Sovversione

di temperanceb
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Cap. 1 ***
Capitolo 3: *** Cap. 2 ***
Capitolo 4: *** Cap. 3 ***
Capitolo 5: *** Cap. 4 ***
Capitolo 6: *** Cap. 5 ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


PROLOGO

«Perdonami quest'intrusione senza preavviso Andrew ma non potevo proprio aspettare un minuto di più».
Era una sera di Luglio appiccicosa, con un umidità fuori dall'ordinario: sembrava quasi di muoversi in un fluido denso e salmastro. La grande finestra che dava sul mare era aperta per far entrare la brezza serale che spirava dal Tirreno: la Scuola per Fattucchieri di Alicudi era stata sapientemente nascosta in cima alla verde Riserva Naturale da ogni genere d'incantesimo.
L'isola aveva visto giorni di fuoco e la conclusione dell'anno scolastico invece di portare relax e tranquillità, aveva trasformato la sala professori, ed i professori stessi, in macchine da lavoro. C'erano le nuove iscrizioni da compilare, i diplomi dei M.A.G.O. da far ufficializzare al Ministero, gufi da inviare agli studenti che avevano dimenticato i loro effetti personali. Le grandi finestre che bucavano i mattoni bianchi della scuola, erano perennemente aperte. Ma nemmeno i venti del mare riuscivano ad addolcire il caldo afoso di quella sera: l'unica novità che aveva scosso il piattume giornaliero, l'aveva portata l'uomo apparso dinnanzi a me.
Un viso che non vedevo di persona da circa quattro anni.
«Posso avere un bel bicchiere di whisky Incendiario ghiacciato? Ovviamente, quando ti sarai tolto quella meravigliosa espressione esterrefatta dal viso.» In effetti inebetito com'ero con la mia poco elegante maglietta di cotone blu, i capelli sciolti e non pettinati ed il mio studio che trasudava disordine da ogni angolo, sembravo più un barbone che un professore.
«Ma certo p-professor Silente si accomodi pure!» balbettai, facendogli cenno con la mano libera dai rotoli di pergamena dei M.A.G.O. che stavo catalogando.
«Lascia stare le formalità Drew, oramai non sono più il tuo Preside. E poi in tempi così bui le formalità devono lasciare il posto a cose ben più influenti.»
E così Albus Silente, il mio vecchio Preside alla Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts, era proprio li' davanti a me: austero come lo era sempre stato, indossava un bellissimo abito di seta verde smeraldo, drappeggiato d'oro e d'argento; immobile con le mani giunte dietro la schiena mi guardava quasi divertito ed osservandomi aveva preso un cipiglio particolare. Una delle sue espressioni storiche di quando ad Hogwarts stava per annunciare cose epiche: come ad esempio che per Halloween avremmo mangiato Tortini di Zucca flambati da draghi in carne ed ossa.
«Ecco a te» dissi porgendogli un generoso bicchiere di whisky Incendiario: dalla sua espressione sembrava che stesse passando notti insonni e giorni troppo frenetici. Roteai la bacchetta con un gesto imperioso: «Locus Mundus» pronunciai e rapidamente il mio ufficio tornava a posto da solo. Libri impilati con precisione, fogli di pergamena sparsi a caso andavano a riporsi sugli scaffali, piume ed inchiostri si raggruppavano nei loro contenitori e la scrivania si riaddrizzava davanti allo sguardo divertito di Silente.
«Ho sempre adorato quest'incantesimo, é una di quelle cose che mi fa apprezzare l'essere disordinato.» disse ammirando il mio ufficio tirato a lucido. «Sei sempre stato un ragazzo con un intelligenza fuori dall'ordinario Andrew. Sai perfettamente che la mia visita inaspettata é dovuta a qualcosa di impellente» giocherellava con il suo bicchiere ma ancora non si era messo seduto. Rimasi in piedi anch'io e tirai dietro le orecchie i capelli neri e mossi.
Per qualche secondo attesi per vedere se fosse un incipit per un discorso poi feci qualche passo verso la finestra aperta e mi voltai ad osservare i suoi movimenti: «No... Albus.» faticai a pronunciare il suo nome.
«Avrai sicuramente una ragione precisa per essere qui in Italia quasi a mezzanotte e nel bel mezzo dell'estate.» azzardai io accennando un sorriso sghembo.
«In effetti questo clima non é precisamente ideale per me. L'estate in Scozia é un tantino più... pungente.» e poi trangugiò il suo whisky con velocità sorprendente: «Sono qui per aggiornarti sui recenti avvenimenti che sono successi ad Hogwarts».
Si mosse con fluidità verso la sedia di fronte alla mia scrivania ed io quasi ipnotizzato, attratto come un satellite al suo pianeta, gravitai sulla mia poltrona e sedetti osservando le espressioni di Silente cambiare durante il suo discorso. Mi raccontò che l'anno appena trascorso, Hogwarts aveva ospitato il Torneo Tremaghi e che inaspettatamente il Calice di Fuoco aveva estratto un quarto concorrente: non un ragazzo qualsiasi ma proprio il Bambino-Sopravvissuto. Harry Potter era stato incastrato da Barty Crouch Jr., un Mangiamorte al servizio di Lord Voldemort che aveva rapito e preso il posto del professor Alastor Moody. Crouch si era assicurato che Harry vincesse il torneo, trasformando la Coppa Tremaghi in una Passaporta che lo avrebbe portato al cospetto dell'Oscuro Signore stesso.
«Sono stato uno sciocco. Crouch interpretava fin troppo bene la parte di Alastor Moody ed io ero troppo impegnato nel Torneo per assicurarmi che tutto andasse bene.» asserì facendo un cenno col capo.
«Conoscendo la tua natura Albus, eri sicuramente curioso di vedere il motivo per il quale il Calice aveva tirato fuori un quarto nome.» era una sensazione davvero insolita chiamarlo per nome, ma mi abituai subito e lui non ci fece caso. Restava appoggiato allo schienale della sedia e continuava a raccontare come nulla fosse: «Purtroppo Harry ha visto morire un suo compagno, il nostro Campione di Tassorosso Cedrig Diggory. L'Oscuro Signore aveva in serbo qualcosa appositamente per Harry.» Continuò il suo discorso raccontandomi che il giovane Potter aveva assistito al ritorno di Voldemort, tramite un antico rituale, servendosi del sangue stesso del ragazzo. Potter l'aveva affrontato e si era messo in salvo grazie alla compatibilità fra le loro bacchette: la bacchetta di Harry aveva costretto quella dell'Oscuro Signore a mostrare la sua natura, rivelando dei 'ricordi' di alcune sue vittime. «Harry ha visto i suoi genitori quella notte: il Prior Incantatio gli ha permesso di fuggire.» disse chinando la testa verso il basso.
Lord Voldemort era tornato.
«Non dartene la colpa. Nessuno avrebbe potuto pensare che un Auror del calibro di Moody potesse farsi mettere nel sacco da uno come Barty Crouch Jr.» tentai di rassicurarlo: «E non potevi certo prevedere che l'Oscuro Signore avesse in mente di tornare così di gran carriera. Quell'uomo ha sempre avuto manie di protagonismo.»
Una lieve risata di Silente sciolse la tensione che avevo accumulato nel corso del racconto. Non sapevo ancora il motivo ma non ero turbato dalla notizia del ritorno dell'Oscuro Signore: forse questa grande sicurezza che avevo era dovuta alla presenza di Silente stesso. Oppure non avevo ancora metabolizzato le informazioni. «Perché se l'Oscuro Signore ha fatto ritorno, il Ministero non ha divulgato la notizia Albus?»
Il Preside spalancò un grande sorriso a questa mia domanda, schioccò le dita e puntò un indice verso di me: gli occhiali a mezzaluna riflettevano le luci delle candele e dai suoi occhi lessi che avevo trovato il motivo per il quale era venuto a farmi visita. «Sapevo che ci saresti arrivato. Vedi, il Ministero» e qui alzò un sopracciglio «...o meglio ancora il Ministro, non accetta l'idea di questa notizia. Per cui ha messo a tacere queste dicerie, mettendo Potter sotto cattiva luce. Lo addita come un visionario, un ragazzo in cerca di fama. Ma è la paura che lo sta accecando.»
Silente continuò il suo discorso in maniera più concitata: sosteneva il fatto che se il Ministero non avesse preso provvedimenti, i danni collaterali sarebbero stati troppo estesi. «Contiamo già le prime vittime... ho subito riconvocato l'Ordine della Fenice e stiamo indagando come possiamo.»
Passai una mano sul mento e sospirai: l'idea che i Mangiamorte stessero mietendo vittime a meno di due settimane dal ritorno del loro Signore mi preoccupava già di più. Voleva dire che erano indisciplinati, che uccidevano non sotto mandato ma per seminare il terrore nella comunità, che ignara si sarebbe continuata a chiedere cosa stesse succedendo, a meno che il Ministero avrebbe divulgato la verità.
«In tutto questo» iniziò con un tono più serio e pacato, «devo chiederti qualcosa di enormemente importante.»
Iniziai ad agitarmi, non avevo mai visto Albus Silente così concitato: «Il Ministero mina a mettere Hogwarts e me stesso in cattiva luce. Sicuramente escogiterà qualche cosa per agire dall'interno della Scuola stessa e non posso permettere di restare con le spalle scoperte anche stavolta.» 
Lo fissai sghembo da sotto gli occhiali a mezzaluna, i suoi occhi erano fissi nei miei e nella sua voce si dipingeva un leggero sorriso: «Vorrei chiederti di entrare a far parte del corpo insegnanti di Hogwarts.»
Inizialmente la notizia non giunse chiara alle mie orecchie ma più come quando si sta sintonizzando una radio e si comprendono solo poche parole vaghe e senza senso. «Tu cosa?»
«La professoressa Bathsheda è ormai troppo anziana per insegnare una materia come Antiche Rune. Vorrei che prendessi il suo posto, non credo sia una cosa spiacevole, dopotutto sei il migliore in questa materia, nonostante abbia solamente 27 anni.» me lo disse con tutta la tranquillità insita nella sua persona. Si accomodò meglio sulla sedia e fece apparire sulla mia scrivania un foglio di pergamena col blasone di Hogwarts stampato in alto.
«Albus... io...» conoscendo il tipo di persona, avrei potututo pensare ad ogni genere di cosa. Questa l'avevo totalmente esclusa. «Perché me? Perché non Esterius Trottel o Layla Villneuve?»
«Io cercavo il migliore. Non una seconda scelta.»
«Ma sono i migliori! Hanno tradotto loro più della metà dei testi antichi che studiamo oggigiorno! Io ho accettato questo posto qui perché avevo bisogno di un lavoro stabile e lontano da Londra. Sai quanto mi stava addosso il Ministero qualche anno fa.» asserii io allargando le braccia quasi esasperato.
«Andrew, io ti ho detto che cerco il migliore. Non ho specificato in cosa però.»
Restai immobile per diversi secondi, cercando di studiare la sua espressione divertita: «Ti prego spiegati, prima che diventi tutto un grosso equivoco.»
«Temo che il Ministero farà di tutto per mettere in cattiva luce il giovane Potter e Hogwarts stessa. Nel frattempo i movimenti di Voldemort sono senza controllo e la nazione è nel caos. Non posso permettermi che accada qualcosa di simile all'anno precedente. Ho bisogno di due occhi esperti che vigilino sulla mia Scuola e sui miei studenti.»
Attese un attimo prima di continuare e si rimise gli occhiali puliti sul naso adunco: «Ho bisogno della tua bacchetta. Voglio che tieni sottocontrollo Harry Potter per me: purtroppo non posso fare altrimenti quest'anno, temo che Voldemort si possa servire del suo legame con Harry per spiarmi. Quindi voglio te, il più giovane Auror esperto in combattimento che Alastor Moody abbia mai addestrato, in incognito per i corridoi di Hogwarts»
Semplice come l'A-B-C.
Mi alzai ed andai alla finestra fissando il cielo trapuntato di stelle. Avevo studiato ad Hogwarts ed ero uscito con due M.A.G.O. in Trasfigurazione ed altrettanti in Difesa Contro le Arti Oscure: la professoressa McGranitt aveva scritto di suo pugno una lettera di raccomandazioni per me e l'aveva inviata al Corpo Auror. Pochissimi giorni dopo a casa mia era giunto Alastor Moody in persona per prelevarmi ed addestrarmi a diventare Auror. La preparazione fu durissima, ma io ero versatile nel combattimento ed apprendevo in fretta: a 20 anni ero l'Auror più giovane che il Ministero vedeva da più di mezzo secolo. In breve tempo il Ministero iniziò a sfruttare le mie capacità, divenni un sicario, un segugio per maghi oscuri e nemmeno le lamentele di Moody potevano fermare gli ordini di Caramell. Dopo qualche tempo decisero che era per me giunto il momento di addestrare le matricole: non vedevo quasi mai la mia famiglia, lavoravo sempre di più ed alla fine quando i miei genitori adottivi si ammalarono di una rara forma di Vaiolo di drago, il Ministero fece spallucce e non accettò la mia richiesta per un prestito di pochi galeoni che sarebbero serviti per le parcelle del San Mungo. 
«Ho lavorato come Auror per quasi 5 anni, ma il Ministero mi vedeva come un soldato.» la brezza fresca aveva scostato i miei capelli neri e adesso li arruffava, divertendosi a spostare i miei ciuffi e le mie vertigini. «Per il Ministero ho sgobbato come un animale. E quando chiesi aiuto per i miei genitori nessuno mi diede ascolto. Li lasciarono morire al San Mungo senza darvi peso.» Non volevo apparire debole davanti a Silente così lasciai andare il ricordo della malattia dei miei genitori adottivi e mi voltai osservandolo con molta attenzione.
«Se accetterò, sarà solo per la lealtà che mi lega a te e ad Hogwarts. Non accetterò che il Ministero distrugga la mia felicità e mi trasformi in qualcosa che non sono.» a queste mie parole Silente si alzò.
«Perfetto, davvero eccellente ed ora se non ti dispiace ho altri affari urgenti da sbrigare.»
«Albus, non ti ho ancora detto che accetto il lavoro!» ma lui mi ignorava e sistemava la veste controllando i punti dov'era stropicciata: «Il tuo ufficio è accanto a quello della professoressa McGranitt, il tuo alloggio altrettanto. Puoi trasferirti anche domani, congederò la professoressa al mio rientro...» 
Era il tipico atteggiamento da 'non accetto un no come risposta' che utilizzava anche quando veniva a far visita al Corpo Auror. «D'accordo allora.» dissi io scuotendo la testa e sorridendo.
«D'accordo cosa? Buona serata.» ridacchiò lui e ruotando su se stesso si smaterializzò dal mio ufficio. 


