H&A

di greenbird
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1 ***
Capitolo 2: *** 2 ***
Capitolo 3: *** 3 ***
Capitolo 4: *** 4 ***
Capitolo 5: *** 5 ***
Capitolo 6: *** 6 ***
Capitolo 7: *** 7 ***
Capitolo 8: *** 8 ***
Capitolo 9: *** 9 ***
Capitolo 10: *** 10 ***
Capitolo 11: *** 11 ***
Capitolo 12: *** 12 ***
Capitolo 13: *** 13 ***
Capitolo 14: *** 14 ***
Capitolo 15: *** 15 ***
Capitolo 16: *** 16 ***
Capitolo 17: *** 17 ***
Capitolo 18: *** 18 ***



Capitolo 1
*** 1 ***


1.

Sto tornando a casa, sono dolorante e pieno di ferite, ma sto bene… all'incirca. Non so bene cosa pensare di tutta questa storia, ancora… Certo che ho fatto proprio una bella figura… Prima voglio fare in modo di distruggere il club di basket e adesso ne rifaccio parte… o quasi. Spero che il signor Anzai mi perdoni per quello che ho fatto a lui e alla sua squadra…Accidenti quanto fanno male ‘ste ferite… ma di buono c'è che almeno mi sento un po' più leggero, nell'animo… Ah… bene, sono arrivato… Stasera non passo dalla finestra, non riuscirei mai ad arrampicarmi fino a lassù. Spero solo che i suoi genitori o Atsuko non siano in casa… Do un'occhiata al garage: l'auto non c'è, ma la luce della sua camera è accesa.Busso alla porta e aspetto, ma niente. Busso più forte. – Akiko! – chiamo.
Sento un rumore di passi, poi compare lei. Solo a vederla sto già meglio. Sorrido leggermente, entro e crollo tra le sue braccia.

– Che hai fatto, Hisashi?!
Santo cielo, ma gli è passato sopra un treno?! E' una maschera di sangue, non l'ho mai visto così! E' stato dimesso dall'ospedale pochi giorni fa già e si è già rimesso a fare a botte?! Una volta si limitava a darle, non a prenderle!
– C'è qualcun altro? – chiede.
Scuoto la testa; lui lascia che io gli prenda un braccio e me lo passi intorno alle spalle. Lentamente, saliamo le scale e andiamo in camera mia.
– Siediti qui… – dico, accennando al letto. Aspetto che sia seduto, poi corro a prendere il kit di pronto soccorso. Torno in camera; Hisashi è seduto, i gomiti sulle gambe e la testa inclinata in avanti. Mi metto i guanti di lattice, prendo un elastico per legargli i capelli e comincio a raccoglierli. Lui non si muove. Finito questo, con due passi sono davanti a lui. Mi siedo per terra e gli alzo il viso. Con un asciugamano bagnato comincio a pulirgli il sangue dal viso.
– Che hai fatto? Ci hai provato con la tipa sbagliata? – chiedo sorridendo. Con Hisashi in queste condizioni non si sa mai come parlargli. Potrebbe mandarti a quel paese come risponderti gentilmente.Vedo che accenna ad un sorriso, ma lascia perdere: probabilmente non c'è un punto del viso che non gli faccia male.
– Mh… Dai, l'ultima volta ti è andata peggio…– dico tenendogli il mento tra due dita. Apro la bottiglia del disinfettante e ne metto un po' sull'ovatta. – Questa farà male, Hisashi…
Annuisce e io tampono la prima ferita. Sento la sua mascella che si contrae e chiude gli occhi. Ha i pugni stretti e le nocche livide. Dopo che ho tolto l'ovatta si rilassa un po', ma la scena si ripete quando disinfetto un'altra ferita con della nuova ovatta. Dopo che ho disinfettato tutto metto bende e cerotti. – Sei buffo così! – sorrido.
– Dove sono gli altri? – chiede.
– A cena fuori con della gente noiosa. Metto via questa roba.
Chiudo la busta in cui ho messo il cotone e i guanti macchiati di sangue; dopo uscirò per gettarla nel secchione; se mia madre vedesse tutto quel sangue capirebbe che Hisashi mi ha fatto visita e si preoccuperebbe.
– Akiko… tagliami i capelli.
– Come? – mi giro a guardarlo. Annuisce.
– Non so come si fa! – dico incredula. – Sul serio!
– Andiamo, lo so che li tagli tu ad Atsuko.
– Sì, ma glieli spunto! – rispondo alzandomi.
– Tagliare significa solo spuntare un po' di più.
Certo che stasera è proprio strano… – Va bene, – cedo. – Ma tu mi racconti tutto.

Akiko mi porta in bagno e mi aiuta a sedermi sullo sgabello, poi mi inclina indietro la testa, verso il lavandino. Sento che mormora – Guarda pure qui, quanto sangue… – e si mette un altro paio di guanti di lattice. Chiudo gli occhi mentre lei comincia a bagnarmi i capelli con l'acqua. – Troppo calda? – mi chiede, e scuoto la testa.
– Mitsui, che è successo?
Apro gli occhi. Quando mi chiama Mitchi è sulla strada giusta per arrabbiarsi con me, oppure devo fare quello che mi dice nel giro di poco tempo, ma quando mi chiama Mitsui è proprio arrabbiata o sono troppo in ritardo per i suoi gusti. Così comincio a raccontarle della rissa che ho scatenato in palestra e mi sento molto stupido a raccontarlo a lei, dato che frequenta lo Shohoku e conosce tutti quelli coinvolti. Ogni tanto vedo che scuote la testa con disapprovazione. Ma probabilmente ha capito che c'è qualcosa nell'aria ed è per questo che non mi sta facendo la sua solita ramanzina urlando che devo smetterla di rovinare la mia vita e quella degli altri.
– Ho fatto, – dice mettendomi un asciugamani attorno ai capelli. Mi giro verso lo specchio.
– Come li vuoi? – chiede, aprendo l'asciugamano e pettinando i capelli con delicatezza. Mi fisso allo specchio.
– Corti… da sportivo.
Akiko dà una prima sforbiciata e io mi sento già più leggero di un pezzo di passato. Ogni sforbiciata che mi toglie centimetri di capelli mi fa sentire meglio, una persona che vuole rimediare ai casini che ha fatto finora… Guardo Akiko dallo specchio. E' concentrata sul suo lavoro, ma ricomincio a raccontare. Quando parlo di Anzai, vedo che sorride appena: probabilmente ho appena confermato la sua ipotesi sul perché mi sto facendo tagliare i capelli dopo aver scatenato una rissa nel mio ex club di basket. Finisce di dare gli ultimi ritocchi con le dita. – Ecco… – dice. – Spero ti piacciano… Anche perché altrimenti non saprei come rimediare! – aggiunge ridendo.
Mi guardo, guardo il nuovo Hisashi Mitsui. Sento che la mia nuova vita è già cominciata.
– Perfetto, – rispondo. – Assolutamente perfetto.

– Vuoi restare a dormire qui? Tua madre si spaventerà se ti vede così…no?
– No, tranquilla. A quest'ora già dorme, e la mattina va via prima lei. Inventerò una scusa!
Annuisco. Santo cielo, ma è davvero l'Hisashi Mitsui che conosco io?! Cioè, l' ”involucro” sì, capelli tagliati a parte, ma l'interno è cambiato… o perlomeno sta cambiando…
– Comunque ‘sti capelli sono venuti benissimo! – gli dico, allungando una mano per toccarglieli. – Mettici un po' di gel domattina e vedi che spettacolo!
Annuisce e sorride.
– Promesso, allora?
– Cosa?
– Che non frequenterai più Tetsuo, Hatta e quella gentaglia lì? – chiedo seria.
–  Promesso.
– Perché, Hisashi, se solo torni a sgarrare su quella strada io non ci sarò più. Chiaro?– Non sto scherzando e spero che lo capisca. – Non voglio più curarti ferite da rissa o venire a trovarti per mesi in ospedale.
Hisashi mi mette le mani sulle spalle. – Promesso, – ripete, guardandomi negli occhi. – Mi spiace per tutto quello che ti ho fatto passare in questi ultimi due anni. Se non c'eri tu…
– Non farmici pensare, – lo interrompo. Almeno una cosa buona in questi ultimi due anni la faceva: parlava con me. Siamo stati ore a parlare, dopo che gli ho medicato ferite anche peggiori di quelle di stasera. Finanche quand'era in ospedale in stato di incoscienza parlavo con lui.
Hisashi sorride e mi bacia la fronte. – Buonanotte, Akiko… E grazie di tutto. – Resta un attimo in silenzio, poi dice: – Domani… se vuoi, possiamo andare a scuola insieme.
Sorrido. – Sì, mi farebbe piacere.

– AKIKO! Dai, sbrigati! Guarda che vengo io a tirarti fuori da quel bagno! Ti muovi?!
– Non ci provare, Hisashi! Ho fatto, arrivo!
Io e Hisashi siamo vicini di casa da sempre, siamo cresciuti assieme, io, lui e mia sorella Atsuko, che è sua coetanea. Da quando è stato dimesso, questa è la prima volta che vado a scuola con lui. Fino ad ora, mi sono limitata ad avere contatti con lui al di fuori della scuola. Non sono mai andata d'accordo con Hatta, e men che meno avrei voluto avere a che fare con il resto della banda. D'altronde, quando Hisashi era con i suoi ragazzi, si comportava in modo completamente diverso da quando eravamo soli, quindi sapevo bene che era il caso di tenermi alla larga. Chissà se di sotto hanno già visto il nuovo Hisashi… I miei probabilmente sì. Ma chissà Atsuko come ci rimarrà? Scendo in fretta le scale ed entro in cucina. – Buongiorno!
– Ciao, Akiko!
–Sei uscita, finalmente!
 – Ehi, Mr. Carta Vetrata, un minimo di gentilezza almeno al mattino no, eh? – dico, facendo la finta arrabbiata. – Mamma, hai visto che bel ragazzo ho tirato fuori ieri sera? – chiedo poi, addentando il toast.
–  Ho visto! Hisashi mi ha raccontato dell'incidente con quella macchina. Meno male che se l'è cavata con poco!
–  Eh già, meno male! – rispondo, gettando un'occhiata a Hisashi.
–  Mamma, è pronta la colazione? – chiede Atsuko, entrando. Poi nota Hisashi. – Che hai fatto?! I capelli… La faccia… Che…?!
–  I capelli sono opera di Akiko, – dice lui, dandomi una pacca sulla mano. – E le ferite… beh, è lunga da spiegare e siamo già in ritardo perché a tua sorella ci è voluto un secolo per restaurarsi…
–  Senti chi parla… – sorrido. Hisashi sorride in risposta, continuando a parlare con Atsuko.
–  … quindi fattelo spiegare da tua madre, lei sa tutto, ok?
Si alza e va a salutare mio padre, che sta uscendo per andare al lavor. Atsuko è rimasta a bocca aperta.
–  E' un alieno, vero?! – chiede stravolta. – Non è Hisashi Mitsui, quello! I capelli… e l'aria da teppista… dove sono?!
–  I capelli ricrescono e l'aria da teppista non è totalmente sparita… Si è solo… modificata un po'!
A parte che con me Hisashi, anche negli ultimi due anni, si è sempre comportato più che bene. Sì, ogni tanto me li sono beccati pure io dei “và a quel paese”, ma erano di circostanza, non sentiti. Fatta eccezione per Sakuragi e la sua armata, e parte della squadra di basket, in tutto lo Shohoku ero e sono l'unica che può dire di non aver paura di Hisashi Mitsui.

A scuola non ci credono che sono io. Uno dei professori ha addirittura chiesto se ero un nuovo studente. Da come gli ho risposto ha capito che ero sempre io; d'altronde non si può pretendere che io cambi radicalmente in una sola notte look e modi…
–  Allora ciao, Hisashi! Non addormentarti in classe, eh! – sorride Akiko.
–  Farò del mio meglio per far finta di ascoltare cercando di tenere gli occhi aperti.
–  Beh, magari qualcosa ti resta comunque in testa.
–  Spero per me di no! – rido. Akiko mi saluta e si avvia verso la sua classe, e io verso la mia.
Ho sempre saputo quanto quella ragazza sia importante per me, ma stanotte ne ho avuto l'assoluta certezza. Stanotte avrei messo la mano sul fuoco che io e lei saremo amici per tutta la vita… nella buona e nella cattiva sorte. Lo siamo già stati e questi ultimi due anni sono stati il nostro banco di prova.
Ti voglio bene, Akiko. Da matti.

Sono finite le ore di lezione, sto andando al club per il mio primo allenamento da due anni. All'improvviso sento un urlo. – HISASHI!
Mi giro e Akiko mi salta al collo.
–  Che succede?! Qualche problema?!
–  No! Volevo solo farti un grosso in bocca al lupo per l'allenamento! – sorride.
Sospiro, sollevato. – Mi hai spaventato, piccola scema! Credevo fosse nei casini! – dico mettendola giù.
–  Ti pare?! Io non mi chiamo mica Hisashi Mitsui! – ride.
–  Ehi ehi ehi! Hai un bel coraggio a parlarmi così!
Sorride. – Fatti valere, Hisashi, ok?
–  Non resti a vedermi?
–  Appena ho finito il turno di pulizie. Sono fuggita due secondi quando ti ho visto andare verso la palestra. Annuisco. Akiko si alza sulle punte e mi bacia sulla guancia, quella senza bende.
–  Sei grande, Hisashi. Non dimenticartelo, – sussurra. Si gira e corre via. La seguo con gli occhi finché non scompare dalla mia vista.
Mi rendo sempre più conto di quanto quella ragazza sia un fattore determinante della mia vita.

 

 

 

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Capitolo 2
*** 2 ***


2.

– Certo che Hisashi è migliorato molto!
– Atsuko! – rido, – ancora lì stai a pensare?! E' passata più di una settimana!
– Lo so! Ma non riesco a togliermelo dalla testa! Ce l'ho sempre davanti!
–  Ma non ti era passata per lui? – chiedo stupita.
Hisashi e Atsuko sono stati assieme per un po', nel periodo di poco successivo al suo abbandono del club di basket. Per Hisashi era un periodo di depressione, ma ancora non aveva incontrato Tetsuo né era diventato capobanda della scuola. La rissa con Miyagi che li portò entrambi in ospedale era ancora molto lontana. L'unica cosa che non ho mai capito è perché Hisashi, nonostante stesse con Atsuko, si confidasse sempre e comunque con me. Tra le due so meglio io come prenderlo.
–  Sì, beh, questo è quello che ho detto a lui e di cui ho cercato di convincere me stessa. Purtroppo però non è così…
Cavolo… chissà allora come c'è stata male nel vedere Hisashi diventare quello che è stato fino a poco tempo fa…
–  Sto pensando di ricominciare con lui… Forse stavolta va meglio, visto che ha fatto pace col basket… Che ne dici?
Che ne dico…? Boh! – Provaci… Potete cominciare pian piano da dove avete interrotto…
Atsuko annuisce. Forse non sa che Hisashi ha già qualche fan… Credo che dovrà lottare per lui più di quanto pensi…

Il telefono squilla e io vado a rispondere. – Hasegawa…
–  Buongiorno, sono Maki…
– Ciao! Sono Akiko!
–  Ciao! C'è per caso tua sorella?
–  No, è a casa di un'amica. La trovi al cellulare.
–  No, c'è la segreteria. Le avevo chiesto un libro in prestito…
–  Ah, sì, me l'ha detto. E' qui, puoi passare a prenderlo.
– Va bene…– dice, incerto.
–  Lo so che non sono Atsuko! – rido. – Se vuoi venire quando c'è lei, prova stasera dopo cena!
–  No, il libro mi serve prima… Va bene, dai, tra un'ora sono da te. Ciao.

Un'ora dopo Maki suona al campanello di casa. Apro e corro di nuovo in cucina. – Vieni pure! Scusa, ma ho l'acqua del tè sul fuoco!
Entra in cucina e mi saluta. – Vuoi? – chiedo. – Sono tè europei che ho avuto come campioni di prova. Quello alla fragola è spettacolare col miele!
–  Sì, grazie…
–  Siediti pure, lì c'è il libro.
Si siede e lo prende. – Ti serve per qualche compito? – chiedo.
Annuisce. – Come va il primo anno di liceo? Ti trovi bene?
–  Sì… Tanto, il primo anno è sempre il più difficile per tutti i tipi di scuole, credo.
–  Già. Però so che sei brava.
–  Eh, adesso, brava! – sorrido. – Me la cavo!
Tolgo la teiera dal fuoco e verso l'acqua nelle tazze, poi prendo le bustine e le immergo. Vado ad uno dei pensili e prendo il miele. Maki si concentra a giocherellare col laccetto della bustina.
– Perché non sei venuta anche tu al Kainan? – chiede, alzando gli occhi su di me.
–  Ah… beh… Non so, non ci ho mai pensato a frequentare il Kainan. Credo che ho scelto lo Shohoku da quando Hisashi… Mitsui, intendo… ha cominciato a frequentarlo… A parte che non credo avrei passato il test d'ingresso… Non ho voti alti…
–  Potevi provarci…
–  Più che altro, volevo continuare a stare vicino ad Hisashi nel suo periodo “no”… Adesso che però si è ripreso, sono contenta di poter fare il tifo per lui! Miele?
–  Sì, grazie, – ne prende un po' e immerge il cucchiaino nel tè. – Però volevo vederle, le sorelle Hasegawa, insieme…
–  Io sono praticamente cresciuta con Hisashi e per tenergli testa sono dovuta diventare come lui! – spiego. – Atsuko, invece, è sempre stata molto più rilassata, riflessiva…
Annuisce, e beviamo entrambi un po' di tè. Mi sembra molto diverso dal ragazzo che è sul campo da basket… –  Atsuko ti piace da matti, eh?
Alza gli occhi su di me, inarcando un sopracciglio. Chi te l'ha detto? sembra chiedere. Sorrido.
– Si vede, – dico. – E sai una cosa? Tifo per te. Secondo me, sei adatto a lei.
–  E' da un pezzo che le chiedo un appuntamento, e ancora nulla, – dice. – Ma non mollo.
–  Perfetto! – esclamo. – E' così che funziona con Atsuko! Secondo me, stai adottando la strategia giusta, con lei.
–  Cioè?
–  Beh, quando Hisashi è attratto da una ragazza che però da quell'orecchio non ci sente, la prende come una sfida, ovviamente, e tanto la sfinisce invitandola fuori che lei alla fine cede.
Maki annuisce, e posa una mano sotto il mento. – Ce lo vedo! – ridacchia.
–  Al contrario, per come mi sembri tu nella vita di tutti i giorni, penso che non prendi la ragazza per sfinimento, ma è come se, volta per volta, le dessi un motivo per dire “Beh, perché no? Proviamoci”. Ti dico, è solo una mia impressione. Magari mi sbaglio.
Mi guarda, in silenzio, con un'espressione interessata. – Splendida teoria! – dice infine.
–  Grazie! Conoscendola, tu vai meglio.
–  Meglio del ragazzo cui è interessata?
Stavolta sono io a chiedermi “Chi te l'ha detto?!”, ed è lui a sorridere. – Si vede! – dice. Atsuko!! Santo cielo, almeno nascondilo a Maki!
–  E' un suo ex, – spiego, evitando di fare il suo nome. – Ma lui da quell'orecchio… nulla.
Beh, Akiko… Questo è da vedere… Non sai cosa risponderà lui ad un suo invito… Anche se ad essere sincera credo che di possibilità ne ha pochine… – Per cui, – continuo, – tu hai campo libero. Spetta a te farle dimenticare il tipo. In fondo, sono ex da un bel pezzo.
Annuisce. – Per favore, – sorrido, – fa' del tuo meglio. Voglio vederla felice.
–  Lui non la farebbe felice?
–  Sono diversi. Si sono lasciati tempo fa… Le cose sono cambiate, almeno per lui, nel frattempo. Lei adesso sta tornando sui suoi passi più che altro per cercare di vedere se ha qualche possibilità di riprendere da dove si erano interrotti, secondo me.
–  E ne ha?
–  No, assolutamente. Anche se non ti sembra, tu ne hai di più.
Annuisce, e finisce il tè. Poco dopo si alza. – E' stato un piacere parlare con te, Hasegawa.
–  L'onore è stato il mio di parlare col grande Maki! – sorrido. – Se ti servo, ma non credo, sai dove trovarmi.

Anche se ho abbandonato la mia vita da teppista, mi sono tagliato i capelli e soprattutto sono tornado al basket, mia madre e mio padre sono sempre sull'allerta. E' come se non si fidassero completamente di me, ancora. Da una parte, la cosa mi fa male, dall'altra ho fiducia di poter dimostrare loro che non sono lo stesso Hisashi degli ultimi due anni. Se torno a casa tardi è per via degli allenamenti, non torno più coperto di ferite, sono più rilassato. Spero che vedano il mio impegno. Comunque, i genitori di Akiko l'hanno visto e finché non farò pace con i miei, i suoi saranno degli eccellenti vice-genitori. Stasera però ho la possibilità di mostrare ai miei genitori che sto cambiando e che possono fidarsi di me. Mio padre ha invitato alcuni colleghi per cena, per festeggiare la riuscita di un lavoro di gruppo che ha portato alla firma di un importante contratto. Mia madre ha coinvolto me, mio padre e le donne Hasegawa per pulire a fondo la casa. Non mi sono sottratto e anzi, sto cercando di svolgere al meglio i compiti che mia madre mi ha assegnato. Sono fortunato perché è una cena di lavoro, per cui se non voglio stare qui, Akiko sarà a casa e posso fare come al solito… mi rifugerò da lei!
–  Hisashi, tu e Atsuko potete andare a comprare le ultime cose su questa lista? – chiede mia madre.
Che scatole! – Mamma, mi hai appena messo a pulire i vetri, già devo smettere?!
–  E' roba pesante, Atsuko non ce la fa da sola!
E ti pareva? Mio padre è già stato spedito altrove, per cui resto l'unico uomo. Sbuffo e scendo dalla scala. Mi asciugo le mani e cerco Atsuko. Anche lei è impegnata a pulire i vetri, solo che a lei sono toccati quelli della cucina. – Andiamo, Atsuko? – chiedo. Non aspetto la risposta, vado a mettere le scarpe e la aspetto fuori. Lei arriva poco dopo e ci incamminiamo. Mi sento un po' a disagio a stare con Atsuko, anche perché dopo che abbiamo rotto non siamo stati più negli stessi rapporti di prima. Lei ci stava male, io avevo altro per la testa e comunque il punto di riferimento della mia vita, in quel momento, era Akiko.
–  Come va col basket? Ci hai fatto pace? – chiede lei, rompendo il silenzio.
– Sì… sì, va bene, grazie. E a te, la scuola?
–  Bene, bene…
Che conversazione! Brillante, non c'è che dire…
–  Pensavo – riprende lei – che se non eri troppo impegnato potevamo uscire, uno di questi giorni… Niente di che, solo per fare due parole dopo tanto tempo!
–  Sì, perché no? – rispondo. Ad essere sincero non so quanto “nulla di che” ci sia in questa proposta, ma un'uscita tra amici si può sempre fare. E poi magari anche lei adesso si sente in imbarazzo… Facciamo la spesa e torniamo a casa. In realtà gli acquisti non erano così pesanti… Oddio, non è che mia madre adesso sta provando a farmi rimettere con Atsuko?! Diceva sempre che era un peccato che ci eravamo lasciati… Spero per lei di no! E' la volta buona che fuggo di casa! Comunque io e Atsuko imbastiamo una specie di conversazione che continua fin dentro casa. Vedo Akiko che ci getta un'occhiata, un sopracciglio inarcato. Poi sposta lo sguardo sulla sorella, scuote leggermente la testa e torna alle sue faccende.

Stasera c'è la festa dai Mitsui; i primi ospiti sono già arrivati. Sono contenta che il padre di Hisashi abbia invitato i colleghi a casa sua. Negli ultimi due anni non hanno avuto molti ospiti. Una volta ho sentito per caso la mamma di Hisashi che diceva alla mia che avevano paura di invitare gente a casa perché non sapevano mai se Hisashi sarebbe tornato a casa in condizioni critiche e avesse quindi avuto bisogno di loro. Oppure avrebbe potuto dare in escandescenze e avrebbero fatto una figuraccia con gli ospiti. Per cui preferivano essere ospiti che ospitare. Mi è dispiaciuto sentire quelle parole, ma posso immaginare che cosa possono aver passato i genitori di Hisashi in questi ultimi due anni. Apro l'armadio e controllo se c'è il futon. Sì, c'è tutto, anche i pantaloncini e la maglia che Hisashi lascia di scorta qui. Certo che è strano… Io avrei sempre detto che Atsuko e Hisashi, essendo coetanei, sarebbero diventati migliori amici, e io sarei stata la terza che avrebbe cercato di farsi strada tra loro. Invece è praticamente il contrario… Ogni tanto mi chiedo cosa ci ha trovato Hisashi in me, tanto da diventarmi così amico… Poi mi dico che l'amicizia è, in certi casi, qualcosa su cui non indagare, ma da accogliere semplicemente per come viene… e questo è uno di quei casi.
E' mezzanotte e mezza, ho lasciato la luce sul comodino accesa. E' il nostro segnale, significa “Ti sto aspettando, se serve vieni pure”. Lo usiamo in casi di emergenza, come questa sera. Ho anche lasciato la finestra socchiusa. Accanto al mio letto, per terra, è steso il futon e sopra i vestiti di Hisashi. Se dovesse arrivare mentre io dormo troverà tutto pronto. Quando Hisashi era un teppista a mia madre questa cosa non andava molto. Adesso, se stasera venisse, non avrei problemi a farlo girare per casa, domattina, ma all'epoca sì. Così Hisashi veniva in camera mia, dormiva, e la mattina presto tornava nella sua stanza. Avevo anche ideato un segnale per la madre, per non farla preoccupare: se una delle tende della mia camera non era tirata, lui era da me. Probabilmente mia madre temeva che lui una sera si portasse uno dei suoi amici che potevano darmi fastidio, ma Hisashi si è limitato a tornare a casa mia ubriaco. Quello era uno dei casi in cui restavamo a parlare per ore, e Hisashi si apriva quasi completamente. Poi alla fine non si ubriacava nemmeno più, ma ha continuato a venire da me quando stava male dentro.
Mi sveglio di soprassalto. Ah, è Hisashi… Che ora è…? L'una e un quarto… devo essermi addormentata. Ha messo i pantaloncini e si sta infilando la maglietta.
–  Sei tu… – dico sottovoce, poggiandomi sul braccio.
Si gira. – Scusa, ho fatto casino, – sorride. Scuoto la testa. – Di sotto si stanno dando alla pazza gioia e non riesco a dormire. Non è da me, ma stavolta è così. Sarà che sono contento di vedere che i miei sono tornati quello che erano, più o meno.
Sorrido, e appoggio di nuovo la testa sul cuscino. Si avvicina e mi accarezza i capelli, poi la guancia.
–  Dormi bene, tesoro, – e il suo bacio sulla fronte sono l'ultima cosa che sento.

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Capitolo 3
*** 3 ***


Capitolo 3!
Ringrazio Scorpy e Snowflake per le loro recensioni! Spero continuerete a leggere la mia FF!
La storia è già completa, ma siccome l'ho scritta tempo fa la sto rivedendo leggermente. Spero vi piaccia!

3.

Mi sono svegliato presto, stamattina. Vado all'armadio e prendo la trousse (regalo di Akiko, io non avrei mai comprato una trousse) in cui tengo i miei oggetti personali di ricambio: spazzolino, rasoio, gel per capelli. Praticamente, rifletto, è quasi come se convivessimo. Quando sono uscito dalla stanza di Akiko ho incontrato subito i genitori. Ci siamo salutati e sono andato in bagno. Nonostante il mio passato, si fidano di me: nessun altro genitore accetterebbe che un ragazzo di quasi 18 anni dorma con la loro figlia di quasi 16 nella stessa stanza, anche se i due si conoscono da quando sono nati… Ho finito di fare la doccia, mi sono asciugato e rivestito. Dopo un po' bussa Akiko. – Posso?
– Sì, – rispondo. Lei apre la porta, si avvicina e io mi sposto per permetterle di lavarsi la faccia.
–  Ti fai la barba? – chiede asciugandosi. Annuisco e finisco di passarmi la schiuma. Akiko mi osserva dallo specchio, in silenzio.
–  Posso fartela io?
La guardo anch'io dallo specchio. – Lo sai fare? Non voglio andare a scuola pieno di tagli!
–  I capelli te li ho tagliati bene anche se era la prima volta che lo facevo, no?
–  Va bene… proviamoci!
Mi metto seduto sul solito sgabello, e Akiko si posiziona di fronte a me. – Vacci leggera col rasoio, eh? Non c'è bisogno che porti via anche la pelle sotto!
Annuisce, tutta concentrata. Avvicina il rasoio alla guancia - speriamo bene…!- e comincia a radermi.
–  Vado bene? – chiede, senza staccare gli occhi dal rasoio.
–  Sì…– dico muovendo appena la bocca. – Ogni tanto sciacqua il rasoio…
Lo fa e io getto un'occhiata allo specchio: la pelle è ancora tutta lì… meno male! Di Akiko mi fido ciecamente, solo che un rasoio sulla faccia non è un paio di forbici sui capelli… Ricomincia e man mano che procede è sempre più sicura. Anche perché non va di fretta e se sente che la posizione della mano non è sicura sposta la mia testa e ricomincia.
–  Potresti diventare la mia parrucchiera e il mio barbiere! – dico mentre sciacqua il rasoio.
–  Non credo! – sorride. – Oggi e basta. Era solo uno sfizio che volevo togliermi! Alza il viso… devo fare il collo.
–  Piano, eh?! Fai con calma! – dico alzando la faccia.
–  Sì, sì, tranquillo!
E' arrivata a metà operazione quando si apre la porta.
–  Che state facendo?!
Akiko toglie il rasoio dal mio collo e risponde alla sorella. – Gli faccio la barba! – e poi riprende. Atsuko si avvicina.
–  E da quando?
–  Da oggi che sono diventata la sua parrucchiera e il suo barbiere! Vero, Hisashi?
Annuisco con gli occhi. Vedo Atsuko che ha la sua espressione di disapprovazione più assoluta. Akiko finisce e mi passa l'asciugamano. Mi alzo e vado a vedere il risultato. – Sei bravissima! – dico, sorvolando su qualche taglietto qui e lì. Vedo che sorride, soddisfatta, e vedo anche Atsuko che le lancia un'occhiataccia.
–  Beh… allora io torno a casa a mettere la divisa. Ti aspetto sotto, – mi defilo. – Ci vediamo domattina per il bis? – aggiungo facendole l'occhiolino.
Akiko annuisce, ma la sua allegria è sparita dopo l'occhiataccia di Atsuko. Guai in vista…?

Mi sto vestendo quando Atsuko piomba in camera mia.
–  Che ti è saltato in testa di fare così con Hisashi?!
–  Ma che vuoi?! E' stato solo uno scherzo! – ribatto, già arrabbiata per la scenata in bagno davanti a lui.
–  Uno scherzo, eh?! Fargli la barba è uno scherzo, per te?!
–  Mi è venuto in mente e gli ho chiesto se potevo farlo. Lui ha detto di sì.
–  Devi smetterla di comportarti così con lui! Non sei la sua ragazza!
–  Nemmeno tu, se è per questo! – alzo la voce. – Piantala di fare la fidanzata gelosa! Non è il tuo ragazzo!
–  Ci stai facendo apposta! – grida pure lei. – Lo fai per farmi ingelosire!
–  Ma che cavolo dici?! – mi infurio. – Lo sai che non è così! E' solo un amico!
–  Ah sì?! E tu fai la barba a tutti i tuoi amici?!
–  E' l'unico amico maschio che ho! Atsuko, il fatto che ti piaccia Hisashi ti sta rendendo paranoica, lo sai?! E io coi paranoici non riesco a ragionare, per cui ciao! Devo andare!
Afferro la cartella e corro giù. C'è Hisashi che mi aspetta già nell'ingresso; senza una parola, corro in cucina, prendo il pranzo, poi vado a infilarmi le scarpe ed esco. Al diavolo tutti!

Akiko è sfrecciata come una saetta fuori dalla porta. Io le sono corso dietro, l'ho afferrata ma mi ha strattonato, liberandosi, ha inforcato la bicicletta ed è corsa via. Chiaramente io, a piedi, non ce l'ho fatta a raggiungerla. E una volta qui, ho dovuto aspettare la pausa pranzo per andare a parlarle. Entro nella sua classe ma ci sono solo cinque ragazze.
–  Sapete dov'è Akiko?
–  Hasegawa è uscita, credo stia pranzando in giardino, – mi risponde una di loro. Ringrazio con un cenno della testa ed esco.
Mi guardo intorno e vedo parecchi studenti in una zona del giardino, ma Akiko non c'è. Faccio qualche passo e finalmente la vedo, seduta sotto un albero. Mi da le spalle, quindi mi avvicino piano, cercando di non fare rumore.
–  Posso farti compagnia? – chiedo. Akiko salta e si gira.
–  Mi hai fatto prendere un colpo! – esclama. – Siediti. Hai già mangiato?
–  Sì, ma se mi offri un po' del tuo pranzo non rifiuto mica! – sorrido, allungando la mano e prendendo un onigiri. Mangiamo entrambi in silenzio. Poi mi decido a parlare.
–  Che è successo stamattina?
Akiko inghiotte, poi mette in bocca un altro boccone di yakitori. Inghiotte anche questo, poi alza le spalle.
–  Niente. Mia sorella è una deficiente paranoica – dice, continuando a fissare il bento.
–  Cioè?
–  Cioè… – risponde, e subito si ferma. – Nah, lascia stare.

Che ti devo dire, Hisashi? Accidenti a me, ci sono rimasta così male nel sentire Atsuko dire che non sono la ragazza di Hisashi. Ho così paura di perderlo come amico da essere gelosa di lui?! Io non li voglio perdere i privilegi che ho con lui! Voglio che tutto continui ad essere esattamente come ora, voglio potermi comportare con lui come ho fatto finora! Ma forse sto chiedendo troppo… Le cose probabilmente cambieranno nel momento in cui Hisashi si innamorerà… Ma il solo pensiero che si allontanerà da me mi fa star male…
Alzo la testa e mi giro a guardare Hisashi. Lui mi sorride e io faccio altrettanto.
–  Non è niente, ti assicuro.
–  Farai pace con lei, quando torni a casa?
–  Sì, tranquillo.
Prendo un pezzo di yakitori con le bacchette e glielo porgo. Hisashi apre la bocca e lo mangia. – E' buonissimo! – sorride.
Se Atsuko fosse qui, morirebbe d'infarto. Ma non c'è, ed è l'unica cosa che penso. Sono egoista, lo so. Ma finché non è Hisashi a dire di smettere di comportarmi così, io non ci penso nemmeno a farlo.

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Capitolo 4
*** 4 ***


Doppia uscita oggi! Enjoy!

4.

