Give your heart a break.

di Marimarti
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo uno -I suoi occhi. ***
Capitolo 2: *** Capitolo due -Grenade ***
Capitolo 3: *** Capitolo tre -Make you fell my love. ***
Capitolo 4: *** Capitolo quattro -Go on and try to tear me down ***
Capitolo 5: *** Capitolo cinque Capitolo cinque -Non sarebbe un crimine perfetto se io rubassi il tuo cuore e tu rubassi il mio? ***
Capitolo 6: *** Capitolo sei -Io lo amo ancora di più. ***
Capitolo 7: *** Capitolo sette -I should forget you. ***
Capitolo 8: *** Capitolo otto -My best friend. ***
Capitolo 9: *** Capitolo nove -Mistakes. ***



Capitolo 1
*** Capitolo uno -I suoi occhi. ***


Capitolo uno -I suoi occhi.




 

Cuz you've been hurt before
I can see it in your eyes
You try to smile it away
-Demi Lovato (Give your heart a break)






-
Durante la seconda guerra mondiale Hitler era a capo della Germania.. – continuava la professoressa a parlare ma io non l'ascoltavo perchè ero  parecchio annoiata.
Scossi la testa. - Allora, racconta! – mi rivolsi poi a Caitlin,accertandomi che la professoressa non ci sentisse.
- E' una notizia bomba – rispose quella sghignazzando, mettendo la testa sotto il banco,e facendo ricadere la sua chioma bionda – Bred e Britney sono andati a letto  –
- Oddio! - esclamai, sgranando gli occhi. - Britney Williams?il capo delle cheerleader? - continuai, mentre Caitlin annuiva, soddisfatta - Non è vero! -esclamai,e aquel punto tutta la classe si girò,tranne la professoressa che era così intenta a spiegare,che non ci aveva sentito.
- Invece sì - ribatté, - e sembra che lo sappia tutta la scuola meno Styles. Chissà come la prenderà quando scoprirà di essere stato tradito? - Ritornò alla professoressa,e fece spallucce. Gliene fui grata mentalmmente: cperchè improvvisamente mi venne la pelle d'oca e mi rizzarono i peli. Ma forese era perchè era inverno...almeno credo.

Non mi sono neanche presentata,che maleducata. Mi chiamo Abby Stwart, e la bionda seduta vicino a me è Caitlin Walter.
Vi siamo sembrate fige eh?Ma vi sbagliate,noi siamo delle nerd,così comunemente chiamate sfigate.
La mia scuola la Holmes Chapel School anche essendo in un piccolo paesino,è divisa in ceti sociali.Al vertice si trovano le cheerleader e i giocatoi di rugby,subito dopo le persone normali,e alla base noi,i nerd.Vi starete chiedendo dove sono loro,vero?Beh i bulli,ci sono si ma come la penso io,loro fanno parte della classe più alta del vertice,forse ancora più alta delle cheerleader,e dei giocatori di rugby.
Anche se certe volte le cheerleader ci rivolgono la parola..
Solo per fargli copiare i compiti ovviamente.
Un problema  giungeva invece con i bulli:la prima regola è di evitarli, sempre.
Ma se inspiegabilmente ci si ritrovava a volersi ritrovare sulla strada del ragazzo più forte e più temuto della scuola, se ci si ritrovava a cambiare gli orari delle lezioni, entrare in anticipo e uscire in ritardo solo per osservarlo qualche istante in più da lontano, beh, allora era davvero un casino.
Il ragazzo in questione, Harry Styles, era per farla breve un predatore,il capo della sua banda.
Gli occhi verdi– che avevo intravisto qualche volta per puro caso – erano una calamita per me. Individuava subito i punti deboli delle persone, e ciò lo rendeva stranamente un bullo intelligente, quindi doppiamente pericoloso,anche se i suoi occhi avevano un qualcosa di misterioso,che celavano un qualche segreto. Non aveva scrupoli né riguardi, chiunque capitasse sulla sua strada poteva definirsi ufficialmente in pericolo.
Nonostante fosse appena diciottenne era già alto, e i muscoli  avevano un’aria minacciosa: nel corso di quattro anni di scuola superiore era riuscito a conquistarsi la fama di ragazzo più forte del paese,tra le varie scuole,quindi era ormai un pericolo pubblico.
E proprio perché Styles era un predatore, era dotato inevitabilmente di una bellezza devastante,simile a quella di una divinità greca.
Una bellezza di quelle che non passa inosservata, una bellezza superficiale e profonda allo stesso tempo. Un dono che sapeva sfruttare al meglio, soprattutto per farsi fare favori e commissioni - in genere di tipo sessuale.
Era un donnaiolo effettivamente, ma non andava con tutte: solo le ragazze più belle e popolari della Holmes Chapel School che potevano vantare di essere passate per il suo letto.
Per quanto avessi cercato di mentire a me stessa, la cosa era ormai troppo evidente: ero attratta da lui, non solo dalla sua bellezza ma anche dal suo carattere ribelle e dalla totale noncuranza delle regole.
Il che era come minimo preoccupante,
considerando il tipo di ragazza che ero.
Per fortuna ero abbastanza intelligente, e nonostante lo osservassi più del lecito - tanto che Caitlin iniziava ad insospettirsi - cercavo di fare ciò che mi riusciva meglio, ovvero restare nell’ombra e non farmi notare. Se si fosse accorto che ero interessata a lui sarei stata nei guai: non sapevo che cosa sarebbero stati in grado di combinare lui e i suoi amici, ma dopo ciò che avevo visto negli ultimi anni potevo aspettarmi di tutto,e sempre il peggio.

Finita la lezione,suonò la campanella,e rimanemmo a parlare davanti agli armadietti più del dovuto.
- Andiamo, o faremo tardi per matematica – esordì Caitlin, aggiustandosi i capelli e la divisa scolastica.Si mise di fianco a me e disse- Giovedì ci ritroviamo a casa di Josh per vedere il Titanic – si schiarì la voce, alzando gli occhi color caramello verso il cielo nuvoloso. – Vieni anche tu? –
Mi concessi qualche secondo per riflettere. Non mi piace il Titanic lo detesto,quindi rifiuto,usando una scusa banale.
- Non so, non penso, venerdì ho il compito di storia. – Mi aggiustai gli occhiali e attraversai il  corridoio della scuola, diretta verso l'aula d matematica.
- Oh, andiamo, ci sarà da divertirsi! -disse Abby intuendo la mia bugia
Ridacchiai,pensando a quanto Caitlin fosse perspicace. Poi non sarà proprio una tortura, tra pop corn,risate... - Mi hai quasi convinta - dissi ridendo. Ma il sorriso mi si spense sulle labbra quando alzai gli occhi in prossimità della porta dell'aula, e al mio cuore mancò di un battito
- Oh cazzo – mormorai. Un campanello di allarme suonò subito nel cervello, mentre gli sguardi dei cinque ragazzi si fissavano su di noi.
- Che è successo? – chiese Caitlin, guardandosi attorno. – Oh, cazzo. – sussurrò a sua volta quando li vide.
- Non alzare lo sguardo – sussurrai sottovoce, dirigendomi lentamente verso la porta.
- Che cazzo ci fanno qui? Vanno al corso di matematica con noi? –
Ignorai Caitlin, continuando a camminare lentamente, tenendo lo sguardo ben piantato sulle mie converse.
Respira,Abby,mi dissi per fermi coraggio.
Arrivammo davanti alla porta e posai la mano tremante sulla maniglia: cercai di assumere un’aria il più sicura possibile, per non insospettirli,ma si poteva intuire benissimo che ero spaventata.Caitlin mi stava dietro, riuscivo quasi a sentire il battito del suo cuore che batteva furioso contro il petto.

Le gambe mi stavano cedendo dalla paura, e sentivo di stare per svenire. Così mi feci coraggio e aprì decisa la porta.
 Restai sulla soglia – Siete qui per il corso? –chiese un uomo sulla cinquantina non molto alto e un pò grassoccio.
Annui : ma non feci in tempo a mettere piede nella  classe che – Ehi, scusa. –
Quella voce profonda bastò a raggelarmi il sangue.
Dannazione, non mi ero accorta che ci fosse anche lui.
Mi voltai piano e con calma,cercando di non fargli capire quanto fossi spaventata.
- Sì? – la mia voce era un sussurro mentre alzavo gli occhi sul viso del riccio.
- Ti è caduta questa. –
Mi allungò la borsa
: la presi con mani tremanti e la misi in spalla.
Come cazzo aveva fatto a cadermi?Sono proprio rincoglionita.
Sussurrai – grazie – molto imbarazzato mi dileguai dietro alla porta, cercando di mettere la maggior distanza possibile tra me e Harry.
- Che cosa ci facevano quelli fuori ? – sbottò Caitlin.
- Non lo so – riuscii solo a balbettare, mentre cercavo di togliermi dalla mente gli occhi indagatori di Harry,quegli occhi verdi da cui mi ero nascosta per ben due anni.
Avevo come la sensazione che non mi avrebbe più ignorata,ormai ero entrata nella sua mira,ormai ero diventata la sua preda.
Ero ufficialmente in pericolo.






 

Tadaaadada (?)
Si vabbene.
Vuol dire che se state leggendo allora avete letto tutta la storia.
Comunque questa è la mia nuova fan fiction
la precedente l'avevo scritta con una mia amica
Mari,ma questa ho deciso di scriverla da sola.
Mi presento:Mi chiamo Martina,per voi Marti
senza y perchè non mi piace D:
ed ho 14 anni.Mi piacciono i One direction
tutti e cinque eh!
Questa storia è ispirata a quello che è successo a Demi
vedreti più avanti.
Ho deciso che oggi potrei postarvi il secondo capitolo
solo se arriviamo a 10 recensioni.
Quindi mi raccomando recensite!
Un bacino carotoso (?)
Marti.

 

 

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Capitolo 2
*** Capitolo due -Grenade ***





Capitolo due -Grenade.





 

Easy come,easy go
That just how you live,oh,
Take,take,take it all
But you never give.
-Bruno Mars (Grenade)






- Jack sto volando –disse Rose facendo la gatta morta con quel figone di Jack
Affondai il cucchiaio nella vaschetta del gelato, ingurgitando tutto cn l'eleganza di dieci scaricatori di porto. Lanciai un’occhiata veloce alla finestra: pioveva ancora. Il tempo oggi era orribile,che faceva concorrenza al Titanic,e purtroppo la serata di Giovedì era saltata. Sprofondai ancora più nelle coperte morbide, mettendomi comoda.
- Buttala sotto Jack – mugugnai, con la bocca piena-Buttala perchè quella non ha voluto spostare il suo grosso culone per farti spazio-. Perché lei non si è potuta spostare,per fare posto a Jack e salvarlo?perchè?
In quel momento, il cellulare suonò. Sbuffai, lasciando perdere il film e  scostai le coperte avviandomi verso la scrivania illuminata e recuperando il telefonino che vibrava
- Pronto? – chiesi, ancora masticando. Incastrai il telefono tra la guancia e la spalla e mi aggiustai la coda di capelli che stava scivolando, mentre una Caitlin trafelata iniziava a urlare parole senza senso.
- Aspetta, calmati! – la interruppi, facendola sospirare. – Non ho capito niente. Riparti. –
- Oggi ho chiamato Josh, ma dopo un po’ mi ha risposto sua mamma perché aveva lasciato il cellulare a casa. Ha detto che l’hanno portato in ospedale. –
Lasciai immediatamente perdere la coda. – Che cazzo dici? –
- Oggi pomeriggio, dopo scuola. Non so cosa sia successo, so solo che non è niente di grave… Almeno, così ha detto lei. –
- Ma possiamo andare a trovarlo? – domandai, spaventata. Il cuore aveva iniziato a battere più forte.
- No, no, non vuole: ha detto che non è nulla di importante e in ogni caso domani torna a scuola. – alla sua frase seguì qualche istante di silenzio, interrotto solo dal rumore della pioggia e da una piccola interferenza che disturbava appena la comunicazione.
- Tu hai qualche idea ? – chiese infine, facendomi trasalire. Ero persa nei miei pensieri.
Spostai gli occhi sul televisore: ora Jack e Rose si baciavano,staccandosi la faccia a vicenda.
– Sì. –
Non rispose: sapeva benissimo cosa intendevo, senza bisogno di chiederlo. Non avevo neppure il coraggio di pensarlo chiaramente, solo una piccola parte della mia mente cercava di abituarsi piano all’idea.
- Perché? – chiese solo la sua voce preoccupata.
- Non lo so. Ma ho intenzione di scoprirlo. –
 
