The song in need

di Hermes
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** The pendulum still sways for you ***
Capitolo 2: *** Leech in a mask of virtue ***
Capitolo 3: *** The reek of your lies draws flies ***
Capitolo 4: *** The within is piano black over cleansing waters ***
Capitolo 5: *** Here weary traveler rest your wand ***



Capitolo 1
*** The pendulum still sways for you ***


Nota: questa fic è scritta senza scopo di lucro. I personaggi non mi appartengono a parte la vecchia libraia.

The song in need

Search for beauty, find your shore
Try to save them all, bleed no more
You have such oceans within
In the end, I will always love you

The beginning.

Cerca la tua bellezza?
Trova la tua riva felice dove tutti i sogni si avverano?
Idiota.
L’unica speranza che ti rimane è trovare un angolo della tua mente dove tutti i tuoi incubi non riusciranno a scovarti.
Che cosa sono diventato?
Un codardo.
Nient’altro.
Il paesaggio che ho dentro è un pianeta morto dove il cielo ha tutte le sfumature del metallo ed il mare è un unico pezzo di ghiaccio sommerso dalla neve.

Tuck me in beneath the blue
Beneath the Pain,
Beneath the rain
Goodnight kiss for a child in time
Swaying blade my lullaby

I cannot cry 'cause the shoulder cries more
I cannot die, I, a whore for this cold world

Certe notti – quando sono tutti troppo stanchi o troppo ubriachi per stare in piedi - sto appoggiato alla fiancata del pullman a fumare.
Fisso il vuoto.
Fisso quel pendolo.
Ho paura.

Tell me once my heart goes right
Take me home

Paura di rimanere permanentemente in questo stato vendicativo, dove l’unica cosa che ti solleva un po’ il morale è questo tour, non essere mai fermi nello stesso posto.
Non avere il tempo di guardare indietro e scoprire cosa abbiamo lasciato.
Non avere il tempo di affilare quel pendolo oscillante, così vicino alla mia gola.
Vorrei sentire ancora, una sola volta, quell’istinto di vivere che ho perso, da qualche parte.
Il desiderio di trovare del buono in ogni cosa.
Mi sento la bocca asciutta, la polvere della strada mi dà sollievo.
Fossi rimasto a Kitee ancora un anno o due…non voglio nemmeno pensare a quello che avrei potuto commettere.

Be still, my son
You`re home
Oh when did you become so cold?
The blade will keep on descending
All you need is to feel my love

Ho bisogno di occupare la mente, non devo pensare.
Se cado vittima del mio stato d’animo, andrà tutto a rotoli.
Sento freddo ed amarezza.
Da quanto? Da sempre.
Ho iniziato a leggere Whitman…quasi per caso.
Eravamo in giro per una città della vecchia Europa, sono capitato in una libreria dall’aria derelitta e con dentro il Caos della creazione, su quello non c’era dubbio.
Giravo per i vecchi scaffali di legno, dando un’occhiata alle mensole ricolme di volumi polverosi, roba buona solo per i topi.
Pagine magari amate da altri proprietari in altri tempi, venerate quasi.
In verità ci vedevo solo un mucchio di carta pronta per il macero, le mie dita prudevano diaboliche per l’accendino talmente mi sentivo buono e misericordioso in quel momento.
Vorrei poter dar fuoco anche ai miei ricordi, ai fili di pensiero che si attorcigliano attorno al mio cervello.
All’odio che nutro nei miei confronti ogni singolo minuto di questa esistenza.
Sono autore di poemi incompiuti, nati dal silenzio. Poemi che non valgono l’inchiostro e la carta sprecati per scriverli.
La mia mano sfiorò le spine…assente.
Ruvida. Liscia. Opaca. Pelle. Carta. Plastica.
Morbida.
Alzai il dito lungo la spina del libro e lo inclinai, sfilandolo.
Era un vecchio paperback dalla copertina di carta scolorita e macchiata d’umidità.
Un corsivo sbocconcellato citava con caratteri neri.

Leaves of grass
1885
W. Whitman

Quando arrivai al bancone, la proprietaria di quel negozio caotico guardò il libro che avevo appoggiato accanto alla cassa e poi mi dette un’occhiata.
Era una donna dall’aspetto rigido, dava l’impressione che non avesse mai usato la sua fantasia e men che meno che avesse mai letto un libro per lasciarsi trascinare in qualche altro mondo parallelo.
Portava occhiali cerchiati d’acciaio, squadrati; il suo sguardo era grigio luminoso come una lama sfoderata.
Un strettissimo chignon racchiudeva i suoi capelli ingrigiti ed era vestita con il più sobrio ed all’antica vestito che avessi mai visto. Sembrava una foto vittoriana, grigia ma viva. Passata ma presente.
“Quanto le devo?” chiesi brusco, scocciato dal suo sguardo immobile.
“Lei mi ricorda mio padre.” la voce rispecchiava la sua persona. Era dura, argentea, triste. “Una volta mi disse che ogni libro, ogni volume possiede un’anima. Di chi lo ha scritto, chi l’ha letto, chi ha vissuto e sognato grazie ad esso. Ho la netta sensazione che questo volume vi abbia atteso per anni, signore, probabilmente da prima che siete nato.” (*)
La guardai sorpreso e lei sorrise.
“Fanno cinque marchi.” continuò come se avesse parlato fino a quel momento del tempo, il suo sorriso era segnato dalle rughe dell’età, non traspariva nessuna malevolenza ma mi dava la pelle d’oca.
Scappai da quella libreria come se avessi il diavolo alla calcagna.

Forgive me,
I have but two faces
One for the world,
One for God,
save me

Avevo deciso di ignorare l’acquisto del libro ed ogni cosa correlatagli.
Suonai al concerto, ed uscii a fare da ruota di scorta ai ragazzi nella loro mania di fare festa.
Vederli mentre si liberavano delle pastoie dalla sobrietà e facevano da comic relief per l’intero locale.
La mia faccia sorrideva.
Io no.
La notte scivolò via così senza che dicessi una parola con un minimo di sincerità.
Oh Cristo, quanto odio quello che sono diventato.