*****
DISCLAIMER: Harry Potter e tutti i personaggi della saga sono di proprietà di JK Rowling e di chiunque ne possieda i diritti.
Questa storia non ha alcun fine di lucro, né intende infrangere alcuna legge su diritti di pubblicazione e copyright.  

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Capitolo 2
*** Cap. 1 ***


CAPITOLO 1

Il vento tiepido che spirava forte mi scompigliava il leggerissimo trench avorio che avevo comperato con moneta babbana al mio arrivo a Londra. 
Mi piacevano gli abiti babbani dopotutto: la loro moda era di sicuro estremamente differente dalla nostra ma non del tutto terrbile agli occhi. Silente mi aveva accennato con un gufo brevissimo che avrei trovato una camera a mio nome al Paiolo Magico così la sera stessa in cui venne a trovarmi, feci le valige e la mattina seguente mi congedai dall'incarico di professore di Rune Antiche con una lettera consegnata alla Preside. Come attenuante avevo descritto che il Ministero richiedeva la mia attenzione con urgenza e nessuno mi aveva, per fortuna, chiesto di specificare; così me la cavai con una stretta di mano e qualche dispiacere da parte del corpo insegnante. 
Quella mattina, grazie alla metropolvere, arrivai prima di pranzo al Paiolo Magico e dopo aver posato le mie due valige nella confortevole camera che si affacciava sull'allegro mercato rionale, uscii nella fresca giornata londinese e mi fiondai in una boutique babbana li vicino. Per circa un centinaio di sterline comperai un paio di comodi jeans chiari, un po' troppo attillati, una camicia di lino color caramello con i risvolti in seta ed il mio trench svolazzante a doppio petto. La commessa parve sorpresa di vedermi arrivare con indosso quello che i babbani chiamano 'kaftano' e per noi maghi è una veste estiva pittosto comoda: mi chiese se fossi un turista, io le risposi fingendomi un allegro italiano in vacanza. 
In effetti l'estate a Londra era piuttosto pungente ma non mi feci scoraggiare ed allungai il passo sul marciapiede ed in breve tempo ero arrivato a destinazione: il cimitero di Wimbledon era frustato dal vento e quasi feci fatica a raggiungere la tomba dove riposavano i miei genitori adottivi. Prima di partire avevo deciso di dare un taglio netto al passato così mi ritrovavo lì, fisso su quei due blocchi di marmo uno di fianco all'altro a ripensare fra me e me a tutte le circostanze che mi avevano condotto fino ad oggi. 
Lavorare al Ministero della Magia era stato davvero istruttivo, ma mi aveva tolto da casa per troppo tempo: i miei genitori mi avevano adottato quando erano molto giovani, io ero ancora in fasce e non potevo sapere di essere nato da sangue magico, misto oppure se ero un nato-babbano; per cui mi consideravo un mezzosangue, e per me non era un insulto.
Non mi specificarono mai da chi mi presero, ne quali fossero le mie origini ma loro mi crebbero come si cresce un bambino magico, senza alcun problema di nessun genere: all'epoca erano appena usciti da Hogwarts e stavano lavorando uno come redattore per la Gazzetta del Profeta, l'altra come segretaria di un piccolo Ente ministeriale. Crebbi amato e nutrito e quando arrivò la mia lettera per Hogwarts fummo tutti molto felici. 
«Vecchi ricordi?» un anziano babbano di passaggio con un mazzolino di fiori in mano interruppe il filo dei miei pensieri. Mi sorrise e si allontanò: mi distrassi quel tanto che bastava per sorridere, lasciare due rose scarlatte sulle rispettive lastre ed allontanarmi con tranquillità. Il vento sembrava salutarmi anch'esso e quando si placò l'aria si fece più calda e meno pungente. Quel pomeriggio avrei dovuto dedicarlo agli acquisti per il mio soggiorno ad Hogwarts così dopo la visita ai miei genitori, pranzai al Paiolo Magico e mi rinfrescai in camera, cambiandomi per Diagon Alley. Decisi di tagliarmi i capelli e con un rapido quando semplice incantesimo Tagliuzzante, mi ritrovai con un grazioso taglio asimmetrico che aveva lasciato spazio ai lunghi capelli che prima mi toccavano le spalle.
Diagon Alley mi era sempre piaciuta: credo che non ci sia mago o strega sulla faccia della Terra che non ami la sua vivacità; ogni sensazione qui sembra dilatarsi all'estremo e tutti sembrano più contenti con un Torrone Trolleggiante in mano, oppure seduti alla boutique Fortebraccio mangiando un buon gelato cannella e panna acida. Avrei dovuto scegliere i libri di testo da utilizzare durante quell'anno scolastico, in modo che arrivato ad Hogwarts avremmo potuto compilare le liste per gli acquisti degli studenti: Diagon Alley era tranquilla, erano ancora pochi gli studenti che facevano compere per l'anno scolastico.
«Buongiorno! Prego fate i vostri acquisti e se state mangiando un gelato... FUORI DAI PIEDI o sporcherete tutto!» recitava un cartello scritto in caratteri intercambiabili fuori dalla libreria il Ghirigoro. Sorrisi ed entrai respirando l'aria umida che caratterizzava quel luogo: cataste di libri si mettevano a posto da sole, alcune commesse erano intente a far spazio per i nuovi ordini e tutti erano impegnati, fuorché un giovane svogliato che era alla cassa trangugiando una bibita colorata. In pochissimo tempo, grazie all'efficenza degli scaffali consultabili a voce, e qui si intende che bastava nominare a voce alta un libro e quello correva fra le tue mani, feci i miei acquisti. Dal terzo al settimo anno avevo preso manuali di Rune Antiche di diversi autori, tutti con un approccio più o meno complesso a seconda dell'anno di consultazione: mi ero astenuto nel comperare un libro per il quinto anno poiché gli studi si sarebbero incentrati sui Numeri Magici ed il loro utilizzo pratico, per cui nulla fuorché una buona dose di appunti, avrebbe potuto aiutare i ragazzi a studiare.
Nel giro di una giornata avevo quindi comperato i miei libri, mandato un gufo ad Hogwarts per comunicare le mie decisioni, calibrato la mia bacchetta di Cipresso e crine d'unicorno, comperato un po' di abiti da Madama McClan ed una nuova scorta di pergamena e piume per scrivere con la punta argentata, le preferivo per scrivere con più precisione anche se costavano qualche falce in più.
Restai al Paiolo Magico per un'altra giornata, dove scrissi nel mio Blocco Organizzativo marchiato con una "W", tutti gli argomenti che avrei spiegato durante il mio mandato, ciascuno diviso per anno scolastico: diedi una rimodernata al mio modo di insegnare, che derivava più dai libri di testo che altro, perché volevo fare una buona impressione non solo al corpo insegnanti ma anche agli studenti.
Alle 17 in punto avevo pagato la mia parcella, fatto i bagagli ed indossato la mia veste migliore: un completo grigio con le maniche affusolate, stretto sul torso e con uno spacco centrale che lasciava vedere i pantaloni neri stretti a vita bassa, sormontati dai miei stivali semilucidi alti a metà del polpaccio. Tirai fuori la bacchetta e la puntai sul camino destinato ai viaggiatori: attorno a me non c'era nessuno, così dopo aver buttato un po' di metropolvere nel fuoco, che si fece di un verde brilante mi schiarii la gola, dissi: «Reclaimo Hogwarts!» e attesi.
La mia bacchetta sparò una scintilla blu vivo direttamente nelle fiamme ed io attesi: l'incanto di 'Rechiamo' forse non si utilizzava più ma non volevo correre rischi e sbattere contro un muro di pietra perché i sigilli di Hogwarts erano chiusi, così utilizzai questa piccola magia che fungeva da canale connettivo per richiedere il via libera all'accesso di qualsiasi camino che fosse stato altrimenti chiuso.
«Oh Drew! Solo tu potevi essere così cortese da utilizzare un incanto di Rechiamo per spianarti la strada, vieni pure ti stavo aspettando.» 
Dalle fiamme la voce di Silente arrivò più metallica e distorta, ma sempre affabile: così presi il mio bagaglio, poiché avevo incantato l'altro per contenere anche i miei acquisti di Diagon Alley e con uno slancio mi gettai nelle fiamme guizzanti. Vorticare fra centinaia di camini non è molto semplice, ma chi come me poteva vantare un lavoro da Auror al Ministero, oramai ci era più che abituato: scorsi i camini di alcuni negozi, mentre scendevo a tutta velocità verso il basso vidi che mi avvicinavo sempre di più al borgo di Hogsmeade e quindi mi preparavo per entrare nel camino giusto quando mi fermai a mezz'aria. Sentii afferrarmi il braccio, vorticai per un attimo ed invece di scendere in picchiata risalii verso l'alto: un attimo dopo zoppicai in un camino ampio di una cucina illuminata a freddo con un lungo tavolo di legno nero, un concitare di voci distanti e suoni di passi. «Perdona i miei modi rudi ma sarebbe stata una perdita di tempo farti arrivare ad Hogwarts e riportarti qui.»
Silente al mio fianco sorrideva benevolo. «La prossima volta avvertimi prima però Albus, pensavo che mi stessero rapendo!» risi io di gusto.
«Non avrei potuto, se qualcuno sorveglia i canali della Metropolvere, avrebbero potuto scoprire dove siamo ora. Oh, poggia pure qui il tuo bagaglio, ne avremo per un po'» fece un cenno col capo ed io lasciai la mia valigia al lato del grande camino.
«Appunto ma... dove siamo esattamente?»
«Questa è la vecchia casa che apparteneva alla famiglia Black, il giovane Sirius ce l'ha gentilmente prestata come quartier generale» seguii Silente uscire nella lunga cucina. Uscimmo su di un pianerottolo con delle strette scale a spirale, l'ambiente era lugubre le pareti scure così come le pesanti tende di velluto che ricoprivano le alte finestre che inframezzavano l'ambiente di tre piani. L'aria era umida e stantia, i pavimenti di legno d'ebano erano in grande contrasto con lo squallore della casa, sembrava come se qualcuno li avesse puliti e poi lucidati a fondo con la cera.
«Un momento! Sirius Black, il carcerato pluriomicida?» chiesi io esterrefatto mentre risalivamo di un piano la ripida scala: «...e quartier generale di cosa poi scusami Albus?» la vergogna di chiamarlo per nome era andata oramai a farsi benedire, aveva ragione lui, c'erano cose più importanti della cordialità.
«Fra un attimo potrò spiegarti ogni cosa, lascia prima che ti presenti agli altri e che recapiti il mio messaggio. Tutto sarà più chiaro a breve... vuoi una caramella al limone?» parlava con fluidità come se mi stesse dicendo che aveva fatto compere all'Emporio di Zonko, accettai la caramella che usai come espediente per tenere la bocca chiusa dalle mille domande che avrei voluto fargli. Decisi di fidarmi di lui ed iniziai a sgranocchiare il sapore pungente del limone fra i denti.
Ci fermammo davanti ad una porta laccata di nero, Silente passò rapidamente la bacchetta sul pomello mi sorrise e spinse entrando nella stanza: «E' permesso?» chiese con allegria mentre io restavo due o tre passi indietro, leggermente intimorito dal vociare sommesso che sentivo. 
«Oh Albus, sei tu! Che gioia vederti, hai novità?» chiese una voce gentile di donna mentre il vociare non smetteva e con la porta ormai aperta sembrava quasi amplificato. «Si cara Molly, ne ho un paio di positive, ecco perché mi vedi euforico ma...» si girò verso di me che ero ancora fuori dalla porta, il vociare si affievolì e parecchie voci, salutarono Silente quasi in contemporanea, probabilmente erano troppo occupate e non si erano accorti che era arrivato. Ero sempre più curioso ma non mi muovevo dall'angolo che mi riparava l'ingresso alla stanza.
Silente mi fece una smorfia intimandomi con la mano di entrare. «...lascia che ti presenti uno dei miei vecchi studenti, lui è Andrew Lloyd Hartmore.» e qui il vociare si spense del tutto. Entrando nella stanza un po' impettito mi ritrovai otto paia di occhi puntati addosso: «Mi si possa sciogliere il pentolone...» 
Davanti a me non avevo gente comune, ne quantomeno non conosciuta. Di otto paia di occhi, cinque le conoscevo più che bene: «Ha! Sapevo che avevi qualche asso nella manica Albus! Andrew, vecchia canaglia!» Alastor Moody, il mio mentore, l'uomo che mi aveva addestrato ad essere un Auror ringhiava con gioia mentre zoppicando veniva incontro a me. Battè il palmo della manona nodosa sulla spalla di Silente e poi la tese per stringere la mia. «Elegante come sempre eh?» sbeffeggiò senza cattiveria accennando ai miei stivali con l'occhio magico che serpeggiava studiandomi accuratamente. «Sono un po' confuso...» strizzai gli occhi io.
«Lo siamo un po' tutti, dato che nessuno aveva specificato nulla, riguardo il tuo arrivo.» la voce dolce e pacata della donna che era stata la mia ispirazione durante la scuola mi giunse gradita alle orecchie.
«Minerva!» la professoressa McGranitt mi si avvicinò con le braccia allargate e mi abbracciò in maniera breve ma dolce, il suo carattere stoio aveva comunque la precedenza alle smancerie, ma entrambi lo sapevamo già: «Minerva, Malocchio... Ninfa-ehm v-volevo dire Tonks! Che... non ci sto capendo nulla Albus. Sembra una rimpatriata del vecchio Corpo degli Auror!»
«Dai che ora ti aggiorniamo» fece beffarda Ninfadora Tonks, una delle più giovani Auror del Ministero della Magia, battendomi il pugno chiuso sulla spalla. «Se sei comodo tu con quegli stivali...» rise lei facendo una piccola riverenza sottolineando il mio modo di vestire. Avevo aiutato Malocchio ad addestrare Ninfadora parecchi anni prima: questa giovane ragazza, appena uscita da Hogwarts col massimo dei M.A.G.O. mai ottenuti prima nella storia della Scuola, era stata subito buttata nel Corpo Auror da Silente in persona. La affidarono alla nostra divisione perché sapevano che Malocchio addestrasse soltando il meglio: apprendeva in fretta e nel giro di otto mesi, divenne un Auror. Le sue qualità in battaglia erano incredibili.
«Lascia che ti presenti Molly ed Arthur Weasley» la signora che aveva per prima parlato a Silente mi strinse la mano con un gran sorriso: aveva folti capelli rossi, ricci e ribelli, lasciati cadere sulle spalle; accanto alla McGranitt sembrava ancora più minuta di quello che era in realtà, ma il suo viso roseo ispirava candore ed affabilità. L'uomo che doveva essere suo marito, aveva lo stesso colore di capelli ma più radi; era più alto della moglie con una corporatura tipicamente inglese e grandi occhi verdi dietro gli occhiali tondi e consunti.
«Weasley?» chiesi io stringendo la mano a entrambi.
«Si, vecchia testa di drago rinsecchita che non sei altro, sono i miei genitori.» solo una persona poteva chiamarmi in quella maniera vantandosi di non essere mai stato maledetto da me. «Bill!!»
Sembrava veramente una rimpatriata di vecchi amici di Hogwarts: abbracciai Bill gettandoci grandi pacche sulle spalle in mezzo al piccolo manipolo di persone che si era andato a creare appena davani alla porta. «Ora non ci sto capendo davvero nulla Albus!» esclamai io fuori di me dalla gioia: avevo conosciuto Bill ai tempi della Scuola, era nei grifondoro come me anche se aveva due anni in meno. Nel giro di pochissimo tempo diventammo amici inseparabili, lo aiutavo con le materie più difficili ma era molto intelligente ed imparava in fretta. Era sempre stato molto più alto di me, subito dopo il primo anno ad Hogwarts aveva preso più di una ventina di centimetri e mi aveva raggiunto, io ero rimasto tale e quale col mio metro e settantadue, lui sfiorava forse il metro e novanta. Quando uscii da Hogwarts mi si spezzò il cuore, non l'avrei più rivisto tutti i giorni come prima: ci tenemmo in contatto via gufo, dato che non potevamo vederci per via della scuola; fui fiero di sapere che uno degli esaminatori ai M.A.G.O. lo aveva espressamente richiesto come emissario a livello internazionale per la Gringott, lui viaggiava ed alla fine lo spedirono in Egitto. Ma oramai erano più di sei anni che avevo sue notizie frammentarie, rivederlo era una gioia.
«Oh beh, sono molto contento di vedere che hai ritrovato facce amichevoli Andrew, ma spero che riuscirai a mantenere il sorriso anche dopo che ti avremo esposto quali sono i problemi e cosa facciamo tutti qui.» Silente fece cenno con la mano ed io, Bill, i suoi genitori, Tonks, Malocchio e la McGranitt ci spostammo prendendo posto sul lungo tavolo di quello che ora notavo essere un antico salone, arredato in maniera tetra come il resto della casa. Prima di mettermi a sedere però fissai a capotavola le due figure che non avevano mai smesso di parlare da quando ero entrato.
«Oh che sbadato che sono, Andrew permettimi di presentarti Sirius Black e Remus Lupin.» Silente mi sorrise ed io mi avvicinai con fare sospetto ai due uomini che si erano alzati e mi porgevano la mano. Sirius Black: un assassino pluriomicida, evaso da Azkaban due anni prima, gli Auror del Ministero lo stavano ancora cercando chissà dove, ed io gli stavo stringendo la mano. Aveva folti capelli neri che gli ricadevano con grande eleganza sulle spalle: era ben vestito ed aveva un portamento degno di un funzionario, sembrava tutto fuorché un assassino. Non mi feci troppi scrupoli, dopotutto Silente mi doveva delle spiegazioni per cui non persi la mia diplomazia e gli strinsi la mano, lui mi sorrise brevemente sotto la barba curata e fece posto a capotavola perché Silente si potesse sedere.
L'altro uomo, che rispondeva al nome di Remus Lupin, sembrava uscito da una centrifuga: aveva i capelli arruffati, un maglione liso e due grosse occhiaie nere, sembrava non aver dormito da giorni, ma anche lui mi strinse affabilmente la mano e mi fece cenno di sedere davanti a lui. Silente si pulì gli occhiali e prese posto a capotavola.
«Bene mio caro Andrew, ti presento alcuni dei membri dell'Ordine della Fenice.»

