Un Nuovo Ponte per Terabithia di LizzieCarter (/viewuser.php?uid=121463)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo. ***
Capitolo 2: *** Un ombrello, una promessa. ***
Capitolo 3: *** La prode panettiera. ***
Capitolo 4: *** Mangiapane a tradimento. ***
Capitolo 5: *** Riccioli d'oro nella tana dell'anatroccolo. ***
Capitolo 6: *** L'ospitalità dell'anatroccolo. ***
Capitolo 7: *** La maledizione dei polletti Hutcherson. ***
Capitolo 8: *** Mi chiamo Grace. Grace e basta. ***
Capitolo 9: *** Corde e Pickup. ***
Capitolo 10: *** Fango e P.T. ***
Capitolo 11: *** Vendette e papaveri rossi. ***
Capitolo 12: *** E questo è il risultato. ***
Capitolo 13: *** Lo scarabocchio. ***
Capitolo 14: *** Skate-addicted! ***
Capitolo 15: *** E tu saresti un gentleman? ***
Capitolo 16: *** La giornata dei bagel. ***
Capitolo 17: *** Chi è Mandy? ***
Capitolo 18: *** Scheletri nell'armadio. ***
Capitolo 19: *** Due cuori e una capanna (sbilenca). ***
Capitolo 20: *** Il mistero delle bottiglie. ***
Capitolo 21: *** L'ultima confessione. ***
Capitolo 22: *** E' forse questo il diluvio universale? ***
Capitolo 23: *** Carrarmato Kellie. ***
Capitolo 24: *** E' tutta colpa della camomilla! ***
Capitolo 25: *** P.T. la disgrazia. ***
Capitolo 26: *** Sogno di una notte di mezza estate. ***
Capitolo 27: *** Fine di un incubo. ***
Capitolo 28: *** Il potere delle crêpes. ***
Capitolo 29: *** Rimaniamo attinenti al copione. ***
Capitolo 30: *** Proposta indecente. ***
Capitolo 31: *** L'autodifesa non è un'opinione. ***
Capitolo 32: *** Fascino esotico. ***
Capitolo 33: *** Giornata sul set ***
Capitolo 34: *** Idrofobia? No, non direi. ***
Capitolo 35: *** Fare la doccia aiuta sempre a schiarirsi le idee. ***
Capitolo 36: *** Invasione alla Bat-Caverna! ***
Capitolo 37: *** Il mio Milkshake è meglio del tuo. ***
Capitolo 38: *** Quale sbornia? ***
Capitolo 39: *** Fuga al centro commerciale. ***
Capitolo 40: *** La resa dei conti. ***
Capitolo 41: *** Addio, Los Angeles, addio. ***
Capitolo 42: *** Nuove minacce all'orizzonte. ***
Capitolo 43: *** Tempo di rimettersi in sesto! ***
Capitolo 44: *** Casus Belli. ***
Capitolo 45: *** La battaglia dei colori. ***
Capitolo 46: *** Of crows and ghosts. ***
Capitolo 1 *** Prologo. ***
Ciao a tutti! Questa è la prima storia che pubblico, non solo su EFP, ma in generale su internet; insomma, è la prima storia che leggono altre persone oltre alla mia migliore amica e, dato che lei è decisamente di parte con i suoi commenti, mi piacerebbe davvero sapere cosa ne pensate anche voi!
Kentucky, 8.30 del mattino.
Un edificio si staglia di fronte a me: enorme, in legno dipinto di bianco, con un magnifico portico lungo e stretto sulla facciata ed un tetto spiovente che mi fa pensare alle casette delle fiabe... è magnifico.
E' qui che vivrò per i prossimi tre mesi o, almeno, questo è il tempo per cui ho potuto permettermi di affittarlo.
Ho sempre desiderato visitare l'America, ho sempre sognato di poterci vivere.
I miei sogni, però, solitamente prevedevano enormi pareti di vetrate, attici, e grattacieli svettanti oltre le finestre; qui, invece, la costruzione più vicina è ad almeno un chilometro di distanza ed è una casa un po' più grande della mia, in legno scuro; tutto attorno, solo il verde dei prati e l'oro dei campi di pannocchie.
Un colpo di tosse mi risveglia dalla trance; prima nota negativa: percorrere la stradina sterrata in macchina alza un sacco di polvere.
Faccio il giro della macchina stropicciandomi gli occhi, ancora nel mondo dei sogni, probabilmente, e litigo con la maniglia della portiera posteriore (l'unica che si apra, oltre a quelle anteriori) con l'intenzione di recuperare le mie valigie.
Quando finalmente ci riesco, chiudo la portiera accompagnandola con il sedere, non osando poggiare in mezzo alla terra rossa le borse, e arranco fino alla porta di casa, troppo felice del piccolo porticato per lamentarmi dei tre scalini di accesso su cui sono inciampata. Fortunatamente, mi sono tenuta leggera: solo due borse, una per i vestiti, e l'altra per cianfrusaglie varie (dicasi asciugamani, trucchi e le altre mille cose che agli uomini sembrano inutili, ma che le donne ritengono indispensabili per i loro viaggi).
Appena riesco ad entrare in casa, abbandono le borse a terra e, senza curarmi di chiudere la porta, mi lascio cadere sulla poltrona più vicina, ancora coperta da un lenzuolo.
Wow, allora è davvero così una casa rimasta a lungo inabitata?
Un leggero sentore di chiuso mi pizzica il naso ma, restia a rialzarmi in piedi dopo il lungo viaggio in macchina, mi limito a sprofondare un po' più nella poltrona e ad allungare una mano verso il pavimento, cercando a tastoni la mia borsa, dove sono sicura di trovare una stupenda bottiglietta d'acqua fresca.
***
Qualche ora dopo, sono al piccolo supermercato della zona a godere dell'aria condizionata nel reparto frighi, passeggiando col carrello pieno a metà, in cima a cui campeggia una borsa frigo dai colori decisamente accesi.
Ebbene sì, ho scoperto di non sapere come far funzionare un frigorifero, ma non basterà certo questo ad impedirmi di avere bibite fresche in casa!
Almeno, spero di essere io a non riuscire ad accenderlo, piuttosto che sia proprio guasto...!
Intanto, con la speranza che il numero di Robert Dawson Hoffmann, ovvero il tizio che mi ha affittato la casa, torni presto raggiungibile, ho deciso di armarmi di borsa termica, ghiaccio e speranza.
***
Sono in macchina, sto tornando a casa, quando mi accorgo di uno strano rumore proveniente dal retro della macchina.
Cosa diavolo può essere?!
Ebbene sì, gente, ormai è un dato di fatto: cambiar paese non riuscirà a far perdere le tue tracce alla Sfortuna!
Decido di non fermarmi -non sia mai che poi non riesca più a partire- e di controllare poi a casa il problema, anche se ho poche speranze di risolverlo da sola, viste le mie competenze nel campo.
Wow, frigo che non funziona e macchina rotta in un giorno solo? Non importa, ancora non mi sono pentita della scelta!
Sono sicura che tutto finirà per il meglio, qui.
***
Quando parcheggio sullo sterrato davanti a casa (ora è casa mia, non riesco a crederci!), sono pressochè incredula: non pensavo che ce l'avrei fatta! Davo per scontato che avrei dovuto farmi almeno un paio di chilometri con la spesa in mano...!
Contenta, strattono amichevolmente la grossa maniglia laccata in argento della portiera, afferro le borse della spesa, le distribuisco tra le due mani in modo da essere equilibrata, e mi avvio per il luuungo vialetto polveroso che conduce alla scaletta d'ingresso.
Nota per me: sistemare il pantano attorno alla casa in modo da poter parcheggiare più vicino all'entrata!
Scaricata e sistemata la spesa negli scaffali, mi decido ad andare a controllare che cos'ha che non va la macchina. Spero che non sia un opossum -ho sentito che in America si infilano sempre nelle case!-, perchè non avrei proprio idea di come gestirlo!
Chissà poi se mordono...?
Mi avvicino lentamente al bagagliaio, dato che il fruscio sembrava venire da lì, e cerco di vedere se per caso traballa un po', come se qualcosa si muovesse al suo interno.
Tutto è immobile.
Bene.
...
Cavolo!
Per sicurezza, faccio un giro della macchina; così, per scaldarmi, per assicurarmi che dal cofano non esca fumo e che i sedili posteriori siano a posto...
Il bagagliaio è muto.
Mi decido, sfodero le chiavi, armeggio con la serratura, poi strattono la maniglia verso l'alto -pronta a schizzare via se vedo qualcosa uscire di colpo- e spalanco il portellone; quello che mi trovo di fronte è...
Le scatole dei miei libri!
Sento mio malgrado la mia voce emettere un lamento di profonda infelicità: come accidenti faccio adesso a trasportare i tre pesantissimi scatoloni fino a casa?
Con questo buio, poi, rischio di uscire dal vialetto, scivolare sul pantano, e mandare tutti i miei libri ad affondare nelle sabbie mobili e fangose del giardino!
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Capitolo 2 *** Un ombrello, una promessa. ***
Come faccio per ogni cosa, ovviamente decido anche di scaricare il bagagliaio a modo mio: accendo tutti e quattro i fari della macchina perchè illuminino il vicolo che conduce alla casa e, dato che ogni lavoro, se fatto con la musica, è faticoso la metà, ma non posso accendere lo stereo a tutto volume ad un'ora così tarda, decido di infilare le cuffiette del cellulare e spararmi la musica a tutto volume direttamente nelle orecchie (tutta salute, eh?).
Il primo pacco di libri giunge così sano e salvo a casa in pochi minuti; il secondo, beh, è tutto un altro affare!
Ovviamente, la sfiga sta sempre in agguato e si diverte a cullare le sue vittime in un'illusione di sicurezza, prima di coglierle di sorpresa.
Bene, questa premessa filosofica, in poche parole, voleva anticipare lo sfondarsi del secondo scatolone, che mi coglie del tutto impreparata; prima che mi renda conto di cos'è successo, i miei libri preferiti sono già rotolati in mezzo alla terra rossiccia che impesta la strada e sul tratto d'erba su cui ho parcheggiata la macchina.
Invocando la misericordia divina, mi chino di malavoglia a racattare i fondamenti della mia cultura, canticchiando "'Cause I-I want it thaaaat waaay", seguendo l'intramontabile motivetto dei Backstreet boys... e mai canzone fu più inadeguata alla situazione, dato che io sicuramente non avevo intenzione che andasse a finire così, coi miei libri!
Sto giusto riflettendo sull'humor nero che sembra perseguitare la mia vita, sentendomi fin troppo simile ad una contadina al raccolto, così, a racattare a sedere all'aria i miei volumi, quando percepisco una sorta di luce avvicinarsi a velocità sostenuta lungo la strada.
Subito il mio sedere scatta verso l'alto, prima ancora della testa, probabilmente seguendo l'istinto di preservazione del mio corpo, che sembra avere l'intenzione di salvarsi utilizzando il mio abbondante fondoschiena come paraurti.
A quanto pare, la magnificenza del sederotto funziona perchè, tempo di alzarmi le cuffiette ed alzarmi in piedi, sento già la macchina frenare.
I fari illuminano il libro di Harry Potter e la Pietra Filosofale a qualche centimetro appena dall'essere calpestato dagli pneumatici anteriori della jeep che -grazie al cielo- ha deciso di fermarsi del tutto.
Subito mi lancio a salvare dal suo orribile destino il mio Harry Potter (chiamatemi pure bibliofila, non negherò di esserlo!), senza pensare a sincerarmi delle intenzioni più o meno malvagie del guidatore... almeno finchè non sento il ronzio dello scorrere automatico del finestrino.
-Hey, tutto ok? Auto in panne?-
Sento una voce da giovane uomo in età da marit, pardon, da sposa, e mi cruccio: credevo che alla guida delle jeep di quel genere avrei trovato sempre e solo madri che volevano essere sicure di viaggiare su un piccolo carrarmato provatamente capace di proteggere i loro adorati pargoli da qualsivoglia genere di cataclisma naturale o artificiale!
-Uhm, no, la macchina è a posto, sono i libri che si nono ribellati!-
replico senza pensarci, poi, guardando l'espressione allibita ( o almeno, così la interpreto nel buio della sera tarda ) della testa castana e un po' tonda che spunta dal finestrino, capisco di aver lasciato il mio canale di comunicazione senza controllo per un momento di troppo, così tento di rimediare e spiego in fretta: - In realtà da oggi abito qui e, scaricando i bagagli, mi è esplosa la scatola dei libri!-
Devo avere un'aria piuttosto stravolta ( e sono praticamente sicura di avere il viso macchiato di terra rossa), perchè il tipo sembra impietosirsi e di offre di aiutarmi.
Sono un po' interdetta e, senza pensarci, gli faccio notare - E' un po' tardi; chissà a che ora torni a casa, se ti fermi ad aiutarmi! Ma grazie comunque, eh...!-
Cerco di sorridere, sapendo bene di essere un disastro nei rapporti sociali, ma mi esce una specie di smorfia, dato che sento improvvisamente prudere il naso e devo fare uno sforzo per non starnutirgli in faccia.
Per fortuna, lui sembra non farci caso e scrolla le spalle; sto giusto pensando che, se proponesse di rimanere a dormire da me e di farsi ricambiare il favore in natura potrei colpirlo con la custodia dei faretti di segnalazione che ho nel bagagliaio, quando lui dice che, in realtà, abita nella casa qui a fianco.
-Oh... Oh, b-be'... - rispondo, sorpresa. A me l'affittuario aveva detto che i vicini erano due signori sulla cinquantina, soli perchè i figli erano cresciuti ed erano andati a trasferirsi altrove; evidentemente uno dei figli aveva scelto di recente di "tornare alle origini"...!
Be', devo fare uno sforzo per non riconsiderare la mia opinione sulla sfortuna cosmica che sembra gravare su di me!
Ricordati, Grace, il senso di falsa sicurezza...!
Cerco debolmente di rifiutare il suo aiuto, ma lui si china a terra e raccoglie un libro che ha urtato col piede avvicinandosi al bagagliaio aperto.
-Un ponte per Terabithia?- chiede, con una sfumatura indecifrabile nel tono divertito.
Mi stringo nelle spalle; spiegare i miei gusti letterari o musicali mi mette sempre a disagio, poi sbotto - Trovo che, pur essendo un libro rivolto ai bambini, sia molto profondo ed istruttivo, ecco-.
Lui sorride, sembra stia per dire qualcosa, ma poi si limita ad avvicinarsi e a riporre con delicatezza il libro nello scatolone che tengo in mano.
-Meglio se ti sbrighi a raccogliere il resto, sta per piovere- annuncia, guardando brevemente il cielo e strisciando quelli che sembrano stivali da cowboy sulla terra rossa, alzandone una piccola nuvola.
Io annuisco e, pur di non chiedergli come faccia a dirlo ( a me non sembra affatto che stia per piovere! ) per timore di ricevere una risposta ermetica e scontata del tipo "Sono anni che vivo qui, lo sento ! ", mi chino a racattare Il buio oltre la siepe, che avevo individuato sotto il tubo di scappamento della mia scalcagnata coupè 130 appena prima di accorgermi della Jeeppona in arrivo.
Nel frattempo, lo sento camminare, e suppongo stia tornando alla sua macchina ma, quando, impacciata, mi alzo in piedi per salutarlo, vedo che si è già avviato lungo il vialetto, barcollando un pochino sotto il peso dell'ultimo scatolone di libri rimasto nel bagagliaio.
Mi affretto a riempire il mio e, assicuratami che nessun libro manchi all'appello, mi avvio lungo la stradina sterrata.
A metà strada trovo il ragazzo, che tende le mani verso di me come a reclamare il mio carico dei libri. Scuoto la testa, per niente decisa a fare la figura della deboluccia, e proprio in quel momento sento il primo tuono rombare in cielo.
-Sei stato già fin troppo gentile, grazie! Con questo mi arrangio... e poi - accenno col viso al cielo -non vorrai mica fare tutta la strada che ti separa da casa sotto il temporale!-
Lo vedo sorridere - un sorriso un po' storto, ma non di quei sorrisi storti finti, mozzafiato, da persona famosa abituata a fare foto e a riuscire bene (cosa da non dare assolutamente per scontata!); sarà per i suoi denti piccolini, per gli occhi simpatici e un po' a mandorla, ma il suo sorriso sembra incredibilmente spontaneo e genuino.
-Lo portiamo un po' per uno, va bene? Se no non posso considerare di aver adempiuto adeguatamente al mio dovere di cavalierei!-
Lo guardo indecisa, chiedendomi se col suo modo ampolloso di parlare stia facendo il verso al mio modo di esprimermi, e alla fine acconsento - perchè, come si può rifiutare ad un cavaliere il piacere di faticare per aiutarti? -, ma, scaricato il pesante scatolone sul tavolo, non lo lascio andare via prima di avergli offerto un bicchiere di limonata proveniente dritto dritto dalla mia onorevole borsa frigo.
Nel frattempo, ha cominciato a piovigginare, e il ragazzo si affretta verso la porta, dicendo di non voler far preoccupare i suoi facendo pensare loro di essere ancora per strada col brutto tempo.
-Bene, è stato un piacere conoscerti, ... Coso - esordisco, non sapendo come chiamarlo, e gli tendo la mano (che classe, eh?).
-Sono Josh, piacere mio!- replica lui, stringendomi la mano con nonchalance, come se per lui fosse un comportamento del tutto normale.
-Grace - mi presento a mia volta, poi, indecisa, ondeggio dai talloni alle punte dei piedi; non so se offrirgli un ombrello - il mio unico ombrello, questo è il problema! -, dato che sta piovigginando, ma poi mi dico che se l'è meritato, dopo tutta la fatica che ha fatto!
- Mmmmn... sicuro che non vuoi un ombrello?-
Scrolla le spalle e si tira il cappuccio sulla testa. -Per così poco? Faccio una corsa! - annuncia, impavido.
Lo guardo uscire dalla porta ed accennare qualche passo sul vialetto ma, a quanto pare, non sono l'unica vittima preferita della Sfiga in questo Paese perchè, giusto quando Josh si è allontanato di una decina di passi, la timida pioggerellina si tramuta all'improvviso in un violento acquazzone e lo costringe a tornare sui suoi passi con la coda tra le gambe.
- Ehilà, ehm, dicevi, a proposito di quell'ombrello...?-
Domanda affannato, raggiungendomi sulla soglia.
- Corro a prenderlo! - rido.
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Capitolo 3 *** La prode panettiera. ***
E' mattino, e la nemica numero uno di ogni persona non-mattiniera, comunemente detta sveglia, annuncia a squarciagola che il sole è sorto da almeno un paio d'ore.
Mugugnando come una caffettiera scorbutica, cerco a tentoni il pulsante che farà finire l'agonia, ma ottengo solo di far rotolare qualcosa di sottile giù dal comodino con un debole rumore di plastica contro legno.
La penna.
Finalmente il proposito che mi ha condotta qui, in America, ottiene di farmi alzare: scrivere, devo scrivere.
Tempo dieci minuti e sono fuori di casa. Sono orgogliosa di me: non credo di aver mai impiegato meno tempo a prepararmi! E' anche vero che praticamente non mi sono truccata, cosa che di solito mi porta via un bel po' di tempo, e che ho messo su a casaccio le prime cose che ho trovato a portata di mano... Be', bisogna dire che è rilassante potersi lasciare un po' andare, qui, perchè si è sicuri di non incontrare anima viva, uscendo!
Mi ci vuole poco a decidere dove stabilire il mio accampamento. Tutto è così pittoresco che non essere ispirati dalla natura circostante sarebbe una bestemmia; inoltre, non sono una grande camminatrice, non ho intenzione di andare lontano, così, appena vedo uno spiazzo di erba asciutta, fresca e all'ombra di un bel pioppo, ci stendo sopra la mia coperta e poso al sicuro sul tessuto pulito lo zainetto con le provviste. Ho evitato apposta di far colazione a casa, sapendo bene dell'appetito che mi prende quando rileggo i miei manoscritti. Ed è proprio quello che inizio a fare: stiracchiandomi sotto il tiepido sole come una lucertola, rileggo un po' di quello che avevo scritto (è un secolo che non riprendo in mano la mia storia!) per ritrovare il filo, spulcio gli appunti con le idee sulla continuazione, e intanto sgranocchio una pescanoce. Finito di leggere, combatto per tenere le redini della storia ben fisse nella mia mente ed osservo il paesaggio in cerca di qualche spunto facendo roteare allegramente la penna tra le dita. Seh, cavolo, come se si potesse prendere spunto dalle formiche che mi passeggiano sulla coperta (che non pensino di entrare nello zaino!)... Il problema, qui, è che è tutto rilassante, sì, ma non c'è un minimo di movimento umano!
Sto giusto dicendomi che forse dovrei provare ad andare a scrivere al caffè in centro paese, che scorgo una figuretta correre lungo il limitare del campo, dalla parte opposta alla mia, e mi auguro che rimanga a correre da quella parte della coltivazione perchè, be', come ho detto prima, io non sono nelle condizioni di incontrare nessuno!
Mi diverto per qualche momento ad osservare la piccola macchia scura correre avanti e indietro, saltellare, allungarsi, piegarsi, stiracchiarsi, fare flessioni e piegamenti, rotolarsi, fare ponti e ruote, verticali e spaccate... No, ok, sto esagerando! Mi corruccio un istante, domandandomi a chi diamine venga voglia di fare tutta quella fatica quando fa così caldo, ma poi mi rimprovero, dicendomi che sono io quella troppo pigra e, a proposito, in un'ora non ho ancora scritto una riga! Passa un po' di tempo e, dopo essermi distratta un paio di volte a controllare che l'omino rimanga dove deve stare (lontano da me!), finalmente riesco a concentrarmi sulla storia tanto da dimenticarmi della sua presenza... Il che, ovviamente, è uno sbaglio: un terribile sbaglio!
Ho giusto trovato una posizione comoda dopo essermi girata e rigirata per parecchi minuti come un polletto fatto allo spiedo , e mi sto dilettando nel descrivere le peripizie della mia eroina medioevale che, a differenza delle solite storie, si traveste da uomo per diventare non cavaliere, ma apprendista panettiere, quando una voce familiare mi coglie di sorpresa. Mi alzo di colpo a sedere, da stravaccata a pancia in giù che ero, con una gamba abbandonata scomposta sulla coperta e una piegata contro il tronco dell'albero, e allontano lo zaino che avevo tirato sotto il mento a mo' di cuscino per poter scrivere più comodamente. Ma come cavolo si è avvicinato l'omino, senza che l'abbia sentito arrivare? Non può certo avere un passo da ballerina; insomma, è un uomo!
Per un attimo lo guardo aggrottando le sopracciglia, chiedendomi chi diavolo sia e perchè se ne vada in giro senza maglietta, tutto sudato... Insomma, perchè debba mostrare quella sua tartaruga niente male ai quattro venti proprio quando io sono senza trucco, spettinata, stravaccata e... - Oh, ma sei tu!!- esclamo, sorpresa, quando il mio sguardo torna sul suo viso che, in un primo momento, non avevo riconosciuto a causa dell'ombra del cappellino che portava.
- Grace!- anche lui sembra sorpreso di vedermi, e si infila in tutta fretta la canottiera che teneva appoggiata al collo, a mo' di asciugamanino per il sudore, mandandosi di traverso il cappello mentre riemerge dallo scollo con aria vagamente imbarazzata; - Accidenti, devi perdonarmi, sono uno stupido: non ho pensato a portarmi dietro l'ombrello per rendertelo!- scherza, mentre gli tendo il cappellino che era rotolato a terra e lui se lo ri-calca in testa. - Ti sarebbe stato utile: potevi usarlo per ripararti dal sole mentre correvi- lo prendo in giro, facendogli posto sulla coperta -te lo assicuro: fa sudare meno del cappellino!- Lui si guarda un momento la maglietta fradicia, poi annuisce ripetutamente con aria solenne: - Grondo più acqua delle cascate del Niagara - afferma; poi, vedendomi spostare lo zaino sull'erba, domanda - Sicura che vuoi che mi sieda lì? Potebbe essercisi formato un nuovo laghetto, una volta che mi alzo, e ti toccherebbe andarlo a segnalare al cartografo più vicino!-. - Me ne farò una ragione!- sospiro, affranta, mentre si accuccia vicino a me su quel minuscolo fazzoletto di panno che io chiamo "coperta". Per fortuna non è grande e grosso, se no gli sarebbe davvero toccato trasbordare sull'erba e subirsi le angherie delle formiche...! Lo guardo un momento e mi accorgo che, oh, in realtà si è seduto sull'erba!
-Razza di ingrato!- mi indigno -rifiuti la mia ospitalità?!- Lui ride, senza sembrare impensierito dalla mia faccia offesa, e scaccia amichevolmente una formica che si sta dando alla scalata del suo polpaccio - il suo imponente polpaccio!-.
Lo guardo un attimo, di sottecchi, e mi chiedo perchè sembri così diverso, vestito sportivo, da quando l'avevo visto tutto elegante ieri sera; forse era "il favore delle tenebre", ma ieri sera sembrava decisamente più alto! Scrollo mentalmente le spalle, rendendomi conto che in realtà non mi importa del fatto che sembri più alto di notte e più basso quando è sudato (insomma, mi basta non sia un vampiro, un aiuto vampiro*, un lupo mannaro o altre robacce sventurate del genere!), oppure che io in questo momento non sia truccata nè pettinata; sono solo contenta di vedere la sua faccia e di poterci parlare!
-Vieni qui, o ti bagni il sedere!- gli intimo, ma lui, pacifico, risponde - nooo problem: il mio sedere è già tutto bagnato!-. Rimane in silenzio un attimo, impallidisce di botto, forse accorgendosi che quello che ha detto non è proprio cosa di cui essere orgogliosi, poi le sue guance riprendono colore, mentre balbetta -pe-per il sudore, ovviamente! Ma non... non tanto!- Mi sto mordendo furiosamente le labbra per non scoppiare a ridere, ma subito raggelo quando lo sento dire - Oh, e questo cos'è?-. Lo vedo sfilare lentamente un foglio a righe da sotto la coperta (doveva essercisi infilato poco fa mentre riordinavo per far posto a Josh, il furfante!) ed esaminarlo brevemente ma, proprio mentre il suo sguardo si fa interessato e lui lo prende con entrambe le mani per leggere con più attenzione, glielo sfilo dalle grinfie e lo caccio velocemente nello zaino con i suoi compagni. Di fronte al suo sguardo interrogativo rispondo brevemente: - Si chiama pagina 11 e tu non puoi leggerla-.
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*"Aiuto Vampiro" è il nome in italiano di "Cirque di Freak", un film a cui ha partecipato Josh :)
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Ringrazio tantissimo le mie prime lettrici "Heyyouthere" e Rory: grazie per aver recensito, spero di riuscire a mantenere vivo il vostro interesse anche nei prossimi capitoli :D <3! |
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Capitolo 4 *** Mangiapane a tradimento. ***
-E perchè mai?- domanda Josh, curioso, alzando le sopracciglia; - hai paura che ti rubi le idee? Non temere, non aspiro ancora a conquistare il campo della narrativa! E poi,- mi guarda malizioso - non mi sembra una storia così originale: la solita ragazza povera che si traveste per diventare cavaliere? Spero tu abbia di più da offrire!-.
Ma allora quel fellone ha fatto in tempo a leggere qualcosa!!!
Apro la bocca e prendo un bel respiro, pronta a rispondergli per le rime, mentre sento già spuntarmi un bel cipiglio: - Ed è proprio qui che ti sbagli, caro il mio critico, perchè...-
Lui alza le sopracciglia e si protende impercettibilmente verso di me, interessato, con un lampo di vittoria negli occhi, e proprio in quel momento capisco il suo gioco e mi blocco, prima di decidermi a finire la frase in modo diverso: - perchè non è ancora pronto a vedere la luce del giorno, ecco!-.
Lui si affloscia come un soufflè lasciato troppo in forno, vedendo che i suoi giochini psicologici non hanno funzionato, e io esulto silenziosamente per avergli reso pan per focaccia.
A proposito di focaccia e pane, nel silenzio un po' imbarazzato che si è venuto a creare, si sente fin troppo bene un forte GROWWWWL; ebbene sì, il mio stomaco ne ha combinata un'altra delle sue!
Il mio sguardo furibondo corre subito all'ombelico, come a urlare alla pancia "tu, sporca traditrice!!" e, quando alzo gli occhi, posso chiaramente vedere Josh sogghignare anche se, appena vede che lo sto guardando, cerca di ricomporsi.
- Fame?- chiede, ridendosela sotto i baffi, - devi aver proprio sudato, su quelle carte, stamattina!-.
Bene, ora non può più darla a bere a nessuno, se vuol far credere che non mi sta prendendo in giro!
Gli scocco un'occhiataccia e, con aria saputa, replico - non è detto che il lavoro intellettuale sfianchi meno di quello fisico, anzi! E ricorda: la penna ferisce molto più della spada o, in questo caso, dei tuoi muscoli flosci!-.
OH, così impara a darmi della poco originale!
Josh inarca le sopracciglia, non so se perchè confuso dalle mie incommensurabili doti di attrice, che non gli hanno reso chiaro se sia arrabbiata davvero o se fosse solo una farsa, dalla citazione impropria o dal commento sui suoi bicipiti. Per sicurezza, sbotto - non prendertela; scherzavo, riguardo ai muscoli...-.
Non ho assolutamente intenzione di ripetere, e già mi sto pentendo di averlo detto, quindi, come si dice, "chi ha orecchi per intendere in-tenda, gli altri in roulotte!"
Posso percepirlo accennare un timido sorriso, sotto quel suo cappellino rosso sgargiante, ma non gli darò certo la soddisfazione di fargli capire che ho capito che ha capito! Insomma, mi avete capito!
- Ok, vediamo cosa posso offrirti, dopo tutte le tue fatiche...-, cerco di guadagnare tempo allungandomi a frugare nello zaino, riemergendone poi con una stecca di cioccolato in una mano, cosa che fa letteralmente accendere gli occhi di Josh... ma poi tiro fuori l'altra mano e -sorpresa!- gli tiro addosso un mandarino rinsecchito che lui, con mia sorpresa, riesce a prendere al volo; - E questo?!- mi chiede sconsolato.
- Non vorrai mica rovinare la linea perfetta che hai guadagnato con tanti sforzi!- lo canzono mentre lui, pacifico, inizia a sbucciare il mandarino.
- In realtà, sai-, inizia a spiegarmi mentre si stropiccia l'occhio colpito da uno schizzo di mandarino,- se faccio tutto questo esercizio fisico è proprio per potermi permettere di mangiare senza preoccupazioni... Oltre che per avere la prestanza fisica di un cobra, ovviamente!- e, detto questo, mi balza addosso come un delfino, portandosi via metà della mia tavoletta.
- Ehi!- Salto su, oltraggiata -razza di manigoldo, mangiapane a tradimento, rubi il cibo ai più poveri?!-. Lui mi guarda senza capire, e per un momento sembra confuso, mentre una fugace espressione colpevole (può essere?) trapela dal suo viso.
- Credi non abbia visto la magione in cui vivi?- chiarisco, e lui pare sollevato; -Oh, quella! Ma son soldi dei miei genitori, non miei!- si affretta a sottolineare e io, non sapendo nemmeno come, nè perchè, mi trovo a dire - Be', quindi, dato che sei abituato a vivere sulle spalle dei tuoi genitori, cosa ne dici di liberarli dal tuo peso per qualche momento e di venire a pranzare da me?-.
Agh. Cosa diamine ho detto?!
- ...cosa?-, Josh sembra anche più sorpreso di me, e mi guarda con gli occhi ben aperti- quasi potessero confermare quello che hanno udito le orecchie-, senza accorgersi di quanto buffo appare, con quell'espressione e lo sbaffo di cioccolata che gli è rimasto sul naso.
- Niente -, mi affretto a dire; poi, rendendomi conto di quanto stupido debba sembrare rimangiarsi un invito a pranzo, mi correggo: - Cioè, niente di speciale... ho un po' di carne che sta per andare a male, e da sola non riesco a finirla, perciò...-
La bocca di Josh prende una piega schifata, anche se lui non sembra accorgersene, e io cerco disperatamente di cambiare tattica.
- Insomma, non è che stia davvero andando a male! Però la data di scadenza si avvicina e...-
- Ma io devo farmi una doccia, puzzo da morire -, fa notare lui, alzando un braccio quasi volesse farmi sentire l'olezzo proveniente dalla sua ascella. Mi ritraggo bruscamente, considerando quanto potrebbe sembrare pervertito invitarlo a fare la doccia a casa mia, poi opto per lo stoicismo: gli agito la mano davanti al naso, come a scacciare qualcosa di fastidioso, e mento spudoratamente: - Ormai mi sono abituata al tuo fetore, non lo sento quasi più-.
Lui arriccia il naso, alzandosi a sedere sui talloni, come un piccolo scimpanzè, e si stacca una foglia dal palmo della mano; - Io però la sento, la puzza! Orsù, qual è il problema? Hai la casa infestata e non vuoi affrontare i fantasmi da sola? A casa ho l'attrezzatura da Ghostbuster, se vuoi -, propone.
- Ok, ok -, capitolo, agitando le mani; prendo un bel respiro, poi sbuffo - Non mi piace mangiare da sola: non ci ho ancora fatto l'abitudine! -
A Josh sembra accendersi una lampadina sulla fronte, mentre ci batte la mano sopra esclamando - Ecco perchè!-.
- Ecco perchè cosa?- domando cauta, incrociando le braccia al petto; quel suo sguardo allucinato mi inquieta. - Ecco perchè prima mi affamavi con quel mandarino, per costringermi a venire a mangiare da te!-. Mi ritrovo il suo dito puntato in mezzo agli occhi, e devo trattenermi dal morderglielo... Tutto pur di far finire la sceneggiata del mio smascheramento.
- Ok, ok, hai ragione! E il mio piano avrebbe rovesciato il mondo, se tu e quegli impiccioni dei tuoi amici non aveste rovinato tutto!-, sbotto, preferendo interpretare la parte della cattiva di Scooby Doo, piuttosto che ammettere che prima volevo mangiarmi un'intera tavoletta di cioccolato.
- Yea! Un altro piano sventato dalla mitica squadra cacciamostri! Ma non c'è problema, puoi venire tu a mangiare da me, così ti presento Connor, il mio fratellino-.
- Andata!- replico entusiasta, prefigurandomi una dolce presentazione ad un pargoletto dai capelli arruffati e dimenticando che, oggi, non sono nelle condizioni di incontrare nessuno, dato che non mi sono curata neanche un po', prima di uscire di casa!
Figuratevi quindi la mia faccia allo scoprire che il "fratellino" Connor in realtà è un ragazzo cresciutello (diamine, avrà a malapena un paio d'anni meno di me!) che assomiglia un sacco a Josh, anche se ha tratti meno pronunciati e un'aria un po' più, come dire... studiosa?
Faccio appena in tempo a presentarmi, che Josh mi prende per le spalle, come se volesse fare il trenino, e mi spinge in cucina, dove mi scarica davanti ai fornelli.
Prima osservo la scintillante superficie dei fornelli nella sofisticata cucina ultimo modello ( sembra l'interno della stazione di controllo di un UFO), poi lo guardo, perplessa.
- Tu, donna, cucina! Io, uomo, lava dopo caccia-, afferma con un vocione profondo da uomo primitivo, prima di scappare su per le scale.
Potrei giurare di averlo sentito ridacchiare.
Lancio un'occhiata diffidente al bancone di metallo, poi all'isola scintillante che incombe al centro della cucina e, portando le mani sui fianchi, soffio via un riccio dalla fronte. Penso gli incendierò la cucina per dispetto, sì.
- Pronti, ai posti, via!- canticchio, avvicinandomi al mastodontico frigo a due ante che... diamine! Non. Si. APRE!
- Ggghhhhh....- ma che diavolo è, un nuovo modo per stare a dieta? Lo strattono un paio di volte, maledendo Josh che, a quanto pare, sta cantando a squarciagola sotto la doccia, al piano di sopra. Infine, proprio mentre sto per desistere, allarmata dal suono di vetro contro vetro dei vasetti di sottaceto all'interno del frigo, vedo Connor sbucare dalla porta.
- Serve una mano?- chiede cortesemente, riuscendo un po' meglio del fratello a far finta che non gli venga da ridere. Annuisco e mi scosto dal frigo, mentre lui dà un colpetto sulla sommità di una delle ante e poi le spalanca entrambe.
- E' un po' difettato, per questo l'abbiamo avuto in sconto -, mi spiega poi, infilando le mani in tasca.
"Speriamo che non sia tutto difettato, questo lusso", mi ritrovo a pensare, preoccupata, mentre ispeziono l'ingresso del frigorifero.
- Be', basta sapere come farlo funzionare e non importa se è difettato, alla fine, giusto?- sorrido, scrollando le spalle.
- E' questa la nostra filosofia!- ricambia lui con un grande sorriso.
- E viva il risparmio!-, approvo; - Senti un po'... cosa hai voglia di mangiare, per pranzo?-
Lui mi guarda, stupito, poi dice - In realtà c'è già un polletto che sta cuocendo in forno-.
Sospiro di sollievo e decido che lo adoro. - Ah sì?-, domando; - Viene dal nostro pollaio-, spiega lui orgoglioso.
Proprio in quel momento, Josh inciampa sugli ultimi gradini della scala, accecato dall'asciugamano con cui si sta strofinando i capelli, e piomba rocambolescamente in cucina. - In realtà, i polli in cortile sono più animali da compagnia che "da macello"... nessuno ha il coraggio di tirare loro il collo, così papà fa finta e invece li compra già pronti al supermercato in paese-, ci tiene a puntualizzare, intromettendosi nel discorso.
- Cosa?!- Connor è trasecolato. -E dove mette quelli che "uccide"?-
- Li libera, o li nasconde e fa finta di averne comprati di nuovi dopo qualche settimana. Una volta ha chiesto a me di ucciderne uno-, spiega Josh con una smorfia, tirando fuori da un cassetto tovagliette plastificate e salviette di carta.
-Ovviamente non l'ho fatto-, aggiunge poi, in risposta al silenzio carico di attesa che è seguito alla sua dichiarazione, rivolgendoci uno sguardo del genere "come avete potuto credere che ne fossi capace?!".
Dopo aver disposto anche le stoviglie sul tavolo, all'improvviso Josh si raddrizza; - Aspetta, Connor... sapevi di Babbo Natale, del coniglio di Pasqua, di...- non fa in tempo ad elencare altri personaggi, che il fratello gli balza sulle spalle e gli arrotola sulla faccia l'asciugamano.
Rido, guardandoli con invidia e chiedendomi se anche io sarei stata così con mio fratello... se solo fosse sopravvissuto.
________________________________________________
TA DA DAAAAAAAAAN spero di avervi incuriosito con l'ultima frase xD Non aggiungo altro per non perdermi nell'autocompiacimento (agh D:!) e ringrazio tutte le persone che hanno recensito finora: Rory, heyyouthere, Pry_Josh e Vegasgirl_1D oltre che Blake_Echelon che ha messo la ff tra le seguite :)
Chiunque legga e apprezzi (o abbia critiche costruttive ), se lascia una recensione mi fa un gran favore, e se dà anche qualche consiglio su come migliorare la storia... ancora meglio :D!
Il prossimo capitolo arriverà appena le mie dita finiranno di copiarlo (quindi presto, spero) e, be', arrivederci :D!
PS. Mi scuso per l'infinità di faccini!
Qui potete apprezzare l'elegante mise di Grace u_u
Per intenderci, sarebbe la scena di quando macho-Josh spinge Grace in
cucina perchè faccia da mangiare :3
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Capitolo 5 *** Riccioli d'oro nella tana dell'anatroccolo. ***
Dopo un pomeriggio insolitamente divertente, passato a digerire il polletto e a battere i due kentuckiani ad ogni gioco di carte o in scatola che mi proponessero ( in realtà solo a memory, dato che ai giochi in scatola vinceva sempre Josh, a cui capitavano sempre i punteggi più alti col dado, e a scacchi e a carte prevaleva Connor che, confermando le apparenze, si era rivelato un cervellone), è giunta l'ora di tornare a casa. Guardo fuori dalla finestra dello spazioso salotto in stile country e vedo le prime stelle della sera ammiccare tra le piante di soia; a malimcuore, aiuto a raccogliere le tessere del Domino sparse sul folto tappeto di lana di pecora ed inizio i convenevoli, abbacchiata.
- Grazie per la giornata, mi sono divertita da morire! E il pranzo era superbo! Adesso... mi sa che vado. Be', ci si vede - aggiungo infine, speranzosa, avviandomi verso la porta d'ingresso dopo aver affettuosamente abbracciato Connor, che ormai sento un po' come il mio figlioccio, e aver professionalmente stretto la mano a Josh, che mi guarda stranito, per poi affrettarsi verso di me quando capisce le mie intenzioni.
- Ma non penserai mica che ti faccia fare tutta questa strada a piedi da sola, al buio!-
- Tranquillo, non ho intenzione di rubarti il titolo di sportivo del circondario, son solo quattro passi- lo prendo in giro, ma lui, accorato, chiude la porta che avevo aperto con una mano e con l'altra stringe la mia, costringendomi a guardarlo negli occhi preoccupati. -Per favore, solo per farmi sentire tranquillo-.
- Ma poi torneresti tu da solo- ribatto, testarda; la fronte del ragazzo si distende, come se Josh avesse già previsto questa obiezione. - Tranquilla,- risponde, infatti,- ci sarà la mia Betsy a tenermi compagnia-.
Lo guardo, interdetta, e faccio un passo indietro perchè... be', perchè mi piace avere uno spazio personale esteso, ecco; - Hai un cane da guardia?- chiedo, sorpresa. Preferirei tornare a casa da sola, piuttosto che in compagnia di un enorme cane...!
- Be' ho anche un cane, però lui si chiama Driver; Betsy è la mia moto- dichiara, sorridendo orgoglioso, prima di aprire il portoncino e guidarmi fuori in cortile, dove mi lascia ad aspettarlo mentre si addentra in quella che lui chiama "La caverna della bestia" (probabilmente Betsy) e che in realtà è un comunissimo capanno per gli attrezzi.
Ne risbuca poco dopo portando a mano una solida moto nera che, chissà perchè, mi fa pensare a quella di Sirius Black, il padrino di Harry Potter, con due caschi a scodella che penzolano -uno per parte- attaccati alle estremità del manubrio.
Mi affianca, fa saltare la moto sul cavalletto e monta in sella, approfittando del tempo che io impiego per salire dietro di lui per infilarsi il caschetto in testa. Quando, con uno sbuffo, riesco a capire dove mettere i piedi, lui mi porge il casco. - E' di Connor, spero non ti sia piccolo! Sai, non è sempre vero che i grandi cervelli stanno nelle teste grandi...!-
Si morde il labbro per non ridere, mentre cerco di allentare la cinghietta, poi si spazientisce e mi allontana con gentilezza le mani, prende ad armeggiare con il casco e questo, dopo qualche secondo, gliela dà vinta con un sonoro click.
Gli sorriso debolmente, sicura di avere il viso in fiamme (fortuna che si è fatto buio!), cercando di non sentirmi un'imbranata, e mi abbandono le mani in grembo, incerta su dove metterle, aspettando che parta. Sto controllando la mia casa in lontananza, che sembra avere le luci accese (che le abbia scordate stamattina?), quando sento le mani calde di Josh stringere delicatamente le mie e ricongiungersele davanti al torace.
- E' meglio...- si schiarisce la voce, lasciandomi le mani per infilarsi un paio di guanti di pelle chiara; - E' meglio se ti tieni bene-.
Annuisco contro la sua spalla, sobbalzo lievemente quando lui toglie il cavalletto e fa partire la moto con un rombo, e poi... poi c'è solo il vento sul mio viso.
Cosa estremamente poetica, non fosse che mi sono mangiata metà dei miei capelli!
Solo quando siamo a circa metà strada scopro che, se mi rannicchio ben bene dietro la solida schiena di Josh, il vento diventa meno violento e, stretta a lui, mi lascio cullare dal rombo della moto nel crepuscolo e dallo stormire delle foglie al nostro passaggio.
Arrivati all'imbocco del vialetto di casa, smonto di malavoglia dalla moto, e barcollo un po' sulle gambe, assonnata, alzando una nuvoletta di terra rossiccia.
-Ok, ti accompagno alla porta-. Josh mi raggiunge e mi passa un braccio attorno alla schiena, forse pensando che io non sia in grado di reggermi in... uhmm, yawn, forse non ha tutti i torti!
- Nnnooooo, lasciami qui a dormire, sull'erba!- biascico, appoggiando la testa sulla sua spalla e combattendo per tenere gli occhi aperti, senza notare la presenza di un'altra auto nel buio.
- Non posso- risponde lui a bassa voce - questo non è un giardino: è un acquitrino! Potresti annegare, o comunque prenderti la diarrea fulminante-.
- ... Dolce- borbotto, grattandomi la punta del naso che un ciuffetto di capelli mi sta solleticando; Josh lo sposta delicatamente dalla fronte, ed è questo gesto inaspettato a risvegliarmi, o forse sono le luci accese in cucina, fatto sta che mi ricompongo e mi stiracchio un po', poi, con la mente ancora un po' annebbiata dal sonno, stringo la mano a Josh. -Grr-uhmph... Gra-azie per avermi accompagnata e protetta, Sir...- cerco un po' di argume nel limbo tra il regno dei sogni e il mio acquitrino.
- Figurati -, risponde lui, camminando all'indietro per qualche passo e salutandomi con la mano; -E' stato un piacere, e poi qui ci sono pericoli in ogni angol... OUCH!-. Anche nel buio crescente, posso percepirlo incespicare su un sasso, ma, incredibilmente, lo vedo anche girarsi -e potrei giurare che stia sorridendo, anche se non vedo il suo viso- e dire - Per l'appunto, vedi da quante insidie ti devi guardare? Hai molto da imparare, o mia apprendista donzella-.
Ridacchio, accennando una maldestra riverenza, lo saluto con la mano, poi mi giro ed entro in casa.
La prima cosa che vedo sono i miei libri a terra, la seconda è una biondina che dorme sul tavolo.
- Ma che diavolo?!- impreco, improvvisamente sveglia, chiudendo la porta di malagrazia e svegliando così Riccioli d'Oro.
_________________________
Salve a tutti! Finchè ho la fortuna di procedere spedita a scrivere, vi metto anche questo capitolo, sperando di farvi contenti/e :)
Ancora un saluto a Heyyouthere, Vegasgirl_1D, Rory e Pry_Josh :)!
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Capitolo 6 *** L'ospitalità dell'anatroccolo. ***
La biondina si sveglia di soprassalto, in un ballonzolare di boccoli dorati. Inizialmente si guarda intorno come se non sapesse bene dove si trova, poi vede la mia faccia alterata e sorride: - Heilà coinquilina!- cinguetta eccitata con una voce che deve averle fatto beccare un sacco di denunce per inquinamento acustico. Sbarro gli occhi.
- Co-co-cosa?- starnazzo; mi sento un'anatra. Un anatroccolo. Un brutto anatroccolo, se paragono i miei ricci annodati al vento ai suoi boccoli ondeggianti.
- Robert ha detto che saresti stata sorpresa- pigola allegramente lei, battendo le mani, per poi riassettarsi la piega.
- Non positivamente...!- ringhio. - Cosa?-, sgrana gli occhi lei. - Mmmmmniente, ma spiegami un po' cosa ti ha detto Robert- chiedo, circospetta, incrociando le braccia al petto; - perchè a me aveva detto che questa era una casa singola-. La mia voce non ammette repliche, lasciando intendere chiaramente che preferirei rimanesse tale.
Accidenti, non per essere scontrosa, ma dopo anni passati a condividere la stanza con un sacco di bambini voglio godermi la mia privacy e, cavolo, me lo sentivo che Robert, il proprietario della casa, mi avrebbe giocato qualche brutta sorpresa.
Lei annuisce, apparentemente non raccogliendo i sottintesi, e risponde - E' una casa singola, ma io ho promesso di pagare il doppio di quanto chiedeva per venirci ad abitare; non ne volevo nessun'altra-.
Spalanco la bocca: mi sta sfrattando? - Ma io ho un contratto!- protesto. Lei annuisce di nuovo, tutta contenta, e dice - a me non dà fastidio avere coinquiline-. Ok, sta deliberatamente facendo finta di non vedere la mia faccia contrariata.
- E Robert ha detto che, se mi "sopporti"... eheheh, ha detto proprio così! Se mi sopporti, ti prolunga del doppio la permanenza mantenendo il prezzo che avevate preconcordato-.
Sbarro gli occhi. Questo è un tiro mancino: come posso rifiutare una simile offerta? Ma lei... Oddio, lei mi farà uscire pazza, me lo sento!
- E perchè volevi così tanto questa casa?- mi informo, sedendomi di fronte a lei e lanciando un'occhiata preoccupata ai miei libri; sarebbe capace di mandarne a fuoco qualcuno dimenticandoci sopra l'arricciacapelli, scommetto.
- C'è un giacimento d'oro in giardino, o qualcosa del genere?-
-Oh, niente del genere- assicura lei, e le sue guance prendono una deliziosa tonalità rossiccia, - c'è qualcosa di molto meglio... e molto più facile da vedere: c'è Josh Hutcherson!- strilla, perdendo per un attimo la testa. Stringo le mani al sedile della sedia, impietrita: credo di essere bianca come il tono più chiaro delle sue mèches. -Chi?- chiedo, con voce acuta.
- Josh Hutcherson- mi scandisce - l'attore! Quello figo, quello che ha fatto The Forger, Detention, 7 Days in Havana...-
- Mai visti - rispondo sinceramente, ma lei non si dà per vinta e comincia a pensare febbrilmente e a contare sulle mani; - Oh, sì. Non puoi non conoscere Hunger Games!-. Lo conosco, e sospiro di sollievo: è solo un omonimo, non è lui.
- Ma sì, è quello alto, moro, che si vede all'inizio?- descrivo, soddisfatta.
- Nonononono!- si spazientisce lei, e per un momento mi crogiolo nell'idea di indurla a sbattere la testa sul tavolo per la frustrazione; - E' quello che fa Peeta, quello robusto e biondo, un po' basso! Solo che lui in realtà è moro. Ha fatto... oh, ecco, ha fatto anche Un ponte per Terabithia- mi dice infine, trionfante, battendo la mano sul tavolo e facendomi sobbalzare.
Quel titolo risveglia in me un sacco di ricordi, ricordi che non voglio rivangare.
- Ok, Un ponte per Terabithia l'ho visto- mormoro, pensierosa, seguendo con un dito le venature del legno della tavola mentre confronto mentalmente i due attori: invecchio il piùpiccolo, "Jesse", e lo confronto con un Peeta più magro, moro e lentigginoso.
-Oh, Dio-.
- Cosa, l'hai già visto?- si eccita Barbie, alzandosi in piedi di colpo, quasi fosse pronta a partire all'inseguimento all'istante. - N-no... cioè, sì, mi sono accorta di averlo già visto una volta in TV, ma qui... mai, proprio mai mai!-. Chissà se lo sa che sono qui da un paio di giorni appena...?
- Sicura che sia il posto giusto?-
- Sì, sì, me l'ha detto anche Robert, che lui e il fratello sono tornati per festeggiare il compleanno del padre- gongola, mentre io mi incupisco: meschino di un Robert, a me non aveva mica detto che avrei abitato vicino ad un vip! E adesso lo va a spiattellare proprio alla sua fan più agguerrita?
- A proposito di Robert... non ha pensato di chiedere il mio parere?- domando imbronciata; - insomma, potevo avere qualcuno in casa!-. La cosa suona poco credibile persino alle mie orecchie, dato che Robert mi ha raccomandato esplicitamente di avvertirlo, se intendevo invitare qualcuno, ma alla bionda si accende lo sguardo e, chinandosi verso di me con aria cospiratoria mi chiede sottovoce - Hai qualcuno in casa?-.
Il mio "be', no..." sembra deludere parecchio le sue aspettative, così Blondie risponde alla mia prima domanda: - Robert ha provato a chiamarti, ma eri fuori-.
Ahi, sgamata!
- Ho, mh, fatto un giro in città. A proposito, tu sei venuta in macchina?-
La bionda torna ad annuire, contenta, e afferma - l'ho parcheggiata sul prato, perchè la piazzola era occupata dalla tua-.
Inorridisco.
- Oh, nonono, corri a spostarla: quel posto è un acquitrino, domani te la troverai mezza sepolta dal fango!-.
Lei mi guarda per qualche secondo senza capire, poi si riscuote e dice - Oh, ma io non so parcheggiare negli spazi ristretti, non è che potresti...- tendo la mano perchè mi dia le chiavi, poi corriamo insieme fuori.
La macchina mi sembra in condizioni migliori di quanto mi aspettassi, almeno finchè non provo a fare retromarcia: non si muove di un millimetro, anche se sento gli pneumatici girare a vuoto nel fango. - Oh, no, si è impantanata- sento gemere Blondie, che stavolta ha proprio ragione. Smonto, sconfitta; - se vuoi provo a trainarla fuori con la mia- propongo - però adesso è davvero tardi, è meglio se andiamo a dormire-.
Anche se nel buio non la vedo, probabilmente lei sta annuendo di nuovo e, quando infine ci avviamo verso casa, mi salta addosso.
Per un momento ho paura che stia cercando di aggredirmi, ma poi realizzo che mi sta solo abbracciando ( sapete, non sono molto abituata agli abbracci ), pigolando in preda alla riconoscenza - Grazie coinquilina, sei gentilissima, gentilissima!-.
- Mh, figurati- balbetto, confusa, prima di allontanarla con garbo. - Hai già scelto qual è la tua stanza?-
______________________________
Wella! Ciao a tutte :D Questa è solo la prima parte di un capitolo che ho preferito dividere in due, perchè avevo paura che troppo lungo vi risultasse pesante; il secondo pezzo ve lo metto domani, e lì ritrovate anche Josh :)
Vi chiedo un paio di pareri, se avete voglia rispondete nelle recensioni... sinceramente xD!
- Vi annoiano i capitoli senza Josh?
- I capitoli sono troppo lunghi/corti? Giusto per sapere se dividere quelli più lunghi o se lasciarli come sono :>
- Gli sviluppi della storia sono prevedibili? Per dire, vi aspettavate che arrivasse una coinquilina :\?
- Le frasi vi sembrano troppo lunghe e difficili da seguire? Del tipo, con troppe subordinate e cose del genere?
Se rispondete mi fate un favorissimo, perchè ho davvero bisogno di sapere certe cose per capire dove sbaglio!
Bene, ora le questioni serie: grazie a chiunque legge, segue e recensisce questa storia, in particolare a heyyouthere e Vegasgirl_1D che lo fanno regolarmente :D!
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Capitolo 7 *** La maledizione dei polletti Hutcherson. ***
Il canto del gallo, probabilmente amico dei polletti Hutcherson, mi fa aprire gli occhi ben prima che la sveglia suoni. "Ecco a chi dovrebbero tirare il collo" penso sconfortata, rigirandomi sotto le lenzuola.
La prima cosa su cui mi cade l'occhio assonnato sono i miei scatoloni di libri, e mugolo ricordandomi solo in quel momento di colei che ieri notte si è presentata come Kellie la Barbie.
E va bene, "la Barbie" l'ho aggiunto io, ma non trovate che ci stia bene?
Alla fine, ho deciso di lasciarle la stanza più grande e di sistemarmi in quello che doveva diventare il mio spaziosissimo studio, perchè mi sono resa conto che la finestra di questa stanza dà sul campo su cui si allena Josh e non voglio che Kellie lo veda correre mezzo nudo di prima mattina e corra ad aggredirlo.
Josh dovrebbe offrirmi un polletto di riconoscenza.
Devo essermi riaddormentata, perchè qualche ora dopo le mie elucubrazione sui pennuti Hutcherson vengo svegliata dal campanello e mi precipito giù per le scale.
Ci sono solo due possibilità: o è Josh, o è Robert; in ogni caso, voglio essere io a parlarci.
Apro la porta proprio mentre Josh, sudato come non mai, sta per premere di nuovo sul campanello.
- Shhh!- gli intimo, prendendogli a schiaffetti la mano, che lui si affretta ad allontanare, stupito.
-Cos'è, ti sei ubriacata ieri sera e stai smaltendo la sbornia?- domanda, divertito.
Sento Kellie muoversi al piano di sopra e mi affretto ad urlare - E' il postino, tranquilla!- ma, per sicurezza, spingo fuori Josh proprio mentre lui sta per mettere piede in casa, curioso, e lo strascino sotto la minuscola tettoia a fianco della casa che, ipoteticamente, dovrebbe riparare le bici dalla pioggia; ora riparerà noi dagli occhi di Kellie.
Lui mi guarda interdetto. Deve pensare che ieri sera in moto debba aver prese un colpo di freddo al cervello, o qualcosa del genere.
- Mi spiace, se vuoi spacciarmi del crack, io sono pulito- cerca di scherzare, alzando le mani come se dovessi perquisirlo.
- Joshua Ryan Hutcherson- inizio, seria, guardandolo fisso negli occhi, - scappa finchè puoi, perchè la più arrapata delle tue fan è la mia nuova coinquilina-.
Lui sgrana gli occhi, stupito, e io mi sto giusto pentendo di esserci andata giù così pesante e sto per dirgli di non spaventarsi troppo, che lo proteggerò io, quando lui mi scoppia a ridere davanti agli occhi, così forte che si deve piegare sulle ginocchia, sorreggendosi ad un ombrello, per non perdere l'equilibrio.
- Hey, razza di ingrato, ti salvo la vita e tu mi scoppi a ridere in faccia?! Ed è forse mio quell'ombrello?- domando, guardandolo in cagnesco.
- Oh, sì- fa lui, asciugandosi gli occhi e ricomponendosi un po'; - l'avevo portato oggi contando di trovarti sotto l'albero, poi, dato che avevo già fatto il campo portandomi in spalla l'ombrello, ho pensato di portartelo fino a casa-. Sorride, a mo' di scusa, e dice - dovevi vedermi, sembravo un idiota, a correre con l'ombrello sotto il braccio; assomigliavo ad un francese che scappa con una baguette rubata!-.
Scoppio a ridere: - vuoi dire che hai tenuto il mio ombrello sotto la tua ascella puzzolente per tutto il tragitto?-
- No, a dir la verità ho fatto qualche pausa... e ho anche imparato qualche gioco di destrezza, con Connor-
- Vediamo- dico, appoggiandomi scettica ad una trave del portico.
Josh dà un colpetto col piede alla punta dell'ombrello e lo fa roteare in modo che gli finisca sulla spalla in perfetto stile Mary Poppins, poi protesta: - non ho intenzione di far qui lo spettacolino!-
- Dài, sarà la mia ricompensa per averti salvato la pelle!- lo prendo in giro;
- Non ho mica bisogno di essere salvato, io; forse dimentichi chi è la donzella e chi il cavaliere, qui!- mi rimbecca lui con sussiego, poi mi caccia l'ombrello in mano e, d'impeto, mi solleva e mi prende in braccio.
- Ma cosa fai?! Cos'hai in mente?- chiedo, fingendo di picchiarlo in testa col manico dell'ombrello; -Voglio dimostrarti che non ho paura. Presentami alla tua amica-.
Quando finisce di parlare, siamo già usciti da sotto la tettoia, e mi scarica sullo zerbino.
Apro la bocca, irritata, per precisare che Barbie non è mia amica, e invece gli dico, guardandolo con aria critica: - vuoi farti vedere in queste condizioni? -;
lui si guarda, riconsiderando la situazione, e io gongolo nel veder vacillare la sua sicurezza. Proprio mentre lui si controlla discretamente l'odore delle ascelle, spalanco la porta e urlo - Kellieeee!-; non faccio in tempo a girarmi, che Josh sta già correndo via di gran carriera.
- Questa me la paghi- ride, girandosi prima di girare l'angolo e agitando il pugno in mia direzione, fingendosi arrabbiato. Gli faccio una smorfia, poi la mia attenzione torna a Kellie la bionda: - Che c'è?- chiede la sua testolina arruffata, sbucando dal cucinino;
- Niente, volevo solo vedere se ti eri riaddormentata - invento, trattenendo un sorriso.
________________________________________
Ebbene, ecco la seconda parte del capitolo :) Ringrazio di nuovo tutte le persone che hanno la pazienza di leggere e recensire e a quelle che di solito non hanno la pazienza ricordo che, se vogliono, possono limitarsi a rispondere alle domande che ho lasciato nel capitolo precedente ;D
Bene, preparatevi, nel prossimo capitolo verrete a sapere qualcosa di più sulla storia di Grace e... consolatevi, vi assicuro che smetterà di essere così scorbutica nei confronti di Kellie x'D
Oh, ultima cosa: se non sapete cosa fare e avete voglia di leggere, ho scritto anche una one-shot su un film di Josh ( Winged Creatures o Fragments in inglese, Il Giorno del Destino in italiano) che, comunque, secondo i miei scopi dovrebbe essere comprensibile anche a chi non ha visto il film; se avete voglia di commentarla, ci "leggiamo" anche lì :)! [Ecco il link diretto http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=1193740&i=1 ]
Liz |
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Capitolo 8 *** Mi chiamo Grace. Grace e basta. ***
UNPPT
Mi chiamo Grace.
Grace e basta.
Oh,
sì, un cognome ce l'ho, e ho anche dei genitori, ma
è come se nè l'uno nè l'altro
esistessero davvero.
La mia
non è la solita storia: non solo la figliola prodiga che
litiga coi genitori e scappa; non sono nemmeno l'orfana che parte alla
ricerca delle sue origini.
In
realtà sono l'orfana che
scappa dalle sue origini, e queste
origini sono inglesi e hanno un nome: Patrick e Shana O'Donnelly.
Potrà
sembrare strano che non abbia accolto a braccia aperte i miei genitori,
quando hanno deciso di tornare a prendermi al piccolo orfanotrofio
davanti al quale mi avevano lasciato in fasce; sarà che mi
ero abituata a vivere la mia vita come se fossi nata sotto un cavolo,
sarà che la loro giustificazione per avermi abbandonato non
mi ha convinto tanto quanto ha fatto con le suore, fatto sta che ho
sempre rifiutato di vederli, ogni volta che tornavano a trovarmi per
"stabilire un legame".
-Adottate
qualcun altro!- urlavo contro la porta del dormitorio delle bambine,
all'interno del quale mi rinchiudevo ogni volta che li vedevo; tanto,
che differenza ci sarebbe stata? Per loro ero un'estranea, non potevano
pretendere che accettassi di tornare ad essere figlia loro solo
perchè mi assomigliavano un po'.
Le altre
bambine non capivano, mi consideravano capricciosa e stupida
perchè non volevo cogliere la meravigliosa occasione che mi
veniva offerta; loro, però, non avevano sentito l'assurda
spiegazione che mi avevano rifilato i miei genitori.
Shana e
Patrick mi avevano raccontato del mio fratellino Jeremy: era di un paio
di anni più vecchio di me e, a detta loro, noi due andavamo
molto d'accordo. A cinque anni, però, Jeremy prese una forma
molto grave di Salmonella, e loro fecero una scelta: decisero di darmi
via. A sostegno di quello che fecero, Patrick e Shana dissero di non
voler correre il rischio che mi ammalassi anche io, così
piccola, e che, non avendo parenti vicini, non erano in grado di
prendersi cura allo stesso tempo di me così piccola e del
figlio malato.
Jeremy
non ce la fece.
Prima che
i due riuscissero a superare il lutto e avessero il coraggio di tornare
da me, però, trascorsero almeno tre anni e, quando
finalmente si presentarono all'orfanotrofio Grace of God e riconobbero
la loro bambina, non ressero all'emozione di rivedere quei tratti che a
loro ricordavano tanto il piccolo Jeremy... e se ne andarono senza
nemmeno rivolgermi la parola. Forse, se mi avessero ripresa con loro
quando avevo cinque anni, li avrei perdonati... Magari avrei anche
ripreso il nome che mi avevano dato loro: Rose, nome che non si erano
nemmeno degnati di scrivere in un qualche foglietto a beneficio delle
suore, le quali, a corto di fantasia, presero ispirazione dal nome
dell'istituto e mi chiamarono Grace.
Tornarono
invece sei anni dopo, quando si resero conto di esser pronti per un
altro figlio, ma vennero anche a conoscenza del fatto che Shana non
poteva più rimanere incinta.
Ora, cosa
avreste fatto voi, se vi avessero detto che siete stata abbandonati in
favore di un altro figlio e che, non fosse stato per problemi di
infertilità, i vostri genitori vi avrebbero sostituito con
un altro neonato lasciandovi per sempre ignari della loro esistenza?
Ecco.
Io, poi,
avevo imparato a prendere alla leggera il fatto di essere senza
genitori, perchè consideravo i bambini e le suore del Grace
of God la mia famiglia; non me la prendevo quando gli adulti che
venivano a conoscerci non adottavano a me. Ero una tipa forte, mi
dicevo: potevo cavarmela anche senza di loro.
Forse,
non ho sentito la mancanza di genitori anche perchè questa
è stata colmata dalla biblioteca del nostro stabile, una
volta che Shana e Patrick hanno rinunciato a cercare di portarmi via
con loro.
Ebbene
sì, avevamo una biblioteca proprio al piano terra
dell'Istituto, a fianco dell'ufficio della Capo-Suora ( o almeno,
così chiamavamo colei che sovrintendeva ai colloqui con gli
aspiranti genitori) poichè, vista la carenza di fondi della
nostra cittadina, insufficienti ad affittare un edificio in cui
sistemare gli scaffali, si era deciso di incastrarli da noi.
E
così, nella routine del Grace of God Institute vennero ad
insediarsi parecchie decine di libri, qualche sporadico lettore e
un'adorabile vecchina incaricata di occuparsi dei prestiti.
Facemmo
subito amicizia, io e quella vecchina.
Un
giorno, infatti, cercando un posto in cui scampare alla visita dei miei
genitori, mi rifugiai in quella stanzetta buia che era la biblioteca.
Stavo vagando in religioso silenzio tra quegli immensi scaffali che, al
tempo, ai miei occhi di undicenne sembravano alti come cattedrali,
quando un improvviso rumore di passi mi spaventò; urtai un
libro col gomito, arretrando bruscamente nell'ombra di una libreria, e
questo cadde a terra con un tonfo secco.
-
C'è qualcuno?- chiese allora una vocina. Io rimasi in
silenzio, temendo una strigliata, dato che quel posto non sembrava
fatto perchè potessero bazzicarci i bambini, e sperai che la
signora si decidesse presto ad andarsene.
La
vecchia Mary Margaret, invece, preoccupata per la salute dei suoi
libri, si avventurò tra gli scaffali e mi scoprì
subito. -Oh, pensavo fosse entrato un gattino randagio, e guarda chi mi
ritrovo!- si limitò a dire; - Vuoi un biscotto?-.
- No, i
dolciumi cariano i denti- risposi, ripetendo saccentemente le parole
delle suore, accettando però la mano che mi tendeva; lei
ridacchiò, senza prendersela a male: - non i miei, cara,-
disse - sono per i diabetici, senza zucchero-.
- Allora
devono essere disgustosi- borbottai, seguendola tra gli scomparti.
- Puoi
provarne uno, se non ti piace lo finisco io - mi blandì Mary
Margaret, frugando nel cassetto della sua scrivania ed estraendone una
scatola di latta piena di biscotti che sembravano deliziosi.
Trascorremmo
tutta la giornata in biblioteca a mangiare biscotti a parlare; ricordo
che mi chiese com'erano i miei voti a scuola, che mi ascoltò
leggere ad alta voce e mi fece i complimenti, battendo le mani, e poi
mi chiese se avessi mai sentito una storia. - Come quelle della
Bibbia?- chiesi; lei annuì, poi mi spiegò che
esistevano molte altre storie non collegate alla Bibbia, unica cosa che
ci leggevano le suore che si occupavano di noi, e mi lesse Biancaneve,
destreggiandosi con espressioni, vocioni e vocine a seconda dei
personaggi di cui leggeva. Avevo undici anni, al tempo, e mi affezionai
perdutamente a lei.
Ogni
pomeriggio trovavo sempre almeno un'ora per andarla a trovare, e
insieme leggevamo le fiabe, a turno, perchè non le si
stancasse la voce.
Ogni
volta che a leggere toccava a me, insistevo perchè mi
prestasse i suoi occhiali; mi piacevano così tanto! Erano un
po' allungati verso l'esterno, rettangolari, di un rosso tenue e un po'
perlaceo, ma la cosa che mi piaceva di più erano i
brillantini che avevano alle estremità, negli angoli
superiori: sembravano polvere di stelle.
Mi
sentivo un po' bibliotecaria anche io, con quegli occhiali addosso; mi
sembravano indispensabili per leggere, anche se ero costretta a farli
scivolare praticamente fin sulla punta del naso e a guardare al di
sopra delle lenti, che erano così forti che attraverso di
esse riuscivo a vedere solo macchie confuse.
Quando ne
chiesi il motivo a Mary Margaret, pensando che facessero vedere bene
solo alle vere bibliotecarie, lei mi spiegò che servivano a
correggere la sua vista, in realtà, perchè i suoi
occhi senza occhiali vedevano come vedevo io
attraverso
le lenti; al sentire ciò, mi impietosii talmente che non
volli più privarla degli occhiali.
Quando giunse il momento del mio compleanno, però, mi fece
trovare un pacchettino con un grosso fiocco sulla sua scrivania e, con
mia grande meraviglia, al suo interno trovai un paio di occhiali senza
lenti, con la montatura sottile e argentata, a mezzaluna e con dei
brillantini alle estremità che doveva aver applicato lei a
mano a costo di qualche altro decimo di vista.
- Sono i
miei primi occhiali da bibliotecaria-, spiegò Mary Margaret
sbucando dallo scaffale in mezzo a cui aveva frugato fino a quel
momento, vedendo che li guardavo affascinata; - erano gli occhiali che
portavo quando mi assunsero per la prima volta. Purtroppo, ho dovuto
togliere le lenti perchè anche allora ero piuttosto orba -
ridacchiò, tornando a sedersi al bancone e guardandomi
felice mentre li provavo, in piedi di fronte a lei, con un piccolo
sorriso di gioia in volto: era il primo regalo di compleanno che avessi
mai ricevuto.
All'orfanotrofio, per festeggiare un compleanno, si soleva
regalare un cupcacke al festeggiato, che poi lo condivideva con gli
amici più stretti; era una sorta di incentivo a farsi molti
amici (no, questa è una mia considerazione personale) ma,
soprattutto, non c'erano abbastanza soldi per fare un regalo ad ogni
bambino per ogni compleanno, e mangiare una fetta di torta ogni volta
che un bambino lì compiva gli anni avrebbe di certo fatto
cariare i denti a tutti nel giro di un anno.
- Sono un
po' larghi-, commentò Mary Magaret, guardandomi con occhio
critico mentre li indossavo con cautela, - ma quando ti staranno giusti
saprai che hai l'età giusta per fare la bibliotecaria-
concluse saggiamente. Forse l'aveva capito lei prima di me, che fare la
bibliotecaria era quello che volevo fare del mio futuro; in quel
momento, ci arrivai anche io. Mi si illuminarono gli occhi, e la
strinsi forte.
- Grazie!
Ti voglio bene, Ma. Ma.-.
Quello
che volevo dire era un'abbreviazione del suo nome, MAry MArgaret, ma il
risultato finale suonò molto come se l'avessi chiamata mamma.
Quando
mi guardò, colma d'orgoglio all'idea che avrei seguito le
sue orme e un po' commossa per quello che avevo detto, non mi
passò nemmeno per la testa di rovinare il momento
spiegandole il malinteso.
- Sai,-
iniziò, posando con tinta noncuranza un dito sull'angolo
dell'occhio per asciugarlo, - anche un grande personaggio di questo
libro- fece scivolare sul piano della scrivania il libro che aveva
preso prima dallo scaffale, in mia direzione, - ha gli
occhiali a mezzaluna... ed è molto saggio e gentile, come
te-.
Quella fu
la prima volta che mi sentii davvero orgogliosa di me stessa, e quello
fu il primo vero libro che lessi, dopo
aver letto tutte le fiabe di cui Mary Margaret fosse a conoscenza; il
titolo era "
Harry Potter e la Pietra Filosofale".
____________________________________________________________
Salve
a tutti! Ho sentito la mancanza delle vecchie recens... recensori
femmine, non so come "convertirlo" O.o Recensrici? Recensitrici?
Comunque, spero siate in vacanza e che vi stiate divertendo xD! Vi
ringrazio comunque perchè senza di voi non sarei riuscita a
portare avanti questa storia, e ringrazio di cuore anche
_Debby_ che la storia l'ha scoperta da poco :)
In
questo capitolo ho deciso di raccontarvi un po' la storia di Grace,
perchè quella di Josh la sapete già, mentre lei
è ancora praticamente una sconosciuta :)
Bene,
vi dico solo che con lei non è finita qui, ma che
comunque il prossimo capitolo tornerà al presente :D
Questo
"intermezzo" vi ha interessato, o lo trovate troppo
clichè :3?
Sperando
di avervi
avvinto (che
PAROLONE *^*!), vi saluto :)!
|
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Capitolo 9 *** Corde e Pickup. ***
UNPPT
Evidentemente, non è destino che io dorma a sufficienza, qui.
Blondie interrompe brutalmente la mia siesta-post-pranzo scrollandomi
con ben poca delicatezza. Mi trattengo dal rivolgerle qualche
parolaccia, memore delle buone maniere inculcatemi dalle suore, e mi
limito a grugnire.
- Senti...- inizia la ricciuta, ignorando la mia indisposizione, -
quando avevi in mente di togliermi la macchina dal fango? Che ne dici
di, uhm, adesso?-.
Sbuffo, non osando chiedere il perchè di tutta questa
fretta, temendo di sentirmi rispondere qualcosa del tipo che ha
assoluta necessità di rifornirsi di strisce per la ceretta o
pillole dimagranti, e sto per dirle di prendersi le chiavi della mia
fiat 130, quando mi rendo conto delle capacità di guida
della persona cui cui ho a che fare e, soprattutto, della sostanziosa
cauzione che vorrei avere indietro quando restituirò la
macchina al noleggio auto.
- Arrivo- dico sconsolata, e il vedere i suoi boccoli rimbalzare per
la felicità ancor prima che un scintillante sorriso a 45
denti spunti in volto a Kellie di certo non basta a consolarmi.
***
Qualche minuto dopo, Kellie e io stiamo esaminando le condizioni
dell'auto mezza sprofondata nel fango che sembra essersi arenata in
giardino, e mi chiedo seriamente se sarà necessario l'uso di
piccone e badile per tirarla fuori. La macchina è un bel
pickup rosso, di quel genere di fuoristrada che nei film investono
sempre i cervi, e non mi rassicura troppo pensare a Kellie alla guida
di questo coso; per fortuna, da queste parti non sembrano girare cervi!
Lancio un'occhiata alle scarpe in vernice che si è messa per
uscire, poi indugio con lo sguardo sui miei stivali di plastica, il cui
colore originario è ormai irriconoscibile per i molti strati
di fango che si vi si sono accumulati sopra: è facile
intuire chi sarà ad avventurarsi in quel pantano, immagino.
- Va bene, adesso provo a vedere se riesco a guidarla fuori dal
fango, se no...- se no ci toccherà spingerla fuori, e non
sono sicura che Kellie abbia dei vestiti adatti, a meno che quando ha
preparato la baligia non avesse programmato di partecipare a qualche
lotta nel fango tra ragazze in uno dei locali in città...!
Kellie non mi sta neanche ascoltando, a quanto pare, perchè
non mi chiede di finire la frase e si limita a dire - Ok, ok, come
vuoi, basta che tu faccia in fretta!-; saltella sul vialetto come se
avesse una gran fretta, o come se le scappasse da morire la
pipì.
Titubante, mi avvio in direzione della macchina, e mi muovo di zolla in
zolla di erba in mezzo a quella sottospecie di palude stando ben
attenta a non scivolare.
Stranamente, raggiungo incolume lo sportello del pickup, che non
è chiuso a chiave, ma è duro ad aprirsi; devo
fare un po' di forza per riuscire a sbloccarlo e, quando finalmente si
spalanca, riesco per un pelo ad evitare di scivolare in mezzo al fango
per la sorpresa.
Diavolo.
Solo ora mi viene in mente che chiavi servono anche per avviare la
macchina, non solo per aprire lo sportello; Grace, sei un'idiota.
- Uhm... Kellie?- lei alza lo sguardo dalle sue unghie, incuriosita. So
che sarebbe troppo chiederle di raggiungermi per darmi le chiavi,
così invoco l'aiuto divino e le chiedo di lanciarmele, incrociando le dita e sperando che al liceo fosse una cheer-leader, o una giocatrice
di softball, o qualcosa che possa averle insegnato a lanciare bene...
Anche perchè io non sono brava a ricevere.
Le chiavi finiscono con un tintinnio sul tettuccio, mentre io mi riparo
la faccia con le mani (sì, lo so che in teoria avrei dovuto
balzare in aria per cercare di prenderle al volo, ma non è nella mia
natura!); per fortuna, poi devo solo tendere un po' le braccia per
riuscire a recuperarle, e finalmente posso inserirle nel pannello di
accensione.
Mi accorgo subito che c'è qualcosa che non va,
perchè il motore va in folle anche se la macchina non si
muove di un millimetro, e il fango inizia a volare da tutte le parti
facendo scappare di gran carriera la povera Kellie. Diamine, lo sapevo
che non poteva essere così semplice! Spengo il motore e
salto giù dall'auto; la cosa che voglio provare è
un po' laboriosa e non so se posso farcela da sola, ma Kellie adesso
è piuttosto distante, impegnata a controllare di non essersi
macchiata. Pazienza, la chiamerò dopo; forse è un
bene che non sia troppo vicina!
Faccio una breve corsa verso la mia macchina a piedi scalzi,
rifiutandomi di insudiciare la mia Fiat 130 di fango con gli scarponi
e, congratulandomi per aver pensato a portare almeno le mie chiavi in tasca prima
di uscire, la guido lentamente in retromarcia sul vialetto di casa fino
a fermarla poco distante dal pickup.
Ora arriva la parte complicata. Mi riinfilo gli scarponi, sguazzo fino
al pickup e lì sgancio il cavo da traino che ha sul retro e
lo srotolo fino al retro della mia macchina, a cui lo assicuro. Solo
adesso mi rendo conto che tutti problemi che mi son fatta per
non sporcare la macchina son stati inutili: tra poco
inizierà a piovere
fango.
Velocemente, riaccendo il pickup e lo metto in retromarcia, in modo che
assecondi la direzione in cui cercherò di trainarlo con la
mia coupè, dato che da sola non può certo
riuscire a trascinare quel bestione a peso morto, povera piccola.
Purtroppo, non ce la fa neanche così. Senza perder
tempo a spegnere di nuovo i motori, faccio segno a Kellie di muovere le
chiappe e raggiungermi nella pioggia di fango; lei mi fa segno di
aspettare un momento, corre in casa, e ne riesce indossando un enorme
impermeabile azzurro che la fa assomigliare a un ectoplasma.
Be', Kellie, grazie tante per aver pensato anche a me!
Quando mi raggiunge, le spiego che deve guidare la mia macchina in
avanti, sottolineando che deve stare
sul vialetto ed essere ben attenta a non far finire la
macchina nella palude dall'altro lato, in modo da trainare il pickup
mentre io cerco di spingerlo un po' da dietro, cioè, da
avanti, dato che dovrò spingere il cofano.
Mi posiziono velocemente dietro al pickup, che sputa fango,
inferocito, limitandomi ormai a pensare "prima finiamo,
meglio è", mentre sento le prime gocce di fango colarmi
giù per lo scollo della t-shirt, lungo la schiena. Per
fortuna, finalmente il colosso si muove, e in pochi secondi
è al sicuro sul vialetto sterrato.
Mi asciugo la fronte con un braccio infangato, sentendomi un gran
sorriso stampato in faccia, poi corro urlando verso Kellie che sta
smontando dalla mia macchina; sto per abbracciarla, contenta come se
avessimo vinto un round di un combattimento di sumo (umani vs pickup:
degno della saga Transformers!), ma lei mi gira attorno sorridendomi
educatamente, anche se è palese che è
terrorizzata dalla mole di fango che mi ricopre, e dice - Grazie un mondo, ma devo
correre se non voglio perderlo!-.
La guardo un attimo stordita, mentre si toglie l'impermeabile e monta
sul pickup; -Perdere cosa?-
il treno? Sta già per partire? E' questa la mia ricompensa? Grazie, Tu
lassù!
-Perdere Josh! Ho sentito che l'hanno avvistato più volte ad
un bar in città, verso quest'ora- il suo sguardo
improvvisamente sembra aver perso il lume della ragione, mentre mette
in moto; devo saltare di lato per evitare che mi passi con le ruote sui
piedi, e sta giusto sgommando per immettersi in strada, che
è costretta a inchiodare bruscamente per evitare una
bicicletta che sta entrando nel nostro vialetto; senza
scusarsi per aver mancato di qualche centimetro il manubrio di chi la
monta, Kellie sfreccia via come una drogata che parte alla ricerca
della sua dose.
Josh smonta in corsa dalla bici di fronte a me, con l'aria
traumatizzata: - Chi diamine era quella? Un'amica tua?-.
Scoppio a ridere, con le lacrime agli occhi per l'assurdità
della situazione -tutta quella fretta per andare a braccare Josh al
bar e, quando le è sfrecciato davanti in bici, Kellie non
l'ha nemmeno riconosciuto!-, e gli getto le braccia al collo,
infangandolo tutto, senza riuscire a smettere di ridere convulsamente.
-Stai bene...?- domanda lui interdetto, battendomi qualche pacca sulla
spalla, - Quella tipa è venuta qui a riscuotere le tasse? E'
una mafiosa? Ti serve aiuto, o...?-
Mi allontano con uno starnuto, dato che i capelli più lunghi
sulla sua nuca mi hanno fatto il solletico al naso, poi faccio un lungo
respiro per calmare la ridarella.
- Assolutamente no, quella è la mia coinquilina che
è partita per darti la caccia-.
Josh inarca le sopracciglia, come se non fosse sicuro di aver capito
bene, e stringe le labbra - che, già sottili di per
sè, a quel modo sembrano sparirgli - con fare pensoso; - ma,
se le sono passato davanti, perchè...-
- Era sicura di trovarti ad un certo bar in paese che ultimamente hai
frequentato spesso, almeno secondo quanto le hanno detto le sue
fonti...- gli spiego, pulendomi le mani infangate sui pantaloncini di
tuta - sai, mi sa che ti tocca cambiare bar...- lo compatisco. Lui
rialza la bicicletta, una di quelle da acrobazie, con la sella bassa e
il manubrio alto, senza portapacchi e con dei pali ruvidi infilati al
centro delle ruote su cui appoggiare i piedi durante le evoluzioni, e
non sembra troppo turbato. - Neanche per sogno! Lì fanno il
miglior cappuccino della città!- inorridisce; sto per
chiedergli come faccia a bere il cappuccino d'estate, ma lui mi precede
e chiede, pulendo la sella della sua bici che si è schizzata
di fango - Come mai il tuo giardino sembra sempre una palude? Non batte
il sole, in questa zona?-
- Probabilmente se lo attira tutto la tua casa!-
- E perchè la tua macchina si sta facendo il bagnetto in
mezzo al fango?-
All'ultima domanda di Josh, che raddrizza il manubrio alla sua bici
esaminando con aria preoccupata i cerchioni anteriori della mia auto
sprofondati nella melma, balzo in avanti col cuore in gola, sperando
ardentemente che stia scherzando.
- Le biondine sono peggio delle cavallette; sono un'altra punizione che
ci ha mandato Dio per punirci!- sproloquio, ficcandomi le mani tra i
capelli.
- Ma cosa dici!- ride Josh - senti, ci pensiamo dopo; ho una cosa da
farti vedere. Sai, non son mica venuto fin qui solo per farmi investire
dalla tua amica- mi sorride. Resisto per l'ennesima volta all'impulso
di specificare che quella piaga d'Egitto non è amica mia e
borbotto - sì, sì, solo che prima dovrei darmi
una lavata... e prima di darmi una lavata è meglio che
finisca di infangarmi e tolga la macchina dal pantano-.
- Non ce n'è bisogno, puoi darti una risciacquata dove
andiamo adesso- mi blandisce, prendendomi una mano e trascinandomi alla
bici - su, sbrigati, che è già tardi!-.
Lo guardo, poi abbasso lo sguardo alla bici, dubbiosa; infine, torno a
guardare lui.
- Devo prendere il passaporto? Vuoi portarmi al mare nello Stato
più vicino?-. Sono solo le quattro, il sole è
ancora alto.
Lui scuote la testa e dà qualche colpetto al manubrio, con
un sorriso che mi fa presagire che abbia in serbo qualcosa.
- Va bene... Devo salire sul manubrio
?- Lo guardo come a dire " ma seriamente?";
lui, però, non si scompone e mi mostra come mettere i piedi sui paletti ai
lati della ruota e come tenermi al manubrio.
Una volta che sono in posizione, in equilibrio instabile, mentre lui
sbircia la strada da sotto la mia ascella, gli chiedo - Ma non sarebbe
meglio se stessi dietro?-; posso sentirlo scuotere la testa,
perchè trema anche tutta la bici, e poi sono sicura che stia
sorridendo, quando risponde - Così mi ripari dai moscerini-.
***
Temerariamente, ci avventuriamo in bici sul breve giardino che
costeggia casa mia, poi costeggiamo i campi attorno a cui corre Josh la
mattina, sobbalzando sopra le zolle secche e smosse, e infine ci
infiliamo in un boschetto vicino a casa sua.
Ad un certo punto, la bici si impenna salendo su una grossa radice
d'albero, e io perdo l'equilibrio cadendo all'indietro;
mulino per qualche attimo le braccia per aria e, senza rendermi conto
di quello che faccio, finisco aggrappata al collo di Josh, incastrata
tra il suo addome e il manubrio mentre lui cerca di riprendere il
controllo della bici.
Per qualche minuto non può far altro che muovere il manubrio
qua e là per recuperare l'equilibrio, mentre la bici corre
veloce lungo un ripido declivio dissestato; stringo gli occhi, sapendo
che quello che ci aspetta è o il duro suolo, o un duro
albero, o un duro fiume prosciugato, o qualcosa del genere e di
altrettanto duro, e nascondo il viso contro la sua spalla, sperando
di non farmi troppo male.
Solo quando Josh riesce a frenare e a scartare bruscamente con la bici
su un terreno un po' limaccioso -che mi ricorda quello del mio
giardino-, mi accorgo di aver trattenuto il respiro e soffio piano per
riprendere fiato prima di riaprire gli occhi.
- Wow-
gemo, certa di star per vomitare, mentre districo con una certa
difficoltà le gambe dal manubrio. - Era questo che avevi
in mente di mostrarmi? Le tue evoluzioni spericolate?- domando, col
respiro a singhiozzo e il cuore che mi batte in gola.
Josh ha gli occhi sbarrati, fissi nel fiume che scorre a pochi passi da
dove ci siamo fermati, poi deglutisce a fatica.
- No... diciamo solo che è più semplice arrivarci
in bici da soli- risponde con voce flebile, passandosi una mano tra i
capelli sudati. Io tento di farmi passare dalla mente il modo in cui mi sono appesa al suo collo poco fa, oltre che la
tremarella alle gambe, e cerco con lo sguardo qualcosa su cui
concentrare la mia attenzione prima che il mio viso possa decidere di arrossire.
Inutile dire che lo trovo: un bel ponte, dall'aria sicura ma non troppo
(giusto per non guastare lo spirito di avventura), collega le due
sponde limacciose del piccolo corso d'acqua, e una corda dall'aria
robusta dondola pigramente poco distante dalle assi del ponte, a pelo
d'acqua.
La cosa più sorprendente, però, è una
piccola piattaforma costruita sopra ad un albero dai rami bassi, con uno
strano tetto sbilenco che la copre appoggiandosi direttamente al
pavimento e che fa assomigliare il piccolo edificio ad una sorta di una capanna.
- Questo mi ricorda qualcosa... - dico a bassa voce, sorridendo, mentre
mi giro verso Josh, che ha un'espressione imbarazzata.
- Allora, ehm... l'hai visto, quel film...- borbotta. Io annuisco,
prendo un ramo da terra e mi avvicino alla riva, cercando di avvicinare
la corda; - Quello è uno dei pochi film che ho visto con te
come attore, ma immagino che adesso Kellie me li farà vedere
tutti; sai, è convinta che "debba farmi una cultura" -.
Faccio una smorfia, e lui si esprime in qualcosa che è a
metà tra uno sbuffo e una risata, poi dice - Kellie
è il nome della tua amica pirata della strada?-.
Faccio segno di sì con la testa, riuscendo finalmente a
recuperare la corda, a cui do uno strattone per assicurarmi che tenga
ancora. Parecchie foglie cadono dal ramo a cui è annodata.
-Immagino che tu ti sia assicurato di prendere una corda robusta e
resistente, vero? Non voglio far la fine di Leslie! -. Josh si
avvicina, si ferma di fronte a me e mi sorride: - Ho costruito anche un
ponte, se non ti senti sicura - dice beffardo, stendendo un braccio in
quella direzione con fare invitante, ma leggo nei suoi occhi un
bagliore di sfida; faccio per avviarmi ragionevolmente verso il ponte
ma, con sua sorpresa, dopo qualche passo prendo la rincorsa e mi
appendo alla corda, con la speranza di essermi data abbastanza slancio
per arrivare dall'altra parte. Purtroppo, però, non
è lo slancio il problema: sono le mie dannatissime braccine
che non reggono il peso del mio corpo! Giusto a metà della
corsa, piovo con un tonfo nell'acqua del torrentello con mio gran
disappunto e, appena riesco a riemergere, urlo - Questo era
assolutamente intenzionale!- in direzione di Josh, ma il fatto che stia
sputando acqua e annaspando per riprendere fiato non deve convincerlo
troppo, perchè lo vedo che se la ride della grossa. -Te
l'avevo detto che ti saresti lavata!-.
Mi rifiuto di credere che avesse già previsto tutto, ma non
posso stare troppo a lambiccarmici su, perchè lo sento
urlare - Attentaaaa!- e poi piombare come una palla di cannone di
fianco a me, inondandomi di schizzi.
Tossisco un altro po'; i capelli mi coprono a onde gli occhi, e li
scosto senza troppa cura, prima di cercare con lo sguardo Josh
sott'acqua: voglio annegarlo un po', prima che abbia tempo di
rispuntare.
Purtroppo, è lui a prendere di sorpresa me. Mi spunta
dietro le spalle e mi scompiglia i capelli pastrugnandomi in testa con
le mani, senza curarsi delle mie strilla da arpia. E' lì che
se la ride della grossa, quando mi immergo in acqua per sfuggire dalle
sue grinfie, ma la smette subito, non appena rispunto, le mani piene di
fango, e glielo spalmo in testa. Mi guarda di stucco per qualche
istante, incurante di una goccia di fango che gli sta colando lungo la
fronte, poi, con voce acuta per l'incredulità, dice - Questa
è guerra!-.
______________________________________
Riciao a tutti :)! Spero che questo capitolo non sia troppo lungo; mi
son divertita un sacco a scriverlo, spero abbia divertito anche a voi
leggerlo :) Non abbiate paura a scrivere le vostre impressioni!
Non rende per
niente, senza colori nè paesaggio, ma questa è la
mirabolante discesa in bici di Josh e Grace al fiume xD!
|
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Capitolo 10 *** Fango e P.T. ***
UNPPTultimo
Devo prenderne atto, Josh non ha intenzione di adarci piano con me solo
perchè sono una donna: tempo qualche minuto e sta
decisamente vincendo lui. Siamo entrambi ricoperti di fango a... be',
al busto, perchè è fino a lì che ci
arriva l'acqua, ma questo basta e avanza per accusarlo: -Dicevi che mi
sarei ripulita, qui, e invece guarda che roba: sono ancora
più infangata di prima!-. Lui ride, e gli schizzo dell'acqua
in faccia per zittirlo, mentre il fruscio delle foglie dà
l'impressione che anche gli alberi ridano con noi.
I bagliori di un sole che inizia ad arrossarsi ci raggiungono
attraverso qualche spiraglio tra i rami, e Josh e io ci accordiamo per
una tregua, in modo da riuscire ad asciugarci prima che cali la sera.
- Aspetta, ti aiuto a salire- dice lui quando raggiungiamo il fianco
fangoso della riva.
- Oh, non ti darò scuse per toccarmi il sedere, Joshu-a!- lo rimbecco,
ma quando si dispone lui a "fare questo sacrificio", permettendomi di
tenere in equilibrio il suo meraviglioso sedere, che ogni fan
desidererebbe sostenere, gli pianto una mano sulla faccia per farlo
star buono e cerco di tirarmi su aggrappandomi a delle radici
lì vicine. Le sue labbra mi fanno il solletico al palmo,
mentre ride contro la mia mano, e io la levo velocemente prima che gli
venga in mente di fare qualcosa di divertente, tipo sbavarci sopra.
- Dài, ti faccio il gradino- insiste, unendo le mani e
chinandosi un po' perchè riesca a posarci il piede sopra. -
Se monti qui, poi dovresti riuscire ad arrivare a livello del terreno-.
Mmmh.
Lo guardo, indecisa. Io sono una frana nell'attività
sportiva.
In ogni
tipo di attività sportiva, voglio dire; soprattutto in
quelle mai sperimentate prima tipo l'arrampicata-su-persona, e non ho
molta voglia di prestarmi a questo scempio.
- Sù, giuro che non ti faccio cadere-.
Il suo viso è così buono e sincero che non
metterei in dubbio quello che dice neanche per un istante... se non
dovessi tenere conto di ciò che comporta essere me: capitomboli,
ruzzoloni, scarpate in faccia, figuracce.
Tanto se cado è acqua, no?
Mi avvicino, titubante, e sussurro - Tienimi stretta, prometti!-
- Giuro.- incontra il mio sguardo col suo rassicurante, e finalmente mi
decido a salire sulle sue mani, tenendomi stretta alle sue spalle e
facendo un salto contro l'attrito dell'acqua. Con qualche
difficoltà, mi raddrizzo in piedi, tenendomi fissa
alla parete fangosa, e cerco di raggiungere il tappeto d'erba a pochi
centimetri dalla punta delle mie dita.
- Ehm, avevi pensato alla possibilità che non riuscissimo
più ad uscire di qui, prima di lanciartici dentro anche tu?-
domando, vagamente preoccupata, mentre mi tendo al massimo verso
l'alto. - Se devo dire la verità... no, avevo troppa fretta
di schizzarti addosso! Da piccolo ne uscivo aggrappandomi alla corda,
ma era anni che non tornavo qui, e mi son scordato che l'ultima volta
ho tagliato l'ultimo pezzo, che si era marcito-.