The morning dawned upon his altar
Remains of the dark passion play
Performed by his friends without shame
Spitting on his grave as they came

Non ho chiuso occhio.
Non sarei riuscito a dormire, comunque per il disgusto verso me stesso.
Così mi sdraiai sul letto della mia stanza e presi a leggere Whitman.
Ripensai a quella donna grigia ed invecchiata.
Compresi quanto era stato stupido classificarla per il suo aspetto arido e non per il suo cuore.
Mi aveva letto per quello che ero con un solo sguardo.
Un debole con un grande cuore che rimaneva immobile.
Ebbi l’istinto di chiamare mia madre nelle prime luci dell’alba.
Non lo feci.
Invece mi vestii nella luce calma dell’aurora ed andai ad acquistare un nuovo moleskine e doppio caffè con crossaints.
C’era qualcuno al quale dovevo far visita e ammenda.

~~~

(*) questa frase della donna è una citazione rimaneggiata de L'ombra del vento di Carlos Ruiz Zafón.

Oh...io non so cosa mi capita di questi tempi.
Ieri notte I was so angry per non so quale motivo ed ascoltavo The Poet and The pendulum in tandem con Song of Myself.
Non proprio la soundtrack adatta per i momenti di auto-commiserazione...xD
Questo è quello che ne è uscito fuori...la mia personale trasposizione di DPP.
Sto lavorando al secondo capitolo di questa storia ed sarà una cosa lenta (DOR non si scrive da sola ahimé!) ma ho voluto postarla.
Lo so è cattiva da digerire ma dovevo togliermi questo peso dal petto...QQ
Ringrazio tutte le anime pie che leggeranno!!!
Per il resto...ciao!
Hermes

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Capitolo 2
*** Leech in a mask of virtue ***


Nota: questa fic è scritta senza scopo di lucro. I personaggi non mi appartengono a parte la vecchia libraia.

2. Leech in a mask of virtue

This hour I tell things in confidence,
I might not tell everybody, but I will tell you.

La trovai davanti la serranda del suo negozio nell’aria sfocata di quell’umido mattino presto.
Era avvolta in una mantella dell’anteguerra di pesante panno scuro.
Era identica al giorno prima.
Lo chignon rigido e senza un capello fuori posto.
Stava litigando con la serratura.
Mi offrii di tirare su la serranda in silenzio.
La vecchia lanciò un’occhiata argentea ma non disse niente, ed entrai dietro di lei nel negozio.
L’aria sapeva di polvere e cose dimenticate.
Andò dietro al bancone e si tolse la mantella con un gesto secco.
“Non accetto ritorni di merce.”
“Non sono qui per questo.” risposi, cercando di suonare deciso quanto lei.
La donna sorrise.
Un sorriso che non aveva niente a che fare con quello che mi aveva rivolto il giorno prima.
Me l’ero sognato quel ghigno, quindi?
Era solo una vecchiaccia sola e gelida?
Con un cenno della testa mi indicò una sedia lì vicino.
“La prego, si sieda. Non mi piace che i miei ospiti mangino la loro colazione in piedi.” disse con garbo.
Ubbidì, disorientato e presi a scartare il contenuto del sacchetto.

Lack one lacks both, and the unseen is proved by the seen,
Till that becomes unseen and receives proof in its turn.

Ero arrivato alla fine del mio muffin, lei mi aveva offerto il suo accontentandosi del caffè.
“Io…”
“So perché siete tornato qui. Se volete fumare dovrei avere un posacenere da qualche parte…” mi interruppe con la sua voce acre poi rise alla mia espressione “Lo so perché avete la mano sinistra macchiata di nicotina.”
Nel bel mezzo del boccone arrossì fino alla punta dei capelli.
Che cos’era quella vecchia? La voce della mia coscienza?!
“Perché mi avete detto quelle cose ieri?” domandai, inghiottendo il muffin prima di parlare per non sembrare un buzzurro.
“Le sentivo, giovanotto.”
Il mio sguardo scettico la fece ridacchiare.
“Sono vecchia, ma i miei occhi ci vedono perfettamente. Siete proprio come mio padre.”
“Mi assomigliava forse?”
“No, ma aveva lo stesso sguardo di Atlante. Come voi.”
“L’ultima volta che ho controllato non ho visto nessun pianeta sulla mia schiena.” replicai con un sorriso.
“Pensate di essere più forte. Di far bene a rinchiudervi nel vostro mondo sofferente intanto nessuno capirebbe.”
La sua voce arrochita era diventata talmente aspra ed intrisa di ironia che anche l’atmosfera senza tempo del negozio sembrava incrinarsi.
“Non vi conosco, signore. Ne voglio giudicare ciò che vedo in voi. Siete qui senza apparente motivo, quindi.”

The suicide sprawls on the bloody floor of the bedroom,
I witness the corpse with its dabbled hair, I note where the pistol has fallen.

“Mi chiedevo…” iniziai, fissando le sue iridi argentee, poi cambiai rotta “Qual è il vostro nome, signora?”
Le rughe si spianarono mentre sorrideva apertamente “Vedo che conoscete le buone maniere. Il mio nome è Gem.”
“Mi chiedevo, signora Gem…perché tenete aperto questo negozio? È più un hobby per voi, vero?”
“Il lavoro che fate vi gratifica? O meglio, le scelte della vostra vita che vi hanno portato ad oggi sono state quelle giuste?” replicò lei.
“Onestamente? Non ne sono più sicuro.” risposi con uno sbuffo.
“Avete ragione…?”
“Tuomas.”
“Tengo aperto questo negozio per non dimenticare chi sono, Tuomas. Il passato dal quale provengo, giusto o sbagliato che sia.”

What is commonest, cheapest, nearest, easiest, is Me,
Me going in for my chances, spending for vast returns,
Adorning myself to bestow myself on the first that will take me,
Not asking the sky to come down to my good will,
Scattering it freely forever.

Passammo il tempo a parlare in quel modo schietto e netto.
Gem era straordinaria, mi sorpresi ad invidiare la forza che traspariva dai suoi occhi grigi.
Non c’erano maschere in lei.
Era nata figlia unica nei primi anni trenta del secolo scorso, sua madre era morta per darla alla luce ed il padre l’aveva tirata su da solo, con fatica.
Le aveva insegnato lui stesso a leggere e scrivere. Gem aveva praticamente letto il negozio intero prima di scoprire che era diventata una giovane donna e che il mondo non era solo una fantasia su carta ma la realtà.
Aveva visto con i suoi stessi occhi i cacciabombardieri di Hitler passare sulla città.
Suo padre l’aveva fatta fuggire, imbarcandola su una nave per l’altro capo del mondo.
Non le aveva mai dato una parola d’affetto ma la sera della sua partenza vide l’uomo che l’aveva cresciuta piangere come un bambino.
“Non potevo immaginarlo, ma sapeva che non ci saremmo mai più rivisti. Passai quella notte nella più completa agonia, Tuomas. Lui era stato una presenza costante nella mia vita e solo quando l’ho perso mi sono resa conto che non sono le dimostrazioni d’affetto che contano ma la persona in se.” concluse lei, senza dimostrare alcuna commozione “Viaggiai e lavorai molto. Quando tornai dopo la fine della guerra trovai solo alcuni vecchi libri strappati ed un mucchio di cenere, i nazisti avevano bruciato tutto quello che non trovavano di valore. Che cosa poteva offrire un libraio ed il suo negozio pieno di libri polverosi e dimenticati?”
Rimasi in silenzio ad occhi bassi, non sapendo cosa dire.
“L’avete amata?” chiese d’improvviso, cambiando discorso.
“Chi?” domandai sopraffatto.
“La persona che avete lasciato indietro.”

Did you guess the celestial laws are yet to be work'd over and rectified?
[…]
Thoughts and deeds of the present our rouse and early start.
[…]
This minute that comes to me over the past decillions,
There is no better than it and now.
[…]
What behaved well in the past or behaves well today is not such wonder,
The wonder is always and always how there can be a mean man or an infidel.

“No.”
È so che è vero.
Le ho voluto bene come ad una sorella.
L’ho sostenuta a suo tempo.
Ma mai l’ho amata.
“Allora perché soffrite a questo modo?” il capo argenteo s’inclinò in avanti, mentre una delle sue sopracciglia si alzava “Non ha senso.”
“L’ho allontanata nel giusto, ma le mie azioni sono state deplorevoli.”
Gem rise “Ognuno di noi ha del marcio dentro di se. Questo ci rende umani, l’importante è non soccombere a noi stessi!”

I am the poet of the Body and I am the poet of the Soul,
The pleasures of heaven are with me and the pains of hell are with me,
The first I graft and increase upon myself, the latter I translate

I am not the poet of goodness only, I do not decline to be the poet
of wickedness also.

“Vorrei poter riparare, invece.” dichiarai teso, avevo scoperto i miei orrendi altarini con una anziana donna sconosciuta, e non ne provavo vergogna.
“Voler tornare indietro è solo un altro modo ipocrita per non essere sincero con te stesso, una maschera che ti tieni addosso perché è facile. Sono le parole e le azioni che contano, il motivo per cui le hai usate quando era il loro momento. Dicono che il passato è immutevole, Tuomas…ma le idee sono eterne.”
Mi nascosi ancora una volta nella mia maschera fatta di mani ma non c’era perdono ne condiscendenza nella voce di Gem.
C’era solo quella sua forza straordinaria che le invidiavo con tutta l’anima.

I am given up by traitors,
I talk wildly, I have lost my wits, I and nobody else am the
greatest traitor
,
I went myself first to the headland, my own hands carried me there.

Rimase muta mentre cercavo di riprendermi, mentalmente la ringraziai.
Qualche minuto dopo riemersi dal mio magone.
La guardai, forse per la prima volta.
E la trovai bella.
“Perché non vi siete mai sposata?”
Quel volto solido si sciolse, si decompose come nell’acido.
Il sorriso se ne andò.
“Ormai sono vecchia, non lo so e non ci penso più.” risponde semplicemente.
Nel grigio della via fuori, batté l’ora.

You are also asking me questions and I hear you,
I answer that I cannot answer, you must find out for yourself.

Gem ascoltò le campane, inclinando leggermente la testa verso la vetrina.
“Cosa ne dici se adesso mi saluti e torni da dove sei venuto, Tuomas?” disse ironica “Il mondo là fuori non si ferma per aspettare nessuno.”
“Sa che non ci rivedremo più?” domandai, un po’ triste a quel pensiero. In due ore era diventata mia amica senza volere niente in cambio.
“Che importa? Sono solo una vecchia megera, tu sei forte e giovane. Girerai in lungo ed in largo, su e giù per il mondo con quel tuo sguardo tenero e vedrai tutto quello che c’è da ammirare. Vivi, Tuomas. Non per me, per lei o per altri. Vivi per te stesso.”
Mi alzai dalla sedia e ricambiai il suo sguardo.
“Grazie.”
La campanella sulla porta del negozio squillò soffocata dalla polvere.
E tornai al mondo – dopo anni – con un volto unico e solo.
Respirai l’umidità a pieni polmoni e m’incamminai lento da dove ero arrivato.

Not I, not anyone else can travel that road for you,
You must travel it for yourself.

