Fingerprints di _diana87 (/viewuser.php?uid=13963)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** L'incontro. ***
Capitolo 3: *** L'ispirazione. ***
Capitolo 4: *** L'invito. ***
Capitolo 5: *** La mamma. ***
Capitolo 6: *** Solo un'amante? ***
Capitolo 7: *** La musa. ***
Capitolo 8: *** Il libro. ***
Capitolo 9: *** Il muro. ***
Capitolo 10: *** Tradimento. ***
Capitolo 11: *** Alexis. ***
Capitolo 12: *** Dolce amaro. ***
Capitolo 13: *** Microcosmo. ***
Capitolo 14: *** Scontro interiore. ***
Capitolo 15: *** Estate. ***
Capitolo 16: *** "Beckett, Johanna." ***
Capitolo 17: *** L'anello. ***
Capitolo 18: *** La proposta. ***
Capitolo 19: *** Le torri. ***
Capitolo 20: *** Epilogo. ***
Capitolo 1 *** Prologo ***
Voilà, un'altra mia pazzia, un'altra mia fanfiction... XD
Se avete amato "Keep following your daily routine", allora non potete non leggere anche questa! XD (sono brava a sponsorizzarmi, si vede che studio giornalismo hahahahaha)
Spero vi piaccia anche questa... Buona lettura :)
Fingerprints
Prologo
Oggi è un giorno triste per il 12esimo distretto.
Non è morto solo un capitano.
E' morto un uomo.
Un essere umano.
Un uomo che ne ha passate tante.
Si è lasciato alle spalle un passato che gli faceva male, e ha tenuto questo segreto a tutti, sopratutto a lei.
Lei che ha considerato come una figlia per tutti questi anni.
Un uomo, un poliziotto corrotto, che però si è pentito, e ha sacrificato se stesso per lei.
E' morto da eroe.
New York non è mai stata così cupa in questa giornata di maggio.
Lei rimane fissa, immobile, seria, mentre legge e guarda la folla davanti a sé, seduta, inerme.
Guarda la bara davanti a sé e un vuoto la assale.
Pronunciare quel discorso è la cosa più difficile che potesse mai fare.
Ma era preparata anche a questo.
E' una poliziotta, sa a cosa va incontro.
Sa che è suo mestiere salvare altre vite umane a rischio della sua.
Eppure le parole sono cariche di emozioni.
"Per noi non ci sono vittorie. Esistono solo battaglie. E che alla fine il massimo che puoi sperare è di trovare un posto in cui prendere posizione. E se si è molto fortunati.. si può trovare una persona disposta a prendere la stessa posizione."
Lui la guarda comprensivo, serio.
Si scambiano uno sguardo che vale più di mille parole.
E intanto l'orologio continua a scorrere...
Non riesce a trattenersi e una lacrima gli corre sul viso.
Lei continua il suo discorso, cercando di riprendersi.
Poi lui scruta l'orizzonte davanti a sé... c'è un luccichio, un barlume... e sta puntando verso... lei!
Uno sparo.
Un colpo secco.
"Kate!"
Corre e si precipita verso di lei, per buttarla giù a terra, e salvarla.
La folla si agita, grida, si abbassa, si protegge per la paura.
"Kate... resta con me, Kate!"
In un attimo, si vede passare tutta la sua vita davanti... il loro primo incontro, Nikki Heat, il caso di sua madre, il bacio, la bomba, Los Angeles...
E' incredibile come la vita ti passi velocemente.
E allora cominci a chiederti... e se l'avessi conosciuta prima, in un'altra circostanza, forse tutto questo non sarebbe accaduto... forse il capitano non sarebbe morto, forse lei non starebbe per morire tra le tue braccia...
"Resta con me... Kate, ti amo... ti amo, Kate..."
Lei ti guarda coi suoi occhi intensi e profondi... si trattiene.. vorrebbe rispondere, vorrebbe dire che prova lo stesso... ma chiude gli occhi...
Lui è inerme, ma le ha dato una speranza per continuare a lottare: le ha detto che la ama.
E se le cose fossero andate diversamente... la possibilità di tornare indietro nel tempo non l'abbiamo...
E se lei non potesse farcela? Se lui le avesse detto prima cosa provava?
Forse non sarebbero arrivati a questo punto...?
Le impronte che lasciamo nelle vite altrui non spariscono.
Sai, Kate, mi domando sempre: e se ci fossimo conosciuti un altro luogo, e in un altro tempo, come sarebbero andate le cose?
Ma è troppo tardi per sperare e crucciarsi.
L'orologio continua a scorrere.
Il sipario si chiude, e la scena sfuma in nero...
Angoletto dell'autrice (poco sana di mente):
Non uccidetemi, non dite nulla, aspetto i vostri commenti perchè la nostra storia è appena iniziata!u.u
xoxo
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Capitolo 2 *** L'incontro. ***
Ecco l'inizio della storia vera e propria!
Enjoy :)
L'incontro
New York, primavera 2001.
"Esistono due categorie di persone che pensano a come uccidere la gente: gli psicopatici e gli scrittori di gialli."
Seduto alla sua scrivania, lo scrittore Richard Castle scrive imperterrito il suo prossimo romanzo.
Ogni scrittore che meriti di essere chiamato come tale, ha bisogno di una musa, di una sua ispirazione.
La piccola bambina davanti a lui, lo guarda e ride.
Di fronte tale innocenza, tu, suo padre non puoi che sorriderle, e continuare allo stesso tempo a scrivere sulla tastiera del tuo portatile.
Ti blocchi per un attimo e le sorridi, poi torni concentrato sul monitor.
"Cosa c'è che ti fa tanto ridere?"
La testolina buffa color arancione, ha due codini sulla testa e li scuote ridendo.
"Sei così buffo papà quando sei concentrato!"
A quel punto, non puoi che scoppiare a ridere e fare il finto offeso, chiudendo magari il tuo PC.
"E questa da dove salta fuori? Non sarà mica tua madre a metterti strane idee in testa?"
"No! Escono da qui, dal mio cervello!" la piccola indica la sua testa con il dito.
Alexis ha solo 7 anni eppure ha un'intelligenza fuori dal normale.
A scuola alcuni bambini la prendono in giro definendola un po' strana, solo perchè ama leggere i gialli di suo padre.
Cosa c'è di male in tutto questo, ti domandi.
Tua figlia è la tua fan numero uno.
"A proposito della mamma... ho tempo di svignarmela all'Internet Point prima che arrivi?" prende il pc sotto il braccio e dà una carezza a sua figlia.
"Rick! Rick, ci sei? Mi accompagni a fare la spesa??"
Dalla porta d'ingresso che si è appena chiusa, fa il suo ingresso la signora Meredith Castle; lunghi capelli rossi, vestito rosso e giacca in pelle nere, posa sul pavimento due bustine di Gucci, poi torna a guardare il suo cellulare.
"Credo che la mamma voglia uscire..." dice Alexis bisbigliando a suo padre.
Rick le mette un dito sulla bocca facendola stare zitta.
"Facciamo un gioco? Tu distrai la mamma e io me la svigno, che ne dici?"
Di andare a fare spese non gli va proprio. Sta terminando il suo primo libro su Derrick Storm, il primo di una lunga saga, e non vuole proprio mollare ora.
Ha una trentina d'anni, eppure Rick Castle si sente ancora bambino. Il guaio è l'essersi sposato giovane, mentre ogni tanto allungava l'occhio su qualche bella ragazza. Il rapporto con Meredith non è così tutto rosa e fiori. Tranne a letto. Poi il matrimonio gli ha dato il dono più grande: sua figlia.
Il rapporto padre-figlia è qualcosa di meraviglioso per entrambi.
Alexis, pur avendo poche amichette, si diverte con suo padre, il quale improvvisamente, diventa bambino anche lui.
La piccola annuisce e corre da sua madre, saltellando.
Meredith le sorride e la prende in braccio, poi si dirigono nel salone.
Per Rick è il suo momento; può andare in punta dei piedi verso la porta d'ingresso, guardare per un attimo quel quadretto familiare, poi scomparire.
New York in pieno giorno è una crocevia di persone.
Le strade sono affollate; taxi, macchine, pedoni.
Per la polizia è un giorno come tanti... ma non per tutti.
Una ragazza un po' paffutella, capelli corti a caschetto, sta correndo come se facesse la maratona, gridando: "Fermati, in nome della legge!"
Sa dove tiene le manette e sa come usare una pistola.
Può sembrare imbranata all'apparenza, ma è caparbia, non si arrende.
Con lo sguardo fisso sul ladro che sta inseguendo, la giovane Kate Beckett salta gli ostacoli che le si pongono davanti come una corsa ad ostacoli.
E lei sta vincendo questa corsa!
Ce la può fare, ma l'ostacolo è dietro l'angolo...
Spalanca gli occhi quando quell'uomo con un caffè in mano e valigetta con pc dall'altra, gli si pone davanti...
Un gridolino, non si ferma, e inevitabilmente gli finisce addosso... il caffè vola in aria, la valigetta cade a terra... lei è posata sopra di lui, qualche centimetro dalla bocca.
Lui si trattiene dal ridere e la guarda... non è forse la ragazza più carina che abbia mai visto?
"Questa posizione è interessante, agente..." controlla la targhetta che lei ha sul seno "...Kate Beckett?"
Lei invece non è affatto divertita.
Sbuffa, si alza, e si dà una ripulita.
Lui fa lo stesso, continuando a fissarla.
"Io sono Richard Castle... lo scrittore Castle! Avrai sicuramente sentito parlare di me!"
Ma la ragazza non gli dà ascolto. Si regge il cappello e guarda davanti a sé... ha mancato il ladro, non lo vede più.
"Cazzo... l'ho perso! Ed è tutta colpa tua!!"
"Pronto, mi hai sentito? Non mi conosci?!" le sventola la mano davanti, ridendo come un cretino.
Lei lo guarda torvo e storce leggermente le labbra.
Sarà pure un po' pazzo quello scrittore, ma a Kate non dispiace che le sia saltato addosso.
"Che c'è? Vuoi che ti sculacci così ti togli dalle scatole?"
Uno sguardo da flirt e qualcosa scatta in Rick... quella ragazza non è come le tante che ha conosciuto e con le quali è stato.
Non è affatto come sua moglie neanche...
"Essere sculacciato mi piacerebbe, agente..."
Non fa in tempo a terminare la frase e a dire il suo nome, che Kate gli dà un pugno sul naso, facendo restare lì dolorante per qualche secondo.
Kate sorride da sotto i baffi, lo guarda e poi si allontana, camminando altezzosamente.
E' scattato qualcosa anche in lei. Che sia colpo di fulmine? Non può dirlo. E' troppo presto. Fatto sta è che le ha fatto piacere restare sopra di lui per quel breve momento.
E il fatto di aver pensato "sopra di lui" non l'ha resa per nulla nervosa, pur sapendo che il pensiero è piuttosto ambiguo.
Forse la prossima volta potranno incontrarsi in un altro modo.
Sorride ancora sotto i baffi, soddisfatta.
Rick la guarda allontanarsi, osservandola muoversi sinuosamente, mentre alcune fan gli si avvicinano urlando il suo nome e volendo qualche autografo.
Angoletto dell'autrice (poco sana di mente):
Una piccola nota su come mi immagino Kate dieci anni fa circa (ringrazio il film "The Spirit" a cui ha partecipato e dove, guarda caso, interpretava un agente di polizia XD):
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Capitolo 3 *** L'ispirazione. ***
Fingerprints
L'incontro
c'è stato.
Colpo
di fulmine?
Uhm
voi che ne dite?
Vediamo
gli effetti che Kate ha fatto nel nostro giovane Rick Castle...
Buona
lettura!!
L'ispirazione
Lui
corre di corsa verso casa.
Passa
tra la gente che gli urla dietro il suo nome; ma lui non si fermerà; non
intende farlo.
Quando
arriva l'ispirazione, devi prenderla al balzo.
Sorride,
tenendo il portatile tra le braccia, stringendolo più forte che può: sa come
continuare il suo romanzo.
Ha
una scarpa slacciata; ma non si fermerà per allacciarla; non intende farlo.
Altre
strade, altre vie incrociate, un'altra svolta a destra e finalmente giunge nella
sua casa e nel suo loft.
"Sono
tornato! Mi chiudo in camera a scrivere, non badate a me!" si sbriga a
dire, togliendosi giaccone e posandolo sulla poltrona del suo studio.
La
moglie Meredith non fa in tempo a chiedergli cosa stia facendo, che lui ha già
chiuso a chiave la porta.
"Richard!
Richard, che ti prende?" inutilmente Meredith bussa più volte, ma senza
udire nessuna risposta dall'altra parte della serratura.
Si
ferma poggiando l'orecchio sul legno chiaro della porta e sente rumori di
tastiera; Richard sta scrivendo all'impazzata, colto da una strana forma di
ispirazione o illuminazione buddista.
Sorride
Meredith, contenta che qualcosa - o qualcuno? - abbia ridato a suo marito la
voglia di scrivere.
Lo
scrittore d'un tratto si ferma, osservando il foglio del suo Word tutto ben
scritto in formato Times New Roman, carattere 12.
Con
una mano si regge il mento, con l'altra tamburella sulla scrivania.
Sorride,
pensando al personaggio femminile del suo romanzo: Clara Strike.
Sorride
e pensa all'incontro con la sexy poliziotta del mattino.
Kate
Beckett.
Quel
nome così semplice già suona come un'eroina di un romanzo storico.
Kate
come Katherine... Anna Karenina.
Beckett
come Thomas Beckett... il suo nome è già poesia stessa.
Ha
qualcosa di particolare quella Kate Beckett, e Rick non può fare a meno di
pensarci.
E'
giovane eppure è già una combattente irruenta.
Forse
c'è qualcosa del suo passato che la tormenta, e che lei sta reprimendo
dimostrandosi forte, nascondendo la fragilità che è in lei.
Ma
a cosa servirà tutto questo? A cosa la porterà?
Rick
scuote la testa, poi se la copre con le mani.
Un
po' vergognandosi dei pensieri e dei film che si sta facendo sull'agente di
polizia incontrata quella mattina.
Si
guarda la fede che ha al dito.
Lui
è un uomo sposato.
Ha
una figlia che ama.
E
ha rispetto per la sua famiglia.
Nonostante
le scappatelle avute in gioventù, ora Rick ha messo la testa al posto.
E
proprio quando ha intenzione di fare il serio, ecco spuntare Kate Beckett che
irrompe come un uragano nella sua vita, sconvolgendola del tutto.
Kate
sembra essere la sua ispirazione, e basta.
Eppure
perchè ora inizia a pensare a lei e a rivederla di nuovo?
Kate
sbuffa sbattendo sul tavolo il suo cappellino e la sua fondina, poi si siede.
Poco
le interessa se i suoi capelli corti sono tutti sbarazzini, andando da una parte
e dall'altra.
L'uomo
seduto davanti a lei smette di leggere il documento al pc, per guardarla.
E'
così carina quando è arrabbiata che quasi gli dispiace interromperla nei suoi
pensieri, perchè poi inizia a fare delle boccacce e roteare gli occhi, e tutto
ciò lo rende pazzo.
Qualunque
cosa di lei lo rende pazzo.
"Giornataccia,
Kate?"
Lei
si volta, posando i gomiti sul tavolo e lasciandoci appoggiare la testa su.
Sembra
una bambina a cui hanno privato un giocattolo.
"Era
un inseguimento perfetto, Royce! E io l'ho perso per colpa di un imbecille
scrittore che mi si è messo davanti!"
Mike
Royce ride e questo fa voltare la ragazza verso di lui, che inizia a dargli dei
pizzichi sul braccio.
"Che
hai da ridere? Non è divertente!"
"Andiamo
Kate, era solo un inseguimento! Ora il ladro è stato catturato e assicurato
alla giustizia... non è stato ucciso nessuno!"
"Lo
sai che aspettavo questa occasione da mesi! Era il mio primo inseguimento, Royce!
Il mio primo in solitaria!"
Mette
l'enfasi su quel primo e gli occhi le si riempiono di lacrime.
Abbassa
la testa, stringendosi le spalle.
Royce
la guarda e si intenerisce.
"Kate,
ti assicuro che la prossima volta andrà meglio." le prende le mani e la
guarda intensamente.
Kate
arrossisce, stringe la sua mano per un attimo ma poi si ritira.
Sa
che è sbagliato, Mike è il suo superiore, non dovrebbe pensare a lui come ad
un uomo attraente con cui piacerebbe uscire.
"Quello
scrittore è un imbecille... dovevi vederlo!" cerca di cambiare discorso e
improvvisamente anche il suo atteggiamento cambia.
Si
alza dalla sedia, iniziando a gesticolare con le mani e lo fa in modo nervoso.
"Io
sono Richard Castle, lo scrittore Castle!" lo imita roteando gli occhi,
forse un po' infastidita, "Ma chi si crede di essere?!"
"Sei
piombata addosso a Richard Castle?!"
"No, correzione: lui è piombato addosso a me! Non si può arrestarlo per
accusa a pubblico ufficiale?? E' così fastidioso!!"
Si
blocca per un istante.
Perchè
sta pensando a Rick Castle in quel momento?
Quell'uomo
la stava rimorchiando già al primo incontro!
Doveva
essersene accorta... perchè invece non l'ha notato?
Ah
certo... perchè Kate stava osservando i suoi occhi azzurri!
Sorride
pensando a quell'uomo e si vergogna del fatto di aver finto di non averlo
riconosciuto... lei sta leggendo i suoi libri!
"Kate!"
Mike
ride vedendola ancora così arrabbiata.
E'
adorabile quando Kate Beckett si arrabbia.
"Che
c'è??" chiede acida, pensando ancora a quello scrittore.
"Magari
la prossima volta chiedigli l'autografo."
Angoletto
dell'autrice (poco sana di mente):
Ovviamente
siccome è una AU, il personaggio di Clara Strike è ispirato a Kate Beckett e
non all'agente della CIA Sophia :p
Capitolo
corto corto... diciamo vi sto dando una tregua hahahaha
Rick
ha trovato in Kate la sua musa, ma è combattuto perchè sta iniziando a pensare
a lei nonostante sia sposato...
Kate,
dal canto suo, ha finto di non riconoscerlo e difende le sue ragioni
scagliandosi contro di lui...
Credete
che il loro incontro sia concluso qua?
Qualcosa
ci dice che le loro strade stanno per incontrarsi di nuovo!
Alla
prossima!!
D.
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Capitolo 4 *** L'invito. ***
Fingerprints
Quando
il destino ci mette lo zampino... combina dei guai!
Buona
lettura! :)
L'invito
La
primavera sembra stia lasciando spazio all'estate, anche se in anticipo di
qualche mese.
Fa
troppo caldo e le persone sono già a maniche corte, e c'è chi ne approfitta
per fare jogging anche di buon mattino, sfruttando il fresco prima delle ore
calde verso mezzogiorno.
New
York sta vivendo alcuni dei giorni più assolati degli ultimi anni.
Kate
arriva al distretto, sedendosi e sorseggiando del caffé, un'abitudine che ormai
ha da qualche anno quando è entrata in polizia, quando viene colpita da una
notizia al telegiornale.
E'
una news che non le piace.
La
polizia ha arrestato un musulmano cittadino americano da due anni, che si stava
tranquillamente addestrando per compiere attentati.
La
tv locale e il governo dicono che è un caso isolato, che non c'è bisogno di
preoccuparsi.
Kate
sorride amaramente.
Come
possono dire di non preoccuparsi?
Scuote
la testa e posa il poco di caffè che le è rimasto sul tavolo.
Anche
di sua madre dicevano la stessa cosa.
"Sua
madre si è invischiata troppo in affari di cui non doveva interessarsi, e ha
fatto una brutta fine. Le autorità non dovranno mai sapere nulla su questa
cosa."
"Perchè
le autorità sanno qualcosa e non vogliono trapelare nulla allo Stato."
"Sua
madre è morta per un tragico incidente, caso chiuso."
Il
caso era stato detto "chiuso", ma l'ultima sentenza l'avrebbe avuta a
giorni.
Ripensa
alla promessa fatta a sua madre: quella di iscriversi a letteratura
all'università e diventare una scrittrice, visto che le è sempre piaciuto
leggere e scrivere.
Ma
all'università non ci era mai arrivata. Lei si era iscritta all'accademia di
polizia, invece.
Le
scende una lacrima sul viso e si stringe più forte quella collanina che porta
sempre con sé e che non toglie mai.
E'
incredibile che siano passati già due anni.
Senza
rendersene conto, la tv è stata spenta da Mike Royce, che le passa davanti
cercando di risvegliarla da quel sonno profondo della mente.
"Ehi,
Kate! Tutto okay? Queste notizie di prima mattina non fanno bene!"
Le
offre il caffè facendole sentire la dolce aroma.
"Ti
ringrazio, Royce... ho già bevuto per stamattina!" osserva la porta del
distretto mentre sente l'aria ancora fresca entrare dolcemente... "Anzi,
sai che ti dico? Vado a fare un giro! Ci vediamo più tardi!"
Prende
di corsa la sua giacca nera, la tiene sul braccio, occhiali da sole ed esce dal
distretto, lasciando Royce lì impalato a chiedersi cosa le sia accaduto.
La
strada la conosce benissimo.
Prende
l'autobus che la fa scendere direttamente davanti alla sede dell'Università
Queens College di New York.
E'
grande e maestosa, da proprio l'idea di college americano per eccellenza.
Si
fa coraggio... cosa le costa andare a chiedere informazioni?
L'ufficio
orientamento non è neanche così affollato.
Si
schiarisce la voce, e chiede indicazioni alla ragazza dietro il bancone, che in
risposta, le porge un volantino con tutte le facoltà del college.
Kate
è interessata a quelle umanistiche e in particolare alla facoltà di Lettere.
Ringrazia
la ragazza e si allontana con un sorriso.
Talmente
immersa nella lettura, non si rende conto che la sua strada si incrocia con una
persona di sua conoscenza, che le versa il caffè addosso che sta bevendo,
macchiandole la camicia rosa chiaro.
La
ragazza è sgomenta.
"Oddio
mi dispiace! Lascia che ti aiuti!"
L'uomo
tira fuori un fazzoletto e sta per pulirle la macchia, ma lei lo ferma.
"Lasci
stare, io---"
Alza
lo sguardo che incrocia quello di lui... quei grandi occhi blu che la stanno
guardando con l'aria da cucciolo indifeso.
Kate
abbozza un sorriso, poi inizia a dargli spintoni.
"Ancora
tu?? Rick Castle! Come farò a liberarmi di te??"
"Lo
sai che ti fa piacere vedermi... Kate!"
Rick
la provoca con un sorrisetto malizioso che la fa reagire dandogli altri spintoni
per allontanarlo.
Non
lo vorrebbe dai piedi, eppure sa che non potrebbe farne a meno.
"Lasciami
stare, Rick! Sono qui per altre cose!" inizia a camminare dall'altra parte,
stringendo dalle mani il volantino della facoltà.
Si
osserva intorno curiosa. Quell'ambiente potrebbe anche piacerle, ma... sarebbe
stato sicuro ritornare all'università?
Richard
Castle la stava seguendo come un cane insegue un osso.
"Sei
sotto copertura per risolvere un caso d'omicidio?"
Kate
si volta sentendo il fiato dell'uomo sul collo.
Sono
troppo vicini l'un l'altro.
Di
nuovo restano a guardarsi negli occhi.
Kate
si morde il labbro, provocandolo. "No." risponde, per poi girarsi di
nuovo e camminare avanti."
Perfino
un semplice monosillabo riesce ad attirarlo come una calamita.
"Allora...
stai indagando su un caso di omicidio?"
Kate
se la ride alle spalle.
Quello
scrittore non ha intenzione di demordere!
"No!"
si volta sorridendogli.
E'
un sorriso così genuino e stupendo che Rick resta a guardare le sue labbra per
un po', poi nota l'opuscolo che ha la ragazza in mano. Lei segue il suo sguardo.
"Sì...
volevo tornare all'università... avevo iniziato un paio d'anni fa, ma... poi mi
sono iscritta all'accademia di polizia."
"Perchè hai cambiato idea così in fretta?"
Sua
madre è morta.
La
voce interiore la martella con "madre" e "morta".
Kate
fa la cosa che le riesce meglio: evitare il suo sguardo e poi cambiare discorso.
"C'è
una conferenza di letteratura oggi. Tu ci vai?"
"E'
un seminario, non una conferenza. E sarò io a tenerla!" le offre il suo
braccio e lei capisce che la sta invitando ad assistere.
Rick
non vuole sapere il motivo del perchè Kate si è iscritta all'accademia, e
questo la rende tranquilla.
Odia
la gente che le fa domande sulla sua vita privata.
Sotto
braccetto, si incamminano verso l'Aula Magna.
"Magari
dopo questo seminario cambierai anche opinione su di me... chissà... potremmo
diventare anche amici!"
Lei
come risposta gli dà un altro spintone e poi gli sorride.
"Neanche
tra mille anni!"
L'Aula
Magna è immensa, proprio come si vede in alcuni film di storie con ragazzi che
vanno all'università, e Kate è spaesata.
Resta
sull'uscio della porta domandandosi chissà cosa sarebbe successo se avesse
continuato la carriera della studentessa invece di entrare nell'arma... si
riprende, rispondendo a se stessa che la vita è imprevedibile. E quando ti
viene tolto qualcuno di importante, la tua vita cambia radicalmente e sei
costretta a crescere in fretta e a proteggerti dal mondo esterno.
E'
per questo che si è creata quel muro intorno a lei?
Per
proteggersi dal mondo e impedire che le persone ne entrino per farne parte?
Rick
si è fermato a metà strada nella scalinata che conduce al centro dell'aula,
giusto per guardarsi indietro e vedere l'agente mora guardarsi intorno come una
bimba che vuole salire sulle giostre.
"Ehi,
tutto bene?"
"Ah
sì... sì!"
Rick
le sorride e continuano a camminare, ma Kate decide di sedersi al centro
dell'aula, giusto per non dare nell'occhio.
Lui
fa qualcosa che la sorprende.
Scuote
la testa e le offre la mano.
La
ragazza, già seduta con le gambe accavallate, lo guarda.
Il
suo cuore le pulsa e le dice di prendere quella mano... al contatto è calda e a
Kate sembra di impazzire.
Che
cosa le sta succedendo?
