believe in me. di Mils (/viewuser.php?uid=131999)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** i'm with you. ***
Capitolo 2: *** She's so stupid. What the hell were you thinking? ***
Capitolo 3: *** smile. ***
Capitolo 4: *** cold. ***
Capitolo 5: *** reputation. ***
Capitolo 6: *** unwanted. ***
Capitolo 7: *** breath of life. ***
Capitolo 8: *** next to me. ***
Capitolo 9: *** cherry bomb. ***
Capitolo 10: *** shut the fuck up. ***
Capitolo 11: *** i'm gonna tell you what i'm feeling ***
Capitolo 12: *** welcome in the family, boy. ***
Capitolo 13: *** i need you, too. ***
Capitolo 14: *** i was broken for a long time but it's over now. ***
Capitolo 15: *** thank you. ***
Capitolo 16: *** you're beautiful. ***
Capitolo 17: *** with you i'm not afraid. ***
Capitolo 18: *** you're home. ***
Capitolo 19: *** inside. ***
Capitolo 20: *** we need to talk. ***
Capitolo 21: *** proud of me. ***
Capitolo 22: *** hurt ***
Capitolo 23: *** i promise you. ***
Capitolo 24: *** all night. ***
Capitolo 25: *** you're the best thing. ***
Capitolo 26: *** english tea. ***
Capitolo 27: *** be happy. ***
Capitolo 28: *** happy christmas, son. ***
Capitolo 29: *** it's creazy. ***
Capitolo 30: *** oh.. shit! ***
Capitolo 31: *** i won't give up. ***
Capitolo 32: *** i can't do this. ***
Capitolo 33: *** gotta be you. ***
Capitolo 34: *** she's love, she's all i need. ***
Capitolo 1 *** i'm with you. ***
http://www.youtube.com/watch?v=dGR65RWwzg8
(da ascoltare, se volete. suggerimento musicale)
Kristen
<< Hai tutto? >>.
<< Si, mamma.. >>.
<< Sei sicura di volerci andare da sola?
Perché posso chiedere a Cameron o a Dana e Taylor forse..
>>.
Blocco mia madre prima che possa dire altro. << Mamma,
è tutto okay.. vado da sola, non ho bisogno delle guardie
del corpo >>.
Mia madre mi accarezza la guancia. << Lo so, Kristen..
ma.. hai sempre studiato a casa e io e tuo padre non voremmo che.. lo
sai >>.
<< Mamma
>>, la imploro.
Lei sospira, e in quel momento penso che io e lei ci assomigliamo
più di quanto molta gente pensa. << Va bene...
come vuoi, Kristen. Allora.. a dopo, tesoro >>.
Sorrido. Ho vinto. << A dopo, mamma >>.
Per la prima volta in vita mia vado a una scuola normale.
Per tutta la mia vita ho sempre studiato a casa mia, con mia madre.
Lei è una sceneggiatrice e mio padre un manager, e viaggiamo
spesso.
Credo che "spesso" non sia abbastanza chiaro, diciamo che non ho mai
vissuto nello stesso posto per tre mesi di fila.
Questo mi ha costretto a una vita piuttosto.. solitaria. Gli unici
rapporti che sono riuscita a costruire sono quelli con i miei fratelli.
Questo però, mi ha reso quasi un maschiaccio come loro.
Cameron è quasi riuscito a convincermi a fare un tatuaggio,
ma alla fine mamma l'ha scoperto e ha dato di matto.
Ho passato quest'estate in un ranch sperduto insieme ai miei fratelli e
ai miei genitori, un modo per rilassarci prima di tornare alla
normalità, al lavoro e a.. scuola. Scuola, per la prima
volta in vita mia. Amo le prima volte. Anche se non ne ho mai avute
molte.
Ma questa è la prima cosa che cambierà.
Adesso che ci siamo trasferiti a Londra, le cose cambieranno.
Voglio fare un sacco di esperienze, ho bisogno di sentirmi libera, per
la prima volta
in vita mia.
E tutto questo senza quel pazzo di Cameron, o agli altri due casinisti
dei miei fratelli.
Cameron ha vent'anni, capelli neri sparati da tutte le parti, occhi
chiari, come i miei, solo che i suoi sono più sull'azzurro,
mentre i miei sono verdi. Ha le braccia ricoperte di tatuaggi e una
ragazza diversa ogni settimana.
Dana, anche lui più grande di me, è
più tranquillo. Forse il più tranquillo della
famiglia, basta che non abbia in mano una birra. Capelli a spazzola e
grandi occhioni marroni da cucciolo lo rendono il migliore quando ho
bisogno di un abbraccio.
Taylor ha solo un anno in meno di me. Non mi assomiglia molto, ma
dicono che abbiamo lo stesso sguardo. Per il resto, siamo come il sole
e la notte.
Non posso lamentarmi, anche se sono dei casinisti so che i miei
fratelli mi vogliono bene, solo che hanno reso la mia
femminilità pari a.. zero.
Magliette larghe, stracciate, vecchie felpe dismesse di Cameron, jeans
stretti, converse, vans, è tutto ciò che
c'è nel mio armadio.
Tacchi, gonne, vestiti, non fanno per me.
Anche perché, ogni volta che mia madre provava a convincermi
a mettere qualcosa del genere, i miei fratelli restavano anche mesi a
prendermi per il culo. Ha smesso di provarci da quando avevo tredici
anni.
Purtroppo per me, il mio fisico si è fermato a
quell'età.
Sono una specie di palo. Non ho forme, e questo vuol dire non avere
niente per riempire il reggiseno.
Ma non mi lamento.
Nossignore.
Anzi, meglio, così quando corro per inseguire uno dei miei
fratelli non devo preoccuparmi di niente.
Cosa che capita più del dovuto visto che quei tre coglioni
non sanno la definizione di privacy.
Scaccio i miei fratelli dalla mia testa e mi concentro sull'edificio
che mi ritrovo davanti.
Una vecchia struttura in mattoni, circondata da ragazzini.
Urlano, parlano tra di loro, strillano, ridono e si chiamano da una
parte all'altra della scuola.
Prendo un bel respiro e stringo le cinghie del mio zainetto.
Posso farcela, penso, non è la fine del mondo.
Se ci riescono nei film che guarda Taylor, posso farcela anche io.
Posso. Farcela.
Prendo un altro bel respiro e faccio qualche passo avanti.
Mi infilo in mezzo alla calca di ragazzi e ragazze che parlano tra di
loro.
Non sono molto alta quindi riesco a infilarmi sotto le loro braccia
alzate per salutare qualcuno e alla fine riesco a raggiungere l'entrata
di scuola. Primo obbiettivo raggiunto, adesso devo solo trovare la mia
classe.
Apro la tasca laterale dello zainetto e cerco il foglio con l'orario.
Sto giusto cercando di decifrarlo quando qualcuno "accidentalmente" mi
finisce addosso.
Okay, sono piccola. Ma il gigante che mi viene addosso è
davvero pesante, perché per poco non cado a culo in terra.
Per fortuna, chiunque sia, mi afferra al volo, facendomi riprendere
l'equilibrio.
<< Scusa, non ti avevo vista >> dice.
Sollevo lo sguardo su di lui, ancora un po' stordita.
Cazzo. E' il ragazzo più bello che io abbia mai visto.
<< Ehm.. no, uhm.. non importa.. io mi sono messa in
mezzo al corridoio quindi.. colpa mia >>, cerco di
sorridere, ma sono ancora sconvolta dalla bellezza di questo tipo.
Occhi chiari, azzurri, capelli biondi tendenti al ramato, ma cambiano a
ogni riflesso di luce, lineamenti scolpiti, mascella squadrata, labbra
che sembrano fatte con lo scalpello,sottili, piccole ma.. Dio. Ma la
cosa che più mi colpisce è lo sguardo, ti uccide.
Lentamente, di una morte dolorosa e atroce, eppure non riesci a
distogliere gli occhi dai suoi.
Questo ragazzo ha.. qualcosa.
Lui fa' un sorriso sghembo.
Potrei morire.
Ora.
Adesso muoio.
<< Tranquilla, è tutto okay >>,
dice.
<< Oh.. >>, provo di nuovo a sorridere e di
nuovo fallisco. Penso di star facendo una smorfia. <<
Ehm.. okay >>.
<< Sei.. nuova? >>.
Annuisco. Più volte. Ho la testa che balla. <<
Si >>.
<< E non sai dove andare >>.
Faccio un timido "no" con la testa. << Mmh..
>>.
<< Dammi il tuo orario >>, sorride di nuovo
e stavolta penso di morire sul serio.
Glielo passo e quando la sua mano tocca la mia sento una scarica
elettrica in tutto il corpo.
Ritiro la mano, arrossendo.
Lui sorride divertito - si sta prendendo gioco di me, per caso? - e
abbassa lo sguardo sul foglietto.
<< Hai storia. Vieni con me >>.
<< Ma.. ma.. tu.. >>. E' più
grande di me, ne sono sicura. Non possiamo avere la stessa lezione.
<< Tranquilla, non è la prima volta che faccio
tardi a matematica. Il prof se ne farà una ragione
>>.
E prima che me ne possa rendere conto mi ha appoggiato una mano dietro
la schiena e mi sta spingendo gentilmente in avanti.
La sua mano sulla mia schiena.
La sua mano, cazzo.
E' grande, un po' ruvida, calda e rassicurante.
Mi lascio condurre come un cagnolino.
Robert
Lascio andare la sua schiena solo quando siamo davanti alla sua classe.
Un attimo prima che si volti verso di me, mi godo il panorama.
Bel culo.
Ma poi lei si gira, con un sorriso timido in faccia.
<< Grazie per avermi accompagnata.. >>.
<< Non c'è di che. Comunque, io sono Robert
>>, sollevo la mano.
Lei la guarda un po' titubante, ma alla fine la stringe.
La sua mano è piccola, bianca, morbida e calda.
Sembra davvero minuscola, sparisce dentro la mia.
In effetti, questa ragazzina è proprio minuscola.
Io sarò anche alto, ma lei è uno scricciolo.
Sorride, imbarazzata. << Kristen. Kristen Stewart
>>.
<< Pattinson >>.
Annuisce, dondolandosi sul posto.
E' davvero carina.
Ha i capelli castano chiaro lunghi fino alle spalle, un corpo piccolo
ma ben proporzionato.
Indossa un paio jeans stretti, che mi lasciano una bella idea delle
gambe meravigliose che ha.
Ha una maglietta a maniche corte che penso di aver già visto
da qualche parte. Ha il nome di una squadra di una qualche
università.
Non ricordo.
Ma la cosa che più mi colpisce sono i suoi occhi: di un
verde che non avevo mai visto prima.
Sono quel genere di occhi di cui potrei anche innamorarmi.
Ma che dico? Non è proprio il mio genere.
Io non mi innamoro.
Ho quasi diciannove anni e l'unico mio problema è non farmi
beccare mentre fumo in bagno.
E' il mio ultimo anno qui e voglio che sia indimenticabile.
Ho già una lista di tutte le cose che devo fare, incluso
portarmi a letto la professoressa di madre lingua spagnola, quella di
venticinque anni carina con l'accento sexy.
La voce della ragazzina - Kristen - mi distrae dai miei pensieri.
<< Grazie per l'aiuto, comunque >>.
<< Tutto okay. Ora vado in classe, ci si vede eh
>>.
Le sorrido, e lei arrossisce.
E' una cosa tenera, e mi diverte farla arrossire.
In questa scuola ci sono un sacco di ragazze, ma questa qui sembra.. diversa.
Lei mi saluta con un cenno della mano, e si volta per entrare in
classe, regalandomi per la seconda volta una vista panoramica.
Alzo gli occhi al cielo, sorridendo come un ebete e mi
allontano.
Kristen
Entro nella mia classe.
Sto tremando dalla paura.
Ho tutti gli occhi addosso a me.
Ma che vogliono? Fanculo.
L'insegnante è seduta sulla cattedra e mi sorride appena mi
vede. << Oh, tu devi essere la nuova alunna. Piacere,
cara >>, si alza per stringermi la mano. <<
Io sono la professoressa Green, insegno storia >>. Avrei
voglia di farle un bel "ma va? no, pensavo che insegnasse calcolo
avanzato e che avessero sbagliato l'orario", ma mi trattengo. Mamma
dice sempre che tendo a ironizzare un po' troppo.. e che ho preso da
Cameron.
Ho gli occhi di tutti i miei compagni addosso.
Arrossisco. << P..piacere. Sono.. sono Kristen
>>.
<< Ma certo. Siediti pure dove vuoi >>,
indica la classe con un gesto della mano, tornando alla cattedra.
Mi volto, guardando in faccia i miei compagni per la prima volta.
Allora, facciamo un veloce schema.
Primi banchi: tutti occupati.
Seconda fila: biondine che mi stanno uccidendo con lo sguardo.
Terza fila: occupata.
Quarta fila: tutti ragazzi, mi stanno squadrando dalla testa ai piedi.
Quinta fila: un posto libero vicino alla finestra.
Corro verso l'ultima fila, lasciandomi ricadere sulla sedia con un
tonfo.
Ho beccato il posto vicino alla finestra, grandioso. Almeno
avrò qualcosa da fare.
Qualcuno si schiarisce la voce vicino a me.
Mi volto.
E' una ragazza.
E sta allungando la mano verso di me. No, un'altra stretta di mano no. Mi sono
stancata.
Ma non voglio sembrare maleducata, così ricambio la stretta.
<< Ciao, io sono Sam >>.
<< Kristen >>.
<< Lo so, l'hai appena detto >>.
<< Oh.. giusto. Ehm, ciao.. >>.
Sam ha lunghi capelli biondi, due occhioni azzurri, una camicetta
bianca molto carina e una gonna in jeans.
Sembra una barbie, ma in senso buono.
Sembra.. simpatica.
Non mi guarda come se fossi un alieno, prima di tutto.
E ha un sorriso che ispira fiducia.
<< Tranquilla >>, mi dice, sorridendomi,
<< la Green non è male. Tu non controbbattere
quello che dice e andrà tutto bene >>.
Capisco che dovrei ridere della sua battuta troppo tardi.
<< AH-AH. Ehm, farò del mio meglio..
>>.
In quel momento la professoressa inizia a spiegare e io e Sam ci
zittiamo.
Ogni tanto, guarda nella mia direzione e mi sorride.
A metà lezione, solleva i pollici in alto come per dire
"andrà tutto bene".
Stavolta, rido nel momento giusto.
<< Che hai alla prossima ora? >> mi chiede
Sam, mentre camminiamo per i corridoi.
<< Ehm >>, prendo il foglietto con l'orario
e provo a leggerlo. << Letteratura inglese
>>.
Sam fa spallucce. << Buona fortuna. Grunch è
un osso duro >>.
<< Oh.. davvero? >> chiedo, e
già mi tremano le mani.
Sam vede la mia faccia e ride. << Tranquilla! Non mangia
esseri umani. Non ancora, almeno. Dài, ti accompagno
>>.
La seguo fino alla prossima classe.
Ancora prima di entrare in classe una strana sensazione mi invade lo
stomaco.
Oh no, non voglio vomitare il mio primo giorno di scuola..
Sam mi saluta con la mano e scappa via.
Appena entro in classe la mia "brutta" sensazione, prende vita.
Seduto in secondo fila, nel banco centrale, c'è Robert.
Il ragazzo carino - bellissimo
- che mi ha aiutato a trovare l'aula di storia.
Il mio stomaco si contorce mentre entro in classe.
Il professor Grunch, che deve aver superato da parecchio la
mezzà età, borbotta un << salve
>> e mi indica l'unico posto vuoto, vicino a Robert.
<< Grazie... >> dico, e mi avvio verso la
fine.
Non posso crederci.
Perché abbiamo un corso insieme?
E' più grande di me.
Cazzo, no.
Mi siedo al mio posto.
Che faccio, lo saluto?
O aspetto che sia lui a farlo?
E se non si ricorda neanche di me?
Che vergogna.
Ma proprio quando sto per dire qualcosa, lui mi anticipa.
<< Ciao >>.
<< Ciao... >>.
<< Ti hanno messa in un corso di letteratura avanzata,
eh? >>.
<< A quanto pare... >>.
Adesso che ci penso mia madre deve avermi detto qualcosa a riguardo, ma
non le ho prestato ascolto.
Si, ora ricordo.
Il giorno stavo giocando con Taylor e Dana nel cortile del ranch. Una
gara a chi correva più in fretta. Ho battuto Dana, ma ha
vinto Taylor.
<< Be', avremo un corso insieme allora..
>>, un altro dei suoi sorrisi da ora-muoio.
<< S..si.. >>.
Il professore sbatte la mano sulla cattedra attirando la nostra
attenzione.
<< Aprite il libro di testo! >>.
Robert si gira verso di me, e io mi perdo nei suoi occhi chiari.
<< Inizia la tortura >> scherza.
Annuisco, imbarazzata.
<< E già.. >>.
Sto per morire.
__________________
ehi, ciao.
questa storia l'ho scritta tempo fa'.
ve l'avevo detto che avrei scritto qualcosa su robert e kristen.
allora.
prima di tutto: non sono famosi in questa storia, sono due ragazzi normali.
mi sono basata su di loro per fisico e carattere (per quello che posso
sapere)
i nomi dei parenti saranno praticamente tutti veri, solo
l'età cambia, perché non ho trovato quella
giusta....
spero vi piaccia e cercherò di scrivere di più la
prossima volta anche per le altre storie.
|
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Capitolo 2 *** She's so stupid. What the hell were you thinking? ***
believe in me.
She's so stupid. What the hell were you thinking?
http://www.youtube.com/watch?v=b5u0vjsR4z8&feature=plcp
Kristen
<<
Quella di matematica ci ha dato una marea di esercizi.. non posso
crederci! E' incredibile, non trovi, Kris? >>.
<< Ehm.. si.. >> dico, distratta.
Sam non fa' altro che parlare.
Parla, parla, parla.
Parla davvero un sacco.
Più di quanto le mie orecchie possano sopportare.
Ma non è questo che mi disturba. Stiamo andando in mensa, e
io non ci sono mai stata in una mensa.
Okay, forse la mia cucina assomiglia un po' a una mensa per colpa dei
miei fratelli, ma non sono mai stata in un posto così
affollato. Almeno, non di ragazzi della mia età, che ti
fissano e ti guardando dall'alto al basso solo perché sei la
nuova. Alzo gli occhi al cielo, innervosita, ed entro in mensa, Sam al
mio fianco.
Sam mi indica dove andare a prendere il vassoio e mentre camminiamo mi
sento gli occhi di tutti addosso.
Okay, Stewart, sei solo paranoica, penso, lo dice sempre anche Cameron.
Ma Cameron non è qui e questo pensiero mi rattrista
all'istante.
Di solito ho sempre i miei fratelli intorno, è una cosa che
mi rende sicura.
Se Cameron è con una ragazza, c'è Dana. Se Dana
ha un allenamento, c'è Taylor. Se Taylor ha da fare, Cameron
fa' in modo di liberarsi.
Non sono mai stata completamente
da sola.
E adesso che mi ritrovo in una nuova scuola, con un'unica amica, e
tante persone a fissarmi, mi sento triste.
Ma è il mio primo giorno e non intendo fare la bambina
impaurita a cui mancano i fratelli.
Ma nella mia testa sto maledicendo i miei fratelli per aver deciso di
fare una scuola privata.
"Ti aiutano con i voti, sorellina" mi aveva detto Cam, e io gli avevo
alzato il dito medio.
<< Ehi, Kris, c'è un posto libero
là, andiamo? >>, mi indica un tavolo al centro
della mensa.
<< Non sarà.. troppo esposto? >>
chiedo, prendendomi in giro da sola.
<< Non tanto, dài.. vieni >>, mi
supera e io non posso fare altro che seguirla.
Mentre raggiungiamo il tavolo mi accorgo di un gruppo di ragazzi che
sta facendo lo stesso.
Provo a chiamare Sam, ma lei mi ignora.
Si siede al suo posto esattamente quando l'altro gruppo raggiunge il
tavolo.
Resto in piedi, non sapendo bene cosa fare.
Il gruppo è formato da due ragazze bionde con gonne
vertiginose e due ragazzi. Le ragazze sono piuttosto banali, ricadono
sul cliché della tipica barbie, con quelle labbra rosa
confetto. Mi sento a disagio per loro. I ragazzi invece sorridono
tranquilli e parlano tra di loro, ridendo a voce decisamente troppo
alta, sono le barbie a squadrare me e Sam dalla testa ai piedi
storcendo il naso. Odio questo genere di cose, non le posso sopportare.
Prima di rendermene conto ho appoggiato il vassoio vicino a quello di
Sam e sono davanti a una delle ragazze.
<< Qualche problema? >> chiedo.
E' più alta di me, ma sospetto che sia tutto un trucco dei
tacchi che porta.
<< E' il nostro tavolo >> risponde, con un
tono che non mi piace per niente.
<< C'è il tuo nome scritto sopra, per caso?
>>.
<< No, ma tra un po' ci sarà l'impronta del
mio tacco sul tuo piede se non ti togli, ora
>>.
Spalanco la bocca, richiudendola subito dopo.
Ma è pazza? << Ma sei seria? >>.
La nostra discussione ha attirato l'attenzione dei ragazzi, e anche di
Sam, che fissa scioccata la scena. Uno di loro, carino, faccino
simpatico, capelli neri e occhi grigi e un sorriso da bravo ragazzo, si
fa' avanti. << Ehi, Jenn, calma, okay? Non vogliamo fare
una scenata come l'ultima volta, vero Jenny? >> le mette
una mano sulla spalla ma lei se la scrolla via, stizzita.
<< Sta zitto, Tom >> dice, per poi
fulminarmi con lo sguardo. << Ci siamo arrivati prima noi
a questo tavolo, e io non ho voglia di cercarne altri >>
continua, cercando l'appoggio dell'amica, che si fissa distrattamente
le unghie. L'altro ragazzo si fa' avanti. << Andiamo,
Jenn, possiamo trovare un altro tavolo, non scassare, mmh?
>>.
Tom-faccino-carino mi guarda per la prima volta, sorridendomi.
<< Scusala, è pazza >>.
Si becca un colpo di tacco da Jenn, che se ne va tacchettando seguita a
ruota dalla sua amica.
L'altro ragazzo si avvicina, permettendomi di guardarle bene. Capelli
un po' ricci, ma corti, castano chiaro, occhi dello stesso colore, un
viso allungato e un po' paffuto, ma carino anche lui, un po' di barba,
labbra sottili e un'espressione un po' persa, come se stesse pensando a
chissà che cosa. Tom gli dà una pacca sulla
spalla, << Lui è Marcus, io sono Tom e quelle
due pazze erano Jennifer e Nikki, due nostre.. >>, i
ragazzi si scambiano uno sguardo d'intesa, << amiche
>> concludono all'unisono, scoppiando a ridere.
Sollevo le sopracciglia, mostrando il mio disagio. <<
Okay... >>.
Tom sembra che sia sul punto di dire qualcosa, quando qualcuno lo
chiama dall'entrata della mensa. << Tom, figlio di
puttana! >>.
Quella voce.
Mi è tremendamente famigliare e quando guardo nella stessa
direzione di Tom capisco perché.
Robert si sta dirigendo verso di noi, a grandi falcate.
Certo, ha delle gambe lunghissime, ed è così
alto, cazzo.
Istintivamente, afferro un lato del tavolo per tenermi e non cadere a
terra.
Sam si volta nella mia direzione e la sento trattenere il respiro.
<< Porca troia, ma quello è...
>>.
<< Rob! >> lo chiama Tom.
<< Ehi, amico, vieni! >> fa' Marcus.
Robert accellera un po' il passo finché non è
abbastanza vicino da vedermi.
I suoi occhi incrociano i miei e per un attimo vedo il suo sorriso
barcollare, ma è questione di secondi.
Ci raggiunge con il vassoio in mano. Indica il tavolo, dove Sam sta
ancora trattenendo il respiro.
Le dò una botta e lei butta fuori tutta l'aria.
Robert si rivolge a Tom, << Stiamo qui? >>
chiede.
<< Non so >>, guarda a me, <<
Ci volete? >>.
Robert torna a guardare me. << Tu e.. >>,
il suo sguardo si sposta pigramente su Sam, che lo sta fissando come
una ragazzina di tredici anni potrebbe fissare uno dei Jonas Brothers,
tra un po' la vedremo sbavare, ne sono sicura. << .. la
tua amica, avete già preso questo tavolo? >>.
Mi ritrovo a balbettare come la peggiore delle dementi.
<< No.. cioè, si! Ma.. potete.. potete sedervi
>>.
Tom si siede rumorosamente vicino a Sam, facendole un sorriso
smagliante. << Io non mi muovo da qui in ogni caso..
>>.
Sam ricambia il sorriso, imbarazzata, ma neanche più di
tanto.
Marcus ride e si siede dall'altra parte.
Io e Robert restiamo in piedi, l'uno di fronte all'altro, con gli occhi
di tutta la mensa puntati addosso, per un tempo che mi sembra infinito,
finché non trovo il coraggio di sedermi di fronte a Sam e
accanto a Marcus.
E per chissà quale motivo, o forse perché
qualcuno lassù ha deciso che mi vuole morta d'infarto,
Robert si siede vicino a me.
Molto vicino a me.
Robert
<< E poi questa piccoletta si è avvicinata a
Jenn chiedendole "qualche problema?", e ti lascio immaginare la faccia
di Jenn. Quella ragazza avrebbe un serio bisogno di uno psicologo. E'
impazzita, Rob. Non so come tu faccia a sopportarla.. >>,
Tom ha raccontato questa storia almeno dieci volte e ogni volta Kristen
arrossisce e prova a fare la modesta.
<< Non ho fatto niente.. >>, ecco.
<< Si, invece. Ti prego, quando sclera di nuovo ti
chiamo, okay? >>.
Kristen ride, imbarazzata. << Va bene.. >>.
Okay, devo ammettere che è davvero carina.
Ed è dolce il modo in cui ride.
Molto dolce.
E si porta sempre i capelli dietro le orecchie.
Guarda verso il basso quando è imbarazzata, cioè
sempre.
Ma dal racconto di Tom sembra che questa piccoletta non sia solo
timida, ma abbia anche carattere.
Mi incuriosisce.
Forse non è del tutto da escludere l'idea di conoscerla un
po'.
Anche se piccola, posso sempre divertirmi.
E poi ho visto il modo in cui mi guarda.
Ho visto come arrossisce e come i suoi occhioni verdi si spalancano,
come due luci nella notte.
Devo ammettere che quando incrocio i suoi occhi un brivido mi corre
lungo la schiena, ma è normale, sono gli occhi
più belli che abbia mai visto. Nessuno ha due occhi
così.
<< Allora, che ne pensi, Rob? >>.
<< Eh? >>, mi porto una mano tra i capelli,
scacciando via i miei pensieri, << Che hai detto, Tom?
>>.
<< Ti ho chiesto se ti va' di uscire dopo la scuola
>>.
<< Si, mmh, okay. Dove? >>.
Marcus si versa un po' di coca cola. << Solito pub, Rob.
Sono stanco di coca cola, ho bisogno di alcol, amico >>.
Vedo Kristen scambiare un'occhiata con Sam.
La biondina mima qualcosa con le labbra e Kristen anche, ma non riesco
a capire cosa.
Roba da ragazze, immagino.
Decido di fare un po' di scena.
<< Si, decisamente. Ho bisogno di alcol e
chissà, magari ci scappa anche qualche rissa...
>>, lancio un'occhiata di sottecchi a Kristen e alla sua
amica. L'amica è rimasta piacevolmente sconvolta, mentre
Kristen sta sollevando gli occhi al cielo. Perché? Non
dovrebbe cadere ai miei piedi? Di solito le ragazze impazziscono per
questo genere di cose.
Ancora un punto in suo favore.
Ma non per molto.
<< Kristen, volete venire con noi? >> le
chiedo, attirando subito la sua attenzione.
L'espressione annoiata e scocciata che c'era sulla sua faccia fino a
due secondo prima, scompare.
Adesso mi sta guardando stupita.
<< Ehm.. non saprei. Viene a prendermi mio fratello
all'uscita... >> ammette, arrossendo parecchio.
Decido di calcare il terreno. << Fratello maggiore..?
>>.
<< Si... >>.
<< Mmmh. Be', non puoi mandarli un messaggio e avvisarlo
che vieni con noi? >>.
Lei si morde il labbro, pensierosa. << Non so.. posso
provare >>.
Sorrido e torno a mangiare.
C'è l'ho in pugno.
Kristen
<< Cam, dài >>.
<< Ma scherzi? Non se ne parla! Ma chi cazzo sono questi?
Tre ragazzi? Ma tu sei fuori! >>.
Mi sono allontanata un attimo per chiamare Cameron e ora guardo
imbarazzata verso Sam, sollevando la mano per dirle di aspettarmi un
minuto. Cameron è incazzato.
<< Cameron! >>.
<< Kristen! Ho detto no >>.
<< Sei uno stronzo, lo sai? >>.
<< Grazie, sorellina. E se non ti trovo fuori da scuola
quando vengo ti vengo a cercare e lo sai >>.
<< Stronzo.. >>.
<< Ti voglio bene anche io >>.
<< Ma vaffanculo! Cazzo, è il mio primo giorno
di scuola e mi hanno chiesto di uscire tra amici, che ti
costa, eh? >>.
<< Ho detto no >>.
<< Cameron, sei un pez.. >>.
<< Kristen, vuoi arrivarci a domani, vero? Ecco, allora
stai zitta. Dài, vengo a prenderti tra qualche ora. Fatti
trovare. Ti voglio bene, a dopo, Kristen >>, riattacca.
Mi avvicino a Sam.
<< Allora..? >> mi chiede speranzosa.
Scuoto la testa. << Niente da fare.. mio fratello
è uno stronzo >>.
Sam sembra anche più dispiaciuta di me. <<
Oh.. mi dispiace. Be', allora non vado neanche io >>.
<< No, ma che dici? Si, vai.. magari domani posso venire.
Convinco io i miei fratelli >>.
Lei scuote la testa per protestare, ma proprio in quel momento Tom e
Marcus ci vengono incontro.
Senza pensarci, mi chiedo dove sia Robert.
Tom e Sam si sorridono.
<< Allora, per dopo è tutto apposto?
>> chiede, Marcus.
<< Ehm.. veramente Kristen non può venire e io
senza di lei non so se.. >>.
Tom guarda accigliato prima Sam e poi me. << Come? No..
dovete venire, assolutamente >>.
Faccio spallucce. << Mi dispiace, mio fratello mi viene a
prendere e non posso dargli buca. Sam, vieni? >>, lei
annuisce e ci dirigiamo in classe.
Non capisco perché Tom faccia tante storie.
Forse ha una cotta per Sam.
Il modo in cui la guarda, si, forse ha davvero una cotta.
Sono così concentrata su questo da non accorgermi della
biondina che mi viene addosso.
Jennifer, con un colpo, fa' cadere il libro che ho in mano.
Prima che possa andarsene, l'afferro per la manica della maglietta.
Lei strilla, come un'oca. << Ehi! >>.
<< Ehi un cazzo! >> dico, <<
Ma sei scema, per caso? >>.
Lei sospira rumorosamente e solleva gli occhi al cielo.
<< Non so di cosa tu stia parlando.. >>.
<< Fai pure la finta tonta? Ah no, aspetta, non stai
facendo finta >>.
Spalanca quella sua bocca appiccicosa di rossetto e lucidalabbra.
<< Stronza! >>.
<< Troia! >>.
Se c'è una cosa di cui sono grata ai miei fratelli
è avermi insegnato a difendermi, non solo fisicamente.
So alcune imprecazioni che le farebbero rizzare quei capelli biondi, ma
non voglio essere sospesa il mio primo giorno.
<< Come mi hai chiamato? >> chiede,
avvicinandosi a me. Troppo, per i miei gusti.
<< Cos'è? Non capisci la lingua? Troia, troia,
troia >>.
<< Non ti permettere! >>.
<< Senti, fammi passare >>, non voglio che
la situazione mi sfugga di mano.
Faccio per superarla, ma lei mi afferra il braccio e mi spinge contro
il muro.
Ormai c'è un piccolo gruppetto riunito intorno a noi.
Perfetto, sono appena diventata il nuovo spettacolo della scuola.
Strattono, ma lei non molla la presa.
<< Paura? >> mi chiede, avvicinando il suo
viso al mio.
<< Tu sei malata >>.
<< Ho capito a che gioco stai giocando >>.
<< Ma che cazzo dici? >>, provo ancora una
volta a liberarmi della sua presa, ma è più
grande di me, più alta e più forte, devo
ammetterlo.
<< Sta lontana da Rob, okay? >> sibila,
sottolineamento ogni parola con uno schiocco di lingua. Sembra un
cavallo.
Sicuramente è stata montata un sacco di volte, su questo ci
metto la mano sul fuoco.
<< Rob? Non.. non capisco >>, balbetto.
Non vorrei, ma solo il suo nome mi rende nervosa.
<< Adesso chi è che fa' la finta tonta?
>>, con uno spintone mi sbatte ancora una volta contro il
muro, facendomi sbattere il gomito.
<< Ahi! Fanculo, fa' male eh! >>.
Molla la presa, << Avvicinati di nuovo a lui e questo non
sarà niente >>.
Mi massaggio il gomito con la mano libera. << Fottiti..
>> sussurro, mentre lei si allontana.
Una mano si appoggia sulla mia spalla.
Mi giro, ancora indolenzita.
E' Robert.
<< Ehi, tutto okay? Ho visto la scena solo ora..
>>.
Lo guardo e tutto quello a cui riesco a pensare sono le parole di
Jennifer.
Se è così preoccupata per Robert sicuramente tra
i due ci deve essere qualcosa.
Jennifer e Robert.
No, non stanno bene insieme.
Robert con quella sua aria da cattivo ragazzo.
Jennifer che sembra appena scesa dal palco di miss mondo.
Mi chiedo a cosa stesse pensando
quando si sono messi insieme.
O sono anche solo andati a letto insieme.
Insomma, non ha visto che tipo ora?
Che pazza psicopatica è?
Robert mi passa una mano davanti alla faccia. << Oh,
Kristen? Ma ci sei? >>.
Lo guardo di nuovo, scuotendo la testa, confusa e ancora dolorante.
<< Ma a cosa diavolo stavi pensando? >>
dico, e me ne vado.
Lo sento chiamarmi, ma corro verso la mia prossima lezione.
______________________________
questa storia è diversa da tutte quelle che io abbia mai
pubblicato qui.
completamente diversa e mi sto divertento un sacco a scriverla.
lunga, vera, oh si mi piace.
spero che sia lo stesso per voi.
recensite okay? perché ho paura che non vi piaccia..
xoxo.
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Capitolo 3 *** smile. ***
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believe in me.
http://www.youtube.com/watch?v=YobX6aQFahU
(suggerimento musicale)
Kristen
Sam mi abbraccia prima che io
mi possa tirare indietro.
Woah, è il mio primo giorno di scuola e sono riuscita a
rimediarmi un'amica e un abbraccio.
Insieme a un livido sul gomito.
A un ragazzo dagli occhi tristi e azzurri che non ho ancora capito chi
sia.
E i suoi due migliori amici, che sono uno più strano
dell'altro.
Saluto Sam, imbarazzata.
Il suono del clacson di una macchina attira la mia attenzione.
Mi giro e vedo Cameron che si sporge dal finestrino della sua macchina,
agitando il suo braccio ricoperto di tatuaggi.
<< E' tuo fratello? >> mi chiede Sam.
Annuisco e vado verso di lui.
Tutte le ragazze della scuola lo stanno guardando.
Cos'è?, non avete mai visto un ragazzo?. Andiamo,
è mio fratello, pietà!
Non capisco che ci trovino in lui, a parte quella faccia da schiaffi e
quell'aria da.. cattivo ragazzo. Come Robert.
Mi guardo intorno, ed eccolo lì. E' appoggiato al muretto
della scuola e mi fissa.
Sollevo una mano, timida, e lo saluto.
Cameron suona un'altra volta.
<< Kristen Stewart, muovi il culo! >>.
<< Vaffanculo, Cameron >> sibilo, entrando
in macchina.
Mi sistemo bene sul sedile e appoggio lo zaino sotto il cruscotto, dove
appoggio i piedi.
Cameron mi lancia un'occhiataccia.
Che mi uccida pure con lo sguardo, sono incazzata nera con lui e non
toglierò i piedi da qui neanche se mi taglia le gambe.
Restiamo
così per un po'. Lui con le mani sul volante, la macchina
ferma
davanti alla mia scuola, tutti che ci fissano, i miei piedi sul
cruscotto e le braccia incrociate sul petto. Ma perché deve
sempre fare così? Ma che gli costava non venirmi a prendere
e
lasciarmi andare in giro da sola per una volta in vita mia? Andiamo, ho
diciassette anni e anche se dimostro la metà sono
più
responsabile di quanto non lo fosse lui alla mia età. Quando
aveva la mia età, Cameron, è stato espulso da
scuola,
è stato allora che i miei hanno deciso di prendere la strada
delle scuole private.
Alla fine, sono io quella che crolla per prima.
<< Hai intenzione di stare ancora molto tempo inchiodato
qui? >> chiedo, acida.
<< Si. Problemi? >>.
<< Affatto >>.
<< Bene >>.
<< Bene! >>.
<< Non alzare la voce con me, Kristen! Cazzo.
Dài, voglio
sapere com'è andato il tuo primo giorno di scuola..
>>, mi
guarda con quegli occhi che tanto assomigliano ai miei, sorride e si
ravviva i capelli con una mano.
<< Bene.. >>.
<< E..? >>.
<< Non rompere i coglioni, Cameron >>.
<< Chi era quel ragazzo che hai salutato?
>>, adesso la sua voce è cambiata. E' serio.
<< Nessuno che ti interessi >>.
<< Kristen >> mi richiama.
<< Cameron, basta! Andiamo a casa e basta, okay? O vuoi
fare
spettacolo davanti alla mia scuola il mio primo giorno?
>>.
<< No, ma voglio sapere chi era quel ragazzo
>>.
<< Nessuno! Cristo.. >>, guardo fuori dal
finestrino. Robert è ancora lì.
<< Tanto da qui non ci muoviamo finché non me
lo dici
>>, Cameron spegne la macchina. Posso sentire
l'agitazione in
cortile crescere, è palpabile.
Sospira, esasperata.
Mio fratello sa essere un grande rompicoglioni quando vuole.
<< Robert >>.
<< Robert...? >>.
<< Pattinson. Robert Pattinson >>.
<< Mmh, mai sentito. Chi è? >>.
<< Che cazzo vuol dire "chi è?". Un ragazzo,
chi vuoi che sia? >>.
Non sono mai uscita con un ragazzo.
Non potevo, visto che non ho mai conosciuto nessuno.
Viaggiamo troppo, e questo non ha facilitato i miei rapporti.
Diciamo che non ne ho proprio avuti, di rapporti.
Neanche uno.
Neanche un.. amico.
O un ragazzo.
Quindi, niente primo bacio.
Niente prima volta.
E questo è il mio più grande segreto.
Temo che se lo dicessi a qualcuno, mi prenderebbero in giro a vita.
Quest'estate ho detto che ho dato il mio primo bacio a un ragazzino
che abitava vicino al nostro ranch.
Penso che Taylor e Dana mi abbiano creduto.
Ma Cameron no.
Lui, no. Ma non ha detto niente. Mi ha sorriso come per dire che per
lui andava bene così.
Penso che in realtà sia anche sollevato.
Questo mi fa' pensare che forse, non dovrei comportarmi così
male con lui.
Mi vuole bene e mi vuole proteggere.
Mi piace essere protetta.
<< E'.. un ragazzo >> dico, arrossendo.
Cameron mi sorride, << L'hai conosciuto oggi?
>>, è felice che io mi confidi con lui.
<< Certo.. è stato.. gentile con me. Mi ha
aiutata a
trovare l'aula di storia e poi.. ha due amici, Tom e Marcus
>>.
Cameron storce la bocca. << Altri maschi? Non mi piace.
Che mi dici delle ragazze? Amiche? >>.
<< Sam! >>.
<< Simpatica? >>.
<< Molto. Mi è stata vicino. Ha mangiato con
me >>, evito di dire che c'erano anche Tom, Marcus e Robert.
<< E perché non esci con lei, invece che con
quello lì..? >>.
<< Ci sarebbe stata anche lei... >>, dico
in mia difesa.
<< Mmh. Kristen.. >>, lo conosco. Conosco molto bene mio
fratello, so che sta per cedere.
<< Si, Cammy?
>>, uso il soprannome che usavo quando ero piccola e non
riuscivo a dire "Cameron".
Mio fratello stringe forte il volante, prendo un bel respiro e poi
torna con lo sguardo su di me.
Accenna un sorriso. << Puoi andare >>.
<< Cosa? Davvero? >>, mi agito sul sedile,
emozionata.
<< Si.. >>.
Gli getto le braccia al collo, << Grazie, grazie, grazie,
grazie,
grazie, Cameron! >>, lui ricambia la stretta, baciandomi
la
guancia.
<< Si, si, come no, leccaculo. Tieni quel cazzo di
cellulare acceso, mmh? Ti chiamo ogni ora, chiaro? >>.
<< Si, okay. Grazie ancora >> e prima che
possa cambiare idea, apro lo sportello e corro fuori.
Mi giro e lo saluto.
Cameron scuote la testa, ma lo vedo che sta ridendo. Parte.
Robert
Lo spettacolo è finito.
La macchina è sgommata via.
Ma mi ha lasciato un regalo: una bella ragazza con due gambe da sballo.
Sorride, raggiante.
Kristen corre incontro a Sam, ridendo e parlano, ma sono troppo lontano
per sentirle.
Tom mi arriva da dietro, mi batte un colpo sulla spalla.
<< Hai
visto che spettacolino ha messo su la tua amichetta? >>.
<< Non è la mia "amichetta", Tom. E' una
ragazzina, come
tutte le altre >>, ma mentre lo dico mi sembra quasi di
bestemmiare.
<< Si, certo.. >>, mi supera e raggiunge
Sam, Kristen e
Marcus, che come al solito compare sempre nel momento giusto.
Prendo una sigaretta dalla tasca del giubotto in pelle e l'accendo.
Prendo una bella boccata e osservo la scena sotto di me.
Tom che ci prova spudoratamente con la biondina.
Marcus che sta in silenzio, pensieroso come sempre.
Kristen che prova a fare conversazione.
Vorrei andare da lei e dirle: "non tentarci neanche, non
parlerà".
Ci ho messo anni per costruire un rapporto con lui.
Marcus e Tom sono i miei migliori amici.
Sono gli unici amici veri
che ho.
Marcus è silenzioso, si fa' i cazzi suoi e sa sempre come
comportarsi nelle situazioni peggiori. Se mai ucciderò
qualcuno,
lui sarà sicuramente il mio avvocato.
Tom è il migliore.
Al contrario di Marcus, non si fa' molti problemi a dirmi cosa devo
fare.
E purtroppo, la maggior parte delle volte ha ragione. Fottutamente
ragione.
Sono completamente diversi.
Marcus è un ragazzo pensieroso, ha sempre la testa
chissà dove.
Tom ama divertirsi, ma non farebbe mai del male a una mosca.
Io sono il peggiore dei tre e sarei già in galera da un
pezzo se non fosse per loro due.
Passiamo le nostre serate in giro, o nei pub.
Preferiamo i pub.
Faccio a botte. Appena posso spacco il naso a qualcuno. Mi basta
davvero poco per incazzarmi. Di solito lo faccio per.. non lo so
neanche io.
Marcus dice che lo faccio per sentirmi vivo.
Tom dice che lo faccio perché sono un coglione.
Per questa volta, gli dò ragione senza protestare.
Lancio la sigaretta, senza preoccuparmi di spegnerla.
Salto gli scalini facilmente, mentre raggiungo Tom, Marcus, Sam e
Kristen.
<< Oh, ecco chi ci ha degnato della sua presenza!
>> scherza Tom.
<< Ah-Ah, divertente, Tom >>.
Marcus si mette in mezzo. << Vogliamo muoverci?
>>.
Tom lancia un'occhiata a Sam, che sorride tutta contenta.
Quella ragazzina mi sta sulle palle.
Non so perché, forse perché sorride troppo spesso.
Non mi piace la gente che sorride troppo senza motivo.
Tom sorride sempre un sacco, ma lui lo fa' perché
è
stupido e poi ogni tanto gli dò qualche pugno in faccia per
farlo smettere.
A Sam non posso dargli un pugno. Non picchio le ragazze.
Quando però il mio sguardo si posa su Kristen, anche lei sta
sorridendo.
Non sta guardando verso di me, ma sta sorridendo verso la sua amica.
Il suo sorriso, però, non mi dà fastidio
né mi innervosisce.
Anzi, mi fa' venire voglia di sorridere anche a me.
Mi trattengo.
<< Si, andiamo. Sbrighiamoci, o ci prenderanno i posti
migliori >>.
Il pub non è ancora pieno.
Di solito veniamo qui dopo la scuola.
La sera, andiamo in posti meno raccomandabili.
Conosco Londra come le mie tasche, ormai.
Tom è sempre appiccicato all'amica di Kristen.
<< Noi due andiamo a prendere da bere >> mi
dice, prendendo Sam per mano e trascinandola via con sé.
Marcus indica il piccolo palco alla fine del pub. << Vado
a
chiedere a Jason se ha bisogno di qualcuno che suoni stasera
>>.
E anche lui ci lascia.
Kristen si agita sul posto, torcendosi le mani.
<< Ti piace il posto? >> chiedo, giusto per
essere gentile.
<< Non sono mai stata in un pub... >>.
<< Oh, prima volta? >>.
Diventa tutta rossa. << Diciamo >>.
<< Vuoi qualcosa da bere? >>.
<< Non bevo alcolici.. >>.
<< Oh.. vuoi provare? >>, ma
perché lo sto chiedendo?
<< Si, dài.. >>.
<< Okay >>.
Le appoggio una mano sulla schiena e la spingo verso il bancone.
Tom e Sam, sono spariti.
Ottimo, saranno in qualche bagno a fare quello che io vorrei fare con
Kristen.
Beati loro.
Chiamo il barista, che mi riconosce e mi serve subito.
<< Jack >>, lancio un'occhiata a Kristen,
che si guarda intorno ansiosa. << roba forte, okay?
>>.
Jack mi sorride e inizia ad armeggiare sotto al bancone. Vengo qui
spesso, conosco metà personale.
Quando ha finito, appoggia i drink sul bancone.
Kristen prende il suo e io noto che le sta tremando la mano.
Vorrei potermi avvicinare di più. All'improvviso ho un
mansano desiderio di stringerla a me e dirle che andrà tutto
bene.
<< Non è presto, per bere? >>
chiede, fissando il drink che ha in mano.
<< Non è mai
presto per bere >>.
<< Non è neanche tramontato >>.
<< E allora? >>.
<< No, era così.. per dire >>,
prende un piccolo sorso. << Mmh.. bleah >>,
storce naso e bocca, è proprio disgustata.
Devo trattenermi dal ridergli in faccia.
<< Così male? >>.
<< Fa' schifo! >>.
Per fortuna il barista sta servendo altri clienti, perché
non credo che sarebbe troppo contento del suo commento.
Per fortuna qualche secondo dopo veniamo raggiunti da Marcus.
<< Ho un lavoro >> annuncia.
<< Davvero? >>, Kristen si sistema una
ciocca di capelli dietro l'orecchio. Non so perché, ma
quando mi guardo la mano noto che l'ho sollevata appena, come se avessi
voluto prendere la sua mano. L'abbasso in fretta, sperando che nessuno
mi abbia visto.
<< Suonerò qui, domani. Ci sarete?
>>, Marcus guarda sia me che Kristen.
Sta chiedendo a Kristen di venire?
Sul serio? Gli piace Kristen? A Marcus non piace mai nessuna. E' uscito
con una, qualche mese fa' ed era una hippie pazza.
Devo chiarire questa cosa con lui.
Non so bene cosa voglio fare con questa ragazzina, ma non può piacere
a uno dei miei migliori amici.
Kristen si mette quasi a saltellare sul posto. << Certo!
Adoro i concerti! >>.
Marcus accenna un sorriso.
Dio, contieniti o tra un po' ti esce dai pantaloni.
Arrivano anche Tom e Sam.
Lui ha una faccia soddisfatta, lei ha i capelli scompigliati.
Avevo ragione io.
L'hanno fatto nei bagni.
Kristen
<< Hai una faccia.. >>, ridacchio.
Sam mi fa' la linguaccia. << Tom ci sa fare, che devo
dire? >>.
Ci siamo allontanate un attimo dal gruppo, rifugiandoci in bagno.
<< Mi spieghi che è successo almeno?
>>.
<< Non lo so neanche io! Un attimo prima stavamo
prendendo da bere, poi mi teneva per mano... e un attimo dopo ero in un
bagno con la sua bocca sulla mia. Solo
la bocca, sia chiaro. Ci ha provato, ma io non sono una di
quelle >>, si guarda i capelli e sospira,
<< anche se con questa acconciatura potrebbe sembrare..
>>.
Rido, provando a sistemarle qualche ciocca. << Non
così tanto.. un po' >>.
Ridiamo insieme, nello stesso momento.
<< E tu.. con Rob? >>, chiede, fingendo
disinteresse mentre si sistema meglio i capelli.
<< Rob? >>.
<< Dài, che hai capito.. >>.
<< Niente.. anzi, penso di stargli antipatica
>>.
<< Antipatica? Ma che dici? Gli piaci! >>.
<< Non scherzare. Però tu piaci a Tom
>>.
<< E a me Tom piace.. ma sarebbe carino fare qualche
uscita a quattro, no? >>.
<< Si... >>, già mi immagino Tom
e Sam che ridono come pazzi, tenendosi per mano e scambiandosi baci
sotto lo sguardo imbarazzato mio e di Robert, e poi noi due, la coppia
mal assortita. << ... ma anche no, forse eh
>>.
Sam sbuffa.
Usciamo dal bagno. Tom è fuori ad aspettarci.
<< Tutto apposto, ragazze? >> chiede,
gentile.
Sam annuisce, sorridente. Non c'è bisogno che io apra bocca.
Usciamo dal pub, finalmente.
L'odoro che c'è là dentro mi dà la
nausea. C'è troppo caldo e c'è odoro di fumo.
Forse perché Robert e Marcus non hanno fatto altro che
fumare tutto il tempo.
Tom si accende una sigaretta quando usciamo.
Sam ne prende un tiro.
Robert mi porge la sua. << Fumi? >>.
Scuoto la testa.
Marcus continua a fumare in silenzio. Mi chiedo come mai sia
così silenzioso.
Ma non ho il tempo di chiederglielo, perché il cellulare
inizia a squillare nella mia tasca.
<< Cam, che c'è? >>.
<< Ciao anche a te, sorellina >>.
<< Si, ciao.. >>.
<< Dove sei? Vengo a prenderti >>.
<< Cosa? No! >>.
<< Ma te l'avevo anche detto >>.
Se Cameron sa che sono in un pub la mia vita potrebbe anche finire oggi.
<< Si, lo so, ma... mi portano a casa i miei amici
>>, invento.
<< Oh, ma davvero? Non farli scomodare. Dove sei?
>>.
<< Da nessuna parte.. in giro >> mento.
<< Kristen, non sei brava a mentire e tu lo sai
>>.
<< Dico.. dico sul serio.. mi.. mi riportano a casa loro
>>.
