-Piacere, Louis Tomlinson.

di DearCharlie
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** From the moment I met you, everything changed. ***
Capitolo 2: *** I want to be loved by you. ***
Capitolo 3: *** I would swim all the oceans just to see you smile. ***
Capitolo 4: *** If I'm louder, would you see me? ***
Capitolo 5: *** Every minute's like a lasso. ***
Capitolo 6: *** Stop the tape and rewind. ***
Capitolo 7: *** Can't ever get it right, no matter how hard I try. ***
Capitolo 8: *** Thank you for showing me who you are underneath. ***
Capitolo 9: *** I'll find the words to say before you leave me today. ***
Capitolo 10: *** There's nothing funny, so we laugh at nothing. ***
Capitolo 11: *** I have never had the words to say. ***
Capitolo 12: *** Words will be just words 'till you bring them to life. ***
Capitolo 13: *** Closer, maybe we'll be closer, stronger than we were before. ***
Capitolo 14: *** Cause I can love you more than this. ***
Capitolo 15: *** You know I'll be your life, your voice, your reason to be. ***
Capitolo 16: *** Nothing's fine I'm torn. ***
Capitolo 17: *** I can see that you are holding back those tears. ***
Capitolo 18: *** No more fears, no more cry. ***
Capitolo 19: *** And if you walk away, I know I'll fade. ***
Capitolo 20: *** And you pray, pray, pray that everything will be okay. ***
Capitolo 21: *** It's everything about you. ***
Capitolo 22: *** Cause you make my heart race. ***
Capitolo 23: *** We've got a bit of love/hate. ***
Capitolo 24: *** We are finally finding our voices. ***



Capitolo 1
*** From the moment I met you, everything changed. ***


ANGOLO AUTRICE, ANGOLO AUTRICEEEEE!
Ciao, persona che stai per leggere questa fanfiction! Se l'hai aperta, sappi che sei una persona fantastica.(lecchina MODE ON)
No, a parte gli scherzi, grazie di stare per leggere la mia bambina :3
Ci ho messo un po' per decidere di pubblicarla, perchè non mi piaceva, ma spero che almeno a te piacerà!
Da questo account è la mia prima ff, quindi è una specie di 'celebrazione'. (ok, sono svitata.)
Ora non voglio annoiarti più, tieni presente che questo primo capitolo è solo un'introduzione, la storia vera e propria inizia dopo.
Ah, un'ultima cosa: SE SEI UNA DODICENNE\HATER\BIMBAMINCHIA\NON SHIPPI LARRY puoi anche uscire, non ci perdo proprio niente.
Accetto anche le critiche negative, ovvio, ma gli haters non li sopporto.
Dodicenni, non voglio farvi rimanere traumatizzate\incinte\sessualmente frustrate, quindi uscite, davvero. (anche se non tratto dettagliatamente tematiche sessuali le dodicenni non dovrebbero proprio avere aperto una storia a rating giallo.)
Detto questo, grazie di avere aperto la pagina!
THANKS TO  araScrisschris PER AVER CREDUTO IN QUESTA STORIA FIN DALL'INIZIO INIZIO, TI VOGLIO BENE DAVVERO BABE.
E alle ragazze di #THEGAYSHAVEGAYEDAGAIN, per avermi offerto ispirazione e supporto.
Senza di voi il mio cervellino bacato probabilmente non avrebbe mai partorito questa storiella.

 Amo chiunque stia leggendo queste parole, grazie! E se vuoi lascia una recensione, anche piccina picciò.
Kisses
#LarryStylinsonIsPerfect


                                             
                       
                                                  INTRODUZIONE - From the moment I met you, everything changed.




-Piacere, Louis Tomlinson.

Si erano conosciuti così, sorrise il riccio accarezzando la coscia del compagno addormentato, e iniziando a perdersi nel ricordo.
Harry aveva dapprima messo a fuoco la mano tesa dello sconosciuto, poi tutto il resto del corpo. E poi il viso. ERRORE! ERRORE! ERRORE! urlava una vocina nel suo cervello. Non avrebbe dovuto guardarlo negli occhi. Perchè sì, Harry aveva già notato Louis fuori dagli studi di x-factor, e gli era parso così bello... ma Harry non era gay, per niente, aveva avuto già due o tre ragazze, era solo una fase, era un adolescente che stava scoprendo il suo corpo, era normale avere un po' di confusione... sì, cazzate. Cazzate che si era raccontato per mezz'ora, chiuso nel bagno degli studi, con gli ormoni e i pensieri in subbuglio. Il sedicenne distolse lo sguardo da quello di, come si chiamava, Louis Qualchecosa, e si sforzò di stringergli la mano. -Harry Styles, il piacere è mio!- e lo abbagliò con uno dei suoi sorrisi a trentadue denti. Tomlinson (ecco come si chiamava!) condusse la conversazione con qualche chiacchiera di circostanza, dicendo da dove veniva, quanti anni aveva, che canzone avrebbe cantato, che era nervoso, e Harry rispondeva ostentando sicurezza, anche quando scoprì che il ragazzo era del 1991.
-Non li dimostri 18 anni- gli sorrise il più piccolo.
-Neanche tu li dimostri, i tuoi 16 anni. Sembri più grande.- ribattè Louis, mentendo spudoratamente visto che Harry appariva così nervoso da sembrare anche più piccolo. Ma non per questo meno incantevole.
-...invece sei piccolino.- concluse beffando il più grande. Harry sorrise (non riusciva a fare altro), e si fissò la punta delle scarpe, ma ci pensò Louis a toglierlo dall'imbarazzo chiedendogli di fargli un autografo, e di farsi una foto con lui, perchè era convintissimo che il riccio sarebbe diventato una star.
-Sarò uno dei tuoi primi fans!- esclamò furbo Tomlinson. Anche se a Harry sembrava assurdo, acconsentì alle richieste dell'altro, e con un sorriso di scuse e un 'buona fortuna' sussurrato, si dileguò per paura di fare tardi, lasciando Louis nel bagno deserto con la macchina fotografica ancora in mano.

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Capitolo 2
*** I want to be loved by you. ***


ANGOLO AUTRICE♥
Okay, chiedo scusa per la lunghezza di questi due capitoli ma, visto che la storia l'ho già scritta quasi tutta, preferisco postarla a piccoli pezzi.
Prometto che dal capitolo 3 i capitoli diventeranno più lunghi, OH I SWEAR TO YOU! (cit. Train-Drive By)
I nostri cucciolini nel capitolo precedente si sono incontrati, eheheheh. Io lo immagino proprio così il loro primo incontro ahjsnkfhsnjimkohjfd.
Beh, vi lascio al secondo corto capitolo, per favore, recensitemi, per favooooooore. *faccia da cucciolo*
Cccrazie (cit. Harry Styles che cerca di parlare italiano) a te che stai leggendo, love ya.
#LarryStylinsonIsPerfect

               
                                                                                     CAPITOLO 2 - I want to be loved by you.



Harry si allontanava frettolosamente dagli studi di x-factor, pregando le sue lacrime di rimanere all'interno dei condotti lacrimali almeno per un'altro quarto d'ora. La parola 'eliminato' continuava a risuonargli nelle orecchie. Il petto gli si stringeva in una morsa, quasi a volerlo soffocare, e la speranza gli moriva dentro.
Perchè sì, ci aveva creduto. Gli era parso di toccare il cielo con un dito per un attimo, per poi essere trascinato negli abissi.
Se non l'avesse mai iniziata, quest'avventura, non gli sarebbe importato molto, ma una volta che ci aveva creduto davvero sapeva cosa aveva perso. Era come immergere un cucchiaino in un barattolo di nutella e riuscire a sentirne solo l'odore, prima che venga portato via da una madre rabbiosa.
Gli avevano negato un futuro, il futuro che voleva. Si sentiva come se qualcuno gli avesse strappato l'esofago per poi giocarci a pallone.
E quando una mano quasi sconosciuta gli toccò la spalla destra, quasi non se ne accorse.
-Ehi.- disse Louis, e Harry alzò la testa per guardarlo in faccia. Neanche una lacrima, nemmeno gli occhi rossi. Louis quasi sorrideva.
-Ehi.- rispose, riabbassando la testa. Erano stati eliminati entrambi, ma lui non sembrava fregarsene molto. -Mi dispiace.- continuò, -posso tenermi il tuo autografo lo stesso?-. Un lampo di indignazione attraversò gli occhi del più piccolo, immediatamente seguito da un mezzo sorriso. Che importa se mi hanno eliminato, tanto non volevo neanche farlo il cantante. Tirò un sospirone e si avvicinò di più a Louis. 

-Vai alla stazione? Io ho il treno per Holmes Chapel alle 13.15. 
-Davvero? Anche quello per Doncaster parte alle 13.15! Se ti va possiamo andarci insieme, così ci distraiamo a vicenda. 
-Tu non sembri molto deluso, Louis. Posso chiederti perchè?
-In realtà- si schernì lui, -non ho mai creduto molto in me come cantante. Ho perso una scommessa e sono stato 'obbligato' a venire qui. L'alternativa era baciare in bocca un cane.
Harry scoppiò a ridere. -Allora penso che sia stato meglio venire qui!
-Lo penso anche io, con tutto il cuore!- e si unì alla risata del riccio, senza riuscire a smettere. Harry rideva per tirarsi su di morale, Louis rideva per tirare su di morale Harry, e quindi erano d'accordo. 
-Comunque, si. Anche se ci sarà mia madre, e non so se ti va di incontrarla.- si rabbuiò Harry qualche minuto di risate dopo. Il ritorno a casa gli faceva paura.
-Non preoccuparti, mi farebbe piacere, e poi io sono solo come un cane. Diavolo, questi cani mi perseguitano!- e via a ridere di nuovo tutti e due.
Quando Harry riuscì a fermarsi riflettè in silenzio sulla capacità di quel ragazzo di fargli cambiare umore in un secondo netto. Non aveva mai incontrato una persona del genere. E gli piaceva. Più di quanto fosse lecito.

Percorsero lentamente la distanza che li separava dalla stazione in un silenzio confidenziale, meditando ognuno su argomenti diversi.
E quando arrivarono Harry non se ne fregò di niente, e corse in braccio alla mamma che lo aspettava per consolarlo. Dopo qualche minuto si ricordò di Louis, e con un sorriso imbarazzato fece le presentazioni.
-Mamma, questo è Louis, un mio amico di x-factor. Louis, mia madre.- Louis baciò la mano di Anne.
-Incantato, signora! Ora capisco da chi ha ereditato la sua bellezza Harry!- esclamò facendo arrossire mamma e figlio.
Trascorsero la mezz'ora seguente a chiacchierare del più e del meno e, quando l'orario della partenza stava per avvicinarsi, Louis si accostò ad Harry. 

-Non scherzavo prima.- gli sussurrò nell'orecchio. 
-Su cosa?- chiese l'altro con un brivido.
-Sul fatto della bellezza.
-Oh...- Harry sentì le guance avvampare. Forse anche Louis sentiva qualcosa per lui, forse...
-Tua madre è davvero molto sexy!

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Capitolo 3
*** I would swim all the oceans just to see you smile. ***


ANGOLO AUTRIIIIICE.
Sciao bele e beli, sono felice che siate arrivati fin qui. Più scrivo, più mi innamoro. E' inutile, shipperò Larry fino alla fine dei miei giorni, è la mia maledizione(?).
In questo periodo mi sento molto come Harry, tra alti e bassi e alti e bassi e alti, ed è per solidarietà che ho scritto questo capitolo. Che poi, alla fine, si conclude come volevamo tutti
Però se non siete amanti del fluff non disperate, tanto tra un po' arrivano i problemi, e che problemi..!
Detto questo vi saluto, buona lettura, e mi raccomando... KEEP WRITING!
#LarryStylinsonIsPerfect



                                                                 CAPITOLO 4 - I would swim all the oceans just to see you smile.

Harry non ci capiva niente. Assolutamente NIENTE. Pochi minuti dopo lo spiacevole dialogo con Louis, degli inservienti di x-factor erano apparsi alle loro spalle chiedendo loro di seguirli nuovamente negli studi per realizzare un servizio fotografico. UN SERVIZIO FOTOGRAFICO PER GLI ELIMINATI? Harry non ci capiva più niente. Li seguì come un automa, senza salutare la madre e senza guardare in faccia Louis. Voleva solo che quell'incubo finisse il prima possibile.



E poi ci fu la gioia. Infinita. Incredibile. Immensa. Erano stati presi, come band. ERA ANCORA DENTRO! L'unico neo era che non sapeva come fare con Louis, visto che per sfortuna (o fortuna, dipende dai punti di vista) erano finiti insieme. Nella stessa band. Avrebbe dovuto cantare con altri quattro ragazzi, Niall, Liam, Zayn e Louis, abbandonare il sogno di fare il solista. Ma pur di restare al programma avrebbe fatto tutto. Tutto tranne che stare con Louis ventiquattr'ore al giorno. La decisione fu messa ai voti. Niall, Zayn e un imperturbabile Louis dissero di sì, Liam disse di no. Harry non votò neanche, era già deciso. Sarebbero diventati una band.


Le prime tre settimane dentro la casa volarono, e Harry cercò di evitare Louis il più possibile. Non voleva, non poteva, non doveva innamorarsi di Louis. Era sbagliato dal punto di vista fisico, etico, morale, religioso... era semplicemente impossibile. E poi Louis non lo voleva. Si vedeva chiaramente. Era fidanzato con una certa Hannah. E poi quando erano in pubblico cercava sempre di metterlo in imbarazzo, riuscendoci quasi sempre. Gli scherzi di Louis gli davano il nervoso. L'avrebbe voluto sbattere al muro. Rise da solo per il doppiosenso mentre si avviava alla sala dove si sarebbe tenuta la festa di x-factor, cercando di orientarsi nell'enorme edificio. Che cosa stupida, una festa per i concorrenti. L'avevano organizzata quelle oche delle Belle Amie e lui non aveva nessuna voglia di andarci. Ma ci doveva andare lo stesso.
Arrivato nell'ampio salone cercò di individuare qualcuno dei suoi amici, e trovò Matt e Niall che chiacchieravano in un angolo. Si diresse verso di loro appena in tempo per cogliere un brandello di discorso.
-...che Louis è stato stupido a lasciare Hannah senza spiegazioni, non si fa così!- diceva Matt a Niall, e Niall annuiva.
-Louis ha lasciato Hannah?- domandò con lo stomaco in subbuglio Harry.
-Si,- disse pacato Niall. -Dice che non la ama più e che non ha la minima intenzione di fingere di essere chi non è. E' impazzito completamente. E' tutto il pomeriggio che cammina avanti e indietro per la stanza, sei fortunato tu che avevi le prove di canto, non te lo sei dovuto sorbire. Dice che non vuole venire alla festa, che preferisce restare in camera. Guarda.- e gli porse il cellulare con i messaggini di Louis. 'Non mi va di venire', 'Quella mi fa schifo', 'A che servono le feste','Voglio andarmene da qui' eccetera. Harry non perse altro tempo: mormorò un breve saluto ai due ragazzi e tornò sui suoi passi cercando di non correre. Oltrepassò le camere dei giudici, attraversò un corridoio buio, salì una rampa di scale, superò i dormitori femminili e finalmente arrivò a quelli maschili, e poi alla loro stanza. 'ONE DIRECTION' recitava un cartello sbilenco sulla porta. Conoscendo Louis non provò neanche a bussare, e infilò la chiave nella toppa, per poi girarla con un unico, fluido movimento. Louis era lì, steso sul letto di Zayn e circondato di cartine dorate. Dopo un attimo di smarrimento Harry capì che erano le carte dei soldini di cioccolato, quelli che mangiava da bambino, e sorrise. 
-Ehi.- lo salutò, come uno faceva sempre quando l'altro era giù di morale.
-Ehi.- rispose Tomlinson, cercando di seppellirsi sotto le cartine con un gesto patetico.
-Hannah?- domandò Harry, sapendo che l'approccio diretto avrebbe funzionato.
-E' andata. Le ragazze mi disgustano in questo periodo.- rispose lui con una smorfia, tirandosi a sedere sul letto.
-Non mi starai diventando gay, spero!- lo prese in giro Harry col cuore in gola.
-Può essere.- sospirò l'altro, senza l'ombra di un sorriso.
-Saresti proprio sprecato..- continuò il riccio sedendosi accanto a lui. Una molla scricchiolò e produsse un rumore così buffo che i due ragazzi non poterono fare a meno di scoppiare a ridere.
-Io starò anche diventando gay, Styles- scherzò Louis,- ma tu a quanto pare stai ingrassando!- ed esplosero in una nuova risata. Era inutile negarlo. Insieme stavano bene. Troppo bene.
Dopo un po' Harry, che non aveva intenzione di abbandonare l'argomento, gli si accostò e gli sussurrò in un orecchio.
-Immagina quante ragazzine con gli ormoni a mille sarebbero deluse, se sapessero della tua omosessualità appena nata, Tomlinson. Spezzeresti il cuore di quelle povere creature!- e sorrise sornione, ma Louis gli fece morire il sorriso sulle labbra avvicinandosi pericolosamente alle sue labbra, e sussurrando anche lui, disse: -Sai quando me ne fotte delle ragazzine e dei loro cuori spezzati, Harry? Io so quello che voglio.

E detto questo, riempì i pochi centimetri che separavano le loro labbra.

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Capitolo 4
*** If I'm louder, would you see me? ***


ANGOLO AUTRICE ORA!
Buonsalve a tutti i miei lettori! Voglio ringraziare chi ha recensito, seguito, messo tra i preferiti e tra le ricordate la mia storia, e per chi mi ha inviato i messaggi privati di complimenti, THAAAANK YOU!
In questo capitolo Louis è super mega gay... spero vi piaccia!
Love ya.x

Louis uscì dalla doccia del bagno comune, leggermente irritato che qualcuno (sicuramente Niall) gli avesse nascosto i vestiti. Frugò in tutte le stanze, lasciando quella dei One Direction per ultima, con il pensiero altrove.
Harry non gli rivolgeva la parola da due giorni, dalla sera del bacio, e lui non sapeva come interpretare quel silenzio. Forse gli facevano schifo i gay, forse gli faceva schifo lui, forse gli faceva schifo il bacio.
Anche se da come aveva risposto non sembrava per niente... si impedì di perdersi nel ricordo, sentendo già l'eccitazione che cresceva.
Aveva fatto pace con se stesso, per lo meno. Non sapeva se fosse diventato gay per Harry o se lo fosse sempre stato, l'unica cosa che sapeva era che non poteva stare lontano da quell'angelo con gli occhi verdi. E da quelle labbra. Il paradiso. SMETTILA, LOUIS! cercò di darsi un contegno, e spalancò la porta della stanza rimanente, quella col cartello ONE DIRECTION fissato sulla porta.
Pensò di essere matto. Ciò che vide era semplicemente assurdo.
Era... Harry, si, proprio lui, con indosso i suoi vestiti perduti. Ecco dov'erano. Era steso sul letto di Zayn, quello dove si erano baciati appena due giorni prima, e mormorò
-Vuoi fare un gioco con me?- mentre il sorriso si diffondeva dagli occhi smeraldo fino a tutto il viso. Era radioso. E poi le righe gli donavano. Stupido piccolo lunatico Harry. Louis non sapeva se incazzarsi o andarsene. E alla fine decise. Raccolse i vestiti di Styles dal pavimento, lasciò cadere l'asciugamano che aveva in vita e iniziò ad infilarseli lentamente, per poi raggiungerlo sul letto.
-Sono stufo di giocare, Harry.- disse con un sorrisetto malizioso che smentiva del tutto le parole appena pronunciate. -Ora devi ridarmi i vestiti.
-E io cosa mi metto?- domandò l'altro con l'aria più innocente del mondo. Poi si girò a pancia in su, afferrò una gamba di Louis e la portò a cingere il suo bacino, mentre Tomlinson gli affondava le mani nei ricci castani. Si girarono faccia a faccia, assaporando quel momento dolcissimo, e poi Harry iniziò ad avvicinarsi a Louis...
-RAGAZZI?- domandò Liam nel panico, ancora sulla soglia della porta. Dietro c'era Zayn, che sgranò gli occhi.
-CHE COSA STATE FACENDO?- continuò, sbattendo la porta dietro di se. Subito Harry e Louis si ricomposero, e si staccarono.
-Niente- mentì innocentemente Harry. -Louis non si sentiva bene e così stavo controllando se era caldo, ma in piedi sbattevo la testa contro il letto a castello, così mi sono steso vicino a lui. Pensa che guaio se aveva la febbre, la puntata di domani sarebbe andata a rotoli!
Liam non se la bevve, e continuò a guardarli scioccato, mentre Zayn si avvicinava e faceva –E allora perché vi siete scambiati i vestiti?
-Ehm..- disse Louis incerto –uno scherzo… uno scherzo di Niall! Nelle docce è saltata la luce e quell’idiota ha pensato bene di scambiarci i vestiti, così non ce ne siamo accorti finchè non siamo arrivati in camera! Stavamo appunto ridendo di questo fatto...- in quel momento Harry si leccò le labbra, e Louis gli lanciò uno sguardo a metà fra il disperato e l’eccitato.
-Hmm- hmm, okay. Se siete sicuri voi… spero che tu stia bene, Louis.- fece Liam, non molto convinto.
-In realtà mi sento già molto meglio, grazie! Penso che andrò a lezione di canto, prima che Savan mi venga a prendere armato di bazooka! Ciao Zayn, ciao Liam, ciao… Harry!- e detto questo uscì dalla porta con ancora i vestiti di Harry addosso. Liam lanciò un’ultima occhiata sospettosa ad Harry, ricevendo in cambio il sorriso più innocente del mondo, e uscì dalla stanza sbattendo la porta. Zayn fissò il riccio e domandò se poteva riavere il suo letto, così Harry alzò le spalle e uscì anche lui lasciandolo solo.
Esattamente due secondi dopo il cellulare di Styles squillò, annunciando l’arrivo di un sms. Era Louis.
‘Ci vediamo in bagno alle 5. Riportami i miei vestiti… oppure no.’ Harry fece un sorrisetto e rimise il cellulare nella tasca.
 
