Madness isn't a State of Mind

di Emily Liddell
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** [PROLOGO] Pensieri. (Alice al manicomio) ***
Capitolo 2: *** Londra. [Alice prima di tornare nel Paese delle Meraviglie] ***
Capitolo 3: *** Il dominio del Cappellaio ***
Capitolo 4: *** Profondità Illuse ***
Capitolo 5: *** Vale of Doom and Mysterious East. ***
Capitolo 6: *** Il Paese della Regina ***



Capitolo 1
*** [PROLOGO] Pensieri. (Alice al manicomio) ***


«Alice...? Alice!»
Mi stanno chiamando.
Si, sono loro! Mamma, papà, Lizzy! Sono qui! Aspettatemi, io non...!”
Le fiamme divampano, la casa è in fiamme.
Alice è sola. Tiene in mano il suo coniglio di pezza: lo stringe, mentre vede con gli occhi pieni di lacrime la casa circondata dal fuoco.

I ricordi mi fanno vomitare. Non voglio ricordare. Eppure mi spronano a farlo. Perché? Cos'è sadismo? Non lo so.
I miei unici amici sono quei piccioni. Pris dice che sono carini, come me.
Le medicine mi danno la nausea. Non ne posso più. Cos'ho fatto di male per meritarmi questo? Quegli schifosi mocciosi dell'orfanotrofio sono dei pettegoli senza cervello. Non li sopporto più.

Ora tengo in mano questo coltello.
E' il paese delle meraviglie.
Il mio paese delle meraviglie.
Posso uccidere chi voglio, dove voglio, quando voglio!
Il mondo è mio. Io lo decido.

 
Alice non ricorda niente. A tratti si ricorda il suo nome. Non ricorda. Non vuole ricordare. La casa in fiamme, i suoi genitori... tutto era svanito. E ora? Quello che lei vive, è davvero il paese delle meraviglie?

« Il mio paese delle meraviglie, è… distrutto, per me.»
Perché Bumby mi sprona tanto a ricordare? No… non a ricordare.
A dimenticare.
Il treno… è una conseguenza, lo so, ne sono certa!

 
Nel paese delle meraviglie, quel treno continuava a camminare, e distruggere tutto.
 
“Quindi… la distruzione del paese delle meraviglie… è anche la mia distruzione!”
No.
Nessuno mi distruggerà, perché io sono innocente!
Non ho ucciso io la mia famiglia!

 
« E’ pericolosa. Bisogna riportarla al manicomio di Rutledge.»
« Un bel buco in testa non potrà altro che farle bene.»
« Vedi? Sei tornata in manicomio. Alice, esci dal mondo delle meraviglie. La vita reale non è così bella.»
« Mai un ringraziamento. Alice sono un vecchio, un povero vecchio! Fedeltà. Non devi mai scappare di casa.»
« … infondo ho fatto ciò che voleva lei, la regina, no Alice? »
“Siete voi che mi mandate al manicomio. Io sono innocente. Ve lo giuro! Perché non mi credete?!"
Chi mai ascolterebbe una ragazza che è finita in manicomio? E che puntualmente, cercando di dire ciò che pensa, finisce dietro le sbarre!
Cosa posso fare….?

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Capitolo 2
*** Londra. [Alice prima di tornare nel Paese delle Meraviglie] ***


“Il Paese delle Meraviglie è distrutto. Cosa sta accadendo? Corruzione! Inquinamento! Il Paese delle Meraviglie… mi sta uccidendo…!”
Angus Bumby osserva Alice, delirante, stesa sulla poltroncina. Era la seconda visita psichiatrica quella settimana.
Ormai erano due anni che era in cura da Bumby, psichiatra di Oxford.
Aveva fatto così tante sedute, eppure pareva che nulla cambiasse.
Niente.
“Ecco Alice. Dimentica. Dimentica.”

« Ecco Alice. Va meglio non trovi? »
« La mia testa è esplosa e nel petto ho un maglio a vapore. »
« Il prezzo per dimenticare è alto. »
« Cosa posso fare? Voglio dimenticare. Chi mai vorrebbe restare imprigionato in ricordi spezzati? » la ragazza continua a massaggiarsi le tempie.
« Ti aiuterò io, Alice. La memoria è più una maledizione, che una benedizione. »
« L’ha già detto. Molte volte. »
« E lo ripeterò ancora. Il passato va scordato. Ora, prima della prossima seduta vai da quel farmacista e prendi quelle pastiglie che ti ho prescritto. »
« D’accordo. »
La ragazza esce dalla stanza.
La casa del Dottor Bumby è grande ed ha 3 piani, nonché vi ospita anche dei bambini che egli cura.
Mentre Alice si incammina verso l’uscita della casa, vari bambini le ronzano intorno. La prendono in giro, sparlano di lei e fanno delle smorfie.
Alice non ci fa caso.
 
