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Ecco la nuova storia! L’idea è nata
quando ero al cinema a vedere Men In Black 3 e non
potevo fare a meno di immaginare Santana e Brittany in giacca e cravatta nera… sì devo
farmi curare!
Comunque
da cosa nasce cosa ed è uscita questa storia…
Buona lettura!
Men In Black
Primo capitolo: L’agente S
Chiuse l’ultimo bottone della
camicia, prese la cravatte ed eseguì un nodo perfetto
stringendola con cura al collo. Aprì l’armadio passando la mano sulle numerose
giacche, rigorosamente nere, ne prese una e la infilò. Premette un bottone
invisibile e l’armadio ruotò su se stesso mostrando una serie di luccicanti
armi. Prese la sua fedele pistola e la infilò nella tasca della giacca, tasca
speciale che chiamava alla Mary Poppins, la piega
della giacca infatti non ne fu per niente infastidita,
piccoli vantaggi della tecnologia aliena. Premette un secondo bottone e apparve
un nuovo scompartimento, questa volta la sua mano indugiò qualche secondo di
più. Poi scelse il paio di occhiali scuri che
preferiva quel giorno e li assicurò alla tasca davanti della giacca, questa
volta una tasca normalissima. Prima di uscire controllò un
ultima volta il suo aspetto per poi annuire, prendere le chiavi di casa
e uscire.
Il corridoio fremeva di attività, che lei prontamente ignorò, passando accanto a
numerosi scatoloni e voluminose valigie, la sua vicina, di cui peraltro non
sapeva il nome aveva sentito l’improvvisa esigenza di trasferirsi e chiaramente
il nuovo inquilino stava prendendo il possesso dei luoghi.
Il traffico di New York era come al solito caotico, si fermò solo a prendere un caffè al volo
che poi si gustò raggiungendo l’ufficio.
“Buongiorno S” Il custode non
abbassò neppure il giornale, diceva che poteva riconoscere il passo di ogni agente.
“Buongiorno” Rispose lei, poi prese
l’ascensore e raggiunse il centro nevralgico di tutte le attività aliene sul
pianeta, il cuore del MIB.
“Agente S, deve ancora consegnare
il rapporto per quell’arresto nella Quattordicesima…” Alzò la mano facendo un
cenno vago poi proseguì fino a raggiungere la sua scrivania, in quella accanto la aspettava già la sua collega.
“Hei S!
Ce ne hai messo di tempo, begli occhiali!”
“Ciao Q… mi spieghi come puoi
essere così frizzante di prima mattina?” L’agente Q faceva coppia con lei da
tre anni ormai, bionda, con un fisico perfetto e gli occhi chiari anche se
verdi e non azzurri come amava precisare, aveva tutto della bambolina fragile,
mai opinione poteva essere più sbagliata, l’agente Q poteva entrare in un
edificio occupato da un nido di Sgrun e uscirne con
l’uniforme ancora perfetta e un sorriso smagliante.
“Andiamo S, lo sai che non svelo
mai i miei segreti!” S le gettò un’occhiataccia al quale la donna rise di
gusto.
“Cosa vi
fa ridere?” S alzò gli occhi al cielo, sperava tanto che l’agente R fosse già
fuori in missione!
“Nulla che possa interessarti N”
L’agente R strinse gli occhi,
“So che mi pentirò per questo ma…
perché mi hai chiamato N?” Q sorrise preguastadosi già la scena, S si alzò in
piedi guardando la ragazza dall’alto,
“Vuoi dirmi che non ti è arrivata
la circolare? Il tuo nuovo nome in codice è N, da Nanerottola!” Q si stava
chiaramente trattenendo dal ridere mente l’agente R mise le mani sui fianchi
piegando la testa di lato,
“S, se non fosse
che la tua acidità è così evidentemente dovuta ad una totale mancanza
d’amore potrei anche ritenerla offensiva, ma non lo farò!” Si voltò
allontanandosi per raggiungere F, il suo compagno, che ristabiliva la quota
minima d’altezza del gruppo, superando il metro e ottanta.
S la guardò andare via con una
smorfia,
“Di cosa parlava? Acidità? Non ho
problemi di acidità di stomaco da quella volta che ho
assaggiato il ragù veneriano!” Q la guardò con un
sorrisino divertito, ma evitò di evidenziare che non era quella la parte
essenziale nelle parole dell’agente R.
“S, Q! A rapporto subito!” Le due
ragazze alzarono la testa guardando la donna che era a capo del MIB.
L’agente Sy
aveva ottenuto quel ruolo schiacciando tutti gli altri avversari, ma aveva
dimostrato più volte di meritarselo, non solo non si considerava mai sconfitta
e aveva una naturale propensione al comando, ma aveva anche una mente
sufficientemente diabolica da riuscire a prevedere anche il criminale alieno
più malvagio.
Il suo ufficio era occupato per la
maggior parte da trofei, di ogni forma e misura,
alcuni erano anche di una dimensione spazio temporale diversa, quello che
contava è che tutti brillavano.
S e Q si sedettero di fronte a lei,
erano agenti competenti e capaci, e nessuno metteva in dubbio la loro alta
posizione all’interno del MIB, eppure Sy le
intimoriva sempre un pochino.
“S, quella ti sembra regolamentare?” Chiese per prima cosa, la donna fece una
piccola smorfia mentre S stringeva un po’ di più la cravatta poi continuò “Sono
stata informata di strani movimenti nella galassia, sembra che i cacciatori di
taglie si stiano muovendo un po’ troppo… un vecchio obiettivo deve essere
tornato in auge, un Torosiano forse, tenete gli occhi
e le orecchie bene aperte, fosse per me attiverei lo scudo impedendo a quella
feccia di arrivare sulla Terra, ma il tecnico addetto mi ha informato che
porterebbe alla morte di numerosi alieni ignari e innocenti…” Si interruppe e
fece un'altra smorfia, “Come se ci fossero degli alieni innocenti!” Scosse la
testa, “Comunque, non deludetemi ragazze!” Capendo al volo di essere state
congedate le due donne si alzarono e uscirono dalla stanza.
“Torosiano?”
Chiese Q e S si strinse nelle spalle,
“Non ne so molto, una specie di
calamaro con poteri telecinetici…” Q annuì,
“Dovremmo cercare negli archivi…” S
sbuffò,
“Per quello
ci sono gli archivisti!” Si voltò e mentre il suo sguardo spaziava sulla stanza
numerosi agenti incassarono involontariamente la testa sperando di non essere
scelti.
“Tu! Agente su ruote!” L’uomo si
voltò a guardarla,
“Sono l’agente A, S, e tu lo sai
benissimo!” S sorrise,
“Certo che lo so, ma così era più
chiaro… ci serve tutto quello che i computer sanno sui Torosiani
e sui possibili obiettivi dei cacciatori di taglie ospiti sulla Terra.” L’uomo la guardò con fastidio,
“E vuoi che lo faccia io?” S fu sul
punto di rispondere ma Q la prevenne,
“Ci faresti un gran favore!”
Sorrise e l’agente A annuì,
“Va bene, vi farò sapere quello che
vi serve”
“Il prima possibile!” Aggiunse S
guadagnandosi un occhiataccia da A.
Quando il ragazzo fu lontano Q
scosse la testa,
“Certo che tu non sai proprio dove
sta di casa la diplomazia!” S si strinse nelle spalle,
“Vieni, andiamo a tenere occhi e
orecchie aperte.”
Note
Voilà il primo capitolo… ho tolto
il prologo dopo lunga e dolorosa riflessione… ma va bene così!
Nuovo capitolo, grazie a chi recensisce a chi segue a chi preferisce ecc
ecc, vi adoro
Nuovo capitolo, grazie a chi
recensisce a chi segue a chi preferisce ecc ecc, vi
adoro!
Buona lettura!
Secondo capitolo: Il nuovo vicino
Trentasei ore dopo S era di ritorno
al suo appartamento, il corridoio era di nuovo libero ed era una fortuna,
perché già così stava facendo un enorme fatica a non
sgocciolare dappertutto. Sì, era ricoperta da uno strato di Hihiano,
un piccolo incidente nella metro, mentre lei e Q
stavano interrogando un Dedi, che aveva un certo giro
di conoscenze, era spuntato fuori un grosso e alquanto infuriato Hihiano, le aveva attaccate ed era stata obbligata a fare
fuoco.
“Salve!” S aveva dei nervi
d’acciaio e solo quello le impedì di voltarsi puntando la pistola, che
ovviamente aveva già estratto. La rinfoderò veloce e si voltò.
“Ho preso l’appartamento accanto al
tuo!” S sbatté le palpebre più volte, davanti a lei c’era una giovane ragazza,
capelli biondi, occhi azzurri, un sorriso contagioso, e fin qui nulla di troppo
strano se non si vuole considerare strano il fatto che la ragazza sembrava
totalmente ignorare il viscido liquido blu che la cospargeva, quello che
davvero la stupiva era l’enorme gatto che la ragazza teneva tra le braccia.
“Piacere io sono Brittany e lui è Lord Tubbington!”
Le tese la mano con un sorriso.
“Oh… piacere…” Le prese la mano
stringendola, i suoi occhi che continuavano a fissare l’enorme gatto. Uno
squillo la tolse dall’imbarazzo la ragazza, si voltò verso la porta del suo
appartamento,
“Il telefono…” Si voltò verso di
lei con un sorriso di scuse poi aggiunse,
“Mi piacerebbe parlare un po’ con
te!” Quindi si voltò e scomparì nel suo appartamento portandosi dietro il
gatto.
Era stanca, al MIB le giornate
lavorative erano di trentasei ore e quegli ultimi
giorni erano stati pesanti, nessuno che sapeva niente, di Torosiani
nemmeno l’ombra mentre numerosi cacciatori di taglie stavano girando a New
York, creando non pochi problemi al suo ufficio.
Si liberò dell’uniforme e si
concesse una lunga doccia calda, quando si sentì pulita tornò nel soggiorno e
chiamò il MIB.
“Sono l’agente S” Si identificò e chiese dell’agente A.
“S? Credevo avessi appena
staccato…” Sembrava infastidito nel sentirla,
“Dimmi solo cosa sai dei Corei” Tagliò corto la ragazza, per un attimo ci fu solo
silenzio poi l’agente A sospirò e iniziò a parlare,
“I Corei
sono alieni di tipo H, non amano i contatti con le altre specie, sono solitari
e pericolosi.” S ascoltò tutto con gli occhi chiusi,
quelle cose le sapeva anche lei,
“Ok, ma
che aspetto hanno?”
“Gatti, sono come i nostri gatti,
ma di certo non fanno le fusa!” Il ragazzo rise di quella che credeva essere
una battuta. S chiuse la chiamata senza ringraziare, le piaceva essere
considerata una stronza intrattabile, la Sy diceva sempre che incutere timore permetteva di
sopravivere più a lungo!
Guardò il pigiama che aveva
indossato dopo la doccia, no, non andavano bene, l’uniforme era importante,
così si cambiò chiudendo con fermezza la cravatta nera e legando i capelli in
una coda alta, poi controllò la sua arma e uscì nel corridoio.
Si avvicinò alla porta con una
certa agitazione, cosa a cui non era affatto abituata,
“Salve agente… credo che sarebbe
meglio se io e lei parlassimo a quattrocchi… se non le dispiace seguirmi sul
tetto…” S aveva la mano sulla pistola mentre annuiva seguendo il gatto che si
era rivolto a lei con tanta tranquillità spuntando da dietro l’angolo.
Raggiunsero il tetto e il gatto si
stravaccò sul caldo pavimento di cemento, S rimase un attimo
perplessa poi si sedette accanto a lui.
“Allora sei un Corei?”
Il gatto che aveva socchiuso gli occhi li riaprì,
“Sì…”
“E cosa ci fai qui con un’umana?”
Il gatto si stiracchiò alzandosi di nuovo,
“Non è che hai un sigaro per caso?”
Quando la ragazza scosse la testa il gatto si stese di
nuovo poi si decise a rispondere,
“Non ti senti mai sola?” S sbatté
le palpebre senza rispondere, ogni agente del MIB era solo, era
un attributo naturale del loro lavoro, loro erano nessuno. Il gatto non
sembrava aspettare una sua risposta perché continuò, “Ebbene io sì… dopo aver
passato più di tre secoli nella più totale e completa solitudine ho deciso che
volevo un po’ di compagnia.”
“E hai scelto un umano?” S lo
guardava perplessa era difficile leggere le espressioni sul volto di un gatto,
ma le sembrava che stesse sorridendo,
“Oh ma non sono io che ho scelto
lei, Brittany, la tua nuova graziosa vicina, mi ha
chiesto se volevo essere il suo compagno di avventure
e io non ho saputo dire di no!” S era sempre più confusa,
“Te l’ha chiesto?”
“Certo, Brittany
è alquanto particolare… unica direi, molto più intelligente e perspicace di qualunque altro umano io abbia mai avuto il dispiacere di
conoscere!”
“Mi stai dicendo che sa che sei un
alieno?” Il gatto si voltò a guardarla intensamente,
“Stai già pensando di usare quel
bel attrezzino che noi Corei vi abbiamo stupidamente
aiutato a costruire?” S che aveva effettivamente pensato al suo Neuralizzatorenon poté negare,
“Umani! Siete così prevedibili! Comunque no, nessun bisogno di alterarle la memoria, non sa
che sono un alieno.” S annuì sollevata, non sapeva perché ma le sarebbe
dispiaciuto alterare la memoria a quella ragazza.
“Lord Tubbington!
Non dirmi che sei sul tetto a fumare perché…” La ragazza
spuntò dalle scale e la vide, un sorriso spontaneo si aprì sulle sue labbra,
“Oh ci sei anche tu!” Lanciò un’occhiata al gatto che si stirò ignorandola.
“Strano…”, S la guardò interrogativa e la ragazza sorrise ancora,
“Strano che abbia fatto amicizia
con te, lui non è molto socievole generalmente.” Il
gatto si mosse passandole tra le gambe e strusciandosi contro di lei, “Già gli
piaci proprio!” S lanciò uno sguardo fulminante al gatto che balzò tra le
braccia di Brittany ignorandola, era chiaro che la stava prendendo in giro. Presa in giro da un gatto, questo
era davvero il finale perfetto di quella giornata.
“Non parli molto è?” S alzò gli
occhi sulla ragazza e rimase catturata da quello sguardo divertito,
sorrise
suo malgrado,
“Già… ora devo andare…” Si
allontanò ma prima che fosse fuori portata la ragazza la richiamò,
“Scusami, credo di non aver capito
il tuo nome…” S rimase in silenzio, il suo nome? S, certo il suo nome era S.
“Santana”
Non appena lo ebbe detto si sarebbe tappata le mani con la bocca, Santana? Da quanto tempo non pronunciava il suo vero nome?
Il nome che le avevano dato suo padre e sua madre?
“Santana…
mi piace!” Brittany le sorrise ancora e poi sempre
con l’enorme gatto tra le braccia raggiunse il suo appartamento lasciandola
sola nel corridoio, Santana, da quanto tempo nessuno
pronunciava più il suo nome?
“Io e F lo abbiamo
catturato mentre cercava di intrufolarsi nella rete fognaria!”
