Don't look back.

di NiallsUnicorn
(/viewuser.php?uid=157671)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo, la stupida. ***
Capitolo 2: *** Capitolo uno, Sotto la media. ***
Capitolo 3: *** Capitolo due, l'intervista ***
Capitolo 4: *** Capitolo tre, l'arena. ***
Capitolo 5: *** capitolo quattro, i favoriti ***
Capitolo 6: *** Capitolo cinque. Resta viva. ***
Capitolo 7: *** Capitolo sei, Vendetta. ***
Capitolo 8: *** Capitolo sette, il dono. ***
Capitolo 9: *** Capitolo otto, Amore vero. ***
Capitolo 10: *** Capitolo nove, L'ombra. ***
Capitolo 11: *** Capitolo dieci, La verità ***



Capitolo 1
*** Prologo, la stupida. ***


Prologo, 

La stupida.

 
La stupida.
È questo il soprannome che gli altri tributi mi hanno affibbiato, e non posso certo biasimarli. Da quando sono arrivata non ho fatto altro che ridacchiare, inciampare nei miei piedi e parlare a vanvera, alternando momenti in cui piagnucolo terrorizzata per il mio ingresso nell'arena, ad altri dove mi incanto, fissando il vuoto oppure guardando gli altri ragazzi che si allenano.
Dio solo sa quanto vorrei lasciare questa stupida postazione di mimetismo del centro di addestramento, dove mi sto impiastricciando le dita senza un intento preciso, e raggiungere le mie amate asce.
Ma non posso, devo rispettare il piano.
Un piano piuttosto idiota, tra l'altro, ma in cui mia madre ripone tutta la sua fiducia.
È l'unica persona che mi rimane al mondo, e lo stesso sono io per lei: se fingermi una smidollata mi può aiutare ad uscire viva dall'arena e a tornare a casa, non vedo perché non provarci.
Da quando ho compiuto dodici anni non fa altro che prepararmi ad un eventuale partita in questo giochi della morte, chiamati hunger games.
E quest'anno, purtroppo, è stato necessario mettere in atto i suoi consigli.
Dopo la morte di mio padre è ossessionata dalla paura di perdermi,  quindi ha orchestrato questa commedia della "smidollata" che crede mi salverà la vita. Nonostante sia molto brava a maneggiare le asce, ha ragione di pensare che non ne uscirei viva se mi distinguessi subito dalla massa, perché diventerei un bersaglio per i favoriti, i quali tenterebbero di eliminarmi in tutti i modi.
Così continuo ad affondare le dita in uno strano intruglio marrone, ridacchiando e disegnandomi spirali sul corpo sotto lo sguardo esasperato dei pacificatori, mentre il mio compagno di distretto, Drake, maneggia quelle che sono le mie asce.
Non sarebbe neppure tanto male, se non fosse così pieno di se. Basti pensare che si é offerto volontario per andare a farsi ammazzare, cosa che generalmente noi del distretto sette lasciamo fare ai favoriti.
Lo guardo mentre fende l'aria con dei movimenti precisi e potenti, ma che ai miei occhi appaiono di una lentezza esasperante. Poi sposta la sua attenzione su un manichino nei paraggi e, con un colpo deciso, gli fa letteralmente volare via mezza testa, che ruzzola fino ai piedi dei favoriti che parlottano poco distanti.
Sono tutti volontari ed hanno già raggiunto i diciotto anni, o comunque sono prossimi a compierli, tranne una ragazzina bionda del distretto uno, la quale ne ha appena tredici ma sembra che se la cavi con il lancio dei coltelli.
Forse stanno decidendo se far rientrare Drake l'egocentrico nel loro gruppo, o se eliminarlo subito per evitare problemi, ma io continuo a sperare che la loro scelta ricada sulla seconda opzione.
Un idiota di meno tra i piedi.
Un nemico in meno da abbattere nell'arena.
Mentre guardo i favoriti, mi accorgo che i due volontari del distretto quattro sono gemelli, e rimango interdetta. Che intenzioni hanno? Sanno benissimo che, nel migliore dei casi, sopravvivrà uno solo di loro e finiranno solo per dare un dispiacere alla loro famiglia. Ma allora perché? Forse vogliono solo dimostrare chi é il più forte, ma evidentemente non capiscono che questo non è un gioco.
Scuoto la testa e passo a rassegna i restanti tributi, ma non trovo niente di interessante: un ragazzo del distretto otto che più che un combattente assomiglia ad una palla di lardo, una ragazza del quattro con un incredibile faccia da scema, un ragazzino denutrito dell'undici che sembra dover cadere a terra esanime a breve, e i tributi del dodici... Beh, sono solo due bambini impauriti che non torneranno a casa se non in una cassa di legno.
La femmina del distretto sei non sembra male, ma credo che le sue abilità stiano tutte nel saper correre veloce, inoltre è poco più che una bambina.
Proprio quando credo che non rimanga più nessuno, il mio sguardo si posa su una giovane donna del distretto dieci, con i muscoli ben definiti intenta a esercitarsi alla postazione delle armi. Utilizza una spada sottile e molto tagliente, e fende l'aria attorno a se con movimenti delicati ma decisi, con la giusta forza, e sembra quasi che stia danzando.
All'improvviso si interrompe con un brusco movimento e conficca la spada in profondità nel manichino, proprio all'altezza del cuore.
Si accorge che la sto fissando e mi sorride amabilmente, come se non avesse già programmato di uccidermi durante il bagno di sangue della cornucopia. Ricambio il sorriso e la saluto addirittura con la mano, mentre percepisco la sua espressione cambiare non appena mi volta le spalle.
Esamino un'ultima volta il gruppo di tributi che potrebbero darmi fastidio prima di alzarmi per andare a pranzo: i favoriti, Drake e Lauren, quella del distretto dieci.
Non sarà facile, ma ho promesso che tornerò a casa.
 

Mi chiamo Johanna Mason, e sono intenzionata a vincere la settantunesima edizione degli Hunger Games. 


My Space:


buocciorno c:
Allora, innanzitutto vorrei ringraziarvi per aver letto il prologo della mia prima storia in questa sezione, sono ancora una novellina lol.
Spero vivamente che la storia di Johanna riesca ad interessarvi almeno un pochiono, personalmente la adoro. (?)
Nel senso, non appena ho letto come era riuscita a vincere mi sono stupita, incuriosita e ho subito amato il personaggio di Johanna *u*
Se sono riuscita a incuriosirvi almeno un pochiono lasciatemi una recensione piccina picciò, (?) anche solo per dirmi che scrivere una cosa del genere è un'idiozia perchè sappiamo tutti come andrà a finire, lol. 
Bbien, se qualcuno mostrerà interesse per la storia andrò avanti e posterò i capitoli (che sono già scritti fino al quarto #fuckyeah.) (?)
Baasta.
Pace, amore e felici Hunger Games (?)
Bascii, medusa c:


PS. il banner non è bellissimo? *u*
infatti non l'ho fatto io lool
grazie mille ad @extraordinharry :D

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Capitolo uno, Sotto la media. ***




Capitolo uno,

 

Sotto la media.
 

Sono seduta sul grande divano di pelle rossa, mentre aspetto con Drake, i nostri mentori Susan e Jonathan, gli stilisti e l'intero staff dei preparatori, che il presentatore dei giochi Cesar Flikerman annunci in diretta nazionale i punteggi che ci sono stati assegnati durante le sessioni private.
Ovviamente mentre ero osservata dagli strateghi, non solo ho continuato a fingermi un'idiota dimostrando di non saper fare nemmeno un nodo, ma mi sono anche tagliata intenzionalmente con un coltello da lancio, facendo apparire un espressione di pena e sconforto sulle facce dei pochi spettatori.
Ne ho parlato con Jonathan, il mio mentore, e abbiamo deciso anche il comportamento da seguire mentre sarò nell'arena:non lasceremo niente al caso.
Ridacchio per una battuta a dir poco penosa fatta da uno dei miei frivoli stilisti, quando Drake mi zittisce con rabbia perché Cesar ha iniziato a parlare.
Sbuffo e mi volto verso lo schermo del televisore, fingendo disinteresse.
-Benvenuti signore e signori, alla sessantaseiesima edizione degli Hunger Games! Quest'anno abbiamo dei veri e propri talenti in gara, ma credo potrete farvi un'idea migliore delle capacità dei nostri tributi leggendo i punteggi da uno a dodici che gli strateghi hanno assegnato loro. Iniziamo dal distretto uno!
Quest'anno il presentatore ha optato per un orrendo colore rosa evidenziatore, e devo dire che vedere un uomo con un rossetto e i capelli tinti di quel colore... Beh, non é un bello spettacolo.
Sullo schermo appaiono, uno dopo l'altro, i volti dei favoriti inframezzati dai tributi del distretto tre, che hanno ricevuto punteggi piuttosto scarsi.
I gemelli del distretto quattro e i loro "amici", invece, ottengono tutti dei punteggi alti, e persino la tredicenne del distretto uno è riuscita ad avere un otto.
Gli altri, come quasi ogni anno, si mantengono sulla media del cinque, finché non compare il volto di Drake, il quale ottiene un dieci. Il ragazzo alza un braccio in segno di vittoria, mentre tutti i presenti (me compresa) si congratulano con lui.
Poi viene il mio turno. Dopo il disastro che ho combinato il quattro che troneggia vicino al mio nome è più che giustificato, quindi mi limito ad alzare le spalle.
-Gloria al distretto sette!Certo che non avresti potuto fare di peggio, dice con un misto superiorità e sarcasmo Drake.
Razza di idiota.
-Oh, si che avrei potuto. Non vedi?Rispondo con voce stridula indicando il volto di "palla di lardo", che si é aggiudicato un tre.
Lui alza gli occhi al cielo per nulla divertito e incrocia le braccia, mentre io ridacchio sotto lo sguardo preoccupato del mio mentore.
-Oh, lei è quella brava ad usare la spada! Dico ingenuamente rompendo il silenzio di tomba che è sceso sul gruppo dopo che Lauren ha ottenuto un undici, eguagliando Edward, il tributo del distretto uno che era stato il migliore fino a quel momento.
-Direi che è più che brava.Ribatte Susan rivolta a nessuno in particolare, ma sicuramente non a me, e Jonathan annuisce vagamente preoccupato.
Lei non mi parla mai perché, non essendo a conoscenza della mia strategia, crede che io sia pazza, ed è una di quelle persone che non sprecano parole con gente come me. É altezzosa ed egocentrica, quindi direi che lei e il suo protetto formano una coppia perfetta.
Drake intanto sta praticamente affondando le unghie nella pelle del divano con rabbia.
-Cosa c'è, ti dà fastidio che sia più brava di te? Domando scioccamente mentre gli ultimi tributi appaiono sullo schermo.
È ovvio che sia così. E io non posso far altro che esserne felice.
Lui mi guarda nuovamente con rabbia e io alzo i palmi "spaventata", come per proteggermi. La donna che ha estratto il mio nome dalla boccia di vetro, una certa Lux, decide di interenire per riportare la calma.
-Non costringetemi a farvi rapporto, si impone con voce dura.
-Suvvia, è solo un po' di sana competizione,la liquida Susan difendendo il suo protetto. Jonathan invece non dice niente, ma riserva uno sguardo glaciale al cretino.
Non appoggia totalmente il mio piano e nutre delle ostilità nei miei confronti (e devo dire che la cosa è reciproca), ma sembra decisamente intenzionato a farmi vincere.
Più che altro è preoccupato perché con il mio comportamento sto facendo fuggire via a gambe levate ogni eventuale sponsor, ma sono fermamente convinta che saranno costretti a ricredersi.
Drake sbuffa come un toro e, mentre mi alzo per tornare nella mia stanza, mi urta in malo modo con una spalla. Mi afferra con un braccio e poco prima che ricada sul divano  e si avvicina al mio orecchio, stando attento a non farsi sentire da nessun'altro.
-Se non ti uccidi cadendo su una mina ancora attiva sarò io a farti fuori, stanne certa.
Annuisco fingendomi terrorizza, ma quando lascia la stanza seguito da Susan e il resto dei presenti, sbollisco la rabbia strappando in due parti uno dei meravigliosi cuscini che decorano il divano, e decido che gliela farò pagare.
 
 
 
Il giorno seguente passo ore ed ore chiusa in un salottino con Jonathan, per prepararmi all'intervista.
-Devi aspettarti delle domande riguardo il tuo punteggio, dice con scarso interesse facendosi scorrere tra le dita una lunghissima lista di possibili domande.
Io annuisco freddamente. -Avendo avuto uno dei punteggi più bassi me lo chiederanno di sicuro, rispondo facendomi scorrere le dita tra i capelli. Ogni anno mia madre mi costringe a farli crescere per darmi un'aria ancora più innocente e smarrita alla mietitura, quella di una ragazzina con la testa incassata tra le spalle che si nasconde dietro i lunghi capelli corvini.
Ma ho deciso che stasera, subito dopo l'intervista, chiederò ai preparatori di accorciarli con un taglio maschile, così non dovrò preoccuparmi di rimanere impigliata da qualche parte o di perdere tempo a rifare una stupida treccia.
-Cos'hai in mente di rispondere?Chiede alzando lo sguardo su di me.
Scrollo le spalle. -La verità, più o meno. Che mi sono tagliata con un coltello perché ero troppo tesa o qualcosa del genere.
-Non gli riuscirà troppo difficile crederlo,risponde alzandosi. Quando sarai davanti alle telecamere... Cerca di suscitare pena nel pubblico, lascia pure che ti diano per spacciata.
-Direi che fare pena ultimamente é la cosa che mi riesce meglio, sussurro con disprezzo guardando il pavimento.
L'espressione del mio giovane mentore si addolcisce, mentre appoggia paterno le mani sulle mie spalle.
-Stammi a sentire. Tu devi sopravvivere, va bene? So che odi la persona che fingi di essere, ma devo dire che mi sto convincendo della possibile riuscita di questo piano.
Lo guardo negli occhi scuri come i miei e annuisco convinta, seguendolo fuori dalla stanza.
-Stai attenta ai favoriti e alla ragazza del distretto dieci, dice a bassa voce mentre raggiungiamo gli altri per il pranzo.
-E Drake?Domando inclinando la testa di lato.
Lui agita una mano con noncuranza. -È un'idiota, se ti vedesse con un'ascia in mano è probabile che soffocherebbe dalle risate e si getterebbe a terra morto stecchito.
Sorrido e mi preparo ad affrontare ciò che rimane del mio ultimo giorno prima di entrare nell'arena.
 
 
-Sei davvero per-fet-ta! Squittisce la mia stilista, mentre mi trattengo dallo sferrarle un calcio.
Mio dio, sembro un albero.
La stampa del vestito ricorda la trama di un tronco, ed è aderente fino ai piedi, dove si allarga per simulare delle radici, o qualcosa di simile. Le mie braccia sono quasi completamente coperte da bracciali dorati a forma di rampicanti che, pur essendo graziosi, credo mi stiano bloccando la circolazione del sangue, data la colorazione rossastra tendente al viola che stanno assumendo le mie braccia. Probabilmente è colpa dei muscoli sviluppati, che ogni volta dobbiamo accuratamente celare per non destare sospetti; alla stilista facciamo credere che io voglia nasconderli perché mi sembrano troppo mascolini, o qualcosa del genere. I capelli, come durante la cerimonia di apertura, sono sollevati in una complicata pettinatura "abbellita" da foglie vere, che a quanto pare hanno la sola funzione di farmi prudere la testa.
-Hai fatto proprio un bel lavoro, mento guardando la mia stilista e fingendo di commuovermi.
Obbiettivamente? Questa donna è ancora più stupida di me.
L'ho capito al primo sguardo, ancora prima che mi ricoprisse di foglie e rametti per di farmi salire sul carro del distretto sette. Che idea idiota! Anni e anni passati a vestire noi tributi da alberi, senza accorgersi che nessuno tra il pubblico sembra gradire la vista di due ragazzi seminudi travestiti da selvaggi.
La stilista scoppia in un pianto isterico, interrotto da molti singhiozzi, mentre si fa aria con le mani. Alzo gli occhi al cielo infastidita, mentre noto che tutto il suo eccessivo trucco sta iniziando a sciogliersi e a colare lungo le guance.
-Su, non fare così... Non è detto che morirò,dico tentando di consolarla, mentre i suoi singhiozzi aumentano.
Se c'è una cosa che odio degli abitanti di Capital City è questo: prima ci mandano tra le braccia della morte con entusiasmo, ma poi, nel caso muoia qualche beniamino del pubblico, piangono come dei disperati.
Come se non sapessero che sarà il più scaltro a trionfare, non il più bello, e nemmeno il più forte.
Finalmente sulla porta appare Jonathan che mi guarda con aria interrogativa, e io lo raggiungo quasi correndo dopo aver dato un'ultima pacca sulla spalla a quella che ormai si sta trasformando in una fontana.
-Problemi con Ondine?Domanda ridendo della mia espressione contrariata mentre attraversiamo il corridoio per raggiungere Drake e Susan.
-Ah, si chiama Ondine? Che razza di nome. Sollevo leggermente il vestito, per evitare di inciampare nelle mie "radici".
-Non l'hai mai chiamata per nome? Dice incredulo continuando a ridere.
-No. Nella mia mente la chiamo idiota, davanti a lei... Beh, insiste per essere chiamata "tesoro", rispondo sconsolata mentre uno sciocco sorriso torna sulle mie labbra non appena vedo Susan e il suo protetto venire verso di noi.
Drake indossa un completo con la stessa fantasia del mio vestito, con una camicia verde muschio fin troppo scollata. A quanto pare il suo obbiettivo è esattamente l'opposto del mio, perché da quando siamo filmati dalle telecamere non ha perso occasione per mettersi in mostra.
-Pensi che cadrai rovinosamente a terra, come quel cretino del distretto dodici durante l'edizione della memoria?Domanda con aria di superiorità cercando di mettermi in imbarazzo.
-Non lo sai che quel cretino riuscì a sopravvivere battendo ben quarantasette tributi? Rispondo ridendo e aggiustandomi le pieghe del vestito, sovrappensiero.
Susan appoggia una mano sulla spalla di Drake, forse per evitare che mi aggredisca.
-È ora,annuncia dopo aver dato una rapida occhiata all'orologio appeso al muro.
Jonathan mi spinge delicatamente dentro l'ascensore, mentre nella mia mente si fa strada un pensiero che riesce a mettermi in agitazione.
È arrivato il momento di ingannare l'intera Panem.
 
