Amore in Codice 7 - The Chunin Exam. La strada del Sogno.

di JackPortiero
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** SUCCESSO!? ***
Capitolo 2: *** CHI SONO IO? ***
Capitolo 3: *** KURAMA!! (Yes! I am.) ***
Capitolo 4: *** IZANAGI IN AZIONE ***
Capitolo 5: *** NON SARA' IZANAMI ***



Capitolo 1
*** SUCCESSO!? ***


NOTA DI INIZIO PAGINA: ci sono tre passaggi, nel capitolo, indicati con l'apice (1), e riguardando eventi "saltati" della trama, e che in effetti non ho mai raccontato. E sono:
                                                 A) l'incontro e "allenamento" di Hinata con Jiraya; B) una specie di "riavvicinamento" con Hanabi;
                                                 C) l'aver saputo da Kurama che Naruto è Kyuubi (senza però sapere che la Volpe è anche dentro di lei, e che si tratta proprio di Kurama)
In pratica... non preoccupatevi! Non chiedetevi quando vi siete persi queste cose, perchè me le sono perse io da solo rimandandole, per andare dritto al sodo. :-PpP




SUCCESSO!?


Padre... pensavo che prima o poi mi avresti stimato...
Pensavo che presto Naruto sarebbe tornato ad amarmi...

Credevo che sarebbe stato più facile, assecondandoti. Sputando l'anima.
Credevo che avessi fatto la brava, tutto prima o poi sarebbe andato per il verso giusto.

Ma ora sono stanca... sono così stanca di fare la brava bambina.

Tu non mi conosci... non conosci la rabbia distruttrice che c'è dentro di me.
Posso usarla... possa farla diventare coraggio...
Il coraggio che servirà a costruire i miei sogni.


*****



Hinata stava per rientrare finalmente a casa, e da tempo immemore non c'era stato giorno in cui fosse rincasata a casa così allegra e stracolma di gioia.

Sembrava quella bambina solare e spensierata che passeggiava mano per la mano con la madre anni addietro, e finalmente, dopo tanti sforzi e immeritate sofferenze, le cose stavano decisamente volgendo per il meglio. Prima il suo incontro e le due settimane passate assieme a Jiraya-sama(1), l'autore del suo libro preferito; poi quella sorta di riavvicinamento con la sorella.(1)
Infine il diploma all'Accademia, e l'agognata promozione al grado di genin, quella meta tanto sofferta che proprio oggi aveva raggiunto. E con essa, sicuramente, la stima che il padre avrebbe finalmente confessato di avere per lei. Il riconoscimento che da sempre cercava.

Non ultimo, tra i suoi recenti traguardi... gli amici che aveva appena trovato. Il fare parte con loro di un team. Essere giudicata dal sensei atta al lavoro di squadra, in grado di combattere e proteggere i suoi compagni. Non essendo più, semplicemente, un inutile intralcio.
Essere in grado di realizzare tutti i suoi sogni... era ciò a cui Hinata voleva arrivare. E di sicuro, in definitiva, Hinata aveva imboccato la retta via, stava trovando nuovi legami, riscoprendo e afferrando saldamente quelli che meritava di avere fin dall'inizio. E tra tutti essi... la Hyuga non dimenticava mai la madre, e il tormentato amico che aveva dentro di sè fin dal principio.

"Mamma... Kurama... guardatemi. Siete contenti?... Anche se non mi potete dire nulla, lo so che siete felici per me...
Kurama... aspetta solo ancora un po'. Presto diventerò abbastanza forte da liberarti da loro... così finalmente potrò vederti..."

Anche se faceva sempre lo scontroso e non gli rispondeva mai, la corvina era solita parlare spesso con la sconosciuta entità che aveva dentro di sé, per fargli così sentire la sua vicinanza, dato che sapeva che poteva osservarla anche di giorno. Hinata non sapeva ancora che si trattasse di Kyuubi, dato che non si era mai voluto mostrare, e per questo gli raccontava tranquillamente ogni cosa.
Oggi, in particolare, gli aveva detto quello che la rendeva entusiasta più di ogni altra cosa al mondo, ossia l'aver saputo che anche Naruto ce l'aveva fatta, con la certezza che nessuno dei due si sarebbe fermato qui. La ragazza sentiva uno strano sentimento dentro di sé, e guardava con estrema intensità la domanda di iscrizione all'esame di selezione dei chunin, che Kurenai-sensei gli aveva da poco consegnato.

"Naruto-kun, anche se agli occhi di molti non è cambiato granché, sono certa di stare diventando più forte...
E se non ho fuggito la vita, e non mi sono mai arresa, lo devo solamente a te... Sto cambiando Naruto, sto cambiando per te...

Non mi importa niente che tu sia Kyuubi...
(1) io so chi tu sei veramente. Tu sei... il futuro Hokage.
Da quando mi hai lasciato ti ho spiato spesso, per cercare di capire... e quello che ho visto sempre è come ti sei allenato, ogni giorno, fino allo stremo...
E anche se la mattina cerchi di ridere sempre, ho visto bene come arrivi a soffrire la solitudine la sera...
E' impossibile lottare senza sosta come fai tu solamente per se stessi... Io lo so bene... So bene come è difficile fingere...

Sono sempre più convinta che quel giorno mi hai lasciato tu stesso per paura ci saparasse qualcun altro... per paura che mi insultassero come fanno con te...
E sono certa che l'hai fatto perché diventassi più forte, e che quando ci apprezzeranno potremo finalmente stare insieme.
Anche Jiraya-sama la pensa così... dice che si sarebbe comportato esattamente così... proteggendo la persona che ama a distanza.
Ma se anche non fosse così... anche se non mi ami e per te non sarò mai una ragazza... Non importa, sarò per te la sorella che meriti di avere.

Naruto-kun... io lo so che mi vuoi bene davvero, so che sei sempre qui, vicino al mio cuore, che non mi hai presa in giro.
E anche se ora siamo lontani, assieme ce la faremo. Saremo accettati. E' il nostro Nindo.
Chunin vuol dire leader... un ninja carismatico, rispettato aldilà della sua potenza. Per questo io...

Naruto-kun... Tenendo in mano questo foglio... anche tu stai pensando che ce la devi fare assolutamente? Stai pensando un po' a me? Alla nostra promessa?..."


"Sono tornata, padre!" - schiamazzò allegramente Hinata, chiudendosi neanche troppo piano la porta di casa alle spalle. Ma il padre non rispose. La Hyuga lo pescò in piedi nel salone principale della gran residenza, che parlava con Ko. Avevano facce serie. La corvina non capì per nulla di cosa stessero discutendo, ma pareva si trattasse di qualcosa di molto importante.

"Scu...scusate... la porta era aperta..." - cercò di giustificarsi subito l'intravista ragazza, dato che si poteva pur ritenere si fosse messa a origliare lì da chissà quanto.
Ma il padre non la riprese, e la invitò con calma ad entrare, dopo essersi repentinamente congedato da Ko.

"Bene... allora io vado." - salutò il giovane ragazzo della cadetta, passando necessariamente per la porta sulla quale Hinata-sama poggiava ancora delicatamente la mano sinista. Lo Hyuga salutò anche lei rispettosamente, ma la corvina si sentì osservata decisamente in maniera strana. Fu un attimo, una volta allontanatosi il protettore di sua figlia, il capo-clan degli Hyuga le chiese nuovamente di farsi avanti.

Hinata non stava più nella pelle, stava per annunciare personalmente al padre la notizia che in teoria non doveva ancora sapere. Il traguardo che avrebbe cambiato la sua vita.
"Padre... c'è l'abbiamo fatta..." - informò formalmente, ma senza nascondere la  felicità - "Abbiamo superato la prova di Kurenai-sensei... Sono un genin della Foglia!" - terminò allegra, quasi raggiante.

"Sì, lo so." - rispose senza scomporsi il padre. Ed Hinata fu subito leggermente triste, nel constatare che non era stata lei a informarlo, e in particolare nel vedere che nemmeno di fronte a un progresso del genere il padre accennava un po' di entusiasmo nei suoi confronti.

"Padre... per una volta... io avrei voluto sentire..."
"Proprio come mi aspettavo da mia figlia..." - si lasciò scappare Hiashi accennando un sorriso - "...sei il legittimo successore del clan Hyuga. Sono davvero orgoglioso di te."


"L'hai detto! L'hai detto papà!... Sono così FELICE!! Mi sembra di vivere in un Sogno..."

"Ora che finalmente è stato chiarito il tuo ruolo all'interno del clan..." - provò quindi a dire il genitore, alla trasognata figlia.
"Guardate padre!..." - cinguettò però sorda lei, sopraffatta dall'emozione, sventolando il controverso documento, fonte di imminenti e durature amarezze.
"Guardate... non ho intenzione di accontentarmi del grado di genin! Voglio rendervi sempre più orgoglioso! Voglio diventare forte quanto voi padre!"

Hiashi prese in mano la domanda d'ammissione all'esame per chunin, e cambiò leggermente espressione. Era dunque giunto il momento che non si poteva più ulteriormente rimandare. Quello in cui avrebbe tradito la figlia, sigillando in suoi sogni attraverso le regole del clan e dell'intero Villaggio. Marchiando la sua anima col fuoco. La Volontà del Fuoco. Annunciandole tutti gli obblighi e la Verità... il suo ben predisposto destino... e il suo indelebile ruolo di doppio contenitore, privo di ogni amore e libertà.

