Siamo solo noi e il sole, in una terra di nessuno.

di firstmarch
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1. ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2. ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3. ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4. ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5. ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6. ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7. ***
Capitolo 8: *** Capitolo 8. ***
Capitolo 9: *** Capitolo 9. ***
Capitolo 10: *** Capitolo 10. ***
Capitolo 11: *** Capitolo 11. ***
Capitolo 12: *** Capitolo 12. ***
Capitolo 13: *** Capitolo 13. ***
Capitolo 14: *** Capitolo 14. ***
Capitolo 15: *** Capitolo 15. ***
Capitolo 16: *** Capitolo 16. ***
Capitolo 17: *** Capitolo 17. ***
Capitolo 18: *** Capitolo 18. ***
Capitolo 19: *** Capitolo 19. ***
Capitolo 20: *** Capitolo 20. ***
Capitolo 21: *** Capitolo 21. ***
Capitolo 22: *** Capitolo 22. ***
Capitolo 23: *** Capitolo 23- La fine. ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1. ***


Ciao, sono Angelina (si, come la Jolie) e sono una sfigata diciassettenne. Perché sfigata?
Perché vivo in Africa lontano da tutto e da tutti.
Perché vivo in Africa? Perché mia madre è una volontaria dell'Unicef, e nonostante io stimi il suo lavoro e la ammiri per quello che fa, non riesco ad ambientarmi in questo posto. Sono tre anni che sono qui, ho perso i contatti con i miei amici italiani e nonostante ci abbia provato più di una volta, non riesco ad imitare mia madre, è un mondo troppo diverso dal mio. Ho fatto amicizia con un paio di ragazzine di quattordici anni del luogo, ma la solitudine e la noia si fanno sentire lo stesso. Io e mia madre abbiamo una casa in Sudafrica, ma stiamo molta parte dell'anno nei villaggi dei popoli più a nord e più sfortunati. Quando siamo lì viviamo in grandi tendoni e ho un'amica di mia madre, anche lei volontaria, che mi dà lezioni private. La mia vita ruota attorno a quella di mia mamma e nonostante io ami questa terra ho deciso che al compimento della maggiore età tornerò a casa, in Italia, magari dai miei nonni o zii. Ok, ora la smetto di parlare a vanvera, la mia "prof" mi chiama, dice che “c'è un ragazzino proprio bellino che mi piacerà proprio”. Vedremo.

Butto il diario sul letto della nostra tenda. Sono già cinque mesi che siamo qui e tra non molto dovremo fare ritorno alla nostra vera casa. Esco dalla tenda e vengo invasa dal caldo africano di metà maggio. Si soffoca, santo Dio. Sbuffo sonoramente e mi dirigo verso il “centro” del villaggio. Cammino per pochi minuti e mi trovo davanti a una marea di bambini seduti intorno a un ragazzo. Alcuni fotografi scattano foto di qua e di là, con flash accecanti. Mi siedo in ultima fila e ascolto quello che dice il ragazzo. 
-...dopo la canzone potete andare in quella tenda laggiù, c'è una sorpresa per tutti!- dice sorridendo.
Ok, non lo nego, la mia prof non si sbagliava, è proprio bello con quel sorriso in faccia.
Il ragazzo inizia a cantare una canzone a me sconosciuta. Canta davvero bene...che sia un nuovo cantante? Parla inglese, potrebbe essere americano con quel suo accento.
Il biondino alza lo sguardo e incontra i miei occhi. Ha gli occhi grandi color caramello, brillano. Io distolgo subito lo sguardo e aspetto che finisca di cantare. 
-D'accordo ragazzi, ora tutti a vedere la sorpresa!
I bambini applaudono e corrono verso la tenda, impazienti di vedere la “sorpresa”.
Io rimango seduta, stesa dal caldo. Non so come abbia fatto a cantare e a suonare con quel caldo, anche se è in canotta.
-Tu mi sembri un po' troppo grande per la sorpresa.
Il biondino è davanti a me, in piedi, mi tende una mano.
 
SPAZIO AUTRICE.
Ok, questa è la mia prima fanfiction su questo sito, spero vi piaccia, visto che è un po' diversa dalle altre c:

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Capitolo 2
*** Capitolo 2. ***


 

 

-Piacere, sono Justin.
-Angelina, piacere mio.
-Ok, niente urla? Tu dovresti conoscermi non sei di qua, scommetto.
-Perché dovrei?
Quel ragazzo era strano, che dovevo fare? Saltargli al collo urlando come una cretina?
-Vabbè, lasciamo stare. Resto qui per un mese, ti andrebbe di aiutarmi con gli spettacoli per i bambini?
-Sei pure sfacciato, sai?
-Grazie, signorina- sfoggia un sorriso che doveva essere malizioso, ma lo trovo solo troppo sicuro di sé -ho pensato solo che potessi conoscere meglio di me questi bambini.
-Si, li conosco abbastanza bene.
-Allora accetti?
-Si, informerò mia madre.
-Grazie per l'aiuto. Domani alle 8 in tenda da me- Justin fa per andare verso i bambini che scartano dei pacchetti, ma lo trattengo.
-Aspetta, la tua tenda dov'è? E perché non ci troviamo qui?
-Non mi conosci, non sai un fico secco delle mie canzoni, è meglio che provi a insegnartene qualcuna. La mia tenda è a cinque minuti da qui, verso destra. La riconosci perché è viola, sotto mia richiesta.
Mmh, pure esigente.
-D'accordo, a domani.
-Non fare tardi, Angelina!

Mi giro e cammino verso la sua tenda, girandomi qualche volta a guardarlo. Lo vedo prendere in braccio una bambina sui cinque anni. I bicipiti si flettono sotto il peso della piccola e non posso non notare i notevoli muscoli che ha nelle braccia.
Ok, girati e smettila. Trova la sua tenda.
Proseguo a passo spedito verso destra, verso la sua e la mia tenda.
Giungo finalmente alla mia dimora e guardandomi intorno non trovo nessuna tenda viola. Faccio per entrare nell mia quando vengo attratta da delle voci . Sembrano provenire da...dietro la mia tenda? Faccio lentamente il giro di essa e scorgo un tendone viola decisamente troppo accessoriato e moderno. Justin, sicuramente. E così era venuto a "soggiornare" dietro la mia tenda. Avanzai verso i suoi tirapiedi.
-E' la tenda di Justin, vero?
Loro mi guardano come se fossi una ritardata, annuiscono e tornano al lavoro. Faccio dietrofront e non appena entro nella mia tenda trovo la mia prof che scarabocchia qualcosa alla
quasi-scrivania di mia madre.
-Ehi, Sarah, che ci fai qui?- le dò sempre del tu, ormai abbiamo una certa confidenza.
- Hanno occupato la mia tenda per metterci dei regali, o cose del genere, ti dispiace se rimango qui?
-No, fai pure tranquilla. Piuttosto, a chi scrivi?
-Oh, a mia nipote, sai, quella bionda della tua età infoiata con il cantante che ti avevo fatto vedere un annetto fa.
Angelina cara, se tu ti sforzassi ogni tanto di interessarti di queste cose te lo ricorderesti, mi rimprovero.
-Ehm, di tua nipote mi ricordo, ma del cantante proprio no...
-Come no? Era così carino! E poi ce l'hai a due passi, Angelina!
Nasce un dubbio: ce l'ho a due passi? 
-No, non ricordo proprio.
Dannazione.
-Ha anche una cotta per lui, e bella grande, s'intende!- Sarah ridacchia- dai, questa è una sua foto, magari oggi non l'hai ancora visto e non ti ricordi...
Oh no.
Prendo in mano la foto e vedo Justin, su un palco.
-Mia nipote arriva tra una settimana, vuole incontrarlo.
Oh che meraviglia, una stupida che si venderebbe pur di farsi qualcuno di famoso, ho proprio una gran voglia di vederla.


 SPAZIO AUTRICE.
Ciao a tutte :3 So che non è il massimo, ma il prossimo lo farò meglio cwc
Nell'altro capitolo ho ricevuto 3 recensioni, questa volta riusciamo ad arrivare a 5? c:
Ah, Angelina me la immagino più o meno così:Image and video hosting by TinyPic

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Capitolo 3
*** Capitolo 3. ***


Sarah si alza ed esce dalla tenda, salutandomi. Io contraccambio e, lasciandomi cadere sul materasso mi addormento, nonostante il calore africano.
 
Mi sveglio grazie alla luce di mezzogiorno che filtra nella tenda. Mi metto a sedere e scorgo un ombra passare vicino alla mia abitazione...un ombra col ciuffo: Justin. Senza sapere l'esatto motivo mi alzo ed esco fuori: il caldo mi investe.
Justin si dirige verso la sua tenda, apre la "porta" ed entra. Sicuramente non si è accorto di me, perciò lo seguo, curiosa di vedere dove abita momentaneamente il biondino. Entro senza annunciarmi in nessun modo e lo trovo spaparanzato su un letto matrimoniale, ad occhi chiusi.
Non riesco a trattenere una risatina alla vista di Justin stremato e della sua tenda. E' grande e spaziosa, più della mia. Il letto matrimoniale è in fondo e alla sua destra c'è un comodino di legno con sopra un abatjour. Alla sua sinistra c'è una cabina armadio completamente viola, affiancata da una scrivania con un pc spento. Vicino all'entrata è presente uno specchio molto grande e nell'angolo lì vicino un divanetto.
La mia risata sveglia Justin, che si era alzato la maglia sugli occhi lasciando prendere aria al torace, completamente sudato. 
-Non sarebbe il caso di farsi una doccia?
Lui strizza gli occhi e si abbassa la canotta.
-E tu che ci fai qui?
-Mi hai detto di trovare la tua tenda.
-Si, ma non di entrarci.
Alzo gli occhi al cielo mentre Justin si alza e va alla scrivania. Inizia a firmare cartoline.
-Non posso bussare, se non te ne fossi accorto. Sono per i tuoi fans?
-Si, sei veramente perspicace.
-E tu spiritoso!
Mi avvicino e sbircio cosa scrive.
-Justin Bietev?
Lui ride di gusto.
-Bieber. Ne vuoi uno anche tu?
-Penso di sopravvivere anche senza.
Justin mi ignora e scarabocchia qualcosa di diverso su una cartolina. Me la porge.
-"Alla prima futura Belieber in questa terra di nessuno." Cos'è una Belieber?
-Le spiegazioni a domani, ricordi?
-D'accordo, Bieber!
Sorrido. Quel ragazzo mi fa simpatia.
-Bene, ora esci di qui che devo trovare il modo di farmi una doccia!
-Sono sicura che se non ti aiuto arriverai a puzzare come se ti avessero cagato addosso quindici elefanti.
-Che finezza! E' una sfida?
-No, un consiglio.
Esco dalla tenda e lo saluto con la mano senza voltarmi. Non appena entro nella mia tenda noto che Justin mi ha seguito.
La sua testa fa capolino nella stanza.
-Ok, aiutami a tornare bello e pulito.
Bello lo sei già, penso, poi mi alzo e sorrido.
-Andiamo, Bietev.
 
 
SPAZIO AUTRICE.
Sciao belle :3
Questo capitolo è un po' monotono, ma spero vi piaccia ugualmente. RECENSITE, MI FAREBBE PIACERE (:

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Capitolo 4
*** Capitolo 4. ***


-Quanto manca ancora? E' quasi un ora che camminiamo.
-La gente di qua se la fa tutti i giorni questa strada. Dove siamo diretti c'è una risorsa preziosa in questo territorio...
Justin ammutolisce. Non era abituato a pensare all'acqua come qualcosa di un valore inestimabile. Dopo qualche minuto arriviamo a destinazione: un laghetto quasi prosciugato.
-E io dovrei farmi un bagno qui?
-Poco lo schizzinoso, Bieber.
Lo spingo verso la riva e lui mi guarda con aria supllicante.
-Devo proprio?
-Se non lo fai puzzerai come se ti avessero cagat...
-Si, si ok, ho capito, mrs. Finezza!- Justin sbuffa e si sfila la maglia. 
-E questo?- indica l'indumento. Io faccio spallucce. Justin impreca sottovoce e lo lascia cadere a terra, a riva, mentre io mi avvicino. Non appena si immerge in acqua scoppio a ridere come una deficiente guardandolo dalla terra ferma.
-Che hai da ridere? 
-Vicino al villaggio c'è un pozzo che dà acqua a una doccia comune. Ma c'è un tempo di limite e io pensavo che tu volessi farti un luuuungo bagno, perciò...
-Stai scherzando...
Io scoppio a ridere ancora più forte, ormai sembro una menomata che si contorce. Dalla mia bocca non esce alcun suono, mi sto letteralmente scompisciando dalle risate.
-C'è, tu mi hai fatto venire qua, in un'acqua putrida per farmi un bagno, mentre vicino al villaggio...- lo zittisco schizzandogli dell'acqua. Rimane a bocca aperta.
-E così tu ti prendi gioco di Bieber, eh?
Justin esce dall'acqua e mi afferra per un braccio, ma faccio resistenza.
-Oh no! Non ci provare, Justin!- Urlo ridendo. Sembra che qualcuno abbia premuto un interruttore del tipo: "Angelina's laugh" e l'abbia messo al massimo.
Justin mi afferra per la vita, le sue mani sono forti e questa volta non riesco a sottrarmi dalla sua presa. Non che lo voglia veramente.
-No, stupido! Sei fradicio!- Ma continuo a ridere imperterrita.
-Te la faccio pagare, Angelina!
Ci stiamo comportando come due bambini.
 Il biondino riesce a sollevarmi e, malgrado io cerchi di divincolarmi, mi butta nel laghetto. Non so nuotare, ho sempre avuto paura dell'acqua e il lago è inaspettatamente più profondo di quello che pensavo. 
-Tirami fuori, Cristo!
-Che c'è? Non nuoti?
Oh stupido, sarei già a riva se lo sapessi fare!
-
Muovi quel culo!- Justin inizia a preoccuparsi e tornando indietro mi afferra per i fianchi e mi riporta a riva. 
-Come ti è saltato in mente di non dirmi che non sai nuotare, eh?
-Non pensavo fosse così profondo, ok? Statti calmo, sono viva.
Justin fa un bel respiro.
-Sei fradicia, mettiti la maglia che avevo prima.- Afferra la maglia e me la porge. Io non riesco a non ridacchiare.
-Io quello schifo di lerciume non me lo metto, preferisco restare bagnata come te.- Ammicco.
A quel punto Justin mi lancia la maglietta, non è più arrabbiato, si vede. Sta giocando. Io la afferro e gliela rilancio, purtroppo la mia mira non è delle migliori perciò cerco di fare la stronza. Appallottolo la maglia e cerco di mettergliela in bocca. Dio, non sembro me stessa. Justin si oppone e frappone la sua mano tra la sua bocca e la maglia nel mio pugno. Dopo qualche minuto mi ritrovo sdraiata supina con Justin a cavalcioni che mi lega la maglia sugli occhi. Non sono mai stata così felice di perdere. 
Non lo conosco neanche e averlo così vicino mi fa questo effetto, penso.
Appena mi "arrendo" Justin mi sfila la maglia dagli occhi e se la rimette, facendo qualche smorfia. Sto quasi per ribaltare la situazione, sto per inchiodarlo al terreno come faceva lui poco prima, quando sento una voce.
-Angelina, che ci fai qui?
Oh no.
-
Ciao mamma.


SPAZIO AUTRICE.
Spero che questo capitolo vi sia piaciuto, l'ho fatto più lungo e mi sono impegnata u.u
Avete visto il video di ALAYLM? E' hyugkjhbrnkve *-*

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Capitolo 5
*** Capitolo 5. ***


-Che ci fai qui?- Ripete mia madre.
Mamma è una donna giovanile e autoritaria, è leggermente femminista dopo il divorzio.
-Sei tutta bagnata, cielo! E lui? Che stavate facendo, Angelina?
-Mamma, calmati. Che ne dici di darci un passaggio fino al villaggio? Intanto ti spiego tutto.
-Voglio delle spiegazioni adesso. Stavate facendo...?- tossisce con fare imbarazzato.
Cosa? Ma è scema? Mica ci stavamo rotolando nel fango tutti nudi come dei maialini, che cavolo.
-
E questa come ti viene? Perfavore, non dire cose assurde- ero comunque in imbarazzo pure io -e poi è Justin Bieber, quello nuovo-continuo io.
Do un occhiata a Justin e lo vedo che guarda in basso, si sistema il ciuffo ancora perfetto. 
-Hmm, d'accordo. Salite.
Mia madre è alla guida di una gip con la capote aperta. Io e Justin ci sediamo dietro, rossi come dei peperoni.
-Che ci fai qui, allora?- ripete per la terza volta mia madre.
-Ho...fatto fare un giro a Justin.
-Qui? E manco lo conosci.
-
Si, ed è stata una bella passeggiata, signora. E' vero, non ci conosciamo, ma vorrei che le cose cambiassero dato che sua figlia si è gentilmente offerta di darmi una mano con l'intrattenimento dei ragazzi.
Finalmente è Justin a parlare. Mi ero chiesta se fosse diventato muto. Mia madre grugnisce, segno che può "accettare" la cosa. 
-Grazie- sussurro a Justin. Lui mi risponde con un sorrisetto veramente disarmante, al punto che devo distogliere lo sguardo.
-Mi scusi, signora...-mia madre lo interrompe.
-Signora Steven. Gaia Steven- Ha origini inglesi.
-Signora Steven, c'è un posto dove potrei farmi una doccia nei dintorni del villaggio?- Mia madre dà una svelta occhiata al biondino, con una faccia disgustata.
-Per tua fortuna si. Non più di cinque minuti. L'acqua non è così scontata qui.
Justin si gira verso di me e imita mia madre mentre fa la faccia disgustata e io non riesco a non ridacchiare. A volte mi chiedo come possa fare un lavoro simile con il carattere che si ritrova. In meno di 20 minuti arriviamo a destinazione. Mia madre ci liquida senza preamboli e ci dice di andare alla mensa. Io, però, accompagno Justin alla doccia comune.
-Allora ci si vede in giro- dico.
-E anche domani.
-Giusto- sorrido. E' così bello, non riesco a non sembrare una scema. Dopo qualche secondo Justin mi distoglie dai miei pensieri.
-Allora, vai a mangiare oppure vuoi fare la doccia con me?- Ridacchia divertito.
Arrossisco per l'ennesima volta.
-Magari un'altra volta, Mr Ciuffo Sexy.
-Ci conto- mi fa l'occhiolino. Cacchio, è...è così...
-Che c'è? Non dovevi andare a mangiare? O hai cambiato idea?- Oddio, sono di nuovo impalata a fissarlo. 
-Ciao, Justin!
Muoviti, vai alla mensa. Devo impartirmi ordini per allontanarmi.
La mensa è quasi nel centro del villaggio: un grande tendone con dei tavoli improvvisati. Mia madre sta già mangiando vicino a Kayla, una cinquantenne del luogo.
-Ciao, ma'.
-Finalmente- mia madre era sempre così fredda.
Dopo dieci minuti vedo entrare Justin e dirigersi verso la sua crew a qualche tavolo di distanza dal mio. Mi fa un cenno con la mano a mo' di saluto e io ricambio con un sorriso a trentadue denti.
-Non mi piace quel ragazzo, Angelina. Sembra viziato. E quanti anni ha?
-Un anno più di me e non lo conosci.- Come si permetteva?
-Restate solo amici, Angelina.
-Faremo come ci pare, mamma.
-Sei minorenne, decido io.
-Tu non decidi proprio niente della mia vita privata, ok?
-Ti proibisco di vederlo al di fuori degli spettacoli.
-Cosa?- Sto per alzare la voce, lo so.
-Hai sentito bene. Quel ragazzo non mi convince, non fa per te. Si vede che ti mangia con gli occhi anche se, appunto, non vi conoscete. Vuole solo portarti a letto e io non voglio che...- la interrompo sbattendo un pugno sul tavolo. La gente mi guarda, ma dopo qualche secondo continua a mangiare.
-Io frequento chi mi pare e piace, ok? Come fai a dire cose così di Justin dopo averlo visto una sola volta?
-Intuito, Angelina, intuito. Se tu fossi meno stupida...
A quelle parole non mi contengo più.
-Stupida, eh?! Infatti una che, dopo un incontro soltanto, pensa che un ragazzo mi voglia portare a letto solo perchè disprezza gli uomini che cos'è? Ma vaffanculo e lasciami vivere.- Detto questo mi alzo e me ne vado. Justin mi guarda con aria interrogativa. Io scuoto la testa. Lasciatemi stare.
Arrivo alla mia tenda ed entro. Sul mio letto c'è un i-pod e un biglietto. 