“L’avevo intuito dalla puzza!” R
non la degnò di uno sguardo mentre continuava a raccontare,
“Pensate che ha tentato di fuggire,
ma la perfetta sintonia tra me e F e la mia innegabile capacità di previsione e
pianificazione non gli ha lasciato nessuna possibilità!” F sorrideva
guardandola e S fece una smorfia disgustata da tutta la situazione, perché
doveva essere proprio quella sfigata ad ottenere il
primo successo da quando quella storia era iniziata?
“Comunque
F è stato perfetto, un placcaggio degno di un giocatore di football!”
“Accidenti, sarà rimasto ben poco
del cacciatore di taglie se F gli è finito sopra!” Il ragazzo si voltò a
guardarla e lei gli fece una sorriso ottenendo un
immediato sguardo fulminante da R.
“S, il cacciatore di taglie sta
benissimo a differenza dell’ultimo che hai incontrato tu! Se non sbaglio è
ancora attaccato alla tua cravatta!” S riuscì a non abbassare lo sguardo sulla
cravatta, ma lo sforzo che dovette compiere fu notevole,
“Non è colpa mia se quello mi ha
attaccato!”
“Ah sì? Da quello che ho saputo io,
tu gli hai puntato la pistola addosso per prima!” Era vero, ma questo non cambiava il fatto che l’alieno l’aveva attaccata, altrimenti
non avrebbe sparato.
“Già, perché io so come usarla la
pistola, a differenza di qualcun altro qui presente!”. Le due agenti si
scambiarono sguardi di fuoco ma prima che la più bassa potesse pensare ad un adeguata replica intervenne F,
“Ragazze su non litigate, sono
sicuro che S abbia avuto le sue ragioni nello sparare al cacciatore di taglie,
e R, io lo so benissimo che quella volta non è stata colpa tua, la pistola era
difettosa!” La ragazza arrossì mentre S sorrideva vittoriosa.
“R, F da me subito, S tu interroga
il cacciatore di taglie!”
“Ma
Signora Sy! Lo abbiamo catturato noi e…”
“Nessun e, ma, o altro! Così ho
deciso e così si farà! E’ tutto chiaro?” Non era una domanda
infatti la Sy si voltò per tornare nel suo
ufficio. R guardò furiosa verso S che continuava a sorridere,
“Vai a dirlo alla mamma…” S si
voltò gongolando. Cercò con lo sguardo Q, che stava chiacchierando con Punk, un
alieno con dei problemi comportamentali di una certa entità ma che sembrava
piacere alla ragazza.
“Q!” La ragazza si voltò appena poi
le fece un piccolo cenno continuando a chiacchierare con il giovane alieno. S
li guardò per qualche istante, ok doveva ammetterlo, Puck aveva un fisico ammirevole, il fatto che fosse un
alieno era trascurabile visto che non aveva tentacoli o altre disgustose
appendici se non si considerava quella alquanto dubbia cresta sulla testa.
Attese ancora qualche minuto poi sbuffando raggiunse la sala
interrogatori da sola.
Teneva tra le mani un plico di
fogli, aveva notato che fingere di leggere qualcosa creava sempre nervosismo
negli interrogati, con noncuranza alzò lo sguardo e rimase immobile a fissare
l’alieno.
“Non ci posso credere!” Scoppiò a
ridere di gusto mentre l’alieno la guardava alquanto infastidito.
“Cos’è che vi fa ridere?” Chiese
lui,
“Voi, voi mi fate ridere, deve
essere stata un’esperienza farsi placcare da quella balena dell’agente F!” Il
sopraciglio dell’alieno scattò verso l’alto, poi alzò
il mento puntando lo sguardo da un'altra parte. S si riprese a sufficienza per
ricomporre il volto,
“Va bene… nome?” Guardò
interrogativa l’alieno, quello che aveva provocato la sua ilarità era l’aspetto
gracile e piccolino del cacciatore di taglie, non sembrava proprio l’avversario
difficile che aveva descritto R. L’alieno continuò a non guardarla e a rimanere
in silenzio. S tirò un sospiro poi si sedette di fronte a lui,
“Hai mai sentito parlare del
poliziotto buono e di quello cattivo?” il cacciatore di taglie continuò ad
ignorarla e lei proseguì, “Lo prendo per un sì, allora il nostro problema è che
quello buono in questo momento è impegnato a flirtare
con un alieno alquanto affascinate e con una struttura ossea ben diversa dalla
tua… quindi ti rimango solo io… la cattiva…” Estrasse la pistola e la puntò
dritta dritta in faccia all’alieno che finalmente la
guardò, “Ho passato una settimana fastidiosa e sono rinomata per avere il
grilletto facile…”
“Non puoi spararmi!” S sorrise
fissando i suoi profondi occhi scuri in quelli chiari dell’alieno,
“Tu dici?” la salivazione
dell’essere doveva essere simile a quella umana perché
lui si ritrovò a trangugiare a vuoto,
“Kurt, mi
chiamo Kurt…” S sorrise e ritrasse l’arma per poi
riporla nella tasca interna, si sedette più comodamente sulla sedia e dopo un
attimo di pausa chiese,
“Ok
allora Kurt… potevi scegliere un travestimento
migliore non credi?” L’alieno si era ripreso a sufficienza per incrociare le
braccia e assumere un espressione offesa,
“Questo non è un travestimento! E’
il mio vero aspetto, sono un umanoide!”,
“Oh… beh allora ricordami di darti
un déplian sui nuovi travestimenti in polimero, sono
molto belli!” Gli sorrise amabilmente,
“Ma siete
tutti così poco simpatici sulla Terra? Prima vengo
ingiustamente arrestato da un armadio e una noiosa e poi vengo minacciato e
insultato da…” Si interruppe nel vedere S incrociare la braccia attendendo le
sue parole, “Un’agente”.
“Scusa, hai ragione… ma te l’ho
detto quella diplomatica è impegnata!” Sorrise, le era piaciuto un sacco
sentire definire F e R a quel modo, “Facciamo così tu mi dici tutto quello che
voglio sapere e io ti rilascio in giornata…” Kurt la guardò cercando di capire se stesse mentendo poi
annuì a posò le braccia sul tavolo pronto a rispondere.
“Bene allora, sei un cacciatore di
taglie giusto?”
“Sì, ho una regolare licenza, ho
tutti i permessi e ho pagato le tasse!” S annuì,
“Sì sì,
certo immagino… ora dimmi, perché sei qui o meglio per chi?”, Kurt rimase in silenzio poi si strinse nelle spalle,
“Non lo so”, S sbuffò e portò la
mano alla tasca interna ma Kurt alzò le mani,
“Davvero! Ho saputo che sulla Terra c’era un premio ghiotto e sono arrivato qui, contavo di scoprire di più una volta sul posto, ma sono
stato ingiustamente arrestato!”.
“E dovrei
crederci?”
“Sì! Avrete notato il traffico di
cacciatori, tutti sanno che c’è qualcuno da cercare… ma non tutti sanno ancora
chi…” S corrugò la fronte, in effetti quel Kurt non gli sembrava un gran cacciatore di taglie… cioè si
era lasciato catturare da F e R!
“Posso fare uno sforzo e crederci…
ma qualcosa saprai sull’obbiettivo no?” Kurt si strinse nelle spalle,
“So che è una preda di grande valore che da tempo si credeva morta, una creatura
centenaria dai grandi poteri…”
“Non ne sai davvero molto più di
noi…” S fece una smorfia poi guardò il giovane alieno,
“Posso lasciarti andare… ma ci
teniamo la tua attrezzatura fino a quando non riparti”,
“Come? No, andiamo! Mi serve la mia
attrezzatura!” S che era già alla porta si voltò a guardarlo,
“Beh potrei restituirtela…” Kurt la guardò speranzoso, “Se tu mi tenessi informata su
tutto ciò che scopri!” L’alieno la guardò contrariato poi annuì,
“Va bene! Non credo di avere altra
scelta!” S sorrise, poi aggiunse,
“Solo un ultima
cosa, ricorda che se c’è una cosa che so fare molto bene è vendicarmi!” Kurt annuì aveva appena conosciuto quell’agente, ma non
ebbe difficoltà a credere alle sue parole.
Leggete e divertitevi! (tanto per
cambiare frase!)
Quarto capitolo: Le stelle
Malgrado
il passo avanti che aveva fatto nell’ottenere un informatore nulla era ancora
cambiato, Kurt si stava muovendo per scoprire tutto
il possibile e lo stesso facevano gli agenti del MIB, lei compresa, ma i
risultati stentavano ad arrivare, il giorno prima era finita su una pista molto
promettente per poi capire che era un buco nell’acqua, nel vero senso della
parola, l’anfibio Cheresiano aveva tentato di fuggire
e visto che Q non amava bagnarsi era toccato a lei gettarsi nell’acqua al suo
inseguimento, quando lo aveva preso avevano scoperto che non sapeva nulla.
L’ascensore suonò ad un piano
diverso dal suo e vi entrò un giovane biondo che la guardò perplesso,
“Siete caduta
in una piscina?” S che era bagnata fradicia gli lanciò uno sguardo che avrebbe
raggelato chiunque ma quel ragazzo non vi badò neppure continuando a sorridere,
“A me piace molto nuotare! Però prima mi tolgo i
vestiti!” Rise e S si trattenne dal fargli notare che con quella bocca da pesce
che si ritrovava era già stato predestinato ad amare l’acqua.
“Uno scherzo sul lavoro…” Disse
invece cercando di chiudere il discorso.
“Davvero? Forte! Deve essere un bel ambiente se vi divertite così!” S lo guardò chiedendosi
se la stesse prendendo in giro ma gli occhi del ragazzo erano tutto tranne che
maliziosi. L’ascensore suonò e S uscì seguita dal ragazzo, che si fermò
all’appartamento accanto al suo. S estrasse le chiavi dalla
tasca poi le lasciò cadere. Per un attimo i suoi occhi rimasero immobili a guardare le chiavi a terra, stava forse
volutamente perdendo tempo? La porta dell’appartamento si aprì e una sorridente
Brittany saltò al collo del ragazzo.
“Sam! Sei
arrivato!” Il ragazzo rideva stringendo a sua volta la giovane che solo dopo
averlo lasciato la notò, mentre lei stava cercando di aprire la sua porta a
tutta velocità,
“Santana!
Ciao! Vieni a bere un the con me e Sam?” La ragazza rimase un attimo a bocca aperta poi vide spuntare il gatto,
che le gettò uno sguardo divertito.
“Devo cambiarmi…”
“Oh ma certo, sarai stufa di quegli
abiti, io intanto metto su il the!” Le sorrise e S si rese conto che
indirettamente aveva accettato l’invito. Aprì la bocca per rifiutare ma
incontrando lo sguardo felice della ragazza non riuscì a far altro che annuire.
Entrò in casa e si liberò in fretta
dell’uniforme, si gettò sotto la doccia per uscirne un minuto dopo e indossare
un paio di jeans e una maglietta bianca, aveva i capelli bagnati così
contrariamente alle sue abitudini li lasciò sciolti. Osservò
per un attimo la pistola poi la ritirò nell’armadio prendendo invece il
suo comunicatore. Potevano chiamarla in qualsiasi momento.
Uscì dal suo appartamento e bussò a
quello accanto. Ad aprirle fu il sorridente Sam,
“Brittany
sta litigando con Lord Tubbington… ha trovato dei
sigari nascosti dietro il the…” S sorrise,
“Sì, ho saputo che sta cercando di
farlo smettere!” Sam le indicò si entrare e lei si
guardò attorno, era un appartamento come il suo, ma le differenze erano enormi,
malgrado la ragazza abitasse lì da pochi giorni la sua
personalità aveva già impregnato tutta la casa. Ovunque vi erano
colori vivaci, disegni e dipinti tappezzavano le pareti, dei morbidi tappeti
coprivano l’austero e freddo pavimento e le tende erano aperte così che la luce
del sole ormai al tramonto si diffondesse per tutta la casa. Il suo
appartamento era sobrio, freddo ed impersonale al confronto!
“Oh hai dei capelli bellissimi!” S
arrossì mentre la ragazza la fissava estasiata,
“Ecco… io… erano bagnati così…” Tentò
di balbettare ma Brittany sorrise poi guardò Lord Tubbington e annuì al gatto,
“Sì, anche io credo stia meglio con
i capelli sciolti!” S arrossì ancora di più fortunatamente la ragazza sembrava
aver ricordato qualcosa perché fissò il gatto e aggiunse, “Che io sia d’accordo
con te non implica che ti abbia perdonato!” Il gatto non si mosse dal cuscino
su cui era accoccolato socchiudendo ancora un po’ gli occhi.
Brittany
servì il the mentre chiacchierava con Sam che, le fu
spiegato, era un suo vecchio compagno di scuola, si era
trasferito a New York solo da pochi giorni e pensava di prendere un
appartamento qualche piano più in basso.
“Sì, il signor Frend
pensa di trasferirsi nel Maine, dice che libererà l’appartamento oggi stesso” S
inarcò le sopraciglia perplessa, era curioso che
improvvisamente tutti volessero lasciare quel palazzo, era raro trovare
appartamenti simili a New York.
“Così abiteremo vicino!” Brittany batté le mani felice,
guadagnandosi un occhiataccia dal suo gatto che stava cercando di dormire. S
parlò poco, le appariva così surreale essere lì a prendere un the e a
chiacchierare, non ricordava l’ultima volta che era stata così rilassata. Eppure l’esuberanza e la serenità di Brittany
erano un balsamo su di lei, così come la gentilezza di Sam.
Il ragazzo si congedò dopo aver
promesso a Brittany di avvisarla quando sarebbe
arrivato il giorno dopo con le sue cose, e lei rimase sola con la ragazza,
“Credo di dover andare anche io…”
“Di già Santana?
Davvero?” Chissà perché ma guardando quegli occhi fattisi tristi Santana si strinse nelle spalle,
“Beh… solo non vorrei disturbare…”
“Oh ma tu non disturbi affatto!
Vieni ti faccio vedere una cosa!” Le prese la mano e
la trascinò fuori di casa fino al tetto. S che era già piuttosto stupita dal sentirsi
stingere la mano dovette aprire la bocca dalla
sorpresa quando si ritrovò ad osservare il tetto. La ragazza doveva aver
lavorato intensamente in quei giorni perché ora c’era un piccolo giardino lì
dove per anni c’era stato solo uno spazio vuoto in cemento.
“E’ meraviglioso! Come hai fatto…”
“Ti piace?” Brittany sorrise felice,
“Lord Tubbington ne era sicuro! Sai io amo la natura
e qua ce n’era così poca… così ho pensato che potevo
fare dei piccoli miglioramenti al palazzo…” S guardò strabiliata il tappeto
erboso e i cespugli di fiori, una leggera costruzione in legno, che in qualche
anno sarebbe stata ricoperta dall’edera, sorgeva in un angolo ospitando al suo
interno un tavolo e delle sedie. Il tutto era illuminato da una fila di luci
gialle.
“E tutto
questo in pochi giorni…”
“Beh vedi è il mio lavoro… sono
brava con le piante...” S sorrise alla giovane,
“Me ne sono resa conto!”
