Shadows kill the light

di GleeAndFinchelSavedMe
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Tutto contrapposto all'altro ***
Capitolo 2: *** Come se fosse davvero possibile ***
Capitolo 3: *** Non sarà facile ***
Capitolo 4: *** Call me, maybe? ***
Capitolo 5: *** Un vuoto silenzio ***
Capitolo 6: *** Can I open my eyes? ***



Capitolo 1
*** Tutto contrapposto all'altro ***


“Ma tu chi sei che avanzando nel buio della notte inciampi nei miei più segreti pensieri?”

William Shakespeare



Australia 2008

Quattordici anni di pura vitalità.
Di dinamicità, di carattere, di contorta semplicità e di unicità.
Elena si siede goffamente sul margine del ponticello... Le gambe a penzoloni sfiorano di tanto in tanto l'acqua ed un tiepido vento le scompiglia i capelli. Una bellezza timida dai tratti delicati... Lunghissimi capelli color miele le incorniciano il viso abbronzato. Occhi di un grigio intenso, che delicatamente si sfuma in un verde petrolio opaco. Occhi in cui ci si puo' tuffare; occhi che ti catturano, che t'incantano. Occhi dentro cui puoi leggerle l'anima. E labbra carnose rosso lampone. La sua passione è la fotografia... Niente la fa stare bene come premere il tasto e racchiudere tutte le bellezze e le emozioni in un'immagine. Fermare il tempo per un secondo e rinchiuderlo in una foto. Sì, anche a lei piace uscire con le amiche e passare i pomeriggi al centro commerciale. Tuttavia, preferisce avventurarsi nella lettura di un bel libro piuttosto che andare a rubare rossetti in una profumeria... In effetti, Elena non è una ragazza semplice... Fuori fa la dura, si dimostra forte, insensibile a ciò che la potrebbe ferire. Ma questa è solo una maschera, una sorta di scudo di protezione. Perchè lei è tutto il contrario: è sensibile, gli occhi le si fanno liquidi alla prima sciocchezza, il cuore le si frantuma facilmente... E la cosa in cui riesce meno è ricomporne i pezzi e costruirne uno nuovo, magari più forte. Però, come dice Coelho, il mondo non aspetta che tu lo ripari. Così, se ne sta lì, a guardare il mare... La schiuma che si abbatte delicatamente sulla sabbia e che, con un movimento fluido, ritorna indietro. Le è sempre piaciuto osservarlo. Respirarne il profumo di sale, fare entrare dentro di sè quel fruscio delle onde. Intanto i pensieri le vagano senza meta, in cerca di qualche approdo sicuro... Le viene in mente L'Odissea, Ulisse... E lo invidia, invidia il suo coraggio di affrontare i problemi, la sua temerarietà nella vita. Le viene in mente Orgoglio e pregiudizio, Elizabeth... E invidia anche lei, la sua intelligenza, la sua spiritosaggine, il suo essere vera e dire ciò che pensa senza troppi problemi. La mente di una quattordicenne, di un'adolescente, è la cosa più contorta che esista al mondo... Un miscuglio di vivacità, voglia di vivere e amare, di timore, di negatività, di pregiudizi... Tutto contrapposto all'altro. E questo è tutto ciò che ora sta impegnando la mente di Elena. Intanto il tempo passa ed il cielo si colora di indaco, il mare si fa di un blu più intenso e l'aria si raffredda. Elena neanche se ne accorge... Chiude gli occhi e si fa trascinare dal brontolio del mare. Adora stare lì, sul ponticello del porto... Adora la sua Perth. Adora la sua Australia. Vi si era trasferita da piccola: prima viveva a Roma, in Italia. Da giovane Serena, la madre, era andata lì, in quel paradiso terrestre, per vacanze con le proprie amiche e si innamorò di un ragazzo del posto, James. Lui la seguì in Italia, nel quale si sposarono ed ebbero Elena. Quando era ancora piccola decisero di trasferirsi in Australia, il cui fascino ha davvero pochi rivali. Così, è passata dallo smog e le strade trafficate della capitale italiana, alle candide spiagge australiane... Crescendo tra il profumo di sale e il calore del sole.

