Dark Dream di _Ely_ (/viewuser.php?uid=67727)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Wakening ***
Capitolo 3: *** A grisly hobby ***
Capitolo 4: *** A Little Suffered Figth ***
Capitolo 5: *** Don't you start to fight ***
Capitolo 6: *** Nightmares ***
Capitolo 1 *** Prologo ***
Dark
dream
PROLOGO
Il sole sembrava brillare più del
solito quel giorno, seppur al tramonto, non accennava a
lasciare il passo alla placida ma dirompente imminenza della notte,
ostinandosi a scagliare le ombre dei gabbiani in volo sulle rocce
aguzze della scogliera dove, rilucenti sempre della sua luce, si
abbattevano piccole onde. Tra questi raggi solo uno, timido, quasi
opaco, osava attraversare le sbarre di una delle tante celle che
riempivano i sotterranei di quell'isola, privando i suoi
prigionieri del soffio di libertà, estraniandoli
dal mondo circostante e lasciando che solo un flebile ricordo del mare
giungesse ovattato alle loro anime. Illuminata solo della sua luce, una
cella teneva stretti a se con pesanti catene i membri della ciurma di
cappello di paglia i quali giacevano tutti incoscienti, rassegnati a
quello strano gioco del destino che troppo in fretta li aveva strappati
alla vita.
Solo una tra le menti stremate aveva ancora la forza di vegliare sulle
altre; anche se leggermente intontito dall'assenza d'aria e
infastidito dal continuo rumore di gocce di
umidità che alternandosi nella loro caduta verso il
pavimento umido della grotta, scandivano il passare del tempo, il corpo
inerme di Zoro riusciva ancora a porsi quelle domande che sicuramente,
fossero stati in altre condizioni, avrebbero affollato anche il
pensieri dei suoi amici.
Che cos'era successo ? Dove si trovavano e perché ? Chi era
il responsabile? Cercò con lo sguardo i suoi compagni
trovandoli accanto a sé imporporati di sangue rappreso e
fresco che bagnava i polsi e le caviglie cinse da ferri troppo
stretti. Cercò di rialzarsi da quella posizione
innaturale né in ginocchio né in piedi in cui era
costretto, ottenendo solo un dolore lancinante che però,
chissà come, riuscì a dargli quel lampo di
lucidità necessario per ricordare: a conti fatti non sapeva
quanto questo gli fosse convenuto in quanto, dopo poco, anche lui
cedette sotto il peso di quel ricordo.
Era partita in modo così classico quella giornata,
una di quelle che, non senza qualche piccola variante, riusciva a
entrare nella routine quotidiana, lasciandoti quello squarcio di
sicurezza e familiarità nel quale il proprio cuore
può trovare, anche se solo per poco la pace: c'erano Nami e
le sue cartine, Franky e i suoi marchingegni, Brok e il suo
thè, Robin e Chopper dietro i loro libri enormi e Usop
vicino a Rufy che, come lui, cercava di intrappolare uno di quei pesci
che, forse invidiosi del tenue calore delle prime luci, nuotavano
appena sotto la superficie dell'acqua prima di tornare negli abissi
profondi di quel grande mare che li circondava. E lui era
lì, gli sembrava ancora di vederlo, impegnato com'era a
smanettare ai fornelli, non si era nemmeno accorto di essere osservato
così attentamente da un angolo buia della dispensa, o forse
l'aveva sempre saputo e quello che il suo cuoco aveva voluto
regalargli, era un semplice attimo di contemplazione, un piccolo
momento solo per loro; erano così rari e preziosi che farsi
domande pareva sciocco e inutile quando tutto ciò che
importava erano loro due e quel momento. Poi, improvvisamente, era
tutto svanito, come una bolla di sapone andata troppo in alto, quel
magico equilibrio era stato infranto e sostituito da un' altrettanto
tipica situazione; solo che questa volta qualcosa era destinata a
cambiare. Un forte boato, marines dappertutto e, dopo aver visto Rufy
svenuto a terra sotto una rete di agalmatolite tutti avevano visto la
fine, l'avevano semplicemente intuito, l'avevano fiutata nell'aria come
Nami faceva con le tempeste. Ma in quella consapevolezza, avevano
comunque voluto cercare la loro forza e nessuno aveva ceduto sino allo
stremo delle forze: combatterono tutto il giorno e quando caddero sotto
l'effetto delle droghe lanciate dai nemici, anche cielo si
oscurò forse cercando di fuggire a quella scena di
disperazione che senza ritegno si consumava innanzi a sé.
L'ultima cosa che riusciva a ricordare era la nave ormai
vuota e a pezzi che ondeggiava titubante sul mare calmo, aspettando
solitaria la sera, mentre la bandiera sul pennone, veniva mossa dalla
intensa brezza che tornava quel precoce tramonto,
accompagnando la rapida scesa della notte che quel giorno sarebbe stata
buia come non mai.
Note dell'autrice:
Non chiedetemi da dove sia scaturita questa storia ma devo ammettere
che l'idea mi allettava da parecchio.. quindi ecco qua pronto per voi
il prologo di quella che si preannuncia una longfic ma, vi avverto, non
ho assolutamente idea di come finirà.
Valuterò se continuarla o meno dal vostro parere quindi
spero in una vostra recensione, positiva o meno che sia, per decidere.
Un grazie anticipato a tutti quelli che semplicemente hanno avuto la
pazienza di leggere anche quest'ultima riga, uno in particolare a
Xelybacix che, non solo riesce a sopportare le mie follie mentali sin
dalla prima storia ma con la sua pazienza è riuscita a
seguirmi nonostante la mia perenne incostanza XDXD
XoXo
Ely
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Capitolo 2 *** Wakening ***
PRIMO CAPITOLO: Wakening
Pian piano si erano svegliati
tutti, uno dopo l'altro chi spaventato chi deluso, si era trovato in
quella schifosa e umida profondità della roccia. Ma nessuno,
per quanto sconfortante e umiliante potesse sembrare la situazione si
era lasciato prendere dallo sconforto. La prima voce a rimbombare
fra bitorzolute mura della cella fu quella di Nami:
-ci siamo tutti?-.
-Direi di si- fu la la flebile risposta di Robin.
In contrasto con quella dell'amica, Franky proruppe con la voce
squillante
- Cosa cazzo è successo?? come diavolo hanno fatto a
sconfiggerci così??-
-Hanno usato delle frecce imbevute di calmanti, anche se ci sforavano
solamente, sono riusciti a iniettarci una quantità
sufficiente di droga da renderci tutti inoffensivi, fortunatamente
l'effetto è temporaneo- asserì invece
Chopper cercando di dare alla sua voce esausta un tono professionale.