"Per
te ho riservato un posto in prima fila!"
"Uhm
non sono mai stata in prima fila!"
"Che
monella!"
Sono
ancora mano nella mano mentre continuano a scorrere tra la gradinate della sala
fino a raggiungere il posto.
Manca
poco. L'aula inizia a riempirsi.
In
fondo ci sono i più annoiati, mentre per i primi posti, tra i nerd e le
ragazzine, ovunque fanno a lotta per accaparrarsi i primi posti.
Vicino
a Kate si siedono 3 ragazze tutte bionde, tutte vestite uguali di rosa e di
celeste.
Kate
le guarda, poi guarda se stessa, poi rivolge preoccupata lo sguardo a Rick, il
quale alza le spalle sorridendole. La ragazza di nuovo le guarda, chiedendosi:
ero davvero così alla loro età?
Qualche
minuto dopo entra il professore che inizia le presentazioni e si alza un'ola che
invade tutta l'aula, manco stessero assistendo alla finale di Champions League.
Rick
inizia ad esporre il suo libro, il primo su Derrick Storm, e illustra una specie
di ramo dove spiega le varie indagini criminologhe che ci sono dietro...
"Sei
silenziosa, agente... non ti è piaciuta la presentazione?"
"Uh?
Altroché! Certo, anche se... non è il genere di storie che mi
interessano..."
Non
lo guarda negli occhi e anzi... si sbriga a superarlo.
Lei
sta mentendo ma non vuole darlo a vedere.
Ha
paura che poi Rick potrebbe iniziare a montarsi la testa... eh sì, gli
scrittori, ma la gente famosa in genere, sono tutti così egocentrici!
"Cosa?
Una poliziotta a cui non interessano i crimini?? In che mondo sono nato??"
Kate
continua a dargli le spalle, ridendo di sottecchi.
Quell'uomo
la sta facendo divertire.
E'
speciale.
Le
ha fatto passare una stupenda mattinata.
"Seriamente,
Rick... tanto per iniziare... chi è quello che chiamerebbe un personaggio
'Derrick Storm?' Derrick Tempesta? Troppo prevedibile!"
Cerca
di trovare qualche difetto ai suoi romanzi, ma non ci riesce.
Lo
punzecchia e a lui piace fare questo gioco.
"Continua,
mia cara."
"Secondo,
la CIA? Andiamo! Prevedibile anche questo!"
"Continua,
ti ascolto!"
Ma
Rick sta capendo molte cose.
Quella
ragazza è una delle sue fan più accanite!
Lui
la ascolta facendo il tontolone, perdendosi nei suoi occhi, nei suoi capelli
corti e nella sua camicetta, ormai macchiata dal caffè.
"Tu
sei pazzadiCastle12! Ti ho beccata!!" le punta il dito contro divertendosi.
Lei
spalanca la bocca, cercando di negare ogni cosa, ma ormai è troppo tardi.
"Sei
una mia fan... lo sapevo! Lo sapevo!!"
Saltella
felice come una Pasqua e lei gli rifila l'ennesimo spintone, stavolta seguito da
un bel pestaggio al piede.
Rick
fa delle facce, implorando pietà alla ragazza, e questo non fa altro che farla
ridere.
Ha
dimenticato tutto dopo quella mattina.
La
tristezza per la perdita di sua madre, l'università che ha deciso di non
frequentare più.
Non
può lasciarsi il passato alle spalle, non ci riesce.
Ma
ormai ha scelto il suo futuro: diventare detective della polizia, e non si
arrenderà.
"Va
bene, non ti prendo più in giro! Per scusarmi, posso offrirti un caffè?"
Kate
guarda incerta.
Dopotutto
è solo il secondo caffè della mattina.
Questo
avrà un sapore diverso.
"Certo,
perchè no?"
"Il
caso Johanna Beckett è dunque archiviato, signore?"
"Archiviato. Sarà il solito caso di omicidio irrisolto che abbiamo chiuso.
Faremo finta che sarà così."
I
due uomini, a giudicare dalla divisa, sono importanti.
Probabilmente
facenti parte di alte cariche del Governo.
E'
sera e Kate ha sentito tutto dal suo distretto.
Stringe
ancora quella collanina con l'anello di sua madre.
E'
finita per lei e sua madre.
Forse
la verità non verrà mai svelata.
Royce
sa come si sente ora la sua pupilla.
Sa
che sta soffrendo.
Lui
sa quanto per Kate significa risolvere quell'omicidio.
E
invece New York preferisce voltarle le spalle.
Decide
di lasciarla da sola, magari passerà un'altra serata al distretto.
Kate
si sofferma a guardare quell'anello che non ha mai visto brillare di più, e
lascia che la sua mente vaghi a due anni fa, quando il corpo di sua madre venne
trovato esamine in quell'angolo di strada...
Angoletto
dell'autrice (poco sana di mente):
Capitolo
un po' lunghetto XD
Ah
volevo
mettere in evidenzia questo particolare: il caffè.
Il
gesto di Kate di rifiutare il caffè di Royce, e accettare quello di Rick, l'ho
trovato talmente simbolico: proprio per sottolineare che il caffè è il simbolo
dei Caskett e basta XD
Alla
prossima!
D.
|
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Capitolo 5 *** La mamma. ***
La mamma
La
mamma
New
York, 2 anni fa...
La
giovane se ne sta tranquilla a studiare, lasciando che la musica in sottofondo
la culli mentre compila degli esercizi di letteratura, la sua materia preferita.
L'indomani
ha un test e vuole sentirsi preparata a tutti gli effetti.
Sbuffa
togliendosi una ciocca di capelli che le cade davanti l'occhio destro.
I
suoi capelli lunghi castano scuro le arrivano fin sopra le spalle.
D'un
tratto, il telefono vicino a lei si illumina.
Un
numero sconosciuto.
Poggia
la penna con cui giocherellava per rispondere.
"Pronto?"
"Katherine
Beckett?" E' una voce sconosciuta a risponderle.
Sembra
quella di un uomo più grande.
La
ragazza è confusa da quel tono di voce così serio.
"Sì
sono io. Chi parla?"
"Sono
il detective Roy Montgomery. Dovrebbe venire al distretto centrale della polizia
di New York. Chiami suo padre. E' urgente."
Non
fa in tempo a dire altro che Kate si ritrova un telefono muto dall'altro lato.
Ancora
scossa con quell'apparecchio tra la mano, improvvisamente ha un attacco di
panico.
"Mamma!!
Mamma!!" si alza di scatto, uscendo dalla sua stanza e chiama sua madre.
Sa
che Johanna Beckett è uscita per lavorare, lei è una reporter, ma l'istinto è
più forte di lei.
Guarda
l'orologio.
Sono
le 22.
La
mamma doveva già rientrare un'ora fa.
Di
nuovo quell'attacco di panico.
Sente
le pareti della casa farsi più strette, quasi come se le bloccassero l'aria.
Deglutisce
a fatica.
Perchè
ha quella strana sensazione adesso?
Forse
la mamma si è solo trattenuta al lavoro.
Deve
mantenere la calma.
Compone
il numero di telefono di suo padre.
Anche
lui non è in casa quella sera.
"Papà??
Papà ci sei??"
"Tesoro...
ehi Katie... va tutto bene, stai calma... che succede?" la voce calma e
calda di Jim Beckett non riesce però a tranquillizzarla.
"Papà
ha chiamato la polizia, un certo... Montgomery... dice che è urgente e dobbiamo
andare in centrale!!"
Jim
fa una pausa.
"Okay
tesoro... aspettami che arrivo e andiamo insieme!"
"Papà
dov'è la mamma?"
Ma
Jim non sa rispondere a quella domanda.
Qualche
ora più tardi, padre e figlia sono al distretto.
Ad
accoglierli c'è il detective Montgomery, con cui Kate aveva parlato al
telefono.
E'
un signore dall'animo gentile.
Offre
a Kate un bicchiere d'acqua e poi li fa accomodare nel suo ufficio.
Ma
Kate non vuole l'acqua.
La
rifiuta.
Lei
vuole sapere cosa è successo a sua madre.
Ha
intuito tutto la giovane studentessa, neanche ventenne.
Ha
fiuto per queste cose.
Roy
guarda Jim e dal suo viso traspare tutto.
Le
sue mani si intrecciano e poi abbassa il capo.
"Mi
dispiace, signor Beckett..." poi passa a Jim un file giallo.
Jim
scuote la testa.
Ha
paura ad aprirlo, mentre Kate continua a guardare serissima quel detective
davanti a lei.
Ha
gli occhi lucidi, stringe i pugni, ha paura a guardare suo padre perché sa
cosa potrebbe dirle.
Jim
apre il fascicolo e poi lo richiude. Si copre il viso con le mani.
Kate
non vorrebbe vedere, ma non ha scampo.
Dentro
il fascicolo c'è una foto di sua madre. E' distesa in un angolo della strada,
vicino dei cassonetti dell'immondizia. Ha del sangue sul torace.
Non
si risveglierà più sua madre.
"Johanna
Beckett è stata trovata morta mezz'ora fa. Non sappiamo ancora nulla, ma vi
terremmo aggiornati. Mi sto occupando del caso personalmente."
La
stanza inizia a farsi più piccola. Le voci si offuscano.
Kate
Beckett vorrebbe piangere, ma non può.
Deve
restare forte per lei e per suo padre, che invece si è lasciato andare ad un
pianto liberatorio. La giovane abbraccia il suo papà.
"Le
mie più sentite condoglianze." dice Roy prima di lasciare la stanza per
conceder loro qualche momento da soli.
Nelle
settimane successivi, il caso di omicidio di Johanna Beckett divenne un caso
giudiziario.
Tutti
sembravano coprire qualcosa, e ben presto, senza delle prove infondate, il caso
venne archiviato per qualche strano motivo.
Le
conclusioni del giudice furono queste: "Johanna Beckett è una donna che è
morta mentre faceva il suo lavoro. Un lavoro pericoloso ma per il quale era
preparata. Ne muoiono tutti i giorni di gente così, eppure nessuno fa loro dei
processi che durano anni."
New
York, primavera 2001.
Lo
squillo insistente di un cellulare distoglie Kate dai suoi ricordi.
Controlla
e vede un numero sconosciuto.
Troppi
deja-vu sta avendo quella mattina.
"Pronto?"
"Ehilà
Kate! Sono Rick Castle, ti ricordi di me, vero?" la voce squillante dello
scrittore la fa sorridere ma le dà anche un po' di fastidio.
E'
ancora mezza assonnata, quindi allontana poco il suo cellulare dall'orecchio.
"Certo
signor Castle, mi ricordo di te! Come hai avuto il mio numero piuttosto?"
Rick
se la ride.
"Mia
cara, devi sapere che visto che sono uno scrittore famoso..."
"...hai
scritto solo 3 libri finora, che non hanno avuto molto successo..." lo
interrompe provocandolo, ma lui continua a parlare.
"...ho
accesso anche a molti contatti che tu non hai proprio idea!!"
"Dimentichi
che sono un poliziotto, quindi potrei rintracciare questi tuoi contatti e
scoprire chi sono!!"
"Eh
ma così non vale!!"
Rick
imbroncia il naso e fa il finto offeso.
Kate
sorride tra sé.
E
quello cos'era? Era forse un flirtare allegramente per telefono?, pensa la
ragazza.
Si
schiarisce quando vede Mike Royce che si piazza davanti a lei, facendole segno
di riagganciare.
Kate
però gli fa segno con la mano di andare via. Scocciato, Royce si allontana per
sedersi da un'altra parte a leggere qualcosa, lanciando di tanto in tanto delle
occhiatine, e aspettando che la conversazione telefonica finisca.
"Comunque,
perchè mi hai chiamato?"
"Beh
stavo pensando.. ad ogni scrittore serve la sua musa, quindi... perchè non ci
vediamo così osservo un po' come ti muovi... in azione sul campo,
intendo!"
Kate
fa una smorfia.
Certo,
lei non aspetta altro che un appuntamento dallo scrittore!
Un
momento... aveva pensato "appuntamento"? Quello non lo era!
Deve
scacciare certi pensieri, lei è una persona seria!
"Mi
stai invitando... ad uscire per caso?"
"Noooo
cosa ti fa pensare che te lo stia chiedendo?... Okay, sì! Ma solo per scopo
lavorativo!"
Kate
ne è lusingata. L'ha appena definita "la sua musa".
Lei,
fan di Rick Castle, ora sarà la sua musa!
Fa
la finta tonta e si sforza di rispondergli con un forzato "sì, va
bene", che subito Rick le dà giorno e luogo dove si incontreranno.
Kate
prende nota in un blocco notes che ha lì davanti e si mette a cerchiare la nota
con un cuore.
E'
come se fosse ritornata adolescente.
"A
domani allora signor Castle!"
"Non
vedo l'ora... Kate."
Entrambi
riattaccano il telefono nello stesso momento.
Ma
il momento di estasi della poliziotta è interrotto quando Mike ritorna
all'attacco.
Immediatamente
la ragazza copre quella nota con le mani.
"Stai
attenta, Kate. Potrebbe essere pericoloso."
"Certo
Royce... adesso Rick Castle mi ucciderà lanciandomi addosso le penne... per
favore!!" dice sarcastica, in realtà infastidita dal suo comportamento.
"Dico
sul serio, Kate..." si avvicina a lei per guardarla negli occhi, posando le
mani sulla scrivania.
"Quell'uomo
è sposato."
Kate
abbassa la testa e la sua espressione cambia.
"Lo
so, Royce... non intendo mica diventare la sua amante!"
"E
lui questo lo sa?"
"Senti
perchè non vai a fare altro e mi lasci qui? Devi affidarmi qualche caso? E'
questo? Okay, me ne occupo io."
Accende
il computer e si concentra nel compilare degli schedari.
E'
infastidita sempre di più dal comportamento del suo superiore.
Lei
non è non stupida. E di certo non lo è anche Rick.
Poi
però si ferma a pensare: lei non è certo tipa da una botta e via, una da
un'avventura di una notte... non sarà quello lo scopo del famoso scrittore?
Angoletto
dell'autrice (poco sana di mente):
Hola!!
In questo capitolo ho concentrato l'attenzione su Kate e sui suoi ricordi.
Poi
c'è Mike Royce che rompe le scatole a Kate e le mette la pulce nell'orecchio
riguardo le intenzioni di Rick...
Saranno
davvero poi quelle le sue intenzioni?
Alla
prossima!!
D.
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Capitolo 6 *** Solo un'amante? ***
La mamma
Solo
un amante?
Scegliere
cosa indossare per un appuntamento è sempre una scelta ardua.
Lo
sa bene Kate Beckett che apre e richiude il suo armadio perchè indecisa su cosa
indossare.
Casual
o fashion?
Gonna
o pantalone?
Ancora
avvolta nel suo accappatoio, capelli tirati in su con una mollettina, Kate
sbuffa a vuoto, finché si siede sul letto.
Prende
un gran respiro, chiude gli occhi, poi si alza e mette le mani davanti per
aprire l'armadio.
Tocca
i vestiti con le mani, sentendo il loro tessuto, e mantenendo sempre gli occhi
chiusi, ne prende uno a caso.
E'
un vestito rosa, corto fin sopra il ginocchio.
Riapre
gli occhi: fa una smorfia e poi alza le spalle.
Poteva
andarle peggio.
Prende
i tacchi neri, storce ancora la bocca e si guarda allo specchio.
Sì,
può andare.
Di
corsa si infila in bagno e si veste.
Non
deve arrivare in ritardo!
Rick
Castle è già davanti l'internet Point, tenendo la sua immancabile valigetta
col portatile sulla spalla.
Occhiali
neri, guarda impaziente l'orologio.
La
sua musa è in ritardo il primo giorno di "lavoro"!
Un
momento... lei non è ancora diventata ufficialmente la sua musa.
Sa
che quando le parlerà di questo progetto che in mente, sicuramente lei si
arrabbierà.
E
a lui piacerà vederla arrabbiata.
Perchè
quando Kate Beckett si arrabbia è adorabile.
E
a lui piace ancora di più.
Il
suo sguardo segue una ragazza vestita di rosa con tacchi e giaccone nero.
La
scruta meglio appena gli si avvicina... non ci crede... è proprio Kate!
"Ciao
Rick."
Si
ferma aspettando la sua risposta.
"Ho
detto... ciao Rick."
Finalmente
lui si sblocca, rimasto imbambolato a guardarla.
"Oh
ciao, Kate... non ti avevo riconosciuta senza..." fa segno verso il suo
vestito, cercando di parlare, ma le parole non gli riescono proprio.
Kate
sorride.
"Senza
la divisa, vuoi dire?"
Lui
fa segno di sì con la testa.
"Vogliamo
entrare? Devo parlarti di una cosa!"
"Va
bene."
Si
siedono in un posto riservato.
Sembra
che Rick abbia chiesto esplicitamente di concedergli una specie di privée
perchè essendo famoso e in compagnia di un'altra donna che non è sua moglie,
sarebbe assalito da fan e giornalisti.
Kate
ha intuito la cosa e inizia a ripensare alle parole di Mike Royce.
"Quell'uomo
è sposato."
"Lo
so, Royce, non intendo mica diventare la sua amante!"
"Tutto
okay? Sei pensierosa." le chiede Rick, dopo aver acceso il suo portatile.
La
ragazza mormora quello che sembra un "sì" senza mai staccare lo
sguardo dallo schermo.
Rick
sta aprendo un file in word... lei non ci crede, è un romanzo!
Il
suo prossimo romanzo!
"Me
lo farai leggere in anteprima?" gli occhi le brillano e non può credere
che Mike pensi davvero che Rick abbia altre intenzioni verso di lei.
"In
realtà... no. Mi manca un personaggio femminile da definire... una tipa tosta,
bella e intelligente... e volevo che tu leggessi la sua descrizione, per dirmi
se ti piace oppure no."
Kate
indica se stessa, meravigliata da ciò che ha appena sentito.
"Sì,
lo sto chiedendo proprio a te! Perchè sei... straordinaria e... lo so che ci
conosciamo poco, ma... mi sembra di conoscerti da sempre."
Il
suo sguardo è fisso su di lei.
Quegli
occhi la scrutano e lei sembra perdersi.
Senza
che se ne rendano conto, le loro mani si sono avvicinate sempre di più, per poi
intrecciarsi tra loro.
Manca
davvero poco perchè anche le loro labbra si uniscano, quando...
Bip
bip!
Contemporaneamente
i due guardano un cellulare: è quello di Rick e sullo schermo c'è scritto
"Meredith".
Kate
si morde la lingua, Rick non può far altro che scusarsi e rispondere.
"Ehi
ciao tesoro... sono al lavoro in realtà... no, non sono vicino casa... non so
neanche dirti quando tornerò..."
Sembra
tranquillo e sicuro di sé, ma... se è sposato e ama sua moglie, perchè non
gli dice dov'è allora?
Perchè
la presenza di Kate deve rimanere nascosta?
A
meno che...
"Ci
vediamo a casa, ciao!... scusami, era mia moglie..."
"Lo
so, Rick. Forse sarà meglio che vada... Rick." si alza
accigliata e raccoglie le sue cose.
Lo
scrittore non capisce.
"Cosa?
Dove vai? Non abbiamo neanche cominciato!"
Lei
si volta di scatto e gli punta l'indice contro.
"Ah
certo, perchè qual è il tuo scopo? Iniziare col romanzo e finirlo nel letto??
Magari il mio di letto, visto che tua moglie è a casa adesso?? Come ho potuto
anche solo pensare che tu fossi diverso!!"
Rick
scuote la testa.
Cosa
pensava lei di lui?
"Kate,
tu non hai capito assolutamente nulla..." la prende il braccio, ma lei in
risposa gli dà uno schiaffo.
"Ho
da fare al distretto. Non cercarmi mai più Rick Castle!"
Lo
scrittore se ne resta lì fermo senza dire nulla.
Non
aveva intenzioni cattive.
Voleva
solo conoscerla meglio, pur sapendo di essere sposato... questo non avrebbe
fatto del male a nessuno.
E
se lei avesse pensato che lui voleva farla sua amante?
Quando
mai!
Intanto
il tempo scorre inesorabile e Rick deve concludere il suo romanzo.
Ma
la sua musa è appena scappata via.
Qualche
giorno dopo, Rick sta cercando ispirazione per il finale del suo primo libro su
Derrick Storm.
Alexis
vede il padre che sbuffa nel suo ufficio, continuando a fissare un punto
imprecisato dello schermo.
Entra
pian piano in punta dei piedi.
"Papà
che fai? Posso sbuffare con te?"
Lui
le sorride e se la prende in braccio.
"Giornata
brutta anche per te?"
La
piccola fa cenno con la testa.
"I
miei compagni di scuole mi hanno detto che sono strana."
"Cosa?
Perchè mai tesoro mio?!"
"Perchè
non mi piace giocare con loro e preferisco leggere invece. Io non sono strana,
vero papà?"
I
suoi occhioni azzurri sono limpidi e puri.
Ma
Rick la guarda tristemente.
Un
po' è colpa sua.
Alexis
è figlia unica ed è la figlia di un famoso scrittore, sbattuto da una parte
all'altra del globo per promuovere i suoi libri.
Immagina
che non è facile essere una bambina in questo contesto, e che per questo non
deve avere molti amici.
"Ehi,
guardami bene: tu non sei strana, capito? Non permettere a nessuno di dirti che
sei strana! Io ti voglio bene, e se i tuoi compagni si azzardano di nuovo a
comportarsi male... giuro che li prendo a calci nel sedere!"
Alexis
ride e dà un bacio a suo padre.
"Sei
forte papà! E... vedrai che troverai l'ispirazione per finire il tuo
libro." conclude facendogli l'occhiolino.
Come
è possibile che la figlia conoscesse suo padre meglio di lui stesso?
Qualche
giorno dopo, Rick è tornato alla sua stessa vita.
Ha
deciso di non mettere più piede alla centrale di polizia.
Kate
è ancora ferita, ha inteso male le intenzioni di lui, e ragionare con una come
lei, ha capito che è difficile... testarda com'è!
Quel
pomeriggio, lo scrittore e sua moglie si trovano in banca per prelevare un po'
di contanti.
Meredith
non ha fatto altro che parlare del suo ultimo film, essendo un'attrice, per
tutto il tempo, ripetendo le battute che non le stavano male e lamentandosi per
la pessima scenografia utilizzata.
"Siamo
fortunati se ci candideranno per la miglior fotografia!" alza le mani al
cielo pregando per un aiuto, mentre si mantiene a braccetto di Rick.
Stanno
facendo la fila e c'è molta gente.
Lui
le fa segno di parlare a bassa voce; non vuole che la gente si avvicini a loro e
cominci a chiedere autografi e foto.
Non
è dell'umore adatto.
Poi
qualcosa lo cattura.
Ci
sono due uomini davanti il primo bancone.
Entrambi
hanno una valigetta in mano, sono vestiti elegantemente.
Uno
di loro parla con la cassiera, mentre l'altro si guarda in giro circospetto,
accigliandosi, e portandosi continuamente la mano dentro la giacchetta... come
se stesse assicurandosi di avere tutto sotto controllo.
E
arriva quel momento.
"Mani
in alto, questa è una rapina!" l'uomo della valigetta si mette un
passamontagna e tira fuori la pistola dalla giacchetta.
L'altro
suo complice fa lo stesso e ordina alla cassiera di mettere tutto il contenuto
dei soldi nella borsa nera che le sta porgendo.
La
gente si spaventa e fa come viene detto.
Sono
messi a terra, faccia rivolta contro il pavimento.
Meredith
è spaventata, vorrebbe tenere la mano di Rick, ma lui non ricambia.
Poi
gli sussurra un "Fa' qualcosa, Rick!"
Lui
la guarda come per dirle, "E chi sono io, Superman?"
Un
altro urlo.
Dei
vetri si infrangono e si sentono grilletti pronti per sparare.
I
due malviventi si sentono catturati e si arrendono.
"Adesso
basta con gli scherzi... o sparo."
Rick
ruota leggermente la testa verso la voce e così la vede.
E'
Kate!
Completo
da agente, cappello, pistola puntata verso i due rapinatori e sguardo fisso e
serio.
La
guarda e pensa di non averla mai vista così statuaria: è perfetta!
Dietro
Kate ci sono altri 10 agenti di polizia, ma non bastano per fermare uno dei
rapinatori che sfugge alle pistole, issando del fumo all'interno della banca per
confondere le persone.
Kate
tossisce, ma non molla lo sguardo sul tipo, quindi si precipita verso di lui,
prendendolo per le spalle e gettandolo a terra.
Nel
far ciò, si fa male ad un ginocchio, ma non ha tempo per curarsene.
Tira
fuori le manette e gliele mette, assicurandosi che sia fermo e ben saldo a
terra.
"Hai
il diritto a rimanere in silenzio. Ora verrai con me al fresco."
L'altro
rapinatore ha tentato di scappare, ma è stato agguantato da Royce.
Lui
e Kate sono una bella squadra insieme.
Si
precipita a vedere come sta la sua collega e nota il ginocchio sanguinante.
"Kate,
lascia che ti aiuti..."
"No,
Royce, ce la faccio---" ma non riesce a tenersi in piedi, quindi il suo
collega le va incontro, tenendola tra le braccia e facendola arrossire di poco.
Rick,
Meredith e le altre persone sono intanto corse fuori per fare un applauso ai
poliziotti e al loro coraggio.
Lo
scrittore però è più concentrato a guardare Kate e Mike Royce piuttosto che
al resto.
Storce
la bocca: quello spettacolo di loro due sorridenti non gli piace affatto.
Sente
una fitta al petto: è gelosia la sua?
Angoletto
dell'autrice (poco sana di mente):
Il
vestito di Kate l'avete riconosciuto? E' quello che ha indossato nella prima
stagione durante l'inaugurazione del libro di Rick XD
Concluso
questo capitolo, direi che Kate ha messo le cose in chiaro con Rick, ma lui
intanto sarà mica geloso di lei?
E
ora come farle capire che lui non vuole che lei sia la sua amante ma qualcosa di
più?
Mah,
alla prossima!!
D.
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Capitolo 7 *** La musa. ***
La mamma
La
musa
A
uno scrittore serve l'ispirazione, una musa.
Richard
Castle continua a ripetersi questa frase mentalmente mentre attraversa la strada
che lo separa dal distretto di polizia.