"Hinata, non c'è bisogno di sottoporsi a ulteriori sforzi..." - incalzò subito il genitore - "Non devi dimostrare più nulla a nessuno. Per me è sufficiente così..." - stabilì, prendendo decisamente alla lontana il discorso, come a circuire la figlia.

Era la prova definitiva. Il test ultimo per stabilire se Hinata era davvero in grado di controllare il demone che aveva in corpo. La Volpe. Il bijuu più pericoloso.
Questo esigeva la casata cadetta... esser sicura che chi li avrebbe comandati non sarebbe stato piuttosto colei che li avrebbe mandati tutti  in rovina.
E l'unico modo per mettere alla prova un jinchuuriki, era quello. Ferire a morte il suo cuore, metterlo di fronte a un muro, fargli perdere la sua ragione di vita.

Ma in verità... per Hiashi era l'unico modo per scoprire di che pasta era fatta la figlia, e cosa aveva davvero imparato in tutti i questi anni.
Sapere se era davvero lei, colei che avrebbe fatto rinascere il clan Hyuga. Sanato il suo l'Odio. E cambiato le regole... infrangendole tutte.

Hinata iniziò a guardare inspiegabilmente il genitore. Qualcosa dentro di lei si stava già spezzando, nel vedere cadere a terra ciò che il padre aveva appena strappato.


*****




"Non è possibile... perché l'hai fatto? che significa!?... Cosa sono queste cose assurde che mi stai dicendo?
...non può essere... NON può essere vero! Sono... così INFELICE!... Dev'essere per forza un Incubo...."

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Capitolo 2
*** CHI SONO IO? ***


CHI SONO IO?


Chi è mio padre? Il mio clan? Il Villaggio?
Io voglio sapere tutto, pensarci su per conto mio, e trovare la mia risposta.


*****



"Hinata, non c'è bisogno di sottoporsi a ulteriori sforzi... Non devi dimostrare più nulla a nessuno. Per me è sufficiente..." - stabilì Hiashi, strappando di fronte agli occhi di Hinata la domanda d'ammissione.

Il modo in cui aveva compiuto questo gesto... era stato davvero particolare. Né rabbioso, né sprezzante. Non lasciava in pratica intendere alcun genere di rimprovero, nei confronti della figlia.
Semplicemente... l'aveva fatto in totale tranquillità e noncuranza, come se davvero quel foglietto fosse privo di alcun valore e significato, una volta spiegato al suo successore che la strada era ormai spianata, e che non erano più necessarie a tal proposito ulteriore conferme. In altri termini, il padre fingeva in toto di non conoscere i reali desideri della figlia, e di concederle un favore che avrebbe acchiappato al volo, scaricandola finalmente dell'eccessivo fardello retto finora. Sottostimando così la sua forza d'animo di fronte alle difficoltà, e la dedizione nel riuscire a superarle.

"Ma che... significa? Io... non ho dimostrato ancora nulla. Sono solo all'inizio. Come sarebbe... che non devo dimostrare più niente a nessuno...
Credete davvero, di farmi questo gran regalo? Pensate quindi che tirerò finalmente un sospiro di sollievo? Che recitassi, che non aspettassi altro!?
Che bassa considerazione che avete di me, padre..."

La Hyuga ci cascò, la prima ferita fu convincersi che il genitore non la conosceva assolutamente, che avesse cucito con lei un legame così tremendamente formale, talmente afono da condurlo infine a non capire mai nulla di lei. O forse, più semplicemente, più terra terra, quel legame se l'era sognato, e magari finora a suo padre non doveva essere importato granché di lei, essendo sempre stata per lui una vergogna.

"Per te... è sufficiente... Ma per me... hai mai pensato cos'è sufficiente per me!?"

Nel rimanere imbambolata tra aspre e veloci supposizioni, Hinata si sentì dire qualcos'altro di nuovo. Qualcosa assolutamente privo di senso.
"Ora vai a pure a preparati, stasera ho indetto un festeggiamento in tuo onore..." - si congedò cordialmente il genitore, avviandosi senza rimedio verso un'uscita priva di ritorno.

"Un... festeggiamento? Cosa... cosa si festeggia? Che cos'è l'onore? Di sicuro non l'ipocrisia che mi verrà gettata addosso stasera..."

Era chiaro che era tutto un terribile equivoco. Il padre non poteva di certo leggerla nella mente. Non era con lei tutto il tempo, e a volte era anche a lungo via.
Come poteva dunque conoscere fino in fondo il suo percorso, la sua vera indole, e l'importanza che aveva per lei il test di selezione dei chunin?
Sarebbe bastato spiegarlo... Sarebbe bastato diglielo subito, e tutto si sarebbe aggiustato. Perché se il padre ora avesse attraversato quella porta, non ci sarebbe stata mai più occasione di chiarire la questione, perché sarebbe voluto dire assecondare gli eventi, festeggiare il presente senza poter giustificare futuri capricci, quando invece capriccio alcuno non v'era, a favore di una sottile ma vitale presa di coscienza.

Hinata però, sentiva le gambe paralizzate. Il padre era lontano, stava per varcare quella soglia. Come impedirglielo? Come chiudere quella porta? COME?

"Padre... se ora vi lascio passare per quella porta, io fallisco il mio Nindo... rinuncio a ogni cosa. A ogni onore e dignità per un vile riconoscimento.
E se stasera festeggio, se gioisco l'aver perso il mio Nindo in cambio di un'accettazione di facciata, non avrò mai più il coraggio di guardarti in faccia, Naruto-kun.
Non potete passare... non potete proprio passare per quella porta, padre... Devo chiuderla!... devo chiuderla assolutamente!..."
"...SHINRA..."

"Domani ti spiegherò con calma nei particolari in cosa consiste il tuo ruolo, e cosa comporta." - informò di spalle tardivamente il genitore - "Ma ricordati che il dovere della casata principale è semplicemente quello di preservare e tramandare il byakugan... Mi sembra di esser sempre stato chiaro, su questo punto. Avresti dovuto incominciare a rifletterci."
 
"...TEN..."

"Per compiere il suo dovere, il Souke deve semplicemente sopravvivere. Non è necessario affrontare certi esami, o rischiare la vita in missioni pericolose. Anche se in ogni caso continuerai lo stesso ad allenarti, seppur molto meno di adesso. Ma non è più necessario che pratichi ninjutsu o rafforzi la stamina, è sufficiente che continui a sviluppare i tuoi occhi  fino al massimo livello possibile..."

"...SE..."

"Hinata..." - pensò tra sé e sé Hiashi - "...se perdi il controllo così facilmente, né oggi né mai potrò spiegarti nulla. Dovrò solo chiuderti a chiave davvero... Che sia questo il giorno della fine? L'inizio di tutto?... Probabilmente è oggi che ti ho dovuto sigillare, marchiandoti come la Volpe... Ho fallito; ti ho reso la reietta del Villaggio, ti ho costretto infine a uccidermi... Cosa dovrei fare di diverso, perché ciò..."

"NO!... non posso!! Non posso usare Kurama per me stessa!... come uno strumento per raggiungere Naruto!
La Volontà mia e di Kurama deve essere una sola, e deve essere più forte di coloro che lo tormentano!
Devo prima liberarlo... Se sbaglio e loro vincono, perderò me stessa rischiando di far del male a mio padre!...
Però... io vorrei solo cercare di salvare la mia vita... Non credo di starti usando, Kurama...
Ti prego... aiutami solamente a capire, aiutami a parlare. Aiutami... se lo vuoi anche tu."

"No... non è possibile che sia questo il giorno in cui hai perso il controllo. Sei più forte di così..." - si ricredette mentalmente Hiashi - "...dev'essere stato qualcos'altro. Dev'essere stata..."

"Sopravvivere... Nessuna missione... Come... come sarebbe!?
I miei occhi... devo solo tramandare i miei occhi... Importa solo questo...
Ma cosa vuol dire?... COSA??... Non sarà che.....

"Padre aspettate!... CHE significa!? Io non capisco! Non è affatto chiaro quello che state dicendo!..." - si pronunciò all'improvviso Hinata, spronata da Kurama, iniziando a correre scompostamente, senza nemmeno rendersene conto, in direzione di Hiashi.
"I-io... io... esigo una spiegazione!!" - terminò fuori di sé e con disappunto la ragazza, frapponendosi con decisione tra il genitore e la soglia che avrebbe superato a momenti.

"Tu... esigi!?" - articolò stranamente, ma con profonda severità, il capo-clan degli Hyuga.
"Da quando osi usare quel tono!? E da quando progettavi di mancarmi di rispetto in questo modo?!? FILA via a prepararti, prima che..."
"NOOooooooo!!... Papà devi ascoltarmi!!" - urlò Hinata, in preda alla disperazione - "Io non vengo da nessuna parte stasera, se prima non mi ascolti!!" - scosse compulsivamente la testa, spalancando gli occhi e le braccia più che poteva, quasi minacciosamente, a protezione della sua vita. Dopodiché indietreggiò subito di un passo sconvolta, chiudendosi a riccio tra i sensi di colpa.
"Figlia mia... La tua voce... i tuoi occhi... Cosa hai fatto..." - notò il padre, leggermente scosso. La ragazza iniziò a provare un gran dolore alla testa; si rese conto solo ora di aver ceduto per un attimo il suo posto a Kurama, di averlo probabilmente costretta a parlare al posto suo, e di star quasi per usare il suo potere.