*****
nota dell'autore

Scusate per il betaggio ma sono veramente di corsa, avevo anche scambiato Bill per Charles Weasley. L'ho editato in fretta e furia prima di venire linciato x la dimenticanza.
Sorry! Vi darò maggiori spiegazioni nel prossimo capitolo!
Enjoy :)

 

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Capitolo 3
*** Cap. 2 ***


CAPITOLO 2

«Ordine della Fenice?» replicai io.
«Lo stesso di cui mi parlavi quando sei arrivato nel mio ufficio?»
Silente non si era ancora messo seduto e ci osservava tutti quanti da capotavola: «Esattamente amico mio, esattamente» iniziò con fare energico.
«Istituimmo l'Ordine della Fenice durante la prima grande Guerra magica, quando Voldemort era all'apice del suo potere e lo sciogliemmo quando Harry, grazie all'amore di sua madre Lily, bloccò i suoi poteri sopravvivendo all'Anatema che uccide.» credevo di comprendere la natura di quel discorso ed ero sempre più incuriosito, per cui giunsi le mani davanti alle labbra e presi a mordermi l'interno della bocca come facevo sempre quand'ero concentrato.
«Eravamo sicuramente motivati ma le forze di Voldemort erano davvero inarrestabili e perdemmo molti di noi. Fra i primi ci furono i coniugi Paciock, torturati fino alla pazzia con la maledizione Cruciatus, sono tutt'oggi ricoverati al San Mungo semi coscienti del mondo che li circonda...» nel tono di Silente c'era un velo di grande tristezza; di sicuro riportare alla memoria le persone con cui aveva combattuto e per cui si era preoccupato, non doveva essere semplice.
«La notte in cui Voldemort fuggì indebolito e ridotto ad un fantasma, ci riunimmo e decidemmo di sciogliere l'Ordine. Come ultimo incarico, ci prefissammo di portare Harry al sicuro sotto l'unica protezione che gli avrebbe garantito una vita tranquilla e lontana dalla Magia Oscura. Purtroppo mi sbagliai, i suoi zii non furono la scelta migliore: si rivelarono due persone ostili al nostro mondo e quando Harry arrivò ad Hogwarts tutto era nuovo per lui. Nessuno gli aveva spiegato chi fosse in realtà.» durante le ultime parole di Silente notai una smorfia nell'espressione di Black.
«Quando lo scorso Giugno scoprimmo che Voldemort era tornato, nel giro di un paio di settimane riorganizzati l'Ordine e Sirius molto gentilmente ci ha prestato la casa dov'è cresciuto come rifugio e quartier generale.» concluse Silente.
«L'unica cosa positiva che sono riuscito a fare da quando hai rimesso su l'Ordine, insomma» sbottò Black, chiaramente seccato.
«Suvvia Sirius, il Ministero ti stà addosso peggio del Magiscotch su un foglio di carta, non possiamo permetterci di mettere a repentaglio tutto ciò che stiamo facendo.» soggiunse il signor Weasley giocherellando con le dita sul tavolo. 
«Papà lavora al Ministero.» iniziò Bill guardando nella mia direzione: «Ufficio per l'Uso Improprio dei Manufatti Babbani, non è una carica di rilievo» e qui il signor Weasley arrossì leggermente: «...ma ci permette comunque di sorvegliare le mosse di Caramell senza dare troppo nell'occhio.»
«Il nostro Ministro è accecato dalla paura, non bada neanche più ai suoi affari personali e sta tentando in tutti i modi di mettere i bastoni fra le ruote sia agli Auror, quantomeno a Silente ed Harry» quando lo smunto Remus Lupin parlò, il suo tono era così pacato che invogliava quasi a sorridere: «Li ha ormai etichettati come due ciarlatani, e siccome è lui che gestisce la stampa, la Gazetta del Profeta tace sui fatti che stanno accadendo.»
«Ed é per il corso di questi eventi che ho motivo di credere che Caramell calerà la scure anche sulla Scuola...» Silente sedette a quel punto, passandosi le dita esili sulle tempie, come per massaggiare via le preoccupazioni; mi guardò con i suoi occhi cristallini ed abbozzò un sorriso. «Albus mi ha incaricato di prendere posto per la cattedra di Rune Antiche, sorvegliare Harry Potter affinché non si ripetano danni collaterali, oppure che faccia mosse avventate che possano mirare alla sua sicurezza.»
Quando presi parola tutti mi fissavano con grande sorpresa: probabilmente non si aspettavano che Silente potesse affidarmi un compito di così alto profilo, ma nel sorriso di Tonks potevo vedere l'ammirazione e mi rincuorava sapere che metà della mia vecchia Scuola era a sostenermi e consigliarmi. L'Ordine della Fenice era composto da un assortito quantomeno unitissimo gruppo di guerrieri scelti, ma alla base Silente aveva previsto che la magia più potente ad unire tutti quanti era la profonda amicizia che li legava fra loro. 
La McGranitt spalancò un sorriso che denotai essere rivolto al fatto che avremmo condiviso di nuovo l'esperienza della Scuola assieme: «Non limitare il tuo lavoro ad Harry, occupati anche di chi lo circonda e lo ama.» disse in tono cordiale Silente.
«Mio fratello Ronald ad esempio.» Bill sorrise pacato accennando un sì con la testa: i lunghi capelli rossi erano raccolti in un elegante coda di cavallo che ora penzolava di lato. 
«Per la barba di Merlino William, mi hai appena ricordato una cosa di vitale importanza. Devo comunicare a tuo fratello ed alla signorina Granger un paio di cosucce.» si alzò dalla sedia Silente: «Sono i suoi migliori amici Andrew, negli ultimi cinque anni, sono diventati l'ombra di Harry: fra di loro c'è un legame indissolubile e speciale. Un arma di una potenza che Voldemort non immagina.» si affrettò a sottolineare lui data la mia incertezza.
«Cosa succede Albus?» chiese la signora Weasley che da allora non aveva proferito parola e stava ritta accanto al marito carezzandogli la spalla: «Nulla Molly, è di importanza vitale che non specifichino nulla riguardo all'Ordine della Fenice quando scrivono ad Harry, sarà una tortura per quel ragazzo non sapere, ma così è più al sicuro. Se uno dei gufi venisse intercettato sarebbe la nostra rovina. Vado immediatamente, credo che li troverò a snidare i Pixielot nelle camere da letto.» 
«Albus.» lo fermò la signora Weasley: «...sarebbe meglio anche non fargli specificare dove siamo, e cosa stiamo facendo. Oh, vengo anche io... andiamo ti accompagno»
Quando la signora Weasley e Silente uscirono dal salone, ci alzammo tutti guardandoci negli occhi, torvi e silenziosi. Malocchio prese da parte Lupin e gli passò dal grande cappotto che indossava, una grossa fiala con un liquido viola acceso e bofonchiando si avvicinarono alle finestre chiuse e guardai il mio vecchio Capo Auror, accendersi la pipa a forma di troll, che buttava fumo dalle narici, in compagnia del signor Weasley. La McGranitt mi passò di fianco sorridendo pacatamente, mi diede un buffetto su una spalla e si mise a trafficare con un mucchio di mappe assieme a Tonks e Bill. Mentre il padrone di casa stava in piedi davanti ad un quadro, stranamente immobile, di un salice piangente, appeso su una lunga parete del lugubre salone.
«Signor Black?» chiesi io avvicinandomi con le mani dietro la schiena che fermavano lo svolazzare del grigio mantello da viaggio di lino: «Oh, ti prego chiamami pure Sirius. Nessuno mi da' più del signore da quando andavo ad Hogwarts.» sorrise lui benigno.
«D'accordo, d'accordo.» ridacchiai io: «Questa casa è davvero... pittoresca! Ha un tocco gotico niente male. Non ne ho mai vista una, ho abitato in un piccolo paesino del Wales da bambino, anche se i miei erano dei maghi, vivevamo in una casa babbana. E' interessante da vedere una casa... così.»
«Aha... era la casa dei miei genitori. Vivevo qui quando ero un ragazzo, ma per la mia famiglia fu un disonore che venni smistato a Grifondoro... così dopo qualche controversia decisi di scappare di casa. Andai a vivere con James, il padre di Harry. Eravamo... molto legati. Lo consideravo più che un fratello: la mia famiglia era devota a Voldemort ed il mio stile di vita non rispecchiava gli ideali materni.»
«Deduco che... la sua come definirla, scarcerazione anticipata, é dovuta al servizio che presta all'Ordine. Ed all'amicizia che la legava al signor Potter...» azzardai io. Era un tipo molto pacato, sarebbe diventato un gran Lord inglese se avesse voluto: aveva charme, savoir-faire ed un paio di baffetti davvero simpatici. Scoppiò a ridere alla mia piccola provocazione e tutti si voltarono a guardarci; io arrossii fino alla punta dei piedi.
«Oh Andrew, credo che io e te andremo molto d'accordo. Così giovane e così perspicace!» battè la mano aperta sulla mia schiena nemmeno fosse mio zio: «...si, la mia, come l'hai definita tu scarcerazione anticipata, é dovuta al fatto che non avevo mai commesso alcun crimine. Così sono fuggito per cercare, senza freni, vendetta e da allora sono un latitante.» si interruppe quando sentimmo passi pesanti scendere la grande scalinata a spirale appena fuori la stanza. Un vociare distinto mi fece comprendere che Silente aveva dato istruzioni agli amici di Harry Potter e che ora stavano scendendo le scale per raggiungere un'altra stanza. La porta si aprì di scatto e la signora Weasley ci fece cenno che la cena sarebbe stata pronta fra circa un ora ed eravamo tutti invitati a restare. Chiesi se c'era bisogno di una mano, ai fornelli me l'ero sempre cavata egregiamente e lei accettò l'aiuto volentieri.
«Molly cara, ho ancora delle questioni in sospeso per la Scuola, credo che tornerò ad Hogwarts prima di cena, grazie comunque.» sorrise la McGranitt chiudendo una mappa con un colpo di bacchetta. Poi si avvicinò ad una grande borsa di cuoio e vi introdusse delle scartoffie, diede un colpetto e la borsa tramutò in un elegante pochette dalle dimensioni di un piccolo libro di testo.
«Grazie Tonks, William...» salutò lei con gentilezza, gli uomini dal fondo fecero un cenno chi con la pipa, chi con la mano e la salutarono: «Minerva, lascia che ti accompagni, devo comunque scendere in cucina.»
Seguimmo Molly per la scalinata ed entrammo nella più luminosa cucina: la signora Weasley aveva incantato le sedie che si disponevano tutte attorno al lungo tavolo di legno ed inoltre era riuscita a far si che un coltello sbucciasse, pelasse e tagliuzzasse finemente una grossa cipolla. Quella non era magia facile, bisognava essere esperti altrimenti gli utensili potevano impazzire e sfrecciare per la cucina in preda alla furia tagliuzzante, o in caso di batticarne, furia distruttiva. «Ti vedrò domattina per la colazione Andrew. So che Albus ha messo il tuo ufficio vicino al mio, ti aiuterò ad orientarti, Hogwarts non è cambiata da quando eri uno studente, ma la locazione della sala professori è segreta agli alunni.» sorrise lei, gettò una manciata di polvere Volante nel camino e svampò salutandomi con la mano.
«Deve esserti molto legata, non si spreca in salutini e convenevoli con tutti sai?» accennò la signora Weasley passandomi un grosso pentolone e due ciotole piene di verdure da stufare. Mi tolsi il mantello da viaggio, lo appesi allo schienale di una sedia ed iniziai a trafficare con quello che mi passava. «Si, é stata una fonte di ispirazione durante la scuola ed un grande sostegno dopo la morte dei miei genitori... é stata lei a convincermi a diventare un Auror.» chiacchierammo per una buona mezzora e le raccontai brevemente di come ero diventato un Auror e del Ministero che si era infischiato della salute dei miei genitori. Sembrava di stare di nuovo a casa con mia madre, che cucinava la cena durante i miei soggiorni dalla Scuola, era davvero una signora simpatica ed emanava lo stesso calore e lo stesso affetto che aveva Bill. Dopotutto era pur sempre sua madre.
Nel giro di poco tempo avevamo cucinato un delizioso stufato di patate con bocconcini di pollo, grazie alla magia avevamo fritto più di due chili di patate e tostato il pane. Mi lavai le mani e con un colpo di bacchetta sfornai il pudding al cioccolato che aveva preparato Molly come dessert: era grande come la testa di un troll di montagna. Meraviglioso.
«GINNY? HERMIONE? Potete scendere ad aiutarmi per la tavola?» ululò la signora Weasley ed in quel frangente Silente entrò nella cucina benevolo: «Non ceni con noi neanche stasera vero Albus? Avevo preparato il pudding...»
«No Molly, devo declinare anche oggi, vorrà dire che ce ne sarà più per voi no? Andrew?» mi prese da parte Silente: «Ho dato le direttive per i prossimi giorni ad Alastor, stasera cena pure qui e fatti dire tutto. Conoscerai alcuni dei nostri studenti: i figli di Molly ed Arthur, la graziosa Ginny ed i suoi fratelli Fred, George e Ronald. Ed abbiamo anche ospite la signorina Granger, lei frequenta il tuo corso di Rune Antiche.» e pronunciando l'ultima frase mi fece l'occhiolino. Avevo capito, era lei il mio trait d'union con Harry Potter. «Il tuo ufficio è al primo piano, supera l'aula di trasfigurazione e gira a destra nel corridoio, è la quarta porta sempre sulla tua destra. Ti vedrò domattina nella Sala Grande per la colazione, troverai che Hogwarts è davvero cupa senza i suoi studenti. Buona serata.»
Anche Silente svampò nel camino salutando Molly e pochi istanti dopo feci la conoscenza di quelli cui Silente mi aveva appena accennato. Non mi sbilanciai troppo, ero comunque un loro professore: i due gemelli erano come si presentavano, due pesti incallite ma fantastici per quanto riguardava furbizia e scaltrezza, non mi sarei meravigliato di vedere sulle loro pagelle voti come Eccezionale. Ginny invece mi appariva come una spigliata quattordicenne dotata e molto compita, snodata e sinuosa si muoveva per la tavola apparecchiando in sintonia con l'ambiente che la circondava, era una candidata perfetta per il Corpo Auror. «Molto piacere professore. Mi dispiace ma non frequento il suo corso di Antiche Rune, ho scelto Aritmanzia ed Astronomia...» quando si presentò a me sembrava veramente dispiaciuta di non essere una mia studentessa, probabilmente la vecchia professoressa Bathsheda non doveva invogliare allo studio.
«Molto piacere professor Hartmore. Sono Hermione Granger.»
«Il piacere è mio signorina Granger. Silente mi ha informato che lei frequenta il mio corso, spero di non deludere il percorso intrapreso finora con la sua vecchia insegnante.» le strinsi la mano io: aveva folti capelli castani e ricci, che le cadevano sulle spalle raccolte in una coda di lato e fermati con un cerchietto. Praticità, un lusso che i maghi intellettuali devono sempre concedersi.
«Oh, non si preoccupi professore, la professoressa Bathsheda era molto brava nel suo lavoro, ma parecchie volte mi sono trovata a dover ricorrere ad alcuni testi alternativi dato che le sue spiegazioni risultavano spesso...» stava per concludere la frase con un tono più confidenziale, purtroppo la giovinezza in un professore porta ad apparire come più amichevole.
«...annebbiate?» conclusi io per lei che di rimando mi sorrise gioviale ed aiutò Ginny con la tavola. Il giovane Ronald mi sembrò un rampante adolescente un po' sgangherato, con me fu più timido e si limitò ad abbozzarmi un sorriso; sembrava vergognarsi del maglione che portava poiché continuava ad incrociare le braccia e tenere la testa ricurva. Ma tutto sommato era molto cordiale e tenero, specialmente nei confronti della sorella e della sua amica Granger. Chissà che non ci fosse qualcosa fra di loro...
La cena venne consumata in un aria abbastanza allegra, con Tonks che suo solito ci allettò con uno spettacolino degno di un metamorphomagus: continuava a trasformare una parte del suo corpo in una di un mago o strega famosi e noi dovevamo indovinare chi fosse. Quando trasformò i suoi capelli fino a farli diventare lunghi alle spalle, neri ed unticci parecchi fra i giovani scoppiarono a ridere senza dare una risposta ed io accennai un sorriso senza darvi troppo peso.
Dopo cena mentre i ragazzi finivano i rimasugli dell'eccellente pudding, io, Tonks, Bill e Moody ci appartammo vicino al camino spento per ascoltare le direttive di Silente: «Albus vuole che giriamo il turno di notte, Lupin domani sera non potrà uscire. Io sarò qui per vegliare su di lui e sulla casa, manderò Shacklebolt ed un altro paio di uomini nei dintorni di villa Riddle. Voi tre invece pattuglierete tutta Little Whinging, guardate se qualcuno tenta di infastidire la casa di Potter e fate rapporto.»
«Little Whinging è di modeste dimensioni, credi che basteremo solamente noi tre?» accennò Tonks e Malocchio alzò le sopracciglia con una faccia da tonto, come per dire 'altrimenti non vi avrei affidato questa missione'.
In tutto questo discorso io comunque continuavo a non comprendere che cosa c'entrassi: ero stato preso da Silente come professore di Antiche Rune, ero piombato nella vecchia casa di Sirius Black, tutti mi avevano aggiornato sulla situazione in corso, avevo conosciuto alcuni degli studenti di Hogwarts e mi ritrovavo a pianificare una pattuglia come quando ero nel Corpo Auror.
«Malo, fammi comprendere una cosa. Che cosa c'entro io in tutto questo? Perché dovrei pattugliare Little Whinging domani sera, sono un professore adesso.» 
«Che c'é? Pensi che mi farei scappare di mano uno dei migliori Auror in circolazione? Credi che Silente ti abbia solamente affibbiato la cattedra di Antiche Rune? Che c'é vuoi un invito ufficiale in carta bollata?» sbottò lui con fare burbero.
«Buongiorno principessa» sorrise lui: «Sei un membro ufficiale dell'Ordine della Fenice adesso!»
«Oh...» bofonchiai io.
Di tutto rimando, Bill mi guardò con i suoi occhioni verdi ed assunse la sua espressione che mi faceva cadere dalle nuvole. 
Silente aveva tirato una palla curva, ed io l'avevo mancata in pieno.
 