Il cielo è nuvoloso e c’è gran chiasso.
Prostitute con abiti stacciati, conversano con dei passanti e dei venditori ambulanti, urlano cercando di vendere.
Un gattino bianco si avvicina ad Alice.
« Che bel gattino sei. »
Quando cerca di accarezzarlo, esso scappa.
“Aspetta!”
La ragazza lo rincorre.
 
Arrivata in un vicolo buio, il gatto è sparito. Eppure, fino a pochi istanti fa era li.
Ad un tratto, qualcuno da un buffetto alla spalla di Alice.
Stava quasi per cacciare un urlo, prima di capire che la persona dietro di lei era l’infermiera Witless Priss.
« Ma chi si vede! Alice Liddell. Ancora nei bassifondi? »
« Infermiera Witless, che coincidenza. » la ragazza sospira.
« Ma che fortuna e coincidenza, rincontrarvi. »
« Perché non vieni a trovare i piccioni? Sono carini, come te. »
« Preferisco di no. L’ultima volta mi è costato parecchio e non mi servito a niente. »
« Beh, se vieni potrei anche ricordarmi dov’è il tuo coniglio…»
 
“Alla fine mi ha convinto, quella vecchia ubriaca.”
Priss Witless era l’infermiera che si occupava di Alice al manicomio di Rutledge, colei che mandò Alice da Bumby.
Da tempo, Alice, pagava l’infermiera per avere informazioni -visto che ella presumeva di averne- e per avere il suo silenzio su varie cose che Alice le aveva raccontato sull’incendio, visto che ella presumeva di averne. Ma non era mai servito a niente. I suoi ricordi continuavano ad essere infranti e confusi nella sua mente.
Arrivata alla terrazza, da dove si poteva vedere il panorama della città, con il cielo cupo in tramonto e il fumo delle fabbriche,la vecchia donna stava dando del mangime agli uccelli.
« Infermiera, vuole rimandarmi al manicomio? »
« Non posso non dire di no. Comunque, ho molta sete. Mi piacerebbe tanto bere un drink. E non è solo la mia sete che devo placare. »
Ad un tratto, la vecchia donna trema. Dalla sua gobba spuntano ali di pipistrello e il suo viso somigliante a quello di un mostro. Le sue mani provviste di lunghi artigli, cercano di toccare Alice.
La ragazza, spaventata e confusa, indietreggia.
La terra sotto di lei crolla.
Un istante dopo, Alice Liddell stava precipitando nel buio più totale.

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Capitolo 3
*** Il dominio del Cappellaio ***


Il cappellaio si china, versando sui corpi morti della lepre e del ghiro del the.
 “Tutto ciò che volevo era solo bere un altro the! Chiedi alla Falsa Tartaruga, Alice! Su, bevete, bevete!”
Il cappellaio pronuncia queste ultime parole, prima di venire schiacciato da quel cumulo di macerie, le quali cadevano, nel vuoto, una dopo l’altra.
“Idiota. Meritavi di morire.”
 
 ***
Alice è confusa.
Il paese delle meraviglie sta avendo dei cambiamenti.
Il suo, paese delle meraviglie.
“Price… chi è, no anzi, cos’è? No… forse era solo un’allucinazione… ora l’importante è che io stia al sicuro.”
Alice si pulisce il vestito, il suo bel vestito blu che tanto le ricordava il passato.
“Ne è passato di tempo.” Pensa tra se e se, scrutando il panorama di fronte a lei.
La valle in lacrime risplende di colori brillanti e colorati,  esattamente come lo ricordava, o meglio, come lo aveva lasciato in precedenza. La Regina ora non aveva più potere.
Uccelli dalle forme più strani e dai colori più vivaci volano nel cielo azzurro.
C’è odore di muschio nell’aria.
La ragazza si sente a casa. Non proprio felice, ma sicuramente al sicuro.
Lo Stregatto le si materializza davanti.
« Era anche ora, Alice. »
« Dannato gatto. Sono davvero al limite. »
« Quando sei al limite hai sempre troppo margine. Comunque, c’è una nuova legge nel Paese delle Meraviglie. Siamo tutti in pericolo. Tu stai in guardia. »
Il gatto scompare.
Alice è disorientata.