"Questa voce, questa vista... non è la mia... Perdonami, Kurama... alla fine io stavo..."

"Hinata, non devi assecondare quel potere malvagio! Non ci appartiene. Finirà solo per contaminare i tuoi occhi..."

"Malvagio?... Contaminare?... Ma che vuol dire!?... Non hai mai usato queste parole con me... Non mi hai mai parlato così!..."

"Hanno cambiato... Per un attimo non eri tu.... MA TI RENDI CONTO... Ti rendi conto di cosa succederebbe se qualcuno ti vedesse in questo momento!?"

"Cosa... cosa mi succederebbe?..."

Stavolta il padre non stava recitando. Aveva perso la compostezza. Era alterato davvero.
"Io... non lo s-so... Non lo so c-cosa mi abbia preso..." - cercò di scusarsi la piccola Hinata, riuscendo a recuperare totalmente il controllo. Poi però accusò gentilmente:
"Però, sapete..." - sorrise con profonda amarezza - "Pare che questi occhi siano l'unica cosa importate, per voi. L'unico modo perché vi accorgiate di me..."

La figlia sembrava decisamente affranta, e di fronte a una simile dichiarazione, un così sentito timore, il padre non poté che calmarsi, e cambiare empaticamente espressione.
"Perdonami... Pari parecchio turbata..." - commentò distensivo, dopo qualche secondo - "Sembrerebbe davvero una questione importante... Ma sinceramente non capisco cosa non ti sia chiaro."
"Padre, smettetela di prendermi in giro, ve ne prego..." - strinse i pugni la corvina, mantenendo tuttavia un tono molto pacato. L'uomo si fece serio, la stette ad ascoltare.

"I-io... chi sono io?... Cosa mi aspetta?" - c'entrò indiscutibilmente il punto Hinata - "Se continuate a ignorarmi e a non credere in me, ho paura che impazzirò..."
Hiashi osservò con attenzione la figlia squarciare i veli della finzione. Gli aveva appena confessato che non sarebbe stata la verità, ma il protrarsi di questa assurda situazione, a farla un giorno cedere.
"Io... devo far chiarezza d-dentro di me... E' q-questo, è solo questo, non capite?" - confermò debolmente la corvina, ma con fare composto e deciso.
"Vorrei sapere ora, in cosa consiste il mio ruolo. N-non dopo. Voglio sapere tutto, che razza di essere malvagio sono... Posso farcela... è un mio... diritto..."


Hinata aveva decisamente un carattere forte, che andava aldilà d'ogni apparenza. E forse era stata la forza della disperazione, e non Kurama, a farle trovare le parole giuste.
Hiashi invece, l'uomo gelidamente impassibile, si ammutolì. Era all'angolo. Doveva dirle che razza di essere malvagio era.


Calò un terribile silenzio.


*****



Qual è il mio ruolo? Cosa sono questi obblighi?... Io... voglio essere libera!

Non sono più così sicura... di voler essere l'erede del mio clan... di essere riconosciuta così di facciata...
Cos'è tutta questa ipocrisia nei miei confronti? Chi è Kurama? Cos'è questo terribile presentimento!?

Io voglio trovare le mie risposte, per poter decidere cosa fare con la mia testa...
Per poter decidere cosa fare con i miei occhi e questo potere...

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Capitolo 3
*** KURAMA!! (Yes! I am.) ***


KURAMA!! (Yes! I am.)


I found my anwser.


*****



"Hai ragione, Hinata. E' un tuo diritto, sapere..." - ammise adagio il genitore - "...e ormai, credo anche che tu sia in grado di capire..." - affermò con finta convinzione, quasi a promettere celerità ed esaustività di spiegazioni. Ma fatto sta che Hiashi non era affatto tranquillo. Prese ulteriore tempo.

"Che sguardo strano avete, padre... Così pieno di rimpianto... Ma che succede!?"

(( Come faccio... come faccio a dirglielo!? )) - s'angosciò terribilmente il fragile uomo. Non si rese conto di lasciarlo trasparire, stavolta, in maniera evidente.
 "Ascoltami attentamente, figlia mia..." - premesse cautamente - "Tua madre non c'entra niente, è dipeso unicamente da me..."

"Padre! Non vi ho mai visto così!!... MA perché fate quella faccia!?... COSA c'entra la mamma??
 Perché... PERCHE' ci mettete così tanto?!?... Kurama se lo sai dimmi cosa sta per..."

"Dodici anni fa..." - si decise finalmente Hiashi - "...subito dopo l'attacco della Volpe al Villaggio..."

"NO!! non è possibile! NON ci credo!... NON può essere vero!! Ma perché... PERCHE' TUTTI SI PRENDONO GIOCO DI ME??
"Aspetta Hinata... Non è così! Naruto non ti ha mai..."
"Dopo tutti questi anni non provare a consolarmi, TU! Lasciami da sola con mio padre, ora! Ce la faccio benissimo da sola!
  Non è di Naruto che voglio sapere, stupida! Di te... con te... parlerò dopo..."


La ragazzina rimase imbambolata, silenziosa, volutamente rigida, per riuscire in tutti i modi a controllarsi. Kurama le rivelò tutto in un istante, prima che potesse farlo il padre, per cui dovette stare ad ascoltare tutto due volte. Ma la corvina, tutto sommato, seppe trattenersi dall'esplodere in un incontrollato impeto d'ira, come accade quasi sempre a un Jinchuuriki nel momento in cui constata il vuoto totale attorno a sé, finendo così col riempire il proprio cuore con l'unico sentimento che resta. La rabbia. Quella rabbia che in Naruto, come nella maggior parte dei casi, rischiava di bruciare in Odio, volontà di distruggere personalmente ogni cosa, e che in Hinata poteva invece soffocare in Commiserazione, e tramutarsi in un atipico desiderio di trascender la realtà in un infinito sogno, disinteressandosi di tutto il resto.

Ma alla Bambina della Profezia, tutto questo non poteva succedere. Non avrebbe fatto implodere se stessa, risucchiando il resto. E questo perché... aveva un sogno, un sorriso, un nindo per cui combattere.

Hinata Hyuga... sentiva di aver sparso troppe promesse in giro, per perdersi nell'oscurità così. E non si trattava semplicemente di Naruto... ma di Kurama e tutti gli altri.
Tali giuramenti, li aveva fatti anche a se stessa. Eran promesse salvifiche abbinate a una Libertà da dare presto, e un Esempio da seguire sempre, senza alcun rimpianto.
QUESTE erano le cose che non gli avrebbe potuto togliere mai nessuno. E pur soffrendo terribilmente per esser davvero l'invisibile strumento del Villaggio, ora poteva conoscere maggiormente se stessa proprio per questo calvario, e già iniziava a riflettere sulle vicende passate, e le conseguenze future di una simile rivelazione. Rivalutandole in quasi perfetto auto-controllo, perché lei...


"IO SONO UNA HYUGA. - La compostezza, prima di tutto.... La calma è vitale, devo sempre dimostrare con dignità chi sono...
  Devo diventare forte come mio padre restando gentile come mia madre... Devo ancora sanare l'odio che c'è tra me e mia sorella...
 NON SONO SOLA. - Naruto... è come me. E Kurama... non è cattivo. Siamo noi, che lo usiamo... Se fosse un mostro mi avrebbe presa quando poteva...
E' così! Dipende tutto da me... Il giorno in cui mi arrenderò sarà la fine! è in momenti come questo che Kurama rischia di essere usato come Kyuubi."


"Figlia mia, tu eri l'unica compatibile..." - provò a giustificarsi Hiashi al termine di una lunga spiegazione, poco seguita, a onor del vero - "...non c'era nessun altro oltre a te che potesse..."
"Voi... c-continuate a prendermi in giro, padre..." - affermò piano ma con sicurezza la ragazza, la quale aveva compreso che tacere anche stavolta e assecondare gli eventi, vivendo così una vita di rimpianti, l'avrebbe portata a infine a esplodere. Inoltre il padre continuava a mentire e a omettere le verità più importanti, e questo proprio non poteva sopportarlo, da parte sua. Quante altre cose gli nascondeva?
"Io capisco, capisco tutto... Avete dovuto. Sono una forza portante. E allora!?" - s'affrettò a dire Hinata, un po' indispettita, ponendo molta enfasi sul suo "allora".
"I-io... ne vado orgogliosa!" - stabilì la corvina, stringendo le mani al petto - "Non ce l'ho voi per questo. Ma come potete dirmi però che sono l'unica?... e Naruto!?"

"E' così, Kurama... Noi siamo in tre. Siamo uno... Non è colpa tua! E poi... come potrei arrabbiarmi o vergognarmi di essere tua amica? Di essere la persona che può aiutarti..."