*****
nota dell'autore

Eccomi qua! Buon giorno/pomeriggio/sera/notte a seconda dell'ora in cui state leggendo. 
Questa storia è in continua evoluzione, i miei appunti prendono fuoco ogni due per tre e cambio spesso le mie idee, aggiungendo, togliendo e ri-aggiungendo personaggi, pezzi della storia originale e quant'altro. Andrew é un personaggio di cui devo ancora capire il carattere, anche lui è malleabile e si presta bene a diversi ruoli: questi primi capitoli sono un introduzione a quello che sarà poi il corpo della FF. Direte voi: 'ma se non lo conosci manco te il tuo personaggio, perché ce lo fai leggere a noi?' giustamente. Ma vi assicuro che la storia che ho costruito ha un senso, é solo che voglio definire Andrew ancora con qualche dettaglio aggiuntivo, che viene fuori soltanto scrivendo appunto! xD
In tutto questo ho compreso una cosa... scrivere una FF che comprende dei Missing Moments... non è facile come si pensa! Ci sono un mare di dettagli inutili da includere ed altri da tralasciare. Ma ci sto facendo l'abitudine!
Scusate la nota sconclusionata!
Alla prossima!
Enjoy :) 
 

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Capitolo 4
*** Cap. 3 ***


CAPITOLO 3

«Non trovate che faccia fin troppo freddo per essere una sera di fine Giugno?»
Little Whinging era avvolta nel silenzio, le case non emettevano alcun suono se non il ronzare di un paio di quelle noiosissime scatole dove i babbani vedevano i loro programmi preferiti. Stranamente l'aria attorno a noi sembrava più densa e spessa, una lieve coltre di freddo aleggiava tutt'intorno appiccicandosi alle nostre vesti, infiltrandosi nelle narici come fumo di sigaro. «Non credo siano Dissennatori, almeno spero.» disse Bill con una smorfia. Arrestò il passo, socchiuse gli occhi per un attimo e mosse le labbra in maniera fluida: dalla punta della bacchetta uscirono dei sottili nastri di fumo argentato poi, come un colpo di cannone, il suo Patronus si materializzò nell'aria. Un bellissimo grifalco aleggiava sopra di noi, sbattendo le ali eteree circuiva la zona e scrutava l'aria con attenzione.
«Nessun miglioramento, se fossero stati dissennatori, il potere del Patronus avrebbe riscaldato l'ambiente.» era sbalorditivo quanto Tonks potesse passare dall'essere burbera e scherzosa, ad essere un Auror meticolosa e perspicace. «Lascialo aleggiare comunque... è bellissimo.»
Il vantaggio era quello che i babbani non potessero vedere alcuna forma di magia: altrimenti chi si fosse affacciato avrebbe potuto ammirare un falco lucente svolazzare per il circondario, coronato di tre tizi che se ne andavano a zonzo a quell'ora di notte.
Avevo dimenticato quanto mi piacesse il mio vecchio lavoro: essere un Auror era si rischioso, ma dava alla mia vita un brivido tutto particolare. Il duello era solo una piccola parte di quello che significava veramente diventare un guerriero volto contro le forze Oscure. 
«Un Incanto a Spettro? Ci aiuterebbe a sondare il territorio, è più di un'ora che giriamo a vuoto cercando di capire perché c'è quest'atmosfera tetra. Non vorrei scoprire che è solo una corrente d'aria fredda che viene da nord...» accennai io. 
«No Drew, aspettiamo ancora un poco. Qualcosa si potrebbe materializzare spontaneamente.» replicò Bill, anche se non riuscivo a capire se fosse sarcastico o meno.
«Perché dovrebbero attaccare la casa di Potter se è protetta da quella Magia Antica che ci accennava Silente?» chiese burbera Tonks giocherellando con la punta della sua bacchetta.
«Per destabilizzare noi dell'Ordine che siamo qui a fare la guardia, oppure semplicemente per studiare quello che fa e prenderlo alla sprovvista mentre fa una passeggiata. Io lo farei per quello...» confessai.
Dopo qualche altro minuto camminammo fino a raggiungere la casa dove Harry risiedeva con i suoi zii: Tonks puntò l'indice guantato verso il tetto e mi fece cenno; la luce della luna rifletteva un leggerissimo velo, come una cupola che aleggiava sopra l'intera villetta e cadeva a strapiombo nel giardino. Bisognava fare molta attenzione per notarla, ed ovviamente bisognava essere dei maghi, altrimenti si sarebbe visto solamente un gatto che zampettava vicino al comignolo umido per il clima. La casa era come tutte le altre: un giardino curato, il tappetino e l'ingresso tirati a lucido, la porta del garage dipinta di fresco. Una casa normale, in un quartiere normale popolato di normalissimi babbani: ma nessuno apparte chi viveva dentro quella casa, sapeva che uno dei suoi abitanti era il Bambino Sopravvissuto; colui che era scampato alla morte per mano dell'Oscuro Signore e che adesso si trovava di nuovo ad affrontarlo, a quindici anni di distanza, stavolta senza la protezione della sua amorevole madre. Ma fuori da quella casa erano a decine pronti a battersi, non solo per la sua sicurezza, ma per evitare che la piaga di Lord Voldemort si spandesse in tutto il Paese e perché no... nel Mondo intero.
Distratto nei miei pensieri non avevo notato che Tonks e Bill avevano tirato fuori un rotolo di pergamena raffigurante uno schizzo della mappa del quartiere. Tre piccoli puntini si muovevano appena davanti ad una casa marchiata con una 'X' rossa: «Abbiamo girato fino a qui, ma non abbiamo controllato da questa parte.» accennò Bill additando un parco giochi poco distante. Così decidemmo di fare il giro della strada per concludere il nostro turno di guardia davanti al parco giochi, controllando se fosse tutto noiosamente in ordine come il resto della nottata.
«Allora Drew, che cosa mi dici? Com'é Hogwarts vista con gli occhi di un professore?» ridacchiò Bill mentre giravamo l'angolo.
«Beh William» sottolineai il suo nome per intero come facevo ogni volta che volevo fare il finto saccente: «Sai bene che l'anno scolastico non è ancora iniziato, ma per ora il mio studio ed il mio alloggio sono molto confortevoli. Chissà qual'è la mia aula, Silente ancora non mi ha specificato nulla.»
Tornare ad Hogwarts era stata un emozione immensa: dopo 9 lunghi anni avevo camminato di nuovo per i suoi corridoi, avevo assaporato la sua cucina e mi ero lasciato trasportare dalle sue scale a cui piace cambiare sempre direzione. Hogwarts era bella come la ricordavo, ma Silente non aveva tutti i torti: senza i suoi studenti la meravigliosa 'Scuola di Magia e Stregoneria' sembrava non avere un'anima, risultare spenta e assente, più o meno come uno studente qualsiasi che assiste ad una lezione del professor Rufus, il fantasma ultracentenario che insegna Storia della Magia.
Il mio studio, con l'alloggio adiacente, al primo piano aveva una graziosa finestra che dava sul grande Prato dove Madama Bumb teneva le sue lezioni di Volo: quella mattina mi ero alzato di buona lena e prima di scendere per gustare la fantastica colazione, avevo sistemato le mie cose. Alle pareti avevo fatto apparire dei lunghi drappi di velluto, uno finemente ricamato con un piccolo blasone di Grifondoro, la mia vecchia Casa, l'altro dove serpeggiava una roccambolesca mappa del Castello, mi era stato donato da Moody dopo aver preso la Licenza da Auror. Avevo disposto i miei documenti con cura sulla scrivania, proteggendola con un Incantesimo Antimacchia, corredandoli di una piuma speciale con cui lavoravo anche alla Scuola per Fattucchieri in Italia. Era la mia 'penna da professore'.
Nella libreria avevo disposto tutti i libri che avevo acquistato a Diagon Alley, che sarebbero poi stati i libri ti testo dei miei stessi studenti: inoltre avevo impilato i piccoli sacchetti contenenti le Rune Numerologiche, quelle Astronomiche e quelle Astrologiche; tutti i sillabari, i numerevoli dizionari Runici ed il piccolo libro d'incantesimi che avevo stilato io stesso nel corso degli anni, per tutte le evenienze. Affianco alla porta avevo preparato un baule contenente parecchi oggetti con cui avrei sistemato l'aula: dopotutto avrei dovuto badare a diverse classi con esigenze differenti l'una dall'altra, e non volevo commettere errori.
Chiacchierando eravamo giunti infine al limitare del piccolo parco giochi, che dava a strapiombo su di una collinetta dove si poteva vedere in lontananza il profilo di Londra. Qui l'aria notturna rendeva tutto fradicio e quasi stantio: il cigolare delle altalene ad un piccolo alito di vento, il terriccio umido e le staccionate erano poco curate, segno di una dimenticanza da parte della popolazione stessa; dopotutto non doveva essere un parco molto frequentato, l'inverno era fin troppo rigido e l'estate fin troppo caldo per far uscire i bambini.
Ci spingemmo fin sopra il limitare della collinetta per un ulteriore sopralluogo, conversando sulla fine del turno e sul come avremmo passato il resto della nottata nel più completo relax: la sensazione di gelo ci aveva accompagnati fin là ed ora che il Patronus di Bill andava spegnendosi, eravamo certi di non correre alcun pericolo, almeno per quanto riguardasse la presenza di Dissennatori.
«Stilerò io il rapporto, tanto questa sera non avrò nulla di divertente da fare» esclamò Bill giocherellando con le nocche.
«Se ti serve una mano posso restare...» buttai io, sarei dovuto solamente tornare ad Hogwarts e mi sarei coricato aspettando l'indomani per nuove istruzioni, sia come membro dell'Ordine, sia come professore di Antiche Rune. Per cui la mia giornata non sarebbe stata poi così traumatica. Potevo fare nottata aiutando Bill a stilare un rapporto per l'Ordine, almeno avrei avuto compagnia.