“Vieni…” Le disse allora lei poi si
sdraiò sul prato e S la imitò, ma Brittany si mise su
un fianco osservando lei invece che il cielo,
“Non mi piace guardare il cielo!” S
si sentiva di nuovo in imbarazzo, come se quella situazione fosse un po’ troppo
intima per lei,
“Perché?” Chiese cercando di
scrollarsi di dosso quella sensazione,
“Non si vedono le stelle” Solo in
quel momento l’agente si rese conto che Brittany
aveva ragione, a New York non si vedevano le stelle, l’illuminazione della
città era troppo forte.
Note
Le cose si stanno evolvendo, Santana non c’è solo il lavoro dopo tutto!;-)
Al prossimo capitolo! Forza
rendetemi felice e fatemi sapere se vi piace la storia!!!
“Allora A, trovato niente?” Il
ragazzo la guardò stupito,
“Niente Due ruote, Quattrocchi o
altro oggi? Ti devo mandare al controllo neurale?” S si sentiva di ottimo umore così non gli lanciò nemmeno un occhiataccia,
“Se
preferisci…”
“Oh no no!
Questa è la lista di tutti gli alieni centenari sulla Terra…” S la prese e fece una smorfia, il suo buon umore che si
intaccava,
“Vuoi dirmi che ci sono più di
duemila alieni pluricentenari sulla Terra?”
“Sì, la nostra specie è una delle più cagionevoli e tecnologicamente meno avanzata
dell’universo…”
“Parla per te Sedia-muovente!”
l’agente A sorrise,
“Ecco ora ti riconosco!”
“Hai tolto quelli con poteri
insignificanti?” A annuì,
“Sì, certo” S si allontanò con la
lista, dietro di lei il ragazzo disse,
“Prego, è stato un piacere esserti
utile, non dovresti ringraziarmi così tanto!” Lo ignorò gettando invece la
lista a Q che la guardò con interesse,
“Wow, direi che siamo ancora ad un
punto morto!”
“Sì, e questo non piacerà alla Sy!” Q si mostrò più preoccupata però poi la guardò
maliziosa,
“Ieri sera mi è arrivato l’allarme
dal tuo comunicatore… tu non hai risposto ma quando sono arrivata a casa tua ho
notato che eri impegnata…” S arrossì violentemente cercando di sfuggire allo
sguardo malizioso della ragazza,
“Credo di averlo messo silenzioso…”
In realtà lo aveva dimenticato nell’appartamento della ragazza, così quella
mattina era dovuta andare a suonare alla sua porta, ricordava ancora il
magnifico pigiama integrale a righe con cui la ragazza ancora
semi addormentata era venuta ad aprire.
“Mmm”
Disse la ragazza poi aggiunse, “Comunque la prossima
volta avvisami che hai un Corei come vicino così
evito di correre da te tutte le volte che vai a chiedere lo zucchero alla tua
vicina!”,
“Sì… l’ho già registrato, non
succederà più…” Qscoppiò a ridere,
“Questa poi è buffa, credo di non
averti mai visto così in imbarazzo!” S la guardò storto poi notando che R stava
arrivando ne approfittò per lanciarle una battutaccia
alla quale la ragazza rispose, distogliendo così l’attenzione di Q da lei.
“Andiamo Kurt!”
il ragazzo si faceva attendere e S guardò per l’ennesima volta l’orologio,
“Devi andare da qualche parte?” Le
chiese Q mentre provava un paio di scarpe,
“No”
“Mmm
certo…” Non aggiunse nulla ma di nuovo nei suoi occhi si accese quella luce
indagatrice.
“Eccolo!” S era davvero sollevata
di vedere il giovane cacciatore di taglie.
“S, Q…” le salutò,
“Saputo niente di nuovo?” Il
ragazzo sorrise,
“Sì, a parte il fatto che la caccia
è sempre aperta, ho saputo che ad aver spiccato il mandato di cattura sono
stati i Trolliani, esseri piuttosto sgradevoli da
incontrare.”
Questa era una notizia
interessante,
“E nulla
sull’obiettivo?” chiese Q,
“Solo che abita a New York”
“Come l’ottanta per cento degli
alieni sulla Terra!” S sbuffò esasperata e Kurt si
strinse nelle spalle.
“Grazie Kurt…
oh per favore la prossima volta scegliamo noi il luogo d’incontro!”
“Perché?
Credevo che un negozio di abbigliamento fosse un posto
ideale!” S alzò gli occhi al cielo esasperata,
“Sì certo, visto
che noi dobbiamo indossare solo il nero ci fa piacere passare delle ore
ad aspettarti osservando abiti che non metteremo mai!”
Il giovane sembrò riflettere su
quel punto poi annuì,
“Hai ragione,
sarebbe davvero una tortura indicibile per me! La prossima volta
scegliete voi!” Q gli fece un sorriso amabile mentre
posava un paio di tacchi da dodici e infilava le sue comode scarpe
regolamentari.
Informarsi sui Trolliani
fu alquanto semplice, erano una razza poco amata, spacconi e attaccabrighe
gironzolavano per lo spazio distruggendo e uccidendo. E
quello era il vero problema, avevano più nemici loro di tutte le altre razze
messe insieme, o quasi.
“Un altro vicolo cieco, inizio ad
essere stufa di questa storia, perché non lo prendono e la facciamo finita?” Q
alzò lo sguardo dal suo monitor fissandola accigliata,
“Stai scherzando vero?” S si
strinse nelle spalle con indifferenza e la ragazza continuò, “Dopo quello che ho letto sui Trolliani
non credo che gli consegnerei nemmeno il mio peggior nemico!” S annuì poi il
suo orologio suonò e la ragazza sorrise. Si alzò e afferrò la giacca che aveva
appoggiato alla sedia,
“Io vado, ciao!” Si girò e se ne andò lasciando una Q sbalordita seduta alla scrivania.
Si preparò in
pochi minuti, trentasei ore, non aveva mai odiato così tanto i turni
lunghi del MIB.
Uscì dal suo appartamento e bussò a
quello di Brittany, la ragazza le aprì la porta e nel
vederla sorrise,
“Ciao!”
“Ciao, hai un po’ di tempo? Devo
farti vedere una cosa!” La ragazza non sembrò affatto
stupita dalla richiesta invece annuì prese una giacca leggera e uscì
dall’appartamento, prima che potesse chiudere però Lord Tubbington
uscì a sua volta guardandole con occhi curiosi.
“Ehm… forse è meglio se lui lo
lasci qui…” Brittany rimase in silenzio per un po’
poi disse,
“Ritiene di dover stare con me…” S
si piegò guardando il gatto dritto negli occhi,
“Davvero?” Chiese poi, il Corei si sedette, la coda che saettava rapida dietro di
lui, si guardarono per alcuni secondi poi il gatto si alzò e rientrò nella
stanza.
“Oh… bene allora…” Brittany sorrise poi prima di chiudere gli urlò dietro “Fai il bravo!”.
Scesero con l’ascensore e vi
trovarono Sam,
“Ciao ragazze! Dove andate?”
“E’ una sorpresa!” Gli disse Brittany visibilmente eccitata,
“Oh… e dov’è Lord Tubbington?” S corrugò le sopraciglia
perplessa ma Brittany rispose ancora,
“Dice che sono al sicuro con lei!” Sam allora sorrise poi le fece l’occhiolino,
“Bene allora! Divertitevi!” Scese
con loro e poi le lasciò salutandole con la mano.
“E’ davvero carino!” S fece una
smorfia che nascose subito,
“Sì… molto gentile…” Brittany annuì poi salì sulla macchina lasciando che la
ragazza guidasse nel traffico di New York.
“Va bene… ora puoi aprire gli
occhi…” Le lasciò andare le mani anche se con un certo rammarico, la ragazza
obbedì e rimase a bocca aperta, facendo sorridere S.
“Ma… è…”
“Sì” Disse solo lei, davanti a loro
c’era una distesa di stelle, ok non erano proprio
quelle originali, ma erano sole nel planetario e le luci erano tutte spente.
“Hai detto che non si vedono le
stelle a New York, così ho pensato di portarti qui…” La ragazza le saltò al collo in un breve abbraccio poi si separò da lei
saltellando dall’entusiasmo. S la osservò felice, era
così bello essere la fonte di quella gioia!
“Vieni” Le tese la mano e le ragazza la prese senza un attimo di esitazione, era così
rassicurante e famigliare tenere le dita intrecciate alle sue.
La accompagnò ad una poltrona e si
sedettero accanto, le poltrone permettevano di stare quasi straditi ad
osservare il finto cielo. Brittany non le aveva lasciato la mano e S non la ritirò rimando invece in
silenzio assaporando il momento.
“Non ti senti mai sola?” Le chiese la ragazza e S sussultò, erano le stesse parole che
le aveva rivolto il gatto Corei, ma sulle sue labbra
aveva un significato più profondo, “A me succede sempre quando guardo le
stelle…”
“Sì… sola, piccola e
insignificante” Disse lei riprovando quella fastidiosa sensazione allo stomaco
che non l’aveva mai abbandonava se non inspiegabilmente quando stava con quella
ragazza.
“Tu non sei insignificante… non per
me…” La ragazza si era voltata a guardarla e S tenne lo sguardo fisso al
soffitto luminoso, “Tu sei speciale Santana” La
ragazza che le stava accanto alzò la mano che aveva libera e le accarezzò il
volto, questa volta lei si voltò a guardarla, la luce era fioca ma lei vide Brittany sorridere dolcemente, per poi tendersi verso di
lei e posarle dolcemente un bacio sulle labbra, “E’ stata una sorpresa
bellissima!” le sussurrò un attimo prima di
allontanarsi e rimettersi a guardare le stelle.
Scusate il ritardo… ecco il nuovo capitolo spero sia valsa l’attesa
Scusate il ritardo… ecco il nuovo
capitolo spero sia valsa l’attesa!
Come sempre vi prego
di lasciarmi un opinione, mi farebbe piacere capire se la storia vi piace
oppure se preferite che io vada a coltivare lumache!
Detto questo buona lettura!
Sesto capitolo: Innamorarsi
Aprì la porta del suo appartamento
con il cuore che batteva veloce, Brittany la
osservava appoggiata allo stipite della porta, la testa leggermente piegata e
un sorriso dolce sulle labbra, entrò e accese le luci, solo allora si rese conto
di un movimento,
“Accidenti S! Credevo avessi
risolto…” Q si bloccò nel notare chi c’era dietro di lei, il
suoi occhi corsero rapidi da lei a Brittany
soffermandosi sulla seconda. “Capisco…” Disse l’agente, poi gettò un occhiata a lei, “Senti, la prossima volta non so se
correrò ancora da te quando si attiva l’allarme!” Le fece una smorfia irritata
anche se S vi lesse una punta di divertimento, poi uscì dalla stanza e
scomparendo nel corridoio
“E’ molto bella…” disse solo Brittany facendola voltare verso di lei, S lesse il dolore
nei suoi occhi e scosse la testa,
“No, no, lei è
solo un’amica! Una collega, lavoriamo insieme questo è tutto…” La
ragazza la fissò negli occhi a lungo poi un piccolo sorriso comparve sulle sue
labbra facendo sciogliere S che aggiunse arrossendo, “E non è bella quanto te…”
Abbassò gli occhi e tornò a guardarla solo quando la ragazza le alzò il volto
con la mano.
“Bene” Disse solo, poi chiuse gli
occhi e la baciò. Un bacio molto più
profondo di quel leggero assaggio che le aveva dato al planetario. Fu un vero e
proprio sconvolgimento per S, aveva provato molte
cose, viaggi a super velocità, salti nel tempo, piatti a dir poco speciali, ma
niente aveva sconvolto il suo corpo come lo stava facendo quella ragazza,
semplicemente facendo incontrare le loro bocche. S la strinse di più contro di
sé desiderando conoscere meglio quel corpo meraviglioso. Il suo comunicatore
suonò facendola sobbalzare, con un salto si separò dalla ragazza,
“Il telefono… devo rispondere…” Brittany sorrise,
“Sicura?” S fu sul punto di
ignorare il comunicatore, gli occhi allacciati a quelli della ragazza, poi
ricordò i suoi doveri e con rammarico rispose,
“Sì…” visto che
la ragazza la guardava evitò di presentarsi e sentì Q ridere dall’altro capo,
“Quindi
lei è ancora lì! Accidenti non sai quanto mi dispiace!”
“Non sembra affatto!” Le rispose
scocciata la ragazza mentre Q rideva ancora più forte, “Mi hai chiamato solo
per questo? Perché potrei posare senza salutarti!”,
“Oh no, no…” Q cercò di riprendere
fiato poi continuò, “Si tratta di un emergenza, sembra
che F e R siano spariti”. S rimase in silenzio alcuni secondi, Brittany ora stava gironzolando per casa sua, osservando
ogni cosa e a lei non dava neanche un po’di fastidio!
“Va bene, ho
capito, arrivo subito!”
“Ottimo perché io sono ancora sotto
casa tua…” S sospirò poi aggiunse,
“Q…” La ragazza la interruppe,
“Lo sai che non lo dirò a nessuno”,
“Grazie” Chiuse la chiamata e si
voltò a guardare Brittany,
“Devo andare, un’emergenza…” La
ragazza le si avvicinò con un delizioso volto
imbronciato, S sorrise, poi le prese le mani attirandola a sé, “Mi farò
perdonare…” Un brillio si accese negli occhi della giovane,
“Ok”
Disse solo e S la attirò un po’ più vicino per poi fermarsi a pochi centimetri
dalle sue labbra. Malgrado un attimo prima erano state
allacciate in un bacio tutt’altro che casto ora si
sentiva insicura, Brittany però sorrise e non si
mosse, aspettando che lei trovasse il coraggio. E lei
lo trovò, ancora una volta assaporò quelle labbra dolci per poi separasi senza
fiato, le loro fronti si toccavano ancora e Brittany
si morse un labbro mentre lei sospirava. Si guardarono e risero insieme,
“Devi andare, la tua emergenza…” S
annuì, e la ragazza si separò da lei e uscì dal suo appartamento che
improvvisamente fu di nuovo vuoto e triste. S indossò l’uniforme il più in
fretta possibile, considerando che R e F dovevano
essere a rischio di vita o di morte altrimenti li avrebbe uccisi lei.
Q teneva gli occhi fissi sulla
strada, aveva premuto il bottone rosso e ora filavano aiper velocità.
“Lo sai che è contro il
regolamento?” S la guardò di traverso ma lei non distolse gli occhi dalla
strada,
“Proprio tu? Che flirti
con tutti gli alieni carini che incontriamo?” Q si strinse nelle spalle e
S incrociò le braccia, “Tutti sanno che R e F stanno insieme! Loro infrangono la legge
eppure nessuno dice niente!” Q rimase in silenzio per un po’ poi disse,
“Lo sai che non è la stessa cosa…”
Lo sapeva eppure chiese,
“Perché?” Questa volta fu il turno
di Q di lanciarle un’occhiataccia che lei ignorò,
“Perché? Perché non puoi stare con qualcuno che non sa nulla di te, di
quello che fai, di quello che sei!”
“Lo so!” Urlò quasi S. Rimasero in
silenzio a lungo poi Q aggiunse,
“Ti ho detto che non lo dirò e sai
che non lo farò… ma se dovessero scoprirti lo sai cosa succederebbe…”.