 
Louis correva a perdifiato nei corridoi della Casa, i passi ovattati grazie al pavimento di moquette.
STRONZO STRONZO STRONZO STRONZO STRONZO STRONZO STRONZO STRONZO. Quella parola gli lampeggiava in testa, le lacrime gli rigavano il viso, e i suoi movimenti gli sembravano lentissimi. Voleva soltanto chiudersi in bagno a piangere, lasciare che ogni cellula di Harry, ogni ricordo di lui defluisse lentamente dal suo corpo in un mare di lacrime. Ormai alla quarta settimana si orientava bene in quel labirinto che era la Casa.
Svoltò due volte a sinistra, sorpassò i dormitori maschili e arrivò alla toilette. Spalancò la prima porta e si buttò dentro, chiudendola a chiave. Poi lentamente scivolò fino a sedersi sul pavimento di piastrelle, la schiena contro la porta di legno, e pianse l’anima.
Pianse tutte le parole che gli avrebbe voluto urlare in faccia, tutti i pezzettini di cuore che gli aveva strappato, come fossero coriandoli, o carta straccia.
Ma pianse anche i baci rubati, le carezze sotto il tavolo, gli sguardi maliziosi, i sorrisi spontanei, e tutte le loro risate.
Pianse lacrime amare e ricordi felici, per lasciarsi tutto alle spalle. Chi ha detto che i maschi non piangono? Certo che piangono, specialmente quelli come Louis, che a 18 anni compiuti sono rimasti bambini quasi del tutto. Piangeva ricordandosi il loro primo bacio quando qualcuno spalancò la porta. Che stupido, aveva dimenticato di chiuderla a chiave. Alzò lo sguardo per scorgere il volto di chi aveva osato disturbarlo. Zayn. Che bello Zayn. Gli occhi di Zayn erano i più belli nel gruppo, dopo quelli di… avete capito. Quello STRONZO. STRONZO IMMANE di Harold Edward Milward Styles. Sì, Milward. Il suo terzo nome, noto solo ai suoi genitori, a Gemma e a Louis, era il motivo di più grande imbarazzo per il ragazzo. Louis fissò come promemoria nella sua mente di dirlo ‘per caso’ al mondo intero durante un’intervista.
Okay, ritornando a Zayn, si sarebbe preso una porta in faccia, se non avesse messo il piede fra il muro e la porta.
Louis si rannicchiò contro lo stipite del muro e incrociò le braccia, deciso a non fare vedere le sue lacrime e, a confermare la sua tesi, gli indirizzò un ‘Non sto –sigh- piangendo!’.
Zayn sorrise e
–Certo Louis, tu sei un uomo forte, è ovvio che non stai piangendo!- esclamò, beccandosi un ‘vaffanculo!’ più disperato che rabbioso.
–Harry?-  osò chiedere Zayn.
-Chiudi, vai fuori, non voglio che vedi che piango- mormorò l’altro, sconvolto da quel nome. STRONZOSTRONZOSTRONZOSTRONZO.
Zayn uscì, chiuse la porta e si mise nella stessa posizione di  Louis, schiena contro schiena, separati dalla porta stessa.
E Louis iniziò il suo racconto, inframmezzato da singhiozzi e sospiri, di come quel pomeriggio era andato a fare una sorpresa ad Harry che era rimasto da solo nello studio di registrazione e l’aveva trovato che cavalcava quella troietta di Caroline Flack, la conduttrice di extra factor. Sì, cavalcava. Grazie a Dio erano semi vestiti, o Louis si sarebbe buttato direttamente giù dal terzo piano.
A quel punto Louis interruppe il discorso per chiedere a Zayn se Caroline non era una vera troia schifosa, ottenendo ovviamente una risposta affermativa.
–E poi è vecchia!- gli diede corda il mulatto, con un tono di voce volutamente sdegnoso. –Si- singhiozzò Louis. –Potrebbe essere sua madre!-.
Ormai non c’era bisogno di spiegare a Zayn che Louis era innamorato di Harry, perché tanto il ragazzo lo sapeva dal giorno in cui li aveva sorpresi abbracciati sul suo letto.
-Evidentemente ha bisogno di scoparsi uno con la metà dei suoi anni perché di suoi coetanei non ne trova neanche uno così caritatevole da passare una notte con lei, visto che è vecchia e brutta e flaccida e pelosa e disgustosa e rifatta e pedofila. E poi ha le gambe storte! Sono di sicuro più belle le tue, Louis. Se dovessi scegliere sceglierei mille volte le tue. E poi si vede che ha le lenti a contatto, mica ha davvero quegli occhi! I tuoi sono molto meglio, sono bellissimi, bellissimissimi! E poi l’hai visto il suo culo? Dai, sembra quello di mia nonna! Il tuo è diecimila volte meglio! Guarda, non hai niente da invidiarle, anzi, penso che se Harry stia con lei è solo perché lei lo paga!- rincarò la dose Zayn.
-Si- disse con voce tremante Louis. –Il suo culo è bruttissimo. E poi come diavolo si veste! Ma come fai ad abbinare delle scarpe fucsia con un vestito rosso! Rosso, capisci? E’ una tragedia. Una tragedia.- e riprese a singhiozzare. Poi Zayn aprì la porta del bagno e lo abbracciò, lo strinse forte al cuore, cercando di calmarlo, e finalmente Louis smise di piangere.

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Capitolo 5
*** Every minute's like a lasso. ***


writer's corner. c:
Scccciao a tutti, grazie grazie grazie grazie grazie se state leggendo, perchè vuol dire che siete rimasti qui fino al 5 capitolo. Beh, penso che nel capitolo 4 abbiate notato il mio amore per pedoFlack :') Qui, in questo capitolino relativamente corto, divento un pochino più volgare (scusate se c'è qualche parolaccia), ma mi sono immedesimata in Zayn incazzato fin troppo bene.^^
Grazie davvero, spero che i colpi di scena non vi diano la nausea(?) dalla velocità.
I love you all, keep reading.
Chiara.





-Ma che cazzo hai fatto? Eh, brutto coglione?- la voce di Zayn ridestò Harry dalle braccia di Morfeo.
–Hmm, eh?- rispose il riccio con la voce impastata e roca di quando era appena sveglio.
-Eh un CAZZO! Hai esattamente un minuto per spiegarmi prima che vada ad urlarlo ai quattro venti! Caroline Flack, Harry? CAROLINE FLACK? Ma lo sai che ha trentadue anni? TRENTADUE? Tua madre ha praticamente la sua età! E’ come se ti scopassi tua madre! E non dir…
-Shh-, lo interruppe Harry.-Abbassa la voce, vieni qui, ti racconto.
-Se mi devi descrivere nei dettagli come l’hai scopata…-
-Non l’ho scopata. Ci stavamo solo strusciando. Non è niente. Ero costretto…
-Non dire cazzate, Harry, per favore. Nessuno ti costringe a farti la presentatrice dello show, nessuno!
-Abbassa la voce- disse Harry prendendolo per il polso. –e ascoltami. Metti caso che un ragazzo sia minacciato da una donna potente, che potrebbe far finire il suo sogno mandandolo via da un talent show. Metti caso che lui sia costretto a fare tutto ciò che lei vuole per non far crollare a pezzi la sua carriera e quella dei suoi compagni di band…-
-CAROLINE FLACK TI MINACCIA?-
esplose Zayn in un boato, pieno di indignazione.
-Non proprio minaccia, diciamo che mi… consiglia vivamente di ubbidirle. Io vi sto proteggendo. Sto proteggendo te, Liam, Niall e… Louis. E anche me stesso. Non voglio andarmere, perché amo voi e amo fare il cantante. E non voglio perdere nessuna di queste due cose.
-Ma… Harry, è impossibile, tu non devi, non puoi… mi dispiace tanto.

Non ebbero bisogno di altre parole, ma solo di un abbraccio.
 
   
                                                                                                                            ***
 

Era l’inizio della quinta settimana. Harry aveva rivisto Caroline solo un’altra volta, e la band era venuta a conoscenza della situazione.
E quando dico la band, intendo tutti. Anche Louis. Che una volta saputa la verità avrebbe voluto correre da Harry, riuscendosi a trattenere solo al pensiero che le sue braccia avevano cinto anche quella vecchiaccia puzzolente.
Così decise di calmarsi, e di lasciar calmare lui, per qualche giorno, prima di parlare con lui. E così aspettò, senza parlargli, e durante la puntata risultò freddo e distaccato. Arrivò il giorno in cui sentì di dovergli parlare.
E così aspettò che finisse la lezione con Savan, sapendo che il ragazzo amava attardarsi nello studio per provare qualche assolo a cappella.
Si nascose in uno stanzino e, quando vide il vocalist uscire, prese coraggio ed entrò alle spalle di Harry, che cantava.
                                                    
                                                                                                I used to rule the world 
                                                                                     Seas would rise when I gave the word 


Viva la vida. Louis non si potette trattenere, e si unì a lui nelle altre due frasi.
                                   
                                                                                        Now in the morning I sleep alone 
                                                                                     Sweep the streets that I used to own
 

Harry neanche si girò, estasiato dal suono delle loro due voci insieme. La sua roca e calda, quella di Louis acuta, dolce e femminile.
Combaciavano alla perfezione anche vocalmente. E cantarono tutta la canzone, loro due soli nello studio, il resto del mondo fuori.
E nel momento esatto in cui pronunciarono l’ultima parola della canzone le loro labbra si incontrarono dolcemente, suggellando la musica con l’amore.

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Capitolo 6
*** Stop the tape and rewind. ***


ANGOLO AUTRICE!
Beh, non so che dire, questa storia vive da pochi giorni eppure mi avete dimostrato un grande calore. Grazie a tutte le larry-shippers che hanno seguito o messo tra i preferiti la storia, e grazie dei messaggi privati di complimenti, mi avete illuminato le giornate *-*
Grazie anche a mia cugina Simmi che pur non essendo una fan dei oned e pur non esserdo iscritta a efp sta leggendo la storia e si sta appassionando.
Anzi, se adesso non aggiorno mi stacca un braccio, quindi chiudo.
Grazie a tutti quanti
Chi
ara.






Dolcissimo. Ecco come era stato il risveglio di Harry tra le braccia di Louis. Non poteva immaginare qualcosa di meglio. Gli tastò le braccia e poi il viso per vedere se era un sogno, ma lui era lì davvero! Dopo la dolcezza, però, arrivò la consapevolezza: non potevano abbracciarsi e dormire insieme! C’erano gli altri ragazzi, li avrebbero visti! Era immorale, illegale, imprudente abbracciarsi davanti a tutti! E poi realizzò che non era nella sua stanza. Era ancora nello studio, e giaceva tra le braccia di Louis, sopra un materasso ad acqua che si usava per gli allenamenti. Avevano dormito tutta la notte lì! Non erano tornati! Gli altri cosa dovevano pensare?
Scosse Louis dolcemente, e lo osservò passare dal sonno al dormiveglia alla veglia.
-Ehi.
-Ehi. Penso che dobbiamo andare in camera, sono le 6 di mattina, così fingiamo di essere tornati tardi! Devi solo alz...
-Non lasciarmi mai.
-Eh?
-Non lasciarmi mai.
-Si, Louis. Non ti lascerò mai. Ti voglio tanto bene.-
si trattenne dal chiamarlo amore, non erano ancora pronti.
–Ora apri gli occhi solo un secondo, ti guido io in camera, dai.
Lo fece alzare, gli mise le mani sui fianchi e si diressero verso la porta dello studio, quando sentirono la voce di Simon, il loro giudice, che parlava con Savan.
-Si, vado a prendere lo spartito, l’ho lasciato in studio, così Mary può iniziare le prove!
Qualcosa dentro Harry scattò. Se Simon li avesse visti insieme, scarmigliati, alle 6 di mattina, sarebbe stata la fine della band che stava con tutte le sue forze cercando di mantenere in vita. Quindi, senza pensarci molto, trascinò un Louis ormai sveglio nel ripostiglio delle scope, appena prima che Simon entrasse nello studio.
Il ripostiglio era di tre metri quadri scarsi, e i due ragazzi erano pressati l’uno sull’altro, ma non sembravano affatto dispiaciuti. La loro relazione era stata molto platonica, fino a quel momento.
Louis fissò Harry negli occhi e gli prese il viso tra le mani. Lo baciò con forza e con passione, come non aveva mai fatto prima.
Harry emise un gemito di stupore e si avvinghiò ancora di più a lui, passandogli le mani sulla schiena, sulle braccia, sul sedere e poi tra i capelli. Louis si staccò un attimo da lui, e si leccò le labbra. Gli ormoni di Harry erano impietosi, e volevano sempre di più… così il piccolo si avvicinò al più grande e iniziò a mordergli il labbro inferiore, infilandogli una mano nella maglietta per sentire i pettorali e le braccia forti. Louis gli parve bellissimo in quel momento, e non si sorprese quando lo stesso gli tolse la maglietta, baciando ogni capezzolo di Harry lentamente. Poi si strinsero in un abbraccio travolgente. Harry fece per baciarlo, ma Louis gli sussurò ‘basta così, dobbiamo tornare in stanza’, così si baciarono a stampo un’ultima volta e uscirono, mano nella mano, diretti verso la camera, a un metro da terra per la felicità.
 
 
 
La quinta e la sesta settimana passarono velocemente per Harry e Louis, fra prove, puntate live, baci rubati e la pressione dell’eliminazione imprevedibile.
Tutto il loro team spingeva i cinque ragazzi a fare sempre meglio, e Harry in particolare era costretto a 4 ore al giorno di lavoro fra prove di canto, riscaldamento, prove con gli altri, coreografia e prove sul palcoscenico.
Fu alla fine della sesta settimana che si ammalò, e per tre giorni provò la pace di non cantare.
La sua gola si riposò e Louis lo trattò come una mammina apprensiva, ovviamente di nascosto.
Non sapevano cosa c’era fra di loro, non sapevano quale era la loro sessualità, sapevano solo che stavano bene insieme e che i loro cuori non potevano stare separati a lungo.
E per ora bastava così. Quando Harry guarì non erano stati ancora eliminati, e la band diventava una cosa seria: i fans aumentavano, la gente li votava, i giornali scrivevano di loro, internet era impazzito, e loro andavano avanti e avanti. Così Harry e Louis decisero di parlare chiaramente ai ragazzi di come stavano le cose tra di loro. Zayn solamente sapeva qualcosa in più degli altri, per l’avvenimento di un paio di settimane prima, ma aveva giurato solennemente di non dire niente agli altri finchè non fossero stati pronti. I due avevano deciso, e si avviarono mano nella mano verso la stanza dove sapevano di trovare gli altri tre. Entrarono e trovarono Niall che mangiava un pollo, probabilmente di Nando’s, a mani nude sul letto a castello, Liam che stava su twitter dal cellulare e Zayn che tentava di mettere in ordine borbottando, con un asciugamano in vita e il ciuffo tenuto su da un fermaglietto rosa shocking. Harry scoppiò a ridere, e Zayn, di pessimo umore, continuò a borbottare.
–Si, ridi tu, intanto in questo buco di camera l’unico che cerca di rendere l’habitat vivibile sono io! Quello passa 23 ore su 24 su twitter e non muove un muscolo neanche per sbaglio, quell’altro mangia di tutto e di più e sotterra le carte oliose sotto il letto, e non provare a protestare Niall, Louis lascia mocassini puzzolenti dappertutto, e tu, Harry, che ridi tanto, spargi il tuo intero guardaroba per terra! Ma io non lo so, vi divertite? Questa camera è piccola per un solo essere vivente, figuriamoci cinque, e di quale civiltà! Neanche gli orsi bruni del bengala vivono così selvaggiamente! Non vi vergognate? Si, Niall, spargi pure le tue dita untuose sul muro che ho appena pulito, dai! E tu Liam, sempre ad aiutare! E voi due che state sempre per contro vostro! Anche voi vivete qua, che vi piaccia o no, se no andatevene da qui e prendetevi una casa tutta vostra, merda! Sono stufo di voi fottutissimi barbari insensibili!- e detto questo, uscì dalla stanza sbattendo la porta. Harry e Louis si guardarono allibiti, e Louis tentò di scherzare per allentare la tensione.
–Cristo Liam, ma cosa gli hai fatto, il lavaggio del cervello? Parla come te ormai!- Liam mollò il telefono sul letto (brutto segno), e –Ma che volete tutti da me? Io non ho fatto niente!- urlò prima di uscire dalla stanza. A quel punto Niall, davanti a due sbalorditi Harry e Louis, scese dal letto con il pollo sotto braccio e borbottò –Visto che si incazza se mangio qui, vado a mangiare in camera di Cher!-. Ovviamente anche lui uscì dalla stanza, lasciando Louis ed Harry increduli.
-M-ma che cosa abbiamo fatto?- balbettò Harry.
-Boh, mi sa che questa idea del parlare ai ragazzi non era proprio granchè, almeno oggi.- rispose Louis nervoso, mettendosi a sedere sul letto e torcendosi le mani. Harry prese posto vicino a lui, cingendogli le spalle con un braccio, e restarono così in silenzio per un po’.
-Ma noi cosa siamo?- disse ad un certo punto il riccio, con lo sguardo basso.
-Non lo so, qualcosa di bellissimo però.- sorrise Louis, e cerco di accarezzarlo, ma Harry gli fermò la mano.
-A me non basta sapere che stiamo bene insieme, Louis, lo capisci? Io voglio sentirmi dire che mi ami. Cosa siamo? Gay? Bisex? Caroline mi fa schifo, ma forse è perché mi minaccia. La mia prima ragazza mi piaceva, ma l’ho solo baciata. Come possiamo definirci? Mamma, ecco Louis, il mio compagno\fidanzato\migliore amico\collega? Come?
Louis gli prese le mani e parlò con calma. –Harry, non importa come ci chiamiamo. Noi abbiamo inventato un nuovo tipo di amore e lo stiamo vivendo adesso, cosa importa del resto? Vedrai che chi ci vuole bene ci capirà, gli altri sarà meglio se li perderemo.
-E le fans? Non possiamo dirglielo!
-Per ora aspettiamo, vediamo quando ci eliminano, se ci eliminano. Siamo ancora alla settima settimana, ne mancano ancora tre. Se arriviamo in semifinale, non lo diciamo a nessuno. Se ci eliminano questa settimana, facciamo coming-out. Okay?
-Okay. Mi prometti che andrà tutto bene?