~~~

(Tutti versi in corsivo fanno parte di Song of Myself di Whitman)

Secondo capitolo.
Questa storia mi ossessiona...ieri l'ho delineata invece di mettermi sotto con i lavori di casa perché non potevo farne a meno, vorrei anche dormire un po' ma il sonno sembra che mi eviti...#o#
Per ora ho cinque capitoli in mente, il prossimo invece è ancora una pagina bianca ma sarà uno scossone che molti di voi non si aspetteranno proprio.

Sto ancora cercando di capire dove andrò a parare...ma dato che scrivo in notturna, la notte porterà consiglio, no? xD
Grande abbraccio di gruppo per le anime buone e pazienti che hanno recensito il primo capitolo di questa pazzia: petitecherie, CrystalRose ed _Uneksia_.

Post scriptum...petitecherie mi aveva chiesto se Tuomas è in questo stato psicotico per colpa dell'allontanamento di Tarja dai Nw, c'ho pensato e credo di sì. Ho scritto questo secondo capitolo prima di leggere le recensioni ma è mia opinione personale che la scissione si sia trascinata su Mister Holopainen molto dopo il completamento di DPP. Posso sbagliare, naturalmente. xD

Beh...buona settimana...io me ne torno nell'ombra a fare il broncio.
Hermes

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Capitolo 3
*** The reek of your lies draws flies ***


Nota: questa fic è scritta senza scopo di lucro. I personaggi non mi appartengono a parte la vecchia libraia.

3. The reek of your lies draws flies

Need to understand
No need to forgive
No truth no sense left to be followed

Quando tornai all’hotel gli altri si erano alzati tutti e facevano colazione nella lobby allo stesso tavolo.
Anette non si vedeva da nessuna parte, probabilmente era corsa dietro alla sua sana mania da fitness.
“Heilà Tuom! Ti davamo già per disperso…” disse Emppu, mentre si versava del caffè.
Borbottai appena, lasciandomi cadere su una sedia.
Parlottavano del concerto della sera prima, ad un certo punto Jukka sorrise sinistro. “Ragazzi, non so voi…ma da quando abbiamo dato il benservito a Tarja le cose non potrebbero andare meglio!”
Abbiamo dato…Cristo!
Fissai incredulo il nostro batterista mentre gli altri mugugnavano un assenso smozzicato, Jukka ricambiò il mio sguardo.
“Non lo credi anche tu, Tuom?”
Devo sorridere? O posso passare direttamente alla parte dove ti uccido con le mie stesse mani e faccio cadere le maschere una dopo l’altra?
Mi morsi la lingua.
“No.” risposi solo.
Jukka aggrottò le sopracciglia, e fece finta di non aver capito “No cosa, compare?”
Adesso basta.