“La neuralizerebbero…”,
“Esatto, non saprebbe neppure di
averti mai vista, saresti dimenticata, svanita, eliminata…”
“Ho capito il concetto grazie!”,
“Voglio che tu sia pronta, la Sy è piuttosto rigida su questo punto, non so perché, ma
non tollera contatti con gli umani non MIB” Era vero e S lo sapeva, e non era
mai stato un problema, sapeva di agenti che non erano
riusciti a cancellare le loro vite precedenti, magari un fratello, un nonno, un
cugino, erano stati licenziati, non che loro lo sapessero certo, il neuralizzatore era sempre efficiente.
A lei non sarebbe successo, come
agente aveva troppo valore, come aveva detto a Q sarebbe stata Brittany ha essere neuralizzata,
un colpo di spugna e lei sarebbe svanita da ogni suo
ricordo, le avrebbero detto di trasferirsi, magari dall’altra parte del pianeta
e addio.
“Siamo quasi arrivati…” Le disse la
collega, S controllò l’indicatore di posizione la sua mente che ricordava un
sorriso luminoso, sospirò,
“Non credo di riuscirci…” Confidò e
Q non dubitò neppure per un istante che stesse parlando della missione di
salvataggio,
“Allora sii felice, fino a quando
potrai, perché tu almeno non dimenticherai…”
“Era tutto sotto controllo!” S
sentiva le mani fremere dal desiderio di premere il grilletto così ritirò
l’arma, “Non capisco proprio perché siete state
mandate, erano solo cinque Trilopotechi, sarei
riuscita a batterli con facilità anche da sola, figurarsi con F!”
“R taci!” Le sibilò S mentre
risaliva sulla macchina, forse fu il suo tono a farla rimanere in silenzio o
forse lo sguardo di Q ma la ragazza si tappò la bocca per tutto il tragitto
fino alla sede del MIB.
Indossò l’uniforme pulita che
teneva nell’armadietto dicendosi che, per quanto fosse insopportabile, R
sarebbe morta se non fossero arrivate loro, malgrado quello che sembrava
pensare la ragazza. Quando avevano fatto irruzione F era già stato mezzo ingerito
e R stava urlando che non potevano mangiarla, ci erano
voluti parecchi colpi per convincere il Trilopoteco a
vomitare F.
Finito il rapporto si dedicò alla
solita routine giornaliera, lei e Q girarono per la
città parlando con ogni alieno che potesse avere informazione, senza ottenere
nulla, quando rientrarono in ufficio A venne loro incontro,
“S, devo parlarti, il tuo
comunicatore ha segnalato degli alieni che però non hai registrato…” S annuì,
“Sì, ho per vicino un Corei… te ne ho parlato…” Il ragazzo sulla sedia a rotelle
sgranò gli occhi,
“Un Corei
che vive in un appartamento?” La ragazza si strinse nelle spalle,
“Sì, Lord Tubbington
è piuttosto innocuo… a parte il fatto che fuma!” Sorrise pensando al volto di Brittany quando era contrariata, era così adorabile! Un
colpo al fianco la fece sobbalzare,
“Che diav…”
Notò gli occhi perplessi di A e lo sguardo eloquente
di Q, l’autrice del colpo,
“Sì, comunque
l’ho registrato il Corei, non dovrebbe più
segnalarlo…” Il ragazzo controllò il suo computer poi fece una faccia
perplessa,
“In effetti
qui risulta segnalato…”
“Appunto, è il rivelatore che si
sbaglia”
“No”
“No?” S lo guardò interrogativa e A alzò lo sguardo su di lei,
“No, non è il Corei
che viene segnalato, ma un Oroliano”
“Kurt?”
“Il cacciatore di taglie? Sì lui è
un Oroliano, ma è stato registrato e poi gli orari
non combaciano…”
“Fammi vedere…” S controllò il
monitor, in quelle ore era a casa sua, non aveva senso.
“Umanoide,
caratteristiche: occhi azzurri e pelle chiara.”
“Sam!” Q
e A la guardarono e lei scosse la testa sorridendo,
“Quello deve essere uno di quegli
alieni ben integrati, è sulla Terra da anni!” Era andato a scuola con Brittany, si conoscevano fin da quando erano molto piccoli.
“Mmm…” A stava osservando perplesso il suo monitor,
“Cosa c’è?
Non dirmi che è ricercato o pericoloso perché non ci credo!”
“Carino!” Disse invece Q che si era
sporta ad osservare il dossier del ragazzo,
“Sì, se ti piacciono le bocche da
trota!” Q inclinò la testa osservando il volto del ragazzo,
non sembrava per niente infastidita da quel dettaglio.
“No, quello che volevo dire…” Le
interruppe A infastidito, “è che risulta essere
arrivato sulla Terra solo un mese fa…” S guardò il dossier che confermava
l’affermazione dell’agente. In effettiBrittany aveva detto che era un bel po’ che non si
vedevano.
“Forse era un
clandestino prima, ma ora è regolare…” Si strinse nelle spalle, “Non
credo sia importante, tu aggiorna il mio rivelatore così la pianta di suonare
ogni volta che lo incontro in ascensore!” Il ragazzo annuì e lei gli sorrise,
“Grazie A!” Si
allontanò mentre Q guardava divertita la bocca spalancata dell’agente,
“Sì, conosce quella parola, è
sorprendete ma la conosce!” Q sorrise gettando un ultima
occhiata alla foto di Sam e ripromettendosi di
andare a trovare la collega a casa sua uno di quei giorni.
“Ora per favore ascoltatemi” S
estrasse gli occhiali da sole e lì indossò Q stava facendo lo stesso, “Bene,
ora guardate qui e…” Premette e il suo pubblico la guardò in
attesa. S ripose il neuralizzatore e iniziò, “Quello
che avete visto era una parata del carnevale Nepalese, ora tornerete a casa felici della vostra giornata e vi dimenticherete di
averci viste” Sorrise e si voltò riponendo gli occhiali.
“Da quando in qua aggiungi che devo
essere felici?” S guardò Q perplessa,
“Io non ho…”
“Oh sì! Hai detto: tornate a casa
felici!” La ragazza corrugò la fronte, forse era vero lo aveva detto, si
strinse nelle spalle,
“Non gli farà male essere felici
per una serata!” Q alzò un sopraciglio carico di significato, ma S la ignorò
voltandosi invece verso la ‘parata di carnevale Nepalese’.
“Cosa credi gli sia preso?” Q
scosse la testa,
“Non lo so… forse
ha mangiato troppo smog…”.
“Hai mai guardano
NCIS?”,
“No… cos’è?”
“Non è importante cos’è, ma il
protagonista dice sempre che le coincidenze non esistono.”
Q continuava a guardarla perplessa e lei si spiegò,
“Andiamo in questi ultimi giorni
abbiamo avuto una bizzeffe di avvenimenti strani e
fuori dall’ordinario, coincidenze? Non credo…” Q sembrò rifletterci, S sapeva
di aver ragione avevano incontrato un Fregrot che
all’improvviso si era messo a urlare in Seretete obbligandole ad arrestarlo, poi mentre facevano
qualche domanda a un piccolo Divi questo era esploso per poi ricomporsi ed
esplodere ancora. Poi quel cheresiano che era fuggito
invece di rispondere a delle semplici domande obbligandola a gettarsi
nell’acqua per riprenderlo? E ora un tranquillo Devin che si metteva a scoppiettare e fare luce nel bel
mezzo della strada!
“Sai non hai
tutti i torti, forse hai ragione tu c’è qualcosa di strano…”.
Note
Capitolo di passaggio, ma
necessario… al prossimo!
S guardò l’orologio, erano passate ben trentotto ore da quando aveva lasciato Brittany, cosa avrebbe pensato la ragazza del fatto che non
si facesse vedere per dei periodi così lunghi? Le persone normali non avevano
turni di lavoro di trentasei ore!
“Guardi troppo spesso l’orologio
ultimamente!” S abbassò la mano evitando di rispondere a Q che come sempre
guidava, “Sai ripensavo a quello di cui abbiamo parlato…”, S questa volta si
voltò a guardarla,
“Brittany?”
Q sorrise poi scosse la testa,
“No, le coincidenze…” S arrossì
distogliendo di nuovo lo sguardo Q sorrise ancora, non avrebbe mi immaginato di vedere S innamorata, era tenero vederla
così persa e indifesa, “Pensavo che forse dovremmo osservarle nel loro insieme
e cercare di capire cosa hanno in comune, vedere se troviamo qualcosa…” S
annuì,
“Domani però…” il suo sguardo fu
catturato da qualcosa all’esterno e il resto della frase andò perso, “Ferma!”
Urlò facendo sobbalzare la ragazza nel sedile accanto e scendendo in fretta
dalla macchina.
Q saltò a terra a sua volta
guardandosi attorno allarmata per poi alzare gli occhi
al cielo nel vederla entrare in un negozio.
Quando S
ne uscì aveva un largo sorriso sulle labbra e Q non ebbe il cuore di
commentare.
Salì nell’ascensore premendo il
bottone con insistenza fino a quando le porte non si chiusero, trovò la salita
eterna e si fiondò nel corridoio non appena ebbe
raggiunto il suo piano. A quel punto si bloccò, indecisa sul
da farsi, poteva andare a togliersi l’uniforme oppure andare subito da
lei.
Tra le mani aveva la busta che
conteneva quello che aveva comprato al negozietto, a Brittanysarebbero piaciute! Quel pensiero la fece sorridere,
l’idea di farla felice la faceva stare bene, come mai le era successo prima.
Quello la fece decidere andò alla sua porta e bussò, il sorriso le si incrinò leggermente sulle labbra quando ad aprirle la
porta non fu Brittany,
“Heilà
bellezza! Dimmi tutto!” S guardò la donna bionda che aveva davanti leggermente
perplessa prima di rispondere,
“Cercavo Brittany…”
La donna sorrise,
“Ma certo!” Poi si tese verso
l’interno della casa e chiamò,
“Brittany!
Ragazza mia! C’è qualcuno che ti cerca!” S sbatté le palpebre più volte,
chiedendosi il perché di quel ragazza mia, non voleva
significare che lei era…
“Arrivo mamma!” Quella era
l’inconfondibile voce di Brittany. Ogni dubbio di S fu fugato, la donna bionda dagli occhi azzurri era la madre
di Brittany.
“Oh…” La ragazza l’aveva vista, S sorrise, non riuscendo, malgrado la situazione a
farne a meno,
“Ciao… io sono passata a…” S che un
attimo prima si sentiva assolutamente sicura ora era di nuovo incapace di
pensare,
“Chi è cara?” Chiese una voce
maschile,
“Un amica
di Brittany!” La donna continuava a rimanere alla
porta osservando la figlia che guardava senza parlare S che a sua volta
sembrava incapace di dire una mezza parola.
“Cosa ne
dici di entrare? La cena è quasi pronta!”
“Oh… io non voglio disturbare…”
“Mi piacerebbe tanto…” Disse solo Brittany e S sorrise,
“Allora sì, grazie”.
“Ottimo!” La madre di Brittany la fece accomodare in casa. S lanciò uno sguardo a
Lord Tubbington che come al
solito se ne stava comodamente sdraiato su un cuscino.
“Piacere! Io sono William Scheuster, il papà di Brittany”
Le tese la mano e notando la sua confusione lui rise, “Sì lo so che non abbiamo
lo stesso cognome, lei è Pierce… è una lunga storia,
un giorno magari avremmo il tempo di raccontartela!” S gli strinse la mano,
“E’ un piacere conoscervi… non
sapevo sareste venuti a trovare Brittany…” Guardò la
ragazza che era seduta sul divano, era strano non vederla attiva e vivace come
sempre.
“Oh siamo arrivati da poche ore, Brittany ci ospita fino a quando non troveremo un
appartamento...”,
“Vi siete appena trasferiti a New
York?” La donna annuì,
“Sì, è una città interessante!”
Suonarono alla porta e la donna si voltò verso il marito, “Vai
ad aprire tu caro? Sarà la cena…” L’uomo si alzò e la donna tornò a sorriderle,
“Bel completo!” S passò la mano
sulla cravatta nera che amava e sorrise,
“Grazie signora Scheuster…”
“Oh no! Mi chiamo HollyHoliday, anche questa è una
storia troppo lunga, e tu devi chiamarmi Holly” Il
padre di Brittanyarrivò
portando la loro cena, apparecchiarono in pochi minuti e presto S si ritrovò a
seguire le chiacchiere dei due, che avevano molti episodi divertenti da
raccontare alla figlia e a lei.
Quando
furono al dessert S sentì la mano di Brittany
allacciarsi alla sua sotto il tavolo, con il cuore che, anche a quel semplice
gesto, accelerava, la strinse forte cercando di trasmetterle quello che
provava.
“Vi ringrazio per la cena, è stata
davvero piacevole!” S salutò i genitori di Brittany poi lanciò uno sguardo alla ragazza che
piegando la testa le sorrise trasmettendogli tutto il suo rammarico. S
sospirando tornò al suo appartamento poi, ricordando il pacchetto che aveva
infilato nella sua tasca alla Mary Poppins, salì sul
tetto, nel giardino costruito da Brittany. Ancora una
volta rimase stupita da quanto fosse bello, le luci
erano spente, ma la città con la sua illuminazione le permetteva facilmente di
muoversi tra i cespugli. Raggiunse il piccolo gazebo in
legno e aperto il pacchettino iniziò a estrarre le piccole stelline
fluorescenti che tanto l’avevano colpita nella vetrina del negozio.
Quando le ebbe
finite sorrise soddisfatta, era sicura che le sarebbero piaciute!
“Sono bellissime!” S sobbalzò
sorpresa nel sentire la voce della ragazza, si voltò e la trovò intenta ad
osservarla.
“Da quanto tempo sei qui?” Chiese e
la vide sorridere,
“Non da molto… il tempo di vederti
sorridere” S arrossì e la ragazza sorrise ancora di
più. Poi le si avvicinò e si mise ad osservare il suo
lavoro,
“Catturano la luce e poi la
restituiscono quando è buio…” spiegò lei mentre il suo ventre si attorcigliava
nel vedere gli occhi di Brittany fissarsi nei suoi.
“Sei perdonata…” disse
sussurrandole quelle parole sulle labbra un attimo prima
di baciarla. Se l’avesseroneuralizzata
non avrebbero ottenuto un risultato migliore, ogni pensiero si cancellò dalla
mente della ragazza per cui solo più quelle labbra avevano senso.
Le braccia di Brittany
si separarono dai suoi fianchi per posarsi sul suo collo e poi scendere
infilandosi sotto la giacca nera e spingerla a scivolare a terra, S lo notò
appena, le loro lingue erano troppo impegnate a conoscersi.
Si separarono per riprendere fiato,
si sorrisero e Brittany mordendosi il labbro disse,
“E’ davvero bella la tua cravatta…”
La allentò per poi sfilargliele dal collo e indossarla, S rabbrividì quando la
ragazza iniziò a sbottonarle lentamente la camicia. Di nuovo le mani della ragazze le accarezzarono le spalle, questa volta però
sulla pelle nuda, la camicia cadde a terra raggiungendo la giacca. Brittany si piegò su di lei posandole dei leggeri baci sul
collo e poi sulla clavicola, mentre lei rovesciava la testa all’indietro, gli
occhi chiusi, la bocca semi aperta, provando piacere anche solo nel sentire il
respiro della ragazza avvicinarsi alla sua pelle.