-merda, hanno preso le mie sigarette- quell'imprecazione
perlopiù masticata fra i denti condusse gli occhi di tutti
verso le proprie armi che, manco a dirlo, mancavano all'appello.
-Cazzo, cazzo, cazzo, le mie katane!-
-Oh davvero splendido quindi ricapitolando: niente armi, niente cibo e
niente acqua. Questa è la volta buona che moriamo tutti! Si
me lo sento!! Non c'è via di scampo, finiremo tutti in
prigione o peggio!- con una serie di lamentele senza fine Usop diede
sfoggio di tutto l'ottimismo che come al solito amava condividere con
lunghi monologhi con i suoi compagni che, dal canto loro ormai erano
più che abituati.
- Non permetterò che succeda nient'altro alla mia ciurma, ve
lo prometto ragazzi, usciremo vivi da qui e insieme, siete d'accordo
con me? -
Le mura tremarono come non facevano da immemorabile tempo, sotto quel
potente grido di assenso nel quale tutti ritrovarono la speranza.
Passò un giorno, un altro ancora e nessuno si fece vivo;
molti cominciarono a temere di morire di fame lì, come
stupidi topi in trappola.
In tanti erano già al limite delle forze, Rufy poteva
vederlo chiaramente e, per quanto non avesse una grande predisposizione
nel prestare attenzione, per un attimo decise di osservare quella che
ormai da tempo considerava la sua famiglia, pur essendo conscio della
sofferenza che anche lui avrebbe provato trovandola in quello stato.
Decise di cominciare da Nami, la sua navigatrice: sembrava
così stanca, i capelli rossi le cadevano sulla faccia
coprendo parzialmente i suoi grandi occhi marroni cerchiati
da pesanti occhiaie, testimoni della sua preoccupazione e
forse di qualche lacrima lasciata trapelare per lo sconforto.
Robin accanto a lei, manteneva la sua solita nobile calma, racchiudendo
però nei suoi gelidi occhi azzurri un timore antico, suo
nemico da tempo: quello della morte. Dopo di lei seguirono Franky, col
ciuffo azzurro del tutto afflosciato ma non per questo senza grinta
negli occhi, poi Brok che invece sedeva comodo sul pavimento quasi come
fosse parte integrante di quel gotico arredamento, e Chopper che, non
sopportando di sentire su di sé il peso
dell'inutilità che quelle catene gli imponevano , aveva
preferito assopirsi. Erano tutti conciati male, alle precedenti ferite
della battaglia si sommavano quelle fresche che senza posa, tagliando
le carni di polsi e caviglie, rinnovavano il dolore di quella
prigionia. Nessuna di queste però, Rufy lo sapeva, era
paragonabile a quelle del suo vice e del suo cuoco. In un angolo della
grotta, leggermente distaccati dagli altri, Zoro e Sanji lottavano tra
la vita e la morte, avrebbero vinto, come sempre, ma quante battaglie
contro la sorte può vincere un uomo? Non era riuscito a
proteggerli, aveva lasciato tutta la responsabilità sulle
loro spalle e l'avevano accettata, curvandosi appena sotto il suo peso
fino a quando anche loro, per ultimi non avevano resistito.
Infine si voltò verso Usop sorprendendosi nell'incontrare il
suo sguardo e..il suo sorriso! Un sorriso sincero e
amichevole come se si trovassero ancora sulla nave a pescare, come se
gli avesse letto nel pensiero vedendo tutti i suoi dubbi e timori che
in un attimo scomparvero lasciando il posto alla sua solita decisione.
Lui, Monkey D. Rufy avrebbe portato in salvo la sua ciurma, qualunque
cosa fosse successa, glielo doveva ed era il suo compito di capitano e
lo avrebbe fatto ad ogni costo: ricambiò il sorriso.
Finalmente un rumore di chiavi attirò l'attenzione di quei
volti stanchi; allora qualcuno c'era, non che questa fosse una notizia
entusiasmante però almeno così avrebbero evitato
di morire di fame. Non avevano idea di quanto tempo fosse passato dalla
battaglia né di quando, per l'ultima volta avevano messo del
cibo sotto i denti; mai come in quei momenti era mancata loro la cucina
di Sanji.
Udirono dei passi calmi e profondi avvicinarsi, dal rumore
appartenevano sicuramente a più di una persona: chiunque
fosse avrebbe stretto in mano la loro vita, potendo decidere
interamente cosa farne. Quando sentirono schiudersi la pesante porta di
agalmatolite restarono tutti in attesa di quello che era il loro
carceriere. La figura che, massiccia e imponente, si scagliò
di fronte a loro era decisamente ciò che meno si
aspettavano e che, nascondendo il suo sguardo dietro un paio di
occhiali scuri proruppe in una agghiacciante risata:
- Sorprendete! Vi siete già ripresi non vedevo l'ora di
conoscere la famigerata ciurma.-
- E questo idiota chi dovrebbe essere?-
- Roronoa Zoro, spadaccino e vice capitano, interessante questione la
tua, peccato che non mi sembri nella posizione di fare domande ora come
ora.- Disse lo strano uomo avvicinandosi divertito al volto dello
spadaccino.
-Do Flamingo, niente meno che un membro della flotta dei sette! Dimmi,
la mazzetta che ti passa lo stato non basta più? Devi
arrotondare lo stipendio vendendo taglie nei week and?-
-Oh no, non si tratta decisamente di questo mr Gamba Nera- rispose
distogliendo lo sguardo da quello contrito di Zoro. - Vedi, in
quest'isoletta sperduta c'è molta, troppa calma, oserei
definirla noia. E ogni santo giorno, formicola e aumenta facendomi
passare interminabili pomeriggi. Per questo ho deciso di trovarmi un
hobby.-
-C-come sarebbe a dire hobby?- chiese sgomento Usop dando voce alle
espressioni dei suoi compagni.
-E in cosa dovrebbe consistere ?? Collezioni pirati?-
-Ah quella è solo la prima parte del gioco, la seconda
arriverà presto non preoccupatevi sarete parte attiva dello
spettacolo: tutti certo tranne te- disse voltandosi verso il capitano -
a te Monkey D. Rufy ho deciso di lasciare un posto in prima fila per
goderti la scena, sarai contento immagino.-
-Lasciaci andare immediatamente!-
-Sono spiacente questo non posso farlo però ho portato
qualcosa che certamente vi farà piacere vedere -
schioccò le dita e due servitori entrarono nella stanza,
portandosi dietro vassoi e vassoi di cibo, - spero che questo pasto sia
di vostro gradimento poiché non so quanti, alla fine di
domani, saranno ancora in vita.- detto questo uscì
fischiettando e la sua voce perforante si udì ancora sino a
quando la porta venne richiusa e un ultimo urlo arrivò loro:
-sganciate le catene!-
Note
dell'autrice:
Ta da da daaan, ta da da daan buhahaha non ve l'aspettavate vero??