"Sono le mie canzoni. Ascoltale, perfavore.
P.S. Hai un gran bel sorriso."

 

Mi viene caldo, oddio. Prendo le cuffie e mi sdraio. Resto  così fino a sera, alternando le canzoni a delle brevi passeggiate. Non incrocio Justin e forse è meglio così. Non riesco a non pensare alle parole di mia madre. Gli uomini non sono tutti così, penso. No, non pensavo che Justin fosse così e lo avrei provato a me stessa e a mia madre.


SPAZIO AUTRICE.
Salve a tutte, bellissime, come state? Spero che questo capitolo luuuungo vi sia piaciuto :3
Fatemelo sapere con una recensione, thanks!
Biebs_9thApril su twittah (?)
xoxo

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Capitolo 6
*** Capitolo 6. ***


E' sera quando mia madre torna. Io ho saltato la cena e sto facendo finta di dormire. Si avvicina al mio letto e mi sfiora una guancia. Mi trattengo con tutta me stessa dallo spostarmi. Poi, finalmente, la sento sdraiarsi sul suo letto e il respiro farsi sempre più pesante e regolare. Io mi rilasso e mi addormento.

La mattina dopo mi alzo presto per andare da Justin. Mi vesto e mi preparo cercando di fare il minor rumore possibile, per non svegliare quella bestia.
-Dove vai?- Troppo rumore, merda. Ero già con un piede fuori dalla tenda.
-Fatti miei.
-Vai da quello?
-Ho detto fatti miei.- Dopodiché esco dalla tenda e vado in quella di Justin, impedendo a mia madre di ribattere.
-Sei in anticipo.
Guardai l'orologio: mancavano solo quaranta secondi all'ora dell'appuntamento.
-Ma che ca...?
-Su, su, smettila di essere così scurrile.
Alzo gli occhi al cielo e aggrotto le sopracciglia.
-Lo sai che vuol dire, vero?- Continua lui divertito.
-Certo, biondino.
-Biondino? Il mio nome non ti piace abbastanza?- Fa il finto offeso. Cacchio, lo avevo chiamato come lo avevo soprannominato nella mi testa.
-No no, hai un bel nome...
-Ok, basta perdere tempo. Ti sono piaciute le canzoni?
-Molto, e anche il post scrittum...-devo ammetterlo. Lui sorride quasi in imbarazzo.
-Ci avrei scommesso.
La mattinata passa cantando tutto il suo nuovo album, "Believe", fino a quando non le imparo quasi tutte.
-Justin, c'è il tuo pranzo.
Un omone di colore compare sulla soglia del tendone e porta un vassoio a Justin.
-Grazie Kenny. Saresti così gentile da portarlo anche alla mia ospite?
-Da quando parli in modo così raffinato, bro'?- Ridacchia ed esce dall'abitacolo. Lo vediamo ritornare qualche minuto dopo, con il mio pranzo. Lo ringrazio. Lui fa un cenno come per dire "che vuoi che sia?", poi esce definitivamente salutandoci allegramente.
-Lo sapevo che non parlavi veramente così bene. Lo fai solo per prendermi per il culo, vero Giustino?
-Giu...Giustino?
Ecco, che deficiente. Ovviamente non aveva idea che in italiano il suo nome fosse quello. Seconda figura di merda davanti a quel meraviglioso ragazzo!
Justin nota il mio imbarazzo.
-Ok, farò finta di non aver sentito, dolcezza!
Dol...dolcezza?! Oh Cristo, quel ragazzo sapeva come mandarmi in un brodo di giuggiole. Riprendiamo a parlare per una buona ora e mezza. Mi parla di come sia arrivato al successo, delle sue origini. E io lo ascolto affascinata, anche se ogni tanto mi perdo nel guardargli le labbra così perfette.
-Mi stai guardando le labbra, Angelina?- Di nuovo. Terza figura di merda. Di male in peggio! Cerco di svignarmela, in fondo abbiamo parlato abbastanza.
-Dovrei andare, Justin.
-Aspetta, non volevi sapere cos'è una belieber?- Sorrido. Se l'era ricordato. Torno a sedermi sul bordo del letto.
-Una belieber è più di una fan,  mi supporta sempre, piange ai miei concerti, mi difende da chi mi offende e darebbe di tutto per una foto con me. E' la fan più fedele che ci sia.
-E io dovrei fare tutto questo?- Chiedo scherzando.
-Ovvio- Mi sorride malizioso.
-Scommetto che ti stanno dietro anche perché sei così.
-Così come?- Me le vado proprio a cercare, eh.
-Così...carino?- Lui ride.
-Carino, mi definisci? Scusa, ma loro mi definiscono molto sexy.
-Eh beh, diciamo che non hanno torto, ecco...-che idiota.
Justin rimane spiazzato, ma poi ritrova la sua sicurezza.
-Allora sei sulla buona strada. Ti piacciono le mie canzoni e pensi che io sia sexy.
-Ehi, non esageriamo! Ora però me ne vado sul serio.
-Aspetta- mi prende per un braccio. Mi volto, ha cambiato espressione.
-Che è successo ieri a pranzo?- Che cazzo gli dico?
-Niente di che. Devo andare- Mi irrigidisco e mi libero dalla sua presa -ci vediamo tra due giorni per lo spettacolo.
-Angelina- si è alzato, mi ha ripreso il braccio,- puoi dirmi tutto.
-Non ti conosco neanche- Oh no, parlo come mia madre. Justin mi lascia, quasi offeso.
-Scusa.
-
No, scusa tu. Non so cosa mi prenda...-dico.
-Non possiamo vederci domani?
-...no, scusa.
-Angelina, che c'è?
-Cos'è, una predica? E lasciami sto braccio, porca troia.
-No, sono solo preoccupato- mi lascia l'avambraccio. Ok, vuoto il sacco, non ce la faccio più.
-E' mia madre. Dice che mi vuoi solo portare a letto.- Justin si acciglia.
-Come fa a dirlo, ci conosciamo da ieri, santo Dio!
-E' quello che le ho detto io. Siamo appena amici.
-Certo, si, amici.- Si morde un labbro. E' sexy da morire.
-E poi te ne vai tra un mese.
-Si, ma resteremo in contatto- Io annuisco poco convinta.
-Ora vado, sul serio. Ciao Justin- Per la terza volta mi ferma. Mi tira quasi impercettibilmente verso di sé e arriviamo molto vicini. Dio, se mi viene voglia di saltargli al collo, fermami, ti prego.
-Trovo il modo di sentirti, domani. Contaci- mi sorride. Annuisco, ho improvvisamente la gola secca.
-Devo andare.- Non mi lascia, anzi.
-Justin, ti prego...siamo amici, no?
-Si, tranquilla, per adesso lo siamo...- Sta ansimando, porco due.
Le sue labbra si avvicinano pericolosamente alle mie. Sono combattuta: non so che fare. Quando la sua bocca si schiude sulla mia, sto ancora pensando a che fare. Non c'è dubbio, tra noi c'è alchimia. I miei filosofici pensieri vengono interrotti dal bacio. Lui mi prende per i fianchi, la sua lingua cerca la mia. La trova. Devo allontanarmi, è troppo...troppo sexy, troppo tutto. Ma non ci riesco, anzi, mi aggrappo a lui e rispondo al bacio, dapprima dolce, poi più intenso. Ormai siamo avvinghiati, sto scoppiando dal caldo. E' il bacio più intenso che abbia mai dato. Non ci stacchiamo, la sua lingua rincorre la mia e viceversa. Mi morde un labbro e io trattengo un gemito. La sua mano è vicinissima al mio sedere; sento la sua bocca scendere, ma lo precedo e gli bacio il collo. Ancora e ancora. Lo sento fremere sotto il mio tocco. Adora quei baci leggeri. Sto perdendo il controllo. Mi manca il fiato, Dio. Ho ancora un barlume di controllo e con quello mi stacco da Justin. Ha tutti i capelli spettinati, penso di essere stata io, non lo so. I suoi occhi fiammeggiano. però mi giro e corro via, con le parole di mia madre che mi risuonano in testa. Quel ragazzo mi attrae troppo, come diavolo farò?


SPAZIO AUTRICE.
Salve bellissime *-* 
Questo capitolo è stato un po' intenso, eh? Spero vivamente che vi sia piaciuto<3
xoxo

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Capitolo 7
*** Capitolo 7. ***


La mia tenda è un forno. Al diavolo l'Africa e il suo caldo. Rimango diversi minuti a fissare la scrivania, sdraiata sul eltto. Poi esco, di nuovo. Devo trovare Jamila, una delle poche ragazze con cui ho fatto veramente amicizia. Jamila ha quindici anni, ma ne dimostra qualche in più. Ha la carnagione molto scura e gli occhi neri come la pece. Trovo la sua bellezza molto particolare.
La trovo con una volontaria che le sta insegnando a giocare a "Sbarazzino", dalla sua capanna.
-Jamila, hai un po' di tempo per me, o disturbo?- Lei alza lo sguardo e incontra il mio.
-Certo che si, Ange!- Chiede alla signora di continuare più tardi, lei annuisce e ci saluta. Se ne va in fretta.
-E' successo qualcosa? Ti vedo...stravolta.
Ci ha proprio preso.
-Dobbiamo parlare.
Entriamo in casa sua e le spiego per filo e per segno ciò che è accaduto.
-Ange, ma l'hai visto? E' il ragazzo più bello che abbia mai guardato! Hai un gran culo, non lamentarti, e vivi la tua vita. Hai diciassette anni, buttati!
-Non lo so, io...se ne andrà tra un mese...
-Conoscilo, almeno! Non è detto che dobbiate mettervi insieme, magari non ti piace o viceversa...
-Grazie, eh!- Non riesco a non ridere e nel giro di pochi secondi coinvolgo anche lei. Passo il pomeriggio con lei evitando di parlare di Justin. Decidiamo anche di andare a cenare insieme. Justin non c'è e, in fondo, ci rimango male. Forse è meglio così, però. Con mia madre in giro non si può mai sapere.
-Riuscirai a vederlo anche con il divieto di tua madre, tranquilla, Ange-, Jamila cerca di rassicurarmi. Io abbozzo un sorriso e, ignorando mia madre che si siede in fondo al tavolo, me ne vado con una scusa e lascio la mia amica. Mi dirigo velocemente alla mia tenda, pur sapendo che non avrei potuto continuare per sempre a far finta di dormire quando mia madre entrava. Entrai e mi sdraiai a peso morto.
-Angelina!- Mi alzai di scatto dal letto, riconoscendo  la voce.
-Che ci fai qui?
-Devo parlarti. Possiamo restare qui o tua mamma...?
-Andiamo nella tua tenda- Mi alzo e seguo Justin. Ho improvvisamente paura di quello che potrebbe dirmi. Raggiungiamo l'abitacolo e Justin mi fa sedere sul divanetto bianco vicino all'entrata. Mi si siede vicino. Una lunga scia di brividi mi corre per la schiena.
-Allora?- Chiedo impaziente- Justin attende qualche secondo.
-Voglio conoscerti, Angelina.
-Si, e quindi?
-C'è tua madre e tu non mi sembri disposta- Ah, in quel senso -anche se, beh, prima è stato...wow- Avvampo all'istante. Mi doleva ammetterlo, ma aveva ragione -spero...-deglutisce -spero che ci sia un'altra volta.- Jamila aveva ragione, ma non volevo innamorarmi e perdere tutto.
-Voglio essere tua amica, non di più.
-E' per tua madre?
-No, è per me. Se mi innamorassi...tu te ne andrai, non ricordi?!
-Non è un problema...
-Ah no? Non voglio essere la cretina che viene abbandonata qui dopo aver...-mi interrompe.
-Angelina, ti ho chiesto di conoscerci, non di sposarmi.- Ahia, quanto correvo.
-Ah si, giusto. Da amici, però, perfavore.
-Scommetto che non saremo solo quello.- Mi allunga la mano e io gliela stringo.
-Okay.- Lui mi attira velocemente a sé e mi bacia con violenza, da farmi quasi male. La sua lingua è di nuovo intrecciata alla mia e in pochi secondi mi solleva e mi ritrovo seduta sulle sue gambe. Mi bacia con trasporto e io so già che quella scommessa non la vincerò. Mi stringe forte i capelli sulla nuca e non mi lascia via di fuga, sono in trappola. Una dolce trappola. Quando finalmente riesco a staccarmi contro la sua (e mia) volontà, mi rialzo dalle sue gambe e lo guardo intensamente.
-Non.provarci.più.ti.prego.-dico sussurrando.
-Sai che vincerò questa scommessa, Angelina.
-Volevi conoscermi, non pomiciare.
-Tanto ti è piaciuto.
-No.
-Si.
-No.
-Si.- Si alza e mi afferra per i fianchi. Io non riesco a staccargli gli occhi di dosso. Gli guardo involontariamente i muscoli delle braccia che mi attirano a sè. Dio, quel ragazzo sembra essere fatto per mandarmi in tilt. E' così maledettamente perfetto che mi fa pentire subito di aver fatto quella scommessa. Jamila aveva ragione, cazzo. Devo vivere questa maledetta vita! Sono giovane, porca la miseria, ho diritto ad innamorarmi una prima volta. Justin interrompe la mia conteplazione verso di lui.
-Non mentirmi, angelo.- 
E io come minchia faccia a dirgli di no adesso, eh?! COME? Sono attratta da lui in una maniera indecente e si vede da chilometri, porco bue.
E poi, sorprendendolo incredibilmente, gli faccio una domanda.
-Posso dormire qui?

SPAZIO AUTRICE.
Buonaseraaaaaaa c:
Anche stavolta Giustino ha fatto un po' il porcellino (?) Non che alla protagonista dispiaccia èé
Vorrei farvi una domanda...ci sarete il 23 marzo a Bologna?
Detto questo, alla prossima, bellissime<3

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Capitolo 8
*** Capitolo 8. ***


-Avevo capito niente pomiciate- sussurra divertito.
-Eh che preferirei non dormire con mia madre stasera...per te va bene?- Chiedo quasi in imbarazzo.
-Ok, ma a una condizione.
-Quale?
-Dormi con me.
-Vedremo...- siamo ancora così vicini nonostante mi fossi allontanata. La verità è che mi piacerebbe, altroché.
-Vado a sistemare mia madre, torno subito.- Detto questo mi alzo sulla punta dei piedi e lo bacio sulla punta del naso; lo faccio impazzire.
-Eh, ma allora sei stronza!- Ride. Esco dalla sua tenda ridacchiando ed entro nella mia. Prendo un foglietto spiegazzato e scrivo un veloce messaggio a mia madre.

"Dormo da Jamila."

Sto per uscire, quando sulla scrivania noto un altro biglietto, scritto velocemente.

"Imprevisto: mia nipote arriva domani con suo fratello. Alle 10 nella mia tenda, così li conosci."

Ah, perfetto. L'oca sarebbe arrivata prima. Mi misi in tasca il biglietto, presi il mio pigiama da sotto il cuscino del mio letto e tornai da Justin. Lo trovo a fissare la cabina armadio, sembra un rincoglionito. E glielo dico pure.
-Sto solo scegliendo il pigiama, stronzetta- ammicca. Puoi anche non metterlo, penso, ma come diavolo mi vengono 'sti pensieri? Sembro un'arrapata assurda, porca trota.
-Comunque domani arriva una tua grande fan. Chissà come sbaverai.
-Io non sbavo dietro a nessuno, Angelina. Cos'è, sei gelosa?
-Eddai, non fare il coglione!- Ovvio che non lo ero, eh.
-Ok, mi ritiro-ride. Pff. Finalmente estrae un pigiama dall'armadio e, velocemente, si sfila maglia e pantaloni per metterselo. Io mi giro, mi sembra giusto. Adesso sono io a dovermi cambiare e, un po' a disagio, chiedo a Justin di voltarsi. Lui lo fa sbuffando.
Mi infilo velocemente il pigiama e mi nascondo sotto le morbide coperte del letto matrimoniale. Che letto comodo, in confronto al mio. Justin si sdraia accanto a me e, stranamente, un brivido mi percorre la schiena. Mi giro verso di lui. E' così bello, cavolo.
-Ti piace guardarmi, vero?- Mi sorride.
-Justin, a tutti piacerebbe guardarti come sto facendo io- ammetto.
-Ammettilo che ti piaccio, angelo.- Sospiro.
-Ok, Justin, tu mi vuoi conoscere in quel senso, vuoi frequentarmi. Mi va bene, lo accetto, però basta baci e cose del genere finchè non...non saremo interessati davvero, ecco. Ti va?- E a quelle parole, che mi sono venute spontanee, Justin sorride. Ho ceduto, ma l'ho fatto nei migliore dei modi: niente baci e cose affrettate. Anche se, si, abbiamo solo un mese. Non importa se rimarrò scottata da questa esperienza, non ho mai fatto un cazzo nella mia vita, sono alla mercé di mia madre, voglio conoscerlo perché mi piace, perché è carino con me, perché è venuto a stare un mese in questo posto sperduto quando poteva rimanersene in America a fare la bella vita ed è innegabile: è bellissimo.
-Certo che mi va, te lo sto chiedendo da quando ci siamo visti, angelo.- Gli sorrido e forse, per la prima volta nella mia vita, sono davvero molto felice.
Justin mi fa segno di avvicinarmi e io, un po' titubante, mi avvicino a lui. Non appena la mia pelle entra in contatto con la sua riesco a rilassarmi: mi rannicchio vicino al suo petto e lascio che mi avvolga in un suo leggero abbraccio. Il sonno arriva presto.