<< Hanno una macchina? Ma quanti anni hanno, scusa?
>>.
<< Cameron, per
favore >>.
<< Va bene... ci vediamo a casa, Kristen >>.
<< Ti voglio bene.. >>, provo a dire, per
calmarlo.
<< Leccaculo. Ciao >>, riattacca.
Sorrido e mi rimetto il cellulare in tasca.
<< Fratello maggiore? >> chiede, Robert.
Non sembra che mi stia prendendo in giro questa volta.
<< Già.. a quanto pare sono a piedi
>>.
<< Non viene a prenderti? >>.
<< No, ehm, ecco.. sono io che non l'ho
fatto venire. Non volevo che sapesse dov'ero.. >>.
Robert mi sorride, un sorriso comprensivo che mi fa' sentire subito
meglio. << Fratello protettivo, mmh? >>.
Mi ritrovo a ricambiare il sorriso. << Si, qualcosa del
genere >>.
<< Dài, ti accompagno io a casa
>>.
Robert
Non so perché mi sono offerto volontario per una cosa del
genere.
Comunque sia, ormai siamo da soli.
Sam e Tom non se lo fatti ripetere due volte e ci hanno salutato in
fretta.
Marcus è ancora al pub, vuole sistemare alcune cose per
domani sera.
Kristen ha confermato che ci sarà e anche la sua amica.
Non riesco a togliermi dalla testa l'immagine di lei e Marcus che
parlano, lei che ride e annuisce entusiasta all'idea dello spettacolo.
<< Quindi.. domani sera sei dei nostri? >>
chiedo, voglio davvero provare a fare un po' di conversazione.
<< Oh, si, adoro la musica. A te no? >>.
<< La musica di Marcus.. ecco, è.. scrive lui
le canzoni, quindi.. >>.
<< Scrive? Wow! >>.
No, non era così che doveva andare la conversazione.
Non volevo cantare le lodi di Marcus.
La conversazione doveva essere concentrata su di me.
Su come ero bello, magnifico e tutto il resto.
Dovevo incantarla anche un po'.
E invece mi ritrovo a parlare di Marcus.
<< Già.. "wow"... >>.
<< Tu canti? >> chiede, cogliendomi di
sorpresa.
Prima cantavo.
Marcus e io cantavamo spesso insieme.
Ma non mi è mai importato come a lui.
A me bastava avere la mia chitarra e cantare un po' per sfogarmi ogni
tanto.
Lui invece, di quella chitarra, ci ha fatto uno stile di vita.
E' da anni che non canto.. mi manca, a dire il vero.
Non lo sa nessuno, a parte Tom e Marcus.
Non voglio neanche che si sappia in giro.
Marcus è un conto, lui ha l'aria dell'artista tormentato.
Ma io..? No, ci farei solo una pessima figura.
Ma stranamento, non voglio mentire a lei.
Non a questa ragazzina che mi sorride, impaziente di ricevere una mia
risposta.
<< Un tempo.. >>.
<< Suoni la chitarra? >>.
<< Suonavo,
a dire il vero.. >>.
<< Come mai hai smesso? >>, si sistema una
ciocca di capelli dietro l'orecchio, è davvero carina.
<< Ehm.. >>, come posso dirle
che ho smesso perché ormai non mi importava neanche
più di quello?
Ho perso ogni interesse. La mia vita continua solo perché
Tom e Marcus mi trascinano in avanti.
Ormai anche le mie sorelle non mi sopportano più.
Mia madre prova a capirmi, ma anche lei mi sopporta a fatica.
Mio padre ha gettato la spugna tanto tempo fa'.
<< Se.. se non vuoi dirmelo, non importa...
>> si affretta a dire Kristen.
<< Magari.. dopo, mmh? Ma dimmi un po' di te. Tom ha
raccontato - una volta o due..cento volte - quello che hai fatto a
Jennifer >> dico, per cambiare argomento. La vedo
arrossire e mi viene spontaneo sorridere. Mi piace farla arrossire,
è davvero tenera
quando lo fa'.
<< Oh.. uhm.. non è stato niente di che. Posso
sapere una cosa...? >>, i suoi occhioni verdi cercano i
miei.
Sono grandi, dolci e sinceri.
Tutto il contrario dei miei.
Ma c'è ancora quel qualcosa,
dentro di loro.
Quando la guardo, quando lei
mi guarda, mi sento.. migliore.
E' ridicolo, ma è così.
E vorrei che questa sensazione non finisse mai.
Le sorrido, tirando fuori il mio sorriso migliore. Solo per lei.
<< Chiedi pure >>.
<< E'... è la tua ragazza? >>,
arrossisce di botto e abbassa lo sguardo.
No, non può farmi questo.
Prima di tutto, è una domanda che nessuno mi ha mai fatto.
Tutti a scuola sanno che Jennifer è solo un'amica.
Un'amica che mi porto a letto, certo. Ma pur sempre un'amica.
Non mi sognerei mai di avere una ragazza. Una ragazza fissa, ma
scherziamo? Eppure, quegli occhi...
Secondo: è così timida e adorabile che
vorrei solo abbracciarla.
E io di solito con le ragazze non ho pensieri del genere. Penso a tutta
un'altra cosa.
Però, con lei..
<< No. Non lo è >>.
<< Oh.. quindi siete amici? >>.
<< Non proprio.. >>.
<< Mmh.. >>, distoglie lo sguardo e si
guarda intorno.
No, voglio i suoi occhi nei miei.
Ne ho quasi un bisogno fisico.
Devo trovare un modo per attirare di nuovo la sua attenzione.
Potrei...
<< Ti vengo a prendere io, domani? >>.
Lei torna subito a guardarmi, e i suoi occhi sono ancora più
grandi di prima, se possibile. << Cosa? >>.
<< Be', a meno che tuo fratello.. >>.
<< Cameron non.. devo chiedere >>.
<< Allora ti dò il mio numero, così
nel caso.. mi chiami >>.
Prendo il cellulare e lei fa' lo stesso, anche se più..
goffamente.
Non voglio prenderla in giro, ma è davvero buffa.
Ci scambiamo i numeri e per tutto il tempo non posso fare a meno di
trattenere un sorriso.
Ma come fa'?
E' così diversa da tutte le ragazze che conosco..
Non è del tutto indifferente al mio fascino, ma non
è neanche caduta ai miei piedi.
E da quanto mi hanno raccontato, ha anche carattere.
Non vedo l'ora di averne prova personalmente.
<< Sono arrivata.. >> dice.
Abita in una casa molto grande.
Tre piani, giardino davanti e anche sul retro.
Una casa in stila vecchio stile, ma di quelle appena costruite con
tutti i comfort.
<< Ti accompagno alla porta.. >>.
Chissà se riesco a strapparle un bacio.
Lei annuisce e raggiungiamo la porta in silenzio.
Lei si appoggia contro la porta, rossa in viso ed evita di guardarmi.
Ottimo. Credo che sia un lascia passare.
Mi avvicino a lei, sorridendo.
E' da quando l'ho vista che mi chiedo se le sue labbra siano morbide
come sembrano.
Faccio un altro passo e lei solleva appena lo sguardo, quando...
La porta di casa si apre, lei perde l'equilibrio e prima che io possa
afferrarla un ragazzo alto quasi quanto me e con le braccia ricoperte
di tatuaggi lo fa' al posto mio, tirandola dentro casa con gentilezza,
ma decisione. Kristen è un po' confusa e guarda prima il
ragazzo e poi me. Riconosco nel ragazzo lo stesso che era in macchina
con lei, deve essere suo fratello. << Cam.. ciao
>> lo saluta lei, imbarazzata dalla mia presenza.
Il ragazzo le scompiglia i capelli, allegro. O almeno così
sembra. << Allora non mentivi, ti hanno accompagnata
davvero! >>.
<< Ma sei scemo? Se ti dico una cosa allora vuol dire che
è così >> risponde lei, offesa.
<< Si, ma di solito balbetti troppo e non ti capisco
>> scherza lui. O almeno in parte, visto che Kristen
balbetta davvero. Ma per ora io ho sempre capito tutto.
Lei alza gli occhi al cielo. << Stronzo. Be', Cam, lui
è Robert. Robert, lui è Cameron, mio fratello..
>> ci presenta.
Cameron mi fa' un cenno di saluto con la testa. << Ehi
>>.
<< Ehi.. >>.
<< Sei un compagno di Kristen? >>.
<< Si >>.
<< Quanti anni hai? >> chiede.
Kristen lo fulmina con lo sguardo. << Cameron, ti prego!
>>.
<< Quasi diciannove >> rispondo.
<< Non sei un po' grande per uscire con lei?
>> indica Kristen, parecchio imbarazzata.
Ora che ci penso, non so esattamente quanti anni abbia lei.
<< No.. >> dico, meno sicuro di prima,
<< non penso.. >>.
<< Mmh.. be', è stato bello conoscerti,
Robert. Kristen, in casa, ora
>>.
Lei solleva finalmente lo sguardo verso di me.
Mmh, i suoi occhi.
<< Grazie, Robert, per avermi accompagnata..
>>.
<< Rob >> dico.
Lei sorride timida. << Rob, okay. Allora.. a domani
>>.
<< Si.. a domani >>.
Ma qualcosa dentro di me sta urlando.
Urla: "non farla andare via!".
Lei solleva una mano, accenna un saluto ed entra in casa, chiudendo la
porta.
"Ecco", sta dicendo la voce, "l'hai fatta scappare".
Ma va bene così.
Ho solo spianato il terreno.
Quella ragazzina mi incuriosisce troppo per lasciarmela scappare
così.
_________________
il capitolo più lungo che abbia mai pubblicato.
mmmh. spero vi piaccia.
okay, è palloso, ma siamo all'inizio, abbiate pazienza.
capitolo dedicato a:
mrsmutanda,
perché sta leggendo questa storia anche se "odia" twilight.
AHAHA okay, la finisco.
alla prossima xoxo.
ps, le canzoni sono sempre di avril lavigne perché sto
passando un "periodo fissa" con lei AHAHA
|
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Capitolo 4 *** cold. ***
believe in me.
Kristen
Okay, wow.
Che cosa è appena successo?
Guardo Cameron, sbuffo e corro in camera mia.
Non so cosa sia accaduto cinque secondi fa'.
Robert mi stava per baciare?
Sul serio?
E lo avrei lasciato fare?
Era così bello.
Così dannatamente
bello.
Mi tiro indietro i capelli, frustrata con me stessa.
Ma che diavolo mi prende? Non lo conosco neanche.
Se mio fratello lo sapesse..
Il pensiero della faccia di Cameron se sapesse una cosa del genere mi
fa' ridere.
Forse dovrei dirglielo, giusto per vedere la sua reazione.
No. Meglio di no, mi caccerei solo in un mare di guai.
Mi trascino verso il mio letto e sto per lasciarmi andare a una
risatina nervosa, quando sento il cellulare vibrare contro la tasca dei
jeans.
Ancora viva? R.
Cazzo, è Robert!
Sbatto le palpebre un paio di volte e un lento e compiaciuto sorriso si
posa sulle mie labbra.
Rispondo con le dita che mi tremano per l'emozione.
Assolutamente tutta
intera, grazie dell'interessamento. K.
E un secondo dopo che ho premuto INVIA, mi vengono alla mente mille
dubbi.
Ho detto la cosa giusta?
Mi risponderà?
Ho parlato troppo, troppo poco?
Ma non ho tempo per pensarci, perché il cellulare vibra di
nuovo.
E' stato un piacere. Per
domani? R.
Già.. domani.
Dovrei chiedere a mia madre.
Mio padre è via per lavoro, tornerà tra due
giorni.
Devo chiedere, ti faccio
sapere, okay?:) K.
Okay, Kristen! R.
Kristen?
Mmh, okay, come gli pare.
Esco dalla mia stanza, ma mi ritrovo mio fratello Taylor appoggiato al
muro davanti alla mia porta.
<< Ehi, Kris! >>.
Alzo gli occhi al cielo. << Taylor, che ci fai fuori
dalla mia stanza? >>.
<< Cameron mi ha detto di Robert. Io so chi è
>>, lo dice con un tono cospiratorio che mi fa' solo
venire voglia di ridergli in faccia.
Si crede in un film in bianco e nero degli anni 30?
<< Oh, davvero Taylor? E chi è? Il figlio di
un mafioso? Un ricercato? Fammi il piacere! >>.
<< Non sto dicendo questo.. >>, si difende
subito, << ma non è neanche un bravo ragazzo
>>.
Gli lancio un'occhiataccia mentre scendo le scale e lo lascio
lì
a fissarmi. << Neanche tu lo sei. Neanche io
>>.
<< Tu si, Kristen.. >>.
Non rispondo e scendo gli scalini due a due.
Mia madre sta cucinando qualcosa.
La mia mamma è una tipa forte.
Lunghi capelli neri e due occhi sempre attenti.
Non mi ha mai messo troppa pressione per fare niente, ha sempre detto
che avrei avuto i miei tempi.
Quando ero piccola ha cercato di farmi indossare qualche abito
femminile, ma il suo piano è miseramente fallito.
Da allora, si limita a comprarmi tutte le converse, i jeans strappati,
le maglie larghe e le canottiere che voglio.
Non si lamenta mai.
Né per il lavoro.
Né per i miei fratelli, o me.
Appena la vedo, l'abbraccio forte.
<< Kristen, tesoro, che succede? >> mi
chiede, facendomi spostare per continuare a cucinare.
<< Devo chiederti una cosa.. >>, mi siedo
sullo sgabello davanti al bancone della cucina.
<< Prima voglio sapere com'è andato il tuo
primo giorno di scuola, signorina >>.
<< Bene >>.
<< Tutto qui? Un misero "bene". Andiamo, racconta.
Ragazzi carini? >>.
Mi viene subito in mente Robert.
<< Ehm.. si, qualcuno >>, arrossisco, anche
se lui non può sentirmi.
Mia madre mi guarda da sopra la sua spalla e mi fa' un ampio sorriso.
<< Davvero? Come si chiama? >>.
<< Robert... >> dico, con un filo di voce.
<< Bel nome, tesoro. Anni? >>.
<< Quasi diciannove... >>.
<< Mmh, non sono né troppi né
pochi, eh. Sicura che..? >>.
<< Che cosa,
mamma? >>, sento le guance diventarmi bollenti.
<< Be', sai.. a quell'età i ragazzi pensano a
una sola
cosa e.. Kristen, vivi con tre ragazzi, devo davvero parlare di questo
con te? >>.
<< NO! >> urlo, capendo cosa vuole dirmi.
No, proprio non ci tengo.
Ne parlano già abbastanza i miei fratelli.
Non si sono mai fatti molti problemi a parlare di queste cose davanti a
me.
Anche quando ero davvero piccola.
Forse dovrei ringraziarli.
O forse dovrei andare da uno psicologo e poi fare pagare il conto a
loro.
Mia madre ridacchia. << Immaginavo.. be', cosa dovevi
chiedermi? >>.
<< Esco con.. Robert e qualche amico di scuola domani
sera >>.
<< Mmh, okay. Ti viene a prendere Cameron, va bene?
>>.
Salto giù dallo sgabello e l'abbraccio, facendola ridere
ancora di più.
<< C'è pizza per cena! >> urla
Taylor, correndo giù dalla scale come un tornado.
Sembra che si sia dimenticato del suo "avvertimento" verso Robert, ed
è meglio così.
Dana lo segue a ruota, facendo un fracasso tremendo. <<
Io ne voglio una gigante! >>.
Cameron è subito dietro di loro, << Io voglio
la birra! >>.
Mamma è dovuta uscire per un problema a lavoro e adesso mi
ritrovo solo con tre cavernicoli.
<< ZITTI! >> urlo.
Si immobilizzano tutti e tre.
Taylor sbaglia e manca l'ultimo scalino, cadendo disteso sul pavimento.
Quello che segue è come un piccolo spettacolo comico tutto
per me.
Dana, che era subito dietro Taylor, scoppia a ridere così
tanto da cadere anche lui, proprio vicino a Taylor.
Cameron, ancora in cima alle scale, si piega in due dal ridere.
<< Coglioni! Grande, Kristen! >>.
Alzo gli occhi al cielo, ma mi sto trattenendo dal ridere anche io.
Robert
<< Robert, come è andata a scuola, oggi?
>> mi chiede mio padre.
<< Tutto okay.. >>.
Mia madre si versa un altro bicchiere di vino. << Solo bene, tesoro?
Qualche verifica? >>.
Vorrei alzarmi da tavola.
Vorrei urlare contro mia madre e dirle di non rompere il cazzo.
Perché deve sempre pretendere di più da
me?
Io non sono come le mie sorelle.
Lizzie è brava a scuola e suona perfettamente chitarra e
pianoforte, andrà alla Juliard, molto
probabilmente.
Victoria è la più intelligente della famiglia e
presto si trasferirà negli Stati Uniti per studiare.
E io?
Io sono la nullità della famiglia.
Tanti soldi e niente di più.
A scuola faccio schifo.
Suono la chitarra ma i miei genitori non lo sanno.
Lizzie attira l'attenzione di mia madre raccontandole di un qualche
episodio successo oggi a scuola.
Nella sua scuola privata.
Sia lei che Victoria vanno a una scuola
privata.
Io vado alla scuola pubblica perché tanto non ne valeva la
pena
di spendere soldi per me, che di andare a scuola non ne ho proprio
voglia.
Hanno fatto bene, certo. Solo che a volte mi chiedo perché
non ci abbiano neanche provato.
Cosa gli costava provare a farmi diventare migliore?
Si sono semplicemente arresi con me.
Hanno concentrato le loro attenzioni sulle mie sorelle.
Con questo non voglio dire che dò la colpa a loro.
Io adoro Victoria e Lizzie.
Lizzie è la più piccola, ha appena quindici anni.
Victoria - Vicky, quando non rompe i coglioni - quasi diciotto anni.
Dicono che ci assomigliamo molto.
Entrambe sono bionde e con gli occhi chiari, ma Lizzie ha un carattere
tutto suo. E' sempre così allegra e spiritosa, mentre
Victoria
è più posata, ma sa divertirsi anche lei. Le ho
parato il
culo con mamma e papà una marea di volte quando tornava a
casa
alle cinque del mattino.
La conversazione a tavola, nel frattempo, si è concentrata
su Victoria e sulla sua ultima verifica di storia.
Visto che non ho niente da fare e non ho fame, prendo il cellulare,
tenendolo sotto il tavolo.
L'ultimo messaggio è di Kristen, che mi avvisa che per
domani è tutto okay.
Mi viene in mente il modo dolce e tenero in cui arrossisce.
Il suo sorriso così genuino, che mi fa' venire voglia di
sorridere anche a me.
Senza pensarci neanche due volte, le invio un messaggio.
Ciao!:) R.
Attento con ansia la sua risposta.
Ansia? Si, ansia.
Ed è una cosa nuova per me.
Non mi era mai capitata una cosa del genere. Nessuna ragazza mi ha mai
fatto questo effetto.
Ma è una cosa piacevole.
Dentro di me, c'è un vuoto. E quando penso a Kristen, quel
vuoto, non lo sento.
Mi sento meglio. Avevo ragione, quando penso a lei mi sento migliore.
Quando arriva la sua risposta, mi affretto ad aprire il messaggio. Ehi, come va?:) K.
Tutto okay, tu?:) R.
Sto bene, grazie. Che fai? K.
Cena con i miei e le mie sorelle, uno strazio. Tu? R.
Cena con i miei fratelli. Un inferno! K.
Mi viene da sorridere.
Presto, quel sorriso si trasforma in una strana risata.
E' raro che io rida.
Sopratutto a casa mia.
Infatti, poco dopo mi ritrovo gli occhi di tutta la mia famiglia
addosso.
Lizzie mi guarda come se fossi impazzito. << Rob, tutto
okay? Sembri pazzo >>.
<< Si, Rob, hai fumato? >> mi chiede
Victoria.
La fulmino con un'occhiataccia, tornando subito serio.
Mia mamma non sa che fumo. << Victoria, non dire cazzate
>>.
<< Robert Douglas Thomas Pattinson, modera i termini!
>> mi sgrida mio padre.
Odio quando usa il mio nome completo.
<< Si si.. >>, gli lascio perdere e torno
al mio cellulare.
Mai quanto la mia,
fidati... R.
Che succede? K.
Le interessa veramente?
O è solo un modo per mandare avanti la conversazione.
Decido di non rispondere per vedere se insiste.
Proprio quando sto rimettere il cellulare in tasca, sicuro che non
gliene frega niente di me, arriva un altro suo messaggio.
Robert..? Allora? K.
Sorrido, di nuovo.
Il secondo sorriso in meno di dieci minuti. Penso che sia un mio record
personale.
Scusa, la mia famiglia..
:) R.
Tranquillo, siamo sulla
stessa barca:) K.
No, Kristen, non penso proprio.
Lei sembra una così brava ragazza, mentre io.. io mi caccio
sempre in un qualche guaio.
Anche se non voglio. Anche se cerco di non mettere nei guai la mia
famiglia o le mie sorelle.
Ma non voglio dirglielo, perché ho paura che vada via anche
lei.
Remi tu?;) R.
Ahahaha era davvero una
pessima battuta, Robert! K.
Peccato, speravo di fare colpo.
Almeno l'ho fatta ridere.
Come? E io che speravo di
essere spiritoso! :( R.
Be', mi dispiace, ma non
ci sei riuscito!:) K.
Nessuna ragazza mi aveva mai parlato in questo modo.
Di solito hanno sempre paura di dire qualcosa.
Ridacchiano in un modo odioso, si sistemano la gonna o la maglietta e
sforzano un sorriso, giusto per fare colpo.
Lei invece mi prende in giro e scherza.
Non si sta sforzando, o almeno a me non sembra.
Mi viene un'idea.
Potrei farmi perdonare..
possiamo vederci? Vengo fuori da casa tua, se vuoi.. R.
Questa volta, la sua risposta ci mette molto ad arrivare.
Ci sono i miei fratelli,
dovrò uscire di nascosto. K.
Non è un si, ma non è neanche un no.
Questa risposta non è niente.
Che vuol dire?
E' un modo per avvisarmi? Tipo "fammi qualcosa e arrivano i miei
fratelli a prenderti a calci in culo"?
Possibile.
Ma posso rischiare.
Non importa,
sarò lì tra 15 minuti;) R.
Kristen
Merda, merda, merda, merda.
Sta venendo qui!
Cameron vede la mia faccia, sicuramente più pallida del
solito.
<< Kris, tutto okay? Ti è andato di traverso
un pezzo di
pizza? >> chiede.
<< No.. ehm, no.. io.. io devo fare una cosa, me n'ero
dimenticata >> invento.
<< Cosa? >> chiede Dana.
<< Niente, uhm, una cosa fuori.
Ho.. perso un braccialetto ieri e non l'ho ancora cercato..
>>,
so che cosa scusa fa' pena ma non rendo sotto pressione.
<< Un braccialetto? >>, ora ci si mette
anche Taylor. << E non puoi cercarlo domani mattina?
>>.
<< Ci.. ci metto un attimo! E poi.. è molto
importante per me, me.. me l'ha regalato papà
>>.
<< Quello d'oro bianco? >>, Cameron apre
un'altra lattina
di birra. << Cazzo, Kris, costa più di te quel
coso!
>>.
<< Appunto! Devo cercarlo.. ora! >>, mi
alzo e corro a infilarmi un paio di converse.
Mentre mi lego le scarpe scorgo la mia figura nello specchio della mia
camera.
Pantaloncini corti, da casa, grigi.
Maglietta larga nera, reggiseno a fascia.
I miei capelli hanno visto giorni migliori, così mi faccio
una coda veloce.
Scendo in fretta le scale, guardo i miei fratelli - ancora impegnati a
mangiare in cucina - ed esco.
Mi siedo sul portico, accendendo solo una piccola luce esterna, giusto
per dare l'illusione che io stia davvero cercando qualcosa.
Spero che nessuno dei miei fratelli venga a cercarmi, o guardi fuori
dalla finestra del salotto.
Mi siedo sugli scalini e aspetto.
Non devo farlo per molto, perché neanche cinque minuti dopo
eccolo qui.
E'.. Dio, è bellissimo.
Ha un paio di jeans vecchi, una maglietta a maniche corte bianca e una
giacca in pelle.
I capelli sono scompigliati ad arte.
Ed è assolutamente perfetto.
Cazzo.
Il mio cuore inizia a battere veloce mentre mi alzo per raggiungerlo.
<< Ehi.. >> lo saluto.
<< Ehi, ciao >>, mi sorride e io ricambio,
timida.
<< I tuoi fratelli sono dentro? >>.
<< Oh si, stanno ancora mangiando. Vieni, siediti..
>>.
Ci sediamo per terra, sul portico.
Appena sotto la finestra, così se qualcuno dei miei fratelli
dovesse affacciarsi non ci vedrebbe.
Comunque sia, incrocio le dita.
<< Che è successo a casa tua? >>
chiedo, portandomi le ginocchia al petto.
Non riesco a credere che lui sia davvero qui, vicino a me.
<< Oh.. >>.
<< Se.. se non vuoi dirmelo, lo capisco. E' solo che..
niente, leggendo il tuo messaggio mi sono preoccupata >>.
<< Niente, i miei rompevano i coglioni. Non ti
è mai successo? >>.
<< No.. mia mamma è okay, mio padre
è spesso via.
In compenso, ci sono i miei fratelli a rompere... >> dico.
Robert si avvicina un po' di più e io cerco di non sembrare
una ragazzina.
Non voglio arrossire.
Siamo talmente vicini che le nostre spalle si toccano.
<< Come sono i tuoi fratelli? >> mi chiede.
Non mi sta prendendo in giro, è veramente interessato.
<< Cameron è il più grande, ed
è anche
quello che rompe di più. Poi ci sono Dana e Taylor, che ha
un
anno in meno di me >> racconto.
<< Io invece ho due sorelle minori. Victoria ed
Elizabeth. Lizzie
è la più piccola, ed è anche quella
più
casinista >>.
Ridiamo insieme.
<< I fratelli sono sempre un gran casino, eh..?
>> faccio, appoggiando la testa contro il muro della casa.
Anche lui lo fa', un sorriso spensierato in faccia. <<
Adoro le
mie sorelle, ma a volte mi sento.. non so.. inferiore >>.
Forse Robert Pattinson non è solo un bel faccino, infondo.
Dal modo in cui sta parlando, capisco che gli costa molto ammetterlo.
<< Perché inferiore..? >>, cerco
i suoi occhi e dopo un po' sprofondo in quei tristi occhi azzurri.
Devo trattenermi dal rimanere a bocca aperta.
Sono davvero due occhi meravigliosi.
Spenti, tristi, malinconici, ma c'è qualcosa dentro di essi che
mi cattura.
Voglio conoscerlo, voglio sapere tutto di questo ragazzo.
Ho solo paura di sembrare fastidiosa.
<< Non so.. loro sono.. Lizzie è un asso della
chitarra,
Victoria ha il massimo dei voti in tutte le materie... >>.
<< Anche tu suoni la chitarra, me l'hai detto tu!
>>.
<< Suonavo,
ora non suono più.. >>.
<< Perché hai smesso? >>, sto
tentando il tutto per
tutto. Se mi manda a fanculo ora, ne avrà tutto il diritto.
<< Non so.. non mi andava più..
>>.
<< Mmh.. perché non provi a suonare di nuovo..
magari puoi chiedere a.. Lizzie, giusto? >>.
Un sorrisetto divertito, wow. << Si, Lizzie, giusto.. e
comunque no, non voglio più suonare.. >>.
<< Come vuoi... >>.
<< E tu? >>.
Mi agito sul posto. Odio parlare di me. << Io, cosa?
>>.
<< Mi stai facendo parlare di me da ore, tra un po', e io
di te non so ancora un cazzo.. >>.
<< Non c'è molta da sapere.. >>,
nascondo la testa fra le gambe. Mi chiamavano Kristen lo struzzo.
Sento la sua mano appoggiarsi sulla mia schiena.
Lentamente, fa' su e giù con la mano, per tranquillizzarmi.
<< Ehi.. è tutto okay. Se non vuoi parlare
possiamo anche starcene qui in silenzio >> scherza.
<< No, è che.. davvero non c'è
molto da dire. I
miei.. genitori.. lavorano molto e viaggiano spesso.. >>,
non so
neanche perché glielo sto raccontando, ma improvvisamente ho
una
voglia matta di confidarmi con qualcuno che non sia un mio parente.
<< così.. ci siamo dovuti trasferire una marea
di volte..
ho vissuto per mezza America.. e adesso che ci siamo trasferiti qui, a
Londra.. >>, non so bene come completare la frase,
così
non parlo direttamente.
<< Scommetto che non hai molti amici... >>,
dice, e io
divento subito triste. << No! No! Non.. non intendevo
dire che..
scusa, sono un coglione. Io volevo dire che, visto che viaggi molto,
tu.. be', non avrai.. si, insomma.. okay, sono un coglione e sto zitto,
si >>.
<< No, tranquillo! Hai.. hai ragione >>, lo
rassicuro,
vedendolo così disorientato. Fa' quasi tenerezza.
<< Con
il lavoro dei miei e i nostri continui spostamenti, non ho avuto modo
di.. costruire qualche amicizia.. >>.
<< Mi.. mi dispiace.. >>.
<< Oh.. non importa. Ora sono qui, è questo
che conta. No..? >>.
<< No.. cioè, si. Ora sei qui e..
cazzo! >> si strofina le mani sulla faccia, frustrato.
<< Ma che diavolo mi prende? >>.
Non riesco a trattenermi e scoppio a ridere.
Mi porto la mano davanti alla faccia, cercando di soffocare le risate,
ma è inutile.
<< Che fai? Sfotti? >> dice, ma sta
sorridendo.
<< No! No, scusa, ma.. sei buffo! >>.
<< Ah, io
sarei buffo? >>.
<< Si, parecchio! >>.
Il suo sorriso è qualcosa di meraviglioso.
Non mi stancherò mai di vederlo sorridere, mai.
E questo momento sarebbe stato perfetto se proprio in quel momento
qualcuno non si fosse affacciato alla finestra del salotto.
<< Kristen...? >>.
Sobbalzo per lo spavento, e lo stesso fa' Robert.
<< Dana! >> strillo, portandomi una mano
sopra al cuore e alzandomi.
Robert si alza a sua volta, guardando mio fratello.
Dana guarda prima me e poi lui, << Ma che cazzo stai
facendo? >> mi chiede.
<< Io.. ehm.. niente >> rispondo, colta sul
fatto.
<< Non stavi cercando un braccialetto? >>.
Robert mi guarda confuso e io cerco di mandargli un messaggio con lo
sguardo.
Tipo "scusa sono una scema, perdonami".
<< Si, ma.. non l'ho trovato >> mento,
giocando con la mia coda.
Dana solleva un sopracciglio, facendomi chiaramente capire che non ci
casca. << Si.. okay. Lui chi è?
>>, sposta lo
sguardo da me a Robert.
<< Lui è.. >>.
<< Robert Pattinson >>, finisce per me.
<< Ah.. e perché sei venuto a casa nostra?
>>.
<< L'ho invitato io >>.
<< No, Kristen, io.. >>.
<< Si, io.. volevo parlare con Robert.. e.. Dio, Dana, ma
fatti i cazzi tuoi! >>.
Mio fratello sbuffa e si sporge ancora di più dalla
finestra.
<< Facciamo così. Tu dici a mamma che sono
restato a casa
sabato scorso e io non dico a Taylor e Cameron che ti vedi con il tuo
nuovo amichetto sotto la finestra del nostro salotto. Ci stai?
>>.
<< Sei uno stronzo! >>.
<< Okay.. allora vado a chiamare Cam.. >>,
fa' per allontanarsi dalla finestra.
<< Okay ci sto! >>.
<< Brava sorellina. A dopo allora. Ciao Kristen, Ciao..
Robert >>.
<< Stronzo.. >>.
<< Ciao.. >> saluta Robert, visibilmente in
imbarazzo.
Robert
Questa ragazza non ha tre fratelli, ma tre guardie del corpo.
Il pensiero che ci sia qualcuno a tenerla d'occhio e proteggerla,
però, mi rassicura.
Non dovrebbe - non la conosco neanche - ma è così.
Eppure, con lei mi sono aperto.
Ho parlato della mia famiglia, della chitarra, l'ho cercata quando mi
sentivo annoiato e solo.
E lei mi ha accolto.
Non mi ha messo fretta e mi ha lasciato parlare.
Ascoltandomi, perché voleva davvero farlo.
La guardo, e lei sorride timida.
E' davvero bella, e quei pantaloncini mi regalano una meravigliosa
vista sulle sue meravigliose
gambe.
Si, sono decisamente le gambe più belle del mondo.
No, lei è la ragazza più bella del mondo.
Mi sento un tale idiota a pensarlo, ma è così.
Ed è vestita in un modo così disordinato!
Non oso immaginarla con qualcosa di più..
Le immagini di lei con indosso un abito corto o un paio di tacchi mi
balenano in mente, facendomi ricordare che sono un ragazzo e che
pensieri del genere non passano innoservati al mio corpo e a chi mi sta
intorno.
Cerco di darmi un contegno e ricambio il sorriso.
<< Grazie.. grazie per la serata, Kristen
>> dico.
<< Oh, non.. non c'è di che. Grazie a te, e..
scusa per la
scena di mio fratello.. sono.. Dio, è stato davvero
imbarazzante! >>.
Rido, cercando di allentare la tensione e metterla a suo agio.
<<
Tranquilla, è tutto okay. Fanno bene a preoccuparsi...
>>.
Lei scuote la testa, decisa. << No. Tu non mi avresti mai
fatto del male >>.
No.
Mai.
Ma avrei tanto voluto spingermi oltre a una semplice conversazione.
Ma, chissà per quale motivo, mi sono trattenuto.
Forse è per via di quella sua aria da bambina innocente..
che tanto mi piace. Così diversa dalle altre.
Mi avvicino e sorrido felice quando vedo che lei non si tira indietro.
<< Dovresti rientrare.. >> sussurro, così vicino al
suo viso.
Guardo le sue guance colorarsi, da rosa a rosse.
Sollevo una mano e le sfioro la guancia.
<< Dovrei... >> mormora lei, gli occhi
inchiodati nei miei.
<< Si, dovresti... >>, ma non voglio che
vada via.
<< Un giorno mi suonerai qualcosa? >>.
Se ne esce così, con una frase buttata lì ma che
mi fa' subito tornare alla realtà.
Lei continua a fissarmi con quei suoi intensi occhi verdi e io non
riesco a dirle di no.
Continuo ad accarezzarle la guancia, è così
morbida.. << Certo.. >>.
Un sorriso timido di posa su quelle labbra rosse e piene.
<<
Grazie.. >>, si allontana da me, ma non senza avermi
prima
accarezzato - apparentemente - casualmente il braccio, facendomi
scorrere una serie di brividi in tutto il corpo. Sono sicuro che l'ha
sentito anche lei.
Si avvicina alla porta di casa sua, senza togliermi gli occhi di dosso.
<< Notte, Robert.. >>.
<< Notte, Kristen.. >> sussurro, e continuo
a guardarla anche quando ha chiuso la porta dietro di sé.
Mentre me ne tornavo a casa, ripensai alla serata.
Mi soffermai sopratutto su come fosse stato facile, per me, lasciarmi
andare con lei.
Da quanto non parlavo a qualcuno della mia famiglia?
Ma sopratutto, da quanto non ammettevo
con qualcuno il mio sentirmi inferiore rispetto alle mie sorelle?
Con Kristen era tutto facile.
Sapevo, in qualche modo, che lei non mi avrebbe mai giudicato.
Riuscii, per miracolo, a sgattaiolare dentro casa senza beccarmi la
ramanzina da parte dei miei genitori.
Entrai in camera mia che erano ormai le undici di sera.
Mi sfilai la giacca e la lancia sulla sedia vicino alla scrivania.
Mi guardai intorno mentre mi cambiavo, quella camera aveva bisogno di
una ripulita.
Ma non sarei stato certo io farla.
E non avrei neanche permesso a qualcuno di entrare qua dentro.
Ero a un punto morto.
Nella mia camera entravano solo Tom e Marcus, e molto raramente.
Lizzie ci provava ogni volta, ma io la conoscevo troppo bene.
Victoria aveva lasciato perdere da anni ormai.
Mi sdraia sul letto a schiena sotto, con indosso solo un paio di
pantaloni della tuta.
Presi il cellulare e guardai i messaggi.
Neanche uno.
Forse.. massì, dai, ho fatto trenta e allora facciamo
trentuno, no?
Buonanotte.. R.
Appoggiai la testa al cuscino e chiusi gli occhi.
Il cellulare vibrò: Buonanotte,
Rob:) K.
Ora che lei mi aveva dato la buonanotte, potevo dormire.
L'indomani, a scuola, la vidi arrivare con la macchina del giorno dopo.
La guardai mentre salutava il conducente - uno dei fratelli,
sicuramente - e poi si sistemava la maglietta e si guardava intorno.
Mi sarebbe piaciuto raggiungerla.
Mi sarebbe davvero piaciuto
andarle incontro per salutarla.
Ma eravamo a scuola e io ero circondato di gente.
Tom mi diede un colpo sulla spalla per attirare la mia attenzione.
<< Amico, tutto okay? >> mi chiese.
<< Certo >> risposi, distogliendo lo
sguardo da Kristen, che era stata raggiunta dalla biondina.
<< Come vuoi.. >>.
<< Dimmi.. hai intenzione di rivedere la biondina, di
ieri?
>> gli chiesi, costringendo me stesso a non pensare a
Kristen.
<< Penso di si... e tu, con Kristen? >>.
<< Non lo so.. >> mentii, in
realtà avevo una voglia matta di parlare con lei di nuovo.
Ma ero a scuola e dovevo darmi una calmata.
Non mi riconoscevo più.
Tom annuì come se avesse capito, anche quello che non avevo
detto.
In quel momento vidi Marcus arrivare a scuola.
Stava andando proprio nella direzione di Kristen e Sam.
Mi si gelò il sangue nelle vene.
Non stava succedendo quello che temevo, vero?
Ma Marcus si era fermato proprio vicino a Kristen e ora stavano
parlando.
Lei sorrideva e annuiva, parlava e rispondeva alle domande di Marcus.
Sam salutò l'amica e ci raggiunse.
Tom diventò rosso per una frazione di secondo, poi
riacquistò il suo solito aspetto.
<< Ehi, Sam! >> la salutò,
mentre tutti gli altri iniziavano ed entrare a scuola.
<< Ciao >>, Sam gli stampò un
bacio sulla guancia, facendolo sorridere.
Mi chiesi come sarebbe ricevere un bacio sulla guancia da Kristen.
Basta, basta!
Non stavo prestando più molta attenzione a
Marcus e Sam, perché Marcus e Kristen stavano venendo verso
di noi.
Kristen mi guardò sorridendo, con un lieve rossore sulle
guance.
Marcus mi si affiancò. Ero tentato dal dargli un pugno.
Marcus e Kristen, eh? Perché?
Sentii la manina di Kristen sfiorarmi il braccio.
Mi voltai verso di lei. Provai a sorridere, ma ero troppo incazzato.
<< Ciao >> dissi, e la mia voce
suonò così
fredda da beccarmi un'occhiata stupita anche da parte di
Tom.
Kristen mi fissò confusa per un istante, poi
serrò le labbra e si allontanò senza dire altro.
Cazzo!,
pensai, mentre la guardavo allontanarsi a grandi passi.
Piccola com'era, veniva spinta da tutti mentre cercava di farsi largo
fra la folla.
Se ci fossi io al suo fianco, non lo farebbero.
Ma non ci sono.
Perché sono un coglione e ho appena fatto lo stronzo con la
ragazza sbagliata.
Kristen
Stronzo.
Pezzo di merda.
Figlio di puttana.
Coglione.
Testa di cazzo.
Minc..
Uno strattone di Sam mi distolse dalla mia descrizione di Robert
Pattinson.
<< Ehi, tutto bene? >> mi chiese,
mettendosi davanti a me. << Sei scappata via..
>>.
<< Si.. scusa.. non.. mi sento tanto bene.. penso che
andrò un attimo in bagno.. >> dissi, cercando
di sembrare
convincente.
<< Mmh.. ti accompagno? >>.
<< Okay... >>.
Entrammo in bagno.
Per fortuna, non c'era nessuno.
Sam iniziò a parlare di Tom, di come fosse dolce e gentile.
<< Non vedo l'ora che sia stasera! Meno male che Marcus
ci ha
preso i posti migliori.. >> disse, mentre si sistemava il
trucco.
Già, Marcus era stato davvero molto gentile.
Ci aveva avvisato che era riuscito a prenderci i posti migliori, per
noi due e per Robert e Tom.
Mi aveva anche detto di sedermi subito, appena arrivata,
perché di solito il locale si riempie molto in fretta.
E di sedermi dalla parte delle poltroncine, non delle sedie in legno.
Quando avevo chiesto il motivo, mi aveva semplicemente detto di fidarmi.
Marcus emanava una tale pace e tranquillità che era
impossibile discutere con lui.
Mi stava già simpatico.
Al contrario di Robert, non ti aspetteresti mai un comportamento
così freddo da parte sua.
Il pensiero di Robert mi fece venire gli occhi lucidi, ma mi affrettai
a cacciare indietro le lacrime.
Mi ero illusa.
Illusa e basta.
Cosa mi aspettavo? Cosa?
Una nuova vita?
Londra non era la Terra dei Miracoli, anche se l'avevo tanto sperato.
Robert non ero lo stesso di ieri sera.
Eppure mi ero aspettata grandi cose da questa città. Avevo
sperato di crearmi dei legami, degli amici.. qualcosa in più.
Ma forse stavo solo sognando troppo.
Era passato anche troppo poco tempo.
Non sapevo niente di lui. Anche se avevo l'impressione di conoscerlo
già.
Ancora una volta fu Sam a riportarmi alla realtà.
<< Kris? Kristen? Oh! >>.
<< Eh? Si, cosa? >>.
<< Lezione di matematica, ricordi? E tu hai letteratura,
muoviti
>>, mi prese per il polso e mi trascinò fuori
dal bagno.
Non volevo andare a lezione di letteratura.
Avrei visto Robert ed era l'ultima cosa che volevo.
Odiavo il modo in cui mi aveva salutata.
Perché adesso era così freddo?
Ieri sera sembrava quasi che.. no, no, basta. Basta con le illusioni.
Presi un bel respiro ed entrai in classe.
Il professore non era ancora arrivato e il posto accanto a Robert era
vuoto.
Non lo guardai. Se l'avessi fatto, sarei crollata.
Proprio non ci sapevo fare con le persone.
Mi sedetti al mio posto, fingendo di controllare qualcosa nello zaino.
Sentii Robert muoversi sulla sedia e sporgersi verso di me.
<<
Ehi.. >>, la sua voce roca mi mandò il sangue
alle guance.
Era.. incredibilmente sexy e non avrei voluto che usasse quell'arma
contro di me quando ero arrabbiata con lui.
Valutai la possibilità di ignorarlo.
Ma non ero una bambina.
Mi girai verso di lui, fingendo un sorriso. << Si?
>>.
La mia finta allegria l'aveva confuso. << Ehm.. prima sei
scappata e io.. >>.
<< E' tutto okay >> tagliai corto.
<< Okay ma.. che avevi? >>.
<< Stavo male, mal di testa >> mentii,
distogliendo lo sguardo.
<< Oh... va bene >>.
Il suo tono triste mi fece sentire in colpa.
Anche se non avevo fatto niente.
Lo guardai, accennando un leggero sorriso. Almeno, anche se molto
piccolo, era autentico.
<< Stasera vieni a prendermi tu.. vero? >>.
Tornò subito di buon umore. << Si! Si, si,
certo. Vengo io, tranquilla >>.
Sorrisi mentre aprivo il mio libro di testo.
Robert Pattinson, che cosa mi stai facendo?
Avevo paura della risposta a quella domanda.
__________________________________
questo capitolo è lungo, ma forse non è uscito
così male..
spero che vi piaccia.
da qui in poi inizia un po' di movimento.
robert e kristen inizieranno a conoscersi, diciamo.
fatemi sapere, okay?
baci baci
xoxo
|
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Capitolo 5 *** reputation. ***
believe in me.
Kristen
Mi ero chiusa in camera
da un'ora ormai.
Il problema di essere
nata insieme a tre fratelli maschi era che, in
occasioni come questa - un'uscita a quattro con Robert Pattinson - non
avevo idea di come comportarmi, ma
sopratutto di cosa mettermi.
Gonna? Pantaloni? Ma
jeans o qualcosa di più stretto?
Top, camicia o maglione?
All stars o tacco? -
quel pensiero mi fece ridere, perché io, sui tacchi, non ci
so proprio andare.
Mamma era ancora via per
lavoro.
Mio padre anche.
E le uniche persone in
casa erano tre idioti che non sapevano neanche la differenza tra
mascara e rossetto.
Non che io fossi
chissà quale maga del trucco, qualcosa la sapevo, ma non ero
proprio adatta a queste cose.
Mi sedetti sul letto,
sull'orlo di una crisi.
Io, che mi disperavo per
un ragazzo?
Non era giusto. Io non
ero quel genere di ragazza.
Quel pensiero mi fece
aprire gli occhi: io non ero quel genere
di ragazza, non mi truccavo, non impazzivo per capire cosa mettermi e
sopratutto non uscivo fuori di testa per un ragazzo.
Mi alzai e presi la
prima cosa che mi capitava: camicia rossa alla boscaiola di mio
fratello, skinny jeans scuri e vans.
Lasciai i capelli
sciolti, appena lavati.
Provai a prendere in
mano il tubetto del mascara, e poi lo rimisi giù.
Se a Robert piaccio
davvero mi accetterà per come sono.
Se a
Robert piaccio davvero...
Ma che dico?
Io piaccio a Robert?
Si. No. Forse.
Non lo so e non lo
voglio sapere.
Voglio godermi ogni cosa
come viene.
E la prima volta che mi
capita una cosa del genere e non intendo rovinare tutto con le mie
paranoie.
Anche se so
già che lo farò comunque.
La porta di camera mia
si apre, ed entra Cameron.
<< Cazzo!
Cameron, ma vaffanculo! Ma non conosci la parola "bussare"?
>> urlo.
<< Mmh,
no. Comunque, scusa. Esci? >> mi chiede.
<< Si
>>.
<< Con
chi? >>.
<< Robert,
e altri... >>.
<< Okay.
E.. Kris? >>.
Lo guardo. Non
è arrabbiato e non sta neanche per farmi una scenata.
<< Si,
Cam? >>.
<<
Sta attenta, okay? So che sei grande e tutto il resto, ma..
c'è gente di merda là fuori >>.
Il modo in cui lo dice - sembra quasi in imbarazzo - mi fa' sorridere.
<< Si, Cam.. >>.
Robert
<< Marcus è già là?
>> chiedo.
<< Si. E duecento. Quante volte devo dirti che Marcus non
viene con noi perché è già
là, Rob? >>.
<< Tom, chiedevo.. >>.
<< Ma me l'hai chiesto duecento volte! >>.
<< Okay, scusa..coglione. Comunque io devo andare a
prendere Kristen... >> dico.
Siamo seduti nel portico di casa di Tom da quasi un'ora.
Veniamo sempre qui quando dobbiamo parlare.
Non so esattamente di cosa
dobbiamo parlare, ma io ho una voglia matta di confidarmi con lui.
Tom è sempre stato il mio migliore amico, quello con cui
riesco a parlare meglio.
Dà i consigli migliori. E spero che non mi deluda neanche
questa volta.
<< Kristen, eh? >>, Tom mi dà
una gomitata, guardandomi con sguardo complice. << Sapevo
che c'era qualcosa in pentola.. >>.
<< E smettila! Coglione. Non c'è niente in
pentola.. è solo che lei è davvero..
>>.
<< Difficile da portare a letto? >>
conclude lui per me.
Lo guardo male. << Che intendi? >>.
<< Ma niente.. solo che a me Kristen sembra una brava
ragazza, tutto qui. Una di quelle che non ti porti a letto tanto
facilmente e, conoscendoti, tu non sei tipo da storie serie. Non duri
neanche una settimana >>.
Le parole di Tom mi fecero riflettere.
L'altra sera avevo quasi
baciato Kristen.
Eravamo quasi arrivati a quel punto.
Poi il momento era scemato e io mi ritrovato da solo con mille domande.
Avevo rischiato di rovinare tutto con la mia stronzaggine e stasera mi
dovevo far perdonare.
Ma cosa volere dire esattamente?
Io volevo baciarla.
Ma non volevo una storia seria.
Non ne ero proprio capace.
Non so come ci si comporta tra fidanzati.
Ma Kristen non è proprio il tipo che puoi portarti a letto
senza conseguenze.
Eppure la volevo, e la volevo tutta per me.
Questo mi fece ricordare di Marcus e di come avesse messo gli occhi su
di lei.
Non mi piaceva. Io volevo che Kristen fosse al sicuro, avevo paura
anche di Marcus. Sembrava così dolce e gentile, Marcus
invece era andato a letto con centinaia di musiciste, pianiste,
cantanti dilettanti e metà conservatorio, aveva una vera
ossessione per quel genere di ragazza.
E allora, che c'entrava Kristen? Lei non era niente di tutto
ciò.
A meno che non avesse una segreta passione per la chitarra come me, non
era proprio il tipo di Marcus.
Mi fidavo del mio amico. Ma non volevo che Kristen soffrisse.
Io non l'avrei fatta soffrire.
Ma tutto questo era ridicolo,
perché io non la conoscevo neanche.
Eppure, era come se la conoscessi da tutta una vita.
<< Oh, Rob? >>.
<< Eh? >>.
<< Ma mi hai sentito? >>.
<< Si.. si si, certo. Scusami, ma ora vado a prendere
Kristen, ci vediamo dopo >>.
Mi alzai, ancora frastornato.
Ma che mi stava succedendo?
Presi il cellulare e scrissi un messaggio a Kristen.
Sei pronta? R.
Stai venendo?:) K.
Accellerai il passo.
Volevo vederla.
Volevo assolutamente vederla.
Certo. Ti ho promesso che
venivo a prenderti, no?;)
R.
Scendo subito! K.
Per poco non mi metto a correre.
In meno di dieci minuti sono fuori da casa sua.
E lei è lì, vestita con una camicia rossa a
scacchi e un paio di jeans davvero stretti.
Niente di incredibilmente ricercato, ma lei è bellissima.
Scende gli scalini del portico quasi saltellando.
Dio, sembra una bambina.
<< Ehi >> mi saluta, avvicinandosi per
darmi due baci sulle guance.
No, no, no. Non può fare così. Quando mi si
avvicina il suo profumo mi inebria e io penso di impazzire per un
secondo.
Le sue labbra sulla mia guancia sono incredibilmente morbide.
Chissà come deve essere baciarle.. magari stasera lo
scoprirò.
Basta Robert, smettila,
mi rimprovero.
<< Ehi, ciao >> dico, sorridendo.
<< Andiamo? >>.
<< Certo >>.
Iniziamo a camminare e mi meraviglio che uno dei suo fratelli ci stia
seguendo.
Magari sono appostati dietro i cespugli.
<< Come suona Marcus? >> chiede Kristen,
rompendo il silenzio.
Sentirla parlare di Marcus mi fa' subito incazzare.
Non voglio parlare di lui.
Siamo soli, dovremo fare altro!
<< Così così >> mento.
