Den Siste Bedrag ~ L' ultimo inganno

di Francesca Akira89
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** The Trial of the Trickster ***
Capitolo 2: *** The Duty of a King ***
Capitolo 3: *** The Sight of the Guardian ***
Capitolo 4: *** The Promise of a Brother ***
Capitolo 5: *** The Life of a Street rat ***
Capitolo 6: *** The Discovery of the Last Trickery ***



Capitolo 1
*** The Trial of the Trickster ***


Nuova pagina 1

“Perché è finita così? Dove ho sbagliato?

Quando sono salito al trono?
Quando ho mandato il Distruttore a uccidere Thor?
Quando ho fatto entrare gli Jotun ad Asgard?

O prima ancora, prima di tutto…”

Quando, esattamente, il senso di inadeguatezza si era trasformato in rabbia e amarezza bruciante, in un male incurabile che aveva preso ad attaccare la parte più instabile della sua mente?

Il suo corpo cadeva fluttuando come se non avesse peso. Vedeva la sua vita scorrergli sotto gli occhi come se appartenesse a qualcun altro.

Ricordava la rabbia, ricordava il dolore, la paura, l’insicurezza. Ma ricordava anche, con nostalgia, il fresco entusiasmo, i momenti lieti, l’amare e l’essere amato e quella purezza d’animo che l’aveva animato da ragazzino.

”Eppure è esistito un tempo in cui ero felice. Quando è che ho smesso? Com’è potuto succedere tutto questo?”

E  mentre ci pensava, sentì un desiderio insinuarsi spontaneo nel suo cuore.

”Se solo…”

Un semplice desiderio.

 

Impossibile.

 


Loki sbatté le palpebre e dischiuse le labbra, cercando di reprimere un ansito di sollievo; le dita di Thor gli avevano appena slacciato il bavaglio metallico, che adesso giaceva nelle mani del dio del tuono.
Il moro lo fissò con repulsione, deglutendo nel tentativo di liberarsi del sapore metallico che gli era rimasto sul palato. Di tutti gli strumenti di tortura, quello era probabilmente il peggiore. Era stato vicino al panico quando le guardie l’avevano scortato nella sala del trono senza togliergli la museruola. La prospettiva di non poter parlare l’aveva atterrito più di ogni altra cosa.
Ma a quanto pareva, Odino non era tanto spietato da privare un condannato del suo diritto alla parola. Anche quando il condannato in questione era un ingannatore, noto per la sua lingua d’argento.

- E’ impossibile, Loki.- gli occhi del dio dell’inganno si sollevarono dalla museruola per incrociare lo sguardo addolorato di Thor. – Non posso credere tu sia davvero perduto. Ti prego. Chiedi perdono a nostro padre, e vedrai che sarà clemente con te.

- Non è mio padre.- provò sollievo nel costatare che, malgrado la forzata inattività, la sua voce non si era arrochita. Le parole di Thor erano state sussurrate, ma lui si era assicurato di pronunciare la risposta a voce alta, in modo che giungesse a destinazione.

E così era stato. Il re si mosse dal suo trono.

Fin dal suo ingresso nella sala del trono Loki si era sforzato di non fissare direttamente in quella direzione, ma quando la voce del padre degli dei risuonò nella sala pronunciando il suo nome, non poté fare a meno di sollevare lo sguardo, reprimendo un brivido.
Si morse le labbra con rabbia al pensiero di come, nonostante tutto, quell’uomo riuscisse ancora ad esercitare su di lui la propria autorità. Rabbia, e un pizzico di nostalgia. Anche se la sua mente respingeva con forza quei ricordi, il suo corpo rammentava ancora l’educazione impartitagli e i gesti a cui era stato abituato per tutta una vita.

Pensò a tutte le volte che era stato convocato insieme a Thor in quella sala, a rendere conto di passate marachelle e infrazioni, e si sentì di colpo molto vecchio. Malgrado fosse passato poco tempo, in termini asgardiani, dalla sua caduta nel vuoto, nel pensare al passato gli sembrava quasi di ricordare la vita di qualcun altro.

Anche Odino pareva invecchiato. Stringeva lo scettro reale come fosse un bastone. Vecchio, e stanco.

A quella vista, il cuore di Loki diede un battito doloroso, ma lui lo ignorò, sforzandosi di mantenere un’espressione impassibile.
Lo sguardo gli cadde a lato del trono, e notò che sua madre era assente.


Perché non ti sentissi mai diverso…”, aveva detto Frigga, il giorno in cui tutto era andato in frantumi.
Ma si era sempre sentito diverso. E questo aveva contribuito a inasprirlo nei confronti del mondo intero.
 

Scacciò i ricordi del passato e tornò a concentrarsi sul presente.
Odino era disceso dalla scalinata che conduceva al trono, e gli si era avvicinato.
Loki provò l’impulso ad indietreggiare, ma si trattenne.

Non voleva guardarlo. Non voleva parlarci. Voleva insultarlo. Voleva gettarsi ai suoi piedi e implorare perdono. Voleva…

 

Una parte di sé avrebbe voluto che tutto tornasse come prima.
Un’altra desiderava solo ucciderli tutti.
 

- Loki… Odinson.- fece per interromperlo, ma il re continuò prima di dargliene l’opportunità. – Sei qui per rispondere delle tue azioni contro Asgard e contro Midgard. Eppure…- il suo unico occhio si strinse dolorosamente, e la voce parve mancargli. – Eppure… in fede mia, so di non poter emettere un giudizio su di te senza emetterlo anche su me stesso, perché se siamo giunti a questo la colpa deve essere anche mia.

 

- La superbia della casa di Odino è davvero notevole, se coloro che ne fanno parte arrivano ad attribuirsi anche le azioni compiute da altri.

Sentì Thor boccheggiare sbigottito al suo fianco, e un attimo dopo il biondo lo afferrò per una spalla:

 

- Loki, come puoi… Nostro padre…

 

- Non è mio padre!- decise che era il momento giusto per un’esplosione d’ira, e si liberò violentemente dalla stretta di Thor, facendo nel contempo un passo in avanti. – Non lo è mai stato!

 

Le guardie si agitarono nervosamente, ma Odino le frenò sbattendo una volta lo scettro contro il pavimento dorato. L’espressione del vecchio re pareva di pietra.

 

- Sono tuo padre, ragazzo, e tu sei mio figlio. Lo sei stato dal giorno in cui ti accolsi nella mia casa, e questo non può essere cambiato, né da te né da me.

 

- Anche l’ All-father commette degli errori, quindi. Chissà quanto vorreste poter tornare a quel fatidico giorno in cui credevate di guadagnare un’utile pedina per  i vostri schemi, e avete invece aperto la porte di Asgard ad un mostr…


Fu lo schiocco assordante dello schiaffo, più del dolore, a metterlo a tacere.

Disorientato, alzò lo sguardo e incrociò gli occhi di Thor. Poteva leggervi rabbia, dolore, ma anche il suo stesso stupore e sbigottimento.

Quali fossero le colpe che si potevano attribuire all’ All-father, nessuno l’aveva mai visto colpire i propri figli.

 

Ma già, lui non era suo figlio, pensò Loki, amaramente.


Di nuovo privo di quella scintilla di regalità che l’aveva brevemente animato mentre enunciava i crimini del principe perduto, Odino era tornato ad essere null’altro che un uomo vecchio e stanco.
Sembrava ormai prossimo al Sonno, e Loki fu costretto a scacciare un nuovo briciolo di rammarico che rischiava di annidarsi nel suo cuore.
 

“Non mi abituo mai a vederlo in questo stato.”
I ricordi erano come schegge incandescenti nell'anima.
Ma non era quello il momento di scoprire il fianco.
In quegli istanti si sarebbe deciso il suo futuro, e non poteva permettersi di arrendersi alla debolezza e al sentimento.

 

- Loki Odinson. Sei accusato…- Odino si issò faticosamente su per la scalinata, e riprese il suo posto sul trono. – Di aver attentato alla sicurezza di Asgard e alla vita del futuro re. Di aver quasi distrutto due regni. Di aver…- la mano del padre degli dei si serrò attorno allo scettro reale.- …scatenato forze maligne che non potevi sperare di controllare! Loki… in preda alla tua sete di vendetta e conquista, tu hai messo in pericolo l’equilibrio di tutti i Nove Regni! Hai qualcosa da dire in tua discolpa?