Wake up, mow the weed
You'd be nothing without me
Take my life if you have the heart to die

“Dimmi, ti diverti a tirare fuori sempre le stesse battute, Jukka? O lo fai solo perché non hai niente di meglio da dire?” la mia voce percolava animosità, il tavolo cadde nel silenzio.
Tre paia d’occhi mi guardavano come se avessi appena tirato fuori dal giubbotto una bomba a mano innescata.
Ringrazio il Signore che Anette non sia presente. “Cosa cazzo stai cercando di dirmi? Tu sei stato il primo a volerla sbattere fuori!” eruppe Jukka mentre la sua indole incendiaria prendeva la meglio “Sono quasi due anni!”
Sono due anni che fate finta di niente, che non portate sulle spalle il mio rimorso.
Che vi divertite a rinfacciarmi la scelta più ardua della mia vita ed io – da perfetto imbecille - vi ho dato corda.

Inghiottii quelle parole, cercandone altre.
“Parlarne non serve a niente, ti piace continuare a rivangare il passato? Fallo pure ma lontano dal mio campo uditivo d’ora in poi.” ero gelido, di una furia distruttiva.
Marco afferrò il gomito del nostro batterista che si era alzato in piedi. Emppu era sbiancato in volto.
“Cerchiamo di ragionare, ragazzi…questo è solo stress da trasferta, okay?” dichiarò perentorio il bassista, per salvare il salvabile.
Puoi provarci Marco, ma non ci sperare.
Jukka se lo scosse di dosso e sbottò “Stress! Il sommo poeta ha finalmente perso tutte le rotelle del suo cervello, ecco cosa!”
Sbattei entrambi i pugni sul tavolo, qualcosa s’incrinò per la botta, ma riportai la loro attenzione su di me.
Andate a farvi fottere.
“Ne ho abbastanza!” le mie labbra bruciavano dalla quantità di cose che avrei voluto riversare in quell’esatto momento “Mi avete rotto con il vostro mantra del ‘tutto va bene, non siamo mai stati meglio’! Sono mortalmente stanco di sentirvi gongolare dietro le mie spalle come un branco di stupide pecore al pascolo! Chi vi credete di essere? Cosa credete di saperne?! Sì, l’ho sbattuta fuori per proteggere i Nightwish ma nessuno di voi ha scritto quella lettera, l’avete solo firmata. Questo significa che potrebbe capitare di nuovo. Fatemi il favore di chiudere con questa storia e con le battute. Sono stato chiaro o hai bisogno che te lo ripeta con il linguaggio dei segni, Jukka?”

You bastards tainted my tool
Raped my words, played me a fool
Gather your precious glitter and leave me be
The Great Ones are all dead
And I'm tired, too
I truly hate you all!

Non ero mai stato tanto diretto in tutta la mia vita.
Jukka si risedette con lo sguardo vacuo.
Nessuno prese la parola, riprova che il mio discorsetto – lasciato a fermentare da troppo tempo - aveva fatto effetto più di mille moine.
“Bene. Bene.” replicai fermo, alzandomi, le narici dilatate “Vi auguro che la colazione non vi rimanga sullo stomaco.”
Mi allontanai a grandi passi, incrociando Ewo e Tero che arrivavano dal senso opposto.
Mi dettero un’occhiata ed il sorriso del nostro manager vichingo svanì all’istante.
“Dove stai andando Tuommi?”
“Vado al diavolo.”
Ed il pendolo fischia, sfiorandomi rovente la guancia.
Addio alle belle bugie comode.
Il mostro si è svegliato, ed il disgusto ha preso volto umano.
Prego Iddio di darmi la forza, d’aiutarmi ora.

For years I've been strapped unto this altar.
Now I only have three minutes and counting.
I just wish the tide would catch me first and give me
a death I always longed for.

Digrigno i denti mentre – per la terza volta - travaso del ghiaccio dal minibar della stanza al sacchetto del servizio lavanderia e lo lego stretto.
Lo poso sulle nocche doloranti delle mie mani.
Guarda cosa mi tocca…ma che liberazione, finalmente!
Mi ero davvero stancato di quelle battute, dopo tutti questi anni non risultavano nemmeno divertenti.
Mi sento anche meglio con me stesso.
Provo a flettere le dita e sobbalzo, sibilando dal male.
Porca vacca, addio ai concerti lisci come l’olio!
Le nocche erano gonfiate nelle ultime ore, raggiungendo le dimensioni di noci.
Un lieve bussare mi distrasse dalle mie mani doloranti.
“Non ho richiesto il servizio in camera!” ringhiai come una fiera.
“Siamo io ed Anette, Tuom. Ci fai entrare o devo buttare giù la porta a calci?” replicò Marco.
“Non ho niente da aggiungere.”
“Noi invece sì.”
“Tornate nell’orario di visita.”
“Apri questa cazzo di porta, Tuomas o giuro che tiro fuori la mia tutina da supereroe e ti vengo a prendere, entrando dalla finestra!”
Lanciai un’occhiataccia all’oggetto della questione, desiderando invano di poter fulminare il bassista.
Sospirai “È aperto…”
La testa di Marco spuntò da dietro la porta e dette una veloce occhiata alla stanza poi si voltò verso la cantante “Via libera, non ci sono trabocchetti!”
Per quanto Marco cercasse di fare il disinvolto vidi la tensione dei loro movimenti, soprattutto Anette.
I due si sedettero al mio fianco, uno per ogni lato.
Occupai gli occhi a fissarmi il grembo mentre parlavo “Non mi rimangerò quello che ho detto.”
“Lo so, Tuom.” replicò Marco serio.
Delle dita sottili mi sfiorarono le mani, An aveva alzato delicatamente il sacchetto ed esclamò preoccupata “Stai sanguinando!”
“Non sento niente, davvero.”
Lei scosse la testa e si alzò, entrando in bagno.
“Temevo che dopo l’Hartwall saresti scoppiato prima o poi, ma passati quattro anni avevo la speranza di non vederti arrivare a questo punto.” mormorò il bassista.
Anette era tornata con in mano un asciugamano ed iniziò a frugare fra le bottiglie del frigobar finché non esclamò vittoriosa e versò della vodka sul tessuto poi fece per avvicinarsi.
Ritrassi le mani e lei sbuffò “Tuomas…fammi fare la parte della crocerossina, se no ti stendo con il karatè e non avrai il tempo di dire A!”
Castigato le porsi le nocche e sibilai una imprecazione quando l’alcool entrò in contatto con i graffi.
Passarono un paio di minuti in silenzio, mentre Anette si assicurava di aver disinfettato le escoriazioni alla perfezione.
“Non siete obbligati a tenermi compagnia.” mi trovai a dire.
“Sì sei una grande rottura Tuommi, lascia che te lo dica…” l’ironia di Marco era al massimo livello, come il suo sorriso “Purtroppo ho perso a morra cinese con gli altri e quindi mi tocca!”
Bussarono per la seconda volta alla porta.
“C’è nessuno?” domandò Emppu timoroso.
“Avanti…” era l’ora delle visite al malato, quindi.
Sulla soglia si delineò il tenero faccino del nostro chitarrista. Mi occhieggiò poi la sua espressione divenne severa e si voltò verso il corridoio “Vieni avanti Jukka!”
I due entrarono nella camera, Emppu si appollaiò su uno dei braccioli della poltrona incastrata in un angolo ed il batterista si chiuse la porta alle spalle, scuro in volto e senza guardare nessuno. Imitò Emppu, lanciandomi un’occhiata.
“Non ti chiederò scusa.” gli dissi incolore.
“Non le voglio le tue scuse.” replicò lui, scrollando le spalle “So incassare anch’io quando me lo merito.”
Ci misurammo per un lungo minuto mentre gli altri osservavano la scena, apprensivi.
“Oh, vi prego! Mettete da parte il vostro orgoglio maschile e fate le pace!” borbottò Anette, pronta a passare alle maniere forti se avessimo continuato così.
Mi alzai dal letto e raggiunsi il batterista, tendendogli la mano.
Jukka la fissò per un attimo poi scosse la testa e la strinse.
L’atmosfera cupa della stanza si rilassò come un sol uomo.
“Sai Tuom…” iniziò Emppu, torturandosi le mani “Credi di essere l’unico a starci ancora male…beh…non sei il solo.”
Li guardai uno per uno, negli occhi.
“Ragazzi, abbraccio di gruppo.” esclamai di punto in bianco.
Con la coda dell’occhio vidi Marco sorridere ed alzarsi.
“Ma non porta sfiga senza il concerto?” domandò Emppu, dubbioso.
“Eccezione alla regola…dai vieni qui!” esclamò Anette allegra.
Cozzammo tutti e cinque la testa assieme.
La porta si aprì una terza volta.
“Che cos’è un pigiama party? Perché io ho portato i beveraggi e l’intrattenimento!” tuonò Ewo, seguito da Tero con un boa di struzzo rosa shocking avvolto al collo ed un paio di orecchie da coniglietto sulla testa.
Sono il traditore – circondato da traditori - più fortunato di questo mondo.

