Take my heart, take my soul. Take everything I am. di alessia21685 (/viewuser.php?uid=128138)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 : Lacrime d'odio. ***
Capitolo 2: *** Cap 2: Back to 1942 ***
Capitolo 3: *** Cap 3: Occhi verde veleno ***
Capitolo 4: *** Cap 4: In the darkness ***
Capitolo 5: *** Cap 5: Un nuovo inizio? ***
Capitolo 6: *** Cap 6: La spilla ***
Capitolo 7: *** Cap 7: Acqua e sangue ***
Capitolo 8: *** Cap 7: Falling in the dark ***
Capitolo 9: *** Cap 9: Killing me softly ***
Capitolo 10: *** Cap 10- Il diario ***
Capitolo 11: *** Capitolo Extra : In my dreams ***
Capitolo 12: *** Cap 12: Vorresti... ***
Capitolo 13: *** Cap 13: Un sole che sorge ***
Capitolo 14: *** Cap 14 : Kisses and tears ***
Capitolo 15: *** Cap 15:Pelle di serpente ***
Capitolo 16: *** Cap 16:Tutto crolla ***
Capitolo 17: *** Cap 17: Prendimi l'anima ***
Capitolo 18: *** Capitolo 18: Sangue chiama sangue ***
Capitolo 19: *** Cap 19: Condannata all'inferno ***
Capitolo 20: *** Cap 20 :Sospetti e bugie ***
Capitolo 21: *** Cap 21: Innocente? ***
Capitolo 22: *** Cap 22: Avada Kedavra ***
Capitolo 23: *** Cap. 23 : Per sempre ***
Capitolo 1 *** Capitolo 1 : Lacrime d'odio. ***
Questa è la mia prima Fanfiction...quindi siate clementi!! :) è una Tom x Hermione... lo so che l'idea è strana...ma spero che possa comunque piacere a qualcuno... detto questo buona lettura! ;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;
Take my heart, take my soul... Take everything I am.
Capitolo 1 : Lacrime d'odio Le lacrime rigavano il viso pallido della ragazza,appoggiata
contro il freddo muro di pietra accanto alla finestra del dormitorio delle
ragazze.
Hermione lo sapeva, che piangere non sarebbe servito a
nulla.
Non sarebbe servito a riportare in vita Silente, non sarebbe
servito a cancellare il terrore che
sempre più rapidamente stava inghiottendo tutto il suo mondo.
Ma soprattutto, le lacrime non avrebbero potuto cancellare
la decisione che ormai aveva preso, e che dopo la morte del Preside, era ormai
l’unica decisione possibile.
Si asciugò il viso bagnato con la manica della divisa
scolastica, lo sguardo fisso sul sole che tramontava sulla foresta proibita.
La sua mente vagò indietro, alla sera di pochi giorni prima,
quando aveva parlato con Silente per l’ultima volta. Il ricordo le sembrava incredibilmente lontano,
come se fosse accaduto epoche fa, e non poche ore prima della notte in cui
Silente…
L’ennesimo singhiozzo scosse il suo corpo stanco, mentre con
lo sguardo perso nel vuoto, ricordava.
Aveva percorso agitata la strada fino all’ ufficio del
preside, la mano stretta attorno al rotolo di pergamena che le era stato
consegnato da una ragazza del secondo anno, e nella quale c’era scritto in una
elegante grafia scarlatta che era richiesta la sua presenza per un colloquio
privato, alle otto e mezzo di sera, nell’ufficio di Silente.
Non capiva il motivo
di quella convocazione, fino ad allora era sempre stato Harry, ad essere chiamato
dal preside per colloqui e ‘lezioni’ segrete.
Arrivata davanti alla porta dell’ufficio esitò, prese un bel
respiro e bussò.
“Avanti!” le rispose una voce gioviale.
Quando aprì la porta vide Silente in piedi, di spalle,
intento a scrutare qualcosa attraverso la finestra, dalla quale penetrava la
flebile luce del crepuscolo.
Quando si voltò, la luce tremolante delle candele illuminò
il suo volto , piegato in uno stanco, forzato sorriso.
Sembrava terribilmente
invecchiato, le rughe attorno ai suoi occhi preoccupati più marcate.
“Oh, buonasera signorina Granger.”
Esclamò facendole cenno di sedersi.
“Buonasera Preside, ho ricevuto…”
rispose lei tutto d’un fiato, ma Silente la anticipò.
“…la mia lettera di convocazione,
lo so.”
Hermione si sedette, un po’ a
disagio. Non le era mai capitato di stare da sola in quell’ufficio con Silente.
I precedenti presidi di Hogwarts la
scrutavano di sottecchi dai quadri appesi alle pareti, facendo finta di
dormire, e lei si sentiva terribilmente osservata.
“Credo che la mia improvvisa convocazione deve averle messo una grande curiosità
addosso…” Silente si interruppe bruscamente “ oh, ma che maleducato…gradirebbe
una tazza di tè?” Mormorò guardandola
con i suoi azzurri occhi gentili.
“No…grazie.” Balbettò lei, stupita
da quella domanda così normale da sembrare fuori posto in quel frangente.
“Si, suppongo che l’abitudine di
offrire del tè a tutti sia tipica di noi vecchi.” Rispose lui con un sorriso
sornione.
Poi, il suo viso tornò serio, come
se si fosse ricordato di qualcosa di molto spiacevole.
“Vede signorina Granger, sarò
breve. L’ intelligenza e l’ arguzia che ha sempre dimostrato da quando la
conosco, non potrà non portarla alla conclusione che, se l’ho convocata qui a
quest’ora, e in gran segreto per di più , il motivo deve essere importante.”
Hermione sentì un fiore di apprensione sbocciarle
nel petto.
“Lei sicuramente, in quanto
migliore amica di Harry Potter, sarà già al corrente delle informazioni alle
quali siamo giunti,io ed Harry durante i nostri incontri. Mi riferisco,
ovviamente, alla creazione degli Horcrux, da parte di Lord Voldemort.”
La ragazza annuì, stringendo le
mani a pugno.
Era ancora incredula di quello che
Harry aveva scoperto. Il professor Lumacorno aveva dato imprudentemente delle
informazioni sugli Horcrux vitali al giovane Voldemort, ed egli le aveva
sfruttate per creare non uno, ma bensì sei Orcrux. Aveva lacerato la sua anima
in sette, ben sette parti!
Hermione rabbrividì .
“E sarà anche al corrente, insieme
al signor Weasley, che ora la missione di Harry, la nostra missione, sarà
quella di scovare gli altri Horcrux, e distruggerli.”
“Si, signore. Harry ci ha
raccontato tutto. E noi siamo pronti a seguirlo. Non lo abbandoneremo nel
momento in cui ha più bisogno di noi.”
Il preside sospirò, guardando
apparentemente nel vuoto, come se pensasse tra sé.
“Ci ho pensato molto, signorina
Granger, da quando sono tornato dal mio ultimo viaggio. Da quando ho trovato
qualcosa , che ora le mostrerò.” Così dicendo aprì un cassetto dalla sua
scrivania, e ne estrasse una scatola di legno scuro. Mentre la apriva con
grande delicatezza , continuò. “Ho pensato molto al modo, in cui questa mia
scoperta potesse tornarci utile, e oggi forse, l’ho trovato”.
Girò la scatola aperta sul tavolo,
rivolta verso Hermione, e lei poté vedere che all’interno, adagiata sul velluto
rosso porpora, stava un medaglione dorato con all’interno una piccola
clessidra.
“Una giratempo!” esclamò Hermione.
“Ma io… credevo che fossero state tutte distrutte l’anno scorso! Durante l’incursione
al ministero!”
Silente sorrise,con una pacata aria
trionfante.
“Mi spiace contraddirla ,ma questo
è errato due volte.
Errato in primo luogo,anche se solo in parte, perché questa non è una semplice giratempo.
Normalmente ci si aspetta che una giratempo
porti indietro il tempo di qualche ora,
al massimo giorni.
Questa è una delle poche, forse l’unica
mi azzarderei a dire, che può andare a ritroso, o avanti, nel tempo di anni,
addirittura decenni.
Ed è errata la sua ultima
affermazione, in quanto come vede, sono riuscito a salvare questo unico
esemplare di giratempo, che non era custodito al ministero, ma in un luogo
haimè, assai più sgradevole da visitare.”
Hermione fissava sgomenta il
medaglione adagiato nella scatola,guizzi di luce danzavano sulla catena dorata
al quale era attaccata.
“Ma… se può portare indietro così
tanto nel tempo…” balbettò la ragazza meditando sul significato di quella
scoperta straordinaria.
“Vedo con piacere che anche lei
sta cogliendo l’occasione unica, che questo ritrovamento può donarci.
È la possibilità di colpire Voldemort
su due fronti. Se Harry dovesse fallire,
se fosse in seria difficoltà nella ricerca degli Horcrux, noi avremo una
seconda speranza. L’occasione di sconfiggere l’Oscuro Signore prima che egli
sia diventato invulnerabile.”
Nonostante le parole enigmatiche
del preside, Hermione già intuiva quello che le avrebbe chiesto. Anche se avrebbe
dato qualsiasi cosa, per sbagliarsi al riguardo.
“Lei mi sta chiedendo…”
“Di estirpare il Male alla radice,
si.”
La ragazza deglutì, un sudore
freddo le colava lungo la schiena.
Così i suoi timori erano fondati.
Silente voleva che lei tornasse
indietro nel tempo, per porre fine all’ascesa – e probabilmente anche alla
vita- del giovane Voldemort, o forse, avrebbe dovuto dire, del giovane Tom
Riddle, come si faceva chiamare allora.
Se fosse riuscita nell’intento,la
guerra sarebbe stata vinta, anzi, non sarebbe mai neanche iniziata, dato che
non sarebbe mai esistito Lord Voldemort.
Capiva che quella era un’occasione
unica. Ma perché, perché proprio lei? Perché non Harry?
Quasi leggendogli nel pensiero,
Silente continuò.
“Harry Potter è il bambino che è sopravvissuto.
L’eletto, secondo la Profezia -anche se personalmente, non ho mai creduto molto
nella scienza della Divinazione- ed è l’unico che può sconfiggere Lord
Voldemort nel nostro tempo.
Ma nel 1942 la profezia non era
stata ancora pronunciata. Il Signore Oscuro era ancora giovane,vulnerabile.
Non possiamo permetterci di
sbagliare. Come dicevo la battaglia sarà combattuta su due fronti, se lei
dovesse fallire, avremmo sempre Harry, la nostra speranza per il futuro.
Ma se invece fosse Harry a fallire , sarà lei, signorina Granger
la nostra speranza. La nostra speranza nel passato.”
Hermione annuì, lo stomaco che le
si contorceva.
“Non posso portare…Ronald Weasley
con me vero?” Chiese in un sussurro .
“Credo che purtroppo non sarà
possibile. Non solo Ronald sarà indispensabile ad Harry nei giorni che
verranno, ma la sua missione, signorina Granger, è e deve assolutamente rimanere
segreta.”
Anche l’ultimo filo si speranza
abbandonò il cuore di Hermione.
Sola. Sarebbe dovuta andare da
sola, affrontare il futuro mago più Oscuro di tutti i tempi, e sperare di
rimanere in vita per raccontarlo. Assurdo. Se Silente le aveva chiesto questo, vuol
dire che in realtà, le possibilità che Harry sconfiggesse Voldemort una volta
per tutte erano davvero scarse, e che la situazione era davvero disperata. Lei
era l’ultima spiaggia.
“Quindi dovrò andare indietro nel
tempo… nell ‘anno?” Chiese con un filo di voce.
“1942. Al primo di settembre, l’inizio
dell’anno scolastico. Il quinto anno, per Tom Orvoloson Riddle, e faremo in modo che sia quello che frequenterà
anche lei signorina Granger.”
Il quinto anno! Avrebbe dovuto
ripetere il quinto anno! Ripetere i GUFO!
Un nodo le bloccò la gola.
“Questo perché sarà più facile
avvicinarsi a Riddle, se frequenterà gli stessi suoi corsi. Sempre per questi
motivo, le consiglierei anche di fare in modo di convincere il cappello
parlante perché la assegni alla casa dei Serpeverde, una volta giunta nel passato.
Dovrà controllare tutti i movimenti di Tom Riddle e scoprire i suoi punti deboli. La
conoscenza del nemico è la prima regola in guerra.”
Oddio! Pure questa! Sarebbe
diventata una Serpeverde? La casa che lei ,Harry e Ron avevano sempre
disprezzato e visto come un covo di futuri maghi oscuri?
Strinse i denti. Non poteva cedere
a queste stupide motivazioni, doveva farlo, che le piacesse o meno.
La vita di Harry, di Ron, e
probabilmente di tutti i suoi amici e del mondo intero dipendeva da lei.
Sapeva che non sarebbe stato
difficile farsi mettere nei Serpeverde dal cappello. Dopotutto, anche Harry le
aveva confessato che era stato lui a chiedere al cappello di farsi assegnare
alla casa dei Grifondoro, al suo primo anno.
All’improvviso un pensiero le
balenò nella mente, come una scossa elettrica.
“Ma signore! Il 1942!Non è stato l’anno
in cui la Camera dei Segreti è stata aperta?”
Silente si chinò sulla sedia,
avvicinandosi a lei, e la guardò intensamente negli occhi.
“Come le ho già detto una volta,
parecchio tempo fa, signorina Granger, se agirà correttamente, più di una vita
potrà essere salvata.” E così dicendo le strizzò l’occhio.
D’un tratto Hermione si scosse dai
suoi ricordi. Si ritrovava ancora nel dormitorio delle ragazze, la testa
appoggiata al vetro della finestra, appannato dal suo respiro e dal calore del
suo viso bagnato di lacrime.
Quelle erano state le ultime
parole che le aveva rivolto Silente. E
ora Silente era morto.
Doveva farlo. Quella notte stessa.
Se prima aveva qualche dubbio,
se prima aveva paura, ora questi erano spariti
dal suo cuore, dove le sembrava ci fosse ormai posto solo per due sentimenti: la
tristezza e l’odio.
L’avrebbe fatto, avrebbe ucciso
Voldemort, l’avrebbe annientato quando era ancora un arrogante bamboccio che
non sapeva neanche smaterializzarsi.
E avrebbe vendicato Silente.Avrebbe
vendicato tutti coloro che erano morti a causa della ferocia di quel mostro.
“Lo giuro” sussurrò tra i denti
stringendo i pugni.
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Capitolo 2 *** Cap 2: Back to 1942 ***
Cap 2- Back to 1942
“Partire è un po'
morire
rispetto a ciò che si ama
poiché lasciamo un po' di noi stessi
in ogni luogo ad ogni istante.”
Edmond Haracourt
Era passata ormai una settimana dalla sera della
decisione di Hermione, e da allora aveva cercato di sfruttare tutto il tempo
che le rimaneva per prepararsi adeguatamente al suo viaggio.
Passava la maggior parte delle ore in biblioteca, per
informarsi sui principali avvenimenti del mondo magico tra gli anni ’20 e i ’40. Era anche riuscita a trovare l’annuario
scolastico del 1942 nell’archivio.
Ogni sera, prima di dormire lo sfogliava, cercando
di familiarizzare a poco a poco con i nomi e con i volti che le sorridevano
dalle foto in bianco e nero.
Si soffermò a lungo su quella di Hagrid, sapere che
avrebbe ritrovato almeno un amico le scaldava un poco il cuore, anche se lui ovviamente
non avrebbe potuto riconoscerla.
Tutti i volti nelle scolorite illustrazioni color
seppia le sorridevano, facevano dei gesti di saluto con le mani. Tutte tranne
una.
Sotto lo stendardo verde raffigurante un serpente dalle
fauci spalancate, c’era la foto del prefetto dei Serpeverde.
Hermione scorse le dita sulle lettere impresse sulla
pergamena in bella calligrafia: Tom Orvoloson Riddle.
Un ragazzo distinto, dai capelli neri ben pettinati
da una parte e dai tratti del viso raffinati
guardava verso di lei, in piedi sotto il faggio dei giardini esterni. La
foto era statica, come se fosse stata scattata da una macchina fotografica
babbana. Nessun’espressione trapelava dal suo sguardo freddo, o dalle labbra
carnose che rimanevano immobili, la mascella contratta.
L’unico movimento era la leggera brezza che
increspava la divisa scolastica.
La ragazza rabbrividì, chiudendo i fretta il libro e
appoggiandolo sul comodino.
Cosa avrebbe dato per parlare con Harry, o con Ron
in quel momento.
Ma entrambi erano già partiti da Hogwards.
Avevano creduto alla sua storia, che i suoi
genitori sarebbero stati in Francia fino
a Lunedì prossimo e che quindi lei avrebbe aspettato a scuola il loro ritorno,
per poi andare a casa via camino una
volta che i suoi fossero ritornati.
Si sentiva incredibilmente sola, nella scuola ora deserta – se si faceva eccezione per i
pochi professori che erano rimasti ad Hogwards per sistemare le ultime cose prima
di partire per le vacanze-.
Ma forse era meglio così. Non avrebbe sopportato di stare
con i suoi amici, sapendo che a breve li avrebbe lasciati, forse per sempre.
Era riuscita a raggruppare un po’di libri di testo obsoleti
e di vestiti anni ’40 dal vecchio armadio degli oggetti smarriti.
Pensò che era incredibile che Gazza si aspettasse
ancora che quelle cose potessero un
giorno essere reclamate dai legittimi proprietari.
Varie gonne a pieghe, camicette, e nastri per i
capelli. Trovò anche un bel vestito da ballo di seta verde, e sorrise amara. Sicuramente non le
sarebbe servito ,stava per compiere una missione omicida –o forse, suicida- e di
sicuro non ci sarebbe stata un occasione per metterlo…
Ciononostante lo mise nel suo baule, insieme al
materiale scolastico ( almeno a quello che poteva essere compatibile con quello
usato negli anni 40).
I giorni, così pieni di studio e preparativi,
scorrevano come sabbia fra le sue dita, finchè arrivò la sera in cui aveva
programmato la sua partenza.
Si mise nella tasca la scatola
della giratempo e la lettera che aveva scritto Silente, la sera del loro
colloquio, indirizzata all’allora preside di Hogwarts, Armando Dippet, dove era
spiegato del trasferimento di Hermione dall’ Accademia di Beauxbatons.
Hermione era ora tremendamente grata per il fatto che i suoi
genitori le avessero fatto studiare il francese da piccola.
Prese il suo baule e
uscì dalla sala comune dei Grifondoro con il cuore pesante, cosciente del fatto
che probabilmente non avrebbe mai più rimesso piede in quel luogo, che era
stata la sua casa per sei anni indimenticabili.
“Wingardium Leviosa”
mormorò con gli occhi lucidi di lacrime, facendo levitare il baule davanti a sé
mentre scendeva le scale.
Arrivò all’ingresso e
si nascose in un angolo dietro una armatura impolverata.
Aprì la scatola di
legno che conteneva la giratempo, e se la mise al collo.
Silente la aveva già
caricata, in modo che la portasse esattamente indietro al 1 settembre del 1942,
alle 8 in punto di sera, doveva solo farla scattare, premendo sulla levetta
dorata.
Quando sarebbe
arrivata, avrebbe dovuto precipitarsi nell’ingresso, e mescolarsi alla folla
degli studenti in arrivo dalla stazione di Hogsmeade.
Con il cuore che le
martellava pesante come un macigno nel petto, prese un bel respiro e con un “click”
metallico avviò il marchingegno magico.
All’improvviso
attraverso la finestra vide la luce
solare alternarsi al buio notturno sempre più velocemente, mentre sagome
indistinte di muovevano a una rapidità da capogiro nella sala davanti ai suoi
occhi. La velocità aumentò in maniera progressiva, fino ad un punto in cui non
potè distinguere più nulla, né la luce, né il buio né le sagome.
Tutto vorticava come un
tornado intorno a lei, l’unica cosa stabile era il pavimento di pietra sotto i
suoi piedi.
Ebbe un capogiro e
cadde a terra.
Poi tutto sembrò di
nuovo rallentare. Quando finalmente il vortice di fermò, riprese fiato, e si
guardò intorno ancora stordita.
Decine di giovani
studenti in divisa si stavano affannando ad entrare dal portone principale.
Il familiare vociare
allegro risuonava nella sala di ingresso.
Possibile che il mondo fosse
cambiato così poco?
Se non fosse stato per
i volti sconosciuti e per i vestiti fuori moda – o almeno fuori moda per i
canoni degli anni 90 - degli studenti, Hermione non avrebbe saputo distinguere
questa Hogwards da quella a cui era abituata.
Uscì dal suo
nascondiglio, mise il baule accando a quelli che erano già stati depositati all’ingresso
e si mescolò ai ragazzi che si
salutavano e si raccontavano le ultime notizie .
Molti si voltarono a
guardarla, mentre lei avanzava rossa in viso fra la folla, sentendosi
tremendamente fuori posto.
Entrò nella sala grande
dove si stavano dirigendo tutti e riconobbe in fondo alla sala in preside
Dippet, seduto alla tavolata dei docenti.
Quando la vide arrivare,
egli inarcò le sopraciglia sorpreso.
“Buona sera signor
Preside, mi chiamo Hermione Granger, sono appena stata trasferita dall’accademia
di Beauxbatons" disse porgendogli la lettera.
Lui la lesse più volte
con aria perplessa per quello che a Hermione parve un’eternità.
Poi la guardò a metà
fra il sorpreso e il rammaricato “Ma signorina…non ero stato informato di
questo tras…”.
Una voce familiare
interruppe le parole del Preside.
“Via via Armando, non
mi sembra questo il modo di accogliere una nuova studentessa! Sono certo che ci
deve essere stato qualche disguido della posta via gufo…se la signorina è
venuta fin qui con l’Espresso di Hogwards vuol dire che è riuscita a passare
nel binario 9 e ¾… e sai bene che questo è impossibile se non si è stati
ammessi alla scuola!”
Hermione trattenne il
fiato, il cuore all’improvviso leggero come una piuma.
Accanto a Dippet, in un
completo color prugna alquanto bizzarro ,si stagliava Silente, il volto
sorridente sotto la barba grigia.
La ragazza lo fissò con
gli occhi lucidi. Non aveva previsto che le avrebbe fatto un tale effetto
rivedere il Preside, morto pochi giorni prima , vivo, vegeto e sorridente.
“Si, d’accordo Albus…credo
tu abbia ragione” mormorò Dippet con un
espressione più serena.
“Signorina, può andare
ad accomodarsi insieme a quelli del primo anno… la cerimonia di Smistamento
inizierà fra qualche minuto.”
Hermione prese un bel
respiro e si avviò verso il gruppo di ragazzini nervosi seduti attorno allo
sgabello che avrebbe ospitato il cappello parlante.
Dopo una buona mezzora,
che servì a tutti gli studenti, ritardatari compresi, a prendere posto, il
Cappello Parlante fu portato in sala, e la ragazza notò che già allora era logoro e rattoppato , anche se
un po’ meno malconcio di quello che Hermione aveva già una volta indossato, tanto tempo fa -o forse bisognerebbe dire tanto tempo dopo- pensò tra se e sé.
Vari ragazzini furono
chiamati, e come al solito grandi scrosci di applausi esplodevano dalle
tavolate delle varie case,quando veniva assegnato loro un nuovo studente.
Armand, Barty, Catwel, Devis, Gowen, Farrel…
Hermione si accorse con
un nodo alla gola di non essere stata chiamata, aspettò fino a quando anche l’ultimo
dei ragazzini fu assegnato a Grifondoro e cominciò a torcersi nervosamente le
mani. Era stata scoperta?
Poi vide Silente
avvicinarsi al cappello e sussurrargli qualcosa a quello che –a quanto pareva-doveva
essere il suo orecchio.
“Hermione Granger” Urlò
il cappello.
Hermione si sentì al
tempo stesso sollevata e nervosa.
Si avviò verso lo
sgabello e di sedette, mentre il cappello gli veniva posto sulla testa.
“Oh, una ragazza piena
di talento, e coraggiosa! Dentro il tuo petto batte un cuore da leone, ragazza
mia!” le disse il cappello nella sua testa.
Lei si concentrò più
che poté, cercando di convincere il cappello a non metterla nei Grifondoro.
“Ma perché non vuoi
entrare nella casa dei Grifondoro? È perfetta per te! No?
Oh, allora… potrei metterti
nei Corvonero, dopotutto con il tuo talento e la tua intelligenza potresti
trovarti bene fra loro! No?”
“No,ti prego, devo
entrare nei Serpeverde!” pensò disperata Hermione.
“Nei Serpeverde? Sei
sicura? Scusa ma non mi sembra proprio la Casa adatta a te!”
“Ti prego, è di vitale
importanza! Devo entrare nei Serpeverde!”
Il cappello esitò,
Hermione temette per un attimo che non l’avrebbe ascoltata.
Ma poi, con voce
squillante il cappello esclamò “SERPEVERDE!”
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Capitolo 3 *** Cap 3: Occhi verde veleno ***
Voglio ringraziare tutte/i coloro che stanno seguendo questa mia neonata Fanfiction, e soprattutto un grazie a coloro che commentano! Siete fantastiche ragazze!! Spero di non deludervi ! :) Ecco a voi il nuovo capitolo...a presto il prossimo!
Capitolo 3: Occhi verde veleno
Hermione non riusciva a dormire.Si girava e rigirava nelle lenzuola cercando inutilmente di prendere sonno, ma era così strano trovarsi nel dormitorio dei Serpeverde, così diverso da quello a cui era abituata. La sala comune e i dormitori si trovavano nei sotterranei, sotto il Lago Nero, e tutto le sembrava buio e intriso di odore di muffa. Cominciò a pensare che il brutto carattere dei ragazzi di quella Casa,per i quali cominciava a provare comprensione, fosse in parte dovuto all’ambiente in cui vivevano. Non c’erano finestre, e le stanze erano buie e fredde, così diverse da quelle inondate di luce della torre. Nonostante tutto comunque,quella sera aveva scoperto che non tutti i Serpeverde erano antipatici e spocchiosi. Sarah, la ragazza che la aveva fatta accomodare accanto a lei subito dopo che fosse stata smistata, era stata molto gentile. Forse perché le ricordava tanto Ginny, a causa dei capelli di un rosso acceso così familiare, le era andata subito a genio. Ovviamente il fatto di essere la “nuova studentessa arrivata da Beauxbatons” aveva regalato ad Hermione un breve momento di celebrità, in particolare fra quelli del quinto anno, che iniziarono a tempestarla di domande e che la guardavano incuriositi bisbigliando commenti fra di loro. “Sai, non dimostri sedici anni, sembri più grande” le aveva sibilato contro un ragazzo biondo dall’aria snob. “I tuoi parenti sono maghi?” continuò senza accorgersi degli sguardi di rimprovero che gli stava lanciando Sarah. -Ancora quella idiota mania del sangue puro!- pensò amara tra sé e sé Hermione , e rispose senza esitazione a quella domanda : “Si”. Aveva già lavorato a quella risposta ancora prima di partire. Non era il caso di correre rischi ancora più grandi di quelli a cui già stava andando incontro. E dichiararsi figlia di babbani l’anno in cui la Camera dei Segreti sarebbe stata aperta… non le pareva una idea grandiosa. “La pianti Cam? Perché non torni ad abbuffarti di budino e la lasci un po’ stare?” le abbaiò contro Sarah. Hermione le fu grata, stava già ridendo sotto i baffi per l’espressione irritata del ragazzo biondo, quando all’improvviso, con la sensazione di aver appena ingoiato un grosso cubetto di ghiaccio, si ricordò dell’obbiettivo della sua missione. Forse perché l’ “obbiettivo” la stava fissando dal fondo della tavola, con uno sguardo così intenso e raggelante da obbligarla ad abbassare lo sguardo. Fra l’agitazione per la cerimonia e il timore di farsi scoprire dai suoi nuovi compagni, Hermione si era completamente dimenticata che Voldemort sedeva alla sua stessa tavolata. Nascondendo dietro i capelli boccolosi il suo improvviso rossore, ci mise un po’ per calmare il battito del suo cuore e mascherare il suo stato d’animo di terrore e odio. “Hey Hermione! Tom Riddle ti sta fissando!” Bisbigliò al suo orecchio Sarah , con tono incredulo. Hermione non potè fare a meno di alzare il volto e constatò che il futuro Signore Oscuro la stava ancora fissando. I suoi occhi verde veleno lampeggiarono freddi nei suoi, e lei per la seconda volta si sentì un nodo allo stomaco. Si voltò di scatto sistemandosi un ricciolo di capelli castani dietro l’orecchio. L’aveva scoperta? Aveva capito che era lì … per ucciderlo? - No, impossibile- disse a sé stessa cercando di calmarsi. –Non è ancora un Legilimens. Silente me lo ha assicurato. – Mentre cercava di riacquistare una respirazione regolare, Sarah continuò. “Strano. Di solito è sempre troppo snob per notare qualcun altro tranne sé stesso. Questa è davvero la sera delle novità a Hogwards!” esclamò ridacchiando Sarah. Hermione cercò di sorridere alla nuova amica, ma il suo battito era ancora accelerato. Doveva stare calma. Probabilmente Voldemort era semplicemente curioso, come tutti quanti. Prese un sorso di succo di zucca e la familiare sensazione del liquido fresco e delizioso che le scendeva nella gola ebbe il potere di calmarla. Mentre Sarah continuava a parlare di sciocchezze, come del motivo per il quale aveva recentemente deciso di cambiare il proprio taglio di capelli, Hermione pensava a tutte le cose orribili che Colui-che-non-deve-essere-nominato aveva commesso, come se caricarsi d’odio contro l’erede di Salazar Serpeverde servisse per darle coraggio. -Goditi i tuoi ultimi giorni,piccolo bastardo!- Pensò stringendo i denti. Con un moto d’odio alzò di nuovo lo sguardo, ma Riddle non la stava più guardando. Hermione notò stupita che era il più bel ragazzo della tavolata, i capelli neri pettinati con cura da una parte, il viso pallido dai lineamenti nobili e ben disegnati. Non dimostrava affatto sedici anni, poteva benissimo passare per uno dell’ultimo anno. Eppure nessuno sembrava osare guardarlo, o rivolgergli la parola. Sembrava fuori posto, seduto fra i rumorosi studenti che ridevano e scherzavano tra loro, come avvolto in una bolla invisibile, mentre in silenzio,con il volto impassibile e lo sguardo vuoto, si portava educatamente la forchetta alla bocca con movimenti aggraziati . Senza rendersene conto, Hermione stava fissando le sue labbra carnose chiudersi sulla forchetta d’argento con la quale aveva appena portato alla bocca una fragola. “Uh oh… lo so cosa stai pensando…” le mormorò Sarah nell’orecchio risvegliandola improvvisamente dal trance. “Tutte noi all’inizio abbiamo perso la testa per Riddle. Credimi, non ne vale la pena…” Hermione sentì le guance andare a fuoco. Non lo stava guardando perché lo trovava bello o attraente,no? Era il dannato TU-SAI-CHI! Come potevano le altre ragazze prendersi una cotta per un tale mostro? “Non… stavo affatto avendo quel tipo di pensieri!” Ribattè lei con foga, forse eccessiva. Sarah la guardò sgranando gli occhi, un po’ spaventata dal suo scatto d’ira. “Beh, meglio così. Cose brutte sono successe alle ragazze che hanno infastidito Riddle con le loro continue moine….” Hermione rabbrividì. Così era già iniziato? Il mostro era già ben radicato dentro quel ragazzo apparentemente ben educato, e che tutti i professori idolatravano come il migliore studente della scuola? -Fin troppo educato e taciturno- pensò Hermione mentre quella sera si girava senza tregua nel letto scomodo. Il ricordo del suo sguardo inespressivo e calmo,che assomigliava troppo alla calma prima della tempesta, la tormentava. –Fa raggelare il sangue, ecco perché tutti lo evitano- . Rassegnata all’idea che per quella sera addormentarsi sarebbe stato impossibile, scostò le tende del letto a baldacchino e afferrò la bacchetta che aveva appoggiato sul comodino. “Lumus” sussurrò per non svegliare le compagne di stanza, e scese dal letto avvolgendosi in una vestaglia. Guidata dalla tenue luce che si sprigionava dalla punta della bacchetta afferrò dal suo baule la vecchia copia usata di “Storia di Hogwards” che aveva scovato nell’armadio degli oggetti smarriti, e si diresse alla porta del dormitorio. Leggere l’avrebbe rilassata, ne era certa. Era l’unico modo per smettere di pensare e per fingere di essere altrove, nella casa di Grifondoro, e in un'altra epoca…negli anni ’90. Mentre scendeva la scala a chiocciola dirigendosi verso la sala comune, ancora illuminata dal fuoco morente del camino, sentì una voce. Hermione si fermò, spense la luce che proveniva dalla bacchetta e rimase in ascolto con il fiato sospeso. Era la voce di un ragazzo, ma non sembrava completamente umana. Un brivido scosse il suo corpo mentre ascoltava la voce fredda e inquietante, pronunciare parole a lei incomprensibili, più simili a sibili che a sussurri. Hermione aveva già sentito quella lingua,quattro anni prima. Era accaduto quando Harry aveva parlato al serpente che Malfoy aveva fatto apparire durante un loro duello. “Voldemort” pensò Hermione in preda all’agitazione. Il ragazzo che stava parlando in serpentese doveva per forza essere lui. In preda al terrore e all’agitazione, il primo istinto fu quello di fuggire, di tornare al sicuro nel suo dormitorio. Poi però una vocina interiore le ordinò di calmarsi e di analizzare con calma la situazione. E la curiosità prese il sopravvento. Che cosa ci faceva Tom Riddle sveglio a quell’ora della notte in sala comune? E soprattutto a chi –o che cosa- stava parlando? Decisa a svelare il mistero si accucciò sul gradino e vi appoggiò il libro, poi strisciò più sotto lungo la scala, stando attenta a non farsi vedere né sentire. Sbirciando da sopra la balaustra di pietra, vide la sagoma di un ragazzo stagliarsi nella luce del camino. Hermione si fece quasi sfuggire un gemito, quando vide che tra le mani teneva un serpente. Lo accarezzava con delicatezza, come se di fosse trattato di un gattino, e gli sussurrava parole in Serpentese, in quello che a Hermione parve un tono quasi dolce. Poi il ragazzo si voltò. Il bagliore delle braci del camino proiettava delle ombre scure sotto i suoi occhi, e il volto pallido dai lineamenti attraenti sembrava intagliato nell’avorio. Si diresse verso una vasca di vetro appoggiata su un mobile antico e vi depositò con attenzione il serpente, che scivolò con grazia dalle sue braccia sulla ghiaia. Tom chiuse il coperchio del terrario e rimase per un attimo a guardare fisso il muro davanti a sé. Hermione si sentiva stupida, rannicchiata sui freddi gradini di pietra in attesa di una sua mossa. Forse Riddle non stava facendo nulla di strano e oscuro, dopotutto. Forse anche lui, come lei, non riusciva a dormire. Ma un istante dopo fu costretta a rimangiarsi quel pensiero, perché il ragazzo aveva raggiunto a grandi falcate l’ingresso della sala comune Serpeverde, e ne aveva varcato la soglia. Anche se si trovavano negli anni ’40, Hermione era sicura che anche allora fosse proibito agli studenti aggirarsi di notte per il castello. Sospetto e paura attanagliarono il suo cuore, mentre vedeva il bordo del mantello scuro del ragazzo scomparire dall’apertura nel muro. Un pensiero orribile le invase la mente: “La Camera dei Segreti!”
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Capitolo 4 *** Cap 4: In the darkness ***
[zipedit] Ciao a tutti/e! eccomi con il nuovo capitolo!Grazie ancora per le bellissime recensioni! Mi gasano parecchio! :) Mi raccomando continuate a leggere,commentare,criticare e consigliare! Non vedo l'ora di sapere il vostro parere! Siccome questo capitolo è la continuazione del capitolo precedente, includo qui le ultime righe, per collegare la storia. Buona lettura!!
- (...) Ma un istante dopo fu costretta a rimangiarsi quel pensiero,
perché il ragazzo aveva raggiunto a grandi falcate l’ingresso della sala comune
Serpeverde, e ne aveva varcato la soglia.
Anche se si trovavano negli anni ’40, Hermione era sicura
che anche allora fosse proibito agli studenti aggirarsi di notte per il
castello.
Sospetto e paura attanagliarono il suo cuore, mentre vedeva
il bordo del mantello scuro del ragazzo
scomparire dall’apertura nel muro.
Un pensiero orribile le invase la mente:
“La Camera dei Segreti!”
- Capitolo 4: In the darkness
Automaticamente, senza che il suo cervello avesse impartito
l’ordine alle sue gambe, si alzò da terra e si mosse anche lei verso l’uscita.
Sgusciò fuori dalla
sala comune e intravide il futuro Signore Oscuro che si avviava deciso lungo il
corridoio, il mantello frusciava dietro di lui in un modo che a Hermione ricordò
profondamente il professor Piton.
Stando attenta a non farsi sentire, iniziò a seguirlo lungo
il corridoio, poi su lungo le scale.
Era diretto verso il primo piano, dove Hermione sapeva c’era
il bagno delle ragazze, quello che in futuro sarebbe stata la casa di Mirtilla Malcontenta,
una ragazza che in quello stesso momento –pensò con agoscia Hermione- era viva,
e stava dormendo al sicuro nel suo letto, ignara di quello che si stava per
abbattere sulla sua giovane vita.
Sempre seguendo la sagoma del ragazzo che avanzava nell’oscurità,
Hermione avanzò strisciando lungo la
parete di pietra del corridoio del primo piano e si nascose dietro la statua
di un Goblin per non essere vista. Quando cautamente vi fece capolino, il
sangue le si ghiacciò nelle vene.
Il corridoio davanti ai suoi occhi era deserto.