Ok finiamola qua. In queste note volevo solo chiarire che le mie
conoscenze su Do Flamingo sono limitate alle rare comparse nel maga
perciò vi prego di passare sopra a ogni eventuale errore sul
personaggio .
In secondo luogo vorrei solo ringraziare il lettori di questa fic e
tutti quelli che l'hanno messa tra i preferiti o seguiti!!
Sarhita:
Sono contenta di aver destato la tua curiosità! E per
sfamarla ecco a te il primo capitolo
sperando di non aver deluso le tue aspettative =)
Mi dispiace solo per la lunga attesa ma credo che potrò
aggiornare solo una volta a
settimana però ho visto che sei anche tu una scrittrice! Mi
piacerebbe un sacco leggere
qualcosa di tuo su onepiece! Alla prossima !
Kiara_star:
Non ho veramente parole! Sei riuscita a cogliere tutto ciò
che volevo trasmettere in
modo perfetto! È davvero appagante vedere che il proprio
lavoro viene apprezzato
esattamente per quello che è.
Grazie mille per tutti questi bellissimi complimenti mi hanno davvero
incoraggiato a
continuarla anche se la piega che sta prendendo è davvero
bizzarra e, non avendola
ancora terminata non ho idea di dove andremo a finire XD
Lusty:
Sperando che nel frattempo il tuo interesse non sia scemato
è finalmente arrivato,
dopo un po' di attesa, il primo capitolo ovviamente, assolutamente,
indiscutibilmente,
ZoroxSanji anche se per ora ci sono solo degli accenni don't worry,
rimedieremo nei capitoli
successivi!! U.U
Xelybacix:
ahah! Il tempo scarseggia sempre!
Comunque, come vedi, sono miracolosamente riuscita a trovarne
abbastanza per postare
questo capitolo! Ancora grazie di tutto e per esserci sempre!! ^_^
XOXO
Ely
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Capitolo 3 *** A grisly hobby ***
SECONDO CAPITOLO: A
Grisly Hobby
Dannato Flamingo e dannata fame, erano caduti nella sua trappola come
mosche attirate nella tela di un ragno. Si erano abbuffati di ogni
singola cibaria che era stata loro fornita e neanche cinque minuti dopo
si erano visti accasciare a terra dal sonno uno ad uno, trovando una
sola conclusione possibile a quella improvvisa sonnolenza: sonnifero.
Di nuovo al punto di partenza, questa volta uniti dalla stessa catena e
pronti per essere trasportati ovunque il loro carceriere avesse voluto.
E ora erano lì a marciare verso un luogo e un destino che
non solo non avevano deciso, ma che nemmeno era consentito loro
conoscere.
Bruscamente, la guardia che li guidava prese per il braccio la rossa
costringendola a fermarsi e tirando fuori una chiave, aprì
il lucchetto che teneva unite Nami e Robin al resto del gruppo,
separandole dalla ciurma.
-Ehi! Dove le portate?-
-Non sono affari tuoi Cappello di Paglia, stai al tuo posto!-
I ragazzi vennero condotti su per una scalinata e, dopo che le guardie
assicurarono le loro catene a maniglie di agalmatolite,
vennero messi a sedere sui freddi e grandi gradini di marmo che
circondavano un'arena. Un pensiero attraversò la
mente dello spadaccino: non erano i primi a vedere quel luogo; la prova
evidente e orribile era sotto gli occhi di tutti. La fredda pietra che
componeva il campo di combattimento era tinta dal tanto sangue che vi
era stato versato sopra: quel luogo trasudava morte. Quanti altri
pirati prima di loro erano stati uccisi dal tetro divertimento di
quell'uomo?
D'un tratto davanti ai loro occhi comparvero le loro compagne
che, spaesate, si scambiavano sguardi colmi di ansia, nascondendo a
mala pena una vivida seppur lontana scintilla di paura che, complice
l'affinità maturata in quegli anni, le due amiche avevano
imparato a riconoscere anche se inutilmente annegata in una
forzata sicurezza. Entrambe imbracciavano le loro armi pronte a
scagliarne tutta la potenza sul primo che avesse osato sfidarle.
Cominciarono a guardarsi intorno: Nico Robin dall'alto delle sue
conoscenze archeologiche non poté che paragonare l'intera
struttura ad un antico teatro greco del quale manteneva diverse
caratteristiche. Tra queste di certo spiccavano le immense scalinate
che oltre centinaia di posti a sedere costituivano anche un'imponente
barriera contro l'esterno, chiudendo irrimediabilmente chiunque si
trovasse al suo interno in una morsa di cemento e marmo perfettamente
circolare.
I punti d'accesso, notò invece subito Nami, erano solamente
quattro: due davano sull'arena e, posti uno davanti all'alto, dando
accesso a quell'infinito reticolato di celle e corridoi che entrambe
avevano attraversato in precedenza . Le altre invece, situate ai lati
della platea, vomitavano incessantemente orde di civili e marines
accorse per godere di uno spettacolo del quale sospettavano essere le
infauste protagoniste. Tutte le uscite erano affiancate da due guardie
armate di tutto punto e in più erano dotate di pesanti grate
in ferro battuto pronte a scongiurare eventuali tentativi di fuga
semplicemente premendo un bottone.
Cercarono con lo sguardo i loro compagni e non si stupirono
più di tanto nel trovarli legati, in mezzo a quelli che
probabilmente erano altri prigionieri circondati da un intero plotone
di guardie. Sopra di loro si ergeva un enorme balcone ricco di arazzi e
drappi rossi e oro nel quale spadroneggiava un' enorme poltrona rossa
occupata nientemeno che Do Flamingo il quale, incurante dello sgomento
circostante sorseggiava con gusto un cocktail lanciando,
dietro ai soliti occhiali da sole, occhiate divertite qua e
là.
Aspettando trepidante l'inizio dello spettacolo, tutta l'arena
rumoreggiava ansiosa di assistere a quella sadica messinscena che
forse, aveva come unico vantaggio il potere di dimenticare una vita
patetica consumata in un'isola di prigionia che, immutata nel tempo
concedeva solo questo piccolo svago occasionale all'animo corrotto di
quella triste popolazione. Ma era bastato un cenno della mano
del membro della Flotta dei sette a zittire la folla e a dirigere
l'attenzione generale su di lui. Facendo oscillare il bicchiere ormai
semivuoto diede la parola ad un presentatore situato in una piattaforma
sporgente lì vicino il quale fu ben lieto di cominciare a
urlare una tipica frase di apertura in una specie di microfono.
