Storie del condominio 37 B

di Painting_Flowers
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** I ragazzi del condominio ***
Capitolo 2: *** Un pomeriggio impegnato e nuove conoscenze ***
Capitolo 3: *** Una giornata NO ***
Capitolo 4: *** Il pomeriggio in cortile ***
Capitolo 5: *** La festa di Bridgette- parte 1 ***
Capitolo 6: *** La festa di Bridgette- parte 2 ***
Capitolo 7: *** Horror e giochi per bambini-parte 1 ***
Capitolo 8: *** Horror e giochi per bambini-parte 2 ***
Capitolo 9: *** Incontri casuali in piena notte ***
Capitolo 10: *** Quando pensi troppo... ***



Capitolo 1
*** I ragazzi del condominio ***


*canto di uccellini in sottofondo*
A Toronto, in un tranquillo quartiere, vi era un tranquillo condominio, dove persone tranquille potevano tranquillamente...
*musica ad altissimo volume, urli, schiamazzi e quant'altro proveniente dal condominio in questione*
Ecco...Come non detto! Forse dovrei ricominciare...Qui abbiamo bisogno di un inizio spettacolare!
Rullo di tamburi!





 Storie del condominio 37 B




Molto meglio! Ed ora...Addentriamoci nell'intricato mondo del condominio numero 37 B, con i suoi bizzarri abitanti e le sue incredibili storie...



- Non posso credere che tu l'abbia fatto! -
L'urlo di una certa ragazza si era sentito in tutto l'isolato, ma non era una novità: lei era solita imprecare ad altissima voce.
- Sì, l'ho fatto! E allora?- rispose una ragazza dark dai capelli neri e qualche ciocca tinta color verde acqua scuro. Era seduta su un muretto nel cortile del palazzo.
- Gwen! Heather è la ragazza più influente e popolare del quartiere, se le hai risposto male stai certa che si vendicherà!- ribattè una ragazza dai capelli castani e la pelle olivastra. Stava in piedi, esattamente davanti al muretto dove sedeva la sua interlocutrice, contro la quale stava inveendo.
- Courtney, non ho paura di lei! Ci vuole ben altro che una ragazza viziata e cocca di papà per spaventarmi.- replicò la ragazza di nome Gwen.
- Questo lo so bene! Ma abbasserà il tuo livello di popolarità a sotto zero! - cercò di farla ragionare Courtney.
- Siamo sincere: mi sono mai preoccupata di ciò che gli altri pensano di me?-  domandò retoricamente la dark con un sorriso.
 
Inutile, non serviva a niente preoccuparsi per lei! Courtney scosse la testa sconsolata, poi abbracciò l’amica che aveva in mano una matita ed un block notes per disegnare.
- Questo sarebbe un abbraccio compassionevole?- chiese Gwen scandalizzata.
-  No, scema! – rispose seccata Courtney – è un abbraccio da amica. Perché non posso mai abbracciarti senza che tu sia sconcertata? – domandò lei con irritazione.
- Semplicemente perché io non sono una persona da abbracci, bacini e coccole. – spiegò Gwen con semplicità.
- Ecco perché resterai per sempre sola! – commentò con ironia la castana.
- Stupida! Se resterò sola, tu mi farai compagnia! – scherzò la dark, ridendo.
 
Le due ragazze, a prima vista, potrebbero sembrare totalmente diverse, difatti, appena conosciute, furono restie a stringere amicizia. Gwen abitava in quel condominio sin dalla nascita, Courtney, invece, venne a abitare lì quando aveva quattro anni. Essendo le uniche bambine del palazzo, non avevano altra compagnia e cominciarono a giocare insieme. Inutile dire che, con il passare del tempo, diventarono migliori amiche.
Le due crebbero insieme: passarono i momenti di difficoltà, si sostennero a vicenda in ogni situazione e ricordavano che per ogni problema l’una c’era per l’altra.
 
- Ma insomma! Courtney, si può sapere che hai da urlare? Io devo studiare!- gridò, affacciandosi alla finestra del secondo piano, un ragazzo infuriato dalla carnagione simile a quella di Courtney, i capelli e gli occhi color castano scuro.
- Se devi studiare tanto, Noah, perché ti disturbi a strillarci contro? – urlò di rimando la castana.
- Torna sui libri!- aggiunse ridendo Gwen. Il ragazzo sbuffò infastidito e si ritirò.
 
- Non ricordo di aver mai visto Noah fuori da casa sua. È sempre in camera a leggere o studiare!- confessò la dark all’amica.
- Contento lui…Se gli piace vivere in casa, chi siamo noi per impedirglielo? – commentò Courtney, alzando gli occhi al cielo.
- Potreste essere fratelli voi due…Sempre a leggere, studiare, occuparsi della scuola…- disse Gwen
- Anzi! Perché non uscite insieme?- aggiunse ironica quest’ultima, come colta di un’ispirazione.  
- Cosa?! Io con Noah?! Ma sei impazzita?! Che schifo! – disse Courtney con disgusto.
- Attenta a non farti sentire da lui, dolcezza! Però pensaci: lui ha diciassette anni, un buon motivo per considerarlo,no?- continuò Gwen, divertendosi sempre più.
- Non uscirei con lui neanche morta! Solo perché ha due anni in più di noi, non mi sembra un buon motivo per provarci!- tagliò corto Courtney. All’improvviso scoppiarono a ridere entrambe e avrebbero continuato se non fossero state interrotte da  un’altra bambina abitante del codominio.
 
- Courtney, prima ti ho sentita urlare e…State bene, ragazze?- chiese preoccupata una ragazzina sui dodici anni dai corti capelli rossi racchiusi in due code e ornati da un grande fiore.
- S-sì! Tutto a p-posto, Zoey!  Non ti p-preoccupare!- le rispose Courtney a fatica, poiché stava riprendendo fiato.
- Oh…Ok..- disse la rossa poco convinta.
- in ogni caso volevo sapere cosa era successo: perché hai urlato prima, Courtney?- continuò Zoey.
- Perché la qui presente darkettona ha combinato l’ennesimo pasticcio con il capo della zona!- rispose la castana, riacquistando il suo atteggiamento da maestrina.
- intendi Heather? La ragazza del condominio 37 A? – domandò Zoey.
- Sì…Lei! E ora dovremo litigare con la regina delle serpi di nuovo! – disse Courtney, irritata.
- Calma, Court! Non ti agitare, sono sicura che riusciremo a trovare una soluzione! Non dovremo litigare per forza con lei, magari possiamo diventare tutti amici.- propose Zoey, sorridendo a trentadue denti.
 
 Zoey era una bambina assolutamente adorabile: piaceva a tutti, voleva sempre ampliare le sue amicizie perché, secondo lei, “più si è,meglio si sta” ed era anche molto graziosa, ragion per cui piaceva a…
- Di’ un po’, ma Mike dov’è?- chiese Gwen con sorriso.
-  Mike? Credevo fosse in casa, ma ho bussato e mi ha risposto un certo Vito…Sembrava molto sgarbato! Forse è  un amico di Mike, magari me lo presenta!- disse tutto d’un fiato la rossa, inizialmente preoccupata, poi allegra.
 
Le due quindicenni alzarono gli occhi al cielo e sorrisero: Mike era un ragazzino di dodici anni abbronzato, molto magro, ma carino. Purtroppo soffriva di un disturbo di personalità multipla, cosa che non voleva fosse scoperta da Zoey , poiché aveva una cotta per lei. Ma la ragazzina ignorava completamente questi ultimi fatti e considerava Mike un semplice amico, poiché era ancora piuttosto infantile per pensare ai ragazzi.
 
- Io pensavo di andare al parco vicino a raccogliere un po’ di fiori per i miei capelli. Volete venire con me?- propose allegra Zoey, saltellando.
- No, grazie, tesoro! – rispose Courtney con un sorriso. Lei era solita chiamare Zoey “tesoro”, era uno dei suoi  innumerevoli soprannomi, ma il più popolare era “Bella Gioia”.
- Dobbiamo andare da una nostra amica.- spiegò Gwen con semplicità.
- Oh…Va bene! Ci vediamo, ciao! – disse Zoey, all’inizio delusa, poi allegra come sempre.
 
Appena la rossa se ne fu andata, Courtney, improvvisamente, disse allarmata : - Dobbiamo andare da Bridgette!-
- Courtney rilassati! Siamo in vacanza! Il progetto di scienze lo cominceremo poi!- replicò un’esasperata Gwen.
- Ma quale progetto e progetto! Non sai che giorno è oggi? – domandò la castana con una nota di disperazione nella voce.
Gwen scosse la testa, per poi bloccarsi e spalancare gli occhi inorridita: il suo compleanno!
- è il suo compleanno! Siamo tra le sue più care amiche e ce ne siamo dimenticate!- urlò Gwen.
- Non ce ne siamo dimenticate, abbiamo solo perso il conto dei giorni!- precisò Courtney, entrando in corsa nel palazzo insieme all’amica, per tornare in casa, prendere i soldi e correre al centro commerciale, al fine di comprare un regalo alla loro amica.
 
“Bip bip!”
- Courtney, ti è arrivato un messaggio!- informò Gwen.
- Lo so! Non sono sorda!- rispose Courtney con il fiatone. Le due stavano correndo per le scale, ma abitavano entrambe al terzo piano.
“ Bip bip!”
- è arrivato anche a me. – disse Gwen. – Fermiamoci un secondo, Court!- propose la dark, stanca.
Lessero insieme il messaggio, era lo stesso: era Bridgette.
“Ciaooo!!  Oggi è il mio compleanno e farò una festa a casa mia stasera,  vuoi venire?”






 ANGOLO AUTRICE
ciaooo ^^ non chiedetemi cosa ha tirato fuori questa volta la mia testolina bacata ^^
No! non ci credo...stavolta mi hai pure inserito! toglimi, non voglio stare in una storia da vomito!
invece ci starai, mio caro Noah, perchè l'ho deciso io! l'autrice sono io! e...anzi anzi...
cosa? non mi piace quello sguardo...
e non deve piacerti infatti! forse potrei anche metterti insieme a(come le hai chiamate tu) qualche ochetta...
non ne saresti capace!
scommettiamo???
ok ok, hai vinto! ma tanto questa roba non piacerà a nessuno!
hai detto così anche nel captiolo della fic "Un matrimonio in vista...e anche un mucchio di guai!" alla fine l'hai leccata l'ascella di Owen?
NO!
beh, sarai costretto! il capitolo è piaciuto e io scriverò un flashfic su di te che lecchi l'ascella!!! ^^
ahahahhahah! certo! infatti otterrà un grandissimo successo!!! * con sarcasmo*
vedremo....vedremo...*sguardo diabolico* comunque vi saluto! alla prossima, gente! ^^
PS: sarò in vacanza per due settimane, così tutte le mie storie per un po' saranno bloccate!

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Capitolo 2
*** Un pomeriggio impegnato e nuove conoscenze ***


- Maledizione! Stupida biciclettina da quattro soldi!- imprecò Courtney.
La castana si trovava a lato di Wellesley Street *, diretta verso il centro commerciale, per trovare un regalo a Bridgette. Come diavolo aveva fatto a perdere il conto dei giorni? Erano in vacanza ed era normale che ciò capitasse, cosa che Gwen continuava a ripeterle. Eppure fatti simili non dovevano accadere ad una mente organizzata come la sua.
Avendo, inoltre, perso l’autobus, decise di andare in bicicletta, ma la sua era stata presa da sua madre, la quale, non andando spesso in bici, non ne possedeva una. La scelta, quindi, ricadeva sulla vecchia bicicletta.
Quest’ultima non era piccola o scomoda, ma aveva spesso problemi alla catena e, inoltre, era piuttosto scrostata e rovinata, per questo non veniva utilizzata spesso.
 
Cosa peggiore di tutte, era sola. Gwen aveva deciso di creare il ritratto tanto richiesto dall’amica bionda di lei e il suo fidanzato e di donarlo come regalo per il compleanno.
Morale della favola, Courtney doveva girare sola per i negozi, come se non avesse alcuna amica, maledicendo se stessa per non avere un particolare talento come disegnare o cantare, ma solo fare liste, difendere le persone come fossero davanti ad un tribunale e cantare. in effetti cantava come un angelo e lo ammetteva spudoratamente, senza un briciolo di finta modestia. Ma non poteva certo dedicare una serenata alla sua amica!
 
Attualmente si trovava ad un incrocio. Il semaforo era rosso fuoco, stesso colore della faccia Courtney, a causa della fatica della corsa e del caldo. Il traffico non era particolarmente intenso, perciò era semplice girare in bicicletta.
“Ovvio!” pensò Courtney “Chi gira per strada alle tre di pomeriggio di una giornata di metà luglio?” 
Bloccò la sua mente in modo che non potesse formulare il pensiero “La sottoscritta!”, ma fu troppo tardi: ormai si era già data della stupida.
Gli unici altri veicoli che attendevano il verde, oltre a lei, erano due automobili: una normalissima Fiat  Panda grigia e una minuscola 500 gialla. “Hanno chiamato gli anni ’50!” pensò ridendo Courtney “Rivogliono la macchina! Ma chi ha il coraggio di girare con un’automobile del genere?”
 
Non riuscì a elaborare altri pensieri rivolti al macinino, poiché un rombo la distolse dalle sue riflessioni.
Una motocicletta Cross nera si avvicinò pericolosamente alla nostra ciclista, la quale si spostò per evitare di essere investita.
La ragazza osservò meglio la moto e il suo conducente: il veicolo era totalmente nero, ma con molti adesivi di teschi.
Il guidatore, invece, era il classico teppista adolescente: vestito sciatto, con maglietta nera con un teschio e pantaloni al ginocchio a vita bassa, era impossibile vederlo in faccia, poiché fortunatamente, come pensò Courtney, indossava il casco.
 
- Ehi, tesoro, serve un passaggio?- chiese il motociclista, girandosi verso Courtney. Doveva avere circa sedici o diciassette anni.
- No, grazie! Voglio arrivare ai trent’anni, se non ti spiace! – rispose lei acidamente.
- Hai bevuto latte acido stamattina e ti ha contagiato? -  scherzò il ragazzo, ridendo.
- Potresti lasciarmi in pace? Non sono in vena! – replicò Courtney, sempre più rabbuiata e di cattivo umore.
- Ci credo! Anche io non sarei esattamente al settimo cielo se dovessi stare in sella a quel carretto. – ribattè lui, cercando di essere comprensivo. Dicendo quest’ultima frase, alzò di poco il casco, mostrando un paio di occhi azzurri come il cielo di quel giorno. 
Courtney inarcò un sopracciglio, poi guardò avanti a sé: il semaforo era verde.
- Muoviti, somaro! – gli intimò la ragazza.
- D’accordo! Ho provato ad essere gentile con te, ma evidentemente devo affinare le mie tecniche.- rispose sorridendo il ragazzo. – Ci si vede in giro, “dolcezza”!- aggiunse, mentre la sua moto accelerava.
 
“Ci mancava solo il teppista di zona!” si ritrovò a pensare Courtney, mentre pedalava a fatica verso il prossimo incrocio. Con gente del genere lei non aveva mai voluto trattare, quel ragazzo l’aveva solamente infastidita! 
Ma aveva fin troppi problemi per aggiungerne un altro, meglio occuparsi di ciò che doveva fare.
 








Gwen si trovava al parco, tranquillamente seduta sotto un albero, con in mano il suo amato block notes e la sua adorata matita. Disegnare era sempre stata la sua passione, difatti aveva mostrato molto talento in ciò. Nessuno aveva mai criticato i suoi disegni, nonostante fossero spesso macabri.
 
Alzò lo sguardo dallo schizzo che aveva abbozzato e cominciò ad osservare la gente che passeggiava: una coppia di anziani, una mamma mano nella mano con sua figlia di circa cinque anni, un’altra madre con un passeggino…
Il sole splendeva alto in cielo e la pace regnava in quell’angolo di paradiso. L’albero, con le sue fronde, le offriva l’ombra di cui necessitava e spesso soffiava un leggero venticello, che rendeva il luogo semplicemente perfetto.
 
La foto di Bridgette e Geoff, il fidanzato della bionda da più di un anno, si trovava alla sua destra, in modo che potesse trarre ispirazione ed imitare i tratti dei due amanti.
Un pomeriggio passato a disegnare nel suo posto preferito: cosa poteva chiedere di meglio? Forse solo un po’ di musica…Spesso riteneva ci fosse troppo silenzio in quel luogo.
 
Evidentemente qualcuno ascoltava ogni suo pensiero ed esaudiva ogni suo desiderio, perché, nel momento esatto in cui lo pensò, note armoniose sfiorarono le sue orecchie. La musica proveniva da dietro di lei: erano dolci arpeggi di una chitarra classica uniti ad una calda voce maschile.
Il gesto fu istintivo ed automatico: si voltò, girò attorno all’albero per vedere finalmente in faccia il musicista.
 
Il ragazzo in questione si era appoggiato al tronco dell’albero, aveva capelli corvini e occhi verdi, con un fisico che, pensò subito Gwen, era da sballo.
 
And I know that it’s a wonderful world
But I can’t feel it right now
Well I thought that  I was doing well
But I just wanna cry now
 
Wonderful world…Probabilmente una delle canzoni preferite della dark. Nonostante l’aspetto iniziale, la ragazza era, in realtà, molto dolce e sensibile, odiava le smancerie semplicemente perché aveva paura di soffrire per amore e sapeva che prima o poi tutto finisce.
 
Il chitarrista sembrava essersi accorto di una presenza estranea e smise di suonare. Si voltò e incrociò gli occhi color carbone di Gwen.
- No, non smettere proprio adesso! Sei bravo. – lo elogiò la dark con uno dei suoi sorrisi che raramente offriva agli sconosciuti.
- Grazie!  Suono spesso canzoni di James Morrison, ma questa è una delle mie preferite. – rispose gentilmente il ragazzo.
- Sul serio? Anche io adoro questa canzone!- replicò sorpresa Gwen.
- Ma dai! – commento, sorpreso anch’egli, il chitarrista. – La mia preferita in assoluto, però, è “She would be loved”.- continuò il ragazzo.
- Ti piacciono i Maroon 5, quindi?- Gwen cercava di continuare la conversazione. Quant’era carino quel tipo!
- Mi adatto a ogni tipo di musica. – rispose lui con semplicità. – A proposito, io sono Trent. – si presentò il ragazzo con un sorriso.
- Gwen – replicò, presentandosi, la ragazza.
- è il diminutivo di Gwendolyn? – chiese Trent.
- Ok, ascoltami un po’: - disse Gwen, di colpo rabbuiatasi – se vogliamo diventare amici o qualcosa di simile non pronunciare mai quel nome davanti a me!-
- Fammi indovinare: non ti piace il tuo nome. – azzardò Trent con ironia.
- Non è che non mi piace…- cominciò Gwen, cercando giustificazioni – Lo odio proprio!- terminò, con enfasi.
Trent ridacchiò divertito e Gwen si ritrovò, senza che lo volesse, a fissarlo con tenerezza e, soprattutto, con le gote rosse.
- Ehi, tutto ok?- le domandò Trent, svegliandola dal suo sogno ad occhi aperti.
- Cos…Sì! Sì, ci sono!- urlò Gwen, come se non fosse stata attenta ad un appello in classe e fosse stata chiamata proprio in quel momento.
Trent sorrise osservandola meglio e quel sorriso divertito si trasformò in malizioso.
- Comunque…Io sono qui per suonare e tu?-
- Io? Disegno.- rispose Gwen, mostrando il suo schizzo.
- Ehi, mica male! Sei brava! – la lodò Trent, osservando la bozza.
- è solo uno schizzo.- disse Gwen perplessa, inarcando un sopracciglio.
- E i miei erano solo una strofa e un ritornello, ma mi hai comunque detto che sono bravo. – precisò Trent. – un vero artista si vede dalle basi. – disse un filosofico Trent, sorridendo alla ragazza.
- Già…- disse con un filo di voce Gwen, delusa di non poter dare una risposta intelligente a questa affermazione, così decise di continuare a parlare del suo disegno.
- Questo è un ritratto di una mia amica con il suo fidanzato. Vedi? Ho la foto qui!- disse lei e mostrò la foto di due ragazzi biondi, mano nella mano, che sorridevano all’obiettivo.
- Oggi è il compleanno di questa mia amica e visto che mi chiedeva spesso questo ritratto…- spiegò Gwen
- Hai pensato di regalarglielo! Forte! Lo apprezzerà di sicuro.- la confortò Trent. In realtà, la ragazza temeva che l’amica non avrebbe gradito un regalo tanto semplice.
- Spero…- confessò, sospirando, Gwen al chitarrista.
- Devi essere fiduciosa: hai talento! Appena sarà terminato, ti ricrederai- assicurò Trent.
Gwen non riuscì a rispondere,  ma solamente sorridere a quel ragazzo tanto carino quanto dolce. Non aveva mai incontrato ragazzi così: tutti gli altri erano un ammasso di imbecilli, a detta sua.
Voleva continuare il ritratto, ma si bloccò: si sentiva osservata.
- Non posso continuare a disegnare se qualcuno continua a fissarmi!- protestò, scherzando, Gwen.- Voltati!- aggiunse, ridendo.
- D’accordo, scusami…Andrò a suonare un po’, ma…Ehi! Non posso suonare se qualcuno mi sta ascoltando! – scherzò Trent, ridacchiando.
- Ma ti piace tanto fare battutine del genere?- disse, tra una risata e l’altra, Gwen.
Il ragazzo annuì e propose: - Ti va di prendere un frullato?-
- Non lo so…- disse la gotica, fingendo di pensarci. – Se me lo paghi tu, potrei farci un pensierino.-
- Ok, allora vieni, il…- cominciò Trent, ma venne interrotto.
- Calma, calma, tesoro! Ho detto che ci avrei fatto un pensierino, ma io comunque non esco con gli sconosciuti!- disse, ridendo, la dark.
Trent la guardò divertito, poi si alzò, prese Gwen per la vita e se la caricò sulla spalla. La ragazza, che stava ridendo come mai nella sua vita, cominciò a protestare e disse che voleva essere lasciata, nonostante fosse palese che voleva tutto il contrario. 
Così partirono, un chitarrista con in spalla una ragazza dark, la quale teneva in mano un block notes e una matita; di scene più bizzarre e divertenti ve n’erano poche, pensarono i passanti, ma ai due non importava, perché stava nascendo qualcosa.
 








In un tranquillo pomeriggio di luglio, in un piccolo parco, una bambina di dodici anni dai capelli rossi aveva in mano un enorme mazzo di fiori dai colori sgargianti e ne raccoglieva ancora, aggiungendoli a quel bouquet arcobaleno.
Erano venti minuti circa che coglieva i fiori più belli che riuscisse a trovare ed era piuttosto stanca.
Avvistata una panchina all’ombra di un albero, vi si sedette per riposarsi e per osservare meglio l’ambiente che la circondava.
Il “suo parco” non era particolarmente grande o popolare, era una distesa di prato, attraversata da una stradina di mattoni colorati che la divideva a metà: da una parte vi erano giochi, altalene e scivoli per i bambini più piccoli, l’altra metà era rimasta semplice prato, dove crescevano ancora i fiori e qualche albero.
 
- Ehi, ciao! – urlò qualcuno alle sue spalle. Zoey sussultò a quel saluto così improvviso e si voltò.
Il risultato fu un altro sussulto spaventato: una bambina dai capelli rossi tipo pel di carota la stava salutando  ma…A testa in giù.

La ragazzina, infatti, si dondolava da un ramo dell’albero con le gambe e si teneva con un mano, poiché l’altra le serviva per salutare Zoey.
- Stai attenta! Dovresti scendere, potresti farti male! – le consigliò una preoccupata Zoey, alzatasi in piedi.
- Cosa? Lo faccio sempre!! Non mi sono mai fatta male!! Guarda questo! – disse la ragazzina e, finito di parlare,  non si tenne più al ramo con le mani, ma solamente con le gambe e cominciò a dondolarsi avanti e indietro.
A Zoey stava per venire un colpo al cuore: e se la bambina si fosse fatta male? Se fosse caduta e avesse  sbattuto la testa sulla panchina o, ancora peggio, sulla stradina di mattoni?

- Ti prego, fermati! Stai attenta!- le intimò Zoey, ormai disperata.
La bambina, di colpo, si fermò e scoppiò a ridere, ma la sua era una risata pazza e infantile.
- Che c’è da ridere?- domandò Zoey, piuttosto seccata. Quella bambina le dava parecchio sui nervi: rischiava di farsi male e poi le rideva in faccia senza alcun motivo.
- Sei buffa! Nessuno si era mai preoccupato così tanto per me! – disse la bambina, smettendo di ridere di colpo,,ma continuando a mostrare il suo sorriso infantile.
- Davvero? Neanche tua madre?- domandò Zoey, compassionevole.
- in realtà lei non mi ha mai vista! Io vengo qui sempre da sola!- rispose la ragazzina e, detto questo, si aggrappò nuovamente al ramo, fece una capriola attorno ad esso e scese dall’albero con grazia.

Zoey rimase basita: quella bambina era una specie di acrobata, ma si può sapere da dove era saltata fuori?
- Comunque sei maleducata, io ti ho salutata e tu invece no!- protestò la bambina, offesa.
- Oh…Emh…Scusa! Ciao! – disse, incerta, Zoey. Quella ragazzina era davvero strana: si era lamentata del fatto che la rossa non l’avesse salutata, ma rideve di fronte alla preoccupazione di Zoey per lei.
- Così va meglio!- disse a voce altissima la bambina, la quale saltò sulla panchina e cominciò a saltare.