Hermione rimase immobile, come paralizzata,un filo di sudore
gelido le colava lungo la schiena.
All’improvviso si
accorse di stare respirando affannosamente per la paura, e fece per coprirsi la
bocca con la mano, ma il gesto le morì sul nascere quando sentì una voce dietro di lei, una voce fredda e
incredibilmente calma.
“Voltati.” Le ordinò la voce, mentre Hermione sentiva la
pressione di una bacchetta dietro la schiena.
Lei si voltò, tremando di paura.
Tom Riddle la guardò, i suoi occhi tradirono per un attimo
una vena di stupore.
“Tu!” mormorò impietrito.
Poi i tratti del suo volto tornarono freddi e
imperscrutabili, con un moto di rabbia spinse Hermione contro il muro,afferrandole
il collo con una mano mentre con l’altra
le puntava la bacchetta alla gola.
“Perché mi stavi seguendo?” Sussurrò cercando a stento di
dominare la rabbia nella sua voce.
Hermione non riusciva a parlare, in preda al terrore.
Lo sguardo del
ragazzo era folle, gli occhi spiritati
di un verde scuro e minaccioso.
“Parla!” Le ordinò
lui, con un tono autoritario che non si addiceva ad un ragazzo di sedici anni.
La ragazza sentì la punta della bacchetta premerle ancora
più profondamente nella pelle candida del suo collo, e il corpo di lui la spinse
con ancora più violenza contro la parete fredda.
“I-Io non ..stavo…c-cercavo…il bagno…” Balbettò lei tremando
come una foglia.
Il volto del ragazzo si fece ancora più feroce, Hermione
poteva vedere i muscoli della mascella contrarsi.
“Bugiarda.” Le sibilò a pochi centimetri dal suo viso.
Il suo fiato caldo le
lambì le labbra, ed Hermione sussultò.
Una strana sensazione di scossa elettrica le percorse il
corpo,facendola tremare.
“COSA STA SUCCEDENDO QUI?!” Urlò una voce gracchiante dietro
di loro.
Tom rilasciò Hermione all’istante, e lei vide un vecchio in
abiti sudici e rattoppati avanzare verso il loro con una lanterna in mano.
“Oh… Studenti in giro per i corridoi di notte! Una bella
espulsione non ve la leva nessuno!” Gracchiò la voce rasposa ridacchiando
soddisfatta.
Hermione capì subito che si doveva trattare del vecchio
custode –che tra l’altro somigliava tantissimo al futuro custode di Hogwards,il
signor Gazza- ma nonostante fosse
infinitamente grata per il suo intervento , si domandò preoccupata che cosa
avrebbe fatto se l’avessero espulsa.
Diamine, a quei tempi erano davvero così severi con gli
studenti? Quante volte lei , Harry e Ron erano usciti di notte e avevano
trasgredito le regole!
“Sei proprio sicuro, Wallace?” Disse Tom con voce gelida puntando
il suo sguardo arrogante sull’omino cencioso, che quando riconobbe il ragazzo abbassò immediatamente gli occhi a terra,
balbettando.
“Oh… io…io…”
Hermione era esterrefatta, sembrava che anche il custode
fosse terrorizzato, come tutti, da Riddle.
Poi una voce diversa, più calma e benevola rimbombò nel
corridoio.
“Non sarà necessario Umilus” .
Hermione riconobbe subito, con un vuoto al petto ,la voce di
Albus Silente.
“Professore…” iniziò l’omino piegandosi così profondamente
in un inchino da arrivare quasi a toccare terra.
“Professore i due ragazzi… sono stati colti in flagrante ad
aggirarsi per i corridoi di notte…” Mormorò con voce servile Umilus Wallace.
Hermione alzò gli occhi sul viso calmo e rassicurante di
Silente.
“Sono sicuro che Tom e la signorina Granger avranno una più che valida spiegazione per il
fatto di trovarsi fuori dalla loro sala comune a quest’ora. Non è così?”.
“Io…” cominciò a balbettare Hermione, ma subito Tom la
interruppe, con un tono sciolto e pacato.
“Professore, la signorina Granger non ha colpe, è nuova e
non conosce ancora il castello e le sue regole. Stava solo cercando un bagno. Io
sono semplicemente venuto a cercarla per riportarla ai dormitori. Hogwards può
essere un luogo pericoloso,per chi non lo conosce, soprattutto di notte.”
La sua parlantina educata e calma stupirono Hermione ancora
di più delle sue parole.
“Non volevo certo che
le succedesse… qualcosa di male.” Aggiunse in un sussurro, fulminandola con lo
sguardo.
Hermione rabbrividì silenziosamente a quella occhiata, e
spostò subito lo sguardo verso Silente, che non sembrava molto convinto da
quella spiegazione.
Tuttavia, dopo un attimo di silenzio,parlò .
“Bene Tom, è stato molto saggio e responsabile da parte
tua. Hai svolto eccellentemente il tuo dovere di Prefetto… tuttavia capirete
entrambi che un tale comportamento, non è, e non deve diventare accettabile.
Signorina Granger, farebbe bene a informarsi delle regole
scolastiche presso il professor Lumacorno, che è direttore della vostra Casa.
Ed entrambi dovrete svolgere una punizione.”
A quelle parole Hermione ebbe un piccolo, spasmo
involontario. Il suo vecchio spirito di studentessa modello fu per un attimo
orripilato all’idea di essere messa in punizione.
“Svolgerete la punizione sabato, alle 19 in punto,presso la
capanna di Wolf, il guardiacaccia. E ora a letto! Op op!”
Hermione si girò a testa bassa verso la direzione da cui lei
e Tom erano venuti.
Non poteva credere che avrebbe dovuto svolgere una punizione
insieme a Riddle.Sarebbero rimasti soli? Al solo pensiero le si accapponò la
pelle. Per lo meno non era stata espulsa.
Mentre si allontanava in silenzio dal punto in cui il
custode e Silente stavano ancora parlando, si domandava terrorizzata che cosa
le avrebbe fatto Riddle, non appena avessero sceso le scale e fossero usciti dalla loro visuale.
I suo nervi si tendevano sempre di più al suono di ogni
passo dietro di lei,che rimbombava lungo il corridoio vuoto.
Eppure, nonostante i suoi timori, Tom non disse nulla appena
iniziarono a scendere giù per i gradini, e nemmeno mentre percorrevano il
corridoio che li avrebbe portati nei sotterranei.
-Forse- pensò speranzosa - non vuole altri guai, per stasera-
Eppure, quando furono a pochi metri dall’apertura nel muro
che portava alla sala comune di Serpeverde, Hermione si voltò di scatto verso
di lui, in un gesto improvviso che non aveva razionalmente programmato con la
mente.
“Sei bravo a mentire.” Disse , ascoltando la propria voce
come se le parole fossero appena state pronunciate da qualcun’altro.
Lui si fermò, come congelato, lo sguardo stupito .
Sembrava incredulo dell’audacia della ragazza, e nello stesso istante lo fu anche Hermione.
Non sapeva nemmeno
lei cosa le fosse preso, perché non avesse approfittato di averla scampata e
non fosse corsa nel suo dormitorio senza voltarsi… aveva forse manie suicide?
Tom la guardò senza espressione per un tempo che a Hermione parve interminabile.
“Mai quanto te, Granger.” Sussurrò tenendo i suoi occhi innaturalmente immobili
incollati al suo viso.
Poi distolse lo sguardo
e si infilò nel buco della porta senza una parola.
Hermione lo seguì, ma quando raggiunse la sala comune, lui
era già scomparso nel dormitorio maschile. |
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Capitolo 5 *** Cap 5: Un nuovo inizio? ***
Ciao a tutte/i! Lo so il capitolo scorso era corto,spero di farmi perdonare postando in anticipo il nuovo! :) Grazie per i commenti e a presto!!
Cap-5 : Un nuovo inizio? Il giorno seguente Hermione si stava recando in Sala Grande
per la colazione.
Non aveva chiuso occhio quella notte, e aveva dovuto
racimolare tutta la sua buona volontà per alzarsi dal letto, lavarsi e
infilarsi la divisa scolastica.
Il ricordo vivido degli avvenimenti del giorno prima -
soprattutto quelli della sera prima- le riempiva la testa di domande alle quali non riusciva a darsi risposta, e
avrebbe tanto voluto poter sfilare con la bacchetta quella miriade di pensieri
che le affollavano la testa,per depositarli in una delle fialette che Silente
teneva nel suo ufficio, vicino al pensatoio.
Dove si sarebbe recato il giovane Voldemort, nel cuore della
notte, se lei non lo avesse interrotto?
Aveva già iniziato a cercare la Camera dei Segreti? Aveva
già capito,di essere l’erede di Salazar Serpeverde?
E perché non l’aveva nemmeno sfiorata con un dito, una volta
che si erano ritrovati soli,e lei era priva della protezione di Silente? Quando
si era ritrovata schiacciata contro il muro, con la bacchetta di Riddle alla
gola, era certa che lui le avrebbe fatto del male. Che le avrebbe fatto pagare
con il sangue la sua curiosità.
Rabbrividendo, raggiunse la Sala Comune,dove il familiare
profumo di pane tostato,bacon, marmellata e caffè,la rilassò un poco…sembrava tutto così normale!
Dal soffitto nuvoloso sovrastante cadeva una fine
pioggerellina, che si dissolveva appena prima di bagnare gli studenti e i
tavoli imbanditi.
“Hey Hermione!!” la chiamò Sarah sbracciandosi dal tavolo
dei Serpeverde.
Hermione la salutò con un cenno e andò a sedersi vicino alla
nuova amica.
“Wow! Non hai dormito bene? Hai due occhi!” le mormorò lei
appena la vide in volto.
“No…solo un po’ di stress credo…” rispose Hermione sedendosi
sulla panca vicino a lei.
“Beh,ci credo! Insomma dev’essere dura per te passare dalla
Francia a qui! A proposito, come mai non hai l’accento francese?” Domandò Sarah
mentre si serviva due fette di bacon nel piatto.
Hermione sapeva che non c’era malizia nella sua curiosità,
ma non potè fare a meno di agitarsi a quella domanda.
“Beh,mio padre è Inglese, e in famiglia parliamo sempre così…”
Balbettò.
“Oh! Certo capisco! Beh, è stata una fortuna per te no?
Parli benissimo la nostra lingua!”
Hermione stava per risponderle quando sentì un fracasso
infernale dietro di sé, come qualcosa di pesante precipitato.
Un improvviso scoppio di risa seguì subito dopo, e Hermione si
voltò verso il tavolo di un'altra Casa, dove stavano guardando tutti.
Con una stretta al
cuore, vide un ragazzo enorme,terribilmente familiare, a terra,fra i pezzi di
legno della panca distrutta. Si coprì la bocca con la mano, soffocando un grido.
Nonostante non portasse la barba, il suo viso tondo e gli
occhi gentili –nonché ovviamente la stazza mastodontica- le fecero subito riconoscere
il giovane Hagrid, che rosso di vergogna cercava di rimettersi in
piedi,scostando le schegge di legno dalla divisa.
Era incredibile come una persona poteva essere tanto diversa
e tanto familiare allo stesso tempo.
“Oh,poverino…” mormorò Sarah guardando compassionevole il
giovane mezzo gigante, mentre tutti continuavano a ridere e a schernirlo.
“Ma perché devono sempre prenderlo in giro?” continuò con
voce infastidita,guardando male il resto dei ragazzi della tavolata.
Con un moto di rabbia , Hermione si alzò e si avvicinò ad
Hagrid porgendogli una mano per aiutarlo a sollevarsi. Lui la guardò con occhi
spalancati,incredulo e quando si alzò-superando Hermione di parecchi
centimetri, nonostante non avesse ancora raggiuntola stazza dell’Hagrid che lei
conosceva- balbettò un
“g-grazie”.
Hermione gli sorrise dolcemente, e con un incantesimo “Reparo” aggiustò la panca spezzata.
Era così bello trovare un volto amico, in quella Hogwards
sconosciuta e minacciosa. Non che Sarah non si fosse dimostrata subito molto
carina con lei…ma ritrovare Hagrid era un po’ come ritrovare un pezzo di casa.
Quando Hermione tornò al tavolo,Sarah le lanciò uno sguardo
che poteva solo dire “Ben fatto”.
Il ragazzo biondo che tutti chiamavano Cam stava ancora
ridendo, mentre diceva ai suoi compagni che questo era quello che succedeva ad
ammettera ad Hogwards “gente come lui”.
Hermione strinse con rabbia i pugni sotto il tavolo.
Poi uno sbattere d’ali, subito seguito dal vociare dei
ragazzi , precedette l’arrivo della posta.
Gufi, allocchi e barbagianni di tutte le razze e colori
svolazzarono verso i rispettivi proprietari,
ma Hermione sapeva che non sarebbe arrivato niente per lei.
“Uffa…mamma dice che se non inizio a studiare fin
dall’inizio dell’anno mi invierà una strillettera al giorno!” brontolò Sarah,
mentre Hermione sporgeva il capo per cercare se qualcuno avesse ricevuto la
Gazzetta del Profeta. Non le sarebbe dispiaciuto leggerla, era un po’ come
tornare alle vecchie abitudini- o almeno provarci.
Il suo sguardo scorse tutto il tavolo, ma non vide nessun
gufo con la copia del giornale fra gli artigli.
Poi, con una stretta allo stomaco lo vide.
Tom Riddle sedeva in silenzio, lo sguardo fisso sul suo
piatto.
- Niente posta per lui- pensò Hermione.-E chi gli
scriverebbe?-
Chissà perché, per un attimo, pensò ad Harry, ai suoi primi
giorni di scuola. Anche lui era orfano,come Tom,e non riceveva mai posta ai
primi anni. Hermione ricordava che Harry non si era mai lamentato del fatto che
nessuno gli scrivesse, eppure lei sapeva che ci stava male.
“Sarah chiama Hermione… Ci sei??” Non sapeva da quanto tempo
Sarah la stava chiamando, e non potè fare a meno di arrossire quando si rese
conto che si era incantata, persa nei pensieri e… nella compassione?
Per Voldemort?? Diamine! La stanchezza della notte in bianco
si stava davvero facendo sentire!
“si?” mormorò arrabbiata con se stessa.
“Che lezioni pensi di frequentare quest’anno? Io voglio fare
Divinazione! Dicono che la professoressa Dark sia fenomenale nel prevedere …”
Ma Hermione non stava ascoltando una parola di quello che gli stava raccontando
l’amica. Era ancora sconvolta per lo strano sentimento di empatia che aveva
provato per l’essere spregevole che la sera prima l’aveva così brutalmente
minacciata.
Il mostro che aveva ucciso i genitori di Harry, Sirius…che aveva comandato ai mangiamorte di
torturare fino alla follia i genitori di Neville…
Sapeva che Tom non aveva “ancora” fatto quelle cose terrificanti
… ma le avrebbe fatte . Sicuramente,se lei non lo uccideva.
E poi aveva già commesso degli atti terribili no? Harry gli
aveva detto che aveva ucciso suo padre e i suoi nonni…ma non ricordava bene
quando.
Si spremette le meningi, per ricordare le parole di Harry.
“… e quando è tornato
nella catapecchia di Morfin, ha incolpato lui per gli omicidi che aveva
commesso , gli ha fatto un incantesimo di memoria e gli ha rubato l’anello di
Orvoloson Gaunt…”
-Ma certo!- pensò Hermione quasi saltando dalla sedia.
Sarebbe bastato guardare le sue mani. Guardare se indossava già l’anello. Questo
le avrebbe permesso di sapere se Tom Riddle aveva già ucciso suo padre e i suoi
nonni…le prime di tante vittime.
Non che questo facesse tanta differenza, lo avrebbe dovuto
uccidere comunque giusto?
Sapere se Tom aveva o non aveva ancora ucciso qualcuno, non
avrebbe modificato il fatto che comunque prima o poi lo avrebbe fatto.
Eppure… l’idea di assassinare a sangue freddo qualcuno, per
qualcosa che –ancora- non aveva commesso , faceva rabbrividire di disgusto
Hermione. Disgusto per sé stessa.
Poi però pensò alla morte di Silente e strinse i
denti,scacciando dal suo cuore il senso di colpa. Aveva giurato di farlo. Aveva
giurato che avrebbe vendicato Silente.
“Insomma…ma mi stai ascoltando?” pigolò con voce
piagnucolosa Sarah.
Hermione ritornò bruscamente
alla realtà, annuendo all’amica.
“si, scusa…ho passato la notte in bianco e ora dormo in
piedi!”
“Beh, mi spiace davvero Mione…anche perché alla prima ora
abbiamo Storia della Magia…sarà dura per te rimanere sveglia col professor
Ruf!”
La previsione di Sarah non si rivelò esatta.
Nonostante avesse già seguito lo stesso programma di Storia
della Magia un anno prima, Hermione trovò estremamente rilassante tornare a
prendere appunti e impegnare il cervello con concetti che non trattassero degli
argomenti “Morte”,“Oscuro Signore” e “Missione omicida”.
Era strano trovarsi davanti un professor Ruf in carne ed
ossa,invece che fantasma, ma la noia che incuteva nella classe con le sue
lezioni era sempre la stessa.
Certo, le mise un po’ di malinconia il fatto che non ci
fossero Ron ed Harry , lì di fianco,
come al solito intenti a giocare a tris o mezzi addormentati sul banco –anche se
quest’ultimo ruolo lo stava svolgendo egregiamente Sarah- e Hermione si chiese
sospirando che cosa stessero facendo ,in quel momento- 50 anni più avanti- i
suoi amici.
Quando suonò la campanella fu trattenuta dal professore, che
si lamentava del fatto che il suo nome non fosse presente sul registro.
Quando finalmente Hermione riuscì a fargli capire che si
doveva trattare di un disguido, per il
fatto che era stata appena trasferita, e il professore la lasciò andare, si
accorse di essere in tremendo ritardo per la lezione di Difesa contro le Arti
Oscure.
Si mise velocemente la cartella di cuoio a tracolla e
arraffò i libri che aveva lasciato sul banco stringendoli al petto,correndo
fuori dall’aula.
Ma non appena varcò la porta, si scontrò violentemente contro
qualcuno e crollò a terra, rovesciando
rovinosamente libri, pergamena e bacchetta sul pavimento.
Anche il ragazzo che aveva travolto era a terra,
massaggiandosi la testa, e aveva rovesciato a sua volta i libri che teneva in
mano.
Hermione iniziò subito a scusarsi, rossa di vergogna e
mortificata, ma le parole le morirono in gola quando riconobbe gli occhi verdi che
la fissavano con astio.
“Puoi almeno guardare dove vai?” mormorò Riddle con voce
gelida. Il suo sguardo era così sprezzante e crudele che le tolse un battito.
“Ho chiesto scusa.” Si giustificò tremando Hermione,
raccogliendo i libri, mentre lui faceva lo stesso.
-Sei insopportabile, arrogante e maleducato!- pensò lei furiosa,mentre
infilava i libri nella cartella.
Furiosa più che altro con se stessa, perché odiava l’effetto
che lui le faceva ogni volta, non sopportava di tremare come una foglia ad ogni
suo sguardo.
Era terribilmente umiliante, perché di sicuro lui sentiva la
sua paura.
-Ma le pagherai tutte! – pensò stringendo così forte la bacchetta
da far sbiancare le nocche delle dita.
Ora più che mai, era fermamente decisa a proseguire la sua
missione, ogni stupido dubbio e senso di colpa si dissipò dalla sua mente come
fumo,mentre la rabbia verso Riddle montava dentro di lei.
All’improvviso-non sapeva se si trattava di un allucinazione
causata dalla mancanza di sonno- le risuonarono
nelle orecchie le parole del
vecchio Silente.
“Dovrà controllare
tutti i movimenti di Tom Riddle e
scoprire i suoi punti deboli. La conoscenza del nemico è la prima regola in
guerra”
Un’idea improvvisa le balenò in mente, e si sentì strana,
quando un attimo dopo sentì la sua stessa voce parlare con tono gentile .
“Sai, credo che io e te siamo partiti con il piede
sbagliato. Possiamo ricominciare da capo?”
Riddle la guardò corrugando la fronte, come se non capisse
di cosa diavolo stesse parlando.
Hermione gli porse una mano, decisa ad andare fino in fondo.
“Mi chiamo Hermione Granger.”
Lui guardò la mano, nessuna espressione trapelava dal suo
viso, ma non si mosse.
Hermione si morse nervosa il labbro, mentre aspettava con la
mano a mezz’aria che lui facesse qualcosa.
Ma nulla accadde. Tom continuava a starsene lì
immobile,congelato.
Hermione cercava di capire cosa provasse in quel momento,ma
la sua espressione era illeggibile, e non avrebbe potuto dire se stesse
considerando la sua offerta di amicizia o se stesse tramando un modo lento e
crudele per ucciderla lì,in mezzo al corridoio.
Dopo qualche secondo abbassò la mano, delusa.
“Ora capisco perché tutti ti evitano.” Esclamò glaciale .
Per un attimo le parve quasi di vedere un ombra di
sofferenza balenare negli occhi del ragazzo, ma sicuramente era un gioco di
luce.
Si voltò, e fece per avviarsi lungo il corridoio, quando una
voce la fece trasalire e si bloccò di colpo.
“Tom.”
La voce era straordinariamente normale, da ragazzo. Non
c’era traccia dell’arroganza e della freddezza che l’aveva caratterizzata
prima.
“Tom Riddle.”.
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Capitolo 6 *** Cap 6: La spilla ***
[zipedit] Scusatemi se non ho avuto il tempo di rispondere ai commenti, domani ho un esame all'uni e sono un pò presa! Quindi dovrete apprezzare doppiamente questo capitolo visto la fatica che mi è costato (Dio... spero non sia venuto una schifezza!Già il titolo non mi veniva!! ) :P Grazie ancora a tutte/i siete troppo troppo buoni con i vostri commenti! Un bacione e a presto !! :)
Cap 6: La spilla
“Tom. Tom Riddle ” .
Quelle tre parole continuavano a risuonarle nella mente,come
l’eco di un sogno tormentato, durante la lezione di Difesa contro le Arti
Oscure. - O basta! – pensò stizzita
Hermione , quando dopo la sua ennesima distrazione aveva schizzato maldestramente di inchiostro tutta la pergamena.
Con la punta della
bacchetta assorbì la macchia di liquido nero,che evaporò dalla carta porosa ,rendendola
di nuovo immacolata.
-Si è presentato , e allora? Non cambia niente.
Assolutamente niente.-
Eppure per quanto cercasse di non pensarci, la scena di poco
prima continuava a proiettarsi ancora e ancora nella sua mente, come un vecchio
film in bianco e nero.
Hermione si era bloccata a metà strada, immobile e senza
fiato, quando aveva udito dietro di sé la voce del giovane Voldemort.
Poi si era voltata, incredula, verso il ragazzo. Anche lui
era immobile, un ciuffo di capelli neri era sfuggito dalla pettinatura impeccabile
e gli ricadeva sul viso, nascondendo il suo sguardo, che era fisso sul
pavimento.
Le parve di intravedere
un tremito nelle braccia stese rigidamente lungo i fianchi, le mani strette a pugno. Poi
alzò la testa lentamente, l’ombra scura proiettata dal ciuffo di capelli
ribelli si spostò gradualmente sul suo viso cereo, dalle labbra perfette agli
zigomi ben delineati, fino ai suoi occhi di un verde trasparente come il vetro.
La prima volta che
Hermione aveva visto quegli occhi, il bagliore verde che emanavano le aveva subito fatto pensare al lampo di un
Avada Kedavra.
Eppure in quell’istante le era parso di notare
qualcos’altro, come l’ombra fugace di un sentimento logorante. Un sentimento
che Hermione riconobbe subito, perché era quello che provava lei stessa giorno
e notte, da quando era morto Silente. Una infinita, spossante e rabbiosa tristezza.
Hermione era così stupita
che non riuscì a dire nulla, quando dopo
qualche secondo provò a rispondere lui
si era già voltato e se ne stava già andando, marciando di gran carriera lungo il corridoio,con il
mantello nero dell’uniforme che frusciava dietro di lui.
“Signorina Granger!”
Hermione si ridestò con orrore dai suoi pensieri , alla voce
severa del professor Drewish.
“Si, professore?” rispose
lei debolmente, le guance gli andavano a fuoco. Diamine! non le era mai
successo di distrarsi durante una lezione.
“Data la sua prolungata e scrupolosa attenzione alle mie
parole, lei ovviamente sa dirmi che
differenza c’è fra un’incantesimo Incarceramus e il Pietrificus Totalus. Non è
vero?” Nella voce del professore, vibrava un tono di malcelata soddisfazione,
come se fosse sicuro al cento per cento
che Hermione,non avendo prestato attenzione,non avrebbe saputo
rispondere.
“L’incantesimo Incarceramus crea delle corde magiche,che
bloccano l’avversario imprigionandolo,ma senza pietrificarlo, a differenza di
quello che accade con l’incantesimo Pietrificus Totalus. Il controincantesimo
per l’incantesimo Incarceramus è l’incantesimo Diffindo.”
Il sorriso odioso sulle labbra del professore sparì , mentre -fra i vari bisbigli da parte
degli altri studenti - fu costretto ad assegnare 10 punti a Serpeverde.
Hermione si voltò e vide Sarah strizzargli l’occhio. Gli
altri ragazzi la guardavano con un misto di rispetto e curiosità.
Si morse il labbro nervosa, quando si rese conto che il suo
sguardo,che vagava nell’aula a lei così familiare, non stava cercando Sarah, ma
lui.
Perché non era a lezione? Difesa contro le Arti Oscure era
una materia obbligatoria,per quelli del quinto anno.
-Non che mi importi il fatto che lui ci sia o meno- si
affrettò subito a pensare. Per quanto fosse rimasta stupita dal fatto che poco
prima si fosse presentato, rimaneva sempre l’arrogante
bastardo che era.
-Ma se non è a lezione dove diavolo è?- si passò una mano
fra i capelli riccioluti, cercando di schiarirsi le idee. Poteva davvero stare
complottando qualcosa? Forse in quello stesso istante era nel bagno di
Mirtilla… forse avrebbe liberato il Basilisco…
No. Non glielo avrebbe permesso,avrebbe fatto tutto quello
che era in suo potere per impedirglielo.
E avrebbe escogitato un piano,quella sera stessa. Un piano
per ucciderlo.
Hermione deglutì a vuoto.
Ogni volta che ci pensava,sentiva un fastidioso nodo alla gola, come se avesse
ingoiato una caramella Mou con strani effetti collaterali, tipo quelle
inventate da Fred e George per “I tiri vispi Weasley”.
Da quando era arrivata nel passato, la sua mente aveva
evitato come la peste l’idea di mettersi
a tavolino per escogitare il suo piano omicida.
Ma ci avrebbe dovuto pensare. Una volta che lei e Riddle
fossero stati da soli… come avrebbe agito? Incantesimi? Veleno? Quella forse
era l’ipotesi migliore. La soluzione più rapida e meno cruenta.
Con un tuffo al cuore le venne in mente quando Ron era
rimasto avvelenato, bevendo l’Idromele nell’ufficio del professor Lumacorno. –
Anche quello, è stata colpa tua. – Pensò amara Hermione. Se non fosse stato per
Voldemort, Draco non avrebbe mai ricevuto l’ordine di uccidere Silente, e non
avrebbe mai fatto consegnare la bottiglia avvelenata al professore…
Quel pensiero le diede un po’ di coraggio.
Dopotutto non lo avrebbe ucciso per togliersi una
soddisfazione personale. Lo doveva fare.
Per salvare i suoi amici, Harry , Ron…e tutti gli innocenti
che sarebbero caduti nelle sue grinfie.
Eppure il ricordo di quello sguardo tormentato le balenò per
l’ennesima volta davanti agli occhi.
-è il Signore Oscuro Hermione! Il dannatissimo Signore
Oscuro !- e mentre si ripeteva queste parole, la lezione finì.
Si stava recando in Sala Grande per il pranzo,quando sentì una
vocina squillante e terribilmente familiare chiamare il suo nome da un angolo
del corridoio. “Hermione Granger?”
Una ragazzina pallida, con occhiali spessi come fondi di
bottiglia e un grosso foruncolo sul mento la fissava timida, porgendole un piccolo
rotolo di pergamena.
“Mirtilla!” Esclamò Hermione stupefatta, non si era ancora
abituata alla strana sensazione di vedere le persone che lei aveva conosciuto
come fantasmi, presentarsi davanti a lei in carne e ossa.
La ragazzina spalancò gli occhi . “Mi conosci?”
Avrebbe fatto meglio a mordersi la lingua, non era il caso
di destare sospetti già dal primo giorno di scuola!
“Io… ehm…” si inventò una scusa su due piedi “Beh ho sentito
tanto parlare di te!” disse sperando di rendere felice la ragazza, facendole
credere di essere così popolare.
Invece, con una smorfia che Hermione conosceva fin troppo
bene, i suoi occhi si riempirono di lacrime.
“Oh, certo. Cosa ti hanno detto? Mirtilla la musona puzza
come una cacca di troll? O ti hanno raccontato che sono caduta in un calderone
pieno di linfa di Bubotubero da piccola?” Singhiozzò scacciandosi una ciocca di
capelli unti dalla faccia con fare melodrammatico.
“Oh no!” si affrettò a dire Hermione.
“No, veramente mi hanno solo detto che…ehm … sei molto simpatica!”
“Si certo!” piagnucolò Mirtilla tirando su col naso.
Chiaramente non credeva a una sola parola.
“Beh, io ti trovo simpatica!” aggiunse subito sperando di frenare il nubifragio di
lacrime.
“Ma se non mi conosci neanche!” Ok. Era abbastanza, anche da viva era una
lagna. Hermione era davvero stufa di stare lì a discutere, rischiando di
esporsi sempre di più. “Insomma che cosa volevi dirmi?” Le domandò alla fine, con tono esasperato.
“Ho una lettera da parte del Professor Lumacorno”. Mormorò
Mirtilla con voce nasale porgendole il piccolo rotolo di pergamena.
La notizia la
scioccò. Che cosa poteva volere da lei il professore di Pozioni? Possibile che avessero scoperto la sua bugia e
volessero espellerla? No… se così fosse la avrebbero fatta chiamare dal
Preside…
“Grazie.” Sussurrò
prendendo la pergamena e avviandosi con il cuore in gola verso il bagno delle
ragazze, mentre Mirtilla continuava a piagnucolare nel corridoio dietro di lei.
Quando entrò nel bagno deserto si chiuse la porta alle
spalle e strappò il timbro di ceralacca che sigillava la pergamena. Una bella grafia verde le chiedeva di
partecipare a un colloquio quel pomeriggio stesso,alle 6, nell’ufficio del
professore.
--
Quella sera, Hermione non aveva proprio fame, si sentiva lo
stomaco chiuso.
Prese giusto una fetta di pane tostato dal tavolo dei
Serpeverde e si avviò verso la biblioteca.
Era ancora incredula per quello che le aveva detto il
professor Lumacorno poco più di mezzora prima.
A quanto pareva la ragazza che fungeva da Prefetto per la
casa dei Serpeverde era dovuta tornare urgentemente a casa, a causa di una malattia
acuta della pelle…e lui aveva chiesto a
lei di prendere il suo posto. La notizia la aveva presa completamente impreparata.
“Ma professore… è proprio sicuro? Io sono appena arrivata,
non so niente di Hogwarts!” Aveva mentito sperando di fargli cambiare idea. Era
già stata Prefetto dei Grifondoro, per ben due anni, ma c’era qualcosa in
quella proposta inattesa che incomprensibilmente la terrorizzava .
“Sono certa che ci sarà qualche altra ragazza più idonea a
quel ruolo.”
Ma il professore non aveva voluto sentire ragioni. “Oh, ma
il suo curriculum scolastico è il migliore di tutta la scuola!Davvero
eccellente! Credo sia al pari solo di quello di Tom Riddle!”
Ecco. Appunto.
Hermione sapeva che avrebbe dovuto essere entusiasta di
quella opportunità. Diventare Prefetto della Casa, non le avrebbe solo fatto
guadagnare rispetto e reputazione, ma sarebbe stata l’occasione che stava
cercando, perché le avrebbe permesso di avvicinarsi al nemico più di quanto si
sarebbe mai potuta sognare.
Eppure …
“Oh suvvia! Sicuramente sarà un ottimo Prefetto,Signorina
Granger non può rifiutare questa occasione! Non lo sa che essere stati Prefetti
a Hogwards può aprire molte porte nel mondo del lavoro? Oltre alle amicizie
giuste si intende! Lei non sarebbe interessata a entrare nel Ministero? ” Le
sorrise con occhietti vispi Horace Lumacorno.
“Veramente...” Balbettò torcendosi nervosamente le mani.
“Ma certo che lo è! A proposito…se è libera sabato sera
avrei organizzato una cenetta! Sa, sono solito organizzare delle cene con i
miei studenti migliori…”
Hermione sapeva esattamente dove il discorso sarebbe andato
a finire.
Dall’anno scorso era venuta a conoscenza – e aveva
frequentato- il peculiare “Lumaclub” che il professore formava ogni anno con
gli studenti più talentuosi, e con quelli imparentati con personaggi
autorevoli.
“Mi spiace, ma sabato sono in punizione.”
Già. Insieme a Riddle. Yuppy.
“Oh, che peccato.” Mormorò il professore. “Beh, l’importante
è che lei abbia accettato il posto da Prefetto!”
Hermione non aveva fatto in tempo a dire che veramente non
aveva ancora deciso, perché il professore la congedò bruscamente ficcandole in
mano il distintivo a forma di P dorata. “A presto Signorina, non vedo l’ora di
vederla a lezione!” e l’aveva spinta fuori dalla porta.
Ora, mentre percorreva i corridoi deserti, e il vociare
rumoroso dei ragazzi a cena nella Sala Grande si attutiva dietro di sé, si
domandava nervosa che cosa avrebbe fatto.
Sicuramente avrebbe dovuto parlare con Riddle. Forse non
sapeva di quel cambiamento.
Hermione si domandò come l’avrebbe presa. Poi lo stomaco le
si chiuse ancora di più pensando a tutte le ore che avrebbero dovuto passare
insieme… l’organizzazione delle decorazioni di Halloween e di Natale, la
sorveglianza dei ragazzi del primo anno, la supervisione delle punizioni…
E poi cosa era successo veramente alla ragazza che avrebbe
sostituito? Chissà perché a Hermione non convinceva quella scusa della malattia
della pelle.
Non appena varcò la porta della biblioteca però, il
familiare odore di pergamena, libri
polverosi e legno le invase le narici e si sentì subito immensamente felice.
Nella vita ci sono poche cose, per cui vale la pena vivere, e per lei leggere
era una di queste. La biblioteca era stata dal suo primo giorno di scuola, il
luogo del castello che preferiva.
Si avviò con il toast in bocca e i libri sotto il braccio ,
percorrendo con cuore leggero il
corridoio deserto fra gli scaffali altissimi, per raggiungere quello che ormai
da anni era diventato il suo
tavolino.
Quando però svoltò attorno allo scaffale della lettera U, notò con stizza che il posto
era già occupato.
Il toast gli cadde di bocca.
Tom Riddle, aveva alzato la testa dai libri e la fissava con
aria ancora più sorpresa della sua.
Hermione sentì il cuore pulsargli veloce, e le mani le
pizzicarono.
-Cavolo. Possibile che me lo trovo sempre davanti!?-
A quanto pare lo stesso pensiero nacque nella mente del
giovane, perché dopo un attimo di sgomento riacquistò tutta la sua tempra e la fissò malevolo.
“Granger.Sembra quasi
che tu non faccia che pedinarmi da quando sei arrivata qui.”
Hermione sentì il battito del cuore aumentare all’impazzata.
Possibile che lui sapesse?
Il terrore le fece torcere lo stomaco, e in quel momento fu
felice di non avere mangiato nulla.
Il suo sguardo sprezzante le dava letteralmente sui nervi. “
Non ti sembra un pochino paranoico?e presuntuoso?”
Riddle alzò le
sopraciglia, e Hermione rimase letteralmente spiazzata quando vide le sue
labbra piegarsi in un debole sorriso divertito.
“E chi l’ha detto che la presunzione è un difetto?” Hermione
non rispose, ipnotizzata dal suo sorriso velenoso.
“Come mai non sei in Sala Grande? Tutti i ragazzi della tavolata si chiederanno dove sia
finita la loro nuova amichetta.” Pronunciò l’ultima parola con disprezzo. Hermione diede un occhiata al tavolino a cui
era seduto, su cui c’erano appoggiati i libri e una mela.
Si chiese se quella fosse la regola per lui, cenare da solo
in biblioteca per studiare fino a notte fonda.
-Beh, se è così è quello che si merita- pensò con un moto di
stizza
“Veramente, la tua prima impressione era giusta. Stavo
cercando te.” Mentì.
-A dire il vero ero venuta qui per studiare un piano per
annientarti. Ma dato che ci sono…-
Le sopracciglia di lui si sollevarono, disegnando una ruga
di sorpresa sulla sua fronte liscia.
“Me?” Il tono di voce era stranamente più morbido, come se a
pronunciare le parole fosse stato un ragazzo più giovane. Poi il suo volto ritornò apatico, e la sua
voce tagliente come il ghiaccio.
“Non vedo per quale motivo tu debba cercarmi, Granger. A
meno che tu non mi stia nascondendo qualcosa.”
-Soffre forse di qualche disturbo di personalità?- si
domandò lei spazientita.
“Cos’è? Trovi così strano che un altro essere umano voglia
parlarti senza avere qualche secondo
fine nascosto?” .Non aveva mai conosciuto un ragazzo così asociale.
Alle sue parole però, notò i muscoli del suo viso contrarsi
e per la seconda volta, un lampo di sofferenza baluginò nei suoi occhi. E
stavolta non poteva essere stato un gioco di luce.