Nel nominare l'Uzumaki, la piccola Hinata aveva alzato lo sguardò verso il genitore; e anche un po'... la voce. Hiashi era alquanto infastidito, dalla lieve e inedita irriverenza della figlia, anche se favorevolmente sorpreso per la sua capacità di reazione. Però a parer suo l'aveva guardato in maniera decisamente ribelle, come a pretendere irrispettosamente una spiegazione.
Obiettivamente, a dire il vero, fu solo un attimo. La corvina abbassò irrisoluta il viso, pensierosa, un po' pentita, senza realizzare quanto il padre si fosse innervosito per quell'anomala frazione di secondo.

"Io e Naruto siamo stati usati come strumenti di pace, da controllare e tenere separati... Ma nessuno è grato per questo, anzi... Ci vedono come mostri...
Due falliti... vogliono che rimaniamo due incapaci. La gente ti insulta apertamente, Naruto-kun... Se si sta zitta e non fa altrettanto con me e solo per..."

"CHE COSA C'ENTRA adesso Naruto Uzumaki!?" - s'incattivì all'improvviso il temuto leader degli Hyuga -  "Cerca di portarmi maggiore rispetto!! Non è cosa che ti riguardi..."

"Naruto... ma come hai fatto finora senza difese!?... Come hai fatto a resistere da solo? Quanto ti è costato... ricominciare tutto..."

"Invece... credo che mi riguardi...." - rispose molto pacatamente Hinata - "Mi riguarda davvero tanto, se c'è qualcuno tale quale a me..." - obiettò con educazione e tranquillità, ponendo così in notevole difficoltà Hiashi, il quale aspettava un valido pretesto per scagliarsi contro la figlia, per mettere fino in fondo alla prova la sua integrità. Poiché se la figlia era intenzionata a scegliere autonomamente la sua strada come sembrava profilarsi, doveva innanzitutto dimostrarsi in grado di affrontarne tutte le possibili conseguenze.

"Kurama... Naruto... Non volevate coinvolgermi... farmi sentire una reietta come voi. Per questo vi siete allontanati da me... Volevate proteggermi...
  Ma ora, non c'è ne è più alcun motivo! I-io... ho bisogno di voi. E voi di me... Non posso separarmi da voi per nulla al mondo!..."

"Non è stato subito, è stato tre mesi dopo di lui..." - specificò la ragazzina - "E' per questo, è per questo che non dovevamo essere in alcun modo amici? Che dovevamo stare alla larga?"
Il padre, stupito dalla consapevole preveggenza della figlia, non fornì un contraddittorio secco ed immediato, segno che in effetti doveva essere così.
"Io... i-io... ce l'ho con voi, per questo."  - asserì in maniera calma ma sorprendente la corvina - "Non p-posso accettarlo... è... ingiusto..." - sentenziò risentita, con leggera e candida amarezza.

"Alla mamma... non importava niente di niente. Anzi... non avrebbe mai permesso, una cosa del genere... Ne sono sicura..."

"Kurama è Kyuubi. Naruto è Kyuubi... Io... sono Kyuubi." - terminò vacua, trasognata, senza aver concepito fino a che punto si fosse sovrapposta distrattamente al padre, praticamente azzittendolo.

"Kurama, tu non sei un mostro. Non puoi esserlo!... TU SEI... il nostro Legame. Sei tutto quello che c'è tra di noi... Ciò che lo rende così speciale..."
    
"COME fai a sapere certe cose? CHI te le ha dette?" - interrogò immediatamente a gran voce il capo-clan degli Hyuga - "E CHI sarebbe questo Kurara!?" - pretese di sapere.
"Kurama è il suo vero nome, padre..." - affermò con un po' di decisione e impertinenza la corvina, come a mettere le cose in chiaro. Troppo, in chiaro.
"Il suo... nome...." - ripeté con somma e incredula sorpresa il genitore, in un rapidissimo crescendo di irritazione. Hiashi aveva finalmente trovato l'incipit per iniziare a devastare psicologicamente la figlia.

"Padre, ma voi... mi state guardando malissimo! Da quando mi guardate anche voi così!!... Sento un tale sconforto, in questo momento..."

"HINATA... Ma tu... ci parli. Tu lo difendi... Ne fai... un vanto..." - accennò in un primo momento l'uomo. Hinata non smentì. Silenzio totale. La calma prima della tempesta.

"TU hai perso completamente la RAGIONE!! Ti stai facendo MANIPOLARE da LUI!!..." - concluse con profondo sdegno il capoclan degli Hyuga.
La piccola si morse il labbro, leggermente contrariata, ma soprattutto abbattuta e impaurita. Il padre non avrebbe mai capito. Stava per scatenarsi un putiferio.

"COME ho potuto anche solo pensare che potessi dominare quel potere!? Che sapessi mettere a tacere quel mostro!..." - si inalberò gelidamente l'uomo.
La Hyuga patì, faceva davvero freddo. Ma anche stavolta cercò di controllarsi, e di capire. Cosa era dunque lei per il padre?

"NON cambierai mai!" - la gettò in mare Hiashi - "SEI un completo... fallimento!"





L'oceano era in tempesta. Hinata non sapeva nuotare.


*****



Mostro? Potere? Dominarlo? Metterlo a tacere?
MA allora... E' come dici tu Kurama!... Noi umani ti vediamo solo come una mostruosa fonte di potere, da usare o tenere a bada...
Vieni privato di ogni libertà, e chi è costretto a portarti dentro subisce la stessa sorte.
Siamo noi, a contaminare te... E quando esci fuori è la rabbia di chi ti ha usato a uscire... E ti chiamiamo mostro per questo.
Ma anche chi fa da forza portante, è visto come un demone... E' guardato con disprezzo... e finisce per impazzire e fare del male.
Tu non puoi nulla, e questa rabbia si somma alle altre, non fa altro che crescere... Il prossimo sarà ancora più odiato...
E' un'infinita catena... Sarà sempre peggio... Potrebbe venir "giorno" che anche Naruto...

NO! Tutto questo deve finire! Non importa cosa succederà, devo farlo! Devo provarci e mantenere il controllo!
SONO STANCA, DI TUTTE QUESTE CATENE!... IO LO VOGLIO, KURAMA! VOGLIO CHE TU SIA LIBERO!!

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Capitolo 4
*** IZANAGI IN AZIONE ***


IZANAGI IN AZIONE


Il magistero divino. Il potere che corromperebbe chiunque. La tecnica in grado di trasformare i sogni in realtà.

Come servirsi di siffatto dono del cielo? Come gestire una simile responsabilità?
Con una facoltà del genere, si potrebbe porre rimedio a tutto e creare la pace. Ma sarebbe, questa, vera pace?

Tutti han pensato almeno una volta a cosa farebbero nei panni di un dio, ma pochi ammetterebbero come alla fine dei giochi han prevaricato ogni Libertà.
Diffondendo con arroganza il propria Credo, e dimenticando in cosa consiste l'autentica Perfezione, ossia conoscere pienamente se stessi.

Molti valutano che sarebbe una fortuna, ambire a fare gli Eroi, ma pochi si rendono conto del pesante fardello che questo comporta.
E si arrenderebbero a Izanagi per cambiare attivamente il destino, mentre Nessuno lo userebbe per dimostrare che esso... non sta scritto da nessuna parte.


E' per questo che tale potere è stato concesso a Hinata, la persona che confidando passivamente in un dettaglio, voleva mostrare chi era davvero Naruto.

Perché l'ingiustizia di "quel giorno", è stata la peggiore mai perpetrata. La sola che giustificasse l'utilizzo di Izanagi.
Perché quel Legame, bisognava lasciarlo vivere. Giacché quella volta... non fu un vero incontro.

Il sangue e le lacrime di un Amore innocente, grida guerra e vendetta, al cospetto di un dio.

La salvezza delle loro anime, valeva più di qualsiasi Villaggio.


*****



Era riaffiorato il terrore della sua infanzia. Una giovane donna, che non poteva più permettersi di restare una bambina, aveva il cuore a pezzi.

Il padre, seriamente, non aveva mai avuto alcuna stima di lei. Se l'era lasciato infine scappare. Aveva gettato la maschera.
Ora più che mai, era evidente che l'aveva ritenuta da sempre un fallimento. E i rari e recenti apprezzamenti eran stati, a questo punto, solo delle ipocrite menzogne per tenerla a bada, per indirizzarla dove lui voleva, poiché infatti, al primo ostacolo, al primo confronto diretto, egli palesava senza riserve ciò che realmente pensava di lei, ritrattando tutto quanto di buono si fosse mai sforzato di dire.

E così, senza alcuna remora nel ferirla, la scrutava con disgusto, attentamente, come uno strano e instabile oggetto misterioso, una carta-bomba di facile detonazione, e dalla enorme carica distruttiva.

"Io per voi... son come Kurama! unicamente uno strumento!... Un pericolo per il clan, un mezzo per tenere alto il vostro buon nome.
Ecco cosa sono per voi!... Neanche dieci minuti fa, avevate detto che eravate orgoglioso di me! Ma ora... siete capace di dire tutto il contrario!
E dato che avete capito che non vi servo più a nulla, mi gettate via all'istante come carta straccia, come quel foglietto che rappresentava la mia vita..."

"ALLORA VOI... NON L'AVETE STRAPPATO PER SBAGLIO! Sapevate quanto era importante per me, ma l'avete fatto lo stesso, fingendo di non capire..."

