perchè mi hai abbandonato?

di kadyia
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1-capitolo ***
Capitolo 2: *** 2-Capitolo ***
Capitolo 3: *** 3-Capitolo ***
Capitolo 4: *** 4-Capitolo ***



Capitolo 1
*** 1-capitolo ***


Nota dell'autrice: eccomi ritornata con una nuova fiction, spero che vi piaccia, commentate numerosi. Un bacione V.V.B. (Kady)

1-capitolo

Era una notte tranquilla, eppure non riesco a dormire. La mia mente vaga tra ricordi passati e memorie lontane.

Otto lunghi anni sono trascorsi, da allora, malgrado ciò non riesco a dimenticare, a darmi pace; mi sento responsabile per quello che è successo.

Tutte le sere, quei maledetti ricordi riaffiorano nella mia mente, impedendomi di dormire.

Mi fa male anche oggi pensare a quei tempi, quando eri con me, ma non riesco a farne a meno, quei ricordi sono parte di me, del mio passato, del mio essere…

Caro diario, sicuramente ti starai chiedendo (Ma questo è pazzo? (Tutti)  non, non è pazzo. Io sono partita col presupposto che, chi scrive il diario, lo consideri una specie di amico, è per questo che si rivolge al diario come se fosse un essere umano… tutto chiaro? (Kady)) che è successo ti così terribile da rimpiangermi così…

Te lo stai domandando vero?

Bene,ora ti racconterò cosa è accaduto, per filo e per segno.

FLASH-BACK

Era una serena giornata di agosto, faceva molto caldo.

Io ero lì, come sempre, a casa di Thakao.

Il cielo era limpido e non c’era neanche una piccola nuvoletta e il sole era già sorto da parecchie ore e per un tipo mattiniero come me, benché convivi già da parecchio tempo con loro, mi sembrano ancora strani i loro orari.

Quello era un giorno che avrebbe segnato per sempre le nostre vite. Era l’onomastico della ribellione dei Neoborg e perciò andava festeggiata.

Dalla mia parte li ho accettati più che volentieri, non sono dei grandi simpaticoni, ma è sempre meglio averli come amici che come nemici.

Comunque, a parte gli scherzi, mi sono sempre piaciuti, forse perché mi diverto un casino, a cercare di strappargli un sorriso e quando ci riesci, ti sembra di aver compiuto chissà quale eroica avventura.

Solo uno non mi è mai andato a genio. Quel Boris. Lui è diverso dagli altri, forse sarà per il fatto che per poco mi ammazzava in quell’incontro.

(Mi riferisco a quell’incontro durante il primo campionato mondiale, quando c’era ancora la Borg, dove Boris, pur di vincere, aveva quasi ammazzato Rei…(Kady))

Saranno anche passati tre anni da allora, ma non gliel’ho ancora perdonato.

Ormai ero stufo di stare a letto, a pensare a quello che sarebbe avvenuto in quella giornata, dato che gira e rigira il mio pensiero ricade sempre su quel russo, per cui mi alzai, non curante di fare rumore, e siccome, non si sono già svegliati, con tutto quel rumore che fanno Thakao, Daici e Hilary che litigano pure mentre dormono, non si sveglieranno certamente per me che mi alzo.

Mi diressi in cucina dove Nonno J, mi offrì un’abbondante colazione e mi chiese, per l’ennesima volta, se mi andava di allenarmi a kendo.

Mangiai con tutta la calma possibile, poi sotto lo sguardo vigile del nonno, scrissi la lista delle cose che occorrevano per la festa.

Dopo poco si presentarono in cucina anche gli altri, fatta eccezione per il nostro lider, che ancora dormiva beato.

Controllai anche con loro la lista, poi me ne andai al centro commerciale.

A metà strada mi fermai sul ponte a guardare l’acqua che scorreva.

Di solito, qui, ci passavo sempre o con i miei amici oppure avevo così tanta fretta che non mi accorgevo neanche di passarci.

L’ultima volta che mi ero fermato a guardare l’acqua, era stato quando Kei era scomparso dopo

l’incontro contro Brooklin; già una volta mi ero preso una cotta per il Dranzerblader, ma poi dopo il suo rifiuto, lasciai perdere. Mi ricordo che passai, qui, un’intera serata, a piangere…

risvegliandomi da quei pensieri, mi resi conto di aver passato un quarto d’ora, quindi mi rimisi in moto per raggiungere il supermercato.

Era quasi deserto, c’era solo qualche anziano, che soffre d’insonnia. In effetti alle otto e mezza di mattina, chi sen non i vecchi, vanno a fare la spesa?

Che ci posso fare, mi sono sempre alzato presto, essendo stato abituati così al mio villaggio, dopo una certa ora non riesco più a dormire.

Avrei dovuto andare al quarto piano, così presi l’ascensore.

Le luci erano spente e l’abitacolo era in penombra, ma mi sembro vuoto.

Mi appoggiai alla parete, aspettando che giungesse alla meta.