Cadde il silenzio, mentre le parole dell’ All-father rimbombavano per la sala.
Più che vederlo, Loki sentì Thor muoversi vicino a lui.

Inginocchiati. Chiedi perdono. Rinfaccia colpe, parla dei tuoi sentimenti, piangi, urla. Giura la tua fedeltà al trono, ad Asgard. Prometti ciò che non potrai mantenere.


Sarebbe stato così facile. Crollare ai piedi dell’ All-father, professare rimorso e implorare perdono.
Era ciò che desideravano da lui, era troppo ovvio. I suoi atti erano troppo gravi, avevano bisogno di una scusa che giustificasse un'eventuale clemenza nell'esprimere il verdetto.
Supplicando, umiliandosi, li avrebbe resi felici.

 

Usa la tua lingua d’argento per toglierti dai guai, come hai sempre fatto.
 

Le labbra di Loki si piegarono in un sorriso sarcastico.

- “Discolpa”…?- ripeté. – Nulla, proprio nulla.

Anche senza vederlo sentiva gli occhi spalancati di Thor puntati sulla sua schiena, e sapeva che, da sotto gli elmi, perfino le guardie lo stavano fissando allo stesso modo.
Non voleva vedere la reazione di Odino, quindi evitò del tutto il suo viso e tenne gli occhi puntati sullo scettro reale, mentre seguitava a parlare:

- Non ho niente da dire a mia discolpa, perché non ho commesso alcun crimine. Ho solo cercato di ottenere quello che mi spettava per diritto di nascita.

- Diritto?! Loki…- Thor fu bruscamente interrotto dal suono dello scettro reale che si schiantava nuovamente sul pavimento dorato. L’erede al trono tacque, anche se i suoi occhi ardevano, fissando il padre in una muta domanda.

Odino si alzò dal trono, e lo scrutò. Non volendo rischiare che la sua espressione vacillasse, Loki continuò a tenere gli occhi puntati accanto al viso dell’ All-father, ma mai su di esso.

- Pensi davvero ciò che hai detto, Loki?- al suo silenzio, Odino crollò di nuovo a sedere e fece un profondo sospiro. In modo surreale, al giovane dio dell'inganno tornò in mente il giorno in cui una delle sue più pregiate ampolle di cristallo elfico era caduta, e si era reso conto che i pezzi erano troppo piccoli per poterla rimettere insieme, anche con la magia. Il suo sospiro all'epoca era stato più o meno simile a quello appena emesso dal padre degli dei. I paragoni assurdi che ti vengono in mente quando stai per morire…, pensò, con una punta di ironia, malgrado il cuore gli battesse frenetico nel petto. Il re riprese a parlare: - Ero convinto di averti educato meglio di così…

- So come mi avete educato…- mormorò Loki, non cercando di mascherare l’amarezza, e stavolta Odino parve davvero ferito. Le sue labbra presero una piega dura, e il sovrano si alzò nuovamente in piedi, sovrastandolo dall’alto:

- Per i crimini da te compiuti, un uomo comune verrebbe condannato alla pena capitale.- esordì.- Ma tu sei mio figlio. Un principe di Asgard. Secondo le nostre leggi, istituite da prima che mio padre, e suo padre prima di lui, nascessero, quale sia la loro colpa i membri della famiglia reale non possono essere condannati a morte.

- Ma non sono davvero vostro figlio, vero?- osservò Loki.- Non sono neanche un Aesir. Non appartengo ad Asgard. Quelle leggi non sono applicabili per me.

- E’ questo quello che vuoi?!- ruggì Thor, perdendo del tutto la sua compostezza.- Ci odi fino a questo punto?!  Vuoi costringerci a questo, costringere nostro padre a emettere un verdetto di morte, a uccidere il suo stesso figlio… saresti disposto a sacrificare la vita, solo per arrecarci un dolore?!

 

La voce di Thor si spense su quell'ultima accusa, come se quelle parole l'avessero svuotato del suo vigore. Nella sala ricadde nuovamente un sacro silenzio, e per qualche istante non si sentì altro che il respiro affannato del principe ereditario.

Poi, il sovrano gli si rivolse di nuovo:

- Rispondi a tuo fratello, figlio mio.- così come quella del suo erede, anche la voce di Odino sembrava aver perso vita.

- Non è mio fratello.- disse Loki automaticamente, ignorando la protesta strozzata di Thor.- Non era mia intenzione suggerirvi quale giudizio emettere, All-father. Credevo che un re fosse sempre ben consapevole da solo di qual è la cosa giusta da fare.


Le labbra di Odino si incresparono in un lieve sorriso privo di gioia:

- Non sempre, no.- i suoi lineamenti si indurirono, e si rivolse alle guardie:- Emetterò la mia sentenza dopo essermi ritirato nelle mie stanze. Scortatelo nella sua cella.
 

Le guardie si mossero per obbedire, e Loki avvertì nuovamente un guizzo di panico. Così giungeva. L’atto finale. Deglutì, e per la prima volta da quando era iniziata puntò gli occhi dritti in quello dell’ All-father, mentre le labbra gli si piegavano in un sorriso appena accennato:- Che le Norme possano illuminare la vostra decisione, dunque.- enunciò, prima di essere strattonato via dalle guardie.

 

Ignorò lo sguardo spezza cuore di Thor, e i borbottii dei soldati che protestavano per quell’ultima insolenza, e si lasciò condurre via.
Una volta fuori, respirò profondamente e sentì la tensione abbandonarlo, lasciandolo quasi privo di forze.

Aveva fatto ciò che poteva. Adesso, tutto era nelle mani del Fato.

 

 


Note.
 
Visto che è pensato come un possibile seguito per i due film, all’inizio pensavo di intitolarla “Thor 2”, ma… è un titolo un po’ brutto per una fanfic. ^^”
Quindi il titolo è stato l’aspetto più problematico. XD "Den Siste Beldrag", ovvero "L'ultimo inganno" in lingua norvegese. Sono stata molto indecisa sull'utilizzo di "beldrag", non so se in norvegese "copre" proprio il significato dell'italiano. Pensavo di usare "trick" ma suonava male.
Ah, ho messo "all-father" perché trovo la traduzione "padre tutto" assolutamente orrenda.
Non dovrebbe essere troppo lunga, altri due o tre capitoli al massimo. Anche perché ho già in mente un seguito, da postare nella sezione The Avengers.
Spero che abbiate trovato interessante il primo capitolo!

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Capitolo 2
*** The Duty of a King ***


Nuova pagina 1

- Dove abbiamo sbagliato con lui?

A quelle parole, Frigga sollevò lo sguardo dalle sue mani giunte e fissò la figura curva di suo marito. Il padre degli dei appariva come piegato da un peso troppo grande da sopportare, anche per un re.
La regina si morse il labbro. Non aveva ancora del tutto perdonato Odino per averle proibito di incontrare Loki, ma vedere un'espressione tanto spossata sul volto del suo amato le faceva dolere il cuore più di ogni altra cosa.

- Non vuoi dirmi cosa è accaduto nella sala del trono? Cosa ti ha detto Loki?

Il nome del loro secondogenito sembrò scuotere il sovrano dalla sua apatia, e l'uomo si coprì l'unico suo occhio buono con una mano. Frigga si sollevò dal letto e gli andò accanto.

- Io ti ho obbedito quando mi hai chiesto di non essere presente all'incontro...- lo incalzò la regina. - Ma adesso...

- L'ho colpito...- la interruppe Odino.

Lei si limitò a guardarlo, interrogativa.

Odino aveva lasciato scivolare via la mano dal suo viso e la stava fissando, ma il suo sguardo era vacuo, come se non la vedesse davvero. La sua mente, probabilmente, era ancora nella sala del trono, replicando gli avvenimenti che si erano svolti là poco prima.

- Per la prima volta nella mia vita... ho colpito uno dei miei figli.- quel concetto sembrava addolorarlo più di tutto il resto.

Per quanto turbata, la regina rimase in silenzio, lasciando che il marito proseguisse.

- Mia regina...- Odino sollevò lo sguardo su di lei.-Ti chiesi di rimanere lontana perché volevo evitarti il dolore che sto provando io adesso, nel caso le mie peggiori ipotesi si fossero avverate.- tornò a fissare le proprie mani, e poi il suo occhio si chiuse stancamente.- E purtroppo... è stato proprio così. Loki... è perduto.

- Come?!- sussurrò Frigga, con urgenza, poggiando una mano su quella del marito.- Cosa dici?... Loki è qui. Thor l'ha riportato indietro. E' proprio qui, ad Asgard. Con noi.