Dall'altra parte del ponte cammina impaziente Stefan. Impaziente di qualcosa di cui neanche si accorge, in attesa di nessuno. Anche Stefan è un ragazzo... Complicato. Quattordici anni di complicatezza. Ma lui è diverso dagli altri della sua età... Lui è vero, schietto. E' dolce, gentile. E' bellissimo. Invidiabili capelli biondo caramellato gli percorrono obliquamente la fronte, fermandosi sopra gli occhi. Eh, i suoi occhi... Azzurro ghiaccio. Freddi, in cerca di calore. Occhi glaciali, che pietrificano. E labbra rosa pallido; una bellezza da togliere il fiato. La sua passione è la poesia, la letteratura, la filosofia; cogliere l'essenza delle cose. La sua stanza è come una sorta di biblioteca... Piena di antichi libri da centinaia di pagine con la copertina in pelle e le pagine ingiallite dal tempo, di biografie di poeti moderni, di classici greci e dell'Ottocento. Un portapenne in legno con lunghe penne a piuma bianca, imitazioni delle più grandi opere d'arte e pareti tappezzate di scritte, poesie e frasi dei suoi filosofi preferiti. Stefan ama la semplicità, anche se non ne è mai pienamente soddisfatto. Cerca di tirare fuori il lato positivo da ogni singola cosa, provando a contrapporre ciò che la mente gli vuole imporre. Perchè lui non ascolta mai il cervello, ma solo il cuore. Si fa guidare solo ed unicamente dal cuore, al contrario di Elena, che da tempo cerca di farlo, invano. Senza neanche accorgersi l'uno dell'altro, Stefan ed Elena stanno sullo stesso ponte, a pensare alle stesse cose, a sognare lo stesso futuro, a soffrire nello stesso modo di qualcosa di cui non conoscono l'origine nè il motivo. Uguali, accumunati dalla voglia di qualcosa di nuovo, che li faccia sollevare da terra e volare con le loro ali che il dolore ed il tempo hanno lacerato.

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Capitolo 2
*** Come se fosse davvero possibile ***


“Tutti prima o poi nella vita ti feriranno.
 Sta a te decidere per chi vale la pena di soffrire.”

Bob Marley

 

 

Uno squillante *pliin* sveglia Elena dal suo viaggio mentale e nota la luce del display del cellulare mandare un bagliore bianco dalla tasca dei jeans. Con tutta la rilassatezza possibile prende il suo iPhone dal cover glitterato azzurro e legge il messaggio.

'Basta. Mi sono rotto di te, del tuo comportamento, della tua gelosia. E' stato bello, sì, ma ora mi sono davvero stufato... La nostra amicizia finisce qui. Damon.'

Elena resta per un minuto pietrificata a fissare lo schermo. Tutti i suoi pensieri, tutti i suoi sentimenti, tutto si era cristallizzato. Il mondo per un attimo le si ferma. Il cervello smette di ragionare, mentre il cuore quasi le esce dal petto. Gli occhi gli si inumidiscono ed una lacrima come invisibile le scorre delicatamente sulla guancia, subito asciugata dal vento. Con un gesto lento prende i lati del giacchetto e si copre... Non sapeva se scappare, correre via e lasciare lì tutto il suo dolore, come se fosse davvero possibile. Ma invece resta, piega le gambe e mette il viso tra di esse.
"E' uno scherzo, non è possibile! Non deve essere possibile..." si dice Elena tra sè e sè. 
 Lei voleva bene a Damon, tantissimo bene. E forse, ancora ora gliene vuole. E' sempre stato il suo migliore amico, gli confidava tutto. Anche se, in effetti, ha notato che da un po' di tempo era cambiato... Era un nuovo Damon. Un Damon egoista, superficiale, virile. Non le piaceva per niente. Ma l'affetto per lui l'ha portata a non fare troppo caso a questo... O almeno, era quello che poteva esternamente sembrare, perché, in verità, lei ne soffriva tantissimo. E questo messaggio ne è la limpida e fredda testimonianza. Forse ad Elena le andava di credere per una volta in uno di quei "4 ever" che scrivono le ragazzine sui vetri appannati delle auto o sui muri con gli UniPoska fucsia. Credeva che la loro amicizia sarebbe continuata, sempre. Credeva che una come la loro non si fermasse alla prima sciocchezza, che non si spezzasse e che trovasse la forza di superare gli ostacoli. Credeva che loro, insieme, erano più forti del destino che li voleva dividere. Invece no, non è stato così... Perché c'è sempre qualcuno che ti tradirà, che ti ferirà, illuderà o deluderà. Aveva notato che Damon si era comportato strano in quegli ultimi giorni, ma non si aspettava questo. E non ne capiva il senso. Un monoto "Perchè? Perchè? Perchè?!" le rimbomba nella testa. Cosa aveva fatto di male? Niente. Ecco cosa aveva fatto: niente. Spesso la gente fa così... Ti incolpa di cose che non hai fatto perchè gli fa più comodo. Mentre dentro sanno che è sbagliato, che loro hanno torto, ma non sono abbastanza maturi da accettarlo.      