Louis si intenerì e lo abbracciò forte. –Andrà tutto bene Harry, vedrai. Non aver paura. L’amore vince sempre.
Passarono altri minuti, e i ragazzi della band non si fecero sentire. Louis era molto pensieroso dopo la conversazione appena avvenuta, e ad un certo punto, giochicchiando con un ricciolo di Harry, gli chiese:
-Sei vergine, Harry?
Harry arrossì. –Perché questa domanda?
-Boh, giusto per sapere.
-Sì.
-Oh.
-Già.
-Hmm-hmm.
-E tu?
-Ehm…
-Allora?
-No.
-Ah.
-Già.
-Wow. Com’è stato? …bello?
-Dipende dai punti di vista… comunque era una bella ragazza, niente da dire.
-Chi, Hannah?
-No. Si chiamava Kyle. Avevo quasi diciassette anni. Non mi sono divertito più di tanto.
-E Hannah?
-No. Lei voleva restare vergine fino al matrimonio.
-Che cazzata.
-Già.
-Hmm-hmm.
-Louis?
-Dimmi, Harry.
-Ma… pensi che se ci baciamo facciamo peccato?
-No.
-Ah.
-Se ci amiamo non facciamo peccato, adempiamo al compito che ci ha dato il Signore.
-…
-Tu credi in Dio, Harry?
-Si. E tu?
-No.
-Perché?
-E’ un mucchio di cazzate.
-…
-…
-…
-…
-Louis?
-Sì?
-Ma cosa faremo quando usciremo da qui?
-Non lo so, Harry. Io voglio prendere casa a Londra.
-Anche io.
-…
-Perché non la prendiamo insieme?
-…
-…
-Sì, perché no!
-E la gente cosa penserà?
-Sai una cosa, Harry?
-Cosa?
-Pensi che se me ne fottesse qualcosa di ciò che pensa la gente andrei davvero in giro in pigiama, o con i mocassini e i pinocchietti, o con le bretelle a vista, o a fare l’idiota nei video diari?
-Sinceramente? No, Louis.
-E allora è perfetto.
-Perfettissimo.
-Louis?
-Dimmi, Harry!
-Ma tu mi vuoi almeno un po’ bene?
-No.
-Ah.
-Io ti amo, Harry Styles.
-…
-…
-Mi baci?
-Con piacere.

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Capitolo 7
*** Can't ever get it right, no matter how hard I try. ***


ANGOLO AUTRICE.
Finalmente una svolta, finalmente una svoltaaaaaaaaaa!
Spero di aver descritto bene il trauma. Amo questo capitolo, anche se è corto.
Rimango piacevolmente sorpresa ogni giorno per le persone conquistate dalla mia storia, ancora non ci credo *-*
Siete tutte fantastiche e speciali, spero che rimarrete con me, Louis ed Harry ancora per un po'.
Anche perchè non ho la minima intenzione di finire la storia, su word ho scritto venti pagine. 
Grazie. KEEP READING!
-Chia.x







Luci abbaglianti negli occhi, musica sparata nelle orecchie e sentimenti confusi nel cuore, i cinque ragazzi aspettavano il verdetto del pubblico.
Se fossero passati, sarebbero finiti tra gli ultimi due, in caso contrario… nessuno voleva pensarci. Ormai era la finale.
Si tenevano tutti per mano, i cinque ragazzi più Simon Cowell, il loro giudice, e speravano.
Ma il loro nome non fu chiamato. Tra urli di indignazione e lacrime, i ragazzi erano impietriti. Era davvero la fine.
Poi Zayn sembrò ridestarsi, afferrò un microfono e urlò ‘Questa non è la fine dei One Direction!’ ma i ragazzi non ci credevano. Era tutto finito.
Fecero i bagagli in un lampo, sperduti. Poi arrivò Simon, che disse loro che sarebbero rimasti a dormire a casa sua a Londra quella notte, e che poi sarebbero tornati a casa con comodo. Niall aveva un lungo viaggio da affrontare, e neanche gli altri erano proprio entusiasti di partire quella notte, quindi accettarono senza storie.
Uscì dalla stanza, e lo sentirono urlare al telefono con un agente.
-E’ tutto un complotto!- diceva. –Un fottutissimo complotto! La gente li amava! Sono eccezionali, e belli, e giovani, e nuovi, e diversi dalla merda che c’è in giro! Voti corrotti,paura! Le band ad x-factor non vincono mai, chissà perché! Sono stufo!
Ma ai ragazzi ormai non fregava più niente della giustizia. La gente non li amava, li aveva mandati a casa. Forse erano troppo piccoli o non abbastanza bravi. Ciò che importava ora è che erano fuori. Out. Finito. Presero le borse e, dopo due mesi e mezzo, affrontarono il mondo esterno per la prima volta.
 
 
A Londra pioveva, ma non sembrava importasse a nessuno. Londra era sempre lì, di sfondo, e vedeva passare vite e amori e cuori spezzati, e accolse fra le sue braccia grigie anche quei cinque ragazzi spezzati.
Simon li spedì direttamente a letto.
-Ho tre camere da letto: Louis da solo, per i piedi. Niall e Zayn al piano terra e Harry e Liam a quello superiore. Niente discussioni.
Nessuno ebbe niente da ridire, visto che i piedi di Louis non profumavano certamente di gelsomino, lo sapevano tutti.
-Su, filate a letto, e non preoccupatevi.
Così i ragazzi si misero a letto. Liam si addormentò quasi subito, e quando Harry lo chiamò per parlare, emise solo un grugnito. Così il riccio si infilò le ciabatte e una vestaglia e scese la scala per andare da Louis.
Lo trovò seduto a gambe incrociate su letto, la testa fra le mani.
-Ehi.- gli fece.
-Ehi.- rispose lui.
-Vieni sotto.- scoperchiò il letto e si infilò sotto il piumone, aspettandolo. Harry lasciò cadere la vestaglia e si infilò nudo sotto le coperte.
Trovò il petto caldo e rassicurante di Louis e lo strinse a se, in cerca di calore. Louis portò le sue labbra vicinissime al viso di Harry.
-Louis?
-Si, Harry?
-Che cosa faremo da domani?
-… ci ameremo, penso.- E per rafforzare il concetto gli diede un bacio.
Quella notte in cui avevano perso tutto, il loro futuro, la loro band, il loro mondo, i loro amici, il loro sogno, quella notte fuori da ogni schema, quella notte fredda e tristissima in cui Londra divenne candida di neve… quella fu la prima notte in cui fecero l’amore.

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Capitolo 8
*** Thank you for showing me who you are underneath. ***


WRITER'S CORNER!
Beh, che dire, siete tutti pieni d'amore verso di me, vi amo. Troppo.
In questo capitolo sono all'inizio sorprendentemente fluff, ma poi ci pensa Tommo a fare il coglione salvandoci dal romanticismo c:
Beh, capitoletto contrastante. E poi -SPOILER- fanno coming out. Vi rendete conto? Anche se lo fanno solo con gli altri tre idioti, è già un passo avanti. (ONE STEP CLOOOOOOOOOSER!)
Buona lettura e, come sempre, vi amo.
Sono le due e mezza di notte ma penso che aggiornerò ancora!
Chia.




Louis aprì gli occhi nella luce mattutina. Sbattè due volte le palpebre. Fissò il soffitto sconosciuto, azzurro cielo, e poi si girò su un fianco. Harry. Un sogno? Impossibile.
Le sue labbra piene, le ciglia lunghe che nascevano dalle palpebre socchiuse, le sue mani grandi lungo i fianchi scolpiti, era tutto troppo reale. Harry? Nel suo stesso letto?
Poi si ricordò. Si ricordò le luci lampeggianti negli occhi, le urla indignate dei fans, il pavimento che gli cedeva sotto i piedi. Il dolore immenso che si impossessava del suo cuore. Il senso di perdita.
E poi si ricordò della notte appena trascorsa, della dolcezza infinita, delle mani di Harry sul suo corpo e delle sue labbra sulle proprie. Del piacere immenso. Si era sentito a posto col mondo proprio nella notte in cui tutto il suo mondo era saltato in aria. E dai suoi occhi sgorgarono lacrime di tristezza e lacrime di gioia. Non aveva mai pensato che il suo cuore così piccolo potesse contenere dei sentimenti così immensi, così estremi. Amore e perdita. Dolcezza e dolore. Si era trovato in due giorni faccia a faccia con una realtà troppo grande per lui, l’eterno bambino, il peter pan della situazione, il diciannovenne che non voleva crescere.
Louis seppe finalmente che in quelle poche ore era cresciuto.
Rimase in silenzio per molti minuti, contemplando la mascella pronunciata di Harry, oppure i suoi talloni, e poi i pettorali appena pronunciati, i muscoli lunghi delle braccia, le ginocchia piene di cicatrici, i capezzoli, quattro, che sembravano bottoncini sparsi a caso sul suo corpo da un Dio folle. E quasi sobbalzò quando vide gli occhi di Harry che si socchiudevano, per poi aprirsi del tutto. Lo vide attraversare la fase della sorpresa, e poi del ricordo, proprio come aveva fatto lui poco prima. E poi lo vide rendersi conto che era nudo e scoperto, e lo ammirò mentre si tirava assonnato le coperte fin sulla testa, nascondendo il viso nel cuscino.
Era bello, Harry. Quel giorno i suoi occhi erano verdissimi per via del candore che entrava dalla finestra. Louis si alzò stupito, nudo e inerme nel freddo della stanza, e si avvicinò alla finestra. Poi finalmente capì: Londra era coperta di neve. Il bianco avvolgeva le macchine, le strade, gli alberi, i monumenti, stringendo tutto in un abbraccio gelato. Era da secoli che non nevicava a Londra; la pioggia grigia e monotona aveva battuto per troppo tempo su ogni cosa, rendendola triste.
Poi Harry, completamente avvolto nella coperta, lo raggiunse pian piano vicino alla finestra, e osservarono abbracciati la neve che cadeva. A Louis sembrava troppo perfetto quel momento, e decise di spezzarlo con la sua solita ironia.
-Ci eliminano da x-factor e nevica! Wow, mi sa che anche Dio è dalla nostra parte!
Harry lo prese per mano e lo riportò sul letto, avvolgendolo con la coperta e poi con le sue braccia. Restarono così per un lungo momento, interrotto da una cuscinata. Sì, perché Harry, il solito stupido piccolo Harry, aveva voglia di giocare. E aveva tirato una cuscinata dritta in faccia a Louis. Ma non sapeva ancora a cosa andava incontro.
Louis, Re dei cuscini, Signore della lotta, si era allenato anni e anni con le amiche delle sue sorelle ai loro pigiama party per raggiungere l’apice della bravura.
Così, sapendo di avere già la vittoria in pugno, si mise a cavalcioni del povero Harry e gridò:
-Vuoi la guerra? E guerra sia!
E gli appioppò una cuscinata letale dritta nei paesi bassi. Harry urlò come una ragazzina e si armò di tutto ciò che aveva sotto mano, e cioè: una mela morsicata, un pacchetto di marshmellow scaduti due giorni prima (si, anche i marshmellow scadono prima o poi), una copia di vogue di Novembre, il cuscino e la coperta. E scaraventò tutto addosso ad uno sbalordito Louis (non necessariamente nell’ordine indicato), riducendolo ad una discarica umana. Allora il maggiore, con un finto grugnito di sforzo, lanciò in aria tutto, diede un morso alla mela e restituì il favore a Styles con un cuscino dritto in faccia. Peccato però che l’impatto fu così forte da bucare l’arma del delitto, e in breve i due ragazzi si trovarono stesi sul letto con l’affanno, completamente nudi e coperti di bianco come se nevicasse anche dentro la stanza.
 
 
Niall entrò per primo, trafelato, nella stanza semidistrutta, indirizzando a Louis e Harry un ‘che succede, ragazzi?’. Poi a ruota lo seguì Liam, e dopo qualche secondo Zayn. In effetti l’sms criptico che il più grande aveva mandato pochi minuti prima ai tre membri della band era abbastanza allarmante. ‘Raggiungeteci in camera mia al piano di sotto, abbiamo una cosa importantissima da dirvi. Fate in fretta.’, recitava.
I loro tre migliori amici, che sapevano quasi tutto di loro, li stavano fissando in attesa. Harry guardò negli occhi Zayn e capì che aveva capito.
Fu Louis a prendere parola.
-Vi dobbiamo dire una cosa importante. Anche ora che non sappiamo cosa faremo, rimarremo sempre una band. Vero?- gli altri ragazzi annuirono.
-E come band, per lavorare insieme, dobbiamo conoscerci al massimo, vero?- disse ottenendo una seconda risposta affermativa.
-Ecco. – prese parola Harry, guardandolo negli occhi per farsi forza. – quindi c’è una cosa che dovreste sapere. Io e… io e Louis stiamo insieme.
Niall li guardò allibito, e poi balbettò: -Ins… insieme?
-Si, Niall. Insieme. Come William e Kate. Come Topolino e Minnie. Ci siamo nascosti fino ad ora. Ma adesso che è tutto finito pensavamo fosse giusto dirvelo.
-Ragazzi,-
intervenne Zayn, pacato. – io sono felice per voi. Ci ho messo un po’ a digerire l’idea, ma di sicuro proprio io non posso avere pregiudizi. Siete meravigliosi insieme, e io credo in voi.
-Tu… tu lo sapevi?- prese parola Liam scioccato.
-Diciamo che ho asciugato le lacrime di Louis e saputo il segreto di Harry e Caroline per primo.- sorrise lui.
-E’ un po’ strano, ma in realtà sembravate troppo amici. Così si spiegano molte cose. Tipo la notte in cui non siete tornati in stanza. O adesso. Aspettate un attimo, CHE DIAVOLO E’ SUCCESSO IN QUESTA  CAMERA?
Harry sorrise. Liam doveva tirare fuori il suo spirito da mammina apprensiva anche mentre loro facevano coming-out, rischiando di mandare a pezzi la band.
-Ehmm…- borbottò Louis, -una piccola battaglia.
-Piccola?- rise Zayn. –avete devastato tutto!
-Ma quindi siete gay?- se ne uscì Niall, ancora piuttosto scioccato dalla notizia.
Cazzo, aveva toccato un punto dolente. –In realtà non lo sappiamo.- dissero nello stesso momento, poi si guardarono, sorrisero e Louis continuò.
–In realtà non lo sappiamo. Sappiamo solo che ci amiamo. Io le ragazze ora che ci penso non le ho mai guardate veramente, e fare l’amore con Kyle mi ha più… schifato che appagato. Ma c’è voluto Harry per farmelo capire.
-A me le ragazze non fanno proprio schifo. Mi fa schifo Caroline però.

Esplosero tutti in una risata generale. Harry era soddisfatto: si capivano a vicenda, gli altri avevano compreso, si volevano bene come prima. Non era cambiato assolutamente niente. E in più si era tolto un peso dallo stomaco.
Così, con la telepatia che avevano tutti e cinque, si alzarono e si strinsero in un abbraccio che valse più di mille parole.

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Capitolo 9
*** I'll find the words to say before you leave me today. ***


Il mio aaangolo.
VI AMO, NON HO PAROLE PER DIRVELO. Voi e  questa storia siete diventati importantissimi, e si sta rivelando una long long long. Questo è un capitolo di transito, ma nel prossimo capitolo... VEDRETE SCINTILLE! Non vedo l'ora di postarlo, pensate che ridevo mentre lo scrivevo...
Ah, oggi ci sono state le prove del flash mob dei oned in puglia, ci siamo divertite un sacco!
Se siete directioners pugliesi il flash mob è il 2 settembre a Bari, iscrivetevi al gruppo '1D PUGLIA ITALY'♥
Grazie per tutto l'appoggio e la vicinanza di Sara, Anastasia, Simona, Beatrice, Piergiulio e di tutti i ragazzi di efp. Vi voglio davvero bene.♥
Chiara.:)x
ps Zayn scazzato è da amare. lol





Era il litigio più brutto che avessero mai fatto, ma Harry non cambiava idea. La loro relazione doveva rimanere nascosta. Conosceva Louis, e sapeva che per ripicca avrebbe potuto tranquillamente informare il mondo intero del fatto che stavano insieme, senza che la sua coscienza ce ne rimettesse.
Era un bambino, e come tutti i bambini, poteva provocare danni più grandi di quello che pensava.
Gli mancavano già le sue spalle e i suoi occhi… dalla notte precedente, in cui aveva conosciuto il suo corpo, non riusciva a stargli lontano. Eppure avevano entrambi bisogno di riflettere.
Così, quando Simon gli propose di rimandarli a casa per un mese prima dell’inizio del tour, accettò immediatamente, seguito dagli altri quattro.
Un mese di tempo era perfetto. Si sarebbero chiariti le idee. Tutti.
I saluti furono veloci alla stazione di Londra, e Louis ovviamente non lo degnò di uno sguardo. Era proprio una ragazzina smorfiosa e permalosa.
-Ci vediamo tra un mese!- urlò ai suoi migliori amici e al suo ragazzo mentre saliva sul treno per Holmes Chapel e si lasciava tutto alle spalle.


 
                                                                                                                               ***
 
 
Un mese dopo, il sole caldo di Bath splendeva su Louis, che camminava a passi piccoli verso l’insegna ‘SUBWAY’.
Si chiese il perché di quell’appuntamento così insolito per incontrare tutti gli altri di x-factor, alla fermata della metropolitana del centro di Bath.
C’era già qualcuno: Mary Byrne, Rebecca Ferguson, Matt Cardle e Cher. Salutò tutti con gioia, e Matt anche con un po’ di imbarazzo, perché aveva vinto lui lo show. Mentre Cher e Rebecca chiacchieravano, vide Savan che sbucava da dietro un angolo e lo raggiunse. Si abbracciarono forte, e poi iniziarono a sfottersi come facevano ai ‘vecchi tempi’.
Intanto ecco le Belle Amie, e poi Liam. Louis salutò prima le ragazze, e poi tenne stretto l’amico per un tempo interminabile.
Ovviamente si erano sentiti per messaggi e e-mail, ma gli era mancato tantissimo. Liam sospirò, lo baciò sulle guance e gli raccontò che aveva conosciuto una ballerina di x-factor, Danielle, che era molto bella, e che lei era nel tour, e che quella sera forse sarebbero usciti, e che non aveva idea di che mettersi, e che era un sacco emozionato e… Louis dovette stopparlo per smettere di ridere.
-Calma amico! Sono molto contento per te!
-Grazie! E… e tu, sul fronte amoroso?

Immediatamente Louis si incupì. –Come un mese fa, sono solo sbollito un pochino.
-Dovreste davvero parlare, tu ed Harry.
-Tu l’hai sentito?
-Sì, praticamente ogni giorno. Dice che è tutto tranquillo, che l’hanno trattato benissimo e che i suoi amici non sono scomparsi oppure impazziti.
-E…
-No. Niente… relazioni. O cotte. Almeno da cosa dice. Si vede che, beh, ti ama. Non farebbe mai una cosa del genere.
.-Ah. Grazie, Liam. Davvero.
-E di ch… Nialler!

Un ragazzo biondo si avvicinava a loro a grandi passi, e gli corsero incontro per poi abbracciarlo.
Niall fece finta di soffocare e lanciò qualche frase di protesta.
-Wow, hai ripreso del tutto l’accento di Mullingar!- notò Liam.
-Davvero? Beh, spero di non perderlo presto, perché i miei quasi non mi facevano entrare in casa quando hanno sentito come parlavo!- gettò il capo in dietro e rise forte. Niall aveva una risata che veniva dritta dal cuore, ed era contagiosa. Così ben presto si ritrovarono tutti e tre a ridere a crepapelle senza un motivo preciso, facendo l’ennesima figuraccia in pubblico.
Poi ecco Zayn ed Harry. Harry era diventato ancora più bello. Gli erano cresciuti i capelli, e ora gli incorniciavano il viso. Si scostava continuamente un ciuffo ribelle mentre camminava per la stradina diretta alla fermata della metro, sovrappensiero. Zayn gli camminava affianco, con la sigaretta in bocca.  Li avvolgeva una nuvola di fumo, facendoli sembrare una specie di miraggio.
Niall corse incontro ai due amici, impaziente di abbracciarli, mentre il più moderato Liam rimase al fianco di Louis, aspettando che arrivassero al punto di raccolta.
Poi Zayn, Harry e Zayn raggiunsero gli altri due alla fermata. I saluti furono affettuosi, specialmente tra Liam e Zayn, e poi Liam iniziò a raccontare a tutti di Danielle. Si vedeva che era veramente felice. Louis lo invidiava davvero, erano mesi che non gli brillavano davvero gli occhi.
Arrivò il momento tanto temuto sia da Louis sia da Harry, quello di doversi salutare. Louis aveva una voglia matta di abbracciare il più piccolo, ma il suo orgoglio glielo impedì.
Harry d’altro canto voleva baciarlo più di ogni altra cosa al mondo, ma temeva  che Louis l’avesse schiaffeggiato. Rise da solo della sua situazione. Era di fronte al suo ragazzo, però non si parlavano da un mese e non poteva baciarlo. Fantastico.
Louis fece due passi verso Harry, indeciso. Gli stava salendo la rabbia che aveva provato un mese prima. Per Harry contava più la band di loro. Inaccettabile. E Simon era uno stupido vecchio omofobo. Li avrebbe mandati tutti male in quel momento, se non fosse per l’amore verso Harry e per l’amicizia verso gli altri.
-Vieni.- gli disse Harry senza guardarlo negli occhi, posandogli una mano sul braccio.
 