Posso immaginarlo mentre si morde il labbro, perchè sta in
silenzio qualche istante, poi dice - Prova a montarmi sulle spalle, ti
tengo io! Niente paura per la maglietta; il fango è
lavabile, no?-
-Uhmm...- non ne sono mica molto sicura, e spero solo che la sua non
sia una maglia di marca; a dir la verità, non son neanche
troppo convinta di riuscire a stargli in equilibrio sulle spalle,
nonostante le abbia belle larghe. Non sono mica le spalle, il problema;
è qualcosa che si chiama equilibrio e che io non ho mai
conosciuto personalmente.
Vacillante, gli poso un piede infangato su una spalla, poi, tenendomi
ben stretta alle radici che ho a livello del viso, alzo anche l'altro.
Le mie gambe devono tremare parecchio, perchè Josh ora le
tiene ben strette. Riesco ad arrivare al livello del tappeto erboso con
le spalle, tanto da poterci appoggiare sopra le spalle, ma non
abbastanza da riuscire a tirarmici su con le gracili braccine di cui
sono dotata. -Ascolta, ce la fai ad alzarmi un poch...- sto giusto
iniziando a credere che in qualche modo ne usciremo, quando perdo
l'equilibrio e ripiombo in acqua con uno strillo. A onore di Josh,
bisogna dire che ha cercato di riacchiapparmi al volo, piuttosto che
proteggersi il naso, e che adesso sta facendo del suo meglio per non
ridere, mentre rispunto agonizzante dall'acqua e sputo quello che sono
sicura sia più terriccio che acqua. Bleah.
- Proviamo un'altra volta, se no vai tu, ok?- gracido, non appena
finisce di uscirmi acqua dal naso.
La seconda volta, riesco a star su finchè Josh riunisce le
gambe -che aveva allargato per essere più stabile- e riesce
ad alzarmi fino alla riva. Mi allungo sulla punta dei piedi e,
finalmente, con fatica, mi trascino sullerba, su cui mi rovescio e
rimango stesa per qualche momento a sbuffare per riprendere fiato.
Ispira. Espira. Inspira. Espira. Uuuuf.
Mi porto una mano agli occhi per ripararli dal sole, poi sobbalzo al
suono soffocato della voce di Josh; - Ehi, non vorrei rovinarti
l'idillio, ma...-.
Mi sporgo verso di lui e lo redarguisco, fingendomi arrabbiata: -
Guastafeste!-
Mi ritiro un momento, mi guardo attorno, poi torno a sporgermi verso di
lui - Dove trovo qualcosa per tirarti su?-
- Un braccio basta!-
- Scherzi?! Così poi ritombolo giù anche io!-
- Naaah! Mi basta solo qualcosa a cui appendermi, poi ce la faccio - mi
assicura. Il suo viso lentigginoso mi guarda sorridente da circa un
metro più in basso e non sembra assolutamente preoccupato.
- Va bene- mi arrendo - però poi mi paghi tu le cure
mediche, se mi si stacca il braccio-. Lo guardo fisso negli occhi, come
a far vedere che faccio sul serio e lui alza le spalle come se niente
fosse; - Va bene-.
Torno a stendermi sull'erbetta con un "umpf" e spenzolo un braccio
verso il basso, cercando di allungarmi più che posso senza
andare col busto oltre il bordo, se no è sicuro
che mi tira giù, e con l'altro braccio mi tengo ancorata al
terreno.
Per fortuna, il letto del fiume non è profondo come sembra,
e con un salto Josh riesce ad afferrare la mia mano e ad aggrapparsi
con l'altra al tappeto erboso un istante dopo. Cerco con tutta la forza
che ho di tirarlo un po' su prendendolo per il polso, perchè
le mani di entrambi sono ancora fradicie , e lui riesce ad issarsi con
l'altro braccio oltre il bordo; poi si lascia cadere sull'erba col
fiatone, e io lo seguo a ruota .
- Ma come diavolo hai fatto?- sbotto, ammirata; se fossi stata io nella
sua situazione, sarei morta lì senza dubbio: di fame, di
vecchiaia... o magari mi sarebbero cresciute le radici e sarei
diventata un'alga.
Lui batte le ciglia un paio di volte, come se stesse cercando di
schiarirsi le idee; prende qualche altro respiro profondo, poi si
schiarisce la voce e risponde - Sai, bisogna - si interrompe, prende un
altro bel respiro; - bisogna allenarsi molto, per recitare nei film
d'azione-.
Oh, ora si spiega tutto. Annuisco, anche se lui non mi sta guardando.
-Allora,- inizio, interrompendo il silenzio; - mi hai portato qui solo
per annegarmi e intrappolarmi in quella pozza d'acqua, o avevi qualcosa
da mostrarmi?- lo stuzzico. Sono davvero curiosa di vedere la piccola
capanna più da vicino, anche perchè sono
praticamente certa che l'abbia costruita lui da piccolo, senza aiuti
esterni. Insomma, Connor è troppo istruito, avrebbe fatto in
modo che riuscisse meno sbilenca, se fosse stato coinvolto nella sua
costruzione...!
- Oh, sì- si rianima Josh, alzandosi in piedi. Rimango a
guardare la sua sagoma proiettata contro il sole, strizzando gli occhi,
e vedo che mi sta guardando, in attesa.
- Comincia pure a spiegare, ti ascolto- dico, placida, godendomi i
raggi del sole che mi riverberano sul viso.
- Ma come, non vieni? Non avevi detto che volevi vederla?-. Scuoto
ripetutamente la testa, mangiucchiandomi un labbro, e agito con la mano
un ciuffo d'erba; - Tu vai pure avanti e inizia a spiegare, io ti
ascolto... E quando farò fatica a a sentirti, ti
avvertirò, perchè tu possa parlare più
forte-.
Lui mi guarda dall'alto in basso con un'espressione indecifrabile in
volto, come se non credesse alle proprie orecchie, e io mi sforzo di
rimanere impassibile.
- Ti... cos'è, ti serve una mano ad alzarti in piedi?-
Mi irrigidisco. - Nnno- mi affretto a rispondere, prima che possa
pensare che voglia essere presa in braccio o che gli venga in mente di
buttarmi su una spalla come un sacco di patate. Essere cresciuta in un
orfanotrofio di certo non mi ha abituata ad apprezzare i contatti
fisici superflui, e in situazioni del genere non so mai come
comportarmi.
- E' solo che ormai l'erba si è affezionata a me, qui, e
sai... non posso
abbandonarla- spiego.
- Capisco...- Josh si infila le mani in tasca e inclina la testa,
studiandomi con lo sguardo. Io faccio finta di niente e chiudo gli
occhi, cercando di assumere un'aria rilassata. Sono così
impegnata a fingere di credere che non abbia nulla in mente, che lui
riesce davvero a prendermi di sorpresa; si accuccia alle mie spalle e
solo quando la sua ombra mi copre il volto mi accorgo di lui. Spalanco
subito gli occhi, ed è una fortuna che non mi sia alzata di
scatto, perchè probabilmente avrei finito per rompergli il
setto nasale. - Cos'hai intenzione di fare?- scandisco, minacciosa.
Lui fa un gran sorriso -e a questa distanza, se ne avessi il tempo,
potrei contargli le lentiggini una ad una-, poi dice - Semplice, ti
alzo-.
Prima che io possa fare qualcosa, mi infila le mani sotto le spalle e,
be', mi tira su la schiena fino a mettermi seduta; poi, senza lasciarmi
la schiena, probabilmente nel caso abbia intenzione di ributtarmi
stesa, mi mette una mano su un avambraccio, toglie quella che mi teneva
tra le scapole e la posiziona sull'altro e infine -hop!- in un secondo
mi alza in piedi.
- Volià- gongola, poi mi prende per mano e io mi lascio
trascinare senza protestare in direzione della capanna sbilenca. Giunti
lì, Josh si sfila senza farsi troppi problemi la maglietta
bagnata e la stende su un ramo al sole perchè si asciughi.
Per fortuna i pantaloni li tiene.
Devo essermi messa a fissarlo con aria infelice, o qualcosa del genere,
senza accorgermene, perchè lo scopro a guardarmi di rimando
e a dire - Cosa c'è?-.
Mi riscuoto, e mi accorgo di aver portato le mani ai fianchi con aria
da matrona. Lui è un po' rosso sulle guance, ma non sembra
imbarazzato, perchè mi dice scrollando le spalle - Non devi
mica toglierti la maglia anche tu; a me dava fastidio-, così
mi convinco che il rossore sia dovuto solo al sole che abbiamo preso
oggi, e spero lui pensi lo stesso delle mie guance.
- Infatti non lo farò- preciso, riferendomi alla maglietta,
e lui sbotta in una risata - tanto si vede tutto lo stesso-.
Trattengo il fiato con un sonoro risucchio, presa di sprovvista, e
abbasso all'istante la testa per controllare: diamine, la stampa
sulla maglia verde chiaro copre a malapena la fantasia a gelatini del
reggiseno!
Incrocio subito le braccia al petto; - Simpatico-. Lo guardo, truce,
poi gli faccio segno con un braccio perchè vada avanti,
tenendo l'altro sempre ben stretto a coprire i gelatini. - Avanti,
peccatore, e non ti voltare, o ti trasformerai in sale!- lo ammonisco,
ma decido di finirla lì, perchè lui sembra
davvero mortificato, e alla fine non c'è niente di davvero
imbarazzante in quello che ha visto, a parte l'aver scoperto la poca
classe del mio gusto in biancheria intima.
Josh si ferma di fianco ad una scala a pioli malconcia e chiude gli
occhi prima di girarsi; - Ti tengo ferma la scala, ma tengo gli occhi
chiusi, va bene?-.
Sbaglio, o mi sta prendendo in giro?
- Ma smettila!-; tuttavia, non rifiuto il suo aiuto e mi inerpico su
per la scala di corda, che ondeggia tremendamente, e sono grata che ci
sia lui lì a tenerla ferma e allo stesso tempo tranquilla,
perchè sono sicura che almeno i pantaloncini non siano
trasparenti.
Quando finalmente siamo entrambi sulla piattaforma in legno ad un paio
di metri da terra, ci appoggiamo tutti e due al tetto piacevolmente
rovente e stiamo lì ad asciugarci.
- Allora, da cosa volevi fuggire, quando hai deciso di costruirla?-
domando, percependo la forte luce del sole anche attraverso le palpebre
chiuse.
Lo sento voltare la testa verso di me e fissarmi qualche istante,
così mi affretto a dire, prima che possa chiedere: - Ho
tirato a indovinare-.
- Volevo solo un posto dove star tranquillo, sai, dove poter essere
scontroso e solitario, dove mia mamma non potesse starmi sempre col
fiato sul collo... Era già abbastanza vederla ogni giorno
sul set. Sai, di solito mi piace essere circondato da persone, o stare
con la famiglia, ma a volte...-.
Annuisco; lo capisco. - Poi ho letto Un ponte per Terabithia
prima di interpretarlo e l'idea di un "castello", di un regno segreto,
mi è piaciuta così tanto che ho deciso di
impegnarmi anche io a crearmi un mondo-.
Il discorso sembra così serio, per i pochi giorni da cui ci
conosciamo, che mi sento in dovere di smorzare un po' i toni; - E come
l'hai chiamato? Joshabithia?-
domando.
- Originale, eh?- si volta a guardarmi, sorridendo, poi smentisce - No,
non pretendo di essere così bravo da darci un nome,
nè da esserne il re, come nella storia. Diciamo che ci ho
solo comprato un appezzamento e che ci ho costruito la mia piccola
dimora- cherza; poi rimane un attimo in silenzio a mordicchiarsi un
labbro.
- Spero fosse un po' più dritta, quando l'hai costruita- lo
prendo in giro, e dai suoi occhi scompare quell'ombra pensierosa e
ricompare la luce che li illumina di solito, quando è di
buon umore.
- Vuoi vederla all'interno?-
- Ma certo-.
***
Un po' mi dispiace di aver saltato a piè pari quella specie
di momento di confessioni, prima, sul tetto della capanna, e ci ripenso
durante il tragitto che facciamo per tornare a casa, tenendomi stretta
alle spalle di Josh che, per questa volta, mi ha permesso di stare
dietro, sulla bici.
Credo di avere una specie di allergia alle emozioni forti, alle
confessioni e ai discorsi seri... Forse perchè non ho
nessuna voglia di esporre i miei, specialmente se si tratta di parlare
di passato e ricordi...
Quando arriviamo davanti a casa mia, facciamo lo slalom sul vialetto di
accesso, evitando il pickup parcheggiato alla buona sulla piazzola e la
mia povera auto mezza arenata, e Josh ha appena frenato di fronte alla veranda, che Kellie spalanca la
porta e mi corre incontro in lacrime - Oh, coinquilina, abbracciami
forte: sono così
triste!- geme, piombandomi addosso e lanciandomi le braccia al collo.
La prima cosa che mi chiedo è se si ricordi il mio nome, o
se conti sul fatto che risponda sempre e per ogni evenienza all'appellativo di
"coinquilina".
La seconda cosa che mi chiedo è se si renda conto che il suo
Josh Hutcherson è a pochi passi da noi due, mentre lei mi singhiozza sulla spalla e il suo mascara si sovrappone alle macchie di fango
sulla stoffa azzurra della mia magliatta.
Le batto qualche pacchetta sulla spalla, presa alla sprovvista, e
guardo Josh come a chiedergli aiuto. Lui alza le sopracciglia e scrolla
le spalle, quasi a dire che sono io la donna, quella dall'animo
sensibile e empatico, ma quando lo guardo in tralice decide di
immolarsi e si schiarisce la voce proprio mentre Kellie domanda con
voce flebile - Ma dove sei stata fin'ora, Gracey? Gracey, ma hai il mal
di gol...- alla terza volta che Josh si schiarisce la voce, Blondie si
accorge del timbro vagamente maschile e sbircia con gli occhioni da
cerbiatta oltre la mia spalla. La luce è poca, trapela a
malapena oltre le tende tirate della finestra della cucina, ma Kellie
sbianca, poi si abbassa, come a nascondersi dietro di me... come se
fossi così grossa che le bastasse chinare la testa per
essere interamente coperta da me (hey, questo è offensivo!)
e squittisce - Nonmiguardare, nonmiguardare, nonmiguardare!!- .
La guardo, stupefatta, mentre entra in casa di corsa e ne esce qualche
istante più tardi con uno scatolone in braccio e un
cappellino anni '20 ben calcato sulla testa in modo da coprirle
praticamente del tutto il viso con l'ombra che getta, specialmente se
tiene la testa così abbassata che si direbbe abbia paura di
inciampare sui propri piedi.
- Ecco, per te!- dice, senza alzare la testa, scaricando lo scatolone
in braccio a Josh che, preso alla sprovvista dal peso, rischia che gli
scappi di mano.
Lo sguardo di entrambi cade sul pacco, dal cui interno proviene uno
strano raspare, mentre non è chiaro dove Kellie stia
guardando, dato che il cappello la copre più di quanto non
farebbe un elmetto da guerra.
- E' un piccolo Terrier- spiega - pensavo... pensavo a te, quando l'ho
comprato; penso ti somigli-. Rimane in silenzio un secondo, poi corre
di nuovo dentro casa, fermandosi giusto un momento di fianco a me per
sussurrare - Distrailo un attimo mentre mi preparo!-.
La guardo, con le sopracciglia così inarcate che temo di non
essere più capace di farle scendere fino alla loro originale
collocazione, ma lei è già scappata dentro.
- Ehm-.
Mi avvicino a Josh, che sta guardando il pacco raspante come se fosse
una bomba.
- Ti piacciono i cani, no?- non capisco perchè sia
così preoccupato: un cane è un pensiero carino;
io pensavo Kellie avesse riempito lo scatolone di sue foto in strane
posizioni e con vestiti sexy, o qualcosa del genere, perchè
Josh potesse tappezzarcisi la stanza.
- Sì...- lui è ancora assorto, così mi
avvicino di più e apro delicatamente le ali dello scatolone
per sbirciare dentro. Il cucciolino bianco che è all'interno
abbaia, a metà tra l'atterrito e l'intrepido, e io, presa da
una sottospecie di istinto suicida, lo prendo in braccio. Poverino,
trema tutto.
Spero che sia per la contentezza.
Spero che non sia quel genere di cani che ti fa la pipì
addosso per la contentezza.
- Mi... mi assomiglia?-
Scoppio a ridere alla domanda di Josh, quando finalmente rivela
ciò che lo cruccia, e glielo piazzo in braccio.
- Mettitelo vicino al viso, così... vediamo...-
Mi piazzo una mano sul mento, osservandoli da varie angolazioni. Il
cagnolino è bianco con una macchia nera attorno all'occhio
sinistro, ha il pelo cortissimo e il muso largo e appiattito; il
corpicino è massiccio, probabilmente per riuscire a
sostenere la grossa testa, ma le zampine sono un po' sproporzionate,
corte e cicciottelle. Scoppio a ridere, intuendo la somiglianza che
potrebbe aver colpito Kellie, ma di certo non posso dirlo a Josh!
- Oh, avete lo stesso sorriso!- lo prendo in giro, mentre Josh rimette
il cagnolino nello scatolone prima che gli sfugga di mano per il gran
scodinzolare.
- Tu dici?- domanda, divertito, mentre cerca di sistemare in equilibrio
lo scatolone sul manubrio della bici. Annuisco, poi considero - Piccolo
Terrier... P.T. ...-
Lui mi guarda socchiudendo gli occhi, come se quello che dico gli
ricordasse qualcosa, poi esclama - P.T. , Prince Terrien!-.
Sorridiamo nello stesso momento, e lui dice - Mi sa che gli abbiamo
trovato un nome-.
P.T., il soprannome del cagnolino nella storia di Un ponte per Terabithia.
___________________________________________________________
Ehilà :D! Se siete arrivati fino a questo punto, avete una
bella resistenza xD! Scusate per la lunghezza del capitolo, ma davvero
non avrei saputo dove spezzarlo!
Vorrei ringraziare anche qui tutte le ultime persone che hanno
recensito: _Debby_, Miilkshake_, Bieberismysoul, ninaandianinmyheart, Vegasgirl_1D ed Eli_95, grazie
di cuore <3!
***
Vi metto un paio di link a delle foto, in caso le descrizioni non vi
abbiano lasciato un'idea precisa,
del cappellaccio di Kellie (ma lei non assomiglia alla tipa nella foto!)
http://www.thegossipers.com/wp-content/uploads/2007/10/angelina.jpg
Di Piccolo Terrier :)
http://www.pups4sale.co.nz/bull_terrier_01_puppies_for_sale.jpg
Ed ecco la
portentosa caduta di Grace e Josh che la segue a ruota!
|
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Capitolo 11 *** Vendette e papaveri rossi. ***
UNPPTnuovo
Guardo per un momento Josh cercare di tener fermo sul manubrio il
grosso scatolone che continua a muoversi, probabilmente
perchè
P.T. ci sta scalpitando dentro; improvvisamente, mi sento
preoccupata per la sorte del povero cucciolo e me ne esco con -Vuoi che
ti accompagni a casa in macchina?-. Almeno così il Piccolo
Terrier sarebbe al sicuro da brutte cadute.
Josh sembra considerare seriamente la proposta, ma guarda preoccupato
la sua bici; forse cred che, se la lascia qui stanotte, domani potrebbe
trovarla su un altare per l'adorazione nella stanza di Kellie, o che la
smontiamo per rivenderla su e-bay...
- Possiamo anche caricarla nel bagagliaio- propongo allora, e Josh alza
lo sguardo interdetto, come se si stesse chiedendo se mi riferisco a
Kellie o alla bici.
- La bicicletta- specifico allora; -Kellie chissà per quanto
ne
avrà, ancora-. Alzo lo sguardo verso la piccola finestrella
del
bagno al piano di sopra, e vedo un'ombra passare furiosamente avanti e
indietro. Vi prego, ditemi che non è andata a farsi
addirittura
la doccia!
- Se vuoi le dico che sei dovuto andare perchè ti scappava
terribilmente la pipì- lo tranquillizzo poi, avvicinandomi
alla
bici e recuperando lo scatolone. Acciderboli, temo di essermi
affezionata a quel cosino bianco di P.T., perchè mi ritrovo
a
tirarlo di nuovo fuori dallo scatolone e a prenderlo in braccio,
dondolandolo un po' come se fosse un bebè che deve fare il
ruttino (cosa che spero non faccia!). Mi sto giusto chiedendo se Kellie
gli abbia dato qualcosa da mangiare, quando la voce preoccupata di Josh
mi fa voltare verso di lui.
- Pensi che prima stesse piangendo perchè è stata
tutto
il pomeriggio ad aspettarmi al bar senza che io mi facessi vedere?-
Anche alla scarsa luce che trapela dalle lampade accese in casa, posso
vedere perfettamente la sua faccia contratta come se si sentisse
terribilmente in colpa, così, anche se è
decisamente quello
che penso, gli dico - Ma figurati, l'avrà morsa P.T.-;
Piccolo
Terrier, però, mi dà ben poco credito, mettendosi
a
leccarmi la faccia con aria assolutamente non minacciosa,
così
sparo - O le avrà rovinato il trucco leccandole la faccia!-.
Per
fortuna, a me è rimasto ben poco da rovinare, dopo la gita
al
fiume!
- Mh, forse...- mormora Josh, poco convinto, smuovendo la ghiaia del
vialetto col piede.
Mi avvicino a lui; non so bene cosa dire per farlo stare meglio,
così gli avvicino P.T. al viso, e il Mostro Bavoso inizia
a
lavare la faccia anche a lui.
- Prrrft!- Josh si scosta con un balzo, preso di sorpresa,
poi
inizia a ridere, mentre cerca di pulirsi la faccia con una manica.
- Davvero, sicuro di non voler andare? Se la scusa della
pipì
intacca la tua fama, posso dire che dovevi andare a salvare il vostro
gatto che è salito sul tetto e non vuole scendere... No,
aspetta, Kellie saprà tutto di te, quindi probabilmente sa
anche
che non avete un gatto, accidenti! ... Non avete un gatto, vero?-
Josh scuote la testa con un sorriso incerto, e fa i grattini a P.T.
sotto il suo enorme muso.
- Il fatto è che oggi ha sprecato tutta la giornata a quel
bar
per me... Adesso è giusto che mi faccia vedere, per
ripagarla
della fatica-.
Quale fatica?,
mi chiedo; alla
fine Kellie ha solo passato la giornata al bar, probabilmente a
flirtare con un sacco di ragazzi e, parliamone, non mi sembra il tipo
che, se fosse rimasta a casa, si sarebbe messo a far lavori di
carpenteria o a leggere...! Al massimo le ha rubato un pomeriggio di
shopping, e in questo caso ha fatto un favore al portafogli dei suoi
genitori.
Ok, inizio a sentirmi un po' acida, così scrollo le spalle,
come
a scuotere via il malumore che mi mette pensare a quanto Kellie sia
fortunata e ricca e a quanto facile debba riuscirle conquistare il
cuore di ogni ragazzo che le passi vicino.
- Puoi sempre ripagarla un altro giorno, quando sarai messo un po'
meglio; coi vestiti senza macchie di fango sopra e cose
così,
sai...- butto lì, rimettendo P.T. nello scatolone, -
così
anche lei avrà più tempo per prepararsi-.
Trattengo una
smorfia, al pensiero di come lei abbia sempre il tempo di mostrarsi al
massimo della sua avvenenza, mentre io vengo sempre colta di
sprovvista, quando è tempo di incontri; ad esempio, non
penso
che Josh mi abbia mai vista pettinata, o vestita con qualcosa che non
fosse una T-shirt e un paio di pantaloncini.
Josh si illumina, poi sbotta in un colpo di tosse che assomiglia
vagamente ad una risata.
- Tu sei gelosa!-
esclama, come se avesse scoperto che la Terra è rotonda e
stesse urlando Eureka!
(oh,
no, forse quello riguardava la spinta di Archimede); -è la
stessa cosa che hai detto l'altro giorno per mandarmi via: che la volta
dopo sarei stato conciato meglio, che avrei fatto una figura
migliore...!-
- Non è colpa mia se sembri appena uscito da una zuffa ogni
volta che passi di qui- borbotto, mio malgrado sulla difensiva, ma lui
continua, e sembra divertirsi da morire. - Ammettilo, vuoi essere
l'unica nel circondario a conoscere questo simpaticone che è
pure un attore! Ma, sai, il povero Joshu-a ha bisogno di conoscere
qualche ragazza, se no rimarrà single a vita!-.
Josh sta chiaramente scherzando, ma per qualche motivo quello che ha
detto mi irrita profondamente, e l'ultima frase mi urta abbastanza; mi
passo una mano sul naso, quasi a voler coprire le scintille che, se
fossi un personaggio fantasy particolarmente magico e minaccioso, mi
starebbero uscendo dalle narici, e cerco di apparire tranquilla; devo
esserci riuscita abbastanza bene, perchè Josh non sembra
accorgersi di niente e dice ad alta voce, in tono giocoso, -Oh,
finalmente, l'attesa è stata ripagata!-. Mi giro lentamente,
pronta al peggio, e vedo Kellie sulla soglia, vestita come se dovesse
andare ad una festa, truccata come una pattinatrice alle olimpiadi, e
su dei tacchi che le fanno sembrare le gambe ancora più
chilometriche.
Decido di andarmene prima che il mio malumore rovini l'atmosfera e,
soprattutto, prima di vedere la faccia di Kellie quando si
accorgerà che, con quei tacchi, rischia di ritrovarsi gli
occhi
di Josh all'altezza del naso. Poi mi ricordo che lei non è
una
donna "imponente" come me (insomma, alta e con
forme che assolutamente non rispettano le dimensioni della perfezione)
e che può benissimo portare tacchi di venti centimetri senza
sembrare un trampoliere.
- Vi lascio soli, eh - dico, cupa, sentendomi più il
migliore
amico che si fa da parte quando il ragazzo trova una figacciona, che
non la ragazza appena
incontrata con cui il ragazzo in questione sta instaurando una buona
amicizia.
Uffa.
- Oh, va bene- Josh sembra sorpreso -forse si era già
dimenticato che ero lì anche io- e mi dà una
pacca
leggera sulla spalla; - Buona notte, allora-.
- Notte-.
Non voglio sembrare secca, ma il saluto non mi è uscito
proprio
amichevole. Evidentemente, la scorbuticità non si
può
controllare per troppo tempo. Be', con un po' di fortuna, Josh non mi
avrà nemmeno prestato attenzione; - attento, la bava ti cola
giù per il mento- dico in un soffio, allontanandomi alla
chetichella e girando alla larga da un'ancheggiante Kellie, che
incrocio mentre si avvicina a Josh.
Finalmente dentro casa, socchiudo la porta perchè non
entrino
mosche e zanzare e indugio qualche momento vicino alla finestra
dell'ingresso, sbirciando fuori.
Posso vedere la silhouette a clessidra di Kellie saltellare da un piede
all'altro, mentre lei agita le mani come a farsi aria e getta le
braccia al collo di Josh.
Diavolo, spero per lei che non si sia messa a piangere di nuovo.
Sento Josh farle una domanda, e poi percepisco chiaramente la
sua voce acuta rispondere - Oh, sì, son rimasta
lì tutto
il pomeriggio, ma giuro di non farlo più, se prometti di
tornare
a trovarci qui!-; la sua risatina acuta fa chiaramente intendere che
persino lei si è resa conto di averla sparata grossa, e un
po'
mi sento in pena per lei, a pensare a come le deve battere il cuore, di
fronte al suo attore preferito; a come debba essere difficile pensare a
qualcosa di intelligente da dire. Poi però mi ricordo che
lei si
è potuta permettere un mese di affitto qui senza problemi, e
che
lo ha fatto solo per vedere Josh; cosa che io non potrei mai fare. E
lei ha una casa a cui tornare, poi. Ha dei
genitori che tengono a lei così tanto da spendere un
patrimonio
solo per permetterle di realizzare un sogno frivolo come quello di
conquistare il suo uomo dei sogni. Ecco, forse è questo che
mi
fa male di più, che mi stringe la cassa toracica contro il
cuore
fino a farlo dolere: i miei genitori non hanno speso nemmeno cinque
minuti per scrivere il mio nome su un foglio di carta, quando mi hanno
abbandonata di fronte all'orfanotrofio.
Mi asciugo il naso sul bordo della maglietta e mi allontano dalla
finestra in silenzio. Sì, lo so che fa schifo, ma non ho
idea di quale sia lo scatolone in cui ho lasciato i fazzoletti, e la maglietta
tanto deve essere lavata.
Passo un momento per la cucina a recuperare una scatola di biscotti e a
spegnere la luce, e solo quando penso che avrei proprio voglia di un
succo freddo mi torna in mente che il frigo è ancora rotto.
Devo
ricordarmi di chiamare un elettricista; magari sono fortunata ed
è
sexy. E si accorge che sono una ragazza. Magari, se Kellie non
è
in casa.
Sbuffo, imponendomi di scacciare quelle arpie di pensieri, e salgo in
camera.
Non ho alcuna possibilità di prendere sonno, con la voce
acuta
di Kellie che trilla appena fuori dalla finestra, così decido di
distrarmi. Lo scatolone dei libri caduti a terra la prima sera
è
aperto ai piedi del letto, e la copertina impolverata del
primo volume della pila attira la mia attenzione, ricordandomi che mi
ero ripromessa di pulirli. Vado in cerca del phon nella valigia,
congratulandomi con me stessa per aver trovato un'occupazione
così rumorosa da impedirmi di origliare la conversazione
fuori,
e mi metto a sparare aria calda sulle pagine dei libri, liberandole
accuratamente dalla polvere rossa della strada.
Sono così impegnata nel mio lavoro di restauro, che per
qualche
momento non ricordo nemmeno che è stata quella sera che ho
visto
Josh per la prima volta. Probabilmente, se non fosse stato
così
gentile da aiutarmi, non lo avrei riconosciuto il giorno dopo mentre
correva... e lui non sarebbe mai tornato a restituirmi l'ombrello.
E' triste pensare che, da oggi in poi, potrebbe tornare qui solo per
Kellie.
Per un momento mi crogliolo nell'idea di uscire di casa e mettermi a
disimpantanare la mia macchina dal giardino, giusto per aggiungere una
fangosa nota romantica, ma poi sento la porta d'entrata chiudersi e
Kellie sospirare in estasi.
C'è un po' di trambusto, mentre sposta una sedia, e la sento
chiamare - Hutchy? Huuuutchy?-
Dio mio, non staranno mica giocando a nascondino in casa! Sto giusto
andando a chiudere la porta della mia stanza, perchè a
nessuno
dei due venga in mente di venire a nascondersi qui, quando vedo
spuntare un musetto bianco dalla soglia.
- Ciao Piccolo!- lo saluto, prendendolo in braccio e posandolo sul
letto. - Mi tieni un po' di compagnia tu, stasera?- Piccolo Terrier si
rovescia sulla schiena, non so se perchè sbilanciato dal
peso
del suo testone o se perchè vuole un po' di coccole, e mi
sorride. Cioè, insomma, fa quella cosa che fanno i cani
quando
vogliono sembrare amichevoli.
Gli offro un biscotto, e lui se lo pappa di gusto, imbrattandomi la
mano di cioccolato alla bava. Intanto, Kellie continua a chiamare -
Hutchy? Huuutchy?-.
Mi trovo a pensare "Ma che gusto c'è, a giocare a
nascondino,
se poi uno esce quando lo chiami?", quando sento - Hutchy, cagnolino,
dove
sei?-.
Inorridisco. Hutchy?
Spero non abbiano deciso di
comune accordo di cambiargli il nome! Be', comunque
l'accordo non sarebbe comune... Io
non sono d'accordo!
- Vieni qui, P.T. - mormoro, indispettita, raggomitolandomi contro il
cuscino, e lui zampetta sul letto
fino ad accoccolarsi vicino a me.
E' strano addormentarsi con qualcosa
di caldo e vivo vicino, ve lo assicuro. Fa sentire... protetti; vale
persino la pena di sentirlo russare.
***
Il mattino dopo, i polletti Hutcherson tornano all'attacco, bombardando
il mio Regno dei Sogni. Apro gli occhi, e trovo il naso umido di
Piccolo Terrier a pochi centimetri dal mio viso: il cagnolino
è
già in piedi, pronto all'attacco.
- Oh, almeno se finisci a casa di Josh puoi togliere di mezzo quei
pennuti- dico, incoraggiante, in risposta ad un suo guaito;- mi
raccomando, mangiali tutti!-.
Scendo le scale stropicciandomi gli occhi, seguita a ruota dallo
scricciolo bianco, e mi chiedo se stia seguendo proprio me, o se sia
semplicemente attratto dalla confezione di biscotti che
sto riportando al piano di sotto.
Quando arrivo nella nostra sala da pranzo, che poi sarebbe anche il
salotto, e pure l'entrata, trovo Kellie con la testa tra le mani,
appoggiata al
grande
tavolo rotondo. Subito mi preoccupo che sia così prostrata
perchè crede di essersi persa il cane che appena ieri sera
aveva regalato a Josh, e mi
sento
un po' in colpa per non averla avvertita che era con me,
così mi siedo di fronte a lei e mi schiarisco la voce. Lei
non sembra sentire: non si
muove,
non parla. Mi allungo sul tavolo, fino ad appoggiarmi sulle braccia che
ci ho incrociato sopra, e le fisso la nuca per qualche istante.
-Kellie?- mormoro, iniziando a preoccuparmi: non avrà mica
deciso di fare harakiri col coltello del burro perchè non
trovava
più il suo Hutchy?
Rimango in silenzio un momento, e mi chiedo se avrò mai il
coraggio di controllare che non sanguini da nessuna parte; per fortuna,
P.T. pensa
bene di
distrarmi da quei cupi pensieri abbaiando. Quel suo sbuffo asmatico mi
strappa una risata e, a quanto pare, strappa anche Kellie dal mondo dei
sogni.
- Ah!-
Blondie si alza di scatto, e io faccio un salto indietro con un urlo,
rischiando di cadere dalla sedia per la sorpresa: Che. Orrore!
Kellie ha la faccia coperta da una strana sostanza verdastra e a grumi
che potrebbe benissimo essere il fango del nostro giardino, per quel
che ne so,
e l'espressione di chi si sveglia senza essersi accorto di aver preso
sonno.
- Ma cosa ci facevi, qui, a dormire?- domando con voce acuta, cercando
di deglutire il cuore che mi è balzato in gola, per
rispedirlo
alla sua collocazione originaria.
- Mi sono svegliata presto per farmi la maschera - spiega Kellie, come
se svegliarsi all'alba per impiastricciarsi la faccia fosse una cosa
normalissima; - poi ho messo su il caffè, mi sono appoggiata
un
attimo al tavolo mentre aspettavo che si scaldasse e... eh...
eeeeehyawn- termina con uno sbadiglio molto poco grazioso.
Il mio sguardo corre subito alla caffettiera sul fornello, che
effettivamente sta schiumando, e mi affretto ad alzarmi per andare a
spegnere il fuoco.
Cerco disperatamente di farmi venire in mente qualcosa di cui parlare
per non farle venire in mente l'Elogio
a Josh Hutcherson che sicuramente si sarà
preparata, ma lei mi precede e annuncia - Sai, Josh è
proprio simpatico! E' un po' meno di
classe di quanto immaginavo, ma è comunque uno
strafigo!-.
Grugnisco, come a non darle torto, ma in realtà mi sto
chiedendo se a rovinare la classe
di Josh siano state le macchie di fango o il suo modo di fare alla
mano; forse, piuttosto che più "di classe", Kellie si
immaginava
Josh più presuntuoso. E' straordinario pensare a come sia
rimasto normale, considerati tutti i film a cui ha partecipato con
successo. Quando l'ho conosciuto, se qualcuno mi avesse detto che lui
era un attore famoso, gli avrei sentito la fronte per controllare se stava
delirando per la febbre.
- Ma, raccontami, l'hai incontrato ieri? Dov'era?- domanda, curiosa, e
vedo i suoi occhi accendersi; mi riesce difficile non immaginarla
correre in camera appena ottenuta l'informazione, ad aggiungere una
puntina rossa su una cartina appesa dietro la porta e intitolata "Dove braccare Josh Hutcherson",
perciò improvviso -Oh, l'ho trovato per strada andando a
fare
una passeggiata... Gli si era impantanata la bici e l'ho aiutato a
tirarla fuori dal fango, così mi ha offerto un panino per
ringraziarmi-.
Oh, sì, gente: un effetto collaterale di voler inventare
storie
per professione è che vi riuscirà incredibilmente
facile
inventare bugie.
Kellie sembra aver perso ogni interesse, dopo aver intercettato i
sottintesi della mia frase, e cioè che non ho mai incontrato
Josh prima; - Sai,- inizia a parlare con aria sognante - ha detto che
oggi torna a prendersi
Hutchy, per questo mi sto preparando; non ha avvertito a che ora
sarebbe arrivato, però, quindi ho iniziato presto -.
Sul viso le aleggia un sorriso così genuino e felice, che
non posso fare a meno di sentirmi contenta per lei; al contrario, mi
brucia ancora un po' il modo in cui si è comportato Josh,
così decido di prendere due, anzi, tre piccioni con una
fava: ingraziarmi un po' Kellie, togliermela di torno per qualche
oretta e
prendermi una piccola vendetta su Josh...
- Si è anche inchinato per presentarsi, ti rendi conto?- sta
cinguettando lei, sorseggiando il caffè che ho portato a
tavola, quando la interrompo: - Sai, ieri Josh mi ha detto che abita in
fondo alla strada, di là - e accenno con una mano a destra -
potresti andare tu da
lui a riportargli P.T., cioè, Hutchy... Sai che sorpresa?!-
mi mordo il labbro per non sghignazzare, mentre Kellie si mette a
strillare per l'eccitazione e corre di sopra, urlando che spera di
avere ancora ciglia finte da mettersi.
Ciglia finte?
Oh, non guardatemi così, non sto cercando di
sviare il discorso; sono davvero
stupita!
Lo so, sono una carogna.
***
Kellie è sgommata via qualche secondo fa e, grazie al cielo,
nel tempo che ha impiegato a togliersi quella sottospecie di concime
dalla faccia, a truccarsi, pettinarsi, trovare le ciglia e,
soprattutto, scovare nell'armadio qualcosa di casual-ma-elegante
(parole sue), io son riuscita a guidare la mia amatissima Fiat 130
fuori dal fango e fino alla sua piazzola in modo da essere sicura che
Kellie non la speronasse col pickup facendo manovra e a
darle una ripulita.
Ora che la doccia è libera, però, decido di darmi
una sistemata anche io; ieri sera mi sono lavata molto alla buona, e
temo che le alghe che si erano incastrate tra i miei capelli
giù al fiume ormai siano proliferate sulla mia cute fino a
diventare una piantagione. Fortunatamente, non ho bisogno di zappe e
trattori per eliminare le schifezze di campagna dal mio cuoio capelluto
e in breve tempo, profumata e soddisfatta, esco dalla doccia e mi
rivesto. anche se sono costretta a tenere in testa l'asciugamano, se
non voglio trasformare la mia camera in un acquitrino peggiore di
quello che abbiamo in giardino.
Esco dal bagno saltellando da una mattonella all'altra in cerca delle
chiazze di asciutto ancora presenti sul pavimento, e quasi inciampo in
un coso bianco.
Sto per imprecare contro Kellie, che lascia sempre le sue cose in giro,
ma, quando quel coso abbaia,
mi rendo conto che è P.T. e scoppio a ridere: possibile che
Blondie si sia dimenticata a casa proprio il cagnolino che voleva usare
come scusa per andare a trovare Josh? Mi chiedo cosa si
inventerà, adesso... Però sono contenta di avere
ancora Piccolo Terrier in giro per casa.
- Ciao, botolo - lo saluto, prendendolo in braccio; lui però
sta tutto rigido e continua a puntare la finestra della mia camera col
muso.
Chissà cos'ha.
mi chiedo se abbia visto un uccellino e abbia intenzione di sbranarlo,
o fare simili cose da mastino e, dato che continua ad abbaiare, mi
avvicino al vetro, curiosa.
- Vedi, non c'è niente: l'uccellino è volato via-
gli spiego, alzandolo perchè possa controllare anche lui, ma
devo fare un salto indietro per la sorpresa: altro che uccellini,
lì che un tizio appeso alla tettoia che sta sotto la mia
finestra! P.T. rimane in silenzio, come a dimostrare la sua
soverchiante saggezza, e io striscio per terra fino alla finestra, per
sbirciare fuori di nuovo.
Chi diavolo sarà quel tipo? Un pervertito? Un paparazzo che
ha confuso la mia casa con quella di Josh?
Una testa spunta oltre la grondaia, e non potrei mai non riconoscere
quel naso lentigginoso.
- Josh, ma che diavolo ci fai qui?- esclamo, aprendo all'istante la
finestra; starà mica scappando da Kellie?
- Io... uhm, che ne dici se prima mi aiuti a salire e poi ti spiego?-
farfuglia, cercando di arrampicarsi su per i coppi sconnessi con i
gomiti, mentre sento le sue scarpe raschiare sulle travi sottostanti.
- Ma certo-. Perplessa, scavalco la finestra, sperando che a P.T., che
mi guarda curioso, non venga in mente di seguirmi, e scendo
appoggiandomi cauta alle tegole annerite della tettoia. Purtroppo,
visto che io sono io, finisco per scivolare sull'ultimo tratto e
tirargli una piedata in faccia (giuro, è stato un incidente,
non è perchè mi ha offesa!), ma Josh ha i
riflessi abbastanza buoni da non mollare la presa sulla grondaia,
così mi basta recuperare un po' di equilibrio per riuscire a
tirarlo sulla tettoia.
- Di', cosa pensavi di fare? Ti ha mai detto nessuno che esistono le
porte e, uh,
i campanelli?-
- Cercavo di arrampicarmi, ovviamente, e ti ricordo che l'ultima volta
che ho provato a suonare il campanello di casa mi hai trascinato via
come un tornado perchè non volevi svegliassi la tua
coinquilina- mi fa notare, sorridendo; poi aggiunge - ho provato a
tirare dei sassolini contro il vetro, ma non rispondeva nessuno...!-.
Ed ecco spiegato lo sguardo fisso di Piccolo Terrier.
- Non rispondeva nessuno perchè io ero in bagno- dico, sulla
difensiva, e sento il bisogno di precisare - a lavarmi i capelli.
Comunque, se cerchi Kellie hai sbagliato la stanza: alla sua puoi
arrivare saltando sul tetto della veranda, Spiderman-. Mi trovo a
incrociare le braccia al petto, risentita, ma prima che possa dire a
Josh che, tra l'altro, Kellie non è nemmeno in casa
perchè è diretta verso il suo palazzo, lui si
affretta a dire - Non sono qui per lei-.
Ammutolisco un istante, sorpresa, e le sue parole gli guadagnano il
permesso di continuare il discorso.
Josh si passa una mano tra i capelli, a disagio, cammina avanti e
indietro un momento, come se volesse sedersi sul letto, ma poi
cambiasse idea, poi decide di appoggiarsi al comò e inizia
-Ci ho messo un po', ieri sera, dopo che eri andata via, a capire
cos'avevo combinato; mi chiedevo perchè fossi scappata
dentro così bruscamente, e solo stamattina ho realizzato...-
Apro la bocca con un cipiglio offeso in volto, per protestare e dire
che io non sono scappata
dentro, ma poi Josh termina la frase con un sospiro: - ho realizzato
che sono proprio un idiota-.
Si sfila un mazzolino di papaveri (miracolosamente sopravvissuto alla scalata del tetto) da due passanti della cintura, e me lo porge.
- Mi puoi perdonare?- domanda, socchiudendo un po' gli occhi, come se
fosse davvero preoccupato che possa rispondergli di no. Evito di
rispondere e lo prendo in giro, guardando i papaveri da più
angolazioni: - Uh-hu, fiori di campo? Non ti farai perdonare senza
spendere un po' di soldi!-.
Lui spalanca la bocca e sgrana gli occhi, come se gli fosse piovuto il
cielo addosso -Ma non...?- inizia, sorpreso, e allora gli tiro un
pugnetto alla spalla e lo tranquillizzo - Ma sì,
sì, ti sei ricordato bene...!-; lo vedo dissimulare un
sospiro di sollievo, e nascondo una risata sprofondando il naso nel
piccolo mazzo di fiori rossi. Proprio ieri gli avevo detto che i
papaveri sono i miei fiori preferiti, raccogliendone uno al volo mentre
costeggiavamo un campo in bicicletta, di ritorno dal fiume; ricordo di
aver detto che mi piacevano perchè erano fiori
così disprezzati, considerati "erbacce" nonostante la loro
bellezza e che, nonostante di solito le erbacce fossero resistenti, a
me i papaveri sembravano così delicati, visto come perdevano
facilmente i loro petali... Insomma, i soliti sproloqui da scrittrice
ispirata, e non pensavo mi stesse davvero prestando attenzione.
- Ma certo che ti perdono- esclamo, gettandogli le braccia al collo,
visto che lui sembra essere ancora in attesa di una risposta certa, e,
da sopra la sua spalla, vedo una nuvola di petali rossi cadere dal
mazzo che tengo in mano e coprire il parquet della camera. Come non detto.
Heilà a
tutti :)! Qui avete conosciuto la parte più mugugnona di
Grace, ma non penso dovrete sorbirvela di nuovo... almeno, lo spero per
voi >:D!
Ringrazio tutte le persone che seguono la storia, quelle che l'hanno
messa tra i preferiti (<3) e, ovviamente, quelle che la
recensiscono! In particolare, grazie a Elì, _Debby_ e
Vegasgirl_1D :D!
Uhm... Cos'altro? Ah, sì, ho imparato a mettere le
immagini all'interno del capitolo :DD
E quindi quest'obbrobrio che vi disturba la vista sarebbe la
disposizione
delle stanze al piano terra, giusto per aiutarvi a immaginare meglio le
situazioni :3
Per il resto, la casa da fuori sarebbe all'incirca così ,
solo senza il blocco a sinistra (lì c'è la
tettoia u_u)
Bacioni,
Liz
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Capitolo 12 *** E questo è il risultato. ***
Solo un compleanno era
importante, al Grace of God: quello del bambin Gesù.
Solo
a Natale ricevevamo dei regali. Ognuno di noi scriveva una letterina al
Bambin Gesù ( mai le suore avrebbero alimentato la profana
credenza di
Babbo Natale!) chiedendo qualcosa di economico, oppure un
regalo più
costoso che avrebbe dovuto bastargli anche per il Natale seguente. Io,
per conto mio, preferivo un regalo piccolo, in modo da aver qualcosa di
speciale per cui attendere ogni anno per 12 mesi, dato che di certo
quell'attesa non era dedicata alla comparsa di una coppia di magici
genitori adottivi.
Quell'anno,
avevo chiesto al Bambin Gesù (alle suore, insomma; ero
già abbastanza
cresciuta per sapere che c'erano loro dietro ai regali) un quaderno e
qualche penna per poter appuntare le frasi che più mi
piacevano dei
libri che Mary Margaret mi consigliava, o le cose bizzarre ma sagge che
ogni tanto mi diceva lei, oppure i pensieri che a volte mi affollavano
la testa.
Quando,
sotto il grosso albero di Natale spelacchiato che avevamo decorato
tutti assieme appendendo disegni di candele, trovai il pacco col mio
nome, rimasi sorpresa dalla sua rigidezza; che fosse uno di quei
meravigliosi quaderni rilegati con una copertina rigida? Eccitata,
strappai la carta, e quello che vidi mi lasciò perplessa: a
meno che
non mi sbagliassi di grosso, quello era... un libro?
"Un ponte per Terabithia".
Che
avessero sbagliato il nome sul regalo? Che il mio quaderno giacesse
ancora in mezzo al mucchio di regali?
Iniziai
a sfogliare curiosamente il libro, e sulla prima pagina bianca, quella
su cui Mary Margaret mi aveva spiegato che si scrivevano le dediche, ne
trovai una.
A Grace,
E' giunto il momento che
tu possieda un libro,
ed il primo che voglio
tu legga
sapendo di poterlo
sempre avere al tuo fianco
è questo,
perchè ti ricordi di chiudere gli occhi,
quando vuoi sognare, ma
di tenere la tua mente
sempre ben aperta.
So che volevi un
quaderno, ma puoi utilizzare
le pagine
bianche alla fine del libro, finchè non ti scovo
qualche vecchio
quadernone.
Con amore, Mary Margaret.
Buon Natale.
Ricordo
che lo strinsi forte al petto, e poi corsi subito in dormitorio a
leggerlo.
Ricordo
anche di esser corsa da Mary Margaret in lacrime, non appena
lo finii,
e di averle chiesto perchè mai avesse voluto regalarmi un
libro che
facesse così male al cuore.
"E'
perchè sono i libri migliori, quelli che fanno
piangere; sono i libri
che ti rimangono dentro per sempre" mi rispose, paziente, e adesso so
che aveva ragione.
Quella fu la
prima frase che scrissi sulle pagine bianche alla fine del libro.
Mary
Margaret mi diede molti altri consigli sui libri, sulla scrittura e
sulle persone; ne discutevamo durante i lunghi pomeriggi passati
insieme a commentare libri e a mangiare biscotti per diabetici. Fu una
sorta di mentore, per me.
Avevo diciassetti anni, quando il diabete
se la portò via e, quando divenni maggiorenne, non avevo
più niente che
mi legasse al Grace of God: i bambini con i quali ero cresciuta erano
stati adottati o stavano cercando il proprio posto nel mondo del
lavoro, e ormai sentivo un po' distanti le suore, dopo aver preferito
la compagnia di Mary Margaret alla loro per anni.
Decisi così di non
gravare ulteriormente sulle spalle dell'istituto (forse incentivata
dall'avvertimento di una suora in merito al "casuale" ritorno di Shana
e Patrick all'orfanotrofio per offrirmi una casa ora che ero
maggiorenne e l'orfanorofio non poteva più farlo) e mi
trasferii in un
minuscolo monolocale grazie ai soldi che avevo pazientemente messo da
parte dopo anni di lavoretti occasionali. In quel periodo, lavoravo in
una libreria in paese in cui mi aveva trovato posto Mary Margaret
quando ancora non era costretta a letto, mettendosi in contatto con una
sua vecchia amica estremamente bisognosa di un aiuto di giovane
età nel
suo negozio.
Mary Margare, comunque, non mi donò solo una pesenza
materna per metà della mia vita ed un'indipendenza economica
che non
molti orfani hanno la fortuna di avere alla mia
età, ma sorpattutto la
sua incrollabile fiducia nelle mie capacità e il suo
sostegno
nell'imparare a credere che ogni sogno può avverarsi.
Il mio sogno era scrivere, e lei ascoltò fiduciosa ogni mia
idea, consigliandomi, ma, soprattutto, leggendo.
Quando
ormai stava così male che anche il tener un libro in mano
per lei era
troppo difficoltoso, mi chiese se potevo leggerle qualcosa ad alta
voce. Non volle, però, ascoltare "Harry Potter e il Prigioniero di
Azkaban",
il libro preferito di entrambe; disse che voleva sentire qualcosa di
nuovo, per il poco tempo che le rimaneva: voleva sentire qualcosa di
mio. Mi impegnai allora a portare ogni giorno qualche foglio da
leggerle, anche a costo di scrivere fino a notte fonda il giorno prima,
pur di avere qualcosa da portarle che potesse distrarla dalla sua
malattia.
Anche dopo che mi ebbe lasciata, per tutto il tempo
che trascorsi a Londra, ogni volta che non ero sicura a proposito di
quello che scrivevo, tornavo con un mazzolino di fiori al cimitero e,
rannicchiata contro la sua lapide di marmo verde, leggevo ad alta voce
perchè anche lei potesse sentire, ovunque si trovasse, e
consigliarmi;
e ogni tanto scoppiavo a piangere, dicendomi che stavo perdendo la mia
sanità mentale, imponendomi di non tornare più
lì, per poi arrendermi
qualche giorno dopo e tornare singhiozzante ad abbracciare la lapide,
rimanendo poi per ore a scribacchiare intirizzita su un
taccuino, la
schiena premuta contro il familiare conforto della pietra fredda.
Solo
dopo che ebbi portato a termine a termine la maturità a scuola e che una
multinazionale
ebbe acquistato la vecchia libreria in cui lavoravo, sottraendomi
l'ultimo
ricordo di Mary Margaret, tornai al cimitero un'ultima volta con un grosso mazzo
di fiori finti, li fissai bene alla sua lapide e promisi che, quando
fossi riuscita a pubblicare il mio libro, sarei tornata a cambiarle i
fiori, a portarle un enorme mazzo di fiori veri.
Poi partii per l'America, un sogno che avevo da anni, e qui inizia la
storia come la conoscete voi.
Ecco, pensavo solo che doveste sapere con chi avevate a che fare.
Haloa! Ecco la
seconda (e ultima) parte della storia personale di Grace :) Spero che
questo ve la faccia sentire un po' più vera e vicina; in
ogni caso, ditemi cosa ne pensate, e vi ririripeto che anche le
critiche sono gradite :]!
Grazie a tutte le persone che seguono e recensiscono la storia: dire
che mi motivate a scrivere è poco <3!
Ultima cosa: se vi piace Harry Potter, ho iniziato una storia
ambientata nel suo fandom e, se volete leggerla, la trovate nel mio profilo :)
AH! Ultimissima cosa: ho aggiunto delle illustrazioni ai capitoli 4, 9 e 10, se avete voglia di "visualizzare" meglio le situazioni, o vedere se la Grace che immagino io assomiglia alla vostra, o... be', se siete curiosi/e xD!
Bacionissimi!
Liz
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Capitolo 13 *** Lo scarabocchio. ***
PonteperTerabithia
- Sai, quasi mi dispiace di averti mandato a casa Kellie - borbotto
sovrappensiero, la voce soffocata dalla sua maglietta.
- Cosa? - si irrigidisce lui.
Mierd,
dovrei davvero chiamare
un elettricista perché venga a controllare le connessioni
tra la
mia bocca e il cervello, oltre che per il frigo. Forse dovrei
chiedergli di allentarle un po', giusto perché abbia il
tempo di
fermarmi prima di parlare, se sento che sto per sparare qualcosa di
stupido.
- E'... eh...
era tanto ansiosa di restituirti P.T...-
- Ma se lui è ancora qui!-
- A quanto pare era troppo
ansiosa- replico, cercando di trattenere un sorriso; - Accidenti, Joshu-a, è
questo l'effetto che fai alle donne?-
- Non lo so, dimmelo tu- replica lui con aria furba.
Oh, bravo Josh: ha imparato che anche io sono una ragazza! Gli do un
pugnetto sulla spalla per complimentarmi, poi dico - Mah, non lo so...
forse io sono immune. Sono l'unico essere sulla terra in grado di
resistere al tuo potere e sono destinata a sconfiggerti, mhuahahahahahah!-
Lui mi guarda, affascinato, come se avesse una fanatica religiosa in
estasi di fronte, e non la sua amica che cerca di fare una battuta. - Ricordati che il bene non vince sempre - mi ammonisce poi, agitandomi un
dito davanti alla faccia; - L'amore sì, però! -
sbotto io,
in risposta.
- E questo cosa c'entra? - domanda lui, sorpreso.
In realtà, sono ben consapevole del fatto che non c'entri
niente, ma voglio averla vinta in questo discorso, quindi continuo ad
arrampicarmi sugli specchi: - C'entra che sedurrò un bel
cavaliere e lo farò combattere al posto mio contro di te -
ribatto con aria saputa, incrociando le braccia al petto e inclinandomi
all'indietro con fare da Gandalf per appoggiarmi al
muro...
che però è qualche centimetro più in
là di
quanto ricordassi, per cui mi trovo a incespicare e a battere la testa
sulla parete.
Ouch.
Improvvisamente mi viene in mente una cosa. Anzi, in realtà
sono due.
Mi illumino, come se mi si fosse accesa una lampadina in testa, ed
esclamo - Tu sei un uomo, quindi dovresti saper aggiustare le cose,
giusto? - forse può ripararlo lui, il frigo!
Josh assume un'aria spaesata e si tormenta il lobo dell'orecchio. -
Sai, non è una cosa così automatica... - inizia,
ma lo
interrompo subito; - Neanche il fatto che le donne cucinino, ma io a
casa tua l'ho fatto -.
- Ha preparato tutto Connor! -
- Sì, ma io ero pronta a farlo, comunque!- mi impunto,
nonostante le sue risate.
- Dai, mostrami cosa dovrei aggiustare- capitola lui alla fine, non
potendo resistere alla sfida che ho lanciato alla sua
virilità.
- Bene - gongolo, mentre gli faccio strada in corridoio - mi sa che
dovrò indicarti la via, dato che hai pensato bene di entrare
dalla finestra-.
Oh, nota per me: devo
prepararmi un sacco di battute su questa cosa della finestra, in modo
da poterle tirare fuori in ogni occasione!
***
- Ecco fatto. E' stata dura, ma ce l'ho fatta - annuncia Josh, alzandosi
in piedi. In realtà, ha solo dovuto cercare il bottone di
accensione sul retro del frigo e schiacciarlo, in modo da rimettere
l'elettrodomestico in funzione.
- Non fare tanto il saputello: se non avessi avuto un frigorifero
uguale neanche tu
avresti pensato al pulsante sul retro! - mi stizzisco.
- Oh, quindi quella non è per farmi una foto di
commemorazione
da mettere su un giornale per l'aiuto alla società? - domanda
lui, fingendosi sorpreso ed indicando con un dito la macchina
fotografica che ho appoggiato sul bancone. Scuoto la testa, prendendola
in mano, poi mi lascio scappare un sorriso: - Non vorrai mica che mi
lasci sfuggire una simile occasione? Insomma, una foto con Joshu-a-superfigo-multioscar-Hutcherson?-.
Lui finge di darmi uno scappellotto, e io mi chino proteggendomi la
testa e ridendo. - Non ti chiederò di firmarla,
così non
dovrai far brutta figura dimostrando di non saper scrivere, ok?-
sghignazzo, combattendo strenuamente per mantenere il possesso della
mia fotocamera. Purtroppo, tutte quelle ore che Josh passa a fare
capriole e flessioni sembrano dare i loro risultati, perchè
mi
sopraffà in pochi attimi, nonostante io cerchi di difendermi
ricorrendo al solletico.
- Aha!-
esclama, vittorioso, accecandomi con un flash a distanza ravvicinata; -
ritira tutto quello che hai detto!-.
Mi rifiuto di farlo, a meno che lui non mi dimostri di saper scrivere,
e lui mi abbaglia di nuovo con il flash, poi mi lancia in mano la
macchinetta -tutte manovre per distrarmi, mascalzone!- e corre in
salotto, quasi inciampando in P.T. che, da bravo, è venuto a
difendermi. Mi fermo qualche istante ad accarezzarlo, e mi accorgo solo
troppo tardi che Josh si è messo a frugare nel mio zainetto.
- Fermo, fellone, che diamine stai facendo?!- salto subito su,
correndogli dietro e cercando di immobilizzarlo.
- Sono... praticamente... certo... che qui debba esserci una penna!-
borbotta lui, tenendomi distante con un braccio come un giocatore di
pallacanestro che cerca di tenere a distanza l'avversario che lo marca.
Oh, e così Josh è un osservatore. Ha riconosciuto
lo
zaino che avevo quando mi ha trovata sotto l'albero a scrivere e si
ricorda dell'astuccio... Cavolo, e in quell'astuccio c'è
anche
un pennarello indelebile, che in quel momento Josh mi sfodera davanti
agli occhi. -Uh-oh...-
non faccio in tempo ad allontanarmi, che lui usa contro di me la
tattica del solletico, costringendomi a rannicchiarmi su me stessa per
difendere le parti deboli e, rapido, quando mi accuccio a terra, mi
impiastriccia il piccolo pezzo di schiena lasciato scoperto dalla
maglietta.
- Disgraziato, cosa stai facendo? - salto su, sequestrandogli il
pennarello mentre lui è intento a ridersela, soddisfatto
delle
sue marachelle; - Niente - risponde - ho fatto in tempo solo a farti uno
scarabocchio!-.
Decido di fidarmi, anche perché non ha avuto molto tempo, e
lo
prendo per il gomito, trascinandolo fino al divano, poi gli ordino -
Giù, a cuccia!-.
Lui mi guarda, senza smettere di sorridere, e alza un
sopracciglio. - Oh, come vuoi. Aspettami qui - mi arrendo.
A volte vorrei essere una donna grande e grossa, per potermi sedere sui
maschi che mostrano sempre di essere "i più forti" e
dimostrare loro che non è vero.
Mi dirigo in cucina, recupero la macchinetta, poi torno da Josh, che si
è messo a sedere, e mi butto di fianco a lui.
- Pronto? Uno, due, tre, e poi dici "Emmenthal"!-
-Emmenthal?-
- Il formaggio! Cheeese...?-
Lui sbuffa, cercando di non mostrarsi divertito, e borbotta -
Vediamo solo di sbrigarci!-
- Sarà un attimo, non sentirai niente- assicuro, sentendomi
un
po' come un dentista malefico. Sto per premere il pulsante, con un
sorriso a trentadue denti stampato in faccia, ma poi mi giro a guardare
Josh e abbasso la macchinetta.
- E quello?!- domando io, in tono da suocera.
- Quello cosa?- lui sembra davvero non capire cosa c'è che
non
va, quindi mi dico che dev'essere una deformazione professionale, o
qualcosa del genere.
- Quella specie di sorriso da copertina di People! Andiamo, non devi
arrapare nessuno, qui!- sbotto.
Insomma, non pretendo di essere una fotografa professionista: non amo
passare il tempo a fotografare, applicare effetti speciali ed
incorniciare le mie opere, o metterle sui social network, né
a
mostrarle alle persone.
Chiamatemi pure egoista, ma di solito io le foto le faccio per me.
Fotografo solo le cose a cui tengo davvero, quelle che voglio ricordare
per tutta la vita, e penso che Josh sia una di quelle,
perché
ogni giorno che passa mi rendo conto di quanto mi diverta a stare con
lui, di quanto inizi a volergli bene. Di quanto voglia averlo come
amico per sempre.
Ora, se devo avere una foto di lui che mi duri per tutta la vita,
voglio che ritragga davvero quello che lui è,
quello che vedo in lui ogni volta che non pensa a ciò che fa
e si comporta come se fosse ancora un bambino.
- Voglio che ti si veda quella luce che hai negli occhi quando sorridi
e non pensi a niente e sembri davvero felice!- cerco di spiegargli,
sconfortata.
Lui sembra sorpreso, poi commenta - Pensavo tu credessi che io non
pensi mai
a niente! O che non
pensi proprio-.
- E' diverso - replico, senza smentirlo; poi scrollo le spalle. -
Vorrà dire che porterò sempre in giro la macchina
fotografica e ti beccherò quando meno te l'aspetti-
dico, minacciosa, poi mi alzo e propongo - Hai voglia di venire a fare
la spesa? Dobbiamo battezzare il frigo -.
- Ma certo - si alza, baldanzoso, poi canticchia - Vedi di non
dimenticare il portafoglio, perché io non pago-.
Lo guardo, truce, sperando sappia bene che io non sono il genere di
persona che fa queste cose, ma lui ride e spiega - Davvero, non ho un
soldo dietro!-.
- Oh, non li avrai spesi tutti per i papaveri? - lo prendo in giro,
frugando nello zainetto per controllare che il portafoglio sia ancora
lì.
- Mi sono ridotto in miseria! - sospira Josh, sorridendo al vedere quel
che rimane del suo mazzo in un bicchiere a collo alto sbreccato che ho
trovato per pura fortuna in fondo alla credenza: ho deciso di infilare
nel bicchiere anche i petali che sono caduti a terra quando l'ho
abbracciato, così adesso l'acqua sembra di un bel colore
rosso anche lei. Se avessi un po'
più esperienza in fatto di arredamento, potrei dire che quei
fiori danno un aspetto chic
all'ambiente, ma mi limiterò a dire che mi
fanno sorridere ogni volta che li guardo.
- Andiamo in macchina? - chiedo, finendo per incastrarmi con le braccia
nelle bretelle dello zaino mentre cerco di infilarle. Josh mi sbroglia
con calma e mi dà una mano a metterle nella maniera giusta.
Quando mi ricompare davanti, vedo che trattiene un sorrisetto, e non
capisco perchè, visto che lo zaino è a posto. Oh,
magari
sto solo diventando troppo sospettosa.
Penso un secondo che dovrei avvertire Kellie, magari telefonarle e
dirle che Josh è con me e che ha dimenticato P.T. e che noi
andiamo a fare un giro.
Poi realizzo che non ho mai pensato di chiederle il numero di telefono.
Cosa idiota, perchè la prima cosa che due coinquiline
dovrebbero
fare è proprio scambiarsi i numeri in caso di emergenza, ma
temo
di aver continuato a sperare fino a questo momento che se ne sarebbe
andata entro breve.
Quando usciamo, il sole è rovente sui nostri colli, e
dobbiamo
lasciare le portiere della fiat aperte per un po', in modo da
disperdere il calore che si è accumulato all'interno.
Quando,
finalmente, montiamo in posizione e provo a mettere in moto, mi accorgo
che c'è qualcosa che non va: il contatore segna che ho
finito la
benzina.
- Ma come, avevo ancora metà serbatoio pieno - sbotto,
sorpresa. Scendo in fretta dalla macchina e mi affretto a controllare
il
serbatoio, in cerca di perdite.
Niente, non c'è niente.
- Ehm... Grace?-
Josh mi si avvicina, stringendo in mano un foglietto che mi agita
davanti al naso: - Era sul parabrezza, è di Kellie-.
Un brivido freddo mi corre lungo la schiena.
- Dice "ciao, coinquilina, ho dovuto fregarti - questo l'ha messo tra
virgolette - la benzina perché io ero senza e... Emergenza
Josh,
capisci? Hihihihi-.
Mi guarda un momento di sottecchi. Sono sicura di essere sbiancata, ma
non devo sembrare troppo inquietante; in fondo, sto facendo di tutto
per trattenere il tic nervoso all'occhio.
- L' "hihihihi" era suo, non mio, per intendersi- ci tiene a precisare
lui.
Espiro lentamente, come mi pare di aver letto che si fa durante yoga, o
quelle cose che aiutano a trovare il proprio centro spirituale, poi
azzardo - E tu... con cosa sei venuto fin qui?-
Josh esita un istante, poi sorride - il tipico sorriso di uno
scavezzacollo - e risponde - In skate. Vuoi fare un giro? -
Riciao a tutti :)! L'unica cosa che ho da dire è: siete
pronti
per una nuova spericolata avventura dei due intrepidi Scemo e
Più scema *@*?
Ringrazio un sacco tutti quelli che hanno la pazienza di seguire questa
storia e il cuore di commentarla: grazie mille, un abbraccione!
Liz <3
|
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Capitolo 14 *** Skate-addicted! ***
Faccio un profondo respiro, mentre cerco di mettermi in equilibrio
sullo skate-board di legno; che diavolo, nessuno dice mai che
traballano da morire!
- Ok, adesso io monto dietro e spingo. Tu devi solo rimanere ferma e in
equilibrio, ok? Come... come quando mi hai fatto da parabrezza in bici-.
Cerco di non ricordare che siamo quasi finiti nel fiume con la bici,
andando in giro a quel modo, e annuisco più volte.
- Tranquilla, l'ho già fatto una volta- cerca di calmarmi
lui,
forse sentendo il cuore che mi scorrazza tra una costola e l'altra come
un detenuto impazzito che scuote le sbarre della sua cella, dato che ha
le mani posate sulle mie spalle per aiutarmi a stare in equilibrio.
- Con Connor...?- azzardo, non riuscendo ad immaginarmeli in una
situazione così da "Titanic".
- In un film- ride lui; - Ti pare che normalmente mi sarei messo a
provare una cosa del genere?-
Rimango in silenzio, perchè è esattamente quello
che
penso, e lui probabilmente crede sia ammutolita per la tensione, quindi
dice - Pronta? Prima prendiamo il ritmo, prima ti passa la paura;
vedrai, è divertente-.
Non ne dubito, solo che vorrei tanto delle ginocchiere e un caschetto.
- Via!- Josh spinge lo skate avanti con un piede, e io mi inclino
subito in avanti, sbilanciata, con un'esclamazione soffocata.
E se andassimo a piedi?
- Aspetta...- Josh esita un momento, poi mi toglie le mani dalle spalle
e me le posa con cautela sui fianchi. - In realtà, nel film
facevamo così: aiuta di più con l'equilibrio-.
Sento il
suo sguardo sulla nuca, e sono grata che non possa vedermi in faccia.
Credo di essere violacea.
Capitemi, non sono tipo da contatto fisico: potrei arrossire persino
per una stretta di mano!
- Ok, andiamo- annuisco, e riproviamo l'impresa.
Sento Josh andare su e giù, ogni volta che dà una
spinta
col piede e poi torna sulla tavola. Per i primi minuti sono troppo
concentrata a tenermi in equilibrio e a trattenermi dal tossire per la
grossa nuvola di polvere rossa che alziamo passando sulla strada, ma
poi inizio a godermi la velocità. Non passano macchine,
quindi
possiamo stare al centro della strada, che ha meno crepe e meno polvere
e quindi ci permette di accelerare. Chiudo un momento gli occhi,
azzardandomi ad inspirare profondamente col naso nella speranza che non
mi entri troppa polvere nelle narici, e potrei davvero spalancare le
braccia come un aereo, in un'imitazione moderna e meno spettacolare
della scena di Titanic, non fosse che sono terrorizzata dal far cadere
tutti e due, adesso che abbiamo finalmente preso il ritmo. Solo nel
momento in cui mi accorgo di non poter spalancare le braccia, mi rendo
conto che non so cosa farmene. Non posso mettermi le mani in tasca! E
nemmeno nei capelli, nonostante la frustrazione...
Istintivamente, le metto sopra quelle di Josh, che stringo un pochino
come a dire "Tu tieni
me, io tengo te".
- Pronta per la discesa?- sento la sua voce soffocata venire da dietro
di me. Cosa? La
discesa? Diavolo, perchè dimentico sempre le
cose fondamentali?!
Non faccio in tempo a proporre di farcela a piedi, che Josh tira su
tutti e due i piedi sulla tavola e si china un pochino, facendo
abbassare anche me; entrambi, istintivamente, allarghiamo un po' le
gambe, per essere più stabili durante la discesa, e in
qualche
secondo mi trovo ad urlare esaltata dalla velocità come una
mucca che indossa i pattini per la prima volta in vita sua.
- Oh. Mio. Dio!-
esclamo,
senza fiato, quando riusciamo a frenare lo skate-board davanti al
supermercato. Ho la voce roca, non so se per l'aria o per l'enorme
quantità di moscerini che devo aver mangiato, e Josh non
riesce
a smettere di ridere. Ecco l'espressione di cui parlavo prima per la
foto! Oh, come vorrei avere la macchina fotografica adesso: i suoi
occhi sono più accesi che mai, i capelli arruffati
all'indietro
dalla velocità e le guance arrossate dall'adrenalina e dal
vento. Ma ce la farò, a fotografare il suo sorriso, prima o
poi.
E' una promessa.
Josh mi tiene aperta la porta del supermercato (no, scherzo, son quelle
che si aprono da sole!), e subito ci infiliamo nel reparto frigo per
riprenderci dal caldo che c'è all'esterno. Ci basta qualche
minuto per scegliere le cose da portare a casa: dobbiamo limitarci a
qualche surgelato e a un paio di bottiglie di succo -anche se una la
finiamo prima ancora di arrivare alla cassa-, perchè nello
zaino
non ci stanno molte cose ed il gelato si scioglierebbe per strada.
Mi soffermo un momento a guardare con desiderio gli skate-board che
vendono nella sezione sport-e-giocattoli, ma, con i miei soldi contati,
non posso davvero permettermi capricci del genere prima di riuscire a
trovare lavoro.
- Ti va di dare un'occhiata al mio bar preferito?- domanda Josh,
aggiustando la presa sullo skate-board che tiene sottobraccio. Esito un
momento, poi ribatto - Ok, ma non ho intenzione di assaggiare il famoso
cappuccino!-.
Quando passiamo davanti all'entrata di un negozio che porta fieramente
sulla porta un cartello con scritto "Non serviamo uomini senza
scarpe o senza maglietta, a eccezione di Josh Hutcherson",
gli lancio un'occhiata stranita; insomma... sul serio? Forse sperano di
avere più clienti, con un attore che gira a petto nudo, ma
Josh
proprio non me lo vedo a prestarsi a queste cose.
- Non vengo mai qui senza maglietta - si affretta a dire lui; - E' un
cartello che hanno messo per attirare curiosi, gliel'ho suggerito io-.
La seconda occhiata che gli lancio non è meno sorpresa della
prima, e uno dei miei sopraccigli inizia la sua scalata verso l'alto,
in direzione dell'attaccatura dei capelli. Josh si rende conto di esser
sembrato un po' un pallone gonfiato, perchè infine spiega -
In
realtà, la mia era una battuta, ma loro mi hanno preso sul
serio
e io li ho lasciati fare-. Scrolla un momento le spalle, poi sorride
sotto i baffi; - in fondo, sono così gentili da farmi
credito
quando dimentico i soldi...! Entriamo?-
In effetti, sembriamo un po' strani, lì fermi all'entrata,
così faccio segno di sì e lo seguo all'interno.
Solo
quando noto il cartello "Cercasi cameriera" inizio a sentire un po'
puzza di bruciato.
- Ciao Guendalina! Mi fai un po' di credito?- saluta Josh gioviale,
appoggiandosi al bancone. Un uomo sbuca dal retrobottega, al sentire la
sua voce, e si avvicina per salutarlo.
- Vorrai mica un cappuccino, con questo caldo?- domanda, anche se, da
come sorride sotto ai baffi, sembra già sapere la risposta.
-Non posso farne a meno, temo di esserne assuefatto!- confessa Josh, e
l'uomo al bancone si mette al lavoro ridendo, mentre l'imponente donna
chiamata Guendalina rimane appoggiata al bancone e guarda me e Josh
alternativamente, con curiosità.
- Gwendy, indovina chi ti presento- esordisce lui, allegramente.
No. Nononono.
- La tua nuova ragazza? Mi piace, non sembra affamata come l'ultima!-
approva la donna con un gran sorriso, dandomi un gran pizzicotto ad una
guancia.
Diamine, scommetto che persino la madre
di Josh non oserebbe prendersi tante confidenze!
- No!- esclama Josh, piccato - la tua nuova cameriera!-.
Ecco, lo sapevo.
- Josh- ringhio tra i denti - verresti un secondo...- prima che lui
capisca cosa succede, lo tiro giù dallo sgabello e lo
trascino all'altra estremità del bancone, vicino alle porte
dei
bagni, mentre Guendalina ci guarda, divertita, come se stesse
assistendo
ad un litigio tra fidanzatini.
- Senti, io non voglio favoritismi! Non voglio che mi assumano
perchè sono amica tua e tu porti clienti e gli stai
simpatico;
voglio essere assunta perchè faccio una buona impressione. I
raccomandati non
fanno buona impressione-.
Cerco i suoi occhi, per assicurarmi che abbia capito, ma Josh
è
distratto e guarda alle mie spalle. Cielo, ditemi che non è
appena entrata qualche bambola del genere di Kellie!
A quanto pare no, perchè mi sento improvvisamente stringere
le
spalle da dietro con una presa ferrea, mentre il vocione di Guendalina
romba - Così si parla! Brava la mia ragazza, sei assunta!
Stai
racimolando anche tu un po' di soldi per l'accademia di recitazione?-.
Scuoto la testa, mentre Josh sorride soddisfatto (si direbbe quasi che
stia gongolando!)
e, visto che il mio sguardo verso l'ostessa è molto simile a
un "non-ho-intenzione-di-raccontarti-i-fatti-miei",
Josh pensa bene di smascherarmi: - No, lei è una scrittrice,
è qui in cerca di ispirazione- dice, entusiasta.
E' inutile che mi guardi così: il mio sguardo dice
chiaramente
che lo strangolerò non appena saremo fuori dal campo visivo
della
donna.
Giusto quando Josh riceve il suo cappuccino caldo e ringrazia
calorosamente l'oste Elvis (così è scritto sul
suo cartellino, ma spero sia un soprannome), Guendalina -che si era
assentata
un momento- rispunta e mi ficca tra le mani un'uniforme.
- Ecco, cara: domani alle otto ci servi. Ti dispiace iniziare subito?-
La sua non è una domanda.
La fisso un momento, non osando contraddirla, ma poi mi dico che, se
inizio così, le darò l'impressione che possa
sfruttarmi
ogni volta che vuole: sembrerò una senza spina dorsale.
- Quant'è la paga? Per quante ore al giorno vi serve il mio
aiuto? Sono a casa domenica?-
La pacca sulla spalla di Guendalina, che quasi mi manda a sbattere la
faccia sul bancone, mi dice che ho fatto la cosa giusta, e le
condizioni che mi spiega sembrano buone; dovrò solo
rinunciare a
dormire fino a tardi. Solo!
Finalmente, dopo esserci entrambi sfamati con un panino per pranzo,
possiamo uscire. Ottengo di lasciare lì la divisa e
di indossarla direttamente domani a lavoro, dato che nello zaino si
sgualcirebbe (o si sporcherebbe di surgelati) e chiedo a Josh
se gli scoccia tornare un momento al supermercato.
Al diavolo, ora un lavoro ce l'ho: mi prendo lo skate-board!
Quando Josh vede cosa porto alla cassa, mi dà una pacca di
approvazione sulla spalla, sulla stessa aggredita da Guendalina -so
già che mi verrà il livido- e dice, entusiasta,
-Sapevo che ti sarebbe piaciuto! -.
Passiamo buona parte del pomeriggio sulla piccola piazza di fronte alla
chiesetta del paese, con Josh che cerca di spiegarmi come stare in
equilibrio sullo skate-board e io che, all'ennesima caduta, mi
congratulo con me stessa per aver avuto la saggia decisione di comprare
anche protezioni per gomiti, ginocchia e testa, al supermercato.
Finalmente, nel tardo pomeriggio, quando ho imparato a stare in piedi
sullo skate-board e perfino
a mandarlo avanti spingendo col piede, Josh e io ci dirigiamo verso
casa stringendo in mano un buonissimo gelato preso al bar di Guendalina
ed
Elvis. Il mio è alla mela, il suo -indovinate?- al
cappuccino.
- Ascolta,- inizio, pulendomi il naso dal gelato che ci è
finito
sopra quando ho cercato incautamente di mordere il cornetto nello
stesso momento in cui mi abbassavo per dare un'altra spinta allo
skate-board; - non è che domani potresti accompagnarmi al
lavoro...?-.
Josh mi guarda un momento, accarezzandosi il lobo dell'orecchio, e noto
un guizzo nei suoi occhi prima che chieda - Nervosa per il primo giorno
di lavoro?-.
- No!-
protesto - E' che la
mia macchina è senza benzina, e scommetto che Kellie
avrà
consumato tutta quella che mi ha fregato senza pensare a fare il pieno
da qualche parte. Domani sono appiedata-.
- Non sei appiedata, puoi venire in skate-board - mi fa ragionevolmente
notare lui. Al che, scoppiamo entrambi a ridere: ci vorrà un
po'
di tempo prima che sia in grado di muovermi da sola con questo coso.
- Grazie, comunque, per il lavoro- ci tengo a dire.
Lui scrolla le spalle, come se non avesse poi fatto questa gran cosa, e
io non replico. Spingiamo in avanti i nostri skate per qualche minuto,
in silenzio, poi lui dice: - Facciamo così: scommettiamo. Se Kellie non ha
fatto il pieno, ti do io un passaggio domani-.
Mi sfugge un gemito. Josh sa benissimo che preferirei fare una altro
giro sulla sua bici piuttosto che chiedere un passaggio a Kellie. Be', non
disperiamo; magari mi renderà la benzina senza troppe storie.
Il resto del tragitto lo passo a pregare Josh di mostrarmi qualche
salto con lo skate-board, perchè sono sicura che ne sia
capace: non farebbero mai imparare ad un attore ad andare sullo
skate-board senza insegnargli qualche evoluzione.
Finalmente lo convinco, quando arriviamo davanti a casa, a farne uno di
quelli in cui la tavola si avvita sotto al ragazzo che salta, poi
percorriamo il vialetto ed entriamo in casa.
- Hey!- ci saluta Kellie sorpresa, quando entriamo.
- Ciao! Hai fatto un po' di benzina?- domando con aria innocente. Lei
sbianca, poi dice, con voce flebile - No... Oh, Grace, mi dispiace
così tanto, perdonami!-.
Sembra davvero sconvolta, poveretta, ma non mi arrabbio,
perchè
decisamente me l'aspettavo. Probabilmente, prima che venisse qui, la
benzina gliela facevano sempre i genitori. E poi, finalmente non mi ha
chiamata "coinquilina".
Sento Josh sbuffare piano dietro di me e borbottare - E domani mattina
servizio taxi...- prima di salutare allegramente Kellie.
Per sua fortuna, lui riesce a svignarsela entro breve con la scusa che
deve rientrare per cena, mentre io devo spiegare a Kellie che non l'ha
trovato in casa perchè lui era venuto nello stesso momento a
casa a prendere "Hutchy" e che poi l'avevo ri-incrociato al
supermercato.
Lei e io mangiamo una cena frugale, consumando i surgelati presi al
supermercato, che, durante un intero pomeriggio fuori dal frigo, si
sono
un po' guastati; poi, mentre sto salendo le scale, Kellie, curiosa,
commenta: - non sapevo facessi skate-board-.
A dir la verità, non lo sapevo neanche io. Quello che le
dico,
però, è - Ci sono molte cose che non sai di me,
Kellie...
Buonanotte!-.
Che ci posso fare? Mi piace lasciare un'aura di mistero!
Quando rientro in camera dopo essermi lavata, trovo Piccolo Terrier
accoccolato sul mio letto che mi saluta con un guaito rauco.
-Oh, no, shshsh!- lo zittisco a bassa voce, realizzando solo in quel
momento la falla nella mia balla (oh, rima!): se Josh è
venuto a
prendersi P.T., come farò a spiegare perchè lui
è
ancora qui?
- Povero Piccolo Terrier, ti dimenticano sempre qui- borbotto,
grattandogli le orecchie, prima di dare la buona notte anche a lui.
Salve, gente :D! Spero che questo capitolo vi abbia fatto dimenticare
un po' le vostre gioie e i vostri dolori (no, meglio se vi ha fatto
dimenticare solo i dolori, va' xD) e che vi abbia divertito!
Ci tengo a ricordarvi... di ricordarvi dello scarabocchio,
perchè nel prossimo capitolo lo ritroverete e ne vedrete
delle belle xD!
Cosa ne pensate di Guendalina ed Elvis? Saranno dei buoni datori di
lavoro? Josh ha fatto bene a mettersi in mezzo e a proporre Grace
:>?
Oh, riguardo al cartello sulla porta del negozio, ci tengo a precisare
che esiste davvero xD!
Ho anche la foto, appena la trovo ve la metto ;D
Oltre a questo, rimane solo... un grande BACIONE che do a tutte le
persone che seguono questa storia e, soprattutto, a quelle che sono
così gentili da perdere un po' del loro tempo per recensirla
<3 Ci rileggiamo presto!
Liz
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Capitolo 15 *** E tu saresti un gentleman? ***
Ponte per Terabithia
Non so perchè mi sento tanto nervosa, mentre cerco di
spazzolarmi i capelli. In fondo, non è mica un colloquio di
lavoro: i miei capi li ho conosciuti, il lavoro è ottenuto;
il
peggio che posso fare ora è solo mandare tutto all'aria, no?
Ci rinuncio. Cercare di pettinare i miei capelli è
stata
una pessima idea, finirò solo per renderli super-crespi!
Lancio uno sguardo scoraggiato allo specchio di fronte a me: non
c'è stato verso di far risaltare i miei occhi color nocciola
(insomma, per far risaltare gli occhi verdi, li si trucca di verde; per
far risaltare gli azzurri, si usa l'azzurro; per far risplendere le
iridi grigie si ricorre al grigio... Ma di marrone non ci si
può truccare perchè invecchia, e col nero nemmeno
perchè fa punk, e nessuno è contento di assumere
una
persona normale e trovarsi una punk a sorpresa il primo giorno di
lavoro, no?), quindi ho puntato alle ciglia, con lo scopo di annerirle
un
po' e far vedere che anche
io ne sono provvista, nonostante al naturale sembrino
quasi trasparenti, visto il colore castano chiaro dei miei capelli.
Per il naso non c'è molto da fare, purtroppo. Se volessi
cercare
di minimizzare la sua bella lunghezza dovrei ridurmi ad una maschera di
trucco e perdere un sacco di tempo, ed è una cosa che mi
sono
ripromessa di non fare più da quel disgraziato appuntamento
ai
tempi del lavoro in libreria e dell'inizio della mia vita indipendente.
In quel periodo, come gran parte delle adolescenti, mi truccavo
più di una maschera veneziana, ed ero contenta
così, ma
non dimenticherò mai l'effetto che mi fece guardarmi allo
specchio dopo il mio primo appuntamento andato male: gli occhi rossi
cerchiati dal
nero del trucco sciolto, le lacrime scure come china che mi correvano
lungo le guance già macchiate dal fondotinta e dal fard che
avevo tirato via a striscie asciugandomi gli occhi... Mi sembrava che
il mio stesso viso, la mia personalità, si fossero sciolti
come
cera al sole, dopo quello che era successo.
Ricordo che Mary
Margaret una volta mi disse che un ragazzo non deve mai farti piangere
fino a farti sgocciolare il trucco, perchè allora vuol dire
che
sei così distrutta da non riuscire più nemmeno ad
asiugarti gli occhi e che lui non ti merita. E Mary Margaret era una
donna saggia. Quindi, mi sono limitata a dimenticare del tutto il suo
nome e a dirmi che, da quel momento, ci sarei andata coi piedi di
piombo, coi ragazzi.
Ok, in realtà ricordo benissimo il suo nome: Michael. E con
questo? Ormai, è passato, e tornare coi pensieri agli anni
che
mi sono lasciata indietro di certo non mi aiuterà durante
questo
primo giorno di lavoro.
Faccio un profondo respiro, stirandomi alla buona con le mani la
maglietta giallo miele che ho indossato sopra ai miei immancabili
pantaloncini corti. Il giallo è un colore solare e positivo,
no? Spero tenga di buon umore Guendalina.
Quindi, vada per il look acqua-e-sapone, come direbbe Kellie. Lei sta
ancora dormendo; ho pensato che non fosse il caso di chiederle aiuto
per decidere come vestirmi il primo giorno di lavoro: avremmo impiegato
il triplo del tempo e non sarebbe stato produttivo, no? Davvero, non
è che non la voglia attorno, è che ho una
mentalità pratica, ok?
Ho giusto deciso di raccogliere il mio crespume (leggi "capelli") con
una grossa molletta che lo tenga annodato sulla nuca, quando una
manciata di sassolini piove contro la mia finestra. P.T. abbaia, rauco,
e io gli lascio un biscotto per zittirlo prima che svegli Kellie.
Potrebbe uccidermi, se cercassi di interrompere la sua cura del sonno.
- Arrivo!- mi sporgo dalla finestra e cerco di parlare abbastanza forte
per essere sentita da Josh, ma non tanto da svegliare la mia
coinquilina nell'altra stanza; per tutta risposta, un'altra gragnuola
di sassolini mi piove addosso.
Ahia, ahia!
Evidentemente, Josh non ha sentito.
Prendo la mia borsa e mi affretto verso le scale, con P.T. che mi corre
tra i piedi e rischia di atterrarmi. Solo in quel momento mi rendo
conto che dev'essere qualche secolo che non mi depilo le gambe.
- Awkh!- inorridisco, e afferro un paio di pantaloni lunghi e
stropicciati da una delle valigie che non ho ancora finito di svuotare.
Spero che al bar pensino che i pantaloni siano stropicciati apposta. Se
chiedono, dirò che è la moda.
Faccio il cambio di pantaloni mentre incespico giù per le
scale,
e lancio quelli appena tolti sul frigorifero proprio mentre apro la
porta di casa, trafelata.
Josh è in macchina, e ha un sorriso in faccia che mi fa
sospettare che la seconda grandinata di sassolini non l'abbia laciata per sbaglio.
- Ehilà- mi affaccio al finestrino - le tue manie da Romeo
mi strisceranno tutta la finestra!-
Josh finge di essere preso dalla musica che danno alla radio e non
risponde, ma, nonostante sia un attore, non è abbastanza
credibile da riuscire ad ingannare me,
ohohohoh.
Monto in macchina, e la prima cosa che faccio è cercare il
mio
riflesso sullo specchietto retrovisore per controllare come sono messa.
Diamine, Grace, dacci
un taglio!
Mi lancio un'occhiata severa, come a dirmi che non potrò
certo
passare tutta la giornata a riflettermi sulle vetrine del bar, oggi, e
sto giusto chiudendo la portiera quando P.T., preannunciato dal gran
fiatone, arriva di corsa e balza dentro in macchina.
- Lascialo pure, lo porterò a fare un giro mentre ti
aspetto-
dice Josh, guardando con simpatia il cucciolo; io, invece, mi
irrigidisco e batto la testa contro il sedile.
No.
No.
Nonononono! Non rimarrà mica in città ad
aspettarmi...!
Perchè questo può voler dire una cosa soltanto.
- Tutto, purchè non veniate al bar- impongo, cercando di
assumere un tono da e-non-ci-sono-possibilità-di-replica.
Josh rimane impassibile per qualche secondo di troppo, attento alla
retromarcia, poi dice - no, certo che no...-
Non convinci nessuno, Josh, lasciatelo dire!
- Guendalina non lascerà mai entrare un cane nel suo
negozio-
sbotto improvvisamente, dopo qualche minuto passato a cercare
argomentazioni convincenti.
Purtroppo, la mia abile trovata non sembra scalfire la sicurezza di
Josh, che alza un poco le sopracciglia e cerca di trattenere un tremito
alle labbra, chiaro segno che sta per scoppiare a ridere.
-
Cosa c'è?!- domando, girandomi di scatto sul sedile e
finendo
per strozzarmi con la cintura. Anche P.T. sembra curioso,
perchè
mi balza in braccio e abbaia, mettendosi a fissare ostinatamente Josh e
ad agitare la coda più veloce di un tergicristalli, e questa
è la volta buona che Josh scoppia a ridere, e le sue spalle
sobbalzano così violentemente che per un istante temo possa
perdere il controllo del volante.
Ciononostante, lui non si decide
a rispondere e si morde il labbro inferiore per cercare di
controllarsi, anche se gli angoli della bocca si ostinano a rimanere
puntati verso l'alto. Sono così curiosa che potrebbe
iniziare a
uscirmi fumo dalle orecchie da un momento all'altro. Non so se sia vero
che la curiosità è uno dei vizi tipici delle
donne, ma
sicuramente è una mia caratteristica, per cui inizio a
pungolare
Josh.
- Allora? Eh? Eh?- lo tedio a intervalli regolari, ma solo
quando, inviperita perchè Josh, facendo finta di niente, ha
alzato ad un volume assordante la radio, minaccio di aizzargli P.T.
contro, lui capitola.
- E va bene! Era per non sembrarti presuntuoso-.
Lo guardo, in attesa di un proseguimento, e lui mi lancia una rapida
occhiata, schiarendosi la voce.
-Insomma,-
non riesce a fare a meno che un sorrisetto gli compaia in volto - Se
Gwendy e Elvis permettono a me e a me solo di entrare in bar senza
maglietta e senza scarpe, vuoi che non mi permettano di portare dentro
un cagnolino?-.
Mi incupisco. Ha ragione, ma, come ogni volta che mi si presenta una
discussione, non riesco a rassegnarmici.
- Ma... ma il cartello " Vietato l'ingresso ai cani" è
più grande perfino di quello su di te!-
-
Questo perchè devono notarlo tutti; il cartello su di me
serve
solo ad attirare le fan accanite che vengono a cercami in paese-.
Sbuffo.
-
Magari lasciano entrare P.T., ma in cambio fanno stare fuori te-
ipotizzo, dando voce alla mia ultima speranza. Lo guardo dall'alto in
basso, poi guardo P.T. sulle mie ginocchia. -Insomma, lui ha la faccia
più simpatica della tua, occupa meno spazio e le infradito e
le
magliette non le mette mai-.
Josh lo guarda un momento, come se stesse valutando un possibile
rivale, poi commenta - Lui sbava-.
Agh! Abbasso lo sguardo proprio nel momento in cui una goccia di bava
si infrange contro i miei pantaloni, e solo l'affetto che provo per
quella peste di cane mi permette di controllare l'istinto di buttarlo
fuori dal finestrino.
- Piccolo Terrier, disgraziato, vuoi che Guendalina ed
Elvis mi scatenino contro il dipartimento d'igiene sanitaria del paese
al primo
giorno di lavoro? Corri dietro!-
Velocemente, lo spingo sul sedile
posteriore del pick-up, su cui P.T. inizia a rotolare allegramente ad
ogni curva, incapace di stare ritto sulle sue zampette corte.
Evidentemente, ha altri problemi a cui pensare e non si cura della mia
sorte lavorativa.
-Accidenti. Posso dire che la bava è tua? Potrebbero
comprarmi i
Jeans e poi esporli in negozio- propongo, giudiziosa, fingendo di fare
qualche calcolo sulle dita.
Josh scuote la testa: - E' risaputo che io sbavo solo nel sonno. E poi,
questa storia nuocerebbe alla mia virilità!-
Lo
guardo fisso, strizzando gli occhi, poi sibilo, come a sfidarlo a dire
il contrario - La gente potrebbe solo dire che hai buon gusto-.
Lui annuisce, compunto, ma ormai ho capito come vedere quando si
trattiene dal ridere.
-
E tu saresti un gentleman? Se entri nel bar, giuro che ti sputo nel
caffè- lo minaccio solennemente appena prima di aprire la
portiera dell'auto. No, non ho intenzione di fare un'uscita
di scena drammatica e buttarmi in strada da un'auto in corsa:
è che siamo arrivati.
Ciao a tutti :D! Ok, scusate, il ritardo che ho accumulato è
pessimo, ma adesso cercherò di tornare al ritmo che avevo
prima, prometto! Intanto, ringrazio tutte le persone che seguono la ff
(potrei adorarvi di più solo se recensiste ;DD),
quelle che la
recensiscono
e... cavolo, quelle che l'hanno messa tra i preferiti! Mi fate
sprizzare gioia da tutti i pori :'D!
