Forgive me, first love di beesp (/viewuser.php?uid=60707)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1. So little to say but so much time ***
Capitolo 2: *** 2. Don’t kid yourself ***
Capitolo 3: *** 3. Life’s too good to last – we’re too young to see ***
Capitolo 1 *** 1. So little to say but so much time ***
So little to say but so much time
Forgive me, first love
- So little to say but so much time
Estate 1970
Ironicamente,
il giardino di Lily Evans aveva un singolo giglio, nascosto dietro un
cespuglio di rose. Rose rosse.
Il suo
giardino era uno
scoppio di colori e di odori d’estate e in primavera;
quand’arrivava l’autunno mamma Evans
s’impegnava a
prendersi cura delle piante in secca, degli alberi spogli, dei bulbi;
piantava nuovi arbusti, nuovi semi, e attendeva.
Ad
un’alta betulla le
sorelle Evans si arrampicavano per nascondersi tra i rami in cima,
dietro le foglie. Tutt’intorno sembrava che le aiuole
fiorissero
delle loro risate, la natura si risvegliava al suono dei passi di
Petunia e Lily, mentre le giornate si allungavano e i raggi del sole
divenivano più caldi.
Appena la
scuola lasciava
il passo all’estate, piena di tempo, di gioventù e
di
libertà, Lily e Petunia correvano al parco giochi del
quartiere,
dove la favola rosea, l’immagine della loro innocenza,
l’incantesimo dei loro corpi avvolti dalla brezza e dagli
alberi,
cambiava di scenario.
Osservarle era
una magia; osservare Lily vivere
era ancor più meraviglioso e sorprendente che guardarla
volare
nell’aria sulle altalene. La sua ombra si proiettava
sull’asfalto, lei svettava contro la ciminiera, illuminava il
parco, lo rendeva meno sgradevole di quanto fosse in realtà.
Doveva
avvicinarsi a lei: era come un fiore incredibilmente bello, verso cui
è impossibile non tendersi.
«
È ovvio, no?
». Non riuscì a trattenersi; Petunia
balzò via.
Lily rimase a osservarlo con curiosità.
«
Lily, su, andiamo
via! ». Per quanto le sembrasse irritante quel
bambino-pipistrello – l’aveva definita una strega
–
la incuriosiva. Era vestito in maniera strana, e aveva detto di starle
tenendo d’occhio da un po’. Non Petunia, in
realtà,
aveva specificato dopo, soltanto lei.
Quel ragazzo
bizzarro,
dall’area imbarazzata, impacciata, e dal viso apparentemente
triste, aveva attirato l’attenzione di Lily Evans.
Mentre la
sorella
continuava a stringerle la mano, iniziò a ridacchiare:
«
Lily, quel tipo non è davvero buffo? …
è proprio
bruttino! Eh, Lily, eh? ».
La sorella
scosse la testa,
pensierosa. Non pensava fosse bruttino, piuttosto-
l’abbigliamento lo nascondeva. « ’Tunia,
non era
bruttino! » si lamentò. L’altra
pensò fosse
bene cambiare argomento, allora iniziò a raccontarle della
storia che aveva pensato quel mattino – perché se
Petunia
non era brava a fare le magie, almeno con la sua fantasia lo era nel
pensarle.
Severus era
accucciato
dietro la staccionata riverniciata di fresco, bianca, di casa Evans.
Dei rami gli coprivano la testa e altri dal collo fino alla punta dei
pali di legno. Era il posto perfetto per osservare la più
piccola delle Evans.
Sospirò
rumorosamente, con un fiore appassito tra le dita – lo stesso
con
cui un paio di giorni prima Lily aveva praticato magia –, ma
non
abbastanza forte perché lei lo sentisse.
Era seduta sul
prato della
sua casa linda, intrecciando con attenzione una coroncina di
margherite; il mondo sembrava lontanissimo da quella Lily
all’apparenza irraggiungibile.
Severus
pensava che avrebbe
potuto trascorrere anche secoli in quella posizione scomoda, con le
spalle leggermente ricurve, le mani aggrappate allo steccato. Bastava
che Lily rimanesse pacificamente in quella posizione, a giocherellare
con i fiori dell’estate.
Lily
alzò la testa, spostandosi i capelli indietro con una mano
– la sua mano parve intingersi nel rosso mogano.
Non
poté fare a meno
di notare che quel giorno sembrava che gli alberi del suo giardino
avessero un paio d’occhi umani, scuri e intensi tra le
foglie,
che si mossero in un guizzo, facendo scomparire i due occhi.
«
Ehi! » esclamò la bambina, evidentemente
spaventata.
Severus si
fermò, voltandosi.
Lily era a
pochi passi dal
cancelletto sul marciapiede e lo osservava. La sua espressione
accigliata sfumò in infastidita mentre lo riconosceva.