 
“Quello stupido gatto. L’ho capito già da un pezzo che qui è cambiato qualcosa. Forse.. il Cappellaio potrà aiutarmi…”
Ad ogni passo, lo scenario dietro di lei si distruggeva, la valle, le strade, i boschi, tutto, lasciando il nulla.
Qualcosa stava distruggendo tutto e stava corrompendo la sua mente malata.
 
 
Alice siede sulla funivia, che provoca un suono stridulo di ferri arrugginiti che scorrono. Il dominio del Cappellaio, proprio come lo ricordava.
Ingranaggi ovunque, da tutte le parti, rendono il cielo misterioso, dal colore della ruggine.
Alice avanza, entrando dentro il palazzo dove vi abitava il Cappellaio. Sul suolo a scacchi, sono impiantati da tutte le parti leve e condor spennati fanno girare degli ingranaggi.
Durante il suo tragitto, il Ghiro e successivamente la Lepre tentano di infastidire Alice.
Poi, dopo tanto camminare e scappare dai due animali, Alice arriva dal Cappellaio.
La sua testa stava parlando nel sonno.
« Cappellaio… ricordo di averti dato molti problemi, ma non ricordavo di averti lasciato a pezzi. »
Alice raccoglie la testa.
Poi, un rombo.
« Cosa sta succedendo? »
Il suolo trema.
Il suono degli sbuffi di vapore è assordante.
« Questo succede! E’ intorno su e giù, nelle mie orecchie, nei miei occhi e su per le mie narici., giù nella gola e nelle mie budella! E’ tutto un dannato caos. La puzza è atroce, la luce accecante, il rumore è infernale! Il mondo è sotto sopra, i pazienti dirigono il manicomio e peggio ancora, sono a corto di the!»
Il Cappellaio inizia a farneticare, mentre delle macchine lo rimontano. Alice si porta una mano sulla fronte.
“Quindi è di questo che si tratta… devo fermarlo.”

***
 
Il Cappellaio ormai è schiacciato sotto le macerie, insieme agli altri due compagni.
Alice annega nel the bollente.
Ora, la cosa più importante era trovare la Falsa Tartaruga.

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Capitolo 4
*** Profondità Illuse ***


« Dove sono i miei soldi mezza sega »
« Fai lavorare quelle tue grasse puttane o vengo li a spaccarti la testa! Avrò ciò che tu e le tue battone mi dovete. »
Jack Splatter gesticola sotto la finestra della Balia, fradicio, con la pioggia che le colava dalla bombetta che indossava in testa.
Alice Guarda la scena.
 Aveva già incontrato quell’uomo, le aveva addirittura proposto di andarsi a prostituire.
“Non lo sa? Il dottore dice che ho una brutta malattia.” Pensa tra se e se Alice, mentre si dirige nella stanza della Balia.
Doveva chiederle di Radcliffe, l’avvocato che si era occupato del suo caso. Doveva parlargli.
 
Alice sale le scale dell’edificio. Sotto l’appartamento c’era la sirena straziante, un pub frequentato da barboni, prostitute e marinai. Alcuni si prendono a botte, altri sono ubriachi e cantano. Alice guarda le scene quasi pietose di quelle persone, salendo le scale.
Si sente un rumore, poi un urlo: il rumore proviene dalla stanza della Balia.
Jack Splatter stava prendendo a calci la donna, che si copriva il volto tremando a terra.
 «Lasciala stare! Cos’ha fatto di male? »
 « Ha ferito i miei sentimenti. Non ti impicciare ragazzina. »
Jack Splatter rovescia la lampada a terra, dando un pugno alla ragazza, che cade a terra subito dopo il colpo.
La stanza è in fiamme.
 