Vi lascio con la foto della vera vetrina col cartello su Josh xD
Purtroppo, non è del tutto fedele alla storia,
perchè non mi pare di vedere il cartello che vieta
l'ingresso ai cani >.< Un sacco di baci e alla prossima
:)!
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Capitolo 16 *** La giornata dei bagel. ***
Giornatadilavoro
Entro nel bar con aria intrepida, ma per fortuna riesco a trattenermi
dallo sbattere la porta come se fosse quella di un saloon e dal
camminare a gambe larghe come un cowboy che ha passato troppo
tempo a cavallo, mentre mi accosto al bancone.
- Salve, Guendalina-, saluto il sedere che sporge che sporge da una
delle credenze.
- Salve, Elvis- sorrido, e manco clamorosamente il grembiule che mi ha
lanciato uscendo dal retrobottega.
Mi chino un secondo a prenderlo da terra, sperando che prendere le cose
al volo non sia una delle qualità considerate
indispensabili per una cameriera, e, quando mi rialzo, balzo indietro
per la sorpresa: ero convintissima che alle mie spalle di fosse Josh,
che si era attardato solo un secondo in macchina, e invece mi scontro
con gli ispidi baffoni di un tizio che ha la faccia coperta da un
orribile cappello da pescatore.
- Oh, mi scusi- borbotto, allontanandomi istintivamente da lui. Cerco
dietro alle lenti dei suoi occhiali da sole da maniaco un segno che mi
assicuri che non ha intenzione di fare lo sgarbato e crearmi problemi
il primo giorno di lavoro, ma purtroppo ha le lenti a specchio.
Il tizio continua a fissarmi, coi suoi imbarazzanti baffoni da pedofilo
puntati dritti verso il mio naso, e devo trattenermi dall'affrontarlo a
muso duro e chiedergli di andare a scegliersi un tavolo e smetterla di
importunarmi.
Solo in un secondo momento, noto che la sua camicia a maniche corte mi
è vagamente familiare: ricorda quella che aveva Josh
stamattina, è possibile?
Lancio un'occhiata preoccupata alla macchina, dato che Josh ancora non
è entrato. Il pescatore l'avrà mica aggredito per
rubargli i vestiti...?
Abbasso un momento lo sguardo per pensare velocemente al da farsi e
scopro che anche le scarpe sembrano quelle di...
- Josh, razza di maniaco!-
apostrofo improvvisamente il pescatore. Inferocita, gli strappo il
cappello dalla testa e lo sbatto in malo modo sul bancone.
- Cosa diavolo pensavi di fare?!-
- Mi mimetizzavo- cerca di difendersi lui, ficcando le mani in tasca e
dondolando sui talloni.
- Dio mio, già immaginavo di trovare il tuo cadavere nudo
chiuso nel bagagliaio! A che diavolo ti serve un travestimento, se al
cartello in vetrina mancano solo i lampeggianti per segnalare in modo
più evidente che sei qui?-
- Mica assicura che io ci sia sempre. E poi, oggi devo essere io a
distrarre te, non posso permettere che qualcuno distolga me dal mio dovere-.
Fa un occhiolino a Guendalina, che è spuntata alle mie
spalle senza che me ne accorgessi ( ma come fa a muoversi
così silenziosamente, con la sua stazza?), e lei agita una
mano in sua direzione, come a preannunciargli botte: - Attento Joshua,
non mi spaventare le cameriere- lo ammonisce, anche se è
chiaro che si sta divertendo da morire ad assistere a quella che
probabilmente considera una "litigata tra fidanzatini". Ho come
l'impressione che Gwen faccia tanto la dura con tutti, ma in
realtà sia una gran tenerona. E credo anche che Josh sia uno
dei pochi a sapere come risvegliare questa parte del suo carattere.
- Guendalina, non si potrebbe allontanarlo per un po'?- mi informo,
parlando come se Josh fosse un bambino piccolo e non avesse voce in
capitolo.
- Ma certo. Josh, se stai fuori dai piedi per un paio di ore ti offro
un cappuccino-.
Fingo di essere impegnata ad annodarmi il grembiule dietro la schiena
tenendolo fermo sul petto col mento e nascondo un sorriso.
Josh, per fortuna, sembra accettare di buon grado l'accordo, e io sto
giusto cantando vittoria nella mia testa quando Guendalina mi batte
sulla spalla e dice - Questo però te lo scaliamo dalla paga-.
Alzo di scatto la testa e spalanco la bocca, oltraggiata, e la parte
del grembiule che tenevo col mento mi si affloscia in vita. Josh si
affretta ad uscire prima che possa pretendere un risarcimento, con la
scusa di aver lasciato P.T. in macchina, e ci saluta con un grande
sorriso e gli occhi luminosi, portandosi due dita alla fronte come un
capitano di marina.
Faccio appena in tempo a fulminarlo con lo sguardo, che Guendalina mi
prende per il gomito e mi trascina nel retrobottega, in un piccolo
stanzino comunicante con le cucine.
- Noi gestiamo anche un take-away e, a quest'ora della giornata, di
solito, è ancora più affollato dell'interno- mi
spiega prima di battere una mano sulla spalla ad una ragazza che sembra
poco più giovane di me (forse sua figlia?) a cui fa segno di
tornare nel bar a prendersi una pausa.
Poi fa segno a me di sedere sullo sgabello di fronte ad una finestrella
e si mette alle mie spalle. C'è già una macchina
ad attendere, una seconda dietro e, dal poco che riesco a vedere dalla
finestrella, mi pare che una terza si sia appena accodata. Inizio a
sudare.
- Bene, adesso prendi l'ordinazione e la scrivi sul foglietto- spiega
Guendalina, paziente. Mi sporgo dalla finestrella come un'impacciata
Raperonzolo e domando all'impaziente uomo in macchina cosa desidera; me
la cavo con un caffè e una ciambella. Suono il campanello
all'altra finestra che mi mette in comunicazione con la cucina e passo
il biglietto al cuoco sudato che arriva di corsa.
Per fortuna, caffè e ciambella arrivano subito,
perchè il cliente impaziente ha iniziato a tamburellare con
le dita sul volante e a sbuffare a ritmo con le pulsazioni emesse dalla
radio che tiene col volume a mille.
- Grazie e arrivederci- improvviso, ma quello è
già sgommato via. Spero che si sia rovesciato il
caffè addosso.
La donna dopo è con tre bambini e ha la macchina piena di
valigie: probabilmente sta andando in vacanza.
Parla velocissima e fa un'ordinazione chilometrica e, cercando di
starle dietro, scrivo come una gallina zoppa. Ho un breve diverbio col
cuoco sulle mie capacità di scrittura, e alla fine sono
costretta a copiargli tutto in bella grafia, con gli occhi di
Guendalina puntati sulla nuca. Per fortuna, lei non sembra in vena di
fare ramanzine, mentre aspettiamo che arrivi l'ordine e sorbiamo i
bisticci dei bambini. Cavolo, spero la madre non debba fare molte ore
di viaggio in queste condizioni: potrebbe uscirne pazza.
La terza macchina, che si era effettivamente accodata, mi fa tornare il
buon umore.
- Sorpresa sorpresa!-
esclama Josh sporgendo P.T. dal finestrino. Un sorriso si fa largo a
forza tra le mie guance, e proprio non riesco a far finta di essere
seccata.
- Di nuovo tu! Fammi indovinare: un cappuccino?-
- Esatto. E
una scatola di bagel caldi-
Mi chiedo se abbia intenzione di andare a fare una romantica
scampagnata con Piccolo Terrier, e mi trattengo giusto in tempo dal
domandargli se abbiano bisogno anche di un cestino in vimini e di una
deliziosa coperta in patchwork. Mi limito ad annotare diligentemente
l'ordine e a consegnarlo al cuoco.
- Scatola da quanto?- chiede lui.
Diavolo, pensavo avessero una scatola standard!
- Scatola da quanto?- riporto a Josh che, allargando le braccia e
sorridendo, dice - Uno scatolone!-
Il cuoco si schiarisce la gola, irritato, e Guendalina si tossisce per
mascherare una risata, senza nemmeno sognarsi di venire in mio aiuto:
improvvisamente, questo cubicolo sembra un lazzaretto di ammalati di
broncopolmonite, e io inizio a domandarmi se sia tutto un complotto
organizzato per prendersi gioco di me.
Decido di fare buon viso a cattivo gioco e mi dondolo sulla sedia: - Ti
costerà parecchio, però-, faccio notare e, seria,
chiedo al cuoco se abbiamo abbastanza bagel per riempire uno scatolone;
lui sembra non trovarlo divertente, e inizia a battere furiosamente il
piede sul pavimento. - Sentite, ragazzi, io ho anche le ordinazioni
dell'interno, quindi se
non vi spiace...-
Al sentire la voce del cuoco, Josh torna serio e dice - la scatola
grande-. E scatola grande sia.
Guendalina, terminato l'ordine, decide che sono in grado di cavarmela
da sola (sempre che il cuoco non serbi rancore e decida di strangolarmi
a fine turno), così torna di là nel ristorante.
Passo così il resto della mattinata, servendo una fila
sempre più breve di macchine man mano che passa l'ora di
punta e poi tornando ad affannarmi quando si avvicina l'ora di pranzo.
Quasi mi aspetto che Josh spunti di nuovo in compagnia di Piccolo
Terrier, ma la sua macchina non si fa vedere.
Finalmente, verso le due e mezza, mi è concesso il cambio e
posso tornare all'interno a nutrirmi. Lo stomoco mi brontola in modo
imbarazzante da almeno un'ora, ma non mi sono mai azzardata a chiedere
al cuoco di passarmi qualcosa, e lui non mi ha mai offerto niente,
quindi sono praticamente morta di fame.
Apro a fatica la pesantissima porta che separa il retrobottega
dall'interno del bar (forse pesa così tanto
perchè è antincendio, o forse sono solo le mie
braccine che sono troppo deboli) e mi accascio sul piano bar con uno
sbuffo soffocato. Camminare non mi è mai sembrato
così bello, dopo tutte quelle ore sullo sgabello.
- Salve, mi fa una birra, per favore?- una voce cavernosa viene a
disturbare il mio riposo eterno e devo trattenermi per non tirare un
pugno al suo proprietario, sperando di spegnerlo come una sveglia. Come
diavolo si prepara una birra?
Mi alzo bofonchiando - Un momento solo, cerco qualcuno in grado di
prepar...- un urlo strozzato mi esce dalla gola mentre incespico
all'indietro, presa di sorpresa da un paio di baffoni e un cappello da
pescatore che ben conosco.
- Oh, ma quanto mi è mancata la tua bella faccia - lo prendo
in giro; mi chiedo un momento se gli farei male, strappandogli i baffi,
ma a distrarmi giunge la famosa scatola
grande di bagel che Josh posa sul bancone.
- Ne vuoi uno?- domanda con un sorriso, aprendo la scatola con fare da
prestigiatore.
Nella confezione è rimasto circa un terzo dei bagel
originari, i quali emanano un profumo così fragrante che
devo trattenermi dall'aspirarlo a pieni polmoni, come si fa si solito
con l'aria di mare.
- Sono ancora caldi- aggiunge lui, spingendo la scatola verso di me. Se
si potesse mangiare con gli occhi, i bagel sarebbero già
finiti e non sarebbe rimasto niente neppure della scatola.
- Ci ho fatto sedere sopra P.T.- aggiunge Josh - perchè non
si raffreddassero-.
In quel momento, il mondo mi crolla addosso, e devo avere
un'espressione così
sconsolata che Elvis pensa bene di venire a rovinare il gioco a Josh e
mi svela che in realtà lui gli ha chiesto di scaldarmeli nel
fondo a microonde appena qualche minuto fa.
- Davvero?- domando, stupita da un gesto così carino. Senza
ulteriori indugi, tuffo la mano nella scatola e mi approprio del bagel
al sesamo più vicino.
- Josh, ma io ti amo- bofonchio a bocca piena, senza pensarci.
Salute a tuttiiii :D! Ok, la storia finisce qui: lo ama, basta, fine,
lo sapevate u_u
Noooo, in realtà Grace semplicemente non sa che il "ti amo"
è una parola tabù e non ci pensa due volte ad
usarlo, povera piccola xD
Oh, ecco, vi metto un disegno-zoom della faccia di Grace,
così magari sapete un po' come immaginarla (che ne so xD) e
vi saluto :)!
GRAZIE
ancora a tutte le persone che si sono affezionate a questa storia, vi
adoro tutte da morire <3 :°)!
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Capitolo 17 *** Chi è Mandy? ***
Teaammoh
Alzo un momento lo sguardo dal bagel che stavo aggredendo e vedo Josh
che mi fissa con gli occhi spalancati.
L'effetto tragico, però, è un po' rovinato dal
fatto che
lui sta ancora masticando, soprattutto perchè proprio in
quel
momento il boccone gli va di traverso e lui inizia a tossire forte. Per
fortuna, spunta Guendalina a dargli delle forti pacche sulla schiena;
delle pacche tanto forti che posso immaginare le ossa di Josh
scricchiolare sotto gli amorevoli colpi della donna.
- Cosa hai detto?- domanda Josh con voce acuta quando finalmente riesce
a riprendersi. Si asciuga velocemente gli occhi lucidi per il gran
tossire, steso sul piano bar di legno su cui l'hanno praticamente
scaraventato le manate di Guendalina, e mi guarda di sotto in su
piuttosto rosso in viso. Per il gran tossire, credo.
- Scherzavo, tranquillo- mi affretto a rassicurarlo, e per tutta
risposta Gwen e Elvis -che si erano fatti più vicini
prospettando succulente conseguenze- si allontanano sbuffando.
Sembrano delusi, ma per cosa, poi? Cado un po' dalle nuvole, vedendo la
reazione di tutti: certo non pensavo che un "Ti amo" detto per scherzo
potesse scatenare
una reazione del genere!
- Non ti è mai capitato che qualcuno ti dicesse "ti amo"?-
domando a Josh. Incrocio le braccia sul bancone e ci poggio sopra la
testa, che in questo modo si trova allo stesso livello della sua. Lui
scuote la testa: - Non bisognerebbe usare quelle parole con tanta
leggerezza. A me hanno insegnato che sono parole importanti -.
Sbuffo. Di nuovo con questa storia dei ti amo a
sproposito? Pensavo succedesse solo nei film!
Josh continua a guardarmi di sottecchi, il volto steso a contatto con
la fresca (e appiccicosa) superficie di legno sintetico del bancone e
le braccia allargate attorno che lo fanno assomigliare ad un tappeto di
orso, così decido di spiegarmi.
- Davvero, non riesco a capire perchè le persone abbiano
tante
difficoltà a dire che amano qualcuno o qualcosa: complica
solo
le cose, no? Se una persona ne ama un'altra, perchè non
può farla semplice e dirglielo chiaramente? Non è
mica
una cosa negativa!-.
Josh rimane in silenzio per qualche secondo dopo che ho finito di
parlare, come se stesse riflettendo sulle mie parole, così
io
arraffo un canovaccio e inizio ad ascigare qualche bicchiere per
sembrare indaffarata. Non che ce ne sia bisogno: nel bar c'è
pochissima gente, mezza addormentata a causa dell'abbiocco post-pranzo,
quindi questo è il momento perfetto per una pausa.
Solo mentre mi concentro a grattare via una macchiolina da un boccale
di birra mi accorgo di avere il respiro accelerato e di sentirmi le
guance e il collo roventi. Diavolo, mi succede sempre quando parlo
delle cose che mi stanno davvero a cuore.
Dopo un acceso duello durato qualche minuto, il bicchiere torna lindo e
io mi accingo a sceglierne un altro dal mucchio nel lavandino.
Finalmente, Josh rompe il silenzio.
- Sai, penso tu abbia ragione- dice lentamente, lo sguardo fisso su una
briciola di fronte a lui, come se ancora ci stesse riflettendo.
In quel momento arriva Elvis e mi annuncia che per il primo giorno
può bastare così, che posso andare a casa. Lo
abbraccio
contenta ( con Gwen non credo mi sarei azzardata a farlo, se devo
essere sincera) e lo ringrazio, chiedendomi come accidenti facciano
loro a resistere tutta la giornata qui. Ci accordiamo per domani
pomeriggio, così potrò sperimentare anche il
tran-tran
dell'ora della merendina e quello della cena, poi Josh si alza in
piedi, improvvisamente pieno di energia, e proclama - Vieni, o mia
principessa ranocchia, andiamo a festeggiare a Terabithia la tua
assunzione!- galante, mi porge un braccio, mentre io lancio un'occhiata
a Elvis, come a chiedergli se pensano davvero di assumermi anche se
rischiano un ammutinamento del cuoco che mi odia, e lui sorride e
annuisce impercettibilmente, poi mi fa un occhiolino. Posso andare in
pace.
Prima di rifugiarci a Terabithia passiamo per casa di Josh in cerca di
una coperta, dato che Guendalina ha categoricamente proibito a Elvis di
prestarci " una delle tovaglie su cui i loro clienti mangiano
perchè ci piazziamo sopra le nostre chiappe". In compenso,
però, i nostri due osti preferiti ci hanno rifilato le
brioches
che sono avanzate da stamattina: il sacchetto pieno che troneggia sulle
mie ginocchia ha già impregnato l'auto del suo profumo.
Sono appena scesa dalla macchina quando il cellulare mi vibra forte in
tasca e per poco non mollo il sacchetto di brioches per lo spavento.
Controllo velocemente il display: è Kellie.
Stamattina le ho lasciato il mio numero su un foglietto in cucina, ma
mi sono limitata a dire che sarei stata via tutta la mattinata, senza
spiegarne il motivo.
Oh, idea:
Kellie sarebbe un ottima distrazione per Josh, se lui perseverasse nel
voler venire a disturbarmi a lavoro!
"Coinquilina, ma
dove continui a imbucarti?"
mi scrive. Sembra curiosa... e forse anche un po' risentita per il modo
in cui trovo sempre il modo di scappare alla maschera di acciughe che
vuole farmi provare sul viso.
"Ho trovato un
lavoro in paese: oggi giorno di prova", mi affretto a
digitare prima di seguire di corsa Josh che si è
già allontanato.
Sulla porta di casa, gli piombo alle spalle.
- Kellie ti saluta -.
Josh si volta bruscamente, forse pensando che Kellie si sia data allo
stalking e ci abbia raggiunti sotto casa, ma poi vede il cellulare
nella mia mano e i muscoli del viso gli si rilassano.
- Oh, salutamela anche tu - sorride. Mentre si fruga in tasca in cerca
delle chiavi, io ne approfitto per parafrasare le sue parole in " Josh ti manda un bacio".
- Hey, non ti allargare!- mi interrompe lui, cercando di rubarmi il
cellulare di mano. Razza di spione!
- Stavi leggendo i miei messaggi?!- domando, oltraggiata, e mi affretto
a nascondere il cellulare nella tasca dei jeans. Quando sono sicura che
sia ben incastrato nei più profondi recessi della fodera dei
miei pantaloni, alzo uno sguardo accusatore su Josh, che lo evita con
aria colpevole e si mette ad armeggiare con la serratura della porta.
- Eh, no, è che...- all'improvviso, la serratura scatta e
lui
spalanca la porta, sollevato, forse sperando di cambiare discorso. -
Connor, sono a casa!- urla in direzione delle scale.
- Arrivo - giunge lontano l'eco della risposta del ragazzo, e dal piano
di sopra si sente il tramestio di lui che infila le ciabatte e si
affretta giù per i gradini. Quando volta l'angolo della
rampa e
compare vestito con una tuta stropicciata e coi capelli piuttosto
spettinati, che gli vanno da tutte le parti, capisco che probabilmente
abbiamo interrotto quello che doveva essere un pomeriggio di relax ( e
chi non si rilasserebbe, con Josh fuori casa? ). Connor ha ancora in
mano il libro che
stava leggendo, l'indice infilato tra le pagine per tenere il segno, ma
sembra non farci caso: come se quella fosse un'appendice naturale del
suo braccio.
- Ciao Grace! Com'è andato il primo giorno di
lavoro?- domanda, gentile. Lancio una breve occhiata a Josh,
come
a dirgli che la questione del leggere i messaggi altrui non
è
chiusa, ma lui si defila con la scusa di andare a cercare la coperta in
soffitta.
Mentre lui si impolvera al piano di sopra ( i suoi starnuti che si
sentono a malapena, soffocati dal soffitto, diventano sempre
più
frequenti), io rimango giù a parlare con Connor che, a
quanto
pare, ha fatto anche lui la sua gavetta al bar di Elvis e Guendalina.
Insieme, riusciamo ad aprire il malefico frigo-transformer della cucina
e a saccheggiare tutto il formaggio e il prosciutto che
troviamo all'interno. Quando Josh scende, avvolto da
una nuvola di polvere, con un'ingombrante coperta
appallottolata tra le braccia, trova Connor e me ai due lati
del bancone a isola della cucina,
impegnati a farcire le brioches e a speculare sulla finta
severità di Guendalina.
- ...e alla fine ho lasciato il posto perchè lei mi metteva
una
paura del demonio!- mi sta spiegando lui, interrompendosi di tanto in
tanto per piazzare con precisione le fette di formaggio sopra il
prosciutto; Josh, intanto, si è avvicinato in silenzio per
non
interromperci e per capire di cosa stiamo parlando. Prima che riusciamo
a fermarlo, si imbottisce la bocca con una brioches, ma poi non resiste
e interrompe Connor, che in quel momento sta parlando della terribile
sensazione dello sguardo di Gwen fisso sulla nuca quando fai qualcosa
di sbagliato: - Ma non te n'eri andato per colpa di Mandy?-, domanda,
guardando il fratello con aria assorta, come se stesse cercando di
ricordare.
Connor si zittisce all'improvviso e sbianca un po'. Forse è
solo una mia impressione, fatto sta che poi lancia un'occhiata ferita a
Josh, e il nostro intrepido attore spalanca la bocca piena di
brioche masticata a metà con aria mortificata. Dev'essersi
reso
conto un po' troppo tardi che ha appena toccato un
argomento-tabù.
Il mio sguardo si alterna tra i due visi, e devo mordermi le labbra per
non lasciare libero sfogo alla curiosità e domandare chi sia
Mandy. La
situazione rimane in stallo per qualche minuto, senza che nessuno si
azzardi a parlare, poi Josh si riscuote e balbetta - Be'... be',
sarà meglio che andiamo-.
Annuisco velocemente, e mi fingo immensamente concentrata a rimettere
le brioches farcite nel sacchetto assieme alle bibite fresche, in modo
da lasciare che Josh e Connor se la sbrighino da soli.
Con la coda dell'occhio posso vedere Josh alla mia destra che forma
silenziosamente con le labbra la parola "scusa", poi percepisco Connor
scrollare le spalle con aria abbattuta dall'altra parte dell'isola.
Probabilmente è una cosa passata da parecchio tempo,
qualcosa le
cui ferite si sono già rimarginate, ma fanno ancora male...
Chissà se la misteriosa Mandy lavora ancora da Elvis e
Guendalina?
Prima che la situazione possa peggiornare, Josh, P.T. e io salutiamo
Connor e ci affrettiamo verso la porta.
Fuori, sotto la veranda, Josh si fa scappare un sospiro e alza il volto
al cielo, mentre le sue spalle crollano verso il basso.
- Che razza di fratello sono?- domanda, non capisco se a me o a se
stesso, con voce incrinata.
Gli do una pacca amichevole sulla schiena, e vorrei dirgli che non deve
sentirsi così colpevole: non l'ha fatto apposta, in fondo;
è solo che non riesce a controllare quello che gli esce di
bocca
(a parte le briciole di quello che mangia).
Forse per me è
più facile capirlo, perchè ho lo stesso problema
anche
io, ma Connor non mi è sembrato arrabbiato con suo fratello
per
quello che ha detto. Sembrava solo aver ricordato improvvisamente
qualcosa di molto doloroso.
Non resisto molto. Sono circa dieci minuti che ci facciamo largo a
piedi nel boschetto dietro casa Hutcherson quando butto lì -
Ma
alla fine questa Mandy chi è?-.
Josh scrolla le spalle e si limita a dire - La nipote di Gwen e Elvis,
quella a cui hai dato il cambio oggi-.
Oh, quindi non era la figlia? Bene,
e questo mi ha risparmiato una
figuraccia del tipo andarsi a congratulare con Guendalina per la
somiglianza che ha con sua figlia.
I rametti scricchiolano allegramente sotto le nostre scarpe e il
fruscio delle foglie e dell'erba sembra straordinariamente forte, ora
che Josh non ha voglia di parlare.
Resisto altri cinque minuti.
- Quindi... E' una storia d'amore finita male?- azzardo.
Josh annuisce, ma si vede che non ha intenzione di dire altro.
Probabilmente si sta ancora rimproverando per aver parlato troppo in
cucina.
Argomento tabù, capito.
- Quindi... hai intenzione di tornare a infastidirmi al bar anche
domani?-
Lui alza lo sguardo, e finalmente vedo un sorrisino attraversargli il
volto, tornando ad accendere quella scintilla che gli vedo sempre
ardere
negli occhi.
- Ma certo: devo fare da supervisore alle persone che consiglio a Gwen
ed Elvis! Però passerò quando meno te l'aspetti,
non ti
sognare che ti accompagni anche domani-.
E con quella frase manda all'aria tutte le mie speranze.
- Devi controllare le persone che raccomandi,
vorrai dire- lo correggo con un ghigno. - A proposito,
grazie. Davvero-.
- Ma figurati!- Josh si accuccia un attimo per acchiappare P.T. e
prenderlo in braccio, poi si alza emettendo un suono lungo e
straziante, come se tirare su il cagnolino comportasse un'immensa
fatica.
- ... Uff, che fatica! - esala, allontanando la testa dalla lingua di
P.T. con aria schifata; - Alla fine, loro avevano bisogno, tu avevi
bisogno... Vi ho solo messi in contatto, non c'è problema -.
Finalmente raggiungiamo il ponte di assi gettato sul torrentello e Josh
mi fa segno di andare per prima.
- Non uso la corda solo perchè ho il sacchetto che mi occupa
le
mani- ci tengo a precisare, sventolandogli il sacchetto davanti al
naso. Piccolo Terrier cerca di afferrarlo coi dentini, ma per fortuna
riesco a ritirarlo in tempo.
Afferro la corda per essere sicura di mantenere l'equilibrio,
perchè non si può dire che il ponte sia troppo
stabile, e
Josh mi segue tenendo ben stretto P.T.
Le travi traballano sotto i miei piedi, quando ci sale sopra anche lui,
così affretto il passo e raggiungo l'altra riva.
Mi distraggo un momento a guardare il cielo: chissà
se il sole è abbastanza forte per asciugarci, se facciamo il
bagno anche oggi?
Torno coi piedi per terra solo quando Piccolo Terrier ci scorrazza in
mezzo, rischiando di mandarmi gambe all'aria: anche Josh è
entrato in Terabithia.
Insieme, stendiamo la coperta e finiamo tutti e due a tossire come
malati di tubercolosi per il polverone che si è alzato.
- Certo che potevi sbatterla, prima di portarla giù - lo
rimprovero tra i colpi di tosse, accasciandomi come una morente sulla
coperta e spalancando braccia e gambe per occupare tutto lo
spazio.
Josh mi guarda male e porta le mani ai fianchi - Devo forse
sfrattarti?- minaccia.
- Non vedo come tu possa. Ho firmato un contratto, io-.
- Il contratto può andare perduto...- improvvisamente, sento
la
terra inclinarsi e rovesciarsi, e mi trovo a rotolare via.
Ouff!
Quell'anti-gentiluomo
mi ha strappato la coperta di dosso!
Con calma, Josh sistema le pieghe e ristende per bene la coperta, poi
ci si stende a pancia in giù, ricordandomi di nuovo un
tappeto di orso, e, tutto soddisfatto, inizia a
sghignazzare.
- Oh, ottimo. Ottimo davvero-. Distolgo lo sguardo dal cielo nuvoloso e
rotolo di nuovo verso la coperta.
Senza fretta, prendo il sacchetto con i viveri e inizio a frugarci
dentro. Quando trovo i tovaglioli, ne stendo uno sulla schiena di Josh
a mo' di tovaglietta, poi ci appoggio sopra un bicchiere e una brioche.
- Oh, fermo immobile che mi verso da bere- lo avverto. Lui non
risponde, sembra quasi si sia addormentato, ma non me la bevo. Con
attenzione, piazzo il bicchiere sulla sua schiena e inizio a versare
l'aranciata. Riesco a riempire ben metà bicchiere, prima che
lui
si volti e mi aggredisca: mi strappa la bottiglia di mano e cerca di
versarmela in testa, ma io rotolo sotto la coperta ridendo a
crepapelle: io sono asciutta, ma posso sentire Josh imprecare quando si
accorge che il bicchiere gli si è rovesciato sulla maglietta.
Sembra proprio che a Terabithia noi dobbiamo finire sempre
sporchi e bagnati.
A proposito.
Proprio
in quel momento grosse gocce d'acqua iniziano a scendere dal cielo come
granate.
- Oh, no! Corriamo alla capanna
sbilenca!- esclamo, emergendo dal telo come una talpa che
finalmente esce alla luce del sole.
- Alla cosa?- Josh, offeso, finge di non capire.
- A quel magnifico castello in legno (sbilenco) che hai construito con
le tue mani da falegname provetto!- urlo, correndogli addosso e
avvolgendo anche lui nell'enorme coperta polverosa.
Insieme, con Piccolo Terrier che ci abbaia dietro, corriamo fino alla
capanna e ci inerpichiamo sopra l'instabile scaletta, tirando
sù P.T.
sulla coperta piegata a mo' di amaca.
In breve siamo tutti al sicuro sotto le tavole oblique e fissate male
della casetta. La pioggia gocciola dentro da parecchie fessure e noi,
nonostante la coperta, siamo bagnati fradici.
Ci vuole un po' per convincere P.T. a rimanere al riparo con noi, ma il
primo tuono sembra convincerlo che scendere dalla piattaforma non
è una buona idea.
- Josh, ma... gli alberi non attirano i fulmini?- chiedo, cercando di
non far trapelare la preoccupazione nella mia voce.
Lui annuisce, poi sbotta - ma le capanne costruite in modo
aereodinamico li respingono-.
Scoppio a ridere per la tensione, ma un violento brivido mi interrompe.
Oltre a rimanere qui, però, non abbiamo molte alternative:
la traversata del bosco durante il temporale non è
esattamente
allettante.
Josh si avvicina a gattoni e trascina dietro di sè la
coperta e,
quando mi è di fianco, la avvolge attorno alle nostre
spalle.
Sarebbe un gesto carino, non fosse che...
- Questa coperta è più bagnata di noi- borbotta
lui,
strappandosela di dosso e stendendola in un angolo in cui non gocciola
troppa acqua da fuori, nella vaga speranza che si asciughi.
Ciao a tutti :)! Ed ecco un nuovo capitolo! Forse riesco a metterne un
altro entro oggi, ma, se non vedete niente, vuol dire che non ce l'ho
fatta >.< E che non vedrete niente fino a
martedì, dato che vado al mare per qualche giorno e
ovviamente non mi sarà permesso di portare il computer xD
Spero solo di scrivere un sacco, lì, così poi
appena torno vi posto un sacco di altri capitoli u_u
Bene, ringrazio tanterrimo tutte le persone che recensiscono, sia le
nuove che quelle che commentano ogni aggiornamento <3 E
ovviamente, tutte quelle che seguono la storia e/o la mettono tra le
preferite :D!
Tantissimi baci!
Liz
Oh e, per favore, se avete Facebook, votate qui Josh :D!
https://www.facebook.com/questions/10151213970283832/
|
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Capitolo 18 *** Scheletri nell'armadio. ***
capannafulmini
Non sapendo cos'altro fare, Josh e io ci diamo all'assalto delle
brioches, e Piccolo Terrier tanto scodinzola e tanto sbava che alla
fine ne diamo qualcuna anche a lui.
Il cellulare vibra all'improvviso, quasi a riportare al presente quella
che sembrava una scena bucolica d'altri tempi: è Kellie,
preoccupata, che chiede dove sono. La telefonata è breve, ma
si capisce benissimo che i temporali non le piacciono, specie se
è sola in casa. Per un momento sono grata che almeno -anche
se questa capanna attira i fulmini- qui con me ci sia Josh.
Poi però cambio idea, quando mi accorgo che quella che lui
sta addentando con gusto è l'ultima brioche.
Kellie si era offerta di venirmi a prendere in macchina, ma mi sono
affrettata a dirle che ero ancora in bar a lavorare, che non ce n'era
bisogno.
Non sarebbe più lo stesso, se Kellie scoprisse questo posto:
da luogo di fantasia e avventura diventerebbe uno dei tanti posti in
cui si parla di smalti, arricciacapelli e soldi.
- E così niente soccorsi - conclude Josh, che a quanto pare
non ha ancora fatto sua la lezione di fatti propri. A proposito, devo
ricordarmi di fargli la ramanzina sullo spiare i messaggi altrui.
- L'hai detto tu che non ti piace essere salvato -. Mi diverto a usare
le sue parole contro di lui, ma poi ricambio il suo sorriso.
- Bene, cosa ne dici di raccontarmi di Mandy, prima che moriamo
entrambi di noia?- propongo dopo qualche secondo. La pioggia che
continua a tamburellare sopra le nostre teste mi mette un certo senso
di ansia, in questo silenzio rotto solo dal respiro rumoroso di P.T.
Siamo entrambi seduti al centro della capanna, fianco a fianco, un po'
ingobbiti perchè il Josh architetto bambino ha preferito
fare una casa con le pareti oblique,
piuttosto che una con muri verticali su cui poter appoggiare la
schiena. Mi sporgo verso di lui e cerco il suo sguardo, come se volessi
ipnotizzarlo per convincerlo a parlare, ma lui non ci bada e continua a
fissare un punto del pavimento, immerso nei suoi pensieri.
Lentamente, un sorriso si disegna sul suo viso. - Potremmo fare quella
specie di gioco della verità, quello che fanno
tutte le persone nei film quando rimangono intrappolate da qualche
parte...-
- Per esempio?- mi trovo a domandare, sulle spine.
- Ad esempio, non so da dove spunti e perchè hai l'accento
inglese; che ne dici di raccontarmi del perchè sei venuta
qui?-
Mi mordicchio un labbro, poi lo sfido - Ok, ma poi tu mi spieghi
perchè sei tornato a vivere dai tuoi, rinunciando agli
svaghi di Los Angeles-.
- E la storia di Connor?-
- Quella non riguarda mica te.
Non vedo perchè dovrei rivelarti i miei più
oscuri segreti, se tu mi racconti solo la storia di Connor- argomento;
- Se volessi sapere solo i suoi
segreti, farei questo gioco con lui-.
Josh annuisce in silenzio, poi si inclina all'indietro fino a toccare
con le spalle e la testa una delle falde del tetto.
- Non penserai mica che inizi io? Racconta di Mandy - lo esorto. Io
intanto devo pensare a quello che dirò, visto che non sono
certo in grado di raccontargli tutta la storia.
- E va bene-.
Josh sospira, e si vede che cerca di capire da dove iniziare
a raccontare. La scintilla dei suoi occhi è scomparsa un
momento, sostituita da una specie di fiammella, mentre lui riporta alla
mente i ricordi.
- La cosa è andata avanti abbastanza a lungo, ma si
può riassumere bene con " Connor si è fatto
fregare alla grande"- inizia lentamente, scegliendo con cura le parole.
- Sai, lui non aveva davvero
bisogno di lavorare: in famiglia avevamo i soldi che guadagno io coi
film e quelli del lavoro dei miei genitori; lui, poi, per le sue spese
personali aveva i soldi di qualche premio vinto col club di scienze.
Non so se hai idea di quanto sia intelligente, mio fratello: fa queste
cose in cui deve progettare delle fabbriche ecologiche, o un modo per
risolvere dei problemi ambientali, poi li presenta ai concorsi e...
davvero, ha delle idee brillanti. Fatto sta che l'amore manda in tilt
anche i cervelli più intelligenti, mi sa. Un giorno,
più o meno un anno fa, lui e io siamo andati a trovare
Guendalina e Elvis (già in quel periodo facevano il
cappuccino migliore del paese) e abbiamo visto questa nuova ragazza al
bancone: Mandy. Mandy era la figlia della sorella di Elvis e aveva
deciso di trasferirsi qui perchè sua madre si era risposata
con un tipo che lei non sopportava; inoltre, voleva farsi un po' di
esperienza, e suo zio non poteva non accoglierla a braccia aperte.
Ci ha raccontato tutto questo non appena ci ha visti. Si vedeva che
voleva compatimento, simpatia, o non ho idea di che altro, ma Connor
quando tornammo a casa aveva gli occhi accesi come non glieli ho visti
mai. Insomma, qualche giorno dopo, mio fratello venne fuori con la
storia che voleva lavorare, che aveva bisogno di esperienza... E
perchè negargliene la possibilità? Lo mandammo a
lavorare da Gwen ed Elvis.
Lì lui provò davvero in tutti i modi a
conquistare Mandy: coi cioccolatini, le frasi galanti, i fiori, i
complimenti, le battute spiritose, le collane, offrendosi di fare i
suoi turni quando lei aveva un impegno, invitandola da tutte le
parti... Lei non sembrava per niente presa da lui, ma presto
capì che un ragazzo del genere poteva tornarle utile. Quando
Connor iniziò a stare sempre più spesso via da
casa per coprire anche i turni della ragazza e non ebbe più
nemmeno tempo da dedicare ai suoi progetti ambientali, capimmo che
qualcosa non andava. I miei genitori provarono a parlarne con lui, ma
Connor continuava a coprire le spalle a Mandy. Un giorno, allora, andai
a parlare con Elvis e Gwen. Loro mi spiegarono quello che stava
succedendo (sono dei grandi osservatori, non so se te ne sei accorta) e
io lo riferii ai miei genitori. Loro tornarono al bar e videro coi loro
occhi come Connor si piegasse ad ogni capriccio di Mandy e, di comune
accordo, decisero che Elvis e Gwen avrebbero licenziato Connor per il
suo bene.
Quando lui seppe cos'era successo, venne in camera mia
arrabbiato come non l'avevo mai visto e mi accusò di voler
rubargli Mandy... Mi diede perfino un pugno -cosa che non aveva mai
fatto e che non si è più ripetuta- e, quando
cercai di spiegargli che era per il suo bene, mi disse che dovevo
smetterla con la mia "sindrome da fratello maggiore". Dio mio, non
dimenticherò mai quanto era arrabbiato...
Anche i miei provarono a parlargli, ma l'unica cosa che
funzionò davvero fu quella volta che tornammo al bar e Mandy
fece finta di non riconoscerlo. Tutte le moine erano sparite, ora che
lui non le era più utile. Sai, un giorno che ero
lì da solo ebbe persino il coraggio di dirmi che a
interessarle ero io, che gli attori la affascinavano...- il volto di
Josh si contrae in una smorfia - ovviamente, questo non l'ho mai detto
a Connor, ma penso che lui l'abbia capito, visto come si comporta Mandy
le volte che andiamo a prendere il cappuccino-.
Rimango pietrificata un secondo, cercando di cancellare dalla mente le
immagini di me che spacco il naso alla ragazza, domani, con una moka di
caffè, poi mormoro rabbiosamente - Giuro che ogni volta che
tu e Connor verrete in bar farò di tutto pur di essere io a
servirvi e tenervela alla larga-.
- Grazie -. La voce di Josh è soffocata dal braccio su cui
ha appoggiato il viso quando si è stretto le ginocchia al
petto, e i suoi occhi saettano velocemente via dal mio viso, mentre
allunga l'altro braccio verso di me e mi stringe la mano. Per un
momento sono convinta di aver visto un luccichio nei suoi occhi, ma
subito mi convinco che sia un riflesso della pioggia.
Ora tocca a me raccontare.
Il buio che sta calando oltre i rami del nostro albero sembra quasi
voler preannunciare una storia di paura, o, forse, sono solo io ad
avere paura di aprirmi.
- Be'- inizio a bassa voce, avvolgendomi un po' più stretta
la coperta attorno alle spalle, - hai ragione, vengo dall'Inghilterra,
anche se non pensavo di avere un accento così riconoscibile-.
- Si sente un sacco, invece - mi assicura lui con un sorriso, poi torna
a sprofondare la testa tra le braccia, che adesso ha raccolto entrambe
sopra le ginocchia, e, mentre continuo a parlare, riesco a vedere solo
il bagliore dei suoi occhi che mi guardano da sotto la cortina di
capelli castani bagnati che gli spiove sulla fronte.
- Sono qui perchè... quando hanno chiuso la libreria in cui
lavoravo, ho deciso di seguire i miei sogni e venire qui a lavorare. In
realtà, avevo abbastanza risparmi per potermi concedere
qualche mese di affitto senza dover cercare un'occupazione; volevo
scrivere e basta, ma -a quanto pare- quando hai la mente troppo libera
se ne va anche l'ispirazione...-.
Bene, direi che è un buon riassunto: ho saltato a
piè pari la mia infanzia e ho spiegato perchè
sono qui. Non era questo che mi aveva chiesto?
Josh mi guarda un momento, in attesa che continui; poi, visto che non
apro bocca, decide di interrogarmi lui.
- Hai un telefono, ma l'unica a chiamarti è Kellie. Non hai
una famiglia che si preoccupa per te? Non sarai mica scappata di casa?-
Scuoto velocemente la testa: ci manca solo che adesso pensi che io sia
una bambinella viziata che scappa di casa perchè i genitori
non vogliono comprarle la Range Rover. Eppure, non voglio neanche che
si senta costretto a compatirmi perchè son cresciuta in un
istituto per bambini orfani; alla fine, lì sono stata
più che bene, finchè non sono comparsi i miei
genitori biologici.
Forse sono le parole che ha detto prima che mi spaventano: "si vedeva che voleva
compatimento, simpatia, o non ho idea di che altro". Io
non voglio compatimento; la sua simpatia voglio conquistarmela
onestamente, facendo battutacce sulla somiglianza tra lui e P.T.,
facendomi insegnare come si va sullo skate-board o scroccandogli
passaggi in automobile; facendo amicizia anche con Connor e i suoi
genitori, seguendolo a Terabithia e, perchè no?,
inzuppandolo di fango dalla testa ai piedi.
Se lui si sentisse costretto ad essermi amico solo perchè
sono praticamente sola al mondo (a parte la mia adorata coinquilina,
ovviamente), che gusto ci sarebbe?
- La mia famiglia è andata- dico semplicemente. Mi stringo
un momento nelle spalle, come se nulla fosse, poi prendo in braccio
P.T. perchè venga anche lui a scaldarsi un po'.
AAAAAAAAAAAAAAAAH ce
l'ho fatta xD! Grazie a _Debby_ che mi ha dato lo sprint per scrivere
più veloce del vento con la sua recensione (<3) e a
tutte le altre persone che seguono la storia (ora, non ripeto lo stesso
discorso due volte nella stessa giornata, ma sappiate che vi ringrazio
nella mia mente ogni giorno e ogni notte :D) e... Be', riusciranno i
nostri prodi a svelare i loro scheletri nell'armadio senza che P.T.
rubi qualche osso e lo vada a seppellire nel giardino-palude?
Baci a tutti!!
Liz
Oh, un'ultima cosa, giusto per rovinare l'atmosfera xD
La casa sull'albero di
Josh:
Aspettative:
Realtà >:D :
|
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Capitolo 19 *** Due cuori e una capanna (sbilenca). ***
un ponte per SPIAGGIA
- Andata...- ripete piano Josh, come se così potesse
assimilare meglio la notizia. - Vuoi dire che sono morti?-. La voce gli
si abbassa sull'ultima parola, quasi avesse paura a sfiorarla con le
labbra o che temesse che, chiamandola a voce troppo alta, questa possa
venire a prendersi anche la sua famiglia.
- Beh, ecco... no-
mi impappino.
Premo i palmi delle mani sugli occhi, finchè nel nero non
comincio a vedere lampi fosforescenti, e cerco di schiarirmi le idee.
- Diciamo che li ho lasciati indietro. Sono vivi, ma
è come se non fossero davvero i miei genitori-.
- Allora sei stata adottata-. Quella di Josh è
un'affermazione, ma sembra una nuova domanda.
Diamine, questa sottospecie di confessione finirà per
diventare
un gioco delle 20 domande!
"Indovina perchè la mia vita
è un casino: se ci riesci in meno di 10 domande hai un
premio!"
- Nemmeno-. Sorrido al pensiero che potrei davvero dargli un premio, se
riesce a indovinare entro le dieci domande. Vediamo, potrei offrirgli
una brioche. Questa era la... seconda domanda, giusto?
- Quindi sei stata abbandonata - conclude Josh con un sorrisetto (il
gioco sembra divertire anche lui) che però cerca subito di
farsi
sparire dal volto, forse per non sembrare indelicato. Insomma, ha
già combinato la sua con Connor, oggi, no?
- Mh mh- rimango sul vago. Se continua ad azzeccarle così,
la brioche dovrò offrirgliela davvero!
Sprofondo il mento tra le ginocchia e gratto P.T. tra le orecchie,
fingendo di non accorgermi del modo in cui Josh mi scruta: come se
potesse spuntarmi da un momento all'altro la risposta scritta
sulla fronte.
- A che età ti hanno abbandonato?- chiede, infine, con
cautela.
- Appena nata - bofonchio tra le ginocchia. Quarta domanda.
- Ok, quindi poi li hai ritrovati... e non ti sono piaciuti -.
Incrocio un momento il suo sguardo e annuisco, poi torno a guardarmi i
piedi.
- Sei andata a cercarli tu? Avevano lasciato i nominativi
all'orfanotrofio? -
Scuoto la testa e, prima che possa trovare le parole per spiegare la
situazione, lui sbotta - Sono tornati?! -.
- Oh, sì. - rispondo, e le parole mi escono accompagnate da
una rabbia che mi spaventa. Rimango in silenzio qualche istante, cerco
di riguadagnare il controllo sulla mia voce, poi continuo. Tuttavia,
non credo di riuscire troppo bene a filtrare il disprezzo e il
risentimento, mentre parlo.
- Sono tornati quando avevo undici anni. Sono tornati dicendo che mia
madre era diventata sterile e che non potevano avere altri figli... e quindi tornavano a
prendersi me. Non tornavano perchè rivolevano me, ma
perchè non avevano altra scelta, capisci? E si aspettavano
che tornassi con loro a braccia aperte! Tutti se lo
aspettavano: loro, le suore, le mie sorelle dell' Istituto... Tutti
all'orfanotrofio mi trattavano da egoista perchè non volevo
approfittare della fortuna che avevo... Ma come potevo essere sicura
che non mi avrebbero abbandonato di nuovo?
Tutti cercavano di farmi il lavaggio del cervello:
è stato un inferno, finchè non ho incontrato Mary
Margaret -.
Il mio tono di voce, da duro che era, ora si vela di malinconia. Ed in
breve, senza rendermi conto delle lacrime che hanno iniziato a
graffiarmi il viso, racconto a Josh di Mary Margaret, di come mi abbia
regalato una passione che mi permettesse la fuga dalla
realtà che mi opprimeva, un lavoro, il suo affetto... gli
parlo delle mie visite al cimitero e di quanto adesso mi manchi, di
come a volte la sogni e poi mi svegli piangendo lacrime amare
perchè nel sogno ero convinta non fosse mai morta...
Mi mordo forte il labbro per impedirgli di tremare e chiudo gli occhi,
giurandomi che le lacrime calde che mi stanno scivolando lungo il viso
in quest' istante saranno
le ultime.
Lo dico ogni volta.
Avevo promesso a Mary Margaret che sarei stata felice, che sarei
passata oltre e avrei vissuto la mia vita al meglio, che avrei
inseguito tutti i miei sogni coi soldi che mi aveva lasciato in
eredità, una volta che lei se ne fosse andata. L'unica cosa
che ho fatto davvero, però, è stata abbandonare
l'Inghilterra e venire qui, in questo angolo tranquillo di America.
Non ho ancora osato toccare i soldi che lei mi ha lasciato. Vengono
dalla sua
fatica di una vita, non mi pare giusto che adesso debba essere io a
spenderli. Ne ho lasciato la metà all'Istituto,
perchè è lì che mi hanno accolta e
sentivo di doverglielo, ma soprattutto perchè nella
biblioteca del Grace of God ci sarà sempre un piccolo pezzo
di Mary Margaret; il resto, rimane nel mio conto in banca, come una
piccola ancora di salvezza nel caso in cui non riesca a farcela da sola.
Poco alla volta, il mio mondo si inclina, e mi accorgo che Josh mi ha
attirato a sè solo quando la mia testa si appoggia alla sua
spalla e i miei capelli spettinati gli fanno emettere uno sbuffo
perchè gli fanno il solletico.
Lui è caldo, e la coperta che stringe attorno a noi sembra
un ruvido bozzolo di patchwork: una promessa che da questo bruco, prima
o poi, nascerà una farfalla.
Mi passo una mano sulle palpebre brucianti per asciugare le lacrime
perchè non voglio sporcargli la maglietta e, solo in quel
momento, ricordo che stamattina mi sono truccata per il lavoro al bar e
che strofinarsi gli occhi è stato un grande errore.
Nonostante la tragedia, non ho intenzione di spostare la testa: la
spalla di Josh è larga e comoda, il suo collo è
tiepido e lui ha un buon odore. Almeno, migliore di quello da cane
bagnato che emana P.T.
Decido che sa di bagnoschiuma al borotalco. Oh, e la sua maglietta
conserva un vago retrodore di Fanta.
- Bene, mi sa che tocca a te - mormoro con voce nasale. Dopo il
piagnisteo, temo di avere il naso un po' intasato. Mi frugo un momento
nelle tasche, certa di avere un fazzoletto da qualche parte, ma trovo
solo una cosa bianca, sbrindellata e bagnaticcia. Bene,
vedrò di accontentarmi: non ho intenzione di ripetere
l'esperienza dell'asciugarmi il moccio con la maglietta.
Per tutta risposta al mio invito, sento lo stomaco di Josh brontolare.
Oh, ha un bel coraggio a fare così, dopo che si è
mangiato l'ultima brioche!
Questo mi ricorda che devo offrirgliene una, domani. Magari non
è esattamente riuscito ad indovinare entro le dieci domande,
perchè ho finito per spiattellargli tutto io, ma prima
è stato carino ad abbracciarmi. Mi ha fatto sentire... al
sicuro. E solo ora capisco che è lui la mia famiglia,
adesso. Capisco che non potrei più fare a meno della sua
presenza, della certezza che tra dieci anni potrò ancora
andare a casa sua a farcire le brioche o a ricoprirlo di fango. Non
voglio nemmeno provare ad immaginare come sarebbe il resto della mia
vita senza di lui, del suo sorriso storto, delle scintille che gli si
accendono negli occhi dal colore incerto e del tono maturo che cerca di
assumere quandosi rivolge a Connor.
- Che ne dici se facciamo un sonnellino per placare i morsi della fame,
finché piove? Giuro che la storia del perché sono
qui te la racconto quando ci svegliamo e torniamo a casa -.
Annuisco, ancora pensierosa, e, proprio in quel momento, P.T. mi
sguscia via dalle braccia e si accuccia in un angolino. Oh, deve fare
il maschio indipendente, lui.
Josh e io ci stringiamo un po' la coperta addosso e cerchiamo di
appoggiarci con la schiena al meno pendente dei due muri sbilenchi
della capanna.
Oltre al fatto che è duro da morire e che già
è difficile dormire appoggiati ad un muro dritto,
figuriamoci a uno che pende verso l'interno, gli spifferi gelidi che
passano attraverso le assi rendono quella posizione assolutamente
insopportabile.
- No, è impossibile - concludo dopo qualche secondo, proprio
mentre Josh afferma - Così non può andare -.
Di comune accordo, decidiamo di stenderci. A disagio, ci mettiamo
schiena contro schiena, ma il sentire la sua spina dorsale contro le
mie scapole mi dà comunque un senso di sicurezza.
Indago velocemente il buio con gli occhi e scorgo il riflesso di una
bottiglia di Coca Cola di fronte a me. Non è un libro, ma
andrà bene lo stesso.
Furtivamente, allungo il braccio e la avvicino a me, prima di
rannicchiarmi sul duro pavimento e addormentarmi.
***
Non so quanto tempo sia passato, quando mi sveglio. La prima cosa di
cui mi accorgo è che sta ancora piovendo. La seconda
è che non sento più la schiena di Josh contro la
mia.
Aaaaaagh! Ok, scusate, già questo non è un buon
inizio D: Devo, devo, devo
riuscire a pubblicare regolarmente! Purtroppo, mi
scocciava copiare quello che ho scritto al pc, così questa
volta ho un po' ritardato nelle consegne, chiedo venia xD
Allora, cosa ne pensate :)? Grace e Josh combineranno qualcosa di losco
in questa capanna? Cosa diamine ci fa Grace con la bottiglia di Coca
Cola?
E, uuuuh, vi è sembrato troppo lacrimoso questo capitolo
>:\?
Come al solito, non vedo l'ora di leggere i vostri commenti :D Ci
rileggiamo presto! Ma non troppo, perchè devo farmi
desiderare u_u Ma neanche troppo tardi, fidatevi xD
Vi voglio bene! Così bene che stavolta non vi tedio neanche
con le foto in aggiunta :DD
Un sacco di baci e buon ritorno a scuola (che depressione) <3!
Liz
|
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Capitolo 20 *** Il mistero delle bottiglie. ***
ppt bottiglia
Mi alzo a sedere, confusa, e cerco Josh con lo sguardo. Lì,
sola, mi sento un po' persa. Persino P.T. sembra scomparso, e solo dopo
qualche secondo lo scorgo appallottolato in una pallina bianca vicino
all'entrata della capanna. Già più tranquilla,
individuo quasi subito anche Josh: sta tornando proprio in questo
momento dal fondo della capanna e, quando si accorge che mi sono
svegliata,un'aria vagamente colpevole gli compare suo malgrado sulla
faccia.
- Perchè abbracci una bottiglia? - domanda all'improvviso,
ispirato.
Prima di rendermi conto di come, in questo modo, stia cercando di
distogliere l'attenzione da se stesso, arrossisco fino alla punta dei
capelli. Raccontare due storie imbarazzanti nella stessa serata
è troppo! Ma decido di farlo lo stesso: via questa storia e
non avrò più scheletri nell'armadio.
- Ok, giuri di non ridere? - premetto, serissima.
- Prometto -.
Non ci credo neanche per un secondo: gli angoli della sua bocca sono
già increspati verso l'alto e, nei suoi occhi, è
tornata la luce della risata.
Sbuffo. - Come vuoi -.
Però se ride perde il bonus-brioche.
Prendo un bel respiro, poi inizio. Spero di riuscire ad arrivare dritta
al punto: conoscendomi, potrei rimanere qualche ora a girare intorno
all'argomento senza sfiorarlo nemmeno con un articolo indeterminativo.
- E' una cosa che faccio fin da piccola, da quando ho conosciuto Mary
Margaret -.
- Cosa? Abbracciare bottiglie? - domanda Josh, un po' interdetto, un
po' scherzando.
- Non mi interrompere - lo zittisco, severa. - Fin da piccola mi
addormento abbracciando libri.
Mi si è attaccata l'abitudine di prender sonno
abbracciando il libro che stavo leggendo ( e non sai quante volte ho
perso il segno per questo motivo ) perchè così
avevo l'impressione di non uscire davvero da quel mondo fantastico;
credevo che l'avrei ritrovato nei sogni.
Pensavo anche che in questo modo le storie potessero entrarmi
nel cuore, mescolarsi, e poi aiutarmi a crearne di mie, quando ne
avessi accumulate abbastanza. Lo so che è stupido, ma... -
- Non è stupido - mi interrompe Josh, serio. I suoi occhi
sono fissi nei miei, nella penombra, e solo un lampo nella pupilla mi
avverte di quello che sta per succedere: - E' cooooosì tenero,
Ohw! -
cinguetta all'improvviso, prendendomi in giro; io,
per tutta risposta, lo guardo in tralice per qualche minuto, poi decido
di fare la burbera e sbotto - Cosa ti avevo detto a proposito del non interrompere?!
-.
Josh chiude la bocca e io continuo. Entrambi cerchiamo di trattenerci
dal ridere: non siamo affatto credibili come strafottente e dura, e ce
ne siamo accorti!
- Be', il succo della storia è che adesso non riesco
più a dormire se non abbraccio qualcosa - riprendo - E, dato
che il piccolo Josh costruttore non ha pensato di lasciare qui il suo
manuale di architettuta, mi devo accontentare delle bottiglie -. Josh
sorride; - Il piccolo Josh costruttore non aveva bisogno di manuali -
afferma, gonfiando il petto, e finge di non sentire il mio " ed ecco
qui i risultati...".
Continua, poi, con aria pratica, accennando al fondo della casetta: -
Quella bottiglia, però, lasciala stare. Mi stavo per fare la
pipì addosso, quindi... -
Ehw.
- Ok, ok, non c'è bisogno che continui -
esclamo, agitando le mani davanti al viso come a voler cancellare dalla
mente l'idea della bottiglia usata come WC. Lui sospira, e sembra
davvero che l'astenersi dal raccontare i particolari sia un gran
sacrificio per lui, poi cambia espressione -sembra meditabondo- e,
accucciandosi a terra e disegnando un ghirigoro sulla polvere del
pavimento, evita di guardarmi negli occhi e mormora - Sai, una volta ho
letto che abbracciare qualcosa mentre si dorme dà un senso
di sicurezza e fa fare bei sogni, però non ci ho mai
provato; mi sono sempre chiesto... Funziona? -
Annuisco, sicura. - Non ho mai fatto brutti sogni, da quando ho
iniziato ad abbracciare libri -.
Ed è vero. Insomma, i sogni con Mary Margaret non sono
brutti. E' il risveglio ad esserlo, quando mi accorgo che lei non
è davvero tornata da me.
- Se vuoi possiamo condividere la bottiglia - propongo con uno slancio
di generosità, dopo esser rimasta in silenzio per un
momento; - Sempre se non vuoi usare quella di Fanta-pipì -.
Ok, non era una buona battuta, ma un po' mi sorprende il non sentire la
risata di Josh, o perlomento una sua risposta ironica.
E' buio, non riesco a vederlo bene in viso, ma posso capire
che è imbarazzato da come struscia i piedi per terra e
continua a concentrare lo sguardo sui ghirigori nella polvere.
Finalmente, alza gli occhi -lo capisco dai due riflessi di luce che
baluginano per un momento nelle sue pupille- solo che, dopo che ha
parlato, sono io a fuggire il suo sguardo.
- Io... cioè, insomma... mi chiedevo se invece potevo
provare ad abbracciare te -.
Ciao belle persone :)! Ecco un altro aggiornamento! E' un po' corto, ma
vi rifarete coi prossimi, che sono dei mattoni xD E qui il motivo della
bottiglia è svelato... Rimane solo a Josh il turno di
svelare perchè p tornato in Kentucky! O forse prima
preferirà svelare un'altra cosa? Insomma, che ne pensate? E'
giunta l'ora? Riposino in pace? Amen?
Va bene, lasciamo perdere xD Lasciatemi i vostri pensieri :)!
Grazie ancora a tutte le persone che seguono, ricordano, preferiscono (
O-o be', non mi veniva il verbo!) e commentano questa storia :)!
Grazie, grazie, grazie mille! Baci a tutti! \^*^/
Oh, ecco una cosa che solo voi potete capire xD Guardate chi si
è appeso al segnalibro del mio diario :D!
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Capitolo 21 *** L'ultima confessione. ***
tttt
Sbarro gli occhi e lo guardo. Ho capito bene quello che ha
detto? E' impazzito?
Solo quando parlo mi accorgo di aver trattenuto il respiro.
- Ma scherzi?!
-
Niente di personale, ma non ho mai dormito con nessuno (di certo
nessuno di genere maschile ) e non ho intenzione di iniziare oggi!
Ricordo che alcune bambine all'Istituto si abbracciavano per andare a
dormire,
quando si sentivano sole, ma io non ero mai tra loro
perchè... io i genitori li avevo, ero io a non volerli:
meritavo
di stare da sola.
Josh sbuffa forte, come se avesse trattenuto il respiro anche lui, poi
una strana risata gli esce di bocca.
- Be', ma certo! Ti pare che chiederei davvero una cosa del genere a
una come te?! -
Mi lancia una strana occhiata, prima di abbassare lo sguardo sulle
tavole di legno, come se non sapesse bene cosa fare, ora.
Non so se credergli. Non sta strisciando i piedi per terra come fa di
solito quando è imbarazzato, ma, come ho già
detto, non basta essere un
attore per imparare a mentire nella vita reale. Ma, insomma, mi sembra
così strano pensare che prima potesse essere serio!
- Una come me...? - domando allora, passando alla seconda frase detta
da Josh, che decisamente non mi è chiara.
- Cioè una che... una "giusta", non una facilotta...- cerca
di spiegare lui, in difficoltà. Le sue mani sono sprofondate
nelle tasche, e lui fa
correre lo sguardo per la capanna, in cerca di ispirazione. Finalmente,
si decide a guardare me e mi sorprende con un'espressione incuriosita
in volto; solo quando lui inizia a muovere i piedi per terra e fa una
faccia strana, mi rendo conto di quanto
si siano alzate le sopracciglia sulla mia fronte, come se
volessero esprimere la domanda che mi frulla nella mente formando due
punti di domanda sulla pelle, e mi affretto a ricomporre la mia faccia.
- Non che l'abbia mai chiesto ad una facilotta! - si affretta a
borbottare lui, abbassando il viso, ma continuando a scrutare di
sottecchi le mie espressioni. Poi, visto il mio sorrisetto, borbotta: -
Torniamo a
dormire, va'... -. Annuisco, pienamente d'accordo, e alzo un po' la
coperta perchè torni a riinfilarcisi sotto.
Ci stendiamo di nuovo sul traballante pavimento di tavole, schiena
contro schiena, e sembra che entrambi cerchiamo di non respirare troppo
forte, per non disturbare il corso dei nostri pensieri. L'atmosfera
nella capanna è cambiata: è come se ci
fosse qualcosa in sospeso.
- Non mi hai ancora raccontato perchè te ne sei andato dalla
città dei VIP - realizzo all'improvviso, e mi giro di scatto
proprio mentre Josh riapre gli occhi.
I nostri sguardi si incrociano: il suo pensieroso e il mio curioso.
Non mi ero resa conto che si fosse girato verso di me, prima di cercare
di addormentarsi; me ne rendo conto solo nei pochi momenti che gli ci
vogliono per riorganizzare le idee.
Lo guardo negli occhi per qualche secondo, stringendo piano le labbra
mentre cerco di ignorare una strana contorsione del mio stomaco e
l'oppressione che inizia piano piano a schiacciarmi i polmoni nel
momento in cui le sue pupille si incastrano nelle mie e io mi perdo a
chiedermi di che colore siano le sue iridi. Non ho mai visto i suoi
occhi così da vicino. Magari stavolta riuscirò
davvero a
capire il loro colore.
Qui, al buio, sembrano quasi neri, ma sono sicura di averli visti
castani il più delle volte. Il fatto è che il
loro vero
colore è un marrone strano: un marrone-verde, un po' come la
polpa dei kiwii molto maturi, anche se, quando siamo a Terabithia, i
suoi
occhi sembrano sempre più luminosi, più verdi.
Mi chiedo di che colore lui veda i miei. Io, quando mi guardo
allo specchio, li vedo solo marroni: niente cerchio esterno
più
scuro, niente pagliuzze colorate.
Se volessi autocompiacermi, direi che sono color Nutella, ma quando
sono di malumore non è certo questa l'associazione che
faccio.
Improvvisamente, torno in me e mi dico che dovrei smetterla di pensare
a queste scemenze.
Josh deglutisce, inspira lentamente, poi inizia a parlare a bassa voce.
I suoi occhi rimangono nei miei.
- Sai, non è niente di che: ero stanco di vedere visi che mi
erano familiari solo perchè li avevo visti qualche volta in
TV o
agli awards; volevo tornare a vedere visi che conosco davvero, quelli
delle persone con cui sono cresciuto... E, sai,
non mi piace per niente vivere da solo: mi mancavano Connor e i miei
genitori.
Oh, e poi non ne potevo più dei paparazzi! Erano
sempre
lì coi loro flash: ogni volta che uscivo di casa, che
andassi al
supermercato o in discoteca. Sempre a far domande, a farmi sentire
giudicato dal mondo intero... Qui mi sento molto più libero:
posso
scendere a Terabithia senza che nessuno mi segua, posso stare con chi
voglio senza che si pensi subito a un qualche flirt...-
- A parte le opinioni di Guendalina ed Elvis, intendi? - aggiungo con
un sorriso, intuendo l'allusione. Mi sento il viso un po'
caldo e, senza che mi metta a pensarci intenzionalmente, inizia a
fluttuarmi in testa una
domanda: cosa pensa lui
a questo proposito?
Scrollo la testa, come un cavallo che scaccia una mosca fastidiosa. -
Ma qui in Kentucky non ti vengono a cercare? -
- Oh, si che vengono - inizia lui, muovendosi un po' come a mettersi
più comodo (come se fosse possibile, su questo pavimento!),
e
posso percepire un accenno di sorriso nella sua voce, che preannuncia
qualcosa di divertente, - ma nessuno li vuole e, dopo che una decina di
giornalisti ha finito per perdersi lungo le stradine dei campi, credo
abbiano capito che in paese davano loro le istruzioni sbagliate, quando
si informavano su come arrivare a casa mia-. Ora il suo tono
è
compiaciuto ed orgoglioso della sua piccola cittadina, e anche io mi
emoziono al pensiero dell'adorabile unità che c'è
in
questo paese. - Mi piace, il Kentucky -. Mi viene quasi spontaneo
dirlo, mentre allungo una mano
verso quella con cui lui si tiene la coperta scostata dal viso.
- Anche a me - risponde lui, prendendo la mia mano e sorridendo in
risposta. Mi guarda dritto negli occhi, e la sua presa è
forte e gentile. Sembra quasi voglia aggiungere qualcosa.
Le sue labbra sono socchiuse e il suo respiro è veloce:
posso sentirlo riverberare sul mio viso per quanto siamo vicini.
All'improvviso, a quel pensiero, il mio cuore inizia a martellarmi in
gola, il sangue mi affluisce al viso e mi sento soffocare: cosa diavolo
mi sta succedendo? Non ho mai provato niente del genere. Sembra un
attacco di panico, ma è ... è strano,
è quasi
piacevole.
Il mio sguardo evita il suo, si fissa sulle sue lentiggini, a malapena
intuibili nella penombra, e lì si sfoca. Non ho il coraggio
di
muovermi, ma non riesco neanche a rimanere a fissarlo negli occhi.
Posso sentire aria di qualcosa... qualcosa che non conosco, e lo vedo
nei suoi occhi. Ho paura.
E, improvvisamente, mi accorgo del silenzio. Il silenzio che
è
calato qualche minuto fa e pensavo fosse a causa del color mare dei
suoi occhi che mi faceva sentire solo un fruscio nelle orecchie, in
realtà è dovuto alla fine del temporale.
- Oh, ha smesso di piovere - nota anche Josh, e la sua voce ha una nota
dolente, come se si fosse appena svegliato e stesse cercando di
ricordare un sogno piacevole. - Andiamo, prima che arrivi un altro
temporale?-.
Rimango in silenzio un momento, cercando di imporre al mio cuore di
tornare al suo posto, di smettere di bloccarmi il respiro in gola, poi
annuisco lentamente.
Non ho tanta voglia di uscire. Ho paura che la luce della luna riveli
il mio rossore inopportuno e, be', forse -ma solo forse-, non voglio
che questa serata finisca.
Josh e io ci affrettiamo a scendere. P.T., in braccio a Josh,
abbaia
rauco e contento, bramoso di riposare piede -zampa- sul terreno erboso
e, in pochi minuti di passeggiata, il nostro intrepido terzetto
raggiunge la casa di Josh.
Nella semioscurità, illuminata solo dalla luce radente della
luna, la costruzione sembra persino più grande del solito ed
intimidisce un po'. I balconi e le tapparelle sono tutti chiusi e
sembra quasi una casa abbandonata, di quelle che nei film sono
infestate dai fantasmi.
Josh mi chiede se voglio fermarmi lì a dormire per questa
notte,
ma gli dico che preferisco tornare a casa da Kellie, a farle sapere che
sono ancora
viva.
In realtà, forse ho un po' paura di restare qui con lui;
temo mi
torni quel batticuore misterioso e, prima di affrontarlo, ho bisogno di
rifletterci un po' da sola.
***
Pur di non lasciarmi guidare la sua macchina ( anche se ho promesso di
riportargliela sana e salva domani mattina!), Josh decide di
riaccompagnarmi personalmente a casa, sostenendo che la sua
"bestiaccia" ha un caratteraccio che capisce solo lui.
Dopo che mi ha fatto un elenco più lungo di una letterina a
Babbo Natale su quante volte la bestiaccia
lo
abbia abbandonato per strada e avermi convinto a non sfidare la
sorte, nell'auto cala il silenzio. Non mi viene in mente
niente di leggero su cui scherzare, dopo tutte le confessioni della
giornata -fin troppo serie per i nostri standard- . Josh ha anche
spento
la radio, stanco di cambiare canale a ripetizione in cerca di qualcosa
di buono da ascoltare: nell'abitacolo non vola una mosca.
I fari della macchina creano strani giochi di luce con la polvere di
terra rossa che si alza al nostro passaggio e, al chiaro di luna, si ha
quasi l'impressione di vedere degli spiritelli che danzano.
Sto giusto riflettendo sul fatto che il silenzio in macchina non
è sgradevole, che sembra il silenzio di due persone che si
sono
dette tutto e che adesso si godono la tranquillità delle
rispettive coscienze, quando Josh inizia a tamburellare sul volante con
le dita. Non è quel tambrellio di unghie fastidioso e
ripetitivo; è un rullio incostante e calibrato, da
percussionista.
Visto che sembra divertirsi parecchio, dopo qualche minuto viene voglia
anche a me di
imitarlo, e inizio a battere a tempo (ok, in realtà un po' a
casaccio) sulla portiera, attraverso il finestrino aperto. Mi giro un
momento verso Josh e arriccio giusto un pochino il naso, quando
lui si fa prendere dal ritmo ed inizia a simulare con la bocca i suoni
delle percussioni come un rapper dilettante: dsh dsh psh, kh-kh phs!
Lui, però, mi ignora allegramente,
così scrollo le
spalle, mi appoggio allo schienale del sedile e, ad occhi chiusi,
continuo a tenere il ritmo.
Quando raggiungiamo casa mia, devo essermi appisolata,
perchè mi
risveglio di soprassalto non appena sento dell'acqua schizzarmi il
braccio
che tenevo appoggiato sulla portiera.
Ciao a tutti :D! Ok, devo dire che la scuola rompe parecchio, quindi mi
permettete di affibbiare a lei tutta la colpa, se aggiorno in ritardo
xD? Ok, in realtà sono io che ci metto un sacco a
copiare&correggere, ma spero ne valga la pena!
Oh, altra cosa importantissima (altra scusa per non aver aggiornato
ieri xD) : sono diventata MAGGIORENNE :D!!! Ora sì che mi
sento responsabile ed adulta u_u E in questi ultimi due giorni ho
festeggiato, ecco tutto x) E ora sapete anche la mia età u_u
A parte questo, spero che questo capitolo vi faccia contenti/e: ho
dovuto spezzarlo, perchè se lo copiavo tutto lo postavo la
settimana prossima D:
Saluto tutti quanti: un sacco di baci :)!!!
Liz
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Capitolo 22 *** E' forse questo il diluvio universale? ***
lapalude
- Ma che cavolo...? - sento Josh preso alla sprovvista: sembra che
all'improvviso abbia ricominciato a piovere. Fortuna che ormai siamo
arrivati! E' strano, però: il cielo all'orizzonte
è
più limpido che mai, e nella nottata le stelle brillano come
tanti sorrisi amichevoli. Come sorrisi con l'apparecchio che riflette
la luce, insomma.
Quando scendo dalla macchina, però, mi accorgo che l'acqua
non
viene dal cielo, bensì da terra. Dal mezzo dell'erba della
mia
palude sembrano spuntati una decina di gayser che spruzzano per
aria svettanti sputi d'acqua, i quali poi piovono ad annegare il
giardino ancora fradicio per il temporale di poco fa.
- Non ci posso credere! - sbotto, allucinata, mentre Josh mi affianca
con P.T. in braccio. Inutile dire che siamo di nuovo bagnati tutti e
due fino al midollo e che lui ha ricominciato ad odorare di Fanta.
Josh guarda a terra, poi in cielo, seguendo il percorso dei getti
d'acqua, e improvvisamente scoppia a ridere.
- Non ci credo neanche io!- commenta, col volto bagnato non so se dai
getti degli innaffiatori automatici o dalle lacrime che gli son venute
ridendo.
- Vuoi vedere che questo posto è una palude
perchè questi
cosi entrano in funzione ogni giorno, sia col brutto che col cattivo
tempo?-
Rimango a fissare per qualche momento gli spruzzi d'acqua scintillante
che si rincorrono per tutto il giardino sotto la tenue luce della luna,
e per un attimo mi sembra di essere davanti ad una di quelle stupende
fontane che decorano i posti chic, tipo Versailles. Solo quando cerco
di muovere un passo e la mia scarpa si limita ad emettere uno strano
risucchio nel fango, realizzo che quel giardino non è fatto
per
essere un'attrazione turistica. A chi mai sarebbe venuto in mente di
metterci degli innaffiatori automatici?!
- Grandissimo cavolo! Ci credo che non ce ne siamo mai accorte, se
entra in funzione solo a quest'ora - esclamo imbufalita.
Il caro Robert non mi ha mai detto niente a proposito di irrigatori da
giardino! Posso già prevedere che la bolletta dell'acqua mi
farà
sbiancare i capelli, quando arriverà, e sono abbastanza
sicura
di non avere sangue medium nelle vene. Tiro un sospiro di sollievo solo
quando mi ricordo che c'è Kellie a dividere le spese con me,
adesso.
Nonostante tutto, Josh deve vedermi un po' in preda al panico (o a
istinti omicidi),
perchè mi dà una spallata gentile e dice - Se
vuoi so
come disattivarli: te li sistemo io domani - e rimane rivolto verso di me per qualche istante, come a voler analizzare
l'interessante fenomeno dei miei mutamente facciali, mentre il sollievo
mi si dipinge in volto.
E la salvezza giunse col
pick-up!
" Ma non basterà questo a salvarti, Robert
Dawson
Hoffman: ti farò vedere i sorci verdi!" penso, corrucciando
le
sopracciglia, prima di rendermi conto che probabilmente Josh sta ancora
studiando le mie espressioni.
Realizzarlo mi fa sentire un po' come un babbuino cavia di laboratorio,
quindi cerco di trarmi d'impaccio.
- Josh, se non temessi di offenderti, ti salterei addosso e
direi di nuovo che ti amo!- lo prendo in giro, ma lui mi prende di
sorpresa.
- Ma puoi dirlo tutte le volte che vuoi-. Si interrompe, e per un
momento
sembra incredibilmente serio, poi sorride e, ammiccando, dice - prima o
poi finirò pure per farci l'abitudine-.
La luna per un istante si riflette nei suoi occhi e mi confonde, e
ringrazio il cielo che non sia abbastanza luminosa da rivelare il
turbamento sul mio viso.
- Ascolta - inizio, prima di essere in grado di tapparmi la bocca. Josh
si gira di scatto verso di me, e so già che me ne
pentirò, ma mi costringo a proseguire senza rimuginare
troppo.
- Vuoi rimanere qui a dormire? Così domani non devi tornare
per
sistemare l'irrigazione e stanotte non ti tocca svegliare il povero
Connor-.
Josh non sembra troppo convinto, e struscia i piedi per terra nel
ghiaino del vialetto. Si vede che non vuole svegliare Connor dopo il
pasticcio di oggi, ma anche che non si sentirebbe troppo a suo agio a
dormire qui. Anche se non capisco perchè. Insomma, sono io
quella che si imbarazza per un nonnulla; è possibile che
anche lui
sia nella mia stessa situazione?
All'improvviso: l'illuminazione.
- Aspetta, è per Kellie?- mi azzardo a chiedere. Forse Josh
teme un attacco notturno...!
- Perchè posso mandarla a letto e poi farti entrare, o
inventarmi qualche storia...-
- No, no - Josh mi interrompe agitando le mani - Ti prego, basta scuse
e stratagemmi: è una cosa che non mi piace per niente! Per
una
volta, raccontiamole la verità e basta, ok? -
Sono colpita dalla sua schiettezza, e per un momento rimango in
silenzio, vergognanomi profondamente. Perchè ho questo
disperato
bisogno di nascondere le cose? Perchè non posso mai
condividere
niente con nessuno? Solo con Josh ci sono riuscita, e praticamente lui
ha dovuto intervistarmi per capirci qualcosa...!
Batto velocemente le palpebre, poi annuisco. - Ok, lasciami solo un
momento per preparare il campo, così lei può
correre a
truccarsi prima di saltarti addosso, o qualcosa del genere. Conta fino
a... mmmh, cento, da quando entro, ok? -
Josh fa segno di sì con la testa e, mentre mi avvio verso
l'entrata, sento la sua voce: - Niente proposte del tipo " Scappa e
torna quando sei più presentabile", stavolta?-.
Sbuffo e mi giro, intuendo la sua figura appoggiata alla macchina e,
soprattutto, il sorriso storto sul suo viso.
- Ormai ho perso ogni speranza di vederti più
presentabile
di così - confesso, spalancando le braccia come ad
arrendermi di
fronte all'evidenza. Gli faccio uno sberleffo, poi mi affretto verso la
porta di casa e la apro.
Kellie è rannicchiata sul divano, semiaddormentata, e mi
indispettisce da morire constatare come riesca a mantenersi adorabile
pur russando un po'.
Mi avvicino in punta di piedi, sentendomi un po' come Jerry il topo che
attraversa di soppiatto la stanza per non farsi beccare da Tom. La mia
traversata della cucina, tuttavia, è parecchio
più
rumorosa: becco una sedia col piede e, con
un'imprecazione, praticamente precipito addosso al tavolo, su cui
tintinnano allegramente -e con
un sacco di rumore- le poche stoviglie che Kellie ha lasciato
lì
dopo una cena solitaria -e anche piuttosto spartana, conoscendo le
condizioni in cui versano le nostre scorte alimentari.
Dopo essermi assicurata di avere ancora integre tutte le dita del
piede, mi siedo accanto a lei sul divano con la grazia di una pera che
cade dall'albero, ma Kellie non si muove di un millimetro.
Rimango in silenzio un paio di secondi, lanciando alternativamente
occhiate in giro per la stanza e poi verso Barbie, come se fossi in
grado di svegliarla con la sola forza del mio sguardo, mentre mi
chiedo: ma come si fa a svegliare una persona?!
Al Grace of God si saltava tutte quante sul letto della dormigliona
finchè questa non si svegliava ( ed ecco come ho imparato ad
alzarmi non appena sento un rumore molesto, sia la sveglia o un
polletto Hutcherson), ma non penso di poter fare una cosa del genere,
in questo caso.
- Kellie - bisbiglio.
La guardo.
- Kellie!-
- Mmmmh Alex ... - mi giunge in risposta, mentre Kellie si rotola sul
divano con uno strano sorrisetto.
Ma che cavolo?!
- Kellie!-
mi spazientisco, e inizio a scrollarle piano una spalla.
A quanto pare, se stai dormendo e qualcuno ti sveglia scrollandoti una
spalla o balzandoti sul letto, non fa molta differenza,
perchè
Kellie si sveglia di soprassalto.
- Oh, sei tornata! - mi salta addosso prima che possa chiederle chi
diavolo sia Alex. Per una volta mi sembra davvero spontanea, non sembra
si comporti come se fosse costretta ad apparire gioiosa e giuliva per
rallegrare un mondo bigio. Per la prima volta sembra una persona vera, e non la
sorta di barbie animata che mi era parsa il primo giorno che
è piombata in casa. E sono contenta di conoscere finalmente questo aspetto di lei.
- Ma certo che sono tornata, ho i miei libri, qui... non li abbandonere
mai - rispondo, però, burbera,
cercando un modo per divincolarmi dal suo abbraccio senza sembrare
troppo scortese.
Se c'è una cosa che considero fondamentale, è il
mantenimento dello spazio personale.
Lei, però, mi ignora allegramente e si mette a parlare di
quanto
la spaventino i temporali, che l'elettricità dei fulmini le
increspa i capelli, che pensava fossi rimasta carbonizzata assieme al
mio mp3...
Il mio cervello sta furiosamente cercando un modo per farla smettere e,
allo stesso tempo, una maniera per dirle di Josh senza che
lei
si metta subito a strillare, così, senza preavviso, mi esce
dalla bocca
un: - Senti, chi è Alex?-.
A questo punto, la mia fede nei miracoli inizia,
perchè Kellie effettivamente si zittisce all'istante.
- Chi?-
- Mentre dormivi, parlavi di un Alex - chiarisco, scannerizzandola con
lo sguardo. Lei si fa pensierosa, si mordicchia il labbro e strizza gli
occhi -ovviamente in un modo adorabile che a me non riuscirebbe mai-,
come se cercasse di riesumare qualcosa dalla memoria e, alla fine,
arrossisce.
- Allora?- domando con un sorrisino.
Lei diventa ancora più rossa, e devo trattenermi dal fare
altre
domande solo per il gusto di vedere quale sfumatura di rosso
riuscirebbe a raggiungere.
- E'... uhm... un attore -
Quindi lei è persa per gli attori.
Quindi non è persa solo per Josh.
Quindi non pensa a lui come a "l'unico-e-il-solo-uomo-che-devo-sposare".
Bene.
- Alex Pettyfer, lo conosci?-
Ovviamente no. Faccio un cenno di diniego con la testa, e questo
è il mio più grande errore, perchè lei
prende un
gran respiro, gli occhi le si accendono come se avesse appena assuto
una dose di caffeina valida per una settimana, e inizia all'istante a
parlare a velocità supersonica: - Ovviamente
è un gran figo, e ancora più ovviamente devo
farti vedere
qualche suo film; insomma, ha un fisicaccio che...-
- Toc Toc -
Giunge la voce della salvezza, accompagnata da un tiepido bussare sulla
porta socchiusa. La testa di Josh fa capolino dalla soglia, e io sbarro
gli occhi. Mi giro verso Kellie, e vedo che anche lei ha gli occhi
sbarrati. "Ovviamente".
Mi giro di nuovo verso Josh e gli faccio una smorfiaccia, come a dire "
Non dovevi contare fino a cento?!"
Lui ricambia con una scrollata di spalle, e sbarra gli occhi pure lui,
come se pensasse di poter essere più espressivo
così, con
il suo - Conto veloce, e allora?!-
Trattengo un grugnito di sconforto e torno a girarmi verso Kellie, che
è in iperventilazione e cerca di sistemarsi con le dita le
ombre
di mascara sciolto che le hanno sporcato le palpebre mentre dormiva.
- Uhm, ascolta... Il motivo per cui ti ho svegliata -non che non avessi
intenzione di fare una bella chiacchierata tra donne, eh- è
che
volevo avvertirti che Josh rimane a dormire qui, stanotte,
perchè...- la mia voce cala di un'ottava per ognuna delle
ultime
sette parole e, mentre cerco di trattenermi dal raccontare una balla e
allo stesso tempo dal convincermi che è Connor la vera
motivazione, lei pensa bene di interrompermi.
- Dovete fare cose? - chiede spiccia.
Strabuzzo gli occhi.
Fare cose?
Ma che diavolo vuol dire? E, se davvero vuol dire quello
che penso io, è questo il modo di esprimersi?
E perchè mai poi dovremmo "fare cose", che cavolo?!
- No!!- rispondo, forse con un po' troppa enfasi, più o meno
nello stesso istante in cui lo dice anche Josh. Non facevo Kellie
così diretta, però! E pervertita, direi.
- Stasera ospitiamo Josh - mi limito a concludere la frase.
- Se non dà fastidio - ci tiene ad aggiungere lui, educato.
Ancora non si è deciso ad entrare nella stanza, ed indugia
sulla soglia della porta.
Gli occhi di Kellie, che si sono spalancati alla parola "ospitiamo",
dopo l'intervento di Josh iniziano a saettare furiosamente da me a lui
e viceversa, e posso sentire gli ingranaggi della sua mente
lavorare faticosamente su qualcosa che non la convince, mentre lei,
frastornata, si agita i capelli.
-Ma voi... siete stati insieme fino ad adesso?-
Annuisco e, senza motivo, sento un'espressione colpevole dipingermisi
in faccia.
- Certo che è così strano che vi troviate
così spesso per caso...! - osserva, dopo qualche minuto di
riflessione, Kellie. Sembra sinceramente meravigliata; non
c'è traccia di malizia nella sua voce, quando aggiunge: -
Sinceramente, Gracey, vorrei avere la tua fortuna! -.
Mi trattengo dallo sbuffare, quando sento Josh schiarirsi la voce,
imbarazzato. Ci vuole un certo impegno per impormi a non ricordare a
Barbie dei suoi sogni du "Alex" e far smettere la sua adulazione.
Intanto, Josh decide di chiarire: - In realtà non ci
troviamo sempre per caso...-
Non ci troviamo mai per caso.
Lui apre la bocca per finire la frase, ma Kellie lo precede: ha gli
occhi enormi e un po' allucinati, ed è vagamente inquietante
mentre salta alle conclusioni.
Il suo sguardo si sofferma un momento su di me e, proprio quando penso
stia per saltarmi alla gola per averle "rubato" Josh, lei strilla - Vi
frequentate di nascosto?! Oh, che romantico!-
ed inizia a battere le mani in un modo che non ho mai visto
fare a nessuno, se non alle cheerleader nei telefilm. Di solito quelle
bionde e non troppo intelligenti. E con un sacco di ragazzi al seguito.
- Nnno! - mi spazientisco, agitando le mani come se in quel modo
potessi cacciarle dalla mente tutti i filmini che si è fatta
in questi pochi istanti. - Josh è stato molto gentile e mi
ha aiutato a scaricare i bagagli, il giorno che sono arrivata, e siamo
diventati buoni amici. Tutto qui -.
Mi giro in direzione di Josh, come a chiedergli conferma dei fatti, e
lo vedo annuire, anche se ha una faccia strana, con un sopracciglio un
po' aggrottato, come se gli scappasse la pipì. O come se non
fosse molto convinto.
Gli faccio segno di avvicinarsi con la mano e lui, finalmente, si
decidere a chiudere del tutto la porta che teneva accostata alle sue
spalle. P.T. gli scivola dalle braccia con un balzo e lo sorpassa
mentre si avvicina al divano.
Mentre mi sfreccia davanti, cerco di affibbiargli una grattatina alle orecchie, ma lui sguscia via
e balza sul divano di fianco a Kellie. Traditore.
Lui e Barbie ci guardano, attenti, e a me sembra di essere di fronte a
due psicologi. O ad una coppia di poliziotti pronti a mettere in atto
il trucchetto del "buono-e-cattivo" per farmi confessare anche se sono
innocente.
- Quindi... davvero, non c'è niente tra di voi?- si assicura
Kellie, poggiando un gomito sul tavolo -che le arriva a livello del
mento, dato che il divano è piuttosto sfondato- e
sporgendosi verso di me con fare inquisitorio.
Mi tiro un po' indietro sulla sedia, giusto per sicurezza, poi
rispondo, a denti stretti - Nada -.
Ma questo non ti
autorizza a provarci con lui.
Cerco di non sembrare troppo arcigna, ma non sono sicura
di essere riuscita a mascherare per bene la mia espressione.
Alla fine, scocciata, mi alzo in piedi e batto le mani come a dire
"sù, diamoci da fare". - Che ne dite di andare a dormire e
basta? -
Una proposta più ragionevole di questa non c'è.
- Se riesci a scollare quella bestiaccia dal divano, ti procuro un
lenzuolo e un cuscino - dico a Josh, e non è chiaro nemmeno
a me se mi sto riferendo a Piccolo Terrier o alla povera Kellie che,
senza neanche farlo apposta, mi ha fatto saltare i nervi di nuovo.
Anche lei sembra avere il superattack a rendere inseparabili il suo
sedere ed il cuscino del divano, e mi sfiora il pensiero che lei abbia
architettato qualcosa del tipo "se non mi schiodo dal divano,
sarà costretto a stendersi su di me".
Cavolo, star sveglia la sera tardi mi fa fare pensieri malati!
Ciao a tutte <3! Mi spiace, davvero non ce la faccio ad essere
regolare ad aggiornare :C In compenso, stavolta vi ho davvero messo un
capitolo lungo e, con un po' di speranza e ottimismo, per sabato riesco
a metterne anche un altro!
Intanto, spero che questo vi abbia fatto tornare un po' di estate
Jaceosa (Josh+Grace, fighissimo nome-ship ideato da Debby *v*!) in mente
:3 Anche se in questo capitolo c'è praticamente solo
"pioggia" da impianti di irrigazione xD
Ci rileggiamo <3! Se anche non avete voglia di commentare la
storia, se volete fare un salutino lo stesso, mi fa piacere :)
Un bacio a tutte!
Liz
|
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Capitolo 23 *** Carrarmato Kellie. ***
ninnananna
Vi ho accennato alla mia "deformazione professionale", giusto? Al fatto
che il minimo rumore molesto mi sveglia? Ecco, non è che
stia
proprio dormendo, perchè ho qualcosa che continua a
pizzicarmi
la coscienza, ma non è neanche che Kellie abbia cercato di
non
far rumore, in corridoio. E ho una strana sensazione che non stia
andando in bagno. Ora, solo una cosa deturpa il fascino di Kellie,
oltre alla sua difficoltà nel pensare velocemente: il suo
passo
pesante.
E' come sentire passare un gregge di pecore.
Mi rigiro con un mugolio
scontento sotto il lenzuolo e mi trovo di fronte gli occhi luminosi e
bagnaticci di P.T., aperti, e le sue orecchie ben dritte in direzione
della porta. E posso praticamente leggere nella mente di Kellie, mentre
sento le assi del pianerottolo scricchiolare.
Oh, certo, potrebbe benissimo aver solo bisogno di un bicchiere
d'acqua, ma qualcosa mi dice che sta "cadendo in tentazione".
Quale fan, avendo il suo idolo che dorme al piano di sotto, non
proverebbe la morbosa voglia di andarlo a vedere? Persino io ho dovuto
impormi di non scendere per controllare se era vero che Josh sbavava nel
sonno come aveva detto; per fortuna, il pensiero di P.T. che mi segue
ansimando come una locomotiva e che salta sopra a Josh non appena
scendiamo mi ha fermato. Anche perchè, se gli sbrodola tutto
il
viso facendogli le feste, come faccio a vedere se lui sbava?
Però non posso lasciare che Kellie gli si avvicini senza
controllare cosa combina. Gli ospiti sono sacri, no? Lui è
mio
ospite, devo occuparmene e sincerarmi che stia bene, giusto?
Presa da un impeto eroico, mi alzo, quasi rovescio P.T. che, preso di
sorpresa, è rimasto aggrovigliato in mezzo alle lenzuola, e
saltello con passo furtivo fino all'armadio, su cui sono accatastate
delle coperte leggere.
Ok, c'è bisogno di dirlo?
Lo dico lo stesso: le coperte mi cadono tutte addosso e sollevano una
nuvola di polvere probabilmente pari a quella che si alzò
sopra
Hiroshima quando la colpì la bomba.
Polverone o non polverone, però, ormai stringo tra le mani
la mia scusa per scendere a fare la ronda.
Certo non posso dire di muovermi con più grazia di Kellie,
specialmente con P.T. che mi sguscia tra le gambe come un piccolo
poltergeist (dovevamo forse chiamarlo Pix il Terribile?), ma, a parte i
rimbrotti che muovo al cagnolino,riesco ad essere un po' più
silenziosa di lei.
Mi avvicino alla porta trattenendo il respiro e abbasso la maniglia
millimetro per millimetro perchè non scricchioli. Tengo
l'orecchio accostato al legno come un
ladro che cerca di scassinare una cassaforte, ma la casa non mi
tradisce. Allora spalanco in fretta la porta e sguscio fuori. E sbatto
contro le spalle di Kellie, immobile davanti alla mia porta, che
è appena a qualche passo dalle scale.
Entrambe soffochiamo uno strillo di sorpresa e facciamo un balzo
indietro -io per poco non inciampo su Piccolo Terrier-, poi cerchiamo
di ricomporci.
Mi schiarisco la voce e arrotolo meglio la coperta, imbarazzata, poi le
chiedo a bassa voce - Cosa diavolo ci facevi qui davanti?!-
- Pensavo - risponde lei, vaga e meditabonda; come se, ora che ha
scoperto cosa vuol dire pensare, ci abbia preso gusto.
Mi mordo la lingua appena in tempo per trattenermi dal fare una
battutaccia, e mi limito a dire -pensavi a cosa?-
- Mmmh. Non so se scendere o no... -
- Certo che no!- intervengo, decisa. Lei mi guarda sorpresa: -
Perchè no?-
- Lascialo almeno dormire in pace...!-
Una scintilla di comprensione si accende nei suoi occhi.
- Nonono, tranquilla, coinqui,
non ho intenzione di saltargli addosso nel sonno... - mi assicura in
buona fede, e anche con un gran sorriso.
Incrocio le braccia al petto, arcigna, e già presagisco la
tempesta.
- ... perchè lo so che è tuo!-
A questa uscita sbuffo così forte che Piccolo Terrier torna
a
rifugiarsi in camera mia, e spalanco le braccia come a dire "fai sul
serio?!"
Ora che Barbie-nuova-versione-riflessiva si è fissata su
quest'idea, Dio solo sa come farò a fargliela cambiare!
- Josh non è mio
- sibilo, sperando che dai miei occhi escano
fulmini e saette, e tendendo nello stesso momento le orecchie per
sentire se al piano di sotto c'è qualche movimento. Quello
sbuffo potevo proprio risparmiarmelo!
Kellie scrolla le spalle, poi incrocia le braccia al petto con indosso
un sorrisino che dice "prima-o-poi-capirai-anche-tu" che mi fa un
tantino imbestialire.
- Mi stupisco che davvero non sia ancora successo niente tra voi: avete
una chimica...!-
Toh, adesso
fa l'esperta scienziata!
- Kellie, siamo amici!-
ripeto, e so già che è sforzo vano, che non
potrò mai ripeterglielo abbastanza da convincerla.
- Allora non ti disturba se ci provo con lui -.
La sua non è una domanda, è una sfida.
Corruccio
un po' di più le sopracciglia, come se fossero la visiera
del mio elmo
e io lo stessi abbassando davanti agli occhi per una maggior sicurezza.