Era abbastanza grande, con i muri rivestiti di velluto, ma non fui in grado di capire di che colore fosse. All’altezza dell’anca c’era un corrimano di legno che percorreva, quasi interamente,  il perimetro della cabina.

Ad un certo punto, l’ascensore sobbalzò e arrestò la sua salita.

Pensai subito ad un black-out, la mia solita sfortuna.

Non prendo mai questi affari e secondo te? L’unica volta che lo prendo rimango bloccato. Se questa non è sfiga, ditemi voi cos’è.

Dall’angolo opposto a cui mi ero appoggiato io, risuonò la voce di un ragazzo, roca e dura, che imprecava per questo imprevisto.

Non mi ero accorto della sua presenza, ma questo mi sollevò.

Mi avvicinai a quel tipo, che subito mi sembrò famigliare. Capelli lilla, corpo snello, ma muscoloso, occhi verdi smeraldini e freddi… ci pensai un po’ su, poi la paura mi inondò.

Già ero intrappolato qui dentro e per di più con lui. Mi feci coraggio, cercando di non far trasparire la mia paura, gli parlai.

R: Boris… Anche tu qui?

Con questa frase attirai, la sua attenzione, su di me. Mi guardò con degli occhi che mi pietrificarono, ma cercai di non darlo a vedere.

B: Anche questo adesso! Non bastava il black-out? No, dovevo anche restare intrappolato qui con questo cinesino!

R: Pensi che a me faccia piacere?

Calò un pesante silenzio, più soffocante, dell’intera faccenda.

Avevamo, gia, chiesto aiuto, ma come risposta, ci hanno detto che non potevano fere niente, finche non ritornava la luce.

Dopo quasi cinque ore la dentro, l’aria cominciava a mancare.

B: È una mia sensazione, o qui manca l’aria?

R: Si! Stavo pensando… se qui ci fossero state 10 persone come cera scritto sul cartello, saremmo morti, per mancanza d’ossigeno, in cinque minuti!

B: Già! Dobbiamo uscire da qui.

Mi scappò un sorrisetto, che attirò uno sguardo più glaciale degli altri.

B: Cos’è che ti fa tanto ridere?

R: Noi due non ci siamo mai sopportati e ora siamo qui che rischiamo di morire insieme. Non lo trovi buffo?

Boris annuì con un cenno del capo poi prese parola.

B: Su cerchiamo la botola per uscire!

Ci mettemmo a lavorare.

Presi dalla tasca il mio fedelissimo Driger e lo lanciai, sferrando il suo micidiale attacco artiglio di tigre contro la tappezzeria che ricopriva il soffitto, trovando la tanto sospirata botola.

Con tutti i nostri sforzi non riuscimmo comunque ad aprirla, era chiusa ermeticamente.

Di aria restava solamente un soffio.

R: A questo punto ci tocca restare qui, colmi, e pregare che la luce torni presto.

B: Dimmi tu cinesino come si fa a stare calmi, in queste situazioni!

Disse scuotendomi con forza.

Mi sentii mancare, non so se per la mancanza d’aria, per lo scuotimento o per entrambi, ma mi ripresi con un po’ di difficoltà.

B: Scusa, non avrei dovuto prendermela con te!

Ho le allucinazioni o mi ha chiesto scusa? No, non è frutto della mia immaginazione mi ha proprio chiesto di perdonarlo.

Solo in quel momento mi accorsi che mi stava reggendo, poiché mi ero sentito mancare, così senza  pensarci oltre mi scostai, quando…

Ci fu uno scossone e Boris mi cadde addosso.

Provai una strana sensazione, per la prima volta mi trovai perso nei suoi occhi smeraldini.

Come erano tristi.

Dicono che gli occhi sono lo specchio dell’anima, e se è vero, lui dev’essere davvero molto solo.

Sembrava un cucciolo impaurito davanti ad un cacciatore.

Pensavo che non fosse come gli altri, che avesse accettato gli insegnamenti, di Vorcof, con piacere, ma ora so che non è così.

Mi feci all’improvviso cupo e mi attentai a chiedergli, con la voce che traspariva la mia paura.

R: Per quanto tempo, sei vissuto al monastero?

Con questa domandai suoi occhi stettero sull’orlo di mingere e con uno sforzo sovrumano trattenne le lacrime.

Si alzò di scatto, girandosi dall’altra parte.

B: Cosa ti importa! Non sono c***i tuoi!

Quelle parole mi ferirono anche se non so perché.

In una situazione normale quella risposta non mi avrebbe fatto ne caldo ne freddo, ma allora perché c’ero restato così male?

R: Non ne vuoi parlare?

B: Non ne ho mai parlato con i miei compagni, figurati se lo vengo dire a te!

Ci restai ancora peggio.

Anche con Kei era stato uguale.

L’ascensore arrivò al quarto piano, uscimmo, promettendoci mentalmente, che non saremmo più saliti su un ascensore.

Prima che sparisse dalla mia vista, mi sfuggì una domanda.

R: Boris?

Mi guardò con aria scocciata, aspettando che continuassi.

Mi stavo già pentendo di ciò che stavo per dirgli.