 
 
My space:
In another life, UOUOUOUOUOO (?)
sono riuscita a postare il capitolo da sola, fatemi una statua (?)
Ok, no :')
Bbene, sono a dir poco entusiasta del "successo" del prologo, così ho deciso di postare il primo capitolo adxyuhibyefuhitwaf.
Oora, scusatemi se è un po' noioso cwc però vi comunico che la nostra Johanna e gli altri tributi entreranno nell'arena nel capitolo tre *u*
Non voglio fare una cosa troppo lunga perché poi rischio di annoiarvi, e poi perché contro Johanna non c'è gara. #fuckyeah (?)
Baasta.
Ah, vorrei ringraziare @Thewomannutella, perché non solo mi aiuta a postare i capitoli dato che io sono un'impedita e che il mio eee pad è maffo (?), ma anche perché senza di lei non mi sarei mai iscritta a efp e non avrei mai iniziato a scrivere #tantoloove ♥
E un grazie speciale alle otto persone che seguono la storia, alle tre che la preferiscono e a quell’unica personcina (?) che la ricorda :’)
Vi adoro ksadvgjsdhgvlaksdgvm (?)
Beene, io mi dissolvo e.e
Fatemi sapere cosa ne pensate, per favooore *ç* (?)
Pace, amore e felici Hunger Games (?)
Bascii, medusa c: 

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Capitolo due, l'intervista ***



Capitolo 2,
 

L'intervista.


L'ascensore si muove con una velocità sorprendente, e percepisco una leggera agitazione anche nei movimenti di Drake. Mentre scendiamo e andiamo incontro agli altri tributi che attendono di essere intervistati, mi aggrappo ad un braccio di Jonathan, fingendomi instabile e ridendo di me stessa.
-Autoironia. Potresti servirtene durante l'intervista,dice a voce bassa aiutandomi a non perdere l'equilibrio.
-Ci stavo giusto pensando,rispondo raggiungendo gli altri tributi e salutandoli animatamente. Alcuni, specie i favoriti, mi guardando con sufficienza prima di darmi le spalle. I più piccoli, come il ragazzino magro del distretto undici, ricambiano il mio saluto con un timido sorriso mentre si torturano le mani per la tensione.
Ci fanno spostare dietro le quinte, dove le urla e gli applausi del pubblico si fanno più forti. Sento la voce di Cesar mentre pronuncia un discorso sull'importanza degli hunger games, e ripete che quest'anno ci sono molti talenti. Dopodiché fa entrare la ragazza del distretto uno, la piccola Cloe, e l'intervista comincia tra gli applausi scroscianti del pubblico.
Nel frattempo io riprendo a lisciarmi le pieghe del mio scomodissimo vestito e cerco di togliermi qualche foglia dai capelli, ma sembrano incollate.
I favoriti raccolgono molti applausi, e sembrano totalmente a loro agio sotto l'occhio vigile delle telecamere. Si procede fino al distretto quattro, e la ragazza che si é offerta volontaria con suo fratello gemello sale sul palco con fare altezzoso, raccogliendo i consensi del pubblico.
Dopo qualche inutile complimento per il vestito, Cesar finalmente le pone la fatidica domanda: -Allora, dicci: come mai tu e tuo fratello avete deciso di offrirvi come tributi proprio lo stesso anno?
La ragazza, che scropro chiamarsi Josy, non sembra per niente in difficoltà e anzi, ringrazia addirittura il presentatore per la domanda.
-Sapevo che me lo avresti chiesto Cesar. Vedi, il piano originario era che io mi offrissi quest'anno e mio fratello l'anno prossimo, infatti sono rimasta a dir poco sconvolta quando l'ho visto farsi largo tra la folla dopo di me.Dice, mettendosi una mano sul cuore. Cesar la guarda emozionato e la esorta a continuare, visto che il pubblico è ammutolito e si è fatto attento alla storia.
-Poi sul treno mi ha spiegato che non sarebbe riuscito a vedermi andare via, senza la certezza che sarei tornata viva, e così ha deciso di seguirmi per proteggermi.Conclude  Josy, scatenando gli applausi del pubblico che inizia a chiamare a gran voce suo fratello Jackson. Mentre la ragazza esce di scena tra gli applausi del pubblico, capisco che ha mentito: non solo perché la sua espressione campia improvvisamente diventando fredda e spietata, ma anche perché cerca in ogni modo di evitare gli occhi accusatori del fratello, che durante la sua intervista dimostra un'abilità nel mentire decisamente inferiore alla sorella.
Chissà, forse il piano originario era che si offrisse prima il ragazzo e lei si è fatta avanti perché non era d'accordo... Ma non penso che lo saprò mai con certezza.
Le interviste degli altri tributi scorrono velocemente davanti ai miei occhi, e sentire annunciare il mio nome mi coglie un po' di sorpresa. Jonathan, vedendo lo smarrimento sul mio viso, mi spinge verso Cesar che mi accoglie con un sorriso.
Mi ricompongo e saluto il pubblico, notando che gli applausi sono poco più che accennati, e sospetto di non meritare nemmeno quelli dato il punteggio che mi è stato assegnato. Mi siedo su una poltroncina morbida di fronte a Cesar e gli stringo la mano, mentre lui si prepara all'intervista.
-Bene, bene! Johanna Mason, la bellissima ragazza del distretto sette.
Inizia, facendo partire nuovamente dei timidi applausi mentre io mi sforzo di arrossire.
Mi sembra quasi di sentir sbuffare Drake, mentre aspetta impaziente di essere chiamato.
-Allora Johanna, durante la mietitura ci sei sembrata sorpresa e spaventata. Ti andrebbe di parlarci un po' di come hai vissuto quei momenti?
Io annuisco vigorosamente e mi preparo a dire ciò che abbiamo concordato io e Jonathan.-Beh, innanzitutto come hai già detto sono rimasta molto sorpresa... Anche se in realtà avrei dovuto aspettarmelo, visto che faccio uso delle tessere. Ma sai, non c'è niente che ti possa preparare a quel momento, nonostante tu conviva da quando sei nato con la paura che possa accadere. Dico, un po' inventando sul momento e un po' dicendo la verità. Accompagno le mie parole con dei gesti, quasi per far capire meglio al pubblico ciò che voglio intendere.
-Certo, ti capisco. E sono convinto che molti dei tributi condividono i tuoi stessi pensieri e le tue paure. Risponde lui con uno sguardo comprensivo, mentre vedo la sua stessa espressione farsi largo sui volti degli spettatori.
Poveri stupidi. Come potrebbero capire? Sono nati e cresciuti a Capitol City, non devono ogni anno temere di essere chiamati a prendere parte ai giochi, e non sono costretti a vedere i propri figli morire in diretta tv.
Annuisco, mentre cerco di impedire ai quei pensieri di uscire dalla mia bocca.
Cesar mi chiede di parlare della mia famiglia e io comincio, ubbidiente.
Parlo del fatto che mia madre mi ha avuta quando era ancora molto giovane rientrava, anche se per poco, ancora nella fascia d'età in cui poteva essere scelta come tributo.
Parlo dell'abbandono di mio padre, e aggiungo particolari inventati che sembrano attirare l'attenzione del pubblico, enfatizzando la situazione economica in cui ci troviamo io e mia madre. È vero, faccio uso delle tessere, ma non ce la caviamo poi tanto male, nonostante io stia dicendo esattamente il contrario; e aggiungo, questa volta con sincerità, che io e mia madre siamo l'una la famiglia dell'altra.
-Sai Cesar, mia madre desidera con tutte le sue forze che io torni a casa, ma credo che la deluderó.Dico mentre le lacrime iniziano a bagnare il mio volto e quello di alcuni spettatori. È stata la cosa più difficile, imparare anche solo a versare poche lacrime a comando, ma alla fine ci sono riuscita.
Una volta concluso il mio racconto ho la stessa attenzione che aveva Josy mentre parlava del fratello, solo che sui volti dei presenti non c'è ammirazione ma una pena ed una tristezza infinite. Si leva un applauso più rumoroso e sentito del primo, mentre Cesar si ricompone si prepara per l'ultima domanda, visto che il tempo a mia disposizione è agli sgoccioli.
-E cosa ci dici sul tuo punteggio? È un quattro... Ma ricordiamoci che è solo indicativo,si affretta ad aggiungere.
Io sorrido vagamente dispiaciuta, con l'espressione di chi é solo lievemente interessato.
-Ero molto nervosa... Mi sono addirittura tagliata con un coltello!Dico ridacchiando e mostrando al pubblico una sottile linea rossa sul palmo della mano sinistra. Il presentatore annuisce comprensivo, mentre si prepara a congedarmi.
-Immagino, e spero che nell'arena possa fare di meglio! Risponde con entusiasmo.
Buona fortuna Johanna, e credo di parlare a nome di tutti quando dico che spero che riuscirai a tornare a casa da tua madre!Mentre esco di scena il pubblico mi regala il primo applauso che non sfigura di fronte a quelli degli altri, ma che sparisce se paragonato al boato che esplode all'entrata di Drake.
Cesar si congratula con lui per il suo punteggio ed anche per essersi offerto volontario come tributo, ma Drake lo liquida come se avesse fatto una cosa da niente.
-Diciamo solo che mi sentivo pronto, e sono deciso a regalare un po' di gloria al distretto sette. Risponde con falsa modestia, lanciando una rapida occhiata a me dietro le quinte. Parlano del più e del meno e della reazione della sua famiglia alla decisione di partecipare agli hunger games, e Drake dimostra di saper intrattenere il pubblico con la giusta dose di ironia e freddezza. Poi il discorso ricade su di me, così mi faccio più attenta.
-E per quanto riguarda la tua compagna di distretto, Johanna... Cosa pensi di lei? Tenterete un'alleanza a favore del distretto sette?
Santo cielo, certo che no! Alzo un sopracciglio in attesa della sua risposta, e la sua reazione è immediata.
-Oh, no. Non credo che porterebbe a niente di buono,dice alzando un sopracciglio proprio come me.
-Come mai?Cesar si è incuriosito, e sta stimolando il pubblico che ora pende dalle labbra di Drake.
-Vedete, nonostante Johanna sia adorabile...Si ferma un attimo per deglutire e cercare le parole giuste, poi ricomincia a parlare con più sicurezza.
Temo che finiremmo solo con l'intralciarci a vicenda. E poi... Diciamocelo, è un po' toccata. Insomma, non le piace la torta al cioccolato e pere!Conclude battendosi un dito su una tempia e scatenando le risate del pubblico e dello stesso Cesar. Persino io mi costringo a ridere, perché vedo che il mio volto è sullo schermo. Mi appoggio una mano davanti alla bocca e alzo giocosamente le spalle, come se Drake mi avesse definito pazza per scherzare e non lo avesse usato come insulto.
Quando il ragazzo abbandona il palco gli applausi sono ancora più forti di quando era entrato, e lui li raccoglie con piacere e mentre mi passa accanto mi riserva un sorriso soddisfatto. Decido di non raccogliere la sua offesa e mi siedo in silenzio, aspettando con pazienza che venga intervistata l'unica persona che in questo momento mi preoccupa: Lauren.
Quando finalmente la ragazza entra avvolta nel suo vestito semi-trasparente, il pubblico è in delirio. I muscoli di gambe e braccia sono messi in bella mostra, ma non sono spigolosi come i miei: i suoi hanno un'incredibile eleganza, si flettono delicatamente come delle spighe di grano mosse dal vento. I suoi capelli ramati e gli occhi castani offuscano la bellezza di tutti gli altri tributi che l'hanno preceduta e che la seguiranno, e il modo in cui accavalla le gambe e muove i lunghi capelli sembra far cadere tutti in trance: le donne tra il pubblico sembrano ammirarla, gli uomini la mangiano con gli occhi.
Sui volti dei tributi più furbi (e sorprendentemente anche su quello di Drake), invece, c'è solo molta diffidenza. Forse si sono finalmente resi conto che è lei, quella da uccidere.

 
 
 
My space:

vi avviso che state per leggere qualcosa di illegalmente lungo, ma perfavooore, leggetelo lol.
si, lo so che vi ho fatto aspettare un secolo per aggiornare D: ma ho calcolato male i tempi (ovvero mi sono dimenticata che giorno fosse) (?) e ho dimenticato di dirvi che partivo per le vacanze cwc vi chiedo umilmente scusa kdsjvhgqlewkjvgqwkejgvhl 
ccomunque, credo che mi farò perdonare con questa frase: HO QUASI FINITO IL CAPITOLO OTTO. AMATEMI HAHAHAHAHAHAHAHAHA.... ok, no.
ora non mi ricordo nemmeno di cosa parla il capitolo, visto che non posso rileggerlo ._. in poche parole il computer di mio zio non mi fa scaricare i capitoli che mi ero inviata per email ._________________. così ho chiesto a @thewomannutella di aiutarmi a postarlo, e vi giuro che sono incazzatissima perchè volevo lasciarla in pace almeno per un po' lool.
Quiiindi, spero che il capitolo vi piaccia **
grazie a chi recensisce\segue\preferisce\
ricorda la storia, perchè grazie a voi la mia storia è tra le più popolari sldkgvqwlekvjgqlkwjgv VI AMO.
( grazie a @gattapelosa per avermelo fatto notare lol)
MA A PROPOSITO DI @gattapelosa! * si, sto scrivendo troppo*
sta scrivendo una storia bellissima dal titolo "alphabet", una raccolta di drabble su tutti i personaggi di thg (che è tra le mie preferite perchè è meravigliosa) , e ne ha appena iniziata una dal titolo "storia di una primula", un what if? che parla degli hunger games di prim.
ecco i link: http://www.efpfanfic.net/
viewstoryv.php?sid=1163382 http://www.efpfanfic.net/viewstoryv.php?sid=1183385 
vi consiglio davvero di passare, ne vale la pena.
MA NON è FINITA QUI! *questo my space sta diventando una televendita* (?)
@we are the champions sta scrivendo una storia sugli hunger games di una ragazza del distretto 4, offertasi volontaria contro la sua volontà (scusate il gioco di parole) (?)
anche qui il link: http://www.efpfanfic.net/
viewstory.php?sid=1075279&i=1
...
...
mi faccio schifo da sola, questo coso è lunghissimo HAHAHAHAAHAHAHA LOL.
Ta un po' è più lungo del capitolo .-. scasate, davvero lol.
tu che stai leggendo, si, proprio tu, io ti adoro u.u #sappilo (?)
me ne vado prima di far venire il diabete a qualcuno con tutta questa dolcezza (?)
a prestissimo, lo prometto :D
bascii, medusa c:

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Capitolo tre, l'arena. ***




Capitolo tre,

 

  L'arena.
  