Un ripetitivo "Elenaaa!" lontano fa eco nella sua testa. Ed ecco che compare alle sue spalle lei, la sua ancora, il suo rifugio, il suo tutto. Bridget. Elena si gira velocemente e le si butta fra le braccia, stringendola forte. Sprofonda nei suoi capelli e il suo profumo alla vaniglia la invade. In quel momento ha bisogno solo di questo: dell'abbraccio della sua migliore amica.
"Hey, hey, Ell... Che succede?" le dice Bridget.
Elena tira su il naso e lentamente prende il telefono per mostrarle il messaggio. L'amica lo legge e la guarda per un momento con occhi solidali. Poi le fa un sorriso sincero, così lucente da illuminarle gli occhi. Anche Bridget è molto bella... Morbidi ricci nero corvino le cadono sulle spalle. Grandi occhi verdi smeraldo, lunghissime ciglia nere e pelle bianca; guance rosee e labbra sottili rosso acceso. Lei è dolcissima, protettiva e generosa: un cuore d'oro. Bridget ha sempre pensato che tra Elena e Jason ci fosse qualcosa di più di una semplice amicizia... Qualcosa di ben più grande, di più potente. E forse lo sapevano anche loro due, ma il loro orgoglio non gli permetteva di vederlo e capirlo. A quel punto Elena scoppia a piangere...
"Tranquilla... Ci sono io. Tranquilla. Tranquilla perchè non ti dirò di smettere di piangere... E' quello che devi fare. Si, dai, sfogati. Fai uscire tutto ciò che hai dentro. Fai uscire tutta la rabbia, tutta la delusione, tutto il rimpianto, tutta la frustazione, tutto tutto. Ora piangi, perchè so che domani starai già meglio e ritornerai più forte di prima." le dice delicatamente Bridget. Poi fa una pausa.
"Tranquilla, perchè non ti dirò le solite parole come 'Lui non ti merita...!!' ecc. Io non sono nessuno per giudicarlo... Perchè invece ti dico che so bene quanto fa male, malissimo e che è brutto, bruttissimo. Ma io ti conosco, conosco la persona forte che sei... Anche dopo aver visto il tuo lato debole uscire tutto ad un tratto. E proprio per questo so che ce la puoi fare". Le fa un sorriso grandissimo e poi riprende.
"Anzi, ti consiglio anche cosa devi fare. E' semplice: fregartene. Lo so che è difficile, ma ci riuscirai. Mandalo a quel paese, ignoralo, spalmagli in faccia la tua felicità... Tutto ciò che puoi e che vuoi. Basta che tu lo faccia!".
Elena ride e si asciuga una lacrima.
"Tranquilla, perchè so che il dolore passerà. Tranquilla, perchè ci sono io", conclude Bridget.
Elena l'afferra e le da un altro abbraccio fortissimo... Non poteva ricevere parole più consolatorie e vere di queste, e di ciò ne è grata.
"Grazie... Ti voglio bene".
"Anch'io, e lo sai... Ma adesso basta deprimerci, voglio tirarti sù di morale! Che ne dici di andare a prendere un bel gelato da *Dereck's*? Sai, proprio ieri ho notato un barista niente male...!" dice con enfasi maliziosa Bridget e scoppia a ridere.
"Coppa 'mettici tutto quello che ti pare'?"
"Coppa 'mettici tutto quello che ti pare'!" risponde Bridget, strizzandole un occhio.
Così, prendono la bicicletta e raggiungono il bar. Una coppa extra large con fragola, crema, pistacchio, cioccolata, stracciatella e in cima una spruzzata di panna. Ombrellino da cocktail, smarties, scaglie di cioccolato e sciroppo alla vaniglia.
"Ok, direi che basta! Che dici, Ell...?!" ironizza Bridget.
"Grazie, Bridget.".
"E di cosa?!".
"Di esserci... Di tutto. Grazie." le ripete, mentre gli occhi le brillano.