R: Vieni oggi, vero? Mi farebbe molto piacere. Magari potremmo pareggiare i conti per quella vecchia sfida!

Questa volta mi guardò davvero male.

R: Naturalmente se ti va!

Se ne andò via senza dire niente, lasciandomi li come un ebete, sperando in una risposta.

R: Lo sai che sei proprio un maleducato? Non ti hai mai insegnato nessuno che, per educazione, bisogna rispondere alle domande?

È inutile tanto non ascolta mai nessuno.

Mi calmai, ma pensando a quel momento nell’ascensore, diventai triste.

Non avevo mia visto Boris così…

Beh lasciamo perdere, non vorrai mica martirizzarti per quel tipo?

Pensiamo alla spesa.

Dopo una mezzora buona, constatai di aver preso tutto.

Il carrello era ricolmo di pizzette, dolci e roba di questo genere, con qualche bottiglia di bevande.

Dopo me ne ritornai a cada di Thakao.

R: Sono tornato!

M: Dove sei stato?

Pk: Ti stavamo dando per disperso!

R: Mi dispiace, al centro commerciale, c’è stato un black-out e sono rimasto chiuso in un ascensore, per cinque ore.

H: Beh almeno stai bene! Dai vieni ad aiutarci. Abbiamo già allestito la sala con i festoni, manca solo il cibo e gli ospiti.

R: Thakao dov’è?

M: È ancora a letto e Kei sta cercando di svegliarlo!

Sentii un urlo provenire dalla palestra e cominciai a ridere.

T: Aaaaaaaaaaaaaahhhhhhhhhhhhh!!!!!!!!!!!!!!! Vadooooooooo a fuocoooooooo!!!!!!! Aaaaaaaaaaacquaaaaaaaaaa!!!!!!!!

All’improvviso fece la sua comparsa, il capitano, prendendo una bottiglia d’acqua, scolandosela tutta d’un fiato. Poi arrivò anche Kei, impassibile come sempre.

Pk: Che gli hai fatto?

K: Mi avete permesso ogni mezzo!

T: Kei come ti è venuto in mente di farmi mangiare del peperoncino?

Disse ancora ansimante.

K: Dovevo svegliarti e ho pensato che fosse il modo migliore!

T: Non potevi pensare ad un metodo meno… piccante?

K: Avevo pensato ad una secchiata di acqua gelata, ma poi ho optato per il peperoncino!

Scoppiarono in una sonora risata, ma non mi coinvolse più di tanto.

Non riuscivo a togliermi dalla testa quegli occhi.

Andai nel porticato, mettendomi a guardare il cielo.

La spensieratezza degli altri, non mi toccava, ero troppo assorto nei mie pensieri, che riguardavano tutti lui.

Già quel ragazzo mi era entrato nella testa e non sen ne vuole andare.

Domande.

Un casino di domande ma frullano nella testa, a cui non riesco a dare una risposta.

Oggi perfino Kei era più allegro di me.

K: Rei che ci fai qui da solo? Perché non vieni di là con noi?

R: Non mi va. Voglio stare un po’ da solo!

K: È per caso successo qualcosa che ti tormenta?

Kei si mise di fianco a me.

Da quando gli avevo svelato quello che provavo per lui, mi ha risposto che non mi contraccambiava, si è vero, ma mi ha donato la sua amicizia.

Da allora ci siamo sempre detti tutto, ma oggi non me la sentivo di raccontargli quello che mi era successo. Mi dispiace mentirgli, ma proprio non è giornata.

R: No, non è successo niente!

K: Sicuro? Allora perché sembri così distante e distaccato?

Non mi era mai capitato di alzare la voce, con lui, ma come ho già detto non ero in vena e iniziai a strillare.

R: NON SI PUÒ AVERE DEI GIORNI IN CUI SI VUOLE STARE SOLI? E POI TU MI VIENI A ROMPERE, CHE TE NE STAI SEMPRE PER CONTO TUO!

Kei si stupì per le parole che gli avevo appena detto e anch’io.

Diventò cupo e nascose il volto sotto la frangia.

K: Non volevo farti arrabbiare, scusami. Pensavo che ti facesse piacere parlare con me.

R: Sai perché mi sono arrabbiato? Perché tu hai voglia di startene solo e nessuno ti deve toccare, e allora perché io non posso avere il mio spazio come te?

K: Hai ragione, me ne torno in casa dagli altri.

Kei se ne andò, lasciandomi di nuovo solo.

Tra non molto sarebbero arrivati i Neoborg e con loro anche lui, l’artefice di tutto. Non so se

riuscirò ad affrontarlo.

Il campanello suono, spandendo il suo suono acuto, per tutta la villa.

Vedi? Parli del diavolo…

Eccoli già qui.

Non me la sento, me ne starò qui, in disparte, sperando che nessuno mi cerchi.

Stetti, li da solo, per quasi un ora, ignorando le chiacchiere e le risate che facevano gli altri.

Però una voce mi risvegliò dai miei pensieri.

B: Non mi avevi promesso una sfida?

