La vie c'est fantastique avec toi.

di maavors
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Lione ***
Capitolo 2: *** La pluie ***
Capitolo 3: *** Cenerentola, il ragazzo misterioso. ***



Capitolo 1
*** Lione ***





Ho scelto con cura ogni particolare della mia casa, e sono particolarmente fiera del risultato finale. È tutta bianca, esattamente come piace a me, ogni dettaglio in blu: il mio colore preferito. Dalle grandi finestre entra la luce, ho sempre amato le case piene di finestre. È una giornata da classificare in quelle perfette: un briciolo di sole coperto da nuvole grige, nell'aria l'odore della pioggia. Adoro la pioggia, aiuta a pensare.
Lancio un'occhiata all'orologio che segna le nove in punto.
È tardissimo. Corro velocemente nella mia stanza, prendo una camicia bianca che abbino a dei pantaloni blu. Mi trucco in meno di cinque minuti. Probabilmente se non fossi partita per Lione, e fossi rimasta a Roma dai miei genitori ora sarei una make-up artist, invece ora sono una studentessa universitaria. Studio, studio sempre. Costantemente tutti i giorni. Il mio obbiettivo sin da piccola: lo studio. Così, dopo nemmeno tre mesi dal diploma parto. A tutti dissi che sarei tornata per l'inizio di Settembre, ma non fu così. Infondo, l'ho sempre saputo.
L'inizio fu difficile, poi mi adeguai. Vinsi borse di studio che mi permisero di vivere per i primi tempi, poi mi trovai un lavoro, la commessa presso un bella boutique nel centro di Lione. E da lì la strada fu tutta in discesa. Trovai una casa in Rue Denis, che è a pochi minuti dall'Université Lumiere.
Ho lezione alle nove e quarantacinque minuti ma so di essere in netto ritardo perchè in quei giorni la strada che mi permette di raggiungere l'Università è chiusa, e devo passare davanti al centro sportivo del Lione.
Amo il calcio alla follia, quando ero in Italia la settimana ruotava intorno al week-end. Non programmavo niente per il sabato sera e la domenica alle tre. Solo calcio. Iniziai ad appassionarsi di calcio alla fine della quinta elementare, quando mi piacque il primo ragazzo. Mi feci regalare l'album delle figure dai genitori, così anche io potevo scambiarle con tutti i ragazzi. Inizialmente ero a disagio, infondo non ne sapevo niente, poi mio padre vedendomi appassionata mi inisegnò le regole e tutto quello che c'era da sapere sul quel grande mondo che è il calcio.
Prendo le chiavi che tengo sempre vicino la porta, su un mobiletto bianco lucido insieme alle scartoffie.
Scendo in strada e apro la macchina da lontano.
La mia macchina è la prima cosa che ho acquistato con i miei soldi in Francia, la presi usata, costava meno, ma era in ottimo stato.
Metto in moto. Quando ero piccola soffrivo di macchina, il mio babbo mi diceva sempre che quando avrei guidato non ci avrei più sofferto. Non sapevo se lo diceva per farmi stare meglio o se era la verità. Il mio primo giro in automobile lo feci con lui, e non mi sentì male, fui soddisfatta.
Feccio appena 800 mentri, poi in Rue du Vercors mi devo fermare per più di quindici minuti.
Finalmente il traffico si sblocca e posso procedere verso Rue de l'Université. Arrivo con dieci minuti di anticipo, così mi avvio per il bar che si trova proprio davanti l'Università
Ordino un succo al barista e mentre aspetto di essere servita apro la borsa e cerco i fogli con gli appunti della lezione precedente.
Appena inizio a leggere vengo interrotta dalla mia amica Amelie che mi saluta dall'entrata. Amelie non è francese, ma sua madre amava la Francia. L'ho conosciuta all'Università, lei frequenta da più tempo il mio corso, ma non ha ancora finito, segue le lezioni solo per far contenta la madre. Vuole diventare una ballerina, e della letteratura non gliene importa molto.