  
 
***  
 
Con eleganza, Alice Liddell atterra sul suolo scivoloso.
Era il momento di cercare la Falsa Tartaruga, e di scoprire qualcosa sul treno di cui il Cappellaio le aveva parlato poco prima di finire sotto le macerie.
La Falsa Tartaruga era il capo stazione delle ferrovie delle specchio nel Paese delle Meraviglie.
«Licenziato di tronco, in esubero, hanno detto quegli imbecilli. Le ferrovie non ci sono più e guarda che disastro. Ciò che non so, non mi può ferire. Basta parlare. Da poco intenditor, poche parole. Ho un' idea. Vai dal Carpentiere, Alice! Lui dice che ciò che prendiamo alla leggera non può farci male.»
 
Alice si incammina verso il teatro dove il Carpentiere stava per svolgere il suo spettacolo.
Il Carpentiere era un personaggio eccentrico, e conosciuto ovunque, lì. Era il regista di diversi spettacoli teatrali.
“A quanto pare, non sa nemmeno lui cosa sta succedendo. Forse il Carpentiere potrà darmi una mano… forse. Lo spero.”
Alice si incammina verso la città Fondo Barile, alla ricerca dell’uomo, o quello che era.
 
Dopo aver sbrigato varie commissioni per quest’ultimo, ella si reca a teatro, portando con se le ostriche, che erano le attrici, pronte per lo spettacolo.
“Non poteva sbrigarsi da solo queste faccende…?” mormora Alice scocciata.
Poi, il tricheco –il compagno, se così si poteva definire del Carpentiere. Un essere stupido e grasso.- inizia a divorare una ad una le ostriche, terrorizzate sul palco mentre la folla scappa.
« Non sei un impresario. Sei un criminale! »
« Il mondo non è bianco e nero, Alice. »
L’uomo sghignazza, mentre vede l’orrenda scena che si sta manifestando sul palco.
« È ora di mangiare. La morte ci rende tutti uguali! Tutti, meritano di essere divorati. »
L’animale continua a sbranarle, una dopo l’altra.
Alice è inorridita.
« È assurdo! Mentre il Paese della Meraviglie viene distrutto! »
« Non sono il tuo nemico, Alice. Ho cercato di celare a quel mostro il Paese delle Meraviglie. La riconciliazione ha un prezzo. A ciascuno il proprio ruolo. Cosa sei? Pedina o regina? Idiota o comico? Comunque, considera la possibilità di essere stata ingannata Alice. Da chi? Chieditelo. »
« Oh no… chi ha messo in moto quel dannato treno?! Da dove viene? »
« È arrivato insieme a te, ed è più orribile di quanto tu possa immaginare! La morte di un sogno! Il Brucaliffo, potrebbe sapere! »
Ad un tratto si sente un rombo. Poi un rumore di fumo e di ruote che sfrecciavano sulle rotaie. Il fuoco divampa per tutto il teatro.
Poi il buio. 

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Capitolo 5
*** Vale of Doom and Mysterious East. ***


Alice Liddell viene svegliata dal rumore degli  gli zoccoli che due cavalli provocavano, distesa su una piccola carrozza di legno, intenta a portare del fieno.
Delle improvvise fitte  alla testa la fecero barcollare.
La Balia, con un occhio nero, è seduta di fronte a lei.
« Cosa? Il sangue che ho in bocca… sa di bile. Balia, cos’è successo? Chi era quell’uomo? Dov’è ora?! »
« Quel cretino è scappato. Ma non è morto, purtroppo. »
« E cosa voleva? »
« Soldi che non meritava. Tu piuttosto, cosa pensavi di fare immischiandoti? Potevi farti uccidere! »
« Balia, la mia mente è a pezzi. Devo sapere…! »
« Ancora dell’incendio… » la grassa donna sbuffa « Devi andare avanti, Alice. Come me. »
 
“Almeno non sta più vaneggiando. Quando era a Rutledge urlava, vaneggiava. Diceva sempre che il suo passato era estinto, che li aveva uccisi tutti e che doveva morire. Radcliffe pensava di migliorare le sue condizioni con dei volti familiari. Ricordo che urlava, ti fissava con gli occhi sbarrati e sbavava, ma non aveva mai pronunciato un suono sensato.”
Pensa la Balia, mentre Alice guarda con aria cupa la città grigia, osservando la scena di bambini messi per strada.
“Poveri. Quelli saranno cibo per pervertiti.” Pensa Alice Liddell, quando i suoi pensieri vengono interrotti dalla Balia.
« Se vuoi sapere qualcosa, va da Radcliffe. Mi pare che egli abbia anche il tuo coniglio. »
 