 
- Josh? Josh fermati! Dannazione – sbottai, camminando velocemente con una pila di libri sottobraccio. – Josh! –
- Coglione – bisbigliai sottovoce, quando lo vidi accelerare il passo. Avevo perso il conto di quanti ragazzi e ragazze avessi investito nel tentativo di seguirlo, e quella era ormai la sesta volta che lo chiamavo.
- Pensi di risolvere qualcosa così? – urlai.
Alcuni ragazzi si voltarono verso di me, e Josh si fermò. Restò fermo qualche istante, indeciso sul da farsi, poi ripartì veloce, ma ormai avevo guadagnato terreno.
Con uno scatto mi portai davanti a lui e mi ci piazzai davanti. – Ehi. –
Lui, la testa bassa, deviò a sinistra quanto bastava per evitarmi, continuando a camminare.
-Josh! –
Lo afferrai per la maglietta, e a quel punto si girò. – Che vuoi? – sussurrò a stento, tra i denti.
- Ehi, puoi anche guardarmi quando ti parlo eh! – lo rimbeccai con voce acuta.
Sospirò, lasciando cadere la guardia, e lentamente alzò lo sguardo.
- Dove cazzo… Oh – la mia voce si affievolì, quando notai un cerchio leggermente più scuro su tutto l’occhio sinistro.
- Oh – ripeté lui, annuendo. Mi fissò con i suoi limpidi occhi azzurri – Che è successo? –
La mia staffetta all’inseguimento di Josh si era ormai prolungata oltre all’inizio delle lezioni e il corridoio si stava svuotando.
- Ieri ero rimasto venti minuti in più con la Smith per parlare delle lezioni del club di matematica – a proposito, giovedì non c’è lezione.
- Sì sì ma vai avanti – dissi, impaziente.
- …E quando sono uscito dall'aula,ho sentito dei singhiozzi provenienti dal corridoi.Ho controllato e ho visto un ragazzo disteso per terra,con la faccia gonfia,e ricoperta da lividi violacei.Mi sono avvicinato per capire se respirasse ancora,ma non era solo...–
Bingo. Me lo sentivo.
- E ti hanno picchiato… - conclusi da me. Mi sentivo così pesante ed impaurita, come se il giorno prima ci fossi stata io al posto di Mark.
- Prima era solo Jacob. Ha detto che non dovevo immischiarmi e cose del genere. Ma io gli ho detto che quel ragazzo aveva bisogno di un ospedale e che non me ne sarei andato.Poi è arrivato anche Bred,e li si sono incazzati. Ma – alzò gli occhi verso il soffitto della scuola – a dirla tutta pensavo andasse peggio. Mi hanno colpito solo qui – si sfiorò la palpebra inferiore con tocco leggero.
- Qui – alzò la manica della maglia, scoprendo un lungo graffio sul braccio – e qui – sollevò appena la parte inferiore dei jeans, lasciando intravedere un piccolo livido violaceo sulla caviglia.
- Fossi in te cercherei di stare lontano da me se ci sono loro nelle vicinanze – disse, un sorriso amaro sulle labbra.
Non riuscii a trattenermi dall’impulso di abbracciarlo e stringerlo forte a me. Ebbe un sussulto, forse per i lividi. – Scusa – bisbigliai – ma non ti lascerò da solo. – chiusi gli occhi, appoggiando il viso sulla sua spalla.
Cercavo di rassicurarlo, perciò sperai che non si accorgesse del fatto che in realtà stavo tremando.
 
 
- Che cosa orribile – commentò Caitlin, sdegnata. Concordai, stringendo le labbra. – Non capisco come si possa anche solo sfiorare Josh! Voglio dire, è adorabile. –
- Già – convenni. – Ma se hanno il coraggio di picchiare anche le ragazze, non penso che si facciano commuovere da un ragazzo solo perché è tenero e dolce. –
- Che stai insinuando? – chiese, le sopracciglia corrugate.
- Ehi, guarda che dispiace anche a me! – sbuffai, mentre riversavo i libri nell’armadietto senza curarmi del fatto che potessero rovinarsi. – Gli ho consigliato di restare sempre con gli altri ragazzi e… Beh, più di così non credo si possa. – Chiusi l’armadietto e mi ci appoggiai, sospirando.
Aspettai pazientemente che anche Caitlin riponesse i suoi libri, poi caricai lo zaino che avevo abbandonato a terra su una spalla e insieme ci dirigemmo verso l’uscita.
- E ora dov’è Josh? – chiese, non appena fummo all’aperto.
Affilai lo sguardo per colpa del vento e – là – indicai un punto del cortile. Aveva seguito il mio consiglio, e intorno a lui stavano altri quattro o cinque ragazzi.
- Io vado a salutarlo – dichiarai decisa, avviandomi verso di lui.
- Sicura sia una buona idea? – Rose era rimasta indietro. La solita fifona. Potevo capirla, ma se c’erano di mezzo gli amici allora la paura passava in secondo piano.
- Sì – proferii sicura, e – Ehi Josh! – esclamai, quando mi fui avvicinata. – Ehi. – si voltò, allontanandosi verso di me e lasciando gli altri ragazzi a discutere tra di loro.
Mi fissò per qualche istante, quando realizzai che forse avrei dovuto dire qualcosa. – No, niente, volevo solo sapere come stavi. – chiesi, mentre ci incamminavamo per la strada di casa.
- Mah, se dicessi che sto bene mentirei – disse, abbassando lo sguardo.
Mi girai e lo guardai dolcemente, continuando a camminare. – Sono sicura che è stato un episodio isolato, vedrai che si aggiusterà tutto. Non si ricorderanno neanche più di te domani! – esclamai, cercando di suonare ottimista.
Annuì e continuò a fissare il marciapiede: mi schiarii la voce.
- Però, che giornata infernale! – irruppi, alzando lo sguardo verso il cielo nero. Erano da poco passate le quattro ma stava già facendo buio. – C’è anche poca gente in giro oggi!–
- Non c’è mai molta gente da queste parti, Abby – dichiarò Josh con una nota di tristezza nella voce.
- Beh, già – assentii. – Allora, che farai oggi? –
Si morse un labbro. – Beh, probabilmente farò un po’ di compiti e giocherò ai videogiochi,anche se posso stare pocho per via degli occhi–
- Mi dispiace – dichiarai, guardando un gruppo di ragazzi in lontananza. – Sono sicura che guarirai presto. – Lo guardai con un sorriso.
- Ma guarda un po’ chi si vede! –
Alzai di scatto lo sguardo, e sentii il sangue nelle vene raggelarsi.
Jacob e Bred ci fissavano beffardi, venendoci incontro sorridenti quasi fossimo stati amici. Al loro seguito, altri due ragazzi che avevo già visto in giro.
Non capivo come diamine facessero a trovarsi lì, nella strada di casa: mi gettai un’occhiata intorno allarmata, ma tranne che per loro quattro, la strada era deserta. Vidi solo un ragazzo che camminava, ma era troppo lontano.
Il mio sguardo corse immediatamente a Josh: era fermo immobile, immobilizzato dalla paura.
- Bene bene. Che ci fai qui, frocio? – chiese Jacob, in tono canzonatorio. –
Oh, e vedo che non sei da solo. Ti sei portato dietro la ragazza? – Sollevò lentamente le maniche della felpa. – Così eviti di non rompere i coglioni– continuò poi, assottigliando lo sguardo. Bred rise.
- Lascialo in pace – intervenni a sorpresa, senza neppure accorgermene. Le parole erano uscite da sole.
I ragazzi risero con cattiveria. Presi istintivamente Josh per mano, con il respiro affannato e feci per voltarmi, quando mi accorsi che scappare sarebbe stato totalmente inutile: erano troppi, ed erano due volte più grossi di noi. Merda.
- Dove pensi di andare, tesoro? – chiese Bred, con tono falsamente dolce.
-Lontano così da non vedere la tua faccia da ebete.-ok,mi ero suicidata.
La mia presa sulla mano di Josh si fece più forte,fin quando quell'energumeno non mi tirò per un braccio,e mi mise conn le spalle contro il muro -Senti ragazzina..-
Mi sentii persa. Pregai soltanto che finissero in fretta, e che non mi uccidessero. Ero troppo impaurita per sentire una lacrima scendere lentamente lungo la guancia.
- Che state facendo, coglioni? –
Una voce, una parola. E brividi freddi lungo la schiena.
Non avevo neppure il coraggio di aprire gli occhi. Mi immaginai il ragazzo di cui mi aveva parlato Josh: se fosse andata bene sarei finita come lui, dolorante e sanguinante.
Se fosse andata male, non volevo neppure pensarci.
Eravamo fottuti.
- Ci stiamo divertendo – sbuffò Bred. – Come ti sei divertito con la mia ragazza? –rispose Harry a tono.
Si era avvicinato e ora riuscivo quasi a sentire la sua presenza alle mie spalle, ma ancora non mi azzardavo ad aprire gli occhi.
Ma potevo immaginarlo bene: gli occhi chiari, i ricci castani acconciati alla perfezione, i lineamenti ancora da bambino. E le sue labbra,così piene e rosee,così invitanti.
  Bred non ribatté. Aprii gli occhi: il suo viso era ostile, ma non proferì parola.
Con la coda dell’occhio vidi Harry passarmi davanti, ma tenni gli occhi bassi. Si fermò vicino a Josh.
- Tu, farai meglio a farti i cazzi tuoi. – disse solo, freddo.
Poi il suo sguardo si fissò su di me. – E tu restane fuori. –
Non dissi nulla, assimilando bene quelle quattro parole. Ad un suo cenno del capo, io e Josh ce ne andammo,ma poco prima mi voltai guardando come Harry mentre prendeva a botto quei due senza il minimo sforzo.Era così bello con quell'aria imbronciata,e con quei riccioli che gli ricadevano sul viso.
  Mi girai di forza ma prima lui si voltò verso di me e mi lanciò un’ultima, penetrante occhiata con quei suoi dannatissimi occhi verdi.
Eravamo salvi, per ora.

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Capitolo 3
*** Capitolo tre -Make you fell my love. ***


Capitolo tre -Make you fell my love.