R: Cosa? Ah, sei tu!

B: La sfida!

R: Non stai con gli altri a festeggiare?

B: Mi sono stancato dei loro futili discorsi. Non capisco cosa ci trovino di tanto divertente in uno stupido gioco. Poi stamattina mi avevi promesso una partita a bey e io non mi posso tirare indietro e a questo punto neanche tu!

R: Ok!

Veramente avrei preferito che non mi venisse a cercare, ma ormai gli ho già risposto di si.

R: In palestra non possiamo fronteggiarci, siccome si sta svolgendo la festa, c’è il giardino…

B: Oggi, facendo un giro per la città, ho notato un posto che farà al caso nostro, seguimi!

Camminammo per parecchi minuti, passando per i vicoli e posti desolati, ma poi si fermò davanti ad una vecchia fabbrica abbandonata.

Dopo aver sistemato il campo lanciammo i bey.

Passarono due ore di estenuanti lotte, attacchi inarrestabile  e schivate dell’ultimo secondo.

Eravamo entrambi stremati e il posto non dava molto sollievo. Faceva un caldo tremendo.

Ecco l’attacco finale.

Entrambi usammo i nostri attacchi più devastanti, ma fu un errore.

L’onda d’urto provocato dai due bey fece franare le colonne e poi non ricordo più niente, solo il buio.

 

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Capitolo 2
*** 2-Capitolo ***


Nota Dell'autrice: Eccomi con un'altro capitolo...leggete e commentate...

 

2-Capitolo.

Ci fu un rumore… una pietra che rotolava.

Avevo tutto il corpo informi8colato segno che ero rimasto in quella posizione per parecchio tempo.

Notai che ero leggermente schiacciato da qualcosa.

B: Rei… Rei… Svegliati… Rei!

Era così distante, lontanissima quella voce.

Qualcosa di freddo mi sfiorò la teste e di nuovo quella voce, ora più vicina che riconobbi.

Era quella di Boris, mi chiamava e sembrava anche piuttosto preoccupata.

R: Boris…

B: Rei stai bene!

R: Dove siamo? Cosa è successo?

B: Ricordi? Eravamo nel capannone che ci stavamo sfidando, quando è crollato tutto.

R: Già ora ricordo!

Il peso che mi premeva si sollevò e allora capii.

Era Boris che mi aveva protetto con il suo corpo.

R: Grazie.

B: Per cosa?

R: Per avermi protetto con il tuo corpo!

B: Ah per quello, niente. Siamo compagni; e i compagni si aiutano!

Cosa sta cercando di dirmi?

R: In che senso?

Boris nascose gli occhi sotto la frangia.

B: Siamo amici no?

Devo ammetterla questo mi spiazza non poco. Da quanto siamo amici? Non ci siamo mai potuti sopportare, e lui ha detto che siamo amici.

R: Certo che lo siamo!

Mi stupisco di me per quello che avevo appena detto, ma una forza a me sconosciuta mi aveva, in un certo senso, costretto. E ora che sta facendo?

Si risdraiò su di me e io sussultai, lui sentendo il mio tremore si rialzò leggermente per fissarmi negli occhi e capire il perché del mio sobbalzo.

R: Non sarebbe meglio uscire di qui?

Nei suoi occhi vidi una vena di tristezza, ma annuì e si alzò porgendomi la mano, per aiutarmi.

Senza pensarci accettai e dopo quasi quindici minuti riuscimmo ad uscire.

Solo in quel momento notai che Boris mi teneva ancora la mano.

Alzai lo sguardo ma prima che arrivasse sui suoi occhi si fermò sulla sua spalla.

Era rossa e il sangue continuava a sgorgare.

R: Ma tu sei ferito!

B: Non ti preoccupare è solo un graffio!

R: Non è un graffio, fa vedere!

Tolsi dalla spalla i resti della manica, al mio solo tocco ebbe un brivido, allora pensai che le mie mani dovevano essere davvero fredde.

Mi tolsi le fasce che tengo sempre attorno alle braccia e gli fasciai approssimativamente la ferita.

B: Ci conviene tornare a casa del tuo amico, saranno tutti preoccupati!

Annuii e ci avviammo verso la villa di Thakao.

R\B: Siamo tornati!

T: Dove ti eri cacciato Rei, eravamo molto preoccupati!

H: Ma come siete conciati?

R: Niente! Eravamo solo andati a fare una sfida a Bey!

Yuri con la sua solita freddezza rimproverò Boris e leggermente anche me.

Y: Potevate anche dircelo che stavate uscendo! Ci avete fatti preoccupare, pensavamo che vi fosse accaduto qualcosa di brutto! Fino a prova contraria, Boris, io sono il tuo capitano e vorrei essere informato delle tue uscite. Ma cosa te lo dico a fare, tanto fai sempre quello che ti pare!

Nj: Ora che sono tornati possiamo metterci a tavola!

Ci mettemmo tutti a tavola e nel giro di mezzora tutte le pietanze erano finite.

M: Che ne dite se ci sparassimo un film Orror?