- Ma tu quanti anni hai?- chiese Zoey, sempre più perplessa e preoccupata.
- Io? Sono Izzy e ho dieci anni! – e nel dire l’ultima parola, fece un salto particolarmente alto e atterrò con un piede sulla stradina, ma perse l’equilibrio e cadde,  sbucciandosi il ginocchio sinistro.
- Ti sei fatta male? Aspetta, ti aiuto! – gridò Zoey, preoccupatissima, andando vicino a Izzy e aiutandola ad alzarsi.
- Grazie, sei gentile! Ma un po’ troppo ansiosa…Dovresti calmarti! Vivi la vita con tranquillità!- disse la bambina  con una pazza risata finale. Zoey rimase perplessa: esattamente come si faceva a restare tranquilli con una persona del genere nei paraggi, che poteva farsi male un minuto sì e l’altro anche?

- Ma ora parliamo di te: come ti chiami? Quanti anni hai? Dove abiti? – Izzy, con la sua irrefrenabile allegria, fece una raffica di domanda alla nostra rossa, la quale si sedette sulla panchina, aspettando che l’altra facesse lo stesso.
- Io sono Zoey, piacere di conoscerti! Ho dodici anni e abito in uno di questi condomini. – rispose Zoey con un sorriso dolce.
- In quale condominio? Ce ne sono tanti!- insisteva Izzy, che preferiva rimanere in piedi.
- Nel 37 B- rispose Zoey.
- Che forzaaaaaaaa!- urlò Izzy, correndo nuovamente verso l’albero, ma Zoey, scoprendo riflessi che non sapeva di avere, la bloccò, prima che la piccola pazza potesse dondolarsi di nuovo su un ramo.
- Cosa c’è di tanto forte?- domandò Zoey, tenendo la mani sulle spalle della bambina, in modo da bloccarle il passaggio. Izzy cercava di divincolarsi, ma senza successo, così tornò indietro e si mise in piedi sulla panchina.
- Io vivo accanto a te! Nel condominio 37 A!- disse tutto d’un fiato Izzy, cantando il numero della sua abitazione.
- Davvero?!- domandò sorpresa Zoey. Aveva sempre creduto che le persone più giovani che abitassero quel condominio fossero Heather e le sue due “amiche” (se così si potevano chiamare) che la seguivano dappertutto.
- Sì, non mi hai sentita?- disse Izzy, cominciando a ballare danza classica sulla panchina.
- Quindi conosci Heather?- chiese Zoey  perplessa.
- Sì! Ma non la sopporto! Mi dice sempre di togliermi dai piedi perché sono pazza e con la mia presenza la disturbo! – raccontò Izzy, improvvisamente imbronciata.
- Che cattiveria!- commentò Zoey, sconsolata.
- Già! Preferisco te, Mike, Courtney e Gwen!- disse Izzy, pensando.
- Cosa?!- si lasciò sfuggire Zoey, scandalizzata. – Ma allora ci conosci!- affermò la rossa, chiedendosi perché Izzy le avesse chiesto il nome prima.
- In realtà spesso vi spio dalla siepe. Heather mi ha detto che i bambini del 37 B sono tutti cattivi, ma io non ci volevo credere, così vi ho spiati. A me non sembrate cattivi. – concluse Izzy con semplicità.
Zoey era impassibile, eppure dentro di lei le emozioni stavano lottando. Non sapeva come reagire di fronte a quella rivelazione: doveva rianere incredula, arrabbiarsi o essere felice del fatto che Izzy non la considerasse cattiva?
Alla fine di questa guerra interiore, Zoey riuscì solo a pronunciare un flebile – Grazie…- per poi andarsene, palesemente sconcertata, dimenticandosi dal suo mazzo di fiori che aveva amorevolmente raccolto.
 


*ho guardato su Google Maps, questa via esiste realmente

ANGOLO AUTRICE
salve a tutti ^^ come ho già detto nello scorso capitolo, oggi vado in vacanza, parto nel pomeriggio!!!
so che adesso tutti voi state progettando la mia morte nel modo più doloroso e lungo possibile perchè ho aggiornato questa mia nuovissima fic e non le altre che ho già in corso, ma devo spiegre un po' di cose:
- "Matrimonio in vista...e anche un mucchio di guai" ha un capitolo "morto" nel senso che ho il blocco della scrittrice...
- "Quattro ninfe sull'isola" la riscriverò perchè fa letteralmente vomitare...è stata la mia prima fic e sono sempre più dubbiosa...
perciò ho preferito continuare questa...avete notato niente?
oggi non c'è Noah ^^ il poveretto è rimasto in come dopo aver "accidentalmente" *sguardo diabolico dell'autrice* annusato le scarpe di Owen...lunga storia amici miei, lunga storia...
alla prossima gente ^^ ci si vede tra due settimane!!! ciaooo ^^

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Capitolo 3
*** Una giornata NO ***


- Accidenti alle ragazzine isteriche! Accidenti alla…stupidissima…band di turno! Accidenti a Bridgette e al suo dannatissimo compleanno!-
 
Courtney stava imprecando ad alta voce, trovandosi vicino alla sua bicicletta scassata, con nessuno nei paraggi e, sentendosi finalmente libera, decise di sfogarsi.  
Stanca, stremata, con i capelli arruffati, Courtney inforcò la sua bici e si diresse il più lontano possibile  dal centro commerciale, verso casa.
 
La scena che era avvenuta poco prima aveva del comico:  la ragazza si stava tranquillamente dirigendo al music store  più vicino, ma l’azione risultava ardua. Un’orda di ragazze (Courtney: mandria è più corretto!) riempiva completamente il negozio in questione, in cerca dell’ultimo disco della boy band  tanto amata. Per la perfettina fu un’impresa riuscire a entrare e cercare qualcosa di adatto per la sua amica: ragazzine in preda ad un attacco di frenesia e di risolini acuti la assalivano in modo che non potesse arrivare all’oggetto dei loro desideri.
All’improvviso si scontrò con una commessa, la quale spiegò che era appena arrivato il cd di una certa boy band inglese…
 
Risultato: una barcollante Courtney si è diretta verso l’uscita del negozio ed è andata al punto vendita nel quale si  compravano giocattoli. Il regalo per l’amica bionda è risultato, in tal modo, un delfino azzurro di peluche grande quanto un borsetta.
 
Il pupazzo era dentro al suo cestino nella parte anteriore della bici e Courtney, con andatura leggermente altalenante, pedalava lungo una strada vuota, priva di automobili o teppisti in motorino. Quando, improvvisamente…
Un sasso si trovava sul suo percorso e, inciampando su di esso, la ragazza cadde a terra, senza farsi male, fortunatamente. Ma il delfino di peluche si sporcò, rotolando lungo la strada.



…Decisamente una giornata NO.
 
 

* * *

- Quindi le hai dipinto il motorino di nero? Ahahah! Bella vendetta!-
Gwen e Trent  si trovavano da più di un’ora al Sweet Fruit bar, sorseggiando i loro frullati e raccontandosi gli aneddoti più divertenti. In questo modo Gwen aveva scoperto molto sul suo aspirante ragazzo, come aveva deciso di chiamarlo lei nella sua testa. Trent aveva sedici anni, uno in più di lei, e frequentava il liceo; suonava la chitarra da quando aveva nove anni e scriveva canzoni dai tredici. Lavorava part-time in un music store; gli piaceva il calcio, ma non lo amava particolarmente. Inoltre avevano quasi gli stessi gusti riguardo al cinema. *
 
- Se l’era meritato!- si giustificò Gwen – Heather è un’arpia: aveva limonato con il ragazzo che piaceva alla mia migliore amica, ma solo per dispetto nei suoi confronti! –
- Così le hai verniciato il motorino…- concluse Trent.
-Beh…Sì! Insomma non puoi fare una cosa del genere e credere di passarla liscia!- enfatizzò Gwen.
- Per questo le hai verniciato il motorino…-
- …E poi è così antipatica che probabilmente l’avrei fatto comunque…-
- Infatti le hai verniciato il motorino…-
- Ma…-
- Motorino! Verniciato! -
-…la vuoi piantare?- disse Gwen accigliata. Per tutto questo tempo, infatti, il chitarrista aveva riso come un pazzo davanti alle sue vendette fantasiose.
 
- Scusa…Ma non riesco a crederci! E come hai fatto a non sporcare il sedile?- domandò Trent, faticando nel tentativo di non ridere.
- Secondo te io mi sono seriamente preoccupata per la sorte di un povero sellino con il copri sedile firmato?- chiese retoricamente un’ironica Gwen.
- Il copri sedile firmato? Non si è lamentato nessuno con te?- chiese Trent.
- Ovviamente! Ma non poteva provare che fossi stata io. Chiunque poteva essere il colpevole: non ci sono filmati, foto e nient’altro! – rispose la dark, soddisfatta, bevendo un sorso dal suo frullato.
 
Trent si era fermato a fissarla, con sguardo indecifrabile. Gwen finse di non notarlo, sperando che il ragazzo smettesse di guardarla in quel modo, ma senza successo. Così, non sapendo cosa lui stesse pensando, lo guardò preoccupata e chiese:
 
- Che c’è?-
- Sei forte. – disse Trent, distogliendo lo sguardo da lei.
- Grazie…- sussurrò la gotica,  allontanando meccanicamente anch’ella gli occhi dal chitarrista. Le gote si stavano tingendo pericolosamente di rosa.
 
Erano talmente vicini da sfiorarsi al minimo movimento e Gwen amava questo contatto.
- Mi piaci perché sei diversa…Non una ragazza tutta shopping e discoteca, insomma.- continuò Trent. Gwen rise indecisa, ma lui rimase serio. Resasi conto di questo fatto, tornò seria anche lei.
- Non riesco a vedermi come una cheerleader con la coda di cavallo che divora vagonate di zuccheri.- replicò lei leggermente amareggiata.
- Io ti preferisco così. – concluse Trent guardandola intensamente.
Gwen sapeva cosa sarebbe accaduto di lì a dieci secondi…Ed era esattamente ciò che aspettava da quando lui l’aveva presa in braccio.
 
Dieci…Le loro bocche si stavano avvicinando.
 
Nove…
 
Otto…
 
Sette…Le labbra erano sempre più vicine.
 
Sei…
 
Cinque…Ancora di più...
 
Quattro…
 
Tre…Manca poco ormai, solo qualche centimetro!
 
Due…
 
 
- Gwendolyn!– un urlo rimbombò in tutto il quartiere, facendo sobbalzare i due innamorati.
La dark si voltò, pronta a ringhiare contro il malcapitato che aveva disturbato il momento più atteso dell’appuntamento, quando comparve una rabbiosa Courtney.
 
- Andavi a disegnare,vero? Nessuna distrazione, solo la tua matita e il block notes, giusto?- inveì la castana contro l’amica dark.
- Courtney, io…- cominciò Gwen, ma fu interrotta.
- Non voglio sentire scuse! – sbottò l’altra.
- Infatti non mi stavo scusando…- annunciò Gwen, cupa – stavo solo promettendo di ucciderti nel peggiore dei modi il prima possibile.-
 
Courtney fulminò con lo sguardo la dark, passando poi a Trent.  Gwen sembrava, invece, voler saltare addosso all’amica per strangolarla. Inutile dire che c’era talmente tanta tensione nell’aria che sarebbe bastata per un mese a tutta Toronto.
Trent, di suo, era indeciso se guardare la castana con irritazione, perplessità o stupore.
 
- Tu vieni a casa ora- proclamò con aggressività Courtney all’amica.
- Ti è dato di volta il cervello? E da quando sei mia madre?- sbottò furiosa Gwen.
- Parleremo dopo della situazione.- continuò la castana, come se la gotica non avesse parlato. Agguantò Gwen per un braccio e la trascinò con sé, davanti agli occhi di uno sbalordito Trent, che si risvegliò improvvisamente, notando che la sua “principessa in nero” era stata sequestrata.
 
- Gwen!- chiamò il chitarrista – Quando ci rivedremo?-
La dark  abbandonò la rabbia per qualche secondo, guardando imbarazzata il ragazzo.
- Non lo so…Magari al parco! Al nostro albero!- urlò di rimando Gwen ad un ormai lontano Trent.
 
Già…Nostro. Ormai quello è il nostro albero, dove tutto è cominciato. Non sarà mai più di nessuno, poiché per nessun altro avrà un valore così grande e risulterà così speciale.  
 
I pensieri della gotica furono fermati dai borbottii della castana, la quale sussurrava frasi di cui la gotica capiva solo alcuni pezzi, come “Bell’amica!” e “ …ragazzo segreto.”
Così, tra le proteste e la resistenza di una e le esortazioni dell’altra, le due si diressero al loro condominio.
 

* * *

Una ragazza dai lisci e fluenti capelli neri era seduta a gambe accavallate sul muretto alto circa un metro di un cortile e si guardava intorno con aria annoiata e con superiorità. 
Ovviamente lei era il capo della zona, colei che doveva essere rispettata, regina della serpi e imperatrice suprema delle oche bionde, ** tralasciando il fatto che lei fosse mora.
 
Solitamente di pomeriggio accadeva qualcosa di interessante, eppure quel giorno vi era una pace innaturale.
Nessuno con cui bisticciare, nessun ragazzo carino o degno di nota nei paraggi, semplicemente una calma piatta.
Una quiete assoluta a parte…
 
- Senti, puoi prestarmi lo smalto rosa? Io l’ho finito!- domandò una voce femminile acuta e infantile alle sue spalle.
- Certo! – rispose un’altra voce femminile, a primo ascolto, più adulta della precedente - Ma, tesoro, esistono migliaia tonalità di rosa. Dimmi quale ti serve, te la posso prestare. A patto che non sia…-
- il rosa Barbie! – disse a voce alta la prima con una risatina.
- Assolutamente no! é il mio colore preferito! – replicò irritata l’altra.
 
Heather sbuffò e alzò gli occhi al cielo: era così divertente sentire due ragazze che bisticciavano per uno smalto. Naturalmente solo se l’alternativa era andare con la nonna al club del cucito.
 
Poi, all’improvviso, le sentì…
 
- Bell’amica che sei!  Perché non mi hai mai raccontato di lui? Chi è?- domandò la voce di un’ansiosa Courtney dall’altra parte del muretto.
Heather scese da esso e si nascose, pronta ad ascoltare ogni parola del litigio delle due migliori amiche.
Si parlava di un ragazzo…Indubbiamente molto più interessante di uno smalto!
- L’ho incontrato oggi al parco, è la prima volta che lo vedo!- assicurò Gwen.
 
Ma quelle due oche stavano ancora discutendo per il cosmetico rosa, facendo in modo che per Heather fosse difficile origliare.
- Lindsay! Dakota! Volete stare zitte?!- sbottò sussurrando l’asiatica, in modo da non farsi sentire da Gwen e Courtney.
Le due bionde si zittirono di colpo, guardando la mora che spiava le due litiganti.
- Ma guarda…Ci sono problemi in paradiso!- aggiunse con una gioia maligna stampatagli in faccia.
 
- Ma allora perché lo stavi quasi per baciare?! – domandò una sconcertata Courtney.
- è un ragazzo eccezionale, Court! Non ne ho mai incontrato uno così: è carino, intelligente, simpatico e…perfetto! – rispose Gwen, entusiasta. Courtney era più scandalizzata che mai.
- Ma che c’era in quel frullato? Sicura che non ci abbia messo niente?- chiese preoccupata la castana. La dark riprese di colpo il suo tono sgarbato.
- Datti una calmata! È un ragazzo fantastico, non farebbe mai una cosa del genere! – disse Gwen.
- Lo so, ma…Non ti ho mai sentita così…contenta. – spiegò Courtney a fatica. Difficilmente aveva visto Gwen in quello stato, in particolare per un ragazzo.
 
Heather ascoltava e assorbiva ogni parola che veniva pronunciata dalle due. La vendetta verso quella darkettona stavolta sarebbe stata facile e, soprattutto, dolorosa. Affascinare un ragazzo le veniva così naturale!  Sedurre il ragazzo della gotica sarebbe stato un giochetto e, inoltre, si sarebbe vendicata per il suo amato motorino un tempo rosso fuoco, oramai nero carbone.
 
- Ora dobbiamo prepararci: la festa di Bridgette è tra tre ore. – disse Courtney, cessando le ostilità.
- Cosa?!  Vuoi veramente prepararti adesso?- domandò Gwen.
- Certo! Così non saremo alle prese con i problemi dell’ultimo minuto.- spiegò Courtney con tono pratico.
- Ad esempio?- chiese la dark con una nota divertita nella voce.
- Il trucco…I capelli…Il vestito!- replicò la castana, alzando la voce ad ogni risposta, fino a raggiungere una nota di panico.
 
Heather sghignazzava da dietro il muretto. Sapeva bene chi era Bridgette: era l’amica fidata di quelle due, nonché fidanzata del festaiolo che frequentava l’ultimo anno.
“Solo il cielo sa perché si è fidanzato con una ragazzina!”pensò Heather con superiorità.
Ma non era questo il punto. Il nocciolo era che lei non era stata invitata ad una festa, il che era inconcepibile!
 
- Ragazze,- cominciò Heather, rivolgendosi a Dakota e Lindsay, per la prima volta con gentilezza- vi andrebbe di andare ad una festa?
 














* le informazioni sono false, ma avevo bisogno di qualcosa da raccontare.
** Non intendo offendere nessuno, ma serve per introdurre le sue due amiche







ANGOLO AUTRICE

Buongiorno a tutti!!! ^^ sono tornata! siete contenti?
No! personalmente, potevi rimanere in vacanza....A VITA!
viva la sincerità...ma soprattutto la gentilezza! non ti sono mancata nemmeno un pochino?
No!
nemmeno un pizzico?
No!
nemmeno...
No!
...Ti si è incantato il disco?
No!
...Noah?
No!
* svita la testa di Noah e trova un vecchio registratore con un vinile*
No! No! No! No!
* mette a posto il vinile e riavvita la testa*
come va?
meglio...
...sto aspettando...
cosa?
una parola che inizia con la G e finisce con E...
....GelatinE?
No...
GommE?
Neanche...
GooglE?
ci arriveremo, Noah...ci arriveremo
Detto questo, vi saluto ^^ grazie per aver seguito questo capitolo!!! 
magari ditemi cosa ne pensate e, soprattutto, se volete che io aggiunga qualche personaggio! ci si vede ^^ ciaooo
Dimenticavo! grazie a tutte le persone che hanno recensito, messo questa storia tra le preferite, tra le seguite o tra le ricordate ^^

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Capitolo 4
*** Il pomeriggio in cortile ***


Quel giorno era cominciato nel modo più strano possibile per Zoey: la comparsa di un certo Vito, amico di Mike, poi Gwen e Courtney che si erano comportate in modo strano e, per finire in bellezza, la comparsa dalla ragazzina più strana che avesse mai incontrato.
Ovviamente, lei era una ragazza che amava i cambiamenti, eppure, per la prima volta nella sua vita, si  ritrovò a pensare: possibile che oggi sia tutto così anormale?
 
- Zoey? Tutto a posto?- chiese una voce maschile e gentile.
La rossa, infatti, era seduta a gambe incrociate sul prato del cortile del condominio e guardava per terra, pensierosa, ma, al richiamo di quella voce, alzò lo sguardo e incontrò due occhi neri che traspiravano gentilezza e dolcezza.
Mike…Qualsiasi cosa accada, lui sarà sempre così, lui resterà per sempre suo amico.
 
- Mike! Ciao! – salutò allegra Zoey, la quale cercò poi di giustificarsi – Io…-
Il ragazzo la guardava con un sorriso e questo la rassicurò. Le piaceva passare il tempo con lui e, ultimamente, trovava la sua presenza particolarmente gradita. Nonostante l’età, Zoey non provava ancora attrazione per i suoi coetanei del sesso opposto. Possibile che qualcosa stesse cambiando?
 
- A che pensavi?- domandò Mike, continuando a sorriderle.
Era possibile essere innamorati a dodici anni? Per lui sì. Per Mike esisteva Zoey, Zoey e basta. Lei era l’unica.
L’unica per cosa? L’unica che lo capisse nel profondo, l’unica a cui pensasse prima di dormire e appena sveglio, l’unica che avesse mai voluto baciare o stringere a sé, resistendo tutte le volte ad ogni impulso per paura di essere giudicato.
La stessa paura che aveva nel rivelare il suo segreto più profondo.
 
- Alla giornata passata oggi.- rispose Zoey, senza riuscire a trattenere un sorriso.
Mike era sempre stato così…
In realtà vi erano molti aggettivi con i quali la rossa descriveva il ragazzo: dolce, gentile, spiritoso, divertente, comprensivo, educato e…carino.  Già, carino.
Zoey aveva sempre preferito giudicare una persona in base al suo carattere e non all’aspetto esteriore, eppure le era risultato impossibile non notare ogni dettaglio del moro.
 
- Giornata complicata?- chiese Mike.
- Direi strana, più che complicata.- rispose Zoey.
- Che è successo?- domandò nuovamente il moro.
- Una serie di cose…- replicò Zoey, vaga.
- Ehi! Vacci piano con tutte queste risposte! La mia testa potrebbe scoppiare se mi dai troppe informazioni.- scherzò Mike, con tono sarcastico.
- E tu vacci piano con il terzo grado! Non siamo in commissariato, agente! – scherzò a sua volta Zoey.
 
Mike si sedette sul prato di fronte a lei, con le gambe incrociate, e cominciò a guardarla inarcando un sopracciglio.
La rossa odiava quel suo sguardo, la metteva in soggezione! Ogni volta che il moro mostrava quell’espressione, percepiva del calore attorno alle gote e avvertiva il bisogno di voltarsi e guardare ovunque, tranne in quegli occhi nocciola.
 
- Cosa c’è?- domandò Zoey sulla difensiva, spostando lo sguardo verso il basso.
- Si può sapere che ti prende?- chiese ironicamente Mike.
- Niente…- replicò Zoey con semplicità, benché il viso fosse dello stesso colore dei capelli.
 
Fingendo che il ragazzo davanti a lei non ci fosse,  Bella Gioia cominciò a osservare una margherita,  mostrando assai più interesse di quanto avrebbe fatto normalmente per un fiorellino appena spuntato.
Era da un po’ di tempo che accadeva…quella cosa e, in particolare, non sopportava il non sapere perché. Cosa diavolo mi sta succedendo?
Questa era la domanda che si poneva ogni giorno, poiché, oltre agli sguardi che le erano rivolti da Mike, tutte le volte che lo incontrava cominciava a pensare a quanto fosse carino, raggiungendo ben presto una tonalità rossiccia in volto.
 
- D’accordo, mi arrendo! – annunciò Mike, alzando le mani in segno di resa. – Se ti venisse voglia di dirmi cosa hai fatto, sai dove trovarmi.-
- Perché? Te ne stai andando?- chiese Zoey, palesemente più delusa del solito.
- No, era un modo di dire.- rispose il moro, notando lo sconforto della ragazza.  Zoey  non ebbe il tempo di replicare, dal momento che il ragazzo si mise accanto a lei, le cinse la vita con un braccio e le sussurrò dolcemente all’orecchio:
- Tranquilla, io sarò sempre qui. Solo per te. –
 
La reazione di entrambi fu l’imbarazzo: difatti entrambi si voltarono, dandosi le spalle.
Mike si rimproverava per non essere riuscito a tenere a freno l’impulso, mentre Zoey arrossì fino alla punta dei capelli, già fulvi di loro.
 
Come sbloccare una situazione simile? Come si può fingere che non fosse mai successo?
Il moro si tormentava con questi quesiti, ma i suoi pensieri furono interrotti da Zoey, la quale gli prese la mano e intecciò le dita con le sue.
- So che ci sarai sempre.- replicò con un sorriso. – Per questo sei il mio migliore amico. – concluse lei, radiosa.
 
Le iniziali aspettative del ragazzo crollarono con l’ultima frase. Doveva immaginarselo: cosa poteva essere lui, se non il suo migliore amico?
La delusione prese il sopravvento, mostrandosi apertamente alla rossa, che si stupì della reazione di Mike, restando amareggiata anch’ella.
Rendendosi conto dell’errore appena commesso, il ragazzo mostrò in fretta un’espressione di finta gioia, che non sfuggì alla rossa.
 
- Tutto bene, Mike?- domandò Zoey, premurosa.
- Sì…- disse inizialmente Mike, il quale si corresse poco dopo.
- In realtà…No. – continuò il moro, stupendo anche se stesso. – Vorrei dirti una cosa, da molto tempo.-
 
L’effetto alla frase del ragazzo fu l’opposto per i due: lui non riuscì a trattenere un sorriso dolce e sincero, mentre lei si preoccupò, cominciando a immaginarsi ogni possibile sciagura, perché- è un fatto risaputo ormai- quella frase non ha mai promesso nulla di buono…O quasi.
 
Le parole gli morivano in bocca, faticava a trovarle e il sorriso lentamente scomparve di fronte alla difficoltà nel dire una cosa tanto semplice.
Per darsi forza, decise di prendere anche l’altra mano della sua amata e, quando entrambe furono racchiuse nelle sue, le parole trovarono la via e lui fu pronto per pronunciarle.
 
- Io…-
 
 
- Gwen!-
Il nome della dark, prolungato e urlato dalla potente voce di Courtney, rimbombò in tutto il quartiere.
- Dove hai messo la piastra per capelli?- domandò Courtney, distante tre piani di condominio dai due dodicenni, eppure ben udibile…Decisamente troppo udibile.
 