In realtà, Marcus è davvero bravo.
<< Oh.. però scrive le sue canzoni, me lo hai
detto tu. E' una cosa stupenda >>.
<< Si.. diciamo... >>.
<< Ho.. ho detto qualcosa di male, Rob? >>
mi chiede, fermandosi in mezzo alla strada.
Sembra.. quasi spaventata.
Oddio, non voglio farle un effetto del genere.
Io voglio farla ridere, sorridere, non preoccupare.
<< No, no, è tutto okay. Andiamo,
dài >>, le metto una mano dietro la schiena,
spronandola a continuare a camminare.
Per il resto del tempo, restiamo in silenzio.
Kristen è persa nei suoi pensieri e io non so come
aggiustare il casino - l'ennesimo - che ho appena combinato.
Tutta colpa di Marcus.
Kristen
Quando arriviamo, Robert è ancora silenzioso.
Sto per scoppiare a piangere, me lo sento.
Non voglio piangere, non voglio sembrare debole, ma non voglio neanche
rovinare tutto.
Robert mi sembrava la mia grande occasione, meno di un'ora fa'. Un modo
per rifarmi per tutti quegli anni passati cambiando città, e
adesso non mi parla neanche e visto che di solito è sempre
colpa mia deduco che sia così anche questa volta.
Appena arriviamo vedo Sam e Tom che ci salutano dal bancone del bar.
<< Li raggiungiamo? >> chiedo, timida.
<< Si >> risponde, freddo.
Robert fa' per superarmi, ma in quel momento Marcus sbuca dal nulla e
si piazza davanti a me. << Ehi, Kris. Ciao. Uhm, devi
sederti >>.
<< Si.. stavo giusto andando.. >>, cerco
Robert con lo sguardo, e lo vedo che sta raggiungendo Tom e Sam.
<< Ricorda: poltroncine, non sedie. E non preoccuparti
per Robert >> mi dice, facendomi l'occhiolino.
<< Non sono preoccupata per lui... è che penso
di averlo fatto arrabbiare >>, mi confido.
<< Arrabbiare? No! Fidati, è più
tranquillo del solito. Adesso, per favore, vai a sederti. Io devo
andare a fare le ultime prove.. >>.
Fece per andare, ma all'ultimo si voltò di nuovo verso di
me.
<< Ah, Kris? >>.
<< Si? >>.
<< Grazie per essere venuta >>.
Mi sentii arrossire un po'.
Non come quando parlavo con Robert, ma arrossii.
<< Non.. non c'è di che >>.
Marcus mi sorride e si dilegua a provare dietro le quinte.
Ancora sorridente - quel ragazzo ha la strana capicità di
rassicurarti - mi dirigo verso Tom e Sam.
Robert è sparito e nessuno sa dirmi dove possa essere.
<< E' meglio se andiamo a sederci >> ci
dice Tom, così io e Sam lo seguiamo.
Quando arriviamo al nostro tavolo, sia Sam che Tom si siedono nelle
sedie.
Mi lascio ricadere sulla poltroncina rossa, sotto lo sguardo allibito
di Tom.
<< Kris, no.. non puoi sederti là.. Rob, lui..
>>.
<< E' qui >> conclude Rob, sbucando dal
nulla.
Tom guarda prima me e poi Robert, << Scusa amico, non ho
fatto in tempo a dirle che quello è il tuo posto..
>>.
Sbianco.
Il suo posto?
Merda.
Ora si arrabbierà ancora di più.
Se prima non lo era, adesso lo sarà di sicuro.
Ma quando sollevo lo sguardo per vedere la sua espressione, mi
sorprendo vedendo che non è arrabbiato.
Anzi, sembra.. emozionato.
O meglio, eccitato.
Arrossisco appena si siede accanto a me. E' una poltroncina un po'
piccola e siamo "costretti" a stare
parecchio vicino. << Non importa, Tom. Ci
sediamo insieme. A te non dispiace, vero Kristen? >> mi
chiede, guardandomi dritto negli occhi. A questa vicinanza sarebbe
davvero facile...
<< S..si! Ehm, si. Non.. non c'è problema..
>>.
Robert mi sorride, sfoderando uno dei suoi sorrisi migliori.
E' di nuovo di buon umore.
Tom sembra riprendere a respirare.
Cerco Sam con lo sguardo in cerca di una spiegazione ma lei mi guarda
come per dire "non ne ho idea".
Non ho il tempo di chiedere a Robert una qualche spiegazione,
perché poco dopo le luci si affievoliscono pur non
spegnendosi del tutto e sul palco appare Marcus, con una vecchia
chitarra in mano. Un ragazzo sistema un microfono e uno sgabello sul
palco e Marcus ci si siede sopra, armeggiando con il microfono.
<< Ehm, salve a tutti >>, saluta,
sorridendo. << Grazie a tutti per essere venuti. Questa
canzone l'ho scritta tanto tempo fa' con un amico... che adesso
è qui, con una persona speciale.. >>, una luce
accecante si muove verso di noi, arrivando goffamente a illuminare me e
Robert, che sento irrigidirsi accanto a me. Io penso di essere
diventata dello stesso colore della poltrona. << So che
non vi conoscete da molto, praticamente vi siete appena conosciuti. Ma io ti conosco da
molto, amico mio, quindi.. fai come sempre, e fidati del mio istinto. O
quando finirai in galera non ti farò da avvocato
>>, con un sorriso da vera rockstar finisce il suo
discorso e inizia a suonare, creando un'atmosfera davvero tranquilla e
serena nel locale.
Tutti gli occhi sono puntati su me e Rob.
Sam mi guarda con gli occhi spalancati. << Ma cosa..?
>>.
<< Non.. non lo so! >> le sussurro,
sporgendomi sul tavolo.
Tom sta ridendo come un pazzo.
Rob gli lancia una forchetta, colpendolo sul petto. <<
Smettila, coglione! >>.
Ma Tom, anziché smettere, continua ancora di più.
<< Tu ne sapevi qualcosa? >> mi chiede Rob,
con un leggero tono accusatorio.
O Dio, se la sta prendendo con me? Non ho fatto niente!
<< Io? Rob, no! Io.. non ne sapevo niente!
>> mi difendo.
<< Si, certo, come no! Tu e il mio carissimo amichetto
Marcus scommetto che avete preparato tutto questo per rendermi
ridicolo! >> mi urlò contro.
<< Ma che stai dicendo? >>.
<< Tutto questo è.. cazzo, ci stanno guardando
tutti! >>, si guarda intorno, imprecando sotto voce.
<< Rob, datti una calmata! >> gli dico.
Stiamo.. litigando?
Sto davvero urlando a Robert?
<< Una calmata? Una calmata!? Adesso tutti penseranno
chissà che cosa!! La mia reputazione è rovinata!
>>.
Mi sento gli occhi lucidi.
Io gli ho rovinato la reputazione.
Gli ho rovinato la reputazione perché adesso tutti
penseranno che esce con me, una ragazzina timida, goffa, piatta e
per niente carina.
Una lacrima ribelle riesce a uscire e scende lentamente sulla mia
guancia.
<< Scusami tanto se non sono una delle tue amichette.. io
sono.. solo me stessa e mi dispiace di averti rovinato la reputazione,
non era mia intenzione, Robert >>, mi alzo, sotto lo
sguardo acciliato di Robert, quello fiero di Sam e quello mezzo
divertito di Tom, << Ehi, gente! >> urlo,
per farmi sentire da tutti. Sento Marcus smettere di suonare.
<< ROBERT PATTINSON E' UNO STRONZO, PROPRIO COME DICE LA
SUA REPUTAZIONE DEL CAZZO. E non esce con me, anche se l'altra sera non
la pensava allo stesso modo... >> concludo, a bassa voce,
per farmi sentire solo da lui, poi poi alzare i tacchi - che non ho,
perché non li so usare - e uscire dal locale.
Robert
Ho davvero detto "la mia reputazione è rovinata"?
L'ho fatto davvero?
MA SONO CRETINO!? si.
Si, eccome se lo sono.
Come al solito, non ho pensato prima di parlare.
Ma a cosa diamine stavo pensando quando l'ho detto?
L'ho fatta piangere,
Cristo Santo!
Piangere! Che.. che coglione che sono! Mi odio. Cazzo, mi odio.
E' che l'idea di lei e Marcus insieme mi aveva già dato alla
testa, figuriamoci quando ho sentito Marcus nominarla.
Non ho neanche capito appieno quello che ha detto, solo che Kristen era
nel discorso e che dovevo fidarmi di lui.
Ma io di lui proprio non mi fidavo più. Perché
aveva fatto una cosa del genere?
E l'unica scusa che mi era venuta in mente per giustificare la mia
pazzia momentanea era stata... la mia reputazione.
Di cui non mi può importare di meno in questo momento.
Perché
Kristen sta piangendo.
E io sono ancora qui, seduto. Che coglione!
Mi alzo di scatto, facendo sussultare tutto il locale.
Tom mi afferra il braccio. << Amico, calmati
>> mi dice.
<< Tom, lasciami. Devo andare da lei, cazzo
>>.
<< Ora ti lascio andare, ma tu non fare cazzate, okay?
Ricordati che lei non è.. non è come quelle che
ti porti a letto, non puoi fare come fai con loro. Quindi, dammi una
calmata e ragiona prima
di pensare. E ragiona con il cervello, non con il cazzo, come fai di
solito... >>.
<< Vaffanculo, Tom >>, mi libero della sua
presa e corro via.
Non mi accorgo neanche che Sam non c'è.
Mi metto a spingere la gente nel locale per passare.
Scommetto che Kristen è riuscita a sgattaiolare via molto
più facilmente, minuta com'è.
Si, a sgattaiolare via in lacrime. Per colpa mia.
Non voglio che pianga per colpa mia. E' che sono uno stronzo e non
penso a quello che dico o faccio.
Dio, in questo momento vorrei uccidermi.
Ma perché poi mi importa così tanto di lei?
E' la stessa domanda che mi pongo da quando l'ho vista per la prima
volta?
Perché mi sono avvicinato a lei, il suo primo giorno?
Io di solito non faccio cose del genere.
Non aiuto le ragazzine timide e goffe.
E lei è esattamente questo: timida, goffa.. ma anche tanto
dolce, bella, carina, tenera.
E da come mi ha risposto, dichiarando a tutta la sala che ero uno
stronzo, ha anche un bel caratterino. Cosa che, mi piace sempre di
più.
Mi piace quando dice parolacce.
Mi piace quando mi insulta.
Mi piace quando non si comporta come tutte le altre.
Ma, prima di tutto, mi piace lei.
Okay, lo ammesso. Mi piace. E ora che faccio?
<< Va' da lei, coglione >>.
La voce di Marcus mi risveglia dal mio lungo monologo.
Mi giro verso di lui. Ha ancora la chitarra in mano.
<< Marcus! Ma che cazzo ti è preso, su quel
palco? >>.
Finalmente, ho qualcuno con cui prendermela.
Ma Marcus rimane pacato, come sempre.
<< Smettila di farti mille paranoie. Non è
colpa mia, e neanche tua. Okay, forse un po' tua lo è. Ma
puoi rimediare. Va' da lei >> insiste.
<< No, finché non mi dici che cazzo stavi
dicendo prima io non vado da nessuna parte! >>, mi fa
bene urlare, mi sfogo.
<< Ho solo detto quello che pensavo. Hai almeno ascoltato
quello che ho detto, Rob? >>.
<< Si! No! Marcus, >> sbuffo,
<< cazzo, non capisco niente... >>,
perché sono sempre così stupido?
Marcus appoggia una mano sulla mia spalla.
<< Ho detto che, anche se vi conoscete da poco, io so che
voi due siete speciali. Ho detto a Kris di sedersi nella poltroncina
perché so che quello è il tuo posto,
così vi sareste seduti vicino, per fare in modo di potervi
illuminare mentre facevo il mio discorso >>, mi
spiegò calmo.
<< Io.. io.. non capisco, perché l'hai fatto?
>> chiedo, confuso e a bocca aperta.
<< Perché io ti conosco Rob. So che sei un
tipo solitario e usi le ragazze come sfogo per la tua rabbia, le porti
a letto e pensi che questo serva a riempire il tuo vuoto, ma non
è così. Appena ti ho visto insieme a Kris ho
pensato che lei sarebbe potuta essere la ragazza giusta per te.. ma se
non è così, mi dispiace >>.
<< No, no! Non sbagli, ma... >>, non so
come continuare la frase.
Non posso dire che Kristen è la ragazza giusta, sarebbe da
sdolcinati.
E io non lo sono.
E non sono neanche tipo da relazione.
E questo Marcus lo sa, cazzo.
E allora perché tutto questo casino?
<< Ehi, Rob! Non te la devi sposare, okay?
>>, mi dice Marcus, ridendo piano.
<< Marcus, io pensavo che... pensavo che ti piacesse
Kristen >> confesso.
<< Piacermi Kristen? >>, sembra davvero
sorpreso ed è una piccola soddisfazione, perché
è davvero difficile sorprendere Marcus.
<< Si, sai.. tu sei.. e lei è... e io sono un
tale coglione... >>, mi piango addosso.
<< Io non credo che lei pensi che tu sia un coglione. Uno
stronzo, forse, ma un coglione no >>.
<< A chi importa? Ormai è andata
>>, vorrei uccidermi. Uccidetemi. Sono un idiota.
<< Io dico che lei importa.. >> ribatte
Marcus.
Sollevo lo sguardo su di lui.
<< No, mi ha dato dello stronzo di fronte a tutta la
sala, ricordi..? >>.
<< Le donne lo fanno, è il loro modo per
attirare la tua attenzione. Ti dicono "sei uno stronzo", ma in
realtà intendono "per favore, guardami e comportati bene con
me". Loro sono.. diverse da noi, Rob. Ma ti divertirai moltissimo a
scoprire l'universo femminile, amico mio >>, Marcus mi
diede una pacca sulla spalla, come faceva sempre quando voleva
spronarmi a fare qualcosa.
<< Se lo dici tu.. >>.
<< Si, lo dico io. Ora vai, Rob >>.
<< Ma.. >>.
<< Robert Pattinson, muovi il culo! >>.
Kristen
Sam mi era corsa dietro, e stavamo camminando in mezzo alla strada.
Letteralmente, in mezzo alla strada.
<< Forse.. dovremo salire sul marciapiede
>> dice Sam.
Annuisco, troppo presa a trattenere le lacrime per riuscire a dire
qualcosa.
<< Dovremo andare a casa mia.. >> aggiunge,
facendomi prendere un'altra strada.
Annuisco ancora una volta e mi lascio guidare da lei.
Sono felice che sia qui con me, da sola non so che cosa avrei fatto.
Probabilmente mi sarei chiusa da qualche parte.
Faccio sempre così: chiudermi in me stessa è la
mia risposta per tutto.
Faccio davvero schifo con i rapporti maschio-femmina, adesso ne ho la
certezza.
Robert mi ha trattato in un modo che.. non immaginavo che potesse dire
una cosa del genere.
Eppure l'ha fatto e con le sue parole mi ha fatto piangere.
Non piango spesso. Non ne ho mai avuto motivo.
Per qualche film o canzone, ogni tanto, ma per un ragazzo.. mai.
Robert è il primo ragazzo che mi fa' piangere, e non ho
ancora deciso se sia una cosa bella o brutta.
Probabilmente brutta, eppure...
Sam mi fa' entrare in casa sua, mi porta in bagno e mi fa' sedere sul
water.
<< I miei non ci sono.. adesso ci penso io, okay? Prima
di tutto, gli occhi.. sono gonfi e rossi.. >>, prende un
asciugamano, lo bagna con acqua calda e me lo poggia sugli occhi,
facendomi appoggiare la schiena contro le matonelle fredde del bagno.
Prendo un bel respiro e provo a calmarmi.
Non voglio essere questo.
Io non sono questo.
<< Comunque... >>, fa' Sam,
<< sei stata grande, prima >>.
<< No.. ho fatto schifo >>.
<< No, invece sei stata grandiosa. Gli hai dato dello
stronzo di fronte a tutti! >>.
<< Si.. in effetti.. mi ha dato una piacevole
sensazione.. >>, devo ammettere che dopo aver urlato
avevo provato un leggero sollievo, ma non era durato molto. Dopo erano
arrivate le lacrime.
Non volevo rovinare la vita a Robert.
Lui era bellissimo, io non lo ero.
Lui era di Londra, io ero di Los Angeles.
Lui aveva molti amici, io solo Sam.
Lui aveva una reputazione, io gliela avevo distrutta.
Ma perchè, poi?
Okay, non ero la ragazza più carina del mondo.
Non ero come le altre ragazze a scuola.
Non ero Jennifer.
Ma ero io.. non poteva bastare?
Scoppiai a piangere.
Sam mi abbracciò, togliendomi l'asciugamano dagli occhi
quando mi vide piegarmi in due. << Kris, no.. no, non
fare così. Che.. stronzo. Io lo ammazzo. Non me fotte un
cazzo se è amico di Tom, non può trattarti in
questo modo.. è uno stronzo di merda.. è un pezzo
di merda! Lo odio. Lo odiamo insieme, Kris... >>, mi
strinse forte e continuò a insultare Robert mentre piangevo.
Non so per quanto restammo così.
Probabilmente finché non sentii il cellulare vibrare.
Mi staccai tirando su con il naso.
Avevo ancora la vista appannata per le lacrime ma riuscii a vedere
comunque il mittente: Robert.
Dove sei..? R.
Mostrai il messaggio a Sam.
<< Che vuoi fare? >> mi chiese, la sua
rabbia era scemata velocemente come la mia.
Ci lasciamo ricadere per terra, schiena al muro, spalla contro spalla.
<< Non so... rispondo, no? >>.
<< NO >>.
<< Si... voglio chiarire >>.
<< Chiarire un cazzo. E' un idiota, Kris >>.
<< Mmh.. >>.
Ma stavo già scrivendo il messaggio.
A casa di Sam.... K.
<< Ti preparo un thé.. >>, Sam
si alzò e andò in cucina.
<< Ti raggiungo tra un secondo.. >>.
Lei accennò un sorriso. << Fai con calma..
chiamo Tom e lo avviso. Tu chiarisci con Rob.. >>.
<< Grazie.. >> dissi, sorridendo.
<< A che servono le amiche? >>.
Sam andò in cucina, lasciandomi in bagno a riflettere.
Ti vengo a prendere..
okay? R.
No.. no, vengo io. Dove
sei? K.
VENGO IO. Stai
lì. R.
Ahi. Tutto maiuscolo.
Era il linguaggio elettronico per dire "ti sto urlando contro, fai come
ti dico!".
Non mi piaceva chi urlava.
Odiavo le urla e tutti i rumori troppo forti.
Mi.. spaventavano.
Odiavo dirlo, ma mi spaventavo facilmente come una bambina di cinque
anni.
Okay... K.
Uscii dal bagno e andai in cucina, dove trovai Sam che stava versando
il thé nelle tazze.
Non avevo mai assaggiato il thé caldo.
A Los Angeles bevevo quintali di thé freddo, ma mai caldo.
Mi sedetti sulla sedia in cucina e la ringrazia quando mi
passò la mia tazza.
<< Che ha detto..? >> mi chiese, sedendosi
di fronte a me.
<< Sta venendo qui... >> risposi,
osservando la mia tazza.
<< Uh, davvero? Non pensavo che Robert fosse quel genere
di ragazzo.. >>.
<< Che genere intendi? >>.
<< Quello del "dimmi dove sei, vengo a prenderti". Sono
rari >>.
<< Rari, dici..? >>, non me ne intendevo
molto, ma forse Sam si.
<< Oh, si.. di solito i ragazzi non lo fanno. Se ne
fregano. Devo provare a fare una scena del genere con Tom, giusto per
vedere come reagisce... ma Rob, be', a quanto pare è quel genere di
ragazzo. Beata te! >>, rise mentre sorseggiava il suo
thé. Io non avevo ancora toccato il mio. << Ma
non farti prendere per il culo, okay? Robert potrebbe anche essere il
re di sto cazzo, ma se ti tratta di merda devi trattarlo allo stesso
modo, se non peggio! >>.
Stavolta risi con lei. << Tutto chiaro.. >>.
Il suono del campanello ci fece smettere subito di ridere.
Sam si dileguò in camera sua con la scusa di chiamare di
nuovo Tom, ma non senza avermi prima augurato buona fortuna.
<< Fallo secco! >>.
Robert
Kristen era davanti a me.
Aveva gli occhi rossi, per il pianto e mi stava facendo entrare in casa.
Mi sentii una merda: aveva pianto davvero per colpa mia. I suoi occhi
rossi erano lì per ricordarmelo.
<< Kristen, senti.. mi dispiace.. io non volevo dire
quelle cose.. >>.
Ma lei mi aveva già dato le spalle e stava andando in
salotto.
<< Kristen, andiamo.. stammi a sentire, almeno...
>>.
Si era seduta sul divano, a gambe incrociate.
Mi sedetti vicino a lei. Non si scostò, almeno quello...
<< Kristen, per favore... sono stato uno stronzo, hai
ragione tu.. >>.
<< Non... non importa >>
sussurrò.
<< Mi dispiace tanto.. >>.
<< Non.. non fa' niente >> disse, tirando
su con il naso. Dio, era così piccola!
E stava piangendo di nuovo.
<< Ehi, ehi >> le presi il viso fra le
mani, la sentii sussultare al contatto con la mia mano,
<< Non.. non piangere, mi.. mi dispiace tanto.. sono uno
stronzo, lo so.. e non avrei dovuto dire quelle cose.. mi è
sfuggito, okay? Perché sono scemo e faccio così,
non ragiono prima di pensare e ferisco le persone.. ma non volevo
ferire te.
Kristen, mi perdoni? >> le chiesi, guardandola dritto
negli occhi.
Lei provò a evitare il mio sguardo, ma io non mollai la
presa.
<< Kristen.. guardami, dài.. >>.
<< Non ti conosco neanche.. lasciami >>, le
sue parole mi ferirono.
Okay, non la conoscevo neanche.
Ma pensavo che.. dopo l'altra sera e tutto il resto.
Forse mi ero solo illuso.
Lasciai la presa, anche se a malincuore.
<< Okay... scusami. Io pensavo che.. >>.
<< Rob..? >>, la sua vocina mi stava
implorando, quasi.
Mi ritrovai ad accarezzarle una guancia. << Che
c'è, Kristen? >>.
<< Posso.. posso farti una domanda...? >>.
<< Si.. dimmi >>.
<< Ti.. ti ho davvero rovinato la reputazione?
>>.
Oddio.
Aveva davvero creduto alle mie parole?
I suoi occhi lucidi, le lacrime che le scorrevano sul viso,
l'espressione smarrita da bambina, mi fecero capire quanto ero stato
stronzo.
Le strinsi le spalle, scuotendola piano. << No! No, no,
Kristen, no! Stavo.. ero arrabbiato e ho.. esagerato >>.
<< Mi.. mi dispiace se.. se non sono come le altre..
>>, scoppiò a piangere.
Non mi piacciono gli abbracci.
Non abbraccio Marcus o Tom, è davvero raro se lo faccio.
Anche quando mi porto a letto una ragazza evito ogni contatto dopo.
Non voglio che qualcuno si avvicini così tanto.
Ma quando la vidi così triste e afflitta, non capii
più niente e la strinsi a me.
Sentii il profumo dei suoi capelli e senza pensarci li baciai.
Lei piangeva fra le mie braccia, un po' più tranquilla.
Le accarezzai goffamente la schiena, cercando di evitare il gancetto
del reggiseno.
<< Rob... >>, di nuovo la sua vocina da
bambina.
Le accarezzai i capelli. Erano morbidi e setosi, ci avrei passato le
ore ad accarezzarli.
<< Mmh? >>.
<< Noi.. siamo amici, vero? >>.
Amici.
No. Non siamo amici.
Tu sei bellissima e io non voglio che tu stia con Marcus.
Anche adesso che so perché Marcus parlava con te, non voglio
che tu mi sfugga di nuovo.
Ma è così piccola.. e spaventata.
Non voglio farla spaventare.
Non voglio metterle fretta.
E poi, cos'altro dovremo essere?
Fidanzati?
Non la conosco neanche.
E io non sono tipo da ragazza fissa.
Ma più lo dico a me stesso, più mi immagino io e
Kristen che ci teniamo per mano.
No, no, no. Impossibile.
Quando le rispondo, sento la mia voce incrinarsi leggermente, ma
è solo un attimo.
Un secondo, un istante. E spero che lei non se ne accorga.
<< Amici, certo >>.
________________________________
okay, spero che.. vi piaccia.
non so cosa sia questo capitolo.
non è molto, avrei voluto farlo più lungo, ma..
vabbè.
fatemi sapere, okay? :3
|
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Capitolo 6 *** unwanted. ***
(consiglio
musicale - traduzione
della canzone)
Kristen
Camminavo per il corridoio con un libro sottobraccio.
Ero in questa scuola da una settimana e ancora non avevo capito dove si
trovasse la biblioteca.
Mi guardai intorno.
Avevo un'ora buca e non c'erano molte persone in giro.
Mi fermai un attimo, cercando di ricordarmi se fosse al piano di sopra
o a quello inferiore, quando vidi Robert uscire dal bagno.
Non avevamo parlato molto dopo la scenata al pub.
Ci incrociavamo spesso nei corridoi e lui mi salutava sempre, ma era
come se.. cercasse un modo per evitarmi.
Sam e Tom andavano alla grande e di solito Tom si sedeva insieme a noi
a pranzo, ma più spesso Sam e io pranzavamo da sole.
Robert, Tom e Marcus erano sempre insieme. Marcus, ogni volta che mi
guardava, mi sorrideva felice e cercava di attirare l'attenzione di
Robert su di me ma lui si limitava a un breve cenno con la mano prima
di passare oltre.
Ma adesso era un'emergenza, più o meno..
Ma chi volevo prendere in giro? Volevo parlare con Robert..
Eravamo amici, no?
<< Robert! >> lo chiamai, affrettandomi per
raggiungerlo.
<< Kristen.. ciao.. >> disse.
<< Scusa, hai, ehm, da fare..? >> chiesi.
<< No, no.. tu hai bisogno di qualcosa? >>.
<< Non so dov'è la biblioteca...
>> ammisi, abbassando lo sguardo.
<< Sei qui da una settimana e non sai ancora
dov'è la biblioteca? >>, mi prese in giro.
<< Mmh... >>.
<< Ehi, non.. non importa! >>, quando
sentii la sua mano
sfiorare il mio braccio sollevai subito gli occhi. << Ti
ci porto
io.. >>.
<< Aw, davvero? >>.
<< Certo.. tanto a chi importa della lezione di storia?
>>.
<< Non a te di certo... >>.
Robert
<< Allora, che libro stavi cercando? >> le
chiesi, una volta entrati in biblioteca.
Era visibilmente agitata.
Si guardava intorno, si portava le nocche sulla bocca, tamburellando
sulle labbra, si mangiava le unghie e ogni volta che incrociava il mio
sguardo sorrideva e arrossiva, imbarazzata a timida. Era una cosa
davvero bella stare insieme a lei. Kristen era davvero diversa da tutte
le altre. Nessuna ragazza si era mai comportata in questo modo con me,
e dire che mi ero portato a letto metà scuola. Lei era
sincera,
non nascondeva chi era dietro quintali di trucco e l'unica cosa che
nascondeva erano le sue bellissime gambe, fasciate da vecchi jeans. Ma
andava bene, così almeno nessuno le avrebbe viste. Comunque,
mi
chiesi come sarebbe stata con una gonna o un vestito. Sicuramente
benissimo.
<< Ehm.. v..veramente.. volevo.. volevo solo stare qui a
leggere.. c'è l'ho già.. il libro
>> rispose,
mostrandomi la copia di un vecchio libro che teneva in mano.
<< Oh.. ti piace leggere, quindi? >>.
<< Molto. A te non piace? >>.
<< Non leggo qualcosa per conto mio da molto tempo..
>>.
Non leggevo da anni, anche se prima amavo davvero tanto la lettura.
<< Oh.. come mai? >>.
<< Poco tempo.. >> mentii.
<< Certo.. >> annuì, come se
capisse, ma si vedeva che non mi credeva. Aveva capito la mia bugia.
<< Dico davvero. Ho poco tempo >>.
<< Certo, come no. Fare il figo nei corridoi della scuola
deve richiedere molto tempo.. >>.
<< Come, scusa? >>, lo aveva detto davvero?
Kristen arrossì. << No, ehm, scusa, mi
è scappato..
a volte non tengo a freno la lingua.. non volevo dire.. si, volevo, ma
non così... >>.
Stranamente, non ero arrabbiato.
Se fosse stato chiunque altro, mi sarei infuriato, ma con lei no.
Se fosse stato un maschio, avrebbe avuto già il naso rotto.
Ma era Kristen e il suo commento mi faceva solo ridere.
<< Quindi, per te sarei figo? >> chiesi,
malizioso.
Kristen si fermò e anche io feci lo stesso.
Eravamo in mezzo a due scaffali colmi di libri. La biblioteca era
praticamente vuota e c'era un silenzio di tomba.
<< Ho detto che fai
il figo... >> disse, evitando il mio sguardo.
<< Quindi pensi che io non lo sia?
>>. La mia domanda la mandò letteralmente nel
pallone.
<< No! Ehm, io.. non.. non ho detto questo.. tu.. tu..
sei.. non
mi piace il termine "figo", è volgare.. e tu non lo sei
>>.
Si, invece, lo sono.
Sono volgare quando mi faccio una ragazza nel ripostiglio della scuola.
Sono volgare quando mi scopo una ragazza e non mi faccio toccare dopo.
Sono volgare quando mi porto a letto una ragazza e poi scompaio la
mattina dopo.
Sono volgare in molte cose che faccio e Kristen non le conosce. E non
voglio che le conosca.
Se le scoprisse, probabilmente cambierebbe idea e se ne andrebbe e non
voglio che lei lo faccia.
Lei è l'unica cosa pura della mia vita.
<< Davvero..? E come mai pensi una cosa del genere?
>>, mi avvicinai di più a lei.
<< Tu.. >>, Kristen
indietreggiò, andando a sbattere
contro uno scaffale, << mi hai aiutata il mio primo
giorno
>>.
<< Semplice gentilezza >> la schernii.
<< No, era di più. Tu sei gentile. Con..
me, lo sei >>.
Soffocai una risata. << Io non credo che il resto della
scuola la pensi allo stesso modo >>.
I suoi occhi si piantarono saldamente dentro ai miei, provocandomi un
brivido lungo la schiena.
<< Io non
sono il resto della scuola >> disse, decisa.
E aveva ragione.
Lei non era come nessuna ragazza di mia conoscenza.
<< Lo so.. >> sussurrai, facendomi ancora
più
vicino. Lei indietreggiò ancora una volta, sbattendo per la
seconda volta contro lo scaffale.
<< E penso davvero che tu sia gentile.. ma non capisco
come mai nascondi tante cose di te... >>.
<< Che.. che intendi? Non nascondo niente, io
>> dissi, mettendomi subito sulla difensiva.
<< Suoni la chitarra, ma non lo dici a nessuno. Da quanto
non
suoni? Non ti manca? E perché hai smesso di leggere?
Scommetto
che prima leggevi molto spesso. E come mai sei così gentile
con
me e poi mi urli contro per niente? Sei.. un enigma
>>, mentre parlava, continuava a sbattere le ciglia,
più e
più volte, nervosa e agitata. Davvero tenera. Ma quello che
aveva detto non aveva fatto altro che mettermi ancora di più
sulla difensiva.
<< Non sono affari tuoi >> dissi, freddo.
<< Lo so che non sono affari miei, ma sei tu che
continui a essere gentile con me, a confidarti con me. Mi chiedevo solo
il perché... >>, si portò una
ciocca di capelli
dietro l'orecchio, dondolandosi sul posto.
Già. Perché?
Perché continuavo a raccontare tutte quelle cose a lei?
Che aveva questa ragazzina di così speciale da indurmi a
sputtanarmi in quel modo?
Le avevo raccontato della chitarra, delle mie sorelle e ora aveva anche
capito da sola la mia passione per i libri.
Tutte cose che custodivo gelosamente, perché non volevo che
qualcuno lo sapesse.
Non ero un musicista come Marcus.
Non ero un topo di biblioteca.
Non ero neanche il fratello maggiore perfetto.
Non ero proprio niente.
Tutte quelle poche cose non mi rendevano niente.
Non ero riuscito ad arrivare in fondo a niente.
Tutte le cose che le avevo raccontato non erano altro che piccoli pezzi
di me, i più nascosti, ma anche i più
insignificanti,
perché non ero riuscito a diventare niente di quello che
volevo.
Prima ero un'altra persona, piena di sogni. Poi la vita aveva iniziato
ad apparirmi noiosa, quasi banale, e per movimentarla un po' avevo
iniziato a cacciarmi nei guai, giusto per sentire un po' di adrenalina
scorrermi nelle vene. E adesso eccomi qui, da solo con l'unica ragazza
al mondo che pensa che io sia gentile e non solo bello e che sta
cercando di capire qualcosa di me, del vecchio
me, senza giudicarmi, dandomi tutto il tempo che voglio e senza mai
perdere quella dolcezza e quella timidezza che mi hanno attirato verso
di lei.
<< Volevo fare il musicista >> dico, senza
pensarci.
I suoi occhioni verdi si spalancano un po'. << Davvero?
>>.
<< Già.. >>.
<< Cosa ti ha fatto cambiare idea? >>
chiese, gentile e comprensiva.
<< Non lo so... tante cose, immagino. Non ero abbastanza
bravo,
non avevo una bella voce come quella di Marcus, non mi sentivo
all'altezza. Così ho lasciato perdere e.. >>.
<< .. te ne sei pentito >> concluse lei per
me.
<< Si.. molto >> ammisi, per la prima volta
da quando avevo smesso.
<< Perché pensavi di non essere all'altezza?
Io non penso che sia così >>.
<< Non reggevo la situazione... Marcus era davvero bravo,
ed
eravamo dei ragazzini di sedici, diciassette anni con una chitarra in
mano e tanti sogni. Vedevo lui, così sicuro di
sé. I suoi
genitori lo supportavano fin da piccolo, mentre i miei mi urlavano
contro ogni volta che prendevo in mano il manico della chitarra. Alla
fine, ho mollato >> raccontai, infilandomi le mani nelle
tasche
dei jeans.
Kristen si avvicinò, e mi accarezzò dolcemente il
braccio.
Quel semplice contatto, mi fece subito sentire meglio.
<< Rob, mi dispiace tanto... forse, però,
dovresti
riprovarci >>, accennò un timido sorriso, che
ricambiai
quasi senza pensarci.
<< Non credo che prenderò di nuovo una
chitarra in mano molto presto, Kristen.. >>.
<< Non ho detto che devi farlo molto presto.. con il
tempo, magari >>.
<< Si, forse.. >>.
Mi avvicino ancora un po' a lei, stavolta non si allontana, ma ricambia
il mio sguardo.
<< Robert, io penso davvero che tu sia un bravo ragazzo..
>> sussurra, mordendosi il labbro.
<< Perché non mi conosci, Kristen..
>>, e non voglio che tu conosca quel mio lato.
<< Ma io voglio conoscerti... >>, la sua
voce si era fatta un sussurro, quasi un soffio.
<< Fidati, non vorresti vedere quel lato di me..
>>.
<< Mettimi alla prova >> disse, sfidandomi.
Per tutta risposta, me ne andai lasciandola sola in mezzo a tutti quei
libri.
Sicuramente, loro erano una compagnia più raccomandabile
della mia.
Kristen
Quattro giorni dopo
<< Mi accompagni da Tom? >>.
<< Si, certo. Un attimo, metto questo nell'armadietto..
>>, aprii il mio armadietto e misi dentro i miei libri.
Mentre sistemavo la mia roba cercai con lo sguardo Robert.
Non ci parlavo dal nostro incontro in biblioteca.
Non so perché. Forse ho esagerato, forse avrei dovuto starmi
zitta.
Fatto sta che adesso, appena mi vide mi saluta velocemente e poi cambia
in fretta strada.
Non capisco perché faccia così, ma ho intenzione
di capirlo.
<< Ecco.. >> dico, sorridendo a Sam, che mi
aspetta appoggiata contro il muro.
Insieme ci dirigemmo verso l'aula di Tom.
Faceva francese insieme a Marcus.
Fu proprio quest'ultimo a salutarmi per prima, mentre Tom abbracciava
Sam - senza alcun imbarazzo - nel bel mezzo del corridoio.
Robert non l'aveva mai fatto.
I nostri pochi segni "d'affetto", se così si potevano
chiamare, ero sempre stati in posti riservati.
Forse si vergogna di farsi vedere con me.
All'improvviso le parole che mi aveva detto al pub - MI STAI ROVINANDO
LA REPUTAZIONE - si fecero sentire di nuovo.
Sbattei le ciglia per scacciare le lacrime.
<< Ehi >>, la voce di Marcus mi fece quasi
fare un salto.
<< Scusa, non volevo spaventarti >>.
<< No.. ehm, non è niente.. >>
dissi.
Sam e Tom si erano dileguati, sicuramente per nascondersi da qualche
parte.
<< Va tutto bene? >> mi chiese, premuroso.
Perché Robert non poteva essere come lui?
Marcus era dolce, con me. Anche Robert lo era, ma in un modo tutto suo.
"Ricorda", diceva sempre mia mamma, "solo perché qualcuno ti
ama a modo suo, non vuol dire che non lo stia facendo".
Ma io avevo bisogno di un punto stabile, mentre Robert andava e veniva.
E ogni volta che se ne andava io mi sentivo sempre peggio.
<< Si.. si, è tutto okay >>.
<< Dopo la scuola devo andare a provare in un locale. Ti
va di venire con me? >>.
Non ci pensai neanche. << Certo >>.
Marcus sorrise. Mi piacevano i suoi sorrisi. << Grande
>>.
Robert
Stavo uscendo dalla mia classe, quando vidi Tom e Sam allontanarsi mano
nella mano.
Accennai un saluto e andai oltre.
Stavo per uscire in giardino a fumarmi una sigaretta quando mi
sembrò di vedere una figura famigliare.
Mi fermai e constatai che avevo ragione.
Kristen e Marcus stavano parlando fuori dall'aula di francese.
Mi fermai di colpo.
Che ci facevano quei due insieme?
Perché Marcus stava parlando con Kristen?
E perché lei sorrideva?
Io non la facevo sorridere, io la facevo piangere.
Anche se non volevo.
Mi ero allontanato da lei proprio per questo motivo.
Non volevo farla soffrire, non volevo che entrasse nel mio mondo.
Se l'avesse fatto, avrebbe capire che razza di coglione ero.
L'avrei fatta entrare nel mio personale inferno, e si sarebbe scottata
per colpa mia.
Scottata, ma che dico? Si sarebbe ustionata.
Lei non aveva idea del Robert che ero quando non ero con Tom o Marcus.
Io non ero una
brava persona.
Kristen
<< Che ci facciamo qui? >>.
<< Tranquilla, non c'è nessuno. Conosco il
proprietario di
questo posto da anni, ho le chiavi >>, con uno scatto
della
serratura aprì la porta che dava alla al dietro le quinte
del
piccolo palco del locale, che dava a sua volta sul palco, dove mi
condusse Marcus.
<< Oh.. va bene, allora >>.
Salì sul palco con la sicurezza di un cantante consumato,
tenendo in mano la sua chitarra.
Aveva ragione, non c'era nessuno.
Il locale era vuoto.
<< Mai salita su un palco, eh? >> mi
stuzzicò, mentre portava uno sgabello sul bordo del palco.
<< Ehm, no. Mai. Paura del palcoscenico da.. da sempre
>>.
<< Adesso non c'è alcun motivo di aver paura,
però:
non c'è nessuno >> mi fece notare, indicando
la platea
vuota.
<< Si, okay.. ma non mi hai ancora spiegato
perché siamo qui >> dissi.
<< Volevo parlarti di alcune cose >>.
<< Mmh.. okay. Parla >>.
<< Tu e Robert.. >> iniziò.
Alzai una mano per fermarlo.
<< Non c'è nessun "tu e Robert". Non mi parla,
non so se l'hai notato.. >>.
<< Sinceramente? Non l'ho notato. Ma ho notato un'altra
cosa..
>>, sorrise ammiccante mentre si sistemava sullo
sgabello.
<< Ah, si? Cosa? >>.
<< Il modo in cui ti guarda.. >>.
Mi sentii arrossire.
Mi parve quasi di sentire lo sguardo di Robert su di me.
<< No.. no, ti sbagli.. lui.. non mi guarda proprio in
nessun modo.. te l'ho detto: non mi parla neanche >>.
<< Kris >>, il modo in cui mi
richiamò non ammetteva repliche.
<< Si? >>, mi sentivo una bambina sgridata
dal maestro.
<< Sono uno dei suoi migliori amici, lo conosco. Fidati
se ti
dico che non ha mai guardato nessuna come guarda te >>,
concluse
la frase con un sorriso.
Sorrisi a mia volta, nascondendomi il viso fra le mani.
<< Ma se anche fosse? Non mi parla comunque
>>.
<< A questo possiamo porre rimedio >>.
<< Come? >>.
<< Come ho già detto, conosco molto bene
Robert e.. >>.
<< Sai cosa gli piace? Puoi dirmelo? >>
chiesi, euforica.
Volevo sapere ogni cosa di quel ragazzo, anche a costo di non saperla
direttamente da lui.
Ma Marcus non era dello stesso parere.
<< Cosa gli piace te lo dirà lui. Quello che
volevo dirti,
o meglio chiederti, riguarda una.. passione di Robert per..
>>.
<< .. la chitarra >> dissi, indicando
quella che Marcus teneva in mano.
Il suo sorriso si fece ancora più ampio. << Lo
sapevo! Te l'ha detto! Sei speciale, avevo ragione io >>.
<< Marcus.. non capisco.. io.. >>.
In un attimo mi fu vicino, fissandomi con i suoi occhi scuri.
<< Fidati di me >>.
Un'ora dopo eravamo ancora seduti per terra, sul palco.
Marcus strimpellava una canzone che non conoscevo e che aveva scritto
lui.
<< L'ho scritta anni fa' con Robert, è da
tanto che non
scriviamo qualcosa insieme.. >> mi confessò,
mettendo via
la chitarra per un attimo.
<< Mi piacerebbe sentirvi suonare insieme. Sei molto
bravo Marcus >>.
<< E tu hai una bellissima voce >>.
Prima, con la scusa di provare una vecchia canzone di cui non si
ricordava le parole, mi aveva costretto a cantare.
Avevamo cantato insieme e poi io da sola.
Mi piaceva cantare, ma non ne avevo mai trovato l'occasione.
Mi liberava, urlavo tutto quello che provavo.
Arrossii per il complimento. << Grazie..
>>, mi portai una ciocca dietro l'orecchio.
<< Kristen, penso che tu sia seriamente la persona
più
adatta a Robert. Ha bisogno di una persona come te >> se
ne
uscì Marcus, riprendendo in mano la chitarra e strimpellando
qualche accordo a caso. << Quello che ho detto durante lo
spettacolo, era giusto per farvi avvicinare e mi dispiace che Robert
abbia avuto l'effetto opposto. La verità è che..
Robert
non è così semplice come può sembrare
e se decidi
di avvicinarti a lui.. uhm, volevo solo avvisarti che non
sarà
una passeggiata. Ma io gli voglio un bene dell'anima e spero davvero
che tu lo renda felice come io spero >>.
<< Marcus, sono.. lusingata dalle tue parole, ma.. non
credo che Robert la pensi allo stesso modo >>.
Proprio in quel momento, il mio cellulare vibrò.
Dove sei? Vengo a
prenderti, dovunque tu sia. Dobbiamo parlare, per favore.. R.
Mi sentii morire.
Robert voleva parlare con me?
Era arrabbiato? Aveva voglia di vedermi?
Mi rigirai il cellulare fra le mani, indecisa su cosa fare.
<< E' lui? >> mi chiese Marcus, percependo
la mia tensione.
Annuii. << Visto? Vuole parlare con te, allora
>>.
Accennai un sorriso e risposi.
Sono nel locale dove si
è esibito Marcus. Che succede, Rob? K.
Che ci fai ancora con
lui? R.
Ancora?
Mi aveva visto con Marcus, prima?
Dimmi che sta
succedendo... K. insistetti.
Sono lì entro
dieci minuti. ESCI R. era un ordine?
Insicura, salutai Marcus e uscii in strada.
Robert
Gli avevo seguiti.
Si, ero un coglione e ora ero anche uno stalker.
Ma era stato più forte di me: quando li avevo visti
allontanarsi insieme, ero quasi impazzito.
Marcus mi aveva rassicurato che non avevo nulla da temere, ma che dire
di Kristen?
Marcus era un musicista, era bravo, gentile, non aveva i miei casini e
non si faceva le mie paranoie.
Lei si meritava un ragazzo del genere. Ovvero, non ero alla sua
altezza. E lo sapevo benissimo.
Ma avevo voluto seguirla lo stesso. Giusto per farmi del male.
Quando li avevo visto entrare dentro il locale, mi era venuto un mezzo
infarto.
Marcus stesso mi aveva raccontato come portasse spesso le sue amichette
là dentro per fare colpo.
Qualche accordo con la chitarra, una serenata e il gioco era fatto.
Spesso non facevano neanche in tempo a cercare un altro posto, visto il
fascino da musicista del mio amico.
E adesso Kristen era là dentro con lui. E io qua fuori,
impazzendo.
Di cosa poi?
Gel.. no, non poteva essere quello.
Non era la mia ragazza.
Non era niente. NIENTE.
Dovevo farmelo entrare in testa, o sarei schizzato del tutto.
Non volevo che lei fosse solo un'altra ragazza tra le braccia di
Marcus.
Lui poteva avere tutte le musiciste che voleva, ma Kristen no.
Perché lei era.. già, cos'era lei?
Non avevo tempo per pensarci, ero troppo occupato a guardare la porta
sul retro del locale, aspettando che si aprisse.
<< Dannazione, Kristen, esci! >> dissi,
pensando a voce alta.
<< Veramente io sono già uscita...
>>.
<< Porca..! >>.
Mi voltai di scatto e mi ritrovai Kristen davanti.
<< Cazzo, Kristen! >> esclamai.
<< Ciao anche a te, Rob.. >>.
<< No, no, ehm, scusa, è che.. da dove sei
uscita, scusa? >>.
<< Dalla porta principale. Mi ha fatto uscire Marcus
>>.
<< Eri con lui? >>, il mio tono si fece
freddo, accusatorio.
<< Si, perché..? >>, mi
guardò confusa, sistemandosi i capelli dietro le orecchie.
<< Perché eri con lui? >>
chiesi, irritato. Lo uccido. Lo ammazzo con le mie mani se l'ha
sfiorata.
<< Doveva parlarmi.. ma tu che ci fai qui?
Perché dovevi
vedermi? Che succede? >> mi chiese, con una
curiosità
così infantile da farmi passare l'incazzo.
<< Io.. >>.
La verità è che non lo so, Kristen.
Non so perché ti ho chiesto di uscire per me.
So solo che non sopportavo il pensiero di saperti là dentro
con lui.
Mi fido di Marcus, gli voglio bene, ma non voglio che tu sia la sua
ragazza.
Non voglio che lui ti faccia soffrire.
Ma è anche vero che, se non lo farà lui, lo
farò io.
Non dovrei, lo so.
Ma sono egoista e voglio averti tutta per me.
Anche la tua rabbia e le tue lacrime, le voglio tutte per me.
E non so cosa mi sta succedendo, ma non voglio che tu vada via.
Ma rovinerò tutto come sempre, perché davanti
agli altri io sbaglio sempre.
Ma forse è proprio questa la soluzione: non farci vedere.
Stare nascosti.
Le afferro il braccio, cercando di fare il più piano
possibile, e la trascino in un vicolo.
Un vicolo poco illuminato, alle spalle di un negozio di musica che sta
per fallire, senza uscita e dove possiamo stare soli.
La spingo piano contro il muro e metto le mani accanto al suo viso,
imprigionandola.
Vedo la paura per un secondo nei suoi occhi, poi solo sorpresa.
<< Che succede, Robert? >> mi chiede, seria.
<< Io non lo so... >> ammetto, con voce
triste persino alle mie stesse orecchie.
<< Parlami! Parlami, cazzo, perché io non
capisco che sta
succedendo! >> esplose, agitandosi. Quando lo faceva,
tutto il
suo corpo era in movimento: le mani, che iniziavano a gesticolare, le
ciglia che sbattevano senza sosta, i piedi che dondolavano o
sbattevano, le gambe che tremavano un po'. Era adorabile.
Provai ad accarezzarle una guancia ma lei si scostò.
<<
No, Robert, voglio sapere che succede.. >>, aveva
abbassato il
tono, ma era comunque evidente che non stava scherzando. Aveva ragione,
le dovevo delle spiegazioni. Ma anche lei doveva dirmi alcune cose.
<< Che stavi facendo con Marcus? >>.
<< Ancora? Niente >>.
<< Hai passato un'ora a guardarlo in faccia, Kristen?
>> la
schernii. Non sapevo controllare la rabbia, presto avrei perso la calma.
<< Non capisco perché ti interessi
così tanto..
>>, le afferrai un polso, stringendolo più di
quanto avrei
voluto.
<< Dimmi solo che stavate facendo, cazzo!
>>.
<< Lasciami! >> urlò e io mollai
la presa, come scottato.
<< S..scusa.. io.. >>.
<< Non importa. Ma ora dimmi che cazzo ti prende, Robert
>>.
<< Non lo so! Non lo so, cazzo! E' che.. quando ci sei tu
nei
paraggi.. impazzisco >>, mi feci più vicino e
lei si
appiattì contro il muro, arrossendo.
<< Voglio.. voglio solo conoscerti, Robert..
>> sussurrò, guardandomi dritto negli occhi.
<< Ti ho già detto cosa ne penso, Kristen..
non ti conviene >>.
<< Non mi importa, io voglio farlo. Tu non sei lo stronzo
che fai
credere di essere >> lo disse con una tale convinzione
che per un
attimo le credetti.
<< Si, invece! >>.
<< NO! No, non lo sei! Robert, tu mi hai aiutato il mio
primo
giorno quando nessuno altro mi degnava di un'occhiata, con me sei
sempre gentile e nascondi la tua gentilezza sotto una corazza fredda,
ma io la vedo!
>> mi urlò in faccia.
<< Kristen, tu non capisci.. >>.
<< Dimmi! Dimmi cosa
non sto capendo e forse lo capirò! Ma se stai zitto, se non
mi spieghi, io non posso capire >>.
<< Io.. Kristen.. ti stai ficcando dentro qualcosa
più
grande di te >> disse, più calmo e dolce. Non
volevo
arrabbiarmi con lei, non volevo farla urlare.
<< Non ho paura di questo, Rob.. >>,
sollevò una mano.
La sua manina piccola e bianca, candida.
E la posò sulla mia guancia, accarezzandomi.
Non avevo neanche fatto la barba, e sembravo un barbone come sempre.
Ma lei non disse niente e continuò ad accarezzarmi con una
gentilezza che non conoscevo.
Ogni suo tocco, era puro piacere per me.
Ne volevo sempre di più.
Di più. Di più. Di più.
<< Kristen.. >> sussurrai il suo nome
mentre appoggiavo la fronte contro la sua.
<< Non mi fai paura, Rob.. voglio conoscerti. Anche se
sei pieno
di casini, a me non importa >>, la sua piccola manina era
sempre
lì.