 

 

When the rain is blowing in your face, 
and the whole world is on your case, 
I could offer you a warm embrace 
to make you feel my love.
-Adele (Make you fell my love)








La giornata era proseguita più o meno così: io e Josh ci eravamo guardati negli occhi per circa dieci minuti prima di constatare che eravamo effettivamente vivi e soprattutto illesi.
Molto cautamente, misurando ogni passo, eravamo tornati ognuno per la propria strada senza dire una parola, e io in particolare mi ero attirata lo sguardo dei passanti a causa della mia faccia stralunata.
Ero entrata in casa e mi ero rintanata in camera.
Una volta ripreso il controllo della parola avevo chiamato Caitlin: inutile dire che era stata una mossa decisamente poco astuta, servita solo a farla agitare di più.
Vi starete chiedendo dei miei genitori?Sono da sempre sola con mio padre,non è male se lo si conosce bene,ha sempre la battuta pronta,ed  è sempre felice,forse è lui il mio punto di salvezza,la mia ancora.
Chris,mio padre,doveva essere di sicuro in negozio,oggi era la giornata della regiatrazione dei prodotti,quindi sarebbe tornato tardi.
Mi ero fatta una dose abbondante di film romantici per tutta la serata; lo scopo era quello di distrarsi e magari dimenticare ciò che era successo, ma di fatto ne avevo ricavato solo due occhiaie violacee e i compiti di matematica non fatti - per la prima volta.
Verso le due di notte, circa a  metà di Twilight, avevo spento la tv ed ero rimasta a fissare lo schermo nero con lo sguardo vacuo, permettendo ai miei pensieri di vagare liberamente – in realtà, non li avevo mai repressi.
E tutto ciò che ero riuscita a concludere era che qualcosa, nel mio cervello, non funzionava.
Insomma, un mio caro amico era stato picchiato per salvarre un ragazzo, avevo rischiato un pomeriggio all’ospedale con un occhio nero ed una gamba ingessata, guardavo film romantici da ore facendo la parte della depressa cronica e… L’unica immagine che avevo in mente restavano quei due penetranti occhi verdi.
 
*
 
- Oh, andiamo, non succederà niente! – disse Caitlin, più rivolta a se stessa che a me. - Dentro alla scuola siamo al sicuro, cosa… - Smise di parlare quando la fulminai con un’occhiataccia.
- Ok, non siamo proprio al sicuro, ma sta tranquilla. Tu evitali, e quei brutti coglioni non ti faranno niente. –
- Sai Cait – esordii, interrompendola. – Sono stanca. –
Salimmo la grande scalinata in marmo sotto alla scritta “Holmes Chapel School” e ci dirigemmo verso i nostri armadietti, passando per la segreteria e i corridoi brulicanti di ragazzi. – Sono stanca di dover passare le ore scolastiche ad evitare la gente e a nascondermi. D’accordo essere sfigati, d’accordo avere paura, ma mi sembra più di dover sopravvivere. –
Ci fermammo davanti ai nostri armadietti: mi fissò con aria comprensiva mentre aprivo lo sportello grigio e tiravo fuori il libro di letteratura inglese, continuando a sfogarmi.
- Non voglio vivere così! Vorrei che non ci fossero persone pronte a picchiarti e minacciarti dietro ogni angolo, vorrei poter camminare tranquillamente in giro per la scuola anche quando tutti sono in classe a fare lezione, senza dover prima controllare i corridoi come… Come un… -
La campanella venne giusto in tempo per interrompere il mio monologo di sfogo. Sbuffai, vinta, e appoggiai la fronte all’armadietto. Che era ancora aperto, perciò la scena risultò abbastanza comica.
Caitlin cercò di soffocare le risate, tossicchiando, mentre mi tiravo fuori dai meandri dell’armadietto.
- Mi dispiace, Abby. Ma forse un giorno tutto potrebbe cambiare.Mai dire mai. – disse, e mi sorpresi nel vedere che parlava seriamente.
– Mi prendi in giro? Siamo al quarto anno, non siamo riuscite a ritagliarci un cazzo di posto in questa scuola durante tutti questi anni e ora qualcosa dovrebbe cambiare? – chiesi, acida.
- Sono solo ottimista – mormorò quella. – Cercavo di tirarti su. –
Sospirai e le posai una mano sulla spalla. – Scusa. Lo apprezzo, è solo che sono così amareggiata… -
- Cerca di non pensarci. – Mi fissò con un sorriso, prima di incantarsi a fissare qualcuno che passava in quel momento.
- Quel tipo è nuovo? – chiese, la bocca aperta.
Gli lanciai un’occhiata veloce: quando mi resi conto che era veramente nuovo, e che era veramente carino, tornai a fissarlo.
- Oh mio dio – mormorai solo.
Il ragazzo in questione aveva dei meravigliosi capelli scuri, che gli ricadevano sopra la fronte in un ciuffo morbido. Le sopracciglia erano arcuate in un’espressione meravigliosamente tenera, e i suoi occhi erano di un azzurro così meraviglioso da sembrare trasparenti.
In quello stesso meraviglioso istante si voltò, fissandoci con un sorriso innocente: ci affrettammo a chiudere le bocche e ci voltammo verso gli armadietti. Fosse stato per me, l’avrei riaperto e ci riavrei ficcato dentro la testa: che razza di figura.
- È… meraviglioso! – biascicò Caitlin. – Ed è… è… Santi numi, è ancora fermo davanti alla tua classe di chimica!
- Che sia in classe con me? –
Ci voltammo lentamente l’una verso l’altra, sgranando gli occhi. Caitlin stava per parlare – beh, non ne ero sicura – quando sentii uno schiocco di dita. – Stwart, in classe. –
- S-sì – balbettai verso la prof Bright, e mi diressi nell’aula, lanciando un’ultima occhiata piacevolmente stupita a Caitlin.
Non appena entrata, adocchiai subito due posti vicini al centro: mi ci fiondai come se ne andasse della vita, occupando quello vuoto con lo zaino. Avrei difeso quel posto con le unghie e con i denti; se avessi avuto un po’ di fortuna, Mr. Meraviglioso si sarebbe seduto di fianco a me.
Captai qualche parola dal discorso che Lindsay mi stava indirizzando, tra cui “sfigata” e “banco”, e non riuscii a fare a meno di lanciarle un’occhiata placida. Ricambiò con uno sguardo di sfida, circondata in tutti i banchi vicini dalle sue amichette: perfetto.
Sembrò passare un’eternità, prima che la professoressa entrasse: all’inizio, furono i soliti schiamazzi, che però andarono scemando molto velocemente alla vista del ragazzo che lo seguiva sorridendo angelicamente.
- Cosa bastava per farvi zittire… - iniziò, sottovoce. Poi proseguì più forte. – Bene, questo ragazzo è Lucas: si è trasferito dal New Jersey qualche giorno fa ed oggi è il suo primo giorno. – si grattò la testa: il ragazzo mi rivolse un sorriso, ed io avvampai fino alle punte dei capelli.
- Lucas ha fatto solo qualche corso di chimica e anche se è quasi in pari col programma avrà bisogno di aiuto con gli studi – continuò.
Il ragazzo arrossì, spostando lo sguardo a terra: avrei voluto uccidere la Brigt solo perché lo teneva lì impalato accanto a lui. Che stava aspettando? C’era un meraviglioso posto libero accanto a me.
- Professoressa – disse Lindsay, masticando la cicca e arrotolandosi una ciocca di capelli intorno al dito. Non riuscivo a capacitarmi di come alcune persone riuscissero a compiere gesti così patetici con una sfacciataggine del genere: io mi sarei sentita veramente stupida.
- Se permette – disse, con una gentilezza finta come il suo trucco– potrei aiutare io Lucas con i compiti. – Fissò il moro, sorridendo maliziosa; lui si limitò ad alzare lo sguardo su di lei,ma non fece nessuna smorfia.
La risata della prof non tardò ad arrivare: - Spiacente, Lindsay, ma ho già scelto la persona più indicata per questo compito, ovvero la signorina Stwart. –
Ehi, un momento.
Erano angeli quelli che stavano cantando?
- Sai, credo che riesca a mantenere l’attenzione focalizzata sui suoi doveri, come dire. – Spiegò, facendole l’occhiolino; la vidi chiaramente diventare viola.
- Prendi pure posto accanto a Abby– la prof indicò con un gesto sbrigativo il banco di fianco al mio, rivolgendo poi l’attenzione al registro.
Accolsi con un sorriso a trentadue denti Lucas la meraviglia, mentre sedeva di fianco a me. Non mi voltai per vedere l’espressione di Lindsay, ma sono sicura che ne sarebbe valsa la pena.
-Quindi tu sei Abby-disse Lucas,io sorrisi -E tu sei Lucas..-lui rise-Ma come mai hai un nome spagnolo?-chiesi incuriosita -Perchè i miei genitori sono spagnoli,anche se io sono cresciuto nel New Jersey.E tu Abby?-io posai lo sguardo altrove -Io invece sono nata e cresciuta qui ad Holmes Chapel,quindi conosco più o meno tutti-lui continuò a fissarmi,ed io arrossì leggermente -Sai sono felice che la professoressa mi abbia messo accanto a te..-disse sorridendo,io stavolta diventai un peperone e mi sfuggi una risata nervosa -Grazie.-dissi,-Però sai,c'è qualcosa che di strano in te,sin da quando sono entrato in questa classe,io ti ho notata-io mi controllai,guardando se avessi qualcosa fuori posto -Forse sono i tuoi occhi.Sono bellissimi,sono rari e misteriosi.E' difficile trovare degli occhi azzurri con il contorno colormiele.-
Ok,perchè è così strano che un ragazzo bellissimo mi faccia così  tanti complimenti?
Sorrisi,e dopo diedi di nuovo attenzione alla professoressa.
- Bene – disse la Bright, chiudendo il registro dopo averlo compilato, cercando di riportare la classe all’ordine. – Oggi diamo una ripassata generale al program.. –
Un violento bussare alla porta e delle voci forti lo interruppero, facendolo sbuffare. – Sì ? –
Non appena vide entrare il preside scattò in piedi, dirigendosi verso di lui. – Oh, prego! Entri pure! – lanciò una rapida occhiata di perlustrazione per controllare che la classe fosse in condizioni accettabili.
- Grazie, ma non sono qui per trattenermi - iniziò il preside, fissandoci educatamente uno per uno da sotto le folte sopracciglia grigie.
- Devo lasciare solo alcuni ragazzi dalla classe di letteratura. La professoressa Mason non era più in grado di sopportarli, e mi creda, non la posso biasimare. Confido nelle sue innate capacità con i ragazzi, signorina Bright. – disse infine. – Forza, ragazzi, non siate timidi – proseguì in tono canzonatorio rivolgendosi ai cinque dietro la porta.
E non capivo perché la sfortuna fosse così affezionata a me da non voler lasciarmi mai una tregua.
Uno dopo l’altro, osservai impotente Jacob, Louis, William, e Malcom entrare, con il batticuore.
Sentivo lo sguardo curioso di Lucas puntato addosso, ma per la prima volta non me ne curavo.
Incrociai le dita sotto il banco quando i quattro energumeni presero posto, sperando che almeno fosse finita lì, ma naturalmente non potevo passarla liscia.
Harry entrò per ultimo, sbattendo la porta così forte da far tremare il muro e lanciando un’occhiataccia alla prof, che lo ignorò bellamente.
Scivolai piano sotto il banco, mentre lui si dirigeva con passo strascicato verso il fondo della classe: Lindsay infatti si era ripresa dalla rivincita della sottoscritta e aveva cacciato via Taylor senza troppi complimenti, facendo segno al ragazzo di sedersi accanto a lei.
Dio, ti prego, rendimi invisibile.
Con la coda dell’occhio lo vidi abbandonarsi sulla sedia in stile divo di Hollywood.
Con lo sguardo perlustrò la classe, mentre il prof ricominciava la lezione, non dopo aver minacciato i nuovi arrivati di non proferire parola.
Era questione di attimi prima che i suoi occhi si posassero su di me, poi sul ragazzo a fianco e infine di nuovo su di me, contraendo la mascella.
Mi feci più vicina a Lucas, e lui instivamente mi abbracciò,prendendomi da un fianco,mi sentii così protetta in quel momento.Anche se conoscevo Lucas da qualche minuto avevo capito che di lui mi potevo fidare.
Nel preciso istante in cu Lucas mi avvicinò a se,mi sentì in paradiso,ma c'era qualcosa,un peso che mi teneva ancorata a terra,forse era colpa di quel riccio che mi guardava in malo modo, così mi chiesi se sarei mai uscita viva da lì.