Diamine! Perché doveva sentirsi così dannatamente in colpa? Aveva
cominciato lui no?
Si morse le labbra ,ma non potè trattenere le parole che già
uscivano dalla sua bocca.
“Tom.” Mormorò con
voce mortificata.
Lui non si mosse, fissava immobile il tavolo,come se non la avesse neanche
sentita.
Lei si avvicinò timidamente .
“Volevo chiederti
scusa per oggi, non avrei dovuto dirti quelle cose.” Cavolo, le dispiaceva davvero.
A quelle parole lui sollevò il viso, e Hemione vide gli
occhi scintillare chiari attraverso le sue ciglia scure, che la fissavano sgomenti.
“Perché mi stai dicendo questo?” mormorò con voce roca.
Hermione non sapeva cosa rispondere. Forse perché in quel
momento, concentrata sulle strane ombre che le ciglia proiettavano sulle
sfumature verde acqua dei suoi occhi , si sentiva la testa leggera come se
fosse stata piena di elio.
“ci deve essere per forza un motivo, per cercare di essere
gentili?” Balbettò infilandosi senza accorgersene una mano in tasca, dove iniziò
a giocare nervosamente con il distintivo da prefetto.
Lui non rispose. Abbassò il capo e fece finta di rimettersi
a leggere.
“Beh, grazie.” Disse alla fine con un sussurro.
Hermione spalancò gli occhi. La stava davvero ringraziando?
Senza accorgersene,strinse tra le dita il distintivo così
forte da stritolarlo, e una fitta di dolore acuto le fece scappare un gemito.
Si era punta con l’ago di metallo della spilla.
Il verso di dolore fece voltare Tom all’istante, che guardò
sgomento mentre Hermione si portava il dito sanguinante alla bocca.
“Che diavolo stai combinando Granger? Speravo di riuscire a
studiare.” Sibilò.
“Mi sono tagliata razza di stupido!” Gridò lei esasperata agitando la mano per
farle aria.
“E come hai fatto a tagliarti da sola così dal nulla!?” Ma perché gridava tanto?
E perché finivano sempre per litigare? Dio quanto lo odiava!
Tirò fuori dalla tasca la spilla e la getto con rabbia
proprio sul libro che lui stava leggendo.
Tom la scrutò in silenzio, poi un sorriso scaltro comparve
sulla sua bocca.
“Violet è stata mandata a casa eh?” Chissà perché a Hermione
quel sorriso fece gelare il sangue .
“Se per Violet intendo la poveraccia che dovrò sostituire
come Prefetto,sì.”
Il sorriso di Tom non svanì mentre la guardava con aria
divertita.
“Bene. Ti consiglio di non iniziare a scocciarmi se non vuoi
fare la stessa fine.” Sembrava divertirsi come un gatto col topo.
-è una minaccia?- pensò Hermione con aria di sfida.
“Non mi fai nessuna paura Riddle. Sappilo.”
Lui rise,una risata amara,falsa.
Lei lo fulminò con lo sguardo. Era furiosa, con lui e con se
stessa. Come aveva potuto pensare di chiedergli scusa?
“A presto Granger. Magari ci troviamo stanotte, nei
corridoi. Forse stavolta il custode non interromperà così bruscamente la nostra
piacevole conversazione”. Il viso di lei
avvampò.
– Ti cancellerò dalla bocca quel sorriso arrogante.Fosse l’ultima
cosa che faccio.- |
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Capitolo 7 *** Cap 7: Acqua e sangue ***
Ciao a tutti/e! Mamma mia ragazze, è tardi e mia mamma mi grida che devo andare a dormire...ma io devo pubblicareeeeeee!!!! o__0 Grazie a tutte!!!!! commentate! ora scappo se no mamma mi uccide...e poi come fate a sapere come continua la storia? :)
Cap. 7 : Acqua e sangue
Rumore di acqua e odore di ruggine.
Avanzava scalza,il contatto con il pavimento di pietra nera
e liscia sotto i piedi nudi la faceva
tremare, l’acqua gelida le arrivava alle caviglie e il freddo le gelava le ossa fino al midollo.
Non capì dove si trovava, la sua vista era offuscata, come
un vetro di una finestra appannato dal vapore del respiro.
Poi lentamente, come se il vapore si stesse dissolvendo piano,
vide le pareti bianche,le mattonelle crepate e i lavabi di ceramica e capì che
si trovava in un bagno.
I rubinetti erano aperti al massimo ed i lavandini erano
pieni d’acqua, che traboccava da essi in
rivoli simili a piccole cascate.
Hermione si strinse le braccia attorno al petto, mentre il
suo respiro formava nuvole di vapore nell’aria gelida. Il rumore scrosciante
dell’acqua si mescolava ad una strana litania, in una lingua sconosciuta.
Sollevò i bordi della
camicia da notte inzuppati e pesanti mentre si muoveva per guardarsi attorno.
Il suono della voce aumentò ,freddo,sibilante e monotono nel
suo ripetersi simile a una filastrocca.
Non capiva se venisse da qualche parte in particolare o
fosse solo nella sua testa,come un ricordo
sfumato nel sogno.
Poi,all’improvviso riconobbe la lingua misteriosa, ma non
ebbe il tempo per darle un nome,perché in quello stesso istante notò che l’acqua
in cui si spostavano i suoi piedi stava diventando rossastra.
Il fiato le si bloccò nei polmoni quando capì che quello era
sangue.
Seguì con lo sguardo la scia vermiglia, con il cuore che le
pompava frenetico in gola.
Il sangue proveniva dalla sagoma di un corpo,prono sul
pavimento a pochi metri da lei.
Accasciato con il viso sommerso nell’acqua ,l’unica parte
visibile era la schiena insanguinata,una schiena forte, con spalle larghe, da
ragazzo.
Hermione si precipitò verso di lui,e con fatica voltò il
corpo mettendolo supino, e lo guardò.
Vide il volto di un ragazzo bellissimo. I suoi lineamenti le
ricordarono quelli di certe statue di angeli,che aveva visto quando era stata
in vacanza con i suoi genitori, in Italia.
Anche la pelle sembrava quella di una statua,levigata e
marmorea.
I capelli corvini grondavano acqua e si appiccicavano alla
pelle della fronte e delle guance, la curva dolce appena sopra le sue labbra piene,regalava
alla sua bocca un’aria quasi infantile.
Le ciglia incredibilmente lunghe e scure erano imperlate di
goccioline d’acqua che scivolavano come lacrime sugli zigomi alti e
perfettamente scolpiti.
Hermione non sentiva quasi più alcun suono,a parte il
battito pulsante del suo cuore mentre
contemplava senza respirare il volto dell’angelo.
Ma la litania in serpentese aumentava di pari passo, diventando
sempre più incalzante .
Una morsa lancinante di dolore le strinse il petto facendola
sussultare,quando si rese conto di quello che era accaduto.L’angelo era morto.
Non poteva sopportarlo,non poteva sopportare di fissare
quella bellezza uccisa,rovinata, come un fiore calpestato .Non poteva
sopportare l’idea che non avrebbe mai potuto vedere il suo volto animarsi e
guardarla. Eppure non riusciva a staccare gli occhi da lui.
Chi era quel ragazzo? Chi l’aveva ucciso? Era stato
Voldemort? Erano state le zanne del basilisco a dilaniare il suo petto? Eppure
Hermione sapeva che non era quella, la tecnica che il mostro usava per
uccidere.
Gli bastava un sguardo,per togliere la vita a qualunque
fosse stato così sfortunato da trovarselo davanti.
All’improvviso, un fiotto di acqua e sangue uscirono dalla bocca
del ragazzo, e un terribile gemito di dolore e sofferenza ruggì nel suo petto.Poi
i suoi occhi si spalancarono. Occhi verdi, carichi di terrore.
Hermione sussultò e si allontanò di scatto. Conosceva quegli
occhi. Conosceva l’espressione di dolore e sofferenza che baluginava dentro di
essi,sentimenti mai espressi, fantasmi
nascosti che si mostravano solo a lei e
a nessun’altro. Le sue labbra sporche di sangue si mossero, senza emettere
alcun suono. Ma Hermione vi lesse lo stesso quello che volevano dirle,perché la
stessa domanda disperata traspariva
chiaramente dai suoi occhi feriti. “Perché?”
All’improvviso un dolore acuto le trafisse il palmo della
mano destra.
La aprì e qualcosa
cadde dalla sua mano, schizzando acqua ovunque, mentre precipitava sul
pavimento allagato e con un tonfo sordo toccava il fondo di marmo.
Hermione di guardò la mano,un lungo taglio le correva lungo
il palmo.
Davanti a sé vide il suo riflesso distorto su uno specchio
rotto,le crepe simili a una grande ragnatela dividevano la superficie lucida in
tanti frammenti.Da ogni frammento poteva vedere il suo riflesso.Tante Hermione
la guardavano , gli occhi carichi di orrore e gonfi di lacrime, la labbra
tremanti che si muovevano frenetiche. Le labbra non smettevano di muoversi,allo
stesso ritmo della voce fredda e sibilante che continuava la sua macabra
litania. Il riflesso di una di quelle Hermione
la fissava anche da sotto l’acqua. Un
pezzo di specchio insanguinato, caduto poco prima ai suoi piedi.
Hermione si svegliò di scatto, sudata e ansimante.
Sbattè gli occhi nel buio. Non c’era nessuna luce in quel
sotterraneo simile a una tomba.
Un improvviso senso di nausea le annodò le viscere, e
trattenne a fatica un conato.
-Era solo un sogno. Solo un sogno- Continuava a ripetersi,
mentre con la manica della camicia da notte si asciugava il sudore sulla
fronte.
Ma sapeva che non era vero. Non era solo un sogno. Era un
chiaro, orripilante squarcio del futuro che le aspettava. Si nascose il volto tra le mani,
mentre singhiozzi silenziosi scuotevano il suo corpo febbricitante.
Non ce la avrebbe fatta. Sapeva che non sarebbe mai riuscita
a compiere la missione che Silente le aveva affidato.
Il ricordo degli occhi di Tom Ridde, pieni di terrore e
paura le faceva stringere il cuore.
-è solo un ragazzo- mormorò fra le lacrime.
Come avrebbe potuto?
Aveva tanta voglia di tornare a casa.
Ma sapeva che se fosse tornata ora, tutto era perduto.
Forse, non ci sarebbe più stata una casa. Non ci sarebbe più
stata neanche Hogwards,perché il
Voldemort del futuro avrebbe distrutto tutto il suo mondo.
Non avrebbe potuto uccidere un ragazzo innocente… ma Tom era
davvero innocente?
Avrebbe dovuto accertarsene. Non poteva continuare a
piangersi addosso in preda a questi sentimenti contrastanti,o sarebbe
impazzita.
-Domani guarderò se ha l’anello al dito. Scoprirò se ha
ucciso suo padre e i suoi nonni. Capirò se è innocente…-
Forse se avesse saputo che Riddle era un assassino, se lo
avesse scoperto mentre apriva la Camera dei Segreti, avrebbe trovato la forza
per ucciderlo.
Appoggiò la guancia bollente sul cuscino fresco, e cercò di
respirare profondamente per calmarsi.
A poco a poco,le sue membra si rilassarono, e il respiro
diventò regolare. Pensieri confusi e ricordi di infanzia le danzavano nella
mente,come per confortarla e cullarla nel sonno.
Eppure,per un attimo prima di addormentarsi, nella sua mente
vagò una domanda,timida e inattesa quando improbabile.
E se Tom non avesse ancora ucciso nessuno?Se non avrebbe mai ucciso nessuno?Allora non avrebbe
dovuto ucciderlo. Si poteva cambiare il destino di un uomo? Si poteva salvare
la sua anima?
Ma non si sarebbe
nemmeno ricordata di quei pensieri una volta sveglia al mattino seguente,perché
certi desideri sono così fragili e delicati, come ali di farfalle, che se
espressi ad alta voce e a mente lucida si sgretolano in mille pezzi, riducendosi
in polvere .
“Wow! Prefetto! Mione non posso crederci!” Esclamò Sarah per
quella che a Hermione parve essere la dodicesima volta. Lei alzò gli occhi al cielo,mentre addentava
un pezzo di pane spalmato di burro e marmellata di lampone,ma non poteva non
trovare piacevole la compagnia di Sarah, anche se la chiamava “Mione” .
Era strano per lei avere una amica femmina, di solito
passava tutto il suo tempo con Harry e Ron. Aveva sempre sentito di non
appartenere a quella tipologia di ragazze che spettegolano tutto il tempo di
ragazzi e vestiti, ma effettivamente spesso sentiva che le sarebbe piaciuto
parlare con qualcuno con un filo di “sensibilità” in più, cosa che i ragazzi di
solito non sapevano neanche dove stava di casa. A volte le sembrava proprio che
maschi e femmine parlassero due lingue diverse.
“è pazzesco! Sei appena arrivata e bum! Prefetto!” disse la
ragazza mimando un’esplosione con le mani.
“Si…l’hai già detto.” Mormorò lei sorridendo.
Quella mattina si era svegliata incredibilmente riposata.
Probabilmente il pianto e la stanchezza l’avevano fatta sprofondare in un sonno
profondo e ristoratore.Le sembrava quasi che il sogno e la disperazione della
notte prima fossero lontani anni luce.
Ad un tratto il viso di Sarah, concentrato sul soffitto
nuvoloso sopra le loro teste, si adombrò.
“Chissà cos’è successo a Violet, però.”
Hermione fece una smorfia. Ricordava le parole minacciose
che le aveva rivolto il prefetto dei Serpeverde nella biblioteca la sera prima.
Ma non poteva essere certa che fosse stato lui il responsabile…
Forse in quell’istante Sarah giunse alla stessa conclusione,
perché il colorito già chiaro della sua
pelle lentigginosa sembrò scomparire del tutto.
“Oddio. è stato lui.” Sussurrò con un filo di voce.
Hermione non capì se fosse una domanda o un affermazione.
“Cosa te lo fa pensare?” Domandò mentre l’amica la guardava
con occhi sgranati di paura.
“Oh Mione! Perché sono stata così stupida! È ovvio!”
“Ma cosa stai dicendo? Calmati!” Hermione sapeva che la
paura della ragazza era ben giustificata. Dopotutto era del tutto lecito essere
terrorizzata da Voldemort.
“Ma si! Tutto
quadra!” Esclamò Sarah .
“Prima delle vacanze avevamo fatto un pigiama party! E
Violet aveva confessato a tutte che avrebbe trovato il modo per fare suo Tom
Riddle!”
Hermione spalancò gli occhi.
“Fare suo Tom
Riddle?” L’idea le parve comica e irritante allo stesso tempo.
Sarah annuì. “Diceva che avrebbe studiato tutta l’estate per
creare un filtro d’amore. Un filtro d’amore così potente che ne sarebbe bastata
una goccia, per farlo cadere ai suoi piedi.”
“Che idiozia!” commentò Hermione. Aveva sempre trovato
deplorevoli le ragazze che cercavano di stregare con filtri e incantesimi i
ragazzi di cui si erano prese una cotta. Era completamente contrario a
qualsiasi principio morale e etico. Obbligare una persona a fare quello che si
voleva… costringerla a provare sentimenti che in realtà non voleva provare…
Terribile.
Era praticamente come un’ Anatema senza perdono, l’Imperius.
Anzi peggio.
“è quello che le ho detto anche io! Lui non è uno stupido.
Non si sarebbe fatto propinare un filtro,la avrebbe scoperta. La avevo
avvertita che era pericoloso!Non è la prima volta che lui…” Sarah bloccò la
frase a metà, come se avesse temuto di avere parlato troppo. Hermione era
esterefatta del fatto che anche allora, sembrava che tutti temessero Tom
Riddle, e che cercavano quasi di non nominarlo. Certo, non eravamo già giunti
al livello di chiamarlo Tu-sai-chi, ma era chiaro che Sarah non si trovasse a
suo agio a parlare di lui.
Non poteva biasimarla.
“Caspita quanto è tardi! sarebbe ora di andare a lezione!”
Disse Hermione cercando di chiudere l’argomento.
“Oh, Mione! Non mi piace questa cosa del Prefetto!” Piagnucolò
lei fissandola con gli occhi sbarrati.
“Ma se è da un ora che continui a dire ‘Wow ‘?”
“Si, però ora che ci penso potrebbe essere rischioso!
Insomma, con Riddle…” balbettò lei tremando leggermente. “Promettimi che starai
attenta! E che cercherai di stargli alla larga!”
“Come faccio a stargli alla larga se abbiamo praticamente il
settanta percento di lezioni in comune, dobbiamo svolgere insieme il lavoro da
Prefetti e abitiamo nella stessa Casa? Ho pure una punizione con lui sabato…cioè
tra due giorni!” Hermione si accorse che forse aveva parlato troppo,la ragazza
la guardava sbigottita,con una forchetta a mezz’aria.
“Punizione? Come hai fatto a farti mettere in punizione? Eh…aspetta
un attimo! Con Riddle??”
Hermione si morse le labbra.
“Beh…è una storia lunga…”
Per fortuna in quel momento la professoressa Guillian battè
le mani gridando che era ora che ognuno si dirigesse verso le proprie aule.
Le due ragazze presero le cartelle e si incamminarono verso
l’uscita.
Alla prima ora avevano Erbologia,con la professoressa
McFarrel.
Hermione deglutì, pensando che avrebbe rivisto Tom. Una
corda invisibile le strinse la bocca dello stomaco,ripensando all’incubo.
Anche se era stato solo un sogno era stato terribilmente
reale, e lei sentiva ancora il bruciore del senso di colpa roderle lo stomaco
come acido. Perché nel sogno,era stata lei il mostro, non Voldemort.
Anzi, era ancora peggio di lui. Perchè non aveva ucciso la sua vittima con un
Avadakedavra, un lampo di luce verde e poi più nulla.
No.Lei lo aveva accoltellato alle spalle,con un pezzo di
specchio,per chissà quante volte, e lo aveva lasciato a morire dissanguato,mezzo
annegato in una pozza del suo stesso sangue. Lo aveva fatto soffrire come un
cane.
No. Quella non era lei. Il sogno mentiva.Non avrebbe mai
potuto fare una cosa simile…
E ora lo avrebbe rivisto. Si chiese per un attimo se dopo aver visto il terrore e il dolore nei
suoi occhi, l’avrebbe guardato con occhi diversi. Per un istante fugace come un
battito di ciglia,si chiese se avrebbe rivisto la bellezza sconvolgente dell’angelo.
Ma subito cancellò quest’ultimo pensiero.
Siamo ancora in guerra Hermione. |
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Capitolo 8 *** Cap 7: Falling in the dark ***
Ciao ragazze! Visto che lo scorso capitolo era corto, voglio farmi perdonare,postando in anticipo! Anche questo non è lunghissimo, ma aggiornerò presto,promesso!! Grazie infinite per le recensioni, soprattutto ringrazio le fedelissime Stella 13,Willow Malfoy, Derret, Cherolain e Lady Darcy, ma anche tutte le nuove lettrici e tutti quelli che leggono senza commentare :) Buona lettura!
Cap 8: Falling in the dark
Erano passati due giorni, dall’incubo, ma Hermione non aveva
dimenticato.
Non aveva dimenticato
il sangue che aveva colorato l’acqua come un fiore vermiglio che schiudeva i
suoi petali, non aveva dimenticato la paura e la tristezza negli occhi
dell’angelo.
Eppure quando il giorno dopo aveva rivisto Tom Riddle, nei
suoi occhi non vi era più alcuna traccia della vulnerabilità che aveva
intravisto nel sogno. Anche la bellezza dei suoi lineamenti, contorti nella sua
espressione fredda e controllata,non conservava lo splendore fulgido e marmoreo
del ragazzo ferito.
Aveva osservato a lungo le sue mani, durante l’ora di
Erbologia, mentre lavoravano per potare i germogli di aconito. Mani
affusolate,con dita da pianista. Hermione
aveva notato delle cicatrici su di esse,delicati fili color madreperla che si
avvolgevano sul dorso e sulle dita, e si era chiesta cosa poteva avergliele
procurate. Ma aldilà di questo,niente anelli. Certo, questo non significava
niente.
Poteva benissimo esserselo tolto per lavorare in serra.
Ma in quell’istante Riddle la guardò con occhi freddi e ostili e
lei dovette distogliere in fretta lo sguardo dalle sue mani.
Quella era stata l’ultima volta che i loro occhi si erano
incrociati.
Hermione cercò più e più volte di avvicinarsi a lui, di
parlargli ,ma sembrava che il futuro Signore Oscuro facesse di tutto per
evitarla. Come evitava tutti gli altri del resto.
Tutto questo non aveva fatto che aumentare la tensione di
Hermione, che agognava la possibilità di parlare con lui, di guardare se prima
o poi avesse indossato l’anello.
Ed era arrivato sabato sera, la sera della punizione.
Mancavano pochi minuti alle sette. Hermione non aveva
mangiato nulla,l’agitazione le aveva chiuso lo stomaco e dovette utilizzare
tutto il suo coraggio per afferrare il mantello pesante e dirigersi fuori dal castello,
verso il capanno del vecchio guardiacaccia.
Quando varcò il portone dell’entrata principale, il vento
freddo e pungente le morse il viso e lei rabbrividì,tirandosi su il cappuccio
del mantello.
Mille domande e pensieri si affollavano nella sua mente come
piccole api agitate, mentre calpestava l’erba soffice e bagnata ,profumata di
pioggia.
Sarebbe restata sola con lui… e quel pensiero era insieme
terrificante e fastidiosamente eccitante. Si domandò se avrebbe avuto la
possibilità di parlargli, se avrebbe scoperto alcuni dei suoi segreti.
Ma in verità non sapeva bene cosa aspettarsi.
Quando intravide la capanna del guardiacaccia ,una dolorosa
sensazione di nostalgia la colpì in pieno petto. Non era affatto diversa dalla
capanna di Hagrid che lei conosceva bene.
Una luce tenue fuoriusciva dalla finestra e il fumo bianco
si levava dal camino stagliandosi come uno spettro sul cielo notturno, dove
avevano iniziato a fare capolino le stelle.
Avvicinandosi ulteriormente vide due sagome,stagliarsi
sull’uscio della porta, un omino gobbo e piccolo,che all’inizio le parve un
elfo domestico, e un ragazzo, appoggiato
al muro con le braccia incrociate sul petto.
La stavano aspettando.
Affrettò il passo,con il cuore in gola fino a raggiungere i due .
“è la signorina Granger?” chiese l’omuncolo ,con voce
gentile.
“Si. Scusate il ritardo.” Mormorò lei .
Alzò lo sguardo verso Riddle, ma lui stava guardando fisso
davanti a sé,come se non avesse neanche notato il suo arrivo.Hermione
sospirò,insieme delusa e irritata. Aveva forse intenzione di ignorarla per
sempre?
“Bene, possiamo cominciare allora. Prendete questi.” Disse
loro il guardiacaccia porgendo a loro dei lunghi pali di legno a cui era legato
sulla cima un retino.
Tom afferrò
bruscamente il suo con fare sdegnato, quasi facendo cadere l’esile
vecchietto , e Hermione volse un’occhiata
di scuse al pover’uomo,prendendo anch’essa il suo bastone.
- Evidentemente all’orfanotrofio non insegnano le buone
maniere…- pensò seccata ,ma subito dopo il pensiero le parve terribilmente
cattivo. Cosa ne sapeva lei di cosa insegnavano in un orfanotrofio?
Wolf,il guardiacaccia, fece loro cenno di seguirlo, e
entrambi si avviarono silenziosamente dietro di lui.
Arrivarono su una sponda del lago, dove c’erano i pontili a
cui attraccavano le barche che al primo di settembre conducevano gli studenti
del primo anno alla scuola.
Hermione ricordava ancora quella sera di tanti anni fa,quando
aveva solcato per la prima volta il lago su una di quelle barche. Come si era
sentita felice, elettrizzata, pronta per iniziare la sua favolosa avventura nel
mondo della magia, un mondo che non aveva saputo esistesse fino a pochi mesi
prima.
Ora, ripensando alla spensieratezza di quella bambina,non
poteva che stringere i denti amara. La bambina non avrebbe mai immaginato che
in quella stessa scuola ,avrebbe dovuto diventare un’assassina.
“Raccoglierete le alghe e
pulirete il fondale e le barche. Senza usare la magia. Verrò a
riprendervi a mezzanotte.”
Un’ondata di panico si impossessò di Hermione quando le
parole pronunciate dal guardiacaccia iniziarono a prendere significato nella
sua mente. La avrebbe lasciata lì da sola. Con Riddle.
Ne era consapevole dal momento che Silente li aveva messi in
punizione, eppure solo in quel momento comprendeva appieno tutto ciò che questo
comportava.
“Buon lavoro!” esclamò l’omino sorridendo. Lasciò a terra
una delle lampade ad olio che teneva in
mano e si voltò, allontanandosi nell’oscurità.
Per un breve,eterno momento nessuno si mosse e nessuno
parlò.
In quel silenzio Hermione
fu improvvisamente conscia della
presenza di Tom a pochi metri da lei. Conscia del suo respiro, del sangue che
scorreva veloce nelle sue vene. Sangue che nel sogno aveva macchiato le sue
mani…
“Bene ,Granger. Forse è il caso che tu inizi a lavorare.”
La sua voce,fredda e tagliente come un rasoio la scossero
dai suoi pensieri.
“Cosa? “ mormorò mentre guardava incredula il ragazzo,che
saliva su una barca e si sedeva sulla
panca di legno al suo interno.
“è per colpa tua che ci ritroviamo qui,ricordi?” disse il
ragazzo scacciando dagli occhi un ciuffo
di capelli ribelli con la mano. Poi si sdraiò con nonchalance sulla panca, con le mani
dietro la testa e la guardò con aria di sfida e superiorità, un ghigno arrogante
piegò l’angolo della sua bocca .
“Stai scherzando vero?” Domandò Hermione furiosa.
“Non ho nessuna intenzione di fare tutto il lavoro da sola,
mentre tu ti rilassi!” Sibilò decisa a
non fargliela passare liscia. Chi si credeva di essere per darle ordini?
“Fossi in te non perderei tanto tempo in recriminazioni …le
alghe non si raccolgono da sole.” Mormorò lui osservandosi le unghie della mano
destra.
Un moto di rabbia e indignazione montò dentro il petto di
Hermione. Era troppo.
Lanciò il suo bastone sulla barca, mancando di poco Tom, che
guardava stupito ora il retino sul fondo della barca,ora Hermione.
“cosa credi di fare Granger?” esclamò acido.
Hermione salì sulla barca e si piazzò davanti alla panca,
sovrastando Tom con le mani puntate sui fianchi.
“Te l’ho già detto una volta,Riddle. Non mi fai nessuna
paura.”
Ed era vero, in quel momento non lo temeva. Non vedeva il
pericolo che stava correndo. Voleva solo prendere a schiaffi quel ragazzo
prepotente e presuntuoso, che ora la fissava
esterrefatto .
“Tu…tu non sai niente della paura.” Sibilò il ragazzo
raddrizzandosi fino ad alzarsi fino a sovrastare di una decina di centimetri
Hermione.
I suoi occhi bruciavano nei suoi come acido. Hermione
rabbrividì, l’improvvisa vicinanza col suo viso le trasformò le gambe in
gelatina, e lo stomaco le sembrò trasformarsi in un pezzo di ghiaccio.
“Io ho visto morire i miei amici,Riddle.So cosa significa la
paura. ” Sussurrò lei incapace di trattenersi. Tecnicamente non era del tutto vero,
dato che non aveva visto personalmente morire Cedric, Sirius e Silente…ma
trovava insopportabile restare lì a subire il suo sguardo sprezzante e
accusatorio senza dire nulla in sua difesa.
“Sei mai stata rinchiusa in un buco sottoterra,senza sapere se
avresti più rivisto la luce?Hai mai provato a gridare così a lungo da non avere
più la voce? Hai mai ridotto le unghie e moncherini insanguinati per cercare di
scappare sapendo che tutto sarebbe stato inutile? ”
La sua voce era acida,ma aveva improvvisamente perso la sua
calma freddezza, tradita da un fremito di rabbia ,che animava di furore e
rancore le sue parole.
Hermione non sapeva cosa rispondere, quello che Riddle le aveva appena detto poteva sembrare semplicemente
una minaccia per spaventarla,ma lei vi lesse altro. Era qualcosa che lui stesso
aveva provato?
“Io…” balbettò indietreggiando. Il suo sguardo era così caustico
che temeva quasi le bruciasse la pelle del viso.
Ci fu una breve pausa, durante la quale le labbra del
ragazzo si piegarono in un sorriso amaro.
“Lo sospettavo.” Il
suo tono di voce sembrava quasi soddisfatto, come se l’espressione di paura e
smarrimento sul volto della ragazza fossero una vittoria personale. Sicuramente si aspettava che ora Hermione distogliesse
lo sguardo, chiudendo ogni comunicazione con lui.
Eppure, contrariamente a tutte le sue aspettative, Hermione
parlò, con un filo di voce appena udibile ma determinato.
“Perché fai sempre così?” . La domanda aleggiò per un breve
momento nell’aria umida e intrisa dell’ odore di alghe morte.
Lui non rispose, lo sguardo sorpreso e orripilato allo
stesso tempo.
“Ti piace terrorizzare la gente. Ami il fatto che nessuno
osi parlarti o avvicinarsi a te . Tutti ti temono e ti evitano. Eppure io vedo che
non sei felice. Perché lo fai?”
Tom la guardò all’inizio stupito,preso in contropiede. Ma
subito riprese il controllo di sé, ritrovando tutta la sua imponenza.
“Tu non sai niente di me. Essere temuto è la cosa migliore
che io sia mai riuscito a ottenere nella mia vita. Perché è l’unico modo,per
avere il potere.”
Hermione era sbalordita. Davvero l’odio e la paura erano le
cose migliori che gli erano mai capitate? Come doveva essere stata orribile la
sua vita,per farlo giungere a una costatazione del genere?
Un moto di pietà gli strinse il cuore, e sentì l’improvviso, strano, desiderio di
accarezzare il suo volto, anche se quest’ultimo era ancora contratto nella sua solita
freddezza inumana.
“Tom…” mormorò Hermione chiamandolo col suo nome di
battesimo per la prima volta, con il cuore che le pulsava frenetico nelle
orecchie.
Stavolta fu lui a indietreggiare, spalancando i suoi occhi
in un’espressione attonita e quasi
terrorizzata. Davvero aveva paura di lei?
La mano destra di Hermione, che si era mossa di pochi
centimetri nell’impulso improvviso e folle di toccarlo, ritornò lungo i suoi
fianchi,e si strinse a pugno.
Cosa diavolo le stava capitando? Perché improvvisamente
sentiva i suoi occhi pizzicarle di lacrime e un dolore sordo le stringeva il petto togliendole il respiro?
Doveva smetterla, riprendere il controllo di sé. Quello
davanti a lei dopotutto era Voldemort, dannazione!
Senza accorgersene, il suoi occhi scesero a guardare le sue
mani, strette a pugno lungo i fianchi.
Un moto di sollievo le gonfiò i polmoni come aria fresca,
nel vedere che non portava l’anello. Non ancora.
Ma questo poteva significare tutto e nulla. Il fatto che non
lo indossasse non significava che non lo possedesse comunque, ben nascosto nel
suo baule.
Alzò lo sguardo verso il suo viso, ma lui non la stava
guardando,non più.
I suoi occhi erano fissi verso le acque del lago, nere e
immobili come una pozza di inchiostro. Poi all’improvviso, parlò.
“Perché quella notte mi stavi seguendo,Granger?”
Le guance di Hermione avvamparono. Non si aspettava quella
domanda. Non ora,almeno.
“Te l’ho detto,stavo…cercando il bagno” rispose lei con voce
tremante.
“Non ti credo.” Rispose lui asciutto. “mi stavi seguendo, e
voglio sapere perché.”
Ora il suo volto era girato verso di lei. I raggi serici della
luna illuminavano di un bagliore madreperlaceo la sua pelle, proiettando ombre scure
sotto i suoi occhi verde mare.
“io…” stava iniziando a dire Hermione, quando all’improvviso
udì uno scroscio di acqua e si sentì risucchiare, sprofondare in un mondo
gelido e pieno d’acqua.
Non capiva cosa era successo, sentiva solo due mani fredde e
viscide, forti come l’acciaio, trascinarla con se, non capiva più dov’era il
cielo e la terra, tutto era diventato nero, freddo e senz’aria.
Emise un grido,ma tutto ciò che udì fu lo strano suono
attutito e distorto della sua voce, i suoi polmoni si svuotarono di tutto l’ossigeno,tramutato
in una schiuma di fitte bollicine che le sfiorarono il viso. Quando cercò di
riprendere fiato l’acqua gelida le bruciò in gola e tutto divenne completamente
buio. |
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Capitolo 9 *** Cap 9: Killing me softly ***
[zipedit] Mi scuso per il ritardo...settimana impegnativa tra uni e lavoro!C'è solo una cosa da dire su questo capitolo: o è venuto benissimo o è una vera schifezza...non so non ho ancora deciso! Voi che ne dite?
Buona lettura!!
Cap 9: Killing me softly
Tutto quello che Hermione riusciva a sentire era il freddo e
il dolore.
Ogni fibra del suo essere gridava, dilaniata dall’agonia
causata dall’ assenza di ossigeno nel suo corpo.
La fame d’aria la stava letteralmente facendo impazzire.
Tutto era buio.
Dal profondo di quella tenebra, sentiva una voce, lontana e
soffocata, come se provenisse da un'altra dimensione.
Hermione si voleva aggrappare al suono di quella voce, con
tutte le poche forze che le erano rimaste,ma essa sfuggiva inevitabilmente,
come fumo fra le dita.
Poi d’un tratto, sentì un fiotto d’acqua fuoriuscire dalla sua bocca,abbandonando il
suo corpo come se una forza misteriosa l’avesse aspirata via. Il suono della
voce si fermò.
Con un rantolo disperato
l’aria fresca le riempì di nuovo i polmoni, facendole alzare e abbassare
il petto in modo frenetico. Il dolore si attenuò lentamente fino a scomparire
del tutto.
Le sue dita ghiacciate si mossero leggermente,affondando
nella terra molle.
Dove si trovava? Cos’era successo?
L’aria gelida le accarezzava la pelle bagnata,avvolta dai
vestiti fradici e pesanti,facendole accapponare la pelle.
Nelle narici sentiva ancora l’odore acre e nauseante di
fango e acqua morta.
Emise un gemito, e lentamente cercò di aprire gli occhi,ma
appena lo fecero, si spalancarono di sorpresa e orrore, alla vista del viso di
Tom Riddle, chino su di lei, la bacchetta puntata al suo petto.
“Cosa diavolo?!...” mormorò con voce rauca, ma non appena lo
fece, un dolore bruciante le trafisse la gola come una lama rovente.
Tom la guardava paralizzato, mentre piccole gocce d’acqua
gelida cadevano dai suoi capelli fradici sul viso di Hermione.
I suoi occhi erano stranamente vivi, angosciati.
Hermione si domandò se aveva mai avuto un’espressione così
umana da quando lo aveva conosciuto. Ma cosa diamine stava facendo con quella
bacchetta puntata al suo sterno?E perché era completamente fradicio?E a petto
nudo per di più! Appena se ne rese conto,Hermione arrossì violentemente .
Lui distolse la bacchetta dal suo petto, il suo viso era
tornato senza espressione.
“Penso che ‘grazie’
sia la parola che stai cercando,Granger.” Disse
mentre si alzava.
Hermione si sollevò sui gomiti, ma il movimento troppo
brusco le fece girare la testa.
“Cos’è successo?” mormorò a fatica,cercando di non fissare il
petto di Tom, dai muscoli ben delineati e imperlato d’acqua.
“Il professore di Cura delle Creature Magiche ci aveva
assicurato che in questo lago gli Avvincini si erano tutti estinti. A quanto
pare si sbagliava.” Rispose lui con tono pacato e accademico.
Avvincini? Hermione comprese all’improvviso quello che probabilmente
era successo.
Mentre era in piedi vicino al bordo della barca, era stata
afferrata da un avvincino, che l’aveva trascinata con sé nel lago. E Tom era
intervenuto, tuffandosi in acqua e salvandola dalle grinfie del demone
acquatico. Probabilmente aveva usato un incantesimo per liberarle i polmoni
dall’acqua, ecco perché le aveva puntato contro la bacchetta. Le aveva salvato
la vita.
Quest’ultimo pensiero cadde sul suo cuore come una lastra di
piombo. Davvero l’aveva salvata?
Voldemort, il futuro mago più Oscuro di tutti i Tempi aveva
rischiato la propria vita per salvare quella di un altro? Per salvare lei?
Lo shock fu così grande che per un attimo rimase senza
parole.
Lui si voltò,dandole le spalle, e lei rimase muta ad
osservare il chiarore serico della pelle della sua schiena illuminata dalla
luna.
Con un moto di sorpresa, notò delle cicatrici segnare la
pelle di porcellana altrimenti perfetta, formando lunghe strisce perlacee che
dalle spalle larghe e muscolose seguivano la curva snella della sua schiena.
“Tom!” mormorò Hermione con un filo di voce.
Il dolore bruciante nella sua gola non la dissuase dal
pronunciare la parola che voleva dirgli.
“Grazie.” Sussurrò in modo appena percettibile.
Non capì se lui l’avesse sentita, perché per qualche secondo
non si mosse ,dandole le spalle.
Poi fece un impercettibile segno del capo, e iniziò a
camminare allontanandosi da lei.
Hermione si sentiva a pezzi, come una bambola di stracci
buttata in un tombino.
“Aspetta!” gridò, ma tutto quello che uscì dalla sua gola
era un suono gracchiante, la voce svanita.