E lei mi guardava con quei suoi occhioni verdi.
Così belli, così profondi.
Quei due occhi verdi riuscivano a vedere dentro di me, e non avevano
paura di scavare in profondità.
Quella ragazza era unica nel suo genere.
E io non c'è la facevo più a resistere.
Le misi una mano dietro la nuca, attirandola verso di me.
Lei non oppose resistenza, ma la vidi arrossire ancora di
più.
I nostri visi erano così vicini.. le sue labbra erano rosse
anche senza rossetto, dolci alla vista.
Sicuramente anche al tatto.
Ne volevo una prova, e la volevo subito.
Avvicinai il suo viso al mio e fui subito inebriato dal suo profumo.
Era stupendo. Non era niente di commerciale, niente di lussuoso o la
fragranza di chissà quale chanel.
Era un misto di sapone, vaniglia e fragola.
Da oggi in poi questo sarà il mio profumo preferito.
La sentii tremare sotto al mio tocco mentre giocavo con qualche ciocca
dei suoi capelli, che si arricciavano dietro la nuca.
Lentamente, mi chinai e poggiai le mie labbra sulle sue.
Avevo ragione, erano morbide e dolci anche al tatto.
Sentii un brivido invadermi tutto il corpo. Baciarla era meraviglioso.
Dischiudemmo le labbra nello stesso momento.
Eravamo pure coordinati.
La mia lingua iniziò a esplorare la sua bocca, prima piano,
poi
mi feci sempre più audace vedendo che lei si stava
rilassando.
Era sempre timida, anche nei baci, e mi piaceva. La tenni stretta a me,
appoggiando le mani sui suoi fianchi e attirandola a me.
Si appoggiò al muro e mi attirò goffamente a
sé, facendomi sorridere contro le sue labbra.
Portò le mani sui miei capelli e iniziò a
giocarci, a
tirare gentilmente, a gemere ogni volta che le mordevo il labbro.
Mi piaceva averla fra le braccia in quel modo.
Mi piaceva baciarla e avere le sue mani fra i capelli.
Mi piaceva stringerle i fianchi e sentire la sua lingua giocare con la
mia.
Era tutto un mix di sensazioni nuove per me.
Non avevo mai provato niente del genere baciando una ragazza.
Mai.
Di solito non provano niente quando me le scopavo.
Non era così. Kristen mi faceva sentire.. amato.
Era una parola enorme, lo sapevo, e avevo paura anche solo a pensarla,
ma era così che mi sentivo.
Con lei, non avevo paura.
Cercai di avvicinarla ancora di più a me, facendola gemere
ancora di più.
Ben presto, la sua goffaggine svanì lentamente, lasciando il
posto a una timidezza davvero dolce e confortante.
Mi toccava dolcemente, curando il mio dolore con le sue piccole mani.
Audacemente, sollevai un po' la sua maglietta, toccando il pezzo di
pelle scoperta.
La sentii tremare, ma non mi fermai.
Sollevai ancora un po' di stoffa e aumentai il bacio.
Kristen si staccò lentamente da me, frastornata.
<< Rob..
n.. no >> disse, cingendomi il collo con le braccia prima
di
tornare sulle mie labbra.
Messaggio ricevuto: dovevo tenere le mani apposto.
Sarebbe stato difficile. Ma per lei.. be', forse per lei ci sarei
riuscito.
Mi avventai su di lei ancora di più, se possibile, e lei
fece lo stesso.
Era come se quel bacio fosse un modo, per entrambi, di scacciare i
nostri demoni.
Volevo diventare una cosa unica con lei, e anche Kristen sembrava
pensarla allo stesso modo.
Quando ci staccammo fu solo perché ci mancava il fiato.
Kristen mi fissò imbarazzata, ma sorridente. Aveva i capelli
scompigliati, le guancia rosse e la maglietta stropicciata, ed era
bellissima.
E chissà perché, non mi trattenni dal dirlo.
<< Sei
bellissima.. >>, sussurrai contro le sue labbra,
poggiandole
dolcemente di nuovo sulle sue.
Lei mi strinse le braccia, accarezzandomi la pelle scoperta dalla
maglietta a maniche corte. << Sei il ragazzo
più bello che
io abbia mai visto.. >>.
Trattenni una debole risata mentre giocavo con una ciocca dei suoi
capelli. << E' stato.. >>.
<< .. il mio primo bacio >> finì
lei, arrossendo veramente tanto.
In quel preciso momento, il mio ego si gonfiò come mai in
vita mia.
Mai, come in quel momento, mi ero sentito così bene con me
stesso.
Ero appena stato il suo primo bacio, cazzo!
Ero l'uomo più felice del mondo a quella scoperta: se non
aveva mai baciavo voleva dire anche che era..
La strinsi di nuovo a me, per il suo primo secondo bacio.
Kristen
Il mio primo bacio.
Il mio primo bacio dato a Robert.
Il mio primo bacio, il più bello del mondo.
Il mio primo bacio, dato al ragazzo più bello del mondo.
Il mio primo bacio, che mi aveva fatto sentire bene, bene davvero.
Il mio primo bacio e, sperai, non di certo l'ultimo dato a Robert.
Quando ci staccammo di nuovo, Robert aveva i capelli più
scompigliati del solito. Lo facevano sembrare un ragazzino, e gli
davano un'aria sbarazzina e maliziosa, era davvero adorabile, ma in un
modo sexy che mi fece avvampare per la milionesima volta.
Allungai una mano e gli accarezzai il viso, facendolo sorridere.
Amavo quel sorriso.
<< Visto? >> dissi, anche se riuscivo a
parlare a malapena, << Non c'era niente di cui aver
paura.. >>.
Lui fece un timido sorriso, era così
carino. << Sei testarda, eh? >>.
Annuii. << Molto >>.
Robert tornò serio tutto in una volta. <<
Kristen, quello.. quello che è appena successo..
>>.
Mi sentii morire. Voleva rinnegare il tutto così velocemente?
Avevo fatto così schifo?
<< Che.. che c'è, Rob? >>
chiesi, con la voce che mi tremava.
<< Io.. io non voglio una storia. Non sono proprio il
tipo >>.
Ero sicura di avere la delusione stampata in faccia.
Anche se non mi ero mai neanche sognata di immaginarmi seriamente io e
lui insieme, nell'istante in cui le sue labbra avevano sfiorato le mie
la mia mente aveva creato un sacco di immagini di me e Robert felici,
che ci tenevamo per mano, uscivamo insieme e facevamo tutte quelle cose
che fanno le coppie e che, per colpa del lavoro dei miei, mi ero persa
per tutto questo tempo.
Ma, come avrei dovuto immaginare, era tutto nella mia testa.
<< Oh... >> fu tutto quello che riuscii a
dire.
<< Kristen, mi.. mi dispiace, pensavo che fosse ovvio..
>>.
<< Mmh.. >>, non sapevo che dire. E poi ero
sicura di scoppiare in lacrime se avessi anche solo provato a parlare.
<< Ma è stato un bacio grandioso!
>>.
<< Uhm >>, evitai di guardarlo. Si, era
stato proprio grandioso, ma adesso.. tu te ne vai e mi lasci sola,
pensai, sull'orlo delle lacrime.
<< Kristen, parla per favore.. >> mi
supplicò, sollevandomi il mento con una mano.
Notò subito i miei occhi lucidi. << No, Kris..
Kristen, per favore.. non.. non piangere, okay? Mi dispiace! Lo so.. tu
sei.. cazzo, sei piccola e avresti voluto una specie di favola ma io
non te la posso dare.. io non sono quel tipo di ragazzo, capisci? Non
so come ci si comporta nei rapporti a due. Io sono un casino e non
voglio rovinare anche te, Kristen.. >>, mi
circondò con le braccia, stringendomi a sé in un
dolce abbraccio. Era solo un'illusione, lo sapevo, ma per un momento mi
sentii davvero bene. << Credimi, Kristen.. non avrei mai
voluto ferirti.. forse.. forse non avrei dovuto baciarti..
>>, quelle parole mi fecero davvero male.
<< Ti sei.. ti sei.. sei pentito? >>
balbettai, scansandomi dal suo abbraccio.
<< No, no, no, Kristen.. ascoltami >>, mise
le mani ai bordi del mio viso, imprigionandomi.
<< Io.. non capisco.. >> mormorai,
scoppiando finalmente in lacrime.
<< Oh, merda... Kristen, ti prego.. possiamo continuare a
vederci, okay? Solo.. in privato. Ora capisci? >>.
<< Capisco solo che vuoi che ci nascondiamo come se
stessimo facendo qualcosa di male! >> sbottai, cercando
di asciugarmi le lacrime.
<< Noi non.. oh, Cristo >>, mi
asciugò le lacrime con le mani, accarezzandomi amorevolmente
il viso. << Kristen, non voglio che nessun altro si metta
in mezzo, okay? Lasciamo le cose come stanno, non mettiamoci a
spiattellare tutto ai quattro venti. Teniamo quello che è
appena successo per noi. Non sono pronto a una storia, capisci?
>>.
<< E allora cosa siamo, Rob? >>, mi
sporgetti verso di lui, con la rabbia che mi montava dentro.
<< Non lo so! Non lo so, okay?! >>.
<< Non.. non urlare >> lo pregai, chiudendo
gli occhi.
Lo sentii sospirare.
Aprii lentamente gli occhi.
Era così vicino a me..
<< Fai come ti dico, okay? >>, mi
baciò le labbra, un dolce bacio che mi fece subito rilassare.
Non riuscii a resistere: portai le mani ai suoi capelli e avvicinai
ancora di più i nostri corpi.
Robert non se lo fece ripetere due volte e aumentò subito
l'intensità del bacio.
I baci di Robert erano qualcosa di nuovo.
Dolci, pieni di passione, amore e rabbia insieme.
Non erano delicati, ma neanche violenti.
Era un insieme di tutto questo, ed era tutto bellissimo.
Quando lo baciavo, ero proprio dove volevo essere, ero me stessa.
Ma appena ci staccammo, tornai violentemente alla realtà.
Mi stava rinnegando.
Non voleva una storia alla luce del sole.
Non voleva farsi vedere con me.
Si vergognava di me, forse.
O forse non era davvero pronto a una relazione.
Ma anche per me era la prima volta eppure non avevo paura di quello.
Avevo paura di tante cose, ma non di Robert.
Poteva dire quello che voleva, io non lo temevo.
Con ancora la sua fronte appoggiata alla mia, Robert mi
baciò teneramente il naso. << Farai con ti
dico, per favore? >>.
Non volevo nascondermi.
Non era così che immaginavo il mio primo bacio o la mia
prima storia.
Ma non volevo neanche perderlo.
Annuii, trattenendo le lacrime,
_________________________________
questo capitolo è stato un parto.
e be', c'è stato il bacio, yeeeh!
e poi tutto il dramma.
be', la storia non sarà tutta rosa e fiori, vi avviso.
certo, sarà dolce e tenera, ma avrà anche momento
come questi.
spero che vi piaccia.
lasciatemi qualche recensione okay?
per il prossimo capitolo aspetterò almeno di avere quattro
recensioni per questo (sono cattiva, me l'avete già detto).
baci baci
xoxo
|
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Capitolo 7 *** breath of life. ***
Quante verità
negate.
Quante persone coinvolte in un amore non loro ma che sentono come tale.
Due giovani che non hanno commesso nessun omicidio.
Vogliamo amore? Vogliamo odiare? Lasciate libere le strade.
Non voglio chiudere gli occhi perché potrei perdermi un
passaggio.
Non voglio vedere lacrime.
Non voglio piangere, per questo.
Non voglio vedere abiti sgualciti e occhi rossi di sonno.
Voglio mani unite e sorrisi felici.
Voglio giovinezza e spensieratezza.
Non voglio vedere finire tutto quello che ho amato.
Ditemi che è finito.
Ditemi che andrà tutto bene.
Datemi della pazza, ma io da qui non mi muovo se non mi date una
risposta.
Voglio la verità.
Voglio farmi del male con la verità.
Hanno urlato allo scandalo.
Hanno urlato allo scandalo!
Voglio la fine di tutto ciò.
Perché fate questo?
Io voglio tornare indietro.
Indietro, a quando tutto sembrava una favola.
La favola di una ragazza dai grandi occhi verdi che alzava il dito
medio, di un ragazzo che rideva di lei abbracciandola. Di un gigante e
una nana, di un amore che sembrava infinito. Rivoglio indietro
quell'amore, cazzo.
Andrà tutto bene, dico.
Andrà tutto bene, mi ripeto.
Andrà tutto bene, spero.
________________________________-
Consiglio
musicale.
Robert
Mi infilo in un vicolo buio, ma che conosco come le mie tasche.
Cammino finché non trovo la fine, un muro di pietra freddo
su cui appoggio la schiena e mi lascio ricadere a terra.
Tiro fuori una bottiglia di rum dalla tasca della giacca e appoggio la
bocca alla bottiglia, godendomi della sensazione di menefreghismo che
mi assale.
Presto, l'effetto dell'alcol fa' effetto.
Non ricordo più il viso di Kristen.
Le sue lacrime non sono più stampate nella mia memoria.
E' tutto un vago ricordo che dimenticherò con il tempo.
Tempo, tempo, tempo.
Tanto tempo.
Ho solo bisogno di tempo, mi ripeto mentre mi prendo la testa fra le
mani, tempo per dimenticarmi quei due occhi verdi.
No, non li dimenticherò. E' impossibile.
Come ho potuto dirle una cosa del genere?
Non la meritava. Non meritava un trattamento del genere.
Basta, basta, basta.
Non posso continuare a pensare a lei.
Finisco di bere anche l'ultimo goccio.
Lascio che l'alcol annebbi tutti i miei ricordi.
Kristen è solo un bel sogno che mi cullerà.
Kristen
Mi infilo una maglietta e un paio di jeans.
Maglietta nera, jeans blu scuro. Converse nere.
Non sono molto allegra, oggi.
Continuo a pensare al bacio di Robert, è come se ce l'avessi
impresso in mente - o meglio, sulle labbra.
Continuo a ripensare alle sue parole. Non vuole una storia, o non la
vuole con me?
Sono così ripugnante?
Non vorrei pensarci, ma mentre prendo lo zaino di scuola e scendo le
scale che portano in cucina, non faccio altro.
Non vorrei, ma lo faccio.
Cameron, Taylor e Dana stanno litigando come al solito.
Non voglio parlare con loro. A dire il vero, oggi non mi va' proprio di
parlare con nessuno. Non voglio aprire bocca.
Taylor mi tira un muffin addosso, che poi cade inesorabilmente sul
pavimento. << Ehi, Kris, tutto okay? Sembri morta
>> dice.
Mi chino a raccogliere il muffin. << Fatti i cazzi tuoi,
okay? >> gli dico, appoggiando il muffin sul bancone.
E prima che qualcuno dei miei fratelli possa dire altro, esco dalla
stanza.
<< Non ti devo accompagnare io? >> mi urla
dietro Cameron.
Non gli rispondo, ed esco di casa.
Non voglio parlare con Robert.
Non voglio perché ho troppa paura di essere rifiutata
un'altra volta.
Lo evito, o almeno ci provo. Quando arriva l'ora di letteratura, non
posso farci niente e mi lascio ricadere sulla sedia vicino a lui.
Tengo lo sguardo puntato sul professore e appena lo sento muoversi
sposto lo sguardo sulla finestra.
E' tutto così sbagliato!
Non sarebbe dovuto andare così. Non in questo modo.
La lezione continua come se niente fosse.
Agito le mani, strappo pezzi di carta, attiro l'attenzione di Robert
senza volerlo, arrossisco ogni fottuta volta.
Quando la campanella suona, schizzo fuori dall'aula, evitando Tom e
Sam.
Non voglio parlare neanche con Sam.
Non le ho raccontato del bacio, avevo paura della sua reazione.
Spero che tra lei e Tom vada tutto bene, spero che Tom non sia uno
stronzo come Robert.
Ma se è uno stronzo come dico, perché ogni volta
che mi guarda mi sento morire?
Devo farmi controllare le ginocchia, non funzionano bene, ogni volta
che Robert è vicino iniziano a tremare.
Mi dirigo in mensa, sono stanca e svogliata.
Sam mi fa' un cenno con la mano da un tavolo infondo.
Controllo che non ci siano né Tom né Robert nelle
vicinanze e la raggiungo.
<< Sicura di star bene? >> mi chiede,
mentre mi siedo vicino a lei. << Hai una faccia..
>>.
<< Sto bene >>.
<< Alla fine come è andata ieri con Robert?
>>, il suo nome mi procura una scarica elettrica. Brucia.
<< Niente di che... >> mento.
<< Che vi siete detti? >> insiste.
<< Niente di speciale.. >>.
<< Sei sicura? Perché hai una faccia che dice
il contrario >>.
<< Sam, >> dico, stufa, <<
non è successo niente, okay? >>.
Lei non sembra prendersela per il mio momento di rabbia, ma non
aggiunge neanche altro.
<< E' libero questo posto? >>.
Io e Sam solleviamo lo sguardo nello stesso momento.
Tom ha in mano un vassoio e sorride felice a Sam, che ricambia.
Dietro di lui c'è Robert, che non guarda proprio da nessuna
parte - io non sto sorridendo.
Anzi, penso che la mia faccia sia tutta rossa e i miei occhi siano
troppo grandi.
Non voglio che le persone lo capiscano. Non voglio che pensino
chissà cosa su me e Robert.
Farebbe ancora più male.
<< Certo! >>, risponde Sam tutta pimpante.
Tom si siede di fronte a Sam, Robert davanti a me.
Abbasso subito lo sguardo e mi concentro sul mio pranzo, che non ho
ancora toccato.
Mi chiedo a cosa stia pensando.
Se pensa a ieri.
Se ci ha mai pensato da ieri sera.
Le chiacchiere e le risate di Sam e Tom fanno da sottofondo ai miei
pensieri.
Sento il cellulare vibrare contro la tasca dei jeans. Sempre tenendo lo
sguardo basso, lo sfilo dalla tasca e leggo il messaggio: Ti costa davvero così
tanto guardarmi in faccia..? R.
Il cuore manca un battito. Fisso il messaggio ancora e ancora, non mi
sfiora neanche il pensiero di rispondergli o di sollevare la testa per
incrociare il suo sguardo. Anche se muoio dalla voglia di perdermi nei
suoi occhi, non voglio dargli quella soddisfazione.
Facendo molta attenzione a non incrociare ostacoli mentre lo faccio, mi
giro verso Sam. << Non mi sento tanto bene, penso che
andrò un attimo in bagno >> le dico.
<< Ma.. non hai toccato cibo >> si lamenta,
indicando il mio piatto.
<< Non ho fame >>.
<< Ma sei sicura? Vuoi che ti prenda qualcosa alle
macchinette? >>.
<< No, no, non c'è bisogno >>,
mi alzo, concentrandomi sulle mie mani. << Scusatemi
>>.
Lascio il vassoio sul tavolo e corro fuori dalla mensa.
Tutti si girano verso di me, ma non mi importa.
Sono quasi arrivata al bagno; cerco il numero di Cameron nella rubrica.
Voglio andarmene da qui.
Non riesco a starci in questa scuola se c'è anche lui.
Mi sto per infilare dentro il primo cubicolo del bagno, quando una mano
mi afferra il braccio e mi attira a sé.
Sbatto la faccia contro il petto di marmo di Robert.
<< Cazzo.. >> impreco, perché ci
ha messo davvero troppo forza e mi sono fatta male.
Robert mi stringe le spalle e mi allontana un po' per guardarmi in
faccia. << Ma che ti prende? >> mi chiede,
sembra arrabbiato.
Lui, arrabbiato?
Ma vaffanculo.
Cerco di liberarmi, ma non ci riesco.
E' troppo forte e mi strattona finché non la smetto.
<< Oh, Kristen, parla! >>.
<< Non ho niente! >> esplodo.
Si ferma e mi lascia andare.
Adesso che posso guardarlo in faccia noto che ha le occhiaie e gli
occhi un po' rossi.
<< Ma che hai fatto stanotte..? >> chiedo,
sollevando una mano verso il suo viso.
Robert mi colpisce piano la mano, come per avvisarmi che non vuole
essere toccato.
Ci resto così male che rischio di scoppiare a piangere.
L'altra sera non sembrava così disgustato dal mio tocco.
Vorrei urlargli le cose peggiori e invece resto zitta, con gli occhi
lucidi.
Robert capisce cosa ha fatto con un secondo di ritardo e le lacrime
iniziano a scorrermi sul viso.
Le asciugo in fretta, ma come l'altra sera lui mi precede, cacciando
via le mie lacrime con le sue mani.
<< Kris.. Kristen.. cazzo, scusa.. non volevo
>>.
<< Robert, io.. non ci sto capendo niente
>>.
<< Neanche io.. mi.. mi dispiace se ti ho trattata in
quel modo prima e.. ieri >>, per un istante penso che
stia per dire qualcosa come "ti amo, mettiamoci insieme",
perché sarebbe davvero tutto quello che vorrei in questo
momento, e invece lui se ne esce con un: << Ma io non so
proprio gestire i rapporti a due... >>.
Le sue parole mi rendono così furiosa.
Non hanno senso.
<< E quali
sai gestire, Rob, eh? Quelli a tre? A quindici? >>, sono
così arrabbiata da non rendermi conto che mi sto appoggiando
contro la porta del cubicolo del bagno e quando quest'ultima si apre
facendomi precipitare in indietro, è troppo tardi.
Robert si allunga verso di me e mi afferra, ma entrambi veniamo
trascinati dentro al bagno, per terra. Per poco non sbatto la testa
contro il water. Ho la testa che mi scoppia e il cuore a mille per la
paura, sono così presa dalla mia quasi-morta da non
accorgermi della vicinanza di Robert finché non sento il suo
respiro sulle mie labbra e la sua mano accarezzarmi il viso. Siamo
così vicini che riesco a sentire i nostri cuori battere in
sincronia. E lui è così dannatamente bello da far
sembrare questo cesso il posto più romantico del mondo. Non
mi importa dove sia, con lui è tutto una favola. Anche se
nella nostra favola la principessa è stata rinchiusa nella
torre non dalla strega cattiva, ma dallo stesso principe.
Robert si sporge e poggia le sue labbra sulle mie.
Rispondo subito, senza pensarci.
Mi aggrappo a lui, pregandolo di non andarsene mai più.
Gli infilo la mano tra i capelli, tirandoli piano.
Robert mi stringe i fianchi e mi morde le labbra, facendomi gemere.
Il bacio dura anche più del primo se possibile.
Cerchiamo un appoggio, muovendoci insieme, sempre aggrappati l'uno
all'altra.
Non voglio lasciarlo.
Non voglio lasciare queste braccia così forti,
così sicure.
Voglio stare con lui, per sempre. Voglio far durare questo momento per
sempre.
Robert mi spinge contro il muro dalla parte apposto, facendomi sbattere
la schiena. << Ahi.. >>. Si ferma, mi
accarezza la guancia e mi bacia succhiando piano il labbro. Quasi
distesi per terra, continuiamo a guardarci negli occhi per un tempo
infinito. Io con la schiena appoggiata al muro, le gambe distese per
terra, lui inginocchiato davanti a me, le mani sul mio viso, le labbra
sulle mie, forti, avide, troppo per le mie. Non so che fare, non so
come comportarmi, ma sembra che Robert prenda il comando della
situazione molto facilmente con me. Ed è un bene, visto che
non me ne intendo molto.
Mi preme una mano dietro la nuca, costringendomi ad avvicinare le
nostre bocche ancora di più.
E lo voglio.
Lo voglio, cazzo.
Questo ragazzo mi sta portando via la sanità mentale.
Mi stacco da lui, ansimante e con il cervello in pappa.
<< Rob.. Rob.. >> provo a dire.
Lui mi sorride e mi accarezza la guancia. << Visto? Te lo
dicevo io di fare come ti dico io.. >>.
Le sue parole mi riportano alla dura realtà.
Ha ragione: sto facendo come mi ha detto lui.
Sto baciando un ragazzo che non sarà mai mio.
Ho appena baciato un ragazzo che non vuole nessun tipo di legame
sentimentale con me.
Ma come ho fatto a cadere così in basso?
Mi agito.
Voglio andarmene.
Cazzo, faccio schifo.
In un bagno, cazzo!
L'ho baciato sdraiata in un bagno! Vicino al water.
Caccio indietro un conato di vomito.
Faccio per alzarmi, ma lui se ne accorge e mi ferma.
<< Ehi.. ferma, dove vai? >>.
<< Voglio.. voglio andarmene.. >>.
<< Andartene? Perché? >>.
<< Ci siamo baciati in un bagno, Rob! >>.
<< E allora? E' stato grandioso.. >>.
<< Mmh.. >>, sento le guance avvampare.
<< A te non è piaciuto? >> mi
chiede, sinceramente preoccupato.
<< Si.. si che mi è.. piaciuto, ma.. ma.. noi
due.. noi non.. >>.
<< Ci stai pensando troppo, Kristen >> mi
rimprovera, facendomi mettere di nuovo a sedere.
<< Non posso farne a meno.. >>.
<< Lascia fare a me.. >>, si avvicina di
nuovo, poggiando con prepotenza le sue labbra sulle mie.
Le labbra di Robert.
Le sue labbra sulle mie.
Mmh, sa di alcol, fumo, menta, pericolo.
Sa di Robert.
E' inebriante.
E prima che me ne renda conto sto ricambiando il bacio con trasporto.
Non so neanche da quanto tempo siamo chiusi qua dentro.
Chissà se qualcuno ci sta cercando.
Sicuramente Sam si starà chiedendo che fine abbia fatto, ma
non mi importa, perché Robert mi sta baciando.
E questi sono i primi baci della mia vita e me li sto godendo alla
grande.
Quando ci stacchiamo, Robert mi aiuta a rialzarmi.
<< Stasera devo andare in un pub con Tom e Marcus, ma
dopo sono libero >> dice.
Mi sistemo la maglietta e provo a darmi un contegno.
Mi guardo intorno e ringrazio Dio che non sia entrato nessuno.
<< Dopo, quando..? >> chiedo, anche se
muoio dalla voglia di urlare.
Mi sta invitando a uscire?
Davvero?
Ma non aveva detto che...
<< Dopo mezzanotte. Soli. Andremo dove non ci
vedrà nessuno >>.
.. e infatti non si smentisce.
Cerco di contenere la delusione mentre annuisco. <<
Certo.. ehm, è.. è okay >>.
Lui sorride felice, si china e mi bacia frettoloso. <<
Grande. Esco prima io, okay? Dopo cinque minuti esci tu
>>, mi bacia di nuovo e poi sulla guancia, attirandomi a
sé, dolcemente, per poi uscire.
E io resto sola.
Sola.
Abbandonata.
Abbandonata dall'unico ragazzo della mia vita.
E mi sento triste e usata.
Ma stasera lo vedrò e questa è una magra
consolazione.
Robert
Le labbra di Kristen sono morbide, calde, dolci e bellissime da baciare.
Resterei il resto della mia vita baciandola.
Quella ragazza mi ha stregato.
Ma non posso lasciare che entri troppo.
Non voglio che si avvicini abbastanza.
Si scotterà.
Si brucerà al contatto con la mia pelle.
Eppure non posso fare a meno di pensare a lei.
Alla sua timidezza.
A come sia speciale e unica.
A come la desidero come nessun'altra donna in vita mia.
_____________________
scusate la brevità di questo capitolo ma con il casino che
sta succedendo..
volevo solo rallegrarvi un po' con questo capitolo, non so se
riuscirò.
comunque sia, le parole in corsivo all'inizio sono un messaggio per
tutti i fan di robsten.. diciamo che sono.. è tutto quello
che riuscivo a pensare mentre seguivo la notizia. parole confuse, come
me. le foto sono false, gente, non voglio commenti negativi in questo
capitolo a riguardo. è tutta una grande cazzata e io voglio
solo che finisca tutto e che quei due siano lasciati in pace con il
loro amore. andiamo, loro due sono l'amore in persone e pensate davvero
che kristen farebbe una cosa del genere? detto questo, ciao..
|
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Capitolo 8 *** next to me. ***
Kristen
All'uscita di scuola, Cameron è fuori ad aspettarmi.
Per la prima volta da giorni, sono felice che ci sia.
Mi precipito verso la macchina, salutando frettolosamente Sam.
Quando
sono in macchina, Cameron nota subito il mio umore ma non dice niente
finché non ci siamo allontanati un bel po' da scuola.
<< Kris, è tutto okay...? >> mi
chiede, gentile.
Vorrei dirgli di Rob.
Vorrei raccontargli tutto.
Cameron
è sempre stato il mio fratellone, e anche se litighiamo
perché molto
protettivo, so che lui non mi giudicherebbe mai e mi aiuterebbe ma mi
sento male al solo pensiero. Non voglio che pensi male di me, non
voglio neanche che corra a picchiare Robert.
Mi dispiace mentirgli, ma sono costretta.
<< E' tutto okay, Cam. Ah, stasera esco con Sam.. tardi,
però >>, nascondo le mani e incrocio le dita.
<< Tardi, quanto,
Kristen? Lo sai che fin quando mamma non torna da Los Angeles e
papà da Tokyo devo badare io a te... >>.
<< Lo so, lo so, ma.. ti prego, Cam! >>.
<< Kris, io non penso che sia una buona idea.. non
conosci ancora bene questa zona e.. >>.
<< Ma non sarò sola, Cam! >>.
<< Sam ha la tua età, due ragazzine sole di
notte.. non se ne parla, Kris >>.
<<
Cameron, non sei papà! >> sbotto, frustrata.
Perché deve sempre
fare così? A volte penso che sia un vecchio bisbetico.
Eppure lui fa'
sempre tutto quello che vuole e mamma ha sempre detto che quando aveva
la mia età, Cameron, le ha fatto passare le pene
dell'inferno. E io che
voglio semplicemente uscire "con un'amica" non posso?
Perché? <<
E' ingiusto... >>.
<< Lo so che non sono papà e so anche
che è ingiusto, ma stavolta devo dire di no, Kristen. Basta.
E non
cambierò idea >> parcheggia davanti a casa
nostra, scendo ancora
prima che la macchina si sia fermata del tutto.
Bene, anche se Cameron ha detto di no non vuole che non ci
andrò.
Vuol dire solo che dovrò trovare un modo per farlo senza che
lui se ne accorga.
undici e mezza di sera.
A dire il vero, non mi va' molto di uscire.
Vorrei restare a casa.
Vorrei mettermi sotto le coperte e leggere e sto morendo di sonno.
Perché Robert mi deve far uscire a quest'ora?
A me non piace uscire la notte. Non così tardi, almeno.
Mi costringo a pensare a come sarà bello stare con lui, ma
tutto
quello a cui riesco a pensare è che lui ha scelto quest'ora
così che nessuno ci veda insieme, perché non
vuole che la
gente sappia di noi due. Un "noi due" che non so neanche se esiste
davvero o se è solo frutto della mia immaginazione. Mi
sfioro le
labbra con la mano.
Il mio primo bacio.
Il primo
bacio della mia vita dato a un ragazzo, che forse, non mi vuole
neanche.
Vado verso il mio armadio e guarda cosa posso utilizzare: non
c'è molto.
Jeans, magliette, felpe di Cameron, jeans strappati, felpe di Taylor,
canottiere, felpe di Dana.
Alla fine trovo un paio di pantaloncini corti, che mi arrivano poco
sopra il ginocchio.
Mi infilo una felpa di Taylor - quella nera che non usa da una vita e
che io gli ho "rubato" mesi fa' - e mi guardo allo specchio dopo
essermi infilata un paio di converse nere. Sembro.. un maschiaccio come
sempre, ma forse i pantaloncini corti aiuteranno. Sono piatta, cazzo.
Robert non mi vorrà mai, non noterà mai me in
mezzo a
tutta quella folla. Per lui resterò sempre la ragazzina che
ha
aiutato nel corridoio il suo primo giorno di scuola... basta, basta, basta,
o piangerò.
Adesso viene la parte peggiore.
Devo uscire di casa senza che nessuno dei miei fratelli mi senta.
Mi affaccio sulla porta e controllo la situazione.
Dana è in camera sua.
Taylor è al telefono con un amico e stanno ridendo come
pazzi.
Cameron è.. woah, questo è proprio culo! Cameron
è fuori, la sua macchina non c'è! Sicuramente
è andato da qualche parte con gli amici.
Prima di urlare dalla gioia, esco di casa senza sbattere la porta come
invece avrei una gran voglia di fare.
Sarebbe come gridare al mondo: ehi, fanculo, io esco e non me fotte un
cazzo se mio fratello non vuole, faccio quello che voglio!
Invio un messaggio a Robert:
Sono fuori.. dove ci
incontriamo? K.
Decido di cominciare a camminare mentre aspetto la sua risposta.
Che non arriva.
Cammino per almeno dieci minuti e ormai sto iniziando a perdere
l'orientamento.
Londra non può essere più complicata di Los
Angeles, giusto?
Eppure mi sembra che tutte le strade portino a un posto che non conosco.
Prima che mi venga il panico, controllo di nuovo il cellulare: niente.
Lo chiamo, ma non mi risponde.
Mi vengono le lacrime agli occhi.
Temo di essermi persa.
Rob, oh! Rispondimi,
dài.. non so la strada... K.
Non capisce?
Non capisce quanto faccia male il suo comportamento?
Entro dentro il primo locale che trovo e mi siedo a uno dei tavoli
vuoti, giusto per non stare da sola in strada a mezzanotte.
Tengo il cellulare ben stretto in mano, ma continua a non vibrare.
Sto seriamente pensando di essermi fatta un film mentale. Che il suo
invito fosse solo cortesia?
Magari è il suo modo per dirmi di togliermi dai piedi.
<< Ehi, ragazzina >>, dice una voce dietro
di me.
Mi giro, e vedo un ragazzo sui sedici anni, carino, con grandi occhi
scuri da cucciolo. << Ehm... dici a me? >>
chiedo, timida.
<< Certo! Sei seduta qui da un po' e non hai ancora
ordinato,
quindi mi sono chiesto "che cosa ci fa' una bella ragazza come quella,
tutta sola a quest'ora?" >>, sorride, un sorriso
amichevole,
divertente, non c'è malizia e neanche doppi sensi o brutte
intenzioni. Mi porge la mano. << Comunque, io sono Mike,
e mio
padre è il proprietario di questo posto, e io...
sono solo
un umile cameriere che ti vorrebbe chiedere... hai fame?
>>.
Accenno un sorriso.
E' simpatico.
<< Uhm, un po' si, grazie Mike... >>.
<< Sei fortunata, allora! Mio padre fa' le migliori
patatine fritte di Londra! >>.
<< Oh.. allora devo assolutamente provarle
>> dico,
prendendoci gusto. Mike è gentile, e anche se non
è Rob,
posso sempre guadagnarci una cena.
Il sorriso di Mike si fa' gigantesco.
<< Brava! Te ne porto un po'? >>.
<< Certo.. quanto è? >> chiedo,
tirando fuori gli
spiccioli che mi sono infilate nelle tasche dei pantaloncini prima di
uscire, ma Mike mi ferma.
<< No, no. Offro io >> e sparisce prima che
possa ribattere.
Mi sistemo meglio sul posto e mi guardo intorno.
Non c'è quasi nessuno.
Il locale non è proprio il massimo dell'eleganza e cado un
po' a
pezzi, ma è carino, sa di famiglia e ti senti a tuo agio - o
forse quello è tutto merito di Mike.
E' piccolo, rustico.
Ci sono tavoli e sedie in legno - un po' troppo vecchio, ma non importa
- la cucina è infondo e si sente un buonissimo odore.
Mi viene l'acquolina in bocca. Ho davvero fame, ora.
Non ho cenato per l'ansia di dover vedere Rob e adesso muoio di fame.
Proprio quando vedo Mike avvicinarsi a me con un piatto di patatine
fritte fumanti sento il cellulare squillare.
Ma non rispondo.
Adesso, sono arrabbiata. E' uno stronzo e si merita un po' del suo
stesso trattamento.
Mike si siede davanti a me, e mi porge il piatto.
Mmh, che buon odore.
<< Ecco a te! >>.
Prendo una patatine, non sono bollenti e si possono mangiare subito.
Cazzo, sono davvero buone, salate al punto giusto e cotte alla
perfezione. << Mike.. sono.. sono buonissime!
>> dico,
prendendone un'altra.
Lui sorride, orgoglioso. << Te l'avevo detto io, mio
padre è un cuoco straordinario >>.
<< E avevi ragione.. >>, ne prendo un'altra
e poi un'altra ancora. Dio, che fame.
<< Allora.. >>, Mike si fa' timido tutto in
una volta, << come ti chiami? >>.
Accenno un sorriso mentre prendo l'ennesima patatina. <<
Kristen >>.
<< Bel nome.. e come mai sei qui, tutta sola, che giri
per Londra? >>.
<< Oh.. be'.. stavo.. io.. io stavo aspettando un amico..
ma.. mi ha dato buca.. >>.
<< Che stronzo! >>.
<< Un.. un po'. >>
<< Be', fortuna per me allora. Così sei
entrata qui dentro e ti ho incontrata, no? >>.
Divento tutta rossa. No, no, no, non un altro ragazzo che ci prova e mi
illude.
<< Già... >>, abbasso lo sguardo
e mi concentro sulla mia cena.
<< Scusa.. non volevo offenderti >> si
scusa subito dopo, e sembra davvero dispiaciuto.
<< No.. ehm, non importa, davvero.. comunque, grazie per
la
compagnia, ma sei sicuro che non verrai sgridato per questo?
>>
chiedo.
<< Questo è uno dei piccoli privilegi
dell'essere il
figlio del capo: non ti può licenziare dal ristorante di
famiglia >> risponde, tutto allegro.
<< Mmh, figo >>.
<< Più che figo! Posso fare tutte le pause che
voglio >>.
<< E ne stai sprecando una con me..? >>
chiedo,
timidamente. Mi sistemo una ciocca di capelli dietro l'orecchio e
sorriso.
Mike ricambia e si fa' più vicino. << Non
penso di starla sprecando, affatto.. >>.
Robert
<< Amico, datti una calmata! >>.
<< Tom, non so dove sia! >> urlai, ormai
preso dal panico.
Mi ero lasciato andare quella sera, e Tom non mi aveva certo aiutato
offrendomi più birre di quante potessi reggere - e io ne
reggevo
davvero tante.
Così, mi ero completamente scordato di Kristen, del nostro
incontro, e per un breve periodo anche di come mi chiamassi. Colpa
dell'alcol.
Guardai i messaggi che mi aveva mandato, sentendomi terribilmente in
colpa.
<< Okay, okay.. >> biascicò Tom,
sbronzo come me,
<< adesso... adesso la troviamo.. chiamo.. chiamo Sam e
le chiedo
dove sia Kris.. o..okay? >>.
<< No.. no, non la troviamo! >> urlai,
portandomi le mani sul viso. Volevo sprofondare.
Avevo perso Kris.
Cazzo.
Cazzo.
Cazzo.
Fanculo, si era persa per colpa
mia.
<< Non la troviamo.. >>, continuavo a
farneticare.
<< L'ho persa.. >>.
<< E' chissà dove... >>.
Non riuscivo a fermarmi.
L'alcol mi faceva uno strano effetto.
Un brutto
effetto, e io lo sapevo.
Quando bevevo, perdevo il controllo.
Non capivo praticamente niente di tutto quello che mi succedeva e agivo
d'istinto.
Marcus arrivò con un bicchiere d'acqua in mano.
Non aveva bevuto, lui.
Marcus non beveva più, o almeno così aveva detto.
Erano mesi che era astemio.
Mi ficcò il bicchiere d'acqua in mano. <<
Bevi, ci ho
messo una vita a trovare dell'acqua in questo posto di merda. Non so
perché continuo a darti retta, non saremo dovuti venire qui,
Rob
>>. Lo ignorai e presi un sorso d'acqua.
Marcus mi portò via il bicchiere una volta finita l'acqua.
<< Bene, adesso chiamala >>.
<< L'ho.. l'ho già fatto.. cazzo, non mi
risponde..
>>, provai a mandarle un messaggio, ma mi tremavano
talmente
tanto le mani che alla fine lasciai perdere.
<< Riprova >> insistette Marcus.
<< Sta zitto... >>.
<< Rob, chiamala di nuovo, forza >>.
<< ZITTO! >> sbraitai, alzandomi in piedi e
andandogli
contro. << Cosa c'è, Marcus? Vuoi che la
chiami
così potrà vedere come sto ridotto mentre tu sei
bello
che sobrio, eh? MA VAFFANCULO, MARCUS! Non sei mio amico! Ascoltami..
ascoltami bene, Ma-Marcus, tu.. tu NON SEI mio AMICO! >>,
ormai
avevo perso il controllo, del tutto. Volevo solo urlare, rompere tutto
e lasciare quel posto. Volevo stare da solo. Solo con una bottiglia di
liquore o una birra o qualunque cosa che mi facesse smettere di
sentirmi in quel modo. Ero una merda, e ne ero pienamente consapevole.
Marcus provò a farmi sedere di nuovo.
Mi ribellai. << FOTTITI! >>.
<< Rob, calmati, Cristo Santo! >>.
<< Vuoi scopartela, eh? Ecco perché ci tieni
tanto a chiamarla! >>.
<< Ma sei scemo? Non lo farei mai! >>.
<< Non è vero, te la porteresti a letto
volentieri... ho..
ho.. visto come lei ride quando è con te, stronzo!
>>.
<< Allora dovresti provare a farla ridere anche tu, non
credi? Invece che farla piangere >>.
Era un colpo basso.
Mi tornò in mente la faccia di Kristen.
Le sue lacrime.
Il dolore che le avevo procurato.
Mi gettai su Marcus, spingendolo in mezzo alla folla.
Provò a reagire, ma Marcus era sempre stato un tipo che
usava le
mani solo come ultima risorsa e sicuramente non si aspettava una
reazione del genere. Neanche io me la sarei mai aspettata, a dire il
vero.
Marcus era uno dei miei migliori amici e ora mi stavo gettando su di
lui, cercando di farlo cadere a terra.
Lui mi afferrò per la maglietta ma io gli scagliai un pugno
in piena faccia, facendogli sanguinare il naso.
Tom provò a fermarmi, ma ormai ero troppo preso.
L'alcol che avevo in corpo mi faceva sentire una bestia, sentivo di
poter conquistare il mondo.
Anche se in quel momento mi sarei accontentato del cuore di Kristen.
<< Robert, tu sei pazzo.. >> disse Marcus,
tenendosi il naso con le mani. Usciva sangue, ma non mi importava.
Non mi importava di nulla, se non di Kristen.
Kristen sola, a Londra.
Kristen, dolce e indifesa, Kristen che non sapeva dove fossi e che si
era sicuramente offesa.
Tom mi spinse, facendomi sedere.
La gente, intorno a noi, ci guardava con un misto di divertimento e
stupore.
Ero lo spettacolo della serata.
Una sensazione che conoscevo molto bene.
Tom provò a calmarmi, a farmi restare seduto, ma ero molto
più forte di lui.
<< Rob, ehi! Dove cazzo vai? 'Sta qua! >>
mi urlò.
Ma stavo già uscendo dal pub.
Volevo trovare Kristen.
Prima di vomitare, sperai.
Kristen
<< Pensi che potremo rivederci? >>.
Mike e io siamo entrambi fuori dal locale.
Si è offerto di accompagnarmi a casa, ma ho declinato
l'invito.
Voglio stare sola, voglio capire cosa è successo questa
sera,
perché è tutto un gran casino.
Ho controllato il mio cellulare cinque minuti fa' e ci sono sette
chiamare perse da parte di Robert.
Non so cosa gli sia successo e sinceramente non voglio saperlo.
Sto morendo dall'ansia, ma.. davvero, non importa.
<< Be'.. ho.. ho mangiato bene, stasera..
>> dico, toccandomi nervosamente i capelli.
Mike è gentile, simpatico, carino e ha la faccia da bravo
ragazzo ma.. non è Rob.
Ed è tutto quello a cui ho pensato per tutta la serata.
Ogni volta che provava a dire qualcosa che andava oltre l'amichevole,
io riuscivo a pensare solo a "Rob avrebbe detto così", "Non
è Rob", "Rob non l'avrebbe detto" o "chissà se
Rob mi
dirà mai una cosa del genere".
Eppure mi sta simpatico e lo voglio rivedere.
Non ho molti amici a Londra - a dire il vero, oltre a Sam non posso
considerare altre persone amici - e mi farebbe piacere conoscerlo
meglio.. ma qualcosa mi blocca. Qualcosa come... come se stessi
tradendo Rob, il che è ridicolo, visto che noi due non
stiamo
insieme.
<< Bene.. allora, quando hai di nuovo fame, sai dove
andare, no? >>, sorrideva, come sempre.
<< C.. certo! Ehm.. allora ci vediamo, Mike..
>>.
<< Ci vediamo, Kris... >>, si sporse per
abbracciarmi, ma io mi tirai indietro.
Proprio in quel momento, sentii il rumore di qualcuno che cadeva non
molto lontano a noi due.
Mike e io ci girammo verso la fonte del rumore nello stesso momento.
Mi mancò il fiato appena lo vidi.
Robert erano caduto in ginocchio a pochi metri da me.
Mike imprecò sotto voce, mentre io rimasi semplicemente in
silenzio.
Non riuscivo a crederci: lui era lì.
Era lì, per terra, e stava... vomitando.
<< Oh.. merda >>, corsi verso di lui appena
capii che stava male.
Mike restò fermo, fissando la scena a bocca aperta.
Ma non me importava, volevo solo stare vicino a Rob, aiutarlo.
Mi inginocchiai vicino a lui, accarezzandogli la schiena con la mano,
piano e gentilmente, alto e basso, volevo confortarlo. Vederlo stare
bene faceva stare di merda anche a me. << Rob.. che..
che..
è successo? Dio.. Rob, stai davvero male >>
dissi, dopo
che vomitò una quantità enorme di.. roba.
Dall'odore che
aveva addosso, ipotizzai che si trattasse di alcol. Aveva bevuto
davvero tanto, si sentiva.
Sentii i passi di Mike avvicinarsi a noi.
Non sollevai lo sguardo, preoccupata di perdermi qualcosa.
<< Sta... sta bene? >>.
<< No >> risposi, dimenticandomi la buona
educazione.
<< Lo conosci? >>, Mike sembrava sorpreso e
anche un po' sconvolto.
Annuii. Robert vomitò di nuovo e la sua mano si
aggrappò alla mia gamba per non cadere.
Quel semplice contatto istintivo, mi fece arrossire.
Anche in quella situazione, Robert mi faceva sentire in quel modo
così unico.. così speciale e nuovo.
<< E'.. è l'amico che stavi aspettando?
>>.
Robert si agita e cerca di alzarsi.
Provo a farlo stare giù, ma è il doppio se non il
triplo
di me e proprio non riesco ad oppormi, così riesce ad
alzarsi,
anche se barcollando. E continuando a barcollare, cammina fino a Mike.
Non si regge in piedi, ma la sua voce non trema neanche un po'.
<< Prima di tutto: tu chi cazzo sei? Secondo: si, lei stava
aspettando me,
non te. Terzo: perché sei ancora qui? Levati dai coglioni e
lasciaci in pace! Kristen, vieni, andiamo via... >>, mi
porge la
mano ma io la fisso senza sapere cosa fare. Non mi fido ad andare con
Rob in questo stato, non è proprio una sicurezza, ecco.
Mike è il primo a rompere il silenzio.
<< Ehm, io non credo che lei dovrebbe venire con te..
>> dice, un po' spaventato dal tono incazzato di Rob.
<< Ah, si? E tu chi saresti, eh? >> gli
chiede, barcollando
ancora di più in avanti, verso di lui. Mike indietreggia,
cercando il mio sguardo. Lo guardo, senza sapere cosa fare. Faccio
qualche passo e stringo il braccio di Rob, cercando di calmarlo con
qualche carezza. Sembra rilassarsi, al contrario di me.
<< Rob..
Rob.. per favore.. non... non fare così.. lui è
mio
amico, mi ha aiutata.. ero sola e lui.. >>.
<< Eri sola perché non rispondevi a quel cazzo
di
telefono, Kristen! >> urla, girandosi improvvisamente
verso di me
talmente in fretta da rischiare di farmi cadere.
<< Ma.. ma.. Rob, sei tu che non
rispondevi ai miei messaggi! Io non sapevo che fare, non sapevo dove
andare! Mi hai lasciata sola, cazzo! >>.
<< Ma poi ho provato a chiamarti e tu non rispondevi,
Kristen!! >> sbraita e io vorrei solo dargli un pugno.
Odio la gente che urla.
Odio le urla.
A casa mia è vietato
urlare, è una cosa che infastidisce molto sia
me che mia madre.
I miei fratelli lo sanno e lo evitano, esattamente come mio padre.
Rob invece, sta alzando la voce sempre di più.
<< Ero arrabbiata! >> mi difendo. Mi sta
davvero accusando?
<< Perché? Perché cazzo eri
arrabbiata? Cosa
pensavi, Kristen? Ero in un fottuto pub con amici e poi dovevo vedere
te, ho fatto tardi e tu ti sei incazzata per questo e ti sei cacciata
nei guai e ti sei persa.. perché non hai risposto alle mie
chiamate! Tutto questo perché eri incazzata con me per niente!!
>>.
<< Vaffanculo, Rob! Vaffanculo, mi hai sentito? Sei uno
stronzo!
>>, mi vergogno da morire a litigare con Robert davanti a
Mike ma
non posso fare a meno di spingere via Robert appena prova ad
avvicinarsi di nuovo a me.
Quello che non avevo programmato è che Robert cadesse di
nuovo.
E' pur sempre ubriaco e la mia spinta - che in un qualunque altro
momento non avrebbe neanche sentito - adesso gli fa' perdere
l'equilibrio e Robert inciampa all'indietro e io allungo subito un
braccio per afferrarlo, cadendo insieme a lui. Sopra di lui. Le
mie guance vanno a fuoco ancora prima che io abbia capito la situazione.
<< Kristen.. hai.. hai bisogno d'aiuto? >>,
Mike prova a tirarmi su, ma Robert mi tiene stretta contro di
sé.
A dirla tutta, stare così vicina a lui, in quella specie di
abbraccio, non mi dispiace tanto.
Sollevo lo sguardo su Mike. << No.. ehm, me la cavo..
tranquillo... >>, torno a Robert, che nel frattempo si
è completamente sdraiato a terra con gli occhi chiusi e ha
un brutto colorito. Provo a fargli aprire gli occhi ma ci metto un po'.
<< Rob.. dài.. per favore, svegliati. Ti aiuto
io, okay? Però anche tu devi collaborare, Rob.. forza,
alzati >>, alla fine riesco a farlo rimettere in piedi,
anche se non fa' altro che borbottare frasi senza senso per tutto il
tempo. Cerco Mike con lo sguardo, sta guardando la scena sconvolto e la
sua faccia mi farebbe quasi ridere se non dovessi sorreggere il peso di
Rob sulla mia spalla e non è certo un peso piuma visto che
è un gigante. << Mike.. io adesso devo portare
Rob.. da.. da qualche parte.. tu.. >>.
Non mi fece neanche finire.
Si mise dall'altra parte e si sistemò un braccio di Rob
sulla spalla, per aiutarmi. << Andiamo, forza..
>>.
<< Ma.. ma.. tuo padre.. non.. >>.