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Capitolo 4
*** Capitolo quattro -Go on and try to tear me down ***


Capitolo quattro -Go on and try to tear me down.





 

 

You can take everything I have
You can break everything I am
Like i’m made of glass
Like i’m made of paper

-Demi Lovato (Skyscraper)








- Lindsay, sei nella prima squadra. E smetti di guardarti lo smalto! –
Mr Smith portò le braccia sui fianchi mentre Lindsay si dirigeva sculettando verso la sua povera squadra.
- D’accordo, pronti? – Soffiò forte nel fischietto. – Via! –
In quel momento il mio umore era sotto zero, per tre motivi assolutamente validi.
Primo, era l’ora di ginnastica. E non esisteva qualcosa sulla terra che io odiassi più della ginnastica a scuola.
Cosa c’era di più orribile? Spogliatoi, odore di sudore, divise schifose, e poi farsi deridere da tutta la classe: angosciante.
Avrei preferito trovarmi davanti il gruppo dei bulli piuttosto che fare un’ora di educazione fisica.
Secondo: i cinque simpaticoni erano rimasti nella nostra classe.
Terzo… Non c’era un terzo motivo.
Ero un misto di imbarazzo, paura e goffaggine. Continuavo a cercare una valida via di uscita da quella palestra, non fosse per il fatto che gli insegnanti di ginnastica non mi avrebbero concesso una tregua neppure se mi fossi presentata sanguinante con una gamba mutilata e un occhio che penzolava sulla guancia: che dire, erano perversi. Provavano un gusto immenso a vedere i ragazzi soffrire.
Ma in effetti, sembrava che dispiacesse solo a me: tutti correvano avanti e indietro per prendere la palla e persino quell’oca giuliva di Lindsay si muoveva urlando, sempre con Taylor e Lucy al seguito.
Ero talmente imbarazzata e desiderosa di uscire che mi sentii quasi al settimo cielo quando, mentre bazzicavo in fondo alla palestra nel tentativo di allontanarmi dalla partita, quando una palla da rugby mi colpì in testa. L’impatto fu abbastanza forte, tanto che vacillai, e decisi di prendere l’occasione al volo.
- Ahi! – gemetti, scivolando a terra sulle ginocchia e prendendomi la testa tra le mani. Mi strinsi i capelli mentre Sam iniziava una serie infinite di scuse.
Che dire? Ero un’attrice nata.
- Stwart, tutto bene? – Mr Smith si avvicinò, grattandosi la testa. Nel frattempo ero scivolata a terra e mi ero accoccolata su me stessa, nonostante sentissi solo un vago fastidio.
- No – mugugnai piano.
- Non pensavo fosse così grave… Beh, vai a farti un giro in infermeria, d’accordo? Comunque entro poco dovrebbe passare… -
Mi alzai vacillando e tentando di mascherare un sorriso quando vidi Lucas avvicinarsi alle spalle dell’insegnante.
- Prof, non sarebbe meglio se l’accompagnassi? – chiese.
Era adorabile, con i pantaloncini corti e il ciuffo più pesante del solito che gli ricadeva su quelle perle azzurre.
Mr Smith bisbigliò qualcosa, poco convinto quando sentii una voce profonda che mi auguravo sinceramente di non sentire. – La accompagno io. –
Lo stomaco si strinse su se stesso e sentii un brivido freddo salirmi lungo la schiena:Nononononononononono.
Seguì un istante di silenzio in cui il prof si voltò impercettibilmente, restio ma privo di alcuna voglia di discutere.
– Euh… Sì, va bene. –
Oh dio.
Mi alzai completamente in piedi, dimenticando di recitare e fissando il prof che si allontanava con aria sbalordita e impaurita.
Posai un attimo gli occhi su Lucas, che guardava Harry con aria ostile,come se gli avesse rubato qualcosa: Harry mi avrebbe ammazzata di botte se fossimo rimasti soli. Ne ero sicura.
Boccheggiai, quando si voltò verso di me, e trovai il coraggio di parlare, fissando il pavimento poco lontano da lui – Davvero, non è un problema.. Posso andare da sola… -
Ma Harry non mi ascoltò; solo in quel momento mi accorsi che pareva divertirsi un mondo mentre mi prendeva sottobraccio e squadrava Lucas con un’aria divertita.
Il ragazzo strinse i pugni: dal canto mio, una fitta fortissima allo stomaco mi aveva scosso non appena avevo sentito il suo braccio posarsi sulle mie spalle.
Sentii la paura avvolgermi, mischiata al suo profumo così intenso e inebriante da farmi girare la testa.
Continuava a guardare Lucas anche mentre uscivamo dalla palestra, apparentemente soddisfatto: non capivo perché lo avesse tanto in antipatia. Stava di fatto che se gli sguardi avessero potuto uccidere, ai miei piedi ci sarebbe stato solo un mucchio di cenere.
Fu quando la porta si richiuse alle nostre spalle con un cigolio per niente rassicurante e davanti a noi si stagliò un lungo corridoio deserto che iniziai a sudare freddo seriamente.
- S-senti – iniziai – Non importa che mi accompagni.. G-grazie comunque… -
Mi fissò, indagatore, dettaglio che colsi con la coda dell’occhio perché non avrei alzato gli occhi su di lui per tutto l’oro del mondo: se avessi visto il suo viso così bello ed inquietante allo stesso tempo avrei avuto un attacco di panico, anche se più o meno lo stavo già avendo.
- Non hai l’aria di star bene – disse, con un tono secco che avrebbe potuto benissimo chiudere la conversazione.
Eravamo completamente soli e la tensione era talmente forte che lo stomaco mi faceva male: al passo successivo, sentii il ginocchio cedere dalla paura e rischiai quasi di rovinare a terra.
In un secondo, con una spinta forte, mi ritrovai inconcepibilmente in alto, e solo quando realizzai che sotto ai piedi non avevo altro che aria, mi voltai a fissarlo.
Il suo volto era esattamente come lo avevo immaginato: freddo, duro e ostile, gli occhi talmente verdi e profondi da sembrare neri.
- C-c.. – mi dimenai, cercando di staccarmi da lui. Cosa cavolo gli passava per la testa?
Si fermò di colpo, facendomi scontrare contro il suo petto. – Te lo dirò una sola volta: stai ferma, o mi incazzo. Chiaro? –
Riprese a camminare, distogliendo lo sguardo, e non potei fare altro che stringermi a lui per non scivolare.
Stavo provando sentimenti così contrastanti in una volta sola da lasciarmi stupita: da un lato l’istinto di sopravvivenza, quello di scendere e darmela a gambe, rintanarmi da qualche parte e non uscire più.
Dall’altro lato quella minuscola parte irrazionale del mio cervello, che aveva deciso di prendere la meglio proprio ora, mi spingeva a stringerlo più forte e a inspirare il suo profumo a pieni polmoni. Sentivo le sue braccia forti reggermi senza il minimo segno di cedimento, ma avevo ancora impressi in mente i suoi occhi spaventosi: i due minuti che impiegammo per raggiungere l’infermeria mi sembrarono i più intensi della mia vita.
O almeno, così credevo.
Mi scaricò senza tanti complimenti davanti alla porta ed entrò per primo, senza curarsi di me. Si sedette su una delle sedie ai lati della piccola stanza e con un movimento sinuoso estrasse l’iphone dai pantaloni, fissando il suo sguardo minaccioso sul piccolo schermo.
Entrai a mia volta ed andai a sedermi sul lettino, tremante, mentre l’infermiera entrava poco dopo. – Posso aiutarvi? –
Mi schiarii la voce. - Ho… Mi è arrivata una palla in testa – indicai un punto vicino alla fronte. – Ma non è niente di grave. Cioè.. Non mi fa tanto male. –
Harry alzò per un attimo gli occhi dallo schermo, poi li riabbassò.
La signora diede una rapida occhiata e poi dichiarò solo – metti un po’ di ghiaccio, cara – porgendomi un pacchettino azzurro che aveva tirato fuori da uno scaffale.
- Grazie – mugugnai, poco convinta, uscendo di nuovo dalla stanza sotto il suo sguardo curioso.
Odiavo il ghiaccio: non serviva a niente, e faceva venire male alle mani.
Quando sentii Harry seguirmi, sperai che non avesse intenzione di riprendermi in braccio: ad ogni modo, le ginocchia non tremarono e lui si mantenne a distanza.
Avevo la testa così fitta di pensieri che sentivo a stento il ghiaccio bruciarmi tra le mani, fino a renderle rosse: gli occhi erano fissi sul pavimento ma tendevo bene le orecchie per sentire se fosse sempre dietro di me.
Era stato stupendo sentire il suo profumo, e a tratti mi arrivava ancora abbastanza forte, tanto da farmi perdere la lucidità: stringevo il ghiaccio con la mano ma non sentivo il freddo pungente farmi male, riuscivo solo a vedere quegli occhi neri quasi come se fossero ancora davanti a me.
Eravamo ormai giunti alla porta della palestra quando mi sentii prendere per le spalle e mi ritrovai contro il muro, le sue mani strette sulla mia maglia e il suo viso a pochi centimetri dal mio: si staccò veloce, riponendo l’iphone in tasca come se sbattere persone al muro fosse la cosa più normale del mondo.
- Un’ultima cosa: sta’ lontana da quel tipo. Oppure saranno guai, sia per lui che per te. – Mi guardò negli occhi per qualche secondo mentre io, troppo codarda per fare lo stesso, fissavo il pavimento.
Entrò nella stanza e si richiuse la porta alle spalle, lasciandomi fuori piena di paura e di confusione: scivolai lentamente a terra, mordendomi forte il labbro per trattenere le lacrime.
Ora avevo davvero paura.




Tadaaadada (?)
Figone,eccoci con un nuovo capitolo
qua la storia diventa interessante,
e nel prossimo capitolo ce ne saranno delle belle.
Ma non vi anticipo nulla.
Che farà la povera Amber,divisa
tra il bello e dolce Lucas
e
Il duro e misterioso Harry?
Scopritelo nel prossimo capitolo:)!

Ringrazio i sei tesori che hanno recensito il primo capitolo:
_Vitta_
Tellie
_Youstolemyheart_
HarryisLife_
SonoUnaBanana
Marti_directionerr

La dolcezza che ha recensito il secondo:
_Youstolemyheart_

E le quattro donzelle che hanno recensito il terzo capitolo:
SonoUnaBanana
angielovestommo
Reghen

Per questo capitolo voglio tante recensioni quindi:
recensite!
Ci vediamo alla prossima puntata
Un bacino carotoso (?)
Marti.

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Capitolo 5
*** Capitolo cinque Capitolo cinque -Non sarebbe un crimine perfetto se io rubassi il tuo cuore e tu rubassi il mio? ***


Capitolo cinque -Non sarebbe un crimine perfetto se io rubassi il tuo cuore
e tu rubassi il mio?