Nel sogno sono più grande, avrò minimo 25 anni. Ho il pancione e so che il bambino è di Justin. Sono a casa di mia madre, disperata. Justin mi ha lasciato prima di sapere perfino che era incinta. Mi sono ritrasferita in Italia, vicino ai miei parenti. Justin non c'era, Justin era con altre ragazze, Justin mi picchiava, Justin era un mostro. Vedo il viso del ragazzo davanti a me, vedo la sua faccia deformarsi, è veramente un mostro. Forse è così che lo vede mia madre, forse è questo quello che si aspetta. Forse pensa che lui sia come mio padre.


Mi sveglio di soprassalto, sono ancora tra le braccia di Bieber. Il suo respiro è regolare e tranquillo, quasi sorride. E mi chiedo come il mio cervello abbia potuto sognare una cosa del genere. Purtroppo non riesco a controllarmi e inizio a piangere, Justin si sveglia.
-Ehi, Angelina, che hai?- Io non riesco a rispondere, non riesco a immaginarmi un Justin come quello nell'incubo.
-Brutto sogno?- continua. E io annuisco, incapace di fermare il pianto stupido. 
-Shh, vieni qui. Sono sicuro che non lo rifarai più. Non piangere, angelo, non piangere.- Justin mi abbraccia di nuovo e mi fa scivolare, di nuovo, sotto le coperte e io, lentamente, smetto di piangere e mi appoggio a lui, di nuovo addormentata.


Mi sveglio, è mattina. Di fianco a me giace uno splendido ragazzo dai capelli biondicci. Improvvisamente ricordo il sogno della notte prima e,sentendomi quasi in debito con lui, mi avvicino e gli sfioro con un bacio la guancia sinistra. Si sveglia.
-Buongiorno, angelo. Passato l'incubo?- dice con vocce assonnata.
-Si, grazie Justin.- gli sorrido.
-Vuoi parlarmene?
-Non mi sento ancora pronta per parlarti di quell'incubo, è in parte la mia vita.
-La tua vita  non è un incubo.
-Non puoi saperlo, Justin.- Dico amaramente.
-Lasciamelo scoprire, allora.
-Ti ho già detto che va bene, stupido! Ci frequenteremo, ok- sorrido ancora.
-Lo so, mi piace sentirtelo dire. -E fu così che ci ritrovammo di nuovo a 4 mm. Sento il suo respiro caldo vicino al mio viso, mi chiedo come sia stata così stupida da pensare di poter sfuggire a quel ragazzo. Però devo rispettare quello che mi sono imposta e ho imposto a Justin. Perciò evito il terzo bacio e gliene do uno sul naso, come la sera prima.
-Così mi fai impazzire, angelo, te l'ho già detto.



SPAZIO AUTRICE.
Saaaalve belle fighe (?) Come potete vedere in questo capitolo, stiamo iniziando a scoprire qualcosa sul passato di Angelina che non è decisamente sereno e spensierato. E sono sicura che sarete felici del fatto che abbia accettato di frequentare Justin. Insomma, chi non accetterebbe? :3
N.B. Votate qui, Justin: 
http://www.mtv.com/ontv/vma/2012/most-share-worthy-video/ merita di vincere, forza!

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Capitolo 9
*** Capitolo 9. ***


Justin si alza dal letto e inizia a vestirsi. Prima che possa accorgermene, si ritrova senza maglia e in procinto di togliere i pantaloni.
-Oddio, scusa, scusa!- Mi volto velocemente, rossa dall'imbarazzo.
-Tranquilla, a me non da fastidio, puoi anche girarti!- ridacchia lui. Perché ogni cosa che faccio lo fa sempre ridere, eh? Mi alzo anche io e afferro i vestiti del giorno precendente.
-Dove vai?- mi chiede lui.
-A farmi una doccia, dopo devo incontrare la tua grande fan, ricordi?
-Torna a salutarmi, però, angelo- ammicca. Ciao, Angelina, ciao. Benvenuta all'altro mondo. Annuisco e poi esco. Devo stare almeno qualche minuto lontana da Justin. Sono diversa quando sono con lui. Entro nella doccia e cerco di scacciare quei pensieri. Non appena finisco, mi vesto velocemente con la maglietta e i pantaloncini del giorno prima e mi dirigo verso la tenda di Justin. Scosto un lembo di essa e lo trovo già vestito e pettinato. Si, insomma, è perfetto. 
-Ci vediamo Justin- dico piano. Quel ragazzo mi ipnotizza, non si era capito.
-A domani, angelo- Justin mi raggiunge e mi bacia il naso, come avevo fatto io la sera prima. Oddio. Faccio un sorrisetto orrendo da mezza rincoglionita e poi mi giro, richiundendo la tenda. E' ora di dirigersi verso quell'adorabile oca da compagnia. Fa che sia cessa e rida come un cavallo, ti prego, penso. In meno di cinque minuti raggiungo la tenda di Sarah e, scostando la tenda, chiedo permesso.
-Angelina, eccoti finalmente!- Sarah quasi urla, bah. Dietro di lei intravedo una ragazza della mia età intenta a svuotare due enormi valigie. Ha i capelli
biondi e lisci, molto lunghi: certamente non adatti a questo luogo e clima. Oca. Devo ammettere però che ha un fisico da sballo: una terza di seno come minimo, gambe chilometriche e sedere pronunciato. Accicazzo, altro che cessa, quella avrebbe steso anche un prete. Se vuoi sentirti una merdaccia, basta guardare una come lei. Mi sento proprio così, con la mia seconda scarsa e il mio normale metro e sessantacinque. Passo in rassegna il resto della camera e noto un ragazzo piegato su una terza valigia. Si alzo e sposta lo sguardo su di me. Accicazzo2 ,anche questo sembra un modello. Ha il viso allungato e la mascella pronunciata, tratto molto virile, evidenziata da un sottile strato di barba. Ha gli occhi grigi con venature azzurrine. Le spalle sono molto larghe, forse fa nuoto. I capelli sono corti e leggermente ricci, neri. Bene, anche questo potrebbe stendere anche uno stuolo di suore incallite. Sarah interrmpe le mie considerazioni e fa le presentazioni.
-Angelina, questi sono i miei nipoti: Allie e Simon. Simon, Allie, questa è Angelina, una mia alunna e amica. Vi farà fare un giro del posto. Vero, cara?- EH? Ma da quando?
-Ehm, certo- sussurro.
Allie mi stringe la mano  quasi sfiorandomela, mentre Simon me la stringe forte, con l'aggiunta di un sorrisetto che lo fa sembrare un porco maniaco di prima categoria.
-Allora, vi lascio nelle mani di Angelina. Ci vediamo a pranzo, ragazzi!- Sarah se ne va in fretta, lasciandomi spiazzata.
-Angy, ti dispiace se non vengo? Ho da sistemare un paio di cosette- indica le valigie. ANGY? Ma chi ti conosce, oca.
-No, tranquilla...
-Attenta a mio fratello, però. Col suo sex-appeal fa fuori molte delle mie amiche, non rimanerne preda- ride. 
-Starò attenta- ma che simpatica che è.
-Oh, Allie, smettila di spaventare le belle ragazze. Ci si vede- dice Simon. Leccaculo.
Allie lo saluta con un cenno, poi Simon, mi mette una mano sul fondoschiena e mi accompagna fuori. La vicinanza della sua mano al mio culo non mi piace, mi scosto.
-Non ti stavo mica palpando, tranquilla!- e ride. Ridono sempre tutti, bah. Non dico niente.
-Ti va di fare un giro su quella?- mi chiede. Sta indicando l'auto di mia madre. Benisssssimo.
-Ok, guidi tu, non ho la patente.
-E quanti anni hai, scusa?- Quanti vuoi che ne abbia? 67?
-Diciassette.
-Sembri una della mia età.
-Cioè?
-Sui venti, dai- Strafottente è dire poco.
Simon mi apre la portiera del passeggero, e io mi accomodo. Beh, è stato anche carino. Una volta salito anche lui, accende il motore e partiamo con una sgommata. Quanto se la tira, quel ragazzo. 
-Parlami un po' di te, dai- mi dice. Non aspettavo altro, proprio. Decido di dirgli le due minchiate che mi passano per la testa in quel momento.
-Vivo qui da qualche anno, ma sono italiana, parlo inglese, francese e tedesco, o almeno, li sto studiando. Il mio colore preferito è l'azzurro e il grigio chiaro, mi piace leggere.
-Come i miei occhi.- Oddio, che montato. Non rispondo.
-Eddai, stavo scherzando! Non crederai mica a mia sorella!- SECONDO TE?!
-No, no, figurati...
-Comunque io sono inglese e ho vent'anni. Faccio il modello, ma il mio hobby è il nuoto. Lo parli bene l'inglese, complimenti- Oh, questo complimento mi piace. Nei seguenti quaranta minuti Simon mi fa diverse domande che definirei intelligenti, e io gliene faccio altrettante. Lo rivaluto...almeno un po'.
Non appena rimattiamo la macchina al posto di partenza, lo conduco verso il centro del villaggio. Stiamo passando dietro a una capanna, quando sento una voce familiare avvicinarsi.
-Era lì dietro, cazzo! Non può aver fatto puf, ok? Era dietro la tua tenda, Sarah, la tua! Ridatemi la mia auto, porca troia!
Oh-oh.



SPAZIO AUTRICE.
Bonjour ladies:3
Primo, questo capitolo è stato riscritto, perché una cogliona (io) ha sbagliato a cliccare un tasto e mi si è cancellato tutto, ma vabbè. 
Secondo, l'altro giorno ho scritto il capitolo finale della ff, e stavo per piangere cwc ok, non vi frega niente.
Terzo, potete mettere un mi piace qui, se avete fb? 
https://www.facebook.com/photo.php?fbid=424086884304702&set=a.424076454305745.99371.171829436197116&type=3&theater è la mia lettera per Justin, per un concorso. Bitte *occhidolci*
Ora evaporo (?) Un bacio a tutte<3

These are Simon and Allie. (mettetegli la barba è.é lo so, è un figone)
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Capitolo 10
*** Capitolo 10. ***


-Corri, Simon!- Lo afferro per la maglietta e lo trascino dietro un'altra capanna, distante notevolmente da quella di prima.
-Ma che cazzo ti prende?-sbraita lui, scuotendomi il braccio per attirare la mia attenzione. Ma io sto guardando da un'altra parte.
Vedo Justin parlare con una ragazza, non molto distante da noi. La ragazza è Allie. Justin le sorride come i pinguini di Madagascar-"carini e coccolosi, carini e coccolosi!"- lei gli tende un foglietto e lui, dopo averne sbirciato il contenuto, se lo mette in tasca. Allie si avvicina a lui e gli dà un bacio sulla guancia, decisamente troppo vicino alle labbra, poi se ne va sculettando. Maledetta zoccola, questo commento mi rimbomba nella testa, non bene il perché.
Simon si è accorto della scena e guarda sua sorella allontanarsi con un sorriso compiaciuto.
-Certe volte è proprio troia, la mia dolce sorellina- ridacchia. Che?!
-Eh?
- Mi giro di scatto verso di lui.
-Hai capito bene, sì. Cambia ragazzo ogni due per tre e io non manco mai a farglielo notare.
-Ah, e così il suo obiettivo massimo era sedurre una popstar internazione, furba- dico sprezzante. Solo dopo un paio di secondi mi rendo conto di quello che ho detto, soprattutto davanti a Simon. Lui, però, non sembra offeso, anzi.
-Sembra quasi che tu la conosca più di me, sweetheart.- Il suo modo di pensare sulla sorella mi piace, ma così non mi faccio di certo chiamare da lui.
-Sweetheart lo dici a qualcun altro, grazie.
-Uh, la signorina non accetta i corteggiatori- Avvampo e mi sento a disagio. Cristissimo santo, su di lui aveva ragione la troietta. 
-Tua sorella aveva ragione, sai?- gli dico distaccata.
-Quando ritrovi l'ironia fammi un fischio, babe- E smettila di fare il sexy, brutto maiale.
-Comunque, perché mi hai fatto correre così?- Argomento neutro, sia lodato il Signore.
-Mia madre stava per scoprirci, l'auto era sua.
-Ah, wow- esita un attimo -e allora perché non me l'hai detto?- è confuso.
-Immagino l'avresti presa comunque.- Rispondo indifferente. Lui sorride.
-Si, l'avrei fatto. Ora muoviamoci da qui, che mi viene l'ernia. Ti accompagno alla tua...tenda, casa, o che ne so?- nel chiedermelo, intravedo un leggero rossore colorargli le guance. Perché no?
-Certo, Simon- sorrido. Mi metto davanti a lui per fargli strada, ma mi si affianca con noncuranza. Nessuno fiata per i restanti 6-7 minuti. Arriviamo finalmente davanti alla mia tenda.
-Beh, siamo vicini direi- dice lui - si, insomma, in qualche minuto da lì a qui e...- lo fermo, è ridicolo vederlo quasi imbarazzato o, almeno, in difficoltà. Ho la sensazione che non ci sia molto abituato.
-Tutto è vicino, qui, SImon- dico veloce, guardandolo dritto in faccia. Restiamo in silenzio per qualche secondo e, quando sto per andarmene, Simon parla di nuovo.
-Angelina, che ne dici se domani pomeriggio fai un salto da me? Sai, giusto per parlare un po' di noi- ehm...- insieme anche a mia sorella- AHAHAHAH NO. Poi, però, intravedo Justin  camminare verso la nostra direzione, seminascosto da una tenda. Ci vede e si ferma, non sa che io lo riesco a vedere. Cambio idea.
-Certo, Simon. A domani- alzo la voce. Lui sorride e mi saluta con un cenno, io ricambio. Vedo Justin cambiare espressione e riprendere a camminare, non riesco a decifrare le sue emozioni. Mi raggiunge e io non posso fuggire, malgrado ne abbia una gran voglia.
-Dobbiamo parlare- mi dice serio. Poi mi prende  con poca delicatezza il braccio e mi porta nella sua tenda. Appena entriamo nell'abitacolo, Justin mi lascia il braccio e si toglie la canotta. Non riesco a distogliere lo sguardo, è perfetto.  Vedo che si toglie le scarpe. Che minchia fa?
-Cosa fai?- chiedo quasi con timore.
-Ho caldo- breve e conciso, con rabbia. Non cerca neanche di nascondere la sua irritazione.
-Che hai?- chiedo ancora. Questa volta Justin si gira e mi viene incontro. E' leggermente sudato sul torace e, invece di pensare a quanto possa far schifo, penso che sia ancora più sexy. Ho lo sguardo incatenato al suo fisico, fino a quando non sono costretta ad alzarlo su di lui, sul suo viso, sui suoi occhi. Mi raggiunge in pochi secondi, mi afferra un polso. Mi ritrovo ancora, per l'ennesima volta, a pochi centimetri dal suo viso; vengo in contatto con il suo torace e ho un brivido.
-Pensavo ci stessimo frequentando- dice con gli occhi fissi su di me.
-Lo pensavo anche io- dico cambiando atteggiamento e, imitando Allie, sbatto le ciglia eccessivamente e tiro indietro i capelli; faccio una risatina da mongola. Il solo effetto che ottengo è quello di farmi stringere anche l'altro polso. 
-Angelina, quella ragazza è una mia fan, mi ha chiesto di vederci per qualche foto e autografo- dice addoldendosi un po'.
-Quel ragazzo mi ha chiesto di vedermi per conoscerci- mi fermo un attimo -insieme alla tua Allie, non da soli.
-Non mi fido di quello- dice alzando un po' la voce.
-Cavoli tuoi se non ti fidi! Potrei dire la stessa cosa di Allie!- sbraito.
-Ma sta zitta- mi dice lasciandomi.
-Sei un coglione- dico con rabbia. 
-E sentiamo, perché?!- mi urla di rimando.
-Perché è solo un conoscente, oh! Rinfrescami la memoria, siamo per caso sposati, io e te?!- ringhio. I suoi occhi ardono, mi si avvicina.
-No.
-Bene.
-Bene- ripeto io. Restiamo qualche attimo immobili, poi le nostre labbra si incontrano per la terza volta.