-Signori e signore benvenuti allo spettacolo di oggi: molti di voi
già sanno di che cosa tratta quindi senza indugi diamo
inizio a questo entusiasmante show! A Deliziare il nostro pomeriggio
abbiamo due magnifiche concorrenti entrambe con un curriculum niente
male; hanno passato mille avventure,hanno una notevole taglia
sulla testa, entrambe fanno parte della ciurma di cappello di paglia ma
soprattutto hanno passato una considerevole quantità di
tempo insieme amandosi come sorelle per questo la sfida odierna si
presenta così interessante. Signore e signori facciamo un
caloroso applauso a Nico Robin con 80 milioni di berry di taglia e Nami
con 16 ma non per questo da sottovalutare buon divertimento! -
Svuotando finalmente il bicchiere e alzandosi in piedi Do Flamingo si
rivolse al pubblico
-Lasciate che vi mostri in cosa consiste questo... gioco.
Nico Robin, Nami date il meglio di voi nel prossimo
combattimento che vinca il migliore!-
Così dicendo abbassò gli occhi verso le due
compagne; Robin sentì il suo sguardo addosso e un brivido le
percorse la schiena. Guardò la sua amica, aveva pesanti
ombre intorno agli occhi dovute probabilmente alla stanchezza e alla
paura, ora si aggiungeva la tensione per quell'imminente battaglia solo
che, come lei, non sapeva ancora chi sarebbe stato il suo avversario.
Alzò di nuovo la testa, guardando verso il loro carceriere e
si sorprese nel vedere che la fissava con gli occhiali
lievemente abbassati quel tanto da lasciar intravedere gli occhi,
sentì come se la volontà le venisse meno e uno
strano senso di impotenza la invase; cosa le stava succedendo ?
Nami fissava in alto, prima tutte le persone sugli spalti e poi i suoi
compagni; non riusciva a guardare verso il pirata sulla poltrona rossa,
aveva una strana sensazione, quasi il timore di non poter sostenere il
suo sguardo folle e scuro come la sua anima. Eppure l'attrazione era
troppo forte e, chissà come, vinse ogni resistenza. Un
secondo dopo quel contatto seppe solo che si stava avventando verso la
sua più cara amica impugnando il suo bastone e la cosa che
più la terrorizzava era che lei stava facendo lo stesso.
Piovvero lampi e tuoni che, confondendosi coi boati e gridi di assenso
del pubblico facevano tremare le mura di quell'antica struttura. Ormai
del tutto prive di inibizioni le due compagne si stavano scontrando in
un duello senza esclusioni di colpi provocando un puro terrore tra la
ciurma.
Note
dell'autrice
Salve a tutti! Come sempre perdonate il ritardo .. ok
questa frase sta cominciando a diventare un po' troppo abituale per
cui non sto nemmeno a spiegarvi in cosa consistono
le cause -_-”
Questo è in realtà un capitolo di passaggio ma se
cause di forza maggiore non mi impediranno di pubblicare, il capitolo
successivo dovrebbe arrivare presto. Se siete arrivati fin qui a
leggere però allora magari mi avete perdonato per la mia
prolungata assenza ^-^
Un grazie a tutti quelli che ci hanno messo tra i seguiti e tra i
preferiti
QueenCamelia13:
Beh non sarà Natele ma eccolo qua! Grazie per i mille
complimenti!Sono
veramente lusingata! Spero che questo capitolo sia all'altezza!
Ovviamente
zosan, non so se uscirà dagli schemi ma per la suspance...
se sei un'amante della
lettura col fiato sospeso allora ti anticipo che i prossimi capitoli ne
saranno
pieni ^^
Foglietta no yoko:
ahahahah temo che chiamarla opera sia un po' eccessivo, anche se i
complimenti
fanno sempre piacere!! spero che questo capitolo ti sia
piaciuto come il primo e
se ti può far piacere penso proprio che
continuerò questa storia, sono curiosa
anche io di vedere come finirà! xD
Sarhita:
Ahah si, alle volte tendo persino ad esagerare con le belle figure de
Sanji! Ma che posso
farci? Ci dovrà pur essere un modo per riscattarlo da tutte
le figuracce che Echiro Oda gli fa
fare!! Anche perché ritengo che Sanji e battute taglienti
siano perfettamente compatibili..
Attendo con ansia la tua storia!
Lusty: Che
dire ? Ci hai proprio preso! Ottimo intuito ! XD bhe comunque
sono contenta che
ti
piaccia leggere, seguire a magari commentare questa fic!! mi piace
che tu capisca i pensieri dei personaggi, Rufy ho provato a farlo
più simile
possibile
a come è in realtà. Eeeh i colpi di scena mi
divertono un sacco!! fanno sempre il loro effetto..
riguardo a Doflamingo non so molto di lui però da quando ha
iniziato a combattere nelle
ultime puntate del manga non mi sembra un campione di simpatia, quindi
perchè non fargli
fare una bella parte bastarda anche qui?
XoXo
Ely!
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Capitolo 4 *** A Little Suffered Figth ***
TERZO
CAPITOLO: A Little Suffered Figth
Non poteva essere vero non stava accadendo, era solo un incubo tutto
qui, presto si sarebbe ritrovato sulla sua amata Sunny a presentare
strani macchinari a Rufy, Usop e Chopper come al solito. Franky
sbarrò gli occhi premendoli forte e sperando di
trovare, nel loro lento schiudersi, un panorama che ormai non esisteva
più, riuscendo solamente a far comparire lo stesso
tetro scenario che aveva lasciato. Non aveva occhi che per lei, lei che
gli aveva fatto battere il cuore, lei che gli sorrideva sempre, lei che
amava, lei che adesso scagliava attacchi alla loro navigatrice; non
vedeva più niente e di certo non ascoltava le grida dei suoi
compagni, come non prestava attenzione allo sguardo di Rufy che, simile
al suo, guardava Nami avvilito e scoraggiato dall'enorme
quantità di catene imposte in maggior numero su tutti gli
arti.
L'arena era silenziosa, dentro di essa risuonavano solo i colpi delle
due avversarie alternati a quasi impercettibili momenti di esitazione
che finivano però sempre nell'attacco successivo; Do
Flamingo non si perdeva un attimo della scena.
Nami sollevò il bastone in alto balbettando le parole del
suo attacco finale, tutto il pubblico era con il fiato sospeso ma a
quel punto l'archeologa si rialzò e, facendo apparire
diverse mani sul corpo di lei riusci immediatamente ad immobilizzarla.
Pochi secondi e l'avrebbe fatta finita, bastava poca pressione sulla
schiena dell'amica ormai inerme e la colonna vertebrale si sarebbe
spezzata. Ma all'improvviso si udì un suono diverso dal Crak
definitivo che tutti si aspettavano: un singhiozzo uscì
dalle labbra socchiuse dell'archeologa facendola accasciare a terra
senza più muoversi, la folla esultò.