Il richiamo di Courtney risvegliò i due ragazzi dalla loro atmosfera e, in particolare, facendo ricordare a Zoey cosa premeva di dire a Mike.
Di colpo, lei si alzò, dirigendosi verso la siepe e cominciando a studiarla attentamente.
Mike, di suo, riusciva solo a osservarla confuso e a chiederle:
- Che stai facendo?-
- Tu lo sapevi che una ragazzina ci spia da qui?- domandò retoricamente Zoey, indicando la siepe.
 
Il ragazzo negò scuotendo la testa e continuò a guardarla mentre lei controllava ogni angolo del cespuglio.
- Scusa, ma non ho capito una cosa…Chi è che ci spia?- domandò improvvisamente Mike.
In risposta, Zoey si voltò verso di lui, cominciando a descriverla.
- è una ragazzina, alta più o meno così. – disse lei, portando la mano all’altezza del collo.
- Ha dieci anni – continuò la rossa. – Ha dei capelli rossi, occhi verdi e…-
- Come si chiama? – chiese il moro,
- Izzy, ma dubito sia il suo vero nome. Deve essere un diminutivo. – rispose Zoey, poi immergendosi totalmente nei suoi pensieri.
 
- è l’abbreviativo di Isabella!- rispose una voce alle spalle di Zoey, proveniente dalla siepe.
- Potrebbe essere così. – rispose Zoey verso Mike, pensando fosse lui ad aver detto l’ultima frase.
- Zoey…Non sono stato io a parlare.- le rivelò il moro. In risposta allo sguardo interrogativo della ragazza, lui proseguì :
- è stata lei. – disse indicando il volto di una ragazzina sui dieci anni, con capelli rossi ed occhi verdi, che sbucava allegramente dai rami della siepe.
 
Zoey si voltò di scatto, sussultando alla vista di Izzy che stava scavalcando il cespuglio.
- Izzy! – urlò la rossa, senza volerlo.
- Zoey,ciao! Hai visto cosa ho fatto? È stato più difficile salire su quella siepe piuttosto che sul mio albero! Qui non ci sono rami a cui aggrapparsi. – proferì tutto d’un fiato Izzy.
- Avresti potuto farti male! – la rimproverò Zoey.
- Calmati, ne abbiamo già parlato! Sei troppo ansiosa…Vivi la vita con allegria! – enunciò la ragazzina, facendo una piroetta all’ultima frase.
 
All’improvviso Izzy corse verso Mike, fermandosi a pochi centimetri da lui e pronunciando:
- Tu sei Mike. – non era una domanda, era un’affermazione.
- Sì, lo so. – disse lui, confuso e sorpreso.
Izzy lo valutò per qualche istante, guardandolo dall’alto in basso e disse, quasi delusa:
- Sembravi più alto quando vi spiavo. –
 
Mike rimase palesemente scioccato, mentre Zoey cominciò a ridere di gusto. Stare con quella bambina non era poi così male.
- Che hai da ridere? – domandò il ragazzo, leggermente irritato.
- Niente, scusa! Ma devi ammettere che è divertente.- si giustificò Bella Gioia.
Notando che il moro sembrava voler ribattere in modo poco gentile, Zoey abbandonò il sorriso e cercò di cambiare discorso.
 
- Come mai sei qui, Izzy?- chiese gentilmente la rossa.
- Mi nascondo da mio fratello. Lui conosce il nascondiglio segreto, quindi sono venuta qui.- rispose con semplicità Izzy.
- Quale sarebbe il tuo nascondiglio? Oh, scusa…Immagino tu voglia tenerlo segreto. Ma perché scappi da tuo fratello? – domandò Zoey.
Izzy sbuffò divertita e disse:
- Meno male che ero io quello che faceva troppe domande! –
- Ho solo fatto qualche domanda. – ribattè Zoey, leggermente offesa.
- Comunque il mio nascondiglio lo conosci pure tu! È il mio albero, ricordi? – rispose Izzy, entusiasta.
Zoey si ricordava fin troppo bene: quella ragazzina era spuntata dal nulla, dondolandosi per un ramo con le gambe. Difficile dimenticarsi una situazione simile.
 
- In ogni caso non hai risposto alla mia seconda domanda. Perché ti nascondi da tuo fratello?- domandò premurosamente la rossa.
- Mi sta antipatico. Sembra più il fratello di Heather che il mio. – rispose triste la bambina.
- Lui è cattivo con te?- chiese Bella Gioia, inarcando un sopracciglio. Lei era figlia unica, ma se avesse avuto una sorellina come la bambina che aveva davanti, sarebbe stata sempre gentile e disponibile per lei.
 
Izzy stava in piedi davanti a Zoey, la quale aveva dietro di sé Mike, e dava le spalle alla siepe.  All’improvviso, si sedette sul prato e sospirò. La rossa rimase stupita: era la prima volta che la vedeva così tranquilla…E anche così triste.
- è molto antipatico e maleducato. Dice moltissime parolacce e mi insulta spesso. La mamma ha detto che non devo ripetere le parole che dice e anche che lui ha preso tutto da suo padre. Io abito solo con la mia mamma e mio fratello. Non so dove sia il mio papà, non l’ho mai visto. – disse la bambina, estremamente triste.
 
Zoey provò un fortissimo moto di compassione per la ragazzina: aveva un fratello pessimo, non conosceva suo padre ed era reputata da tutti una bambina molto strana, ciò comportava che non avesse amici.
- Izzy, ti andrebbe di…- ma Bella Gioia non riuscì a terminare la frase, poiché una voce maschile, dall’altra parte della siepe, la interruppe.
 
- Izzy! Dove cazzo sei? – la ragazzina sussultò sentendo quella voce.
- è lui! è mio fratello! Io non sono mai stata qui! – disse ad alta voce Izzy, senza riuscire a trattenersi  e si nascose in un angolino sotto la siepe.
 
- Izzy! Ti ho sentita! Sei la solita idiota: se non vuoi farti sentire da qualcuno, cerca almeno di stare zitta! – un ragazzino dai capelli tipo pel di carota come Izzy stava scavalcando la siepe.
- E voi due chi cazzo siete?- chiese sgarbato il ragazzino, che doveva avere circa dodici o tredici anni.
- Qualcuno a cui non piace sentire certe parole!- rispose Zoey, molto seccata .
- Ma non mi dire! Anche voi siete dei fissati con le buone maniere? – domandò retoricamente il ragazzino.
 
Ai due dodicenni stava sempre più antipatico quel ragazzino. Ora capivano perché Izzy si nascondeva da quel tipo!
La sorpresa più grande, però, stava nel fatto che un ragazzo simile fosse il fratello di una bambina come Isabella: lei era strana, certo! Ma era dolce a modo suo e ovviamente non era tanto insolente.
 
- Dov’è quella scema di mia sorella?- chiese sgarbato il ragazzino.
- Noi non l’abbiamo vista! – la difese Zoey .
- Certo, come no! – disse il rosso, ridendo. – Peccato che io l’abbia sentita chiaramente! E tu, che fai? Lasci che sia la tua ragazza a parlare?- continuò il ragazzino.
 
- Ascoltami bene! Vedi di chiudere quella bocca o io…- cominciò minaccioso Mike, ma venne interrotto da un cenno di Zoey, la quale lo esortava a non abbassarsi al livello di quel ragazzo.
- O tu che cosa?- chiese Scott, sghignazzando malignamente.
-  Ascoltami un secondo.- lo esortò Zoey. – Izzy è una bambina davvero dolce, non merita di essere trattata così!
 
Scott la guardò con un divertimento perfido e disse ad alta voce, guardandosi intorno:
- Izzy, ti sei fatta degli amici? Di’ un po’, quanto li hai pagati perché ti rivolgano la parola? Però hai fatto bene: la ragazza è proprio carina. –
Detto questo cominciò a guardare con maliziosità Bella Gioia e si avvicinò pericolosamente a lei.
 
- Stalle lontano! – Mike, perso dall’impulso di proteggere la sua amata,  si mise davanti a lei, dividendola da quel ragazzino.
- Rilassati, non volevo farle niente! Al massimo le avrei toccato la tette…- disse lui sulla difensiva.
 
- Bene, sfigatoni, ora me ne vado e se vedete la mia sorellina, potete dirle che il suo amato fratellino se ne va tranquillamente al suo “nascondiglio segreto” con un oggetto molto speciale chiamato accendino!|- annunciò il rosso e, con una risata che traspirava crudeltà, scavalcò la siepe e sparì.
 
Izzy uscì dal suo nascondiglio, si pulì le gambe dalla terra e guardò tristemente i due dodicenni.
- Lui è il mio fratellone Scott…Vuole incendiare il mio albero da quando ha scoperto che è il mio nascondiglio,  ma incontra sempre dei poliziotti che vigilano la zona. – spiegò in breve Izzy.
Zoey e Mike lei andarono vicino, la prima la abbracciò e il secondo le posò una mano sulla spalla.
 
- Ma dico, che state facendo?- chiese all’improvviso Izzy, scandalizzata.
- Ti mostriamo che ti siamo vicini? – disse Zoey, facendo però una domanda.
- Tranquilli!- rassicurò Isabella con la sua solita allegria -  Il mio fratellone è un enorme…- Zoey trattene il fiato -…Stupido! – disse Isabella, infuriata. Bella Gioia espirò, sollevata.
 
Detto questo, la ragazzina cominciò a saltare e fece una ruota, evitando di poco il povero Mike, che avevo rischiato di subire un calcio in faccia.
- Mi piace questo prato! Nel mio condominio non c’è! Qui posso fare la ruota senza farmi male! Tu sai fare la ruota, Zoey? E tu, Mike?- domandò Izzy, con una parlantina inarrestabile.
La dodicenne scosse la testa, in risposta alla bambina, mentre Mike sembrava avere dei crampi allo stomaco.
- Mike, tutto bene?- domandò premurosamente Zoey.
- Mike? Non so chi sia! Scusami, cara! – disse con voce femminile e con forte accento russo…Mike.
- Io sono Svetlana! E ora, cara bimba, ti mostrerò non una ruota, ma bensì una rondata con spaccata finale. – annunciò Mike.
 
Finita l’acrobazia, con lo stupore di Zoey e l’entusiasmo di Izzy, Mike sembrò risvegliarsi da un sogno e chiese con voce impastata:
- Che è successo? –
- Accidenti! Sei stato incredibile! Dove hai imparato a fare quella cosa? Voglio imparare anche io! Ti prego, ti prego, ti…- Isabella, presa da un impulso di frenesia, cominciò a scandire centinaia di “ti prego”.
- Non lo so! C-cioè…Non mi ricordo e…Non sono un brava insegnante! – concluse lui, seccato e inizialmente incerto.
Izzy rimase a guardarlo con espressione indecifrabile, poi, di colpo, dopo un tempo indefinito, pronunciò un secco “Va bene!”
 
- Sarà meglio che torni a casa! Mia mamma mi starà aspettando…- disse la ragazzina.
Infatti erano ormai le sette di sera e ognuno di loro doveva tornare a casa, specialmente Zoey.
 
- Io devo tornare a casa immediatamente!- disse lei, allarmata.
- Perché? Sta’ tranquilla! Tua madre sa che sei qui sotto in cortile- le rispose gentilmente Mike.
- Sì, ma stasera una mia amica viene a dormire da me e devo ancora sistemare casa mia! Anzi…Credo arriverà a momenti. – spiegò Zoey.
- Una tua amica? Ma chi…Aspetta! Non sarà forse…-cominciò Mike, ma venne interrotto dalla sua amata.
- Se ti riferisci a chi penso io, allora sappi che lei è a posto!-  replicò Zoey, leggermente irritata.
 
Izzy continuava a osservarli molto confusa, quando la risposta le venne all’entrata del condominio.
- Per l’amor del cielo, Zoey!  Non starai ancora discutendo per quella storia?- la rimproverò una bambina di circa dieci o undici anni, con capelli biondi e occhi azzurri ghiaccio, che ,al contrario, trasmettevano molto calore.
- Dawn, lui…- cominciò Zoey, ma la bionda sapeva già di cosa si trattava.
- Pensa che io sia strana?- rispose Dawn divertita.
- Mi dispiace, Dawn. – di scusò Mike, imbarazzato.
- Tranquillo, non sei il primo! Perlomeno, sei gentile con me. La maggior parte della gente mi evita. – rispose Dawn, senza mostrare traccia di tristezza o amarezza.
 
- Ciao! Io sono Izzy!- salutò Isabella.
- Piacere di conoscerti, cara! Io sono Dawn. Ti consiglio di non preoccuparti per tuo fratello maggiore, lui in fondo al cuore, nasconde un animo buono e gentile. – proferì Dawn.
Izzy rimase scioccata dalla sua ultima frase: come diavolo faceva a sapere che aveva un fratello e che lui era perfido?
 
- In risposta a tuo quesito, ti posso annunciare che io riesco a leggere le aure. La tua sembra piuttosto differente dalle altre: sei uno spirito libero, che non ha paura dell’opinione degli altri e ama mostrare la vera se stessa. – disse Dawn, guardando attentamente Izzy.
La ragazzina rimase a bocca aperta e disse, con allegria, iniziando a saltare qua e là:
- Che bello, bello, bello! Quindi tu sai tutto di tutti!  Sei una maga o una strega? Sei la fatina dei denti?-
L’allegria e la felicità della bambina erano alle stelle a causa dell’incontro con una ragazza così speciale.
 
- No, Izzy, sono solo una bambina. A proposito, visto che te lo sei chiesto, io ho dodici anni, non dieci. La mia crescita è principalmente spirituale, non fisica.- disse la bionda, sempre rivolta ad Isabella.
Zoey e Mike, nel frattempo, erano rimasti in disparte. La prima guardava le sue due amiche, una vecchia e l’altra nuova,  con gioia, il secondo rafforzò il suo pensiero sulla stranezza della bionda.
 
- è tardi, io avrei fame e di certo leggere le aure non aiuta al mio appetito. Mangiamo?- propose Dawn alla sua amica dai capelli rossi.









ANGOLO AUTRICE
Shaaaalve :3 *sale su un palco con luci puntate su di lei*
come vaaaaa? *dal pubblico vengono lanciati un comodino, un frigorifero e...Lindsay*
Lindsay: ahu! Che male alla testa...é la seconda volta che vengo lanciata in questo modo, non è carino!
Mi dispiace, dolcezza! Come stai?
Lindsay:Bene...ma...Sei tu Tyler?
...Vai in infermeria...
Lindsay:*barcollando* Tyler! Tyler! Dove sei?
Bene, a parte questo...mi dispiace per aver aggiornato così tardi!!! credevo avrei fatto prima sinceramente...
poco importa, a parer mio...Intanto persto arriverà il quinto capitolo e...spero di essere puntuale!!
a proposito...Noah è stato vittima della mia piccola ultima flash *sgaurdo malvagio* vi consiglio di dare un'occhiata!!! a presto, gente!! :3
 

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Capitolo 5
*** La festa di Bridgette- parte 1 ***


Era una fresca e frizzante serata d’estate: le luci si erano appena accese in città, il sole tramontava placidamente, lasciando dietro sé scie di colori che tingevano le poche nuvole di lilla e rosa, mentre la pace regnava nella zona.
Si preannunciava una serata speciale per tutti: per alcuni elettrizzante, per altri romantica e per altri ancora rilassante, ma non parleremo di queste persone, bensì delle ragazze che si preparavano per una divertente nottata tra amiche.
 
- Bridgette deve voler fare le cose in grande. - pensò ad alta voce Courtney.
La ragazza, infatti, indossava un vestito corto verde militare con uno scollo a V,spalline sottili e gonna a balze su richiesta dell’amica.
- In che senso? – domandò Gwen, dietro la castana, mentre tentava di calzare una ballerina nera con un fiocco.
La dark portava un abito corto con scollo a barca e maniche corte, la gonna a più strati era rifinita con un orlo tipo pizzo. Per completare, si era messa una cintura per far risaltare il suo vitino da vespa.
 
- Non ti sembra strano che Bridgette ci chieda di indossare dei vestiti per una semplice serata tra amiche?- fece notare la castana all’amica.
- Forse ha invitato qualche ragazza in più e magari anche qualche…ragazzo.- replicò la dark, pronunciando a bassa voce l’ultima parola per evitare una brutta reazione da parte della perfettina.
- Ma lei ha già il fidanzato! – ribattè Courtney con decisione. – Inoltre, non sarebbe conveniente! Abbiamo l’età per questo tipo di feste?- continuò la castana.
- Court, lei compie sedici anni! Vuoi aspettare la terza età per queste cose? – chiese Gwen a disagio. Infatti le feste non erano mai piaciute neppure a lei: odiava il caos e la confusione, preferiva la calma.
 
Restarono in silenzio per parecchio tempo, con la scusa di preparasi al meglio, ma la realtà era che non volevano avvicinarsi più di tanto all’argomento “festa con alcolici e ragazzi” perché entrambe sapevano cosa sarebbe accaduto se la festa avesse preso una brutta piega.
Si trovavano nella camera di Courtney: questa era abbastanza grande, con le pareti color panna alternate ad una verde militare. Al centro, appoggiato alla parete verde, vi era un comodo letto dalle basi verde scuro e con il lenzuolo e il cuscino rosa pallido. L’armadio, messo all’angolo alla destra del letto, si intonava perfettamente con la parete panna.
Vi era, inoltre, una scrivania, al lato opposto della camera rispetto al letto, bianca, su cui poggiavano un computer portatile, una lampada da studio e due pecorelle di peluche. *
 
La prima a rompere il silenzio fu Courtney, la quale, preoccupata, domandò alla sua amica:
- Secondo te, se è vero che ci saranno dei ragazzi…-
- è ovvio che ci saranno ragazzi! Guarda come voleva ci vestissimo! – la interruppe Gwen.
- …Non credi ci potranno essere anche degli alcolici? – chiese la castana.
 
Gwen non seppe rispondere, insicura su quale fosse la verità: è vero che l’amica bionda era sempre stata gentile e di buon cuore, ma entrambe temevano che l’aver frequentato un ragazzo come Geoff potrebbe averla tramutata in una sedicenne festaiola e irresponsabile.
- Non credo. Stiamo parlando di Bridgette, lei ha la testa sulle spalle. – concluse la gotica.
 
Uscirono di casa, affiancate dalla signora Barlow, la quale aveva deciso di accompagnare le due ragazze alla festa dell’amica.
- Preferisco accompagnarvi. – disse lei. – Non è bene che due ragazze belle come voi e vestite così vadano in giro da sole di notte.-
Courtney alzò gli occhi al cielo, ma in fondo apprezzava la premura di sua madre.
Salirono in auto e si diressero verso casa Collins, pronti per una deliziosa e frizzante serata.









- Quanto ci devono mettere quelle due? –
Heather aspettava impazientemente davanti al portone del condominio 37 A  le sue due amiche.  Le aspettava una festa molto importante…
 
- Eccoci, Heathy! – strillò Lindsay, uscendo dal palazzo, con al seguito l’altra bionda.
- Era ora! Io…Ma vi siete vestite uguali? – cominciò Heather, ma, appena voltata, notò l’abbigliamento delle due.
- Cosa? No! Vedi? Il mio vestito è rosso e il suo è rosa! – disse la bionda dagli occhi blu, indicando i due abiti e parlando in maniera elementare. Dakota, intanto, non prestava attenzione alla conversazione, ma studiava il suo viso in un piccolo portacipria…Rosa,ovviamente!
 
In realtà i due vestiti erano identici, tralasciando il colore: entrambe indossavano un vestito semplice con la scollatura a cuore, molto corto. L’unico particolare che li rendeva differenti erano le due diverse tonalità, una rosso fuoco e l’altro rosa confetto.
Heather le guardò sconcertata con un sopracciglio inarcato: possibile che le due fossero così palesemente stupide?
Preferì non prolungare l’argomento “abbigliamento” per concentrarsi sulle ragazze dell’altro condominio che stavano uscendo in quel preciso istante.
 
- è ora! Andiamo, forza!- esortò la mora.
Le tre ragazze si diressero in fretta verso l’auto di una di loro, difatti solo lei aveva ricevuto la patente.
- Dakota, dove sono la chiavi della tua macchina? – domandò Heather, sicura che la ragazza le avesse lasciate sulla scrivania di camera sua, vicino al suo smalto preferito appena messo sulle unghie perfettamente curate.
 
Con sua sorpresa, la ragazza tirò fuori dalla borsetta intonata al vestito le chiavi.
- No, eccole! Sono qui!- disse con gioia Dakota, senza notare che la mora si stava burlando di lei.
La sua Panda, stranamente grigia, era pronta per ospitare le giovani festaiole!
Dakota si sedette immediatamente al posto di guida, mentre Lindsay la affiancò. Per Heather, invece, fu un’impresa riuscire a sedersi a causa del suo attillatissimo e corto vestito porpora.
 
- Pronte, ragazze? Si parte! – disse Dakota con allegria, cominciando a seguire la Volvo nera della signora Barlow.
 








Della musica assordante proveniva da una villetta a due piani, totalmente bianca e con il giardino molto curato, svegliando il cane di un vicino che ululava alla luna, spaventato dal rumore.
Davanti ad essa si era fermata una Volvo nera che portava al suo interno due ragazze nervose ed eccitate allo stesso tempo e una madre terribilmente in pensiero.
- State attente, mi raccomando!- intimò la signora Barlow, una donna dai quarant’anni portati magnificamente, con i capelli lunghi color cioccolato e la carnagione simile a quella della figlia, chiaro segno di origine spagnola.
- Tranquilla, mamma! Siamo a casa di Bridgette. – replicò Courtney, esasperata.
- Lo so, ma state attente comunque. Niente alcolici e tantomeno ragazzi! Perlomeno alla vostra età…- disse la signora, estremamente preoccupata.
Alzando gli occhi al cielo, Courtney e Gwen si diressero all’entrata di casa Collins, lasciando trasparire, però, un po’ di preoccupazione anch’elle.
 
- Non credi che tua madre avesse ragione?- domandò Gwen all’amica, pensierosa, mentre le due percorrevano la stradina di pietra bianche che attraversava il piccolo giardino.
- Parli degli alcolici a dei ragazzi? È ovvio che sarà pieno di maschi là dentro: lei ha il fidanzato, Gwen, e sono sicura che ha voluto fare in modo che entrambi si divertissero. – rispose Courtney, ora più rilassata. L’idea di una vera festa e non della solita serata tra quattro amiche completa torta di compleanno con le fatine le aveva inizialmente spaventate, ma, dopo qualche riflessione, le due hanno realizzato che fosse meglio così.
Avevano quindici anni, per la miseria!  Di certo non sono più bambine. 
 
Le due suonarono alla porta, attendendo qualcuno che l’aprisse.  Entrambe tenevano in mano il proprio regalo: la castana aveva impacchettato il delfino di peluche in modo elementare, dopo aver cercato di pulirlo, mettendolo in lavatrice con la candeggina. Il risultato non è stato dei migliori, ma era indubbiamente più pulito di prima.
La seconda aveva completato appena in tempo il ritratto.  Aveva programmato di andare a comprare una cornice per il suo disegno, ma non ne aveva avuto modo.
 
La porta color panna si aprì e il voltò di un ragazzo sui diciotto anni con capelli  biondi come il grano maturo e gli occhi blu come il cielo sbucò allegramente.
- Ragazze! Che bello vedervi! Siete qui per festeggiare? – le salutò Geoff, enfatizzando l’ultima parola con un’incredibile allegria contagiosa.  Il biondo le abbracciò come se fossero amici di vecchia data.
- Geoff! È bello vederti, amico! – rispose al saluto Courtney, abbracciando l’amico, con crescente gioia.
Gwen la guardò sconcertata: amico? Courtney - la precisa, incredibilmente pignola Courtney – aveva appena chiamato amico qualcuno?
 
- Anche per me, amica! Ora vi chiamo Bridgette. – disse Geoff, voltandosi verso l’interno della casa, in mezzo ad una folla di persone.
- Forse l’abbiamo giudicato male: sembra un bravo ragazzo, dopotutto. – disse Courtney, non appena il festaiolo se ne fu andato. Gwen era rimasta silenziosa per tutto quel tempo e rispose alla castana con uno sguardo carico di disprezzo e con un inarcamento di sopracciglia. Lei odiava le persone confusionarie e festaiole come quel ragazzo.
 
- Ragazze! Siete arrivate finalmente!- le salutò una sorridente Bridgette, elegante nel suo abito azzurro a fascia e con i suoi capelli raccolti in un grazioso chignon creato con un fiocco intonato al vestito.
- Bridgy, tesoro! Buon compleanno! Ecco il tuo regalo e…- cominciò Courtney, ancora contagiata dall’allegria del fidanzato della festeggiata. Ma il ricordo del delfino sporco la riportò al suo solito tono pratico.
- …Spero ti piaccia, perdona qualche macchia, ma ci sono stati…Problemi tecnici, diciamo. –
- Oh, nessun problema! Anzi, sei stata una delle poche mi hanno fatto un regalo. – rispose la bionda, sorridendo gentilmente.  Gwen si accingeva a parlare, quando…
- Bridgette, scusa…- disse una ragazza mora alle spalle della bionda.
- Scusate, torno  subito! Intanto entrate! – propose Bridgette, dirigendosi verso la mora.
 
- “Buon compleanno”? Sei un po’ banale, lo sai? – cominciò Gwen, scherzando.
- Cosa dovesti dire in queste occasioni? Buon Natale? Buon Hanukkah? Buon appetito? – rispose Courtney, con ironia progressiva.
- Bisogna essere originali. –proclamò con solennità la dark,  con il sorriso stampato in faccia.
 