K: Perché no, niente male come idea!

S: Cosa ci vediamo?

M: Che ne dite di ”The ring” oppure “l’uomo nero”…

Y: Io proferisco ”The ring”!

T: Se ci guardassimo “Bambi”?

Lo guardammo tutti male e poi lo ignorammo.

R: Ok per me va bene!

Tutti acconsentirono e così ci guardammo The ring.

È un film davvero orribile, ma è questo il suo bello, anche se Thakao e Hilary non erano molto accordo con me.

Hanno passato tutto il tempo della durate del film ad urlare.

Poi, verso l’una, andammo a dormire.

 

Erano solo le tre di notte e io ero già sveglio.

Mi alzai per andare a fare pipi e a bere qualcosa per poi riprovare a dormire.

Aprii la porta del bagno e vi entrai.

La luce era accesa e il pavimento era chiazzato dal sangue.

R: Boris!?!

Si voltò di scatto.

B: Che ci fai qui?

R: Cosa si viene a fare secondo te in bagno, secondo te?

Non era la ferita sulla spalla che sanguinava, quella era già guarita.

Ma era sul fianco ed era piuttosto profonda.

Era stato davvero bravo a nascondermela.

R: A parte gli scherzi, perché non mi hai detto di quella?

B: Perché ci avrei pensato io!

R: Devi andare al pronto soccorso!

B: No, sono sopravvissuto a ferite ben peggiori di questa.

Aveva un corpo scolpito nella roccia, dalla sua pelle chiara si intravedevano numerose cicatrici, ma la mia attenzione cadde su una in particolare. Gli percorreva tutto il torace.

Passandogli sopra con un dito, provocai un sussulto a Boris

R: Questa non si è rimarginata da sola!

B: Da quanto sei esperto di queste cose?

R: Da quando sono diventato il miglior amico di Kei!

B: Sì non è guarita da sola, me l’ha ricucita Yuri. Io ero troppo orgoglioso per andare dal medico!

R: anche questa ha bisogno di punti!

B: Sai cucire?

R: Cosa?

B: Ti ho chiesto se sai cucire!

R: Si, ma non riuscirei a cucirtela, se questo che stai pensando. Vado a chiamare Yuri!

Corsi nella palestra, cercando di non pestare nessuno e andai al futon in cui dormiva il russo e mi inginocchiai.

Cominciai a chiamarlo, scuotendolo dolcemente.

R: Yuri… svegliati ti prego! Yuri!?!

Y: Che succede?

R: Scusami se ti ho svegliato, ma è per Boris…

Y: Cos’è successo!?!

Disse alzandosi di scatto.

R: Vieni con me!

Mi seguì senza aprire bocca, ma anche se non voleva darlo a veder, notai una certa paura nei suoi occhi. Quando arrivammo in bagno, Yuri si rasserenò un po’.

Y: Boris, ma è possibile che ti faccia sempre male?

Diede uno sguardo frettoloso alla ferita, poi riprese a parlare…

Y: Va ricucita! Rei ha un ago e del filo?

R: Si!

Una volta Thakao mi aveva fatto vedere dove lo tenevano, così nel giro di pochi minuti ero già di ritorno.

R: Eccolo!

Y: Grazie!

Feci per uscire ma la voce del rossino mi fermò.

Y: Dove vai?
r: Esco…

Y: No mi serve aiuto!

Sentendo quelle parole mi voltai sui tacchi e ritornai al suo fianco.

R: Che devo fare?

Y: Dai qualcosa a Boris da mordere e tienilo fermo.

Tirò fuori dalla tasca un accendino e lo fece passare sull’ago e poi nel filo.

Prese tra le dita la pelle lacerata di Boris e cominciò a cucirla.

La mano del falborgbladers afferrò la mia che tenevo sulla sua spalla, e cominciò a stringermela.

Doveva fare molto male, ma lui restava impassibile, a pare la lieve stretta che esercitava sulla mia mano.

A me non mi aveva mai fatto schifo il sangue, ma adesso a guardare quella scena, mi veniva la nausea, ma non potevo lasciarlo.

 

Dopo mezzora Yuri tagliò il filo.

Y: Rei disinfetta il taglio!

Cominciai a strofinate con estrema delicatezza un batuffolo di cotone, mentre il Wolborbladers si ripuliva dal sangue.

Y: Tutto ok Boris?

B: Si!

Y: Bene allora io me ne ritorno aletto! Se avete bisogno chiamate, ok?

R: Ora che devo fare?

Y: Basta solo che gliela fasci stretta!

R: Ok, notte!

Il rossino se ne andò lasciando ci soli.

Presi dalla cassetta delle garze e iniziai a fasciarlo.

R: Sei forte sai?

Mi guardò strano chiedendomi con gli occhi il significato della mia frase.

R: Mi riferisco a quando ti ha ricucito il taglio! Io se fossi stato in t, avrei urlato come se fossi stato posseduto. Non ti ha fatto male?

B: Si, ma ormai ci sono abituato. Poi non è vero che sono forte; è solo per orgoglio che non piango o urlo per dolore! Promettimi che non lo dirai a nessuno!