La casa dell’avvocato Radcliffe è arredata con ninnoli in stile orientale: katana appese al muro, quadri e ornamenti cinesi e vasi giapponesi.
“Tanto so che sarà inutile.” Pensa tra se e se la ragazza mentre saliva le scale.
Il vecchio avvocato, in camicia da notte, stava scrivendo su delle carte. Accanto a lui, appoggiato sul bordo della scrivania, il coniglio di Alice era rimasto tale e quale a come lo ricordava.
« Lei ha il mio coniglio! »
« Hai dimenticato le buone maniere, eh? E mi sa cos’altro mi chiedo. »
“Stizzita come al solito. Trasuda negatività ovunque. Dice che ho rubato il suo coniglio. Che pretesto ridicolo. Sempre con quella storia! Non vuole parlare d’altro. Le ho già detto è stata una semplice e orribile sventura, ma lei dice di no e di ricordi che la uccidono. All’inizio pensavo che fosse una piromane. Una volta le è persino venuto un attacco psicotico mentre cercavo di spiegarle!”

 

 ***

Quando Alice si risveglia, davanti a lei ci sono fuoco, fuliggine e macerie che danzano nell’oscurità più assoluta, risucchiati da un vortice.
La valle della Condanna.
« Guarda il mio Paese delle Meraviglie… »
« Cerchi rifugio dal mondo malvagio, Alice? Forse le cose, sembrano essere andate solo all’inferno. » lo stregatto si materializza di fronte a lei.
« Tu non sei un bugiardo, ed io non una stupida. Ma qualcosa di meno catastrofico sarebbe stato ben accetto. »
« Questo disastro è opera tua e sarà anche peggio di così. Il treno segue un orario infernale. Muoviti, il tempo non aspetta. Il disastro, è già cominciato. »
« Questo treno mi sta facendo terrorizzare, Stregatto. Trovati un altro lavoro. C’è davvero…. così poca speranza? »
« Anche di meno. E se sei spaventata, siamo tutti perduti. »
Dopo queste parole, il gatto svanisce.
Alice deve rintracciare il Brucaliffo, forse l’unico che avrebbe potuto darle delle spiegazioni di tutto ciò che stava accedendo fino ad allora.
“Dopo tutto, mille chilometri iniziano con un passo. Devo sbrigarmi a raggiungerlo.”
Saltano tra varie piattaforme di roccia, Alice riesce a raggiungere il punto dove potrà raggiungere il mondo dove risedeva il Brucaliffo.
La ragazza, dopo aver inspirato, poi espirato del fumo, vaporizza da quell’orribile luogo sporco e devastato.

 

***

Il mondo dove risedeva il Brucaliffo assomigliava molto all’oriente. Difficile capire se quello era il Giappone o la Cina. Dall’acqua leggermente torbida, saltavano di fuori pesci di carta e dal cielo cupo, piovevano ideogrammi.
Durante il percorso, Alice si imbatte in piccoli villaggi, abitati da formiche di carta, che man mano venivano distrutti.
La ragazza era sorpresa di vedere che quegli origami, continuassero a pregare seppur la loro condizione. Tutti stavano avvertendo cosa stava accendendo nel Paese delle Meraviglie.
Dopo scalate di montagne, salti controvento e corse, Alice si ritrova davanti alla montagna dove risiede il Brucaliffo.
Davanti a lei, un’enorme statua imponente di bronzo occupa gran parte dello spazio del tempio, situato in alto nella montagna.
« Sono arrivata fin qui, seguita da esseri che volevano intralciarli, dopo aver corso, mi ritrovo… un simulacro?! »
Alice è quasi senza fiato, arrabbiata e delusa allo stesso tempo.
Poi, una voce.
« Se avessi tempo, ti esporrei quanto spesso preferisci affrontare illusioni, anziché ciò che è reale. I problemi che ti rifiuti di affrontare non esistono. Neghi la realtà. »
La grande statua, che emanava fumo, stava parlando ad Alice Liddell.
“Lo so cos’è reale!” pensa la ragazza sbattendo i piedi a terra.
Ad un tratto, il pavimento crolla ai piedi di quest’ultima.
Seppur il pavimento, sia crollato con tanta furia, la ragazza atterra dolcemente.
Un grande bozzolo di seta, al centro del sotterraneo, racchiude il Brucaliffo.
« I miei ricordi sono in frantumi. Questo treno sta distruggendo tutto. E il Paese delle Meraviglie, perirà del tutto con la mia mente. Tutto è cambiato, e non posso aiutarlo, se non so come aiutare persino me stessa. »
« Tutto è cambiato. Ma vedila diversamente. Al contrario, ecco. Salva il Paese delle Meraviglie e potrai salvare te stessa. Il Carpentiere sapeva qualcosa, ma si nascondeva dalla realtà e tu devi accettarla. »
« Dove dovrei andare, allora? Cosa devo fare? Chi mi può aiutare? »
« La Regina, Alice. »
Alice raggiunge il bozzolo, salendo verso le rocce che formavano una sorta di scala fatta di pietra.
Ad un tratto le pareti intorno iniziano a crollare.
« A cosa mi servirà? Cosa sa che io non so? »
« Una volta era qualcuno che conoscevi. Il tempo cambia tutti. Ricordatelo, quando incontrerai la Regina.»
Le macerie iniziano a crollare, tutto intorno si sta sgretolando creando una potentissima frana.
 