Le due entrarono nel salotto -piuttosto grande a dir la verità- , allestito appositamente per la festa:
il tavolo del buffet era ricco di snack e pietanze, dallo stereo e dalle casse proveniva la musica assordante della compilation creata da Geoff, gli invitati riempivano la stanza, divertendosi come non mai.
Non potevano mancare le coppiette sedute sul divano a limonare, le ragazze con vestiti molto corti ed estremamente attillati e i ragazzi che, in fondo alla stanza, osservavano le loro prede con occhi famelici.
 
- Eccomi, ragazze! Non vi trovavo più. – disse Bridgette, sbucando dalla folla.
- è il momento de tuo regalo, Miss Originalità – schernì leggermente Courtney. 
Nonostante lo sguardo di perplessità della bionda, Gwen consegnò il ritratto rimanendo indifferente di fronte all’ironia dell’amica.
- Questo è per te, come mi avevi chiesto. Auguri, spero tu abbia passato una bella giornata! – augurò Gwen, osservando la reazione dell’amica.
- Grazie! Speravo proprio me lo regalassi. Ora posso appenderlo in camera mia. – ringraziò la bionda, abbracciando la dark con un sorriso a trentadue denti. Detto questo, Bridgette partì con il ritratto in mano, probabilmente diretta verso camera sua o verso il suo amato fidanzato per mostrargli il disegno.
 
- Visto? Originale! – disse Gwen  con ironia e semplicità. Courtney rispose alzando gli occhi al cielo.
- Mentre tu pensi a come essere originale, io darò un’occhiata al buffet, ok?- annunciò Courtney, quasi ridendo.
- Stai attenta alle schifezze: non vorrei ti riempissi di carboidrati e grassi. – disse la dark, cercando di imitare, prendendo in giro, una madre saccente.
- Tranquilla, mamma: sono una brava bimba. – rispose Courtney con un cenno sarcastico.
 
La castana si diresse verso il tavolo pieno di snack e, notando persino la presenza di alcune piccole bruschette, optò per una manciata di popcorn.
- Ehi, raggio di sole, tu non balli?- domandò alle sue spalle una voce maschile.
Courtney si pietrificò: no, non stasera!  Lei non voleva essere importunata in alcun modo. Ma dov’era Gwen quando serviva?
- No, preferisco mangiare. – disse la ragazza, non avendo una risposta migliore.
- Andiamo, non sarebbe una cattiva idea. – disse il ragazzo con voce seducente, prendendola per la vita.
Courtney si voltò, fumante di rabbia, pronta ad urlare contro il seccatore e a stampargli cinque dita sulla faccia, quando notò il volto di un ragazzo dagli occhi acquamarina, pieno di piercing: uno nel sopracciglio sinistro, due per orecchio e nella narice destra. Ma la cosa più appariscente e obbrobriosa, secondo Courtney, era una cresta verde che sormontava la sua testa. Mai vista una cosa simile.
 
Il ragazzo aveva un sorriso strafottente e la guardava con maliziosità, mentre lei osservava disgustata i capelli del suo irritante interlocutore.
- Che c’è? Questa visione è troppo per i tuoi occhi da brava bambina? – domandò sarcastico il ragazzo.
- Non oso nemmeno toccarti, magari sei contagioso. Chissà che malattie puoi portare! E non voglio nemmeno sapere quand’è stata l’ultima volta che ti sei fatto una doccia! – replicò la castana con acidità.
Il punk sbarrò gli occhi: era la prima volta che una ragazza lo rifiutava, ma, soprattutto, che gli rispondeva per le rime.  Ma lui aveva sempre la battuta pronta.
 
- Se vuoi la prossima volta possiamo farla insieme. – propose il ragazzo, ammiccando in direzione di Courtney.
- Porco! – inveì la castana contro il punk.
- No, il mio nome è Duncan, bambina, e ti consiglio di ricordartelo. – disse il ragazzo con il suo sorriso sghembo.
 
Courtney si placò improvvisamente: quel ragazzo voleva fare sul serio? Bene, in tal caso, era ora di passare alle maniere pesanti!
- Piacere di conoscerti, Duncan! Scusa per la mia reazione di prima. Posso offrirti da bere? -  disse la castana con una gentilezza che non le si addiceva.
Nonostante la perplessità, Duncan accettò, pensando che il suo cambiamento fosse dovuto al fatto che la stava sbloccando.
Courtney riempì il bicchiere di Coca cola per il suo interlocutore.
 
Fu un secondo. Un attimo di troppo, di distrazione.
Appena Duncan si voltò per guardarsi intorno, si ritrovò bagnato fradicio.
- Che schifo! Sei tutto appiccicoso! – disse Courtney, nascondendo a fatica una risata e un’espressione di maligna soddisfazione mista a vittoria.
Il punk rimase sconcertato: ma da dove diavolo saltava fuori quella?  
La rabbia gli si dipinse sul volto, fulminò con lo sguardo la ragazza. Ora le parti si erano invertite.
 
Di colpo, Duncan prese Courtney per la vita e se la caricò in spalla.
La ragazza, dal canto suo, non gradendo la sorpresa, cominciò ad agitarsi per divincolarsi, ma senza successo.
- Guarda cos’hai combinato!  Ora sono tutto sporco e, visto che tu mi hai consigliato di fare una doccia, la farai insieme a me. – annunciò il punk con maliziosità ed allegria.
Courtney aveva un’espressione incredibilmente distrutta e sconsolata, come se le avessero detto che il Natale fosse stato cancellato.
 
I due si diressero in bagno a fatica, poiché la castana continuava a colpire con pugni e calci ogni parte del corpo del ragazzo che riuscisse a raggiungere.
- Datti una calmata, principessa! – le intimò Duncan.
- Come posso, quando un primate deformato sta per molestarmi dentro ad una doccia? – urlò Courtney in preda ad un attacco di rabbia acuta.
 
In tutta risposta, il punk aprì la porta scorrevole della doccia e vi entrò, con la ragazza ancora in spalla.
Aprì la manopola dell’acqua e la posizionò verso la temperatura fredda. Courtney, istintivamente, cacciò un urlò e cominciò a commentare.
- è freddissima! È gelida, idiota, chiudila subito! Mi beccherò un raffreddore in piena estate! – strillò la ragazza, colpendo il punk con più forza.
 
- Invece ti aiuterà: le docce fredde sbolliscono la rabbia e credo che tu ne abbia veramente bisogno. -  disse Duncan, trattenendo una risata e risultando indifferente al’acqua ghiacciata.
Improvvisamente, il punk cambiò la direzione della manopola, posizionandola verso la temperatura calda.
Così, molto velocemente, l’acqua divenne bollente e per Courtney furono dolori.
 
- Scotta! È caldissima, imbecille! – urlò la castana, con un finale lamento di dolore.
- Ma lo sai che, invece, fare docce calde dopo quelle fredde fa molto bene? Distende i pori e rilassa la pelle. – spiegò Duncan, imitando il tono saccente della ragazza.
- Ti prego, chiudila! Farò tutto ciò che vuoi. – supplicò Courtney con tono arrendevole.
 
Improvvisamente, il getto d’acqua si fermò e una sensazione di sollievo parve invadere la ragazza.
Lei aprì gli occhi, precedentemente chiusi per proteggerli dall’acqua e guardò il ragazzo, il quale la stava riappoggiando a terra.
- Ora si ragiona! – commentò con gioia Duncan, guardando intensamente la castana negli occhi.
Courtney credeva che il punk si sarebbe incenerito sotto i suoi occhi, a causa dello sguardo fulminante che gli rivolgeva.
 
 
…Uno scoppio.
Ogni persona presente in casa Collins sussultò.  
Fuori dalla villetta erano stati lanciati dei petardi.  



















 * ecco la cameretta di Courtney: l'ho trovata e ho pensato fosse perfetta per lei. http://i48.tinypic.com/egvfo1.jpg

ANGOLO AUTRICE

* vestita come quelle dame dell'Ottocento, completa di cipria*
chiedo umilmente venia ^.^" il mio VitaVdo è stato clamoVosamente scandoloso...

ok, tornando normali...mi dispiace di aver tardato tanto, miei cari lettori amati!!
*vengono fuor quattro gatti, tutti neri*
...L'ho sempre detto che le tue storie vengono lette da quattro gatti...
ma tu guarda...sei tornato...dall'ospedale?
No, mia caVa, dalla spiaggia! Quella flash mi ha traumatizzato e avevo assolutamente bisogno di una vacanza.
cerrrrrrrrto...in tal caso ti consiglio di tornarci in fretta,considerando che senza di te stavo bene come non mai! ^.^
No...sono costretto a restare qui e...che vuol dire che c'era calma? Harold è il mio sostituto! HAROLD!
* arriva in due secondi netti * a rapporto! Che c'è?
Dove diavolo eri mentre l'autrice in questione scriveva cavolate su cavolate?
ehi, cerchiamo di offendere poco, ok? ^.^"
Silenzio! Ora parla Noah!
parlare di te in terza persona non ti rende esattamente figo...
Come ti pare! Ma ora scusa, devo fare un discorsetto con il nerd! *tira per un orecchio Harold e lo trascina via *
oooh, finalmente! beh...ci si vede alla prossime, gente! ^^

E voi gattacci, andate via *si rivolge ai gatti neri, questi soffiano e se ne vanno *
beh miao miao :3...C-cioè... ciao ciao :)

PS: avete notato che la scena di Duncan e Courtney è la stessa di "Tre metri sopra il cielo"?
 

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Capitolo 6
*** La festa di Bridgette- parte 2 ***


- Razza di idiota! Vuoi farci scoprire?-
Heather, inviperita, sussurrava insulti a Lindsay per la sua mancata dose di intelligenza, mentre Dakota scuoteva la testa sconsolata.
 
- Ma qual è il problema, Heathy?- domandò ingenuamente la bionda dagli occhi blu.
L’asiatica la fulminò con uno sguardo. Primo, perché la ragazza che aveva di fronte non possedeva un quoziente intellettivo superiore a 10; secondo, perché lei odiava quel diminutivo.
 
Mentre Heather era sul punto di sussurrare l’ennesima offesa, delle persone stavano uscendo dalla villetta in blocco.
A capo del gruppo vi era Bridgette, che stava esaminando con orrore un cespuglio di rose ormai distrutto.
“ Tutto secondo i piani” pensò l’asiatica. Nonostante Lindsay stesse quasi per rovinare la sua perfetta strategia per imbucarsi alla festa e rovinarla magistralmente, poiché la bionda aveva rischiato di farle scoprire, lanciando i petardi nel giardino e non in strada, tutto sembrava andare liscio.
 
- Forza, mescoliamoci alla folla. – esortò Heather.
Le tre ragazze si erano nascoste nel muro destro della casa e, con nonchalance, si unirono alla ventina di persone che erano uscite per vedere cos’era successo.  Bridgette e Geoff, nel frattempo, si trovavano fuori dal cancello per controllare se ci fossero vandali nei dintorni.
Ben presto, qualcuno cominciò a tornare dentro casa, mentre altri uscirono insieme alla festeggiata e al suo fidanzato.
 
Le tre entrarono nella villetta, cercando di confondersi il più possibile e passare inosservate,  il che risultò piuttosto difficile, a causa dei numerosi apprezzamenti dei ragazzi.
Sentendo quei commenti,  ognuna di loro reagì in modo diverso: Lindsay cominciò a ridacchiare e a sorridere ingenuamente a tutti loro, Heather li ignorò e proseguì per la sua strada, mentre Dakota li osservò inarcando un sopracciglio e andandosene desolata.
 
L’asiatica si trovava al centro del salotto, con la musica a palla e la massa di ragazzi e ragazze che ballava.
- Che festa patetica…Vediamo di movimentarla un po’.- disse malignamente tra sé e sé, dirigendosi verso il buffet
 Una fiaschetta riluceva sinistramente nella sua borsetta, mentre lei si apprestava a prenderla.









Dakota si era seduta in una poltroncina in un angolo, sola,  senza voler qualcuno che le stesse vicino.
- Ehi, che succede? Tutto a posto? – domandò una voce maschile davanti a lei.
La bionda teneva le gambe accavallate, le braccia conserte e lo sguardo basso, il quale fu costretta ad alzare.
Un ragazzo alto circa due metri, dalla carnagione scura, muscoloso, probabilmente proveniente da un paese caraibico, la guardò in modo diverso da quello dei ragazzi di prima: era gentile e premuroso.
 
- Sì…Credo.- rispose lei, incerta.
- Raccontami tutto. – disse lui, prendendo una sedia e mettendosi a sedere davanti a lei.
Dakota lo guardò irritata: chi era lui per permettersi di disturbarla? Inoltre, perché si era seduto? Gliel’aveva forse chiesto?
 
- Sono Devon Joseph, ma puoi chiamarmi DJ. – si presentò lui, sospettando cosa stesse pensando la bionda.
Lei lo guardò con sufficienza, poi tornò a guardare altrove: non aveva bisogno della compassione di qualcuno, tantomeno di uno sconosciuto.
- Non mi piace questa festa, lo sai? Troppo chiassosa, troppo rumorosa…E ora ci sono anche i petardi. – disse lui, tentando di cominciare una conversazione, senza accorgersi che lei arrossì al riferimento ai piccoli esplosivi.
 
Non avendo avuto successo, DJ incrociò le braccia e osservò con irritazione la ragazza.
Dakota, intanto aveva preso il suo cellulare e lo osservava, molto presa da esso. In realtà nessuno le aveva scritto, ma fingeva il contrario, nella speranza che il ragazzone se ne andasse.
 
- Sai, non puoi lamentarti della solitudine, se poi tratti così gli altri. – le disse DJ, con irritazione, in procinto di alzarsi.
- No, resta!- disse Dakota, prontamente. DJ sorrise: sapeva avrebbe reagito così.
- Allora mi vuoi dire cosa succede? – le chiese con gentilezza e premura.
- D’accordo…- rispose lei con tristezza.
 
- Sono sempre stata amata e popolare alle medie. Ero parecchio viziata, me lo avevano fatto notare, ma a me non importava. Ho poi conosciuto una persona – e qui la bionda arrossì – che mi ha consigliato di cambiare il mio atteggiamento e sarei stata ancora più amata dalle persone. Cambiai. Diventai gentile con molte ragazze che in questo momento potrebbero essere mie amiche. Già…Potrebbero.
Arrivata alle superiori dovevo crearmi una nuova reputazione e, per facilitare le cose, ho deciso di avvicinarmi ad una ragazza che traspirava popolarità da tutto i pori, che, a proposito, sono perfetti. Lei è incredibilmente bella, intelligente, astuta e spietata. Tutti i requisiti necessari per essere temute e rispettate, in pratica. Ho cercato di farla cambiarla per farla diventare più gentile, ma è inutile dire che oh fatto un buco nell’acqua. Ora sono il suo cagnolino: la seguo dappertutto, eseguendo alla lettera i suoi ordini.
In realtà sono sua amica solo perché possiedo la patente e l’auto: lei ha cinque mesi in meno di me e non ha potuto fare l’esame, mentre l’altra, una bionda che non si fa problemi a farsi comandare a bacchetta, ha un anno in più di noi, ma non ha passato l’esame di guida.
Certe volte vorrei solamente dirle di arrangiarsi e non approfittarsi della gente che ha intorno…A causa sua sono ancora meno popolare di quanto sarei se non l’avessi mai conosciuta. -
 
Dakota raccontò la sua storia a DJ, mentre lui la ascoltava attentamente, ognuno dei due era immerso nei suoi pensieri ed era indifferente al mondo che li circondava.
- Posso solo consigliarti di seguire il tuo istinto e non prendere ordini da lei. – disse con semplicità DJ. La bionda lo guardò sconcertata.
- Tu non la conosci, è difficile non obbedirle: ti mette in soggezione. – replicò Dakota con enfasi mista a rabbia.
- Ma non è difficile dire “no” per una volta. Tranquilla, sono sicuro che ci riuscirai. – disse lui, notando l’espressione che si era stampata in faccia alla ragazza.
 
- Credo sarebbe trasgressione pura… - constatò la bionda, incerta.
- Trasgressione questa? Vallo a dire a mia sorella tredicenne: è andata dal parrucchiere ad è tornata con i capelli completamente viola! Mamma era su tutte le furie. – disse lui, con un sorriso, mentre Dakota si lasciò scappare una risatina divertita.
 
- Grazie, nessuno mi aveva mai ascoltata. – disse gentilmente Dakota, calmatasi.
- Prego! Mi piace rendermi utile, credo sia la mia vocazione. Se mai avessi nuovamente bisogno di aiuto, potrai chiedere a Bridgette di me. – replicò con calma il giamaicano.
Il ragazzo si alzò e se ne andò, lasciando seduta una pensierosa Dakota.
- Un’ultima cosa!- le urlò DJ a causa del volume troppo alto della musica. – Prova a non giudicare le persone solo per l’aspetto. Otterrai molte sorprese! – e, con questo ultimo consiglio, sparì tra la folla.









- Non riesco a crederci…Chi potrebbe aver lanciato dei petardi in giardino? I miei mi uccideranno, non vedrò mai l’alba del giorno dopo. –
Bridgette si stava disperando, mentre Gwen cercava di consolarla, ascoltandola e abbracciandola.
- Sono sicura che sistemeremo la faccenda! Dopotutto hanno distrutto solamente un cespuglio di rose, basterà curarlo oppure, al massimo, lo estirperemo. – cercò di rassicurarla la gotica.
 
La bionda sospirò e si alzò dal divanetto azzurro, lasciando la dark seduta a guardala preoccupata.
- Vado a cercare Geoff: lui sta ancora controllando la stradina. Farei meglio a mettere a posto subito il giardino. – disse la festeggiata, con un’espressione che mostrava stanchezza.
- Ma sei pazza?- la rimproverò Gwen. – è la tua festa, per l’amor del cielo! Vuoi veramente occuparti di questo adesso?-
- Non posso fare altrimenti! I miei hanno detto che volevano trovare la casa a posto al loro ritorno. Intanto tu occupati di Courtney. – disse Bridgette con tono pratico.
 
La castana, infatti, dopo aver subìto una doccia contro la sua volontà, aveva voluto cambiarsi, poiché era semplicemente bagnata fradicia. Bridgette le aveva consigliato di andare in camera sua e cercare degli abiti alternativi, mentre il punk aveva deciso di restare bagnato: era più ganzo, a detta sua.
- Ganzo? Quello è tutto fuori! La doccia fredda deve avergli rimpicciolito il cervello, già minuscolo di suo. -proferì Courtney, con furia, dopo la doccia.
È scontato dire che Duncan ha tentato con ogni mezzo possibile di entrare nella stanza della festeggiata, mentre la perfettina  si toglieva il vestito, rimanendo in intimo, ma veniva sempre bloccato da Gwen e Bridgette, che avevano deciso di proclamarsi “sentinelle della camera” .
 
- Eccomi, sono pronta.- disse tristemente Courtney.
Gwen, che dalla chiacchierata con Bridgette era rimasta lì per controllare che il punk non si avvicinasse, era rimasta appoggiata alla porta con la schiena.
Si alzò, si stiracchiò ed aprì la porta. Courtney era in piedi sulla soglia della camera, indossando un paio di pantaloncini di jeans e una canotta azzurra con fiori blu.
 
- Mia madre mi ucciderà! Cosa le dirò quando noterà che sono vestita diversamente?- annunciò una disperata Courtney.
-  Evidentemente domani ci sarà un omicidio di massa…Anzi, direi un figlicidio di massa.- commentò con una risata Gwen.
- Ma di che cosa stai parlando?- chiese la castana, irritata perché l’amica non la degnava di ascolto.
- Niente, lascia stare! – si scusò la dark. – Scendiamo?- propose poi.
 
In salotto ognuno si comportava come se non fosse accaduto niente, tutti tranne la festeggiata, che, in teoria, si sarebbe dovuta divertire più di tutti. Gwen guardò gli altri con tristezza mista a rabbia.
- Se ne fregano tutti! A nessuno importa che Bridgette stia lavorando in giardino, invece di divertirsi. – constatò Gwen con acidità.
- Lasciali stare, sono tutti degli idioti. – replicò Courtney, cercando di calmarla. – Qualcuno più degli altri. – aggiunse a denti stretti, notando il punk che ballava scatenato, ancora bagnato.
 
- Ho bisogno di bere qualcosa! – disse la castana, non riuscendo più a resistere all’impulso di strangolare il ragazzo e dovendosi sfogare su qualcosa.
- D’accordo, io intanto vado a cercare Bridgette. Le darò una mano. – rispose la dark ad una Courtney ormai lontana.
 
La perfettina, intanto, si stava versando della Coca cola in un bicchiere di plastica. Dentro al salotto era caldo, inoltre, gli eventi da poco accaduti l’aveva stancata molto, perciò aveva molta sete.
La bevanda, però, aveva un sapore molto strano, diverso dal solito.
“Sarà quella con meno calorie e caffeina” pensò Courtney, ignorando la vera natura del bizzarro gusto.
 
Gwen si trovava in giardino e analizzava la pianta di rose distrutta, mentre, in realtà, doveva cercare la sua amica bionda. 
“Il petardo è stato lanciato proprio al centro della pianta, com’è possibile? Dovrebbero essere entrati per fare un lancio così preciso. “ pensò la dark, improvvisatasi un agente di polizia.
Concludendo che la pianta poteva solamente essere estirpata, dato i danni che aveva riportato, decise di uscire dal cancello per cercare Bridgette.
 
La casa della bionda era una villetta che si trovava in una strada chiusa, perciò il passaggio delle automobili era estremamente limitato, inoltre, era raro vedere dei teppisti da quelle parti.
A distanza di dieci minuti dalla sua decisione, Gwen si ritrovò nuovamente davanti alla dimora dell’amica, senza aver ottenuto alcun risultato.
La sua prossima decisione fu quella di rientrare in casa, cercando sempre la stessa persona e aggiungendo alla lista anche Courtney.
 
Entrata in salotto, si accorse che c’era qualcosa di diverso nell’atmosfera, qualcosa che non andava, ma non riusciva a capire quale fosse la causa.
Fu distratta dal sua pensiero, vedendo Courtney che era ancora al tavolo, esattamente come l’aveva lasciata circa dieci minuti fa, e si avvicinò a lei, cercando di parlarle.
 
- Ehi, non ti sembra ci sia qualcosa di strano qui?- le domandò la dark, un po’ preoccupata.
- Se c’è qualcosa di strano non lo so, ma devi provare la Coca! È buonissima! Parlo della cola, non della droga, anche se forse deve essere buona pure quella. – disse con voce altalenante la castana, ridendo.
 
Gwen rimase sconcertata: da quando Courtney si metteva a parlare di droga?
- Va bene, Court, forse sei un po’ stanca. Ti consiglio di sederti. – dicendo questo, la gotica, cercò di prenderla per un braccio delicatamente e di portarla nella sedia più vicina.
- Dai, piantala, sto bene! – disse la castana, tirando a sé il proprio braccio.
- Piuttosto, hai visto Bridgette? – chiese Gwen all’amica.
- No, ma forse è in camera con il suo fidanzato, se capisci cosa intendo. – detto questo, con voce maliziosa, la ragazza cominciò a ridere sguaiatamente, ma era una risata strana e diversa dal normale: era più chiassosa, stampata su un viso ebete, da…
 
- Court, ma tu sei ubriaca marcia! – gridò la dark con orrore.
- Davvero? Allora sai che ti dico? Dovrei ubriacarmi più spesso! Mi sento libera! – disse la castana, cantando l’ultima parola.
Gwen stava per ribattere, quando Courtney le tappò la bocca con una mano.
- Non dire niente, non voglio che ti metti a criticare tutto, perché per te non va mai bene niente. – disse con rabbia la perfettina, con la lucidità che le rimaneva.
 
- Ora, scusa, ma ho una mezza idea di farmi il punk. Credo di interessargli parecchio. – annunciò Courtney ad una dark scandalizzata.
Gwen si risvegliò dal suo stato e corse dietro all’amica, per poi prenderla per la spalle e voltarla per guardarla in faccia.
- Domani mi ringrazierai, Court! Ora torniamocene a casa, dimenticati di quel ragazzo. – le ordinò la dark con durezza.
- Lasciami! Perché dobbiamo sempre fare come vuoi tu? Io voglio restare qui. – replicò la castana, cercando di divincolarsi, senza successo.
 
Gwen era decisa a non lasciarla: chissà cosa avrebbe potuto combinare! Ma, ben presto, si accorse che l’amica non era l’unica ad essere ubriaca: un ragazzo dai capelli castani tirati su da vagonate di gel, la prese per la vita, strappando la presa al braccio della castana.
- Balliamo, dolcezza? O preferisci un luogo più tranquillo?- le chiese senza troppe esitazioni lui, chiaramente ubriaco.
Gwen staccò le sue mani, che stavano scendendo pericolosamente verso il fondoschiena, e si allontanò  fretta dal tizio, senza pensarci due volte.
 
Si avvicinò alla folla, per scoprire dove fosse la castana, ma si trovò in mezzo ad un gruppo di ragazze che decisamente avevano bevuto troppo: ballavano in modo osceno e una di loro, in particolare, sembrava voler cadere da un momento all’altro a causa dei tacchi vertiginosi, come se stesse danzando su un filo teso tra i due estremi di un burrone.
La ragazza dai tacchi altissimi, improvvisamente si bloccò, fissando un punto vuoto davanti a sé, per poi vomitare sulle scarpe della nostra beniamina qualsiasi cosa avesse ingoiato nelle ultime ore. Uno spettacolo a dir poco disgustoso.
La dark, così, fu costretta a dirigersi in bagno, tra un borbottio infuriato e un gemito di disgusto, per pulire le sue amate ballerine.
Facendo ciò, però, aveva perso di vista Courtney, ma non fu difficile ritrovarla.
 