-Ti prego perdonami.- solo Robin sentì quella preghiera
venire dalla rossa che, con occhi pieni di lacrime alzava la sua arma
pronta a colpirla, chiuse gli occhi in attesa del dolore sentendo che
la folla urlava in preda alla follia. Tra tutte però
sentì un voce familiare.
-BASTARDO FIGLIO DI PUTTANA SMETTILA IMMEDIATAMENTE E SLEGACI
COSÌ TI POSSO PRENDERE A CALCI NEL CULO!!-
L'urlo di Sanji zittì tutta la gente sugli spalti attirando
l'attenzione su di sé; raramente qualcuno si era rivolto al
membro della flotta dei sette in quel modo, specialmente da prigioniero
e quasi nessuno poteva ancora vantarsene. Per questo quell'affermazione
fece piombare un religioso silenzio carico di trepidante aspettativa
per la reazione del padrone di quell'isola che dal canto suo aveva
totalmente distolto ogni precedente attenzione dal combattimento
caricandola verso i mugiwara. La navigatrice, finalmente libera da quel
peso, si fermò e guardò Robin ancora accasciata a
terra: buttò il bastone, corse verso di lei e la vide aprire
gli occhi, stupita di non aver ricevuto l'attacco ma felice di vedere
il sorriso sollevato della sua amica. Quando le arrivò
vicino la abbracciò buttandosi a terra e ripetendo sempre le
stesse parole di scuse lasciando scorrere quelle lacrime che fin'ora
aveva trattenuto.
Sanji vide la scena dall'alto del suo posto e tirò un
sospiro di sollievo; Rufy lo guardava con gratitudine, forse per aver
fermato il combattimento o semplicemente per essere riuscito a reagire,
gli sorrise a sua volta per rassicurarlo, poi si voltò verso
Do Flamingo che lo guardava con un nuovo interesse.
Tutta l'indignazione che fino ad ora il terrore di perdere le
sue compagne aveva soffocato, esplose nuovamente in profonde ma chiare
parole anche se a rompere quella già precaria calma
apparente questa volta fu la voce di Zoro.
-E voi non pensiate di essere diversi, le persone che più
disprezzo qua dentro siete voi- si pronunciò rivolgendosi al
pubblico attonito -A furia di stare in
questa merda di isola siete tutti marciti dentro; la vostra
moralità, i vostri principi, tutto spazzato via. Come
diavolo potete applaudire e divertirvi alla vista di due ragazze, due
amiche, che combattono solo per divertire un uomo spregevole?
La vostra vita è davvero così vuota da non poter
trovare nessuna forma di svago oltre a questa? Siete penosi, unicamente
dei vigliacchi. -
Un ghigno piegò le labbra del cuoco
- E tu codardo non hai nemmeno il fegato di affrontare i tuoi avversari
faccia a faccia, dovresti prendertela con chi è in grado di
farti il culo, e credimi qua dentro è pieno di gente che non
vede l'ora, invece di far combattere due ragazze.- prosegui quindi il
biondo finendo la frase del compagno.
In risposta a quelle evidenti provocazioni una risata li interruppe
facendoli rabbrividire leggermente. L'uomo sulla poltrona rossa si
alzò ancora ridacchiando con un sorrisetto falso stampato
sulle labbra e una tonalità melliflua imposta sulla voce.
-Oh bene, in effetti avrei dovuto aspettarmelo, da una ciurma del
vostro calibro; a quanto pare le voci su di voi non erano affatto
sbagliate, tutt'altro! Oserei dire che non vi rendevano giustizia. Mi
sembra di capire che la cosa vi ha dato molto fastidio.- sorrise ancora
– Io sono un uomo ragionevole posso volentieri fare una
sostituzione, purtroppo come ho già detto, a te Cappello di
Paglia, voglio lasciare il posto d'onore per vedere lo spettacolo in
prima fila, mentre il signor Gamba Nera sembra che non veda l'ora di
prendere parte al gioco; quindi per non farlo aspettare oltre facciamo
accomodare queste bellissime donne sugli spalti e facciamo loro un
grande applauso perché oggi ci hanno fatto davvero divertire
e hanno dato il meglio di loro. Grazie!-
Detto questo, dei marines si mobilitarono per trasportarle fuori e,
seppure piene di ferite, le condussero quasi trascinandole, verso i
compagni.
-Bene, adesso Gamba Nera tu prenderai il posto delle ragazze
combattendo per loro; prima però ti ci vuole un degno
avversario. Mmmm... sì, penso che lui andrà bene;
guardie! Prendete Sanji il cuoco e lo spadaccino Roronoa e conduceteli
nell'arena! Allora sei contento ora che puoi partecipare, Mr. Gamba
nera?-
L'ennesimo scroscio di applausi, anche se intimidito dalle precedenti
parole dello spadaccino invase il luogo acclamando l'imminenza del
combattimento successivo.
Note dell'autrice:
OKOK ben due mesi di ritardo.. sono davvero imperdonabile
per di più non vado fiera nemmeno un po' di questo capito,
ma in fondo è uno di passaggio il meglio arriva nel prossimo
se vivrete abbastanza a lungo da vedere un mio aggiornamento XDXD
Spero comunque che non sia stato troppo doloroso leggere sino a questa
riga... quindi che dire, annunciato il prossimo scontro non rimane che
aspettare il prossimo capitolo sperano di non dover nuovamente lottare
con l'ispirazione.
Colgo l'occasione per ringraziare chiunque abbia messo questa storia
tra i preferiti o i seguiti!
Lusty:
Ehh... Nami salvata dai sensi di colpa di Robin.. mancava poco per
vederla stecchita ù.ù
la scena Zosan ho voluto rimandarla di un capitolo ma
arriverà presto promesso! E le scene
non mancheranno! Sono contenta che l'idea ti piaccia! Quando penso a
quei due chissà
perchè mi vengono sempre in mente idee un po' cruente..
mha.. ognuno ha i suoi piccoli
momenti di perversione XDXD
QueenCamelia13:
E la vincitrice è.. QueenCamelia! Che ha indovinato l'intero
capitolo
successivo!!!! complimenti !! credo che comunque il prossimo
arriverà
decisamente prima in quanto devo solo rivederlo!
ps. Cavoli quella canzoncina rimane in testa !
5,6,7 vai Robin falla a fette! … ok la smetto!
Biohazard:
Eheh un po' di suspance non guasta mai anche se ti
confesserò che non so nemmeno
io come andrà a finire! =)
grazie per tutti i complimenti!!
Alla prossima!!
XOXO
Ely
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Capitolo 5 *** Don't you start to fight ***
QUARTO
CAPITOLO: Don't you start
to fight.