Come with me under water
And drown to despise me no more.

~~~

Citazioni da The Kinslayer, Slaying the Dreamer, The Poet and the Pendulum, Whoever brings the night.

Tuommi si è sfogato, si direbbe. Anche io... -____-"
Ho alzato il rating della storia per il contenuto di questo capitolo.
Premetto ancora una volta che è un lavoro di fantasia e scazzatura personale, non penso che in realtà questa discussione sia mai accaduta.

Informazioni di servizio, la storia è completa. Mancano solo due capitoli alla sua conclusione.
E ho finalmente capito dove sono andata a parare! xD

Profondi inchini a petitecherie e CrystalRose per i loro commenti al capitolo scorso.

Alla prossima...
Hermes

P.s. piccolo appunto per chi segue DOR, posterò al massimo domenica mattina, quindi pazientate! ;)

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Capitolo 4
*** The within is piano black over cleansing waters ***


Nota: questa fic è scritta senza scopo di lucro. I personaggi non mi appartengono a parte la vecchia libraia.

4. The within is piano black over cleansing waters

Si sedette su una spiaggia che si estendeva a
destra e a sinistra per sempre, deserta. Le onde si rompevano perpetuamente
lungo la sponda, battendo e battendo. Il declino del sole sparse sull'acqua
una larga pennellata di vernice d'oro.
Lì sedette il pistolero, con la faccia levata nella luce morente.
Sognò i suoi sogni e vide spuntare le stelle.
Stephen King ~ L’ultimo Cavaliere

Il Dark Passion Tour è finito.
Una liberazione, davvero.
Piuttosto che tornare a casa ho deciso di aggregarmi ad alcuni ragazzi della troupe ed andare in Australia.
Il primo giorno della nostra avventura è appena passato.
La sabbia è ancora calda.
C’è un silenzio rotto solo dalle onde color oro puro.
Per la prima volta non mi sento perseguitato ma in pace.
I ragazzi mi superano di corsa, schiamazzando come delle galline in un cortile.
Si buttano a grandi passi nell’acqua, alzando una nebbiolina di gocce luminose.
Sorrido.
“Dai Tuom! Alza quelle tue preziose chiappone e vieni qui!” urlò Andy, fradicio dalla testa ai piedi.
“A chi hai dato del chiappone?!” replicai, accettando la sfida e buttandomi con loro nelle acque calme e tiepide dell’oceano facendo onore al mio titolo di Oceanborn e mandandoli tutti a gambe all’aria nel giro di pochi minuti.

Long have you timidly waded holding a plank by the shore,
Now I will you to be a bold swimmer,
To jump off in the midst of the sea, rise again, nod to me, shout,
and laughingly dash with your hair.
Walt Whitman ~ Leaves of grass

Ore dopo tornai di soppiatto su quella spiaggia, ascoltando il risucchio della marea sulla battigia.
Inspirai la brezza umida e salina. Non una stella brillava nel cielo australe.
Tutto sembrava fermo e nero, in attesa di qualcosa. Qualcuno che ridisegnasse l’universo.

Now I will do nothing but listen,
to accrue what I hear into this song,
to let sounds contribute toward it.
Walt Whitman ~ Leaves of grass

Gem mi aveva affidato Whitman.
Whitman mi ha aiutato a mantenermi sano di mente.
Come aveva fatto a capire che tutto quello di cui avevo bisogno era un libro, una sfuriata liberatoria?
Rimarrà un mistero.
Perdona e dimentica, Tuomas.
Sono le uniche regole che ti permettono di vivere, sii equo con te stesso - mi sussurra Whitman – anche se i rimorsi ti seguiranno fino alla tomba.
Triste ed ingiusto, ma vero.
Aprii il moleskine sulle mie ginocchia, la prima pagina brillava bianca alla luce della torcia.
Era lo stesso quaderno che avevo comprato quel mattino di mesi fa, prima di tirare su il pandemonio tornato dalla libreria.
Se penso alle parole che ho detto. Vorrei solo affogarmi e farla finita.
Non sapevo cosa mi avesse preso…non intendo scoprirlo adesso, anche se in fondo credo di conoscerne la causa.
Ho deciso.
Non scriverò più una parola riguardante il passato.
Promesso.

There is a silence where hath be no sound
There is a silence where no sound may be
In the cold grave, under the deep deep sea
Thomas Hood 1799-1845

Ricostruirò me stesso usando le macerie lungo la via.
Raccoglierò i resti delle mie maschere per crearne una sola, completa e finale.
Rileggerò ogni storia della buona notte per tornare a sognare.
Risuonerò ogni nota per ritrovare la chiave perfetta.
Nel silenzio il pendolo oscilla ancora una volta, debolmente.
Il sostegno scricchiola, cede di botto e cade.
Giù in mezzo alle onde, trascinato dalla gravità.
Scende a peso morto assieme al rimorso e sul fondo trova solo silenzio.
La pagina bianca aspetta d’essere riempita.
Ho fatto baldoria di meschinità fino a vomitare.
Ho scritto la mia epigrafe più di una volta pensando d’essere eroico, mentre invece ero solo il più sordido e spaventato degli uomini.
Ciò che mi resta e la biro e questa pagina sulle ginocchia.
La canzone in bisogno d’essere interpretata.
Il resto, francamente, non m’importa più.

No words, no dreams then one day
A writer by a fire
Imagined all Gaia
[…]
A painter on the shore
Imagined all the world
[…]
Planet Earth falling back into the stars