In una poltroncina blu vicina alla porta da cui era appena entrata Gwen, la sua amica sembrava divertirsi molto con un ragazzo di sua conoscenza.
La ragazza, infatti, aveva mantenuto la sua promessa ed era seduta sopra al punk, le sue gambe che circondavano il suo bacino, con le labbra semplicemente incollate e le lingue che si intrecciavano.
A Gwen sembrava star per scoppiare la testa: possibile che fosse l’unica sobria in quella stanza?
 
La dark preferì lasciare l’amica alla sua attività intensiva, per cercare nuovamente la festeggiata, che sembrava essere evaporata nel nulla. Per pochi secondi prese in considerazione la bislacca, quanto sconcia, idea della Courtney ubriaca, ma si convinse mentalmente che fosse impossibile. Probabilmente era a pulire il vomito dell’ennesima ragazza senza volto né nome che aveva esagerato con’alcool solo per dimenticare i suoi problemi da adolescente in crisi.
Ma una controllata non costava nulla…
 
Gwen salì le scale, diretta alla camera di Bridgette, per scoprire se la castana dalla mente perversa avesse avuto ragione persino da ubriaca. La risposta le arrivò subito: appena arrivò dinnanzi alla porta color panna della camera dell’amica bionda, vide il cappello da cow boy del fidanzato di ella, chiaro segno che lui fosse troppo impegnato per cercarlo.
La dark sbiancò improvvisamente: non poteva accadere veramente tutto questo in una serata.
Sperando intensamente e pregando per la verginità dell’amica, la gotica aprì di poco la porta, solo uno spiraglio per osservare cosa stesse accadendo.
 
La musica a volume troppo alto aveva nascosto perfettamente il cigolio della porta, ma la scena che si presentò agli occhi di Gwen, la fece soccombere nell’orrore più puro.
I due amanti erano entrambi stesi sul letto, in intimo, ma la bionda senza reggiseno, a baciarsi appassionatamente; l’una esplorava il corpo dell’altro, mentre le mani del ragazzo sembravano molto più interessate al seno di lei.
 
Gwen chiuse di colpo la porta, augurandosi che i due fidanzati non si fossero accorti della sua presenza, e tornò al piano inferiore, per chiudere quella faccenda una volta per tutte.
In fondo lo sapeva, lo aveva sempre saputo! Cosa poteva volere un ragazzo come Geoff da una come Bridgette? Hanno tre anni di differenza, il che, durante la pubertà, voleva dire appartenere a due mondi totalmente differenti.
Inoltre lui era maggiorenne: era illegale. 
Lei e la sua amica si erano sempre convinte, pensando a Bridgette come ad una con la testa sulle spalle, che sa cosa è giusto e cosa è sbagliato, scegliendo sempre la retta via.
Ma evidentemente si erano sbagliate.
 
Mentre scendeva le scale, si accorse di una persona tutt’altro che a proprio agio in quella situazione.
Un ragazzo alto circa due metri, molto muscoloso e dalla carnagione scura, con una barba corta, rovinava drasticamente la sua aria da duro guardandosi attorno come un coniglietto spaurito.
 
- Ehi tu! – gli urlò la dark, cercando di attirare la sua attenzione.
Lui sussultò visibilmente e si voltò verso di lui, ostentando un’espressione di chi preferirebbe pulire il bagno dal vomito, piuttosto che parlare con l’unica ragazza sobria presente nella stanza.
- Sei sobrio, vero? Non hai bevuto neanche un goccio, giusto? – gli domandò lei, avvicinandosi ed esaminandolo attentamente.
 
Lui non rispose, ma la fissò con un’espressione più rilassata. Gwen tirò un sospiro di sollievo.
- Meno male! Credevo di essere l’unica a posto in questa gabbia di alcolizzati. – disse lei, con tono mesto, poi rallegrato da una nota di conforto nella voce.
- Mamma mi ha insegnato a non bere! – disse lui, orgoglioso. – Ma non mi era parso di vedere alcolici al tavolo. –
- Neanche a me. – confermò cupamente la dark.
 
- Io sono DJ. – si presentò lui con un sorriso smagliante.
Gwen lo fulminò con lo sguardo: gli sembrava questo il momento di fare le presentazioni? Proprio quando una festa stava degenerando nel peggiore dei modi?
- Sono Gwen, ma ora sbrighiamoci: dobbiamo porre fine a questo disastro. – disse lei con decisione e determinazione.
 
- Concordo, ma…Dov’è Geoff? Dovremmo prima chiedere consulto a lui, non ti pare?- suggerì DJ, ignorando cosa stesse facendo il suo amico in questo momento.
La dark tentò in ogni modo di nascondere una faccia orripilata in risposta al ragazzo, ma senza successo.
- Credo sia impegnato. Intanto cerchiamo di sistemare noi le cose. – riuscì solo a dire la gotica.
- Giusto! È ora di prendere in mano la situazione. – disse il ragazzone con determinazione.
 
Il giamaicano si diresse verso lo stereo e lo spense. Gli insulti e le imprecazioni da parte dei presenti furono numerosi, ma lui li ignorò, anzi, cominciò a raccattare le bibite che si trovavano sul tavolo e si diresse in cucina.
- Mi aiuti? – domandò DJ alla dark. Lei, estremamente felice di aver trovato una persona sana di mente, cominciò ad imitarlo.
 
Ben presto la tavola fu sgombra da ogni sorta di bevanda e spuntini,mentre i festaioli in sala accasciavano su divani e poltrone o, in mancanza di questi, sul pavimento. L’effetto dell’alcool stava svanendo, ma posava sui malcapitati un pesante sonno.
I due ragazzi si guardarono preoccupati e Gwen si chiese che fine avesse fatto la sua amica.
- Io dovrei cercare una persona, DJ. Ti spiace se…?- domandò la dark all’amico.
- Tranquilla! Io cercherò Geoff e la sua fidanzata, tu, invece, torna a casa con la tua amica o amico che sia. – la rassicurò il giamaicano con un sorriso gentile.
 
- Grazie, DJ! – disse la gotica, lanciandosi in un abbraccio verso il ragazzone.
Lui, imbarazzato, ricambiò premurosamente e, quando i due si staccarono, andarono a compiere il proprio compito.
La dark si diresse verso la poltrona blu che ospitava Courtney e Duncan addormentati, lei con la testa appoggiata al petto del punk, ma sempre seduta su di lui nella stessa posizione nella quale Gwen l’aveva vista poco prima.
 
- Avanti, Rubacuori, ti consiglio di svegliarti e andartene a casa. – disse sgarbatamente la dark, nel tentativo di destare la perfettina.
Nessuna risposta da parte sua. Gwen optò per prendere delicatamente l’amica e alzarla, questa restò in piedi per poco, poi cadde a terra, ronfando sonoramente.
 
La gotica si guardò attorno: le persone si stavano riprendendo, chi più chi meno e…Aspetta,ma quella con il vestito porpora non era…?
Gwen ci pensò su un attimo, distogliendo lo sguardo, poi arrivò ad una conclusione: impossibile! Heather non poteva essere presente a quella festa!
 
Nel frattempo, Courtney si era alzata a stento, stropicciandosi gli occhi con le mani e inciampando sui propri passi.
La dark, al settimo cielo per aver ottenuto finalmente un risultato, la guidò alla porta tenendole la mano.
Nel momento in cui aprì la porta d’ingresso per uscire, si ricordò del vestito bagnato dell’amica e corse in camera di Bridgette per recuperarlo.
 
Courtney, così, rimase ferma sulla soglia per qualche secondo, oscillando pericolosamente, e, quando stette per cadere, delle braccia muscolose la sorressero.
- Dovresti stare attenta, principessa.- le disse Duncan all’orecchio.  Lei rise di gusto.
- E tu dovresti smetterla di chiamarmi così. Altrimenti non ti bacio più. – replicò lei, chiaramente ancora sotto gli effetti dell’alcool.
- Intanto ho già avuto quella che volevo e non sono neanche dovuto uscire con te. – ribattè lui con un sorriso malizioso.
- Questo perché sei un porco idiota e ti approfitti di chi è debole. Ma io non sono debole, sono forte, se l’ho fatto è perché volevo – disse Courtney con un sorriso ebete, appoggiandosi con la schiena al muro per non cadere e arrampicandosi sugli specchi con il suo discorso sconclusionato.
 
- Visto che insisti tanto, che ne diresti del secondo round?- domandò ammiccando il punk.
- Io aspettavo solo che me lo chiedessi! Perché ci hai messo tanto? – disse lei, barcollando, al suo indirizzo, ma lui, in fretta, le fermò delicatamente le braccia e la appoggiò nuovamente al muro.
 
Le bocche si incontrarono di nuovo, mentre il ragazzo, perfettamente sobrio in realtà, si chiedeva se lei lo avesse riconosciuto; fatto alquanto improbabile, a dire il vero.
Courtney, intanto, non si preoccupava del mondo e di ciò che stava accadendo: era assai impegnata a mordere il labbro inferiore del suo ragazzo, ma solo per quella sera ovviamente.
 
Duncan bloccò il bacio, con la grande sorpresa di lei, ma, naturalmente, vi era motivo estremamente valido. Lui le sfilò di tasca il palmare e digitò il suo numero di telefono, lo salvò nella rubrica e rimise l’oggetto nella tasca del suo proprietario, premurandosi di toccare il sedere di quest’ultima.
 
Gwen arrivò in quell’istante: aveva impiegato tanto tempo poiché era indecisa se interrompere o no ciò che stava accadendo all’interno della camera, ma, appena entrata in essa, vide che non vi era nessuno.
Probabilmente DJ li aveva già bloccati e li aveva convinti a sistemare la situazione.
- Stalle lontano! Non ti azzardare a sfiorarla, ci siamo intesi? – gli ringhiò la dark con aria minacciosa.
- Ok, primo: è stata lei a volermi baciare. Secondo: dovrei avere paura di una come te? – replicò sprezzante il punk, ridendo di gusto.
 
- Potrei chiamare tua madre. – ribattè rabbiosa la gotica.
- Mia madre? Accidenti, sei peggio di serpe! Che paura! – replicò sarcasticamente Duncan, creando una scenetta che aveva del patetico.
- Vedi di piantarla e togliti dai piedi! – gli intimò Gwen. Non aspettò una risposta: lo scansò, prese per un braccio la castana ed uscì dalla casa dove era accaduto d tutto quella sera, lasciandosi una marea di guai alle spalle.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 ANGOLO AUTRICE
Bonjour ^^
vorrei scusarmi per l'enorme ritardo e, soprattutto...per il fatto che oggi andrò al mare, quindi non potrò rispondere alle recensioni :(
*arriva Noah, sta per dire qualcosa*
*gli tappa la bocca con una mano* oggi non ho tempo!
devo filare viaaaaa!!! Ci si vede presto amici miei :) ciaoooo

PS: mi lasciate una recensione? :) grazie in anticipo a chi lo farà! lo nominerò al prossimo capitolo con tanto di ringraziamenti per tutti, cosa che non ho mai fatto...

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Capitolo 7
*** Horror e giochi per bambini-parte 1 ***


La sera era calata su Toronto e, contrariamente a quanto si possa pensare, non solo casa Collins fu teatro di guai.
Difatti, tre piccoli dodicenni erano tranquillamente seduti sul muretto del condominio 37 B, parlando animatamente, ma ignari della visita che avrebbero ricevuto di lì a poco.
 
- A proposito, Mike, chi è Vito?-  domandò Zoey al suo amico.
Il ragazzo sbarrò gli occhi e cominciò a sudare freddo,  sapendo dove la discussione sarebbe andata a parare.
- è…Emh…Mio…Mio cugino! – disse il moro, inizialmente esitante, poi colto da un’ispirazione improvvisa.
- Tuo cugino? Davvero? – chiese incerta la rossa. Il ragazzino che le aveva risposto lo stesso pomeriggio quando aveva bussato alla porta del suo amico sembrava molto sgarbato, ma ,soprattutto, diceva di non conoscere Mike.
- G-già, ci assomigliamo molto, non hai visto? – cercò di convincerla il ragazzo, nonostante egli stesso fosse piuttosto nervoso.
- No, in realtà mi ha solamente risposto quando ho suonato il campanello alla tua porta…Diceva di non conoscerti. – spiegò in breve Zoey, molto dubbiosa.
 
- Stupidi ragazzini! C’è sempre un problema, mai una volta che siate contenti! – disse improvvisamente lui, mimando un vecchio. Un’imitazione davvero credibile.
- Mike? Che ti prende? – domandò preoccupata la rossa, andandogli vicino.
- Mike? Signorinella, io sono Chester! Questi ragazzini…Sempre più maleducati, ora non si ricordano nemmeno i nomi! – replicò il moro, continuando con quella che Zoey credeva una perfetta imitazione.
Di colpo, il ragazzo sembrò avere un forte mal di testa, scrollò la testa e si rizzò, guardandosi successivamente attorno.
- Che succede? Perché quella faccia? – chiese con una risata nervosa Mike.
In realtà solamente Zoey ostentava un’espressione perplessa, mentre Dawn era rimasta impassibile.
 
Il silenzio si impossessò del momento: Zoey  osservava il suo amico con curiosità, mentre Mike guardava altrove, pur di non scontrarsi con i grandi e dolci occhi marroni della rossa.
Dawn era l’unica a non aver ancora detto niente, guardava i due ragazzi con l’aria di chi la sapeva lunga, ma i due erano troppo occupati per accorgersene.
 
Mike stava per ribattere, quando un tonfo distrasse i tre dodicenni dai loro pensieri.
- Ciao, ragazzi! …Che male! – salutò  Izzy, sdraiata per terra per la caduta dopo aver scavalcato la siepe.
-  Ma che razza di idiota! – commentò sgarbatamente Scott dietro di lei.
- E sarebbero questi i tuoi amichetti? Gli scemi di questo pomeriggio? – aggiunse poi, con una risata sprezzante.
 
- Vattene, sei antipatico. – disse Zoey, credendosi minacciosa.
Scott la guardò un secondo con gli occhi sbarrati, per poi scoppiare a ridere nuovamente, mentre Izzy e Mike lo fulminavano con lo sguardo. Al contrario, Dawn era rimasta impassibile, come era suo solito fare.
- Oh, accidenti, che paura! – cominciò sarcasticamente il rosso. – Che fai, vuoi minacciarmi con il fiorellino? – continuò, avvicinandosi alla ragazza e strappando un petalo dal suo amato fermacapelli.
La reazione della ragazza fu sorpresa, tristezza per il suo fiore e, successivamente, disprezzo verso il lentigginoso.
 
- Non dovresti comportarti in tal modo solamente perché hai troppe responsabilità sulle tue spalle. –
Una voce flebile e soave parlò alle spalle di Mike: Dawn aveva finalmente aperto bocca, sorprendendo tutti i presenti.
Scott squadrò la ragazza per qualche istante, con uno sguardo inceneritore.
- Di’ un po’, biondina, ma chi ti ha interpellato? E poi cosa ne sai? – domandò sgarbatamente lui, senza aspettare una risposta.
- Non mi interessa! Continua a stare zitta come hai fatto fin’adesso. –
 
- Tredici anni sono pochi per occuparsi della casa e della famiglia. Avverto la tua sofferenza a causa delle pressioni di tua madre. – continuò Dawn, come se Scott non avesse parlato.
Il rosso sbarrò nuovamente gli occhi, rivolse uno sguardo accusatore a sua sorella e sbottò:
- Hai spifferato tutto? Vuoi anche dare in giro le chiavi di casa, tanto per aver il pacchetto completo? –
- I-io non ho detto niente, ti assicuro!- cercò di giustificarsi Izzy, mentre il fratello continuava ad inveire contro di lei.
- Scott, ho solamente letto la tua aura. – replicò Dawn, sedutasi sul prato e nella posizione del “fiore di loto”.
Il rosso cominciò a guardare i presenti con perplessità e spavento e come causa primaria vi era il fatto che quella ragazza sapesse il suo nome senza che nessuno gliel’avesse detto.
 
- Non devi avere paura. Io uso il mio potere per aiutare la gente che si chiude in se stessa, senza mostrare a tutti la propria natura, come te.  Ti spaventa il mondo e della gente che lo vive, per questo ti mostri rude e perfido: per poter essere lasciato in pace. – disse la bionda, ancora nella posizione yoga e ad occhi chiusi.
Zoey, sorpresa dalla rivelazione, osservò con stupore il rosso, il quale sembrava rimanere impassibile. Lo tradiva, però, uno strano luccichio negli occhi.
 
- Balle! Una più dell’altra! Leggi le aure? Ma che idiozia…Se così fosse, cosa sto pensando in questo momento? – replicò Scott, tentando di provocarla.
- Non funziona così. Leggo le aure, non il pensiero e…Oh, non ci pensare neanche! – cominciò Dawn, pacata come sempre, poi infiammatasi all’improvviso.
- Che succede? Che ha pensato? – domandò Izzy, cominciando a saltellare con un entusiasmo esagerato.
- Sappiamo io e lui cosa ha pensato! Madre Terra ti punirà per i tuoi pensieri poco casti. – rispose Dawn, minacciandolo puntandogli contro un dito accusatore.
Scott, dal canto suo, aveva deciso di mostrarsi indifferente alle parole della bionda, con il risultato di sembrare totalmente spaesato.
 
Zoey e Mike si guardarono a disagio, mentre Izzy continuava a non capire.
Lei, infatti, non riusciva ancora a comprendere la natura dei pensieri di suo fratello, essendo tanto giovane.
- Non osare pensare nuovamente oscenità simili! – gli intimò la ragazza dagli occhi azzurri con un’aggressività che non le si addiceva.
- Ma che…Ora non ho nemmeno la libertà di pensiero? E poi tu non sei il mio capo. Posso fare quello che voglio, biondina, e ovviamente non sarai tu ad impedirmelo! – protestò Scott, issandosi davanti all’esile figura di Dawn per apparire minaccioso agli occhi di lei.
 
- Perché non vi calmate? Potremmo rilassarci e parlare un po’, sapete? Parlare aiuta molto. – intervenne Zoey, cercando di mitigare la situazione che stava lentamente degenerando. Lei stessa si sorprese di quel gesto: non era mai stata una persona esuberante che esponeva sempre la propria opinione; al contrario non interrompeva mai nessuno, non ne aveva la voce né la volontà. A parer suo, sarebbe risultata tanto antipatica e maleducata agli occhi degli altri.
Come fu previsto da Bella Gioia, a questa frase seguì il gelo del silenzio che invase i presenti immersi nei loro pensieri.
 
- Va bene! Parliamo, ma a modo mio. Se non si seguono le mie condizioni, posso continuare a discutere con la Figlia dei fiori per tutta la sera senza problemi. – disse il lentigginoso, rompendo quel silenzio di ghiaccio che aveva attanagliato i bambini, dopo un tempo che parve infinito.
- Perché dovremmo eseguire i tuoi ordini? – replicò Mike, ribellandosi al suo mutismo forzato. Infatti il ragazzo si era imposto di non pronunciare una singola parola finché il rosso fosse rimasto all’interno del cortile del condominio, poiché quando era presente, il moro sembrava non rispondere delle sue azioni: Scott  pareva tirare fuori la parte peggiore di lui.
 
- Oh, nessun problema. Allora io me ne torno a casa e, ovviamente, Izzy verrà con me. Andiamo, sorellina.- rispose il rosso, afferrando il braccio della bambina, mentre questa si dimenava per liberarsi dalla sua stretta.
- No, voglio restare qui! Non puoi costringermi! – affermò con decisione lei, cercando di divincolarsi.
- Ti sbagli di grosso! Mamma non vuole che tu vada in giro senza di me, quindi i tuoi amici sono costretti a scegliere: entrambi o nessuno. – proclamò Scott con fare irritato.
 
- Va bene. Puoi restare, Scott, ma prometti di essere gentile. Non tollero che tu sia scorretto nei confronti miei, dei miei amici, ma, soprattutto, di Izzy. – disse tutto d’un fiato Zoey, diventata improvvisamente decisa e sicura.
- Perfetto! – rispose il rosso, rallegratosi della notizia, lasciando di colpo il braccio di sua sorella, la quale cadde rovinosamente a terra a causa della resistenza che stava opponendo.
 
- Vi spiego subito in cosa consiste il mio metodo. Si tratta di un hobby molto comune tra i ragazzi della nostra età e non so se vi piacerà, considerando il vostro carattere. – cominciò a spiegare Scott.
Zoey, istintivamente, incrociò le braccia e fulminò con lo sguardo il ragazzo, il quale, avendolo notato, tentò di mostrare un’espressione innocente, cosa che non gli riusciva facilmente.
Bella Gioia, poi, guardò Dawn, rivolgendole uno sguardo interrogativo, mentre quest’ultima le rispose con un sorriso e un diniego, scuotendo la testa.
- Abbiamo finito, AnsioZoey? Evidentemente non sono l’unico ad avere una mente perversa. – constatò il lentigginoso con un sorriso malizioso.
- Vedi di smettere e di arrivare al punto. – gli impose la rossa con un’espressione corrucciata.
 
- Storie horror! – proclamò Scott con enfasi.
Era evidente che la reazione dei presenti non era quella che si era aspettato: aspettò qualche secondo che la sua proposta facesse breccia e, constatando che non aveva ottenuto alcuna espressione spaventata, incrociò le braccia e ostentò uno sguardo indifferente.
- Storie horror? Ma quelle non fanno paura! I film, magari…Ma non ho mai sentito una storia che spaventasse veramente.- affermò Mike con atteggiamento temerario, tentando di mostrarsi forte e coraggioso agli occhi di Zoey.
La ragazza, di suo, era leggermente inquieta: gli horror non le erano mai piaciuti e sopportava ancora meno Scott, dal quale ci si poteva aspettare di tutto.
 
- Tranquillo, Mike. Ti assicuro che dopo il mio racconto eviterai qualsiasi film in cui vi sia sangue o visceri. Sono piuttosto bravo nel genere. – assicurò malignamente il rosso e, detto questo, cominciò la storia.
- Vedete…Tempo fa, in questo quartiere, o meglio, in questa zona, vivevano tre fratelli…-
 
Scott narrò il suo racconto, mentre i bambini raggiungevano livelli di paura e spavento mai toccati da loro.
Zoey si era stretta a Mike il più possibile; il ragazzo, intanto, da una parte apprezzava quel contatto, dall’altra doveva mostrarsi forte di fronte a quella storia così spaventosa.
Nel frattempo Izzy, prima vicina a suo fratello maggiore, lentamente si era spostata vicina a Dawn, la quale mostrava un’espressione di terrore, con gli occhi spalancati e le mani appoggiate sul prato.
 
- Quando vennero scoperte le loro morti, tutti pensarono si trattasse di suicidi. Tutti credevano che uno dei tre si fosse annegato, un altro impiccato ad un albero e l’ultimo tagliato le vene. Chi altri poteva sapere che il vero assassino si aggirava ancora nei dintorni?
Potrebbe essere ancora vivo…Chi lo sa…
Magari gironzola ancora per le strade in attesa delle altre vittime…Potrebbe essere…
Forse proprio questa notte si trova qua, cercando un gruppo di bambini indifesi per potersi divertire. A modo suo, ovviamente. –
Scott terminò soddisfatto il suo racconto palesemente inventato sul momento e nascose a fatica un sorriso perfido osservando l’orrore dipinto sulle facce dei suoi ascoltatori.
 
- Spaventati? – chiese il rosso con una nota divertita nella voce. – Ho sempre saputo di essere bravo!- si vantò lui.
Nessuno contestò quest’ultima affermazione. I quattro bambini erano seduti a terra, Mike e Zoey abbracciati, mentre Izzy  e Dawn erano vicine e si tenevano per mano. Erano tutti spaventati a morte.
 
- Ma come ti è saltato in mente di raccontare una storia simile? Ti rendi conto di come stiamo ora? Evidentemente no, cantastorie dei miei stivali! – sbottò all’improvviso Zoey, alzatasi in piedi e rivolgendo a Scott uno sguardo carico di disprezzo e odio.
- Va bene, va bene!  Calmati! AnsioZoey fino in fondo, a quanto vedo. – disse il rosso, cercando di calmarla, ma senza successo. In realtà poco gli importava, il suo obiettivo principale era stato raggiunto! Aveva spaventato quei mocciosi solo per il suo divertimento, anche se…
Poteva rendere le cose più interessanti. E lo avrebbe fatto.
 
- D’accordo, me ne rendo conto. – replicò il lentigginoso, sfoderando nuovamente un tono troppo calmo.
- Ma me ne andrò solo dopo una piccola sfida. – propose la Iena.
- Oh, te lo scordi! Non accetteremo le tue condizioni un’altra volta! -  ribattè  immediatamente Bella Gioia.
- In tal caso, resterò qui tutta la notte. – disse un tranquillo Scott.
- Puoi fare quello che vuoi per me! Anzi, spero tu ti possa prendere l’influenza. – replicò acidamente Zoey.
 
Izzy parve turbata dalla situazione, e, difatti, disse poco dopo:
- Zoey, ma io non posso tornare a casa se lui non è con me…- disse la bambina, inizialmente triste.
- Forse potrei dormire sul prato! Potrei creare un cuscino con i fili d’erba! Oppure dormo sullo zerbino…Sembra comodo. – continuò lei, con allegria crescente.
 