_______________________________________________________________________________________________________________________
SPAZIO AUTRICE.
eccomeeeeee (?) allora, non ho un cazzo da dirvi, lol, apparte che sono rimasta delusa dai vma's. Vabbè, lui rimane il nostro vincitore<3
Adesso bisogna stare dietro agli ema, eh:3
GRAZIE MILLE PER LE QUASI 600 VISUALIZZAZIONI AL PRIMO CAPITOLO E LE 11 RECENSIONI DEL CAPITOLO PRECEDENTE! :')
p.s. Angelina e Bieber non riescono a stare staccati, si è capito c':
-ele

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Capitolo 11
*** Capitolo 11. ***


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Non appena realizzo l'accaduto, mi sciolgo dall'abbraccio di Justin e lo allontano. Quel bacio non è stato più di uno sfioramento delle labbra, ma era già troppo. In neanche un giorno avevo infranto la promessa che mi ero fatta. Merda. 
-Vieni qui, cazzo te ne frega di quella promessa!- Justin mi si avvicina di nuovo.
-E' stato un errore, Justin, non possiamo- Lui mi ignora e diminuisce ancora le distanze. Riesco a fermarlo quando è a pochi centimetri dalla mia bocca.
-C'è una legge che ci impedisce di farlo? Angelina, dalla prima volta che ti ho vista, - lo fermo.
-Hai capito che ero diversa? No, perché è la tipica frase dei film.
-Ho capito che non avrei potuto fare a meno di te. Eri quasi ipnotica per me, ok? E ora vieni qui, non ce la faccio più.- Lo guardo negli occhi basita e quello che vedo è imbarazzo e impazienza, eccitazione e paura. Più o meno quello che provo io. Balbetto qualcosa prima di riuscire a dire qualcosa di comprensibile.
-Io...è meglio che vada- Cerco di allontanarmi da lui, ci riesco con qualche sforzo. E' deluso, io sono confusa, sempre di più. Esco dalla tenda e mi allontano, senza salutarlo, senza voltarmi. Quel ragazzo è una calamita per me, e il fatto è che sembro fargli lo stesso effetto che lui mi fa. E allora torno indietro e ritorno nella tenda.
-Se mi baci ancora puoi scordarti di farmi la corte, hai capito?- Cerco di essere dura.
Justin si è stravaccato sul divano e mi guarda divertito, come se qualche attimo prima non fosse successo niente.
-Angelina, lo sai pure tu che i miei baci ti piacciono. E poi, a dirla tutta, tu ricambi, non mi sembri disgustata.- Si lecca velocemente le labbra con la lingua.
Non posso negare, ha perfettamente ragione, anche se mi scoccia ammetterlo.
-Evita di farmi impazzire, allora- dico risoluta.
-E così ti faccio impazzire...- si alza lentamente e mi raggiunge. Panico. Non dovevo fare dietrofront.
Rimango zitta, non oso parlare, mi sono già sputtanata abbastanza.
-Sai, non mi piace la promessa che hai fatto ieri. Mi sa che non la rispetterò a lungo, come hai visto prima.
-Dovresti. Ti ho detto che se ci provi ancora ti puoi scordare di farmi il filo- dico poco convinta.
-Sappiamo entrambi che non è vero- Ed è di nuovo a due centimetri.
E io rimango ancora una volta zitta. Lui avvicina le sue labbra al mio collo e me lo sfiora.
-Justin, non...- mi zittisco subito, i brividi lungo la schiena non mi permettono di proseguire.
-E quindi io non potrei fare così- si ferma e mi bacia ancora il collo, la mano sinistra che preme contro la mia nuca. 
-O così- altro bacio- o così- altro bacio. Io gli tiro su il viso di qualche centimetro,appoggio la mia guancia alla sua e gli sussurro a un orecchio: -Voglio solo aspettare, puoi farcela, Justin? Mi faresti contenta.
Lui si scosta e mi guarda negli occhi.
-Ho capito, ho recepito il messaggio. Va bene, ma solo perché sei tu- mi bacia il naso- ora vai, sennò non resisto.- Mi allontano lentamente senza smettere di fissarlo negli occhi. Una volta uscita dalla tenda, mi volto e inizio a correre verso la mensa. 
Cerco di rimanere impassibile appena vedo la mia amica Jamila. E' ancora presto, infatti stanno apparecchiando i tavoli, ma, non appena mi avvicino, lei intuisce che debba parlarle. Finiamo di apparecchiare il nostro tavolo velocemente, poi ci sediamo e le racconto della mattinata. Non riesco a non arrossire mentre ne parlo. Jamila sbuffa e scuote la testa.
-Gli fai passare le pene dell'inferno, Angy! Quando ti ricapita uno così? Mi fai ripetere troppo le cose, eh. Ti ho detto come la penso. Penso sia un santo, a questo punto! Un ragazzo che accetta di non fare niente per conoscerti! Non puoi immaginare la tua fortuna.
-Si, però ci ha provato!- Obietto.
-Si, però ha ceduto! E tu non mi sembravi contraria o schifata.- Ha ragione, ma non glielo dico.
Senza neanche accorgermene, la gente si è già seduta ai tavoli e ha iniziato a mangiare. Mi alzo veloce e vado a prendere il mio piatto e quello di Jamila, poi torno e mi risiedo senza una parola. Dopo dieci minuti vedo Justin entrare nella mensa comune, mi saluta. Io contraccambio.
Passo il resto del pranzo in silenzio, sono a disagio. Jamila è stata troppo dura, ci fosse lei al mio posto. Farebbe i salti di gioia, mi viene da pensare.
-Ho finito, Jamila. Ho bisogno di fare due passi, ci vediamo.
-Ok, a presto- mi guarda quasi con timore, forse ha capito che ci sono rimasta male. Vabbè.
Esco dalla mensa e mi dirigo verso la macchina di mia madre, lì dentro dovrebbe esserci un cd che mi interessa. Qualcuno mi ferma.
-Ti va di vederci domani pomeriggio, Angelina?- mi giro, c'è Justin, ovviamente.
-Sono occupata, scusa- dico piano. Domani mi vedo con Simon e Culo che fa provincia, ovvero Allie.
-Qui? Occupata?
-Si- rispondo in fretta.
-Allora facciamo domani sera. Ci stai?- Ci sto? 
-D'accordo, a domani, Justin.- Vedo che non si muove.
-Vai a mangiare, caprone!- sorrido.
-Non vieni a farmi compagnia?- dice con una faccia da cucciolo. Aww.
-Ne ho abbastanza di te, mi dispiace- rido. 
-Arriverà il giorno in cui non ne avrai mai abbastanza, di me.


SPAZIO AUTRICE.
HALLOOOOOOOOO (?) SORRY SE VI HO FATTO ASPETTARE, MA HO DOVUTO FARE I COMPITI ARRETRATI DELLE VACANZE E OGGI E' RICOMINCIATA LA SCUOLA CWC
PER FARMI PERDONARE HO FATTO IL CAPITOLO ABBASTANZA LUNGO E AVETE VISTO L'IMMAGINE IN ALTO? ERO ISPIRATA C':
A VERY HUGE KISS!

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Capitolo 12
*** Capitolo 12. ***


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Mi sveglio quando il sole è già alto, colpa del caldo, mi sembra ovvio. Ogni tanto vorrei fare una scappatella in Artide, si.
Ovviamente il letto di mia madre è già vuoto. Che stia ancora cercando il responsabile del quasi-furto dell'auto? Mi viene da ridere.
Per fortuna sono ancora in una mezza dormiveglia e, non avendo voglia di complicarmi la vita andando da Justin o da Simon, decido di rimanere a poltrire nel mio scomodo letto. A chi gliene sarebbe fregato se me ne stavo rintanata sotto le coperte- per modo di dire, era già un miracolo che non fossi in mutande per il caldo- fino a mezzogiorno?
Come facevo quando avevo nove anni durante le vacanze estive, d'altronde.
Al diavolo tutto, I fuckin' love sleeping.

Mi sveglio per la seconda volta, ma non da sola. Mia madre mi scuote e mi dice che devo pranzare, sono troppo magra.
Non sono troppo magra, idiota, sono esile e basta. Non dico niente, prendo il piatto che mi porge e lo svuoto lentamente.
-Programmi per il pomeriggio?- Mi chiede quasi con indifferenza. Sono quasi sicura che stia sperando che veda Simon o Allie. Purtroppo questa volta la accontento.
-Mi vedo con Simon e Allie- dico con la bocca ancora piena. Mia madre mi fa segno di non parlare fino a quando non finisco, è disgustata.
-...e domani mattina ho lo spettacolo con Justin, abituati- concludo piccata. 
-Ti ho detto che per gli septtacoli va bene, ma oltre a quelli no. Modera le maniere.
-Si, va bene- mi alzo ed esco dalla tenda, lasciando sul tavolino vicino al mio letto il piatto vuoto.
Maledetta.

Sono esattamente le tre del pomeriggio, non ho incontrato Justin e sono quasi arrivata alla tenda di Simon. Sono un po' nervosa,lo ammetto. Anche perché ci sarà quella vacca bionda dal culo che fa provincia. Veramente ha un culo perfetto, ma lasciatemi sognare che l'abbia come quello di una balenottera arenata.
Scosto un lembo della tenda.
-Ehilà- esordo. Trovo Allie saltare sul suo letto con l'ipod in mano e le cuffie nelle orecchie. Tutto il ben di Dio che ha al posto delle tette sta facendo le montagne russe, che spettacolo raccapricciante. Sull'altro letto è sdraiato Simon, che si alza e mi viene incontro.
-Ciao- dice sensuale. Mi abbraccia e mi annusa i capelli. WHAT THE FUCK?! Mi ritiro in fretta e lo guardo male. Ma chi te conosce, bello. Anche se, con Justin avevo fatto molto di più in tempi ugualmente ristretti...sorvoliamo, è una cosa diversa.
-Ciiiao, Ange!- Allie salta giù dal letto e mi dà un bacio sulla guancia. Mi rimane i fondotinta attaccato. Bleah.
-Ehm...ciao- faccio un finto sorriso. Nei seguenti dieci minuti, Allie parla continuamente di quanto Justin sia figo, di quanto sia simpatico e unico. Doppio bleah. Poi le squilla il cellulare ed esce dalla tenda, scusandosi. Chiedo a Simon come faccia ad esserci campo.
-Non lo so, fatto sta che il suo telefono squilla sempre. Starà due ore al telefono col "mondo", puoi scordarti di rivederla quando te ne vai.- Che peccato!
Resto con Simon per almeno due ore. quando non se la tira per fare il figo è anche simpatico, mi piace come ragiona. Di Allie nessuna traccia...meglio.
Mi fa vedere il suo iPhone 5 uscito da poco, che però non prende. Esploro comunque il cellulare e ne rimango affascinata. Non ha solo quel gioiello di tecnologia, vedo che si è portato dietro una psp e un Nintendo 3djhbetfuriijewo, si insomma, avete capito.
Quando esco dalla tenda ho gli occhi affaticati e un leggero mal di testa. Noto però che in cielo sono comparse diverse nuvole. Un  miracolo, non posso crederci, potrebbe piovere.  Simon mi accompagna fino a destinazione.
-Mi sono divertito oggi.
-Si, anche io- dico in fretta. Qualche secondo di silenzio e poi si allunga per darmi un bacio. Si, sto cazzo.
Mi allontano senza dargli la possibilità di arrivarmi pericolosamente vicino. Faccio quasi finta di niente.
-Ci si vede, allora- dico imbarazzata.
-Certo- dice lui ancora più imbarazzato. Mi saluta con un cenno e io ricambio. Fiuu. Ma che credeva di fare? Aveva ragione la sorella, era proprio un puttaniere.

Sulla scrivania in legno della mia tenda trovo un biglietto di mamma.

"Rimango nella capanna di Jamila e dei suoi fino a tardi. Se vuoi venire fallo entro le 9. Non scappare al laghetto o fare cagate." 
 

Dolce, insomma. Non ci sarei andata, lo sapevo già. Afferro un post-it e scrivo un messaggio a Justin. 

"Alle 9 in tenda da me"

Esco dall'abitacolo e infilo il biglietto sotto la "porta" della tenda di Bieber. Mi manca, e l'ho visto solo ieri.


Ha iniziato a piovere. Sono le nove esatte quando Justin entra di soppiatto nella mia tenda.
-Ma sei fradicio! Un cappuccio no?- dico stizzita. Nonostante il caldo che continua a persistere, Justin trema. Ha fatto solo venti metri ed è ridotto così, bah.
Cerco nel cassettone una coperta e gliela avvolgo attorno, mentre lui si toglie le scarpe e la maglia.
-G..grazie- dice tremando.
-Dio, Justin, non pensavo piovesse così forte! - Come a confermare le mie parole, un tuono squarcia il silenzio di quel paese. Invito Justin a togliersi quei mezzi bermuda, sono fradici, si prenderà un accidente. Lo ammetto, sto combattendo un imbarazzo indecente. Lui dice che sta bene così, ma un forte tremito lo scuote ed è costretto a fare come gli dico. Io mi giro dall'altra parte, tentata in una maniera incredibile di voltarmi.
-Puoi girarti- mi dice poi lui. Io lo faccio e lo trovo rannicchiato nella coperta. Scuoto la testa e prendo un'altra coperta, gliela do. Mi sorride.
-Asciugati un po' e poi vieni qui- indico le coperte del mio letto. Io mi infilo tra di esse immediatamente, lui dopo dieci minuti. 
Sento che è ancora decisamente umido, ma non importa. Siamo sommersi dalle coperte, io muoio di caldo, ma penso morirei anche senza di esse, con Justin nel mio letto con addosso solo i boxer. Ma che pensieri...? Zitta, non pensare, Angelina. Lui mi abbraccia e rimaniamo così per un po'. Sono in paradiso.
Quando sto per addormentarmi come una cogliona, Justin parla.
-Comunque la Belieber mi sta sul culo, stai tranquilla, Angelo- mi risveglio subito. Quanto ci godo?! Faccio finta di niente.
-Buon per te- dico con indifferenza. Lui ride piano.
-Ho visto che ti dava fastidio, fai schifo a dire le bugie- avvampo.
-Stai zitto- gli dico ridendo. Rimaniamo a fissarci per un po', è bellissimo. Ha finalmente smesso di tremare, non è più bagnato, potrebbe benissimo uscire dal letto, ma non lo fa. Una mia gamba è intrecciata alla sue, non me ne ero resa conto. Mi stringo a lui ancora di più e lo bacio delicatamente sulle labbra, lui rimane stupito.
Mi rendo conto di starmi innamorando di quel ragazzo. Justin contraccambia piano, quasi per paura di potermi fare arrabbiare. Ma questa volta sono stata io a baciarlo, sono io a cedere ai miei sentimenti. So di non poter tornare indietro e non voglio farlo. Stacco le mie labbra dalle sue, lui mi sorride, io mi appoggio alla sua spalla e mi addormento, cullata da quel dolce ragazzo.


SPAZIO AUTRICE.
Dio, quanto è lungo cwc Sorratemi èé
730 visualizzazioni superate al primo capitolo, grazie mille ragazze<3
Vedo che con la scuola le recensioni calano e questo mi dispiace :c Abbiate pietà, ahahah c':

 

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Capitolo 13
*** Capitolo 13. ***


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-Merda, svegliati! Sono le undici e mezza, mia madre potrebbe tornare a mezzanotte come adesso!- Mi sveglio di soprassalto ricordando dell'arrivo di mia madre.
-Eh, uh, cosa?- mi chiede lui ancora mezzo rincoglionito. Mi scosto dalle braccia di Justin e lo scuoto energicamente. Dio santo, se mia madre ci becca è la fine!
In quel momento sento delle risate provenire da fuori la tenda.
-Merda, Justin, merda! Sotto al letto, subito!- Lo butto giù dal letto e finalmente sembra svegliarsi. Si infila velocemente sotto il letto e non lo sento più fiatare. Io mi infilo sotto le coperte, spengo l'abat-jour e fingo di dormire.
-AHAHAH, si si, me lo ricordo! Vado, che mia figlia chissà dove la trovo! A domani, grazie per la serata!- la sento entrare.
Ti prego, ti prego, ti prego...
Entra e si accorge che sto dormendo. Si dirige verso il suo letto e, lentamente, troppo lentamente, inizia a cambiarsi col pigiama. Dopo dieci minuti di imprecazioni mentali, finalmente mia madre si corica e, dopo altri dieci minuti buoni di attesa, si addormenta. A quel punto mi alzo piano dal letto, mi abbasso e faccio cenno a Justin di uscire dalla tenda senza far rumore. Lui inizia a strisciare fuori da sotto al letto e, non appena fuori, gli passo pantaloni, scarpe e maglia. Si riveste in fretta e, controllando che abbia smesso di piovere, esce dalla tenda portandomi con sè. Arriviamo davanti a quella di Justin quasi correndo, mentre ridiamo per la sfuriata scampata.
-A domani mattina, Angelo. Grazie per prima- mi dà un piccolo bacio sulla guancia e io lo abbraccio, desiderosa di sentire ancora i nostri corpi vicini. Ci stacchiamo con lentezza, dopodiché torno nella mia tenda, mi infilo tra le coperte e provo a dormire, nonostante le emozioni provate poco prima.


Il concerto per i ragazzi inizia alle 10 di mattina, e io arrivo puntuale. Trovo Justin già seduto sul suo sgabello, con la chitarra in mano. Lo raggiungo superando l'orda di bambini che sta arrivando da ogni parte per assistere allo spettacolo; lui mi vede e mi sorride. Mi siedo di fianco a lui e guardo la scalette delle canzoni acustiche che vuole fare.
-Bigger, Somebody To Love, All Around The World, Boyfriend e Overboard...può andare, si- dico osservando il foglio. Dopo cinque minuti sono tutti seduti davanti a noi, aspettando che lo spettacolo inizi. Le prime tre canzoni vanno a meraviglia, riusciamo a coinvolgere tutti, anche gli adulti nei dintorni, sono canzoni molto ballabili e allegre. Justin mi lascia cantare alcune parti di due canzoni, poi, con All Around The World, raggiungo Jamila, in fondo al gruppo e faccio alzare tutti, per ballare al ritmo della canzone. Boyfriend la canta lentamente, in modo che tutti possano ripetere, per imparare le parole. Overboard, invece, sono costretta a farla, anche se le canzoni romantiche non mi piacciono troppo. Prima che riesca a raggiungere il mio sgabello, sento una presa sul polso destro, mi giro.
-Simon!- dico sorpresa- che ci fai qui?
-Volevo sentirti cantare, sapevo saresti stata qui.
-Angelina, vieni a cantare?- mi chiama Justin. Tutti si girano verso di me e io divento rossa.
-Ehm...scusa, vado a...- balbetto.
-Io sono qui ad ascoltarti, non scappo- mi fa l'occhiolino. A quel punto torno da Justin che mi guarda storto...evidentemente si è accorto di avere davanti un figo alla sua altezza, o quasi. Justin inizia a cantare, vedo Simon arricciare il naso, ha capito che è una canzone sdolcinata. 
Adesso tocca a me. Mi giro verso Justin e comincio a cantare, sono un po' emozionata lo ammetto. La canzone va avanti, io mi rilasso, sono completamente girata verso Justin, sullo sgabello, e così anche lui. Devo ammettere che la canzone è molto coinvolgente e infatti finisco di cantarla quasi in piedi, sotto lo sguardo stranito di Simon.
Justin mi dà una carezza sulla guancia e io gli sorrido, qualche bimbo che ride della carezza. Poi mi alzo e vado da Simon, il quale trovo leggermente corrucciato.
-Come sono stata?- chiedo facendo l'indifferente.
- Mh, accettabile.
-Solo?! Che antipatico che sei!- Faccio la finta offesa.
-Sono sicuro che se l'avessi cantata da sola sarebbe stata più bella, come versione.
-Ma smettila, scemo!- rido. Mi giro verso Justin e in quell'istante vedo Allie sbucare dalla piccola folla e saltargli al collo. Lui le dà dei colpetti sulla schiena, decisamente a disagio. Poi lei si allontana un attimo, lo guarda negli occhi e lo bacia.
Un bacio leggero, fugace, ma quanto basta per farmi incazzare come pochi. Vedo Justin cercare di allontanarla con delicatezza, lei deve staccarsi dopo pochi attimi. Rimane a pochi centimetri da lui e gli fa dei complimenti. Lui annuisce, si gratta il collo, si guarda intorno, ringrazia.
Poi vede la mia espressione e capisce che ho visto tutto. Simon mi distrae in quel momento.
-Per questo mi piaci- dice guardando verso la sorella.
-Cosa?- dico a bassa voce, ancora troppo incazzata per poter pensare qualcosa di intelligente.
-Ti trovo interessante perché penso che tu sia l'opposto di mia sorella. Ti ho detto che quando fa così non la sopporto.
-Bene- dico veloce. In quel momento non me ne frega niente di Simon o di come mi trovi. Bisbiglio un saluto e mi allontano, sotto lo sguardo confuso del ragazzo.
Mi giro giusto il tempo per vedere Justin scostare Allie e alzarsi, posando la chitarra sullo sgabello. Io accelero il passo e alla fine mi metto a correre. Purtroppo per me, Justin è più veloce e mi raggiunge in breve, mi ferma e mi fa girare verso di lui, prendendomi per le spalle.
-Angelina, per favore...-lo interrompo.
-No, per favore niente, lasciami in pace- sapevo, in fondo, che non era stato Justin a baciarla e che aveva cercato di allontanarla nel modo più carino possibile, ma in quel momento non volevo ascoltarlo e soprattutto, non sapevo se avrei voluto fare la lotta per quel ragazzo. Chissà quante altre avrebbero fatto come Allie. Ne valeva la pena?
Una piccola lacrima solca il mio viso, contro la mia volontà. Mi giro per nasconderla, ma Justin la nota.
-No, ti prego, no...-mi supplica lui.
Riesco a girarmi dall'altra parte per andarmene, ma un singhiozzo mi tradisce. Justin si avvicina e mi abbraccia da dietro, non ho la forza per allontanarlo. In fondo, non lo voglio neanche.