- Il suo corpo, forse.- rispose stancamente Odino, prendendo la mano delicata tra le sue.- Ma la sua mente... Quella è andata smarrita. Persa. Forse nel corso della sua caduta nell'abisso. Forse prima. Non è più il ragazzo che abbiamo cresciuto. Ne ho avuto la conferma oggi, quando gli ho parlato. Il Loki che conoscevo avrebbe cercato di volgere la situazione a suo favore, con sofismi ed eloquenti giri di parole. Ma l'uomo che ho incontrato non ha cercato neanche di discolparsi, di ottenere una pena più lieve. La follia deve averlo consumato al punto da non lasciare in lui altro che la rabbia e l'odio.- si portò la mano della moglie alle labbra, baciandola dolcemente, cercando di trarre conforto da quel contatto familiare.- E ora non so davvero cosa sia giusto fare...

Improvvisamente inquietata, Frigga sottrasse la mano dalla sua presa:

- Cosa intendi dire?

Odino respirò a fondo, e si appoggiò pesantemente al davanzale della finestra, distogliendo lo sguardo dalla moglie.

- Tenerlo rinchiuso...? Il principe ora prigioniero nelle celle di Asgard non è più un giovane confuso e inesperto, ma un uomo pienamente consapevole dei suoi immensi poteri. Non riusciremmo a contenerlo per sempre, e sarebbe troppo rischioso tenerlo qui, nel cuore del regno. E' in possesso di conoscenze e forze oscure che neppure io potrei essere in grado di contrastare. Una minaccia troppo grande, per Asgard. Il mio dovere di re...

- E cosa mi dici del tuo dovere come padre?!- esplose Frigga, comprendendo dove il re volesse arrivare, ma troppo disperata per accettarlo.- Una minaccia, dici?! E' questo tutto ciò che tuo figlio rappresenta adesso per te? Nient'altro che una minaccia? Lui, che fin da bambino, non ha desiderato altro che la tua approvazione...!

- Un tempo, forse.- la interruppe Odino, con uno scatto d'ira.- Ora mi seppellirebbe tra le ceneri di Asgard, se ne avesse la possibilità! Potrei aver commesso un terribile errore, quando l'ho portato qui...

Frigga lo fissò, incredula, il respiro spezzato:

- Non puoi parlare sul serio...

Odino distolse lo sguardo, le labbra strette in una piega dura, e Frigga sentì una profonda rabbia montarle dentro, maggiore perfino a quella provata quando il sovrano aveva bandito il suo primogenito:

- Come puoi adesso dire questo! Hai idea...- si coprì la bocca con una mano, soffocando un singhiozzo. - Hai idea di cosa provai, quando facesti ritorno dalla guerra recando con te il figlio di Laufey? Ero terrorizzata... non dal bambino, ma dal pensiero che non sarei riuscita ad amarlo come avrei dovuto...- tacque, e guardò il marito da dietro il velo delle lacrime. Odino la fissò a sua volta, mutamente, sorpreso e turbato da quella confessione.- Invece l'ho amato! Con tutto il cuore, quanto ho amato Thor! Quanto Thor stesso lo ama! Quanto so che TU lo hai amato, e ancora lo ami... quindi... ti prego...

L'afflizione sembrò sopraffarla, e Frigga si accasciò su se stessa.
Odino mosse qualche passo esitante verso di lei, con l'intento di consolarla, quando d'un tratto la regina sollevò il capo e raddrizzò la schiena, ergendosi in tutta la sua altezza come animata da una nuova forza. I suoi occhi azzurri lo trafissero, scintillando della suprema autorità non di una regina, ma di una semplice madre.

- Eri consapevole dei rischi e delle conseguenze quando hai portato via Loki da Jotunheim!- disse, il tono tagliente.- Quando hai deciso che sarebbe stato nostro figlio...- la voce le si fece più dolce, ma i tratti del viso rimasero duri e fieri.- Ricordo come fosse ieri la notte in cui ti presentasti da me dicendo: "Mia regina, mia amata, ecco il nostro secondo figlio"... Mi porgesti quel fagotto, e io lo presi tra le mie braccia senza esitare, lo accettai prima ancora di chiedermi se fosse ciò che volevo, se sarei potuta essere una vera madre per lui. Perché era il tuo volere. Perché eri e sei il sovrano di Asgard, e del mio cuore. La tua parola è il mio ordine. E se...- esitò.- ...se condanni a morte mio figlio, tuo figlio, nostro figlio... io non posso far altro che accettarlo, così come feci allora. Ma...- la voce si fece spenta, e Frigga gli voltò le spalle, dirigendosi verso la porta.- ...Stavolta non sarò al tuo fianco rassicurandoti che la decisione da te presa era quella giusta!

In silenzio, Odino guardò la sua regina sparire al di là della soglia, il cuore pesante.

La notte in cui Loki era entrato a far parte della loro vita era impressa a fuoco anche nella sua memoria.
Fiaccato dalla guerra, bagnato del sangue di così tanti giganti di ghiaccio e di quello dei suoi stessi compagni caduti, nel prendere tra le braccia quel bambino nato Jotun ma della taglia - e, dopo esser stato sfiorato dalle sue dita, le fattezze - di un Aesir, gli era parso d'intravedere un raggio di speranza, il miraggio di una pace durevole, un punto d'incontro a lungo cercato tra due popoli da sempre nemici.

Poi il fragile neonato era cresciuto, e aveva smesso d'essere solo un crogiolo delle sue speranze. Era divenuto un bel bambino... Timido e scaltro, intelligente e studioso, contraltare perfetto per il più energico e spontaneo Thor.
Thor cresceva. Loki cresceva. Entrambi crescevano insieme, compensandosi pregi e difetti, chiamandolo padre, e lui si sentiva padre di entrambi.
Così Odino aveva iniziato a pensare che la tregua con Jotunheim in fondo era già abbastanza solida, che Thor sarebbe divenuto un re forte e saggio in grado di consolidarla ulteriormente, che non c'era bisogno di sconvolgere l'equilibrio raggiunto dalla sua famiglia rivelando a Loki la verità sulle sue origini.

Ricordava, con rammarico, il timore che aveva animato Loki da bambino nei confronti dei giganti di ghiaccio, a cui avrebbe dovuto porre un freno quando era ancora in tempo. Ricordava la sua espressione e le sue parole straziate quando, anni e anni dopo, aveva toccato lo scrigno degli antichi inverni e visto la sua pelle tingersi di blu.

E ricordava la PROPRIA afflizione, poco prima, nella sala del trono, nell'udire di nuovo Loki definirsi un mostro. Non aveva importanza quanto le recenti azioni del suo secondogenito potessero renderlo degno di quell'appellativo; non era riuscito a sopportarlo, e la sua mano era scattata istintivamente in preda all' impulso di frenare quelle orribili parole.

Scosse la testa. Frigga aveva ragione. Lo amava ancora. Non poteva ucciderlo.
Ma non poteva neanche semplicemente rinchiuderlo, non con il rischio che costituiva per Asgard, per la sua famiglia... e probabilmente per se stesso, nella sua follia.

Ma qual era, quindi, la scelta giusta da fare?

Il sovrano di Asgard sospirò, passandosi entrambe le mani sul viso e andando a sedersi sul letto.
Era una di quelle occasioni in cui rimpiangeva di essere re, in cui avrebbe voluto ci fosse qualcun altro a prendere le decisioni per lui...

Di colpo, le ultime, sardoniche parole pronunciate quel giorno dal suo figlio perduto gli balenarono in mente.

"Che le Norme possano illuminare la vostra decisione", aveva detto Loki. E forse era proprio quella, la soluzione.



Note.

Dice il saggio: L'uomo è il capo, ma la donna è il collo.