Zoey vacillò alla prima affermazione della piccola pazzoide: dopotutto, non voleva che la bambina stesse fuori al freddo per causa sua.
- Dicci le condizioni, facciamo questa sfida e poi ce ne torniamo tutti a casa, tu per primo. – disse Mike per lei.
- Molto bene! Facciamo in fretta…Voglio che visitiamo questa sera stessa i luoghi in cui morirono i tre fratelli. – enunciò in fretta Scott.
La reazione stavolta fu esattamente quella sperata: Zoey, serrando gli occhi, abbracciò Mike, il quale non si oppose, anzi, rispose con energia. Izzy, intanto, prese e stinse forte nuovamente la mano Dawn, mentre quest’ultima spalancava gli occhi.
 
Mike osservò le tre ragazze e, preso il comando, disse a Scott:
- D’accordo, ma facciamo in fretta. Non vorrei venissi alle spalle di qualcuno solo per spaventarci di nuovo.-
- Tranquillo, stuzzicadenti! Non ci sarà bisogno del mio intervento per terrorizzarvi, ve lo garantisco. – disse il rosso, tutt’altro che rassicurante.
 
- Però dobbiamo velocizzare la sfida: è già abbastanza tardi e non possiamo restare troppo tempo fuori dal condominio. – replicò Zoey, molto irrequieta.
- E cosa proporresti? – domandò gentilmente Mike, nonostante Scott fosse sul punto di dire qualcosa.
- Divisione in squadre. – disse lei, con un sorriso.
- Non se ne parla! Dobbiamo restare tutti uniti! Le condizioni erano queste. – protestò la Iena.
- In realtà non l’hai specificato. Hai solamente detto che i tre luoghi delle morti dovevano essere visitati questa notte.- ribatté Zoey, con un sorriso vittorioso. Scott, intanto, incrociò le braccia e ostentò un’espressione furiosa.
 
- Poiché sembra che tu non voglia controbattere, se non ti spiace noi cominciamo a formare le coppie, anche se uno di noi dovrà rimanere solo. – continuò Bella Gioia con decisione, parlando verso Scott.
- Io sto Zoey! – disse in fretta Mike, alzando il braccio, come per chiederne il permesso. La rossa, a questa frase, lo guardò con un sorriso e uno sguardo addolcito.
- Ed io sto da sola! Sarà troppo bello e avventuroso! Mi spaventerò da morire! – replicò subito dopo Izzy, con una finale risata pazza.
 
- Fermi tutti! Quindi, facendo i conti…Io devo stare con la biondina psicopatica?! Scherziamo?! – si affrettò a dire Scott, che nel frattempo aveva mantenuto la sua espressione corrucciata, per poi scambiarla con una di stupore e rabbia crescente. Perché lui, Scott il Grande – poiché, dopotutto, era il più grande tra loro -  si faceva comandare da un gruppo di mocciosi?
- La biondina psicopatica è Dawn e ti consiglio di chiamarla con il suo vero nome. – gli rispose la rossa, inarcando un sopracciglio.
- Calmati, Zoey. Scott presto si ricrederà. – disse Dawn pacatamente con un sorriso. A questa affermazione, il rosso sbuffò sonoramente.
 
- Quali sono i luoghi? – chiese Mike, cingendo con un braccio le spalle di Zoey, la quale arrossì violentemente.
- Il primo è annegato nel lago vicino, il secondo è stato impiccato in un albero nel parco, mentre l’ultimo…Beh, la storia è recente, perciò dovrebbe essere morto in uno di questi condomini. – disse Scott.
- A proposito…Nel nostro condominio vi è un appartamento disabitato ormai da anni, non so da quanto. Nessuno lo vuole comprare e il proprietario non è mai stato visto. – dichiarò la rossa, come illuminata da un’atroce verità.
- Perfetto! Abbiamo la nostra terza tappa. – replicò la Iena con un sorriso sghembo.
 
- Ognuno scelga il proprio obiettivo, poi partiremo. – disse Mike, stringendo più a sé Zoey per calmarla.
Izzy alzò il braccio e cominciò a saltare dicendo: - Scegli me! Scegli me! –
- Izzy? – disse il moro, con perplessità.
- Sì! Sì! Sì! Ha scelto me! – replicò lei, cominciando a saltare come un canguro.
- Cosa dovevi dirmi? – chiese nuovamente Mike, con la voce palesemente più dura.
- Oh, giusto! Io vado al parco! Voglio dondolarmi sul mio nascondiglio segreto. – rispose immediatamente la bambina, con una risata.
 
- D’accordo. Io vorrei andare nell’appartamento, così almeno non mi allontanerò dal condominio.- disse Zoey.
- Anche se dubito riusciremo a scassinare una porta per entrare in una casa vuota abitata da un fantasma.- aggiunse, con il volto scuro.
- Perché devo sempre ricevere gli scarti? – domandò retoricamente Scott con irritazione.
- Scarti? Andrai con Dawn al lago. È perfino romantico! Ci sarei andata io…Se la sfida fosse stata di giorno. – disse Bella Gioia, cercando di convincerlo.
- Te lo scordi! Io non vado da nessuna parte. – gridò il rosso con rabbia.
- Se tu non accetti le tue stesse condizioni, possiamo evitarle anche noi. – replicò Mike con decisione e con un sorriso.
Scott, a questo punto, osservando la facce compiaciute dei presenti, decise semplicemente di grugnire per acconsentire, ma allo stesso tempo per mostrare stizza.
 
- Dovremmo fare attenzione: non sappiamo se questa storia è vera o no, ma ognuno di noi è parecchio spaventato, grazie a qualcuno. – disse Mike, sottolineando l’ultima parola e fulminando con lo sguardo il suddetto cantastorie, il quale sorrise malignamente,
- Ci ritroveremo qui tra mezz’ora. Se non avete visto o sentito niente, rinunciate o tornate qua, mentre, se avete visto qualcosa,…Venite il prima possibile perché non vorrei morti per cause innaturali. – continuò il moro con sicurezza.
- E ora partiamo! –  disse Scott, interrompendo il discorso di Mike, per il quale stava perdendo la pazienza.
 







 
Izzy si dondolava dal ramo del suo albero da almeno dieci minuti. Il parco era vuoto, non vi era una sola automobile e regnava una calma piatta. Non le importava molto di una sfida sui fantasmi, era decisa a divertirsi il più possibile con i suoi amici. Se solo suo fratello non dovesse rovinare sempre tutto…
Non capiva cosa aveva fatto di male per avere un parente tanto insostenibile: era forse stata cattiva in una strana e intricata vita passata? Oppure, quando era ancora un angioletto, qualcuno aveva semplicemente deciso d farle un dispetto? Rifletteva spesso su questa questione.
 
Lei amava riflettere, si sentiva a suo agio quando rimaneva sola: nessuno la giudicava, nessuno la criticava, solo lei stessa che si diceva quanto era speciale e quanto gli altri non lo capissero.
Pensava anche a questo: perché tutti la reputavano strana? Cosa vuol dire essere strani? Non capiva…
O meglio, erano gli altri a non capire che la vita va vissuta senza inibizioni. Lei era semplicemente se stessa, non nascondeva nessun pensiero o nessuna idea.
Ma invece di riflettere sarebbe dovuta tornare nel cortile del condominio, per riunirsi con gli altri.
 
- Non ho visto un solo fantasma…Forse anche loro vanno in vacanza. – disse la bambina tra sé e sé.
Improvvisamente udì un fruscio, come uno strascicare di passi.  Qualcuno si stava lentamente trascinando verso l’albero in questione.
- Chi è là? – domandò Izzy, leggermente allarmata. Le rispose un gemito, mentre il soggetto avanzava.
 
Il suo urlo squarciò la notte.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 ANGOLO AUTRICE

Bonjour, bonjour ^^ *si inchina aspettando un applauso, ma viene colpita dagli spaghetti piccanti sparati da Chef*
Bene...Grazie per gli spaghetti a proposito...Erano saporiti -.-"
Noah: ahahah! non vedevo una scena così da quando Owen si rimpinzato di carne cruda e sembrava un salsicciotto!
Ma dai....e pensare che la scena più divertente che io riesca a ricordare è nella One-Shot "Ogni promessa è debito" :D consiglio a tutti i presenti di andarla a leggere!
Noah: sei scorretta a rivangare quella storia! Ho ancora il retrogusto all'ascella di Owen tutte le volte che mangio...è disgustoso!
Per questo ho scritto quella Flashfic u.u E ora, se non ti spiace, devo ringraziare il mio grande pubblico
Noah: Quale pubblico? Quello degli amici immaginari di Bluelandia?
Bluelandia? Il mio pubblico è fatto da puffi? ._.
Io e Noah: *poker face*
Noah: Basta! Per oggi ho sentito abbastanza scemenze...me ne vado!
Ma no, resta! :3 Io ti voglio bene! Intanto pongo una domanda ai lettori: cosa o chi ha visto Izzy?
Mentre voi ci pensate, io faccio i...


RINGRAZIAMENTI



Per prima cosa vorrei fare dei riconoscimenti ultraspeciali con medaglia d'oro compresa, che vanno rispettivamente a...

lale99
che ha messo la storia tra le prefrite, le ricordate e la seguite! Inoltre ha recensito ogni capitolo, mi ha messo tra i suoi autori preferiti ed è stata di supporto morale :3
Credo che per te ci voglia una medaglia di dimensioni giganormiche...Ma dove la trovo? D: Ti accontenti del pensiero e di una medaglia virtuale? :3 *mette al collo di lale la medaglia d'oro*

Stamboidexsempre
che ha messo la storie tra le preferite e le seguite, inoltre l'ha sempre recensita! *mette al collo di Strambide la medaglia d'oro*

Medaglia ad honorem:
kodocha98
che mi ha supportato e ha seguita la storia! inoltre mi ha messo tra i suoi autori preferiti :3


Grazie a voi, che avete messo la storia tra le preferite!

delenalove

dgcourt

Harley Dell Clarence



Grazie a voi, che avete messo la storia tra le seguite!

Alex_09

AlisaMask

AllYouNeedIsLove

L_I_D



Grazie a Dark_kiss per aver messo la storia tra le ricordate!

Grazie alle persone che hanno recensito i vari capitoli (sì, lo so...sono pazza a voler elencare tutti...ma sono fatta così ^^)

lale99
Stramboidexsempre
kodocha98
Alex_09
dgcourt
AllYouNeedIsLove
anna21
Free_Mind


Grazie a tutti voi! Grazie davvero di tutto ^^ L'ho ripetuto un po' troppe volte, vero? Bene...In tal caso passo e chiudo :3

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Capitolo 8
*** Horror e giochi per bambini-parte 2 ***


- Secondo te c’è davvero un fantasma?- domandò Zoey a Mike, mentre quest’ultimo si avvicinava alla porta  bianca dell’appartamento al secondo piano, esattamente di fronte a quello di Noah.
- In realtà tutto dipende da se esistono i fantasmi o no. Scott voleva solamente spaventarci, ma anche le storie più assurde possono avere un fondo di verità. – le rispose il ragazzo sovrappensiero, mentre spingeva la porta.
- Non ha senso…E se lasciassimo perdere? E se restassimo qui a parlare e dicessimo di non aver visto niente? – propose la rossa, spaventata per ciò che stava per fare.
- L’idea non piace neppure a me, ma sono sicuro che quell’idiota ci chiederà delle cose riguardo alla sfida. Inoltre, appureremo se qui ci sono fantasmi oppure no! – disse il moro, osservando attentamente la porta.
 
- Non riusciremo ad aprire questa porta…Che razza di idea bislacca! – si lamentò la ragazza, sbuffando.  Mike scoppiò a ridere nello stesso istante.
- Che hai da ridere? – domandò una Zoey molto irritata.
- Bislacca?- chiese lui, come per chiederne conferma.
- Oh, piantala! – gli disse Bella Gioia, cominciando anch’ella a ridere. Quando entrambi finirono, si guardarono intensamente negli occhi per un tempo che parve infinito, mentre le gote arrossivano lentamente.
 
Distolsero lo sguardo l’uno dall’altra nello stesso istante, per poi guardare in basso a causa dell’imbarazzo.
- Accidenti! È complicata questa porta! – brontolò il moro, rompendo il silenzio che si era formato tra i due. Zoey, nel frattempo, lo osservava con attenzione, cominciando a realizzare il perché del suo comportamento, finché non fu colta da un’ispirazione.
- Prova con la mia forcina! – propose lei e, detto questo, dai capelli ne sfilò una che porse al ragazzo.
- Sei sempre piena di risorse. – le disse Mike con un sorriso. Lei ridacchiò in risposta, ma la realtà era che avrebbe preferito un complimento meno…Specifico? Non sapeva spiegarselo, ma aveva come l’impressione che se Mike le avesse detto “Sei incredibile!” o “Come farei senza te?”, sarebbe stata indubbiamente più felice. Dopotutto quelle due frasi potevano avere un significato nascosto. Che altro significato poteva avere la frase di lui?
 
- Ce l’ho fatta! – gridò il moro, svegliando la rossa dai suoi pensieri. Difatti, dopo aver armeggiato con la forcina e la serratura, la porta si era aperta con uno scatto.
I due si bloccarono: sarebbe stato sicuro entrare? L’ostacolo più grosso era stato superato, ma rimaneva sempre il fattore paura.
- Entriamo? – domandò dubbiosa Zoey, guardando il ragazzo.
- Entriamo. – le confermò lui, con un’espressione determinata, mentre entravano e chiudevano la porta.
 
L’appartamento in questione era abbastanza grande, con salotto e cucina in un’unica stanza, un bagno e due camere da letto. Estensione a parte, era facile intuire che il locale fosse disabitato da anni, osservando le carta da parati rovinata e strappato o mancata in certi punti. Inoltre, i mobili erano coperti da grandi lenzuoli bianchi e polverosi.
Ma tutto ciò i ragazzi non potevano vederlo, poiché le due ampie finestre del salotto-cucina erano serrate. Il buio totale li aveva avvolti.
 
- Dovevamo portarci una torcia! Non riesco a vedere niente. – disse Mike, avanzando a tentoni.
- è vero. Mi chiedo come abbiamo fatto a non pensarci prima. – replicò Zoey, la quale stava imitando il suo amico.
- Zoey? Dove sei? Non riesco nemmeno a vederti. – chiese il moro, guardandosi attorno, ma avendo sempre la stessa visione scura davanti agli occhi.
- Sono dietro di te. Puoi venire? Comincio ad avere paura. – disse lei, con preoccupazione crescente.
- Sì, certo, aspetta solo un at…- iniziò a dire lui, mentre si voltava, ma appena si girò, il suo naso toccò quello della rossa. Stavolta entrambi si discostarono subito, colti dall’imbarazzo che li perseguitava da prima.
 
- Scusa…- disse lei, dopo una breve pausa di pochi secondi, durante i quali i dodicenni pensarono al fatto appena accaduto.
- Figurati…Anche se non mi dispiaceva come contatto. – replicò Mike immediatamente.
- C-come?- domandò stupita Zoey. Aveva davvero capito bene?
“O la va, o la spacca.” Pensò il ragazzo dopo quella domanda, ma era evidente che non considerasse la velocità con cui la paura di un rifiuto si impossessava di lui.
- Niente…- rispose, dopo una pausa di diversi minuti. Accortosi di ciò che aveva detto, si diede un sonoro schiaffo sulla fronte sicché la ragazza gli chiese premurosamente se stesse bene e cosa fosse successo.
- Sono a posto, non è successo niente. – replicò Mike con tono deluso. Deluso da se stesso ovviamente…
 
Perché non riusciva a dirglielo? Cosa glielo impediva? Ormai provava quei sentimenti da un anno, ma, in un modo o nell’altro, qualcuno o lui stesso riusciva a rovinare tutto e a buttare l’ennesima occasione. Le opportunità  non sarebbero state né eterne né infinite, doveva coglierne qualcuna e sfruttarla o Zoey se ne sarebbe andata con il primo ragazzo carino e simpatico che passava.
Questa era la sua più grande paura: come avrebbe reagito se la sua amata si fosse fidanzata con un altro ragazzo? Per esempio Scott…Decise di ignorare il fatto che la ragazza lo odiava nel profondo, ma con il passare degli anni le opinioni potevano cambiare.
 
- Dobbiamo esplorare tutto il piano? – domandò ingenuamente la rossa.
- Ma che razza di domanda è? Se devi fare un lavoro, fallo bene. Questi giovani d’oggi, tutti pigri! – replicò subito il ragazzo con una voce da vecchio e la schiena incurvata.
- Mike? Ti senti bene? – chiese Zoey con perplessità.
- Signorinella, quante volte te lo devo dire? Sono Chester! Non Mike, Manuel o Max che sia…- gli rispose immediatamente lui con un tono molto sgarbato.
- Ora basta! Spiegami subito cosa ti prende! Non ho intenzione di muovermi di qui finché non mi avrai dato una risposta soddisfacente. – gli intimò la rossa, avvicinandosi a lui, ma, nel farlo, scivolò sul pavimento.
 
- Zoey! – urlò di riflesso il ragazzo, ripresosi dal suo scambio di personalità.
- Ah, quindi ora sono Zoey e non “quella signorinella maleducata”! – borbottò la ragazza, prendendo la mano che le porgeva il moro per alzarsi.
- Grazie. –disse lei, ma piuttosto infastidita.
- Però vorrei sapere cos’era successo prima. Non puoi… - cominciò Zoey, ma fu interrotta dal ragazzo.
- Silenzio. – le sussurrò Mike bruscamente. Inutile dire che Bella Gioia rimase esterrefatta e replicò immediatamente.
- Non osare dirmi di stare zitta! Ma ti rendi… - ribatté lei, ma fu nuovamente bloccata.
- Aspetta un attimo…Non lo senti? – chiese il moro con una luce spaventata negli occhi.
- Sentire…Che cosa? – domandò a sua volta la rossa, con improvvisa preoccupazione.
- Ascolta...- le consigliò con gentilezza Mike.
 
Un suono in lontananza aveva attirato l’attenzione dei due ragazzi. Era regolare e somigliava alla respirazione di una persona, nonostante i respiri in questione fossero troppo lunghi per essere normali.
Sembrava provenire non molto distante da loro, al che i due si spaventarono immediatamente, non appena realizzata la natura del rumore.
 
- Chi è là? – chiese subito ad alta voce Mike, il tono mutato per la paura. Zoey, nel frattempo, aveva cercato a tentoni il suo braccio e l‘aveva stretto tanto forte da provocare un gemito di dolore dal ragazzo.
- Scusa, non volevo farti male. – disse Bella Gioia, perdonando il moro per prima.
- Figurati, tutto a posto. – le rispose subito lui.
Un altro gemito venne udito dai loro.
- Mike? Sei stato tu? – domandò Zoey, nutrendo false illusioni e, allo stesso tmepo, ben sapendo la risposta al suo quesito.
- N-no. – replicò lui con la voce stranamente acuta.
 
Un lamento fu udito più chiaramente e stavolta per i due ragazzi non ci furono dubbi.
- Corri! – urlò Zoey, in panico.
- Non me lo faccio ripetere due volte. – disse Mike, allarmato.
I due dodicenni fecero dietrofront, corsero verso la porta, ma, a causa della visibilità nulla, Zoey sbatté contro il muro.
Ma poco importava: uscire da quell’appartamento aveva la priorità in quel momento.
 
Il ragazzo abbassò subito la maniglia, appena raggiunta la porta, e i due uscirono correndo, tentando di allontanarsi il più possibile da quella dimora infestata.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Una ragazza dai capelli biondi come l’oro bianco si specchiava nell’acqua stagnante di un laghetto al centro di un parco, osservando il riflesso della candida luna piena. Candida e pallida come lei.
Un ragazzo, nel frattempo, prendeva i sassi e li lanciava sulla superficie dell’acqua, facendoli rimbalzare tre o quattro volte.
Non una parola, non un suono, solo il veloce rimbalzare delle pietre.
 
- La tua aura è molto particolare, non avrei mai pensato di incontrarne una simile.- disse Dawn, seduta sul prato nella posizione del “fiore di loto”.
- Ancora con questa storia? È’ tutta una fregatura, l’ho capito. – replicò Scott, lanciando un altro sasso che, al contrario degli altri, cadde pesantemente nel lago, provocando schizzi e grandi cerchi concentrici.
 
- Non lo è e te l’ho dimostrato anche prima. Perché ti ostini a nascondermi il tuo vero “io”?- domandò la bionda, osservando il ragazzo.
- Io non nascondo proprio un bel niente. Devi smetterla di ficcare il naso negli affari degli altri. – le impose Scott, con il suo solito tono sgarbato.
- Ma la tua aura parla da sola! Perché la tua parte gentile possa mostrarsi al mondo, hai bisogno di una persona che ti possa aiutare e che sappia come ti senti nel profondo. Chi meglio di me potrebbe aiutarti? – spiegò la ragazza senza distogliere lo sguardo da lui.
 
Improvvisamente sul volto di Scott apparve un sorriso malizioso, mentre gli occhi vertevano verso il corpo minuto della bionda.
- Ah, ho capito! Così vuoi solo “aiutarmi”. – disse lui, facendo il gesto delle virgolette per l’ultima parola.
- Sì, voglio prestare aiuto alla tua aura: è grigia, neutra. Non vuoi esporre le tue emozioni e i tuoi sentimenti. Perché fai questo? – domandò Dawn, stavolta con tono supplichevole. La reazione del rosso fu l’inarcamento di un sopracciglio.
- E dovrei crederti? Se mi aiutassi passeresti parecchio tempo con il sottoscritto. Inoltre non mi sembra tu ti sia dispiaciuta, quando ci hanno accoppiati poco fa. A parer mio, tra noi due quella che nasconde i propri sentimenti verso qualcuno, sei tu. – disse Scott, mantenendo il proprio sorriso e ammiccando in direzione della ragazza.
 
- Non provo attrazione per te. Voglio solo offrirti il mio sostegno…- replicò la bionda.
- è la terza volta che lo dici, ne ho abbastanza! Non ho bisogno del tuo aiuto e tantomeno ci ho provato con te. Quanti anni hai? Dieci o undici, al massimo…- ribatté immediatamente lui con stizza.
- Veramente ne ho dodici. Non sono molto più giovane di te. – rispose Dawn, sorridendo davanti al comportamento di Scott. Lui, al contrario, la osservava con sufficienza.
 
- Non mi interessa. Dopo stasera non ci vedremo mai più e sarà solamente un sollievo, te lo assicuro! –
In realtà non c’era soddisfazione nella sua voce: era neutra, semplice, senza rabbia, irritazione o rancore per la prima volta.
- Non dirlo troppo in fretta: il destino potrebbe averci riservato qualche sorpresa. Non puoi sapere cosa accadrà domani, tutto è possibile. – disse Dawn, avvicinandosi al ragazzo, il quale, nel frattempo, si era steso sul prato ad osservare la luna.
- Personalmente sei una spina nel fianco! Sei inquietante e fastidiosa, non ti sopporto! E tu non sopporti me. Detto questo, non abbiamo altro di cui parlare. – concluse in fretta il rosso, senza degnare di uno sguardo la bionda.
 
Ma il ragazzo non stava dicendo il vero e lei lo sapeva bene, poiché sorrise ampiamente di fronte a lui. Si arrampicava sugli specchi, fingeva spudoratamente ed entrambi ne erano a conoscenza.
Perciò Dawn decise di ignorare le sue parole e si sedette accanto a lui, abbracciando le proprie gambe.
- Non riesci proprio a starmi lontana! – commentò lui sghignazzando e mostrando nuovamente il suo sorriso malizioso.
- Eppure non mi sembri irritato da ciò. – lo provocò a sua volta la ragazza.
 
In risposta, il ragazzo alzò le spalle per mostrare indifferenza, così Dawn decise di imitarlo, sdraiandosi anch’ella.
Uno strano silenzio era calato tra loro, ma non era freddo né triste. Che quei due stessero diventando...Amici?
Restarono in quella posizione per parecchio tempo, ascoltando i grilli che frinivano e il vento che soffiava tra le fronde degli alberi e i fili d’erba.
 
- Assomigli alla luna, lo sapevi? –
Scott decise di intervenire, dicendo qualcosa che mal si adattava al suo solito comportamento.
- Come? – replicò una Dawn molto sorpresa, voltandosi verso il ragazzo. Il rosso, però, preferì non guardarla nei suoi occhi azzurri; al contrario rimase ad osservare il cielo.
- Dicevo che…Assomigli alla luna. Non puoi negare di essere pallida. – spiegò in breve lui, ridendo.
- Certo…- era abituata oramai: tutti la deridevano e la evitavano per il suo potere della lettura delle aure e ovviamente la sua carnagione non la aiutava a sembrare meno diversa dagli altri. Eppure lei viveva tranquillamente, con gioia e serenità, perché aveva comunque trovato pochi veri amici che la accettavano per come era.
Tuttavia il fatto che persino Scott si burlasse di lei non l’aveva sorpresa, ma l’aveva delusa.
 
- Ma anche perché…- cominciò il ragazzo, ancora una volta non rivolgendo lo sguardo alla bionda.
- Vuoi aiutare le persone a stare bene con se stesse. Vegli su tutti, un po’ come la luna. –
No, non è possibile.
Fu il primo pensiero della ragazza, la quale si voltò verso il rosso con occhi spalancati e un sorriso sincero che si estendeva lentamente nel suo viso.
 