 Ma una voce, quella di Simon per la precisione, li fermò.
-Ragazzi- li apostrofò scrutandoli con sospetto, e fissando con ripugnanza la mano di Harry sul braccio di Louis, -dobbiamo andare o arriveremo tardi a Londra!. Sono contento di vedervi, ma potrete benissimo parlare nel pullman con gli altri.
Quelle parole misero fine a ogni possibile via di fuga, e costrinsero gli imbarazzati ragazzi a dirigersi verso il pullman senza protestare. Simon non era un manager, era anche un padre, un po’ chiuso e bigotto, ma sempre un padre.
Proprio mentre Louis saliva l’ultimo gradino per dirigersi nella vettura, lo stesso Simon gli sussurrò all’orecchio un ‘Non deve saperlo nessuno, neanche gli altri concorrenti di x-factor’, per poi dargli una pacca amichevole sul sedere, ricevendo oltretutto un'occhiata indignata da Harry. Louis stava per sputargli in faccia dalla rabbia.
Come osava quel vecchiaccio dargli ordini e trattarlo così solo perché era il suo capo di lavoro?
Harry invece, che aveva già preso posto, aveva capito benissimo come andava avanti il corrotto mondo dello spettacolo: i potenti ordinano e tu esegui senza discutere.
Solo così, triste ma vero, si poteva andare avanti. E in quel momento si promise con tutto se stesso che avrebbe cercato di convincere Louis della verità di quel pensiero.
 
Il viaggio per Londra fu breve e tranquillo. A Zayn sembrava di essere tornato alle elementari, nell’autobus degli scout: tutti che cantavano a squarciagola classici della musica. Solo che quella volta i partecipanti andavano dai 15 ai 50 e passa anni, e che erano ovviamente tutti intonati.
Ogni tanto Niall, col naso appiccicato al finestrino, mandava un urlo per segnalare che erano passati davanti a un Nando’s.
Zayn non poteva capire come un luogo di ristorazione potesse creargli tanta gioia, e un po’ era invidioso: lui non riusciva ad entusiasmarsi per niente.
Gettò uno sguardo indietro, dove erano seduti Louis e Liam, e li vide assorti in una conversazione sulla capacità drenante delle carote.
Ma possibile che era l’unico che non stesse pensando al cibo?

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Capitolo 10
*** There's nothing funny, so we laugh at nothing. ***


My corner♥
Beh beli e bele. Simon è lunatico, sisisi. Sono tutti un po' scemi. E Harry preoccupato per la band è così tenero. :3
Grazie per tutti i complimenti, YOU LIGHT UP MY WORLD LIKE NOBODY ELSE!
KEEP READING!
-Chia.xoxox


Harry non riusciva proprio ad ascoltare Simon con Louis accanto, e decise di fingere di soffiarsi il naso per mascherare la ridarella che si stava impossessando di lui.
Colse giusto qualche parola del giudice, come ‘irresponsabili’, ‘bambini piccoli’ e ‘bordello’, e gli bastarono quelle e il suo tono rabbioso per capire che li stava sgridando. 
Era un po’ esagerato. In effetti la camera di Louis dopo il loro giochetto non era un bello spettacolo, ma infondo non c’era bisogno di scaldarsi tanto. Erano solo un po’ di piume. E qualche pagina strappata. E qualche, molti, marshmellow sparsi un po’ ovunque. E qualche trave del letto rotta. E una molla saltata. 
Fece appena in tempo a sentire Louis che spergiurava che, parole testuali, ‘avrebbero ripagato il letto appena il loro primo singolo fosse uscito, perché ovviamente avrebbero sfondato’. Quest’ottimismo fece calmare un po’ Simon, che grazie a non so quale divinità cambiò argomento.
-E’ proprio di questo che volevo parlarvi.- disse imperscrutabile, abbandonandosi sulla poltrona di pelle del suo ufficio. –Ma mi servono anche gli altri tre ragazzi.- Si voltò verso un domestico e gli fece un cenno. –Robin, vai a chiamare i tre ospiti delle stanze di sopra.
Poi prese in mano l’iPhone e ignorò deliberatamente Louis e Harry, aspettando l’arrivo di Niall, Liam e Zayn.
Che arrivarono trenta secondi dopo.
Simon con uno sbuffo abbandonò il telefono e li guardò negli occhi ad uno ad uno.
-Ho delle… notizie.
-Notizie buone?- chiese Niall con il suo solito approccio diretto.
-Si, Nialler, notizie buone.- sorrise Simon. –Ho parlato con gli agenti della Syco e… sembrano intenzionati a firmare un contratto discografico.
-Con noi?- esclamò Zayn a bocca aperta.
-Esatto, con voi. Vi hanno notati e dicono che potreste vendere. Tra un mese inizia l’x-factor tour, e appena finite potrete registrare il primo singolo, se accettate. Ovviamente dovete tenere conto che…
-ACCETTIAMO!- 
esplosero contemporaneamente i cinque ragazzi, i sorrisi stampati sul volto ancora incupito dagli avvenimenti recenti.
-E allora abbracciatemi!- disse Simon,dirigendosi verso di loro. Era il secondo abbraccio di gruppo della giornata ma, mentre il primo serviva ad accettarsi e consolarsi, questo serviva solo a passarsi la gioia di cuore in cuore.
Uscirono dall’ufficio di Simon come cinque ragazzine eccitate dopo il primo appuntamento, gli occhi sfavillanti.
-Vi rendete conto? Un contratto con la Syco!
-Allora non è tutto perduto!
-Diventeremo famosi, anche in America!
-I testi li scrivo io!
-No, io!
-E l’album come lo chiamiamo?
-E se non piace?
-E voi come fate con i fans? Glielo dite che state insieme?
-Chi sta insieme a chi?-
 Simon. Occazzo. La loro vita era finita. FI-NI-TA.
-Io e Harry. Stiamo insieme.- disse Louis. Harry l’avrebbe picchiato: ma come si permetteva? Avrebbe dovuto negare!
-State INSIEME?-. Calò un silenzio imbarazzante, mentre Harry progettava la morte di Louis.
-No. Non va bene sul serio. L’immagine che dareste non sarebbe sana, no.
-L’immagine dell’amore non sarebbe sana, Simon?-.
 Louis alzò il tono di voce e si avvicinò al suo giudice, le mani strette a pugno.
–Ci suggerisci di mentire alle nostre fans? Di farci conoscere per quello che non siamo?
-Esattamente, Louis. Se questo potrebbe rendervi più commerciali, va fatto.
-A me non frega un emerito cazzo di vendere delle fottutissime copie di un album, se non posso essere me stesso con le mie fans.
-Se solo un’anima viene a sapere che state insieme direte addio al contratto. Discorso chiuso.- 
e si chiuse la porta alle spalle con rabbia.
Nessuno osò parlare. Tutti tornarono alle proprie camere, persi nei propri pensieri.
Harry ci pensò e ci ripensò, ma non era d’accordo con Louis.
-Louis, non pensi che abbia ragione Simon?
-Assolutamente no. Non mento alle mie fans. E tu dovresti essere dalla mia parte, visto che siamo una coppia.
-Dico solo che non dovremmo compromettere la nostra immagine per uno stupido capriccio.
-Uno stupido capriccio? Tu una relazione che dura tre mesi la chiami uno stupido capriccio?
-Non intendevo la nostra rel…
-Sì Harry, tu intendevi esattamente quello! Io per te sono uno stupido capriccio?
-No, Louis, io ti…
-Tu cosa? Ti vergogni di me? Vuoi che ci lasciamo? Sei sempre il solito stupido testone ambizioso. Hai fatto di tutto per la band. Anche stare con Caroline. Ma io non sono come te. Non sacrifico me, noi, per una stupida band.
-Infatti della band non te ne è mai fregato un cazzo! Sei solo un egoista! Simon sa cosa è meglio per noi!
-No, Harry, noi sappiamo cosa è meglio per noi, chiaro?

E Louis uscì dalla loro camera di corsa, senza voltarsi indietro.

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Capitolo 11
*** I have never had the words to say. ***


ANGOLO SCRITTRICE.
Alors, questi capitolo lo amo, vi avviso. Lo amo dal profondo del mio cuore. Come amo voi che recensite\mi mandate messaggi privati, siete tutti stupendi. Le cose stanno prendendo una piega interessante, e non vedo l'ora di pubblicare il 12..!
Mi spiace se è un po' lungo, ma avevo bisogno di scrivere tanto. Vi voglio troppo bene.
Grazie.
Chiara.♥




Harry era seduto vicino a Mary, un donnone energico con una voce potente, ma avevano già esaurito gli argomenti di conversazione dopo dieci minuti: così si ficcò gli auricolari nelle orecchie e si rintanò a pensare per conto suo.
Louis era uno stupido egoista, che pensava solo alla sua relazione invece di pensare al bene della band. Era sempre stato così, da quando si erano conosciuti: Louis aveva la capacità di scombussolare le persone. Era bastato un suo sguardo per far dubitare ad Harry della sua sessualità! Una frase per convincere il mondo intero ad inviargli delle stupide carote! E poi era ottusamente coraggioso. Harry non avrebbe mai avuto il coraggio di parlare così a Simon, Simon che aveva in mano il loro sogno, e che solo chiudendo un po’ il pugno avrebbe potuto distruggerlo, quel sogno così fragile. Eppure Louis si era battuto per la sua causa e non era stato zitto.
A pensarci bene, loro due erano opposti: Harry calmo e riflessivo, Louis ottuso e impulsivo; Harry quasi responsabile, Louis incosciente; Harry pieno di pudore, Louis che avrebbe sbandierato i loro fatti ai quattro venti senza problemi.
Il problema, quindi, il nocciolo della questione, l’ago nel pagliaio, il nucleo del discorso, l’ostacolo era solo uno: che Harry amava Louis e Louis amava Harry.
Gli faceva quasi male pensarci, come se il suo cervello respingesse ogni possibile causa di dolore. Perché se Harry l’avesse avuta vinta, avrebbero dovuto nascondersi. Non si sarebbero potuti toccare ne abbracciare in pubblico. E in pubblico ci passavano in media dalle 6 alle 8 ore al giorno tra live, concerti, interviste, riunioni, registrazioni, meet&greet, singing eccetera. Un tempo infinito. La mente di Harry si rifiutò di analizzare quello strazio e si annebbiò, spedendolo direttamente tra le braccia di Morfeo.
 
Louis si stava innervosendo perché aveva Harry a meno di tre metri di distanza e non poteva fargli niente di ciò che avrebbe voluto fare, cioè a) ucciderlo o b) baciarlo, perché in entrambi i casi sarebbe stato un gesto immorale e illegale. Che situazione. Si scostò un ciuffo dai capelli, immaginando un mondo parallelo in cui Harry non se ne fotteva niente degli altri e andavano in giro per le strade di Londra mano nella mano. Sarebbero stati la coppia, perché ormai erano una coppia e Louis sorrideva sempre quando ci pensava, più bella di tutte.
Louis era gay, fottutamente gay, e non vedeva l’ora di urlarlo al mondo. Ma c’erano prima un paio di ostacoli da superare, tipo Simon e il contratto e il suo intero futuro. Niente di importante, insomma.
Il problema di quel grande testone riccioluto di Harry era che aveva una paura matta, quasi fobica del giudizio degli altri. Non a caso non esprimeva mai pareri drastici, e cercava di andare sempre d’accordo con tutti.
Stupido, stupido, stupido, adorabile Harry.
Si girò di scatto, preso da un impeto di nostalgia, e lo guardò: era steso su un fianco, abbarbicato al sedile come un koala, e aveva le palpebre chiuse e le gote rosse. Louis amava guardare Harry mentre dormiva. Quando condividevano la stanza di x-factor, quando nessuno, neanche Louis ed Harry, sapevano di amarsi, Louis si svegliava nel pieno della notte per un incubo, gli bastava guardare Harry che dormiva per calmarsi.
Ma ora avevano litigato, quindi si rigirò, e incontrò lo sguardo di Liam. Era uno sguardo alla ‘losocosastaipassandomadevimettereiltuoorgogliodaparteperilbenenostroedituttalaband’.
Sì, è un po’ assurdo pensare di fare un discorso con lo sguardo, ma Liam era capacissimo di farlo, specialmente quando voleva rimproverare gli altri, da bravo daddy-directioner.
Louis gli rispose con un’occhiata alla ‘andatevenetuttiafanculo’, e Liam rispose con un altro sguardo alla ‘l’unicochedovrebbeandareafanculoseituconharrymanonstatepiùinsiemepercolpatua’ che decretò la vittoria del ragazzo di Wolverhampton.
 
Dopo l’acceso scambio di sguardi tra Louis e Liam, il viaggio si concluse senza altre complicazioni, tranne Nicole che aveva pestato un escremento di cane durante una pausa e che diffondeva l’odore delizioso per tutto l’abitacolo, Simon che aveva litigato per telefono con un dipendente e urlava parolacce a chiunque nel raggio di 30 metri, Rebecca che aveva scoperto nella sua borsa il pannolino sporco di suo figlio, Zayn che era andato in panico perché l’aria che proveniva dal finestrino gli aveva rovinato il sacro ciuffo, uno stuolo di parrucchiere che rimediava ai danni dei capelli di Zayn, Niall e Perrie che erano stati presi da un’attacco di ridarella acuta dopo aver letto una barzelletta su barzellette.com e l’autista che era entrato in panico perché un gatto nero aveva attraversato la strada.
Insomma, niente di grave.
Poi la gente chiede perché i cantanti sono nervosi o si suicidano.
 
In tutto questo, Harry aveva continuato beatamente a dormire, e Louis se ne accertò con una seconda occhiata circospetta. Aveva continuato a dormire con quel bordello. Era proprio un bambino.
 
-Mi stai sul cazzo.- esordì Harry entrando nel camerino alle spalle di Louis.
-Anche tu, non sai quanto.
-… beh, quindi in pratica mi ami tantissimo?-. Puttana. Harry Styles era proprio una puttana. Ti cadeva un meteorite in testa? Harry Styles sorrideva e faceva finta di niente.
Avevano litigato gravemente e non si erano parlati per un mese, e lui se ne usciva con queste frasi assurde. Grazie a Dio Louis non era permaloso, e stava al gioco.
Qualsiasi altro essere umano con un minimo d'amor proprio l’avrebbe mandato a fanculo senza tanti complimenti.
-No, ho detto che mi stai proprio antipatico in effetti.
-Anche quando ti faccio un pompino?- sorrise lui innocentemente, come se avesse detto la cosa più naturale al mondo. Louis non riusciva neanche a pronunciarla quella parola. Sfacciato. Era l’unica parola che gli veniva in mente.
-Beh, quello è un altro caso…- esitò Louis mordendosi il labbro inferiore.
-Vaffanculo, Louis! Sei una vera troia!- rise Styles riversando il capo all’indietro.
-Cristo, Harry, è che se non vuoi dire a nessuno che ci amiamo io penso che non mi ami!
-Ah, è così? Beh, ti ricrederai.-
sorrise enigmatico lui, e uscì dalla stanza.
-Dio, Harry, no! Non fare cazzate!- urlò Tomlinson alla porta chiusa.

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Capitolo 12
*** Words will be just words 'till you bring them to life. ***


 ma corner.
HELLO EVERYONE!
Questo è il penultimo capitolo che ho già scritto, poi aggiornerò man mano che scrivo. Ho deciso che per un po' non aggiornerò, voglio conquistare prima nuovi lettori. Quindi se conoscete Larry-shippers, passate parola, ci conto. 
Le prove del flash mob sono state divertentissime, spero che tutti nella vita facciano almeno un flash mob. Anche se un directioner boy mi ha detto che sono uguale spiccicata ad Eleanor, che per me è un insulto, così l'ho mandato male .O.
Btw nel prossimo capitolo arriva la nostra "amata" beard (con la lettera minuscola), il Nulla Supremo, quindi tenete il fiato sospeso e keep reading.
Harry in questo capitolo combina un bordello.
Grazie per i nuovi e per i vecchi lettori, grazie a voi sono già al 12esimo capitolo di questa cagatina. :3
Loooooooooove ya so much.
Chiara.

piesse: faccio le quattro\cinque di notte ogni giorno per scrivere, guarda caso l'ispirazione mi viene sempre di notte (mattina presto), che paraculo la mia vita, no?♥





L’intervista sarebbe iniziata tra pochi minuti, ed Harry ancora non si faceva vedere.
Liam e Niall erano seduti sul divanetto dello studio di Londra, e Zayn e Louis su due poltrone di fianco a loro. Mancava solo Harry.
L’intervistatore arrivò puntuale, seguito dai cameramen, e si preparò ad andare in scena.
Styles entrò nella stanza appena in tempo,e Niall gli fece segno di sedersi vicino a lui sul divano, ma l’altro scosse la testa e si accomodò sul bracciolo della poltrona dov’era seduto Louis, con un sorriso smagliante.
Si avvicinò all’orecchio del più grande e gli sussurrò:
-Simon non vuole che diciamo al mondo che ci amiamo? Beh, allora facciamoglielo capire.
Louis ebbe appena il tempo di rispondere con un ‘No, Harry, che cazzo…’ che l’intervista iniziò.
Era nella merda. Louis sapeva che se Harry Styles si metteva in testa una cosa, faceva di tutto per realizzarla.
Harry rispose alla prima domanda, chi curava il loro outfit.
-Beh, ovviamente io mi vesto completamente da solo! E passo tutto il giorno allo specchio! Tutto. Il. Giorno!- disse scandendo le parole nel modo più gay del mondo.
-Louis, che è sempre con me, ve lo potrà confermare. Vero, Boobear?-gli sorrise solleticandogli un braccio. Louis arrossì. Tra Milward e Boobear era una bella gara. Così si vendicò.
-Certo, Harold Edward Milward Styles. Oh, ho detto Milward?-si portò le mani alla bocca con un segno di finto rammarico. –Non intendevo dirlo, mi spiace!
-Tranquillo, Boo.- sorrise Harry, con sguardo omicida negli occhi.
-Piuttosto, John,-fece all’intervistatore, -perché non ci chiedi dell’amore? Infondo lo sappiamo tutti perché sei qui. Gossip, gossip, gossip.- ancora quell’aria così gay. Era talmente gay che Louis l’avrebbe sbattuto al muro seduta stante.
L’intervistatore, confuso dal comportamento del ragazzino, borbottò spaesato per poi fissarlo allibito.
-Per esempio,-continuò Harry imperterrito, -perché non chiede al nostro Louis della sua vita amorosa? Scommetto che avrà molte sorprese.- ridacchiò divertito. Poi si alzò, fece il giro della poltrona e si andò a sedere dritto in braccio al povero Louis, che intanto era entrato nel panico.
Era come se si fossero scambiati i ruoli: Harry era sfacciato e super gay e Louis era imbarazzato fino al midollo.
Harry sorrise come se niente fosse, mentre l’intervistatore non poteva credere ai propri occhi, Liam li fulminò con uno sguardo omicida e… Harry baciò Louis. Davanti a tutte le telecamere.
Louis ricambiò il bacio con gli occhi spalancati, senza poter fare nient’altro, ma poi iniziò a venirgli da ridere, quindi si staccò da Harry e iniziò a ridere, dicendogli:
-Brutto coglione, hai appena fatto quello che stavi cercando di evitare!
Ma alla parola ‘cercando’ Simon entrò nello studio infuriato, interruppe le riprese e mandò tutti a casa urlando.
Cazzo, si erano dimenticati di Simon. Bel problema. E chi glielo spiegava adesso?
Harry impallidì, e scattò in piedi.
L’uomo quasi paterno che avevano imparato a conoscere era diventato una belva, che li acciuffò per le orecchie e li sbattè fuori dalla stanza, per poi seguirli.
-Ma cosa cazzo avete in testa, brutti froci di merda? Vi siete resi conto? Harry, tu eri l’unico che sembrava capirci qualcosa, e invece… ti sei visto?
In quel momento arrivò Savan, che cercò di placarlo.
-Dai Simon, stai facendo una tragedia, sono ragazzi…
-Sono ragazzi UN CAZZO! E’ gravissimo! Hanno rovinato tutto! Ora andatevene, devo parlare con Savan per decidere il vostro futuro. USCITE DI QUI ADESSO!
E i due ragazzi uscirono dalla stanza, allibiti e addolorati.
 