«
Ciao, Lily » la salutò timidamente.
« Il
tuo nome è Severus, vero? » si avvicinò
a lui.
«
Sì, Severus Snape ».
«
Sono vere le cose che mi hai detto l’altra volta? ».
«
Sui maghi e sulle
streghe? ». Lily annuì, con le mani ancora strette
attorno
alla coroncina. « Sì! ». Con un
po’ di
sicurezza, mosse qualche altro passo verso di lui.
« E
cos’altro sai? ».
«
Tanto ».
Finalmente avrebbe conosciuto un suo coetaneo, una ragazzina come lui,
e magari avrebbe avuto un’amica. « L’anno
prossimo ci
arriverà una lettera e andremo in una scuola dove ci
insegneranno a usare la magia ».
« Te
e … me? ».
Questa volta
fu Severus ad annuire.
Prima di
ritornare dietro lo steccato, Lily gli porse la ghirlanda. Sorrise al
volto sorpreso di Severus.
× Note
dell'autore
Ho iniziato a scrivere questa fanfiction l'estate scorsa.
Mi ci sono affezionata tantissimo, come di solito mi capita soltanto
con le originali. Credo di aver approfondito tantissimo nella mia
ottica i personaggi di Lily e di Severus. Li ho sviscerati per quanto
mi è stato possibile.
Naturalmente, questa storia ha pochissime pretese; ho scritto raramente
su Severus e onestamente ho paura sia OOC.
Però voglio molto bene a "Forgive me, first love" e quindi,
nonostante le rivoluzioni e l'ansia e tutto, eccola qua. Dopo mesi di
lavoro e di levigatura e di ricerche nei libri e dopo mesi impaurita
dall'idea di averla persa nel mio vecchio hard disk.
Grazie in anticipo a chiunque passerà di qui, anche per
errore.
"Forgive me, first love" vi vuole bene a prescindere, a tutti voi.
A presto.
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Capitolo 2 *** 2. Don’t kid yourself ***
2. Don’t kid yourself
2. Don’t kid yourself
Settembre 1971
I capelli di
Lily erano una coperta sfolgorante sulla divisa nera. Un rosso
sgargiante, ondeggiante; Severus si sentiva incantato ed ipnotizzato da
quella chioma, il cui movimento ricordava le foto dei quotidiani magici.
Tutto in Lily, ormai, urlava magia.
Anche se da
quella mattina tentava di rivolgergli occhiatacce e nascondere, al
contempo, la delusione per le parole che sua sorella le aveva sputato
contro, aveva bisogno di Severus ed era evidente.
Le sorrise,
timido, quando lei alzò gli occhi da “Storia di
Hogwarts”. Lily Evans, allora, decise di perdonarlo e capì
che l’avrebbe fatto sempre, fino alla fine dei suoi giorni. Gli
sorrise di rimando e riprese a concentrarsi sulle pagine di Bathilda
Bath.
Severus non
poteva fare a meno di scrutarla. Era sicuramente la seconda volta che
leggeva quel “Storia di Hogwarts”, eppure ancora ne
sembrava catturata, forse desiderosa di avvicinarsi a quel mondo da cui
era stata lontana per undici anni e a cui si congiungeva, finalmente.
Il suo viso minuto era rivolto al tomo voluminoso, appoggiato sulle gambe.
Ormai il sole
era tramontato, al di fuori del finestrino si riuscivano a scorgere le
nuvole poco più chiare del nero del cielo. Accanto a Lily, il
mondo era un posto talmente diverso da come appariva tra le mura di
casa Snape; accanto a Lily s’immaginava capace di ogni prodezza,
di divenire ciò che desiderava; soprattutto era lontano dalle urla – con sua somma gioia, quasi fosse stato destino, a Lily non piaceva gridare, in nessun caso.
Severus, prima
di incamminarsi dietro l’enorme ragazzo che li precedeva, si
assicurò di avere al suo fianco Lily. Era proprio lì,
sorridente, entusiasta e in ansia.
Non poteva fare
a meno di pensare a quanto poco Petunia avrebbe apprezzato Hogwarts,
mentre la scuola s’ingigantiva man mano che vi si avvicinavano.
L’avrebbe trovata spaventosa. Non si spiegava perché
avessero scelto lei e non Petunia, era capace in tante cose molto
importanti ed utili, come le faccende di case e la scrittura –
entrambe lontane anni luce da Lily –, ma la magia non era sua
competenza. A Lily dispiaceva. C’era tristezza sul volto di sua
sorella quando era stato palese che non avrebbe ricevuto alcuna lettera
da Silente, se non quella di risposta alla sua supplica.
Voleva bene a Severus, iniziava ad affezionarglisi, ma non era Petunia, né mai sarebbe riuscito a sostituirla.