Una farfalla spicca con grazia il volo nel cielo.
“Il tempo, cambia tutti.”
Poi, di nuovo il buio.

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Capitolo 6
*** Il Paese della Regina ***


Alice Liddell rinviene dentro una cella piccola e polverosa. I muri pieni di crepe facevano sembrare instabile la piccola stanza, dalla quale filtrava un po’ di luce dalla minuscola finestrella chiusa da delle sbarre.
Un suono di passi la fa trasalire.
Due guardi sono davanti la cella. Una di queste libera la ragazza, la quale era fino ad un secondo fa accasciata e terra con la testa a pezzi.
« Adesso basta, Alice. Di nuovo qui? Perché è ancora qui Fred? »
L’altra guarda si gira.
« Blaterava di un omicidio, maledicendo insetti e le ferrovie nazionali. Dovevo portarla dentro. »
« È una minaccia per se stessa, non per gli altri. Non può restare in prigione. »
« Si, ma cosa ne facciamo di lei? »
« Falla uscire, Fred. Riportiamola da dottor Bumby. Ha scatenato un pandemonio l’ultima volta che l’ho rinchiusa. »
L’altro guarda perplesso e incuriosito.
« Cos’è successo? »
« Quella stessa notte, Jack Splatter è stato portato dentro per esserci andato pesante alla Sirena Straziante. Stavo portando giù Alice quando incontriamo le guardie che stavano portando in cella Jack, che blaterava le solite cose: “io sono innocente, sono la persona sbagliata!” e via dicendo. Quando vide Alice, le punta il dico contro, urlandole “è stata quella stronza!”. Lei per risposta gli urla “tu infame vigliacco! Sanguisuga! Verme! Vivi sulle spalle altrui!” eccetera. Poi ad un tratto, pare picchiare la testa e sviene. Non potevo di certo mandarla a casa. »
« E il dottor Bumby? Si è poi arrabbiato? »
La guardia incurva le labbra in un ghigno.
« Voleva farmi licenziare e darmi un calcio in culo. Ora và, Alice. Sai dov’è l’uscita. »
L’uomo in uniforme lascia uscire la ragazza frastornata, che in silenzio di dilegua.
Dopo essere uscita, Alice strizza gli occhi per via del sole accecante.
Poi, una fitta alla testa.
Un attimo dopo, la ragazza è a terra.
 
 
“Ma… dove mi trovo..?”
La ragazza, dopo aver ripreso conoscenza, si trova in un vicolo buio della città.
Le pareti rosse, rivestite di carme viva, formano un piccolo sentiero tappezzato di carne.
Alice non ha paura. Sa chi deve incontrare e, seppur questo la intimorisce, non la spaventa.
Attraversando il corridoio, Alice Liddell cammina sopra carne viva e nell’aria si sentono dei lamenti agonizzanti.
Poi, arriva su un piattaforma posizionata nel vuoto. Quando vi si sale sopra, essa crolla, facendo cadere la ragazza nel vuoto più totale.
 
 
L’aria fresca e umida scompiglia i capelli di Alice, la quale stava cadendo dal cielo. Un cielo azzurro con qualche nuvola.
Con grazia atterra una carta di 2 di fiori.
Piattaforme fatte di carte da gioco, si sovrapponevano tra di loro fino a formare una strada, che permisero ad Alice Liddell di arrivare a vari castelli di carta.
Arrivata all’ultimo castello di carta. La ragazza stringe le mani in un pugno.
“Sto arrivando, Regina.”
 