Prendo un respiro profondo e mi passo la mano tra i corti capelli neri, mentre Ondine mi aiuta ad infilare gli indumenti forniti dagli strateghi che indosserò nell'arena. Consistono in una calzamaglia aderente che trattiene il calore ed è impermeabile, o così dice la mia stilista, una cintura con delle tasche adatte per contenere delle armi e in un paio di stivali dalla suola troppo spessa per i miei gusti.
È stata una sofferenza per Ondine tagliarmi i capelli, infatti ogni ciocca che scivolava sul pavimento immacolato è equivalsa ad un piccolo singhiozzo. Una cosa a dir poco idiota, ma a quanto pare nutre un incommensurabile passione per i capelli lunghi.
Mi augura buona fortuna commossa mentre entro nella piccola capsula che mi porterà all'arena e mi massaggio il braccio per l'ultima volta nel punto in cui mi hanno impiantato il cip di localizzazione. La saluto con un breve cenno della mano mentre il piccolo cilindro si chiude, lasciandomi sola con i miei pensieri.
-Non aver paura di uccidere: lì dentro o vinci, o muori.
Respiro forte, e ultime parole di Jonathan rimbombano nella mia mente, prepotenti. Uccidere o essere uccisi, non c'è altra scelta.
La capsula si anima, trasportandomi velocemente verso l'altro, verso la morte di ventitré ragazzi innocenti e forse anche la mia.
Chiudo gli occhi e, quando li riarpro, mi accorgo che la sorte sembra essere a mio favore. Tutti i tributi sono disposti in cerchio, attorno alla cornucopia, la quale è piena armi, viveri e qualche medicina per il primo soccorso. Ci troviamo in una piccola radura, circondata da alberi molto fitti che sembrano fatti apposta per impedire una facile fuga e, mentre li guardo, realizzo che sono molto simili a quelli che si trovano dei boschi del distretto sette, dove lavoriamo per procurarci il legname.
Sono a casa, penso, e un piccolo sorriso si fa strada sulle mie labbra. A quanto pare se n'è accorto anche Drake, perché ha la mia stessa espressione e sembra più deciso che mai a vincere. Ha già un piede puntato verso la cornucopia, esattamente come i favoriti e la temibile Lauren. La ragazza, che si trova a circa otto tributi di distanza da me, mi osserva con aria soddisfatta e sembra quasi che mi stia analizzando.
Non ho il tempo di avanzare altre ipotesi o di dare un'occhiata al resto del gruppo, che un cannone spara, spaventando alcuni dei tributi più giovani.
Io invece non mi faccio cogliere impreparata e corro più veloce che posso verso la foresta, senza nemmeno provare a predere un'arma o del cibo dalla cornucopia. Provarci in questo momento significherebbe morte certa, e io ho intenzione di rimanere viva il più a lungo possibile. Sento delle urla alle mie spalle, un cozzare di lame e delle risate soddisfatte ma non mi volto mai, nonostante abbia la sensazione inquietante di avere gli occhi di Lauren piantati sulla schiena.
Continuo a correre per circa un chilometro e mezzo, dopodiché mi arrampico ansimando su uno dei tanti alberi che mi circondano e aspetto di sentire i passi di qualcuno: se sono fortunata potrei riuscire a sottrargli delle armi. Passo circa tre ore in solitudine e in assoluto silenzio ascoltando i rumori della foresta, prima che il cannone inizi a sparare. Ogni colpo corrisponde ad un tributo morto durante il bagno di sangue della cornucopia; nel frattempo i corvi gracchiano e gli altri uccelli scappano spaventati dal rumore sordo. Il cannone spara nove volte prima di fermarsi e far cadere nuovamente il silenzio, che però è destinato a durare poco.
-Cosa abbiamo?Dice una voce femminile, mentre sento un gruppo di persone avvicinarsi all'albero sul quale mi sono fermata.
-Non molto, a dire la verità.Risponde un ragazzo dai capelli rossi che identifico come uno dei gemelli del distretto quattro. Distretto sette ha presto un'ascia, dei pugnali e la maggior parte della carne; la ragazza del dieci due spade, una cintura con dei coltelli da lancio e tutte le scorte di acqua. Conclude saggiando la potenza del suo nuovo arco.
Edward, il ragazzo del distretto uno, è il più calmo di tutti e continua a tastare il suolo con la punta della sua lancia, spostando alcune foglie marce e bagnate. -Non c'è nessun problema per quanto riguarda l'acqua, guardate il terreno. Dice, facendo abbassare la testa a tutti.
-È umido,risponde un po' schifata la sua compagna di distretto, la ragazzina che lancia i coltelli.
-Esatto. E, visto che non abbiamo ancora trovato una riserva d'acqua nelle vicinanze, direi che qui piove spesso. Lo si capisce anche dalla condizione delle radici. Ribatte Edward, fermandosi ad indicare le radici degli alberi ben visibili ma al contempo incastrate nel terreno, segno che la pioggia è riuscita a scoprirle ma anche ad assicurarle nel fango.
Sorrido sorpresa dell'acume del ragazzo, mentre mi appiattisco su un ramo più spesso degli altri temendo di essere scoperta.
-E direi che anche trovare la carne non sarà un problema, sussurra la ragazza del distretto quattro al fratello e indicandogli un coniglio nascosto tra gli arbusti.
Il ragazzo solleva il suo arco e, con un gesto rapido e silenzioso, lo trafigge da parte a parte con una freccia. Deve avere una buona resistenza e un ottima mira, dato che nonostante abbia una spalla ferita non sembra trovare alcuna difficoltà nel maneggiare la sua arma. La giovane del distretto due solleva l'animale morto per una zampa e lo infila in uno zaino, strappando con forza la freccia e restituendola all'arciere.
 -Andiamo? Dice chiudendo la zip, risoluta. -Andiamo. Ripete Edward, mentre tiro un sospiro di sollievo e i sei favoriti si allontanano senza nemmeno provare a celare le tracce del loro passaggio. L'ultimo a sparire dal mio raggio visivo è il ragazzo del distretto due, il quale avanza lentamente zoppicando a causa di una ferita alla coscia malamente fasciata. Mentre si allontanano scorgo degli hovercraft volare sulla radura, intenti a recuperare i resti dei perdenti.
 
Aspetto ancora qualche ora e poi scendo dal mio albero al tramonto, attirata da dei gemiti di dolore che sembrano provenire da un cespuglio nelle vicinanze. Mi tolgo lentamente gli stivali stando attenta a non fare rumore, dopodiché li nascondo tra le radici e li ricopro di muschio e foglie. Mi muovo lentamente verso la fonte del rumore appiattendomi agli alberi, finché non scorgo la ragazzina del distretto sei seduta tra la foglie vicino ad un cespuglio di bacche rosse. Accanto alle sue gambe ci sono tre frecce sporche di quello che sembra il suo sangue e noto che stringe tra i denti un pezzo della manica della sua tuta, forse per evitare di urlare mentre tenta di estrarre un coltello dalla sua gamba. Guardandola capisco che non potrebbe farmi del male nemmeno volendo, così esco dal folto rivelando la mia presenza e facendola sobbalzare.
-Posa quella freccia, non ti servirà a niente.Dico avvicinandomi ed inginocchiandomi accanto a lei. Con un movimento deciso estraggo il coltello dalla sua gamba e lo rigiro tra le mani, soppesandolo. Lei morde con forza il pezzo di stoffa e lascia andare la freccia che voleva usare contro di me con un riflesso involontario, mentre una lacrima calda le scende solitaria su una guancia.
-Tu sei quella pazza del distretto sette,risponde sputando ciò che teneva tra i denti.
-Eh, già. E adesso, se non ti dispiace, è ora di andare. Sussurro stringendo l'impugnatura del coltello.
Lei rimane interdetta per qualche secondo, poi mi guarda con aria interrogativa.
-Stai dicendo che ora siamo alleate? Ma non ha senso!Dice quasi urlando.
E comunque non riesco a muovermi. Conclude sfiorandosi la profonda ferita sulla gamba e indicandomi i punti dove è stata colpita dalle frecce. Io annuisco, dopodiché mi concedo di spiegarle come stanno realmente le cose.
-Vedi, un alleanza non era esattamente ciò che avevo in mente in questo momento. Continuo a guardare il coltello, mentre un lampo di terrore e comprensione balena nei suoi occhi.-Mi dispiace, se resti ferma sarà rapido e indolore. Sussurro tappandole la bocca con una mano, mentre le lacrime della ragazzina iniziano a scendere copiose. Deglutisce un'ultima volta prima che appoggi delicatamente il coltello sul suo collo e lo affondi velocemente, sentendo il sangue caldo scivolarmi sulle mani. Il corpo della ragazza si rilassa e il cannone spara, segnalando la sua morte.
Saper correre veloce non è bastato a salvarle la vita.
 
Le sfilo una piccola borsina che teneva a tracolla e scopro che contiene un piccolo panetto di pane ed una borraccia vuota. Raccolgo le tre frecce e infilo nella cintura il coltello con il quale le ho tolto la vita, pulendolo sulla sua calzamaglia; inoltre prendo alcune delle bacche di cui si stava cibando e ne raccolgo ancora dal cespuglio accanto al suo corpo, giudicandole commestibili e facendole scivolare nella borsa accanto al pane. Mi guardo attorno un'ultima volta per assicurarmi che nessuno mi stia seguendo e torno all'albero dove ho lasciato gli stivali, giusto in tempo per sentire l'inno di Capitol City e veder comparire in cielo i volti dei tributi che oggi hanno perso la vita.
Le ragazze del distretto tre e cinque, entrambi i tributi del sei e dell'otto, il compagno di distretto di Lauren, la ragazza dell'undici ed entrambi i tributi del distretto dodici.
Siamo già a quota dieci.
Sospiro e mi infilo gli stivali prima di arrampicarmi sull'albero, per riuscire a fare più presa e quindi non scivolare. Una volta raggiunta la giusta altezza, mi fermo e mi concedo un fugace pasto a base di mezzo panino, bacche e corteccia in abbondanza e, una volta terminato, mi accorgo che poche gocce d'acqua stanno iniziando a cadere dal cielo scuro e minaccioso. Mi arrampico fino alla cima dell'albero e incastro la borraccia tra due rami sottili ma, quando la pioggia aumenta, sono costretta a tornare più in basso e a cercare rifugio su uno dei rami più bassi e forti. Mi siedo con la schiena appoggiata al tronco, bevendo l'acqua fresca dalla borraccia a piccoli sorsi.
Nonostante abbia passato anni a prepararmi per questi giochi, non posso fare a meno di pensare di aver  rubato la vita ad una ragazzina innocente, senza averne nessun diritto.
Mi sembra ancora di avere le mani sporche ed appiccicose del suo sangue, anche se l'acqua ha già lavato via tutto. Ma solo esternamente.
Scaccio i sensi di colpa e mi sdraio con cautela facendo attenzione a non scivolare, ma dopo le ore passate ad riposare sugli alberi con gli altri ragazzi del distretto sette, sono sicura che non cadrò.
Mi copro il volto con un braccio e stringo la piccola borsa, mentre le lacrime si mescolano alla pioggia.
 
 



 
My space:
Premessa: sto scrivendo questo my space dopo aver passato una notte praticamente insonne, essermi alzata alle sei del mattino per partire, e reduce da un viaggio di sette ore in macchina. Vi prego di perdonare eventuali stronzate (?) HAHAHAHAHAHA lol.
Bene, vi parlerò rapidamente del capitolo,dopodiché mi rivolgerò direttamente ai miei lettori, quindi leggete tutto, per favore cwc
Innanzitutto sono tipo emozionata (?) perché siamo finalmente entrati nell'arena, cosa che tutti aspettavano con trepidazione (più o meno) (?)
In questo capitolo troviamo una Johanna più fragile, ma non dimentichiamoci che non è ancora diventata la donna che troviamo in "la ragazza di fuoco" e "il canto della rivolta"
È solo una ragazzina come tante costretta ad uccidere, per questo non credo di aver modificato il suo carattere.Ma vedrete questa ragazza evolversi e trasformarsi nella persona che è nei racconti della Collins nel corso della storia, e vedrete che il suo carattere verrà temprato dagli hunger games e dal contatto con una persona speciale nell'arena. #SPOILER. (?)
E adesso... Via con le domande :DD (?)
PRIMA DOMANDA DIRETTA A VOI RIGUARDANTE LA STORIA:
molte di voi (ok, tutte lol.) vogliono che Drake venga ucciso da Johanna e che si levi in fretta dalle scatole, ma non posso accontentare entrambe le richieste. D:
O Drake viene ucciso da Johanna alla fine, (e devo dire che una specie di "derby del distretto sette" mi intriga afcibohtxhvku) (?) oppure ce lo togliamo dalle palle un po' prima, ma Johanna non sarà coinvolta nella sua morte cwc
Scegliete! :D (?)
SECONDA DOMANDA DIRETTA A VOI NON RIGUARDANTE LA STORIA:
@gattapelosa ha avuto un'idea molto carina, e in pratica c'è la possibilità che io e lei iniziamo a scrivere una storia a quattro mani :')
In poche parole ognuna di voi può proporre un personaggio per questa ipotetica arena inventata da noi, e sarà un po' come un gioco di ruolo. Voi ci fornirete dati attinenti a carattere, abilità, vita prima dell'arena e cose simili, se riceveremo qualche consenso inizieremo a scrivere :D (tranquille, spiegherò tutto meglio in seguito)
Però! La storia prende spunto dall'idea di una ragazza, che purtroppo ha deciso di non di non portarla avanti. Nel senso, ha scritto le regole ben tre mesi fa ed aveva ricevuto molti consensi, ma poi non ha più pubblicato niente D: Ne parleremo anche con lei per vedere se è d'accordo prima di iniziare ad immaginare il tutto, giurin giurello (?)
Vi ringrazio per aver letto sia il capitolo che questo sproloquio, davvero :') non so cosa farei senza tutte le mie lettrici che mi esortano a continuare afcubohyfvigf vi amo.
Sono tornata dalle vacanze, quindi ricominceró a postare regolarmente u.u #fuckyeah! (?) A presto *u*
Bascii, medusa c: 
 



Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** capitolo quattro, i favoriti ***



Capitolo quattro,
 

I favoriti.

 
La mattina seguente vengo svegliata da un colpo di cannone e, a giudicare dalla posizione del sole già alto nel cielo, direi che ho dormito troppo. Scendo dall'albero con un salto e mi assicuro di avere ancora il coltello e le mie poche provviste, dopodiché mi rimetto in marcia seguendo la direzione presa dai favoriti il giorno prima. Raggiungerli significa avere un punto di riferimento, dato che non solo vengono aiutati dagli sponsor, ma probabilmente si sono stabiliti vicino ad un corso d'acqua o in una zona ottima per cacciare.
Nonostante la maggior parte delle tracce del loro passaggio sia stata cancellata dalla pioggia, riesco a intravedere i buchi lasciati nel fango dalla lancia di Edward e le foglie smosse dalla gamba ferita che si trascina il ragazzo del distretto due.
Il mio stomaco inizia a brontolare dopo circa un'ora di marcia e comincio a masticare corteccia, l'unico alimento disponibile in abbondanza, ma sento che quello di cui ho più bisogno in questo momento sono le proteine della carne. Intravedo uno scoiattolo tra gli alberi e cerco di colpirlo con il coltello da lancio, ma l'unica cosa che ottengo è di farlo scappare e di conficcare l'arma nel legno dell'albero. Mi arrampico per riprenderlo, mentre nella mia mente si fa strada l'immagine dell'arco del ragazzo del distretto quattro e capisco che deve essere lui il mio prossimo bersaglio. Scendo velocemente dall'albero e accelero il passo, decisa a raggiungerli e a fare un pasto decente.
Mentre cammino riempio la borsa di radici, bacche e qualche strano frutto sconosciuto, che però ritengo commestibile perché gli animali sembrano cibarsene: dall'estero somiglia ad un'albicocca, ma l'interno è rosso sangue e succoso come la polpa di un'arancia.
Quando scende la sera la stanchezza inizia a farsi sentire, così mi concedo una piccola pausa per la cena durante la quale viene trasmesso l'inno di Capitol City e nel cielo compare il volto di una nuova vittima, il ragazzo del distretto cinque.
Siamo qui dentro da due giorni e ci hanno quasi dimezzati.
Smuovo le foglie bagnate per nascondere le tracce della mia sosta e mi rimetto velocemente in cammino, sperando di riuscire a raggiungerli prima di domattina.
È ormai notte fonda e sto perdendo le speranze, quando scorgo in lontananza il tenue bagliore di un fuoco e decido di iniziare a spostarmi sugli alberi, per non essere vista. Ne sfrutto la vicinanza e la solidità cercando di fare meno rumore possibile mentre mi avvicino di soppiatto, quando all'improvviso raggiungo il limitare del bosco e davanti ai miei occhi si apre una piccola radura circolare, con un diametro di circa settanta metri.
Mi nascondo tra le fronde e distinguo chiaramente tutte le figure sedute attorno al fuoco, mentre il battito del mio cuore aumenta d'intensità: ho raggiunto i favoriti.
 
Ci sono ancora tutti e sei, nonostante le condizioni di salute del maschio del distretto due stiano velocemente peggiorando. Forse è in grado di stare in piedi e di brandire un'arma, ma correre o anche solo camminare sono obbiettivi decisamente fuori dalla sua portata. L'altro ferito, il ragazzo con l'arco del distretto quattro, è sdraiato a terra mentre la giovane Cloe gli cambia scocciata le bende e gli medica la ferita.
Il resto del gruppo è intento a controllare le provviste e a razionarle, ma non Edward, che siede accanto al fuoco concentrato, con la lancia appoggiata sulle ginocchia.
-Stiamo finendo la carne, Ed. Dice una ragazza piuttosto alta rompendo il silenzio.
Il ragazzo, che a quanto pare è stato eletto capo del gruppo, alza le spalle e continua a guardare il fuoco con interesse. -Vuol dire che non appena Jackson sarà in grado di usare l'arco al meglio andremo a caccia. Risponde pacato lanciando uno sguardo furtivo al suo compagno che stinge i denti per non lamentarsi a causa del dolore.
La giovane donna annuisce e poi ricomincia a parlare, preoccupata.
-Cosa ne facciamo di quello lì? Dice in un sussurro, indicando il ferito più grave con un cenno della testa. Edward sorride freddamente e si prende qualche secondo per rispondere. -Semplice. Lo mettiamo di guardia alle provviste mentre andiamo a caccia.
-E poi? Insiste la ragazza.
-E poi lo uccidiamo.
 