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Capitolo 2
*** La pluie ***


 

-Buongiorno,- esclama Amelie -questa mattina sei venuta presto!- conclude con un sorriso.
-Sì, ero convinta di far tardi, ma ho fatto prima del previsto-
-A che ora finisci?-
-Non lo so, credo per le dodici-
-Perfetto, allora pranziamo assieme!-
-No, non posso. Devo lavorare..-
-Lavoro, lavoro, lavoro! Pensi solo a quello! Quando lo troverai un fidanzato se non fai altro?-
-Per il momento non è quello il mio obbiettivo, dai andiamo che si fa tardi- taglio il discorso così non devo giustificarmi anche con lei.
Appena uscite dal bar, inizia lentamente a piovere. -Acceleriamo il passo, non voglio arrivare bagnata- dico ad Amelie mentre camminiamo.
Alle dodici in punto la lezione termina così mi incammino verso la macchina. Ci trovo appoggiato Eric, -Buongiorno bellezza, dove ti porto?- dice con voce ammiccante
-Da nessuna parte, sto andando a lavoro e come vedi una macchina ce l'ho- rispondo seccata. Eric invece l'ho conosciuto due mesi fa, e da quella sera è diventato la mia ombra, ce l'ho sempre tra i piedi.

Entro in macchina ma mi bussa dal finestrino così lo abbasso -Che c'è?- chiedo scortesemente -Quando usciamo?- non rispondo, alzo il finestrino e metto in moto. Un po' mi dispiace lasciarlo lì, ma proprio non posso incasinarmi la testa ora. Mi hanno appena annunciato che tra un mese devo dare un esame e sono troppo indietro.

Arrivo al negozio e prima di scendere dalla macchina prendo un po' di libri così posso studiare mentre non c'è nessuno. Quando apro lo sportello mi accorgo che qui ha piovuto molto, infatti è pieno di pozzanghere e devo stare attenta a dove mettere i piedi se non voglio arrivare a lavoro bagnata.

Con la testa bassa attenta a dove camminare non mi accorgo nemmeno della gente che mi passa vicino.

Sento una botta ed io e i libri cadiamo a terra, per fortuna non è bagnato. Cosa è stato?

Davanti a me c'è un ragazzo. Lui non è caduto, si sta toccando la fronte. Ora mi ha vista, infatti mi tende una mano, non la accetto. Devo recuperare i libri, si china e mi aiuta. Poi mi rioffre la mano, questa volta accetto.

-Scusami, non ti ho proprio vista- appena sono di fronte a lui da bravo francese si scusa, -Nemmeno io ti ho visto- cerco di rimediare, non sono stata molto gentile.

-Comunque io sono Miralem- sfoggia un sorriso.

-Io sono Emma- sono in netto ritardo devo tagliare corto. -Emma e...?- chiede -Emma è in ritardo, scusa ancora Miralem mi dispiace- scappo verso il negozio.

-Buongiorno, scusate per il ritardo, ma ho appena fatto un incidente qui fuori con un tizio- sto parlando da sola perchè le mie colleghe sono in un altro mondo -Ehyy?? Ci siete?- chiedo.

-Ti sei persa una cosa incredibile- Sarah, l'unica che si è ripresa riesce a dire solo queste parole. Ora sono curiosa -Che mi sono persa?-

-Pjanic, il giocatore del Lione. Dentro il nostro negozio- Yvonne sputa il rospo.

Non so chi sia, non seguo il calcio francese. Devo avere un punto interrogativo stampato sul volto perchè Yvonne si avvicina e mi da un pizzicotto sulla guancia. -Amore, anche io non seguo il calcio, ma i calciatori sì. E quello era un calciatore. Un calciatore single. Un calciatore bello. Nel negozio- mi scrollo le sue mani di dosso.

