sentire una persona familiare la fa sentire viva.

"Sto bene... sto iniziando un nuovo addestramento... mi sono iscritta al 12esimo di New York... il pomeriggio tornerò a casa... mi sono trasferita dai Castle, sai, papà?... Sarò una mamma per Alexis Castle, l'avresti mai immaginato?"

Chiacchiera spensierata, arricciandosi i capelli con le dita della mano, e ogni tanto si lascia andare a qualche risatina, mentre sullo sfondo, gli agenti di polizia sono in fermento. Una campanella suona: c'è un caso da risolvere. Ma lei resta lì, a godersi quella chiacchierata con suo padre, mentre pian piano le luci intorno a lei sfumano in bianco...

 

Sai, Kate... e se ci fossimo incontrati in un altro luogo e in un altro tempo... come sarebbero andate le cose?

Adesso ne sono sicuro. Non sarebbe cambiato nulla.

Avrei rifatto le stesse cose.

Ti avrei seguita con lo scopo di trovare ispirazione per i miei libri.

Mi sarei innamorato di te.

Ti avrei convinta a riaprire il caso di tua madre.

Ti avrei baciata sotto copertura.

Ti avrei detto di amarti in punto di morte.

Ti avrei costretta ad affrontare i tuoi demoni, le tue paure, e sopratutto i tuoi sentimenti.

Perché sono ricambiati... perché tu ricordi tutto della sparatoria... perché hai solo bisogno che io ti spinga ad aprirti a me...

Insieme avremmo abbattuto quel muro... perché non sarebbe rimasto intatto per sempre...

 

 

 

 

PRESENTE, UN ANNO DOPO LA SPARATORIA A KATE...

 

 

Si è svegliata presto stamattina. Ha preparato la colazione per la sua "famiglia"... perché ora è la signora Castle.

Kate Beckett ha abbattuto il suo muro. E' sempre la stessa donna, che la mattina, da ormai qualche mese, si alza la mattina per preparare la colazione. A turno, giungono a tavola Alexis, Martha e poi lui... suo marito Rick.

Si sofferma a guardarla mentre dà un bacio sulla testa ad Alexis scompigliandole i capelli. Poi va da Martha e le porge le zucchero.

Rick si unisce alla sua famiglia, si siede dall'altro lato della tavola e sorride alla sua musa.

 

"Se due persone sono destinate a stare insieme, alla fine un modo lo trovano, abbattendo le barriere del tempo e dello spazio."

 

Rick si appunta questa frase sul suo taccuino soddisfatto, e abbozza un sorriso.

"Cos'hai da sorridere?" gli chiede Kate.

Lui ritorna alla realtà e osserva uno per uno i componenti della famiglia Castle. Non potrebbe essere più felice di così.

"Oh, niente... solo un'altra storia che ho appena finito di scrivere!"

Non ha dubbi riguardo il seguito. Tutto è iniziato con un "always" pronunciato sull'altare.

Il resto, è una storia ancora da scrivere. Per ora, si sarebbe accontentato di terminare così il suo libro.

Sì, gli sembra un bel finale per una bella storia.

 

 

 

 

FINE.

 

 

 

Angoletto dell'autrice (poco sana di mente):

Come promesso, si deve passare prima per l'inferno per raggiungere il Paradiso e quindi l'happy ending. Che vi avevo detto, miscredenti che non siete altro? u.u huahuahuahua

Premetto che mi ero immaginata due finali per questa storia: uno più triste, e l'altro è questo.

Ovviamente la storia l'ho scritta prima di buona parte della quarta stagione e quindi anche prima del finale di "Always", quindi adesso le cose sono leggermente diverse (e sopratutto Rick e Kate non si sono sposati un anno dopo la 3x24 XD ma vabbeh questa è una ff XD).

Spero vi sia piaciuta, aspetto i vostri commenti! :)

D.

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