Quando sentì il dorso della mano di
Brittany accarezzarle la pancia ormai nuda la guardò, la ragazza allacciò gli occhi ai suoi,
mentre la sua mano scivolava nel pantalone, si aiutò con l’altra mano a
sbottonarlo poi lo spinse a terra, lasciando che le sue mani scivolassero sulle
sue gambe nude. Poi tornò a guardarla, sembrava molto
attenta ad ogni sua mossa, attenta alla sua reazione. S tornò a baciarla, si
separò solo per liberarla della maglietta che indossava, poi imitando la
giovane le passò la mano sulla pancia, la sentì sussultare quando la sua mano
sfiorò l’orlo dei suoi slip. S sorrise, forse la sua sicurezza non era così ferma come la ragazza voleva farle credere. Con
quella nuova consapevolezza si sentì rassicurata e le sganciò il reggiseno, la
ragazza la imitò. Si stesero sul prato importato da Brittany.
I loro movimenti si fecero improvvisamente più bisognosi. Le loro mani si
mossero più rapidamente e le ragazze si liberarono dell’ultimo indumento, solo Brittany indossava ancora la cravatta che non aveva voluto
togliere. S la sentiva scorrerle sul ventre mentre la ragazza si muoveva sopra
di lei. Poi sentì solo più i movimenti rapidi di Brittany
e il piacere che le davano, rovesciò la testa
all’indietro mentre il piacere la sommergeva come non le era mai successo,
sentì Brittany gemere e rallentò i movimenti che
specularmene lei stava facendo.
“San…” Ansimò la giovane
afferrandosi a lei con bisogno. S non si fece pregare e la avvolse tra le
braccia stringendola forte.
La svegliò la luce dell’alba e
quello la sorprese, camera sua era sempre avvolta nel buio, ma lei non era in
camera sua. Si era addormentata sul tetto. Con un sorriso guardò la figura assopita
accanto a lei. Era nuda, se non per la cravatta nera che contrastava così tanto
con la sua pelle bianca. S accarezzò quel corpo con gli occhi, ora che poteva
goderselo alla luce ne notò ancora meglio la bellezza. Sarebbe rimasta ore a guardarla. La vide muovere il naso nel sonno e
sorrise, aveva un espressione così dolce. Sospirando
si voltò recuperando i suoi indumenti intimi per poi raggiungere la giacca ed
estrarre l’orologio dalla tasca. Era ancora presto. Poi rabbrividì, era estate,
ma erano le sei di mattina e faceva piuttosto freddino.
S si chiese come avesse fatto a dormire per tutta la notte senza abiti
all’aperto. Poi si avvicinò di nuovo alla ragazza e sentì il calore provenire
dal suo corpo. Sorrise ancora, ecco cosa l’aveva tenuta al caldo, quella
ragazza era una stufetta!
Le si avvicinò
poi non sapendo più trattenersi le posò un bacio sulle labbra, la ragazza semi
addormentata sorrise poi la attrasse a se stringendola,
“Mi hai svegliato!” bisbigliò la
voce ancora arrochita dal sonno. S sorrise poi le depose un altro bacio sulle
labbra, per poi disegnarsi una strada immaginaria lungo lo zigomo della ragazza
fino al collo e poi scendere lentamente sulla spalle.
Le sue mani accarezzavano i fianchi della giovane che aprì gli occhi, “Perché
non lo hai fatto prima?” S rise e la ragazza ne approfittò
per rovesciarla e salire su di lei, si guardarono negli occhi per un istante
poi si baciarono in maniera più approfondita.
“Perché
sei vestita?” Chiese ancora la ragazza che stava esplorando il suo corpo con le
mani. S sorrise, e pensare che lei aveva sempre odiato svegliarsi al mattino.
“Perché
tra non molto devo andare a lavorare e mi piacerebbe tanto fare colazione con
te…” Arrossì nel vedere lo sguardo malizioso accendersi negli occhi della
ragazza, che tornò a baciarla con passione.
“Brit
così non andrò mai via!” La ragazza sorrise poi con
rammarico si separò da lei iniziando a cercare i suoi indumenti.
“Va bene allora, colazione
classica…” Sospirò teatralmente facendo ancora ridere S che la imitò indossando
i pantaloni e infilando la camicia.
S osservò la sua mano intrecciata a
quella di Brittany, erano nel bar davanti al loro
palazzo, di fronte a loro c’erano i caffè fumanti e le brioche che avevano
scelto eppure loro non riuscivano a lasciarsi le mani.
“Santana?”
La ragazza alzò lo sguardo incrociando i suoi sorridenti occhi azzurri,
“Dimmi?”
“Devo dirti una cosa…” S sorrise
aspettando, poi notò una macchina nera fermarsi davanti al suo palazzo e fece
una smorfia,
“Q è già arrivata… devo andare, ma
penserò a te per tutte le trentasei ore del mio turno!” Sorrise e dopo un
istante Brittany la imitò, “Volevi dirmi qualcosa?”
Chiese allora lei ma la ragazza scosse la testa facendo ondeggiare i suoi
capelli d’oro,
“Te lo dico la prossima volta…” S
sorrise poi si alzò recuperando il suo caffè, lanciò uno sguardo a Q che era scesa dalla macchina ma stava chiacchierando con Sam dall’altra parte della strada e non poteva vederla, si
abbassò e baciò la ragazza.
Poi sorridendole si allontanò con
il caffè in una mano e la brioche nell’altra, lei, che non mangiava mai
brioche!
A guardò l’agente S chiedendosi
seriamente se dovesse contattare l’ufficio del
controllo mentale, perché conosceva S da alcuni anni e mai l’aveva vista così,
non era in lei.
“A?” Il ragazzo si riscosse dai
suoi pensieri,
“Sì?”
“Mi stavi illustrando i risultati
della tua ricerca…” S lo guardò con un sorriso e lui sembrò ancora più confuso
però iniziò a parlare,
“Non c’è molto da illustrare, ho
fatto tutti i controlli possibili, a me non sembra esserci nulla che leghi i
casi curiosi che sono successi a te e a Q…” S si strinse nelle spalle,
“Beh abbiamo provato, grazie A, se
ti viene in mente qualcosa fammelo sapere!” Si allontanò e vedendo arrivare R
la chiamò, la ragazza si avvicinò guardinga,
“Ciao R, volevo solo chiederti se
hai notato qualcosa di strano negli alieni abituali della città…” Ok ora era troppo, la ragazza la guardava con occhi e bocca
sgranata, ma soprattutto sembrava senza parole, R senza parole?
“No… io no… a parte quei cinque Trilopotechi…” S annuì, sembrava
che a parte i problemi causati dai cacciatori di taglie, solo lei e Q avevano
dovuto affrontare quelle inaspettate situazioni.
“Ok
grazie R… o salutami F!” Si allontanò e si trovò trascinata da Q che la spinse
nella stanza armadietti,
“Hei Q!
Cosa succede?” Q scosse la testa esasperata,
“Io mi sforzo tanto, da anni,
perché tu impari ad avere un atteggiamento decente e ora una biondina dagli
occhi azzurri ottiene da te un simile comportamento? E dopo una sola notte?” S
arrossì mentre al contempo sorrideva, Q si allontanò ridendo, “Sai potrei prenderti in giro a vita se solo non fosse tutto così
appeso ad un filo!” Il sorriso di S sparì in un baleno e lei guardò la collega
con fastidio.
“Senti S, io sono felice che tu
abbia trovato la persona giusta ma non puoi comportarti così, finirai
all’ufficio controllo mentale in due giorni e poi capiranno che ti sei
innamorata, sai la Sy quanto è brava a stanare la
verità!”
“Non sono innamorata! La conosco
appena!” Q la guardò ironica,
“Certo, come no!”. S non le
rispose, non vedeva Brittany da poche ore e sentiva
già acutamente la sua mancanza, forse non poteva dirlo a voce alta, ma era
persa per quella ragazza.
“Va bene ho capito farò più
attenzione…” Q non sembrava molto convinta comunque
annuì poi guardò l’orologio e disse,
“L’appuntamento con Kurt è tra un po’ più di un ora,
ma è comunque meglio se ti porto fuori, almeno non farai troppi danni!” S le
lanciò un occhiataccia e Q sorrise, “Ecco, fai un altro paio di queste mentre
attraversiamo il MIB, così sapranno che è tutto normale!” S si trattenne dal
dargli la soddisfazione di un'altra occhiataccia invece uscì dalla stanza
armadietti con passo di marcia.
“Siamo decisamente
in anticipo!” Si lagnò Q mentre S si stendeva con aria soddisfatta sul prato.
Aveva deciso che adorava l’erba, chiuse gli occhi e sorrise, la mano che
accarezzava inconsapevolmente la sua cravatta. Era passata dal collo di Brittanyal suo quella mattina, la
ragazza stessa aveva stretto il nodo.
“S?” Il tono di Q era stranamente
perplesso e la ragazza la guardò allontanando le immagini della notte
precedente. Q si era appoggiata ad un albero, scegliere un angolo di Central Park era stata una sua idea, e osservava perplessa
qualcuno. S si alzò sui gomiti guardando nella stessa direzione. Kurt stava parlando animatamente con un ragazzo. S si alzò immediatamente in piedi, Kurt stava
parlando con Sam.
“Quello è chi credo io?” Chiese Q
che lo aveva incontrato solo una volta,
“Sì, è lui” Confermò
S “Andiamo!” aggiunse poi uscendo dall’ombra della pianta e dirigendosi
velocemente verso i due ignari alieni.
Note
Inizio al caramello e finale… si
può dire misterioso? Non so… ditemi voi!
“Voi!” Urlò la ragazza attirando
finalmente l’attenzione dei due che si guardarono spaventati, confermando alla
ragazza la sua prima sensazione. Q stava camminando al suo fianco ed espresse
la sua idea a voce alta,
“Non sono contenti che li abbiamo beccati insieme, ho l’impressione che ci hanno
nascosto qualcosa!”.
“Ehm… credevo che il nostro
appuntamento fosse più tardi…” iniziò Kurt accennando
un sorriso,
“Non prendermi per i fondelli Kurt! Vuota il sacco e in fretta!” S lo guardò minacciosa
mentre Q aggiunse,
“Senti Kurt,
S ha ragione, evitiamo la parte mi invento una scusa,
tanto non ci caschiamo più…” Il ragazzo lanciò uno sguardo a Sam che aprì la bocca e poi la richiuse,
“E tu non
fare il pesce muto! Cosa fai con un cacciatore di taglie?” Q
le lanciò un occhiata evidentemente non aveva apprezzato il suo approccio
aggressivo, ma S si sentiva presa in giro ed era una cosa che non le piaceva!
“Noi… veniamo dallo stesso pianeta
e…”
“Questo lo sappiamo già!” Aggiunse
S ma Q intervenne,
“Vai avanti…” Sam
guardò di nuovo Kurt poi continuò,
“…e visto cheKurt aveva bisogno di informazioni mi ha chiesto di
incontrarci”.
“Andiamo! Non crederai che ce la beviamo? Sei sulla Terra da un
mese, non puoi saperne più di lui o di noi!” Questa volta Q non intervenne, era
d’accordo, il ragazzo chiaramente in imbarazzo abbassò gli occhi poi guardò,
alla ricerca di aiuto, Kurt,
“Diglielo…”
“Cosa?”
Chiese S,
“Io sono sulla Terra da molto più
tempo… solo che ero un clandestino, ho ottenuto i permessi solo un mese fa… per
favore non mandatemi via!” il ragazzo le guardò supplichevole e Q già gli
sorrideva, S sbuffò, di certo non avrebbe mandato via
un amico di Brittany, beh questo non lo avrebbe detto
a Q…
“Bene allora dicci quello che sai e
vedremo se evitare di scrivere questo dettaglio nel rapporto…” Il ragazzo
sorrise,
“Oh grazie! Davvero, grazie! Brittany ha bisogno del mio aiuto!” lo sguardo di S si
corrugò all’istante, mentre Q lo fissava perplessa e Kurt
faceva una piccola smorfia nascosta da un sorriso,
“Chi è Brittany?
La tua ragazza?” S ignorò le parole di Kurt, un
chiaro e patetico tentativo di diversivo,
“Perché Brittany
ha bisogno del tuo auto?” Chiese quindi, il volto che
ormai era a pochi centimetri da quello del ragazzo, che era pallidissimo.
“Volevo… intendevo… come amico… io
le porto i pacchi pesanti e…” S si ritrovò con la pistola in mano senza neanche
accorgersene,
“S…” disse piano Q cercando di
farla calmare,
“Dimmi la verità, subito!” Fu
quello il momento in cui successe. Ogni singola cellula del suo corpo bruciò,
il dolore che la invadeva da ogni lato impedendole di muoversi, di respirare,
anche solo di pensare.
“Lasciatela subito!” La voce di Q
era stridula come mai l’aveva sentita prima, S si mosse rendendosi conto di
essere stesa a terra alzò lo sguardo e vide la ragazza con la pistola in pugno
che minacciava i due giovani alieni, che pallidi alzavano le mani.
“Q…” disse, sembrava che il suo
corpo stesse un po’ meglio, forse se provava ad alzarsi… ci rinunciò all’istante.
“Hei stai
bene? Cosa è successo?”
“Io… non lo so… ma sta passando…”
“Non siamo stati noi è stato il Corei!” Disse allora Kurt, era
pallido e visibilmente agitato, tanto quanto Sam, “E’
il Richiamo, a noi Oroliani non fa
così male…”.
“Dobbiamo andare, subito!” Sam quasi saltellava sul posto, se non era già corso via
era solo perché Q lo teneva sotto tiro con la sua arma.
“Andare dove? Che richiamo?” S
riuscì a mettersi seduta, anche le ondate di mal di testa ora diminuivano,
“Se l’ha
usato è perché sono sotto attacco!” disse solo Kurt,
sembravano troppo agitati per dare delle risposte sensate.
“Voi non andate da nessuna parte
finché non capisco cosa avete fatto a S!” Disse sicura Q, che continuava a non
abbassare l’arma malgrado avesse messo un braccio attorno alla sua vita per
aiutarla ad alzarsi.
Ora che il dolore diminuiva però S percepiva un intenso senso di urgenza.
“Dobbiamo andare…” Q la guardò a
bocca aperta e lei strinse gli occhi per scacciare gli ultimi frammenti di
dolore, “Davvero Quinn, è importante, lo so” La
ragazza sentendosi chiamare per il suo vero nome abbassò l’arma e annuì,
“Va bene”.
Note
Piccolo capitoletto… ma dovevo concludere qui… perdonatemi!
Erano tutti e quattro sulla
macchina del MIB, Q guardò interrogativa i suoi passeggeri,
“Allora? Dov’è
questa emergenza?” S scosse la testa, il senso di urgenza che provava non era
affatto preciso, niente indicazioni chiare come indirizzo o coordinate
geografiche.
“Casa” Disse solo Sam e lo stomaco di S si contorse violentemente.
“Casa tua? Vuoi dire l’edificio in
cui abita anche S?”
Solo allora la
ragazza comprese, era il Richiamo del Corei
avevano detto, di Lord Tubbington, era lui ad essere
la preda centenaria dai grandi poteri. E lui abitava
con Brittany!
“Brittany”
disse soltanto mentre Q accendeva il motore,
“Allacciate le cinture!” Avvisò un istante prima di premere il bottoncino
rosso. La macchina schizzò in cielo spinta dai
propulsori dell’iper velocità.