Passò così una trentina di secondi. La corvina cercò di trattenersi, persino stavolta, ma... No, non poté più! Aveva iniziato a piangere a dirotto, non poteva davvero crederci: il genitore aveva addirittura attivato il byakugan per sapere con chi avesse a che fare in questo momento. Se col mostro, o con la sua inutile figlia.

"NON è possibile!! Ora che ho liberato Kurama, non mi riconoscete più! Non sono più Nessuno per voi!..."

"HINATA, ALMENO..." - gridò Hiashi, dandole comunque atto che stava parlando con lei - "...almeno dimmi che non lo sapevi!! Dimmi che non lo sapevi, che fosse Kyuubi!"

"Quanto vorrei odiarvi, padre! Ma perché non ci riesco!? Di chi è quella voce che vuol convincermi che in verità mi volete bene?
Non riesco a distinguerla! Fa male, fa troppo MALE!!... Ma perché... perché proprio IO! Io non capisco! NON ci capisco più niente!.... E ORA? Che dovrei fare adesso!?"



(.....)

          La corvina si sentiva perduta. Aveva appena liberato Kurama e già, complice il padre, stava subendo appieno le conseguenze di questa scelta.
E ciò, non perché i demoni stessero prendendo il sopravvento su di lei. Essi... erano spariti subito. La sua Volontà nel liberare il bijuu, in quel momento, era stata davvero più forte di tutto.
Ma era proprio qui, che stava il pericolo! Ora Hinata, all'interno della Volpe, se la doveva vedere unicamente con se stessa, senza alcun sigillo di protezione, e così la sua angoscia rendeva i secondi interminabili, con le sue paure amplificate al massimo dal neutrale ma potentissimo chakra della Volpe, la quale, seppur libera, non poteva dirsi certo salva, poiché poteva essere rifatta schiava in qualunque momento. Proprio da Hinata, che sebbene avesse appena spezzato quel circolo, poteva anche immediatamente reiterarlo, e in maniera potenzialmente irrimediabile, se avesse combinato in maniera scellerata il potere del Kyuubi all'abilità dei suoi occhi, e al lignaggio Senju della madre.


"Odio tutto questo!! E' come se fosse già scritto!... Ma perché deve andare per forza così?!? Perché tutti i miei sforzi non hanno mai cambiato nulla!??"

La Hyuga... cercava disperatamente delle risposte. Le chiese a se stessa. Ma la Volpe, incredibilmente, stabilì che fosse finalmente giunto il momento propizio per approfittarsi di lei.

"Hinata... MODIFICA TUTTO! Cambia in un bel sogno tutto ciò che fa male!... SII splendente come tua madre! USA il tuo corpo! ORA PUOI... ti salverò da questo tuo incubo!"

La ragazza però, si rese perfettamente conto che non era affatto Kurama, ma la parte più recondita e contorta di lei che ponderava di usare il bijuu senza nemmeno volerlo ammettere, inscenando così la più ipocrita delle menzogne, ossia fingere di essere lei lo strumento e la vittima, e il Kyuubi il vile traditore e utilizzatore.
Ma modificare così perversamente la realtà a proprio completo piacimento, e fare un mondo di bugie usando senza ritegno chi ti era stato a fianco fin dall'inizio, era qualcosa di davvero orribile!

"NO! Ho promesso a Kurama che non l'avrei mai usato!... Non posso arrivare a tanto! NON POSSO costringere le persone ad amarmi!..."

Fu cacciata via presto questa inconscia tentazione, la Hyuga riuscì a sconfiggere da sola il primissimo seppur comprensibile momento di debolezza.
NEL FARE CIO' poi, ne ebbe come un "premio", poiché percepì subito un netto mutamento di chakra da parte del Novecode. Kurama... non era ancora libero! Era rimasto qualcuno! E Hinata, per via di questo, incappò subito in una seconda insidia, in quanto credette fosse ancora possibile riconquistare il rispetto del genitore, se solo gli avesse spiegato come stavano realmente le cose. Chi era veramente Kurama.


(.....)



"TI HO FATTO UNA DOMANDA, HINATA! LO SAPEVI O NO CHE ERA KYUUBI!?" - si aizzò Hiashi, ridestando e terrorizzando a morte la paralizzata figlia, e ponendo per la seconda volta, dopo "pochissimi secondi", una domanda che evidentemente, per lui, aveva del fondamentale. E, probabilmente, ce ne sarebbero state altre. Era un terzo grado, il suo. Una sola risposta sbagliata e...


"OH NO! papà è sordo! Non ce la farò mai parole!... Ogni discorso sarebbe inutile, è troppo complicato!
 Per lui sono uscita di senno, non potrò mai spiegarglielo!...
Spiegargli anche questo... è impossibile!... mamma... Kurama, i-io... i-io..."

"N-no... N-non lo sapevo c-che fosse Kyuubi, p-padre... Come... potevo?" - rinnegò con voce estremamente soffocata la corvina, per riuscire ad andare avanti. Ma il senso di colpa già la divorava.

"COME mi hai chiamato, Hinata?... Povera e insignificante mocciosa, che non mi riconosce e si lamenta di non esser riconosciuta!
Ora che mi hai liberato, DAVVERO non capisci con CHI hai parlato per anni? Oppure sei solo troppo GELOSA di me, per doverlo ammettere!?"
 
"Pari sconvolta; sembri davvero... dire la verità." - fece finta di cascarci Hiashi - "Dunque lui è così furbo... non si è mai mostrato. Non sapevi affatto chi era quel mostro..."
"....." - Hinata si sentì guardata per un attimo da un genitore in maniera migliore, ma un vuoto ben maggiore si stava espandendo veloce dentro di lei.

"TU l'hai sempre sospettato, di la Verità!... ma ti sei ben guardata dal chiederlo! E ora che lo sai, osi addirittura chiamarmi Kyuubi!!
Sì, è così mia cara!... IO avrei fatto di tutto per te! Anche bruciare, e non trovare pace per l'eternità!
Ma tu invece, per avere un briciolo di consenso da un uomo che non è più lo stesso, per tener debolmente viva la tua fiamma tra le regole,
mi chiami mostro, mi fai parlare come mai vorrei, e mi getti infine nel Fuoco come carta straccia. E dire..."

"...e d-dire, che volevo e-essere c-come te." - si anticipò da sola Hinata, con un fil di voce. Talmente fioco, che neanche il padre poté sentirlo a così breve distanza.
"Perdona la mia reazione, Hinata..." - risuonò invece bene nell'aria - "...ma non pensavo che quella cosa avesse una propria individualità." - si giustificò sommessamente Hiashi, placando del tutto la sua ira.
"Credevo... che avessi ceduto facilmente alle lusinghe di una massa di chakra priva di ogni intelligenza." - spiegò con colpevole calma - "Invece ora mi è chiaro che stavi soltanto cercando un amico fidato..."

La corvina si stupì, di questi singolari discorsi da parte del padre, ma per ironia della sorte dovette pur considerare come avesse fatto a non accorgersene mai prima. Inoltre, pur affrontando una questione per lei così amara e delicata, il suo superiore non sembrava poi coinvolto più di tanto, e pareva quasi simulasse il proprio dispiacere per qualche oscura finalità.
"Il Novedoce si è avvicinato a te lentamente." - la aprì senza tatto lui, come un libro da quattro soldi   - "Ha approfittato del fatto che fossi sola." - rivangò poi in maniera spiacevole - "Forse... è unicamente colpa mia..." - ammise leggermente contrito - "...avrei dovuto starti più vicino, e metterti in guardia prima."

Hinata iniziava seriamente a diffidare, di questi capziosi scampoli di benevolenza di dubbia matrice. Erano decisamente pretestuosi. Ma in ogni caso, qualunque fosse lo scopo... un'ammenda conciliatrice da parte del genitore, era evento davvero raro. La Hyuga, in questo frangente, si rese conto di essere sulla buona strada per ingannarlo a propria volta, se solo avesse voluto negare fino in fondo ogni legame con la Volpe. Ma, in realtà, al momento, era solo il padre, a tenere bene le redini; la stava semplicemente mettendo alla prova anche stavolta. Voleva tastare come si sarebbe comportata ora che c'era di mezzo la madre.

"Ascolta Hinata, nulla è perduto..." - rassicurò affabilmente il genitore - "Ma ora che sai di avere a che fare con quel demone, devi stargli assolutamente alla larga, non devi più farti più prendere in giro da lui..."

La piccola stette in silenzio. Era confusa, e iniziava a poterne più, di questi improvvisi cambi di atteggiamento nei suoi confronti. Comprensibilmente, pensò che il padre ora facesse il premuroso avendo intravisto l'opportunità di riparare alla bene e meglio il suo strumento. Un aggeggio che comunque insisteva a insultare senza rendersene conto, sproloquiando a vanvera senza cognizione alcuna di causa.
Però, perlomeno, a differenza sua, non sapeva fino in fondo chi stesse realmente insultando. Mentre lei l'aveva fatto, avevo offeso nei peggiore dei modi la madre, ed era seriamente sulla linea di confine che poteva spezzare il più incorruttibile dei legami. E a un certo punto, Hinata collegò con immensa angoscia che forse non era poi tanto diversa da chi la giostrava e gli stava lì di fronte...