Ieri lo Shohoku ha passato il primo incontro del campionato prefettorio, quello contro il Miuradai. In teoria c'era lezione; in pratica me ne sono altamente fregata e sono andata a vederli. Era la prima partita di Hisashi dopo due anni e non ci pensavo davvero a perderla! Con quella scema di mia sorella le cose stanno tornando al solito; lei sta pensando a come riconquistare Hisashi, e io continuo a comportarmi con lui come al solito. D'altra parte, lui fa lo stesso con me.
Oggi invece sto andando a comprare il regalo di compleanno per Hisashi. Tra appena due giorni festeggia e ho un po' di idee su cosa fargli… solo che non so quale scegliere! Le scarpe le ho escluse: è complicato sceglierle che calzano bene senza il diretto interessato! Sto dando un'occhiata alle vetrine quando sento chiamarmi.
–  Hasegawa!
Mi volto e vedo Maki e Kiyota. Lui l'ho conosciuto ieri durante la partita.
–  Ciao! – saluto. – Che sorpresa! Dove state andando?
–  Ci siamo incontrati anche noi per caso, – spiega Maki. – Tu?
–  Sto andando a comprare un regalo per un amico.
–  Che tipo di amico? – interviene Kiyota.
–  L'hai visto ieri, è il numero 14 dello Shohoku, – sorrido.
–  Ah, è il compleanno di Mitsui? – dice Maki. – Fagli i miei auguri, allora. – Sta zitto un attimo, poi si rivolge a Kiyota. – A proposito, Kiyota, ieri mi sono scordato di dirtelo… Lei è quella che hai definito “Gallina fan di Mitsui”!
–  Cosa?! – chiedo fulminando Kiyota. – Com'è che mi hai definito?!
–  No… Io non ti ho definita proprio così…– cerca di rimediare lui. – Io…
–  Ah, già, è vero, – interviene Maki. – La definizione esatta era “Racchia gallina fan di Mitsui”!
–  CAPITANO! – ruggisce Kiyota. – Hasegawa…– implora poi, voltandosi verso di me. Credo voglia seppellirsi.
–  E hai anche avuto il coraggio di invitarmi fuori dopo che mi hai insultato!
–  Non sapevo che fossi tu! Non ti avevo riconosciuto… L'avrei fatto comunque, ma…
Non sa più dove andare a parare e rinuncia a finire la frase. Io e Maki ci scambiamo un'occhiata e scoppiamo a ridere.
–  Che vi ridete?! – chiede Kiyota, truce. – Ridere così del rookie n. 1 di Kanagawa!
–  Sì sì, rookie n. 1! Batti Rukawa e ne riparliamo! – e detto questo mi giro.
–  Ehi, Hasegawa! – Kiyota con un balzo è davanti a me. – Senti, scusa per quello che hai sentito… Il capitano, qui, ama gli scherzi…
Sorrido. – Ma sì, tranquillo! Certe cose mi entrano da un orecchio ed escono dall'altro! Era solo uno scherzo, non sono arrabbiata!
Kiyota sospira, sollevato. – Quando usciamo assieme?
–  Beh, adesso stiamo fuori, assieme. No? – chiedo, dando un'occhiata a Maki per avere man forte.
Maki lo guarda. – Ha ragione, – dice. Credo che Kiyota non lo insulti solo perché è Maki.
–  Accompagnatemi a vedere qualcosa per Hisashi, – propongo. – Altre due teste possono farmi comodo.
–  Uah ah ah! – ride Kiyota. – Bene! Ti dimostrerò che il rookie n. 1 di Kanagawa, oltre al suo innato talento, ha anche un raffinato gusto estetico!
Lo guardo. – No, ripensandoci credo che solo un campione come Maki sia più adatto per scegliere un regalo ad un ex MVP! – dico, facendo l'occhiolino a Maki.
Io e Maki ci avviamo. Kiyota ci resta male, poi si scuote e ci insegue gridando “Aspettatemi!”

E' mezzanotte e un minuto. Oggi è il 22 maggio, il compleanno di Hisashi. Mi affaccio e vedo la sua luce da comodino accesa: è in piedi e sta aspettando il mio regalo. E' una tradizione che inizialmente coinvolgeva noi tre, ma da qualche anno ad Atsuko non piace più né fare né ricevere l'invasione di mezzanotte e le consegne dei regali da e per lei vengono fatte in orario più decente, per usare la sua definizione. Così esco col mio pacchetto e vado da Hisashi. Mi aiuta ad entrare e poi gli salto al collo.
–  AUGURI HISASHI!
–  Sssh, casinista! Che urli?! I miei dormono! – sibila.
–  Ops… scusa! – abbasso la voce.
–  Allora… iniziamo la cerimonia?! – chiede tutto contento. Ci mettiamo seduti sul suo letto e vado col biglietto. Ho fatto un collage di varie foto sue, vecchie e nuove, e anche qualcuna scattata durante la partita col Miuradai.

“ALLA MIGLIORE SECONDA GUARDIA DEL MONDO…
ALTRO CHE ROOKIE NO. 1!!”

Poi vado col regalo. Gli passo il pacchetto e aspetto la faccia che farà… Hisashi lo apre e ne tira fuori un fodero per occhiali da sole. Lo apre e resta di stucco. Sgrana gli occhi e mi guarda.
–  Sono splendidi! – dice. Tira fuori gli occhiali e li infila, poi si alza e va allo specchio.
–  Guarda qui… Perfetti! Guarda come mi stanno! Sono un figo!
–  Lo so che ti fanno figo, li ho scelti io! Beh, in realtà, anche Maki e Kiyota hanno dato la loro opinione…!
–  Maki e Kiyota? – chiede, togliendo gli occhiali e rimettendoli nel fodero.
–  Li ho incontrati mentre andavo a comprarti il regalo. Ah, Maki ti fa tanti auguri! Quello scemo di Kiyota invece ha continuato a chiedermi di uscire per tutto il tempo!

–  … tu cosa gli hai risposto?
Kiyota che chiede di uscire ad Akiko?! Perché mi dà un gran fastidio?! Akiko, spero che tu gli abbia detto di no!
–  Per il momento di no. Poi vediamo.
“Per il momento”?! “Poi vediamo” che cosa?! “Poi vedete” di uscire assieme se non lo uccido io prima!
–  Hisashi…?
–  Mh?
–  Che hai?
–  Niente… pensavo a quanto mi stanno bene gli occhiali… Sono fantastici!
Sorrido e la abbraccio forte. Lei fa altrettanto. Non capisco… perché mi sento strano dopo che ha detto di Kiyota?!
–  Tutto ok… – mento. – Che dici… Raid di mezzanotte in cucina?!

E' l'una e un quarto, nessuno dei due ha sonno, anche se siamo nel mio letto, sotto le lenzuola, la schiena poggiata alla testata del letto.
–  Dovremmo dormire, – dice Akiko. – O domattina nemmeno le cannonate ci alzano!
–  Non andremo a scuola, – dico, alzando le spalle. – L'importante è che io non salti l'allenamento.
Continuo a sentirmi strano… perché all'improvviso ho questo bisogno di affrontare con lei il discorso Kiyota…?!
–  Ti piace Kiyota?
Perfetto! Bravo scemo! A questo punto puoi dirle pure cosa ti sta passando per la testa!
–  No… Cioè, non è un brutto ragazzo…
Ah…
–  …però ha quel fare da sbruffoncello che… non so, non mi attira molto…
Sì? Bene! Dio ti ringrazio per averlo fatto così!
–  Maki invece è proprio un bel ragazzo…!
Cosa?! Opporca miseria… MAKI?!
–  …non capisco Atsuko cosa aspetta a dirgli che esce con lui! Se invitasse me fuori, direi di sì prima che finisca la frase!
NO! NO! NO! CAVOLO! Ma perché mi fa così male sentire certe cose?! Non sei normale, Hisashi!
–  Che ha di bello?
–  Sì, lo so che tu sei meglio… – mi prende in giro, –… e che hai il fascino del duro…
–  Senti, Maki te lo permetto…
Che cavolo sto dicendo?!
–  …ma Kiyota no! Se devi uscire con Kiyota allora esci con me!
CHE STO DICENDO?! HISASHI, PIANTALA DI APRIRE LA BOCCA SENZA CONNETTERE IL CERVELLO!!
–  Con te ci sono uscita un miliardo di volte! – esclama. Si gira verso di me e mi guarda. – Sei geloso!
–  Cosa?! – sibilo. Vorrei urlarlo ma non posso. IO GELOSO?!
–  Sì sì! – insiste lei. Poi con un movimento solo si libera del lenzuolo e si mette a cavalcioni su di me. Non è la prima volta che lo fa, ma adesso aumenta il mio senso di stranezza… e unito a quell'insinuazione di gelosia… mi fa arrabbiare!
–  Scendi, Akiko. Non mi va di giocare. Forza, scendi.
Resta colpita dal tono.
–  Scusa…! – dice. Scende e torna dalla sua parte di letto, tirandosi su il lenzuolo. Restiamo in silenzio per un po', ormai ho rovinato tutto. Due minuti dopo si toglie di nuovo il lenzuolo dalle gambe e si alza.
–  Io vado.
E adesso cosa le dico?! Che ho reagito così perché all'improvviso mi sono sentito geloso?! Che mi dispiace di aver rovinato l'atmosfera?! Potrei, ma dopo? Direbbe “va bene” e se ne andrebbe comunque…
–  Aki--
–  Buonanotte, Hisashi. E… di nuovo auguri.
Ed esce dalla finestra. So che adesso appena toccherà il letto scoppierà a piangere perché sono stato un cafone con lei e non ne capisce il perché. Se solo lo capissi io, Akiko…potrei chiederti scusa e spiegarti…

Sono due giorni che evito quel cretino di Hisashi – perché non può essere definito altrimenti uno che reagisce in quel modo ad una battutina sulla gelosia. Non c'era certo bisogno che facesse tanto l'offeso… Non è mica la prima volta che ci facciamo battute simili… Comunque, finalmente sono tornata a casa. Saluto tutti e vado in camera a togliere la divisa. Apro la porta e appena accedo la luce vedo un rettangolo bianco sulla finestra. Mi avvicino e vedo che è una busta fermata da quattro pezzi di nastro adesivo. Chiudo gli occhi e scuoto la testa. Già la rabbia sta sbollendo, ma prima aspettiamo di vedere cosa c'è scritto… Così faccio scorrere l'anta sinistra, allungo la mano e stacco la busta. La apro e ne tiro fuori un foglio di carta a quadretti - ecco cosa fa Hisashi Mitsui nell'ora di matematica!
Mi fa uno stranissimo effetto ricevere una lettera da Hisashi – la prima e l'ultima, conoscendolo!

“ Ciao, Akiko!
Penso che se ti parlassi di persona o mi insulteresti o mi picchieresti. Onestamente non mi va nessuna delle due… Per cui ti scrivo, anche se non è il mio forte.
Scusa per l'altra sera, non volevo offenderti. Ero solo un po' stranito e sentirmi dare del geloso… Non so, l'ho presa male – ma no!
Ovviamente puoi uscire con chi ti pare, ma è chiaro che vorrei solo il meglio per te, visto il bene che ti voglio. Quindi, tra i due, sai chi preferisco io… Sempre che Atsuko non decida di uscirci prima!
Scusa ancora,
Hisashi”

Sorrido. Conciso, il ragazzo! A voce avrebbe detto molto di più… Alzo gli occhi. La luce della sua stanza è spenta. Già, è vero… è ancora agli allenamenti! Comunque, Hisashi da quell'orecchio non ci sente, per te, Atsuko… Mettiti il cuore in pace! Mi cambio e intanto penso… Adesso che mi è passata vorrei parlargli. Magari domattina… Invece decido di anticipare, e gli mando un messaggio.
“Sei uno scemo, Hisashi! Non provare mai più a farmi un pezzo simile, ok? Buona serata, Akiko”.
Mi metto sul letto a leggere qualche pagina del libro di inglese e dopo un po' suona il cellulare: messaggio. Mi sento nervosa mentre premo il tasto per leggerlo; all'improvviso, il cuore ha accelerato e mi si è stretto lo stomaco… “Sì, promesso! Fa' la brava; io finisco gli allenamenti e poi passo un attimo a salutarti. Bacione, Hisashi”.
Il cuore ha fatto uno strano balzo quando ho letto che viene dopo… Ma che mi prende?! Non è la prima volta che lo rivedo dopo qualche giorno…

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Capitolo 5
*** 5 ***


5.

– Hasegawa!
Mi giro e vedo Hanamichi Sakuragi venire verso di me. Siamo in classe assieme; molte ragazze, ma anche ragazzi, si chiedono come facciamo io e Haruko a parlare con “quel teppista e il resto della sua banda”. A me hanno smesso di chiederlo quando mi hanno visto entrare a scuola con Hisashi!
–  Dimmi.
–  Non è che mi fai copiare i compiti di inglese?
E ti pareva? – Va bene.
Così torniamo in classe, io gli do il mio quaderno e lui comincia a copiare. – Però, sei brava! – commenta, man mano che scrive.
–  Eh, ma non posso certo nulla contro un genio! – rido.
–  Eh eh, su questo ti do ragione! – gongola. Finisce di copiare i compiti e mi ridà il quaderno. – Grazie, Hasegawa.
–  Puoi chiamarmi Akiko, – dico, rimettendo il quaderno sotto il banco. – Tanto è praticamente dall'inizio dell'anno che tu e Mito copiate i miei compiti!
Continuiamo a parlare di un po' di tutto. Hanamichi sembra tanto insensibile e immaturo, però ha le basi per diventare un'ottima persona. E poi ha ragione Haruko, con lui si parla benissimo – quando non ha le sue sparate. Hisashi per certi versi è più complicato da affrontare. Ma una volta imparato a gestire lui, puoi gestire chiunque! All'improvviso entra un ragazzo in classe.
–  Sei tu Hasegawa?
–  Sì.
–  C'è giù uno che ti cerca. E' un tipo strano. Ha detto di dirti che è il rookie n. 1 di Kanagawa!
KIYOTA?! CHE CI FA QUI?!
–  Sì… arrivo, – rispondo, e il ragazzo se ne va.
–  Chi è quel cretino che osa fregiarsi di un titolo che spetta solo al mito vivente?! – scatta Hanamichi.
–  E' Kiyota del Kainan, – rispondo senza pensarci. – Mi sta chiedendo di uscire un giorno sì e l'altro pure…
–  Osa pure romperti le scatole?! Ora vado giù io e--
–  No, fermo! – lo blocco prima che si fiondi a prendere a testate Kiyota. – Tranquillo!
–  Sicura?! Gli faccio vedere io che cosa succede quando si rompono le scatole all'amica di un genio!
–  Sì, sì, tranquillo, – dico, e mi avvio alla porta. Mi fermo e mi giro. – Solo… ora che vai agli allenamenti, non dirlo a Hisashi, ok?
Annuisce e io scendo. Kiyota mi sta aspettando nel giardino, poco distante dal cancello della scuola. Appena mi vede sorride e mi viene spontaneo fare lo stesso.
– Ciao! – saluto. – Che sorpresa!
–  Ho fatto una scappata qui prima degli allenamenti!
Getto un'occhiata all'orologio. – Ma… non cominciate tra poco? Per quando torni al Kainan, Maki sarà imbestialito!
–  Ahahah! – ride, al suo solito. – Al capitano ci penso io, tranquilla!
Scuoto la testa. – Poveraccio, non lo invidio! Allora, a che devo l'onore della tua visita?
–  Beh, sono venuto a proporti l'onore di uscire con me!
–  Come, prego? – inarco un sopracciglio e incrocio le braccia, in puro stile Hisashi. – “L'onore di uscire con te”? Non dovrebbe essere qualcosa tipo “Sono venuto a chiederti l'onore di uscire con me”?
–  Sono io la matricola d'oro! – ride lui. – Quindi dovresti sentirti onorata tu di uscire con me!
–  Ossignore, questa mi mancava! – scoppio a ridere, alzando le mani. – Sei parente di Hanamichi e non lo sapevo?
–  Non paragonarmi a quella scimmia! – sbotta. – Già non mi piace l'idea che tu vada a scuola con lui…!
– Ci vado anche in classe, se è per questo! E gli passo anche i compiti, se serve! Sì sì!
Kiyota resta senza parole. – No, allora no, questo è troppo.
–  Racchia, gallina, fan di Mitsui e in classe con Hanamichi… eh già, è troppo! – scoppio a ridere.
Mi guarda e sorride. –  No, sul serio. E' anche per scusarmi di quelle parole che voglio invitarti fuori!
In quel momento gli squilla il telefonino, e lo tira fuori dalla tasca.
–  Oddio, no! – sbianca. – Credevo di avere più tempo!
–  E' Maki?!
Annuisce e risponde. – Caaapitano! – esclama, e subito chiude gli occhi, allontanando il telefono dall'orecchio. Ahia! Lo sento pure io!
–  Sì, capitano, arrivo subito! Ma senti, ho un buon motivo per--
Si interrompe mentre mi pare di capire che Maki lo sta minacciando di fargli fare di corsa tutta la prefettura di Kanagawa se non arriva in palestra entro un quarto d'ora fa. Stringo le labbra, trattenendo un sorriso. Kiyota cerca di spiegare a Maki dov'è e perché, ma l'altro non lo lascia parlare. Quando riattacca, assumo la mia espressione più preoccupata. – Tutto bene?
–  Sì, sì! Nessun problema! – ride spavaldo. – Il capitano deve fare la scena davanti agli altri, ma sotto sotto mi adora!
–  Ma molto, molto, molto sotto! – rido.
–  Allora, ci esci con me? Non me ne vado finché non me lo dici!

Gli allenamenti sono iniziati da un po', ma non vedo ancora Akiko. Ci sono Haruko e le sue amiche, le fan di Rukawa - casiniste -… ma non lei. Akagi e Anzai ci concedono cinque minuti di pausa e io esco dalla palestra per dare un'occhiata in giro: magari Akiko è in arrivo.
Giro l'angolo e la vedo. Con chi sta parl-- KIYOTA?! Che ci fa, lui , allo Shohoku?! E' venuto da solo o l'ha chiamato lei?! Il sangue mi va alla testa. Possibile che mi abbia sempre dato così fastidio vederla parlare con qualche altro ragazzo che non sia io?! Non mi pare… Sì, beh, se il tipo cui lei andava dietro non mi piaceva glielo facevo presente…Ma a me non è mai fregato così tanto! Resto incantato come se la vedessi per la prima volta. E' sempre stata così bella mentre rideva?
Cerco di captare qualcosa della loro conversazione… Sbaglio o Kiyota le ha chiesto di uscire?! No! Akiko, rispondi no! NO! Ti prego! Dovrei andarmene, lo so, ma resto lì sperando di sentire che la risposta sia--
–  Ehi, Mitsui! Rientra, la pausa è finita!
Faccio cenno con la testa, ma quando la rigiro Kiyota non c'è più e Akiko mi sta fissando. Adesso mi ucciderà perché pensa che la stavo spiando. Sicuro. Invece sorride e viene verso di me.
–  Non ti stavo-- – comincio.
–  Lo so, ho sentito l'urlo di Miyagi, – sorride. – Allora, non vuoi saperlo?
–  Cosa? – faccio il finto tonto.
–  Se esco con lui o no.
–  Lo sai che per me puoi fare quello che vuoi, – cerco di sorridere mentre lo dico.
–  Sì, ma secondo te?
–  Akiko, – la fisso, – se vuoi dirmelo, bene. Sennò rientro.
Non voglio sentirlo, no. Non mi interessa se si chiama Maki, Kiyota o Pinco Pallino. Ma perché, poi? Io non sono mai stato geloso di lei, quando mi diceva che era innamorata… A me va bene che frequenti altri ragazzi… o no?
–  Ne riparliamo stasera, in caso, – decide lei per me. Mi prende sottobraccio e andiamo in palestra. Che mi sta succedendo…?! Possibile che io…?!

Busso alla finestra e aspetto. Dopo poco arriva Hisashi e mi apre.
–  Dormivi?
–  No, scusa, avevo le cuffie nelle orecchie, – dice facendomi entrare. – Che ci fai qui? Problemi?
–  No, dovevamo finire il discorso di stamattina… o sbaglio?
Fa una faccia strana. Sembra che gli ho appena dato una brutta notizia e mette in agitazione anche me. Cos'è, Hisashi… sei davvero geloso?! Dovrò stare attenta, da adesso in poi, a parlarti di chi mi piace, o dei ragazzi in generale?!
–  Dimmi, allora, – dice, mettendosi seduto sul letto. Io mi siedo vicino a lui.

Ti prego, Akiko… non dirmelo…

–  Gli ho detto che un'uscita potevamo anche farla, visto che ci teneva tanto a scusarsi per avermi definito “racchia gallina fan di Mitsui”!
–  E tu esci con uno che ti ha definito così?! – sbotta lui.
–  Infatti vuole scusarsi! – sorrido per smorzare il suo tono. – Poi vediamo se continuare a vederci.
Hisashi annuisce.
– Veramente, io volevo dirgli che uscivo con te, ma poi non l'ho fatto.
–  Perché no? – chiede con tono quasi dispiaciuto.
–  Così, per fargli uno scherzo e vedere che diceva. Poi però mi sono ricordata che gli ho detto che eri un amico. E poi alla fin fine è stato carino, si è beccato anche una mega sfuriata di Maki perché per venire allo Shohoku ha fatto tardi agli allenamenti!
Hisashi resta in silenzio, ma alla fine sfodera il suo solito sorriso.
– Bene, sono contento per te! Ma devo in ogni caso dargli una lezione per averti definito racchia e gallina, – aggiunge, con lo sguardo del “vecchio” Hisashi. – Nessuno tratta così la mia Akiko e la racconta!
Sorrido; mi pare che siamo tornati alla normalità.
–  E per quand'è il grande evento?
–  Ah, no, eh! Stavolta Kiyota sai chi è! Non tirare di nuovo in ballo la storia che devi venire a casa mia a conoscere ogni ragazzo che mi invita fuori! Ho già un padre, grazie!
–  Uffa… e va bene…

Akiko è tornata a casa da qualche minuto e io mi sono rimesso le cuffie nelle orecchie. La musica mi fa da sottofondo ai pensieri… sto cercando di tirare le somme di questi ultimi giorni. Akiko mi dice che Kiyota le ha chiesto di uscire – e mi ha dato fastidio. Mi ha dato del geloso – mi sono arrabbiato. Mi dice che esce con Kiyota – mi fa male da matti. L'ho vista con Kiyota a scuola – l'avrei ucciso.
Decisamente non tornano i conti…
Decisamente… mi sa… che mi sono preso una bella sbandata per lei…

 

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Capitolo 6
*** 6 ***


Prima del nuovo capitolo, desidero ringraziare Glitter Princess per aver inserito la mia storia tra i "preferiti"; Astarte85, Lilli84, Nuvola88 e Scracri per averla inserita tra le "storie seguite"! Grazie anche ai lettori anonimi! Spero continuerete a seguirmi! Ogni commento è, come sempre, ben accetto!
Buona lettura!

6.

Oggi è il giorno del “grande evento”.
Sono un po' nervosa: questo è il mio primo appuntamento serio. Esco con un ragazzo! Di solito esco con Hisashi, ma con lui è un'altra cosa. Sto fissando l'armadio aperto, addosso ho già un completo pantaloni tre-quarti e maglietta a maniche corte, con lo scollo a barca, ma non mi convince. Sono assorta nei miei pensieri e con lo stereo ad alto volume non sento che bussano alla porta.
–  Sei presentabile? – chiede Hisashi, aprendola leggermente.
–  Oh! Vieni, vieni! Scusa, non ti avevo sentito! – e corro ad abbassare lo stereo. – Che ne dici? Ti piaccio?
Hisashi mi fissa. – E' per uscire con Kiyota?
Annuisco e aspetto la risposta.
–  Sì, puoi andare.
Che entusiasmo! Un po' di vita, eh! Prendo la roba del trucco, vado in bagno e mi piazzo davanti allo specchio. Hisashi mi segue. Ha una faccia dall'espressione indecifrabile.
–  Comunque tu che ci fai qui? – chiedo, lavandomi la faccia.
–  Sono venuto a prendere Atsuko.
Il cuore mi è arrivato in gola. Hisashi esce con Atsuko?! Stringo i denti e faccio finta di nulla. Perché?! Perché con lei?! Akiko!! Ma cosa vai a pensare?!
–  Ah, uscite assieme? – chiedo, guardandolo dallo specchio. – Bene! E dove andate?
–  Non so, – risponde, alzando le spalle. – Ancora non abbiamo deciso.
Annuisco e torno a concentrarmi sul trucco, stendendo la crema per il viso e poi il fondotinta. – Una volta possiamo fare un'uscita a quattro… se io e Kiyota continuiamo a uscire assieme, intendo.
–  Sì, sì, – dice lui, alzando le spalle.
Metto giù l'ombretto e mi giro. – Hisashi… stai bene? Sei strano, ultimamente… E' un periodo un po' così o sono io che mi preoccupo per nulla?
–  Sto bene! – ride. – Tranquilla, sto bene!
Sì, come no… Raccontalo ad un'altra, Hisashi…. Mi hai appena confermato che non stai bene! Annuisco. – Allora stasera ti racconto com'è andata, – dico, riprendendo a truccare gli occhi.
–  Va bene.
–  Tu e Atsuko state assieme?

Io e Atsuko COSA?! Dio, no, Akiko! Chiamami bastardo, ma stavolta le ho chiesto io di uscire, per vedere la tua reazione… Che, come immaginavo, non c'è stata. Sono solo io ad essermi innamorato di te… Tu non ricambi, vedo…
–  Hisashi…?
–  Eh? Scusa… dicevi?
–  State assieme? Ti piace Atsuko?
–  Beh… adesso non è esattamente così… stiamo solo… ecco, sì, riallacciando i rapporti.
–  Capisco. Comunque, Atsuko è fortunata: due bei ragazzi si interessano a lei…!
–  Anche tu hai uno spasimante… no? – mi costringo a chiedere.
–  Sì, beh… ma mica sono innamorata…
Bene, benissimo!
–  …per lo meno, non ancora.
Ah. Si gira e mi guarda. – Sai, sono un po' gelosa. Ora che tu sei di nuovo quasi in pace col mondo, ci saranno altre persone, incluse altre ragazze, nella tua vita…
–  Ma che dici? Sarai sempre la mia Akiko! – ribatto, offeso.
Sorride. – Bene! Quindi ci sarai sempre, vero? Sarai sempre il mio migliore amico, anche se sarai fidanzato?
Ammazzatemi. Ora.

Ho visto Hisashi e Atsuko uscire assieme da casa, e lo stomaco mi si è stretto. Ho fatto di tutto per evitare di incrociarli assieme, ma alla fine è successo. Purtroppo devo anche dire che fanno una bella coppia… Atsuko è più alta di me, già questo basta per farle fare bella figura vicino a Hisashi. E poi è sempre vestita bene, al contrario di me che prediligo un abbigliamento carino ma comodo… tipo quello che indosso ora… La porta di casa si è chiusa, ma loro due purtroppo non si sono portati via quello strano senso di oppressione che avevo nel petto. Atsuko si è portata via Hisashi, però… questo è tutto quello che riuscivo a pensare. Atsuko mi sta portando via una delle persone più importanti della mia vita… Chiaro che se fosse uscita con Maki sarei stata più che felice…
Sospirando, sono tornata in camera mia e ho rimesso a posto tutti i vestiti che ho provato e poi scartato. Mi sono guardata allo specchio e senza volerlo ho cominciato a pensare che io per Hisashi non vado bene. Cioè, vado bene come amica, ma non come altro. So come gestirlo, come tirarlo su, ma se dovesse scegliere tra me e un'altra sceglierebbe l'altra. Io non sono adatta a lui. Poi mi sono scossa da questi pensieri che non so neppure io da dove vengano e sono tornata di sotto. Dovrei avere il cuore a duemila per l'appuntamento eppure non riesco a smettere di essere inquieta per quei due…

Dio mio, speriamo solo di non incontrare Akiko con Kiyota… Non so davvero come potrei reagire… Senza contare che Atsuko potrebbe capire tutto… e guai se Akiko scoprisse qualcosa in quel modo… Anche perché mi sono innamorato solo io… Non so come prenderebbe una notizia del genere…
–  Dove vuoi andare? – chiede Atsuko.
Alzo le spalle. – Scegli tu, – rispondo. Oggi non ho proprio voglia di pensare…
–  Beh… Non so se ti va, però potremmo andare ad una mostra di arte moderna che c'è in città… Ero curiosa di vederla, ne parlano bene…
Guarda, pur di non incontrare Akiko e Kiyota, andrei al polo a piedi… – Per me va bene.
Chissà che faranno loro due, invece… Si prenderanno un caffè da qualche parte, chiacchierando e facendo battute… Per un attimo vedo me al posto di Kiyota… Basta, devo smetterla! Godiamoci questa uscita senza pensare per una volta che mi sono innamorato di lei…

Kiyota non ha reagito stranamente, vedendomi vestita così. Ha sorriso, per cui ritengo che un minimo gli sono piaciuta. E una è andata! Mi sono un po' ripresa, nel frattempo. Ho dato un'occhiata alle quattro fototessere che ci siamo fatti poco dopo che gli avevo tagliato i capelli. Ce n'è una in cui siamo abbracciati e sorridiamo. In quel momento ho capito che Hisashi per me ci sarà comunque… Nella buona e nella cattiva sorte, come ha detto lui un giorno. Quando si è innamorato, in precedenza, ero troppo piccola per capire che un po' si allontanava. In questi ultimi due anni, poi, come presenza femminile importante nella sua vita c'ero solo io… Mi ha viziata troppo! Bene, dato che mi ritengo una ragazza matura, mi comporterò come tale, e accetterò che si allontani da me per vivere la sua storia… Basta che non sia con Atsuko! Io ce la vedo meglio con Maki!

Ci siamo fatti un giro, poi siamo andati in un locale. Lui ha preso un cocktail alla frutta e io una coppa gelato. Kiyota è spigliato, dalla battuta pronta, anche se non perde occasione per mettersi in mostra!
–  Senti, prima che mi dimentico… Cos'è questa storia che sono una racchia gallina fan di Mitsui?
Sorride, imbarazzato. – Sentivo una ragazza che urlava “Vai Hisashi!” a tutto spiano. Così quando sono tornato sugli spalti e ho visto Maki, gliel'ho detto. Lui ha risposto “L'ho sentita pure io, dalla voce sembrava carina. Non è che sei invidioso perché Mitsui ha una tifosa del genere?”. Che ne sapevo che ti aveva visto e che vi conoscevate?! Io ho commentato “Bah, quelle che fanno così non sono mai un granché… Sarà solo una racchia gallina!”… Ma l'ho detto per scherzare! Io ero a bordo campo e non ti vedevo bene sugli spalti… Quando Maki ti ha presentato non ho collegato la tua voce con quelle grida…
Maki… sembra tutto d'un pezzo e poi se ne esce con certi scherzetti…! Sorrido. – Comunque sì, sono la fan n. 1 di Hisashi!
–  Allora, dimmi un po' di te! – sorride. – Che ti piace fare nel tempo libero?
–  Uhm… mi piace leggere, camminare, andare in bici… quando ho l'ispirazione disegno… cose del genere! Mi piace anche fare finta di essere una turista e visitare la città! Ho trovato dei posti di cui nemmeno sospettavo l'esistenza!
–  A basket sai giocare?
–  Sì sì, mi ha insegnato Hisashi! Però sono arrugginita perché negli ultimi due anni non ho più toccato una palla da basket. Adesso che ha ricominciato, capita che facciamo qualche tiro assieme!
–  Cioè, aspetta… lui in questi due anni non ha giocato e nemmeno tu? Perché?
–  Perché giocavo sempre con lui e non volevo che soffrisse. Il basket era tabù. Se volevo restargli amica, era l'unica cosa che potessi fare.
–  Siete veramente legati, eh…
–  Eccome! Dopo la mia famiglia, è la persona più importante della mia vita! – sorrido. – Ne abbiamo combinate di tutti i colori, insieme, in questi anni!
Kiyota sorride. – Beh, comunque spero che mi concederai di vederti giocare, una volta!
–  No, no, mi vergogno! – rido. – Finché non ho ripreso la mano, te lo proibisco! Non sono come lui, che dopo due anni ricorda tutti i movimenti come se non giocasse da un giorno! E poi mi basta già un allenatore severo!
–  Naah, io non sono severo! Non vedi come sono gentile? – dice, sfoderando il suo miglior sorriso. – Se tu avessi Maki come allenatore, allora sì che sarebbe severo!
–  Non hai visto Hisashi! Almeno se mi allenasse Maki non perderebbe la pazienza, dato che non sono un suo giocatore! Quell'altro, invece, ha la miccia corta anche con me, certe volte! E tu, che fai nel tempo libero? Escogiti i modi di far innervosire Maki?
–  No, quello è un talento naturale! – ride. – Beh, a parte il basket… vediamo, mi piace la musica, specialmente andare nei bar quando ci sono quei gruppi sconosciuti che suonano dal vivo… Magari una volta possiamo andare insieme, che dici?
Io annuisco. – Mi piacciono i manga… – continua, – e vado a correre… ti piace il luna park?
–  Sì, tanto! – esclamo. – E' una vita che non ci vado!
–  Che ne dici se ci andiamo dopo che hai finito il gelato?
Sorrido e annuisco.

–  Ti diverti?
–  Sì, mi piacciono questi quadri!
Non sto mentendo, mi piace l'esposizione. Atsuko ne sa veramente tante e sentire le sue spiegazioni, parlare con lei scambiandoci opinioni mi sta aiutando a rasserenarmi. Ogni tanto mi perdo nei miei pensieri fissando un quadro, ma nel complesso lei ha tutta la mia attenzione. Si vede che non sono proprio in forma, e che sto facendo di tutto per evitare di pensare a quei due.
Ogni tanto Atsuko mi getta un'occhiata obliqua, credo che abbia capito che non sto bene, ma non chiede: sa che non le direi nulla perché mi confido solo con Akiko… In un certo senso mi dispiace, perché non avrei mai pensato che mi sarei innamorato di lei e quindi da adesso in poi dovrò stare più attento a quello che dico e faccio… A volte, ripensandoci, mi maledico per questa situazione, perché è capitata proprio nel momento in cui Akiko ha cominciato a uscire con Kiyota e io ho riallacciato i rapporti con Atsuko… E tra le due cose, la prima è quella più catastrofica.
Non oso pensare a come potrei reagire se Akiko stasera piombasse da me, come è sicuro che farà, per sapere come è andata tra me e Atsuko… e sicuramente io almeno per gentilezza dovrò chiedere come è andata a loro due…e sentirla raccontare tutta entusiasta non sarà affatto un aiuto al mio morale sottoterra…
Abbiamo finito di visitare la mostra e stiamo facendo un giro in città. Atsuko sta parlando, ma io stavolta non la sto ascoltando quasi per nulla… Però ad un certo punto dice una frase che mi fa tornare in me.
–  Che ne diresti di… beh… ricominciare a frequentarci?
Ci resto secco, ma cerco di non darlo a vedere. – Ma… non lo stiamo già facendo…?
–  Intendo… non proprio da amici, Hisashi… Vedi… Insomma, tu sei ancora molto importante per me…
Allora non avevo frainteso certi segnali… – Ah, ho capito… Solo che… Forse è il caso di andarci piano, no? In fondo, ormai ci siamo lasciati da un pezzo… Non è così semplice…
Lei annuisce. – Sì, certo… Per me va bene anche così, pian piano…
Allora è vero… Non c'era mai stato un “nulla di che” nella sua proposta iniziale di uscire assieme… Le ho detto di sì ma mi sa che me ne pentirò…

–  Grazie per la giornata, Kiyota… Mi sono divertita molto!
–  Sono contento! Spero che si ripeterà!
–  Beh… Vediamo! – sorrido.
–  Buonanotte, Hasegawa, – sorride anche lui. Poi si avvicina e mi dà un bacio leggero sulla guancia. Ci sorridiamo un'ultima volta, poi io rientro in casa.

Atsuko è soddisfatta della sua uscita con Hisashi. Credo che alla fine ci abbia parlato e lui non le abbia detto proprio di no. La sensazione di gelosia mista a tristezza mi assale come stamattina. Mi sento una scema, dovrei essere ancora euforica come quando sono rientrata qualche ora fa ma riesco solo a pensare a quei due. Lasciamo perdere, non è niente. Devo solo abituarmi all'idea che ora Hisashi è tornato quello che era, sta bene, non è più arrabbiato con se stesso e col mondo, quindi si comporta come tutti… Vado in camera e mi preparo per la notte. Sto per mettermi nel letto, quando noto un messaggio sul cellulare. “Domani entro più tardi, perciò vai senza di me. ‘notte, Hisashi.”
Guardo verso la sua stanza; la luce è spenta. Rileggo il messaggio. Non un accenno alla mia uscita di oggi con Kiyota. Hisashi…Ma che ti prende…?! Che ti ho fatto?

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Capitolo 7
*** 7 ***


Grazie di nuovo a tutti per le letture e le recensioni! La storia prosegue!

7.

Ormai è da qualche giorno che esco con Kiyota, e credo che continuerò a farlo. Non sono innamorata di lui, almeno non ancora, però mi ci trovo bene. E' un gran casinista, sbruffone e testa calda, ma mi piace perché sa comunque ascoltare… Mi ricorda un po' Hisashi, per certi aspetti… Hisashi… Lui invece continua a vedersi con Atsuko. Sto cominciando a pensare che forse mi sono sbagliata… Probabilmente anche lui vuole ricominciare da dove si erano interrotti… A pensarci bene, la cosa mi manda alquanto in bestia… Dato che io tifo per Maki!