Dormo per poche ore seduta su un ramo, finché non inizia nuovamente a piovere e i favoriti si avvicinano all'albero su cui mi sono addormentata per cercare riparo. Trattengo il fiato e mi sposto di qualche ramo, per evitare che scoprano la mia posizione. Rimango immobile fino al tardo pomeriggio e inganno il tempo mangiando bacche, frutta e il resto del panino, e presto mi ritrovo senza cibo. Se tutto andrà bene e riuscirò a prendere l'arco al ragazzo del distretto quattro, presto potrò saziarmi ed avrò un'arma in più da usare contro i miei nemici.
La sera arriva lentamente, e l'inno finalmente risuona nell'arena. I favoriti scrutano il cielo interessati, ma nessun nuovo volto appare nel cielo. Questo vuol dire che oggi non ci sono state vittime. Edward sbuffa e poi si alza, annoiato.
-Domani andremo a caccia, esordisce.
-Finalmente. Il ragazzo con l'arco lo raggiunge e fa roteare il braccio sano, per svegliare i muscoli. La sorella lo ingnora e si rivolge ad Edward, il quale si sta assicurando che tutti abbiano almeno un'arma.
-Ci dividiamo? Domanda disinteressata.
Lui annuisce. -Si, tutti insieme faremmo troppo rumore. Tu andrai con tuo fratello, dice guardando i gemelli del distretto quattro. Voi due venite con me, continua indicando la sua compagna di distretto e la giovane donna del distretto due. Tu invece rimani di guardia alle provviste, non credo che con quella gamba saresti in grado di cacciare. Conclude con voce un po' sprezzante.
Il ragazzo ferito annuisce con aria abbattuta, consapevole dei propri limiti.
Sembrano tutti d'accordo, ma all'improvviso Jackson si oppone.
-Perché devo essere in squadra con lei?Dice indicando la sorella con un cenno della testa.Edward gli riserva un'occhiata minacciosa e la ragazza alza gli occhi al cielo, scocciata. -Non fare lo stupido, Jake, risponde sbrigativa.
-Non faccio lo stupido, semplicemente non voglio stare sempre appiccicato a mia sorella, dato che abbiamo già passato una vita intera fin troppo vicini, ribatte freddamente avvicinandosi a Josy. Lei porta la mano al coltello che tiene appeso alla cintura e, mentre il fratello si prepara al contrattacco, Edward li afferra entrambi all'altezza del gomito e li stringe con forza, forse per ricordargli della presenza costante delle telecamere. Sembra quasi che una cappa abbia ricoperto tutta l'area occupata dai favoriti, perché all'improvviso non si sente più volare una mosca e la tensione è diventata palpabile. I due ragazzi si lanciano un'altra breve occhiata in cagnesco, prima di scambiarsi un piccolo sorriso d'intesa e buttarsi uno sull'altra e stringersi in quello che, più che un gesto d'affetto, somiglia di più all'abbraccio mortale di un serpente sulla sua vittima. Riesco solamente a leggere il labiale della ragazza, perché la sua frase è poco più che un sussurro.
-Un'altra sciocchezza del genere e siamo morti, te ne rendi conto?
Il ragazzo stringe la presa sulla sorella con freddezza.
-Scherzavo Jo, ti voglio bene anche io,risponde con un tono di voce neuto. È una risposta per le telecamere e sembrano essersene accorti tutti, ma cercano di non mostrarsi troppo infastiditi davanti alla falsità dei due gemelli.
Il mio viso, invece, si deforma in una piccola smorfia di disgusto. Quasi non riesco a credere che due fratelli, i quali sono consapevoli che probabilmente moriranno a breve, riescano a farsi la guerra in questo modo. Se in questo momento avessi accanto a me un parente così stretto cercherei in ogni modo di godermi i nostri ultimi momenti insieme, ma evidentemente non è lo stesso per loro.
Cloe li interrompe bruscamente con un colpo di tosse.-Va bene, abbiamo capito, adesso però dormiamo e cerchiamo di riposarci per la caccia di domani. Josy, Niky, direi che voi potete fare il primo turno di guardia.
Niky, la giovane donna del distretto due, annuisce mostrandosi d'accordo con la ragazzina. Josy invece sorride sprezzante e si lascia sfuggire un commento che fa infuriare Edward. -Certo, adesso ci mettiamo a prendere ordini da una tredicenne del distretto uno, dice con una voce grondante di sarcasmo.
Il ragazzo sferra un pugno contro un'albero, spaventando alcuni dei suoi compagni.
-Ma cosa diavolo avete voi del distretto quattro?Sputa rabbioso. Voi due avete sempre da ridire su tutto! Prendi ordini da una tredicenne perché é più furba di te, quindi ora taci e inizia a guardarci le spalle. Va bene?
Edward si volta nella direzione della ragazza, puntandole la sua lancia alla gola.
Cloe si lascia sfuggire un sorriso soddisfatto, e guarda con attenzione la reazione della sua contestatrice, la quale deglutisce spaventata mentre una goccia di sudore freddo le cola lungo una tempia. -E se mi rifiutassi? Mentre pronuncia quelle parole, anche la più piccola nota di spavalderia sparisce dalla sua voce, che ora appare affannata e imbarazzata.
-Niky, ti rifiuteresti di farlo se ti chiedessi di ucciderla?
La ragazza fa un passo avanti e appoggia una mano sulla spalla di Edward, quasi ammirando il carisma da lui emanato. -Certo che no, dimmi solo come e quando. Niky sorride compiaciuta, mentre una maschera di terrore compare sul volto della ragazza.
-Allora siamo d'accordo, possiamo dormire sonni tranquilli. Giusto distretto quattro? Domanda retoricamente Edward, con il tono di chi non ammette repliche.
Josy abbassa lo sguardo per cercare l'appoggio del fratello, ma trova solamente un paio di occhi che sembrano riflettere la sua paura.
-Giusto.

 
 


My space:
 
Ciao a tutti wjefgqkwjefgqwef grazie per aver letto questo quarto capitolo, davvero. Non sapete quanto mi rendiate felice, con tutte le recensioni e i complimenti... vi adoro elwkjfhgwekjfg
Grazie, davvero :')
Ma parliamo del capitolo u.u
Allora, scusate se ho “messo un po’ da parte” johanna, ma non c’era altro modo per descrivere i favoriti e i rapporti che ci sono tra loro cwc
Detto questo, devo dire che il capitolo mi piace particolarmente, e spero che lo apprezzerete anche voi :D
Che ne pensate dei gemelli del distretto quattro? Su su, voglio saperlo e.e (?)
Baasta, lol.
Ah, volevo avvisarvi del fatto che io e @gattapelosa abbiamo raggiunto il numero massimo di tributi per la nostra storia “interattiva” lol, ma se volete potete fare gli sponsor e scommettere sui vostri tributi preferiti :3
È tutto spiegato in questo primo capitolo: http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=1197141&i=1 presto inizieremo a postare i veri e propri capitoli, promesso.
Spero che apprezzerete l’idea decidendo di seguire la storia e lasciandoci qualche commento :)
Ultima cosa e poi me ne vado! (?) pubblicherò presto una one shot su un ipotetico tributo del distretto dodici all’epoca della prima edizione della memoria, non è niente di che, ma mi piacerebbe sapere cosa ne pensate *w*
Scusate, ma proprio non riesco a scrivere poco hahahaha pazienza lol.
Al prossimo capitolo!
Bascii, medusa c:
  

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** Capitolo cinque. Resta viva. ***


 







Capitolo cinque
,

Resta viva.
 

La mattina seguente l'idea di Edward si rivela impraticabile a causa della pioggia incessante, così i favoriti rimandano la loro battuta di caccia al pomeriggio, sperando in un tempo migliore. Io rimango a cavalcioni su un ramo, aspettando impaziente il momento ti scendere dall'albero. Questa posizione sta diventando piuttosto scomoda, inoltre sto terminando le mie scorte già scarse di cibo e il mio stomaco sta brontolando, ma se non altro l'acqua non manca.
Passo la mattinata a cercare una posizione più comoda e a guardare la pioggia cadere, mentre i favoriti affilano le loro armi e si preparano a cacciare. Verso le cinque del pomeriggio, Edward si alza e annuncia agli altri che è ora di andare. Tutti tranne il ragazzo del distretto due, che rimarrà di guardia, scattano in piedi, pronti ad eseguire gli ordini. Anche Josy si dimostra più ragionevole, e suo fratello non fa storie quando lei gli si avvicina per fare squadra. I favoriti si dividono e ogni gruppetto prende una direzione diversa, sperando di riuscire a uccidere qualche preda.
Guardo Jackson e la sorella scomparire nel folto, e aspetto qualche minuto prima di iniziare a pedinarli dall'alto dei rami su cui mi muovo. Presto attenzione a non avvicinarmi troppo, perché non ho nessuna intenzione di finire inchiodata ad un tronco da una delle frecce del ragazzo come è successo a quel coniglio pochi giorni fa.
La ragazza si guarda attorno sospettosa, e capisco che non sta semplicemente cercando un'animale da abbattere, ma sta aspettando di essere abbastanza lontana dal gruppo per iniziare a parlare.
-Dobbiamo abbandonare i favoriti Jake, esordisce, e sento che la sua voce è tesa come una corda di violino.
-Tu, forse. Io non ho problemi a sottostare agli ordini, stare con i favoriti rappresenta una protezione,risponde pacato iniziando a setacciare il cielo in cerca di uccelli. Quando saremo rimasti in pochi, uccideró quelli rimasti e la vittoria sarà mia, conclude facendo partire una freccia dal suo arco, la quale trova con facilità il cuore di un uccello di passaggio. Sul volto della ragazza compare una ruga di perplessità.
-Sei stupido o lo fai apposta? Non ti rendi conto che ti uccideranno senza pensarci due volte non appena il tuo arco non gli tornerà più utile?
Possibile che non se ne sia accorto? È davvero convinto di essere più forte di Edward, Niky e di ogni altro tributo nell'arena? Lui, un ragazzo mingherlino con dei muscoli appena accennati non particolarmente intelligente ed armato di un semplice arco, pretende di vincere gli Hunger Games. Mi lascio sfuggire un piccolo sorriso, provando quasi pena per quello sciocco che tra poco verrà aggiunto all'elenco delle mie vittime.
-Sarai tu stupida,ribatte Jackson come se fosse stato ferito nell'orgoglio. Ho la vittoria in pugno, dice con convinzione estraendo la freccia dal corpo della sua vittima.
La sorella scuote la testa in segno di disapprovazione e sorride rassegnata.
-Lo sapevo, non avresti dovutooffrirti volontario. Le persone testarde e orgogliose come te durano poco nell'arena. Il tono della sua voce è piatto, ma lascia trapelare un po' di tristezza. Il ragazzo finge di non sentirla e continua a camminare nella foresta, raccogliendo dei frutti grandi e succosi e mordendoli con avidità.
-Addio Jake, dice la ragazza sparendo velocemente tra le fronde e lasciando il fratello al suo destino. Lui si guarda attorno per qualche secondo, prima di scrollare le spalle e riprendere la sua caccia.
Aspetto che Josy si sia allontanata abbastanza, poi estraggo il coltello e mi calo velocemente dall'albero, facendo voltare di scatto Jackson. Il ragazzo ha già una freccia posizionata nell'arco e sembra pronto a colpire, ma non appena mi riconosce sorride con aria di superiorità e abbassa l'arma.
-Mi stavo giusto chiedendo che fine avesse fatto la matta del distretto sette,dice facendo un passo nella mia direzione.
Sorrido di rimando e nascondo il coltello nella manica della mia tuta, cercando di stare al gioco ancora per un po'.
-Eh già. È bello rivederti,rispondo inclinando la testa di lato.
-Mi chiedo come tu sia sopravvissuta fino ad ora. Ma non ha importanza, dato che morirai a breve. Jackson estrae un coltello dalla spessa cintura e continua ad avvicinarsi, mentre cerco di tenere a freno i battiti cardiaci. Lascio che sia ad un passo da me e lo guardo alzare la sua arma, finché con un movimento fluido e rapido non gli blocco il braccio e con uno scatto faccio scivolare fuori il coltello cercando di colpirlo dritto al cuore. Purtroppo la fortuna non sembra essere a mio favore, perché il ragazzo intuisce le mie intenzioni e si butta in avanti trascinandomi a terra con se, ma con un secondo di ritardo. Ha la pelle lacerata su un fianco, nel punto dove è affondato il coltello, e il sangue cola copioso dalla ferita. La mia testa batte con violenza contro il terreno umido, e Jackson mi tiene inchiodata a terra esercitando una forte pressione sulle mie braccia con i palmi delle mani.
-Cosa vuol dire tutto questo? Domanda ansimando e posizionandosi su di me in modo che non possa muovermi. Cerco di divincolarmi, ma il ragazzo non sembra intenzionato a lasciarmi andare e suoi occhi di ghiaccio si fissano nei miei, inquisitori. Deglutisco e provo a concentrarmi, cercando un modo per ribaltare la situazione. L'unica ragione per cui non sono ancora riuscita a liberarmi è che mi trattiene con entrambe le braccia, ma non può rimanere a lungo in questa posizione a causa della sua ferita. Inoltre, avendo le mani impegnate, non può estrarre il coltello e uccidermi, ma non accenna ad allentare la presa.
Adesso basta, penso, decisa a farla finita al più presto.
Il ragazzo si distrae lanciando una veloce occhiata alla sua ferita, che ormai sembra sommersa dal suo sangue denso. Con un movimento brusco faccio sfuggire il braccio destro dalla sua presa, e affondo con rabbia il coltello nel fianco sano. Jackson lancia un grido soffocato e si porta una mano alla ferita ma, prima che si possa riprendere, piego le ginocchia e lo allontano con forza, puntando i piedi sul suo petto.
Tossisce e sputa parecchio sangue e, mentre mi rimetto velocemente in piedi, lo sento urlare il nome della gemella.
Oh, no. Anche la sorellina no.Lo inchiodo al suolo premendo con un piede sulla sua spalla fasciata, poi mi scaglio su di lui e gli conficco il coltello dritto nel cuore, facendolo tacere. Il cannone spara pochi secondi dopo, mentre estraggo il coltello dal petto del ragazzo e lo ripulisco sulla sua tuta.
-Jackson? Jackson, dove sei?La voce di Josy mi giunge ovattata, segno che si trova a debita distanza da me, nascosta chissà dove nella foresta. Edward aveva ragione, quelli del distretto quattro sono davvero incomprensibili. Nel momento in cui Josy ha abbandonato il fratello nel bosco era consapevole che non lo avrebbe più rivisto, eppure adesso sta cercando di tornare da lui per proteggerlo o vendicare la sua morte, mettendo a rischio la propria vita.
Mi guardo attorno in agitazione e mi affretto a sfilare l'arco e la faretra dalle spalle della mia vittima. Sento un lieve fruscio alla mia destra e incocco una freccia, ma vengo distratta da una figura che sguscia di soppiatto da un cespuglio dietro di me.
Ma come diavolo ha fatto ad arrivare così in fretta?Il mio respiro si fa pesante e mi volto di scatto, pronta a conficcare una freccia nel cuore della ragazza.
-Ferma! Non farlo, ti prego.
Inarco un sopracciglio confusa, mentre vedo apparire dal folto il ragazzino denutrito del distretto undici. La sua voce è poco più che un sussurro, e chiude gli occhi per paura di venire ucciso.
-Cosa vuoi?Domando senza abbassare l'arco e puntando una freccia verso l'incavo del suo collo. Non devo lasciarmi impietosire o distrarre per nessun motivo, Jackson è morto proprio perché ha abbassato la guardia nel momento sbagliato. Il ragazzino tiene le mani alzate in segno di resa, ma non ho nessuna intenzione di abbassare l'arco.
-Volevo solo avvisarti, risponde terrorizzato. Josy si trova a circa cinquecento metri da qui e arriverà da sud-est. L'ho vista venire in questa direzione quando ero su quell'albero, sarà qui tra qualche minuto, credo. Indica un pino alle sue spalle e deglutisce ancora una volta, prima che mi decida ad abbassare l'arma.
-Perché mi dici questo?Domando poco convinta, continuando a squadrarlo. Il tributo del distretto undici è sempre più magro e la tuta aderente fa risaltare ancora di più le sue costole sporgenti. Lui abbassa lo sguardo e poi torna a guardarmi, con gli occhi lucidi.
-Io non ho alcuna possibilità di vincere, ma da ciò che ho visto tu ne hai eccome. Ti prego, quando durante il tour della vittoria passerai dal distretto undici, dì alla mia sorellina che le voglio bene e che ce l'ho messa tutta. Le lacrime iniziano a scorrere sulle sue guance, mentre una piccola crepa si apre nella mia corazza di insensibilità. Rimango senza parole per un attimo, prima di riuscire a dare fiato ai miei dubbi.
-Sei così convinto che vincerò?
Il ragazzino annuisce asciugandosi le mani con il dorso della mano con forza, cercando di smettere di piangere. Sospiro e mi avvicino a lui, appoggiandogli una mano su una spalla. Non mi fido totalmente di lui, infondo non so nemmeno il suo nome, ma se quello è il suo ultimo desiderio, chi sono io per spegnere anche il suo ultimo barlume di speranza?
-Lo farò. Tu intanto cerca di tener fede alla tua promessa e resta vivo il più possibile,dico frugando nella mia piccola borsa e mettendogli in mano una manciata di bacche rosse. Lui rimane a fissarle per un po' quasi commosso, prima di sentire dei passi veloci ed incerti avvicinarsi; a quel punto sul suo viso compare una maschera di freddezza e stringe le bacche in un pugno serrato.
-Vattene, sta arrivando.Risponde dandomi una piccola spinta su un braccio. Lo guardo confusa e inizio ad arrampicarmi sull'albero più vicino, prima che sussurri le sue ultime parole nella mia direzione.
-Resta viva,dice, poco prima che Josy si scagli su di lui con un urlo, dopo aver visto il cadavere del fratello steso a terra
.
 
 
 
 
 
My space:
MA PERCHE’ NON RIESCO MAI AD AGGIORNARE NELLA DATA PRESTABILITA? ._. *si tira uno schiaffo* (?)
No, davvero, mi dispiace cwc ma ho passat qualche giorno da mio zio e non ho potuto postare dal suo computer perchè mi ero dimenticata di inviarmi il capitolo per email D: *shame on me* (?)
Baasta.
Vediamo.. si, in questo capitolo finalmente Johanna fa fuori uno dei gemelli *yeee*  compare questo ragazzino del distretto undici. Allora, sappiate che mi sono delusa da sola (?) perchè in qualche modo il mio subconscio voleva che si alleassero, ma... non era previsto lol. Johanna avrà un alleato più avanti u.u chi sarà mai? Si accettano scommesse (se indovinate tutti mi sotterro, giuro.) (?)
Altra cosa!
Come promesso ho pubblicato la one shot sulla prima edizione della memoria :D
Tecnicamente (?) se cliccate sul banner:
 
http://efpfanfic.net/viewstory.php?sid=1211695&i=1 
 
 
Dovreste arrivare automaticamente alle storia, ma... sinceramente ho i miei dubbi sul fatto che questa cosa possa funzionare HAHAHAHA lol. In ogni caso la trovate facilmente sul mio profilo :’)
Grazie a tutte le persone che hanno lettoo recensito lo scorso capitolo, vi adoro *u*
A presto!
Bascii, medusa c:

Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** Capitolo sei, Vendetta. ***






Capitolo sei,

 

Vendetta.
 