"In ogni caso, ora proverò a ripristinare il sigillo presente nel tuo stomaco in maniera permanente..." - la gelò d'improvviso Hiashi - "Se funziona, non dovrai preoccuparti più neanche di questo. Sarai al sicuro; quell'essere non potrà darti più alcun fastidio." - assicurò infine, facendo sbiancare completamente la figlia.

Hinata spalancò gli occhi, in preda al terrore, realizzando le nefaste conseguenze delle sue azioni. E si sentì morire. Propriamente, fuor di metafora.


"MIO DIO!!! MA COSA HO COMBINATO!!?... Alla fine, ho fatto esattamente come mio padre!!...
Era questa la mia Volontà!? Aggrapparmi a tutti costi alla vita, rinnegare e gettare nel Fuoco chi ha voluto bene, pur di sopravvivere!?
Io... sto per abbandonare il mio Nindo. Sto per tradire Naruto, Kurama, e persino la mamma!

"Sta tranquilla... farò in un attimo." - s'avvicinò inesorabilmente il genitore - "La pagherà per tutto..."

 "I-io... non sono più una bambina... Non posso giustificare in eterno le mie paure. Devo scegliere ORA da che parte stare, una volta per tutte!...
 Se mi macchio ora è voluto. Consapevole. E'... PER SEMPRE! e da domani non potrò mai perdonarmelo...
Però... forse è già successo!... Ho già sbagliato. Ho... fallito. Papà è così vicino, sta per sigillare per sempre Kurama e la mamma!"

Hinata era paralizzata, non aveva voce in gola o in capitolo; si sentì a malapena sollevare la camicetta. E nel rendersi conto che non c'era più tempo, al deciso contatto con la fredda mano paterna si sentì lordata per sempre nel basso ventre, violata nell'anima da una colpa senza possibilità di perdono, che l'avrebbe dannata per sempre all'inferno.

"Mamma... Come sono arrivata, a questo punto!? Io non volevo davvero, arrivare a questo punto!! Non volevo te lo giuro!...
Dannazione, Kurama! Vorrei solo non avervi mai chiamato Kyuubi.. vorrei solo tornare indietro "per voi"  e rimediare al mio errore..."

"IO LO VOGLIO, lo voglio davvero tanto. AIUTATEMI VI PREGO!!"



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"TI HO FATTO UNA DOMANDA, HINATA! LO SAPEVI O NO CHE ERA KYUUBI!?" - si aizzò Hiashi, ridestando e terrorizzando a morte la paralizzata figlia, e ponendo per la terza volta, in maniera inspiegabile, una domanda che evidentemente, per lui, aveva del fondamentale. E, probabilmente, ce ne sarebbero state altre. Era un terzo grado, il suo. Una sola risposta sbagliata e...

"Ma come è possibile?!? Questo, è già successo!!... L'ho immaginato ed è successo!! Ma... come?? Non sarà che...."

"Sei stata tu..." - chiarì il padre, cambiando totalmente espressione - "...non so dire il perché tu l'abbia fatto, ma quanto pare sei davvero tu, puoi farlo davvero." - affermò infine, scorgendo oltre il recente cambiamento. Dopodiché Hiashi disattivò il byakugan, cessando ogni ostilità nei confronti della figlia, che da sensitiva percepì subito come un benevolo cambiamento da parte sua.

"Che diavolo succede!? Cos'è che sarei!? Cos'è che potrei fare davvero!? Perché ora... all'improvviso... mi riconsiderate..."


La corvina si sentì definitivamente un giocattolo nelle mani di uno schizofrenico genitore, che fuor di dubbio conduceva esperimenti sulle massime potenzialità della figlia senza preoccuparsi troppo di eventuali conseguenze per la sua fragile autostima, come anche per la sofferta e vulnerabile stabilità mentale.
Difatti... la ragazza aveva combattuto mille battaglie per preservare immacolato il suo io, per restare sempre trasparente come il vetro, un angelo gentile a mo' di sua madre, credendo che al mondo, questo, potesse avere un qualche valore. E ciò poteva sicuramente dirsi un ammirevole traguardo, se non fosse che TUTTO, attorno a lei, le chiedeva di tramutarsi in qualcosa di difforme, il riverso di quello che era.

Hinata, allo stato attuale, si sentiva pervasa da una profonda oscurità, essa stessa percepì quasi di essere l'Oscurità, un'entità ambigua, alienata e priva di luce, mai come ora sull'orlo del precipizio.
Anzi... nell'abisso ci era sprofondata per diverse decine di metri, se si era salvata e non aveva tradito ogni cosa era solo perché aveva implorato il miracolo, il potere che solo un dio avrebbe saputo utilizzare con perfetto criterio. Ma lei di certo non lo era, avrebbe finito sicuramente con l'approfittarsene mentendo a se stessa, e perciò si figurò come uno sporco spettro dell'oltremondo, un essere ormai prossimo alla pazzia. Ora aveva di nuovo quei pesanti e terribili occhi non suoi, ed era stremata per il gravoso sforzo mentale, e sfinita per l'ingente quantità di chakra utilizzata. Inoltre una delle due pupille, quella forse più rigonfia di potere, le doleva terribilmente, pareva quasi che, un po' rialzata rispetto all'altra, volesse schizzar fuori dalla sua orbita. Che fosse beffardamente più grossa e disallineata, e che questa differenza fosse ben visibile a occhio nudo?!? Già... in effetti, era paurosamente così. Il suo viso non era più perfettamente simmetrico, e pure il colorito risultava disomogeneo e in generale estremamente pallido, molto più del solito, il che cozzava terribilmente con la scura capigliatura, totalmente all'aria, elettrizzata, completamente disfatta. E, in tutto questo, la sua bella e peculiare frangia era andata ovviamente a farsi benedire... Non più soffice e liscia, aderiva in maniera appiccicaticcia alla fronte, evidenziandone la segreta e dissimulata spaziosità, in quanto i capelli ora si dividevano e si intrecciavano compressi, disegnando localmente sulla pelle degli spaiati aculei, appuntiti, tutti diversi tra loro, innumerevoli, il cui conteggio sarebbe risultato molesto alla vista.

In definitiva... una frangetta del genere, grottesca e traditrice di ogni intimità, sarebbe stato davvero meglio non averla. Era tremenda, sicuramente peggiore di quella che insisteva a tenere in passato quella piattola con cui Naruto aveva iniziato a fare il cascamorto.

Hinata pensò per la prima volta a Sakura in questi termini (con qualcuno doveva pur prendersela!), e si rese conto di poter essere idrofoba anche più di lei, il che tuttavia la rendeva infinitamente triste.
Poi, consapevole che persino una vista a 360 gradi, priva di punti ciechi, non consentiva di osservare una faccia di cui comunque già presagiva il ribrezzo, la malcapitata ragazza compose lentamente, col viso ancora grondante di sudore, i sigilli per un semplice bunshin no jutsu. E lo fece apparire proprio dinnanzi a lei, per constatare con estrema esattezza cos'era diventata.

La Hyuga si specchiò a fondo per mezzo della sua immagine olografica, memorizzando masochisticamente tutto, in particolar modo l'ipnotica conformità a spirale delle violacee iridi. Non era ancora il Rinnegan, ma una somigliante e malsana via di mezzo a forma di vortice.


"Sono... orribile." - fu l'indelebile giudizio formulato. Una straziante sentenza puramente estetica.



"M-mamma, ti p-prego, stammi s-sempre vicino!... Questa, n-non sono io. Questo... è un fantasma cattivo."


*****





Zetsu-san... Passami la nuova maschera, per favore...

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Capitolo 5
*** NON SARA' IZANAMI ***


NON SARA' IZANAMI


Ma se io ho un potere del genere... COME faccio a sapere che tutto questo non è un orribile circolo?
Come posso esser sicura che non stia già usando Kurama per... "quella cosa"?


IO... HO PAURA!... un utilizzo del genere è davvero la prima cosa che mi è venuta in mente!
E ho il terrore di essere lì da qualche parte, ossessionata da te... a obbligarti di...

Forse questo mondo... è solo il frutto di un amore perverso!
Forse ho fatto tutto questo perché non sono cambiata con le mie forze, e non mai avuto il coraggio di confessarmi una seconda volta!!

E magari sono uscita pazza, e ho escogitato come essere la tua salvatrice per estorcere da te un sentimento...
Forse io sono solo, un'egoista. Un'egoista che ha edificato tutto per la sua PLATEALE SCENA MADRE di pochi secondi.

E COSA PEGGIORE DI TUTTE... forse in principio non eri Kyuubi, avevi ogni cosa, e per questo non ti sei mai accorto di me, e sono arrivata al punto di...

...RENDERTI ORFANO.


Forse io sono il tuo peggior nemico, e quando lo scoprirò proverò a tutti i costi a fermare la maniaca che sono diventata... Riuscendoci.
Per poi però, un giorno, pentirmi follemente di questa scelta e... rifare tutto da capo. Diventando per l'ennesima volta... una pazza omicida.


*****



Hinata aveva rilasciato il bunshin col quale si era specchiata a fondo, per ben più di qualche secondo. Ora rivolgeva il tremulo palmo della sua mano dominante verso l'alto, e ben aperto lo guardava in maniera davvero incomprensibile, come a discernere come e cosa avesse fatto, ma soprattutto fin dove potesse spingersi questa sua nuova facoltà.