“Ma tanto non è detto che usciremo assieme dopo stavolta…!”
Sì, come no… Bugiarda! Grandissima bugiarda! Solo perché Takato non ammette spettatori non va al Kainan a vedere i suoi allenamenti…! Altrimenti, “ciao Hisashi” anche in quel caso… Sarà già tanto se viene alle mie partite… Ma perché mi sono innamorato di lei con tutte le ragazze che posso avere?! E perché continuo a uscire con Atsuko, nonostante io non ricambi affatto i suoi sentimenti?! Accidenti a te, Akiko… mi farai morire…

Quel cretino di Hisashi non ha nemmeno chiesto come va tra me e Kiyota… Mai, nemmeno una volta. Me l'ha chiesto Atsuko e addirittura Maki… ma non lui… Quando fa così proprio non lo sopporto. “Non sono geloso”, e poi guarda che comportamento allucinante che ha… Almeno io con me stessa riesco ad ammetterlo: sono gelosa. Lo sono perché esce con mia sorella, lo sono perché mi sento trascurata… Lo sono per tanti motivi, anche se non tutti chiari. E nonostante tutto, gli sto vicino come e più di prima…

Ho quasi finito di fare il borsone, tra poche ore c'è la partita contro lo Shoyo. Mi girano già le scatole, sono nervoso per la partita e per Akiko. Pure ieri sera l'ho vista tornare a casa con Kiyota… Sì che non le piace…! Che palle… dov'è quella maledetta giacca?!
–  Mamma! – grido uscendo dalla mia stanza. – Dov'è la giacca della tuta?! Non dirmi che è ancora ad asciugare!
Mi arriva in testa; mentre la tolgo sento una risata che conosco…
–  Toh, chi si vede, – commento, alzando un sopracciglio. Lei sorride. – Com'è che non sei con Kiyota?!
–  Ci vediamo allo stadio.
E ti pareva?! Torno in camera mia e mi segue. – Ti serve una mano?
–  Ho fatto, – dico, chiudendo il borsone e infilando la giacca. Annuisce; sembra che ci sia rimasta male per i miei modi. Spiacente, Akiko… Lo sai come reagisco quando sono nervoso e arrabbiato.
Annuisce, e resta zitta, guardandosi attorno. – Allora… – dice infine, – se hai fatto, andiamo?

Non ci siamo detti molto, fino allo stadio. Sembravamo io e Atsuko il giorno delle grandi pulizie da me. In pratica però è stata solo colpa mia. Lei parlava, ma le uniche risposte che otteneva da me erano dei cenni con la testa o frasi a mezza bocca. Non riuscivo a dire altro. Volevo fare il carino e chiedere di lei e Kiyota, ma temevo che si lanciasse nella descrizione di quanto le piaccia, per cui ho lasciato perdere. Non volevo peggiorare ancora di più il mio umore… Solo che, vedendo che io non volevo parlare, alla fine si è rassegnata al silenzio anche lei… e il mio nervosismo è aumentato.

Siamo arrivati allo stadio, il resto della squadra era già lì. Ho fatto finta di nulla, li ho salutati tutti con un sorriso, anche se dentro di me avrei voluto piangere… pur non sapendo bene perché. In fondo, è capitato che Hisashi avesse reazioni del genere, in precedenza… Io però le ho sempre prese come venivano, e mai così male… Boh…
–  Io vado, – ha detto. – Ciao.
L'ho preso per la manica della giacca, con un sorriso incerto sulle labbra. Prima che potesse reagire l'ho baciato sulla guancia, come se nulla fosse.

Ho chiuso gli occhi, quando ho sentito le sue labbra sulla mia guancia… Poi ho fatto finta di nulla, l'ho guardata e ho cercato di sorriderle. Ce l'ho anche fatta. In quel momento ho pensato a Kiyota, che sicuramente quelle labbra può baciarle… e il cuore ha fatto un salto. Oddio… sono così innamorato?!

– Ehilà! – saluto, mettendo una mano sulla spalla di Kiyota e una su quella di Maki, seduti sugli spalti.
–  Ciao, Akiko! – sorride Kiyota. Maki si gira e fa altrettanto. Kiyota mi dà un bacio sulla guancia e io per un secondo mi irrigidisco. Lo so, Hisashi è negli spogliatoi e non c'è pericolo che mi veda, eppure è come se mi sentissi a disagio nel fare queste effusioni con Kiyota sapendo che Hisashi è nei dintorni… Kiyota comunque non si accorge di nulla.
–  Resti con noi a vedere la partita?
–  No! – scuoto la testa, ridendo. – Maki ha detto che secondo lui vince lo Shoyo… Non posso restare qui, porterei sfiga alla mia squadra!
–  Capitano! – sbraita Kiyota mentre noi due ridiamo della sua reazione. Se l'è presa più lui che io!
Quando si calma mi chiede se ci vediamo poi la sera dopo cena.
–  Vediamo come va la partita! – rispondo. – Se vinciamo, mi aspettano i soliti festeggiamenti con Hisashi! Possiamo vederci domani, no?
Ha un secondo di esitazione, poi annuisce.

Fine del time-out per lo Shohoku.
–  Mitsui sembra stanco, – dice Maki. Da dove è spuntato?!
–  Che ci fai qui? – sorrido. – Dov'è la tua squadra?
Fa un cenno con la testa: lassù. Mi giro, ma non vedo Kiyota. Boh… Torno a guardare la partita, e sì… Hisashi sembra stanco.
–  E' la marcatura del n. 6, – mi spiega, continuando a guardare il gioco. – Lo sta sfiancando.
–  Mmmh… – mugugno. – DAI, HISASHI! – grido poi, facendo fare un salto a Maki. – NON FARTI FREGARE DAL QUEL N. 6!
A cinque minuti dalla fine, Hisashi sta per realizzare un canestro da tre, quando quel n. 6 gli fa fallo, vanificando l'azione.
–  DEFICIENTE! – urlo. – BLOCCARE HISASHI! ARBITRO, BUTTALO FUORI!!
–  Ehi, ehi, calma! – ride Maki. – Non è un tuo parente, lui?!
–  Chi?! Quel cretino n. 6?! No!
–  Ah, credevo, dato che si chiama Hasegawa pure lui.
–  Ti pare che se fosse stato un mio parente non gli avevo insegnato che Hisashi non si sfida?!

A due minuti e trenta dalla fine, Fujima devia un passaggio di Rukawa destinato a Hisashi. Lui si butta all'inseguimento della palla, la prende e la ripassa a Rukawa… finendo sulle riserve dello Shoyo. Scatto subito verso le scale.
–  Kogure! – chiamo. Lui alza la testa e sorride. Anche se l'ha portato fuori con un braccio attorno alle spalle, sta bene. Meno male! Mi metto seduta sulla sedia vicino a lui, che ha l'asciugamano in testa e non vede ai lati.
–  Mi devi far sempre preoccupare, tu?

Mi giro a destra; le sue dita spostano l'asciugamano, permettendomi di vederla. Sta sorridendo.
–  Certo! Sennò che gusto c'è?! – sorrido anch'io. – Comunque non mi sono fatto nulla.
–  E chi ti ammazza, a te?! – ride. Mi tolgo l'asciugamano dalla testa e lo sistemo attorno alle spalle. – Allora, stasera dove festeggiamo? – chiede poi.
–  La partita non è ancora finita, sai? – le faccio notare.
–  Perché, hai dubbi su come finirà?! L'unica cosa incerta è con quanti punti di scarto li batteremo!
Mi metto a ridere, anche se non so cosa rispondere. Non mi sento ancora molto a mio agio con lei, da quando mi sono innamorato. E se succedono scene come quella mentre venivamo qui?! Comunque, se esce con me non vedrà Kiyota… L'avrò tutta per me… Non è una brutta idea, anzi…
–  Va bene, allora. Ti aspetto fuori dallo spogliatoio…
Akiko sorride, mi da un bacio sulla guancia, mi sistema un po' i capelli, poi si alza e se va. La seguo con gli occhi, e quando li alzo appena di più vedo Kiyota. Sta passando lo sguardo da me a lei e viceversa. Ahia…

Abbiamo vinto, lo Shoyo è fuori dal campionato. Ben ti sta, n. 6! Così impari a sfidare Hisashi Mitsui! Io, Yohei e gli altri ci precipitiamo agli spogliatoi, ma Kogure ci blocca: sono crollati per la stanchezza e stanno tutti dormendo! Per cui gli chiedo di riferire a Hisashi che vado a casa e lo chiamo stasera. Mentre sto uscendo dalla zona spogliatoi Kiyota mi ferma.
–  Allora… stasera festeggi, a quanto pare…
–  Già! – dico, tutta contenta. Poi noto lo sguardo strano. – Tutto bene?
Annuisce. – Ci sentiamo per domani, – dice poi.
–  Va bene, – sorrido. Mi bacia sulla guancia e di nuovo ho quella sensazione di disagio. Ma Hisashi sta dormendo… Di che ho paura?!

Dopo cena cerco di contattare Hisashi, ma senza successo. Ma che, dorme ancora?! Il cellulare è spento, e la luce della sua camera pure. E' un ghiro! Dopo parecchi tentativi lascio perdere. Ormai con lui è andata. A questo punto, faccio prima a chiamare Kiyota e dirgli che è saltato tutto con Hisashi… Sto facendo il numero, quando lascio perdere a metà. Non mi pare il caso; può sembrare che lo considero il ripiego della serata andata a monte… Così mi stendo sul letto e cerco di mettere ordine tra i miei pensieri… Strano… Quando Kiyota qualche giorno fa ha annullato all'ultimo un'uscita per un impegno improvviso, non ho fatto una piega… Adesso, Hisashi crolla dalla stanchezza per la partita, non ci vediamo, e io non ci sto bene proprio per niente, anzi… E poi… quella sensazione di disagio che ho a volte, con Kiyota… Oddio, Akiko… ma non è che tu davvero ti stai innamorando di Hisashi?!

Akiko… mi dispiace… Sto qui nel letto e riesco a pensare solo a queste tre parole… Ti ho detto di sì convinto di voler uscire a festeggiare con te la vittoria… Ma adesso non me la sento… Ho davanti agli occhi lo sguardo di Kiyota e mi rendo conto di quanto lui ti voglia bene… Se uscissi con te, stasera, probabilmente incrinerei quello che c'è tra voi… Se tu fossi qualcun'altra, non avrei problemi a farlo… Ma sei Akiko… Non posso farti questo, non voglio che tu litighi con Kiyota per un'uscita con me… E con questi pensieri in testa e nel cuore mi sono addormentato…

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Capitolo 8
*** 8 ***


Ancora grazie a Scorpy, Snowflake e Glitter Princess per le recensioni! ^^ Sono davvero felice che la mia storia vi stia piacendo, e spero che continui a essere all'altezza delle vostre aspettative!

8.

Nobunaga mi chiama a ora di pranzo, chiedendomi di vederci la sera. Ci mettiamo d'accordo su ora e posto, poi ci salutiamo. Quando arrivo all'appuntamento noto subito che c'è qualcosa che non va.
– Ciao! – saluto. Lui fa altrettanto, ma non dice più altro. Resta zitto per un po', poi all'improvviso chiede: – Io ti piaccio?
La domanda mi coglie di sorpresa. – Che vuol dire…? Certo, sennò non uscivo con te, no?
–  Intendo… Tu cosa provi per me?
Oh… Ora capisco… – Beh… Vedi… Ti conosco poco, ancora devo capire se… Ecco, se tra noi due ci può essere qualcosa…
–  Quindi non ne sei sicura.
–  No… – dico con un filo di voce. – Però mi trovo bene con te…
–  E per Mitsui? Per lui cosa provi?
Il sangue mi va alla testa. Che c'entra Hisashi adesso? – Beh… siamo… molto amici…
–  Solo?
–  Sì… – rispondo, mentre, in un lampo, mi torna in mente quel senso di disagio che ho provato ieri. – Ma cos'è questo terzo grado?!
–  Voglio solo sapere perché con lui ti comporti in un modo e con me completamente all'opposto! – sbotta, scattando in piedi.
–  Ma… non è vero! – obietto, alzandomi anche io. – Se è capitato, è solo perché ci conosciamo da una vita, io e lui!
–  Quindi è per questo che continui a sbaciucchiartelo anche se esci con me!
Ci resto male. Ha visto?! Ha visto quel bacio sulla guancia?! All'improvviso non ci capisco più nulla. Da una parte mi sento come la ragazza scoperta dal suo ragazzo con l'altro… dall'altra vorrei gridare “Guarda che non ci siamo mai promessi nulla! Cosa pretendi da me?!”. Ma non riesco a reagire.
–  Ascolta, Kiyota, quello che hai visto non era altro che un incoraggiamento! Nient'altro!
–  E immagino che anche la serata di ieri sera con lui fosse un incoraggiamento!
–  Non siamo più usciti, se è per questo! E non ti ho chiamato perché non volevo che tu pensassi di essere il rimpiazzo di una serata andata a monte!
Resta zitto a fissarmi. – D'accordo, – dice infine, incrociando le braccia. – Per chi tiferai, tra Kainan e Shohoku?
Sgrano gli occhi. Oddio… la prossima partita è tra loro due… Hisashi vs. Kiyota… Il bello è che stavo per rispondere “Shohoku” senza il minimo dubbio!
–  Kiyota, lo Shohoku è la mia scuola!
–  NO! Lo Shohoku è dove gioca Mitsui! – ribatte, alzando di nuovo la voce. – Tu vedi solo Mitsui! Se lui frequentava il Kainan o qualunque altra scuola, tu tifavi comunque per lui!
Lo guardo, incapace di controbattere. E' vero, non posso negare l'evidenza.
–  Io credo che tu sia innamorata di lui… o no? – chiede, con tono più gentile.
Resto zitta e stringo le labbra. – Non credo… – dico infine.
Kiyota scuote la testa. – Rifletti, Akiko. Guarda il comportamento che tieni con lui e quello che tieni con me. Pensa a tutto quello che mi hai detto di te. Praticamente so quasi tutto di te e lui… Non c'è una cosa che mi hai raccontato dove non c'era Mitsui…
Di nuovo resto zitta. Non sembra arrabbiato, adesso… Ma deluso, ecco. Quella è la parola giusta. Mi rendo conto che la mia vita e quella di Hisashi sono legate da un filo sottile che si è annodato il giorno in cui lui, a due anni, mi ha visto per la prima volta tra le braccia di mia madre… Non so se quel filo un giorno si allenterà e ci permetterà di vivere un po' meno in simbiosi l'uno con l'altra, ma per ora c'è… E, almeno per me, questo filo ultimamente si sta annodando ancora un po' di più, legandomi più indissolubilmente a lui…
–  Che vuoi fare?
Che voglio fare? Bella domanda… Non lo so… Proprio non lo so… Per me è normale comportarmi in quel modo con Hisashi. Forse non smetto di avere questo atteggiamento perché non mi sono innamorata di Kiyota… o forse ha ragione lui, sono innamorata di Hisashi ma ancora non l'ho capito.
–  Forse è il caso che non usciamo più assieme, – dice all'improvviso.
Sgrano gli occhi. – No, aspetta, perché?! Io non ho detto di essere innamorata di lui!
–  Non lo sei nemmeno di me, però. Ti comporti come se lui fosse il tuo ragazzo. Lo so che non lo sono nemmeno io, ma non puoi negare il modo completamente diverso che hai di comportarti con me e con lui.
–  Ma…
–  Se fossi in me, che faresti? Non diresti esattamente le stesse cose?
Lo guardo. E' serio, terribilmente serio: non sembra proprio lo sbruffoncello che si vanta di essere la matricola n. 1 di Kanagawa.
–  Credo… credo di sì… – ammetto infine.
Non fratello e sorella… Più che amici… Meno che coppia… Non so dove ho sentito questa frase, ma mi è comparsa in testa. Credo che rappresenti bene me e Hisashi… Anche se forse non ultimamente…
Nobunaga annuisce; lentamente, si siede sulla panchina. – Me l'aspettavo, alla fine…
Ma ci sono rimasto male comunque, vorrebbe aggiungere; però non lo fa. Mi siedo anche io. Per un po' restiamo zitti, ognuno coi suoi pensieri.
–  Ti auguro tutto il meglio, Hasegawa, – dice infine, alzandosi.
Chiudo gli occhi. Perché deve finire così?! Anche se mi piacesse Hisashi non vuol dire che io e Nobunaga non possiamo essere amici…
Già… Come se per lui fosse facile restarmi amico dopo una conversazione del genere…
–  Kiyota…
Stringe le labbra. – Ciao, Hasegawa…
Lo fisso. Non so bene cosa provo. Da una parte mi sento libera, dall'altra sento come un vuoto nel petto. E' come se mi stessi lasciando col mio ragazzo e allo stesso tempo stessi troncando qualcosa con cui mi sentivo a disagio…
–  Ciao, Kiyota…
Vorrei dire qualcosa, ma non riesco, non ho nulla da dirgli… Così lui se ne va e io resto sulla panchina, completamente senza forze.

Torno a casa e vado in camera mia. Ancora non mi sono ripresa. “Ti comporti come se lui fosse il tuo ragazzo”. Anche tu lo pensi, eh, Kiyota? Hai visto qualcosa che io ancora non so? Avete visto tutti qualcosa che io ancora non ho visto?!
Mi avvicino alla scaffalatura e tiro fuori uno degli album di foto. Dove siamo finiti, noi due?! Dove sono l'Hisashi e l'Akiko di qualche tempo fa?! Da aprile siamo cambiati tanto… Giro la pagina e vedo me con indosso la divisa delle Takeishi abbracciata a Hisashi. E' stata fatta il giorno in cui hanno vinto il campionato prefettorio. Chi l'avrebbe mai detto che io e lui, gli inseparabili, come ci chiamavano, ci saremmo allontanati così… In un lampo rivedo il passato e il presente… Le mie gelosie, quelle strane reazioni a certi suoi atteggiamenti… Il fatto che non riesco a smettere di comportarmi con lui come se davvero fosse il mio ragazzo… Mi sa che hai ragione, Kiyota… Mi sono innamorata di Hisashi…

E adesso comincia la parte più difficile. Che devo fare? Mia sorella continua a uscire con Hisashi e non posso certo dirle che cosa sta succedendo nella mia vita. Anche volendo confessargli i miei sentimenti, mi renderei solo ridicola.
–  Akiko, vieni a vedere gli allenamenti? – chiede Haruko, entrando in classe. Non rispondo subito. – Akiko?
–  Sì… sì, vengo, – rispondo, senza grande entusiasmo. Metto i libri nella cartella e la chiudo.
– Andiamo, – sorrido appena.
–  Qualcosa non va?
–  No, no… tranquilla. Nessun problema. Niente che non si risolva, almeno.
–  Sicura?
–  Sì, – rispondo, pensando “o almeno spero”.
Cerco di distrarmi seguendo la partita – o ci provo a farlo. E' difficile, quando hai davanti il tuo ex migliore amico di cui ora sei quasi sicuramente innamorata. Mi concentro sui movimenti tecnici dei ragazzi: come Ryota fa le finte e si smarca, come Rukawa riesce a rompere la difesa dell'altra squadra… e poi arriva lui. Che in un unico, fluido movimento prende la palla e segna un canestro da tre. Sospiro. Dovrei essere felice e invece sembra che mi abbia appena lasciato.

Akagi ci da' qualche minuto di pausa. Di solito sarei andato da Akiko, avrei fatto quattro chiacchiere con lei e sarei tornato ad allenarmi. Stavolta, invece, resto con i ragazzi. Lancio un'occhiata nella sua direzione, lei mi vede e sorride, come a invitarmi ad avvicinarmi. Io rispondo con un sorriso, ma non mi muovo. Mi volto di nuovo verso la squadra e riprendo a chiacchierare. Quando la pausa finisce, Akiko è ancora lì, ma l'espressione confusa sul suo viso non mi rende felice.

–  Che fai qui? – mi chiede, alla fine degli allenamenti. Sono rimasta solo io.
–  Che vuol dire? Ti aspetto, come sempre…
–  Ah… ascolta, probabilmente tornerò a casa più tardi, in questi giorni. In vista della partita con il Kainan, abbiamo deciso di allenarci più a lungo. Da domani, non c'è bisogno che mi aspetti.
Resto in silenzio. – Ah, va bene, – dico infine. – Sei stato bravissimo, oggi, – continuo, cercando di fare conversazione.
–  Grazie.
–  Senti, Hisashi… Io e Kiyota--
–  No, scusami, ma sono troppo stanco per darti consigli di cuore, – mi interrompe.
–  Ma almeno senti cosa devo dirti! – dico, aggrottando le sopracciglia.
–  Akiko, stasera no. Davvero, scusami, ma non ho la testa per pensare ad altro che a cenare e crollare sul letto.
–  Va bene. Fai come ti pare. Ciao, – rispondo, allungando il passo e lasciandolo indietro.
Qualcosa mi dice che la relazione tra me e Hisashi non sarà più la stessa.

Dopo quel tentativo di parlarmi di Kiyota, che ho bloccato sul nascere, Akiko non ha più tirato fuori l'argomento, per cui ritengo che il problema, qualunque cosa fosse, è rientrato. E questo mi rende uno straccio, dentro. Esternamente sono sempre il solito, in squadra mi impegno al massimo, ma con Akiko purtroppo non riesco ad essere quello che ero. Mi sto allontanando; vedo che lei fa di tutto perché questo non avvenga ma io non posso farci nulla. Ogni volta che vedo Atsuko, poi, sto anche peggio. Akiko è il mio punto fisso e non posso fare a meno di paragonarle, anche se è sbagliato e non dovrei… A tutta questa situazione, poi, si aggiunge che la partita contro il Kainan è sempre più vicina… e vedere Akiko che sicuramente tiferà per Kiyota e non per me non mi rende molto più allegro.
–  E' tutto a posto, Hisashi?
La sola domanda mi agita. Guardo Atsuko e capisco che ormai non posso più rimandare la cosa…
–  Andiamo a fare due passi.
Ci alziamo dal tavolino del caffé e andiamo al parco lì vicino. Troviamo una panchina un po' isolata e ci sediamo. Raccolgo il coraggio e mi butto.
–  Lo so che… beh… ultimamente ci siamo visti abbastanza… – comincio. Atsuko annuisce. –  Solo che… vedi… le cose per me sono cambiate.
Atsuko mi guarda, gli occhi sgranati. Preso dal nervoso, mi alzo e comincio a passeggiare su e giù mentre parlo.
–  Il fatto è che… ho riflettuto su quello che mi hai detto quel pomeriggio… che sono importante per te, intendo… e… insomma, io… io ora ti vedo solo come un'amica, Atsuko… Le cose stanno così.
–  Aspetta, – dice lei, alzandosi e posandomi le mani sulle braccia, per fermarmi. – Che stai cercando di dirmi?! Che… che anche se esci con me… non provi nulla…?!
–  Atsuko, due anni fa mi piacevi sul serio… Ma le cose sono cambiate… Speravo che ricominciando a frequentarci i miei sentimenti per te potessero tornare quelli che erano… Invece… mi sono accorto che mi piace un'altra…
–  Cosa…? – chiede lei, senza fiato, lasciandomi andare. – Tu… sei innamorato di un'altra?!
Annuisco. Non mi sono mai fatto problemi di sorta a lasciare le ragazze, quando uscivo con loro senza un vero coinvolgimento, ma qui la situazione è diversa… molto diversa…
–  Ma tu mi piaci! – esclama. – Mi piaci, Hisashi!
–  Lo so, e credimi, mi spiace di doverti dire certe cose… Però… non posso fare altrimenti…Cioè, io per te ci sarò sempre… ma come amico… Non posso essere altro…
Sta zitta un attimo, ha gli occhi pieni di lacrime. Si passa una mano sul viso, cercando di non piangere. – Lei ricambia?
Bella domanda! – Non lo so…
–  Chi è?
Ah no, questo nemmeno sotto tortura. Resto zitto e la fisso. – La conosco? – continua.
Sì, vive nella stanza accanto alla tua… – Atsuko, mi spiace…– dico, avvicinandomi di un passo. – Vorrei avertelo detto prima… solo che non mi ero reso conto dei miei sentimenti…
–  No! – esclama lei, per tutta risposta. – Io non mi arrendo, Hisashi! Io… io ti amo e nessun'altra ti porterà via da me!
–  E' già successo, Atsuko. Mi spiace.
Mi fissa, il respiro affannoso, una lacrima lungo la guancia. Stringe i pugni e penso che mi arriverà un cazzotto. Beh, alla fine meglio, non giocherò contro il Kainan e non vedrò Akiko tifare per Kiyota… Invece Atsuko mi fissa ancora per un po' e poi corre via.

La sera Akiko piomba come una furia in camera mia. Sto studiando, per una volta tanto, e faccio un salto appena sento la porta che si apre di botto.
–  Perché?! – urla, sbattendosi la porta alle spalle. – Perché l'hai fatto?!
–  Fatto cosa?!
–  Atsuko! Perché l'hai lasciata?!
–  Non l'ho lasciata, non stavamo assieme! Le ho solo detto che la vedo come un'amica!
–  Ma lei ti ama!
–  E io no! – ribatto, alzando la voce a mia volta. – Devo continuare ad uscire con lei solo perché mi viene dietro?! Tu lo faresti?!
–  Che c'entro io?! Si tratta di Atsuko! Lei ci sta male, per te… Di nuovo!
Mi passo una mano tra i capelli e mi alzo. – Mi spiace, – dico. – Sul serio. Non volevo farla star male. E poi non vedo perché tu devi venire qui a litigare con me per tua sorella!
–  Perché è mia sorella! Pensavi che avrei accettato un comportamento del genere solo perché sei tu?! Se non ne eri innamorato dovevi dirglielo subito! Non dovevi uscirci e ingannarla per settimane! – alza di nuovo la voce.
–  Non le ho mai detto che ero innamorato di lei! – ruggisco. – Non le ho mai detto “Ti amo”! Non l'ho mai baciata! Solo di recente ho capito che sono innamorato di--
Diglielo! Diglielo che è per LEI che hai fatto star male la sorella! Fallo! Invece mi limito a fissarla in silenzio.
–  … di un'altra, – mormoro infine. Akiko mi guarda, le sopracciglia aggrottate, le labbra strette.
–  Hai fatto bene a non dirle chi è, – dice poi. – La ragazza che ami. Sta urlando per tutta casa che le fa una faccia di schiaffi così, se solo scopre chi è. Non dirlo neanche a me.
–  Perché, – chiedo, ostentando una sicurezza che non sento, – non ti interessa?
–  No che non me ne frega! – ribatte, di nuovo inferocita. – Visto che ho dovuto sapere così che ti piace una ragazza, non me ne frega di sapere chi è!
Sospiro. Che devo fare? Non è nemmeno un minimo gelosa… Ho solo fatto un gran casino. Un casino di proporzioni epiche, per essere precisi.
–  Come va con Kiyota? – chiedo, sperando di farmi perdonare un po'.
–  Perché, adesso ti interessa? Strano… non hai nemmeno mai chiesto com'è andato il primo appuntamento…– dice con tono sprezzante. No, il casino è di proporzioni galattiche, ripensandoci.
–  Andiamo, Akiko!
Scuote la testa. – Buonanotte, Hisashi, – dice. Va alla porta, la apre, esce e la richiude alle sue spalle.

Entro in camera con la mente in subbuglio e mi getto sul letto. Atsuko si è calmata, per fortuna. Ha ancora una faccia truce, ma almeno è tranquilla.
E all'improvviso, ho le lacrime agli occhi. Tutte quelle che mi sono imposta di non versare il giorno che ho litigato con Kiyota.
Ho sbagliato tutto, vero?
Non dovevo innamorarmi di Hisashi. L'ho aggredito in preda alla frustrazione. Ha smesso di uscire con Atsuko, così come Kiyota ha smesso di uscire con me.
Stupida, stupida Akiko.
Cosa speravi di ottenere facendo una scenata del genere?!
“Sono innamorato di un'altra”.
Perfetto. Ho appena capito di essere innamorata di lui ed ecco che arriva la doccia fredda.
Un'altra.
Non io.
Non. Io.

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Capitolo 9
*** 9 ***


9.

E' il giorno della semifinale del campionato prefettorio, il 20 giugno.
Fino a un mese fa, tra me e Akiko erano rose e fiori.
Adesso io mi sono accorto di essere innamorato di lei, mi sono allontanato per questo, e sono solo spine.
Con Atsuko praticamente non ci parlo più; cioè, se fosse per me sì, ma lei mi ha pure tolto il saluto. Dopo la lite dell'altro giorno, pian piano le cose tra me e Akiko stanno tornando quasi come al solito per questi tempi; solo che io non ho più il coraggio di andare a casa sua se c'è qualche problema da me, e lei ha ridotto le sue visite. Non assiste nemmeno più così spesso agli allenamenti. Credo che abbia contribuito anche il fatto di non aver saputo direttamente da me che mi piace una, come succedeva una volta. Ma come facevo a dirtelo…?
Non so nemmeno se oggi è qui a vedermi.
– Tutto bene, Mitsui?
Alzo la testa, c'è Ayako davanti a me. Annuisco. – Tutto ok.
Mi guarda, non è molto convinta. Sorrido per farle capire che sto bene. – Andiamo, – dico alzandomi. – Facciamo vedere al Kainan chi è lo Shohoku.

Sono le 9.50, siamo tutti in campo. Guardo verso gli spalti. Ci sono Haruko e le sue amiche, il resto dell'armata Sakuragi… ma non Akiko. Strano… non è nemmeno venuta a fare il tifo per Kiyota?! Eccolo lì… cretino al pari di Sakuragi con cui sta litigando… Probabilmente per non vedere me non è venuta nemmeno a vedere lui.

– Atsuko, devo andare! Sono in ritardissimo!
–  Perché?!
–  Perché sono le 9.40 e io sono ancora qui!
–  Voglio dire perché devi andarci?!
–  Perché gioca lo Shohoku! E' la mia squadra! E visto che gioca contro il Kainan, dovresti venire pure tu, visto che è la tua scuola e c'è Maki!
Perché c'è Hisashi che gioca, Atsuko… Hisashi gioca e per una volta ha un buon motivo per ignorarmi!
–  Piantala di tirare in ballo Maki! C'è Mitsui!
–  Lo so, n. 14, guardia tiratrice, cecchino da 3 punti eccetera. E allora?! Io vado!
–  E la solidarietà tra sorelle?!
–  Atsuko! – mi volto, spazientita. – Ho avuto anch'io dei rifiuti, sai?! E non per questo non sono andata avanti! Sono qui, come te! Supererai la cosa, e se cominci ad interessarti più seriamente a Maki, vedrai che passerà anche prima! Non puoi continuare ad odiare Hisashi per sempre…
Beh, oddio, conoscendola forse sì… lui e quell'altra!
–  …né impedire a me di andare alle sue partite, se lo voglio!
–  Akiko! – chiama lei, mentre scendo giù.
–  Hisashi è il mio migliore amico…
Sì, come no!
–  …e devo essere con lui a questa partita!
Prendo e scappo prima che aggiunga altro. Non è più il mio migliore amico. Ora è il ragazzo che amo… e chi se ne frega se lui ama un'altra. Lo conosco meglio di tutti, so come prenderlo nei momenti buoni e no… Ho un vantaggio enorme su qualunque altra… Atsuko inclusa… E pace se ultimamente ci siamo allontanati…

Ok, adesso lo ammazzo. Da che è iniziata la partita, quel deficiente di Kiyota se l'è presa con me. Ignora totalmente Sakuragi e Rukawa, e marca stretto me. Troppo stretto. Qual è il tuo problema?! Pensi che se Akiko non è qui è per colpa mia?!Sembra che stia facendo di tutto per cercare lo scontro con me.
Appena prendo la palla, eccolo lì, dritto dritto a puntarmi addosso anche se ho già un suo compagno a marcarmi. Solo che ci arriva a valanga. La cosa divertente è che rischia di farmi fallo tutte le volte.
Non posso farmi fregare da quella scimmia (Hanamichi ha ragione, per una volta tanto) incazzata per chissà quale motivo con me. Se non la pianta, il nervoso glielo faccio passare a suon di calci.
Anche se da come lo fissa Maki, credo che manchi solo tanto così perché lo ammazzi in diretta lui prima di me.
Se gli sguardi potessero uccidere, non so chi, tra me e quello lì, resterebbe in vita oggi.
–  Tranquillo, Mitsui, – cerca di calmarmi Akagi. – Tu sai come evitare di fare fallo. Cerca di farli commettere a lui.
–  Sì, se non lo strozzo prima.
–  O non lo butta fuori Takato. Il che ti risolverebbe il problema. Dai, resta concentrato, – dice, allungando il passo per tornare nella nostra metà campo.
Questa non è una partita facile. Il Kainan è il Kainan, noi ci stiamo giocando l'accesso al campionato e ci manca solo ‘sto demente che ci innervosisce tutti. Me per primo.
Ho capito: devo togliermelo definitivamente dalle balle il prima possibile.

Accidenti ad Atsuko, mi ha fatto perdere tutto il primo tempo… Vabbè, ormai Hisashi ha dato per scontato che non ci sono… avrà una sorpresa! Haruko mi saluta e mi dice il risultato parziale: 49 a 49. Ragazzi, siete grandi! Riuscire a essere in parità con Kainan è un ottimo inizio! Le squadre sono negli spogliatoi e se voglio salutare Hisashi devo fare in fretta, così corro a cercarli. Oggi con tutta la corsa che ho fatto ho perso cinque chili, come minimo! Ecco lì… SHOHOKU! Sì, ma adesso che faccio, mica posso bussare… Non faccio in tempo a pensarlo che la porta si apre e i ragazzi escono. Ayako mi saluta; noto subito che ha una faccia tesa.
Vedo Hisashi e gli sorrido, facendo un cenno con la mano. Con due passi è davanti a me, l'espressione dura. Perfetto. Ci mancava solo che riaffiorasse il vecchio Hisashi. Non vedevo l'ora.
–  Dì al tuo amico del Kainan di giocare onestamente e di smetterla di starmi addosso in quel modo. O sarò più che felice di infrangere la promessa fatta ad Anzai di non picchiare più nessuno.
La squadra trattiene il fiato, passando lo sguardo da me a lui. Io lo fisso come se fosse sceso in quel momento da un'astronave. Cambio umore in mezzo secondo.
–  Punto primo, – ribatto col suo stesso tono, puntandogli l'indice contro il petto. Lui lo guarda come se me lo volesse staccare, poi torna a guardare me. – sono appena arrivata. Mi sono persa tutto il primo tempo e non so cosa è successo tra te e Kiyota. Punto secondo: non faccio parte dello staff del Kainan. Se hai rimostranze falle all'arbitro, a Maki o a Takato. Punto terzo: io sono una studentessa e una tifosa dello Shohoku. Tutto chiaro, Mitsui?
Ci fissiamo in cagnesco per qualche secondo, in silenzio.
–  Mitchi, l'hai trovato chi ti rimette in riga, eh?! – esclama Hanamichi, allentando la tensione. – A quando le nozze?
–  Ma non dire cazzate! – esclamiamo in coro io e Hisashi, fulminandolo. Poi ci guardiamo, un po' meno male. Cercando di mantenere una dignità, reprimiamo un sorriso.
–  Su, su, a giocare! – esclama Ayako, spingendo i ragazzi di nuovo verso l'ingresso al campo. Hisashi mi fa un mezzo cenno di saluto e va con loro. Ayako si gira e mi fa l'occhiolino.
–  Bravissima! – aggiunge sottovoce, tutta felice. Poi raggiunge i ragazzi.
Io resto lì a chiedermi che cosa è mai successo tra Kiyota e Hisashi, sperando che il secondo tempo non si trasformi in uno spargimento di sangue. Haruko, Yohei e il resto dell'armata sono in prima fila sugli spalti. Io mi defilo, sedendomi quasi in cima alle gradinate, protetta dal resto del pubblico. Non voglio immischiarmi. Se Kiyota sta addosso a Hisashi per quello che è successo tra noi, vedermi che tifo per lui lo farà ulteriormente innervosire, col rischio di far saltare in aria quell'altro. Santo Maki, intercedi per me per la pace in campo! Aaah, che pazienza. I maschi, che razzaccia!

Maki deve aver dato una bella ramanzina a Kiyota, perché finalmente si mette d'impegno a marcare Rukawa anziché me. Per quanto comunque non mi risparmia le occhiatacce, ma su quelle posso sorvolare.
Alzo gli occhi sugli spalti. E adesso dov'è sparita quell'altra?! Perché non è con Mito e gli altri?! Vuole la guerra anche lei?!
–  Ehi, – mi dice Miyagi, dandomi una pacca sulla spalla. – Tranquillo, sarà in mezzo al resto della nostra tifoseria.
Lo guardo male. – Non ho bisogno di aiuto, grazie, – ribatto, asciutto.
Ma lui non se la prende. Sorride sornione. – Impegnati, Mitsui. Portala fuori. Si è nascosta, per qualche motivo? E tu dagliene uno migliore per farla uscire allo scoperto a tifare per te.
Non faccio in tempo a ribattere che Hanamichi gli passa la palla e lui scatta in avanti, si smarca e nel giro di qualche secondo è davanti all'area del Kainan, pronto a passare la palla a Rukawa.
–  Alla grande, Ryota! – grida Ayako.
E lì, ho l'illuminazione.
Il nervosismo mi passa. Sorrido. O meglio, ghigno.
Ci speri, cara la mia Nobu-scimmia, di fregare Hisashi Mitsui!