Sa
che Kate non avrebbe accettato di averselo di nuovo tra i piedi, ma in qualche
modo sa che a lei fa comunque piacere.
C'è
una sorta di amore-odio nella loro "relazione", se così si può
chiamare.
Fiero
di sé, come al solito, saluta tutti gli agenti che vede con un cenno di testa,
sorridendo, e facendo l'occhiolino alle segretarie che parlano tra di loro e
fanno finta di star male appena lo vedono.
Finalmente
giunge davanti l'ufficio del capo del distretto.
Fa
un bel sospiro, poi entra.
"Salve,
sono Rick Castle, lo scrittore. E questo..." gli mostra un foglio con
permesso firmato nientemeno che dal Sindaco di New York, "...è un permesso
per stare qui, osservare i vostri casi e indagare per scrivere le ultime parti
del mio romanzo." conclude con un sorriso a 32 denti.
Il
boss del distretto è un tipo corpulento, sulla cinquantina, alto.
Si
chiama Tom Grant, e tiene davanti a sé le foto della sua adorata famiglia.
Guarda
Rick con due occhi spalancati, dapprima non capendo realmente le sue intenzioni,
poi scuote la testa, legge per bene quel foglio e si rivolge allo scrittore.
"Quindi
mi sta dicendo che vuole seguire le nostre indagini per completare il suo
romanzo?"
"Più
precisamente sono interessato ad un personaggio femminile, che devo ancora
inquadrare meglio." sorride e poi indica Kate, che arriva sorseggiando il
suo caffè, dalla fessura delle tapparelle.
Il
detective Grant sorride preoccupato.
"Sono
sicuro che l'agente Kate Beckett non vede l'ora di lavorare con lei, signor
Castle. Benvenuto a bordo."
"Che
cosa?! Non se ne parla! Non voglio avere nulla a che fare con lui!!"
Kate
si porta la mano alla fronte, esasperata.
Ha
fatto di tutto per toglierselo dalla testa, dimenticarlo, e ora?
Deve
addirittura vederlo tutti i giorni?
"Ma
poi perchè qui? Perchè io?? Tra tanti agenti che ci sono in
circolazione!!"
"Agente
Beckett, so che è una situazione un po' strana ma, il signor Castle conosce il
sindaco, e noi non vogliamo, vero, che lui si faccia una cattiva idea su di
noi... vero?" Grant cerca di tranquillizzarla, facendole capire
l'importanza della reputazione del suo distretto nei confronti delle alte
cariche dello Stato.
Kate
sbuffa, guarda Rick Castle che si sfrega le mani osservando i trofei passati
ottenuti dal distretto. Lei è stata messa ai ferri corti, mentre Royce se la
ride sotto i baffi, origliando la conversazione dalla sua postazione.
"E
va bene, signore. Se è questo quello che vuole..."
"Sapevo
che avresti fatto la scelta giusta."
Appena
il capo si allontana, Kate torna a sedersi cercando disperatamente delle mentine
o qualcosa di forte.
Royce
la osserva.
"E
dai, non dirmi che ti dispiace? Gli hai detto che sei una delle sue più grandi
fan?"
"Vuoi
abbassare la voce? No, l'ha intuito da solo... quindi mi sono già umiliata! Per
non parlare del fatto che lui è sposato e continua a flirtare con me!!"
Il
collega sorride.
"Non
gli dò tutti i torti..."
Kate
non fa in tempo a capire cosa Royce stia dicendo che arriva Rick col suo sorriso
sempre aperto.
"Allora,
siamo pronti per lavorare? Da dove iniziamo? Eccitata di lavorare con me??"
Kate
gli fa una smorfia, si alza, ponendosi davanti a lui, e poi gli ficca
letteralmente un pezzo di cornetto in bocca, lasciandolo senza parole.
"Almeno
per un po' starai zitto, signor Castle..."
Lui
rimane imbambolato guardandola allontanarsi.
"E'
una ragazza tenace. Beato chi riesce a domarla!" gli dice Royce, facendogli
intendere che a Kate non la si fa.
E
che quando la si ferisce, lei ripaga con una piccola vendetta.
Tutto
il distretto si riunisce in circolo intorno a Rick; tutti gli agenti di polizia
che scordano le loro divise per parlare col loro scrittore preferito. Tirano
fuori i libri dai loro cassetti della scrivania, e timorosi se li fanno firmare.
Rick,
invece, sente di essere nel paese dei balocchi.
Kate
è l'unica che se ne discosta; guarda da lontano e preferisce non interferire.
La
giornata lavorativa è stressante per Kate, la quale non riesce a fare un passo
senza avere il fiato di Rick sul collo.
Lo
scrittore la guarda e prende appunti sul suo blocco notes, oppure sul suo
computer, finché l'agente decide di curiosare sul suo portatile per vedere cosa
stia scrivendo... e ciò che legge la sorprende a dir poco.
C'è
una cartella apposta denominata "Kate Beckett" in cui dentro ci sono
foto su di lei e informazioni confidenziali. Perfino conversazioni e post che
lei lasciava sul sito ufficiale dello scrittore sotto il nickname
"pazzadiCastle12"!
Vergognandosi
di quanto scriveva, a volte anche post molto da "fan innamorata pazza"
chiude immediatamente la cartella, tornando al suo posto, composta.
Vede
arrivare Rick nella sua direzione e si schiarisce la voce, facendo finta di
nulla.
"Trovato
qualcosa di interessante?"
La
ragazza alza lo sguardo fingendosi disinteressata.
"Uhm?
No, solo dei casi da trascrivere."
"Non
ti fanno fare molto al distretto, vero? Insomma, a parte qualche intervento in
solitaria... sei frustrata per questo?"
Kate
sbuffa per l'ennesima volta.
"Insomma,
hai intenzione di psicoanalizzarmi ogni volta?!" forse alza un po' troppo
alla voce, tanto che Rick alza le mani in segno di difesa.
"Scusa,
cercavo solo... di capire come sei.."
Quella
risposta sembra sincera, e Kate sente una fitta allo stomaco... è forse senso
di colpa?
Il
fatto è che lei si è chiusa in se stessa dopo l'omicidio di sua madre, e le
pare strano che qualcuno si interessi così a lei.
Guarda
lo scrittore: quell'uomo forse non ha tutti i torti... forse ha inteso davvero
male le sue parole quando diceva di essere interessato a lei... forse... forse
tiene a lei? Altrimenti perchè se lo ritroverebbe sempre tra i piedi?
"Rick..."
lui la guarda, forse è la prima volta che lo chiama per nome, "perché
continui a seguirmi? Io non voglio la tua presenza qui, eppure insisti nel
volermi nel tuo romanzo... il tuo romanzo! Io non capisco come tu possa
considerarmi così..." si morde il labbro incredula per ciò che sta per
dire, "...speciale?"
Lo
scrittore sorride davanti a quella ragazza così ingenua quanto straordinaria
nella sua semplicità.
Le
prende le mani, facendola rabbrividire.
E'
un tremolio che viene dalle sue viscere... sente lo stomaco continuare a
contorcersi sempre di più.
"Vuoi
sapere perché non mi sono rivolto a mia moglie, vuoi dire? Perché tu sei
straordinaria, Kate Beckett. Per quel poco che ti conosco, so che sei e sarai un
mistero che non riuscirò mai a risolvere... tanto per iniziare, perché sei una
fan accanita dei miei libri."
"Io
non sono una fan accanita!"
"Ah
già perchè il nickname pazzadiCastle12 non indica una fan accanita, anzi...
una fan innamorata proprio!"
Kate
gli pesta volontariamente il piede.
"Piantala!"
"Stai
negando! Vuol dire che è vero!"
Di
nuovo in trappola. Eppure si sente felice quando è con lui.
Sta
iniziando a capire che con Rick lei potrebbe aprirsi, potrebbe riuscire a
buttare giù quel muro che la separa dagli altri.
"Okay,
va bene. Diciamo che... avevo una specie di cotta per te, ma... cercherò di
farmi passare questa cotta... oh, che strano... mi è già passata!" rotea
gli occhi annoiata davanti a lui, facendolo ridere per la faccia da pesce lesso
che adesso lei sta facendo.
"E
del tuo superiore, che mi dici, invece?" la invita a guardare Mike Royce,
intento a discutere con Tom Grant su uno dei tanti casi della settimana.
"E' un bel tipo anche se forse un po' grande per te..." le dice
sottovoce, e riceve in risposta l'ennesima botta, stavolta sul ginocchio.
Rick
si lamenta per il dolore, poi la guarda intensamente negli occhi, e prega in
cuor suo, di non ricevere una brutta sorpresa.
Kate
guarda Royce e poi Rick.
Sono
due uomini completamente diversi tra loro, eppure entrambi sono importanti nella
sua vita.
Oltre
suo padre, Royce è stato il primo ad aiutarla dopo la morte di sua madre,
facendola diventare una combattiva, facendola rialzare quando cadeva.
Rick
Castle invece è il suo scrittore preferito. Anche lui l'ha aiutata. Leggere i
suoi libri l'ha aiutata a superare per un po' il trauma della perdita... e
l'hanno spinta a iscriversi all'arma.
Ma
è diverso anche il sentimento che Kate prova nei loro confronti.
"Non
c'è niente tra noi, se è questo che stai chiedendo!" risponde frettolosa.
"Non
vedo perchè dovrebbe interessarmi... sono sposato, ricordi?" le dice,
fingendosi offeso.
"Certo!"
"E tu sei la mia musa."
"Va
bene!... ehi, aspetta... la tua musa?! E questo ora da dove salta fuori?"
Rick
se la ride di sottecchi. Una risata satirica.
Poi
si copre il volto con gli occhi, facendosi spazio tra le dita giusto per vedere
se Kate ha cambiato espressione.
No,
Kate Beckett è più incazzata che mai.
"Lo
sai che ti odio, vero?"
"La
prendo come una dichiarazione!"
La
ragazza spalanca gli occhi: ancora che insiste a punzecchiarla e flirtare con
lei!
Gli
rifila una serie di matite contro, e in men che non si dica, i due si ritrovano
a giocare come due bambini, tirandosi le cose addosso.
Il
distretto è semi-deserto, un'altra giornata lavorativa è finita.
Ma
stavolta Kate non è da sola a lasciarsi andare nel buio della notte: c'è
qualcuno con lei a farle compagnia fino all'ora di chiusura.
E'
mezzanotte passata.
Nel
loft dei Castle, una donna dai capelli rossi rientra quatta quatta, attenta a
non far rumore.
Si
toglie i suoi tacchi neri, poi va nella stanza di sua figlia: la piccola sta
dormendo beatamente, rimasta con uno dei libri del padre sopra di lei... deve
essersi addormentata mentre leggeva.
Infine,
si reca nella sua stanza da letto... sul letto giace suo marito, ancora con i
vestiti del giorno addosso... al distretto deve essersi divertito o comunque
deve aver lavorato molto, se non è riuscito neanche a spogliarsi.
La
donna posa la giacca, poi si toglie il vestito e si prepara per farsi una doccia
veloce.
Con
l'asciugamano legato in vita, nota che il suo cellulare sta vibrando: vede il
nome sul display, "Carter", e sorride.
Apre
il messaggio e lo legge ridendo a bassa voce, lanciando delle occhiate a suo
marito sul letto.
Dovrebbe
sentirsi in colpa per quella relazione extraconiugale che sta avendo da circa
tre mesi.
Ma
non lo è affatto.
Angoletto
dell'autrice (poco sana di mente):
Non
sono molto convinta di questo capitolo, è uscito un po' una schifezza, nel
senso che volevo scrivere altre cose, ma nel mettere tutto sul pc, dimenticavo
alcuni dialoghi XD
Beh
spero che vi sia piaciuto lo stesso, aspetto commenti belli o brutti XD
Mah,
alla prossima!!
D.
|
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Capitolo 8 *** Il libro. ***
La mamma
Il
libro
Richard
Castle cerca invano di sistemarsi la cravatta davanti allo specchio.
Fa
il finto orgoglioso, testa alzata, pancia dentro, petto in fuori, ma non gli
riesce.
Si
mette di profilo, cercando il lato migliore della sua persona... poi sente
ridere...
Si
volta e da dietro la porta c'è sua figlia Alexis che lo prende in giro.
"Papà
sei così buffo! Ti aiuto io a sistemare la cravatta se vuoi!"
Lui
si abbassa, apre le braccia: è pronto ad accoglierla.
"Certo,
angelo mio!"
Sono
tutti agitati in casa Castle.
E'
il giorno dell'inaugurazione del suo libro "Gathering Storm."
Un'altra
ospite ansiosa fa il suo ingresso nel loft: è una signora sulla cinquantina o
poco più, capelli rossicci, vestito nero con un velo sulle spalle.
Entra
dalla porta portandosi la mano sulla fronte e finge uno svenimento.
"Oh
Richard, dimmi che sei pronto... questa agitazione non la reggo più! Sono più
agitata per il tuo nuovo libro che quando andai in scena alla scala per la prima
volta!"
"Madre,
vuoi dire quando hanno inventato i teatri? E' passato un secolo ormai!"
La
donna si scompone e guarda il figlio dall'alto in basso serissima.
E'
vestito bene il sangue del suo sangue: sicuramente la cravatta deve avergliela
sistemata sua figlia, pensa, perché lui è già abbastanza agitato.
Poi
scoppiano a ridere entrambi, e la donna gli dà un colpetto sul braccio.
"Richard!
Non si dicono queste cose a tua madre!"
"Martha,
ci sei anche tu... allora possiamo andare visto che siamo tutti pronti,
no?"
Martha
squadra Meredith.
Non
le è mai piaciuta quella donna, ma poiché Rick l'aveva sposata, allora aveva
giurato a se stessa che avrebbe fatto "la brava" e non avrebbe
litigato.
Ma
quando qualcuno ha la puzza sotto al naso, Martha sa fiutare benissimo.
Storce
la bocca e si costringe a sorridere.
"Ciao
Meredith... vedo che il tuo vestito è... uguale al mio..." disse con un
tono di disappunto, "che coincidenza..."
Arriva
anche Alexis, con un vestitino color panna, e finalmente la famigliola
apparentemente felice, si avvia verso il salone dell'inaugurazione.
Paula,
l'editrice di Rick, è una donna poco più grande di lui. Capelli neri tirati in
su da una cipolla, vestita di rosso e nero, sembra una donna spagnola appena
uscita da una corrida.
Tutta
agitata, si guarda a destra e a manca alla ricerca del suo scrittore.
Gli
ospiti sono già nella libreria dove si svolge l'evento, chi impaziente, chi
già vicino al bancone del buffet, ovunque c'è una gran folla.
Forse
neanche Rick si aspetta di vedere così tanta gente, ma si gonfia lo stesso come
un pavone sentendosi importante.
E'
sera, ma Rick si mette lo stesso gli occhiali da sole, salutando fotografi e
giornalisti mentre entra accompagnato da sua moglie e sua madre sottobraccio, e
dietro di loro la piccola Alexis, che Meredith prende in braccio.
Neanche
il tempo di firmare qualche autografo, che Paula si scusa con la famiglia Castle
per sequestrare lo scrittore, strattonandolo.
"Dove
diavolo eri finito?? Qui siamo tutti in tua attesa!! Ora ti conviene andare lì
su quel piccolo palco che ho allestito e presentare il tuo libro... perchè mi
auguro tu abbia fatto una presentazione vero??"
Paula
è agitatissima, ma Rick le sorride soddisfatto.
"No,
non l'ho fatta."
Lei
è sul punto di urlare e strapparsi i capelli, quindi finge un finto sorriso
appena un fotografo si avvicina a loro per immortalarli.
"Tranquilla,
mi piace improvvisare!"
"Sarà
meglio per te!!"
La
donna si avvicina poi sul piccolo palco allestito al centro della libreria e
invita tutti i presenti a ricomporsi e sedersi ai posti opportuni. La famiglia
Castle ha dei posti riservati in prima fila insieme a Paula, seguono poi i
giornalisti, i fan, la gente dell'alta società, e infine i fotografi, che
restano in piedi allestendo le loro telecamere.
"Buona
sera a tutti, e benvenuti all'inaugurazione di Gathering Storm, il primo
libro di quello che ci auguriamo, una grandissima saga di successo del nostro
scrittore Richard Castle..." a quel nome, partono gli applausi, mentre lui
si alza, fa un inchino e poi si avvicina a Paula, che lascia il posto allo
scrittore, il quale comincia a parlare.
"Grazie
alla mia editrice non sarebbe stato possibile questo lavoro, lei ha creduto a me
e mi ha dato la forza di scrivere---" improvvisamente sente un nodo alla
gola e il respiro inizia a mancargli.
Non
si sta sentendo male.
Le
parole gli escono a tratti.
E'
incantato a guardare la ragazza che si sta avvicinando quasi con timore,
cercando un posto dove sedersi.
E'
una dea con quel vestito lungo nero senza spalline, coi capelli tirati in su.
Le
sono cresciuti di poco, ora le arrivano sopra le spalle, ma è in grado di farsi
una piccola cipolla e tenere i capelli fermi con molte mollettine.
Sorride
appena si siede e lo guarda. Lui ricambia, ma le pieghe del sorriso cambiano
forma quando vede un altro uomo, che lei conosce, sedersi accanto a lei... è il
suo accompagnatore?
Certo,
è il suo partner, quel Mike Royce.
Intanto
i giornalisti parlano tra loro e si chiedono cosa sia successo e perchè lui si
sia bloccato nel parlare.
Martha
fa dei segnacci a suo figlio, mentre Alexis fa delle smorfie.
Paula,
al contrario, sta per tirare una scarpa addosso a Rick.
Lui
cerca di riprendere il controllo della situazione e debolmente si schiarisce la
voce. Improvvisamente quel discorso sull'improvvisazione non ha più senso.
"Ecco
volevo dire che... Paula mi ha aiutato nel processo di formazione del romanzo,
ma... non avrei finito nel tempo stabilito se non avessi preso a modello una
musa... una sorta di ispirazione che mi aiutato a finire il romanzo..."
Meredith
si interrompe dal mandare un sms, e guarda suo marito, pensando si riferisca a
lei.
Ma
Rick ha lo sguardo altrove, ben lontano da lei.
La
donna è furba, segue quello sguardo così... perso... che raggiunge una
giovane ragazza poco più in là.
La
rossa sembra riconoscerla... certo, è quella poliziotta che ha sventato la
rapina qualche settimana fa.
E'
lei la sua musa?!
Getta
il cellulare nella borsa sentendo quel buco allo stomaco, quella voragine che la
sta risucchiando... ora si sente in colpa perchè sta tradendo suo marito, il
quale ha scelto un'altra donna come sua ispirazione.
"Grazie
mille per essere venuti. Speriamo comprerete il mio romanzo e che vi
piacerà!" gentilmente Rick stringe la mano ad una coppia di signori
anziani, sicuramente colleghi di sua madre, tutti vestiti elegantemente, che
tengono una copia del suo libro in mano.
Lui
si guarda intorno cercando la sua musa.
Scruta
tra la folla, e finalmente la vede.
E'
al bancone del buffet con un bicchiere di champagne in mano.
Sorride
guardandola: è così giovane, bella e pura.
"Rick...
dobbiamo parlare..." l'immagine della purezza di Kate viene sostituita da
quella indiavolata della moglie.
Arrabbiata
più che mai, Meredith trascina Rick fuori dalla libreria.
"C'era
bisogno di portarmi fin qui per parlare?"
"Ci
vai a letto??"
"Cosa?
Chi?" balbetta Rick, non capendo a cosa si stia riferendo sua moglie.
"La
poliziotta... ti ho visto sai, come la guardavi... è lei la tua musa! Dimmi ci
vai a letto? Da quanto dura?"
Rick
capisce di essere stato troppo cristallino nell'esporre i suoi sentimenti.
"Calmati,
Meredith. Non c'è niente tra noi! Mi ha solo aiutato a completare il romanzo,
niente di più!"
Ma
Meredith sta urlando troppo forte che anche gli ultimi ospiti rimasti dentro la
libreria stanno ascoltando.
"NON
E' VERO, RAZZA DI BASTARDO!!" la donna spintona Rick e poi gli molla uno
schiaffo.
Questa
è l'ultima goccia che fa traboccare il vaso.
"Vi
state lasciando?..."
La
vocina minuta fa voltare i due: è Alexis che con una punta di ingenuità chiede
ai suoi genitori se si stanno lasciando, dopo averli visti litigare. Meredith
tenta di abbracciare la piccola, ma lei la respinge e corre via piangendo verso
la nonna Martha.
"Brava,
hai fatto piangere nostra figlia... bell'esempio che diamo ad Alexis!" le
dice Rick con una nota di disappunto, per poi allontanarsi.
"Dove
stai andando?"
Rick
continua a camminare di spalle, senza mai voltarsi.
"Vado
a prenotarmi un taxi. Tu se vuoi torna a casa con mia madre. Io non riesco a
parlarti stasera."
Anche
Kate ha assistito alla scena. Si scusa con Royce e corre da Rick.
Ha
bisogno di chiedergli cos'è successo.
Sente
di essere lei la causa se moglie e marito hanno litigato.
Ancora
una volta, non vuole sentirsi una specie di amante, che si mette in mezzo in un
matrimonio.
Anche
se lei, un'amante, tecnicamente non lo è proprio.
Si
regge il vestito per correre, poiché è troppo lungo.
"Rick!
Rick aspetta!"
Lui
si volta per trovarsela a un metro di distanza.
Ha
i capelli che ormai le vanno da una parte e dall'altra; le mollettine non hanno
retto alla corsa.
"Rick,
cos'è successo? Vi ho visto e---"
"Mia
moglie pensa che ci sia qualcosa tra noi."
"Ah."
Kate
è visibilmente scossa, ma non se ne meraviglia.
Ha
indovinato la sua ipotesi.
Si
morde il labbro e azzarda a chiedergli quella fatidica domanda.
"E
tu cosa pensi?"
"Che
vuoi dire?"
Di
solito lei non è così aperta con i propri sentimenti, ma sta trovando
l'occasione di lasciarsi andare.
Al
diavolo a cosa penserà la gente di lei. Di loro due.
"Pensi
ci sia qualcosa tra noi?"
Glielo
ha chiesto. Si è fatta avanti.
Mentalmente
inizia a buttar giù un mattone. Può davvero farlo?
Rick
le si avvicina e con decisione le prende il viso tra le mani, per scrutarlo
bene, guardare meglio in quegli occhi e scoprire che c'è tanto dolore al suo
interno. Kate è stata ferita in passato, questo lo ha capito, ma non riesce
ancora a comprenderne il motivo.
Non
può darle un'altra delusione. Lei ha bisogno di risposte.
Kate
gli prende le mani, stringendole e sorridendogli. Deve prendere quel gesto come
un "sì"?
"Io---"
"Richard!
Darling, dove sei? Dobbiamo tornare a casa!"
La
voce di sua madre lo fa allontanare da Kate.
"Scusami,
devo andare..."
Un'altra
delusione. Kate non riceverà mai delle risposte concrete riguardo i sentimenti
che quell'uomo prova per lei.
Ma
del resto, lei stessa non è stata del tutto sincera. Un momento prima lo odia,
e un momento dopo lo ama.
Lo
ama.
Da
solo nel salone, Rick ha allestito un piccolo comodino dove può posare il suo
libro e il suo computer.
Dormirà
sul divano questa notte. Non ha voglia di vedere la moglie.
Si
distende su quel letto alternativo che ha creato, a pancia in su, si mette le
mani dietro la testa e guarda il soffitto pensieroso.
L'inaugurazione
del libro è stata un successo. Un po' meno la sua vita privata.
Angoletto
dell'autrice (poco sana di mente):
Meredith
pensa che ci sia qualcosa tra Rick e Kate. Lui nega. Poi però quando è davanti
a Kate e lei gli pone quella domanda, Rick non sa darle una risposta giusta.
Riusciranno
mai a capirsi questi due tontoloni (tanto per citare 1rebeccam)?
Lo
scopriremo nei prossimi capitoli! XD
D.
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Capitolo 9 *** Il muro. ***
Il muro
Il
muro
Lui
continua a girare il cucchiaio dentro la tazzina del caffè da ormai un quarto
d'ora.
Un
rumore sordo di un giornale di carta sulla sua testa, lo riportano alla realtà.
Alza
lo sguardo.
"Madre!
Mi hai fatto male! Ahio!" si tocca la testa a scoppio ritardato.
Martha
scuote la testa.
Suo
figlio sembra su un altro pianeta ultimamente.
Si
avvicina pian piano e lo guarda con aria sospettosa mentre lui si decide a
sorseggiare il suo caffè, ormai bello che freddo.
"Allora...
quando mi farai conoscere la tua musa?"
Lo
scrittore sputa il caffè addosso a sua madre, la quale, avendo intuito, chiude
gli occhi per evitare che il liquido nero le vada anche negli occhi.
Mamma
e figlio si guardano a vicenda. Lui si stringe le spalle tentando un sorriso
riparatore, lei è sempre più sospettosa e controvoglia si guarda la sua
camicia rosa appena lavata, con una grossa macchia al centro.
Sì,
decisamente Rick Castle ha la testa sulle nuvole negli ultimi giorni. Si
schiarisce la voce, tornando serio.
"Non
credo che a lei piace quel nomignolo... e poi non ci parliamo più!"
"E
perchè mai? Avete 12 anni che non vi parlate più? Se è solo una delle tante
ragazze con cui ti frequenti per lavoro, non vedo dove sia il problema..."
"Lei
non è una delle tante! Lei..." si blocca appena si accorge che si
è tradito da solo.
Martha
Rodgers è una brava attrice sopratutto quando si tratta di indagare nella
psiche del figlio. Sospira prendendogli la mano.
"Richard,
anni fa non capii la tua scelta di sposare Meredith. Eravate così diversi
caratterialmente, entrambi molto giovani anche... e poi tu eri un ragazzo
genuino, al contrario di lei che mi è subito sembrata una ragazza che si dava
da fare..." la donna rotea gli occhi.
"Mamma!"
Rick la rimprovera capendo la sua allusione.
"E
infatti ho sempre sperato che un giorno avresti capito che non era lei quella
giusta per te. Poi incontri questa ragazza poliziotto. La segui fino in centrale
per prendere spunto su di lei per un tuo romanzo! E la sera dell'inaugurazione,
ti ho visto che ti sei bloccato quando parlavi di lei! Sai come si chiama
questo? E non venirmi a dire che non te ne sei reso conto, perchè sono tua
madre, e certe cose le capisco!"