«Si, perché...» la frase di Bill fu smorzata da un sussulto al disotto della collinetta.
Nel buio due figure indistinte si avvicinavano furtive a testa bassa, sembravano non averci notato: non potevamo essere certi che appartenessero al mondo magico, potevano tranquillamente essere due teenager che rientravano a casa dopo una notte di bravate.
Come se leggessero nel pensiero Tonks e Bill fecero un leggero cenno d'assenso con la testa e rapidi ci spostammo dietro l'unica siepe alta che costeggiava il piccolo parco, recintandolo dalla vicina stradina che portava dabbasso. Mi misi a sedere sui talloni, lo spazio precario che c'era dietro quella siepe ci costringeva a stare piuttosto vicini, rischiando quasi di cadere l'uno addosso all'altro; potevo sentire il fiato di Bill e Tonks addensarsi in una nuvoletta di vapore vicino al mio collo.
I due individui camminavano molto lentamente, senza parlare ma nel silenzio, potevamo ascoltare i loro passi pesanti sull'erba umida: uno scricchiolio di ghiaia calpestata mi fece capire che erano entrati nell'area del parco giochi; arrancavano vicino alle altalene quando si fermarono.
I profondi occhi verdi di Bill mi stavano addosso, sgranati e lucenti, riflettevano la luce della luna e cercavano di scrutare tra le fronde per comprendere cosa stessero facendo. Se fossero stati due babbani comuni, avremmo comunque dovuto restare nascosti: non potevamo rischiare di mostrarci con quelle vesti così poco ortodosse per loro, avremmo destato fin troppi sospetti, anche se fossero stati sbronzi.
Uno strascicare di abiti e poi sentimmo il tipico suono di una bottiglia di vino che viene stappata fragorosamente. Questo sembrò tranquillizzarci un poco: quando iniziarono a parlare, nessuno di noi tre riusciva a comprendere una sola parola di quello che stavano dicendo. Sembrava parlassero in turco, oppure in indiano: il che sarebbe stato tipico per una zona limitrofa a Londra, la città e tutti gli agglomerati urbani che la circondavano erano considerati un punto di scambio multietnico di fama internazionale.
Risate e sciacquettio di una bottiglia ci facevano comprendere che i due stavano sorseggiando allegramente un probabile vino dozzinale: Tonks allargò un mezzo sorriso sbiego e piegò di lato la testa, muovendo le labbra senza emettere alcun suono disse: «Babbani!»
Crack! 
Il suono indistinto di un ramo spezzato ci fece sobbalzare: una folata di vento aveva coperto il suono e per qualche secondo non riuscimmo a comprendere cosa stessero facendo i due individui. Quando il vento si placò le due voci che prima erano squillanti e allegre, adesso erano minacciose e pesanti. Ci fu uno scambio di battute sicuramente poco amichevoli, come se in un attimo quel vino dozzinale potesse averli spinti a litigare fra loro. Dopo seguirono dei momenti dove l'unico rumore udibile era il frusciare del lieve vento fra le fronde della siepe.
«Plamenech!!» 
Nessuno di noi tre si sarebbe aspettato una cosa simile: accovacciati com'eravamo quando la siepe prese fuoco le nostre guance si scottarono come se avessero ricevuto una frustata. Rotolai all'indietro rapidamente, ma la lieve discesa mi fece ruzzolare schiena a terra. Mi rialzai girandomi rapidamente su un fianco, giusto in tempo per vedere Bill che con maestria apriva uno scudo davanti a se. 
Scintille rosse volarono in rapida successione ai miei piedi, seguendomi nella corsa che feci: tirai fuori la bacchetta di cipresso con tanta velocità che quasi mi volò via dalle mani; il breve interludio ci aveva colto di sorpresa, probabilmente eravamo convinti che fossero dei babbani. Chiaramente sbagliavamo.
Parai in successione due Schiantesimi, una fattura Gambemolli di un intensità incredibile ed un incantesimo di Disarmo. Girai su me stesso cambiando direzione e passai rapido al contrattacco: la bacchetta e la mano si erano fuse assieme, come se fossero diventate l'una l'estensione dell'altra; flettei il polso e lanciai uno Schiantesimo, con un piccolo balzo all'indietro castai due fatture Contingenti per accecare il mio avversario ma non era quella la mia strategia. Mentre lui parava il mio principio di attacco scorsi rapido la situazione: Tonks e Bill erano impegnati in una battaglia a tre con l'altro individuo, ma una cosa che nessuno dei tre aveva notato era la terza figura incappucciata che restava in disparte. Dalla rapida occhiata che diedi, riuscii solamente a vedere due occhi color ghiaccio che trafiggevano le tenebre.
Ad un tratto tutti si fermarono, puntanto le bacchette gli uni contro gli altri: «Chi siete?!» urlò il mio avversario che alla luce della luna appariva calvo e di grossa stazza. Il suo accento era dell'est Europa, vagamente Russo. 
«Cosa volete qui?!» continuò smuovendo la bacchetta avanti e indietro.
«Siete voi che ci avete attaccati incendiando la siepe, identificatevi.» il tono di Tonks era freddo come il ghiaccio, la sua voce era dura ed affettata, sembrava pronta a scattare come una molla al primo pericolo.
«Auror...»
Quando l'individuo incappucciato parlò, il suo tono era denso e mellifluo, la sua voce era ipnotica e suadente, sembrava appartenere ad un substrato del suono inconcepibile all'orecchio umano. Bellissimo e terrificante allo stesso tempo. «Il Signore Oscuro non ammette falle nel piano. Eliminateli.» sentenziò.
«Mangiamorte!!» urlò Bill a pieni polmoni. La figura incappucciata aveva svelato le loro identità volente o nolente. Era nostro compito arrestare quegli individui. L'attacco ripartiva.
Scartai di lato e con un colpo alla spalla mi liberai del leggero mantello di lino da viaggio: con la mano libera circuii l'aria attorno all'avambriaccio, contemporaneamente schioccai un colpo di frusta con la bacchetta e sentenziai «Flabrum!!». La fattura del Vento scaturì rapida e come un colpo di cannone invisibile vorticò sul mio avversario facendolo volare diversi metri indietro. Senza perdere tempo corsi in avanti e scartai il tentativo dell'altro uomo di assestarmi un pugno in piena faccia: quest'ultimo sembrava muoversi con una rapidità sorprendente, Tonks e Bill facevano quasi fatica a stargli dietro, sembrava come se riuscisse a rallentare il tempo a suo favore.
Prima che il mio avversario toccasse terra dopo la violenta botta che aveva preso lanciai l'incantesimo di Disarmo facendo volare la sua bacchetta lontano: battè violentemente al suolo e perse conoscenza, non mi premurai nemmeno di Incatenarlo quant'era stordito. Erano anni che non castavo la Fattura del Vento, ma il mio corpo ricordava alla perfezione i suoi movimenti, la fluidità dei gesti e la forza nella mano della bacchetta. Come saltare di nuovo su un manico di scopa dopo anni che non lo si cavalcava.
Afferrai la bacchetta del mio nemico esanime e mi voltai per vedere Tonks finire una complessa piroetta con un potente Schiantesimo, contemporaneamente Bill tirava dalla sua parte la bacchetta come se stesse tenendo le redini ad un drago infuriato. Una mossa brillante, degna di un mago abile nel combattimento: Tonks aveva Schiantato l'uomo mentre Bill l'aveva Levato, smaterializzandolo direttamente in un altro luogo; probabilmente un luogo prestabilito dall'Ordine per tenere a bada o interrogare eventuali Mangiamorte.
«Geniale Bill...» sussurrai fra me e me. Ci voltammo contemporaneamente, cirdondando la figura incappucciata, le bacchette tese in avanti. Non potevamo sapere chi si celasse sotto a quel velo nero e dietro quegli occhi color ghiaccio.
«Complimenti... avete messo fuori gioco un paio di Mangiamorte niente male. Il Signore Oscuro ne sarà deliziosamente seccato. Ma contro di me non potete nulla, sono costernato.» 
«Sembri molto sicuro di te. Non hai nemmeno sguainato la bacchetta per difenderti, eppure siamo in tre contro uno.» azzardò Tonks. Sembrava tornata la ragazza scherzosa di sempre.
«Non ne ho bisogno signorina. Non pratichiamo i vostri rudimentali incantamenti: noi crediamo che la forza vada aiutata, non imbottigliata in una forma tanto barbara come la magia. La risposta che si ottiene è decisamente maggiore.»
Alzò lentamente le mani che si dimostrarono essere estremamente curate e con fare deciso ma molto rilassato si tolse il cappuccio. Scoprì un viso pallido come la luna, capelli neri e densi, lasciati cadere da un lato, gli occhi color ghiaccio erano penetranti e scrutavano ognuno di noi. Quando sorrise tutti e tre capimmo il senso delle sue parole. E ci si gelò il sangue.
«Mi chiamano Uzhas. Per questa sera vi lascerò in pace, avrete mie notizie ben presto. Do svidaniya...»
Si profilò in una risata dal tono agghiacciante e penetrante, le nostre orecchie tremarono ed il mio cuore sussultò per un attimo. Uzhas scattò all'indietro: trattenni il fiato e lui con un balzo rapidissimo afferrò il mio avversario ancora incosciente e con parecchi sbuffi nebbiosi svanì etereo e minaccioso lasciando dietro di se solo la sua risata di scherno nei nostri confronti.
Ci guardammo negli occhi, tesi e col fiato corto. Probabilmente anche loro due, come me, avevano trattenuto il fiato quando Uzhas era scattato all'indietro. Posammo lentamente le bacchette e mi massaggiai il collo, chiaramente innervosito: «Bene...» osservò Tonks allargando un sorriso così finto da sembrare vero.
«E adesso chi glielo dice a Silente che dalla loro hanno un vampiro centenario?» 