Quell'idiota di
un cuoco, perché non
riusciva mai a tapparsi quella boccaccia? Una semplice frase, parole
tenute insieme da una rabbia sempre più pressante, uno
stupidissimo
movimento d'aria e tutto era stato messo a rischio. Certo, non si
era pentito nemmeno per un secondo di aver salvato le sue compagne,
ma a quale prezzo; in un istante era accaduto proprio ciò
che sin
dall'inizio aveva temuto maggiormente. Davanti a se, la figura di
Sanji occupava tutti i suoi pensieri e la sua attenzione: non
l'avrebbe colpito, su questo era più che certo, si sarebbe
fatto
uccidere piuttosto, ponendo così fine a quella tortura.
Decise di
concentrarsi unicamente su di lui, scivolando sui capelli ancora
rilucenti seppur impastati di sangue e sporcizia a quel freddo sole
del mattino e seguendo la linea morbida del collo. Più lo
fissava,
più sentiva la propria fronte aggrottarsi per lo sforzo di
non
cedere sotto quegli occhi che dall'alto cercavano di calamitare i
suoi per privarli del senno. Per pochi, interminabili minuti entrambi
si squadrarono centimetro per centimetro, le fronti si imperlavano di
sudore per lo sforzo, quando ecco che, con un impercettibile
movimento del biondo, l'incantesimo si ruppe: le sue mani affusolate
si rifugiarono nelle profondità delle tasche e lo sullo
sguardo,
cadde una pesante ombra che, nonostante le resistenze, si fece largo
tra il volto etereo e spossato di Sanji. Fu in quel momento che Zoro,
dopo tante battaglie, sentì prepotente un brivido risalire
la spina
dorsale e per la prima volta volta seppe di avere paura: la sagoma
davanti a sé svanì veloce e, colto da uno stupore
fittizio, non
riuscì a schivare il potente calcio laterale che lo
sbalzò contro
le mura dell'arena.
Tutto divenne nero e anche le sue
difese mentali alla fine cedettero, violate da un ordine a cui mai
avrebbe pensato di dover obbedire. Si alzò quindi piano da
terra
liberandosi dalla polvere con lenti movimenti della mano,
osservò se
stesso raccogliere le Katane precedentemente accatastate insieme alle
altre armi e sguainarle in direzione del cuoco: la battaglia era
cominciata.
I due avversari
si muovevano
circolarmente in posizione d'attacco, sarebbe bastata una semplice
vibrazione ostile e si sarebbero avventanti l'uno contro l'altro
senza alcuna forma di inibizione, eppure uno strano quanto precario
equilibrio li univa con un filo invisibile che nessuno, pubblico
compreso, aveva avuto il coraggio di spezzare.
Quella scena, quel momento, l'avevano
vissuto così tante volte che spesso nemmeno ci facevano
più caso
considerandolo semplicemente un inevitabile frammento di vita
destinato a ripetersi all'infinito. La loro competizione, la loro
ambizione e il loro orgoglio li avevano sempre schierati l'uno contro
l'altro in una non sempre tacita guerra senza fine che ormai,
così
stretti nel loro strano legame, portavano avanti più che
altro per
abitudine.
Questa volta, certo era diverso, non
avevano cercato nessun pretesto, nemmeno si erano rivolti la parola
né Rufy era prorotto nella sua rassicurante risata o Nami
nei suoi
rimproveri, questa volta sarebbe stata diversa lo sapevano tutti ma,
in fondo nessuno era ancora disposto a credere che quella follia non
fosse solo il vecchio remake al quale erano abituati. Di nuovo
però
bastò un cenno per far volare il castello di carte e lo
spadaccino
prese a correre verso il compagno tentanto un affondo di destra,
schivato però con facilità disarmante da Sanji il
quale tentò un
attacco laterale che, come unico risultato, diede il tempo a Zoro di
scagliare un nuovo colpo che questa volta andò a segno. Il
cuoco
arretrò di qualche passo, l'unico occhio visibile sgranato
dal
dolore al riaprisi della profonda ferita, il respiro irregolare e lo
sguardo perso nel vuoto: pochi secondi e si rigettò con
rinnovato
vigore in quella pioggia di lame e calci.
Agili e veloci i due combattenti
proseguivano ostinati in quella danza e ben presto, come loro si
erano isolati dal mondo circostante anche il mondo smise di vederli
riservando quello spettacolo solo a occhi più esperti tale
era la
velocità con cui veniva messo in atto. Spade, calci, sangue
e
sudore, sovrastavano sguardo e mente di entrambi, alternato solamente
da fugaci visioni di un pubblico in visibilio in una sempre crescente
convinzione che ormai si insinuava anche tra i pensieri dei nakama:
quel poderoso scontro si sarebbe protratto in eterno. Di certo
sarebbe stato cosi non fosse stato proprio per l'ennesimo attacco di
Zoro che, sviato dal piede di Sanji, andò a schiantarsi, tra
la
sorpresa generale, contro gli spalti.
A quell'inusuale sibilio dovuto al
colpo, l'arena cadde in una silente attesa alla quale, accompagnata da
un grande rombo, seguì una forte scossa: evidentemente, come
intuì l'archeologa, nel punto colpito si trovava una delle
colonne
portanti della struttura che ora tremava pericolosamente minacciando
il peggio.
Non ci volle molto che, sotto gli
sguardi attoniti del pubblico, apparvero grosse crepe tra le
scalinate intromettendosi fino al campo di battaglia, mentre massi di
grandi e medie dimensioni, assecondando quella legge di
gravità che
nella loro imponenza avevano sempre sfidato: piovevano da ogni lato,
fu il panico. La massa urlante, nel poco biasimabile tentativo di
trovare una via di fuga, cercava di allontanarsi a spintoni il
più
velocemente possibile, le guardie dal canto loro, si affannavano
cercando di contenere i danni, senza avere in realtà alcuna
idea sul
da farsi; lo stesso Do Flamingo vedendo anche il suo rialzo crollare
si era dovuto rassegnare ad una fuga ben poco dignitosa.
E fu in quel
caos che Usop trovò il
momento buono per fuggire. In fondo nessuno badava a loro e certo non
gli fu difficile allungare la mano verso un filo di ferro appena
piovuto dal cielo poco distante da lui e utilizzarlo per aprire ogni
serratura che gli capitava per le mani. Liberò tutti i
prigionieri
presenti pur dubitando, date le condizioni in cui si trovavano, delle
possibilità di fuga di molti di loro, poi alla testa del
gruppo, si
mise a correre più veloce che poteva buttando ogni tanto un
occhio
dietro per vedere Franky e Rufy trasportare con estrema cura
rispettivamente Robin e Nami tra le braccia mentre Chopper e Brook si
davano da fare per sgombrare il passaggio dalle guardie.