Il cuore di S batteva violentemente
contro il suo petto, mentre la sua immaginazione creava un’ipotesi più
devastante dell’altra. Raggiunsero il suo palazzo in pochissimi minuti e Q
atterrò con maestria sul giardino fiorito. S saltò giù dalla
macchina la pistola in pugno, spalancò la porta scendendo rapida i
gradini. Si aspettava molte cose, ma non quello, il corridoio era silenzioso e
intatto, nulla indicava che vi fosse in atto uno
scontro, dietro di lei sopraggiunsero Sam, Kurt e Q.
“Dove so…” L’esplosione sovrastò le
sue parole e lei venne catapultata con violenza contro
il muro. Due enormi Cetofonti sfondarono il muro con
i loro corpi finendo anche loro nel corridoio, S alzò la propria arma,
frastornata dall’esplosione, mentre i due giganti con sei braccia cercavano di
rimettersi in piedi. Fu sul punto di fare fuoco quando la gentile mamma di Brittany uscì dal varco creatosi nel suo appartamento e
scagliò una palla di fuoco contro i due Cetofonti che
esplosero sparendo. La donna si voltò a guardarli con un sorriso.
“Andiamo gente, cosa sono quelle
facce?” S si alzò in piedi barcollando, mentre Sam
aiutava Q a fare lo stesso e Kurt si scuoteva di dosso
con fastidio i calcinacci.
S si mosse come un fantasma, superò
la signora Holiday per entrare nell’appartamento, lì
tutto era a soqquadro, i dipinti e i disegni di Brittany erano sparsi ovunque a pezzi così come i
mobili e parte delle pareti. Il signor Schuester era
intento a spostare un cadavere di Unir ma S ignorò anche lui, poi la vide.
Brittany
era in ginocchio, intenta a fissare con attenzione gli
occhi del suo gatto. E stava bene. Alzò gli occhi su
di lei e li sgranò sorpresa. Solo allora, solo in quel momento il cervello di S
tornò a funzionare. Fece un passo indietro ritraendosi dalla ragazza che si era
alzata in piedi e le aveva teso le mani.
“Lei… tutti loro sanno di te?”
Chiese quindi guardando il gatto, che si sedette sulle sue zampe posteriori con
serietà,
“Sì” Disse semplicemente, S alzò
gli occhi su Brittany poi si voltò, la testa che le
girava, ora davanti a lei c’erano tutti, Sam, Kurt, Holly, Schuester
e lei Brittany, tutti con gli occhi azzurri e la
pelle chiara, come aveva potuto essere così cieca, così stupida?
“Santana…”
Lei si voltò con rabbia verso la ragazza,
“Mi avete presa in giro!”
“S?” Q la guardò e lei spiegò,
“Sono tutti dei dannati Oroliani! Tutti! Non capisci? Sono qui per proteggere il Corei e quale appartamento è migliore di quello accanto a
quello di un agente MIB?” Scosse la testa mentre
nessuno nella stanza parlava, avrebbe tanto desiderato sentire la voce di Brittany dirle che non era vero, che si sbagliava.
“No…” Si voltò il
cuore in gola, il gatto si mosse mettendosi davanti a Brittany, “Non sono io la preda, io sono il protettore e
lei colei che noi proteggiamo” Gli occhi della ragazza si mossero fissandosi in
quelli azzurri di Brittany.
“Mani in alto! Fermi tutti!” Q fu
l’unica a voltarsi verso F e R che avevano fatto
irruzione ad armi spiegate.
“E’ tutto finito, potete metterle
via e chiamare una squadra di ripulitori…” I due
agenti si guardano attorno, perplessi dalla scena che avevano davanti, S
distolse lo sguardo da Brittany poi chiese,
“Perché mi hai chiamato?” La coda
del gatto saettò rapida segno di nervosismo,
“Hai notato che gli alieni attorno
a te hanno delle strane reazioni?” S che non si aspettava
una domanda ma delle risposte lo guardò perplessa e fu Q a rispondere,
“Sì”, il gatto allora continuò,
“Erano infastiditi dal mio
controllo su di te. Sai che i Corei vi hanno aiutato
a realizzare i neuralizzatori… ebbene noi abbiamo un
forte potere sulla mente degli umani… tu sei sotto il mio controllo da quando
ci siamo trasferiti. Quando ho temuto per la vita di Brittany ho chiamato tutti quelli legati alla
protezione della ragazza, nella confusione dell’attacco ho richiamato anche
te.”
“Sotto il tuo controllo? Cosa
diavolo significa?” Il gatto non si mosse ignorando la
sua rabbia,
“Sono io che ho innestato in te un
profondo senso di attaccamento per Brittany,
quel primo giorno quando abbiamo parlato sul tetto, così che tu fossi pronta a
difenderla in caso di necessità” S si portò la mano alla bocca mentre si
voltava uscendo, le lacrime che prive di controllo scendevano rapide, sbatté
contro F, ma lo ignorò salendo fino al giardino che ora era soltanto un altro
schiaffo sul suo volto, entrò nell’auto e sparì nel cielo newyorchese.
Note
Eccoviservita la verità… che non è affatto carina!
“Era proprio necessario?” Schuester lanciò uno sguardo arrabbiato al gatto che fece
saettare la coda, anche da lì potevano sentire i singhiozzi di Brittany che sembrava inconsolabile.
“Sì, lo era,
mi ha scelto per la sua protezione e io faccio del mio meglio per tenerla in
vita.” La voce del gatto non era cambiata di un briciolo, ma la coda saettante
indicava chiaramente la sua rabbia.
“Potevi essere più diplomatico o
più sensibile!” Gli ritorse Kurt di ritorno dalla
stanza di Brittany,
“Kurt, tu
c’eri quando ha subito il richiamo, una cosa simile è troppo forte per essere
fermata in un modo diverso da quello che ho usato io!” Kurt
fece una smorfia ma alla fine distolse lo sguardo ammettendo la sconfitta.
“Ora cosa facciamo?” Chiese Sam guardando sempre il gatto che gli rispose,
“Quello che facciamo sempre,
spariamo”
“Altro pianeta? Altra vita? Ancora?
Speravo che questa volta fosse quella giusta…” Si lamentò Kurt,
ma Holly entrò nella stanza battendo le mani,
“Ragazzi, ragazzi, non dobbiamo
lasciarci abbattere!” Malgrado le sue parole e
l’allegria forzata tutti sapevano che anche lei desiderava fermarsi, e la Terra
così simile al loro pianeta natale era stata un sogno, anche se durato poco.
“L’avete trovata?” Q scosse la
testa e R fece una smorfia,
“Neanche noi…”. Avevano
rintracciato l’auto, ma di S neanche l’ombra.
Il comunicatore di Q suonò e la
ragazza lo estrasse rapida,
“S? Sei tu? Dove sei? Arrivo
subito!” A, F e R la guardarono interrogativi e lei spiegò,
“E’ al
planetario, vado a prenderla…”
“Come… come ti è sembrata?” Chiese
R, stropicciandosi le mani, Q sospirò stingendosi
nelle spalle,
“Ha detto solo di portare il neuralizzatore”
“Non crederai che voglia…” F non
finì la frase, i tre ragazzi la guardarono e lei scosse la testa,
“Non lo so… ma non posso
biasimarla” Nessuno disse nulla, neppure R, così la ragazza afferrò la giacca e
uscì dalla stanza.
Il planetario era vuoto, Q si mosse
tra le sedie fino a quando non identificò una figura stesa su una delle poltrone
reclinabili.
“S?” Chiamò e la ragazza si voltò a
guardarla. Nulla, il suo viso era impenetrabile.
“L’hai portato?” Chiese solo e nel
vederla annuire continuò, “Cinque settimane, tre ore e sette minuti”,
“Aspetta S, sei sicura…” La donna
fece un passo verso di lei e Q ebbe, irrazionalmente, paura,
“Qua, su queste sedie mi ha dato il
primo bacio” Sorrise, ma assomigliava più ad un ringhio, “Era una menzogna,
quello che ho provato era artefatto, tutto, tutto quello che sento ora è falso, innestato in me da qualcun altro, una volta hai
detto che ero innamorata, non era vero, non poteva esserlo visto che non erano
mie le emozioni. Hanno fatto sì che l’amassi così da poterla proteggere, lei mi
ha ingannato! Ora distruggila, elimina da me il suo
ricordo!”.
“Santana!
Non poteva essere tutto falso, quello che provi…”
“Io so quello che provo! Solo
dolore! E non lo voglio! Non voglio questo buio!”
“Dicono che è meglio aver amato e
soffrire che…”
“Stronzate!
Immense stronzate! L’avrei già fatto, ma non posso
farlo da sola, ho chiesto a te, ma posso andare da
qualcun altro!” Q rimase in silenzio poi annuì, “Bene, aggiungi un minuto, non
voglio ricordare il suo sorriso con quel gatto tra le braccia davanti alla sua
porta!”. Q estrasse il luccicante oggetto che aveva usato così spesso. Poi
indossò gli occhiali, fissò gli occhi di S, così pieni di dolore, che era
difficile guardarli. Premette il pulsante e quegli
stessi occhi divennero vuoti.
“Abbiamo appena concluso
la missione, tu sei stata brava come sempre…” Q si interruppe la voce che si
spezzava, prese un profondo respiro e continuò, “Ora torniamo al MIB e tu sarai
felice.” Premete ancora e S sbatté le palpebre perplessa,
“Cosa è
successo?” Si guardò attorno “Cosa ci facciamo al planetario? Questi posti sono
infestati da noiosi scienziati troppo pigri per guardare
un cielo vero, o da maniaci che voglio approfittare del buio per allungare le
mani!”
Q le sorrise,
“Già…”
“Cos’hai?
Piangi? Va tutto bene?”, Q si passò la mano sugli occhi,
“No, è la polvere, hai dimenticato
di dire che questi posti sono insopportabilmente pieni di polvere!”.
“Giusto, la prossima volta facciamo
in modo che ci mandino R e F, così potranno pomiciare in pace!” Rise mentre
uscivano raggiungendo la macchina.
Il quartiere dei MIB era trafficato
come al solito e S non notò gli sguardi preoccupati
che gettarono su di lei R e F.
“Q, devo parlarti, subito!” A si parò loro davanti e S gli gettò un’occhiata perplessa,
“Due ruote! Cos’è tutta questa irruenza? Da quando in qua usi un simile tono?” Il ragazzo
la guardò scuotendo la testa,
“E’ troppo tardi?” Q annuì mentre S
li guardava perplessi,
“Hei
quattrocchi! Ora ti metti a parlare in codice? Devo ricordarti chi comanda
qui?” La ragazza aveva incrociato le braccia e lo
guardava minacciosa. A la ignorò,
“Se quello che mi avete riferito è
esatto allora il gatto ha mentito.”
Note
Ecco trovata la soluzione, Santanacome è ovvio fugge dai
suoi, falsi?, sentimenti.
Cosa ha
scoperto l’agente A? Su cosa ha mentito Lord Tubbington?
Ok tanto
lo sapete già… ma se vi venissero dei dubbi domani
capitolo spiegazioni!
Q fece irruzione nell’appartamento
accanto a quello della sua collega, l’edificio appariva perfetto, le mura erano state ricostruite in poche ore dagli addetti, e le
memorie degli altri affittuari opportunamente modificate.
“Voi del MIB dovete sempre
irrompere così?” Chiese Kurt con una smorfia
infastidita sulle labbra.
“Dov’è?”
“Arrivi tardi, sono andati” Q si
lasciò cadere sulla sedia accanto a quella di Kurt
che posò la rivista di moda sospirando,
“Mi mancherà la
Terra, avete un modo di abbigliarvi assolutamente meraviglioso!”. Q si
guardò attorno, l’appartamento era stato completamente svuotato, solo alcune
valigie erano ancora aperte, sicuramente quelle del ragazzo.
“Perché le ha mentito?” Kurt si batté le dita sulla bocca,
“Lei lo sa?” chiese lui invece di
rispondere,
“No, si è fatta cancellare la
memoria”. Kurt sospirò,
“Conoscete i Galliani?”
Q scosse la testa e lui si strinse nelle spalle, “Comunque,
loro nascono da un uovo, due Galliani da ogni uovo,
un legame che non spezzano mai, un amore fino alla morte…”
“Noi diciamo anime gemelle…” Disse
Q, afferrando il concetto, Kurt annuì prima di
parlare ancora,
“Brittany,
la nostra signora, è l’unica rimasta della famiglia Pierce,
che millenni or sono ha combattuto una guerra contro i
Trolliani, per questo loro la vogliono morta e noi
che siamo della sua casata la proteggiamo. Io mi sono fatto catturare per
diffondere false informazioni, a voi, ai cacciatori di taglie e a chiunque la stesse
cercando. Sam, Holly e Schu invece erano addetti alla sua protezione diretta. Un
anno fa Brittany ha incontrato il Corei,
non so come ma la ragazza ha ottenuto la sua Fedeltà e ora lui è la sua maggiore
protezione. E’ stato il gatto a farci trasferire a New York e a scegliere
l’appartamento.”
“Per ottenere la protezione
dell’agente S?” Chiese Q, ma Kurt scosse la testa,
“Riteneva che il modo migliore per
nascondersi è mettersi in piena vista… aveva ragione,
S non ha capito che Brittany era un aliena, neanche
quando ha identificato il gatto, Sam e me.”
“Vai avanti” Lo incitò Q e lui la
accontentò,
“Tutto filava liscio, i cacciatori
di taglie non ci erano mai stati così vicini, ma
sembravano non trovarci, ancora qualche settimane e la nostra esca su un altro
pianeta li avrebbe attirati di nuovo lontano, però poi tutto è andato a
rotoli…”
“Si sono innamorate” Kurt annuì alla ragazza,
“Esatto, sei entrata già sapendo
che il Corei le aveva mentito quindi saprai la natura
dei poteri del gatto…” Fu il turno di Q di annuire,
“Amplifica solo le onde cerebrali
che lo circondano, poteva parlare mentalmente con Brittany
solo perché lei è aperta ad un simile contatto, ha una parte
di lui in lei, la sua Fedeltà, che i Corei
consegnano raramente… così come non è stato il gatto a richiamarvi quando
eravamo al parco, ma lei, per questo il Richiamo ha fatto così male a S, Brittany aveva paura e la desiderava accanto a sé.” A aveva messo insieme i pezzi mentre lei cancellava dalla
memoria della sua migliore amica il suo vero grande amore.
“Già… amore allo stato puro, ha un
potere enorme…” Sembrò rattristarsi poi continuò, “S ha iniziato a ‘rispledere’, gli alieni sensibili a quel tipo di onde impazzivano nel vederla, iniziando a comportarsi
nella maniera che avete osservato, quello ha richiamato l’attenzione dei
cacciatori di taglie, che alla fine ci hanno trovato.” Fece un sorriso in cui
si leggeva l’amarezza, “Ieri sera, il tetto brillava!” Q non aveva bisogno di
spiegazioni per intuire di cosa parlasse l’alieno,
aveva visto il volto della compagna quel mattino, quel sorriso ebete che le
compariva ogni cinque secondi non le aveva lasciato nessun dubbio su come
avesse passato la notte.
“Solo una cosa… perché Brittany ha permesso al gatto di dirle tutte quelle
menzogne? Se avesse detto anche solo una mezza parola S non si sarebbe arresa!”