***


Il Paese della Regina dopo la comparsa di Alice era stato distrutto. Ora invece pare che sia stato un minimo ricostruito.
Torri e piante, parevano fatti di mattoni, carne secca e tentacoli. Ponti di mattoni sospesi nell’aria erano quasi completamente distrutti. Nell’aria sporca si sente odore di zolfo e carne putrefatta. Il cielo annebbiato e dorato crea uno sfondo quasi inquietante.
La ragazza si fa strada tra i ponti ancora non crollati, saltando qua e là.
Ad un tratto, lo Stregatto le compare davanti con il suo solito ghigno.
« Sei tornata ad ammirare il tuo lavoro, Alice? »
« Andava fatto, Stregatto. L’hai detto anche tu: “Tu e la Regina Rossa non potete sopravvivere entrambe. Lei è un cancro nel tuo corpo. Asportala o perisci”. Dico bene? » la ragazza si porta le mani ai fianchi.
« Lei era la malvagità nel cuore di tenebra. »
« L’ultima volta non ti ha trattato molto bene, o sbaglio? » Alice incurva le labbra in un ghigno.
Lo Stregatto la guarda impassibile.
« Dopo la tua ultima visita, ha perso completamente le staffe. Dopotutto, le hai rubato la corona che ora hai lasciato. Devi parlare con lei, o almeno con ciò che ne rimane. »
L’animale –se così si può definire- scomparve.
“Come se fosse facile.”
 
Incamminandosi verso l’entrata del castello, nel cortile dell’ala sinistra, dei soldati di carte si avvinghiano contro Alice, lottando con gli artigli.
La ragazza li trafigge uno ad uno con la Lama Vorpale.
“Che schifo. Odorano di carne in decomposizione. Eppure, ricordo di averli uccisi tutti.”
Dopo aver ucciso i soldati, Alice si dirige verso la soia dell’entrata. Il Re Bianco, divenuto una statua, è tenuto incollato alla grande porta da dei tentacoli.
Alice si avvicina.
« Quando l’hai sconfitta ho cercato di riavere il castello,» inizia il Re Bianco « ma sono stato attaccato dai suoi mostri e la malvagia stronza reale regna ancora. »
Alice si porta le mani ai fianchi.
« Sono qui per parlarle. Ho bisogno di entrare. » sull’ultima parola, Alice incupisce la voce.
« Devi passare sul mio cadavere. Il sacrificio è necessario. »
« Chi dice così di solito… intende il sacrificio di qualcun altro. »
Il Re Bianco esita.
« D’accordo. Una volta dentro stai attenta all’enorme Boia che sorveglia il suo territorio. Stagli alla larga, è invincibile. Ed ora liberami. »
Alice butta giù il Re e di egli non rimane che un mucchio di pietra.
 

***

 
Il castello emana odore di muffa. Ragnatele enormi sopra dei divani rossi in pelle, ospitano dei ragni enormi. Controluce la polvere crea un’atmosfera quasi tranquilla, seppur il luogo fosse vecchio e sporco.
Quadri raffiguranti la Regina Rossa sono appesi a muri in pietra graffiati e a pezzi e dalle finestre rotte escono dei tentacoli: il castello stava letteralmente andando a pezzi.
Camminando per il castello, Alice entra ed esce da stanze tappezzate di vecchio tappeto rosso e arredi in stile vittoriano e quadri quasi raccapriccianti sono appesi ovunque.
Ad un tratto, passando per una stanza poco luminosa e con tante candele, dal muro si sente un ghigno.
Il Boia stava trapassando dei tentacoli che facevano da muro.
La sua enorme ascia pareva arrugginita e la risata dell’essere fece raggelare Alice (e non solo la sua risata, visto l’aspetto mostruoso.)
“Che idiota. Comunque, meglio scappare, o qui ci rimetto la pelle per davvero.”
La ragazza esce dal portone secondario della stanza ed inizia a correre per il lungo corridoio.
Le tende cadute a terra facevano inciampare Alice, che continuava a correre come una forsennata per via del mostro dietro di lei.
 