…o forse no. Ero partito in quarta, convintissimo: nel secondo tempo avrei fatto scintille. Akiko sarebbe stata più che fiera di me. Sarebbe stata in prima fila a urlare il mio nome. E invece eccomi qui, a sentirmi un cretino: canestri mancati, passaggi persi, fiato corto.
Di Akiko non c'è traccia.
Il Kainan sta avendo la meglio su di me.
Jin infila canestri da tre uno dopo l'altro; io non ne ho fatto nemmeno mezzo. Il mio cavallo di battaglia, e oggi è un altro che li segna a raffica.
Ci manca solo che perdiamo la partita!

Salto in piedi insieme al resto dei tifosi della scuola, il fiato sospeso. Sono rimasti pochissimi minuti e lo Shohoku al completo sta dando spettacolo, è una furia che riesce a tenere testa al Kainan e coinvolge noi spettatori. Se vedessi qualcuno dell'altra squadra fare il tifo per noi, non mi stupirei! Getto un'occhiata alla prima fila degli spalti: Yohei e gli altri stanno facendo tifo di brutto. Ci stiamo giocando il tutto per tutto.
Guardo Hisashi e capisco che non posso più stare in disparte.
Lui, sull'orlo dello sfinimento, che continua a combattere.
Lui, innervosito per aver mancato un passaggio, che si riprende e torna lucido.
Lui, che ho visto più volte alzare gli occhi verso ogni lato degli spalti per cercarmi, senza trovarmi.
Lui, che sono convinta pensi che sto tifando per Kiyota anche se gli ho detto che sono dello Shohoku.
Stringo le labbra. Le mie gambe si muovono da sole.
Passo velocemente davanti agli altri ragazzi della mia fila, sperando di non inciampare visto che ho scelto il momento peggiore: il Kainan ha appena riportato il distacco a 6 punti e tutti stanno gridando la loro frustrazione, sbracciando come forsennati. Scendo di corsa le scale e arrivo davanti al parapetto con così tanta foga che è roba che mi ribalto. Yohei mi saluta con un sorriso. Un secondo di esitazione. Porto le mani a coppa intorno alla bocca proprio mentre Hisashi si trova davanti Takasago.
–  HISASHI, SEGNA PER ME! – urlo con quanto fiato ho in corpo.
Non so se mi ha sentito. Si smarca dal giocatore del Kainan e segna. Tutta la tifoseria dello Shohoku esplode in un boato.
Hisashi guarda in su, verso Mito e gli altri, per l'ennesima volta. E mi vede. Resta interdetto per un secondo, poi alza il braccio, la mano chiusa a pugno. Sorride con la sua solita espressione di trionfo dopo un canestro.
Sorrido anch'io mentre faccio lo stesso gesto.

Sono sdraiato sul letto, le braccia incrociate dietro la testa, e fisso semplicemente il soffitto.
Troppi pensieri in testa e nessuno su cui abbia veramente voglia di soffermarmi. Il leggero bussare alla porta mi riporta sul pianeta Terra. – Avanti, – dico.
La porta si apre e spunta la testa di Akiko. Cavoli, questa sì che è una sorpresa! Mi metto a sedere. Cerco di ignorare il turbine di emozioni che mi assale. Io che cerco di far sì che lei si faccia vedere. Lei che infine è in prima fila a urlare il mio nome. La partita persa. E, come al solito in questi casi, la parte più bastarda di me prende il sopravvento.
–  Che ci fai qui? – chiedo, cercando di domare l'occhiataccia che mi sta salendo da dentro.
–  Che domande! Nella buona e nella cattiva sorte, ricordi? – sorride, entrando e chiudendo la porta. Si vede che si sente a disagio, ma non capisco perché. E in questo momento, nemmeno mi interessa.
–  Ormai non è più nella buona o nella cattiva sorte dello Shohoku. Vai a festeggiare con Kiyota.
–  Posso sedermi?
La squadro per qualche secondo, poi annuisco e si siede anche lei sul letto. Resta in silenzio per un po', fissandosi le mani; poi alza gli occhi su di me.
–  Io e Kiyota non usciamo più insieme. Era quello che cercavo di dirti l'altra volta, quando mi hai liquidato con “Sono stanco per parlare di problemi di cuore”.
Bam. Colpito e affondato. La rabbia mi passa in un secondo. – Io… Scusami… – balbetto. – Non volevo…
Ma intanto, dentro, esulto. No, esultare non è esatto. Mi sento in paradiso. La primavera è arrivata! Allora ho speranze!
Scuote una mano, come a dire “ormai è andata”.
–  E… perché non uscite più insieme?
Per un attimo, tentenna. – Per… divergenze di carattere, ecco. Abbiamo litigato dopo la partita contro lo Shoyo.
Inarco un sopracciglio. Lo sguardo di Kiyota che va da me ad Akiko. Lo sapevo io che ci sarebbero stati problemi. Beh, peggio per lui. Di certo non vado a dirgli di ripensarci, se è stato lui a troncare, né dirò ad Akiko di riprovarci. Fossi matto.
–  Ah… Ora mi spiego perché avesse deciso di farsi ammazzare da me. Cos'è, è geloso dell'atteggiamento che abbiamo uno con l'altra?
–  All'incirca…
Scuoto la testa con un mezzo sorriso. Evvai, Hisashi 1-Kiyota 0! – Sai, quando è iniziata la partita e non ti ho visto, ho pensato fosse per la storia di Atsuko. Però mi sembrava strano che non venissi a vedere Kiyota.
–  In realtà ho fatto tardi perché secondo Atsuko, dopo quello che è successo tra voi due, la solidarietà tra sorelle avrebbe dovuto avere il sopravvento e ha cercato di convincermi della cosa. Ma non potevo non esserci, – sorride. – Lo Shohoku è la mia squadra, te l'ho detto.
–  Grazie. Anche se non è finita come avrebbe dovuto.
Alza le spalle. – Non tutto va come si vorrebbe, – dice semplicemente. – Tu come stai?
–  Né bene, né male… Abbiamo ancora una partita e finché non siamo ufficialmente fuori dal campionato non mi preoccupo.
–  Sicuro?
–  Sicuro, – sorrido. – Cos'è, pensavi di trovarmi qui a fare a pezzi la camera per la rabbia?
Sorride anche lei. – Più o meno…! Visti i tuoi trascorsi…
–  Grazie della fiducia! – esclamo, aggrottando le sopracciglia. – Sono cresciuto, sai!
–  Da come ti sei comportato oggi nell'intervallo, non si direbbe proprio, – borbotta.
–  Aaah, quello era il nervoso! – esclamo. Poi la guardo compiaciuto. – Lo sai, sono orgoglioso di me stesso. Ho fatto un ottimo lavoro nel renderti una mia degna allieva. Il modo in cui mi hai risposto… lo sguardo… sì, proprio un ottimo lavoro! Ti promuovo a pieni voti!
Akiko mi guarda di traverso, un sopracciglio inarcato, poi scoppia a ridere. Finalmente, penso, sento di nuovo il suono della sua risata. Mi è mancato tanto. Mi sposto verso di lei, e la abbraccio. Faccio un profondo respiro, assaporando il suo profumo. Lei si gira leggermente, posando la testa sulla mia spalla. Sento che sorride e si stringe a me.
Ho perso la partita, è vero. Ma ho riconquistato qualcosa di molto, molto più prezioso.

 

Capitolo leggermente modificato; spero che vi piaccia! Non ero sicura di saper rendere la tensione della partita, così al solito ho cercato di concentrarmi sui protagonisti. Spero di esserci riuscita!

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Capitolo 10
*** 10 ***


10.

26 giugno, giorno della partita contro il Takezato. Anche oggi c'era scuola, e anche stavolta me ne sono altamente fregata e sono al palazzetto dello sport. Capirai, per quella mezza giornata che si fa il sabato… Comunque, per noi è stata praticamente una passeggiata, 120 a 81. Imparano a non sottovalutarci, la prossima volta!
Oggi però c'è anche l'incontro Kainan-Ryonan. Ho cercato di convincere quella deficiente di mia sorella, ma no!
–  C'è scuola! – ha detto. – E dovresti andarci pure tu!
–  Oh, chi se ne frega! Lo Shohoku che gioca è molto più importante di quelle quattro ore di lezione… Piuttosto, vieni pure tu! Maki sarà contento di vedere che tifi per lui!
–  Non voglio che si faccia strane idee, – ha ribattuto.
–  Senti, – ho detto io, fissandola, – guarda in faccia la realtà. Non hai speranze, con Hisashi.
–  COSA?! – mi ha fulminato.
–  E' così, – ho insistito io. – Da quando ti ha respinto, tu con lui non ci parli praticamente più. Però non vuoi arrenderti a conquistarlo. Mi pare una contraddizione.
E' rimasta zitta, ma ha continuato a guardarmi male.
–  Se vuoi riconquistarlo, non è così che devi comportarti. A parte che Hisashi non si è mai rimesso con una ex, e lo sai bene.
L'ho sfidata… Le sto dicendo cose che non vuole sentire… Adesso mi prenderà a schiaffi, come minimo…
–  Cosa ti credi, che non lo so? – ha detto invece. – Credi che solo tu lo conosci? Sì, forse lo frequenti più di me e con lui hai un altro rapporto…
Sì, un rapporto che si fa ogni giorno più fragile…
–  … ma lo conosco anch'io. So di non avere speranze. Ci ho provato, ma se è no, è no. Solo che non posso passare così di botto da uno all'altro.
–  Allora… – ho sgranato gli occhi, incredula, – … allora Maki ti interessa, almeno un po'…?
–  Ancora non lo so, – ha risposto, diffidente.
–  Non vado a ridirglielo, – ho sbuffato. – Come farei, poi?! Mica lo incontro così facilmente…
Evita di pensare… evita di pensare…
–  Non lo so. Forse un po'. E' intelligente, determinato… E poi è anche bello…
Ho sorriso. Allora la mia teoria sulla tattica di Maki era giusta! Sono un genio…!
–  Allora scusa… fatti avanti tu, per una volta, – ho suggerito. – Magari dopo la partita, se non vuoi andare a vederlo.
Ha fatto spallucce. – Non lo so, – mi ha liquidato. – E… guai a te se questa conversazione esce da questa stanza, chiaro?!

I ragazzi escono dallo spogliatoio. Hisashi mi vede e mi si avvicina. – Che ci fai qui?
–  Ti aspettavo. Torni a casa? – sorrido.
–  Veramente restiamo a vedere la partita dopo...
Interessante… – Posso restare?
Alza una spalla. – Se ti va, certo.
Ci penso su un attimo, se chiedergli o no una cosa. Poi mi butto. – Ti chiedo una cosa, ma non ti arrabbiare, ok? – sorrido.
–  Mh… sentiamo.
–  Dove sono gli spogliatoi del Kainan?
–  Perché?! – dice, aggrottando le sopracciglia.
–  Lo sapevo, sei arrabbiato.
–  No! – si difende. – Ti pare? –. Mi scompiglia i capelli. – Guarda, – dice, stendendo il braccio. – Lì in fondo. C'è il cartello fuori.
–  Grazie. Senti, mi tieni un posto vicino a te? – sorrido. Lui annuisce. – Due minuti e arrivo!

Aspetto che Hisashi e gli altri si siano allontanati, poi mi avvicino agli spogliatoi. Chiaramente non posso bussare e chiedere a Maki di uscire, per cui resto fuori sperando che i ragazzi escano presto e che Maki sia il primo.
–  Le serve qualcosa, signorina?
Mi giro: Takato. Mi inchino subito. Non so perché, ma quest'uomo mi incute timore.
–  Chiedo scusa, sensei. Sto cercando Maki.
Aggrotta le sopracciglia. – E lei è…?
–  Mi chiamo Hasegawa Akiko. Mia sorella, Atsuko, frequenta il Kainan.
Annuisce. – Mi dispiace, ma Maki non può essere disturbato per nessun motivo.
–  Capisco. Chiedo scusa, – dico, inchinandomi di nuovo. Faccio per andarmene, quando l'allenatore mi ferma.
–  Hasegawa Atsuko? La ragazza che piace a Maki?
–  Sì, signore… Lei… è a conoscenza della cosa?
Annuisce. – Lo sa tutta la scuola.
Mi viene un'idea. Frugo velocemente nella mia tracolla, prendo un pezzo di carta e la penna, e scrivo un messaggio. “Se riesco, ti faccio chiamare da mia sorella stasera. Non prometto niente, però! In bocca al lupo, Kainan King! Hasegawa Akiko”.
Piego il foglietto e lo porgo all'allenatore. – La prego, – mi inchino, – lo dia a Maki. Non dico che lo farà certamente giocare meglio, ma ci sono buone possibilità che ciò accada. Takato sorride e prende il biglietto. – In questo caso, il favore posso fartelo.

–  Ma dov'eri finita? Altro che “due minuti”!
Si siede vicino a me; ha una faccia strana. – Ho avuto da fare.
–  Con… Kiyota? Avete ripreso i rapporti? – chiedo, mentre il cuore comincia a battere più veloce.
–  No, – dice, senza aggiungere altro.
–  Ci sono problemi?
–  Non che io sappia.
–  E allora perché quella faccia? – chiedo, aggrottando le sopracciglia. Alza una spalla.
–  Non lo so, – mormora. – Davvero.
Le passo un braccio attorno alle spalle e la attiro a me. – Vuoi che ce ne andiamo a parlare da qualche parte più tranquilla? – le sussurro.

–  No… Sul serio, è solo una cosa temporanea. Non so nemmeno io cosa mi ha preso. Invece sì che lo so. Mi sono resa conto che Maki ama Atsuko alla follia anche se lei non ricambia. Io invece, per l'ennesima volta, amo senza essere ricambiata. E mi sono stufata, anche se chi amo è Hisashi che mi vorrà bene sempre e comunque. Io devo sempre essere forte, andare avanti, farmela passare… Mai nessuno di quelli che mi piaceva che mi abbia detto “Sì, Akiko… Mi piaci pure tu. Mi piaci da matti e voglio stare con te”. Maki negli ultimi mesi non ha fatto che chiedere ad Atsuko di uscire. E io? Io mi sono innamorata dopo un anno dall'ultima volta, del mio migliore amico, cui va dietro mia sorella e che è oltretutto già innamorato. Quando si dice cercarsi i problemi con il lanternino.Sto per mettermi a piangere quando mi accorgo che sono rimasta con la testa sulla spalla di Hisashi e lui mi sta accarezzando i capelli. Ricaccio indietro le lacrime e mi godo un po' le sue coccole, che mi sono mancate tantissimo. Chissà se torneremo quelli che eravamo…

Per quando inizia la partita sono la solita Akiko; la vicinanza di Hisashi mi ha fatto bene – come sempre! Il Kainan comincia sottotono e dopo un po' Hanamichi si alza e se ne va, seguito da Rukawa.
–  Vado anch'io, – dice Hisashi, guardandomi. – Tu resti qui?
–  Sì, – sorrido. – E poi secondo me vi sbagliate. Vincerà il Kainan.
–  Sì, come no, – risponde, inarcando un sopracciglio. – Parlando di cose serie… stai bene?
Annuisco. Strano, sembra il solito vecchio Hisashi… quello che si preoccupa per me al 100%…
–  Dopo mi trovi in palestra per l'allenamento, comunque, – aggiunge. Annuisco di nuovo e ci fissiamo per qualche secondo. In momenti come questo, mi sembra di leggergli negli occhi qualcosa di nuovo… come se anche lui mi vedesse sotto un altro aspetto… Ma poi passa tutto e mi dico che mi sono sbagliata. Ogni tanto Hisashi torna a comportarsi con me come una volta e questo conferma solo che ci siamo allontanati. Ma quanto potremo allontanarci ancora senza perderci…?
–  Ciao, piccola, – dice, baciandomi i capelli. Ci resto di stucco… Che stia… tornando quello che era…?!

Quando torno a casa, trovo Atsuko che sta facendo i compiti in sala.
–  Ciao… – saluto mogia.
Alza la testa. – Ciao! – saluta. – Cos'è successo?
La guardo con aria abbattuta, senza dire nulla. Lei sgrana gli occhi.
–  No… non dirmi che avete perso…
–  Non noi… il Kainan.
Si mette una mano sulla bocca. – Oddio… sul serio ?!
Annuisco e mi butto sul divano. Lei mi segue con lo sguardo. – Quanto…?!
La fisso. – 89 a 83, ai supplementari.
Mi guarda a bocca spalancata. – No… non è vero…
–  Sono stata lì fino ad ora. Chiedilo a Maki, se non ci credi. C'è rimasto secco.
–  Maki… ha perso?! Ma… è come dire che la neve cade ad agosto…
–  Evidentemente succede che la neve cade ad agosto, – mi alzo dal divano. – Che fai, lo chiami?
–  Tu che dici…? – chiede, incerta.
–  Io dico che gli farà piacere avere il tuo sostegno… Almeno, tra me e Hisashi funzionava…
Ci pensa su. – Beh… magari tra un po'… Gli do il tempo di abituarsi all'idea… e intanto penso a cosa dirgli.
Annuisco ed esco. Sarà il caso di dirle che la partita è finita 89 a 83, ai supplementari… ma a favore del Kainan?!

… naaah! Ci penserà Maki!

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Capitolo 11
*** 11 ***


All'epoca in cui ho scritto questa fanfiction, mi ero divertita a scrivere questo capitolo. Spero vi piaccia come è piaciuto a me!

11.

Busso alla finestra di Hisashi. Domattina c'è la partita Ryonan-Shohoku, per il secondo posto all'ammissione al campionato. Voglio fargli un in bocca al lupo tutto mio.
–  Ciao…! – dice, sorpreso.
–  Sei in compagnia? – chiedo, apparentemente indifferente. Spero dica di no.
–  No…
Meno male!
–  Sono venuta a trovarti per farti un in bocca al lupo grande così! – rido. – E per fuggire all'ira di Atsuko che esploderà tra poco! Mi fai entrare o devo restare arrampicata qui?!
–  No, no… entra! – mi prende dalla vita e mi fa entrare. Ha già la divisa rossa di domani pronta, appesa ad una gruccia.
–  Oh… mettete questa domani?
Annuisce, e si siede sul letto. Io invece mi avvicino alla divisa e tocco la maglia. “ Dovete vincere… Siete troppo bravi per perdere, anche se l'avversario è il Ryonan. Ti prego, Hisashi… Fa' in modo che possa continuare a tifare per te… In questo momento è l'unica cosa che posso fare… visto che non mi permetti di avvicinarmi di più a te…”
–  Ti sei incantata?
–  Eh? – mi giro. – No, stavo infondendo nella tua divisa il mio in bocca al lupo, – sorrido. Mi avvicino al letto e mi siedo. Sorride anche lui; un sorriso dolce, di quelli che ultimamente non mi rivolge più tanto spesso… Ma che probabilmente “lei” vedrà…
–  Secondo me comunque ti sta meglio quella bianca.
–  Sì? Perché?
–  Non so, ti sta meglio. Forse perché si addice con le scarpe, che sono bianche con quelle strisce rosse… E comunque, tutto rosso, inclusa la ginocchiera, sembri un pomodoro!
–  Grazie tante!
–  Smettila di aggrottare le sopracciglia! – dico, toccandogli la piccola ruga che si è formata. – O ti verranno le rughe! Poi nessuna ti si filerà più!
Sorride, e si rilassa. Dopodiché si sdraia sul letto, con le braccia aperte.
–  Come sta il signor Anzai?
–  Si sta riprendendo, – risponde, guardandomi. – Ma domani non potrà essere alla partita.
–  Capisco…
Che faccio? Resto qui seduta sul letto oppure mi sdraio anch'io? Come la prenderà? Forse invece è meglio che mi alzo e me ne vado… Alla fine non ho il coraggio di fare nulla, perciò resto con le mani in grembo e mi guardo attorno.
–  Che farai se non vinco?
–  In che senso?
–  Come la prenderesti se non riuscissi a vincere?
–  Beh, tra i due sei tu quello che la prenderebbe peggio, credo… Per cui… beh, farei quello che faccio di solito in quei casi. No?
–  Bene. Era quello che volevo sentire, – sorride.
–  Cos'è, credevi che non ti sarei rimasta vicina?! – chiedo. Mi viene spontaneo sdraiarmi sul
letto a pancia in giù, per guardarlo in viso. – Mai! Siamo nati assieme, o quasi, e moriremo assieme!
Ride, si gira sul fianco e si sostiene la testa con la mano. – Ora sei tu che non devi arrabbiarti! Altrimenti vengono a te le rughe tra le sopracciglia!

Fermo, Hisashi… Fermo… Non farlo… Tieni ferma quella mano… Se le tocchi il viso lo sai che non riuscirai a fermarti, a meno che non lo faccia lei… Sta' sicuro che lo farà, e tu avrai rovinato tutto… Sta' fermo…Anche se non sono troppo sicuro che rovinerò tutto… Siamo persi uno negli occhi dell'altra… Hisashi, sta' fermo, e cerca di fare qualcosa che non sia un danno…
–  Posso restare qui, stanotte?
COSA?!
–  Ah… Come mai?
–  Non posso? – chiede, delusa.
Dille che hai da fare! Diglielo! Così almeno ti togli la tentazione! Ti sta offrendo una via di fuga! Prendila al volo!
–  Certo che puoi!
“Certo che puoi”?! Dovevi dirle NO! Scemo! Farai danni, stanotte!
–  Problemi con Atsuko?
–  Sì! – annuisce, con gli occhi che brillano. – Le ho detto che il Kainan ha perso e sta telefonando a Maki per solidarietà. Solo che… il Kainan ha vinto!
–  Tu vuoi proprio morire giovane, eh?!
Dille che è meglio se dormiamo ognuno a casa sua! Fallo! Fallo, Hisashi! Vedo che mi fissa, poi scoppia a ridere.
–  Scherzavo!
–  Cosa?!
–  Scherzavo! In realtà voglio sapere come è andata la telefonata! E poi ti pare che ora resterei davvero a casa di un ragazzo innamorato? Così magari quella che ti piace pensa che io e te stiamo insieme? No, no, resto ancora un po' e me ne vado!
“Un ragazzo innamorato”? Sì, Akiko… ma di te… – La tipa ti deve piacere molto, se addirittura io non posso più restare qui! – sento che dice. Il cuore fa un balzo… Akiko… Non mi sono allontanato da te per un'altra… Mi fa malissimo sentirle dire certe cose… Ma adesso… se Atsuko si sta rassegnando… Potrei provare a parlare con Akiko di quello che provo…
–  E tu? – chiedo, senza pensarci.
–  Io cosa?
–  Sei… innamorata?

Oddio… Che domande fa? Perché adesso mi chiede questo?! Che abbia capito?! Hisashi, lo so già che non c'è più posto per me nel tuo cuore… L'ho visto anche ora… – Beh… uno che mi piace c'è…
Dio mio, no… Quello che non volevo sentire… – Sì? – chiedo, malizioso. Mi sforzo di fare quella domanda che invece vorrei evitare. – E chi è?! Uno nuovo?! E non me lo dici?!

Che cavolo dici, Hisashi?! – Senti chi parla! – dico, dandogli un leggero pugno sulla spalla. – A te piace una da chissà quanto e l'ho saputo solo perché hai lasciato mia sorella! Comunque no, non ho un fidanzato!

–  Dimmelo! Avanti, non fare la misteriosa! Lo conosco?! Non vado a dirglielo!
Mai parole sono state più vere! Andare a ridirglielo rischiando che anche lui sia interessato a lei?! MAI!

Devo finirla, questa conversazione! – Per favore, Hisashi… E'... solo una sbandata. Mi hanno detto che gli piace un'altra, ecco perché non te l'ho detto prima. In fondo è solo una cotta, mi passerà, – sorrido. Spero di averlo convinto.

–  Allora mi sa che siamo in due. Credo che nemmeno la ragazza che piace a me ricambi.
–  Uniti anche in questo! – sorrido. Alzo la mano con le dita aperte. – Hisashi e Akiko, uniti nella fortuna e nella sfiga!
–  Per sempre! – ride lui, e batte il cinque.

Sono le due del mattino, bisogna che dorma… Ma non ce la faccio… Non con Akiko addormentata sull'altra piazza del letto… In teoria doveva andarsene, ma io sono sceso di sotto per rispondere al telefono e lei nel frattempo si è addormentata… Non ho avuto il coraggio di svegliarla…
L'ho osservata per un po'. Normalmente, quando restava qui, dormivamo alquanto vicini… Non uno tra le braccia dell'altra o simile, però mano nella mano… quello sì. Quello sempre. Stavo per prendere la sua mano nella mia quando invece le ho toccato la guancia.
Conosco le sue guance a memoria, le ho toccate miliardi di volte, con le mani e con le labbra, per i motivi più diversi… Ma mai, come in quel momento, ho avuto quasi paura del contatto… Non tanto per paura che si svegliasse e mi vedesse, quanto perché temevo che se l'avessi toccata poi l'avrei baciata… e allora sì che erano guai se si svegliava!
Però alla fine l'ho toccata. Lei non si è mossa. Le ho spostato una ciocca di capelli dal viso, le ho accarezzato la guancia non so più quante volte, e poi ci ho provato… a baciarla. Le ho toccato le labbra per qualche secondo, poi le ho baciato la guancia.
Credevo che il mio cuore sarebbe scoppiato, dopo questo gesto… E invece mi sono reso conto che anziché essere agitato per quello che avevo fatto, ero rilassato, tranquillo. Come se toccarle le labbra equivalesse a dirle “ti amo”. Mentre sono lontano milioni di chilometri dal farlo. Così mi sono girato sulla schiena e ho fissato il soffitto per un po', poi mi sono messo sul fianco e le ho dato le spalle. Ma ora non riesco a dormire, sento il suo respiro regolare dietro di me…
Basta! Torno a girarmi verso di lei e avvicino la mia mano alla sua, poggiata sul cuscino. L'ho appena toccata che lei stringe la mia, e si sistema meglio. Resto immobile… che sia sveglia?! Ha sentito tutto?! Le carezze… il bacio?! Invece non si muove più, il respiro è sempre quello regolare della persona addormentata. Stringo un po' di più la mano, e finalmente dopo un po' sento il sonno che arriva.
Domani ce la farò, Akiko.
Buonanotte, amore mio.

Il mattino dopo, quando mi sveglio, non capisco subito dove mi trovo. Poi vedo un biglietto sul cuscino di Hisashi. Oddio! Mi devo essere addormentata qui… Cavoli! Mi sento avvampare, all'improvviso. Non mi ero mai sentita così nel pensare “Ho dormito nello stesso letto con Hisashi”… Comunque prendo il biglietto e lo apro.

“Buongiorno, dormigliona ^_^!
Per una volta mi sono alzato prima di te! Non riaddormentarti, ricorda che la partita è alle 12! Ti ho lasciato una cosa… E' un regalo, spero ti piaccia.
Ci vediamo dopo.
Hisashi”

C'è un pacchetto sul cuscino. Lo apro subito. Hisashi che mi fa un regalo di questi periodi così strani tra noi?! Che sia per farsi perdona--
–  Oh mio Dio…
Dentro c'è la sua canottiera bianca dello Shohoku con il numero 14. La sua canottiera… Il cuore fa un salto e il sangue mi va alla testa. La sua canottiera bianca… me l'ha regalata… perché ieri ho detto che mi piaceva…
Oddio… Oddio… E' troppo, tra poco morirò! Hisashi… Hisashi mi ha regalato la sua canottiera dell'uniforme… La stringo a me, incapace di pensare ad altro che ad una parola… Grazie… Grazie, Hisashi…

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Capitolo 12
*** 12 ***


Nuovo capitolo!
Prima di tutto vorrei ringraziare di nuovo: Glitter Princess e Margot19 per aver messo la mia FF tra le preferite; Astarte85, Lilli84, Nuvola88, oOo Arimi oOo, Purple, Scacri e Snow_Flake per averla messa tra le seguite.
Buona lettura!

12.

Torno a casa col mio prezioso regalo. Mi cambio, metto un paio di jeans e ovviamente la canottiera di Hisashi. Cavoli, è grossa! Non tanto davanti, ma di lato… si vede praticamente tutto il reggiseno… Apro il cassetto e do un'occhiata. Una maglietta, sotto? Sì, questa nera ci va bene… risalta il bianco. Faccio la prova e mi guardo. Andata!
– Ciao, gente! – saluto veloce, scendendo di sotto. – Io vado!
Non voglio che Atsuko mi veda con la sua canottiera… Anzi, non voglio che mi veda e basta! Rischio la vita, ancora! E poi anche se sta iniziando a rassegnarsi, vedermi con la maglia di Hisashi potrebbe farla ancora arrabbiare… e addirittura potrebbe pensare che sono io quella cui Hisashi va dietro!

Ovviamente con la canottiera n. 14 dello Shohoku non passo certo inosservata!
– Ehi, guardate lì! – esclama Yohei, indicandomi, lo guardo scintillante. – Lo dicevo io! Stai con Mitsui!
–  Non sto con lui! – miracolo che non arrossisco. – E' solo un regalo!
–  Sì, sì, certo… – risponde lui, che ha avuto man forte dagli altri.
Mi sento strana, come se stessi con Hisashi… quando all'improvviso ho la consapevolezza che non sono la sua ragazza. Sì, sto qui alla sua partita con addosso la canottiera che mi ha regalato… ma non perché stiamo assieme. In fin dei conti, lui non sa nemmeno che mi piace. Sono solo una ragazza innamorata che ha sì ricevuto un regalo speciale da lui, ma non perché ricambia… Io non ho nessuna speranza di mettermi con lui… E poi vengo folgorata da un pensiero: io non ho il suo cuore, ma ho la sua canottiera! Quell'altra mica ce l'ha! E' a me che ha fatto questo regalo speciale, non a lei! Beccati questo! Non faccio in tempo a continuare a gongolare mentalmente per questa cosa perché i ragazzi entrano in campo. Hisashi, come al solito, alza la testa a cercarmi. Stavolta non lo chiamo, mi limito ad alzarmi. Mi nota e vedo che resta di stucco. Probabilmente non pensava di vedermi già con la sua maglia. Pian piano sorride; è il sorriso di un ragazzo che ha regalato qualcosa ad una ragazza sperando di vedercela e la vede, la vede col suo regalo… E io gli regalo il mio sorriso più dolce e più felice…

Intervallo! Siamo sotto di 6 punti, ma Hisashi è stato grande! Da più parti sento elogi nei suoi confronti e mi sento ancora più orgogliosa di portare la sua canottiera! Mi alzo e vado a fare due passi. Sono appena uscita dal bagno quando sento chiamarmi.
–  Ehi, vice Mitsui!
Mi giro. – Maki! Ciao!
–  Ho visto questa maglia “Shohoku 14” e volevo capire chi fosse a portarla! Comunque sta facendo faville!
–  Eh eh, puoi dirlo forte! Lui fa solo finta di non ricordarsi come si gioca a basket!
–  Senti… come ti è venuto di dirle che il Kainan ha perso?! – sorride.
–  Sono un genio, eh?! – gongolo. – Sennò non ti chiamava!
–  Ti ha insultata a sangue! – ride. – Ha iniziato a consolare me, poi sono stato io a dover calmare lei! Non so come fai ad essere ancora viva!
–  Ho i miei metodi! – sorvolo sul fatto che mi sono addormentata da Hisashi. – Così uscite assieme? Ce l'hai fatta?
–  Si è sentita così in imbarazzo per la telefonata che ha detto di non avere più il coraggio di parlarmi!
–  Oh… sul serio? – mmh… stavolta l'ho fatta grossa! – Che ti frega? Passa a casa comunque!
–  Hasegawa…
–  Maki, insisti. Tanto lo sa che sei cotto.
–  Lei non lo è. E dopo la telefonata di ieri, – torna a sorridere, – non posso farle un'improvvisata!
–  Secondo me non le sei indifferente… Se non le importasse di te, se ne sarebbe fregata della notizia della sconfitta del Kainan e non ti avrebbe chiamato… Falle una bella sorpresa e vedi che l'imbarazzo le passa, quando vedrà che non la ritieni una deficiente!
–  Tu dici? Beh, alla fin fine potrei anche provarci…
–  Bene! Presentati con un regalo, e vedrai che andrà anche meglio!
–  Tipo?
–  Mh… – rifletto. Poi mi viene l'illuminazione. – La tua canottiera! La maglia del n. 4 del Kainan! E' un regalo unico!
Sorride. – E' così che ti ha conquistato Mitsui?
Di nuovo?! Ma allora è un vizio! Non stiamo assieme! E' un regalo!
Continua a sorridere. – Se non state assieme allora perché tu non ti fai avanti con lui?
–  Io non--!
–  Tu lo ami come io amo Atsuko.
Occavolo… Se n'è accorto?! Perspicace, il ragazzo! Ma se se n'è accorto lui… allora anche Atsuko… e Hisashi stesso?! Poi sorrido. – Atsuko allora è fortunata. Se la ami tanto quanto io amo Hisashi, vuol dire che faresti di tutto per lei.
Sorride anche lui. Esatto, sta dicendo quel sorriso. Farei di tutto per lei come tu lo faresti per Mitsui.
–  Allora lo vedi che questo amore non deve andare sprecato? – dico.
–  Nemmeno il tuo.
–  Io non ho speranze. Ho la sua maglia ma non posso avere lui. Dopo quasi 16 anni, è troppo sperare che anche lui all'improvviso mi veda come qualcos'altro che non un'amica come è successo per me. Tu invece devi solo dare un'ultima spintarella. Fa' si che la bilancia penda dalla tua parte.
–  Devi provarci anche tu, – insiste. – Io non regalerei la mia canottiera a qualcuno che non sia speciale per me…
Maki… pensi davvero che Hisashi non mi vede più solo come un'amica?! Se allora è così, perché non si fa avanti?! Non è possibile che sia io… Si è allontanato da me così tanto…Io potrei anche provare a sbloccare la situazione… Ma se poi non ricambia?! Come facciamo?! Perderemmo 16 anni di amicizia, se non riuscissimo a superare la cosa… Torniamo in silenzio agli spalti, lui raggiunge i suoi ragazzi e io gli altri casinisti dello Shohoku.

 

Quanto manca alla fine?! Dannazione, comincio a vederci doppio…! Sono stanco… No, non mollare! Akiko ti sta guardando… e senti come urla!

 

Hisashi… Che succede?! Non è da te mancare così i passaggi…

 

A due minuti dalla fine, sento il fischio dell'arbitro mentre sto dicendo una cosa a Yohei, poi l'urlo “Fermate il gioco!” Che succe-- Oddio… Hisashi! HISASHIIII!

 

Mh… Che succede…? Che è successo?
–  E' svenuto…
Chi è svenuto…?
–  Mitsui, come ti senti?
Eh? Sono svenuto io …?! No… io… devo giocare ancora… la partita… non è ancora finita…

 

Mi sono fiondata giù dagli spalti, ma Hisashi in panchina non c'era. Ayako mi dice che è con Kuwata a prendere un po' d'aria e mi precipito a cercarlo.

 

Dannazione… guarda qui come mi sono ridotto… Crollare così a fine partita… Maledizione… Sono stato un deficiente a sprecare così due anni… Mh? Scarpe da basket… E la mia canottiera bianca?! Akiko! E' troppo tardi per asciugare le lacrime… Bene, ci voleva solo che mi vedesse piangere! Si accuccia davanti a me e poggia le mani sulle mie ginocchia.
–  Stai bene?
Annuisco e mi asciugo le lacrime.
–  Ti fa male il taglio sul labbro?
–  No…
–  Ah già, tu sei abituato a molto peggio! – sorride. Vorrei farlo anch'io ma non me la sento.
–  Guarda come sono ridotto, – mi sfugge invece. – Guardami! Svenire a due minuti dalla fine!
–  Hisashi, hai dato tutto te stesso! – esclama lei. – Non potevi chiedere di più!
–  No?! Dovevo, invece! Da quando in qua si crolla a due minuti dalla fine?!
–  Non puoi pretendere che dopo due anni di fermo tutto sarebbe stato identico, no? Pian piano tornerai quello che eri!
–  Pian piano?! Akiko, è la mia ultima possibilità! Sono al terzo anno! Devo vincere!
–  Vincerai! La squadra vincerà!
–  Sì, ma non se io continuo a crollare alla fine, quando la squadra ha più bisogno di me! E tutto perché sono stato uno stupido!
–  Piantala di dire così! – dice, improvvisamente arrabbiata. – Non ti serve a nulla continuare a dire “Se non avessi perso tempo, se non avessi sprecato due anni!” Ormai è andata! Ormai quei due anni sono stati persi, e non puoi farci nulla!
Mi ha preso dalle braccia e mi sta stringendo con tutta la forza che ha. Mi accorgo che la sto fissando a occhi sgranati.
–  Piantala di parlare come se crollassi esausto ad ogni partita, perché non è vero! Questa è la prima in cui succede una cosa simile, e solo a due minuti dalla fine! Sei sfinito perché hai dato tutto te stesso e anche di più! Nessuno di rimprovererà mai per questo, anzi! – continua, a voce alta, scuotendomi a ogni parola che dice.
–  La squadra conta su di me! – ripeto, frustrato.
–  E infatti pensi che quando torni di là ti daranno un calcio nel sedere e ti manderanno in panchina alla prossima partita?! Ma per favore! Sei un pilastro dello Shohoku, testone! Sei quello che avresti voluto essere! In un paio di mesi hai recuperato due anni di fermo! Oppure vuoi essere compatito a ogni costo?!
–  Io sono l'uomo che non deve chiedere mai! – esclamo, quasi sdegnato.
–  Eccolo… è tornato! – ride. – Il Grande Ego di Hisashi Mitsui!
–  Io… voglio solo che tu sia fiera di me.
–  Lo sono. O non avrei messo questa canottiera, oggi, – sorride.
Ci guardiamo in silenzio.
–  Grazie, – dice Akiko dopo qualche secondo. – E' un regalo bellissimo.
–  Per la mia fan numero uno, questo e altro, – sorrido.
La stringo forte, più forte che posso nelle mie condizioni. Sposta appena la testa e mi bacia la guancia. Un gesto semplice da parte sua, eppure sento il cuore che mi scoppia nel petto. E non è stanchezza, stavolta.
–  Ti voglio bene, Akiko – dico, sperando che suoni come un “ti amo” tra le righe.
–  Anche io, – sussurra lei, ancora stretta a me. Si tira leggermente indietro e mi guarda.
Proprio come ieri sera, siamo persi occhi negli occhi. Non riesco a fare a meno di passare il mio sguardo dai suoi occhi alle sue labbra e viceversa. Avvicino lentamente il mio viso al suo, quando Kuwata riappare all'improvviso. – Senpai, come ti senti? – chiede.
Io e Akiko ci ricomponiamo velocemente, anche se leggermente imbarazzati.
–  Sto bene, – rispondo. – Arrivo.
Kuwata se ne va di nuovo e mi volto verso Akiko. Lei sorride leggermente. – Devo andare.
Lei annuisce. – Sei stato grande. Sono fiera di portare la tua maglia.