SPAZIO AUTRICE.
Ci ho messo una vita a scriverlo, e ci sono riuscita solo perché domani non c'è scuola, visto che è s.petronio, il patrono di bologna!
Per favoooore, se leggete, lasciate una piccola recensione? Mi sono impegnata :c
Sperando vi sia piaciuto!

p.s. L'inizio del Believe Tour è stato spettacolare, soprattutto perché era dedicato ad Avalanna. #RIPAVALANNA.

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Capitolo 14
*** Capitolo 14. ***


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Rimango stretta a lui qualche minuto, giusto il tempo di smettere quel silenzioso pianto.
Poi mi stacco e mi giro a guardarlo.
Non so ancora se valga la pena lottare contro infinite rivali per avere quel ragazzo, ma di certo non posso arrendermi subito. Una settimana fa neanche lo conoscevo, due giorni fa mi dava quasi fastidio che ci provasse con me. E ora...le cose erano cambiate in così poco tempo.
Justin si allunga per darmi un bacio, le labbra socchiuse; io lo fermo.
-Non con la saliva di quella in bocca- dico accennando un sorriso.
Lui nota che sono di nuovo me stessa; si asciuga la bocca con un lembo della maglia, anche se, lo ammetto, non era vero che aveva della sua saliva sulle labbra. In questo modo scopre per l'ennesima volta gli addominali; io gli do una spinta.
-Eh ma allora vaffanculo, lo fai apposta!- ride.
-Ti chiamerò Perspy-Angy, guarda- si avvicina di nuovo al mio volto e questa volta gli permetto di baciarmi. Le sue labbra sono morbide, le sue braccia mi stringono e sono finalmente calma, tranquilla. La sua lingua trova la mia, è come un gioco: io scappo e lui mi rincorre e viceversa. Gli tocco il suo intoccabile ciuffo castano dorato, non si oppone. Sono ancora stretta a Justin quando sento una voce.
-Togli quelle mani di merda da mia figlia- Porca puttana, no, no, non è possibile. E' un brutto sogno, tra poco mi sveglio e mi ritrovo nel mio letto...è così, si, è così...
Justin si stacca velocemente da me, si gira verso la voce. La voce di mia madre.
-Signor...-mia madre lo interrompe.
-Quale parte del “non devi frequentare quel ragazzo” non ti è chiara, Angelina?
-Quale parte di “è la mia vita” non capisci, mamma?
-Sei minorenne, fai quel che voglio io.- Sto per rispondere, ma Justin parla.
-Credo che lei debba ascoltare sua figlia, signora. Perché non possiamo frequentarci?-sembra calmo, sembra.
-Perché sei uno stupido ragazzino! Lascia giudicare me chi è adatto o no per mia figlia!
-Ho il diritto di fare esperienze, mamma! Fino a quanti anni dovrò rimanere sotto il tuo guscio perché non ti fidi di nessun essere con un cazzo tra le gambe?
-Modera i termini, Angelina!- non la faccio finire.
-Solo perché papà si faceva quattro troie alla volta non vuol dire che tutti siano come lui, porca puttana!
-ORA BASTA!- silenzio. Ora sia io sia Justin siamo zitti.
-Tu- riprende lei, indicando Justin- fila via da mia figlia. E se ti becco ancora attaccato a lei come una sanguisuga, giuro che ti stacco quelle ciglia da cerbiatto che ti ritrovi. E tu -adesso parla con me -Porta quel culo dentro la tenda e restaci. Sei in punizione per quattro giorni. Non uscirai da lì se non per il bagno e il cibo.- sbarro gli occhi, incredula. Quattro giorni senza vedere Justin...non è possibile. Sono costretta a salutare Justin con una rapida occhiata carica di tristezza e dispiacere, poi mia madre mi prende per un polso e mi trascina nella tenda. Ed eccolo che arriva, il ceffone.
-Non ti azzardare mai, e dico mai più a vedere quel ragazzo. E ricorda che se proverai ad uscire senza il mio permesso, io me ne accorgerò.- Detto questo esce dalla tenda a passo svelto, lasciandomi sola. Mi butto sul mio letto e piango. Piango per minuti o ore, non lo so. So solo che il dolore è troppo.
 

È il secondo giorno di prigionia, caro diario, sto impazzendo. Perché mi sono toccati dei genitori così, perché? Non vedo Justin né Simon, sto male. Justin mi manca in una maniera assurda. Di giorno non parlo mai con mia madre, la notte dormo. Mi alzo, mangio, mi faccio una doccia, torno in tenda e dormo. Così, ripetutamente. Uccidimi.

 

Terzo giorno di prigionia. Non riesco più a dormire. Devo trovare un modo di incontrare lo stesso Justin, devo farlo. E chissà Allie che avrà già in mente...non voglio neanche pensarci! E Simon? In qualche modo mi manca anche lui, con la sua strafottenza e il suo sorriso, che, ogni tanto, direi essere sincero e non per il puro gusto di farmi cascare ai suoi piedi. Penso all'Italia...come vorrei tornarci. Pagherei oro per essere là e non qua.

 

Un biglietto entra da sotto la tenda. Mia madre è andata via per pochi minuti, da Sarah. Lo afferro curiosa e lo apro. Dentro c'è un messaggio.

Dopodomani al laghetto del primo giorno, alle 3. Mi manchi, angelo”

Quelle parole sono la mia salvezza per il restante giorno di prigionia.

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Capitolo 15
*** Capitolo 15. ***


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Mia madre entra nella tenda verso le due del pomeriggio, mentre io sto finendo il mio pranzo.
-La punizione è finita, ma guai a te se ti vedo di nuovo con quel ragazzo- esorde lei con espressione dura. Appoggio le posate sul piatto e inizio a vestirmi di corsa.
-Dove pensi di andare, Angelina?
-Non sono più in punizione, no? Esco, cosa vuoi che faccia in questo buco del mondo?
-Dove vai?- Insiste.
-Al laghetto, prendo la tua macchina.
-Non hai la patente, come la mettiamo?
-Perché, secondo te chi dovrei prendere sotto? Una tigre, un opossum?- lei annuisce e mi raccomanda di fare attenzione.
Non appena esco dalla tenda, una leggera brezza mi scompiglia i capelli, sospiro.
-Angelina, che ci fai fuori dalla te...- mi giro di scatto e corro verso Justin, bloccandolo.
-Shh- gli dico piano. Mia madre era ancora nella tenda, dopotutto.
Gli faccio segno di seguirmi mentre vado verso l'auto di mia madre.
Lui sale e mette in moto la gip, parte velocemente verso il laghetto. Raggiungiamo la nostra destinazione in una decina di minuti, nei quali nessuno dei due ha fiatato, io mi accorgo di trattenere, a intervalli regolari, il fiato. Non fa in tempo a spegnere il motore che lo abbraccio, mi è mancato da morire, in quei soli quattro giorni. Lui ricambia con calore, finalmente è di nuovo con me. Ci allontaniamo di pochi centimetri, mi guarda negli occhi.
Questa volta non ho esitazioni e so che non mi pentirò di niente: mi riavvicino a lui e questa volta lo bacio. Justin insinua la sua lingua tra le mie labbra, mi fa sedere sulle sue gambe, cosicché lo spazio tra di noi venga annullato. Infilo una mano tra i suoi capelli, ovviamente sempre perfetti, mentre Justin mi accarezza lento le gambe. Un brivido mi percorre, avvampo come mai prima, ma per fortuna non può vederlo. Il suo lento movimento sulle mie cosce si avvicina al mio sedere, io gli mordo un labbro, lui, per tutta risposta, lascia che le sue mani arrivino alla loro iniziale destinazione. Sospiro, lui mi segue a ruota. Sento la sua mano destra alzare la mia maglietta, in poco tempo sento la mano calda sulla mia schiena. Io passo al suo collo, gli do piccoli baci umidi, lo sento fremere, ha gli occhi chiusi. La mia maglia finisce sul sedile del passeggero, mentre Justin mi fa andare in quelli dietro. Si stende sopra di me senza schiacciarmi e inizia a baciarmi sul collo, come avevo fatto io poco prima. Non so quanto tempo passa, so solo che a un certo punto si alza leggermente e si sfila la t-shirt nera che aveva addosso. In quel momento realizzo che stiamo per varcare il confine tra 'poco più di amici' a 'o ci sto insieme o siamo amici di letto'. Stranamente, però, non sono turbata. Almeno fino a quando non lo sento sciogliermi i capelli dalla coda che avevo e slacciarmi la cintura. Sta facendo tutto lui, sono leggermente in trance. A quel punto gli faccio segno di non andare oltre. Lui mi guarda, mi perfora con il suo sguardo, è eccitato.
Waa, quant'è sexy! Sono decisamente tornata in me. Non so come fermare la situazione, dopo il suo sguardo. Poi, per fortuna, inizia a ridacchiare e io lo seguo.
-Ci fa un gran bell'effetto stare qualche giorno senza vederci- ammicca. Ecco il rossore spuntare sulle mie guance. Mi rendo conto di essere in reggiseno quando Justin si alza per prendere la mia maglia e me la porge. Si accorge che sono imbarazzata.
-Tranquilla, angelo- mi dà un buffetto sulla guancia sinistra. Aaaah.
-Sei irresistibile, inizio a capire Allie- dico mangiandomelo con gli occhi.
-Modestamente- ride. Io gli tiro una pacca sul braccio.
Ci rivestiamo in fretta, poi scendiamo dalla macchina e arriviamo sulla riva del lago, se così si può definire. Io mi siedo vicino all'acqua, mi tolgo le scarpe e lascio che essa mi lambisca i piedi. Justin, invece, inizia a svestirsi, di nuovo.
-Che fai?
-Un bagno, fa caldo!- risponde lui.
Rimane in boxer e io provo a non fissarlo.
-Ma allora sei coglione, che ti sei rivestito a fare, scusa?- lo prendo in giro io.
-Eh, non ci ho pensato, cervellona!- Lascia i suoi vestiti accanto a me e poi entra velocemente in acqua. Resto a crogiolarmi al sole per un po', poi mi riparo sotto l'ombra dei pochi
alberelli lì intorno. Justin sta facendo il morto, sembra stia dormendo. Quella vista mi rilassa, tanto che, mi addormento sul serio. Mi risveglio solo quando mi arrivano numerosi schizzi provocati da Justin.
-Idiota!- Lo rincorro sulla sponda del laghetto, tirandogli quanti più sassolini riesco a prendere. Alla fine si ferma e si gira verso di me, gli tiro un coppino.
-Ahia, ma sei violenta!
-E tu un coglione!- poi lui inizia a ridere.
-Chissà se sei violenta anche in qualcos'altro, mi sarebbe piaciuto scoprirlo prima...-gli tiro un altro coppino.
-Ok, ok, la smetto!- lui non riesce a smettere di ridere, io lo guardo seria. Poi mi contagia, cerco di non fargli vedere che sto ridacchiando.
-Ti vedo, non sono stupido, Angelina!- mi si avvicina e mi circonda i fianchi con le braccia. Mi bacia delicatamente, è anche dolce.
-Chi arriva ultimo alla gip ha un cervello come quello di Allie- gli urlo io mentre mi allontano.
-Io testa di cazzo non lo sono di sicuro!- inizia a correre, mentre io mi piego in due dal ridere.

Sono in mensa, sono le otto di sera. Justin non è ancora arrivato.
Ho raccontato tutto nei minimi particolari a Jamila, che le veniva un colpo a ogni bacio che le descrivevo. Finalmente non mi contrariava.
-Allora domani che fate? Vi vedete?
-Non so, ci si becca in giro, credo...tanto siamo sempre qui...
-Angelina- una voce interrompe le mie chiacchiere con Jamila.
-Simon- dico voltandomi.
-Vado a prendere un po' di pasta, torno subito- Jamila se ne va di proposito. Simon la ringrazia e le fa l'occhiolino.
-Mi sei mancata in questi giorni, sai?- esorde.
-...anche tu, Simon. La tua coglionaggine è più unica che rara- gli dico altezzosa, quasi stuzzicandolo. Lui ride.
-Allora che ne dici di venire nelle mia tenda, domani sera? Sai, parliamo un po'.- Si, come no, maniaco.
-Meglio domani pomeriggio- dico sorseggiando l'acqua dal mio bicchiere, senza distogliere lo sguardo.
-D'accordo, piccola, come vuoi tu. A domani- si alza, mi prende il viso con una mano e mi bacia molto, troppo vicino alla bocca, prima che io possa obiettare. Simon se ne va. Sento delle posate cadere un paio di tavoli dietro il mio. Mi giro.
C'è Justin.
Merda.

 

SPAZIO AUTRICE.
oooh, finalmente un capitolo lungo :3
Non commento il capitolo perché penso lo faccia da solo...si, insomma avete capito! LOL
Piuttosto volevo dirvi che ho già in mente una nuova fanfiction, che inizierò dopo che avrò finito questa. Quest'ultima avrà come massimo 25 capitoli circa.
Ecco qua il banner della nuova ff! Che ne pensate? (ovviamente verrà rimpicciolita) Image and video hosting by TinyPic

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Capitolo 16
*** Capitolo 16. ***


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Vedo Justin uscire velocemente dalla mensa, mi alzo di scatto e lo raggiungo.
Chissà che cazzo è andato a pensare.
-Justin, non è...-
-”Justin, non è come sembra”- mi imita facendo la voce da femmina -chi cazzo pensi di prendere in giro, eh? Prima te la fai con me e poi ti fai baciare da quel modello puttaniere come se fosse normale! Ma che problemi hai? Prima la fai tanto difficile per uscire con me e poi, invece, frequenti due persone!
Sono impalata e non so cosa rispondergli, perché all'apparenza risultava proprio così. Il bacio che Simon mi aveva dato era molto vicino alle labbra e Justin aveva benissimo potuto scambiarlo per un bacio a stampo. E c'era anche il fatto che non mi ero spostata. Semplicemente mi aveva colta di sorpresa, era stato fulmineo. Ma lui non ci avrebbe mai creduto.
Non ricevendo una risposta, Justin si gira e se ne va, a passo veloce e deciso. Io provo a fermarlo.
-Lasciami stare, cazzo!- mi ringhia contro. Scansa la mia mano e sparisce.
Ho rovinato tutto, Dio.


Justin's pov.
Ho una voglia tremenda di tornare indietro e continuare a urlarle contro quanto sia stata stronza, bugiarda e incoerente, ma non lo faccio. Non sono sicuro di poter controllare le mie emozioni.
-Ehi Bieber- mi giro di scatto verso chi ha parlato. Maledetto bastardo. Cerco di non parlare.
-Puoi stare tranquillo, per adesso, ti viene dietro come un cagnolino. Se l'avessi baciata in bocca mi avrebbe sicuramente respinto. Ma c'è un tempo a tutto- mi dice battendomi una mano sulla spalla. Mi scanso e lo guardo in cagnesco.
-E' tra un po' che dovrai iniziare a preoccuparti. Per adesso goditela pure, mentre io me la lavoro per bene- schiocca la lingua.
-Divertiti, finché puoi- e se ne va con le mani in tasca, sogghignando.
Tutta la rabbia che provavo nei confronti di Angelina è automaticamente passata a Simon. Me l'avrebbe pagata.