Dopo aver seminato il Boia, riprendendo fiato, Alice Liddell continuò ad incamminarsi dentro l’enorme castello.
“Sta cadendo a pezzi questo postaccio. Una bella ripulita intanto non farebbe male.”
La luce fa socchiudere gli occhi alla ragazza stanca. Era uscita dall’ala sinistra ed ora si incamminava verso la destra.
All’uscita, un labirinto di foglie secche e rose appassite fece sbuffare Alice, esasperata.
“Ora ci mancherebbe solo che non riuscissi ad uscire.”
Camminando per il recinto, delle guardie si avvinghiano contro la ragazza, che lei uccide uno ad uno. Poi, un rumore di pietre spaccate.
Il Boia è dietro di lei.
Alice continua a correre, inciampando, fino ad arrivare nella parte centrale del giardino, dalla forma rotonda.
In mezzo allo spiazzale c’è una torta con sopra scritto “mangiami.”
Alice corre verso il tavolino in legno che sorreggeva il dolce e ne prende una fetta.
Il Boia guarda Alice disorientato, fino a che quest’ultima non diventa enorme. Il Boia tenta di scappare, ma Alice lo schiaccia con l’enorme piede.
“E questo è sistemato.”
 
 
Camminando in quelle condizioni, Alice spacca il suolo che calpesta, schiacciando i gruppi di guardie ai loro piedi.
Distruggendo dei cannoni che tentavano di rallentare la ragazza, finalmente si trova davanti il muro che la condurrà nella torre dove vi era la Regina.
Bevendo una ciotola con scritto “bevimi”, Alice si rimpicciolisce e scavalca il muro.
“Ci siamo.”
 
La torre della regina è cupa, senza finestre e tentacoli escono dalle pareti e dopo diverso tempo di cammino, una grande porta si presenta davanti agli occhi impazienti di Alice, a cui per un istante viene un groppo in gola.
La regina è seduta su un trono fatto di organi, circondato da tentacoli.
La donna, o quello che era, è minuta e il viso pareva di porcellana. Il lungo abito rosso cascava a terra fondendosi con il pavimento rosso.
« Mi aspettavo qualcun altro. »
« Tu non conosci i tuoi stessi pensieri. » risponde con tono freddo.
« Mi sono quasi completamente estranei. »
« Ciò che dici di non sapere è soltanto ciò che rinneghi. Stai ritrovando i tuoi ricordi errabondi. Ma ora, cosa ne farai? In passato non avresti mai permesso che qualcuno li manipolasse e che manipolasse noi. Ma ora c’è qualcuno che lo fa al posto mio. »
« I tuoi tentacoli non mi mancheranno. »
Durante il viaggio nel Paese delle Meraviglie, Alice iniziò a ricordare della notte dell’incendio.
Iniziò a ricordare che non fu lei ad appiccare l’incendio e nemmeno il gatto, Oreste, che la salvò facendola scappare dalla finestra. Vide però un’ombra di un uomo che chiudeva a chiave la porta di sua sorella Lizzy. Da piccola pensò che fosse un Centauro, ma ora non ne era più convinta.
« Preferiresti forse l’alito caldo e nefasto e le attenzioni continue di un attaccabrighe potente, irrazionale e privo di emozioni? Io non credo proprio. » dice la Regina con fare arrabbiato, incupendosi sull’ultima frase.
« Puoi darmi di più di un avvertimento? Il Brucaliffo ha detto che puoi aiutarmi. »
« Mi serve una buona motivazione per rispondere e la posta in gioco è troppo bassa! »
« Se non lo farai saremo spacciati. »
« Ti correggo: tu, sei spacciata. Noi verremo dimenticati. So per certo che conosci il segno di distruzione. Il Treno sta cercando di cancellare tutte le tracce del tuo passato, specialmente il fuoco. Chi può volere tutto questo e trarne vantaggio dalla tua follia? »
« Quindi la distruzione del Paese delle Meraviglie… è la mia distruzione. »
« E viceversa. »
Dei tentacoli iniziano a circondare Alice fino ad avvolgerla, stritolandola.
« Cosa stai facendo?! »
« Bisogna fermare il Treno. La verità ti sfugge, perché non guardi ciò che ti circonda! Ah e non esistono centauri ad Oxford! »
Alice per un istante vede la visione del dottor Bumby che continua a ripeterle di dimenticare.
Poi, nuovamente il buio.

 

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