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Capitolo 3
*** Non sarà facile ***


Elena si sveglia... Una fioca luce traspira dalle fessure della serranda, che nascondono il caldo sole australiano. Apre gli occhi e si mette a guardare il soffitto. Il suo primo pensiero è lui... Damon. Non sa se è di odio o di amore, di fastidio o di nostalgia. Forse entrambi... Non le va proprio di alzarsi, così, se ne resta sotto le leggere lenzuola a pensare. E a pensare e ripensare e ripensare ancora... A lui. Non ne capisce i motivi e si decide a parlargli. E' giusto che lei sappia perchè è successo tutto quello; lei ne ha il diritto, dal momento che non ha fatto niente per farlo accadere... Ma non vuole rovinarsi i suoi ultimi giorni di vacanza. Già, il giorno dopo sarebbe iniziata di nuovo la scuola... Sarebbe iniziato una nuova fase della sua vita, un nuovo capitolo della sua storia e... Un nuovo problema da aggiungere alla sua lista. Il giorno dopo Elena avrebbe cominciato un nuovo liceo. E questo la inquieta, la spaventa, la terrorizza. Da domani in poi sarà tutto diverso, ogni cosa cambierà, ed il problema è scoprire se in meglio oppure in peggio. Non è emotivamente pronta a lasciare la sua vecchia classe, anche se teoricamente l'ha già fatto. Allora diciamo che non è emotivamente pronta ad accettare di averla lasciata. Lasciare tutti i suoi amici, la sua vecchia ma amata scuola... Deve ammettere però che è fortunata perchè con lei verranno anche Bridget e Cece, le sue più care amiche. Frequenteranno la West Perth High School... Elena non fa che fantasticare di come, appena finite le lezioni, andranno tutte e tre a fare una passeggiata in riva al mare, mentre mangeranno una coppa 'mettici tutto quello che ti pare'... Mentre si schizzeranno con l'acqua e cammineranno a piedi nudi nella sabbia bagnata dalle onde, con il vento che le scompiglia i capelli ed il profumo di sale che le entra nel naso. Ma una cosa fondamentale cambierà e non tornerà più la stessa... Non ci sarà in classe con lei Damon. Non ci saranno più quelle occhiatine ed i sorrisi durante le lezioni, i suggerimenti scambiati nelle interrogazioni, le lunghe passeggiate a ricreazione e le chiacchierate a mensa. Non ci sarà più lui che la guarderà con occhi sinceri e la illuminerà con un sorriso, che la abbraccerà da dietro all'improvviso, senza nessun motivo... Non ci sarà più lui con cui chattare le ore con il cellulare invece di studiare... Non ci sarà più lui con cui giocare alla Play-Station urlando e ballando nelle vittorie e picchiandolo amichevolmente nelle sconfitte. Non c'è lui nel suo presente e probabilmente non ci sarà neanche nel suo futuro. Per questo, come dice Bridget, è ora di scordarlo. Anzi, di dimenticarlo. Di far finta che lui non esista, anche se c'è, sempre, nei suoi pensieri. Di far finta che per lei non sia importante, anche se lo è. Di mascherare il dolore, anche se c'è, e anche molto. Non sarà facile, ma è l'unica soluzione.

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Capitolo 4
*** Call me, maybe? ***


“Ehi, I just met you
and this is crazy
But here’s my number
so call me, maybe?”