 

Torno alla mia postazione in prima fila con Yohei e l'armata. Credo di essere rossa come un pomodoro. Stavamo per baciarci…?! Mannaggia a Kuwata che arriva nei momenti meno opportuni…

Siamo agli sgoccioli: 10 secondi alla fine; 68 a 66 per noi.
Akagi, ti prego! Falla entrare, quella palla…! NO! NO! Il Ryonan esulta, ma Hanamichi spunta da non so dove realizza! SLAM DUNK!
70 a 66…
Io e Yohei ci guardiamo.. e ci gettiamo l'uno nelle braccia dell'altra… SIAMO AI NAZIONALI! Mi sciolgo dall'abbraccio e mi sporgo alla balaustra. Hisashi mi sta guardando… sorridendo. Io invece ho il respiro affannato e le lacrime agli occhi. Stendo il braccio destro con l'indice puntato verso l'alto. Gli occhi di Hisashi brillano mentre fa lo stesso gesto.
Mi precipito nella zona spogliatoi. Quando i ragazzi escono, tutti gasati per la vittoria, mi stacco dal muro cui sono appoggiata e guardo Hisashi. Non ci penso su due volte e corro da lui, saltandogli al collo. Hisashi mi prende e mi abbraccia.
–  Questa è una cosa per cui piangere, scemo! – dico, piangendo, appunto.
Lui sorride e mi stringe ancora più forte. Non sono mai, mai, MAI stata più felice di oggi, Hisashi… Grazie per aver reso questo 27 giugno il giorno più bello della mia vita…

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Capitolo 13
*** 13 ***


13.

E' domenica; sono in bagno a togliere il bucato dalla lavatrice. Lo metto nella cesta ed esco. Siccome mi è sembrato di sentire il campanello di casa che squillava, e mamma che parlava con qualcuno, vado nell'ingresso e noto un paio di scarpe enormi… che però non sono di Hisashi.
Così passo davanti alla sala da pranzo - lo so, gli affari miei… mai!
–  Maki?!
Lui, che sta guardando i quadri alle pareti, si gira. – Ciao! Sei di gavetta oggi? – chiede, indicando la cesta col mento.
–  Già, vado in terrazza a stenderli… Ma tu che ci fai qui?
Sfodera il suo sorriso e continua a guardarmi. Io spalanco gli occhi.
–  No…– dico, posando la cesta sul tavolo vicino a me. – No… non dirmelo… ti ha detto di sì?!
–  Lo hai detto tu!
–  Finalmente! – esclamo, quasi correndo verso di lui. Poi mi fermo. Non è Hisashi! – Cioè, – ricomincio con più calma, – che bello! Congratulazioni!
–  Grazie. Ma è anche merito dell'aiuto di di qualcuno, – continua a sorridere.
Sorrido, imbarazzata. – E' il minimo… Sono davvero felice… Comunque, ce l'hai fatta da solo. Mi sembrava strano che tu non riuscissi in quest'impresa! E dove andate?
–  Non so, – risponde, alzando una spalla. – Pensavo da qualche parte a prendere un caffè, o simile…
–  Perfetto! Ad Atsuko piace poter parlare coi ragazzi con cui esce! Ma dimmi un po', come l'hai convinta?
–  Beh, le ho detto che avrei dimenticato quella famosa telefonata se mi avesse concesso un appuntamento! All'inizio era riluttante, poi ha detto di sì.
–  Wow! Sei proprio un playmaker degno di tale nome! Hai rigirato la cosa a tuo favore! E bravo Maki!
–  Se fossimo in una partita, direi che tu mi hai fatto un ottimo passaggio! Sei stata una brava alleata, Hasegawa. Non potevo averne una migliore, – sorride.
Stavolta arrossisco proprio. – Sei gentile… Grazie. Ora vado, – dico, prendendo la cesta. – Se Atsuko viene giù penserà che voglio conquistarti… oppure romperti le scatole! – rido.
Ride anche lui. – Ciao… buona giornata.
–  Anche a voi. Ciao.
Sono appena uscita dalla sala che si affaccia sulla porta. – C'è qualcosa che posso fare per te?
Mi giro, cercando di capire a cosa si riferisce. – Oh, per lui? No…– scuoto la testa. – Purtroppo con lui nessuno può aiutarmi. Ma sta' tranquillo… L'importante ora è che Atsuko non pensi più a quell'altro… e questo puoi farlo solo tu! Io starò bene, mi passerà!
Sorrido, lo saluto e vado in terrazza.

Stendo i panni alla velocità della luce, poi esco e vado da Hisashi. Suono ma non risponde nessuno… che sia agli allenamenti pure oggi? Lo chiamo sul cellulare, lui risponde dopo qualche squillo. – Pronto?
–  Sono io! – dico tutta allegra. – Dove sei?
–  Secondo te?!
–  Beh… a giudicare dal respiro corto… a letto con una?!
–  AKIKO! – ruggisce. – Che cavolo dici, idiota?!
–  E dai, scherzavo! – rido. – Nervosetti, eh?!
–  Cosa c'è? – taglia corto. – Devo tornare ad allenarmi.
–  Notizia del secolo: Maki e Atsuko escono assieme! – annuncio trionfante.
–  Quando?!
–  In questo momento sono fuori da qualche parte diretti verso un caffè o simile!
–  Ma dai… mi prendi in giro?!
–  No! Assolutamente! Beh, i dettagli stasera, ok? Passi da me o vengo io dopo che li ho strappati ad Atsuko?!
–  Ma non ti dirà nulla! Ti pare?
–  Vabbè, comunque a stasera! Ciao, e saluta gli altri!
–  Ciao, a stasera…!

Atsuko torna ad ora di cena.
–  Allora?! – la inseguo su per le scale. – Allora allora allora?!
–  Allora cosa? – chiede, impassibile, entrando in camera.
–  Com'è Maki fuori dal campo di basket?
–  Come vuoi che sia? Un ragazzo normalissimo.
–  Vabbè, ma con te sarà un po' romantico, no?
–  E' gentile, educato… il solito Maki che è a scuola, sai! Tu, piuttosto, – mi dice, guardandomi male. – Come ti è venuto in mente di dirmi che il Kainan aveva perso?!
Alzo una spalla. – Così. Ho pensato che sennò non lo chiamavi e secondo me ti sei impuntata sulla persona sbagliata.
–  E che ne sai che Maki è quella giusta?
–  Perché, tu lo sai se lo è? Se non lo conosci al di fuori della scuola, come fai a scartarlo?
–  Akiko, i miei affari di cuore sono miei. Non ho bisogno di aiuti, grazie. Fino a ora, me la sono sempre cavata da sola nello scegliermi i ragazzi con cui uscire.
Faccio una smorfia. – Sì, lo so… tu sei quella che esce coi ragazzi e io no… Ma non è per questo… Mi è venuto in mente di farti uno scherzo e l'ho fatto. Se a te di Maki non fosse fregato niente, avresti lasciato cadere tutto. Invece l'hai chiamato, quindi ti interessa.
Alza gli occhi al cielo e io sorrido.
–  Però, nonostante le lamentele, mi sembri contenta, – dico dopo un po'. Mi getta un'occhiataccia.
–  E dai, non fare quella faccia! Si vede, eccome! Nemmeno quando sei uscita con Hisashi la prima volta eri così! Dove siete stati?
–  In un caffè, in città. Poi abbiamo fatto un giro per negozi, – risponde, rassegnandosi al fatto che non la lascerò stare finché non mi da qualche informazione.
–  Ti ha comprato qualcosa?
–  No, ha pagato il mio tè. Cavolo, Akiko, ma sei curiosa, eh?!
–  Certo!
Mi guarda, e alla fine sorride. – Comunque… sì, sono contenta. Ma guai a te se ti impicci ancora di cose che non ti riguardano, chiaro?!

 

 

Akiko è felice, non fa che ripetere quanto è contenta di questo appuntamento. Ultimamente non l'avevo più vista così. Dopo un po' si calma e mi sorride. – Sono una specie di cupido, vero?
Sorrido anch'io. – Sì…
Al solito, siamo sul mio letto. Akiko è accoccolata contro di me, e le circondo le spalle con il braccio. L'odore del suo shampoo agli agrumi, mescolato a quello della sua pelle, mi arriva dritto nel naso. Ed è irresistibile. Chiudo gli occhi per imprimerlo di più nella mia mente. Il cuore comincia a battermi più forte. Muovo la testa per andare a incontrare il suo viso e…
–  Come sei messo con gli esami? Guarda che sono questa settimana – dice lei, alzando il suo.
–  Eh? – sgrano gli occhi. – Boh… Ma tanto andrà bene.
–  Ti serve una mano?
–  No… me la caverò, come al solito… – dico alzando una spalla.
–  Allora…! – ride lei. – Ricorda… più di quattro insufficienze e non sei ammesso al campionato!
–  Sì, sì, lo so… secchiona! – sbuffo.
–  Ehi! Ti offro il mio aiuto e mi ringrazi così?!
–  E tu ringrazia che mi limito a questo!
–  Hisashi!

 

–  Akiko!
–  Ehi, Aya! Com'è andata?
–  Bene, secondo me! E a te?
Alzo su indice e medio, sorridendo. – O almeno spero!
Io, Ayako e altri studenti siamo nel corridoio dopo i test trimestrali. Abbiamo consegnato le prove e ci hanno dato il permesso di uscire. Quando avremo i risultati, mancherà solo qualche ora alle tanto agognate vacanze estive… e un mesetto al campionato nazionale! Comunque, per molti dei nostri compagni, ancora in classe alle prese coi test, questi pensieri sono lontani.
Ormai siamo talmente in simbiosi con la palestra che io e Ayako andiamo lì a parlare. Ci togliamo le scarpe, prendiamo un pallone e ci mettiamo a fare qualche tiro a canestro, approfittando del fatto che non ci sono i ragazzi a prenderci in giro se sbagliamo qualcosa.
Dopo un po' arriva Haruko col fratello e Kogure; si mettono anche loro a fare qualche tiro con noi e anzi, i ragazzi sono così carini da darci qualche consiglio su come migliorare l'assetto nei tiri.
Un'ora dopo siamo ancora solo noi cinque.

 

 

–  Ragazzi, il tempo è scaduto! Mettete giù le penne e consegnate!
Ma porca…! No, altri due minuti… Vabbè, tanto ormai è andata… Speriamo bene, sennò chi la sente Akiko?! Consegno la prova ed esco dall'aula. Ehi, ne siamo parecchi che hanno finito ora! Esco fuori e non vedo gli altri in giro… Già, probabilmente sono tutti in palestra. Arriva anche Rukawa; sbadiglia, non mi sorprenderei se si fosse addormentato persino durante il test…!
–  Ciao, piccola! – saluto.
–  Ehi! – sorride Akiko, venendomi incontro. – Alla buon'ora! Ti ci eri affezionato, a quel test?!
–  Ah ah… – dico, facendo una smorfia. – Come ti è andata… matricola?!
–  Bene… e a te, senpai Mitsui?
–  “Senpai Mitsui”, eh…? Suona bene… – mormoro. – E sia. Da ora in poi a scuola per te sarò “senpai”, come lo sono per gli altri.
–  Col cavolo! – ribatte. – Me lo sono guadagnato il diritto di chiamarti Hisashi!
–  Solo perché siamo vicini di casa… – alzo una spalla, e lei mi dà una botta sul petto col dorso della mano.
–  Ehi, voi due, piantatela di tubare! – dice Miyagi, imbronciato. – Com'è andato il test, piuttosto?
–  Nooo! Non parliamo del test! – sbraito. – Guai a chi apre bocca sul test! Lo uccido!
–  Oh! Haruko, a proposito, tu ce l'avevi quella domanda su--
–  Akiko! – ringhio. – Piantala!
Ride. – E dai, Hisashi… non posso nemmeno scherzare?!
La guardo male, ma sto fingendo. Mi sento benissimo. Ora che ho la netta sensazione che lei ricambi, sono pronto a buttarmi.

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Capitolo 14
*** 14 ***


Capitolo che dedico a Glitter Princess: spero che le piaccia! E ovviamente che piaccia a tutti quanti! Buona lettura!

14.

Sono in camera mia a fare i compiti di matematica - che, come al solito, non portano mai! Più tardi dovrò chiedere una mano ad Atsuko, magari così riuscirò a capire dove sbaglio…
Mi sto stiracchiando quando bussano alla porta. – Avanti! – dico.
Mia sorella entra. – Ciao! Hai da fare?
–  Sto cercando di fare i compiti di matematica. Dimmi.
–  Abbiamo bisogno di una mano di sotto e mi chiedevo se potevi aiutarci. Dobbiamo finire le decorazioni per il festival scolastico.
–  Dopo mi aiuti qui? Non devi fare nulla, solo controllare gli esercizi e al massimo spiegarmi dove ho sbagliato.
–  D'accordo!
Mie e Yumiko, due amiche di mia sorella, sono sedute per terra in salone, tutt'intorno ci sono cartelloni, stelle filanti, nastri e decorazioni varie. Atsuko mi da' delle maschere di cartapesta.
–  Ecco qui! Sono solo da colorare.
–  Che tema avete scelto? – chiedo, mettendomi seduta al tavolo.
–  Il carnevale di Venezia!
–  Wow, che bello! Posso colorare come mi pare oppure avete indicazioni?
–  Fai tu, hai carta bianca. Se vuoi abbiamo anche brillantini, piume e nastri.
Mi metto subito al lavoro; ci sono un sacco di colori e non vedo l'ora di dare un po' sfogo alla mia fantasia.
–  Come mai il carnevale di Venezia? – chiedo dopo un po'.
–  Mah, volevamo fare qualcosa che fosse in maschera ma che non fosse il classico cosplay. Ah e ovviamente, sei invitata anche tu!
–  Grazie, ma non so se è il caso. Sicuramente ci sarà anche Kiyota e…
–  No, no, veramente è stato lui a fermarmi e dirmi che se vuoi venire per lui non ci sono problemi.
–  Ah… ha una ragazza? – chiedo. Da una parte sono sollevata, dall'altra quasi delusa.
–  Credo di sì, da non molto, per come ho capito… Allora vieni?
–  Se è così, – alzo una spalla, – posso anche venire.
–  Bene!
Resto in silenzio per qualche secondo. – E Hisashi può venire? Altrimenti non ho un cavaliere.
Atsuko non risponde subito. – Sì, certo, – dice infine. – Se gli va, perché no? In fondo, è un pezzo che non lo vedo. Basta che non comincia a battibeccare con Maki sul basket!
–  Sta' tranquilla! – rido. – Maki è l'ultimo con cui si metterebbe a fare a cagnara!

Il giorno dopo vado con Atsuko al Kainan per aiutarla a portare tutte le decorazioni. E' da un bel po' che non entravo più nel campus, da quando c'è stata la cerimonia d'ingresso di mia sorella in prima superiore. Andiamo subito in palestra.
–  Non si allenano i ragazzi oggi? – chiedo.
–  Sì, ma usano la palestra dell'università. Tra poco arrivano.
La palestra del liceo è enorme, molto più grande della nostra. Pensano in grande, al Kainan! Alle pareti, gli studenti hanno fissato una serie di pannelli che riproducono una parte del Canal Grande, con tanto di gondole, palazzi e ponti. Sulle nostre teste, un enorme telo color blu notte punteggiato da centinaia di lucine sembra un cielo stellato. Una grande palla color champagne è una bellissima luna piena.
–  Ehi! – mi scuote Atsuko. – Ci sei?
–  Sì… è bellissimo qui! Che devo fare?
–  Puoi appendere le maschere, mettile dove vuoi! Se qualcuno ti dice qualcosa, mandalo pure da me.
Annuisco e tiro fuori le maschere, guardandomi intorno per scegliere i punti migliori.
Sono arrivata a buon punto, quando sento un vociare di ragazze e mi volto: la squadra di basket è arrivata a dare una mano. Eh già, visti così, sono veramente belli. Ci credo che hanno tante fan!
Vedo Maki che va subito a salutare Atsuko e non posso fare a meno di pensare che è una ragazza fortunata. Chissà se un giorno anche io verrò guardata in quel modo dal mio ragazzo…
Torno a fissare le maschere in giro per la palestra, quando mi sento chiamare e mi volto. Kiyota.
–  Possiamo parlare?
–  Sì… sì, certo.
Mi aiuta a scendere dalla scala su cui ero arrampicata e usciamo dalla palestra.
–  Non credevo di trovarti qui, mi hai sorpreso.
–  Atsuko voleva farmi vedere i preparativi in anteprima, – dico, a disagio.
–  Verrai alla festa?
Annuisco.
–  Con lui?
Annuisco di nuovo, ancor più a disagio.
–  Allora state insieme?
–  No.
–  Ah… – ci resta male. – Io… ero convinto che tu e lui…
–  Beh… non importa. E' andata ormai, – sorrido, sorvolando sul fatto che sono innamorata. – Piuttosto, so che ora hai una ragazza.
–  S-sì, – sorride, grattandosi la testa. – Si chiama Mayu. Comunque ecco, io volevo dirti di non sentirti a disagio… Solo questo.
–  Mi pare che tra tutti e due siamo messi bene, quanto a disagio… – sorrido. Mi mordo il labbro inferiore. – Mi dispiace, Kiyota. Non volevo deluderti.
Scuote la testa. – Non mi hai deluso. Sono cose che possono capitare. A me dispiace di aver alzato la voce.
–  Nessun problema, sono abituata…!
Restiamo in silenzio. – Allora, ecco… – dico infine. – Pace?
–  Non siamo mai stati in guerra, tu e io.
–  Grazie. Ora… torno dentro…
–  Ti accompagno. Se Maki non mi vede che aiuto, mi riporta dentro per un orecchio. Sai com'è fatto.
–  Sì, deve fare la scena, ma sotto sotto ti adora!

La sera vado a casa di Hisashi. Lui e la madre stanno ancora cenando e mi accomodo con loro a tavola.
–  Sono venuta a invitarti fuori! – sorrido, mentre Hisashi beve un sorso d'acqua.
–  Sei venuta a fare che?! – esclama lui, tossendo dopo essersi quasi strozzato.
–  A invitarti fuori. C'è il festival scolastico del Kainan e Atsuko mi ha invitato. Puoi venire anche tu, ovviamente, per farmi da cavaliere. E' un ballo in maschera.
–  Una festa in cosplay? Non credevo che al Kainan fossero così otaku!
–  Non è un cosplay! Il tema è il carnevale di Venezia! Vedi, – dico, tirando fuori dei ritagli di giornale, – a Venezia si vestono così durante il carnevale! Non sono bellissimi, questi costumi? Che ne dici, mamma Mitsui?
–  Sono veramente splendidi! – concorda Sayuri. – E se volete andare, conosco una signora che affitta costumi. Di certo posso concordare un buon prezzo!
–  Mamma! Non darle corda!
–  E' una bella occasione per voi due! Magari l'avessi avuta io all'epoca in cui ero al liceo! – sorride Sayuri. – Non essere il solito testone!
Hisashi sbuffa, lancia un'occhiata alla madre e poi alle foto. – Va bene, – dice, mettendo in bocca gli udon, – fammi finire di cenare e poi ne parliamo.

Dopo cena saliamo in camera sua. Mi metto sul letto e lui si siede vicino a me. – Allora, fammi vedere di nuovo le foto…
Gli passo i ritagli. – Ma saranno impossibili da trovare qui, e non c'è tempo per farli cucire, – dice.
–  Infatti non voglio andare con questi tipo tunica. Io pensavo di affittare qualcosa stile 1700! Tipo Maria Antonietta e Luigi XVI!
–  Eh, che bello… Non sono finiti bene, quei due, lo sai…?
–  Ehi! Qui *qualcuno* ha studiato Storia Europea!
–  Ehi! Qui *qualcuno* mi ha fatto sorbire tutta la saga di Lady Oscar! – mi rifà il verso. Scoppio a ridere.
–  E' vero! Me l'ero dimenticato!
–  Io no, – dice, truce, gli occhi ridotti a due fessure.
–  Allora… possiamo fare in stile Maria Antonietta e Fersen! Il suo grande amore!
–  Ecco, già va meglio. Almeno non muoio decapitato.
–  No, infatti! Muori massacrato dalla folla.
–  Oh ma tu li scegli sempre così allegri i personaggi?! – sbotta.
Rido e gli scompiglio i capelli, che lui subito ricompone guadandomi male. – Comunque, non essendo un cosplay, saremo solo una coppia vestita come due del Settecento. Che ne dici? Qualcosa tipo questo, – dico, indicando una coppia in una delle foto.
–  E va bene, tanto non ho scampo, vero?
–  No! Graziegraziegrazie! – esclamo, saltandogli al collo.

 

 

Sono nel salotto della casa di Akiko e sono pronto. Ho addosso il classico vestito da gentiluomo del ‘700: una giacca, di un bellissimo bordeaux scuro orlato d'argento, un gilet, una camicia bianca con un fazzoletto legato intorno per fare una sorta di fiocco (jabot, mi pare si chiami), pantaloni al ginocchio dello stesso colore della giacca e calze. Le scarpe nere con la fibbia d'argento mi sembrano strane addosso a me; ma d'altronde sembrano quasi quelle che uso a scuola quindi alla fin fine possono anche andare. Non mi sento ancora molto a mio agio in questo costume, per quanto, modestamente parlando, mi stia veramente bene.
Yuka, la madre di Akiko, scende per avvisarci che la mia dama sta arrivando. Mia madre mi aiuta a mettere la giacca e sistema il fiocco della camicia.
–  Sei bellissimo, Hisashi – sorride, con gli occhi che le brillano.
–  Grazie, mamma, – sorrido anche io. – E grazie per aver trovato questi abiti con così poco preavviso.
–  Di niente. Divertitevi, stasera.
–  Certo.
–  Oh, Yuka, – sospira mamma, con aria sognante, rivolta all'amica, – non sono bellissimi i nostri figli? Sarebbe così bello se si sposassero!
–  Mamma! – sbraito. – E dai, non dire cavolate!
–  Per me andrebbe benissimo, – annuisce Yuka. – Anzi, in fondo ci risparmieremmo un sacco di passaggi, ad esempio capire che tipo è lui e se va bene per nostra figlia…
Mamma annuisce, convinta. – Atsuko è già andata? – chiede poi.
–  Sì, è già a scuola! Vedessi che bello il suo ragazzo! Hisashi lo conosce, – cinguetta Yuka, come una ragazzina alla prima cotta che parla con l'amica del cuore.
–  Sul serio?! E chi è?! – fa mia madre, spalancando gli occhi su di me.
–  Voi due! E basta! – replico, guardandole male.
Le due pettegole si mettono a ridere e confabulare su chissà che matrimonio e io scuoto la testa. Mi sistemo la parrucca, che ho voluto rigorosamente castana e non bianca. Dopo qualche secondo arriva il padre di Akiko con la macchina fotografica. – Ci siamo tutti? – chiede. Appena usciamo vediamo Akiko che scende le scale. Resto senza fiato. L'abito à la polonaise color malva, ricamato in bianco e nero, le sta d'incanto. La parrucca, di un caldo color cioccolato, è decorata da fili di perle e piccoli fiori di stoffa. Akiko mi guarda e sorride. Quando arriva in fondo alle scale, le porgo la mano con un leggero inchino; lei posa la sua sopra e io gliela stringo leggermente. Il padre di Akiko si mette di fronte a noi. – Siete bellissimi! – dice. – Ora vi faccio una foto!
Io e Akiko ci mettiamo in posa: due perfetti nobili di un'altra epoca e di un altro paese.
Stasera ci divertiremo.

Entriamo nella palestra del Kainan, già gremita di studenti. Akiko aveva ragione: sembra di essere a Venezia, almeno per quel poco che so io della città.
–  Siete arrivati! – esclama Atsuko, diventata una splendida Cleopatra. Indossa una tunica bianca fermata da fibbie dorate; la parrucca nera a caschetto e il trucco la fanno assomigliare alle bellissime donne egizie dei dipinti.
–  Ciao! – salutiamo. – Dov'è Maki? – chiede Akiko.
–  Eccolo! – risponde Atsuko. E' vestito da Giulio Cesare, con tanto di armatura e mantello rosso.
–  Ciao, Hasegawa; ciao, Mitsui, – dice.
–  Stai benissimo! – esclama Akiko. – Sembri proprio un imperatore!
–  Grazie, – sorride lui. – Anche voi siete splendidi. Proprio una bellissima coppia.
Mi sembra di leggere qualcosa in quelle parole, ma mi dico che non è possibile. Maki non può sapere che mi piace Akiko.
–  Venite, – dice Atsuko, portandoci verso il tavolo del buffet. – Ci sono un sacco di dolci europei di carnevale. Li abbiamo fatti durante economia domestica!
Prendiamo i piatti e cominciamo a metterci dentro i dolci, mentre Atsuko ci spiega i nomi e gli ingredienti.
–  Sono buonissimi! – esclama Akiko, mangiando di gusto. Io annuisco, gustando quel sapore insolito.
–  Maki, anche tu hai collaborato in cucina? – chiedo, pronto a prenderlo in giro se la risposta fosse sì.
–  Oddio, no! Sono negato per la cucina europea, mi riescono meglio i piatti giapponesi.
–  Sai cucinare?! – interviene Akiko. – Che bello, allora una sera dobbiamo fare una cena tutti insieme! Ti diamo una mano io e Atsuko, Hisashi non è molto portato per i fornelli!
–  Ma perché devi sempre mettermi in mezzo?! – scatto. Gli altri tre si mettono a ridere e alla fine mi unisco a loro. Maki alza il bicchiere.
–  Propongo un brindisi. A noi quattro!
–  Kanpai! – esclamiamo in coro.

Siamo seduti intorno a uno dei tavoli, ci stiamo riposando. Abbiamo ballato come se non ci fosse un domani. All'improvviso, Akiko salta su. –  YMCA! – grida, guardando Atsuko.
–  E' vero! – risponde la sorella, saltando in piedi anche lei. Atsuko prende Maki sottobraccio e Akiko fa lo stesso con me. – Andiamo! – dicono, tutte eccitate.
–  No, aspettate! – ribatto, sapendo già cosa ci aspetta. – Io non so come si balla!
–  E' facile, – risponde Akiko. Nonostante il vestito poco pratico, si muove con scioltezza, facendomi vedere le mosse. Guardo Maki: impacciato quanto me, e anche lui con la faccia di chi vuole tornare a sedersi in men che non si dica. Ci guardiamo, alziamo gli occhi al cielo e torniamo a cercare di ballare.
–  Dai, non è così complicato, eh? – dicono le due terribili sorelle Hasegawa.
In effetti, i movimenti sono semplici e gira gira sono sempre quelli. Ci sto cominciando a prendere gusto. Intorno a noi, gli altri studenti hanno creato una specie di cerchio. Ops… Stiamo ballando davanti agli occhi di tutto il Kainan. Guardo Maki. –  Che ne dici? Visto che siamo in ballo… facciamo ballare tutti?
–  Perché no? – risponde lui, con un sorriso d'intesa. Si volta verso la squadra di basket e fa cenno con la mano. – Venite qui!
Kiyota e Jin non se lo fanno ripetere due volte. Cercano di portare in pista anche gli altri compagni, ma questi scuotono la testa e i due rinunciano. Ridendo, ci raggiungono in pista e l'ovazione della folla esplode. Ci fanno video e foto, e a quel punto ci impegniamo anche di più. Quando ci esibiamo nel famoso movimento di bacino, le ragazze urlano come forsennate.
Akiko e Atsuko sono in prima fila, applaudono, urlano, ci incitano. Io mi sto divertendo come un matto, e anche gli altri studenti, da quel che vedo. Il resto della squadra di basket del Kainan è piegato in due dalle risate.
La canzone finisce e tutti applaudono. “Bis, bis!” urlano in parecchi. Ridendo, scuotiamo la testa, poi ci inchiniamo al nostro pubblico; io e Maki prendiamo le nostre dame sottobraccio e andiamo a ballare mescolandoci nella folla. Ogni tanto ci scambiamo le partner.
A un certo punto, noto lo guardo di Atsuko su di me, mentre ballo con Akiko. E non è uno sguardo divertito. Mi sembra di notare una punta di gelosia, di rammarico… di “vorrei essere Akiko”. Ma mi sbaglio, sicuramente. Non è possibile che sia così. Sta con Maki, no?

–  Siete stati fantastici, prima! – esclama Akiko, mettendosi seduta. Ci stiamo godendo il meritato riposo, adesso, seduti a un tavolo con un bel bicchiere di punch fresco. – Mi sa che domani non si parlerà d'altro in tutto il Kainan!
–  Oddio, speriamo di no! – dice Maki, con aria improvvisamente spaventata.
–  Che c'è, il grande Maki ha paura? – ghigno.
–  Paura io? Giammai! – ride.
–  Fortuna che allo Shohoku non ci saranno foto! – commento, con un sospiro di sollievo. – Altrimenti, senti quei cretini della squadra come mi prenderebbero in giro!
Akiko scoppia a ridere. – Mi sottovaluti, caro mio! Credi che non sarei capace di stampare le foto e di metterle in bacheca? Lo Shohoku deve sapere che ballerino sei!
–  Non ci provare! – dico, facendole il solletico. Akiko ride come una matta, cercando di divincolarsi senza cadere dalla sedia. Con la coda dell'occhio vedo Maki che ride… Ma Atsuko no.
–  Scherzavo! Scherzavo! – ride Akiko. Io smetto e lei si tranquillizza. – A proposito di scuola, io domani passo! – dice.
–  Akiko! – la rimprovera Atsuko.
–  Passo anche io, vado solo agli allenamenti, – dico. Poi guardo Akiko. – Che ne dici se dopo la festa andiamo da Danny's, ci prendiamo un cappuccino e poi andiamo a nanna?
–  Ci sto! – dice, prendendomi sottobraccio.
–  Hisashi, Akiko deve andare a casa dopo la festa. E domani deve andare a scuola, – dice la sorella. E' una mia impressione, o si sta innervosendo?
–  Non esiste! – protesta Akiko. – Non sei mamma!
–  Ragazzi, così non va! – sorride Maki, cercando di smorzare i toni. – Non si saltano le lezioni!
–  Sì sì, lo sappiamo! Voi del Kainan siete perfetti! – ride Akiko, e tira leggermente fuori la lingua.
–  Akiko! Che modi! – la rimbecca subito Atsuko, sempre più nervosa. – Anche se è di un'altra scuola, Maki è sempre un tuo senpai!
In mezzo secondo cambio umore e mi ribolle il sangue. Akiko guarda la sorella e poi Maki con aria colpevole.
–  Scusami, – dice, rivolta a Maki. – Non volevo offenderti.
–  Nessuna offesa, tranquilla.
–  Scusatemi.
Si alza e va verso il tavolo del buffet. Fulmino Atsuko con lo sguardo e mi alzo anche io. Con la coda dell'occhio vedo Maki che dice qualcosa ad Atsuko e lei che gli risponde, con un'espressione un po' piccata.

 

 

–  Tutto a posto? – chiede Hisashi, raggiungendomi.
–  Sì. Te l'ho detto che Atsuko è paranoica… ma è buon segno. Probabilmente Maki le piace, se si è inviperita in quel modo per la mia linguaccia!
Hisashi stringe le labbra, ma non dice niente. Poi sorride e si inchina. – Mi permettete questo ballo, mademoiselle?
Sorrido. – Con piacere, monsieur.

 

 

Prendo Akiko tra le braccia, è il momento dei lenti. Ora che ci penso, questa festa è la prima occasione che ho di ballare con lei. La stringo forte e lei fa lo stesso, posando la testa sul mio petto. Per un secondo, mi viene in mente di dirle cosa provo. In fondo, siamo in una specie di Venezia, la città più romantica del mondo… cosa potrebbe andare male?
Atsuko, mi dice una vocina nella mente. Atsuko si sta comportando come una persona gelosa… di me. Ma non è possibile, mi dico. Sta con Maki, come può essere gelosa di me e Akiko? Resisto alla tentazione di guardarmi intorno per vedere se Atsuko mi sta guardando e, in caso, con quale espressione su viso. Non voglio rovinarmi il momento. Stringo di più Akiko, chiudo gli occhi e continuo a ballare con lei. In questo momento, forse, è l'unica cosa da fare.

 

 

La festa è finita, ed è stata un successo! Hisashi mi riporta a casa; Atsuko e Maki sono qualche passo dietro di noi.
–  Entra un attimo, – mi dice Hisashi. – Magari papà è ancora sveglio, vorrei fargli vedere come siamo vestiti.
Annuisco e andiamo a salutare Atsuko e Maki. – Grazie ancora, ci siamo divertiti, – diciamo.
–  State ancora fuori? – chiede Atsuko, inarcando un sopracciglio.
–  No, faccio un salto da Hisashi per far vedere al padre il vestito, se è ancora sveglio.
Atsuko mi guarda in modo strano. – Ok, – dice infine. – Buonanotte, allora.
Diamo di nuovo la buonanotte a lei e Maki, poi entriamo in casa di Hisashi.

 

 

Le luci in casa sono spente, ma salgo comunque in camera dei miei. Purtroppo stanno già dormendo. Peccato, vorrà dire che papà vedrà le foto che ha fatto il padre di Akiko. Scendo di nuovo le scale e sussurro: – Dormono.
–  Oh, peccato… e va bene, ci sono le foto e i video…
Annuisco. – Allora… io vado, buonanotte, – sussurra Akiko.
–  Mi sono divertito molto, – dico, come a volerla trattenere. Mi avvicino di un passo.
–  Anche io, – sorride. – Buonanotte.
–  Akiko…
–  Dimmi.
Stringo le labbra. Nella penombra dell'ingresso, le prendo una mano, intrecciando le mie dita con le sue, e le do un bacio sulla guancia. Molto, molto vicino alle labbra. Lei non si ritira.
E allora penso “O la va, o la spacca”. Atsuko e Maki finalmente escono insieme. Certo in teoria c'è la questione di come Atsuko mi guardava durante i balli, ma in pratica chi se ne frega.
In questo momento, se mi dicessero di andare sulla Luna a piedi direi solo “Datemi delle scarpe comode”.
Mi tiro leggermente indietro, per guardarla negli occhi. Lei regge il mio sguardo, incuriosita probabilmente dalla mia espressione seria.
Mi avvicino di nuovo, sorrido leggermente, e la bacio sulle labbra.
Akiko lì per lì ci resta sorpresa, lo sento. Ma continuo a baciarla e lei pian piano si scioglie.