 

 

That’s me in the spotlight, I’m
Losing my religion
Trying to keep up with you

-R.E.M (Losing my religion)



 

Mi svegliai, come al solito, in ritardo di cinque minuti per le ripetizioni – c’era da ringraziare che Lucas fosse un tremendo ritardatario – e fui costretta a restare immobile nel letto per qualche istante, a causa di un giramento improvviso della testa.
Erano sempre più frequenti, e come biasimarmi? La piega che ultimamente avevano preso gli eventi mi faceva sentire come se abitassi in un’altra dimensione.
Le cose sembravano essere peggiorate dall’arrivo di Lucas– che inizialmente sembrava una benedizione – anche se di fatto erano già in equilibrio precario.
Innanzitutto Josh era diventato gelosissimo. Parlava volentieri con me, ma se Lucas era nelle vicinanze era in grado di piantarmi un bel broncio e di ignorarmi.
Caitlin continuava ad accamparmi una scusa dello studio davvero poco credibile. Il motivo per cui avesse deciso di evitarmi mi era ignoto: avevo stabilito con me stessa che avrei lasciato passare per qualche giorno, nel caso i suoi problemi fossero passeggeri. Se non fosse cambiato nulla, sarei intervenuta.
Per non parlare della situazione generale a scuola. Sembrava che l’intera popolazione scolastica si fosse schierata in due gruppi, a capo dei quali stavano Lucas ed Harry. Dal canto mio, era successo tutto per volontà del secondo: dubitavo che un ragazzo dolce come Lucas si mettesse a dettare legge in una scuola completamente nuova.
Assolutamente no.
Probabilmente Harry si era sentito punto sul vivo, dato che il nuovo arrivato aveva suscitato un grande interesse in tutte le ragazze della Holmes Chapel School, e aveva ritenuto opportuno marcare il proprio territorio.
Per quanto mi riguardava, non era cambiato nulla: continuavo a sentirmi un’emerita idiota e a pensare continuamente a lui.
Forse era il mal di testa, o forse semplicemente ero pazza, ma mi sembrava che diventasse ogni giorno più bello.
I capelli erano disordinati eppure perfetti allo stesso tempo, e stavano iniziando a schiarirsi leggermente. Da martedì mi ero accorta di un alone più scuro intorno all’occhio destro – il labbro invece era perennemente spaccato – eppure era stupendo.
La cosa più preoccupante restava il fatto che ad attirarmi fosse proprio quello che faceva: la sua aria da cattivo ragazzo mi ammaliava sempre più, ed ero ben lieta che né Josh né Caitlin sapessero della mia cotta assurda fino all’inverosimile.
Per fortuna in quell’istante il campanello suonò, ricordandomi di Lucas. Infilai i jeans alla svelta e mi coprii con una felpa, poi scesi velocemente le scale.
Mentre andavo ad aprire la porta sentivo le tempie martellare tanto che la vista si annebbiò: quando aprii rischiai quasi di stramazzare addosso al ragazzo, che mi sostenne con un abbraccio incerto.
– Ehi, tutto bene? –
Feci un sorriso debole. – Beh, non proprio… Vieni, entra, io intanto prendo un’aspirina. –
Richiuse la porta alle sue spalle e mi seguì in cucina, dove prese posto su una sedia. Rimase ad osservarmi curioso mentre scartavo la compressa, la testa appoggiata alla credenza e gli occhi socchiusi.
– Senti, se per te è un problema oggi possiamo saltare,hai un brutto colorito.. –
- Oh, no, tranquillo – mi affrettai a dire. Portai il bicchiere sul tavolo e mi sedetti di fronte a lui. – Allora, hai dei dubbi sulla roba dell’altra volta? –
Mi fissò con un sorrisetto. – No,no… -
Seguì un minuto di silenzio: sentivo la testa così piena e pesante da non riuscire a sollevarla. Mi concessi una risatina solo quando sentii una matita punzecchiarmi su una spalla e un – Abby? – sussurrato.
- Scusa – dissi, alzando il viso e portandomi il bicchiere alle labbra. – Oggi sono distrutta. –
- Ho notato – disse, e sembrava che i suoi bellissimi occhi azzurri parlassero per lui. – Però sei sempre bellissima –arrossì violentemente.
- Non dire cazzate ,sarò ancora peggio soprattutto ora che sono ridotta come uno straccio.. –dissi ironicamente
- Non è vero– rispose, con un bel sorriso sulle labbra piene. Si mise più comodo e iniziò a giocherellare con la matita. – Di cosa vuoi parlare? – chiese.
- Di quello che vuoi tu – risposi, massaggiandomi le tempie.
- Io non so di cosa parlare. –
Per qualche istante regnò il silenzio più assoluto, rotto solo dal ticchettio dell’orologio a parete. Poi, quando lo fissai con la faccia di chi la sapeva lunga, ridacchiò, mettendosi composto. – Okay, scusa. –
- Ho una cosa da chiederti – dissi improvvisamente, in un barlume di curiosità.
- Ma, esattamente, cosa è successo tra te ed Harry? –
Pronunciare il suo nome mi dava sempre una sensazione strana. Era come un brivido: intenso e lampante.
Sapevo che non era normale.
- Uh… - il suo sguardo perse di allegria e si fece pensieroso. – Beh… -
- Se mi è dato saperlo – aggiunsi.
Si grattò la testa, mordicchiandosi le labbra, mi fissò ancora.
- Cioè… Non che io abbia qualcosa contro di te, solo che… -
- D’accordo, ho capito – sbottai, delusa. – Non preoccuparti. –
Abbassai lo sguardo sul bicchiere vuoto e sulle tracce di polvere bianca al suo interno.
Perché non poteva dirmi nulla? Era qualcosa di tanto importante? Mi aveva fatto peggiorare ancora il mal di testa, se possibile.
Si avvicinò lentamente a me,facendo scontrare i suoi diamanti azzurri contro i miei,mi sfiorò le labbra,e poi un profumo di fragola mi invase le narici.Fu un semplice bacio a stampo,ma io non avevo sentito niente,niente farfalle,niente angeli,niente musichetta di sottofondo,niente di niente.Lo guardai confusa lui  fece unn sorriso amaro e disse - Ti piace, non è vero? –  con voce pacata.
- Chi? – chiesi, anche se avevo già capito. Alzai lo sguardo sul suo viso e mi finsi stupita. – Lui? Oh, certo che no! –
Senza neppure accorgermene avevo alzato il tono di mezza ottava. Iniziai a contornare le striature di legno del tavolo, ignorandolo. Sapevo che mi stava guardando.
Mi fermai e chiusi la mano a pugno sul tavolo.
- È davvero tanto evidente? – chiesi con un filo di voce.
Sospirò e annuì. – Basta saper osservare. –
Assentii. Sotto ai miei occhi, il tavolo aveva iniziato ad ondeggiare, perciò fui costretta a chiuderli.
- In realtà Harry non so percè mi abbia preso in antipatia – sussurrò Lucas.
Sorrise.
-Forse perchè io e Brittany ci siamo baciati.-
Io iniziai a guardare il vuoto,e le tempie mi continuavano a pulsare.
- Abby? –
- Sì, sì. Ti sto ascoltando. –
- Non sembra. Ad ogni modo, è stata più lei a provarci con me. Sì, ero quasi sul punto di cedere, ma mi disgusta davvero il fatto che non abbia un minimo di cervello. E poi andiamo, se la fa con quel Bred, lì. –
- Che stai dic… - iniziai, confusa. Ma poi tutto mi tornò in mente, e scattai in piedi come una molla, incurante del male alla testa. – Ma certo! Bred! Ma perchè Harry non l'ha lasciata?Lei lo tradisce ancora! –
- Lo sa tutta la scuola..Solo che a lui non interessa – bofonchiò Lucas. – A proposito, hai visto il suo occhio? –
- Sì – sospirai – è bellissimo lo stesso. –
Lucas non parve approvare.
- Gliel’ha fatto uno che viene ad inglese con me: si sono picchiati perché lui mi ha difeso. - Infilò la matita nell’astuccio e lo richiuse. – Questa storia del bullismo ha dell’incredibile: sono in grado di picchiarti solo perché respiri – dichiarò, sdegnato come poco prima.
- A Holmes Chapel funziona così – dissi, poco attenta.
- Ora sarà meglio che vada. – Si spostò il ciuffo dagli occhi chiari con una mano, e si avvicinò a me.
- Ci vediamo a scuola – bisbigliò, prima di stamparmi un bacio sulla guancia ed uscire.
Rimasi interdetta per qualche istante: avevo troppa roba in testa. Dovevo assolutamente chiamare Caitlin e Josh e decidermi sul da farsi.



 

Tadaaadada (?)
Bellezze,eccoci con un nuovo capitolo
Il prossimo sarà una vera bomba
quindi mi raccomando di non perderlo!!
Domani lo pubblicherò:)
recensite!
Ci vediamo alla prossima puntata
Un bacino carotoso (?)
Marti.


Qui c'è Abby:




 

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Capitolo 6
*** Capitolo sei -Io lo amo ancora di più. ***


Capitolo sei -Io lo amo ancora di più.





 

 

 

Just stay right here
I promise my dear I’ll put nothin above ya. above ya
Love me, Love me
Say that you love me

-Justin Bieber (Love me)





Gli occhi ambrati di Caitlin erano tanto sgranati che temevo le cadessero dentro alla tazzina del tè: avevo altre cose da dire a lei e Josh, ma come inizio non era per niente rassicurante.
- Dai – rise Josh, nervoso. – Sii seria! Non è divertente –
Prese una pausa e si grattò il mento. – Perché tu stai scherzando, non è vero? –
Fissai il fondo della mia tazza e i resti del tè. Lo avevo già bevuto tutto per  riempire le pause imbarazzate della conversazione e cercare di ritardare il più possibile la verità che mi gravava sulle spalle. Alzarsi per andare a prenderne dell’altro non sarebbe stato possibile.
E poi, una volta che avessi finito anche la seconda tazza e tutto il tè del bollitore? Non sarebbe successo niente: avrei avuto mal di pancia, sicuramente, ma prima o poi dovevo svelare ai miei migliori amici ciò che passava per il mio cervello bacato.
Non potendo aprire gli occhi più di quel tanto, Rose iniziò ad aprire la bocca.
- Oh, andiamo! Siete un po’ esagerati, non vi sembra? –
- Forse ha la febbre… - suggerì Josh a Caitlin.
- Cioè, Harry Styles? Mi prendi in giro? – chiese lei, senza togliermi gli occhi di dosso. – Non è possibile! –
- Lo è… - mormorai.
- No – continuò Josh. La sua espressione si andava facendo sempre meno incredula e più severa. – Lui… Lui e i suoi amichetti hanno picchiato me, e gli altri: un ragazzo è finito persino in ospedale. Come può lontanamente piacerti un mostro come lui? –
- Non decido io chi mi deve piacere e chi no, succede e basta. Mi dispiace, ma penso che dovrete imparare a conviverci – sbottai irritata.
Seguì qualche istante di silenzio, ma riuscii finalmente a tranquillizzarmi un po’ quando Caitlin, pensierosa, tornò a bere fissando il muro.
- Penso che tu sia una fuori di testa ma… Se ti piace… -
Josh sbuffò ma io feci un gran sorriso. – Grazie, Caitlin. –
Sorrise di rimando, e Josh si alzò in piedi dal letto. – Dio, che casino. Facciamo il punto della situazione. –
Prese a camminare su e giù per la mia stanza. Io approfittai del posto libero sul letto per sdraiarmi, finalmente: quella giornata sembrava eterna, in più il mal di testa non accennava a smettere.
- Allora… Tu mi stai dicendo che Bred e quella troia di Brittany si incontrano di nascosto da Harry, che non ne sa niente: nel frattempo è arrivato questo Lucas, a cui tu devi dare ripetizioni di chimica. Che poi, perché proprio tu? –
Sbuffai. – Continua. –
- Ok, a cui tu devi dare ripetizioni, e Brittany ci ha provato anche con lui, ma le è andata buca. Styles però se l’è presa con te, perché… Perché? –
- Perché non vuole che nessuno stia dalla parte di Lucas, credo. –
- Ok. E dato che voi vi vedete tutti i giorni dopo la scuola, hai paura che ti faccia qualcosa.. Giusto? –
Annui febbrilmente.
- Il che non sarebbe un problema, se non fosse che quel coglione ti piace! –
Sospirai con la faccia nascosta nel cuscino. Replicare non sarebbe servito a nulla.
- Ho ancora i lividi di quando mi hanno picchiato. – Assottigliò gli occhi,facendoli a due fessure.
- Josh, non fraintendermi, mi dispiace per te, ma lui non ti ha fatto niente; almeno, non direttamente. Anzi, se vogliamo metterla così ci ha anche parato il culo una volta… -
- D’accordo, scusa – mi affrettai ad aggiungere quando vidi la sua faccia irritata. Comunque era vero.
Stavo iniziando a detestarlo: un’altra frecciatina e gli avrei raddoppiato i lividi che aveva già.
- E… Cosa pensi di fare? Col fatto che ti piace, intendo. – Caitlin riavviò i capelli in attesa di una mia risposta, che tardò ad arrivare. Biascicai un – Niente – deluso, per poi immergermi nuovamente con la testa nel cuscino.
Cos’avrei potuto fare? Sicuramente non ero ai livelli di Brittany, troia e stupida, ma pur sempre bellissima. E inoltre era impensabile che una sfigata come me, spaventata persino dalla sua ombra, riuscisse a stare con un ragazzo così forte, misterioso ed affascinante.
Più che impensabile, era scientificamente impossibile.
Né Caitlin né Josh replicarono: sospettai che stessero facendo il mio stesso ragionamento.
Per fortuna, quello era l’ultimo anno: quando dopo qualche mese le nostre strade si sarebbero divise, il tempo mi avrebbe aiutata a cancellare questa stupida cotta che, ad essere sinceri, stava iniziando a preoccuparmi.
Il flusso dei miei pensieri venne interrotto bruscamente dallo stridore di freni di una macchina: papà era tornato.
- Ragazzi, sicuri che non volete rimanere per cena? – chiesi da sotto le coperte.
- Mia mamma mi aspetta per le otto – si giustificò Josh, e Caitlin annuì.
- D’accordo. Grazie per essere passati e per… per aver… Euh, cercato di accettarlo. Vi voglio bene. –
- Anche noi – disse Caitlin dolcemente, spostandomi i capelli dal viso. – E vedi di guarire presto, eh! –
Li osservai uscire dalla porta: poco più tardi li sentii parlare con mio padre, e salutare ancora.
Quando mi chiamò giù per la cena, ero sfinita.
 