- Se non lo molesti, non mi dà fastidio - mi limito a
borbottare.
-
Ok, allora scendo - bisbiglia lei con una risatina e uno
scintillio negli occhi che preannuncia guai; quel genere di
scintillio
che ha un'amica quando ti propone di rubare "per divertimento".
E poi si fionda giù per le scale.
- No, no, ferma, cosa fai! -
Presa
alla sprovvista, la seguo di corsa e quasi ruzzolo giù per
le scale. -
Dobbiamo ancora parlare della condizione del non parlare con voce
acuta, se c'è lui nei dintorni - sibilo, cercando di
riportarla su a
forza; a occhio, però, è lei la più
forte, o la forza di gravità è
dalla sua parte, perchè, prima che possa impedirlo,
piombiamo tutte e due nel
piccolo disimpegno alla fine delle scale, in equilibrio per miracolo.
Kellie
corre subito al divano, in punta di piedi, con la grazia di un
carrarmato. Io ci vado piano, memore del percorso ad ostacoli formato
da sedie e tavolo.
Mi lancio un'occhiata alle spalle, giusto per
vedere se P.T. si è azzardato ad uscire dalla camera dopo il
mio
terrificante sbuffo, ma non sento nessun caratteristico ansimare che
annunci la sua presenza.
Tiro un sospiro di sollievo, e
finalmente mi azzardo ad avvicinarmi a Kellie, stringendo forte la
coperta. Non so perchè, ma mi sembra di essere
nell'ambientazione di un
film dell'orrore.
Kellie è in adorazione davanti al divano: gli
occhi le brillano, illuminati dalla luce che entra dalla finestra e
sfiora anche il viso di Josh; mi sembra quasi di vederli lucidi, ma non
è davvero possibile che si sia commossa, vero?
- E' così dolce!- bisbiglia allora, con voce acuta e un po'
tremolante.
- Ti immagini svegliarsi ogni giorno con lui vicino?- continua,
sognante. Io mi limito a grugnire, come se trovassi quello che ha detto
una sciocca fantasia da fan ossessionata. Il fatto è,
però, che era proprio quel pensiero, prima, a tenermi
sveglia.
Mi tornavano in mente gli occhi di Josh fissi nei miei quando, nella
capanna, ci sussurravamo le nostre storie, fiato contro fiato ( e un
vago sentore di fanta e cane bagnato), e pensavo a come sarebbe stato
fare così ogni sera, fino alla vecchiaia: condividere gioie
e
tristezze...
Ma sarebbe un po' strano dormire col proprio migliore amico, no?
Kellie rabbrividisce un momento, poi sussurra - Io torno di sopra, mi
fa troppo strano stare qui a fissarlo mentre dorme! Mi sento una
stalker -.
Per fortuna è buio e non vede la mia espressione,
perchè
penso che, invece che rassicurarla riguardo al fatto che sia
perfettamente normale mettersi a fissare le persone mentre dormono,
sarebbe un qualcosa tipo " dovrebbero rinchiuderti in manicomio".
Annuisco in silenzio, poi accenno alla coperta. Cerco di farle capire
di andare pure avanti, che io arrivo subito, e penso che abbia capito,
perchè corre di sopra con un pesante scalpiccio.
Io mi attardo un momento, immersa nei miei pensieri, a fissare la luna
fuori dalla finestra, poi apro la coperta e la stendo alla bell'e
meglio sulle spalle di Josh, tutto raggomitolato come un gatto
infreddolito. La luce della luna permette appena di intuire i
tratti del suo viso, e mi distraggo solo un attimo a notare che,
effettivamente, ha
lascianto un leggero alone di bava sul cuscino.
Improvvisamente, provo allo stesso tempo il desiderio di ridere e un
forte impulso di tenerezza nei suoi confronti.
Prima quasi che me ne renda conto, la mia mano si avvicina ai suoi
capelli e vi indugia in una lenta, dolce, carezza. Mi sento un po' come
le madri, nei film, quando vanno ad assicurarsi che il figlio non abbia
brutti sogni e si fermano ad accarezzargli i capelli, anche se certo
non posso dire di sentire Josh come un figlio. E non so neanche se
davvero i genitori si fermino ad accarezzare la testa ai bambini, o se
sia una cosa che esiste solo nei film, come la questione delle
cheerleader che battono le mani.
So solo che c'è qualcosa che mi si agita in petto, come una
nuvola rosa e tiepida e soffice. E che gli occhi di Josh si sono
socchiusi e lui ha un'aria confusa e sulle sue labbra c'è
una
traccia di sorriso sorpreso. Lui si muove un po' sotto la coperta, e io
scappo di sopra.
Ciao a tutti :3!
Io... boh, non ho molto da dire, se non che spero di sentirvi presto
<3! Oh, e che ringrazio tanto tanto tantissimo Bluebubble per il
suo continuo incoraggiamento ;D Ma tanto vi
toccherà aspettare lo stesso per il bacio >:D!
Bacissimi!
Liz
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Capitolo 24 *** E' tutta colpa della camomilla! ***
pptb è la volta buona?
I miei occhi si spalancano al canto dei disgraziati galletti
Hutcherson, e mi sveglio col naso umido di P.T. schiacciato sul collo.
Il leggero sentore di schifo al pensare al suo muco sul mio collo,
però, è bilanciato dal fatto che Piccolo Terrier
è
molto più morbido da abbracciare, di notte, rispetto ad un
libro... anche se ho sempre paura di schiacciarlo.
Con un mugolio, rotolo giù dal letto e vado in bagno a
lavarmi i
denti, perchè non sopporto di fare colazione col "sapore
della
notte" ancora in bocca e perchè, in fondo, non sono del
tutto
immune alla "Sindrome di Barbie", e ho bisogno anche io di sapere che
il mio aspetto almeno un po' decente lo è.
Oh, ma mi trucco solo perchè questo pomeriggio devo andare a
lavoro, mica perchè Josh è al piano di sotto! Chi
osa
insinuarlo?!
Dopo una decina di minuti, scendo in punta di piedi le scale e mi
infilo subito nel cucinino; mi sporgo solo un momento per controllare
se ci sono movimenti sospetti in soggiorno. Il mio sguardo corre
diretto al divano, ma la montagnola raggomitolata sotto le coperte si
limita ad alzarsi ed abbassarsi ritmicamente a tempo col suo respiro
profondo. Senza pensarci, mi preparo velocemente una camomilla e la
ficco nel forno a microonde, sperando che almeno quella serva a calmare
quelle strane capriole che mi vengono ultimamente allo stomaco.
Solo quando mi metto a frugare nella dispensa sopra il lavandino, alla
ricerca di qualche scatola che ancora contenga qualcosa da mangiare, e
mi chiedo se il rumore che faccio, o quello del piatto che gira nel
forno, sia sufficiente a svegliare Josh, mi rendo conto del mio
orribile
errore. Sì perchè, come tutti ben stanno, di
solito quando il forno a microonde ha svolto il suo dovere, ci tiene a
farlo sapere a tutti con un disgraziato e orgoglioso BIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIP,
che è proprio il suono trapanante che emette nell'istante in
cui mi affretto a tendere una mano verso la
rotellina del timer, inciampando giù dalla sedia per la
fretta. Maledetto
tempismo.
Rimango immobile per qualche secondo, poi, non sentendo rumori che
rivelino il risveglio di Josh, mi avvicino cauta a quel traditore del
forno per tirarne fuori la mia camomilla.
- Ehilà - saluta una voce assonnata alle mie
spalle.
La camomilla bollente che sto bevendo in quel momento mi finisce tutta
su per il naso.
Boccheggiando e tossendo come un pesce che si sia trovato
improvvisamente a volare, allontano la tazza dal naso, che ora gocciola
come una purissima fonte di montagna di moccio alla camomilla, e mi
giro. Josh è di fronte a me, e la coperta gli penzola dalle
spalle come il mantello di un batman improvvisato. Mentre cerca di
appiattirsi con la mano i capelli tutti alzati da una parte con una
smorfia corrucciata in volto, sembra un adorabile bambino che si
prepara per la
parata di Carnevale del paese.
Per qualche momento cerco di evitare il suo sguardo, frugando nella mia
mente alla ricerca
di qualche argomento di conversazione, e intanto alle sue spalle posso
vedere il divano che gli ha fatto da letto, il suo rivestimento un po'
stropicciato, e le scarpe di Josh appena al di sotto, con le punte
convergenti una verso l'altra ed i lacci infilati all'interno.
Quando, finalmente, mi decido a guardarlo, i suoi occhi indugiano nei
miei, e lui stringe un momento le labbra, mordicchiando l'interno delle
guance tanto da far formare delle fossette ai lati della bocca. Sembra
che voglia dire qualcosa, ma che non sia sicuro di esserne disposto.
Sembra che i suoi occhi cerchino una sicurezza, mentre le sue dita
stringono la coperta, forte, come se fosse quel che rimane di un sogno
che non vogliono lasciar scappare. I miei, di occhi, però,
cercano di sfuggire a quella sicurezza come ad una malattia contagiosa,
e vanno a sprofondare il loro sguardo nelle profondità della
poca camomilla che mi è rimasta nella tazza.
- Vuoi...- mi schiarisco la voce, sorseggio la camomilla rimasta per
cercare un po' del contegno che deve essermi rimasto da qualche
parte. Più probabilmente, però, si è
perso da un buco nelle tasche, dato
che la bevanda mi va di traverso e io torno a tossire, perdendo
così ogni briciolo di dignità rimasta.
- Vuoi mangiare qualcosa? - riesco a domandare, infine, ben
rossa in
viso per il gran tossire. - Non abbiamo un granchè, ma
è
rimasto qualche biscotto...-
Mi avvio nel cucinino, accompagnata dal ciabattio delle mie pantofole
troppo grandi, e Josh mi segue, silenzioso nei suoi calzini a righe,
seguito solo dal fruscio della coperta che ancora tiene sulle spalle.
- Senti... - una mano mi tocca il braccio, e io mi immobilizzo, mentre
quello strano mal di stomaco ricomincia, come a prendermi in giro:
"pensavi davvero che la camomilla sarebbe bastata? Hah!"
In più, mi prende uno strano batticuore, come quello che ti
viene di notte quando non riesci a dormire perchè hai bevuto
troppo caffè e sai che non avresti dovuto, perchè
non lo
reggi, e un calore estivo mi si irradia al viso. Per un momento mi
spavento, e mi chiedo se forse questi non siano dei sintomi di una
qualche malattia, se il clima della campagna del Kentucky non sia poi
così salubre come si dice, ma poi mi chiedo: davvero un
dolore
così dolce può portare a qualcosa di male? Forse,
forse è
solo qualcosa che fa parte della vita, e a cui io ancora
non sono
abituata.
Il mio respiro esce in un soffio, ma mi affretto a girarmi,
scontrandomi coi suoi occhi caldi, indefiniti e sorridenti. - ...Grazie
per la coperta -.
Ecco, sono quattro parole: quattro parole ed un sorriso, ma bastano a
farmi capire che si ricorda di stanotte, e probabilmente non solo della
coperta.
La sua potrebbe essere solo una supposizione: potrebbe solo aver
dedotto che o io o Kellie gliel'abbiamo messa stanotte,
trovandosela addosso stamattina, ma c'è qualcosa nel mio
cuore,
nel mio stomaco, che è convinto che non sia così;
ne
è disperatamente convinto: vuole convincersene
tanto da farmi
provare un dolore quasi fisico, e io di nuovo mi chiedo cosa diavolo mi
stia succedendo.
Per un momento mi trovo a combattere con me stessa, contro l'impulso di
dire " Oh, ma la coperta te l'ha portata Kellie ", per vedere cosa
succederebbe. Stavolta, però, non ho intenzione di ritirarmi
e
scappare di nuovo.
- Be'... Dovere - rispondo con un sorriso, scrollando le spalle, mentre
la
muraglia di sicurezza che tiene le distanze tra me e Josh e tiene a
bada il mio stomaco e le sue contrazioni torna a ricostruirsi,
mattoncino
dopo mattoncino, dopo che le parole di Josh l'avevano sfondata.
Josh e io sediamo entrambi al tavolo del salotto, accompagnati da un
mesto acciottolio di
stoviglie che sta a declamare la scarsità delle nostre
scorte
alimentari. In quel momento, un passo
pesante si fa sentire, come un rullo si tamburo, sul soffitto sopra le
nostre teste.
- Kellie è sveglia - annuncio.
La ragazza, la mia "coinqui", oggi è stranamente veloce a
truccarsi, e subito corre giù a dare il buongiorno alla
casa,
riuscendo per puro istinto di sopravvivenza a non inciampare su P.T.
che le corre tra le
gambe, giù per le scale.
- Ciao a tutti!- esclama, spumeggiante come un'onda del mare,
fiondandosi nel cucinino. Non prima, però, che il suo
sguardo
abbia indugiato sulla coperta di Josh per qualche frazione di istante.
Josh la guarda.
Lei ammicca.
Io la guardo. La guardo male.
Lei capisce l'antifona e scrolla le spalle. Questione di attimi, ed
è scomparsa nel cucinino, da cui inizia a provenire il cupo
gorgoglio della moka.
Quindi, ecco il segreto di Kellie; è il caffè che
la
rende sempre così iperattiva! Buono a sapersi; almeno adesso
so
come spegnerle le pile.
Barbie si rifionda in sala da pranzo non appena il caffè
è pronto, come se la visione di Josh fosse per lei
un'irrinunciabile fonte di eterna giovinezza, o qualcosa di altrettanto
indispensabile.
- Allora, dove avete intenzione di scappare oggi?- chioccia, come una
madre che si informa sulle scorribende dei suoi figlioli. Le sue mani
sono strette attorno ad una tazzona di liquido fumante, e i suoi occhi
emergono più svegli che mai tra le ciocche bionde dei
capelli
che le spiovono disordinatamente sulla faccia. Un disordine stranamente
curato, devo dire. Ci scommetto che si è modellata col gel
la posizione
di ogni ciuffetto.
Josh e io ci lanciamo un'occhiata colpevole al di sopra del sacchetto
di biscotti, pensando a Terabithia. Dopo la serata di ieri, penso di
averne abbastanza dell'odore di erba bagnata per qualche giorno.
Inoltre, ho bisogno che i ricordi collegati alla capanna sbilenca
sbiadiscano un po', prima di poterci tornare. E devo chiarire un po' le
idee nella mia testa bacata, prima di tornarci con Josh. Mi sono
sempre
chiesta se basterebbe scuoterla energicamente, per riordinare i
pensieri al suo interno, un po' come si fa con la scatola di un puzzle
per staccare bene tutti i pezzi l'uno dall'altro, prima di aprirla per
riordinarli in un'immagine definita. Peccato che la mia testa non abbia
un coperchio da levare!
- Boh... Be', stamattina dovevo sistemarvi l'impianto di irrigazione...
-
- E poi non ci possiamo allontanare troppo, perchè questo
pomeriggio devo andare a lavoro...-
- Oh, e devo chiamare Connor per avvertirlo che va tutto bene! -
Le ipotesi vaghe escono poco convinte dalle nostre bocche, mentre
Kellie ci osserva, sorseggiando la sua tazza di caffè.
Chissà se anche a quelle come lei il caffè
macchia i
denti.
Il fatto è che, finora, Josh e io non avevamo mai sentito il
bisogno di prefissarci un programma di cosa fare durante la giornata:
tutto veniva come voleva il destino. Adesso, invece, nella confusione
che turbina nella mia testa e che si riflette negli occhi di Josh, una
tabella di marcia sembra indispensabile per portare almeno un po' di
chiarezza.
- Be', io intanto telefono a Connor - si decide Josh, frugandosi nelle
tasche senza risultato, per poi tornare al divano a frugare in mezzo ai
cuscini in cerca del cellulare.
- Io sparecchio - rispondo, alzandomi in piedi anche io.
- L'impianto di irrigazione? - domanda Kellie, scavando col dito nella
tazza in cerca delle ultime tracce di zucchero alla caffeina.
Oh, giusto,
ieri non le ho
detto dell'impianto causa del nostro acquitrino domestico, troppo
impegnata a scampare alle sue domande maliziose! Brevemente, mentre
raccolgo dal tavolo le stoviglie, le illustro la simpatica
dimenticanza del nostro affittuario, che spiega anche l'eccessiva
diffusione della Popolazione delle Zanzare nelle nostre Lande Desolate.
Kellie mi ascolta annuendo, e mi segue fino al cucinino, dove deposito
il mio carico di stoviglie. E' stranamente taciturna, come se avesse
qualcosa che le frulla per la mente e le occupa i pensieri. Prima che
possa seriamente iniziare ad ipotizzare di cosa si tratti, lei si siede
con un balzo sul piano di lavoro di fianco al lavello ed esordisce: -
Quindi per oggi tu e Josh non avete piani precisi -.
Faccio segno di no con la testa, e mi concentro immensamente a misurare
col tappo del recipiente la quantità di detersivo da usare
per
lavare i piatti. Dall'altra stanza proviene la voce di Josh che si
scusa con Connor per non averlo chiamato ieri sera.
- Sai, ho visto che hai comprato uno skate-board... e Josh va sullo
skate... quindi ti ha insegnato lui? -
Alzo lo sguardo e la guardo attentamente negli occhi. Davvero, non
pensavo fosse così perspicace, non avevo idea che fosse
così attenta ai particolari. Scopro che inizio ad
apprezzarla.
Mi scappa un piccolo sorriso al pensiero della scorrazzata in skate
fino al paese, e rispondo - Sì, mi sta insegnando -.
A Kellie si accende una luce negli occhi: - Oh, insegnereste anche a
me? - chiede, tutta infervorata, dimenticandosi di mantenere il tono di
voce pacato e un po' lezioso che la caratterizza di solito.
- Be'... Be', penso di sì - rispondo, pensierosa. Oh, accidenti,
Grace, -mi dico-
è ora di mettere da parte l'egoismo: hai scoperto che
Kellie non è una Barbie come vuole sembrare, quindi falle
provare il tuo skate-board e smettila di cercare di accaparrarti Josh
come se fosse l'ultimo biscotto al cioccolato rimasto in casa!
Proprio in quel momento, Josh entra in cucina, con i capelli tutti
alzati sul davanti, come se ci avesse passato più volte le
mani
in mezzo, e l'aria un po' stravolta.
- JoshOhJoshmiinsegniadandaresulloskateboard? - gli piomba addosso
Kellie, strillando come una gallina allo spiedo.
- Cosa? - risponde lui, spaesato, e il suo sguardo incrocia il mio.
- Che ne dici di riprendere le lezioni di Skate?-
Posso vedere i collegamenti dei suoi neuroni lavorare velocemente
dietro le sue pupille, e finalmente il suo viso si schiarisce in un
sorriso - Ma certo! -.
Il resto della mattinata trascorre velocemente, tra cadute e risate,
mentre Josh cerca di spiegare a Kellie come rimanere in piedi sulla
tavola di legno e lei si ostina a provarci con indosso delle zeppe alte
almeno dieci centimetri. Io, finalmente, imparo a fare le curve, se
pure a prezzo della salute delle mie ginocchia, e, prima di pranzo,
Josh ci delizia mostrandoci qualche salto imparato durante la sua lunga
esperienza.
Ispirata, cerco anche io di fare qualche trip, o trick, o qualcosa del
genere.
Accidenti quanto mi sono gasata, quando ho pensato di esserci riuscita
davvero! Solo che poi Josh ha rovinato tutto, facendomi delicatamente
notare che, se avevo visto lo skate girare per aria, era solo
perchè ci avevo tirato un calcio mentre cercavo di saltare.
Per fortuna, Kellie ha deciso di esprimere le sue grandi doti culinarie
in onore dell'ospite, e ha trasformato tutti i rimasugli trovati in
frigo e nelle credenze in un degno pranzo.
Chissà se spera di conquistare Josh prendendolo per la gola?
Di sicuro ha conquistato me.
Dopo esserci saziati, ci accasciamo tutti e tre sul divano, di fronte
alla TV, almeno finchè non mi accorgo che mancano pochi
minuti
all'inizio del mio turno da Guendalina ed Elvis ed inizio a correre per
casa in cerca della borsa. Per fortuna, in breve la trovo e Kellie e
Josh si offrono di accompagnarmi a lavoro sulla macchina di Kellie, in
modo da approfittarne poi per fare una meritata spesa e, finalmente,
prendere un po' di benzina per fare il pieno alla mia macchina.
Ciao a tutti! Specialmente alle nuove reclute (detti anche "nuovi
lettori-e-recensori") e ai lettori affezionati che ancora hanno la
pazienza di aspettare gli aggiornamenti <3! Sto cercando di
scrivere quando posso, ma ho visto che durante i momenti di distrazione
a scuola non produco molto >.< COMUNQUE, vi avverto che
dopo questo capitolo la situazione si movimenterà un bel po'
:D E finalmente,
direte voi! Be', lo dico anche io, quindi mi limito a salutarvi e a
mandarvi un sacco di baci ^*^! Al prossimo capitolo :)!
Liz
|
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Capitolo 25 *** P.T. la disgrazia. ***
ponte per
Sono a Terabithia. Da sola, questa volta. La luce tenue del mattino
inoltrato si insinua tra i rami degli alberi e macchia di giallo i
miei fogli, mentre una lunga fila di formiche fa la corte al torsolo di
mela abbandonato sull'erba, poco lontano dal mio zaino.
Josh, a quanto ho capito, è partito per Los Angeles e ci
rimarrà per qualche
giorno; deve prendere accordi per un nuovo film, dice.
La penna, intanto, corre veloce sul block notes, passando sopra zone di
ombra e zone di luce, zigzagando tra le sagome delle foglie che
già iniziano ad arrossire sugli alberi, e la mia mente cerca
di rimanere concentrata sul foglio e sulla trama.
Chissà quante Kellie ci sono a Los Angeles, però.
Chissà quante biondine accattivanti stanno tessendo la loro
tela attorno a Josh.
Sbuffo forte, abbandono la penna sul foglio in uno scatto di stizza e
mi lascio cadere a pancia in sù sulla coperta che ho steso
per terra.
Io non sono gelosa. Sono solo preoccupata per lui.
Chissà che razza di gente si può incrociare in
una
città del genere! Potrebbe finire irretito da un trans, da
un
serial killer, un appassionata di sado-maso, o...
- Bleah, P.T., cosa credi di fare?! - salto su all'improvviso, cercando
di allontanare dalla faccia la lingua di Piccolo Terrier, che
è
rimasto qui a compensare l'assenza del padrone.
Questa bestiola, ultimamente, si è messa in testa l'assurda
idea
di potermi leccare in faccia con la scusa che sono triste per la
dipartita del mio compare. Ma non sarà così
facile farmi
abbassare la guardia, no di certo!
Un rombo di tuono spezza il silenzio di Terabithia.
Ormai l'autunno si sta avvicinando, e le piogge sono sempre
più
frequenti. Per fortuna, però, almeno i temporali si stanno
diradando... A quanto pare, però, ce n'è rimasto
ancora uno. Oh, come sono contenta!
... Ovviamente, il mio era sarcasmo.
Il cielo è nero, coperto di nubi minacciose, e un vento
latore
di cattive notizie fa stormire le foglie degli alberi, riempendo la
piccola radura davanti alla capanna con un mormorio inquietante.
- Andiamo, P.T., prima che inizino a spuntare i Troll - borbotto,
prendendo il cagnolino sotto un braccio e lo zaino sotto l'altro.
Questo posto suggestiona un sacco, accidenti!
E' proprio per questo che mi piace tanto venirci a scrivere.
E forse anche perche mi ricorda Josh.
E perchè non c'è Kellie a distrarmi con
le sue chiacchiere.
Ma, soprattutto, perchè non devo preocuparmi di dove P.T.
faccia pipì, purchè non la faccia su di me.
In pochi minuti sono a casa: stavolta ero in macchina, per fortuna.
Quando entro, trovo Kellie ai fornelli e la sorprendo a cantare e
ballare scatenata sulla base di " Gimme baby one more time " mentre
tira fuori una teglia dal forno.
- Tesoro, sono tornato - faccio, con voce cavernosa, fingendo di essere
un marito burbero di ritorno da lavoro.
- Oh, caro, sei in anticipo! - cinguetta lei, stando al gioco e venendo
ad abbracciarmi.
Veloce, sguscio come un'anguilla da sotto le sue braccia prima che
possa davvero stringermi a sé (ma cos'hanno tutti, in questi
giorni? Sembra San Valentino!) e vado a sbirciare cos'ha messo in forno.
Devo dire che, se da un lato sento tantissimo la mancanza di quello
stupido di Josh, dall'altro, almeno, mi sto avvicinando a Kellie.
Diciamo che stiamo "compilando il nostro vocabolario": stiamo imparando
a capirci a vicenda.
- Cosa si guarda, oggi? - domando, alzandomi, dopo aver appurato che in
forno stanno cuocendo delle patate arrosto. Proprio nello stesso
momento,
lei chiede con un sorrisone - Che cos'hai scritto di bello, oggi? -.
Oh, oh, pausa: non crediate che le stia facendo leggere le avventure
della mia
panettiera! Nessuno a parte Mary Margaret ha mai letto quello che
scrivo, e sicuramente passerà del tempo prima che le mie
storie
possano vedere la luce del sole; tuttavia, in uno sprazzo
d'incoscienza, una volta ho spiegato a Kellie cosa faccio quando sto
via per mattinate intere, e ora la aggiorno a grandi linee su come
procede la trama. Ogni tanto. Se sono di buon umore.
Insomma, capitemi, ho bisogno di un qualche commento! E, cosa davvero
fantastica, lei si è anche appassionata alla storia: ci
credete se vi dico che addirittura mi rimprovera, se secondo lei scrivo
troppo lentamente e, di conseguenza, ci metto troppo ad aggiornarla?
Inoltre, ho acconsentito a vedere la sua collezione di film su Josh,
dato che non sono male... e che ho bisogno di nuovo materiale per cui
prenderlo in giro, quando tornerà.
I film io e Kellie li iniziamo mentre pranziamo, di solito, e facciamo
in tempo a finirli giusto giusto per quando devo salire in macchina e
andare a lavoro. In questi giorni faccio sempre il turno pomeridiano,
così di mattina posso svegliarmi presto (relativamente) e
scrivere... e la vita è strana, ora che ha riacquistato una
routine.
***
Oggi, a quanto pare,
è giornata di riposo.
Sto giusto scribacchiando un'idea su un tovagliolo, appollaiata sul
bancone, quando Elvis mi raggiunge, asciugandosi le mani su uno
strofinaccio.
- Vai a casa, Grace: con questo tempaccio, non verrà
nessuno! E ti conviene essere a casa per quando
inizierà a
venire giù il cielo -.
Lo ringrazio profusamente e mi affretto a salire nella mia macchina
scalognata. L'aria è elettrica, come se ancora mancasse
qualcosa: come se la giornata dovesse ancora dare il meglio di
sé... O il peggio, vista la frequenza con cui i lampi
illuminano
il cielo oltre il parabrezza.
Non mi sono mai piaciuti i temporali: mi mettono ansia. E di certo il
fatto di essere chiusa in macchina non mi fa sentire al
sicuro;
piuttosto che credere che sia il luogo più sicuro in
cui stare durante un temporale, capace di proteggere dai fulmini e
scaricare l'elettricità a terra, mi sento come se fossi
all'interno di una scatolina di latta che sta per essere messa sul
fuoco: come se la lamiera attorno a me, in caso di fulmini, servisse
solo
a farmi cuocere più velocemente.
Un tuono scoppia, improvviso e violento, e mi fa strillare di paura.
Batto in fretta gli occhi, cercando di scacciare le lucine che il flash
del lampo mi ha acceso negli occhi e, uhm, forse anche di darmi un po'
di contegno.
La pioggia ha iniziato a picchiare più insistentemente sul
tettuccio, e io ingrano la quinta, sperando di arrivare a casa il prima
possibile.
Quando apro la porta di casa, lasciando l'ombrello a sgocciolare in un
angolo, sono davvero soddisfatta di essere riuscita a raggiungere
casa pressochè asciutta. La prima cosa che vedo è
il
sedere di Kellie che sbuca da dietro il divano; da lì giunge
anche la sua voce soffocata: - Ma dove sei? Tesoro... vieni qui... -.
Non riesco a decifrare il suo tono, e per un momento mi torna in mente
il giorno in cui pensavo che lei e Josh stessero giocando a nascondino
in casa, mentre in realtà Kellie stava solamente cercando
P.T.
- Joshy?- chiama Kellie, in quel momento, riemergendo da dietro il
divano con il viso arrossato di chi rimane a testa in giù
troppo
a lungo. La sua espressione è preoccupata, così
come il
suo tono di voce. L'unica cosa a cui riesco a pensare, prima di capire
cos'è successo, è "Accidenti, ancora non ha capito
che non risponde, se lo chiama con quel nome?".
Sono
di nuovo in
macchina. Kellie non è con me. Batto velocemente
gli occhi
una, due, tre volte, per impedire che si offuschino di lacrime.
Come diavolo ha fatto a non accorgersi che P.T. non si faceva
sentire da ore? Di solito sta sempre tra i piedi! E' come non
accorgersi che per tutta la giornata sei andata via senza una scarpa.
E perchè accidenti P.T. è uscito con
questo tempo?!
A lui non piacciono i temporali: al primo rombo di tuono si nasconde
sempre sotto al mio letto, e da lì non esce
neanche se gli faccio i grattini (cosa che di
solito riesce
a convincerlo a fare di tutto). Adesso, però,
sotto il mio letto non
c'è, nè sotto alcun mobile di casa. Non
è nemmeno a casa
Hutcherson, perchè lì abbiamo telefonato e Connor
ha
detto di non averlo visto. C'è solo un altro posto che quel
trepido cagnolino conosca, ed è lì che
vado a
cercarlo: Terabithia.
Lascio la macchina in strada a qualche centinaio di metri da casa
Hutcherson, i fari puntati verso il boschetto. Cerco di
scacciare
l'idea che P.T. sia venuto a Terabithia perchè a casa non
trovava nè me, nè Josh. Mi sento in colpa come
una madre
che lascia chiuso il figlio in macchina mentre va a fare la spesa e ci
mette mezz'ora più del previsto, senza prendere in
considerazione le conseguenze.
Cerco a tentoni l'ombrello, sul sedire posteriore, ma le mie
mani incontrano solo la ruvida tappezzeria. Merda! Devo averlo
dimenticato a casa, visto che sono partita come una furia. E lo sapevo
che doveva esserci una sorta di Karma: non era possibile che passassi
asciutta tutta la giornata, con un bel temporale a turbinare sulla
cittadina!
Tiro su il cappuccio del cappotto e scendo dalla macchina a testa
china, cercando di proteggere il viso dalla pioggia sferzante. Mi
inoltro rapidamente nel boschetto, dove i rami degli
alberi riparano un po' dall'acqua, e chiamo Piccolo Terrier a
gran
voce, più e più volte, nel caso si sia perso
nelle
vicinanze o si sia rifugiato tra le sterpaglie al rumore dei primi
tuoni. Nessun
rumore giunge in risposta, però.
Perchè diavolo i cani rispondono non appena li chiamano, nei
film? Poi ti danno l'illusione che funzioni così anche nella
realtà.
Allontano di malagrazia una specie di ramo che mi intralcia il
passaggio, e questo ritorna indietro troppo presto, colpendomi
all'altezza dello stomaco e lasciandomi senza respiro e indispettita.
- P.T.!!!- urlo, frustrata, sentendo che la pioggia comincia a
impregnare il cappotto.
Finalmente, un uggiolio mi risponde.
Sono arrivata alla sponda del ruscelletto che bisogna attraversare per
raggiungere la capanna di Josh, ma mai come adesso quel piccolo corso
d'acqua mi è sembrato minaccioso: l'acqua scorre livida e
impetuosa, trascinando con sè rametti e foglie, oltre ad un
sacco di terra. Ricorda molto una zuppa annacquata. Bleah.
Piccolo Terrier è sull'altra sponda del canale,
bagnato
fradicio e pieno di freddo. Mi guarda, tremando, e abbaia. Ma come
cavolo gli è venuto il coraggio di attraversare quel ponte,
quando non lo faceva neppure nei tempi in cui il fiumiciattolo era in
secca?!
Mi avvicino, cauta, e tendo le mani verso di lui. - Dài
cucciolo, vieni! Cosa aspetti? -. In questo momento, il ponticello non
è un granchè invitante... anzi, sembra proprio
marcio, e
non mi fa una gran voglia di salirci sopra, quindi decido di cogliere
l'occasione per esercitare le mie doti di persuasione (che di solito
sono abbastanza penose, ma... ehi, se c'è un tempo per i
miracoli, direi che questo è quello giusto!).
Quel disgraziato di un cane abbaia di nuovo, ma non si muove di un
passo.
Ha paura del ponte, questo lo so, perchè io e Josh l'abbiamo
sempre portato in braccio quando attraversavamo, e proprio per questo
non riesco a spiegarmi come abbia fatto all'andata.
Probabilmente l'ha spinto la forza dell'amore per me e per Josh.
Modestia a parte.
Per un momento mi trastullo con quell'idea, poi passo a darmi della
stupida per non essermi portata qualcosa da mangiare dietro,
perchè nei libri funziona sempre, quando si tratta di
adescare i
cani e convincerli a fare quello che vuoi con un bel pezzo di pancetta;
infine, mi decido ad andarlo a recuperare e cerco con lo sguardo la
corda che di solito usiamo per attraversare
con più sicurezza il ponte, ma non la vedo da nessuna parte.
Il legno del ponticello, giusto per rendere le cose più
facili,
è diventato tutto sdrucciorevole, a stare per ore sotto la
pioggia: me ne accorgo quando ci appoggio la scarpa sopra e per poco
non finisco gambe all'aria. Però devo sbrigarmi
perchè il
temporale si sta avvicinando e sono ben consapevole di essere in mezzo,
assieme a P.T., a una miriade di attira-fulmini - comunemente chiamati
"alberi" -.
Piano piano, continuando a parlare a P.T. per tranquillizzarlo, mi
abbasso in ginocchio e inizio ad attraversare a gattoni il tronco
ricoperto di viscido muschio. In questo modo, in teoria, se dovessi
perdere
l'equilibrio, dovrei solo sedermi sul tronco.
- Piccolino aspettami lì, calmo... - mormoro, quando sono
ormai a un paio di metri da lui.
P.T. guaisce, poi spicca una corsa.
Lo vedo al rallentatore: il suo muso che si apre in una specie di
sorriso canino, con la lingua sbilenca da un lato, poi lui che spicca
un balzo e salta sul tronco, zampetta velocemente, scivola, si rimette
in equilibrio, scivola ancora...
Cade.
Per un istante rimango paralizzata, e l'unica cosa di cui sono
consapevole è il mio cuore che batte all'impazzata, sempre
più forte, sempre più veloce, come se stesse
prendendo la
ricorsa per balzare fuori dalla mia gola e schizzare al seguito di
P.T., poi mi riscuoto e mi lancio in avanti con un urlo, cercando di
fermarlo.
La mia prontezza di riflessi fa pena, penso ormai lo sappiano tutti, e,
quando batto forte il mento sulla corteccia bagnata del tronco, gli
occhi colmi di pioggia e di lacrime, penso sia solo frutto della mia
immensa goffaggine. Mi ci vuole qualche istante a realizzare che
è stato un peso a tirarmi giù così
all'improvviso:
un qualcosa che mi tira giù il braccio come se un troll dei
ponti stesse cercando di tirarmi di sotto. Lancio un urlo, poi,
ricordandomi che i troll non esistono, e che comunque neppure loro
resisterebbero ad una corrente così forte nel fiume, mi
azzardo
a guardare il mio braccio.
P.T. è lì, con i denti ben piantati nella manica
imbottita del mio giubbotto e le tozze zampette ad agitarsi nel vuoto.
Rido tra le lacrime, e faccio forza col braccio per tirarlo su. Faccio
appena in tempo a stringerlo al petto, che la terra dall'altra parte
del canale, indebolita dalla pioggia, frana rovinosamente.
Zolle di erba, sassi e terra piombano nell'acqua, sollevando poderosi
schizzi grigiastri che travolgono me e Piccolo Terrier, ci inzuppano
come un'acquazzone proveniente dal basso, e l'acqua e il suo gorgoglio
sono dappertutto.
Il mio viso è fradicio, il pelo di P.T. ancora di
più, e il muschio è così viscido che
per un momento sono sicura di aver perso la presa e di essere finita
sott'acqua; trattengo il respiro e strizzo gli occhi ma, quando la
situazione si calma, realizzo che l'acqua che mi entra nel naso
è solo la pioggia che gocciola dal tronco.
Perdo un attimo a tirare un sospiro di sollievo, poi cerco di capire se
la situazione adesso è meglio o peggio di quella di prima.
Be', indovinate? Dalla padella alla brace.
Il ponte adesso è pericolosamente inclinato, sprofondato di
quasi un metro dalla parte da cui sono arrivata, e io ci sono appesa
solo con un braccio -dato che l'altro è impegnato a tenere
stretto P.T.- e con le gambe. Anzi, penso che le gambe, più
che essere aggrappate al tronco, ci siano incastrate: vedo chiaramente
un lembo della maledettissima
zampa ad elefante dei miei jeans infilzato da un rametto
aguzzo che svetta tra la stoffa come la bandiera americana sulla Luna.
Di fronte alla mia faccia c'è il legno della corteccia, e
penso che un po' ne sia finito anche sulle mie guance, dato che le
sento bruciare per i graffi. Oltre il legno vedo l'azzurro cupo del
cielo quando piove, e questo vuol dire che il tronco è
finito sottosopra e che adesso il mio braccino impotente si trova
contro anche la forza di gravità.
Maledetta la mia sfortuna!
... Maledetta la mia ossessione per i jeans a gamba larga!
... Maledette anche le mie braccine, che stanno già tremando
per lo sforzo di tenersi agrappate al tronco e, allo stesso tempo,
sostenere il peso di P.T. (se mai sopravviveremo, è la volta
che metto a dieta il cane!).
Passo ancora qualche beato minuto a maledire tutto quello che mi passa
per la testa, cercando così di mantenere qualcosa che almeno
vagamente assomigli alla calma...
Poi inizio a singhiozzare forte, convulsamente: le lacrime mi bruciano
salate sulle guance piene di graffi e rimangono calde qualche istante
appena, prima di uniformarsi al freddo della pioggia che mi batte sul
viso, e io mi sento una specie di assurdo Koala depresso, aggrappato ad
un ramo di bambù con in braccio il proprio figlioletto. Io,
però, non sono in grado di arrampicarmi come i Koala,
tenendo allo stesso tempo in braccio qualcosa! Sono in una stupida
situazione di stallo: non posso tirarmi su senza mollare P.T.
Il giubbotto, ormai, è zuppo di pioggia e sta diventando
scivoloso anche lui; i pantaloni si sono bagnati sul sedere e, credetemi, non mi
son fatta niente addosso (anche se la pipì mi scappa da
morire), ma il livello dell'acqua si è alzato, io ho il
sedere ingombrante, quindi ormai sono quasi in ammollo. Ho voglia di
lasciarmi cadere: il salto non è grande, ma l'acqua
è profonda, grigia, melmosa e, soprattutto, la corrente
è fortissima.
Spiego tutte queste cose a P.T., a bassa voce, continuando a battere le
ciglia per scacciare l'acqua e le lacrime, e a battere i
denti per il freddo. Non penso lui capisca molto di quello che dico, ma
se non altro serve a non farmi dare di matto. No, aspettate,
è da matti parlare da soli? Diavolo!
Cerco di riflettere, continuando a parlare, e mi immagino perfino un
dialogo con P.T., che puzza sempre più di capra bagnata. Di
capra bagnata che non si lava da un sacco.
- No, P.T., non posso spingerti sopra al ponte - bisbiglio, in tono
confidenziale - perchè? Be', perchè lo sai che ho
le braccine deboli, no? Sì, lo so: che pena! Se ci salviamo,
giuro che vado in palestra -.
Ci penso un po', e decido di non dirgli che comunque non mi fiderei a
metterlo sul ponte, anche se non avessi le braccia immobilizzate dai
crampi, perchè lui poi potrebbe scivolare giù di
nuovo e allora sarebbe stata tutta fatica sprecata. Insomma, meglio non
instillargli dubbi sulle sue capacità: se sopravvive ne
sarebbe per sempre amareggiato.
Penso che potrei rimanere appesa qui, come un pipistrello rinsecchito,
tanto le mie dita congelate non si staccherebbero dal legno del
ponticello prima di primavera, e P.T. potrebbe... mmmh... mangiarmi il
fegato, o cose del genere, per sopravvivere, crescere e diventare un
Piccolo Terrier Adolescente e finalmente tirarsi su, o venire trovato
da Josh...
Ehw, no, non voglio che P.T. mi mangi il fegato!
- Non ci provare neanche - dico, severa, cercando il suo sguardo.
- Però... puoi usare il mio giubbotto come tana, e puoi dire
agli uccellini che possono farsi il nido tra la stoffa dei miei
pantaloni, lì sul rametto: terrà caldo ai
piccolini... E... ma sta' tranquillo, Josh torna tra qualche giorno...
lui... lui verrà sicuramente a cercarti qui, quando
saprà che... quando... quando saprà che nessuno
ci ha pensato e che non... ci hanno trovato da nessun'altra parte... -
Comincio ad avere la bocca impastata per il freddo, e la cosa mi
spaventa. Certo, ormai non ho più molte speranze,
però... non pensavo fosse così brutto...
così...
E, nonostante non senta quasi più nessuna parte del corpo,
continua a scapparmi da morire la pipì.
Gioite, popolo,
gioite :D!
A parte gli scherzi, ecco finalmente il capitolo xD Mi scuso
immensamente, davvero immensamente, ma proprio tantissimo, per il
ritardo, anche se ormai mi sa che è diventata una prassi D:
Spero che questa specie di "iniezione d'azione" vi sia piaciuta e...
Be', ecco, la storia finisce così u_u Grace muore
assiderata, P.T. le mangia il fegato per sopravvivere (quel bastardo!)
e poi si mangia anche gli uccellini che le hanno fatto il nido sui
pantaloni, poi Josh lo ritrova e si sposa con Kellie per poter
compiangere per bene la morte della sua amata a cui non ha mai detto
che la amava 3:
Quindi, ecco, vi ho raccontato tutto: a posto!
No, scherzo, il prossimo capitolo (in cui -spoiler!- Grace si
farà la pipì addosso!) arriverà appena
lo copio :D
E... mmmmh... Grazie alle persone che con tanta pazienza scrivono una
recensione, che mi fa proprio contenta (<3), un grazie speciale
a chi fa proprio a
questa ff la sua prima recensione e a chi la mette nelle
preferite e nelle ricordate :D Grazie, davvero graziegraziegrazie!
Baci, Liz :)
P.S. avevo anche trovato un'immagine che sembrava proprio Terabitia
come l'immagino io, ma non riesco a caricarla T_T
|
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Capitolo 26 *** Sogno di una notte di mezza estate. ***
ghkdlal
Ormai non riesco a smettere di rabbrividire, e la pioggia si infila
insidiosa perfino giù per le maniche del giubbotto. I miei
pensieri si alternano tra "ma possibile che sia così sfigata
da trovarmi nei guai proprio in un posto che non conosce nessuno?" e
"ma perchè mai sulla terra P.T. doveva scegliere di scappare
proprio qui!", ma sempre più spesso tornano ad indugiare su
Josh.
Josh.
Josh.
Jooooooooooosh.
Hmh, se ve lo state chiedendo, questo è il mio modo di
richiamarlo mentalmente. Di provarci, almeno.
Che cosa inutile! Tanto ci metterebbe ore ad arrivare qui, anche se
disponesse di un Jet supersonico.
E io non ho nemmeno dei veri poteri telepatici!
Sospiro, e P.T. uggiola piano, incuneando la punta del muso freddo
sotto la sciarpa, contro il mio collo. - Amico, cosa fai!
Cerchi di peggiorare la tua situazione? - lo rimprovero, cercando di
allontanarlo soffiandogli sul muso, dato che mani, piedi, e qualsiasi
altra parte utile del mio corpo è o impegnata o congelata
fino al midollo.
- Tanto ormai ti ho già piazzato in Purgatorio, al girone
dei Guastafeste: potrai tornare ad aspirare al Paradiso solo dopo
immani fatiche! -.
Piccolo Terrier torna a guaire, ma il mio cuore ormai è
congelato quasi quanto le mie mani: Purgatorio è, e
Purgatorio rimane!
Mentre cerco di autoindurre al congelamento anche la mia viscica
straripante di pipì, inizio a riflettere smielatamente su
come il mio Paradiso fosse qui, a Terabithia, e su come bastassero un
cane ed un Josh a popolarlo alla perfezione... Vorrei farlo sapere a
Josh (ecco a cosa servirebbero i poteri telepatici!), quando mi manca.
E quanto mi è mancato in questi giorni. E probabilmente
quanto mi mancherà ogni volta che si dovrà
allontanare per lavoro.
Per fortuna ho P.T.
Per fortuna ho Kellie, e lei almeno non va a cacciarsi nei boschi
quando c'è il temporale!
Basta un secondo, e - BAM!- vengo colpita dall'improvvisa
consapevolezza di quanto ho, di quando non voglio abbandonare. Di
quanto sono fortunata e di quanto io voglia vivere.
Mi ritrovo a pensare così intensamente a Josh che, tutt'a un
tratto, mi sembra perfino di sentire la sua voce, per quanto assurdo
possa sembrare. Forse sono le famose allucinazioni di chi sta morendo
per assideramento.
Eppure... la sento di nuovo, e non dice niente di originale: solo
"Graaaace... Graaaaace? Pi Tiiiiiiiiii?". Sembra che stia cercando di
chiamarmi telepaticamente anche lui, ah ah ah. Cavolo, eppure pensavo
che la mia mente da scrittrice, così propensa ai filmini
mentali, mi avrebbe riservato qualcosa di meglio per gli ultimi
momenti. Qualcosa tipo "Grace, è questo che combini quando
me ne vado? Bene, non mi allontanerò mai più.
Maimaimai più. Davvero mai! E alleveremo P.T. in modo che
non cresca come un adolescente disgraziato, spacciatore e bullo. Lo
faremo insieme, ok?".
No, dai Grace, puoi fare di meglio!
- Grace? Grace!
-
La voce è sempre più vicina, sempre
più reale. Faccio appena in tempo a bisbigliare "Sai, credo
di star diventando pazza" nell'orecchio di P.T., che si è
raddrizzato come se sentisse anche lui la voce del suo padrone, quando
un intenso fascio di luce mi colpisce il viso. Per un momento, arrivo a
pensare che sia tutto vero.
Poi le mie mani perdono la presa, e piombo nell'acqua gelida.
Ci avete creduto davvero? Insomma, ormai dovreste conoscermi! Grace non
molla.
Grace però fa domande sceme, tipo - Josh, sei tu? - a
qualcuno che ha la voce di Josh, l'altezza di Josh, la sagoma di Josh,
il giubbotto di Josh e che è illuminato da dietro dai fari
della mia macchina come un angelo che scende immerso nella luce divina.
- Grace! - esclama lui, battendomi in originalità (ehy,
avrebbe potuto essere P.T. o uno scoiattolo incantato a parlare, no?),
felice e terrorizzato allo stesso tempo.
Rimaniamo in silenzio un istante, con la luce della torcia a creare una
specie di ponte tra le nostre figure. Cerco i suoi occhi nel buio, ma
il suo viso è fuori dalla zona illuminata e il suo sguardo
non può tranquillizzarmi come fa di solito; allora scoppio.
- P.T. sta per cadere! - gemo, e Josh pare riscuotersi all'improvviso.
- Aspetta, non mollarlo! Non mollare!
- esclama, saltando sul tronco incastrato a circa un metro sotto il
livello dell'erba e facendolo traballare paurosamente. Mi scappa un
urlo, ma lo soffoco per non spaventarlo: non può fare
l'incauto sulla corteccia sdrucciorevole
solo perchè sono spaventata: ho resistito ore,
posso aspettare qualche minuto. Non so, però, se le mie
braccia possano. Mi formicolano da morire, quasi non le sento
più, e le dita delle mani sono così gelate che
ormai non riconoscono più nemmeno la ruvidezza della
corteccia sotto i polpastrelli.
Quando mi raggiunge, Josh si china su di me. Si inginocchia piano sul
ponticello, attento a non pestarmi la mano, poi ci posa sopra le sue ed
un calore dolcissimo mi carezza qualche istante la pelle prima che
ricordi di possedere delle unghie congelate che mi trapassano la pelle
come spilli.
- Prendilo - bisbiglio, riferendomi a P.T. - però... non ce
la faccio a muovere il braccio -. Il braccio è rovente,
sembra invaso dalle formiche, e non riesco in nessun modo a fargli fare
quello che voglio: è immobile, avvolto attorno al cagnolino.
Josh annuisce, cerca di rimanere impassibile, ma vedo il muscolo della
sua mascella contrarsi e per un momento una scintilla di inadeguatezza
gli offusca gli occhi brillanti. Tiene la sua mano ferma sulla mia, su
quella che si aggrappa al tronco, come a bloccarla lì e,
mentre si china fin quasi a stendersi sull'albero per raggiungere P.T.
col braccio, il suo volto sfiora il mio, bagnandosi di pioggia e
lacrime. Il naso sfiora il mio e, quando lui batte le palpebre, posso
distinguergli le ciglia incollate dalla pioggia. Il suo respiro caldo
porta un po' di sentisilità sulle mie guance ghiacciate: -
Sta' tranquilla, è tutto a posto. Ce la facciamo- sussurra,
cercando il mio sguardo, mentre si alza in ginocchio con P.T. stretto a
sè.
Io annuisco forte e mi mordo forte le labbra perchè Josh non
le veda tremare. Non voglio che sappia che non ci credo che
uscirò viva da lì.
L'acqua scorre impetuosa sotto di me, a neanche un metro dalla mia
schiena, ma gli schizzi gelati continuano a colpirmi e i miei arti
probabilmente non perderanno la presa... si staccheranno semplicemente
dal mio corpo, e allora non mi rimarrà altro che precipitare
in acqua, incapace di nuotare per sopravvivere, senza
possibilità di tornare a galla.
- Vai a mettere P.T. al sicuro, io... io aspetto qui - mormoro. Come se
avessi altra scelta. - Chiudilo in macchina: ho parcheggiato la mia
all'inizio del sentiero... Così non rischia di rificcarsi
nei guai -.
Josh non mi ascolta nemmeno. Traffica qualche istante con Piccolo
Terrier per ficcarselo nel giubbotto, chiude la cerniera, stringe il
laccio in vita perchè il cane non scivoli da sotto e, prima
che possa realizzare la cosa, si riabbassa, mi stringe il braccio
attorno alla vita, mi stacca la mano dal tronco e mi tira su.
Mi scappa un gemito di dolore dalle labbra. Qualcosa gli impedisce di
portarmi via da lì, la mia gamba urta sul legno: il
pantalone è ancora incastrato sul ramo. E' come se avessi
messo le radici su quel dannatissimo luogo di tortura! E so che, se
Josh mi molla adesso, se mi chiede di riattaccarmi al
pontefinchè libera la mia gamba, io non ce la
farò a tenermi. Non ce la farò a non scivolare
nell'acqua grigia.
Cerco un'ultima volta il suo sguardo, e quello mi dice che lo sa anche
lui: lo sa che non ce la faccio più. Inizio a tremare
incontrollatamente, e Josh mi stringe più forte; sento P.T.
agitarsi sotto il suo giubbotto, tra i nostri corpi. Poi Josh tira
qualche calcio alla cieca dietro di sè, e improvvisamente il
secco schiocco del ramo che si rompe spezza il gorgoglio della pioggia:
la mia gamba è libera, e io sono stretta a lui.
Piango forte, mentre lui mi porta in braccio al sicuro e mi mormora
qualcosa tra i capelli, fradici. Mi lascia dolcemente sull'erba per
avere le mani libere e poter ficcare Piccolo Terrier nella sua
macchina, parcheggiata poco più in là e tutta
infangata - e solo adesso capisco che era della sua macchina, la luce
che lo illuminava da dietro: la mia era sempre stata molto
più indietro, al limitare del boschetto, e per quello tutta
la luce comparsa all'improvviso era stata così spiazzante -,
poi torna da me e mi si accuccia di fronte. Io sono seduta a gambe
aperte, sento gli arti molli e sto cercando di capire se fanno
così male perchè finalmente il sangue ha
ricominciato a scorrere in tutti e due i versi, o se mi stanno solo
dicendo addio prima di andare in cancrena e staccarsi.
Josh mi alza il viso con gentilezza e lo studia, preoccupato. Sento
qualcosa di caldo che dal mento mi cola sul collo; credo sia il sangue
di quando ho battuto sul tronco, ma non mi importa. Dopo avermi pulito
delicatamente il viso con la manica, Josh mi aiuta ad alzarmi in piedi,
piano, con cautela, e quando barcollo un po' mi prende tra le braccia e
mi stringe forte.
Solo in questo momento capisco quanto anche lui abbia avuto paura.
Mi aggrappo forte al suo giubbotto fradicio, e rimaniamo
così, fermi, immobili, per qualche secondo. Adesso tremiamo
un po' tutti e due e forse è per quello che ci stringiamo
così forte: per rubarci un po' di calore a vicenda, ma
soprattutto perchè, stando vicini, sentiamo un calore che ci
riempe dentro, un calore tenero che non ha niente a che fare con i
nostri inutili giubbotti e che non può essere spento nemmeno
dalla pioggia.
Preda di quei pensieri, mi allontano un po' da lui e cerco il suo
sguardo. Allo stesso tempo, però, avverto l'istinto
spontaneo di chiudere gli occhi. Le ciglia mi sfocano la vista quando
si incontrano, sempre più veloci in un turbinio imbarazzato,
proprio mentre le punte dei nostri nasi si fanno tanto vicine da
potersi sfiorare, proprio mentre il mio mento si alza e il suo si
inclina impercettibilmente e sento il suo respiro scaldarmi il viso
bagnato. E' un respiro calmo, trattenuto, carico di promesse ed
incertezza, che contrasta con il battere furioso del suo cuore e del
mio, ma, soprattutto, col mio respiro affannoso e spezzato.
Il naso mi pizzica, il cuore sta per scoppiarmi in petto... E'
così che ci si sente quando si sta per baciare una persona?
Come se si stesse per starnutire?
E, tuttavia, mentre il cuore mi batte furioso in gola e il naso mi
pizzica sempre più ferocemente, mi chiedo se è
questo il momento giusto... E' la cosa giusta da fare? Sembra così tanto
una scena da film, di quelle pittoresche che mai nessuno potrebbe
pensare di vivere davvero...
Forse Josh ha una qualche deformazione professionale che lo costringe a
baciare le persone ogni volta che si trova in una "situazione da film",
anche se non è davvero il caso e lui in realtà
non ne ha alcuna intenzione... E io, poi, lo voglio davvero?
Però lui sembra così romantico quando bacia le
persone nei film, e... e... e... ECCIUUUUUUUUUUUUUUUU'!
E HELLOOOOOOOOOOOOOOOOOO
:D! Sono stata brava? Ditelo che sono stata brava u_u!
Stavolta sono riuscita ad aggiornare presto perchè avevo il
testo pronto, dovevo solo scopiazzarlo al computer *v* Quindi...
Beee'... Soddisfatte :D? Lo so, lo so... sono una romanticona: adesso
non smetteranno più di sbaciucchiarsi e passeranno il resto
della FF a pomiciare, ok u_u?
Ovviamente NO!!! Perchè la crudeltà non
è un'opinione e perchè non sarebbe divertente u_u
Comunque, fatemi sapere se vi è piaciuto il capitolo, se non
vi è piaciuto, o qualsiasi altra cosa vi passi per la mente
:D!
Ciao ciao <3!
Liz
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Capitolo 27 *** Fine di un incubo. ***
ultimerrimo
Josh fa un balzo indietro e per un pelo non rischia di inciampare e
finire lungo disteso per terra. La sua faccia è...
stupefatta, a dir
poco, anche se penso che sia più o meno lo specchio della
mia; forse
solo un po' meno mortificata.
I suoi occhi sono spalancati, la bocca
anche, le mani allargate ai lati della faccia, come a proteggersi da un
nuovo attacco aereo. E la mia faccia, be', è in fiamme.
Quasi non so se a farla pulsare sia il sangue sotto la pelle
o la
pioggia che ci picchietta sopra, e per un momento mi nascondo il viso
tra le mani, piena di vergogna.
Josh rimane fermo, un po' interdetto, poi accenna un passo verso di me.
- Scusa! -
esclamo, e la voce mi esce soffocata da dietro le mani. - Io davvero
non so come... perchè... oh, che schifo:
scusami! -. Lascio che il mio viso riemerga tra le dita, a fare una
ricognizione della sua espressione. - Credimi, ti darei un fazzoletto,
- mi sento in dovere di aggiungere - se solo non fosse fradicio -.
Lui
scoppia a ridere, poi mi mette una mano sulla spalla, riavvicinandomi
un
pochino a lui. - Tranquilla, sono riuscita ad allontanarmi in tempo per
evitare il grosso della valanga - mi assicura.
Non posso che tirare un sospiro di sollievo, anche se non so se
credergli davvero.
Una volta raggiunta la sua macchina, Josh cerca di convincermi a
entrare a cambiarmi. Ok, la macchina ha i finestrini oscurati e io mi
fido abbastanza di lui per sapere che comunque non sbircerebbe mai
dentro, però... cavolo, non posso proprio
mettermi i suoi vestiti! E' una cosa troppo intima, troppo personale...
Troppo imbarazzante, accidenti!
Tanto ormai raffreddata lo sono già; rimanere bagnata
qualche minuto in più non peggiorerà certo le
cose, no?
Alla fine, Josh riesce a convincermi solo con la minaccia di mettermi
nel bagagliaio perchè non gli sporchi i sedili puliti di
fresco,
così, ritirandomi dietro i vetri neri, mi tolgo in fretta e
furia i vestiti bagnati (l'intimo lo tengo, però, anche a
costo
di tenermi la sensazione di bagnato, tanto che mi sembra di essermi
fatta la pipì addosso) e li lascio cadere nel
bagagliaio,
poi, un po' reticente, mi infilo la t-shirt e gli enormi calzoni che
Josh ha lasciato sul sedile posteriore -a suo dire- come riserva, dopo
il giorno della battaglia nel canale.
***
- Mi manca solo uno dei tuoi cappellini, poi assomiglierò in
tutto e per tutto ad un rapper di bassa lega. YO! - brontolo, aprendo
la portiera dalla parte del guidatore per far entrare Josh, dopo aver
scavalcato gli schienali ed essermi accucciata sul sedile di
fianco a quello del guidatore.
Sono tutta raggomitolata davanti alla bocchetta del riscaldamento,
attenta a tenere le braccia scoperte ben distanti dalla superficie
fredda della
portiera.
Per oggi penso rinuncerò al gusto di tediare Josh
chiedendogli
di guidare la sua belva dai vetri oscurati: è meglio che non
noti quanto ancora mi tremano le mani.
- Aaah, si vede che non ne sai niente di rapper - Josh mi lancia una
breve occhiata, poi si inerpica sul suo sedile per frugare nella tasca
laterale della portiera posteriore.
- Ti mancano anche gli orecchini ad anello e le catene al collo!-.
Ovviamente. Come ho potuto commettere un errore così
grossolano?
Ci penso, cercando di distrarmi: mi fa uno strano effetto avere il suo
sedere che ballonzola ad un palmo dal naso mentre lui è
concentrato nella sua operazione di ricerca, così mi metto a
fare i grattini a quell'incosciente di P.T., che si è
strategicamente appostato anche lui di fronte ad una delle bocchette di
riscaldamento. Lui, Josh non l'ha mica minacciato di metterlo nel
bagagliaio, nonostante puzzi come una pelliccia d'orso stata per anni
in una discarica.
- Ed ecco qui il suo mantello, signora! - proclama Josh, lasciandosi
ricadere sul sedile e ricoprendomi con una pesante e ruvida coperta
marrone. La riconosco subito: profuma ancora di polvere e Fanta. Ci
immergo il naso dentro, poi lo guardo di sottecchi, sorridendo.
- Mi stupisce che non ti abbia ancora appestato la macchina - mormoro.
Lui sorride di rimando, ma tiene gli occhi bassi e mette tutta la sua
attenzione nella chiave, con cui in quel momento mette in moto la
macchina. - Sai, non penso mi sarebbe dispiaciuto. E' un buon odore -.
L'unica cosa che mi trattiene dallo strabuzzare gli occhi
-perchè di certo quella coperta non
ha un buon odore- è il capire cosa intenda. Non è
che la
coperta porti un buon odore, è che porta bei ricordi.
Sempre sull'onda della memoria, il pensiero mi torna a quello che
stavamo per fare
prima, e all'improvviso sento uno strano calore diffondersi per il
corpo, specialmente sul viso.
Lancio un'occhiata a Josh, che in questo momento sta facendo manovra
per uscire dal pantano in cui la pioggia ha trasformato il sottobosco,
e
ha incastrato un braccio tra i due sedili per girarsi e
poter vedere dove sta andando col sedere della macchina. Mi ci vuole un
momento a notare la pelle d'oca che gli punteggia gli avambracci,
scoperti dalla felpa per non essere impicciati nei movimenti di guida.
- Ma lo sai che tu dovresti proprio finirla di fare il gentiluomo? -
dico all'improvviso, con voce scocciata.
Lui mi guarda un secondo, interdetto, poi riporta l'attenzione sulla
strada. - Perchè? -.
- Perchè si vede lontano un miglio che hai freddo,
però la tua Fanta-stica
coperta l'hai data a me -.
Josh cerca di protestare, dicendo che comunque non può
guidare con una coperta addosso e altre sciocchezze del genere; io
semplicemente non lo ascolto e gli drappeggio sulle spalle un lembo di
coperta, cercando di avvolgerlo per bene e contemporaneamente di non
impicciargli le braccia.
Poi, dato che la coperta non è così immensa come
credevo, mi avvicino un po' di più a lui, indugiando
sull'estremità del sedile. Gli avvolgo piano un braccio
attorno a quello che usa per il cambio, ed è così
che credo di essermi addormentata: con la testa sulla sua spalla, il
braccio attorno al suo ed il sedere scomodamente in bilico sul bordo
del sedile, perchè è esattamente in quella
posizione che mi sveglio quando Josh parcheggia davanti a casa sua. Lui
non mi ha spostata.
Il tragitto fino alla porta di casa è breve, ma Josh mi
aiuta lo stesso, cingendomi gentilmente la vita con un braccio e
lasciando che mi appoggi a lui quando scendo dal sedile. Appena sono in
piedi, le gambe riprendono a tremarmi impercettibilmente, e gli sono
grata per il suo aiuto, specie perchè P.T. continua a
correrci tra i piedi. Mi appoggio al muro con la schiena mentre lui
armeggia con la serratura della porta, e solo un pensiero mi occupa la
mente: il bagno
è giusto a qualche passo di distanza.
Appena siamo dentro, mi avventuro nella magnifica e risplendente Stanza
Piastrellata Dove Sta Il WC, e sento che finalmente l'incubo della
giornata è finito.
Quando esco, vedo che Josh ha già portato giù
qualche cuscino e un mucchio di coperte.
- Spiacente, quella alla fragranza di Fanta l'ho messa a lavare,
perchè ormai sapeva di cane bagnato - mi annuncia con aria
di scuse, immerso nella penombra del salotto, illuminato solo dalla
lama di luce rimasta accesa in bagno. -Però qui ne hai una
vasta scelta: ci sono addirittura quelle che mia mamma profuma apposta
per gli ospiti. -.
La sua faccia è quasi completamente in ombra, ma riesco
comunque a percepire il suo sorriso.
- Vada per quelle profumate - dico, incuriosita. Mi avvicino a piccoli
passi al divano, appoggiandomi al tavolo, alla credenza e allo scaffale
durante il tragitto per essere sicura di non perdere l'equilibrio.
Appena raggiungo Josh, gli prendo le coperte dalle braccia e ci
sprofondo il viso per sentirne il profumo. Riesco a percepirlo a
malapena, il naso già soffocato dal raffreddore, ma ci tengo
il viso in mezzo quando alzo gli occhi.
- Pensavo preferissi rimanere qui, piuttosto che salire le scale... -
la sua è una domanda, non un'affermazione. Annuisco in
risposta e sorrido - Il divano è perfetto, grazie -.
Sembra pensarla così anche P.T., che ci si è
arrotolato sopra e ha già iniziato a russare.
- Be', buonanotte, allora - inizia Josh, poi prende di peso
P.T. e se lo carica in braccio. - Meglio se ti sta lontano, stasera,
eh? Sta' tranquilla per Kellie, l'ho chiamata mentre dormivi, prima, in
macchina -.
- Grazie - dico, grata. Chissà come diavolo ha fatto a
guidare con il telefono in una mano e me abbarbicata attorno al suo
braccio. - Buonanotte -.
***
Il mattino dopo mi sveglio
al rumore dell'acciottolio di scodelle e pentole nella cucina. Appena
apro gli occhi, un raggio di sole mi acceca filtrando dalle tapparelle
sconnesse e mi strappa un mugugno.
Ma con tutti i loro soldi, possibile che non abbiano nessuno che si
occupi di piccole riparazioni del genere?
Mi tiro la coperta fin sopra il naso, e i piedi escono dall'altra
parte. Li ritiro in fretta sotto il tessuto ruvido e caldo, mi rigiro
un altro po', poi decido di alzarmi. Mi stropiccio gli occhi, che
ancora bruciano per tutto il piangere di ieri sera: tra quello e il
raffreddore, ho un mal di testa micidiale.
Cerco di appiattirmi con le mani i capelli, alti sulla testa, poi mi
avventuro in cucina.
Girato di spalle, vedo un ragazzo biondo, massiccio, impegnato a
rimescolare una crema probabilmente adatta a fare le crêpes,
e mi distraggo un momento a osservare i muscoli delle sue spalle
lavorare sotto la maglietta.
Da quando la famiglia Hutcherson ha un cuoco?!
Nyeaaaah! Capitolo
corto, stavolta, ma il prossimo è già in
preparazione :)! Grazie a tutte le meravigliose persone che seguono
questa storia <3
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Capitolo 28 *** Il potere delle crêpes. ***
il mattino dopo
Arretro velocemente, cercando di tornare nel mio buco d'ombra mentre
penso a cosa fare.
Ho bisogno di uno spazzolino da denti. E di una spazzola. E di un
qualche briciolo di dignità.
Mi allontano in punta di piedi, strisciando piano contro il muro e
svoltando alla cieca dietro lo stipite. Ouch! Pessima mossa.
Zoppico velocemente in direzione delle scale, sperando che lo
sconosciuto in cucina non abbia sentito il tonfo del mio piede contro
il tavolino, e mi inerpico fino al piano di sopra con la coperta che mi
volteggia attorno alle gambe come il mantello di un qualche intrepido
eroe.
- Josh -
sibilo, immersa nell'oscurità.
Cerco a tentoni un interruttore della luce sul muro, e le mie mani
scorrono così in alto che non riescono ad avvertire il
tavolino
porta-telefono prima che di inciamparci sopra. Soffoco qualche decina
di
imprecazioni e continuo la mia attraversata del corridoio senza osare
entrare nelle camere per paura di svegliare Connor o i suoi genitori
- che non ho ancora capito se siano in casa oppure no -; mi limito solo
a sbuffare il nome di Josh come una locomotiva con la sordina.
Deve avere un sonno davvero pesante, se non mi sente! Mi sto giusto
chiedendo se dovrei ripercorrere daccapo il corridoio e, stavolta,
aprire le porte, quando -miracolo!-
incappo in un bagno.
Svelta, mi ci infilo dentro (almeno lì la luce riesco ad
accenderla
subito), faccio quello che deve fare ogni persona la mattina (ahem, se
permettete!) e poi mi blocco davanti allo specchio.
- Caavolo - mormoro tra i denti, agrottando le sopracciglia e
mettendomi letteralmente le mani nei capelli. Dopo essere stati per ore
sotto la pioggia, ieri, hanno assunto una strana collosità
che
li ha aggrovigliati tutti tra loro, e ora sembro un incrocio tra un
nido e
un jamaicano coi rasta: assolutamente impresentabile, insomma.
Senza pensarci due volte, ficco la testa sotto il getto d'acqua del
lavandino e, non avendo trovato lo shampoo da nessuna parte, mi lavo i
capelli col sapone. Probabilmente ne risentiranno per il resto della
loro vita, poverini.
Il secondo passo è lavarmi i denti rubando un po' di
dentifricio
e usando un dito come spazzolino. Devo dire che fa un po' strano: mi
sembra di essere una sottospecie di cannibale che si mangia la mano.
L'ultimo passo è quello di lavarmi le
ascelle, perchè hanno davvero un odore nauseabondo.
Purtroppo,
non serve a molto, dato che la stessa puzza è rimasta
attaccata
alla maglietta e non ho un cambio pulito.
Mi sto giusto interrogando sul da farsi, quando sento un colpo -come se
qualcuno avesse sfondato la porta- al piano di sotto e una specie di
sirena strillare -GRAAAAAAAAAAAAAACE ?-.
Posso giurare di aver sentito i vetri creparsi.
E questa è ovviamente Kellie. In punta di piedi, mi
precipito giù e riesco a raggiungerla prima del cuoco.
- Shhhhhh - dico, trascinandola in un angolo prima che possa perfino
percepirmi con la vista. - Kellie, chi è quel tipo che sta
in
cucina? - domando.
Lei mi guarda con aria allucinata, come se fossi impazzita. - Chi...?-
- In cucina. C'è un tipo... Un tizio biondo...
Può essere un cuoco?-
- Un cuoco? Di mattina presto? - chiede lei, ancora spaesata, cercando
di uscire dal cono d'ombra che ci nasconde quando sente dei pasi
affrettati avvicinarsi.
I passi provengono dalla cucina.
- Che ne so, non me ne intendo di cose da ricchi! Tu sai se gli
Hutcherson hanno un cuoco? Hey, aspetta, dove vai?- cerco di fermarla
prima che ci faccia scoprire, ma lei esce allo scoperto e subito trilla
- Heyyyy! -.
In quel momento, il biondo dalle spalle larghe entra nel mio campo
visivo e...
- Josh, ma che cavolo! - sbotto, uscendo all'improvviso dal mio
nascondiglio e facendolo sobbalzare.
- Grace, perchè eri nascosta... - si volta un momento a
guardare
il divano alle sue spalle, dove probabilmente credeva stessi ancora
dormendo.
Mi strofino un momento gli occhi. Li strofino forte.
Poi li apro e lo guardo di nuovo. Lui e Kellie mi guardano, in silenzio.
- Dannazione - borbotto, e torno a stropicciarmi gli occhi.
Posso quasi percepire i due che si scambiano un'occhiata interdetta, ma
sono troppo presa nel mio dramma personale per occuparmene. Alla fine,
Josh decide di prendere in mano la situazione.
- Mmmh Grace, cosa stai facendo? - domanda in tono gentile.
Mi rifiuto di aprire gli occhi, ma decido di essere educata e gli
rispondo comunque: - Lo sapevo che piangere troppo causa danni alla
vista! Non è possibile... mi sono sempre trattenuta, per
tutta
la mia vita... e dopo solo una giornata...-
Kellie mi interrompe, preoccupata: - Cosa dici, non ci vedi
più?
-. La sua voce stridula rischia di privarmi anche dell'udito e, dato
che non posso accettare l'idea di perdere due sensi in soli due giorni,
mi
allontano di un passo. Solo allora mi decido a togliermi le mani dagli
occhi e lascio saettare lo sguardo dall'uno all'altro.
- E' ... è strano. Tu - indico Kellie - sei normale, mentre
lui
- e guardo Josh - ... non lo so, credo di essere diventata daltonica!
Lui sembra che abbia i capelli gialli! Dio santo, pensate che si possa
curare? - domando, preoccupata.
Loro mi guardano ancora qualche secondo, poi si scambiano un'occhiata.
E poi scoppiano a ridere tutti e due, questi disgraziati!
- Cosa?
Perchè ridete?! - domando, contrariata, quando Josh
addirittura si piega in due dalle risate, tenendosi la pancia.
Lui si tira su e cerca di darsi un contegno, poi apre la bocca per
parlare, solo che è interrotto da Kellie, a cui è
venuto
il singhiozzo per il troppo ridere. Aspetta un secondo, prende un
grande respiro, poi ci riprova: - Il fatto è che... - si
schiarisce la voce, e le labbra gli si increspano nel tentativo di
fermare un sorriso - i miei capelli sono davvero gialli -.
Lo guardo interdetta per qualche minuto, poi, quando il silenzio inizia
a farsi imbarazzante, mi sforzo di esprimere i miei pensieri in un
suono: - Perchè?!
-.
Insomma, non che non stia bene, coi capelli gialli ( non biondi... sono
proprio gialli!), però non sembra più lui. E'
come se adesso avessi di fronte un Peeta (sì, nel frattempo
ho letto Hunger Games... e mi è anche piaciuto!) con il naso
stranamente simile a quello di Josh.
Lui lancia un'occhiata veloce a Kellie, così la guardo anche
io... e vedo che fa quel
sorriso: il sorriso da fan-di-Josh-che-parla-di-Josh. Apriti cielo!
Già riesco a presagire quello che mi aspetta, e non faccio
in tempo ad avvertire Josh delle conseguenze che potrebbe avere il
lasciarla sfogare, che lui dice - Mi sa che è meglio se ti
risponde Kellie -.
Ha gli occhi abbassati, a guardare la farina che vola giù
dalla maglietta, mentre la spazzola con le mani, quindi non nota lo
sguardo vagamente allucinato di Kellie. Lo noto io, però.
C'è un solo modo per sopravvivere a quest'impresa: - Cosa ne
dite se ne parliamo davanti alle crêpes, finchè
sono ancora calde? -.
Neanche a dirlo, qualche minuto dopo siamo seduti tutti e tre di fronte
ad una pila fumante -e un po' bruciacchiata- di crêpes e a
uno sfavillante assortimento di vasetti di vetro: burro, marmellata,
nutella...
- Se ci spalmate sopra tanta cioccolata non si sente il sapore di
bruciato, garantito! -. Connor si affaccia proprio in quel momento alla
porta con gli occhi ancora socchiusi per il sonno, come un topolino che
ha fiutato il formaggio. Quel che si dice il richiamo del cibo!
- Ma che razza di ingrato. Però vedo che il loro profumo ti
ha tirato fuori dalla tana! -
- Pensavo stesse andando a fuoco qualcosa -. Il più piccolo
degli Hutcherson la spunta di nuovo.
- Ed ecco cosa succede ad avere un fratello cervellone: vince sempre
lui le discussioni - sbuffa Josh, accanendosi con il coltello sul
barattolo di burro d'arachidi ormai quasi vuoto. Di fronte a
sè ha la crêpe più bruciacchiata di
tutte, tagliata a smozziconi per eliminare le parti nere.
Dovrà farci davvero un buon lavoro, per renderla appetitosa!
Io, intanto, sono riuscita a trovarne una ben cotta e sono
già all'opera con la nutella, per nulla turbata dalle faide
tra fratelli. - Meglio se lui non le vuole: ce ne sono di
più per noi - ribatto, allegra. Peccato che Connor sia
già scivolato di fianco a me sulla panca, e che sia pronto
con un gran cucchiaio di marmellata in mano. - Ormai che sono qui -
commenta, facendo un sorriso da volpe con la bocca piena.
Josh sorride alla tovaglia, probabilmente convinto che nessuno lo stia
guardando. Credo sia contento che per una volta il fratello non l'abbia
avuta del tutto vinta.
Quando finalmente tutti hanno la bocca piena e si è finito
di battibeccare, Kellie si lancia nel suo sermone e mi spiega come i
capelli biondi di Josh possano significare solo una cosa: che le riprese di Catching Fire
stanno per cominciare!!!!
La sua voce diventa così acuta quando lo dice
che per un momento temo di veder scoppiare il vasetto di nutella che mi
sta di fronte. Per fortuna, il vetro è grosso e resiste ai
trilli di Kellie per il resto del discorso, che è un
alternarsi di informazioni sul film, complimenti imbarazzanti a Josh
sul suo nuovo stile -seguiti da Connor che fa notare come Josh sembri
costantemente sorpreso, con le sopracciglia tinte così
chiare- e tentativi di carpire a Josh qualche informazione top-secret
sul film. D'altra parte, non è neanche troppo difficile:
Josh spiattella tutto senza ritegno, tanto da ricordarmi suora
Gabriella dell'orfanotrofio, che ti raccontava l'intera sua vita se
solo osavi chiederle di passarti il sale a tavola. Anche se Kellie dice
che secondo lei quello era un deterrente per evitare che mangiare
troppo sale ci facesse venire la cellulite.
Rimango in silenzio per un po', a pensare. Poi, quando a Kellie non
rimangono altre domande da fare e a Josh altri gossip da raccontare, e
Connor ha deciso di trattenersi dal fare ulteriori battute sull'aspetto
di Josh prima che Kellie decida di ricorrere alle cattive per zittirlo,
domando - Quindi... quanto rimani? -..
Etciù.
Lo starnuto si perde in un improvviso silenzio. Mi sa che
Kellie non aveva pensato che, durante il film, il suo vicino
super-mega-figo-e-famoso si sarebbe assentato per un sacco di tempo.
Connor, invece, non sembra troppo turbato. Probabilmente lui
è abituato alle lunghe assenze del fratello, e magari non
gli dispiacciono neanche troppo. Magari ne approfitta per farsi
delle crêpes ben cotte e per mangiarsele tutte
quante.
Etciù.
Dopo altri tre starnuti, Kellie allontana il suo piatto dalla mia area
di moccio, cercando di trattenere una smorfia disgustata. Tutti gli
occhi, che prima erano puntati su Josh, ora tornano su di me e ci
rimangono fissi per qualche istante. Josh, che ancora non ha parlato,
si alza all'improvviso. Si sporge sopra il tavolo, tendendo
una mano verso di me, e per un assurdo istante penso che abbia
intenzione di pulirmi il naso. Prima che possa ritrarmi,
però, me la posa sulla fronte e aggrotta le sopracciglia.
- Hai la febbre - dice, preoccupato.
E così mi ritrovo di nuovo confinata sul divano, in
penombra, con un termometro sotto l'ascella (fortuna che prima mi ero
lavata!) e una montagna di coperte sulle ginocchia.
Improvvisamente, mentre guardo la lineetta rossa del mercurio salire
tremolante lungo la scala graduata del termometro, mi viene in mente
Guendalina.
- Occacchio!- esclamo, tirandomi su di colpo. Raccolgo le coperte tra
le braccia come una nobildonna dell'ottocento avrebbe fatto con le sue
gonne prima di mettersi a correre, e inizio a cercare un telefono.
Dopo aver appurato che in salotto non c'è, mi addentro di
nuovo in cucina, dove i tre moschettieri stanno sparecchiando.
- C'è... uhm, per caso posso usare il telefono? - domando,
arricciando i piedi nudi sul pavimento freddo.
Josh fa cenno di sì e, con ancora i barattoli di marmellata
in mano, mi precede in salotto e poi al piano di sopra. Insomma,
indovinate un po'? L'unico telefono fisso della casa abita proprio sul
tavolino traballante che ho urtato stamattina, quello dalle parti del
bagno. Per fortuna è uno di quei telefoni fighi che si
vedono nei film, quelli che hanno il cavo lungo in modo da poterseli
trascinare fino in camera e socchiudere la porta. Josh mi apre la porta
di una camera e accende la luce, tenendo i barattolini di marmellata in
equilibrio precario. - Se vuoi un po' di privacy - sorride, ma il suo
sorriso è strano.
Per fortuna ho ancora il numero del bar segnato a pennarello sul dorso
del braccio, dopo essermelo segnato ieri mattina. E' un po' sbiadito,
ma ancora leggibile, così lo compongo sulla tastiera del
telefono e pasticcio con il filo a coda di maialino mentre aspetto che
dall'altra parte qualcuno alzi il ricevitore.
- Pronto? - risponde una voce affannata, cogliendomi di sopresa mentre
mi guardo attorno, cercando di capire a chi appartenga questa stanza.
- Guendalina? - inizio, esistante - è un brutto momento? -.
Probabilmente è senza fiato perchè è
tutta la mattina che si affanna per il locale, chiedendosi dove
accidenti sono invece che ad aiutarla a servire ai tavoli. Dio, mi
sento così in colpa.
- Mmno, dimmi - risponde lei, burbera.
Non capisco cosa nasconda il tono della sua voce, ma penso che partire
con le scuse sia la cosa migliore, così le spiego che
stamattina non posso andare ad aiutare perchè ho la febbre,
ma sorvolo sull'incidente di ieri. Guendalina non sarà una
gran chiacchierona, ma lavora pur sempre in un pub, e le voci
lì girano in fretta.
- Oh, tranquilla cara, oggi siamo rimasti chiusi - risponde, affettuosa
ma sbrigativa.
Tiro un sospiro di sollievo, anche se non riesco a spiegarmi una cosa:
- Guendalina, ma allora perchè sembravi così
affannata...?-.
Si sente un colpo di tosse imbarazzato dall'altra parte della cornetta,
poi la voce di Elvis che la chiama in lontananza, chiedendo chi sia al
telefono.
Mi sa che ho capito. Improvvisamente, sento un gran calore salirmi alle
guance e nello stesso tempo l'urgente necessità di terminare
la chiamata. Faccio finta di credere alla storia del "stiamo sistemando
il magazzino" di Gwen, la saluto, e accolgo con sollievo il click del
ricevitore dall'altra parte del filo.
Mi prendo qualche istante per studiare la camera alla luce gialla della
lampadina: gli scuri sono ancora chiusi, e la stanza ha un che di
innaturale illuminata artificialmente, quando fuori c'è la
luce del sole che splende sicura, ma, allo stesso tempo, ha qualcosa di
familiare.
Ci sono pochi mobili; lo spazio vuoto è molto, e fa sembrare
la camera ancora più grande di quanto già non
sia. Un paio di poster ai muri ritraggono qualche attore famoso, e da
una porta socchiusa all'altro capo della stanza vedo spuntare il
bagliore di un cappellino rosso da rapper. Sorrido.
All'improvviso, qualcuno bussa alla porta, facendomi sobbalzare sul
letto.
- Tutto a posto? -. La bionda testa di Josh sbuca nella camera, seguita
dal resto del corpo, e lui viene a sedersi di fianco a me sul letto. Si
appoggia sul bordo, come se fosse indeciso se restare o uscire di
nuovo, e nelle mani stringe ancora i barattoli di marmellata: uno
giallo e uno blu scuro.
Annuisco, distolgo un attimo lo sguardo e lo lascio indugiare qualche
istante su una chitarra che giace abbandonata contro la poltrona
nell'angolo.
- Ho beccato Guendalina ed Elvis a "sistemare il magazzino" - spiego
poi, imbarazzata, giocherellando con la cornetta del telefono.
Josh ride. - Usano sempre la stessa scusa! - spiega. Poi cerca il mio
sguardo.
Mi sfiora il braccio, cercando la mia attenzione, e solo a quel punto
mi decido a guardarlo negli occhi.
So quello che legge nei miei: la domanda di prima è
ancora lì. Lui stringe un momento le labbra, ma i suoi occhi
rimangono fissi nei miei.
- Mi allontanerò il minimo indispensabile - dice infine, a
bassa voce, come se la sua fosse una confessione.
- Conosco già la dieta e gli esercizi, ho chiesto di
seguirli qui, a casa... Così posso rimanere ancora un po'
con la mia famiglia e... - si schiarisce la voce, imbarazzato, e
distoglie un attimo lo sguardo.
Quando torna a guardarmi, le sue guance sono un po' rosse. - E
comunque, tu e Kellie potreste aiutarmi con le battute - butta
lì.
Stento a crederci. Probabilmente è un'allucinazione dovuta
alla febbre. Insomma, non è davvero possibile che lui
rimanga qui ad allenarsi e tutto per... per... be', sì, lo
fa per la sua famiglia, e...
Sorrido. Non voglio, ma non riesco ad evitarlo: sento il sorriso che si
stiracchia tra le mie guance fino a diventare sempre più
grande.
- ... -
Apro la bocca, ma non so cosa dirgli.
Grazie?
Sono tanto felice?
Io... mmmh...
Alla fine, non riesco a fare nient'altro che sorridere e abbracciarlo
stretto stretto, cercando di ignorare la scossa che mi attraversa la
spina dorsale quando lui mi circonda la schiena con le braccia.
Whoa! Mmmmh non ho
niente da dire, se non che spero che vi sia piaciuto xD! Prometto che
tra un po' arrivano novità :} E speriamo che Grace non
attacchi la febbre a Josh u_u!
Baci,
Liz
.
|
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Capitolo 29 *** Rimaniamo attinenti al copione. ***
il pranzo
- Hey, Backstreet boy! - saluta Kellie quando ci vede scendere le scale.
Josh inarca le sopracciglia, senza cogliere il riferimento. - Chi? -
- Mh, io direi Brian - mi intrometto, portandomi una mano al mento con
aria critica; - I capelli assomigliano più a quelli di
Nick...-
- Ma le mascelle sono decisamente da Brian! - finisce la frase Kellie,
che ha già tirato fuori il cellulare dalla tasca e
pastroccia
furiosamente col dito sullo schermo touch, probabilmente in cerca di
qualche foto da mostrare ai due ragazzi.
Josh, ormai giunto alla fine delle scale, mi lancia uno sguardo
interrogativo mentre Kellie, tutta presa dalle sue cartelle e
sottocartelle (una volta mi ha mostrato quella in cui tiene le foto di
Josh... credo sia più completa di un dossier dell'FBI )
ignora
tutto e tutti. - I Backstreet Boys sono un gruppo musicale... - inizio
a spiegargli, ma, proprio in quel momento, Kellie emette un verso
soddifatto e piazza lo schermo del cellulare a un palmo dal naso di
Josh, che, nella fretta di tirarsi indietro, quasi inciampa sul gradino
che gli sta dietro.
- Questo è Brian - spiega Kellie, poi ritira il piccolo
android,
scorre il dito sullo schermo, e torna a piazzarlo davanti a Josh: -
Vedi, questo è Nick, questo è Howie... - inizia a
spiegargli, paziente, con un tono che annuncia già che la
sua
lezione andrà avanti per ore.
Questa volta, però, non ho niente da ridire: farei io il
riassunto di vita, morte e miracoli del gruppo, se non sapessi che
Kellie, fangirl per esperienza, è in grado di farlo molto
meglio. E' per questo motivo che decido di sgattaiolare velocemente in
cucina, da dove arriva un profumo delizioso.
Ai fornelli c'è Connor che -uhm!- ha indossato uno strano
grembiule tutto fronzoli che spero appartenga a sua madre e non a lui.
Cerco di sbirciare dalla porta cosa bolla in pentola -letteralmente!-
prima che si accorga della mia presenza, ma il tegame è
nascosto
dalla sua schiena. Faccio per avvicinarmi con mosse silenziose da
ghepardo, ma finisco per urtare l'antina di un armadietto rimasta
aperta al livello delle mie ginocchia. Richiamato dallo sbattere della
portina sullo scaffale (e forse anche dalle mie imprecazioni), Connor
si gira e... - Ma che cavolo?! - domando, facendo un salto di fronte
allo spettacolo offerto dal davanti del suo grembiule. Di fronte al mio
sguardo scandalizzato, Connor sembra un po' spaesato, ma poi abbassa
gli occhi e fa un verso di comprensione.
- E' uno stupido regalo che ha fatto papà alla mamma!
Pensava di
essere spiritoso... E purtroppo non abbiamo altri grembiuli, in casa -
spiega, accennando al grembiule arricciato su cui è stampata
una
raffresentazione piuttosto realistica di un vigoroso corpo maschile
coperto da un bikini
.
- Io avrei preferito sporcare il pigiama - dichiaro, appoggiandomi con
la schiena al bancone.
In risposta, giunge un'esclamazione soffocata da parte di Josh che, a
quanto pare, è riuscito a sopravvivere al sermone di Barbie:
- Non posso crederci, l'hai riesumato? Pensavo di averlo
ficcato
nel pacco di cose da dare in beneficenza! -. Con aria affranta, si
accascia su una sedia, poi sbircia speranzoso nella pentola. - Prepari
il pranzo, Connie? -.
Connor ignora l'ultima domanda con altezzoso sussiego, poi spiega che
ha ritenuto indispensabile salvare quel prezioso cimelio di famiglia
che è il grembiule per preservare i ricordi di famiglia, al
che
Josh sbuffa, borbottando un qualcosa sul preferire un'amnesia,
piuttosto.
- Prepariamo la tavola? - domanda Kellie, probabilmente cercando di
calmare gli screzi famigliari, e io devo trattenermi a forza dal dirle
di non interrompere quello spettacolo e, anzi, di andare a preparare un
po' di popcorn. Non guardatemi così! Quella della persona
matura
è tutta una facciata.
Kellie e io passiamo qualche istante a cercare le tovagliette su cui
apparecchiare, mentre Josh e Connor battibeccano per decidere se
mettere o no il pepe nella frittata. Alla fine, vado a prendere il
primo per un orecchio e gli dico di rendersi utile facendoci una mappa
della cucina, visto che, pur avendo aperto tutti gli sportelli forniti
di maniglia in quella cucina, era stato impossibile trovare il
materiale per apparecchiare.
- Oh, è perchè teniamo tutto in salotto, dato che
di
solito mangiamo di là - spiega Josh, come se fosse la cosa
più naturale del mondo.
In qualche modo, riusciamo a portare in cucina piatti, bicchieri e
tutto il resto senza far cadere niente, mentre Connor borbotta qualcosa
a proposito di proporzioni e della composizione chimica del tuorlo
dell'uovo.
P.T., che si era tenuto alla larga tutta la mattina, rispunta proprio
mentre mettiamo le ultime cose in tavola, col naso vibrante e umido e
la bava alle fauci, così piazziamo una scodella di plastica
per
terra anche per lui e infine ci godiamo tutti un meritato pranzo.
***
Qualche ora dopo aver
pranzato, mi risveglio nella penombra del salotto.
Mi hanno confinata sul divano quando si sono ricordati che ho
la
febbre, solo
che poi l'abbiocco post-pranzo ha assalito tutti, e adesso
il soggiorno sembra una specie di accampamento, con Kellie
accoccolata di fronte a me sul divano , Connor stravaccato
sulla
poltrona massaggiante e Josh
col capo rovesciato sullo schienale di una poltrona in stile moderno
che non sembra molto comoda.
Infine, P.T. ... P.T. è... lo cerco per qualche istante con
gli occhi,
una macchia bianca nella penombra, e lo trovo acciambellato vicino al
termosifone.
Sbircio da sopra l'orlo della coperta per vedere se qualcun altro
è sveglio, ma sono ancora tutti profondamente addormentati,
quindi provo a richiudere gli occhi anche io.
Sbatto un paio di volte le palpebre, cerco di sprofondare un po' di
più nei comodi cuscini del divano, ma ogni traccia di sonno
è scomparsa.
Sul tavolino portabicchieri qualcosa attira la mia attenzione: un
fascio di fogli. Una rivista?
Librofila come sono, decido che devo darci un'occhiata. Faccio emergere
un braccio dal caldo conforto delle coperte e mi tendo al massimo per
raggiungere il tavolino. Non so come, riesco nell'impresa senza
rotolare giù dal divano e senza scalciare Kellie, e torno a
raggomitolarmi sotto le coperte. Le tiro ben su fino al naso, a coprire
la pella d'oca che mi è spuntata sulle spalle, e sbircio con
occhi curiosi il plico di fogli, che sembrano scritti a macchina.
Strano, direi che una rivista non lo è proprio.
C'è poca luce, ma sulla prima pagina riesco a decifrare
Catching Fire
- copione-
Wow, un copione!
Sono un po' emozionata, e per qualche istante dimentico di avere tra le
mani quello che potrebbe essere un documento top secret... o, comunque,
di star ficcanasando tra le cose di Josh, perchè sono troppo
impegnata a sfogliare il fascicolo e a leggere qualche frase que e
là. Le parti di Josh sono già evidenziate in
giallo, ma
mica mi limito a leggere quelle!
Mi sistemo più comoda sul divano, dove sprofondo un altro
po'
nella morbida ecopelle, e alzo le ginocchia perchè mi
facciano
da leggio... e perchè coprano il copione alla vista di
Kellie,
se per caso dovesse svegliarsi. Se si rendesse conto di quello che
tengo di fronte a me, probabilmente farebbe le foto e le invierebbe in
massa alle sue amiche fan (sicuramente al gruppo più
assatanato
di tutti) prima ancora di ricordarsi che è illegale fare una
cosa del genere.
Le pagine scorrono in fretta, mentre gioco alla "caccia all'errore" e
scopro con piacere che il copione è abbastanza fedele al
libro.
Da quello che mi diceva Kellie, invece, sembrava che dovesse esserci
qualcosa tipo una scena di passione violenta tra Finnick e Katniss, che
sarebbe davvero stata di troppo, visto com'è già
discretamente incasinata la situazione della nostra eroina!
- "Peeta, non posso abbandonarti qui!" - leggo ad alta voce, perplessa;
- "Katniss fa posare a terra Peeta" -
- "Io ti dovrei proteggere... non dovrei esserti d'ostacolo, dice Peeta
con gli occhi pieni di lacrime" - il mio tono si fa dubbioso.
Non
faranno sembrare Peeta troppo lagnoso? Ci credo che poi tutti si fanno
i filmini su Finnick!
- "Abbiamo già perso Mags... non abbandoneremo anche te" - cerco di
assumere un tono drammatico. E' strano
parlare da sola in una stanza piena di gente addormentata. Josh si
muove sulla poltrona, e io trattengo un momento il sospiro. Lui mugugna
un po', stende un braccio, ma non si sveglia. Allora piego un po' in
dentro il mento, verso il collo, e cerco di assumere un tono da virile
panettiere: - "Non hai altra scelta, Katniss"... Oh, quant'è
clichè questa frase - commento, contrariata, ma una voce mi
interrompe.
- Tu sei la scintilla della rivolta... - borbotta Josh, ancora mezzo
addormentato. Possibile che abbia già imparato a memoria il
copione tanto bene da ripeterlo nel sonno?
- " Noi siamo la scintilla
insieme"
- cerco di assumere un tono combattivo, degno della più
caparbia
Katniss Everdeen, poi mi zittisco per vedere se parla ancora.
- Mi scappa la pipì, ma non mi voglio alzare. - giunge la
sua risposta.
- Hey, questo non è nel copione! - esclamo sorpresa. Josh
apre
un occhio, che riflette il chiaro bagliore proveiente dalla finestra
alle mie spalle, e sorride. - Mai sentito parlare di "improvvisazione"?