-Va bene, poteva essere anche Del Piero, ma questo non mi aiuterà con il mio esame del mese prossimo- mi avvicino alla zona cassa e tiro fuori i libri, poi cerco nella borsa il telefono, devo chiamare Amelie. Voglio sapere se anche lei ha il mio stesso esame. Un brutto sospetto mi assale. Non trovo il telefono. Non trovo il telefono. NON TROVO IL TELEFONO. Esco di corsa dal negozio, credo mi sia caduto quando mi sono scontrata con quel ragazzo. Se ho fortuna lo trovo ancora lì. Niente, non c'è.

Torno sconsolata nel negozio. -Che succedere?- chiede Sarah -Ho perso il telefono- abbasso lo sguardo.

-Chiamalo- risponde a tono.

Mi avvicino al telefono del negozio e compongo velocemente il numero. Tuuu. Tuuu. Tuuu.

-Pronto?- c'è una voce dall'altra parte -Devi essere Emma in ritardo- sorrido.

 

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Capitolo 3
*** Cenerentola, il ragazzo misterioso. ***


-Sì sono io- accenno una risata e anche lui ride. -Ti volevo dire che ti era caduto il cellulare ma eri già scappata via, tipo Cenerentola!- afferma -Tipo Cenerentola?- sono perplessa.
-Sì dai c'è affinità. La scarpetta lei, il cellulare te- sembra convinto di quello che dice. -Sì, tipo Cenerentola- lo assecondo -quando ci possiamo incontrare?- cerco di tagliare corto -Ci stai provando Emma?-
-No, rivoglio il mio telefono Miralem-
-Ahh, sì. Se vuoi tra dieci minuti mi trovi dove ci siamo scontrati- cerco di rispondere ma lui ha attaccato.
Che ragazzo strano, prima Cenerentola poi mi attacca il telefono in faccia, ma tutti io li devo trovare?
Chiedo a Sarah di poter andare a recuperare il telefono; sono in anticipo di cinque minuti.
Alzo gli occhi al cielo, sicuramente pioverà anche domani. Ci sono dei nuvoloni neri all'orizzonte.
Sono immersa nei miei pensieri quando il ragazzo dello scontro si avvicina.
-Ehy Cenerentola!- sfoggia un sorriso meraviglioso -Ehy ciao- restiamo trenta secondi buoni a fissarci.  
-Ho quello che ti serve- rompe il ghiaccio -Sembra che tu mi stia vendendo cocaina, ehy aspetta non è che sei un trafficante?- cerco di essere più ironica possibile, ridiamo. Mi infila il telefono in tasca e si allontana.
-Ciao Cenerentola- che ragazzo strano.
Mi incammino verso il negozio, e sento che la mia tasca vibra. -Pronto?- rispondo al numero sconosciuto -Cenerentola ti dispiace se ho preso il tuo numero?- attacca.
Proprio in quel momento entro nel negozio e la mia faccia deve avere un so che di strano perchè Yvonne viene vicino a me –Tutto bene? L’hai trovato?- sto ancora pensando al ragazzo misterioso e ignoro completamente le attenzioni delle mie amiche.
La giornata passa velocemente, come al solito. Gente che entra, gente che esce, gente che acquista e chi guarda solo.
-Ragazze vado a prendere un caffè, ve ne porto una tazza?-
-Certo!- esclamano tutte in coro, come se si fossero sincronizzate.
Esco dal negozio e mi incammino verso il bar che si trova solamente a due isolati di distanza.
-Buongiorno, potrebbe farmi tre caffè da portar via?- il barista annuisce e si mette a preparare le tre bevande.
Mi appoggio al bancone e il mio pensiero va al ragazzo misterioso, chi era?
Aveva un viso così dolce. I miei pensieri sono interrotti dal barista che mi porge il vassoio con le tazze, pago e vado via.
 