Ringrazio coloro che hanno commentato. :)
Questo capitolo è un po' breve... e non m'è venuto granché bene. Il discorso di Frigga sulla sera in cui Odino le portò Loki in particolare fa un po' pena, l'ho riscritto più e più volte ma... boh. Magari dopo averlo pubblicato mi verrà un'idea migliore di renderlo, spesso mi succede. XD
Credo che in tutto ci saranno altri tre o quattro capitoli. Ehm, sì, si è allungata ancora... o meglio sono i capitoli che si abbreviano, aumentando quindi di numero. ^^"

ps. Secondo voi questo capitolo è troppo melodrammatico? Ho questa sensazione... ):

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Capitolo 3
*** The Sight of the Guardian ***


Heimdall sapeva di essere oggetto d’invidia, ad Asgard.
Il supremo custode del Bifrost (anche se adesso semi-distrutto), dotato della Vista in grado di penetrare ovunque, di spiare i movimenti di ogni creatura, di scoprire ogni segreto e non lasciarsi mai cogliere di sorpresa…
Diversi lo invidiavano, altri ancora lo compativano. Molti lo temevano.
Eppure, stavolta era lui a provare timore e inquietudine.
Aveva Visto il suo re discendere nelle radici di Yggrasil, laddove neanche il suo sguardo poteva arrivare con chiarezza.
Non sapeva, quindi, cosa si stesse svolgendo in quel luogo proibito. Su cosa Odino avesse scelto di interrogare Urd, Skuld e Verdandi.
Ma aveva assistito al “processo” di Loki, alla scena che era seguita tra i due coniugi reali, e non era quindi per lui difficile immaginarlo.
Loki.
Quel ragazzo, per lui, era sempre stato un enigma. Quando poi aveva iniziato ad acquisire poteri tali da permettergli di celarsi alla sua Vista, non aveva potuto fare a meno di sentirsi cauto e diffidente nei suoi confronti.
D’altra parte, malgrado quei sentimenti, fino all'anno prima non avrebbe mai immaginato che il giovane principe sarebbe mai giunto a fare quello che aveva fatto.

Ricordava ancora con chiarezza e paura la morsa del ghiaccio che l’aveva avvolto nel suo scontro con Loki, pietrificando i suoi arti…

Spinse da parte quei pensieri e espanse la propria Vista, fin nelle celle reali. Il principe caduto era curiosamente seduto a terra, la schiena contro il muro, il viso affondato tra le ginocchia, in una posizione che gli impediva di discernerne l’espressione. Fuori dai corridoi che conducevano alle prigioni, Heimdall poteva vedere la regina Frigga sfidare il divieto di Odino e richiedere inutilmente alle guardie di lasciarla passare. Presto, la donna fu raggiunta dal principe Thor, che dopo averla abbracciata e consolata la condusse via.
A quel punto, la sua attenzione fu distolta dalla figura maestosa ma affaticata del padre degli dei, appena riemerso dalle radici di Yggrasil. Il vecchio re appariva stremato. Il suo volto recava i segni di una angustia profonda, l’espressione un bizzarro misto di preoccupazione, speranza e rassegnazione.
Dopo un momento di raccoglimento, in cui Odino rimase immobile come ponderando profondamente su qualcosa, Heimdall vide il sovrano risalire a bordo della propria carrozza e dirigersi verso la sua postazione.
Non molto tempo dopo, il cocchio dorato si fermò vicino a lui, e il padre degli dei ne discese appoggiandosi pesantemente allo scettro reale.

- Sire…- Heimdall chinò rispettosamente il capo.

Odino gli sorrise stancamente.

- Heimdall, amico mio…- disse.- Immagino di non aver bisogno di dirti dove mi sono recato…

- Ho visto che vi siete spinto fin nelle profondità dell’ Yggrasil, dove neanche il mio sguardo riesce a penetrare se non frammentariamente. Cosa sia avvenuto in quel luogo mi è quindi ignoto. Anche se penso esista una sola ragione sufficientemente grave da condurvi ad un passo simile...

Odino annuì:

- La tua deduzione è probabilmente corretta. Mi sono recato lì perché le Norme mi consigliassero sul destino di Loki...- disse il re, confermando i suoi sospetti.

Heimdal non batté ciglio, ma la sua espressione si fece guardinga. Rimase però rispettosamente in silenzio, aspettando che fosse il sovrano a riprendere a parlare.
Odino fece un profondo sospiro, ed entrambe le sue mani si cinsero intorno allo scettro reale, ancora piantato nel terreno.

- Le loro parole, però… non mi hanno rassicurato. Il rimedio da loro suggerito potrebbe essere anche peggiore del male…

Mutamente, Heimdall ascoltò il sovrano ripetergli le parole delle Norme.
Quando infine il padre degli dei tacque, per qualche minuto intorno ai due uomini non risuonò che silenzio.
Poi, Heimdall si riprese dal suo stupore:

- E’ un rischio…- mormorò, esitante. Non sapeva che altro dire…

Quanto suggerito dalle Norme era… senza precedenti, nel loro reame.
Era pura magia, una magia potente e oscura, in grado di interferire con le leggi della natura. Asgard non aveva mai avuto nulla da spartire, con forze del genere.

- Sì, un rischio…- mormorò Odino, quasi sovra pensiero.- Un rischio terribile. E, se non dovesse funzionare, una terribile crudeltà. La morte potrebbe invero essere per Loki un destino più gentile.

Heimdall rimase in silenzio, sapendo che in quel momento il re non necessitava dei suoi consigli, ma stava solo riflettendo ad alta voce.
Le mani del padre degli dei si contrassero violentemente contro lo scettro.

- Eppure… se così facendo fosse possibile…- Odino rilasciò un respiro, e rilassò i suoi arti contratti.- Potrebbe essere l’ultima possibilità… per Loki, per Asgard, per la mia famiglia… e anche per me.

- Se dovesse riuscire…- intervenne Heimdall.- Avrete compiuto un passo che nessuno dei vostri predecessori ha mai tentato…- anche se non era certo di quanto fosse una buona cosa.

Odino rimase in silenzio per qualche altro secondo, l’occhio pensosamente chiuso.
Poi la sua espressione si fece ferma, e il sovrano raddrizzò il capo, tornando a reggere lo scettro con una sola mano e afferrando di nuovo le redini dei grossi arieti che tiravano la carrozza reale con l’altra.
Fissando i suoi occhi, Heimdall non ebbe dubbi di quale fosse la decisione presa, e se non avesse avuto una reputazione da difendere forse la sua espressione solenne si sarebbe sciolta in una smorfia preoccupata.

- Quando?- chiese solamente, mentre Odino rimontava sul suo cocchio.

- Domani.- disse lui, la voce profonda e grave.- Domani annuncerò l’esecuzione di mio figlio.


Note:

Ok, non uccidetemi!
Non fatevi ingannare, non tutto è come sembra.
Cioè, per certi versi è proprio come sembra, per altri no! XD
Capirete tutto nel prossimo capitolo!

ps. Domani partirò per le vacanze quindi l'ho scritto un po' di fretta, sia questo cap che il prossimo.

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Capitolo 4
*** The Promise of a Brother ***


Thor non riusciva a smettere di camminare per la sala, mentre attendeva che le guardie vi conducessero Loki.
Fece del suo meglio per concentrarsi solo sul pavimento che scorreva sotto i suoi piedi e ignorare gli elfi convocati da suo padre che, poco lontano, armeggiavano con i loro scettri e le loro rune, discorrendo di incanti incomprensibili.

Non poteva credere tuttora che Odino avesse emesso una sentenza simile…

Dall’annuncio dell’ All-father, le discussioni erano state tante e tali che ancora sentiva la gola e la testa pulsargli dolorosamente per le urla – non solo sue – che erano risuonate nel palazzo. Ma a nulla erano valse le proteste di Thor, Frigga e persino di alcuni membri del consiglio. Il re era stato irremovibile, nella sua decisione.
In opinione di suo padre, offrire a Loki una possibilità di rinascita era la sola loro speranza di salvarlo da se stesso e al contempo di proteggere i Nove Regni dalla sua influenza.
Ma a quale prezzo?!, pensò, stringendo i denti.
Rimuovere il nome di qualcuno dal libro dei morti non significava solo permettergli di reincarnarsi prima dell’arrivo del Ragnarock, ma anche costringere la sua anima, per natura fragile e indifesa, a vagare senza meta in luoghi ove poteva facilmente cadere preda delle Dìsir, le valchirie cadute.
La sola idea lo riempiva di orrore…
Non gli interessava neanche sapere cosa suo padre avesse promesso ad Hela, regina dell’ Oltretomba, in cambio di quel favore. Tutto ciò a cui poteva pensare era che suo fratello, già da lui pianto come morto una volta, sarebbe presto perito di nuovo, la sua anima sola e dispersa con solo la flebile speranza che la magia di quegli elfi bastasse a garantirne la sicurezza e guidarne il cammino.
Le porte della sala si spalancarono, e Thor si voltò subito verso di esse, incrociando con i suoi gli occhi sbarrati del fratello.
Loki era caduto in un mutismo totale dopo essere venuto a conoscenza della sua sentenza. Si era rifiutato di parlare persino a loro madre, finalmente riuscita ottenere da Odino il permesso di fargli visita. Per giorni, la sua espressione impenetrabile non aveva lasciato trasparire alcuna emozione.
Fino a quel momento.
Il volto di Loki era pallido quasi quanto quello di Frigga. L’agitazione guizzava limpida nei suoi occhi, sebbene fosse evidente stesse sforzandosi di mantenere una compostezza.
Thor sentì il cuore stringerglisi dolorosamente nel petto, e si affrettò ad avvicinarsi al fratello:

- Loki…- mormorò, con voce soffocata.- Fratello, io…

Gli occhi di Loki guizzarono su di lui, per poi rivolgersi e fermarsi sul circolo magico tracciato dagli elfi sul pavimento dorato.
Uno di loro si sollevò e si schiarì la voce:

- Possiamo procedere, vostra maestà.