Kurt iniziò a sbottonarsi la giacca sotto lo sguardo
perplesso di Q,
“Kurt…
non credo che…” Si bloccò quando il ragazzo espose il torso, una lunga
cicatrice gli attraversava il petto,
“Ne abbiamo
tutti, chi più chi meno, noi mettiamo la nostra vita in pericolo per salvarla,
abbiamo perso dei compagni in questi anni per assicurarci la sua sopravvivenza,
ma lei non è da meno, fa qualsiasi cosa sia necessario per proteggerci, anche
sacrificare la sua felicità”.
Q rimase in silenzio, lei aveva
guardato il dolore di S, l’aveva visto nei suoi occhi,
lei però non lo aveva causato, non immaginava quello che aveva dovuto provare Brittany nel vederlo nascere nella donna che amava e nel
rimanere in silenzio.
“Non possiamo fare nulla?” Chiese
Q, Kurt la fissò a lungo,
“No, non possiamo”.
Note
Ecco fatto, spiegazione
servita! Ma soluzioni? Nemmeno l’ombra!
Basta con i capitoli di spiegazione, ora si ritorna all’azione
Basta con i capitoli di
spiegazione, ora si ritorna all’azione!;-)
Buona lettura!
Quattordicesimo capitolo: Bisogno
S guardò Q che chiacchierava con R
e F, era da un po’ che Q faceva comunella con loro, persino con
A, e quando si avvicinava loro smettevano di parlare, la cosa la faceva
sentire esclusa e le dava parecchio fastidio, lo nascondeva sotto un mare di frecciatine pungenti, che però lo doveva ammettere non le
davano più la soddisfazione di prima. Anche perché R,
il suo bersaglio preferito, non rispondeva più a tono, lanciandole invece
sguardi alquanto strani.
Era una settimana che andava avanti
così, a ben pensarci dal momento in cui erano tornate dal planetario. Cosa c’erano andate a fare? S corrugò la fronte, riguardava
una missione conclusa, non ricordava bene. Scosse la testa passandosi una mano
sulla cravatta, si bloccò a metà gesto, anche quell’abitudine era nuova, eppure
le piaceva la sensazione della seta sulla pelle.
“Tutto bene?” S allontanò la mano
dalla cravatta e guardò storto Q,
“Credi che sia cambiato qualcosa da
quando me l’hai chiesto dieci minuti fa?” Q invece di rispondere le fece un
piccolo sorriso triste, ma cos’avevano tutti!
“Ti va di fare un giro? Hanno
comunicato un D4 a Central Park…” S sbatté le
palpebre, le stava davvero chiedendo se ne aveva
voglia? Afferrò la giacca scuotendo la testa,
“Andiamo!”.
Il parco era affollato come sempre,
famiglie, scolaresche, turisti, atleti, tutti amavano passare quel bel
pomeriggio di sole all’aperto, tra gli alberi del parco.
S guardò l’erba
verde sospirando, le sarebbe piaciuto stendersi su quell’erba… cosa? Lei
odiava l’erba! Era… verde!
“Hai detto un D4?” Chiese, si
sentiva confusa ultimamente, era innegabile.
“Sì, un Dorosiano
che vende hot dog” Q le lanciò uno degli sguardi che sembrava rivolgerle sempre
in quei giorni.
“Senti Q, se non la…” Un dolore
atroce la fece piegare su se stessa, ogni fibra del suo corpo che bruciava.
“Hai trovato Kurt?
Ti ha detto dove sono? Bene ci vediamo lì!” S riaprì gli occhi, la testa le
girava, il corpo le doleva,
“Q?” Chiamò e la ragazza che stava
guidando aiper velocità si
prese il tempo di voltarsi a guardarla,
“Va tutto bene, starai
meglio tra un attimo…” In effetti il dolore diminuiva,
ma questo comunque non la faceva affatto stare meglio, provava un intenso senso
di urgenza, dovette trattenersi per non estrarre la pistola, si voltò verso la
compagna che sembrava avere il controllo della situazione.
“Come lo sai?
Ti è già successo?” la ragazza non si voltò a guardarla, ma dopo alcuni secondi
le rispose,
“E’ già successo a te…” S si sentì
bene a sufficienza dallo sbuffare,
“Me lo ricorderei, fidati!” Q non
rispose e S le lanciò un’occhiata indagatrice, “Q, c’è
qualcosa che devo sapere?”
“Siamo arrivate.” La macchina scese atterrando accanto a una identica,
“Cosa facciamo
qui? E perché ci sono anche R e F?” Q aprì la porta e scese
ignorandola. Ok questa situazione iniziava
davvero a farla incazzare! Scese a sua volta
dall’auto, ormai non sentiva più gli effetti di… qualsiasi cosa fosse stata. Oltre a R e F c’era un ragazzo.
“Qualcuno vuole dirmi che diavolo…”
Un rumore assordante le fece alzare le mani per proteggersi le orecchie, quella
era una navetta da trasporto, e stava decollando.
“Li stanno portando via!” Disse il
ragazzo tormentandosi le mani, “Non siamo arrivati in
tempo!”
“Cosa è
successo Kurt?” Chiese Q che chiaramente lo
conosceva,
“Ci siamo nascosti per tutta la
settimana, eravamo pronti a partire, non so cosa sia successo, io stavo
sistemando le ultime cose quando ho sentito il Richiamo, la partenza è sempre
un momento delicato, il Gring che ci dava il
passaggio deve averci tradito…”S si
voltò a guardare gli altri, la sua perplessità e confusione che cresceva ancora,
“Stanno portando via chi?” Chiese
esasperata. R aprì la bocca ma Q la bloccò,
“C’è la nave del Frel che abbiamo sequestrato…”
“Ma è
troppo piccola! Ci sta a malapena uno di noi…” Tutti e quattro si voltarono
verso S che sempre più arrabbiata incrociò le braccia sul petto,
“Se non mi
dite tutto subito potrei seriamente…” E ancora una volta non riuscì a finire,
perché i quattro si guardarono ignorandola, e annuirono.
“Deve andare lei,
può sentirla…”.
Q estrasse dalla sua tasca alla
Mary Poppins un piccolo disco che appoggiò a terra
osservandolo crescere, in un istante fu in una dimensione adatta ad un essere
umano.
“Ottimo, S, in orbita c’è una nave
da guerra Trolliana, devi arrivarci con questa,
attraccare, raggiungere i prigionieri, liberarli e scappare prima che la nave
salti nell’iper spazio.” La
ragazza guardò Q a bocca spalancata, se quello era un enorme scherzo ai suoi
danni, non era affatto divertente.
“Andiamo S, non hai molto tempo,
salteranno non appena avranno raggiunto gli orli del sistema solare!” R praticamente la spinse verso la navetta,
“Perché
mai dovrei farlo io?” Chiese la donna, “E quali sarebbero i prigionieri che
devo…?” Ora era seduta al posto di guida e R premette il pulsante facendo
abbassare lo sportello.
“Lo capirai, perché tu l’a…” Lo
sportello si chiuse e gli agenti si allontanarono in fretta mentre i motori si
avviavano.
Assurda, tutta quella situazione
era assurda, S si aspettava da un momento all’altro che uscissero
a dirle che era uno scherzo. Eppure, dentro di lei
c’era quell’urgenza, quel bisogno, un bisogno che l’aveva tormentata per tutta
la settimana, il bisogno che le faceva accarezzare la cravatta e guardare
l’erba con desiderio, bisogno che si era acceso e l’aveva bruciata qualche
minuto prima al parco. Con una smorfia infilò le dita nei comandi gommosi della
navicella facendola partire verso il cielo.
Salì rapida, una freccia d’argento
diretta verso lo spazio.
Nota
Le cose si fanno complicate, come
farà S a salvare la situazione se non conosce neppure la situazione?? Sarà
aiutata dall’istinto?
Ok, la
nave Trolliana c’era davvero. Una fantastica
corazzata da guerra, che se fosse passata davanti al sole avrebbe creato una bella eclissi fuori programma. S si recò decisa verso gli
hangar di attracco. Davanti a lei la navicella che
aveva visto partire stava atterrando.
Si infilò
nell’apertura che già si richiudeva e poi atterrò dolcemente tra due imponenti
incrociatori. Rimase in attesa aspettando l’arrivo di
eventuali nemici. Ma doveva essere passata inosservata, la sua nave troppo
piccola per risultare sui radar dagli alieni. Aprì lo
sportello e uscì, i Trolliani avevano un sistema
respiratorio simile al suo per cui nessun problema. S sorrise ironica, ma certo, trovare un gruppo di
prigionieri a lei sconosciuti su una corazzata colma di alieni che
consideravano divertente uccidere gli altri esseri della galassia era uno
scherzetto rispetto al respirare acqua, oppure elio, o magari anidride
carbonica! Scosse la testa muovendosi nell’hangar, le prigioni erano in basso,
funzionava così in tutte le culture e le galassie di quell’universo, quindi lei
si diresse verso il basso.
Lo capirai perché tu la… cosa? La
conosci? Allora perché non dirgli il nome! Tu la detesti? Più probabile visto che lei odiava tutti! S scosse la testa schiacciandosi
per l’ennesima volta contro il muro, aspettando che i passi pesanti si
allontanassero. Guardò l’orologio, aveva una ventina di minuti, poi sarebbero arrivati all’orlo del sistema solare e… addio S,
lei non avrebbe sopportato il salto, lei non aveva l’esoscheletro dei Trolliani, sarebbe finita in poltiglia.
Si mosse di nuovo, seguendo tutte
le svolte che portavano in basso, ma per lo più muovendosi a caso, era ridicolo credere che avrebbe mai potuto trovare la
proverbiale pagliuzza… si interruppe, davanti a lei si apriva una sala, al suo
interno c’era un gruppo di umani con… S guardò meglio, un gatto obeso. Dovevano
essere loro i catturati, due Trolliani stavano
facendo la guardia, anche se i prigionieri erano rinchiusi in un campo di energia blu. Era il momento di agire. S spuntò dal
corridoio con la pistola puntata, quello lo sapeva fare bene, con due colpi
precisi ridusse i due alieni a della poltiglia. Fece un
sorriso soddisfatta e guardò i prigionieri. C’erano un sacco di bocche
aperte, S sorrise loro compiaciuta,
“Signori, i ringraziamenti dopo!”
Erano quattro persone, due uomini, due donne e il gatto, S strinse gli occhi,
“Tu! Sei un Corei!” Alzò la
pistola istintivamente, ma davanti a lei si parò la ragazza e S sentì l’arma
abbassarsi.
La ragazza dai capelli biondi e gli
occhi azzurri aveva alzato le braccia e appoggiato i
palmi sul campo di energia, S vide che ritirava le mani con una smorfia di
dolore, gli occhi però non abbandonarono i suoi, era felice, felice di vederla.
“Sei venuta…”,
“Sì… direi di sì…” le rispose,
“Agente S! Sono davvero felice di
vederti!” Il ragazzo biondo le fece un sorriso e lei lo guardò perplessa,
“Immagino sia reciproco, anche se
non so chi tu sia.” Tutti la guardarono stupiti, ma il
suo orologio suonò avvertendola che mancavano dieci minuti al salto.
“Ok, non
abbiamo tempo per i convenevoli…” Si guardò attorno poi
individuò il generatore del campo. Puntò la pistola e fece fuoco.
Nell’istante in cui la barriera scomparve la ragazza bionda
le fu addosso. Le braccia della donna la strinsero con forza, mentre le
spingeva il volto contro il collo. S rabbrividì nel sentire
il suo respiro contro la propria pelle, era così giusto rimanere tra
quelle braccia.
“San, ho avuto paura di non vederti
mai più…” A quelle parole S la allontanò, sentiva il cuore battere più forte, e
quello la spaventava, i suoi sentimenti per quella sconosciuta la spaventavano,
il fatto che lei conoscesse il suo nome e che osasse addirittura abbreviarlo.
“Scusa, ma non mi piace essere
abbracciata dalle persone che non conosco… e anche se vi ho appena salvato da
atroci torture e da morte certa, limiterei le effusioni ad una stretta di mano,
o al massimo ad una generosa donazione ad un mio conto off score!” La ragazza
la guardò, e S dovette distogliere lo sguardo, non riusciva a guardare in
quegli occhi pieni di lacrime.
“Agente, vedo che ha preferito
eliminare il ricordo…” S guardò il gatto,
“Senti tu, quadrupede, se non fossi
nel pacchetto di umani ti lascerei qui!” Il gatto la guardò
inclinando la testa,
“Interessante, brilli comunque…” S lo ignorò,
“Mi sembrate tutti molto confusi,
quindi vi aggiorno, se non ce ne andiamo entro” guardò
l’orologio, “Otto minuti, saremmo tutti spiaccicati contro la parete”
“Tu magari, noi non abbiamo un
debole scheletro a base di carbonio…” S guardò la donna biondache aveva parlato,
“Va bene allora io sarò fango e voi
sarete il divertimento dei Trolliani!” Era la prima
volta che chi doveva salvare si metteva a puntualizzare, ok
aveva appurato che erano tutti alieni, ma lei doveva salvarli, o no?
“Cosa proponi?”
Chiese perplesso l’uomo, S lanciò un occhiata alla ragazza più giovane,
sembrava tenere la testa bassa, aveva preso in braccio il Corei
e lo accarezzava come se fosse stato davvero un gatto.
“Prendiamo una navetta e torniamo a
casa, cioè casa mia, Terra, il bel pianeta blu che
abbiamo appena abbandonato”.
“Ok, così
la corazzata ci prende di mira e ci sparge nello spazio” S guardò esasperata il
gatto,
“Senti, se hai un
idea migliore…”
“Lord Tubbington”,
“Se hai un idea
migliore, gatto, allora sono in ascolto!”. Nessuno disse niente allora S
annuì e li guidò per i corridoi, fare il percorso inverso fu molto più rapido,
quando raggiunsero l’hangar lo trovarono deserto.
Si mossero verso le navette e dal
nulla spuntò un Trolliano, S alzò la pistola, ma
quello aveva già preso la mira e fatto fuoco, il gatto fu il più rapido a
reagire, si frappose tra la ragazza e il colpo di energia
facendole da scudo, S sparò a sua volta e il Trolliano
sparì in una nuvola. Quando si voltò il gatto era a terra e la ragazza vi era
piegata sopra,
“Mi dispiace, ma non abbiamo
tempo…”
“Brittany…”
Provò il ragazzo che doveva chiamarsi Sam. La ragazza
però prese il gatto tra le braccia,
“Viene con noi!” Guardò S che annuì,
i suoi occhi pieni di dolore la ferivano profondamente e lei non sapeva perché.
S scelse un bel incrociatore,
sarebbe piaciuto alla Sy, aprì lo portello e vi fece
salire il suo seguito, poi lo richiuse, rimanendo a terra.
Immediatamente la ragazza si voltò
picchiando i palmi sul vetro e tentando inutilmente di riaprire il portellone
che lei aveva sigillato, vide che parlava, ma S non riusciva a sentirla, le era
però sufficiente vedere le lacrime scorrerle lungo il viso. Senza sapere perché
appoggiò la mano al vetro e la ragazza vi fece combaciare la sua, gli occhi che
la fissavano disperati.