 

Oddio. Oddio. Oddio.
Che sta succedendo?!
Sto. Baciando. Hisashi.
Non ci credo… Eppure è così. Ma come gli è venuto in mente?!
Adesso mi stacco.
Ma… forse… anche no…
In fondo, non è giusto così? D'altronde non è già da un po' che vorrei baciarlo? E allora perché devo smettere? Che sarà, sarà… Posso sempre dire che avevo bevuto un po' troppo. Ecco.
Mi alzo sulle punte e continuo a baciarlo. Lui posa le mani sulla mia vita. Le sue labbra hanno un tocco lieve, sembra che voglia sondare il terreno. Eppure allo stesso tempo sono labbra che sanno quello che vogliono. Non avevo mai pensato che baciasse così bene.
Intanto cerco di restare all'erta. Non è che vuole andare fino in fondo, eh?!
Nel dubbio, lo bacio ancora un po' e poi mi tiro indietro a guardarlo. Lui sorride.
–  Bu... buonanotte… – sussurro, ancora scossa.
–  Buonanotte… – sussurra lui, sorridendo nella penombra. Si vede che è abituato a baciare ragazze, non mi sembra granché agitato, al contrario di me. Fortunatamente per noi non ci sono luci accese, ma solo quella che entra dai lampioni fuori di casa attraverso le decorazioni della porta d'ingresso. Almeno non vede il color peperone che sono diventata.
–  Ehm… allora io vado…
–  D'accordo, – continua a sorridere. Mi sfiora la guancia con la punta delle dita.
–  Ciao…
La porta è dietro di me. Raccolgo il vestito ai lati e getto un'ultima occhiata verso di lui. Dopodiché in due passi sono fuori di casa sua.

 

Akiko chiude la porta di casa mia e la vedo che corre verso la sua.
Sorrido. Sento ancora le sue labbra sulle mie.
Direi che sì, stasera ci siamo divertiti.

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Capitolo 15
*** 15 ***


Eccomi qui, con altri due capitoli! Scusate se ci ho messo un po' più del solito, ma ho avuto da fare e la revisione è durata più del previsto! Buona lettura e, come sempre, grazie a tutti quelli che seguono la mia ff!

 

15.

Oooocchei. Calma. Calma e sangue freddo, Akiko.
Hisashi ti ha baciato. Il cuore mi batte ancora all'impazzata, mentre mi tolgo il vestito e lo sistemo sulla gruccia.
Di che hai paura?! Atsuko adesso esce con Maki.
Non può certo arrabbiarsi con te.
Quindi in pratica piaccio a Hisashi?!
Nooo, non è possibile.
Forse abbiamo bevuto troppo punch.
Sì, troppo. Decisamente.
E se invece fosse un bacio nato da una sua decisione cosciente?!
In effetti anche dopo la partita contro il Ryonan sembrava che stessimo per baciarci…
Gli interesso… io?! Non quell'altra?! Io?!
Che figata.
E adesso come andremo avanti?

–  Buongiorno.
Faccio un salto da far invidia a un grillo. Appena esco dalla classe, mi ritrovo davanti Hisashi. Sorride.
–  Bu… buongiorno... – balbetto. Improvvisamente non so più come mi chiamo. Ero convinta che stamattina, considerata l'ora tarda in cui siamo tornati a casa ieri, avesse preferito dormire e si sarebbe presentato solo agli allenamenti, come fa di solito in questi casi. Ecco perché io mi sono trascinata fuori dal letto e sono qui. E invece…
–  Lo so cosa pensi: credevi che io non fossi a scuola, – mi legge nel pensiero. Ok, perché mi sento come se non conoscessi Hisashi da una vita?! Tipo Haruko quando scambia due sillabe con Rukawa? Sorrido leggermente; mi sento una cretina. Oltretutto mi sta guardando con quel suo sguardo da… Hisashi. Lo conosco, quello sguardo. E' quello che ha quando si mette in testa di conquistare una ragazza. Ed è per me, stavolta!
–  Andiamo in terrazza, – dice, sorridendo. Lo guardo, stranita. – Terrazza. Di sopra… – aggiunge, puntando l'indice verso l'alto.
–  Sì… sì… devo… devo solo prendere il bento…
–  Ce l'hai in mano.
Prendo un bel respiro e riesco a sorridere. – Ok, andiamo allora.

 

 

Siamo seduti sul pavimento della terrazza; Akiko, nervosissima, sbocconcella il suo pranzo, io invece faccio onore alla cucina di mamma Hasegawa e mangio di gusto. Per come è messa in questo momento, riporterebbe a casa metà del cibo, quindi tanto vale approfittarne. Le getto un'occhiata. E' così carina mentre si concentra sul bento; penso che abbia contato mentalmente tutti i chicchi di riso! Io sono altrettanto nervoso, l'unica differenza è che so controllarmi. Finisco di mangiare e poi decido di parlare.
–  Dunque… – inizio. Akiko alza gli occhi su di me. – Parliamo un po'?
–  Di… cosa?
–  Di cosa, eh? – rispondo sornione. – Mah, di ieri sera, per esempio.
–  Già, è stata una bella festa, eh? – sorride, con la voce che le trema leggermente.
–  Già, proprio bella. Mi sono divertito. Tu?
–  Sì… sì, anche io...
–  Poi c'è stato anche quel finale, – dico, gettandole un'occhiata d'intesa.
–  Eh… sì… – arrossisce leggermente.
–  Il ballo di gruppo, dico…
–  Sì, infatti, – sorride, rilassandosi un secondo. – Il ballo di gruppo è stato bello!
–  Già… E poi… C'è stato…
Con un rapido movimento mi avvicino e le do un bacio sulle labbra. Akiko sgrana gli occhi.
–  Che vuol dire?! – chiede, improvvisamente tornata se stessa. – Perché adesso ti comporti così?!
Eccola, la mia Akiko!

 

 

Ok, che domanda cretina ho fatto?! “Perché ti comporti così?” Ma sei scema? Se uno ti bacia è perché gli piaci. E' solo che… che speravo in uno sviluppo del genere e ora che c'è stato… Non lo so, mi sembra di sognare!
–  Secondo te, perché? – sorride. E' un Hisashi che non ho mai visto. O meglio, che ho visto ma mai nei miei confronti. “Lei” era sempre un'altra.
–  Io… ti piaccio?
–  Sì. E a giudicare dal bacio di ieri sera, io piaccio a te, – risponde, con lo sguardo che brilla. Stupido, se fai così mi fai solo venire voglia di saltarti addosso!
–  Ma smettila! Siamo ancora ubriachi tutti e due, mi sa! – cerco di sdrammatizzare. Per tutta risposta, si fa serio e scuote la testa.
–  Senti, se stai facendo tutto questo per far ingelosire quella che ti piace, stai sbagliando. Dovremmo farlo in pubblico… Così lei ti vede e--
–  Non capisci? – mi interrompe. – Non c'è nessun'altra che mi piace. Eri tu, stupida. Sei stata tu sin dall'inizio.
–  Io?!
–  Sì, tu. E' per te che ho lasciato Atsuko. Ecco, l'ho detto.
Il sangue mi va alla testa e mi si gelano le mani. Le stringo, cercando di far ripartire la circolazione.
–  Stai scherzando.
–  Proprio no.

 

 

Mi scruta, seria, le sopracciglia leggermente aggrottate.
–  Stai dicendo che non sono più la tua migliore amica? – chiede, cauta.
–  Esatto.
–  E… da quando?
–  Poco dopo la rissa, ho capito che sei quella che mi piace. L'unica che mi conosce davvero, quella che mi può tenere testa. L'unica con cui voglio uscire. Quella che, se mi dice di no, si beccherà il trattamento Mitsui fino a sfinirla, – sorrido. – E lo sai che ottengo un appuntamento, prima o poi.
–  Quanto sarai scemo? Lo sai che ti sopporto da una vita, mica speri di spuntarla con me! – sorride.
–  Oh sì, invece. E lo sai che ce la faccio, – replico, avvicinando di nuovo il mio viso al suo.
Si tira leggermente indietro, sorridendo. – Non stuzzicarmi, Hisashi. O ti metterò veramente alla prova.
–  Fallo, – rispondo, serio. – Se vuoi, fallo. Sono pronto.
Stringe le labbra. Aspetto che dica qualcosa, poi, quando vedo che non accenna a parlare, faccio la domanda che mi frulla in testa. – E tu, da quanto ti sei innamorata di me?
–  E chi ha detto che lo sono?
Sgrano gli occhi. – Ma…
Akiko si mette a ridere; poi, leggermente imbarazzata, risponde. – All'inizio pensavo che fossi gelosa di te perché eri tornato te stesso e… e interagivi con altre ragazze, inclusa Atsuko. E poi ho capito che… che era sì gelosia ma anche altro…
Annuisco. – Lo stesso che è successo a me.
Mi guarda negli occhi. – Quindi adesso vorresti che noi stessimo tipo… insieme…?
Sorrido. – Tipo… sì.

 

 

Scendo dalla terrazza in uno stato di trance. Ancora non mi rendo conto di quello che è successo.Mi sento leggermente in imbarazzo, ora, perché so che da adesso in poi ogni gesto, ogni parola, non sarà più quello di due amici, ma quello di una coppia. Per me è una sensazione nuova. Mi sono comportata con Hisashi come una fidanzata per anni. Adesso sono davvero la sua ragazza.

 

 

–  Allora? Cos'è questa novità?! – chiede Ayako il giorno dopo, tutta contenta, durante la pausa pranzo.
–  Novità? – sorrido spavaldo, facendo spallucce. – Nessuna novità. E' solo che doveva finire così…
–  Ma sentilo! Sempre sicuro di te, eh, Mitsui? – ridacchia lei.
–  Cosa? Cos'è successo? – chiede Hanamichi.
–  Akiko e Mitsui stanno insieme, – sorride Ayako.
–  Cosa?! L'ho detto io! Sono un genio! – scoppia a ridere lui, al solito. – Si era capito durante la partita contro il Kainan che siete cotti!
–  Ma smettila! – ribatto.
–  Ha ragione! – dice Akiko. – Qualcuno qui, il n. 14 mi pare, era parecchio geloso…
–  Seee, ti piacerebbe! – mento. Ryota ride e fa l'occhiolino ad Akiko.
–  Hanamichi per una volta ha ragionissima, – le dice. – Dovevi vedere com'era furioso Mitsui dopo che ti ha visto parlare con Kiyota! E nel periodo in cui uscivi con lui, tu eri argomento tabù!
–  Miyagi, la pianti?!
–  Sta solo dicendo la verità, senpai, – dice Ayako, con aria innocente. – Che c'è di male?!
I tre scoppiano a ridere. Mio malgrado, sono costretto ad ammettere che avevano ragione, ma lo faccio con molto, molto piacere.

 

 

Questo fine settimana i miei non ci sono. Oggi è sabato e sono a casa con Haruko e Ayako. Hisashi è uscito per una serata tutta al maschile con Ryota, Hanamichi e Rukawa (sì, sono riusciti a trascinarlo fuori dal letto). Atsuko è fuori con Maki e altri amici a festeggiare il compleanno di una compagna di classe. E noi tre ragazze ci siamo organizzate una specie di pigiama party a casa mia. Abbiamo cenato in salone, tutte raggomitolate sul divano, senza tv né altra distrazione dai nostri discorsi. Tutte rigorosamente in pigiama e ciabatte. Per scherzo, Ayako mi ha anche messo i bigodini! Ci manca solo la maschera idratante e le fette di cetriolo sugli occhi e poi abbiamo coperto tutti gli stereotipi del pigiama party!
–  Ma non è che magari tu e Mitsui volevate passare del tempo insieme? – chiede timidamente Haruko.
–  Scherzi?! Con quel terremoto vivente ci convivo da una vita; questa giornata di pace è da segnare sul calendario come festa nazionale!
Ayako sorride. – Com'era Mitsui da piccolo?
E lì ho un lampo di genio. – Aspettate! – sorrido, e salgo in camera a prendere gli album di foto. Torno giù di corsa. – Ta daaaan! Ecco Hisashi da zero a quindici! Ci siamo tutti e tre. Mi piazzo tra loro due e sfoglio le pagine. Ci sono foto che nemmeno ricordavo di avere. Come quella al mare, in cui io, Hisashi e mia sorella mangiamo una pannocchia arrostita.
– Che bellina qui! – dice Haruko. – E' tua sorella? Che bella divisa…
–  Sì, alle medie siamo andati tutti e tre alle Takeishi. Poi Atsuko ha provato l'esame di ammissione al Kainan ed è stata accettata.
–  Uh, la foto con il trofeo da MVP! – esclama Ayako. – Era così alle medie?!
–  Eh già!
–  Nah, sta meglio con il taglio di adesso! – dice, facendo una piccola smorfia.
–  Vero?! – ribatto. – Piace anche a me di più adesso.
Giriamo pagina e vedo una foto che non so nemmeno se Hisashi sa o ricorda che c'è: lui con la sua prima divisa da titolare dello Shohoku. Quella che ha buttato dopo l'infortunio. Ayako sgrana gli occhi.
–  Questa è l'ultima? – chiede Haruko, gettandomi un'occhiata.
Annuisco. – Non ha più voluto farsi fotografare dopo che ha lasciato la squadra. E per fortuna, perché sennò, con la faccia truce che aveva, avrebbe disintegrato l'obiettivo! – rido.
–  Ma era così anche prima? – chiede Ayako. – Così rissoso, così difficile?
–  No, per niente. Certo aveva i suoi giorni no, ma per il resto era il classico ragazzo dalla battuta sempre pronta, sempre sorridente. Quello che ti faceva copiare i compiti se poteva -era anche bravo a scuola- e che alle ragazze chiedeva di poterli copiare con uno sguardo cui non si poteva dire di no. Per certi versi è così anche adesso, ma non sempre. Era molto bravo in campo, ma non era borioso. Aveva sempre voglia di imparare. Insegnava a me e allo stesso tempo sfruttava l'occasione per migliorarsi. Dopo l'infortunio ha alzato un muro, e stare con Tetsuo e gli altri non l'ha aiutato nei suoi rapporti interpersonali. Adesso è un po' un mix tra il vecchio e il nuovo. A volte non mi dispiace… altre veramente lo prenderei a testate!

 

 

Io e i ragazzi siamo al Vento di Mare, un disco pub che di recente ha perso un po' della clientela per via della concorrenza, il che significa più tavoli liberi, un po' meno casino e una pista dove ballare senza dover dividere una mattonella di 20x20 cm con altre tre persone. Mentre ci stiamo bevendo un drink, entra un gruppo di persone. Hanamichi salta su.
–  Nonno!
Ci giriamo e vediamo un bel gruppetto di studenti del Kainan, inclusi Maki e Atsuko, che si avvicinano per salutarci.
–  Che ci fate qui? – chiede Ryota.
–  Festeggiamo il compleanno di una nostra amica, – risponde Maki. – Ah, lei è Atsuko.
–  Ciao a tutti! – sorride lei. Gli altri la salutano e si presentano. – Noi due direi che ci conosciamo, – dice, guardandomi. Io sorrido.
–  E' la sorella di Akiko, – spiego. I ragazzi sanno che, a parte loro, nessuno sa ancora niente di me e di Akiko, quindi evitano qualsiasi commento.
–  Ehi, Rossoscimmia! – Kiyota si intromette nella conversazione. – Che cavolo ci fai tu qui?
–  Dovrei dirlo io! Siamo arrivati prima noi, smamma!
–  Smamma tu, è arrivato il Kainan!
–  Kainan un paio di--
–  Hanamichi, fai basta! Tra un po' ci buttano fuori per colpa tua! – sbotta Ryota, mentre Maki da' un'occhiataccia al suo numero 10.
–  Oh, ma siete dello Shohoku! – dice una ragazza, apparendo vicino ad Atsuko. – Io sono Mariko! Ho visto la vostra partita contro il Kainan! Mi siete piaciuti! Complimenti!
–  Sì, complimenti vivissimi! – scoppia a ridere Kiyota. – Per aver passato la palla a Takasago allo scadere del tempo!
–  Brutta Nobuscimmia--! – sbraita Hanamichi, mentre io e Ryota lo fermiamo dal prendere a testate quell'altro deficiente, che se ne frega altamente delle occhiatacce di tutti noi.
–  Ragazzi, venite al tavolo! E' il mio compleanno! – ci invita Mariko. – Vi offro un giro di bevuta!
–  Come dire di no a un così gentile invito? – sorride Ryota, e ci andiamo a sedere con gli altri.

La serata prosegue bene, siamo tutti un po' allegrotti perché Hanamichi e Kiyota sono riusciti a far fare al barman dei drink alcolici nonostante siamo tutti minorenni.
–  Ragazzi, che ne dite di ballare? – chiede Mariko. – Non accetto no, è il mio compleanno!
Noi quattro dello Shohoku cerchiamo di sottrarci, e a quel punto interviene Kiyota che mi guarda e ghigna.
–  Dai, Mitsui, non puoi rifiutare, ora che hai fatto vedere che ballerino sei! – dice, mimando YMCA con le braccia.
Gli occhi dei tre idioti che ho per compagni di squadra si voltano all'unisono su di me. Promemoria per la fine della serata: portare Kiyota in un angolo buio e prenderlo a cazzotti finché le forze non mi abbandonano.
Hanamichi, manco a dirlo, è il primo a scoppiare in una sonora risata. – Hai fatto cosa?! E non ce l'hai detto?!
–  Che vi dovevo dire?! – sbraito. – Non è che devo mettere i manifesti su cosa faccio io quando non mi alleno!
–  Eddai, Hisashi! – interviene Atsuko, con gli occhi le brillano. – Siete stati bravissimi!
–  Siete?! – sorride Ryota, che ancora si trattiene ma si vede che la risata gli sta salendo in gola.
–  Sì, siete! Erano lui, Maki, Jin e Kiyota!
E a quel punto anche Ryota scoppia a ridere insieme ad Hanamichi. Rukawa si limita a inarcare le sopracciglia, ma si vede che si sta divertendo pure lui a seguire la conversazione.
–  Pure il nonno e la Nobu-scimmia ?! – fa Hanamichi, piangendo dal ridere. – Uuh questo è troppo!
Gli mollo un pugno in testa in stile Akagi. – E smettila, demente!
–  Sei permaloso, Mitchan!
–  Sei tu che sei un idiota! Non c'è niente da ridere!
–  Infatti! – sbotta Kiyota, rivolto ad Hanamichi. – Che ti credi, che sono impedito come te nel ballo?!
–  Io impedito?! Senti un po', con chi credi di parlare?!
–  Perché non andate in pista a risolvere la questione? – propone Maki. – Così anche Sakuragi può farci vedere che cosa sa fare!
–  Ci puoi scommettere, nonno! Sono un genio anche nel ballo, io!
–  Maki, vieni a ballare anche tu? – chiede Atsuko.
–  No, grazie, preferisco vivere! – sorride lui, facendo cenno con la testa alle due scimmie che se ne vanno in pista quasi azzuffandosi. – Tu va'. Ti aspetto qui.
–  Ci penso io a lei, – sorrido. – Andiamo?

Io e Atsuko raggiungiamo gli altri in pista. Quei due idioti si stanno sfidando a suon di passi di ballo, io e gli altri balliamo un po' tutti insieme. Atsuko regge veramente poco l'alcol, credo che domani mattina si sveglierà con un mal di testa che la stenderà per tutta la giornata. Ma anche le sue amiche hanno bevuto un po' troppo.
–  Hisashi! – Atsuko urla nel mio orecchio per sovrastare la musica, mentre mi prende per un braccio. – Devo andare in bagno!
–  Va bene, vai!
–  No! Vieni con me, da sola non mi fido!
Mi guardo intorno a cercare una qualche sua amica, ma ormai mi ha già trascinato via. Arrivati al bagno, ondeggia di nuovo e la prendo al volo. – Mi sa che è meglio se dopo ti fai accompagnare a casa! – le dico. Lei alza gli occhi, sorride e in mezzo secondo mi getta le braccia al collo mentre mi ritrovo le sue labbra sulle mie. Sgrano gli occhi e la allontano con gentilezza. – Atsuko, sei ubriaca. Va' in bagno e poi ti riporto da Maki, credo sia ora che tu torni a casa.
–  Perché non mi ci porti tu…? – sorride maliziosa, passandomi di nuovo le braccia intorno al collo e stringendosi a me. – Ho casa libera tutto il fine settimana…
–  Non scherzare… – ribatto, cercando di non apparire troppo serio, allontanandola di nuovo e portandola verso il bagno. – Ti aspetto qui fuori e poi torni a casa. Con Maki, chiaro?
–  Va bene… – sorride. Poi sposta lo sguardo di poco e il sorriso le muore sulle labbra. Guardo nella stessa direzione e vedo Maki, a qualche metro, che ci sta fissando con uno sguardo che dice tutto. Ha visto.
–  Maki… – balbetta Atsuko, andando verso di lui. E' Maki invece che si muove verso di lei. Vedendo la sua faccia, d'istinto mi sposto verso Atsuko, per proteggerla. Non è il tipo da fare piazzate, ma un'espressione del genere, da lui, è anormale tanto quanto sentire Sendoh che urla.
Con la coda dell'occhio vedo Hanamichi e Ryota che smettono di ballare e guardano verso di noi, pronti a intervenire. Maki si ferma a un passo da me, gettandomi un'occhiataccia, ma riportando gli occhi subito su Atsuko.
–  Adesso è tutto chiaro, – le dice solo.
–  Ma… Maki, aspetta…
–  Non c'è altro da dire, – risponde lui, voltandoci le spalle e andando verso la porta del locale. Atsuko lo segue fuori.
Mi passo una mano sulla faccia e quando alzo gli occhi vedo Hanamichi e Ryota che mi fissano. Mi avvicino.
–  Ma ti ha baciato o sbaglio?! – fa Ryota, cauto, vedendo la mia espressione truce. Io annuisco.
–  E com'è che Maki non ti ha spezzato le gambe? – chiede Hanamichi, un sopracciglio inarcato.
–  Non lo so, – mormoro. Poi li fulmino con lo sguardo. – Guai a chi ne fa parola con Akiko. Sono stato chiaro?!

 

 

Mi sveglio di soprassalto. Lo sguardo vola verso i futon accanto al mio, ma Ayako e Haruko stanno dormendo. I rumori vengono dal piano di sopra. I miei non ci sono per tutto il fine settimana, quindi può essere solo Atsuko… o i ladri! In silenzio, esco dalla sala e salgo le scale. Mi tranquillizzo subito quando vedo la luce filtrare dalla stanza di mia sorella. Ma non è sola; ci sono altre due voci femminili che bisbigliano. Apro la porta: sedute sul letto con lei ci sono anche Mie e Yumiko.
–  Che succede? – chiedo sottovoce, entrando. – Stai male?
Le tre mi guardano. Mia sorella ha gli occhi lucidi, il mascara leggermente sciolto. Si asciuga una lacrima. – Ho combinato un gran casino con Maki…

Per il Kainan, al contrario dello Shohoku, la domenica è sacra e non si allenano mai. Mia sorella è di pessimo umore e con un mal di testa da post-sbornia, quindi voglio riuscire a capire cos'è successo, possibilmente dalla diretta voce di Maki. So che di solito la domenica pomeriggio si allena in un campetto non lontano da casa sua, l'ha detto la sera del festival scolastico, quindi faccio un salto nel suo quartiere sperando di avere fortuna. Mi sono portata la palla da basket in una sacca; così, nel caso in cui lui non fosse ancora lì, potrei ingannare il tempo nell'attesa che arrivi - sempre che arrivi, ovviamente. Mi metto a palleggiare all'incirca a metà campo, fissando il canestro. Quando mi sento pronta, scatto in avanti, continuando a palleggiare. Salto e, come mi ha insegnato Hisashi, appoggio la palla sul canestro. 2 punti! Riprendo la palla e continuo a esercitarmi sul lay-up, poi passo ai tiri liberi. Qui devo riprendere pratica, ma non sono poi così malaccio. I tiri da tre sono sempre stati il mio tiro preferito e anche quelli su cui mi sono beccata le sgridate più grandi da parte di Hisashi. Ma tutto il suo sgolarsi è servito a qualcosa. E poi adesso abbiamo anche ripreso ad allenarci insieme.
Certo in una partita non è che farei chissà che exploit, ma posso ritenermi soddisfatta.
–  Ma chi si vede!
–  Ciao, Kainan King! – sorrido, girandomi. Maki è sempre una bella visione. Anche solo con un paio di pantaloni della tuta neri, scarpe da ginnastica e una maglia nera a disegni bianchi. Sulle spalle ha una sacca per la palla da basket.
–  Sei davvero brava! Mitsui, eh? – sorride.
–  Oh yes! …aspetta, hai detto che sono brava?! Wow! Grazie!
Maki ride. – L'ho detto perché lo sei.
–  Ma immagino che avresti millemila appunti da farmi, – sorrido, un po' a disagio.
–  Nulla che Mitsui non possa correggere, – sorride, gentile. Non so che casino abbia combinato, ma in caso mia sorella è proprio scema a farsi scappare uno così.
Palleggio per qualche secondo. – So che non sono fatti miei, ma Atsuko è giù per qualcosa che è successo tra te e lei, ma non so di che si tratta. Magari posso aiutarla.
Annuisce. – Lo immaginavo. E' la prima volta che ti vedo qui e l'ho capito appena ti ho visto.
Posa la sacca a terra e mi fa cenno di passargli la palla, cosa che faccio subito. La fa palleggiare e poi infila un tiro libero come niente fosse. Riprende la palla e segna un altro tiro libero, e un altro ancora, sempre in silenzio. Io mi incanto a vedere i suoi movimenti precisi, cercando di memorizzarli.
–  Quindi non sai niente.
Scuoto la testa. – E' grave, quello che è successo?
–  Beh, non è morto nessuno, se è quello che intendi per grave. Ma… personalmente per me lo è. E… temo che sarai messa in mezzo pure tu, – dice, e fa un altro canestro.
–  Io?! – sgrano gli occhi. – Oddio, Maki, mi spaventi!
Smette di tirare a canestro e mi guarda. – Hasegawa, tu sai cosa vuol dire “in vino veritas”?
Scuoto la testa. Dal suono sembra una lingua importante. – Non sono granché ferrata nelle lingue straniere, a parte l'inglese, – sorrido, quasi a scusarmi.
Maki sorride. – E' latino. Significa “Nel vino c'è la verità”. Quando si beve un po' troppo si fanno e si dicono cose che di solito non si fanno o non si dicono… ma che spesso chi le fa o le dice vorrebbe fare o dire, ma si trattiene. Mi segui?
–  Sì. Vuoi dire che mia sorella ha avuto un attacco di “in vino veritas”?
Maki scoppia a ridere. – Oddio, questa non l'avevo mai sentita!
Rido anch'io. Una mezza idea si fa strada nella mia mente ma la scaccio. Lui finisce di ridere e mi guarda, ancora un po' divertito. – Esatto, – dice alla fine, e lo sguardo si rabbuia. Resto zitta e cerco di dominare la mia impazienza.
–  Ieri sera c'è stato il compleanno di Mariko, una nostra amica.
Annuisco.
–  Siamo andati al Vento di Mare, dopo cena, e abbiamo incontrato Mitsui e gli altri ragazzi dello Shohoku. Mariko li ha invitati al nostro tavolo e la serata è stata piacevole. Abbiamo bevuto tutti un po' troppo e, a un certo punto, eravamo tutti allegrotti. Poi Kiyota spiattella che Mitsui ha ballato YMCA e Sakuragi lo prende in giro. Insomma finisce che Mitsui, Sakuragi, Kiyota e Miyagi vanno a ballare, insieme a tua sorella e altre ragazze del Kainan, e io resto al tavolo con gli altri a chiacchierare. Dopo un po' mi alzo per andare anche io in pista e che cosa vedo? Atsuko che prende Mitsui per un braccio, lo porta in un angolo della pista e lo bacia.
Io sgrano gli occhi. – Mia sorella ha fatto cosa…?!
Maki annuisce. – Ci sono rimasto nello stesso modo. Si vedeva che Mitsui non ci stava ed è solo per questo che l'ho lasciato stare. Dopodiché mi hanno visto. Tua sorella ha provato a spiegarmi, se devo essere sincero, ma altrettanto sinceramente devo dirti che non mi interessano le spiegazioni. Quello che ho visto è abbastanza.
Mi metto una mano sulla bocca. Questo non è un gran casino. Questo è un casino epico. Di cui vengo a conoscenza da Maki.
–  Ecco perché ho detto che nel vino c'è la verità. Non è di me che è innamorata.
–  Non è possibile! – ribatto – Quando è rientrata, l'ho vista che piangeva! E ha detto “ho combinato un casino con Maki”! Una che non è innamorata non parla così!
–  Ma davvero? – dice, sarcastico. – Beh, magari poteva pensarci un attimo prima. Ieri sera mi ha detto di Mitsui e del fatto che stava con lui tempo fa... ma le spiegazioni non mi interessano granché in questo momento.
Stringo la mascella, mentre mille pensieri mi passano per la testa.
– Stai bene? – chiede lui dopo un po'. Devo avere una faccia sconvolta. Mi metto seduta per terra e Maki fa lo stesso.
–  Sì… – mormoro. – Anche tu non sai una novità. Io e Hisashi stiamo insieme. Anche se, in questo momento, credo che non arriveremo nemmeno a due settimane.
–  Tu e Mitsui cosa…?!
–  La sera del festival scolastico, dopo che ci siamo salutati, ti ricordi che sono andata a casa di Hisashi per far vedere al padre il mio vestito?
–  Sì, certo.
–  Ecco, quella sera ci siamo baciati e… beh, insomma stiamo insieme. O stavamo.
–  Tua sorella lo sa?
–  Non l'abbiamo detto in famiglia, volevamo gustarci un po' il momento per noi… e quel cretino rovina tutto! – concludo, alzando la voce.
–  Per quel poco che ho visto, lui l'ha respinta.
–  Non me l'ha detto! – ribatto, arrabbiata. – Mia sorella combina un casino del genere e non me l'ha detto! Che stronzo! Ed è anche passato a salutarmi prima dell'allenamento, oggi! Stasera lo strozzo e poi lo lascio.
Maki apre la bocca per dire qualcosa, ma lo blocco. – Non difenderlo! Non ci provare! Una cosa del genere va detta, non ci sono scusanti!
Lui alza le mani e sorride leggermente.
–  Quindi, – riprendo, – deduco che tra te e Atsuko non c'è margine di… ripresa?
–  Ne dubito fortemente. Non sono arrabbiato perché ho dovuto scoprire così chi era il suo ex, anche se avrei preferito saperlo prima… Ma ci sono rimasto male per il bacio. Voglio dire, che comportamento è?! Io sono stato sempre onesto con lei, e mi aspettavo lo stesso. Evidentemente abbiamo standard diversi.
Stringo le labbra e gli getto un'occhiata. E' triste, arrabbiato, deluso… tutto insieme. Vedere Maki in questo modo è veramente strano. Uno pensa che a lui tutto scivola addosso, che è un dio sceso in terra in grado di superare tutto… e poi scopri che è umano anche lui. E' quasi sconvolgente.
–  Mi dispiace davvero, Maki. Mia sorella di solito non beve. Forse è quello che l'ha fatta comportare in quel modo.
–  Com'è che hai detto? Non difenderla! Non ci provare! – dice, aggrottando le sopracciglia e guardandomi severamente. Resta zitto per qualche secondo. – E pensare che qualche giorno fa ci stavamo divertendo al festival scolastico… come sono stato cretino… – sospira.
Ne approfitto per cambiare argomento. – Già, YMCA a quanto pare è passata agli annali della storia adesso!
–  Non me lo ricordare! – esclama Maki, coprendosi il viso con la mano. – Il giorno dopo c'erano le foto esposte in bacheca! Dovevi vedere la folla lì intorno!
Scoppio a ridere. – Sul serio?! Oddio, e come l'ha presa Takato?!
–  E' arrivato davanti alla bacheca, ha guardato le foto, è rimasto in silenzio qualche secondo e poi ha detto…
Maki si alza, mette le mani dietro la schiena e assume un'espressione austera, imitando l'allenatore.
–  “Come avrei voluto essere lì a vedervi!”
Scoppio di nuovo a ridere. – Sul serio?!
Maki si mette a ridere e si risiede. – Sul serio! Io mi sono detto “ecco, adesso parte il sermone”, e invece lui avrebbe voluto esserci! A quel punto è arrivato un ragazzo e ha detto “Sensei, se vuole ho il video!”. E lui… se l'è guardato! E si è pure complimentato!
–  Noooo! E' un grande!
–  L'ha presa meglio del previsto! Io invece vorrei capire chi è il genio che è andato in uno di quei negozi aperti 24 ore su 24 per stampare le foto!
Continuo a ridere, immaginando la scena. – Scusa eh, ma non è mica da tutti i giorni vedere il grande Maki che balla YMCA!
–  Solo tu e Atsuko potevate riuscirci! – gli sfugge. E gli passa il sorriso.
Stringo le labbra e annuisco. Sembra passato un milione di anni da quella sera. Cambio velocemente argomento e ci mettiamo a parlare del più e del meno. Dopo un po' guardiamo l'orario e decido che è ora di lasciarlo ai suoi allenamenti in solitaria. Ci alziamo e raccolgo la palla.
–  Beh… – dice Maki, – è stato un piacere… Anche se avrei preferito parlare con te di cose più allegre…
–  Pure io l'avrei preferito, – rispondo, triste. Stringo le labbra. – Maki… mi dispiace tanto. Sul serio. Però, ti ripeto, mi è parso di capire che mia sorella si è pentita del suo gesto.
–  Poteva pensarci prima di baciare Mitsui, – risponde, in tono duro. – O poteva venire lei, qui, adesso.
Ci resto male e lui sorride appena. – Scusami. Sono arrabbiato e poco incline a giustificare tua sorella. Comunque, detto tra noi, se vedessi che lei veramente tiene a me, potrei anche… fare un passo nella sua direzione. Ma se fino a ora mi sono mosso io verso di lei, adesso è lei che deve muoversi verso di me, se è davvero come dici. E ne dubito, sinceramente.
Annuisco, poi raccolgo la palla e la rimetto nella sacca. – Buona serata, Maki. E scusa se sono stata impicciona. Forse dovevo dire ad Atsuko di venire qui, anziché venire io.
–  Non sei impicciona, – sorride. – Ed è stato meglio che sia venuta tu. Io e tua sorella avremmo solo finito per litigare. Buona serata anche a te. E non ammazzare troppo Mitsui.

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Capitolo 16
*** 16 ***


16.

 

Impegni di stasera:
1. andare a casa Mitsui e uccidere Hisashi.
2. andare a casa Mitsui e uccidere Hisashi.
3. andare a casa Mitsui e uccidere Hisashi.

Prima però devo riferire ad Atsuko che ho parlato con Maki. Probabilmente avrà la stessa reazione che avrò io con Hisashi, ma sono pronta. Più che altro, credo sia importante che sappia che Maki potrebbe rivedere la sua posizione se mia sorella ci si impegna a farsi perdonare. Appena mi vede rientrare con la sacca da pallacanestro, Atsuko alza le antenne.
–  Ti prego, non dirmi che hai fatto quello che non dovevi fare… – mormora, passandosi una mano tra i capelli.
–  Che cosa? – sorrido con gran faccia tosta.
–  Non dirmi che sei andata a parlare con Maki…!
–  Volevo solo capire cos'era successo…
–  Akiko! – sbotta lei. – Qual è il concetto di “fatti gli affari tuoi” che non ti è chiaro?!
–  Scusa eh se mi preoccupo per mia sorella! Comunque guarda, fai come se non ti avessi detto niente! – ribatto, ed esco dal salotto. Tre… due… uno…
–  Torna qui!
Mi affaccio e la guardo. – Che ti ha detto? E' arrabbiato? – chiede, triste.
–  Felice non è di sicuro, – rispondo, appollaiandomi sul bracciolo del divano su cui è sdraiata lei. – Tu come stai? Mal di testa?
–  Da morire. E questa cosa non mi aiuta. Che ti ha detto?
Le riferisco la conversazione. – Riavvicinarmi a lui, eh? Con che coraggio posso farlo? – mormora. – Per non parlare della figuraccia con Hisashi…
–  Non è di lui che ti devi preoccupare. Avrà già rimosso tutto, – sorrido, pensando “o almeno, lo spero per la sua incolumità”. – Ma… solo per capire… che cosa ti ha fatto… agire in quel modo?
Fa spallucce e beve un po' di succo di frutta. – Non lo so. E' stato solo l'alcol, credo…
–  E basta? – chiedo, mentre il cuore mi batte più forte. – Dici che Maki non ha ragione?
–  Non credo… – risponde, a disagio. – Se devo essere sincera non ci capisco granché. Mi sento una cretina… Ma secondo te, sul serio posso avere possibilità di riappacificarmi con lui? Dici che è ancora innamorato di me?
–  Beh, è deluso, arrabbiato… ma da come parlava credo che non ti abbia chiuso tutte le porte. Se tu gli dimostrassi che tu sei davvero interessata a lui, che Hisashi è solo un ricordo, che l'altra sera è stato solo uno scivolone di pessimo gusto… forse potrebbe anche cambiare idea… dipende da te.
Mia sorella mi fissa. – Tu che faresti?
Terreno minato! Terreno minato! – Ecco… io… credo che mi prenderei del tempo per valutare i miei sentimenti… Tu e Maki sembrate veramente fatti per essere una coppia… Ma ovviamente non sono io che devo dirti cosa fare…
–  Maki è un bravissimo ragazzo…
–  Ecco, questo di solito è l'inizio della frase che prosegue con “ma si merita una persona migliore di me!” – sorrido. – No?
–  Beh, in questo caso… credo che sia vero… non mi era mai capitato di comportarmi così.
–  Ma piantala! – rido. – Adesso ti fai passare questa sbornia, ti prendi qualche giorno per te, ti chiarisci le idee, poi chiami Maki e gli chiedi di parlarti. E se è il caso, ricominciate. Però devi essere convintissima di quello che fai.
Atsuko annuisce. – E' così complicato....
Il cuore salta un battito. Ma sorrido. – Ti è piaciuto così tanto baciare Hisashi?
–  Guarda che non è stato un bacio come credi tu o Maki. Da quel che ricordo, almeno.
–  Io non credo niente, – continuo a sorridere, pensando “Meno male, ma questo non lo salverà dall'avermi taciuto una cosa del genere”.
–  E' solo che… boh, forse è vero, forse volevo baciarlo in quel momento… e l'alcol ha fatto il resto.
Mi sento ipocrita. Dovrei dirle che sto con Hisashi. Ma lo sguardo di mia sorella è quello di un cane bastonato e non sono così infame da metterci su il carico di briscola. Non voglio darle altri pensieri. O forse ho solo paura dell'esplosione atomica che seguirebbe alla mia confessione di stare con Hisashi, in caso fosse ancora innamorata di lui. Perciò mi limito a rincuorarla. Defilandomi.
–  Riflettici su. Il fatto che non stai scartando l'idea di parlare con Maki è già qualcosa. E il fatto che lui non chiuda la porta totalmente è un altro passetto avanti. Ora ti lascio, che mi sa che tutto questo parlare non fa bene al tuo mal di testa.
Annuisce e si sdraia di nuovo sul divano. Sono una bastarda.