 
Mi faceva sempre venire i brividi, scendere nei sotterranei della scuola. Era un posto che detestavo con tutta me stessa: buio, freddo, inquietante… Ma dovevo passare a riprendere i disegni per il compito di venerdì.
Mi augurai che non ci fosse qualcuno a far lezione: odiavo entrare nelle classi sotto agli occhi di tutti.
Ma il laboratorio era vuoto, per mia fortuna.
O forse sfortuna.
Attraversai in fretta l’aula, immersa nel profumo di fogli e tempere, fino all’armadietto. Stavo giusto accingendomi ad aprirlo quando un cigolio sinistro mi fece voltare di scatto, spaventata.
- Lucas! Santo cielo, mi hai fatto venire un accidente! –
Mr meraviglia mi si avvicinò con un sorrisetto scherzoso; mi voltai nuovamente, lieta di avere almeno un po’ di compagnia.
- Scusa, non era mia intenzione. – Con uno scatto si abbassò e lo ritrovai in ginocchio di fianco a me. – Che fai di bello? –
Era normale che la sua vicinanza mi rendesse un po’ nervosa? Forse sì,dopo quello che era successo. Non ero ancora riuscita a farci l’abitudine.
- Devo recuperare dei disegni. E tu? – Indugiai per un attimo sui suoi occhi azzurri cordiali, prima di sedermi a gambe incrociate per esaminare la mia cartellina.
- Ho perso il mio libro di storia dell’arte; speravo di averlo lasciato qui in giro da qualche parte. –
- Capisco.. –
Ciò che non capivo era perché continuasse a guardarmi così intensamente: stava iniziando a mettermi a disagio.
Estrassi veloce i due fogli di cui avevo bisogno e richiusi la cartellina, alzandomi in piedi. – Allora sarà meglio che tu inizi a dare un’occhiata. –
- Magari dopo.. – bisbigliò, così piano che non sarei riuscita a sentirlo altrimenti. Si alzò in piedi e fece per seguirmi.
Questo era davvero strano.
- Umh.. Ok… - Uscii dalla classe e Lucas si richiuse la porta alle spalle con un tonfo sordo.
E poi tutto precipitò.
Inizialmente non mi ero accorta della loro presenza; ma mentre percorrevo il corridoio sentivo dietro di noi un leggero rumore di passi, e quando mi ero voltata per controllare, il mio cuore era sprofondato.
- Ragazzi, dove andate così di corsa?! –aveva esclamato uno di loro, in quel tono canzonatorio che faceva tremare le ginocchia.
Dannazione.
Che diamine ci facevano nel sotterraneo ad orario quasi terminato? Non era possibile: sicuramente mi stavano perseguitando.
Era la voce di William, ma ero sicura che lui fosse lì. Riuscivo a sentire la sua presenza anche senza vederlo.
- Lucas, sbrigati – sussurrai, accelerando di molto il passo.
- No! – ringhiò lui di rimando, restando indietro. – Non scappo da due coglioni! –
- Come ci hai chiamato? –
Questa era la sua voce. La sua bellissima, pericolosa voce.
Gli altri due si erano fatti più vicini.
- Non ti picchieranno. Le ragazze non si picchiano. – Era incredibilmente serio, sul volto un cipiglio cupo.
- Si le picchiano eccome! – contestai. Poi iniziai a stringermi al braccio di Lucas e a nascore il mio viso dietro la sua felpa. –Scappa!-mi sussurrò lui.
Mi voltai ed iniziai quasi a correre, chiedendomi come avrei fatto ad andare avanti per altri cinque mesi in una scuola del genere.
Volevo bene a Lucas,e adesso che aveva fatto questo gesto per me gliene volevo ancor di più. Loavrebbero pestato a sangueed io dovevo andare subito a cercare qualcuno che lo potesse aiutare.
Decisi in fretta di valutare la situazione: Lucas e William avevano già iniziato a spintonarsi, ma di Harry non c’era traccia.
Restai ferma a guardarli, indecisa. Se la sarebbe cavata? Da qualche parte nel mio cervello una voce mi urlava di correre via, ma non potevo lasciare un ragazzo dolce come Lucas tutto solo con due farabutti del genere.
Avrei chiamato aiuto!
Mi girai subito ma, con orrore, mi accorsi che la strada era sbarrata.
Mi sentii svenire quando, ormai incapace di proseguire, guardai negli occhi il ragazzo davanti a me.
La sua espressione era un misto di disinteresse e freddezza, ma la mia immaginazione non aveva reso giustizia alla bellezza del suo viso.
- Mi dispiace – disse, la voce gelida. – Non puoi passare. Facciamo che ora torniamo indietro senza protestare, ok? –
Un senso di nausea crescente mi assalì mentre si avvicinava e, senza tanti complimenti, mi respingeva verso gli altri due attraverso il corridoio deserto.
Pregare di vedere un’anima viva era inutile, e se anche ci fosse stata si sarebbe certamente dileguata al più presto: continuavo a sentire le ginocchia cedermi ed entro breve sarei sicuramente svenuta.
- Oh, bene, siete tornati! – esclamò William soddisfatto, mostrando uno dei suoi sorrisi più bastardi. – Ci tenevo che non perdeste lo spettacolo. –
Sussultai quando colpì con un pugno la mandibola di Lucas che era già ridotto abbastanza male. William invece sembrava ancora troppo intatto, il che era davvero un brutto segno.
- Vi prego.. – sussurrai, prossima alle lacrime, ma con una spinta troppo forte mi ritrovai contro al muro, mentre una scarica di dolore iniziava a percorrermi la spina dorsale.
Per la seconda volta, il suo viso si avvicinò al mio.
Mi sentii persa; ormai non avevo nessuna speranza di uscire illesa.
- Credi che non mi ricordi di te? – ringhiò, fissando i suoi occhi minacciosi nei miei, che mi affrettai a stringere forte. Non volevo più vederlo.
- Ti avevo avvertita di stargli lontano, ma non sembra che tu mi abbia ascoltato. –
Non appena ebbe finito di parlare, un dolore lancinante mi colpì nello stomaco. Scivolai lentamente a terra, e prima che riuscissi a rannicchiarmi su me stessa una ginocchiata troppo forte mi percosse la spalla. Soffocai un lamento: non ricordavo di aver mai provato una sofferenza tanto forte in vita mia.
Il mio unico pensiero era che non volevo morire. Non pensavo sarebbero arrivati a tanto, ma la paura si era impadronita di me e mi offuscava la vista, insieme alle lacrime.
Quando finalmente riuscii a riaprire gli occhi, scorsi Lucas a terra, in una situazione peggiore della mia. I suoi lamenti e le risate degli altri rendevano la cosa così orribile che forse perse davvero i sensi per qualche istante.
Ma poi mi resi conto di qualcosa che non andava.
Qualcosa che non avrei dovuto provare.
La mia mente era annebbiata, eppure, quando lo guardai con un sussulto, mi sentii male.
Perché era davvero bello.
Perché nonostante ciò che aveva fatto, ciò che mi aveva fatto, io lo amo ancora di più.


 

Tadaaadada (?)
Donzelle,eccoci con un nuovo capitolo
Ragazze vi avevo accennato nel primo capitolo
che questa storia è ispirata a quello che questa
storià è ispirata a ciò che è successo a Demi.
Lo so che mi vorrete uccidere,
però la storia si capirà meglio nei prossimi capitoli:)
recensite!
Ci vediamo alla prossima puntata
Un bacino carotoso (?)
Marti.




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Capitolo 7
*** Capitolo sette -I should forget you. ***


Capitolo sette -I should fotget you.




 

 

 

They try to change me
but they realize they can’t
And every tomorrow is a day I never planned
If you’re gonna be my man, understand

-Miley Cyrius (Can't be tamed)






Mi alzai debolmente,il corridoio era deserto nessuna traccia di quelli.Sputai un pò di sangue,e mi guardai attorno,scorsi Lucas ancora disteso e mi avvicinai a lui.-L-lucas- sussarai,ma non ci fu alcuna risposta,-Lucas ti prego.-dissi iniziando a piangere come una bambina,quando non ricevetti nessuna risposta.Mi distesi accanto a lui,lo guardai, aveva il viso malridotto,ma era pur sempre bellissimo.Gli carezzai i capelli,così morbidi e soffici,come quelli di Harry.
Al mio tocco,Lucas aprì gli occhi,anche se le sue perle azzurre non brillavano più,anzi erano freddamente nere,come se il tanto dolore provato,aveva fatto spegnere la sua luce,si,quella luce che brillava in lui ed irradiava a chi gli stesse attorno.Sorrise beatamente e mi chiese -Ti hanno fatto male?-io risposi con un no,anche se mentii,e lui se ne accorse.Una lacrima mi scese lungo la guancia,e lui con la mano l'asciugò,lo guardai negli occhi un'istante ma capì subito che dovevo dimenticarlo,si dimenticare lui,e ciò che mi aveva fatto.
Così di mia iniziativa mi avvicinai sempre più a Mr.Meraviglia,e gli posai un tenerissimo bacio a stampo,sulle labbra piene.Mentre baciavo quel bellissimo ragazzo,non facevo che pensare,a quegli occhi verdi,quelli che mi aveva stregato dal primo giorno che li avevo visti,per pura casualità.Mi staccai da Lucas e lui sorrise,stampandomi un altro bacio e dicendo -Me lo meritavo.-scoppiai in una fragorosa risata -Per cosa?-lui sorrise -Per aver affrontato tre bestioni,anche se sono andato KO subito-io lo guardai teneramente,non capivo da dove trovasse tutta quella forza di vivere.
Lo aiutai ad alzarsi,e lo accompagnai fino a casa sua.Ora dovevo andare da Caitlin.