Il ragazzo perde i sensi non appena la sua testa scontra violentemente il tronco di un'albero, spinta dal palmo e dalla furia di Josy, ma lei non sembra aver ancora esaurito la sua sete di vendetta. Lo getta a terra con un veloce movimento del braccio destro, mentre un sorriso sadico deforma il suo viso e sembra prende il posto del dolore accecante legato alla morte del fratello. La ragazza gli sferra un calcio in piena faccia, rompendogli il naso che inizia a sanguinare all'istante.
-Svegliati,ruggisce gettandosi a cavalcioni su di lui ed estraendo dalla cintura un coltello dalla lama lunga e affilata. Nonostante sia ovvio che quel ragazzino non può essere in alcun modo il responsabile della morte di Jackson, Josy sembra intenzionata a sfogarsi su di lui. Il ragazzo riapre gli occhi pochi secondi dopo, forse svegliato dal forte dolore. Il sangue gli imbratta velocemente il volto, ma la giovane donna con il coltello in mano ha l'espressione di chi non ha nemmeno cominciato a divertirsi.
Guardo la scena dall'alto di un ramo, e sono costretta a chiudere gli occhi mentre Josy affonda il coltello nel fianco della sua vittima, cercando di riprodurre le ferite del fratello. Queste scene sono oro puro per gli spettatori di Capitol City, gli strateghi non avrebbero potuto offrire uno spettacolo migliore nemmeno se lo avessero orchestrato loro. Il ragazzo però sembra intenzionato a non darle soddisfazione, infatti si trattiene dall'urlare e si lascia sfuggire solo un piccolo gemito di dolore. Josy non sembra contenta della sua spavalderia, infatti, invece di estrarre il coltello dalla ferita, lo affonda ancora di più e poi lo fa ruotare ridendo. Il ragazzino del distretto undici urla di dolore e mi immobilizzo inorridita, incapace di utilizzare l'arco e mettere fine alle sue sofferenze. La giovane ride nuovamente, e noto che le urla sembrano essere musica per le sue orecchie. Prepara un altro coltello, questa volta seghettato, e lo conficca nel fianco opposto, trascinandolo di qualche centimetro per allargare la ferita.
La sofferenza del tributo morente si riflette dentro di me, mentre un secondo urlo soffocato esce dalla sua bocca.
-Scappa!I suoi occhi colmi di dolore incontrano i miei e mi implora silenziosamente di andarmene e di rimanere viva. Josy ruggisce nuovamente ed estrae il primo coltello dal fianco del ragazzo, premendo la lama sul suo labbro superiore e procurandogli una ferita profonda. -Stai zitto! Sibila con rabbia guardandosi alle spalle per vedere a chi fosse diretto l'avvertimento. Mentre si volta il suo sguardo scivola di nuovo sul cadavere del fratello, e la vista del corpo esanime sembra riempirla di nuova furia. Urla un'ultima volta, prima di stringere saldamente l'impugnatura dell'arma e di affondarla più volte nel petto del ragazzo che, dopo poche coltellate, si rilassa e apre il pugno, lasciando scivolare al suolo le bacche che gli avevo donato. Josy inizia a singhiozzare rumorosamente e piange il fratello, ma senza smettere di infierire con forza sul corpo della sua vittima ormai morta. Rimango immobile a fissare le mie bacche che rotolano in tutte le direzioni, spargendosi sul terreno, ma nella mia mente regna il caos.
Quel ragazzo non tornerà mai dalla sua sorellina, non potrà mai sposarsi e vivere la sua vita nel distretto undici. E tutto questo per colpa di un gioco, un gioco spietato dove dei ragazzi lottano tra loro fino alla morte solo per divertire gli abitanti di Capitol City. Non mi sono mai piaciuti gli Hunger Games, ma per la prima volta mi rendo conto di quanto sia disgustosa una società basata su essi.
Il mio sguardo si indurisce, e lentamente ritorno padrona dei miei gesti. Chiudo gli occhi e sospiro, decidendo che quel ragazzo ha sofferto abbastanza. Sollevo l'arco e lo tendo mirando al cuore della brutale assassina ma, proprio mentre sto per lasciare andare la freccia, Niky arriva ansimando, pugnale alla mano.
-Gli altri stanno arrivando, ma... Cosa è successo? Domanda con il fiatone, guardando la ragazza in lacrime a cavalcioni sul tributo morto. Sul suo volto compare una piaccola ruga e si avvicina, incerta.
-Era per lui il colpo di cannone? Insiste, ma Josy scuote la testa e si asciuga le lacrime con le mani, sporcandosi il viso di sangue. Niky continua a camminare, ma dopo pochi passi inciampa nel cadavere di Jackson e si ritrae inorridita. Finalmente il cannone spara, segnando la morte del ragazzino del distretto undici. La giovane donna del distretto due si guarda attorno ancora una volta, prima di alzare un sopracciglio e spostare con un calcio il corpo del favorito morto. Mi decido ad abbassare l'arco solo quando vedo Edward e Cloe uscire dal folto, perché capisco che non riuscirei ad ucciderli tutti prima che uno dei coltelli da lancio di Cloe o Josy mi raggiunga.
Mi mordo un labbro dandomi della stupida per aver sprecato l'occasione di uccidere la ragazza del distretto quattro e faccio marcia indietro, muovendomi velocemente da un albero all'altro e facendo frusciare lievemente le foglie al mio passaggio. Quasi senza accorgermene, mi ritrovo al limitare della radura in cui si erano accampati i favoriti, e intravedo il ragazzo ferito del distretto due seduto accanto alle provviste, mentre annoiato fende l'aria attorno a sé con un'ascia. La mia ascia. Non ci penso due volte e carico l'arco, facendo partire una freccia che trova con facilità il collo del tributo, il quale cade immediatamente all'indietro e comincia a tossire sangue. Mi assicuro che i favoriti non siano troppo vicini, dopodiché scendo dall'albero con un salto e corro verso di lui, per sottrargli l'arma a me tanto cara. Non faccio nemmeno in tempo a finire il ragazzo che si contorce agonizzante, che sento le voci dei favoriti farsi pericolosamente vicine.
Assicuro l'ascia alla mia cintura e gli sferro un ultimo calcio nello stomaco, che lo fa piegare dal dolore, e non posso fare altro che sperare che muoia velocemente dissanguato. Ricomincio a correre e salgo sull'albero più vicino, raggiungendo la cima proprio mentre ciò che resta del gruppo dei favoriti irrompe nella radura.
Edward alza lo sguardo mostrando un viso bello e inespressivo, ma poi i suoi occhi incontrano il ragazzo del distretto due che continua ad agitarsi circondato dal suo stesso sangue.
-Merda! Urla con rabbia buttandosi in ginocchio accanto al compagno.
Gli afferra le spalle e lo scuote, cercando di fargli riacquistare un po' di lucidità.
-Chi é stato? Domanda ruggendo, e mi sembra che i suoi occhi stiano per andare a fuoco. Il ragazzo morente tossisce ancora una volta, prima di sussurrare la risposta con le sue ultime forze. -Distretto sette, dice, facendomi rabbrividire.
Edward però non sembra soddisfatto dalla risposta, infatti continua a scuoterlo con forza, facendo aumentare il flusso di sangue che fuoriesce dalla ferita al collo.
-Il maschio o la femmina? Chiede, senza accennare a calmarsi. Il ragazzo però si lascia andare e rilassa i muscoli, restando un'espressione di eterno terrore cucita sul suo volto. -Il maschio o la femmina! Ripete il giovane capo del gruppo alzandosi e sferrando un calcio su un fiacco al morto, probabilmente rompendogli qualche costola, e il cannone spara per la terza volta in un giorno.
Cloe gli si avvicina e gli appoggia una mano sulla schiena, cercando di calmarlo.
-Smettila Ed, è morto.Gli dice, cercando di non mostrarsi spaventata per la reazione del ragazzo. Il suo respiro torna lentamente regolare, e io riesco finalmente a rilassare i muscoli. Non oso immaginare cosa sarebbe successo se la mia ultima vittima fosse sopravvissuta abbastanza a lungo da indicare ai favoriti la mia posizione.
-È ovvio che è stato il ragazzo,si intromette Josy acida, cercando di pulire il sangue seccatosi sul suo viso. Niky è rapida ad estrarre il pugnale e a puntarlo nell'incavo del suo collo, esercita una leggera pressione ed un piccolo rivoletto di sangue brillante comincia a scorrere lentamente sul collo di Josy.
-No, si oppone il capo del gruppo indicando alla ragazza di riporre il pugnale con un gesto.
-Ti prego Edward, ci è solo d'intralcio.La ragazza del distretto quattro deglutisce rumorosamente, e la scena mi ricorda fin troppo il "teatrino" della sera prima. Lui scuote la testa e si avvicina lentamente, seguito da Cloe.
-Siamo pochi, ci serve. Dice per giustificare il suo gesto.Non so se hai notato, continua rivolgendosi alla ragazza con il viso sporco di sangue, che la femmina del distretto sette manca all'appello delle vittime. Siamo rimasti in dieci e lei non è ancora morta, il che é strano, dato il punteggio che aveva ottenuto. Lo vedi anche tu che c'è qualcosa di sbagliato?
Le tre ragazze rimaste nel gruppo dei favoriti ammutoliscono e iniziano a pensare alle parole di Edward, mentre io mi stringo forte al tronco dell'albero, senza fiato.
Fantastico, la mia copertura è saltata.

 



 
My space:
Chiedo umilmente scusa per questo capitolo, perché. È. Veramente. Orrendo.
Non so, sembra uscito dall'inferno dantesco (?) HAHAHAHAHAHA basta.
Guardando il lato positivo... Ok, questo capitolo non ha un lato positivo.
Anzi si! Muore il ragazzo del due. Che era un favorito. Quindi dovrebbe farvi piacere. Giusto? (?) Non so, mi sto affezionando a tutte le mie creazioni, perfino a Drake! LOL
Basta. Ah, e volevo chiedervi... Se vi va, passate da questa one shot  http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=1200881&i=1 di EaterOfCarrots, perché è molto dolce ed è scritta bene :')
Ppoi... Ah, e ovviamente se siete in vena di recensioni o vi annoiate (?) la mia os sulla prima edizione della memoria è seeempre qui  http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=1211695&i=1 ...  basta, scusate per la pubblicità stile televendita lol.
Grazie a chi segue/recensisce/preferisce o ricorda la storia, siete fantastiche *ç*
Comunque! Visto che il capitolo è corto e bruttino cercherò di aggiornare presto, promesso :)
A presto!
Bascii, medusa c:
 
 
Ps. il capitolo non è troppo cruento, vero? Perchè se lo ritenete opportuno posso modificare il raiting... anche se non mi sembra eccessiva la violenza, vero?
pss.  ho ingrandito la dimensione dei caratteri, pensate che fosse meglio prima? boh. (?)*se ne va facendosi strane paranoie* 


Psss. ma solo a me le battute di Iacchetti sembrano infiniamente tristi? lool.
 

Ritorna all'indice


Capitolo 8
*** Capitolo sette, il dono. ***





Capitolo sette,

Il dono.

 

Mi concedo di ricominciare a respirare soltanto dopo che i favoriti hanno raccolto le loro cose e abbandonato la radura, in cerca di un posto meno pericoloso dove stabilirsi.Sono stata scoperta e, inoltre, dire che mi sono salvata per un pelo è un eufemismo.
Probabilmente anzi, sicuramente, se quel ragazzo avesse avuto qualche secondo di vita in più io sarei morta, e la cosa mi terrorizza.
Per la prima volta mi rendo conto che ho davvero rischiato di lasciare questo mondo, e non posso far altro che continuare a pensare che questi non siano semplici giochi. Finalmente il mio respiro torna regolare e riesco a scendere dall'albero, un po' intralciata dal peso dell'ascia. Ma, nonostante tutto, quello è il peso più bello che io abbia mai portato. Sento che quell'arma che sfiora il mio fianco destro ad ogni passo sarà il mio passaporto per Capitol City e, finalmente, mi concedo di essere ottimista e di pensare al mio ritorno a casa. Sono forte, intelligente ed allenata, perché non dovrei farcela?
Non c'è motivo, non c'è niente che può più frapporsi tra me e la vittoria, ne sono certa.
Non Edward, da cui il mio mentore ha tentato di mettermi in guardia, ma che non riesco ad immaginare mentre mi batte in duello.
Non Drake, che ha giurato di uccidermi, ma che non si è ancora fatto vivo. Mi concedo un sorriso sprezzante, pregustando la morte del mio stupido compagno di distretto.
Forse Lauren. Già, quella misteriosa ragazza è l'unica alla quale riesca a pensare come una vera avversaria, riconoscendo il suo immenso potenziale. Più che altro mi spaventano le sue orde di sponsor, che staranno facendo a botte per farle arrivare il proprio regalo.
Scuoto la testa, scacciando quella fastidiosa immagine: non basterebbero tutti gli sponsor del mondo per soffocare la mia determinazione, che mi brucia nel petto come una fiamma scoppiettante. Amo la mia vita, e voglio ricominciare a vivere. Gli hunger hames saranno solo una spiacevole parentesi una volta a casa, mi dico.
Cammino per tutto il pomeriggio, saggiando la potenza del mio nuovo arco. Ha una resistenza davvero notevole, ma la corda è così tesa e tagliente che mi ferisce più volte le dita durante la mia battuta di caccia. Uccido un coniglio e qualche strano uccello di medie dimensioni che, pur non avendo mai visto nel distretto sette, giudico commestibile, dato che spennato assomiglia parecchio ad un piccolo pollo. Mi fermo per riposare solo al tramonto, decisa a ripartire poco dopo per nascondere le mie tracce e mettere quanta più strada tra me e i favoriti. Accendo un fuoco per riscaldarmi e cuocere le mie prede, e devo dire che spero quasi qualcuno mi trovi, risparmiandomi la fatica di andare a stanare le mie prossime vittime.
Purtoppo o per fortuna non arriva nessuno, e io sono libera di guardare in solitudine il riepilogo della giornata gentilmente offertoci da Capitol City. L'inno mi irrita, e sembra fare altrettanto con gli animali nei dintorni, i quali prendono ad agitarsi e a fuggire da un'irraggiungibile schermo. Quelle note rappresentano l'oppressione dei dodici distretti e ci rammentano la distruzione del tredicesimo, inoltre sembrano fatte apposta per far accrescere un sentimento di superiorità nei nostri confronti nei cuori degli abitanti della capitale. In cielo appaiono i volti dei tributi maschili dei distretti due, quattro e undici e, nonostante il dispiacere che provo sapendo di essere in qualche modo responsabile della morte di tutti loro, non posso far altro che sperare che qualche sponsor si accorga di me. Insomma, ormai dovrebbero aver capito che non sono una sprovveduta, dato che due delle vittime di oggi sono cadute per mano mia.
Rabbrividisco al solo pensiero e mi avvicino di più al fuoco, sperando che riesca a sciogliere il gelo che sta consumando il mio petto improvvisamente fragile. È così brutto togliere la vita a delle persone innocenti, perché il senso di colpa ti assale con le unghie e con i denti, dilaniandoti l'anima.
Spengo il fuoco di malavoglia e ripongo nella borsa il coniglio che non ho mangiato, decisa a conservarlo per domattina. Cerco di coprire le tracce del mio bivacco con delle foglie secche e mi guardo attorno per l'ennesima volta, per assicurarmi che nessuno mi abbia seguita. Mi rimetto in marcia, incurante del freddo che cerca di congelarmi i muscoli, e decido di fermarmi per dormire solo a notte fonda, quando la luna e le stelle hanno fatto il loro ingresso ormai da un po'.
Mi arrampico agilmente su un albero stando attenta a non fare rumore e mi sdraio su uno dei rami centrali più solidi, sperando in qualche ora di sonno, che purtroppo non si decide ad arrivare. Sbuffo, ma a dire il vero non sono sorpresa.
Al consueto senso di colpa che mi accompagna ormai da giorni, si sono aggiunte anche l'ansia e la preoccupazione. È come se il vento fresco della notte avesse spento lentamente le fiamme che mi permettevano di andare avanti a testa alta. Insomma, ho si un'ascia, ma quello che mi manca è un vero e proprio piano d'attacco.
Sinceramente né io né Jonathan ci aspettavamo che i giochi procedessero ad un ritmo così serrato, uccidendo così tanti favoriti in così pochi giorni. Andando avanti con questo andamento i giochi rischiano di concludersi in poco più di una settimana, e questo non piacerà affatto al pubblico. A questo punto immagino che gli strateghi escogiteranno uno stratagemma per tenerci lontani, ma senza cadere nella monotonia, perché questa rappresenta il totale fallimento degli hunger games, i quali sono pensati proprio per divertire ed intrattenere gli abitanti della capitale.
Chissà quante trappole ed insidie nasconde questa arena, pronte ad essere attivate con un solo tocco su un display luminoso in sala di controllo. Chissà quanti modi spettacolari per rallentare e ferire noi tributi, senza però ucciderci.
Mi rigiro nel mio giaciglio, spaventata all'idea di venire ferita gravemente da una stupida trappola e, dopo qualche minuto di lotta interiore, finalmente mi decido a prendere una decisione: andrò a caccia di tributi. La cosa non mi entusiasma affatto ma, al contrario dei ricchi abitanti annoiati di Capitol City, io non desidero altro che questi giochi si concludano in fretta.
 
La mattina seguente mi sveglio di buon ora, preparandomi psicologicamente a quello che sto per fare. Faccio colazione con alcune bacche e delle radici raccolte il giorno prima e mi metto subito in marcia, tendendo l'orecchio per non farmi sfuggire alcun rumore. Cammino per ore ma, purtroppo, all'ora di pranzo non ho ancora concluso niente. Questo bosco è davvero troppo strano, avvolto in un silenzio a dir poco innaturale, e inoltre il clima è insensato. Piove davvero troppo per essere una foresta di conifere e latifoglie, e mi chiedo come riescano a sopravvivere questi alberi senza marcire. Nel distretto sette piove il minimo indispensabile per permettere ai nostri boschi la sopravvivenza, e devo dire che non mi dispiace quando inizia a cadere la pioggia. Qui, invece, le gocce sono così grandi e pesanti che fanno quasi male al contatto con la pelle. Nel pomeriggio finisco l'acqua della borraccia e noto che purtroppo, nonostante le foglie siano ancora umide, non piove da troppo tempo, e tutto ciò è preoccupante. In un posto dove la pioggia cade copiosa più volte al giorno, non è normale un'improvvisa siccità come questa. Maledico mentalmente gli strateghi e mi detergo il sudore dalla fronte con una manica della tuta, sperando ti trovare presto qualcuno a cui sottrarre dell'acqua.
A sera, però, non ho trovato nessuna traccia, nemmeno impronte di animali. Cerco di non farmi prendere dal panico e, dopo aver mangiato le mie ultime provviste e guardato il riepilogo della giornata trascorsa senza omicidi, mi arrampico velocemente su un albero. Arrivo fino al ramo più alto e ignoro il tronco che ondeggia pericolosamente sotto i miei piedi, decisa a capire esattamente dove mi trovo. Il panorama che mi trovo davanti mi lascia senza fiato, ma al contempo mi demoralizza: ci sono alberi ovunque, una sconfinata macchia verde che si estende fino al limite dell'orizzonte. Sospiro e scendo fino ad un ramo più stabile, dove decido di passare la notte. Contrariamente a quanto si possa pensare, un bosco così fitto non è il posto più indicato per combattere con un'ascia: serve spazio per farla roteare, inoltre, nel caso la lama si conficcasse in un tronco, sarebbe impossibile estrarla in tempo per parare un nuovo attacco. Ma, nonostante tutte le preoccupazioni, la stanchezza ha la meglio, e mi strappa a questo modo pieno di insidie.
 