Lui si fermò, mentre lei si rialzava a fatica e lo
raggiungeva rabbrividendo per il vento gelido.
Gli afferrò il braccio con la mano tremante, e sentì i
muscoli sotto la sua pelle tendersi.
Come se il suo tocco l’avesse bruciato, lui si retrasse,
voltandosi di scatto, gli occhi spalancati di sorpresa e orrore.
“Cosa diavolo vuoi da me, Granger?” Sibilò acido, mentre lei
indietreggiava delusa.
“Io…non lo so.” Ed
era vero. Non sapeva perché in quell’istante il suo cuore batteva rapido contro
le sue costole. Non sapeva perché sentiva l’irresistibile desiderio di toccare
con le dita la sua pelle candida come l’avorio. Tutto quello che sapeva era che
quello che le stava succedendo, tutto quello che in quel momento provava, era
sbagliato.
Senza riuscire a fermarsi fece un altro passo verso di lui,
e questa volta Tom non indietreggiò, la osservava in silenzio, immobile.
L’espressione calma e apatica che di solito caratterizzava
il suo viso si incrinò, come una superficie d’acqua stagnante increspata dal
cadere di una foglia.
Gli occhi di Tom erano acqua verde e scura, ed Hermione ne
era al contempo attirata e terrorizzata.
Le sue ciglia scure e appiccicate le une alle altre dall’acqua si
mossero impercettibilmente,mentre il suo sguardo si spostava sul volto di Hermione ,come studiandola.
Hermione sentì qualcosa dentro di lei andare in pezzi.
Non aveva mai provato niente del genere. Mai aveva sentito
il bisogno disperato di accarezzare un volto, non aveva mai provato così
intensamente il desiderio di baciare le labbra di un ragazzo. Un desiderio così
intenso da divenire insopportabile mano a mano che si avvicinava a lui sempre
di più.
Lui non si muoveva ma nonostante la sua calma apparente Hermione
poteva sentire la sua agitazione, il suo respiro accelerato trattenuto a
stento.
-Oddio perché non riesco a fermarmi?
Senza che il cervello avesse impartito l’ordine, la sua mano
tremante si mosse verso il suo viso e
lui spalancò gli occhi terrorizzato.
-Mi ucciderà.- pensò una piccola parte –quella ancora sana-del
suo cervello.
Ma la parte restante la fece tacere. Con una mossa
improvvisa e inaspettata si avvicinò a lui e premette le labbra sulle sue. Il
silenzio che seguì era rotto solo dal canto di un gufo poco lontano.
Non sapeva cosa
aspettarsi, ma di certo non questo.
Tom rimaneva immobile, nessuna reazione di umanità, né rabbia
né sgomento…niente.
Era come baciare una statua, una statua viva, dalle labbra
morbide e calde.
Se lui l’avesse respinta con uno schiaffo si sarebbe sentita
meglio.
Una sensazione di gelo penetrò nelle ossa di Hermione, che
staccò la sua bocca da quella di lui, e si allontanò respirando affannosamente
.
Ora non riusciva a guardarlo in faccia, una profonda
sensazione di vergogna,delusione e qualcos’altro le trasformarono il cuore in un pezzo di pietra.
Senza che neanche se ne rendesse conto, gli occhi le si
velarono di lacrime e si voltò di scatto, decisa a scappare via. Via da Tom
Riddle, via da se stessa.
Ma in quell’istante qualcosa le afferrò il polso con una
presa d’acciaio obbligandola a voltarsi.
Oltre la nebbia delle lacrime vide Tom che la fissava , gli
occhi brucianti di rabbia.
-Ora mi ucciderà- pensò lei incredibilmente calma. L’idea
quasi la confortava. Forse si meritava la morte.
Aveva tradito tutti , Silente, Harry, Ron… tutti.
Chiuse gli occhi,facendo rotolare le lacrime calde lungo il
suo viso, in attesa del lampo mortale di luce verde che l’avrebbe stroncata. Sperò
solo che lui facesse in fretta.
Ma all’improvviso si sentì strattonare, e si schiantò contro
qualcosa di caldo e forte.
Il profumo di lui la avvolse- sapone misto a qualcosa di più
caldo e muschiato- e si sentì avvolgere dalle sue braccia forti.
Hermione voleva aprire gli occhi ma era terrorizzata. Poi
sentì il tocco caldo e morbido delle sue labbra sulle sue e un vortice di
emozioni la sommerse.
Le sue labbra non erano più immobili e morte, ma prepotenti
e violente. E le piaceva.
Tom la stava baciando. Tom la stava uccidendo.
Entrambe le affermazione erano vere.
Le labbra di Tom schiusero a forza le sue e lei sentì il fiato caldo nella
sua bocca, il tocco eccitante della sua lingua.
Gemette senza fiato, pensando che sarebbe svenuta, e lui la
strinse ancora più forte a sé.
Ma in quell’istante lui emise un suono strano,sbagliato.
Hermione spalancò gli occhi.
Con ancora la testa che girava guardò Tom in viso, e venne assalita dal panico
quando vide i suoi lineamenti contorti in una smorfia di dolore.
Tom si piegò su se stesso gemendo , e la sua mano destra
andò a stringere il fianco sinistro.
Hermione lo fissava sgomenta, terrorizzata.
“Tom! stai male?! fece un passo in avanti per aiutarlo, ma
lui la respinse.
“Non è nulla.” Mormorò con voce ferma cercando di
raddrizzarsi.
Quando la sua mano si sollevò dalla pelle del fianco,
Hermione vide una piccola ferita nella sua pelle. La ferita spurgava un liquido
nero.
“Oddio.” balbettò . “Veleno.”
Hermione aveva letto abbastanza libri sulle creature
acquatiche per sapere che certe razze di Avvincini erano velenosi. Il loro
morso poteva rapidamente portare all’infermità … o alla morte se iniettato in
quantità adeguate.
“Devi andare subito in infermeria!”
“No.” Ribattè lui gelido.
“ non è nulla te l’ho detto. Credi che basti così poco per
ferirmi?”
“Ti prego Tom… devi…” cercò di supplicarlo, ma in quel
momento, il ragazzo ribaltò gli occhi all’indietro,mostrando solo il bianco, e
cadde a terra. |
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Capitolo 10 *** Cap 10- Il diario ***
[zipedit] Ciao ragazzuole!! Grazie davvero per i commenti dell'ultimo capitolo! Mi avete davvero sollevato il morale!! Spero che vi piaccia anche il prossimo! Un bacione e un grazie megagalattico a tutte!! Cap-10 : Il diario La pallida luce dell’alba filtrò attraverso il vetro
impolverato della finestra illuminando la corsia dell’infermieria, silenziosa come una tomba a quell’ora del
mattino.
Hermione non aveva dormito, non era riuscita a chiudere occhio
neanche un secondo.
La sedia di legno su cui si era raggomitolata era
tremendamente scomoda,ma non era quello il motivo per il quale non riusciva a
trovare pace.
Si sentiva da schifo, come se un troll le avesse strappato
il cuore dal petto e lo avesse preso a randellate ,per poi restituirglielo
ammaccato e dolorante, tuttavia non abbastanza malridotto da evitare di battere
come un ritmo frenetico ogni volta che i suoi pensieri vagavano alle ore
precedenti.
Non credeva fosse possibile provare allo stesso tempo
emozioni e sentimenti tanto contrastanti.
Odio, tenerezza, paura, desiderio, disprezzo per sé stessi, gioia,
rimorso.
Cosa diavolo le era saltato in mente? Baciare Voldemort… la
sola idea le rivoltava lo stomaco.
Ma baciare Tom Riddle…
Hermione sentì una vampata di calore bruciarle il viso.
Era stato come mangiare di nascosto una dose spropositata di
gelato al cioccolato. Sapeva che era sbagliato, che le avrebbe fatto male, che non avrebbe dovuto
farlo…ma nonostante questo non era riuscita a fermarsi.
Ed era stato incredibile… come un viaggio sulle montagne
russe.
In quell’istante si udì un gemito provenire dal letto davanti a lei, e una morsa di angoscia e senso di colpa le schiacciò
il petto. Tom giaceva inerte, il volto bianco
come il lenzuolo in cui era avvolto, i capelli corvini gli si incollavano al viso
bagnati di sudore e incrostati di fango.
Dio solo sapeva se si sarebbe ripreso. E lei se ne stava lì
a pensare ai suoi baci!
Con un nodo di apprensione alla gola si sporse verso di lui
e gli spostò una ciocca di capelli dalla fronte sudata.
L’infermiera, la signora Humbert, gli aveva somministrato un
antidoto potente contro la maggior parte dei veleni di avvincini e mostri
acquatici, ma non sapendo con esattezza la razza che l’aveva attaccato, c’era
comunque il rischio che non funzionasse.
-Ti prego, fa che sopravviva- ripeteva allarmata una vocina
nel suo cuore, eppure non riusciva a pronunciare a voce alta quelle parole. Se
solo Silente l’avesse vista adesso…
Doveva uccidere Voldemort , e invece eccola lì a pregare perché vivesse.
Un breve movimento del corpo di Tom la fece sobbalzare, e il
suo respiro accelerò.
Le sue ciglia scure tremarono, e pian piano si schiusero
scoprendo due occhi liquidi, di un verde stranamente chiaro e calmo.
Lei tremò, il cuore le palpitava in gola come se stesse
cercando di uscire dalla sua bocca.
Non l’aveva mai visto così, l' espressione di
smarrimento sul suo viso lo rendeva così simile a un bambino indifeso che Hermione pensò per un attimo che ci fosse
stato uno scambio di persona. Non poteva essere il futuro Signore Oscuro, che la guardava in quel modo attraverso le ciglia socchiuse.
“Her…mione…” sussurrò, muovendo le sue labbra in un modo
così dolce, come se stesse baciando ogni lettera del suo nome mentre usciva
dalla sua bocca,che Hermione arrossì.
Poi una smorfia di dolore gli fece strizzare gli occhi e lei
si piegò subito su di lui in panico.
“Tom!” Esclamò terrorizzata accarezzandogli il viso.
Lui al suo tocco si ritrasse, e questo le fece sprofondare il cuore nel
petto.
“Sto bene.” Sibilò.
Il suo sguardo ritornò duro, come se avesse di nuovo
indossato la sua solita maschera di gelida indifferenza, e lei fece automaticamente un passo indietro.
“Sei stato ferito Tom. Quell’avvincino…”
“come sono finito qui?” domandò lui a fatica,guardandosi
intorno.
“Ho dovuto chiamare il guardiacaccia perché ti portasse in
infermeria, la signora Humbert ti ha somministrato un antidoto al veleno,ma ha
detto che ti avrebbe messo fuori combattimento per un po’…”
Lui annuì, e guardò attentamente Hermione. L'intimità del suo sguardo la sconvolse, i suoi occhi danzavano senza fretta sul suo corpo, come se stesse cercando di leggerle dentro l'anima e la stesse spogliando contemporaneamente . A quello stupido pensiero si sentì andare a fuoco, e voltò il viso dall’altra
parte, spaventata che lui vedesse quanto era avvampata.
“Sei rimasta qui tutta la notte?” mormorò con voce roca.
“Si.” Rispose lei studiando le mattonelle del pavimento.
“Non avresti dovuto.” Le sue parole aleggiarono per un po’ nell’aria immobile della stanza deserta.
Hermione alzò lo sguardo verso di lui. "Cosa vuoi dire?" domandò osservando il volto di lui indurirsi.
“Forse è meglio che tu te ne vada.” Il
tono gelido della sua voce la fece raggelare, ma ancor di più lo sguardo di lui, apatico, fisso verso il nulla. Hermione non disse nulla,si
alzò, e si avviò fuori dalla stanza, la vista appannata dalle lacrime.
Mentre si avviava correndo verso il suo dormitorio non
riusciva a smettere di rimproverarsi.
-Stupida,stupida, stupida…-
C’era cascata. Era come tutte le altre, si era stupidamente
innamorata di quello stupido ragazzo così schifosamente bello e seducente e…
-Dio quanto lo odio!-
Entrò nel dormitorio e affondò il viso nel cuscino per
soffocare i singhiozzi e le lacrime.
Dopo un buon quarto d’ora di pianto finalmente, il respiro
divenne regolare, e si addormentò.
Non sapeva per quanto avesse dormito. Un ora? Cinque? Ma
quando si svegliò il dormitorio era vuoto.
Oddio! Non si era svegliata in tempo per le lezioni!
Eppure dopo un iniziale momento di sconcerto, il pensiero
non la preoccupò più di tanto.
Aveva bigiato le prime ore? Chissenefrega. Tanto sapeva già
tutto il programma che avrebbero
affrontato per il resto dell’anno.
E poi sicuramente non si sarebbe concentrata quella mattina,
non con Tom che entrava e usciva dai suoi pensieri, un attimo prima dolce e ferito, l’attimo
dopo crudele e di ghiaccio.
Chissà qual’era il vero Tom. Forse non esisteva affatto il
Tom dolce e ferito, forse se l’era solo immaginato.
Si alzò dal letto e dopo essersi lavata e cambiata frugò
nella cartella alla ricerca del libro di Rune Antiche. Ripassare forse le
avrebbe tolto dalla testa ogni pensiero collegato alla sera prima.
Ma mentre scorreva con le dita i vari libri e i rotoli di
pergamena, le cadde lo sguardo su un quaderno nero, che non aveva mai visto.
-E questo da dove spunta?-
Lo tirò fuori e guardò la
copertina di cuoio scuro e rovinato.
Per poco non le venne un colpo.
Sulla copertina
spiccavano delle lettere dorate in stampatello, in parte scolorite dall’uso.
TOM MARVOLO RIDDLE.
-Per la barba di Merlino! È una persecuzione questa!- Un flash la riportò indietro nel tempo, al suo primo giorno di scuola, quando si era scontrata con Riddle nel corridoio e entrambi avevano rovesciato a terra i libri e le pergamene. Sicuramente era stato allora che aveva preso per sbaglio il quaderno e lo aveva infilato in cartella.
Per un breve,lungo momento rimase basita, immobile e
indecisa se buttare il quaderno nel fuoco.
Ma poi un’orribile consapevolezza la investì, togliendole il
fiato.
Sapeva cos’era quel quaderno.
-Il diario di Tom Riddle- sussurrò con voce strozzata.
Così era quello il diario di Riddle, quello che avrebbe un
giorno portato Ginny a venire posseduta da Voldemort… il diario che si era poi
rivelato essere un Horcrux.
Emise un grido e dalla paura il diario le cadde dalle sue mani, precipitando sul pavimento, e si aprì.
Hermione trattenne il respiro, quasi aspettandosi di udire
un grido mostruoso o di vedere il pallido volto senza naso di Voldemort emergere dalle
pagine ingiallite.
Ma non accadde nulla.
-Se non ha ancora ucciso nessuno non può essere un Horcrux…-
pensò cercando di controllare il ritmo del suo respiro.
Lo raccolse da terra tremante e lo osservò cautamente. Sembrava
un normalissimo diario.
Senza pensarci due volte, Hermione estrasse la sua
bacchetta. Doveva sapere.
“Specialis Revelio!”
Soffocando un grido, Hermione vide le pagine illuminarsi d’oro
come se stessero prendendo fuoco.
Lentamente il
bagliore si smorzò, e si iniziarono a distinguere piccole parole infuocate,
tracciate in un'infantile scrittura corsiva, che si imprimevano sulle pagine
diventando normali lettere di inchiostro.
Hermione lesse la prima pagina.
26 dicembre 1934
Non ho mai avuto un diario,e non so come dovrei
incominciare.
Forse con “caro diario”. Ma non ho mai chiamato nessuno “caro”. Tutti
mi odiano.
Cosa devi sapere di me?
Ho otto anni, sono un orfano e mi chiamo Tom Marvolo
Riddle.
Tom Riddle era il nome di mio padre. Gli altri bambini
dicono che sono un bastardo,che mio padre ha messo incinta quella baldracca di
mia madre e che poi l’ha abbandonata in mezzo alla strada.
Mia madre è morta mettendomi alla luce. Forse è stata colpa
mia.Forse sono stato io a ucciderla.
Forse è per questo che mio padre, pur essendo vivo e
sapendo che sono rinchiuso in questo buco,non è mai venuto a prendermi. Le
educatrici dicono che non mi viene a prendere perché sono cattivo, e che nessun
genitore mi adotterà mai.
A volte vorrei non essere mai nato.
Hermione
deglutì e lesse le prime pagine del
diario tutte d’un fiato,finchè le lacrime le annebbiarono la vista. Senza
riuscire a finire chiuse il diario e se lo strinse al petto.
“Oh
mio Dio.” |
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Capitolo 11 *** Capitolo Extra : In my dreams ***
Ok, questo ragazze è un regalo per tutte voi, per ringraziarvi dei bellissimi commenti che mi fanno sempre tanto ,tanto piacere! (e anche perchè mi sono divertita molto a scrivrerlo :P Quindi,ecco a voi un capitolo "extra" ( lo chiamo così perchè è corto, e perchè non è un vero e proprio capitolo, dato che non fa proseguire la storia rispetto all'ultimo capitolo) Spero che ve lo gustiate, nell'atteso del prossimo ! Buona lettura!
31 Dicembre 1934
Oggi è il mio compleanno.
Non ho ricevuto alcun regalo.
La signora Wilks dice che non
me lo merito.
Sai, per via dell’incidente
con Susan Doyle.
È ancora all’ospedale.
Dicono che la spalla le è
uscita dalla clavicola quando è caduta.
Anche se non so come diavolo è
successo, sono contento che si sia fatta male.
Quasi mi spiace di non essere
stato davvero io a spingerla dalle scale, come pensano le educatrici.
Quando ha cominciato a
insultare mia madre non ci ho visto più.
La vista mi si è appannata e
ho sentito come uno strano formicolio alle mani,mentre con tutto me stesso
immaginavo di vederla soffrire. Soffrire come lei stava facendo soffrire me.
Poi all’improvviso una specie
di folata di vento l’ha spinta giù, facendola rotolare sui gradini, e sono
scappato.
Il suo grido mi rimbomba
ancora nelle orecchie.
Non so perché mi capitano
queste cose.
Perché a volte le cose che
desidero di più ,magicamente si avverano.
Credo di avere dei poteri. Se
solo riuscissi a controllarli…
Potrei vendicarmi di tutto
quello che mi fanno. Potrei scappare.
Potrei avere tutto.
Era tutto così confuso eppure al
contempo così limpido. Hermione sapeva che doveva trattarsi di un sogno.
Non solo perché nonostante si
trovasse sott’acqua riusciva a respirare benissimo, ma per via di quella strana
patina opaca e soffice come bambagia, tipica dei sogni, che circondava il mondo intorno a sé.
I suoi capelli ondeggiavano
nell’acqua come alghe,trasportate dalla corrente, e subito dopo una forza
misteriosa la trascinava su, in un mulinello, lasciandola distesa su una
spiaggia di sabbia finissima.
Rimase sdraiata ,le dita che
affondavano nella sabbia fresca, lo sguardo al cielo nero, senza stelle. Due
lune gigantesche rischiaravano tutto,gettando strane ombre attorno a lei.
Decisamente un sogno.
D’un tratto intravide la sagoma
di un ragazzo, in piedi davanti a lei, le dava le spalle.
Due ferite nere spiccavano sulla
pelle lattea della schiena, a livello delle scapole, come se qualcuno gli
avesse strappato le ali.
Hermione sentì la sua voce
fuoriuscire da sola dai polmoni, suonando estranea, stranamente disperata.
“Tom!”
Il ragazzo non si voltò.
Lei cercò di sollevarsi da terra
ma non vi riuscì e ricadde sulle ginocchia. Si sentiva così debole…
Ma doveva raggiungerlo, doveva toccarlo,
doveva…
Strisciò a fatica verso di lui
lungo il metro di spiaggia che li separava.
Afferrò con le mani i suoi pantaloni, bagnati e appiccicati ai muscoli
delle sue gambe.
“Tom!” Ripetè
disperata,aggrappandosi a lui.
“Vattene.”
La sua voce, anche se distorta e ovattata
dalla tenebra del sogno, feriva il suo cuore come se lo stesse trafiggendolo
con una lama arroventata,torturandola, con sadica lentezza.
“No!”
Gridò lei,soffocando le lacrime.
“No, tu non sei così! Non sei
cattivo!”
Il ragazzo si voltò, e lei sollevò
il suo viso verso di lui, che la stava guardando pieno di disprezzo.
I suoi occhi ardenti avevano lo
stesso colore dell’assenzio.
Da qualche parte aveva letto che si
trattava della più letale delle droghe, ti stordiva, ti ubriacava, ti rendeva
dipendente, fino ad ucciderti.
“Non sei cattivo. Fai così per via di quello
che ti hanno fatto. Quelle ferite…”
Il ragazzo ebbe un fremito a
quelle parole, i suoi occhi lampeggiarono increduli e furiosi.
Con un gesto fulmineo e violento
afferrò Hermione per il collo della camicetta e la tirò su a forza.Lei non
oppose resistenza, facendosi sollevare come una bambola di pezza.
Sentiva le dita forti di lui
stringerla sul fianco, affondando roventi nella striscia di pelle scoperta tra la cintura della gonna e il bordo della
camicia.
“Tu…” sibilò, avvicinando il suo
viso al suo.
“Tu non sai niente di me” Le
sussurrò all’orecchio con voce roca, facendola tremare dalla testa ai piedi. Un
brivido rovente le scivolò lungo la spina dorsale,e Hermione gemette.
Subito il sangue le imporporò le
guance, quando si rese conto del verso
di estasi che si era lasciata scappare
dalle labbra, e incredula si coprì la bocca con la mano.
Ma ormai era troppo tardi.
L’espressione soddisfatta e divertita sulla faccia di lui lasciava intendere
che aveva udito il suo assurdo verso di piacere e aveva sentito sotto i
polpastrelli la sua pelle d’oca.
Sapeva che era in suo potere, e
questo gli piaceva. Tom Riddle amava il potere.
Un angolo della sua bocca carnosa
si alzò in un sorriso malizioso .
“Non hai idea di cosa sono capace”
continuò lui, mentre suo fiato caldo le lambiva la pelle tenera del collo.
“Non hai idea delle cose che
potrei farti…” le sue labbra morbide si
mossero sfiorando il lobo del suo orecchio.
Soffocando un altro gemito, il
respiro di Hermione si fece più veloce, come se non riuscisse a assumere
abbastanza ossigeno per evitare di perdere i sensi.
Il suo cervello era come in cortocircuito.
Tutto quello che riusciva a pensare era quanto le sarebbe piaciuto scoprire tutte
le cose che lui avrebbe potuto farle, le cose che lei avrebbe voluto che lui le
facesse.
Sapeva che era orrendamente
sbagliato, ma non poteva farci niente, lui le faceva quell’effetto…come se
perdesse totalmente il controlle di se stessa.
Quella sensazione… al contempo ne era
terrorizzata e attratta, come se fosse l’unico modo per sentirsi veramente viva.
Il suo profumo, sapone e pepe
nero, le faceva girare la testa.
Quandò sentì il tocco rovente delle
sue labbra sul collo trasalì.
“Si…” mormorò mentre la vista le
si annebbiava.
“Si.”
“Hermi!!”
La voce stridula di Sarah la fece
sobbalzare.
“Cosa diavolo…?” balbettò Hermione
alzandosi di soprassalto.
Mise a fuoco il viso dell’amica,respirando
affannosamente.
“Stai bene?!” Domandò la piccola
rossa seduta sul suo letto. “Stavi avendo un incubo.Continuavi ad agitarti e
respiravi a fatica! E continuavi a mormorare “Mi sta uccidendo”! “
Hermione arrossì.
Il ricordo del sogno la colpì in
pieno petto, facendole così male da mozzarle il fiato.
Ma quel che era peggio, era che
non stava male per il senso di colpa,o per il disgusto, ma per il fatto di essere stata svegliata.
-Mi sta davvero uccidendo- pensò
massaggiandosi le tempie con le dita sudate.
Nota dell'autrice: Ho deciso che metterò un pezzo del diario di Tom come prologo di ogni capitolo, che ne dite?
|
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Capitolo 12 *** Cap 12: Vorresti... ***
[zipedit] Eccomi qui con un nuovo capitolo! Scusate se ci ho messo tanto!! è tempo di esami e sto impazzendo! Buona lettura a tutte e grazie mille per i bellissimi commenti che mi regalate sempre! :)
17 gennaio 1934
Oggi è venuto
il prete. Volevano che mi vedesse.
Ha cercato di
parlare con me ma io avevo paura,continuava a parlare in latino e a puntarmi il
crocifisso addosso.
Non ho aperto
bocca.
Il direttore
dell’orfanotrofio ha bisbigliato qualcosa alle istitutrici, non so bene cosa,
ma suonava come “stupido”.
Mi hanno
afferrato per le spalle e mi hanno scosso ,facendomi male.
Le unghie nere
e affilate del prete mi entravano nella carne delle braccia, proprio sulla
pelle ustionata dall’olio bollente che mi è schizzato ieri sul braccio destro
al turno di punizione in cucina.
Continuava a
scuotermi e a gridare, il dolore mi faceva appannare gli occhi di lacrime, ma
non piansi.
Ero così arrabbiato.
Ho sentito di
nuovo quello strano formicolio alle mani, quella sensazione di potere.
D’un tratto la
Bibbia appoggiata sul tavolino accanto a me ha preso fuoco.
Fiamme rosse e
blu alte quasi un metro, che fecero gridare le istitutrici, mentre il prete
cercava di spegnerle buttandoci sopra l’acqua santa della sua bottiglietta.
Ovviamente,
credono che sia stato io, anche se non sanno bene come.
Magari avessero
preso fuoco tutti, l’intero
orfanotrofio, insieme al libro.
Hanno detto che
prenderanno provvedimenti, visto che non voglio collaborare.
“Una punizione
che ti farà passare la voglia di fare scherzi” così han detto.
Evidentemente
hanno capito che le bacchettate con la stecca di bambù non mi fanno più né
caldo né freddo. Ci vuole altro.
Ma io l’ho
giurato: Non riusciranno, a vedermi piangere.
Cap. 12: Vorresti...
Le giornate, alla vecchia Hogwards, passavano veloci come
non mai.
Hermione si rendeva a malapena conto di quello che capitava
attorno a lei.
Passava le sue giornate in una sorta di automatismo, andava
a lezione, studiava, parlava con Sarah e con qualche altra ragazza simpatica.
Ma era come se non esistesse, come se non vivesse veramente.
Quando si prova, anche solo per un attimo, l’ebbrezza della
vera felicità, quella che ti scuote dentro riempiendo le tue vene di pura linfa
vitale, è come se tutto il resto venisse sostituito da un vago,appannato senso
di vuoto. Una esistenza priva di vita, come il guscio vuoto, abbandonato, di
una crisalide .
Da quella mattina all’infermeria, non era più riuscita a parlare con Tom.
Lui non glielo permise.
Ogni volta che era andata a trovarlo al suo letto d’ospedale,
lui dormiva –o fingeva di dormire-, e
lei si era dovuta accontentare di sedersi per un po’ a guardarlo mentre
respirava lentamente sul cuscino, sperando che prima o poi si svegliasse, o si
stufasse di quella pantomima.
Alla fine, si decideva ad andarsene, con una profonda
sensazione di vuoto e delusione nel petto.
L’infermiera diceva che si stava rimettendo in fretta, era
una ragazzo forte, diceva, e che ne aveva viste di peggio.
Quando Hermione le chiese a cosa alludesse, lei si limitò ad
alzare le spalle, e quindi non approfondì l’argomento con ulteriori domande.
D’altronde poteva intuire facilmente a cosa alludesse.
Dopo aver visto le cicatrici che sfregiavano la sua pelle,
sia sulle mani che sulla schiena, e soprattutto dopo aver letto alcune pagine
del suo diario, si era fatta un’idea.
Quel ragazzo era stato sottoposto a ogni genere di punizione
fisica, già dalla tenera età di sei, sette anni.
Hermione si chiese se fosse
per questo che non riusciva a evitare di andarlo a trovare mattina e
sera.
Sapeva che aveva un debole per le ingiustizie, per le
vittime di soprusi , e soprattutto per le cause perse.
Glielo avevano ripetuto più e più volte Ron e Harry, fin dai
tempi della fondazione del C.R.E.P.A.
Eppure, anche se non voleva ammetterlo, c’era qualcosa di
più, qualcosa di molto più grosso e spaventoso della pietà, a spingerla a
pensare a lui sempre, notte e giorno.
Qualcosa per cui, lo sapeva bene, sarebbe dovuta andare
all’inferno.
Dopo il sogno che aveva fatto la notte dopo il loro…
“incidente” , si era imposta di non pensare più al loro bacio.
Si era obbligata con tutte le sue forze di dimenticare
tutto. Lo doveva fare, se non voleva impazzire.
Si era messa a studiare come una matta, non solo sui libri
di scuola, tra l’altro ormai obsoleti e di cui conosceva i paragrafi a memoria,
ma su qualsiasi libro della biblioteca le capitasse a tiro.
Certo, teneva anche sempre un occhio aperto su ogni
possibile “stranezza” o segnale d’allarme. Dopotutto, quello era l’anno in cui
la Camera dei Segreti era stata aperta, e la consapevolezza che un Basilisco si
nascondeva tranquillamente sotto le fondamenta del castello in attesa di essere
liberato non era molto tranquillizzante.
Eppure con Tom ancora in infermeria poteva stare tranquilla, per ora.
Ma quanto sarebbe durata? Ormai era passato più di un mese,
un tempo incredibilmente lungo per una degenza in infermeria. Il veleno di
Avvincino era molto potente, certo. Ci volevano settimane per depurare il sangue
e molti giorni per recuperare le forze.
Mentre pensava a tutto ciò, Hermione sedeva al tavolo dei
Serpeverde, succhiando la punta della penna
tra le labbra.
Era pomeriggio, e la Sala Grande era piena di ragazzi che
ripassavano, o che per lo più chiacchieravano allegramente.
Mancavano poche settimane ad Halloween , e lei in quanto
Prefetto doveva occuparsi dell’allestimento delle decorazioni.
Sarebbe stato tutto molto più semplice se mentre scriveva le
varie idee che le venivano in mente non
ci fosse stato Cam, a infastidirla con le sue occhiate lascive.
Non sapeva da quando fosse iniziata quella storia,forse
dalla cena col Lumaclub che aveva frequentato
lo scorso sabato.
Mentre Hermione si gustava il suo soufflé alla vaniglia e
zenzero, aveva notato due occhi azzurri fissarla, attraverso il ciuffo di
capelli dorati. Non era un occhiata casuale, né uno sguardo casto.
Lei era arrossita e aveva subito abbassato lo sguardo.
Poi aveva sentito sotto il tavolo un piede che si strusciava
sulla sua gamba e aveva fatto un salto all’indietro sulla sedia, alzando la
testa di scatto verso di lui, che le faceva l’occhiolino e si leccava le labbra
sporche di zucchero a velo.
Da allora, anche se lei cercava di evitarlo come la peste,se
lo ritrovava sempre fra i piedi.
Qualsiasi ragazza della scuola avrebbe ucciso per essere al
suo posto, Cam era uno dei più ricchi, arroganti e affascinanti figli di buona donna di Hogwards.
Ma a lei dava solo il vomito. Era una persona disgustosa,
viscida. Poteva percepire il male dentro di lui.
Eppure nessuno sembrava accorgersene. Tutti vedevano il male
in Tom Riddle, era lui, quello da evitare, da temere.
Ma Hermione sentiva che dietro quella facciata gelida e
impenetrabile,dietro la maschera del futuro mago più oscuro di tutti i tempi, forse
si nascondeva solo un orfano spaventato.
Ci doveva essere del buono in lui, dopotutto le aveva
salvato la vita!
“Un penny per i tuoi pensieri!” Sarah si era seduta di
fianco a lei, con il suo sorriso a trentadue denti a illuminarle il faccino
spruzzato di lentiggini color caramello.
Hermione sbuffò.
“meglio pipistrelli vivi o zucche incantate per decorare il
salone?” mentì.
“Hum… tutti e due…” mormorò Sarah tamburellando le dita
sulla pergamena scribacchiata di Hermione.
“Lo sai che Cam Middleton ti sta fissando vero?” aggiunse
con una vocetta sottile ed eccitata.
Dall’altra parte del tavolo, Cam mosse le dita della mano
per salutare, e con le labbrà schioccò
un bacio in sua direzione.
“E tu lo sai che non me ne importa un accidente vero?”
ribattè lei, aggiungendo subito dopo un sorriso per non apparire troppo acida.
Dopo tutto non era colpa di Sarah se a lei invece Cam piaceva da morire.
“Lo so che pensi sia un figo da paura, però…io davvero non
lo sopporto!”
“Un… figo?” mormorò Sarah sollevando un sopracciglio in modo
interrogativo.
Già, Hermione spesso di dimenticava che negli anni quaranta
certi termini non erano ancora in voga, fra gli adolescenti.
“A volte parli davvero strano…comunque non preoccuparti, lo
so che Suor Hermione non si abbasserebbe
mai alle avance di uno dei più belli e affascinanti ragazzi della scuola.”
Hermione stava per sbuffare, ma si trattenne.
“Ah, a proposito di…
“fighi” come dici tu…” continuò Sarah mentre si mordicchiava le unghie
della mano destra. “Lo sai chi è appena ritornato dal quasi-aldilà?”
Stupidamente, Hermione non capì a chi stava alludendo.
“Tom Riddle…” bisbigliò alla fine l’amica, quasi spaventata
dal pronunciare quel nome.
Per un attimo Hermione
sentì una strana sensazione di testa vuota e dolore al petto. Poi si
accorse che aveva smesso di respirare, e prese una bella boccata d’aria per
riprendersi.
Cercando di comportarsi nel modo più disinvolto possibile,
gracchiò un “Ah si?” poco convinto.
A Sarah brillarono
gli occhi. “Lo sapevo! Lo sapevo che ti piaceva!” mormorò piano per non farsi
sentire.
“No!” si affrettò a gridare Hermione. “Non mi piace
affatto.”
“Va bene, come vuoi tu…” disse l’amica con un tono di voce
accondiscendente, come quando di parla con un bambino o con un matto.
“Allora non ti spiacerà se lo invito al ballo di Halloween?”
Hermione quasi non si strozzò con la saliva. “Cosa!!”
“Hey, Hey! Stavo scherzando!” disse Sarah ridacchiando.
“Figurati se io inviterei mai lui al ballo…nessuno lo farebbe. Lo sai com’è…
strano.” Si scostò un ciuffo di spaghetti color carota dal viso.
“Sarà come tutti gli altri anni. Tom non ci è mai andato al ballo, con nessuna. Ed è
meglio così.”
“Fate spesso un
ballo, per Halloween?” Domandò perplessa. Nella Hogward a cui era abituata, non
avevano mai organizzato balli, a parte quello del ceppo.
Ad Halloween il massimo che si poteva fare era il banchetto.
“Si, certo, tutti gli anni. è una tradizione millenaria!”
Ribattè Sarah con gli occhi sognanti.
“Chissà chi mi inviterà quest’anno…”
Tutti gli anni. Tutti gli anni organizzavano una festa con
un ballo per Halloween. E Tom non vi aveva mai partecipato. Non che la cosa la
stupisse.
Eppure si chiedeva come mai la tradizione del ballo di
Halloween non fosse stata mantenuta anche ai tempi moderni.
Forse per qualcosa che era successa durante una di quelle
feste? Qualcosa di terribile,come un omicido?
Hermione non poteva non pensare a Mirtilla, agli enormi
occhi del basilisco che lei aveva visto solo attraverso uno specchio, e che
pure le avevano fatto gelare il sangue.
Proprio mentre le stava venendo la pelle d’oca, sentì una
mano, appoggiarsi sulla sua spalla, e prima di voltarsi un fresco odore di
sapone e spezie le solleticò le narici.
“Dobbiamo parlare.” La sua voce vibrò sulla sua pelle come
una scossa elettrica.
Quando sollevò il viso, vide il volto bianco e liscio di Tom,
dagli occhi stanchi e segnati da occhiaie bluastre, che la fissavano.
Non rispose, non aveva abbastanza fiato in gola per farlo,
come se la sua sola vicinanza le avesse aspirato tutta l’aria dai polmoni. Si
limitò ad annuire, e sentì le sue gambe molli come gelatina alzarsi in modo
autonomo, per seguire il ragazzo che ora procedeva rapido verso l’uscita della sala. Il suo corpo sembrava così robusto e forte, nonostante avesse
passato l’ultimo mese a letto, mentre sfilava fra i tavoli, ignorato da
tutti, come se nessuno volesse incrociare il suo sguardo.
Hermione lo seguì fuori dalla Sala Grande,fino alla
biblioteca ,stranamente deserta visto l’ora.
L’odore di pergamena,legno vecchio e polvere la avvolse come
in un abbraccio, calmandola un poco.
Per un attimo rimase a fissare la schiena di Tom,il silenzio
interrotto solo dai tuoni attutiti di un temporale imminente.
Poi lui si voltò, e il cuore le rischizzò in gola.
“Volevo ringraziarti.” La sua voce era flebile, il suo tono
così diverso dal solito che per un attimo Hermione non lo riconobbe.
“Grazie per avermi
portato in infermeria quella notte.”
I suoi occhi color giada erano fissi alle assi di legno liso
del pavimento.
Hermione era così sorpresa che per un attimo fu come se
avesse perso la parola.
“Grazie?” Balbettò.
“Se non fosse stato per te sarei morto.” Mormorò lui tra i
denti, come se odiasse ammettere a se stesso, quanto doveva essere apparso
debole in quel momento.
“Ma sei tu che mi hai salvato la vita, sei tu l’eroe Tom,
non io!” esclamò con forza Hermione.
Lui ridacchiò amaro.