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Capitolo 5
*** Cap. 4 ***


CAPITOLO 4

Erano passate un paio di settimane dal nostro incontro col vampiro in Little Whinging.
Camminavo per Hogwarts con passo deciso: tutta la scuola fremeva per i preparativi del nuovo anno scolastico; perfino Silente si stava dando da fare per rendere perfetti i primi giorni di scuola. Mancava davvero poco al 1^ settembre. All’indomani del nostro incontro col vampiro avevamo fatto rapporto all’Ordine: Silente stesso si era detto preoccupato per la presenza dell’Immortale. «No miei cari, anche se la magia dei vampiri è oltremodo maggiore a quella di qualsiasi mago, non avrebbe comunque potuto distruggere la barriera che protegge Harry.»
In casa Black regnava il silenzio. Alla riunione straordinaria che avevamo indetto c’erano davvero tutti: Silente e gli altri mi avevano presentato il gelido professore di Pozioni di Hogwarts. Severus Piton non si era degnato nemmeno di stringermi la mano, ma si era proferito in una smorfia agghiacciante ed un increspatura di labbra. Conoscevo il suo nome, sapevo che anche lui era stato marchiato dal Signore Oscuro: il suo nome era tra le fila dei Mangiamorte, ma dopo la caduta di Voldemort, aveva prestato giuramento a Silente ed assoluta fedeltà all’Ordine. E questo a me bastava, non mi sarei intromesso nel giudizio di Albus Silente.
«La magia dei vampiri risiede nelle viscere degli elementi: possono scuotere le fondamenta della terra, ma non intaccare l’incanto che circonda Harry.» sentenziò il Preside. «Probabilmente Voldemort stava utilizzando il vampiro per testare i suoi poteri sul quartiere babbano. Per questo dobbiamo intensificare la guardia, sia di giorno che di notte.» Parecchi fra le file dell’Ordine s’incupirono, erano coscienti che affrontare e sconfiggere un vampiro non era semplice, nemmeno per un mago del calibro di Silente.
«Il fuoco.» asserii io nel silenzio generale. «Solo il fuoco Oscuro può porre fine alla vita di un Immortale. Nessuna delle sciocche credenze babbane come le icone religiose o i paletti di frassino hanno alcun effetto.»
«Purtroppo il giovane Andrew ha ragione, l’Ardemonio è la soluzione ma invito tutti i presenti a ricorrere ad esso solo in casi di estremo bisogno. Il fuoco Oscuro è instabile e complicato da controllare.» Silente ci dette le direttive dei turni di guardia, i miei sfumarono sempre di più con l’avvicinarsi dell’inizio dell’anno scolastico. Così nella seconda settimana di Agosto, mi trovavo ad allestire ma mia aula al terzo piano con tutto il necessario.
Le quattro file di banchi ospitavano una media di venti studenti, li avevo incantati e disposti a vettore in modo che tutti avessero una visuale migliore e che io stesso potessi controllare tutti quanti con più tranquillità. Sulla mia enorme cattedra avevo posto alcuni libri di testo ed un sillabario di Antiche Rune, un paio di clessidre, una fila di Rune celtiche, un sacchetto contenente delle rarissime Rune provenienti dallo Sri-Lanka e delle Gobbiglie colorate che avrei trasfigurato in oggetti utili per la lezione. La mia aula era luminosa anche se contava uno dei soffitti più alti della scuola, dato che si trovava in un punto di vuoto di una delle torri: per rendere meno vertiginosa la sensazione di altezza della volta, avevo posto numerosi e spessi nastri di velluto grigio trapuntato dei quattro colori delle Case. Inoltre sulle slanciate finestre, le tende color avorio rendevano l’aria più candida e meno tetra. Per illuminarla nelle lezioni pomeridiane e verso sera, l’aula aveva dei candelabri oblunghi in ferro battuto dalle forme più disparate.
Mentre l’attività ad Hogwarts diventava sempre più frenetica, all’Ordine le cose sembravano piuttosto piatte. Da una settimana avevamo notizie frammentarie dei Mangiamorte e dell’attività di Voldemort, il che sembrava strano a tutti quanti: stavo concludendo i lavori nella mia aula ed avevo appena deciso di andare ad aiutare gli altri professori nella Sala Grande, per cui m’incamminai per i corridoi.
Ammirando i particolari della Scuola, non potevo fare a meno di avere malinconia del mio periodo da studente: quello che mi mancava di più era il cameratismo che si era creato nei dormitori e con i miei compagni di corsi; non avevo più alcun contatto con nessuno di loro, il lavoro da Auror mi aveva assorbito totalmente una volta diplomato.
Avevo deciso di fare un giro più lungo rispetto al solito per passare davanti alla Signora Grassa: «Cosa vedono i miei occhi? Se questo non è il giovane Andrew Lloyd Hartmore!» la sua voce era sempre squillante e acuta, anche rispetto alla sua stazza. «Bene, bene… malinconico vero? Ti lascerò passare se riuscirai a ricordare la parola d’ordine del tuo settimo anno a Hogwarts!» Mi aveva colto alla sprovvista, sinceramente la voglia di rientrare nella Sala Comune di Grifondoro era tantissima per cui non mi feci alcuno scrupolo a sorridere di cuore rivelandogli la vecchia parola d’ordine.
«Acuti agghiaccianti.» probabilmente Silente l’aveva scelta per le doti canore della stessa Signora Grassa. Rise di gusto anche lei e saltò di lato, aprendo la cornice dorata e rivelando lo stretto passaggio per la Sala Comune. Da subito avvertii di nuovo il meraviglioso odore d’umido misto a legno che caratterizzava il grande spazio interno: il camino spento vegliava su tutto il saloncino e i grandi divani trapuntati di velluto rosso spiccavano persino nella penombra. Restai li, senza muovere un muscolo al centro della Sala guardandomi attorno: alcuni dei quadri si mossero appena, guardandomi interrogativi ma io non volevo rompere il silenzio magico che si era creato, non volevo increspare le onde della mia memoria. Gli arazzi, il divano, il grande camino ed il tavolo sotto l'aguzza finestra dove di solito giocavo a Scacchi Magici rievocavano in me come una forza antica: avrei protetto Hogwarts ed i suoi studenti da qualsiasi forza Oscura. Ora che mi sentivo un ingranaggio della Scuola, tutto ciò che mi circondava aveva per me un'importanza incredibile.
Dopo quella che sembrava essere stata un eternità, un nuovo odore ora circondava la stanza, un lieve profumo come di arancia speziata mista a lavanda Inglese. Sorrisi e voltandomi lentamente fissai le iridi cerulee di Minerva McGrannit. «Sapevo che ti avrei trovato qui.» disse in tono fin troppo cupo: «Sai, in questa Sala risiedono anche i miei ricordi più preziosi, anche a distanza di anni quando torno qui, mi sento sempre in pace.» Le sue parole erano piene di tenerezza, ma il suo sguardo sembrava preannunciare qualcosa di molto poco gradevole.
«Minerva.» non era il momento dell’affetto e degli abbracci: «Dimmi quello per cui sei venuta a cercarmi. Rimanderemo ad un'altra volta la conversazione sui nostri ricordi.» tentai di essere il meno freddo possibile, speravo di esserci riuscito, non volevo ferirla o peggiorare la situazione, così mi avvicinai e le misi una mano sulla spalla. «Questo pomeriggio Potter è stato attaccato da una coppia di Dissennatori ed ha utilizzato un Incanto Patronus per difendersi.» le sue parole uscirono in un unico fiato. «Il Ministero vuole processarlo per Uso Improprio della Magia ed espellerlo dalla Scuola. Dobbiamo andare all’Ordine e fare il punto della situazione.» calò un freddo che nemmeno tutti i rossi drappeggi attorno a noi potevano riscaldare.
Percorremmo i corridoi che ci separavano dall’ufficio di Silente praticamente correndo, la mia veste svolazzante e il rumore delle nostre scarpe riecheggiavano. Minerva mi spiegò che Mundungus Fletcher, uno dell’Ordine che io conoscevo per essere un furfante della malavita magica, aveva deciso che il suo turno di guardia era troppo noioso e si era ritirato a Diagon Alley, lasciando il giovane Potter senza protezione. Un paio di Dissennatori lo avevano attaccato senza remore davanti a suo cugino Dudley Dursley e lui aveva ricorso ad un Incanto Patronus per difenderlo.
«Silente è corso al Ministero per mettere una buona parola: abbiamo mandato un gufo al giovane Potter dicendogli di non muoversi da casa sua. Una squadra andrà a ritirarlo stasera.» Minerva girò il corridoio e percorse gli ultimi metri con passo deciso: alla parola d’ordine «Cioccorane» la statua della grande fenice si scansò rivelando la scaletta che portava all’ufficio di Silente. Entrammo di gran fretta ma prima che riuscissi a gettare la Polvere Volante nel camino del Preside, Fanny la fenice di Silente gracchiò allegra dal suo trespolo ed indicò col becco un foglio di pergamena. Mi avvicinai e lo presi fra le mani e lessi ad alta voce: "Minerva, raggiungi gli altri al più presto alla sede dell’Ordine, affida al giovane Andrew la guida della Scuola temporaneamente, non voglio lasciarla senza nessuno di cui mi possa fidare. Rientrerò a breve e mi assicurerò personalmente di informare voialtri sul dafarsi."
«A quanto pare farai a meno di me per questa volta Minerva» sorrisi io mentre la pergamena si incendiava ad un tocco della mia bacchetta. Lei mi sorrise benigna e divampò nel camino dalle fiamme verdi.
«Beh cara Fanny, siamo solo noi due per stasera.» coccolai sotto il becco la bella fenice che trillò allegra: «Di sicuro Albus deve fidarsi di te ragazzo per lasciarti le redini della scuola anche se per poco, strano dato che di solito lascia qualcun'altro...» A parlare era stato il ritratto del vecchio Preside Dippett, il predecessore di Silente. Gli sorrisi accondiscendente ed iniziai a camminare nervosamente avanti e indietro, ragionando ad alta voce: «E’ sicuramente una manovra del Ministero, dopotutto i Dissennatori sono sotto il suo controllo. Ma potrebbe essere anche un assalto da parte dei Mangiamorte, dato che queste sono creature oscure e facilmente raggirabili.»
Camminavo davanti ad un tavolino finemente decorato ed alcuni dei ritratti si erano messi a fissarmi. Il ritratto di Phineas Black era vuoto, probabilmente adesso occupava il suo posto nel grande salone dove Sirius e gli altri stavano elaborando la notizia dell’attacco al giovane Potter. «Di certo, chiunque ci sia dietro a tutto questo deve essere a conoscenza di tutti i movimenti di Potter nel corso della giornata… e se fosse un lavoro dall’interno? Se ci fosse una talpa nell’Ordine?» probabilmente iniziavo a lavorare di fantasia, non era concepibile che Silente mettesse a rischio Potter e tutti noi, fidandosi di qualcuno di sbagliato.
Era passata quasi un ora quando voltandomi di scatto, un trafelato Severus Piton entrò dalla porta dell’ufficio del Preside, aveva una faccia piuttosto sconvolta. Azzarderei a dire stranamente sconvolta, per il suo carattere di ghiaccio: «Hartmore.» esclamò tornando in sé. «Piton, ero…»
«Se tu sei qui deve esserci un motivo valido, e se il Preside lo ritiene opportuno non devi essere di certo tu a dare spiegazioni.» tagliò corto lui, e non potevo dargli torto. Senza un fiato fece per avvicinarsi alla scrivania di Silente, probabilmente in cerca di un messaggio che io avevo, poco furbamente in effetti, dato alle fiamme. Proprio quando Piton si girò con quello che mi sembrava uno sguardo piuttosto assassino nei miei riguardi, grandi fiamme verdastre divamparono dal camino e Silente entrò nel suo studio in uno svolazzare di vesti e polvere.
«Dannato lestofante!» Piton guardò in mia direzione, per un attimo ci squadrammo ed entrambi capimmo di non dover aprire bocca, il Preside era nero come una furia. «Sono stato uno stolto a credere che un idiota come Mundungus Fletcher potesse essere una risorsa sul campo!». Camminando il Preside fece scoppiare parecchi bicchieri e fialette di vetro, la sua forza magica era in subbuglio, con quella furia avrebbe abbattuto uno sciame di Mangiamorte con una sola maledizione.
Dopo una sfuriata di circa una decina di minuti che si basava sulla cocciutaggine e sull’incompetenza di Mundungus, Silente si voltò nella nostra direzione e con lo sguardo di un bambino che aveva appena fatto una marachella si aggiustò la veste e s’inumidì le labbra. «Perdonatemi amici miei, non intendevo fare una scenata di fronte a voi. Andrew sii gentile e versami della Vodka al peperoncino.» Rapido come un fulmine e silenzioso quanto una farfalla preparai la bevanda per Silente: il Preside sedette rumorosamente sulla sua poltrona e quando lo raggiunsi, io e Piton sembravamo due studenti  in attesa di punizione, lì impalati com’eravamo. «Fletcher ha lasciato la sua postazione per Merlino solo sa quale motivo!» iniziò lui ingollando metà del suo bicchierone di Vodka. «Qualcuno, non ho ancora intuito chi, seguiva i movimenti di Harry che si è trovato sguarnito. Quando i due Dissennatori lo hanno attaccato lui ha reagito stoicamente salvando se stesso ed il cugino. La signora Figg, mia vecchia amica maganò ha assistito alla scena.» frullò il bicchiere ormai vuoto sulla scrivania che invece di scoppiare in mille pezzi, roteò con grazia e si fermò di fronte a Fanny, che ci osservava sorniona dal suo trespolo.
«Logicamente era legittima difesa e sappiamo che anche i maghi minorenni possono ricorrere alla magia in casi di estremo bisogno. Lo processeranno fra un paio di settimane, ovviamente sosterrò io la sua difesa.» Silente ci rivelò che una squadra formata da Tonks, Shacklebolt, Moody ed un altro paio di persone avrebbe trasferito Harry dalla casa dei suoi zii per portarlo in casa Black, da dove non si sarebbe praticamente mai mosso, fino al giorno dell’udienza. «Temo che vogliano metterlo sotto torchio: se fosse opera del Ministero sarebbe tutto davvero… conturbante, questo significherebbe che ci sono dei Mangiamorte direttamente nel Wizengamot.» Tremai leggermente all’idea di una talpa nel Primo Ordine Magico: «Non credo fosse un ordine di Voldemort, lui vuole Harry tutto per sé. Il suo è un conto in sospeso col ragazzo e con la magia in persé.»
Si alzò nervosamente e trotterellò in giro prendendo diversi oggetti e spostandoli in ordine sparso sulla scrivania: probabilmente lo faceva per risistemare le sue idee ed evitare di far scoppiare la sua mente in subbuglio. «Severus. Raggiungi gli altri all’Ordine e fai il punto della situazione. Riferisci ciò che sai attraverso i tuoi canali. Io inizierò a preparare un prospetto di difesa per Harry.» a queste parole come se fosse sotto effetto della Maledizione Imperius, Piton svampò nel camino diretto a Casa Black. «Drew. Infiltrati nel Ministero. Usa ogni mezzo, dovessi trasformarti in Caramell stesso, ma voglio sapere se hanno in mente qualcosa in particolare per il giovane Potter.» con un cenno di assenso uscii dall’ufficio diretto nel mio ufficio.
La rabbia di Silente aveva contagiato anche me, ma io riuscii ad incalanarla nello svolgere il mio compito: entrai sbattendo la porta e sondai l'area con gli occhi. Erano quasi le 19: il turno serale al Ministero si sarebbe chiuso due ore dopo, ed io non avrei certo badato al tempismo, bisognava agire e bisognava farlo subito.
«Mostrati a me!» sentenziai con la bacchetta stretta nel pugno fermo: subito il piccolo baule intarsiato che avevo nascosto sopra la libreria tornò visibile ed il velo di magia protettiva svanì. Lo posai sulla scrivania aprendolo all'istante con un movimento del polso: dentro avevo messo una delle mie cose più preziose, una seconda identità. L'avevo costruita col tempo e con tanta fatica, per ordine di Malocchio stesso: durante gli anni da Auror avevo rubato capelli in abbondanza ad un babbano francese di mezza età che si stava facendo un nuovo taglio; a quel punto trasformato, mi ero iscritto all'Albo dei maghi stranieri a Londra ed avevo costruito una falsa vita attorno a me. Al Ministero ero Jacque Eclair, banchiere per conto della Gringott: a falsificare i documenti ci aveva pensato l'Ufficio Auror, era una procedura standard per le missioni speciali, ma nessuno al di fuori di Moody e dei miei vecchi compagni sapeva di queste cose, per cui ero molto tranquillo. Nel bauletto c'erano una larga ciocca di capelli castani, documenti, un manico adattabile per camuffare la bacchetta, alcuni finti effetti personali e persino della colonia.