Carly Rae Jepson



Con un pizzico di depressione, Elena si alza dal letto, accende lo stereo e mette la sua canzone preferita a tutto volume: "Take You Higher" di Goodwill 'N Slang. Apre l'armadio: è ora di cambiare. D'ora in poi ci sarà una nuova Elena... Un' Elena più determinata e ambiziosa, che non soffre alla prima sciocchezza e mette se stessa prima degli altri. Così, prende un top bianco crema dai contorni in pizzo, un pantaloncino jeans e dei sandali con la zeppa. Prende la borsa e i suoi amati occhiali da sole neri RayBan ed è pronta. Chiama Cece e prende un appuntamento da *Dereck's* per fare colazione insieme... E' da tanto che non la sente e le manca molto. Anche se in anticipo, prende la bici e va al bar. Mentre pedala s'immagina di fare una di quelle entrate glamour che fanno le reginette della scuola nei film americani. Invece entra, prende una tazza di cappuccino, un crossaint e va al tavolo... Ma, ovviamente, una delle sue solite figure impacciate rifà la sua apparizione: mentre cammina col piatto in sovrappensiero si scontra con un ragazzo, scaraventandogli addosso il suo cappuccino.... Farfuglia qualche timido "scusa", fa un sospiro scoraggiato e alza gli occhi per guardarlo in faccia. Di colpo si ferma. "Wow, cavolo, è bellissimo!" si dice tra sè e sè. I suoi capelli caramellati gli incorniciano il viso e gli occhi di ghiaccio la incantano. Inizia a parlare velocemente senza fermarsi come fa quando è nervosa.
"Oh, scusami, scusami...! Scusa, è che sai, il mio migliore amico mi ha appena scaricato, tra pochi giorni comincia la scuola, sono isterica e... Sto raccontando la mia vita a uno sconosciuto! Mm, ma...".
Il ragazzo la interrompe e le porge la mano.
"Piacere, io sono Stefan.".
"Ehm... Io Elena.".
"Elena... Che bel nome! Sai, è di origine greca e significa 'splendore del sole'".
"Oh, beh... Wow! Comunque scusami, non l'ho fatto a posta! Cavolo, ti ho sporcato tutta la camicia... Se vuoi ti pago la tintoria!" dice Elena asciugandogli la macchia con un fazzoletto. Poi alza gli occhi e s'incrocia con il suo sguardo.
Restano qualche secondo incantati l'uno dell'altro, quando Stefan dice: "Ehm, no no, tranquilla...!"
"Allora, fammi almeno offrire un cappuccino!" risponde Elena con un sorriso dolce e malizioso.
"Ok, affare fatto!".
Così, vanno insieme al bancone e lo ordinano, sedendosi sugli sgabelli. Poi Elena si gira e fa un sospiro, guardando in basso... Le viene in mente quando ogni sabato mattina s'incontrava con Damon a fare colazione in quel bar. Si ricorda come chiacchieravano, come ridevano e come si sentivano bene, felici insieme...
Stefan si accorge che qualcosa non va e rompe il ghiaccio.
"Ehi, Elena! Cosa c'è?".
"Mmmh, cosa? Niente, niente... ".
"E' strano come un 'Niente' possa preoccupare così! Dai, dimmi! So che non è il massimo confidarsi con uno sconosciuto, ma ti prometto che non ti giudicherò e terrò la bocca chiusa!" la incoraggia Stefan, strizzandole un occhio.
"In realtà stavo pensando al mio migliore amico, o almeno ex... Venivamo sempre qua a fare colazione ed ora sembra un ricordo così lontano.".
"Sai, anche io ho perso un migliore amico e quindi posso capirti... La cosa che ti consiglio è andare avanti e non pensarci più, pensando che, in fondo, se non siete più amici vuol dire che non era destino, che doveva andare così...". Le dice premurosamente Stefan.
"Si, hai ragione... Andare avanti. Peccato che alcune volte sia così difficile.". Risponde Elena, con un soffio di malinconia nella voce.

A quel punto fa irruzione Cece e la sua inesauribile allegria. Capelli mossi rosso chiaro le colorano il viso punteggiato da lentiggini; vivaci occhi color nocciola e labbra rosa carne. Cece è davvero un vulcano... Ama ridere e scherzare e la sua più grande passione è ballare. Adora la moda ed ha un modo di vestire colorato, particolare.
"Ehilà, Ell! esclama Cece togliendosi gli occhiali e cotonandosi le ciocche mosse.
"Buongiorno Ceciliaa!" risponde Elena, prendendola in giro.
Cece le fa il verso e posa la borsa gialla sulla sedia. Poi punta lo sguardo su Stefan...
"Ciao ragazzo che non conosco e che sembra flirtare con la mia amica, cattiivaa" sottolinea rivolgendosi ad Elena, la quale fa finta di tossire bruscamente fulminandola.
"Che c'è?! Comunque, piacere, io sono Cece!" gli dice allegramente con un sorriso gigantesco, porgendogli la mano.
"Ed io Stefan..." risponde timidamente stringendogliela.
"Quanti anni hai, in che scuola vai, sei single, hai dei gatti?" Gli chiede curiosamente Cece tutto ad un fiato.
"16, West Side, no, sì" risponde velocemente Stefan.
"Anche ioo! Amo i gatti!!" esclama forte e fieramente.
"Ok, questa conversazione sta diventando sempre più strana... Cecee!" interrompe Elena, rossa per l'imbarazzo per l'amica, sottolineando il nome dell’amica.
Poi una scatenata Katy Perry suona e Stefan si ritira per rispondere al cellulare.
"Cece, ti è andato di volta il cervello?!" le dice Elena dandole un colpetto sul braccio.
"Ehi... E' bene che conosca il tuo futuro ragazzo!" risponde maliziosamente l'amica massaggiandosi il braccio colpito.
"Tu sei matta" dice ridendo Elena scuotendo la testa.
"Lo so, ed è per questo che tu mi adori!".
"Ehi, eccomi... Scusate, ma ho un contrattempo e devo tornare a casa... Comunque, questo è il mio numero! Ciao ragazze!" dice velocemente Stefan appoggiando sul tavolo un bigliettino scritto.
"Aaah, Ell!! Ha lasciato il suo numero! Ti chiamerà, uscirete insieme, vi frequenterete, vi metterete insieme, vi fidanzerete, vi sposerete e insieme, con il mio Robert Pattinson -Scusa Kristen, ma lui è mio- ci compreremo delle ville di colori intonati come lo saranno i nostri gatti persiani!!" sogna Cece.
"Ahahah! Cece, che dici, non stai affrettando un po' troppo i tempi?!".
"Beh, almeno non ti ha detto uno di quei 'Ci si vedee!' che dicono fanaticamente i ragazzi... Insomma, tesoro, fatti capire!" borbotta Cece cercando di imitare la voce maschile.
"Mi piace come fai la voce da ragazzo! Rifalla!" la stuzzica Elena.
"Yo, pupa, come butta?!".
"Ahah! Adesso andiamo, voglio godermi questo ultimo giorno di libertà!!".
"Allora prima brindiamo alle vacanze, a quest'estate stupenda, all'inizio di un nuovo anno e a noi, alla nostra amicizia!" esclama Cece alzando la tazza.
"Con il cappuccino...?!".
"Beh, io sono trasgressiva...! A noi!".
"A noi! Ahah! Cece, ti voglio bene..." confessa Elena.
"Anche io Ell, anche io" risponde sorridendo Cece.