Harry si stringeva a Louis nel corridoio, incurante degli sguardi di rimprovero delle assistenti.
-E’ che ho fatto un casino! Non dovevo!-disse, e fu sopraffatto da un singhiozzo.
-Harry, il problema non sei tu. E’ questo mondo di merda. Il vero problema è che le nostre fans sono al 90% ragazzine in calore che ci scoperebbero volentieri e al 10% persone che ci accetterebbero. E’ colpa mia, sono stato io a spingerti a farlo.
-Non è –sigh- vero! Io volevo solo –sigh- farti vedere che ti amavo. E ora la band è…-e non ebbe la forza di continuare, perciò nascose il viso nel petto di Louis.
-Amore, stai calmo adesso. Andrà tutto bene, Harry, vedrai.
-Come mi hai chiamato?
-…Harry?
-No, scemo, prima.
-…
-Amore.-e sorrise fra le lacrime.
-E’ che non mi importa di niente, piccolo, non ho bisogno di soldi e fama e contratti e fans in delirio, se ho te.
 
Poco dopo gli altri li raggiunsero in corridoio, ancora frastornati, e senza una parola li abbracciarono.
Dopo un po’ Niall prese coraggio. –A noi non importa… della band. L’importante è che voi siate felici.
In quel momento Savan uscì dalla porta, e con un’espressione indecifrabile li invitò ad entrare.
Simon era seduto su un puff, la testa fra le mani.
-Ho messo le mani sul nastro. Non lo trasmetteranno. Ma è l’ultima, e dico ultima, possibilità che vi do. Tradite la mia fiducia solo un’altra volta e siete fuori. Chiaro?
Harry e Louis annuirono, mentre gli altri si fissavano le scarpe.
Quello fu il giorno in cui capirono che per tenere in vita la band avrebbero dovuto nascondersi.

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Capitolo 13
*** Closer, maybe we'll be closer, stronger than we were before. ***


WRITER'S CORNER per la vostra gioia.
Ho iniziato ad aggiornare un po' più lentamente, così vi 'godete' (ahahahahahah no.) meglio la storia.
Questo è il secondo vero capitolo di transito segnato solo da una BUM! eleanor calder. Scusate se lo scrivo con la lettera minuscola, è che il mio rispetto per lei è pari a zero.
Se siete calderators, calderics o come cappero vi chiamate, non rompete il cazzo con le recensioni indignate, ohyeah.
La dipingo intelligente come penso che sia :)
Scusate se vi posto sto capitolo corto, ma il successivo sarà forse il mio preferito in assoluto, quindi ve lo faccio leggere a parte.
Conquisto ogni giorno nuovi lettori, mi sento così felice, perchè è questo quello che mi piace fare.
P.S. Passo il mio tempo facendo video Larry con le gif di tumblr e le canzoni strappalacrime di Ed Sheeran in questo periodo, #sputtaniamociallegramente.
Vi amuuuzzo dà mòrììrè xdxdxd (no serio, vi amo beelli.)
Chia.





Nei mesi seguenti le cose, da un certo punto di vista, si aggiustarono. O almeno si stabilizzarono.
Il tour era finito, e aveva portato via con se molti rancori. Simon si era calmato e Louis ed Harry si erano rassegnati a vivere la loro relazione in silenzio.
Gli altri ragazzi si erano abituati a vederli insieme, in un certo senso gli faceva anche piacere.
Liam era sicuramente il più imbarazzato quando si parlava di cose intime, ma nel complesso lo sopportava bene.
Louis ed Harry avevano preso casa a Londra, insieme.
Avevano firmato il contratto con mano sicura, e stavano vivendo probabilmente il periodo migliore della loro carriera.
Tutto sembrava essere abbastanza stabile.
E poi accaddero due cose: uscì il loro primo singolo e Simon presentò loro Eleanor Calder.
Era un’afosa giornata di metà settembre, e Simon raccolse i cinque scalmanati nel suo studio. Louis ed Harry entrarono per ultimi, mano nella mano, con le occhiaie per la notte precedente. Harry si accostò al fidanzato per dirgli qualcosa nell’orecchio, e l’altro emise un risolino isterico.
In fondo allo studio c’era una ragazza. Avrà avuto 18 anni, con i capelli lunghi e scuri e gli occhi castani. Non era bella, ma aveva un bel fisico. Simon la presentò ai ragazzi come Eleanor Calder.
Niall lanciò a Louis un’occhiata perplessa, che rispose con un’occhiata altrettanto perplessa.
Poi Simon si schiarì la voce, e disse:
-Lou, da oggi in poi Eleanor sarà la tua ragazza.
Louis per poco non si strozzò con la saliva.
-Scusa Simon, non ho capito bene. Ra… ragazza?
-Esatto. Ragazza.
-Ehm, Simon, forse non ti è chiara una cosa. Io sono…
-Lo so benissimo cosa sei, Louis. Ma sembri più gay del solito in questo periodo, e la gente sta cominciando a sparlare… anche perché nessuno di voi due è fidanzato. Quindi ti serve una ragazza.
Louis finalmente comprese cosa intendeva, e lanciò uno sguardo schifato ad Eleanor Calder, che sorrideva come se non avesse capito niente.
Sembra proprio intelligente, sospirò fra se e se sconsolato.
-Non preoccuparti, si tratta solo di fare qualche smanceria davanti alle telecamere…
-Non è possibile!-sbottò Harry. –Questo non lo accetto! Questa Eleanor Calder… che cosa c’entra? Louis sta benissimo da solo!
-Harry, sii ragionevole come dovresti essere. Non possiamo rischiare di compromettere l’immagine della band. What makes you beautiful sta avendo un grande successo…
-Ma perché, io non capisco!
-Sono stufo di trattarti come un bambino piccolo, ma mi costringi. E’ così e basta, discorso chiuso!
Intanto Eleanor Calder aveva capito che qualcosa non andava, e con il viso corrucciato esordì:
-Ma, mr. Cowell, il riccio e quello gay stanno insieme?
-Sì, Eleanor. Allora non hai capito niente del discorso che ti ho fatto!?
-Ahhhh… ora ho capito. Penso.
-A me non sembra giusto, Simon- intervenne Liam, serio. –Harry sarà costretto a vedere il suo ragazzo sbaciucchiarsi con un’altra? Se Danielle lo facesse, anche per finta, io…
-Danielle non ha un’etichetta mondiale da mantenere. E poi basterà solo qualche foto in HD… ora andate. Louis, rimani a conoscere Eleanor?
-No, vado via di qui, il prima possibile.

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Capitolo 14
*** Cause I can love you more than this. ***


Ciao, angolo autrice, ciao.
Ok. Ho aspettato un paio di giorni per aggiornare, e voi avete aspettato pazientemente con me.
Ho fatto persino amicizia con molti di voi, cosa che non avrei mai immaginato!
La cosa bella di efp è che scegli la gente per le sue parole, i suoi pensieri, e non per l'aspetto.
Grazie per tutti i messaggi e le recensioni, vi voglio bene il doppio di quanto me ne volete, almeno.
Ora posto anche l'altro capitolo, non ve lo descrivo neanche, ma se avete 12 anni fermatevi a questo, ve lo consiglio :')
Comunque sono orgogliosa di questo capitolo, anche se è corto, perchè in fondo sono convinta che le cose siano andate davvero così.
Vi amo, aggiorno subito, promesso.
Chia.






Harry raggiunse Louis sulle scale. Era incazzato nero, ma si sarebbe sfogato dopo, visto che l’altro stava ancora peggio.
-Io posso amarti più di così. Se solo fossi più forte, lo vedrebbero. Vedrebbero che sono perfetto per te, e che tu sei perfetto per me, e che dobbiamo stare insieme e non abbiamo bisogno della beard… Louis?
-Can love you more than this…
-If I am louder, would you see me?
-Ehi Harry, funziona! Il testo funziona!
-La melodia è quella che ha inventato Niall l’altro giorno, vero?
-Sì, ma non avevamo un testo! Aspetta, continuiamo… dove eravamo?-avevano dimenticato completamente Eleanor Calder.
-If I am louder, would you see me?-e Louis abbracciò Harry, posando il mento sulla sua testa.
-Would you lay down in my arms and rescue me?
-Oddio, Louis, funziona davvero! E il ritornello come possiamo farlo?- ad Harry veniva da piangere, ma non voleva togliersi quella soddisfazione.
-Ispiriamoci alla beard, Harry. Come ti sentiresti se mi vedessi con lei?
-When she opens her arms and holds you close…
-…tonight.
-Eh?
-Tonight. Ci sta bene. When she opens her arms and holds you close tonight…
-I just don’t feel right…
-…cause I can love you more than this!-conclusero insieme ridendo.
-Perfetta!
-Sì, ma c’è un problema!
-Quale?
-Noi teoricamente siamo etero, quindi la cantiamo ad una ragazza che sta con un altro ragazzo, quindi sarebbe ‘When he open his arms’ eccetera.
-Ah già, è vero. Oh, okay, suona anche meglio. Andiamo a dirlo agli altri!
 
 
Gli altri furono stranamente entusiasti della canzone, perciò si chiusero tutti e cinque in una stanza e Niall, chitarra alla mano, iniziò a suonare.
Louis ed Harry cantarono il pezzettino che avevano in mente, e le altre parole vennero da sole, spontaneamente.
-Come la chiamiamo?- intervenne Liam pensieroso.
-Hmm… i nomi non sono mai stati il mio forte.- rispose Louis. –Perché non ci aiuti, Harry?
-Ehm, si, in realtà pensavo di chiamarla More Than This.
-…oh, come il ritornello, mi piace.-
Liam non colse l’occhiata sfuggente che Louis ed Harry si erano scambiati.
-Si, per me va bene, e poi le parole sono perfette con la melodia, vero?- disse Niall entusiasta.
-Certo Nialler, grande melodia!- gli sorrise Liam.
-Ma… se a Simon non piace?
-A Simon piacerà per forza, perché è bellissima ed è nostra.
-…che ne dite di fargliela sentiree toglierci il dubbio?-
tutti si girarono verso Zayn, che fino a quel momento era stato in silenzio in un angolo. Aveva parlato guardando negli occhi uno per uno i suoi compagni.
-…ora?- rispose Harry, con la voce incrinata dalla paura.
-Sì, in questo momento. Male che vada non gli piace e ci manda via. Ai voti!

Erano tre sì e due no, e potrete immaginare quali erano i due no. Non era tanto la paura di ricevere un rifiuto, più che altro sentivano quella canzone loro, privata, non volevano condividerla con tutti gli altri.
-Dai ragazzi, andiamo!- disse Niall alzandosi con la chitarra sotto braccio.

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Capitolo 15
*** You know I'll be your life, your voice, your reason to be. ***


mmma corner.
Oh, ehm, ciao. Oddio, siete sempre di più, e io non so come ringraziarvi. Siete fantastici ragazzi.

Per questo capitolo c'è un po' di p0rn , è un capitolo a rating arancione\rosso, quindi

dodicenni, undicenni, persone facilmente impressionabili, uscite da qui e iniziate a correre.

If your age is on the clock, please don’t read about the cock.

Sorry, ma questo capitolo ci voleva, sembrava che regnasse la morte lì nei loro pantaloni, anche se sappiamo tutti che fuccckano come scrofe, lol.
Larry shippers, spero che questo lato di me vi vada a genio, anche perchè ho cercato di fare tutto nel modo più romantico possibile e senza soffermarmi sui particolari più di tanto.
Beh, vi lascio alla lettura.
ENJOY!
Chiara.










La canzone è piaciuta a Simon. La canzone è piaciuta a Simon. La canzone è piaciuta a Simon.
Louis quasi non ci credeva, quindi cercava di ripeterselo per convincersi.
Il giudice era stato entusiasta sia delle parole, sia dell’arrangiamento musicale.
A Louis ora non importava più di doverla condividere, perché migliaia di persone avrebbero ascoltato la loro canzone, e lui ne era felice.
Era come dire al mondo che si amavano senza essere espliciti.
Se solo le fans che volevano insieme lui e Harry avessero saputo… sì, perché la rete era popolata da fanfiction e fanvideo. Li chiamavano Larry Stylinson. E a Louis piaceva.

Harry fece il suo ingresso nella stanza da letto con un pacco di Haribo in mano e le gote arrossate.
Era così bello, pensò Louis, che gli venne di alzarsi e… ma non lo fece. 
Harry leccò la traccia zuccherata che una caramella a forma di orsetto aveva lasciato sulle dita della sua mano destra, succhiandole una a una, e Louis non aveva parole.
Come faceva qualcuno ad essere così sexy anche mentre mangiava delle caramelle alla frutta?
Sembrava un bambino. Un bambino con i riccioli, i denti bianchi, le guanciotte rosse e la carica sessuale di una bomba atomica.
E poi Harry, che aveva capito lo stato disperato in cui era Louis, si avvicinò al letto e si sedette di fronte a lui. Gli infilò una mano nella t-shirt, percorrendo il profilo delle sue braccia possenti, così diverse da quelle infantili di Harry.
Louis sospirò.
Poi il ricciolino, insoddisfatto della situazione, iniziò a slacciargli la cintura dei pantaloni fatti su misura, che in un secondo si trovarono a terra insieme ai boxer Armani.
Louis sorrise, osservò la sua nudità, e lasciò fare Harry.
Un Harry che, imperscrutabile, iniziò a leccarsi le labbra con lo sguardo fisso in basso, forse cercando di fare impazzire il maggiore.
Quelle cazzo di labbra. Erano la dote maggiore di Harry. Perché, come Louis, grazie a Dio, sapeva, Harry Styles era nato per fare i pompini. Non c’era niente di male, era solo una constatazione. C’è chi sa cucinare pietanze prelibate, chi disegna in modo sublime, chi sa danzare meravigliosamente, e poi ci sono Harry e la sua bocca rossa.
Proprio mentre Harry si avvicinava pericolosamente a lui, e Louis sentiva già l’eccitazione crescere… l’iPhone di Harry squillò.
E Harry si alzò e andò a rispondere. Sotto lo sguardo di un incredulo Louis.
Non c’era niente da fare, Harry Styles era una vera troia.
-Oh, Ed!- sorrise a Louis con uno sguardo innocente. –Come stai? Scusami se non ho risposto subito, ma stavo guardando un film moooolto bello.-
Louis lo guardò in un misto fra il disperato e l’eccitato, visto che il suo corpo continuava a richiedere Harry con prepotenza, almeno a giudicare dalla situazione lì sotto, ma la sua mente orgogliosa non voleva cedere alla provocazione.

-Che film? Ohh, non ho fatto molto caso al titolo, ma ti consiglio vivamente di guardarlo.- riprese l’altro passandosi una mano fra i ricci e mordendosi le labbra, come ad invitare Louis.
E il povero Tomlinson non ne potette più, e si alzò per raggiungere il riccio vicino alla scrivania.
Poi, con un solo gesto impaziente, gli strappò il telefono di mano.
-Ehi, Ed? Sono Louis. Non è che ti dispiacerebbe chiamare più tardi? Se no la parte più bella del film viene subito, e Harry se la perde. Oh, certo, stasera veniamo da te.
A dopo, Ed.-
e buttò il telefono sul tavolo con fare prepotente.

-Oh, Louis, mi spiace, ma non lo sentivo da tanto…- si giustificò Harry, lo sguardo malizioso negli occhi. –Comunque è vero, tu sei il genio dei doppi sensi.
-Grazie.- sorrise Louis felice, mentre Harry si abbassava in ginocchio.
Louis chiuse gli occhi, grato… ma Harry si rialzò.
-E ora che cazzo c’è?- sbuffò contrariato.
-Stavo pensando che non ci siamo neanche baciati, neanche detti una parola dolce. Non staremo diventando scopamici, vero?- disse corrucciato, tormentandosi il meraviglioso labbro inferiore.
-Sei proprio una stupida ragazzina insicura, sai che ti amo e che non ti lascerò mai. Ora vuoi fare ciò che sei nato per fare oppure ti devo riempire di disgustose coccole voltastomaco?
Harry capì che il gioco era finito, e sorrise con gli occhi, tornando in ginocchio.
Louis sospirò e si lasciò scappare un ‘finalmente’ fra i denti.
Poi Harry si avvicinò al suo cazzo e lo toccò con la punta della lingua, una volta sola, e questo bastò per eccitare Louis in maniera vergognosa.
Si sentiva una quindicenne con gli ormoni impazziti.

Harry capì, e lasciò che la sua lingua e le sue labbra parlassero per lui, serrate sul sesso di Louis.
Louis tentava di trattenere i gemiti, non voleva darla vinta ad Harry così in fretta quella volta, ma era praticamente impossibile visto ciò che gli stava facendo.
Così Louis affondò le mani nei ricci profumati di Styles, avvicinandolo ancora di più a se, e si lasciò andare.
E quando venne, quasi si dispiacque di vedere il bellissimo viso di Harry sporco del suo seme, e gli indirizzò un sorriso di scuse.
Poi però capì che doveva farsi perdonare e iniziò a darsi da fare anche lui.
Harry, testardo, non voleva arrendersi al piacere che le mani di Louis gli provocavano, e così iniziò a parlare.
-Pensa alla… domestica che… pulirà la stanza… vedrà questo bor… bordello e… non pensi che… possa dire qualcosa… alle fans?- ma le ultime due parole gli uscirono in un gemito.
-Quella bocca è sprecata per parlare, Styles.- lo sfotteva Louis sapendo di avere la vittoria in pugno.
Era sempre così tra loro, una gara a chi resisteva di più.
E quando Harry, finalmente, si arrese e lasciò sgorgare il suo amore come un fiume in piena, quando Harry si posò contro il suo petto, con la pelle bianca che svettava sulla moquette rossa, quando Harry poi lasciò la propria lingua andare a curiosare nella bocca di Louis e Louis, generoso, la accolse, capì che amava Harry Styles più di ogni altra cosa al mondo.

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Capitolo 16
*** Nothing's fine I'm torn. ***


il mio angolo.
Ciao ragazze, sono in lacrime. Oggi sono due anni. E' il nostro compleanno. Di tutte noi. Quindi colgo l'occasione per farvi i più sentiti auguri dal profondo del mio cuore. E' fantastico vederli così in alto, sono partiti dalla cima delle scale e sono arrivati in cima alle classifiche.
Capitolo di transito anche questo. Ora arriva l'altro, don't worry.
Ve amo.
ccchiara.