 

Angelina's pov.
Per tutta la mattina Justin non si è fatto vedere. Sono le due e mezza del pomeriggio e mia madre è appena entrata nella tenda.
-Sai, Angelina...nonostante non provi una grande simpatia per gli uomini- ma dai -quel Simon, il nipote di Sarah, mi sembra proprio un tipo per bene- datele degli occhiali.
-E quindi?- chiedo annoiata.
-E quindi sarei felice se tu ci uscissi- non valeva la pena discutere.
-Mh si, può darsi- cerco di svignarmela -ora vado da lui, dobbiamo vederci proprio oggi.
-Davvero? Beh, direi che è un inizio. Non tornare troppo tardi.
-Ciao ma'- dico sbrigativa uscendo dalla tenda.
Simon avrebbe aspettato qualche minuto, prima dovevo passare da Justin.
Sto per entrare nella tenda, quando Jamila mi compare davanti, impedendomelo.
-Angy, ho sentito che Justin sta male, dicono che non vuole nessuno.
-E chi te l'ha detto?- le chiedo sorpresa.
-Quel tuo amico, Simon- scuoto la testa e le dico di stare tranquilla. Lei annuisce e mi saluta, io entro. Justin è sotto delle lenzuola blu, con gli occhi chiusi, non mi sente entrare.
Mi avvicino al suo letto e mi siedo sul bordo. Lui si sveglia.
-Justin- lo saluto così.
-Angelina- dice aspro -che ci fai qui? Ho detto che volevo stare da solo- Allora Simon aveva detto la verità.
-Mi hanno detto che stai male- dico quasi giustificandomi.
-Ho vomitato, capita- dice scontroso.
-Justin, era un bacio sulla guancia, per quanto potesse sembrare sulle labbra- lo dico tutto d'un fiato. Almeno ci ho provato.
Justin mi guarda indeciso, quasi in lotta con se stesso.
-Me l'ha detto anche Simon- mi dice poi. Eh? Aveva parlato con lui?
-Hai parlato con...
-Si- sospira e assume un'aria altezzosa -mi ha detto anche che è lampante che mi vieni dietro.
Arrossisco.
-Vieni qui- apre le braccia.
-Ma non hai detto che non volevi vedere nessuno?- chiedo perplessa.
-Ho appena cambiato idea- mi sorride. A quel punto mi sdraio vicino a lui, mi abbraccia. Devo ringraziare Simon: se non fosse stato per lui io e Justin saremmo ancora a litigare. Justin mi bacia, stringendomi al suo petto, io intreccio le gambe con le sue. Il tempo si annulla, tutto ciò che ci circonda scompare. Siamo solo noi e il sole che filtra nella tenda, in una terra di nessuno.


 

SPAZIO AUTRICE.
Bonjouuuuuuur c:
Alors, scusate l'attesa ma ho un blocco. Questa fanfiction mi sta stancando da morire, è in qualche modo sempre nell'ordinario, mentre la nuova che ho in programma mi attira molto di più, ho già scritto tre capitoli decisamente più lunghi di questi. E' una storia completamente diversa, sarei quasi tentata di metterla con il rating rosso, quando la metterò. Non è che faranno sempre fiki-fiki, lol.
Ora basta, svanisco che devo fare i compiti cwc
P.S. scusate la cortezza del capitolo, come ho già detto, non sono "ispirata". Mi farò perdonare.

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Capitolo 17
*** Capitolo 17. ***


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Mi sveglio da un pisolino stupendo, di quelli dove sogni di realizzare i tuoi desideri e cose impossibili del genere.
Aspetta, mi sveglio? Mi ero addormentata? Che ore sono? 
Prendo il polso sinistro di Justin che si lamenta ancora nel sonno e sbircio il suo orologio. Le sei e mezza.
Porca troia, avevo un appuntamento con Simon e me ne ero completamente dimenticata. Faccio per alzarmi di corsa, voglio passare da lui e chiedergli scusa per non essere venuta.
Justin, però, con un lungo lamento in stile mucca che viene munta, mi supplica di non andare. Si è svegliato, cacchio.
-Ti prego, Justin, dovevo...- mi interrompe.
-stai ancora con me per un po', angelo- solleva di poco la testa dal cuscino, mi guarda con gli occhi socchiusi e assonnati. A quel punto non riesco più a staccarmi da lui e l'unica cosa che riesco a fare è quella di tornare sotto le coperte e concedergli qualche altro minuto.
-Solo dieci minuti, però- dico sorridendo.
-Non dirmi che in questo posto sperduto hai degli impegni!- mi dice lui abbracciandomi.
-Ti stupirà sapere che ne ho- gli tocco il ciuffo perfettamente dritto e lui fa un'espressione contrariata.
-Il ciuffo di Bieber non si tocca.- Lo ignoro e inizio a giocarci, facendoci passare le dita più volte.
-Oh, vabbè, solo sta volta!- gli sorrido contenta e nel giro di dieci minuti ha ormai i capelli afflosciati sulla fronte.
-Te la farò pagare prima o poi, lo giuro- dice guardandosi i capelli spettinati. 
-Vedremo!- gli dico alzandomi e stiracchiandomi.
-Vai già via? 
-Si, te l'ho detto, coglione! Te pensa a stare a letto che ti voglio vedere in forma, tra due giorni c'è la festa di compleanno di Jamila-  mi chino su di lui e gli do un bacio sulla guancia.
-Mh, ok, capo. Però domani ti voglio vedere, sennò potrei avere una ricaduta...- mi dice speranzoso. Per tutta risposta mi chino di nuovo su di lui e gli do un leggero bacio sulle labbra.
-Contaci- gli dico allontanandomi. Lui sembra compiaciuto e sembra davvero stare un po' meglio.
-Grazie, sul serio, Angelina- mi dice serio mentre sto uscendo. Mi giro verso di lui e sorrido.
-Non devi neanche dirlo, stupido.


Arrivo davanti alla tenda di Simon e Allie, chiedo permesso. L'unica risposta che ricevo è un fastidioso silenzio.
Chiedo una seconda volta di entrare e nessuno mi risponde, di nuovo. Decido di entrare, ma trovo soltanto due letti vuoti, alcuni vestiti di Allie sul comodino.
Sbuffo e faccio dietrofront, diretta a "casa" mia. 
Entro di soppiatto e vedo mia madre scrivere velocemente su un foglio, alla scrivania.
-Mamma, che fai?- chiedo perplessa. Non scriveva mai lettere.
-Oh, Angelina- si gira verso di me chiudendo di scatto il foglio e infilandoselo nella tasca dei pantaloni.
-Allora?
-Sono i tuoi nonni, forse hanno una sorpresa per te, ma è ancora presto per dirti qualcosa.- I nonni? Non erano in buoni rapporti con mia madre anche se erano i suoi genitori. Cosa volevano?
-Com'è andata con Simon?- mi chiede poi. Ah cazzo, che le dico? Farfuglio qualcosa di incomprensibile, poi mia madre mi ferma.
-La verità- mi guarda dura.
-La verità è che sono andata a trovare Justin perché stava male e mi sono dimenticata di passare da lui- dico fredda. Okay, adesso mi ammazza, la mia morte verrà ricordata nei secoli come la più crudele e spietata, addio. 
Sbuffa.
-Te l'ho detto in tutte le salse, Angelina-, si ferma e si passa stancamente una mano sul volto, -spero solo che tu non ne rimanga delusa.- Si alza ed esce dalla tenda, dicendomi che aveva bisogno di prendere un po' d'aria.
Non potevo credere alla sua inaspettata e quasi rassegnata reazione. Non aveva urlato, non mi aveva punita, niente di niente.
Rimango immobile qualche attimo, poi esco anche io cercandola con lo sguardo. Non c'è.
Forse è meglio così perché avrei potuto quasi ringraziarla per avermi risparmiato.
Rientro nella tenda, mi siedo sul mio letto ancora incredula, infilo la mano sotto il cuscino e afferro l'iPod che Justin mi aveva regalato.
Entro nel suo mondo, piena di una nuova, seppur piccola, speranza.


SPAZIO AUTRICE.

Lo so, lo so, non è lunghissimo cwc Perdonatemi, please. E' che devo prepararmi per stasera che è Halloween e non ho avuto molto tempo, sorry.
Anyway, ecco una novità: che la madre di Angelina si stia arrendendo di fronte alla coppia? Vedremo :3


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Capitolo 18
*** Capitolo 18. ***


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Capitolo 18.


La luce che filtra nella tenda mi sveglia alle sette e mezzo del mattino.
Ah, ma fanculo. odio svegliarmi.
Mi sfilo il cuscino da sotto la testa e mi ci ficco sotto, il mio dolce buio torna prepotente e mi permette di sonnecchiare quei dieci minuti in più, fino a quando mia madre, tornata dura come al solito, non mi scaraventa via il cuscino e mi libera dalle coperte.Mi aggrappo con tutte le mie forze al materasso, mentre cerca di farmi alzare da quel meraviglioso letto.
-Angelina, non hai otto anni! Devi chiedere scusa a Simon per la buca di ieri!- ed ecco che l'illusione svanisce. Devo andare a parlare con Simon. Cazzo.
-Mi hai sentita? Alzati da questo scempio di letto e vestiti!- mugolo un “sì” e le dico di lasciarmi da sola mentre mi alzo. Lei esce e io posso poltrire quei quaranta secondi in più, pensando alla mia situazione di merda con quel ragazzo. Era un modello sexy di vent'anni con gli ormoni a mille, in un certo senso mi veniva dietro, ma io non ne volevo sapere delle sue attenzioni. Gli avevo dato buca il giorno prima e dovevo scusarmi, ovviamente.
La cosa che mi preoccupa è proprio averlo vicino: non posso mai sapere cosa gli passi in mente o cosa voglia fare. Vabbè, sono obbligata, mi dico. Mi alzo finalmente dal mio dolce compagno di sogni, mi stropiccio gli occhi e frugo nel mio comò in cerca di qualche indumento decente. Tiro fuori una maglietta decisamente figa per i miei standard (e per quelli dell'Africa) con scritto sopra “Hakuna Matata” e un paio di pantaloncini che sembrano delle mutande.
Cerco incessantemente un altro paio di pantaloncini, ma gli altri tre paia che ho sono volatilizzati. Li noto poi nel cesto della roba sporca.
Merda, mia madre non li aveva ancora portati a lavare. Controvoglia mi svesto del pigiama tenero con le farfalle che ho e indosso il reggiseno e i vestiti che ho trovato.
Le converse vanno più che bene, fanculo a tutti. Frugo nella pochette di mia madre e trovo miracolosamente un mascara e una matita nera. Li uso entrambi. Sto cercando di rendermi presentabile per Simon, visto che ieri ho fatto una figuraccia.
Esco dalla tenda che mi sembra di essere mezza nuda, cerco di allungare il più possibile i pantaloncini, praticamente senza risultati. Sbuffo incessantemente fino a quando non giungo alla sua tenda.
-Simon, posso entrare?- chiedo a bassa voce. Sento qualcuno mugolare da dentro, poi dei passi strascicati e la tenda si apre. Simon è in boxer, capelli in disordine e sguardo assonnato. Io sgrano gli occhi e cerco di non guardare la notevole tartaruga del ragazzo.
-Si?- mi vede senza vedermi, ha lo sguardo perso nel vuoto.
-Simon? Sei sveglio?-chiedo dubbiosa. Lui si riscuote e si rende conto di essere in quelle condizioni davanti a me.
-Angelina, ma che cazzo ci fai qui a quest'ora?- chiede agitato.
Mi fa segno di aspettarlo senza neanche darmi il tempo di aprir bocca. Attendo cinque minuti fuori dalla sua tenda, poi esce e mi dice di seguirlo, Allie sta ancora dormendo e non vuole svegliarla. Indossa una camicia a manica corte che però ha allacciato storta, trattengo un sorriso. I pantaloni sono corti, i capelli sistemati. Mi porta verso l'auto di mia madre, ormai parcheggiata continuamente a due passi dalla sua tenda. Saliamo sull'auto e chiude la capote. Cerco di non arrossire pensando a cosa stavo per fare con Justin in quella macchina. Sta per parlare, ma lo fermo.
-Sono venuta per scusarmi per essere...mancata, ieri. C'è stato un imprevisto, sennò ti avrei avvertito. Perciò...se posso rimediare in qualche modo, dimmelo, Simon.- lo dico tutto d'un fiato, mi vergogno leggermente per avergli dato una buca così grande. Lui per tutta risposta accenna un sorriso, tace. Una strana ansia mi cresce dentro, inaspettatamente. Quando sto per dire qualcosa è lui a parlare.
-In realtà saprei un modo per farti perdonare, piccola- sorride divertito guardando la mia espressione.
-Se devi fare il porco posso anche andarmene- dico fredda.
-Sto scherzando, rilassati!- mi prende per il polso prima che io possa scendere, mi sorride mostrando i denti bianchi e perfetti.
-Oh, Dio, tiratela di meno, Simon- non riesco a non dirlo. Mi guarda con aria sarcastica, devo distogliere lo sguardo.
-Tornando a noi- e ammicca -possiamo recuperare l'appuntamento di ieri adesso, così ti fai perdonare.
-Non era un appuntam...
-Ok, definiscilo come vuoi, sei così precisina per alcune cose- Mi sorride ancora, mentre mi dà una leggera carezza sulla mano. Non la tolgo giusto per non sembrare cattiva. Però arrossisco, e tanto. Deglutisco e annuisco: avrei passato un paio d'ore con lui.
Allunga una mano verso il portaoggetti di fronte a me, mi sfiora un ginocchio involontariamente, io sussulto.
Okay, Angelina, vuoi stare calma? E' solo Simon, solo Simon. Faccio un bel respiro e mi do una calmata, non so che mi prende. Forse è il suo aspetto di prima mattina, appena sveglio, forse è come mi sta parlando, non so cosa mi stia succedendo.
-Vediamo chi abbiamo qui- estrae un cd e lo mette nel lettore dell'auto. Non appena sento le prime due note della prima canzone, mi butto sul lettore cd e lo tolgo: Gigi D'Alessio.
Per fortuna non ho fatto quella terribile figura di merda, per fortuna. Lui mi guarda interrogativo, poi prende il secondo cd. Ah, Rihanna. Mooolto meglio, sia lodato il cielo.
L'ora seguente la passiamo parlando dei nostri gusti musicali e cinematografici: abbiamo preferenze simili, anche se utlimamente nella mia top ten dei cantanti è entrato anche Justin e nella sua...beh, non c'è, logico. Passiamo poi al terzo disco, i Queen. Io inizio a canticchiare le canzoni, mentre Simon continua a parlare...di sé, strano. Finalmente si unisce a me durante "Somebody To Love", mentre durante "The Show Must Go On" siamo completamente alla deriva, fingiamo di avere dei microfoni in mano, battiamo i piedi.
A quel punto decido di dirgli della camicia allacciata storta, gliela indico. Lui mi ignora e fa finta di non sentirmi, mi incita a suonare una chitarra immaginaria. Sbuffo.
Gli sto praticamente urlando nelle orecchi adesso, lui si gira verso di me e continua a cantare ad occhi chiusi.
Cerco di abbassare il volume, ma lui mi ferma.
Mi avvicino leggermente a lui e gli slaccio gli ultimi due bottoni della camicia, in basso. Due bottoni di camicia non sono niente, ma Simon interpreta male. Sto allacciando il primo bottone quando mi solleva il viso e avvicina le sue labbra alle mie. Rimango un attimo immobile, spiazzata. Simon si ferma a pochi millimetri dalla mia bocca, mi guarda negli occhi. Finalmente riesco a deglutire e proprio mentre Simon cerca di annullare la distanza tra le nostre labbra,di nuovo, io mi scanso, seppur di poco.
Noto con disprezzo che ha una mano sulla mia gamba. Apro la portiera, scendo dall'auto e la richiudo sbattendo, lasciando di sasso Simon.
-Angelina!- mi urla dietro.
-Lasciami in pace, Simon! Lasciami in pace!- urlo di rimando. Mi allontano quasi correndo, reprimendo la voglia di incazzarmi.
Cosa mi sta succedendo? Perché ho esitato prima di sottrarmi a Simon?
Mi sento sporca e traditrice, nonostante in questo momento provi solo disgusto ripensando all'accaduto. 
Ho paura di Simon.
Ho paura che possa spazzare via quello che c'è tra me e Justin.

 

SPAZIO AUTRICE.
salve a everyone. Intanto grazie mille per le 1250 visualizzazioni al primo capitolo e alle 160 recensioni! *^*
Mi commuovo, davvero c':
Ma...Angelina, che ci combini? Ho l'impressione che provi attrazione anche per Simon, sperando non diventi altro...ma...questo lo saprete nelle prossime puntate! :'D
Ok, evaporo, grazie per l'attenzione :)

p.s. guardate la mia icon e sbavate. ORA.

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Capitolo 19
*** Capitolo 19. ***


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Capitolo 19.

Finisco di mangiare il mio pranzo in silenzio, vicino a mia madre.
Mi ha fatto un interrogatorio su cosa avevo detto a Simon e l'unica cosa che le avevo detto era che mi ero fatta perdonare rimanendo a chiacchierare con lui per un paio d'ore. Sarebbe stato bello se fosse stata la verità.
Mi alzo di scatto e porto via il mio piatto dicendo a mia madre che vado a stendermi un po' in tenda. Sono davvero intenzionata a farlo, ma, ovviamente, il destino non lo vuole.
Incontro Allie.
-Oh, Angelina! Sono appena andata a trovare Justin, ieri non stava bene. Facci un salto, magari ti fa un autografo- dice tutta sorridente. Ma vaffanculo.
La supero senza rivolgerle parola.
-Ehi, Angelina! Angelina!- Ma chi la sente più. Si è offesa? Oh, poverina. Cammino a passo spedito verso la tenda di Justin, entro senza chiedere permesso. Lo trovo spaparanzato sul letto a giocare con l'iPhone, mentre tiene in bocca una forchetta. Alla sua destra ha un piatto di spaghetti.
-Agnellina!- dice sbgaliando il mio nome con la bocca piena di spaghetti.
-Togliti quella forchetta di bocca, per favore- dico sbuffando. Lui obbedisce senza fiatare.
-Ho saputo che è passata Allie- continuo io.
-Oh si, è andata via due minuti fa. È stata gentile, mi ha portato questo bel piatto di spaghetti e abbiamo parlato un po'.
Il mio viso dev'essere contrariato o sarcastico, di sicuro.
-...e basta. Ti ho detto che non mi piace quella!- dice lui sentendosi aggredito. Poi ripenso a quello che era successo con Simon e mi zittisco improvvisamente. Che stupida.
-Ok, ti credo, tranquillo...è solo che...insomma, lei è così...
-Sei gelosa, angelo, dillo e basta, e inutile che ci giri intorno- mi fa un sorrisetto di scherno, poi si alza e mi raggiunge, mentre io cerco di non arrossire.
-...allora, stai meglio?- dico cercando di cambiare argomento.
-Sto benissimo, non era niente di che. Piuttosto mi fa male non averti potuta baciare per due giorni- mi sussurra suadente.
-Io ero rimasta a ciò che stavamo facendo in auto...-dico guardandolo con malizia.
-Ma brutta porcella che non sei altro- dice sogghignando e avvicinandosi alle mie labbra.
Mi bacia con trasporto, finalmente le nostre lingue si incontrano di nuovo, le sue braccia mi stringono a sé, mi sento a casa. Mi solleva e io gli circondo il bacino con le gambe, mi appoggia sullo schienale del divano, in bilico. Avvicina le sue labbra al mio collo, inizia a baciarlo, lascio cadere la testa all'indietro, quasi cado, che cogliona.