~~~

Citazione da Storytime

Penultimo capitolo di questa storia!
È solo pura transizione, come dire...il prossimo concluderà il cerchio e potrò finalmente chiudere i battenti...xD
Tuomas sta risalendo la china...^^
Ringrazio chi ha recensito lo scorso capitolo ovvero le immancabili petitecherie e CrystalRose (una fic demenziale su Tero? o.O ma è già in corso?! Non mi dire che me la sono persa! SobQQ)

Non so quando posterò l'ultimo capitolo...vedremo se quando lo rileggerò l'idea originale terrà o verrà soppiantata da qualcos'altro. ;)
Alla prossima!
Hermes

Ps nell'ultimo capitolo rivedrete Gem =)

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Capitolo 5
*** Here weary traveler rest your wand ***


Nota: questa fic è scritta senza scopo di lucro. I personaggi non mi appartengono a parte la vecchia libraia.

5. Here weary traveler rest your wand
Fischiettavo un allegro motivetto mentre preparavo una tarda colazione.
Da quando ero tornato dall’Australia dormivo come un bambino.
Com’è che si dice? Casa dolce casa?
Il resto dell’inverno era passato velocemente.
Stavo finendo di riempire un secondo moleskine, guidato da una smania che un po’ iniziava a spaventarmi in senso buono.
Uscii sulla veranda che circondava tutta la mia casa da patito disneyano senza speranza.
L’acqua del lago scivolava tranquilla.

Oh, how beautiful it used to be
Just you and me far beyond the sea
The waters, scarce in motion
Quivering still

Ho mantenuto la promessa, non pensavo di riuscirci.
Ho passato una parte delle nuove canzoni a Marco ed ai ragazzi. Presto ci ritroveremo per provarle assieme Io e Pip passiamo delle ore al telefono ogni giorno per sviluppare gli orchestrali…
Le mie dita scorrono sui tasti del Kaim & Günther senza esitazione, senza provocarmi niente oltre al piacere.

Beauty in spyglass on an old man's porch

Sulla riva opposta vedo lo skipper di un pescatore brillare metallico.
È una giornata meravigliosa, rara per una primavera finlandese.
La neve resiste ma solo dove il sole non arriva mai.
Tutt’intorno è un concerto di sgocciolii.
In alcuni punti l’erba sta mettendo gli steli nuovi color verde pallido.
Sono tornato a trovarla.
Gem, intendo.
Ero in giro con Ewo per la promozione del nuovo album.
Ho fatto una scappata al negozio.
Era passato più d’un anno ma lei era sempre uguale.
Salda alla terra come un cedro del Libano, gli occhi limpidi, forse qualche ruga in più.
Mi aveva guardato mentre entravo come se fossi un estraneo.
Le avevo sorriso.
“Si ricorda di me signora Gem, vero?” domandai, impacciato.
“Ricordo un uomo che ti somigliava, in bilico sull’orlo di un precipizio.”
Posò la penna col quale stava riempiendo un registro e si raddrizzò gli occhiali “Posso offrirti una tazza di tè, Tuomas?”
“Con piacere.”
Tornò dal retro del negozio con due tazze bollenti.
“Non sei qui in cerca di un altro libro.” disse, e non era una domanda.
“Come fate ad indovinare sempre, Gem?”
“Osservo.” disse solo, abbassando gli occhi sulla tazza per nascondere la scintilla misteriosa del sorriso.
E parlammo, come se la nostra conversazione di quel mattino fatidico non si fosse mai veramente fermata.
Ad un certo punto mi scrutò nella luce che filtrava dalla strada “Spero che la tua copia di Whitman sia nelle stesse condizioni in cui te l’ho venduta.”
Sorrisi e trafficai con lo zainetto, porgendogliela.
Al massimo l’avevo un po’ sgualcita per averla riletta più volte.
Le sue mani ossute la soppesarono, accarezzarono la copertina, sfogliarono le pagine e saggiarono la spina in cerca di difetti poi me la restituì.
“Sono felice di rivederti. Non pensavo che saresti tornato.” disse piano, sembrava che parlasse con il libro poi mi fissò e capii che parlava con me.
“Poter dire di sorprendervi deve essere una cosa rara.”
“Sono umana, è molto facile invece.” sbatté le palpebre sopra i suoi occhi argentei “Più ti guardo e più vedo un bambino al posto dello scrittore stremato.”
“Non scrivo.”
Gem sorrise “Ah no? Eppure c’avrei scommesso.”
“Compongo musica.” i suoi occhi grigi mi fissavano in attesa, capitolai “Scrivo anche i testi…”
“Un uomo pieno di buone qualità.” sentenziò lei, finendo il tè “Sono sicura che se ti sedessi ad un piano saresti capace di far piangere o ridere una sala piena di gente. Ora più che mai.”
La guardai con tanto d’occhi e lei ridacchiò, lasciandosi dietro una manciata dei suoi anni nel riso.
“L’hai scritta, quindi?”
“Cosa, Gem?”
“La canzone di te stesso. La canzone che non hai avuto il coraggio di cantare fino ad un anno fa.”