- Non credevo avessi un animo tanto gentile e poetico. – disse incredula lei. Scott, nel frattempo, diede la spalle alla ragazza, dandosi mentalmente dello stupido per aver detto una cosa simile.
- Senti, fa’ finta che non ti abbia detto niente, ok? -  replicò immediatamente la Iena.
- Come preferisci…Ma sappi che è sbagliato celare questa parte di te. In molti la apprezzerebbero. – dichiarò Dawn con largo sorriso.
- Te compresa, immagino. – sussurrò il ragazzo.
- Io soprattutto. – ammise la bionda, voltandosi affinché stessero schiena contro schiena.
 
Il tempo passava e nessuno dei due aveva intenzione di alzarsi o di parlare, finché Scott decise di tornare al suo solito tono sgarbato e non mostrarsi tanto dolce nei confronti di una psicopatica.
- Non credere chissà che! Solo perché mi sono mostrato gentile, non vuol dire che da adesso in avanti sarò buono e comincerò a vedere dei colori immaginari di alcune stupide aureole…- disse lui, di colpo resosi conto di come la situazione si stesse evolvendo.
- Aure! Si chiamano aure. – lo corresse la bionda.
- Come ti pare…-
 
- Dei tuoi fantasmi non s’è vista nemmeno l’ombra. Ovviamente parlo di quelli della storia, non dei tuoi. I ricordi della tua infanzia difficile sono racchiusi in te ed io non ho il permesso di esaminarli se tu non me lo consenti. -  disse  la ragazza, toccando il braccio di Scott per assicurarsi la sua attenzione.
- Ora basta! Ne ho abbastanza delle tue idiozie! – protestò un esasperato Scott, mentre si alzava in piedi.
- Ma io potrei aiutarti. – replicò Dawn.
 
- Non mi interessa! Dai, alzati. Torniamo alla base. – ordinò la iena. La ragazza, però, continuava a fissarlo.
- Che c’è?-  chiese sgarbatamente lui.
- Sapevo non mi avresti aiutata ad alzarmi. Ma sperare non costa nulla. – replicò la bionda, alzandosi dal prato.
- Infatti continui a sperare che io ti conceda parte del mio prezioso tempo. – la punzecchiò il rosso con il suo solito sorriso.
- Prima o poi cederai. E’ per il tuo bene, Scott! – ribatté la ragazza con decisione.
- Ma sentila…”è per il tuo bene, Scott!” Ammettilo che vuoi solo stare con me il più possibile.  – disse lui, facendole il verso.
- Credevo di averti già detto che non mi piaci. Però possiamo diventare amici se vuoi. – propose Dawn. I due, intanto, si incamminarono verso il condominio, continuando a battibeccare.
 
- Amico di una come te? Sei pazza? Mi rovinerebbe la reputazione! –
Ma ormai lo erano diventati, inutile che litigassero e cercassero di provare il contrario.
È strano come le esperienze più assurde, ci portino a conoscere persone che diverranno importanti nella nostra vita o a  vivere avventure che saranno per sempre impresse nella nostra memoria.
Eppure in quel momento i due ragazzi non ci pensavano affatto: erano impegnati a discutere tra loro, ma con il sorriso sulle labbra, perché qualcosa stava nascendo.
 













ANGOLO AUTRICE

Ho aggiornato in fretta!!! Ma quanto sono brava? u.u
Noah: Vuoi veramente che ti risponda?
No, grazie! Faccio anche a meno dei tuoi commenti :3 Comunque mi scuso pubblicamente se il mio Scott è leggermente...
Noah: Di' pure enormemente!
...OOC...Mi rendo conto che non avrebbe mai detto certe cose, ma, senza di esse...che Dott sarebbe? ^^
Io amo questa coppia *^*
Noah: Sì, ma tu hai la grande capacità di rovinarla magistralmente...
-.- Stai attento! Ti ricordo che la penna ferisce più della spada e io posso farti fare ciò che voglio!
Noah: Sissignora *sarcastico*
Bene! Cmunque...qualcuno ha idea su cosa abbiamo sentito Zoey e Mike? Stavolta ho le idee chiare e giuro che chi indovinerà lo metto tra i miei autori preferiti u.u Ci vorrà un bel po' di fantasia! E ora facciamo i ringraziamenti :3
Grazie a...

Dark_Kiss
Anny_12
lady luna love


...Per averla messa tra le preferite ^^
E grazie nuovamente ad Anny_12 per averla messa tra le seguite!!
Grazie inoltre a...

Dark_Kiss
dgcourt
kodocha98
Anny_12
(e dalli xD)
anna21
lale99
Stramboidexsempre


...per aver recensito ^^ Wow! 7 recensioni in un capitolo! Vi assicuro che per me è un record! Grazie a tutti! ^^

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Capitolo 9
*** Incontri casuali in piena notte ***


- L’abbiamo scampata bella…Ma cos’era?-
Zoey e Mike si trovavano nel cortile del condominio, ansimanti per la corsa fatta.
- Non riesco credere che la storia di Scott fosse vera! – disse subito il moro.
- Quindi viviamo in un condominio infestato?- domandò Zoey, con lo spavento che cresceva fino a farla cadere sulle ginocchia.  Il ragazzo si limitò ad annuire lentamente.
 
- Oh, Mike, non è possibile! Quel fantasma ci perseguiterà d’ora in poi!- urlò la rossa, quasi scoppiando a piangere.
Intuendo cosa la ragazza stesse per fare, lui si affrettò ad abbracciarla e a sussurrarle.
- Tranquilla. Forse abbiamo visto male noi…Insomma.... – cercò di dire, ma le parole gli morivano in bocca.
 
-Ma che succede? –
Scott e Dawn erano appena arrivati e assistevano a quella scenetta senza il minimo segno di imbarazzo.
- In quell’appartamento c’è davvero un fantasma!- gridò subito Zoey in panico. Scott a quell’affermazione sgranò gli occhi.
- Ma non è possibile! I fantasmi non esistono! – replicò sgarbatamente lui, guardando i due con aria scettica.
- Eppure in quella storia che ci hai raccontato… - cominciò Mike, ma venne interrotto dal rosso.
- L’ho raccontata solo per spaventarvi un po’! Sappiamo tutti che i fantasmi, i mostri, Babbo Natale e quant’altro non esistono. – disse la Iena, quasi deridendo i due bambini.
 
- Ma voi non avete visto niente? – domandò la rossa, mettendo una mano sulla spalla di Mike.
- No. Io e Raggio di luna siamo stati lì per un po’ ma non c’era niente…E questo perché i fantasmi non esistono. – disse in breve Scott, alzando la voce nell’ultima frase per marcarla.
- Raggio di luna? Che vuol dire? – chiese Zoey, confusa.  Di colpo il rosso e la bionda si guardarono, lui ostentando un’espressione leggermente preoccupata e lei trattenendo a malapena un sorrisetto.
- Fatti nostri. – rispose infine il ragazzo, per far capire che la conversazione doveva concludersi lì.  
 
A quella risposta, Zoey e Mike li guardarono confusi, mentre Scott incrociava le braccia e li osservava con fastidio. Dawn, invece, si guardava intorno preoccupata.
- Qualcuno di voi ha visto Izzy? – chiese lei, finalmente aprendo bocca. Il silenzio glaciale seguì la domanda.
- No, ma dovrebbe tornare a momenti. – rispose il moro, cercando di tranquillizzarla.
- Sarà ancora su quell’albero. Di solito resta a dondolarsi per ore come una scimmia. – disse con noncuranza la Iena.
- La andiamo a cercare? Ho un brutto presentimento…- replicò Dawn, portandosi una mano alla bocca.
- Perché non usi quella cosa delle aure? – la provocò il rosso, rivolgendole un sorriso sprezzante.
- Non posso avvertire le aure di persone lontane. – spiegò in breve lei.
 
- In tal caso andiamo. – disse Scott, alzando le spalle.
- E se tornasse mentre la cerchiamo? – suggerì Zoey.
- La strada è una! In quel caso la vedremmo. – replicò Mike. Detto ciò, i quattro ragazzini si incamminarono verso il parco, ignari di dove fosse la piccola Isabella.
 
Arrivati al parco in questione, si guardarono intorno, osservando quel luogo per la prima volta vuoto .
Gli alberi crescevano tutt’intorno al prato, ma solo uno era il famoso nascondiglio della bambina. Quale di essi?
- Izzy! – cominciarono a urlare i ragazzi, tentando di catturare l’attenzione della bambina e di ottenere una risposta da lei.
Il silenzio, niente più. Un silenzio innaturale persino per la notte: nessun suono di clacson da automobili distanti, nessuna luce accesa nelle case vicine, non un alito di vento.
- Si sta nascondendo, quella stupida. – constatò Scott con aria seccata.
- Non saprei…Secondo me ci avrebbe risposto o fatto già uno scherzo. Non è da lei rimanere zitta per tanto tempo. – replicò Zoey, piuttosto dubbiosa.
 
- Controlliamo nel suo albero! Dev’essere per forza lì. – propose la rossa, correndo verso una panchina, con il ricordo fin troppo nitido del loro primo incontro.
Gli altri la raggiunsero in fretta, ma lei, nel frattempo, aveva già controllato attorno all’albero ed osservato i rami, ma della bambina non vi era traccia.
- Se ci dividiamo la troveremo prima. Facciamo le stesse squadre di prima, che ne dite? – suggerì Mike, guardando speranzoso la sua Zoey, desiderando di rimanere solo con lei.
In tutta risposta la ragazza annuì, estremamente preoccupata, mentre Scott si limitò ad alzare le spalle e rivolgere un’occhiata di sottecchi a Dawn, la quale rimase impassibile, seppur accortasi dello sguardo del rosso.
 
- Controllate tutti gli alberi, svelti! – ordinò Bella Gioia, lasciando basiti gli altri.
- Non capite? Se non la troviamo la situazione diventerebbe davvero molto grave! – spiegò quasi urlando la ragazza, arrampicandosi sull’albero per facilitare le ricerche e arrivando quasi in cima ad esso.
- D’accordo, ma vedi di calmarti, AnsioZoey! – replicò acidamente Scott, ottenendo una gomitata da parte di Mike.
- Noi andremo dalla parte opposta del parco. – disse Dawn, prendendo un braccio del rosso, nel tentativo di non far scoppiare una lite tra i due ragazzi.
 
- Va bene! Se la vedete, venite subito ad avv…- gridò Zoey  in direzione della bionda e del lentigginoso, ma, prima di terminare la frase, cadde dall’albero. Un istinto segreto del moro parve risvegliarsi.
- Non preoccuparti! Verrà Svetlana a salvarti! – disse lui con una strana voce nasale e più femminile.
Detto questo, facendo un alto salto e una piroetta per salire su un ramo basso, stese le braccia e si preparò a prendere la ragazza che stava precipitando.
La presa di Mike sembrò fermare la caduta, ma entrambi si ritrovarono stesi e doloranti sul prato comunque.
- Grazie, mi hai salvata! Ma come hai fatto? – chiese la rossa, con un sorriso gentile e sincero. Il ragazzo, nel frattempo, ebbe un forte mal di testa e, accortosi della situazione, realizzò cosa fosse successo.
 
- Lascia stare, piuttosto pensiamo a cercare Izzy. – replicò Mike con gentilezza, mentre lei si limitò ad annuire.
Si diressero verso gli alberi vicini per controllare, sperando di trovare la loro amica.
 
Nel frattempo, due ragazzini, o più precisamente, una bambina bionda e un tredicenne dai capelli rossi, discutevano animatamente, non molto distanti dai due protagonisti di poco prima.
- Quella piccola idiota non capisce mai quand’è il momento di finire di giocare! – si lamentò Scott, osservando gli alberi.
- Non è una questione di giocare o no. Lei non è qui. – replicò tristemente Dawn, con lo sguardo fisso a terra.
 
Il ragazzo si voltò nella sua direzione velocemente, prendendola per le spalle.
- Cosa vuol dire che non è qui? Dov’è? – domandò lui, stringendo la bionda sempre più.
- Non lo so…Ma non è qui. Non avverto la sua aura. – rispose lei, fingendo di non avvertire il male causato dalla stretta dell’altro. Il rosso la lasciò subito, per appoggiarsi ad un albero.
 
- Dev’essere andata al condominio, non c’è altra alternativa. – constatò Scott, cominciando a preoccuparsi, nonostante la sua natura più rude e menefreghista.
- Un momento...Tu lo sapevi fin dall’inizio. Allora perché hai acconsentito di dividerci in squadre? – domandò con curiosità lui.
- Questo non posso rivelarlo. Posso solo dire di voler fare un favore ad una mia amica. – replicò Dawn con calma.
- Ad un’amica? Ok, ho capito. – ribatté il rosso, stranamente compiaciuto e volgendo alla ragazza un sorrisetto malizioso.
- Però di questo parleremo dopo! Ora dobbiamo avvertire quei due. – disse subito Scott, interrompendo la bionda che sembrava sul punto di aggiungere qualcosa.
 
Appena i quattro si furono riuniti, Dawn spiegò la situazione a Mike e Zoey, la quale sembrò diventare inquieta.
Decisero insieme di tornare al condominio, sicuri di trovare la bambina che faceva la verticale e camminava sulle mani.
Ma non fu così. Il cortile era totalmente vuoto e l’unico rumore udibile era il brusio d un talk show proveniente da una TV al primo piano del palazzo.
 
Zoey cominciò istintivamente a piangere, senza riuscire a fermarsi, avendo praticamente perso una ragazzina con cui aveva stretto da poco amicizia. Ognuno di loro sentiva dentro sé la colpa e il rimorso, ma nessuno come Scott.
Era colpa sua se quei bambini erano così spaventati. Era colpa sua se ora una di loro stava piangendo copiosamente. Era colpa sua se ora sua sorella era scomparsa…
 
- No! –
Fu detto con tale forza che i ragazzi si bloccarono all’impulso di guardarsi intorno per sapere chi fosse stato, se solo non sapessero perfettamente di chi si trattasse. Dawn aveva negli occhi una luce mai vista prima: determinazione, decisione, sicurezza in se stessa.
- Non staremo qui a piangere e a rammaricarci. Izzy non è perduta, dobbiamo solo cercarla. Sta bene, ne sono sicura. – disse lei, con la voce raddoppiata di volume e determinazione.
- Ma a questo punto, dove potrebbe essere? – domandò cupo Mike.
 
- Un posto ci sarebbe. – sussurrò Scott, più a sé stesso che agli altri.
- Ma chi andrebbe lì a quest’ora della notte? Sarebbe da pazzi! – aggiunse subito lui.
- Visitare un luogo che si adora con tutto il cuore? Sarebbe da Izzy. – disse Zoey, sorridendo al pensiero di quella ragazzina e smettendo di far sgorgare lacrime.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
- Adoro questo posto, lo sai? Non ci viene mai nessuno… -
Non seppe dire con certezza da quanto tempo fosse lì, ma non le dispiaceva.
- Non sapevo ci fosse un ponte così…Anche se ammetto di non venire spesso al lago. - disse l’altra, appoggiandosi al sostegno in legno.
- Quasi nessuno viene qui. Forse perché non sanno dell’esistenza di un piccolo corso d’acqua oppure perché si trova vicino ad un canneto…A me piace perché è tranquillo e posso lanciare i sassi per farli rimbalzare. – replicò la prima.
 
- Come hai detto di chiamarti? – chiese improvvisamente l’altra.
- Isabella, ma tutti mi chiamano Izzy. Mi hanno dato anche un soprannome: “Izzy Crazy”. Ma non sono molto carini…- disse lei, variando di secondo in secondo il proprio umore.
- Io sono Gwen. – replicò la mora, sorridendo di fronte al comportamento e alla tenerezza della ragazzina.
- Ma che cosa ci faceva una ragazzina come te su un albero a quest’ora? – domandò nuovamente la dark.
- Una sfida con mio fratello e alcuni miei amici. – spiegò in breve la rossa, guardando per terra in cerca di sassolini piatti da lanciare.
- Capisco… - replicò l’altra, sa aver niente di meglio da dire.
 
- La tua amica cosa ha fatto? – domandò stavolta la bambina, osservando la ragazza castana addormentata su una panchina vicina.
- Era molto stanca. – mentì Gwen. In quel preciso istante Courtney cominciò a russare, cosa che fece scoppiare a ridere la rossa.
- A proposito, grazie per avermi aiutata. – disse la dark.
- Di niente! Anche se all’inizio mi avevi spaventata! – disse Izzy, cominciando a saltellare.
 
- Hai mai notato quanto è divertente saltare su un ponte? Trema tutto! – aggiunse lei, con un’ allegra ed infantile risata finale.
- I tuoi amici non ti stanno cercando? – chiese poi la mora.
- Non lo so. Però credo che per un po’ faranno a meno di me! Non si preoccuperanno, ne sono certa. – rassicurò la bambina, continuando a saltare sul ponticello, mentre l’altra cercava di ignorare i tremori provocati dai balzi della rossa.
 
- Izzy! –
Un urlo in lontananza catturò la loro attenzione.
- Forse mi sbagliavo. – disse la bambina, cominciando a ridere nuovamente.
- Ragazzi, sono qui! – gridò per rispondere all’urlo disperato di Zoey.
Un gruppo di quattro ragazzini si avvicinò al ponte, correndo molto velocemente, mentre una battaglia tra emozioni veniva combattuta dentro loro.
 
- Tu sei una stupida! Come cazzo ti è saltato in mente? – le urlò subito in faccia Scott, con la rabbia che cresceva.
- Datti una calmata! Mi ha aiutata a trasportare la mia amica. – intervenne Gwen, mettendosi davanti al rosso.
- Izzy, ci siamo preoccupati tanto! – disse Bella Gioia, andando ad abbracciare l’amica.
- Ragazzi, state tranquilli! Io sto bene! – replicò la bambina, cercando di liberarsi dalla stretta della rossa.
 
In mezzo a quegli abbracci, i sospiri di sollievo e i sorrisi, Gwen si avvicinò alla sua amica dormiente e si abbassò per cercare di svegliarla, dandole dei leggeri schiaffi sulle guance.
- Courtney? Svegliati! Dai, alzati, dobbiamo andare! – le disse, ma non ottenne alcun risultato.
- La tua amica si è ubriacata. – disse una voce flebile alle sue spalle. Gwen si voltò. Una bambina bionda dagli occhi blu la osservava con interesse.
- Già...Da cosa l’hai capito? – domandò la dark alla ragazzina, la quale si stava mettendo di fronte a Corutney.
- Leggo le aure. Lei non si ricorderà niente della serata. – rispose Dawn con semplicità. Gwen fu colta da un’illuminazione.
 
- Tu sei la sorella di Bridgette, vero? – disse la mora, scrutandola con dubbio.
- Sì, sono io. È una tua buona amica a quanto pare. Mi spiace non averti mai incontrata, sei una ragazza particolare. – confermò la bionda.
- Tu sai in che razza di stato versa casa tua? – domandò retoricamente Gwen, ignorando il commento della ragazzina e aumentando la potenza degli schiaffi dati all’amica.
- Preferisco non saperlo…Mia sorella è una brava ragazza, ma il suo fidanzato mi sembra una persona alquanto avventata e lo è, secondo la sua aura. – continuò Dawn. Nessuna delle due volle aggiungere qualcosa. Fu Zoey a rompere il silenzio.
 
- Allora, ragazze, venite? Noi torniamo a casa. – disse lei, con un enorme sorriso, nonostante fosse palese che avesse pianto nuovamente, ma quella volta fu per felicità. Quella serata l’aveva sconvolta: si era spaventata, aveva pianto per tristezza e per gioia e si era preoccupata come non mai.
- Ora vi raggiungiamo, ma prima voglio svegliare la “Bella addormentata” – rispose Gwen, cominciando a scrollare la ragazza.
- Ancora cinque minuti. Non voglio andare a scuola…- grugnì lei, girandosi per dare le spalle alla mora.
- Svegliati, Court! – gridò la dark, facendo un ultimo tentativo, ma non ottenne alcun successo.
 
- Bene! Ora basta, ci rinuncio! Buona dormita, Courtney. – disse lei, arrendendosi e perdendo la pazienza, e si alzò per andare verso casa.
- Ma che fai? Mi lasci qui? – domandò la castana con la voce ancora impastata dal sonno.
- Non resterò tutta la notte a cercare di svegliarti. – replicò acidamente Gwen.
- Arrivo… - rispose Courtney, alzandosi a fatica e raggiungendo a piccoli passi il resto del gruppo.
 
- Però non ho capito come vi siete incontrate. – disse Zoey a Izzy.
- Oh, è semplice! Io ero sul mio albero come al solito e stavo pensando a tornare a casa, quando ho sentito un rumore. Mi sono spaventata a morte! Ho subito creduto che si trattasse di un fantasma e poi ho pensato:”Wow! Che forza!”
Ma avevo comunque paura…Poi ho visto una figura avvicinarsi: era una persona vestita di nero che stava portando sulle spalle qualcuno! Ho pensato fosse l’assassino, così mi sono messa ad urlare! –
Intanto Bella Gioia e Mike avevano ascoltato ogni parola, nonostante la bambina parlasse a grande velocità, senza nemmeno fermarsi per prendere il respiro.
 
- Poi, mentre urlavo, è apparsa Gwen che mi ha chiesto cosa fosse successo e così ho capito! Era lei la figura che avevo visto! E stava portando la sua amica che si era addormentata. – concluse Izzy, orgogliosa per la sua scoperta.
- Complimenti! Nemmeno un genio ci sarebbe arrivato. – replicò molto sarcasticamente suo fratello, il quale ricevette nuovamente una gomitata da Dawn.
 
- Ma voi non eravate alla festa di un’amica? – chiese Zoey, stavolta alla dark.
- Sì, in effetti a casa di sua sorella. – rispose lei, indicando la bionda.
- Ma ci sono state…Delle complicazioni. Volevamo tornare a casa, ma Courtney mi ha procurato qualche problema perché era stanca. Si è praticamente addormentata, così me la sono caricata in spalla come potevo, ma sono tutt’altro che forte. Sono passata attraverso il parco per arrivare prima a casa e, in quel momento, ho sentito questa bambina urlare. Dopo aver capito che si era spaventata a causa mia, le ho chiesto aiuto per portare Courtney, ma di certo non a casa! Avevo bisogno di un posto in cui tenerla tranquilla, per poi pensare ad una scusa. Cosa avrebbe detto sua madre, se l’avesse vista in questo stato? – spiegò Gwen con calma.
 
- In questo stato? Ma non è semplicemente addormentata? – domandò Izzy con ingenuità.
- è ubriaca. Si riconosce dall’odore.– disse Scott, guardando la castana da vicino.
- Sì, è così. Ma tu che ne sai? – chiese stavolta Gwen, lievemente sconcertata. Lui la osservò, come per valutare quanto dirle.
- Questioni mie. – replicò seccamente il rosso. Bella Gioia sbuffò: possibile che quel ragazzo non volesse condividere i suoi pensieri con nessuno? La sua vita era fatta solo di segreti?
 
- Scusate, non vorrei interrompere i vostri importanti discorsi…- cominciò sarcasticamente la dark.
- Ma per il mio problema come si fa? – domandò lei.
- Puoi dire a sua madre che stasera Courtney dorme a casa tua. – suggerì Mike. Gwen parve illuminarsi.
- Questa è un’ottima idea! Grazie, Mike. Hai salvato il fondoschiena di queste due! – replicò grata lei, indicando l’amica che stava barcollando.
 
Parlando e ridendo, il gruppo arrivò in fretta a casa, per la felicità di tutti. Era stata una notte davvero intensa ed emozionante e ognuno di loro voleva solamente tornare a casa per dormire e rilassarsi.
- Noi ce ne torniamo a casa, ragazzi! A domani! – salutò Izzy, scavalcando la siepe e prolungando la “i” finale.
- Mi tocca seguirla…Addio, perdenti! – disse subito dopo Scott, sghignazzando.
-  Non sei poi tanto antipatico. Torna, quando vuoi! – salutò Zoey, rivolgendogli un sorriso.
 
Scott rimase quasi scandalizzato, così come Mike, ma riuscì a rispondere un semplice “Ok…” A quella risposta, Dawn rise.
- Che vuol dire “Torna quando vuoi”? – chiese sospettoso il moro.
- Secondo me dovremmo concedergli una possibilità. Non sei d’accordo, Dawn? – domandò la rossa all’amica.
- Certo. Il suo passato brulica di eventi tragici. – rispose lei con serietà, ottenendo uno sguardo leggermente attonito da parte dei due dodicenni.
 
- Non so voi, ragazzi, ma io me ne vado a dormire! Buonanotte! – disse Gwen, prendendo per una mano Courtney ed entrando nel palazzo.
- Buonanotte, Gwen! – risposero in coro i tre bambini.
- è stata una serata piuttosto emozionante, no? – disse Zoey, sbadigliando.
- Sì… Andiamo anche noi. – replicò il moro, sbadigliando anch’egli.
 
Tre piani più in su, nel frattempo, una ragazza dai capelli corvini e blu notte stava parlando con una signora di mezz’età.
- Non si preoccupi, signora Barlow, dormirà a casa mia! – disse Gwen con una finta allegria.
- D’accordo…Immagino vorrete parlare tra voi e passare una serata tra amiche. Alla festa non c’erano alcolici, vero? – chiese la signora, molto dubbiosa.
- Assolutamente no! Bridgette non farebbe mai una cosa simile. – la rassicurò la dark, nonostante lei stessa fosse tutt’altro che tranquilla.
- Va bene. In tal caso, divertitevi! – disse la signora Barlow, chiudendo la porta e salutando la ragazza.
 