“Non sono affatto un
eroe,credimi. Tu non mi conosci. Non sai cosa sono capace di fare.Le cose che ho fatto.”
Hermione fissò addolorata la ruga che si formava sulla sua
fronte, una piega di dolore che le strinse il cuore.
“Non ti sei mai chiesta, perché qui tutti mi temono?”
Un bagliore sinistro baluginò nei suoi occhi,facendo rabbrividire
Hermione fino al midollo.
“Perché mi hai salvata?” disse Hermione tutto d’un fiato,
incapace di trattenersi.
La domanda lo prese alla sprovvista.
Per un attimo i suoi occhi si spalancarono in modo
terrificante ed Hermione temeva potesse colpirla o scappare da un momento all’altro.
Si voltò verso la finestra, osservando le gocce di pioggia
che avevano iniziato a scorrere come lacrime sui vetri opachi .
Il bagliore di un lampo illuminò il suo profilo, i suoi
riccioli neri perfettamente pettinati da una parte, il suo naso dritto , la
bocca carnosa e infantile. Poi un tuono rimbombò lungo le pareti di pietra,facendole
tremare la cassa toracica.
“Perché sei la prima persona a cui sembra importi
qualcosa di me.”
La semplicità e la fragilità di quelle parole la
sconvolsero. Nel cervello le apparvero i caratteri di inchiostro impressi sul suo diario con una scrittura infantile, i cupi pensieri e le paure di un bambino abbandonato.
“Oh, Tom…” mormorò facendo un passo avanti per prendergli la
mano, ma lui si retrasse.
“Ma non capisco il perché.” Continuò lui, con voce gelida.
“Perché sei così diversa dagli altri, persino dalle altre
ragazzine stupide e infatuate? Perché mi hai portato all’infermeria quella
notte? Perché venivi sempre a vedere come stavo?Che ti importa di me?”
Il cuore di Hermione sussultò. Allora lui sapeva, la aveva
sentita quando andava a trovarlo. Arrossì pensando a tutte le volte che era
rimasta ore a fissarlo mentre fingeva di dormire.
“Non lo so.” Rispose con un soffio flebile fra le labbra secche.
Ed era la verità. Non sapeva perché aveva fatto quelle cose,
mentre in teoria il suo compito era quello di ucciderlo.
Non sapeva perché anche
in quel momento sentiva
stringersi il cuore,guardando il dolore e la solitudine nei suoi occhi, o perché
mentre lo fissava, bello come un angelo alla tenue luce del cielo grigio, le
sue labbra formicolassero, nell’incalzante desiderio di baciarlo, di sentire
ancora le sue labbra farsi avide e bollenti sulle sue.
Sapeva solo due cose.
Odiava Lord Voldemort. Amava Tom Riddle.
“Io…non lo so. Davvero.” balbettò Hermione mentre il suo
cuore galoppava .
Tom la fissò per un attimo, contraendo la fronte per la
concentrazione .
Poi come niente fosse si voltò e si avviò verso la porta in
silenzio.
“Tom!”
Lui si bloccò sulla porta.
“Vorresti venire al ballo con me?” |
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Capitolo 13 *** Cap 13: Un sole che sorge ***
[zipedit] Ho perso completamente il controllo sul mio vecchio HTML editor... e purtroppo i risultati con il nuovo non sono incoraggianti! Mi spiace ragazze! spero vi piaccia lo stesso il capitolo! Buona lettura!
20 gennaio 1934
Non mi vedranno
mai più piangere, lo giuro.
Non sarò mai
più così debole.
È stato più
forte di me, mi hanno rinchiuso nel vecchio pozzo e ho avuto paura, così tanta
paura da impazzire.
Mi hanno
lasciato laggiù per una notte intera, e non sapevo se mi avrebbero mai fatto
risalire.
Il buio ,la fame,
il freddo e i ratti mi facevano impazzire.
Ho cercato di
arrampicarmi, ma è stato tutto inutile.
Quando mi hanno
tirato su, la signorina Wilks sorrideva.
Rideva della mia paura.
Non sarò mai
più così debole, preferisco morire.
Ma mi
vendicherò. Vedranno di cosa sono capace.
Cap.13 –
“Hai invitato Tom Riddle al ballo? Ma sei
impazzita?!” sbottò Sarah mentre Hermione rimescolava col cucchiaio la sua
zuppa di funghi ormai gelata.
“Sssh!!” le
intimò con un occhiata assassina. “Per le mutande di Merlino!Vuoi che lo sappia
tutta la scuola?”
“Scusa…” bisbigliò l’amica guardandosi intorno
preoccupata. “Ma sul serio sei impazzita? Vuoi finire come Violet? E lui cosa
ha risposto?”
Hermione si morse il labbro inferiore, nervosamente.
“Ha detto che ci avrebbe dovuto pensare”
Quella risposta la aveva delusa e piacevolmente
stupita allo stesso tempo. Certo, non era un sì ma neanche un no!
“Oh cavolo!” esclamò Sarah. “Oh cavolo! Questo vuol
dire… vuol dire che sicuramente un po’ gli piaci! Pazzesco!” ma vedendo lo
sguardo offeso di Hermione subito si affrettò a dire “Voglio dire, pazzesco per
uno come Riddle, insomma, non che tu non possa piacere a un ragazzo Mione! È
lui che è uno strambo!”
Hermione annuì, con un sorriso nervoso sulla faccia.
Non sapeva perché aveva deciso di dire dell’invito a
Sarah, forse aveva semplicemente bisogno confessare a qualcuno le sue colpe. Anche se ovviamente Sarah non sapeva nulla, del motivo per il quale l’invito di
Hermione la rendeva così tremendamente colpevole. Colpevole di tradimento.
“Quindi… Cam è libero? Se Tom accetta,intendo…”
domandò Sarah arrossendo un po’ sulle guance.
“Ma certo, non ho mai avuto intenzione di andarci
con lui!” esclamò Hermione indignata, mentre si alzava dalla sedia.
“Devo andare a studiare per il compito di Pozioni,
ci vediamo più tardi ok?” mentì, mentre salutava l’amica e si dirigeva verso la porta della Sala Grande.
Aveva un disperato bisogno di riflettere. Da quando
aveva rivisto Tom, il pomeriggio, era come se tutta l’ansia e l’agitazione di
quella notte in infermeria l’avesse assalita di nuovo, non permettendole di
pensare ad altro.
Non si era aspettata di essere ringraziata, come non
era stata preparata alla vista di quegli occhi di solito così freddi e apatici
riempirsi di qualcosa… di così vivo e palpitante.
Le sue parole continuavano a suonare nella sua testa
come un disco rotto.
Sei la prima persona a cui sembra importi qualcosa di me.
Davvero non
era mai stato amato da nessuno? Come poteva crescere un bambino completamente
solo e senza amore? Rabbrividì. La sola idea le parve agghiacciante.
Poi le ritornò
alla memoria la follia… l’idea improvvisa e sventata di invitarlo al ballo,che
era lievitata dal suo cervello alla sua bocca senza darle il tempo fisico di
fermarsi.
L’espressione
negli occhi di lui a quella domanda la sconvolsero. Smarrimento, incredulità,
paura persino.
Forse non
avrebbe dovuto farlo. Dannazione non avrebbe dovuto assolutamente farlo!
Cosa
diavolo le era saltato in mente?
Cosa
sperava di ottenere? Un altro bacio?
Al solo
pensiero un brivido le percorse la schiena, e non era un brivido di freddo.
-Oddio
Hermione smettila di comportarti come una ragazzina in preda a una tempesta
ormonale!- si rimproverò mentre si accorse di essersi persa.
A che
diavolo di piano era finita? Diamine! Era stata così assorta in quei pensieri
da aver vagato a vuoto nel castello. Dopo un attimo di smarrimento, però si
orientò. Riconobbe la porta del Bagno dei Prefetti .
Mentre
ammirava gli intarsi dorati sul pomello della porta, un’idea lentamente si fece
strada nella sua mente. Visto la piega che avevano preso i suoi pensieri su
Riddle, avrebbe avuto bisogno di una doccia fredda, ma anche un bel bagno caldo
probabilmente avrebbe disteso i suoi nervi.
Aveva sempre
adorato quel bagno, dai tempi in qui era stata prefetto alla vecchia-futura-
Hogwards.
Dopotutto
le avrebbe fatto bene rilassarsi un po’ nell’acqua calda e profumata, prendersi
una mezz’ora tutta per se, senza pensare a nulla.
Oltretutto a quell’ora tutti erano a cena, non
sarebbe stata disturbata da nessuno.
Così si fece coraggio, disse la parola d’ordine,
“Uva Fragola” -che le era stata rivelata da Lumacorno la prima settimana di
scuola - alla statua di Boris il Basito,prese un bel respiro ed entrò.
Il bagno era identico a come la ricordava, una sala
meravigliosa, interamente in marmo bianco, con un' enorme vasca rettangolare
posta al centro della sala circondata da almeno un centinaio di rubinetti in
oro. Hermione si chinò ad
aprire una decina di rubinetti dai quali iniziò a sgorgare acqua mischiata a
diversi tipi di bagnoschiuma,ognuno di un colore e un profumo diverso : viola
,glicine, gelsomino, ambra…
In men che non si dica
l’aria si saturò di vapore profumato e bolle di sapone, ed Hermione cominciava già a rilassarsi.
Si sfilò la divisa
ripiegandola accuratamente e appoggiandola di fianco alla pila di asciugamani
candidi e soffici.
Poi, si immerse nella
vasca ormai quasi piena, e il contatto dell’acqua calda al punto giusto la fece
sospirare di piacere.
Chiuse i rubinetti e si
immerse del tutto nell’acqua, nuotò un
poco in apnea e riemerse con il fiato corto, sentendosi veramente rigenerata.
Avrebbe dovuto andarci prima, si disse.
Mentre giocava con la
schiuma colorata si rilassò ammirando il dipinto della bellissima sirena che
dormicchiava pacifica.
Stava quasi per
rituffarsi sott’acqua quando un rumore le fece andare il battito a mille. C’era
qualcuno nella stanza?
“Ciao Granger, ti
spiace se mi unisco a te?L’acqua sembra deliziosa.”
Hermione rabbrividì.
Era la voce di Cam.
“Sai, ho visto che
uscivi come una furia dalla Sala Grande, e mi chiedevo dove andassi di tutta
fretta. Così ti ho seguito. Non credevo ne sarebbe valsa …così tanto la pena.”
Mormorò allusivo studiando attentamente il corpo di Hermione, che lo fissava
sgomenta dalla vasca.
Improvvisamente conscia
della sua nudità Hermione arrossì e si immerse nella schiuma più che poteva.
“Vattene Cam!” Gridò in preda all’isterismo.
“Come sei entrato qui?Non
sei un prefetto!”
Lui ridacchiò e si
avvicinò al bordo della vasca con un’espressione maliziosa e arrogante sul
viso.
“Già, è una gran
fortuna che questo posto sia aperto anche ai Capitani delle squadre di Quidditch, non
credi? Una fortuna per te intendo… “ concluse con fare allusivo, mentre si
sfilava il maglione e si allentava la cravatta.
“Ma è il bagno delle
donne!” Controbatté Hermione ,sempre più nervosa.
“Già, è quello che
affermava anche quel babbeo di Boris…l’ho visto un po’ “basito” quando gli ho
chiesto di entrare!” Mentre rideva da solo alla sua stupida battuta si pettinò
indietro il ciuffo di capelli biondi, con una mossa studiata e collaudata per
affascinare le ragazze.
“Ovviamente ho dovuto
ricordargli chi fosse mio padre, per convincerlo.” continuò mentre lentamente
si slacciava i bottoni della camicia e rimaneva a petto nudo.
Hermione distolse
subito lo sguardo. Se sperava che sarebbe rimasta a fissare i suoi muscoli
sospirando languida, come una delle stupide ragazzine che gli sbavavano dietro,
si sbagliava di grosso.
Cam si chinò sul bordo e allungò una mano per
immergerla nell’acqua, pericolosamente vicino ad Hermione.
“Si sta raffreddando…vuoi
che entri a tenerti calda?” sussurrò alzando un sopracciglio con fare da
sbruffone.
Le guance di Hermione
assunsero una tonalità vermiglia preoccupante,mentre goffamente si allontanava
spostandosi nell’altra parte della vasca coprendosi il petto nudo con le
braccia.
“Vattene o giuro che mi
metto a urlare.” Sibilò.
Lui scoppiò in una
fragorosa risata. “Sono tutti in Sala Grande, ad almeno quattro piani di
distanza,chi credi che ti sentirebbe?”
“Io.”
La voce che era
risuonata nel buio dell’ingresso era roca e fredda come il ghiaccio, ma
Hermione nell’udirla non potè che provare una sorta di sollievo.
Cam si voltò di scatto,
con tutti i muscoli del corpo irrigiditi.
“Riddle. Che diavolo ci
fai qui?”
Tom, immobile sulla porta
di ingresso non rispose.
Cam sogghignò. “Loquace
come al solito eh? Vattene mezzosangue.Non c’è niente che ti possa interessare
qua dentro. Tornatene a parlare ai tuoi serpentelli.”
Tom rimase in silenzio, ma Hermione vide il guizzo
del muscolo della sua mascella che si contraeva.
Sembrava combattuto,
come se stesse vivendo un duello interiore.
Poi, come se fosse
arrivato alla conclusione che quello non era davvero affar suo, si voltò verso
la porta.
“Tom!” gridò Hermione.
Avrebbe voluto
chiedergli aiuto, ma non trovò le parole.
Non la avrebbe mai
aiutata. Che cosa si aspettava? Il fatto che una volta l’avesse salvata non
significava nulla.
Nulla. Lei non era nulla
per lui. Lui era Voldemort. E Voldemort amava solo se stesso.
A quel pensiero un
singhiozzo le uscì dalle labbra e quel
suono risuonò sulle mattonelle appannate di condensa.
Tom si voltò . I suoi
occhi avevano lo stesso colore del mare prima della tempesta.
“Ti sta importunando,
Hermione?” disse , con un tono stranamente calmo e pacato.
“Non ti riguarda
Riddle. Vattene.” Hermione notò che a Cam, nonostante le parole arroganti ,tremava
la voce. Anche lui aveva paura di Tom. Ma forse non ne aveva abbastanza.
Hermione vide il viso
dell’erede di Serpeverde trasformarsi in una maschera di odio e ferocia. Non l’aveva
mai visto così e una morsa di paura le strinse il petto.
I suoi occhi erano
spalancati e folli d’ira, e Hermione si chiese se avessero potuto uccidere un
uomo solo fissandolo.
Poi tutto accadde
velocemente.
Hemione vide la mano
destra di Tom muoversi sotto il mantello ma Cam aveva già sfoderato la sua
bacchetta dalla tasca dei pantaloni.
Hermione gridò a Tom di
stare attento, ma in quell’istante la sua voce venne sovrastata dalle grida dei
due ragazzi e un lampo di luce rossa la accecò.
“STUPEFIC…” “EXPELLIARMUS!”
La bacchetta di Cam
volò in aria e venne gettata a una decina di metri da lui.
Lui cadde a terra disarmato, mentre Riddle lo
sovrastava , puntando la bacchetta alla sua gola.
Cam alzò il viso,
terrorizzato ed Hermione poteva sentire il suo respiro accelerato dalla paura.
Gli angoli della bocca
di Tom si piegarono in un sorriso crudele.
“CRUCI…” aveva iniziato
a gridare, ma l’incantesimo cruciatus venne interrotto dalle grida di Hermione.
“Non farlo Tom! Ti
prego !!”
Tom si voltò verso di
lei e questo bastò a distrarlo, Cam con
un balzo gli saltò al collo, disarmandolo.
“Ti ammazzo lurido
bastardo!” Gridava Cam stringendo l’avversario alla gola. Probabilmente Tom non
avrebbe avuto problemi a difendersi, in condizioni normali, ma Hermione vide
con orrore la sua mano stringersi il fianco,proprio dove l’aveva morso l’avvincino.
Un gemito di dolore
fuoriuscì dalle sue labbra mentre una smorfia di sofferenza deformava il suo
volto. “Tom!” esclamò Hermione terrorizzata.
Senza farsi vedere da
Cam, che comunque era troppo fuori di sé per accorgerse, Hermione si sporse sul
bordo e raccolse la bacchetta di Tom. “LEVICORPUS!”
In un attimo il corpo
di Cam era appeso in aria e Tom si rialzava faticosamente.
Hermione lasciò cadere
a terra il suo assalitore,che avvilito e frustrato imprecò.
Tom riprese dalle mani
tremanti di Hermione la sua bacchetta e la puntò contro Cam , ma non concluse
la maledizione che prima aveva inziato.
Lo fissò adirato e gli
intimò di andarsene.
“Ve ne pentirete, tutti
e due!” sibilò lui, ma poi girò i tacchi e fuggì dalla porta.
Tom riprese fiato, ma si piegò di nuovo in due
gemendo dal dolore, la fronte imperlata di sudore.
“Tom!” Gridò Hermione preoccupata. “Stai bene?”
Lui si raddrizzò,
riprendendosi, e si voltò verso di lei.
E accadde.
Quando i suoi occhi
incontrarono quelli di Hermione una strana luce,limpida e bellissima, illuminò
il suo sguardo.
Le sue labbra si mossero
piano, gli angoli della sua bocca di sollevarono in un sorriso timido e dolce.
Era la prima volta,che
Hermione lo vedeva sorridere.
Certo, tante volte
aveva riso, o sogghignato con arroganza e spregio.
Ma questo era diverso,
questo sorriso assomigliava al sole che sorge fra le nuvole dopo un temporale,
aveva un calore che Hermione non aveva mai visto in nessun sorriso.
Eppure, come il sole si
nasconde in fretta dietro un'altra nuvola, anche il suo sorriso non durò che un
battito di ciglia.
E un’arcana angoscia
prese il suo posto, mentre i suoi occhi si abbassavano a terra, senza più luce.
Hermione era così
sconvolta che rimase immobile, muta.
Tom si mosse verso la
pila di asciugamani puliti e gliene porse uno.
Come risvegliandosi da
un coma, riprese coscienza della situazione imbarazzante in cui si trovava, e
arrossì, afferrando in fretta l’asciugamano che lui le porgeva.
Tom di voltò per
permetterle di uscire dalla vasca e di avvolgersi con il telo.
La stanza era immersa
nel silenzio, rotto solo dal rumore delle goccioline di acqua che cadevano dal corpo
e dai capelli fradici di Hermione.
“Grazie Tom. Se non
fossi arrivato tu…”
Vide i muscoli delle
braccia di Tom irrigidirsi.
“Non avrei mai permesso
a quel viscido verme di toccarti.” Sibilò ancora di spalle.
Poi si voltò e si
avvicinò a Hermione , ancora grondante gocce d’acqua e avvolta solo da un
minuscolo asciugamano che a malapena le copriva le coscie. Il suo sguardo era come una carezza rovente,
che lentamente scorse dai suoi occhi al suo corpo, per poi soffermarsi alle sue
labbra.
Hermione sentì dentro
di sé riaccendersi il fuoco che da un mese la divorava, consumandola
lentamente.
“Tom…” mormorò, solo
per assaporare la sensazione del suo nome sulle labbra.
A quel suono lui sembrò
ridestarsi da un sogno, e la fissò spaventato negli occhi.
“è tardi. Faremo meglio
a tornare al dormitorio.” Disse con voce spenta, voltandosi.
Hermione avrebbe voluto
fermarlo. Avrebbe voluto afferrargli la mano e stringerlo a sé.
Avrebbe voluto fare un’infinità
di cose che non era lecito neanche immaginare,ma non potè fare altro che
annuire e attendere che lui uscisse per rivestirsi. |
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Capitolo 14 *** Cap 14 : Kisses and tears ***
[zipedit] Ciao ragazze! Lo so, sono imperdonabile per il ritardo, ma davvero non riuscivo a scrivere nulla di decente, quindi ho aspettato che l'ispirazione arrivasse... ...e alla fine è arrivata! (meno male!) Ancora grazie per la pazienza con cui aspettate i miei porci comodi (o i porci comodi della mia vena poetica...'sta infame) e per i bellissimi commenti!
Buona lettura!!! :)
Dal diario di Tom Orvoloson Riddle: 20 Agosto 1938:
Oggi è accaduto
qualcosa di straordinario.
È arrivato un
uomo all’orfanotrofio e chiedeva di me.
Ho subito
pensato si trattasse di un dottore, perché da un po’ di tempo le istitutrici
sussurrano fra di loro sul mio presunto “problema di sanità mentale”.
L’uomo è stato
stranamente gentile con me, ma non mi fido lo stesso.
Non mi posso
fidare di nessuno.
Ad ogni modo,
quello che mi ha detto è stato incredibile, anche se in parte l’ho sempre
saputo.
Io ho dei
poteri, poteri magici, e quell’uomo lo sapeva.
Sa che sono
diverso.
Ha detto che
anche lui era “diverso”, come me.
Io non gli
credevo,fino a quando non ha appiccato il fuoco, avvolgendo il mio armadio
nelle fiamme con la sola forza del pensiero. Magia, così l’ha chiamata. Io lo
chiamo potere.
Ha detto che
vuole farmi frequentare una scuola, Hogwarts.
Non ho nemmeno
considerato l’idea di rifiutare. Qualsiasi cosa, pur di uscire da qui.
E se davvero
quello che ha detto l’uomo è vero, se davvero questa scuola può insegnarmi a
controllare i miei poteri…ah, Dio sa quanto potrei diventare grande!
Sicuramente , per
essere quello che sono, uno dei miei genitori doveva essere un mago, e io sono
certo che si tratti di mio padre. Non può essere stata mia madre, perché se
avesse avuto poteri magici non sarebbe morta come un cane, abbandonandomi in
questo inferno.
No. Deve essere
mio padre. E se anche lui ha frequentato questa scuola, troverò qualche notizia
su di lui.
Lo troverò, e
vendicherò mia madre, per averla abbandonata. Lo ucciderò, per avere
abbandonato entrambi. Non avrò pace finchè non l’avrò trovato.
Cap 14: Kisses and tears
“Per l’ennesima volta, Julia, non possiamo far entrare dei
veri Folletti della Cornovaglia nel salone! Farebbero un caos assurdo e a
questo già ci pensa Pix ogni anno!”
La ragazzina mora, prefetto dei Corvonero abbassò il viso
delusa mentre la sua idea veniva bocciata con impazienza dal prefetto di
Tassorosso, Tom Ravenwood.
“Potremmo far scendere una pioggia di mais candito allo
scoccare della mezzanotte” propose Mark Tunderwall mentre Hermione
scribacchiava distrattamente sulla sua pergamena. “Che ne pensi Hermione?”
“Cosa?”
A sentire il suo nome Hermione alzò di scatto il
capo,lasciando cadere a terra distrattamente la sua piuma appena intinta nel
calamaio, che schizzò di inchiostro nero le scarpe di una ragazza dei
Grifondoro.
“Oh!Scusa Rose!” mormorò Hermione sentendosi una completa
idiota. Tirò fuori la bacchetta ed effettuò un incantesimo Gratta e Netta,
mentre la ragazza le sorrideva
comprensiva.
“Non fa niente” mormorò la biondina. “Non fosse stato per te
Hermione, saremmo stati costretti a far venire Riddle alla riunione sulle
decorazioni per la festa, quindi te ne siamo infinitamente grati!”
Hermione sentì come un nodo bloccarle la bocca dello
stomaco.
Sapeva che non era colpa loro, se odiavano tutti i Serpeverde,
e in particolare mister Faccio-venire-la-pelle-d’oca-Riddle.
Eppure quel commento non faceva che incrementare il suo
senso di compassione per Tom. Perché nessuno riusciva a vedere quello che era
in realtà, un ragazzo triste e solo ?
Eppure lei lo vedeva. Dietro quella facciata di oscura
indifferenza, si celava un ragazzo sensibile e ferito.
Aveva passato abbastanza serate a leggere il suo diario di
nascosto, per sapere quante pene e ingiustizie aveva subito, e se questo non
bastasse , il suo comportamento la sera prima la aveva piacevolmente stupita.
Non solo la aveva salvata da quel viscido di Cam, ma non
aveva eseguito la maledizione Cruciatus.
E la cosa più incredibile, era che non la aveva eseguita perché
glielo aveva supplicato lei.
Un fiore di speranza le era nato nel petto. Perché quel
gesto, per la prima volta da quando lo aveva conosciuto, aveva portato alla
luce la sua umanità. Beh, anche quando la aveva ringraziata nella biblioteca per
la verità, Tom le era parso diverso, cambiato.
“Forse dovreste essere più comprensivi con lui. Nessuno gli
ha mai offerto una mano d’amicizia dopotutto.”
Il rumoroso gruppetto di ragazzi si azzittì all’istante,
proprio mentre stavano discutendo le decorazioni delle lanterne, e si voltarono
tutti con occhi spalancati in sua direzione.
“Cosa?!” Mormorò un ragazzo moro che Hermione riconobbe come
suo compagno di banco a Rune Antiche.
“Stai scherzando spero! Se qualcuno osasse avvicinarsi
quello psicopatico gli lancerebbe una maledizione Imperius, nella migliore
delle ipotesi!”
Tutti gli altri annuirono e iniziarono a raccontarsi le
storie di fantomatici “incidenti” accaduti a varie ragazze della scuola.
Forse avevano ragione loro. Forse il ragazzo incompreso e
dolce che lei vedeva in Riddle era solo un’invenzione della sua testa. Perché era
troppo innamorata di lui per vedere la realtà.
Hermione arrossì e si pentì amaramente di aver parlato.
Cercò inutilmente di
cambiare discorso,quando un’affermazione di Julia le fece venire la pelle d’oca.
“Sapete come fa, con le ragazze che sono abbastanza pazze e
stupide da corteggiarlo?” Sussurrò come se stesse rivelando un segreto
terribile e agghiacciante. Il resto dei ragazzi la ascoltava rapito, il
silenzio rotto solo dalla pioggia che batteva sui vetri della biblioteca.
“Prima le incoraggia, fa credere loro di provare interesse
nei loro confronti, tipo con sorrisetti
e moine. Poi ci gioca come il gatto col topo. Le poverine ci cascano come pere
mature, si innamorano come idiote.”
“Beh,Non c’è da stupirsi! È bello come un dio!” commentò con
una risatina una ragazza riccia rompendo la tensione, mentre tutti i ragazzi si
voltavano verso di lei guardandola male.
“Che c’è?” domandò lei arrossendo, quindi Julia proseguì nel
suo racconto.
“Poi le attira nella sua trappola, come un serpente attira
nella sua tana le prede. Le convince a
venire con lui in un posto tranquillo, senza testimoni.” Sussurrò, mentre tutti pendevano dalle sue
labbra.
“E poi?” balbettò la ragazza dei Corvonero.
Julia la guardò compiaciuta, come crogiolandosi dell’atmosfera
spaventosa e intrigante che aveva creato.
“Poi… la ragazza finisce al San Mungo, o in infermeria nella
migliore delle ipotesi. Mi hanno detto…”
Hermione si sentì il cuore pesargli nel petto come un
macigno, e gli occhi iniziarono a pizzicarle furiosamente.
Si alzò bruscamente dalla sedia e corse fuori dalla stanza
con la borsa sotto il braccio, mentre tutti la guardavano ad occhi spalancati.
Non riusciva distinguere bene le voci che la chiamavano, non
riusciva a sentire più niente se non il dolore.
Possibile che fosse tutto vero? Era caduta anche lei in
quella trappola come una stupida ragazzina del primo anno?
Mentre le lacrime che le scorrevano sulle guance si
tramutavano in singhiozzi violenti, le sembrò di non riuscire più a respirare.
Aria. Aveva bisogno di aria.
Si precipitò verso il portone di ingresso e corse fuori.
Il freddo era pungente, e la pioggia gelida sulla pelle la
fece tornare alla realtà, calmandola un poco.
In giro non c’era nessuno, era quasi ora di cena e tutti
erano dentro, al caldo.
Camminò a lungo sotto la pioggia, ma poi si fermò, sotto un
salice,senza sapere dove andare.
Voleva così tanto tornare a casa, nel futuro. Voleva che
Harry le parlasse, le desse dei consigli con la sua voce rassicurante e
sincera. Voleva che Ron cercasse di consolarla, dicendo invece qualche
fesseria.
Ma non poteva tornare, perché il futuro che l’aspettava era
forse ancora più orribile del presente.
Voldemort avrebbe distrutto tutto, la guerra che si
accingevano a combattere contro le forze del male era persa in partenza.
Crollò a terra, affondando le dita nell’erba bagnata e
inzaccherandosi i vestiti già fradici.
Tremava come un pulcino,ma non riusciva a trovare la forza
per tornare al castello, perché significava anche affrontare la realtà, cioè
accettare il suo fallimento, su tutti i fronti.
Le lacrime e la pioggia si mescolavano sul suo viso, quando
sentì una mano calda posarsi sulla sua spalla, come una carezza rassicurante.
Nella confusione dei suoi sentimenti, si illuse, convinta
che si trattasse di Harry, e strinse a sé la mano, appoggiandovi la guancia
calda di pianto.
Solo dopo un istante si rese conto che non poteva essere
lui, e si voltò .
Attraverso la nebbia delle sue lacrime,due occhi stupiti e
indifesi la fissavano, incredibilmente vivi e profondi. Tom.
“Tutto bene?” La sua voce era così diversa dal solito, quasi
tremante.
Il cuore di Hermione batteva come un pazzo contro le sue
costole.
All’improvviso non le importava più niente, né di quello che
dicevano gli altri su di lui, né del pericolo a cui andava incontro.
Finchè lui l’avesse guardata in quel modo, nulla poteva importarle.
Hermione annuì, mentre la testa le si faceva leggera, e sognava
che il tempo si fermasse, bloccandosi in quell’istante per sempre, senza
conseguenze, senza più lacrime e paura, senza futuro.
Non riusciva e non voleva dire nulla, aveva paura che se
avesse detto qualcosa, lui sarebbe cambiato come all’infrangersi di un
incantesimo, tramutandosi di nuovo in un essere freddo e senz’anima.
Sbattè le palpebre per eliminare il velo di lacrime che le
impediva di vedere l’unica cosa che voleva vedere: Tom Riddle, che la guardava
come un cieco che vede il cielo per la prima volta.
Poi qualcosa di tremendamente sbagliato ma al contempo
dannatamente giusto accadde.
Tom si inginocchiò a terra davanti a lei, e l’abbracciò.
Sembrava che il suo calore la avvolgesse da ogni angolo, e
lei voleva affondare nel suo abbraccio, annegare in lui.
Sentì la sua guancia calda contro la pelle del collo, il suo
respiro affannato nel suo orecchio.
“Hermione…” mormorò stringendola ancora più stretta.
Sentiva il calore del suo petto attraverso la stoffa bagnata
della divisa, il suo cuore batteva veloce, all’unisono con il suo.
“Tom.” Sussurrò lei mentre intrecciava le dita fra i suoi
capelli scuri e grondanti acqua.
Al suono della voce di lei, Tom tremò, e le prese il viso
fra le mani.
Il suo sguardo era scuro e agitato come il mare in tempesta,
e lei sapeva che non poteva salvarsi dal suo sguardo, non poteva salvarsi da
quello che stava per accadere.
Chiuse gli occhi e sentì le sue labbra calde e morbide sulle
sue. Sapeva di pioggia, e profumava come il bosco bagnato attorno a loro.
Le sue labbra non erano più immobili e gelide e nemmeno
focose e arroganti,come il loro primo bacio.
La baciava delicatamente, con una dolcezza che Hermione non
aveva mai sperimentato, in nessuno dei suoi baci precedenti.
Una scossa elettrica percorse la sua spina dorsale, ed Hermione
si spinse contro di lui,stringendogli le dita nei capelli, perché voleva di
più, voleva sentire Tom fino in fondo, voleva baciarlo come aveva sempre
voluto, morire nel suo abbraccio. Le sue labbra aprirono quelle di lui,
cercando assetate il tocco della sua lingua. Tom emise un gemito, e come una
scintilla che scatena l’inferno,il bacio divenne di fuoco.
Hermione non poteva sentire più nulla tranne Tom, le sue
labbra che si muovevano voraci sulle sue, il tocco sublime e febbrile della sua
lingua e il suo respiro caldo in bocca, le sue mani bagnate che le
accarezzavano il viso, e il suo cuore che le pulsava nelle orecchie come se
fosse lì lì per esplodere.
Era così felice che non capì perché un singhiozzo le
scuoteva il petto e le lacrime le scendevano sulle guance.Ma poi si rese conto
che non era lei che stava piangendo, ma Tom.
Eppure non interruppe il bacio, che invece divenne ancora
più disperato, come se interrompendolo sarebbe potuto morire soffocato, come un
pesce fuori dall’acqua.
La baciava piangendo, con una tale passione e disperazione
che Hermione si sentì il cuore scoppiare d’amore mentre le lacrime e le
goccioline di pioggia si mescolavano sulle sue guance.
“Hermione…” mormorò sulle sue labbra con voce rotta.
Lei non ce la faceva più, gli prese i viso fra le mani e lo
scostò per guardarlo negli occhi.
Doveva vederlo, doveva vedere il ragazzo di cui si era
innamorata, quello che era fin troppo spesso nascosto dietro una maschera.
“Non capisco cosa mi sta succedendo…” Mormorò lui disperato
mentre Hermione lo guardava con il cuore a pezzi.
Era lei che gli provocava un tale dolore?
“Dio Hermione! Io…credo di stare impazzendo!”Si morse le
labbra nervoso, mentre Hermione lo fissava ancora con il fiato corto dopo il
bacio.
“Non posso smettere
di pensarti. Non riesco a mangiare, non riesco a dormire. Continuo a seguirti
dappertutto. È assurdo. E adesso guardami!” Gridò furioso.
“Mi ero giurato, che non avrei mai più pianto.” Aggiunse scuotendo la testa e socchiudendo gli
occhi.
“Non so più chi sono.”
Hermione si sentì stringere il cuore, di tristezza ma anche
di gioia.
Tom stava male, perché aveva paura. Aveva perso la sua corazza, la dura armatura
che si era costruito in sedici anni di solitudine e odio, aveva appena
dichiarato di provare qualcosa per lei, e questo lo rendeva vulnerabile. Ma lei
non gli avrebbe mai fatto del male, mai.
“Tu sei Tom. E sei la persona più intelligente, dolce e in
gamba che io conosca.” Rispose lei, accarezzandogli una guancia. Il suo sguardo
baluginò attraverso le ciglia umide di lacrime, pieno di speranza.
Nella sua vita non aveva mai avuto nessuno che si prendesse
cura di lui. Ora l’avrebbe fatto lei.
“anche per me è lo stesso Tom. Ho paura. Ho paura perché non
posso fare a meno di pensarti continuamente. Ho paura perché quando prima mi
hai baciato ho pensato che se fossi morta in quell’istante non me ne sarebbe
importato niente.”
“Ma io non posso!” mormorò lui disperato . “Io ho…dei piani
da eseguire, dei giuramenti da mantenere, che ho fatto a me stesso! Non posso
farmi coinvolgere così…”
Hermione tremò. Sapeva bene i piani a cui si riferiva, e
avevano tutti a che fare con morte, vendetta, dilaniazione della sua anima in sette
parti e dannazione eterna.
Non poteva lasciarglielo fare. Doveva impedirlo, a tutti i
costi.
“Potresti provare.” Sussurrò, bianca in volto. “Prova a
lasciarti amare Tom. Se poi scopri che non ne vale la pena, potrai tornare ai
tuoi piani iniziali. Ma dammi la possibilità di farti provare.”
“Provare…cosa?” sussurrò lui confuso, come ipotizzato dalle
sue labbra.
“Questo.” Mormorò lei accarezzandogli il viso e baciandolo
dolcemente sulla guancia, sul mento, sulla fronte.
“Questo.” Disse un secondo prima di baciarlo sulle labbra
tremanti.
Lui si irrigidì e si discostò da lei, fissandola indeciso e
mordendosi furiosamente il labbro inferiore.
Poi però i suoi occhi ebbero un lampo e le sue labbra si
piegarono in un sorriso.
“Oh, al diavolo!” e la riafferrò per baciarla. |
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Capitolo 15 *** Cap 15:Pelle di serpente ***
[zipedit] Ciao ragazze! Eccomi qui col nuovo aggiornamento! Siamo nella fase "tenera" della storia, e spero di non essere stata troppo zuccherosa, d'altronde sono una romanticona, e Tom in versione "cucciolosa" mi piace troppo *__* .Ad ogni modo sappiate che presto accadranno fatti ed eventi imprevisti che sconvolgeranno i protagonisti, quindi non temiate che la storia si trasformi in una stucchevole smancieria da "donnicciole" (che termini ottocenteschi! XD ) che presto ci saranno morti (non dei protagonisti, tranquille) , sangue e ... beh lo scoprirete!
Buona lettura!
Cap 15: Pelle di serpente
Era tornata al castello insieme a Tom verso le otto di sera,
entrambi bagnati fradici dalla pioggia, ma ad Hermione non importava, non
provava freddo, ma una soffice sensazione di calore e formicolio in tutto il
corpo.
Sentiva ancora l’ardore dei suoi baci sulle labbra, il
profumo di Tom sulla sua pelle.
Non avevano più parlato, lasciando ai loro sguardi e sospiri
quel compito.
Hermione si sentiva viva, più viva, felice e elettrizzata di
come non era mai stata prima.
Aveva letto spesso dell’amore, di come la gente perdesse la
testa e si sentisse leggera come se camminasse a due metri da terra, ma aveva sempre creduto che quelle storie fossero
esageratamente romanzate, che sentimenti così forti non potessero davvero
nascere nella vita di tutti i giorni.
Si sbagliava.