Dopo cena, sempre furiosa con lui, vado a casa di Hisashi e salgo in camera. E' seduto sul letto, la schiena sul cuscino, e in mano ha il controller della Playstation. Appena mi vede sorride e mi lancia uno sguardo. – Faccio subito, finisco qui e poi sono tutto tuo, – dice, mentre io chiudo la porta con calma studiata.
–  Stacca immediatamente il gioco, – ringhio, restando davanti alla porta.
–  Che succede? – chiede subito, inarcando le sopracciglia e mettendo il gioco in pausa.
–  Dì un po', Mitsui, ti è piaciuto baciare mia sorella?
Hisashi sbianca. Colpito e affondato. – Cazzo… – mormora, chiudendo un attimo gli occhi e passandosi una mano tra i capelli.
–  Tutto qui quello che hai da dirmi?!
–  Chi te l'ha detto?!
–  Maki. Mia sorella è tornata a casa stamattina alle 2 che piangeva e ha detto che aveva combinato un casino con Maki. Ma lì per lì non sono riuscita a cavarle altro di bocca e allora sono andata da lui a capire che è successo.
–  Akiko, non è stato un bacio vero e proprio! Atsuko era ubriaca e sai come succede quando si beve, no?
–  Infatti non me la prendo con lei. A quello ci sta già pensando Maki. Io ce l'ho con te. Quando me lo volevi dire?!
–  Ma è successo solo stanotte…
–  E allora?! Cos'è, deve passare un tot di tempo prima di dire una cosa del genere?!
–  Akiko, non volevo che ti preoccupassi o pensassi male! – dice lui, alzandosi e venendomi vicino.
–  Voialtri maschi, sempre con questa scusa! Fate i peggiori casini e pensate di passarla liscia dicendo “non volevo farti preoccupare”! – ribatto, allontanandomi.
–  Mi dispiace, va bene?! – sbotta. – Non sapevo come dirtelo!
–  Parlando! Che cavolo, Hisashi, quanto ti ci voleva a dirmelo quando sei passato da casa, oggi?! Invece no, mi hai detto “E' stata una bella serata!” e basta!
–  Stai facendo un gran casino per niente! Non è stato un vero bacio!
–  Casino per niente?! Beh, notizia dell'ultima ora: Maki ha lasciato Atsuko per questo “non bacio”, quindi forse tanto “niente” non è! – ribatto, omettendo che anche secondo mia sorella non è stato un vero bacio. Ma lui questo non lo sa.
–  Non so cos'ha visto Maki, ma non è stato un bacio vero! Te l'assicuro! Anche Miyagi e Hanami--
Si blocca. – Anche Miyagi e Hanamichi… cosa?! – sibilo. – Anche loro possono dirlo?! Anche loro hanno visto?!
Stringe le labbra e fa un sorriso colpevole. – Ops…

 

 

Come se non bastasse che Akiko è imbestialita con me, ci hanno pure bocciato agli esami trimestrali. E quindi il fine settimana, anziché passarlo con lei, lo dovrò passare a casa di Akagi con il resto della squadra a ripassare per il test di riparazione di lunedì. E di botto ho l'illuminazione. Esco dalla classe e vado a cercare Ayako.

Akiko entra con Ayako in casa Akagi. Appena la vedo ghigno, mentre lei sgrana gli occhi e si volta verso la nostra manager. – Che vuol dire?! Mi avevi detto che eravamo io, te e Haruko per una serata insieme! Non avevi parlato del resto della squadra!
–  Beh, c'è stato un piccolo cambio di programma, – sorride Ayako, facendo spallucce. – I ragazzi sono stati bocciati e lunedì hanno gli esami di riparazione.
–  Io studio con Akiko! – esclamo, prima che venga appaiata con Hanamichi o Rukawa.
–  No! – esclama lei, guardando subito verso Akagi. – Capitano, sono solo al primo anno! Non posso far ripassare uno studente del terzo! E non sono venuta qui per studiare! Sono in vacanza, io!
–  Akagi, lo sai che per me studiare con Akiko è un incentivo, – ribatto, lanciandole un'occhiata eloquente.
Akiko rivolge uno sguardo implorante al capitano. Lui guarda me e poi lei, e viceversa.
–  Hasegawa, mi dispiace. Mitsui è uno zuccone e bisogna ammettere che, se vogliamo qualche risultato scolastico da parte sua, ogni tentativo è lecito, – sospira. – Prova con le materie per te più semplici; per quelle scientifiche ci pensa Kogure.
Io gongolo, Akiko sgrana gli occhi. – Ma…!
–  Niente ma! – esclamo, prendendola per mano e trascinandola via. – Akagi ha parlato e ogni sua parola è un ordine!
–  Mitsui, resta dove posso vederti! – sbraita Akagi, ma è tardi. Incrociamo Haruko per le scale e le chiedo al volo se posso usare la camera per ripassare.
–  Sì… – risponde lei, senza capire perché Akiko sta dicendo “No! Non dirglielo!”. – E' la seconda a destra…
–  Grazie! – sorrido e andiamo su. Apro la porta, entriamo e blocco Akiko appena la porta è chiusa alle sue spalle. Lei alza gli occhi su di me.
–  Non ci provare.
–  A fare cosa…? – sorrido.
–  A fare qualsiasi cosa tu stia per fare.

 

 

Hisashi non dice una parola e mi bacia. Bastardo! penso. Vuole lavorarmi ai fianchi. Far sì che il mio corpo prenda il sopravvento sulla ragione e arrivare a fare pace così. Ma venderò cara la pelle!
Anche se… devo ammetterlo… bacia… da dio…
Approfitto del secondo in cui lascia andare le mie labbra per posare la punta delle dita sulle sue.
Lo guardo seria. – Ora basta. Dobbiamo studiare. Far arrabbiare Akagi è l'ultima delle mie priorità.
–  Farti tornare da me è la mia prima, invece, – sussurra, con gli occhi che brillano. Sospiro.
–  Sei testone.
–  E te ne accorgi solo ora? – ridacchia. – Allora, pace?
–  Ma anche no. Hai cominciato con il piede sbagliato, con me, – dico, scivolando sotto il suo braccio e andando alla scrivania di Haruko. Lui non ribatte. Gli do le spalle, ma sicuramente ha stampato in faccia un bel “ti farò cambiare idea”. Ci scommetto tutto quel poco di soldi che ho da parte.
Cominciamo il ripasso con l'inglese, sperando che Hisashi si concentri. Per quanto mi riguarda, devo tenere a bada mente e cuore… e non è mica facile!

Tre ore dopo, probabilmente insospettita dal fatto che non siamo ancora tornati giù, Ayako viene a chiamarci. – Devo dare ripetizioni di fisica ad Hanamichi e Rukawa, vieni giù anche tu? – chiede.
–  Sì, qui per adesso direi che abbiamo fatto.
–  Bene, allora avviso Kogure che Mitsui può ripassare con lui.
Mi avvicino a lei. – Comunque questa me la paghi, manager venduta, – sussurro. Lei ride. Entriamo in salotto; Hisashi mi da un bacetto veloce tra i capelli e si mette al tavolo piccolo con Kogure, davanti al divano. Io e gli altri tre ci mettiamo al tavolo più grande. Dopo un po', sfiniti, ci prendiamo una pausa.
–  Allora, genio, come vanno le cose? – chiede il playmaker, subito pronto a sfottere Hanamichi.
–  Come devono andare?! Alla grande! Sono un genio, Ryochan! Sono sicuro che i professori rimarranno stupiti dai miei favolosi risultati!
–  Certo, ne sono sicuro anche io! – dice Ryota. Poi mi fa l'occhiolino. – Senti, Hanamichi, chi è che ha scoperto la teoria della relatività? Quella che ha la formula E=mc2?
Hanamichi ci pensa qualche secondo. – FRANKENSTEIN! – esclama poi, tutto esaltato.
Io, Ryota, Ayako e Hisashi scoppiamo a ridere, penso che ci sentano anche gli inquilini di due case più avanti. Anche Kogure non riesce a trattenere una risatina. Tiro fuori il fazzoletto per asciugarmi le lacrime.
–  Che ridete?! – sbraita Hanamichi.
–  E' Einstein! – riesce a rispondere Ryota, prima di ricominciare a ridere.
–  Ma che dici, Ryochan?!
–  Certo che sei proprio un genio! – sghignazza Hisashi.
–  Mitchi, pure tu?!

La serata trascorre tranquilla. Quando siamo arrivati a casa Akagi era già abbastanza tardi, perciò è normale che dopo quasi cinque ore ininterrotte di studio crolliamo dal sonno. L'unico che ancora è sotto le grinfie del capitano è Hanamichi, e non lo invidio per niente. Kogure, che abita in zona, è tornato a casa e lo rivedremo domani mattina. Io e Ayako, con in mano una tazza di tè freddo, siamo sulla terrazza.
–  Allora, come ti sembra la situazione con Mitsui? – chiede.
–  Terribile. E' gasato da morire, – gemo, e Ayako scoppia a ridere. – Sì, ridi tu, venduta! Non sai cosa vuol dire quando Hisashi ha quello sguardo nei confronti di una ragazza! Di solito quando mi arrabbiavo con lui mi sbolliva subito, ma stavolta non ce la faccio! E per lui è una sfida!
–  Essere una coppia cambia le cose, – annuisce lei. – Per questo ho accettato di dargli una mano, quando mi ha chiesto di farti essere qui. Io gli credo, altrimenti non l'avrei aiutato. Piuttosto, tua sorella come sta?
–  Male, – sospiro. – Ha provato a parlare con Maki, ma è ancora parecchio arrabbiato con lei. Le ha detto che non si fida più. Così Atsuko mi ha detto che lei stessa ora vuole prendersi del tempo per capire cos'è meglio fare.
–  Quindi non è più innamorata di Mitsui?
–  Così pare. Anche se ha detto che chiarirsi le idee sarà la parte più difficile…
–  Non le hai detto che stai con lui?
–  Sì, ci manca solo che le dico che ha baciato il mio ragazzo, – sorrido. – Non sono arrabbiata con lei, sinceramente... quindi non vedo perché debba darle un altro pensiero.
Ayako resta zitta qualche secondo, bevendo il tè. – E se fosse ancora innamorata di lui, che faresti?
Alzo gli occhi verso il cielo e guardo le stelle. – Non lo so. Il primo pensiero è che Hisashi ha scelto me e io non lo cedo a nessuno. Lo so che potrei perdere mia sorella, ma se così deve essere, ci penserò quando sarà. Intanto, preghiamo perché lei e Maki facciano pace!

Torno in cucina a posare le tazze, e getto un'occhiata alla sala. Hisashi è steso sul divano, il lenzuolo quasi del tutto per terra. Sorrido mentre vado a raccoglierlo e glielo poso di nuovo addosso. Lo guardo per qualche secondo. Dopodiché alzo il lenzuolo e mi stendo sul fianco anche io, davanti a lui. Sono ancora arrabbiata con te, non ti credere, penso. E' che voglio solo sentire di nuovo il tuo calore. Dormire senza pensieri, come faccio sempre quando divido il letto con te. Dammi solo dieci minuti e poi me ne vado.

La mattina dopo sento dei bisbigli mentre sono in dormiveglia. Apro gli occhi e cerco di capire dove sono. Un braccio mi stringe la vita. Un altro paio di gambe intrecciate alle mie. Spalanco gli occhi. Ayako e Ryota sono a pochi passi da me. Mi giro e mi accorgo che mi sono addormentata sul divano tra le braccia di Hisashi. Alla faccia dei “dieci minuti”!
Ayako mi sorride e sussurra: – Tranquilla, non ti ha visto nessuno.
Pian piano mi alzo, cercando di non svegliare Hisashi. Se vedesse che ho dormito con lui, la prenderebbe come un segno di vittoria. E non è così. Mentre sono in cucina a fare colazione, sento Hisashi che si alza e va in bagno a fare una doccia. Quando torna mi saluta, prende una tazza di caffè e si volta a guardarmi.
–  Dormito bene? – sorride.
–  Sì, grazie, – sorrido anche io, cercando di mascherare il batticuore. – Tu?
–  Perfettamente. Che cosa studiamo oggi, prof?
–  Oggi facciamo i test, – rispondo. – Vado a prenderli da Akagi.
Mi alzo e vado dal capitano, che mi chiede anche come va col ripasso. Gli faccio un breve riassunto e lui annuisce. Hisashi mi riporta di nuovo in camera di Haruko, nonostante le mie proteste.
–  Questi sono i test, – dico, posandoli sulla scrivania. – Tu falli, poi io li controllo.
Detto questo, mi metto sul letto e apro il libro di fisica cercando di ripassare la lezione che ci ha spiegato Ayako ieri sera. Con un passo, Hisashi è seduto accanto a me.
–  Allora mi vuoi stuzzicare…? – mormora, avvicinando il viso al mio collo. – Non puoi sederti qui e pretendere che io faccia finta di nulla…!
–  Non sto facendo niente! – ribatto, allontanando un pochino la testa e alzando un sopracciglio. – Sto studiando. Ed è meglio per te se fili a fare subito i test. Non vorrai che dica ad Akagi che non ti impegni.
–  Mi sto impegnando! – replica, con un sorrisetto eloquente. – Non puoi negarlo!
–  Dipende su cosa ti stai impegnando!
–  Sulla cosa per me più importante… – sussurra, e mi bacia. Non è uno dei suoi soliti baci scherzosi. Questo è uno di quelli veri, che inizia in modo scherzoso ma in pochi secondi si trasforma in uno passionale. Hisashi mi prende il viso tra le mani, e pian piano cerca di farmi sdraiare sul letto. Cerco di resistere ma non ci metto granché impegno. Poi mi viene in mente una cosa.
–  La porta…! – esclamo, tra un bacio e l'altro. Hisashi ghigna.
–  L'ho chiusa a chiave…
Spalanco gli occhi. – Tu sei pazzo…!
–  Dì che ti dispiace…
–  Sì… – borbotto, e dopo un ultimo bacio lo allontano. Lui ride. – E smettila di stuzzicarmi! – dico, alzandomi per andare ad aprire la porta. – Non credere che ti abbia perdonato!
–  E' solo questione di tempo! – esclama lui, agguantandomi per la vita e facendomi sedere tra le sue gambe.
–  Sì, ci speri…! – ribatto, poco convinta.
–  Nel tuo muro difensivo ci sono crepe grosse così, – mi sussurra in un orecchio. – Credi davvero che non mi sia accorto che stanotte hai dormito sul divano con me?!
Avvampo. Per tutta risposta, lui ridacchia, mi circonda le spalle con un braccio, mi attira a sé e mi bacia.

La giornata trascorre tranquilla. Per spezzare la tensione da studio, Kogure propone un ripasso modello gioco a quiz. Io e gli altri insegnanti prepariamo la cosa il più velocemente possibile.
–  Ok, la cosa è molto semplice, – dice Ayako. – per ogni domanda cui si da' la risposta esatta si ottiene un punto. Chi ne ottiene di più vince! Tutto chiaro?
I quattro annuiscono. – Non c'è gara, quando c'è il genio in campo! – aggiunge Hanamichi.
–  Sì e speriamo che Frankenstein ti aiuti! – ride Ryota.
–  Ryochan, smettila di prendermi in giro!
Akagi interviene con un'occhiataccia e Hanamichi si calma, più o meno. Ayako prende la prima domanda. – Storia! Chi è il fondatore dell'impero mongolo?
Hisashi alza subito la mano. – Gengis Khan!
–  Risposta esatta per Mitsui!
–  Ho una domanda! – fa Hanamichi, serio. Akagi alza gli occhi al cielo e fa cenno di procedere. Sono sicura che tutti stiamo tremando. Almeno, io sì.
–  Gengis Khan, Agha Kahn e Chaka Khan sono tutti della stessa dinastia?! (*)
A quel punto scoppiamo a ridere tutti, mentre Akagi si passa una mano sulla faccia. – Ti prego, Sakuragi, abbi pietà di noi! Ayako, vai avanti…
–  Geografia! Su questa mappa dell'Europa indicate in quali nazioni si trovano le seguenti capitali: Roma, Parigi, Vienna, Berlino, Stoccolma e Londra. Chi ne indovina di più ottiene un punto, in caso di parità un punto a ciascuno! Via!
I quattro si mettono subito a guardare la mappa. Ryota, al solito, vuol fare colpo su Ayako e due minuti dopo consegna, seguito da Hisashi che, nel dare il suo test alla manager, mi scocca un'occhiata da sciogliere un iceberg. Di certo si sta impegnando anche lui per fare bella figura e farsi perdonare.
Hanamichi consegna il test e sveglia Rukawa a suon d'insulti. Io mi metto a correggere velocemente il compito. – Un punto per Ryota e uno per Hisashi! – esclamo alla fine. Guardo Hisashi. – Complimenti, – gli dico, sorridendo. Il suo viso si illumina e mi sorride in risposta. L'idillio si infrange sotto le urla di Akagi, quando vede che Hanamichi non ha azzeccato una capitale nemmeno per sbaglio e che Rukawa non ne ha segnata nemmeno mezza.
–  Sakuragi, alla prossima ti strozzo, – minaccia Akagi, truce.
–  Inglese! – dice Ayako. – Traducete queste frasi idiomatiche. Numero uno: “Topi d'appartamento”.
Hanamichi alza la mano. – Mouses of the flat!
Silenzio. Nessuno si muove, nessuno fiata.
–  “Mouse” al plurale fa “mice”, do'hao, – dice infine Rukawa. – Ed è un semplice “burglar”, il topo d'appartamento.
–  Checcosa?!
–  Hanamichi, ma sei scemo?! E' inglese di base! Io qui con te non ci sto più. Basta! – dice Ryota, alzandosi e andando nel giardino sul retro.
–  Pure io mi rifiuto di stare nella stessa stanza con te, dopo una cosa del genere, – aggiunge truce Hisashi, alzandosi.
–  Idiota, – questo è il solito Rukawa.
Akagi non ha parole. E se ne avesse sarebbero insulti. Lasciamo Hanamichi in salone, a strillare “Ma perché mi odiate tutti?! Io sono il genio!”

Nel giardinetto sul retro, Ryota sta facendo dei tiri liberi. Hanamichi arriva e propone una partitella a coppie: io e Ayako contro lui e Ryota.
–  No! – protesto. – E' squilibrato così! Io e Ryota contro te e Ayako! Ci state?
Gli altri tre annuiscono. Vince chi arriva prima a 40 punti. Ci prendiamo qualche minuto per decidere le strategie; nessuno di noi ha mai giocato insieme all'altro.
–  Come te la cavi? – chiede Ryota. – Se hai imparato la metà di quel che sa Mitsui, siamo a posto.
–  L'altro giorno Maki ha detto che sono “molto brava”. Vale qualcosa?
Inarca un sopracciglio. – Ha mire su di te?
–  Non che io sappia.
–  Allora è un giudizio affidabile, – sorride. – Coi tiri da tre come sei messa?
–  Bene. Ayako com'è?
–  Brava e veloce. Ma non ha i tiri da tre. Schema guardia-playmaker?
–  E proviamoci!

Kogure fa da arbitro. La disparità di altezza tra Hanamichi e Ryota fa sì che il possesso di palla sia deciso tra me e Ayako. Vinciamo io e Ryota, possiamo attaccare per primi. Ryota mi passa la palla e scatta sotto canestro mentre Hanamichi corre a marcarlo, convinto che io ripasserò a lui. E invece io infilo subito un canestro da tre.
–  Che bastarda! Non è valido, arbitro! – strilla Hanamichi.
–  Chi è che chiami bastarda?! Quella è la mia donna, ti spezzo se la chiami di nuovo così! – sbraita Hisashi, che appena ha visto che giocavo è corso fuori a tifare per me.
–  Mi dispiace, Sakuragi, ma è valido, – risponde Kogure. – Tre punti.
–  Evvai! – io e Ryota ci diamo il cinque, ma siamo subito pronti a difendere i nostri punti.
Ayako è brava, si vede che nei fondamentali è ferrata. Ha un palleggio perfetto, uno stile molto aggraziato. Il lay-up con cui segna i loro primi due punti è senza sbavature.
–  Brava, Ayachan! – sorride Ryota.
–  Ehi! – lo rimprovero, finta arrabbiata. – Non si fraternizza col nemico in partita!
Riprendiamo a giocare e mi ritrovo Hanamichi davanti. E' un muro vivente! Non potrei mai passare. – Qui! – esclama Ryota. Mi volto appena e gli passo la palla all'indietro. Hanamichi va su di lui, mentre Ayako mi marca. Ryota fa una finta e mi ripassa la palla. Prendo posizione per un tiro da tre, ma con uno slancio che mai avrei immaginato, Ayako mi fa perdere l'equilibrio e la palla urta il ferro.
–  Il polso, Akiko! – scatta Hisashi, facendomi vedere il movimento. – Il polso! Dai, te l'ho detto mille volte!
–  Lo so, lo so! – sbuffo infastidita, asciugandomi la fronte.
–  E allora vedi di metterlo in pratica!
Alzo gli occhi al cielo. Hanamichi prende la palla e la ripassa ad Ayako. Ryota arriva e con uno scatto preciso della mano gliela porta via, passandola a me.
–  Ormai ho capito! – dice Hanamichi, convinto che io farò un tiro da tre. Invece faccio una finta e mi smarco. Questa l'ho imparata da Ryota. Ayako mi sbarra la strada, mentre Ryota viene marcato da Hanamichi. Palleggiando, giro le spalle alla manager e cerco una via di fuga. Un tiro da tre con Hanamichi così vicino è impensabile. Ayako mi resta incollata. Che cavolo! E tanto fa che alla fine riesce a rubarmi la palla e a passarla da Hanamichi, che segna.
–  Dai, Akiko, che ci siete quasi! – sorride Hisashi. Gli sorrido in risposta e annuisco. Gli ultimi minuti di partita sono parecchio concitati. Hanamichi e Ryota sono ancora belli pimpanti, io e Ayako un po' meno perché non siamo abituate. Ma ci stiamo divertendo! Per l'ennesima volta mi ritrovo davanti Hanamichi. Non so se prenderla come un complimento, questa cosa. Forse ha paura dei tiri da tre? Perché non marca Ryota, visto che tra noi due è il più esperto?! Non perdo tempo a smarcarmi e passo a Ryota; Ayako mi è saldamente dietro.
–  Akiko! – esclama Ryota, che girandosi come un gatto mi passa la palla. La prendo al volo. Di nuovo, do le spalle ad Ayako e palleggio, spostandomi verso il centro del campo. Impresa difficile, ma non impossibile, penso. Cerco Ryota con lo sguardo, ma Hanamichi gli sta ben incollato addosso.
–  Tira, Akiko! – fa Hisashi. – Ce la fai da lì! Ricorda quel benedetto polso e tira!
E mi rendo conto che potrei anche farcela. Certo Ayako potrebbe fermarmi, ma una prova si può fare. Scatto sulla destra, mi rigiro in modo da avere il canestro davanti, imposto le mani e tiro. Ryota, che aveva immaginato che avrei provato a tirare da fuori, ha fatto sì che Hanamichi fosse abbastanza distante da me. Nonostante tutto, il rosso prova a fermare il mio tiro, ma per una questione di secondi, la palla entra nel canestro.
–  40 punti per la coppia Miyagi-Hasegawa! – annuncia Kogure.
–  Checcosa?! Quattrocchi, non è vero!
–  Sei proprio una mia allieva! – fa Hisashi, prendendomi in braccio. Mi stringo a lui. – Bravissima!
–  Sono tutta sudata! – rido.
–  E chi se ne frega! Sei stata brava! – sorride. – Sono fiero di te, – sussurra poi. Mi stringe forte un'ultima volta e mi rimette giù. Vado a dare il cinque a Ryota, poi mi congratulo anche con Ayako e Hanamichi.
–  Sei proprio la fidanzata di Mitsui, – sorride lui. – Bastarda con quei tiri da tre! Il genio battuto da una donna!
–  Ma dai, che hai giocato bene! – rido. A quel punto interviene Akagi a riportarci coi piedi per terra.
–  Bene, adesso che avete fatto una pausa, a studiare!
–  Gorilla, fammi almeno fare una doccia!
–  Chi è che chiami Gorilla?!

 

La sera, dopo cena, Hisashi mi propone una passeggiata. Lo guardo da sotto in su e alla fine accetto. Andiamo in un parco lì vicino; ci sediamo sulle altalene. Resto in silenzio mentre inizio a dondolare.
–  Allora, che volevi dirmi? – chiedo dopo un po'.
–  Sei ancora arrabbiata?
–  Certo!
–  Non mi pareva, oggi pomeriggio, – sorride con fare complice. Lo guardo male.
–  Mi sono solo fatta trasportare dall'atmosfera – specifico, asciutta.
–  Te l'ho detto, – sospira, – non sapevo se dirtelo o no, e come. Volevo proteggerti per non farti litigare con Atsuko… E non volevo litigare con te, ma a quanto pare non è andata come speravo.
–  Ma porca miseria, Hisashi! Ma ti rendi conto?! Maki ha visto, Miyagi e Hanamichi hanno visto… e io non ne so niente! Devo essere la classica cornuta che è l'ultima a sapere?! E dai! Come faccio a fidarmi di te se non mi dici certe cose importanti?!
–  Ti basta questo per non fidarti di me?! – scatta lui, alzandosi in piedi.
–  Beh, è un buon inizio! – ribatto, alzandomi a mia volta. – Fino a ora siamo stati amici e ci siamo sempre detti tutto. Adesso siamo una coppia e iniziano i segreti?! Se è così, meglio finirla subito e tornare quello che eravamo!
–  Che cosa?!
Resto in silenzio, prima di dire cose che non penso, e lo guardo. – Intendo dire, – aggiungo poi, – che non è così che intendo io la coppia.
Hisashi mi fissa, in silenzio, le braccia incrociate. – Quindi ritengo che Atsuko sappia di noi due, – dice poi a bruciapelo.
Aggrotto le sopracciglia. – No, non ancora. Che c'entra?
–  Che c'entra?! – sbotta. – Scusa, perché diavolo mi stai processando mentre tu stai zitta con Atsuko?! Stai tenendo nascosto qualcosa anche a lei!
–  Ma mica è la stessa cosa! Sono la tua ragazza! Lo sai che non mi sarei arrabbiata, se mi avessi spiegato! Atsuko adesso non c'entra, non posso mica dirle “Ehi, hai baciato Hisashi, ma sai cosa? E' il mio ragazzo!”. Sarei una stronza, e non mi pare di esserlo! Glielo dico, non ti preoccupare! Ma magari tra qualche giorno, quando si sarà tranquillizzata un po'!
–  Ah, quindi tu puoi proteggere tua sorella e io non posso proteggere te?!
Mi passo le mani tra i capelli. – Senti, non mi pare di aver fatto la stessa cosa. Tu non hai fatto niente di male, e lo sai che non sarei andata da mia sorella a fare piazzate! – ribatto. Mi calmo un po' e lo guardo. – Capisco che l'hai fatto per me, ma non sono così fragile. Non sono una che salta alla gola di un'altra persona in mezzo secondo. Né avrei pensato “oh mio dio, mia sorella mi porterà via Hisashi! Nooooo!”. So benissimo che domani mattina potresti innamorarti di un'altra, ma mica posso star qui a spaccarmi il fegato prima che succeda!
Stringe le labbra. – Mi dispiace, – dice, avvicinandosi. – Sul serio. Fidati di me. Non voglio perderti.
Annuisco e sospiro. – Va bene, d'accordo. Hai un'altra possibilità. Non giocartela.
–  Promesso, – sorride.
–  Pensi che… mia sorella sia ancora innamorata di te? – chiedo a bruciapelo.
–  Non lo so. Non credo. Da come ha reagito quando Maki l'ha vista, non credo. Era solo ubriaca.
Annuisco di nuovo. – E ti è piaciuto baciarla?
Sorride mentre gli brillano gli occhi. – Sei gelosa?
–  No, – mento. – Sono curiosa.
–  Non è stato un vero bacio. Certo quando siamo stati insieme due anni fa… quelli erano baci!
–  Che stronzo! – dico, dandogli un pugno sul braccio. – Dimmelo pure!
–  Tu fai certe domande, io ti rispondo! – ride.
–  Non c'è bisogno che entri nei dettagli!
–  Ah no? Quindi non vuoi sapere se io e Atsuko--
–  No! – lo interrompo. – Non mi interessa!
Hisashi si mette a ridere e mi abbraccia. – Mi interessa solo baciare te. Stringere te. Andare a letto con te. Le altre non esistono.
Dopo qualche secondo di tentennamento, lo abbraccio anche io. – Lo stesso per me. Per stavolta la passi liscia…!

 

(*) Note

Aga Kahn
Chaka Kahn

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Capitolo 17
*** 17 ***


Torno ad aggiornare la storia! ^^ Ci ho messo un po' perché ultimamente ho un sacco da fare al lavoro e la sera non riesco a stare al pc più di tanto...!
Buona lettura e grazie ancora a chi mi segue!

17.

E' ancora presto per alzarmi, così resto sveglio nel letto. Oggi partiamo per il ritiro a Shizuoka. Akiko sta ancora dormendo. Mi giro su un fianco per guardarla. Sembra passato un secolo da quella notte in cui avevo paura solo di toccarla… Adesso quasi non ci credo che posso farlo… e che da parte sua non riceverò alcun rifiuto… Allungo la mano e le tocco i capelli con la punta delle dita. Proprio come quella notte, le sfioro le labbra… Solo che stavolta sento le sue rispondere al bacio.
–  Ciao… – dice, con gli occhi ancora chiusi.
–  Non volevo svegliarti, – dico, continuando a toccarle i capelli.
–  Ero in dormiveglia… – apre gli occhi e sorride. Sorrido anch'io. – Devi alzarti?
–  Non ancora.
–  Bene, – risponde, e si avvicina, abbracciandomi. La abbraccio anch'io, e con una mano continuo ad accarezzarle i capelli. E' qualcosa che mi ha sempre fatto bene. Mi rilassa, mi fa stare tranquillo… Akiko mi stringe più forte e chiude gli occhi.
–  Ti rimetti a dormire?
Annuisce. – Io sono in vacanza, sai?
Sorrido. – E mi lasci solo proprio il giorno del ritiro?
–  Cosa vuoi…? Ti ho pure aiutato a fare il borsone, ieri… Così oggi potevamo poltrire un po' di più nel letto…
Sì, questo è vero. Quando è capitato che dovevo preparare una valigia, mi riducevo sempre alla fine. Praticamente mi alzavo prestissimo il giorno della partenza e buttavo qualcosa in valigia. Akiko mi ha salvato dalla disperazione del “Dove cavolo sono i pantaloni?!” parecchie volte! Se non c'era lei per caso qui da me, ieri sera, altro che stare qui nel letto con lei tra le braccia… E' inutile, non ho quella mentalità!
–  Comunque, – riprende, – non sono io che ti lascio sola… sei tu che te ne vai…
–  Dillo ad Anzai che decide di farci partire subito dopo che mi sono messo con te!

Abbiamo dormito tutti e due per un'altra ora, poi la sveglia ha suonato. Che scatole… Ora è anche più difficile staccarsi da lei… Ma tant'è, devo farlo. Vado in bagno, mi faccio una doccia, mi vesto e torno in camera. Akiko dorme ancora. E' proprio un ghiro! Mi siedo sul letto per mettere i calzini. Poi mi giro per guardarla e trovo invece i suoi occhi a fissare me.
Ha uno sguardo strano. – Stai bene?
In silenzio, annuisce.

 

 

Mi alzo e vado in bagno a lavarmi. L'idea che Hisashi parta non mi fa contenta, però è solo per una settimana. Non ne faccio certo una tragedia. Torno in camera sua e finisco di vestirmi, poi scendiamo di sotto a fare una colazione veloce, poi arriva il momento dei saluti.
–  Fa' la brava, non metterti nei casini visto che io non sono in zona per aiutarti…
–  Sì, a fare danni più grossi! – lo interrompo ridendo.
–  Certo! Cos'è, solo tu devi divertirti?! – ride anche lui. – No, sul serio, ok?
–  Sì, sì! Guarda che sei tu quello che parte! Io comincerò a godermi le vacanze!
Mi guarda male. – Un minimo di rispetto per me che vado in ritiro!
Mi metto a ridere e lo abbraccio. Hisashi mi prende il viso tra le mani, mi fissa e poi mi bacia.
–  Ci vediamo tra una settimana, piccola.

Il pomeriggio raggiungo Atsuko in camera. – Come va? – chiedo.
Fa spallucce. – Non granché bene… Ho fatto un giro con Mie in città… Volevi dirmi qualcosa?
–  Beh, sì… però non ti arrabbiare – aggiungo, vedendo che non è proprio la felicità personificata.
–  Addirittura? – sorride. Forse allora è solo un'impressione? – Non mi sono arrabbiata perché sei andata a parlare con Maki, adesso dovrei?
–  Non lo so.. – sorrido, facendo spallucce. – Nel dubbio…
–  Dai, spara!
–  Ti ricordi che a Hisashi piaceva una ragazza?
Lo sguardo si fa serio. – E come potrei dimenticarlo?
Stringo le labbra. – Ecco, è venuto fuori chi è lei…
–  E sarebbe?
– Lei… lei sono io.

 

 

–  Mitsui, te la pianti di stare al telefono?! Siamo in ritiro, non in vacanza!
–  Sta' zitto, Miyagi! Non rompere!
Akiko… dove cavolo sei?! Perché non rispondi al cellulare?! Ti prego, tesoro…
–  Mitsui.
–  Che cavolo vuoi?! – ringhio alzando gli occhi. – Ah… Akagi.
–  Vuoi onorarci della tua presenza?
–  Arrivo, – dico, premendo di nuovo il tasto della chiamata.
–  Chi stai chiamando?
–  Akiko. Ma non risponde. Le ho telefonato almeno dieci volte, ma nulla.
–  Forse non ha il cellulare vicino. Torna ad allenarti, la chiami dopo.
–  Sua madre mi ha chiamato. Ha detto che quando sono rientrati a casa, Atsuko era imbestialita e Akiko non c'era. Non sanno dov'è andata e non risponde nemmeno a loro.
Akagi sgrana leggermente gli occhi. – Va bene, intanto torna di là. Avviso Haruko di chiamarla e di vedere se è in qualche posto che conosce anche lei. O magari sono insieme. Vedrai che si farà viva.

 

 

–  Ehi, Akiko! Qui hai una marea di chiamate di Mitsui!
–  Lascia perdere, Yohei. Non ho voglia di rispondere.
–  Ma è successo qualcosa?
Scuoto la testa.