"Posso... t-tutto. Questo è il potere... degli dei..." - intuì brevemente Hinata, con tono davvero flebile, ma sufficiente perché anche il padre afferrasse questa sua conclusione.
"E siccome è tutto nei miei occhi, in realtà io s-sono solo... un uccello in gabbia." - concluse amaramente la piccola. E Hiashi, nel vedere come la sofferta figlia vaneggiasse quasi sull'orlo del delirio, conscia che questa occorsa e non richiesta responsabilità l'avrebbe prevaricata di ogni arbitrio, strinse forte anche lui i denti e la palpebre, fino a patire un lacerante e abissale scoramento.


"E' finita!... mio padre non mi manderà mai, a quell'esame. Lui non può, mandarmici... è suo enorme dovere, non mandarmici..."

Improvvisamente però, senza preavviso alcuno, padre e figlia videro dissolversi da terra i mille pezzettini di carta della domanda di ammissione per chunin, la quale, da irrimediabilmente distrutta che era, riapparve miracolosamente tra le mani di Hinata, perfettamente integra per via della sua disperata, intima, e immanente volontà.

"NO!... NON è possibile! per rincorrerti a stare al tuo fianco io..."

"La tecnica... è quasi completa!" - mormorò tra sé e sé il capoclan degli Hyuga, alquanto sconcertato, in verità.
"Tutto questo è assurdo... è sbagliatissimo." - commentò invece a riguardo di quel foglietto la scioccata corvina. E Hiashi si avvicinò a lei, colpito dal fatto che la ragazza avesse valutato quel suo gesto un errore.
"Anche se l'ho f-fatto in un attimo e senza pensarci, era proprio quello che volevo, e l'ho fatto... unicamente p-per me stessa." - ammise piena di sgomento una scombussolata Hinata - "Eppure... finire per usare un potere del genere p-per il proprio interesse personale..." - sentenziò la corvina, colpevolizzandosi eccessivamente - "...è atroce. E' la cosa più s-sbagliata del mondo."


"Naruto, n-non è che i-io... MA perché, mi state chiedendo questo!?... Io non sono, così brava! Non sono proprio la persona adatta, per un simile compito..."

Il genitore era ora apparentemente truce dinnanzi a lei, e tirandogliela pian piano via dalle dita, prese in mano la domanda d'ammissione all'esame per chunin, e cambiò leggermente espressione.
"Ma tanto..." - iniziò a esprimersi a scatti Hinata - "...non serve, a nulla. Questo, è solo un flashback, la punizione divina, per aver sbagliato... E ora, me lo strapperete di nuovo, all'infinito, come merito..."
Il padre piegò invece quel documento in quattro precise parti, e se lo infilò in tasca con molta cura, mentre osservava la sformata figlia percorrere decisi passi verso un'irrimediabile alienazione.


"Figlia mia... ma che cosa ti ho fatto!? Se non tornassi più quella di prima io..."

"Hinata... come ti senti?" - la pregò il padre con insolito garbo - "Per favore cerca di tornare esattamente come prima, concentrati solo su quello..." - le indicò benevolo.
"P-proprio... come... p-prima?" - sibilò speranzosa, ma incerta, la corvina - "M-ma i-io... io n-non so s-se..." - accennò spaventata, avendo smarrito la più pallida idea di cosa fosse giusto o sbagliato.
"Provaci, con calma; te lo sto dando io, il permesso..." - avvallò il padre, cercando di rasserenarla. Ma la piccola era ancora leggermente in stato di shock. Questa certificazione del padre, bastava? Era reale?
"Ci sarò sempre io, a dirti se stai mentendo a te stessa..." - le assicurò lui, poggiando forte la propria mano sulla sua fragile spalla - "...i nostri occhi vedono oltre la finzione, ricordi?" - le rammentò.


"L'unica cosa che deve fare un genitore... è riporre la più totale fiducia nei propri figli..."

Era vero. Nella quasi totalità dei casi non si poteva mentire, al byakugan. Né tantomeno uno Hyuga rischiava di doversi raccapezzare in un banale genjutsu, scorgendo all'istante oltre un semplice cambiamento. Per cui Hiashi glielo promise, sebbene persino lui non fosse del tutto sicuro di poter adempire a un simile impegno.
Ma, in questo momento, la priorità era tranquillizzare Hinata, e lei, che ovviamente la teoria la conosceva, mediante il convincente e affettuoso gesto del padre si riprese un po' interiormente.

"Padre... s-sapete, una cosa..." - provò a cogliere l'occasione Hinata - "...queste b-belle parole che voi mi avete a-appena detto..." - spiegò rallegrata - "...sono quasi le s-stesse..." - si interruppe un attimo solo, pensando alla madre, ma codificando la sua asserzione - "...sono quasi le stesse parole che mi ha detto proprio adesso Kurama."
Il genitore non rispose nulla, né cambiò per ora espressione. E per la Hyuga, questo, era segno ben accordato di poter proseguire.
"Lui (la madre e Kurama; entrambi, ndr)... lui mi ha detto..." - riportò fedelmente la corvina - "...visto che ormai siamo una squadra, vorrei che ti fidassi di me, e tornassi la bambina che adoro." - confidò lei, accaldata - "Non è sbagliato... essere se stessi..." - proseguì, parola per parola - "...e poi a me non puoi proprio, mentire; te lo sto dando, il consenso." - concluse mnemonicamente, senza errore alcuno.

Hiashi inarcò ampiamente una delle sue arcate sopraccigliari. Un demone... inseparabile amico e fedele alleato del proprio jinchuuriki!? Davvero era possibile, una cosa del genere!?
Il capo-clan degli Hyuga divagò senza alcun coinvolgimento, sorvolando e fingendo assurdamente di non afferrare ciò che la figlia aveva rischiato con ardore di esprimergli.

"E' da escludere categoricamente, che tu sia autorizzata a usare il potere di Kyuubi per via di un suo funzionale beneplacito." - avvertì calmo, ma intransigente, il genitore - "Il suo calcolato plauso e il suo ipocrita consenso, non valgono di certo in nessun caso al di fuori questo..." - decretò lui, con tranquilla fermezza - "Infatti, per questa volta..." - ammonì, lasciando ben intendere che dovesse risultare un'eccezione - "...il modo migliore per non abbassarti a usare per tornaconto il potere che sembri tenere a bada, è quello di ripristinarsi esattamente al momento prima della sua involontaria scoperta."

Hinata, pur forzando di non darlo a vedere, si depresse nuovamente. Giacché, dopo avergli coraggiosamente confessato l'indissolubile legame inciso con Kurama, quella del padre non era di sicuro la sequela di risposte e soprattutto di frasario che si aspettava. Certi aspri giudizi infatti, certi termini, era ormai come se li rivolgesse a lei direttamente, finendo per insultarla in maniera tangibile e recidiva.
E per via di questa risma di riscontri, neanche una fronte spaziosa come la sua riusciva più a discernere se l'ambiguo comportamento del suo "superiore" fosse affidabile o intrinsecamente opportunistico. Né se il legame perdurato sinora col "padre" fosse realmente familiare, piuttosto che opzionabile e ampiamente orchestrato.
Ma in ogni caso, visto che il bijuu la sosteneva, e dato che quella era la dichiarata volontà del genitore, non se lo sarebbe di certo fatto dire all'infinito, che poteva tornare a essere quella di sempre.

"Sento che stavolta, se padroneggio meglio le energie, posso piano piano cambiare la mia fisionomia, e portarla a quella di prima..." - comunicò lentamente Hinata, socchiudendo i potenti bulbi oculari.
"Volendo potrei assumere anche altre sembianze... In pratica è come usare un Henge senza sigilli, e senza ulteriori sprechi di chakra." - pensò tra sé e sé la divina fanciulla, concentrandosi - "E tutto questo funziona in maniera permanente, fino al prossimo utilizzo..."  - considerò infine, un po' sorpresa.
Nel mentre, grazie al cielo, sia il kekke genkai che gli orribili inestetismi da poco riportati in quella sorta di "corto circuito", si mostravano in effetti reversibili, e forse in parte evitabili. E il padre, nonostante l'ostinato sguardo ghiaccio, rese grazie per aver riavuto indietro il perlaceo byakugan della figlia, nonostante in teoria la casata principale non aspettasse altro che l'avvento del Rinnegan.

"Cavolo, Kurama!..." - sdrammatizzò un pelo più serena, e con strano divertimento, la corvina - "...lo so che è brutto, pensar male..." - bisbigliò al cercoterio, riferendosi in maniera del tutto involontaria a Sakura  - "...ma son quasi certa che c'è chi ti userebbe senza troppi problemi per farsi crescere al posto giusto i capelli, o robe del genere."    (la famosa "tecnica del rigonfiamento dei seni", ndr)  

"Sembri esserti ripresa... sia mentalmente che fisicamente. Mi fa piacere..." - si lasciò sfuggire il genitore, seppur col solito registro compassato.
La piccola lo mirò, cercando preziosamente di ponderare la sua affermazione, ma ebbe subito un improvviso e parziale mancamento, e Hiashi la sorresse un po', indicandole un posto dove sedersi.
"S-sto, bene... papà. N-non preoccuparti..." - volle assicurare senza artifici la piccola, rompendo automaticamente gli schemi. Tuttavia... il tempo in cui il capo-clan degli Hyuga avrebbe potuto iniziare a fare il bravo paparino, era ancora decisamente lontano, per cui quello che realizzò fu semplicemente darle il modo di riprendersi, assegnandole una meritevole tregua.