<< Ricordi? Figlio del proprietario: non può
licenziarmi >>.
<< Oh.. giusto. Be', grazie.. non sei obbligato e mi stai
aiutando... grazie, Mike >>.
Non so neanche dove portarlo.
Non posso portarlo a casa mia, ci sono Taylor e Dana.
Non posso neanche portarlo a casa sua, con i suoi genitori e le sue
sorelle.
Le sue sorelle.. mi ricordo cosa mi ha detto di loro.
Guardo Robert, il suo sguardo annebbiato mentre incespica in avanti.
Oh.. Rob, penso, perché l'hai fatto? Ti senti davvero
così male?
Vorrei fermarmi, abbracciarlo, consolarlo come meglio posso.
Invece continuo a camminare, a portarlo non so neanche io bene dove.
So solo che deve essere lontano da qui, dove nessuno potrà
vederlo in questo stato.
Alla fine ci fermiamo in un piccolo parco.
E' buio, non c'è nessuno e sembra anche abbandonato.
Dio, speriamo non ci disturbi nessuno, penso mentre faccio sedere Rob
su una panchina e mi inginocchio davanti a lui.
In lontananza, un locale ha acceso la radio e riesco a sentire la canzone.
Rob inizia a canticchiare, ha davvero una bella voce. << Al mio fianco.. al mio fianco..
>>.
Sorrido, anche se vorrei solo piangere. << Rob, ci sono
io al tuo fianco.. ci sono io >>.
Ascolto bene la canzone.
Parla di un amore bello, vero, autentico.
Anche se tutto crollerà a pezzi, lei è sicura che
il suo uomo resterà al suo fianco.
Al suo fianco per asciugarle le lacrime che arriveranno, per sostenerla
e aiutarla.
Guardo Robert.
Lo farei, Rob?
Sarai tu, quell'uomo?
Anche se non si direbbe, potresti esserlo.. per me?
Me lo chiedo mentre alcune lacrime iniziano a rigarmi il viso.
<< Tutto
quello che mi servirà sarà una mano per fermare
le lacrime >> sta cantanto Emili
Sandé.
E come se avesse preso esempio dalla canzone, Robert solleva lo sguardo
e vede le mie lacrime.
Sembra preoccupato, triste.
Accenno un sorriso per rassicurarlo, ma lui inizia ad asciugarmi le
lacrime con le mani, dolcemente, accarezzandomi le guance.
<< Anche io.. anche io voglio.. stare al tuo fianco
>> mormora.
Le lacrime non si fermano.
E neanche il mio cuore, che inizia a battere sempre più
forte.
L'ha detto davvero o è solo un sogno?
Se lo è, non svegliatemi.
Robert
Quel ragazzina mi sta sul cazzo.
Non voglio quel ragazzino vicino a lei.
Devo starci io
vicino a lei.
Quello lì deve togliersi dalle palle, anche alla svelta.
Ma non mi importa ora, perché Kristen sta piangendo.
Ed è tutto così confuso.. ma le sue lacrime le
vedo benissimo.
E capisco anche il motivo della loro presenza su quel viso tanto bello.
E' colpa mia, mia, mia, mia, mia.
Le asciugo, e la sua pelle è fredda per via del vento che
c'è stasera.
L'attiro a me, per scaldarla.
Ma come sempre, sono troppo brusco e rischio di farle male. Devo
decisamente darmi una calmata.
Non so dosare la forza.
E lei è così piccola...
<< La mia piccola... >> mormoro, mentre le
bacio i capelli.
La sento sussultare, ma non ne capisco il motivo.
Ho ancora parecchio alcol in corpo.
Le accarezzo i capelli, ignorando il ragazzino che ci fissa davanti a
noi.
Faccio sedere Kristen sulle mie ginocchia e le strofino il viso contro
il suo. Ho bisogno del suo tocco.
Il suo tocco porterà via ogni mio dolore, come ogni volta.
<< Non andare via.. non andare via.. >> la
supplico, stringendola forte.
<< Non.. non vado via, Rob.. shh, calmo.. va tutto bene,
non ti lascerò mai solo, Rob.. per favore, non piangere...
>>.
Sto piangendo?
Davvero?
Non me ne ero neanche accorto.
Ma è bello piangere insieme a lei.
Ma non siamo solo noi due e questo mi dà fastidio.
Guardo il ragazzino, con tutto l'odio che l'alcol mi permette.
<< VATTENE! >> urlo, tenendo il viso di
Kristen premuto contro il mio petto perché non possa dire
niente. Lei è buona, lei gli direbbe di restare, ma io non
sono buono e non lo voglio qui. Kristen prova a divincolarsi, ma la
tengo ferma. << ORA! VATTENE ORA, COGLIONE! PRIMA CHE TI
SPACCHI QUELLA FACCIA DEL CAZZO, CHIARO? >> il ragazzino
non si muove di un passo.
Mi sarei già alzato, se non ci fosse Kristen.
<< Non la lascio da sola con te >> dice,
spavaldo.
<< Ma fatti i cazzi tuoi! >>.
<< Le fai male >> mi fa' notare.
Lascio la presa su Kristen.
<< No.. no, io non le farò mai male
>> dico, più a me stesso che a lui.
Kristen si alza e mi prende il viso fra le sue mani, guardandomi dritto
negli occhi. << Robert, basta >>.
Mi immobilizzo.
E' arrabbiata con me?
<< Kristen... >>.
<< Non urlare, okay? >>.
Annuisco.
<< Bravo... Rob, devi vomitare? >>.
Scuoto la testa. Allungo una mano verso il suo braccio.
<< Non andare via da me... >>.
Mi sfiora il viso, e io mi godo di quel contatto. << Non
vado via, te l'ho già detto.. ma non puoi urlare contro le
persone >>.
<< Va bene... non urlo >>.
<< Grazie... sta qui, okay? >>.
<< No, no! Dove vai, KRISTEN! >>.
<< Devo parlare con Mike... Rob, calmo, mmh?
>>.
<< Torni...? >>.
Un sorriso aleggia sul suo viso, ha smesso di piangere.
<< Certo che torno.. torno sempre >>.
Kristen
<< Mi dispiace per.. questo >> dico,
voltandomi per l'ennesima volta per dare un'occhiata a Robert, seduto
sulla panchina con lo sguardo perso nel vuoto.
Mike annuisce e fa' spallucce. << Ognuno ha i suoi
problemi. Mi dispiace solo che tu debba occuparti di quel.. gigante
tutta sola.. è evidente che non mi vuole qui.. ma sei sicura
che vuoi davvero che me ne vada lasciandoti sola con lui? Sembra.. il
doppio di te e ha un sacco di alcol in corpo... >>.
<< Va.. va tutto bene.. >>.
<< Okay... però noi due ci rivedremo, vero?
Insomma.. potrei offrirti la cena tutte le volte che vuoi
>> sorride, per alleggerire la tensione.
<< Certo.. >>, provo a ricambiare, ma sono
troppo agitata. Sono almeno le due di notte e sono in giro per Londra
con Robert ubriaco, cazzo.
<< Be', allora.. ciao.. ehm, sai tornare a casa, vero?
>>.
<< Si, si.. tranquillo, me la cavo >>.
<< Mmh.. okay >> e prima che me ne renda
conto, mi ha dato un bacio sulla guancia ed è fuggito via.
Torno da Robert sperando che non l'abbia visto.
Mi risuonano nella testa le sue parole di prima.
"La mia piccola".
Ha detto seriamente "mia"?
Mi avvicino a Rob, sedendomi vicino a lui.
<< Rob, devi tornare a casa.. >> gli dico.
<< No.. resta qui con me... >>, mi stringe
la mano e io mi sciolgo.
<< Rob..? >>.
<< Mmh? >>.
<< Prima.. mi.. mi hai chiamata... la tua piccola?
>> chiedo, arrossendo.
<< Non so.. non ricordo.. l'ho fatto? >>,
ci resto male ma forse avrei dovuto aspettarmelo.
<< Si.. ma non importa.. è stato l'alcol..
>>.
<< No.. no, Kristen.... io ho detto.. cazzate. Io ho
detto che non voglio... >>.
<< Non vuoi farti vedere con me, ho capito...
>> lo aiuto, asciugandomi una lacrima.
<< Ma.. solo perché... io non sono pronto..
pronto.. pronto... >>, continua a ripeterlo come una
cantilena.
<< Posso.. aiutarti io >> dico, timida.
Si volta verso di me e sorride.
<< Sul serio? >>.
<< Anche per me è la prima volta, ricordi?
Nessuna storia seria, prima >>.
<< Ma io sono uno stronzo >> dice, serio.
<< Non è vero.. >>.
<< Si, invece >>.
<< Anche se fosse, a me non importa >>.
<< Non voglio che qualcuno si metta in mezzo...
>>, gli stringo la mano.
<< Non lo faranno, Rob. Forse.. provandoci...
>>.
<< Ho.. paura. Non sono fatto per le relazioni serie
>> lo dice come se fosse una condanna a morte.
<< Non ci ha neanche mai provato, come fai a saperlo?
Proviamoci, no? >>.
<< Forse... possiamo.. ma non deve saperlo nessuno, okay?
>>, forse gli sta passando la sbronza.
<< Okay.. >>.
cinque minuti di
silenzio dopo
<< Ero lucido quando ho detto che sei la mia piccola. Lo
sei davvero. Sei davvero piccola e... sei davvero mia, mmh?
>>.
_________________________
questo capitolo non mi piace.
forse solo la parte finale, proprio l'ultima frase.
ma volevo qualcosa di dolcioso per distrarvi da tutto il casino.
spero che stiate bene e che non abbiate perso la speranza,
perché presto la verità uscirà fuori.
rob e kristen si amano, gente, non pensate a quello che dicono i
giornali.
4 anni d'amore e li abbandonate così?
comunque sia, alla prossima.
fatemi sapere, mmh?
|
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Capitolo 9 *** cherry bomb. ***
Articolo di giornale:
"Robert Pattinson si prepara a
perdonare la sua Kristen".
No, maledetti figli di puttana, voi non avete capito un cazzo: non c'è niente
da perdonare perché vi siete inventati tutto, pezzi di
merda. E ora scrivete questi articoli solo per pararvi il culo,
ovviamente. Ma andati tutti a fanculo. Con amore, eh. No, niente amore,
fottetevi tutti.
(scusate la mia "delicatezza", ma era per dare l'idea di quanto odio
questi schifosi. okay, ora vi lascio al capitolo, baci.. ci vediamo
alla fine)
________________________________________
Kristen
<<
Forza, scheggia, metti in bocca >>.
<< Rob, ho cambiato idea.. >>.
<< Macchè, è facile, credimi..
forse non
all'inizio, ma non fa' così male come dicono. Forza, aprimi
quella boccuccia >>.
Scuoto la testa. << No.. e se non ci riesco e soffoco?
>>.
Lui sorride e mi fa' sedere sulle sue ginocchia. << Non
credo.
Dài, apri la bocca >>, lo faccio e lui sistema
la
sigaretta fra le mie labbra.
Mi sorride, fiero.
Mi sta stressando con questa cosa da una settimana ormai.
Non fumo e lui non ci crede che non ho mai provato.
Okay, da quando lo conosco riesco quasi a sentire il sapore di nicotina
nei suoi baci, ma non mi è mai venuta molta voglia. Forse
solo
un pochino.
E adesso lui l'ha scoperto e vuole farmi provare.
Siamo seduti su una panchina - io sulle sue ginocchia, aww - in un parco,
lo stesso dove siamo andati per farlo riprendere dalla sbronza una
settimana fa'.
Veniamo quasi sempre qui.
Più che altro perché non ci viene nessuno e
nessuno può vederci
insieme.
Nella mia testa, immagino che sia perché così
possiamo stare soli, ma la verità è dura da
accettare.
Ma cerco di non pensarci e mi sistemo meglio sulle sue ginocchia.
Ci stiamo provando, no?
Stiamo sul serio
provando a essere almeno qualcosa.
Nessuno dei due ha più accennato all'argomento da quella
sera a me va bene così, più o meno.
Ci sono tante cose che vorrei chiedere a Rob, come: anche tu provi
quello che sento io ogni volta che mi tocchi?
Anche tu ti senti morire ogni volta che le nostre labbra si sfiorano?
Anche tu tremi ogni volta che, anche se solo per sbaglio, mi sfiori?
Perché io sto impazzendo.
<< Kris, concentrati >> mi sgrida Robert
mentre accende la sigaretta, ancora stretta fra le mie labbra.
E' strano, ma per ora sono ancora viva.
<< Bene, adesso.. inspira, mmh? Forza! >>.
Ci provo, e tutto quel fumo finisce nei miei polmoni, facendomi tossire
come una pazza.
Robert mi accarezza la schiena e prende la sigaretta prima che la butti
per terra.
Mi tiene stretta finché non finisco, poi mi sistema di nuovo
la
sigaretta in bocca, l'accende di nuovo e mi fissa, cocciuto.
<<
Un'altra volta >> dice.
Gli lancio un'occhiataccia.
<< Avanti, Stewart >> mi incita, facendomi
uno dei suoi sorrisi smaglianti.
E io non posso proprio resistere, così provo un'altra volta.
E un'altra ancora.
E ancora, ancora, ancora e ancora, finché non smetto di
tossire almeno un po'.
Mi prende la sigaretta di bocca, fa' un tiro e la butta via.
<< Bravissima! >> esclama, abbracciandomi.
Mi piace farlo felice.
Mi piace fargli vedere, che se voglio, posso essere come vuole lui.
Posso fumare, posso stargli dietro.
Non voglio che pensi che sono solo una sciocca ragazzina.
A volte mi sento così piccola in confronto a lui...
<< Ehi.. >>, Rob mi prende il viso fra le
mani, baciandomi dolcemente sulle labbra. << A che pensi?
>>.
<< N..niente >> mentii.
In realtà, pensavo a tante cose.
Cos'eravamo?, prima di tutto.
Era la domanda che mi teneva sveglia la notte.
Non stavamo insieme.
Non eravamo "ragazzo e ragazza", ma ci baciavamo.
Non davanti a tutti, chiaro, ma lo facevamo e lui era il primo ragazzo che
baciavo.
Mi strofinò il naso con il suo, dolce. << Mmh,
okay.. stasera esco con Tom, tu che devi fare? >>.
<< Sto a casa, penso.. >>, portami con me,
portami con te,
Rob, per piacere.. farò la brava, ma tu non lasciarmi sola
anche
stanotte.
<< Finisco presto e vengo a prenderti? >>
propose, tenendomi per mano.
<< Mi trovi alla porta sul retro, okay...
>>, ma non riesco a nascondere la mia delusione.
E Robert se ne accorge.
Mi sistema una ciocca di capelli dietro l'orecchio. <<
Ehi, mi dici che succede? >>.
<< Niente... >>.
<< Dài, Kristen.. te la sei presa per la
sigaretta? Sei
andata alla grande! Anche io tossivo le prime volte, vedrai che con il
tempo.. >>.
<< Non è per quello, Rob
>>.
<< Ah.. e per cosa? >>.
<< Niente, ho detto. N-I-E-N-T-E, okay? Niente!
>>, mi alzo dalle sue ginocchia e comincio a camminare,
esasperata.
Robert sbuffa e si prende la testa fra le mani.
<< Non ti capisco, Kristen... >>.
<< Non devi capirmi! Lasciami in pace, okay? Dammi..
dammi un
minuto, ora mi passa.. >> dico, tirandomi i capelli e
cercando di
trattenere le lacrime.
<< Ma cosa
ti deve passare, esattamente? Parlami, cazzo! >>.
<< Io.. io.. Rob, non so se.. >>.
<< Che c'è, hai cambiato idea? Non vuoi
provarci? >>.
<< Noi ci nascondiamo,
Rob.. >> dico, e qualche lacrima inizia a scorrermi sul
viso.
<< Non è proprio "nascondersi", diciamo che
non voglio che
gli altri si metteva in mezzo e rompano i coglioni, Kris..
>>, ha
ancora il viso nascosto nelle mani, piegato su quella dannata panchina
che ormai conosco a memoria. Sto odiando questo posto.
<< Va bene, come vuoi.. >>, mi appoggio a
un albero, chiudo gli occhi e piango.
Piango per questa settimana che è appena passata.
Che è stata inferno e paradiso insieme.
Io e Rob, tutti i giorni, nascosti.
I baci rubati, i nascondigli.
A scuola, quasi non ci parliamo.
Lui continua a uscire con i suoi amici, io con Sam. Qualche volte Tom
prova a convincermi a uscire con lui e Sam, ma io rifiuto sempre.
Incontrerei Rob, e chissà come la prenderebbe lui.
<< Kris? Ehi.. stai piangendo? >> mi chiede
Robert, alzandosi per raggiungermi.
<< Mi.. mi passa subito >>, cerco di
togliere le lacrime dai miei occhi, ma loro sono testarde quasi quanto
me.
Rob mi blocca i polsi con le mani.
Come sempre, non sa dosare la forza e mi fa' un po' male.
Cerco di trattenere la smorfia di dolore, mentre i suoi occhi si
conficcano nei miei, inchiodandomi con quel suo sguardo di ghiaccio.
<< Oh, parla, cazzo. Dimmi che cazzo hai, e dimmelo ora,
Kristen.
Perché piangi? Che cazzo ti prende, si può
sapere?
>>, mi scuote finché un singhiozzo troppo
forte lo fa'
smettere. Mi stringe a sé e mi accarezza i capelli.
<<
Shh, ehi.. ho capito. Stasera vieni con me, okay? Con me, Tom e Marcus.
Ma.. Kristen, non sarà come il pub dell'altra volta, lo sai
vero? Io.. frequento posti dove è meglio che una ragazza
come te
non metta piede ma se proprio vuoi venire.. okay, vieni. Ma stammi
appiccicata, okay? >>.
E' come se mi avesse appena fatto un regalo di Natale in anticipo.
<< Dici sul serio? >>.
<< Certo.. >>.
<< Aww,
grazie, grazie!
>> gli getto le braccia al collo e lo bacio, infilando
subito la
lingua nella sua bocca. Mmh, sono così felice.
Robert mi stringe a sé, stringendomi i fianchi e ricambiando
il
bacio alla grande, rendendolo ancora più spinto mentre
infila le
mani sotto la mia maglietta. << Rob.. >> lo
ammonisco e lui
ridacchia. << Scusa, scheggia, ma sono un maschio e tu
hai un
corpo da urlo.. >>, arrossisco e gli dò uno
schiaffetto
sulla mano che è ancora infilata sotto la mia maglietta. Non
ho
tempo di arrabbiarmi per il suo commento, la mia concentrazione
è tutta per sta sera.
<< Che
vuol dire
"stasera esco non rompere i coglioni", Kristen? >>, mi
urla
dietro Cameron mentre salgo di corsa le scale per andare in camera mia.
<< Vuol dire che sono cazzi miei, Cam! >>.
<< Mamma torna stasera, che dovrei dirle io?
>>.
<< Mamma me lo lascerebbe fare! >>.
<< Mamma non sa chi stai frequentando! >>.
Mi giro verso di lui, con il cuore in gola.
Cameron.. lo sa?
Non è possibile. Sono stata attenta.
Robert non è mai venuto a casa, sono sempre stata io ad
andare da lui.
E quando veniva a prendermi ci incontravamo sempre a metà
strada, non.. non è possibile che Cameron lo sappia.
Ma la sua faccia non lascia spazio a dubbi: Cameron sa tutto.
<< Che.. che vuoi dire? >> chiedo,
stringendo forte lo corrimano della scala.
<< So benissimo che ti vedi con Pattinson. Vi ho visto
insieme
una settimana fa', ma non ho detto niente perché non volevo
interferire, ma se scopro che fai qualche cazzata, Kristen..
>>.
<< TU NON SEI PAPA', CAMERON! >> urlo,
piegandomi in due per l'intensità delle mie stesse urla.
<< Ma tu sei ancora una bambina, Kristen!
>>.
<< Smettila! >>, mi tiro i capelli
indietro. Odio. ODIO
quando si comporta così. << Smettila, cazzo!
Tutto.. tutto
quello che faccio non sono affari tuoi, lasciami in pace, Cameron!
Basta, mi sono stufata! Non sei un cazzo di niente per dirmi quello che
devo fare, va bene? Fottiti... >>, mi chiudo in camera
sbattendo
la porta.
Mi lancio sul letto, e piango.
Cameron fa' sempre così.
Lui pensa di potermi comandare, ma non può.
Ho sedici anni e mia madre mi ha cresciuta come una donna indipendente.
Non sto ai comandi di nessuno, in particolar modo di mio fratello
maggiore.
Mi chiedo dove siano Taylor e Dana, anche loro la pensano nello stesso
modo di Cam? Se è così, possono andare a fanculo
anche
loro.
Mi alzo dal letto solo qualche ora dopo.
Ormai non mangio neanche più.
L'idea di Rob mi riempie perfettamente lo stomaco, non ho bisogno di
cibo.
Mi nutro delle poche volte che stiamo insieme da soli. Non posso vivere
senza di quello.
Rob è diventato così importante per me.
Così essenziale
per il mio umore, che fa' quasi paura.
Mi spoglio velocemente, mi infilo in doccia e mi lavo per un'ora buona.
Esco, accendo la radio e Cherry Bomb risuona nella mia stanza scuotendo
le mura.
Frugo i cassetti alla ricerca di qualche trucco, con indosso solo
l'intimo. Appoggio vicino allo specchio tutto ciò che trovo.
Stasera, non voglio essere me.
Mi infilo una vecchia maglietta larga ma con strappi fatti ad arte
nella schiena, un paio di pantaloncini in jeans corti - molto, molto
corti - e infine un paio di vecchi anfibi neri. Mi trucco con matita
nera e mascara abbondante, che rendono i miei occhi ancora
più
grandi e la mia carnagione più chiara e diafana del solito.
Mi
guardo allo specchio: non sembro neanche io, eppure non mi basta. Mi
passo un po' di rossetto viola scuro sulle labbra. Sembra che qualcuno
mi ha preso a pugni in faccia, ma adesso assomiglio molto di
più
a una diciottenne piuttosto che a una sedicenne.
<< Hello
world, i'm your wild girl.. >> sussurro
rivolta allo specchio.
Robert
<< No, sto andando a prendere Kristen.. >>.
<< Kristen? Stewart? >>.
<< No, Tom, Kristen Vattelappesca, certo che Kristen
Stewart! >>.
<< Okay, okay, scusa.. è solo che.. non
immaginavo che fra voi due.. >>.
<< Non iniziare, eh. E' una cosa.. nuova. Per tutti e
due, quindi stanne fuori. Fuori, capito? >>.
<< Eh ho capito.. ma da quando.. cioè, ci
frequentate da quando? >>.
<< Da.. un po' >>.
<< Ma non è un po' piccola per te..?
>> mi chiede Tom, mentre davanti a me inizio a vedere la
casa di Kristen. Mi fermo e aspetto che esca.
<< Ha sedici anni... io a sedici anni ero già
molto avanti per la mia età >>.
Ma so che non è così che stanno le cose.
Kristen è piccola.
Lei è dolce, timida, innocente.
E' tutto quello che io non sono e che desidero.
La sua pelle candida, i suoi occhioni verdi, le lentiggini chiare sul
suo viso angelico, le ciglia lunghe, le labbra rosse naturali.
I capelli castano ramato, non troppo lunghi. Le braccia sottili come
tutto in lei.
E' minuscola, un peso piuma.
Me la sogno la notte, quella ragazzina.
Ed è proprio questo il punto: è una ragazzina,
mentre io sono un ragazzo che porta solo guai.
Ma il suo viso triste oggi mi ha fatto capire che non posso
più decidere per lei. Se vuole seguirmi nel mio mondo, non
posso impedirglielo.
Se scapperà via, non la biasimerò.
<< Si, ma.. Rob, lei è.. diversa, te ne sarai
accorto anche tu. Non è come le altre ragazze della scuola,
e poi io esco con Sam e loro due sono amiche, quindi.. non vorrei che
tu.. con lei >>.
<< Non ti incasinerò la tua storia con Sam,
okay? Calmati, Tom. Esco con Kristen, non me la devo sposare
>>.
<< Te la sei già portata a letto?
>> domanda Tom, a bruciapelo.
Quella domanda mi coglie di sorpresa.
Mi viene da sorridere.
Kristen? A letto con me?
Trema non appena la sfioro.
E' così piccola
e innocente
che appena le infilo la mano sotto la maglietta, la sento fremere quasi
di paura,
come se io potessi davvero farle del male.
Non lo farei mai, non a lei.
Quella ragazzina è diventata una
cosa davvero troppo grande.
Non so neanche io cosa mi sta succedendo, so solo che non vedo l'ora
che esca da quella dannata casa e corra da me.
Così potrò abbracciarla e stringere a me quel corpicino minuscolo.
Okay, non posso negare di aver fatto qualche pensierino "un pochino" impuro su di lei,
ma come potevo evitarlo con quelle gambe,
cazzo? Cioè, ha il corpo di una bambina, ma di una bambina
sexy, Dio! Me la porterei a letto volentieri, ma.. per la prima volta in vita mia,
non voglio mettere fretta a una ragazza e voglio godermi ogni momento
che passo con lei senza la tensione di sapere di stare facendo qualcosa
che lei non vuole e per la quale non si sente pronta. Certo, quando
vorrà, mi troverà a braccia aperte, ma fino a
quel momento, mi basta averla accanto a me.
<< No, certo
che no, Tom. Ma l'hai vista? E' una bambina... >>, la mia bambina,
aggiungo nella mia testa.
<< Si, è una bambina, ma ha un culo...
>>.
<< Tom, ti spacco la faccia se dici di nuovo una cosa del
genere >> lo avverto.
Non sopporto che qualcuno parli di Kristen in quel modo.
Cazzo, dài, è una bambina e non merita un simile
linguaggio.
Anche se.. nei miei pensieri, che sono ben lontani dalle sue orecchie,
dico anche di peggio.
Ma io posso, perché io
non le farei mai del male, non posso fidarmi delle altre persone.
Neanche di Tom, se si tratta di Kristen.
<< Woah, calmati, amico! Non ho mica detto che me la
faccio o roba del genere, ma solo che ha un cu... >>.
Gli chiudo il telefono in faccia prima di correre il rischio di
incazzarmi seriamente.
Tiro un pugno contro un albero per calmarmi. << Cazzo..
>>, mi sono scorticato una mano, ma chissene.
Sento la porta di casa di Kristen aprirsi e subito mi pulisco la mano
sui jeans.
La guardo saltellare giù dagli scalini e..
aspetta, cosa sta indossando?
Quelli sono pantaloncini
corti?
Si gira per controllare che nessuno la guardi e noto che quella
maglietta è strappata
sulla schiena.
Quindi, mostra quella meraviglia di schiena e di pelle liscia e candida
- e scommetto anche molto calda - che si ritrova.
Ma torniamo sulle sue gambe.
Le sue gambe scoperte.
Le sue gambe
scoperte, cazzo.
Sono bellissime.
Candide, snelle, sembra che non finiscono mai anche se lei è
uno scricciolo.
E alla fine trovo due paia di anfibi da maschio, ma che a lei stanno
benissimo.
Dio, perché mi sta facendo questo?
Ho appena finito un discorsetto mentale su quanto la rispetto e su
quanto non la forzerò mai a fare niente, ma se adesso lei si
veste in questo modo come posso impedire alle mie mani di finire in
zone off limits? Non è giusto.
Non è proprio giusto, cazzo.
Kristen sgambetta fino a me, con un grande sorriso in faccia.
E' proprio bella
oggi.
Si è truccata un po'.
Ha gli occhi cerchiati di matita nera e questo rende i suoi occhi
ancora più grandi e luminosi.
<< Ciao.. >> dice, prima di cingermi il
collo con le braccia.
La stringo forte a me.
Le mie mani finiscono - casualmente - proprio nei punti in cui la
maglietta è strappata.
La sento sussultare.
Appoggio la mia fronte sulla sua, avvicinando i nostri visi.
<< Ciao, bella >>.
Lei diventa tutta rossa. << Da.. da quando mi dici "ciao
bella", Rob? >> chiede, timida.
Il suo nuovo look è tutto fumo e niente arrosto,
è ancora la dolce, piccola, innocente e timida Kristen.
E io posso tirare un sospiro di sollievo.
Perché, anche se adoro il nuovo look, è del suo
carattere che mi sono innam.., no, basta, non devo neanche pensarlo.
E' il suo carattere che mi piace.
Diciamo che mi ha conquistato
questo in lei.
E basta.
Solo questo.
Basta, basta, basta.
Non devo pensare mai più una cosa del genere.
Incasinerei tutto ancora di più e non posso permettermelo,
non ora.
Non adesso.
Non proprio ora che le cose con lei stanno prendendo questa piega.
<< Mmh, be', lo sei,
Kristen.. >>.
<< Oh.. ehm.. g..grazie... >> dice, tutta
imbarazzata.
Chino un po' in capo per far combaciare le nostre labbra.
Mmh, che bello. Le nostre
labbra.
Le nostre labbra unite.
Le sue labbra
sulle mie.
Sono morbide, soffici, sembrano fatte apposta per stare a contatto con
le mie.
Siamo stati fatti per stare insieme.
Combaciamo.
Prima che altri pensieri sdolcinati mi frullino in testa, mi stacco
dolcemente da lei.
Lei sorride, dolcemente, e mi accarezza una guancia.
<< Andiamo? >> le chiedo, cingendole la
vita con un braccio.
Kristen annuisce, stringendo la mia maglietta con la mano.
<< Dove andiamo, Rob? >>.
<< Un pub >>.
<< Oh.. come l'altra volta? >>.
<< Non.. non esattamente, Kristen >>.
<< Mmh.. cioè? >> insiste,
seguendomi mentre la incito a camminare.
<< E' un po' più.. movimentato, ecco
>>.
Il locale non è solo "movimentato", è un casino.
E' piccolo, stretto, e pieno di gente.
Tom e Marcus mi fanno cenno di raggiungerli al bancone del bar.
Prendo Kristen per mano e cerco di spingerla in avanti senza farla
andare contro a nessuno.
Missione molto ardua, visto che tutti sembrano intenzionati a toccarle
il culo mentre passiamo.
Un ragazzo poco più basso di me le lancia un'occhiata che
sembra che la voglia scopare sul posto.
Spingo Kristen un po' più avanti e colpisco il tipo sul
braccio, avvertendolo. Il tipo solleva le mani in segno di resa.
Sono conosciuto in questo posto, se qualcuno tocca Kristen se la
vedrà con me. E non sarà un bel vedere.
Alla fine arriviamo sani e salvi fino a Tom e Marcus.
Tom ha già in mano un boccale di birra, da bravo inglese
qual'è. Marcus niente, come al solito.
Controllo gli sguardi che si fanno, ma Marcus le sorride come
sorriderebbe a una qualunque ragazza, anche se forse usa più
gentilezza con Kristen. Non voglio che la tratti male, certo, ma ho
ancora paura che Kristen si accorga di quanto Marcus sarebbe una scelta
migliore per lei di quanto lo potrò mai essere io.
<< Finalmente siete arrivati >> dice Tom,
passandomi una birra.
Kristen è ancorata al mio fianco, e non le
permetterò di allontanarsi per il resto della serata.
Stranamente, non mi dispiace averla al mio fianco.
Prima di lei, ho avuto davvero molte poche ragazze fisse.
Alcune di loro, sono durate si e no due o tre giorni. Mi stanco
facilmente di loro.
E non sopportavo la loro presenza al mio fianco, odiavo doverle
controllare se eravamo insieme perché in realtà
non mi importava un bel niente di loro o di quello che facevano. Mi
dava fastidio pure offrire loro da bere. Con Kristen, invece,
è diverso.
Mi piace davvero molto averla accanto a me.
Il fatto che sia con me, stasera, mi tranquillizza.
Non dovrò pensare a cosa sta facendo, perché mi
basterà guardarla.
Mi preoccupo per lei, se ha fame, sete, sonno, se ha bisogno di
qualcosa, e non mi dispiace, anzi, mi piace anche questo.
Mi piace prendermi cura di lei perché lei fa' la stessa con
me.
E' la prima ragazza che mi chiede come sto preoccupandosi davvero della
risposta.
Attiro Kristen ancora di più verso di me, accarezzandole il
fianco con la mano. << Ci abbiamo messo un po'
>>, perché ci siamo persi in chiacchiere, con
Kristen è così facile parlare, mi lascio andare
con estrema semplicità con lei, cosa che non mi era mai
successa con nessuno. Anche Tom e Marcus devono insistere molto prima
di riuscire a parlare con me di determinati argomenti, con Kristen
invece viene tutto con naturalezza. E' strano, ma nel modo
più positivo possibile.
Tom scuote la testa, ridendo.
<< Forza, andiamo a sederci prima che occupi tutti i
posti >> dice Marcus, dirigendosi verso i tavoli.
Faccio sedere Kristen vicino a me, o per meglio dire: attaccata a me.
E' l'unica ragazza del gruppo e non voglio che si allontani troppo.
Sotto il tavolo, ci sfioriamo le mani come per caso.
Tutti e due sa benissimo che non è un caso.
Abbiamo come un bisogno impellente di toccarci, sfiorarci, anche se
solo per un attimo. Ho bisogno di sapere che è qui con me.
Tom prende subito in mano la conversazione, con le sue solite battute
cretine.
Kristen non sembra farci caso, annuisce e sorride e a me sembra
così bella..
Siamo nel bel mezzo di una conversazione.
Kristen sta parlando con Marcus di un gruppo musicale che non conosco.
Tom scherza sui nomi dei componenti della band, chiamandoli con nomi
davvero pochi carini.
Ma io sono concentrato sul viso di Kristen. Guardo ogni sua sfumatura
di colore: le guance rosee, le labbra piene e rosse, le lentiggini sul
viso, il nero della matita, il verde intenso degli occhi.
E senza che me ne accorga sto sollevando la mano per accarezzarla la
guancia davanti a tutti.
Lei si immobilizza, sorride e arrossisce.
Non riesco a togliere la mano dalla sua guancia, così
soffice e morbida.
Tom e Marcus mi guardano.
Marcus sorride, un sorriso che assomiglia molto a un "l'avevo detto,
io!".
Tom mi guarda confuso, con un'espressione da ebete che fa' quasi ridere.
<< Be', >> chiedo, << che
avete da fissare? >>.
Tom distoglie subito lo sguardo. << No, no.. non
è questo, è solo che non pensavo che voi due..
si, insomma.. >>, prova a concentrarsi sulla sua birra,
ma sembra davvero in imbarazzo. << Tu e Kris.. be'
>>.
Marcus interviene, salvandolo prima che dica qualcosa che mi faccia
incazzare. << Ho la macchina fotografica, vi faccio una
foto. Ho la strana sensazione che questa serata la ricorderemo per un
bel po' >>.
Si alza e tira fuori una piccola canon dal borsone che si porta sempre
dietro.
Lui e quella sua dannata aria da artista consumato.
<< Forza, sorridete! >>.
Tom non se lo fa' ripetere due volte e si avvicina a noi due,
mettendosi vicino a Kristen.
Non mi importa, mentre la stringo a me.
Ha ragione Marcus, voglio ricordarmi questa serata per molto tempo.
Stasera ho finalmente capito che posso condividere la mia
felicità con Kristen con Tom e Marcus, e anche se
è solo con loro, spero tanto che Kristen apprezzi il gesto.
Dal modo in cui mi stringe la mano sotto al tavolo, penso proprio di
si.
_________________________
okay, spero che vi piaccia.
è stata una settimana dura per tutte le fan di robsten,
quindi sorridete che sta per finire tutto.
almeno spero, incrociate le dita, okay? mmh.
e viva kristen che ha ottenuto la parte che voleva!
fatemi sapere che ne pensate, eh.
baci baci
xoxo
|
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Capitolo 10 *** shut the fuck up. ***
Robert
Stare con Kristen, mi faceva bene.
Ma bene
davvero.
La sua sola presenza, mi rendeva felice.
Cosa che non accadeva da un sacco di tempo.
Eppure c'era ancora qualcosa che mi impediva di lasciarmi andare
completamente.
A scuola, tutto si complicava.
Non riuscivo a stare vicino per paura di quello che avrebbe detto la
gente.
Non volevo che qualcuno si mettesse in mezzo.
Kristen e il nostro rapporto, era qualcosa di estremamente privato.
Però, non riuscivo comunque a starle lontano per molto tempo.
La individuai subito mentre usciva dall'aula di ginnastica insieme alla
biondina, aveva ancora i pantaloncini da ginnastica e una maglietta a
maniche corte grigia, i capelli legati in una coda e si massaggiava un
polso con la mano. Si è fatta male?, penso subito. Mi
affretto a
chiudere il mio armadietto e a raggiungerla. Appena mi vede mi sorride
subito. E' raro che parliamo a scuola, un po' perché non
frequentiamo neanche un corso insieme e un po' perché io
cerco
di evitarla come meglio posso per non far insospettire i nostri
compagni. Ma il terrore che si sia fatta male batte tutte le mie
priorità.
«Kristen.. ciao», le dico.
La biondina, Sam, mi guarda alzando gli occhi al cielo.
Non penso di stargli molto lontano e non so neanche quanto di noi due
Kristen le abbia raccontato.
Spero non molto.
Lei mi sorride mentre continua a massaggiarsi il polso.
«Ehi..».
Sam saluta frettolosa
Kristen e a me fa' un cenno con la mano prima di lasciarci da soli.
Spingo piano Kristen dentro gli spogliatoi maschili.
«Rob, non posso entrare qui..» protesta.
«Non se ne accorgerà nessuno.. adesso fammi dare
un'occhiata a quel polso».
«Polso? Ah.. questo», si sfiora piano la parte
rossa, che adesso posso vedere meglio.
«Ma che ti sei fatta, si può sapere? Cazzo, Kris..
».
«Non è colpa mia!» si difende, mentre le
massaggio
piano il polso. I suoi occhi tornano subito a sorridere, brillanti come
sempre.
Lentamente,
mi porto il suo polso alle labbra.
Lascio un dolce bacio nella parte più rossa.
Non mi era mai capitato di fare gesti così dolci.
Prima non ci avrei neanche mai pensato.
Ma Kristen mi ispira dolcezza,
invece che le solite cose che le ragazze invogliano nei ragazzi.
Osservo le sue guance colorarsi e ne sono piacevolmente compiaciuto.
Sono io a
farla arrossire.
«Mi
sono.. mi sono fatta male mentre facevamo le capriole.. non sono..
molto brava in quel genere di cose..» spiega, imbarazzata.
Riesco a malapena a trattenere una risata. Le sfioro piano la mano, poi
il braccio e infine il viso. «Sei dolcissima..».
Kristen si solleva sulle punte e appoggia le sue labbra sulle mie.
Mmh, si, un suo bacio di prima mattina è proprio quello che
mi ci vuole.
L'ultimo è stato ieri notte e sono già in
astinenza.
Di mattina, non la bacio quasi mai per colpa della questione del
non-dobbiamo-parlaci-a-scuola, ma ora muoio dalla voglia.
L'appoggio contro il muro e le infilo la lingua in bocca, tenendola
stretta a me.
Lei si aggrappa al colletto della mia giacca, attirandomi ancora di
più a sé.
Le accarezzo il viso con i pollici, strofinando la mia pelle
tagliuzzata da anni di chitarra contro la sua pelle morbida, candida,
senza neanche un difetto.
Kristen intreccia le dita dietro la mia nuca, giocando con i miei
capelli, che si arricciano un po' in quel punto.
Mentre il bacio si fa' più intenso e le sue mani stringono
di
più, proprio come le mie, la sento trattenere un gemito a
malapena. «Mmh..».
A quel suono, così sensuale, non riesco più a
trattenermi.
Con estrema delicatezza, sollevo un po' la sua maglietta e le accarezzo
buona parte del fianco.
Calmo.
Datti una calmata, Pattinson.
Cazzo, è una bambina.
Le lascerai il segno, stai stringendo troppo forte.
Mi dice la vocina nella mia testa.
Ma tutto quello che sento è la sua pelle calda e morbida.
E mi dà alla testa.
Impazzisco ogni volta che la sfioro.
E lei sembra provare lo stesso, perché non cerca di
respingermi
con gentilezza come sempre, ma sembra quasi che mi inviti a continuare.
Con un gesto veloce, mi sfilo la giacca e resto con la maglietta a
maniche corte.
Kristen lascia stare i miei capelli, e senza interrompere il nostro
bacio, mi accarezza le braccia.
Le sue mani percorrono strade infinite sulle mie braccia.
Ogni suo gesto sembra dire "qui sei al sicuro", e mi beo di quel
contatto.
Sollevo
sempre di più la maglietta, finché non arrivo a
una delle coppe del reggiseno.
Le sue dita tremano mentre mi sfiora, e so che ha paura.
Vorrei fermarmi, ma non ci riesco.
Ma posso limitarmi.
Seguo i contorni del ferretto e le mordo piano le labbra.
Kristen lascia una mano stretta sul mio avambraccio mentre con l'altra
la tiene premuta contro il mio viso.
E' tesa, ma non mi respinge ancora.
Continuiamo in questo modo per non so neanche quanto tempo.
Cerco di limitare la forza con cui la sfioro, ma è
così bello
toccarla.
Quando finalmente ci stacchiamo, Kristen appoggia una mano sul mio
petto e io faccio altrettanto.
Ci guardiamo negli occhi, e sento scattare
qualcosa.
Ma non riesco ad approfondire quello che sta succedendo,
perché la porta dello spogliatoio si apre.
E l'intera squadra di calcio della scuola fa' il suo ingresso dopo un duro allenamento.
Kristen
«Ma guarda un po' chi abbiamo qui..» ci sfotte uno
dei
ragazzi, facendo ridere quella massa di deficienti dei suoi amici.
Spero con tutto il cuore che Robert non giochi a calcio
perché in questo momento potrei odiarlo.
Mi scosto subito da Robert, sistemandomi la maglietta.
Ma tutti loro
hanno visto cosa stavamo facendo io e Robert.
Hanno visto le sue mani su di me.
Hanno visto la mia maglietta sollevata.
E spero solo che non mi abbiamo sentito.
Non pensavo di essere così sensibile, cazzo.
Arrossisco. Vorrei solo sprofondare.
Non oso aprire bocca.
«George..» dice Robert, per avvertirlo.
«Cosa, Pattinson? Pensi di poter uscire il nostro spogliatoio
per
portarci le ragazze? Be', sbagliato. Usa qualche altro posto».
Uno degli altri ragazzi, un biondino con la faccia non molto sveglia,
si fa' avanti. «A meno che tu non voglia condividere la tua
conquista con noi..» dice, viscido.
Indietreggio, nascondendomi dietro Robert.
Lui solleva un braccio, mettendosi fra me e loro.
«Dì un'altra volta una cosa del genere e ti do un
calcio nei coglioni che non hai, stronzo! » urla.
«Oh-oh, che gelosone» lo prende in giro George.
Robert ringhia quasi. «Ti ho detto di smetterla!».
Lo trattengo per un braccio prima che si butti su di loro.
«Rob..
Rob.. andiamo via.. per favore» lo prego, e lo strattono
finché non mi segue fuori dallo spogliatoio, sotto le
risatine
cretine dei ragazzi. Un attimo prima di uscire però, mi
sfugge
di mano, si gira e dà un pugno in piena faccia al ragazzo
biondo
che ha fatto quella battuta volgare. «Così ti
ricorderai
di pensare con chi stai parlando, la prossima volta», gli
sputa
addosso mentre il ragazzo giace a terra con le mani sporche di sangue.
Prima che abbia il tempo di urlare, Robert mi afferra il polso -
proprio quello che mi fa' male - e mi trascina via.
«Rob.. cazzo, Rob, mi fai male!» gli dico, quando
siamo finalmente nel giardino della scuola.
«S..scusa», molla subito la presa e io mi massaggio
il polso. Cazzo, stringe davvero troppo forte.
«Ma si può sapere che ti è preso? Gli
avrai rotto il naso!».
«No.. forse, non lo so..».
«Be', lo so io!
C'era.. c'era sangue».
«Mi dispiace che tu l'abbia visto e che tu abbia dovuto
assistere
a una scena del genere, ma se mi stai chiedendo se mi dispiace per
lui.. allora la risposta è no. Non me ne fotte
un cazzo di quel ragazzino. E' un idiota e poteva risparmiarsi
benissimo quel commento del cazzo».
Una parte di me è lusingata che lui abbia difeso il mio
onore.
L'altra parte, è terrorizzata.
Questo ragazzo, lo stesso che stavo baciando fino a cinque secondo fa',
ha davvero rotto il naso a un ragazzo solo
perché ha fatto un commento poco carino sul mio conto?
E' esagerato.
E' assurdo.
E'.. da Robert, ammetto con me stessa.
Avrei dovuto immaginarlo.
Avrei proprio dovuto immaginarlo che avrebbe reagito in quel modo.
E' il suo modo di sistemare le cose: la forza.
Guardo il mio polso rosso, e mi dà ragione.
Non mi va' di litigare con lui.
E' il suo modo di reagire e non sarò certo io a cambiarlo.
Non in un giorno solo, almeno.
Mi strofino gli occhi e cerco di far finta di niente.
Robert è incredibile.
Come può anche solo pensare
cose del genere?
E' impulsivo.
E fa' paura quando si arrabbia, ma ora
voglio fare finta
di niente, perché sta andando tutto bene fra di noi.
Okay, a scuola non ci parliamo quasi mai, ma le poche volte sono wow.
Come prima, che è stato decisamente più che
wow.
«Okay.. lasciamo perdere, non.. non importa.. adesso possiamo
andare a mangiare, che dici?», gli porgo la mano, sperando
che la
prenda.
Non mangiamo quasi mai insieme, in mensa.
Perché tutti ci possono vedere.
Ma adesso ho bisogno
che lui stia vicino a me.
Non posso sopportare il pensiero che sia chissà dove a
combinare chissà quale casino.
Ringrazio Dio quando la sua mano stringe la mia.
Purtroppo la mia gioia finisce subito quando entriamo in mensa.
Mi sento osservata da tutti.
Mi guardo intorno e non capisco perché tutti si voltino
dall'altra parte appane incrociano i miei occhi.
Robert stringe forte la mia mano.
E' la prima volta
che mi tiene la mano in pubblico.
E stanno rovinando tutto.
Alla fine riesco a sentire qualcuno bisbigliare al tavolo davanti al
quale passiamo, e finalmente capisco perché tutti mi
guardano.
"Si stava facendo quella
ragazza nello spogliatoio della squadra di calcio..."
"Che puttana".
"Scommetto che in America sono tutte così".
"Ma è la ragazza?".
"Pattinson non ha ragazze fisse. Ha solo ragazze da una botta e via".
"E' bella! Che troia, però".
"Guarda come si veste.. sembra un maschio".
Mi viene da piangere.
Gli occhi mi diventano lucidi mentre continuiamo a camminare in mezzo
alla folla.
Guardo Robert di sottecchi per riuscire a capire se anche lui ha
sentito quello che dicono.
Dalla sua espressione tesa, troppo seria, posso dire di si.
Non pensavo che le persone potessero essere così cattive.
Ne ho avuto un assaggio con Jennifer, ma non pensavo che..
«Oh, Kristen, cara!».
Si parla del diavolo e spuntano le corna.
Jennifer si è alzata dal suo tavolo e ora mi sovrasta con il
suo metro e settantacinque di tacchi alti e gonna corta.
I capelli biondi le ondeggiano ordinati intorno al viso.
Non si merita la bellezza che ha.
Lei è cattiva.
Passa lo sguardo da me, a Robert, che stringe ancora
più forte la mia mano.
Prima che Robert prenda la parola, lo faccio io.
«Cosa vuoi, Jennifer?» chiedo, sperando che la mia
voce non sveli quanto sono nervosa.
«Io? Niente. L'intera scuola però vuole sapere
come ci si
sente a perdere la verginità nello spogliatoio della
scuola» dice, con un sorrisetto malefico in faccia.
« Oh,
non che qualcuno abbia osato dire che sia la tua prima volta, eh
» aggiunge, come se fosse un complimento, «Solo
che, visto
come ti vesti e che tipo di genti frequenti...», lancia
un'occhiata a Sam, seduta da sola a qualche tavolo di distanza. Sam sta
guardando la scena a bocca aperta, impugnando così forte la
forchetta che penso che voglia conficcarla direttamente nella testa di
Jennifer. «Be', da questo ho ipotizzato che nessun altro ti
avesse anche solo mai guardato.. ma tranquilla! Robert va' con tutte,
è davvero bravo in questo. Vero, Rob?».
Sento Robert irrigidirsi affianco a me.
Fa' un passo avanti, avvicinandosi a Jennifer.
«Jennifer, smettila, ora.
Non ti spacco il muso adesso solo perché sei una ragazza, lo
sai».
«Oh, certo! Adesso ho un muso,
Robert. Non dicevi lo stesso quando scopavamo, eh?».
Le lacrime adesso fanno ancora più fatica a restare al loro
posto.
Ovvio.
Robert e Jennifer.
A letto.
Insieme.
Che cazzo di schifo.
Quest'immagine mi perseguiterà per il resto della mia vita,
me lo sento.
Ora, oltre alle lacrime, ho anche i conati.
«Scopavamo perché sei tu la troia!» le
urla contro Robert.
«Non urlavi quella parola mentre eri sopra di me, Rob
caro..», la sua voce è come un barattolo di miele
andato a
male.
Ora vomito sul serio, me lo sento.
«Quello che dicevo io non si sentiva neanche visto il modo in
cui ululavi, cagna!».
Jennifer diventa rossa di rabbia.
Anche io mi sarei arrabbiata se mi avesse insultata in quel modo.
Come può Robert essere così cattivo?
«Sei solo uno stronzo, Pattinson!».
«E tu una troia, Jennifer! E ora sparisci dalla mia vista,
stronza!».
Stiamo dando spettacolo.
Tutta la mensa ci sta fissando, curiosa.
Siamo lo spettacolo del giorno.
Anche le donne della mensa ci fissano senza dire niente.
Robert sta perdendo il controllo e io devo intervenire
ora, prima che la cosa degeneri.
Provo a prendergli la mano, ma lui mi scosta senza neanche guardarmi.
«Rob...» lo chiamo, ormai sull'orlo delle lacrime.
Tutta la scuola ci guarda.
Tutta la scuola pensa che io sia una troia.
Perfetto, grandioso.
E questa come la spiego a Cameron?
«Rob.. per piacere.. andiamo via? Non.. non mi sento
bene...».
Rob si volta verso di me, passando da arrabbiato a preoccupato.
«Che hai..?» mi chiede, premuroso.
Vedete, gente?
Non è crudele come sembra!
E' gentile e dolce!
Almeno quando non sta cercando di uccidere qualcuno..
«Niente.. voglio solo andare a casa».
Jennifer supera Robert e si mette davanti a me. «Che succede,
ragazzina? Non è stato gentile? Ti fa' male, là
sotto? Oh, povera!».
Afferro la mano di Robert e osservo Jennifer in silenzio.
No, non mi abbasserò al suo livello.
Jennifer guarda le nostre mani, strette.
«Povera illusa.. credi davvero che ci sia spazio per te nel
cuore di un ragazzo del genere?».
«Tu.. tu non sai niente» dico.
«Fidati, so più di te».
« Lasciala in pace, Jen» le intima, Robert.
«Stanne fuori, Pattinson, non sto parlando con te»,
torna su di me, «Sul serio credi che lui ti voglia?