R: Te lo prometto.

Dopo pochi minuti di silenzio, finii di fasciarlo.

R: Finito!

Boris si rinfilò la maglia del pigiama, uscendo poi dal bagno.

R: Bo? Tu hai sonno?

B: Perché?

R: Mi chiedevo se ti andava di venire sul porticato a guardare il cielo… Con me. Naturalmente se non hai sonno…

B: Ok!

Cosa? Mi ha detto di sì? Non ci posso credere, sto sognando!

B: Perché quella faccia?

R: No niente, è che mi sarei aspettato un rifiuto!

Andammo sul colonnato. Il cielo era bellissimo, cominciai a fissare la luna, a sedere con le gambe a penzoloni.

B: Rei?

R: Si!

Dissi senza neanche distogliere lo sguardo dal cielo stellato.

B: Da quando avevo tre anni!

R: Che cosa intendi?

B: Mi avevi domandato per quanto tempo sono vissuto all…

Non finì la frase, ma capii lo stesso.

R: Sei rimasto rinchiuso la dentro per ben tredici anni?

B: Già!

R: Mi dispiace!

B: Non deve dispiacerti, è la vita!

R: Come sei finito la?

B: La mia famiglia era povera e non sempre aveva da mangiare. La sera prima, a quando mi sono ritrovato… alla… Borg, i miei genitori avevano litigato. Dalla mia camera sentivo le loro urla  e le

cose che si rompevano cadendo a terra. Mio padre aveva minacciato di uccidermi, se mia madre non mi avrebbe… fatto sparire… è questo l’ultimo ricordo che ho della mia famiglia.

R: Scusa se ti ho sempre giudicato male!

B: In che senso?

R: Nel senso  che ho sempre creduto che tu ci fossi entrato di tua spontanea volontà. Ti ho sempre considerato un assassino, insensibile, ma ora ho capito che non è così.

Si mise a sedere, cingendo le gambe con le braccia, nascondendoci dentro il volto.

B: Ho sempre cercato di essere forte, anche se in quel posto, significava essere considerati dei mostri, privi di sentimenti…

Boris restò in silenzio fino a quando ebbi la sensazione di sentire dei singhiozzio soffocati, così una forza sconosciuta, mi spinse ad abbracciarlo.

B: È la prima volta che piango, come sono caduto in basso!

R: A volte piangere, non è una debolezza!

B: Ma se qualcuno lo venisse a sapere…

R: Nessuno lo saprà telo prometto!

Lui nascose la faccia nell’incavo della mia spalla.

R: Piangi, ora ci sono io con te, non sei solo!

Sentii Boris lasciarsi andare ad un pianto da lungo tempo trattenuto.

Passò molto tempo, non so quanto, ma si era colmato e non piangeva più.

Uno sbadiglio mi ricordò che ero davvero molto stanco e che sarei dovuto andare a letto, ma non me la sentivo di lasciarlo solo.

B: Hai sonno?

R: Un po’, però non ti voglio lasciare solo!

B: Grazie, hai già fatto tanto per me, se hai sonno va pure!

R: Sei sicuro? Se vuoi che resto dillo!

Non disse niente, così io pensai ad una risposta affermativa.

R: Allora buona notte! Se hai bisogno svegliami e non ti preoccupare di niente!

Mi diressi verso la porta finestra, ma la sua mano mi fermò.

Voltandomi me lo ritrovai a pochi centimetri da me.

I suoi occhi erano pieni di gratitudine, nei miei confronti.

La mano che prima mi teneva il braccio, ma cinse la vita, seguita dall’altra.

R: Boris cos…

Le sue labbra tapparono le mie, io ci restai pietrificato, non sapevo come reagire.

Lentamente si allontanò e mi fece perdere dentro le sue praterie che aveva al posto degli occhi, fissandomi per vedere la mia reazione.

R: Ma cosa ti è preso?

B: Non lo so, e che…

R: Non lo rifare mai più, sono stato chiaro? Se vuoi posiamo essere amici, ma niente di più!

Nascose gli occhi sotto la frangia e senza dire niente se ne rientrò in palestra.

Questa notte non riuscii a chiudere occhio.

Perché gli avevo risposto così?

La mattina seguente mi evitò per tutto il tempo che stettero qui.

Verso le quattro se ne andarono, lasciando un vuoto nella casa. Un vuoto nel mio cuore.

Anche Kei era ritornato in Russia con loro e io mi ritrovavo qui solo, ora che avevo più bisogno di loro.

Avrei voluto gridare e piangere, ma se lo avessi fatto avrei dovuto raccontare tutto a tutti e non me la sentivo.

Così me ne stetti in silenzio, a soffrire in solitudine.

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Capitolo 3
*** 3-Capitolo ***


Nota dell'autrice eccomi con un nuovo capitolo è un po' cvortino ma spero che vi piaccia lostesso, leggete e mi raccomando commentate...

3-Capitolo

QUATTRO MESI DOPO.