Vego svegliata all'improvviso da un fruscio proveniente dai rami sopra di me e, ancora prima di aprire gli occhi, ho già il coltello nella mano sinistra e l'ascia nella destra, pronta ad attaccare. Mi guardo attorno ancora intontita, e riesco a calmarmi solamente quando vedo un piccolo paracadute argentato planare dolcemente davanti a me, dopo essersi incastrato in un ramo sporgente. Ripongo le armi e mi avvicino a gattoni, divorata dalla curiosità. Apro la scatolina con estrema delicatezza, come se potesse rompersi da un momento all'altro come carta velina: i doni degli sponsor sono più preziosi dell'oro quando si è nell'arena. Trovo un piccolo fagotto blu e lo srotolo, rivelando un paio di guanti di pelle in tinta con la tuta e li indosso rapidamente, nemmeno fossero in procinto di scappare. Apro e chiudo i pugni più volte, per farli aderire meglio alla pelle e sorrido, entusiasta del fatto che qualcuno abbia deciso di scommetere su di me. Certo, questo dono non è di ottima fattura e non è nemmeno indispensabile, ma per me significa molto. Non dovrò più stringere le mani al corpo per non farle congelare durante la notte, l'arco non mi ferirà più come prima e, inoltre, anche arrampicarsi sembra più piacevole di prima, con le dita fasciate da quella morbida pelle. Mi ricorderò di ringraziare chiunque si sia prodigato a mandarmi quei guanti non appena tornerò a casa.
Scendo dall'albero con un salto di circa tre metri e piego le ginocchia per distribuire l'urto: ho deciso che da oggi mi metterò in mostra, proprio come fa Drake dal primo giorno. Mangio qualche bacca che cresce su un cespuglio nelle vicinanze e faccio il punto della situazione, seduta sul tappeto di foglie a gambe incrociate. Dopo aver razionato il cibo raccolto, mi rimetto in marcia nella stessa direzione seguita il giorno precedente e continuo a sperare di trovare qualcuno, o almeno un qualcosa che mi faccia intuire un passaggio di un avversario. ma purtroppo, come il giorno precedente, incontro solo una solitudine opprimente ed un silenzio inquietante. Inoltre non ho più acqua e la gola mi si sta velocemente seccando, nonostante continui a mangiare dei frutti viola succosi e ricchi di zucchero, grandi come dei melograni. A metà pomeriggio crollo letteralmente a terra stremata, incapace di continuare. Mi metto a sedere lentamente appoggiando la schiena contro un albero e comincio a ragionare, tentando di non distrarmi pensando troppo ad un bicchiere di acqua ghiacciata, con tanto di gocciolina che scorre dal bordo. Scuoto la testa e riprendo il controllo, spremendomi le meningi.
Ho camminato per quasi due giorni e non ho trovato le tracce di nessun'altro tributo, questo può voler dire solo due cose: o l'arena è davvero immensa o, come avevo previsto, gli strateghi stanno tentando ti tenerci lontani. Che questa improvvisa carenza di pioggia sia solo un'espediente per indebolirci disidratandoci? Beh, se è così il loro piano sta riuscendo alla perfezione.
Mi passo una mano sul volto cercando di recuperare la lucidità e lo scopro madido di sudore. Digrigno i denti con fastidio e stringo i pugni, imponendomi di non farmi prendere dal panico. Non devono essere loro a condurre i giochi, devo farlo io. Io devo vincere, io devo essere quel tributo il cui volto non comparirà mai nel cielo di questa stupida arena.
Così mi concentro e chiudo gli occhi, come faccio di solito la domenica, quando vado a caccia nei boschi per tenermi allenata. Inizio a sentire qualche debole rumore, che mi giunge alle orecchie gradito come acqua fresca nella mia gola arida.
Il debole fruscio del vento tra gli alberi, le foglie che strusciano l'una contro l'altra e il verso di un piccolo scoiattolo, che si arrampica velocemente su un albero alle mie spalle.
Stringo le palpebre e sento il mio viso contrarsi in una smorfia per la concentrazione, ma finalmente sento davvero.
I passi di una lince in lontananza, seguita dai suoi piccoli incerti. Il frullare delle ali di un colibrì, che vola agilmente tra i trami più alti in cerca di cibo. E delle voci.
Sono voci indistinte, accompagnate da passi forti e strascicati, che producono un rumore quasi assordante al contatto con il suolo.
Apro gli occhi di scatto e salto in piedi, chiedendomi come abbia fatto a non accorgermi prima della loro presenza. Devono essere almeno in due e non sono poi troppo lontani, al massimo ottocento metri. Mi dò della stupida e inizio a correre, incurante della stanchezza che cerca di abbattermi. I miei piedi non fanno alcun rumore quando toccano terra, nemmeno io riuscirei ad avvertirli se non mi appartenessero. Sono passi da cacciatore, sono passi da assassino.
Deglutisco e scaccio quel pensiro molesto, cercando di tornare alla realtà. Sto per uccidere due persone ed è orribile, ma ormai ho compreso appieno le parole di Jonathan:

È la mia vita contro la loro, non c'è spazio per il rimorso.
 


 



My space:
 

Ok, tecnicamente questo è il capitolo più lungo che io abbia pubblicato fin ora in questa storia. Good. (?)

Volevo scusarmi per il ritardo, ma sappiate che ho avuto una buona ragione per ritardare: ho resettato il computer per sbaglio e ho perso tutte le mie cose, compresi i tre capitoli già scritti che, tra parentesi, adoravo. Soprattutto l'ultimo.
*ricomincia a piangere*

Beh, come vi dicevo, dopo un giorno intero passato a disperarmi e a mangiare nutella, ho deciso ce dovevo reagire, quindi... Eccomi qui, con un capitolo tutto nuovo appena riscritto :')
Sul serio, l'ho appena finito :o probabilmente dovrei rileggerlo altre sette volte come faccio di solito prima di pubblicare, ma... Non voglio farvi aspettare oltre uu
Sou! Spero che il capitolo vi piaccia, e se avete idea di come recuperare la roba che ho perso... Beh fatemelo sapere ç_ç

Scusate, la smetto c':
Devo riscrivere anche il seguito ma, fortunatamente, mi ricordo abbastanza bene di cosa parlavano i capitoli uu
A presto (spero) e grazie a tutti quelli che seguono/recensiscono o preferisco la storia, siete grandi ♥
Bascii, medusa c:  
 

Ritorna all'indice


Capitolo 9
*** Capitolo otto, Amore vero. ***




Capitolo otto,

Amore vero.
 

Mia madre si sedette accanto a me, usando il tronco di un albero da poco abbattuto come sedia. -Chiudi gli occhi Johanna- disse, con un sorriso luminoso sul volto: quella era la curva più bella di Panem, o così dicevano all'epoca nel distretto. Feci come mi aveva chiesto e sorrisi a mia volta, sperando di ricevere il mio tanto atteso regalo di compleanno. Mi accarezzò una guancia e mi diede un bacio sulla fronte, prima di sollevare una grossa custodia e piazzare con delicatezza un arco tra le mie piccole mani da bambina. Non sapevo nemmeno cosa fosse, avendo appena compiuto sei anni, ma ero ugualmente felice di avere per le mani quell'oggetto da adulti.
-Questo ti aiuterà, tesoro- continuò, aiutandomi ad alzarmi. Afferrai la mano che tendeva e mi lasciai condurre verso il cuore del bosco, che pulsava di vita animale e vegetale. Mia madre mi indicò un piccolo coniglio spaventato, che ci guardava con occhi colmi di terrore; dopodiché si inginocchiò dietro di me, senza produrre alcun rumore. -Shhht- mi zittì, quando vide che stavo per parlare e chiedere spiegazioni. Appoggiò le sue mani sulle mie aiutandomi a tendere l'arco e a incoccare la freccia, e mi accorsi troppo tardi di cosa volesse farmi fare. Un urlo soffocato uscì dalla mia bocca, ma fu tutto inutile: l'animale aveva tentato la fuga, ma la freccia era stata più veloce dei suoi riflessi. Mi precipitai su di lui lasciando andare l'arma, pur sapendo che non sarei mai riuscita a salvarlo. Inciampai in una radice cadendo di faccia sul terriccio sporco di sangue, e trasalii con orrore. Mia madre sorrise amaramente e mi si avvicinò con cautela, pulendomi il viso con uno di quei fazzolettini di stoffa ricamati, quelli che profumavano di casa. -Perché mamma?- domandai quasi in lacrime, toccando timidamente l'addome dell'animale con un dito. Era ancora tiepido, ma presto il calore avrebbe abbandonato per sempre quel corpo. -Perché questa è la vita, Johanna. Uccidere per vivere, fare del male per sfuggire al male stesso- spiegò, estraendo la freccia con maestria. Dalla ferita il sangue iniziò a fuoriuscire copioso, e il liquido rosso imbrattò rapidamente il pelo candido dell'animale. Avrei voluto distogliere lo sguardo, correre a nascondermi su un albero, ma sapevo che non era ciò che mia madre voleva da me. Inoltre, in un certo senso, quello spettacolo così terribile era al contempo molto affascinante.
-È una continua lotta per la sopravvivenza, e io ho bisogno che tu sopravviva. Capito tesoro?- domandò con il suo sguardo amorevole e penetrante, che sapeva ogni volta leggermi dentro. -Si mamma- risposi, senza nemmeno comprendere appieno cosa intendesse. Mi mise il coltello in mano e mi fece avvicinare alla gola del coniglio, il quale continuava a contorcersi in balia del dolore. Mi morsi un labbro con forza per evitare di scoppiare a piangere e mi feci guidare dalle dita capaci di mia madre, che disegnarono un taglio netto, rosso e vivo. Lei si congratulò con me dicendo che sarei potuta diventare una fantastica vincitrice, perché non avevo versato nemmeno una lacrima.
Non lo feci quando mi spiegò con pazienza come scuioare i conigli.
Non quando lo portammo a casa e lo cucinammo, e vidi le sue ossa scomparire tra i rifiuti.
Nemmeno quando, durante la notte, mi assalirono i sensi di colpa. Mi limitai a rimanere nel letto e a fissare il soffitto, spostando ogni tanto lo sguardo sul mio regalo di compleanno appoggiato al muro, così elegante eppure così temibile. Quel pezzo di legno e le quei bastoncini appuntiti, così come le mie mani, portavano morte, ormai era chiaro.
 
Fai come ti è stato insegnato,mi impongo, cercando di mantenere la calma. Sono riuscita in poche ore a raggiungere i due fuggiaschi e ad arrampicarmi su uno degli alberi che circondano la minuscola radura nella quale hanno deciso di sostare per rifocillarsi.
Li ho identificati come i due tributi dei distretto nove, ma non sono certa della mia deduzione. In ogni caso, chiunque essi siano, devono morire.È già scritto nel loro destino, come nel tuo è marchiata a fuoco la vittoria, mi aveva detto mia madre durante i pochi minuti che mi avevano concesso per salutarla.
Sospiro e tendo nuovamente l'arco, senza però riuscire a liberare la freccia già puntata al cuore del ragazzo, il quale sembra ferito alla spalla sinistra. Il taglio è avvolto strettamente in un bendaggio candido, che sembra fatto con parecchia cura. La giovane invece, a parte la sua espressione triste e il suo sguardo assente, sembra stare bene. Stende un piccolo quadrato di stoffa sul terreno e vi dispone sopra alcune bacche e delle radici, contenute nel suo zaino. Divide il cibo in due porzioni e sospira, iniziando a fissare il ragazzo che nel frattempo si è seduto accanto a lei e ha cominciato a mangiare. Sposta lo sguardo sul suo misero pasto e prende a pettinarsi convulsamente i capelli biondi e lucenti con le dita, visibilmente nervosa. -Quando torneremo a casa mangeremo come dei re per il resto della nostra vita- dice all'improvviso, rompendo quel silenzio imbarazzante. Torneremo? Abbasso l'arco di qualche millimetro, incuriosita dalle parole della ragazza.
Il suo compagno di distretto sospira scocciato, smettendo di mangiare. -Credevo che ormai ti fosse chiaro- ribatte, guardandola di sottecchi. -Non possiamo tornare a casa entrambi, lo sai vero?- chiede retoricamente, accompagnando le sue parole a un sonoro sbadiglio.
La ragazza scoppia a piangere, facendomi trasalire. Ma che diavolo le prende?
-Avevi detto che saremmo tornati insieme al distretto nove, me lo avevi giurato!- urla, scattando in piedi e coprendosi il volto con le mani. Inarco un sopracciglio, mentre vedo il ragazzo alzare gli occhi al cielo e sollevarsi da terra con lentezza, attento a non ledere la spalla ferita. Le si avvicina svogliatamente e le da qualche pacca sulla schiena, evidentemente imbarazzato, e lei gli salta al collo, continuando a piangere sulla sua tuta. Il ragazzo la guarda schifato tirare su col naso ma non si ritrae, riprendendo ad accarezzarle la schiena, mascherando malamente il suo disgusto.
-Tu mi ami vero?-domanda all'improvviso, puntando i suoi occhi in quelli del giovane e smettendo per un attimo di piangere.
Per poco non cado dall'albero. Dev'essere impazzita, poco ma sicuro.
Se c'è una cosa che tutti sanno, dai bambini alle prese con la prima mietitura agli adulti che vedono i propri figli morire in televisione, è che non c'è spazio per nessun sentimento nell'arena.
L'amore, l'amicizia, la pietà e persino il rammarico, sono stati banditi da questa società corrotta, dove le persone crescono con ideali scorretti e terribilmente inquietanti. Abituato a vedere violenza fin da piccolo negli hunger games, nessun abitante di Panem si scandalizza nel vedere tutti quei bambini uccidersi l'un l'altro. E nessuno sembra accorgersi di quanto tutto ciò sia sbagliato.
Sbagliato, ma in questo momento necessario. Sospiro affranta e riposiziono l'arco, tendendo nuovamente la corda tagliente e incoccando una freccia argentata. Aspetto ancora qualche secondo, curisa di conoscere la risposta del ragazzo a quella domanda così sciocca, ma lui non parla. Ha ridotto gli occhi a due fessure e scruta i rami attorno su cui appoggio i piedi, e sembra quasi che mi stia fissando. Dannazione.
Per quanto possa essere silenziosa, tentando di celare la mia presenza, non posso evitare che il vento mi frusti la pelle, e nemmeno che i rami scricchiolino sotto il mio peso.
Succede tutto in un attimo.
La freccia parte quasi senza il mio consenso con un riflesso involontario, e per fortuna è ormai impossibile fermarla. Seguo la sua traiettoria ed attendo, non senza un senso di disgusto, che la freccia si conficchi nel cranio del tributo e che lui cada a terra, morto. Ma ciò che accade non rispetta affatto le previsioni, e mi coglie di sorpresa.
Nessuna emozione attraversa il volto del ragazzo, mentre afferra per le spalle la compagna di distretto e la usa letteralmente come scudo, strappandole un urlo di terrore. Il sottile bastoncino si insinua tra le scapole della ragazza, e le fuoriescono dalla bocca alcune piccole gocce di sangue. La getta a terra con gesti risoluti, e la freccia si conficca ancora più in profondità nel torace della ragazza per l'urto con il suolo. Nello stesso momento in cui abbandona le braccia lungo i fianchi, prima alzate verso il giovane in un gesto di supplica, il cannone spara, e quel suono mi aiuta a riavermi. Il ragazzo inizia a correre in direzione dello zaino e digrigno i denti, decisa a non dargli vita anche questa. Stavolta sono pienamente consapevole delle mie azioni, mentre miro al braccio che ha allungato per recuperare il misterioso zainetto di tela verde. La freccia colpisce perfettamente il centro del dorso della mano, e mi sembra quasi di sentire la voce di mia madre mentre si congratula con me. Sorrido sprezzante quando il ragazzo urla, proprio come aveva fatto la compagna poco prima, ma lui non si lascia sopraffare dal dolore e continua a correre, sparendo tra gli alberi prima che possa preparare un'altra freccia.
Lo troverai più tardi mi dico, tentando di nascondere a me stessa il fastidio che provo per essermelo lasciata sfuggire. So benissimo che avrei dovuto mirare ad un organo vitale e non alla sua stupida mano, ma non posso negare di essere soddisfatta della mia mira. Ripongo le frecce e metto l'arco a tracolla, per riuscire a calarmi meglio dall'albero, e raggiungo lentamente il corpo della ragazza, circondato da un'inquietante pozza di sangue molto scuro. Decido che il suo cadavere sarà l'ultima cosa che esaminerò e mi avvicino allo zaino con cautela, quasi tema che il sopravvissuto spunti all'improvviso dal folto per riprenderselo. Faccio scivolare la zip di lato e svuoto il contenuto sulla piccola tovaglia, ancora stesa a terra e apparecchiata con quel poco cibo che avevano raccolto. Garze, cerotti, parecchie erbe e un piccolo cilindro di plastica rotolano davanti a me, e inizio ad esaminarli con attenzione. Le foglie e le radici sembrano avere un fine curativo, ma non ho idea di come si utilizzino, non essendo un'esperta. Prendo in mano il barattolino, svito il tappo e ne annuso il contenuto, avvicinandolo alle narici. Subito un'odore acre e bruciante mi assale, e sono costretta a tapparlo in fretta perché gli occhi stanno già iniziando a lacrimarmi. Dev'essere disinfettante fatto "in casa", perché ricordo che gli impacchi con cui mi curava le ferite mia madre quand'ero piccola avevano lo stesso odore, e bruciavano molto al contatto con la pelle. Ciò non toglie che fossero ottimi per far cicatrizzare i tagli.
Oservo le cose disposte davanti a me e finalmente capisco come mai il ragazzo si trascinasse dietro quella zavorra. Certo, sarà anche stata ingenua, sciocca e lagnosa, ma doveva capirne molto di botanica e di primo soccorso, il che rappresentava un bel vantaggio per un tributo ferito pronto a sfruttare il prossimo senza vergogna. Doveva aver colto al volo l'occasione, e averla tenuta con sé per farsi curare. Non c'è altra spiegazione, anche perché non può essersi fasciato la spalla da solo in modo così accurato. Avrei voglia di corrergli subito dietro e pugnalarlo con le mie mani, perché sono certa che una persona del genere non meriti di stare al mondo. Però mi limto a stringere i pugni fino a far sbiancare le nocche e a riporre bacche, radici e tutto ciò che può essermi utile nello zaino, promettendomi che lo andrò a cercare nel bosco, ovunque si sia nascosto. Piego la tovaglia per ultima con gesti veloci e meccanici, poi chiudo la zip, facendomi scivolare lo zaino in spalla.
Prendo un respiro profondo avvicinandomi al cadavere con estrema lentezza, costretta a trattenere il mio senso di disgusto. Afferro la freccia dalla punta per tentare di estrarla, ma questa mi scivola dalle mani, ferendomi le dita e sporcandomi del sangue della ragazza. Deglutisco e ritento, ma di nuovo non ho successo: il bastoncino sembra essersi incastrato tra le costole. Così appoggio un piede sul suo petto e, ad occhi chiusi per il troppo orrore, inizio a fare leva e a tirare. È orribile.
Vorrei solo raccogliere la mia roba e scappare, ma non posso e non voglio mostrarmi debole aglio occhi degli sponsor. Finalmente la freccia esce dal suo corpo e mi rimane in mano, con il sangue che gocciola sugli stivali: sono tante piccole perle rosse, che cadono come lacrime e si infrangono, tracciando degli ovali perfetti.
Chiudo gli occhi e pulisco la freccia con delle foglie secche, decisa a non avvicinarmi più al cadavere della ragazza dagli occhi vacui, uccisa con l'inganno da colui che credeva di amare. La infilo nella faretra e mi allontano a passo svelto, per riuscire a raggiungere velocemente il suo compagno di distretto. Non può essere andato troppo lontano, con una spalla ferita e una freccia piantata in una mano, penso.
Ma non faccio in tempo a muovere un altro passo che un urlo di terrore squarcia l'aria, ricordandomi che ogni giorno combatto contro la morte. È la sua voce, ne sono certa. Inizio a correre procedendo nella direzione presa poco prima dal ragazzo, spaventata ma  al contempo curiosa. Un colpo di cannone mi fa sobbalzare ma, invece di fermarmi e tornare indietro come sarebbe più saggio fare, aumento la velocità, stringendo i denti.
A meno che non sia caduto in un burrone, cosa di cui dubito fortemente, qualcuno o qualcosa deve averlo trovato. 