Pensi davvero che non ti stia attorno solo per quello che potresti
dargli? Ma mia cara, quella cosa l'abbiamo tutte. Si
stancherà
di te, e succederà molto presto. A quel punto, ti ritroverai
senza amici, sola, e senza neanche più la tua
verginità.
Perché l'avrai data via con un ragazzo che neanche ci tiene
a
te».
«JENNIFER!».
Per un istante, penso che sia stato Rob a urlare.
E invece è Sam.
Si è alzata e anche se ha lasciato andare la forchetta, ha
un'aria molto minacciosa.
Si avvicina a Jennifer con una furia omicida che fa' paura pure a me.
«Oh, Samanta, ciao» la saluta Jennifer, con finta
allegria.
«A cosa dobbiamo tale entrata in scena? Sbaglio o tu esci con
l'amichetto di Pattinson?».
« Non nominare Tom, troia!» le intima lei,
puntandole contro il dito.
«Calma, calma, ragazzina».
«Ragazzina tua sorella, stronza! Devi smetterla,
Jen».
«Ma chi ha chiamato, si può sapere? Che cazzo
vuoi?».
«Io. L'ho chiamata io» mi faccio avanti, affianco
Sam senza
lasciare la mano di Robert, che è stranamente calmo.
«Mmh, devo essermi persa qualche passaggio», Jen
fa' la
finta tonta e si sistema distrattamente i riccioli biondi da barbie.
«Comunque sia, qui il discorso non è su quanto
c'entri
Samanta la Pazza o Robert il Puttaniere, ma su come si senta la piccola
indifesa Kristen.. la nostra dolce timida nuova compagna di
scuola», prova ad avvicinarsi a me per accarezzarmi una
guancia
ma mi allontano subito.
«Non
toccarmi»
ringhio.
«Oh, quanta rabbia per una ragazza così
piccola!» scherza, gettando indietro la chioma bionda.
«Jennifer mi sto incazzando...» dice Robert,
stringendomi un fianco.
«Oddio, Pattinson si incazza! Si salvi chi può.
Per
favore, Pattz. Non ci casco, sai? Non tocchi le donne»
scoppia a
ridere, «Certo, a parte quando devi portare con te negli
spogliatoi di calcio», stavolta non faccio in tempo a
spostarmi e
mi tira piano una ciocca di capelli, «è stato
squallido,
eh ragazzina? Lo so, non è molto romantico..».
Non ci riesco.
Non la sopporto.
La odio.
La odio, cazzo.
E vorrei piangere, urlare, ucciderla.
Ma tutto quello che faccio è tirarle uno schiaffo, in piena
faccia.
La mensa ti zittisce tutto in una volta.
«Chiudi quella
cazzo di bocca!» le urlo, prima di uscire dalla
mensa.
«Oh!».
«Kristen, ferma!».
«Lasciatemi sola...» li prego, mentre cado in
ginocchio in cortile, dopo una corsa non da poco.
Robert è subito al mio fianco.
Sam è subito dietro di lui.
Mi chiedo dove siano Tom e Marcus.
Robert si siede per terra e mi fa' sedere sulle sue ginocchia.
«Sei scema,» mi sussurra, mentre mi stringe forte e
mi
bacia i capelli, «quella ti ammazza la prossima volta, ma
tanto
la uccido prima io a quella troia di merda..».
«Rob, basta!» non ho neanche la forza di urlare, mi
esce una specie di gracchiare.
«Okay, okay, la smetto, shh.. va tutto bene,
Kris..».
«Si, Kris..» dice Sam, mettendosi in ginocchio
davanti a me
e fingendo un sorriso tutto per me, «la uccidiamo noi a
quella
troia. La uccido io se non ci riesce Robert. Tanto la odio
dall'asilo».
Alcune lacrime iniziano a rigarmi il viso.
Non capiscono.
Non me ne sbatte un cazzo di Jennifer.
E' tutta questa situazione
che mi fa' piangere.
Robert, Jennifer, Sam, la scuola, i baci, tutto.
Il fatto che Robert non mi ha ancora definito la sua ragazza.
Che Jennifer mi renderà la vita un inferno.
E che tutta la scuola ora pensa.. «Pensano tutti che..
che..» non riesco neanche a dirlo. Mi nascondo fra le braccia
di
Robert, e piango.
Lo sento sussurrare un «uccido quella troia,
stasera».
E Sam subito dopo «ti aiuto, Pattinson».
Ma a me non importa.
Non volevo questo.
Non volevo tutto questo casino.
Pensavo che Londra mi avrebbe portato fortuna.
Ho viaggiato così tanto, ho sempre voluto vedere Londra.
E ora che ci sono, tutto mi si ritorce contro.
Non è giusto, non è giusto, non è
giusto.
Piango contro il braccio di Robert, che mi culla come se fossi una
bambola di vetro.
E' così dolce e premuroso, che è facile lasciarsi
andare con lui.
«Rob..».
«Si, piccola?».
Il mio cuore manca un battito.
Doveva chiamarmi in quel modo adesso?
Cazzo, ma questo è scemo.
Perché non prima?
Perché non davanti a tutta la scuola?
Perché non quando si tratta di un momento romantico e non di
questa schifezza?
Vorrei strangolarlo.
Ma tutto quello che faccio è piagnucolare come se avessi
dodici anni.
«Voglio.. voglio andare a casa.. chiami Cameron?».
«Oh.. lo devo chiamare.. io?».
«Non.. non.. non riesco a.. parlare bene, Rob..».
«Okay, si, giusto, va bene.. dammi.. dammi il tuo
cellulare».
Lo tiro fuori dalla tasca e glielo porgo.
«Sam?» la chiama Rob, «Puoi tenerla tu
cinque minuti?».
«Sono..sono un.. fottuto cane, ora?» dico, ma Rob
mi ignora e Sam prende il suo posto, abbracciandomi.
«Andrà tutto bene, Kristen» mi dice.
Mi stringo forte a lei. «Lo.. lo spero tanto,
Sam..».
Robert
Devo chiamare Cameron.
Devo chiamare il fratello di Kristen
Suo fratello che, sospetto, mi odi.
Non sono mai stato un tipo nervoso, ma mentre compongo il numero mi
tremano quasi le mani.
Quasi.
Suona tre volte prima di rispondere.
«Kristen! Oh, che succede?».
«No.. ehm, non è Kristen.. sono.. io».
«Io? Io chi? Chi cazzo parla e dove cazzo è mia
sorella?».
«Ehm.. è qui, con.. me».
«Con te? Okay, sei.. sei Robert, giusto? Sei il ragazzino con
cui esce».
Nessuno mi aveva mai chiamato "ragazzino".
Ma immagino che per lui sia normale.
E' più grande di me.
Io stesso chiamo "ragazzini" quelli più piccoli.
«Si..si, sono io».
«Ciao, Robert. Io sono Cameron, quello che ti spacca la
faccia se
succede qualcosa alla sua sorellina. Allora, vuoi dirmi
perché
hai il telefono di Kristen o devo venire direttamente
lì?».
«Ehm.. ho.. ho il suo telefono perché Kristen..
non
può parlare», non so come uscire da questa
situazione.
«E perché non può parlare? Cazzo,
ragazzo, almeno tu parla però!».
«Sta.. male», ma perché balbetto come un
fottuto ragazzino?
«Olè,
facciamo progressi».
«Devi venirla a prendere».
«Siete a scuola, vero?».
«Si.. siamo nel cortile. Vieni, quindi?».
Sento il rumore di chiavi che cadono a terra e lui che impreca.
«Si, si, arrivo, un minuto! Dieci minuti al massimo e sono
lì».
Mi chiude il telefono in faccia.
Mi giro per dare il telefono a Kristen.
E non ce la faccio.
Proprio non ce la faccio a vederla così, in lacrime.
Piange come una bambina.
Una bambina piccola e indifesa.
E mi maledico.
Primo, perché è colpa mia che non la so difendere
come devo.
Secondo, perché non picchio le donne. Dovrei uccidere a
Jennifer.
Non importa se scopa bene, deve morire quella troia.
Mi avvicino a Kristen, e con delicatezza, la tolgo dalle braccia di Sam
e la metto sulle mie ginocchia.
«Puoi andare, Sam» le dico.
Lei annuisce, si sente di troppo.
Saluta Kristen, «Andrà tutto bene, Kris»
e va via, lasciandoci finalmente soli.
Accarezzo i capelli di Kristen, piano piano.
Finché non si calma almeno un po'.
«Mi dispiace tanto, Kris..».
«Non.. non è.. c..colpa tua».
«Si, invece.. quella là.. mi dispiace per quello
che ha detto».
«Tutta la scuola adesso pensa che io sia una
troia...».
«Ma non lo sei
e io lo
so» dico, deciso.
«Mmh...».
«Kristen! Non ci starai davvero pensando, vero?»,
la sollevo un po' per poterla guardare negli occhi, ancora lucidi.
Tristi.
I suoi tristi occhi verdi.
«Non lo so, Rob..».
«Come sarebbe a dire "non lo so, Rob"? Oh, Kristen,
guardami!», la scuoto finché non mi guarda dritto
negli
occhi. «Non lo sei, okay? Non sei una troia. NON LO SEI. Non
pensarci neanche!».
«Non è facile, Rob.. e poi.. e poi..»,
le lacrime le impediscono di parlare.
«Cosa, Kris? Che succede? Dimmelo..».
«Tu.. tu.. noi..», quel "noi", mi fa' una fottuta
paura.
«C..cosa? Che.. che cosa devi dirmi, Kris?».
Solleva il viso, finalmente mi mostra tutto il suo dolore.
I suoi occhioni verdi mi imprigionano.
Mi fanno suo.
Quando mi guarda in quel modo, sembra che io sia la sua vita.
Con uno sguardo, mi affida la sua vita.
E non è giusto, perché lei si merita qualcuno
meglio di me.
Ma ora lei sta cercando aiuto in me e io non voglio deluderla.
«Ho.. ho bisogno che tu non vada via» sussurra, in
lacrime.
Kristen
Quando Cameron arriva, ci trova ancora abbracciati per terra.
Attira la nostra attenzione con un colpo di tosse e io mi sento
arrossire.
Robert mi aiuta ad alzarmi.
«Ho già parlato con il preside. Vieni, Kris,
andiamo a casa», ma io non voglio lasciare andare Robert.
Non voglio andare via senza di lui.
«Rob.. Rob può venire con noi?» chiedo a
Cameron.
Lui fissa Rob e entrambi si lanciano una di quelle lunghe occhiate da
maschi.
Si valutano.
Osservano.
Cercano di capire chi è il più forte.
Chi ce l'ha più lungo.
E quanto forte può picchiare.
Ma alla fine lasciano perdere.
«Forza, vieni a cena da noi Pattinson...» accetta
mio fratello.
«Dici.. dici sul serio?».
«Si...».
Getto le braccia al collo di Cameron, e sento la sua risata contro il
mio petto.
Cameron fa' finta che io gli dia fastidio e prova a farmi staccare, ma
io so che
gli mancavano i miei abbracci.
Negli ultimi giorni non avevamo fatto altro che litigare, adesso era
bello tornare alla normalità.
Perché, anche se Cameron era un rompicoglioni
iperprotettivo,
era pur sempre il mio fratellone e sapevo di poter sempre contare su di
lui.
Mi aveva sempre protetto, sempre.
Quando papà non c'era, lui era un po' come un secondo
papà.
E io una mini-mamma, per Diana e Taylor.
Era sempre stato così, le cose non sarebbero cambiate tanto
facilmente.
Ma nel frattempo..
«Rob, Rob, Rob» non posso fare a meno di
canticchiare, quasi, mentre abbraccio Robert davanti a Cameron.
Non mi vergogno.
Pensavo che mi sarei vergognata, e invece mi sento bene.
Almeno finché ci si limita a un innocente abbraccio.
Robert invece continua a lanciare occhiate preoccupate a Cameron, come
se potesse cambiare idea da un momento all'altro.
Lo prende per mano, per rassicurarlo. «Sono felice che vieni
a
casa con me..» gli sussurro, mentre Cameron cammina davanti a
noi, verso la macchina. Visto che non mi rispondeva e non mi guardava
neanche, aggiunsi: «Ehi, tranquillo.. va tutto bene, Cameron
fa'
tanto il duro ma in realtà non lo è..
è buono e
gentile e se ti ha chiesto di venire da noi allora vuol dire che va
bene».
«Non me l'ha chiesto,
Kristen. L'hai quasi pregato in ginocchio».
«Non è vero...».
«Si, invece. Eri tutta in lacrime e sembravi.. lascia stare.
Non
piangere più, okay? Ci sto di merda, se piangi».
Forse ero un egoista, ma sapere che ci stava male se piangevo, mi
faceva stare un po' meglio.
Gli importava di me.
Voleva dire questo, giusto?
Gli stringo ancora più forte la mano.
«Non piango più.. se tu ci stai male. Non.. non
voglio che stai male per colpa mia...».
«Non è..» sbuffa, tirandosi indietro i
capelli con
la mano libera, «non è colpa tua, scheggia, solo..
mi fa'
stare male se piangi, perché.. non.. non voglio che stai
male,
okay? Perché.. perché si, quindi.. solo.. questo.
Non
piangere e basta».
Continuiamo a camminare per un po'.
Prima di arrivare alla macchina, mi fermo.
«Rob?».
«Si?».
«Avevi ragione».
«Su cosa?».
«Non ci sai proprio fare nei rapporti a due...».
Ed entro in macchina.
Per tutto il viaggio in macchina, non apro bocca.
Ma si può sapere che gli costa?
Che gli costa dirmi che ci
tiene a me?
Sarebbe bello.
Sarebbe dolce e carino.
Sarebbe.. da coppia.
Ed è questo il problema.
Robert non vuole essere
una coppia.
Non vuole che io mi avvicini abbastanza, ma io invece voglio farlo
eccome.
Voglio sapere tutto di lui e voglio che lui sappia tutto di me.
Voglio togliere
quel velo triste dai suoi occhi.
E invece lui.. niente.
Guardo fuori dal finestrino, cercando di cacciare le ultime lacrime
della giornata.
Cameron mi lancia un'occhiata dallo specchietto retrovisore.
Al contrario di Robert, lui si accorge subito se c'è
qualcosa
che non va'. Faccio spallucce e spero che non chieda spiegazioni.
La mano di Robert cerca la mia, ma io incrocio le braccia al petto.
Non voglio che mi tocchi quando sono arrabbiata.
Non voglio parlare con lui.
Voglio che provi, anche solo per un paio d'ore, quello che provo io
tutti i giorni da quando lo conosco.
Robert
Kristen è incazzata con me.
Non so perché.
So solo che guarda fuori dal finestrino, non guarda me.
Non mi parla.
Non mi prende per mano.
So che non è veramente
arrabbiata.
Ma è scocciata e non so il perché.
Cerco di capirlo.
Rivivo nella mia testa ogni mio comportamento, ma non ci trovo niente
di sbagliato.
Forse ha solo il ciclo.
Le mie sorelle quando hanno il ciclo impazzisco, forse a Kristen fa'
questo effetto. Spero proprio di no.
Io voglio toccarla e abbracciarla e poterla abbracciare, anche quando
ha il ciclo.
Sopratutto, quando ha il ciclo.
Lizzie diventa una specie di zombie quando c'è l'ha e ha
sempre bisogno di un sacco di cose.
Sono bravo, ad aiutare mia sorella. Potrei fare lo stesso con lei.
Quando ci fermiamo, vedo casa sua.
E'.. grande, con un bel giardino davanti, ma niente di eccessivo.
Non è pacchiana, anzi, si vede che ci vive una grande
famiglia.
All'interno, tutto è un po' incasinato, ma non molto. Si
sente la presenza di tre maschi in casa.
Cameron, con la scusa di preparare qualcosa per pranzo, ci lascia soli.
Kristen sembra che stia giocando al gioco del silenzio.
Assicurandomi prima che Cameron non posso sentirci, mi avvicino a lei
per parlare. «Hai il ciclo?».
«Cosa!?» la sua faccia sconvolta sarebbe da filmare.
«Be', mi eviti. Ho pensato che magari..».
«Non ho il ciclo!».
«Oh.. bene. Allora.. perché in macchina non ti sei
fatta prendere per mano?».
«Non mi andava...».
«Oh..», sul serio Rob? E' tutto quello che riesci a
dire? Oh?
«Già.. oh.
Dio, Robert, ma ti costa tanto parlare con me? Dimmi qualcosa,
cazzo».
«Dirti cosa?».
«Qualcosa... qualcosa di carino, magari» diventa
tutta rossa ed evita il mio sguardo.
Ah, allora è per questo.
Vuole dolcezza.
Vuole della fottuta dolcezza che io non posso darle, ovviamente.
Perché non so come si fa'.
E visto che con le parole faccio proprio schifo, decido di dimostrarle
quello che sento
con i gesti.
La schiaccio contro la parete e premo le sue labbra sulle mie, con
forza.
All'inizio, non risponde subito, ma so che è solo
perché non se lo aspettava.
Infatti, subito dopo, risponde al bacio con trasporto.
Ma non voglio questa forza.
Voglio dimostrarle che anche io posso essere dolce.
Ma ancora prima che posso anche solo provare a rendere il bacio
più delicato, lei mi spinge via. Alza gli occhi al cielo.
«C'è mio fratello nell'altra stanza, cazzo.
Tienitelo nei pantaloni, Rob» dice, superandomi. Ma la sento
ridacchiare mentre entra in cucina.
Rido anche io e la seguo.
La crisi è passata, per ora.
In cucina, Cameron ha appena finito di gettare sul tavolo un paio di
hot dog con salse varie.
«Mmh, che cena salutare» dice Kristen, sedendosi su
uno sgabello.
Mi siedo vicino a lei e dò un morso alla mia cena.
«Mangiate sempre così?» chiedo.
Cameron si mette davanti a noi due. «Amico, Kristen
è l'unica femmina in casa oltre a nostra madre, se non
cucina lei, noi non mangiamo».
Kristen si pulisce la bocca con un fazzoletto.
E' bella anche quando mangia.
«Bravo, Cam. Comunque, non so proprio cucinare.. diciamo
che so riempire i loro stomaci, e non ci vuole molto per quello.
Mangiano di tutto».
«Guarda che tu mangi quello che cucini per noi».
«Sono costretta, non c'è altro!».
«Si, si, certo. E tu, Rob?».
Mi metto subito sulla difensiva. «Io, cosa?».
«Sei un tipo che mangia hot dog a pranzo?».
«Anche a colazione se ho finito il latte, se è per
questo».
Cameron mi sorride per la prima volta. «Ottima risposta. Mi
piace il tuo fidanzato, Kris».
Lei diventa tutta rossa e si porta i capelli dietro le orecchie.
Le sue mani tremano un po'.
Sbatte le ciglia e balbetta, è nervosa.
E' straordinario in quanto poco tempo ho imparato a riconoscere quei
comuni gesti.
«Lui.. ehm, Rob non è.. noi due non stiamo..
siamo... amici, ecco».
Cameron guarda accigliato prima me e poi Kristen. «Vi ho
visto insieme, non prendetemi per il culo».
«Non ti prendo per il culo, Cam.. Rob e io.. ehm..».
«Ci stiamo conoscendo» intervengo io.
E a Cameron sembra bastare.
Continuiamo a mangiare tranquilli.
Kristen risponde acida alle battute di Cameron e lui la prende in giro
per tutto.
Ma le vuole un gran bene, si vede.
E io mi sento un tale intruso a stare a casa loro.
La mia famiglia non è così.
Il mio rapporto con le mie sorelle è ottimo, davvero, ma non
c'è.. questo.
Noi non possiamo mangiare schifezze quando vogliamo, fare quello che ci
pare o parlare male in casa.
A mia madre verrebbe un infarto.
Kristen e Cameron invece sono perfettamente a loro agio.
Sono loro stessi in casa loro, come è giusto che sia.
Ma come non accade, a casa mia.
«Mi piace tuo fratello..».
«Mmh, già.. forse anche tu piaci a lui.
Cioè, finché.. non.. », socchiude un
po' gli occhi e corruga la fronte, «finché non mi
infili le mani dove non dovresti, ehm».
Rido e le accarezzo il fianco.
Siamo davanti al portone di casa sua.
Si è offerta per "accompagnarmi alla porta".
Cameron vuole che sloggi: Kristen deve studiare.
«Già..».
«Comunque.. scusa se ti ha scocciato quella cosa del
fidanzato.. Cameron.. lui.. lui non sa tutto su noi due».
«E non deve saperlo».
Kristen sembra restarci un po' male.
«Altrimenti mi ucciderebbe, Kris..», aggiungo,
baciandole la fronte.
«Giusto.. tipo la questione del
ora-tutti-a-scuola-mi-chiameranno-troia».
«Giuro che il primo che ti chiama così lo
uccido».
«Non devi farlo.. sul serio, non farlo. Non voglio».
«Perché? Se lo meriterebbero. Tu non sei una
troia. Non lo sei, Kris».
«Okay, ma non voglio comunque che tu picchi quei tizi..
perché ti faresti male e.. io non voglio,
perché..», mi prende il viso fra le mani,
guardandomi dritto negli occhi e per un secondo perdo il contatto con
la realtà per colpa di quei due occhioni verdi. Ma le sue
parole mi riportano drasticamente alla realtà. Una
realtà con la quale devo fare i conti. «io ci tengo a te, sei importante
per me, Rob» sussurra, contro le mie labbra. Non
balbetta, non trema, è timida e basta, come sempre. Ma so
che le sue parole sono vere. Sono fottutamente vere e fanno male,
perché se per lei queste parole sono vere allora vuol dire
che per la prima volta in vita mia qualcuno ci tiene davvero a me,
qualcuno vuole me.
Ma Kristen non ha ancora capito tutto di me, non ha capito che genere
di persona sono. Non fino in fondo.
La stacco bruscamente da me, anche se me ne pento due secondi dopo.
Appena vedo i suoi occhi velarsi di lacrime.
«Stanotte stai con me» dico.
«Ehm.. c..cosa? Non.. non capisco. Rob, ti ho.. ti ho appena
detto che ci..».
«Lo so! Ma tu.. fidati, stasera stai con me».
«Okay, ma.. perchè? Cioè, cosa.. cosa
è cambiato rispetto a cinque secondi fa'?».
«Kristen! Cazzo, non è cambiato niente».
«Oh...», abbassa lo sguardo, ferita. Le accarezzo
una guancia.
«Con me. Stasera. Noi due, insieme. Devo farti vedere una
cosa».
«Okay..».
Kristen
Robert mi nasconde
qualcosa.
Ho paura di scoprire cosa.
Voglio solo avvicinarmi a lui senza sentirmi rifiutata un'altra volta.
Lo guardo allontanarsi da casa mia, senza sapere neanche come dovrei
sentirmi.
Ho solo una gran confusione in testa.
E' tutto un gran: Rob,
Rob, Rob,
Rob...
_____________________
capitolo lunghissimo.
a me piace, chissà se anche a voi piacerà AHAHA
spero di si!
fatemi sapere, mmh?
vi voglio bene, grazie per tutto.
|
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Capitolo 11 *** i'm gonna tell you what i'm feeling ***
Kristen
Cosa doveva dirmi, Robert?
O meglio,
mostrarmi?
Ero nel panico
più assoluto.
Non mi aveva detto niente, niente.
Solo che ci saremo visti quella sera.
Bene, perfetto. No, non era affatto
perfetto, me la stavo facendo sotto.
«Calma Kris..» dissi a voce alta davanti allo
specchio di
camera mia. Rob era andato via da appena cinque minuti e io stavo
già uscendo fuori di testa, come ogni volta che stavo
lontano da
lui. «Fagli vedere di che pasta sei fatta!» urlai
alla mia
immagine, come la peggiore delle cretine. «Se.. se lui vuole
farti vedere il suo mondo.. ma che mondo è? So
così poco
di lui.. vorrei saperne di più, ma non posso.. pff,
è uno
stronzo.. io mi avvicino e lui mi allontana.. come sempre, e io non
dico niente. E stasera.. stasera che cazzo succede? Cosa ha deciso?
Qualunque cosa sia, l'ha decisa da
solo, come sempre.
Perché a me non ci pensa, quel coglione. Non pensa che
magari io
me la sto facendo sotto! Ho una paura fottuta..», prendo un
po'
di matita dalla scatola dove tengo i miei pochi trucchi, e provo a
mettermela ma mi tremano troppo le mani. «Datti una calmata,
cazzo» dico a me stessa. «Robert.. lui non ti
vorrà
mai se continui a essere.. così»
guardai le mie mani. Tremavano al solo suo pensiero. Come potevo
pretendere di diventare parte del mondo di Robert se le mani mi
tremavano subito appena pensavo a lui? Robert non aveva bisogno di una
ragazzina come me. «Rob ha bisogno di una donna.. okay, forse
non
proprio una donna matura..
visto come si comporta lui, ma di una ragazza sicura di sé,
come.. come Jennifer. Forse dovrei essere come lei. Forse lui mi
vorrebbe come lei. Certo, magari meno.. troia di lei, ma comunque..
vestita meglio, truccata almeno ogni tanto.. dovrei smetterla di
mettermi la roba dei miei fratelli.. potrei farlo.. si, penso che
potrei farlo.. per lui» fermo la mano e prendo in mano la
matita
nera per gli occhi che a lui piaca tanto.
Robert
Sono sotto casa di Kristen.
Prima di venire, ho bevuto un pochino.
Un pochino, eh.
Okay, una bottiglia.
Ma mi serviva una fottuta bottiglia per affrontare questa situazione.
Le mando un messaggio per farla scendere: "Ehi, piccoletta, scendi che sono
sotto casa tua! R.".
La sua risposta arriva subito: "Un
attimo, arrivo:) K."
E non so neanche io come faccio, ma percepisco che è nervosa.
Non nervosa nel senso che potrebbe prendermi a pugni, ma ha qualcosa.
E' strano che io riesca a capirlo da un messaggio. Non c'è
niente che faccia capire che è nervosa, c'è anche
lo
smile nel messaggio.
Ma io lo capisco.
Ed è proprio questo a spaventarmi.
Il fatto di riuscire a capire ogni
cosa di lei.
Okay, forse non proprio tutto.
A volte si assenta, sembra quasi in un mondo tutto suo e io non posso
farci niente. Ma so che
quando lo fa' sta pensando a chissà che cosa e ho sempre
paura
che in mezzo a tutti quei pensieri ci sia anche un "lo mollo",
perché forse lo meriterei anche. Kristen è
davvero brava
con me, non dovrei stare dietro a una ragazza del genere. Ma non posso
farne a meno, perché lei mi fa stare bene.
Bene come non capitava da moltissimo tempo, eppure la conosco da
così poco tempo.. ma cos'è il tempo, infondo? Io
e lei
stiamo bene insieme. Almeno finché non mi comporto da
stronzo
senza cuore e la faccio piangere, in quel caso allora forse non stiamo
proprio bene e mi vengono in mente un sacco di modi per lasciarla. Ho
lasciato un sacco di ragazze in vita mia - dopo una notte di sesso,
uscendo dalla finestra, con un sms, con un a-mail, chiedendo a Marcus o
Tom, ma mai in faccia, non ne avrei il coraggio - ma chissà
perché non voglio lasciare a lei. In nessun modo. In nessun
caso. Voglio davvero stare con lei, ma non so come.
Non so come gestire tutto quello che ne seguirà,
perché
io non sono un ragazzo normale, non so come ci si comporta nei rapporti
a due e questo lei me l'ha anche detto e ha ragione. E' tutto un
casino. Lei mi vuole, io lo so, e io ho così paura
di volerla che non faccio altro che allontanarla da me, farla piangere
e renderle la vita un inferno, e di conseguenza tutto questo fa'
soffrire anche a me. Non mi era mai capitato di stare male una ragazza,
Kristen è la prima che mi fa' sentire in questo modo e non
ho
ancora deciso se mi piace o meno. Perché prima, avevo tutto
sotto controllo, invece adesso il mio umore dipende da uno scricciolo
dagli occhi verdi e grandi come due palle da tennis che mi fa' battere
il cuore che non sapevo neanche di avere ancora.
Quando la vedo uscire di casa, il mio cuore - come se
volesse
darmi un'ulteriore prova di quanto io sia comandato da lei - si ferma.
Kristen indossa un paio di jeans corti a vita alta, una maglietta a
maniche corte che lascia scoperta un po' di pancia e delle vans. I
capelli, sciolti e liberi nel vento, sono bellissimi come sempre.
Ma quello che mi colpisce di più, come sempre, sono i suoi occhi.
Ha un sacco di matita nera e mascara e questo rende i suoi occhi magnetici.
Si avvicina, timida, e mi sorride. «Allora?» dice,
«Andiamo?».
«Ehm, certo», cerco di mantenere il voce di tono
neutro,
non voglio che capisca che ho bevuto, e le prendo la mano.
«Non
è molto lontano da qui, ma dobbiamo prendere la metro. L'hai
mai
presa?».
«No.. non ho ancora avuto l'occasione di prendere la metro a
Londra, ma c'è sempre una prima volta, no?».
«Certo, certo», ma dentro la mia testa offuscata
dall'alcol tutto quello che penso é: e la nostra prima volta quando
sarà, Kris?
Kristen
Questo posto è una merda.
Merda, merda, merda.
Mi guardo intorno e vedo solo gente per terra, che vomita, che urla o
scopa, incurante di essere in un posto pubblico.
«Rob,
ma.. dove siamo?» gli
chiedo, mentre lui scansa tutte le persone che provano a mettersi sulla
sua strada.
«Oh, siamo.. a casa di.. un mio amico. Vengo sempre
qui...» risponde.
La "casa" in questione è una vecchia villa che, a mio
parere,
è abbandonata da anni. Non può viverci nessuno
qui
dentro, con questa puzza insistente di fumo, le pareti sporche di muffa
e i mobili che cadono a pezzi. Almeno, nessuno sano di mente ci
vivrebbe mai, ma le persone che ci sono qui non sembrano affatto sane
di mente, tutto il contrario: la maggior parte di loro è
ubriaca
fradicia, i capelli tagliati a zero o rasati da una parte, pieni di
tatuaggi o piercing. E dire che io non sono mai stata il tipo di
ragazza che giudica questo genere di cose, ma vedere tutta questa folla
mi sta facendo salire l'ansia. Forse, dovrei dire a Rob di.. ma
è troppo tardi, perché lui mi sta già
trascinando
in una stanza. La cucina, penso. C'è un frigo, dovrebbe
essere
la cucina. Dovrebbe, almeno.
Dentro la stanza, ci sono un ragazzo dai capelli ossigenati e due
bionde piene di tatuaggi.
Hanno più tatuaggi che vestiti addosso, queste due.
Il tipo appena vede Rob, si toglie di dosso le ragazze e lo saluta con
una stretta di mano.
«Amico mio, come va?».
«Non c'è male, Chris».
«E questa bella ragazza chi è? Una tua
"amica"?» gli fa' l'occhiolino, ma Robert non sta al gioco.
Mi attira a sé e mi cinge la vita con un braccio.
«Lei è Kristen, e non si tocca».
Chris sgrana gli occhi per un po', ma annuisce. «Capito. Be',
divertiti, okay? La birra è.. ovunque e anche altra roba,
se vuoi.. fai come se fossi a casa tua, amico, come sempre. Io ora devo
fare.. un giretto con quelle due», indica le biondine dietro
di
lui, che ridono e ammiccano come due oche. Troie, penso, ma non lo
dico. Robert adesso è rilassato e non voglio guastargli
l'umore.
«Vieni, Kris..» mi dice, e mi porta via.
Fuori dalla cucina, la situazione è disastrosa.
C'è gente in ogni angolo.
Non respiro.
Non c'è spazio neanche per fare un passo.
Stringo ancora più forte la mano di Robert.
Posso farcela.
Devo farcela.
Ho promesso a me stessa che ci sarei riuscita ad entrare nel suo mondo
e non posso mollare proprio ora.
Decisamente non posso.
Stringo i denti e vado avanti.
«Quindi.. questa casa è del tuo amico?»
chiedo.
«Si.. Chris.. l'ho conosciuto qualche estate fa'».
«Mmh.. come?».
«Non.. non ricordo», so che mente, ma non dico
niente. Se lo ricorda, ma non vuole dirmelo. Perchè?
«Vieni spesso.. a trovarlo?».
«Almeno una volta a settimana. E' un modo per evadere,
capisci?» deve parlare a voce alta per sovrastare il rumore
della
musica e delle urla - e degli ansimi delle persone che scopano attorno
a noi, che schifo - ma le sue parole mi arrivano anche fin troppo
chiare. Perché ha bisogno di evadere? Oddio, che si senta così male?
Gli accarezzo la mano con il pollice, mentre lo ascolto con attenzione,
non voglio perdermi neanche una sillaba di quello che mi
dirà.
«Casa di Chris è come un rifugio, per molti
ragazzi. Lui
apre la sua casa a molti suoi.. amici. E' una specie di nascondiglio,
di.. tana».
«Tana..?».
«Noi la chiamiamo così, a volte. Qui possiamo fare
quello
che vogliamo, è un posto sicuro. Lui ci offre cibo, da bere,
roba...».
«Roba..? Rob, dimmi che non è come penso.. dimmi
che non
intendi..», lo prego, fermandomi e costringendolo a
guardarmi.
«Kris, non è così male come pensi..
qualche tiro ogni tanto non uccide nessuno, eh».
«Si, invece!».
«Tu non sei di qui, non puoi capire..», cerca di
evitare il
mio sguardo ma io gli prendo il viso fra le mani e lo costringo a
fissarmi.
«Cazzo vuol dire? Sono di Los Angeles ma non credo che la
droga
di LA e quella di Londra siano molto diverse, sai? Fai discorsi del
cazzo, Rob. Spara meno cazzate con me, chiaro? Dimmi la
verità,
e basta».
«Non intendevo.. Kristen, questo non è
né il posto
né il momento adatto per parlarne» mi dice, serio.
Sbuffo. «E quando lo è, Rob? Ti fai..? Dimmelo,
voglio saperlo..».
Rob alza gli occhi al cielo e mi afferra il polso.
E' molto più
forte di me,
lo è sempre stato, e non ci mette molto a spingermi contro
la
gente finché non arriviamo davanti a una porticina che lui
apre
di scatto e mi ficca dentro la stanza. Il bagno. Chiude la porta
sbattendola forte.
Anche se quella dannata porta chiusa mi fa' andare fuori di testa,
riesco a respirare almeno decentemente.
«Non.. non mi hai ancora risposto...» sussurro,
fissandomi le scarpe.
«Che.. che cosa mi hai chiesto? Non ricordo» si
tira indietro i capelli, nervoso.
«Ti fai..?» chiedo di nuovo, terrorizzata dalla
risposta.
«No. Non.. più».
«Prima si...?».
«Avevo diciassette anni, ero un idiota».
«Di.. di cosa.. cioè.. ehm..».
«Eroina, una volta. Tiravo più spesso. LSD quando
capitava. I mie genitori mi scoprirono e mi mandarono in un centro di
riabilitazione» raccontò, appoggiandosi al muro.
Gettò la testa all'indietro, chiudendo gli occhi.
«Lizzie
aveva appena vinto un premio per il violino o il basso, non ricordo, e
io mi sentivo così.. inutile. Cazzo, ero più
grande di
lei ma tutto quello che sapevo fare era strimpellare un po' quella
dannata chitarra mentre lei vinceva premi su premi! Mi sentivo stupido.
Non volevo sentirmi così, Kristen.. io volevo vincere premi
e
volevo che i miei genitori mi dicessero "ben fatto, Rob", ma non
l'hanno mai fatto. Non l'hanno mai fatto, Kris...», si
accascia a
terra e io non ci penso neanche, mi viene automatico andargli vicino e
abbracciarlo. Lo tengo stretto a me, gli accarezzo i capelli e lo
incito silenziosamente a continuare a raccontare, perché
è esattamente quello che voglio. Voglio sentirgli parlare di
sé, di questo ragazzo che conosco da poco, ma a cui tengo
già così tanto e di cui desidero sapere tutta la
vita.
Lui ha bisogno di sfogarsi e io sono così felice che abbia
scelto proprio me per farlo. «Era estate.. avevo appena
compiuto
diciassette anni e mi sentivo un coglione.. una sera, in un pub,
incontrai Chris.. era più grande di me e mi fece subito
sentire
a mio agio. Mi invitò a casa sua e mi fece.. assaggiare
delle
cose. Okay, sapevo
cosa
fossero ma non chiesi niente.. la sensazione che venne dopo.. era tutto
ciò che stavo cercando in quel momento. Per un paio di ore,
non
ero il perdente della famiglia Pattinson. Ero solo un ragazzo qualsiasi
che non doveva competere con nessuno».
«Rob.. tu non devi mai competere con nessuno.. le tue
sorelle,
loro.. non vincono premi per farti dispetti, non è
così..
loro sono ciò che sono, e tu sei ciò che sei.. un
adorabile ragazzino che.. forse pensa troppo a quello che pensano gli
altri, non trovi?» dissi, mentre gli accarezzavo i capelli.
Lo
sentii sorridere contro i miei capelli. Mi lasciò un bacio
dolcissimo sulla fronte prima di farmi sedere sulle sue ginocchia.
«Loro sono perfette, Kris. Io non sono niente.
Niente..».
«Non
è vero, Rob. Per me.. per me..» okay,
ora o mai più, Kris. Presi un bel respiro. «Per me
sei tutto, adesso...».
Rob mi spostò per guardarmi negli occhi. «Non mi
conosci neanche, ragazzina..».
«Voglio
conoscerti..» dico,
abbassando lo sguardo. «Mi sto.. rendendo
ridicola, lo so.. ma è così. Per me non sei solo
un ragazzo qualsiasi, io lo
so.. e sopratutto non sei inferiore a nessuno, per
me».
I suoi occhi brillano.
Gli angoli della sua bocca si sollevano.
Lo sto rendendo felice?
Dio, dimmi di si.
E' tutto quello che voglio.
Voglio vederlo sempre sorridere.
Non voglio che si sente inferiore a nessuno quando sta con me.
«Sai che sei la
prima ragazza che mi dice una cosa del genere?» dice,
accarezzandomi una guancia. Divento subito rossa.
«Mi piace
il fatto di essere la prima..».
«Sei
anche la prima con cui ne parlo», mi
bacia la guancia, facendomi arrossire ancora di più.
«Puoi..
parlare di tutto quello che vuoi, con me.. mi piace il fatto che tu ti
confidi con me. Voglio conoscerti, Rob.. per favore.. non respingermi
più..» lo prego, mentre sento gli occhi diventarmi
lucidi.
«Non ho
mai voluto allontanarti da me, Kris..»
sussurra, mentre mi accarezza una gamba, piano. «Ma
non credo che tu debba stare con uno come me.. guardami, che ho da
offrirti? Sono pieno di casini in testa, schizzo, urlo, bevo, a volte
mi
faccio anche se sono davvero incazzato. Non te lo meriti. Capito,
scheggia? Non ti meriti un ragazzo del genere. Tu.. cazzo, tu sei
proprio bella.. e perfetta».
«Hai detto che sono
bella..?» chiedo, sollevando lo sguardo e incontrando quei
due occhi così chiari e.. tristi.
«Certo..
perché lo sei».
«No.. non
lo sono. Rob.. io non sono come le ragazze che ci sono qua. Loro sono..
sono.. io non sono loro, ecco».
«Io non voglio che
tu sia come loro. Io voglio te, esattamente come sei»
mormora, a pochi centimetri dalla mia bocca.
«Anche
io.. ti.. ti voglio.. esattamente per come sei, Rob.. mi.. ehm.. mi
piaci davvero tanto..»
balbetto.
Lui ride piano, mi stringe i fianchi e mi sistema meglio sopra le sue
ginocchia. «Tanto,
eh?».
«Mmh..
s..si», la mia voce è praticamente un sussurro.
Sto morendo dall'imbarazzo.
«Anche tu mi piaci,
Kris.. molto».
«D..davvero?».
«Sei
bellissima, forse non te ne sei ancora accorta, scheggia».
«Tu sei..
più che bello.. sei.. hai un'aria che..» mi
nascondo il viso fra le mani, ormai penserà che io sia una
cretina.
«Ehi, ehi,
ehi» mi toglie gentilmente le mani dal viso, «cucù, scheggia»
scherza, strappandomi un sorriso. «Stavi
dicendo?».
«Sei..
non so come spiegarlo, Rob».
«Provaci.
Mi piacciono i tuoi complimenti, sai? Allora, stavi dicendo che sono
bellissimo e incredibilmente affascinante..» finge di
gonfiarsi
come un pallone, facendomi ridere.
«S..si,
lo.. lo sei» ammetto.
«Mmh, mi piace..
continua», mi stringe i fianchi e mi fa' sistemare a gambe aperte
sopra di lui, ancora appoggiato contro il muro del bagno. Questa
posizione non favorisce la mia parlantina ma favorisce sicuramente il
coloramento del mio viso, che diventa simile a un rosso fuoco. Io
sto prendendo fuoco, in questo momento. I nostri bacini si scontrano,
talmente siamo vicini. Robert appoggia le mani sulle mie cosce
praticamente nude e io sussulto, facendolo sorridere.
«Sei.. incredibile» riesco
a dire.
Rob solleva un
sopracciglio.
«Incredibile, eh?
Perché?».
«Non lo so.. lo sei.
Passi dal trattarmi come una bambina a.. questo» indico le
sue mani sulle mie cosce. «Il tuo modo di
guardarmi.. mi piace. Anche se mi.. fa' uno strano effetto, mi
piace».
«Che effetto ti
fa'?» insiste, accarezzandomi incessantemente,
avvicinandosi sempre di più alla zona x, grazie a Dio
protetta dai jeans.
«Hai
presente le farfalle..?».
«Eccome».
«Ecco.
Raddoppia. Triplica. Quadruplicalo e moltiplicalo per mille!».
Rob scoppia a ridere.
Per un secondo penso che si stia prendendo gioco di me, ma poi mi
guarda.
E in quel momento, capisco.
Sa esattamente
cosa provo, perché..
«Lo..
provi anche tu...?» chiedo,
imbarazzata. Vorrei incrociare le dita ma sarebbe troppo.
Per la prima volta, da quando lo conosco sembra.. imbarazzato.
«Rob.. se.. se non
vuoi dirmelo non importa.. sul serio..io te l'ho detto, ma tu non sei
costretto»
«No,
ehm.. non è quello, è che io.. Kristen, lo sai,
non sono
bravo in questo genere di cose, me l'hai detto anche tu»
«Ah.. si,
giusto...».
Robert
Appena vedo la delusione nei suoi occhi, non riesco più a
trattenermi.
Voglio davvero far soffrire di nuovo questa ragazza?
Cazzo, da quanto la conosco? Un mese? Di meno? E quante volte l'ho
già fatta stare male o piangere? Più di quanto
avrei
dovuto, sicuramente. E mi sento terribilmente in colpa. Quello che sto
facendo a Kristen - la delusione, il sentirsi perennemente rifiutata da
me - è un altro fardello che si aggiunge a quelli che
già
ho; va messo vicino alla delusione dei miei genitori,
l'inferiorità che provo nei confronti della mie sorelle, i
continui rimproveri degli insegnanti perché non faccio un
cazzo
a scuola, il disprezzo che provo per Marcus ogni volta che si esibisce
perché ci vorrei esserci io
su quel dannato palco e anche l'invidia che provo per Tom quando lo
vedo comportarsi con Sam come io vorrei comportarmi con Kristen: con
naturalezza, senza preoccuparmi di niente, senza dovermi sempre sentire
male per qualunque
cosa io faccia. Per stare bene io, deve stare bene anche lei.
Lei, che sembra preoccuparsi così tanto per me.
Lei, che si meriterebbe qualcuno di migliore.
Ma non lo cerca neanche.
Perché ha trovato me.
Me.
Me, capito?
Ma io non posso offrirgli niente.
A parte la verità.
Posso offrirgli quello che provo.
«No,
no, Kristen.. non hai capito. Tu.. tu hai detto che per te io adesso
sono tutto, e questo mi spaventa. Perché le uniche persone
per
il quale - teoricamente - sono stato tutto, sono i miei genitori, e li
ho delusi. Loro volevano un figlio perfetto, cose che io - te ne sarai
accorta - non sono. Non sono le mie sorelle, non vinco premi su premi,
sono finito anche in riabilitazione, eppure mi basterebbe
così
poco per cascarci di nuovo.. ogni volta che mia madre mi guarda, mi
sento male perché so che lei, esattamente come te,
meriterebbe
di meglio. Meriterebbe un figlio bravo a scuola, negli sport, che non
ha mai toccato una sigaretta o una canna.. o una siringa di eroina.
Invece ha me. E io non so fare niente, se non creare casini e deludere
le persone. Ma poi sei arrivata tu.. non so neanche io cosa mi ha
spinto ad avvicinarmi a te quel giorno, ma ringrazio chiunque ci sia
laggiù per avermi fatto fare quella cazzata,
perché tu
sei la cosa migliore che potesse accadermi.. tu vuoi conoscermi,
nessuno l'ha mai voluto».
Le sue piccole mani si posano sul mio viso.
Amo le sue mani su di me.
Mi rilasso subito.
E' come se avesse un potere magico su di me.
«Mmh.. allora tutti
gli altri sono degli idioti, perché non sanno cosa si stanno
perdendo» dice, sorridendomi.
Kristen, è incredibile.
Lei ha detto che lo sono io, ma è il contrario.
Lei riesce a sorridere anche con gli occhi lucidi.
Lei sorride e il suo sorriso mi fa' stare bene, senza un
perché.
Sorride, e io sorrido con lei.
due ore dopo
«Siamo qui da due
ore, sai?».
«Fuori
è un tale casino..».
«Non ti piace molto
la casa di Chris, eh?», lei scuote la testa.
«Okay, nanetta, se
proprio insisti possiamo andarcene» dico.
«Raccontarmi
qualcos'altro..».
«Non
pensi di aver già saputo abbastanza su di me, per stasera?» le
chiedo, accarezzandole i capelli.
«Non ne
avrò mai abbastanza..».
«Lo temevo.. be',
cosa vuoi sapere?» chiedo.
«Cose stupide», rido.
«Cose
stupide? Mmh, quali?», la
sistemo meglio, voglio sentire ogni suo angolo di pelle contro la mia.
Se non ci fossero questi dannati vestiti.. no, no, no,
non pensarci neanche Robert. Hai bevuto, ma non sei diventato uno di
quei ragazzi che si approffittano delle ragazzine nei bagni, andiamo. E
poi, guardala: ti sembra quel genere di ragazza? Proprio no.
«Colore
preferito?» mi
chiede, adagiandosi su di me come un gattino. Mmh, la mia gattina..
«Grigio..
penso. No, forse verde.. non lo so»
rispondo, ridendo di me stesso. Non so neanche il mio colore preferito.
«Il tuo?».
«Nero e
rosso».
«Nero?».
«Che c'è?
E' vietato che mi piaccia il nero?».
«No, no, ma..
è strano, per una ragazza».
«Non
so se l'hai notato..», mi accarezza timidamente il petto,
facendomi vibrare dall'interno. E' una sensazione strana, è
come
se quelle sue piccole manine riuscissero ad arrivare direttamente ai
miei nervi, rilassandomi. E' come prendere un dose incredibile di
eroina, chissà se anche lei ha i suoi effetti collaterali.
Probabilmente sono batticuore, occhi a cuoricino e cazzatine verie, ma
non mi preoccupano. «..
ma io non sono esattamente come le altre ragazze. Sono cresciuta
insieme a tre maschi quindi.. niente gonne, niente trucco prima di
qualche settimana fa', e.. giochi da maschio. Sono brava a correre, sai?»,
mi piace il modo in cui parla di sé, è spiritosa,
semplice, naturale. L'ascolterei per ore. La sua voce è come
il
suo tocco, per la mia mente.
«Ah, si? Buono a
sapersi, potrebbe sempre tornarti utile nel caso volessi scappare via
da me..».
«Non lo
farò» dice, decisa. «E tu? La tua..
infanzia?».
«Torniamo alle
domande stupide, mmh?».
«Oh..
okay», si intristisce per qualche secondo, ma riprende subito
vitalità non appena mi fa' la domanda. «Bevi
molto?».
«Un.. po'».
«Quando hai
iniziato?».
«Chris mi ha
insegnato quali marche prendere».
«Mmh..»,
gioca con i miei capelli e per un po' resta in silenzio. «Primo
bacio?».
«Sette
anni».
«Che
bambino precoce!» esclama.
«Ho sempre cercato
di essere il primo.. senza mai riuscirci nelle cose
importanti».
Il suo sguardo si addolcisce.
Mi bacia piano, facendomi assaporare le sue labbra.
Le voglio mie, per sempre.
«Tu sei stato il mio
primo bacio..».
«Mi piace
esserlo..».
«Prossima
domanda?».
«Spara».
«Prima.. prima..
volta..?» chiede, diventando subito tutta rossa.
Decido di essere sincero.
Voglio esserlo, con lei.
«Come
hai detto anche tu, sono stato un bambino precoce. Avevo tredici anni
ed è stato uno schifo, ma da quel momento in poi
è stata
tutta una strada in discesa.. gli altri ragazzi mi vedevano come uno
figo, uno che ci sapeva fare, e io non gli ho mai confessato che me la
stavo facendo addosso, che la ragazza aveva sedici anni e che mi ha
trattato una merda appena finito. Per loro, ero solo uno figo e a me
andava bene così».
«Te.. te ne sei
pentito?» mi chiede.
«Si..
ora che sono più grande.. sul momento no. Mi ha dato
l'opportunità di mostrarmi, di emergere anche solo un po'.
Adesso però, se potessi tornerei indietro e aspetterei..», aspetterei te, penso, mentre le
porto una ciocca di capelli dietro le orecchie.
Per un po' mi perdo nei miei pensieri.
Mi sarebbe davvero piaciuto avere la mia prima volta con lei.
Avere qualcosa che ci legasse per sempre.
Ma forse, sarà così.
Se mai.. avrà abbastanza fiducia in me.
Se - se -
si sentirà pronta, non
prima.
«Mmh..»,
si adagia su di me, strusciandosi timidamente sul mio petto come una
gattina. La mia
gattina.., penso.
«Mi
piacciono queste domande, continua pure».
«Okay..
cibo preferito?».
«Non lo
so.. schifezze, per lo più. Bevo molto. Birra».
«Non l'ho
mai assaggiata..».
«Te la
faccio assaggiare io, se vuoi..».
«Non..
vado pazza per gli alcolici».
«Fai bene, non credo
che tu abbia il.. ehm, fisico per reggere l'alcol..».
«Non ho
fisico, è diverso...».
«Ma che dici? Sei
bellissima!» le dico, sollevandole il viso con una mano.
«Rob.. sono.. ma, mi
hai visto? Ho il corpo di una dodicenne».
Una dodicenne sexy, però.
Molto, sexy.
E se solo sapesse che effetto
mi fa'.. non direbbe queste cose.
Ma non posso dirglielo.
Che figura ci farei? Sicuramente quella del maniaco.
Certo, Kristen è piccola, uno scricciolo, ma ha due gambe
che.. Rob, no.
«Per me sei
bellissima..» le sussurro, avvicinandomi alle sue labbra.
Quando finalmente le nostre labbra si scontrano, tiro un sospiro di
sollievo.
Finalmente.
Non sarei resistito ancora a lungo.
Muovo lentamente le labbra sopra le sue, godendomi di quel contatto.