Gli attori la usano spesso, quando dimenticano le battute -.
Spalanco gli occhi; - Tu stavi ascoltando!
- lo accuso, cercando di fare la melodrammatica e di fargli almeno considerare l'idea
di sentirsi in colpa.
Josh si stiracchia, tranquillo, e mi lancia un'occhiata solo quando mi
schiarisco la voce; sulla giancia gli si forma una minuscola fossetta,
mentre sul viso gli si apre un sorriso del tipo "ti farò
un'offerta che non potraaai rifiutare".
- Hai voglia di provare qualche scena insieme? -
- YAP! - esulto, dimenticando all'istante qualsiasi capriccio... e
svegliando per sbaglio anche Kellie e Connor, che mugulano infastiditi.
Josh finge di non accorgersene e se la svigna, vispo. - Meglio che
corra in bagno: i miei hanno appena fatto cambiare il rivestimento
della poltrona, non la prenderebbero bene se la sporcassi -.
Pochi minuti dopo, siamo tutti in piedi al centro del salotto - Josh con la
vescica svuotata, in modo da non mettere a rischio rivestimenti e
tappeti. Poltrone e divani sono stati spostati ai lati della stanza, e
adesso siamo tutti immobili in mezzo a quel vuoto con aria un po' beota e con
qualche foglio in mano. Stiamo discutendo su quale scena fare, ed
è difficile, perchè Kellie mi ha lasciato fare
Katniss solo per prendere il ruolo di Johanna, e Connor voleva
assolutamente fare Betee, quindi stiamo sfogliando tutti freneticamente
i nostri copioni, cercando una parte in cui siano presenti tutti e
quattro i personaggi.
Alla fine, decidiamo di alternarci un po' e di interpretare le scene
finali, quelle più emozionanti, piene di azione e salti e
urla e rotolamenti e frecce e...
- E' tutto a posto? - domanda una voce profonda, dal tono sorpreso,
accompagnata dal suono secco della porta d'ingresso che si chiude.
Ciao a tutti, belli e belle :) e niente brutti, perchè
è offensivo e la bellezza è soggettiva u_u
COMUNQUE, devo chiedervi una cosa importante, perchè non so
cosa fare: pensavo di smettere per un po' di mettere capitoli
così a rilento e di ricominciare a postarli tra un po',
quando magari ne ho già scritti tre o quattro e non sono
mediocri e voi così non dovete aspettare mesi per leggere la
parte successiva :\
Voi cosa preferite? Un capitolo ogni quanto riesco, oppure aspettare un
po' e poi i capitoli aggiornati regolarmente?
Fatemi sapere, così so come regolarmi :) Alla prossima!
P.S. Scusate il piccolo fuori-tema sui Backstreet boys, all'inizio, ma
non ho potuto fare a meno di nominarli xD
P.P.S Scusate anche i riferimenti a Hunger Games... Ho pensato di limitarli un po' per non fare spoiler a chi non ne conoscesse la trama e per evitare scocciature a chi invece non ci fosse interessato :3
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Capitolo 30 *** Proposta indecente. ***
tututtata
La scena che si presenta agli occhi di Mr Hutcherson è
piuttosto
imbarazzante: io - con una specie di treccia mal fatta - e Kellie che
ci rotoliamo sul pavimento simulando una lotta corpo-a-corpo, Connor
disteso un po' più in là che sembra schiacciare
un
pisolino e Josh che sta correndo al rallentatore dalla cucina, con in
mano qualche pacchetto di cracker per la nostra pausa dopo le "riprese".
Il tempo sembra fermarsi, mentre tutti interrompiamo le nostre epiche
gesta e ci alziamo in piedi, le mani lungo i fianchi come tanti
soldatini, ed è così che ci trova la Signora
Hutcherson
quando entra in casa a seguito del marito, le chiavi della macchina
tintinnanti in mano.
Tutti rimangono in silenzio per qualche secondo, e lo sguardo della
donna corre curioso dal volto di suo marito ai nostri, impietriti. Alla
fine, Josh si schiarisce la voce e spiega - Ci stavamo... Mi stavano
aiutando ad imparare il copione -.
I due genitori fanno un malcelato sospiro di sollievo, come se questo
spiegasse l'aver trovato due persone che si picchiavano sul pavimento
del loro soggiorno e il figlio che correva a separarle armato di
crackers. Per un attimo mi chiedo se in casa loro succedano spesso cose
del genere, poi decido di seguire l'esempio di Kellie che -mentre io mi
chiedevo chi aiutasse Josh nelle scene dei baci e mi auguravo non
toccasse a Connor- è andata a presentarsi con un sorriso
smagliante ai
coniugi Hutcherson.
- Piacere di conoscervi - li saluto, cercando di non mostrarmi troppo
intimidita. Per fortuna, i genitori di Josh sono simpatici e alla mano,
ed è facile sentirsi subito a proprio agio. Inoltre, a
quanto
pare, sono passati dal supermercato prima di tornare a casa, di
ritrorno dal loro viaggio, e adesso hanno bisogno di una mano per
scaricare qualche borsa di prelibatezze dalla loro macchina.
Connor e Josh cercano di fare i galantuomini e di arrangiarsi con la
spesa, ma, mentre Kellie intrattiene i loro genitori con un sacco di
comlimenti su quanto bravo sia il loro figlio maggiore a recitare e su
quanto siano loro debitrici tutte le fan di Josh per l'avergli permesso
di recitare, e su come la loro combinazione di geni e cromosomi sia
stata perfetta per far nascere un figo del genere (fortuna che i due
figli sono fuori e non sentono niente di tutto ciò), decido
di
defilarmi e raggiungo i ragazzi fuori, nello spiazzo davanti a casa. In
qualche modo, riesco ad aiutarli nonostante le mie braccia da
pappamolla e i polli che scorrazzano liberi e ci costringono a fare le
corse ad ostacoli per portare le borse in casa.
Quando finiamo, è ormai tardo pomeriggio ( a quanto pare a
casa
Hutcherson "fare la spesa" vuol dire comprare tutto quello che
c'è nel supermercato... Credo sia perchè hanno un
frigo
grande come una stanza, e quando c'è poca roba dentro fa
venire
tristezza ) e il cielo si è fatto violetto. Connor, Josh e
io
rientriamo in tempo per sentire Kellie che dice ai signori Hutcherson,
ancora intrappolati nell'ingresso con le giacche addosso, che se ne
fosse capace si offrirebbe per scrivere la biografia del loro figlio,
ma che magari potrebbe farla scrivere a me, che secondo lei sono
"bravina" in questo genere di cose (Eh?!
Spero ardentemente non abbia letto qualcosa di quello che scrivo nei
miei block notes! No, aspettate, cosa intende per bravina?!) e sovrintendere ai
lavori per controllare che non sbagli.
Josh soffoca una risata, vedendo la mia faccia paonazza, e Connor
borbotta - Non ci provare, Grace; la sua biografia la sto
già
scrivendo io, e sto cercando di renderla il più imbarazzante
possibile!-.
Lo guardo con un sorrisino e ribatto - A te l'onore! Però ne
voglio una copia autografata... - vedo il viso di Josh illuminarsi,
così termino - da Connor, ovviamente!-.
Insomma, già ci pensa Kellie a cullare e nutrire il suo ego,
ci
vorrà pure qualcuno che lo riporti coi piedi per terra, no?
La cena decidiamo di prepararla tutti insieme, forse perchè
Connor e Josh vogliono dare l'aria da bravi figlioli, o forse soltanto
perchè vogliono farsi perdonare dai genitori per il disastro
che abbiamo fatto in salotto.
Così, mentre i coniugi Hutcherson si riposano in salotto, la
Squadra degli Attori Penosi -come abbiamo deciso di chiamarci- si mette
all'opera in cucina.
Una buona mezz'ora passa solo nella ricerca del libro di ricette, che
la madre di Josh è sicura di possedere, ma che è
misteriosamente andato perduto. Alla fine, ci divertiamo
così tanto in quella specie di caccia al tesoro che quasi
dimentichiamo cosa stiamo cercando... Almeno finchè Kellie
non scende vittoriosa tenendolo tra le mani e trillando di volere un
premio. E' tutta ricoperta di polvere, ma non vuole assolutamente dirci
dove l'ha trovato. Io sono pronta a scommettere che si sia ficcata a
curiosare in camera di Josh e che se lo sia trovato davanti
agli occhi in qualche posto super impolverato, tipo sotto il letto, ma
devo pensare a un modo per prenderla in contropiede e farglielo
ammettere.
Chissà poi cosa ci faceva il libro di ricette in camera di
Josh.
Una volta ritrovato l'oggetto del potere, siamo tutti così
affamati che decidere la ricetta da preparare è facile: la
più semplice, la più veloce, la più
colorata.
Insomma, facciamo bistecche e insalata.
Delusi? Sì, anche noi, ma la nostra vocazione culinaria
dev'essersi persa mentre cercavamo il libro di ricette: l'ironia della
vita.
Kellie ed io ci occupiamo dell'insalatona, versandoci dentro
praticamente tutto quello che troviamo in frigo: pomodori, olive,
mozzarella, uova, capperi, carote, formaggio, tonno e, sì,
perfino un po' di insalata; intanto, Connor e Josh si occupano della
carne, perchè dicono che li fa sentire più
uomini, e litigano su quanto olio vada messo per non far arrivare gli
schizzi fino al soffitto quando diventa caldo, e sul limite di sale da
mettere per far rimanere la bistecca saporita ma non farsi venire la
pressione alta da vecchi.
Bah, tanto l'olio e il sale che avanzano li versiamo tutti
nell'insalata.
Contro ogni aspettativa, alla fine è tutto commestibile e
non siamo costretti a chiamare la pizzeria giù in paese per
una cena riparatoria.
Il tavolo è apparecchiato con semplicità, e il
profumo della carne fa venire l'acquolina in bocca. Stranamente,
però, anche se ci ingozziamo tutti come maiali al trogolo
(oh, che immagine poetica), la conversazione non langue. Forse
è perchè siamo in molti a tavola, forse
è perchè tutti siamo dei simpaticoni (oh oh oh),
ma la serata è bellissima, e rimaniamo a parlare -e a
cercare di finire la quantità esponenziale di insalata che
abbiamo preparato- fino a sera tardi.
E' verso le dieci di sera, ormai, che Josh di schiarisce la voce e
domanda a Kellie e a me se abbiamo voglia di accompagnarlo a Los
Angeles tra una settimana.
Kellie esplode subito in un urletto spaccatimpani; io, invece, sbarro
gli occhi e rimango a bocca aperta, sentendomi molto simile ad un
gargoyle sorpreso, ma senza riuscire a trasformare la mia espressione
in qualcosa di più intelligente.
Dopo qualche minuto, finalmente, riesco a riacquistare il controllo dei
miei muscoli facciali e mi schiarisco la voce, un po' rossa in viso.
- Cosa... Ehm, perchè? - domando, cercando di sembrare
cordialmente curiosa e di farmi luccicare gli occhi di entusiasmo
almeno un po'; quelli di Kellie sembrano asteroidi fiammeggianti.
Josh si muove un po' sulla sedia; - Be', io devo andarci per
gli ultimi preparativi prima del film... E poi volevo - il suo sguardo
lampeggia verso i genitori - ... sapete, avevo intenzione di comprare
una casa da quelle parti, visto tutto il tempo che ci passo e il fatto
che stare negli alberghi non mi piace, e avevo bisogno di un, uhm, di
un parere femminile -.
Stavolta il trillo di Kellie rischia di farmi cadere dalla sedia
(davvero, a volte penso che al posto della trachea abbia una piccola
proboscide!), mentre Connor fa una smorfia: - Hey! Di solito chiedevi a
me di darti un parere sulle case! -.
L'espressione sul volto di Josh si fa colpevole - Lo so, è
che tu adesso devi partire per le tue gare matematiche, e io devo
decidere in fretta se comprarla o no... è da poco finita, e
ho paura che qualcuno me la soffi, se ci metto troppo. -
-Se mi aspetti, insomma - conclude Connor con uno sbuffo, incrociando
le braccia al petto. Poi, però, lancia un'occhiata al viso
dispiaciuto di Josh, che ha appena aperto la bocca per dire qualcosa,
forse per ritrattare, e lo anticipa, con un lampo divertito negli
occhi: - Orsù, se divento il presidente degli Stati
Uniti non potrò esser sempre presente per darti consigli:
è un bene che ti abitui a contare su qualcun altro -, dice
in tono solenne.
Io gli strizzo l'occhio e gli dò corda. - Accidenti, Josh,
non puoi sempre essere così appiccicoso! Devi imparare a
cavartela da solo -.
Josh fa uno dei suoi sorrisi biechi, poi domanda - Allora siamo
d'accordo? -.
Ed è così che capisco di essermi fregata da sola.
Capitemi, non è che non abbia voglia di andare... E' che mi
indispone terribilmente il fatto che Josh possa acquistare una casa con
uno schiocco di dita, che gli basti solo essere più veloce
di qualche altro riccone e che non debba preoccuparsi di quanti anni
gli toccherà risparmiare prima di riuscire a completare il
mutuo. E' in questi casi che mi accorgo dell'abisso che ci divide e del
fatto che, nonostante lui sia rimasto un ragazzo alla mano, l'abisso
della ricchezza tornerà sempre a reclamare una parte di lui,
mentre io resterò a barcamenarmi nel pantano delle
difficoltà economiche.
O forse ho solo paura di vederlo diverso, in quella grande
città: di scoprirlo a pavoneggiarsi davanti a triliardi di
fan, o a tirarsela davanti ai fotografi... Insomma, com'è
possibile rimanere un giovane ragazzo semplice e simpatico, un po'
campagnolo e decisamente umile anche fuori dal proprio piccolo
villaggio del Kentucky? Come si fa a non farsi avvolgere nell'armatura
della vanità e della fama, cullati dai flash dei giornalisti?
Rabbrividisco un po' all'idea di vedermi sparire di fronte agli occhi
il Joshu-a che conosco, e lo osservo in silenzio per un po' mentre
scherza con gli altri. E' impossibile che questa non sia la sua vera
personalità... E' impossibile che riesca a nasconderla o a
perderla in contesti che non siano il suo paesino.
Lui è così lui...
Già vederlo coi capelli biondi invece del suo
castano mi sconvolge ogni volta, non oso pensare a come mi sentirei se
a cambiare fosse addirittura il suo modo di fare, il suo comportamento.
Ogni parte della sua personalità è coerente con
il suo essere; ogni tratto di lui si incastra perfettamente agli altri
per formare un'immagine nitida e distinta: quella del ragazzo che amo, e non so cosa
farei se scoprissi che quell'immagine in realtà...
Un momento...
Nonononono, aspettate, cosa?
No,
davvero! Non l'ho detto io! Non l'ho nemmeno pensato, figuriamoci...
Come potrei?
Insomma, "amare" è un parolone, non lo userei mai e poi mai
così con leggerezza, capite?
Accidenti, non guardatemi così, ok?
E' stato un lapsus freudiano, o qualcosa del genere... Probabilmente
è perchè mi scappa la pipì, e
quindi... quindi...
- Scusate, vado un secondo in bagno - mormoro, rauca, cercando di
allontanarmi dalla tavola senza mostrare le mie guance arrossate.
Taradadaaaa! Va beh, capitolo poco soddisfacente mi sa xD Ma adesso che
se ne vanno a Los Angeles, vedrete cosa faccio capitare U_U!
Mmmmmh non ho molto altro da dire, le parole le tengo per il prossimo
capitolo... Che arriverà presto, perchè ne ho
già scritto un bel pezzo! Quindi, come al solito, vi saluto
con un sacco di baci
scritti in modo ciccioso e, se avete qualcosa da dire,
scrivetemi o tacete per sempre *@*
Ovviamente scherzo xD Tanti saluti!
vostra, Lizzometra
|
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Capitolo 31 *** L'autodifesa non è un'opinione. ***
viaggio
Wow, eccomi di nuovo su un aereo. Quasi mi ero scordata la morsa allo
stomaco che ti prende durante il decollo!
Il viaggio fino a Los Angeles per fortuna è stato breve,
perchè Kellie ha passato praticamente tutto il tempo a
iperventilare e a predire catastrofi come fulmini a ciel sereno
attirati dal velivolo come da un parafulmine, o montagne
elevatesi all'improvviso davanti all'aereo a causa del movimento delle
placche tettoniche, o ancora missili mandati dall'Iraq per un qualche
nuovo contrasto politico...
Cavolo, ora che so di questa sua fervida immaginazione, le
chiederò consiglio più spesso per il mio libro!
Josh, invece, si è limitato a rimanere di un tenue colore
verdognolo per tutto il volo. E per fortuna che lui è
abituato
ai voli intercontinentali! Non oso pensare a come debba essere stato il
suo primo
volo.
Le nostre mani sudaticce sono rimaste strette tra loro tutto il tempo.
Per cercare di distrarre i miei due prodi compagni di volo, decido di
interrompere Kellie a metà di un discorso a proposito dello
schiantarsi su una nuvola diventata improvvisamente solida e chiedo a
Josh il programma della settimana. Lui tira fuori il suo cellulare e si
mette a scorrere l'agenda: domani ha l'incontro col suo personal trainer, per vedere se nel tempo
che ha trascorso a casa ha seguito la giusta dieta che gli avevano
prescritto, in modo da arrivare alle riprese già in perfetta
forma da Peeta.
- Sai - comincio, tuffando la mano nel sacchetto di noccioline che ci
ha portato la hostess, - io Peeta lo immaginavo un po' più
cicciottello -.
Lui mi guarda, indugiando per un momento con lo sguardo
sulle noccioline, e diventa un po' più verde. - Mi rifiuto di
ingollare altre schifosissime proteine, adesso che ho
raggiunto il peso prestabilito - dichiara, deciso.
Gli stringo un po' la mano, incoraggiante, e richiudo il sacchettino,
nascondendoglielo alla vista perchè non peggiori la
situazione.
- Immagino che potrebbero limitarsi a vestirti multistrato,
così
da farti sembrare più grosso... - dico pensierosa, ma Kellie
mi
interrompe.
- Impossibile, sarà in muta da sub per metà del
tempo, e
comunque nessuna fan vorrebbe vedere un Peeta obeso in costume! -
sbuffò come se la sola idea fosse inaccettabile e si
beccò un'occhiata di fuoco da parte mia. - L'importanza
è
l'aderenza al personaggio, e nel libro è scritto chiaramente
che
Peeta è robusto! -.
Josh si schiarisce la voce, tirandosi un po' su sul sedile. - In
realtà, io credo sia più importante essere fedele al
personaggio nell'interpretazione che do di lui, rispetto alla
verosimiglianza fisica - afferma, compunto e professionale. Decido che
non ha tutti i torti, ma questo certo non implica il dargli esplicitamente
ragione. - Sicuro che non ti serva il sacchetto per vomitare? - lo
zittisco. Lui mi fa una smorfia.
- Ok, e dopo il tuo palestrato coach (che mi farai conoscere, in caso
sia molto figo), ti rimane la giornata libera? - cambio
discorso. In fondo, Kellie ed io rimaniamo qui solo una settimana,
cioè fino a quando Josh non comincerà ad
esercitarsi regolarmente per gli ultimi preparativi prima dell'inizio
delle riprese, e spero di utilizzare al meglio tutto il tempo che
passeremo nella grande città. Per fortuna, nelle pause tra
un incontro e l'altro con personal trainer, registi,
sceneggiatori, addetti alle luci, vocalist, doppiatori, saltimbanchi e
chissà che altro, il nostro attore in carriera ha
promesso di
portarci a visitare i posti più interessanti, e devo
ammettere
che non vedo l'ora.
Kellie, invece, già pregusta i momenti in cui Josh
sarà occupato e durante i quali ha programmato di
costringermi ad accompagnarla in quello
che chiama lo "star-watching", cioè, sostanzialmente,
andare in cerca per L.A. di persone famose e inseguirle a mo' di
stalker. Devo assolutamente trovare un modo per
dissuaderla.
Il resto del viaggio scorre tranquillo, senza ulteriori previsioni
funeste da parte di Kellie e con Josh che, in un eroico sforzo, riesce
a tenersi la colazione nello stomaco. Posso perfino a dormire un po',
prima di essere svegliata dalla hostess per l'atterraggio.
- Dannata cintura di sicurezza - borbotto, armeggiando un po' con
l'incastro prima di essere abbastanza sveglia da riuscire a
fissarlo. Alzo la testa appena in tempo per vedere Josh e Kellie
scambiarsi un'occhiata alla "per fortuna che non abbiamo deciso di
svegliarla noi".
Tempo di toccare terra, e sono di nuovo di buon umore.
Sullo sfondo dell'ampia distesa di cemento sono già visibili
le
sagome svettanti dei grattacieli, e potrei giurare di aver intravisto
la scritta HOLLYWOOD in lontananza, mentre perdavamo quota. Dio, sono
così eccitata che potrebbe perfino scapparmi un gridolino
alla
Kellie! Finalmente sono in una Grande Città, una di quelle
in cui sognavo di venire a vivere prima di rendermi conto che non sarei
riuscita mai e poi mai a permettermelo. Prima di scoprire le meraviglie
del Kentucky.
Josh si calca uno dei suoi cappellini in testa e alza il bavero
della giacca a coprirgli il volto, poi, insieme, ci mescoliamo alla
piccola folla che attraversa il corridoio per uscire dall'aereo.
Appena poso piede a terra, penso "ecco che è scoppiato quel
temporale apocalittico che prediceva Kellie!": un susseguirsi
di luci, come lampi,
illumina il cielo, e io mi copro gli occhi, sensibili alla luce
dopo esser rimasti coperti dalla mascherina per dormire per tutta
l'ultima
parte del viaggio.
Solo quando sento la risatina eccitata di Kellie e un chiacchiericcio
di sottofondo mi rendo conto di una cosa: altro che lampi, questi sono
flash fotografici!
Merdamerdamerdamerda! Come ho fatto a non pensarci? Qualcuno aveva di
sicuro fatto una soffiata sul fatto che Josh sarebbe arrivato oggi a
L.A. ... Ed ecco perchè Kellie era corsa a "rinfrescarsi il
trucco" poco prima dell'atterraggio.
A differenza di me.
Per un momento mi viene l'assurdo pensiero che sia stata la stessa
Kellie a fare una soffiata ai giornalisti, ma lo scaccio e, cercando di
essere discreta, mi sposto velocemente dietro Josh per
usarlo come scudo-anti-paparazzi e inizio ad appiattirmi i capelli,
tutti elettrizzati sul lato della testa che tenevo appoggiato
al sedile. Maledetti tessuti sintetici!
Kellie, intanto, bella come non mai, getta un braccio attorno al collo
di Josh (faccio giusto in tempo a fare un balzo indietro ed evitare che
mi prenda in piena faccia) e saluta i giornalisti con ampi gesti delle
mani,
mandando all'aria la nostra copertura.
Josh sembra un po' a disagio per questa improvvisa dimostrazione di
affetto, ma, rassegnato, si avvicina ai giornalisti che lo chiamano
perchè risponda alle loro domande, troppo educato per
ignorarli.
- Kellie... Kellie, non andare! - sibilo, cercando di abbrancarla per
un braccio mentre segue Josh con passo da topmodel: mi serve qualcuno
che mi copra!
Quella disgraziata, però, mi abbandona, attirata dalle
telecamere come i marinai dal canto delle sirene. Sono sola in mezzo
agli ultimi passeggeri dell'aereo, che si attardano nello spiazzo di
atterraggio per cercare di capire la causa di tutto quel baccano.
- Scusa -, mi chiede all'improvviso una ragazzina -capelli chiari,
occhi castani molto truccati- che deve avere non più di
quindici
anni - Tu sai per chi sono tutti questi fotografi? -.
Cerco di assumere un'aria innocente, e scrollo le spalle: - Un certo
John Hackerson, mi pare -.
La tipetta sbianca, poi balbetta - Aspetta, cioè, tipo,
intendi Josh Hutcherson?!
-
- Uhm. Qualcosa del genere, sì - ammetto, magnanima,
guardando
distrattamente i palazzi in lontananza, così diversi dalle
casette del Kentucky. La ragazzina va in iperventilazione, ricordandomi
Kellie in una maniera quasi inverosimile. Posso leggerle sulla
fronte i pensieri che le scorrono in testa:
ommioddiocomehofattoanonfiutarelapuzzadellesueascelleeranelmoaereoommioddioeranelmioaereoenonl'horiconosciutoommioddio!
Ecco, una cosa del genere.
All'improvviso, il suo strillo mi trapana le orecchie -sì,
è decisamente una Kellie precoce- e lei parte di gran
carriera
verso le figurine di Josh e Kellie, attorniate in lontananza dai
giornalisti che si sporgono dalle barriere di alluminio.
Vedo la scena al rallentatore: la ragazzina che si ferma in scivolata a
qualche passo dai due, allontana Kellie con uno strattone e la fa
finire per terra urlando qualcosa tipo "Lui è mio, brutta
zoccola!", e
poi si getta addosso a Josh.
Faccio appena in tempo a pensare "Ma che ca-?!", che i miei
piedi si son già messi in moto da soli.
Faccio uno sprint che non avei mai pensato possibile per le mie gambe
grassocce; in pochi istanti sono sopra la ragazzina, che non capisco se
stia cercando di cavare gli occhi a Josh o baciarlo appassionatamente,
mentre lui cerca di tirarsela via di dosso senza colpirla. Galantuomo
fino in fondo, insomma!
Per un attimo sono presa dall'affetto per lui, e penso come una mamma
chioccia "Guarda com'è bravo il mio bambino: non picchia una
ragazza neanche per autodifesa!", poi, però, visto che
nessuno dei giornalisti interviene (tutti impegnati come sono a
schiamazzare e fare foto), mi riscuoto e afferro l'adolescente attorno
al torace, come se stessi cercando di farle la manovra di Heimlich, ma
tenendole le braccia bloccate lungo i fianchi. La tiro via di peso,
sperando che non si attacchi ai capelli di Josh pur di non esserne
staccata; - Giù le zampe, bambolina! - ruggisco, cercando di
evitare i suoi calci e di non cadere a terra sotto il suo peso.
A quegli idioti di giornalisti ha dato di volta il cervello: le urla ci
rimbombano addosso, sembrano quasi incitamenti, come in un incontro di
wrestling, e i flash ricordano le luci psichedeliche di una discoteca.
Nessuno, ovviamente, pensa a chiamare un poliziotto o un paramedico, o un pompiere,
o qualcuno di grosso e responsabile che possa toglierci d'impiccio.
Kellie è a terra, rannicchiata, singhiozza piano tenendosi
una spalla; Josh le è accanto, preoccupato. Tendo il collo,
cercando di vedere come stanno, e in quel momento la ragazzina ne
approfitta per piantarmi un gomito nelle costole. Ohuff!
Mi piego su me stessa per il dolore, ma non mi sogno
nemmeno di mollare la presa: questa qui è più
pericolosa di Tasmania, il mostriciattolo dei Looney Tunes!
- Joshu-a,
ti spiacerebbe darmi una mano? - gemo, cercando di richiamare la sua
attenzione; - so che posso sembrare sexy, così, ma non sono
una wrestler professionista e non so per quanto... -.
Non faccio in tempo a finire la frase, che la ragazza libera un braccio
e mi dà una gomitata sul naso.
Uno spasmo di nausea mi fa cadere all'indietro, trascinandola
con me, e per un momento perdo coscienza, sconvolta dal dolore pulsante
alla radice del naso.
Apro con uno spasmo la bocca per respirare -dalle narici non entra
più niente- e qualcosa dal sapore ferroso mi bagna le
labbra. Batto le palpebre, cercando di capire cosa sia successo.
Mi sento come se un fulmine vagante mi avesse colpita in faccia.
Come se un iceberg mi avesse squarciato il viso.
Come se un cespuglio di rose spinose mi fosse esploso nelle narici.
Sento la voce di Josh urlare, feroce come non l'avrei mai potuta
immaginare, - Qualcuno chiami la security e i paramedici! Siete capaci
o no di schiacciare un paio di fottutissimi
tasti del telefono?! -.
Un rumore di passi, e poi il buio.
***
- Grace, Gracey, stai bene? Grace... -
Dita esitanti mi sfiorano il viso, e io apro le palpebre con uno sforzo
sovrumano, sentendomi come quando ero una gracile diciassettenne e ogni
mattina dovevo aprire le pesanti saracinesce della libreria in cui
lavoravo.
Una sagoma è china su di me, in controluce, ed oscura il
sole. Ha due teste.
Per un momento mi chiedo, preoccupata, quanto gravi siano i danni alla testa provocati dalla caduta, ma poi batto le palpebre una volta, due volte, e la vista mi
si schiarisce. E' solo in quel momento che capisco che Josh, chino su
di me, sta immobilizzando la piccola omicida, che ha un'aria a
metà tra il preoccupato e l'arrapato.
"Pazza", penso, prima di girarmi dolorosamente su un fianco e vomitare.
- Stai bene? - domanda Josh, preoccupato. Io rimango girata,
perchè, se già prima non ero nelle condizioni
migliori per qualche fotografia, adesso, con il volto ricoperto di
sangue e il naso distrutto, ci tengo ancora meno ad un servizio
fotografico.
- Certo, mi sento magnificamente: sono pronta ad una sfilata in piena
regola. Cosa aspetti, vai a prendermi i riflettori -, borbotto, con
voce nasale, tastandomi piano il viso e sussultando dal dolore.
Josh rimane in silenzio, e lo sento alzarsi.
Per un momento, mi pento di aver parlato in tono così
sarcastico -insomma, non è colpa sua se il mio setto nasale
ora è sparso sul piazzale di un aeroporto- e temo si sia
offeso. Sento gli occhi bruciarmi, mentre continuano a lacrimare, e
cerco di pulirmi il viso con il maglione, in un inutile tentativo di
rendermi vagamente presentabile. Una scossa di dolore mi attraversa la
spina dorsale quando sfioro la punta del naso, ed è in quel
momento che una figura si inginocchia davanti a me.
- Ferma, ferma, cosa fai? -. Josh, finalmente solo, si inginocchia
sull'asfalto e mi prende delicatamente il viso, coprendomi con le sue
spalle ampie alla vista dei paparazzi.
- Cerco di pulirmi il viso - spiego, mesta; - sono già
abbastanza conciata male senza sembrare il sedere rosso di un babbuino,
quindi... - mi scappa un verso soffocato, mentre cerco di espirare dal
naso intasato e non ci riesco.
- E' arrivata la security - mi tranquillizza, con voce dolente. - Forse
un po' troppo tardi, ma adesso almeno stanno disperdendo la
folla -.
Annuisco, mordicchiandomi un labbro e respirando dalla bocca socchiusa.
La sua mano mi tiene ancora il mento, gentile, e il suo sguardo
è caldo e preoccupato. Indugia sul mio per istanti infiniti,
e io sono orribilmente consapevole dello stato in cui deve essere la
mia faccia. Distolgo lo sguardo, imbarazzata, e anche lui abbassa il
suo. Fruga un momento nello zaino, poi tira fuori un pacchetto di
fazzoletti e dell'acqua.
- Kellie come sta? - mormoro, imbarazzata, mentre lui inizia a pulirmi
delicatamente il viso. - Oh, sta bene, ha preso solo una bella botta
alla spalla... - mormora lui, distante, posando un fazzolettino
appallottolato in cima alla piccola pila rossa che gli si sta formando
accanto. - Avevo paura se la fosse lussata, ma credo sia a posto.
Però tranquilla, hanno chiamato un'ambulanza, adesso fanno
un controllo a tutte e due -. Sorride, rassicurante, e cerco di
sorridere anche io. No, no, no!
Mossa sbagliatissima! La pelle attorno al naso si tende, e io mi piego,
coprendomi il viso con le mani, lasciandomi sfuggire un gemito,
soffocata da un nuovo accesso di nausea.
- Grace! - esclama Josh, preoccupato.
- Sto bene, sto bene - piagnucolo, sperando non noti le dita che mi
tremano davanti al viso. La sua mano è sulla mia spalla, e
sento il suo sguardo fisso sul mio viso per qualche istante.
La mano si solleva, e lo sento trafficare un momento e poi sedersi
accanto a me, il suo fianco caldo contro il mio.
Un braccio mi corre attorno alle spalle, e presto lo segue anche
l'altro. - Mi dispiace tanto - mormora Josh, con voce tremante, roca. -
Ho questa stupida mania di non volere la security al seguito, ma dovevo
pensare che c'eravate anche voi... guarda com'è
finita -.
Un soffio caldo, un sospiro, mi muove i capelli sulla fronte, e rimango
immobile un attimo. Seduta rigida sull'asfalto, non oso abbandonarmi
contro di lui, anche se non ho mai desiderato tanto farlo.
Le sue braccia mi stringono delicatamente, attente a non sfiorare il
viso, a non far scontrare il mio naso contro il suo petto, e il pollice
di Josh mi accarezza esitante una spalla.
Io non mi sono mai sentita a mio agio coi "contatti umani",
specialmente con quelli maschili... e mi sono sempre maledetta per
questo, per l'istinto innato a temere qualsiasi gesto di tenerezza, e
per un momento, quasi inconsapevolmente, decido di non fuggire,
stavolta, e mi abbandono piano, in modo impercettibile, contro di lui.
Rimango in silenzio, ascoltando il suo cuore bussare veloce, impazzito,
contro la mia gabbia toracica, poi sento le ruote di un'ambulanza
parcheggiare a qualche metro da noi e i paramedici scaricare una
barella.
- Non è colpa tua - mormoro piano, la voce soffocata dal suo
petto - è che sei il tipo di persona che attira le fan
psicopatiche -. Lo sento ridere piano, poi ci sciogliamo dall'abbraccio, lui mi aiuta ad alzarmi e mi accompagna fino all'ambulanza.
Ed ecco il nuovo capitolo! Mi dispiace un sacco promettere sempre che
aggiornerò presto e poi metterci ancooooora più
tempo, quindi stavolta non prometto niente! Però spero che
il capitolo sia valso l'attesa e... mh, che abbiate la pazienza di
seguire ancora questa storia e vedere come va a finire :)!
Oh, buona estate a tutti :D! La scuola è finita, ma io fino
a inizio luglio sarò perseguitata dagli esami, quindi non
penso di pubblicare molto T-T Ovviamente, mai dire mai!
Un sacco di baci :)
Liz
|
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Capitolo 32 *** Fascino esotico. ***
Ospedale
Un basso chiacchiericcio, intervallato dai picchi acuti della voce di
Kellie mi sveglia. Mi stropiccio gli occhi, ancora intontita, cercando
di ricordare il sogno che ho appena fatto. Cavolo, c'entrava una
fan pazza che ci aggrediva, volevo proprio raccontarlo a Josh!
Ahi. Mi
urto il
naso con la mano, stiracchiandomi, e improvvisamente il pulsare sordo
sotto le bende mi ricorda che è tutto vero. Tipico: cose
strane come quella di ieri
non possono accadere se non nella realtà.
Kellie è nel lettino di fianco al mio, nascosta da una tenda
bianca che dovrebbe garantire un po' di privacy alle sei
persone assiepate nella stessa stanza economica dell'ospedale. Vedo una
sagoma scura seduta accanto a lei, ma è troppo grossa per
essere
Josh, quindi decido di origliare un po' per vedere chi sia riuscita ad
acalappiare Kellie in una notte sola e con un braccio fuori uso. Certo,
lei non ha un monte everest di gesso che le spunta in mezzo alla
faccia, ma anche il suo è stato un brutto colpo.
Purtroppo, il mio origliare non è efficace,
perchè non
riesco a trarre nulla di sensato da quel basso mormorio, almeno
finchè i due non iniziano ad agitarsi e Kellie
inizia a
ridere a crepapelle e ad emettere strani gridolini. Possibile che si
stiano... ma no, dai! Possibile che lui le stia facendo il solletico?
- Dim,
dai, bastaaa! - trilla lei, contorcendosi, e a risponderle
è una voce con un leggero accento dell'est Europa. - Shhhh,
abbassa la voce, Kel, o sveglierai tutti quanti -.
"Troppo tardi, amico" vorrei rispondergli, ma preferisco fingere di
essere ancora addormentata e cercare di capire meglio la situazione. Dim?
Improvvisamente, mi torna alla mente una cosa che ha detto ieri Josh
mentre mi
aiutava a montare nell'ambulanza, quando gli ho chiesto se avesse
lasciato sola Kellie per tutto il tempo che aveva passato con me.
"Oh, no, ha fatto amicizia con un certo Dimitri della security" aveva
risposto, facendo un cenno in direzione di una sagoma scura che
salutava Kellie con una mano, sul piazzale, mentre l'ambulanza metteva
in moto. Kellie aveva tenuto il viso schiacciato contro il finestrino
per
tutto il tempo impiegato dal veicolo per far manovra.
Sospiro, felice -e forse anche un pelino gelosa- per Kellie, e penso
che, magari, adesso che si è beccata una bella guardia del
corpo
russa, non avrà tempo per trascinarmi in giro per LA a
importunare stelle del
cinema. Anzi, potrebbe persino decidere di lasciare in pace il povero
Josh!
Mi abbandono sul cuscino, ridacchiando in silenzio per aver anche solo
potuto pensare una cosa del genere: chiedere a Kellie di non essere
più invaghita di Josh è come chiedere a un gatto
di non
salivare alla vista di un uccellino.
- Ehilà -.
Una voce allegra mi richiama alla realtà, e la faccia di
Josh
sbuca dallo spiraglio di una delle tende per vedere se sono sveglia.
Gli sorrido: la sua testa sembra
librarsi in aria, staccata dal corpo, e mi ricorda Harry Potter quando
si prova il Mantello
dell'Invisibilità per la prima volta.
- Sii sincero almeno tu - esordisco, e sul suo viso compare
un'espressione allarmata, mentre si infila nel cubicolo tenendo le mani
dietro la schiena. - Questa cosa bianca che mi spunta in mezzo alla
faccia... è una protesi? Mi hanno amputato il naso? -.
Sorride, mentre si avvicina al letto. - Perchè non sono
sicura che il colore mi piaccia, quindi se fosse possibile cambiare
modello... - continuo, ma poi mi blocco, perplessa. Sento uno strano
odore, del tutto diverso dal Profumo Per Le Grandi Occasioni che Josh
mette ogni tanto.
- Magnifico, adesso credo anche di avere le allucinazioni olfattive -
lo informo, preoccupata, poi indico la sedia vicino al letto - Tutto
bene? Non ti siedi? -.
Lui scuote la testa, e si vede che sta cercando di trattenere un altro
sorriso. - Tranquilla, niente protesi e niente allucinazione -. Si
avvicina di un altro passo, lancia un'occhiata impacciata in giro per
il piccolo cubicolo, ma non sembra trovare ispirazione, così
sospira, poi tira fuori due mazzi di fiori da dietro la
schiena: - Ta-daaaa! -.
Fuggendo al mio controllo, dalla bocca mi scappa un gridolino alla
Kellie, e in viso mi si apre un sorriso così ampio che sento
la
parte superiore della fasciatura al naso premere contro la fronte. -
Per me? Sul serio? - domando, incredula, prendendo in mano quello che
mi porge.
- Uno è per Kellie, l'altro per te - spiega Josh a bassa
voce,
forse per non farsi sentire da Kellie e guastarle la sorpresa; -
è il minimo che potessi fare per ieri sera -.
- Sono meravigliosi - commento, sprofondando il viso nel mazzo per
nascondere gli occhi lucidi. Non so quanto possa essere credibile,
visto che il mio naso è momentaneamente impossibilitato ad
annusare, ma
pazienza.
Josh appoggia i fiori per Kellie -un grosso mazzo di girasoli e rose-
sul comodino, poi si siede di fianco a me.
Lo guardo di sottecchi, in mezzo ai petali e alle foglie dei fiori che
ha preso per me. Ha il capo chino, i capelli biondi gli nascondono in
parte occhi e spracciglia, ma sul suo viso si apre un sorriso
soddisfatto, privato, fatto per non essere visto da nessuno. Il sorriso
si
spegne, lui mi lancia un'occhiata, e io risprofondo il viso in mezzo ai
fiori, felice.
- Avevi detto che ti piacevano i fiori di campo, quelli semplici,
quindi... e poi la fioraia è stata bravissima, mi ha dato
qualche consiglio e ha fatto la composizione-. Le guance gli si
accendono, diventando del colore dei papaveri che stringo tra le mani.
E' un'esplosione di petali rossi delicati, con qualche spiga
verde-dorata in mezzo e dei minuscoli scintillii di fiorellini gialli
che sbucano qui e là come nuvole bagnate di sole.
Non riesco a smettere di sorridere, mi sento come se avessi una paresi
facciale (e spero di non averla davvero, magari come effetto
collaterale della gomitata sul naso). Mi ci vuole un momento per
ricompormi, poi gli chiedo - Come hai fatto a trovarli, qui? Siamo a Los
Angeles, dove tutto è cemento... e non penso che vendano
papaveri in tutte le fiorerie! -.
Lui fa una faccia buffa, come se volesse allo stesso tempo parlare e
trattenersi, poi si limita a scuotere la testa con un sorriso e a dire
- Ho le mie buone risorse -.
Scruto un attimo il suo viso, cercando di leggergli dentro, come mi
riesce di fare qualche volta, ma credo che gli antidolorifici abbiano
assopito più i miei poteri psichici che non il dolore al
naso, perchè non riesco a capire cosa nasconda dietro la sua
fronte spianata e il viso tranquillo.
- Come sta il tuo naso? - chiede, e per un attimo mi domando se non sia
lui a leggermi nel pensiero. - Oh, dimmelo tu - replico, - io non ho il
coraggio di guardarmi allo specchio! -.
Sono sicura di assomigliare terribilmente ad Hannibal Lecter, con
addosso questa mascherina per il naso.
- Be'... niente di che: hai solo qualche livido qui, sotto gli occhi -
dice a bassa voce, indugiando con tocco leggero sui miei zigomi,
attento a non sfiorarmi, nel timore di farmi male. Il tempo sembra
fermarsi qualche istante, finchè i suoi occhi non incrociano
i miei, che lo guardano curiosi, e lui si agita un po' sulla sedia.
- Ma io intendevo... insomma, ti fa male? -.
Ci penso su un secondo, sondo le mie terminazioni nervose, poi faccio
segno di no. - Ha fatto male il botto di ieri sera, ma poi, qui, mi
hanno messa subito sotto antidolorifici. Pensa che volevano farmi solo
l'anestesia locale, prima di operarmi, ma io sono comunque svenuta per
la paura quando ho visto le pinze -. Josh ride, poi però
torna a mordicchiarsi il labbro, corrucciato. - Quindi quanto devi
rimanere qui? -. Scrollo le spalle. - Hanno detto che mi mandano fuori
già domani mattina, ma che la mascherina devo tenerla per
tutta la settimana, per proteggee il naso da ulteriori aggressioni di
fan impazzite - annuncio, contenta; - quindi non mi perdo
granchè della gita -.
Josh raddrizza la schiena, chiaramente sollevato, e spero voglia dire
che ha rinunciato una volta per tutte ad autoincolparsi per l'accaduto.
Mi racconta del suo incontro di oggi col personal trainer, che si dice
soddisfatto della forma che ha raggiunto. Mi invita ad assistere ad un
paio di esercitazioni di stunt, e io accetto... purchè
prometta di non cadermi sul naso, spararmi sul naso, darmi calci sul
naso...
- Oh, c'è una cosa che volevo chiederti - mi ricordo
all'improvviso.
- Huh?-
domanda lui, la bocca piena di una cucchiaiata di frappè,
rubata dal vassoio appena portato dall'infermiera.
- Ieri, quando ero a terra... mi hai chiamata Gracey? - domando,
trattenendo un sorriso. Lui strabuzza gli occhi e per poco non si
strozza con il frappè. Non capisco se sia così
rosso per un principio di soffocamento, o
perchè è stato scoperto, così
gli do qualche pacca preventiva sulla schiena.
Lui sembra riflettere qualche secondo se ammettere o negare; si allarga
il colletto della T-shirt con le dita, tossisce un'altro paio di volte,
poi, con faccia di bronzo, domanda - Perchè, non ti piace? -.
- Non ho detto che non mi piace - rispondo, guardandolo di sottecchi, -
è che non mi hai mai chiamata così -.
Josh risponde, a disagio - Sarà stato lo shock, sai... -.
Scrollo le spalle, e gli rubo il vassoio dalle mani prima che finisca
tutto il frappè, dato che sembra l'unica cosa commestibile
in mezzo a un pasto molliccio e prealentemente liquido. - Puoi mangiare
la minestra, se vuoi - gli offro il cucchiaio grande, generosa, dopo
essermi appropriata di quello da dessert. Lo guardo stupita quando me
lo prende davvero dalle mani... e lo tuffa nella coppetta di plastica
che tengo tra le mani.
Per un attimo mi imbufalisco, ma poi scoppio a ridere. Rimetto il
vassoio sul comodino e insieme ci impegnamo a finire il
frappè.
- Che bella coppia - sento sospirare una signora anziana, e mi giro
appena in tempo per vedere la tenda che mi separa dal letto di fianco
richiudersi ondeggiando.
***
La mattina dopo, io e
Kellie veniamo trasportate fuori dall'ospedale a bordo di due sedie a
rotelle spinte da Josh e Dimitri che, Kellie mi ha raccontato ieri
sera, ha da poco iniziato a lavorare come guardia di sicurezza
all'aeroporto, nonostante si sia specializzato come bodyguard. E'
perfetto: finchè verrà in giro con noi, avremo
una guardia del corpo pronta a proteggerci da fan assatanate per pura
vocazione professionale (sempre che lui e Kellie in quel momento non
siano impegnati a spupazzarsi a vicenda, ovviamente), e non saremo
costretti ad essere seguiti ovunque da un paio di sconosciuti in
uniforme nera e occhialoni da sole!
Sono contenta. Lo sono per Kellie, perchè si vede che lei e
Dimitri sono proprio presi l'uno dall'altra, ma sono anche contenta
come lo sarebbe una mamma a vedere la figlia uscire con un medico
(insomma, qualcuno che poi potrà essere utile alla
famiglia). Inoltre, Kellie mi ha detto che lui corrisponde al suo
ragazzo ideale: altissimo, biondo e con gli occhi azzurri.
Il che mi ha portato a chiedermi da dove sia nata la sua infatuazione
per Josh, ma ho preferito non chiedere.
Ecco, Dimitri è una specie di Thor senza martello, con
l'accento russo e col viso un po' affilato. Sembra addirittura un tipo
serio!
- Sai, staresti molto meglio coi capelli corti - gli ho fatto notare
oggi fuori dall'ospedale (a mia discolpa, dirò che ero
ancora inebetita a causa degli antidolorifici!), e lui ha risposto - Lo
so, ma alla scuola per bodyguard hanno detto che capelli lunghi e
orecchino danno un'aria più minacciosa, perciò...
-. Sembrava così serio,
quando l'ha detto, che ci sono cascata in pieno. Poi lui è
scoppiato a ridere e io ho deciso che mi stava simpatico.
Secondo il programma, oggi è il Gran Giorno in cui aiuteremo
Josh a scegliere una casa qui a L.A. e Kellie è in
fibrillazione perchè, a quanto pare, suo padre è
un imprenditore edile e lei ha a che fare con le case da quando portava
il pannolone. Per quanto mi riguarda, penso che una casa sia di
extralusso già se ha l'acqua calda in bagno e i soffitti da
cui non piove intonaco, quindi non so quanto potrò essere
utile.
Josh ci ha detto che "la rosa delle candidate è ridotta a
tre", quindi mi illudo che non ci metteremo molto a vederle tutte.
Ovviamente, invece, quando vedo la prima casa cambio idea: è
enorme.
Più che una casa vera e propria, è un loft a uno
degli ultimi piani di un grattacielo (il sessantreesimo, per la
precisione), e Josh diventa verde già quando l'ascensore
panoramico supera il ventesimo.
Quando posiamo piede sul pavimento piastrellato del corridoio, Josh ha
gli occhi lucidi del febbricitante ed è sudato come se
avesse fatto una maratona. Persino a me fa un po' impressione stare
così in alto, specie perchè, quando entriamo
nell'appartamento, scopriamo che le pareti sono costituite quasi
interamente da vetri, mentre l'arredamento è puntato tutto
sul moderno e metallizzato e, giusto per non far dimenticare neanche un
momento a chi ci abita di quanto in alto sta, ricorda un po' l'interno
di una navicella spaziale.
Kellie è estasiata (probabilmente i trampoli che porta ai
piedi di solito l'hanno abituata alle grandi altezze) e anche Dimitri
sembra apprezzare l'arredamento minimal (lui con l'altezza deve
conviverci ogni giorno da quando la pubertà l'ha fatto
crescere fino al soffitto della sua stanza, penso), così i
due si aggirano per le stanze come una coppia di piccioncini in
procinto di costruirsi il nido.
Io do una gomitata a Josh e gli bisbiglio - Pensa che se si rompe
l'ascensore devi fartela tutta a piedi. Io direi che questo lo
escludiamo a priori -. Lui mi fa un debole sorriso, poi annuncia che
andrà ad ispezionare il bagno.
Quando torna, sembra stare meglio: gli occhi hanno riacquistato la
consueta luminosità e i capelli gocciolano ancora
l'acqua fredda che dev'essersi spruzzato in viso. Lui, Kellie e Dimitri
devono combattere per tirarmi su dal comodissimo divano in cui sono
sprofondata, e alla fine Dimitri mi tira su come se fossi un sacco di
patate e mi carica su una spalla. Mi mette giù solo quando
siamo in ascensore, e io passo tutto il tragitto dal sessantreesimo
piano al centro della terra a chiedermi se quel giro sulla ruota
panoramica mi è piaciuto o ha solo rischiato di farmi
rimettere la colazione.
- La prossima volta lo faccio io a te, stai attento - lo minaccio
mentre saliamo in macchina, ma non sono sicura che mi senta, visto che
sta già approfittando con Kellie delle comodità
del sedile posteriore del Suv che Josh ha affittato per il periodo che
trascorrerà qui. Ottima macchina: sedili comodi, aria
condizionata, finestrini enormi... eppure mi manca un po' l'odore di
muffa del mio catorcio in Kentucky.
- Grace? - mi chiama Josh, senza distogliere lo sguardo dalla strada.
Mi giro verso di lui, rimangiandomi una battuta del tipo "Gracey
è già passato di moda?". -Sì?-
- Puoi vedere se nello scomparto del cruscotto ci sono dei fogli
stampati? Dovrebbe esserci l'indirizzo della prossima casa -.
Mi metto all'opera e, in mezzo alle scartoffie per il possesso
temporaneo della macchina, trovo un sottile plico di fogli. - 341 North
Croft Avenue? - lui annuisce e dopo qualche minuto, appurata la mia
incapacità a programmare un navigatore, accostiamo
perchè possa farlo Josh. Già che ci siamo, ci
fermiamo ad una stazione di servizio a prendere il pranzo da
sgranocchiare in macchina (e finalmente Kellie e Dimitri sono costretti
a staccare le loro bocche l'una dall'altra). Passa una mezz'oretta, e
finalmente accostiamo di fronte a una deliziosa casetta bianca
contornata da una siepe ordinata, di un bel verde acceso.
- Architettura spagnola - leggo, scendendo dalla macchina. Alzo lo
sguardo sui muri ruvidi e irregolari che sbucano da dietro una pianta
dai frutti rosseggianti, e cerco di capire se "architettura spagnola"
stia semplicemente ad indicare una casa dall'aspetto un po' rustico. Ci
rinuncio dopo qualche secondo e decido di continuare la lettura,
rischiando così di inciampare sui gradini dell'ingresso
mentre Josh armeggia con la chiave che gli ha dato il consulente edile
per aprire la porta.
- Grace, non spoilerarci l'interno! - si lamenta Kellie, e fugge dentro
appena Josh spalanca la porta, seguita da Dimitri, che fatica
a far passare le sue spalle dall'apertura. La sua corporatura abnorme
lo fa somigliare ad un adulto incastrato in una cuccia per
cani, e devo trattenermi dal ridere a vederlo costretto a chinarsi
sotto ad ogni stipite per entrare nelle stanze.
Io, intanto, mi affianco a Josh col chiaro intento di fargli il
lavaggio del cervello. La casa è bellissima: deve comprarla. Le
stanze all'interno sono spaziose ma non troppo grandi, e la tinta
bianca che prevale nel salotto e nelle camere da letto dà
all'abitazione un'atmosfera pulita e accogliente, contrastando
delicatamente con gli intarsi neri dei mobili e delle tende.
Già mi ha conquistata, ma quando vedo il piccolo portico a
cui si accede dalla porta-finestra della camera padronale decido di
sposarla. - Ha anche la fontanella!
- squittisco, estasiata, correndo subito a provarla. Josh mi si
avvicina, pensieroso, e lo schizzo con un getto di acqua fresca. -
Allora? Prendi questa? - domando, eccitata. Lui fa una smorfia. -
Più che una fontanella, io cercavo una piscina - ammette. -
Diamo un'occhiata anche all'ultima, ti va? -. Annuisco, un po'
ingrugnita, e lo seguo fino alla macchina. Come può non
desiderare una casa deliziosa come questa? Il tetto rosso mi guarda
malinconico; la lanternina all'entrata sembra ammiccare triste verso di
noi.
- E se la piscina la facessi costruire? Dietro c'è un sacco
di terreno incolto! - faccio un ultimo tentativo mentre Josh fa
retromarcia, ma lui scuote la testa. - Costerebbe troppi soldi e ci
vorrebbe un sacco di tempo - spiega, dispiaciuto. Io sbuffo, mi mordo
la lingua un attimo prima di uscirmene con qualcosa tipo "Voi ricconi
volete sempre tutto subito!" e gli dico l'indirizzo dell'ultima casa (
7321 Caverna Drive ) cercando di convincermi che magari sarà
più bella di questa.
Ovviamente non lo è.
L'edificio si presenta come un blocco grigio e squadrato, appena
ingentilito da un portico bianco e circondato da una vegetazione
mediterranea, irta e secca. Non riesco a trattenermi dall'emettere un
grugnito di disapprovazione, ma Kellie mi viene vicino e consiglia -
Aspetta di vedere l'interno: le case più brutte fuori, di
solito, sono quelle più belle dentro -.
Mah, se lo dice la figlia di un imprenditore edile!
- A me piace, così grigia e quadrata: sa di maschio! - aggiunge
Dimitri, e Josh, che intanto sta leggendo i fogli con la
descrizione della casa, aggiunge, eccitato - Qui dicono che il nome
della via, in Italiano, significa "Caverna"! -; si gira verso l'unico
componente maschile della compagnia e i due, in coro, esclamano - ALLA BAT-CAVERNA!
-. Non so come, ma Josh fa un salto tale da riuscire a dare l'high five a
Dimitri, mentre Kellie e io apriamo il portoncino ed entriamo,
decidendo di fare le superiori ed ignorarli.
L'ingresso non è male, mostra la disposizione a piani
sfalsati della casa, per cui, dall'entrata, è necessario
salire di qualche gradino per raggiungere la cucina, e dal corridoio
che si apre si dipartono due scale, una verso l'alto e una verso il
basso, probabilmente in direzione di un seminterrato pieno di cadaveri.
Josh , che finalmente si decide ad entrare, seguito da Dimitri, ha un
mezzo infarto quando vede che in cucina c'è persino una
griglia per fare le cose ai ferri... ed è a questo punto che
capisco di averlo perso. La veduta panoramica dalla terrazza esterna,
poi, serve solo a farmi perdere ulteriormente le speranze, nonostante
cerchi di sabotare in ogni modo l'opinione di Josh per quella casa.
- Guarda! Un divano in camera da letto? E' stato messo lì
apposta per i guardoni che vogliono vederti fare cose? Così
puoi invitare i paparazzi a prendersi un té e qualche
salsiccia grigliata mentre elaborano il loro prossimo scoop
imbarazzante? -.
Josh diventa violaceo in volto, e Kellie esclama - Grace! -,
scandalizzata perchè ho rivelato i piani che stava
segretamente architettando nella sua mente.
- Scusate, - borbotto, - sono di mal umore perchè
ho un po' di mal di testa, non volevo essere maleducata -. Esco in
terrazza a guardare il digradare le colline al tramonto mentre mi
prendo mentalmente a calci da sola, e mi lascio quasi conquistare dal
panorama, prima di ricordarmi della casetta di Croft Avenue.
- Hey -. Josh mi raggiunge in terrazza, strizzando gli occhi di fronte
agli ultimi raggi del tramonto. - Hai mal di testa per via del naso?
Vuoi che torniamo in albergo? - mi lancia un'occhiata, e io mi rendo
conto di essere una stupida. - No... - mi affretto a dire. Inspiro
profondamente, poi ammetto - Sto bene. Ero solo di malumore
perchè la casa di prima mi piaceva da morire, ma non ho
nessun diritto di scegliere al posto tuo! Anche perchè si
vede che tu e questa casa siete fatti l'uno per l'altro - sorrido.
- Stai dicendo che io sono destinato a vivere in una casa grigia e
brutta? -.
- Nah, puoi provare a ritinteggiarla - .
- Ma così perderebbe la sua aria da caverna! - si intromette
Dimitri, raggiungendoci in quel momento assieme a Kellie, che corre
subito a guardare giù e strilla - C'è anche la
piscina: è enorme!
-. Josh e io guardiamo giù nello stesso istante. Distratti
com'eravamo dal panorama, non avevamo nemmeno pensato a guardare
giù.
- Approvata? - gli chiedo, allora. Lui guarda il panorama per qualche
istante, e i suoi occhi riflettono il sole. Poi guarda me. - Non lo so.
Approvata? -. Sposta lo sguardo anche sugli altri, e annuiamo tutti
insieme, col sorriso sulle labbra.
Tadadadaaaaa! Gli
esami mi ispirano a scrivere, che brutta cosa D: Ecco il nuovo capitolo
:)
Un po' di appunti:
1) Devo ammetterlo: per la figura di Dimitri ho preso un po'
ispirazione da uno personaggio di "Vampires Academy" (Dimitri,
appunto xD)
2) L'high five, per chi non lo sapesse, è quando si batte il
cinque tenendo il braccio alzato sopra la testa.
3) Le case che ho descritto (a parte l'appartamento) esistono davvero:
ecco i link, se volete darci un'occhiata:
Croft Avenue: http://www.trulia.com/property/3115842532-341-N-Croft-Ave-Los-Angeles-CA-90048#photo-1
Caverna Drive: http://www.trulia.com/property/3084603134-7321-Caverna-Dr-Los-Angeles-CA-90068#photo-17
(nella foto vedete la magnifica camera da letto con divano
per guardoni)
Il panorama: http://thumbs.trulia-cdn.com/pictures/thumbs_4/ps.51/c/5/c/d/picture-uh=9857cb53d0e0f12e599dfb6443697f47-ps=c5cd3d6291d3dabacee928091cb22.jpg
La piscina:
http://thumbs.trulia-cdn.com/pictures/thumbs_4/ps.52/2/c/4/a/picture-uh=d81992d26198cc30f3618c47b2d8a8a-ps=2c4a9d1cdde4ed227eaf35fd5548cf4.jpg
Baci!
Liz
|
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Capitolo 33 *** Giornata sul set ***
Il giorno dopo1
Dopo
una notte passata a girarsi e rigirarsi sullo scomodo letto
dell'albergo (ehy, ci credete se vi dico che era ancora peggio di
quello dell'ospedale?), è ora di andare a lavoro.
Aspettate,
devo specificare: per
Josh
è tempo di andare a lavoro,
per noi
è tempo di andare a disturbarlo. Kellie ha passato
praticamente
tutto il tragitto in auto dall'albergo allo Studio spiegando a Josh chi
è Jennifer Lawrence, perchè è magnifica e
perchè ha intenzione di tingersi i capelli dello stesso
colore dei suoi. In
realtà, la dissertazione era rivolta a me -si presuppone che
Josh conosca la sua co-protagonista-, ma devo ammettere che non ero
molto interessata. Trovavo più utile impegnarmi a trovare
una
posizione comoda tra i nostri bagagli, sul sedile posteriore. Kellie,
ormai, ha
requisito quello anteriore in sede permanente, con la scusa del suo mal
d'auto.
Intanto,
io mi godo la compagnia del suo trolley violetto e del mio sfigatissimo
borsone verde scuro sdrucito (le valigie di Josh occupano il
bagagliaio... Accidenti, quel ragazzo ha più vestiti di una
donna!) perchè questa sera ci trasferiamo
nella casa che Josh ieri ha ufficialmente comprato e che io mi rifiutodi
chiamare bat-caverna.
Soffio
sul vetro del finestrino per creare un alone opaco e inizio a
disegnarci sopra col dito il simbolo di batman, poi informo i due
piloti dei sedili anteriori: - La Bat-mobile Airline vi augura buon
viaggio -.
Kellie
si volta a guardare, curiosa; Josh cerca di sbirciare dallo specchietto
retrovisore. - Cosa stai facendo? - chiede, preoccupato.
-
Faccio in modo che tu abbia un pendant macchina-casa
da perfetto batman. Appena ho un minuto libero vado a prenderti anche
la mascherina -, sogghigno.
- Nah, preferisco la tua - replica lui,
sorridendo sotto i baffi e indicando col dito la mia mascherina
ortopedica per il naso. Che sciagurato!
Comunque, nonostante Josh sembra stia facendo di tutto per
farmi spazientire, e nonostante la casa di Croft Avenue sia
destinata solamente a popolare i miei sogni più costosi, ho
deciso di farmi piacere anche la bat-casa... o, almeno,
deciderò
se mi piace in base a quanto sarà buona la grigliata
di stasera.
Finalmente,
accostiamo davanti a un imponente caseggiato dello stesso
grigio della nuova casa di Josh, mentre un cancello automatico
si chiude alle
nostre spalle per proteggere le macchine nel parcheggio da eventuali
furti di trolley
viola.
-
Jooooooooooooooooooooosh! - urla una figuretta bionda, correndo fuori
dal portone dell'edificio. Dev'essere...
-
Jeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeen!!!! - urla Kellie (e sono sicura di aver
sentito i vetri della macchina incrinarsi), correndole incontro ad una
velocità impressionante sui suoi tacchi a spillo. Prima
d'ora,
credo di
averla sentita urlare così solo per Josh. Di certo non fa
questi
urletti emozionati, quando chiama i suoi genitori a casa. O quando vede
me. Credo sia
perchè Jennifer è l'esempio di ciò che
Kellie
vorrebbe essere: famosa, bella, adorata da tutti (non sono sicura che
invidi anche il suo umorismo, ma ognuno dà la
priorità a
ciò che ritiene più importante, giusto?) e,
soprattutto,
destinata -secondo un sacco di persone- a intrecciare una bella
relazione con Mr Joshua Ryan Hutcherson.
In
effetti, a vedere come i due si abbracciano forte, viene da pensare che
ci sia sotto qualcosa. Persino con Kellie che gira loro attorno e cerca
di introdursi in qualche modo nell'abbraccio.
C'è
una breve presentazione tra lei e Jennifer, poi tocca a me.
-
Sbrigati, Grace! - chiama Josh, visto che ancora non li ho raggiunti.
Nemmeno la celebre Jennifer Lawrence riuscirà a farmi
correre,
nossignore. - Voi salvatevi, io vi guardo le spalle! - rispondo,
melodrammatica, facendo loro cenno di avviarsi, e sento Jennifer ridere
in risposta.
Josh
torna indietro, mi prende per mano e mi trascina da Kellie e Jennifer.
- Katniss non ha lasciato indietro Peeta negli Hunger Games, cosa ti fa
pensare che Peeta lascerà indietro te, stavolta? - proclama,
prima di dire sottovoce - Vedrai come ti piacerà Jen: avete
lo
stesso senso dell'umorismo -.
Annuisco,
dubbiosa (il mio umorismo è i-ni-mi-ta-bi-le!) e
replico
con un mezzo sorriso - Se sei già entrato nel personaggio
non
dovresti chiamarla Katniss? -. Lui scuote la testa in risposta. -
Katniss non è spiritosa -.
Mi
sa che gli devo dare ragione.
Insomma,
viene fuori che Jennifer è davvero spassosa.
Con le sue battute fa ridere tutto il cast nel bel mezzo delle
esercitazioni; Kellie continua a sgomitarmi e a dire "Oh, ma non
è simpaticissima?".
A malavoglia, annuisco. Devo ammettere che vedrei bene Josh con una
ragazza così: che appartiene al suo ambiente, ma che
è
rimasta genuina, coi piedi per terra. Una ragazza come lui, insomma.
La
parte più divertente della giornata è quando a
Josh tocca
fare un po' di esercizi per irrobustire i muscoli e Kellie, quando lo
vede sudare per la fatica, si preme le mani sul viso ed esclama -
Forza, Joshy, puoi farcela! Siamo tutti con te! - e Jen, che non
è abituata a questi suoi exploit, crede stia scherzando e le
dà corda. - Sù, figliolo, la tua mamma
è
orgogliosa di te - urla, impossessandosi del megafono sprovvedutamente
abbandonato lì vicino dal regista. In breve, l'intera crew
di
allenatori, tecnici delle luci, cultisti e attori, più
Kellie e
me, è impegnata in un coro da stadio in onore da Josh che,
tra
la fatica degli esercizi e lo sforzo per trattenersi dal ridere, sta
diventando viola.
- Toh, Josh, al volo! - esclama Jen, lanciandogli una bottiglietta di
Gatorade. Josh non fa in tempo a mollare gli attrezzi per prenderla al
volo, e la bottiglietta lo colpisce in pieno sulla fronte. Lui
strabuzza gli occhi. Per un
momento ci zittiamo tutti. Poi lui ci guarda, e un angolo della sua
bocca si stira in un sorriso, mentre si strofina il bernoccolo sulla
fronte: - Cos'è, basta così poco a farvi perdere
d'animo?
-.
Si sente un sospiro di sollievo collettivo, poi qualcuno accenna una
risata e tutti riprendono il loro lavoro.
- Dov'è Jen? - mi chiede Kellie dopo qualche minuto,
guardandomi come se me la fossi
mangiata. - Non lo so - rispondo sinceramente - vuoi che andiamo a
cercarla? -. Meglio allontanarsi; io... non lo so, mi fa uno strano
effetto vedere Josh così sudato, coi muscoli che gli
guizzano
sotto la pelle mentre solleva i pesi o stira le braccia e le gambe
durante gli esercizi. Probabilmente, però, è solo
l'effetto che mi fa la
puzza di sudore che emana, bah.
Qualche minuto dopo, stiamo girando all'interno del gigantesco
open-space che occupa quasi tutto il caseggiato. - Come diavolo abbiamo
fatto a perderci, se non c'è neanche un muro? - domando,
incredula, a Kellie. Lei scrolla le spalle, scoraggiata, poi indica -
In realtà, ci sono delle pareti... per l'arrampicata -, ma
è
una magra consolazione. Improvvisamente, però, quello che
sembra
un miraggio appare davanti ai nostri occhi.
- Oh, Kellie, c'è il bagno!
- esclamo, sollevata, e lei emette uno strillo appena poco
più
intenso di quello riservato a Jennifer. Wow, credo di star iniziando a
capire le sue priorità!
Entrambe ci fiondiamo dentro il bagno, sperando che non sia solo un
falso, costruito per qualche set, e... sorpresa sorpresa! Ci troviamo
dentro Jennifer che, accasciata contro il muro, singhiozza piano.
Kellie rimane impetrita: a lei, che ha sempre pensato a "Jen" come a
una ragazza forte, come a una Katniss Everdeen, deve fare uno strano
effetto vederla piangere. Ok, non che io sia molto più a mio
agio, ma almeno all'orfanotrofio mi sono fatta un po' di esperienza a
consolare le persone, quando dovevo impegnarmi a convincere i bambini
che era molto meglio rimanere lì che essere adottati, o che
loro
non avevano fatto niente di male per essere abbandonati.
- Uhm, Jennif... Jen? - domando, avvicinandomi piano, come se lei fosse
un cavallo e potesse tirarmi un calcio in viso da un momento all'altro.
Lei emette uno strano sbuffo in risposta, così decido di
chiederle - C'è qualcosa che non va? -.
Lei alza gli occhi dalla carta igenica a fiorellini che teneva premuta
sul viso e mi rivela una situazione preoccupante di trucco colato.
Fortuna che qui c'è Kellie che può dare una mano.
Almeno
spero, visto che ancora non sembra aver superato lo shock e, visto il
passo indietro che ha fatto quando ha notato le condizioni del viso di
Jen, mi sa che ci metterà un po' a riprendersi.
Jennider alza le spalle, strofinandosi gli occhi. - Gli faccio sempre
male! - geme, tormentando la carta igenica con le dita. Strabuzzo gli
occhi senza capire: a chi, a Josh?
- L'anno scorso il calcio e la concussione alla testa, ora questo...
fi-finirò per mandarlo in coma o qualcosa del genere! -
Kellie annuisce piano, come se capisse perfettamente di cosa Jennifer
stia parlando; io sono in alto mare. - Ma... chi? - domando, alla fine.
- E' Jo-Josh! E' così piccolino e fragile... ho sempre paura
di
fargli male! - spiega Jen, interrompendosi di tanto in tanto per
asciugarsi il viso e sospirare. Io cero di trattenere una risata -
Aspetta, stiamo parlando dello stesso Josh? Fragile? Andiamo,
gli è arrivata una bottiglia in testa e nemmeno si
è lamentato! -.
Il suo labbro inferiore trema - E' perchè lui è
così: non si lamenta mai, neanche se la botta gli fa male da
morire, lo fa per non far star male gli altri... Ho sempre paura di
avergli causato una qualche emorragia al cervello, e che lui non si
lamenti per non farmi spaventare, e che poi nessuno pensi a curarlo
e... e... che abbia una complicazione e muoia! -.
Kellie le si avvicina, emettendo un verso dispiaciuto, e la abbraccia
dolcemente, iniziando a sussurrarle parole di conforto. Io cerco
qualcosa di ferro su cui fare corna.
- Jen... devi parlargliene, non puoi vivere con questa paura costante,
o nel film si vedrà! - le dico; presa da un'improvvisa
ispirazione, cerco di puntare sulla sua professionalità. Lei
sembra già più tranquilla, mentre Kellie si
impegna a
restituire la giusta gloria al suo viso. Annuisce piano, come se stesse
considerando l'idea. - E cosa dovrei dirgli? -.
Ah, questa è una bella domanda. - Ehm, non lo so! -
rispondo,
facendo girare lo sguardo per le piastrelle del bagno, in cerca di
ispirazione. - Digli che sia sincero se gli fai male, che non faccia il
macho, perchè così non ti fa stare meglio, ma
ottiene
l'effetto contrario. Lui capirà: è bravo a capire
le
persone -.
Jennifer sorride, mesta, e il naso rosso per il pianto la rende ancora
più adorabile. Proprio quando penso che stia per darmi
ragione e
gonfio il petto, orgogliosa, lei dice - Ti piace davvero, lui, eh? -.
Mi sgonfio veloce come un palloncino col nodo fatto male. - Cosa? -
domando, con voce strozzata.
- Oh, sareste così carini insieme! - esclama lei, la voce
ancora
un po' nasale. La cosa che mi soprende di più,
però, è vedere
Kellie annuire convinta.
- No... no, figurati! Lei - punto un dito contro Kellie, e lei
strabuzza gli occhi - Lei lo adora, forse hai confuso i ruoli. Lei
si è trasferita in Kentucky per stare vicina a Josh. Io mi
sono
trasferita in Kentucky per una ragione egoistissima: perchè
ero
stufa dell'Inghilterra -. Prendo il fiato, sentendo le guance andare in
fiamme, e sposto il dito in direzione di Jennifer. - Tu... - comincio,
ma mi blocco. Ci riprovo: - Voi... tutte le fan pensano che dobbiate
stare assieme -. Lei alza le sopracciglia, ed in quel momento mi
è chiaro che Jennifer considera Josh come un
fratello,
come un amico, e niente di più. Come dovrei considerarlo io,
insomma. No, un momento: come lo considero
io. - Siamo amici. Nient'altro - concludo, perentoria. Mi sto giusto
dicendo che devo averle convinte per forza, con la mia
appassionatissima arringa, che Kellie canticchia - Le ultime parole
famose - e dà una gomitata a Jen, che mi fa un occhiolino
con
aria complice.
Paonazza, con un verso frustrato, esco dal bagno lasciando la porta
sbattere alle mie spalle. Troverò un posto migliore dove
fare la
pipì, accidenti.
Heilà :D! Come state? Buona estate a tutti! Mi dispiace, il
capitolo è un po' corto... ma il prossimo è
già in cantiere e promette di essere un po' più
lungo, indi... Portate pazienza e verrete ricompensate :D!
Che altro dire? Sono depressa perchè sono ancora bianca come
una mozzarella >.< Voi siete tutte belle abbronzate,
sì :)?
Un bacio!
Liz
|
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Capitolo 34 *** Idrofobia? No, non direi. ***
pre party
Quando torno alla postazione di allenamento, trovo Josh che mi aspetta,
seduto su una delle sedie da regista poste attorno alla pedana degli
esercizi, mentre si gode una meritata pausa.
- Dov'è Jen? - mi chiede non appena lo raggiungo. Per tutta
risposta, riceve un'occhiataccia. Oggi devo proprio aver l'aria da
assassina, se tutti pensano che abbia tolto di mezzo Jen.
- E' tenuta in ostaggio da Kellie nei bagni - rispondo, scrollando le
spalle. - Probabilmente ora le sta facendo le treccine, o la sta
costringendo a confessare l'esatta tonalità che usa per
farsi i
colpi di sole. - Gli lancio una rapida occhiata, indecisa se
accennargli
delle condizioni di Jennifer. Gliene devo parlare io, o aspetto che lei
sia pronta ad affrontare l'argomento?
A farmi decidere è Josh che, dopo aver sentito di
Kellie, assume un'aria a metà tra i preoccupato e il
divertito.
- Oh-oh,
meglio che vada a
controllare - dice, prendendo una bottiglietta di Gatorade e avviandosi
verso lo stabilimento dei bagni, che, da qui, si scorge a malapena in
fondo
all'open space.
Lo guardo che si allontana, mentre gli ingranaggi arrugginiti del mio
cervello cercano di avviarsi per decidere
il da farsi. Lancio un'occhiata di rammarico al
panino abbandonato, a malapena iniziato, sulla sua sedia. -
Poi torno e sei
mio - avverto il panino, prima di correre dietro a Josh.
- Hey! - lo chiamo, sperando che si fermi ad aspettarmi.
- Hey, Joshu-a! - chiamo più forte, ignorando un paio di
tecnici che si girano con sguardi curiosi. Dio mio, chi
l'avrebbe mai detto che avrei fatto tutte queste corse in vacanza?
Per fortuna, Josh alla fine mi sente e si ferma ad aspettarmi. Il mio
cervello avrebbe bisogno di una ventola interna (come quella dei
computer) per evitare il
surriscaldamento causato dall'eccessivo sforzo.
Alla fine, mi viene un'idea. Prendo il cellulare dalla tasca e
schiaccio
un tasto di chiamata rapida pochi passi prima di raggiungere Josh. -
C'è Guendalina al telefono! - esclamo, col fiatone, pregando
perchè Gwen si sbrighi a rispondere.
- Pronto? - si sente una voce all'altro capo del telefono: la salvezza.
- Oh, Guendalina, ho raggiunto Josh, te lo passo subito! - dico in
fretta, prima di passare il cellulare a Josh come se fosse una patata
bollente.
- Hey Gwen - saluta, allegro. - Come mai ci chiami? -.
Mi sento raggelare. Mi avvicino di qualche passo, cercando di origliare
la conversazione.
- Ma come? Mi avete chiamato voi! - risponde la voce acuta di
Guendalina, dall'altra
parte del telefono. Josh mi guarda con aria
interrogativa; io gli do una pacca
sulla spalla e scoppio in una risata forzata: - La solita
burlona! -. Lui scrolla le spalle, non del tutto convinto, ma
per fortuna decide di lasciar perdere e si informa su come sta
Elvis.
Rimane in silenzio qualche secondo, sommerso dal fiume di parole di
Guendalina, e sorride un po'.
- Hey, Grace! Connor è al bar con P.T. e Gwen non sa chi,
tra i
due, la stia facendo impazzire di più! Vuoi salutarli? -.
Mi avvicino con un sorriso, ed entrambi scoppiamo a ridere quando il
respiro umido e ansimante di P.T. ci raggiunge dall'altra parte della
cornetta. Poi arriva Connor, che si lamenta del fatto che Guendalina ed
Elvis abbiano cercato di rifilargli un Hamburger di carne di mucca
spacciandolo per uno
vegetariano, e di come i
due stiano cercando di fargli il lavaggio del cervello
perchè
non approvano la sua decisione di non mangiare più carne
animale.
Josh ha appena iniziato a dire che non hanno tutti i torti, e che
Connor è giovane e deve nutrirsi per bene, perchè
se no
poi rischia di rimanere basso come lui, quando scorgo Kellie ed
una Jennifer ritruccata da poco che ci vengono incontro. Mi avvicino
alle due
prima che Josh le veda. - Tutto bene? - chiedo.
Jen annuisce. Lancia un'occhiata a Josh, poi mi domanda, preoccupata -
Gli hai detto qualcosa? -. Scuoto la testa. - Ho pensato fosse meglio
se glielo dicevi tu -.
- Dire cosa a chi? - domanda Josh alle mie spalle. Pimpante
come
non mai dopo aver salutato Elvis, Guendalina, Connor e P.T., mi passa
il telefono.
- Dire... dire... Ecco, Kellie ti doveva dire una cosa. Prontoo?- mi porto
il telefono all'orecchio, paonazza, sgusciando via dal gruppo. Devo
davvero imparare a dire meglio le bugie.
- Hey, allora, fidanzatini, come vi va la luna di miele? - esclama Gwen
con voce baritonale.
- Gwendy, sono Grace, non Kellie! - la avverto. Osservo Kellie e
Jennifer gesticolare animatamente in direzione di un Josh che si
accarezza
il mento, poco convinto. Vorrei tanto saper leggere le labbra.
Intanto, la risata di Guendalina mi rimbomba nelle orecchie, facendomi
fare un
salto. - Ma io parlavo di te e Josh, piccolina! Come sta andando? E'
già sbocciato l'amore? Non osate sposarvi a Las Vegas, eh,
perchè al matrimonio vogliamo esserci anche io ed Elvis! -.
Strabuzzo gli occhi al tono serio, da mamma, di Guendalina; se sta
scherzando, vuol dire che ci sa davvero fare, perchè sembra
serissima.
- Io... eh,
in realtà non è successo niente, ma qui ci stiamo
divertendo un mondo! -.
Un'altra grassa risata di Gwen interrompe i miei deboli tentativi di
proteggere me e Josh dai pettegolezzi della matrona. - Ah
sì, vi state
divertendo un mondo? Non dimenticate le precauzioni! Adesso vado: non
voglio mica rubarvi tempo
prezioso... Ciao ciao, tesoro! -.
Guendalina riappende il telefono senza lasciarmi replicare, e io
rimango qualche secondo a fissare il vuoto con la bocca aperta, ancora
in cerca di spiegazioni inutili.
- Le precauzioni - mormoro, scioccata.
Dopo aver messo via il telefono, mi riavvicino al terzetto
Katniss-Peeta-FanIntrusaAKAKellie con espressione neutra e, una volta
di fronte ai
tre, li scruto con attenzione prima di proferir parola.
- Allora? -.
- Allora Josh ha detto di sì! - esclama Kellie, con un gran
sorriso in volto.
- Aaaaah meraviglioso... -. Sono nella confusione più
assoluta. Sì a cosa? Avevamo progettato qualcosa da dire e
me lo sono scordato?
Jen, da dietro le spalle di Josh, attira la mia attenzione e si mette a
gesticolare, agitando le mani qua e là in quella che sembra
una
danza scatenata. "Festa"
mi sillaba silenziosamente.
- Aaah!
Oh. Ah! - non ho idea di cosa dire. - Bene, quindi... quante persone
possiamo invitare? -.
Josh si fa pensieroso. - Be', quelli che volete. Non penso conosciate
molta gente, qui, quindi non sarà un problema. Io potrei
invitare qualche amico che è qui per girare... Jen, invita
anche
tu chi vuoi! Poi passiamo a fare la spesa? -.
Jen, Kellie e io annuiamo nello stesso momento, come un team coordinato
ed efficiente.
- Alle nove, allora? -.
***
Alle sei Josh e Jennifer finiscono gli allenamenti. Dopo una doccia
veloce, loro due, Kellie ed io ci stringiamo nella macchina di Josh e
facciamo sosta al supermercato più vicino. Lì
facciamo
scorta di carne da grigliare, bibite, patatine, salatini e ogni cosa ci
venga in mente. Abbiamo appena finito di caricare tutto in macchina,
quando ci viene in mente che a casa non abbiamo tovaglie, nè
stoviglie, così Jennifer e Josh corrono di nuovo dentro al
supermercato a procurarsele, mentre Kellie ed io rimaniamo incastrate
nel sedile posteriore tra le borse della spesa e i nostri bagagli.
- Allora, come ti è venuta in mente l'idea della festa? Io
non
ci avrei mai pensato - dico, ammirata. Mi agito un po' in mezzo alle
borsette della spesa, cercando una posizione comoda; Kellie, invece,
rimane schiacciata contro il finestrino aperto.
- Oh, era da ieri che pensavo che sarebbe stato fighissimo organizzare
una festa nella nuova casa, così quando hai detto che dovevo
parlare di qualcosa a Josh ho sparato la prima cosa che mi è
venuta in mente! - spiega lei, con un gran sorriso. - Per fortuna ho
giusto giusto il vestito che ci vuole! -. Faccio una smorfia verso di
lei, poi sorrido. - E come potresti non averlo? -.
Pochi minuti dopo, quando Jen e Josh tornano con parecchi rotoli di
tovaglie di carta tra le braccia, mi trovano ad annuire ad occhi
chiusi, la testa poggiata sul morbido schienale del sedile, mentre
Kellie mi descrive nei minimi particolari l'abito che vuole mettere
stasera. Lo giuro, ho cercato di interessarmi a quello che diceva, ma
dopo i primi dieci minuti di descrizione della stoffa sono crollata!
Quando arriviamo a casa, Kellie non ha ancora finito di descrivermi il
suo outfit
per la serata. Fortunatamente, abbiamo poco tempo e un sacco
di cose da fare, quindi, dopo che tutti assieme abbiamo messo via la
spesa, riesco ad allontanare Kellie mettendomi a tagliare a dadini le
cipolle che serviranno poi per insaporire la carne. Kellie non può
stare nei paraggi delle cipolle, perchè la farebbero
lacrimare e poi dovrebbe rifarsi il trucco, quindi sono salva.
Per fortuna, la casa è pulitissima, visto che fino a ieri
era in
vendita e doveva fare un'ottima impressione sui possibili acquirenti
superstar. Le uniche cose che dobbiamo fare sono preparare da mangiare
e abbellire la sala da pranzo e la terrazza (le uniche stanze a cui
avranno accesso gli ospiti, se escludiamo il bagno); "creare
l'atmosfera", come dice Kellie.
Mentre io sono impegnata con le cipolle e Josh si ingegna con la sua
nuova super-griglia, Jen pensa a rifornire i bagni di carta igienica,
mentre Kellie si attacca al portatile sostenendo di "essere alla
ricerca di una cosa importantissima". Dal tono in cui lo dice, sembra
stia cercando un nuovo fegato per sua nonna.
Finito di tagliuzzare le cipolle, le faccio scivolare in una scodella e
la metto vicino alla griglia, a portata di mano per Josh. Poi, non
sapendo bene cosa fare, prendo i sacchetti di carta in cui stava il
pane che abbiamo comprato oggi e inizio a incidere delle piccole sagome
sui lati. Finito di ritagliare stelline, cuoricini, cerchi e
quadratini, infilo in ogni sacchetto una candela spenta, poi raccolgo
tra le braccia la dozzina di sacchetti che ho preparato e li porto in
terrazza.
Ispirata dal profumo della carne che cuoce, inizio a disporre i
sacchetti ai piedi della balaustra della terrazza, sul davanzale della
finestra della cucina, che dà sulla terrazza, e in qualche
altro
posto che mi sembra pittoresco: vicino ad un vaso di fiori, al centro
di un tavolo... Una volta accese le candele all'interno dei
sacchetti, tutta la terrazza sarà illuminata delicatamente
da
delle lanternine fatte con sacchetti del pane accartocciati e decorati.
Forse non è proprio l'atmosfera che cercava Kellie, ma mi
scopro
a sospirare soddisfatta mentre mi godo l'effetto d'insieme vicino alla
porta.
- Hey, bel lavoro! - esclama Jen, sbucando alle mie spalle
(probabilmente di ritorno dai bagni). - Hai voglia di venire ad aiutare
in cucina? -.
Annuisco, e la seguo dentro. Kellie è ancora al computer, le
sopracciglia corrucciate e il viso bluastro per il riflesso della luce
che proviene dallo schermo; io e Jennifer ci piazziamo di fronte a lei,
sul tavolo di cucina, e iniziamo a tagliare a metà i panini
e ad
infilarci affettati. Anche se continuiamo a lanciarci occhiate e a
sgomitarci, cercando di capire cosa stia facendo Kellie, non riusciamo
a cavare un ragno dal buco.
Alla fine, Kellie si alza di scatto. Per un momento temo ci dica di
darci un taglio; invece, con aria determinata, prende al
volo dal bancone la carta di credito che Josh ha messo a disposizione
per la festa e corre fuori.
- Acci, spero non la usi per comprarsi un vestito per stasera -,
scherza Jen, facendo un vocione da padre severo e muovendo la testa in
un modo che le fa ondeggiare tutti i
ciuffetti ai lati del viso.
- Nah, il vestito ha detto che ce l'ha -, la tranquillizzo. - E'
più probabile che vada ad affittare un toro meccanico, o
qualcosa del genere -.
Finiti i panini, Jennifer si dedica alla frutta, mentre io mi sposto al
lavandino per lavare la verdura per l'insalatona. Passo di fronte alla
porta che dà sulla stanza della griglia e incontro lo
sguardo di
Josh, che mi fa una linguaccia e sorride. Gli rispondo con una smorfia.
- Cavolo, spero proprio di no! - commenta Jen, tranquilla; - Una volta
abbiamo affittato un toro meccanico per la festa di compleanno di mio
fratello e un suo amico si è quasi rotto il cranio contro il
muro. Abbiamo dovuto ritinteggiare due volte, prima di riuscire a
coprire gli aloni lasciati dalle macchie di sangue -.
Mi giro un momento a guardarla, abbandonando l'insalata a galleggiare
nel lavandino. Il suo viso è serissimo: o non scherza, o
è un'attrice davvero brava. Anche Josh ha mollato le pinze
da
barbecque e ha gli occhi sbarrati. Jen, intanto, continua a parlare,
ignara dell'effetto delle sue parole. - Oh, senza contare che ho
rischiato di farmela addosso dalla paura, l'unica volta che sono salita
su quell'affare -, conclude con una risata.
- Questo non conta, Jen. Tu te la fai addosso per qualsiasi cosa -, la
prende in giro Josh, sporgendosi dalla soglia della stanza della
griglia. Il suo volto è arrossato per il calore della
griglia;
si scosta i capelli sudati dalla fronte con un gesto rapido della mano
e mi sorride.
- Hay Grace, ti ho mai raccontato di quando si è fatta la
pipì addosso perchè ha trovato in bagno una
sagoma di se
stessa a grandezza naturale? -.
Jen gli lancia un'occhiata assassina; io mi copro la bocca con le mani
e faccio finta di tossire per nascondere una risata. Poi, per evitare
l'occhiataccia di Jennifer, metto tutta la mia attenzione nelle foglie
di insalata che sto sciacquando.
- E ricordami chi è stato a mettere lì il
cartonato, eh, Josh?
- domanda Jen, pungente, lanciandogli addosso un pezzo di pera
attraverso la cucina. Josh cerca di prenderlo al volo, con la bocca
aperta, ma gli rimbalza sul naso e cade a terra.
- Regola dei tre secondi! - si affretta a borbottare, prima di chinarsi
a prenderlo e ficcarselo in bocca.
- Sì, sì, cerca di cambiare discorso - borbotta
Jen. Poi
aggiunge, borbottando - la prossima volta gli lancio una bistecca
bollente, in faccia -.
- Non capisco proprio perchè tu ti senta in colpa a
lanciargli
bottiglie in testa, sai?- scherzo, a bassa voce, posando una grande
insalatiera di fianco a lei e iniziando a condire le verdure
all'interno. A Jen brillano gli occhi. - Devo essere un animo sensibile
-.
***
- Ho finito la prima portata! - esclama Josh dopo una ventina di
minuti.
Ormai le pietanze principali (macedonia, panini, insalata, patatine,
salatini... ) e le bevande sono disposte ordinatamente sulle tovaglie
di varie fantasie che ricoprono i tavolini distribuiti sulla terrazza e
nella sala da pranzo. Josh ha cotto una parte della carne in anticipo
per potersi godere la festa anche lui, invece che rimanere ai fornelli
mentre tutti ballano, ma una seconda teglia di carne è
già lì che aspetta di essere preparata, mentre la
prima
batteria è ammucchiata in forno, nella speranza che rimanga
calda
fino all'arrivo degli invitati.
- Vado un attimo a mettermi in costume - avverte Josh, fermandosi a
metà della rampa di scale che porta al piano di sopra. - Se
arriva il DJ portatelo nella sala da pranzo e mostrategli dove
mettersi, ok? Arrivo in un attimo -.
Lo seguo con sguardo sperduto mentre sparisce al piano di sopra. -
Costume? - balbetto, rivolta a Jennifer.
- Certo, è una festa in piscina... Cosa ti aspettavi? -
risponde
lei, guardandomi come se fossi matta. - Anzi, spero proprio abbiate un
costume da prestarmi, perchè io... -.
Giusto, lei è venuta direttamente via con noi, dopo gli
allenamenti, per aiutare a preparare la festa.
E a lei di sicuro sta bene qualsiasi costume esista sulla terra.
Continuo a guardarla, scioccata.
- Aspetta -. All'improvviso, Jen sembra aver realizzato qualcosa. - Tu
non sapevi che era una festa in piscina?
-.
Scrollo le spalle, cercando di mostrarmi impassibile. - Non che abbia
molta importanza, adesso. Insomma, nessun problema.
Dovrò solo cercare, uhm, un costume
presentabile -. Cioè un costume che non sia il mio unico
costume dai bordi smangiucchiati che metto quando faccio la
doccia, per paura che entri Kellie
all'improvviso in bagno.
- Mi stai dicendo che non hai un costume? - chiede Jen, sbalordita. Io
mi mordicchio l'interno della guancia, evitando il suo sguardo.
- Be', non è che in Inghilterra avessi tutte queste
occasioni
per andare al mare... o alle feste in piscina -, spiego imbarazzata.
- Oh, allora speriamo che Kellie abbia qualcosa da prestarci! Se non
arriva presto possiamo fare una scappata fino al mio albergo e ti
presto qualcosa io, ok? -.
- Grazie -, sorrido, cercando di stamparmi un'espressione riconoscente
in faccia, anche se non penso minimamente di essere in grado di
riempire uno dei reggiseni di Jen.
In quel momento succedono due cose: Josh scende le scale vestito come
un pappone hawaiano, con le flip flop ai piedi e una camicia a fiori
dai colori sgargianti sopra i bermuda, e il campanello suona.
Quando apriamo la porta, pensando di trovarci di fronte il tanto atteso
DJ, incontriamo invece Kellie con in faccia un gran sorriso e alle
spalle quello che sembra un rapper triste con un'enorme palla ricoperta
di specchietti e brillantini stretta tra le braccia.
- Heilà ragazzi! Mi date una mano? Ho trovato questo giovane
galante qui fuori che mi ha aiutata, ma aveva anche lui delle cose da
scaricare -.
Mi faccio avanti, curiosa, per osservare quello strano pallone
sciccoso, e il "giovane galante" me lo scarica tra le braccia senza
tanti complimenti. Poi si avvicina a Josh e i due si scambiano una di
quelle strane strette di mano da gangster. - Hey Marcus! - lo saluta
Josh. - Ragazze, questo è il DJ -, ci spiega, orgoglioso.
- 'ao - saluta Marcus, toccandosi il frontino del cappellino da
baseball con due dita e l'aria annoiata. Ho già deciso che
gli girerò alla larga,
***
- Allora... Kel, questo
cos'è? Un
pallone da spiaggia che si illumina al buio? - chiedo, girandomi tra le
mani la strana palla.
- Oh, no! E' una luce stroboscopica! L'ho trovata in affitto su
craigslist -. Rimango a bocca aperta, e anche Jen è senza
parole.
- Be', ci voleva qualcosa di forte! E' o non è
un'inaugurazione? - si difende Kellie.
- Voglio proprio vedere come la monti sul soffitto - mi limito a
commentare, soppesando la sfera che tengo tra le mani.
- Oh, io ho pensato a procurarla! Adesso è compito dei
ragazzi montarla - cinguetta Kellie, come se fosse ovvio. - Venite ad
aiutarmi a scegliere il costume? Ho sentito che Josh ha invitato certi
suoi amici attori... Yummy!
-.
- Aspetta... e Dimitri? - annaspo, correndole dietro su per le scale.
- Oh, lui stasera è via, a fare da guardia del corpo a
qualche
sciacquetta di bassa lega - annuncia Kellie, con voce stranamente
stridula. E' gelosa?
Non vede che Dimitri ha occhi solo per lei?
Davvero non le capisco, queste persone che hanno la fortuna di avere un
ragazzo che le ama con tutto se stesso e che non se ne accorgono
neanche quando ci sbattono il naso contro!
Lancio uno
sguardo a Jen in cerca d'aiuto, ma lei alza le spalle con aria
impotente.
- Kellie, andiamo, è il suo lavoro! Non essere
gelosa! -.
- Io non sono GELOSA! - sbraita Kellie dalla sua camera. Jen mi
raggiunge sul pianerottolo. Mi lancia un'occhiata veloce, poi confessa:
- Non ho la minima idea di come comportarmi in questi casi -.
- Nemmeno io - sussurro, lanciando occhiate nervose alla porta di
Kellie. - Di solito seguo la politica del "lasciala sbollire da sola,
poi quand'è di buon umore ti viene a cercare lei" -.
- Sembra una buona idea - annuisce Jen; - oppure la
distraiamo con una sfilata di moda! Con le bambine a cui facevo la
baby-sitter funzionava sempre,
quando litigavano -.