Lo
scrittore abbassa la testa. Sua madre ha ragione. Deve smetterla di mentire a
sé stesso e agli altri. Deve uscire fuori la verità.
Ma
perchè quando era con lei, invece, non è riuscito a spiccicare una parola?
Forse era troppo accecato dalla sua bellezza e semplicità?
Il
primo passo deve farlo lui, l'ha capito. Lei si è già esposta troppo
chiedendogli cosa pensasse di loro due. Per lei era già troppo. Sospira e
deglutisce a fatica.
"Non
si tratta più dei libri, madre. Non si tratta più del fatto che lei è la mia
musa e io mi diverto a stuzzicarla."
La
signora Rodgers sorride.
"A
volte sai essere molto intelligente, figlio mio! Era ora che lo ammettevi!"
di nuovo gli dà un colpo in testa con lo stesso giornale di prima.
E
di nuovo, Rick si lamenta per il dolore.
Guarda
quella tazzina di caffè e come per magia, si strofina gli occhi, incredulo di
ciò che ha appena visto. Può giurare di aver appena visto il viso di Kate
Beckett tra quel liquido ormai freddo.
E'
amore quello che prova. E lo sa anche lui.
Lei
è immersa nei suoi pensieri, cercando di raccapezzare qualcosa su quel caso che
ha di fronte. Il capitano le sta dando una grande opportunità, la sta mettendo
alla prova per capire se ha la stoffa per diventare una detective.
Ma
lei sembra avere altro per la testa.
Ha
messo da parte lo scrittore, nascosto in un angolo del suo cuore, ma non l'ha
dimenticato. L'immagine delle sue mani calde sul suo bel viso, è ancora là...
fissa, attaccata ad una parete del suo cuore con un chiodo.
Quello
a cui sta pensando è sua madre.
Quel
caso che ha sotto mano è troppo simile al caso di omicidio della sua adorata
mamma.
Una
donna è stata trovata morta in un vicolo vicino ad una discoteca. Dall'aspetto
era un'avvocatessa, forse seguiva una causa legale che metteva uno spacciatore
contro il suo aguzzino. Sarà stata una donna potente e caparbia, pensa.
Proprio
come mia madre.
Ma
la giustizia ha sempre un suo prezzo, come pure la verità. Si sarà avvicinata
troppo al mondo della malavita e quindi ha pagato il suo prezzo con la vita.
Kate
scuote la testa, batte i documenti sul tavolo, causando l'irritazione degli
altri agenti di polizia che la guardano storto perchè sta facendo casino. Lei
in realtà vorrebbe solo piangere.
Un
altro caso che finirà per essere archiviato, perchè una donna si è messa in
mezzo a qualcosa più grande di lei e non doveva farlo.
Proprio
come mia madre.
Quel
caffè stamattina non le dà la giusta carica.
Decide
di prendere la sua giacca e uscire per prendere una boccata d'aria fresca e
magari tornare a casa.
Sente
lo squillo del suo cellulare: è Rick che la sta chiamando. Ma lei ignora la
chiamata.
Dopo
un po', un altro squillo: stavolta è Royce. Ma lei ignora anche questa chiamata
e spegne il cellulare mentre si allontana dal suo distretto.
"Ehi,
Royce... giusto?" Rick si sporge per assicurarsi che sia davvero lui l'uomo
che cerca, poi dopo aver ottenuto la conferma, prende una sedia e si siede.
Fa
del distretto come la sua seconda casa.
Rick
Castle è fatto così: sempre alla mano.
"Hai
visto Kate per caso?" ha quasi paura a porre quella domanda, sopratutto
perchè Royce lo guarda torvo, inizia a giocherellare con la sua pistola e di
tanto in tanto la pulisce.
Lo
scrittore deglutisce. Ecco una cosa che spaventa Castle: le armi.
"Senti
Rick, tu sei una brava persona... anche se sei sposato e continui a ronzare
intorno a Kate... però lei quando sta con te è felice, e la cosa è
ricambiata. Tuttavia Kate, a quanto so, non vuole parlare né con me e né con
te."
Rick
fa per dire qualcosa, ma preferisce tacere. Guarda piuttosto quella pistola
tenuta salda da Royce, il quale, sembra divertirsi a mettergli paura.
"Sta'
tranquillo, è carica sì... ma c'è la sicura." dice ridendo e Rick
respira di nuovo e gli sembra di aver perso qualche chilo, dopo aver visto il
pericolo scampato. "Kate sta indagando su un caso molto duro che la sta
mettendo sotto stress..."
"Lei
sotto stress? Mi sembra una ragazza testarda, niente può abbatterla!"
"Invece
c'è qualcosa che la turba... e questo caso lo sta prendendo molto sul
personale."
Rick
scuote la testa "Continuo a non capire."
Allora
Royce posa la pistola, si guarda intorno e poi fa segno a Rick di seguirlo.
I
due vanno nell'ufficio dei casi archiviati, e Royce gli apre un documento con su
scritto "Johanna Beckett."
Rick
inizia a mettere in moto il cervello e crearsi una possibile spiegazione. Per
uno scrittore come lui è facile inventarsi una storia sul momento, e l'unica
cosa che le sembra logica è che quella donna uccisa in quella fotografia è la
madre di Kate.
Rick
e Royce si scambiano uno sguardo d'intesa: sì, è proprio come pensa lo
scrittore.
Solo
che questa non è una sua storia, è la dura realtà.
Silenziosi
e quatti quatti, tornano nelle loro postazioni.
"Non
dovrei parlartene perchè è un caso archiviato, ma... visto che entrambi
teniamo a Beckett, forse dovresti saperlo anche tu. Sua madre è stata uccisa
due anni fa. Caso irrisolto per quanto ne sappiamo. La verità? Si era
immischiata in affari che non le riguardavano. Ma stava solo facendo il suo
dovere. Da allora, Kate si è iscritta all'arma, lasciando i suoi studi."
Rick
ricorda il giorno in cui la trovò all'università quando doveva fare il
seminario. Sembrava così felice, eppure sapeva che c'era una vena di malinconia
nel suo sguardo.
"Vuole
diventare una detective, sai? E col suo carattere, credo ci riuscirà un giorno.
Così spera di risolvere l'omicidio di sua madre."
"Lei
non vuole riaprire il caso? Non ci ha mai pensato?"
"No,
Castle. Non vuole saperne nulla e non ne parla quasi mai. E' come se..."
"...come
se avesse un muro che la separa dal mondo esterno..." conclude Rick e
improvvisamente realizza tutto.
Il
carattere scontroso di Kate.. quel velo di malinconia e solitudine... come se
sentisse il peso del mondo sulle sue spalle... ma Kate è solo una ragazza, come
può già avere la vita segnata in questo modo?
E'
pur vero che quando si perde un genitore in giovane età, la vita dei figli
cambia.
Alexis.
Rick
si morde il labbro. Pensa al giorno in cui dovrà dire a sua moglie che la
lascerà per un'altra donna. Questo vorrà dire perdere sua figlia? E se ciò
accadesse, cosa ne sarebbe della sua piccola testolina buffa color arancione?
Di
nuovo quel dilemma che lo assale.
La
famiglia o l'amore?
"Grazie,
Royce. Sei stato molto gentile." prende la sua giacca e si dirige verso
l'uscita.
"Dove
stai andando, Castle?" gli grida contro.
Lo
scrittore si volta con un sorriso sulle labbra.
"Vado
da Kate."
Prima
che metta il piede fuori all'edificio, si sente preso per il braccio. Royce lo
guarda torvo e serio. Poi, incredibilmente, gli porge un foglio bianco con delle
scritte.
"Ti
servirà un indirizzo. Come pensi di andare sennò a trovarla?"
Rick
prende un taxi e va all'indirizzo scritto sul foglio. Per un attimo ha il dubbio
che Royce gli abbia giocato qualche scherzo dandogli l'indirizzo sbagliato... ma
si ricrede subito. Arriva nel palazzo prestabilito. Percorre qualche rampa di
scale e finalmente arriva: il numero dell'appartamento è quello giusto. Deve
bussare oppure no? Suonare il campanello?
Nervoso
sul da farsi, alla fine si prepara per bussare ma la porta viene aperta da Kate
in persona.
La
ragazza è vestita comoda: canotta nera, pantaloni neri a strisce bianche di una
tuta.
"Rick!
Che diavolo ci fai tu qui?!" gli grida contro, visibilmente scossa.
"Dobbiamo
parlare!"
Neanche
il tempo di replicare che Rick la spinge dentro l'appartamento e poi chiude la
porta dietro di sé.
Kate
sta per esplodere, è su tutte le furie.
"Chi
ti ha detto dove abito? Oh sicuramente Royce, non è vero? Sei andato al
distretto??"
"Stai
facendo troppe domande e ti stai rispondendo da sola. Posso parlare io?"
Kate
spalanca la bocca, incredula.
"Ma
certo, fai pure. Fa' come se fossi a casa tua."
Lo
scrittore si accomoda e mentre cerca le parole giuste, dà un'occhiata
all'appartamento di Kate: è ancora in subbuglio, sicuramente abita da poco
tempo da sola e non sa ancora come gestire una casa. Scartoffie dei casi gettati
tra il divano e il pavimento, la cucina ancora con le pentole e i piatti
sporchi, letto ancora da rifare...
Kate
batte i piedi a terra in attesa di una risposta. Poi alza il sopracciglio,
incrociando le braccia davanti a lui.
"Sono
stato in centrale da Royce... e mi ha detto tutto... del tuo caso... di tua
madre... di questo muro... che ti sei costruita davanti a me... e agli altri...
ma il muro non resterà lì per sempre, Kate..." si alza nel tentativo di
un approccio... un abbraccio, ma lei lo respinge violentemente.
"Come
osi ficcare il naso in affari personali che non ti riguardano? Ti serve per un
altro tuo libro? Io ho chiuso con te!"
Per
la rabbia, gli scaraventa addosso un vaso, che però Rick sfiora, e quindi
finisce a terra rompendosi.
Kate
vorrebbe urlare, sbattere i piedi a terra come faceva da bambina, quando voleva
qualcosa, o quando qualcosa non le andava bene... ma le parole non gli escono.
Solo sta per scoppiare dal piangere.
"Che
cosa vuoi allora, Castle?"
Lei
le si avvicina, stavolta è deciso. Di nuovo le mette le mani sul viso, come la
sera dell'inaugurazione. Non ci sarà nessuno a interromperli.
"Voglio
solo fare questo..."
E
poi un lento bacio prima sulle labbra, per assaporare quello che sembra odore di
ciliege... poi assaporare anche di più intensamente quel profumo... azzardando
con la lingua per raggiungere la sua... e lei sembra starci a quella danza.
Chiude
gli occhi anche lei, mettendo le sue mani su quelle dell'uomo, ma poi si ritira
bruscamente, spingendolo avanti. Ha paura.
"Che
stiamo facendo, Castle?"
"Ti
sto solo dimostrando che tu per me non sei solo una musa... e non sei affatto
un'amante. Io... credo di essermi innamorato di te."
Kate
lo guarda e le lacrime si mescolano con dei sorrisi. E' incredula.
Qualcuno
la ama!
"E
se anche tu provi qualcosa per me, allora perché non mi cacci di casa..."
"Castle,
io... non so cosa provo per te... ma so quello che sento adesso. Non voglio
questo tipo di rapporto. Non mi fido ancora del tutto di te."
Di
nuovo quel muro la sta proteggendo, separandola da quello scrittore. Quell'uomo
così sincero che le sta offrendo il suo cuore in mano.
"A
meno che..."
"Cosa?"
C'è
sempre un prezzo da pagare per ogni cosa. E Kate lo sa fin troppo bene. Si morde
la lingua, mentre lui è impaziente, attende una risposta.
"A
meno che tu non lasci tua moglie."
Angoletto
dell'autrice (poco sana di mente):
Avevo
immaginato il capitolo in un altro modo, ma come al solito, mi prende
l'ispirazione, immagino la scena e poi quando dopo 2 ore la metto su carta, mi
esce tutt'altra cosa -.-'
Insoddisfazioni
da scrittrice, uffa XD
Comunque
Royce è il grande shipper di questa storia, sappiatelo u.u
E
pure Martha, amore di mamma, ha capito i sentimenti del figlio per Kate!
Kate,
dal canto suo, ha questo muro ancora che la separa da Rick... ma io credo che
pian piano lo stia buttando giù, siete d'accordo?
D.
|
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Capitolo 10 *** Tradimento. ***
Il muro
Tradimento
Rick
si sente messo con le spalle al muro.
Quell'ultima
frase che Kate le ha detto prima di lasciarla sola nel suo appartamento, suona
come un ultimatum per lui.
Cosa
farà? Anche per la strada del ritorno verso casa sua, il suo nido per pensare,
continua a rifletterci.
Il
taxista deve ripetergli tre volte il conto della corsa, e solo dopo lui si
scuote e tira fuori un centone dal suo portafogli.
"Tenga
il resto." gli dice, e l'uomo al volante ha gli occhi che gli brillano alla
vista del denaro.
Sale
silenziosamente le scale, fino ad arrivare al suo loft... si blocca vedendo la
porta appannata.
Corruga
la fronte, ricordando di averla chiusa la porta prima di andar via... quindi
perchè è aperta?
Con
la mente cerca di pensare, poi guarda l'orologio: Alexis e sua madre non possono
esserci a quell'ora perchè sua figlia è ancora a scuola, mentre Martha è ad
allestire uno spettacolo teatrale.
Le
uniche opzioni possibili sono due: o c'è Meredith, oppure sono entrati dei
ladri.
Ma
a quell'ora del mattino, avere ladri in casa suona davvero strano.
Decide
di entrare quando sente dei gridolini provenire dall'interno. Azzarda a chiamare
sua moglie.
"Meredith!
Sono Rick!"
Aguzza
la vista e l'orecchio, cercando di capire da dove provengano quelle voci:
Meredith non è da sola in casa, di questo ne è certo.
"Arrivo,
tesoro! Un attimo!"
Rick
fa dei passi verso la camera da letto, ma non fa in tempo ad aprire, perchè lo
anticipa Meredith da dentro. Ha la vestaglia addosso e i capelli arruffati.
"Eccomi,
quanta fretta!"
Lo
scrittore nota che ha un nuovo profumo addosso e inoltre è appoggiata alla
porta con tutto il suo peso.
"Chi
c'è là dentro con te?" dice guardandola sospettoso.
La
donna è agitata, si vede che tamburella col piede a terra.
"Chi
vuoi che ci sia, Richard! Stavo... ascoltando della musica!"
"Te
lo ripeto, Meredith: chi c'è là dentro con te?" stavolta il suo tono di
voce è alto e austero.
Con
violenza, sposta la moglie spalancando la porta, e la persona che vede davanti a
sé è una sua vecchia conoscenza.
"Carter
Burton... il miglior avvocato di New York, nonché il nostro! Che piacevole
sorpresa nel letto con mia moglie!" il suo sarcasmo è evidente quando si
avvicina con passo deciso verso l'uomo, che si sta rivestendo indossando
pantaloni e camicia.
"Richard,
posso spiegarti tutto!"
Mentre
Rick si fa avanti, lui cerca disperato di arretrare, fino a salire sul letto in
piedi.
"Certo,
come no... fatti abbracciare Carter!" lo scrittore gli si scaraventa
addosso, buttandolo sul letto e inizia a dargli dei pugni.
Anche
l'avvocato reagisce e gli dà un calcio secco allo stinco, immobilizzando Rick.
Meredith
tenta l'irreparabile ponendosi tra i due e urlando per farli smettere.
"Carter,
forse è meglio che vai via..."
"Sì,
vattene Carter, lasciami solo con mia moglie..."
L'avvocato
guarda i due coniugi e capisce che non tira aria buona. Con un segno debole
della mano, raccoglie le sue ultime cose, tra cui la 24ore, e scappa
letteralmente da casa Castle.
Meredith
guarda Rick con tanto di sfida.
"Non
ho nulla di cui farmi perdonare, Rick. Così siamo pari, che ne dici? Ora puoi
andare dalla tua poliziotta!"
Lo
scrittore butta a terra una sedia.
"Ancora
con questa storia?! Beh se proprio vuoi saperlo... sì, io la amo. Amo Kate
Beckett! Ma la colpa è solo la tua!"
"Ah
quindi sarei io quella che ti ha istigato a correre tra le braccia di
un'altra??" lei grida e sbatte a terra un vecchio vaso, facendo cadere
acqua e fiori a terra.
"Non
è successo nulla tra me e lei e lo sai perchè?? Perchè sono un uomo onesto,
fedele, e ho pensato alla nostra famiglia prima di tutto!! Cosa a cui tu non hai
minimamente pensato!"
"Oh
quindi ti sei trattenuto dal non saltarle addosso?? Ma che bravo marito che mi
ritrovo!!"
"E
io che brava moglie!! Da quanto tempo va avanti questa storia??!"
"Da
tre mesi!!"
Moglie
e marito urlano e nel mentre, gettano un poco alla volta, qualche oggetto della
camera a terra.
Poco
alla volta, la camera da letto si è trasformata in un cimitero di oggetti
distrutti.
"E
adesso dove te ne vai?? Vai da lei?? Ma non mi dire!!"
Meredith
raggiunge il marito che è ad un passo dall'uscire di casa.
"Sì
vado da lei! Dall'unica donna che so che non mi tradirà mai e che mi capisce
meglio di chiunque altro! E tu non cercare giustificazioni al tuo comportamento
con Carter... è finita, Meredith!" sbatte la porta d'ingresso e Meredith
gli lancia contro un altro vaso, che finisce a terra, coi cocci vicino la porta.
Lui
ha ragione ad essere arrabbiato. Si sentiva in colpa per essersi preso quella
bella cotta per Kate pur sapendo che avrebbe messo in pericolo la sua famiglia,
quando invece, ignaro, sua moglie lo stava già tradendo da ben tre mesi!
Rick
è infuriato, ma almeno ha ben chiaro il quadro della situazione: deve andare da
Kate a dargli quella risposta che tanto desidera.
Sente
il suo stomaco fargli rumore: forse è la fame, o forse sono solo le farfalle a
scombussolargli tutto.
E'
una mattinata intensa e Rick sta per giungere alla conclusione che tanto
aspettava.
Corre
di nuovo dalla sua musa, stavolta più deciso che mai, bussa alla sua porta,
impaziente, stringendo e rilassando i pugni, guardandosi attorno.
"C'hai
messo poco per pensarci!" Kate gli apre la porta, vestita come un'ora fa,
con la differenza che la cucina adesso è piena di pentole sul fuoco. Sta
preparando il pranzo.
Rick
la guarda ipnotizzato.
"So
la risposta esattamente adesso." le prende il viso tra le mani e la bacia
intensamente, portandosi dentro l'appartamento, mentre la ragazza si occupa di
chiudere la porta.
Lei
è la prima a staccarsi e lo guarda, mettendogli anche lei le mani in volto.
"Sei
spaventato. Cos'è successo?" gli chiede dolcemente fissandolo negli occhi.
E'
come se vuole accertarsi che tutto stia andando bene prima di compiere quel
passo importante che entrambi vogliono fare.
"Mia
moglie mi tradita a mia insaputa. Da tre mesi aveva una relazione col mio
avvocato. Sono stato uno stupido a non accorgermene. E a non accorgermi di ciò
che avevo davanti..." con quelle parole vuole fare enfasi, facendole capire
di aver sbagliato tutto fin dall'inizio. "Ti amo, Kate."
Bastano
quelle parole per darle il sorriso, per convincerla che non è mai troppo tardi.
Si
morde il labbro di nuovo, inumidendosi le labbra prima di portarsi di nuovo il
volto dello scrittore vicino al suo.
E
poi restano per qualche secondo così, a strusciarsi i nasi e sorridersi, ancora
in un altro mondo... ancora senza realizzare quello che è appena successo.
Bip
bip
Entrambi
sentono vibrare una tasca. Kate guarda il taschino di Rick.
"Credo
sia il tuo cellulare..."
Lo
scrittore si scusa e guarda lo schermo: sua madre lo sta chiamando.
"Scusami,
a quanto pare mia madre trova sempre una buona scusa per interrompere nei
momenti meno opportuni!"
Lei
gli sorride semplicemente e gli fa segno di rispondere.
"Madre,
che succede?"
"Richard!
Richard!" la voce di Martha è tremolante, "Oddio tesoro... sono
andata a prendere Alexis a scuola, ma... non l'ho trovata all'uscita! Le sue
maestre anche sono disperate... non la vedono! Richard credo le sia successo
qualcosa di...!" non vuole neanche pensare al peggio.
Rick
è impassibile ed è sbiancato.
Preoccupata,
Kate si avvicina al cellulare posato sul suo orecchio per sentire la
conversazione.
"No
madre, non pensarlo neanche! Ora vengo sul posto e la cerchiamo insieme!
Contatta la polizia, io chiamo Meredith!"
Chiude
nervosamente il telefono e se lo rimette nel taschino.
Kate
lo guarda confusa.
"Cos'è
successo? Ho sentito che parlavate di tua figlia..."
"E'
scomparsa all'uscita della scuola, Kate! Puoi aiutarci nelle ricerche?"
"Ma
certo! Vedo cosa posso fare... passa al distretto più tardi... e, ehi.."
gli dà un bacio delicato sulla guancia prima di lasciarlo andare,
"Chiamami, tienimi aggiornata, va bene?"
Rick
le fa un cenno della testa, poi si reca davanti la scuola di sua figlia. Nel
farlo, per strada, contatta Meredith.
E'
ancora arrabbiata con lei, ma la vita di loro figlia viene al primo posto.
"Meredith,
non c'è tempo per urlarmi contro... ascolta... mia madre ha chiamato... Alexis
è scomparsa dall'uscita di scuola... non si trova! Vieni con me da mia madre,
inizieremo lì le ricerche insieme alla polizia! A dopo!"
Non
le dà neanche il tempo di rispondere che Rick riattacca il telefono in faccia.
La
rossa decide di lasciar stare tutto ciò che sta facendo, per trovare sua
figlia.
Lascia
quella valigia quasi mezza piena sopra il letto matrimoniale e le dà un'ultima
occhiata: sistemerà più tardi i suoi abiti lì dentro.
Angoletto
dell'autrice (poco sana di mente):
Finalmente
Rick ha scoperto il tradimento di quella donna p......ia di Meredith! XD
Lui
ovviamente si era trattenuto con Kate, è stato onesto e fedele... al contrario
della moglie!
Poteva
liberarsene, invece ora c'è un altro problema: Alexis è sparita!
Dove
sarà finita?
Boh,
io non lo so di certo! XD
D.
|
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Capitolo 11 *** Alexis. ***
Il muro
Alexis
La
città di New York è in fermento quel giorno: sembra ci sia una maratona in
programma.
Per
le strade, invece, c'è gran confusione, in particolare davanti un edificio
pubblico.
Una
scuola.
Lo
scrittore scende dal suo taxi e sul posto trova già sua madre, sua moglie e
alcune insegnati che parlano tra loro.
Sono
tutti preoccupati per Alexis, la piccola di casa Castle.
Richard
sa che sua figlia è un po' diversa dalle altre: ha sette anni, non gioca molto
con i suoi coetanei, e leggi i gialli di suo padre, libri impegnativi per una
bambina della sua età.
Ma
questo non la rende diversa del tutto: lei è speciale, come suo padre spesso le
ricorda. Lui lo fa per dirle che non deve mai abbattersi, ma portare avanti i
suoi credi. Di questo lui non ha dubbi però: Alexis crede fermamente in ciò
che fa e un giorno la renderà fiera. La piccola ha solo bisogno di una piccola
spinta.
L'uomo
stringe la foto di sua figlia tra le mani, mentre Martha si stringe al figlio,
tenendo un fazzoletto stretto e ogni tanto si asciuga gli occhi.
La
prima volante di polizia è arrivata. Vi scende un uomo con indosso un
impermeabile, mostra il suo distintivo a Rick. E' un detective.
L'uomo
si appresta a chiedere informazioni personali alla famiglia Castle, circa la sua
altezza, il suo aspetto e poi Rick gli fa vedere una foto.
E'
preoccupato, non capisce il motivo dell'allontanamento di Alexis in quel modo...
poi però quando il detective gli domanda se sua figlia abbia avuto qualche
discussione con una delle sue compagne, a Castle vengono in mente alcune
conversazioni con sua figlia.
"Mi
parlava spesso che le sue compagne la definivano un po' strana... sa, lei
preferisce leggere i miei romanzi gialli invece che libricini per bambini!"
dice con orgoglio, un po' per nascondere la preoccupazione.
E
infatti Martha se ne rende conto, quindi passa avanti in rassegna al figlio.
"Detective,
mio figlio è abbastanza scosso e lo siamo tutti..." dà un'occhiata a
Meredith, "anche mia nuora qui presente... la prego, se possiamo aiutare in
qualche modo..."
"Avete
già fatto abbastanza signora. Se ci sono aggiornamenti, vi farò sapere."
risponde il detective, poi fa segno alla sua squadra di partire con le ricerche.
La
ragazza corre per il distretto alla ricerca di Mike Royce. Si è già messa
cappellino e giubbotto, è pronta ad uscire.
Quando
finalmente scorge il suo partner tra la macchina del caffè, gli sorride come
non mai, e tenta di portarlo fuori stringendogli il braccio.
"Royce,
Royce! E' scomparsa la figlia di Castle! Dobbiamo aiutarlo a trovarla! Andiamo,
andiamo!"
L'uomo
toglie la presa della ragazza, grattandosi la testa.
"Calma,
Beckett, respira. Ho sentito alla televisione, qualche giornalista o il solito
paparazzo, ha subito mandato in onda la notizia."
La
guarda attentamente: non ha mai visto sorridere così Kate Beckett. Qualcosa
deve esserle successo. Qualcosa di bello. E' cambiata col solo sguardo!
Gli
dispiace darle una brutta notizia, ma è il suo lavoro anche quello.
"Tuttavia
non possiamo occuparci del caso perchè la scuola dove la piccola è scomparsa
si trova fuori dalla nostra giurisdizione e del caso se ne sta già occupando un
altro distretto."