Encompass worlds, but never try to encompass me,
I crowd your sleekest and best by simply looking toward you.
Walt Whitman ~ Leaves of grass

Respinsi lo sgomento e sorrisi “Desidera leggerla?”
“No. Non c'e né bisogno, vedo perfettamente la differenza.”
La campanella del negozio squillò e mi voltai verso la porta.
Una bambina era entrata, tenendo fra le mani un cesto.
Le sue piccole braccia erano tese nello sforzo e non alzò subito il capo.
“Nonna! Ti ho portato il pranzo…la mamma ha detto che posso aiutarti io con i libri!” nella sua voce infantile c’era una punta d’orgoglio per quel compito che non sfuggiva.
Il suo capo era di un biondo purissimo e quando lo alzò vidi che aveva gli stessi occhi di Gem.
Le sue tenere iridi argentee mi guardavano curiose, prive della durezza di quelle di sua nonna.
“Helené non stare lì impalata sulla porta, saluta il signore.” chiese Gem con una nota di dolcezza nella sua voce asciutta.
Le guance della bambina si imporporarono e mi fece un buffo inchino, impacciato dal cesto.
Mi offrì di liberarla dal fardello e lei squittì un ringraziamento, più imbarazzata che mai e si nascose dietro al bancone, accanto alla nonna.
“Non darmi del signore, chiamami Tuomas, va bene?”
“Sì…” il suo timido sorriso sdentato valeva più di mille altre parole, e sorrisi a mia volta.
“Liberati del cappotto e posalo di là, Helené.” riprese Gem, accarezzandole la testa “Oggi non c’è molto da fare, perché non prendi qualche biscotto e scegli un libro nuovo?”
Fu un solo attimo ma vidi la scintilla di felicità in lei prima che corresse via, fuori dalla nostra vista in un batter d’occhio.
“Pensavo…”
“Pensavate che fossi sola al mondo, Tuomas?” non c’era disprezzo nella sua voce.
“Sì.”
“Mai, nemmeno nella mia ora più tetra.”
“Vostra nipote vi somiglia in maniera stupefacente.”
“Vedete in lei ciò che ero io alla sua età.” Gem sospirò e si stropicciò gli occhi “Da allora sono passati più anni di quanti possa ricordare.”

Good journey, love, time to go
I checked your teeth and warmed your toes
In the horizon I see them coming for you

“Vi siete sposata, quindi.” dissi insolente, offeso.
“No.” la sua risposta secca ed asciutta arrivò senza tempo di mezzo, gli occhi grigi non si abbassarono di un millimetro mentre sosteneva il mio sguardo.
Una lama sfoderata.
“Vuoi sapere qual’è la mia storia, signor compositore?” mi domandò con un sorriso venefico, lo stesso della prima volta che ci eravamo incontrati.
Annuii, ben sapendo di non aver alcun diritto ad mettere il naso nella sua vita.
“Allora avrai il tuo racconto, Tuomas.”
Helené tornò dal retro e si infilò fra gli scaffali con la grazia di un elfo, mangiucchiando un biscotto.
Gem la seguì con lo sguardo poi iniziò a parlare, in fretta.
“Quando il mio viaggio verso la libertà si concluse e la mia nave attraccò al porto di ***, tutti i miei averi consistevano in quattro biglietti da cinque marchi, una manciata di caramelle d’orzo ed i vestiti che avevo indosso. Cercai disperatamente lavoro in ogni angolo e dopo parecchi giorni trovai un posto – mal remunerato – in una fabbrica di confezioni. Non avevo mai usato una macchina da cucire in vita mia, ma imparai presto. Quelli erano i giorni della fame, delle dita dolenti e degli stenti. Dormivo con altre tredici persone in due stanze grandi quanto uno sgabuzzino. L’unica consolazione era sapere che c’era un inferno peggiore di quello.”
Gem si versò un’altra tazza di tè, bevendo poi riprese.
“Un paio d’anni dopo mi ritrovavo in una condizione leggermente migliorata. Ero stata promossa solo perché capace a tenere un registro contabile e potei permettermi una stanza tutta per me. Ebbi più tempo a disposizione ma non avevo amici all’infuori della fabbrica. La guerra era ancora all’ordine del giorno quindi mi cercai qualcosa che potesse tenermi occupata abbastanza da non lasciarmi pensare. Se avessi avuto anche un solo minuto libero, avrei preso il primo bastimento dritta verso la morte.”
“Mi fate paura, Gem.”
“Troppo tardi, Tuomas.” sorrise dolcemente “Divenni un’assidua frequentatrice della biblioteca locale. Lì incontrai il nonno di Helené. Non fu amore a prima vista. Patrick non era bello né interessante, ma non si scoraggiò alla mia indifferenza. Faceva parte della media borghesia dell’epoca, tutta puzza sotto il naso e trina; si era appena arruolato nell’esercito sotto ordine dei suoi parenti. Si accontentava di salutarmi e guardarmi leggere poi passammo ad uscire per qualche passeggiata o per il teatro. All’inizio eravamo solo amici, i sentimenti vennero troppo tardi. La sua famiglia aveva scoperto la nostra relazione e quando Patrick mi difese seppi che non solo lo tolleravo ma avrei voluto concludere la mia vita con lui un giorno. Assieme.”

All that great heart lying still and slowly dying
All that great heart lying still on an angelwing

“Che successe?” ormai pendevo dalle sue labbra.
“Vuoi i particolari piccanti o posso sorvolare?” il suo sorrisetto mi lasciò nell’imbarazzo più completo.
“Mi-mi basta la storia…”
“Suo padre gli proibì di vedermi, intanto il suo battaglione venne chiamato al fronte. La notte prima della partenza ci rivedemmo per l’ultima volta.”
“Venne ucciso in guerra?”
“Sarebbe stato troppo facile…troppo umano.” Gem inghiottì un momento, chiudendo gli occhi poi tornò a raccontare “Rimasi incinta e – nonostante non potessi permettermi una bocca in più da sfamare – tenni il bambino. Nacque mia figlia e la chiamai Agnes, come mia madre. Due anni dopo la guerra era finita e lessi sul giornale che la compagnia di Patrick era tornata a casa. Ero felice, pregavo di rivederlo. Lasciai Agnes ad una mia vicina di casa e corsi all’Ospedale degli Invalidi per assicurarmi che fosse sopravvissuto.”
Un’altra pausa, più lunga delle precedenti.
Il silenzio era rotto da una vecchia pendola che batteva ogni secondo con un rumore secco.
Quando Gem riprese sobbalzai.
“Lo trovai. Cieco da entrambi gli occhi per colpa di quello stronzo di Hitler. Imbottito di morfina e ad un passo dalla morte. Aveva il corpo pieno zeppo di schegge di metallo, troppo profonde per essere asportate senza danneggiarlo ulteriormente…il medico mi disse senza preamboli che avrei fatto bene a pregare per una dipartita rapida. Rimasi altri tre giorni al suo capezzale ma non mi riconobbe, bruciava di febbre. La mattina del quarto giorno lo trovai tranquillo in un sonno da fiaba. Non venne nessuno a riconoscerlo, né fratelli, né sorelle, né genitori. C’ero solo io ed una bambinetta con il moccio al naso. Il resto della mia storia la conosci.”
Quel brusco ritorno alla realtà mi sembrò un balsamo, dopo gli orrori dei suoi ricordi.
Cosa si nasconde dietro un semplice ‘no’.
“Naturalmente non ho mai raccontato questi episodi a nessuno, Tuomas. Desidero che rimangano fra noi.”
“Certo. Io-”
“Non dispiacerti. Se ho parlato, l’ho fatto perché volevo togliermi questo peso dal petto.”