La guardo con tanto d'occhi. Non riesco a conciliare l'immagine che ho
di lei sul red carpet, o che si allena a tirare con l'arco,
con quella di lei che fa la baby sitter. Sto per chiederle come pensa,
di preciso, di avvicinare Kellie, quando lei esce dalla sua stanza a
passi piccoli e veloci e ci raggiunge. Si mette le mani sui fianchi,
guardando tutte e due con un certo cipiglio minaccioso. - Vi ho
sentite, sapete? -.
Trattengo il respiro, aspettando che esploda. Kellie continua. - E,
malgrado mi abbiate appena paragonata a delle bambine
piccole... - si avvicina lentamente a noi, poi afferra un braccio di
ciascuna e ci tira attraverso il corridoio verso la sua stanza -
...l'idea mi piace un
sacco! -.
In breve (insomma, "breve" secondo gli standardi di Kellie, quindi
quasi venti minuti), ci troviamo tutte e tre davanti al grande specchio
della camera con addosso il costume designato per la serata.
Quello di Kellie, un trikini nero che esalta la sua carnagione pallida
e i capelli biondi, è aggiornato a quello che indossava
Angelina Jolie nell'ultimo numero di People (come ci ha spiegato Kellie
senza che nessuno le chiedesse nulla); Jennifer, invece, indossa un
costume sgambato rosso a due pezzi e, con i suoi capelli neri, sembra
la nuova versione di Lara Croft, o una Marylin Monroe con i capelli
tinti... E poi ci sono io che, con addosso le mutande striminzite di
Kellie, faccio ridere i sassi; il suo reggiseno
superimbottito, invece, fa ridere me
come una matta.
- Accidenti, Kellie, chi l'avrebbe detto che metà delle tue
curve sono dovute alla gommapiuma?
- rido. In fondo, però, mi sento sollevata a sapere che
nemmeno lei è perfetta.
Per quanto riguarda Jen, invece... be', diciamo che la perdono per il
suo fisico da topmodel solo perchè sembra super-imbarazzata,
visto che il reggiseno di Kellie su di lei lascia ben poco
all'immaginazione, facendo straripare tutto da tutte le
parti. - Sai, Kel, - commenta Jennifer, - pensavo anche io che fossi un
po' più dotata, ehm, naturalmente -.
Kellie per fortuna non se la prende, limitandosi a regalarci una perla
di saggezza: "Se madre natura non aiuta, bisogna darsi una mano da
sole".
Anche se non lo dico alle ragazze, comunque, sono tuttora convinta che
me la svignerò da qualche parte, quando verrà il
momento di andare in piscina. Non ho proprio intenzione di farmi vedere
conciata così.
Intanto, al piano di sotto, alle prove audio del DJ (che, tra
parentesi, mette musica orrenda),
si aggiungono poco a poco i trilli del campanello e le chiacchiere
degli invitati: è ora di scendere.
Io, Kellie e Jennifer ci infiliamo in fretta qualcosa di carino (sempre
su gentile concessione de "Le Valigie di Kellie") sopra i costumi e ci
affrettiamo giù per le scale.
- Oh, no!
- esclamo all'improvviso, fermandomi sul pianerottolo alla vista di
Josh, all'entrata, che accoglie degli invitati che son sicurissima di
aver già visto da qualche parte in TV.
- Cosa c'è? - domanda Kellie, qualche gradino di fronte a
me, tastandosi il sedere con aria ansiosa per paura che le si sia
strappato il vestito lì dove le tirava un po'.
- Non abbiamo fatto in tempo a far cambiare Josh -, gemo. - Adesso
sembrerà un pappone hawaiano per tutta la serata! -.
***
La festa è carina; per fortuna, le candele alla citronella
dentro le lanterne sono servite, oltre che a "creare l'atmosfera",
anche a tenere lontane le zanzare. La carne grigliata è
rimasta calda e buona, e i panini e i salatini sui tavoli hanno sfamato
tutti, in modo che Josh non dovesse tornare alla griglia.
Lui, adesso, dopo aver presentato me e Kellie a parecchi amici, si sta
scatenando in pista. Kellie è a qualche metro da lui e gli
si avvicina "casualmente", a poco a poco, sgomitando tra la folla
mentre balla con un tipo abbronzato. Credo stia aspettando che Josh si
ubriachi parecchio, in modo da poterlo assalire senza che
lui, domani, si ricordi di niente. Hey, fortuna che
è Dimitri quello di cui essere gelosi!
Jen, intanto, è corsa ad accogliere il suo ragazzo -un
brunetto dall'aria tenebrosa ma simpatica- alla porta e l'ha trascinato
in pista.
Alla fine, a quanto pare, Josh e il DJ sono riusciti ad issare fino al
soffitto la luce stroboscopica che adesso riflette le luci
intermittenti dei faretti colorati del DJ e mi acceca quando la guardo.
Sono a bordo pista, le mani ficcate nelle tasche degli short, a cercare
di farmi prendere dal ritmo... ma la musica fa proprio schifo. E' un
continuo rimbombo continuo, privo di ritmo, intervallato di tanto in
tanto da suoni striduli che ricordano una sega che scorre sul vetro, o
delle unghie sulla lavagna. Alla maggior parte delle persone sembra
piacere, però... o forse la ignorano, semplicemente. A me
ricorda il battito cardiaco di una persona asmatica dopo una corsa.
Inoltre, devo ammettere che mi fa un po' paura questa massa pulsante di
persone schiacciate l'una contro l'altra; solo ogni tanto qualcuno se
ne stacca per prendere qualcosa da mangiare (o, più
verosimilmente, da bere), ma poi torna all'istante a rituffarsi nella
marea di teste, braccia e gambe.
Dunque, visto che il tavolo del buffet sembra la zona più
tranquilla, decido di rifugiarmi lì. Per qualche minuto mi
do da fare ad ammucchiare in un sacchetto di plastica i piatti e i
bicchieri sporchi abbandonati sul tavolo, poi ci rinuncio; mi avvicino
alla coppa della macedonia e inizio a versarmene un po' in un bicchiere.
- Hey, Grace! - la voce di Josh alle mie spalle mi fa sobbalzare, e il
mestolo ricade nella macedonia con un plop, schizzandomi
di succo arancione sulla maglietta. Mi giro e sorrido, sollevata. -
Heilà -.
- Come va la festa? Ti stai divertendo? - domanda Josh, prima di
ficcarsi una manciata di patatine in bocca. Scrollo le spalle. Incapace
di mentire, ma senza riuscire nemmeno a dire la verità, me
ne esco con un brillante - La bistecca era super-buona! -.
Josh mi guarda per qualche istante, grattandosi un sopracciglio. Poi
inspira un po' più a fondo e inizia - Senti, ti va di
ball... -, ma viene interrotto dall'urlo acuto di Kellie, subito
seguito da altre voci: - TUFFO IN PISCINAAAA! -.
Josh lancia un'occhiata preoccupata alla folla che si sta
dirigendo verso la ripida scaletta che porta alla piscina, diversi
metri più in basso, poi mi guarda dispiaciuto. - Scusa, vado
a controllare che non si uccidano... Vieni con me? -.
- Oh, no, rimango un po' qui... ho appena mangiato un sacco di
macedonia, quindi dovrò aspettare almeno tre ore prima di
tuffarmi - replico, costringendomi ad assumere un'espressione
dispiaciuta e stringendo, con qualche senso di colpa, il bicchiere di
macedonia ancora intatto che tengo tra le mani. Non ci tengo proprio ad
avvicinarmi alla piscina.
Josh sembra trattenere un sorriso, come se avesse voluto fare una
battuta, ma poi ci avesse ripensato. - Mi aspetti? Torno subito -.
Annuisco, e lo seguo con lo sguardo mentre raggiunge un paio di amici
schiamazzanti in cima alla scala e li costringe a mettersi in fila
indiana, per poi seguirli e scomparire dietro la recinzione.
So già che, quando arriverà giù,
qualcuno lo tirerà in piscina e lo costringerà a
rimanere lì. So già che lui non potrà
dire di no.
So che questo è il momento perfetto per svignarmela prima
che a qualcuno venga in mente di trascinarmi in acqua.
Il momento perfetto per provare in santa pace la super-mega-doccia che
ho adocchiato fin da quando siamo venuti a visitare la casa per la
prima volta.
Haloooo! Posso dire con soddisfazione che mi sono abbronzata un
pelino finalmente ho finito il capitolo! Scusate il
ritardo (anche se penso ormai ci siate abituati D:),
è stato davvero un parto: avevo già scritto il
capitolo dopo e dovevo trovare il modo di collegarlo a quello
precedente >.< Comunque, lasciamo stare i dettagli poco
rilevanti... Fatemi sapere se vi è piaciuto :)!
P.S. Spero che la lunghezza vada bene! Ho cercato di mettere un
capitolo un po' più lungo, visto che alcuni di voi mi
avevano chiesto di fare capitoli più lunghi :)
Baci!
Liz
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Capitolo 35 *** Fare la doccia aiuta sempre a schiarirsi le idee. ***
Serataaa
'Cause
every time I breathe I take you in,
And
my heart beats again
Baby
I can't help it.
You
keep me drowning in your love
"You keep me
drooooowning in your loveeeeeeeee!" urlo a squarciagola,
cercando di coprire il mortorio di musica al piano di sotto. La
cipolla della doccia è il mio microfono; presa dalla
passione, la giro
dalla parte sbagliata e un getto d'acqua calda mi investe la faccia. -
Non prendermi in parola: non annegarmi, stupida doccia! -
tossisco, interrompendo il ritornello.
In quel momento, si spalanca
la porta.
- Tutto bene? Ho sentito urlare! - esclama una voce, facendomi balzare
contro la mensola dei bagnoschiuma per lo spavento. I barattoli
finiscono a terra con un fracasso infernale, schizzando macchie
colorate sul pavimento e sulle pareti della doccia, imprimendosi contro
il sottile strato di vapore che le aveva coperte.
- Hey, è un bagno privato! - esclamo, appiattendomi
contro
la
parete e cercando di interpretare le forme oltre il vetro smerigliato.
La persona che si è affacciata si è girata in
modo da
dare le spalle alla doccia, da bravo non-guardone.
- Grace? - domanda una voce familiare, un po' titubante.
- Josh? - gemo io, sentendo il calore salirmi al viso. Sporgo la testa
fuori dal vetro per controllare, più imbarazzata dal fatto
che
abbia scambiato il mio cantare per un urlo, che non perchè
mi abbia
beccato a fare la doccia. Anche perchè...
- Non ti preoccupare, ho ancora addosso il costume - rido, quando lui
alza le mani a coprirsi gli occhi, nonostante sia ancora di spalle. -
Il costume?! - esclama di rimando.
- Deformazione personale: Kellie irrompe sempre in bagno per qualche
"emergenza trucco" proprio mentre sto
facendo la doccia, quindi mi sono
adeguata -.
- Oh. - Josh si infila le mani in tasca e dondola sui talloni,
osservando con interesse il motivo di
piastrelle sul muro di fronte a lui. Rimane in silenzio per qualche
istante, poi commenta: - Io pensavo che tra voi
ragazze non ci fossero... ecco, problemi, per questo genere di cose -.
- Ce ne sono per me, te lo assicuro -. Cerco a tentoni
l'accapatoio, appeso appena fuori dalla doccia. - Kellie invece gira
sempre per casa mezzo svestita, sperando che tu passi a trovarci -
ridacchio.
- Dovrei passare più spesso - commenta allora lui,
sovrappensiero.
- Dovresti. Le farebbe piacere -, sogghigno. - Però stai
attento, Dimitri mi sembra un tipo geloso -.
Josh si allarga il colletto della t-shirt con la mano, fingendosi
preoccupato. Si zittisce un secondo, poi domanda - Uhm, ci sono
problemi se mi giro? -.
- Non lo so, Orfeo, rischi di farmi tornare per sempre dell'Ade -, lo
informo, in tono melodrammatico.
- Ok, posso farti una domanda? - chiede lui in tono sommesso, dopo
essersi girato. Annuisco in risposta, impegnata a strizzare i capelli
nel lavandino. Lui rimane in silenzio, pensieroso.
- Se vuoi il segreto per avere dei capelli luminosi come i miei, devi
chiedere a Kellie. L'altro giorno ha frullato un po' di roba scaduta
che era in frigo e l'ha messa nella confezione dello shampoo... E giuro
che funziona!
-.
- Ah -. Josh sembra far mente locale. Forse si sta chiedendo se ha mai
usato il nostro shampoo, in questi giorni. Sicuramente si sta
appuntando di non usarlo in futuro.
- Ok, no -, si decide alla fine, - in realtà volevo
chiederti: prima, in doccia, stavi ballando?
-. Cerca di mantenere un'espressione impassibile, ma l'angolo della
bocca gli trema impercettibilmente verso l'alto.
La mia faccia, invece, diventa di pietra. Come negare? Ok che il vetro
è smerigliato, però è impossibile non
riconoscere
se una persona si sta agitando in movimenti convulsi oppure no,
dall'altra parte.
- Ok, quanto
si vede da fuori del vetro, in realtà? - incrocio le braccia
al petto e cerco di sviare il discorso.
- Niente, te lo assicuro! - Josh alza le mani, come a proteggersi da
ogni accusa. Poi, però, le porta ai fianchi e alza un
sopracciglio. - Andiamo,
a me puoi dirlo! Stavi ballando? -.
Per tutta risposta, scuoto furiosamente la testa.
- Perchè, prima, giù, non ti ho vista ballare...
Quindi pensavo non fossi quel genere di persona -.
- L'acqua è più simpatica delle persone. Non ti
si struscia addosso e non puzza di alcool - sentenzio.
- Quindi stavi ballando - conclude Josh con un sorriso di vittoria.
- Io... no!
Non ho mai detto
che stavo... Insomma... -. I suoi occhi scintillando, io incrocio le
braccia al petto. - Ok, e se anche fosse? - sbotto, alla fine, mettendo
su un cipiglio da dura per sfidarlo a replicare.
Probabilmente, però, l'effetto del mio sguardo è
tutt'altro che
intimidatorio, perchè Josh in un secondo si sfila la camicia
da pappone e
si slaccia il bottone dei calzoncini.
Per qualche istante rimango impietrita: gli occhi fuori dalle orbite,
il cervello paralizzato che cerca di capire cosa diavolo stia facendo.
Le connessioni dei miei neuroni riprendono a funzionare all'improvviso.
- Fermo, cosa fai??? - strillo, nel panico più completo,
cercando di bloccargli le braccia perchè non si abbassi i
pantaloni. Quanto cavolo deve aver bevuto, per ridursi a essere
così arrapato? Arrapato da me, poi! Cavolo,
quanto dev'essere messo male.
- No, aspetta, cos'hai capito? Guarda che anche io ho il
costume
sotto! -. Josh inizia a ridere forte e si libera gentilmente dalla mia
stretta, entra nel cubicolo della doccia ed accende il getto dell'acqua.
- Dai, mostrami qualche mossa! - esclama. Io rimango immobile a
gardarlo, gli occhi fuori dalle orbite. Passano pochi istanti, poi Josh
si sporge per afferrare la mia mano e cerca di tirarmi dentro.
- Sei ubriaco -. Non so se la mia sia una domanda o un'affermazione.
Probabilmente è una preghiera.
- Mai stato più sobrio - replica lui. Mi prende tutte e due
le
mani e mi attira sotto il getto caldo della doccia con l'accappatoio
ancora addosso, ridendo come se fossimo in un film e stessimo ballando
sotto la pioggia. Probabilmente fare l'attore per troppo tempo deve
avergli scombinato qualche rotella, alterandogli la percezione della
differenza tra finzione e realtà, perchè non
capisce che
di solito le persone non si comportano in questo modo in bagno. O in
qualsiasi altro posto.
- Allora sei pazzo - concludo. Cerco di rifugiarmi in un angolino per
sottrarmi al getto dell'acqua e salvare l'accapatoio, ma lui mi
riattira sotto l'acqua, prendendomi entrambe le mani e ondeggiando a
ritmo con la musica che filtra dal piano di sotto attraverso il
pavimento.
- Andiamo, mi devi un ballo! Prima volevo chiederti di concedermelo, ma
sei
scomparsa all'improvviso. Non puoi essere così razzista da
ballare solo con l'acqua! -. Il suo viso esprime disappunto, ma il
sorriso che cerca di nascondere dimostra chiaramente che la sua
è una farsa.
Lui si china e mi porge la mano come se fossimo ad un ballo delle
debuttanti, e io non posso fare a meno di chinarmi in una riverenza
sgraziata e intrecciare le mie dita alle sue.
Impacciati, iniziamo ad ondeggiare a tempo di musica. Sembriamo due
spugne zombie, per l'energia che ci mettiamo.
All'improvviso, sento giungere da basso le note di una delle mie
canzoni preferite: "I'm
not gonna teach your boyfriend how to dance with you", dei
Black Kids. - Non ci
credo!
- esclamo, rianimandomi all'improvviso. - Allora il DJ ha un minimo di
buon gusto! Sù con questo mortorio: dobbiamo rendere
giustizia a questa
canzone -.
- Fammi vedere come si fa - propone Josh con un sorriso.
Ed è in quel momento che ci scateniamo. Ognuno tira fuori le
sue
mosse peggiori, di quelle che nei film fanno sempre fare ai genitori
imbarazzanti, ma che alla fine sono le migliori. Facciamo dei penosi
moonwalk, ondeggiamo cercando di andare a tempo, ci urtiamo coi
fianchi, agitiamo le braccia, ci scambiamo smorfie spaventose e
rischiamo di scivolare e finire a terra entrambi almeno una volta o
due. Dopo un paio di balli di gruppo mi affloscio contro il muro,
ridendo a crepapelle e cercando di riprendermi.
- Allora dipende tutto dal tipo di musica - commenta Josh, con l'aria
di chi ha appena fatto una scoperta in grado di risolvere la fame nel
mondo. Eureka!
Ricambio il suo sorriso, osservandolo di sotto in su.
L'acqua gli scivola ai lati del
naso come lacrime, imperlandogli la mandibola e la fossetta
sul mento,
e le spalle, e il petto. Josh strizza gli occhi, cercando di scacciarne
l'acqua, e sulle ciglia scure gli si raccolgono
delle perle bagnate.
- Puoi dirlo forte - sorrido, scacciando un riccio umido dagli
occhi. - La prossima volta, se vuoi vedermi ballare, ti preparo io una
bella playlist -.
Josh annuisce con un sorriso. - Cosa vuoi che sia un DJ professionista,
quando ho a disposizione l'onorevole DJ Grace? - inizia a prendermi in
giro. All'improvviso, però, le note di una nuova canzone
filtrano dal piano
di sotto e il suo viso si accende. - Hey, aspetta: questa è
una
delle mie
preferite - esclama, poggiandomi le mani sui fianchi e tirandomi in
piedi, entusiasta.
Tendo le orecchie, e riconosco "Hero"
di Enrique Iglesias. - Ma è un lento - protesto, guardandolo
con tanto d'occhi. Josh mi lancia un'occhiata di rimprovero; - Anche i
lenti si
possono ballare con stile - spiega, prendendomi una mano e facendomi
fare una piroetta.
Una nuvola di gocce d'acqua si alza dai miei piedi quando, stupita,
giro su me stessa una, due, tre volte... e scivolo sulla macchia d'unto
lasciata dal bagnoschiuma che si era rovesciato prima. Josh mi prende
al volo, per fortuna; poi, col viso a pochi centimetri dal mio, gli
occhi a mandorla fissi nei miei, i capelli che mi sfiorano, bagnati, la
fronte, sussurra: - I casqué improvvisati sono
sempre i migliori -. Lo spingo via, scocciata - Potevo rimetterci la
vita! -.
- Sono i rischi del mestiere - mi apostrofa lui. Gli do una pacca
bellicosa al petto, fingendomi in procinto di iniziare una rissa;
poi faccio per riportare le mani al loro posto, ma lui ci mette sopra
le
sue e se le porta dietro al collo. Esitanti, le mie mani scivolano
sulle sue spalle. Indugiano un momento, poi gli cingono il collo,
giocherellando con le ciocche di capelli bagnati sulla sua nuca,
solleticandogli piano la pelle sensibile della nuca. Josh
mi guarda in modo strano, e non so la sua sia un'espressione sorpresa,
o se gli sia finita una gioccia d'acqua negli occhi. Le sue mani
scivolano lungo le mie braccia, sulle spalle, poi scendono a cingermi
la vita. Sprofondo il viso contro la sua spalla. Il suo respiro mi
accarezza il collo, filtrando attraverso i
capelli bagnati.
Rimaniamo così per qualche minuto, silenziosi, ondeggiando
piano
come le fronde dei salici prima di un temporale. La canzone finisce e
si porta via l'incanto; la successiva sembra il rintocco di mezzanotte
che viene ad annunciare a Cenerentola che il suo sogno è
finito.
Dannata musica techno.
- Uhm - borbotto, alzando il viso dalla sua spalla. - Uhm, non ti senti
in colpa ad usare tutta quest'acqua? Sai, i bambini dell'Africa e tutto
il resto... -.
Lui sembra pensarci su per qualche secondo, ma, prima che possa
rispondere, si sente martellare alla porta del bagno.
- Josh? Lo so che sei in bagno, razza di sporcaccione! Cos'avrai mai da
fare
lì da solo per tutto questo tempo... Senti, qualunque cosa
sia,
prenditi un break perchè ci sono qui i vicini che vogliono
parlare col proprietario -.
Josh mi guarda, atterrito. - I vicini? -. Si affretta in direzione
della porta, incespicando sul tappettino del bagno. Io lo seguo a
ruota. -
I vicini, Jen? Aspetta un momento! -.
Josh spalanca la porta, sgocciolando sul pavimento, e il viso di Jen
appare oltre la soglia, sbirciando curioso. - Ti stavi facendo la
doccia? Perchè ti stavi facendo la... - il suo sguardo si
abbassa quasi inconsapevolmente; - perchè ti fai la doccia
in costume?
-.
Il suo sguardo si rialza e incontra il mio che la osserva da dietro le
spalle di Josh: sono sbalordita da come Jen sembri così a
suo
agio con l'idea di un Josh nudo.
Jennifer fa un salto indietro. - Grace? - chiede, sbalordita.
- Grace?!
- ripete, subito dopo, con
un sorriso a trentadue denti ed una strana espressione. Mi fa un gran
occhiolino, poi
scappa via. Non prima, però, di aver urlato - Scherzavo,
comunque, a proposito dei vicini! Figurati, qui ci saranno solo alberi
nei dintorni per almeno tre chilometri! Divertitevi! -.
Strabuzzo gli occhi, stringendomi l'accapatoio fradicio addosso, poi
scrollo le spalle in direzione di Josh, come a dire che io non c'entro niente con
quell'occhiolino.
- Io penso... penso che andrò a cambiarmi, sì -
annuncio, prendendo il cambio che avevo lasciato in un angolo.
- Oh, sì, anch'io - conferma Josh, a disagio. Usciamo dal
bagno
trascinandoci dietro una scia umida. Faccio per avviarmi nel corridoio,
quando Josh mi blocca il polso con la mano. - Dovremmo farlo qualche
altra volta -, sorride. L'acqua gli corre lungo le basette umide,
accarezzando l'accenno di barba che gli cresce incolta sulle guance.
Deglutisco.
- Alla faccia dei bambini africani, eh? - lo prendo in giro. Lui
sorride, stringe la mia mano, poi si allontana dalla parte opposta del
corridoio, in direzione della sua camera.
Ci vogliono ore prima
che
riesca ad addormentarmi. Rimango con gli occhi spalancati nel buio,
ascoltando il cuore che mi batte impazzito in petto, a ritmo col
rimbombo della musica da discoteca del piano di sotto. Non riesco a
smettere di pensare al colore della sua pelle sotto
l'acqua, ai capelli
umidi sulla sua nuca, al segno più chiaro dell'abbronzatura
nel
punto in cui di solito le braccia sono coperte dalla T-shirt, alle
sue mani che mi sfiorano la schiena... e l'unica cosa che riesco a
pensare è "OH.
MIO. DIO!".
Haloa a tutti :)! Solite cose: spero vi sia piaciuto il capitolo :D
Sono contenta di non essere in ritardo, per una volta xD
E, mi dispiace, neanche stavolta
è arrivato il bacio, ma siate pazienti, che tra poco arriva
:D! Ormai è questione di capitoli (una ventina di capitoli,
per la precisione u_u [scherzo xD!]).
Oh, una cosa che mi sono dimenticata di chiedervi prima! Cosa ne
pensate della nuova ragazza di Josh nella realtà :)?
Un sacco di baci e al prossimo capitolo!
Liz
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Capitolo 36 *** Invasione alla Bat-Caverna! ***
oh my god
- Oh. Mio. Dio!!
L'urlo di Josh mi sveglia all'improvviso, il mattino dopo. Corro in
camera sua col cuore in gola, sperando che questa non sia la sua
reazione al ricordo di quello che è successo ieri sera.
Mi sporgo dallo stipite della porta e sbircio dentro. Non riesco a
credere ai miei occhi: scorgo Josh sotto le coperte, gli occhi ancora
gonfi di sonno, la sveglia in mano, circondato da almeno cinque ragazze
che ancora russano
tranquillamente, nonostate il suo urlo (sbornia pesante, a quanto pare).
- Ma che ca-? - domando, strabuzzando gli occhi. Quanto se
l'è
spassata ieri sera, dopo che sono andata a dormire? Sento una
morsa stringermi lo stomaco mentre assisto a quello strano spettacolo
di ragazze dai capelli arruffati e il trucco colato rannicchiate
attorno
a Josh, le gonne striminzite che non lasciano proprio niente
all'immaginazione. Cerco di convincermi che sia pietà nei
loro
confronti, quella che provo, e non una stupida e infondata... gelosia?
Nah...
- Oh, Grace, grazie a Dio! - esclama Josh, sollevato, quando mi vede. -
Tu sai chi sono queste? -.
Scuoto la testa, avvicinandomi in punta di piedi. - Se non lo sai tu...
Mi sa che ieri hai bevuto un po' troppo, quando sei tornato
giù
- commento, severa.
- Non sono tornato giù, ieri, dopo la doccia - sussurra lui,
preoccupato.
Oh.
Sollevata, mi guardo attorno in cerca di qualche indizio
che spieghi da dove arrivano queste ragazze, e scorgo Kellie
beatamente addormentata sul divano-dei-guardoni
che sta di fianco al
letto. In quel momento, la vede anche Josh, che mormora una
parolaccia.
Mi avvicino a lei e la scrollo senza tanti complimenti. Ho come
l'impressione che questa volta abbia combinato un bel casino.
- Huh? - grugnisce, aprendo un occhio a metà.
- Kellie, chi sono
queste ragazze? - sibila Josh, indicandone una che gli sta sbavando sul
cuscino, in una pozza di mascara sciolto.
Kellie si tira su con un gemito, si stiracchia un po', sbadiglia, si
stropiccia gli occhi. Solo alla fine si decide a spiegare: - Sono
Jessica, Rochelle, Alexa,
Jenny, Callie -. Le indica a una a una col dito. Infine, punta
quella che ha di fronte, accoccolata sul divano: -... e Betta -.
- E cosa ci fanno qui, di preciso? - domanda Josh, ai limiti della
pazienza.
- Un pigiama party? - suggerisco io con un mezzo sorriso.
- Oh, le ho invitate io - risponde Kellie, come se questo bastasse a
spiegare tutto. Josh e io ci limitiamo a fissarla con aria truce.
- Ecco, sono tue fan, Josh e avevo giurato che te le avrei presentate
quando fossi diventata la tua ragazz... amica, così, visto
che
ieri c'era questa festa, ho pensato che non sarebbe stato un problema
se si fossero imbucate!
- Non ci sarebbe stato problema, se non si fossero "imbucate" nel mio letto - si
spazientisce Josh, le sopracciglia così calate sugli occhi
da nasconderli con l'ombra della fronte.
Kellie si esibisce in un'espressione mortificata e si affretta ad
aggiungere - E' che volevano tanto conoscerti, ma tu sei sparito per
tutta la serata, così ho detto loro che magari ti trovavano
già a dormire, perchè, ecco, tu fai un po' la
vita da
vecchio. E infatti... -.
- Io non faccio una vita da vecchio - borbotta Josh, offeso, ma poi mi
lancia un'occhiata colpevole da sopra il sedere di quella che
dev'essere Jenny. Io scrollo piano le spalle, come a dirgli che non
può sentirsi in colpa: lui mica sapeva che c'erano quelle
ragazze, alla festa, che aspettavano di conoscerlo. Poi mi giro verso
Kellie. - Dimitri ve l'ha lasciato fare? - domando, incredula. E io che
pensavo di aver trovato un tipo a posto, che fosse in grado di tenerla
a
bada!
Per tutta risposta, il viso di Kellie si fa incredibilmente triste. -
Alla fine, ieri è dovuto rimanere a lavorare
fino a tardi e non è passato - dice con una vocina sottile
sottile, sottolineando la parola "lavorare" come se credesse che
Dimitri si fosse dedicato a tutt'altre occupazioni. - Per
quello ho chiamato le mie amiche: mi annoiavo e mi sentivo tanto
sola... -.
Impacciata, le metto una mano sulla spalla. - Kel, Dimitri non ti sta
tradendo. E' colpa del suo lavoro, che richiede orari strani -, tento
di consolarla. Josh, intanto, cerca di districarsi dall'intreccio
di gambe e braccia che ricopre il suo letto senza svegliare nessuno.
- Sù, Kellie, vieni giù a fare colazione. Ti
preparo i
miei magici pancakes - dice, saltando giù dal letto.
- Riescono a consolare persino Connor le poche volte che non prende il
massimo dei voti -.
Kellie sorride un po', e accetta con un un cenno della testa. Mentre
lei
scrive un biglietto per quando le sue amiche si sveglieranno e lo
poggia sulla schiena di Rochelle, io faccio una corsa a recuperare il
mio cellulare e -tentazione irresistibile- scatto qualche foto a quel
disfacimento di topmodel che sbavano nel sonno.
- Per la mia campagna contro l'alcool - spiego a Josh, quando vedo che
mi guarda male. - E per quando ho bisogno di farmi una risata -
sghignazzo poi, sgusciandogli di fianco e correndo di sotto.
Quando Josh raggiunge la cucina, mi trova seduta al bancone a
sorseggiare un succo, come se niente fosse. Gli lancio un'occhiata
divertita da sopra il bicchiere, lui ricambia, a
metà tra il costernato e il minaccioso. - Giura che non le
mostrerai a nessuno - dice, agitandomi un dito contro. - I giornalisti
potrebbero costruirci sopra chissà che storia! -.
- Potrei costruircela io una bella storia, così gli
risparmio
anche la fatica - commento, pensierosa. Kellie ci raggiunge in
quel momento e mi
gela con lo sguardo. - Quale storia? Stai cercando di coprire Dimitri?
- domanda, brusca. - Perchè lo so che ti sta simpatico, ma
dovresti davvero dirmelo se lui... Insomma, noi siamo amiche da
più tempo... - si siede al bancone, di fronte a me, e mi
lancia
un'occhiata preoccupata. - Siamo amiche, vero? -.
- Ma... ma certo che siamo amiche! - rispondo, a disagio. Josh,
intanto, ci ha girato le spalle e
si è messo ai fornelli, ma posso capire dal
movimento
quasi impercettibile delle sue spalle che sta ridendo .
Mentre lui si dà da fare con i suoi pancakes e un delizioso
profumo di farina e cafelatte si spande per la cucina fino a riempirne
ogni angolo, a me tocca l'ingrato compito di consolare Kellie e
convincerla che Dimitri non la tradirebbe mai e poi mai;
senza risultato, però.
- Non mi ha ancora detto "ti amo"! - si lamenta lei.
- Vi conoscete da quattro
giorni! - sbuffo, esasperata.
- Non importa! - ribatte lei. - Io davvero non capisco tutti
questi problemi nel dire "ti amo" ad una persona. Insomma, se
è
una cosa che senti,
perchè tenerla nascosta e rendere tutto così
difficile?! -.
Le lancio un'occhiata cupa, e incrocio le braccia al petto. Sembra
tutto così semplice, quand'è lei a parlare,
quand'è della sua
vita che si parla. Ma ha fatto una domanda, e stavolta ho
intenzione di risponderle per le rime.
- E' la paura del rifiuto, Kellie. Forse tu non hai mai
provato una simile emozione, ma ti assicuro che fa schifo e nessuno ci
tiene a ripeterla tanto spesso! -.
Batto le mani sul bancone, e in quel momento il rumore della spatola
sulla padella si interrompe. Josh è immobile di fronte ai
fornelli, mi guarda allibito. Colpevole, incrocio lo sguardo ferito di
Kellie e mi sento morire dal senso di colpa.
Perciò faccio
quello che mi pare più sensato: corro di sopra pestando i
piedi.
Raggiunto il pianerottolo, sono colta da un momento di panico e non
mi ricordo più come raggiungere la mia camera in quella
dannatissima ed enorme
casa. Mi raggomitolo per terra, appoggiandomi al
corrimano con la schiena, e mi prendo la testa tra le mani,
sprofondandola tra le ginocchia e dedicando un sacco di parolacce alla
mia sensibilità.
Nonostante il tornado nella mia testa, riesco ancora a percepire,
soffocata e pensierosa, la voce di Josh che, al piano di sotto,
dichiara - Sai,
Kellie, io sono d'accordo con te -.
C'è un momento di silenzio, prima che Kellie risponda, e per
un
attimo il mio cuore si riduce a una prugna avvizzita al pensiero che
stia piangendo. Poi, però, la sua voce domanda (ferma, ma
cupa): - Recentemente
hai detto "ti amo" a nessuno? -.
- No - risponde Josh, tutibante.
- Allora sei un ipocrita -.
Un lungo silenzio segue le parole di Kellie, dette in un tono duro che
non le avevo mai sentito prima. Mi mordo l'interno della guancia quasi
a sangue, al pensiero che per colpa mia, perchè l'ho
trattata
così, lei adesso abbia detto a Josh qualcosa che l'ha
ferito.
Poi, però, sento che lui, a bassa voce, lentamente, come se
stesse parlando più con se stesso che con Kellie, dice - Hai
ragione -.
- Hey, bimba, origli? -
Sto riflettendo su ciò che ho appena ascoltato, quando una
voce mi fa sobbalzare.
- Jennifer! - bisbiglio, sorpresa - cosa ci fai qui? -.
Lei si accuccia vicino a me. - Mi sono fermata per la notte per non
dover guidare. Credo sia rimasto anche qualcun altro, ma non ci
giurerei... -.
- Oh, si, sono rimaste anche le sei fan che si sono intrufolate in
camera di Josh durante la notte - la informo con un ghigno.
- Maddai! -
mormora lei, gli occhi accesi di malizia. - Ed è per questo
che
sei rintanata qui come un Gollum di malumore? Sei gelosa? -.
Le lancio un'occhiataccia, poi faccio segno di no con la testa. - Ho
avuto una discussione con Kellie. Oh, ma quando capirete tutti che tra
me e Josh non c'è niente? - sbotto, spazientita.
- Non c'è niente... Per ora - afferma lei, ammiccando. Poi
mi
prende le mani e mi tira in piedi senza tanti complimenti. - E ora,
tutti giù a fare colazione! Se il mio fiuto non mi tradisce,
Josh sta facendo i suoi pancakes, e ti giuro che non mente quando dice
che sono buonissimi -.
Quando entriamo in cucina, troviamo Kellie che rimesta con aria
pensierosa il suo caffelatte, lanciando di tanto in tanto un'occhiata
dispiaciuta a Josh, e quest'ultimo ancora ai fornelli, con una pila di
pancakes che torreggia su di lui.
- Diavolo, Josh, non ti offendere, ma quella torre di pancakes
è letteralmente
più alta di te! - lo saluta Jennifer, avvicinandosi di
soppiatto
alle sue spalle e rubando una delle delizie appena spadellate
dall'amico.
- Ohw, OHW,
scotta! - si lamenta, facendosi saltellare il pancake da una mano
all'altra, senza badare al ghigno di Josh.
Io, intanto, scivolo a fianco di Kellie e le tocco un braccio per
richiamare la sua attenzione.
- Hey, Kel, mi dispiace per quello che ho
detto prima. E' che... lo sai che sono un po' pessimista, no? E quando
mi sono svegliata da poco lo sono ancora di più! -.
Come scuse fanno schifo, lo so. Mi sto giusto spremendo i neuroni per
trovare qualcosa di meglio, che riesca a spiegare perchè ho
sentito la necessità di parlare così, ma che
riesca anche
a farmi mantenere un certo riserbo, quando Kellie fa una smorfia che
sembra un sorriso stiracchiato. - Non me ne
parlare. Anche io ho combinato la mia, stamattina - borbotta,
piano.
- Allora... mi perdoni? - domando, incerta. Mi pare troppo semplice che
sia finita così: dev'esserci qualcosa dietro.
- Ma certo che sì! - esclama Kellie, infine, gettandomi le
braccia al collo e abbracciandomi stretta. - In fondo siamo amiche, no?
-.
Josh è ancora di spalle, impegnato ai fornelli, ma Jennifer
vede
benissimo la mia faccia corrucciata, stritolata tra le braccia di
Kellie, e scoppia in un accesso di tosse così forte che
è
chiaro che sta cercando di mascherare una grassa risata.
Pochi minuti dopo, Kellie, Jen e io aiutiamo Josh a portare
sul
bancone a isola i piatti di pancakes e le varie farciture, e iniziamo a
servirci.
- Allora Josh... - comincia Jennifer, a bocca piena. Prima di
continuare, mi lancia un'occhiata furba. - Ieri sera in doccia con
Grace, stanotte a letto con -mi dicono- sei
ragazze... cos'è, l'ansia? Ti senti trascurato? Eccesso di
testosterone? - domanda, scompigliandogli i capelli con un enorme
sorriso in volto. Il viso di Josh, che adesso ha seppellito tra
le braccia per proteggersi dall'attacco di Jennifer, è
violaceo. Io, invece, mi sento impallidire e lancio un'occhiata ansiosa
a Kellie. - Ma-ma cosa dici Jen? - balbetto, lanciandole un'occhiata di
avvertimento; - Avevo solo chiamato Josh per farmi spiegare come
funzionava la doccia, ma... ma evidentemente era un po' rotta,
perchè si è accesa all'improvviso e ha
infradiciato tutti
e due! -.
Kellie si limita a una risatina, per nulla preoccupata; Jen, invece,
non demorde. - Giuuusto - annuisce, mentre si spalma una generosa dose
di nutella sul pancake; - perchè in Inghilterra non esistono
le
docce, giusto? Avete solo vasche da bagno? -.
- Proprio così - ribatto, immusonendomi. Non è
niente
vero, e sono sicura che lo sa anche lei, ma magari Kellie no.
- Oh, ma no! L'anno scorso sono stata in vacanza in Inghilterra e le
docce c'erano! -, esclama quest'ultima, stupita.
Come non detto, eh.
- Probabilmente era solo la mia zona... - mugugno, allora, prima di
tirarmi una scatola di cereali davanti alla faccia e nascondermici
dietro.
- Allora, Josh... -, riparte all'attacco Jen, ben decisa a non
demordere.
Abbiamo appena finito di raccontare a Jennifer come ci sono finite
tutte quelle ragazze in camera di Josh, ed è ormai tarda
mattinata, quando una voce bassa, maschile richiama la nostra
attenzione.
- Heilà a tutti! Ho appena trovato queste belle ragazze che
si
aggiravano per il piano di sopra con aria confusa... Cercavano un certo
Joshua Ryan Hutcherson. Per caso sapete chi è? - domanda,
con un
lampo divertito negli occhi, il ragazzo smilzo dai capelli lunghi e
scuri che sta appoggiato allo stipite. Sono quasi
sicura di averlo visto ieri sera, ma sinceramente non ho idea di come
si chiami, nè di che tipo di personaggio famoso sia. A dir
la verità, non sono neanche sicura che sia famoso.
Intanto, sei testoline un po' arruffate, ma col trucco perfettamente
rifatto, si sporgono da dietro il ragazzo -che sembra avere origini
indiane o pakistane, ma, per quello che me ne intendo, potrebbe essere
un tipico italiano del sud, tantopiù che il suo accento
è
perfettamente americano- e sbirciano in cucina, in cerca della preda.
- Proprio no - replico, guardandomi attorno con nonchalance, facendo
gli occhiacci a Josh per fargli capire che è ora di
svignarsela.
- Siamo tutte persone normali, qui. Noiosissime, comuni... dovete aver
sbagliato cas...-
- AAAAAAAAH JENNIFER! - mi interrompe una delle ragazze, riconoscendo
Jen una volta che si è ripulita il viso dalla nutella e che
le
sue guance hanno smesso di somigliare a quelle di un roditore.
Josh si alza di scatto proprio in quel momento, portandosi davanti a
lei con fare protettivo. - Piano, qui, prima che qualcuno si faccia
male! -. Nei suoi occhi brilla una scintilla d'inquietudine,
probabilmente perchè si ricorda di quello che è
successo
in aeroporto appena qualche giorno fa.
Purtroppo non fa in tempo a continuare, perchè la
ragazza
che era corsa incontro a Jen gli getta le braccia al collo e gli
strilla in un orecchio - JOOOOOOOOOOOOSH! -.
Come se non sapesse anche lui come si chiama.
Le sue mani tremano impercettibilmente sulla schiena della ragazza
anche se lui cerca di abbracciarla con naturalezza, come se niente
fosse. Nessun'altro sembra notarlo.
E' un attimo, e tutte le altre ragazze si gettano addosso a Josh, come
se fossero ad una partita di rugby e lui in questo momento avesse il
pallone.
- Ferme, FERME!- urlo con tutta la voce che ho in gola. Salto
giù dallo sgabello in fretta tanto quanto la mia prestanza
fisica mi consente di fare e tento di fare lo spartitraffico tra Josh e
le ragazze, cercando allo stesso tempo di proteggermi il naso con le
mani. La mascherina potrà anche ripararlo dagli urti, ma
ormai ho capito che avere a che fare con una fan emozionata
può diventare
più pericoloso di un incontro di boxe.
- Uno, due, tre, quattro... - conto le teste di fronte a me, cercando
di capire se ho tutto sotto controllo. OK: le amiche di Kel sono sei;
sottraendo quella che sta accozzata (attaccata come una cozza) a Josh
sono cinque, quindi perchè
qui ce ne sono soltanto quattro?
Allarmata, giro lo sguardo per la stanza, temendo che
l'ultima
ragazza stia progettando un'irruzione laterale ai danni di Josh o,
peggio, che abbia intenzione di attaccarmi alle spalle. Poi, per
fortuna, la vedo al sicuro, tenuta ferma dall'amico di Josh.
- Heilà, grazie! - sorrido, ammiccando in direzione della
fan:
una in meno che può spaccarmi il naso. Poi, però,
mi
accorgo che è
lei che tiene stretto lui, più che il
contrario. Allora lui dev'essere sicuramente
una persona famosa.
Non che questo cambi le cose: non ricordo comunque il suo nome.
- Hai trovato una fan personale, eh, ehm...? -
- Avan - si presenta lui con un sorriso storto tutto fascino e
oscurità. Per fortuna, non sembra troppo
dispiaciuto delle
attenzioni della ragazza. La cosa mi fa pensare che il suo momento di
gloria sia iniziato da poco... probabilmente lui
non è ancora stato aggredito da una sua fan. Per un momento
mi
chiedo se dovrei avvertirlo del rischi del mestiere, ma poi mi dico che
il "meglio prevenire che curare" è una gran fregatura e che
non
ha senso farlo preoccupare prima che ci sia effettivamente il pericolo
di un'aggressione. Che si goda le sue fan, finchè non
diventano
violente!
- Avan, huh? Tienitela stretta -.
***
Visto che Josh è
troppo buono, quella mattina finisce per offrire la colazione anche
alle ragazze. E io che pensavo di dover spartire quei pancakes solo con
lui, Jen e Kellie!
Poi, sempre visto che Josh è troppo buono, finisce per fare
un autografo a tutte le ragazze. Infine, visto che è giunta
l'ora di andare a lavoro e che Josh è davvero troppo buono, si
offre anche di far assistere loro ad una giornata sul set... e come
potrebbero rifiutare, le ragazze?
E' ormai sera quando gli allenamenti di Josh terminano, ed è
stata davvero una lunga
giornata. Insomma, sembrava che qualcuno avesse assunto una squadra di
cheer-leaders a tempo pieno. Giuro, ci è mancato poco che
Kellie insegnasse loro qualche coreografia per celebrare i cento
sollevamenti pesi di Josh, o la fine della sua sessione di addominali!
Per non parlare degli ululati ogni volta che Jennifer centrava il
bersaglio. Sempre che non fossero impegnate a flirtare con Avan, che se
la godeva un mondo a distrarle a bordo pista.
Finalmente, è venuto il momento di accompagnarle
all'aeroporto. Ce l'abbiamo fatta a strizzarci tutte nella macchina di
Josh e in quella di Avan, mentre Jennifer ha pensato bene di scappare
via più veloce della luce, facendo una bella inversione a U
nel parcheggio dello stabilimento.
Una volta che le ragazze sono scomparse all'interno dell'aeroporto,
giunge il momento di salutare anche Avan. Prima di andarsene,
però, lui strizza l'occhio a me e Kellie. - Ci rivediamo
presto! -, ci saluta.
Josh gli lancia un'occhiataccia e, convinto che Kellie e io
non gli stiamo prestando attenzione, sillaba silenziosamente "Non. Rovinare. La. Sorpresa!".
Sorpresa? Stringo
gli occhi, guardando fissi Josh e Avan; poi lancio un'occhiata a Kellie
per vedere se si è accorta di qualcosa, ma lei è
impegnata a controllarsi i capelli sullo specchietto del SUV di Josh,
quindi penso proprio di no.
- Allora ci vediamo quando ci vediamo -. Saluto Avan con una specie di
abbraccio rigido e imbarazzato; poi tocca a Kellie, che invece lo
strizza senza tanti complimenti tra le braccia. Intanto, lancio
un'occhiata incuriosita a Josh, ma lui fa finta di niente e fischietta
piano, osservando il cielo, che tende sempre più a un fumoso
grigio.
Bene, allora starò al suo gioco e farò finta di
non sapere della sorpresa. Ma sarà meglio per lui che sia
una bella
sorpresa!
- Tranquillo, Avan, diventerai un bravo attore anche tu... Farai
successo, prima o poi! - borbotta Kellie, commossa, dandogli qualche
pacchetta sulla schiena.
Avan arrossisce di botto e alza le sopracciglia.
- Eh, forse è meglio se andiamo, Kel? - interviene Josh,
prendendola per le spalle e allontanandola gentilmente prima che possa
combinare altri danni. Io trattengo le risate.
Mezz'ora dopo, siamo di nuovo alla Bat-Caverna, a condividere una cena
spartana, comprata ad un take-away sulla strada di casa, quando Josh
non riesce più a trattenersi e ci rivela con grande orgoglio
che oggi in uno dei suoi Club preferiti, in città, suona un
suo amico, che gli ha chiesto di partecipare all'evento per portare un
po' di fan e paparazzi, possibilmente, in modo da fargli
pubblicità, e ci chiede se abbiamo voglia di accompagnarlo.
Kellie impazzisce di gioia. Abbandona all'istante coltello e forchetta
sul tavolo e corre di sopra a prepararsi. "Non c'è tempo!
Non c'è abbastanza tempo!" urla, sgomenta.
Josh mi guarda per qualche secondo, poi sorride. - Ballerai con me
stasera? - .
- Può darsi - rispondo, mentre lo aiuto a sparecchiare. Devo
infilarmi per metà nella lavastoviglie per nascondere il
sorriso che è comparso anche sul mio viso.
Heilà! Mi credete se vi dico che non ho aggiornato per tutto
questo tempo perchè ho vinto un mese di vacanza ai Caraibi?
In Florida? A Creta?
No?
Ehm, fate bene. La verità è che sono una pigra
assurda a cui ogni tanto sparisce l'ispirazione D:
Comunque, ecco qui il nuovo capitolo... Ho cercato di farlo bello
lungo, ma BOH, non credo di esserci riuscita appieno xD Spero almeno vi
piaccia :)
E, ricordate, IL MOMENTO SI STA AVVICINANDO!
Tu-ra-dan-da-duuuuuun!
Oh, fatemi sapere come vi è andato l'inizio scuola! Io devo
iniziare l'università e non ho davvero idea di come
funzionino i corsi e tutto il resto!
Bacioni a tutti!
Liz
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Capitolo 37 *** Il mio Milkshake è meglio del tuo. ***
Discoteca1
Sento
la musica rimbombarmi sotto le scarpe già in strada; il
cuore mi
salta in gola, come se volesse fuggire il più distante
possibile
da quel pulsare techno.
Lancio
un'occhiata a Kellie, che ondeggia su dei tacchi alti più o
meno
quant'è lungo il mio femore. E' strizzata in un top
attillato e
in un paio di shorts argentati, nonostante qui fuori non ci siano
più di dieci gradi.
Josh
procede di mezzo passo avanti a noi, facendosi strada lungo il viottolo
affollato. Abbiamo dovuto fare quasi un chilometro a piedi
perchè i parcheggi nei dintorni erano
già tutti
occupati e io mi chiedo come faccia Kellie a non zoppicare su quei
trampoli se persino i miei piedi, infilati in delle banali zeppe alte
pochi centimetri, stanno protestando già da un po'.
Fortunatamente,
grazie alla fama di Josh, non dobbiamo far la fila fuori al freddo. Lo
vedo gesticolare mentre parla con un buttafuori, che gli dà
una
pacca scherzosa sulla spalla e poi fa segno di sì con la
testa.
Josh
si gira verso di noi con un sorriso e ci fa cenno di seguirlo
all'interno.
E'
strano vederlo così in tiro, coi capelli lucidi di gel, la
camicia bianca aperta sul collo e un gilet intonato ai jeans. Mi sembra
impossibile vederlo a suo agio qui -mentre saluta amici, stringe mani,
sorride- tanto quanto lo era in Kentucky, mentre io fatico ancora a
trovare il mio posto a Union, la piccola città in cui
abitiamo,
e di certo non lo troverò mai qui.
Rimango
un po' discosta, cercando di non impicciarmi nei discorsi che fa coi
suoi amici; intanto, indago un l'ambiente con lo sguardo.
Il
locale si chiama Milkshake, cosa
che mi ricorda un po' la canzone di Kelis; in effetti, qui sembra
proprio che ogni ragazza cerchi di dimostrare che "il suo milkshake
è meglio di quelli delle altre".
L'intero
locale è una girandola di toni violacei, sembra di essere
all'interno di un vortice di yogurt ai mirtilli e le cameriere che
sfrecciano ai bordi della pista da ballo sui pattini a rotelle non
fanno altro che aumentare la vorticosità dell'insieme.
-
Hey, vieni, ti presento i miei amici! - mi chiama Josh, prendendomi la
mano e tirandomi in mezzo al gruppo in cui Kellie sta già
sguazzando, completamente a suo agio, appostata in mezzo a due ragazzi
biondi e piuttosto carini.
-
Questa è Grace, la ragazza che è riuscita a
conquistare
le simpatie di Guendalina! - spiega Josh quando mi presenta. Mentre i
suoi amici ridono, sbuca Avan con un bicchiere in mano.
-
Come accidenti hai fatto?
- borbotta, offeso;
- La prima volta che ho parlato con Gwen, lei mi ha quasi dato una
padellata in testa!
- . In risposta, balbetto una battuta che riscuote un modesto
successo, poi lancio uno sguardo implorante a Josh: Aiuto! Sono un
disastro nelle pubbliche relazioni.
Dopo qualche altro minuto di convivenza forzata, mi rifugio in bagno.
Rimango davanti allo specchio per la durata di almeno due canzoni, a
fissare il mio volto rosso riflesso nello specchio: i capelli ribelli
che mi si arricciano sulla fronte sudata, la mascherina sul naso
-importuna come un cammello sul monte Everest-, il trucco troppo
pesante
firmato Kellie e i miei vestiti da bambina. Sono fin troppo consapevole
degli aloni di sudore che mi lampeggiano da sotto le ascelle.
Irritata, tolgo il coprispalle, lo ficco in borsa e mi lego i capelli,
poi esco.
Raggiungo il tavolo dov'erano seduti Josh e gli altri, ma lo trovo
deserto. Mi sento persa.
E adesso dove sono finiti tutti?
Riconosco Kellie in mezzo alla pista che balla a sandwitch coi due
biondini di prima, poi Josh che, poco
distante,
balla in modo buffo,
ma non
privo di fascino, con una ragazza dai capelli arancioni.
Senza sapere bene cosa fare, mi avvicino al bancone con l'intenzione
di chiedere se preparano anche panini e lì trovo Avan che mi
sorride amichevole, cosa che contrasta un bel po' con la sua aria da
bel
tenebroso.
Mi ci siedo accanto e ruoto sullo sgabello, trovandomi gomito
a gomito con lui.
- Dov'eri scomparsa? Ci stavamo preoccupando - scherza, facendo un
cenno al barista.
- Ero in bagno a cercare di dimenticare tutto questo viola - confesso
con una smorfia. Il barista ci raggiunge e pianta senza riguardo gli
occhi nella mia scollatura vuota. Mi affretto a tirare su il top di
lustrini neri che mi ha prestato Kellie, rossa in viso. Il top ha una
bella scollatura; io purtroppo, però, non ho niente da
esporci.
Avan fa un fischio per richiamare il barista all'ordine e ordina un
drink, poi mi chiede se voglio qualcosa.
-Tanto Josh ha detto che offre lui - spiega. I suoi occhi scintillano
divertiti quando ordino una coca cola.
- Cos'è, sei incinta? Perchè stavo proprio
pensando di invitarti a ballare, ma se sei già impegnata...-.
Scuoto veloce la testa. - No, no, è che non apprezzo la
filosofia degli alcolici - ci tengo a precisare.
Lui scrolla le spalle, poi entrambi sorseggiamo in silenzio i nostri
drink, pescando ogni tanto una patatina dalla terrina che ci ha
portato Omar, il barista, poco fa.
- Ma come fanno? - domando all'improvviso.
- A far cosa? - chiede lui, scrutandomi coi suoi occhi scuri.
Deglutisco, lo sguardo fisso su Kellie attorniata dai ragazzi, poi su
Josh, che lascia tranquillamente che la tipa arancione gli si strusci
addosso.
- Ad esseri così disinvolti, a stare così vicini
ad una
persona pur sapendo di puzzare di sudore, o di avere l'alito che sa di
alcool.
- L'hai detto -, replica lui. - L'alcool è la risposta. Bevi
un paio di bicchierini e sei a posto -.
- E come mai tu non ti stai scatenando, allora? - lo rimbecco.
- Aspettavo la persona giusta - risponde, sollevando un angolo della
bocca in un mezzo sorriso.
Il mio sguardo corre a Josh che balla in pista, stavolta con una
brunetta. Alzo un braccio per attirare l'attenzione di Omar.
- Cosa mi consigli per la prima volta? - domando, decisa, ad Avan.
Pochi minuti dopo, siamo in pista e io cerco di scatenarmi. Lui mi
balla di fronte, ogni tanto percorre con lo sguardo tutta la mia
figura, dall'alto in basso, e mi sorride. Mi prende la mano e mi fa
fare una piroetta. Rido, ne faccio fare una a lui, poi lo lascio
avvicinare un po' di più. Non lo allontano quando mi cinge
la
vita con le braccia.
Mi sento la testa stranamente leggera; la mia pelle è
coperta da una sottile, fresca patina di sudore, ma non mi importa.
- Allora, c'è qualcosa tra te e Josh? - mi domanda Avan a
bruciapelo, la curiosità dipinta in volto, cercando di
sovrastare con la voce il volume della musica.
Scuoto la testa e, quando sento un'ondata di calore incendiarmi il
viso, mi chiedo se
forse non ho bevuto troppo.
- Proprio no! Perchè? -. Lui mi ondeggia attorno, la mano
calda
contro il mio fianco, i capelli lunghi a circondargli il viso pensoso
sotto il bizzarro cappello a paglietta che porta.
- Non lo so, parla in un modo di te... che gli fa accendere gli occhi
ogni volta -.
Lo guardo un'istante, la mente offuscata dai fumi dell'alcool. - Vado a
bere un'altro bicchiere. Potrebbe volerci un po' - lo avverto, decisa.
Lui annuisce, sorride, poi si gira e subito un paio di ragazze lo
avvicina.
Torno al bancone, guardo un attimo i bicchierini di vodka che ne
riempono la superficie, guardo le facce delle tipe che li tengono in
mano, e opto per una birra.
Cerco una macchia bianca nella massa pulsante illuminata a lampi dalle
luci psichedeliche violette. Una volta individuato Josh, mi butto nella
massa ondeggiante a ritmo di musica, mi infilo nei pertugi tra una
persona e l'altra, allontano con un cenno di diniego un paio di ragazzi
dallo sguardo perso che cercano di avvicinarmi, poi finalmente lo
raggiungo.
- Josh - chiamo, ma la musica copre la mia voce. La moretta
è
andata, adesso è il turno di una rossa naturale, il vestito
così corto da sembrare una maglietta... una maglietta corta.
- Josh - lo chiamo di nuovo, la mente allo stesso tempo annebbiata e
più lucida che mai.
Come in sogno, vedo il mio braccio tendersi davanti a me, illuminato di
viola, e agganciare un passante dei suoi jeans. Sorpreso, Josh si gira
verso di me. Mi guarda, una domanda inespressa dipinta in volto. Mi
guarda anche la rossa; il mio sguardo le risponde che è ora
di
smammare.
Poi sorrido, incerta, cercando di imitare le tipe che ho visto ballare
prima
con lui, e gli cingo il collo con le braccia. Ci stiamo muovendo a
tempo di musica , ma Josh è un po' fuori tempo. Sembra
sorpreso,
interdetto.
- Hey - sussurro, avvicinando le labbra al suo orecchio e
solleticandogli il collo con le dita.
- Grace? -
- Sì? - sprofondo il viso contro il suo collo, cercando di
sentirmi il più ubriaca possibile, di reprimere qualsiasi
possibile traccia di razionalità. Mi sto comportando come
una
facilotta? Il mio cuore batte forte; sia lui che la mia mente
rispondono di sì.
Josh preferisce così?
Cuore e mente non sanno cosa rispondere.
- Sei ubriaca? -.
Alzo il viso di scatto; i suoi occhi si piantano nei miei, tristi.
Contengono un'accusa, una sfiducia che non posso reggere.
- Non... non ci riesco - la voce mi si incrina. Non so se sono ubriaca
oppure no, ma anche il solo averci provato mi fa sentire come se non
avessi più nessuna possibilità con lui.
Mi dileguo.
Sto correndo ai margini della pista, facendomi largo a gomitate verso
il bagno, quando mi scontro con Avan.
- Hey baby! - mi saluta lui. - Andato a buon fine il piano? -.
Mi passo le mani sul viso, poi alzo lo sguardo. - Tutto il contrario -
rispondo, seria.
- Ora, però, mi serve un favore: devo camuffarmi -. Lo
guardo, speranzosa.
Avan capisce senza bisogno di altre spiegazioni, si toglie la paglietta
dal capo e me la calca in testa. Mi lancia uno sguardo strano, quasi di
rammarico, ma non ne capisco il motivo.
Tenendo la tesa del cappellino ben calata sul viso, lo saluto e poi,
finalmente, raggiungo il bagno.
Mi infilo in fretta e furia nel cubicolo che sembra il più
pulito, abbasso la tavoletta della tazza e mi ci accascio sopra. Mi
prendo la testa tra le mani, Sospiro.
Che cavolo mi è venuto in mente, a provare a ubriacarmi?
Cosa che , in primo luogo, non
ha funzionato perchè
non riesco a
convincermi ad essere così irresponsabile da bere fino a
perdere
il controllo delle mie azioni; e che, in secondo luogo, non poteva funzionare
perchè mi rifiuto di credere che Josh possa apprezzare
qualcosa del genere.
Ma allora perchè si circonda sempre da ragazze alticce? E
loro
come fanno a essere così disinibite se non sono davvero
ubriache?
Gemo, portando le ginocchia al petto e nascondendoci la testa in mezzo.
Ottimo, ho bevuto abbastanza da sentirmi accaldata e da sudare senza un
motivo ed avere l'alito che puzza di alcool, ma non tanto da
dimenticare
quello che è appena successo: lo sguardo incredulo, deluso
di
Josh, le ragazze con cui stava ballando...
Mi premo il viso tra le mani, cercando di scacciare i capelli dal viso,
e alla fine risolvo raccogliendoli tutti e incastrandoli sotto il
cappello di Avan.
E' inutile: io non sono fatta per questo ambiente.
Il mio posto è quel piccolo paesino del Kentucky, con una
coinquilina assatanata, un cane con istinti suicidi e, soprattutto, il
vicino di casa che non è una superstar ma
una persona qualunque; qualcuno
che si rifugia in una capanna sbilenca che ha costruito da bambino
invece che comprare una villa con piscina.
Non so come faccia Josh a vivere in mezzo a tutto questo e poi a
tornare a casa, alla normalità, e comportarsi come una
perona
comune. Io sono qui da appena qualche giorno e già inizio a
comportarmi
come se l'unico modo per avviciare un ragazzo fosse essere ubriaca: che
schifo.
Non sono mai stata così schifata da me stessa in tutta la
mia vita. Cosa penserebbe Mary Margaret?
Dio, sono
così schifata che potrei vomita...
un conato mi blocca la gola, e io mi tappo svelta la bocca con le mani.
No.
Nononono.
Avanti, non ho bevuto così
tanto!
Un altro conato. Sento le budella torcersi nello stomaco.
Dai, stomaco, mica
dicevo sul serio quando dicevo che potrei vomitare!
Con un verso di frustrazione, mi alzo in piedi ed esco.
Non ho
nessuna intenzione di rimettere, proprio no, quindi vado a sciacquarmi
il viso.
Mi guardo allo specchio. Con quel capellino e le guance arrossate
sembro un Jason Mraz trans e ubriaco, e la cosa non mi fa
certo
star
meglio.
Una ragazza entra proprio nel momento in cui un altro conato mi fa
piegare sul lavandino, e mi lancia uno sguardo che dice "Pivella".
Ok, no, pessima idea. Nessuno deve
vedermi in questo stato. Torno a rinchiudermi nel mio cubicolo, mi
accuccio davanti alla tazza, alzo la tavoletta e mi prendo la testa tra
le mani. Mi impongo di respirare lentamente, cercando di costringermi a
credere che non
mi viene da vomitare, e il mio sguardo si fissa su un disgustoso
puntolino marrone che spicca sulla ceramica bianca del WC.
Ovviamente non è d'aiuto.
- Grace - la porta che sbatte mi fa fare un salto di paura.
Kellie. Che diavolo ci fa qui?
Rimango in silenzio accucciata a terra, sperando che se ne vada. Lei
esita qualche istante, poi sento il ticchettio dei suoi passi che si
avvicina e un pugno battere forte sulla mia porta.
- Andiamo, Grace, so che sei lì: ho riconosciuto le scarpe
che
ti ho prestato e mi scoccerei davvero tanto se le sporcassi di vomito!
-.
- Io non ho
vomitato - mi inalbero-
- Non ancora, ma potresti
- insiste, puntigliosa.
- No che non posso. Non c'è nessuna possibilità
che... - mi fermo a riflettere.
- Io non
ho nessuna possibilità - sussurro poi, premendomi il
cappellino sulla testa.
- Di cosa accidenti stai parlando? - sento la voce di Kel appena fuori
dalla porta.
Quella ragazza deve avere l'orecchio bionico.
- Hai sentito - replico io, fissando risentita la macchia marroncina
nel WC.
Rimaniamo entrambe in silenzio per qualche istante. Poi Kellie bussa
forte, insistente, alla porta, come a richiamare la mia attenzione.
Grugnisco in risposta.
- Lo sai cos'è una ship? - chiede.
-Una... nave? * -.
Kellie sbuffa da dietro alla porta.
- E' quando pensi che due persone che non sono fidanzate starebbero
davvero bene assieme - spiega, paziente.
- E questo apporto culturale che fine ha, Wikelliepedia? -
mormoro,
scorbutica. - Non sono davvero dell'umore per ascoltare pettegolezzi su
star, adesso -.
- Io shippo te e Josh -.
Per tutta risposta, muggisco come uno gnu ferito a morte.
- No, ascolta, tutte le coppie che io abbia mai shippato poi sono
finite assieme: Brad e Angelina, Dori e Wess... -.
- Josh e Jennifer? - le ricordo, sarcastica.
- Non avevo previsto la variabile Grace! - scatta lei, battendo un
piede a terra, indispettita.
- Be' ti conviene continuare a non considerarla, adesso che Grace ha
mandato tutto a monte - mugugno io in risposta.
- Questo vuol dire che Josh ti piace?
- domanda lei, trionfante. Oltre la porta, vedo le sue scarpe alzarsi
in punta di piedi per la felicità.
- Perchè sono sicura che anche tu piaci a lui! Anche Jen lo
dice! E lei lo conosce da più di un anno!-
- Ah be', allora... - commento, sarcastica.
Kel tamburella con le dita sulla porta, spazientita.
- Vedrai se non si realizzerà anche questa ship - esclama
con voce davvero minacciosa.
Trascorre qualche altro minuto di silenzio, poi aggiunge - Comunque ero
venuta a chiamarti: dobbiamo tornare a casa -.
Oh no.
In macchina con Josh.
Oh noooooooo.
In macchina con Josh che pensa che sia ubriaca.
Nooooooooooo.
- Ehm, mi porta a casa Avan -, improvviso, pronta a tutto pur di
scampare a Josh.
- Avan è andato via dieci minuti fa -.
Accidenti.
Kel batte sulla porta col palmo della mano.
-Grace, avanti! Non so cosa sia successo tra te e Josh e
perchè
stasera siate così strambi, ma dobbiamo andare! Non ho
intenzione di passare il resto della serata così: se non
esci
entro dieci secondi io esco a ballare e dico a Josh che venga a
prenderti lui! -.
Medito qualche sitante, poi, di malavoglia, apro la serratura. -
Andiamo -.
Kel mi abbraccia forte. - Ricordati che io vi shippo - mi sussurra
all'orecchio, prima di trascinarmi fuori.
In macchina è stato super imbarazzante. Ho iniziato ad
evitare
lo sguardo di Josh appena Kellie ed io siamo uscite dal bagno e
l'abbiamo trovato davanti alla porta con un' espressione illeggibile in
volto; non
l'ho più guardato in viso per tutto il tragitto fino
all'auto e, una
volta saliti, ho finto subito di addormentarmi in un angolino del
sedile posteriore. E' quello che fanno gli ubriachi, giusto? Non si
addormentano all'improvviso ovunque?
In macchina, ho sentito Josh chiedere a bassa voce a Kellie come stavo,
ma appena
siamo arrivati a casa ho finto di svegliarmi e sono corsa a chiudermi
in camera, evitando qualsiasi possibile conversazione. Ho intenzione di
non
uscire di qui mai
più.
Buonaseeeera! Ehm,
ecco l'aggiornamento! Purtroppo per voi, se non l'avete capito, nemmeno
questo è il capitolo in cui giunge il tanto meritato bacio
(mhuahahah); anzi, nuvole di tempesta si profilano all'orizzonte,
quindi prendete tanti ventilatori e cercate di soffiarle via *M*/!
Che altro? Ho iniziato l'università, e pensavo che avrei
avuto un sacco di tempo per scrivere durante le lezioni, e invece...!
COMUNQUE, don't worry: continuerò a scrivere a casa V_V
E a voi la scuola come va? Superiori, medie, università,
scuole serali...? Forza e coraggio che sono quasi arrivate le vacanze
di Halloween :D!
Dio santo, e pensare che l'anno scorso avevo iniziato a scrivere un
extra su Halloween o_o Magari quest'anno è la volta buona
che lo pubblico D;!
Ci leggiamo presto <3!
Baci,
Liz
*SHIP = "barca" in inglese :3
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Capitolo 38 *** Quale sbornia? ***
get out of my room
- Grace, dai, esci! - urla Kellie, martellando sulla porta. Ma tanto,
con quei suoi pugnetti, i colpi non sono più forti del
picchiettio di un uccellino.
E' una mezza giornata che cerca di tirarmi fuori dalla stanza; credo
sia perchè si annoia, visto che Josh è uscito per
degli allenamenti di nuoto. Li ho sentiti che discutevano, poco fa,
mentre Josh le spiegava che non gli era permesso di portarla agli
allenamenti, visto che uno degli attori aveva detto di non sentirsi a
suo agio ad avere una fan assatanata ad assistere alle prove mentre lui
era in tutina attillata.
Ovviamente Josh l'aveva detto con altre parole, ma questo era il succo,
e ora Kellie deve pur distrarsi in qualche modo.
Oh, e scommetto che "l'attore a disagio" in questione fosse proprio lui.
- Dai, andiamo a fare shopping! - propone Kellie, dall'altra parte
della porta, continuando a martellare come se ne andasse della sua
stessa vita.
- E questo dovrebbe convincermi? Fare shopping piace a te! Io non ho soldi
per... -
- Offre Josh!- mi interrompe, mettendosi a trafficare con la maniglia.
La porta, però, è chiusa a chiave.
- Ottimo, lo sapevo che i più ricchi sono anche i
più scrocconi - la rimbecco, prima di riseppellirmi sotto le
coperte.
Per un momento mi scappa un sorriso, mentre mi autocomplimento con me
stessa per averla messa fuori gioco sia agli atti che con le parole;
poi mi ricordo che, dopo ieri sera non c'è verso che possa
risentirmi orgogliosa di me stessa, e mi appallottolo su me stessa,
scontenta. Ficco la testa sotto un braccio, fingendo di essere un gufo
che si nasconde sotto la sua ala, ma poi sono costretta a desistere: la
mia ascella puzza da morire e non è proprio il caso di
seppellirci il naso in mezzo, così mi nascondo sotto il
cuscino.
- Portaci Josh, a fare shopping. A lui piacerà di sicuro,
guarda quanti vestiti si è portato via in valigia -
borbotto, anche se sono abbastanza sicura che Kellie se ne sia andata.
- Scommetto che è anche gay. Che cavolo, per non aver capito
che volevo ballare con lui, ieri sera... - aggiungo poi, in un
sussurro, a beneficio solo mio.
Le parole vengono soffocate dal cuscino, ma mi sento ugualmente un
pelino in colpa per quello che ho detto.
Ma poi, scherziamo? Persino un ragazzo gay avrebbe capito le mie
intenzioni e, per pietà, mi avrebbe dato corda!
- Grace -.
La voce di Josh, vicina, a qualche metro da me, mi fa quasi rotolare
giù dal materasso per lo spavento.
- Josh, ma come accidenti...?! -
- C'è una stanza comunicante con la tua. Ho trovato la
chiave -. Sorride, poi indica con un cenno una porta vicino
all'armadio, che credevo fosse incastrata e inagibile da secoli e che
ora, invece, è spalancata.
- Come stai? Ti ho portato un'aspirina -. Josh poggia un bicchiere
d'acqua e una scatola di pastiglie sul comodino, poi rimane in piedi di
fronte a me, impacciato. Cerca di assumere un'espressione severa, ma
non è per niente convincente. Tiene le mani appese ai
passanti, gli stessi passanti che ho arpionato io ieri sera, e mi
guarda di sotto in su, a disagio.
Per tutta risposta, prendo il cuscino tra le braccia e ci premo la
faccia come se stessi cercando di soffocarmici.
- Non ho bevuto tanto da avere la sbornia! - mi lamento - E' solo che
reggo poco... Ma chissenefrega, non ero davvero ubriaca! -.
Finalmente trovo il coraggio di alzare gli occhi, in cerca dei suoi. Le
sue iridi verdi-castane sono fisse su di me, le sopracciglia corrugate
e le labbra strette in una smorfia preoccupata. Infine, decide di
sedersi di fianco a me sul materasso. A dir la verità, si
siede su una delle mie gambe, nascosta dalle protuberanze della
coperta. Facciamo un salto tutti e due -lui per la sorpresa, io per il
dolore- poi Josh si sposta qualche centimetro più in
là. Sospira. - Grace, perchè...
- inizia, tenendo lo sguardo basso, fisso sulle mani che tiene
intrecciate in grembo. Non continua la frase. In silenzio, allora,
faccio camminare su due dita la mia mano fino alle sue ginocchia, le
scalo come un alpinista coraggioso, e poi infilo la mia mano tra le
sue. Con la punta delle dita sfioro le sue nocche, e mi concentro su
questo prima di essere pronta a dire: - Scusa -.
Tengo gli occhi bassi, fissi sulle nostre mani strette le une alle
altre, per nascondere le mie guance, che ardono per la vergogna. Una
delle mani di Josh si agita, un pollice si alza, quasi si fosse appena
svegliato e si chiedesse cosa si fosse perso mentre faceva un
sonnellino; poi intrappola il mio indice, agganciandolo, e lo sfiora in
una carezza.
- Non lo so neanche io cosa mi è preso - confesso,
scrollando le spalle. - Mi sentivo così repressa... E tutti
quelli che sembravano divertirsi avevano il bicchiere in mano,
quindi... -
Sento uno strano blocco in gola, che mi rende difficile parlare, ma ce
la metto davvero tutta per spiegare a Josh cosa mi ha portato alla
pubblica umiliazione di ieri sera. In qualche modo, spero che, se gli
spiego perchè mi sono comportata da tale idiota, lui poi
possa dimenticarlo o, perlomeno, far finta che non sia mai successo.
E invece, Josh non mi rende certo le cose semplici, visto che pensa
bene di interrompermi. - Dio, ti ho traviata! - dice, sgomento, come se
avesse ricevuto un'improvvisa rivelazione.
- Joshu-a,
non è vero! - lo rimprovero, pizzicandogli un dito. - E'
solo che sono un po' in ritardo con le esperienze giovanili... e la mia
prima sbronza l'ho avuta a vent'anni
invece che a quindici, ok? -. Soffio l'aria fuori dalle
guance, imbarazzata, e solo poi penso che adesso l'aria deve puzzare di
aroma di muffa, visto che non ho ancora lavato i denti. Serro
immediatamente le labbra.
Intanto Josh, ignaro di tutto (probabilmente è nato senza il
senso dell'olfatto), sbotta - Ma non dovevo lasciarti da sola
così! - si gira verso di me, le sopracciglia talmente alzate
in un'espressione di dispiacere, che temo potrebbero sparirgli tra i
capelli per sempre e non tornare più giù. - E'
solo che... -.
- Solo che non sei il mio baby sitter, accidenti. Avevi tutti i diritti
di andarti a divertire -, chiarisco.
Poi mi rendo conto che forse lui stava per aggiungere qualcosa di
importante, visto che adesso si sta mordendo le labbra con aria
colpevole ed evita in modo del tutto evidente il mio sguardo.
- Ok, è il tuo turno al gioco dei "solo che", continua - lo
esorto.
Lui scioglie la mano dalla mia e inizia a tracciare dei lenti arabeschi
sul mio copriletto. - Ecco... Avan mi aveva chiesto se vi lasciavo un
po' soli perchè voleva conoscerti, così ho
cercato di tenermi impegnato per la serata -.
- Ouff - sbuffo, piegandomi come se mi avessero appena tirato un pugno
in pancia.
- Grace? - si preoccupa lui. Accidenti, dovrei limitare le mie reazioni
drammatiche a quando sono da sola! Ma è davvero come se
qualcuno mi avesse appena cucito un sasso nello stomaco, credetemi.
Mi tiro su di scatto e, fulminandolo con gli occhi, mi avvicino al suo
viso in modo che possa apprezzare in tutta la sua intensità
la puzza del mio fiato, poi esclamo, arrabbiata - Be', potevi
semplicemente avvertirmi,
invece che sparire come se io fossi un'appestata da cui
scappare! -.
Quindi un suo amico gli chiede di lasciarci soli e lui lo asseconda
come un bravo pappone? E non aveva neanche indosso la camicia da
pappone hawaiano, quella sera!
Ma questo non c'entra... Comunque, alla faccia delle ship di Kellie!
Josh non avrebbe dovuto difendere il mio onore, o qualcosa del genere?
Per tutta risposta, il Nemico Pubblico Numero Uno alza le mani davanti
a sé, come a difendersi. - Ok, ok, ti ho chiesto scusa! -
(Cosa? Forse nella tua mente, baby! Io non ho sentito alcuna scusa!) -
E comunque pare che vi siate divertiti - esclama, risentito, indicando
la paglietta di Avan che ho portato a casa ieri e che ora
è appesa di sbieco sopra la lampada da comodino.
- Cosa? Vi
siete divertiti a fare cosa?!
- esclama Kellie, dall'altra parte della porta.
Josh e io sobbalziamo all'unisono.
- Kel, sei rimasta lì dietro tutto il tempo? - domando,
colma d'ira.
- Eh sì, se non mi aprite! - replica, spazientita. Posso
quasi percepirla alzare gli occhi al cielo mentre parla.
Guardo Josh, che alza le sopracciglia come a dire "cosa ci vuoi fare?".
Kellie, intanto, dall'altra parte della porta urla - Be', adesso che
avete fatto pace possiamo uscire? Io e Dim, ieri sera, ci abbiamo messo
solo dieci minuti a chiarire: prendete esempio! -.
- Fatto pace?-
ripeto, spalancando gli occhi.
- Non è così semplice, non siamo mica
bambini... Non si può semplicemente fare pace...! -
borbottando come una caffettiera, mi alzo e, rapida, attraverso la
porta da cui è entrato Josh e me la chiudo a chiave alle
spalle. Per fortuna quel pappone aveva lasciato la chiave nella toppa.
Veloce, raggiungo la porta della camera che dà sul corridoio
e chiudo a doppia mandata anche quella, mentre sento Josh esclamare -
Ma cosa...?! - in camera mia, quasi all'unisono con Kellie che, in
corridoio, esclama - E adesso cosa sta succedendo?! -.
Potrò finalmente rimanere immusonita un po' senza venire
disturbata, o no?
Holaaa! Nuovo aggiornamento... cortissimo, lo so, ma spero di rimediare
postando il seguito tra poco! Forza e coraggio, manca davvero poco :D!
E dopo che succederà quello che succederà
(sì, lo sapete di cosa sto parlando v_v)... aaaah, non lo so
D8! Mi sento come quando si aspettava la fine del calendario Maya: cosa
succederà dopo che Josh e Grace si baceranno?
La storia diventerà una ff porno?
No, mi spiace u_u
La storia continerà?
Sì, mi spiace per voi >:D Spero continuerete a
seguirla!
Rivedremo P.T.?
Assolutamente sì! Diamine, non vi manca P.T.? A me manca da
morire!
Ho deciso: nel prossimo capitolo Grace bacia P.T. e Josh scopre di
essere innamorato di Avan v________v
SPOILERONE! Vi gusta?
Ok, sono impazzita D; Dunque io vi saluto, vi mando un sacco di baci
e... alla prossima!
Lizz
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Capitolo 39 *** Fuga al centro commerciale. ***
Shopping1
Sto mugugnando
in santa pace, chiusa a chiave nella camera di fianco alla mia,
quando un delizioso odore di dolce appena sfornato si infiltra sotto la
porta. Curiosa, sgattaiolo al piano di sotto
per vedere "cosa bolle in pentola"
e trovo la cucina ridotta ad
un macello. Scie di farina ricoprono pressochè tutte le
superfici, punteggiate di macchie di cioccolato,
schizzi di uova e chissà che altro... Per non parlare del
disastro di
gocciole di cioccolato finite per terra!
Evitando le macchie di sporco più evidenti, mi avvicino
ai muffin
appena sfornati, appoggiati a raffreddare sul fornello, e mi impossesso
del più vicino.
Per occultare ogni prova della mia presenza, poi, mi affretto a
buttare la carta del muffin nel cestino. Quando apro la
pattumiera, però, la scopro colma di dolcetti bruciacchiati.
Devono essere
almeno due infornate andate male, a giudicare dalla massa di materiale
nero ammucchiato nel sacchetto. Chissà quanto
impegno ci è voluto a fare tutto... per tre volte!
Sta forse per arrivare un ospite?
Di certo non ho intenzione di farmi sorprendere in cucina, in pigiama e
tutta scarmigliata, da qualche amico di Josh. Il solo pensiero che
l'amico in questione possa essere Avan o qualcuno che conosco di vista
mi fa correre un brivido lungo la spina dorsale, così mi
affretto a mangiare il muffin.
E'
una delle cose più buone
che abbia mai assaggiato. La crosta
croccante dà la soddisfazione di sgranocchiare; al
contrario, la
parte
inferiore è soffice e delicata. Per non parlare del cuore di
cioccolato fuso che si nasconde all'interno!
-
Mmmh - mormoro deliziata mentre chiudo lo sportellino della pattumiera,
pronta a filarmela di sopra. Una voce alle mie spalle, però,
mi fa sobbalzare.
- Passato il broncio? -. Josh, appoggiato allo stipite della
porta, mi sorride con aria birbante; alle sue spalle, Kellie
ridacchia.
- Puoi averne un altro, se vieni a fare un giro con noi - promette,
quello sciagurato.
Ed è così che mi convincono ad uscire dalla tana.
***
Ricordando improvvisamente il modo meschino con cui mi hanno corrotto,
lancio un'occhiataccia a Kellie e Josh, che canticchiano a ritmo di una
canzone dei Lumineers dai sedili anteriori dell'auto.
Siamo diretti verso uno dei più grandi centri commerciali
della
città. Kellie ha detto che lì
c'è un negozio che non si
trova praticamente da nessun'altra parte e che, fatalità,
è il suo preferito.
Mi vengono i brividi al solo pensarci: scommetto che sarà
immenso, pieno di luci, colori e prezzi assurdi.
Cerco di distrarmi pensando ad altro; osservo il paesaggio che ci
scorre sotto gli occhi e mi auguro che il centro commerciale
più grande di L.A. disponga almeno di una libreria.
Tutto d'un tratto, mi torna in mente una cosa.
- Kellie, cos'è
successo tra te e Dimitri ieri sera? - domando, sporgendomi tra i due
sedili della macchina.
-
Oh, giusto, a te non l'ho raccontato! - si anima lei. Si affretta a
spegnere la radio, ignorando le proteste di Josh ("Hey, mi piaceva quella
canzone!"), e si gira verso di me.
- Stavo ballando con quegli amici biondi di Josh - oh, giusto, la passione di
Kellie per i biondi - e mi stavo davvero divertendo... - come se ci fosse bisogno di
specificarlo - quando, all'improvviso, è
arrivato questo gigante biondo e ha lanciato un'occhiataccia ai due
tipi. Quelli se la sono squagliata senza fare domande (alla faccia dei
galantuomini: poteva essere un pazzo!) e io ho riconosciuto Dimitri. Ho
iniziato ad urlargli contro che non aveva il diritto di fare il geloso,
se lui poi andava a farsela con le sue clienti, ma c'era
così casino... e lui è così alto... - sospiro sognante -
che non ha sentito niente di quello che gli ho detto. Mi ha chiesto di
accompagnarlo fuori e mi ha giurato che non aveva mai nemmeno pensato di
tradirmi, che non avevo motivo di essere gelosa. Tantopiù
che lui si è imposto come regola di non avere mai relazioni
con le sue clienti. Insomma, abbiamo
fatto pace
- potevo solo immaginare cosa sottintendessero queste parole
- e sono stata fuori con lui (era in servizio... Ti rendi conto? Si
è allontanato dalla sua posizione di sorveglianza per venire
a parlare con me... poteva perdere il lavoro!) - trillo emozionato da parte di
Kellie - per il resto della serata. Ed è stato
così carino da darmi la sua giacca per ripararmi dal freddo!
Comunque, dicevo, - sbuffa
seccata per aver perso il filo - sono rimasta fuori con
lui finchè non è uscito Josh a cercarmi per
chiedermi se potevo dargli una mano e recuperarti dal bagno -.
Mi rimpicciolisco al pensiero di aver interrotto un momento romantico
tra Kellie e Dimitri, anche se di certo non era mia intenzione.
- Mi... mi dispiace che vi siate dovuti interrompere per colpa mia -
biascico, scontenta.
Kellie, però, scrolla le spalle. - Avevamo già
chiarito tutto.Anzi, stavo iniziando ad annoiarmi, a vedere che faceva
entrare tutti. Speravo avrebbe buttato fuori qualcuno! - sorride - E
poi, volevo davvero vedere com'eri da ubriaca -.
Per tutta risposta, incrocio le braccia al petto e la fulmino con lo
sguardo. - Io non ero ubriaca! -.
Kellie agita una mano, come a far volare via le mie proteste, poi salta
sul sedile. - Un momento! Ora che ci penso, Josh, come hai fatto a
capire che ero fuori con Dimitri? -.
Josh scrolla le spalle, ma dallo specchietto retrovisore posso vedere
gli angoli della sua bocca vagamente arricciati in un sorriso. Poi si
gira e risponde - Ho semplicemente dedotto che, visto che non eri
dentro, fossi fuori -.
Kellie annuisce, convinta, e Josh mi fa un occhiolino.
Ho come l'impressione che lui c'entri qualcosa con questa coincidenza.
Insomma, noi che andiamo nello stesso locale in cui lavora Dimitri...
Dimitri che lavora nello stesso locale in cui Josh ha un amico...
Poi mi viene in mente una cosa: - Josh non distrarti dalla strada! -
urlo, lanciandomi in avanti.
Lui scoppia a ridere.
- Siamo fermi da almeno cinque minuti. Siamo arrivati, ma non volevo
interrompere il discorso -.
Si abbandona ad una quieta risata, appoggiato contro il sedile, le mani
che ancora stringono il volante.
Io mi lascio ricadere contro lo schienale, imbarazzata. In effetti, di
fronte a noi c'è l'imponente figura in vetro e cemento
grigio di quella che mi sembra un'enorme crociera arenata. Sulla
superficie laterale della costruzione si incastra una scala dalle
pareti di vetro azzurro che arriva fino ai piani più alti.
Accidenti, questo mostro
deve avere almeno sei piani! La vista dall'alto di quella scala non
dev'essere molto dissimile da quella che si vede dai grattacieli!
Chissà se Josh, con il suo problema di vertigini, ha mai
usato questa scala per arrivare fino all'ultimo piano?
Sto pensando di sfidarlo a farlo, per ripagarlo dello scherzo
dell'auto, ma Kellie sta già saltando sul sedile con gli
occhi accesi come se avesse appena preso una droga molto forte,
trillando:
- Entriamo? Oh, vi prego, entriamo!! -
Due ore dopo, siamo ancora al centro commerciale.
Stranamente, però, non mi sono ancora trovata ad invocare
l'arrivo di un uragano o di un terribile terremoto che mi salvi dal
supplizio. Anzi, devo ammettere che mi sto divertendo.
Anche Kellie sembra divertirsi: ha già almeno cinque borse
appese al braccio visto che, a quanto pare, Josh diceva sul serio
quando aveva promesso di pagare tutto lui! Dopo il primo centinaio di
dollari spesi, però, potevo vederlo chiedersi se non si
stava giusto distruggendo con le sue mani.
Io
ho ficcato al sicuro in borsa i due libri che ho comprato (rifiutando
con decisione di farmeli pagare da Josh) e tengo le mani libere per
aiutare Kellie ogni volta che prova l'improvviso impulso di correre in
camerino e provarsi una decina di vestiti.
Mentre lei è occupata a depredare i negozi (e a fare foto di
tutti gli outfit che prova), Josh e io abbiamo occasione di parlare.
Scherziamo un po'; riprendiamo la confidenza che, dopo ieri sera,
temevo di aver perso per sempre. Alla fine, riesco anche a farlo
confessare di aver organizzato lui il "casuale" incontro tra Dimitri e
Kellie.
- Non potevo lasciare che una coppia così si sciogliesse
solo per della gelosia immotivata - spiega a bassa voce, scrollando le
spalle.
Al momento, siamo seduti sul divanetto di un negozio di accessori, che
dispone di un catalogo che va dalle parrucche da clown ai collier di
diamanti.
Kellie sta provando nello stesso momento una parrucca nera con la
frangetta, che la fa assomigliare in modo incredibile a Kathy Perry, e
degli orecchini di diamanti.
- Ah, ho sempre desiderato degli orecchini di diamanti veri - sospira,
cercando di incrociare, nel riflesso dello specchio, lo sguardo di
Josh. Lui, però, scuote la testa. Le ha appena imposto un
budget perchè, a quanto pare, c'è un limite
persino alla sua generosità. Per tutta risposta, Kellie si
scatta una foto e poi inizia a digitare velocemente sul cellulare.
- J, fammi un favore: la prossima volta, se vuoi sentirti generoso,
dona quei soldi ai bambini africani - mormoro, colpendo la sua
spalla con la mia. - Kellie davvero non ha bisogno di tutte quelle
cose. Non ci stanno neanche, nell'armadio che abbiamo a casa! -.
Lui sorride. - Lo farò -, promette.
Gli lancio una lunga occhiata, mentre lui si distrae a sbirciare cosa
sta scrivendo Kellie nel cellulare. Porta un papillon colorato che gira
quando si preme il nodo in mezzo e una parrucca di capelli biondi
a boccoli... e probabilmente adesso sta gongolando, convinto
che Kellie sia tornata a scambiare messaggi sdolcinati con Dimitri.
E' incredibile come, a volte, sia convinta di aver capito tutto di lui
e come, in altri momenti, Josh sia per me del tutto imperscrutabile.
In questo momento, non posso fare a meno di pensare a lui come ad un
supereroe. Come Spiderman, che diceva che "a grandi poteri
corrispondono grandi responsabilità", Josh è
riuscito grazie alle sue conoscenze a far riappacificare Dimitri e
Kellie.
E ancora non riesco a capire la sua fissazione di avere un
grande debito nei confronti dei suoi fan e il modo in cui si sente
obbligato ogni volta a firmare autografi o a fare foto con loro, anche
se è impegnato o di malumore.
O se è ancora scioccato dall'assalto della pazza
all'aeroporto.
Ripercorro nella mente una scena di poco fa, quando una ragazza ci
è corsa incontro e gli ha chiesto di fare una foto con lei.
Mi ricordo come lui si è irrigidito quando l'ha vista
correrci incontro agitando una macchina fotografica tra le mani, come
gli si è incrinato il sorriso quando lei gli ha dato un
bacio a sorpresa sulla guancia mentre scattavo loro la foto.
Sono sicura di averlo sentito sospirare di sollievo quando la ragazza
si è allontanata; poi ha continuato a guardarsi attorno con
aria inquieta per almeno mezz'ora, durante il nostro giro.
Devo trovare un modo di fargli passare questa fissa da
supereroe-delle-fan almeno finchè non si riprende, o i suoi
nervi finiranno per logorarsi talmente che tra qualche anno
urlerà dietro a chiunque lo avvicini.
Josh si gira verso di me e, notando la mia aria preoccupata, fa una
smorfia. - Tutto ok? - chiede, porgendomi un paio di occhiali
giganteschi con disegnati sulle lenti degli occhi strabici. La
montatura arancione chiaro fa a pugni con la mia parrucca verde da punk, e
la cosa mi fa sorridere.
- Tutto ok - rispondo - però credo che Kellie stia mandando
messaggi minatori a Dimitri per farsi comprare da lui quegli orecchini
-.
Quasi ci avesse sentiti, Kellie si precipita da noi
e ficca in testa a Josh un cappello da diva color rosa caramella,
cercando di convincerlo
che sta benissimo anche a lui e che potrebbero comprarlo assieme e poi
usarlo una settimana per ciascuno. Non riuscendo nella sua opera di
convincimento, si limita a sedersi in mezzo a noi e a scattare una foto
al nostro strambo terzetto.
Proprio in quel momento, un cappannello
di ragazze chiacchierine passa davanti all'entrata del negozio. Hanno
tutte la
maglietta colorata con un nero sfumato di rosso e un'immagine sul
davanti: sono sicuramente una comitiva. Strizzo gli occhi,
curiosa, cercando di capire cosa ci sia scritto sulla loro maglia, ma
sono davvero troppo lontane.
- Psst - chiamo Josh e Kellie. -Secondo voi di che paese sono? Sono una
comitiva turistica? -.
Probabilmente sono qui a fare shopping, o si
sono perse e cercano qualcuno che dia loro informazioni. Ce ne sono
parecchie che controllano il cellulare ogni pochi minuti e poi si
guardano attorno, come se cercassero di orientarsi. Certo che ce ne
vuole a perdersi dentro ad un centro commerciale! Strano,
però:
sono tutte ragazze.
- Dove? -. Josh concentra lo
sguardo nella direzione che gli indico. Gli ci vuole qualche secondo
per individuare il gruppo di ragazze, ma, quando le vede, la sua faccia
assume un'espressione infelice.
- Non per sembrare megalomane, ma... è possibile
che
ci sia stampata
la mia faccia sulle
loro magliette? -.
Non so cosa rispondere; tutta concentrata a strizzare gli occhi in loro
direzione, quando giunge il commento di Kellie. - E' sicuramente
la tua faccia, quella. Stanno indossando la maglietta ufficiale del
film di Hunger Games -.
Le scappa un piccolo, impercettibile sorriso.
- Credo ti stiano cercando. Probabilmente hanno avuto una soffiata e
sanno che sei qui -.
Distolgo lo sguardo dalle fan e le lancio un'occhiata. Non posso fare a
meno di chiedermi come si senta a stare "da questa
parte", adesso: a nascondersi dalle fan assieme a Josh, quando solo
qualche mese fa era lei a dargli la caccia.
Istintivamente, mi alzo in piedi e tiro Josh con me dietro un ad
espositore di occhiali per
nasconderlo alla vista dall'esterno del negozio. Kellie, invece, rimane
dov'è, ben decisa a provarsi tutto il resto del negozio.
- Cosa fai? Devo andare da loro - si sorprende Josh. Lancia un'occhiata
al gruppo che vaga nel salone centrale dell'enorme centro commerciale,
al di là di una fontana illuminata da luci multicolori, e si
toglie parrucca, cappello e papillon.
Nonostante quello che ha appena detto, non sembra davvero
desideroso di buttarsi nella mischia.
- Devi? - domando.
- Sì, devo - risponde, deciso. - E' grazie a loro che posso
fare
quello che amo di più. Se sono venute fino a qui solo per
incontrarmi, è giusto che vada da loro -.
E quello che dice è giusto... più o meno. Ma il
modo in
cui lo dice, più come se fosse diretto al suo martirio che
ad un
incontro con fan adoranti, mi spinge a prendere in mano la situazione.
Josh esce dal nostro nascondiglio e si avvia in direzione dell'uscita a
passo fermo. Tiene la mandibola serrata, e posso leggergli negli occhi
che si sta preparando ad un nuovo assalto come quello della pazza
all'aeroporto.