Louis sospirò. Devo solo sorridere e annuire, pensò. Era nato attore, e ne aveva dato la dimostrazione in molte occasioni, come la perfetta interpretazione di Superman nel video diary 9 o la tragica storia d’amore con Kevin il piccione. Quindi nessuno dubitava che avrebbe superato l’ennesima finzione con maestria.
Il problema era che Louis non riusciva a mentire davanti ad Harry.
Scesero dall’elicottero e posarono i piedi sul freddo suolo svedese. Louis si era chiesto più volte perché dovevano andare a fare un servizio fotografico fino in Svezia, e la risposta brillante di Simon era stata ‘per le fans svedesi’. Ah, non faceva una piega.
Louis sbuffò, tappandosi le orecchie a causa delle urla stridule delle ragazze che urlavano il suo nome. E alcune non lo pronunciavano nemmeno bene. Si stava seriamente incazzando.
Incrociò lo sguardo di Zayn, l’unico che lo capiva sul fronte fans, e gli lanciò un’occhiata scocciata, che fu subito seguita dallo sguardo di sopportazione del mulatto.
Harry invece, neanche a dirlo, era in agitazione, e non riusciva a non girarsi verso ogni singola fan che chiamava il suo nome. Niall era arrossito, e sembrava voler abbracciare tutti.
E poi c’era Liam, che sorrideva alle fans con lo sguardo fisso sul suo iPhone, ovviamente navigando su twitter.
‘Siamo appena arrivati in Svezia, siete tutti fantastici, vi amiamo tanto! xx’ immaginò Louis. Sicuramente aveva scritto così. I suoi migliori amici erano talmente noiosi a volte…
Harry mosse un paio di passi verso Paul, e quindi verso le fans, ovviamente mandandole in visibilio. Louis non poteva fare a meno di notare le sue guance arrossate e i suoi occhi lucidi e spalancati d’emozione. Erano così diversi, lui e il suo ragazzo, quasi opposti. Louis voleva solo chiudersi in albergo prima del servizio, visto che cominciava ad avvertire un fastidioso mal di testa.
Ma poi si ricordò del vero perché della sua presenza lì, e con un ennesimo sospiro si girò a guardare l’interno dell’elicottero.
Elicottero dal quale Danielle Peazer ed Eleanor Calder stavano scendendo, i capelli in faccia e i movimenti sgraziati. Non sembravano proprio alla loro altezza.
Louis si concesse un attimo per pensare alla sua ultima conversazione con Liam a proposito di Danielle.
-Ma perché hai scelto proprio quella? Puoi avere chiunque.- gli aveva soffiato durante una pausa pranzo, guardando disgustato una foto di Danielle sul cellulare di Liam.
-Perché è dolce, e anche amichevole. E poi è brava a letto.
-Ah, Dio, Liam, pensavo l’avessi scelta per il bel naso.-
esplose in una risata, seguito immediatamente dall’amico.
-Ma non è un ostacolo quel nasone? Tipo quando vi baciate o…?
-Dai, non è mica così grande…
-Sì, saranno 15 centimetri in lunghezza. Grazie a Dio è brava a letto.
-Ora basta, hai rotto i coglioni.-
disse Liam sbuffando, e alzandosi da tavola.
-L’amore rende il signor Payne ancora più permaloso adesso?- gli urlò dietro, sorridendo di nascosto.
Conversazione singolare, sì.
Tornando a noi, le ragazze scesero dall’elicottero, e Louis ebbe un moto di disgusto verso se stesso quando si avvicinò ad Eleanor Calder e le mise un braccio intorno alle spalle.
Però una cosa positiva nella questione della beard c’era: la folla di fans impazzite ammutolì in un secondo netto, fissando sorpresa il braccio di Louis sulla spalla della ragazza sconosciuta. La testa di Louis era finalmente in pace.
-Ehm, ragazze, vi presento la mia… fidanzata, Eleanor Calder.- si costrinse a dire a denti stretti, tenendo lo sguardo basso per non incrociare quello di Harry.
La metà delle ragazze guardò verso Harry, e l’altra verso Louis, accompagnando quel gesto con un brusio fastidioso per il mal di testa di Louis, che a quel punto avrebbe buttato volentieri Eleanor Calder giù dalla scaletta dell’elicottero pur di andarsene a casa.
Poi arrivarono le domande, continue, impertinenti, rumorose.
E Louis non ne potette più, quindi sorrise ad un paio di fotografi e si diresse verso l’uscita dell’eliporto, scortato da due guardie del corpo, con ancora il braccio sulle spalle di Eleanor.
Gli altri quattro ragazzi gli andarono dietro, e Niall chiuse la fila rivolgendo un sorriso di scuse alle fans confuse.
 
Stoccolma era terribilmente fredda d’inverno, notò Harry quando la prima gelida folata di vento lo sferzò, impietosa.
La scena di Louis con Eleanor gli aveva dato il disgusto, si sentiva bruciare la fronte e si chiedeva perché a dicembre non era chiuso in casa di fronte al caminetto, ma in giro per la Svezia.
La sua salute non era delle migliori, ed era sicuro che si sarebbe ammalato a breve.
Poco male, pensò. Almeno mi prendo qualche settimana di ferie.
Eleanor Calder era entrata nella loro vita per rovinarla. Harry odiava le donne con tutto il cuore.
Entrò nella hall dell’albergo ringraziando Dio, ed entrò nell’ascensore con due guardie del corpo e Niall. Gli altri erano andati avanti.
Harry non potette fare a meno di notare l’orribile maglione che indossava l’irlandese, e gli rivolse uno sguardo interrogativo; l’altro fece spallucce e gli sillabò ‘mia madre’.
Il riccio distolse lo sguardo, cercando di non pensare a niente.
Praticamente impossibile, visto ciò che era appena successo.

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Capitolo 17
*** I can see that you are holding back those tears. ***


Angolo autriiissce.
Beh, eccoci qua. Louis, Harry, io e quelle pazze persone che continuano a leggermi. Sappiate solo che grazie a voi sto continuando, non ho mai scritto niente di più lungo.
Un enorme ringraziamento a Bea, che trova il tempo di leggermi nonostante ciò sta succedendo alla sua amica, a cui auguro tutto il meglio.
E poi ovviamente a Sara, che è indescrivibile, mi ha aiutato tantissimo, continua sempre a leggermi e mi riempie di complimenti.
E poi a tutti quelli che hanno recensito, ho le lacrime agli occhi.
E a chi mi ha tra i preferiti\tra le seguite\tra le ricordate. Mi mostrate un sacco di calore.
Questo capitolo è corto, i know, ma è così fluff che se fosse stato più lungo ci si sarebbero cariati i denti(?)
Sta scena l'ho sognata stanotte, lol. E ne sono soddisfata, pensate un po' voi!
Vi voglio bene.
Chiara.

p.s. dovremmo fare una città solo di Larry Shippers, sarebbe akhsskfjgahsfsdogflsj.




C’era una sola parola che Louis poteva utilizzare per descrivere il servizio fotografico appena fatto: noioso. Si erano dovuti buttare e ributtare in una piscina all’aperto e c’erano due gradi. Inumano.
Uscì dallo studio del fotografo per ultimo, mano a mano con la beard, visibilmente eccitata dai fotografi. Quanto avrebbe voluto usare la sua stessa mano per strangolarla, solo Dio lo sapeva.
Le fans intorno a loro erano sospettose: neanche un bambino di cinque anni avrebbe creduto all’eterosessualità di Louis Tomlinson, ma sfortunatamente al management questo non importava.
Sbuffò, e subito si affrettò a trasformare il segno di scocciatura in un sorriso, stringendo di più la mano a quell’oca, quasi a volerla stritolare. Eleanor Calder lo guardò offesa e confusa, e lui alzò le spalle e le mimò un bacio con le labbra, cosa che fece impazzire i fotografi.
Il brusio aumentò. E il suo mal di testa anche.
 
Harry assisteva impotente alla scena, cercando di reprimere il forte istinto di fare del male a quella povera ragazza poco intelligente. Continuava a fissare vistosamente la sua mano intrecciata con quella del suo ragazzo. La verità era che aveva mentito a Louis, e che la storia della beard gli faceva più male del previsto. Ovviamente Eleanor Calder scambiò l’espressione preoccupata di Harry per un sintomo del freddo eccessivo, e si affretto ad affiancarglisi comprensiva, la mano ancora allacciata a quella di Louis, per poi posargli una mano sulla spalla e dire a voce alta:
-Mio Dio, ma qui c’è almeno una persona intelligente? Harry ha freddo, portategli un maglione!
Ad Harry fece quasi pena. Poi un giornalista, impressionato dal generossissimo gesto della ragazza, si avvicinò ai tre, e disse:
-Una bella foto di copertina per il terzetto di amici dell’anno?
E Harry rise per non piangere.
Eleanor, ancora più gioiosa, annuì, e si sistemò fra i due ragazzi.
Harry avrebbe voluto solo che la terra si aprisse in due per inghiottirlo, e invece fu costretto a posare una mano sulla schiena di Eleanor.
E anche Louis posò una mano sulla schiena di Eleanor.
E le loro mani si toccarono.
E si allacciarono dietro la schiena della ragazza, invisibili al resto del mondo.
E in quel tocco Harry e Louis si dissero tutto. Che si amavano, che avrebbero superato ogni difficoltà, che sarebbero stati insieme per sempre, che un giorno quella tortura sarebbe finita.
E poi il paparazzo scattò.
E il sorriso di Harry fu autentico.

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Capitolo 18
*** No more fears, no more cry. ***


ANGOLO AUTRICE.
Ecco superChiara(?) che aggiorna alle 3.31 di mattina, amatemi almeno la metà di quanto io amo voi.
Questo capitolo è ajnflkjnfl fluff e sì, mi sono data alla psicologia.
GRAZIE COME SEMPRE.
SuperPsycoChiara.








La loro vita era una presa in giro. Un’enorme presa in giro.
Erano due mesi che la beard faceva occasionali apparizioni con Louis, coronate da foto in HD e da tweets smielati. Louis provava disgusto per il suo profilo twitter, ormai gestito interamente dal management, e confidava solo nel buonsenso delle fans. Se fossero state vere fans avrebbero capito che non era lui a scrivere quelle cose obbrobriosamente banali.
E quei due mesi e mezzo se n’erano andati così per i due amanti, che coltivavano il loro amore come una piantina fragilissima. Più la loro relazione continuava in privato, più dovevano prendere le distanze in pubblico, perché la loro fisicità era quasi imbarazzante, e se erano vicini non potevano fare a meno di toccarsi. Ciò voleva dire che dovevano stare categoricamente separati.
Harry qualche volta piangeva.
Louis lo sentiva, con l’orecchio a fondersi col legno della porta nel tentativo di udire meglio i singhiozzi del piccolo.
Harry era fragile.
Era la minaccia più grande per la band, perché cercava di farsi carico di tutti i problemi e di risolverli, ma era un esserino che non poteva fare a meno di spezzarsi sotto il peso della responsabilità.
D’altro canto, Louis diventava sempre più forte. Era costretto a diventare più forte per compensare la fragilità di Harry.
E quando Harry si prendeva la testa fra le mani dopo aver letto l’ultimo tweet di Louis (management) ad Eleanor Calder, Louis doveva rassicurarlo e abbracciarlo e baciarlo finchè non si calmava.
Harry Styles aveva quel tipo di carattere che ha indotto molti cantanti famosi, nel corso degli anni, a suicidarsi.
Quel tipo di carattere che, se capita qualcosa di sbagliato, ti trascina dritto nel tunnel della droga.
Tutti nella band lo sapevano, e con lui erano sempre più cauti, perché Harry aveva forti complessi di inferiorità e problemi psicologici di fondo, forse originati dalla separazione dai genitori.
Ricorreva a persone più grandi di lui, perché in loro cercava la sicurezza che gli mancava.
In Louis aveva trovato il menefreghismo totale verso l’opinione altrui, che era la cosa che più mancava al riccio.
Il suo unico crollo psicologico veramente pesante, come ricorderete se siete directioners, lo ebbe per la questione ‘harry shit’ dell’anno scorso.
E da quel momento tutti capirono a cosa si riferiva Louis quando chiamava Harry ‘fragile’.
 
Il 16 febbraio 2012 i ragazzi si trovavano in un Hotel in Austria, quasi al confine con l’Italia, dove si sarebbero fermati per poi andare a Sanremo il giorno dopo. Era la loro prima esibizione ufficiale in Italia, ed erano abbastanza tesi.
Harry e Louis avevano ovviamente la camera matrimoniale insieme, e grazie a Dio Simon aveva escluso la beard da quel viaggio, per dare un po’ di privacy ai due innamorati.
E fu quel 16 febbraio che Harry ebbe un altro dei suo crolli psicologici, per altro abbastanza pesante.
Iniziò a piangere con il viso nel cuscino, e scacciava Louis quando tentava di avvicinarsi.
Continuava a ripetere che lui non poteva resistere, non voleva continuare a mentire, che già lo odiavano tutti…
Così Louis cambiò tattica: gli si avvicinò in assoluto silenzio, per poi baciargli la nuca dolcemente.
Harry borbottò e scosse i riccioli, sconsolato, con la faccia ancora affondata nella stoffa della federa. Poi ci furono un secondo, un terzo, un quarto bacio, finchè un pezzettino di viso non fece capolino dal cuscino. Louis sorrise per quel piccolo successo come si sorride ad un bambino a cui si insegna ad andare in bici, e gli baciò la guancia che aveva finalmente visto la luce.
Poi Harry si girò ancora un poco, incontrando lo sguardo di Louis. I suoi occhi erano rossi, ma senza lacrime, per fortuna.
-Boo.-mormorò con le labbra sul cuscino.
-Amore.
-Non mi lasci per Eleanor, vero?
-Mica Eleanor ha quatttro tette, amore.-Harry seppellì nuovamente il viso nel cuscino.
Louis, che si era scocciato, iniziò a baciargli e a mordergli il collo.
Poi –Ti amo,- sussurrò sulla sua pelle.
Harry rabbrividì, e si girò verso il viso dell’altro. Era più di un anno che stavano insieme, e ogni volta gli sembrava la prima volta.
Poi avvicinò le labbra alle sue, e le lingue si rincorsero nei palati.
Louis si staccò, e gli leccò le lacrime dal viso, una ad una, gustandone il sapore salato.
-Ti prego, non piangere più per Eleanor Calder.
Harry scosse i riccioli dolcemente, e poi –Lo facciamo?- sorrise.
Louis si aprì in un sorriso a trentadue denti. Ecco l’Harry di sempre.
-Sì, ma chi cede prima paga pegno.
-Che genere di pegno?-mormorò il riccio sul suo collo.
-Non lo so, decidi tu.-sospirò Lou, incapace di pensare. La bocca di Harry era la sua maledizione.
-Hmm…-continuò l’altro soffiandogli sulla pelle, -il conduttore di Sanremo indosserà un papillon. Chi perde dovrà dirgli ‘nice botwtie’ in diretta nazionale!
-Uff, Harry, sai quanto odio i papillon… sono di cattivo gusto!
-Sì, parla quello che gira con le bretelle sopra le maglie a righe. O accetti, o vado da Zayn.
-E va bene.-sospirò Louis impaziente. –Però dovremmo smetterla di usare il povero Zayn come seconda scelta, non è corretto.
Ma Harry pensava già ad altro, e lo zittì con un ‘Zitto e muoviti.’ Categorico. E Louis non potette fare a meno di ubbidirgli.

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Capitolo 19
*** And if you walk away, I know I'll fade. ***


ANGOLO SCRITTRICE
Ciao, vi amo, ciao.
Sono al diciannovesimo capitolo, dovrei concludere, ma la verità è che non ci riesco.
Mi sono affezionata troppo. A loro, alla fanfiction, a voi.
E' bellissimo entrare su efp e trovare nuove recensioni.
E' un'emozione ogni volta.
Spero che questo capitolo vi piaccia, vi amo.
Chiara.






Era il 20 febbraio, e quando Louis tornò a casa dopo una finta uscita con la beard, trovò Harry occupato in un passatempo insolito per lui: il computer.
Louis si chiese se per caso si trovava in una dimensione parallela, visto che il riccio detestava quell’aggeggio, preferendo di gran lunga il suo iPhone 4.
Così, quando vide Harry seduto sul divano con il computer in braccio, le cuffie nelle orecchie e un sorriso eccitato stampato sulle labbra, non riuscì a trattenersi dal chiedere:
-Che fai?
Il riccio non lo sentì e continuò a fissare lo schermo imperterrito.
L’altro gli agitò una mano davanti al viso, tentando di coprirgli la visuale, ma Harry non fece una piega.
Allora Louis, da bravo bambino, si spazientì per quella mancanza di attenzione e gli saltò letteralmente addosso, schiacciando il portatile con la pancia, per poi iniziare a riempirlo di bacini sul collo.
Il riccio, evidentemente spazientito, lo scostò e saltò in piedi riaprendo il portatile, e urlò arrabbiato:
-Ma che cazzo fai? Stavo vedendo una cosa, idiota!
-Cristo Harry, che bello tornare a casa ed essere ignorato! Se lo sapevo restavo con Eleanor, almeno lei mi ascolta!
-Sì Louis, ma Eleanor non capisce una parola di quello che dici, perché è ottusa come un caprone.
-Sarà pure stupida, ma almeno lei mi considera!
-Certo, è il suo lavoro!-
protestò Harry aprendo le braccia.
-E il tuo lavoro come mio fidanzato sarebbe considerarmi almeno di striscio. El non è la mia ragazza eppure lo fa!
-Sai che c’è? Hai davvero rotto il cazzo! E El di qua, e El di là… che poi da quando in qua la chiami El? Ma vattene dalla tua El! Stai diventando etero per caso?
-Vuoi assicurartene?-
sorrise l’altro malizioso.
-Dio Louis, non sai fare un dannato discorso serio!
Poi Harry afferrò la giacca e uscì dalla porta di casa sbattendo forte la porta.
 
 
Louis rimase solo nel soggiorno, incredulo. Harry era fragile, sì, ma quando aveva la luna storta poteva diventare la puttanella peggiore del mondo.
Si avvicinò al portatile che giaceva sul divano e lo aprì, incuriosito.
‘ONE DIRECTION PERFORM  AT SANREMO FESTIVAL, ITALY’ recitava la finestra di Youtube.
Il cursore era fermo quasi alla fine, quando avevano già finito di cantare e stavano parlando con il conduttore.
Per la precisione, l’immagine era quella di Louis con le dita che sfioravano il papillon dello stesso conduttore, un momento prima che esclamasse ‘nice bowtie!’
Sorrise. Prima del suo arrivo Harry stava guardando e riguardando quella scena, godendosi la vittoria. Forse congratulandosi con le proprie labbra per aver sottomesso in fretta Louis, facendolo abbastanza umiliare.
Harry era così, amava vincere facilmente.
Sorrise di nuovo.
Gli mancava già terribilmente, le sue labbra sottili fremevano in cerca delle sue, carnose e rosse, e non riusciva a capacitarsi di aver detto quelle cose per davvero, infilando il dito nella piaga e alimentando la gelosia di Harry. Era un perfetto idiota.
Prese il cappello di lana di Harry e se lo calcò in testa, non avendo il tempo di prendere di meglio visto che la sua giacca l’aveva proprio Harry, e uscì sfidando Londra a Febbraio con in dosso solo la t-shirt dei Leeds e un paio di jeans..
cosa non si fa per amore.

Si diresse verso il pub irlandese dietro l’angolo, sicuro che avrebbe trovato lì Harry.
Arrivò alla soglia rabbrividendo, e osservò per l’ennesima volta lo squallore del posto: lunghe tavolate ricoperte di finta pelle leopardata, lampade a forma  di quadrifoglio che spandevano una luce verdastra, uomini ubriachi che ridevano o pomiciavano agli angoli, insomma il posto più gay del mondo. E un notevole pugno nell’occhio di Louis Tomlinson, il mago degli abbinamenti.
Harry aveva sviluppato una notevole passione sia per la birra irlandese sia per i posti squallidi sia per l’omosessualità, quindi negli ultimi tempi si recava spesso in quel luogo malfamato.
Louis scavalcò un boccale in cocci e cercò di vederci qualcosa, ottenendo scarsi risultati.
Allora staccò una lampada\quadrifoglio dal soffitto e la usò per proteggersi dagli uomini ubriachi e per far luce allo stesso tempo, mentre la musica altissima lo assordava.
Poi arrivò nella pista da ballo, se così si poteva chiamare quel quadrato di stanza col pavimento in marmo, e lasciò cadere la lampada allibito: il suo Harry si stava strusciando con una sottospecie di ragazzo anoressico e pallido come la morte. Ignorò le proteste del disgraziato individuo che aveva ricevuto la sua lampada dritta sul piede e si diresse verso quello spettacolo disgustoso.
Spinse il ragazzo via, gli assestò un pugno dritto nel naso, mollò uno schiaffo ad Harry e uscì sculettando, con la testa bassa per non mostrare le lacrime.
 