-T-ti p-prego non dire niente-mi abbondonai ad un pianto isterico tra le braccia di Caitlin,la strinsi più forte che potevo mentre le lacrime scendevano,sentivo dolore ovunque,ogni mio singolo muscolo era distrutto.La mia amica mi fece entrare in casa,portandomi un bicchiere ed una bustina,la guardai con aria interrogativa -E' un antidolorifico.-disse lei.
Versò dell'acqua nel bicchiere,con  la polverina bianca,porgendomi il bicchiere.Ne bevvi un sorso e stavo quasi per vomitarlo aveva un sapore orribile.Strabuzzai gli occhi,e Caitlin soffocò una risata.
Poi però,tornò orribilmente seria -E' stato lui a fartelo- indicò il mio taglio sopra l'occhio,soffocai il pianto,mordendomi il labbro inferiore,avevo così tanta paura che non riuscivo a pronunciare il suo nome,così annuì debolmente.
-Ma a Lucas è toccato il peggio.-dissi guardando il vuoto -Io non capisco perchè proprio tu e Lucasc'erano così tante persone da picchiare e lui,ha scelto voi due.-strinse i pugni e continuò -Poi tu sei una ragazza,e non si picchiano le donne.-
Continuai a guardare il vuoto quando delle immagini tornarono alla mia mente. Harry che mi piacchiava senzo un minimo sforzo,senza un briciolo di compassione,ed io che lo imploravo di lasciarmi,ma lui invece mi guardava con i suo occhi,così belli e devastanti,e faceva finta di niente .-Abby?Sei connessa?-disse Caitlin passandomi una mano davanti al viso -Si tranquilla- mi guadò con uno sguardo dolcissimo e disse -Sei ancora innamorata di lui vero?-guardai il bicchiere sul tavolo -Si,ma..-guardai i suoi  occhi nocciola -Ho deciso di dimenticarlo.-
Spalancò la bocca ad O,emi rivolse un bellissimo sorriso,e  venne ad abbracciarmi -Finalmente!-disse io mi staccai dall'abbraccio -Ma c'è dell'altro..-lei mi guardò ancora sorridendo -Ho baciato Lucas.- lanciò un urletto -Tu e Mr.Meraviglia?-io annuì e lei mi abbracciò di nuovo ancora più felice,ignorai il dolore e l'abbracciai anch'io.
-Caitlin posso rimanere con te?-lei annuì senza chiedermi il perchè,così inviai un messaggio a mio padre per rassicurarlo.
Mentre posavo il cellulare nella borsa,Caitlin mi alzò la maglia vedendo un gigantesco livido nella schiena,iniziò a piangere e mi abbracciò,non capì quel gesto ma pensai che le fosse dispiaciuto che lei non fosse con me,per difendermi.

-Ragazzi avete un ora per terminare il test,ad iniziare da ora.-iniziai a guardare il compito,non sapendo cosa fare per la prima volta.Mi guardavo intorno e non sapevo che risposte mettere,così dovetti scegliere un unica opzione:tirare le risposte a caso.Guardai le lancette dell'orologio e mi accorsi che un'ora era passata-Ok.Ora passerò a ritirare i compiti.-
Ispezionai il corridoio per controllare se ci fosse lui o qualche suo amichetto,ma fortunatamente c'era solo una massa di studenti che camminavano.Raggiunsi il mio armadietto e lo aprì ci trovai dentro un bigliettino rosa con su scritto -Se sei Abby,e non ho sbagliato armadietto,ti andrebbe di venire a casa mia oggi pomeriggio?Baci Lucas-rilessi il biglietto,due volte,poi mi diedi un pizzicotto per vedere se fossi sveglia,ed era tutto reale,mi sarebbe piaciuto urlare dalla gioia.Avevo il biglietto nelle mani quando sparì,avvertì una presenza alle mie spalle ma non mi volli voltare,anche  se sapevo benissimo che era lui.-Dove dovresti andare tu?Non ti è bastato quello che ti ho fatto ieri?-disse la voce gelida.Mi voltai e lo guardai negli occhi,lui fu sorpreso da quel gesto,ma non si lasciò intimorire anzi,si avvicinò sempre più a me -Tu ora vieni con me.-le gambe mi divvennero gelatina ma non mi mossi di lì,così Harry capendo che non mi sarei mossa di un passo,mi prese per il polso e mi tirò con sè.Sentì un dolore al braccio allucinante,e poi vidi solo buio.Sentì una porta chiudersi,e poi lo scatto di una serratura,mi aveva chiuso nello sgabuzzino del bidello.Mi rannicchiai a terra,ed iniziai a piangere,pensando che nessuno mi avrebbe più trovato,e che sarei morta qui dentro di fame e di freddo,ma soprattutto sola.

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Capitolo 8
*** Capitolo otto -My best friend. ***


Capitolo otto -My best friend.




 

 

 

I could be everything you need
If you're the one for me
Like gravity, I'll be unstoppable
I, yeah, I believe in destiny
I may be an ordinary guy with heart and soul
But if you're the one for me
Then I'll be your hero

-Sterling Knight (Hero)






-Abby sei una lumaca- urlò un bambino dagli occhi verdi,-Io non sono una lumaca,Harry!-disse la bambina protestando -E allora muoviti che ti devo fare vedere una cosa.-disse il ricciolino di rimando.La bambina corse velocemente,curiosa di vedere il posto segreto del suo migliore amico.Si inoltrarono in un boschetto,facendo attenzione a non tagliarsi con qualche rametto,camminarono e camminarono,fin quando il bambino disse -Abby chiudi gli occhi- la bambina annuì,e chiuse i suoi occhietti azzurri,-Non sbirciare,però.-disse il bimbo ridendo,la prese per mano e la guidò nel posto segreto.-Ora apri gli occhi- lei ubbidì,e aprì le sue perle azzurre,facendo sbattere le ciglia lunghe,e rimase meravigliata -Harry è bellissimo.-il bambino si avvicinò ad Abby e le posò un candido bacio sulla guancia -Questo è per te!-disse facendo una piroetta su se stesso.Un prato fiorito,con una gigantesca quercia,era diventato il loro posto,il posto dove era stata sigillata una pura e tenera amicizia,un amicizia che solo due bambini di sette anni potevano avere,e condividere.-Ora-disse il bambino prendendo un coltellino -Scriverò su quell'albero i nostri nomi,così nessuno dei due,si dimenticherà dell'altro-.I due bamini si avvicinarono all'enorme albero ed incisero i loro nomi.Harry+Abby=

Un ricordo che avevo rimosso,mi era tornato in mente.Come avevo fatto a dimenticare una cosa del genere?Per di più avevo dimenticato il nostro posto.Mi era  bastato,solo quel piccolo frammento di un bellissimo ricordo,per fare aumentare le lacrime,misi la testa tra le gambe e mi misi ad urlare per il rimorso:Mi ero dimenticata di lui.
-Abby se qui dentro?-mi chiamò la voce di Mr.Meraviglia,io urlai un si,e lui aprì la porta dello sgabuzzino del bidello.Ero liber,abbracciai Lucas con tutta la forza che avevo -Basta,così mi soffochi-mi staccai da lui,e lo guardai negli occhi -Da quanto sono qui dentro?-lui mi guardò tristemente,e mi poggiò una mano sulla spalla -Beh da un giorno e mezzo-scoppiai a ridere,perchè ormai di lacrime ne avevo versate troppe -Pensavo la prendessi peggio-disse sarcasticamente.Mi cinse  un braccio attorno alla vita,mi strinsi a lui,sentendomi ancora in colpa perchè mi ero dimenticata di Harry,del mio migliore amico.Lucas sempre con il suo fare dolce e comprensivo mi accompagnò a casa.
-Padre sono in casa!-urlai,-Io sono in soggiorno figlia-buttai la borsa a caso,e mi buttai sopra Chris che era stravaccato sul divano,intento a fare zapping in tv,-Cos'è tutto questo entusiasmo?-chiese sorridendo -Niente,e che mi mancavi.-rise facendomi posto sul divano -E da due giorni che non ci vediamo- risi,posizionandomi comodamente sopra mio padre -Oggi c'è il nostro rituale-dissi -Lo so che film ci vediamo?-presi un ciocca di capelli e la me la avvolsi attorno al dito -The last song?- mi guardò torvo -Lo abbiamo visto venticinque volte.-è vero ormai lo conoscevamo a  memoria -Remember me?-si alzò dal divano e andò in cucina a preparare i pop corn,segno che il film era gradito.Il nostro rito,era ricorrente almeno una volta a settimana,io e mio padre ci mettevamo dei buffi  pigiami in flanella,e ci ingozzavamo con lo stile di due maiali in astinenza di qualunque schifezza,guardando qualche morboso film romantico.Dopo esserci conciati come due pagliacci,ci sedemmo e incominciammo a guardarci il film.

Dire che Caitlin stava quasi per aggredirmi è poco -Come hai potuto dimenticarlo?-mi urlò,per essere più bassa di me aveva un casino di fiato nei polmoni -Non lo so- ammisi guardando il pavimento e cercando di trattenere le lacrime -Sei una pasticciona.Guarda come hai messo quella camicia-guardai la mia camicia e mi accorsi di avere tutti i bottoni messi male,così risi,prendendomi in giro da sola,trascinai anche lei nella risata -Comunque che hai intenzione di fare?-disse stavolta con un tono più dolce -Non lo so- stavolta ero nella cacca fino al collo.
Posai il mio sguardo su una figura che mi era passata accanto,era sempre lui,con quella sua aria da duro,che faceva il cattivo,risi solamente al ricordo di quell'Harry così dolce e tenero,che mi addossai la colpa per averlo fatto diventare così,per non essergli stata accanto nel momento del bisogno.-Ciao bellissima-disse Lucas mettendomi un braccio attorno alle spalle,e dandomi un bacio sulla guancia,-Ciao Luc..-mi interruppi al suono di una porta sbattuta violentemente,mi guardai attorno notando che Harry non c'era più.



 

Tadaaadada (?)
Bellissime ecco un nuovo capitolo appena sfornato.
Qui la storia si inizia a capire meglio,c'è un piccolo
flash back all'inizio,dove ci sonoun Harry ed una Abby bambini
Awwwwww  che teneri *O*
Mi scuso se non riesco a rispondere alle vostre recensioni
ma le leggo sempre tutte e sorrido come una ebete ahahaahah
Grazie a tutte e vi amo tanto tanto!

Per questo capitolo voglio tante recensioni quindi:
recensite!
Ci vediamo alla prossima puntata
Un bacino carotoso (?)
Marti.


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Capitolo 9
*** Capitolo nove -Mistakes. ***


Capitolo nove -Mistakes.