Era una mattina di tempesta.

Ora sto veramente male, mi sento morire.

Andando via, quattro mesi fa, si era portato via con se, la mia voglia di vivere.

Come sempre sono stato il primo ad alzarmi e come al solito, in questi ultimi mesi, mi metto a sedere sul davanzale della finestra, quando il campanello suonò.

Strano chi poteva essere a quest’ora?

Aprii e mi trovai davanti Yuri e un po’ in dietro Kei.

Il cuore mi fece un balzo, se ci sono loro vuol dire che ci sono anche gli altri...

Questa fu la prima cosa che mi saltò alla mente, però presto le mie speranze furono spente dall’espressione sconvolta che era dipinta sui loro volti.

R: Kei… Yuri… Cosa è successo?

Dissi facendoli entrare.

Y: Dove sono gli altri?

R: A letto!

K: Andiamo subito a svegliarli, non c’è tempo da perdere e così racconteremo la storia una sola volta!

Presto tutti gli altri furono svegliati da me e Yuri, fatta eccezione per Takao, a cui ci pensò chei che lo risvegliò non molto delicatamente.

Ora tutti erano presenti in sala pronti ad ascoltare quello che era accaduto.

M: Allora che cos’è successo?

K: I nostri amici sono nei guai!

Mi sentii sciogliere.

Y: Ma Boris soprattutto!

A questo punto non ressi più e mi lascia cadere sulla poltrona, puntando il mio sguardo ad un punto indefinito del pavimento senza avere più la forza di alzarlo.

Y: La Borg vi voleva e stava mandando una squadra ad attaccarvi, ma gli altri se ne erano accorti e hanno cercato di fermarli.

H: Allora perché Boris è nei guai più degli altri?

K: Lui è il più grande e si è messo in testa che ci deve proteggere, così ha proposto a Vorcof di far pagare tutte a lui anche le pene degli altri!

Pk: E tu e Yuri dove eravate, mentre gli altri sono stati catturati?

Staccarono gli occhi non aspettandosi questa domanda, poi si guardarono.

Y: Ehh…

K: Non siamo qui per dirvi quello che stavamo facendo noi, ma per chiedervi aiuto.

Mi ripresi dal mio stato di trans e dissi tutto d’un colpo:

r: Io ci sono, ditemi quando si parte!

Y: il prima possibile!

Tutti si aggregarono e dopo il tempo necessario per preparare i bagagli  ci dirigemmo all’aeroporto.

Per fortuna, sul primo aereo, trovammo posto.

Mi sedei vicino al finestrino perdendo lo sguardo al di fuori di esso.

Da quando ho saputo quella notizia qualcosa dentro di me si era messo in moto, avevo paura che gli accadesse qualcosa e di non rivederlo più.

Solo ora mi rendevo conto di quello che veramente sentivo.

Quella sera in cui mi aveva baciato l’ho respinto, non perché non lo amassi, ma per paura.

Solo ora capisco che è stato un grandissimo errore e se ora dovesse morire, non saprà mai quello che provo per lui.

K: Rei tutto ok? Di vedo strano…

Non mi ero accorto che Kei si era messo al mio fianco.

R: No niente!

K: non è vero, lo sai che con me puoi parlare…

R: Ho paura.

K: Non devi non vi accadrà niente.

R: Non ho paura per noi, ma per Boris. Ho paura che muoia prima che…

Mi fissa con aria curiosa, aspettando che termini la frase.

R: Gli abbia detto una cosa importante.

K: Di che si tratta?

R: Su una cosa che è successa, quando siete venuti a casa di Thakao.

Dopo questa chiacchierata restammo in silenzio per il resto del viaggio.

 

Trovandomi davanti al monastero la mia inquietudine si moltiplicò.

Era un posto davvero orribile, peggio di una prigione, e pensare che i miei amici ci avevano trascorso l’intera infanzia.

Yuri e Kei tramite un passaggio segreto ci fecero entrare, ma qualcosa andò storto.

Una voce fredda e roca attirò la nostra attenzione.

V: Ottimo lavoro ragazzi!

K\Y: La ringraziamo signore.

 

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Capitolo 4
*** 4-Capitolo ***


Nota del'autrice: ciao ecco qui l'ultimo capitolo di questa fiction, che spero che vi piaccia. leggete e commentate...

Un Bacione.(Kady)

 

4-Capitolo

Cosa significa tutto questo?

Y: Gli altri dove sono?

V: Non ti preoccupare, eccoli.

Serjei e Ivan raggiunsero Kei e Yuri di fianco a Vorcof.

Nel giro di pochi minuti ci ritrovammo nelle segrete. Non ho capito più niente dal momento della rivelazione e ora.

Non avrei mai pensato che Kei ci avrebbe venduti così alla Borg.

B: Allora vi hanno venduti davvero?

R: Boris!

Era conciato piuttosto male così gli corsi incontro.

Tutti gli altri si sono confinati in un angolino, l’opposto in cui ero con Boris.

R: Cosa ti hanno fatto?