Non era affatto preparata a quella sensazione di felicità irrazionale
e folle, a quell’impulso irrefrenabile che provava di toccare Tom, di accarezzare
con le punte delle dita i suoi lineamenti cesellati e le sue labbra umide,
gonfie e arrossate dai baci, di sfiorare con le labbra la sua pelle liscia e
febbricitante, ovunque, dagli zigomi sottili, alle palpebre ornate dalle ciglia
scure e imperlate di pioggia, all'attaccatura dei capelli sul retro del suo
collo. Era come se il suo profumo la ubriacasse, quel profumo di spezie ed erba
bagnata che emanavano i suoi capelli fradici, che si appiccicavano alla sua
fronte e che erano così soffici e sottili fra le sue dita.
Il cuore le aveva battuto così in fretta e così a lungo che
temeva non sarebbe più stato lo stesso, che il ritmo non sarebbe più tornato
normale.
Non sarebbe voluta più andare via dal piccolo rifugio sotto
il salice, dove l’erba sotto le sue ginocchia nude era soffice e l’aria fresca
e frizzante di pioggia.
Eppure erano dovuti
tornare, perché come aveva fatto notare Tom, stava calando la notte, e la
punizione per chi non tornava nei dormitori entro l’ora stabilita poteva essere
dura, arrivando anche all’espulsione.
Così ora Hermione si girava senza pace nel letto,incapace di
prendere sonno, così agitata da avere l’impressione di prendere fuoco insieme
alle lenzuola, mentre la mente ripercorreva senza tregua quei minuti di
paradiso e follia.
Doveva essere molto tardi, quasi mattina. Le sembrava un
eternità che era rinchiusa nella stanza del dormitorio delle ragazze.
Non aveva mangiato e si sentiva la testa leggera, e per un
attimo le parve di sentire una voce, delicata e sospirata come un alito di
vento.
Le venne un brivido, perché quella voce era troppo familiare,
la aveva udita così tante volte nei suoi sogni.
Si alzò, scese piano le scale e vide Tom in sala comune, su una
poltrona di raso rossa.
Fra le mani bianche e affusolate teneva un serpente, e lo
accarezzava con delicatezza, come se fosse stato delicato come un guscio d’uovo.
Un flash back la fece tornare al ricordo della sua prima
sera, a Hogwards, quando aveva sorpreso Tom uscire di nascosto dalla sala
comune. Il ricordo le provocò inaspettatamente un brivido. Non sapeva ancora
quello che Tom combinava quando usciva di nascosto o non partecipava alle
lezioni.
Ma non appena Tom si voltò verso di lei e i suoi occhi si
accesero della stessa luce che avevano avuto per lei quella sera nel bosco, il
brivido le scivolo via, come una seconda pelle inutile e ingombrante.
Tom le sorrise, e le sue guancie si fecero più scure. Ma
forse era l’effetto del calore del fuoco del camino.
“Ciao.” Sussurrò.
Hermione rispose con un cenno della mano, e gli sorrise a
sua volta.
“Ciao.Non riuscivo a dormire.” Mormorò Hermione,
avvicinandosi con cautela.
“Neanche io.” Rispose Tom, con un sorriso di intesa.
Il serpente si avvolse ancora più stretto sul suo braccio,
come se fosse agitato, e Tom gli sussurrò qualcosa in serpentese, le parole che
uscivano dalle sue labbra erano pronunciate con tanta dolcezza che a Hermione fecero
pensare che si stesse rivolgendo a un gattino appena svezzato, e non a un
pericoloso serpente. Alle sue parole l’animale si calmò.
“Cosa gli hai detto?” domandò Hermione affascinata.
Tom inarcò le sopracciglia, come stupito dal suo interesse.
“Le ho detto di non avere paura, che sei un amica e non le avresti fatto del male.”
Hermione spalancò la bocca incredula. Questo lato di Tom
Riddle, così tenero e affettuoso era del tutto nuovo e inaspettato.
“Io fare del male …a lui?” balbettò a quell’idea comica.
“è solo un cucciolo” rispose Tom del tutto serio. “è molto
più spaventata lei di te, che il contrario, te lo posso assicurare.”
Hermione sorrise, anche se dubitava seriamente delle sue
parole.
“Vuoi accarezzarla?” le domandò lui,fissandola negli occhi.
Hermione esitò. Poi, lentamente annuì e si avvicinò cauta
all’animale, mentre Tom sussurrava in serventese parole sconosciute, ma con un
tono calmo e rassicurante.
Quando la sua mano toccò la pelle del rettile, Hermione
sussultò. Era stranamente morbido e caldo,e non era affatto viscido come se lo
aspettava, ma asciutto, e stranamente piacevole al tatto.
Il serpente la osservava, con i suoi piccoli occhi neri come
l’inchiostro.
“Come si chiama?” bisbigliò Hermione, avendo paura di
innervosire la bestia parlando a un tono di voce troppo alto.
“Nagini.” Rispose Tom, nei suoi occhi brillava una luce calda,
come quella di un padre che parla del proprio bambino.
“è il tuo serpente?”
“Si può dire così. Ma non l’ho comprato. È stata lei a
trovarmi.”
“è una femmina? ” le sembrava strano come parlava del
serpente, come se fosse stato una persona.
Tom annuì. “è con me
dal primo anno, a volte…” continuò abbasando lo sguardo sul serpente
aggrottando la fronte. “A volte credo sia l’unica che mi capisca veramente. A
lei posso parlare per ore senza mai stancarmi. E lei mi ascolta. Sempre.”
Hermione rimase a fissare il serpente- o la serpentessa- accarezzare con le sue spire il collo di Tom, mentre
i suoi occhi piccoli e intelligenti fissavano il suo padrone, era come innamorata,
incantata da lui.
Dopo un attimo di silenzio Tom si alzò e si avvicinò al terrario,
per depositare delicatamente Nagini sul ramo di legno adagiato sulla sabbia al
di là del vetro. La salutò nella lingua che solo loro potevano capire e chiuse
il coperchio .
“Tom, volevo chiederti una cosa”. Disse Hermione torcendosi
le mani in un’improvviso moto di nervosismo.
Senza più il serpente a dividerli, percepiva fin troppo
chiaramente la sua presenza, a pochi metri da lei e si era resa conto che erano
soli, nella sala comune nel bel mezzo della notte.
Anche se fino a poche ore prima non avevano fatto altro che
assaporarsi a vicenda pelle e labbra sotto la pioggia, era ancora una novità
spaventosa e eccitante rimanere soli .
Anche Tom sembrava più nervoso, e i suoi occhi la guardavano
nella luce tenue del fuoco morente in attesa della sua domanda.
“Non mi hai ancora dato una risposta. Sai, per il ballo.”
Tom si rabbuiò tutto d’un tratto e abbassò lo sguardo a
terra.
“Non lo so Hermione io… non credo che sia una buona idea.”
“Perché?” Domandò Hermione delusa.
“Non credo di essere il benvenuto. E non mi interessa
neanche esserlo. Odio quel ballo. E odio tutti gli stupidi che vi partecipano.”
Ma Hermione non voleva mollare.
“Non me ne importa niente degli altri. Voglio andarci con
te, per stare con te.”
Tom era combattuto. Restò un attimo in silenzio e alla fine
parlò.
“Va bene, ci verrò. Ma non starò molto. E non ballerò.”
Hermione scoppiò quasi a ridere. “Non ballerai? Ma cosa ci
andiamo a fare a un ballo se non vuoi ballare?”
Sul viso di Tom comparse un’espressione offesa.
“Allora non verrò affatto. Mi dispiace. Buonanotte Hermione.”
Se ne stava quasi andando quando lei lo bloccò parandosi
davanti a lui.
“Eh no signor Riddle! Ora non te ne vai finchè non mi dai una
buona ragione per la quale non desideri ballare con me.”
“Ho, levati di mezzo Hermione!” brontolò lui indeciso se arrabbiarsi
o scoppiare a ridere per la sua caparbietà.
“Non se ne parla!”
“Perché sei così cocciuta?” esclamò lui esasperato.
“E tu perché cerchi sempre di scappare?”
“Non so ballare!!Contenta?” Sibilò Tom sconfitto. Il suo
sguardo era carico di vergogna e rancore.
Hermione restò a bocca aperta. Era stata proprio una
stupida.
Era ovvio, di certo all’orfanotrofio non davano dei corsi di
danza gratuiti. E Tom non aveva mai partecipato a nessun ballo perché nessuno
lo aveva mai invitato.
Senza dire una parola si avvicinò a lui lentamente, così
vicino che i suoi corpi potevano toccarsi.
Alzò il viso verso quello di Tom, che la guardava senza
fiato e sorpreso.
Allungò un braccio, fino a prendere la mano destra di Tom.
Al suo tocco sentì una scossa elettrica partirle dai polpastrelli e fremette.
Tom la fissava impietrito, ma il battito accelerato del suo
cuore la spronò ad andare avanti.
Spinse la mano destra di Tom a cingerle la vita e sentì le
dita di lui premere sul tessuto sottile della sua camicia da notte e stringerla
a sé. Erano così calde e tremanti che per un istante il suo corpò non sentì
nient’altro, ma poi cercò di schiarirsi la mente, per proseguire quello che
voleva fare.
Con la mano destra cercò la mano sinistra di lui, vi
intrecciò le dita e la sollevò, così che alla fine si ritrovarono nella
posizione base del ballo da sala.
Solo allora si rese conto di quanto i loro corpi fossero
vicini, e per un attimo il desiderio di baciarlo e stringerlo a sé si fece prepotente nella sua testa, ma si trattenne, perché voleva
mostrare a Tom come si ballava. Voleva insegnargli qualcosa che si sarebbe
ricordato per il resto della vita.
“Fai un passo avanti col sinistro” bisbigliò Hermione mentre
Tom ubbidiva.
“E ora uno di lato con il destro”.
Tom eseguiva, facendosi guidare da lei.
“Ora unisci il sinistro al destro”
“così?” domandò Tom esitante.
“Si, bravo. Da capo. Un, due,tre, un,due,tre…Bravissimo!”
Tom imparava molto velocemente, in pochi minuto avevano
assunto un’armonia perfetta.
I loro corpi si muovevano in silenzio, al ritmo di una
musica immaginaria e in quell’istante Hermione dimenticò tutto il resto del
mondo.
“Hai visto? Sai ballare.” Sussurrò Hermione al suo orecchio.
Lui sorrise,e la strinsè a sé con il braccio intorno alla
sua vita.
Hermione appoggiò la guancia sulla camicia della sua divisa,
e chiuse gli occhi, sognando.
Sognò di essere in una favola, dove lei e Tom erano soli al
mondo, senza nessuno a giudicare e senza nessun futuro oscuro, o passato
orribile, solo il presente. |
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Capitolo 16 *** Cap 16:Tutto crolla ***
Eccomi qui, pronta con il casco per evitare i pomodori... perchè me li meriterei davvero, dopo più di un mese di assenza! Ma fra le vacanze, il sole e la mancanza di ispirazione ...! Sperando sia rimasta ancora qualche d'uno che legga... Buona lettura!
Cap 16: Tutto crolla
“Wow Mione! Sei bellissima!!” esclamò Sarah mentre Hermione
si ammirava nervosa nello specchio.
“Non lo so… mi sento così … nuda!” ribatté lei cercando di
coprirsi le spalle scoperte con gli sbuffi di tulle delle spalline.
Quel vestito era un
po’ troppo scollato per i suoi gusti , soprattutto per l’epoca in cui si
trovava.
Non ci aveva affatto pensato quando nel lontano futuro lo
aveva preso dall’armadio degli oggetti smarriti di Gazza, ma d’altronde allora
non aveva neanche considerato l’idea che l’avrebbe indossato veramente.
All’epoca non aveva considerato tante cose.
“Ma se sembri una principessa!Farai innamorare tutti!”
In effetti il vestito era meraviglioso. Sembrava rubato a
una dama dell’ottocento.
La seta verde smeraldo,impreziosita qui e là da inserti di
strass e da piccole perle , formava un ampia gonna a balze e si stringeva in vita come un corsetto,
mettendo in evidenza le forme femminili che di solito teneva sempre ben nascoste
sotto la camicia della divisa scolastica.
Hermione arrossì e si voltò verso l’amica.
“Grazie!Anche tu sei stupenda Sarah” commentò sinceramente ,
ammirando la ragazza nel suo vestito rosa confetto .
“Oh! Se solo avessi i tuoi riccioli, allora si che sarei davvero
stupenda! Ma mi accontento!”
Hermione le sorrise scuotendo la testa. Se solo avesse
saputo quanto aveva odiato i suoi capelli cespugliosi fin da piccola…!
Poi però l’aria spensierata e allegra di Sarah scomparve,
lasciando il posto a uno sguardo serio e preoccupato.
Dopo aver controllato di essere rimaste sole nella stanza,
si avvicinò all’amica e le bisbigliò cauta.
“Sai, volevo chiederti… sei proprio sicura che sia una buona
idea andarci con Riddle?”
Hermione si morse le labbra in preda al nervosismo.
“cosa intendi dire?”
“Beh, lo sai. Lo sai che non mi piace questa storia.”
Non sarebbe piaciuta a nessuno “quella storia” , Hermione lo
sapeva bene. Non sarebbe piaciuta a Ron, e nemmeno a Harry… e soprattutto non
sarebbe piaciuta a Silente.
Silente, che avrebbe sicuramente partecipato alla festa di
quella sera, allegro e spensierato.
In un certo senso, mostrarsi al futuro preside mano nella
mano con la persona che un giorno avrebbe causato la sua morte , la faceva
sentire a disagio, anche se ovviamente lui non poteva indovinare nulla.
“Non è come pensano tutti, Sarah. Tom con me è diverso…è
gentile, è…”
“Affascinante, sexy e pericoloso. Capisco bene perché ti
senti attratta da lui.” Rispose l’amica con un sospiro.
Non appena però vide lo sguardo di rimprovero di Hermione,
cambiò tono.
“Va bene, cercherò di dargli una chance. Ma tu stai attenta
va bene?”
Non sapendo cosa rispondere Hermione cambiò bruscamente
argomento.
“ma tu non dovevi incontrarti con quel ragazzo dei
Tassorosso alle otto?” .
L’amica saltò su dalla sedia con un gridolino.“Cosa? Oddio è
tardissimo! Ralph mi ucciderà!”
Si infilò le
scarpette col tacco e si precipitò di sotto.
Hermione sospirò,
gustandosi il silenzio del dormitorio vuoto.
Dopo un intero pomeriggio in cui si era dovuta sorbire le
chiacchiere e i gridolini di eccitazione delle sue compagne , il silenzio era
come una boccata di aria fresca.
Si diede l’ultima occhiata allo specchio , esaminando l’acconciatura
complicata che le aveva fatto l’amica e si
fece coraggio per scendere di sotto.
Esitò un attimo sulle scale, in preda a una paura e a
un’agitazione assolutamente fuori luogo.
Cosa aveva da temere? Si fidava di Tom, ora.
Sapeva che non le avrebbe
mai fatto del male.
Eppure aveva come un brutto presentimento su quella serata.
-Smettila di fare la stupida- pensò mentre prendeva coraggio
e scendeva attentamente le scale ,sollevando i bordi della gonna per non
inciampare. Si sentiva così strana e impacciata in quel vestito!
Chissà se sarebbe piaciuta a Tom, aveva così paura di
apparirgli frivola o stupida…
Non appena scese nella
sala comune dei Serpeverde, qualcosa le
parve fuori luogo.
Il silenzio.
La sala era vuota, dovevano essere già usciti tutti per la
festa.
Poi lo vide. Un ragazzo seduto elegantemente su una poltrona
di velluto verde bottiglia.
Non appena udì il rumore dei suo tacchi,Tom si voltò verso
di lei.
Hermione arrossì, sorridendo timidamente.
Gli occhi di Tom si spalancarono, increduli e ammaliati.
Si alzò dalla poltrona e le andò incontro prendendole la
mano minuscola tra le sue, grandi e forti.
I suoi occhi erano così belli, di un verde tanto luminoso da
metterla quasi a disagio, e non si staccavano neanche per un attimo dal suo viso,come
se temesse che, battendo le palpebre, lei sarebbe potuta scomparire come un miraggio.
Senza interrompere il contatto visivo con gli occhi di lei,
Tom le sollevò delicatamente la mano e la portò alle sue labbra, depositando un
bacio caldo e delicato sulla pelle delicata del dorso.
La schiena di Hermione fu percorsa da un brivido .Poteva un
semplice baciamano essere così intimo e
sensuale?
“Sei bellissima.” Le sussurrò lui avvicinandosi.
“Anche tu.” Rispose lei senza fiato. Ed era vero.
Tom non indossava un vestito da ballo, ma la sua solita
divisa scolastica. Eppure la sua figura alta e snella non necessitava di
vestiti firmati o smoking per apparire slanciata ed elegante.
E poi c’era qualcosa, nel suo viso, nel suo sguardo che lo
facevano apparire ancora più bello e irresistibile del solito.I suoi occhi verde smeraldo spiccavano sul
pallore levigato della sua pelle, ma non era questo.
Poi Hermione capì.
Le occhiaie che di solito segnavano il suo volto erano
sparite, anzi, tutto il suo volto sembrava come rinato, i muscoli del suo volto
rilassati. Come se si fosse tolto una maschera.
-Sono davvero stata
io a fargli questo? Sto davvero
distruggendo Voldemort? Scacciandolo dall’anima di Tom?- La domanda vagò per un
attimo nella mente di Hermione, mentre lui le accarezzava il viso, prendendolo
fra le mani.
Il contatto delle sue labbra calde sulle proprie la fece sospirare,
e un’idea allettante si fece strada nella sua mente.
“Sai, non siamo obbligati ad andare sul serio. Possiamo
anche restarcene qui.” Gli sussurrò all’orecchio.
Sentì sotto le mani il petto di lui che tremava in una
risata roca.
“Non posso dire che l’idea mi dispiaccia…” mormorò con voce
bassa e sensuale.
“Soprattutto considerando il fatto che non ci sarà nessuno
qui, fino a notte fonda…nessuno si perde mai
il questo ballo. Nessuno a parte me.”
Pronunciò quelle parole sfiorando il suo collo con le
labbra, mentre Hermione sentiva le sue
mani accarezzarle la pelle nuda della schiena.
Ma nonostante il suo corpo volesse tremendamente rimanere
lì, da sola con lui per tutta la sera, la sua mente la obbligava a considerare
le sue parole.
Nessuno si perdeva mai questo ballo, a parte Tom.
Tom, che aveva sempre passato la notte di Halloween da solo,
isolato nella sua stanza a studiare o ad
accarezzare Nagini.
No, non poteva fargli perdere questa occasione. Tom avrebbe
partecipato al suo primo ballo.
Si fece forza e si ritrasse da lui e dai suoi baci, cercando
di schiarirsi la mente.
“Ma allora tutte quelle lezioni di ballo andrebbero
sprecate…”
Tom la guardò un po’ deluso, ma poi un abbozzo di sorriso
piegò le sue labbra.
“D’accordo. Se è quello che vuoi Hermione, andiamo.”
Hermione esitò. Si vedeva che Tom non era entusiasta di
partecipare alla festa.
Non gli piaceva stare in mezzo alle persone.
Ma forse se ci avesse provato non sarebbe stato tanto male
no? E gli altri avrebbero incominciato a pensare a lui come a uno di loro.
Avrebbero smesso di evitarlo
e di temerlo. Non era questo un bel passo avanti per scacciare
Voldemort una volta per tutte?
“Sono sicura che ti
piacerà.” Disse Hermione stampando un bacio sulle sue labbra.
Lui le prese la mano e non la lasciò fino a quando furono
arrivati.
La Sala Grande era addobbata nel più tradizionale stile di
Halloween Hogwartiano.
Zucche vuote con all’interno fuochi fatui galleggiavano
sopra la testa della gente, mentre fantasmi , ragnatele e folletti completavano
l’arredamento della festa.
I tavoli erano stati spostati ai bordi della sala, ricoperti
di vassoi colmi di ogni ben di Dio, in modo che la gente potesse servirsi da
sola e al centro della stanza rimanesse lo spazio per la pista da ballo.
Al momento però nessuno ballava, i ragazzi
e le ragazze più piccoli
chiacchieravano timidi a gruppetti separati, come se avessero paura gli uni
delle altre, mentre gli studenti più grandi facevano baccano tra loro, e diverse coppiette si sbaciucchiavano di
nascosto negli angoli- cosa che provocava continui rimproveri da parte della vecchia professoressa Guillian.
Hermione vide il professor Silente intento ad addentare una
pannocchia al burro, mentre chiacchierava allegramente con una professoressa
bassa e cicciotta , e una fitta di dolore la traversò.
Poi però fu distratta dal grido di Sarah, che strillava il
suo nome dalla parte opposta della sala.
Hermione la salutò e poi guardò Tom, che ancora non aveva
aperto bocca. Sembrava a disagio.
Si guardava intorno come se si fosse trovato in un covo di
ragni giganti.
Hermione strinse forte la sua mano sperando di confortarlo e
metterlo a suo agio.
Sarah li raggiunse.
“Ciao!!” esclamò tutta elettrica.
Teneva a braccetto un ragazzo moro dall’aria annoiata.
“Ciao Sarah! Vi state divertendo?” domandò Hermione all’amica.
“Un mondo! Ci sono un sacco di cose deliziose da mangiare!
Ma il bello deve ancora venire!”
Hermione vide che il ragazzo di Sarah guardava
ostentatamente dall’altra parte, come se si sentisse a disagio lì con loro.
Soprattutto, lì con Tom Riddle.
Per fortuna Sarah non si fece intimidire, e anzi, rivolse un
sorriso a Tom,rompendo il silenzio imbarazzante.
“Felice di vederti Tom. Non pensavo che Hermione ti avrebbe
davvero convinto a venire!”
Tom esitò un attimo,ma poi contraccambiò il sorriso.
“Già. Sa essere molto… persuasiva”.
Hermione rise
nervosa.
Lanciò un occhiata all’amica, ringraziandola con lo sguardo
per quello che aveva fatto, e lei annuì con un sorriso .
Quando i due se ne andarono , Tom e Hermione si avvicinarono
ai tavoli colmi di dolci e focacce di zucca.
Dopo aver mangiato e fatto l’ultimo brindisi, Hermione notò
con piacere che Tom si stava pian piano rilassando.
Aveva persino chiacchierato con lei e una coppia di ragazzi
di Grifondoro a proposito del bizzarro modo di parlare del professore di
Incantesimi.
“Allora? Non è così male no?” bisbigliò al suo orecchio dopo avergli sistemato un ciuffo di capelli scuri che
gli era sfuggito davanti agli occhi.
Quel gesto così intimo sembrò spiazzarlo.
“No. Non è affatto male.” Rispose lui rapito nel suo
sguardo. Ma forse da come la stava guardando, non si riferiva alla festa.
Hermione lo guardò, mentre le sue labbra si avvicinavano e
pensò che era impossibile, che era assurdo che Tom Riddle stesse davvero per
baciarla in pubblico.
In quel momento però
la voce arrogante di Cam la raggiunse alle spalle.
“Guarda ,guarda, guarda. Così per una volta Tom Riddle ha
trovato il coraggio di uscire dal suo buco.
Cos’è, il tuo stupido serpente ti ha dato buca stasera? ”
Hermione sentì il corpo di Tom irrigidirsi accanto a lei.
Uno sguardo gelido e tagliente nacque nei suoi occhi ed
Hermione non potè non pensare che quegli
occhi non erano i suoi.
Cam sembrò quasi
soddisfatto della sua reazione. Cercava il conflitto.
“Sai Hermione, la prima volta che ti ho visto mi eri parsa
una ragazza molto intelligente. Ma è chiaro che se hai rifiutato il mio invito
per venire alla festa con uno come lui… non puoi essere che una
stupida.”
Hermione era così furiosa che avrebbe potuto prenderlo a
schiaffi.
Si avvicinò a lui in modo che gli altri non potessero
sentire quello che aveva da dirgli.
“Cosè che ti brucia di più Cam? Che io ti abbia rifiutato o
che Tom ti abbia quasi mandato al San Mungo
l’altra sera?”
Cam strinse gli occhi pieni di rabbia.
“Fossi in te Granger, non scherzerei tanto volentieri su chi
potrebbe finire al San Mungo questa
sera. Ricorda con chi sei venuta alla festa” .
Poi guardò Riddle con disprezzo.
“… un emarginato, spostato che nessuna ha mai avuto il
coraggio di invitare.”
A quelle parole Tom ebbe uno scatto, muovendo la mano verso
la tasca dove teneva la bacchetta, ma prima che potesse raggiungerla Hermione
lo bloccò, parandosi davanti a lui.
“Ignoralo Tom. Non ne vale la pena”.
Tom la guardò, il petto che si alzava e abbassava ritmico
dalla rabbia. Ma rimase immobile.
Deluso, Cam continuò, sperando di riuscire finalmente a
provocare il suo avversario.
“ma forse non è mai
andato a nessuna festa semplicemente perché non aveva nessun vestito decente a parte la sua divisa di
seconda mano.” .
Hermione notò con orrore che intorno a loro si era formato
un piccolo pubblico di studenti, che li accerchiavano in silenzio in attesa di una bella rissa. Notò anche che Cam aveva già la mano pronta
sulla bacchetta. Probabilmente voleva prendersi la rivincita per l’altra sera,
oppure solo mettere nei guai Tom.
Perché Hermione sapeva che se fosse successo qualcosa la
colpa sarebbe andata a lui. Nessun ragazzo avrebbe testimoniato a suo favore.
“Andiamocene via Tom.” Mormoro Hermione stringendo forte Tom per il braccio.
Lui esitò, ma infine strinse la mano nella sua e voltò le
spalle a Cam.
Ma la sua voce arrogante e aggressiva li raggiunse un'altra
volta.
“Come mai tua madre non ti ha spedito nessun vestito per la
festa Riddle?”
Non appena udite quelle parole, Tom si bloccò,immobile come
una statua di ghiaccio.
“Ah, è vero!La baldracca è morta!” esclamò Cam con una
risatina.
Fu un attimo. Hermione sentì la mano di Tom scivolare via
dalla sua e lo vide scaraventarsi verso Cam.
Lo gettò a terra con un pugno in faccia, mentre le ragazze
attorno a loro strillavano isteriche e i ragazzi incitavano alla rissa.
Cam era a terra e guardava Tom esterrefatto, mentre il
sangue gli colava dal naso.
“Hai appena firmato la tua espulsione,Riddle.”
Gli occhi di Tom erano come due pozzi d’ira e terrore.
Hermione temette che avrebbe colpito di nuovo Cam, quando
sentì la voce agitata di Lumacorno.
“Che sta succedendo qui!!?”
-Grazie a Dio- pensò Hermione.
Il professore guardò esterrefatto i due ragazzi – Cam a
terra e con il viso sporco di sangue, e Tom, in piedi con la bacchetta già
sguainata.
“Tom! Esigo una spiegazione!” balbettò il professore , quando
gli altri docenti lo raggiunsero.
“è un pazzo! Mi ha aggredito senza motivo!” Gridò Cam con
voce stridula.
“Certa gente non dovrebbe stare in una scuola ma ben
rinchiusa in un manicomio!”
Hermione intervenne, incapace di stare zitta.
“Non è colpa di Tom. È stato provocato. Ripetutamente. Sono
pronta a testimoniarlo.”
Lumacorno sembrava in panico. Non sapeva che fare.
Sicuramente Tom era uno dei suoi studenti preferiti, anche
se aveva più volte dovuto sorvolare sui suoi atteggiamenti un po’ inquietanti.
“Forse è meglio se il signor Riddle e la signorina Granger
mi seguano in presidenza.” Disse il preside Dippet con voce severa.
“Il signor Middleton può andare in infermeria, dove gli
saranno prestate le cure del caso.” Sentenziò voltandosi e dirigendosi verso l’uscita
della Sala Grande.
Hermione guardò Tom, immobile e con lo sguardo a terra.
Cam venne aiutato ad alzarsi per recarsi in infermeria,
scortato da una ragazza dei Serpeverde.
Ma non appena passò accanto a loro, Hermione lo sentì
sibilare tre parole all’orecchio di Tom.
“Me la pagherai.” |
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Capitolo 17 *** Cap 17: Prendimi l'anima ***
[zipedit] Mamma mia che belle recensioni che mi avete lasciato ragazze! Sono commossa! *__* è davvero un piacere scrivere per voi! Visto che l'ispirazione per una volta non si è fatta desiderare, eccomi qui a postare subito subito! Sono sicura che adorerete questo capitolo (o almeno spero! perchè io ho adorato davvero scriverlo!) Grazie ancora infinite per il vostro entusiasmo !|
Cap 17 : Prendimi l'anima
Il suono dei passi
rimbombava lungo le pareti dei sotterranei,interrompendo il silenzio del
corridoio deserto.
Le parole dure e autoritarie del preside risuonavano ancora
nelle orecchie di Hermione.
-Non tolleriamo questo genere di comportamenti nella nostra
scuola. E non è il primo incidente che sembra correlato a lei, signor Riddle. -
A nulla erano servite le parole di Hermione, quando aveva
riferito la sua versione dei fatti.
Se non fosse stato per Lumacorno, sicuramente Tom sarebbe
stato espulso all’istante.
Ma la sua convinzione che Tom non meritasse l’espulsione, ma
solo una solenne punizione, non era stata accettata di buon grado da Dippet.
“E sia.” Aveva infine
sbottato. “Non verrà espulso seduta stante. Ma molti fattori dovranno essere
valutati. Provvederò io stesso a sentire altri testimoni, compreso il signor
Middleton. E se i fatti deporranno all’unanimità contro di lei, non potrò che
confermare la sua espulsione.”
Hermione si torse le mani in preda al nervosismo. Tom non
era ancora salvo.
Se tutti gli altri studenti avessero testimoniato contro di
lui, come era probabile, l’espulsione sarebbe stata inevitabile.
Ed era tutta colpa sua.
“Tom!” gridò cercando di rincorrerlo lungo il corridoio che
portava alla Sala Comune dei Serpeverde.
Tom non aveva aperto bocca da quando erano usciti
dall’ufficio del preside.
Si era messo a
camminare come una furia, muto e senza espressione,
lasciando Hermione dietro di sé.
Lo sentì pronunciare con voce monocorde la parola d’ordine all’ingresso, e poi proseguì
senza voltarsi , mentre e si dirigeva a passo deciso verso il dormitorio dei
ragazzi.
“Ti prego Tom,
fermati!”
Finalmente, a metà scala lui si bloccò. Hermione lo
raggiunse.
Quando alzò lo sguardo sul suo viso, un brivido ghiacciato
le scese lungo la schiena.
Il volto di Tom era inespressivo, muto. Un volto che lei
ancora vedeva nei suoi incubi.
Gli afferrò la mano, incapace di trattenersi. Era fredda e
inerte tra le sue dita.
“Mi dispiace. Non avrei dovuto portarti alla festa… io…”
“Non è colpa tua.Non fa niente.”
Il suo tono freddo e privo di vita la fece trasalire. Gli
occhi le pizzicarono.
“Tom mi dispiace!”
Lui non le rispose, si voltò e proseguì fino al dormitorio
dei ragazzi, sbattendo la porta dietro di sé.
Ma Hermione non si diede per vinta.
Pur sapendo che non avrebbe dovuto farlo, salì le scale che
portavano al dormitorio maschile, grata per il fatto che tutti gli altri
studenti fossero ancora alla festa .
Quando aprì la porta, vide Tom accucciato contro una parete,
la faccia tra le mani.
Tutto in lui sembrava fragile e spaventato.
Hermione si avvicinò .
Tom sollevò in fretta il capo e si rialzò in piedi.
Hermione non poteva più sopportare lo sguardo terrorizzato
dei suoi occhi.
“Tom, ti prego…”
Sollevò una mano
tremante per accarezzargli il viso, ma
lui si retrasse, voltandosi verso il
muro e aggrappandosi ad esso con la mano.
Appoggiò la fronte alla parete di pietra e con un grido
soffocato vi tirò un pugno .
Non appena Hermione vide il sangue che colava caldo dalle
sue nocche una stretta gli strangolò il
cuore.
“Fermo!” gridò bloccando il suo polso, mentre stava per
scagliarsi di nuovo contro la pietra grezza con la mano insanguinata.
Lui ringhiò, tirò a sé la mano cercando di liberarsi dalla
sua presa, trascinando Hermione con sé, facendola finire schiacciata tra il suo
corpo e il muro.
Hermione ebbe un flash-back della prima sera che si erano
conosciuti, quando lui l’aveva stretta alla parete puntandole la bacchetta alla
gola.
“Tu…” disse lui con
voce tremante. “ Tu non hai idea…se mi dovessero espellere…”.
I suoi occhi sembravano liquidi,trasparenti come una pozza
di acqua verde e scura.
“Io… non ho dove altro andare.” Disse infine.
Il cuore di Hermione sembrava sanguinare da tanto le faceva male.
Poi Tom cercò di calmarsi, alzando lo sguardo al cielo e prendendo
un bel respiro.
Quando la guardò di nuovo la sua espressione era
amareggiata, rassegnata.
“Io non ho nessuno.”
Allentò la presa e si allontanò da lei.
Hermione ripensò alle
parole scritte con calligrafia tremante e infantile del suo diario.
Rivide davanti agli occhi la stanza grigia e lugubre
dell’orfanotrofio, che lui aveva descritto così bene da fargliela sembrare
reale e dolorosa.
“No.” Sussurrò Hermione con la gola chiusa.
Tom si voltò.
“Non è vero che non hai nessuno Tom.” Buttò fuori Hermione
tutto d’un fiato.
“Hai me.” Continuò avvicinandosi.
Lui non si mosse.Non osava muoversi per non interrompere
quello che forse dopotutto poteva essere solo un sogno. Poi però scosse la
testa.
“Non sono degno di te.” Sussurrò . “Tu non sai…”
“Non mi importa.” Esclamò Hermione bloccando la sua frase sul nascere.
Non le importava quello che lui aveva fatto, o quello che
aveva avuto intenzione di fare.
Non le importava più nulla ormai, solo una cosa contava: Tom
stava soffrendo.
E lei avrebbe fatto qualsiasi cosa, avrebbe anche venduto la
sua anima al diavolo, pur di vedere quella sofferenza scomparire dal suo volto.
Si avvicinò a lui con gli occhi lucidi di lacrime e alzò una
mano verso il suo viso.
Lo accarezzò e sentì le sue guancie arrossire al suo tocco,
calde di vita.
E seppe che non sarebbe mai più tornato quello di prima,
freddo e insensibile. Lei non glielo avrebbe permesso.
“Io ti amo.” Sussurrò Hermione mentre una lacrima le
ruzzolava giù lungo la guancia.
Gli occhi di Tom si spalancarono increduli, inondati di
luce.
Hermione sentiva che Tom non stava respirando, le sue labbra
tremavano, mentre la guardava come se da quel momento dipendesse la sua intera
vita.
E non aveva importanza se lui non le avesse detto che anche
lui l’amava, perché i suoi occhi le dicevano tutto ciò che la sua bocca non
riusciva ad esprimere.
Le prese il viso fra le sue mani calde e la baciò come se
fosse stata l’ultima cosa che avrebbe fatto prima di morire. Come se si stesse
cibando di lei, del suo amore per lui, del suo calore .
Hermione si sentì leggera e perfetta tra le sue braccia,
assaporando le sue labbra carnose e morbide.
Leggera, così leggera…
Si rese a malapena conto che Tom l’aveva presa per i fianchi
e l’aveva sollevata , adagiandola delicatamente sul letto.
Si abbandonò totalmente a lui, stringendolo forte a sé e intrecciando le dita nei suoi capelli di
seta scura.
Sentiva la sua bocca sensuale ovunque, sul suo collo, sul
suo viso,sulle palpebre, sulle guance.
Le sue labbra ingorde le asciugavano le lacrime.
“Ho bisogno di te,
Hermione… Ho così tanto bisogno di te…”
Hermione sentì le sue guance andare in fiamme, e il calore
diffondersi lentamente a tutto il suo corpo, incendiandosi.
“Oh Tom…” sospirò mentre lui le baciava il collo e la pelle
sensibile della gola.
Nell’udire il suo nome pronunciato in quel modo , Tom ebbe
un fremito.
Hermione armeggiò con i bottoni della sua camicia e gli
allentò la cravatta.
Quando la camicia scivolò a terra Tom sussultò, il petto gli
si alzava e abbassava ritmicamente ,
come se avesse appena fatto una corsa sfrenata.
Hermione accarezzò la pelle morbida e vellutata delle due
spalle, guardandolo negli occhi .
In quegli occhi screziati di verde,azzurro e blu che
sembravano leggerle dentro l’anima.
Poi con la punta delle dita accarezzò le cicatrici che
segnavano la sua schiena, e rabbrividì.
Quanto dolore aveva dovuto subire… quante ingiustizie. E
sembrava che ad esse non ci fosse mai fine.
“Giuro che farò di tutto,perché nessuno ti faccia più soffrire”.Gli
sussurrò a fior di labbra.
“Allora non smettere di baciarmi. Non smettere di stringermi
Hermione.”
Lei gli obbedì, stringendolo a se e baciandolo come aveva
sempre voluto baciarlo,lentamente e assaporando ogni suo movimento,ogni suo respiro
caldo nella sua bocca.
Ad un tratto però un grido acuto squarciò il silenzio della
stanza. Un grido di terrore che fece accapponare la pelle ad Hermione.
Lei e Tom balzarono in piedi, guardandosi in preda alla
confusione.
“Che succede?” sussurrò lei.
Poi altre grida si unirono al primo. Venivano dal piano di
sotto, dalla Sala Comune.