Kristen si sporge, cingendomi il collo con le braccia. Mi stringe forte
e preme il suo corpo contro il mio, mentre è ancora seduta
sulle
mie ginocchia. Merda.
Il suo corpo.
Il suo fottuto corpo contro il mio non mi permette di controllarmi.
Le infilo le mani sotto la praticamente-non-esistente maglietta.
Incontro subito la coppa del reggiseno.
Aspetto che lei mi dica qualcosa.
Aspetto che mi respinga o che mi faccia capire che non vuole.
Invece Kristen aumenta il bacio, mordendomi dolcemente il labbro e
giocando con i capelli che si arricciano sulla mia nuca.
«Rob..» mormora, contro le
mie labbra.
La sua voce.
Quella vocina tanto sexy ma allo stesso tempo dolce, mi manda fuori di
testa.
E' la goccia che fa' traboccare il vaso.
La faccio sollevare di peso e la spingo contro la porta.
La premo con il mio corpo, senza mai interrompere il bacio.
«Kristen..
Kristen..».
«Rob..
andiamo.. andiamo via?» mi
chiede, accarezzandomi le braccia.
Mi stacco un po'. «Dove vuoi
andare?».
«Non..
non lo so.. ma non voglio stare in un.. bagno».
«Oh..
giusto», ha
ragione, sarebbe davvero.. squallido.
«Andiamo..»
le dico, prendendole la mano e aprendo la porta.
Fuori, c'è lo stesso casino di quando ci siamo chiusi qua
dentro.
Non mi soprende che nessuno sia venuto a disturbarci: nessuna delle
persone in questa casa ha abbastanza senso del pudore da chiudersi in
un posto per scopare, se ne stanno semplicemente per terra, sul divano
o anche sul tavolo alcune. E' sempre stato così, e non mi
sorprende trovare alcune "coppie" lungo la nostra strada. Alcune volte,
lo faccio anche io. Vengo a trovare Chris e trovo subito qualche
ragazza che mi sbava dietro, due minuti dopo stiamo da qualche parte,
senza neanche un abito addosso. All'inizio mi faceva schifo, non volevo
neanche entrarci, in questa casa, poi ho capito che con persone del
genere non c'è niente di cui vergognarsi visto che sono
persone
che hanno toccato il fondo molto tempo fa'. Non ho mai voluto essere
come loro. Ma stare in loro compagnia è un buon modo per non
sentirmi inferiore a nessuno. Perché io non ho ancora
toccato il
fondo, anche se lo vedo da lontano.
Mi faccio largo fra la folla.
Intravedo Chris, è seduto sul divano con.. la testa di una
ragazza fra le gambe, in mano ha una canna e mi fa' un cenno con la
testa.
Questo posto è un bordello.
Il mio bordello però, l'unico posto dove non devo fingere di
essere chissà che cosa, dove posso essere anche un completo
fallimento e non essere comunque il peggiore, visto i casi umani che si
trovano in questo posto.
Alla fine arriviamo dove voglio.
La camera principale.
La stanza da letto dei coniugi che vivevano in questa casa prima di
Chris.
Dentro, la stanza è ancora abbastanza bella.
Certo, Chris non è uno che si spreca in pulizie, ma per
fortuna quando vengo qui io la pulisco ogni tanto.
Non sono bravo in questo genere di cose, ma so almeno cambiare le
lenzuola.
«Questa
è la stanza di..Chris?»
mi chiede Kristen, mentre si guarda intorno.
«Non
proprio».
«E allora cosa
è?».
«E'..
diciamo che è la stanza migliore della casa. Chris non
permette
quasi a nessuno di usarla, solo a me e a pochi altri. Ma.. se permetti,
prima di usare questa stanza vorrei cambiare le lenzuola».
«U..usarla?», mi si
piazza davanti, con gli occhi sgranati. «Che.. che
intendi?».
«Oh, ehm.. io
pensavo che.. be', si che noi..».
«Ma per che tipo di
ragazza mi hai preso?», sembra davvero offesa.
«No, Kris..
non..» prendo un bel respiro e riprendo a parlare. «Kristen,
non ti obbligherò mai
a fare qualcosa che non vuoi fare, okay? Magari sono stato quel genere
di ragazzo con altre, ma non con.. te. Non sei obbligata a fare niente,
chiaro? Dimmi cosa ne pensi, però..».
«Io.. non... non
sono...» la sua voce si spezza e io mi sento una merda.
Cos'avevo detto, prima?
"No, io non obbligherò Kristen, non le metterò
mai pressione, lei è diversa".
Cazzate, cazzate, cazzate.
L'ho detto per convincermi.
La fottuta verità è che quando sto con lei sono
ancora un
ragazzino con gli ormoni a mille e me ne vergogno da morire. Non vorrei
davvero
metterle pressione.. ma l'ho appena fatto e ora lei si sente sotto
pressione e anche inadatta, visto il suo sguardo afflitto.
«Kristen, per
favore.. non.. mi dispiace».
«No, ehm.. non
è quello, è..che..tu.. tu sei.. sei
così.. esperto... e io no».
«A me non importa,
Kris.. a me piaci così».
Mi sentivo uno stupido a dire cose sdolcinate come quella, ma se a lei
faceva star bene..
I suoi occhioni verdi mi scrutano con attenzione, sono sicuro che sta
cercando di capire se sto mentendo oppure no. «E
dico sul serio. Okay, ammetto di essermi comportato male con molte
ragazze e anche con te.. a volte, non so proprio come comportarmi e mi
dispiace..è che non so come comportarmi, non so cosa dire o
come
comportarmi con una ragazza che non devo semplicemente portarmi a
letto. E' più complicato, così.. ma è
anche
più bello».
«Ti.. sei
portato a letto tante ragazze, eh?» mi
chiede, ma adesso è più tranquilla e serena.
«Troppe..».
«Rob..?».
«Si?».
Kristen si mette sulle punte e mi lascia un bacio dolcissimo sulle
labbra.
I suoi baci sono i migliori del mondo.
«Ti svelo un
segreto.. non devi mai dire a una ragazza con quante altre sei andato a
letto, specialmente se sono molte».
«Oh..okay.
Mmh, facciamo un patto allora».
«Quello che
vuoi..».
«Se tu resti con
me.. possiamoa anche far finta che io sia nato ieri e non abbia
passato».
Kristen ridacchia contro il mio petto. «Affare
fatto».
Kristen
«Meglio
che andiamo, piccola..».
«Mmh.. che ora
è?».
«Mezzanotte
passata».
«Merda..
Cameron sarà furioso».
«Non sa
che sei con me?».
«Ho..accennato
qualcosa».
«Non gli hai detto
un cazzo, vero scheggia?».
«Nope».
Ridiamo insieme.
E' incredibile: siamo su questo letto, e con tutti i vestiti addosso.
Non ho neanche la maglietta molto spostata.
Solo un po' sgualcita per tutte le volte che le mani di Robert l'hanno
stretta, ma anche la sua lo è per colpa mia.
Siamo chiusi in questa stanza da non so neanche quanto e tutto quello
che abbiamo fatto è stato.. coccolarci.
Arrossisco solo a pensarci.
Ma è stato.. rilassante passare tutto questo tempo con
Robert,
anche se nella camera da letto di una vecchia villa abbandonata che un
suo amico pusher usa come bordello personale. Detto così,
sembra
assurdo. Ma quello che ho passato con Robert stasera, è
stato
davvero bello e mentre mi giro per guardarlo mi viene spontaneo
sporgermi per baciarlo per l'ennesima volta. Ci sto prendendo la mano
con questa storia dei baci, o forse è meglio dire che ci sto
prendendo la mano con.. Robert.
«Rob.. mi
piaci davvero.. davvero tanto» dico.
«Nessuna
ragazza mi aveva mai detto "mi piaci".. mi hanno detto altre cose, ma
sono molto volgari e tu sei troppo piccola per sentirle quindi..
grazie, Kristen».
«Bleah, Robert.. tu sei davvero
volgare!».
«Ricordati
che hai detto che ti piaccio».
«Non credo che me lo
scorderò mai..».
Quando usciamo fuori dalla casa, c'è buio e tira un vento
gelido.
E' una tipica serata di Londra, ma chissà perché
tenere
la mano di Robert mi tranquillizza. Non ho paura del buio né
dei
possibili rapinatori o serial killer appostati negli angoli, pronti a
uccidermi da un momento all'altro. Sto tenendo la mano di Robert,
è sera, sono stata bene e anche se non posso considerare
questa
un'uscita ufficiale come coppia, mi sta bene. Non so cosa siamo, non so
se stiamo insieme, se siamo "ragazzo e ragazza", amici, o che ne so, so
solo che ci baciamo, ci teniamo l'uno all'altra e che stare insieme a
lui è tutto quello che desidero in questo momento. E' la
novità, la vitalì che sognavo di trovare a
Londra,
è lui.
Ma ho ancora
bisogno di un'ultima conferma.
«Rob?».
«Mmh?».
«Non mi hai ancora
detto una cosa..».
«Cosa,
scheggia?».
«Sono
importante per te..?».
Robert si blocca.
Faccio lo stesso.
Forse ho esagerato.
Ho tirato troppo la corda e ora si spezzerà.
Ho chiesto troppo, avrei dovuto starmi zitta.
Robert mi cinge le braccia e mi attira a sé, premendo la
bocca contro la mia fronte.
Restiamo qualche minuto così.
O forse sono ore, quando sono fra le sue braccia perdo il controllo del
tempo, non mi importa neanche a dire il vero.
«Ma
allora non hai capito il mio discorso di prima..» dice,
dopo un bel po'.
«No, Rob,
io.. l'ho ascoltato, ma.. volevo una.. conferma».
«Ti ho
detto che sei la cosa migliore che potesse capitarmi, scheggia».
«Ma
non hai detto che sono.. importante. Per me lo sei, molto. Ci tengo a
te. E' per questo che voglio conoscerti: perché ci tengo».
«Pensavo
fosse ovvio..».
«Be',
no..».
«Okay, allora
chiarisco subito..», mi accarezza una guancia e posa
dolcemente le sue labbra sulle mie. «Ci
tengo a te, scema. Sei importante, come nessun altro lo è
stato
per molto tempo, nella mia vita. Ti avviso che non sarà
facile,
ma.. resta con me finché puoi».
Un sorriso si forma sulle mie labbra.
Sa tanto di vittoria.
«Ti ho già
detto che non vado da nessuna parte, scemo».
«Ti conviene.. anche
perché non ti lascerei andare».
Ci stacchiamo solo dopo molto tempo.
Avrei voluto far durare in eterno quell'abbraccio.
Mi piace stare fra le sue braccia.
Mi sento al sicuro, protetta. E minuscola.
Robert torna a darmi la mano e riprendiamo a camminare.
E' davvero tardi e sono sicura che Cameron mi ucciderà. Non
gli
ho detto dove stavo andando, né a che ora sarai tornata ma
credo
che l'abbia intuito dal mio abbigliamento. Comunque sia, non ha detto
niente e io mi sono sentita autorizzata a fare quello che volevo.
A un certo punto, un rumore attira la mia attenzione.
E' come.. un miagolio.
Mi fermo, ma senza smettere di tenere la mano di Robert. «L'hai
sentito?» chiedo,
guardandomi attorno.
«Cosa?».
«Quel..
rumore. C'è un gatto».
«Kristen..
non per ferire il tuo orgoglio, ma non è una cosa
così incredibile eh».
Non lo ascolto neanche e continuo a tenere l'orecchio ben teso.
Miao.
Ora sono sicura di averlo sentito.
E' come una richiesta d'aiuto.
Il miagolio è debole, ma disperato.
Prima ancora di rendermene conto, ho mollato la mano di Robert e sto
correndo nella direzione del rumore. Sento Robert urlarmi dietro,
chiedermi di fermarmi e di stare attenta, ma è troppo
lontano.
L'ho detto io che sono brava a correre. Ma Robert ha le gambe
lunghissime e in meno di due secondi me lo ritrovo affianco che mi
lancia un'occhitaccia. Mi afferra il polso con forza e mi fa' fermare. «Si
può sapere che cazzo ti prende? Non è normale!
Potevi
finire sotto qualche mattina, Kristen! E tutto per.. cosa?»,
proprio in quel momento il miagolio si fa' più forte,
è
davvero vicino stavolta. Indico un caspuglio, il punto da cui arriva il
rumore. «Per
quello!» dico, indicando il caspuglio.
Robert mi guarda, sbuffa e poi si avvicina al caspuglio.
Scosta qualche foglia, svelando il proprietario di quel miagolio.
Un gatto è rannicchiato su se stesso, intorno a
sé ci sono tanti piccoli gattini.
«Una mamma
gatto..» sussurro, inginocchiandomi vicino a lei.
Robert si avvicina, imitandomi. «Oh..Kristen,
forse.. forse è meglio non toccarla..».
«Non.. si
muovono» dico, tristemente, indicando i figli della gatta.
Non respirano, i loro corpicini sono immobili.
«C'era
troppo freddo per loro stanotte, Kristen..», mi
appoggia una mano sulla schiena e mi accarezza, gentile e premuroso.
Ha ragione.
Stanotte c'è davvero freddo.
Anche io, ne ho.
E per loro, figuriamoci.
Per quei corpicini minuscoli, tutti di colori diversi, con gli occhi
chiusi.
La gatta solleva un po' la testa e mi fissa. Anche lei sta soffrendo.
«Rob...»
è tutto quello che mi esce. Ho gli occhi lucidi.
«Kristen.. andiamo,
forza..».
«Sta..
sta morendo, Rob.. mamma gatta sta andando via..» mi
sento sciocca a dirlo ad alta voce, ma credo che Rob non mi
giudicherà.
«Vuoi
stare con lei..?» mi
chiede, cingendomi le spalle con un braccio.
Annuisco, incapace di parlare.
«Va
bene.. restiamo con lei».
«Tu resta
con me..» dico,
cercando la sua mano.
«Certo,
piccola..», mi sorride, prendendo la mia mano.
Guardo la gatta.
Il suo petto si alza e si abbassa, ma con sempre meno vigore.
Anche per lei c'è troppo freddo.
Allungo una mano e le accarezzo la testolina. Lei cerca di strusciarsi
sulla mia mano, ma è troppo debole.
Mentre chiude gli occhi e si lascia andare, una lacrima mi scorre sul
viso. Amo i gatti, e adesso il primo gatto che incontro a Londra mi
muore sotto gli occhi. Non riesco a smettere di accarezzarla.
«Piccola,
è andata.. mi dispiace, Kris..», la voce di Robert
è lontana.
Mi asciugo una lacrima, facendone irremediabilmente cadere altre.
Robert le asciuga, passando premuroso le mani sul mio viso, sulle
guance e vicino agli occhi.
Mi bacia piano, asciugando anche le lacrime che erano cadute sulle mie
labbra.
«Mi dispiace tanto,
piccola».
«Non
è colpa tua...».
«Vieni,
ti accompagno a casa».
«Okay...».
Ci solleviamo, Robert mi tiene stretta a sé, lasciandomi
qualche bacio sulla guancia.
Non ci siamo mossi neanche di pochi passi quando sento di nuovo il
miagolio.
Non è possibile, però.
La gatta è morta.
E' morta davanti a me, ha chiuso gli occhi e si è rilassata,
lasciando che le mie carezza la aiutassero. Sono felice di essere stata
al suo fianco, anche se non ero tutto questo granché come
spalla. Ma se non è la gatta, allora..
«Rob! Rob! Il
gatto!».
«Kristen,
è.. morto, mi dispiace, ma è
così..».
«Sento ancora il
miagolio!».
«Kris, è
tardi..».
«No!», mi
tolgo dalla sua stretta e torno al cespuglio.
Robert si trascina dietro di me.
Quando torno a inginocchiarmi, trovo la risposta a quel rumore.
Uno dei gattini, è vivo.
Ha la boccuccia spalancata e miagola, forte.
Stringe gli occhietti e mi chiama, sperando che lo aiuti.
Allungo le mani e tolgo quel corpo vivo da tutti quei piccoli corpi
senza vita.
Robert mi si avvicina e tolga la testolina del gattino, «Avevi ragione..
è vivo».
Il micetto è piccolo e rosso.
Mentre lo cullo fra le mie braccia spalanca gli occhioni azzurri.
Mi fissa.
Ci fissa.
Robert continua ad accarezzare la testolina rossa del micio, mentre io
lo cullo.
Ha smesso di miagolare.
«Non
è un amore, Rob?».
«E'..
carino, si».
«Che dici..? Lo
teniamo?».
«Vuoi
tenerlo?», sembra
piacevolmente sorpreso.
«E'
così carino e tenero», il
gattino continua a fissarci, beato fra le mie braccia. «Penso che lo
chiamerò..».
«Non sai neanche se
è maschio o femmina, Kris. Aspetta il parere del
veterinario, poi deciderai il nome».
«Mmh..
hai ragione».
«Ti ci
porto io domani, dopo la scuola» si
offre.
«Grazie,
Rob..»,
metto un dito vicino alle zampe del gatto, che si muovono lente per
toccarlo. E' così tenero! Ma è anche ancora molto
debole.
«Lo portiamo a
casa?».
Rob mi abbraccia e mi bacia la fronte. «Coraggio, vi porto
a casa, gattini».
«Gattini..?».
«Sei
anche tu un micio abbandonato. Una gattina, diciamo».
______________
NON MI PIACE.
proprio per niente.
dovete sapere che il mio computer mi odia e che quindi, verso la fine
del capitolo, mi ha cancellato TUTTO, perché è
uno stronzo!!
quindi l'ho dovuto riscrivere, ma è uscito male e mi
dispiace.
scusatemi, spero che non sia proprio da buttare..
ah, e salutate tutti il gattino!
vi voglio bene,
xoxo
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Capitolo 12 *** welcome in the family, boy. ***
Kristen
«Qui.. micio, micio, psspss»
lo chiamo, mentre cerco il gatto sotto il mio letto. Stanotte ha
dormito con me, nel mio letto. Cameron ha detto che è
davvero
carino e mi ha permesso di tenerlo - dopo una lunga
chiacchierata sul non tornare tardi e su come lui sia responsabile di
tutto quello che mi succede finché papà e mamma
non
tornano dai loro viaggi di lavoro, che per fortuna termineranno presto
- fin ad allora, il "micio", è sotto il mio e io non riesco
a
tirarlo fuori. «Coraggio»,
dico, infilando una mano sotto il letto, sperando che non mi graffi, «Non
ti faccio mica qualcosa, eh..», tiro un sospiro di sollievo
quando vedo la testolina rossa del gattino spuntare da un cuscino
finito chissà come sotto
il letto, invece che sopra. «Oh,
eccoti qui.. ma che carino che sei, vieni qui.. ecco, bravo.. non
c'è fretta.. basta che esci fuori, piccoletto», in
realtà non so ancora se sia un maschio o una femmina, ecco
perché sto cercando di tirarlo fuori: Robert
arriverà a
momento per accompagnarmi da un veterinario che conosce lui.
Alla fine, il piccolo micetto, si avvicina abbastanza alla mia mano da
permettermi di prenderlo in braccio.
Non si dimena.
Non graffia né si lamenta.
Si accoccola tranquillamente sulle mie braccia e inizia a fare le fusa.
E' davvero piccolo, avrà massimo un mese.
E' rosso fuoco, con quei suoi occhioni azzurri.
Penso di amarlo.
Lo amo, si.
Non ho mai avuto un gatto, ma i miei fratelli giocavano spesso con i
cani dei vicini.
Abbiamo avuto un cane, ma ero troppo piccola e non ricordo molto.
Abbiamo sempre viaggiato troppo per avere un animale, ma adesso che
vivo a Londra possa avere un gatto, no?
«Sai,
spero tanto che tu sia un maschio, non so
perché..» dico, accarezzandogli la testolina.
Per tutta risposta, lui\lei aumenta le fusa.
Il mio cellulare vibra e io mi siedo sul letto, appoggiando il gatto
sulle mie ginocchia per rispondere al messaggio.
Sono qui, piccola! R.
Mi piace il legame che si è creato fra di noi, ieri sera.
Mi piace sopratutto che lui mi chiami "piccola".
Oggi a scuola è stato grandioso.
Non abbiamo fatto niente di speciale, ma il fatto di mangiare insieme a
mensa e camminare parlando nel corridoio è stato qualcosa di
incredibile, almeno per me. Non so cosa ne pensi Robert; sembrava
tranquilla, ma se ho imparato qualcosa su di lui è che
niente
è come sembra, tutta la sicurezza che mostra non
è altro
che una facciata. Ieri mi ha mostrato la sua fragilità e io
non
voglio deluderlo.
Arrivo. Il micetto dove
lo metto? K.
Prendo il gatto in braccio ed esco dalla camera.
Taylor esce dalla sua stanza proprio in quel momento.
«Che
hai in mano?» mi chiede, avvicinandosi.
«Un
gatto, non si vede?».
«Da
quando hai un gatto, scusa?».
«Da
ieri sera..».
«Che
hai fatto, ieri sera?» mi apostrofa, serio.
«Ero
con Robert.. ma non sono affari tuoi, Taylor».
«No,
no, certo.. sai, lui mi sta anche abbastanza simpatico, ma.. ha una
brutta fama, tutto qui».
«La
gente parla troppo» dico, difendendo Rob a spada tratta. «Robert
è un bravo ragazzo!».
«Ehi,
non ho detto niente!», Taylor alza le mani in segno di resa.
«Okay,
come ti pare.. scusami ma, lui
è fuori ad aspettarmi quindi.. ciao, Tay»,
faccio per andarmene ma lui mi segue.
«Lui,
Robert? E'
qua fuori? Sul serio? Perché? Uscite insieme,
adesso?», mi viene dietro mentre scendo le scale.
«Una
specie...»,
non lo so neanche io, e odio chiedermelo. Sopratutto odio quando le
altre persone si mettono in mezzo.
«E
allora che ci fa' a casa nostra? Non dirmi che...»,
lo fermo prima che possa continuare.
«Taylor,
basta! Non
sono cazzi tuoi quello che faccio o non faccio con Robert, okay?
Adesso, togliti di mezzo».
Lo lascio a fissarmi mentre scendo le scale di corsa.
Il gatto prova a protestare per la velocità della mia
discesa,
ma quando arrivo alla porta si è già calmato.
Apro la porta e mi ritrovo Robert davanti.
Barba non fatta, capellino da baseball in testa, felpone verde scuro e
vecchi jeans strappati con scarpe da ginnastica.
E' sexy.
E non pensavo di poterlo mai dire per un ragazzo vestito in quel modo,
ma cazzo, lui
lo è!
Si china per baciarmi sulle labbra, e io porto subito una mano sul suo
collo per avvicinarlo ancora a me. «Facciamo
progressi, Pattinson..»
dico.
«Mmh..
per te, questo e altro» sussurra, prima di riprendere a
baciarmi.
Veniamo interrotti da un colpo di tosse.
Ci stacchiamo subito.
Dana ci fissa, scocciato.
«Cameron
mi ha detto di dirti che non devi tornare a casa tardi, massimo a
mezzanotte. Ah, ciao..» dice a Robert.
«Ciao,
ehm.. tu sei?» gli chiede lui.
«Lui
è mio fratello minore, Dana» dico io, «Dana,
lui è il mio.. amico, Robert».
«Amico,
eh? A me non risulta che bacio in bocca i miei amici, ma se a te va
bene così... ciao, Robert».
«Ciao»,
Robert gli porge la mano e i due si stringono le rispettive mani come
due uomini d'affari e la scena è piuttosto imbarazzante.
«E
comunque, ho solo un anno in meno di Kristen» specifica mio
fratello.
«Non
avevo dubbi..».
«Rob,
andiamo?» lo richiamo io.
Lui si gira subito a guardarmi e mi sorride.
Amo ogni volta che lo fa'.
Anche a scuola, oggi, mi sorrideva.
Penso di amare ogni suo piccolo gesto.
Sta usando un po' troppo
la parola "amare", Kristen.. attenta, mi dice una vocina
dentro la mia testa.
«Certo..
è stato un piacere, Dana. Ci vediamo, eh? Vieni,
Kris».
Usciamo di casa, ma non riesco a scacciare quel pensiero dalla mia
testa.
Usare espressioni come "amo quello che fa'", "amo come sorride", "amo i
suoi baci", sono facili, mi vengono spontanee, naturali. Almeno nella
mia testa. Quando mi trovo davanti a lui, non riesco a dirle,
perché ho paura della reazione. Certo, potrei semplicemente
dire
che è solo un modo di dire e che non conta nulla, ma mi
sembrerebbe quasi di mentire, anche se non so ancora bene il
perché...
«Sei
silenziosa.. c'è qualcosa che non va?».
«Eh?
Cosa? No.. ehm, tutto okay», mi porto una ciocca di capelli
dietro l'orecchio, nervosa.
«Sicura?
Non hai detto niente.. guarda che a me tuo fratello sta simpatico, non
ho.. ho fatto qualcosa che non dovevo, forse?».
«Ma
che dici, Rob? E' tutto okay e penso che anche tu stia simpatico a Dana,
se è per questo..».
«E
allora perché non parli? Di solito mi riempi di
domande..».
«Vuoi
che ti riempia di domande, okay! Allora, Robert, hai mangiato, oggi?
Certo che si, visto che hai mangiato con me. Hai fumato? Spero di no.
Hai bevuto? Penso che tu l'abbia fatto»
dico, tutto d'un fiato.
«Ti
sei fatta le domande e ti sei anche risposta da sola.. così
non
vale», mi bacia la tempia e mi ferma, attirando l'attenzione
del
gatto. «Avanti,
Kristen.. dimmi cosa c'è».
Non voglio dirglielo.
Non voglio sembrare una sciocca tredicenne alla sua prima cotta.
Perché io so
che questa non
è una cotta.
«Piccola,
per favore.. parla con me».
E'
molto di più, decisamente è molto di
più.
Il solo sentirmi chiamare "piccola" da lui mi fa' scorrere un piacevole
brivido lungo la schiena.
Se adesso gli dico che temo di
essermi.. innamorata di lui, scapperà via. Abbiamo appena
iniziato a costruire qualcosa di solido, ci chiamiamo ancora amici
davanti agli altri e non sappiamo neanche cosa siamo, è
troppo
presto per una cosa del genere. Eppure, tenermelo dentro è
davvero difficile. Ma per lui - per noi - posso farlo. Ho
già
deciso che farò tutto quello che posso per salvarci.
«Io..
io», avanti Kristen, inventati una bugia. Sei pessima con le
bugie, ma per una volta, solo per una, che Dio me la mandi buona. «Ho..
ho paura per lui.. o.. lei. E se avesse qualcosa di grave?»
dico, indicando il micetto che tengo fra le braccia.
Robert dà una grattatina al nostro piccolo gattino.
Merda, hai detto
"nostro". Non è "vostro" figlio, eh!, ancora
quella stupida vocina.
Un figlio..
Un figlio con Robert.. sarebbe.. KRISTEN!
«Non
ti preoccupare, il veterinario da cui stiamo andando è il
migliore della città, te lo giuro» mi rassicura,
riprendendo a camminare. Lo seguo.
«Hai
animali?» chiedo.
«Avevo
un cane, da piccolo. Ma abbiamo.. dovuto darlo via».
«Oh..
mi dispiace, come mai?».
«Mio..
padre. Lui.. non ama particolarmente gli animali».
«Ah...e
questo veterinario è quello del tuo vecchio cane?».
«Già...»,
percepisco il dolore nella sua voce.
«Eri
molto affezionato a lui..?».
«Si
chiamava Scooby e avevo sette anni.. era il mio migliore
amico», la sua voce è quasi spezzata ora.
«Mi..
mi dispiace davvero.. davvero tanto, Rob.. scusa.. scusa, forse.. non
avrei dovuto chiedere» dico, maledicendomi da sola.
«Non
essere sciocca.. è passato tanto di quel tempo. E poi,
adesso c'è.. lui»
indica il gatto, ancora fra le mia braccia. E' incredibile che non si
ribelli neanche un po'. Che io sappia i gatti sono pigri, ma non ho mai
visto un gatto che si fa' scarrozzare in giro come se niente fosse.
Abbiamo fatto un bel po' di strada e lui\lei non ha neanche miagolato.
«O
lei»,
lo correggo. «Rob..
non pensi che sia strano che non si muova neanche? Insomma,
è zitto..e fermo»
dico, dando voce ai mie pensieri.
«Siamo
quasi arrivati, tranquilla..», mi stringe il braccio e mi
spinge gentilmente in avanti.
Dieci minuti dopo, siamo davanti a un edificio in mattoni rossi.
Robert suona al citofono e io riesco a leggere di sfuggita il nome.
Dottoressa A. Green.
Il portone si apre con un decido rumore metallico e Robert mi sorride
prima di aiutarmi a salire i gradini e poi anche le scale. Facciamo una
rampa di scale e alla fine arriviamo alla porta che dà
nell'ufficio della dottoressa Green; dentro è tutto molto
spartano, moderno e freddo. Ogni cosa è in metallo e
c'è
un leggero odore di disinfettante. Odio gli ospedali, e a quanto pare
non sono indifferente neanche agli studi veterinari. La sala d'attesa
è vuota, e dopo qualche secondo appare una donna. E' alta,
molto
più di me e quasi come Robert, magra da far spavento, ma con
un
bel.. decolté; indossa una gonna che arriva a malapena al
ginocchia e una camicetta sbottona parecchio sul davanti. Gli occhiali
che porta appoggiati sul naso, non sembrano molto utili, ma le danno
quell'aria un po' sbarazzina che agli uomini piace tanto. Ha un viso un
po' spigoloso, con gli zigomi ben pronunciati e due canotti rossi al
posto delle labbra, i capelli castani ben ordinati e il viso truccato
alle perfezione. Io ho un paio di skinny jeans e una felpa. Lei ha i
tacchi alti, io un paio di vans. Improvvisamente mi giro verso Robert
per vedere la sua reazione, ma lui non sembra particolarmente sorpreso
dal look ambiguo della.. dottoressa. «Robert,
che piacere», lei si sporge e ignorandomi spudoratamente si
getta
quasi fra le braccia di Robert, che invece si limita a stringergli la
mano.
«Dottoressa
Green, volevo presentarle una persona.. o meglio due. Lei è
Kristen, una mia amica, e abbiamo trovato questo gattino l'altra sera.
Speravo che lei potesse dargli un'occhiata.. so che non ho preso
l'appuntamento, ma pensavo che magari..».
Lei ride, una risata da oca. «Non
essere sciocco, Rob!»,
Rob? Rob?,
perché è così in confidenza con lui?
ah? «Diamo
un'occhiata a questo.. micetto»,
il modo in cui dice "micetto", è piuttosto maliziosa e non
scosta neanche per un secondo lo sguardo dagli occhi di Robert. Lui non
mostra nessuna espressione particolare. Finalmente lo sguardo della
dottoressa finisce su di me. Arriccia il naso. «Kristen,
giusto?».
«Si..».
«E
questo è il micetto?»
chiede, guardando di nuovo Robert e sorridendogli come una gallina.
«Già»
dico io, anche se non mi sta neanche degnando di un'occhiata.
Lei torna su di me.
«Mmh..»
accarezza il gatto, che non sembra gradire molto il suo tocco. Le mani
della dottoressa sono lunghe, affusolate, e ingioiellate.
«Ha..
ha qualcosa?» chiedo, dimenticandomi per un istante la mia
antipatia nei suoi confronti e preoccupandomi per il micio.
«Ho
bisogno di una visita per verificarlo» dice, fredda come il
ghiaccio.
«Può
farne una?» chiede Robert. Lei sembra illuminarsi.
«Ma
certo! Anche subito! Vieni nel mio studio, forza», non
aspetta
neanche la risposta di Robert - perché è ovvio
che si
è rivolta solo a lui - e si gira per dirigersi nel suo
studio,
sculettando e ancheggiando come una modella su quei trampoli di almeno
quindici centimetri. La seguiamo. Lo studio della dottoressa Green
è composta da una scrivania in stile moderno, in vetro, una
libreria alle sue spalle piena di volumi pesanti, alle pareti sono
appese le sue illustri lauree e infine c'è un tavolo in
ferro o
metallo per visitare i suoi piccoli pazienti. In mezzo a tutta quella
classe, quel tavolo e tutti quegli attrezzi medici, stonano. Sembra
più l'ufficio di un dirigente di una qualche rivista
piuttosto
che di uno studio di veterinaria.
«Mettete
il piccolo qua sopra» ci dice.
Poso il gatto sul freddo e sterile bancone metallico e mi sembra di
metterlo nelle mani di un macellaio.
La dottoressa Green si avvicina, si infila un paio di guanti e inizia a
toccarlo, controllarlo, gli fa' aprire la bocca e gli agita le zampe.
Il gatto inizia a miagolare.
Prima piano.
Poi sempre più forte.
«Gli
sta facendo male» protesto.
Lei mi fulmina con lo sguardo. «So
fare il mio lavoro, ragazzina».
«Il
gatto è di un parere diverso» dico, reggendo il
suo
sguardo gelido. Ha due occhi neri come la pece, freddi e distaccati.
Robert mi accarezza un fianco e anche se mi calmo un po', continuo a
guardare verso la dottoressa. Robert si avvicina di più per
sussurrarmi all'orecchio: «Tranquilla,
piccola.. è in buone mani», anche troppo buone
secondo me.
Anzi, secondo me le usa per ben altro quelle mani lunghe..
«Certo
che è in buone mani»
trilla la dottoressa, inviperita.
«Allora..»,
Robert dà un finto colpo di tosse per allentare la tensione
che si è creata nella stanza, «ha
qualcosa?».
«Be',
è debole.. non ha ricevuto abbastanza nutrimento dalla
madre,
sicuramente..ha poco più che un paio di settimane e ha
bisogno
di essere sverminato, ma quello posso farlo io. Comunque sia, ha solo
bisogno di cibo e riposo. Le condizioni sono stabili, per ora.. bisogna
vedere come supererà la nottata», butta fuori un
sacco di
parole, sempre con quell'aria altezzosa, come se tutto - anche la
nostra attenzione e la nostra devozione - le sia dovuta, specialmente
quella di Robert, che non molla neanche un istante.
«Ma
la supererà, vero?»
chiedo.
«Si,
si, certo, certo» mi liquida con un gesto della mano, prima
di tornare sul suo amato Robert. «Rob,
caro, come stai? Non ci vediamo da molto tempo, dall'ultima cena in
famiglia..», finge un delicato broncio, fatto ad arte. Si
sfila i
guanti, lentamente.
Una cena?
Una cena in famiglia?
Lei è stata a casa di Robert?
«Sto
bene, grazie» risponde lui, infilandosi le mani nelle tasche
dei jeans. Io avrei voluto che mi prendesse per mano.
«E
papà? Papà sta bene?» continua lei.
«Si...»,
Rob si irrigidisce, «sta
bene anche lui».
«Meglio
così.. digli che mi manca e che non vedo l'ora di tornare a
cena a casa vostra, Rob».
«Certo..
lo farò».
Lei sorride, con un sorriso ricoperto di miele. Che vomito.
«Ci
vediamo, Rob. Spero molto
presto».
«Certo,
dottoressa.. ci vediamo».
Si stringono la mano e io vorrei mettermi a strillare.
«E'
maschio o femmina?» mi metto in mezzo, giusto per attirare
l'attenzione di quell'oca e distoglierla da Robert.
«Oh..mmh»,
sembra cadere dalle nuvole. Si avvicina di nuovo al gatto, lo rovescia
con davvero poca grazie ed esamina.. le sue parti intime, senza neanche
infilarsi di nuovo i guanti. «Maschio»
dichiara, allontanandosi subito dall'animale.
Sono così felice della notizia che per poco quasi mi
dimentico di quanto sia stronza quella donna.
Prendo il micio fra le mani, proteggendolo da quella strega.
Lo accarezzo finché non si calma.
Guardo Robert, che mi sta già guardando.
Sollievo, ecco cosa provo.
Stava guardando me,
non lei.
«Possiamo
andare, ora?»
chiedo.
«Certo,
piccola..»
sono felice che mi abbia chiamato "piccola" davanti a lei. La guardo:
ha di nuovo storto il naso e anche la bocca, come se fosse disgustata.
Mi sento piccola e inesperta. Questa donna avrà almeno
trent'anni, è elegante, sofisticata, incredibilmente bella e
ci
sa fare con gli uomini, è evidente. E io? Io sono una
ragazzina
di sedici anni, senza nessuna esperienza, di nessun tipo.
Robert
mi prende per mano e andiamo verso la porta.
«Arrivederci,
dottoressa Green» la saluta Robert, anche se non vorrei che
lo facesse.
«A
presto, Rob!».
«Arrivederci..»
dico.
«Ciao...».
Robert
Appena usciamo dallo studio della dottoressa Green, Kristen accelera
subito il passo.
Mi supera, fa' ondeggiare la sua coda di cavallo.
Capisco subito che è nervosa e qualcosa mi dice che si
tratta
del comportamento della dottoressa Green. Quella donna mi sta
abbastanza simpatica, ma a quanto pare Kristen non è del mio
stesso parere.
«Sei..
felice che sia un maschio?» chiedo, giusto per dire qualcosa.
«Molto»
risponde lei, secca.
«Hai
già in mente un nome?».
«Non
ancora».
«Oh..
quindi, lo tieni?».
«Certo
che lo tengo».
«Scusa..
ehm, ma c'è l'hai con me?».
Si ferma.
Si gira verso di me e sospira.
Gioca per un po' con i suoi capelli.
Mi avvicino, ma non dico niente, le dò il tempo che le serve.
Quando la vedo rilassarsi un altro po', mi avvicino di più.
«La..dottoressa..
Green.. è tua..amica?»
mi chiede, tenendo lo sguardo basso. Ma riesco a vedere lo stesso il
suo rossore.
«Amica
è una parola grossa» dico. Avevo ragione, c'entra
lei.
«Come
vuoi chiamarla, scusa? Siete più
che amici?»
mi fulmina con lo sguardo. Sa fare davvero una bella faccia da stronza,
mi piace.
«No,
no»
mi affretto a dire. «Ashley
è un'amica di mio padre e..».
«Ashley?
Ashley?
Adesso la chiami anche per nome?» esplode, fa' quasi ridere.
«La..
la conosco da quando ero un ragazzino. E' un'amica di mio padre.
Andiamo, Kris, ha trentacinque anni».
«Dillo
a lei, non a me.. quella donna si veste meno di me»
bofonchia,
irritata. Se non avesse il gatto in braccio, avrebbe già
incrociato le braccia sul petto, tenendomi il broncio.
«Si,
ha.. un modo di vestire molto.. insolito, devo ammetterlo».
«Insolito?
Ti prego. Non avevo mai visto una dottoressa così..
così..»,
si agita ancora di più perché non può
gesticolare.
«Avanti
dillo, non mi offendo mica eh»,
rido.
«Troia!
Okay? Era vestita da troia!»
urla.
«Un
po'..».
«Ma
le hai visto la camicetta? Faceva prima a non metterla!».
«E
tu non l'hai vista in costume da bagno...»,
mi pento di quello che ho detto nell'esatto momento in cui mi esce
dalla bocca.
Kristen si gira verso di me, uccidendomi con lo sguardo.
Sono un coglione.
Dovevo tenere la bocca chiusa, cazzo.
«No,
Kristen, aspetta.. non è».
«L'hai
vista in costume!?»,
la sua voce può diventare davvero forte e stridula quando
è arrabbiata. Eppure, tutto quello che riesco a pensare
è: sei
bellissima, piccola.
«E'
un'amica di famiglia, ci ho passato qualche estate qualche anno
fa'..» dico, sperando di convincerla. Naturalmente, non ci
riesco.
«Tu..
tu.. vaffanculo!», la vedo serrare i pugni e anche il gatto
si agita.
«Ma
non ho fatto niente!» mi difendo.
«Quella
donna ti stava sbavando dietro, Robert!».
«Ma
io non ho
fatto niente!» insisto.
«Non
l'hai neanche respinta, però! Scommetto che non vedevi l'ora
di
restare da solo con lei nel suo studio, vero?» alza gli occhi
al
cielo, ma io capisco subito che è più un modo per
cacciare le lacrime piuttosto che un gesto di rabbia.
«Non
sai quello che dici, Kris».
«So
benissimo
quello che dico! Cazzo, ma.. ma l'hai vista? E'.. è alta,
bellissima e si veste una favola..».
Senza che possa fermarlo, un sorriso divertito si impossessa di me. «Tu
sei gelosa».
«C..cosa?
No!».
«Si,
invece! Tu sei gelosa!».
«Sto
solo dicendo che.. che lei.. lei, be', è bellissima..
mentre.. mentre io.. no».
E' così piccola.
E fragile e insicura.
E io mi sento in dovere di proteggerla.
E consolarla, in questo caso.
Mi avvicino e l'abbraccio, facendo attenzione a non schiacciare il
nostro piccolo micio, che si struscia su tutti e due, facendo le fusa.
Adesso che siamo usciti dallo studio della dottoressa Green, sembra
molto più rilassato anche lui. «Kristen..
non devi temere, okay? Non c'è nessuna
possibilità che mi
metta con una del genere.. andiamo, è vecchia» le
dico,
accarezzandole i capelli. Lei appoggia il viso sulla mia spalla, mentre
una lacrima solitaria le bagna la guancia. L'asciugo con il palmo della
mano, strappandole un sorriso.
«Hai
ragione.. sono una stupida, scusa».
«Si,
sei stupida.. perché dovrei andare da quella.. se.. ho
te?».
«Questa..»,
si solleva un po' per guardarmi negli occhi. I suoi bellissimi occhi. «è
forse una della cose più dolci che tu mi abbia mai detto».
«Ehm..
non sono molto bravo a fare il dolce, scusa...».
«Non
importa.. le poche volte che lo fai.. per me sono la fine del
mondo».
Si solleva sulle punte e mi bacia.
Mmh, i suoi baci.
Vorrei che non ci fosse quel gatto.
Vorrei accarezzarle la pelle e sollevarle un po' la maglietta.
Vorrei far durare questo bacio almeno un'ora.
Ma c'è il gatto.
E così dobbiamo interrompere il bacio.
«Ti
accompagno a casa..» le dico, portandole una ciocca di
capelli dietro l'orecchio.
«Okay,
Rob..».
Stai per scoppiare,
amico.
No, amico, non è vero.
Io posso resistere.
Non costringerò Kristen a fare qualcosa che non vuole. Non
diventerò uno stronzo maniaco, non con lei.
«Oh,
guarda quella pietra, Rob!», Kristen indica una pietra
bianca, piccola e brillante sotto la luce del sole. «Starebbe
davvero bene in camera mia, non trovi? E' adorabile», si
china
per prenderla.. e mi offre un'ottima visuale del suo posteriore.
Il culo di Kristen.
Già.
No, no, no, no.
«Oh,
fanculo..».
«Hai
detto qualcosa?», mi chiede, mostrandomi la pietra.
«No,
niente, andiamo a casa. Velocemente, prima che trovi altre
pietre».
Siamo seduti sul divano nel salotto di Kristen, il micio che zampetta
dalle mie ginocchia a quelle di Kristen. Non sa ancora camminare bene e
ogni tanto Kristen deve afferrarlo prima che cada, ma devo ammettere
che ha ragione: è davvero carino. Rosso, con gli occhioni
azzurri, ha conquistato anche me, che proprio dei gatti non vado pazzo.
«Allora..
come lo chiamiamo?» chiede.
«Il
gatto è tuo..».
«E'
anche un pochino tuo, però...».
«Non
sono bravo a scegliere i nomi. Il mio cane si chiamava Scooby,
ricordi?», lei ride e prende in braccio il micio.
«Che
ne dici di.. Max?» propone.
«Max?
Ma non è da gatto!».
«E
allora dillo tu!».
«Mmh..
Xanie?» dico, e Kristen fa' una faccia buffissima per farmi
capire il suo disgusto.
«Che
cazzo di nome è Xanie?».
«Non
lo so, l'ho inventato».
«Me
ne sono accorta», ride e mi mette il micio in braccio,
avvicinandosi anche lei.
«Ehi,
che succede..?» le chiedo, vedendo le mille emozioni che le
passano sul volto. Lei per tutta risposta mi prende per mano,
accucciandosi.
«Rob,
scusa se prima ti ho.. fatto una scenata di gelosia..».
«Stai
ammettendo di essere gelosa?»
chiedo, raggiante. E' gelosa? Di me? Nessuno era mai stato geloso. Ho
sempre fatto il cazzo che mi pare.
Adesso, finalmente, qualcuno si preoccuperò di me, di come
sto,
di con chi sto e che faccio. E' strano, ma non vedo l'ora.
«Si...
il punto è che.. a volte non mi sento all'altezza di stare
con
te» sussurra, nascondendo il viso nel mio petto.
«Ma
che dici, Kris? Tu sei bellissima, mille volte più bella di
quella là!».
«Dici..
dici davvero? Cioè, so che non è vero, ma.. tu lo pensi sul
serio?», mi stringe forte le mani, fissandomi dritto negli
occhi.
Di solito, mento.
Ho mentito un sacco di volte nella mia vita.
Ai miei amici, ai miei famigliari, agli insegnati. A tutti quelli che
mi stavano intorno.
Non ho mai avuto problemi nel farlo.
Ma con lei,
non ci riesco.
Non posso guardare in quelle due gemme preziose e dirle una bugia.
Ma stavolta non è neanche proprio il caso, perché
non sto mentendo adesso.
Perché non mento quando dico che è bellissima.
Non mento quando dico che ci tengo a lei.
Non mento, con lei.
Non ne ho bisogno.
Riesco a guardarla negli occhi mentre dico: «Penso
che tu sia la ragazza più bella che io abbia mai
visto».
E non mento neanche a me stesso quando vedo i suoi diventare lucidi di
felicità e dentro di me sento quella stupida vocina
sussurrarmi:
è
innamorata.. lo sei anche tu?, non mento quando mi
rispondo si.
Le nostre mani sono intrecciate.
Il micio cammina ancora sopra le nostre gambe.
Ma tutto quello che vedo è Kristen.
Il suo sorriso, i suoi occhi lucidi di gioia.
E penso che sono io la causa di quella gioia momentanea, e spero di
esserlo per sempre.
Eppure ho ancora paura; paura che tutto questo possa scomparire da un
momento all'altro.
Cosa succede se qualcosa si mette in mezzo?
Penso che non resisterei.
Questa ragazzina dai grandi occhi verdi mi è entrata sotto
pelle
senza che me ne accorgessi e ormai è troppo tardi per
scacciarla
senza farmi del male da solo.
E allora tutto quello che mi resta è accettarlo.
Accettare il fatto che muoio per quel sorriso.
Accettare che amo accarezzarle i capelli e il modo in cui quel gesto la
rilassa.
Accettare che non mi importa più quello che la gente direbbe
di noi due se ci vedesse presi per mano in pubblico.
Ed è successo tutto così in fretta, che non ho
avuto neanche il tempo di rendermene conto.
Ed è questo che mi ha fregato.
Non mi sono reso conto che mi stavo innamorando.
E ora che faccio?
Non posso fare niente, perché lei è dentro di me.
E io?
Io sono dentro di lei?
E se lei non provasse quello che provo io?
Voglio che lo provi.
Perché, anche se ho paura, anche se è tutto
sconvolgente
e nuovo e sono pietrificato dalla paura, questa è la
sensazione
migliore della mia vita.
Kristen mi ha fatto battere di nuovo il cuore.
Ma non ha fatto solo questo.
Lei ci è proprio entrata dentro.
«Rob?»,
la sua dolce voce mi risveglia dai mie pensieri.
«Si,
piccola?», quanto mi piace chiamarla così?,
quanto?. Mi piace come la rende felice.
«Resti
a cena?».
«Certo».
«Grazie..»,
si sporge per lasciarmi un bacio dolcissimo sulle labbra. «Vado
ad avvertire Cameron», si alza e mi lascia solo con il micio.
Lo prendo in braccio e me lo metto davanti alla faccia.
Abbiamo bisogno di un nome, ma quale?
«Mi
devi portare fortuna, bello»
dico, mentre guardo in quegli occhioni azzurri. «Ehi,
aspetta! Fortuna.. fortuna.. Lucky!».
«Chi
è Lucky?» chiede Kristen, di ritorno. Si lascia
cadere sul divano e prende il gatto in braccio.
«Lui!»,
quasi strillo, indicando il gatto.
Kristen guarda prima me e poi il gatto.
«Oh,
hai scelto il nome? Ma perché Lucky? A chi deve portare
fortuna?», mi chiede, ma dal suo sorriso capisco che il nome
le piace.
«A..
noi».
«Noi?
E'.. è la prima volta.. che.. che.. c'è un noi,
quindi?».
«Non..
non lo so.. tu lo vuoi?».
«Si!»,
i suoi occhi sono diventati enormi, ancora più luminosi e
incantevoli.
«Oh..
okay»,
sorrido, «e
in che cosa consiste questo "noi"?» chiedo, portando Kristen
sulle mie ginocchia. Lucky si accuccia in un angolo.
«In..
in noi due» mi spiega Kristen, seria. Gioca con le nostre
dita, intrecciate. «In
me e te... Rob, non voglio più nascondermi.. non sto dicendo
che
lo dobbiamo dire a tutti, ma.. possiamo semplicemente.. vedere come
va'? Solo questo, per favore...».
«Mi
dispiace di averti costretto a nasconderti..»
le dico, sperando con tutto me stesso che mi perdoni.
«Non
sono arrabbiata, Rob. Semplicemente, non voglio nascondermi.
Naturalmente, quello che facciamo è una cosa nostra, privata, ma
non voglio neanche più fingere che tu non sia niente per
me.. perché tu lo
sei», mi prende il viso fra le mani e avvicina
le nostre bocche abbastanza da farmi impazzire. «Sei
importante per me, io sono.. importante.. per.. te, e tutto quello che
succederà, che è già succede e sta
succedendo
adesso.. è tutto quello che voglio. Non fermarmi, ti prego.
Dacci una possibilità...».
«L'ho
già fatto..» dico, e unisco finalmente le nostre
labbra.
Il
divano.
Quale posto migliore?
Piano piano, il bacio si fece sempre più intenso.
Kristen era già sulle mie ginocchia, così le
accarezzai le gambe, maledicendo quei dannati jeans.
Mi mancava la sua pelle. Mi mancava davvero tanto.
Kristen schiudette le labbra, permettendo alla mia lingua di poter
giocare con la sua.
E che gioco, ragazzi! Kristen era tutto quello che avevo sempre
desiderato, ma che non sapevo neanche di volere.
Non volevo una troia.
A me piaceva lei.
Mi piaceva la sua timidezza, il modo in cui arrossiva facilmente, come
si preoccupava per me, come ogni suo tocco fosse come un balsamo per le
mie ferite, ogni cosa di lei mi attirava, mi spingeva a stringerla a me
per non lasciarla mai più.
Mai più, mai più, mai..
«Ehm!».
Mi staccai subito, riconoscendo il tono di rimprovero del fratello di
Kristen.
«Cameron..»
sbuffò, Kristen.
«Scusami
se non sopporto la vista della mia sorellina
che si fa'.. okay, basta. Voi due, a tavola. Ora»
ci ordina.
Mi alzo subito.
E' duro ammetterlo, ma a volte Cameron mi fa' davvero paura.
O forse ho solo paura che se non gli piaccio, mi proibirà di
vedere Kristen.
«Allora..».
Siamo tutti seduti a tavola.
Io vicino a Kristen e Dana, Taylor e Cameron davanti.