 
Era successo tutto in un paio di secondi: un momento prima Harry sentiva il corpo esile del ragazzo contro il suo, un momento dopo sentiva una guancia bruciare e l’altro era a terra, sanguinante.
Uscì dal pub in fretta, cercando di non ridere: il suo ragazzo gli aveva appena mollato uno schiaffo davanti a tutti. Grazie a Dio erano tutti ubriachi.
Anche io ho il diritto di divertirmi, infondo Lou passa i suoi pomeriggi con quella zoccola.
Appena ebbe formulato quel pensiero, si rese conto di quanto era stupido, e rise di se stesso.
Louis lo faceva per proteggerli, per proteggere la band, e Harry era solo un ragazzino immaturo.
Così iniziò a cercare l’amore della sua vita nei dintorni, chiamando il suo nome, ed era così preso da non accorgersi del paparazzo che aveva cominciato a seguirlo.
 
Erano dieci minuti buoni che lo cercava, quando finalmente sentì un singhiozzo soffocato provenire da un vicolo: corse verso il rumore e  trovo ciò che stava cercando.
Lou era a terra, con la testa tra le ginocchia e il corpo esile incastrato fra il cassonetto organico e quello della carta.
Harry diede un calcio al cassonetto della carta e si sedette al fianco di Tomlinson, che lo ignorò.
Gli passò una mano fra i capelli, lentamente, per poi accarezzargli la nuca, il collo, la schiena; l’altro si irrigidì a quel contatto, ma non si scostò.
Harry constatò che conosceva a menadito ogni neo, ogni osso sporgente, ogni brufoletto, ogni singola imperfezione perfetta del corpo di Louis. Scese fino all’osso sacro, accarezzando la sua spina dorsale curvata in avanti. Louis aveva una leggera lordosi, solo Harry lo sapeva, e amava anche quel dettaglio.
-Amore, scusami.
Louis mormorò qualcosa di incomprensibile fra le propria ginocchia.
-Cosa hai detto?
-Ti ho chiesto perché hai scelto proprio il gemello sfigato e brutto di Draco Malfoy.

Harry scoppiò a ridere, ma smise appena la testa del maggiore fece capolino fra le ginocchia.
-Sai che sei bello quando cerchi di nascondere le lacrime?
-Fanculo, Harry Styles, sei una troia.
-Ma mi ami.
-Ma ti amo.

Harry sorrise e seppe di averla scampata anche quella volta.
E le loro labbra si incontrarono.
E il paparazzo scattò.

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Capitolo 20
*** And you pray, pray, pray that everything will be okay. ***


Writer's corner.
1O63. Il primo capitolo ha 1O63 visite. Il 19esimo l'ho messo ieri all'una di notte e ora, sono le 3 di pomeriggio, ci sono già 1O5 visite e 4 recensioni.
Non so più come ringraziarvi, come farvi capire che siete meravigliosi tutti. Stiamo facendo una specie di viaggio insieme, e non voglio concluderlo. E da quello che vedo neanche voi. Davvero, non so cosa dirvi, è bellissimo aprire efp e trovarsi la casella dei messaggi piena di complimenti.
E questo è già il ventesimo capitolo. Mai scritto niente di così lungo. Su word sono 35 pagine. Quasi ventimila parole. E ho sempre voglia di scrivere, perchè ci siete voi.
Grazie davvero, grazie a tutti, grazie a te che stai leggendo queste parole.
Tommo e Hazza hanno combinato un bel casino, aofhjkfushf potrebbero cogliere l'occasione per fare coming out, e invece NO!
C'è Simon che rompe.
Vi lascio alla lettura.
Vi voglio bene.
2O.
Chiara.





Voci. Tutto ciò che Harry riusciva a distinguere in quel momento erano voci.
Voci di uomini, voci arrabbiate. Alcune erano stridule, altre profonde, altre ancora avevano uno strano accento.
Harry non si era mai soffermato ad ascoltare le voci dei componenti del suo management prima, forse per una sorta di protesta, perché erano quelle dannate voci che gli ordinavano di fare tutto ciò che non avrebbe mai voluto fare.
Gli uomini passavano di corsa davanti a lui, così vicini che poteva annusarne i profumi, e lui era lì, compresso in un divanetto rosso con la mano di Louis allacciata alla sua.
Era passata circa un’ora da quando il flash aveva sorpreso i due ragazzi nel vicolo, ed Harry quasi non ricordava come aveva fatto a finire nello studio di Simon così in fretta.
Ricordava solo Louis che inseguiva il fotografo, che annotava il numero di targa della sua macchina e che componeva un numero al telefono. Il resto era una macchia indistinta, tranne la voce di Tomlinson che gli sussurrava: -Andrà tutto bene, vedrai.
Tra loro era sempre stato così: Louis salvava le situazioni, Louis reagiva, Louis era impulsivo, Louis aveva i riflessi pronti. Non era una persona granché intelligente, ma aveva dei riflessi da far paura. E Harry si limitava a guardare e ad aspettare che l’idea di agire si facesse strada nella sua mente pigra. Harry preferiva cancellare le situazioni problematiche, annebbiare il cervello.
Anche perché non se la sentiva di combattere una cosa che in realtà avrebbe voluto accadesse.
Louis invece era cambiato molto dopo la storia della beard, ed era ben deciso a tenere segreta la loro relazione.
Un ometto ingessato, Harry pensava si chiamasse Meyer, o qualcosa del genere, uscì da una porta e informò i due ragazzi che avevano intercettato l’uomo: rispondeva al nome di William Stewart, aveva quarantatre anni e lavorava per un giornale di gossip abbastanza noto.
L’ometto, dopo aver finito di parlare, scrutò le mani intrecciate dei due ragazzi e poi li guardò in viso aspettando una loro reazione, mentre una goccia di sudore si faceva strada fra le pieghe della fronte stempiata.
Harry però non era lì, perché stava pensando a quanto era stato furbo quell’uomo a non farsi vedere, e alla propria stupidità e ingenuità nel non aver prima controllato. La litigata col compagno l’aveva sconvolto, e Harry era così emotivo che si era lasciato dominare dalle sensazioni.
Louis invece, nonostante stesse piangendo, nonostante avessero appena litigato, nonostante lo stesse baciando, era scattato in piedi al lampeggiare del flash, e si era dato da fare. E Harry era solo una stupida ragazzina emotiva.
In tutto questo Louis, per non far impazzire l’ometto ormai paonazzo, gli rivolse uno scocciato:
-Quando negoziate?
Il suo interlocutore lo fissò con ostentata sicurezza, per poi aggiungere:
-Le macchine sono già dirette alla redazione.
-Ottimo.-
disse Lou, e si sentì il boss in un film di spionaggio.
L’ometto sorrise e sparì dietro una nuova porta.
Poi Lou si ricordò di Harry, della sua emotività e di quanto potesse essere sconvolto in quel momento, perché tutto il loro mondo sarebbe potuto crollare a pezzi e, Louis ne era sicuro, Harry sarebbe crollato insieme ad esso.
Così liberò la propria mano e la passò gentilmente, quasi timidamente fra i suoi riccioli profumati da bambino, perdendosi nel ricordo delle migliaia di volte in cui aveva fatto quel gesto.
Louis aveva capito, col tempo e con l’esperienza, che il cuoio capelluto di Harry era molto eccitabile, e che Harry impazziva quando qualcuno gli metteva le mani nei capelli in un certo modo.
Così gli prese la testa fra le mani e lo accarezzò pian piano, mentre rispondeva alle mille tacite domande che il ragazzino avrebbe voluto fargli.
Gli sembrava quasi di sentirlo. ‘E se ci licenziano?’ ‘E se ci tolgono la casa?’ ‘E se ci picchiano per strada?’ ‘E se Zayn, Liam e Niall non ci parlano mai più?
Tra loro era così, non c’era quasi mai bisogno delle parole, perché comunicavano benissimo col corpo.
Così Louis, sentendosi debitore di risposte a quelle domande mai formulate, afferrò il viso di Harry e lo baciò con impeto.
L’altro rimase sorpreso, ma poi si arrese con un mugolio adorabile.
Sarebbero potuti stare così per sempre, se Simon Cowell non fosse entrato nella stanza schiarendosi rumorosamente la gola.
I due ragazzi, infastiditi, continuarono a baciarsi lentamente, e Cowell dovette praticamente separarli con le mani per farsi ascoltare.
-Sapete che le macchine sono partite.- non era una domanda, era un’affermazione.
-E sapete anche che questa negoziazione, se per un fortuito caso avverrà, ci porterà via moltissimi soldi.- i due ragazzi, ancora rossi in viso, annuirono appena.
-Quindi ho deciso che domani esce il CD.
-Do.. domani?-
non potette fare a meno di balbettare Harry. L’uscita del CD era prevista per metà marzo.
-Oppure sono costretto a non pagarvi più per diversi mesi, e se vuoi quella macchina hai bisogno dei soldi, Harry.
Il riccio lo fissò con odio.
-Ma è troppo presto, Simon! La copertina? Le dediche? Le spedizioni?
-Me ne sto già occupando io.
-E cosa vuoi da noi?
-Chiamate i ragazzi e spiegategli tutto con calma, riducendo al minimo i danni.

Harry impallidì.
Niall era in Irlanda, Zayn a East Bowling e Liam a Wolverhampton in occasione della settimana libera che avevano avuto dopo Sanremo, mentre Harry e Lou avevano deciso di restare a casa loro e ospitare entrambe le famiglie per quattro o cinque giorni, a partire dal giorno seguente.
Come potevano chiamare i ragazzi e, con nonchalance, avvisarli che avevano probabilmente procurato uno scandalo di gossip che minacciava la loro immagine mondiale e che il CD sarebbe uscito l’indomani per non rimanere sul lastrico?
Semplice, come stava facendo Louis in quel preciso momento, mentre Harry era perso nei suoi pensieri.
Il maggiore stava parlando con Liam, ed Harry conosceva Louis così bene da poter ormai capire ciò che aveva pensato: Zayn troppo sensibile, Niall troppo impressionabile, Liam sarebbe andato in crisi per i primi dieci minuti ma poi se ne sarebbe fatto una ragione.
Liam era così incazzato che riusciva ad udire la sua voce dal telefonino come se fosse in vivavoce.
Louis mormorò un paio di scuse, gli mandò un bacio e chiuse la chiamata.
Poi iniziò a ridere.
-Perché ridi?
Quello non smise, e tra una risata e l’altra balbettò:
-Ti rendi conto... del casino... che abbiamo fatto?
Harry ci pensò un attimo, gli veniva da piangere. E invece iniziò a ridere anche lui.
Quando mezz’ora dopo Simon tornò da loro per sapere com’era andata, li trovò entrambi stesi per terra sulla moquette, con le guance rosse e le lacrime immobili fra le ciglia socchiuse e le braccia di Louis che avvolgevano il corpo fragile di Harry.
Si erano addormentati.
E Simon, nonostante avrebbe voluto prenderli a pugni, non riuscì a trattenere un sorriso.

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Capitolo 21
*** It's everything about you. ***


ANGOLO AUTRICE.
Sì, lo so, questo capitolo è terribilmente fluff, ma dopo litigi, scandali e problemini vari ho pensato che un po di dolcessssa servisse a tutti :3
Quest'avventura con voi è fantastica, e mi viene da piangere a pensare che fra un po' finirà, ma ho intenzione di scrivere un'altra ff, se ho tempo.
Per bilanciare il fluffosissimo fluff, ho scritto una one-shot angst che trovate qui (
http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=1186038&i=1), anzi se recensite mi fate un grande piacere.
Beh, io torno nel mio triste angolino di mondo, spero che il capitoletto vi piacerà.
Love y'all.
Chiara







Harry si svegliò e si stiracchiò un paio di volte, distendendo gli arti in tutta la loro lunghezza, prima di rendersi conto che in quel letto mancava qualcosa, o meglio, qualcuno: Louis.
Gli occhi ancora appannati dal sonno, fece leva sulle braccia per mettersi a sedere, e osservò perplesso la situazione della stanza: un cuscino giaceva a terra, sanguinando piume candide, le coperte erano aggrovigliate e macchiate e il libro che stava leggendo si trovava nell’incavo fra il materasso e la testiera.
Era preoccupato, perché di solito Louis si svegliava sempre dopo di lui, ed era confortevole e quotidiano osservarlo mentre dormiva per qualche minuto.
Ma quel giorno non c’era.
Mise giù timidamente prima un piede, poi l’altro, e si diresse verso il ballatoio, incurante delle piume che gli si appiccicavano sotto le piante nude dei piedi.
Scese la scala con calma, per non far vedere a se stesso quant’era agitato: si agitava sempre per troppo poco.
Poi sentì un odore strano, forse di uova, insolito nella cucina specialmente di mattina, visto che facevano colazione con uno yogurt e un po’ di frutta.
Si affacciò alla porta della cucina, il corpo nudo tremante, e… eccolo lì.
Harry quasi non ci credeva.
Louis era sempre stato negato per ogni forma di cucina, non sapeva dosare niente, sporcava tutto, rompeva gli utensili e svuotava a terra gli ingredienti: un disastro, insomma. E invece quella mattina era proprio lì, in piedi, coperto solo da un grembiule rosa troppo grande, con il mestolo pericolosamente in mano e le uova che sfrigolavano in padella insieme al bacon.
Louis non era mai riuscito ad accendere neppure la lavatrice, ed eccolo adesso a tirare fuori il pane dal tostapane con naturalezza, canticchiando a labbra chiuse l’ultimo singolo di Katy Perry, inconsapevole dello sguardo del riccio fisso su di lui.
Poi Harry, troppo meravigliato per parlare, si schiarì la gola rumorosamente, facendo girare di scatto il ragazzo dagli occhi azzurri.
-Amore, buongiorno! Spero tu abbia fame, perché c’è davvero tanta roba da consumare e siamo solo in due!- disse abbagliandolo con un sorriso.
-Su,che fai lì impalato? Forza, siediti a tavola, ti servo io!
Harry non aveva parole, perciò ubbidì con gli occhi spalancati, continuando a fissare Louis e le uova e di nuovo Louis e il tostapane e ancora Louis.
Che gli versò tutto il cibo nel piatto senza battere ciglio, l’ombra di un sorriso ancora sulle labbra sottili.
Harry riuscì finalmente a parlare e –Che cosa hai fatto, Louis?- riuscì a borbottare, la voce arrochita dal risveglio recente.
Louis lo guardò senza neanche prendersi la briga di indignarsi, e –Mi sono innamorato di te.- rispose semplicemente.
Poi, sotto lo sguardo di Harry, lo baciò, le labbra che sapevano di pane tostato, e si sedette a tavola di fronte a lui.
E Harry seppe che avrebbe potuto vivere così per sempre.

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Capitolo 22
*** Cause you make my heart race. ***


WRITER'S CORNER ancora, giusto per farvi felici.
Wecciao. Sto aggiornando, felici? trollollol. Siete sempre di più, aw, siamo a 56 recensioni a questa storia e 3 all'altra. Io vi amo. Come Louis ama Harry.
Questo capitolo ce l'avevo in testa da un bel po', solo che non sapevo come scriverlo. Appena trovo il tempo di scrivere il 23esimo lo posto, I swear. Poi il 7 parto, starà senza internet fino al 23 çç e poi dovrò iniziare a fare i compiti, povera me, ma ce la metterò tutta, i swear di nuovo. Spero che questo chapter vi piaccia, a me piace abbastanza.
Llllllllllllloveya.

Chiara








Louis era stravaccato sulla poltroncina del traghetto che li avrebbe portati su un’isoletta sulla costa nord ovest dell’Australia, poco lontano da Sidney dove erano stati per i due giorni precedenti.
Due giorni intensi, visto che li aveva passati cercando di scappare dalle fans inferocite e lanciando occhiate di sopportazione ad Harry che lo costringeva a fare foto con ragazzine urlanti ogni cinque secondi netti.
E ora si riposava, gli occhi fissi verso il mare sottostante, e i suoi occhi pian piano si ipnotizzavano, e assumevano lo stesso colore dell’acqua cristallina.
Harry gli diceva sempre che aveva lo sguardo ‘liquido’, anche se non aveva mai capito di preciso cosa intendesse.
Si girò per chiederglielo, ispirato, e si ricordò che il ragazzo era andato nello scompartimento di Niall per parlare con lui del torneo di golf.
Così lanciò un’occhiata a Zayn, che dormiva beato, e si chiuse la porta alle spalle, diretto allo scompartimento 15.
Si affacciò alla porta, ormai quasi irritato dalla lontananza del suo ragazzo e con un’impellente voglia di baciarlo.
Ma Harry e Niall erano impegnati in un’intervista esclusiva con tanto di fotografi, osservò Louis con gli occhi tristi, chiudendosi la porta del loro scompartimento alle spalle.
Non gli aveva mai fatto così male la bugia che raccontavano a tutto il mondo da un anno a quella parte.
Si sentiva il petto a pezzi, come se un grosso cane enorme gli avesse dilaniato il cuore con i denti affilati.
Si lasciò scappare un sorriso, pensando ai cani e a come aveva conosciuto Harry.
‘L’alternativa era baciare in bocca un cane’, gli aveva detto, osservandolo sciogliersi nella sua bellissima risata da ragazzino.
E poi ancora ‘sono solo come un cane. Oddio, questi cani mi perseguitano!’, forse solo per vedere la risata animargli il viso un’altra volta.
Sarebbe stato così facile ai quei tempi, potevano andare in giro loro due da soli, forse anche baciarsi senza sollevare nessuno scandalo universale.
Ma si erano innamorati solo dopo, dopo, quando il loro conto in banca era aumentato e la loro libertà diminuita.
Stette lì, dietro la porta dello scompartimento 15, a pensare per molti minuti cullato dalle voci dei due ragazzi dall’altra parte della porta, che rispondevano allegri alle domande della giornalista, finchè Harry non uscì, da solo, per prendere non so cosa dal loro scompartimento.
Louis non sollevò neanche lo sguardo, e Harry si lasciò scivolare vicino a lui, la schiena contro il legno, per poi carezzagli piano i capelli.
Louis lo guardò un attimo in viso, e gli strappò con forza il cappello di lana dalla testa: lo odiava quando si metteva i cappelli, non sopportava di vedere i suoi bellissimi ricci costretti dal tessuto.
Harry si indicò i capelli con un sorriso malizioso,e Louis si ricordò che il loro stato dopo quella notte non era proprio presentabile, così rimise il cappello al suo posto con un sorriso.
Poi si sporse sul collo del riccio, cercando con gli occhi le tracce del succhiotto che gli aveva lasciato poche ore prima, e si rese conto che portava una sciarpa sottile, una di quelle che usava ai tempi di x-factor. Sorrise, e –Hai freddo, Styles? Giri sempre con gli abiti invernali, e siamo ad aprile!- lo schernì, gli occhi fissi sulle sue labbra.
Harry sorrise di rimando, e gli rispose per le rime.
-Ehm, in realtà Tomlinson, è che ci sono agenti esterni che mi disturbano. Non riesco neanche più a dormire, pensa! In questa settimana avrò dormito una ventina di ore in tutto!
Poi piegò la testa in una risata silenziosa, consapevole che dall’altra parte della porta c’erano ancora i giornalisti e Niall.
-Che hai, boo? Ti vedo triste.
-Niente… è che ho capito come ti senti a fingere ogni giorno. Oggi, per la prima volta, mi mancavi ma non potevo vederti.