Entrai al Ministero con indosso l'identità di Jacque alle 19:20 in punto. Ne uscii con tutti gli altri impiegati un ora e mezzo dopo.
Alcuni volti familiari mi riconobbero e mi salutarono entusiasti chiedendomi dove fossi stato: era da un paio d'anni che non utilizzavo la mia seconda identità e fui meravigliato che qualcuno si ricordasse di Jacque. Non pensavo di scoprire così tanto sul conto dell'udienza di Potter, eppure era sulla bocca di tutti. Così quando feci rapporto a Silente nel suo ufficio quella sera, non dovetti nemmeno organizzare le mie idee, il discorso uscì fluido così come le informazioni che avevo captato al Ministero.
«Non credevo di ottenere così tante informazioni Albus, ma Potter é sulla bocca di tutti.»
«Come sempre, povero ragazzo. Mi meraviglio che non gli fischino le orecchie in continuazione, continua Andrew ti prego.» mi fece cenno lui ed io sedetti sulla poltrona di fronte alla sua, in un piccolo tavolino che aveva riservato forse per la lettura nel suo ufficio. «I pezzi grossi sanno già chi ci sarà a presidiare l'Udienza. I comuni dipendenti invece battibeccano sul perché Potter debba essere processato, c'è molto fermento per tutto il Ministero» feci una piccola pausa ma gli occhi del Preside mi dicevano di continuare. Presi un sorso di Té e continuai.
«Tutto il Wizengamot, non ti sembra un'assurdità? Hanno mobilitato tutto il Primo Ordine Magico per un caso di magia minorile! Comunque...» mi ricomposi io «...Inquisitori supremi saranno i soliti, ma la cosa che mi turba é che non gli hanno assegnato un Difensore, ma ci avrai già pensato.» Il Preside sorrise benigno, prese un sorso dalla sua tazza e mi fece cenno di andare avanti.
«Lo tartasseranno di domande questo lo sappiamo, vogliono screditarlo per la sua testimonianza diretta del ritorno di Tu-Sai-Chi. Credo che punteranno sulla sua inesperienza e lo bolleranno per non farlo tornare a Scuola. Ma per fortuna il Wizengamot non é sguarnito di gente con un po' di sale in zucca, ad esempio Mafalda Hopkirk o Timothy Gledhill... ma senza di te il ragazzo é carne per i Lupi Mannari.»
Nella settimana che seguì mi barcamenavo fra i preparativi per Hogwarts e la mia seconda vita: un giorno però feci una scoperta che valse totalmente i miei sforzi. Stavo percorrendo il corridoio del Secondo Livello dove risiedeva l'Ufficio per i Servizi del Wizengamot e mentre fingevo di riempire dei moduli per l'espatrio di oggetti magici, quello che mi colpì fu il tono di voce più stridulo che ebbi mai sentito, persino i gorgheggi della Signora Grassa erano piacevoli in confronto. «Pretendo un po' più di ordine in questo ufficio signorina, mi lamenterò del suo operato direttamente col Ministro.»
La proprietaria della voce si presentò essere una signora in età avanzata, sgradevole alla vista non tanto per il suo aspetto, quanto per il modo di vestire: portava un completo di tweed color ciclamino, così acceso che sarebbe stato completamente visibile in una stanza buia. Era bassa e tarchiata, la sua stazza veniva accentuata da un paio di scarpe col tacco laccate di lilla, coordinate al cappellino con la retina, dove sopra vi era appuntata una spilla con un gatto che muoveva la coda. Stava ritta come se avesse inghiottito un manico di scopa ed uscì dall'ufficio squadrandomi dalla testa ai piedi come se fossi il cadavere di un Troll.
Così seguii la sua scia di profumo pungente ed entrai nell'ufficio che aveva appena lasciato, trovando una giovane impiegata in lacrime che alla mia vista fece per ricomporsi come poteva: io tirai fuori dal taschino un fazzoletto decorato e le sorrisi: «Chi era quella fattucchiera così scortese mia cara?» il trucco le si era sciolto ma era riuscita stoicamente a ricacciare le lacrime. 
Si soffiò il naso in maniera davvero buffa e sbuffando si confidò: «E' Dolores Jane Umbridge... il sottosegretario Anziano del Ministero, é come se fosse il braccio destro di Caramell, solo che é aspra come un limone muffito. La odio! Quel rospo sgraziato!» aggiunse in tono più basso. Quel commento mi fece riecheggiare qualcosa nella memoria, qualcun'altro l'aveva chiamata così anni prima. «Sa' perché si é infuriata con me? E' una donna estremamente conservatrice e per questo Caramell l'ha voluta con lui all'udienza di martedì, quella che riguarda il giovane Harry Potter...» 
Non le avevo chiesto nulla, eppure la sua incredibile lingua lunga e l'affinità con il gossip mi avevano fatto ottenere esattamente quello che volevo. «...quindi si é lamentata perché non le avevo preparato la documentazione, ma lei non mi aveva nemmeno avvisata! E' un osso duro, darà del filo da torcere all'udienza a quel povero ragazzo.» ma non la seguivo più da un pezzo, l'avevo capito da solo che se il giovane Potter avesse trovato difficoltà, sarebbe stata colpa anche di quella vecchia strega stizzita. Mi ricordai di lei, del suo nome che appariva sornione su una piastra commemorativa per i Servizi resi al Ministero: le avevano conferito la carica di Sottosegretario Anziano tre anni prima.
E mi ricordai esattamente Malocchio Moody paragonarla ad un "vecchio rospo tozzo e sgraziato", che si era fatta strada abbattendo la concorrenza con i suoi modi conservatori. Ecco un'altra informazione che avrei riferito a Silente quella sera stessa.

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Capitolo 6
*** Cap. 5 ***


CAPITOLO 5


Silente non si disse particolarmente preoccupato della presenza del Sottosegretario Anziano Dolores Umbridge, sapeva che era un osso duro, ma aveva i suoi metodi per zittirla. Ed io ci speravo davvero: dai giorni di spionaggio che avevo fatto avevo capito che ovunque Dolores Jane Umbridge andasse, portava con se il malcontento di chi doveva sottostare alle sue richieste. Talmente maniaco compulsiva che un Occhio di Falco, uno di quelli che i babbani chiamano "cecchini", del dipartimento Auror avrebbe potuto colpirla anche in mezzo ad una folla di mille persone, dato che era l'unica al Ministero che vestiva con colori accesi da dare il mal di testa.
Nel frattempo sia l'udienza del giovane Potter, sia il 1^ settembre si avvicinavano sempre più. Hogwarts era pronta per accogliere vecchi e nuovi alunni, ed il giorno della fatidica udienza, prima di partire per il Ministero notai che nella Sala Grande avevano già sistemato sia i drappeggi delle Case che i quattro lunghi tavoli.
Al mio arrivo, il turno del mattino era più frenetico del solito: dei maghi del Wizengamot ovviamente non vi era traccia, come al solito andavano e venivano senza esser mai notati; con me quella mattina c'erano Bill e Tonks che avevano accantonato i loro impegni per evitare che il Ministro ci tendesse un colpo goffo.
Successe più o meno tre ore prima l'udienza, il Ministro seguito dal rospo Umbridge, attraversò il piazzale principale con la fontana diretto verso gli ascensori. Caramell portava la lunga tonaca per presiedere alle udienze, con un cappello d'ordinanza che lo faceva apparire sgraziato e molto più basso. Anche la Sottosegretaria Anziana sfilava in tonaca, ma l'aveva personalizzata secondo il suo gusto dell'orrido: sul fiocco che chiudeva la fila di bottoni aveva appuntato una spilla di madreperla dove torreggiava la foto in movimento di un gatto soriano intento a lisciarsi il pelo.
Il tutto coronato dalla sua vocina stridula, il Ministro con fare compito mentre camminava le rivelò: «Dolores, hai avuto un idea geniale, così quel ciarlatano di Silente non ci darà alcun fastidio e potremo interrogare Potter come vogliamo. Fate in modo di avvertirlo che la sua udienza sarà spostata fra trenta minuti.»
Le labbra ti Tonks si mossero ma non vi uscì nessun suono, ma io e Bill leggemmo chiaramente la parola 'carogna'.
«Tonks, sai chi avvertire! Bill, avverti tuo padre in qualche modo, accompagnava lui Potter questa mattina vero? Io faccio rapporto all'Ordine poi devo tornare ad Hogwarts... Se Malo viene a sapere di questa cosa sguinzaglierà Cerebri e Chimere per tutto il Ministero pur di far fuori Caramell.»
Ridemmo tutti e tre della mia battuta, più veritiera che mai e ci separammo: Tonks avrebbe avverito Silente nel modo più rapido esistente, un Patronus Connettivo ovvero una proiezione dell'Incanto vera e propria con impressa una breve memoria, destinata ad una o più persone, impossibile da intercettare. Mentre Bill mi salutava con la mano io gli accennai di tornare a Casa Black prima del mio rientro ad Hogwarts, per raccontarmi come sarebbe andata l'udienza.
Avvampai nel camino della cucina mentre Molly e sua figlia preparavano la tavola per il rientro del giovane Potter: «Andrew? Non dovresti essere al Ministero?» chiese Molly guardandomi uscire dal camino mentre Jacque scompariva ed io tornavo a riavere il mio aspetto. Spiegai brevemente l'accaduto e subito tutte e due si accigliarono per la condotta scorretta del Ministro: trovai a dover ripetere questa storia altre due volte, quando incontrai i fratelli di Bill con la signorina Granger intenti a pulire l'enorme libreria del corridoio principale e di nuovo a Malocchio e gli altri che nel salone fumavano la pipa e tracciavano mappe.
«Dove vai Malocchio?» chiese Sirius quando finii di raccontare: «A snidare una Chimera Irlandese per scagliarla contro al Ministro» bofonchiò lui. Era la sua maniera di dirci che aveva da fare e non voleva farci sapere cosa. «Tranquillo, non lo farà veramente se é quello che pensi» accennai io quando Sirius sgranò entrambi gli occhi: «E' matto é vero, ma non fino a questo punto, dovresti saperlo. Avete già lavorato assieme durante la Prima Guerra vero?»
Sirius e Lupin mi fecero un cenno d'assenso: mi raccontarono dell'Ordine originale, quando tutto andava a rotoli e Voldemort era incontrollabile; mi confidarono dell'efferata tortura dei cognuigi Paciock e del loro figlio Neville, che avrei incontrato a Scuola. «Neville é un ragazzo molto insicuro, con un carattere compattato dall'austerità di sua nonna, ma è un ottimo studente.» 
Lupin mi raccontò della sua esperienza come professore di Difesa Contro le Arti Oscure due anni prima, probabilmente uno degli anni migliori di Hogwarts calcolando che in precedenza a ricoprire il ruolo d'insegnante c'era stato un Mangiamorte. Poco prima dell'ora del té mi stavo preparando per andare via anche se di Bill non vi era traccia, così infilai il mantello da viaggio di lino, aggiustai il colletto della lunga camicia che portavo sotto la veste drappeggiata e strinsi gli alti stivali al ginocchio: salutai Sirius e Lupin ed uscii dalla porta diretto in cucina. Un tonfo sordo di sotto ed uno strascico di grugniti mi fecero capire che Malocchio era rincasato: in cucina trovai Molly e la giovane Weasley che glassavano una torta alle pesche. «Molly, torno ad Hogwarts ci vedremo alla prossima riunione dell'Ordine... in quanto a lei signorina Weasley la vedrò a scuola. E' davvero un peccato non poterla avere come mia studentessa, semmai cambiasse idea può sempre rivolgersi alla sua Direttrice e chiedere un'aggiunta all'orario. Senza pressioni s'intende.»
«Oh Andrew sei davvero caro.» sorrise la signora Weasley: in quel momento il camino avvampò ed Arthur Weasley con Harry Potter entrarono in cucina spargendo polvere sul pavimento. «Stasera si festeggia Molly!» cinguettò il padre di Bill: «Grazie a Silente, Harry é stato assolto da tutte le accuse!»
Vedevo Harry Potter per la prima volta nella mia vita: avevo sentito parlare di lui come chiunque nel mondo magico, ma averlo di fronte era un'altra storia. La prima cosa che notai fu che appariva come un normalissimo ragazzo di quindici anni: compresso com'era in una giacca più larga di lui con una cravatta lunga e inadatta alla sua statura mi fece subito una grande tenerezza. Se ne stava in disparte abbozzando un sorriso sghembo quando Molly lo abbracciava più forte che mai sollevandolo da terra e Ginny si congratulò con lui con una lieve pacca sulla spalla. Non volevo fare alcuna scena per cui attesi qualche minuto senza rompere il momento familiare che si era creato, ma il carattere bonario della famiglia Weasley ebbe il sopravvento quando i due cogniugi mi presentarono al giovane ragazzo: «Ma Harry lascia che ti presenti il professor Hartmore, che quest'anno prenderà il posto per Rune Antiche, ma forse tu non frequenti il suo corso...» 
Arthur Weasley aveva lo stesso candore di suo figlio Bill: «Molto piacere» sorrisi io vedendo che Potter si fece avanti per stringermi la mano: «Piacere professore, no in effetti non frequento il suo corso.» anche lui sorrise e sembrava piuttosto in imbarazzo, ovviamente io non c'entravo nulla in quel frangente per cui col mio savoir-faire feci un impercettibile inchino, strinsi la mano ad Arthur e mi ritirai nel camino.
«Signori, qui devo lasciarvi ho affari urgenti da sbrigare ad Hogwarts» mentii, ma nello sguardo comprensivo dei cognugi Weasley lessi che avevano capito il mio disagio: «Oh Andrew, spero di poterti riavere a cena una sera. Preparerò il mio Pudding al triplo cioccolato!» risposi accennando un sì con la testa ed una risata al suo tenero invito, ed esplosi nelle fiamme verdi.

La mattina seguente quando scesi per la colazione trovai Silente, la McGrannit e Vitious parlottare al lungo tavolo degli insegnanti: «Buongiorno signori... signora...» accennai col capo a Minerva. Discutemmo dell'Udienza del giovane Potter e Silente si disse abbastanza soddisfatto, ma era certo che il Ministero non avesse finito di mettere i bastoni fra le ruote. Mi versai una generosa dose di caffé che miscelai con qualche cucchiaino di cacao amaro, afferrai dei pancakes versandoci sopra della crema alla vaniglia: la cucina della Scuola era sempre stata a livelli indescrivibili. Probabilmente quest'ultima proveniva da un substrato della magia collegato direttamente all'essenza della felicità perché non c'era volta che chiunque abbia assaggiato un piatto delle cucine di Hogwarts, non si fosse tirato su di morale. Così mentre noi professori ci rilassavamo mangiando leccornie, uno sbatter d'ali copioso ci fece alzare gli occhi: ecco arrivare il gufo a cui Silente aveva incaricato di portare la prima edizione della Gazzetta del Profeta. Ma il grande gufo bruno aveva compagnia: al suo fianco aleggiava maestosa una Civetta Noctua dal piumaggio bluastro.

«Albus...» la McGrannit stava indicando la strana ospite proprio quando quest'ultima con grazia lanciò verso il tavolo una sottile lettera color carta da zucchero. Con un colpo di bacchetta Vitious la fece fluttuare davanti al Preside: non appena la sfiorò essa si aprì vibrando leggermente. Era un Epistola Autocomunicativa, che spiegato il sottile foglio ripiegato, iniziò a parlare col tono sommesso del Ministro della Magia Cornelius Caramell.