My space:

Rieccomi!
sono brava a creare suspense, vero? no, sto scherzando.
Allora, cerchiamo di anare con ordine :')
1. Come ormai vi avrò già detto 300 volte, il mio computer ha perso tutti i dati, e quindi questo capitolo è stato riscritto. E devo dire che mi piace più del precenìdente *u* più o meno, lol. Comunque! non ho potuto rileggerlo tante volte quante avrei voluto, quindi vi pregherei di segnalarmi eventuali erroi di forma o battitura, nel caso li troviate :) speriamo di no, ma non si sa mai lol.
2. Ho fatto un nuovo banner! Vi piace? lo so che non è poi così importante, ma devo ammettere che lo adoro *ç*
3. Ho scritto una nuova one shot su Annie! spero che abbaite voglia di passare, perchè è corta e ci tengo molto :')
Grazie a chiunque lo farà! intanto vi lascio il banner:



Se ho capito bene cliccando sul banner dovreste venire indirizzati alla storia, ma continuo a non fidarmi delle mie capacità, quindi ecco anche il link, in caso nonfunzionasse, lol. http://efpfanfic.net/viewstory.php?sid=1246828&i=1 

Ancora grazie a tutte le persone che leggono i capitoli, recensiscono, seguono la storia... senza di voi a spronarmi probabilmente non mi sarei messa a riscrivere le pagine perse e mi sarei abbandonata in un angolo a mangiare nutella.
Grazie.
Alla prossima!
Bascii, medusina c:

ps: il titolo del capitolo vi sembrerà insensato, e in effetti lo è, lol. Però volevo solo farvi capire che quello tra questi ragazzi non è affatto "Amore vero", ma credo che ne parlerò più avanti e chiarirò tutto :)

Ritorna all'indice


Capitolo 10
*** Capitolo nove, L'ombra. ***




Capitolo nove,

L'ombra.


Il ragazzo del distretto nove giace tra le radici di un albero, pallido, terrorizzato e, cosa più importante, morto. Presenta una ferita dai bordi regolari sull'addome, che lo passa da parte a parte. Nessun animale può aver fatto questo, penso. È un taglio preciso, studiato per uccidere velocemente e senza provocare troppo dolore. Gli artigli degli ibridi di Capitol City o di qualsiasi altra bestia gli avrebbero lacerato la pelle, probabilmente in più punti. Faccio qualche passo verso di lui, lottando con il disgusto per esaminarlo da vicino, e noto che gli è stata sottratta la cintura, alla quale era appeso un macete. Inoltre il colpo deve essergli stato inferto con una spada, perché non c'è altra arma capace di lasciare segni del genere. Cerco di riordinare i pensieri e scuoto la testa, perché l'odore del sangue mi sta già offuscando la mente.
Chi tra quelli in grado di maneggiare una spada è ancora in vita?
Edward. Ma è da escludere perché, per quanto ne so, lui non ha ancora rotto l'alleanza con i favoriti, e loro lasciano molte più tracce del loro passaggio. Qui, invece, ci sono solo poche foglie smosse, la cui presenza può essere notata solo da un occhio molto attento ed allenato.
Drake, il mio simpaticissimo compagno di distretto, per fortuna anche lui da scartare. A parte il fatto che preferisce di gran lunga battersi con l'ascia, non credo che si sarebbe accontentato di un unico colpo di spada per uccidere la sua vittima. Lui è uno che assapora la morte in ogni suo aspetto, una persona per cui la vita umana non ha valore.
Lauren. Dev'essere stata lei, non ci sono alternative. Fredda, silenziosa, rapida, sfuggente: nessun altro risponde a queste caratteristiche. Credevo che lei sarebbe stata la mia ultima avversaria, l'ultimo ostacolo da abbattere prima di tornare a casa. Quasi ci speravo: chissà cosa avrebbero pensato quelli di Capitol City vedendo la loro beniamina morire ad un passo dalla vittoria, uccisa dalla pazza del distretto sette!
Se non altro sarebbe stato un gran bel colpo di scena. Ma adesso è troppo vicina per lasciarmela sfuggire, questa è la mia occasione per uccidere il mio nemico più temibile.
Chiudo gli occhi e serro le palpebre cercando un fruscio, un romore di passi che so essere vicino. Scacco matto, Lauren.
Mi volto di scatto e inizio a correre nella direzione di quel rametto spezzato, una mano sull'elsa del pugnale e l'altra sul manico dell'ascia, che per ora rimane nel fodero. Curioso il fatto che non abbia ancora ucciso con la mia arma preferita, prediligendo l'arco e il coltello.
Continuo a correre inseguendo deboli passi sul tappeto di foglie secche, fruscii lontani, il rumore di un respiro regolare e silenzio ma, purtroppo per lei, udibile.
Dopo circa mezz'ora di inseguimenti senza risultati, capisco che qualcosa non va. Così, senza rallentare, mi fiondo su un albero e lo scalo fino a raggiungere quasi la cima, decisa a proseguire la caccia dall'alto. Mi muovo agilmente da un ramo all'altro, cerco di fare meno rumore possibile e, soprattutto, concentro la mia attenzione sul terreno che scorre veloce sotto di me. Sento dei rumori e riesco ad individuarne la provenienza, ma non vedo nessuno, ed è a dir poco frustrante.
Inizio a sentirmi davvero male dopo qualche ora di salti da un albero all'altro, e avverto che i conati ti vomito sono dietro l'angolo. Stringo i denti e continuo ad avanzare imperterrita, nonostante senta la vista appannarsi e gli occhi brucino per la fatica di mettere a fuoco da quell'altezza. Ad un certo punto, semplicemente, i rumori scompaiono, e rimango nuovamente sola con il battito del mio cuore come unico compagno. Dannazione.
Ma come diavolo ha fatto?
Mi chiedo, digrignando i denti. Me la sono fatta scappare sotto il naso, e non sono stata capace nemmeno di vederla! Sento una rabbia cieca invadermi, un sentimento che non si ritira nemmeno quando cerco di sopirlo con inutili giustificazioni. Digrigno i denti e, in un terribile attimo di consapevolezza, capisco di odiarla.
Per colpa sua gli sponsor mi vedranno come l'incapace che ho finto di essere per troppo tempo, cancellando tutti i miei sforzi per farli ricredere.
Per colpa sua ho passato un intero pomeriggio ad inseguire un'ombra, per colpa sua sono sull'orlo di una crisi di nervi, e sempre per colpa sua sto per svenire a più di sei mentri d'altezza, stremata dalla sete.
Vengo divorata dalla rabbia, dalla sete di vendetta, ma soprattutto dal fuoco che ardeva da tempo nella mia gola, il quale si espande al resto del corpo. Così, all'improvviso, mi visualizzo mentre la uccido.
La mia ascia disegna segni rossi sul suo petto, il pugnale incide nuove linee sulla sua pelle di porcellana, deturpando quelle fattezze così ammirate dal pubblico. Il suo volto diventa violaceo sotto la stretta delle mie dita, e sento il suo corpo caldo dibattersi sotto di me, in cerca di una via di fuga inesistente. Stavolta gli sponsor non possono aiutarla, stavolta il suo cuore pulsante in procinto di esalare gli ultimi battiti è tra le mie mani, e il suo sangue cola copioso sui miei avambracci.
Ed è tutto così vero, così reale, così appagante, che per un attimo credo davvero di trovarmi accanto al suo corpo senza vita, reso irriconoscibile dalla mia furia. E io, da brava assassina quale sono diventata, davanti a questa nuova vittoria rido. Una risata cupa, folle, una risata inquietante che non mi appartiene.
È il dolore a riportarmi alla realtà e, per una volta, lo accolgo a braccia aperte. Spalanco gli occhi e mi accorgo di avere il fiato grosso, quasi mi fossi appena svegliata da un incubo. Sono ancora accovacciata su un ramo, in precario equilibrio, con le unghie della mano destra affondate la corteccia del tronco, quasi fosse burro. Sorpresa le stacco improvvisamente e capisco che, se non voglio cadere da quell'altezza vertiginosa, devo immediatamente scendere da quel maledetto albero. Con estrema fatica riesco a scendere di qualche braccio ma, a circa due metri da terra, perdo la presa su un ramo e cado con un tonfo, per fortuna senza gravi conseguenze. Le ossa sono doloranti, i muscoli mi dolgono in maniera impressionante, e il fuoco che ardeva nella mia gola non si è affatto domato, anzi, sembra essersi acceso di nuova vita. Mi trascino fino al tronco massiccio di un albero, e vi appoggio la schiena non senza fatica.
Va tutto bene, è stata solo un'allucinazione. Tu non sei così, penso, cercando di convincere me stessa. Stai forse negando di aver ucciso quattro persone? Mi chidede una voce nella mia testa, con cattiveria. Serro le palpebre e mi copro il volto con le mani, cercando di recuperare la lucidità.
Io non sono un mostro, io uccido per necessità, non per piacere.
Sento le lacrime pizzicarmi gli angoli degli occhi, e le ricaccio con foga, offesa dalla mia debolezza.
Per la prima volta nella mia vita ho paura, paura della persona che potrei diventare se uscissi viva da questa arena. Cosa ne rimarrebbe della ragazzina cresciuta nel distretto sette che, oltre ad essere stata allenata per gli hunger games, aveva anche degli amici? Diventerei una brutale assassina incapace di provare emozioni? Oppure tenterei di affogare il senso di vuoto lasciato dall'omicidio nell'alcool o nella morfamina, come il mentore perennemente ubriaco del distretto dodici o quelli del sei, che si reggono in piedi a stento? Sinceramente, delle due opzioni preferisco la prima.
Credo sia meglio non provare niente, piuttosto che morire dilaniati dal dolore.
Stringo con forza le dita sulla mia fronte, tentado di schiacciare come insetti quegli stupidi pensieri, anche se non cesseranno mai di ronzare nella mia testa.
Fantastico, adesso tutta Panem avrà gli occhi puntati sulla rivelazione del distretto sette che sta impazzendo in diretta tv. Sospiro affranta e mi sollevo a fatica, consapevole del fatto che rimanere seduta in mezzo al nulla non placherà la mia sete. Ricomincio a camminare nella stessa direzione in cui stavo avanzando, perché tornare indietro sarebbe inutile, non avendo ancora incontrato alcun corso d'acqua. Muovo un passo dopo l'altro, con il cuore appesantito dall'incertezza che mi trascino appresso.
È impossibile che decidano di farmi morire di sete, decisamente . È noioso vedere una ragazza assetata in cerca di acqua che cade a terra disidratata, mi dico.
Ma allora perché a sera non sono più in grado di muovermi e sono costretta ad abbandonarmi su un tappeto di aghi di pino?
Il sudore mi imperla la fronte, e mi asciugo quelle stupide goccioline con il dorso della mano. Sfilo i guanti con rabbia, e li getto nello zaino senza curarmi del fatto che qualcuno potrebbe vedermi, rimanendo così allo scoperto. I miei sponsor hanno abbastanza soldi per mandarmi degli stupidi accessori, ma non capiscono che ho bisogno di acqua. Devono essermi capitati i più grandi idioti di Capitol City, poco ma sicuro. Le palpebre si chiudono contro la mia volontà, e nemmeno un colpo inatteso di cannone riesce a riportarmi alla realtà. Scivolo in un sonno agitato e accompagnato da terribili incubi, incapace di tenere gli occhi aperti per scoprire il nome della nuova vittima della società.

Vengo svegliata alle luci dell'alba da forti crampi allo stomaco, che sembra contorcersi per i troppi pasti mancati. Non sono decisamente in grado di prendere l'arco e andare a caccia, per questo mi limito ad alzarmi barcollando e a progettare una nuova giornata in cerca d'acqua. Con estrema fatica riesco ad estrarre l'ascia dalla cintura e a scagliarla contro un ramo, per fabbricare un bastone cui appoggiarmi. Riprendo a camminare e, senza fermarmi, mastico alcune bacche sottratte ai due ragazzi del distretto nove, che però non riescono a spegnere il bruciore della mia gola.
Dopo un paio d'ore di vagabondaggi infruttuosi, inizio a sentire un rumore continuo e scrosciante, e mi permetto di essere ottimista. È acqua, di sicuro.
Il fiume dev'essere abbastanza vicino, ma la fretta e l'eccitazione di questa nuova scoperta si sommano alla stanchezza, facendomi inciampare più e più volte nonostante mi aiuti con il bastone. Alla fine, dopo circa quattro rovinose cadute in cui la mia mascella ha urtato dolorosamente contro il terreno che sta diventando sassoso, decido di continuare a gattoni, mossa solamente dall'istinto di sopravvivenza.
La mia lingua di carta vetrata continua a urtare il palato ormai secco, mentre gli occhi si chiudono, riducendosi a due piccole fessure.
Mi accorgo di aver raggiunto la mia meta solamente quando sento l'acqua lambirmi le mani e le ginocchia e, con un ultimo sforzo che sembra prosciugarmi, mi spingo verso un punto più profondo. Mi immergo completamente, felicissima di aver finalmente trovato un fiume ma anche preoccupata, perché quell'acqua non posso di certo berla. Sono costretta a sciacquarmi la bocca e a sputarla, perché potrebbe anche non essere potabile.
Proprio mentre valuto se sia meglio morire di sete o rischiare un avvelenamento per colpa dei batteri che popolano il fiume, un tuono squarcia la quiete di quel luogo pacifico, e la pioggia inizia a cadere. Dapprima sono solamente poche gocce, delicate e piacevoli a contatto con la pelle. Ma, nel giro di pochi secondi, quella pioggerellina si trasforma in un acquazzone vero e proprio: non riesco a vedere ad un palmo dal naso, e sembra quasi che l'acqua arrivi a secchiate. Eppure, nonostante sia decisamente troppo invasiva, sono felice di alzare il volto e berne il più possibile, quasi fino a soffocarmi. L'acqua scende nella mia gola arida dolce come miele, e sembra lenire le ferite lasciate dalla sete.
Fantastico, volevano solo divertirsi vedendomi strisciare in preda ad una disidratazione imminente, penso con rabbia. Ma, proprio mentre sto per uscire dall'acqua per cercare riparo, lo vedo.
Appoggia le zampe su una roccia che si protende verso il fiume, e mostra denti bianchi e affilati, quasi volesse dimostrarmi che é più forte ancora prima di attaccarmi. La pioggia ha fatto aderire il suo pelo corto e marroncino all'immenso corpo, e sembra deciso a farmi pagare cara questa piccola invasione nel suo territorio.
La sete era solo un pretesto, solo un modo per farmi uscire allo scoperto, realizzo con orrore.
Quello che volevano offrire era uno spettacolo molto più esaltante, che terrà tutti incollati al televisore.
Bisogna ammetterlo, non capita tutti i giorni di vedere un tributo sbranato da un puma rabbioso.