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Capitolo 5
*** Un vuoto silenzio ***


"I'm at a payphone trying to call home All of my change I spent on you Where have the times gone baby It's all wrong, where are the plans we made for two " esclama mentre passeggio sulla riva... I piedi s'immergono nelle fredde acque oceaniche e il sole ancora batte forte sulla mia pelle. Senza nemmeno guardare il nome che luccica sul display, rispondo...
"Ehm... Ciao Elena, sono Stefan." azzarda una voce timida.
Spalanco gli occhi e apro la bocca accennando un sorriso, sorpresa per la chiamata e felice di sentire di nuovo la sua voce.
"Ehi, Stefan! E' andata via la macchia dalla camicia?" improvviso.
"Ah, si si, non ti preoccupare... Comunque, ti volevo chiedere se ti andava di uscire".
"Uscire? Certo, si, perchè no...!" dico, cercando di rimanere lucida ed il più possibile naturale, con il rischio di urlare per l'entusiasmo da un momento all'altro.
"Potremmo prenderci un gelato in spiaggia questo pomeriggio... Sei libera?".
"Sì, dovrei esserlo... Ci vediamo verso le cinque al molo?" propongo io.
"Ok, perfetto... Allora, a dopo".
"A dopo!".
Attacco e sfoggio un sorriso a trentadue denti strizzando gli occhi. Guardo l'ora sull'iPhone e mi accorgo di quant'è tardi... Così, corro a casa in bici e mi fermo davanti l'armadio. Ed ecco che si presenta un bel problema: cosa mettermi. Cercando di non pensarci troppo, prendo un pantaloncino jeans dai bordi strappati e un top blu a fiorellini senza spalline, con un nastro che si chiude con un fiocco sul busto. Un paio di stivali estivi, matita blu, un tocco di blush, una spruzzata di profumo e sono pronta... Dopo un'ora che neanche avevo realizzato, mi dirigo verso il molo. Era da tanto che non uscivo con un ragazzo, e questo pseudo-appuntamento mi ha reso davvero tanto entusiasta; inoltre, Stefan mi sembra un ragazzo così carino e pulito... Comunque sia, arrivo al molo e noto una lontana figura che fa un cenno con la mano. Ecco, è lui... In un secondo, mi preparo psicologicamente e faccio un bel respiro: ok, sono pronta, vado. A passo svelto lo raggiungo e mi saluta dandomi due baci sulla guancia. Insieme andiamo al bar e prendiamo un gelato, ovviamente, sempre il solito: cono fragola e crema. Dopo di che, ci dirigiamo verso la spiaggia per camminare sulla riva. Ci raccontiamo della nostra vita, delle nostre passioni, delle nostre ambizioni... Lui vorrebbe diventare un dottore, ma per qualche misterioso motivo di cui non accenna minimamente, sostiene che non potrà mai esserlo. Mi recita alcuni aforismi di famosi poeti e noto come gli occhi gli brillino mentre li dice. Prima d'ora, non avevo mai incontrato un ragazzo così intelligente, figurati un appassionato di filosofia e lettura. Ad un certo punto, un'onda ci bagna fino al polpaccio e sbadatamente finisco in acqua. Nel cadere, mi afferro al braccio di Stefan, portando anche lui dentro. Entrambi scoppiamo a ridere e ci schizziamo, mentre le risate e l'impatto delle mani sull'acqua sono gli unici rumori che rimbombano nella vuota spiaggia. Un'onda ci immerge, e quando saliamo fuori dall'acqua ci ritroviamo a pochi centimetri di distanza. Vuole farlo davvero? Baciarmi al primo appuntamento? Non gliel'avrei mai permesso, non sono quel tipo di ragazza. Ma intanto, il suo viso bagnato si avvicina sempre di più ed una ciocca mi cala davanti un occhio. Le sue labbra stanno per toccare le mie, quando la sua testa si muove rapidissima dirigendosi verso il mio collo. Sento le ossa spezzarsi e il tiepido sangue colarmi giù per la spalla. Lancio un respiro affannoso di dolore ed un mio acuto urlo rompe il silenzio.