Arrivato in cima si voltò un'ultima
volta verso lo stadio ormai semi vuoto e, vagando a lungo con lo
sguardo, cercò disperatamente le figure dei due compagni
assenti
senza successo, sperò con tutto il cuore che fossero
sfuggiti a
quell'inferno e se così non fosse stato sarebbero tornati a
prenderli. Avrebbero combattuto per loro e li avrebbero salvati, ma
non ora. Ora era l'ultima occasione di fuga e l'unica cosa a cui
poteva pensare era quella di mettere in salvo almeno i superstiti e
così fece: si voltò e riprese a correre verso la
stessa porta
dalla quale erano entrati in catene.
Scosso dal rombo
provocato dal suo
stesso colpo, Zoro posò gli occhi sul compagno che, immobile
e
tremante manteneva lo sguardo vacuo fisso sulle uniche vie di fuga,
ancora bloccate dalle pesanti inferriate. Senza accorgersene si mosse
tendendo una mano verso di lui quasi volesse saggiarne la presenza,
ma ecco al brusco movimento giungere centinaia, migliaia di fitte in
tutto il corpo, non riuscì a trattenere un gemito di dolore.
Dubitava che anche un piccolo ossicino fosse rimasto integro dopo i
tanti calci del cuoco e ora faticava persino a muoversi. Ma una lama
è sempre una lama e per quanto ben contrastati, i suoi
affondi
lasceranno sempre segni ben più visibili delle ossa rotte,
quali i
profondi squarci che straziavano il corpo di Sanji. Con uno sforzo
immane Zoro riuscì stringerlo a se annegando poco dopo la
sua faccia
tra capelli dorati sporchi di sangue senza ottenere alcuna reazione.
Attorno a loro pietre si schiantavano al suolo evitandoli solo per un
soffio e di certo una prima o poi li avrebbe presi non fosse che,
mosso dal sussurro appena udibile del cuoco, lo spadaccino era
miracolosamente riuscito a trascinare entrambi verso un pertugio
venutosi a creare da un enorme masso che, cadendo, si era bloccato
tra l'arena e l'inizio degli spalti creando un rifugio sufficiente
per entrambi.
Delicatamente
aiutò Sanji a entrarci
e, dopo essersi seduto al fianco gli permise di sdraiarsi per quanto
era possibile, poggiandogli la testa sulle sue gambe. Piano
cercò di
tamponare le ferite più gravi inferte dalla sua stessa
spada, per le
quali altrimenti sarebbe morto dissanguato entro poche ore e le
fasciò con stracci delle maglie di entrambi. Una volta
finito prese
la mano destra del cuoco tra le sue e, notando uno squarcio rosso, la
baciò e la fasciò con la sua bandana.
-Ce l'abbiamo
fatta marimo, a non
ucciderci intendo.-
A quelle parole
lo spadaccino non potè
che abbandonarsi a un sorriso, era vero: che importanza aveva se
fuori il mondo crollava? Tutto ciò di cui aveva bisogno era
accanto
a lui e gli stava stringendo la mano incurante del dolore.
-Già
ce l'abbiamo fatta- sussurrò.
Note
dell'autrice:
Finalmente
di
ritorno dal mio stage, trovo il tempo da dedicare anche a voi. E
quindi.. né vincitori né vinti ma aspettate a
tirare un sospiro di
sollievo, per i nostri amati pirati il peggio deve ancora venire
!XDXD
Fatemi
sapere che
ne pensate ora, con permesso, me ne vò in spiaggia!
Cincos:
Eccoti
qua il proseguimento! Nella speranza che tu sia ancora lì a
leggere
e non ti sia stufata (e ne avresti tutte le ragioni!!) apprezzo
moltissimo i tuoi complimenti e ti riservo un posto per la prossima
puntata. A presto! ^.^
Annas:
Giuro
che ho fatto il
prima possibile! Maledetto lavoro!! Comunque sono molto contenta che ti
sia piaciuta, fa sempre piacere ricevere nuovi
commenti! Per quanto riguarda le coppie non mi sono risparmiata...
che posso dire, mi piacciono troppo! Spero di averti sorpresa anche
questa volta. ;D
New
_francysmile_live: Se
la vedono veramente brutta ma se la cavano anche questa volta! La
storia continua anche se non
ho ben chiaro come ce la faremo a vederne la
fine! Spero continuerai a
seguirla. =)
QueenCamelia13: Non temere! Il cuoco per ora
è sano e salvo
anche se non so per quanto resterà
tale.. ho in mente per lui un po'
di
disgrazie poretto.. ma che ci posso fare se ho
una mente così distorta
?? Mi piace
ficcarli in un mare di guai! XDXD
Biohazard: Erm... cos'era che non dovevo fare?? I'm
so sorry
ma il lavoro è lavoro e bisogna
sopportare XP Ma
l'amore per quei due rimane vivo!! basta solo un po' di pazienza!
Ergo ci vediamo alla
prossima era glaciale! Grazie di tutto!
Alla prossima!!
XOXO
Ely
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Capitolo 6 *** Nightmares ***
QUARTO
CAPITOLO: Nightmares
Erano passati tre giorni da
quando,
chissà per quale miracolo, erano riusciti a mettere diverse
miglia
di distanza dal loro carceriere. Nonostante la sua sguaiata risata,
come avevano potuto constatare i prigionieri che da più
tempo erano
obbligati alla permanenza in quel luogo infernale, risuonasse ancora
chiara e agghiacciante nelle ore più buie della notte, il
pallido
calore lunare finalmente privo di sbarre che ne limitavano la vista,
riusciva ad infondere quel poco di speranza necessaria a sopravvivere
agli stenti della latitanza. Senza nemmeno rendersene conto, la
ciurma di cappello di paglia (con estrema felicità di Usop)
si era
trovata a capo di un vero e proprio campo profughi che, dopo una
corsa di ore, si era sistemato alle pendici di un versante ombroso di
una collina vicino alla costa. Il luogo, indicato da Kojiro (guardia
pentita che, poiché accusata di aver curato alcuni
ricercati, era
stata a sua volta incriminata e rinchiusa) era estremamente idoneo
all’occasione in quanto protetto dalle enormi rientranze che
calando a picco sulla valle lo rendevano impossibile da scorgere
dall’alto e difficile da raggiungere poiché
collegato con
l’esterno solamente da una gola stretta e facilmente
difendibile
Prima di volgersi in fuga fortunatamente avevano avuto la prontezza
di saccheggiare dei magazzini poco distanti dall’arena,
procurandosi così lo stretto indispensabile per sopravvivere
settimane. La vita quindi era ripresa con insospettabile
rapidità;
fin dal primo giorno erano stati eretti tendoni di pronto soccorso,
nei quali, oltre a Robin e Nami, riposavano tutti i feriti
più o
meno gravi, trai i quali Chopper si aggirava, sempre con la sua
solita fretta preoccupata, seguito da altri tre o quattro altri
medici. Qualcuno si era anche offerto di sfamare l’appetito
insaziabile del loro capitano il quale però sentiva la
mancanza del
cibo che gli preparava il cuoco di bordo, ma per ora doveva solo
pensare a recuperare le forze e a farle recuperare anche ai suoi
compagni. Fu proprio per questo motivo che entrò con gran
fracasso
nel tendone dei malati con in mano una montagna di carne.