Il gruppo è fermo in mezzo all'atrio, e parecchie ragazze
occhieggiano verso di noi. I loro occhi vanno dal cellulare all'insegna
del negozio più e più volte, come a confrontare
due immagini, ed è questione di secondi prima che si
accorgano del tappetto che va in loro direzione.
Se Josh si ributta nella mischia adesso, senza aver superato quel
ricordo,
tutte le sue fan finiranno per sembragli delle potenziali assassine;
tutti gli incontri con loro saranno uno sforzo; ogni firma di autografi
un supplizio. Non può finire così: deve avere
tempo per
superarlo.
Seguo Josh, che ormai ha quasi raggiunto la porta, e gli afferro una
mano.
- Vieni - dico, tirandolo dietro lo scaffale che separa la vetrina dal
resto del negozio. Il suo petto si scontra col mio e rischiamo
tutti e due di finire contro un espositore; poi lui si scosta per
guardarmi negli occhi, con una chiara domanda dipinta in viso. Qualcosa
di molto simile a "Ma
che cavolo?!".
Senza rispondere, sbircio oltre gli scaffali, verso l'esterno, e vedo
chiaramente delle ragazze indicare il negozio. Impreco mentalmente, poi
poso le mani sui suoi
avambracci e lo faccio spostare in modo da trovarmi tra lui e la
possibile visuale delle fan. Afferro un sombrero, che giace su uno
scaffale lì vicino, e me lo calco in testa per essere sicura
che
dall'esterno del negozio il suo viso sia assolutamente invisibile.
- Grace, cosa fai? - Josh sbircia dietro alle mie spalle, sembrando
spazientito e divertito allo stesso tempo.
- Copro la visuale. Ti camuffo -.
Circospetta, gli ficco in testa un cappello conico con una treccina
attaccata, poi lascio scivolare le mie mani lungo il suo viso.
- Tutti hanno diritto a prendersi qualche giorno di ferie, anche gli
attori - lo istruisco, avvicinando il mio viso al suo.
- Temo di non aver ancora capito cosa stai facendo - sussurra lui in
risposta.
- Faccio finta di baciarti, stupidotto - sibilo. Mi alzo in punta di
piedi per essere sicura di essere più alta di lui e inclino
la
testa in modo che i miei capelli gli scivolino attorno e fungano da
tenda tra noi ed il mondo esterno.
I nostri volti, adesso, sono incredibilmente vicini; i miei occhi si
incrociano quando cerco di guardare i suoi.
Sento le sue mani scivolarmi sul viso. La pelle ruvida dei suoi palmi
mi preme alcune ciocche di capelli sul viso.
- Fai... finta - il suo tono sembra costernato.
- Posso far finta anche io? - domanda poi, con voce roca.
Il suo naso si avvicina al mio -alla mia mascherina di plastica,
a dir la verità- e sfiora quel poco di pelle sulla punta che
non è ricoperta da garze una, due, tre volte, con deliberata
lentezza. La mia pelle sensibile pizzica piacevolmente in risposta; le
nostre fronti quasi si toccano, il suo ciuffo mi
solletica il viso.
Mi sfugge un'incontrollabile quasi-sorriso. - E questo
cosa dovrebbe essere? - mormoro, imbarazzata, trovandomi mio malgrado a
strofinare la punta del naso contro la sua. - Il bacio canino? -.
Le mie mani scivolano lungo il suo collo,
giù giù fino a rimanere incastrate tra i nostri
cuori. Sento il mio tremare contro la gabbia toracica, come fosse
l'ipocentro di un terremoto.
Ho paura di quello che leggo negli occhi di Josh.
Ho paura di quello che lui potrebbe leggere nei miei, quindi li chiudo
e li tengo serrati.
Percepisco Josh sorridere; sento i muscoli del suo collo rilassarsi. -
In realtà, lo chiamano "bacio eschimese" -.
La punta del suo naso è fredda, quando sfiora la
mia. Al contrario, il suo pollice è caldo, quando
percorre lentamente la forma del mio labbro inferiore.
Josh trattiene il fiato, come per prepararsi ad un tuffo in acqua. Mi
sorprendo a socchiudere le labbra, ma ancora non oso aprire gli occhi,
terrorizzata dalla possibilità di interrompere qualsiasi
cosa
stia ...
finalmente succedendo.
L'attesa mi uccide. Il cuore mi schizza in petto come se avessi appena
corso una maratona.
Josh trattiene il respiro con un suono soffocato, come se gli fosse
andato di traverso qualcosa. - Che ne dici di una gara di apnea? -
propone, all'improvviso. E io
vorrei allo stesso tempo svenirgli tra le braccia per il sollievo... e
picchiarlo.
- Una gara di apnea? - domando, incredula. Lui urta il mio naso col suo
ancora una volta, poi sorride impacciato. - Non possiamo davvero
passare ore a baciarci: non è realistico.
Dobbiamo fare una prova di apnea per vedere quanto dureremmo in
realtà -.
Non ho mai sentito un'idea tanto intelligente e tanto stupida assieme.
Se proprio dobbiamo constatare quanto tempo resisteremmo senza fiato,
non potremmo baciarci basta?!
Mio malgrado, accetto la proposta.
Sia io che Josh serriamo le labbra. Lui si tappa il naso; io cerco di
fare lo stesso, nonostante la mascherina. Ci fissiamo tutti e due,
così vicini, così... rossi in volto. sento che
sto per
esplodere, ma non voglio dargliela vinta. Chiudo di nuovo gli occhi,
cercando di
concentrarmi e resistere, e improvvisamente sento le mani di Josh sul
mio viso. Apro gli occhi di scatto: lui si sta avvicinando... di nuovo.
Forse, forse è questa la volta buona? Mi mordo il labbro per
trattenere un sorriso e, prima che lui possa cambiare idea di nuovo,
gli cingo il collo con le braccia e mi avvicino a mia volta.
Prima ancora delle sue labbra, è il suo respiro ad
accarezzarmi il viso. Lo sguardo nei suoi occhi è morbido e
caldo, il tocco dei suoi polpastrelli sulla mia guancia è
bollente...
Poi i bordi dei nostri cappelli si urtano e cadono tutti e due.
In quel momento, lo strillo di una fan: - Ragazze eccolo! E' JOSH! -.
- Corri! - esclamo. Il mio cuore batte all'impazzata, non so se per
quello che stava per succedere, o per l'imbarazzo di essere stata vista
da un sacco di ragazze pazze per Josh e, sicuramente, con molta
più esperienza di me nel campo, in un momento tanto intimo.
Afferro la mano di Josh e me lo tiro dietro. Passando
di fianco a Kellie, mi tiro dietro anche lei, che finisce per correre
molto più veloce di me nonostante i suoi tacchi alti.
Cavolo, se
sono fuori forma!
Ad un certo punto, però,
Kellie rimane indietro. E' solo dopo qualche secondo che mi accorgo
che,
ad accompagnare il mio respiro affannoso, c'è il rumore dei
passi
di una persona
sola.
- Kellie? - mi volto per vedere se è caduta, se si
è
imboscata con qualche biondo di passaggio, o se è stata
presa in
ostaggio dal gruppo di fans. Josh si ferma di fianco a me, la sua mano
che ancora stringe forte la mia.
Kellie è a qualche metro di distanza da noi; ci metto
qualche istante prima di capire cosa abbia in mente.
Saltella e si
sbraccia in direzione delle ragazze, urlando "Svelte, sono andati di
qua! Presto, Josh è qui!".
- KELLIE!
- urlo, inviperita. Josh è semplicemente incredulo. - Cosa
accidenti stai facendo?! -.
Lei si gira, scrolla le spalle ed urla di rimando: - Le aiuto! Non
posso fare a meno di immedesimarmi, sorry! -.
Razza di...!
Impreco a gran voce. Stavolta è Josh a tirarmi verso una
svolta in quel labirinto di centro commerciale.
Dopo qualche minuto di corsa forsennata scoviamo un buon posto in cui
nasconderci: il retro di un ristorantino cinese. Dal cassonetto viene
un puzzo così terribile di pesce andato a male che nessuno
penserebbe mai che un essere umano possa ficcarsi nei paraggi
di sua spontanea
volontà.
- Dunque, -
esordisce Josh, ancora un po' ansimante, dopo che ci siamo accucciati
nell'interstizio tra il cassonetto e il muro del ristorante.
Mi sfiora giocosamente
il naso
con le dita, come a pizzicarlo per evitarmi di sentire la puzza
(purtroppo la mascherina impedisce questo tipo di soluzione,
però), poi spara la
bomba.
- Questa idea del far finta di baciare... come ti è venuta
in mente? -
- Oh, la fanno spesso nei film. Di solito funziona, quindi...-
commento, scrollando le spalle.
Josh sorride. Abbassa lo sguardo, sovrappensiero, ma il sorriso
continua ad aleggiargli sulle labbra. La sua mano si impossessa della
mia e, distrattamente, prende a tracciarci dei disegni con le dita.
Il suo tocco leggero mi fa il solletico e, mio malgrado, inizio a
ridacchiare e contorcermi, cercando di ritirare la mano. Imbarazzato,
Josh alza lo sguardo. La sua mano abbandona la mia e si protende fino a
toccare il mio viso. Improvvisamente, il mio cuore sembra ricordarsi
dell'incredibile corsa di prima e ricomincia a pompare più
veloce di quello di un colibrì, mozzandomi il fiato in gola.
- Oddio, adesso non prenderti troppe confidenze - mormoro,
arrossendo. I suoi occhi si illuminano, poi si limita a darmi un lento,
leggero bacio sulla
guancia.
- Grazie, Gracey -.
Mentre sul suo viso si apre, a poco a poco, un vero sorriso
dei suoi, un po' storto e meraviglioso, io mi chiedo cosa cavolo stia
succedendo.
Buon
Quasi Natale :D!
Mi
limiterò ad augurarvi buone feste e a dire che mi rifiuto di
lasciarmi intimidire da qualsivoglia minaccia di morte V_V
Liz
|
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Capitolo 40 *** La resa dei conti. ***
La resa dei conti - Kellie
Dopo una buona mezz'oretta, i vostri intrepidi eroi non ce la fanno
davvero più a sguazzare nella puzza di pesce.
Sperando che le fan accanite, capeggiate da Kellie l'Unna Impalatrice,
non si stiano aggirando proprio nella nostra zona, Josh e io ci
decidiamo a strisciare fuori dal nostro nascondiglio.
La prima idea che ci viene in mente è tornare alla
nostra macchina e poi sgommare a casa, ma poi, nonostante il
suo orrido tradimento, ci pare davvero brutto abbandonare
Kellie al centro commerciale. Tantopiù che per
ripicca potrebbe condurre un'intera macchinata di ragazze alla
Bat-Caverna... di nuovo.
Per fortuna, Josh conosce un ottimo ristorantino poco distante dal
centro commerciale. Ci rifugiamo lì per un paio d'ore a
gustare una cioccolata calda densa e profumata e a chiacchierare del
più e del meno. Ad esempio, Josh mi racconta che oggi gli
hanno detto che per la parte di Finnick Odair, un gran figo nel libro
di Catching Fire, è stato ingaggiato Sam Claflin, che
è un gran figo per davvero e che pare a tutti e due perfetto
per il ruolo.
Accidenti, spero davvero di avere l'opportunità di
incontrarlo durante ultimi giorni che passerò qui... Magari
proprio mentre gira una di quelle belle scene che lo richiedono mezzo
nudo!
Ovviamente questo non lo dico a Josh; mi limito solo a scoppiare in una
grassa risata quando si lamenta di come il regista pretenda che lui usi
un perizoma sotto la muta da sub con cui deve girare gran parte del
film, in modo che non si vedano i segni del costume. Gli consiglio, per
scherzo, di mettersi invece quelle strane cose che indossano i
ballerini per non prendere botte in certi punti... penso di chiamino
"conchiglie". Ad ogni modo, la cioccolata rischia di uscirmi dal naso
per la sorpresa quando Josh si dice entusiasta della mia idea e
dichiara che il giorno dopo ha intenzione di proporla al regista.
Stiamo ancora discutendo a proposito della conchiglia ("Giuro che non
è per imbrogliare sulle mie dimensioni, accidenti! Non ho
nessun complesso, Grace, te lo giuro!"), quando torniamo alla macchina
e troviamo Kellie che ci aspetta seduta sul cofano, fumante di rabbia.
- Dove diavolo eravate finiti? - sbotta, saltando giù e
camminando verso di noi a passi brevi e nervosi.
- E' quasi un'ora che vi aspetto. Alla fine le altre ragazze si sono
scocciate tutte perchè non vi trovavano e sono tornate a
casa -.
Josh mi lancia uno sguardo d'intesa: l'idea di nasconderci nel bar ha
funzionato, a quanto pare. Io, invece, mi limito ad aprire la portiera
del passeggero e infilarmi nel sedile davanti. Kellie per oggi
è stata retrocessa al sedile posteriore.
Il viaggio in macchina sembra durare all'infinito, immerso in un
silenzio di tomba. Spero davvero che così Kellie sbollisca
la sua rabbia immotivata e si renda conto di chi ha davvero ragione di
prendersela, qui dentro.
E' solo quando arriviamo alla Bat-Caverna e troviamo la macchina di
Dimitri ad aspettarci che ci decidiamo a parlare dell'accaduto.
Nel tempo che ci vuole ad aprire la porta di casa e spostarci tutti in
salotto, Kellie racconta l'accaduto a Dimitri, sperando nel suo
supporto. Lui, però, pur tenendole un braccio attorno alle
spalle, si limita a commentare con la sua voce profonda - Non
è stato molto carino da parte tua, Kel -.
- Perchè l'hai fatto? - domando, arrabbiata, prima che lei
possa riprendere a difendersi. Josh non parla; si limita a fissarla,
meditabondo, col mento sprofondato tra le mani.
Kellie si guarda attorno, come sperando che le spunti
all'improvviso un gruppo di supporto di fianco, ma ovviamente
non succede niente.
- Ah, be' ... - inizia, un po' sperduta; - Io sono una tua fan, Josh -
continua, poi, con voce ferma. Josh annuisce con un sorrisetto. -
C'è stato qualche segnale che me l'ha fatto sospettare,
sì -.
Dimitri si acciglia, in un inutile sprazzo di gelosia, e io grugnisco,
anche se non so bene perchè. Forse perchè
è assurdo che Kellie continui a sottolineare a quel modo che
è una fan di Josh. E' come se un canguro ripetesse
in continuazione "Sapete, sono un marsupiale!". E' sotto gli occhi di
tutti, no? Non c'è bisogno di rimarcarlo ogni volta.
Per tutta risposta, Kellie si gira verso di me. - Oh, Grace,
non fare la gelosa. Lo sai che non potrei mai pensare a lui in quel modo! -.
- Cosa? - esclamo, allibita. Gelosa? Io? Mi sarei aspettata un commento
del genere rivolto a Dimitri, ma cosa c'entro io?
- Non potresti mai pensare a me in quale
modo? -. Josh cade dalle nuvole, raddrizzandosi di scatto; Dimitri,
intanto, cerca di dissimulare un sospiro di sollievo.
Kellie alza gli occhi al cielo, poi agita le mani in aria come
a dire "Dio, aiutami tu!", o "Santa pazienza!", o "Non è
questo quello che intendevo, andiamo avanti!" (Kellie è
sempre difficile da interpretare) e riprende il discorso. - E' che
vedere quelle fan così appassionate che ti seguivano mi ha
ricordato com'ero prima di conoscerti di persona. Mi è
sembrato di rivedermi in mezzo a loro e... e non ho potuto tradire la
fan che è in me! -.
Quella confessione a cuore aperto mi spiazza, soprattutto
perchè... ha un certo senso.
Anche Dimitri e Josh sembrano stupiti, ma poi Dimitri assume un'aria da
nonno saggio e attira Kellie a sè col braccio.
- Kells ora però non puoi più pensare
così! Pensa se lo facessi io col mio lavoro: metterei in
pericolo l'incolumità delle persone che ho il dovere di
proteggere. Tu vuoi mettere in pericolo l'incolumità di
Josh? - le chiede, gentilmente.
Kellie nasconde il viso contro la sua spalla, poi scuote la testa.
- Certo che no! - mugola, la voce soffocata dalla maglietta di Dimitri.
Se il primo pensiero che mi passa per la testa è che spero
per Kellie che Dimitri si sia lavato le ascelle, poi, razionalmente, mi
trovo a sperare che parli sul serio. E, ancora più
razionalmente, penso che, oltre all'incolumità di Josh,
Dimitri avrebbe dovuto introdurre nel discorso anche la mia. Insomma,
chi ha il naso rotto, qui? Josh o io?
Quando Josh commenta, con tono assolutamente serio, che Kellie
può fare ancora quegli inseguimenti se proprio la divertono,
ma che deve avvertirlo con un certo anticipo in modo che lui possa
assumere un suo sosia per scappare dalle fan al posto suo, l'atmosfera
si allenta definitivamente.
Dimitri, che inizialmente era venuto a ringraziare Josh per aver fatto
riappacificare lui e Kellie, finisce per unirsi a noi per cena. La
serata poi trascorre con una favolosa partita a Risk! (un gioco da
tavolo in cui i giocatori hanno il compito di conquistare alcuni
continenti del mondo su un tabellone a forma di planisfero). Io ho il
compito di conquistare la Russia e, quando ci riesco, faccio andare su
tutte le furie Dimitri, che non è riuscito a difendere la
sua patria. Proprio mentre gongolo per aver messo al tappeto il Gigante
Russo, però, Josh mi soffiò la vittoria da sotto
il naso appropriandosi delle due Americhe. Kellie, che ha rinunciato a
capire le complicate regole del gioco e ha preferito mettersi lo
smalto, si offre allora di preparare una ciotola di pop-corn per
calmare le acque. Noi intanto ridisponiamo il tabellone di gioco per
una nuova partita, che dura fino a l'una di notte passata.
***
Il giorno dopo Josh ha delle occhiaie spaventose, ma quando i personal
trainer gli chiedono cos'abbia mai combinato la notte prima, lui si
limita a dire che "ha dovuto conquistare il mondo".
A suo onore c'è da dire che, nonostante stia morendo di
sonno, Josh si impegna come ogni altro giorno nei suoi allenamenti
quotidiani. Kellie ed io ci facciamo un pisolino di un paio d'ore sui
divanetti approntati per lo staff, poi, un po' più
sveglie, pensiamo bene di motivare Josh (e tenerlo sveglio) urlandogli
dietro per tutto il tempo cose come "pompa di più!" e "dacci
dentro, figliolo!".
Per fortuna, Josh oggi ha anche la prova costumi e per quella non
è necessario che sia pienamente sveglio e cosciente quindi,
tra un cambio e l'altro, tenta più volte di sonnecchiare in
piedi mentre gli stilisti gli sistemano i vestiti con gli spilli e
segnano con dei gessetti dove il tessuto cade male e dev'essere
sistemato.
Al ritorno guido io. Kellie è tornata ad occupare il sedile
del passeggero; Josh russa sommessamente, steso su quello posteriore.
Dopo alcuni secondi di silenzio imbarazzato, decido di condividere con
lei la notizia di chi interpreterà Finnick per farle capire
che non sono più arrabbiata. Anche Kellie è
entusiasta della scelta, tantopiù che, intrufolandosi qua e
là, ha visto degli schizzi di alcuni costumi che
dovrà indossare e ha detto che sono piuttosto succinti.
Visto che siamo in tema di nudità, le spiego anche il
problema dei perizomi e delle conchiglie (Josh oggi ne ha davvero parlato al
regista e ai costumisti e ha detto che si può fare) e, a
quel punto, Kellie scoppia a ridere così forte che rischia
di svegliare Josh. Passiamo il resto del viaggio a chiederci in che
genere di negozio di possano reperire conchiglie e se si possano
scegliere cose come colore, forma, dimensione e tessuto, un po' come
per i reggiseni, o se ci sia solo una forma standard.
Quando, finalmente, raggiungiamo la Bat-Caverna, ci rifugiamo
tutti e tre in salotto a recuperare le ore di sonno perdute;
sono ormai passate le sei del pomeriggio quando Josh si sveglia e,
pimpante come non mai, decide che è venuto il momento di
rendere la nostra visita a L.A. "davvero indimenticabile".
E' per questo che adesso, in compagnia di Dimitri (che ci ha raggiunti
una volta finito di lavorare), siamo diretti alla terrazza panoramica
di Hollywood.
Le lettere della celebre scritta sulla collina svettano sempre
più maestose sopra di noi ad ogni tornante che facciamo con
la macchina; hanno una sorta di fascino spettrale, illuminate dal basso
nella penombra serale di settembre. Kellie si sta godendo l'idillio dal
sedile davanti, emettendo un gridolino eccitato ogni volta che scorge
un angolo delle lettere oltre la cima del pendio e Josh ogni tanto la
guarda, divertito.
Incrocio il suo sguardo nello specchietto retrovisore e vedo i suoi
occhi socchiudersi mentre sorride. Cerco di ricambiare, ma la mia
è una smorfia stiracchiata: sono un po' a disagio, strizzata
sul sedile posteriore con Dimitri e con le mani sue e di Kellie
intrecciate, di traverso tra i sedili, sulle mie gambe. In questo
momento mi sento un po' come un tavolino da caffè.
- Accoci arrivati - Josh interrompe il silenzio, accostando in un
parcheggio di fronte alla cima erbosa del colle, da cui trapela la luce
dei fari che illuminano le lettere. - Dobbiamo camminare un po', ma
vedrete che ne vale la pena: è diecimila volte meglio di
come si vede nei film! -.
- Cavolo, allora penso non sopravviverò alla serata -
mormoro, trattenendo un sorriso mentre immagino di stramazzare al
suolo, colpita a morte dal meraviglioso spettacolo della scritta
HOLLYWOOD che si erge tra gli arbusti.
Kellie e Dimitri si stanno già dando un addio appassionato
in caso di morte-da-spettacolo-mortalmente-spettacolare; sono un
impasto di braccia, gambe, mani, bocche, e io mi ritrovo incapace di
distogliere lo sguardo da quell'imbarazzante spettacolo, almeno
finchè non sento una mano gentile toccarmi la schiena. -
Cosa dici, intanto ci avviamo? -. Annuisco, decisa, e seguo Josh lungo
un sentiero illuminato da tenui faretti piantati nel terreno a livello
delle caviglie, attraverso un versante del pendio. In breve, ci
troviamo di fronte alla città.
Le luci, viste da lontano, sembrano una distesa di lustrini sparsi su
un panno di velluto verde; e le stelle, su in cielo, paiono ammiccare
in risposta alle luci che si accendono in terra.
Senza accorgermene, mi trovo senza fiato, dimentica della scritta
HOLLYWOOD, della presenza di Josh, dei mormorii di Kellie e Dimitri, a
pensare che potrei vivere qui per sempre, che potrei fondermi con una
lettera della scritta, sedimentarmi lì e non andarmene mai.
Mi trovo a pensare che non voglio battere le palpebre, che non voglio
perdere nemmeno un istante di quella vista che mi sembra allo stesso
tempo così fugace e così eterna.
Il respiro caldo di Josh mi sfiora l'orecchio. - Vieni, c'è
una cosa che devi vedere -.
Curiosa, mi giro per seguirlo e, presa da un'improvvisa vertigine, gli
afferro la mano. La scritta HOLLYWOOD è di fronte a noi,
immensa, pura sotto gli strati di smog, sembra riflettere l'essenza
stessa della città che rappresenta.
In silenzio, come se ci stessimo intrufolando in un luogo sacro e
proibito come la canonica di una chiesa, ci inerpichiamo sulle rocce
erbose su cui poggiano le gigantesche lettere pallide, senza fermarci
quando ci graffiamo i gomiti, o quando le foglie dell'erba alta ci
tagliano i polpacci. In pochi minuti, Josh è in cima e tira
su anche me, aiutandomi a salire sul basamento. Faccio per guardare
giù, convinta che Josh volesse portarmi più in
alto per farmi vedere un panorama ancora più esteso, ma lui
mi blocca. - Aspetta -.
Mi prende una mano e mi fa cenno di seguirlo mentre si infila tra la Y
e la W. Ci fermiamo dietro la lettera O e io cerco i suoi occhi per
ricevere il permesso di guardare giù, adesso.
Lui sorride, poi mi cinge la vita con un braccio e mi accompagna fino
al margine inferiore della O, su cui possiamo appoggiare i gomiti come
se ci stessimo affacciando da una terrazza.
Osservo un momento le nostre braccia, che si sporcano della grigia
polvere di smog che ricopre la superficie su cui ci
appoggiamo, poi alzo lo sguardo e rimango senza fiato.
Per un istante sento tremare le ginocchia, e sono grata di
avere qualcosa a cui aggrapparmi per non cadere, sia Josh o la
grande Oche adesso appare come una bocca spalancata per la meraviglia.
Da qui, nonostante siamo a malapena qualche metro più in
alto rispetto al livello della terrazza panoramica, la vista
è ancora più grandiosa, quasi insostenibile:
sembra di avere di fronte l'universo stellato e, per un momento, credo
di capire come deve sentirsi Dio quando osserva il Creato.
Apro la bocca, inspiro a fondo, cerco di dire qualcosa per esprimere la
mia meraviglia, ma non riesco a parlare, rapita come sono dallo
spettacolo che mi si erge di fronte.
- Quando vengo a Los Angeles faccio sempre in modo di passare di qui -
mormora Josh, e la sua voce sembra perdersi nel vento che soffia e
mulina negli intestizi tra una lettera e l'altra.
- E' un posto magnifico per pensare, per prendere un po' le distanze
dal mondo quando inizi a non poterne più... E poi lo vedi da
qui, e sembra così piccolo e meraviglioso che ti viene
voglia di tornarci di nuovo in mezzo, che ti torna la fiducia nel
genere umano -.
Mi volto ad osservarlo, stupita. Non credo di averlo mai sentito
così pensieroso; non sono nemmeno sicura se quello che ha
detto fosse rivolto a me, o se stesse parlando tra sé e
sé.
Josh si volta a guardarmi e sorride; nelle sue iridi si
riflettono i bagliori delle stelle e dei grattacieli nel buio
notturno. Sento il tepore della sua spalla contro la mia, ma il suo
braccio mi ha abbandonato; adesso è steso accanto all'altro,
di fronte a noi, coperto di sottile polvere grigia.
Le sue mani sono contratte, le nocche bianche come se stesse cercando
di aggrapparsi alla superficie lucida della lettera con tutte le sue
forze per non venir trascinato via da quel vortice di luci. Il suo viso
è rosato, acceso dall'aria frizzante della sera che gli
scompiglia i capelli; gli occhi sono luminosi, lucidi a causa del
vento; le sue labbra sono distese in un sorriso dolce e inconsapevole.
Il respiro freddo si trasforma in un sospiro, e io abbasso lo sguardo
sulla mia mano, così vicina alla sua. La distanza
è infinitesimale, mi basterebbe muovere il mignolo per...
Sussulto quando la mia mano sfiora davvero la sua; alzo lo sguardo con
aria colpevole e incrocio il suo. Il castano chiaro dei suoi occhi
è tinto del blu del cielo e lo rende simile ad un essere
ultraterreno, venuto dal cielo, eppure così simile al Josh
di tutti i giorni.
Nei suoi occhi c'è sorpresa, incertezza, rivelazione,
tenerezza, urgenza.
La sua spalla brucia contro la mia; il cuore batte così
forte in petto da farmi male. E' come se ad ogni pulsazione mi sentissi
svenire; un'amara consapevolezza mi forma un groppo in gola, dicendomi
che anche stavolta succederà qualcosa, qualcosa che
rovinerà il momento. Magari un meteorite vagante, una
lettera che decide all'improvviso di crollare, una frana, Kellie e
Dimitri che diventano zombie e vengono a caccia dei nostri cervelli...
E, pima che possa accorgermene, le sue labbra sono sulle mie, e sono
carnose e morbide, e il suo respiro affannato si confonde col mio; le
sue mani mi circondano il viso, tiepide nell'aria fredda della notte, e
posso sentire il battito impazzito del suo cuore attraverso i
polpastrelli delle sue dita, e le sue ciglia solleticano la pelle
sensibile vicino alle garze che mi coprono il naso... e io sono
così sorpresa che sobbalzo, scontro il naso con il suo, vedo
le stelle, inciampo all'indietro e scompaio in un cespuglio di erba
alta con un urlo.
- ...Grace? - domanda Josh con voce rauca, imbarazzata, dopo qualche
secondo. Ci metto un po' a rispondere, troppo impegnata a imprecare
mentalmente e a tamponare il naso con una manica.
Merdamerdamerdamerdamerdamerdamerdamerdamerdamerdamerdamerda!
- Sanguina? - mormora Josh preoccupato, sbucando all'improvviso di
fronte a me, in mezzo alle foglie del cespuglio, e facendomi urlare di
paura.
- No-non è niente - replico, frugando nelle tasche in cerca
di un fazzoletto; - basterà metterci del ghiaccio e cambiare
la garza -.
La sua faccia si accartoccia, e per un momento temo che possa mettersi
a piangere per la frustrazione, dato che è esattamente
quello ce vorrei fare anche io in questo momento.
- Ascolta, - mi alzo in piedi e cerco di camarlo, mentre lui inizia a
borbottare come una caffettiera in ebollizione - Diodiodiodiodio... - e
si sprofonda le mani nei capelli, guardando ad occhi sbarrati il sangue
che mi esce dal naso.
- Davvero, è tutto a posto. E' questione di qualche attimo.
Io... non te l'ho detto, ma mi è successo anche l'altro
ieri, mentre mi lavavo i capelli nel lavandino. Si è
sistemato tutto, non c'è problema -.
Ovviamente non è vero che mi è successo anche
l'altro ieri, ma al momento, col sangue che mi macchia la maglietta,
non mi viene in mente niente di meglio per zittirlo.
-Hey, non è che avresti un fazzoletto? -.
Josh si affretta a frugarsi nelle tasche e, per fortuna, ne trova uno
che sembra pulito. Me lo premo sul naso, imbarazzata, e per fortuna il
sangue si ferma abbastanza presto.
- Visto? Sono a posto -. Allontano le mani dalla faccia e sorrido, dopo
aver ripulito il viso per bene.
Josh sorride di rimando, rincuorato. Mi guarda con una strana luce
negli occhi e mi tende la mano.
La fisso in silenzio, chiedendomi se vuole che gli resitutisca il
fazzoletto così, pieno di macchie. Alzo la mano che tiene il
fazzoletto, con aria interrogativa; lui la prende nella sua, la gira in
modo che rivolga il dorso verso l'alto e poi ne sfiora il dorso con le
labbra, tenendola gentilmente.
La mia mano ha una specie di spasmo involontario.
- Cosa... cosa fai? - gli chieso, a disagio.
Lui alza lo sguardo, gli angoli della bocca piegati
all'ingiù mentre cerca di trattenere una risata. - Be',
Grace, io le sto davvero provando tutte. Ogni volta che provo a
baciarti o mi starnutisci addosso, o Kellie ci scatena dietro un gruppo
di fan, o cadi da una collina. Quindi, forse, con le vecchie
maniere...-.
Gli lancio un'occhiataccia.
- Seriamente? "Prima
baci la mano, poi baci la ragazza"? Fai sul serio? Prendi
le idee dai tuoi stessi film? -.
Lui non cerca di difendersi, scoppia semplicemente a ridere.
- Kellie mi ha istruita bene, sai! - lo redarguisco. Lui,
però, senza cancellarsi quel sorriso malizioso dal viso, mi
stringe un po' più forte la mano, mi attira a sé
e mi bacia.
Finalmente siamo preparati tutti e due, consapevoli, emozionati.
Sento la sua presa salda sul mio fianco mentre le mie braccia gli
circondano il collo. E non mi importa niente se questo non è
il tipico bacio in cui la ragazza si alza in punta di piedi -anzi,
probabilmente è Josh quello costretto a stare in punta di
piedi, adesso- perchè non avrei potuto desiderare niente
più bello di questo.
Le braccia di Josh mi cingono la vita in un abbraccio così
stretto che mi mozzerebbe il fiato, se già non l'avessi
perso tutto. Percorro con la punta delle dita la linea decisa della sua
mandibola, indugiando sul suo collo irruvidito da una barba leggera,
poi mi abbandono alla sensazione delle sue labbra che, morbide e calde,
gentili e sicure allo stesso tempo, giocano con le mie.
Ricambio il bacio come posso, dall'alto della mia unica esperienza, e
sento che le gambe mi diventano molli. E' un attimo, e quando i nostri
nasi si sfiorano di nuovo ed il mio mi manda una forte scossa, mi trovo
ad incespicare. Le mani di Josh mi fermano, circondandomi la vita, ma
io finisco comunque con la schiena contro la O gigante.
- Accidenti, ti fa tanto male? - sussurra Josh, di nuovo in ansia.
Certo
che mi fa male, ma chissenefrega! Tiro con forza i lembi del suo
giubbotto verso di me. Le sue braccia mi circondano forte la vita, fin
quasi ad alzarmi da terra, e io mi trovo piacevolmente schiacciata tra
il suo petto e il simbolo di Hollywood, con solo il cielo stellato e la
brezza cittadini a farci da testimoni.
__________________
Ohilà! Un paio di note chiarificatrici:
1) Risk! E' un gioco da tavolo, detto anche Risiko (è
strabello, ma le regole sono impossibili da capire, all'inizio!)
2) "Prima baci la mano, poi baci la ragazza" è tratto dal
finale di "The Forger", un film poco conosciuto (ma davvero bello) in
cui ha recitato Josh. Se non l'avete ancora visto e vi
ispira, ecco il link dello streaming:
http://serietvsubita.org/category/the-forger/
Purtroppo, che io sappia, è uscito solo in inglese coi
sottotitoli italiani >.<
Mmmmh e... ero ispirata dallo scorso capitolo, quindi ci ho fatto un
disegno, giusto per perdere tempo! https://24.media.tumblr.com/2bc9bff0eb0454a5f64c747de62b43d2/tumblr_mz1tdiwxyf1rc6u8ao4_1280.jpg
Infineeee... Acciderboli, spero adesso siate soddisfatti/e u_u Da
questo momento in poi sarà tutto un pastrugnamento non-stop,
non finiranno più di sbaciucchiarsi, faranno la coppia
scambista con Kellie e Dimitri, tutti annegheranno nella loro bava...
Ovviamente sto scherzando 3
Vi auguro un buon ritorno a scuola, gentaglia :3!
Oh, un'altra cosa! Ho ancora un bel po' di idee, ma mi farebbe piacere
sapere se c'è qualcosa che vi piacerebbe particolarmente
veder succedere x) Potrei scriverne come anche no, non garantisco
niente, ma forse potrebbe essere divertente :3?
Ci rileggiamo!
Vostra,
Liz
|
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Capitolo 41 *** Addio, Los Angeles, addio. ***
Josh e Grace1
Un
lampo di luce ci illumina all'improvviso. Josh e io ci separiamo,
sorpresi, e alziamo lo sguardo al cielo in cerca di nubi temporalesche.
Mi stringo nelle spalle, preparandomi al ruggito di un tuono, e
automaticamente Josh mi stringe un po' più a sé,
come se non avesse fatto altro per tutta la sua vita. Mi volto a
guardarlo, cercando di sembrare rilassata; in realtà, vorrei
lasciare spazio a quel sorriso smagliante che spinge per uscire sul mio
viso e stringergli le braccia al collo, rimanergli attaccata come una
cozza per il resto della serata, se non della mia vita.
Ugh,
quanto sono appiccicosa.
Osservo il profilo di Josh stagliarsi contro il
cielo stellato, al mio fianco, e mi dico che è una fortuna
che non sappia leggere il pensiero, o in questo istante si sarebbe
voltato verso di me con un'espressione terrorizzata in volto. In quel
momento si volta anche lui, dopo aver dato un'occhiata in giro, e
sorride quando i nostri sguardi si incrociano.
-
Che cosa bizzarra - commenta, a bassa voce per non interrompere il
magico silenzio della serata. Annuisco in risposta, ma non riesco a non
pensare che c'è qualcosa che non quadra.
Rimaniamo
in silenzio per qualche tempo, pensando (almeno per quanto riguarda me)
se possiamo baciarci di nuovo senza il rischio di finire fulminati,
quando il timido frinire dei grilli viene zittito da una voce.
-
Kellie! - sibila quello che sembra Dimitri, e le foglie di un cespuglio
poco distante fremono.
-
Ma erano così carini! Dovevo immortalare il momento -.
Questa ovviamente è Kellie.
Alzo
gli occhi al cielo, a beneficio di Josh. Lui, trattenendo una risata,
mormora - Il flash -. Poi, imperturbabile, come se non avesse sentito
lo scambio di battute proveniente dai cespugli, appoggia la fronte alla
mia; i suoi occhi, che in questo momento sembrano essere del colore
misterioso della notte, catturano i miei.
-
E adesso cosa succede? - domando, cercando di nascondere l'apprensione.
-
Come, cosa succede? -. Josh sembra sorpreso.
-
Cosa succede dopo il primo bacio? -.
L'unico altro ragazzo che abbia mai baciato poi ha cercato di togliermi
la maglietta e si è beccato uno schiaffo da far saltare via
i denti; spero vivamente che Josh non abbia intenzione di fare lo
stesso.
Josh
sembra pensieroso; si inumidisce le labbra con la lingua come se stesse
per rispondere, ma poi ci ripensa e si prende dell'altro tempo per
pensare.
-
Succede che adesso non ci servono più scuse: possiamo
baciarci ogni volta che vogliamo - replica, infine, con un luccichio
vagamente malizioso negli occhi. Mi attrae a sé, i palmi
caldi delle sue mani sulla mia vita, e mi ruba un bacio leggero, quasi
a sottolineare il concetto.
Ci
metto un po' a metabolizzare la cosa, ma quando capisco che, adesso, se
mi viene un'improvvisa voglia di avvicinarmi e abbracciarlo stretto non
devo più inventarmi una giustificazione credibile da
propinare a lui o agli altri, faccio un gran sorriso.
Poi,
però, un altro pensiero si intrufola nella mia mente e mi
corruccio. - Ma così che gusto c'è? E'
prevedibile! -.
Torno
a guardare Josh: il suo viso è ancora incredibilmente vicino
al mio, e il suo naso si scontra con la mia mascherina. - Ti prego,
Josh - inizio, con grande urgenza nella voce, - giurami che non
diventeremo smielati! -.
Lui
ride, stropicciandosi il naso, ma io sono serissima. - Non voglio
causare il diabete a nessuno, ok? -.
Per
sua fortuna, in quel momento Kellie e Dimitri sbucano da dietro ai
cespugli, così Josh non è costretto a rispondermi.
Il
silenzio si è fatto più... silenzioso, e mi dico
che probabilmente la coppia di biondi ha spaventato tutti i grilli
nascosti nelle vicinanze. Dimitri dà una pacca sulla spalla
a Josh; lui sorride in risposta, ma mi sta ancora guardando, quindi
è un po' come se sorridesse a me, e gli faccio una smorfia
di rimando.
Di
comune accordo, anche se nessuno ha proferito parola, ci appollaiamo
tutti e quattro su una zona brulla e un po' rocciosa lì
vicino e rimaniamo in silenzio a contemplare le luci della
città sottostante diminuire di numero a mano a mano che la
gente va a dormire.
Le
parole che Josh ha detto poco fa continuano a ronzarmi nella mente: "
Prima mi starnutisci addosso, e poi... ". Josh ha davvero pensato a me
in quel senso per tutto questo tempo? Fin dal giorno in cui abbiamo
fatto in bagno nel torrentello? Stava davvero cercando di
baciarmi già la prima volta che mi ha mostrato Terabithia?
Per
fortuna non ci è riuscito. Non so se al tempo avrei
apprezzato la cosa. Certo, il suo modo di fare mi ha attratta fin
dall'inizio, ma nei primi tempi non ho desiderato altro che la sua
amicizia. E anche adesso questa rimane importantissima per me, ma
qualcosa è cambiato e mi rendo conto che, per quanto mi
sforzi, non riesco a capire quando
quel qualcosa sia cambiato. E come ci si comporta, poi, con un amico
dopo che lo si è baciato?
Ripenso
a tutte le volte che ci siamo trovati vicini in modo imbarazzante e a
quelle in cui ho sperato ardentemente che succedesse qualcosa, ma senza
risultato.
Lancio
un'occhiata a Kellie e Dimitri, che sono già tornati a
baciarsi in un intreccio di braccia e gambe. Loro non ci hanno certo
messo molto a capire che erano fatti l'una per l'altro.
-
Josh, perchè ci hai messo così tanto a baciarmi?
- surrusso, poggiando la testa sulla sua spalla.
Per
fortuna, in quel momento lui è seduto un po' più
in alto rispetto a me, altrimenti sarei stata costretta a piegare il
collo a novanta gradi e adesso starei decisamente scomoda.
Lui sospira e scrolla le spalle, facendo rimbalzare la mia testa su e
giù. Risollevo il capo, decidendo che è meglio
lasciar perdere gli atteggiamenti romantici se non voglio rischiare il
trauma cranico.
- Scusa, - sorride Josh - non ci sono abituato -.
Mi prende la mano tra le sue, poi mormora - Sai, nemmeno io
ho molta esperienza in baci -.
- Cosa?! -. Tutti i film che ha fatto... Cerco di contare a
mente, e sono sicura che abbia baciato almeno quattro persone diverse
(Jennifer compresa) solo nei film. Senza contare le prove che devono
aver fatto prima e le occasionali fidanzate di cui Kellie mi ha
sparlato così a lungo!
Josh sembra leggermi nel pensiero e mi stringe un po' più
forte la mano. - I film non contano! Lì ti
spiegano come fare: non è naturale... e le ragazze non
possono certo respingerti se baci male.
Insomma, ho imparato a dare baci "scenografici" e tutte le mie ex
ragazze erano attrici, baciavano tutte in quel modo: quello che va bene
per non scandalizzare i bambini che guardano i film. Ma Grace, io non
avevo idea di come baciare una ragazza vera, normale -.
Abbassa la testa, imbarazzato, mentre io mi chiedo chi accidenti abbia
deciso che quelle complessate sono le ragazze e non i ragazzi.
Possibile che Josh si facesse davvero tutti questi problemi?
-E avevi dei comportamenti così strani, a volte
sembrava che non provassi niente per me se non una gran rabbia, altre
avrei giurato che volessi baciarmi almeno quanto lo volevo io... ma non
sapevo se era vero o era solo tutto nella mia immaginazione! -.
Rifletto un momento sulle sue parole, poi gli do una leggera spallata.
- Sì, ammetto di aver mandato segnali un po' confusi -.
Oh, lo so cosa state pensando: questo è un'eufemismo! Ma
lasciateci un po' di privacy per chiarire e non siate troppo giudiconi,
ok?
- E' che qui mi sento così fuori posto -, ammetto con un
sospiro. - Sono tutti così diversi da Union! Avevo paura
fossi diverso anche tu, avevo paura di perderti e non sapevo come
dirtelo -.
Quando ho finito di parlare mi affloscio un po'. Ho appena detto ad
alta voce tutto quello che mi opprime da quando siamo qui, e non
è una cosa che sono abituata a fare.
Josh rimane in silenzio, pensieroso, e mi stringe la mano.
- Mi dispiace -, mormora poi.
Mi avvolge un braccio attorno alle spalle. - Ma, per favore, non avere
più paura di parlare con me. Dimmi tutto quello che ti passa
per la mente, ok? -.
- Lo farò -, garantisco e, cauta, torno ad appoggiargli la
testa sulla spalla. - Basta che non ti rimetti a scollare le spalle,
ok? -; ma, quando la quieta risata di Josh torna a farmi
sobbalzare il capo, capisco che non c'è davvero speranza.
- Bene, tortorelle, pronti ad andare? - domanda Dimitri, una volta
sicuro che abbiamo finito di parlare.
Il suo braccio cinge affettuosamente la vita di Kellie e le loro figure
si stagliano contro il cielo notturno, così fuse l'una con
l'altra da sembrare una persona sola. Chissà da quanto tempo
hanno smesso di baciarsi. Chissà se hanno sentito quello che
abbiamo detto. Chissà se hanno origliato mentre si
baciavano; diavolo, dev'essere impegnativo!
Kellie sbadiglia rumorosamente, ma Josh non si fa intimidire. Sento che
si raddrizza tutto al mio fianco, e potrei giurare che in questo
momento sta spalancando gli occhi con fare esageratamente sorpreso.
- Scherzi? Vi ho portato qui perchè vediate l'alba! -,
esclama.
- Ma domani hai lavoro -, obbietto.
- Ma questa è la vostra ultima notte qui! -. Il tono di Josh
non ammette repliche.
Dopo una pacata discussione in cui siamo tutti più
addormentati che svegli, decidiamo che l'idea di vedere l'alba ci
ispira, ma che non ce la faremmo mai a resistere lucidi fino alle
cinque del mattino e quindi è meglio dormire tutti in
macchina e impostare la sveglia per la mattina presto.
Accendiamo al massimo il riscaldamento del SUV di Josh e perdiamo
qualche minuto a litigarci i posti. Alla fine, Dimitri si aggiudica
l'ampio bagagliaio con la scusa che è più grosso
di noialtri tre messi assieme, e lui e Kellie stendono i giubbotti sul
fondo per renderlo un po' più comodo. Oh, scusate, l'ho dato
per scontato? Kellie dormirà con Dimitri.
La cosa riesce loro così naturale che mi chiedo quante altre
volte l'abbiano già fatto.
Poi guardo Josh, ricordando la volta in cui abbiamo dormito entrambi
nella sua capanna a Terabithia, separati da parecchi centimetri. A
quanto pare, la ricorda anche lui, perchè quando si avvicina
mi bisbiglia all'orecchio -Vuoi essere la mia bottiglia, stanotte? -.
Le guance mi si incendiano, al ricordo di quel mio stupido segreto.
Sì perchè, se non lo ricordaste, io tendo a
dormire abbracciando libri o bottiglie piuttosto che ragazzi.
Ci metto qualche secondo, prima di annuire. E che sarà mai
dormire con un ragazzo? E' come dormire con una borsa dell'acqua calda
che russa, no?
E, a proposito di russare, Dimitri sembra un trombone.
Josh e io stiamo ancora cercando di capire come incastrarci nel sedile
posteriore, che il gigante russo e Kellie sono già
profondamente addormentati. Per noi, invece, sorge qualche problema.
Il sedile è davvero troppo stretto per permettere a entrambi
di stare stesi l'uno accanto all'altra e, se già non fosse
chiaro da quanto stiamo scomodi, lo diventa quando io rotolo
giù e finisco nell'interstizio per i piedi tra i due sedili.
- Tu stai qui - gli mormoro. Scavalco velocemente i sedili e scivolo su
quello del passeggero. Qui, finalmente, posso stendere le gambe come si
deve, anche se sono costretta ad una posizione semiseduta.
- Attento alla testa -. Abbasso lo schienale del sedile fin quasi ad
avere il viso al livello di quello di Josh. Ci addormentiamo
così, guardandoci negli occhi e alternando smorfie e
sorrisi, la mia mano nella sua.
Quando la sveglia suona è passato davvero troppo poco tempo da
quando ci siamo addormentati. Il cielo è ancora tinto di un
indaco scurissimo, ma lo scintillio delle stelle si sta facendo
più leggero e in fondo alla città si intuisce una
sottilissima lama di luce.
- Josh! Josh, è quello? - domando, rizzandomi sul sedile e
scoprendomi, mio malgrado, eccitata come una bambina. - Non sono le
luci di quelli che si svegliano presto perchè devono andare
a lavorare dall'altra parte della città, vero? -.
Josh scuote la testa e socchiude gli occhi, ancora intontito dal sonno.
I capelli gli stanno tutti alzati da un lato e negli occhi ha un'ombra
soffice che fa capire come sia ancora immerso a metà nel
mondo dei sogni.
- Sei adorabile -, sussurro, sfiorandogli con la punta delle dita la
guancia irruvidita da un filo di barba. Lui sorride in modo vago, come
se non fosse del tutto sicuro di ciò che ha sentito, e
sembra svegliarsi solo quando la macchina sobbalza, nel momento in cui
Dimitri e Kellie saltano giù dal bagagliaio.
Dimitri si tiene lo stomaco con aria scontenta e, in risposta al mio
sguardo interrogativo, borbotta - Non salto mai la colazione -.
Oooh, povero piccolo.
- Puoi mangiarti Kellie, se vuoi - lo incoraggio mentre scendo dalla
macchina.
Josh salta giù subito dopo di me, strizzando gli occhi di
fronte al pallido colore rosato che inizia ad invadere il cielo.
- Aaah sbrigatevi, o perderemo lo spettacolo! -. All'improvviso mi
sento tirare per mano, e Josh mi trascina nuovamente su per la
collinetta, fino a raggiungere le lettere di HOLLYWOOD, che nella tenue
luce mattutina hanno assunto una strana tinta perlata.
Dimitri e Kellie ci raggiungono a breve, e tutti e quattro ci
affacciamo alla gigantesca finestra sul mondo
che l'immensa O bianca
ci regala.
Il cielo si sta infiammando dolcemente, poco a poco. La terra sembra
accendersi in risposta, mentre anche le finestrelle delle case tornano
ad illuminarsi. L'intera scena manda un messaggio di gioia e
speranza
così intenso
che mi ritrovo a sospirare commossa.
La mia mano cerca quella di Josh, ma questa sembra diventata
stranamente grossa. Quando abbasso lo sguardo e mi accorgo che sto
tenendo la mano di Dimitri faccio un grosso salto indietro, finendo sui
piedi di Josh, che si era fermato alle mie spalle.
Imbarazzata, chiedo scusa ad entrambi, ma il malinteso finisce in una
risata collettiva. Finalmente le mie dita si intrecciano con quelle del
ragazzo giusto, e la sua presa mi è dolce e familiare. Il
suo pollice accarezza piano il dorso della mia mano, e io mi stringo a
lui in cerca di un po' di calore nel gelo dorato di quella mattina.
- Ecco perchè ami così questo posto - sussurro. -
E' come vedere il mondo nascere -.
***
Quando
raggiungiamo lo stabile di addestramento di Josh, Jennifer è
sul portone ad aspettarci.
Con un gran sorriso in volto, ci annuncia - Finnick
è arrivato -.
Kellie urla in modo assolutamente indecoroso, visto che è
ancora attorcigliata attorno al braccio di Dimitri, ma anche io non
riesco a togliermi un sorriso idiota dalla faccia.
- Fa la... uhm, la prova costume oggi? - mi informo, cercando di essere
discreta. Jen ammicca verso Kellie e me, poi mormora (come se stesse
cercando di non farsi sentire da Josh e Dimitri) - Si sta cambiando
proprio adesso. Se vi sbrigate lo beccate nudo negli spogliatoi -.
- Davvero? - strilla Kellie, estraendo prontamente il cellulare di
tasca, probabilmente con l'idea di portare a casa un souvenir molto
particolare. E possibilmente stamparlo e farne cartoline da mandare
alle amiche.
Jen scoppia a ridere e ruggisce - Ti
piacerebbe! -.
Kellie si affloscia tutta; io cerco di evitare lo sguardo di tutti
nella speranza che non notino il mio rossore, e finisco così
a guardare per aria. Josh, invece, sospira. - E' arrivata la
concorrenza, amico -, mormora a beneficio di Dimitri. Jen deve averlo
sentito, perchè si avvicina e affibbia una gran manata sulle
spalle a tutti e due. - Proprio così, ragazzi: brutta
giornata per farsi vedere con le occhiaie: Sam "Finnick" Claflin oggi
è un fiorellino! -.
Josh alza gli occhi al cielo. - Diceva così anche di me, il
primo giorno -, scherza.
All'improvviso, un'ombra si staglia sull'asfalto di fianco alle nostre
e una voce annuncia la presenza di un'altra persona.
- Ciao a tutti! Mi hanno detto che sono arrivate le vere star e ho
deciso che dovevo venire a salutarle -.
Sam è di fronte a noi in tutto il suo splendore, del tutto
disinvolto in una specie di gonnellino hawaiano che gli lascia scoperto
il petto. Fa un sorriso abbagliante, con tanto di deliziose fossette,
poi ci tende la mano. - Piacere, Sam -.
Josh gli salta addosso, contento come non mai di vederlo; per quanto
riesco a capire dal loro scambio di battute, sembra che i due abbiano
già fatto conoscenza ai provini e che siano diventati subito
grandi amici. Fortuna che Sam doveva servire a ingelosire i ragazzi,
eh! Questi due sembrano già una coppia di vecchia data, cosa
che fa palesemente rilassare il gelosissimo Dimitri.
Mi chiedo se per gli attori di Hollywood sia normale dare tanta
confidenza a tutti, o se sia solo una caratteristica di Josh che
influenza tutti quelli che gli stanno attorno. Magari
influenzerà anche me, prima o poi; non bisogna mai perdere
la speranza.
Al momento, però, c'è una questione
più urgente che mi preoccupa. Mi avvicino discretamente a
Jen. - Quella dovrebbe essere una rete? - domando, cupa, accennando al
gonnellino di Sam.
Jennifer annuisce. -Il regista dice che è per non
scandalizzare i bambini -.
In quel momento ci raggiunge Kellie e, con voce da funerale, annuncia:
- Sapete, sembra la tovaglietta che uso per lare la colazione ogni
mattina -.
Passiamo qualche istante a ipotizzare cose come due versioni del film:
una censurata per i bambini e una in cui Sam/Finnick indossa una vera e
succintissima rete, o una manovra per fregare il gonnellino a Sam e
dargli fuoco, in modo che il costumista sia costretto a farne uno
più aderente alla descrizione del libro, ma poi Jennifer si
spazientisce e va a calmare gli animi dei ragazzi, a cui si
è velocemente aggiunto anche Dimitri.
- Sam, insomma! Ti avevo detto di provarci con Grace per far ingelosire
Josh, e tu cosa fai? Ci provi con Josh? - lo rimbrotta, spintonandolo.
Sam fa una smorfia dispiaciuta, ma non fa in tempo a replicare che
Jennifer si illumina e sbotta - Aspetta, ottima idea! E' Grace quella che ha
bisogno di qualche spintarella in più! Continua
così -.
Io la guardo a bocca aperta, poi sposto lo sguardo su Josh che, alle
sue spalle, sta trattenendo le risate. Si porta un dito alle labbra,
chiedendomi di non dire niente, e inizia ad avvicinarsi in punta di
piedi a Jen.
Kellie che, però, non ha visto il gesto di Josh, si
inalbera. - Jen!
Stai davvero cercando di far diventare Josh gay? Proprio adesso? -. Le
tiro una gomitata per farla tacere, mentre Josh aggira una Jennifer
dall'aria sempre più sospettosa e ci raggiunge.
- Proprio adesso?
- domanda. - Che cosa è successo proprio adesso? -.
Lancia un'occhiataccia a me e Josh, che la guardiamo con l'aria
più innocente che riusciamo a fare, e si avvicina a Kellie.
- Sù, cos'è successo? Dimmelo in un orecchio, non
lo dirò a nessuno -.
Kellie ci osserva, indecisa sul da farsi, e io guardo Josh in attesa di
ulteriori istruzioni. Lui sillaba silenziosamente, in direzione di
Kellie, "Fotografa. la. sua. faccia.", indicando Jen, e appena lei ci
volta le spalle Josh mi prende le mani e sussurra - Cosa dici, le diamo
un po' di soddisfazione? -.
Lo osservo per qualche istante, cercando di decifrare le sue intenzioni
e, quando capisco, stringo gli occhi e mormoro - Quanto sei infantile
-. Poi, con un gran sorriso, gli cingo il collo con le braccia e lo
bacio. Lui mi circonda la vita con le braccia, aggrappandosi alla mia
maglietta con le dita, e sento le sue labbra sulle mie sorridere di
rimando.
Kellie deve averci indicati, perchè all'improvviso sento Jen
urlare - NON. CI. CREDO!! -, con il tono di un bambino che trova sotto
l'albero di Natale un cucciolo di panda.
Quando ci giriamo a guardarla, Jennifer sta letteralmente saltando sul
posto, strillando a pieni polmoni, mentre Kellie riprende la scena con
un gran sorriso.
Qualche assistente esce a vedere cosa stia provocando tutto quel
fracasso, e Dimitri si diletta a spiegare l'accaduto a loro e a Sam
mentre Jennifer soffoca me e Josh in uno strettissimo abbraccio ed
esclama - Era ora, stupidotti! -.
Il resto della giornata scorre veloce, e la faccia di Josh si fa sempre
più assonnata. Dopo la giornata di lavoro, però,
insiste a mostrare a me e a Kellie la Walk of Fame.
Sembriamo tutti e quattro degli zombie, mentre
calpestiamo l'immenso marciapiede lastricato che porta i nomi
delle star più famose del mondo, ma Josh e Dimitri sono ben
decisi a mostrarci le meraviglie della città fino all'ultimo
secondo prima della partenza del volo che ci riporterà a
casa. Nonostante Josh oggi abbia fatto i soliti esercizi sfiancanti per
irrobustire il corpo e assomigliare di più al personaggio di
Peeta, e nonostante Dimitri stanotte debba fare il buttafuori in un
locale in centro, i due si rifiutano categoricamente di dormire un po'
per recuperare le energie e ci costringono a scegliere una delle stelle
cementate sul marciapiede su cui posare per una foto.
- Poserò sulla tua, un giorno - assicuro, indicando
Josh. Lui fa una faccia buffa, come se non si fosse aspettato
un complimento del genere e come se, allo stesso tempo, avessi appena
svelato uno dei suoi sogni più proibiti.
- Credimi, dopo che Kellie mi ha costretto a vedere tutti i tuoi film
posso affermare che ti meriti davvero una stella su questa costosissima
strada. E parlo sinceramente, non solo perchè ti voglio un
gran bene - dico, più seria che mai.
Josh mi guarda intensamente per qualche istante, poi si lascia scappare
un sorriso. Mi prende per mano e mi fa fare una piroetta.
Dimitri e Kellie, intanto, hanno fermato un turista e gli hanno chiesto
di far loro una foto mentre si scambiano effusioni sulla Walk of Fame.
- Yuk, noi quello non lo facciamo, ok? - sussurro, indicando le due
teste bionde. - Niente dimostrazioni pubbliche d'affetto. Quella con
Jennifer è stata la prima ed ultima - ordino, categorica.
Josh sorride, per nulla turbato, e borbotta qualcosa che non riesco a
capire, ma che assomiglia molto a "voglio proprio vedere" e che quindi
gli merita un goffo pugno sulle costole.
***
Mi decido a dirglielo solo quando siamo in macchina, ormai diretti
all'aeroporto.
- Mi mancherai -.
L'idea di rimanere di nuovo a Union senza di lui, di pensarlo in
qualche strana isola del Pacifico a rischiare di prendere la
malaria per girare un paio di scene in posti esotici, a ore e ore di
aereo di distanza, mi fa stare male fisicamente. L'idea di quanto mi
mancherà continua a ronzarmi in testa, ed è
insopportabile. Come è insopportabile la
necessità che ho di dirglielo ad alta voce.
Durante il viaggio cerco in ogni modo di fare conversazione con lui,
sia per tenerlo sveglio, sia per non rimanere sola coi miei pensieri.
Dimitri e Kellie, intanto, si baciano sul sedile posteriore da almeno
venti minuti, e ormai dovrebbe venire qualcuno a dare loro una medaglia
di Apnea.
- Mi mancherai - ripeto, con gli occhi lucidi, quando sto per
imbarcarmi.
- Ti chiamerò -, risponde lui con il suo sorriso tranquillo
e i caldi occhi castani fissi nei miei. - Ti verrò a trovare
ogni volta che avrò una pausa da lavoro. Puoi venire a
trovarmi anche tu -.
Annuisco, dicendomi che tra un paio di mesi tornerà comunque
a casa per festeggiare il Natale.
- Ma tu odi viaggiare in aereo - mormoro.
- Non se ci sei tu ad aspettarmi dall'altra parte - risponde lui,
strizzandomi l'occhio.
Sospiro, mentre lui va a salutare Kellie.
Mi avvicino a Dimitri, e lui mi stritola tra i suoi enormi
bicipiti. - Tienimela d'occhio, ok? - mormora, con quel suo vocione
profondo. Annuisco, convinta, e gli do una pacca sulla spalla. - Puoi
stare tranquillo, Dim -.
Lui annuisce ripetutamente, come a convincersene definitivamente.
Ma almeno lui
sa
già che tra qualche settimana verrà a trovarci in
Kentucky.
Josh torna da me e mi prende per le spalle.
Lo guardo negli occhi e prendo un gran respiro. - Mi... -.
Josh soffoca le mie parole con un bacio gentile. - Tu di più
-, sussurra. E in quel momento mi rendo conto che sto diventando
terribilmente melodrammatica e noiosa e penso bene di rimediare.
- Volevo chiederti se mi portavi un pappagallo come souvenir, in
realtà -, lo rimbecco con un sorriso.
- Tutto quello che vuoi -.
La hostess chiama me e Kellie, dicendo che è tempo di salire
a bordo. Abbraccio forte Josh un'ultima volta, poi mi affretto su per
la scala che porta all'entrata dell'aereo, incespicando un paio di
volte per colpa della vista offuscata dalle lacrime.
Kellie mi raddrizza gentilmente ogni volta, e quando ci sediamo fianco
a fianco facciamo entrambe un gran sospiro.
- Sai, in realtà questo - e mi indico il viso rigato di
lacrime - è perchè mi sono dimenticata di
chiedere a Sam una zolletta di zucchero -.
Kellie scoppia a ridere, gli occhi lucidi di commozione, e la seguo a
ruota.
Dopo qualche minuto, cadiamo entrambe in un sonno profondo.
_____________________________
Ehilà! Scusate l'attesa, ma vi ripago con un capitolo bello
lungo u_u
Lo ammetto, se non mi fossi sentita in colpa, questi sarebbero stati
due capitoli xD
Cooomunque, vi avverto: questa è un po' una svolta. Ho un
sacco di idee per continuare la storia, ma devo ancora pianificare bene
come, dove, quando e perchè succederanno, quindi non
sognatevi nemmeno che diventi più puntuale nel postare i
capitoli D:
Uhmmm... oh, sì, approfitto di questo capitolo per augurarvi
un buon San Valentino e Carnevale e... no, Pasqua no, perchè
prima di Pasqua mi autocostringerò sicuramente a mettere un
altro capitolo, anche solo per farvi gli auguri xD
Volevo poi avvertirvi che:
1) Nella presentazione del mio profilo ho inserito i contatti di
facebook e twitter in caso aveste voglia di... non lo so, sgridarmi
perchè Josh e Grace sono troppo smielosi, o tirarmi un
calcio nel sedere per farmi muovere a postare, o parlarmi delle vostre
storie, o anche solo per un saluto xD
2) Pensavo di postare una stupidissima short-fic su un'altrettanto
stupida idea che mi è venuta un po' di tempo fa: cosa
farebbe l'autrice che si svegliasse nel corpo di Grace, a Union, e si
trovasse faccia a faccia con tutti i personaggi della storia?
Se vi interessa, la posterò tra qualche giorno qui tra le
mie storie... Oh, e mi farebbe piacere anche sapere come reagireste voi
se vi trovaste improvvisamente a Union di fronte a una Kellie
impazzita, a una burbera Guendalina o a un sexissimo Josh!
Mmmmmh... Nient'altro! Se non un sacco di amore per tutti <3
E una scatola di cioccolatini in regalo per chiunque non sia
fidanzato/a (*alza la mano*) u_u
Bacioni!!
Liz
|
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Capitolo 42 *** Nuove minacce all'orizzonte. ***
The comeback
E' l'hostess a svegliarmi, mentre cerca di allacciarmi la cintura di
sicurezza necessaria per l'atterraggio.
- Faccio... faccio io, grazie - borbotto, cercando di tenere aperti
entrambi gli occhi contemporaneamente; cosa più difficile di
quello che sembra, credetemi.
Finalmente riesco ad agganciare il meccanismo infernale della cintura,
e la ragazza fa un cenno di approvazione con la testa, poi si allontana
per andare a palpeggiare altre persone con la scusa di allacciare loro
la cintura.
Mi volto a guardare Kellie. E' già sveglia; ha la cintura
allacciata e il trucco rifatto di fresco. Mi sorride, poi si tende
all'improvviso verso di me.
Io mi allontano d'istinto, pensando che voglia fare qualcosa
d'importuno, tipo abbracciarmi, ma lei si limita a passarmi
una mano sul viso con aria severa.
- Ti è colato il trucco. Hai le guance piene di strisce
nere! -.
Oh, accidenti, chissà cos'avrà pensato la
hostess! Ma probabilmente le capita spesso di far finta di non vedere
le lacrime
di chi si imbarca ed è costretto a salutare le persone che
ama.
Per fortuna, prima che possa sprofondare nella depressione
più nera e arrovellarmi su questi cupi pensieri, Kellie
parte all'attacco e insiste nel volermi risistemare il trucco; non
accetta scuse.
- Ma stiamo per atterrare, l'aereo sarà tutta una
turbolenza! -.
- Nah, fanno sempre allacciare le cinture in anticipo. Faccio in tempo
a truccarti tre volte prima che inizino le manovre di atterraggio,
scometti? -.
Guardo l'orologio: segna le quattro del pomeriggio; questo vuol dire
che manca ancora almeno mezz'ora all'atterraggio e che Kellie ha tutto
il
tempo che vuole per perseguitarmi, convincermi e poi pasticciarmi sul
viso. Decido di rinunciare in partenza alle proteste e sospiro,
rassegnata. Kellie batte le mani con un urletto di felicità.
Quando usciamo dall'aereo ho i segni delle ciglia stampati sulle
guance in pieno stile Arancia Meccanica e un segno di burro
cacao
colorato che parte dalla bocca e mi sfregia la guancia, facendomi
assomigliare in modo inquietante al Joker.
I passeggeri che scendono assieme a noi mi guardano con aria curiosa;
alcuni sghignazzano, altri si esprimono nelle loro migliori arie di
disapprovazione, mentre i bambini mi indicano e chiedono ai genitori se
sto andando a una festa in maschera.
- Mai più, Kellie. Mai
più - dico, imbronciata.
Cerco di ripulirmi il viso con la mano prima che qualcuno mi scambi per
una drag queen e mi chieda di intrattenere i bambini al compleanno
della
propria figlia. Intanto, Kellie ed io ci facciamo largo trascinandoci
dietro i bagagli e cercando Elvis in mezzo alla
folla che occupa la zona degli arrivi.
***
- Siete tornate! -
Elvis ci sorprende alle spalle e ci abbraccia strette. Tiene in mano un
cartello con scritto "Le ragazze più belle dell'aeroporto",
come
fanno gli autisti mandati a prendere le persone importanti, e si
dà arie di grande importanza.
Quando ci saluta, però, ci chiama - La mia ciambella e il
mio
stecchino! - (e ovviamente lo stecchino sono io, non ho bisogno di
dirvelo, vero?).
- Elvis, sei dimagrito! - lo rimprovero. Se proprio deve darmi della
ciambella, come minimo non dovrebbe diventare uno stecchino anche lui.
Per fortuna almeno Guendalina rimane dalla mia parte!
A proposito di sua moglie, Elvis fa un gran sospiro. - Gwenny
è a dieta. Mi costringe a "supportarla" -. I suoi grandi
occhi
azzurri si allargano mesti, quando alza le spalle.
- Il problema
è che lei non perde peso. Credo nasconda scorte di dolciumi
da
qualche parte - ci confida, poi, con aria da cospiratore.
Kellie fa un verso di compatimento e gli dà una pacca
amichevole sulla
schiena; io cerco di nascondere un sorrisino. Guendalina
è incorreggibile!
- Dovete aiutarmi a stanare le provviste, per il suo bene! -, ci prega
Elvis.
In realtà, penso che lo dovremmo fare più per il suo bene, visto che
non voglio vederlo morire di fame, ma mi limito ad annuire con aria
decisa.
- E poi magari potreste ospitarmi per un po'. Gwenny
diventerà
intrattabile quando inizierà sul serio la dieta! -. Elvis
finge
di rabbrividire, ma è chiaro che parla della moglie con
affetto. Ammicca, mentre ci fa segno di dirigerci verso l'uscita
dell'aeroporto,
poi sembra ricordarsi qualcosa. - A proposito, state cercando un'altra
coinquilina? L'altro giorno sono passato da casa vostra per controllare
che fosse tutto ok, e ho visto Robert che portava una ragazza a
visitare l'appartamento -.
Robert, se non lo ricordate (ma come scordare un tipo del genere?),
è l'uomo che mi ha affittato la casa qualche mese fa e
che poi, senza avvertirmi, ha firmato un contratto anche con Kellie.
Accidenti se
quell'uomo è incorreggibile! La casa non ha nemmeno tre
camere
da letto, dove pensa che dovremmo infilare la nuova tipa?
- Non di nuovo! - esclamo, inferocita. Le persone attorno si voltano a
guardare, curiose, e Kellie sobbalza, poi mi lancia un'occhiata
risentita.
- Senza offesa, Kel, adesso ti adoro... - Ok, forse adorare
è una
parola grossa, ma ho davvero
imparato ad apprezzare la sua compagnia e a considerarla un'amica, -
però preferirei non ripetere più l'esperienza -.
Kellie mi lancia una lunga occhiata indagatrice -tanto che mi sembra di
essere sottoposta alla macchina della verità-, poi scrolla
le spalle e dice - Non c'è verso che riusciamo a
condividere il bagno di sopra in tre persone, comunque -.
- Quel tipo è un furbacchione! - rimarca intanto Elvis, come
se ci
fossero possibilità che ancora non l'avessimo capito.
- Se avete
problemi con lui, abbiamo un paio di stanze al piano di
sopra del bar che non usiamo. Potete trasferirvi lì
finchè non trovate qualcosa -.
Faccio un gran sorriso ad Elvis, perchè la sua è
un'offerta tremendamente gentile, ma il solo pensiero di non vedere
più la casa di Josh dalla finestra, o
che qualcuno (conoscendo Robert, probabilmente una fan ancora
più pazza
di Kellie) lo veda correre nel campo e si metta ad inseguirlo, o lo
pedini fino a Terabithia, mi fa raggrinzire il cuore ai livelli di una
prugna secca.
- Grazie, El - risponde Kellie, dopo che ci siamo scambiate un'occhiata
decisa. - Ma penso che combatteremo per la nostra casa, anche a costo
di finire sotto assedio -.
Non so se anche lei abbia provato lo stesso istinto protettivo che
sento io nei confronti di Josh, o se semplicemente non voglia
rinunciare allo spettacolo della corsa mattutina di Josh, quando lui
tornerà (no, questo è assurdo... lei non lo ha
visto
correre, è la mia mente pervertita che si è
fissata su quel
ricordo!), ma sembra sicura della sua decisione almeno quanto me.
Elvis scrolla le spalle. - Poco male. Se davvero finite sotto assedio,
vi verremo a rifornire di
provviste. Almeno Gwen avrà una
buona motivazione per svuotare la dispensa da quelle diavolerie
tentatrici! -.
Poi, quando finalmente raggiungiamo la sua piccola macchina
sgangherata, aggiunge sovrappensiero - E almeno posso scappare da voi
se
mia moglie cerca di mangiarmi -.
Appena la macchina di Elvis accosta con un fischio preoccupante sul
selciato accanto al pub, P.T. corre fuori dal locale abbaiando e
slittando sul
terreno con le zampette corte. Rivederlo mi ricorda Josh in un modo
sconcertate, e mi scopro a tirare su col naso, un po' commossa,
trattenendo una risata. No,
seriamente, devo essere prossima a quell'adorabile periodo del mese in
cui
tutte le donne vanno in depressione, perchè non è
possibile che io sia diventata una tale lagna!
Mi abbasso per prenderlo in braccio e salutarlo, e lui mi salta addosso
e inizia a leccarmi la faccia in modo disgustoso. Sembra un pesce
pulitore! Probabilmente vuole togliermi dalla faccia tutta quella roba
che Kellie ci ha spalmato sopra spacciandola per "trucco".
- Ehw, P.T., apprezzo il gesto, ma preferisco lavarmi il viso con
l'acqua! - esclamo, cercando di frenare un po' del suo entusiasmo. Poi
mi chino per rimetterlo a terra, e lo spedisco da Kellie
perchè sia educato e sbavazzi un po'
anche lei.
Quando mi alzo in piedi, vedo di fronte a me Guendalina, in piedi sulla
soglia della porta, e le faccio un gran sorriso.
- Ah, la mia ciambellina! - brontola lei, prima di stringermi in un
abbraccio stritolaossa.
Decido di ignorare il fatto che anche lei abbia iniziato a darmi della
ciambella, anche se la cosa non mi va molto a genio, e passo ad
argomenti più importanti.
- Guendalina, cosa ti salta in mente? Perché ti metti a
dieta? -
la rimprovero. E' così strano che adesso abbia deciso di
mettersi in
forma proprio lei, che diceva sempre
di domandarsi dove le
persone magre incastrassero tutta la loro personalità in
quel poco spazio che avevano a disposizione.
- Sai com'è, il dottore mi ha detto che rischio il diabete -
risponde, tutta mogia.
A quel pensiero, non posso fare a meno di rabbrividire. Anche Mary
Margaret aveva il diabete, e guardate com'era finita.
Improvvisamente, non sono più così contraria alla
dieta.
Però rimane un'altra questione. - Ma Elvis perché
lo
metti a dieta? - domanda Kellie, rubandomi le parole di bocca.
Ero convinta che fosse tutta presa dal coccolare P.T., steso
arrendevolmente a terra a pancia in su, invece, a quanto
pare, stava anche seguendo la nostra conversazione.
- Perchè mi faccia compagnia! - borbotta Guendalina in
risposta. Poi incrocia il mio sguardo, che dice "Guarda che so tutto"; arrossisce,
capendo che Elvis mi ha raccontato del genere di "dieta"
che sta seguendo, e lo guarda un po' male per cercare di recuperare un
minimo
di contegno.
- Ma Guendalina, non puoi lasciare a stecchetto Elvis, o si
dissolverà nel nulla! - protesto. Visto che sembra decisa a
non rispondere, le lancio un'occhiatina maliziosa e
aggiungo, usando le sue stesse parole contro di lei, - E poi dove la
mette tutta la sua personalità? -.
- Nei capelli lunghi... - borbotta Guendalina, contrariata, riferendosi
alla
lunga chioma grigia che Elvis ha chiaramente fatto crescere per
compensare la sua stempiatura.
Kellie mi guarda, incuriosita, ma io mi limito a scrollare le spalleper
dirle che le
spiegherò più tardi la storia della
personalità.
-Senti, lascia stare Elvis. Puoi fare la dieta con... con... - sto per
dire che la farò io, la dieta con lei, ma poi mi rendo conto
che è una cosa logicamente impossibile. Morirei dopo un
singolo giorno di dieta.
Un'unica soluzione si profila all'orizzonte: - Kellie! Kellie
farà la dieta con te! -.
Kellie ripete un giorno sì e uno no che vuole mettersi a
dieta,
nonostante non ne abbia alcun bisogno, ma adesso questa sua fissa
potrebbe tornare utile. In più, finalmente avrebbe
l'occasione di
mettersi d'impegno nel suo progetto, essendo motivata dalla
necessità di aiutare Gwen.
- Saremo compagne di dieta! Ho già i consigli del dietista!
-.
Entusiasta, Kellie lancia un urletto di felicità e corre ad
abbracciare
Guendalina, che mi guarda terrorizzata da sopra la sua spalla.
Kellie, intanto, si volta verso di me con una strana espressione, a
metà tra quella del personal trainer di fronte ad una sfida
emozionante e quella dispiaciuta di qualcuno che non vuole
escludere l'amica da un'attività esclusiva ed elettrizzante.
- Grace, dovresti farla anche tu! - trilla, emozionata, probabilmente
non capendo che ho messo in mezzo lei proprio per potermi
sottrarre a
quella tortura medievale.
- Dovrei? - mi acciglio, incrociando le braccia al petto.
- Certo! Adesso che stai ufficialmente con Josh apparirai di sicuro sui
tabloid e devi essere in forma. Tutti saranno pronti a
giudicarti.
A quel pensiero, sento il cuore balzarmi in gola. - Da-davvero? -.
Dannazione, io non ho la figura da passerella, ho la corporatura da
contadinotta inglese! E contavo di rimanere nascosta qui a Union, come
il più sordido tra i segreti di Josh, per il
resto della mia vita.
- Dovrò... Oddio, pensi che dovrò accompagnarlo a
tutti quegli eventi sui tappeti rossi e robaccia del genere? -.
Oh no. Oh no! Troppa pressione.
Devo parlarne con Josh, dirgli che se vuole può portarci
qualcun
altro: Kellie, Guendalina, P.T., Sam... Chiunque ma non me!
All'improvviso sento qualcosa di molto simile alla rabbia montarmi
dentro nei confronti di Kellie.
E' appena riuscita a distruggere quella
felicità, quel senso di tranquillità che era
riuscito ad
accompagnarmi dalla nottata sulla collina di Hollywood fin
qui in
Kentucky: il senso di pace che mi dava la consapevolezza che Josh
ricambia quello che provo per lui.
E adesso invece l'idea dell'occhio critico dell'opinione pubblica mi
tormenterà per sempre.
- Terrò nascosta la mia presenza - annuncio allora,
drammatica,
avvicinandomi a Kellie e sottraendole P.T. per una specie di vendetta
indiretta. Mi carco in spalla in cagnolino, come un bimbo a cui bisogna
far fare il ruttino, e lui uggiola allegramente e cerca di
leccarmi le orecchie.
Poi Guendalina sgancia la bomba. - Ma, Ciambellotta, guarda che sei
già su PopNews -.
Rischio di far cadere P.T. per la sorpresa. - Sono dove? -. Mi sembra
di aver capito qualcosa di simile a "Pop Corn", e per un attimo
inorridisco all'idea che la mia faccia stia sui pacchi di popcorn o sui
bicchieroni che distribuiscono al cinema. La realtà,
però, è ancora peggio: sono su Internet.
- Sul sito di news di Hollywood! Aspetta, adesso Elvis ti fa vedere -.
Dovete sapere che Elvis sembra tanto tranquillo, ma in
realtà
è una pettegola; ovvio che abbia trovato la news prima
ancora
che io potessi immaginare
di esserci finita.
Kellie, intanto, salta su appena sente la notizia. - Ci sono anche io?
- domanda, elettrizzata.
Seguiamo in fila indiana Elvis fino al vecchio computer fisso nel retro
del negozio. Io ho la pelle d'oca e, mentre aspettiamo che il computer
si accenda, accarezzo in modo convulso P.T. tra le orecchie. Non so se
sia per colpa dell'ansia, o se per l'effettiva lentezza del computer
(che sembra risalire almeno all'epoca di Giulio Cesare),
ma sembra
passino secoli prima che Elvis riesca finalmente ad accedere
al sito.
Una volta avviato il computer, Elvis smanetta velocemente all'interno
della pagina web e trova in attimo la notizia di cui parlava Guendalina.
Di fronte a noi compaiono delle foto di Josh, Kellie, Dimitri e me che
camminiamo sulla Walk of Fame, poi un'immagine sfocata della mia faccia
durante
il party alla Bat-Caverna (ringrazio mentalmente di non essere girata
col costume di Kellie addosso, quella sera: ci mancano solo mie foto
nel web con addosso delle mutande striminzite e un reggiseno
palesemente superimbottito); la cosa sorprendente, però,
è la serie di
immagini che segue: in una ci siamo io, Kellie e Josh in posa al
negozio di scherzi del centro commerciale di LA, e ricordo chiaramente
che a scattare quella foto è stata proprio Kellie; in
un'altra
è catturato il momento del bacio tra Josh e me davanti alla
scritta di Hollywood (è forse il prodotto del flash
proveniente dal
cespuglio da cui poi sono emersi Kellie e Dimitri?); infine,
c'è
un video.
- Oh, questo non l'avevo ancora visto - commenta Elvis, curioso, prima
di premere col mouse sul simbolo di play. Di fronte ai
nostri occhi,
sullo schermo si ripete la scena del bacio tra me e Josh davanti al
capannone delle
esercitazioni degli attori.
- Questi paparazzi riescono ad infiltrarsi proprio dappertutto -
commenta Elvis, ammirato, mentre Guendalina sospira in modo
sospettosamente lacrimoso dietro alle sue spalle, prima di replicare
severamente - Quei maledetti non sanno cosa sia il rispetto della
privacy! -.
Io non riesco nemmeno a guardarli negli occhi per la vergogna. Mi sento
come una ragazzina sorpresa dai genitori a pomiciare col proprio
ragazzo, perchè, lo ammetto, ormai considero Guendalina ed
Elvis
un po' come dei genitori, visto quanto hanno fatto (e continuano a
fare) per me.
Anzi, forse sono un po' più come dei suoceri, visto come si
comportano con Josh e quanto lui vuole loro bene. Ma qui sto
già
pensano a me e Josh come ad una coppia sposata, e questa è
una
cosa melensa, quindi lasciamo perdere.
Un pensiero martellante, intanto, continua a martellarmi in testa:
chiunque può vedere quelle foto e scaricare sul cellulare
alcuni
degli attimi più importanti della mia vita. L'idea mi
nausea, e
credo di non essermi mai sentita più tradita e umiliata di
adesso.
- Come hai potuto? -. Mi giro verso di Kellie, a cui scompare subito il
sorriso dalle labbra. - Come? - domanda, confusa. Guendalina ed Elvis
ci guardano senza capire.
- Ci hai venduti! - esclamo, battendo furiosamente le ciglia quando mi
si offusca la vista. Ci manca solo che lei adesso mi faccia una foto
mentre piango e la diffonda sui giornali nazionali!
- E per cosa? Per avere più contatti su quello stupido
Twitter? -.
Il suo nickname è scritto proprio in fondo all'articolo, tra
le
fonti delle notizie; non ha alcun senso che provi a negare. Mi chiedo
se la paghino, o se faccia tutto semplicemente per orgoglio personale.
Kellie è rimasta a bocca aperta, sgomenta, ma non cerca di
difendersi. Conoscendola, probabilmente è convinta di non
aver
fatto niente di male.
- Accidenti, sapevo che ti piace essere al centro dell'attenzione, ma
arrivare fino a questo punto! - esclamo, pestando un piede a terra per
la rabbia. - Hai trasformato la mia vita in un maledettissimo
fotoromanzo! -.
Elvis ci guarda sbalordito, Guendalina si acciglia, e Kellie sembra
ormai vicina alle lacrime. Sento che devo allontanarmi,
perchè
se no poi finirò per sentirmi in colpa io per quello che
è successo e, per questo motivo, oltre che con
Kellie, poi finirò per arrabbiarmi anche con me stessa.
Però non riesco a trattenere la stoccata finale. - Magari di
me
non ti importa, ma pensa a Josh. Come se non avesse già
abbastanza persone a perseguitarlo! -.
Camminando impettita, esco dalla stanza e poi dal locale, tenendo P.T.
stretto al petto. Sembra spaventato, perchè se ne sta zitto
zitto e mi osserva con i suoi grandi occhi liquidi e dolci. Povera
bestiola, lui non c'entra niente in questo macello. - Perdonami
cucciolo, non volevo metterti in mezzo - mormoro, sprofondando il viso
nella sua pelliccia. Me ne pento subito. Accidenti se ha bisogno di un
bagno, questo Piccolo Terrier!
Spaesata, metto giù P.T., che mi scorrazza attorno alle
gambe e poi abbaia.
Mi controllo nelle tasche, ma so già di aver lasciato tutto
da
Elvis e Guendalina, comprese le chiavi di casa, e sono ben decisa a
girare alla larga dal bar per almeno qualche ora.
In tasca, però, ho solo pochi spiccioli, un fazzoletto e il
cellulare.
Lancio un'occhiata colma di desiderio alla gelateria a pochi passi da
qui, ma poi penso che, se prendessi il gelato, poi P.T. si metterebbe a
guaire per averne un po' anche lui e, visto che io non sono il genere
di persona che fa leccare il gelato al proprio cane e poi finisce
tranquillamente di mangiarselo, dovrei comprarne uno intero anche per
lui. Il problema è che non mi ricordo se il gelato faccia
venire il mal di pancia ai cani (ricordo chiaramente di aver sentito
qualcuno che ne parlava) e, d'altra parte, non credo di avere soldi a
sufficienza.
Alla fine, decido di prendere un bel pacco di biscotti al supermercato
alla fine della strada -lo stesso dove ho preso lo skateboard con Josh-
e di condividerlo con il mio fido compare, seduta sul marciapiede.
Ripensare allo skateboard mi fa venire nostalgia di Josh (ci
sarà qualcosa in questo paesino che non me lo ricordi?),
perciò mi decido a chiamarlo. In questo momento, ho un
bisogno quasi fisico di sentire la sua voce gentile, la sua risata,
quel suo modo adorabile di pronunciare le "s"...
Mentre ascolto il "tuu-tuu" della linea, in attesa che Josh risponda,
mi trovo a sperare ardentemente che i telefoni prendano anche sulla
sperduta isola del Pacifico in cui dovrà girare Catching
Fire, altrimenti sarò costretta a sopportare un orribile,
lunghissimo periodo di astinenza.
- Pronto?
- Ciao! Ho una cosa importante da dirti.
- Omioddio, sei incinta? - esclama Josh, fingendosi preoccupato. Poi si
mette a ridere. - Jen si è appena messa a strillare che
siamo due irresponsabili, ci è cascata in pieno -.
Sbuffo, cercando di mostrarmi moralmente superiore e di disapprovare il
modo in cui si prende gioco di Jennifer, ma, quando Josh protende il
telefono verso di lei e le sue strilla mi raggiungono in diretta, non
posso fare a meno di scoppiare a ridere.
- Duro il lavoro, eh? - lo prendo in giro.
- Non sai quanto - replica, drammatico.
Lascerei volentieri che la conversazione degenerasse in commenti
ironici, battutine e aneddoti vari, ma l'idea del faro dell'opinione
pubblica costantemente puntato su di me continua a martellarmi in testa.
- No, davvero, devo parlarti di una cosa - dico, tornando seria. - Non
mi avevi avvertita delle condizioni della nostra relazione -.
Josh fa un verso confuso dall'altra parte del telefono, poi lo sento
bisbigliare - Jen era uno scherzo! Gliela fai dopo la morale sulle
protezioni, ok? Sciò! -.
Scacciata Jennifer, rimane in silenzio, in attesa.
- Sai, l'essere costantemente sotto i riflettori e tutte quelle cose -
mormoro allora, stringendo il cellulare contro l'orecchio con tutte e
due le mani, nel tentativo di sentire Josh più
vicino.
- Io non ci sono tagliata -.
Josh sbuffa, divertito. - Nessuno ci è tagliato. Ci si
abitua, per forza, in un modo o nell'altro -.
Rimango in silenzio per un po', cincischiando con la mano libera con
una ciocca di capelli che si è sciolta dalla mia coda di
cavallo.
- Non ci riuscirò mai - dico, poi, sincera. - Penso dovremmo
lasciarci -.
A Josh sembra andar di traverso qualcosa, dall'altra parte
del telefono. - Cosa?! -.
Gli faccio una pernacchia con la lingua, poi scoppio a ridere. -
Cos'è, pensi di essere l'unico capace di fare scherzi? -.
In sottofondo si sente la voce di Jen (che, a quanto pare, ha
continuato ad origliare) esclamare "Ben ti sta, nanerottolo!".
Josh sbuffa e minaccia tutte e due di terribili ritorsioni, ma poi
torna serio. - Da dov'è che che ti sono venuti tutti questi
complessi sull'opinione pubblica, comunque? -.
- Kellie
-, mi limito a dire. Poi, però, esplodo come un fiume in
piena quando rompe gli argini, e gli racconto tutta la storia delle
foto.
Lui rimane in silenzio per un po', dall'altra parte del telefono, e
riesco ad immaginarlo senza difficoltà mentre aggrotta le
sopracciglia in quel suo modo stranamente sexy (qui lo dico e qui lo
nego!) mentre riflette sulla questione. Sono quasi certa di sentirlo
mangiarsi le unghie.
In sottofondo, intanto, Jen borbotta - Ha davvero diffuso il video
della mia reazione al vostro bacio? Dio santo, ci mancava un'altra
figuraccia del genere -.
Rido, mentre Josh sbotta a metà tra il divertito e
l'esasperato - Ma si può avere un po' di privacy?! -.
Jen replica all'istante -apparentemente dopo aver preso possesso del
cellulare di Josh, visto quanto si sente vicina la sua voce- in tono
malizioso. - Voglio sentire se vi dite zozzerie! -.
Dopo un breve trambusto, probabilente a causa di una battaglia
silenziosa tra i due, Josh torna in possesso del suo I-phone. - Ok,
l'ho neutralizzata - annuncia col fiatone. Poi sbotta - La prossima
volta le rubo io il cellulare mentre parla con Nicholas, poi voglio proprio
vedere se ci riprova -.
- Vedete di non picchiarvi troppo forte, o nel film si vedranno i
lividi - lo prendo in giro, dimenandomi sul gelido marciapiede in cerca
di una posizione in cui non mi si congeli il sedere.
Il cast partirà domani per l'isola che costituirà
il set delle riprese, e finalmente gli attori abbandoneranno i loro
allenamenti per immergersi nella storia.
- A proposito, devi provare degli strani braccialettini verdi per il
tuo mal di volo - dico, sovrappensiero, pensando al lunghissimo viaggio
in aereo che il cast sarà costretto a fare. - La tipa dietro
di me, in aereo, ne ha parlato per tutta la durata del viaggio di
ritorno e, a suo dire, sono "portentosi" -.
Io e Josh andiamo avanti a parlare del più e del meno, poi,
quando giunge il momento di salutarci, P.T. mi salta in braccio e si
rannicchia sulla mia pancia in cerca di calore. Il cielo si
è fatto più scuro, e l'aria che mi sferza il viso
inizia a diventare davvero fredda, quindi mi affretto a circondare con
le braccia quello spelacchiato di P.T. per cercare di scaldarlo un po'.
Dopo che ho fatto sentire a Josh il suo saluto canino (un miscuglio tra
il suo fiatone puzzolente e un rauco abbaiare), lui mi chiede a
bruciapelo - Cosa pensi di fare con Kellie? Vivete pur sempre nella
stessa casa -.
Ci penso un po', considerando varie opzioni, ma non mi viene in mente
di sensato. - Se non facesse così freddo, mi trasferirei
nella tua capanna sbilenca a Terabithia pur di togliermela di torno.
- Non è sbilenca! - si offende Josh, distraendosi dal
problema. - E' artisticamente
asimmetrica -.
- E' sbilenca -. Il mio tono non ammette repliche. Però,
sapendo che Josh è molto, molto orgoglioso per quanto
riguarda la sua costruzione, mi affretto a cambiare argomento, per
evitare che la discussione vada avanti all'infinito. - Potrei buttarla
fuori di casa - considero. Il solo pensiero, però, mi fa
sentire crudele in una maniera inverosimile, e non mi ci vuole nemmeno
mezzo secondo prima di decidere di cestinarlo.
- Davvero a te non dà fastidio? - domando, allora. Mi sembra
impossibile che Josh non si sia scaldato neanche un po' all'idea delle
nostre foto finite sul web, pur sapendo che è un tipo
pacifico e che non se la prende a male per nulla, a parte per le
critiche alla sua capanna sbilenca.
- Ci sono abituato -. Lo immagino mentre scrolla le spalle, al di
là della cornetta, e mi scappa un minuscolo sorriso. - A dir
la verità, mi spaventano di più gli agguati dei
fan -.
Scoppio a ridere, trovando che la sua prospettiva delle cose sia
decisamente più assennata della mia, e lo ringrazio per
avermi tirato su di morale.
Josh mi chiede di augurargli buona fortuna per il volo, e lo faccio.
Però sono tranquilla; sono sicura che ci penserà
Jen a distrarlo per tutto il viaggio.
E' ormai tarda sera, e inizia a far freddo, quando mi decido a tornare
da Guendalina ed Elvis.
La porta del locale scricchiola un po' quando la apro,
circospetta. Rientro, cauta, nella stanza principale e mi
guardo attorno.
Kellie non c'è, ma non ci sono nemmeno Elvis e Guendalina.
Forse l'hanno riportata a casa? Magari, penso, piena di speranza,
possono prestarmi una di quelle stanze di cui parlava prima Elvis
finchè Kellie non decide di sbaraccare. O magari Kellie
può venire qui e io posso tenere la casa, visto che ci sono
arrivata per prima.
Dio santo, mi sembra di essere una vecchia signora che pensa alla
spartizione dei beni dopo il divorzio!
All'improvviso, qualcuno si schiarisce la voce.
Mi volto di scatto, e riconosco Guendalina sulla soglia della porta che
dà sul retro.
- Ce ne hai messo di tempo - dice, col quel suo tono che
riesce ad essere allo stesso tempo burbero e affettuoso. - Kellie ti ha
aspettato qui per ore, per tornare a casa -.
- E' ancora qui? - gemo, guardandomi attorno in attesa che sbuchi da
sotto qualche tavolo da un momento all'altro, come in un brutto film
horror.
- Certo che è ancora qui! - protesta Guendalina; - Pensavi
che vi portassimo a casa separate come il lupo e l'agnello sulla barca?
-.
Scrollo le spalle. Certo che no.
So bene che lei ed Elvis hanno il bar a cui pensare, e che Elvis
è stato già fin troppo gentile a portarci a casa
dall'aeroporto, ma questo non mi ha impedito di sperare di poter
evitare il confronto con Blondie.
Quasi richiamata dai miei pensieri, Kellie compare alle spalle di
Guendalina, accompagnata da un quieto rumore di tacchi, e mi guarda con
la sua migliore espressione da cucciolo bastonato. Ma non ci casco, eh!
La ricambio con uno sguardo feroce.
Guendalina, allora, lancia un'occhiataccia a tutte e due e fa una
smorfia. - In macchina, subito -, ordina, pensando
probabilmente che ci stiamo comportando come due bambine. Elvis compare
in quel momento, come a seguito di un segnale preconcordato, e ci
conduce alla macchina, ancora parcheggiata davanti al locale.
Guendalina, col potere del suo sguardo da generalessa, ci spinge
praticamente a forza in macchina, poi si sporge all'interno
dell'abitacolo.
- Vedete di risolvere in fretta, cocchine, perchè nel nostro
bar non si accettano litigi - dice, burbera, agitando verso di noi il
suo indice grassoccio. Poi richiude la portiera con un gran fracasso,
senza darci la possibilità di replicare e mancando per un
pelo la coda di P.T., che è saltato in macchina appena in
tempo.
Il viaggio in macchina è accompagnato da un lungo silenzio.