B: Vorcof ha preso in ostaggio Serjei e Ivan e se gli altri non vi portavano qui, gli avrebbe ammazzati con una morte orribile. Io mi ero opposto e ho cercato di attaccare ma ho fallito così…

Lo abbracciai.

R: Cosa ci accadrà?

B: Niente, io vi farò uscire da qui!

R: Cosa intendi dire?

B: Guarda!

Si girò poi tolse una mattonella dal pavimento, e al di sotto c’era un cunicolo.

B: Mi hanno messo nella cella in cui mi rinchiudevano quando ero piccolo e per fortuna non hanno scoperto l’esistenza di questo tunnel.

Mi fece cenno di chiamare gli altri.

B: Questo vi porterà direttamente fuori, c’è un piccolo spiazzo in cui cresce dell’erba molto alta, poi c’è un boschetto dove potrete scappare, senza essere visti. ANDATE!

Gli altri cominciarono ad intrufolarsi nel buco.

R: E tu?

B: Uscirò per ultimo!

R: Ma…

B: Non c’è tempo per queste cose!

Gli altri erano già tutti dentro, mi spinse all’interno della galleria e inseguendomi a sua volta.

R: Boris, devo dirti una cosa importante!

B: Non è il momento!

Uscimmo e con una corsa entrammo in un boschetto, ma fummo preceduti.

Uno sparo.

Qualcuno mi butto a terra e…

Boris si beccò il proiettile in pieno petto.

R: BORISSSSSSSSS!!!!!!!!!!!

B: Andate vi copro io!

R: Sei ferito, non voglio lasciarti da solo!

B: DEVI! VAI!

Gli altri riuscirono a trascinarmi via, benché mi dimenassi come se fossi stato posseduto.

R: NO, NON VOGLIO… BORIIIIIIIIS…

Cominciai a piangere.

R: Devo dirti una cosa importate ti prego… ti prego lasciatemi!!!

Ormai non lo vedevo più lo avevamo abbandonato, contro tutti, ed era anche ferito.

In lontananza avvertì degli spari; si era sacrificato per noi e io non ero riuscito a impedirlo.  Nonostante me continuassero a tirare, mi buttai a terra cominciano a singhiozzare con ancora più foga. Le mie paure si erano avverate, era morto senza saper quello che provavo.

Cominciai ad urlare con tutto il fiato che avevo in corpo, pensando, che forse, mi avrebbe potuto udire anche da quella distanza.

R: Boris… Io… TI AMO E TI AMERò PER SEMPRE! Non ti dimenticherò mai è una promessa, sarai sempre con me, vivrai in me!

I miei compagni mi fecero alzare e poi…

Non ho ricordi, è come se fossi caduto in trans, anche delle settimane successive non ricordo nulla, poi…

T: Rei, Rei…

Thakao entrò di corsa nella camera.

R: Che c’è?

T: È arrivata una lettera per te… Da Mosca…

Poi se ne andò abbandonandomi con la mia tristezza e indecisione.

Solo dopo parecchie ebbi il coraggio di aprirla.

Era di Boris.

«Ciao, non posso scriverti molto, ho chiesto come mio ultimo desiderio, di poterti scrivere questa lettera, per qui non ho molto tempo.

Sai ho capito cosa volevi dirmi, l’ho capito dai tuoi occhi.

Volevi dirmi che avevi sbagliato quella notte a respingermi e che mi amavi, è così? Spero proprio di si. Tu sei l’unico che sia mai riuscito a farmi sentire a casa e che mi abbia trattato da persona e non come un mostro.

Per la prima volta ho capito cosa si prova ad amare qualcuno e la sensazione che si prova ad essere contraccambiato.

Anche se avevi paura, ho capito che volevi starmi accanto.

Mi hai aperto gli occhi, finalmente posso dire di aver visto la luce, in una vita in cui ho provato e osservato solo le tenebre.

Sono felice di essere morto così, per voi, per te, e non ho rimpianti.

Ti prego promettimi che vivrai, anche per me e che non mi dimenticherai mai. Ricorda che anch’io ti amavo tanto e che non smetterò fino all’ultimo, sarà la forza che mi farà sorridere mentre mi uccidono. Un sorriso che starà a prendere in giro i miei omicidi, così che capiscano che sono morto felice di aver salvato la persona che amavo, che loro non avranno mai.

Spero che questa lettera ti sia arrivata, e ricorda che ti amo…

                                      Boris!»

Una lacrima mi rigò il volto.

R: Anch’io ti amo Boris e ti giuro che vivrò per tenerti dentro di me!

FINE FLASH-BACK

Ora hai capito, caro diario cos’è successo?

Beh, ora ti devo lasciare,, Thakao è da più o meno un ora che mi sta chiamando perché è pronta la cena.

Ciao a presto.

               Rei.

FINE.

 

Note dell'autrice: Grazie di aver letto fino all'ultimo questa mia storia. Spero che vi sia piaciute e che commentiate numerosi.

Voglio ringraziare Felicity89 per avermi accompagnato durante la mia narrazione, ti ringrazio con tutto il cuore...

 

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