My space:
Tan tan tan taaaaan. *musichetta inquietante*
Vi ho sorprese almeno un pochino pochino? spero proprio di si uu
ho deciso di postare perchè ho visto tuuuutte quelle recensioni incoraggianti allo scorso capitolo, e così ho rubato il computer a mio zio. *risata malefica*
Comunque! questo capitolo si è praticamente scritto da solo, lol.
Non so, l'allucinazione... seriamente, non sapevo dove volevo andare a parare mentre la scrivevo.
però, nel complesso, non mi dispiace. Ma deve piacere a voi, non a me e-e quindi fatemi sapere cosa ne pensate, perfavore :')
Poooi, se vi va di passare dalla mia os su Annie sappiate che è sempre qui:

insomma, non scappa. (?)
Detto questo... vi avverto che nel prossimo capitolo accadrà una cosa molto importante kerfgrkvgtwirutvg quindi rimanete sintonizzati e non perdetevi il nuovo episodio prossimamente in onda su questo canale.
Passo e chiudo! (?)
Bascii, medusa c:

 


mMymaixg 

Ritorna all'indice


Capitolo 11
*** Capitolo dieci, La verità ***



Capitolo dieci,

La verità.
 

Il puma mi fissa con fare minaccioso e muove un passo nella mia direzione, scoprendo una nuova fila di denti affilati come rasoi. Porto una mano alla cintura con lentezza, sperando di riuscire ad afferrare l'ascia e di sorprenderlo con un rapido fendente, ma l'unica cosa che incontro è la lama del pugnale.
Il panico inizia ad invadermi le membra e sposto velocemente la mano lungo il fianco, con il fiato grosso. L'acqua mi arriva alla vita e rallenta i miei movimenti, inoltre la stanchezza non mi permette di agire come vorrei. Abbasso la testa di scatto e, ignorando la nausea, riesco a scorgere il luccichio della spessa lama dell'ascia sott'acqua, accanto ai miei piedi.
Devo riprenderela, assolutamente. Ho gli occhi fissi in quelli dell'animale che, non appena nota che mi sto muovendo, ruggisce con cattiveria.
-Va bene, va bene-dico in un soffio, alzando le braccia in segno di resa. Il puma sembra calmarsi e rilassa i muscoli dell'orribile muso, ma i suoi occhi continuano ad ardere di una furia omicida. Provo a muovere qualche passo verso la riva, ma avanza nella mia direzione, mettendo le zampe in acqua. Estraggo il coltello con stizza, stando attenta a non spaventarlo: probabilmente non servirà a niente, ma è meglio andarsene combattendo piuttosto che sottomettersi a Capitol City.
Non appena scorge la lama scivolare fuori dal fodero inizia a correre, muovendosi nell'acqua con una rapidità impressionante. Sento gli occhi farsi grandi di paura e, senza distogliere lo sguardo dall'animale, arranco verso la riva, consapevole di non avere alcuna possibilità nel caso lo scontro si svolgesse in acqua.
La pioggia mi ferisce gli occhi, e non riesco a vedere dove metto i piedi: avverto solo la presenza di una roccia particolarmente scivolosa, e cado nel punto dove l'acqua è più bassa. Il cranio urta violentemente contro il fondale sassoso, e sento un dolore lancinante alla tempia destra. La vista inizia a farsi appannata, e capisco che sono in procinto di svenire.
Mi mordo l'interno della guancia per cercare di rimanere coscente, e ben presto il sapore ferruginoso del sangue mi invade la bocca. Non adesso, non adesso!
Mi volto verso l'animale, giusto in tempo per vederlo alzare una zampa e lasciarla cadere contro il mio volto. Cerco di ripararmi con le braccia, ma gli arrigli del puma si conficcano nella carne, facendomi urlare di dolore: è come se gli arti superiori stessero andando a fuoco, ed è grottesco, visto che sono immersa nell'acqua. Cerco nuovamente di raggiungere la riva aiutandomi con i gomiti, che urlano di dolore ogni volta che toccano il fondale ormai basso. L'animale ruggisce e, in un gesto disperato, recupero il coltello e miro alla sua gola, spessa e resistente come il tronco di un albero. La lama rimane incastrata nella sua carne dura e muscolosa, ma la ferita non sembra scalfirlo: si limita a scuotere la testa infastidito e a spalancare le fauci, prima di abbassare la testa su di me oscurando la luce del sole.
Allora è così la morte. Vagare per sempre nell'oscurità più totale, con la bruciante consapevolezza di aver fallito,penso. Te ne vai quando capisci di non contare niente, di essere solo una pedina dei loro giochi. Fate solo che sia veloce, per favore.
Deglutisco e serro le palpebre perché, nonostante tutto, non sono abbastanza coraggiosa da guardare la morte in faccia. Rimango solo una stupida ragazzina che pensava di poter cambiare il mondo, e che é morta capendo di non aver combinato nulla.
Aspetto che le sue fauci si chiudano sul mio petto, ma ciò che sento è solamente un rantolo sommesso e dolorante, emesso dall'animale davanti a me. Quando trovo il coraggio di aprire gli occhi, scorgo la lama di una spada di un rosso brillante fuoriuscire dal suo ventre, e una cascata di sangue riversarsi sulle mie gambe. Cerco di alzarmi, o almeno di rotolare di lato per evitare che mi schiacci con la sua mole, ma, non appena sposto il braccio destro, sento le forze venirmi meno.
E, improvvisa come uno schiaffo, sento la voce di mia madre. "Mi hai delusa Johanna, anni e anni passati ad addestrare un'incapace."
No mamma, non è vero!Vorrei dirle che non è stata colpa mia, che mi dispiace, che anche io mi odio per aver fallito, e non c'è niente di peggio che saperla delusa.
Invece svengo, e la dolcezza dell'oscurità ha la meglio sulle mie pallide giustificazioni, che vengono cancellate da un soffio di vento come orme sulla sabbia.
 
Momenti di incoscienza si alternano ad altri di lucidità, in cui l'unica cosa che riesco a capire è che la ferita alla testa è stata lavata e fasciata. Ogni tanto avverto dell'acqua scivolarmi docile nella gola, e lacrime sgorgare lente lungo le guance.
Volevo morire, perché sono ancora qui?
La vita sa essere crudele, quando ha in serbo per te un destino scritto di sangue.
E poi ci sono gli incubi. Incubi dove sono legata ad un palo e la febbre mi divora, scatenando un terribile rogo. Altri dove vengo lapidata e, nonostante mi copra le orecchie con le mani, non riesco a sfuggire alle accuse della gente.
Assassina,mi chiamano. Vogliono lavare il sangue degli innocenti con quello dei sopravvissuti, ma non si rendono conto che si stanno macchiando a loro volta. E le pietre mi cercano, trovano i punti scoperti, colpiscono. Forte, come le verità non dette.
La prima, che distrugge il cuore con una forza inaudita.
La verità è che niente tornerà come prima nel caso uscissi viva da quest'arena, Johanna.
La seconda, che apre una crepa nella mia anima.
La verità è che tu sei sempre stata diversa dagli altri bambini, più cattiva, più portata per l'omicidio. Credi davvero di essere così diversa da Drake, Johanna?
E la terza, la pietra più pesante, quella che cadeva sempre come un macigno nel silenzio di una perfezione sintetica. Quella che manda tutto in frantumi, e calpesta i pezzi per evitare di farli ricomporre.
La verità è che lui non amava tua madre, l'ha solo usata. Ti ha odiata Johanna, dalla prima volta che ha incrociato il tuo sguardo.Ed è colpa tua, Johanna, solo colpa tua!
-Johanna, Johanna!- questa volta lo schiaffo è reale. Sento chiaramente la guancia andare in fiamme, sotto le lacrime calde e salate. Cerco di sollevarmi e, dopo parecchi tentativi, mi metto seduta, pur non riuscendo ad aprire gli occhi.
-Come sai il mio nome?- domando con voce roca, senza preoccuparmi di controllare chi sia il nuovo nemico che, sicuramente, non riuscirò a battere. Non nelle mie condizioni. Mi prendo la testa tra le mani, massaggiandomi la fronte e cercando di ricordare come sono arrivata in questo posto umido e buio.
Una risata cristallina rompe il silenzio, e mi scatena un mal di testa martellante.
-Ricordo solamente i nomi dei nemici che considero pericolosi-risponde, con fare divertito. La ragazza -dalla voce deduco che sia una femmina- appoggia delicatamente una mano sulla mia fronte, e mi spinge a terra, costringendomi a tornare sdraiata. Non ricevendo risposta, inizia a fischiettare, mentre armeggia con le bende strette attorno alle mie braccia. Dopo qualche secondo sposta la sua attenzione alla ferita sulla tempia, e la sento trasalire. -Senti Johanna... Posso chiamarti Joh?- dice, inginocchiandosi al mio fianco.
-No.-Solo mia madre mi chiama Joh, di certo non una sconosciuta qualsiasi che, per qualche strano motivo, ha deciso di curarmi. La ragazza ride nuovamente, decidendo di ignorare quanto ho appena detto. -Va bene, Joh. Ti dicevo, abbiamo un piccolo problema- deglutisce, tornando improvvisamente seria. Muovo impercettibilmente la testa incitandola a continuare, e mi strofino gli occhi con le mani per convincerli ad aprirsi. -Le bende potrebbero essersi attaccate alla ferita, quindi ti farò un po' male. Cerca di non urlare, altrimenti rischiamo di farci trovare- spiega, con un tono di voce dolce e carezzevole. Annuisco, e per un attimo mi sembra di essere tornata bambina, con mia madre che mi guarisce i calli sulle mani causati dall'ascia e dall'arco.
-Così da brava. Ah, cos'è quella sulla guancia? Le brave bambine non piangono Joh, te l'ho già detto- mi rimproverava, con fare gentile. Io sorridevo tra le lacrime, e mi guardavo le mani insanguinate, che gemevano al contatto con il disinfettante.
Il dolore mi strappa con forza ai ricordi, costringendomi a tornare ad una realtà buia e grigia, a cui non vorrei appartenere. E, ignorando le raccomandazioni, urlo, perché il dolore è insopportabile. È come se mi stessero staccando la pelle viva, come se il fuoco mi stesse divorando il cervello. Mi sollevo di scatto e spalanco gli occhi, che si riabituano lentamente a stare aperti. Il pulviscolo presente nell'aria li ferisce e mi costringe a ridurli a due fessure, ma riesco comunque a vedere la ragazza al mio fianco. Capelli lunghi e ramati, che ricadono dolcemente sulle spalle. Occhi scuri ma stranamente luminosi, che completano un volto pallido e magro.
-Lauren- sussurro, cercando inutilmente l'ascia al mio fianco. Non trovo nemmeno la cintura, di certo deve avermela tolta mentre dormivo. Mi guarda con aria delusa e si gratta le testa, dopodiché lascia ricadere le braccia lungo i fianchi.
-Ti avevo detto di non urlare!-
 
-Niente, te l'ho già detto- mi assicura per l'ennesima volta, porgendomi un panino caldo e morbido, che sembra essere appena sfornato. Tendo il braccio destro e, non senza fatica, riesco ad afferrarlo e portarlo alla bocca. È ancora più buono di quanto non sembrasse, forse perché non mangio qualcosa del genere da quando sono entrata nell'arena.
-Nemmeno sott'acqua?-domando speranzosa. Non può essere sparita...
Lauren alza le spalle, estraendo da uno zainetto un contenitore pieno di carne dall'aria succulenta. -Pioveva troppo per mettersi a cercare in giro gli oggetti che avevi seminato. E poi avevo altre priorità, piuttosto che cercare un'ascia- ribatte, accennando alle mie braccia fasciate e alla tempia ferita. Fantastico, adesso sono disarmata e ferita nella tana del nemico. Potrebbe andare peggio?
Abbasso lo sguardo sulle mie gambe strette in una coperta di lana, e inizio ad accarezzarne un lembo. Quando sollevo la testa e torno a guardare Lauren, ho finalmente trovato il coraggio di fare la domanda che mi preme sulle labbra da quando mi sono svegliata. -Perché non mi hai lasciata morire?-
Le mie parole cadono nel silenzio di quella grotta piuttosto angusta, ubicata chissà dove. Lei si limita a sorridere, senza smettere di mangiare. -Se la vita ti offre un dono, non credi sia meglio accettarlo senza troppi perché, piuttosto che attendere una spiegazione che forse non arriverà mai?- dice con fare retorico, sollevando con cura il coperchio del contenitore di plastica. -Mi risulta che il dono in questione non me l'abbia fatto la vita, ma una perfetta sconosciuta che in teoria dovrebbe uccidermi- la correggo, inarcando un sopracciglio. Insomma, potrei anche capirla se avesse ucciso il puma e poi mi avesse abbandonata sulla riva, per evitare che mi sbranasse. Sarebbe stato comunque un bel gesto, dettato dalla pietà. Ma portarmi nel suo nascondiglio, curarmi e poi sfamarmi, non ha davvero senso.
Appoggia a terra il contenitore e si inginocchia di fronte a me, arrivando alla mia altezza. -La verità è che mi piaci, Joh. E poi direi che è meglio stare dalla stessa parte di una ragazza in grado di scagliare l'ascia contro il tuo collo e staccarti di netto la testa- spiega, aggiungendo una delle sue solite risate. Trasalgo, mentre si mette a fare un elenco delle abilità che non ho mai mostrato. La interrompo dopo qualche secondo, cercando di capire su cosa si basino le sue scoperte.
-Per favore. Ti ho visto uccidere un ragazzo più alto e muscoloso di te con un coltello da lancio dalla lama sottilissima, non penserai di darmi a bere la storiella della pazza del distretto sette!- dice con un gesto di noncuranza. Deglutisco. -Intendi quello del quattro?- domando, intimorita dal suo arsenale di informazioni sul mio conto. Lauren annuisce, infilandosi in bocca un pezzo di carne e allungandomi il contenitore.-A proposito del coltello, sarebbe mio e mi piacerebbe riaverlo- dice mentre fisso con interesse morboso la carne. Alzo lo sguardo e la guardo con aria interrogativa, confusa. L'ho trovato assieme a quella ragazzina ferita, ed è con quello che ho ucciso per la prima volta.
In risposta alla mia domanda silenziosa, si sbottona una specie di gilet allacciato sul petto e mi mostra l'interno, che presenta una marea di coltelli da lancio di varie dimensioni, tutti affilati e letali. Indica uno spazio vuoto che stona tra le lame brillanti e sorride della mia aria sorpresa.-Non so nemmeno dove sia finito...- obbietto.
-Ho messo la tua roba in un angolo, non ho toccato niente-mi tranquillizza, mostrandomi lo zaino vede con un coltello rosso di sangue appoggiatovi sopra. Poi si alza di colpo, facendomi sobbalzare, e sparisce nel buio addentrandosi nella grotta. Per qualche minuto mi giunge un cozzare indistinto di lame, poi un tonfo sordo seguito da un silenzio che mi fa credere di essere rimasta sola. Magari è caduta su un coltello ed è morta, mi dico.
Sono quasi tentata di andare a controllare, quando Lauren ricompare brandendo un'ascia enorme, con il manico lungo poco meno del suo braccio. -Visto che hai perso la tua ascia, direi che puoi prendere questa- dice, tornando a sedersi accanto a me. Me la piazza tra le mani e sento subito le mie braccia ferite piegarsi sotto il suo peso, ma mi sforzo di non farla cadere. -Tu sei pazza- dico intimorita. -Salvi il tuo nemico, lo curi, lo sfami e, in ultimo lo armi. Cosa speri di ottenere?- domando sinceramente preoccupata, guardandola negli occhi.
Sorride, questa volta con freddezza. -Oh, ma noi non siamo nemiche. Alleate, giusto?- dice, con un tono di voce spietato così diverso dal solito, che non ammette repliche. Mi costringo ad annuire, consapevole del fatto che potrebbe uccidermi da un momento all'altro se solo le venisse voglia. Sul suo viso compare di nuovo un sorriso radioso, e mi porge per l'ennesima volta il contenitore. -Un po' di carne di puma?-
 
 

 

My space:
Ok, no. Io faccio schifo. Ma schifo schifo D:
Lo so, ci ho messo una vita ad aggiornare, ma... Oggi ho iniziato la scuola, e speravo di ricevere qualche commento per tirarmi su!
Che sceeeema. Vabbeh, spero che il capitolo vi piaccia! Scommetto che avevate già capito che la "salvatrice" era Lauren :'D
É un po' strana, lo ammetto, lol. Ma vedrete che non è poi troppo male... Insomma, a me piace *u* ma mi sembra normale, visto che l'ho creata io :')
Uff, ho anche sonno. (?).

Comunque! Volevo pubblicizzare questa ff che ho iniziato a leggere poco tempo fa, si intitola “while your lips are still red” ed è un “what if?” che parla dei 100esimi hunger games. Io la trovo molto interessante e ben scritta, inoltre i personaggi sono caratterizzati benissimo, sembra quasi di vederli! Davvero, io la adoro.

E secondo me merita più recensioni cwc spero di avervi incurisite, nel caso vi lascio il banner (che ho appena terminato, lool) e potete arrivare alla storia cliccandoci sopra :)

  
 
Basta, è meglio che me ne vada! Spero di riuscire ad aggiornare presto, nonostante la scuola e la stanchezza lool 
fatemi sapere se la "sorpresa" vi è piaciuta :D
Grazie per aver letto il capitolo ( che è lungo luuungo )  ♥
Bascii, medusina c: 




Ps. Buooona la carne di puma, vero Joh? (?)

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=1159704