L'entusiasmo
di Kate cade a terra, come pure il suo giubbotto.
"Come?
Ma io ho promesso a Rick che l'avrei aiutato..." dice a mezz'aria.
Questa
affermazione non sfugge però all'orecchio di Royce, il quale sbuffando, butta
il giornale che stava leggendo per incrociare le braccia e guardarla.
"Capisco
qual è il problema qui. Beckett, sei una brava agente, e un giorno diventerai
una grande detective... se impari a dividere il personale dalla sfera
privata."
"Royce,
non si tratta solo di Rick. Una bambina è scomparsa, e c'è bisogno del nostro
aiuto!"
"Ti
ho già detto che se ne sta occupando l'altro distretto. Caso chiuso."
L'uomo
torna dal suo giornale, non curandosi che Kate è ancora davanti a lui, pugni
chiusi, trattenendosi dall'esplodere.
Ma
la miccia è già stata accesa, e ormai non c'è modo di fermarla.
"Ho
capito, Royce. Farò di testa mia."
Prende
il suo cellulare e compone qualche numero nervosamente. Royce si alza di scatto,
le prende i polsi, togliendole il cellulare di mano.
La
ragazza è visibilmente scossa, capendo il gesto, e ritraendosi forse perchè è
stata troppo impulsiva.
La
scena non passa inosservata per tutto il distretto. Gli uomini e le donne
guardano quella scena che raramente accade tra loro due, partner sul lavoro,
sempre seri e uniti.
Con
lo sguardo abbassato, a Royce sembra di star davanti ad una ragazzina che ha
appena combinato una gran cazzata e si sta nascondendo.
La
ragazzina davanti a sé è probabilmente solo innamorata. Lui l'ha capito e già
da tempo, ma come può fare il cattivo con lei quando Kate lo guarda con gli
occhi da cucciola indifesa?
Soffia
guardandosi in alto, poi le ridà il cellulare.
"Prima
o poi dovrai fare una scelta, Kate. O il tuo lavoro, o il tuo scrittore."
detto ciò guarda in cagnesco gli altri agenti, i quali tornano subito a far
ciò che stavano facendo indisturbati. Qualcuno si schiarisce la voce.
Kate
torna a comporre il numero e dall'altro capo del telefono c'è una voce
tranquilla di un uomo.
"Agente
Rooney, ho bisogno del tuo aiuto. Chiama anche l'agente Philips. Dobbiamo
cercare la figlia di Castle... non m'interessa che non è una nostra priorità,
questi sono gli ordini."
Royce
la guarda mentre con tono austero dà degli ipotetici ordini a due suoi uomini.
Probabilmente ha già intuito quale sarà la scelta della futura detective.
I
giornalisti tempestano di domande la famiglia Castle, chiedendo ancora per quale
motivo la loro figlia potrebbe essere scomparsa.
Richard
scocciato li manda via, rispondendo male per l'ennesima volta.
Martha
gli mette quella mano sulla spalla per rilassarlo, pur capendo che ha i nervi
tesi, e in situazioni del genere, stare calmi non serve a nulla.
Finché
poi alla domanda se c'è qualche problema in famiglia, se è vero che lui sta
tradendo sua moglie, Rick risponde dando un pugno al giornalista impertinente,
il quale cade all'indietro, reggendosi il naso a terra, scopre di avercelo
rotto.
Guarda
il sangue che gli cola, mentre i reporter non si sono lasciati scappare lo
scoop.
"Questo
è proprio quello che ci vuole. Sicuro aumenterà le vendite del tuo
romanzo.." gli sussurra Meredith incalzante.
Rick
guarda prima lei in cagnesco per farla star zitta, poi volge il suo sguardo sul
giornalista, ancora a terra.
"Ti
denuncerò, signor Castle! Che tu sia famoso oppure no!" gli dice e
finalmente trova la forza di alzarsi, continuando a puntargli il dito contro.
Rick
è pronto per rispondere dandogli un altro bel servito, ma Martha e poi Meredith
lo fermano per le spalle.
"Richard,
basta così." gli dice sua madre, mantenendo la calma, come una brava
attrice sa fare quando riceve una brutta recensione da un critico teatrale.
Per
la gran confusione, lo scrittore non si è resto conto che il suo cellulare,
confinato in una delle tasche del suo vestiario, ha continuato a squillare
insistentemente. Sul display c'è il nome di Kate Beckett.
"Dannazione,
Rick. Perchè non rispondi?" sussurra la giovane, seduta al fianco del
volante.
"Agente
Beckett, abbiamo ricevuto una segnalazione dallo zoo di New York." l'agente
Rooney, seduto dietro, le mostra una registrazione sul numero della polizia, poi
le fa leggere il suo resoconto. "La descrizione della bambina corrisponde
secondo te?"
Beckett
spalanca gli occhi. La ragazzina descritta è minuta, capelli rossicci lunghi,
con un cerchietto in fronte.
"Dove
è stata avvistata? Agente Philips, dirigiti allo zoo!"
"Due
turisti inglesi hanno visto la bambina vicino alla gabbia dei leoni. Era
rannicchiata ad osservare una coppia di felini."
Kate
sorride. La figlia del suo Rick è salva.
"Perfetto."
Stiamo
venendo a prenderti, piccola.
Riprende
il suo cellulare per chiamare Rick, e stavolta lui è in grado di rispondere.
"L'abbiamo
trovata. E' allo zoo di New York---"
"Lo
so, sto andando con la squadra del detective Rosberg che guida l'indagine.
Grazie lo stesso... ti chiamo dopo."
La
voce dell'uomo che taglia corto alla conversazione le fanno cadere il morale a
terra.
Idealmente,
anche il suo cellulare le cade di mano, finendo sotto il sedile.
"Beckett,
stai bene?" le chiede l'agente al volante.
Lei
continua a fissare la strada.
"Torniamo
indietro, Rooney. Hanno trovata la ragazzina prima di noi."
Senza
chiedere il motivo, il ragazzo fa un'inversione ad U assicurandosi che non ci
sia nessuno nell'altra corsia, e poi di corsa al distretto.
Kate
è contenta che Rick ha ritrovato sua figlia, ma avrebbe voluto essere lei
a compiere quel ritrovamento.
Sarebbe
valso molto per la sua carriera, e forse non avrebbe ricevuto neanche quella
sgridata che Mike Royce le sta facendo in privato, dandole della sconsiderata.
E'
ancora giovane Kate Beckett.
Ma
la sua volontà di far carriera è evidente. Sfortuna il destino ha voluto che
Cupido ci mettesse lo zampino facendola agire impulsivamente.
Rick
abbraccia la sua bambina, la quale continua a ripetere quanto siano belli i
felini che abbia visto.
Martha
si preoccupa che non abbia mangiato, quindi appena tornati a casa le prepara dei
toast.
"Perchè
sei scappata, tesoro?" le chiede Rick, scaldandola con delle coperte.
"Quei
leoni si comportavano come una vera famiglia. Perchè non possiamo essere anche
noi così?"
Alexis
lo guarda con quegli occhi limpidi e innocenti, ma Rick e Martha si guardano a
vicenda realizzando il motivo della sua scappatoia. Tuttavia, non riuscendo a
dare una risposta semplice alla piccola.
Semplicemente
lui la stringe forte a sé, capendo per paura che scomparisse di nuovo, e le
bacia la fronte.
"Non
farmi più prendere questi colpi, capito?" le sussurra commosso.
Meredith,
dopo aver baciato la sua bambina, torna in camera da letto a finire ciò che
aveva iniziato: fare la sua valigia.
Lo
scrittore la raggiunge e la guarda sistemare tutto e pronta per andare via.
Restano
a fissarsi per un po'.
"Te
ne vai?"
"E' meglio, Richard." gli si avvicina e gli dà un bacio lungo sulla
guancia "Addio."
Rimasta
sola nel suo piccolo appartamento, Kate si rilassa con un bagno caldo, quando il
suo cellulare squilla.
Proprio
ora doveva squillare, pensa.
Cerca
di raggiungere il cellulare che è dall'altra parte della vasca e vede il segno
di un messaggio.
Sorride.
"Scusa
se non ti ho più richiamato.
Ero ancora troppo scosso.
Ci saranno altre occasioni meno burrascose per poterla conoscere ;)
Ora mia figlia è a casa
sana e salva.
Mia moglie se n'è andata di casa.
Sto bene, non preoccuparti.
PS:
ti amo."
Si
porta le mani sulle labbra e rotea gli occhi arrossendo.
Poi
torna a godersi il suo bagno rilassante.
Angoletto
dell'autrice (poco sana di mente):
Con
questo capitolo e l'uscita di Meredith di scena (per ora), si conclude la prima
parte della storia...
Ora
si entrerà nella fase importante per i nostri due tontoloni *-*
Kate
è testarda, ama Rick (anche se lei ancora non glielo ha detto, un po' come la Kate
del telefilm XD), e sta mettendo nei guai il suo lavoro al distretto.
Anche
Royce se ne è accorto... e a quanto pare anche Kate sarà messa di fronte ad
una scelta: Castle o il distintivo?
Alla
prossima e grazie ancora per seguire la mia storia :)
D.
|
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Capitolo 12 *** Dolce amaro. ***
Scelte
Dolce
amaro.
"Buongiorno,
Royce!"
Kate
gli passa accanto sorseggiando il suo solito caffè, ma dall'altra parte non
riceve risposta.
L'uomo
alza per un attimo lo sguardo su di lei, poi ritorna a leggere il "Times".
Allora
la ragazza si schiarisce la voce e ci riprova una seconda volta.
Forse
è sordo stamattina, pensa.
"BUONGIORNO
ROYCE!!" l'urlo di tromba di Kate sveglia tutti al distretto, anche quei
tre-quattro poliziotti che si erano addormentati sulla scrivania, dopo aver
passato la nottata ad analizzare un caso.
Quei
quattro la guardano storta e lei fa col labiale "Ops scusate!"
Royce
continua a fare lo scontroso e a non degnare nessuno sguardo alla ragazza,
finché tocca a lei andargli incontro, strappandogli il giornale di mano. L'uomo
è infastidito e incrocia le braccia imbronciato.
"Allora,
che problemi hai con me?" gli dice in tono serissimo.
Lui
continua a fissarla a mo' di sfida.
"Che
problemi ho? Io nessuno. Il problema qui è un altro e si chiama Richard Castle!"
Si
accorge di aver urlato un po' troppo perchè tutti si sono messi a guardarli.
Kate è imbarazzata e spalanca la bocca senza dire nulla.
"Nel
mio ufficio. Ora."
Royce
si siede lentamente e la guarda dall'alto in basso, poi le indica di sedersi
davanti a lui.
Kate
però è indecisa. Prima si siede, le sudano le mani e lascia le impronte
bagnate sulla sedia. Poi decide che è meglio se sta in piedi, si morde il
labbro, e infine torna a sedersi.
L'uomo
di fronte a lei si schiarisce la voce, cercando di trovare le parole per non
essere troppo duro.
"Mi
aspettavo molto da te, Beckett. Sei la più giovane della squadra e pensavo
stessi andando dritta al tuo obbiettivo di diventare una detective, invece...
corri dietro ad uno scrittore."
Kate
abbassa la test, grattandosela; si sente in colpa.
"Royce,
è diversa la questione."
"Diversa
da cosa? Pensavo che volessi risolvere l'omicidio di tua madre, non perdere
tempo a inseguire fama e gloria e per di più con un uomo sposato!"
"Non
tirare in ballo mia madre... e poi... sua moglie l'ha lasciato!"
Kate
spezza la discussione con quell'affermazione che lascia Royce sorpreso.
La
guarda e non ha mai visto degli occhi così pieni di emozione come in quel
momento.
Si
mette le mani dietro la testa.
"Oddio...
ci sei dentro a questa storia più di quanto pensassi..."
La
giovane è agitata.
"Io...ci
penso ancora a mia madre... ma il caso è stato archiviato, Royce..."
farfuglia e inizia a giocherellare con il suo distintivo "...lui però è
diverso..."
Ha
iniziato a parlare di Castle senza rendersene conto e i suoi occhi iniziano ad
illuminarsi e lei accenna un sorriso.
"Non
mi chiede di mia madre, pur sapendo il mio trauma. Non mi sforza a far nulla,
sapendo che sono testarda come un mulo..."
A
quell'affermazione anche Royce sorride, consapevole che è una caratteristica
del carattere di Kate.
"Mi
lascia libera e mi tratta come se fossi..." si blocca per un attimo,
cercando quella parolina nascosta che le fa sempre sentire i fuochi d'artificio
"...straordinaria."
L'uomo
è visibilmente commosso, tiene molto alla ragazza ed è contento che ha trovato
qualcuno in grado di farla sentire in quel modo.
Ma
deve nascondere quel lato tenero e mostrare quello duro. E' pur sempre il capo
lì dentro e comanda la sua squadra.
"Tutto
ciò è commovente, Beckett... ma devi fare una scelta."
Kate
odia fare le scelte. Alza lo sguardo incrociando il suo.
"Il
lavoro o lo scrittore. Io ti avevo già avvertita."
"Posso
tenere entrambi, Mike. Ci riuscirò." conclude in tono di sfida.
Tornata
sulla sua scrivania, Kate continua a fare il suo lavoro. Assapora il caffé
preso qualche ora prima, ma dopo quella conversazione con Royce, improvvisamente
ha un altro sapore.
E'
dolce amaro, il sapore del dubbio, della scelta.
Dolce
amara è la vita che la pone di fronte a queste decisioni.
Il
suo cellulare vibra; è un messaggio di Rick che le chiede come sta. Sorride, e
risponde che va tutto bene, e che sarà impegnata per tutto il giorno.
Può
farcela. Può far coincidere lavoro e piacere.
Un
nuovo giorno, un nuovo caso da risolvere.
Kate
si precipita dicendo che vuole essere a capo della squadra. E' qualcosa di
tosto. Devono risolvere l'omicidio di un imprenditore e i sospettati potrebbero
essere tre: il suo socio in affari, l'ex moglie e il figlio. Entrambi hanno in
comune una sola cosa: sbarazzarsi dell'uomo per avere i suoi soldi.
"Il
mondo gira sempre intorno alle tre S: sesso, sangue e soldi." dice Philips,
il collega di Kate.
"E
per fortuna che gira in quel senso, altrimenti noi ci ritroveremo senza
lavoro!" risponde con umorismo l'altro collega, Rooney.
Il
cellulare di Kate squilla. Una volta, due volte, tre volte.
Controlla
e vede che c'è una chiamata senza risposta da parte di Rick. Sbuffa e
nervosamente gli deve rispondere con lo stesso messaggio da ormai due giorni: "Sono
impegnata con questo caso. Mi sta tenendo troppo in ufficio. Ti chiamo io.
Scusami tanto."
Sente
che dovrebbe scrivergli altro, ma quelle tre paroline non riescono proprio ad
uscirle.
Guarda
Mike che sta incrociando il suo sguardo.
Nervosamente
preme il tasto di invio e spegne il cellulare.
Il
sapore dolce amaro della vita.
"Mi
volevi vedere, Royce?"
Kate
è vestita elegantemente, solo che i capelli le sono cresciuti di poco e questo
le permette di mettere due mollettine colorate ai lati per impedire di averli
davanti agli occhi.
Royce
nota il cambiamento di Kate e subito dopo distoglie lo sguardo per farla
accomodare nel suo ufficio.
"Ho
notato i tuoi progressi, complimenti. Hai chiuso il caso
dell'imprenditore."
"Sì,
il colpevole era l'ex moglie. Gelosia e soldi ovviamente. Anche se il figlio
odiava suo padre non lo avrebbe mai ucciso per avere il denaro. Stessa cosa per
l'ex socio in affari che aveva una relazione con sua moglie."
"Faccenda
complicata."
Royce
guarda Kate e lei improvvisamente realizza come il caso abbia qualcosa di
familiare con la sua situazione sentimentale.
C'è
sempre una ex moglie a dar guai.
L'uomo
sistema le ultime carte osservando una foto di gruppo davanti a sé: scattata
qualche anno prima, con Kate ancora più giovane che aveva un taglio di capelli
ancora ribelle con dei colpi di sole.
"Allora
hai preso la tua decisione?" le chiede incerto.
La
giovane cerca di evitare il contatto visivo.
"Ehm...
credo di sì..." dice quasi in un sussurro, avendo paura in quel momento,
anche della sua stessa ombra.
Royce
la guarda incitandola con i gesti della mano ad andare avanti e continuare a
parlare.
"Ho
scelto lui."
Decisa
lo osserva in ogni minimo movimento che fa. Royce si muove lentamente, non sa
come reagire, ma da una parte se lo aspettava.
"Sceglierò
sempre lui."
Impazientito,
spera che lei cambi idea all'ultimo. Si alza, si avvicina a lei per guardarla
bene negli occhi. Poi le prende le mani dolcemente.
"Kate...
tengo molto a te e lo sai... cerca di ragionare... qua ne vale del tuo futuro!
Non vuoi risolvere l'omicidio di tua madre?"
Lei
si allontana bruscamente.
"Ti
ho già detto che non devi più parlarmi di questo! E' già difficile per me,
non ti ci mettere anche tu!" inizia ad urlare alzando le mani al cielo.
La
discussione non sfugge agli occhi degli altri agenti, i quali, riescono a
sentire qualche parola proveniente da quell'ufficio dalle vetrate trasparenti.
"Non
fare così..." di nuovo lui tenta un avvicinamento, ma viene respinto.
Kate
ha il cuore in fiamme e gli occhi colmi di lacrime, pronte per scendere come una
cascata.
"Io
ero innamorata di te, Royce."
Bang.
Il
colpo al cuore ce l'ha lui adesso. Che si sente in colpa. Corruga la fronte ma
non riesce a dire nulla.
"Sei
sempre stato una figura di riferimento per me... ma non mi hai mai compresa a
fondo. Rick... lui è diverso, te l'ho già detto. Lui non mi spinge a fare
niente che io non voglia fare."
Dopo
qualche secondo, finalmente Royce spezza il silenzio.
"E'
così allora che stanno le cose?"
La
ragazza annuisce, cercando di trattenere le lacrime. Resta dritta sull'attenti,
alza la testa fiera.
"Bene.
Allora posa qui il tuo distintivo. Sei licenziata."
Kate
resta impassibile, mentre Royce le porge la mano in attesa che lei faccia quanto
detto. Lei è convinta che lui stia scherzando, ma quando Royce glielo ripete
due volte, capisce che sta dicendo il vero.
Ancora
fiera di sé, facendo la dura, Kate si strappa quel distintivo dalla maglietta.
C'è un vuoto al suo posto.
Trattiene
le lacrime, ma esce allontanandosi dal distretto con dignità, senza voltarsi
indietro.
Angoletto
dell'autrice (poco sana di mente):
Mi
scuso per il ritardo ma ho avuto dei problemi e non me la sentivo di scrivere.
E
mi scuso anche per non aver risposto alle recensioni, però vi ringrazio :))
Allora,
capitolo concentrato sul rapporto tra Kate e Mike Royce. Siamo di fronte ad un
triangolo? Uhm non proprio... Royce l'ho sempre visto come un fratello maggiore
per Kate ed è così che deve restare secondo me.. sta solo cercando di farla
ragionare.
Ma
al cuore non si comanda, e la nostra eroina va dal suo scrittore!
Il
prossimo sarà un capitolo importante per la nostra coppietta... alla prossima
quindi :))
D.
|
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Capitolo 13 *** Microcosmo. ***
Scelte
Scusate,
sto aggiornando a rilento, ma sono piena di studio >.<
Comunque
eccovi il capitolo, buona lettura :)
Microcosmo.
Il
sole si nasconde tra le nuvole e gioca a nascondino creando una strana atmosfera
tra i grattacieli di New York.
La
giovane agente non sa esattamente dove sta andando, ma quando chiude gli occhi
per un attimo, soffermandosi all'entrata della metropolitana, ha un solo volto
nella mente.
Sorride,
riapre gli occhi e dando un'occhiata alle fermate, ha deciso che direzione
prendere.
Seduta
in quel luogo chiuso, la ragazza osserva quel microcosmo che è New York. La
metropolitana è l'unico spazio dove tutte le culture e le religioni si
incontrano. C'è una giovane madre indiana con il bambino; un'adolescente
vestita da punk; un uomo in giacca e cravatta che guarda nervosamente
l'orologio, forse in ritardo per un appuntamento di lavoro.
Non
è mai stata a casa sua. Forse dovrebbe rallentare le cose? Probabilmente non è
neanche corretto frugare nell'archivio della polizia per trovare il suo
indirizzo. Ma a lei cosa importa, ormai è stata sbattuta fuori da quel mondo,
il suo microcosmo.
Al
contrario, là fuori, la città di New York è una giungla, è un macrocosmo
dove ognuno pensa per proprio conto. Ma quando giunge sulla porta di casa dello
scrittore, lei non sente esitazione. Si sente al sicuro. Suona adagio al
campanello. Qualche secondo dopo, lo scrittore va ad aprire alla porta.
Sorpreso
di ritrovarsi quella ragazza perduta davanti a sé che lo guarda con quegli
occhi spenti.
"Beckett!
Tutto okay? Sembri... sconvolta."
Non
fa in tempo a dire l'ultima parola che Kate è già entrata, facendosi spazio
tra lui e la porta.
Rick
la osserva mentre cammina spaesata nel suo loft. Lei osserva attentamente ogni
particolare di quell'ambiente, tra cui le foto di una donna più anziana e una
bambina che hanno gli stessi capelli rossi-arancioni.
Lo
scrittore si strofina le mani avvicinandosi lentamente a lei. Le prende le mani
costringendola a guardarlo.
"E'
successo. Sono stata messa davanti ad una scelta. E io ho scelto te."
L'uomo
scuote la testa non capendo.
"Royce
mi ha licenziata." inizia a dire piangendo come una bambina indifesa.
"Ha detto che sono troppo coinvolta... da te... e ho dovuto scegliere... e
ho sacrificato il mio lavoro... ma sai, alla fine non mi importa. Io amo
te." dice sorridendo. Finalmente quelle paroline sono uscite.
Rick
si fa scappare una risatina e le mette le mani sul volto.
"Kate,
Kate... non essere sciocca! Tu ami più il tuo lavoro che me.. Forse dovresti
parlare con Royce.."
"Questo
è vero, ma... ora non posso più negare..." gli dice dolcemente, ponendo
le mani sulle sue e unendo le sue labbra a quelle dello scrittore.
Un
bacio tenero, casto.
In
quel bacio suggellano così il loro amore.
Appena
nato.
Si
separano per qualche secondo e poi sorridono.
"Sei
sicura di quello che fai?"
Lei
risponde annuendo.
Di
nuovo si uniscono in quel bacio santo, che ora diventa più intenso.
Il
gioco di labbra li sorprende entrambi.
Lui
assapora le sue labbra e si meraviglia del sapore nuovo che sta scoprendo.
Non
ha più bisogno di sentirsi in colpa quando lui si lascia condurre nella camera
da letto da Kate.
Quel
letto ormai non è più un matrimoniale.
"Forse
dovresti parlare con Royce.."
Le
parole di Rick gli rimbombano nella testa quel mattino. Si sveglia accoccolata
tra le sue braccia. Lui ancora dorme, forse russa un pochino.
Sorride.
Sembra l'Orso Yoghi.
Cautamente
raccoglie i vestiti gettati a terra la notte precedente, e si reca in cucina a
preparargli da mangiare.
Quale
sarà il piatto preferito dal suo scrittore?
Omelette?
Salsicce? Toast? O forse basta un semplice caffè?
Opta
per l'ultima scelta e usa la sofisticata macchinetta del caffè che hanno i
Castle.
Dopo
essersi rivestita del tutto, gli lascia un biglietto.
Lei
deve andare al distretto. Deve riavere il suo lavoro. Ha ragione Rick: lei ama
il suo lavoro e non può mollare adesso che ha appena iniziato.
La
giovane non ha paura a varcare la soglia del suo distretto. Sarà stata la sua
unione con Rick, sarà la nuova crema per il viso che ha usato, eppure cammina a
testa alta. Come una fenice che rinasce dalle sue ceneri.
E'
il suo piccolo mondo. Il distretto. Sorride ai suoi colleghi che la salutano e
le dicono un "bentornata" offuscato tra gli applausi degli altri
agenti che dicono il suo nome, quasi incoraggiandola.
E'
questo il suo microcosmo.
Sembra
la scena di un film, ed è in quel momento che lei capisce quanto il distretto
sia diventato la sua casa. Un'accoglienza del genere non se lo sarebbe
aspettata. Gli agenti sono disposti in due file, creando una specie di tunnel, e
lei vi cammina il mezzo con le mani in tasca e i capelli corti sbarazzini che
vanno da tutte le parti.
Alla
fine del tunnel c'è Mike Royce con le braccia incrociate e il sorriso, che
subito tenta di nascondere.
Si
fermano per un istante, uno davanti all'altra. Lui quasi vorrebbe abbracciarla,
istintivamente, ma si blocca.
"La
figliol prodiga è tornata a casa." gli dice scherzosamente e lui a quel
punto cede alla tentazione e non è più imbronciato.
Tira
fuori dalla tasca superiore il distintivo della ragazza. Come un mago tira fuori
dal cappello un coniglio stupendo i bambini che assistono, così fa Kate che si
porta le mani sulla faccia e spalanca bocca e occhi, ricordando il quadro
"L'urlo" di Munch.
"Spero
che scenate come quelle di ieri non accadono mai più. Sei importante per la mia
squadra e non voglio che tu te ne vada."
Kate
si riprende il distintivo che lui le aveva offerto e se lo sistema dov'era
prima. Sulla sua camicetta.
"Lo
so che ti sono mancata e che non vuoi perdermi, l'ho capito. Mi sei mancato
anche tu." gli sorride e gli fa l'occhiolino.
"Cosa
ci fai ancora qui? Torna sulla sua scrivania, agente Beckett! E voi altri...
forza, non siamo al circo! Tornate al lavoro!"
Il
mastino Royce alza la voce e tutto torna come prima.
Scherzosamente,
Kate si mette sull'attenti imitando il saluto dei marines.
E'
a casa.
Lui
si risveglia nel suo letto da solo, ma il sapore del caffé provenire dalla
cucina lo fa sorridere.
Peccato
che la sua musa se n'è già andata, ma ha lasciato un romantico biglietto sul
tavolo della cucina, insieme all'aroma del dolce caffè.