Appena la porta fu chiusa, Gwen tirò un sospirò di sollievo e si avvicinò al suo appartamento. Prese le chiavi dalla tasca del suo vestito e aprì il più silenziosamente possibile la porta.
Courtney russava beatamente sul divano.
- Questa è l’ultima volta che vado ad una festa… - disse Gwen, quasi imprecando.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Sparite. Per questa volta si sono salvate, ma alla prossima mi vendicherò
- Heathy! Andiamo! –
Ah! Ora mancava solo Lindsay con quello stupido diminutivo.
- Usciamo da qui, prima che si accorgano che c’è qualcuno di troppo! –
Perché devo sempre essere  io il capo? Perché questa testa bionda non capisce cosa si deve fare? E dov‘è finita Dakota?
Come vendetta non è stato un fiasco totale, almeno mi sono divertita. Ma il fatto che la dark sia perfettamente sobria e se la sia filata mi fa infuriare! Dovrò inventarmi un altro piccolo scherzetto…
Ma prima devo trovare Dakota e umiliarla per averci abbandonate!
 















ANGOLO AUTRICE
shiii :3 sono tornata!!!
*Un coro di "buuu" da parte del pubblico*
Grazie per il caloroso benvenuto :') sono commossa! Ma vorrei precisare alcune cose...
Innanzitutto vorrei scusarmi per il ritardo mostruoso a causa di alcuni problemi...Inoltre questo sarà l'ultimo capitolo prima della scuola(sono in Emilia-Romagna eheheh!)
Noah: Ma è...incredibilmente stupido e banale! Perchè Gwen dovrebbe portare in spalla Courtney? Perchè non ha semplicemente hciamato sua madre per rimediare? E perchè in fondo c'è la parte in prima persona di Heather, se tutta la storia è in terza persona?
Metterla in prima persona faceva più effetto, ok? Poi...Gwen voleva risolvere il problema da sè perchè sua madre si sarebbe incavolata e...beh, se Courtney non voleva andarsene, come faceva sennò a portarla a casa?
Noah: Bah...
Presto toccherà a te :3 ho già qualche progetto per te:3 In ogni caso se i lettori vogliono che io aggiunga un qualsiasi altro personaggio, basterà dirmelo in una recensione!
Ma ora facciamo i ringraziamenti!!!!

Grazie a...

BlackSkull

anna21

Dark_kiss


...per averla messa tra le preferite!

Grazie a...

anna21

BlackSkull

Hard_chocolate

kikiara132

_Duncney_Ele


...per averla messa tra le seguite!

Grazie per l'ennesima volta a anna21 per averla messa tra le ricordate!

E, infine...Grazie a...

anna21

Stramboixsempre

dgcourt

_Duncney_Ele

lale99

Anny_12

Dark_kiss

Carmenlinrt


...per aver recensito lo scorso capitolo! E senza dimenticare BlackSkull che ha preferito lasciare una recensione nel primo capitolo!
Cioè, ragazzi...8 recensioni in un capitolo *w* sono commossa! Non ho mai ricevuto tante recensioni! Forse perchè sono praticamente nuova...
In ogni caso sono fiera ed orgogliosa di questa storia che sta ottenendo tanto successo! Voglio bene a tutti voi, grazie!
E, soprattutto...Al prossimo capitolo ^^ *saluta con la manina*

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Capitolo 10
*** Quando pensi troppo... ***


Il sole si svegliava e si alzava per annunciare una nuova giornata a Toronto, mentre un quartiere da noi conosciuto cominciava ad animarsi.
Le persone si destavano, andando a compiere i propri doveri, mentre altre dormivano tranquillamente, senza curarsi della luce che filtrava dalle finestre, illuminando il proprio cuscino.
 
- Gwen, per l’amor del cielo, alzati! – disse la signora Fahlenbock in camera della dark, infilando un braccio in un cappotto color non-ti-scordar-di-me.
- Stai calma, mamma…Sono in vacanza, accidenti! Cinque minuti…- replicò lei, alzando il busto per parlare con la donna dal carattere gentile, ma terribilmente nervoso, che lei chiamava “mamma”. Dopo aver risposto a sua madre, la quale uscì di casa in fretta senza salutare, si ristese nel letto, pronta ad assaporare altre due ore di sonno beato.
 
Ma improvvisamente si ricordò di qualcosa, o meglio qualcuno, che non doveva trovarsi a casa sua in quel momento.
Così, sicura che “l’Ubriaca addormentata” fosse ancora in preda ad un sonno catatonico, si mise in piedi e camminò lentamente per non sprecare le scarse energie recuperate con qualche ora di sonno disturbato.
Eppure l’aspettava una brutta sorpresa: infatti la castana non si trovava sul divano a russare, e tantomeno dormiva nella stanza degli ospiti vicino a camera sua.
 
Cercando di mantenere la calma, Gwen ottenne l’effetto opposto: cominciò ad agitarsi e chiamò suo fratello.
- Kevin! Dove diavolo è Courtney? – urlò la mora dal salotto. Il ragazzo le rispose da camera sua, ma non aiutando la dark in alcun modo.
- Parli della tua amica sexy? è andata via poco fa. È un peccato, perché volevo invitarla ad uscire…-
 
- Ora ho capito perché se n’è andata…- commentò fra sé e sé la ragazza, prima di entrare in cucina e versare in una tazzina del caffè.
Dove poteva essere Courtney? L’episodio di ieri era un caso isolato: la ragazza è una perfettina con la testa sulle spalle. Saccente, ma responsabile. Perciò Gwen decise di non preoccuparsi tanto.
 
Infatti, circa trenta minuti dopo, la ragazza decise di bussare alla porta di fronte, per assicurarsi che Courtney fosse a casa e sperando di non commettere una gaffe, rivelando di non sapere dove la castana fosse.
Fu la signora Barlow ad aprire la porta, salutando con allegria la nostra dark.
- Buongiorno! Mi chiedevo…Courtney è in casa, vero?- domandò con Gwen, nascondendo a stento l’ansia.
- Certo. È’ rientrata poco fa. – assicurò la madre di quest’ultima, con un sorriso. Prima che la mora potesse ribattere, la signora Barlow chiamò a gran voce la perfettina. Era evidente che la voce potente fosse un particolare di famiglia.
 
- Ciao! – salutò un’allegra Courtney. – Potresti andartene un secondo? – domandò, rivolgendosi a sua madre.
Quando la signora Barlow non fu più in vista, la castana si mostrò visibilmente preoccupata.
- Tu sai cosa è successo ieri sera? Io non lo ricordo! – proferì l’ispanica, con occhi terrorizzati.
- Lascia stare, non è successo niente! Qualche brutto scherzo, ma alla fine si è risolto tutto. – rispose Gwen, preferendo non citare il punk.
 
- Prima o poi me lo dirai, ora vado a finire geometria. Sono rimasta molto indietro con il programma scolastico estivo! – disse Courtney, guardando l’orologio appeso al muro di casa sua.
- Programma scolastico estivo…Quella è tutta matta! – commentò tra sé e sé la dark, quando la sua amica ebbe chiuso la porta di casa, dirigendosi successivamente nel cortile del palazzo.
 
Varcata la soglia del condominio, notò con semplicità e sicurezza che nulla era cambiato dal giorno, perciò perché avrebbe dovuto preoccuparsi per quella festa?
Non aveva motivo di mostrarsi ansiosa, quindi poteva riprendere la solita vita con tranquillità; ma c’era qualcosa che, dopotutto le sfuggiva: come avevano fatto a ubriacarsi gli invitati?
Considerando che non vi erano alcolici sul tavolo, qualcuno doveva per forza aver corretto le bibite. Ma chi potrebbe essere stato?
 
Mentre Gwen si immergeva in un mare di pensieri intricati, viaggi e film mentali che meriterebbero l’Oscar, una ragazza usciva dal palazzo adiacente, pronta per un’altra intensa giornata occupata rovinando la vita -o almeno gran parte di essa- ad ogni essere vivente che trovasse pessima o sfigata. E parlando di persone pessime e antipatiche…
 
- Com’è stata la festa di ieri sera? – domandò con evidente ironia Heather alla mora seduta sul muretto. Questa, per l’improvvisa battuta dell’altra, si alzò in fretta e, avendo scoperto chi sembrava averle letto nel pensiero, contorse il viso in una terribile smorfia di rancore.
- Come sai che c’è stata una festa? – chiese a sua volta la dark, incrociando le braccia, ma sospettando quale fosse la reale risposta.
- Le voci girano. – rispose l’asiatica, inarcando un sopracciglio e mantenendo il suo sorriso sprezzante ed estremamente irritante, secondo la gotica.
 
- A proposito, so anche che molte persone si sono ubriacate…Appartieni a questo branco di irresponsabili, per caso? – aggiunse Heather, compiaciuta per la stizza che stava provocando alla dark.
- Mi sembra tu sappia un po’ troppe cose…Perché ho l’impressione che tu sia la causa di tutto? – replicò acidamente Gwen, allontanandosi dalla barriera di cemento e bloccando l’impulso di strangolare la sua interlocutrice.
- Perché sei la solita noiosa paranoica. Ma ti vesti sempre di nero? Dopo un po’ stanca, sai? Dovresti cambiare, così anche il tuo ragazzo sarebbe contento. – ribatté la sedicenne con allegria crescente, ben sapendo di tenere in pugno la pallida ragazza che aveva di fronte, poiché questa non sapeva come rispondere a tale provocazione. Infatti Gwen sbiancò, per quanto le fosse possibile.
 
- Ascoltami bene: non so perché senti il gigantesco bisogno di farti gli affari degli altri, ma ti do un consiglio che ti aiuterà a non finire molto, molto male…Fatti una vita! Ed evita di distruggere le altre. Sei così subdola e crudele che un cobra morirebbe avvelenato, se ti mordesse! – concluse la ragazza dai capelli neri e blu, trattenendo un specie di tic nervoso che la costringeva a portare le mani al collo dell’asiatica ogni volta che la vedeva. Detto ciò, si accinse ad uscire dal cortile per una breve passeggiata, ma era evidente che il dialogo non fosse finito.
 
- Stai scappando? Non credevo che oltre ad antipatica, asociale e mal vestita fossi anche codarda. Ieri sera credevi avresti risolto i tuoi problemi con il whisky, come ogni alcolizzata? – domandò Heather, analizzando distrattamente le proprie unghie e aspettando la risposta dell’altra, ma questa, che fin’ora aveva ignorato gli insulti della mora, si bloccò.
- Hai detto veramente…Whisky? Come sai quale tipo di liquore fosse? È possibile che tu abbia sentito parlare della festa da qualche tua amichetta smorfiosa, ma…Non credevo fossi tanto informata. – disse Gwen, con un sorriso estremamente perfido stampato in volto, mentre la sua interlocutrice sgranava gli occhi e mostrava un’espressione basita e atterrita. Accidenti a quella parola di troppo!
 
Improvvisamente la reazione della dark cambiò, mutandosi in un’espressione inquietante, che nascondeva strani istinti omicidi e sarebbe stata più indicata per un assassino di un film horror.
- Me la pagherai, stanne certa…Non mi arrenderò tanto facilmente. Potrebbe durare anni questa guerra, ma non m’importa: non sarò soddisfatta finché non cadrai nel baratro della disperazione. – le intimò Gwen, con fare cupo e minaccioso, avvicinandosi pericolosamente al muretto e facendo indietreggiare l’altra.
 
- Sei così…Patetica! Non puoi accusarmi di un incidente accaduto in un luogo dove non mi trovavo! Quali prove hai contro la sottoscritta? – ribatté Heather, infiammandosi all’istante, girando i tacchi e andandosene indignata.
- Piccola maledettissima serpe bast…- sussurrò Gwen, inviando mentalmente un’imprecazione ben peggiore.
 
- Ne ho abbastanza…Quella cocca di papà merita una lezione. – disse lei tra sé e sé poco dopo, trovandosi in camera sua e prendendo un piccolo diario nero con un cinturino del medesimo colore per chiuderlo.
 
Caro diario,
No, ricominciamo! Non sono certo una di quelle ragazzine smielate da soap opera che partecipa al ballo scolastico…
 
Promemoria per il futuro: mi devo vendicare di Heather. Non interessa a nessuno quanti danni farò o quanto costerà sistemare il disastro che combinerò, ma più la farò soffrire, più sarò felice. È una teoria inversamente proporzionale.
Non riesco a sopportarla, è peggio della cicuta! Come si può vivere con un essere del genere senza assassinarla nel letto mentre dorme? Credo seriamente che i suoi genitori festeggino quando parte per il campeggio…Magari la prossima volta mi unisco anch’io ai festeggiamenti e consiglio ai suoi parenti una vacanza permanente per quella sottospecie di ragazza dalla lingua biforcuta.
Ciò che mi ha maggiormente spaventata era il fatto che sapesse di me e Trent…Se dovesse mettersi in mezzo, giuro che quello sarà il suo ultimo scherzo crudele. Non le permetterò di rovinare la mia vita sentimentale, oltre che quella di tutti i giorni!
 
Gwen si fermò a pensare, portando la penna rigorosamente scura alla bocca: una sua abitudine che la aiutava a pensare meglio. Queste parole rispecchiavano i suoi autentici sentimenti in quel momento?
Non completamente…Dopotutto non era mai stata una scrittrice particolarmente abile; inoltre il suo diario era personale, perciò nessuno l’avrebbe giudicata per le sue capacità letterarie.
Chiuse il piccolo quaderno e appoggiò la schiena alla sedia davanti alla sua scrivania. Si guardò intorno: quella era la camera da letto di una ragazza dark, amante dell’arte, dei colori scuri e dei film horror. Era la sua camera, dove poteva essere se stessa, senza le solite persone che la evitavano per il suo aspetto inquietante.
 
Senza accorgersene, cominciò a formulare pensieri profondi sulla propria vita e sulla società discriminatoria, finché il suo sguardo, posato sull’orologio a parete, le ricordò l’orario.
Distolta dalle sue riflessioni, avanzò verso una libreria blu e prese a caso un quaderno dalla tonalità simile tra quelli presenti. Successivamente storse la bocca, constatando che si trattava del quaderno di algebra, indi tornò alla sua scrivania malvolentieri e ancora leggermente distratta dai suoi pensieri.
 
Pochi minuti dopo, realizzò che la grande impresa titanica –ovvero cominciare i compiti delle vacanze- risultava semplicemente impossibile, quando la sua testa viaggiava tra i meandri della fantasia e delle riflessioni filosofiche.
Quindi decise di uscire, diretta ovunque purché potesse stare lontana da quella stanza, ma, soprattutto, da quei libri. Una così bella giornata di sole non poteva certamente essere sprecata!
Borsa in spalla, occhiali da sole e un’aggiusta al trucco per poter partire con serenità in quella mattinata di luglio.
 
In realtà sapeva bene dove andare, sperando con tutto il cuore che la motivazione per cui si dirigeva lì fosse presente.
Non aveva mai prestato molta attenzione al trucco: sbavato o no, la gente la additava in ogni caso come una ragazza bizzarra e sinistra, perciò perché disturbarsi? Ma stavolta era diverso: la persona per la quale si preparava tanto minuziosamente era interessata a lei.
 
Circa due isolati dopo, la ragazza si trovava in un parco ben conosciuto, alla ricerca disperata di un chitarrista dai capelli corvini e con gli occhi somiglianti a due smeraldi. Ma non lo trovò…
Doveva sentirsi triste per questo? Se l’erano promesso a vicenda, perciò presto o tardi sarebbe arrivato.
Oppure ci aveva ripensato? Forse lui non voleva più incontrarla, decidendo anch’egli come ogni persona presente sulla Terra che la ragazza fosse inquietante.
Era davvero così? L’aveva solo illusa per divertirsi? Che persona spregevole…
 
Mentre la dark sovrapponeva pensieri sempre peggiori, mostrando un notevole pessimismo, un ragazzo di sua conoscenza si avvicinava e, avendola riconosciuta da lontano, decise di sorprenderla.
- Buongiorno, raggio di sole! – salutò allegramente Trent, arrivando da dietro l’albero e facendo sobbalzare la ragazza, la quale era arrabbiata con lui senza alcuna ragione precisa.
- Ah…Sei tu. – replicò una Gwen piuttosto seccata. Inutile dire che il chitarrista rimase basito da quella risposta.
- Che ti prende? Stai bene? – domandò premurosamente lui. La gotica inizialmente gli rivolse un’occhiata fulminante, poi, resasi conto del motivo che la spingeva a serbare rancore a quel ragazzo tanto dolce, gli mostrò uno dei suoi migliori sorrisi.
 
- Sì…Scusa, è un brutto periodo. – si giustificò lei, sedendosi ai piedi dell’albero e osservando l’altro che la imitava.
- Vuoi parlarmene? – chiese nuovamente Trent, posando la propria mano su quella della ragazza. Lei parve pensarci, valutando se dirgli la verità o cambiare argomento, fissando quello che doveva essere un punto vuoto, ma si rivelò la mano di lui quando si destò ancora una volta dai propri pensieri .
- In realtà no…- rispose lei con un’alzata di spalle, notando la leggera delusione del chitarrista.
- Perché, se non sbaglio, avevamo una questione in sospeso… - continuò la dark con eloquenza, mentre lui la guardava impassibile.
- …E vorrei la concludessimo. – disse infine Gwen, indirizzando al moro uno sguardo che sperava risultasse dolce e, allo stesso tempo, seducente.
 
In realtà Trent aveva intuito fin da subito cosa volesse la gotica, ma inizialmente credeva di aver capito male, poiché, a detta sua, era impensabile che una ragazza fantastica e meravigliosa come lei gli chiedesse di baciarla.
Bramando quel contatto tra labbra, i due si avvicinarono, l’una con gli occhi chiusi e l’altro analizzando i bei tratti del viso di quell’angelo oscuro.
Nessuno avrebbe potuto rovinare un momento simile, l’istante fondamentale per ogni coppia, tranne forse una presenza non gradita che aveva spiato i due fin dall’inizio.
 
- Vi volete baciare? Che cosa disgustosa! Dicono sia romantico, ma io continuo a pensare che sia una cosa assurda…–
Così una bambina dai capelli rossi fece la sua comparsa, dondolandosi con le gambe su un ramo dell’albero e fissando i due innamorati con due grandi occhi verdi spalancati.
- Izzy! – urlò Gwen, indecisa se mostrare sopresa, rimprovero o divertimento. Il tono che usò, quindi fu un insieme di questi, risultando assai strano.
 
- Ciao! Lui è il tuo fidanzato? – disse la rossa, mostrandosi totalmente indifferente al fatto di aver rovinato l’atmosfera perfetta per bacio appassionato e all’espressione che ostentava Trent nel vedere una bambina che fingeva di essere una trapezista del circo.
- No, è solo un amico…Per ora. – rispose la dark, sforzandosi di sembrare gentile e ignorando la reazione dell’altro.
- Davvero? Dovreste mettervi insieme, siete una bella coppia! Io non ho ancora un fidanzato…Sono troppo piccola secondo te? Però, anche se non fossi troppo giovane, non mi interesserebbe comunque nessuno. Nella mia classe tutti i maschi sono molto antipatici con me, perché mi dicono che sono pazza. Ma io non sono pazza, vero?
Inoltre loro non mi piacerebbero in ogni caso…Billy si mette le dita nel naso e Matthew nelle orecchie! Secondo me sono davvero schifosi, lo pensi anche tu, Gwen? –
 
La piccola Izzy aveva parlato senza sosta, sfiancando i due ascoltatori, i quali, senza farsi vedere dalla rossa, erano scappati in direzione del bar dove stavano per baciarsi per la prima volta.
Ad entrambi dispiaceva, però in quantità diverse, così si fermarono per salutarla da lontano, mentre lei ricambiava con allegria, senza riservare stizza nei loro confronti.
Dopo essersi assicurati che la bambina non fosse arrabbiata con loro, questi si diressero verso il bar per ricordare l‘appuntamento del giorno prima.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
- Ti assicuro che quel ragazzo proprio non lo capisco! Promette di chiamarmi, poi mi ignora…Tu come chiameresti una persona così? – domandò una ragazza magra dalla pelle ambrata alla sua amica.
- Ipocrita, ovvio! – rispose l’altra, staccando le labbra dalla cannuccia del suo frappé, per poi riprendere a sorseggiarlo.
- Già…E se si vedesse con un’altra? – chiese la prima con preoccupazione.
- Forse…I maschi sono dei traditori, lo sanno tutti. – replicò la seconda, che in confronto all’altra pareva molto pallida e indubbiamente più grassoccia.
- Ma lo sai che penso proprio la stessa cosa? – disse l’abbronzata, rivolgendo all’amica uno sguardo felice.
- è così bello avere qualcuno che sa sempre cosa pensi ed è d’accordo con te! – replicò con allegria l’altra, abbracciando la prima.
- A chi lo dici! Con il mio ragazzo è completamente diverso…Ultimamente non mi considera e dice che sono ancora una ragazzina infantile. – ribatté la magra, cercando sostegno nell’amica.
- Non mi dire! Riesco ad immaginarmi Josh mentre te lo dice. Della serie: “ Ehi, io sono troppo bello per te, perciò vado vicino al bagno delle ragazze a spiare le più grandi dal buco della serratura.” – disse la grassoccia, facendo volontariamente una pessima imitazione di un ragazzo presuntuoso il cui nome era Josh.
- Sì, hai ragione. Sai che ti dico? Tra me e lui è finita! Adesso cerco un nuovo fidanzato, così capirà che ha perso una ragazza davvero fantastica! – decise la prima, battendo un pugno sul tavolo per mostrare determinazione.
- Allora ti conviene voltarti, perché credo di aver trovato il tuo obiettivo. – sussurrò l’altra totalmente assorta, fissando un punto vuoto sulla spalla destra dell’amica. Notando lo sguardo della ragazza, la magra si girò, vedendo un ragazzo dai capelli corvini e dagli occhi verdi che entrava insieme ad una dark.
 
- Oh. Mio. Dio. Sadie, ma l’hai visto? – domandò la prima.
- Certo! Quel tipo è un sogno, Katie! – rispose la ragazza di nome Sadie.
- Lo penso anche io! Ma è fidanzato… - replicò con delusione Katie.
- Parli di quella dark? Tu sei molto più carina di lei, non ti preoccupare. – la rassicurò l’amica. Nel frattempo i due ragazzi di nostra conoscenza stavano scegliendo un tavolo per sedersi.
Appena la coppia innamorata ebbe preso posto, le due ragazze, che erano vestite totalmente di rosa, fatta eccezione per un top a fascia a righe nere e bianche, cominciarono ad ascoltare le loro conversazioni.
 
- Quindi quella ragazzina era una tua vicina di casa? – domandò Trent, ancora stupito.
- Già…in realtà non la conosceva fino a ieri sera. È una storia lunga da spiegare… - replicò Gwen.
- Però abiti vicino ad un sacco di gente strana: Heather, Izzy e anche quella tua amica di ieri… - disse lui, osservando la ragazza sorseggiare un frullato.
- Parli di Courtney? Lei non è sempre stata così, era solo una pessima giornata. Di solito è molto peggio! – scherzò la gotica, strappando un sorriso divertito al chitarrista.
- è una ragazza incredibilmente pignola e perfettina…Se non ci conoscessimo da quando avevamo quattro anni, credo non le rivolgerei nemmeno la parola. – continuò Gwen. A quella rivelazione, una lampadina si accese nella testa di qualcuno.
 
- Sadie, dobbiamo andare. – proferì Katie, alzandosi dal tavolo.
- Ma dove? – chiese l’altra, prestando più attenzione al frappé piuttosto che all’amica.
- Da una persona che sono certa mi aiuterà. – rispose l’abbronzata, scegliendo di restare sul vago.
Di malavoglia Sadie si alzò dalla sedia, seguendo la prima con passo lento, mentre quest’ultima voleva correre verso la sua meta.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

  
 ANGOLO AUTRICE
 


Bonjour ^^ capitolo estremamente corto, ne sono consapevole, ma...Ehi, scegliete! O troppo lungo o troppo corto...Quelli troppo lunghi annoiano a lungo andare...
In ogni caso spero vi sia piaciuto e...
Noah: no, non puoi farmi questo...
Cosa c'è ora?
Noah: Posso sapere per quale ignota ragione hai inserito quelle due oche?
...
...
...Sei proprio sicuro di volerlo sapere?
Noah: Sì, ora me lo spieghi, perchè io propr...No! No, no, no, no! So a cosa stai pensando, non ci provare!
A cosa sto pensando?
Noah: Non lo dico! Sarebbe come confermarlo!
Io stavo pensando ad un bombolone alla crema, fai te ._.
Noah:...D'accordo, me ne vado.
Mandami una cartolina! Nel frattempo io faccio i ringraziamenti!!! :D

Un grazie ultramegaspeciale a...

anna21

Jane Black

piergiorgiosaurus


...per avermi messa tra gli autori preferiti :D Grazie davvero!


 Grazie a...

Jane Black

piergiorgiosaurus


...per aver messo la storia tra le preferite!

Grazie a...

Dark_Kiss

kodocha98

Anny_12

Stramboidexsempre

_Duncney_Ele

lale99

Jane Black


...per aver recensito lo scorso capitolo! Senza dimenticare WhitneyVanity per aver recensito il secondo capitolo!

Ma dico, cos'è quest'improvviso picco di letture? *^* Vuol dire che finalmente qualcuno apprezza gli scleri da manicomio di questa inutile autrice? T.T sono ufficialmente commossa! E vi giuro che allagherò virtualmente il fandom, se la storia raggiunge la 50 recensioni!
Confido in voi e nella vostra buona volontà di lasciare recensioni ^^ Per il resto..Ci si vede prestoooo ^^

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