Gli occhi di Thor salirono immediatamente al padre.
Il volto di Odino era una maschera.

- Così sia!- enunciò.

Le guardie fecero per spingere Loki verso il cerchio, ma il principe caduto si liberò della loro stretta con una mossa decisa ed avanzò da solo all’interno del segno. Frigga, in un angolo della sala, soffocò un singhiozzo.
Lo sguardo di Loki si rivolse prima verso di lei, velocemente saettò sulla figura dell’ All-father, per poi infine andare posarsi sul volto del principe ereditario. Le sue labbra si piegarono in un debole sorriso derisorio:

- Perché quella faccia, Thor?- la sua voce pareva segnata da un filo d’isteria, il tono recante solo un’ombra della solita arroganza e ironia.- Non hai sentito l’ All-father? Ci vediamo in un’altra vita!

Thor si limitò a fissarlo ammutolito, sentendo gli occhi bruciare di lacrime che non osava versare.

 Al cenno di Odino, i maestri di magia iniziarono il loro cantico.

Thor guardò con il fiato sospeso rune e altri segni magici iniziare a ricoprire il corpo di Loki, per tramutarlo in pura anima, e non riuscì a trattenersi oltre:

- Loki!- urlò. Odino gli fece bruscamente cenno di fare silenzio, ma lui lo ignorò.- Loki, io… verrò a prenderti e ti riporterò qui! Te lo prometto!

Loki non parve averlo sentito. I suoi occhi erano fissi sulle rune che gli rilucevano nella pelle, il suo corpo che iniziava a sbiadire e svanire inghiottito dal riverbero.
Ignorando le occhiate dei maghi, Thor si avvicinò al fratello, fermandosi solo una volta arrivato al confine del cerchio.

- Te lo prometto!- ripeté, disperatamente.- Ti troverò!
 
Gli occhi di Loki si sollevarono su di lui, e le sue labbra si piegarono in uno sbiadito, sincero sorriso che riportò Thor a tempi che ora sembravano fin troppo lontani:

- Lo so.

Fu un attimo.
Un ultimo lampo di luce, tanto forte e accecante da costringere Thor a chiudere gli occhi, e suo fratello non c’era più.
Colto da un violento attacco di panico, il principe squadrò prima gli elfi impassibili e poi si voltò verso il sovrano.

- Padre!- gridò.- Dov’è? Dove si trova adesso?

Odino lo fissò stancamente, sembrando di colpo più vecchio di mille anni.

- Non lo so.

Thor lo fissò incredulo.

- Cosa significa?!- urlò. Fece un passo in avanti, e indicò furiosamente gli elfi.- Loro… non dovevano garantire che l’anima di Loki giungesse a destinazione senza rischio?!

I maghi parvero quasi offesi, ma quella era l’ultima delle sue preoccupazioni. Era furibondo. Voleva delle risposte…
Odino sospirò, e si sollevò dal trono.

- Gli incantesimi protettivi guideranno l’anima di Loki affinché non vada perduta, verso un sito sicuro ed adatto…- disse.- Ma dove questo si trovi, non mi è dato saperlo o prestabilirlo. La vita e la morte sono forze al di fuori della nostra piena portata. Anche l’ All-father non può avervi un assoluto controllo.

 Thor riuscì solo a guardarlo, sgomento.

- Quindi…- mormorò, sentendo il cuore battergli freneticamente nel petto, timoroso di capire.- Potrebbe non trovarsi affatto ad Asgard…

L’occhio di Odino lo scrutò con tristezza.

- Esatto.

Il volto di Thor si deformò per l’ira.
Con il Bifrost distrutto e ancora in fase di riparazione, avrebbero potuto passare anni e anni prima che potesse mantenere la sua promessa e ricondurre Loki a casa, se l’anima di suo fratello si era reincarnata in un altro luogo.
Il suo primo atto verso il suo fratello rinato, sarebbe stato quindi un giuramento infranto?
L’unica cosa che lo trattenne dall’ esplodere in parole violente fu la vista di sua madre, in lacrime e sostenuta dalle sue ancelle.
Il suo dolore ebbe la meglio sulla sua rabbia, e il giovane principe corse da lei, abbracciandola con forza.
Odino li guardò entrambi, il suo unico occhio lucido. Recuperando con fatica la sua compostezza di sovrano, congedò i maestri di magia e le guardie dalla sala, per permettere ai suoi cari di dare liberamente sfogo alle loro emozioni in intimità.
Dopodichè, represse il desiderio di unirsi a loro e sospirò stancamente, appoggiandosi allo scranno dorato.

”Ho fatto ciò che potevo. Ora è tutto nelle mani del Fato.”

E a loro non restava altro da fare che sperare.

***


Thor smontò da cavallo e raggiunse Heimdall a piedi, in quella che era ormai una consuetudine.

- Heimdall.- mormorò, a mò di saluto. Il guardiano sbatté le palpebre e piegò leggermente il capo, ma a parte quello non mosse un muscolo.

Thor non sembrò offeso, e gli si affiancò, guardando giù dal ponte in via di riparazione come se sperasse di poter vedere ciò che vedeva lui.

- Come sta?- chiese, dopo l’infruttuoso tentativo.

Heimdall non ebbe bisogno di chiedergli a chi si riferisse.
Erano passate ormai diverse lune da che Thor gli aveva chiesto di localizzare la nuova forma di suo fratello, e da allora più volte al giorno si recava da lui a chiedergli informazioni.
Il guardiano fece una pausa prima di rispondere, cosa che mise subito il dio del tuono in agitazione.

- Sta bene, vero…?- domandò, nervosamente, e subito fissò l’abisso di fronte a lui quasi fosse stato pronto a gettarsi in un’ inutile (e suicida) missione di salvataggio se la risposta si fosse rivelata essere negativa.

Temendo che lo facesse sul serio, Heimdall si affrettò a rispondere.

- Sta bene.- lo rassicurò.- Impegnato a causare guai, come al solito…

Per un momento, Thor sembrò incerto su quale reazione avere a quelle parole. Una gamma di emozioni diverse passarono sul suo viso, finché la sua espressione si stabilizzò su un sorriso.

- Quello è mio fratello.- asserì, sembrando in verità fin troppo allegro alla notizia che Loki fosse ancora un piantagrane.

Ma Heimdall poteva facilmente immaginare cosa stesse provando il principe.

La paura che la reincarnazione non andasse a buon fine, era stata infatti presto soppiantata dal timore che, il giorno sempre più prossimo in cui il Bifrost sarebbe stato riparato, nell’andare a incontrare Loki Thor potesse ritrovarsi di fronte un estraneo e non il fratello che amava. Come già era accaduto una volta…

Per un po’, i due uomini rimasero in silenzio, lo sguardo perso nell’abisso.

- Heimdall…- mormorò poi Thor.- Quanto manca?

Il guardiano alzò lo sguardo al cielo, la sua consueta espressione pensosa e solenne più distante del solito.
 
- Poco.- disse, infine.

Thor sorrise. 



Note:

Scritto di fretta anche questo.
ps. Il trafiletto finale si svolge ovviamente diversi anni dopo la prima parte del capitolo.

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Capitolo 5
*** The Life of a Street rat ***


Parigi, 4 anni prima

Era una notte fredda, a Parigi...
La neve cadeva, fitta e leggera, ricoprendo le strade di un morbido manto bianco, conferendo alla città un'atmosfera fiabesca.