"Oh
ma che profumino!!"
La
voce della mamma che entra in casa come se entrasse in scena, lo riporta alla
realtà e di corsa nasconde il biglietto nella sua tasca.
Martha
è sorridente e ha leggermente le guance rosse.
Rick
si avvicina per scrutarla meglio. Sbuffa e incrocia le braccia pronto per farle
la ramanzina.
"Mamma
cosa hai fatto stanotte?"
Allo
stesso modo, Martha osserva il caffè già pronto e si mette nella stessa
posizione del figlio, guardandolo negli occhi. Vede una scintilla, qualcosa di
nuovo. E' come se fosse un uomo nuovo.
"Potrei
chiedere anche io la stessa cosa a te!" stizza l'occhio mettendo suo figlio
leggermente in imbarazzo.
Castle
fa per dire qualcosa ma dalla porta di casa c'è un'altra sorpresa ad
attenderlo.
Madre
e figlio non possono credere ai loro occhi quando sull'uscio della porta c'è la
piccola Alexis che getta a terra la sua borsa della scuola e ha un aspetto
diverso.
I
suoi capelli.
Sono
completamenti scalati. Ma non è andata dalla parrucchiera. Quella è opera di
un gruppo di bulle, e nella sua scuola ce ne sono alcune che già l'avevano
presa di mira considerandola "strana."
Alexis
sta per scoppiare in lacrime quando si tocca ingenuamente i capelli e scopre che
da un lato sono più corti, sotto le orecchie, e dall'altra sono leggermente
più lunghi e le arrivano sopra le spalle.
"Tesoro..."
Rick, tremolante, raggiunge sua figlia e si abbassa alla sua altezza per
abbracciarla e sentire che sta tremando anche lei.
"Papà...
cos'è successo ai... miei capelli?"
Rick
guarda prima Martha e poi Alexis, abbracciandola.
Ha
lo sguardo fisso in un punto cieco oltre la porta aperta di casa. Dentro di sé,
c'è un fuoco che arde. Un fuoco cattivo.
Angoletto
dell'autrice (poco sana di mente):
Forse
ho fatto un po' correre troppo le cose, ma se si amano e ne sono consapevoli,
perchè farli aspettare, giusto? XD
Kate
e Mike intanto hanno fatto pace...
E
quando tutto sembra sempre andare per il verso giusto, ecco che Alexis è di
nuovo nei guai...
Ah,
questa bambina rompi-palle! XD
E
ora che succederà?? Boh!! XD
Alla
prossima, e grazie a tutti quelli che leggono e recensiscono! <3
D.
|
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Capitolo 14 *** Scontro interiore. ***
Scelte
Ebbene
avevate capito tutte che l'ultima scena si riferiva a "Remember Me" XD
(io non riesco a guardare quel film fino alla fine senza mettermi a piangere
T__T)
Comunque
un nuovo capitolo, buona lettura :)
Scontro interiore.
Una
ragazza corre tra la folla di newyorkesi dando loro spintoni, ma non
curandosene. E' in servizio, e quello è il suo orario di routine.
Ha
una luce diversa quel giorno: scrutando i suoi occhi, una persona attenta può
intravedere un misto di sentimenti positivi. Gioia, amore e orgoglio. La
positività è ciò che le serve in quel momento.
Osserva
la persona che sta inseguendo: quel ladro che ha intenzionalmente derubato la
borsa ad un'anziana mentre attraversava la strada. Non lo molla, come una
leonessa fiera all'attacco della sua preda.
Salta
qualche ostacolo; prima un pallone da calcio lasciato in strada da chissà chi,
poi un carretto degli hot-dog con tanto di commerciante che gli urla
"Ehi!", e finalmente, quando è sicura di essere abbastanza vicina al
ladro, gli si getta contro, bloccandolo alle gambe per farlo cadere.
Si
siede sopra a lui che ha la faccia a terra, quel delinquente, e gli costringe a
mettere le mani dietro la schiena così può ammanettarlo.
"La
dichiaro in arresto... brutto ceffo!"
Le
ultime due parole non sono proprio professionali, ma quando Kate Beckett vede
l'ingiustizia, sfodera fuori tutto il suo linguaggio forbito ed elegante.
L'uomo
si dimena, ma Kate, seppur leggerina, riesce ad alzarlo in piedi. Poi chiama la
sua volante dove Royce l'attende.
Soddisfatto,
l'uomo guarda la sua pupilla e mette nel sedile posteriore il ladro.
La
giovane, invece, raggiunge l'anziana donna e le ridà la borsetta rubata.
"Ben
fatto, agente Beckett." gli dice Royce e la sua pupilla arrossisce
soddisfatta.
Dall'altra
parte della strada, Kate è ignara che il suo uomo sta per alterarsi. Quando
toccano la sua bambina, Rick Castle diventa una furia. La famiglia è la cosa
più preziosa per lui, quindi guai a chi si mette in mezzo. Coi pugni stretti,
Rick attraversa il corridoio della scuola privata che frequenta Alexis.
Indossa
un completo nero e sembra nero anche il suo umore. Tuttavia, sua madre gli aveva
ricordato di non fare scenate, di non aizzarsi come un cane contro il corpo
insegnanti. E' pur sempre uno scrittore famoso, e ha una certa fama da
mantenere. Non deve perdere il controllo. Ma non è facile.
Chiede
dove si trovi la signora Tingle, l'insegnante di Alexis. Il bidello gli indica
la classe 3B dove la donna sta facendo lezione.
Rick
la osserva dalla finestrella trasparente della porta. La signora Tingle ha sui
40 anni circa, veste abiti sobri, una maglia rossa e una gonnellina della nonna
color verde. Non è certamente il tipo che sgriderebbe un bambino, però da
quell'aspetto di "finta buonista" si nasconde certamente una
personalità frustrata fin dall'infanzia. Magari qualche suo parente abusava di
lei.
Rick
scuote la testa, abbandonando ogni suo tentativo di farsi un film mentale, e si
decide a oltrepassare la porta.
Gli
studenti si bloccano alla vista dello scrittore: qualcuno conversa tra loro,
altri fanno un gridolino, qualcun altro dice "E' Riiiiick Castle!!".
L'insegnante
sorride a sforzo e con le mani in mano si avvicina all'uomo.
"Signor
Castle, questo è orario di lezione, il mio ricevimento è nel pomeriggio. In
cosa posso aiutarla?"
Rick
continua a scrutarla. Non le piace affatto quell'aria che ha assunto la donna.
Stringe
i pugni cercando di mantenersi calmo e inizia a parlare come il figlio di una
vera diva farebbe.
"Signora
Tingle..."
"Signorina
in realtà..."
Bingo.
Castle aveva già immaginato che la donna non fosse sposata. E come avrebbe
potuto, visto la sua presumibile infanzia di abusi?
"Signorina
Tingle... sono il padre di Alexis..."
"Lo
so."
Quel
sorrisetto di sfida da una che la sa lunga, sta facendo irritare Castle. Lui
osserva la classe e poi parla a denti stretti all'insegnante.
"Mia
figlia è tornata a casa sotto shock. Sembra che qualcuno in questa
classe..." ora inizia ad alzare la voce, giusto per vedere chi tra gli
studentelli avrebbe potuto fare una cosa orribile a sua figlia "...abbia
deciso di diventare parrucchiere sperimentando la sua carriera su mia
figlia!"
Si
ode un sussulto.
"Signor
Castle, sta spaventando i miei alunni... si ricordi che hanno solo sette, otto
anni..." gli dice la maestra, mettendogli una mano sul braccio, che lui
prontamente rifiuta.
"Non
li sto spaventando! Voglio solo sapere chi è stato!"
Cammina
silenziosamente, scrutando ogni alunno e si sofferma su un gruppetto di
biondine. Sono tre bambine uguali per il taglio di capelli, poiché la divisa è
la stessa, e indossano le stesse scarpe da ginnastica firmate, con un mollettino
rosa tra i capelli.
"Scommetto
che siete state voi a far del male a mia figlia."
La
signora Tingle è preoccupata e di nascosto chiama la sicurezza. Rick è troppo
impegnato con le bambine per accorgersene.
Le
tre piccole si guardano e poi guardano lui in segno di sfida. Risponde una, che
sembra essere la leader del gruppetto.
"Sì,
sono stata io. Mi chiamo Agatha. Alexis è strana."
Quando
sente quelle parole, Rick sente ribollire il sangue. E' male toccare i bambini,
pensa Rick.
Tu
ne hai uno, non lo faresti mai.
Certo,
finché poi succedono queste cose...
"Signor
Castle, le ordino di andarsene per favore e di lasciare in pace le mie studenti!
Sono certa che non è stato intenzionale!"
Le
grida isteriche dell'insegnate provocano in Rick uno scatto di rabbia.
"Non
è stato intenzionale?! Mia figlia torna a casa sconvolta con i capelli
tagliati, e lei dice che non è stato intenzionale?!" la aggredisce
"Lei non se ne è neanche accorta, vero?? E come potrebbe, visto il suo
passato pieno di abusi sessuali in famiglia... mi lasci indovinare... suo padre?
No, il suo padrigno??"
La
donna gli dà uno schiaffo che risuona per tutta l'aula. Un suono sordo che fa
però mettere a piangere alcuni bambini.
"C'è
la sicurezza qui fuori ad attenderla, signor Castle. Non si azzardi mai più ad
aggredire me o i miei studenti. E' un bene che non abbia sospeso Alexis."
Rick
si tiene la guancia, dove è stato dato lo schiaffo, dolorante. Poi osserva la
sicurezza fuori la porta.
"Non
si preoccupi, signora Tingle. Sarà mia figlia a non mettere più piede in
questa scuola."
"Il
ladruncolo con l'abitudine di rubare borsetta ad anziane signore è stato
finalmente messo dietro le sbarre. Ad averlo arrestato, la giovane Katherine
Beckett, che poco più che ventenne, ha già collezionato questo arresto
importante. La signora derubata l'ha soprannominata 'Wonder Woman' per la sua
grinta e la sua tenacia.
Ma
ora passiamo ad altro.
Lo
scrittore Richard Castle soffre di stati d'ira. Ha prima aggredito l'insegnante
di sua figlia, poi alcune sue compagne, accusandole di aver maltrattato la sua
bambina con atti di bullismo. Questo non fa molto bene alla fama del giovane
scrittore, che è appena uscito con una nuova saga il cui protagonista è
Derrick Storm..."
Irritata,
Martha Rodgers spegne la televisione e poi guarda suo figlio accanto a lei.
Seduti entrambi sul divano, Rick osserva un punto sullo schermo e poi tiene tra
le braccia Alexis che si è appena addormentata.
"Darling,"
la donna gli parla a bassa voce, per non svegliare la piccola, "so che
l'hai fatto per il suo bene, e sono orgogliosa di te, ma hai rischiato molto. Lo
sai questo?"
Rick
sbuffa e lascia Alexis addormentata sul divano, mettendole una coperta addosso.
Poi fa segno alla madre di dirigersi in cucina per continuare a parlare.
"Madre,
quelle bambine torturavano mia figlia! Va bene fino ad un certo punto l'attacco
verbale, ma stavolta hanno esagerato! Ad ogni modo, da domani ritiro
l'iscrizione e lei andrà in una scuola pubblica. E io che pensavo che le
private fossero tranquille..."
Martha
sta per dire altro, ma viene interrotta da Rick.
"E
non dirmi altro. Ci ha già pensato Paula a farmi la ramanzina sulla mia fama e
che adesso non è un buon momento per fare scenate del genere. Poi lo sai come
sono i giornalisti, esagerano su ogni cosa! Hanno detto che ho aggredito
l'insegnante... sembra che ci abbia fatto a botte, quando è stata lei a darmi
uno schiaffo!" indica la sua guancia ancora arrossata.
Il
monologo di suo figlio da 'donzella in pericolo' fa ridere Martha.
"Sei
ancora in tempo per fare l'attore, sai?" dice lei e gli dà un bacio sulla
guancia arrossata.
Il
cellulare squilla qualche volta. Rick, seduto nella sua stanza pronto per andare
a dormire, sorride quando legge il suo nome.
"Kate!
O dovrei dire... agente Beckett?"
La
giovane arrossisce.
"Rick..."
"Ti
sento arrossire anche se non sei qui con me!"
Maledetto
lui e il suo modo di flirtare. Riesce sempre a farla arrossire.
"Hai
saputo?"
"Sì,
oltre la notizia della mia 'presunta aggressione' all'insegnante di mia figlia,
c'è anche quella di una giovane e sexy agente di polizia di New York che ha
compiuto un inseguimento spettacolare... sono fiero di te!"
Fortuna
che Rick non può vederla, perchè in quel momento Kate è diventata un
peperone.
"Rick,
sei troppo buono... comunque volevo parlarti proprio di quella notizia
dell'insegnante... Sei stato precipitoso, sai? Però hai fatto bene... abbiamo
indagato a fondo sulla signora Tingle e in effetti... in passato aveva
denunciato un abuso in famiglia, ma è stato un caso archiviato. E' una donna
frustrata, Castle."
"Troppi
casi vengono archiviati senza ottenere giustizia. Il mondo è così
ingiusto."
Improvvisamente
Kate sa a cosa Rick si sta riferendo, e cambia espressione.
"Lo
so, c'è poca giustizia. A volte non possiamo ottenere tutto." dice
tristemente, e osserva la collanina con l'anello di sua madre.
Come
se Rick fosse lì con lei, o potesse leggerla nel pensiero, intuisce che c'è
qualcosa che non va. E qualcosa che deve essere fatto.
"Non
stare giù! Dovrei essere io quello a star male, visto che mi sono beccato uno
schiaffo stamattina... e fa ancora male!"
Sente
la sua musa ridere dall'altra parte del telefono. Lui torna serio.
"Comunque,
credo che qualche volta la giustizia deve indagare a fondo."
Lei
ha paura a cosa lui stia pensando. Purtroppo Kate sa benissimo a cosa allude. E'
difficile per lei pensarlo.
"Mi
stai chiedendo di... riaprire il caso di mia madre?" dice piano, quasi in
un sussurro.
Ci
sono alcuni secondo di silenzio, poi lui annuisce.
"Dovresti
farlo, Kate."
"Castle,
io non posso. Non sono una detective... non ancora! Non posso rischiare di
essere sospesa di nuovo, io---"
"Vuoi
finire zitella e oppressa come quell'insegnante? Devi affrontare questo demone
interiore! Io posso aiutarti!!"
"Non
ne dubito, ma... vista la mia posizione... non posso azzardarmi!"
"Ho
conoscenze nei piani alti, grazie a mia madre, posso---"
"La
madre che tu ancora non vuoi farmi conoscere?"
L'astuzia
con cui Kate cambia discorso è tagliente come una lama. Ora è Rick a stare
zitto. E' sorpreso.
Ma
forse ha fatto bene a spostare il discorso... Kate ha quel muro dentro che
ancora non riesce ad abbattere.
E'
ancora chiusa in se stessa riguardo l'argomento dell'omicidio di sua madre. E
lui lo rispetta. Non è ancora pronta per questo.
"Vuoi
conoscere mia madre?" la stuzzica.
Lei
sta zitta. Si morde la lingua. E ora cosa ha combinato?
"Prima
o poi dovrà succedere! E comunque... possiamo cambiare argomento?" si
gratta la testa.
E'
decisamente imbarazzante quella situazione in cui si sono cacciati. Fortuna che
uno non può vedere l'altra.
"Conosco
un ristorante italiano in fondo alla strada. Andiamo?"
"Come
posso dire di no?" risponde lei sorridendo.
Angoletto
dell'autrice (poco sana di mente):
Contenta
amica d'armi? La bulletta si chiama come te *___* hahahahahahaha
Se
in un'altra storia avete usato lo stesso nome per una presunta insegnante di
Alexis, fatemi sapere! In ogni caso non è stata mia intenzione riprendere il
nome perchè non potevo sapere! XD
Beh
i piccioncini sono sempre più innamorati... mi piace questa cosa che Kate
ancora non ha visto Martha e Alexis... huahuahuahua
Kate
però non è ancora pronta a riaprire il caso di sua madre... e Rick l'ha
capito... ma lentamente, dite che riuscirà a farle abbattere definitivamente il
muro?
Alla
prossima!! :)
D.
|
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Capitolo 15 *** Estate. ***
estate
Estate.
La
temperatura è molto alta. L'estate è alle porte e fa già un gran caldo
nell'affollata metropolitana di New York.
Sirene
della polizia, ambulanza, inseguimenti con il taxi.
E'
una delle solite giornate lavorative.
Le
scuole sono finite, e per Rick è un sollievo, visto che si è recato di
buon'ora per ritirare l'iscrizione di sua figlia nella scuola privata degli
orrori, ed iscriverla, invece, dal prossimo autunno, nella nuova scuola
pubblica, casualmente proprio vicino al distretto dove lavora la sua attuale
fidanzata Kate Beckett.
Ma
la piccola Alexis, seppur ingenua, non è stupida, e quando chiede al padre
perchè proprio vicino al distretto di polizia, lui è titubante e risponde
però semplicemente con la scusa che "Così quando qualche bullo proverà
di nuovo a farti del male, avremo la polizia a portata di mano!"
Se
la bambina se l'è bevuta, di certo sua madre Martha non se la beve affatto. Lo
guarda torvo, scrutando i suoi movimenti facciali.
Lui
alza il sopracciglio destro, segno che sta mentendo e sta pensando ad una buona
scusa da dire a sua figlia. Neanche il movimento delle spalle leggermente alzate
la possono ingannare. Suo figlio Richard Castle sta deliberatamente mentendo!
Da
un po' di settimane, la donna ha capito che Rick si sta frequentando con una
nuova ragazza, anche se lui non gli ha detto proprio nulla, al cuore di una
mamma però non può sfuggire questo particolare!
E'
felice da quando sta con questa ragazza, chiunque lei sia. E se lui è felice,
allora lo è anche lei.
Gli
passa accanto facendo l'indifferente, e quando Rick beve dell'acqua per poco non
gli va di traverso quando Martha gli pone la domanda "Voglio proprio vedere
quando vuoi farci conoscere questa tua nuova fidanzata. Mica dovrò attendere il
matrimonio?"
Rick
sputa l'acqua e con il poco che gli è in gola, sta per strozzarsi. Con
destrezza, Alexis gli dà un colpo allo schiena, e poi lo abbraccia all'altezza
dello stomaco imitando la mossa di Heimlich per evitare che si strozzi.
Matrimonio?
Non
lo avesse mai detto!
"Ma
mamma... che cosa dici!! La conosco da tre mesi e stiamo insieme da due!!"
Rick si morde subito la lingua e lo fa così forte che si fa male. Poi spalanca
gli occhi portandosi la mano davanti la bocca per coprire cosa ha appena detto.
Martha
ride soddisfatta.
"Ha-ha!
Lo sapevo! Sapevo che ti sei messo con una ragazza e non mi hai detto nulla! La
prossima volta vedrò di riuscire a spillarti il nome!"
Quella
donna ne sa sempre una più del diavolo. Scherzosamente, Castle le aveva
precedentemente domandato se il diavolo potesse mai essere donna, perchè a quel punto sua madre
l'avrebbe incarnata perfettamente.
"Davvero,
Richard... parli sempre di questa 'musa', ma noi siamo ansiose di
conoscerla!"
Ora
le due, nonna e nipote, lo accerchiavano come due lupi, mettendogli una le mani
sulla sua spalla.
"Voglio
conoscere la mia nuova mamma!!" la piccola Alexis saltella, e per Rick non
c'è verso che riesca a finire il suo pranzo senza rischiare di strozzarsi con
il suo stesso cibo.
"Voi
due... state calme!" scherzosamente Rick punta il dito contro di loro
appena le vede entrambe nella stessa posizione: una accanto all'altra, braccia
incrociate e testa leggermente inclinata a destra.
Un'immagine
gli balza alla mente: accanto a loro tre c'è Kate. Tutte e tre sono vestite
uguali e nella stessa posizione di prima: vestito con gonna e giacchetta giallo,
sotto una camicetta bianca e capelli legati tenuti in su da una cipolla.
Chiude
e riapre gli occhi meccanicamente: quell'immagine non può essere vera! Si
pulisce la bocca, poi si schiarisce la voce.
"Signore,
un po' di contegno! Quando vi farò conoscere la mia nuova fidanzata? Fatemi
pensare... uhm..."
L'impazienza
sta rendendo quasi isterica Alexis che continua a saltellare di gioia. Anche
Martha non è da meno e ha lo sguardo sognante.
"Siiii
avrò una nuova mamma!!"
"E
io una nuova suocera!!"
Il
povero Rick si mette una mano sulla fronte drammaticamente. Kate avrà a che
fare con la sua pazza famiglia. Povera lei!
"Okay,
accadrà presto. Molto presto, ve lo prometto!"
"Evviva!"
Alexis abbraccia felice suo padre. Lei gli accarezza quei capelli diventati un
caschetto molto corto, ma fiducioso che quando ricresceranno saranno talmente
lunghi da far invidia a Raperonzolo.
Improvvisamente
tutti i guai accaduti in precedenza alla famiglia Castle non hanno più senso.
"Mi
ha chiamata, capo?"
Il
detective Tom Grant, seduto davanti la sua scrivania, guarda l'agente davanti a
sé.
"Sì,
prego siediti Beckett."
La
giovane è sempre un po' timorosa quando viene chiamata improvvisamente
nell'ufficio del capo. Dopo gli ultimi episodi, teme infatti di aver combinato
qualche guaio. Ha i pugni stretti sulle gambe ma all'apparenza sembra
tranquilla.
L'attesa
di Grant che legge il suo fascicolo le mettono l'ansia alle stelle.
"Dunque
agente Beckett. Ho notato che ultimamente, nonostante qualche incomprensione con
la sua squadra, in particolare con il detective Royce, sei riuscita comunque a
continuare il tuo lavoro, rendendo onore alla nostra unità."
La
ragazza annuisce. Lui alza lo sguardo per poi continuare a parlare, posando il
fascicolo davanti a sé.
"Sei
giovane e sei una donna, e anche se potrebbe significare uno svantaggio per te,
hai fatto in modo che non te ne importasse nulla del giudizio della gente. Per
questo, e per la tua tenacia, ho deciso di darti una promozione. Assisterai ai
prossimi casi di omicidio, così vedrai come agire sul campo, le domande da fare
ai sospettati e perchè no, capire un po' di più di balistica."
Gli
occhi di Kate brillano e lei stessa è incredula. Grant le porge la mano prima
di congedarla.
"Spero
continuerai per questa strada."
"Sìsignore!"
risponde lei forse lasciandosi prendere un po' troppo dall'entusiasmo.
"Ehm, volevo dire... certo, signore... detective Grant!"
Si
alza per andarsene e continuando a fantasticare sulla promozione appena
ottenuta, sorride al suo superiore e per poco non va a sbattere contro la porta.
Collezionando una figura dietro l'altra, lascia l'ufficio salutando il capo.
L'estate
non poteva cominciare nei migliori dei modi.
Finalmente
Rick può concedersi un po' di pausa, sebbene Paula insista perchè lui si metta
all'opera sul secondo romanzo.
"Non
vogliamo mica interrompere qui la saga su Derrick Storm, vero?! E poi approfitta
di ciò che di buono e di male dicono i giornalisti... è pur sempre
pubblicità!"
La
donna tutta vestita di rosso coi capelli mori tirati all'indietro incita Rick a
scrivere, tanto che gli ha regalato un nuovo portatile. La cosa puzza allo
scrittore.
"Il
mio compleanno ancora non è arrivato. Cos'è questo regalo?" dice
annusando il mezzo tecnologico in tutti i suoi lati e angoli.
Paula
ride portandosi con eleganza la mano davanti la bocca.
"Richard,
Richard... devo dirtelo in arabo che devi metterti a scrivere? Forza! Non mi
interessa se è arrivata l'estate e fa caldo... ti voglio al lavoro, su
su!"
Povero
Rick. Non può neanche godersi un gelato in santa pace, gusti ciliegia e panna,
dal suo gelataio di fiducia sotto l'ufficio dove lavora, perchè gli squilla il
cellulare e nel prenderlo, fa cadere una coppa a terra.
La
coppa di panna spiaccicata a terra viene leccata da un cagnolino randagio che
cerca ovunque qualcosa di fresco.
Il
cellulare squilla ancora, lui alza la testa al cielo.
"Ma
cos'è questa ondata di caldo, Signore mio?!" alza la voce e la gente si
volta a guardarlo mormorando qualcosa come "questo è pazzo". Lui si
nasconde ancora di più dietro i suoi occhiali scuri.
"Rick!
Rick, ci sei?"
La
voce della sua musa dal cellulare gli fa venire ancora di più caldo. Sarà il
caso di starsene a casa la prossima volta?
"Ehi
Kate! Tutto a posto? Stavo giusto pensando a dove mangiare questa sera..."
Ma
sempre al cibo pensa?
"Lascia
stare il mangiare, stasera offro io!" sente il silenzio dall'altra parte,
poi "Mi hanno dato una promozione! Sono stata promossa!"
Rick
è senza parole, e senza accorgersene, pian piano gli si sta squagliando anche
l'altra coppa di gelato tra la mano.
"Wow
Kate... è fantastico!"
"Ovviamente
non ancora a detective... quello è un passo molto lungo ancora, ma... potrò
iniziare a seguire qualche caso di omicidio! Grant ha deciso che mi porterà sul
campo durante la prossima operazione! Oh, Rick ancora non ci credo! Rick?
Rick?"
Il
suo scrittore sta lottando per cercare di mangiare almeno il cono del gelato...
e finalmente riesce a mettere qualcosa sotto i denti!
"Sì
sono sempre qua!"
"Non
dirmi che stai mangiando?"
"Ma
se non ho toccato niente per tutto il giorno!"
Kate
ride.
"Hai
accennato per caso a Grant che vorresti riaprire il caso di tua madre..."
"Castle..."
quando lei si irritava un po', ecco che lo chiamava per cognome.
"...
in un futuro!"
Bella
domanda. Ma la giovane avrebbe finalmente trovato il coraggio per farlo?
Del
resto sono passati un paio d'anni... quella collanina al collo inizia ad esserle
un po' stretta.
"Ci
vediamo a cena, Rick. A casa mia."