-Attenta, angelo- mi dice con voce roca, interrompendo un attimo il contatto tra le sue labbra e la mia pelle.
Gli sfilo la maglietta quasi con indifferenza, poi fisso il suo corpo perfetto e gli tocco gli addominali. Risalgo il suo petto e raggiungo il suo viso, lo riporto vicino al mio. Lui si sposta leggermente a destra e mi morde il lobo, poi scende sul collo, leccandolo lentamente, facendomi sussultare.

Oddio, penso. Forse lo dico pure. Lo sento ridacchiare, mi ha sentito.
Justin mi abbassa una manica della maglia, mi bacia la spalla, facendosi sempre più vicino al reggiseno. E poi finisce l'idillio.

-Angelina!- sento urlare da fuori. È Sarah, mi sta cercando. Merda. Sbuffo rumorosamente e faccio segno a Justin di ricomporsi.
-Ringrazia che non ci siano delle pareti, sennò ti ci avrei sbattuta contro.- mi dice eccitato fissandomi il culo. Sorrido.
-C'è sempre il letto, amore- esco dalla tenda vedendo la sua espressione meravigliata e leggermente aperta in un sorriso. “Amore”. Mi era venuto spontaneo, non so come.
Sarah è di fronte a me, mi guarda storta.
-E' la tenda di Jsutin Bieber, quella?- annuisco con nonchalance.
-Di cosa mi volevi parlare?- continuo io.
-Tua madre vuole vederti.
-E non poteva venire lei?
-Sta ancora finendo il pranzo, fai la brava- sbuffo. Non sono sua figlia e non ho sei anni.
-D'accordo- torno di nuovo alla mensa, cerco mia madre tra la folla. Mi avvicino silenziosamente a lei, mi ci siedo affianco.
-Allora?- chiedo impaziente. Finisce di masticare lentamente, giusto per farmi imbestialire. Faccio ticchettare le dita sul tavolo, impaziente. Lei ingoia e parla.
-Si tratta dei tuoi nonni, Angelina. Ti propongono di andare a vivere a Bologna per qualche mese con loro, sentono molto la tua mancanza e pensano che questo non sia il posto più adatto per te.- sbianco. Sarebbe stato meraviglioso. Poi, però, penso a Justin.
-In...in quanto devo decidere?
-Oh, vedi un po' tu, il volo lo hai tra una settimana.
-COSA? Era una mia scleta o sbaglio?- sbraito. Mi fa segno di calmarmi, ma come posso?
-Il volo è tra una settimana, deciti tu se andare o no.
La guardo con durezza, vorrei strozzarla. Improvvisamente non ho più voglia di partire, non posso lasciare Justin, non ce la farei.
-Ti odio- le sputo addosso con cattiveria. Mi alzo ed esco dalla mensa, senza ripensamenti.
Non sarei partita per l'Italia.


 

SPAZIO AUTRICE.
Hola Madcheeeeeeen c: Noto con dispiacere che recensite in di meno :c
Vabbè, sorvoliamo.
No ho niente da dirvi, ho detto tutto col capitolo.
Comunque sua madre sempre più stronza.
ve saluto, belle gnocche, un kiss!

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Capitolo 20
*** Capitolo 20. ***


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Capitolo 20.

ore 19.00.

Sto cercando un vestito decente per la festa del villaggio per il compleanno di Jamila.
La “festa” sarebbe iniziata tra mezz'ora e io sono ancora qui a rovistare nel mio cassettone.
Sono letteralmente in crisi.
Quella sera avrei dovuto salutare Simon e avrei dovuto dire a Justin della proposta di mia madre. Gli avrei detto che non avrei accettato. Non lo avrei mai fatto. Non se lui restava qui.
Finalmente riesco a trovare un fossile comprato in Italia un paio di anni fa, lo prendo dal fondo del cassettone e lo indosso velocemente. Stendo un leggero strato di lucidalabbra sulla bocca, metto un po' di matita nera e del mascara. Mi sistemo velocemente i capelli legandoli in una coda alta. Frego le scarpe e la borsa a mia madre poi, finalmente pronta, esco dalla tenda e mi dirigo verso il centro del villaggio. (http://data.whicdn.com/images/43201642/552197_448988731825566_1392601256_n_large.jpg)
Prima che possa raggiungere la mia meta, delle braccia forti mi cingono la vita e mi stringono verso di loro. Justin. Mi giro verso di lui e noto con stupore quanto sia vestito bene, nonostante siamo in questo posto dimenticato da Dio. Beh, in verità anche io avevo tirato fuori un vestito non male per il compleanno della mia amica. Justin indossa una giacca nera sopra a una maglietta semplice bianca, una collana lunga con un fischietto come ciondolo. Sarà scemo, bah. Ha i pantaloni che ormai toccano terra, ma a quello ci si fa l'abitudine. Porta delle Supra oro, ha i capelli perfetti, come al solito.
-Tra poco dovrai toglierti la giacca, fa caldo- gli dico.
-Vuoi togliermela tu? Insieme a qualcos'altro, magari? - mi chiede malizioso. Gli do una pacca su un braccio. Sorrido.
-Non mi dispiacerebbe, comunque- mi sento dire mentre mi volto e continuo a camminare verso la festa. Justin mi raggiunge, mi porge il braccio come un vero gentleman e mi sussurra: “questa me la ricordo, è una promessa”. Lo guardo negli occhi sorridendo.
-Vedremo- dico io.
Raggiungiamo finalmente il luogo stabilito, molta gente si sta già riunendo intorno ai tavoli, i quali sono stati spostati dalla mensa nel centro del villaggio apposta per l'occasione. Essendoci circa ottanta anime in questo posto sperduto, praticamente tutti conoscono la ragazza, si fa voler bene da chiunque. Io e Justin ci sediamo vicini e dopo pochi minuti iniziamo tutti a mangiare, c'è un atmosfera molto serena. Jamila non è molto lontana da me, infatti riesco a farle gli auguri senza alzarmi, almeno per adesso.
La cena si protrae fino alle nove e mezza di sera, sono ormai appoggiata con la testa su una spalla di Justin, cercando di non sbadigliare mentre una signora ci parla della sua giovinezza in Africa da ormai quaranta minuti. Quando vedo i primi ragazzini alzarsi e allestire alla bella meglio un limbo, chiedo scusa alla signora e trascino Justin via dal tavolo. Jamila ci raggiunge e finalmente posso abbracciarla e farle gli auguri come si deve. Uno dei ragazzi più grandi, della mia età circa, ci raggiunge con in mano uno stereo a pile, mi si avvicina.
-Spero non sia un problema per tua mamma se prendo il suo stereo.
-No, figurati, chiuderà un occhio!- Dico. Justin mi allontana leggermente dal gruppo di adolescenti che sta iniziando a fare il limbo.
-Vuoi davvero farlo?- mi chiede con aria divertita.
-Ma certo! Sono imbattibile e te lo dimostrerò!- mi tolgo le scarpe alte e torno dal gruppo, seguita da Justin che sogghigna. Mi metto in fila dietro al ragazzo di prima. Il mio turno non tarda ad arrivare, ma nell'attesa non ho fatto altro che guardare in direzione dei tavoli per cercare Simon. Non c'era. Allie neanche.
-Angelinaaaaaa- mi riscuote Jamila che ha appena fatto il limbo, sbagliandolo.
-Ehi, ma è già bassissimo!- protesto io.
-Poche storie, campionessa!- mi incitò Justin. Con sotto quella musica sconosciuta e il calore della terra sotto i piedi mi avvicino alla cordicella che due bambini tengono alle estremità. Il primo giro va alla grande, così come il secondo e il terzo. Justin ha ceduto dopo due giri, confermando il fatto che io sia più brava. Sono circa le dieci quando prendo per mano Bieber e lo porto lontano da tutti.
-Allora, che volevi dirmi?- mi chiede avvicinandosi a me, sorridendo.
Lo dico tutto d'un fiato.
-I miei nonni mi avevano proposto di andare a vivere da loro, in Italia.
-Beh, non è bellissimo?- chiede lui perplesso.
-Sarei dovuta partire tra pochi giorni.- rimane in silenzio per un attimo, quasi in attesa.
-E perché hai usato il condizionale?
-Perché sono una stupida e ho pensato di rimanere qui con te- dico arrossendo. Lui mi sorride debolmente.
-Angelina, lo sai che tra due settimane devo partire...- mi dice poi serio.
-E quindi avrei fatto male?- dico incupendomi e sentendo una crescente rabbia dentro di me.
-Dal mio punto di vista, dal punto di vista del ragazzo che ha perso la testa per te, no, ma da un punto di vista di chiunque altro...hai perso l'occasione per una vita migliore-
Rimango basita, un po' per come si era descritto, un po' per la sua sincerità. Poi lo squillo del suo cellulare ci distrae.
-Il cellulare che prende? Forse è importante, scusa un attimo- mi dice sbrigativo. Estrae il cellulare dalla tasca dei pantaloni e risponde.
-Scooter! Ehi, cosa? Aspetta, ma...un mese avevi detto! Io...non posso, non adesso. No, e invece c'è da discutere! Chi se ne frega! Annullalo, posticipalo! Ti avevo detto un mese,un mese. Non mi hai neanche chiesto il permesso. La linea è disturbata, ci sentiamo domani...no, Scooter! Domani non sarò su quell'aereo. Perché? Dio santo, stai scherzando! Un concerto o niente contratto? Sono Justin Bieber, cazzo, ne posso rimediare quanti ne voglio di contratti. Scooter, per favore! Un altro paio di giorni, solo due...d'accordo, ciao.- Justin chiude la telefonata, io sono molto, molto dubbiosa.
-Che ti ha detto Scooter?- chiedo titubante, temendo la risposta. Lui si gira di nuovo verso di me, lentamente. Apre la bocca cercando di dire qualcosa, poi mi fa segno di abbracciarlo. Lo faccio.
-Justin, che succede?- gli chiedo all'orecchio. Lui si stacca leggermente da me, giusto per guardarmi negli occhi.
-Scooter vuole che io parta. Domani.- mi irrigidisco improvvisamente.
-E cosa farai?- chiedo impassibile.
-Devo andare, Angelina, si parla di tutta la mia carriera- distoglie lo sguardo. Mi allontano di scatto, furiosa.
-Io ho rinunciato a tornare a casa mia per te e tu...la tua carriera è davvero più importante di quello che senti? Sei Justin Bieber, hai detto, puoi avere tutti i contratti che vuoi.-cerco di trattenere le lacrime.
-Angelina, quella è la mia famiglia! Mi hanno portato dove sono adesso, se firmassi un contratto con un'altra casa discografica non sarei più me stesso, avrei nostalgia di tutto! Non l'ho ammesso con Scooter, ma è così.
-Bene, tornatene pure da dove sei arrivato, mi dispiace solo per te, visto che non hai ottenuto subito che la ragazzina ingenua venisse a letto con te- gli occhi mi bruciano. Ero pronta a rinunciare a molto per Justin, mentre lui...aveva ragione mia madre, alla fine e questo pensiero fu la goccia che fece traboccare il vaso. Iniziai a piangere silenziosamente.
-Non fare la bambina, cazzo! Fino a un mese fa non avrei creduto al fatto che potessi innamorarmi in quindici giorni, ma è stato così. E credimi che mi fa più male di quel che sembra, che vorrei portarti con me, ma ho una fottuta paura che tu ti possa stancare subito, ho paura di quello che i paparazzi potrebbero dire quando te ne sarai andata. Sono sicuro di quello che provo io, ma non di quello che provi tu- mi dice fissandomi negli occhi. La sua sincerità mi trafigge, non so cosa fare.
-Dimmi che devo fare, Angelina, dimmi che se venissi con me non te ne pentiresti.- Un velo lucido oscura lo sguardo del ragazzo.
-Non voglio perderti prima che sia ancora tutto iniziato- sussurra. Il mio cuore è fermo, ha perso un colpo, mi sta dicendo ciò che prova per me, mi sta dicendo che mi ama. Mi sta chiedendo di seguirlo. Mi sta chiedendo di svelargli cosa provo per lui. Mando giù il groppo in gola che ho.
-Stupido, vieni qui, ti seguirei anche sulla Luna- lo bacio rapidamente sulle labbra.
-E tua madre?- mi chiede ancora titubante.-Mia madre se ne fa una ragione, seguirò il ragazzo che amo- detto questo, lascio che il mio pianto silenzioso continui, questa volta quasi di felicità, mi sento completa tra le sue braccia. Ho finalmente trovato il mio posto nel mondo ed è con Justin.
Bieber mi bacia di nuovo, lasciandomi a corto di fiato, inebriata dal suo profumo e dal suo contatto. Poi Justin mi trascina verso la sua tenda, non molto distante, continuando a darmi baci sul collo, sulle labbra.

-Questa è l'ultima notte in cui saremo solo Justin e Angelina e voglio passarla con te- mi sussurra piano all'orecchio appena dentro alla sua tenda.
Accenno un sorriso, mentre lui riprende a baciarmi il collo.
-Non sai quanto lo voglia io, Justin.

 

SPAZIO AUTRICE.
hello, heellooooo. Allora, siamo quasi alla fine, eh? Direi altri due capitoli e poi lasceremo vivere in pace questi due fidanzatini :3
Come vedete stanno per fare fiki fiki, chissà se stavolta ce la fanno, lol.
Angelina ha detto che vuole partire con lui, ma...la madre? Siamo sicuri che la farà passare liscia?

p.s. lo guardate, please? E' il video mio e delle mie amiche di baab c: 

( http://www.youtube.com/watch?v=97ZvTKjA1Vw&feature=youtu.be )

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Capitolo 21
*** Capitolo 21. ***


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Capitolo 21.

Questo capitolo sarebbe da rating rosso, ma per fare prima, visto che anche altre ragazze che non sono su efp lo leggono, ho lasciato il rating così. Se non volete leggere cose “sconce” non continuate a leggere c:

 

Premetto che non sono una maniaca.
Beh, forse un po', ma solo davanti a quel ragazzo.
Justin mi porta sul bordo del letto, mi fa sedere. Lo assecondo senza aspettare, ho una voglia tremenda di restare da sola con lui, di accoccolarmi tra le sue braccia, di spettinargli i capelli, di mordergli quelle labbra, ora socchiuse mentre si sdraia sopra di me.
Il suo profumo mi inebria, le sue mani scorrono lente sulle mie gambe, sulle cosce. Justin interrompe ancora una volta la scia di baci che mi sta lasciando sul collo e sulle labbra, per guardarmi negli occhi. Non sono sicura che sia per la pochissima luce o perché gli si siano dilatate le pupille, ma gli occhi di Justin sono praticamente neri. È uno sguardo così intenso che non riesco a fare o dire niente. Lui accenna un sorriso, e mi solleva leggermente la schiena: fa scendere la zip del mio vestito, come se niente fosse. Io ho il viso in fiamme, le mani gelate, le guance rosse. Poi, come per dissipare ogni più improbabile timidezza o insicurezza, mi sfila dalle gambe il vestito a fiori, lo lascia cadere al suolo. Questa volta nessuno può interromperci, e questa sicurezza mi lascia leggermente spiazzata, pensando a cosa stiamo per fare. Quasi come se potesse leggermi nel pensiero, Justin si abbassa di nuovo e, inaspettatamente, si struscia pesantemente contro di me. Sussulto. Justin mi guarda senza riuscire a trattenere un sorriso malizioso.
È la goccia che fa traboccare il vaso. Non appena le sue labbra incontrano di nuovo le mie, io lo attiro a me, facendo combaciare il mio con il suo corpo. Justin ridacchia, mi lecca il collo.

Oddio. Dopodiché si stacca di nuovo da me, si toglie la giacca ingombrante.
Mi accorgo solo adesso di essere praticamente nuda mentre lui è ancora quasi completamente vestito. Non va proprio bene. Approfitto del momento e gli sfilo anche la maglietta bianca che aveva sotto.
Ribalto la situazione mettendomi sopra di lui, gli tocco gli addominali con desiderio. Lui mi lascia fare.

Faccio scendere le mie mani fino alla cerniera dei suoi pantaloni, la abbasso velocemente.
In pochi secondi è nella mia stessa situazione, non riesco a staccare gli occhi dal suo fisico.
Di nuovo mi ritrovo sotto di lui. Continua a spogliarmi, fino a quando rimango davvero senza nulla addosso. Il suo sguardo incontra il mio più volte, facendo sussultare il mio povero bassoventre, ormai sotto tortura. Mi permetto di chiudere gli occhi per un attimo, ma sono costretta a riaprirli quando sento Justin farsi largo tra le mie gambe. Qualche secondo più tardi, dopo avermi baciato l'interno coscia, sento la sua lingua sfiorare la mia femminilità. Non so per quanto tempo vada avanti. L'unica cosa che percepisco è la mia voce, che chiama implorante il nome di Justin.
Quando finalmente pensa di avermi fatto raggiungere l'apice del piacere, ed era così, Justin si ferma e torna sopra di me, togliendosi i boxer. Ritorno sopra di lui, ormai senza più trattenermi. Inizio a baciargli il collo e a scendere, passando per il torace poi più giù, oltre l'ombelico. Inarca i fianchi come ho fatto io poco prima, mi incita a ricambiare il
favore. Lo faccio. Scopro di provare soddisfazione nel vedere Justin contorcersi sotto il mio tocco, mi da un senso di potenza. Non ci mette molto per essere di nuovo padrone di sé e della situazione: mi costringe alla testiera del letto, mi bacia la bocca, il collo, i lobi, il seno. E questa volta lo sento, prepotente dentro di me, per la prima volta. Rimaniamo entrambi immobili per un attimo, mentre mi porta via la verginità, nel miglior modo possibile. Riprende a baciarmi, io lo assecondo. Siamo finalmente uniti e sono sicura che il legame che c'è tra di noi lo sarà ancora per molto. Non ho la percezione del tempo, tutto è scombussolato. Non importa. L'unica cosa importante è che sono con Justin, abbracciata a lui dopo la notte migliore della mia vita. Con la persona migliore della mia vita.