Mi risveglio.
La testa mi scoppia ed il collo mi fa male.
Mi ritrovo completamente bagnata, sdraiata sulla riva, con il top sporco di rosso scuro.
Che cos'era successo? Non ricordo niente, la mia mente ha cancellato ogni minimo e recente ricordo. Tra i miei pensieri ronza solo una figura: quella di Stefan. Senza forze e confusa, corro verso casa e chiamo Stefan appena arrivo.
Biip. Uno squillo.
Biip. Due squilli.
Tre squilli, quattro squilli, cinque, sei, sette, otto.
Attacco e riprovo a chiamare... Segreteria: il numero che hai selezionato è inesistente.
E' impossibile... Totalmente esterreffatta, provo a chiamare Cece.
"Cece!! Oh, grazie al cielo hai risposto! Hai per caso sentito Stefan?".
"Stefan? Ah si, quello carino del bar! Ho sentito che ha appena lasciato la città e si è trasferito in un altro paese... Che cosa strana!".
"Cosa? Se n'è andato?!" esclamo incredula.
"A quanto pare, sì... Mi dispiace, Ell." dice con voce lieve Cece.
Senza salutare, attacco e la cornetta del telefono si sfila dalle mie mani, cadendo per terra.
Prima Damon, adesso Stefan. Basta.

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Capitolo 6
*** Can I open my eyes? ***


Whenever I feel your memory is breaking my heart,
I'll pretend I'm okay with it all act like there's nothing wrong

Cry, by Kelly Clarkson



Canada 2012.