La
capacità di Kate Beckett di cambiare argomento e far venire un mezzo infarto a
Rick.
A
casa mia.
"Non
vedo l'ora."
Il
vestito per la cena è già pronto sulla sedia del distretto. L'ha appena
comprato.
Quanto
vorrebbe un'amica con cui confidarsi in questo momento...
Sta
davvero facendo la cosa giusta?
Sospira
e nel far ciò si toglie dei capelli che le sono andati davanti agli occhi.
Controlla
il trucco con lo specchietto. Semplice ma sexy. Giusto eye liner e un po' di
rossetto.
Guarda
l'orologio. Aspetta che l'ultimo agente abbia lasciato il distretto.
"Ehi,
Beckett, chiudi tu?"
"Nessun
problema, Thompson! Buona serata!" saluta l'uomo e finalmente può farlo.
E'
da sola.
Durante
il giorno al distretto, aveva osservato bene il suo superiore Royce. Sa che
probabilmente sta infrangendo la legge, ma cosa ha da perdere adesso? Si era
promessa: solo una sbirciatina, non può nuocere a nessuno.
Prende
la copia della chiave dell'archivio che aveva 'rubato' da Royce e si reca in uno
scantinato con tutti scaffali.
Casi
archiviati.
Velocemente
li controlla uno ad uno, posizionati in ordine alfabetico.
Le
si illuminano gli occhi appena legge quel nome.
'Johanna
Beckett.'
Angoletto
dell'autrice (poco sana di mente):
Capitolo
un po' divertente per allentare la tensione dei capitoli prima XD
Insomma
queste donne di casa Castle non lo lasciano in pace il povero Rick: Alexis vuole
conoscere quella che già chiama 'la nuova mamma', Martha, manco a parlarne,
già parla di matrimonio!
E
Rick in compenso non riesce a mangiare tranquillo! Sarà per questo che prima
era magro e ora no? :p
E
Kate... beh... XD
ps:
riferimento a Nikki Heat! Vediamo se lo scovate... ma è facilissimo, che ve lo
dico a fare hahahahahaha la vincitrice avrà una coppa di gelato alla ciliegia
:p
D.
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Capitolo 16 *** "Beckett, Johanna." ***
estate
"Beckett,
Johanna."
L'ha
atteso alla stazione per un po'. Forse troppo, dato che il treno è arrivato
un'ora dopo.
Appena
l'uomo scende dal treno, sorride davanti alla visione della sua bambina,
raggiante e maturata dall'ultima volta che l'ha vista.
"Da
quanto tempo sei qui?" fa l'uomo con le valigie in mano.
"Da
un'ora!"
"Ma
il treno è arrivato con orario." dice guardando prima l'orologio della
stazione e poi il suo.
Lei
se la ride sotto i baffi.
"Lo
so, ma ero troppo ansiosa di vederti. Papà!"
Lui
getta le valigie a terra e accoglie l'abbraccio caloroso di sua figlia.
"Un
caffè macchiato e un espresso."
"Sei
diventata caffeina dipendente per caso?" le chiede appena il cameriere se
ne va con l'ordinazione.
Kate
sorride.
"Più
o meno. Tu che mi dici, papà?"
Jim
Beckett le prende le mani e la guarda negli occhi. Vede una luce diversa nello
sguardo di sua figlia, ma neanche lui sa spiegarsi il perché. Sono seduti fuori
dal locale dove stanno prendendo un caffè, ma non può essere che quella luce
provenga dal sole, visto che sono in una parte all'ombra.
"Io
faccio le solite cose. Tu piuttosto... ti stai vedendo con qualcuno?"
Lei
allontana le mani e si chiude a riccio con le spalle.
"Papà...
non mettermi in imbarazzo... non ho più sedici anni!"
"E'
vero, ma per me è come se lo fossi. Il taglio di capelli è lo stesso!"
"Ho
fatto i colpi di sole in realtà. Non vedi che sono più chiari del solito
castano?" fa lei indicandogli i capelli.
E'
sempre intraprendente e sicura di sé, la sua piccola Katie. Proprio come sua
madre.
"Allora
è seria la questione! Chi è questo ragazzo?"
E'
cominciato l'interrogatorio padre-figlia, mentre il cameriere porta i due caffè
al loro tavolo.
Kate
si porta la tazzina sulle labbra, assaporandone l'aroma, e ovviamente pensa al
suo scrittore.
"E'
uno scrittore..." inizia a dire pian piano quasi noncurante.
"Beh
è fantastico. Hai sempre sognato fare letteratura all'università per scrivere!
Mi ricordo che leggevi molto... come si chiama? Ah sì, leggevi Richard Castle!"
Kate
posa di getta la tazzina sul tavola e diventa tutta rossa come un peperone. Jim
se ne accorge, a lui non sfugge nulla. Anzi, ad un padre non sfugge nulla.
Seppur è stato lontano da casa per molto tempo, pensa molto alla sua piccola
Katie e vedendola così sbocciata come un fiore, davanti ai suoi occhi, si rende
fiero del buon lavoro che ha fatto.
"Sei
felice?" gli dice prendendole la mano come soleva fare quando lei era
piccola, per renderla sicura, per starle vicino.
Lei
alza lo sguardo, incerto e titubante. Anche a lei ricorda qualcosa quel piccolo
gesto.
E'
incredibile come i ricordi iniziano a riaffiorare alla mente. Come le impronte
che si lasciano sulle persone, essi non scompaiono nella nostra mente e nel
nostro cuore.
Tutto
sembra essersi bloccato a quelle mani di un padre che tiene stretta sua figlia.
Come
l'ultima volta...
DUE
ANNI FA...
La
casa sembra vuota. Deserta. E' buio pesto.
Chiama
la sua mamma istintivamente, ma sa che è inutile.
Qual
è il primo stadio del lutto? La negazione.
"Mamma,
sei qui?"
Si
poggia sulle pareti del corridoio che attraversa, cercando di tenersi stabile e
in piedi. Ma le pareti continuano a muoversi e sembrano schiacciarla.
Si
accascia a terra quando le sembra di udire uno stridulo lieve ma allo stesso
tempo acuto. Chiude gli occhi e con le mani si tappa le orecchie.
La
luce riappare, si è accesa la lampadina del salone. Qualcuno le porge la mano.
Lei alza lo sguardo. E' suo padre.
"Katie,
cosa ci fai lì a terra? Tesoro, rialzati..."
Lei
rifiuta quella mano all'inizio, poi continua a guardarsi in torno, cercando gli
occhi di sua madre.
Invano.
Jim
Beckett segue lo sguardo di sua figlia, quella ragazza che fino ad un'ora fa non
mostrava nessuna emozione al distretto. La stessa che invece ora è accasciata a
terra e cerca sua madre.
"Andiamo
a riposare, Katie..."
La
mano allungata verso di lei viene stretta e l'aiuta a rialzarsi. Un semplice
gesto quotidiano, un semplice spiraglio che la porta ad abbracciare forte suo
padre. Padre e figlia rimangono in quell'abbraccio per quei minuti che sembrano
inesorabili.
Lo
studio non le interessa neanche più. Dopo la dormita di dodici ore, che per lei
sembra una giornata intera, Kate chiama una sua compagna di scuola per dirle che
non darà l'esame. Non se la sente.
Più
tardi, getta quei libri nel cestino della sua camera. Deve fare qualcosa, deve
reagire, perchè sa che se resta ferma, per lei è finita, e la stanza inizierà
di nuovo a girare.
Respira,
conta fino a tre.
Prende
coraggio ad attraversare la camera matrimoniale dei suoi genitori. Un
particolare le va all'occhio. Suo padre non è lì dentro.
Respira,
conta fino a tre.
Si
dirige piano verso il salone, non vuole pensare al peggio.
"Papà?
Papà sei qui?"
Si
avvicina alla poltrona posizionata davanti la tv, ancora accesa, che sta
trasmettendo le repliche mattutine di "Happy Days."
Lo
scuote per svegliarlo delicatamente, poi nota che in mano ha una bottiglia vuota
di qualche liquore di cui non riesce a leggerne l'etichetta.
Sospira.
Jim
apre lentamente gli occhi e fa scorrere la mano sul braccio di sua figlia, fino
a raggiungere la mano e prenderla.
"'giorno
tesoro... sei già sveglia?"
"E'
mezzogiorno a dire il vero. Abbiamo dormito almeno dodici ore da---"
"Lo
so, lo so." le tamburella il braccio con l'altra mano, chiedendo un aiuto
per alzarsi dalla sedia.
Kate
si allontana pian piano. L'odore che proviene dalla sua bocca infangata di alcol
non le piace.
"Forse
dovresti farti un bagno caldo, papà. Ti aiuto io a prepararlo!"
"Non
dire sciocchezze, Kate!" dice barcollando, "Sto bene!"
Ma
gli occhi arrossati non mentono.
Kate
non lo sa ancora, ma quella scena mattutina sarebbe stata la prima di una serie
di tante altre, che si sarebbero susseguite per almeno un paio d'anni.
La
sua casa come i luoghi che conosce sembrano essere diventato un circo
silenzioso; solo maschere che le passano accanto, con il loro falso moralismo a
dirle "Mi dispiace per la tua perdita, Kate..." "Conoscevo tua
madre, una brava donna! Non meritava di morire così!"
Ma
lei non vuole questo. Lei vuole qualcuno che le insegni a fare giustizia, a
cercare la verità. Ma anche qualcuno che la risollevi e la aiuti a superare
questo momento critico...
Ed
è in quel frangente che, casualmente, passando davanti la vetrina di una
libreria, vede la sagoma di uno scrittore con accanto un cartello pubblicitario.
Buy
today the new bestseller's book "Flowers for your grave" and the first
hundred will receive an exclusive authography copy!
Inarca
le labbra.
Fiori
e una tomba. Certamente sono due parole che fanno al suo caso. Non le farebbe
male entrare e comprare una copia del libro. Ha abbandonato gli studi di
letteratura, ma questo non le deve impedire di appassionarsi alla lettura!
La
commessa del negozio le si pone davanti col sorriso smagliante e il libro in
mano incitandola a comprarne uno. Lei fa la finta e dice di fare solo un giro.
Continua a girare per il negozio, ma il suo sguardo continua a posarsi su
quell'uomo con quella faccia simpatica, forse un po' stupida, che tiene in mano
il suo libro.
Chi
sarà mai questo Richard Castle?
Comprare
il libro, non le costa niente. Furtivamente ne prende una copia, va in cassa per
pagare, e poi esce per prendere l'autobus. Seduta e comoda, inizia a toccare la
dura copertina, per poi aprire il libro e sfogliarlo e leggerlo in men che non
si dica.
Forse
quello scrittore scrive in modo un po' strano per i suoi gusti ma tutto sommato
le piace.
Forse
comprerà altri suoi libri, si dice.
Nelle
settimane seguenti, la lettura dei gialli inizia ad appassionarle. Con suo padre
rilegato sulla poltrona a bere tutte le sere, Kate non ha proprio il coraggio di
affrontarlo. Ognuno guarda in faccia al lutto in diversi modi.
Suo
padre con l'alcol, lei con i gialli.
Sta
scoprendo un mondo nuovo, e riesce a intuire chi è l'assassino nei libri molto
velocemente.
Distesa
sul letto, ha finito anche l'altro suo libro.
"Ah,
Castle. E' così intuitivo scoprire l'assassino! Sei così prevedibile!"
Chiude
il libro sbattendo forte la copertina e si sofferma sulla foto del retro dello
scrittore. Sorride beffarda.
In
quelle pagine scritte ha visto tante parole così familiari per lei che hanno
subito fatto breccia del suo cuore.
Omicidi.
Detective. Polizia. Arresti. Inseguimenti.
La
lampadina che si è appena accesa nella sua mente continua ad illuminarla per
tutta la notte e darle un senso di conforto.
Il
sonno porta consigli, e se è la giustizia che cerca, perchè non provare a fare
quello che ha appena letto nel libro di Castle?
Ma
per una ragazza giovane come lei è difficile provare a entrare in quella
struttura composta per la maggior parte da uomini in divisa, tutti che la
guardano, la scrutano con i loro rozzi bicchieri di caffè in mano. Deglutisce a
fatica, la piccola Katie, che piccola ormai non è più.
Costretta
a crescere perchè suo padre si è rifugiato nell'alcol per affrontare i suoi
problemi, anzi... per affogarli.
Chiede
il modulo per l'iscrizione all'arma, timorosa, come un piccolo insetto.
Lo
faccio per te, papà. Per la vita che devo salvare. E per te mamma, per la vita
che non ho potuto salvare.
Troverà
giustizia, lo sente. Prima o poi avrà il suo riscatto personale.
Digrigna
i denti. E' tenace. Sente le risate in sottofondo di quegli uomini ma lei è
fiduciosa: un giorno sarà una grande detective, la migliore di New York, e
sarà lei allora a ridere...
"Sei
felice?"
I flashback sono svaniti in una nuvola di fumo, e ritorna al presente, guardando
suo padre davanti a lei.
Kate sorride.
"Sì,
adesso lo sono." risponde, e posa con decisioni dei file racchiusi in una
cartellina gialla.
Fuori
c'è un'etichetta bianca con scritto: 'Beckett, Johanna."
Angoletto
dell'autrice (poco sana di mente):
Qui
ho incentrato il capitolo su Kate e sul suo papo... che dolci (e che dolce pure
io, uddè O.o LOL) XD
Boh
mi piacciono i salti nel tempo, quindi ho cercato di immaginare la vita di Jim e
Kate dopo la morte di Johanna...
Magari
vedremo una cosa del genere nel telefilm, chi lo sa, in ogni caso: viva le AU!
XD
E
poi non ho più niente da dirvi, anche se ho la sensazione di aver dimenticato
qualcosa... ma cosa?? XD
Mah!
Alla
prossima!
D.
ps:
FORZA AZZURRI!!! XD
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Capitolo 17 *** L'anello. ***
estate
L'anello.
Svegliarsi
la mattina accoccolati tra le lenzuola è un gesto quasi quotidiano che dà
gioia e calore alla dolce quanto strana coppia: agente di polizia e scrittore.
Lei mormora qualcosa all'orecchio del suo uomo, il quale, disteso in posizione
supina tiene un braccio sotto i capelli della poliziotta e l'altro è tenuto
sopra la pancia. Lui arriccia il naso, non vuole svegliarsi.
Allora
lei, da maliziosetta e bambina capricciosa, inizia a mordicchiargli l'orecchio
come un cucciolo di cane che sveglia il padrone perchè ha fame.
L'uomo
fa solo qualche smorfia e convinto che ci sia una mosca nel suo orecchio, va lì
con la mano intento a scacciarla, ma finendo per colpire la ragazza.
"Aia!
Castle!!"
La
sgridata della giovane sveglia di colpo lo scrittore, che si alza in maniera
automatica mostrando il suo torace nudo.
"Sono
sveglio, sono sveglio, mamma!!"
"Wow...
sono passata da essere la tua ragazza all'essere la tua mamma??" dice lei
scherzando, rannicchiata sotto le lenzuola bianche di cotone.
Rick
la guarda realizzando solo dopo ciò che ha appena detto. Alza un sopracciglio.
"Oh
agente, sono stato un bambino cattivo... perchè non mi punisce?" si
avvicina con fare furtivo alla sua dolce preda, e fa per scoprire il lembo di
lenzuolo che la copre all'altezza del seno, ma lei si alza di scatto.
"Forza,
Rick è ora di andare a lavoro! Ti ho già preparato i pancakes!" conclude
con un sorriso.
Il
viso dello scrittore deluso dal vedere che la sua musa è già vestita è
visibile a chiunque.
Kate
si guarda la sua camicetta bianca con i primi due bottoni che la lasciano aperta
e continua a fare a Rick quel sorrisetto malizioso.
"Ci
sarà tempo di giocare a guardia e ladri, Rick... ora devo andare a lavoro... ma
non preoccuparti..." si avvicina al suo viso abbassandosi, "...la
prossima volta useremo le manette..." gli dice col fare provocante e questo
non fa che precipitare la situazione perchè Rick emette un piccolo ma
impercettibile gemito che fanno arrossire l'agente.
"Opss...
ci vediamo più tardi, Rick!"
Con
molta nonchalance, Kate lascia la stanza, raccogliendo le sue ultime cose e col
sorriso perenne stampato in bocca. Ci vuole davvero poco per far star zitto
Rick Castle, pensa tra sé.
Stanno
insieme da poco più di due mesi, ma ormai è come se si comportassero da
sposini...
Rick
si blocca... per la terza volta sta pensando al matrimonio.
Magari
è troppo presto, magari no.
Ma
quando incontri la persona giusta, non è mai troppo presto.
"Madre,
vorrei chiederti una cosa..."
"Oh
finalmente Richard! Ti sei deciso a fare un po' di palestra! No perchè a fisico
stai messo bene, però figlio mio, se continui a mangiare poi metti tutta
pancia, diventi un panciuto... e chi ti si sposa più??"
Rick
si morde la lingua. E' impossibile bloccare Martha Rodgers quando inizia a
parlare. E di nuovo, le paroline 'sposare', 'matrimonio', 'sposa', tornano a
tormentarlo.
Teatricamente,
si contorce su se stesso, sedendosi sulla sedia della cucina che costeggia il
suo loft. Martha alza le spalle.
"Ho
detto qualcosa che non va?? Darling, se non vuoi fare palestra, c'è sempre un
altro sport che possiamo vedere..."
Rick
alza le mani fermandola prima che ricominci con l'impasto.
"Madre,
ho capito! Quello che volevo dire non era questo!"
"Okay,
allora non ti chiederò dove sei stato stanotte perchè sei grande e vaccinato,
ed è normale che tu abbia una vita sessuale adeguata..."
"MADRE!!
PER L'AMOR DEL CIELO!!"
Ora
Rick è nettamente imbarazzato e sente il suo stomaco contorcersi ancora di
più. Convinto che stia per avere un malanno, Martha gli si avvicina mettendogli
le mani sulle spalle, nel tentativo di rianimarlo.
"Darling!
Non morire, almeno dirmi chi è la ragazza che vuoi sposare!!"
Bingo.
Rick tossisce un paio di volte, poi finalmente trova il coraggio di rimettersi
seduto con comodo. Prende le mani di sua madre guardandola negli occhi, e questo
fa preoccupare un poco Martha.
"Credo
che tu abbia centrato il punto. Ecco cosa volevo dirti!"
"E
che ci voleva?" fa lei alzando le spalle.
"Se tu non mi fai finire, non arriveremo mai al punto!"
Si
guardano per un attimo, poi Martha gli fa cenno di continuare a parlare, mentre
lei si avvicina ad un cassettone del salone, dove tira fuori una scatoletta blu.
"Madre,
io... so che conosco questa ragazza da poco tempo... comunque il suo nome è
Kate... Kate Beckett..." Rick tartaglia un pochino, si stringe le mani
agitato più per ciò che sua madre gli sta prendendo che per ciò che deve
dire. "... ma noi... noi ci amiamo... e come dici tu... se è vero amore,
perchè... perchè aspettare il momento giusto per..." sembra che stia
partorendo quelle parole.
E
intanto Martha è giunta davanti a lui con la scatoletta tra le mani.
"...sposarsi,
figliolo?" conclude lei non per niente meravigliata, come se sposarsi fosse
una cosa di tutti i giorni.
Rick
deglutisce a fatica, poi sua madre gli prende una mano e gli dà la scatoletta.
"Per
la ragazza giusta, ci vuole questo."
Lo
scrittore la apre per rivelare dentro un bellissimo anello! Un solitario con un
diamantino sopra. Roba da poco.
"Ma
come? Non te l'ho neanche presentata!" dice lui stupendosi.
"Beh
da come ne parli... è come se la conoscessi da sempre! Ci sarà tempo per
conoscerla, anche se... non avrò dubbi sulla splendida persona che è!"
sorride la donna, e gli dà un pizzicotto sulla guancia come gesto affettuoso.
"Ma
siamo a settembre oppure ancora ad agosto? Fa troppo caldo!!"
Rick
si lamenta. Seduto nel suo ufficio, con l'intendo di scrivere il suo secondo
romanzo, non trova pace nella posizione da assumere per avere più aria. Sembra
che il condizionatore si sia rotto perchè gli arriva sempre meno aria. Infatti,
avvicinandosi, si rende conto che una delle eliche non gira più.
"Grandioso...
vai a fidarti dei DeLonghi!" arrabbiato, dà un calcio al condizionatore,
finendo però col farsi male lui stesso.
Saltella
con una gamba per metà casa, finché il suono del campanello lo fa cadere
definitivamente a terra.
Il
campanello suona insistentemente, mentre Rick cerca di rialzarsi da terra.
"Un
secondo! Sto arrivando! Ma chi diavolo--- Meredith?!"
La
rossa davanti la sua porta di casa mostra lo sguardo di una pentita. Le fa gesto
di entrare.
"Oh
Rick... non so come dirtelo, ma... mi dispiace per quello che è accaduto. Per
ciò che è accaduto a noi!"
Lo
scrittore scuote la testa. Improvvisamente la gamba non gli fa neanche più
male.
"Come
osi tornare qui e dire che ti dispiace?? Tu mi hai tradito volontariamente!! E
col nostro avvocato! Con quel rammollito di Carter!!"
"La
cosa con Carter era iniziata per gioco... poi non ci siamo resi conto di essere
sempre più coinvolti... Richard, non guardarmi così! Ti prego, perdonami!
Concedimelo!"
Ma
Rick non la guarda neppure. E ha ragione. Ride tra sé.
"Meredith,
posso pure perdonarti, ma... non posso dimenticare! Sei pur sempre la madre di
Alexis, ma io non voglio avere più niente a che fare con te. Ti basta questo?
Sono felice adesso, con un'altra donna."
"Oh
la poliziotta?"
"Sì
è lei. Quindi, esci da casa mia e non farti rivedere più."
Meredith
si asciuga le finte lacrime che mostrava, per rivelare uno sguardo più spietato
che mai.
"Sono
contenta che dici ciò."
Rick
non capisce come un attimo prima lei sembrava sull'orlo del pentimento e adesso
sembra essere il diavolo in persona. Meredith tira fuori dei fogli di carta che
gli porge.
"Perchè
così possiamo farla finita firmando questi."
"Il
divorzio? Bene, confesso che non vedevo l'ora!"
Si
guardano con sfida. Lui più convinto e per niente col rimorso, e ciò fa
innervosire Meredith che sperava in una sua reazione.
"Te
li lascio, così potrai discuterne con Carter, visto che è l'avvocato
divorzista."
"Lo
so, Meredith, non sono mica scemo!" gli fa il verso.
Senza
dire una parola, la rossa si incammina verso la porta, sbattendola, con
l'intento di non rimetterci più piede. Rick è ancora incredulo, getta i fogli
sul tavolo e si chiede come abbia mai fatto a sposare una donna come lei.
Kate
Beckett è davvero una splendida persona e una donna straordinaria. Anche quando
torna a casa dopo una lunga giornata di lavoro, con la divisa che ha quell'odore
mezzo acre, e i capelli sconvolti da chissà, forse un inseguimento, la sua
donna è sempre bellissima. Saranno gli occhi ad attrarlo così tanto come
calamita. Sarà il suo portamento, così fiero e testardo. Sarà che tutto di
lei lo attrae, non c'è neanche una piccola cosa che possa deluderlo di lei.
Sarà il modo tranquillo in cui lei gli dice che ha intenzione di riaprire il
caso di sua madre, lei così commossa, lo abbraccia felice.
"E'
tutto grazie a te se ne ho avuto la forza!"
Così
piccola e fragile, lui la stringe tra le sue forti braccia ed è felice anche
lui per lei.
Anche
quando si asciuga i capelli e si toglie gli abiti sporchi davanti allo specchio,
lui continua a sorridere, stando disteso sul suo letto a scrivere col portatile.
"Cos'hai
da sorridere tanto?" gli chiude lei, guardandolo e tornando poi a
sistemarsi davanti allo specchio, prima di rimettersi a letto.
Ed
è in quel preciso istante, quando lui la vede così genuina, ma anche così
indifesa senza la sua divisa, che lui non ha più nessun dubbio.
"Niente.
Mi piace vederti sistemare allo specchio."
Kate
rotea gli occhi, poi si dirige in bagno.
"Tu
sei tutto matto!" gli dice, chiudendo la porta dietro di sé.
Ed
è in quel preciso istante, che lui guarda la sua valigetta dove è nascosta la
scatolina blu e sorride tra sé.
"Non
ci posso credere. Le chiederò davvero di sposarla..." sussurra, quasi
commosso.
Angoletto
dell'autrice (poco sana di mente):
Ebbene
sì. Alla fine ci ricado sul comico, è più forte di me. XD
Olè!!
Pure l'anello!! Qui le cose si fanno serie... altroché!!
E
Meredith che ancora vuole chiedere perdono... ma quella p.....ia di donna non ha
niente da fare che disturbare la coppia felice??
E
ora che succede??
eh
tante cose... XD
Alla
prossima!
D.
ps:
ora faccio il blind item come Ausiello XD e se il caso di Johanna non fosse
l'unica cosa di cui dovete preoccuparvi...? XD (e fu così che Diana rischiò il
linciaggio u.u)
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Capitolo 18 *** La proposta. ***
Purtroppo ho dovuto cambiare formato alla storia per questo capitolo perché il mio pc si è rotto, e usavo un altro programma per scrivere... un macello insomma XD
Avete visto la nostra amata nazionale? Troppo dispiacere, ma soddisfatta della squadra comunque u.u
Vabbeh che dovevo dirvi? Ah sì, buona lettura XD
La proposta.
“Madre, vuoi smettere di fissarmi come se fossi lo sguardo enigmatico della Gioconda?”
Rick cerca di coprirsi il viso col suo portatile, mentre sente il fiato di Martha letteralmente sul collo. La donna allora inizia ad annusarlo come un cane, e poi cerca di togliere il muro elettronico che la separa da suo figlio.
“Richard, andiamo... non hai nulla da dirmi di nuovo??”
Quella domanda così vaga, ma allo stesso tempo ambigua, lo fa innervosire. Ormai, contro sua madre non c’è via di fuga. Scopre lentamente il portatile rivelando gli occhi e vede sua madre che ora gli fa un sorrisetto da chi la sa lunga.
Arreso, lo scrittore, getta l’ancora.
“Chiederò a Kate di sposarmi.”