 

9.14 a.m.
Il sole che filtra attraverso la tenda mi sveglia. Mi allungo e mi stiracchio: sono tutta indolenzita.
Justin non c'è. Sarà andato a farsi una doccia, penso.
Mi alzo riluttante dal letto, raccolgo i vestiti della sera precedente. Io ho decisamente bisogno di una doccia. Mi vesto alla bella meglio, evitando accuratamente di mettermi i tacchi, poi esco e mi dirigo verso la mia tenda, pregando che mia madre sia già uscita.
-Angelina- mi accoglie invece non appena entro. Ha uno sguardo truce.
-Ieri Simon e Allie sono dovuti partire e non li hai neanche salutati. Ci è rimasto malissimo. Ti ha lasciato questa- mi porge velocemente una lettera. La afferro esitante.
-Dove sei stata stanotte?- chiede sospirando. Non riesco a dire una frase compiuta, apro la bocca senza emettere alcun suono.
-Ho intenzione di partire con lui. Oggi- dico alla fine.
-Cosa?
-Non me lo impedire, non farlo, ti prego.
-Partire per dove? Gli Stati Uniti? Angelina cara, sei una bambina, toglitelo dalla testa. Andare con il primo ragazzo di bell'aspetto che trovi, bell'idea!- dice senza neanche pensarci.
-Mamma, è la mia vita...- non faccio in tempo a finire che uno schiaffo pesante mi fa sbilanciare.
-Ha ottenuto quello che voleva! Ci sei andata a letto e adesso vuole portarti con lui come trofeo! Per quanto? Due settimane? Non sai niente della vita, Angelina.
-E tu non sai niente dell'amore!- le grido addosso, cercando di non piangere.

-Che tu lo voglia o no, io parto- concludo. Mi dirigo verso l'uscita, per cercare Justin. Mi blocca la strada.
-Tu non vai da nessuna parte! Quando è troppo è troppo!- si affaccia fuori dalla tenda e chiama a gran voce qualcuno. In pochi secondi due omaccioni di colore arrivano. Mia madre esce dalla tenda, dà loro delle mazzette.
-Non fatela uscire. Almeno fino a stasera- dice, -se Justin Bieber chiede di lei ditegli che ha cambiato idea. Non partirà con lui.

 

SPAZIO AUTRICE.
-2 capitoli, solo questo cwc

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Capitolo 22
*** Capitolo 22. ***


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Capitolo 22.

1 p.m.

Sono quattro ore che sono imprigionata in questa cazzo di tenda.
Ho provato in tutti i modi a convincere quei due pezzi di merda a lasciarmi uscire, ho provato a urlare quando sentivo qualcuno avvicinarsi, ma puntualmente uno dei due rientrava e mi tappava la bocca.
Mezz'ora fa mi hanno portato qualcosa da mangiare, mi sono rifiutata fino all'ultimo di pranzare,ma alla fine non ce l'ho fatta e mi sono avventata sul cibo, non mangiavo dalle sette del giorno prima.
Mia mamma è venuta a controllare un paio di volte che la situazione fosse “sotto controllo”. Per la sua gioia lo è.
Non ho idea di quando Justin parta per il Sud Africa e quindi arrivi in aeroporto, ma non ho ormai molto tempo per uscire da questa gabbia. L'impellente bisogno di andare al cesso ha ormai attirato la mia attenzione, erano circa...beh undici ore che non svuotavo la benedetta vescica. Pregai che quei due gorilla mi lasciassero andare: sarebbe stata l'occasione per andarmene da qui. Ne chiamo uno dentro.
-Devo andare in bagno. Adesso.
-Non puoi uscire di qui- mi risponde lui.
-Ma brutto pezzente, hai davvero intenzione di lasciarmi pisciare qui? Sai che cosa direbbe la mia dolce mammina se vedesse lo spettacolo raccapricciante che verrebbe? Quelle mazzette te le metterebbe nel culo a meno che non decida di sfasciartelo direttamente- Non posso più permettere a nessuno di comandarmi. Il gorilla mi guarda strano, forse non ha capito neanche la metà di quello che gli ho detto, fatto sta che urla qualcosa al suo compare e poi mi dice di seguirlo. Esco dalla tenda e il sole mi uccide letteralmente, devo coprirmi gli occhi. Il bagno è molto vicino alla tenda, in una manciata di secondi sono già dentro alla cabina con scritto sulla porta “I love Sebach” con il cuore all'incontrario, che sarebbe un culo. Non appena finisco, studio subito un modo per uscire di lì senza farmi vedere da quella scimmia gigante.
Cercando di mantenere la calma, il sangue freddo e la concentrazione, appoggio un piede su un lato della cabina, l'altro piede su quello parallelo e pregando di non spezzarmi l'osso del collo, raggiungo l'apice della cabina, senza tetto. Mi siedo sul bordo di essa, controllando che il bestione sia girato verso qualcosa che non sia me. A quel punto inizio a strisciare giù dalla cabina, fuori da essa, tenendomi attaccata con le mani alle estremità. Se solo mi fosse mai piaciuta educazione fisica.
Il piccolo salto che faccio produce poco rumore, tanto che quel coglione non si accorge di niente.
Cerco disperatamente qualcosa con cui allontanare il gorilla, ma l'unica cosa che trovo è un bastoncino, poco lontano. Mi avvicino lentamente ad esso, senza far rumore, poi, una volta tirato lontano da me e nella parte opposta a quella dove devo andare, inizio a correre a perdifiato, incurante del gorilla, che ormai mi aveva scoperta.
Raggiungo il centro del villaggio, sperando di trovarvi ancora Justin.
La scena che mi si prospetta davanti mi stravolge.
Una macchina nera, sicuramente costosissima, è stata appena messa in moto, una cerchia di persone raggruppata intorno ad essa. Scorgo pure mia madre, in prima fila.
Sento dei saluti. Riprendo a correre, cercando di ignorare il rumore di una portiera che sbatte, il motore animarsi. L'ansia cresce, quasi trasformata in terrore o in certezza.
Non riesco a raggiungere neanche mia madre che vedo la macchina nera sfrecciare via, oscurata da troppe persone.
-Dimmi che non era su quella macchina!- spintono mia madre, accecata dalla rabbia, accecata dalla paura che su quell'auto ci fosse Justin. Mi permetto di dubitare.
-Che ci fai qui?! Ti avevo detto di rimanere nella tenda!- mi sgrida lei di rimando.
-ERA LI'?- ripeto io. La gente ci guarda, quasi allibita. Esita qualche attimo prima di rispondere, non ci metto molto a rendermi conto di essermi illusa di non averlo visto andare via sotto i miei occhi. Mi giro di nuovo verso la macchina, non la vedo più. Ciò che ne rimane è solo la polvere alzata da essa.
-Angelina, torniamo in tenda.
-NON TOCCARMI!- mi scanso brutalmente dal suo tocco.
Mi alzo e corro verso la sua tenda. Mi sento mordere le interiora, la disperazione si fa largo nei miei sentimenti, insieme a una collera mai provata.
Non potevo e non volevo credere al fatto che il primo ragazzo che avessi mai amato fosse andato via. La corsa dura pochi minuti, alla fine dei quali sono sfinita, ansimante. Mi piego sule ginocchia per riprendere fiato, poi mi alzo e giro l'angolo della mia tenda, come per assicurarmi che sia andato via solo per breve tempo.
Quando vedo il nulla troneggiare davanti alla mia vista, non riesco più a contenermi.
Era come se non fosse mai esistito, non c'era più nessuna sua traccia, nessuna prova di quello che avevamo vissuto insieme. Niente di niente.
Mi lascio cadere sulle ginocchia, incurante delle fitte che mi mandano non appena toccano il suolo, pesantemente. Appoggio le mani a terra, abbasso il capo, piangendo silenziosamente, lasciando fluire tutto ciò che avevo represso fino a quel momento.
Non era rimasto niente, se non anche in questo caso la polvere, ruvida sotto le mie mani tremanti.

 

Rimango in quella condizione pietosa per una decina di minuti, fino a quando non sento una mano poggiarsi sulla mia spalla.
-Dobbiamo parlare- è lei.
-Non ho niente da dirti- ribadisco io,con tono grave.
-Invece si, alzati ed entra- mi strattona la spalla non troppo forte, ma io la scanso in fretta. Mi alzo.
-Come vuoi che te lo faccia capire che non sono più una bambina? Non prendo più ordini da te. “Alzati ed entra”, no, io faccio quello che mi pare, almeno questo- Faccio per superarla, ma mi ferma.
-Ho...ho parlato con Justin prima che partisse, giusto un paio di minuti- mi immobilizzo.
-Mi è sembrato davvero dispiaciuto del fatto che tu non andassi con lui- continua lei, non più calma come lo è sempre stata.
-E quindi?- faccio io indispettita.
-Quindi mi rendo conto di aver sbagliato a farti rinchiudere in tenda, avresti dovuto salutarlo- rido. Rido con amarezza della sua cattiveria.
-Salutarlo? Io sarei dovuta andare con lui, mamma. Sarei dovuta partire per gli Stati Uniti per fare nuove esperienze, per conoscere gente e posti nuovi e soprattutto per stare con lui, sempre. Cosa me ne faccio di un saluto se non lo vedrò mai più, eh?- dico furiosa, mostrandole così ogni mio pensiero. Si mette una mano tra i capelli.
-Angelina, hai diciassette anni! Sei troppo piccola per andare in America da sola, con il primo ragazzo che capita! E quando vi sareste lasciati che avresti fatto, eh?- sospira, -che fine ha fatto mia figlia? Non eri così...ribelle. Obbedivi a tua madre e la seguivi nel suo lavoro- continua, apparentemente sfinita. Accenno un sorriso sarcastico.
-Tua figlia è qui davanti a te, è solamente cresciuta! Si è innamorata. E tu sei troppo pessimista, hai poca fiducia in me e negli uomini in generale. Tu hai avuto una delusione e può darsi che ne avrò anche io, certo, ma non posso rimanere sotto il guscio fino a trentacinque anni, lo vuoi capire o no?!- dico stringendo i pugni.
-Angelina, non posso proprio...non riesco a concepire una cosa del gen...- ribadisce mettendosi una mano sugli occhi.
-La cosa che non riesci a concepire è ciò che avrebbe reso tua figlia felice. Ma tu, no! Preferisci avere sicurezze e il mio odio invece che il rischio ma il mio affetto! Mi stai distruggendo, lo capisci?- urlo io con le lacrime agli occhi. Questa volta rimane in silenzio per più di un minuto, coprendosi continuamente gli occhi, dandomi le spalle. Sto per andarmene, non sarebbe cambiato niente, ma finalmente parla. Lascia ricadere le braccia lungo i fianchi, si gira verso di me, ha gli occhi lucidi.
-Prepara le tue cose e sali sulla gip.
-Cosa?- chiedo io, credendo di aver capito male.
-Hai capito bene. Forza, dobbiamo andare in aeroporto, da Justin.

 

SPAZIO AUTRICE.
eccomi, eccomi,eccomi.
Sorratemi per il ritardo, plz.
La scuola mi opprime e non sto neanche andando troppo bene, cazzus.
Anyway, la madre di Angelina...ha fatto un cambiamento, o almeno ci ha provato, si è sforzata. E per fortuna che lo fa, diciamolo!
Il prossimo capitolo sarà l'ultimo, come vi avevo già detto. (purtroppo...cwc)
Ho già pronti tre capitoli di una nuova fanfiction, spero la seguirete come avete fatto con questa, siete state meravigliose.
192 recensioni, ma scherziamo? Non vi ringrazierò mai abbastanza.
Ora mi dileguo che devo uscire, che due big balls.
Se recensite (spero) ditemi se avete letto o visto "Hunger Games", è importante saperlo, per la mia nuova ff.
Un bacio a tutte<3

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Capitolo 23
*** Capitolo 23- La fine. ***


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Capitolo 23- La fine.


(...) spero un giorno di rivederti, nonostante la tua indifferenza e la tua...infatuazione per quel cantante. Ti avverto: sarà una persona difficile, egocentrica e non ti darà la giusta importanza, come quasi tutte le star farebbero. Mi dispiace solo di non essere stato io il ragazzo che ti ha fatto innamorare, al posto di quel mezzo bambino egoista. Lo è talmente tanto da farti innamorare di lui e poi, dopo un mese, lasciarti in Africa, dicendo addio a tutti i bei discorsi che sicuramente avete fatto. (...)” La lettera di Simon era un ammasso di stronzate, non volevo leggere due righe in più. Non sapeva niente di me e Justin. La ripiego velocemente, cercando di controllare l'ansia crescente dentro di me.
-Ci siamo quasi- blatera mia madre. Siamo già a Città del Capo, l'aeroporto inizia a comparire all'orizzonte. Respiro con affanno, provo a stare calma, quasi inutilmente. Non so quanto tempo passi, fatto sta che ho già il mio zainetto in grembo, pronta per saltare giù dall'auto.
Chiudo gli occhi, penso al mio futuro. Respiro.

-Vai, Angelina, scendi- la voce di mia madre mi riscuote, sono finalmente sveglia, pronta, decisa. Con uno scatto scendo giù dall'auto, già ferma davanti all'entrata dell'aeroporto.
-Fatti sentire, non dimenticarti di tua madre- mi dice lei, con voce tremante. Mi giro verso di lei.
-Non lo farò. Grazie- lei mi sorride, poi mi giro di nuovo e facendo un bel respiro, mi avvio verso l'edificio. Verso di lui.


-Justin!- Sto urlando. Lo vedo allontanarsi sempre di più, è la mia unica occasione.
-Cristo, Justin, girati!- impreco.

Continuo a correre, devo fermarlo, devo dirgli che mia madre mi appoggia, che voglio partire con lui, voglio vivere con lui. Mi manca il fiato, sto correndo da dieci minuti, non sono abituata. Mi fermo per riprendere fiato, giusto un secondo. Mi piego e mi appoggio sulle ginocchia, penso di morire. Quando il medico mi disse che avevo un “soffio al cuore”, mi disse anche che avrei potuto fare tutto quello che facevano gli altri. Era così, ma in questo momento pensai che il cuore mi stesse per scoppiare, mi chiesi se avrei fatto meno fatica se non avessi avuto quel “soffio”.
-JUSTIN!- urlo per l'ultima volta. Sono esausta. La gente mi guarda come se fossi stupida. Forse hanno ragione. E poi, il viso di Justin si sposta, quasi impercettibilmente, verso di me.
-JUSTIN, SONO QUI!- urlo ancora.
Questa volta lui si gira del tutto e mi nota in mezzo a tutta la gente e ai loro bagagli. Non ci crede, spalanca gli occhi, corre verso di me. Io mi rialzo e, lentamente, cammino verso di lui, trascinandomi lo zaino che ho con me.

-Angelina! Angelina, oddio! Che ci fai qui?-Mi ha raggiunto, e ,quando siamo finalmente a pochi centimetri di distanza, mi abbraccia. Sento le sue braccia forti stringermi, sento il peso che mi attanagliava lo stomaco sciogliersi, sono con lui.
Non riesco a rispondere, lo abbraccio anche io e sto zitta. No, non è vero, chi cazzo voglio prendere in giro? Mi aggrappo direttamente a lui, ho le gambe che stanno per cedere, e piango. Piango come non ho mai fatto. Si, perché piango di felicità e non ho mai pianto per questo. Sono con lui, e solo adesso riesco a rendermi conto di quanto possa amare quel ragazzo, quel ragazzo che conosco da poco più di venti giorni, ma che mi ha rubato il cuore. Gli devo la vita, perché me l'ha cambiata. Lui mi ha salvato.

-Angelina, che ci fai qui?- ripete. È confuso, ma non smette di abbracciarmi. Io mi scosto un attimo e si accorge del mio pianto silenzioso.
-Che succede, angelo? Perché piangi? È successo qualcosa?- è così premuroso.
-Si...posso venire, Justin. Posso seguirti in America, posso rimanerti vicino. Posso amarti, Justin.- è senza parole, mi guarda a bocca aperta. Poi, afferrandomi il viso con impeto, fa combaciare le nostre labbra, e io rispondo, sono in paradiso. Il bacio è breve e conciso, perché anche Justin inizia a piangere. Non ci posso credere. Lo amo, Dio santo, è la mia vita. Restiamo abbracciati per un paio di minuti, la gente che si rende conto di chi ha davanti.
Arrivano i primi giornalisti, Kenny ci raggiunge, ci fa da scudo.
Ma noi non ci siamo per nessuno.

I ragazzi che si amano si baciano in piedi
contro le porte della notte
e i passanti che passano li segnano a dito
ma i ragazzi che si amano
non ci sono per nessuno
ed è la loro ombra soltanto
che trema nella notte
stimolando la rabbia dei passanti
la loro rabbia il loro disprezzo le risa la loro invidia
I ragazzi che si amano non ci sono per nessuno
essi sono altrove molto più lontano della notte
molto più in alto del giorno
nell’abbagliante splendore del loro primo amore.

Quando riusciamo a calmarci almeno un po', io inizio a ridere, una risata sommessa, di sollievo, gioia. Justin mi segue a ruota ed eccoci qui, a ridere spensierati della nostra fortuna.
-Ragazzi, odiatemi pure perché vi interrompo, ma è ora di andare. Angelina, vieni con noi?- dice Kenny. Justin risponde, senza smettere di guardarmi.
-Si, viene con noi- Lo bacio ancora poi lui mi prende per mano e mi guida verso il suo aereo. In pochi minuti siamo saliti e ci siamo accomodati. L'aereo prende quota e una volta in volo, Justin si slaccia la cintura e mi fa sedere sulle sue gambe.
-Ora è troppo tardi per cambiare idea, angelo- mi dice felice, con uno smagliante sorriso sulle labbra.
-Non voglio cambiare idea, Justin. Non lo farò- un altro bacio.
-Ti amo, Justin. Sei la cosa più bella che mi sia capitata e che mi capiterà mai- sussurro vicino al suo orecchio.
-Ti amo, angelo mio- Justin mi avvicina di nuovo a sé, mi bacia infinite volte. E io posso solo essergli grata per avermi salvato dalla mia vita, per esserci entrato così inaspettatamente, per avermi migliorato.
Il tramonto ci fa da sfondo, mentre, finalmente felici, Justin mi fa di nuovo sua. E questa volta è per sempre.
______________________________________________________________________________________________________________________________________________

 

SPAZIO AUTRICE.
E così siamo alla fine.
Da Luglio a Dicembre.
Non ho altro da dirvi se non
grazie.
Più di 1800 visualizzazioni al primo capitolo,
202 recensioni, 41 persone l'hanno messa nelle seguite, 4 nelle ricordate, 42 nelle preferite.
Torno tra qualche giorno con una nuova ff.
Grazie ancora.


-ele.

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