Posso percepire, di tanto in tanto, lo sguardo di Kellie su di me,
intento a sondare il mio stato d'animo, ma non faccio niente per
incoraggiarla a parlare. Elvis, dal canto suo, non è tipo da
immischiarsi in queste cose (se non indirettamente, attraverso le sue
ricerche su internet), quindi si limita a fischiettare piano piano per
tutta la durata del viaggio.
Intanto, l'aria si è fatta frizzante, e il mio istinto di
persona costretta a convivere per tutta l'infanzia con altri bambini mi
dice che Kellie, adesso, è probabilmente in quella fase in
cui ci si arrabbia con una persona per il solo motivo che questa
è arrabbiata con noi.
Tanto meglio; sono stanca della sua aria da cucciolo. Magari finalmente
inizierà a sembrare una persona concreta!
Quando scendiamo dalla macchina, ci impieghiamo qualche istante per
disincastrare le valigie dal bagagliaio. Lavoriamo in cupo silenzio,
tenendoci ad una buona distanza l'una dall'altra, poi entrambe
ringraziamo educatamente Elvis per il passaggio e, silenziose,
percorriamo il vialetto che porta a casa.
P.T. ci precede di corsa, anche se le sue zampette corte non gli
concedono un grande vantaggio su di noi, e si mette a grattare alla
porta.
In fondo, anche lui è via di casa da una settimana intera,
visto che mentre eravamo a Los Angeles lui è stato ospitato
da Guendalina ed Elvis: casa dev'essergli mancata almeno
quanto a noi.
Dopo aver trafficato un po' con le chiavi e aver lasciato scivolare
P.T. all'interno in un turbine di pelo, bava e gioia, Kellie ed io
trasciniamo in silenzio le valigie dentro casa e poi su per le scale.
Le nostre stanze sono discretamente in ordine, esattamente come le
avevamo lasciate prima di partire, eppure alla nuda luce delle
lampadine appaiono spoglie e squallide.
Mi rendo conto all'improvviso che mi manca la Bat-Caverna,
colma fino all'inverosimile di mobili (basti pensare al divano
in camera da letto!) e animata da un sacco di colori vivaci, e realizzo
che la casa in cui stiamo adesso ha un'atmosfera miseramente
transitoria.
Certo, all'inizio non ero sicura di quanto tempo ci avrei trascorso;
non sapevo se sarei riuscita a permettermi l'affitto, figurarsi i
mobili per abbellirla!
Ma adesso che ho una coinquilina con cui dividere le spese (sempre che
non la sbatta fuori, intendiamoci) e addirittura uno stipendio, posso
iniziare a pensare in grande. La prima idea che mi viene in mente, stranamente, è che Kellie vorrà sicuramente dipingere l'ingresso di rosa shoking.
E' inutile: non sopporto quell'accidenti di biondina, ma allo stesso
tempo non posso pensare di non averla nei paraggi a lanciare urletti
elettrizzati!
- Kellie - dico, in tono neutro, quando la vedo passare davanti alla
mia stanza per andare in bagno.
Lei si gira verso di me, un'espressione diffidente dipinta in volto, ed
emette un grugnito interrogativo.
- Per stavolta passa... ma, per favore, non farlo più, ok? -
La sua espressione indecifrabile mostra chiaramente il suo conflitto
interiore: è palese che vuole riappacificarsi con me tanto
quanto lo voglio io, ma come rinunciare al suo adorato gossip?
Forse, però, possiamo trovare un compromesso. In fondo, se
lei deve rimetterci, forse devo sacrificare anche io qualcosa a cui
tengo. Sospiro.
- Insomma, almeno prima di postare foto su internet chiedi il permesso
ai diretti interessati - dico, indicando me stessa per chiarire di chi
sto parlando.
E, solo in quel momento, mi fulmina l'idea che potrei farle causa per
quello che ha fatto e guadagnarci anche un po' di soldi. Peccato che
l'arrabbiatura mi sia già passata, accidenti!
Non sarei mai in grado di farle qualcosa del genere. Credo che non
sarei in grado di fare una carognata simile nemmeno a Robert, in
realtà.
Kellie annuisce, e un gran sorriso le illumina il volto. Poi estrae
velocemente di tasca il cellulare, mi avvolge un braccio attorno al
collo esibendosi nel migliore dei suoi "abbracci da panda" e ci acceca
col flash. -Posso postarla, questa? - chiede poi con aria diabolica.
- KELLIEEEEEEEEEE! -.
Davvero, se continuo con questo ritmo finisce che scrivo La
Storia Infinita D:
Mi dispiace per la lentezza con cui metto i capitoli! Spero comunque
che vi sia piaciuto, nonostante i bisticci di Grace e Kellie :)
Eeeee... uh, vi siete preoccupate/i almeno un po' quando Grace ha
minacciato di mollare Josh per colpa della sua fama xD? Mi sa
di no, ma pazienza!
Il prossimo capitolo sarà molto più allegro di
questo, parlerà della nuova impresa delle nostre due eroine:
ristrutturare la casa!
E mi raccomando, non dimenticate la minaccia della Nuova Inquilina
all'orizzonte u^u
Un sacco di baci <3!
P.S. Mi consigliate un nickname per il Twitter di Kellie?
Liz
|
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Capitolo 43 *** Tempo di rimettersi in sesto! ***
Il restauro
La mattina seguente mi sveglio all'alba e impreco contro i galletti
Hutcherson. Mi ero completamente dimenticata di loro e, se
c'è
una cosa che proprio non mi è mancata a LA, sono quei
dannati
pennuti.
Mi rigiro un po' sotto le coperte, ma non riesco a riaddormentarmi,
così decido di andare a soffocare il mio rancore in
un'abbondante
colazione.
Quando Kellie mi raggiunge al piano di sotto dopo essersi truccata e
pettinata, mi trova tutta presa a cercare di forzare il tappo di un
barattolo di Nutella con il coltello da burro. La confezione sembra
avere una chiusura a tenuta stagna, o forse le mie braccia che
a Los Angeles sono diventate ancora più debolucce di
com'erano, ma
non c'è verso che riesca a svitare quell'accidenti di tappo
di
plastica.
Kellie si avvicina ondeggiando sulle sue scarpe col tacco domestiche,
che sono leggermente più basse di quelle che usa di solito
in
modo da permetterle di salire e scendere le scale senza rischiare di
rompersi il collo ogni volta, e mi prende il barattolo di mano.
La guardo speranzosa, contando sul fatto che voglia aiutarmi ad
aprirlo con quei muscolacci che si ritrova; lei, invece, si
limita a
rimetterlo nella credenza, poi si volta verso di me.
In risposta al suo atteggiamento, alzo tutte e due le sopracciglia fino
a quando immagino mi si siano posizionate a pochi
millimetri dall'attaccatura dei capelli.
- Ho incollato il coperchio - spiega lei, prima di voltarsi ed
immergersi nel frigorifero.
Ne riemerge qualche istante dopo, tenendo in mano un vasetto di
marmellata di albicocche.
Fisso il piccolo barattolo arancione che
staziona da mesi in un angolino del nostro frigo. Ero convinta che
l'avesse lasciato lì l'inquilino precedente,
perchè ero
certa di non averlo comprato io e sono sicura di non aver mai visto
Kellie tornare a casa con delle borsette del supermercato, ma l'avevo
lasciato lì sigillato nella convinzione che
prima o poi sarebbe venuto buono per qualcosa. E' quando Kellie lo posa
al centro della tavola con un leggero tintinnio di vetro contro legno
che realizzo cosa sta succedendo.
- COSA? - esplodo, correndo alla credenza a prendere la cioccolata. La
cullo tra le braccia, protettiva, poi guardo Kellie, che si
appropria con calma delle fette di pane che avevo preparato sul tavolo
perchè finissero nelle
mie fauci, e le ricopre di un sottile
strato di marmellata.
- E' iniziata la dieta, ricordi? - commenta poi, prima di dare un
piccolo morso alla sua fetta di pane tostato.
Dev'essere impazzita. - Tu e Guendalina avete iniziato la dieta - dico,
scandendo lentamente le parole per essere sicura che capisca il
concetto. Loro sono a dieta, io
no.
Presa da un'improvvisa ispirazione, frugo nel cassetto delle posate.
Quando trovo quello che cercavo mi esibisco in un balletto della
vittoria (meritandomi un'occhiataccia da parte di Kellie): un
apriscatole un po' arrugginito, ma che dovrebbe servire al
suo scopo.
Dopo qualche minuto di tentativi, mi è chiaro che gli
apriscatole non funzionano sulla plastica. Mi pulisco sui jeans le mani
piene di
striscioline di plastica, poi alzo lo sguardo sulla fetta di
pane coperto di marmellata che Kellie mi ha infilato sotto il naso. -
Red Carpet - si limita a dire, minacciosa. Io volto la testa dall'altra
parte e borbotto - Sono allergica alle albicocche -.
Purtroppo, vengo
smascherata subito. - Ti sei abbuffata di albicocche sciroppate giusto
l'altroieri a cena -
sbotta Kellie, agitandomi contro il pane come se fosse un cucchiaio di
sciroppo cattivo e io una bambina capricciosa.
Per tutta risposta, mi alzo nuovamente, recupero un panetto di burro
dal frigorifero e spalmo un'abbondante strato di grasso puro su una
fetta di pane ancora intonsa, prima di stenderci sopra un grumo di
marmellata. Se Kellie vuole che mangi sano deve fare di meglio. A
guance piene, le faccio un gran sorriso.
- Sembri un criceto - mi rimbrotta lei, ma non capisco se si riferisca
alle guance o se mi stia dando della cicciona, quindi mi limito a
scrollare le spalle. Tanto sappiamo tutte e due che poi
andrò a
comprare della Nutella e che la nasconderò in camera, da
bravo roditore che prepara le provviste per l'inverno.
Qualche minuto dopo, sono in macchina con Kellie diretta al bar di
Elvis e Guendalina. Il suo pickup rosso alza un'enorme nuvola di
polvere rossa lungo la strada e, in mezzo a quell'alone cremisi, mi
sento in vena di parlare. Le propongo la mia idea di risistemare un po'
la casa e lei, neanche a dirlo, si proclama entusiasta dell'idea.
Inizia subito a proporre idee, rapida e distruttiva come una di quelle
malefiche macchine sparapalle per il baseball: ta-ta-ta-ta-ta!
- Potremmo far rivestire il divano e prendere un lampadario etnico al
negozio giù in paese, e... Oh, Grace, dobbiamo prendere
un acchiappasogni! -.
Mentre lei si agita al volante, tutta emozionata all'idea, io
percepisco un brivido freddo lungo la schiena e strabuzzo
gli occhi. - Che diavoleria sarebbe un acchiappasogni?! -.
Credetemi, vi faccio un favore se vi risparmio il resto della
conversazione.
Per fortuna, proprio quando Kellie si mette in testa che dobbiamo
assolutamente comprare dei paraventi per il salotto (me lo spiegate a
cosa serve un paravento nell'unico posto della casa in cui non ci sono
spifferi?), appare di fronte a noi il pub di Guendalina ed Elvis.
Apro la portiera prima ancora che la macchina si sia fermata del tutto
e ruzzolo giù, ansiosa di isolarmi nella calma del locale.
Ho bisogno di un time-out per
prepararmi psicologicamente al secondo round di discussioni con Kellie
su cosa può essere considerato indispensabile e cosa
pacchiano
in una casa.
E ancora non so come spiegarle che le tende di perline non sono un
elemento fondamentale dell'arredamento per la casa!
All'entrata del locale mi trovo di fronte Guendalina che, con le
braccia incrociate sul seno prosperoso e con in volto un'espressione
ancora più truce di quella che ha di solito, mi chiede -
Avete
risolto voi due? Non voglio piantagrane, qui -.
Annuisco con convinzione, cercando di assumere un'espressione contrita,
poi le indico il pick-up vermiglio che sta sgommando in una curva in
fondo alla strada. - Vedi? Mi ha accompagnata a lavoro
perchè
doveva venire a fare la spesa -.
Guendalina guarda la nuvola che volteggia ancora nel punto in cui
è appena sparita la macchina, poco convinta.
- Gwendy, se non avessimo fatto pace adesso mi vedresti con chiazze
pelate sulla testa perchè nel tragitto ci saremmo strappate
i
capelli a vicenda, ok? - spazientita, mi indico il capo e, nell'istante
in cui lei si distrae per controllare, mi intrufolo nel pertugio
rimasto tra lei e lo stipite della porta ed entro.
Elvis mi saluta dal bancone, su cui è impegnato a farcire un
bel
po' di panini. Quando mi avvicino mi pizzica la guancia,
lasciandomela sporca di maionese.
- Tutto a posto Bombolonotta? - domanda con un sorriso. Non faccio in
tempo a rispondere, che si sente Guendalina ululare dall'entrata -
Elvis non mettermi alla prova parlando di bomboloni: sono a dietaaa! -.
Io ed Elvis sogghignamo un momento, poi ci mettiamo al lavoro, mentre
spiego a lui e a Guendalina cosa è successo al mio povero
naso
durante la gita a Los Angeles.
Quando Kellie passa a prendermi, finito il mio tranquillissimo turno
mattutino al bar, la trascino all'interno perchè convinca
Guendalina che abbiamo fatto pace. E' poi con grande soddisfazione che,
uscendo, mi lancio un'occhiata alle spalle e vedo la mia adorata
ostessa con un sacco di alimenti dietetici in mano -su gentile
concessione di Kellie- e un'espressione alquanto traumatizzata in volto.
L'unica cosa che mi rovina un po' la sensazione di vittoria
è la
consapevolezza che nel bagagliaio della macchina di Kellie mi aspetta
un mucchio altrettanto grande di cibi dietetici che invece ci
seguirà fino a casa.
Per fortuna non ho tempo di pensarci, visto che Kellie ed io facciamo
subito rotta al piccolo negozio di bricolage del paese. Alla fine,
abbiamo deciso di dare la priorità alla colorazione delle
pareti, visto che abbiamo ancora la casa spoglia e che, se non lo
facciamo adesso, dovremo aspettare tutto l'inverno prima di poterle
ridipingere e poi dovremo spostare un sacco di mobilio in
più. Per non parlare della tortura di sopportare quei muri
grigio smorto per
il resto dell'anno, come se l'inverno non fosse già
abbastanza
triste!
Siamo entrambe d'accordo sul non lasciare nemmeno una stanza bianca; il
problema, però, è mettersi d'accordo sulle
tonalità da usare in alternativa.
Il primo errore che faccio è quello di proporre per scherzo
di
tinteggiare il bagno di verde, - Così ci sentiremo ogni
volta come se
stessimo "andando in bagno" in mezzo alla natura! -.
Kellie si entusiasma subito all'idea (manca poco che faccia uno dei
suoi
urletti) e propone anche di comprare qualche rampicante da mettere sui
mobiletti per migliorare l'atmosfera. Ovviamente solo piante finte
perchè, scherziamo?, nessuna di noi è in grado di
prendersi cura di una pianta vera; ci ricordiamo a malapena di dar da
mangiare a
P.T., e solo perchè lui ci scorrazza sempre in mezzo ai
piedi!
Il primo colore, comunque, è deciso: un verde tenue che
contrasta allegramente col nero delle piastrelle e sembra diffondere
odore di menta (cosa molto utile, visto i profumi che di solito regnano
in bagno). Io ho rinunciato in partenza a combattere per ritirare
il mio consiglio, convinta che convenga conservare le forze per
battaglie più importanti, come il colore del salotto.
Kellie vuole farlo dorato.
- Sei pazza? - esclamo, cercando di placcarla prima che riesca a
raggiungere il barattolo della vernice dorata sullo scaffale. -
Sembrerà di vivere in un lingotto! -. Non ci
tengo proprio ad
avere dei muri che mi ricordino ogni mattina quanto poco denaro
possiedo.
- Ma rifletteranno la luce del sole, sarà la "Stanza della
Luce"!
- trilla lei, entusiasta, allontanandomi come un giocatore
professionista di rugby e appropriandosi
dell'enorme confezione in
latta con su scritto "Gold".
- Sarà la stanza "forno crematorio" -, la prendo in giro.
Mi avvicino allo scaffale e prendo un barattolo di vernice un
po'
più piccolo.
- Compromesso: facciamo due pareti dorate e due di un altro colore? -.
Almeno potrò far finta di vivere in una casa normale,
mantenendo sempre
lo sguardo sulle due pareti normali ed evitando di guardare quelle
dorate.
Faccio oscillare la maxi-lattina di fronte agli occhi di Kellie, in un
debole tentativo di ipnotismo, e lei la fissa indecisa. - In effetti
quest'anno va di moda fare le stanze di due colori diversi -, mormora.
Devo trattenermi dal ringraziare il cielo. Sia benedetta la moda, per
una volta!
Segue una breve discussione sull'altro colore di cui dipingere la
stanza: Kellie propone un rosso scuro, o un blu, ma poi riconosce che
la stanza sembrerebbe ricoperta di carta da regalo natalizia; la
decisione finale ricade su un marrone caldo che smorzi un po' l'effetto
del
dorato, ma non sia troppo cupo.
E siamo a due stanze su sei... Accidenti, sarà dura.
- Bene, almeno non ci sono problemi per la tua stanza: rosa, dico bene?
- azzardo con un sorriso. Quale altro potrebbe essere il colore
preferito di Barbie?
La sua espressione trasecolata, però, mi lascia intendere
che ho preso un abbaglio... e anche bello grosso.
- A me piace il giallo!
- esclama - Se no perchè pensi che mi sarei tinta i capelli
di questo colore? -.
- I tuoi capelli sono tinti? - esclamo, fingendomi esterrefatta. Kellie
arrossisce di piacere - Sembrano naturali?! -
- Hm, no - confesso, sorridendo sotto i baffi e scivolandole accanto in
direzione della zona tonalità gialle. - Quindi... Giallo
limone,
giallo girasole, giallo mais...? -. Strabuzzo gli occhi, scorrendo
l'infinita scelta di gialli che il negozio propone e trovandomi davanti
persino un "giallo Paris Hilton".
- ... Però mi piacerebbe anche arancione - commenta Kellie
con aria sognante, prima di aggiungere con un sospiro - "Come il tramonto"
-, chiaramente pensando a Peeta in
La Ragazza di Fuoco.
- L'arancione ispira aggressività... mi ispiri
già abbastanza tu,
meglio non peggiorare la situazione - commento in tono pratico,
cercando di far sembrare quello che ho detto un consiglio,
più che una minaccia.
- Dici sul serio? -
- Certo, l'hanno detto su Scrubs -.
Dopo un breve grugnito di disapprovazione (come se Scrubs non fosse una
fonte più che attendibile!), Kellie opta per un giallo
zuppa-di-zucca. Immagino la sua sia una specie di compromesso tra il
giallo e l'arancione, ma personalmente non vorrei mai dormire in una
stanza che abbia il colore di una zuppa.
- E tu? Qual è il tuo colore preferito? - domanda, dopo aver
incastrato con cura una grossa lattina di vernice-zuppa sopra alla
pila che già occupa il carrello.
- Viola. Ma non voglio la stanza viola - mi affretto a dire,
rabbrividendo. VUna stanza viola sarebbe fin troppo simile ad una
camera mortuaria; a questo punto, sarebbe meglio persino una stanza
color zuppa.
- Potresti farla blu - consiglia allora Kellie, spostandosi davanti
allo scaffale delle tonalità fredde. -E' rilassante. E se
c'è qualcuno che ha bisogno di rilassarsi... -
- Vada per l'azzurro! -, mi affretto ad accettare. Il blu è
fin troppo scuro, ma l'azzurro mi piace molto come idea e,
chissà, magari farà anche sembrare più
fresca la mia camera durante la prossima estate. Se vi
interessa saperlo, l'estate scorsa si è proprio sentita la
mancanza di aria condizionata!
- Dovete dipingere una villa o siete solo molto indecise? - domanda un
cassiere davvero poco professionale, masticando a bocca aperta il suo
chewing-gum, come se stesse davvero facendo ogni cosa in suo potere per
rendersi il più sgradevole possibile.
- Dobbiamo dipingere un murales satanico sulla facciata della chiesa,
ma non dirlo a nessuno - gli rispondo, burbera, sperando di zittirlo.
Quando finalmente io e Kellie rimontiamo in macchina, dopo che lei
è riuscita a convincere l'antipatico cassiere ad aiutarci a
caricare tutto nel bagagliaio, tiriamo un sospiro di sollievo.
- Mi sa che per oggi è tutto -, sospira lei mentre mette in
moto. I barattoli di vernice, sul retro, sbatacchiano l'uno contro
l'altro producendo un inquietante baccano metallico.
Annuisco, convinta.
- Pensi che domani Dimitri avrà voglia di aiutarci? -
domando. Dimitri è riuscito a trovare un volo per domani
mattina, in modo da venire a trovare Kellie (e me, naturalmente... e
P.T., ma ho come l'impressione che sia principalmente Kellie
il motivo per cui ha accettato di prendere l'aereo delle cinque del
mattino e raggiungere un paesino sperduto come Union per starci solo un
giorno).
- Chissà, magari se glielo chiedo nel modo giusto... -
risponde lei, concedendosi un sorrisino malizioso.
Ciao bella gente!
Spero non vi siate annoiate/i troppo con questo capitolo, ma
-ATTENZIONE, ATTENZIONE!-, questa è solo la calma prima
della tempesta *M*
Kellie e Grace stanno per passarne di cotte e di crude, ma prima mi
pareva ovvio che si concentrassero un po' a far diventare la loro casa
il più chic possibile u_u
Anzi, fatemi sapere cosa ne pensate riguardo alla scelta dei colori per
le camere e ditemi se avete qualche consiglio per
l'arredamento (sappiate che Grace è irremovibile per quanto
riguarda la questione dei separé e delle tende di perline,
però!), la vostra proposta potrebbe davvero finire ad
abbellire la casetta delle nostre due eroine!
Mi scuso (tanto per cambiare) per il ritardo nell'aggiornare... penso
che proverò a tornare a dei capitoli un po' più
corti, ma a pubblicarli più frequentemente,
perchè mi sono accorta che tendo sempre a bloccarmi a
metà capitolo e questo mi fa ritardare ogni volta!
Oh, e sto preparando anche i capitoli per lo spin-off "In her shoes",
quindi prima o poi arriveranno anche quelli, ma sto cercando di dare la
priorità a questa storia viste tutte le cose che devono
ancora succedere!
Ma adesso la finisco con le chiacchiere e...
mando un grande bacione a tutte/i!
Liz
P.S. In bocca al lupo per chiunque si stia preparando per la
maturità, gli esami universitari o qualunque verifica
bastarda dell'ultimo semestre!
|
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Capitolo 44 *** Casus Belli. ***
Dimka
Kellie non fa che
dimenarsi, seduta
di fianco a me nella coupé. Non capisco se non
riesca a
contenere la gioia al pensiero di rivedere Dimitri così
presto,
o se sia stata aggredita da qualche pulce sul sedile.
Io, da parte mia, mi gratto felicemente il naso, che ho finalmente potuto liberare dalla diabolica mascherina.
E' già mezz'ora che siamo per strada, e la macchina
non va
molto veloce, quindi ci aspetta ancora una lunga traversata.
Però ho insistito lo stesso per andare all'aeroporto con la
mia
macchina, dopo averle fatto il pieno, perché non guido da
talmente tanto tempo che ormai temevo di essermi dimenticata come si fa.
D'altra parte, Kellie è stata ben contenta di cedere a me il
compito di guidare per potersi dedicare ad altro. Non so bene in cosa
consista l'altro,
ma vi basti
sapere che la biondina è rimasta con lo sguardo fisso sul
cellulare da quando siamo montate in macchina, le dita costantemente
impegnate a sfrecciare sulla sua tastierina.
Costretta a frenare davanti ad un semaforo rosso, allungo il collo
oltre la sua spalla per sbirciare cosa la stia impegnando tanto. Mi ci
vuole
qualche istante prima di riconoscere la schermata bianca e blu, colma
di strani simboli come "@" e "#", ma poi capisco che si deve trattare
di twitter.
Kellie sembra tutta impegnata a rispondere ad una valanga
di messaggi, tutti indirizzati a una certa "@starstalker_k" e, quando
mi rendo conto che quello dev'essere il nickname che si è
scelta, mi scappa una risatina. Almeno riconosce di essere una stalker!
Lei alza lo sguardo all'istante, sorpresa di trovarmi a sbirciare, ma
prima che una di noi possa dire qualcosa un colpo di clacson ci fa
sobbalzare entrambe sui sedili, avvertendoci non troppo gentilmente che
al semaforo è scattato il verde ed è ora di
muoversi.
Una volta arrivate all'aeroporto, io e Kellie scopriamo che non
è rimasto neanche un posto libero nel parcheggio.
Letteralmente,
non c'è un
parcheggio libero: neanche quello per i disabili!
Di conseguenza, mentre io rimango in macchina a girare per l'intrico di
sensi unici del parcheggio, Kellie corre, in impeccabile equilibrio
sulle sue scarpe altissime, fino all'entrata dell'edificio per andare a
prendere Dimitri, il cui volo dovrebbe essere atterrato pochi
minuti fa.
Quando il gigante biondo - detto anche Dimitri - esce dalla porta a
vetri con un braccio impegnato a reggere il piccolo bagaglio a mano e
l'altro ben stretto attorno alle spalle di Kellie, lo saluto
sporgendo un braccio dal finestrino. Sto passando proprio in
quell'istante davanti all'entrata per la quinta volta di seguito, visto
che non si è ancora liberato nessun posto, e faccio segno ai
due
di sbrigarsi a salire mentre rallento, presto rimproverata da un coro
furioso di clacson.
- Allora, Dimts,
fatto a botte con nessuno ultimamente? - chiedo,
gioviale, dopo che la macchina ha smesso di traballare per i tentativi
del giovane russo di trovare una posa comoda in una macchina col
tettuccio decisamente troppo basso per uno della sua stazza.
Attendo per qualche secondo la risposta, pensando che Dimitri sia tutto
impegnato a fare il conto delle persone che ha dovuto pestare, ma
quando mi decido a girarmi capisco che la mia curiosità
è destinata a rimanere insoddisfatta, visto che la bocca del
ragazzo
al momento è tutta impegnata in un'accesa "discussione" con
quella di
Kellie.
Faccio un'orribile smorfia in loro direzione, ma sembrano non
accorgersi nemmeno di essere osservati. Per un'istante mi permetto di
immaginare di fare una foto a loro due adesso e di diffonderla poi ai
media, ma realizzo subito due cose: primo, a loro probabilmente non
dispiacerebbe (anzi, sicuramente Kellie ne sarebbe contenta); secondo,
sono davvero
disposta a rischiare un incidente stradale per fargli una foto mentre
siamo per strada?
Nah.
Visto che con i due che si rotolano sul sedile posteriore della
macchina non ci sono prospettive di conversazione, decido di chiamare
Josh per avvertirlo che Dimitri è arrivato sano e salvo (e,
a
quanto pare, piuttosto arrapato) a Union.
Approfitto di uno stop per comporre il suo numero, poi incastro
il cellulare sul cruscotto e lo lascio suonare in attesa che un certo
attore da strapazzo risponda dall'altro capo.
- Ehilà! - esclama, all'improvviso, la voce di Josh
dall'altro capo del telefono. - Cos'è questo baccano? -.
Kellie e Dimitri, sul retro, non danno alcun segno di essersi accorti
che in macchina adesso sta parlando una voce maschile anche se con loro
non ci sono che io.
- E' la mia macchina - spiego, seccata. I due sul sedile posteriore
sono incredibilmente silenziosi, quindi è poco probabile si
stia
riferendo a loro.
- E quello che senti è un canto, non baccano!
- lo rimbecco, ma
lui fa presto a replicare, rivelando un aspetto nerd particolarmente
insolito e affascinante, - Sì, il canto delle sirene di
Harry
Potter quando sono fuori dall'acqua! -. Cioè un
insopportabile stridio. Ah-ah, simpatico.
- Il tuo cervello
è fuori dall'acqua! - ribatto, indispettita,
non trovando niente di meglio per zittirlo. Accompagnata dalla risata
gongolante di Josh, mi lancio in una curva ruotando con forza il
volante e, prima che possa fare in tempo a riacchiapparlo, vedo il
cellulare scivolare sul cruscotto fino ad infilarsi nella fessura tra
la bocchetta di condizionamento e il finestrino dell'auto.
- Accidenti! -.
- Cos'è successo? - domanda la sua voce, stranamente
soffocata, provenendo dal punto in cui si è incastrato il
cellulare.
- Sei finito in un buco - spiego, sbrigativa, cercando di allungarmi
per disincastrare il cellulare senza perdere il controllo della strada.
Josh, dall'altra parte del telefono, sospira. - Ci credi che Jen
è passata proprio in questo momento e, sentendo la tua
frase, si
è convinta che stiamo facendo sesso telefonico? -. Sospira
più forte. - Ha detto che non ha più intenzione
di
scollarsi da qui... Si è interrotta nel bel mezzo di una
scena
per venire a prendere una bottiglietta d'acqua e adesso tutti gli
operatori mi stanno guardando male pensando che sia colpa mia! -.
Non posso fare a meno di ridere, immaginando Josh che si fa piccolo
piccolo sotto le occhiatacce della sua crew e Jen che fa la sua faccia
da pervertita. Il suo rapporto con Nicholas non deve
soddisfarla molto, se va sempre in giro ad ascoltare le conversazioni
altrui cercando di cogliervi frasi piccanti!
La strada corre veloce sotto le ruote della macchina mentre Josh mi
racconta qualche aneddoto dal set e io gli spiego come vogliamo
ridipingere la casa; in men che non si dica, siamo tornati ad Union.
Quando finalmente parcheggio di fronte a casa, Kellie e Dimitri non si
sono ancora staccati (devono essere entrambi campioni di apnea in
incognito!), così chiedo a Josh un favore.
Piano piano, mi sporgo oltre gli schienali dei sedili anteriori e, dopo
aver alzato al massimo il volume, tendo il braccio con cui tengo il
cellulare verso la coppia, fino a portarlo quasi al livello delle loro
orecchie. Dopo aver contato fino a dieci, come avevamo concordato, Josh
urla a squarciagola dalla cornetta "RAZZA DI SVERGOGNATI!".
I due si alzano con un gran balzo (Dimitri sbatte rumorosamente la
testa contro il tettuccio) e si guardano attorno con aria spaesata. Con
una risata, chiudo la chiamata con Josh.
- Josh vi saluta - dico, cercando di nascondere un sogghigno.
Dopo un pranzo sostanzioso, Dimitri crolla addormentato sul divano, con P.T. acciambellato accanto a lui, a russare sonoramente.
Intanto, io e Kellie prepariamo barattoli di vernice e pennelli.
Abbiamo deciso che la stanza che tinteggeremo per prima deve essere il
salotto/sala da pranzo, visto che entrambe passiamo la maggior parte
del tempo lì e che è anche il posto in cui si
accolgono
gli ospiti. Inoltre, è anche la stanza più grande
e,
visto che Dimitri si è fatto convincere ad aiutarci, abbiamo
decisamente intenzione di approfittarne.
Non ci vuole molto tempo ad accatastare le vernici le une sulle altre,
visto che è occorso solo spostarle dall'angolo dietro la
porta
(dove le avevamo sistemate ieri sera) al centro della stanza,
così, mentre Dimitri mormora nel sonno qualcosa a proposito
di
biglietti per entrare in discoteca e di rompere le dita a chi cerca di
intrufolarsi
senza averli, mi accuccio di fronte al mucchio di barattoli di latta e
ne prendo in mano uno per leggere le istruzioni per l'uso.
Per fortuna il proprietario del negozio ieri ci aveva già
spiegato cosa sarebbe stato necessario, quindi non vado in panico
quando leggo che per preparare la vernice per la stesura bisogna
mescolarla ad un solvente. In ogni caso, spero di non sbagliare con le
quantità, o sarà come dipingere i muri con gli
acquerelli.
Dopo qualche minuto, sento le decolleté da casa di Kellie
ticchettare sul pavimento e alzo lo sguardo, sospettosa: ci manca solo
che voglia farmi una foto in tenuta-da-vernice per diffonderla sul web,
adesso.
Fortunatamente, non ha in mano il suo cellulare, ma uno strofinaccio
per asciugare i piatti. Cosa molto strana, visto che i piatti li ho
già lavati io.
- Kellie?- domando, - Non hai intenzione di strangolarmi con quello e
poi approfittare di Dimitri perché ti aiuti a seppellirmi,
vero?
-.
Per tutta risposta, lei lo tende verso di me. Sto per chiederle se
questo vuol dire che devo strangolarla io, quando lei domanda - Me lo
leghi? -.
Prendo lo strofinaccio in mano, stranita, poi la guardo aspettando
ulteriori istruzioni.
Lei guarda me, in attesa.
Io guardo lei.
Lei mi guarda e alza le sopracciglia.
Io la guardo e scrollo le spalle.
- Non ho capito dove te lo devo legare -, ammetto.
A Kellie scappa una risatina. - In testa! Devo coprire i capelli, non
voglio che si sporchino di vernice -.
Mi alzo in piedi a fatica e le lego lo strofinaccio in testa; cosa
più difficile di quanto sembrasse all'inizio, visto
che
Kellie rifiuta di raccogliere i capelli in una coda di cavallo
perché "non vuole che le si spezzino", e quindi un sacco di
ciocche
dei suoi capelli sottili continuano a scivolare fuori da tutte le parti.
Dopo qualche minuto, riesco finalmente a impacchettare tutta la chioma
di Kellie. Il risultato della mia laboriosa operazione assomiglia molto
ad un turbante, ma lei sembra soddisfatta visto che, invece che
chiedermi di rifarglielo, insiste per metterne uno anche a me. Inutile
dire che a lei ci vuole molto meno per legarmelo attorno alla testa,
dato che i miei capelli sono già raccolti (come sempre), e
le
basta annodarmelo attorno alla nuca come una variopinta bandana da
pirata. Ottimo, adesso sembriamo due bambine che giocano a "indiani
contro pirati".
Dopo una breve occhiata
all'abbigliamento di Kellie - che ha addosso una camicetta in jeans con
inserti in pizzo e degli shorts a vita alta che sembrano nuovi di zecca
- in cui noto come lei riesca ad avere
un'aria stilosa persino col turbante e non oso pensare a come devo
apparire io in questo momento, mi impegno a convincerla che
è
necessario si cambi, se non vuole rovinarsi i vestiti.
Quando lei mi dice che quelli sono gli abiti peggiori che ha, non posso
evitare di alzare gli occhi al cielo. La porto in camera mia per
prestarle qualche vestito rovinabile (nel mio passato di lavoratrice ho
accumulato una grande quantità di t-shirt inesorabilmente
macchiate e logore, nel caso ve lo stiate chiedendo) e, quando la vedo
storcere il naso di fronte alle magliette e ai pantaloncini che le
metto di fronte, finisco per spazientirmi.
- E' ovvio che non siano belle,
se devono finire per sporcarsi - le dico, mani sui fianchi.
Lei
annuisce, poi, in quello che dev'essere il suo tono ragionevole (dovevo
ancora sentirlo, questo!) dice - Le prossime volte metterò
queste, davvero... E' che oggi
c'è Dimitri...! -.
Spalanco gli occhi. - Ti ha già visto tutta in tiro un
miliardo
di volte, Kells, non si scandalizzerà se per una volta ti
vede
con una t-shirt addosso! -.
Kellie si morde un labbro e distoglie lo sguardo, dondolando
nervosamente sui talloni. E' chiaro che vuole dire qualcosa, ma non ne
ha il coraggio. Per Diana, in questo momento mi sembra di essere sua
madre!
- Kellie? -
- Mmmh? - risponde lei, malvolentieri, nascondendo le mani dietro la
schiena.
Faccio un gran respiro, cercando di farmi venire in mente le parole per
quello che voglio dirle, ma lei mi precede. - E se a Dimitri piacessi
solo quando sono bella? -.
Costernata, mi copro il volto con le mani.
- Kellie, ma cosa dici? -.
Lei mugola, scontenta. - Dico davvero. Quali altre qualità
ho? -.
A questo punto non posso più trattenermi. Mi avvicino a lei
con
aria truce, agitandole un dito di fronte al naso a sostegno delle mie
parole. - Non dirlo neanche per scherzo, Kellie! Tu hai un sacco di
qualità: sei sempre allegra e spumeggiante, sei una brava
persona, ridi anche quando non capisci le battute (cosa molto
gentile da parte tua), hai un ottimo senso
della moda - Kellie sorride, come a riconoscere che questo è
vero - fai dei gridolini estremamente intonati e hai una cultura
enciclopedica per quanto riguarda i film! -.
Il suo sorriso si allarga un altro po', nonostante il mio discorso sia
stato abbastanza penoso, ma si vede che non è ancora
convinta,
perciò mi sento in dovere di aggiungere: - Per non dire che,
se
avessi anche solo pensato che Dimitri ti girasse attorno
solamente
perché sei bella non l'avrei fatto nemmeno avvicinare -.
Kellie mi getta le braccia al collo all'improvviso, quindi penso che il
mio sermone l'abbia finalmente convinta. Sorrido, rincuorata,
nonostante la stretta delle sue secchissime braccia muscolose stia
rischiando di strangolarmi a morte.
Quando scendiamo le scale, Kellie ha indosso una mia maglietta, ma non
ha voluto saperne di cambiarsi gli shorts super-attillati. In compenso,
ha capito anche lei quanto sarebbe stato scomodo dipingere i muri con
addosso delle scarpe coi tacchi e ha accettato di toglierle, ma si
è infilata all'istante dei calzini "per nascondere le sue
orrende dita dei piedi".
Sconcertata, studio la sua tenuta da tinteggiatura e mi dico che devo
assolutamente convincerla a farsi una foto: non mi
ricapiterà
mai più di vederla vestita così.
Dimitri sta ancora dormendo pacifico come un bambino, stavolta
borbottando il testo di una canzone da discoteca, quando iniziamo a
stendere fogli di giornale che ci hanno dato Elvis e Guendalina sul
pavimento per proteggerlo da eventuali macchie. Kellie si mette a
ondeggiare distrattamente a ritmo della canzone che Dimitri sta
cantando e io mi aggrego presto ballandole attorno, in preda a una
ridarella irrefrenabile che non fa che aumentare quando Kellie mi passa
il suo cellulare perché la riprenda mentre twerka attorno al
gigante biondo.
Dopo esserci date una calmata, Kellie e io passiamo a coprire porte e
finestre con scotch di carta e giornali. Io ho appena finito di
rivestire la porta, quando suona il campanello.
- Oh, cavolo! - esclamo, allontanandomi di un passo dalla porta
sigillata e guardandola male. Mi volto verso Kellie, che alza le
spalle con aria estremamente divertita.
Scocciata, accosto il viso al legno della porta e urlo - CHI E'? -.
Per tutta risposta, dall'altra parte suonano di nuovo. Dimitri si agita
nel sonno; Kellie, invece, si appoggia al muro e incrocia le braccia al
petto con un sorrisino, aspettando di vedere la mia prossima mossa.
Non ho idea di chi possa essere. Connor è tornato al college
e
Guendalina ed Elvis non vengono mai a trovarci, visto che passo tutti i
giorni al loro pub e che, quando vuole, si ferma lì anche
Kellie
a fare quattro chiacchiere; non conosciamo nessun altro in paese.
Per un momento mi invade l'illogica speranza che sia Josh, volato fin
qui dall'altra parte del mondo per farmi una sorpresa anche lui, ma la
voce di Kellie mi riscuote dai miei pensieri. Proprio quando inizio a
scollare lo scotch dallo stipite della porta, incalzata da un terzo
trillo di campanello, Kellie domanda - Hai mai visto "Non aprite quella
porta?" -.
Le lancio un'occhiataccia, pensando che non è molto gentile
da parte sua nominare quel film a una ragazza impressionabile che sta
per
aprire la porta ad uno sconosciuto (nota mentale per me: far mettere lo
spioncino alla porta!), poi finalmente libero la porta da tutta la
carta che ci avevo appeso e la socchiudo, sospettosa.
Quando vedo di fronte a me una giovane donna dai riccissimi capelli
neri raccolti in una coda dall'aria stretta e scomoda che mi fissa con
due occhi altrettanto penetranti da sopra un naso sottile e vagamente
aquilino, apro un po' di più
la porta, sorpresa.
- Uhm, desidera? -.
Il suo sguardo sembra illuminarsi per un momento, nonostante la tinta
scurissima dei suoi occhi. -Oh, chi l'avrebbe immaginato? Una donna
delle pulizie! -.
Si interrompe un momento per scribacchiare qualcosa su un taccuino,
muovendo le labbra a tempo con la penna come a sillabare quello che sta
scrivendo, e intanto io mi giro, confusa, per vedere se alle mie spalle
sia comparsa una donna delle pulizie fantasma. Il riferimento a "Non
aprite quella porta" mi ha vagamente turbato, temo.
Mi giro appena in tempo per vedere la donna frugarsi nelle ampie tasche
del giubbotto, prima che un flash mi accechi. - Ma che diavolo? -
borbotto, innervosendomi. Non sono mai stata fotogenica, quindi davvero
non capisco
quest'improvvisa necessità di immortalarmi che sembrano
avere tutti!
- Mi chiameresti la tua padrona, buona donna? - domanda lei, come se
niente fosse.
- Buona donna lo dica a sua nonna! - esclamo, strofinandomi gli occhi
infastidita. Il flash accecante della sua macchina fotografica ha
appena cancellato ogni possibile residuo della mia
disponibilità verso quella sconosciuta dall'aria severa.
- Modera il tono! - si inalbera lei. - Possibile che la tua
padrona ti lasci esprimere a questo modo? -.
Spalanco la bocca, offesa, e sto giusto per sbatterle la porta in
faccia, quando Kellie sbuca alle mie spalle, allarmata dai nostri toni
accesi.
- Buongiorno, possiamo aiutarla? - domanda, educatamente, lanciandomi
nel contempo uno sguardo di rimprovero. Io le faccio una smorfia, come
ad avvertirla di prepararsi, ma lei mi ignora.
La donna, che, intanto, dopo aver esclamato - Oh, siete in due! -,
è
tornata a scribacchiare sul suo taccuino, dice a fatica (evidentemente
non riuscendo a scrivere e parlare contemporaneamente) - Sì,
sii
gentile, cara, mi chiameresti la tua padrona? -.
Quando alza la testa, ha già estratto dal cappotto la sua
macchina fotografica, ma stavolta io sono preparata e mi copro il viso
con le mani. Kellie, invece, rimane abbagliata dal lampo improvviso ed
emette un gridolino acuto di protesta.
La donna ci fissa per qualche altro istante come se fossimo stupide,
poi agita le mani verso di
noi per farci fretta. - Sù, sù, cosa aspettate?
La
mancia? -.
In effetti, darci una mancia sarebbe il minimo che questa tizia
potrebbe fare per farsi perdonare, dopo averci chiamate buone
donne. Guardo Kellie per un consulto telepatico: dovremmo chiederle la
mancia oppure no ?
Lei però si picchietta la tempia con un dito, mi sillaba
silenziosamente "questa è matta!" e mi fa segno di
richiudere la
porta, strabuzzando gli occhi.
- Questa poi! - esclama allora la tipa, avendo chiaramente intercettato
la
nostra conversazione silenziosa. All'improvviso si getta contro di noi,
tentando di entrare a forza, e urla - Signorina O'Donnelly!
Signorina O'Donnelly è in casa? -.
Prese di sorpresa, Kellie ed io quasi cadiamo per terra.
Dimitri, che dev'essersi svegliato per colpa del trambusto, compare
all'improvviso alle nostre spalle, spettinato e con gli occhi ancora
pieni sonno. Ci prende al volo, ciascuna per un braccio, qualche
istante prima che finiamo entrambe faccia a terra, e ci raddrizza
gentilmente, prima di rivolgere quello che dev'essere uno dei
suoi sguardi truci da buttafuori alla donna.
- C'è qualche problema? - domanda con voce cavernosa.
Per tutta risposta, miss Assomiglio-a-un-corvo-del-malaugurio
si allontana di qualche passo, sbarra gli occhi con aria
stordita, come se avesse ricevuto una martellata in testa, e poi ulula
- Tradimentoooo! La signorina O'Donnelly sta
tradendo Hutcherson! -, cercando allo stesso tempo di scrivere su quel
suo bloc-notes, borbottando in tono facilmente udibile - Accidenti a
me, avrei fatto meglio a portare il registratore! -.
Appena riposto il block-notes, la pazza ci acceca tutti con un altro
flash, poi fa qualche passo indietro, come a prendere la rincorsa per
ritentare lo sfondamento della barriera-Dimitri, ma sembra decidere
all'ultimo che è meglio per lei correre fino a una
cinquecento color bianco sporco parcheggiata a metà del
nostro vialetto che deve appartenerle.
Dopo averci lanciato un'ultima occhiataccia, quella che realizzo essere
una reporter ci indirizza un'ultima occhiata di fuoco, sbatte forte la
portiera della macchina e sgomma via.
Rimaniamo a osservare per qualche secondo la sagoma della macchina che
si allontana, inquieti. Dopo qualche istante, Kellie e Dimitri,
ispirati da quest'inaspettata avventura, sono tornati a sbaciucchiarsi
all'interno; io, invece, non mi decido a chiudermi la porta alle spalle
finchè il polverone sollevato dalla fuga della macchina
bianca non si dissolve di fronte ai miei occhi.
Quando rientro in casa, turbata, non mi rendo conto che sto strizzando
e attorcigliando tra loro in modo convulso i due capi del fazzoletto
che ho annodato attorno alla testa fino a quando la voce di Kellie non
mi riscuote dai miei pensieri. - Grace, stai bene? - chiede, stringendo
a sé il braccio con cui Dimitri le ha circondato le spalle.
- Sei molto pallida -.
A disagio, mi mordicchio la punta di un dito. Non so cosa pensare, non
so cosa fare. Devo dirglielo?
- Quella donna... Lei mi ha chiamato "signorina O'Donnelly" - mormoro,
confusa dal suono del mio cuore che batte all'impazzata contro le
costole.
Kellie mi guarda, interdetta. - Si sarà confusa, non ti
preoccupare. Quella pensava fossimo due domestiche! -.
Giro lo sguardo per la stanza ricoperta di giornali nel tentativo di
nascondere gli occhi lucidi e combattere il groppo che mi si
è formato in gola. Poi scuoto la testa, esitante.
- O'Donnelly è il nome dei miei genitori biologici. Non ho
idea di come faccia a saperlo -.
Ciao a tutti!
Ok, sono un po' depressa perchè per questo
capitolo volevo un finale da musichetta "DA-DA-DAAAAAAN", tipo colpo di
scena, e invece mi pare sia venuto un po' un flop! Ma ditemi voi cosa
ne pensate, se vi ha fatto trattenere il respiro almeno per un secondo!
Per il resto, cosa ne pensate della donna-corvo? Che nome le dareste?
Io al momento ho un po' di idee, ma non me ne piace neanche una
>.< Non sono nomi abbastanza da cattiva!
Oh, a proposito, ringrazio tutte le persone che mi hanno mandato i loro
consigli per il nickname di Kellie su Twitter! Tutte le opzioni erano
bellissime (e infinitamente meglio delle mie xD), ma
@starstalker_k di _andr_ mi ha conquistato subito e
per questo la ringrazio tantissimo per il consiglio!
Quale pensate potrebbe essere il nome di twitter di Grace, invece? Non
me l'immagino proprio a farsi twitter, ma mi incuriosirebbe sentire le
vostre idee *w*
Tra l'altro, mi sono resa conto un paio di capitoli fa di un errore
stupidissimo che ho fatto: non ho dato un cognome né a
Kellie, né a Grace (se non contiamo quello dei suoi
genitori). Purtroppo, essendo questa una storia che pubblico man mano
che scrivo, non ho modo di tornare indietro nel tempo per sistemarla,
ma volevo introdurre i loro cognomi nella storia al più
presto. C'è qualche cognome che vi piacerebbe
particolarmente per Kellie? Datemi le vostre proposte più
pazze :D!
Ci tengo inoltre a ringraziare chiunque continui a seguire
pazientemente questa storia nonostante il tempo che ci metto a
scriverla e, in particolare, chi continua a recensirla e chi ha fatto
un salto a leggere l'inizio dello spin-off "In her shoes".
Un ringraziamento davvero enormeormeorme va a Killapikkoletta che mi
regala per ogni capitolo una meravigliosa recensione in cui,
masochisticamente, commenta volta per volta le parti che legge... E ci
tengo a farle sapere che mi viene da applaudire e fare un gridolino
alla Kellie ogni volta che vedo che ha recensito, perché non
osi più pensare che le sue recensioni mi annoino o pazzie
del genere u_u <3
P.S. Ho fatto un disegno ispirato alla parte in cui Grace e Kellie
aprono la porta, ve lo metto qui sperando di fare cosa gradita v_v
Detto questo, un bacione a chiunque legga la storia e buone vacanze!
Liz
|
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Capitolo 45 *** La battaglia dei colori. ***
dip2
Kellie mi posa una mano
sulla spalla con aria
preoccupata.
- Tutto ok? -
Annuisco, un po' distratta. Dimitri mi guarda incuriosito, ma io
esibisco il
mio miglior sorriso forzato. - Cosa ne dite se iniziamo a dipingere? -.
Kellie
batte le mani, nuovamente entusiasta, e mi dà una pacca
sulla spalla come a
dire "Forza e coraggio!"; Dimitri invece sbuffa, deluso nella sua
speranza che quella giornalista-corvo ci avesse distratte dal programma
della
giornata. Assolutamente no, cicci!
Gli faccio un sorrisetto malizioso per fargli capire che so esattamente quello
che sta pensando, al che lui alza gli occhi al cielo con una smorfia
tra il
divertito e il colpevole. Beccato!
Kellie lo colpisce da dietro col rullo della vernice. - Tieni,
furbacchione! Tu
che sei un gigante fai il soffitto -.
Dimitri sobbalza, colto di sorpresa,
ma poi unisce i talloni, si raddrizza tutto come se avesse
preso la scossa, e porta una mano alla fronte da bravo soldato
sull'attenti. -
Agli ordini! -.
Mentre siamo presi dalla pittura, dico sovrappensiero - Sapete, la cosa
strana
è che, anche secondo la legge, il mio cognome non
è più O'Donnelly. A diciotto
anni ho adottato legalmente il cognome Finch, quindi non riesco proprio
a
capire come quella donna possa sapere quello dei miei genitori. Non
è che
possa averlo letto sui documenti che ho firmato -.
Pensierosa, ripasso il rullo sulla vernice dorata, per livellare le
gocce che
hanno iniziato a rigare la parete come lacrime.
Ricordo ancora le conversazioni che avevo con Mary Margaret al calduccio della
biblioteca, le nostre voci
attutite dall’imponente quantità di libri
circostanti, quando le chiedevo
consigli sul cognome che avrei dovuto scegliere. Avevo già
chiaro in mente, fin
da giovane, che non volevo conservare per tutta la vita quello dei
genitori
che mi avevano abbandonato; sapevo che avrei potuto cambiarlo, non
appena
maggiorenne, ma prima dovevo capire in cosa
volevo cambiarlo.
Mary Margaret mi aveva fatto notare che avevo infinite
possibilità di fronte; per
restringere il campo, diceva, intanto
avrei potuto decidere cosa volevo
significasse quel cognome. Se “O’Donnelly”
mi riportava alla
mente i miei genitori,
cosa avrei voluto che mi ricordasse il mio nuovo cognome?
Allora, con un sorriso furbo, le avevo chiesto qual era il suo, di
cognome.
Strano a dirsi, ma fino a quel momento non aveva mai avuto
l’occasione per rivelarmelo,
e fu strano venirlo a sapere per la prima volta dopo tutti quegli anni
che ci
conoscevamo.
“Finch”, aveva risposto con un sorriso.
E Finch era perfetto come cognome. Mi ricordava lei: la mia adorabile
guida nei
lunghi anni dell’infanzia, ma anche Atticus Finch, il padre
di Scout, la protagonista
di Il buio
oltre la siepe: un uomo giusto e buono, come avrei voluto
fosse
stato il mio.
Scegliendo Finch come cognome, avevo anche scelto il tipo di famiglia
che
volevo ricordare: una donna affettuosa, che si era presa cura di me
finché
aveva potuto, non perché costretta da legami famigliari, ma
semplicemente per
il suo buon cuore, e uno dei personaggi dei libri che mi avevano
aiutato a
crescere. Era perfetto.
- Genitori biologici? - domanda Kellie con cautela dopo qualche
secondo,
riscuotendomi dai ricordi.
E' solo in quel momento che, finalmente, mi decido a raccontare loro la
mia
storia per intero. La racconto con voce ferma e controllata mentre
continuo a
dipingere, senza farne un dramma, e così fanno Kellie e
Dimitri, ascoltandomi
in silenzio mentre spennellano con attenzione le pareti del colore del
sole.
Percepisco di tanto in tanto le loro occhiate curiose scivolarmi sulle
spalle
mentre parlo, ma continuo, imperterrita, finché la mia
storia non è terminata.
Non voglio le loro parole impetosite. La mia non è stata una
brutta infanzia,
grazie a Mary Margaret: non merito compatimenti di sorta.
Quando finisco di parlare, è anche il momento in cui
termino di dipingere
la seconda parete di marrone.
Osservo il rotolo che mi sgocciola
sulla mano,
confusa. Per quanto accidenti ho parlato? Ho la voce roca e le spalle
indolenzite, e il salotto è interamente ricoperto di vernice
fresca dai toni
caldi.
All'improvviso, qualcosa mi stringe da dietro. Sobbalzo a quel
contatto, poi
riconosco le braccia magre di Kellie. Dimitri si aggiunge dopo qualche
secondo,
un po' impacciato, ed è allora che, con grande imbarazzo, mi
deciso a scacciare
via tutti e due. - Cosa state facendo?! - borbotto, staccandomi da
Kellie.
- Ti coccoliamo - risponde lei, con voce da pulcina.
- Non ho bisogno di essere coccolata - ribatto,
burbera. - Davvero, ci
sono passata sopra. Tutto dimenticato -, garantisco, fingendo di
scacciare una
fastidiosa farfalla-ricordo dalla fronte.
Kellie mi guarda scettica. Allora, per cambiare discorso, indico i
barattoli di
vernice che abbiamo appena usato, i quali contengono ancora un bel po'
di
vernice. - Con quella cosa ci facciamo? -.
A Dimitri si illuminano gli occhi. - Be' io avrei un'idea... -.
A quanto pare, Dimitri, oltre a un temibile buttafuori, è
anche un artista,
perché inizia a spiegarci quest'idea che gli è
venuta in mente non appena
Kellie gli ha parlato di quello che pensavamo di fare, e sia Kellie che
io ne
siamo entusiaste. Ok, il fatto che piaccia a lei non è
questa gran cosa, visto
che Dimitri è, be', il suo fidanzato! Ma devo ammetterlo: mi
ha sorpreso che la
sua idea abbia conquistato anche me.
In breve, riforniamo il nostro artista di pennelli, scotch di carta e
sedia (va
bene che è alto, ma persino lui ha dei problemi ad
avvicinarsi al soffitto tanto
da farci dei lavori di precisione!) e, in meno di mezz'ora, il nostro
Michelangelo dipinge un sole stilizzato all'angolo formato dalle due
pareti
dorate, che sono anche quelle sulle quali si aprono le finestre.
Il piccolo sole è dipinto in un oro più opaco
rispetto a quello che abbiamo
usato per le pareti, visto che Dimitri ha usato un po' del marrone
avanzato per
scurirlo, e con i suoi sottili raggi dipinti sul soffitto e sulla parte
più
alta delle pareti, sembra indicare la strada agli ultimi, tenui, raggi
del sole
che entrano dalle finestre ora libere dalla carta di giornale.
- Accidenti, è magnifico - mormoro, sincera. Mi siedo di
fianco a Dimitri e
Kellie, che si sono accoccolati contro la parete in un tenero groviglio
di
braccia e gambe, per ammirare lo spettacolo del tramonto che si
riflette nel
nostro salotto.
Rimaniamo tutti e tre lì, immobili, finché il
sole non scompare del tutto
dietro l'orizzonte.
E' stato bellissimo. Quasi come rivivere la prima volta che ho visto il
film di
Un Ponte per Terabithia
e ho visto le parole del libro della mia infanzia
prendere forma sotto i miei occhi.
Mi volto verso Kellie, che sorride con gli occhi lucidi come se si
fosse appena
svegliata da un sogno magnifico, e le rivolgo il più grande
dei miei sorrisi.
- Grazie - sussurro piano, non sapendo nemmeno bene a chi. Anche
Dimitri sembra
vagamente impressionato dalla cosa, ma non tanto da trattenersi dal
domandare,
come se nulla fosse, - Be', mangiamo? -.
Facciamo tutti e tre per alzarci, ma qualcosa ci trattiene.
Uhm, no, non capite male: non qualcosa nel senso
della meraviglia di
quel momento che non vogliamo interrompere, ma un qualcosa di fisico e
nemmeno
troppo forte che ci trattiene all'indietro per qualche frazione di
secondo in
più di quanto sarebbe normale.
Ci giriamo tutti e tre, stupiti, e ci troviamo di fronte le impronte
fresche
delle nostre sagome sulla vernice, apparentemente non asciutta quanto
sembrava... per non parlare della traccia di marrone di cui
è intriso il retro
delle nostre magliette!
- Per Diana - esclamo, addolorata - Le mie adorate magliette da casa! -.
***
Il giorno seguente, è il
turno del bagno-nella-foresta (ovvero il bagno
che abbiamo dipinto di verde) e del piano di sopra.
Mentre Dimitri si dedica -
tutto appassionato, ora che ha liberato il suo lato artistico - alla
creazione di
un motivo di foglioline verde scuro accanto ad un armadietto del bagno,
Kellie
e io saliamo di corsa le scale, ognuna armata del proprio secchiello di
vernice
(ancora chiuso, perché non vorremmo mai inciampare sulle
scale e chiazzarle di
azzurro e giallo zucca) e di rulli e pennelli per dipingere.
Visto che abbiamo le camere piccole, abbiamo deciso che ognuna
dipingerà la
propria e poi ci dedicheremo assieme - sperando che Dimitri ci
raggiunga - al
corridoio e all'altro bagno.
Come prima cosa, usciamo tutte e due col sedere all'aria dalle
rispettive
stanze, spingendo a fatica le nostre valigie sul pavimento, in modo che
non si sporchino durante il processo di pittura dei muri. Perdiamo
qualche
momento a giocare agli autoscontri, facendo scontrare i miei scatoloni
di libri
con i suoi di trucchi e vestiti fuori stagione; in presa alle risate,
ci
fermiamo appena in tempo, prima di sfasciare i nostri scatoloni e
rimanere
senza niente in cui raccogliere le nostre cose.
Il nostro baccano, però, ha richiamato l'attenzione di
Dimitri, che sale circospetto
le scale per vedere cosa stiamo combinando, con in mano un pennellino
macchiato
di verde a mo' di pugnale, pronto all'autodifesa. - Mi chiedevo se non
aveste
bisogno anche voi di qualche fogliolina - minaccia, con in volto un
sogghigno
da artista folle.
- Nooo! Kellie, distrailo! - urlo tra le risate, scappando in camera a
recuperare rullo e pennello. Devo litigare con P.T., tutto intento a
mordicchiare il pennello più grosso, per poterne tornare in
possesso, e quando esco trafelata dalla porta, trovo Kellie
che strilla e ride appesa al collo di Dimitri, a cavalcioni sulla sua
schiena
come quei cow-boy pazzi sui tori meccanici.
- Kellie! Dicevo qualcosa di più funzionale - protesto -
Tipo strangolarlo
col tuo turbante! -.
Oh, sì. In caso aveste dubbi: Kellie ha insistito anche oggi
per
avere il suo turbante protettivo, specie dopo l'incidente di ieri con
la vernice
del salotto. Oh, e ovviamente,
visto che è una persona altruista, ha insistito per metterlo
anche a me.
- Non posso! - esclama lei in risposta, con un gridolino divertito di
accompagnamento. - Lo amo troppo! -. Tutta presa dalla battaglia, ride,
senza nemmeno accorgersi
dell'importanza di quello che ha appena detto.
Dimitri strabuzza gli occhi, sorpreso, e per un attimo perde la presa
sulle
gambe chilometriche di Kellie. Per fortuna, riesce a riacchiapparla al
volo e a
farsela scivolare di fronte in quella che sembra una mossa di ballo
rock&roll. - Ti amo anche io, baby - annuncia, con voce roca e
occhi
languidi. E poi non c'è davvero bisogno che vi dica cosa
fanno, vero? Potete
benissimo indovinarlo da soli.
- Ah, voi due siete una maledizione! - ruggisco. Come se non fosse
già
abbastanza triste sapere che Josh è lontano chilometri e
chilometri senza avere
due polpi che ti amoreggiano di fronte ogni giorno, accidenti.
Spazientita, faccio per andarmene a pitturare in camera, lasciandoli a
bisbigliarsi
chissà quali porcherie nelle orecchie, quando li becco a
lanciarmi un'occhiata
che non promette altro che guai.
- NO! -.
Faccio appena in tempo a girarmi per tentare di correre via, che
Dimitri mi
placca. - Vieni, Kel, vieni a scarabocchiare la faccia di questa
gelosona! -
chiama, tenendomi ferma. Appena Kellie si avvicina e inizia a
scarabocchiarmi quelli che devono essere fiorellini sulle guance,
però, alzo i
pennelli che tenevo in mano e inizio a schizzarle la faccia di azzurro,
cercando senza risultato di risparmiare la povera maglietta da casa che
le ho
prestato anche oggi.
- Sporchi, meschini traditori! Trattate così una povera
ragazza indifesa?
JOOOOOOSH! - ululo infine, tutta tragedia e disperazione (come i
protagonisti
dei film quando si trovano in situazioni particolarmente tragiche)
quando Dimitri propone di
spandermi addosso la vernice gialla e di usarmi poi come rullo gigante
per
dipingere le pareti.
Dopo qualche minuto, riusciamo tutti a darci un contegno e a tirarci su
dal
pavimento su cui ci eravamo accasciati, sfiniti dalle risate. Io torno
alla mia
camera con i pennelli ancora stretti nelle mani ricoperte di vernice
blu
rinsecchita e cerco di dipingere senza inciampare su P.T., che continua
a fare lo slalom tra le mie gambe, mentre Dimitri segue Kellie nella
sua camera per aiutarla... o
distrarla, secondo me. Per fortuna, oltre a pomiciare, quei due
riescono anche
a lavorare un po', e prima di pranzo abbiamo finito.
La mia camera è interamente dipinta di un bell'azzurro
intenso e sul soffitto
ha dei puntini dorati che vorrebbero assomigliare a delle stelle, ma
sembrano
più degli schizzi fatti per sbaglio; alcuni sono finiti -
chissà come - anche sulla pelliccia di Piccolo Terrier.
Kellie, invece, ha fatto le pareti della
sua stanza di quello strano arancio che le piaceva, ma poi ha usato
l'azzurro
che mi era avanzato per dipingersi il soffitto, tanto che adesso in
camera sua
sembra di guardare il cielo dall'interno di una zucca. E pensate quello
che volete, ma l'impressione finale della zucca cava è
piuttosto carina, anche
se adesso ogni volta che penso a Kellie mi viene in mente Cenerentola.
Mentre le stanze si asciugano, noi intrepidi pittori scendiamo a
mangiare,
costretti a trattenere le risate ogni volta che ci guardiamo le facce
ricoperte
di vernice, simili a quelle degli indiani.
Dopo pranzo, dipingiamo il corridoio al piano di sopra per
metà azzurro e per
metà giallo zucca, poi usiamo per il bagno che rimane il
marrone rimasto dal
salotto, stemperato con un po' d'oro.
Dopo aver aperto tutte le finestre della casa per far svaporare l'odore
pungente della pittura, decidiamo di concederci un po' di riposo;
riposo
quantomai meritato, specie per il povero Dimitri, che domani
tornerà a
lavorare.
"Riposo" per lui e Kellie consiste, ovviamente, nell'accaparrarsi il
divano al piano di sotto per pomiciare, così io mi faccio
prestare il portatile
di Kellie per guardare uno dei film in cui recita Josh e, presa dalla
nostalgia, finisce che mi faccio una maratona di tutti i suoi film,
abbracciando stretto stretto P.T. Verso sera,
non resisto più e gli telefono.
- Sai che hai una faccia buffissima quando fai finta di essere
sorpreso? -
attacco non appena sento il suo "Pronto?", riferendomi
all'espressione a bocca aperta, con quei suoi occhietti adorabilmente
spalancati e la mascellona ben sporgente che fa sempre nei film nelle
scene in cui si trova
di fronte a qualcosa di sorprendente.
- Cosa? - domanda lui, confuso.
- Nei film, fai sempre la stessa espressione quando sei sorpreso - gli
spiego
pazientemente, incrociando le gambe per mettermi in una posizione
più comoda
sul letto.
- Ah sì? - chiede, sgomento. - Sempre la stessa? -.
Scaccio l'argomento con un gesto spazientito della mano. - Non importa,
è una
bella faccia -. La frase esce con un tono dolce che sorprende anche me.
Non ottengo risposta.
- Joshu-a...? -. Ti pareva che una delle poche volte che dico qualcosa
di carino lui scompare! Rimango in ascolto, e mi affretto a chiudere
con un colpo
secco il portatile, che ha iniziato a surriscaldarsi e ha rumorosamente
messo
in azione la ventola per il raffreddamento.
- ... Stavo pensando che ogni volta che ti vedo proverò a
fare un'espressione
sorpresa diversa - risponde Josh all'improvviso, tutto convinto - E poi
tu mi dirai
qual è la migliore! -.
Soffoco una risata. - Non osare cambiare la tua faccia stupita! - mi
infiammo.
- E' il tuo marchio di fabbrica: le tue fan non ti riconoscerebbero
più senza. Kellie
non ti riconoscerebbe più! -.
- E' un rischio che devo correre, per crescere professionalmente -
replica lui,
col tono di un James Bond che sta per buttarsi da un grattacielo con
una bomba
in mano per salvare il mondo.
Per tutta risposta, sbuffo forte nel microfono del cellulare, per
essere ben
sicura che senta tutta la mia disapprovazione. Lui, però,
sembra fraintendere,
perché si limita a rispondere educatamente -Hey, salute! -.
Alzo gli occhi al cielo, ma lo ringrazio lo stesso, affrettandomi a
rassicurarlo sul fatto che non mi sto ammalando e che qui il clima non
è ancora
troppo freddo, nonostante si stia avvicinando l'inverno.
Non so se parlargli della giornalista di ieri. Vorrei chiedergli un
parere, ma
allo stesso tempo non voglio che si preoccupi mentre è
impegnato a lavorare
(non vorrei mai che la sua faccia sorpresa venga fuori un po'
crucciata!);
inoltre, ho lo stupido timore che il sapere di avere una giornalista
col flash
facile nei paraggi di casa sua lo spinga ad aspettare a tornare,
dirottandolo magari verso la sua bat-caverna a Los Angeles.
- Avete finito di dipingere la casa, allora? -. La sua voce mi riscuote
dalle
pare mentali, e mi rianimo al pensiero della casa colorata,
affrettandomi a
spiegargli tutti gli ultimi particolari. Sono tutta infervorata, presa
a
narrargli il malefico attacco a mie spese da parte di Kellie e Dimitri,
quando
suona il campanello.
- Aspetta un secondo - dico ad alta voce, cercando di farmi sentire
oltre il
suono delle sue risate dall'altra parte del telefono. Entro in camera
di
Kellie, visto che è lei ad avere la vista sull'entrata, e mi
avvicino
circospetta alla finestra, preceduta da un agitato Piccolo Terrier.
Purtroppo, chi ha suonato è nascosto dalla tettoia,
però davanti a casa noto subito la presenza di altre due
macchine, oltre alla
mia e a quella di Kellie. E una è una cinquecento color
bianco sporco.
La giornalista è tornata.
Ciao a tutti!
Lo ammetto, ci ho riprovato col finale ad effetto!
Scusatemi, scusatemi e scusatemi per il ritardo D: Non so davvero come
fare per obbligarmi a muovere il culo (per dirlo con finezza v.v)!
Come sono andate le vacanze? Quanto brutto/bello è stato il
ritorno a scuola? Raccontatemi *w*
E spero che l'intermezzo artistico di Grace, Kellie e Dimitri vi sia
piaciuto :D!
Non ho ancora avuto l'occasione di inserire il cognome di Kellie e il
nome della malefica giornalista, quindi se avete proposte last-minute
scrivete pure :D
Intanto ringrazio un sacco ESTI, Katniss01 e _andr_ per le
loro bellissime proposte <3 Sarà dura scegliere!
E ringuazio anche tutti i vecchi e nuovi lettori e recensori :D!
Uhmmm... non ho altro da dire, se non che spero di sentirvi presto :)
Bacioni!
Liz
|
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Capitolo 46 *** Of crows and ghosts. ***
ponteper
-
Ehilà ragazze! - esordisce Robert non appena apriamo la
porta. Alle sue spalle spunta minaccioso il becco, pardon,
il naso della reporter, che ci studia circospetta. Probabilmente si sta
ancora chiedendo se siamo le inquiline di questa casa o le loro
domestiche.
- Conoscete Judith Concordia? -. Robert ci presenta la donna con un
largo e
orgoglioso gesto delle braccia, neanche fosse sua figlia e
stesse
cercando di vendercela in cambio di un buon numero di cammelli.
Di fronte alla mia espressione per niente impressionata, si
affretta a spiegare - La famosa reporter di New$tar? -.
Un angolo del
suo sorriso vacilla. Io intanto decido che d'ora in poi
chiamerò quella
tipa Judith Concordia
la Semina Discordia.
- Sono inglese, non seguo le riviste americane - mi limito a replicare,
con una scrollata di spalle; per me le pagine patinate meritano di
essere lette solo se parlano di
Harry, William, e dei deliziosi cappellini della regina Elisabetta!
...
Ci avete creduto davvero? Be', allora siete dei dannati razzisti. Vi
pare che noi inglesi ci fissiamo su queste bazzecole?! Semplicemente
non volevo dare soddisfazione a Semina Discordia. Kellie, invece,
trattiene il fiato come di fronte ad un'improvvisa rivelazione. -
Judith Concordia?! Pensavo fosse un nome d'arte! -.
La diretta interessata, che probabilmente ha passato la sua intera
adolescenza a piangere sul suo ridicolo nome, non batte ciglio.
Dev'essere una tosta.
- E non siete curiose di sapere che cosa ci fa qui, a bussare alla
vostra porta? -. Robert ignora allegramente il mio totale disinteresse
e si concentra su Kellie. Il suo tono di voce sembra quello di qualcuno
che tiene un grosso pacco regalo nascosto dietro la schiena, e Kellie -
povera ingenua, ormai è la preda prescelta - squittisce in
risposta, sfregandosi mentalmente le mani all'idea di aprire il
suddetto pacco.
Io, invece, faccio automaticamente un passo indietro, sentendo
puzza di pacco bomba.
- Robert, non ce la vogliamo quella in casa!- protesto.
Sia Robert che Semina Discordia spalancano all'unisono le bocche,
pronti a sfornare le loro arringhe, ma io li anticipo e sbatto loro la
porta in faccia.
Kellie sbatte le palpebre, confusa. - Non pensi di essere stata un po'
brusca? -.
Scuoto la testa, ignorando i colpi che i due hanno iniziato a battere
sulla porta. La verità è che ho paura che quei
due
ritentino la manovra di sfondamento messa in atto ieri da Semina
Discordia, e adesso che Dimitri è tutto impegnato a
gorgheggiare sotto la doccia, non penso che io e Kellie da sole
riusciremmo a tenerli
fuori di casa. Oh no, aspettate, dimenticavo P.T.! Lasciatemi
riformulare: non penso che io, Kellie e P.T. da soli
riusciremmo a tenerli fuori di casa.
Ma decido di usare un'argomentazione più convincente per
spiegare a Kellie come mai è meglio tenere quei due fuori di
casa.
- Quello ce la vuole appioppare per chissà quanto, Kel. La
ospiti tu in camera tua? -.
Kellie impietrisce. Già deve condividere la stanza con tutti
i
suoi vestiti: non può permettersi di incastrarci dentro
anche
qualcosa di ingombrante come una persona.
A meno che quella persona non sia Dimitri, ovviamente, ma lui non conta
perché dorme sullo stesso letto in cui sta Kellie: non
occupa
spazio aggiuntivo.
- Dici che dovremmo parlarle di quelle stanze in più sopra
al
pub di Guendalina ed Elvis? - propone allora. Evidentemente ha
già cambiato idea... ma adesso sta cercando una scusa per
riaprire la porta e scoprire cosa ci fa lì Miss Disgrazia, ops!, Miss
Discordia, doppio ops!,intendevo
Miss Concordia.
- Kellie, quella è una reporter: vuole sicuramente ficcare
il
naso nella vita di Josh. Dovremmo farla filare via di qui alla
velocità della luce! -.
- Oh -. Kellie sembra delusa, come se avesse sperato di finirci lei
sugli articoli di New$tar, possibilmente assieme a Dimitri.
- Vuoi Nutella? - cambio discorso nella speranza di distrarla e, senza
aspettare la sua risposta,
mi dirigo verso la credenza. Ignoro allegramente i colpi
spazientiti provenienti dall'esterno, a cui si è aggiunto lo
sgradevole rumore del campanello, e sfilo il barattolo di vetro dalla
mensola.
Me lo rigiro tra le mani, chiedendomi se sia possibile aprirlo come si
fa con le uova: sbattendolo di lato contro il bordo di un piatto o, in
questo caso, del tavolo. Il tappo è ancora ben incollato, ho
controllato.
- ... O magari quella tua marmellata di pesche? -.
Mi giro verso Kellie, che è rimasta a qualche passo
dalla porta, tutta intenta
a fissarla con aria indecisa.
- Marmellata di albicocche!
- fa in tempo a rimproverarmi, prima di venire
interrotta dagli strilli della reporter, che giungono soffocati
dall'esterno.
- Miss O'Donnelly (chiunque di voi due sia),
non me ne andrò di qui senza una sua intervista! -.
Sbigottita, guardo Kellie e mi indico. Che accidenti vuole quella da me?
Lei, per tutta risposta, alza tutti e due i pollici e mi fa un sorriso
smagliante.
Con un'espressione combattiva stampata in volto, muovo qualche passo in
direzione della porta. Kellie mi guarda elettrizzata, sicuramente
sperando in qualcosa di spettacolarmente aggressivo; intanto Dimitri,
in sottofondo, stona in modo particolarmente tragico il ritornello di
"I Will Always Love You".
Quando spalanco la porta, Robert e Semina Discordia quasi cadono
all'interno per la foga con cui ci si erano appiccicati sopra
(probabilmente con l'inconscia speranza di riuscire a sfondarla).
Vogliono notizie su di me? Be', io non ci tengo a dargliele. D'altra
parte, non voglio nemmeno che passino tutta la serata a romperci le
scatole martellando alla porta, e sicuramente non voglio farmi
fotografare con uno strofinaccio in testa; in realtà,
preferirei proprio non farmi fotografare, ma ci vuole un compromesso.
C'è un'unica cosa da fare.
Senza dire una parola, prendo Kellie per il gomito e la trascino di
fronte alla porta. Lei mi segue titubante, guardando alternativamente
me e i due che aspettano famelici alla porta. Nei suoi occhi
stanno combattendo tra loro una malcelata speranza di
notorietà e una piccola quantità di terrore.
Sperava di godersi lo spettacolo da dietro le quinte, lei? HAH! Certo che no:
è il momento di andare in scena.
- Lei
è la nuova fidanzata di Josh, chiedete a lei -.
Kellie mi guarda sbigottita. Io faccio del mio meglio per trasformare
un sogghigno in un sorrisone incoraggiante.
E per fortuna che Dimitri è ancora in doccia! Per un momento
mi chiedo se non dovrei andare a chiudere a chiave la porta del bagno,
giusto perché non spunti all'improvviso per rovinare tutto
facendo il geloso... Il problema è che poi mi sentirei
incredibilmente simile alla matrigna di Cenerentola, e posso sopportare
solo un certo livello di sensi di colpa, capite?
Ad ogni modo, la nostra recita sembra compromessa fin dall'inizio,
visto che Semina Discordia sembra essere giunta un po' più
preparata sull'argomento "Grace", oggi. - Ma non era mora, nelle foto
distribuite sul web? - domanda, scettica, non appena Kellie si toglie
lo strofinaccio dai capelli (in previsione di foto) e la sua cascata di
boccoli dorati le rimbalza sulle spalle. Accidenti!
- Mi-mi sono tinta - improvvisa Kellie, con una prontezza di spirito sorprendente. - E... messa a dieta - si sente in dovere di
aggiungere, ormai tutta presa dalla parte.
Un momento! MESSA A
DIETA?! Le lancio un'occhiata feroce.
Lei non ha neanche il buon gusto di arrossire.
- Quindi lei conferma di essere Grace O'Donnelly, la nuova fidanzata di
Josh Hutcherson? -. La reporter continua l'interrogatorio, incrociando
le braccia al petto in quello che vorrebbe essere un atteggiamento poco
amichevole, anche se l'effetto viene rovinato dallo strano modo in cui è costretta a tenere
gli avambracci per non schiacciare la macchina fotografica che tiene
appesa al collo.
Robert la guarda con interesse, apparentemente cercando di decidere se
mettersi a fare la parte del "poliziotto buono" in tutta questa
commedia, visto che lei sembra essersi scelta quello di "poliziotta
cattiva" senza nemmeno interpellarlo. Alla fine, decide di incrociare
le braccia al petto pure lui, e ci aggiunge un tocco personale di
sopracciglia corrucciate.
A questo punto, per dare un piccolo apporto di creatività,
anche io punto le mani sui fianchi e arriccio il naso con aria feroce. Sono
sicura che anche Dimitri fa così, quando è
lì lì per buttare qualcuno fuori dalle discoteche.
Kellie, invece, è tutta presa - per chissà quale
ragione - in quello che dev'essere il tentativo di imitare la mia voce,
ma dà più l'impressione che le sia
andata di traverso la saliva. - Io, io... Sì, cheddiavolo,
certo! - esclama, allargando le braccia.
Strabuzzo gli occhi. E quella dovrei essere io? Sembro una terribile
rapper-fattona venuta dai bassifondi più bassi e
più fondi
di Brooklyn!
Purtroppo (o per fortuna, visti i livelli di degrado a cui stava
giungendo la situazione), Robert pensa bene di intervenire.
- Ma no, Judith! -
Per un momento mi guardo attorno, chiedendomi a chi diavolo si stia
rivolgendo; poi mi ricordo che Judith è il vero nome di
Semina Discordia.
- Questa è Kellie Enderson-Milton! Grace
è l'altra ragazza... no? -. Per un momento mi guarda,
un'espressione confusa in volto, come se stesse davvero
aspettando una
mia conferma per essere sicuro di aver scritto i nomi giusti sui nostri
contratti. Io, da parte mia, ho appena realizzato di non aver mai
chiesto a Kellie il suo cognome. Ho davvero sentito Kellie Hilton?
Accidenti, sapevo che era ricca, ma... Hilton?! Cavolo!
Intanto, nei buchi neri che Semina Discordia ha al posto degli
occhi lampeggia un pericoloso bagliore di vittoria. Fa appena in tempo
a fare un passo avanti, sporgendo verso di me il suo terribile
registratore, che P.T. arriva di corsa, abbaiando a pieni polmoni - e
credetemi, malgrado i suoi polmoni debbano essere grandi all'incirca
come delle noci, fa un baccano che riesce quasi a sembrare feroce.
La vista di quella palla bianca indiavolata respinge la giornalista a
qualche passo dall'entrata, e a quel punto Kellie, con incredibile
prontezza di spirito, si affretta a chiudere la porta a chiave.
- HEY! - esclama una voce dall'altra parte della porta - Non finisce
qui! AVRÒ LA MIA INTERVISTA! -.
P.T. starnutisce.
- Presto, Kellie, sbarriamo tutte le finestre: l'assedio è
cominciato! - sussurro, accucciandomi a terra e trascinandola
con me, come se da un momento all'altro potessero iniziare a piovere
pietre dalle finestre.
Strisciando sui gomiti, raggiungo le scale e poi corro di sopra per
chiudere tutte le tapparelle, immaginando già Semina
Discordia appollaiata fuori dalla finestra come un'inquietante Edward
Cullen al femminile, pronta a fotografarmi mentre dormo, o mentre sono
sul wc.
- Dimitri, non passare per nessuna ragione al mondo davanti alla
finestra nudo, siamo assediati dai paparazzi! - penso bene di
strillargli attraverso la porta del bagno, quando ci passo davanti.
Solo un istante dopo mi chiedo se non sia strano aver nominato il nome
del ragazzo di Kellie e "nudo" nella stessa frase. Agh!
- Tira giù le tapparelle! - mi limito a gracchiare,
martellando con la mano sulla porta.
In risposta mi giunge solo un acuto: "Yoooooo, I'll tell you what I
want, whatIreallyreallywant!", il che mi fa scappare a
gambe levate.
Mentre
corro giù, rischio di inciampare su P.T. che invece sta
salendo a fatica i gradini (troppo alti per le sue zampette corte) per
venirmi incontro.
Lo prendo in braccio e proseguo il mio cammino. Quando raggiungo il
salotto, noto con sollievo che Kellie ha già
sbarrato tutte le finestre... e che per fortuna l'odore di vernice per
muri è quasi svanito, o avremmo corso il rischio di morire
intossicati qui, in caso di assedio di lunga durata.
Noto anche che ha stampato in volto uno strano sorriso soddisfatto. La
guardo, sospettosa, poi indico la sua faccia. - Quello è
conseguenza del breve momento di notorietà appena vissuto? -.
Lei scuote la testa, e io mi becco una sventagliata dei suoi capelli
sul viso. Mi allontano di un passo per evitare che succeda di nuovo.
- Stavo solo pensando che adesso sarai costretta a mangiare le cose
sane che ho comprato! - trilla, subito prima di iniziare a saltellare.
Non posso credere che l'abbia detto davvero.
Quella sera io, Kellie, e un Dimitri incredibilmente profumato
consumiamo una tristissima cena salutare. Il barattolo di Nutella ha
resistito ad ogni tentativo di sfondamento, persino quando, in un
impeto di violenza, mi è sfuggito dalle mani mentre cercavo
di romperlo contro il tavolo ed è finito a terra. Adesso
campeggia, intatto e derisorio, in cima alla credenza.
Il vasetto di albicocche, intanto, giace mezzo vuoto in mezzo alla
tavola mentre pilucco la mia insalata, immersa nel più nero
sconforto. Solo la speranza che Kellie vada a letto presto, dandomi
modo di frugare in ognuno dei più reconditi angoli della
cucina alla ricerca di qualcosa di commestibile, mi dà la
forza di ingollare ogni singolo, disgustosamente dolce, chicco di mais
che punteggia il verde dell'insalata.
Purtroppo, però, dopo aver consumato con minuzia ogni
fogliolina della sua insalata ed essersi leccata i baffi per farmi
capire che se l'è davvero goduta, Kellie
sembra ancora bella sveglia. E Dimitri non è da meno, visto
che è abituato a lavorare di notte, quindi, quando la sua
adorata biondina inizia a raccontare dell'ultimo film horror che ha
visto, tutto basato su terrificanti evocazioni di fantasmi e sulle loro
truculente conseguenze, le dà corda. Anzi, peggio:
dà corda al suo ricatto, promettendo di aiutarmi a
de-sigillare il vasetto di Nutella prima di andare via, se acconsento a
partecipare alla "seduta spiritica" che Kellie ha appena proposto
(anche se imposto
probabilmente sarebbe un termine più veritiero).
Non ho altra scelta che accettare: il mio stomaco goloso mi costringe.
A quanto pare, era un po' che Kellie pensava di provare questa pessima
esperienza - aspettando solo la giusta occasione per intrappolarmi in
casa - perché, non appena cedo, corre al piano di sopra e
torna giù con quella che sembra una rispettabilissima,
credibilissima tavola ouija.
- E quella dove accidenti te la sei procurata?! -
- Nel negozio di antiquariato in fondo alla strada! - squittisce Kellie
orgogliosa - Pensavo sarebbe stata carina appesa qui in salotto -.
P.T. abbaia e cerca di saltarmi in braccio; io rabbrividisco all'idea
di vedere quella robaccia appesa sopra al divano. In realtà
già vederla poggiata sul tavolo non mi piace per niente, mi
fa accapponare la pelle. E se succedesse come in Jumanji? E se
finissimo intrappolati in un gioco da cui poi è impossibile
uscire?
Devo ammettere che, quando mi hanno costretto ad accettare la proposta,
ero convinta che avremmo lavorato con un semplice foglio di carta con
disegnate sopra le lettere... evidentemente dimenticavo che con Kellie niente è
semplice.
- Bene, chi invochiamo? - domanda Dimitri, sfregandosi le mani con
un'allegria del tutto inappropriata alla situazione. Dopo
un'occhiataccia da parte di Kellie, però, alza gli occhi al
cielo con aria divertita e si affretta a riposizionare le mani su
quella che sembra una piccola lente di ingrandimento, piazzata al
centro della tavoletta, su cui sono già in posizione le mani
mie e di Kellie.
- Non ne ho idea - rispondo, mio malgrado un po' emozionata, osservando
le dita larghe e piatte di Dimitri e le manine piccole e smaltate di
Kellie premute vicino alle mie. - Di solito queste cose non
si fanno nei cimiteri o nelle case infestate? -.
Kellie sembra un po' spiazzata dalla mia osservazione (ho come
l'impressione che non si sia documentata adeguatamente sull'argomento),
ma poi scuote la testa con convinzione, facendo rimbalzare i boccoli
attorno al viso in un turbine dorato che spinge P.T. a balzarmi
giù dalle gambe e a prendere a saltare vicino alla sua sedia
nel tentativo di raggiungerli coi suoi dentini. Speranze vane,
nanerottolo!
- Magari c'è qualche spirito vagante nei dintorni - propone,
pensierosa, prima di chinarsi e fare i grattini a P.T. per calmarlo. -
Insomma, Robert ce l'avrebbe detto se qualcuno fosse morto qui, no? -.
Ne dubito fortemente, ma decido di non esprimermi ad alta voce. Robert
sarebbe disposto a dire e fare qualsiasi cosa, pur di affittare questa
casa al maggior numero possibile di persone: dal costringere due
ragazze ad accogliere una paparazza che non conoscono e condividere due
camere da letto in tre, ad occultare i cadaveri dei precedenti
proprietari nel nostro inesistente seminterrato.
Oddio, devo assolutamente controllare se abbiamo un seminterrato
nascosto da qualche parte.
Anzi, no. Proprio non ci tengo a rinvenire scheletri seppelliti nella
calce. Meglio non sapere.
- Prova a chiamare un generico "Spirito" - propongo allora, cercando di
mantenere un tono fiducioso e, soprattutto, un'espressione seria.
- Qualcuno dovrà pur essere morto, da queste parti, prima o
poi -. Fosse anche solo un polletto Hutcherson. Insomma, quanto
potrà vivere un polletto, anche senza la minaccia di una
mannaia?
Oh, ti prego, fa che risponda il polletto: sarebbe stupendo vedere
Kellie posseduta da un galletto, starnazzante e terrorizzata dalla
minaccia del feroce P.T.!
Kellie annuisce, lo sguardo animato dalla tensione.
Posizioniamo nuovamente tutti e tre le mani sulla lente di
ingrandimento e chiudiamo gli occhi. Io e Dimitri attendiamo, in
silenzio, non sapendo bene cosa aspettarci; l'atmosfera si fa greve di
aspettativa, e ciascuno di noi inizia a sentire un po' di pelle d'oca
sul collo, mentre il vento fuori di casa fa tremare
le tapparelle. Robert e Semina Discordia alla fine si sono
arresi e se ne sono andati; l'impressione è quella di
essere gli ultimi tre esseri viventi rimasti su tutta la terra.
All'improvviso, Kellie squittisce, forte, e si alza di scatto.
Spalanco subito gli occhi, ma tutto ciò che vedo
è Kellie che corre verso l'interruttore della luce e si
affretta a spegnerlo, per poi tornare tranquillamente al suo posto.
- Bisogna creare l'atmosfera - spiega con sussiego, immersa nella
penombra.
Riprendiamo i nostri posti, un po' meno tranquilli adesso che siamo
avvolti dalle tenebre: al buio sembra tutto più reale, anche
l'impossibile.
Devo ammetterlo, ho il cuore che mi batte all'impazzata, e la pelle
d'oca si è diffusa anche agli avambracci. Il buio totale,
accompagnato da questo silenzio così insolito in casa nostra
(visto che Kellie di solito non sta mai zitta), non mi mette molto a
mio agio. In questo momento mi farebbe piuttosto comodo un libro da
stringere, o, ancora meglio, un Josh.
Tutto a un tratto, la voce squillante di Kellie riempe la stanza: -
Spirito, oh Spirito di Union... Qualunque
Spirito di Union sia nei paraggi - aggiunge, con una nota vagamente
disperata nella voce - Rispondi! -.
In
quel momento, qualcosa di caldo e peloso mi tocca la caviglia. Faccio
un salto sulla sedia, prima di rendermi conto che è P.T. che
è tornato all'attacco. Kellie trattiene il fiato. - Grace,
hai sentito qualcosa? - chiede, fiduciosa. Dimitri si agita sulla
sedia, e i suoi polpastrelli sudati premono contro i miei sulla lente.
- Dimitri, anche tu?! - Kellie sembra un po' scocciata di essere
l'unica a non aver ancora avuto qualche esperienza extra-sensoriale.
Sono tremendamente tentata dal tirarle un calcetto sotto la sedia per
vedere la sua reazione, ma Dimitri si affretta a spiegare - Mi si
è solo informicolata la gamba -.
A tutti e tre scappa un sospiro di sollievo collettivo; sono quasi
sicura che a P.T. sia scappato qualcos'altro di un po' meno profumato,
ma non faccio commenti.
Il nostro piccolo cerchio spiritico mantiene un silenzio
speranzoso ancora per un po', poi Kellie si spazientisce e ricomincia
ad invocare il suo Spirito di Union.
- Pronto? Pronto? C'è nessuno? -.
Sembra quasi che stia tentando una telefonata Skype con connessione
lenta.
- Prooonto? Mi senti, oh Spirito di Union? -
Sto per proporle di fare un verso da gallina per
attirare qualche possibile Spirito di Polletto, ma un rumore mi
pietrifica all'istante.
Sento Dimitri irrigidirsi al mio fianco mentre un mugolio sommesso,
quasi impercettibile, inizia a rimbombare per la stanza sotto le
invocazioni di Kellie.
- Spirito di Union, SPIRITO DI UNION, ripaga la nostra attesa! -
esclama quest'ultima, come se dall'altra parte di Skype a connessione
lenta ci fosse suo nonno sordo.
P.T. uggiola, tornando a sbattere contro le mie caviglie mentre il
brontolio che ha invaso la stanza aumenta poco a poco, basso e tonante
come un temporale estivo, riportandomi alla mente brutti ricordi di
freddo, pioggia e paura, prima di esplodere sonoro e improvviso come la
deflagrazione di un tuono e far fare un salto sulla sedia a tutti
quanti.
Kellie strilla, P.T. abbaia forte e mi salta addosso, io quasi cado
dalla sedia.
Dimitri ci guarda imbarazzato, premendosi le mani sullo stomaco che
brontola. - Scusate - sussurra.
Poi scoppia l'urlo.
...della mia suoneria.
- Josh! - esclamo, sollevata, trascinando la cornetta verde che lampeggia
sullo schermo per accettare la chiamata. Ignoro amabilmente l'espressione oltraggiata di Kellie,
che ancora tiene una mano sul petto per lo spavento, e saluto lei e Dimitri
sventolando la mano, prima di buttarmi sul divano.
Questo dannatissimo esperimento è concluso.
E
Dimitri adesso farebbe meglio a mantenere la sua promessa: voglio. la.
mia. Nutella.
Ciao ciao :)!
Questo è il mio scrausissimo, ritardatissimo (pardon, in
ritardissimo) regalo di Natale! In realtà sarebbe stato
meglio come capitolo di Halloween, visto che ha pietosamente cercato di
fare paura, ma cosa ci volete fare: sono alternativa!
Sto cercando di rimediare a quel penoso errore che è stato
il non aver mai detto il cognome di Kellie, e di sicuro l'argomento
verrà riaffrontato, perché adesso Grace
è convinta di avere Paris 2.0 in casa, solo che prima ci
sono problemi più gravi da risolvere! Papa-papa-razzi!
*canto stonato*
Ad ogni modo, volevo ringraziare tutte le persone che hanno proposto
nomi per la giornalista malefica, cognomi per Kellie e nicknames di
Twitter per Grace, perché mi aiutano un sacco e mi danno
nuovi spunti per i prossimi capitoli <3 In particolare, grazie
ad ESTI e _andr_ per il nome di Judith Concordia (_andr_, mi pareva
davvero troppo malvagio da parte di un genitore chiamare la propria
figlia "Concordia", ma come cognome suonava strafigo xD!) e Katniss01 e
_andr_ per i cognomi di Kellie... mi piacevano così tanto
tutti e due che non sono riuscita a scegliere, quindi Kellie adesso si
becca un doppio cognome da riccona!
Vi lascio anche le proposte di nickname per il possibile futuro twitter
di Grace (anche se dubito che accetterà di iscriversi, se
non sotto minacce o ricatti >:) ), giusto perché sono
tanto carine e non è giusto che rimangano nascoste in zona
recensioni!
- @love_my_little_terrier (ESTI)
- @la_ragazza_che_abbraccia_le_bottiglie (ESTI)
-
@readeR (_andr_)
- @a_wonderful_book (_andr_)
Spero di non averne persi per strada D: In caso, scrivetemi
arrabbiatissime e ricordatemeli, o se volete suggeritene di nuovi: li
metterò alla fine del prossimo capitolo :D
Ringrazio tantissimo chiunque abbia letto la storia a partire da quando
è iniziata fino ad adesso, e ancora di più chi
recensisce anche con due-tre parole, perché siete tutte
persone simpaticissime (e un po' pazze, per la maggior parte, ma
è una cosa positiva v_v) ed è bello vedere che
c'è davvero qualcuno che legge dietro quei numerini che
indicano le "visite"!
Vi auguro delle fantastiche vacanze di Natale (o Hannukkah, o qualsiasi
altra cosa festeggiate) e un GIGANTESCO pranzone/cenone! Buon riposo :)
E un sacco di baci!
Liz
P.S. Oh, dimenticavo! Le canzoni mirabilmente cantate da Dimitri sono:
- I Will Always Love You
di Celine Dion
- Wannabe
delle Spice Girls
Perchè lui è macho B)
Byee!
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