A day in Italy

di Teal Eyes
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Venice ***
Capitolo 2: *** Perfect place ***



Capitolo 1
*** Venice ***


L’aereo era appena atterrato a Milano, la solita ondata di fans scatenate ci avevano travolti. Quel giorno dovevamo andare ad una teleconferenza per poi dedicarci ad autografi e foto in un negozio di CD. Una giornata come tante, insomma. Quella volta però sarebbe stata diversa: avremmo avuto il giorno successivo libero, un giorno in Italia, da soli, come semplici turisti.
Puntai la sveglia alle 5 del mattino perché avrei dovuto intraprendere un viaggio piuttosto lungo e visto che il biglietto del treno l’avevo perso nell’ondata di fans, ho dovuto prendere un autobus. È stato difficile trovare una linea diretta per Venezia, ma alla fine ce l’ho fatta. Prima due baci sulla fronte da Paul, neanche fosse mia madre, poi un saluto agli altri. Avevamo ognuno idee diverse su come passare quella fantastica data. Adoro dare colore ad ogni giorno e quello, ripeto, sarebbe stato fantastico.
Una vecchia signora dall’accento un po’ strano mi svegliò pronunciando parole incomprensibili. Io, ancora intontito, scesi dall’autobus sbadigliando, quand’esso fu interrotto dal meraviglioso spettacolo: Venezia, proprio come me la immaginavo, bellissima, qualche nuvola qua e là, ma pur sempre bellissima. Non sapevo proprio da dove incominciare. Notai un piccolo negozio al centro di una piazza in cui era appesa una cartina, la comprai e girai per due ore col dito su di essa e il naso ovunque il fiuto ordinasse. Immerso fra le vie e i monumenti, mi scontrai con qualcuno.
-Oh, scusa…
-Ahi… no, niente. È colpa mia, non stavo guardando avanti. Come posso… - mi bloccai perché alzando lo sguardo vidi gli occhi più belli del mondo.
-Tranquillo, non ce n’è bisogno, grazie! Oh mio Dio, ma è tardissimo! Scusami, devo proprio andare!
Sì, proprio gli occhi più belli del mondo. Non riuscivo a cambiare obbiettivo, come se la mia macchina fotografica si fosse rotta. Davvero uno sguardo intenso e profondo.
-Aspetta, dove vai?
-Alle gondole…
Ne avevo sentito parlare, barche dalla forma allungata che ti portano in giro per i canali di Venezia. Ecco cosa mi mancava. Salimmo, lei doveva consegnare dei libri in prestito alla biblioteca chiesti per una ricerca scolastica e la via più veloce sarebbe stata la gondola.
-Tu non sei italiano, vero? Hai uno strano accento…
-Sì, sono inglese, spesso rimango a Londra quando torno in Inghilterra… - mi continuavo a chiedere se non si fosse accorta chi ero.
-Wow! Londra! Ho sempre sognato di visitarla!
-Beh, io ho sempre sognato di visitare Venezia e ora sono qui…
-Sei molto fortunato…
-Viaggio tanto…
Le nostre conversazioni sono state più o meno la stessa lunghezza per tutto il tragitto, poi arrivammo.
-Mmh… mi segui? Non sono la tua guida turistica!
Scoppiò in una risata semplice e cristallina. Un sorriso smagliante. Entrò in biblioteca e io l’aspettai fuori per circa dieci minuti, quando tornò le chiesi se voleva prendere un gelato e lei accettò. Mi portò alla gelateria più buona che conoscesse e nel tragitto mi indicava ogni cosa, sapeva tutto, sembrava un’enciclopedia di Venezia! Presi i miei gusti preferiti, menta e cioccolato, e glieli offrì dal mio stesso cono. Lei accettò con piacere. Passammo l’intera giornata a parlare. Non avevo mai avuto con nessuno un’intesa più buona, nemmeno con Louis! Passavamo su un ponte, il sole era appena tramontato e il cielo aveva assunto quella tonalità di azzurro-blu perfetta per creare atmosfera. Mi fermai, la bloccai per un polso e la baciai. Lei presa alla sprovvista si liberò dalla presa e aggrottò le sopracciglia con un’espressione imbronciata. “L’ho fatta grossa” pensai “La conosco solo da poche ore e già l’ho baciata. Sono uno stupido! Devo smetterla di baciare le ragazze che mi piacciono!”. Le sopracciglia si abbassarono, accennò un sorriso e mi guardò intensamente negli occhi…
-Ho capito chi sei… Tu sei Harry Styles degli One Direction. Ti rendi conto di chi sia io? Non puoi baciarmi, non sono nessuno…
-Cosa? Tu sei tutto per me! Non ho mai incontrato qualcuno con cui stessi così bene. Non so nemmeno il tuo nome e già ti amo!
-T-tu mi ami?
In quel momento scoppiò a piovere, pioggia leggera, ma noi rimanemmo immobili sotto l’acqua. Avevo appena detto ad una sconosciuta di amarla e dal giorno dopo non l’avrei mai più rivista. Non volevo farla soffrire così la lasciai da sola. Il cono caduto ai suoi piedi. Cercai di non pensare negativo, mi dissi che la pioggia avrebbe accompagnato le sue lacrime.