 

 

  Cosa…?! – chiede Atsuko, senza fiato.
  Atsuko, mi dispiace… E' successo… senza volerlo…
  Tu sei quella che lui ama…?! – sussurra, alzandosi.
  Senti… – mi alzo anche io. – Mi spiace… sul serio… Noi non--
  NOI?! – mi interrompe. – “NOI”?! Vuol dire che tu e lui…?!
La mia faccia colpevole non le fa finire la frase.
  Oh beh, questo è il colmo! – esclama, sarcastica. – Non solo ti innamori di lui, ma vi siete anche messi insieme!
  Ma scusa, adesso a te non piace Maki?!
Apre la bocca per rispondere, ma si blocca. Mi fissa, a occhi sgranati. Poi cambia totalmente espressione. – Ecco perché…
La guardo, incerta. Perché cosa?
  Ecco perché insistevi per farmi uscire con Maki…– mormora, incredula. Anch'io spalanco gli occhi. Oddio, no… Questa non ci voleva… Perché non è così…
  No, Atsuko… Proprio no! – protesto, cercando di farla ragionare. – L'ho fatto perché… Lo sai, perché secondo me tu e Maki state meglio assieme!
  Certo, così potevi avere Hisashi solo per te, se io mi interessavo a Maki! – urla.
  No, non è vero!
  E sentiamo, da quanto state insieme?! – dice, incrociando le braccia.
Resto zitta. Adesso avrà la conferma ai suoi sospetti. Anche io ci penserei, se fossi in lei…
  Dal giorno dopo il festival del Kainan.
Ci resta malissimo. – Praticamente il tempo che io iniziassi a uscire con Maki quasi ufficialmente – ribatte. – Beh, complimenti, direi che avete colto la palla al alzo. L'avete pensata proprio bene…
  Senti, capisco che può sembrare così, ma davvero non lo è…
Scuote la testa. – Lascia perdere. Ti sei giocata bene tutte le carte, congratulazioni.

 

 

  Akiko scusa, mi passi quella palla? – chiede Okusu. Gliela lancio, dopodiché vado a fare un giro. La scuola è tutta nostra, si svolge qui il ritiro di Hanamichi. Dopo che Atsuko mi ha urlato di andarmene, l'ho fatto. Non sapevo dove andare, allora ho chiamato Yohei perché sapevo che lui e gli altri erano a scuola per aiutare Hanamichi.
Così li ho raggiunti e sono rimasta a dare una mano. Non so nemmeno se torno a casa, stasera.
  Akiko, dove sei?
  Sono qui, Yohei, sulle scale.
Mi porge il mio cellulare. – E' Mitsui.
Lo fulmino con lo sguardo. Lo sapevi che non voglio parlargli, Yohei! Perché gli hai risposto?! Andiamo, non farlo aspettare, stanno rispondendo i suoi occhi. Prendo il cellulare arrabbiata, contenta e tentata di chiudere la chiamata. Avvicino il telefono all'orecchio.
  Akiko?
Il sangue mi va alla testa. Inghiotto, anche se la bocca è improvvisamente secca. Mi rendo conto solo ora che quando sono arrabbiata con Atsuko tendo ad allontanare Hisashi come se ce l'avessi con lui…
  Sì…

 

 

Dio ti ringrazio, l'ho trovata… Adesso però mi sto arrabbiando con lei… Che cavolo le prende di lasciarmi così senza notizie?! Calmo, Hisashi… Se ha litigato con Atsuko non ha bisogno di un'altra bomba…
  Dove sei? – chiedo. Non mi è andata giù che ha risposto Mito. Dove cavolo è?!
  A scuola. Sto aiutando Hanamichi e Anzai. Ci sono anche Yohei, Haruko e gli altri.
Sospiro, sollevato. E' a scuola! Appena ho sentito la voce di Mito sono quasi saltato sul primo treno per andare a spaccargli la faccia!
  Ti ho cercato tutto il giorno! Ma sei pazza a sparire così?! – sbotto. – Tua madre mi ha chiamato dicendo che sei uscita e non rispondevi al cellulare! Ma che ti passa per la testa?!
  Senti, – sbotta anche lei, – ne ho già uno di padre che mi ha fatto la ramanzina per telefono. Non me ne serve un altro! Ho litigato con Atsuko e me ne sono andata. Punto.
  Ritengo che sia perché tu le abbia detto che stai con me…
  Eh già.
  L'ha presa male?
  Beh, secondo lei ho fatto in modo che si interessasse a Maki per avere campo libero con te. Chiaramente, zuccona com'è, non ha voluto sentire ragioni.
Mi passo una mano tra i capelli. – Vengo su.
  Cosa?!
  Vengo su. Dico ad Akagi che salto un giorno di allenamento e parto domattina.
  E che verresti a fare?
  Non lo so, magari insieme la convinciamo.
  Hah! – esclama, sarcastica. – Non crede a me che sono sua sorella, pensi che crederà a te? Tu che l'hai lasciata per me? No, no. La cosa migliore è lasciarla sbollire. Starò qui per questa settimana e poi vediamo.
Sbuffo. – Perché non mi permetti di aiutarti? – chiedo poi.
  Che?!
  Hai capito. Siamo sempre stati “noi due”, Akiko. Prima da amici, ora da coppia. Perché non mi permetti di starti vicino?!
  E' tra me e Atsuko.
  Sì, ma poi fai preoccupare pure me! – sbotto. – Ti ho chiamata non so più quante volte e se non era per Mito io ancora stavo qui a chiedermi se stavi bene!
Resta zitta. Poi sento qualcosa che sembra un singhiozzo. – Akiko?!

 

 

Non piangere! Dai, non è nulla! Torna tra appena tre giorni! Non farlo preoccupare! Scema, non piangere! – Sì… – dico, cercando di inghiottire le lacrime. – E' solo che… posso aspettare che torni, non c'è bisogno che fai un sacco di strada in un giorno solo per qualcosa di cui possiamo parlare tra tre giorni…
  Sicura? Sicura al 1000%?
  Sì.
In realtà non so quanto potrò resistere questi giorni senza Hisashi con Atsuko che mi odia. Ma lui è arrivato al campionato nazionale e non posso distoglierlo da questo perché mia sorella e io abbiamo litigato, anche se per lui. Nemmeno per un giorno solo.
  Sì, tranquillo – dico con tono sicuro.
Hisashi sospira. – Allora non vengo. Ma se ti servo…
  Lo so, ti chiamo. E comunque, se venissi ne andrebbe della tua incolumità fisica!
Sento che sorride. – Ok. Sono qui in qualunque momento.
  Va bene.
  E torna a casa.
  Resto a dormire qui. I miei hanno fatto storie, ma hanno detto che va bene.
  D'accordo. Ma non andartene anche da scuola.
  No, tranquillo. Grazie.
  Non ringraziarmi. E' il minimo che posso fare per te. Bacio.
  Bacio anche a te. Buonanotte.
  Buonanotte, piccola.

  Tutto risolto?
Yohei mi ha raggiunto di nuovo. Ha le mani nelle tasche dei pantaloni, sorride.
  Sì.
  Allora ho fatto bene a rispondere.
  Non avevo litigato con lui.
  Lo so, ma lo evitavi comunque.
  Senti, Yohei… posso restare a dormire qui?
Sorride e annuisce. – E' così grave la cosa da non poter tornare a casa?
  Non so. Spero solo che si risolva presto.
Annuisce e va di nuovo via.

Appena metto piede in casa, la mattina dopo, i miei mi assalgono.
  Ti rendi conto che ci hai fatto stare in pena?! Abbiamo telefonato a tutti, nessuno sapeva dove fossi e non rispondevi al cellulare! Possibile che alla tua età dobbiamo ancora preoccuparci così?!
Li fisso, arrabbiata. – Non ho voglia di litigare. Ho avuto una brutta discussione con Atsuko e me ne sono andata. Punto.
Uso lo stesso metodo che aveva Hisashi nel suo periodo ”no”. Salgo le scale, vado in camera mia, mi cambio e scendo di sotto.
  Adesso dove credi di andare?! – fa mio padre.
  Esco.
  Sei appena rientrata!
  E ora esco di nuovo. Vado allo Shohoku, non torno a pranzo.
  Akiko!
  Senti, – dico, aprendo la porta, – io non ci resto qui con Atsuko.
Mio padre non ha il tempo di ribattere che io sono già fuori di casa.

Stare allo Shohoku mi rilassa. Rido, aiuto Anzai e Sakuragi, non penso alla situazione in cui mi trovo. Meno sto nei dintorni di Atsuko, più possibilità ho che le passi prima.
  Dovrai tornare a casa stasera, no? – chiede Hisashi.
  Sì, ma almeno io ho passato una giornata tranquilla. La sera stiamo assieme solo per qualche ora.
Hisashi resta zitto. Immagino la sua espressione. E' talmente preoccupato che avrà una faccia serissima.
  Poi dopodomani torni tu e io posso rifugiarmi da te! – rido.
  Hai libero accesso alla mia camera, come al solito. Se ti serve puoi usarla.
  Sì? Meno male… Non sapevo dove portare il mio amante! Grazie!
  Cosa?! Se lo fai ti uccido!
  Ah, interessante…! Ti frega solo che non porti l'amante in camera tua, eh…?
  Akiko! – scatta. Io scoppio a ridere.
  Dai, scherzavo! Non sono certo io quella che mette le corna…
  Che vuoi dire?!
  Nulla…! Sei più irascibile del solito, oggi, eh…? – lo stuzzico. Sento che sbuffa.
  Ecco cosa vuol dire mettersi con una che sa tutto di te… – borbotta.
Sorrido. Effettivamente deve stare attento con me. So che trucchetti usa per portare avanti due storie e so riconoscerne i segnali. Comunque, lui è il mio toccasana. Ogni volta che sto male per qualcosa, mi basta parlare con lui, e sto subito meglio…

Finalmente il ritiro di Hisashi è finito, domattina torna. Anche oggi sono stata a scuola tutto il giorno. I miei mi hanno lasciato perdere; il “metodo Hisashi” ha funzionato! Con Atsuko non ho praticamente parlato; ci siamo palesemente ignorate. Io che posso farci? Quando mia sorella è in quello stato d'animo, è inutile anche provare a parlarle.
All'improvviso sento il bisogno di avere qualcosa che mi ricordi Hisashi, così vado all'armadio e tiro fuori la sua canottiera. La avvicino al naso, ma ormai ha perso il suo odore. Solo ad averla tra le mani, però, mi fa sentire bene. Mi tolgo la maglia del pigiama e mi infilo la canottiera. In quel momento la porta si apre ed entra Atsuko. Resto paralizzata. Lei di questo regalo non ne sapeva niente…

  Ti sta bene. Un po' larga, forse… – dice, con aria tranquilla. Sorride appena.
  Ci… ci porto sempre sotto un'altra maglia, infatti… Oggi è la prima volta che la uso come pigiama… – dico, un po' a disagio. Annuisce.
Sento il battito del cuore nelle orecchie, ma cerco di stare calma.
  Volevo parlarti, – sorride. – Solo parlare. Giuro che non alzerò la voce.
Annuisco. Ci sediamo sul letto, una di fronte all'altra. Mia sorella prende un bel respiro.
  Volevo chiederti scusa per quello che è successo.
COSA?! Atsuko chiede scusa solo qualche giorno dopo la lite?! No, c'è qualcosa che non va.
  Io… Non so cosa mi è preso, ho avuto una reazione forse un po' esagerata. E' che ci sono rimasta male.
Ma no, non l'avevo notato!
  Da una parte me lo sarei aspettato che tra voi due finisse così, dall'altra ci sono rimasta male perché non l'avevo capito. Non c'erano segnali di un tuo interesse per lui oltre all'amicizia. O forse non li ho visti io. Mi sarei risparmiata un sacco di dolore.
Resto zitta, intreccio solo le dita con più forza. Atsuko si guarda intorno, a disagio.
  Quando mi hai dato la notizia, non ero proprio dell'umore adatto… – riprende dopo un po'. – Ero uscita con Mie; mi ha detto che gira voce che Maki si stia interessando a un'altra ragazza. E il fatto che non mi risponda più né ai messaggi né al telefono, o che non mi voglia incontrare, mi fa pensare che sia vero. E' dura. Non riesco a togliermi dalla testa quella sera al Vento di Mare. Ho visto la delusione negli occhi di Maki. E in quel momento ho capito… che non volevo vedere quello sguardo su di me. Volevo che continuasse a guardarmi come aveva fatto fino a quel momento… Ma è tardi per poter rimediare…
Atsuko si interrompe e si asciuga le lacrime.
  Poi arrivi tu con la notizia. Io sono contenta per te, anche se magari non ti è sembrato, – dice, facendo un sorriso timido. – E' che in quel momento ho pensato “Lei ha tutto e io non ho niente”. E ho… reagito male. Me la sono presa con te quando l'unica persona che dovrei incolpare è me stessa. In questi giorni in cui non ci sei stata mi sono fatta una bella ramanzina… e quindi adesso ti chiedo scusa per come mi sono comportata. Ho praticamente baciato il tuo ragazzo e guarda un po' che scenata ti ho fatto…
  Per quella storia non sono mai stata arrabbiata con te. Non farti venire sensi di colpa. Però non è vero che io e Hisashi abbiamo giocato sulle tempistiche della tua relazione con Maki. E' solo capitato. Ma capisco che l'equivoco c'è stato; l'avrei pensato anche io se fossi stata in te. Per questo ti ho lasciato sbollire.
Mia sorella annuisce.
  Anche se… in effetti forse dovresti stare tu con Hisashi, – dico poi, con aria pensierosa.
  Perché?!
  Avete lo stesso viziaccio. Ve la prendete con gli altri per qualcosa di cui siete responsabili solo voi. Lui se l'è presa con Miyagi per il ginocchio e tu te la sei presa con me per Maki! – rido.
  Ma sentila, che impertinente! – risponde, gettandomi un'occhiataccia. – Mi dispiace, ma ormai te lo sei preso e te lo tieni! – ride poi.
  E dai, tu ti prendi Hisashi e io mi prendo Maki! Ci stai? – sorrido.
  Non ci provare! – ride. – Maki piace a me!

 

  Akiko, sembri contenta, oggi!
  Si nota, eh, Yohei? – sorrido.
  Hai gli occhi che brillano! Sei contenta che torna Mitsui, vero?
  Sì, ma non solo!
  Si è risolta quella situazione?
Annuisco. Ancora non ci credo che ieri sera ho fatto pace con Atsuko. Yohei sorride, io riprendo a pulire i palloni, poi mi viene in mente una cosa.
  Senti, non ti ho mai detto grazie.
  Di cosa? Non ho fatto nulla.
  Sì, invece. Per la rissa.
Sembra non capire di cosa parlo. – Oh! – dice poi. – Quella rissa?
  Sì. Grazie per non aver incasinato Hisashi. Se non c'eravate voi a prendervi la colpa, lui non so dov'era…
Probabilmente buttato fuori da scuola, oppure… Non so, non voglio pensarci. Sicuramente non sarebbe stato più lo stesso. Sarebbe sprofondato ancora di più nell'essere teppista. Nemmeno io avrei potuto fare più nulla per lui.
Yohei sorride. – Sono contento che si sia ripreso. Era sprecato per fare il teppista. Come giocatore se la cava meglio.
  Non farti sentire da lui a dire certe cose! – rido.
  Ma tu dov'eri quel giorno?
  Avevo da fare a casa ed ero andata via subito dopo le lezioni… Hisashi sembrava tranquillo…. Non mi avevano detto che Miyagi era tornato a scuola, sennò sarei rimasta… Forse avrei potuto fare qualcosa…
Tranquilla. E' andata bene com'è andata. Mitsui è fortunato ad avere un'ami-- scusa, una ragazza come te.
Arrossisco. Nessuno mi aveva mai detto una cosa così gentile… e bella.
  Oh! – dice Yohei, girandosi. – Mi sa che sono arrivati!
  Hisashi! – grido. Poso la palla, mi alzo, prendo la canottiera e corro via.

 

 

Tra poco lo ammazzo, quel cretino di Sakuragi… Sono appena arrivato e già mi ha dato sui nervi, lui e le sue sparate! Ma dov'è Akiko? Ah, ci alleniamo alle due, domani… Bene, ho del tempo da passare con lei… Forse è il caso che parlo con Atsuko… Ci lasciano andare, quando sento la sua voce che mi chiama. Alzo la testa e la vedo correre verso di me. Ha addosso la mia canottiera. Allargo le braccia e lei mi salta al collo. La stringo forte, in silenzio.
  Come stai? – chiede, ancora abbracciata a me.
  Bene… Tu?
  Benissimo! – esclama, tirandosi indietro. – Ho fatto pace con Atsuko!
  Sul serio?! Splendido! – rispondo, e lei mi abbraccia di nuovo.
  Voi due! Sapete che certe cose non sono ammesse a scuola?!
Ci giriamo: Akagi!
  Scusa… – arrossisce Akiko. – Adesso scendo… – ma io non la metto giù.
  Hai fatto preoccupare Mitsui, eh, Hasegawa?Annuisce, imbarazzata.
  Gli hai praticamente servito sul piatto d'argento una scusa per non allenarsi!
  Cosa?! – scatto. – Non è vero, sono sempre venuto agli allenamenti!
Akiko e Akagi si guardano, poi ridono.
  Comunque stai bene? – si informa Akagi.
  Sì, – sorride lei. – Scusa se ti ho distratto questo fannullone!
  Fannullone a chi?!
  Sei perdonata. Non farlo più, però! – sorride Akagi, e se ne va.
  Non sono un fannullone!
Akiko scoppia a ridere. Mi mancava la sua risata, mi mancavano le sue battute… mi mancava lei.
  Bentornato, Hisashi!
  Sì sì, proprio una bella accoglienza… – mugugno. – Vieni qui… Ti faccio vedere io come dovevi accogliermi!
Avvicino il mio viso al suo e la bacio, poi la faccio scendere.

 

Torniamo a casa mia, devo lasciare il borsone e togliermi la divisa. Akiko sale con me in camera.
  Hai usato la mia camera, alla fine?
  Col mio amante? No, avevamo la scuola a disposizione.
  Ah ah, spiritosa.
Non mi piacciono affatto queste battutine sull'amante. Va bene se dice “Guarda quello che bel ragazzo”, ma niente battute sugli amanti. Mi metto una canottiera e un paio di jeans.
  Scherzavo! No, comunque non l'ho usata.
  Bene, – dico, chiudendo l'armadio. Mi avvicino a lei con aria minacciosa. – Vuol dire che recuperiamo subito.
  No… voglio uscire.
  Dopo… – dico, cominciando a baciarla. – Dopo usciamo quanto vuoi…
Così ci buttiamo sul letto, un po' ci baciamo, un po' parliamo e un po' ci prendiamo in giro. Per me parlare sul mio letto non è come parlare su una panchina o in un bar, e nemmeno come parlare in camera sua. Qui sono più me stesso…

 

 

Hisashi ha mantenuto la promessa. Dopo siamo usciti, e siamo anche andati a cena fuori. Il ristorante era ottimo; ci siamo rimpinzati come se non mangiassimo da un mese! Dopo cena siamo andati a fare una passeggiata, poi siamo andati al parco vicino casa. Hisashi si è seduto sull'altalena e io sono seduta sulle sue gambe, le braccia attorno al suo collo. Ci siamo baciati per un po', poi mi è venuta in mente una cosa.
Tra un po' facciamo quasi quattro settimane che stiamo assieme!
Eh già! – fa lui sorpreso.
Cavolo… e' già quasi un mese che ti sopporto, e mi sembra passato molto di più… Avanti così, dieci anni passano in un baleno!
Ehi ehi ehi! MI SOPPORTI da quasi un mese?!
Lo fisso. – No, scusa… – sorrido. – Hai ragione…
  Ah, volevo ben dire…!
  … ti sopporto da quasi sedici anni! Non so cos'è peggio…
  AKIKO! – sbraita, cominciando a farmi il solletico. – Rimangiati subito che mi sopporti! SUBITO!
  No! – rido, ma lui ha incrociato i piedi e sono incastrata, così sto subendo il solletico come mai prima d'ora. – NO! MAI!
  Fallo!
  NO! HISASHI, BASTA! TI PREGO!
  Fallo e ti lascio stare!
  Sì, ok, scusa! Me lo rimangio, ma basta! – rido.
Smette subito e mi abbraccia. Riprendo fiato e lo abbraccio anch'io. Mi sento scoppiare di felicità… non credevo che potessi mai arrivare a sentirmi così… Hisashi mi guarda negli occhi.
– Mi piaci da matti, Akiko.
  Pure tu! – sorrido. E' una frase seria da parte sua, e mi sento in imbarazzo. E poi non sono ancora abituata a sentirmi dire certe cose. Sorrido, e lo abbraccio.

 

  Forse è ora di rientrare…
  Nooo! – esclama, gettandomi le braccia al collo.
  Ehi, da quando fai i capricci?!
  Sei appena tornato e già vuoi andare a casa?!
  Tesoro, sono stanco… E comunque è l'una del mattino!
  Domani ti alleni alle due del pomeriggio, no?! Puoi dormire! Sei stato via una settimana subito dopo che ci siamo messi assieme!
  D'accordo, facciamo un altro giro…
  No! Facciamo l'alba! Eh?! Ti va?!
  L'alba?! Sì, poi ci vai tu ad allenarti!
  Dai! Dai!
Non l'ho mai vista così strana. Sembra che non voglia tornare a casa. Eppure con Atsuko ha detto che è tutto a posto… – E' tutto ok, Akiko? Stai bene?
  Sì… – dice, stupita. – Perché?
  Non so, sembri strana. Sicura che non hai nulla da dirmi…?
  Sì… E' solo che voglio recuperare un po' il tempo perduto! – sorride. E' il suo solito sorriso di quando sta bene. Vorrei farla anch'io l'alba con te, Akiko… Beh… forse oggi non possiamo… però…

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Capitolo 18
*** 18 ***


Capitolo di passaggio, diciamo! Buona lettura!

 

18.

 

–  Akiko…
Nulla, non reagisce. – Akiko… – riprovo, toccandole la spalla. – Dai, dormigliona, alzati…
–  Mh… – mugugna, e si gira dall'altra parte. Ho capito, sarà un'impresa svegliarla…!
–  Akiko…
–  Che vuoi? – borbotta. – Lasciami stare.
–  Non oggi. Alzati, c'è una sorpresa per te… – sorrido.
–  Ho sonno, Hisashi…
–  Lo so, ma solo per oggi alzati.
Si gira verso di me, e con gli occhi ancora chiusi mi abbraccia. – Ho sonno, fammi dormire…
–  No, tesoro, oggi questo metodo non attacca. Dai, alzati. La sorpresa non aspetta.
Spero che sentendo un'altra volta la parola “sorpresa” la sua curiosità si svegli… e di conseguenza anche lei! Pian piano apre gli occhi. Ci siamo…?
–  Che sorpresa? – mugugna, ancora di malumore.
–  Se te lo dico che sorpresa è? – sorrido. Le bacio la fronte. – Comunque… Buongiorno anche a te, piccola! – rido.
Continua a guardarmi male.
–  Forza, alzati e cambiati che andiamo. Fa' piano che i miei dormono.
Si mette seduta sul letto e si stropiccia gli occhi, poi guarda fuori. – E' notte! – protesta.
–  Lo so! – dico io scendendo dal letto. Ho fatto uno sforzo enorme e mi sono alzato pure prima di lei: sono già vestito. Ma per la sorpresa, questo e altro! Anche se in realtà non è proprio notte…Akiko si alza e barcolla verso il bagno con i vestiti. Dopo un po' torna in camera mia e lancia il pigiama sul letto.
–  Hai fame? – chiedo. Abbiamo ancora un po' di tempo.
–  Ho sonno… – borbotta. – Voglio un barile di caffè…
–  Dai, andiamo in cucina che te lo faccio.
Appena arriviamo in cucina si fionda al tavolo, poggia la testa sulle braccia e chiude gli occhi. Li riapre solo quando le poso accanto la tazza col caffellatte fumante e i biscotti.
–  E' una tazza… Dov'è il resto del barile…? – chiede, alzando la testa.
–  Ce lo portiamo dietro, tranquilla! – rido.
–  Dobbiamo uscire…?
Annuisco e facciamo colazione insieme. Sono le quattro e venti… Mi pare che siamo in orario…

 

Già va meglio… Ma dove diavolo vuole andare Hisashi…?! Mh… dov'è il tappo del dentifricio…? Eccolo… Sono completamente rimbambita… Spero che almeno la sorpresa sia bella…Sennò lo spedisco a Hiroshima a calci…
–  Ci sei? – chiede, affacciandosi. Annuisco e scendiamo di sotto.
–  Chiudi gli occhi…
Cosa?! Mi hai fatto alzare in un orario così infame dicendo che dovevamo uscire e la sorpresa è qui?! Prega che non sia così, Mitchi… Ma che cavolo…?! – Che fai?!
–  Sssh…! E' solo una benda, tranquilla! Ti guido io.
Mi prende per mano e mi fa uscire. L'aria fresca del mattino mi colpisce e la odoro per un attimo. Sarà una bella giornata… Ma sono ancora troppo assonnata e di malumore per fare altre ipotesi…
–  Sali.
–  Dove?!
–  Sulla bici!
La bici di Hisashi?! La mountain bike che sono secoli che non usa?! Nooo!
–  Tranquilla, l'ho portata a controllare! – sembra leggermi nel pensiero. – Funziona perfettamente.
Sarà… Comunque mi aiuta a salire sul portapacchi, poi sale lui.
–  Tieniti, ok? Comunque vado piano.
Comincia a pedalare e io mi aggrappo a lui. Temo di cadere; in fondo non ci vedo e mi sembra di non avere il solito senso dell'equilibrio… Anche se non credo sia effettivamente così. L'aria sul viso sta cominciando a svegliarmi del tutto, e anche il malumore sembra andarsene. Dobbiamo essere buffi: Hisashi che pedala con una ragazza bendata dietro… Anche se non mi pare che ci sia un gran traffico a quest'ora… pur non sapendo che ora è!
–  Tutto ok? – chiede Hisashi.
–  Sì! – rispondo. Sento che accelera un po'. Ora mi sento più sicura e non ci sono problemi se va più veloce. Dopo un po' sento che rallenta, fa una curva e poi frena.
– Ci siamo, – dice. Scende, poi aiuta me.
–  Posso toglierla?
–  Non ancora.
Mi prende per mano e facciamo qualche passo. – Dove siamo?
–  Aspetta e vedrai.
Saliamo su un ascensore e penso che forse siamo in un palazzo… L'ascensore si ferma, Hisashi mi fa uscire, poi apre una porta. L'aria stavolta è molto più fresca… Siamo su un terrazzo…? Facciamo ancora qualche passo, poi ci fermiamo. Allungo una mano e tocco qualcosa che sembra un parapetto.
–  Tieni gli occhi chiusi, ti tolgo la benda.
Annuisco. Stringo le labbra cercando di contenere il mio nervosismo. Anche il cuore ha accelerato.
–  Ok… – dice, togliendo la benda. – Ora puoi aprirli.

 

 

Siamo sul terrazzo di un palazzo. Davanti a noi c'è il resto della città, ma noi lo sovrastiamo di un bel po'. Il cielo è di un colore giallo pallido con i primi strati di celeste… Non è ancora sorto il sole… Trattengo il fiato, facendo appena un passo indietro, e la mia schiena si appoggia al petto di Hisashi. Lui mi abbraccia.
–  Piaciuta la sorpresa? – sussurra, guardando davanti a sé, verso il sole che sta per sorgere.
Annuisco, incapace di staccare gli occhi dallo spettacolo che stanno vedendo. – E' splendido… – dico. – E'… – non riesco a continuare. Sono felice come mai prima. Il sole ha cominciato a farsi vedere, la sua luce ci sta battendo sul viso. Hisashi rafforza la sua stretta. Restiamo così, in silenzio, e seguiamo il sole nel suo sorgere. Dalla nostra posizione vediamo praticamente tutto. In questo momento per me, su tutta la terra, ci siamo solo io Hisashi, stretti uno all'altra, che ammiriamo il sole che sorge solo per i nostri occhi…
Non so quanto siamo rimasti in silenzio…
–  Buongiorno, piccola… – ha detto infine Hisashi. Mi sono girata e gli ho messo le braccia al collo.
–  Buongiorno a te, tesoro…
E ci siamo scambiati il primo bacio del mattino.

 

Siamo da Danny's a mangiare i doughnuts. Akiko è felicissima, non fa che ripetere “Grazie, Hisashi, grazie!” Non è che ho fatto poi molto… In fondo, quel palazzo lo conoscevo già, non ho dovuto nemmeno fare chissà quante ricerche… Andavo su quella terrazza a vedere l'alba, quando non avevo voglia di tornare a casa. Mi ero anche lasciato con Atsuko per la prima volta e non volevo andare a casa sua, anche se ci sarei andato per parlare con Akiko… Perciò mi tenevo tutto dentro e andavo lassù a vedere l'alba. Poi, appena beccavo Akiko da sola, parlavo con lei.
Guardo l'orologio.
–  Dobbiamo andare? – chiede.
–  No, abbiamo ancora un po' di tempo.
–  La valigia è pronta?
–  Sì.
Oggi parto per Hiroshima.
–  Comunque… non è stata un'alzataccia per te, proprio oggi? – chiede. – Poi non avrai sonno?
Alzo una spalla. – Posso dormire in treno, e stasera vado a letto presto. E poi, per la sorpresa, questo e altro! – sorrido, e lei fa altrettanto. – Volevo farti una specie di… regalo prima di partire. Ecco perché ho scelto oggi.
–  Grazie…
Allungo una mano e intreccio le mie dita con le sue. Dopo averla vista così felice vorrei non dover partire, anche se siamo già d'accordo che mi raggiunge domani allo stadio per la prima partita.

 

 

Qualche ora dopo Hisashi è partito per Hiroshima col resto della squadra. Siamo tornati a casa, lui ha preso il borsone e siamo andati in stazione. Come al solito hanno fatto un gran casino; non sono stati pochi quelli che si sono voltati a guardarli, infastiditi dalle loro voci alte e dagli insulti l'uno con l'altro!
–  Fai la brava! – mi ha detto Hanamichi.
–  Io?! Tu, piuttosto! Già che siamo in tema, tenetemi d'occhio questo tipetto qui… So cosa può combinare quando non è sorvegliato!
–  Akiko! Piantala di dire cretinate! – ha detto lui, gettandomi un'occhiataccia.
–  Perché? – ho ribattuto, con aria ingenua. – Tanto è vero!
Mi sono sembrati tutti molto tranquilli, anche Hisashi. Chissà domani, però… Prima che il treno partisse io e lui abbiamo fatto le ultime due parole in privato.
–  Ti chiamo quando arrivo.
–  Mi basta anche solo uno squillo. Senti, per il mio compleanno siamo ancora a Hiroshima?
–  Mh… no. Il campionato finisce il 7, perché?
–  Pensavo che potevamo festeggiare lì. Vabbè, faremo qualcos'altro.
–  Volendo possiamo tornarci.
–  Anche… Dai, ci pensiamo prima di ripartire.
Mi ha abbracciato. – Vorrei non dover andarmene…
–  Ci vediamo tra 24 ore! – ho riso. – Vengo a fare casino, no?
Hisashi sorride e mi bacia. Poco dopo Ayako lo ha chiamato. Ci siamo guardati.
–  Allora ci vediamo allo stadio?
Ha annuito, poi mi ha baciato sulla fronte. – Ciao, tesoro.
–  Ciao, Hisashi.
Sono saliti sul treno e ho aspettato che partisse. Ho continuato a fissarlo finché non l'ho più visto, poi sono tornata a casa.

 

Sto preparando la valigia per la mia partenza quando Atsuko entra in camera.
–  Ho deciso, – dice. La guardo, inarcando un sopracciglio.
–  Hai deciso cosa?
–  Vengo con te a Hiroshima.
Ci resto di stucco. – Va bene…
–  Voglio vedere Maki. Vorrei cercare di parlargli. Ha detto che tocca a me fare un passo verso di lui, no? Se non mi risponde per telefono, proverò a parlargli di persona! E voglio che mi veda fare il tifo per lui!
–  Grande, sorellona! – esclamo, abbracciandola. – Fai i bagagli che domani si parte, allora!
Mia sorella mi stringe. Poi si tira indietro e mi guarda. – Però devo chiederti un favore, – aggiunge, con aria seria. Annuisco.
–  …mi spieghi un po' di regole di basket?!
Scoppio a ridere. – Solo questo?! Certo!
–  Pensi che riuscirò a capirci qualcosa in ventiquattr'ore?
–  Ma smettila! Sei tra le prime cinque studentesse del Kainan, ti pare che non impari al volo come funziona il basket?! E poi sono sicura che Maki sarà così tanto colpito dal tuo gesto che ti darà delle ripetizioni private! – dico, con fare malizioso.
–  Ossignore, Hisashi ti ha veramente traviato! – esclama, alzando gli occhi al cielo.

 

Mando un messaggio a Hisashi: “Ultim'ora: Atsuko viene a Hiroshima per cercare di vedere Maki! *_* Parli tu con Anzai e con la signora della pensione Chidori per sapere se hanno una camera per noi due?”
“Ma no!!! E adesso tu e io come le facciamo le porcellate se dormi con tua sorella?!”
“Sarai scemo?! Pensa al campionato, per le porcellate c'è tempo! E comunque sarei stata in stanza con Ayako, mica da sola!”
“Aaah, non c'è gusto!” risponde lui. “ Comunque sono contento che Atsuko sia dei nostri! Tranquilla, penso a tutto io! Quando arrivate?”
“Domani in tempo per la partita”
“Ok”
“Ah… dimenticavo: STRACCIATE IL TOYOTAMA!”
“Dimenticavo?! Domani paghi pegno per questo! Era la prima cosa che dovevi scrivere! ^_^”
“^_^! Dormi bene, Hisashi. Sogni d'oro!”
“Anche a te, piccola…”

 

Chissà se è ancora in piedi… Mh, mi sa di no… Beh, proviamoci lo stesso… Il cellulare squilla, è già qualcosa…
–  Pronto…?
–  Ciao… Dormivi?
–  Mh… sì… Che ora è…? L'una…?! Hisashi, che succede?!
–  Niente, tranquilla! Ti agiti subito, tu!
–  Dove sei?!
–  Alla pensione. Sta' tranquilla, sto bene! Solo… non riesco a dormire…
–  Quindi hai pensato bene di non far dormire neanche me… – dice. Dal tono sembra che sorrida.
–  Pure tu, lasci il cellulare acceso!
–  L'ho dimenticato acceso! Aspetta che mi sistemo… Mh… Ecco qui. Dimmi.
–  Niente… volevo dirti che per Anzai non ci sono problemi se c'è anche Atsuko e per la camera ho sistemato. Però… ecco, sto un po' così per la partita… Akagi è tesissimo, non l'ho mai visto in questo stato…
–  Non deve essere molto rincuorante per voi, eh…?
–  Mah, poveraccio, in fondo lo capisco, sta realizzando il suo sogno…
–  E tu?
–  Io? Mi girano un po' perché su un giornale ci hanno valutato di serie C… Ma a parte questo sto bene. Cioè, non sono né particolarmente teso né troppo rilassato…
–  Ma lascialo perdere, quel giornale… Aprono bocca senza nemmeno sapere come stanno le cose!
Sorrido. – E poi mi dispiace che una certa persona non sia qui… Mi era presa voglia di sentirti, ecco perché ti ho chiamato.
–  Hai fatto bene… Anche se potevi farlo in orario leggermente più consono…! – ride. – Comunque possiamo parlare finché vuoi.
Ecco perché la amo… Lei per me c'è sempre stata come io ci sono sempre stato per lei… Lei è una delle certezze della mia vita…
–  No… Te l'ho detto, volevo solo sentirti. Ora sto bene. Credo che proverò a dormire. E farò dormire anche te, – sorrido.
–  Come vuoi. Allora ci vediamo domani allo stadio.
–  Ok, – dico. Ci penso su un attimo, poi aggiungo una cosa. – Ti amo, Akiko. Buonanotte.
Lei resta zitta. Ho fatto danni…?
–  Grazie… – dice alla fine.
–  Grazie di cosa, demente?! – sbotto. Il mio primo “ti amo”, e questa mi risponde “grazie”!
Akiko scoppia a ridere. – Ti amo anch'io, Hisashi! Buonanotte anche a te!

 

 

Ti amo, Akiko…
Spengo la luce sul comodino e mi rimetto a dormire. Beh, oddio, non subito. Prima devo capacitarmi di quello che mi ha detto Hisashi. Forse è solo uno di quei sogni vividi che il mattino dopo ancora rimangono impressi nella mente e credi di averlo vissuto sul serio… Ma no… quelle tre parole continuano a girare nella mia testa ed è fin troppo chiaro che non è un sogno… Anzi sì: è un sogno che si è avverato… E non appena ho questa certezza, il sonno bruscamente interrotto mi assale all'improvviso. Così mi addormento con quelle parole nelle orecchie… Ti amo, Akiko…

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