Sul soffitto
della Sala Grande erano in volo delle candele, contro una volta
stellata e scura; i due ragazzini incontrati sul treno erano capitati
alle loro spalle nella fila, ridacchiavano, mentre si avvicinavano a
uno scranno dove torreggiavano uomini e donne adulti, seduti intorno ad
una tavola di marmo. Lily, al fianco di Severus, sbuffò un paio
di volte ad ascoltare, pur non volendo, le chiacchiere di Sirius Black
e James Potter.
Il gruppo di novizi fu fatto fermare di fronte uno sgabello di legno invecchiato, al di sopra un liso cappello spiegazzato.
« Il Cappello Parlante » le sussurrò all’orecchio, lei annuì, curiosa.
L’oggetto
magico veniva poggiato sulle teste dei giovani maghi, sceglieva a
seconda dei suoi parametri chi fosse appropriato per Grifondoro,
Serpeverde, Tassorosso, Corvonero. Il ragazzino dai capelli mossi,
Sirius Black, fu destinato a Grifondoro, come aveva sperato. Dopo circa
cinque persone, fu il turno di Lily. Si scambiarono uno sguardo; Lily
era tesa, Severus sperava.
Il cappello, sopra di lei, si agitava. Ebbe soltanto un istante per percepirne il peso.
Desiderava non
deludere Severus; poté leggere il dispiacere dipingerglisi
addosso mentre il grido si alzava dalla sua testa:
“Grifondoro!”.
Si alzò e si allontanò rivolgendosi per un ultimo momento al suo amico, per poi accomodarsi vicino a quel Black.
Avrebbero
vissuto, dopotutto, per nove mesi sotto lo stesso tetto, avrebbero
mangiato insieme, ci sarebbero state sicuramente le occasioni per
incontrarsi e chiacchierare.
Lily era irraggiungibile.
Certe immagini
rimangono impresse nelle menti facilmente suggestionabili dei
più piccoli. Per Severus, che ancora un uomo non era, quello fu
uno di quegli avvenimenti che si ripetono sempre uguali nella testa:
Lily che scivolava via da lui, forse in modo leggero, poco vistoso. Le
loro vite si sarebbero sciolte lentamente, col tempo, senza che vi
facessero molto caso. Poi, un giorno, si sarebbero resi conto di non
aver più niente da condividere, e le loro strade si sarebbero
divise per sempre.
Qualcosa si
fermò alla gola; seppe di non voler affezionarsi mai più
a nessuno. Lily bastava a riempirgli la vista, l’anima, i
pensieri ed era già così lontana …
Severus fu smistato a Serpeverde. Era felice per lui.
Percepiva che
qualcosa non andava. Aveva l’impressione che a separarli, ora,
non era più una siepe, nemmeno quelle tavolate di legno
così lunghe o la distanza fisica tra l’uno e
l’altra. “È soltanto la fame e la stanchezza.
È stato un lungo viaggio, Lily” si disse: non era
possibile perdere qualcosa così velocemente.
Sorrise, fiduciosa in sé, in Severus, in quel piccolo seme che insieme accudivano.
Sarebbe fiorito
e cresciuto fino a dare origine a uno stabile e forte albero e poi un
bosco e poi una foresta. Serpeverde e Grifondoro erano soltanto uccelli
beccanti ed affamati, e niente più.
× Note dell'autore
Innanzitutto un ringraziamento a Cherry Armstrong
per aver inserito la storia tra le seguite e, di nuovo, grazie a tutti
quelli che sono passati/passeranno di qui, anche solo per sbaglio.
Come avrete capito da questo capitolo, la storia segue la vita di Lily
e Severus lungo un percorso che parte dalla prima volta in cui hanno
parlato.
Qui ci troviamo, com'è evidente, al loro primo anno di scuola e, in particolare, all'assegnazione alle varie case.
Spero non vi stia annoiando con i capitoli e, niente, alla prossima ^___^
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Capitolo 3 *** 3. Life’s too good to last – we’re too young to see ***
3. Life’s too good to last – we’re too young to see
3. Life’s too good to last – we’re too young to see
Estate 1972
Lily
quell’estate aveva scritto ai suoi amici Grifondoro. Era
entusiasta delle nuove amicizie; al di fuori di sua sorella, e
più tardi di Severus, non aveva mai avuto qualcuno con cui
confidarsi.
Certo, non
parlava di tutti i suoi pensieri e degli aspetti più privati
della sua vita, quel privilegio era concesso soltanto a Severus e a
Petunia – quando lei era dell’umore giusto – ma era
pur sempre rimanere in contatto con ragazzi come lei e scoprirne i
più diversi dettaglia; bastava impugnare penna e calamaio, una
pergamena, e cominciare a raccontare. Le rispondevano, tutti, in
maniera gentile ed educata, scherzando o chiedendole consigli. Perfino
quel James Potter, tra le mura scolastiche tanto infantile e arrogante,
diveniva più simpatico e affabile nel segreto delle lettere.