I parigini che affollavano le vie camminavano con passo affrettato, per lo più ansiosi di concludere presto gli acquisti natalizi e rientrare a casa.
Nessuno notava una giovane donna, troppo giovane per essere madre, rannicchiata in un vicolo mentre teneva stretto tra le braccia il proprio bambino.
Il piccolo corpicino tremava, scosso dal freddo e dalla tosse, colpito dalla stessa malattia che affliggeva sua madre. Ad un certo punto, i suoi occhi chiari si dischiusero, e tra le ciocche di capelli neri incollate sul visetto sudato, al bambino parve di vedere un alone dorato e opaco lumeggiare sopra di lui, mimetizzato tra i fiocchi di neve.
Cercò di sollevare un braccio per afferrarlo, ma non ne trovò la forza. Allora, si umettò leggermente le labbra e sussurrò, con sforzo:

- Maman... Tiens!...- sulla sua bocca si disegnò un sorriso- Il est Dieu!...

La giovane madre rimase immobile, le braccia strette intorno al corpo del suo bambino, gli occhi chiusi umidi di lacrime.
Qualche istante dopo, il piccolo esalò il suo ultimo respiro e la vita lo abbandonò.
Qualche istante dopo, la luce fluttuò e scivolò nel corpo esanime.

Due occhi verdi si aprirono nuovamente sul mondo...



Parigi, Oggi

Faceva freddo, ma non nevicava. C'era un bel sole e turisti e cittadini brulicavano per il mercato con un gran vociare. Nella folla, un ragazzino piccolo e gracile con i capelli neri nascosti da un cappuccio adocchiò una bancarella di frutta, e vi si avvicinò.
Due occhietti furbi esaminarono attentamente la mercanzia, per poi incrociare lo sguardo stanco del fruttivendolo.
Il piccolo fece un bel sorriso.

- Vorrei quel melone, per favore...- disse, indicando un punto alle spalle dell'uomo.

Quando questi si voltò, il ragazzino si fece rapidamente scivolare due mele nelle tasche.

- No, non quello... quell'altro... quello più in alto...- alcune arance seguirono la stessa sorte delle mele, finendo nel cappuccio ora calato.

 Stava per allungare la mano verso un casco di banane, ma si bloccò incontrando lo sguardo furibondo del garzone.

- Ehm...- Con una rapida mossa, il ragazzino rovesciò due cassette di frutta e girò i tacchi, fuggendo tra la folla.  

- Petit voleur!

Il garzone scavalcò a fatica la frutta che ora inondava il marciapiede e cercò di inseguirlo, ma il ladruncolo era stranamente rapido e veloce per la sua bassa statura. Dopo essersi arrampicato con sorprendente agilità sul tetto di una piccola bancarella d'artigianato, saltò al di là del muretto alle sue spalle e si volatilizzò letteralmente.

Il ragazzo imprecò e gettò a terra il suo berretto, furibondo.

Al di là del muro, il piccolo continuò a correre fino a infilarsi in uno stretto vicoletto tra due palazzi. Solo a quel punto si accasciò contro la parete, metà ansimando metà ridacchiando.
A quel suono, un musetto rotondo fece capolino da sotto alcune scatole di cartone ammassate in un angolo del vicolo, e un secondo dopo un cucciolo sporco ma allegro si avvicinò festante al bambino.
Serrure fece un mezzo sorriso e accarezzò il cane dietro le orecchie.
Dopodiché si sedette a terra a gambe incrociate e procedette a raccogliersi in grembo la frutta sottratta alla bancarella. Due mele e un'arancia. La seconda arancia doveva essere rotolata fuori dal cappuccio durante la fuga.

- Bottino scarso, oggi...- sospirò, dando un morso ad una delle mele.

Del resto, da quando aveva perso i suoi soci, "lavorare" era diventato molto più difficile. Borseggiare i turisti gonzi mentre lui agiva da distrazione nei mesi scorsi avevo reso bene, ma era una cosa impossibile da fare adesso che era rimasto solo.
Purtroppo Jean-Jacques era stato pizzicato dalla polizia una settimana e mezzo prima, e Pierre... Scosse la testa, scacciando un brivido, e alzò lo sguardo al cielo. Le nubi avevano di nuovo coperto il sole, e sembrava che il tempo avesse ogni intenzione di peggiorare ancora, pensò con preoccupazione.
La neve era bellissima, ma per lui era sempre stata fonte di dolore. Naturalmente, la neve era sempre motivo angoscia per chiunque non avesse un tetto sopra la testa, ma nel suo caso la cosa era diversa. Sapeva, sentiva che c'era un'altra ragione, più profonda.
La sua mente volò al primo ricordo della sua vita, quando aveva aperto gli occhi per ritrovarsi stretto tra le braccia di una sconosciuta, in un luogo che gli era ignoto. L'unica cosa vagamente familiare erano i fiocchi di neve, bianchi e candidi, che scendevano lenti dal cielo, e la morsa di freddo che lo avvolgeva. Gli provocavano sia nostalgia che orrore, ma il motivo gli era sconosciuto. Così come tutta la sua vita.
Non ricordava nulla prima di quel giorno. Neanche il suo nome. La donna che lo teneva stretto tra le braccia e diceva di essere sua madre lo chiamava semplicemente "piccolo mio", e - tra la febbre e la droga - era stata raramente lucida abbastanza da rispondere alle sue domande. Era morta presto, portando con sé ogni risposta e certezza.
"Serrure" era un nome che si era scelto da solo, perché gli piaceva come suonava. E perché, così come la neve, gli evocava una strana, inspiegabile nostalgia. Come il ricordo di un sogno...
I sogni...
Si cinse strettamente il corpo con le braccia, e nascose il viso tra le ginocchia.
A distoglierlo dai suoi pensieri, fu il lieve ringhiare del suo cane.

- Che c'è, Fenris?- sollevò il capo e il respiro gli si spezzò. Balzò in piedi, spaventato, ma non servì a molto: l'uomo biondo che si ergeva di fronte a lui restava enorme, sia in altezza che in larghezza.

Da dove è saltato fuori?!, pensò, confuso. Quello era un vicolo cieco, il biondo si trovava tra lui e il muro, ed era certo che nessuno gli fosse passato accanto.

L'armadio ambulante non parlava, e Serrure iniziò a notare altri particolari fuori posto. Tipo, l'abbigliamento assurdo.
L'uomo aveva addosso quella che sembrava una specie di armatura, un mantello (un mantello!) e un elmo con delle... ali metalliche?
Era troppo presto per Carnevale, e troppo tardi per Halloween. Lo sguardo gli cadde in basso, e nel vedere quello che sembrava un grosso martello, iniziò ad andare ancora di più nel panico.

Si sentono di continuo storie così, no? Ragazzini uccisi nei vicoli da maniaci psicopatici in libera uscita...

Serrure prese un cauto passo indietro e avrebbe probabilmente spiccato una corsa giù per la strada se l'uomo non l' avesse afferrato per il braccio.

- Lasciami! Non ho droga, né niente che possa interessarti, ok?! Lasciami andare!- iniziò a dibattersi, ma la stretta dell'uomo era incredibilmente forte. Era ormai sull'orlo dell'attacco isterico, quando il matto parlò.

- Loki! Calmati! Non voglio farti del male!

Serrure si bloccò. Non furono tanto le parole (naturalmente) a farlo smettere di agitarsi, quanto... quella...

- Che... che lingua stai parlando?- balbettò.- Non è francese...

Il biondo sorrise, e Serrure fu preso in contropiede dal misto di commossa gioia e affetto che si leggeva sul suo volto.

- Neanche quella che parli tu lo è, non è così?

Serrure sussultò.
Non se ne era mai reso conto prima, ma dopo aver sentito parlare l'altro si accorse che in effetti era vero. Anche se nessun altro sembrava accorgersene, la lingua da lui parlata era sempre stata sottilmente diversa da quella parlata dagli altri parigini.

- Quella che parliamo è la All-tongue, una lingua da cui derivano tutte quelle esistenti sulla Terra...- spiegò l'uomo, lasciandogli il braccio.- Ciò vuol dire che non c'è lingua terrestre che non possiamo parlare o capire...

Serrure deglutì.

- Sei... pazzo, amico? Io...

Ma gli venne in mente il modo in cui era sempre riuscito a conversare con i turisti, non importa da quale parte del mondo arrivassero, e lo stupore dei suoi compagni di strada quando aveva dimostrato di saper leggere i giornali in inglese, traducendoli all'impronta in francese... o così credevano loro.