Mi affaccio leggermente al finestrino gelato dell'aereo: montagne spruzzate di bianco e immense distese verde scuro si nascondono tra minacciose nuvole grigie. Oggi, ho lasciato la mia cara Australia per trasferirmi negli Stati Uniti d'America. Sarà tutto completamente diverso... Niente biciclettate per il lungomare, niente passeggiate sulla riva della spiaggia, niente gelati presi ad ogni stagione dell'anno. Niente più mare. Niente più sole. Niente più Australia. Per fortuna, ad avventurarsi con me in questa nuova vita americana ci saranno le mie due ancore: Bridgette e Cece. La prossima settimana inizierà l'università e la pioggia ed il freddo, d'ora in poi, accompagneranno le nostre giornate.
Appena scendiamo dall'aereo, una ventata gelida ci travolge, facendoci già rimpiangere il tepore australiano. La solita routine da aeroporto: check-in, controppo passaporti, ritiro valigie, taxi, autostrada, casa. Già, la nuova casa... Due piani, parquet, camino, piccolo giardino esterno, annaffiato quotidianamente dalla pioggia. Mi abituerò mai? Forse. Un'immenso ed intrigante bosco circonda questa cittadina selvatica: Mystic Falls. Curioso nome, non è vero? Antiche leggende sussurrano che un tempo vi abitavano sovrannaturali creature del male che scatenavano terrore e paura tra gli abitanti: streghe, lupi mannari, vampiri. Il verde della flora era sempre sporcato dal sangue che spargevano, finchè abili cacciatori riuscirono a ucciderli. Ovviamente, non credo a sciocche storie del genere... Sono solo superstizioni raccontate per attirare turisti o per creare un po' di mistero e movimento in questa noiosa cittadina. In effetti, mi diverte pensare che un tempo, malvagie streghe passavano le notti a creare pozioni letali ed a lanciare maledizioni contro chi le ostacolava, che feroci lupimannari correvano rapidamente per i boschi ululando verso la luna, che crudeli vampiri si aggiravano per le desolate strade in cerca di qualche corpo da dissanguare, di qualche collo da addentare.
Involontariamente, la mano si dirige verso il collo e lo tocca quasi sfiorando... Sono passati ormai tre lunghi anni da quell'incidente in mare e ancora una cicatrice percorre l'osso del collo fino a raggiungere la spalla. Probabilmente qualcosa di molto tagliente mi ha sgarrato, ma ciò che proprio non capisco è perchè Stefan fosse scomparso. Non lo vedo da quel giorno... Aveva davvero lasciato la città e se ne era andato senza dire niente a nessuno. Mi è dispiaciuto, ma non posso negare il mio fastidio: mi aveva lasciata lì da sola, sulla spiaggia, sanguinante. Perchè? Molto probabilmente non avrò mai un perchè, ma ormai fa parte del passato, ed il passato non diventerà mai il futuro.
Le mie prime giornate a Mystic Falls si dimostrano peggiori di quanto potessi immaginare. Mi piazzo sulla poltrona in velluto viola della mia nuova camera e fisso la televisione... In sottofondo, vedo la luce del sole che illumina la parete, che poi pian piano s'affioca fino a scomparire, mentre il buio penetra e la luna sale, chiara e limpida, nel cielo. Le migliaia di stelle luccicano indisturbate dalle luci della città che pian piano si spengono, lasciando a loro il compito di illuminare le tenebre che vegliano gli oscuri boschi. Prendo la macchina fotografica per immortalare il cielo: Flash, click.
Flash, click.
Flash, click.
Sento le risate di Cece e Bridgette dal piano di sotto... E forse, le invidio. Sì, le invidio. Cavolo quanto le invidio. Loro ridono spensierate, non curanti della persistente pioggia che continua a battere sul vetro della finestra appannata. Io invece la odio, come odio questo freddo e tetro posto. Mi manca il picchiettare del sole sulla mia pelle, mi mancano gli schizzi delle onde, il fuoco che si agita tra la legna dei falò sulla spiaggia e mi manca Damon. Che cosa stupida, penserete... Ma non m'importa dei tre lunghi e dolorosi anni che ci hanno crudelmente diviso, mi manca ancora, mi manca esattamente come allora. Mi manca il suo affascinante viso, il suo imprevedibile sorriso, la sua immancabile vitalità... E in momenti come questi, mi manca quel migliore amico che qualche volta usciva e mi apriva il cuore che era in lui. Mi manca, mi manca e basta.
"Eleeena!! Dai, Elena, scendi!" grida allegramente Cece.
Sento i suoi appuntiti tacchi a spillo e i rumorosi stivali di Bridgette salire le scale, quando questa le bisbiglia qualcosa e sale solo lei.
"Elena, sono Bree... Posso entrare?" chiede da fuori la porta.
"Ss, si..." dico distratta io, continuando a scattare foto.
"Che succede Ell? Perchè sei così assente?" dice, sedendosi sul letto.
"Niente, cosa vuoi che succeda..."le rispondo immotivamente seccata.
"Elena, ti conosco bene ed i tuoi occhi spenti trasmettono che qualcosa non va. So quanto ti manca l'Australia e quanto odi il Canada, ma sono sicura che stasera c'è altro sotto la tua malinconia. O meglio, qualcuno... Non dirmi che è ancora lui!".
In risposta, chiudo gli occhi e appoggio la testa al muro.
"Ti manca ancora così tanto?".
"Sì, ma non moltissimo. Ormai è passato tanto tempo e pian piano me lo sto scordando" mento io.
"Forse, stavolta è meglio che tu non te lo scorda... Dimenticalo. Credimi, è meglio!".
"Dimenticarlo? Come potrei dimenticare tutti gli anni di amicizia che insieme abbiamo condiviso? Tutto il bene che ci siamo voluti?" sbotto io, mentre la voce mi si blocca e due lacrime salate mi percorrono lentamente la guancia.
Bridgette mi prende e mi stringe tra le sue braccia, mentre le lacrime si posano sulla sua spalla, bagnando la sua maglietta.
"Ehi, Ell, non piangere... Ci sono io." dice, cercando di tranquillizzarmi.
"Ed io" aggiunge Cece con voce dolce, abbracciandoci entrambe.
Questo fanno le migliori amiche: ci sono nei momenti di gioia, di dolore e di bisogno; ti aiutano anche quando non glielo chiedi e ti fanno sentire bene con la pura e semplice forza di un abbraccio.

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