-Certo che hai proprio una sfiga pazzesca!- Yvonne appoggiata al bancone mi punta l’indice contro.
-Che ho fatto?- chiedo incuriosita. –No, la domanda giusta da pormi è “Cosa non ho visto?”-
Riformulo la domanda seguendo il su consiglio –Cosa non ho visto?-
-Allora, sai quel bel calciatore che è entrato oggi nel negozio?- sbuffo e cerco di interromperla ma lei continua –E’ tornato, e già, e tu non hai visto niente! Ahahaha- non si limita a raccontare quanto fossi “sfigata” ma ride anche, quando fa così non la sopporto proprio. –Come ti ho già detto. Se questo fantomatico ragazzo fosse stato Del Piero avrei rosicato da morire, ma visto che non lo conosco nemmeno mi chiedo come la cosa mi possa toccare-
Cerco di chiarire una volta per tutte la mia posizione su questa situazione.
-Sì, dicono tutte così. Comunque grazie per il caffè- mi sfila una tazza dal vassoio.
 
In un attimo si fanno le 19 e iniziamo la chiusura.
La parte della giornata che preferisco è sicuramente questa. Le strade illuminate, il silenzio. Solo il rumore delle macchine che sfrecciano e le onde del fiume che fanno da cornice a questa città meravigliosa.
Entro in macchina e il Michael Bublè inizia a cantare ‘A song for you’ la mia canzone preferita.
A quest’ora per fortuna le strade di Lione non sono molto trafficate e si percorre bene.
Arrivo in pochi minuti nella mia via e parcheggio sotto casa.
Sto per sfilare le chiavi dal cruscotto quando il mio telefono inizia a suonare. Numero sconosciuto. Sarei tentata di non rispondere ma accetto la chiamata.
-Pronto?-
-Cenerentola, ancora non hai salvato il mio numero?-
-Ancora te? Si può sapere che vuoi ancora?-
-Un appuntamento-
-Ahahahaha- scoppio a ridere –ma fai sempre così oppure sono la sfigata di turno?-
-Se mi scontrassi tutti i giorni con delle ragazze come te allora sarei fortunato, ma per risponderti, no, solitamente non faccio così-
Rimango sconvolta dalla disinvoltura del mio interlocutore, -Bene, allora non iniziare con me. Ciao-
Attacco.
Che ragazzo strano. A volte mi chiedo se ho la calamita per i tipi strani.
Arrivo sul pianerottolo di casa e apro la porta facendo ruotare due volte la chiave.
Oh, casa dolce casa. L’unico posto dove posso stare finalmente in pace.
La mia tranquillità non dura molto, infatti la mia tasca inizia a vibrare. Prendo il cellulare e visualizzo l’ sms appena arrivato, numero sconosciuto, anche se in realtà non è più sconosciuto.
Lo leggo: Dammi una possibilità e ti giuro che non te ne pentirai.
Sorrido e rispondo: Ma non hai nessun altro da torturare?
Ti prego, una possibilità, una sola.
NO!
Per piacere :D :D
Uffa. Domani sera alle 19, dove ci siamo scontrati.
:D
 
Perché ho accettato? Sto diventando matta, ora mi metto a messaggiare con gli sconosciuti.
I miei pensieri vengono interrotti dal rumore della mia pancia, che brontola. In effetti non avevo mangiato nulla, solo il caffè nel pomeriggio. Mi metto ai fornelli, ma come cuoca faccio schifo.
Improvviso una pasta al tonno, anche se non è il massimo.
Mi lavo il viso il make-up scivola via. Mi infilo sotto le coperte pensando a cosa sarei andata incontro il giorno dopo.



Spazio Autrice:
Volevo chiedervi scusa per la lunga assenza. Ma ho avuto dei problemi. Diciamo che mi sono dedicata di più alla lettura che alla scrittura. Però eccomi qui, adesso aggiorno questa storia e aggiorno anche l'altra e cercherò di aggiornare con più frequenza. 
Spero che la storia vi piaccia. Un bacio alla prossima. 

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