- Io...- soffocò un singhiozzo.- Chi sono io? E chi sei tu?

L'espressione del biondo si ammorbidì, e l'omone si inginocchiò di fronte a lui, attenuando la differenza d'altezza.

- Tu sei Loki. Dio dell'inganno e della beffa. Figlio di Odino.- una grossa mano andò a posarsi sulla sua piccola spalla.- Io sono Thor. Dio del tuono. Tuo fratello.

I nomi risvegliarono qualcosa, vaghi ricordi di voci, giornali esposti nelle edicole e prime pagine su un' invasione aliena in America.
Ma l' America era troppo lontana per destare qualche interesse in un bambino, e comunque giornali e informazione non avevano grande importanza quando dovevi pensare a come riempirti la pancia ogni giorno... 

- Questa... questa è follia...- sussurrò, con voce roca, eppure incapace di muoversi di un passo. In sottofondo, Fenris stava abbaiando come un ossesso.

Le labbra di "Thor" si piegarono in un sorriso.

- Follia?- ripeté, nel tono un'ironia di cui gli sfuggiva il significato.- Lo è?

Serrure (Loki?) sbatté le palpebre, e distolse lo sguardo da quegli intensi occhi azzurri, sentendo i propri iniziare a inumidirsi di lacrime.

- Non è una follia, fratello. E' reale. E' tutto reale.- gli assicurò Thor.

Il ragazzino forse avrebbe dovuto sentirsi rassicurato da tanta sicurezza, ma non fu così.

- Io...- mormorò.- Non mi ricordo niente. Niente della mia vita prima di quattro anni fa. Ma... Ho... Faccio dei sogni, la notte...- chiuse gli occhi, cercando di scacciare quei pensieri.- Cose orribili... E... se anche quella, fosse la realtà...

La mano di Thor si strinse sulla sua spalla.

- Tutti...- disse, la voce di colpo più dura e ansiosa.- Abbiamo subito o fatto cose, nella nostra vita, che preferiremmo non fossero mai accadute. Ma... fratello...- il piccolo fu tosto attirato in un abbraccio che, vista la stazza dell'altro, lo avvolse completamente.- Questa volta permettimi di proteggerti...

Il ragazzo rimase in silenzio ma non si sottrasse all'abbraccio dell'altro, assorbendone il conforto e il calore.
Dopo qualche istante, il biondo lo lasciò andare e si alzò di nuovo in piedi, per porgergli il martello. L'arma riluceva di un lieve baluginio elettrico.
Serrure lo fissò interrogativo.

- Toccando il Mljonir, recupererai i tuoi poteri e i tuoi ricordi come abitante di Asgard... Ma... "Lock"...- gli occhi di Thor si strinsero in una smorfia addolorata, come se quelle parole rappresentassero per lui un grande peso.- Devi farlo solamente se è ciò che vuoi...

Serrure si guardò intorno, lo sguardo che scorreva per il vicolo sporco vuoto e distante. Ripensò alla sua breve vita, l'unica di cui aveva ricordo. Alla madre che non aveva avuto il tempo di amare. A Jean-Jacques e a Pierre. Ai suoi incubi (ricordi?). E infine guardò Thor, che lo fissava con tanta nostalgia e tacita speranza.

Strinse gli occhi e sospirò, allungando una mano tremante verso lo strano martello luminescente.

- Qualsiasi realtà... sarà meglio di questa...

Nell' istante in cui sfiorò l'arma ci fu un lampo di luce, e una scarica di energia l'attraversò.
Fenris guaì.

Loki sbatté le palpebre, disorientato. Una parte di sé era vagamente consapevole di non sentire più il freddo, ma un'altra non trovava in questo assolutamente niente di strano. Lo sguardo gli cadde sui lussuosi vestiti asgardiani che indossava e sulle sue labbra si dipinse un sorriso. Sollevò gli occhi su Thor, e alzò un sopracciglio.

- Quanto sei invecchiato, fratello...- fece, uno scintillio birichino negli occhi verdi.


Note:

Traduzione francese:

Maman... Tiens!... Il est Dieu... = Mamma... Guarda!... è Dio... (chiariamo che non era mia intenzione scrivere niente di blasfemo, pensate lo sia? °-°" volevo solo fare la scena strappalacrime ^^")
Petit voleur = piccolo ladro
Serrure = Serratura (lock in inglese)

Ho voluto scrivere le frasi dette da coloro che non erano Thor e Loki in francese per sottolineare la differenza tra la All-tongue e quelle normali.

Dunque, ora che siamo arrivati a questo punto posso rivelarlo... Ho scritto questa fanfic perché volevo un modo plausibile di far arrivare Kid!Loki anche nel movieverse! XD

Naturalmente, visto che comicverse e movieverse sono parecchio diversi, anche kid!loki e la sua situazione non saranno proprio uguali uguali ai fumetti. (Ad esempio, considerato che rispetto al fumetto Loki ha combinato meno guai e i particolari non sono comunque noti a tutti, non sarà così odiato e vessato ad Asgard.)
Però ho voluto mantenerne l'essenza, ecco perché molte delle battute tra Thor e Serrure/Loki sono simili a quelle del loro incontro nel fumetto.
Potete leggere la scena in questione dei comics qui: 1, 2, 3, 4.

Per chi se lo stesse chiedendo, Kid!Loki ha questo aspetto: Immagine.Gif
Me lo sono immaginato interpretato da Asa Butterfield (Mordred di Merlin). Sia perché me lo immagino più grandicello rispetto al bambino che lo interpreta in Thor, sia per sottolineare il fatto che ci sia stata una rinascita.

Per quanto riguarda la "reincarnazione" di Loki... so che è piuttosto atipica, ma in realtà non è che sia chiaro com'è successo nei fumetti... Quando Thor lo trova Loki dimostra circa 10 anni, eppure non ne sono passati tanti da quando Thor l'ha resuscitato, o almeno non sembra...
All'inizio pensavo di farlo reincarnare nel modo solito, cioè dalla nascita, però questo avrebbe voluto dire aspettare la bellezza di dieci anni prima di farlo tornare ad Asgard... e considerato che ho intenzione di fare un seguito nella sezione Avengers, sarebbe stato un po' complicato far passare così tanti anni...
Così ho ripiegato su una cosa tipo la nascita dei vampiri in Black Rose Alice, che se ne vanno in giro ad impollinare persone morte (ehm, molto "tipo", è piuttosto diversa la cosa, lì non cambiano coscienza a quanto ne so XD)...

L'anima di Loki si è, insomma, infilata in un corpo vuoto con un codice genetico il più possibile simile al suo per evitare un rigetto (la magia degli elfi serviva a questo), ecco perché condividono delle caratteristiche fisiche (colore di capelli, corporatura, occhi).
So che suona brutto ma... beh, teniamo conto del fatto che il bambino dell'inizio non è morto per Loki, sarebbe morto in ogni caso. ^^" Il corpo ha ripreso vita con l'anima di Loki grazie alla magia, ma solo dopo che l'anima del bimbo era già volata in cielo. ù-ù
Quindi finché Thor non è venuto con il martellone, il corpo di Loki/Serrure era del tutto umano. Ha recuperato le caratteristiche e i ricordi asgardiane/jotun toccando il mljonir, ma solo fino all'età che ha adesso (quindi non ha grandi poteri magici, visto che ha più o meno dieci anni e in Thor Tales of Asgard non può avere meno di quattordici anni e ha appena cominciato a imparare la magia).

Il prossimo sarà l'epilogo. E ci sarà una scena che equivarrà a quella "dopo i titoli di coda" dei film marvel, quindi attenti a non perdervela. XD

ps. Come come? Niente banane e meloni dagli "ortofrutticolani" di Parigi d'inverno? Suvvia, di questi tempi è possibile questo e altro... :P

Ringrazio coloro che leggono e soprattutto chi commenta sempre (shadowdust). :) 

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Capitolo 6
*** The Discovery of the Last Trickery ***


Stava di nuovo sognando.
Uno di quei sogni dove le sue emozioni non erano davvero le sue, eppure lo erano.
Dove le sue azioni non erano compiute da lui, eppure lo erano.

Quei terribili e incomprensibili incubi da cui non poteva svegliarsi.

Tre donne ripugnanti e avvizzite lo fissavano con occhi simili a pozzi vuoti.
Avvertiva uno sgomento che non era il suo, e una crescente rabbia…

- Voi… streghe!- una voce esplose, una voce sconosciuta eppure familiare.- Mentite!