Harry non rispose, e poggiò la sua gamba destra fra quelle di Louis, facendo aderire le proprie labbra alle sue e godendosi le sue mani che facevano su e giù sulla propria schiena.
-Mi… sei… mancato.- disse in un sospiro spezzato Louis, e poi –Perché non andiamo in un posticino tranquillo?
-Ma sei impazzito? Io devo finire un’intervista! E’ da quindici minuti che ‘sono in bagno’, penseranno che mi sto facendo una sega!
Louis rise piano e poi mise il broncio.
Allora Harry si alzò sospirando, spinse il ragazzo dietro l’angolo con un calcio e aprì la porta.
-Vedete che ehm… Simon, sì, Simon mi vuole un attimo al piano di sotto, Niall, puoi finire da solo?
Lou immaginò l’espressione interrogativa sul viso del biondino, e quella disperata del suo ragazzo, e poi –Certo amico, vai pure, faccio io!- disse Nialler, marcando l’accento irlandese e facendo sospirare di tenerezza l’intera stanza.
Harry chiuse la porta con un sorriso soddisfatto, poi prese in braccio Louis e iniziò a correre.
-Dove mi porti?- rise il ragazzo, che non aveva neanche avuto il tempo di rendersi conto di ciò che stava succedendo.
-In mare.- disse Harry serio.
-Dove?
-In mare!
-Sei impazzito? Stanotte per sbaglio ti ho dato una botta in testa?
-Assolutamente no. Ora fai quello che ti dico –
e aprì la porta di sicurezza con un calcio – senza protestare.
Erano al piano più basso del traghetto, più o meno tre metri sopra il livello del mare, e Tomlinson notò che erano praticamente arrivati, visto che l’isoletta si avvistava chiaramente.
Harry afferrò due salvagenti, lo infilò prima ad uno sbalordito Louis e poi a se stesso, e allacciò le loro mani, sporgendosi giù dal bordo. Passi risuonavano per le scale.
-Ora facciamo come in Titanic: salti tu, salto io, okay? E poi inizi a nuotare appena te lo dico io.
Louis lo fissò con gli occhi sgranati, ma prima che potesse controbattere, Harry urlò ‘SALTA!’
e si ritrovò nel bel mezzo dell’oceano con la mano ancora intrecciata alla sua.
Fece poche bracciate, oppresso dal peso del salvagente, ma Harry fu più veloce a sfilarglielo, prima di poggiare le labbra salate sulle sue.
Poi vide la testa di Paul che si affacciava dal balcone, e le sue labbra che sillabavano un ‘Ragazzi!’ sconvolto.
E Harry, le gote rosse per la felicità, ‘Siamo scivolati!’ gli rispose prima di trascinare Louis sott’acqua.

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Capitolo 23
*** We've got a bit of love/hate. ***


ANGOLO AUTRICE!
Buonsalve! Visto che ho trovato il tempo per scrivere? viiiiisto? Ecco, amatemi quindi.
Almeno un quarto di quanto io ami voi. O i Larry.
Beh, i Larry. Non sono bellissimi inthischapter, così impossibili?
E per aumentare i miei già smisurati Larry feelings ci si mette Monitchka, con un video da lacrime e una risposta tenera su twittah. (il video è qui http://www.facebook.com/l.php?u=http%3A%2F%2Fwww.telly.com%2FHWTSS%3Ffromtwitvid%3D1&h=TAQEMYezoAQHmXYI8euhUVU1s0ukzufJhgYB3QPMo19-JDA&enc=AZNrvy8wuDDwJ9K09rj9UMFqZlZLDzcgvPtqar34O_Egirb7mtDltxCa9RoDs72fbHVbP8LviQzoYpPbUbf6JCTtfr1koFvYGrJgquusqzXjuQ ) (copiate e incollate il link nella barra di ricerca)
Oltretutto ho scritto una Ziall, eccola - - - - -> http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=1189530&i=1 se la recensite vi amo, ok? ok.
E sto per postare una Ziam fighissima, davvero, fighissima per averla scritta sulle note dell'iPod alle 2 di notte.
A propositè, mi trovate su twittah qui. https://twitter.com/larrysperfect

Beh, che dire, vi amo ciao.
Chiara.
p.s. nel prossimo chapter scintille *-*












Era passata quasi un’ora da quando Harry e Louis erano ‘casualmente scivolati’ in acqua, e avevano finalmente raggiunto la riva per abbandonarsi alle tenerezze.
Louis pensava di poter vivere così per sempre, cullato dal sole fra le braccia di Harry.
Poi però si ricordarono che non potevano farsi vedere in pubblico, e si decisero a trovare un bar per telefonare a Liam.
Entrarono nel locale con i vestiti bagnati e le guance rosse e i capelli impossibili e le mani separate a forza e gli occhi che si cercavano in ogni momento e i denti che sporgevano candidi dalle labbra, stretti in sorrisi innamorati.
Louis, che era l’attivo in quelle circostanze, chiese al barista nerboruto un telefono e ordinò una bottiglia d’acqua, giusto per non farsi cacciare, mentre Harry non poteva fare altro che osservarlo in tutta la sua bellezza.
Il barista sparì dietro una porta e tornò un paio di minuti più tardi con un vecchio cellulare in mano.
Lo porse a Louis con un’occhiata circospetta, evidentemente causata dalle mani allacciate dei due ragazzi, che si erano avvicinate quasi senza che se ne accorgessero.
Harry si schiarì la voce e divincolò la mano, mentre Louis sorrideva e prendeva il telefono, componendo velocemente il numero familiare.
Uno squillo, due squilli.
Poi la voce di Liam.
-Possibile che ogni volta che mi chiami avete fatto un casino? Dove siete? Vi veniamo a prendere!
Louis guardò il barista con simpatia, chiedendogli di indicargli la loro ubicazione.
Harry si mise a ridere alla parola ‘ubicazione’, e Louis lo fulminò con lo sguardo, sorridendo.
Non potevano farsi prendere dalla ridarella anche in quel momento, sarebbe stato immaturo.
Del resto, anche buttarsi da una nave in pieno oceano era stato immaturo.
Così Louis dovette sillabare il nome della spiaggia fra le contrazioni, ottenendo due cose:
un Liam incazzato e una barca che li stava venendo a prendere.
Harry pagò l’acqua e ringraziò il barista fra le risate, per poi abbandonarsi sulla spalla di Louis fuori dal locale.
Raggiunsero di nuovo la riva, rallegrandosi del fatto che quella spiaggia fosse deserta e che non ci fosse nessuno che li potesse vedere\fotografare\insultare, e si distesero sulla sabbia vicini.
-Io ti amo, Louis.
-Grazie.
-Oh, vaffanculo.
-Sei tu quello che non vuole che facciamo coming out.
-E tu quello che ha una beard e che ci esce ogni giorno.
-Capirai, facciamo avanti e indietro dallo Starbucks, se sei geloso per questo…
-Comunque tua madre ha torto, sei un pessimo attore.
-E’ che non mi riesce fingere di amare un’oca che per di più ha la vagina!
Harry rise, sollevato. –Oh mio dio, la vagina! Che crimine!
Lou non rispose, e si mise a fissare l’orizzonte con un sorriso strano.
-Tu ci pensi che da qui a dieci anni noi…
-Noi?
-Forse non staremo più insieme?
Harry colpì Louis in viso col dorso della mano.
-Ahi!
-Non dire mai più certe cose.
Il rumore di un motore si udì prepotente, e un secondo dopo un gommone bianco spuntò da dietro la costa.
C’erano tutti e cinque i ragazzi più Paul. Niall era in piedi a prua, stringendo gli occhi per avvistarli.
Poi li vide e in quindici secondi la barca fu di fronte ai due, che la fissarono aspettando che avanzasse.
-Non possiamo avvicinarci più di così, dovete venire voi!-gli urlò Zayn seccato.
Così, senza il tempo di finire il discorso, raggiunsero la barca a nuoto, entrambi col broncio.
 
 
Arrivarono a Sidney mezz’ora dopo, i volti tirati e i vestiti sporchi di salsedine.
Tutti quanti si chiusero ognuno nella propria camera, e Harry e Louis non si parlarono neanche quando si trovarono entrambi nello stesso letto.
Harry era girato e dava le spalle a Louis, perso nei suoi pensieri, così il più grande pensò bene di addormentarsi.
 
Si svegliò tempo dopo, con le urla di Niall nelle orecchie.
-Ragazzi, svegliatevi! L’intervista doveva iniziare cinque minuti fa! Dovete vestirvi! E’ tardi! Sveglia!
L’irlandese aveva la fastidiosa abitudine di camminare avanti e indietro quando era agitato, così Louis non potette fare a meno di alzarsi per bloccarlo, prima che scavasse un fossato nel pavimento.
Harry aprì gli occhi e cercò la sua mano sul letto vuoto, ma poi si ricordò della ‘quasi lite’ che avevano avuto e, afferrati i vestiti, si chiuse in bagno borbottando.
Louis alzò gli occhi al cielo e si vestì in camera, di fronte a Niall che continuava a camminare avanti e indietro e avanti e indietro imperterrito.
Poi Harry uscì con addosso i vestiti dell’intervista, e Lou notò che aveva il colletto storto, ma si trattenne dal sistemarglielo.
Uscirono tutti e tre di corsa, e raggiunsero il palco in un minuto e mezzo.
Cinque minuti dopo erano tutti e cinque in piedi sul palchetto, circondati da fotografi e giornalisti, e rispondevano alle solite stupide domande.
Arrivò il momento di sedersi, e Louis, messo da parte l’orgoglio, ‘Dove vuoi sederti?’ chiese ad Harry.
Harry lo guardò, per un attimo perplesso, e poi ‘Vicino a te.’ gli sorrise mesto.
Un manager, che aveva seguito la scena, avvicinò Harry e ‘Non potete sedervi vicini.’ gli sillabò a un centimetro dall’orecchio.
Harry sgranò gli occhi, sussurrandogli un ‘E perché mai?’ minaccioso.
L’uomo aggrottò le sopracciglia, e ‘Non vi conviene.’ concluse il discorso.
Harry gli sorrise strafottente e prese posto al fianco di Louis, per poi poggiargli possessivo una mano sul ginocchio, nascosta per fortuna dal tavolino di fronte a loro.
Il manager digrignò i denti e iniziò a premere sullo schermo del suo iPhone.
Louis intanto aveva spostato la propria mano sul ginocchio di Harry, e continuava ad accarezzarlo.
Solo loro potevano far pace di nascosto in diretta mondiale.
‘Ti amo’ gli sillabò impercettibilmente, e sorrise quando vide le labbra di Harry piegarsi in un ‘Anche io’ appena accennato.
Poi a Louis arrivò un messaggio.
‘Domani passi tutta la giornata con la beard, e voglio che ti venga a prendere all’aeroporto. Niente scuse, voglio foto in HD. Così imparate a disubbidirmi.’
Louis passò il telefono ad Harry per poi curvare gli angoli della bocca in giù, perché il giorno seguente era il loro mesiversario e volevano stare tutto il giorno in casa a coccolarsi.
Harry fece per alzarsi, ma la mano dell’altro si posò sulla sua coscia per impedirglielo.
Poi l’intervistatrice chiese a Louis cosa avesse fatto al viso, indicando con l’unghia smaltata il segno rosso dello schiaffo di Harry, e Louis andò nel panico.
La donna, per aiutarlo, ‘Hai litigato con Eleanor?’ gli disse, e Louis fu sommerso d’odio. Odio per il management, per le bugie, per le domande inopportune e i giornalisti impertinenti e per la loro libertà così ridotta.
E aspettò che la donna capisse da sola che non vedeva Eleanor da una settimana, visto che era in viaggio con i compagni di band.
Osservò con disprezzo il viso della donna diventare rosso, e la fissò mentre si girava facendo una domanda stupida a Zayn.
E la sua mano ritornò sul ginocchio di Harry, più salda di prima.

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Capitolo 24
*** We are finally finding our voices. ***


Angolo autrice, per l'ultima volta.

Ciao. Questo è l'ultimo capitolo. Ho pianto mentre lo scrivevo. Ho pianto perchè mi mancheranno da morire, mi mancherete da morire. Vi giuro, avrei voluto continuarla in eterno, ma non è possibile. Quindi ho preferito un'uscita in grande stile. Ecco il capitolo che promettevo a @_larrysmoments da giorni. Grazie di tutto, vi giuro, vi devo tutto, siete tutte fantastiche, vi amo da morire. Un consiglio? Ascoltate questa mentre leggete. http://www.youtube.com/watch?v=nuEK8Gm3pjs

Io l'ho fatto mentre scrivevo.
A massive thank you.

Chiara.


















Harry aveva la gola secca, lo stomaco chiuso, le mani che tremavano incontrollabili e un’altra decina di sintomi fastidiosi.
Si sporse dalla quinta del palcoscenico, dando un’occhiata fugace alla platea.
C’erano migliaia e migliaia di persone che rumoreggiavano agitate e felici.
Persone che erano andate lì per vedere lui cantare le solite canzoni, insieme agli altri quattro.
Persone innamorate di lui, che erano convinte che l’avrebbero sposato, un giorno.
Diede un’altra occhiata al pubblico, e lesse un cartellone ‘HARRY MARRY ME!’.
Gli venne il anche mal di pancia.
Il concerto era praticamente finito, restavano solo da fare i ringraziamenti, e i ragazzi si stavano riposando dietro le quinte.
-Voi ci credete che abbiamo appena fatto un concerto al Madison Square Garden?!?- disse Niall eccitato, scandendo per bene le ultime tre parole. Harry annuì, esausto dell’ossessione di Niall per l’America e preso da ciò che stava per fare.
Louis non si vedeva da nessuna parte. Harry cacciò un gemito, spaventato.
E se Louis l’avesse mollato lì da solo? Poi scosse la testa, cercando di tranquillizzarsi.
Non può farlo, mi ama. Me l’ha detto anche stanotte. Sorrise. Avevano fatto l’amore come mai, quella notte, perché sarebbe stata l’ultima notte prima di… quello che Harry stava per fare.
Avevano fatto l’amore dopo aver preso la decisione che avrebbe cambiato per sempre le loro vite.
Harry analizzò il suo dolore al petto, incapace di pensare lucidamente.
La gente lì fuori rumoreggiava, li attendeva.
Harry prese un ultimo sospiro, fece il segno al tecnico acustico ed uscì sul palco buio, con il microfono nella mano destra.
Arrivò lentamente al centro, mentre la gente iniziava a parlottare e a fare rumore, spiazzata.
Harry chiuse gli occhi, e aspettò di sentire le familiari prime note della canzone che gli avrebbe cambiato la vita. Non aveva neanche avuto bisogno di studiarsi il testo, visto che lo conosceva già a memoria da un sacco di tempo.
E poi, le mani tremanti, i ricci in disordine e il microfono sulle labbra come a baciarlo, iniziò a cantare.
 
                                      You’ve got the words to change a nation but you’re biting your tongue
 
La gente intorno alzò il volume della voce, incapace di comprendere quel fuori programma, ma poi si zittì alla seconda strofa.
 
                                      You’ve spent a life time stuck in silence afraid you’ll say something wrong
 
Le persone iniziarono a capire. Harry anche al buio riusciva a vedere la confusione nei loro occhi, e la sua voce tremò. Ma pensò a Louis e si fece coraggio. E il microfono tornò alle sue labbra.
 
                                       If no one ever hears it how we gonna learn your song? So come on, come on. Come on, come on.
 
Lanciò un’occhiata quasi di rimprovero a chi faceva chiasso, e decise di continuare. Le note si diramavano nella sua anima e mettevano radici dentro di lui.
Lui era nato per cantare. Quale modo migliore allora per svelare al mondo intero chi era veramente?
 
                                        You've got a heart as loud as lions 
                                        So why let your voice be tamed?

 
 
Questa era per Louis. Che non si vedeva da nessuna parte. Ma Harry ormai aveva inziato. Quindi, con un sospirò, finì la prima strofa.
 
                                           Baby we're a little different
                                       There's no need to be ashamed
                                   You've got the light to fight the shadows
                                              So stop hiding it away
                                               Come on, Come on


Il primo ritornello. Harry non riusciva a crederci. Intanto la gente si era placata, iniziavano ad apprezzare quella che per loro era ancora una semplice canzone. Se avessero saputo quello che stava per succedere…
 
                                       I wanna sing, I wanna shout
                               I wanna scream till the words dry out
                                      So put it in all of the papers, 
                                                     I'm not afraid
                                         They can read all about it 
                                                      Read all about it

 
 
 
                                At night we're waking up the neighbours 
                                   While we sing away the blues
                              Making sure that we remember yeah
                                     Cause we all matter too 
                                If the truth has been forbidden 
                               Then we're breaking all the rules
                                     So come on, come on
                                       Come on, come on, 
                               Lets get the tv and the radio 
                                   To play our tune again
                 It's 'bout time we got some airplay of our version of events
                                   There's no need to be afraid
                                   I will sing with you my friend
                                          Come on, come on
                                   I wanna sing, I wanna shout
                            I wanna scream till the words dry out
                                 So put it in all of the papers, 
                                          I'm not afraid
                                They can read all about it 
                                     Read all about it


Harry, nel buio, sorrise. Ogni volta che cantava quella canzone, si meravigliava di come il testo si adattasse perfettamente alla sua storia d’amore con Louis. Perfettamente. Non c’era neanche una parola fuori posto.
Adesso arrivava il momento cruciale.
L’entrata in scena di Louis.
Fra neanche due frasi, il suo ragazzo, il suo migliore amico, suo fratello, la sua anima gemella, tutta la sua vita, avrebbe dovuto fare il suo ingresso sul palco. Per sostenere Harry in quello che stavano per fare.
Harry aveva lo sguardo fisso su quel punto del backstage da dove sarebbe dovuto uscire Louis, non riusciva a pensare ad altro, e cantava per sconfiggere la paura che quel gesto più grande di lui gli metteva.
 
                              Yeah we're all wonderful, wonderful people
                                    So when did we all get so fearful?
                                   Now we're finally finding our voices
                              So take a chance, come help me sing this
                              Yeah we're all wonderful, wonderful people
                                    So when did we all get so fearful?
                                   Now we're finally finding our voices
                              So take a chance, come help me sing this

 
 
Le luci si accesero. La gente iniziò a bisbigliare. E poi… eccolo. Harry vide prima il ciuffo e poi il resto del corpo. Era proprio Louis, in carne ed ossa, e stava venendo ad aiutarlo. E visto che Louis sorrideva, anche Harry iniziò a sorridere.
 E toccò a Louis cantare, con la voce acuta e leggermente incerta, mentre passo dopo passo avanzava verso Harry, verso la loro libertà.
 
                                            I wanna sing, I wanna shout
                                     I wanna scream till the words dry out
                                            So put it in all of the papers, 
                                                    I'm not afraid
                                            They can read all about it 
                                                 Read all about it


 
Finalmente Louis raggiunse Harry, e gli prese la mano. I loro sguardi fieri oltrepassavano tutti gli sguardi maligni o di disprezzo, persi in un mondo solamente loro.
E nel modo più naturale possibile, facendo l’amore con lo sguardo, conclusero la canzone, con la voce che vibrava salda e risuonava nelle orecchie e nei cervelli e nei cuori di ogni singola persona lì davanti. Harry lanciò uno sguardo al backstage, e vide che Niall, Zayn e Liam si tenevano per mano anche loro, cantando in labiale e guardandoli fieri.
E fu questo, e anche la stretta di Louis, a sconfiggere la sua eterna debolezza e a farlo continuare a cantare, con gli occhi negli occhi del suo fidanzato.
 
 
                                         I wanna sing, I wanna shout
                                     I wanna scream till the words dry out
                                            So put it in all of the papers, 
                                                    I'm not afraid
                                            They can read all about it 
                                                 Read all about it

 
Le loro voci, complementari, si soffermarono su quel ‘it’, senza più l’ombra di qualsiasi paura nello sguardo.
Ciò che seguì fu molto confuso, per Harry.
Ricordava solo la voce di Louis che diceva ‘Sorry, we can’t change’ e poi le proprie labbra sulle sue, le mani di Louis nei suoi capelli, le urla indignate della gente, qualche debole applauso, e poi qualcuno che li separava, e li strattonava brutalmente.
Ma l’unica cosa che ricordava chiaramente, che gli si era stampata nella mente, era l’urlo di una voce femminile, da qualche parte fra la folla, che ‘Please, keep loving like this forever!’ diceva.
E Harry, mentre veniva trascinato nel backstage e inondato da un fiume di parole di disprezzo che tanto non avrebbe ascoltato, fece una promessa silenziosa a tutte quelle persone che gli avevano dato il coraggio di mostrarsi per com’era.
Ve lo prometto, ci ameremo per sempre, adesso che ne abbiamo la possibilità.
 
E Harry, l’odio che si riversava ad ondate sulla sua pelle resa impermeabile dall’amore, sorrise, perché da quel giorno avrebbe potuto essere chi era veramente, amare chi amava veramente, senza dover dire mai più nessuna bugia.

 
 
 
 
Fine.

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