“Non lo so.” Rispose Tom serrando la mascella. |
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Capitolo 18 *** Capitolo 18: Sangue chiama sangue ***
Sono davvero imperdonabile, sono sparita per mesi senza dare più notizie...a mia discolpa posso solo dire che ho appena passato i mesi più faticosi e duri della mia vita...in quanto mi sono appena laureata in medicina... e fra tesi, esami e internati in ospedale di 12 ore veramente l'ispirazione mi era finita sotto le scarpe e anche se l'avessi avuta non avevo neanche un minuto di tempo da dedicarmi alla FF! Anche se (giustamente) sarete arrabbiate con me spero leggerete lo stesso il nuovo capitolo... come dire... meglio tardi che mai!!
Cap. 18: Sangue chiama sangue
Con dita tremanti, Hermione si aggiustò il vestito e scese
di corsa dalla scala a chiocciola del dormitorio maschile, subito seguita da
Tom.
Le urla femminili si mischiavano alle esclamazioni
disgustate dei numerosi Serpeverde che si stavano velocemente riunendo in sala
comune, attratti dalle grida e dalla confusione.
Un gruppetto di ragazzi in abito da sera si era riunito davanti
al terrario e in preda al panico Hermione ebbe un orribile presentimento.
Una ragazzina mora del primo anno era svenuta a terra e due
sue amiche la stavano cercando di rianimare.
Hermione si fece strada fra i ragazzi ammassati e urlanti.
“Cosa è tutto questo chiasso? Fatemi passare! Sono
Prefetto!”
Quando finalmente gli studenti si fecero da parte per farla
passare, quello che Hermione vide fu uno spettacolo raccapricciante.
Un grido le morì in gola, mentre si portava le mani sulla
bocca.
Adagiato sulla sabbia tinta di rosso porpora, c’era il corpo
decapitato di un serpente.
Sul vetro la scritta “Siamo pari, lurido mezzo babbano” era
tracciata in lettere vermiglie grondanti goccie di sangue.
Hermione sgranò gli occhi terrorizzata e di voltò più in
fretta che potè.
“Tom, non guardare!”
Ma era troppo tardi.
Gli occhi di Tom erano già fissi su quel macello, spalancati
dall’incredulità e dal terrore.
Il cuore di Hermione si strinse penosamente nel vedere il
suo sguardo.
Lo sguardo di un bambino che vede tutto ciò che aveva mai
amato nella vita distrutto, ridotto in cenere.
“Tom!” Gridò Hermione gettandosi su di lui per portarlo via,
stringendolo forte mentre tutti i presenti indietreggiavano ammutoliti.
In un angolo della sala, Hermione
vide Cam, con il volto ancora contuso per il pugno ricevuto poche ore prima, che
ridacchiava sprezzante insieme ad alcuni suoi compagni, fissando lei e Tom.
-Bastardo!- Pensò Hermione disgustata
mentre un’ondata di odio le montava dentro come un fiume in piena.
Fortunatamente, Tom non poteva vederlo, avendo il volto affondato nel suo
abbraccio.
Se lo avesse visto, Hermione era
certa che gli sarebbe saltato addosso e lo avrebbe ucciso, o nella migliore
delle ipotesi, sarebbe riuscito a confermare la sua espulsione. Il che era
esattamente quello che Cam voleva.
Non lo avrebbe permesso. Avrebbe
protetto Tom ad ogni costo.
All’improvviso sentì sotto le dita
il corpo di Tom tremare e subito alzò lo sguardo cercando il suo viso.
Si aspettava di trovarlo in
lacrime, o sconvolto dall’ira e dal dolore.
Invece il suo volto era immobile,
il suo sguardo fisso e privo di qualsiasi emozione, come quello di una statua.
La paura si insinuò in Hermione,
come un brivido lungo la schiena.
“Tom!” lo chiamò accarezzando il suo volto con una
mano, delicatamente come se stesse toccando qualcosa sul punto di spezzarsi.
Ma lui non le rispose, abbassò
appena lo sguardo verso di lei, uno sguardo freddo come il ghiaccio.
Gli occhi di Hermione si
appannarono di lacrime.
“Tom.Ti prego…”
Sotto i suoi polpastrello
Hermione sentì il volto di Tom contrarsi, tendendo i muscoli della mandibila.
Poi lui le tolse bruscamente la
mano e si voltò dandole le spalle per tornare al dormitorio maschile.
Hermione sentì il suo petto dolere come se
glielo avessero appena aperto per strappargli il cuore.
“Tom!” gridò per l’ennesima volta
mentre osservava la sua schiena scomparire su per le scale.
All’improvviso la porta della
Sala Comune si spalancò e un rubicondo Horace Lumacorno comparve rumorosamente
sulla soglia, subito seguito da uno stuolo di professori e dal preside Dippet.
“Per la barba di Merlino! Che
diavolo sta succedendo qui?” Esclamò il professore di pozioni sgranando gli
occhi.
Il gruppo di studenti si fece da
parte lasciando passare i professori e permettendo così la visione orribile del
terrario insanguinato.
La professoressa Porfit si portò
una mano alla bocca, mentre un mormorio inquieto si levava nella stanza.
“Chi è il responsabile?!” Gridò
autoritario il preside, facendo indietreggiare parecchi studenti.
Il silenzio che seguì sembrò
farlo infuriare ancora di più.
“Dove sono i Prefetti?”
Hermione si fece avanti.
“Eccomi Professore.” Rispose
pallida in viso.
“E Riddle?” Domandò il preside
mentre cercava con lo sguardo fra la folla.
Il professor Lumacorno sospirò.
“Oh! Povero ragazzo! Aveva
cresciuto lui quel serpente fin da quando era un uovo!Ne sarà rimasto distrutto!
Anche io da studente avevo un rospo! E un bel giorno quando mi svegliai lo
trovai stecchito nel…”
“Basta così Horace.” Lo
rimproverò il professor Rufus.
“Quindi il serpente decapitato
apparteneva al signor Riddle? È così?”
Hermione annuì, e in quel momento
si sentì la voce stridula di Cam alzarsi
dall’angolino dove era rimasto nascosto fino ad allora.
“è stato lui professore! Vuole
incastrarmi! Ha ucciso il suo stesso serpente per incolpare me e vendicarsi per
essere stato quasi espulso!”
“Vigliacco! è una sporca bugia!”
gridò Hermione con rabbia.
“Signorina Granger! Moderi il
linguaggio!” esclamò scandalizzata la professoressa Porfit.
Il preside sbuffò alzando gli
occhi al cielo.
“Ora basta! Sono arcistufo di
questa storia! Cosa diavolo vi è preso questa sera? Prima una rissa e poi un
atto…disgustoso e crudele verso una creatura innocente! Tolgo seduta stante 100
punti ai Serpeverde!”.
Un coro di lamentele si alzò
dagli studenti della Casa.
“Silenzio! Dovreste vergognarvi!
Atti come questi non possono passare impuniti in una scuola rispettabile come
la nostra!Vista l’ora tarda ordino a tutti gli studenti di andare a dormire.
Domani provvederò io stesso a
scoprire il colpevole. Voglio vedere nel mio ufficio tutti gli studenti di
Serpeverde per interrogarli uno per uno! A partire da Tom Riddle, Cam Middleton
e Hermione Granger.
Ora a letto tutti, e in silenzio.”.
Quando i professori se ne furono
andati, Hermione provvedette a calmare gli studenti più piccoli e si assicurò
che tutti tornassero noi loro dormitori.
Quando finalmente la sala comune
si svuotò, si accasciò sul divano, esausta e avvilita.
Accarezzò la sottile seta verde
del suo vestito, pensando a quanto era stata felice poche ore prima mentre lo
aveva indossato.
Doveva essere una serata
speciale, il primo ballo di Tom, un occasione per farlo integrare e per
mostrargli per la prima volta che anche lui poteva divertirsi come tutti gli
altri ragazzi.
E invece era stato un disastro,
anzi un incubo.
All’improvviso un rumore la fece
scattare, ma quando si voltò si rese conto che si trattava soltando degli elfi
domestici che erano venuti a ripulire il terrario e a rimuovere i resti della
povera Nagini.
Una fitta di pena e disgusto le
contorse lo stomaco.
Ripensò per un istante allo sguardo
amorevole che la serpentessa aveva rivolto al suo padrone e con che dolcezza
lui la accarezzasse e le parlasse.
Quale vigliacco può fare una cosa
del genere?
Poi ripensò con apprensione all’espressione
vuota negli occhi di Tom, poco dopo aver visto la sua preziosa e amata bestiola
decapitata.
Era tutto come prima?
Possibile che il trauma subito
avesse fatto riaffiorare Voldemort? Aveva perso Tom per sempre?
Mille dubbi la assilavano
riempiendole la testa di angosciose domande.
Avrebbe voluto così tanto poter
salire al dormitorio maschile, per vedere Tom, per capire come stava, per
consolarlo.
Ma era impossibile, fino alla
mattina non poteva fare nulla.
Esausta, continuò a pensare fino a
che non gli si chiusero gli occhi e senza neanche accorgersene si addormentò.
Dopo un tempo indefinito, fu
svegliata da un rumore e spalancò gli occhi.
Si rese conto di essere ancora in
sala comune,sul divano, con indosso il vestito da sera.
Poi lo vide.
La sagoma scura che stava oltrepassando
la soglia per entrare nella sala comune non poteva che essere Tom.
Dove era stato? Perché era uscito
nel castello nel bel mezzo della notte?
Mille dubbi si insinuarono nel cuore
di Hermione come una miriade di spine.
Tom notò la ragazza che lo fissava
dal divano e la guardò stupito.
“Hermione? Che ci fai qui? Perchè
non sei a letto?”
La sua voce era fredda, ma i suoi
occhi tradirono per un attimo la rabbia e la disperazione che cercava di
nascondere.
“Che ci fai tu qui piuttosto! E dove
sei stato?”
“Non è affar tuo.” Rispose lui arrossendo e
guardando altrove.
“Si che è affar mio! Sono
preoccupata per te!” Esclamò Hermione alzandosi in piedi e avvicinandosi a Tom
per prendergli la mano. Ma lui si retrasse.
“Non devi preoccuparti per me.
Nessuno l’ha mai fatto, e io non ne ho mai avuto bisogno. Così come non ne ho
bisogno ora.”
Le sue parole crudeli la fecero
sussultare.
“NO!” esclamò lei furiosa. “Smettila di fare così!Capisco che
sei sconvolto ma io posso aiutarti! Insieme risolveremo tutto! Spiegherò a
Dippet che non c’entri nulla e faremo espellere il vero responsabile, Cam
Middleton!”
“Io non ho bisogno di nessuno
chiaro? Non sono un debole. E non ho bisogno di te.” Disse infine lui
voltandole le spalle.
Le parole la colpirono come uno
schiaffo.
In preda al dolore si voltò e si
diresse verso il dormitorio femminile, senza voltarsi indietro. |
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Capitolo 19 *** Cap 19: Condannata all'inferno ***
Ciao a tutte!! Wow davvero non ci credo di avere ancora così tante seguaci! T__T Davvero non lo merito! Ringrazio tutte per le bellissime recensioni! E anche per chi legge senza commentare :) Premessa al prossimo capitolo: State calme. Lo so che gli eventi stando prendendo una piega che non vi piacerà... ma non sempre quello che appare è ciò che sembra! Quindi rassicuro subito tutte: il lieto fine ci sarà, per entrambi i protagonisti. Una breve risposta a tutte coloro che mi hanno (giustamente) fatto notare che questo Tom è OOC... Avete ragione... all'inizio volevo essere più fedele possibile al personaggio ma poi, cercando a tutti i costi di "giustificare" il brutto carattere (per essere gentili) di Tom Riddle con il fatto che non aveva mai conosciuto né amicizia né affetto né amore mi sono fatta prendere la mano...mea culpa! Spero che comunque la storia e il capitolo nuovo vi piacciano! Bacioni e buona lettura!
Capitolo 19: Condannata all'inferno
La mattina seguente, Hermione sedeva al rumoroso tavolo dei
Serpeverde imbandito per la colazione.
Il soffitto era carico di nubi cupe e tempestose, che promettevano
l’arrivo di un temporale di lì a poco e che riflettevano perfettamente l’atmosfera
di trepidante agitazione che aleggiava fra gli studenti.
Ovviamente tutte le conversazioni
erano incentrate sugli sconcertanti avvenimenti della sera prima.
Con il cuore pesante e la testa che le pareva venisse presa
a randellate da un Troll di montagna, Hermione si sforzava di mandare giù
almeno qualche sorso di tè zuccherato, anche se il suo stomaco protestava
vigorosamente.
Non riusciva a togliersi dalla mente lo sguardo che le aveva
riservato Tom appena qualche ora prima, non riusciva a dimenticare nemmeno per
un attimo la totale assenza di umanità nel tono della sua voce.
L’unica fonte di sollievo derivava dal fatto che, origliando
qualche conversazione, si era accorta che molti studenti dubitavano fortemente sulla
versione fornita da Cam Middleton sull’accaduto.
Probabilmente molti di loro- tra cui Sarah e alcune compagne
di stanza di Hermione- odiavano Cam, e lo ritenevano perfettamente in grado di
compiere un gesto del genere.
Purtroppo, vi erano anche ragazzi convinti che fosse stato
proprio Tom a mettere in scena l’assassinio della povera Nagini. Ovviamente si
trattava dei tirapiedi di Cam e di quelli sottomessi al suo potere e a quello
dei Middleton.
Ma non era tutto perduto.
Hermione in cuor suo nutriva la speranza che, se buona parte
degli studenti avessero testimoniato in favore di Tom, il preside lo avrebbe
scagionato e avrebbe attribuito il delitto al suo reale responsabile.
Oltretutto c’era la sua testimonianza, che sarebbe stata
fondamentale: Tom non poteva aver commesso il fatto in quanto Hermione non
l’aveva lasciato solo nemmeno per un istante quella sera.
Certo, avrebbe dovuto confessare di essersi intrufolata nel
dormitorio maschile - rischiando lei stessa l’espulsione- ma come altro avrebbe
potuto dimostrare l’innocenza di Tom?
E se non fosse stato sufficiente, avrebbe scovato qualsiasi
mezzo pur di far emergere la verità.
Anche a costo di rubare a Lumacorno una fiala di Veritaserum
e versarla di nascosto nel succo di zucca di Cam.
Sospirò massaggiandosi le tempie doloranti. Non aveva
dormito affatto quella notte, con le parole fredde e ostili di Tom che si
ripetevano nella sua testa ancora e ancora. Sapeva che era stato il trauma
subito a farlo comportare così. Quello non era il suo Tom.
L’unica cosa da fare era riuscire a evitare che venisse
espulso, non poteva permettere che venisse rispedito allo squallido
orfanotrofio dove era cresciuto. Non avrebbe sopravvissuto al dolore.
Sperava con tutta l’anima che una volta risolta quella
faccenda tutto sarebbe tornato come prima e il Tom dolce e sensibile che aveva
conosciuto sarebbe tornato in superficie, smettendosi di nascondersi dietro
alla maschera fredda e crudele che lui stesso si era costruito fin
dall’infanzia, per difendersi.
Lanciò l’ennesima occhiata ansiosa all’entrata della Sala
Grande sperando di vederlo entrare, ma sapeva che era inutile. Tom non faceva
mai colazione insieme a tutti gli altri.
Era terribile il pensiero di non poter far nulla fino alla
fine delle lezioni, quando il preside avrebbe interrogato lei e gli altri
studenti Serpeverde nel suo ufficio.
Si fece forza e si alzò dalla tavola in silenzio, subito
seguita da Sarah che quella mattina aveva rispettato l’umore dell’amica e aveva
evitato stupide domande o chiacchere.
“Pozioni?” le domandò cautamente l’amica mentre uscivano
dalla Sala Grande.
“Già. E poi devo andare a Rune. Ma ho tutt’altro per la
testa…”
“Io ti credo Mione. Credo a Tom. Ho visto la faccia di Cam
quando…Oddio, è stato orribile!”
Hermione si fermò e abbracciò forte l’amica che all’epoca
della morte di Silente non avrebbe mai creduto di trovare,lì in quella Hogwards
del passato, estranea e minacciosa.
“Grazie Sarah. Vuol dire molto per me. Ma devi parlare anche
agli altri. Dobbiamo convincerli a dire la verità davanti al preside.”
Sarah annuì.
“Non preoccuparti. Ho già parlato con Greta,Sue e Tabatha. E
loro a loro volta stamattina stavano discutendo con altri a colazione…”
Non aveva finito la frase che un grido terrificante rimbombò
per il corridoio paralizzando all’istante tutti gli studenti indaffarati a
raggiungere le aule.
Il grido proveniva dal bagno delle ragazze lì vicino.
Un campanellino d’allarme si mise a trillare nella testa di
Hermione, una sensazione di gelo che la paralizzava da capo a piedi.
Il grido echeggiò di nuovo lungo le pareti di pietra in un
lungo e straziante singhiozzo di terrore.
Senza pensarci due volte, Hermione si mise a correre e
raggiunse il bagno delle ragazze da cui il grido si era propagato.
Non appena varcata la
soglia, tutti i peli del suo corpo si drizzarono all’istante.
Mille volte le avevano raccontato quella storia e mille
volte ci aveva perso il sonno di notte.
Eppure si sentì completamente impreparata quando vide il piccolo
corpo senza vita di Mirtilla Malcontenta accasciato a terra con gli occhi
sbarrati .
Tutto il sangue di Hermione defluì dal suo volto e per un
istante si sentì sul punto di svenire.
Purtroppo però non lo fece. Il suo cervello cominciò ad
analizzare i dati registrati dai suoi occhi e iniziò ad elaborarli lentamente e inesorabilmente.
Mirtilla era morta.
Era stato il Basilisco. Per forza.
La Camera dei Segreti era stata aperta.
E poteva essere stata solo una persona ad aprirla.
Un conato di vomito le salì dallo stomaco, e la stanza prese a girarle tutto intorno.
Sentì altre voci e le ombre di molte persone attorno a lei
ma tutto era sfocato e attutito.
Sono un pensiero era chiaro e cristallino, ma doloroso come
una pugnalata al cuore.
Tom aveva ucciso Mirtilla. La sua prima vittima.
E se non lo avesse fermato ce ne sarebbero state altre,
centinaia di altre.
Sentì il pavimento farsi molle e si sentì precipitare, poi
tutto divenne buio.
Quando si svegliò sentì le lenzuola fresche sotto le dita e
la luce del sole che penetrava attraverso le spesse finestre le ferì gli occhi.
Riconobbe la familiare stanza dell’infermeria, ma come e
perchè ci era finita? Era così confusa…
Poi ricordò tutto.
Il bagno bianco e il cadavere nella divisa scura abbandonato
a terra. L’opera di Voldemort. L’opera di Tom.
All’improvviso il respiro le sembrò mancare nel petto.
No. Non ci voleva credere.
Non poteva essere stato Tom!
Eppure era l’unica spiegazione possibile.
Se non fosse bastata l’ovvietà del fatto che solo Tom
Riddle, erede di Salazar Serpeverde, avrebbe potuto aprire la Camera ove era custodito
il basilisco, Hermione avrebbe dovuto insospettirsi per le ripetute assenze di
Tom alle lezioni.
Per non parlare delle numerose uscite notturne… e
soprattutto di quella della sera prima!
Come aveva potuto essere così cieca?
Si era scioccamente innamorata del Tom dolce e sensibile che
esisteva solo nella sua testa!
Gli occhi le si annebbiarono di lacrime, ma subito le
respinse.
Non poteva essere debole, doveva combattere.
In ballo c’era molto di più del suo cuore spezzato, c’erano centinaia
di vite umane, c’era il destino del mondo intero.
Sapeva quello che doveva fare, quello che le era stato
ordinato da Silente.
Doveva essere forte, la situazione aveva bisogno della sua
lucidità e di tutto il suo coraggio.
Ma come poteva avere coraggio se ogni particella del suo
corpo desiderava morire piuttosto che compiere quello che fin dall’inizio
doveva essere lo scopo del suo viaggio nel tempo?
Avrebbe dovuto ucciderlo prima. Così sarebbe stato mille
volte più facile.
Ucciderlo allora sarebbe stato terribile, ma ora era una
cosa insopportabile, inconcepibile.
Il cuore si strinse nel suo petto fino a mozzarle il fiato
dal dolore.
Non poteva farlo, non poteva uccidere Tom.
Avrebbe trovato un’altra soluzione, avrebbe parlato con
Silente.
Poteva denunciare Tom e farlo rinchiudere ad Azkaban.
Così non sarebbe più stato in grado di fare del male a nessuno.
Non sarebbe mai più uscito, non sarebbe mai potuto diventare
il Signore Oscuro, rinchiuso nella terribile prigione sorvegliata da
Dissennatori.
Nonostante quella soluzione avrebbe dovuto confortarla
Hermione continuava a sentirsi morire dentro.
Rivide davanti agli occhi il sorriso di Tom, quando gli aveva
insegnato a ballare.
Sentì i suoi baci bagnati di lacrime e pioggia sulle labbra,
come quella sera sotto il vecchio faggio, e rabbrividì al ricordo delle sue
carezze roventi di passione della sera prima, poco prima che tutto il suo mondo
le crollasse addosso.
E poi pensò ai Dissennatori, alla faccia che aveva Agrid
quando era tornato da Azkaban, alle voci che dicevano che era meglio la morte
piuttosto che sopportare anche solo un ora di quel tormento.
Ripensò al bambino impaurito che aveva riversato nel diario
i suoi sogni e le sue angoscie.
Come aveva potuto quel bambino, quel ragazzo dolce e timido
che le aveva salvato la vita e di cui si era inesorabilmente innamorata, uccidere
una ragazzina innocente a sangue freddo?
Era davvero così malvagio? Era davvero Voldemort?
Un singhiozzo le sfuggì di bocca mentre affondava la faccia
nel cuscino,e desiderava di morire lì in quell’istante o almeno di svenire.
Poi sentì una mano accarezzarle delicatamente i capelli e
tutto il suo corpo si tese come un arco.
“Hermione.”
Un brivido le corse lungo la schiena.
La voce che la chiamava era tremante e piena di apprensione,
e lei non poteva e non voleva più credere che la voce appartenesse davvero al
ragazzo che aveva appena ucciso Mirtilla solo per creare un Horcrux.
Sollevò lentamente la testa, esausta, e attraverso i
capelli aggrovigliati e le ciglia
appannate di lacrime vide Tom, inginocchiato al suo capezzale, con il viso
pallido e gli occhi stanchi e arrossati.
Non era preparata all’effetto che gli avrebbe fatto
rivederlo, conscia del fatto che aveva davvero commesso quel crimine orrendo.
Aveva pensato che la sua sola vista la avrebbe disgustata e
terrorizzata.
E invece l’unica cosa che provava era la necessità- l’assoluto
bisogno- di stringerlo a sé, e baciarlo finchè non avrebbe più avuto fiato, e
tenerlo stretto finchè non fosse stata certa che nessuno avrebbe mai potuto
portarglielo via.
Sarebbe andata davvero all’inferno. |
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Capitolo 20 *** Cap 20 :Sospetti e bugie ***
Ciao ragazzuole! Buon 25 Aprile!! Spero che vi piaccia il nuovo capitolo...lo so che non ci capirete più niente ehehe! Tom è cattivo o è buono? a voi le supposizioni! Beh neanche Hermione è più molto sicura di capirci qualcosa! Poveraccia XD !! Il titolo è davvero scontato...uffa faccio sempre più fatica a dare un titolo ai capitoli che a scriverli!! Beh, un bacione e buona lettura!!!
Capitolo 20: Sospetti e bugie
Hermione non sapeva da quanto tempo erano abbracciati, minuti? Ore? Il tempo non aveva più alcuna importanza. L'unica cosa importante era il suono del battito del cuore di Tom contro le sue costole, il calore della sua guancia premuta contro la sua spalla, le dita che affondavano fra i suoi capelli e il profumo inconfondibile di lui, dolce e speziato, che la inebriava, annebbiandole la testa e i pensieri mentre la cullava per pochi attimi in uno stato di beatitudine e pace. Poi l'amara consapevolezza di quel che era appena successo la strappò bruscamente a quelle sensazioni ed Hermione si retrasse dal suo abbraccio. Quello che vide la spiazzò. Si aspettava di trovarlo cambiato. Si aspettava di ritrovarsi davanti la sua maschera di fredda ostilità e odio, lo sguardo vuoto e crudele, il volto un assassino. E invece tutto ciò che vide fu un ragazzo spaventato, sconvolto. Per un attimo, senza volerlo, ripensò alle pagine scritte sul diario da un bambino, un orfano abbandonato e odiato da tutti. I capelli scuri di Tom, di solito perfettamente pettinati e curati, erano arruffati e selvaggi, diversi ciuffi corvini gli incorniciavano il volto pallido gli cadevano sugli occhi di un verde liquido e trasparente,solcati da profonde occhiaie bluastre. Le sue labbra erano gonfie e rosse, come se le avesse morse ripetutamente, torturandole per ore. "Oddio Hermione.Pensavo che...che tu..." balbettò senza riuscire a finire la frase. Chiuse gli occhi e prese un bel respiro per calmarsi. Hermione non potè resistere dal prendergli la mano gelida fra le sue. Cosa stava dicendo Tom? Era così sconvolto perchè era pentito? Poteva davvero essersi reso conto che l'azione che aveva compiuto - aprire la Camera dei Segreti per liberare il basilisco- era stata una follia? O magari non si aspettava che aprendo quella stanza avrebbe causato la morte di qualche innocente?No. Impossibile. Il basilisco obbediva solo agli ordini dell'erede di Salazar Serpeverde. Non avrebbe mai attaccato senza un ordine ben preciso. Ma allora perchè Tom sembrava tanto sconvolto? "Stavo andando a lezione quando ho sentito tutte quelle grida.Sono corso subito dove si stavano radunando tutti, in quel bagno, ma c'era molta confusione e non riuscivo a superare la folla per entrare. Continuavano a gridare che era morta una ragazza." Mentre parlava lo sguardo di Tom era fisso al pavimento, come paralizzato dall'orrore di quel ricordo. " Gridavano che era stata uccisa, e io ero scioccato, incredulo.Poi ho sentito Sarah gridare il tuo nome e mi sono sentito morire." Ora Tom la guardava, gli occhi come pozze di giada liquida. "Pensavo che eri tu.Credevo che fossi morta. E in quel momento ho pensato che la mia vita non sarebbe valsa più a nulla. Ti avevo perso, e con te avrei perso anche me stesso. Oh Hermione!" Con uno slancio improvviso Tom si inginocchiò a terra di fianco al letto e afferrò Hermione attirandola a sè. Le sue dita si aggrapparono al suo collo e hai lunghi capelli castani mentre la sua bocca trovava le sue labbra e le baciò con disperazione. Per un lungo istante tutto ciò che Hermione riuscì a provare era gioia pura, esaltazione, desiderio. Poi però un'amaro sapore di tradimento gli riempì la gola, la bocca e tutto il suo essere. Interruppe il bacio, incapace di sopportarne la dolcezza per un altro secondo. Le stava mentendo? Come poteva dichiarare di essere rimasto scioccato dalla notizia della ragazza morta? Non era stato proprio lui a intessere la trama di quell'omicidio?O forse era solo sconvolto perchè temeva che il Basilisco avesse frainteso i suoi ordini e avesse ucciso lei al posto della mezzosangue? Oltretutto sarebbe davvero potuta andare così. Anche lei era una mezzosangue, anche se Tom non lo sapeva. Se si fosse trovata nel posto sbagliato, al momento sbagliato, poteva esserci lei accasciata sul pavimento del bagno quella mattina. "Sei sicuro che non hai idea di cosa abbia ucciso quella ragazza?" domandò Hermione con una voce glaciale,a lei estranea. Tom sembrava confuso,gli occhi sgranati e dall'aria disorientata. "Cosa? No! Perchè dovrei?" Hermione sentì un dolore sordo stringergli la bocca dello stomaco. Come poteva mentirle così spudoratamente? E come poteva sembrare così dannatamente calmo e sincero mentre le stava raccontando la peggiore bugia che Hermione aveva mai sentito? E se le mentiva su una cosa così grave, come poteva credere a ogni singola parola che usciva dalla sua bocca? Aveva appena dichiarato di non potere vivere senza di lei. Era anche quella una bugia? Era stato tutto un inganno, fin dall'inizio? La rabbia e la frustrazione le bruciavano in angolo del suo corpo. "Non posso crederci. Come puoi mentirmi così?" Sapeva che stava per far saltare tutta la sua copertura, ma non le importava. Voleva ferirlo, gridargli contro quanto fosse meschino e bugiardo. "Di cosa stai parlando?" "Lo sai di cosa parlo. Sei stato tu a uccidere quella ragazza. Ti ho visto l'altra sera mentre tornavi alla Sala Comune nel cuore della notte. Avrei dovuto capirlo subito, fin da quella prima volta che ti ho inseguito per il castello. Tom ora non parlava. Era incredulo, sbalordito, ferito. "Hai aperto la Camera dei Segreti e hai ordinato al Basilisco di attaccare qualsiasi mezzosangue avesse incontrato lungo il cammino. E poi cosa farai?Darai la colpa a qualcun'altro? Qualcuno come Agrid?" Hermione sapeva che stava parlando troppo ma non riusciva a fermarsi. Il dolore e la rabbia erano tali da accecarla e impedirle qualsiasi ragionamento sensato. Non si era mai sentita mai così in preda alle sue stesse emozioni in tutta la sua vita, lei, di solito così riflessiva e pacata. "Non so di cosa stai parlando" rispose Tom all'improvviso freddo e distaccato. "Mi hai mentito fin dall'inizio vero?" aggiunse poi lei con cocenti lacrime di rabbia che le rigavano le guance. Hermione vide un lampo d'ira folle baluginare nei suoi occhi. "Pensi davvero questo di me?Credi che ti abbia mentito?Credi che io sia un assassino?" Le gridò lui con gli occhi divenuti di brace. Con uno scatto le afferrò la testa fra le mani, e spinse il suo volto a pochi centimetri da quello di lei, in una presa d'acciaio. Hermione ora aveva paura. Ma provava anche vergogna, perchè anche così, sapendo che lui le aveva sempre mentito e che probabilmente la avrebbe uccisa ora che lei aveva rivelato i suoi piani, l'improvvisa vicinanza con il suo viso bello da mozzare il fiato la fece rabbrividire di desiderio. "Vuoi davvero sapere dove vado ogni notte?" le sibilò sul viso, la voce carica di rancore. Con uno strattone, fece alzare Hermione dal letto e la spinse sulla soglia dell'infermeria. Hermione fece per gridare, ma Tom la spinse veloce contro lo stipite della porta e le chiuse la bocca con un bacio famelico. E nonostante la paura e l'odio, Hermione per un attimo cedette abbandonandosi a quel bacio violento e disperato. "Come puoi credere che io non ti ami? Come puoi solo pensare che quello che c'è tra di noi sia una finzione?" le ringhiò lui sul collo mentre Hermione si abbandonava ai suoi baci ardenti che le percorrevano la gola e la base del collo. "Ti prego vieni con me.Devo farti vedere una cosa." Hermione sapeva che non avrebbe dovuto fidarsi, che probabilmente era una trappola, ma c'era qualcosa nella sua voce tremante, nel suo sguardo simile a quello di un predatore in trappola,nel battere frenetico del suo cuore contro il suo petto che le fece per un attimo credere a quello che Tom le stava dicendo. Perchè dopotutto quello che lei voleva con tutta l'anima, era potergli credere.
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Capitolo 21 *** Cap 21: Innocente? ***
Ciaooo! Che belle le scorse recensioni! Grazie di cuore! Il capitolo scorso era corto, avete ragione... quindi questo sarà più lunghetto! Devo dire che mi sono divertita molto a sentire le vostre ipotesi sul reale responsabile dell'omicidio di Mirtilla! e sono molto contenta che non ci avete azzeccato! Fiuuu! meno male non mi avete rovinato il colpo di scena! Questo capitolo è bello caliente (almeno spero!)
Finalmente capirete chi ha aperto la Camera dei Segreti! Non siete contente? Eh eh! Spero di avervi fatto venire l'acquolina in bocca ... quindi buona lettura!!
Capitolo 21: Innocente?
Quando Tom prese la sua mano,
Hermione ebbe un brivido.
Aveva detto che l’avrebbe portata
nel posto in cui andava ogni notte, e questo non le ispirava proprio niente di
buono. Eppure qualcosa nell’urgenza del suo tono di voce, nel modo in cui
l’aveva appena guardata, la obbligava a seguirlo.
Era confusa, stordita dai baci e dal
comportamento folle di Tom.
La avrebbe condotta nella Camera dei
Segreti? Avrebbe ucciso anche lei, come la povera Mirtilla?
Poi, con stupore, si accorse che Tom
non la stava conducendo al bagno del secondo piano.
Un peso si sollevò dal suo petto e
sentì se stessa emettere un sospiro di sollievo.
La confusione però aumentava sempre
di più nella sua testa, mentre saliva le scale, un piano dopo l’altro.
Tom le stringeva la mano con forza,
e Hermione non capiva se fosse per la paura che lei scappasse o se fosse per
aggrapparsi a qualcosa, a qualcuno.
La sua espressione era dura, quasi inespressiva,
ma lei riusciva a leggere nei suoi lineamenti contratti anche la paura e la disperazione,
come se tutto il mondo gli stesse crollando addosso e lui non riuscisse a
evitarlo.
Dopo un tempo che le parve interminabile,
finalmente si fermarono, davanti a un arazzo che Hermione conosceva bene.
Barnaba il babbeo. Erano al settimo piano.
Un’intuizione prese velocemente
piede nel cervello di Hermione, e subito seppe quello che sarebbe successo
dopo.
Tom lasciò la sua mano, e
all’improvviso lei si sentì come nuda, senza la sua presa calda e forte.
Poi lo vide camminare per tre volte
davanti al muro spoglio fino a far comparire una porta.
Era la porta della Stanza delle
Necessità.
Senza dire nulla, Tom vi entrò, ed
Hermione lo seguì, torturata dalla curiosità e con il cuore che le pulsava
frenetico nel petto. La porta si chiuse pesantemente dietro di lei, facendola
sobbalzare.
Non sapeva che cosa aveva cercato
Tom la prima volta che era entrato in quella stanza, ma quello che circondava
Hermione era un’ampia camera di pietra completamente spoglia, se si faceva
eccezione per una decina di candelabri
dai quali si irradiava una tenue luce tremolate, e per una specie di enorme
quadro appoggiato a una parete e coperto da una pesante coperta di velluto
rosso.
Hermione non riusciva a capire. Cosa
poteva avere spinto Tom a recarsi in quel luogo ogni singola notte, rischiano
l’espulsione, mettendo a rischio la sua permanenza nell’unico posto in cui si
era mai sentito a casa?
Stava per aprire bocca e chiedergli
di persona che cosa significava tutto quello, quando lui iniziò a parlare, lo
sguardo perso nel vuoto, l’espressione indecifrabile.
“Il mio primo giorno di scuola, qui
a Hogwards, fu il più memorabile della mia vita. Mentre gli altri stupidi
bambocci del primo anno non sapevano nemmeno far sollevare una piuma con un
incantesimo di levitazione, io stupii tutti quanti sollevando l’intera
cattedra, con tanto di libri e calamaio sopra.
Il professore era quasi impazzito,
mi idolatrava. Diceva che nessuno ci era mai riuscito al primo tentativo e
nemmeno al centesimo. Quella era roba avanzata, da studenti dell’ultimo anno.
Tutta la classe rimase scioccata e i
miei compagni iniziarono a guardarmi con sospetto, a evitarmi. Ma a me non
interessava. Sapevo che non erano degni di me, non avrebbero mai raggiunto
quello che invece avrei ottenuto io.
La sensazione di essere temuto e
invidiato da tutti quegli idioti mi esaltava.
Ma sapevo che il mio dono naturale
da solo non sarebbe bastato per ottenere ciò che volevo, senza una perfetta
preparazione accademica. Iniziai a studiare giorno e notte,quasi non dormivo,
raramente mangiavo. Lessi e rilessi tutti i libri di testo del primo semestre
fino a conoscerli a memoria e subito feci lo stesso con i testi del secondo.
Ma sapevo che mi mancava qualcosa. La
teoria non era sufficiente senza una buona pratica e un quotidiano esercizio.
Ovviamente le poche ore che ci
concedevano i professori nelle esercitazioni pratiche in classe erano ridicole per
me.
Così un giorno scoprii questa stanza.
Era tutto ciò di cui avevo bisogno.Un posto segreto dove poter esercitarmi per
ore senza essere disturbato.
Però, con mia grande sorpresa, quel
giorno trovai anche qualcos’altro in questa stanza.”
Tom smise di parlare per camminare
verso il quadro appoggiato alla parete. Hermione si accorse di avere la pelle
d’oca. Non sapeva se era preparata a quello che Tom stava per mostrarle,
qualsiasi cosa fosse.
Le sue dita pallide e affusolate
afferrarono un lembo del pesante tessuto color porpora e scoprirono un enorme
specchio dalla cornice dorata. Hermione sussultò leggendo la scritta incisa
sulla cornice.
Emarb eutel amosi vout linon ortsom.
“Quando quella sera trovai questo
specchio per poco non mi venne un colpo. Non era uno specchio qualunque. Dentro
di esso vidi me stesso, adulto e magnifico. Il mio sguardo era imponente,
incuteva timore e adorazione in coloro che mi stavano intorno. Perché c’erano
molte persone intorno a me. Centinaia. Alcuni si inginocchiavano per baciarmi
il lembo del mantello e altri mi pregavano di risparmiarle. Non mi ero mai
sentito così potente, così grandioso in vita mia. Ero come un dio per loro.