“Evviva!! Sono così fiera di te!!” Martha si getta al collo del figlio, rischiando di strozzarlo per la contentezza.
“Ed è venuta anche Meredith a trovarmi...” lentamente la donna scioglie l’abbraccio per guardare Rick in faccia. “Mi ha fatto una scenata, sembrava cercasse il mio perdono, ma in realtà voleva assicurarsi che fossi anche io pronto a chiedere il divorzio.”
Martha alza le spalle.
“Ho sempre saputo che quella donna era una meschina.”
“Devo incontrarmi con Carter a giorni. Ho già preso appuntamento. Solo con il divorzio, sarò finalmente libero di sposarla...” conclude sognante.
Martha osserva suo figlio. Quel lieve sorriso sulle sue labbra è appena accennato, ma sa che dentro al cuore, non vede l’ora di stare con la ragazza dei suoi sogni. E lei stessa, non vede l’ora di conoscere questa futura nuova suocera.
"Finalmente ci farai conoscere questa nuova ragazza!" gli dice dandogli un colpo alle spalle che gli fa quasi male.
“Forse un po’ di palestra non ti farebbe male, sai figliolo?”
"Calma madre... così la spaventi! L’ho messa in guardia sulle tue intenzioni, e non sarà da sola perché ci sarò io a proteggerla da te!" dice mettendosi in posizione di Superman con un braccio sul fianco e l’altro in diagonale, puntando verso l’infinito.
“Un Superman un po’ fiacco però…!!” fa lei indicandogli la pancia.
Martha Rodgers non si smentisce mai.
Le candele sono accese e posizionate: alcune sul bordo della finestra dell’appartamento di Kate, altre sono all’entrata, altre ancora costeggiano la cucina, facendo da sentiero verso la tavola imbandita della cucina. La tovaglia rossa, un candelabro acceso al centro, e ovviamente un servizio di piatti prestato da sua madre per ‘un’occasione speciale’. Tutto è pronto. Manca solo la futura sposa.
Rick si strofina le mani appena sente rumore di passi provenire da fuori, e qualcuno che sta cercando la chiave giusta dell’appartamento tra il mazzo. Lo scrittore sa che la sua musa sta per entrare, e in quel momento si porta la mano sulla fronte: ha dimenticato i petali di rosa da cospargere a terra!
“Cazzo! Vabbeh non c’è tempo per questo, Rick. Magari ricordatene alla prima notte di nozze!” dice tra sé e spegne le luci in modo che l’unica illuminazione sia composta dalle candele.
La porta si apre delicatamente, ma il volto di Kate sembra far più luce delle candele stesse quando vede Rick al centro della stanza, volto sorridente, vestito casual, che la attende.
“Sono sul set di Beautiful per caso?” dice ironica, guardando attorno tutte quelle candele e un’atmosfera davvero insolita... così romantica.
“Quand’è così... vieni con me, mia Brooke Logan!” dice lui avvicinandosi per porgerle la mano.
Lei ride e sta al gioco.
“Va bene, Ridge!”
La cena risulta essere deliziosa quando c’è di mezzo antipasto misto mare e montagna, risotto alla crema di scampi, e per secondo dei filetti di platessa. Kate si pulisce la bocca col tovagliolo e sotto sotto, si lecca anche i baffi come una gattina. Questo particolare non sfugge a Rick che la stuzzica un po’.
“Direi che la cena è stata di tuo gradimento, kitten!” si avvicina col viso, prendendole la mano, e lei in risposta gli tira addosso il tovagliolo.
“Non chiamarmi così o ti lego al letto!”
“Bello agente, che tu abbia pensato subito al letto... ricordi che dovevamo fare quella cosa senza le manette?”
Fortuna che la luce delle candele sta per affievolirsi, perché Kate sta diventando rossa quanto il colore della tovaglia. Il suo fidanzato le fa proposte indecenti!
Si avvicina anche lei al suo viso.
“Voglio ricordarle, signor Castle, che questa è offesa a pubblico ufficiale. Potrei denunciarla...” lentamente gli passa il dito indice sulla mano, per formare delle forme geometriche. Rick si sente letteralmente eccitato.
“C-comunque d-devo chiederti u-una cosa...” lo scrittore sta perdendo le parole, tartaglia anche, e non è normale per uno come lui che non chiude mai la bocca.
Kate se la ride, e per peggiorare le cose, gli fa piedino sotto il tavolo.
Rick deglutisce a fatica guardando la sua musa che fa il gioco pesante!
“Sì, dimmi.” Con lo sguardo sensuale, Kate continua a strusciare il suo piede contro quello dello scrittore.
“O-okay.”
Cerca di riprendersi. Deve fare l’uomo in queste situazioni e reagire! Si alza dalla sedia, senza mai staccare lo sguardo dalla sua musa. Si avvicina a lei, che adesso lo sta guardando scuotendo la testa. Fa per chiedergli cosa stia facendo, quando Rick si inginocchia davanti a lei e tira fuori una scatoletta blu dal suo taschino interno alla giacca.
Kate si porta una mano al cuore. Sta grondando di felicità. È inaspettato. Rick apre la scatoletta rivelando quel meraviglioso anello.
“Vuoi sposarmi, Kate?”
Improvvisamente è come se sentisse solo musiche pop romantiche in sottofondo. Sta davvero succedendo ciò? Sta davvero accadendo a lei questa cosa? Sorride, posa la mano sulla scatoletta e si inginocchia alla stessa maniera di Rick.
“Sì, lo voglio!”
Sono lacrime di gioia quelle che scendono dai loro occhi. Per la prima volta nella sua vita, Kate può dire di essere felice. Si abbracciano fortemente, per poi lasciarsi andare e baciarsi. Lui le prende il viso per assicurarsi di stampare bene nella sua mente quel momento. Poi si rialzano da terra e felice di gioia, Rick prende Kate, stringendola forte a sé e le fa fare una giravolta.
“Ora il passo più grande sarà conoscere la mia famiglia...” le dice preoccupato, toccandole i capelli.
Kate lo guarda.
“Wow... come andiamo in fretta...” è preoccupata.
“Non preoccuparti. Ho già detto a mia madre che se inizia con le domande da terzo grado deve vedersela con me!” fa una pausa per poi riprendere “La mia ex moglie è venuta nel loft l’altro giorno. Voleva assicurarsi che io fossi deciso quanto lei a chiedere il divorzio.”
Si siedono entrambi. Kate spegne le ultime candele rimaste e poi accende la luce, attraversando l’intero appartamento.
“Ah. E tu cosa hai risposto?”
Rick si avvicina con passo deciso verso di lei.
"Incontrerò l'avvocato domani", le prende il mento con una mano e le dà un bacio leggero sulle labbra, "e gli chiederò il divorzio."
Angoletto dell'autrice (poco sana di mente):
La famiglia Castle conoscerà finalmente Kate, dopo che Rick le ha chiesto di sposarla.
Ma c'è sempre il problema Meredith, che dovrà essere risolto: eh il divorzio, e poi può sposare la sua musa!
Beh che altro dire? Potrei dirvi che il prossimo è il penultimo capitolo. Potrei pure dirvi che per capire di cosa parla il blind item, dovete osservare bene il ‘tempo’ u.u
Alla prossima!!
D.
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Capitolo 19 *** Le torri. ***
Fingerprints
Capitolo
intenso... è il penultimo!
Vi
avverto: preparate i fazzoletti!
Buona lettura, ci leggiamo alla fine... XD
Le
torri.
E'
una splendida mattina a New York, che si è svegliata presto per fare qualcosa. I
bambini vanno a scuola felici, è il loro primo giorno di lezione.
Uomini
e donne, affaccendati, corrono verso il lavoro, chi in taxi, chi in bici o con i
mezzi propri. New
York è una giungla la mattina.
Per
qualcun altro, un uomo sulla trentina, è una mattinata speciale. Cammina,
sicuro di sé, prende l'ascensore. Il suo avvocato divorzista che se la faceva
con sua moglie, è al venticinquesimo piano. Salgono altre persone con lui. Lo
scrittore fischietta, innervosendo alcune di quelle persone, mentre altre lo
guardano e sorridono.
Se
solo loro sapessero... se solo sapessero quanto è felice il suo cuore in quel
momento.
"Se
attende un secondo, l'avvocato Carter sarà qui a momenti."
"Certo, non vado da nessuna parte. Ho tutto il tempo del mondo."
Spalanca
le braccia, è un gesto liberatorio.
La
segretaria lo guarda un attimo allibita. Pensa che sia un pazzo per come è
vestito adesso.
Camicia
bianca vecchia di alcuni giorni e per niente stirata, volto stanco, jeans
stracciati sul ginocchio destro.
Rick
è disperato d'amore. Vuole
ottenere questo divorzio per poter stare finalmente con la sua Kate... la sua
futura moglie!
Oggi
è una bella giornata, pensa. Si
avvicina a quelle ampie vetrate dell'ufficio di Carter. Il
sole splende, e lui si trova al venticinquesimo piano di quella torre... una
gemella, insieme all'altra vicino.
Osservando
gli uccelli cinguettare e volare sereni nel cielo, e poi dando un'occhiata giù,
pensa da filosofo a come sia stato possibile che l'uomo abbia creato una tale
meraviglia. Quelle torri rappresentano il cuore dell'America stessa.
E'
il World Trade Center, non per niente. Respira orgoglioso di essere americano.
Guarda il suo orologio. Carter sarà lì a momenti, inizia a lavorare per
quell'ora.
Kate
sarà appena uscita di casa per andare al lavoro. Sua figlia Alexis sarà a
scuola. Sua madre Martha, sicuramente in giro a far compere dopo aver
accompagnato la nipotina.
Sono
le 9 di mattina a New York.
E'
martedì 11 settembre 2001.
Kate
esce dal suo appartamento per andare al lavoro. E'
al settimo cielo.
Il
suo scrittore le aveva chiesto di sposarla la sera precedente. E
poi avevano passato la notte insieme.
Borsa
in spalla, cammina felice... Ma
qualcuno non lo è.
Si
scontra con dei passanti. Tutti vanno verso un'unica direzione. Lei li segue,
corre.
Dai
loro sguardi ci legge il terrore, la paura. L'incubo.
Tutti
si fermano in un punto. Kate li guarda spaesati, poi quando alzano gli occhi al
cielo, coprendosi con una mano sopra gli occhi, per evitare l'impatto del sole,
lei capisce tutto. Le
Torri vanno a fuoco. Cadono pian piano pezzi a terra. Istintivamente
vorrebbe correre e andare a tirar fuori lui da lì... è intrappolato, il
suo cuore lo sa! Carter lavora lì dentro, c'è uno studio legale, Rick glielo
aveva detto. Ma
non riesce a capire se sia vivo oppure no.
Si
fa largo tra la folla, mentre accorrono le altre voltanti della polizia.
Kate
piange, urla contro il cielo, quel cielo che improvvisamente si è tinto di nero
e rosso sangue.
"Noooooo!
Rick!!"
Royce
arriva, scende dalla volante, la prende per la vita e la trattiene, tra Kate che
tira spintoni. Seguono
auto dei pompieri.
Kate
si dispera, si dimena tra le braccia di Royce.
"Lasciami
andare, Royce! Lui è lì dentro! Rick è là sotto le macerie!"
"Kate,
ascoltami! Non c'è più nessuno, c'è solo cenere lì!"
"Ma
lui deve essere..." non riesce a trattenere le lacrime.
Le
lacrime sovrastano le parole. Ma
non sono neanche lacrime. Sono grida di terrore.
Si
accascia a terra. Piange addosso a Royce, che non può far altro che
abbracciarla, baciarle la testa e non dire nulla.
Perchè
non servirà a niente dire che va tutto bene.
No,
questa è una giornata che l'America ricorderà per tutta la vita.
Sei
un mistero che non riuscirò mai a risolvere, Kate.
Forse
eravamo destinati ad incontrarci. Ora o più avanti, chi lo sa.
Sei
entrata così improvvisamente nella mia vita che non riuscivo neanche a
crederci.
Non
ero pronto. Tu non eri pronta.
Ma
d'altra parte, non volevo lasciarti andare.
Le
impronte che lasciamo nelle vite altrui non spariscono.
Sai,
Kate, mi domando sempre: e se ci fossimo conosciuti in un altro luogo, e in un
altro tempo, come sarebbero andate le cose?
Nello
stesso momento, Martha ritorna con Alexis dalla scuola. E' andata a prenderla.
Entrambe
si sono fermate quando hanno visto il fumo provenire dalle Torri Gemelle.
Martha
sa che in quella torre sinistra c'è lo studio dell'avvocato Carter.
Martha
sa che quella mattina Castle doveva incontrarsi con lui.
Si
porta le mani sulla faccia.
Alexis
la guarda, non capisce e pensa sia un gioco, e quindi fa la stessa cosa.
Meredith
è bloccata nel traffico. Esce dalla sua auto, si arrabbia perchè c'è un gran
casino... fino a quando vedere le Torri andare in fumo.
Di
Torri c'è rimasto poco e niente. Collega
Carter e Castle e capisce tutto.
Brandelli
di fogli, pezzi di carta che vanno e vengono. Ogni
cosa è stata ridotta in cenere.
Kate
si è arresa all'idea di poter trovare il suo uomo lì in mezzo.
Sei
una persona straordinaria, Kate Beckett. E io ti amo. Sempre. Non
dimenticartelo.
12
settembre 2001.
Oggi
è un giorno che l'America non dimenticherà.
Non
sono morte solo delle persone.
E'
morta una nazione che è stata messa in ginocchio.
Mai
nessuno si sarebbe aspettato una cosa simile.
Neanche
lei.
New
York non è mai stata così cupa in questa giornata di settembre.
Lei
rimane fissa, immobile, seria, mentre guarda la folla davanti a sé, seduta,
inerme, come lei. Guarda
le bare davanti a sé e un vuoto la assale.
Ma
era preparata anche a questo. E'
una poliziotta, sa a cosa va incontro. Sa
che è suo mestiere salvare altre vite umane a rischio della sua.
Ma
non l'ha fatto. Non ha salvato Rick.
Questo
attentato era qualcosa che neanche lei poteva prevedere.
Richard
Castle per lei era tutto. Un amico, un compagno, un amante. L'uomo che amava e
rispettava con tutta se stessa.
Posa
i fiori sulla sua bara, poi sopraggiungono una signora e una bambina. Capelli
rossicci entrambe.
"Tu
devi essere Kate Beckett, vero? Mio figlio mi ha parlato tanto di te." le
dice la donna "Io sono Martha Castle."
Kate
trema dalla commozione. Boccheggia.
"Amavo
suo figlio, signora... io..."
Martha
le prende le mani.
"Non
dire nulla cara, anzi... so tutto di te. Sei una donna forte e non mi meraviglio
che mio figlio si sia innamorato di te e abbia deciso di
lasciarti tutto in
eredità."
Questa
è una notizia che non si aspettava.
Resta
a bocca spalancata, coprendosela per non emettere alcun suono, tra lo stupore e
la meraviglia. Stessa espressione che continua ad avere
anche
quando, all'anteprima del secondo romanzo su Derrick Storm, Kate apre la prima
pagina del libro e trova una dedica scritta in caratteri
corsivi.
"Alla
straordinaria K. B. e a tutti gli amici del distretto di M. R."
Angoletto
dell'autrice (poco sana di mente):
Ebbene
sì, mie care lettrici... ho voluto rendere le cose drammatiche inserendo l'11
settembre... non ve lo aspettavate? (forse sì visto che ho già ripreso una
scena di 'Remember me' XD)
E
come ultimo colpo di scena (perchè ce ne sono davvero POCHI), Kate è stata
nominata erede dei Castle. Erediterà tutto, e diventerà una madre per Alexis.
Infatti la piccola ora deve affrontare anche la morte del padre, dopo il
divorzio dei suoi... triste storia, lo so XD
Ci
si legge nel prossimo e ultimo capitolo!
D.
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Capitolo 20 *** Epilogo. ***
Fingerprints
Ok
dopo il linciaggio del capitolo precedente (avevo detto BOMBA e BOMBA fu u.u),
arriviamo all'epilogo della storia.
Non
posso crederci, ma mi mancherà T.T
Spero
vi sia piaciuta nonostante la drammaticità...
Buona
lettura! :)
Epilogo
New
York, 7 mesi dopo.
L'uomo
davanti a lei legge il suo curriculum.
Kate
stringe i pugni che tiene sopra le sue gambe, le quali, hanno iniziato una
danza... è agitata e ansiosa. Si
morde il labbro più volte e si guarda in giro. La
stanza vede medaglie, foto col sindaco... questo Roy Montgomery deve essere una
persona importante, pensa. L'ultima volta che l'ha visto fu quando la informò
dell'omicidio di sua madre.
E'
vestita sobria. Completo in giacca e cravatta, camicia bianca, tacchi. Ha
sfilzato i capelli, lasciando sempre quel caschetto sbarazzino. Roy
la osserva e decide che deve dare il suo giudizio.
"Ha
un ottimo curriculum, signorina Beckett... Solo mi chiedo, come mai vuole
trasferirsi al 12esimo?" la guarda di sottecchi, lasciandosi accomodare
sulla comoda poltrona dietro la scrivania.
Lei
appare timida, ma ha una gran voglia di fare. Roy
pensa che le ricorda troppo sua madre... Johanna Beckett.
"Avevo
voglia di ricominciare da capo, signore." dice tagliente, come una lama,
senza mezze parole.
Il
capitano sorride. Apprezza la sincerità genuina di quella ragazza.
"Benvenuta
in squadra, agente Beckett." le porge la mano "Sono sicuro che
diventerà una detective in gamba."
"Grazie
signore."
Un
sorriso lieve appare sul suo volto. Il
nomignolo "detective Beckett" non le dispiace poi così tanto. Forse
un giorno riuscirà a diventarlo, chissà..
Si
alza per andarsene e prendere posto nella sua scrivania, quando Montgomery
inizia a parlarle, ancora avvolto nei suoi ricordi.
"Conoscevo
tua madre, Beckett."
La
ragazza si ferma; mano sulla stipite della porta, e con l'altra in cui trattiene
un pugno.
"Era
una donna caparbia, in gamba, straordinaria... mi dispiace per la tua
perdita."
Il
capitano abbassa lo sguardo e rimane a guardare una vecchia foto.
Kate
è indecisa se uscire dalla stanza o restare. Vorrebbe dire qualcosa... ma è
combattuta... ci ripensa... no, si volta, guarda Montgomery e si decide a
parlare con decisione... perchè è così che Rick le ha insegnato: mai
arrendersi.
"Risolverò
il caso di omicidio di mia madre. E al diavolo la burocrazia e chi l'ha
archiviato." dice con fermezza, con lo sguardo di ghiaccio, ma è solo in
apparenza... dietro nasconde una fragilità e allo stesso tempo una gran forza.
Ha
due ragioni in più per combattere la sua battaglia: sua madre e Rick.
"Dovrai
rimboccarti le maniche, Beckett, lo sai, vero? Buon lavoro." le risponde
Montgomery, anche lui freddo in apparenza... ma dentro freme; si sente piccolo
piccolo: questa ragazza di fronte a lui non si arrenderà mai.
Kate
gli fa un saluto con la testa e raggiunge la sua scrivania. La
prima cosa che posa sono delle foto. Una di sua madre, una di suo padre, e una
di Rick. Poi
guarda ciò che ha indosso: l'orologio di suo padre, simbolo della vita che
salvato. La collanina al collo con l'anello di sua madre: la vita che ha perso.
Tira fuori dalla borsa un anello, è quello che Rick le aveva dato quando le ha
chiesto di sposarla. E' il simbolo della rinascita, è quello che le dà la
forza di andare avanti...
"Ehi,
tu devi essere Kate Beckett... eri con... Richard Castle, lo scrittore...?"
Kate
alza lo sguardo. Due ragazzi si sono avvicinati alla sua scrivania. Uno è di
carnagione scura, a giudicare dal suo accento, forse un portoricano, l'altro ha
la carnagione chiara, capelli chiari... forse irlandese?
"Mi
spiace per la tua perdita... qui al distretto non hanno parlato d'altro da
quando sei arrivata! Comunque io sono Javier Esposito, e questo è il mio amico,
Kevin Ryan."
Javier
sembra gentile, cordiale. Kevin le sorride e la saluta con la manina. La
fanno sorridere.
"Esatto,
sono proprio io. Voi cosa volete chiedermi, invece?" è un po' infastidita
dalla sua fama di essere stata con Richard Castle... ma loro sembrano sinceri,
non vuole arrabbiarsi, perciò parla loro ironicamente.
"Niente,
sorella!" Esposito alza le mani in segno di difesa "Noi qui non
facciamo pettegolezzi!"
"Siamo
una squadra seria... e a quanto pare ci addestreremo insieme!" fa Kevin
osservando l'arrivo dei superiori...
Stanno
decidendo i prossimi turni per gli addestramenti. Kate
osserva quelle armi. Poi le manette. Osserva il distretto. La gente non è
frenetica come il posto dove si trovava mesi fa; qui sono tutti diversi. Guarda
l'orologio: è quasi ora di pranzo.
Ryan
fa casino nel prendere il grosso panino dalla sua sacca. Esposito
lo guarda e gli sta venendo fame. Kate
sorride osservandosi ancora intorno.
"Credo
che mi troverò bene qui."
Javier
ruba il panino dalle mani di Kevin e scappa per non farsi prendere.
"Parla
per te!" le risponde l'irlandese correndo verso un inseguimento... sì, del
suo panino appena rubato!
La
ragazza si risiede alla scrivania. Non
è male questo posto, se lo si guarda da un'altra prospettiva.
E
poi adesso è cambiata; non è più chiusa in se stessa; il muro che aveva
costruito, è stato abbattuto giù facilmente.
Ha
uno scopo nella sua vita ora. Ha
ritrovato suo padre. Ha
una nuova famiglia a cui badare: quella di Martha e Alexis Castle.
Ha
trovato l'amore e poi l'ha perso, è vero... ma adesso è pronta ad aprire di
nuovo il suo cuore e farsi amare.
Rick
Castle l'ha segnata... piano piano, a piccoli passi,
tornerà ad essere una persona felice. Il
primo passo sarà quello di chiamare suo padre: non lo sente da un po' di mesi e
ha delle notizie da dargli. Ha
un telefono lì vicino. Alza la cornetta, compone il numero.
Si
inumidisce le labbra. Ha paura di restare senza fiato quando parlerà.
Dopo
alcuni tu-tu iniziali, Jim Beckett fa "Pronto?"
"Ciao
papà, sono io... Kate."
Sorride,
è felice. Sentire
una persona familiare la fa sentire viva.
"Sto
bene... sto iniziando un nuovo addestramento... mi sono iscritta al 12esimo di
New York... il pomeriggio tornerò a casa... mi sono trasferita dai Castle, sai,
papà?... Sarò una mamma per Alexis Castle, l'avresti mai immaginato?"
Chiacchiera
spensierata, arricciandosi i capelli con le dita della mano, e ogni tanto si
lascia andare a qualche risatina, mentre sullo sfondo, gli agenti di polizia
sono in fermento. Una campanella suona: c'è un caso da risolvere. Ma lei resta
lì, a godersi quella chiacchierata con suo padre, mentre pian piano le luci
intorno a lei sfumano in bianco...
Sai,
Kate... e se ci fossimo incontrati in un altro luogo e in un altro tempo... come
sarebbero andate le cose?
Adesso
ne sono sicuro. Non sarebbe cambiato nulla.
Avrei
rifatto le stesse cose.
Ti
avrei seguita con lo scopo di trovare ispirazione per i miei libri.
Mi
sarei innamorato di te.
Ti
avrei convinta a riaprire il caso di tua madre.
Ti
avrei baciata sotto copertura.
Ti
avrei detto di amarti in punto di morte.
Ti
avrei costretta ad affrontare i tuoi demoni, le tue paure, e sopratutto i tuoi
sentimenti.
Perché
sono ricambiati... perché tu ricordi tutto della sparatoria... perché hai solo
bisogno che io ti spinga ad aprirti a me...
Insieme
avremmo abbattuto quel muro... perché non sarebbe rimasto intatto per sempre...
PRESENTE,
UN ANNO DOPO LA SPARATORIA A KATE...
Si
è svegliata presto stamattina. Ha preparato la colazione per la sua
"famiglia"... perché ora è la signora Castle.
Kate
Beckett ha abbattuto il suo muro. E' sempre la stessa donna, che la mattina, da
ormai qualche mese, si alza la mattina per preparare la colazione. A
turno, giungono a tavola Alexis, Martha e poi lui... suo marito Rick.
Si
sofferma a guardarla mentre dà un bacio sulla testa ad Alexis scompigliandole i
capelli. Poi va da Martha e le porge le zucchero.
Rick
si unisce alla sua famiglia, si siede dall'altro lato della tavola e sorride
alla sua musa.
"Se
due persone sono destinate a stare insieme, alla fine un modo lo trovano,
abbattendo le barriere del tempo e dello spazio."
Rick
si appunta questa frase sul suo taccuino soddisfatto, e abbozza un sorriso.
"Cos'hai
da sorridere?" gli chiede Kate.
Lui
ritorna alla realtà e osserva uno per uno i componenti della famiglia Castle. Non
potrebbe essere più felice di così.
"Oh,
niente... solo un'altra storia che ho appena finito di scrivere!"
Non
ha dubbi riguardo il seguito. Tutto
è iniziato con un "always" pronunciato sull'altare.
Il
resto, è una storia ancora da scrivere. Per
ora, si sarebbe accontentato di terminare così il suo libro.
Sì,
gli sembra un bel finale per una bella storia.
FINE.
Angoletto
dell'autrice (poco sana di mente):
Come
promesso, si deve passare prima per l'inferno per raggiungere il Paradiso e
quindi l'happy ending. Che vi avevo detto, miscredenti che non siete altro? u.u
huahuahuahua
Premetto
che mi ero immaginata due finali per questa storia: uno più triste, e l'altro
è questo.
Ovviamente
la storia l'ho scritta prima di buona parte della quarta stagione e quindi anche
prima del finale di "Always", quindi adesso le cose sono leggermente
diverse (e sopratutto Rick e Kate non si sono sposati un anno dopo la 3x24 XD ma
vabbeh questa è una ff XD).
Spero
vi sia piaciuta, aspetto i vostri commenti! :)
D.
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