"Qualunque utilizzo tu ne faccia... si chiama Izanagi, ed è sempre e soltanto un unico jutsu." - citò seriamente Hiashi, dopo un paio di minuti.

"Tuttavia... anche se il chakra Yin che ti deriva dalla Volpe è praticamente illimitato..." - considerò poi in maniera comunque tranquilla - "...come puoi vedere hai ben poco chakra Yang da gestire, di tuo, per rendere reale la tua immaginazione." - cercò di farle credere.
"Detta in altre parole, se la cosa può renderti maggiormente tranquilla..." - s'impegnò a inculcarle, ma a fin di bene - "...sappi che la tua tecnica è incompleta, e funziona così efficacemente solo su te stessa, garantendoti il pieno controllo della tua realtà. Ma se per caso provassi ad alterare lo spazio-tempo o qualcosa di rilevante esternamente, falliresti praticamente in tutto. Non saresti di certo in grado di far sparire un essere vivente più grande di una formica, né tantomeno generare qualcosa di più consistente di un foglietto, o... influenzare la mente di una persona." - si soffermò infine qui, in maniera stranamente particolare. "Per cui, per via di questo tuo potenziale..." - insistette Hiashi, in ultima analisi - "...cerca di non arrovellarti più del dovuto. Cerca, semplicemente... di non pensarci."

E come prevedibile, la riflessiva figlia fece esattamente tutto il contrario.


"Padre... f-forse ora voi state cercando sul serio di alleggerire questo mio fardello. Però, anche nel fare ciò, c-continuate... a sottovalutarmi.
    Io sono un ninja, e anche una Hyuga... So bene che basta una piccola bolla d'aria, per uccidere una persona. E' un attimo... barare.
       E una inconsistente bollicina d'aria... pesa infinitamente meno, di un foglietto. Abbatterebbe senza speranze il più potente degli shinobi...
E poi, n-non so... s-secondo me, vi sbagliate... Prima ho riportato indietro l'intera realtà, e anche se è stato di un nulla, è bastato a riscriverla completamente..."


Hiashi scrutò col cuore la silente e cogitabonda figlia. Era davvero incredula, e diffidente. Ma soprattutto disciplinata, consapevole, sveglia, sufficientemente timorata di quel sovrannaturale potere. Abbastanza... perché fosse giunto il momento di parlarle apertamente, quasi da pari a pari.
"Hai proprio ragione; è inutile, continuare a mentirti..." - si scusò sul serio Hiashi, con la figlia - "...se ragionandoci hai capito bene che anche così, con grande ingegno, si possono causare veri disastri..."

Il Kyuubi, godendosi sonnacchioso l'inenarrabile scena a zampe conserte, gongolò intimamente, sarcastico. Finalmente quello stupido umano, elaborava fino in fondo con che testa avesse a che fare.

"Figlia mia... capisci l'importanza del tuo ruolo, ora? Quegli occhi... sono un dono del cielo. Non bisogna usarli abitualmente come un'arma, o profittare di essi in maniera superficiale.
Il loro eventuale impiego, semmai, andrebbe attentamente ponderato nei minimi dettagli, e solamente in virtù di una situazione disperata, e in vista di uno scopo superiore... Perché a seconda degli utilizzi, o della quantità di chakra Yang che potresti un giorno sviluppare, potrebbero persino causare la fine del mondo, o la sua deriva in un ciclo continuo..."

La corvina, a certe cose, c'era già arrivata da tempo, e placidamente seduta abbassò oscura il volto, e strinse forte, fino a farsi male, i piccoli pugni poggiati al di sopra delle magre e flessuose coscia.


"Voi però... lo sospettavate da tempo! Perché non me l'avete detto prima!? Io... l'ho sempre saputo!... Ho braccia e gambe legate, mi sento una come una marionetta."

Il capo-clan della più antica comunità di Konoha, nel mentre, proseguiva compostamente nelle importanti considerazioni.
"...si inizia con i dettagli, senza volerlo, reputando di essere alle strette, e ritenendo di essere nel giusto. Ma è fin troppo facile ingannarsi, mentire a se stessi, e la luce quegli occhi è pura e benedetta, non si chiude mai, e forse sarebbe davvero meglio che anche in questo caso, si chiudesse per sempre al primo utilizzo..."

Andò avanti per un po'... Quello del padre, fu vero e proprio monologo, zeppo di informazioni non tutte propriamente necessarie. Ma la corvina, seppur comprensibilmente trasognata, cercò di seguire il filo meglio che poté, scolpendo nella memoria i pochi passaggi fondamentali, e attendendo, quasi rassegnata, l'inevitabile chiusa a tutti questi giri di parole, i quali, seppur corretti, parevano più che altro il pittoresco modo del genitore per giustificare la decisione finale, che nel peggiore dei casi attendeva ad ulteriori e segreti intendimenti, un privato disegno che passava necessariamente attraverso il suo strumento.

"...e se infine si scoprisse chi sei, stai pur certa che mezzo mondo ti darebbe la caccia per avere i tuoi occhi, o debellare preventivamente ogni pericolo." - profetizzò infine Hiashi. (n.b.: segnatevela questa! :P)

Già... persino una guerra civile, si poteva scatenare. Una solidissima coalizione, si poteva sfaldare. Il caos totale, si poteva generare.
Lei non era Hinata, ma il possessore del Rinnegan. Nei suoi occhi c'era di tutto... finanche le sorti del mondo.
Ma al suo, di destino, ci pensava qualcuno!? E se questo qualcuno, magari di eroico e speciale, pur non badandoci o nominandola mai, aveva in realtà i caratteri 日向 ヒナタ stampati indelebilmente in fondo al suo cuore, e aspirava a quegli incantevoli occhi in maniera diversa, riconoscendoli davvero come tutto, ma proprio tutto tutto... Tutto ciò esisteva di bello, due gemme da salvare a ogni costo dal sangue o da delle neglette e perdute lacrime, due anime da consolare e redimere anche costo di essere disprezzato da tutti, gettando eventualmente all'aria senza problemi un sogno di Hokage a portata di mano, e rischiando contro ogni probabilità di riuscita la fine del mondo... LORO COME AVREBBERO MAI FATTO a fare un giorno sputare il rospone a quel dobe, così mascherate o rinchiuse tra quattro mura!?

I sentimenti legati ma corrisposti di una giovane ragazzina, innamorata del senpai che ammirava come un salvifico esempio di vita, valevano un qualcosa, a questo mondo?

"...mi dispiace, Hinata. Ma finché non avrai un perfetto controllo e un'incrollabile fiducia nei tuoi mezzi... è mio preciso dovere evitare tutto questo. NON posso lasciarti andare, a quell'esame."

Era evidente... la sua vita era stata per l'ennesima volta presa in ostaggio, e perciò non importava più nulla a nessuno. Di certo, per la "tranquillità" di tutti, poteva restare lì, legata dov'era, per diana!
Quell'orribile circolo, infatti... doveva finire una volta per tutte! La sua anima, d'altronde, era stata un sacrificio per la "pace" fin dal principio...

Anche il padre, sembrava pensarla così; e forse, se non aveva stracciato di nuovo quel foglietto, era stato sul serio solo per oculatezza, per non cadere avventatamente in una sciocca e assurda ripetizione.
E quindi, piuttosto di farla esplodere in eterno per averle tarpato le ali, l'aveva compitamente chiusa in gabbia a tempo indeterminato, gettando la chiave e lasciandola sperare a vita in una "prossima volta"...

Sai che bella differenza.


*****



Finché userai quegli occhi in maniera disperata e per una giusta causa,
senza arroganza e per cambiare passivamente il destino, un ingiusto e orribile passato...

In quel caso tutto ti sarà perdonato, persino un uso che riguardi indirettamente anche te.
Il cielo stesso, ti salverà. Ti ritroveresti semplicemente in Izanagi, che è anche il nome della tecnica.

Tuttavia, appunto... è talmente facile essere ipocriti, che se per caso adoperassi senza motivo
e ignobilmente Izanagi per decidere attivamente una destinazione, un futuro e individualistico traduardo...

Allora puoi star certa chi ti ha concesso tale potere scatenerà la sua ira su di te,
e prima ancora che tu possa rendertene conto ti ritroverai a fallire eternamente,
ritrovandoti in un'orribile circolo di nome Izanami, fino a che non la smetterai, ammettendo il tuo errore.






Cosa sono, dunque, quegli occhi? Ci ritroviamo in Izanagi, o in Izanami? Sei una pazza omicida, o una bambina disperata?

NO... Non sarà Izanami, in ogni caso. Puoi star tranquilla che ciò che vedi in azione, è Izanagi.
Perché dal momento in cui hai deciso di essere Kurama chiedendoti chi tu fossi... Hai scelto le lacrime, e rinnegato ogni successo.


 
by JackPortiero

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