Ero la luce dei loro occhi ma allo stesso tempo ero anche il buio che
poteva magnanimamente porre fine alle loro miserabili vite.Capii subito che quello che
vedevo non era reale, lo specchio rispecchiava soltanto miei desideri, ma in
quel momento decisi che un giorno avrei potuto avere tutto quello. Quella forza
ultraterrena, quel potere. Avrei potuto avere tutto, come in quelle immagini
nello specchio. Anche l’immortalità. Il mondo intero si sarebbe inchinato a
me.”
Ora Hermione aveva davvero paura.
Quelle non erano parole di Tom. Era Voldemort.E lei era lì con lui chiusa in
una stanza senza possibilità di fuga,davanti allo Specchio delle Brame.
Conosceva la storia di quello
specchio, aveva letto sul libro “Storia di Hogwards” che era stato
custodito per anni nella Camera delle
Necessità, finchè Silente non lo prelevò e ne cambiò l’ubicazione.
Aveva letto che lo specchio
rifletteva solo quello che una persona voleva davvero con tutta sé stessa.
Harry le aveva raccontato che una
volta lo aveva trovato e vi aveva visto i suoi genitori.
E quello che Tom voleva davvero era
diventare Voldemort.
D’un tratto Tom si voltò verso di
lei, il suo sguardo folle di rabbia ma anche di disperazione e sconfitta.
“Vuoi sapere cosa vedo ora in questo
specchio, Hermione? Cosa vi ho visto fin dalla prima notte in cui ti ho
scoperta a inseguirmi per i corridoi?”
Hermione iniziò a indietreggiare, ma
lui fu più veloce, e la afferrò per le braccia trascinandola davanti allo
specchio, obbligandola a guardare lei stessa nell’oggetto magico.
Terrorizzata, Hermione chiuse
d’istinto gli occhi, come se temesse di trovare davanti a sé gli occhi da
serpente e il volto senza naso di Voldemort che la fissavano minacciosi dallo
specchio, poi però ricordò a se stessa che ovviamente quelli che avrebbe visti
riflessi non erano i desideri di Tom, ma i suoi.
Eppure, ancora non osava guardare,
non aveva il coraggio per affrontare
quello che sapeva avrebbe visto.
“Guarda!!” Gridò Tom alle sue
spalle, sollevandole il volto con le mani.
“Guarda” le sussurrò poi piano all’orecchio
con una disperazione nella voce che costrinse Hermione ad aprire gli occhi.
Quello che vide era proprio quello
che temeva, eppure la perfezione dei dettagli del suo desiderio fattosi reale,
anche se solo in uno specchio magico, la sconvolse.
Sentì il sangue imporporargli le
guance e le labbra formicolare, mentre un improvviso calore si impossessava del
suo corpo e sentiva il sangue pulsargli nelle tempie.
“Da quando ti ho vista quella prima
sera alla cena dopo la cerimonia di Smistamento, lo specchio cambiò immagine.
Non c’ero più io ammantato dalla gloria e dal potere. Puoi immaginare cosa vi
ho visto? Cosa continuo a vedere?”
Hermione non aveva il coraggio di
rispondere, ma il tremore nella voce di
Tom, il battito del suo cuore nel torace poderoso che le premeva contro la
schiena e il modo in cui le sue labbra
le sfioravano il collo mentre le sibilava quelle parole, le suggerirono la
risposta. Vedeva quello che vedeva lei.
Oltre il vetro dello specchio
Hermione osservava rapita sé stessa avvinghiata fra le braccia di Tom, le sue
unghie affondavano nella pelle nuda della schiena muscolosa di lui, mentre
piegava la testa all’indietro, i lunghi riccioli scompigliati che cadevano come
una cascata fra le sue dita forti e virili, mentre si arrendeva a lui, ai lunghi e sensuali movimenti della sua
bocca e della sua lingua lungo il suo collo e il suo seno.
“Cosa mi hai fatto Hermone? Che ne
hai fatto di me?” La voce di Tom era vicino al suo orecchio, e le fece correre
un brivido lungo la spina dorsale. “Da quella sera vengo qui ogni notte, ogni
momento in cui riesco a scappare dalle lezioni. Non riesco a smettere di venire
qui a guardare.”
Hermione non riusciva a staccare gli
occhi dallo specchio, come ipnotizzata.
Davvero era questo quello che aveva
visto nello specchio Tom fin dalla prima sera in cui la aveva vista? Quando lei
ancora stava escogitando il modo migliore per ucciderlo? L’aveva sempre
desiderata come lei ora desiderava lui?
“Hermione vedi anche tu quello che vedo io? Perché se
così non fosse non credo che potrei sopravvivere.”
Hermione non rispose. Non voleva
sprecare tempo con delle stupide parole.
Si voltò verso di lui e osservò
rapita la bellezza sconvolgente del suo viso.
Sollevò una mano tremante e
accarezzò i suoi lineamenti come se avesse voluto impararli a memoria.
Al suo tocco, Tom emise un sospiro e
chiuse gli occhi.
I polpastrelli le formicolavano di
piacere mentre con lentezza sfioravano la sua pelle levigata come l’avorio,
tracciando un percorso che andava dalle sue palpebre, le cui ciglia scure e
incredibilmente lunghe fremevano al contatto con le sue carezze, agli zigomi
pronunciati, fino alla sua bocca sensuale.
Quando le sue dita arrivarano lì, le
labbra di Tom si schiusero con e i suoi
occhi si spalancarono ammaliandola. I suoi occhi avevano lo stesso colore di
quando si erano baciati per la prima volta, un verde scuro e pericoloso, come
gli abissi del lago.
All’improvviso, la consapevolezza di
essere chiusa in quella stanza da sola con lui, senza che nessuno potesse sentire
le sue urla per venire a salvarla, non era più fonte di terrore.
Un’onda di eccitazione la pervase.
Tom la afferrò e la strinse a sé tenendola
per la vita e iniziò a baciarle voracemente il collo, mentre lei sentiva le sue
gambe divenire molli come gelatina.
Hermione gemette con il fiato corto,
e il suono rimbombò nel silenzio della stanza.
A Tom questo piacque molto, e lei
poteva sentirlo dal rinnovato vigore con cui la stringeva a sé e la baciava. Hermione
aprì gli occhi e lo sguardo le cadde di nuovo sullo specchio, dal quale non
riusciva a staccare lo sguardo. Tom se
ne accorse.
“Dimmi quello che vedi Hermione.
Voglio sentirlo dalla tua bocca”.
Lei arrossì violentemente.
Nonostante la sua mente fosse
confusa aveva vergogna di descrivere dettagliatamente quello che lei e Tom
stavano facendo nello specchio. “Te. Vedo te Tom. Io e te, insieme…abbracciati.”
Lui ridacchiò e la risata le vibrò
sulla pelle del collo riempiendola di strani brividi lungo tutto il corpo.
“Si vede che le tue brame sono molto
più caste delle mie…”
Hermione rabbrividì a quelle parole
e le sue guance si tinsero di un rosso ancora più accesso.
“Ma forse sei solo una cattiva
bugiarda…” continuò lui osservandola con una strana espressione divertita sulla
faccia.
Tom la afferrò per le coscie
sollevandola da terra, e lei strinse le gambe intorno alla sua vita mentre lui
la spingeva con la schiena contro il muro.
Hermione era senza via di fuga, ma
la cosa non le dispiaceva, anzi.
Affondò le dita nei capelli neri e
scompigliati di Tom, mentre lui la baciava come lei aveva sempre desiderato che
lui la baciasse, senza freni, con passione e desiderio.
“Ti voglio Hermione, sei l’unica
cosa che voglio.” Mormorò lui sulle sue labbra senza staccare la bocca da
quella di Hermione.
Il cervello di Hermione andò in
panne.
Rispose con foga al suo bacio e con
le dita iniziò a sbottonare la camicia della divisa di Tom.
Senza capire bene come ci erano finiti,
si ritrovarono a terra, lui sdraiato sulla schiena e lei sopra di lui.
Mentre Tom la osservava mordendosi le labbra e
con diversi ciuffi di capelli neri scompigliati che gli cadevano sugli occhi, lei finì di
sbottonargli la camicia, scoprendo il suo petto muscoloso dalla pelle liscia
come il marmo. Hermione passò le dita lungo le sue numerose cicatrici, facendolo
rabbrividire.
Il pensiero che qualcuno gli avesse
fatto del male divenne inconcepibile e insopportabile.
Non lo avrebbe più permesso, non ora
che aveva scoperto che era innocente.
Perché se era quello il posto in cui
andava ogni notte, non poteva essere stato lui ad aprire la Camera dei Segreti.
Doveva essere stato qualcun’ altro. Tom era innocente. Glielo aveva giurato. E
lei gli voleva credere.
Accarezzò con la mano la pelle
sottile che ricopriva i muscoli tesi dell’addome e si morse le labbra.
Tom gemette al suo tocco e tenendola
per i fianchi rotolò sopra di lei.
Le prese i polsi con una mano e li
tenne fermi sopra la sua testa, immobilizzandola.
I suoi occhi color abisso la
guardarono lentamente studiandola come se fosse un dolce delizioso da
addentare.
Con la mano libera iniziò a
sbottonare i bottoncini della sua camicetta e ad ogni bottone Hermione rabbrividiva
sempre di più.
Quando anche l’ultimo bottone d’avorio
si sganciò dall’asola, sentì le mani di lui avere un fremito e lo vide
deglutire nervoso.
“Sei sicura che è quello che vuoi?” le domandò
con voce roca.
Hermione annuì incapace di opporre
alcuna resistenza.
La sua camicia si aprì rivelando la sua pelle
candida e il suo seno coperto solo da un sottile reggiseno nero di cotone.
Tom la osservava ammaliato, e
Hermione sentì improvvisamente l’urgenza di avere le sue mani, le sue labbra
sul suo corpo.
“Toccami Tom, voglio sentirti sulla
pelle.” Sussurrò Hermione, e Tom la accontentò.
Liberandole le mani, Tom riprese a
baciarla, accarezzando la lingua di lei con la sua, e facendole emettere strani
versi mentre le sue mani caldi e forti le accarezzavano il corpo.
I loro respiri si facevano sempre
più affannati, mentre Hermione accarezzava la schiena muscolosa di Tom e lo
stringeva a sé, incitandolo a continuare.
Mentre la sua lingua le accarezzava
la pelle sensibile al di sopra della clavicola, sentì attraverso la stoffa
sottile del reggiseno il tocco delicato delle sue dita calde,e di istinto
strinse le unghie nella pelle della sua schiena. Voleva di più. “Oh Tom…” mormorò mentre un sorriso trionfante
si dipingeva sulle labbra di lui.
Le sue labbra scesero lungo il suo
collo e le percorsero la pelle dell’addome fino all’ombelico.
Hermione stava per pregarlo di
smetterla di torturarla, quando una voce nella stanza li fece entrambi
sobbalzare.
“Bene, Bene, Bene. Vedo che ci
stiamo dando da fare.”
Il cuore di Hermione di fermò, tutto
il suo sangue sembrò cristallizzarsi come ghiaccio nelle vene.
Non era possibile, non poteva
crederci!
Cosa ci faceva Lui lì?
La voce calma e melliflua continuò a
parlare.
“Spero di non essere arrivato troppo
tardi.Povero Me. Una lurida figlia di babbani!”
Tom si alzò da terra e guardò l’intruso
con occhi furenti “Chi diavolo sei tu?”
Hermione era in panico, non riusciva
a muoversi dall’orrore.
Davanti all’entrata della stanza, c’era
Voldemort.
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Capitolo 22 *** Cap 22: Avada Kedavra ***
[zipedit] Ciao!! scusate scusate tantissimooooooo! Lo so che sono in super ritardo ma non mi veniva l'ispirazione e questo è un capitolo fondamentale non potevo buttarlo giù tanto per!! spero che non rimarrete deluse! Un megabacione e grazie per le recensioni stupende come sempre!!
Cap 22: Avada Kedavra
Hermione si coprì frettolosamente con la camicetta, il terrore e la sorpresa le impacciavano i movimenti. Come poteva Voldemort essere lì? Lì insieme a Tom, a se stesso nello stesso momento? Silente glielo aveva detto una volta, tanto tempo prima, nella Hogwarts del futuro: cose terribili possono succedere a chi incontra l'altro "se stesso" nel passato. C'era il rischio di impazzire, o peggio. Eppure l'essere sfigurato dagli occhi rossi come tizzoni ardenti e dal volto simile a un serpente non poteva che essere lui. Era in piedi al centro della stanza, e guardava con sguardo amoroso Tom, lo guardava come un pittore poteva ammirare la sua opera d'arte. E poi guardò lei, uno sguardo sprezzante, crudele, che le fece venire la pelle d'oca. Come aveva fatto a venire nel passato? Come aveva fatto a scoprire la missione segreta che le aveva affidato Silente? "Granger. Credo che sia questo il tuo nome vero? risponderò brevemente ai tuoi dubbi."Sibilò Voldemort avanzando verso di lei. All'improvviso si ricordò che Voldemort poteva leggerle nella mente e in panico cercò di azzerare i suoi pensieri, ma non era facile. "Sai è da un pò di tempo che faccio strani sogni. " Continuò il Signore Oscuro con voce melliflua, facendo un altro passo avanti verso di lei."Ricordi...strani ricordi a me estranei, parassiti, che mi disturbavano nei momenti più impensati. All'inizio non ci davo troppa importanza, ma quando ho visto il corpo della povera Nagini scomparire da sotto i miei occhi...svanendo letteralmente nel nulla, beh, ho cominciato a capire." Così la aveva scoperta. Se lo sarebbe dovuta aspettare. Non si può interferire con il passato senza modificare il futuro. "Così ho pensato di venire a controllare che tutto fosse a posto. Silente non è l'unico a possedere certi gingilli magici..." Hermione di trasse in piedi e indietreggiò in panico, la mano a cercare invano la bacchetta, che aveva lasciato sul comodino della sua stanza nel dormitorio. Subito Tom si parò davanti ad lei, facendole scudo con il suo corpo. "Non ti avvicinare a lei!" Tom dunque non aveva riconosciuto Voldemort come il suo futuro sè stesso. La cosa confortò in parte Hermione. Voldemort alzò una mano dalle dita scarne e pallide e accarezzò con affezione una guancia di Tom, scostandogli dal viso i capelli scarmigliati. "Non avrei mai pensato di rivedere la bellezza di questo volto. Quanto sei forte,Tom. Tu non hai idea di quello che diventerai. Di quello che sei. Tu sei magnifico." Le parole di Voldemort erano dolci come melassa, ipnotiche. Hermione sentì il corpo di Tom rilassarsi. Ora il suo tono di voce non era più aggressivo come prima, ma intriso di curiosità. "Chi sei tu?" Voldemort sogghignò . "Sai, forse quello che davvero devi sapere non è chi sono io. Ma chi è la ragazza che stai proteggendo.Non è quella che pensi." Il cuore di Hermione iniziò a battere come un orologio impazzito. Tom si voltò verso di lei con sguardo interrogativo. "Non ascoltarlo Tom. Lui è il Male. Non devi fidarti di quello che dice." A quelle parole Voldemort scoppiò in una fragorosa risata. Il suono le vibrò nelle ossa facendole venire un senso di vomito. "Oh, Granger, sapevo che i babbani erano ipocriti, ma ora scopro che i figli di babbani sono ancora peggio." "Una figlia di babbani?" Tom la guardò stupito e lei si sentì avvampare le guance. Sapeva che la situazione stava precipitando, e lei non poteva fare nulla per evitarlo. "Si, Tom. Non sono stata sincera con te. Non sono una figlia di maghi. E non vengo dall'accademia di Beauxbaton." La voce le tremava, gli occhi fissi in quelli scuri, dubbiosi di lui. Tom sembrò accigliarsi per un attimo, ma poi le prese il volto tra le mani appoggiando la fronte contro la sua. "Non importa Mione. Non mi importa chi sei o di chi sei figlia. Questo non cambia quello che provo per te." Il tempo sembrò fermarsi e Hermione aveva quasi dimenticato che dietro di loro c'era Voldemort, che subito emise un risolino crudele. "Pensi di esserci riuscita, eh Granger? Credi che le tue stupide moine e i tuoi bassi trucchi da ... donna di facili costumi... abbiano avuto la meglio su di me? Su di noi?" Hermione indietreggiò stringendo forte la mano di Tom. "Ma questo era il piano B non è vero? Quando hai scoperto che non avevi il fegato per compiere la missione che ti era stata inizialmente affidata da Silente hai pensato bene di ricorrere alle tue capacità femminili manipolatrici..." "NO! Non è andata così!" Gridò Hermione. Tom la guardava esasperato. "Cosa sta dicendo Hermione? Di cosa sta parlando?" "Diglielo Hermione. Digli come ogni singola parola che è uscita dalle tue labbra era una menzogna, digli perchè sei venuta qui dal futuro con una Giratempo." Tom era totalmente confuso, disorientato. "Dal futuro? Sei venuta qui dal futuro?" Voldemort aveva un sorriso malvaglio dipinto sul suo volto mostruoso. Chiaramente si stava godendo il suo trionfo. Sapeva bene che distruggendo l'amore che Tom provava per Hermione avrebbe vinto, lo avrebbe fatto tornare come prima, come lui. "Tom, posso spiegarti tutto..." "Davvero? puoi anche spiegargli come sei venuta qui con un unico obbiettivo? Ucciderlo?" Quella parola fu come un pugno nello stomaco per Hermione. Tom indietreggiò bruscamente allontanandosi da lei. "COSA?" "No! Tom non è così! forse all'inizio...ma poi ci siamo baciati e io..."." Gli occhi sgranati di Tom la guardavano sconvolti e accusatori. "Tu! Tu volevi uccidermi! è per questo che mi seguivi ovunque?" Hermione non sapeva cosa rispondere. "Dimmi la verità!" Gridò lui disperato. Hermione chiuse gli occhi, facendo ruzzolare una lacrima sulla sua guancia. "Si. Era quello il piano. DOVEVO ucciderti. Ma tu non sai perchè dovevo farlo..." "Smettila di piangere!" Sibilò Tom allontanandosi da lei, gli occhi folli di rabbia. Hermione fece un passo avanti per prenderlo per mano ma lui si retrasse come se fosse stata un tizzone ardente. "Non mi toccare!" "Ti prego Tom. Io ti amo." "NON DIRLO!" Gridò lui fuori di sè. "Non osare dire quella parola!" Tom la guardò incredulo, ferito, scuotendo la testa. "Come hai potuto? " sussurrò con un filo di voce. Gli occhi di Hermione bruciavano di lacrime. L'aveva perso. L'aveva perso per sempre. "è così Tom. L'amore è qualcosa di crudele ed inutile. Lei ti ha ingannato fin dall'inizio.Ti ha fatto credere di potere essere diverso da quello che sei." Attraverso gli occhi appannati Hermione vide Tom voltarsi verso Voldemort, il suo sguardo era gelido, senza espressione, come sempre quando cercava di nascondere i suoi veri sentimenti. "Ti rivelerò un segreto ora Tom. Anche io vengo dal futuro. In quell'epoca io sono il Signore Oscuro, colui che non può essere nominato tanto sono temuto e adorato." Tom lo osservava ammaliato, pendendo dalle sue labbra. "Chi sei tu?" mormorò Tom con un filo di voce. "Oh, Tom. Io sono il tuo presente, passato e futuro. Io son Lord Voldemort ." Mentre pronunciava quell'ultima frase, tracciò quelle parole nell'aria con la bacchetta in caratteri incandescenti. Poi, con un rapido movimento della sua mano scarna, i caratteri si ricombinarono formando la scritta " Tom Orvoloson Riddle". Tom lo guardò con occhi sgranati, incredulo. "Tu. Tu sei me. Noi siamo..." "La stessa persona." concluse Voldemort con una risata agghiacciante . "Tu non hai idea di quanto sarai potente Tom! Avrai il mondo ai tuoi piedi! L'immortalità sarà tua! Devi solo continuare a percorrere la strada che il destino ti ha assegnato!" Lo sguardo di Tom sembrava estatico,folle.. Quello era quello che aveva sempre sognato, il potere, il mondo intero ai suoi piedi. E ora sapeva che sarebbe davvero potuto essere suo. "Dimmi solo cosa devo fare." replicò con voce fredda e crudele. "Farò qualunque cosa." "No! Tom! Non credergli! La sua è una vita malvagia, priva di amore e di qualsiasi felicità! Ha ucciso un sacco di innocenti, uomini, donne e bambini! Vuoi davvero una vita così?"gridò Hermione disperata. Ma Tom non la sentiva, non si voltò nemmeno nella sua direzione. Voldemort iniziò a girare intorno a Tom, con le mani dietro la schiena, come un professore che sta per iniziare una lezione ad uno scolaretto. "Vedi, Tom, per avere l'immortalità l'unico sistema è quello di dividere l'anima. Hai mai sentito parlare di Horcrux?" Tom annuì con vigore. "Si, ho letto qualcosa a riguardo, nella sezione Proibita.Per dividere l'anima il mago deve compiere un omicidio.Così il pezzo di anima può essere costudito e nel caso si venisse feriti a morte, non si può morire, finchè l'Horcrux è al sicuro". "Ottimo. Il problema è, cosa succede se l'Horcrux viene distrutto?" "Si muore." rispose Tom con voce asciutta. "E noi non possiamo permetterlo vero?" sussurrò Voldemort accarezzando con devozione i capelli del suo "sè" del passato. "Quindi perchè non fare qualcosa si più grandioso? Qualcosa che nessun'altro ha mai fatto. Creare non uno ma ben sette Horcrux." Tom a quelle parole sussultò, ma Hermione non poteva dire se fosse per l'esaltazione o per la ritrosia all'idea di compiere sette omicidi. "Quindi devo uccidere sette persone? è questo che devo fare?" . Voldemort sorrise malvagio. "Beh, a dire il vero, ne bastano sei. Il tuo primo omicidio - quella stupida ragazzina mezzosangue- l'ho già sbrigato io ieri notte. " "Sei stato tu a uccidere quella bambina? Quella che stava distesa sul pavimento del bagno?" La voce di Tom non faceva trapelare nessuna emozione. Una voce estranea, aliena. "Oh, si." Quindi era stato lui. Lui aveva aperto la Camera dei Segreti. L'erede di Salazar Serpeverde. Voldemort. "Ieri sera era la data precisa in cui l'avevo-in cui l'avrest i- fatto, se non fosse stato per le
"distrazioni" a cui sei stato soggetto. " Pronunciò le ultime parole con
diprezzo, guardando Hermione come si può guardare uno scarafaggio. "E questo mi fa tornare in mente! Potresti iniziare già da ora con il prossimo Horcrux! Quale occasione migliore per vendicarti di colei che ti ha ingannato e che ha cercato di rubarti il tuo futuro radioso! Pensa se davvero fosse riuscita nel suo intento! Non avresti mai potuto conoscere il potere! La gloria!" Hermione non riusciva a muoversi. Accasciata sul pavimento freddo contro la parete, il viso rigato di lacrime, aspettava solo la morte. Quasi la invocava. Non poteva vivere senza di Tom. Il dolore la avrebbe uccisa comunque. Voldemort la osservava, e quando vide Hermione lanciare un ultimo sguardo ferito verso Tom scoppiò a ridere. "Povera sciocca! Anche se era venuta per ucciderti, si è perdutamente innamorata di te.Quello stupido sentimento l'ha spinta a tradire tutti quelli che si fidavano di lei. Ma d'altronde non posso biasimarla se è rimasta folgorata dalla tua bellezza. Non sai quante porte mi ha aperto il mio aspetto quando ero giovane." Poi Voldemort si avvicinò a lei e le sussurrò all'orecchio. "Cosa penserebbe di te il grande Silente? E i tuoi amici? Harry Potter?" Il suo alito era acido come l'aceto, e Hermione soppresse un conato di vomito. " Te li saluterò tutti. Prima di guardarli morire." Hermione continuava a guardare Tom, ma lui fissava il pavimento. "Coraggio. Prendi la mia bacchetta e uccidila. Sarà come un opera di carità. In questo momento la sua mente mi sta pregando di porre fine al suo dolore." Voldemort passò la sua bacchetta a Tom che la ammirò riconoscendola come la propria. Hermione chiuse gli occhi aspettando il lampo di luce verde. Il silenzio che seguì sembrò interminabile. Poi Hermione udì la voce di Tom gridare "AVADA KEDAVRA!" e strinse i denti. Ma nessun dolore seguì, nessuna sensazione. Forse la morte non era così male. Eppure poteva ancora sentire il pavimento freddo sotto le sue ginocchia, e subito dopo, udì qualcosa di pesante cadere a terra. Titubante, aprì un occhio, poi l'altro. Quello che vide la spiazzò. Tom era in piedi davanti a lei, la bacchetta sguainata. A terra, c'era il corpo di Voldemort.
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Capitolo 23 *** Cap. 23 : Per sempre ***
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Ragazze eccomi qui....... scusate il ritardo! Ecco il lieto fine :) come promesso! Non mi dilungo troppo perchè ho già scritto molto alla fine nell'angolino finale: leggetelo! ci sono tutti i miei ringraziamenti x voi :) E ora buona lettura!
Capitolo 23 : Per sempre
Silenzio.
Non sapeva da quanto tempo era lì ferma, ancora
inginocchiata sul pavimento mentre guardava attonita verso il corpo esanime di
Voldemort disteso sul pavimento.
Poi come per incanto il cadavere si sgretolò come un castello di sabbia, tramutandosi in
polvere e infine scomparendo davanti ai suoi occhi.
Hermione alzò gli occhi sgranati verso Tom, che ancora
fissava il punto del pavimento ove era
scomparso il corpo del suo futuro se stesso. All’improvviso lui alzò il viso
verso di lei, gli occhi verdi la fissavano baluginando nella penombra della
stanza.
“L’hai ucciso.” Balbettò lei alzandosi da terra ancora
tremante.
Lui annuì serrando la mandibola. “è quello che avresti
dovuto fare tu molto tempo fa. Non appena sei arrivata qui.” La sua voce era
dura e carica di disprezzo.
Hermione non sapeva cosa rispondere. Lo osservò muoversi
verso di lei con la bacchetta di Voldemort ancora nel pugno.
Lentamente Tom sollevò una mano e le prese dolcemente il
mento fra le dita.
“perché non l’hai fatto Hermione? Come hai potuto permettere
che una cosa così ripugnante…potesse
continuare a vivere?” disse indicando il luogo in cui il cadavere era appena
sparito.
“Cosa stai dicendo Tom?” ribattè lei confusa. Cosa le stava suggerendo?
Che avrebbe dovuto obbedire agli ordini di Silente? Che avrebbe dovuto
assassinarlo a sangue freddo la prima sera che si erano conosciuti?
Lo guardò smarrita, mentre i suoi occhi color giada le
studiavano il viso accarezzandolo con sguardo ipnotico, lentamente, come se volesse
imprimerlo nella memoria. Mentre con il pollice le accarezzava il labbro
inferiore, emise un sospiro lungo e tormentato.
“Fin da piccolo ho sempre avuto un piano. Ho sempre creduto
di avere in serbo un grande avvenire. Ero disposto a tutto per ottenerlo, per
ottenere quello che credevo mi spettasse di diritto: prestigio, potere, denaro.
Ma non avrei mai creduto che sarei potuto arrivare a tanto. Che mi sarei
trasformato in un mostro. Non ti biasimo se volevi uccidermi. Avresti dovuto
farlo subito. Forse dovresti farlo adesso. Uccidere il seme del male che c’è
dentro di me.”
Hermione stava per controbattere ma lui le serrò la bocca
con un bacio. La baciò con rabbia e disperazione. Le sue labbra bollenti la
divoravano lentamente sfamandosi di lei, ed il cervello di Hermione per un
attimo si rifiutò di elaborare quello che gli aveva appena detto. Senza
interrompere il bacio Tom afferrò la sua mano e gli infilò tra le dita la bacchetta,
fu in quel momento che Hermione si
ridestò, mentre Tom crollava in ginocchio sul pavimento davanti a lei.
“Fallo Hermione. Fallo e basta.” La esortò con voce roca
stringendole i fianchi tra le mani.
Lei lo guardava basita, mentre i suoi occhi determinati la
fissavano dal basso verso l’alto attraverso le folte ciglia scure.
Lei scosse la testa e fece scivolare la bacchetta dalla mano
facendola tintinnare sul pavimento di pietra.
“Non posso Tom. Non sono riuscita a farlo allora e non lo
farò adesso.”
“Ma devi farlo! Io non voglio diventare quell’essere
disgustoso!”
Hermione si abbassò inginocchiandosi davanti a lui, in modo
da poterlo guardare negli occhi. “Ma tu non lo diventerai Tom! Non più! Non
capisci? Il suo corpo è sparito nel nulla! E Voldemort non può essere ucciso
con un Avada Kedavra!Non è stato l’anatema
ad ucciderlo! Sei stato tu!”
Tom la osservava senza capire. “io? Cosa vuoi dire?”
Hermione emise un sospiro di impazienza, possibile che non
ci arrivasse?
“Quando hai capito che non saresti mai voluto diventare
Voldemort, quando hai deciso di non uccidere me e di uccidere lui, è stato in
quel momento che Voldemort è stato distrutto! Perché non esisterà mai se tu non
vuoi più diventarlo!”
Gli occhi di Tom si illuminarono di una luce chiara,
abbagliante.
“Lo sai perché Voldemort era diventato così?” gli chiese
Hermione accarezzandogli la guancia. Lui scosse la testa.
“Perché non aveva mai avuto nessuno che l’avesse amato. E io
ti amo Tom. Ti amo più della mia stessa vita. Ti ho amato anche quando credevo
che sarei andata all’inferno per i sentimenti che provavo per te. Ti amo e ti
amerò sempre.” Così dicendo lo baciò dolcemente, con gli occhi umidi di lacrime
di gioia e di amore.
Lui tremò sotto il suo tocco, gemendo il suo nome.
“Tu mi hai salvato Hermione.Dirti che ti amo non sarebbe
sufficiente per descriverti quello che provo per te. Tu sei la mia vita.” All’improvviso
però un ombra calò sul suo viso.
“Ma tu probabilmente fra non molto te ne dovrai andare…”
Un ondata di panico si impossessò del cuore di Hermione. “Cosa
vuoi dire?”
Tom la guardò triste. “Tu vieni dal futuro Hermione. Non
appartieni a questo mondo. Non puoi rimanere qui per sempre. Sicuramente avrai
una famiglia e degli amici a cui fare ritorno…”
Hermione rifiutava quel pensiero da tempo, il suo sub
inconscio lo scacciava come una zanzara fastidiosa, una zanzara portatrice di
una malattia letale, che le avrebbe spezzato per sempre il cuore.
Era vero, non sarebbe potuta restare lì per sempre. Non
poteva sparire nel nulla senza far avere sue notizie ai suoi genitori, ai suoi
amici… sua madre e suo padre sarebbero morti dal dolore pensandola perduta per
sempre, o peggio , morta. Non poteva fare una cattiveria simile alle persone
che tanto la avevano amata e che lei amava. “No. Non posso restare qui per
sempre” sussurrò con un filo di voce.
Ma non poteva nemmeno vivere senza di Tom. Il pensiero era
assolutamente inconcepibile.
“Non posso andare
via. Non posso vivere senza di te.” Esclamò scoppiando in lacrime.
Tom la abbracciò forte cercando di calmarla. “Hey ! Calmati
piccola! Non crederai davvero che io ti permetta di andartene così! D’accordo che
non sono piu in lizza per il posto di “Signore del Male”, ma non sono mica diventato
un santo! Non ti lascerò andare via senza di me, sono troppo egoista per farlo.
“
Hermione lo guardò smarrita. “Ma allora…”
“Hermione tu hai di sicuro qualcuno che ti aspetta nel
futuro, ma io qui nel passato non ho niente senza di te. Sono solo, niente e nessuno
mi trattiene qui.”
Un guizzo di speranza illuminò il viso di Hermione. “Ma …
non ci saranno conseguenze sul futuro se vieni con me? Voglio dire, nei viaggi
nel tempo se si modifica il passato sicuramente si avranno ripercussioni sul
futuro!”
Tom la guardò con un mezzo sorriso. “Si, hai ragione, ma non
credi che nel mio caso questo sia… un bene? Insomma, se lasciando tutto com’era
io mi sarei trasformato in quel mostro – che a quanto ho capito nel futuro
avrebbe compiuto ogni sorta di nefandezza per conquistare il mondo- forse il fatto di far scomparire Tom Riddle
dal “passato” non è una idea tanto malvagia!”
Hermione si soffermò un attimo a pensare, in effetti non
aveva ancora riflettuto su cosa avrebbe comportato nel futuro il fatto che
Voldemort non sarebbe mai esistito.
In un attimo ripensò a tutte le persone che sarebbero state
sue vittime e che invece ora non lo sarebbero state più… i genitori di Harry, Cedric
Diggory, Sirius Black, Silente! Li avrebbe trovati tutti vivi giusto? Chissà
quante cose erano cambiate nel futuro! Di certo non era un bene sconvolgere il
passato, ma quando il futuro poteva essere così tremendo come quello che si era
realizzato grazie a Voldemort, niente poteva essere peggio. Comunque sarebbe andata aveva risparmiato
migliaia di vite.
E se ora Tom l’avesse seguita sarebbe cambiato qualcosa?
Hermione ne dubitava.
Forse era solo un pensiero egoistico per giustificare il
bisogno che aveva di lui, ma non credeva che l’assenza di Tom Riddle dal
passato avrebbe avuto conseguenze negative sul futuro. E se davvero fosse venuto
a vivere nel futuro…oh, Hermione non riusciva neanche a pensarci. Avrebbe
davvero potuto avere una vita normale insieme a lui, frequentare insieme la
scuola di Hogwards e amarlo per sempre!
Hermione guardò Tom che la fissava con sguardo pieno d’amore
e di speranza.
“Vorresti davvero lasciare tutto per venire con me?” Domandò
anche se conosceva la risposta.
Lui si avvicinò e sorridendo – un sorriso così sereno e
bello che Hermione non avrebbe mai pensato potesse comparire sulle sue labbra
di solito così tese e imbronciate- le prese il volto fra le mani.
“ Io verrei in capo al mondo per te Hermione.Non mi
fermerai, non ti libererai di me così facilmente…”
Hermione era incantata dal suo sorriso e dalla luce nuova e
gioiosa che illuminava il suo viso perfetto.
“Non è come se…ti strappassi al tuo mondo? Come se mi
prendessi la tua vita?”
Lui sorrise giocoso e si avvicinò alle labbra di Hermione sbattendo
le lunghe ciglia nere sui suo occhi color smeraldo con un battito da farfalla.
“Prendi la mia vita…prendi il mio cuore…prendi la mia anima.
Prendi tutto quello che sono.”
FINE
Angolino Autrice per commento finale:
Aaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaahhhhhhhhhhhhh ce
l’ho fatta!!!!!!!!!!!!!!!!
Non lo credevo possibile!! Dopo più di un anno sono riuscita
a finire questa FF!! Ragazzi sono troppo troppo felice!!
Spero solo che il finale non sia stato troppo precipitoso…ma
davvero non sapevo come altro fare! Ero stanca di vedere soffrire questi due!
Giusto per chiarire il finale:
allooooora… dunque se non si fosse capito (ma di sicuro
avrete capito) Hermione si porterà con sé Tom nel futuro.
Ora, non so se sia possibile farlo “magicamente” parlando ma
credo (e spero) di si! D’altronde come avrei potuto fare un lieto fine
altrimenti? Dai concedetemi questa licenza artistica!
Non so come faranno a far vivere Tom nel futuro ma ce la faranno (altrimenti
mi arrabbio) : ipotesi numero 1: Fanno
passare Tom per uno studente straniero. Ipotesi 2: Fanno passare Tom per uno
che ha perso la memoria……… insomma dai usate la fantasia!
Poi…… nella mia visione idilliaca ecco cosa Hermione troverà
nel futuro: Harry, Ron e tutti gli altri suoi amici vivi (compresi Cedric,
Silente, Sirius….) …vi immaginate che bello? *__* Tra l’altro Harry avrà ancora
i genitori e non sarà il “ragazzo sopravvissuto” ma un normale ragazzo come
tanti che comunque sarà amico di Ron ed Hermione. Hagrid, che non è mai stato
espulso dalla scuola sarà professore di Creature Magiche, Sirius avrà un figlio
che sarà amico di Harry…..ok mi sto lasciando prendere la mano. OVVIAMENTE
Nessuno saprà chi è Voldemort o Tom Riddle (non essendo mai esistiti) e quindi
nessuno saprà mai la vera storia di Tom ed Hermione! Nemmeno Silente (beh…su
questo punto ho qualche dubbio…quello sa sempre tutto!!) insomma così io mi immagino il tutto…se avete
comunque domande, dubbi, critiche non esitate a scrivermi!! Per il momento è
tutto!! Un bacione e un abbraccio grande grandissimo a tutti, ma davvero tutti
coloro che hanno seguito stoicamente la storia, hanno sopportato i miei ritardi…-ehm
ehm…potrete mai perdonarmi? – e hanno sempre letto, commentato e sognato
insieme a me questa storia creata dalla mia immaginazione. Siete stati
fantastici, e senza di voi questa storia non sarebbe andata oltre il primo
capitolo.
Ora, permettetemi un piccolo sfogo di disperazione (se
volete unitevi a me):
TOOOOOOOOOOOOM…………..!!!!!!!!!! T___T come farò senza di
te??? Senza scrivere più dei occhi
verdi, del tuo volto d’angelo, dei tuoi baci ardenti e dei tuoi
atteggiamenti da psicopatico bipolare?? Mi mancherai!!!! Trattamelo bene Hermione!!
T___T
OK. Ho finito. Chiamate pure la neuro per 1 ricovero coatto.
Baciozzi a tutte!
Ale
P.S: se volete un capitolo extra fatemelo sapere! Magari dicendomi
cosa volete che ci sia nel capitolo! ;)
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