 

 

Over full play, play, play all the same old games
And we Wait, wait, wait for the interchange
I’m with take, take, take it for granted
That will be the same
But we’re making all the same mistakes

-One direction (Same mistakes)






-Abby ti prego,vieni-mi disse Lucas,facendo la faccia da cucciolo -Va bene,ma solo perchè è il tuo compleanno-mi avvolse in un abbraccio,in stile koala,e mi sollevo di qualche centimetro da terra -Comunque..-scesi dalle braccia muscolose di Mr.Meraviglia -Stasera ci deve essere anche Caitlin-lui sollevò il sopracciglio,ma poi mostrò uno dei suoi più bei sorrisi -Certo,ti ricordo che è anche mia amica-lo guardai torva e lui dalla mia espressione si mise a ridere -Che c'è?-dissi mettendo le mani sui fianchi -Niente e che sei buffissima quando cerchi di arrabbiarti.-sorrisi anche io -Non è vero!-la sua risata si fece più forte, si alzò dalla sedia  e si mise accanto a me sul letto -Mi sa che invece di ripetere chimica stiamo facendo tutt'altro- guardai per un attimo le sue perle e rimasi incantata,ma tornai subito in me -Eh già-si alzò dal letto -Comunque sarà meglio che vada,devo finire i preparativi per la festa.Ci vediamo stasera-disse posandomi un bacio sulla guancia -Ciao Mr.Meraviglia- Avevo detto l'ultima parte ad alta voce vero?
Lui si voltò facendo una faccia confusa -Eh?-diventai rossa fino alle punte dei capelli,in quel momento avrei voluto scavarmi una fossa e soterrarmici dentro -Niente,ci vediamo stasera-rise e se ne andò.
Era giunto il momento,in cui una ragazza deve fare quel che deve essere fatto:Cercare un vestito adatto nell'armadio.Quindi mi misi all'opera,iniziando a cercare un vestito adatto.All'inizio trovai un vestito giallo,che sinceramente mi faceva sembrare un pulcino incinto,poi uno verde con cui sembravo un albero,dopo aver tirato altri quaranta vestiti fuori dall'armadio mi arresi.Mi buttai nel letto,e misi la testa sotto il cuscino,quando arrivò un lampo di genio.Corsi su per le scale,dirette alla cantina,non ci entravo mai,perchè secondo me c'era un qualche spirito imprigionato là sotto,ma a mali estremi,estremi rimedi,mi guardai intorno fin quando lo trovai,il baule di mia madre.Lo aprì lentamente,e trovai finalente il vestito perfetto.Era rosso,non molto corto, fasciava tutto il corpo  ed era senza spalline,era perfetto.

La casa di Lucas era enormemente grande,e spettacolare,infatti rimasi alcuni minuti meravigliata,poi mi decisi a suonare il campanello.-Pensavo non saresti venuta-mi disse un Lucas non molto lucido,-Beh,sono qui-mi tolsi il cappotto,e poggiai la borsa sopra un tavolino -Wow!Sei bellissima-si passò la lingua fra le labbra,gesto che a mio parere è disgustoso -Grazie-dissi imbarazzata,cercai tra la folla Caitlin ma non c'era,forse non era voluta venire,ma c'era Brittany che ballava con Bred,segno che Harry non c'era.Lucas mi prese per mano e mi portò a ballare,ondeggiammo insieme,a ritmo di musica,fin quando lui iniziò a baciarmi il collo freneticamente,cercai di staccarlo ma si era avvinghiato a me -Lucas fermati.-dissi spingendolo,gesto inutile visto che era molto più grosso di me -Dai basta-dissi,si fermò e si avvicinò al mio orecchio -Che ne dici se andiamo di sopra- lo guardai sbalordita,come poteva un ragazzo così dolce essere un maiale?
-No,devo andare.-scivolai tra le persone,che ballavano attaccati l'uno all'altra,presi il cappotto e senza tanti ringraziamenti me ne andai.Iniziai a piangere sentendomi tradita,dall'unico ragazzo che mostrava qualche attenzione per me,solo ora avevo notato che portasse solo una maschera per nascondere le sue vere intenzioni e tutto questo mi faceva schifo.

Mi trovai a cento metri da casa mia, quando qualcuno, uscendo da un vicolo mi bloccò il passo afferrandomi dalla spalla.
-Dove vai tutta soletta?.-Disse avvicinandosi.Scostai la sua mano, e cercai il telefono in tasca, preparandomi a chiamare la polizia.
Purtroppo il telefono era nella borsa e l'avevo dimenticato a casa di Lucas.
Mi allontanai di qualche passo e cercai di iniziare a correre quando mi afferrò per la mano.
Poi urlai, ma le sue luride mani mi coprirono la bocca.
Era un uomo sui quarant’anni, alto che puzzava di alcool.
Il viso era coperto dal buio,ma si poteva benissimo intravedere che era un barbone.
Urlai e urlai ancora, ma le sue braccia erano più possenti di ogni mio calcio o pugno.
Proprio quest’ultimi non gli impedirono di fare di me quel che voleva.
Avrei voluto morire. Avrei desiderato non essere mai nata.
Chiusi gli occhi, ormai colmi di lacrime, e rividi me ed Harry bambini.

Nel nostro posto,di fronte a quella quercia,Harry che sorrideva spensierato,e felice.  
-Scriverò su quell'albero i nostri nomi ,così nessuno dei due si dimenticherà dell'altro- Le sue parole, mi rimbombavano nelle orecchie,e cercavo di attacarmi a quel ricordo
Anche se qualcuno aveva abusato del mio corpo.
Piansi e piansi, ancora, anche quando quell’uomo se ne andó lasciandomi a terra..
Continuai a piangere anche dopo che lo vidi scomparire in lontananza.. anche dopo aver visto del sangue accanto a me, anche dopo essermi alzata e ricomposta.
  
Mi incamminai verso casa, ma poco dopo persi i sensi.
Poi una figura in lontananza, si avvicinò alla velocità di un missile.
Le lacrime mi annebbiarono la vista, ma nonostante tutto riconobbi il viso di Harry di fronte ai miei occhi.
Le sue mani mi afferrarono e mi presero in braccio, dopo di che iniziò una corsa disperata verso casa.
Sarei rimasta sola per tutta la vita, nessuno avrebbe mai amato una ragazza che aveva già perso la verginità con uno sconosciuto.
Oltre il mio pianto, durante il tragitto, potei sentire le urla disperate di Harry.


Urlava, e imprecava contro se stesso, mentre le sue braccia mi appoggiavano sul divano di casa sua.
Suo padre e sua madre arrivarono e rimasero come shoccati, poi in coro iniziarono a chiedere cosa fosse successo.
Con il viso ormai fradicio di lacrime, iniziai a respirare profondamente, dopo di che dissi:
-Mi ha violentata..-per poi riscoppiare a piangere..Le urla di Harry, sovrastarono le parole di sua madre di suoo padre.
Gentilmente sua madre, venne accanto a me,prese ad accarezzarmi i capelli -Andrà tutto bene,Abby-era così dolce quella donna,Anne,ero così sorpresa di ricordarmela,-Harry prendi la macchina e portala all'ospedale io chiamo suo padre-disse il padre di Harry.
Le braccia che poco prima mi avevano portata a casa, mi ripresero in braccio,guardai quegli occhi verdi che prima mi intimorivano tanto e  che adesso  erano vuoti e spenti, così scesi dalle sue braccia.
-Ce la faccio a camminare..- Dissi mettendogli una mano attorno al collo.Mi accompagnò ugualmente fino all’auto.
Finché non arrivammo in ospedale, nessuno disse una parola.. nessuno tranne suo padre.
-Harry non è colpa tua quello che è successo..-
Harry non rispose e si coprì il volto con le mani.
Come arrivammo nel parcheggio dell’ospedale, suo padre scese e mi afferrò gentilmente da un braccio.
Abbassai lo sguardo, e in cuor mio capii che la colpa fosse solo mia,per quanto era accaduto.Suo padre ed Anne,si allontanaronoe restai con Harry, che iniziò ad allontanarsi.
Gli andai dietro.
-Harry  dove vai, per favore aspettami.- Si voltò di scatto.-Abby  è colpa mia. Dovevo proteggerti io. E non ce l’ho fatta.. è solo colpa mia.-disse sedendosi accanto su un muretto e coprendosi il volto con le mani.
-Non è colpa tua Harry. Io non sarei dovuta uscire quella sera, invece ho fatto di testa mia. La colpa è mia.- Dissi alzando lo sguardo al cielo.
Il suo respiro si fece sempre più forte e nervoso, dopo di che, si lasciò andare.
Le lacrime bagnarono anche il suo di volto, mentre dalle sue labbra uscivano singhiozzi.
Mi abbassai e presi il suo viso fra le mani.
-Abby devo andare via..-Iniziò a dire.-Ti prego, non farlo. Resta con me Harry. Ho bisogno di te.- Dissi prima di farlo finire.
-Abby non voglio lasciarti, non voglio farlo, ma sento che riusciresti a dimenticare tutto prima, se io non ci fossi.-
Appoggiai il mio naso contro il suo.
-Sei solo tu l’unica cosa che potrebbe farmi dimenticare. Harry ti prego..- Aggiunsi.
-Ti amo- Si fermò, deglutii e riprese.
Nel frattempo andai in estasi. Sentirgli pronunciare quelle parole, mi fece sentire  bene. Bene.
-Come si ama una sorella..- Continuò poco dopo, alzando lo sguardo. La mia euforia sparì, senza motivo.
Mi voltai seguendo la linea del suo sguardo, e vidi mio padre dietro di me.
Sorrideva.
-Abby stai bene?la dottoressa vuole visitarti per controllare eventuali infezioni..-Disse poi indicandomi.
Avevo ancora il viso di Harry  fra le mani, così lo mollai e insieme ci alzammo.
Andai avanti e Harry  e mio padre mi aspettarono fuori.
In lontananza vidi mio padre appoggiarsi alla spalla di Harry,che ormai era più alto di lui, e piangere.
-Tu sei Abby vero? Voglio farti un controllo va bene?mi disse una donna in camice venendomi incontro. Non risposi ma annuii solamente.Mi portò in una stanza, e dopo avermi fatto i vari controlli disse -Va tutto bene fisicamente.. non c’è nessuna infezione, e ne il rischio che tu sia incinta. Devi solo superare la cosa, con l’aiuto di una persona importante.-
Pensai ad Harry e sorrisi.
La dottoressa se ne accorse.
-Vedo che c’è allora una persona importante.-Disse ammiccando.Annuii. Sapesse la verità.Uscii dalla stanza e andai incontro a mio padre.
Sorrisi ad Anne e a suo marito e abbracciai Harry, dopo di che tutti loro mi avvolsero nelle loro braccia.
Durante il tragitto, mio padre, che si era ripreso alla grande, non fece altro che parlare di come avrei superato la faccenda con allegria e serenità.Mi voltai e guardai fuori dal finestrino il buio sopra di noi.Ripensai a quanto era accaduto.
A quell’uomo, alle sue mani, al suo respiro afoso e invadente.La mia verginità, la mia prima volta.. non c’erano più.Stringo i pugni sul sedile e abbasso lo sguardo.Harry mi prese la mano e la strinse
Le mie mani iniziarono a tremare e a sudare. Ogni volta che Harry diceva o faceva qualcosa, io avevo questa reazione? Possibile mai?
Sorrisi e ritrovai riflesso nel finestrino il mio sorriso. Il mio volto. I miei occhi rossi e gonfi. La mia voglia di dimenticare tutto.
  Tornai a casa, e dopo le varie premure, mio padre andò a dormire.. tranne me.
Andai in bagno e aprì il rubinetto dell'acqua.
Lo fissai qualche istante, cercando di avvertire dolore.
Avrei dovuto provare dolore? Si ne provai, ma dietro di esso c’era la soddisfazione di punirmi per quanto era accaduto.
Spostai il rasoio sul braccio, chiusi gli occhi, e a denti stretti incisi nuovamente.
Lo feci altre due volte, dopo di che mi infilai il pigiama e uscii dal bagno, portando con me la mia frustrazione.

 

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