-Guarda
Chopper! Ho preso del cibo e sono venuto a darlo a Nami e Robin,
così
si riprenderanno più in fretta!-
-Ma se non possono muoversi vuol
dire che non possono neanche mangiare! Devono prima essere
curate!-
-Infatti la carne è un’ottima medicina.-
La piccola
renna guardò sconsolato il capitano convinto delle sue idee,
magari
doveva assecondarlo; si sarebbe sentito meglio e se ne sarebbe stato
tranquillo. Forse.
-Va bene Rufy, appoggia tutto lì appena potrò
proverò a fare come dici tu.-
-Sapevo che avresti capito!-
Il
dottore si allontanò velocemente verso altri pazienti
lasciando il
ragazzo solo a vagare tra il letti, cercava con lo sguardo la sua
navigatrice e la sua archeologa; passeggiava tranquillo quando le
vide con la coda dell’occhio sdraiate su due letti vicini. Si
avvicinò. Passava lo sguardo dall’una
all’altra controllando le
loro ferite, quel tizio, quel coso piumato, non l’avrebbe
passata
liscia. Si sedette sul letto della rossa continuando a osservarla,
era stata una dei primi componenti della sua ciurma, aveva combattuto
per lei, l’aveva vista crescere. Anche se a volte era davvero
spaventosa le voleva moltissimo bene, odiava
vederla in quello
stato. Le passò una mano sulla guancia.
-Guarirai presto te lo
prometto, e così potremo finalmente andare a prendere a
calci
quell’uomo pennuto- disse così continuando ad
accarezzarla.
-Ehi!
Chi ha messo qui tutta questa carne?-
Quella voce arrivò da
dietro a interromper quel piccolo momento, era meglio filarsela; si
alzò baciò sulla fronte la ragazza e se ne
andò di corsa .
Giusto un secondo dopo che
Rufy ebbe
lasciato definitivamente la stanza, ecco far capolino un ciuffo
azzurro.
-È permesso?-
chiese una voce
squillante ma malferma che non ottenendo risposta, prese un lungo
respiro e entrò.
I lineamenti delicati
dell'archeologa
riposavano distesi e sereni nella precaria tranquillità
imposta dal
sonno farmacologico. Controllando i tonfi dei suoi passi Franky si
avvicinò al suo giaciglio improvvisato e si
piazzò davanti al suo
volto sfiorandolo rudemente con le sue dita metalliche. Adorava
vederla dormire, semplicemente lo calmava nel profondo. Si sarebbe
svegliata il giorno dopo secondo le previsioni di Chopper, una sola
notte e il suo sorriso sarebbe tornato a far compagnia a quei suoi
occhi gelidi. Ma dovevano sbrigarsi a rimettersi le sue compagne,
dovevano tornare e recuperare il cuoco e lo spadaccino. Sempre che
fossero ancora vivi.
Allontanò quei
pensieri dalla mente e
la mano dal viso beatamente assopito della donna e si avviò
verso
l'uscita.
Avevano bisogno di un
piano, di un buon piano.
Immaginatevi un'imponente
fortezza al
centro di un'isola sconosciuta, percorrete mentalmente ogni ripido e
scosceso gradino, arrivati al buio fondo della scala immaginate di
perdervi nel vasto labirinto di ombre e ragnatele. Tra
quell'oscurità
trovereste una delle tante celle in disuso, in un angolo buio, un
corpo logorato da sangue e sporcizia giace inerme. Vedendolo non
potreste che scambiarlo per uno dei tanti cadaveri, unici abitanti di
quel fetido squallore. Eppure se avreste la voglia, o meglio il
coraggio di guardare con maggiore attenzione, se cercaste di mettere
a fuoco i suoi lineamenti, il suo volto, notereste un quasi
impercettibile soffio di vita in quell'aria gonfia di polvere e
terra; forse allora vi avvicinereste e, accostando appena l'orecchio,
sentireste un folle ma ritmico battito lottare per risuonare in
quelle strette mura. Solo allora capireste realmente la sua
sofferenza e la sua fatica in una lotta verso il baratro che molti
avrebbero detto persa in partenza.
Eppure il cuore di quel
ragazzo da
qualche batteva ed era tutto ciò a cui Zoro riusciva a
pensare:
sarebbe dovuto essere con lui e invece eccolo lì, nuovamente
prigioniero ma questa volta completamente solo. Sapeva che era solo
questione di tempo e li avrebbero fatti fuori o peggio. Doveva
trovare un modo per scappare ma era così stanco. I muscoli
lo
avevano ormai abbandonato da ore ma adesso anche gli occhi gli
giocavano brutti scherzi chiudendosi lentamente, pastosi e pesanti. E
proprio mentre ormai le forze lo abbandonavano del tutto lasciandolo
scivolare nel vortice nero del sonno, gli parve, in lontananza, di
sentire una porta cigolare e dei passi accostarsi a lui.
Sognò Do
Flamingo, la sua risata, la
voce avvelenata dall'ira. Sognò di siringhe e tante
iniezioni. Ma
soprattutto sognò una frase, un ordine terribile ripetuto
all'infinito che man mano acquistava importanza, ingigantiva a
dismisura: “torturalo e uccidilo poi uccidi te
stesso.”
Note
dell'autrice:
Salve a tutti, dopo due
anni di
completo silenzio mi rifaccio viva con la continuazione di una fan
fiction trovata nei meandri del mio pc..
In realtà mi ero
decisa a lasciarla
incompleta in quanto rischiava di assomigliare troppo a una doujinshi
(Spit Out Your Soul) letta assolutamente dopo l'ideazione di questa
fic ma che consiglio caldamente a tutti i fan della coppia
ZoroxSanji.
Comunque mi dispiaceva
lasciare questa
parte a prendere muffa quindi eccola qua.. potrebbe anche darsi che
la continui se ancora interessa a qualcuno :)
Chiedo a tutti scusa per la
mia
incostanza, so quanto può dar fastidio e grazie a tutti per
le
bellissime recensioni!
XoXo
Ely
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