“Andrà tutto bene, andrà tutto
bene” Ripeté, imprimendosi nella memoria quegli occhi. Mentre
camminava verso l’hangar aveva riflettuto, era una settimana che era strana,
tutti la trattavano diversamente, come se fosse fragile e pronta a rompersi,
poi la spedivano senza una spiegazione in una missione senza senso per salvare
qualcuno che lei non conosceva, ma da cui era chiaramente conosciuta. Si era fatta alterare la memoria così aveva detto il gatto,
perché? Cosa aveva voluto dimenticare? E voleva ricordarlo?
E poi
c’era quella ragazza, di cui non sapeva neppure il nome, nulla, eppure le
bastava guardarla perché dentro di lei qualcosa si muovesse, una necessità, un
desiderio, proteggerla, far sì che sorridesse. Kurt
aveva ragione, se fossero fuggiti con una nave sarebbero
stati distrutti in qualche minuto, ma lei lo avrebbe impedito. Sentiva
di doverlo fare.
Mentre
saliva sul secondo incrociatore il suo orologio le indicò che mancavano due
minuti.
Vide le porte dell’hangar aprirsi e
la navetta scattare all’esterno, veloce fece lo stesso, seguendo la scia del
primo incrociatore. I minuti passarono lenti, S provava un fastidioso senso di
disagio, l’idea che qualcuno stesse programmando i missili per colpirla non le
piaceva per niente.
Poi la vide, la Terra, azzurra e
invitante. E tutto si accese, la sua strumentazione
iniziò a lampeggiare, ogni spia sembrava voler urlare pericolo.
Note
Ok ora
siamo seriamente nei guai!
S sta per esplodere e Lord Tubbington ha dato la vita per Brittany…
cosa succederà?
Q guardò lo schermo mordendosi un
labbro, la nave madre Trolliana era quasi al bordo
del sistema quando vi si era staccato un piccolo incrociatore. Mancava poco, presto l’incrociatore sarebbe entrato
nell’atmosfera terrestre.
“Hanno lanciato un missile!” A
spostò i dati sulla schermo principale e R si portò le
mani alla bocca,
“No, no, la vogliono viva, non
devono ucciderla!” Kurt era con loro e osservava lo
schermo con ansia. Q strinse i denti osservando la traiettoria del missile, che
stava velocemente raggiungendo l’incrociatore. Avevano puntato sul fatto che i Trolliani ci tenessero ad avere Brittany
viva e che per quello avrebbero ripreso la caccia, piuttosto che usare un missile
per ucciderla. Si erano clamorosamente sbagliati. Guardarono in silenzio il
missile raggiungere l’obbiettivo, il piccolo puntino
si spense lasciando lo schermo vuoto.
“Dovevo andare con lei…”
“No, lo sai che non potevi”
“Allora avrei
dovuto andarci io, lei era confusa, non sapeva neanche…”
“Q, lei era la persona giusta, lei
la sentiva… lo sai, io, te o F non saremmo mai andati
oltre il cercarle all’infinito su quella nave, lei li ha trovati, non è colpa
di nessuno se i Trolliani hanno scelto la via più
breve e usato un dannato missile!”
Brittany
saltò giù dalla navetta ritrovandosi in un prato, guardò il cielo nel quale i
frammenti di detriti lasciavano scie di fuoco. Si era sacrificata, mettendosi
dietro di loro li aveva coperti ai radar e si era fatta distruggere al loro
posto.
Sentì qualcosa di
umido sfiorargli la guancia e aprì gli occhi scoprendo che era caduta a
terra, le braccia che le circondavano il corpo in un inutile senso di
protezione. Gli occhi del gatto si fissarono nei suoi,
“Piccola, lei è ancora qui” Brittany
scosse la testa,
“Lei non è come te, non ha nove vite…” Il gatto sorrise, perché
nella mente Brittany lo poteva sentire il suo sorriso
anche se non lo vedeva,
“Nel tuo cuore, sai che ho ragione. Chiudi gli
occhi.” La ragazza obbedì e sentì Santana, la
percezione di Lord Tubbington era molto più intensa
della sua, lui sentiva il suo cuore battere.
Brittany
aprì gli occhi, colma di felicità, prese il gatto e lo strinse,
“Grazie, grazie, grazie.” Sentì la risata profonda del Corei e lo strinse ancora un po’ poi si separò da lui. Il
gatto si sedette sulle zampe posteriori, Brittany
chiuse gli occhi. Dietro le sue palpebre vide una
spera di luce ricongiungersi con Lord Tubbington, che
sgranò gli occhi stupito.
Poi parlò a voce alta, perché ora
non erano più connessi, non c’era più una parte del gatto in lei.
“Perché?” Brittany sorrise,
“Il tuo compito è terminato,
l’agente S ci ha liberato, sei libero”
“Io… la mia Fedeltà ti è stata donata liberamente, non mi sentivo prigioniero…”
“Lo so, potevi chiedermela quando
volevi, te l’avrei restituita, se non l’ho fatto è solo perché tu eri la
migliore protezione per loro.” Con la testa indicò i
compagni, “Quello che voglio davvero è la tua amicizia, non la tua fedeltà.” Il gatto inclinò la testa poi sorrise, era strano sentirsi
liberi, ora avrebbe potuto fare tutto quello che
voleva, ogni cosa, poteva tornare alla sua vita errabonda e solitaria!
“Sai cosa desidero io, piccola?” Brittany sorrise e lui continuò “Vorrei continuare a
dividere la mia vita con te, anche se non ti sarò più utile e non potrai più
sentirmi, come facevi prima…”,
“Ok… però
devi smettere seriamente di fumare!” Il gatto fece una
smorfia e Brittany sorrise poi si alzò in
piedi. Gli altri erano rimasti accanto all’incrociatore incapaci
di intervenire nel momento di dolore di Brittany e
successivamente rispettando l’intimo scambio con il gatto.
“Ragazzi, siamo liberi!” Si
avvicinò abbracciandoli con affetto ad uno ad uno baciandoli sulle guance. Il
sorriso radioso che la illuminava li lasciò tutti esterrefatti.
Pochi istanti dopo furono
circondati da un gran numero di agenti in uniforme
nera.
S maledì ancora una volta la
capsula di salvataggio, poi con un calcio deciso sfondò lo sportello e barcollò
all’esterno. Vomitò nell’erba cercando poi di rimettersi in piedi. Va bene la
sua era stata un’idea geniale, ma attuarla era stato
uno schifo, quelle capsule non erano fatte per gli umani, non era morta per
pura coincidenza!
Alzò la testa trovandosi circondata
da un gruppo di pecore,
“Che
diavolo avete da guardare voi!” Urlò loro contro, gli animali non la degnarono
neanche di uno sguardo continuando imperterrite a brucare l’erba.
“Bene!” Aggiunse, poi provò a fare
alcuni passi, le gambe le tremavano come se fossero fatte di gelatina. Quando
incontrava Q, R e F avrebbe fatto si che
rimpiangessero il giorno in cui la loro madre aveva visto per la prima volta il
loro padre… o nel caso di R in cui i suoi due padri si erano visti! Una
macchina atterrò poco distante e, nel riconoscere la testa bionda di Q, S aprì
la bocca per inveirle contro, ma fu fermata nel vedere gli occhi pieni di
lacrime della ragazza, che senza parlare le si gettò
tra le braccia stringendola.
“Wow, non sapevo di fare questo effetto sulle biondine!” Q la ignorò stringendola
ancora un po’ e facendola sorridere, “Non mi dire che pensavi non ce l’avrei
fatta, o forse lo speravi per non dovermi dare spiegazioni?” A quel punto Q si
separò da lei sorridendo,
“Sapevo che ce l’avresti
fatta… è solo che quando ho visto il missile andare a segno ho avuto dei
dubbi…”
“A proposito, gli altri sono
atterrati sani e salvi no?” Q sorrise,
“Sì e i Trolliani
sono saltati nell’iper spazio per fare danni da
qualche altra parte. Brittany sta bene.” Aggiunse poi in un ripensamento.
“Chi?” Chiese S anche se intuiva a
chi la donna si riferisse. Q le lanciò un occhiata poi
si strinse nelle spalle,
“Ho l’impressione che la conosceremo meglio comunque…”.
Note
Questo era l’ultimo capitolo, tutto
è bene quel che finisce bene!
“Che diavolo succede lassù?”
l’agente A osservò l’ufficio trasparente della Sy dove R, Q e F stavano discutendo animatamente con il
capo del MIB e poi rispose a S che lo aveva interrogato
“Oh quello? Dipende
dal risultato dei test…” S lo guardò perplessa,
“I test di ingresso
al MIB”
“E cosa
importa a loro?” Con la testa indicò i tre agenti infervorati nella stanza
della Sy.
“Oh beh… la vedi quella ragazza
seduta in attesa?” S sorrise poi si ricompose, l’aveva
notata subito, e non perché invece dell’uniforme nera indossava dei scalda
muscoli rosa alle braccia e un cappello di pelo, ma perché conosceva quella
ragazza, l’aveva salvata dai Trolliani solo una
settimana prima. La ragazza, Brittany, l’aveva
guardata e aveva sorriso, lasciandola inspiegabilmente senza fiato.
“Quella bruna?” Chiese ottenendo
uno sbuffo dal ragazzo,
“No, quella che non distoglie gli
occhi da te!” Lei arrossì poi lanciò all’agente una
delle sue famose occhiate omicide.
“E allora?” Chiese poi e A continuò scuotendo la testa,
“Ha preso un buon punteggio ai
test, ha molte qualità che cerchiamo, mente aperta a tutte le possibilità,
assenza totale di pregiudizi e ottima capacità fisica. E’ assolutamente restia
ad usare la violenza, ma accostandola ad un agente… diciamo… meno sfavorevole
all’uso delle armi allora sarebbe perfetta!”,
“Va bene allora perché lassù
litigano?” A guardò effettivamente preoccupato l’ufficio
prima di rispondere,
“Perché lei non è
umana… sarebbe il primo alieno ad entrare a far parte del MIB e la Sy non è molto dell’idea”
R
e F erano insieme al gruppo che aveva raggiunto la nave appena atterrata ed
erano rimasti stupiti nel trovare gli alieni intenti a baciarsi e abbracciarsi.
“Tu
devi essere Brittany, vero?” Aveva chiesto R ad una
ragazza giovane, che le aveva annuito sorridendo, lei l’aveva guardata con
rabbia, “Ebbene si suppone che tu sia innamorata di S, che si è sacrificata per
salvarvi, non dico che tu debba essere straziata dal dolore, insomma, noi S la
conosciamo… ma voglio dire, almeno non dovresti esibire un sorriso simile!” Brittany aveva sorriso ancora di più,
“Oh
ma lei sta bene!” In quel momento F aveva risposto al comunicatore ed era
tornato da lei con un sorriso enorme sulle labbra,
“Sta
bene! Si è lanciata con una capsula, Q sta già andando da lei..”.
“Voglio
vederla!” R si era voltata di nuovo verso Brittany,
questa volta perplessa,
“Vedi…
mi spiace per quello che ho detto prima, ok? Però non
so se lei sia pronta a vederti… quando il gatto le ha mentito sulla provenienza
dei sentimenti che aveva per te lei ha preferito… cancellarli, ora non ricorda
niente di te e di quello che prova.”Brittany si era fatta seria ora,
“Lei
mi ama” F era arrossito mentre R faceva una smorfia pronta a ribattere, ma Brittany sorrideva di nuovo, “Lei mi ama, lo so, quindi
devo rivederla!”,
“Forse
tra un mese o due… potremmo combinare un incontro…”
“Entra
nei MIB! Rachel lo ha fatto per me!” F aveva guardato la ragazza sorridente e R
gli aveva lanciato un’occhiataccia ritenendo quell’informazione privata,
“Sì!”
Disse Brittany battendo le mani
soddisfatta, sorprendendola.
“S?” La ragazza era partita a passo
di marcia lasciandolo solo, quando capì dove stava
andando A sorrise.
La porta dell’ufficio si aprì e S
fece il suo ingresso, ignorò i presenti e guardò solo la Sy,
“Capo, dovreste proprio prenderla!
Avete visto gli altri candidati! Andiamo meglio piegarci con quella cosina così
simile a noi che farlo più avanti per un Treglonico o
un Fergrin!” Nell’ufficio tre paia di
occhi fissavano la giovane in silenzio, avevano persino smesso di
respirare, la Sy era stata sul punto di buttarli
fuori dal suo ufficio respingendo la domanda di Brittany,
ma ora guardava intensamente S che, non sapevano come, aveva trovato l’unico
argomento che avrebbe potuto avere qualche possibilità.
“Ah… non so… guarda qui…” Le gettò
il test compilato dalla ragazza, “Domanda G: se ti colpiscono tu come reagisci?
Risposta: Gli chiedo perché l’ha fatto.” La donna
scosse la testa,
“Sarà morta dopo la prima
settimana! E io non voglio che un alieno muoia sotto
il mio comando, penserebbero che lo abbia fatto apposta!”
“Assegnatela a lei” Q si era fatta
avanti e indicava S che la guardò perplessa,
“Come?” Chiese la Sy stupita a sua volta,
“Sì, se fa coppia con S non le
succederà niente di male, e magari la ragazza avrà un effetto positivo sull’agente S”,
“In effetti
hai il grilletto facile S… non che me ne lamenti ma… cosa ne dici?” S guardava
Q ora e la collega le sorrise, allora gli occhi di S scesero a guardare la
ragazza seduta in attesa e sentì la sua testa annuire.
“Va bene, posso provare a tenerla
in vita Capo”. La donna annuì secca,
“Bene allora! E ora fuori dal mio ufficio!” Uscirono tutti e quattro, R quasi
sembrava volare tanto era soddisfatta di sé.
“Q… sei sicura? Sai forse è meglio
se torno dalla Sy e le dico che non ho voglia di
accollarmi una novellina…”,
“Vai a consegnarle l’uniforme!” Q
sorrise poi si voltò verso A con il pollice alzato.
Brittany
guardò la ragazza nel completo scuro avvicinarsi a lei e si alzò subito, le
mani le formicolavano dal desiderio di toccarla, ma si trattenne, le avevano detto che non si ricordava di lei, nulla, ma non
aveva paura, non più ora che poteva guardarla di nuovo negli occhi.
“Ciao io sono Brittany!”
Gli tese la mano e la ragazza la prese sorridendo,
“Santana”
Disse per poi sgranare gli occhi sorpresa, “S, voglio
dire… solo S”.
Le indicò una porta poi chiese,
“Ti piacciono le cravatte?” Brittany sorrise,
“Sì, molto!”.
Note
The End.
Storia finita… ma come avrete notato ci sta un bel sequel,
un 2, un seguito insomma!
Anche perché l’idea era iniziata con Brit e San come
squadra MIB quindi… se mi verranno idee non mi tratterrò!
Ma per ora sono impegnata in un altro Brittana cappa e spada,
anzi cappa e arco! ;-)
Sì, purtroppo per voi l’ispirazione
non mi è ancora passata! Quindi se vi andrà ci
rileggeremo tra non molto, sì non riesco a resistere, postare capitoli è
diventata una necessità! ;-)))
E ora i
necessari ringraziamenti! Grazie a tutti! Ma soprattutto alle fedelissime che
sono così carine da commentare ogni capitolo!!!
GRAZIE!