I exist as I am, that is enough,
If no other in the world be aware I sit content,
And if each and all be aware I sit content.
Walt Whitman ~ Leaves of grass

“Vi invidio.”
“Non essere sciocco, Tuomas. Di certo hai vissuto più tu che io in tutti i miei giorni passati a leggere.” replicò secca, immobilizzandomi con uno sguardo severo “Non c’è niente che puoi invidiarmi.”
“Possedete una forza d’animo, una trasparenza che io non avrò mai.” svelai, abbassando gli occhi sul lucido, consumato legno del bancone.
Una mano raggrinzita si posò sotto al mio mento, costringendomi ad alzare lo sguardo.
L’argento vivo degli occhi di Gem si era avvicinato, tanto che potevo scorgere ogni sfumatura ed il riflesso di me stesso.
“Pensi ancora a lei, vero?”
Annuii, incapace di parlare.
Gem prese un lungo respiro e tornò a sedersi, fissò il registro e poi iniziò “Ci sono cose che non potremo mai perdornarci. Siamo creazioni imperfette. Il rimorso – meritato o no – è fatto per essere combattuto. Imparerai a conviverci per il resto dei tuoi giorni. Solo in questo modo si diventa forti.”
Helené spuntò da in mezzo gli scaffali con un volume dalla copertina blu bordata d’oro stretto fra le mani, saltellò dietro al bancone e si sedette su uno sgabellino vicino al radiatore. I suoi occhi si posarono avidi sull’indice del libro poi si rese conto di essere osservata e mi sorrise, arrossendo.
“Rimani per il pranzo, Tuomas?”
“No…a quest’ora mi daranno già per disperso e ho abusato troppo della vostra ospitalità, signora Gem.”
Mi alzai dalla sedia e spolverai la giacca.
La donna si alzò e fece il giro del bancone, fermandosi ad un passo da me.
“Mi raccomando sii te stesso.” disse, piantandomi le sue iridi grigie nelle mie “Sii forte e non cadere preda di pensieri cattivi. Molte paure nascono dalla stanchezza e dalla solitudine.” (*)
“Lo farò.”
Gem sorrise “Con tutti i suoi inganni, le ingratitudini e i sogni infranti, questo è pur sempre un mondo stupendo, Tuomas. Ricorda che qui sarai sempre il benvenuto, anche solo per una tazza di caffè.” (*)
C’era una dolcezza materna in quegli occhi che aveva il potere di commuovermi.
Ci salutammo, le baciai la mano con il cuore colmo di rispetto per lei e la sua intelligenza, salutai Helené ed uscii fuori nell’aria fragrante del mezzogiorno.
Camminai per un po’, prima di sfilare una sigaretta dal pacchetto, accenderla ed aspirare.
Dalla parte opposta della strada un padre camminava, tenendo sulle spalle il figlio. Stavano ridendo fino alle lacrime di una contentezza a me ignota.
Sorrisi, fra me e me, infilai le mani nelle tasche e ripresi a camminare.
Pensavo di essermi perso, d’aver tradito me stesso.
Ora scopro che non ho mai davvero dimenticato né disertato.
Mi sento finalmente in pace.

The mermaids you turned loose brought back your tears

~~~

(*) Gem sta citando alcuni versi della Desiderata di Max Erhmann (1874)
Dall’originale inglese:
Be yourself.
[…]
Nurture strength of spirit to shield you in sudden misfortune.
But do not distress yourself with dark imaginings.
Many fears are born of fatigue and loneliness.
[…]
With all its sham, drudgery and broken dreams, it is still a beautiful world.

Citazioni da Turn loose the Mermaids, Song of Myself

Mi avete chiesto il significato di questa storia fin dall’inizio…beh, alla sua nascita non ne aveva uno. ^///^”
Invece ci sono arrivata mentre stendevo gli ultimi due capitoli…

Devo tornare indietro all’estate del 2009, quando ho scoperto i NW e ho ascoltato l’intera discografia nel giro di quattro giorni *amore allo stato puro quell’ascolto, non credo che mi capiterà più una cosa del genereQQ*
Stavo sfogliando il libretto di DPP in cerca di spunto e sono finita sulla citazione di Whitman nell’inlay (quella con un piano sullo sfondo, non so se l’avete mai vista, ci sono un mucchio di edizioni di quel disco in giro!xD)
Subito non ci avevo fatto caso…ma quando l’ho ripreso in mano senza gli occhi a cuoricino e con un po’ più di buon senso mi sono resa conto che quella citazione nel contesto di DPP non centrava un grosso tubo! <- posso sbagliarmi naturalmente, si chiamano opinioni personali queste, eh! Non mi mazziate! OoO

Imaginaerum è legato stretto con Whitman e le sue opere così mi sono chiesta…che nesso c’è fra DPP - l’apoteosi dello scazzamento più profondo - ed Imaginaerum?
Qual è il motivo di questo cambio radicale di visione del mondo?
Chi o cosa ha fatto saltare il temibile pendolo di DPP?
C’è una storia da raccontare…mi sono detta.
E quella storia l’avete appena finita di leggere! =)

Così è nata Gem. <- con un grosso contributo unknown dalla mia cara granitica nonna! xD
Così sono finalmente riuscita a creare un nuovo tipo caratteriale su Tuommi!
Da qualche tempo cercavo di scrivere altre storie sul sommo poeta ma finivo sempre per dargli gli stessi tratti e lo stesso profilo psicologico del Tuomas di DOR…questo non mi faceva piacere. Al contrario, era un serio indizio che stavo peggiorando, quindi finivo in blocco e cancellavo tutto. =(
The song in need in un minimo lasso di tempo mi ha permesso di cambiare binario e di crescere anche come autrice.

La mia spiegazione si conclude qui.
Magari non c’è un minimo di senso in quello che ho scritto allora faccio che abbreviare lo spiegone in poche parole: Questa storia è frutto di una mente bacata (la mia) e fa parte di un esperimento personale nel buio mondo dell'angst.
Ecco l’ho detto…xD

Spero che questa storia vi sia piaciuta fino al finale…
Io vi saluto e ringrazio di cuore chi ha recensito il penultimo capitolo CrystalRose e petitecherie (eccoti la storia di Gem...com'è andata?*Hermes ti tende un fazzolettino*); chi recensirà e chi ha messo la storia fra le ricordate/seguite/preferite e naturalmente anche chi l’ha solo letta per vedere come andava a finire! xD

Arrivederci a tutti/e.
Wish upon a star!
*Hermes sta ascoltando Fantasmic, cantando assieme all’incisione ma fa proprio pena…meno male che non ci sono testimoni-__-"*

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