«Con la presente comunicazione ufficiale del Ministero della Magia, in data 30 Agosto,
io Cornelius Oswald Caramell, Ministro della Magia, in quanto sovrintendente all'Istruzione delle Arti Magiche, decreto: che Dolores Jane Umbridge venga al più presto nominata come nuova professoressa alla cattedra di Difesa Contro le Arti Oscure, in pianta stabile, alla Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts. Altri candidati alla cattedra saranno quantunque scartati per fare posto alla prima detta, Sottosegretario Anziano, che arriverà alla Scuola di Magia, con una vettura del Ministero, in data 1^ Settembre alle ore 12:00.
Tale decisione viene accolta all'unanimità dal Consiglio Studentesco, quale presidente Lucius Malfoy approva quanto detto ante litteram. La professoressa Umbridge risiederà nella Scuola, assicurandosi che gli studenti assimilino al meglio la sua grande esperienza e preparazione.
Quanto sopra, distinti saluti Cornelius Oswald Caramell.
»

Il povero gufo della Scuola ci guardava smarrito dal bordo del tavolo: aveva fatto la sua consegna e si aspettava di essere pagato, ma nessuno stava sfogliando la Gazzetta; i nostri occhi erano ancora puntati sulla lettera del Ministro, caduta sul tavolo accanto al boccale di Silente. Restammo tutti in silenzio per un paio di minuti, Severus Piton che era entrato giusto in tempo per assistere alla consegna della lettera, avanzava con gli occhi spalancati ed un aria incredibilmente disgustata, verso il tavolo per fare colazione. «Buongiorno Severus!» canticchiò Silente rimettendosi a sedere e prendendo un sorso del suo caffé fumante.
«Albus non glielo permetterai davvero?»
«...interferire con gli affari della Scuola!» io e Minerva scoppiammo quasi all'unisono, senza rimetterci a sedere fissammo il Preside versarsi altro sciroppo d'acero sui suoi pancakes. «Vi prego, vi prego. Uno alla volta e miei cari vogliate mettervi seduti e continuare la vostra colazione, dopotutto cosa direbbe il sovrintendente all'Istruzione delle Arti Magiche se sapesse che i Professori di Hogwars iniziano la loro giornata senza il pasto più importante?» scoppiammo tutti quanti in una fragorosa risata. Apparte Severus Piton, che con fare funereo, aleggiando col portamento di un Dissennatore, si sistemò al mio fianco versandosi té nero ed accennando una smorfia di disapprovazione.
Proseguimmo la colazione mentre Silente ci delucidava sui fatti appena accaduti: si aspettava una mossa del genere dal Ministro, in quanto terrorizzato dall'idea che la Scuola formasse un esercito per conquistare il potere politico, metteva il suo braccio destro in una posizione favorevole a rimescolare gli affari di Hogwarts a suo favore. «Non dobbiamo apparire turbati o scocciati dalla sua presenza, voglio che la ignoriate il più possibile per non dare a Caramell la possibilità di danneggiarvi. Un danno ad uno dei professori, é un danno agli studenti ed alla Scuola stessa, rammentatelo sempre in sua presenza per favore.»
Nei due giorni che seguirono il 1^ Settembre, Hogwarts era pronta per ricominciare l'anno scolastico in grande stile: Silente aveva ritirato dal servizio i professori membri dell'Ordine della Fenice, quindi per fare il punto della situazione io e Minerva ci recammo un'ultima volta a Casa Black. Molly, Arthur, Lupin, Malocchio, Tonks e Bill ci accolsero sorridendo a malincuore, commentando quanto sia stata inguista la manovra del Ministro: Sirius era seduto a capotavola, avvolto da un alone funerario, indice probabilmente del fatto che l'indomani sarebbe rimasto senza la compagnia giornaliera dei nuovi inquilini. Mentre tutti discutevano fra di loro, io me ne stavo più in disparte, eccitato e nervoso per la giornata che avrei dovuto sostenere: un conto era impartire lezione in una Scuola per Fattucchieri in Italia, ma fare da professore ad Hogwarts era per me al tempo stesso una grande gioia ed una grande preoccupazione. Quasi non mi accorsi della mano di Bill sulla mia spalla; mi sorrise candido stringendo leggermente la mano. 
«Non essere nervoso, se sei sopravvissuto a schiere di mostri e Mangiamorte, cosa credi che possano farti un gruppetto di adolescenti ripieni di ormoni? Sono convinto che te la caverai.» e come erano arrivate, tutte le mie preoccupazioni svanirono nel nulla. Bill mi abbracciò come un fratello, ma io lo strinsi forte sotto le costole, data la sua statura non potevo contare di arrivare sopra le spalle: «Grazie Bill...» lui mi strizzò l'occhio e dopo aver salutato tutti io e Minerva saltammo nel camino. Poco prima di svanire nel turbinio di fiamme vidi Bill sorridermi e mimare con la bocca "Scrivimi".

Quando Dolores Jane Umbridge arrivò ad Hogwarts io, assieme alla professoressa Cooman e la rotondetta Sprite, stavamo allineando le tende nell'ampio ingresso Nord. La Umbridge indossava un tailleur rosa shocking, corredato di bolero e cappellino di pelo: le due spille con i gatti in movimento troneggiavano sul petto abbondante, mentre i piedi erano strizzati in un paio di decolleté di vernice. «Buongiorno professori.» bofonchiò entrando, corredata da una mezza dozzina di valigie fluttuanti.
Pochissimi secondi dopo apparve Silente, con un sorriso copiato a puntino dalla copertina di "A spasso coi Troll" di Gilderoy Allock: «Dolores! E' una gioia vederti, vieni lascia che ti faccia vedere dove alloggerai.» con una breve riverenza la Umbridge si presentò e noi professori replicammo sornioni ed affettati, abbozzando sorrisi e risolini accondiscendenti. 
Mi preparai con due ore di anticipo: misi una bella veste grigio argentata che dalla vita in giù cadeva morbida fino alle caviglie lasciando vedere però gli stretti pantaloni scuri e gli stivali alti fino al ginocchio. Le maniche erano leggere ed erano ripiegate a palloncino, strette con dei polsini sugli avanbracci: misi una leggera collana con una piccola clessidra argentata che si girava da sola ogni quindici minuti. Per corredare il tutto un mantello di lino che piombava sotto le ginocchia; inoltre avevo lasciato i capelli sciolti con il mio taglio asimmetrico ed avevo utilizzato una Pozione Lisciante per tenerli a bada tutta la sera. Alle 17 ero già nella Sala Grande che aiutavo la rigida professoressa Sinistra a posizionare il Cappello Parlante. «Accio lista!» chiamò la McGrannit con un buffetto e subito un rotolo di pergamena gli volò davanti; sapevo che conteneva tutti i nomi dei ragazzi del primo anno, pronti per essere smistati.
Ecco un'ora dopo arrivare gli studenti: avevo preso il mio posto seduto a due posti di distanza dal Preside fra la McGrannit, per il momento assente e Piton, che stizzito era stranamente più vicino a me; diedi un rapido sguardo e lui strabuzzò gli occhi in mia direzione, poi capii. All'ultimo posto di sinistra c'era una mummificata Dolores Umbridge che troneggiava con lo sguardo tutti gli studenti prendere posto. Sorrisi al gelido professore sperando in un suo piccolo cenno, che ovviamente non arrivò: Piton si girò e scrutò gli studenti. Feci lo stesso cercando in tutte le direzioni le teste rosse dei fratelli Weasley: li trovai poco dopo notando che facevano testa ad un piccolo gruppo formato dai gemelli, il giovane Ron seguito da Potter e dalla signorina Granger tutti e tre presi da una concitata conversazione, probabilmente per la presenza del Sottosegretario Anziano.
Quando la maggior parte degli studenti prese posto, dal fondo della sala Minerva teneva la testa del gruppo di bambini del primo anno: si disposero in linea davanti al nostro tavolo, alcuni guardavano in basso, altri più coraggiosi scrutavano incuriositi le nostre facce. Non potevo fare a meno di sorridere e pensare che anche io, molti anni prima, ero in fila davanti al tavolo dove non mi sarei mai immaginato di sedere. La McGrannit con fare solenne attese un istante e poi sfiorò con la mano il Cappello Parlante che per la prima volta, dopo tanto tempo, cantò una canzone differente.

Quando fintì, gli applausi erano più radi del solito e gli studenti risultavano smarriti: tutti si aspettavano la solita canzone che raccontava dei quattro Fondatori, della formazione di Hogwarts e dei valori di ciascuna delle Case. Invece il Cappello cantò delle differenze fra Salazar Serpeverde e gli altri Fondatori della Scuola, delle scelte che fecero: cantò d'onore e di disputa, concludendo con un avvertimento, dispensando un consiglio a tutti i presenti.
«...Mi spiace dividervi, ma é mio dovere:
eppure una cosa pavento sapere.
Non so se sia utile voi separare:
la fine che temo potrà avvicinare.
Scrutate i pericoli, i segni leggete,
la storia v'insegna, su, non ripetete
l'errore commesso nel nostro passato.
Su Hogwarts sinistro é calato, 
un grande pericolo, un cupo nemico
l'assedia da fuori, pericolo antico.
Utili e compatti resister dobbiamo
se il crollo di Hogwarts veder non vogliamo.
Io qui ve l'ho detto, avvertiti vi ho...
e lo Smistamento or comincerò!
»

Avevo sentito quella canzone tanti anni prima: era la canzone che il Cappello cantava quando il pericolo era vicino, la sentii il mio quarto anno, fino al Diploma. Bill mi raccontò che la cantava quando il Signore Oscuro era al culmine del suo potere, dato che nel Cappello Parlante risiedeva una magia antica, era come se quest'ultimo sapesse determinate cose.
Minerva iniziò lo smistamento e lentamente la fila dei bambini si ridusse: applausi si alzavano dai rispettivi tavoli, quando i bambini venivano smistati in una delle quattro Case; da parte mia applaudii ogni bambino, forse un po' più forte quando il Cappello chiamava Grifondoro, la mia Casa. Alla fine Silente si alzò e brevemente salutò vecchi e nuovi arrivati: il cibo si materializzò come ogni anno, ma la prima sera c'erano tanti di quei piatti che nessuno riusciva ad assaggiarli tutti. Patatine fritte, torta di rognone, pasticcio di patate e tortini di zucca erano solo una piccola parte delle favolose portate.
Proprio quando io finivo la mia seconda fetta di cheesecake al triplo cioccolato, Silente si alzò in piedi per il suo discorso di fine serata. E fu allora che mi venne il batticuore, mi ero dimenticato che era solito del Preside, presentare i nuovi insegnanti: ed io ero uno fra quelli. Non avevo preparato nessun discorso, nemmeno due parole di fila. Iniziai ad entrare nel panico: mi pulii più volte la bocca e persino Minerva si girò per tranquillizzarmi con lo sguardo sussurrandomi di stare calmo e che ero pulito ed in ordine.
Silente attaccò con la solita manfrina sui luoghi proibiti e sulle lamentele di Gazza, poi passò oltre: «Abbiamo avuto ben tre avvicendamenti nel corpo insegnanti, quest'anno. Siamo molto felici di salutare di nuovo la professoressa Caporal, che terrà le lezioni di Cura delle Creature Magiche...»
Pensai che fosse anomalo come annuncio, probabilmente era stata sostituita in precedenza da qualcun'altro: «Facciamo un caloroso applauso per uno dei miei vecchi studenti che quest'anno prende il posto della professoressa Babbling ormai in pensione. Il professor Andrew Hartmore!» invece di svenire mi sentii stranamente energico, specialmente quando Silente mi sorrise e la McGrannit fece un grande cenno di assenso. Mi alzai facendo un piccolo inchino e sorrisi: dal tavolo dei Grifondoro la signorina Granger mi sorrideva entusiasta e la giovane Ginny Weasley lanciò in aria il pugno in segno d'approvazione. Questi piccoli gesti mi diedero una carica enorme: ringraziai ma la mia voce fu sovrastata dal caos. Sentii una mano poggiarsi sul mio fianco: Minerva mi faceva cenno di sedere ed io obbedii.
«...siamo anche lieti di presentare la professoressa Umbridge, nostra nuova insegnante di Difesa contro le Arti Oscure.» il Preside fu molto sintetico con quest'ultima ed il giro di applausi che ne seguì fu decisamente poco entusiasta. Silente riprese: «I provini per le squadre di Quidditch delle Case si terranno il...»
S'interruppe, guardando interrogativo la professoressa Umbridge: tutti la fissammo, dato che si era alzata in piedi e camminava davani al tavolo schiarendosi la voce. Nessuno aveva mai interrotto Silente prima d'ora durante un discorso: «Grazie Preside, per le sue gentili parole di benvenuto... devo dire che é delizioso essere di nuovo a Hogwarts! E vedere queste faccette felici che mi guardano!» il suo tono era stridulo e acutissimo, dava fastidio non solo agli studenti che la fissavano strizzando gli occhi, ma anche a noi professori. Fece un eloquente discorso sul come il Ministero avesse a cuore l'istruzione dei giovani maghi e streghe: riverì i professori perché considerati tesori della sapienza magica; poi sentenziò Silente affermando che il progresso doveva essere scoraggiato, creando un nuovo equilibrio ed aprendo una nuova era di concretezza e responsabilità, basata sull'abolizione di alcune norme. Insomma un brutto discorso politico probabilmente preparato ad hoc, per sconvolgere le giovani menti degli studenti di Hogwarts. 
Quando sedette, Silente appladì e noi insegnanti seguimmo il suo esempio. Ma tutto quello che si leggeva sulle nostre facce, era il disappunto per quella creaturina sgradevole. Poco prima della fine della serata, poggiandomi sullo schienale della mia sedia, potei udire Severus Piton borbottare in un soffio qualcosa che da un uomo così ermetico era raro sentire. 
Ma le sue parole mi erano arrivate chiare e tonde, erano quelle che Dolores Umbridge si era meritata con anni di suprusi e angherie: «...rospo flaccido.»


*****
nota dell'autore


Eccomi. Buonasera cari lettori. Questo capitolo è, finalmente, l'ultimo di quelli dedicati agli eventi prima dell'anno scolastico. Non ne potevo più ma d'altronde dovevo per forza descrivere questi eventi per ricamare meglio la posizione di Andrew nella Fanfiction.
Perdonatemi se vi ho tediato, specialmente in quest'ultima parte, con un lavoro di taglia e cuci che ho fatto grazie al libro: mi rifaccio alle pagine comprese fra la 200 e la 210 dell'Ordine della Fenice (ed. Salani del 2003). 
Scusate la nota a pié di pagina, forse inutile... :P
Enjoy! ^^

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