Lucius Malfoy
aveva trovato interesse in lui. Di tanto in tanto riceveva una
pergamena firmata con la sua grafia elegante, in cui il giovane gli
domandava cortesemente della sua vita e se stesse coltivando la sua
passione per la Difesa contro le Arti Oscure; rispondeva sempre
gentilmente a quelle lettere, immaginando che Malfoy fosse una sorta di
Mecenate dei giovani talenti Serpeverde.
Era entusiasta
di quella nuova amicizia e lo era anche sua madre; aveva sempre meno
sguardi gelidi per lui. Era sembrata particolarmente soddisfatta quando
aveva appreso dei voti degli esami di fine anno.
Severus, con la
sua vita che sembrava visibilmente migliorata, riusciva anche a non
pensare a quello strano senso di perdita alla bocca dello stomaco
quando in qualche modo compariva Lily nelle sue giornate.
Severus aveva uno sguardo colmo d’ammirazione quando parlava di Lucius Malfoy.
Lily non lo
trovava particolarmente interessante, ma annuiva quando veniva tirato
in ballo nelle loro chiacchiere pomeridiane, sorrideva se Severus
sorrideva disquisendo, perché appariva più tranquillo e
non aveva alcun cuore di deluderlo. Non di nuovo.
Di tanto in tanto Severus la scrutava, preoccupato, come per assicurarsi della sua presenza.
Spesso la sua
migliore amica costringeva entrambi a rimanere in silenzio; si
stendevano sul prato della loro radura, immersi nell’erba alta,
circondati dai fiori e dal brulicante rumore degli insetti in
movimento; la vedeva chiudere gli occhi, percepiva il suo petto alzarsi
ed abbassarsi lentamente, udiva i suoi sospiri profondi.
Adorava quel luogo. Soprattutto perché Lily lo adorava.
Potevano rimanere lì anche per ore, cullati dalla brezza, il fruscio delle fronde, il mormorio del fiume.
L’incanto continuava; Lily scoppiava in una risata e a Severus sembrava d’essere meno stanco.
A Lily veniva voglia di sorridere anche soltanto per il riflesso negli occhi di Severus.
Guardandolo Lily si sentiva forte e incredibilmente rara.
Avevano le teste l’una accanto all’altra; se la voltava, Severus poteva affondare nel profumo dei capelli di Lily.
… in
quei giorni soleggiati, occorreva girarsi per raggiungere Severus; ed
ecco che spariva il senso di smarrimento, non era più lontano,
era a portata d’occhi e di mani.
Poteva parlargli.
Se parlava, Lily si illuminava. Se la ascoltava con attenzione, Lily si illuminava.
Lily era sempre illuminata con lui.
Era stata
un’estate piacevole come poche altre. Partire per Hogwarts aveva
un nuovo sapore; significava incontrare i compagni di scuola,
rituffarsi in uno studio che non le pareva mai noioso, scoprire la
magia – in ogni senso.
Tutto era
perfetto a Hogwarts. I litigi, le lettere poco allegre di Petunia, le
raccomandazioni dei suoi genitori … magicamente si trasformavano
in un dolce sfondo di una giovinezza che percepiva; capiva
d’essere giovane, d’avere a disposizione un periodo tanto
breve quanto unico e splendido; Lily era una ragazza felice.
Dopotutto era anche merito di Severus.
Infilava i
vestiti ripiegati nella valigia con entusiasmo, non notando nemmeno i
capi peggiori del suo guardaroba, tant’era distratto dal ritorno
a scuola.
Vi
cacciò il suo orologio da polso – eredità del nonno
materno – e chiuse il bagaglio con un solo movimento.
Non aveva
proprio idea del perché l’anno prima si fosse rinchiuso in
tanto malumore e pessimismo; Lily gli voleva ancora molto bene, di cosa
c’era da preoccuparsi?
“Nulla,
sarà un anno entusiasmante”. In quello stato d’animo
Severus scese le scale verso sua madre, che lo attendeva per uscire a
comprare l’ultimo materiale scolastico.
× Note dell'autore
Benissimo.
Questo capitolo mi dispiace meno degli altri. Spero che la storia vi sembri migliorare in spessore
capitolo dopo capitolo. Non vorrei che appaia troppo come qualcosa di
superficiale, ecco. Magari lo è lo stesso, però ecco,
anch'io ho i miei limiti.
Il titolo del capitolo è preso da un verso di "Blackout" dei Muse.
Ringrazio FedyTsubasa per aver inserito questa storia tra le seguite.
A presto ^_^.
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