- Non siamo noi le bugiarde, qui.- commentò la più giovane.- Non è così, ingannatore?


- Chi rinnega il proprio destino soffre a lungo.- le fece eco la seconda.

- Noi siamo le Norne. Possiamo rivelare profezie e mostrare il futuro, ma non abbiamo controllo su di esso. Se le nostre visioni non sono come speravi, la colpa non è nostra.-concluse la più anziana, aprendo la bocca sdentata.

Un peso soffocante gli opprimeva il petto e mozzava il respiro.

- …Uccidere e morire? Sarebbe questo il mio destino?! Nient'altro?!- urlò ancora la voce, che adesso riconosceva come sua, malgrado fosse tanto diversa.- E io dovrei accettarlo? E’ questo che mi state dicendo?
 
- Non siamo noi a dirlo…- mormorarono le Norne.- Non hai altra scelta…

- No! C’è sempre una scelta!

- Non c’è scelta.- fu l’amara risposta della più giovane.- Non esiste. Solo il destino. Nessuno ha una scelta...

Si morse il labbro. Una fredda, bruciante determinazione gli riempì le vene.

- Ebbene, io l'avrò!- asserì, con decisione, voltando loro le spalle per andarsene.- Troverò il modo!

L’ unica reazione delle Norne fu una lieve alzata di sopracciglio.
Poi, la bocca della più anziana si deformò in un ripugnante sorriso privo di denti:

- Cosa credi di fare, Loki?- disse, la voce roca ebbra di scherno.- Pensi forse di poter ingannare lo stesso Fato?



 

Loki aprì gli occhi e sbadigliò.
Si era di nuovo addormentato mentre leggeva.
Si sfregò il segno che di certo il libro gli aveva lasciato sulla guancia e sospirò, stiracchiando le sue membra intirizzite. La sedia, inclinatasi, non resse il suo peso e Loki finì a gambe all’aria, cadendo tra le diverse pile di libri che si trovavano per terra.
L’ intera stanza – che gli era stata indicata da Thor come una delle sue predilette – era zeppa di tomi, i muri ricoperti da alti scaffali ricolmi. Tra le tante cose della sua vita che aveva trovato di colpo cambiate, senza che avesse memoria di come e perché fosse accaduto, era stato rassicurante scoprire che il suo amore per la lettura fosse rimasto invariato. Da che era tornato si era quindi felicemente immerso nella familiare compagnia dei testi scritti, esplorando con entusiasmo i libri raccolti da un altro se stesso.

Era stato in quella maniera che aveva fatto una scoperta interessante…

Si sollevò da terra con un gemito e rimise a posto la pila che aveva fatto crollare cadendo dalla sedia, aggiungendovi anche il volume che stava leggendo prima di addormentarsi. Tutti i libri della pila erano testi di poco conto, per di più con nulla in comune, ma ad aver attirato la sua attenzione era il fatto che su tutti fosse presente un’ annotazione scritta a penna, con la medesima calligrafia, nell’ antica lingua di Asgard.
Si trattava di un linguaggio dimenticato che neanche le Norne probabilmente parlavano più, e a Loki c’ era voluta un’ intera notte di studio per apprenderla.
Si apprestò quindi a tradurre le annotazioni, e scoprì che ogni libro riportava solo poche parole, prive di senso se lette da sole. Quando finalmente, dopo qualche tentativo, le ebbe disposte nell’ ordine corretto (o così sperava), lesse la seguente frase sibillina:

”Trova la risposta alla domanda che non fu posta.”

Sbatté le palpebre.
Beh.

Non sapeva se sentirsi intrigato o deluso.
Loki aggrottò la fronte e tamburellò con le dita sulla superficie del foglio.

- “Trova la risposta alla domanda che non fu posta”…- ripeté ad alta voce, come sperando di dare così più senso a quel bizzarro indovinello.

L’ ultima sillaba aveva appena lasciato le sue labbra, che un’improvvisa sinfonia di cigolii prese a risuonare alle sue spalle, facendolo voltare.
A bocca aperta, vide che una delle librerie aveva iniziato ad accartocciarsi e ripiegarsi su se stessa, facendo spazio nel muro ad una cavità rettangolare delle dimensioni di una porta.

Loki si alzò dalla sedia e vi si avvicinò cautamente, sbirciando al suo interno.
La cavità dava su un lungo e stretto corridoio, anch’esso tappezzato di scaffali ricolmi di libri. Per lo più di trattava di tomi di magia, molti scritti in lingue a lui ignote, ma a giudicare dai titoli a lui comprensibili era facile capire di che tipo di magia si trattasse: arti oscure, proibite.

A quanto sembrava, aveva trovato il ripostiglio segreto della sua vita precedente.
Sotto il letto era troppo banale?, pensò, cercando di scacciare con l'ironia il brivido che l'aveva attraversato, incerto se fosse dovuto a timore o intrigo.

- Mmm, beh, mi sembra un chiaro invito a curiosare... non credi, Fenris?- fece Loki, rivolgendosi al suo cane, che era balzato in piedi con le orecchie dritte non appena il passaggio aveva iniziato a manifestarsi.

Il cucciolo gli lanciò una rapida occhiata, chiaramente allarmata, e poi voltò la coda per scappare a nascondersi dietro ad un mobile.

"Tsk, fifone..."

Dopo qualche altro secondo di contemplazione, Loki prese la lampada che si trovava sulla scrivania e si inoltrò al di là di quella nuova soglia, guardingo, occhieggiando il frontespizio dei volumi sia con interesse che con sfiducia, senza osare toccarli, e infine si bloccò. Il cuore gli saltò in gola.

In fondo al corridoio s’intravedeva una figura umana.
Loki rimase qualche secondo immobile, cercando di calmare il proprio battito impazzito. Poi, con cautela, fece qualche passo verso l’uomo, fino ad arrivargli di fronte.
Era alto, molto più alto di lui, e magro. I suoi capelli, leggermente lunghi, erano neri come i suoi vestiti. Un sorriso sibillino gli illuminava il volto pallido.

- Ciao, Loki.- disse, suadente.

Loki sbatté le palpebre, e allungò la mano libera verso di lui.

- Chi sei?- chiese, anche se dentro di sé sentiva di conoscere già la risposta a quella domanda.

La sua mano protesa si scontrò con la liscia e fredda superficie di uno specchio.

L’uomo nel riflesso sollevò una mano per andare a poggiarla parallelamente alla sua più piccola, e sorrise:


- Beh, io...- il giovane Loki alzò lo sguardo, incontrando con occhi spalancati due iridi verdi identiche alle sue.- Io sono te!




 

Den Siste Beldrag ~ L' ultimo inganno - End
 

Continua in...
Rebirth ~ Una nuova vita
(sezione The Avengers)



Note.

Ok, penso di poter immaginare cosa vi sta passando per la mente adesso…
Una cosa del tipo: “FINEEEE?? COME SAREBBE A DIRE FINE???!” o qualcosa di simile.
Indovinato?

Beh, prima che mi uccidiate, vi dico subito (come è già indicato sopra), che ci sarà un seguito… nella sezione The Avengers.
Come già vi avevo preannunciato nelle note dello scorso cap, questo epilogo equivale alla “scena shock dopo i titoli di coda” tipica dei film marvel.
Se “L’ultimo inganno” (a questo punto immagino abbiate capito a cosa si riferisse il titolo, più o meno. D’altra parte stiamo parlando di Loki, gente) equivale nel mio head-canon a “Thor 2”, il sequel “Rebirth” equivarrà quindi a “The Avengers 2”. Ergo, ci saranno ovviamente gli Avengers e, torneranno anche i nostri amici Chitauri… anche se non saranno la sola minaccia. :D
Ho in mente anche uno spin off sulla vita di Serrure a Parigi.
(La faccenda di Loki che impara la lingua antica in una sola notte è un altro ammiccamento al fumetto)

Inizialmente questo capitolo comprendeva qualche informazione sulla vita del nuovo Loki ad Asgard, su come viene trattato da famiglia e amici eccetera, ma poi ho preferito tralasciare… approfondiremo l’argomento nel sequel.

Spero che chi ha apprezzato L’ultimo Inganno decida di leggere anche il sequel…
Uhm... diciamocelo, spero anche in PIU’ lettori e recensori che per questa fic… ^^”

Grazie a tutti i miei lettori! Bye!

 
 

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