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Capitolo 2
*** Perfect place ***


Danielle mi svegliò dolcemente con un bacio sulla guancia, poi la sensazione di uno schiaffo. Stavo solo sognando. Aprì gli occhi ancora un po’ socchiusi e lei camminava avanti e indietro per la camera blaterando qualcosa d’impossibile per la mia momentanea condizione. Già, è vero, avevo dimenticato che la sera precedente avevamo avuto il nostro primo litigio. Non volevo sentirla, avrei voluto invece riposare fra le coperte e i cuscini dell’hotel, così mi buttai la coperta fin sopra alla testa poi sentì sbattere la porta violentemente. Riabbassai la coperta e fissai il soffitto. Nella stanza era calato il silenzio, potevo sentire solo il mio respiro. Chiusi gli occhi cercando di immaginare qualcosa di positivo, ma mi venne solo in mente una coppa di gelato al cioccolato. Mi buttai giù dal letto e assaporai la moquette. Mi vestì, feci un salto al buffet, presi una fetta biscottata e me ne andai dal retro. Davanti c’era la stampa ed ero a pezzi per affrontarla. Erano le 11 del mattino e pensai ad Harry, che a Venezia si stava di certo divertendo a girare su e giù per la città. Ed io cosa avrei fatto? Sarei rimasto a Milano? In fondo era una bellissima città, c’erano così tante cose da vedere. Bene, era deciso. Prima tappa: il Duomo. Sbalorditivo! Non avevo mai visto niente del genere! Incredibile, senza parole! Le punte s’innalzavano al cielo in cerca di libertà. Io mi confondevo fra la folla la quale mi guardava stranamente perché ero sempre a bocca aperta. Era più forte di me, stavo guardando una meraviglia! Poi sentì una voce alle mie spalle.
-Bello, eh?
Mi girai. Una ragazza dall’aspetto un po’ strano mi stava fissando con le mani dietro alla schiena e i suoi occhi rotondi puntavano i miei.
-Emh… sì! È meraviglioso…
-Guarda lui, non guardare me. Ammira il marmo bianco e la precisione dello stile gotico della facciata, ci vollero 500 anni per costruire questo capolavoro.
-Wow, abiti qui?
-Sì, so molte cose di Milano e il Duomo è il mio monumento preferito. Pensa che l’ha voluto costruire…
-Ehi ok, ho capito. – le sorrisi e lei ricambiò – Sai starò solo ancora oggi in Italia e poi tornerò a casa, in Inghilterra. Ti dispiacerebbe farmi fare un giro per monumenti?
-Ma certo! Da dove incominciamo?!
Mi portò a vedere molte chiese, parchi, edifici storici, ville e palazzi, monumenti imponenti all’aperto e le abbazie. Tutto semplicemente stupendo. In poche ore eravamo diventati davvero amici, un legame molto forte e questo era strano da parte mia essendo un tipo piuttosto riservato. Mentre facevo questi pensieri e contemporaneamente ascoltavo i suoi discorsi intelligenti su Milano, squillò il mio cellulare: era Louis.
-Presto Liam, torna all’hotel ho bisogno del tuo aiuto e Danielle sta raccontando frottole sul tuo conto alla stampa, ma che avete fatto voi due?!
-Ehi, Louis ora non potrei, ma… aspetta, cosa sta facendo Danielle? Ok, non muoverti, arrivo subito.
-Sbrigati, la situazione potrebbe peggiorare!
Chiusi il cellulare in faccia al povero Louis e presi le mani di quella dolce ragazza. Con tutta tranquillità le dissi di dover andare, ma che mi sarei rifatto vivo di certo. Strappai un foglio con scritto “Oggi sposi” da un palo, lo girai e scrissi il mio numero poi glielo diedi.
-Chiamami e ricorda, non ti scorderò mai.
Sentì la sua voce tra la folla chiamarmi: “Liam, Liam”. Eh sì, allora si era accorta di chi fossi, ma a quanto pare non le importava più di tanto e nemmeno a me. Avevo trovato un’amica e non volevo di certo perderla, per questo le diedi il mio numero, cosicché potesse chiamarmi. Il mio nome era sempre più lontano e la massa di gente davanti alla Basilica le impediva di raggiungermi. Quanto vorrei che ce l’avesse fatta e fosse venuta con me all’hotel, ma non fu così. Mi girai solo una volta per vederla. Mi sbagliavo, era ferma fra mille persone che le passavano accanto senza degnarla di uno sguardo poi capì perché mi chiamava. Lessi le sue labbra. Voleva dirmi “Ciao”.

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