E ho Cameron proprio di fronte a me.
Mi sento in soggezione e non riesco quasi a muovere un muscolo.
Kristen ha provato a farci parlare, ma l'unico che parla qui
è Dana.
E' simpatico, ci sa fare e scommetto che tra qualche anno
diventerà come Cameron, forse anche più grosso e
alto. E' il fratellino di Kristen e lei lo tratta ancora come un
bambino, da quanto ho visto. Gli versa l'acqua, gli chiede se ha ancora
fame, se ha freddo, caldo, se ha mangiato a scuola e capisco che il
gene dell'apprensione è dominante nella famiglia Stewart.
La sua famiglia è terribilmente diversa dalla mia.
«La..
pizza era buonissima»
dico, giusto per rompere il ghiaccio.
«Non
l'ho mica fatta io, l'ho ordinata»,
Cameron
mi guarda come se fossi impazzito.
«Si,
lo so, ma.. ecco...», e ora come ne esco fuori?
«Le
pizze sono buone, Cam», mi salva Kristen, «Mi
passi la coca-cola?».
Mentre Cameron allungava la mano per prendere la bottiglia di coca-cola
sul tavolo, sentimmo qualcuno suonare il citofono e poi un vocione
maschile abbastanza forte da farsi sentire fino alla cucina. «Qualcuno
viene ad aprirmi o io e vostra madre dobbiamo fare tutto da
soli?».
Per poco Cameron non fa' cadere la coca-cola e Kristen non cade dalla
sedia talmente tanta è la sua euforia quando si alza per
andare ad aprire alla porta. «Mamma!
Papà!» li chiama, mentre corre.
Un po' confuso - e sconvolto - guardo Cameron, che sorride contento.
Dana e Taylor si alzano e raggiungono la sorella.
Cameron si alza per ultimo e mi stupisce venendo vicino a me. «Forza,
Rob, vieni anche tu».
Non me lo faccio ripetere due volte.
I rumori - gli schiamazzi, i baci sulle guance e i "ben tornati!"- si
sprecano mentre raggiungo l'entrata della casa.
Kristen sta abbracciando un uomo, il padre sicuramente. E' alto, ben
piazzato, con lunghi capelli biondo-grigio, vestito in modo pesante e
con un capellino in testa e un paio di occhiali. Dana invece sta
abbracciando quella che, ovviamente, deve essere la mamma, una bella
donna con con lunghi capelli neri che assomiglia molto a Kristen. Si
toglie il cappotto e mostra le braccia ornate da qualche piccolo
tatuaggio. Il padre fa' lo stesso, e noto che anche lui ha alcuni
tatuaggi sulle braccia, più di quelli della moglie. Non
avevo mai visto due persone adulte con tutti quei tatuaggi. Non sono
ridicoli e li danno persino una qualche strana aria di
maturità.
L'uomo, si gira e mi vede. Mi pietrifico.
«Oh,
salve, ragazzo. E tu chi sei?» mi chiede, gentile.
«S..salve
s..signore, io.. io sono.. Robert, signore. Robert
Pattinson», mi presento.
«Piacere
di conoscerti, Robert. Io sono John».
La mamma di Kristen mi si avvicina, affiancando il marito. Mi sorride,
amichevole. «Ciao,
Rob. Io sono Jules».
«P..piace,
signora».
Kristen mi stringe il braccio, accarezzandomi la mano. Quel contatto mi
rilassò subito. «Mamma,
papà, sono felice che siete tornati! Volevo farvi conoscere
una persona.. lui è Robert, ed è.. ecco,
lui...».
Capisco subito che Kristen è insicura: non sa come
presentarmi. Anche se abbiamo deciso di non nasconderci più,
non abbiamo mai parlato dei suoi genitori e di come li avrei
incontrati. Ci siamo dimenticati che tornavano stasera.
Stringo forte la mano di Kristen posata sul mio braccio. «Sono
il ragazzo di sua figlia, signore»
dico, sicuro, guardando negli occhi del padre di Kristen.
Jules sorride, compiaciuta e fa' passare lo sguardo da me a sua figlia.
«Oh,
Kris, cara, è meraviglioso!».
Guardo timoroso il padre di Kristen, nel frattempo Jules dà
un bacio sulla guancia a sua figlia e si congeda per un bicchiere di
latte in cucina.
John Stewart si avvicina a me.
Mi porge la mano.
«Benvenuto
in famiglia, ragazzo».
Gli stringo la mano, senza lasciare la presa su Kristen, che sorride
raggiante accanto a me, saltellando dalla gioia.
«Grazie,
signore».
Un urlo proveniente dalla cucina rovina il momento.
Ci giriamo tutti: Jules è sulla porta con Lucky in braccio. «E
lui?».
________________
spero che questo capitolo vi sia piaciuto!
miraccomando: mantenete la calma, perché robsten
è indistruttibile.
comunque sia, voglio che tutti salutiate il piccolo Lucky, che vi
saluta!
vi voglio bene,
xoxo
|
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Capitolo 13 *** i need you, too. ***
Pov Robert
«Aaaah!».
«Kristen, è solo un
film».
«Ma.. ma.. aaah! Che schifo, che
schifo! Cambia! Cambia!!»
strilla come una pazza, coprendosi il viso con le mani.
«Kristen, me l'hai fatto mettere
tu!».
«E allora? Cambia!».
«No, ora lo guardiamo fino alla fine,
sono curioso».
«Curioso di cosa, Rob? Vuoi
vedere chi muore per ultimo? Non ci tengo! Dai, cambia..».
«Hai voluto vedere Saw, e ora lo
guardiamo» dico, almeno provando
a farmi sentire. In realtà, so già che
sarà lei ad averla vinta come sempre.
«Non pensavo che era così!
Cameron lo guardava ed ero curiosa, ma.. aahh, che schifo! Quello..
quello è un.. un c..cuore?».
«Mmh.. no, penso sia un polmone. Il
cuore l'ha già tolto prima, se non sbaglio».
Kristen si gira dall'altra parte fingendo di vomitare.
E' tutto il film che fa' così.
Prima ha rotto le palle due ore per guardare Saw,
dicendo che era curiosa e che non l'aveva mai visto in vita sua, mi ha
fatto la faccina dolce, gli occhi da cucciolo e tutto quello che una
donna può fare per convincere un uomo a fare quello che
vuole.
Alla fine, ho ceduto, anche se sapevo benissimo che sarebbe finita
così. Kristen non è proprio tipo da film horror,
si
è impressionata, ha urlato e mi ha implorato di spegnere la
tv a
ogni scena. Mi sono imposto, ho cercato di non farmi sottomettere da
quella specie di scricciolo, ma adesso non voglio prolungare ancora la
sua tortura. Mi alzo e spengo la tv. Quando torno sul divano, lei mi
sorride. «Grazie, Rob» mi
dice, mentre mi siedo
vicino a lei. Si accuccia contro di me, stringendo la mia maglietta in
quel pugnetto da bambina. Profuma di vaniglia e casa. La stringo forte
a me.
«Era solo un film, piccola..» le dico.
«Faceva paura però.. faceva
schifo».
«Non era niente di che».
«Come puoi dirlo? Dài, Rob, faceva
proprio schifo!
Tutte quelle amputazioni.. era sangue gratuito» dice, alzando
gli
occhi al cielo.
«Va bene, okay.. posso avere un bacio
gratuito, ora?», lei ride e mi mette le braccia intorno al
collo.
Sono più o meno le due di notte e i suoi genitori si sono
ritirati da un sacco di tempo nella loro stanza. Cameron, Taylor e Dana
ci hanno lasciati appena hanno visto che film stavamo guardando,
lasciandoci soli.
Mi piace
stare sul divano di casa di Kristen con lei, è una cosa
nuova.
Di solito non vado a casa delle ragazze, me le faccio dove capita,
quando ho voglia, adesso invece sono a casa di Kristen semplicemente
per guardare un film, coccolarci sul divano e stare insieme, senza
nessuna pretesa. Non mi era mai successo. E poi i suoi genitori sono
simpatici; il signor Stewart mi ha mostrato tutta la casa, facendomi
vedere le foto di Kristen da piccola, ma solo fino ai sette anni,
perché poi Kristen si è messa a strillare e ci ha
ordinato di tornare in cucina. Jules - la mamma di Kristen - ha trovato
subito adorabile Lucky e ha permesso a Kristen di tenerlo. La famiglia
di Kristen è molto alla mano, sempre contenta e allegra, i
genitori vanno d'accordo e si amano ancora come due ragazzini anche
dopo anni e si vede. Quando li guardavo, mi veniva una strana
sensazione, perché io non ho mai visto i miei genitori
comportarsi come John e Jules. Loro sono anche molto aperti di
mentalità e non si sono fatti nessun problema a lasciare me
e
Kristen da soli, anche se prima John mi ha lanciato un'occhiata del
tipo "attento a quello che fai", ma non poi così tanto
minacciosa.
«Grazie
per aver guardato il film con me..» mi dice, prima di
appoggiare
le sue morbide labbra sulle mie, che le accolgono con un sospiro non
molto casto. Dio, sto proprio impazzendo. Ogni cosa di Kristen mi manda
alla follia, e sto cercando in tutti i modi di trattenermi. Ma la sua
pelle, le sue labbra, le sue mani che mi sfiorano, non sono abituato a
resistere, a contenermi, ed è terribilmente difficile con
lei. «Rob»
sussurra, «Sono
qui, non pensare ad altro per favore..», ride e mi guarda,
con
quel suo sguardo da bambina ma con un pizzico di desiderio. Devo
smetterla di pensare a lei come a una bambina, quella che ho tra le
braccia è la
mia ragazza
e non ha quattro anni, ma sedici e si è messa in ginocchio
sul
divano davanti a me, appoggiando la fronte sulla mia. E lei
è
così bella, così dolce e tenera, che tutto quello
che
posso fare è baciarla. E ben presto, quello che era partito
come
un bacio innocente.. non so controllarmi, l'ho sempre saputo, non con
Kristen. E nella mia testa continuo a ripetermi che è
piccola e
che devo fermarmi, ma il suo profumo mi inebria e quando la sento
dirmi: «Rob.. non sono di porcellana»,
mentre le sue mani si posano sul mio viso, non capisco più
nulla. Esiste solo Kristen. Io e lei. E la voglio davvero
tanto.
«Kristen.. io non so
se..».
«Shh..»,
Kristen si sdraia aggraziata
sul divano, arrossendo quando io resto seduto e la guardo. Ed
è
uno spettacolo, perché è bellissima.
Piccola un cazzo.
Mi sdraio sopra di lei, tornando subito sulle sue labbra.
Il fatto che ci troviamo a casa sua, nel suo salotto, a pochi metri dai
suoi genitori, non mi sfiora neanche mentre le accarezzo il fianco
sollevandole un po' la maglietta bianca che indossa, toccando
finalmente quella pelle candida. Mi sollevo un po' per riuscire a
toccarle la pancia, calda e soffice come me l'ero immaginata. Kristen
sembra essere fatta apposta per le mie mani, ma ho paura di andare troppo
oltre. Che succede se fraintendo e lei non vuole e appena faccio un
passo falso lei scappa via? Per la prima volta in vita mia ho paura di
toccare una ragazza.
Ma Kristen sembra davvero tranquilla.
Mi sfiora, mi tocca, mi bacia, mi morde le labbra e mi
sorride quando riprendiamo fiato.
«Ho aspettato
tanto questo momento...» dice, a un certo punto, arrossendo.
«Che
intendi?» chiedo, riprendendo a baciarla. Lei mi spinge
gentilmente via per poter parlare.
«Mi piace stare con te, s..soli..
Rob.. anche solo per fare questo, mi piace. A te no?»,
e come posso dire a un viso angelico e innocente come questo che in
realtà io vorrei fare molto di più, che non vedo
l'ora di
arrivare alla base successiva, che anche quei pochi vestiti che ha
addosso li sto odiando e che sto impazzendo là sotto
per colpa sua. Non posso, ecco. Mi sembra quasi di dire a un bambino
che Babbo Natale non esiste. Quindi mi sforzo in un sorriso e fingo di
essere d'accordo con lei. «Anche
io sono felice».
«Perché.. perché
a te basta,
vero...?» mi chiede, preoccupata,
cercando il mio sguardo.
Evito di guardarla, non riuscirei a mentirle guardandola negli occhi. «Certo
che mi basta, Kris.. dove eravamo?» chiedo, malizioso,
facendola
ridere. Riprendiamo da dove abbiamo lasciato, ma io per tutto il tempo
non faccio che chiedermi per quanto tempo ancora resisterò.
Pov Kristen
Mi sveglio, il giorno dopo, per colpa di Lucky, che mi sta
leccando la faccia.
Come abbia fatto ad arrampicarci sul mio letto, non lo so. Mi metto a
sedere e lo accarezzo distrattamente mentre guardo l'ora sulla mia
sveglia. Non è tardi, ma Robert sarà qui a
momenti. Mi ha
promesso di venirmi a prendere, così andiamo a scuola
insieme..
sarà un modo per far capire a tutti che, adesso, stiamo
insieme.
O almeno spero. Non sono proprio tipa da dichiarazioni ufficiali o roba
del genere, non siamo la famiglia reale, non c'è bisogno di
un
comunicato stampa che annunci a tutta la scuola che ora io e Robert
siamo una coppia, voglio solo chiarire che adesso lui è mio,
e
che nessuna si deve avvicinare a lui, a parte me.
Non voglio sembrare possessiva o roba del genere, ma ci tengo davvero
tanto a chiarire questa cosa con tutte le ragazze di questo mondo:
Robert è mio.
Mi alzo, prendendo in braccio il piccolo Lucky.
Lo lascio sul tappeto della mia camera mentre vado in bagno per farmi
una doccia veloce.
Uso il bagnoschiuma alla vaniglia, per lui.
Mi lavo i danti accuratamente, per lui.
Spazzolo i capelli togliendo ogni noto, per lui.
Mi metto un paio di jeans carini, per lui.
Cerco nell'armadio una maglietta a maniche corte invece della felpa che
vorrei mettermi, per lui.
Pensa a te,
mi dice la mia vocina.
Lego la maglietta da un lato, per me.
Mi infilo un paio di converse, per me.
Ma alla fine cedo e metto un po' di mascara e matita nera, per lui.
Esco dal bagno e mi ritrovo Lucky fra i piedi. «Sei
una vera peste» fingo di rimproverarlo mentre lo prendo in
bagno
e usciamo insieme dalla stanza. Mamma sta preparando la colazione in
cucina, mentre papà legge qualcosa al computer in salotto.
Cameron è già uscito per qualche appuntamento di
colazione con chissà quale ragazze, Dana sta facendo
colazione e
Taylor dorme ancora. «Buongiorno,
tesoro» mi saluta mio padre, sorridendomi mentre mi siedo
vicino
a lui. Lo schermo del computer è pieno di scritte e roba di
lavoro. «Che cos'è?»
chiedo,
mentre mia madre mi serve la mia colazione: poco bacon, un po' di uova
strapazzate e un succo di frutta con pane tostato. Mi dà un
bacio sulla fronte e mi augura un buongiorno prima di tornare in
cucina, papà la segue con lo sguardo per tutto il tempo. Amo
guardare i miei genitori, sono così teneri, mi chiedo se un
giorno sarò anche io così, magari con Robert.
«Scartoffie..
c'è bisogno del mio aiuto per un film, ma non so se
accettare» dice, mio padre.
«Un altro film
indipendente?» chiedo, cominciando a mangiare.
«Esatto.. partirò la
settimana prossima, probabilmente. Mi dispiace, cucciola».
«Tutto okay..
mamma resta?».
«Anche tua
madre ha qualche impegno,
tesoro.. ma credo che possa essere rimandato se non ti va' di restare a
casa con Cameron, Taylor e Dana di nuovo, ti capiamo. Lo sai che per
noi la prima cosa sei tu e i tuoi fratelli», mio padre mi
accarezza amorevolmente una guancia, facendomi sorridere.
«No, non
importa, papà. Sto bene da sola, lo sai».
«A proposito di
questo...», chiude il computer e mi guarda, «Robert..
che tipo è?».
«Mmh..»,
bevo un sorso di succo, «cosa
vuoi sapere?».
«Da quanto lo
conosci, tesoro?».
«Dal primo
giorno di scuola..», ripenso a quel giorno, mi sembra
così lontano. Sembrano passati anni, e invece..
«Quindi quasi
un mese».
«Già..
ehm, dove vuoi arrivare, papà?» chiedo, dando gli
ultimi morsi alla mia colazione.
«A niente.. mi
stavo semplicemente chiedendo come mai non ce ne avessi parlato
prima».
«Perché
è una cosa recente, e
non eravamo.. prima eravamo solo amici, poi le cose si sono fatte
più serie, e...».
«Kristen,
calma, so come vanno queste cose,
sono sposato con la mamma, ricordi, tesoro? Comunque sia, mi sta
simpatico, spero che.. siate felici», mi sorride, alzandosi
per
raggiungere la mamma in cucina.
«Non ci
dobbiamo sposare, papà!», lui ride.
«Non si sa mai,
bambina mia!».
Rido e finisco la mia colazione.
Bevo l'ultimo sorso di succo e prendo il cellulare dalla tasca per
mandare un messaggio a Robert mentre riempio una ciotola di latte a
Lucky. «Ti
prometto che compro un po' di cibo anche per te prima di tornare a
casa..» gli dico, mentre lecca il suo latte.
Sono pronta:) K.
Sono fuori, scheggia. R.
Come sempre, un sorriso da ebete mi si forma in viso e non riesco a
nasconderlo.
E non posso nasconderlo neanche a mia mamma, che mi sorride maliziosa.
Arrossisco e corro ad aprire la porta di casa.
Robert è davanti alla porta, con un sorriso smagliante tutto
per me.
«Ciao..»
dico, arrossendo ancora di più. Perché mi fa'
questo
effetto? Perché mi basta ritrovarmelo davanti per
imbarazzarmi
come una tredicenne? Non è giusto, lui sembra
così
padrone di se stesso.
«Ehi»,
mi cinge la vita con un braccio, avvicinandomi a sé. «Mmh..
vaniglia?».
Annuisco, timida.
Mi bacia sulla fronte. «Mi
piace».
«Oh.. ehm..
si.. uhm.. vuoi fare colazione? Io l'ho già fatta ma se vuoi
ti tengo compagnia».
«L'ho
già fatta anche io, piccola. Possiamo andare».
Mio padre appare sulla porta proprio in quel momento.
Lui e Robert si scambiano un'occhiata. Mio padre sorride e gli porge la
mano. «Pensavate di svignarvela senza
neanche salutare? Ciao, Rob».
«S..salve,
signor Stewart», Robert
gli stringe la mano ma io capisco che è agitato. Non voglio
spaventarlo. Non voglio che scappi via.
«Papà,
d..dobbiamo andare, siamo in ritardo» dico, aggrappandomi al
braccio di Robert.
«Certo, certo.. neanche un
caffè, quindi? Oh, giusto siamo a Londra.. un thè?».
«No, signore,
grazie.. ho già fatto colazione».
«Va bene, Rob.
Kris, tesoro, tu sei
apposto?» mi chiede mio padre, scompigliandomi i capelli.
No!, ci
avevo messo una vita.
«Papà!»,
cerco di sistemarmi i capelli, sento Robert trattenere una risata. «Sono
apposto. Noi andiamo, eh. Salutami la mamma» e prima che
possa
dire altro o farmi sembrare un'altra volta una bambina di cinque anni,
stringo forte il braccio di Robert o lo trascino via.
Quando siamo abbastanza lontani, riprendo a camminare normalmente.
Mi prendo anche tutto il tempo di osservare Robert.
Capelli scompigliati. Ah.
Jeans strappati. Mmh.
Giacca di pelle nere e maglietta bianca. Ora svengo.
«Mi.. mi piace
come sei vestito..» dico, guardando dall'altra parte.
«Ah,
si?», anca contro anca,
camminiamo talmente vicini che potremo essere una sola persona. Robert
mi accarezza il fianco.
«Molto...».
«Anche a me
piace la tua maglietta,
è corta.. legala più spesso», mi bacia
la guancia
senza smettere di camminare.
«Perché?».
«Mmh..»,
per tutta risposta mi pizzica scherzosamente un fianco, facendomi
arrossire.
«Rob!».
«Che
c'è? Sei la mia ragazza, posso».
«L'hai detto.. penso che non mi
abituerò mai a sentirtelo dire..»,
lo prendo per mano, facendo dondolare le braccia.
«Non ho mai
avuto una ragazza fissa, quindi anche per me è la prima
volta, scheggia. Sii buona con me».
«Come? Io pensavo di fare la stronza».
«In effetti, quando vuoi sai fare un
faccino da stronza niente male.. è sexy».
Dio, penso di essere diventata del colore delle mie converse rosse.
«Io.. io non..
non sono sexy, non dirlo,
okay?», vorrei nascondermi da qualche parte, ma mi costringo
a
sembrare impassibile.
«Scusa, hai
ragione», mi afferra per
un braccio e mi preme contro il suo petto, nel bel mezzo della strada.
Sono a due centimetri dal suo viso e mi sto già perdendo nei
suoi occhi color ghiaccio, così belli e tristi e bisognosi
d'amore. «Tu sei bellissima»
mi bacia e io ricambio subito. Aww, i baci di Robert, sono la cosa
migliore del mondo e non mi stancherò mai di dirlo. Okay,
non ho
molti termini di paragone visto che le mie esperienze in fatto di
ragazzi si limitano a lui ma sono sicura che non esista al mondo un
ragazzo migliore di lui. Ne sono certa.
Ci stacchiamo, e io sono tutta rossa in viso.
Mi prende di nuovo per mano e camminiamo in silenzio verso la scuola.
Ma è quel tipo di silenzio che non ha bisogno di parole, non
è imbarazzante; camminerei in silenzio con lui per sempre.
Fuori da scuola, ci sono Marcus, Tom e Sam ad aspettarci. Stringo forte
la mano di Robert. Sam lo nota e mi sorride, complice; ricambio il
sorriso e cammino fiera verso di loro, intorno a noi la folla di
ragazzini si è come fermata, sta osservando ogni nostro
movimento, ma che hanno da fissare a quel modo? Non voglio che mi
guardino, odio essere al centro dell'attenzione. Poi capisco
perché ci stanno guardando; che sciocca che sono stata ad
aver
pensato che avessero dimenticato.
Che troia.
Secondo me è incinta, altrimenti perché uno come
Robert starebbe con lei?
Hai visto come si veste? Sembra che abbia chiuso gli occhi mentre si
vestiva.
E' truccata, oggi, sicuramente Robert l'ha costretta.
Ma hai visto quei dentoni che ha davanti? Sono pure storti.
E' bianca cadaverica. Te l'ho detto io: incinta!
Non si regge in piedi, è anoressica.
I commenti sembrano piovere dal cielo per finire dritti
nelle mie orecchie.
Tutti - e dico proprio tutti,
anche gli insegnanti - mi stanno fissando o guardando di sottecchi.
Quando arrivo finalmente vicino a Sam, vedo che anche lei ha notato la
situazione. «Sono
solo invidiose, Kris..» mi dice.
Ma io proprio non ce la faccio. Mi guardo intorno e vedo solo sguardi
pieni di cattiverie, tutti rivolti verso di me.
Robert mi accarezza un braccio, sussurrandomi
all'orecchio. «Lasciali
perdere, piccola», annuisco ma la mia testa è
altrove.
Che ho fatto di male?
Mi sono messa contro Jennifer. Mi sono messa con Robert. E questo
è il prezzo da pagare.
Adesso tutta la scuola pensa che io sia una troia e pure incinta, anche
anoressica per alcuni, e Robert starebbe con me solo per questo.
«Andiamo in
classe», Robert mi prende
per mano e tutti insieme entriamo dentro la scuola, dove la situazione
è anche peggiore. Nessuno ci toglie gli occhi di dosso ma
tutti
fingono facce innocenti quando guardi nelle loro direzione.
«Ti vengo a
prendere quando finisco la mia lezione, aspetti qui, okay?»,
mi dice Robert, baciandomi sulla fronte.
«Okay...».
«Ehi,
guardami..», non mi ero neanche accorta di aver abbassato lo
sguardo. Lo guardo negli occhi. «Sono
tutte cazzate e tu lo sai. Non sei quello che la gente dice, Kristen.
Non farci caso, ignorali e la finiranno. Ci vediamo dopo,
piccola..», mi lascia un casto bacio sulle labbra prima di
staccarsi. Gli stringo la mano ma sono costretta a lasciarla per farlo
andare in classe; adesso che sono sola la situazione mi sembra anche
peggiore. Devo solo sopravvivere fino alla fine dell'ora.
La lezione scorre lenta.
Tengo la testa bassa, evito di guardarmi intorno o anche solo di
rispondere alle domande della professoressa per non attirare
l'attenzione su di me.
Quando la campanella suona, mi affretto verso l'uscita.
Robert non c'è.
Sento l'ansia salire. Avrei dovuto dirlo, a Robert, avrei dovuto..
avrei dovuto dirglielo che.. che..
«Ciao, Kris».
«J..Jennifer..»,
no, non ora, non adesso, non riesco, non posso.. no, no, no.
«Oh, come mai
quel colorito, tesorino?
Faccio quest'effetto o sono gli effetti della gravidanza? Devi
vomitare?», scherza, sorridendo serafica. Gli spaccherei
volentieri la faccia se solo riuscissi a mettere due parole in croce.
«Non sono.. io
non sono..».
«Incinta? Oh, tranquilla, non
c'è niente di cui
vergognarsi. Può succedere, Robert non è mai
stato uno
molto attento a quel genere di cose..».
«Robert, non.. non».
«Il gatto ti ha
mangiato la lingua, ragazzina? Sei ridicola», i suoi occhi si
assottigliano mentre mi guarda. «Non
riesci neanche a parlare, come puoi anche solo pensare di poter stare
dietro a un ragazzo del genere? Finirà male, fidati di
me».
«Tu.. tu non sai.. niente»,
mi guardo intorno, alla disperata ricerca di Robert. Ho bisogno di lui.
Ne ho disperato bisogno, proprio ora.
«So più cose di te,
americana». Bene, ora si mette pure a
fare la razzista.
«Lasciami in
pace...», vorrei che la
mia voce risultasse cattiva, da stronza, ma tutto quello che mi esce
è una specie di preghiera.
«Ricordati una
cosa, Stewart», si
avvicina minacciosa. Perché nessuna la ferma?
Perché il
professore non le dice niente? Dov'è finito il "a scuola
dovete
sentirvi a sicuro e protetti"? Io non mi sento al sicuro e temo
seriamente per la mia incolumità, adesso! «Non
sarai mai
all'altezza di un ragazzo come lui, resterai sempre nella sua ombra
perché lui ha bisogno di una donna non di una ragazzina come
te.
Io e lui saremo stati perfetti se tu non ti fossi messa in mezzo, e
questo non te lo perdonerò mai».
«Non lo voglio il tuo perdono»
dico, a denti stretti.
«Io dico che
invece, molto presto, lo implorerai».
«Ne dubito..».
Quando finalmente se ne va posso tornare a respirare normalmente.
Tutte le persone nel corridoio mi fissano. «Che
cazzo avete da guardare?» sbotto, prendendomi anche la fama
di
pazza squilibrata dalla scuola. Ma non mi importa, non ora. Mi metto a
correre finché non trovo il bagno della scuola e solo quando
sono sicura di essere sola scoppio finalmente in lacrime, lasciando che
i singhiozzi mi scuotano dall'interno rendendomi difficile persino
respirare. Avrei dovuto parlare, avrei dovuto dirne quattro a quella,
avrei dovuto farmi valere e difendere il mio onore invece tutto quello
che sono riuscita a fare è stato farneticare due parole
neanche
molto convincenti, è tutto perché..
«Kristen!»,
la voce di Robert mi fa
sussultare. Sollevo lo sguardo e vedo il mio rifletto nello specchio:
pallida, più del solito, gli occhi rossi e il viso macchiato
di
nero per colpa del trucco. L'ho sempre detto io che il trucco
è
una merda, cazzo.
«Rob.. Rob è tutto okay...»
dico, cercando di pulirmi la faccia. Mi getto acqua in faccia, ma
peggioro solo la situazione.
«Sto entrando,
Kristen. Non me importa
niente se è il bagno delle femmine, io entro!» mi
minaccia, ma sento la sua voce: è preoccupato per me, e
questo
mi piace.
«No.. non.. non
entrare.. esco..esco
io», mi guardo per l'ultima volta nello specchio e alla fine
molla la presa sul lavandino - non mi ero neanche accorta di starlo
stringendo così tanto, ho le nocche bianche e i polpastrelli
rossi - e vado incontro a Robert, che sta sbuffando e facendo avanti e
indietro davanti alla porta del bagno delle ragazze, «Ehi..»
dico, e lui si gira verso di me, strabuzzando gli occhi quando mi vede.
«Kristen! Cazzo, ti avevo
detto di aspettarmi..
cosa.. cosa è successo?», mi accarezza il viso con
le
mani, spingendomi di nuovo dentro il bagno appena nota che qualcuno sta
guardando nella nostra direzione. «E'
stata Jennifer, vero? E' stata quella troia? Dimmelo, Kris, dimmelo..
se è stata lei, io.. io».
«Rob!»,
le lacrime riprendono a scorrermi lungo le guance, «Non
voglio parlarne, okay? So difendermi, non ho bisogno che tu affronti le
mie battaglie al mio posto, okay? Lascia perdere».
«Lasciare
perdere? Ma sei impazzita? Ti ha fatto piangere!».
No, Rob.
Non è stata lei a farmi piangere.
Sono state le sue parole, il modo in cui mi guardava.
Il mio cuore che batteva più normale.
Quella ormai famigliare sensazione di sentire ogni parte razionale di
me scivolarmi via.
Mi sentivo un animale in gabbia e Jennifer era l'addestratore con la
frusta e io non potevo scappare da lei.
Ma non posso dirtelo, perché dirtelo vorrebbe dirti cosa mi
ha
fatto tirare indietro e non sono pronta a svelarmi così
tanto.
So che ho detto che voglio costruire qualcosa, che voglio conoscerti e
farmi conoscere.. ma fino a un certo punto.
«Va tutto bene...».
«Ma che
dici?».
«Rob.. per
favore».
«Stai
piangendo.. non mi piace vederti
così.. voglio fare qualcosa per te.. ma come posso se tu non
mi
dici che succede?».
«Rob, te lo chiedo per piacere!»,
lo prego. Robert capisce che sto dicendo sul serio e la smette subito.
«Okay, okay.. non capisco, ma... okay.
Forza, ti accompagno alla prossima lezione..».
«Non posso
presentarmi in classe
così...» dico, strofinandomi gli occhi con le mani
e
peggiorando ancora una volta la situazione già precaria del
mio
viso macchiato.
«Oh.. giusto.
Senti.. ti chiamo la
biondina.. voglio dire, Sam.. e insieme sistemate la situazione, no?
Cioè, voi ragazze.. queste cose le sapete fare..».
«Si..
c..certo».
«Perfetto.. ti
chiamo Sam..», mi bacia frettoloso e sparisce, lasciandomi di
nuovo sola.
«Io la uccido, a quella».
«Sam.. lascia perdere»
ho perso il conto di quante volte ho detto questa frase.
«Lascia perdere
un cazzo. Quella troia ha rotto. Appena la vedo le tiro un
pugno».
«A cosa serve?».
«A togliermi una soddisfazione,
ecco a cosa serve».
«Poi lei fa'
qualcos'altro, e rincominciamo tutto da capo, no grazie».
«Ma si può sapere che ti ha
detto, quella stronza?».
«Sam,
basta!» esplodo, dopo mezz'ora di interrogatorio.
«Come vuoi...
ma se vuoi.. dirmi qualcosa,
io sono qui», mi passa gentilmente lo struccante sugli occhi,
togliendo anche l'ultimo strato di trucco.
«Grazie,
Sam..». Lei fa' spallucce.
«A cosa servono
gli amici?».
E io che ne so?
Non ho mai avuto molti amici in vita mia.
Il resto della giornata scorre lenta, Robert non mi lascia sola un
minuto e appena può viene a prendermi a lezione. Sam mi sta
incollata e quando arriviamo in sala mensa Tom e Marcus ci stanno
aspettando. Marcus è il primo a venirmi incontro per
chiedermi
come sto, Robert si irrigidisce subito ma Marcus non sembra notarlo e
per calmarlo sono costretta - si fa' per dire, visto che in
realtà non mi dispiace poi così tanto - a sedermi
praticamente sulle sue gambe, attirando ancora di più
l'attenzione di metà corpo studentesco.
Cerco di non farci caso e comincio a mangiare, ma poi Marcus mi chiede
come è nato questa "curiosità" verso la mia
persona da
parte di metà scuola.
«Ecco.. io.. e
Rob.. eravamo.. ecco, ehm...».
«Ci stavamo
baciando nello spogliatoio della squadra di calcio», taglia
corto Robert. «La
squadra è entrata e ha pensato male».
«Certo che
anche tu, Kristen..»,
Marcus scuote la testa in un gesto di rimprovero, ma qualcosa non
torna, perché non sembra affatto che mi stia rimproverando,
anzi, sembra piuttosto che stia nascondendo un sorriso, ma questo
Robert non lo nota e gli dà subito addosso.
«Oh, ma che cazzo vuoi? E' stata colpa
mia, Kristen
non è quel genere di ragazza.. lasciala in pace. Tutto okay,
piccola?» mi chiede, accarezzandomi il
braccio.
«Si, Rob..
grazie», guardo verso Marcus, che ora nasconde davvero a
fatica il sorriso orgoglioso.
Ora sono sicura che ci sia qualcosa che mi sfugge.
Marcus l'ha fatto apposta, ora ne sono certa.
Marcus è quel genere di persona che pianifica ogni cosa che
dice; quello che ha detto un secondo fa' l'ha detto apposta per far
scattare Robert, lo conosce da più tempo di me e sa
anticipare
le sue mosse: Marcus sapeva benissimo che Robert mi avrebbe difesa. Mi
è andato contro solo per fare in modo che Robert mi dicesse
qualcosa di carino, visto che da quando siamo entrati in mensa sembra
sul filo del rasoio per colpa di tutti i commenti che ci lanciano
addosso e degli occhi puntati sul nostro tavolo.
Sollevo lo sguardo e ringrazio Marcus con gli occhi.
Lui mi fa' l'occhiolino e riprende a mangiare in silenzio.
Pov Robert
«Ci
sentiamo dopo?».
«Ma
perché non resti a cena anche stasera, scusa?».
«Devo fare una
cosa, Kris..».
«Cosa?»,
i suoi occhi verdi si
puntano nei miei, inchiodandomi. Non accetterà un no come
risposta ma io non sono disposto ad accettare, non stasera.
Non dopo la giornata di merda che ho avuto.
Che abbiamo
avuto.
So benissimo che la parte della vittima in tutta questa situazione l'ha
Kristen, ma non posso fare a meno di sentirmi stanco. Non stanco di
lei, sia chiaro, ma non sopporto tutti quegli sguardi puntati su noi
due, neanche fossimo su un red carpet. Per tutta la giornata ogni volta
che le prendevo la mano sentivo gli occhi di mezza scuola - per non
dire tutta la scuola - sposarsi in basso. Se la baciavo poi, tutti
sussurravano puttana,
troia, incinta, anoressica come se io non potessi sentire.
Mi sento responsabile verso questa ragazzina così indifesa,
perché è colpa mia se adesso è in
questa
situazione.
Tutto quello che voglio, è stare per conto mio per una sera.
Ho bisogno di distrarmi, o rischio di impazzire e fare qualche cazzata,
conoscendomi.
«Una
cosa..» dico, restando sul vago.
«Voglio saperla»,
insiste.
«Kristen, dài...».
«Dimmi cosa e
io ti lascio in pace, no?».
Siamo a qualche metro da casa sua, la macchina di suo padre
è
parcheggiata fuori, sento Cameron urlare qualcosa di incomprensibile -
con un fortissimo accento americano - e ho paura che da un momento
possa uscire uno dei suoi fratelli a uccidermi, ma cerco di mantenere
la calma.
«Una
cosa» ripeto.
«Ho capito! Non sono scema, Rob. Ti
sto chiedendo di che si
tratta, cazzo».
«Non
sono..», mi mordo la lingua. Calma, Rob, è
Kristen, ricordi? Non è la solita puttanella, con lei non
devi comportarti così.
«Non
sono affari miei? E' questo che
volevi dirmi?», si tira indietro i capelli, in un gesto che
ormai
conosco anche troppo bene.
«Non l'ho detto».
«Ma volevi dirlo!».
«Ma non l'ho detto!».
«E' lo stesso,
Rob!».
Calma, calma, calma.
«Kristen, non
intendevo offenderti.. non l'ho detto, okay? Mi dispiace».
«Puoi dirmi
cosa devi fare stasera, Rob? Per piacere..».
«Niente di
che...», ma so già
che sto per cedere. Prego che Kristen la smetta di insistere ma
è come chiedere alla pioggia di smettere di cadere.
«Voglio
saperlo!», appunto.
«Vado da
Chris...» ammetto, abbassando lo sguardo, colpevole.
Kristen resta un attimo in silenzio.
La sento respirare, una, due, tre volte, prende tanti bei respiri prima
di parlare di nuovo.
«Perché...?»,
mi chiede.
«Mi va'..».
«Perché..?».
«Voglio
andarci...».
«V..vuoi andarci?»,
mi accarezza il braccio e le sono grata per quel gesto. Non
è arrabbiata.
«Ne.. ne ho
bisogno» sussurro.
«Bisogno? Ma..
ma che dici? Rob, non
è una droga, okay? Non hai bisogno di andare
in quel posto»
mi dice e io so che ha ragione, ma io non posso fare a meno di pensare
che lei non sa cosa significhi per me quel posto, come mi senta quando
sono lì. Kristen mi ha fatto sentire bene ogni secondo che
stavo
con lei, ma questa situazione mi sta mettendo alla prove e io non sono
mai stato un granché nei test.
«Invece
si..».
«No,
invece!».
«Kristen, per favore.. se vado ora,
magari torno in tempo per venire da te prima di tornare a casa»
dico, sperando che questo la calmi, ma non è
così.
«Non
so...», i capelli le ricadono sul viso, come se stesse
chiudendo il sipario.
«Vengo dopo,
okay?», le scosto una ciocca e mi piego sulle ginocchia per
poterla guardare in faccia.
«Mmh...».
«Dico davvero..
vengo dopo, piccola. Ho solo bisogno di andare un po' lì,
poi vengo.. promesso».
«Davvero...?»,
i suoi occhi sono
lucidi, mi si stringe il cuore. Per in istante sono tentato a restare
con lei, ma poi mi ricordo perché devo andarci e cambio
idea.
«Certo, piccola.. dopo vengo, giuro.
Forza, a casa ora, non uscire, okay?».
«Non.. non
uscire?», mi guarda confusa.
Oh cazzo, l'ho detto davvero?
Sto diventando uno di quei fidanzati gelosi che proibiscono alla sua
ragazza di uscire?
La sola idea che esca senza di me, che si cacci in qualche guaio o che
qualcun altro la tratti male mi fa' incazzare, quindi immagino che la
risposta sia si.
«No.. ti vengo
a prendere io. Scrivimi se
succede qualcosa, chiaro?», le prendo le mani fra le mie.
Sono
piccole e bianche, minuscole.
«Va
bene...», annuisce, ma ancora non mi guarda negli occhi.
«Kris, dài..»,
la prego.
«Vado a
casa», fa' per andarsene ma
io la blocco e la bacio. Lei rimane fredda i primi secondi, ma appena
le circondo la vita con un braccio le sue labbra prendono a muoversi
sulle mie. Dolci, gentili, come sempre. L'avvicino ancora di
più
a me, voglio farle capire quanto mi faccia male farla soffrire, ma
proprio non posso farci niente. Ho bisogno di staccare un po', e voglio
che lei stia a casa, al sicuro, così quando
tornerò la
troverò lì ad aspettarmi. E' egoista e
maschilista, ma
voglio che sia così. «Resta
a
casa..» le sussurro all'orecchio, mentre lei si appoggia al
mio
petto, le mani sulle mie spalle, mi stringono in una morsa che non
credevo possibile per una ragazza così piccola e gracile.
Lei
annuisce, si alza sulle punte e mi bacia di nuovo, posando dolcemente
le sue labbra sulle mie. Non c'è malizia, è come
una
preghiera silenziosa. Una preghiera per me. «Sta
attento» dice, poi entra in casa.
Adesso sono solo, come volevo io.
Ma non mi sento bene come avevo immaginato.
«Tieni,
bevi», Chris mi porge una bottiglia di vodka.
«Non so se mi
va' stasera..».
«Che cazzo
dici? Bevi», mi spinge la bottiglia in mano e per evitare che
cada infrangendosi sul pavimento, la prendo.
«Chris.. chi
era la ragazza che era con te,
prima?» chiedo, giusto per fare conversazione. Siamo seduti
sul
divano e intorno a noi c'è il caos più totale.
«Boh..
una» risponde, prendendo un sorso dalla sua birra.
«Come si
chiamava?».
«E secondo te io lo so? Ma che ne so,
una no?».
«Non la
conoscevi?».
«Rob, ma che ti
prende? Da quando ti
preoccupi di queste cose? Era una, era carina, me la sono scopata, fine
della questione. Che hai stasera, si può sapere?»,
mi
guarda come se gli avessi appena chiesto perché il cielo
è rosso e volano porcospini. E forse è proprio
così, nel mondo di Chris.
«Ma niente..
chiedevo» dico, stringendomi nelle spalle.
«Be', allora
smettila di fare domande
cretine. Perché non ti sei ancora fatto nessuna?»,
mi
indica una biondina che si sta accasciando per terra dopo la terza
bottiglia di non so cosa. «Puoi
farti lei».
«Non mi
va'..».
«Non ti va?», si
sposta un po' sul divano per potermi guardare meglio. «Che
ti sei fumato?».
«Ma niente!»
dico, alzando un po' la voce.
«E allora
portati quella ragazza da qualche parte e dimostrami che è
tutto okay!».
«Non mi porterò quella
ragazza da nessuna parte!».
«E allora stai
male».
«NON STO MALE,
OKAY?» esplodo,
urlando così forte da attirare pure l'attenzione della
biondina
riversa sul pavimento, che mi fissa confusa e curiosa. Si trascina fino
a noi e mi accarezza una gamba, con un fare da gatta morta che mi
innervosisce soltanto. Non voglio che mi tocchi. Non voglio che nessuno
mi tocchi a quel modo a parte Kristen. Mi alzo di scatto. «Scusami,
ma stasera non è proprio serata..» dico, a nessuna
in
particolare. La ragazza annuisce, anche se non credo che abbia capito
appieno quello che sto dicendo, è troppo fatta.
«Ma dove vai?»
mi urla dietro Chris, mentre mi faccio largo fra i corpi sudati e le
ragazze che mi si buttano addosso.
«Fuori da
qui» dico, spingendo via il
corpo di una ragazza dai capelli neri rasati ai lati e dal corpo
ricoperto di tatuaggi.
«Non sei
più tu, Rob! Non ti capisco!» continua a urlare
Chris.
«Neanche io mi
capisco.. ma so che devo uscire da qui il prima possibile», sono un coglione.
Pov Kristen
«Lucky.. scusa, ma non è proprio il
momento», sono seduta da due ore sul letto di camera mia. Ho
saltato la cena, non avevo fame. Lo stomaco mi si è chiuso,
senza motivo. O almeno, nessun motivo valido per un dottore, ma molto
valido per me: Robert. Sono malata di lui. Mi sdraio sul letto e Lucky
mi sale sulla pancia, aggrappandosi alla mia maglietta, infilando le
sue piccole zampine - e anche alcuni piccoli artigli che mi graffiano
senza volerlo - nella stoffa e anche nella mia pelle. «Lucky,
dài... okay, okay, ti va' un po' di latte? Andiamo,
allora..», mi alzo tenendo in braccio Lucky e scendo al piano
di sotto. Papà sta guardando una partita con Taylor e Dana.
«Ciao,
bambina, che succede? Hai fame? La mamma ti ha lasciato qualcosa in
cucina».
«No,
devo solo prendere un po' di latte a Lucky..».
«Oh,
okay, bambina».
«Come
sta Robert?» chiede Dana, distogliendo lo sguardo dalla tv
per un secondo.
«Sta bene...», o almeno
spero. Non lo sento da ore. Ha detto che sarebbe passato, ma ormai sono
quasi le dieci e le speranza che mi chiami sono praticamente nulle.
«Invitalo
a cena quando vuoi» si aggiunge mio padre.
«Lo farò..»,
mi nascondo in cucina, dove mia madre sta lavando i piatti. Prendo un
po' di latte, ne riempio una ciotola a Lucky e mi metto ad aiutare mia
madre.
«Non hai
mangiato niente, a cena..».
«Non avevo
fame».
Lei lava, io asciugo.
Lucky beve il suo latte, dandomi colpi di coda ogni tanto.
«Come sta
Rob?» mi chiede mia madre, e so che già che lei sa
tutto. Le mamme sanno sempre tutto.
E' inutile mentire, con lei non ci riesco mai.
«E' con i
suoi...amici».
«Amici che a te
non piacciono, giusto?», mia madre fa' sempre le domande
giuste al momento giusto. Papà dice che ho preso molto da
lei, chissà se sarò come lei da grande.
«Per niente..».
«Tesoro mio,
non sempre gli amici del tuo ragazzo ti piaceranno. Alcuni sono davvero
dei coglioni, pensa che alcuni amici di tuo padre quando era giovane ci
avevano persino provato con me e lui era così cieco che per
un po' non mi aveva neanche creduto. Abbiamo litigato un sacco di volte
su questo argomento» mi confida, porgendomi un piatto.
«E alla fine
come avete risolto?» chiedo, curiosa. Allora forse
c'è speranza.
«Io ho i miei
amici, tuo padre ha i suoi, e abbiamo anche amici comuni con cui fare
cene e vacanze. Ma se qualcuno dei suoi amici ci prova con me adesso,
lui mi crede subito».
«Ma gli amici
di Rob.. loro.. non mi piacciono, non perché ci provano..
sono.. non so...lo influenzano», non è il caso di
dire proprio tutto.
«Ne hai parlato
con lui?».
«Non proprio..
ho detto qualcosa.. ma poco».
«Parlare rende
tutto più semplice, ricordalo», mi abbraccia,
sporcandomi di sapone e bagnandomi, ma ricambio lo stesso. «Ti
voglio bene, mamma.. grazie».
Poggio Lucky sul letto.
Il cellulare squilla e mi affretto a rispondere, ma ci metto troppo e
smette di suonare prima che riesca ad aprire la chiamata. La decima
chiamata persa, merda. Ci sono anche due messaggi, e sono tutti di
Robert.
Kris, mi dispiace. R.
Perché non mi rispondi? So di essere un coglione, ma
rispondimi per favore. R.
Il telefono riprende a squillare prima che che possa rispondere ai
messaggi.
«Rob?».
«Kristen! Finalmente! Pensavo..
pensavo, Cristo, perché non rispondevi al telefono?».
«Ero.. ho
lasciato il telefono in camera».
«Perché,
dov'eri?» chiede, preoccupato.
«In cucina,
scemo. Ma si può sapere che ti prende? E' successo
qualcosa?».
«No, niente di
che.. è solo che ho capito una cosa», ha il
fiatone mentre parla.
«Ma.. stai
correndo? Dove sei?».
«Sotto casa
tua..».
Chiudo la chiamata senza neanche avvisarlo e mi metto a correre, sbatto
la porta di camera mia e attiro l'attenzione dei miei genitori e dei
miei fratelli, che smettono di fare quello che stanno facendo per
guardare la pazza della famiglia correre fuori di casa alle undici di
sera senza una spiegazione, in pantaloncini della tuta e felpa.
Robert è seduto per terra, davanti a casa mia.
Tiene le mani sulle cosce e prende fiato.
«Rob!»
urlo, senza motivo. Solleva lo sguardo, mi vede, sorride, sorrido anche
io. E' bellissimo, anche se ha una brutta cera. Più mi
avvicino e più sento l'odore di alcol e fumo.
«Che hai
fatto?» chiedo, aiutandolo ad alzarsi.
«Non ha
importanza, Kris..».
«Invece si, ha
importanza per me.. tutto quello che fai tu ha importanza per me,
Rob!».
«Stammi a
sentire..», ma non lo faccio finire.
«No! N.. noi
dobbiamo parlare.. i tuoi amici.. Rob, a me.. non..».
«I miei amici?
Kris, ascoltami, ti prego».
«Non voglio che ci torni, in quel
posto di merda!» gli urlo in faccia.
«Se solo mi
lasciassi parlare...», alza gli occhi al cielo, con un
espressione divertita, un bellissimo sorriso in faccia.
«Che hai da ridere, ora?»
sbotto, irritata.
«Lasciami
parlare, Kristen», mi abbraccia, impedendomi di parlare
perché mi spinge senza troppo forza il viso contro il suo
petto. Ricambio l'abbraccio con forza, non voglio separarmi da queste
braccia per le prossime due ore. O forse per il resto della mia vita. «Sono
qui, non sono da Chris, non ci torno in quel posto, okay? E sai
perché?», scuoto la testa, «Be',
lo sapresti da due se solo mi lasciassi parlare. Sei testarda, Stewart
e vuoi sempre avere ragione! Ma sei dannatamente piccola e bella, se mi
stai stare bene.. ed è questo il motivo per cui sono qui e
non in quel posto di merda, come l'hai chiamato tu.. avevi ragione, non
ho bisogno
di loro, perché sei tu che mi fai stare bene. Non ho bisogno
di ubriacarmi fino a svenire per sentirmi sollevato, mi basta vederti
sorridere. E sono corso fino a qui, solo per dirti questo: non ho
bisogno di loro, ho
bisogno di te».
Pov Robert
Kristen sembrò rimpicciolirsi fra le mie
braccia.
Non aveva più sedici anni.
Era una bambina che cercava di aggrapparsi a me,
come se fossi il suo salvagente, come se fossi l'unica cosa che contava
davvero per lei e questa sensazione mi faceva sentire vivo, come non
succedeva da molto tempo. Mi sentivo voluto, forse
addirittura.. amato.
E quando lei si staccò da me per guardarmi, vidi tutta la
paura che stava provando mentre pronunciava quelle parole.
Non le stava dicendo tanto per dire, non mi stava semplicemente facendo
contento, le provava davvero.
E io mi sentii finalmente libero
da ogni timore.
«Anche
io ho bisogno di te, Rob».
_________________________
okay, scusate il ritardo, ho avuti alcuni.. problemi.
spero che vi piaccia, e fatemi sapere se le immagini si vedono e si
muovono perché io non lo capisco, sto imparando solo ora:)
Grazie di tutto.
ps alcuni si sono lamentati - non in questa storia, ma in un altra che
cancellerò presto perché scritta male in un
momento di agitazione - del mio
modo
di
scrivere
così
be'
io
scrivo
come cazzo voglio
e questo è il mio modo di scrivere,
okay?
no?
non leggetemi.
baci!
|
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Capitolo 14 *** i was broken for a long time but it's over now. ***
Pov Robert
«I
was tied, but not unbound. My head is off the ground for a long time i
was so weary...»
era da tantissimo tempo che non suonavo la chitarra. Sembra passata una
vita e ora sono in camera mia, con la chitarra che ho preso in prestito
dalla camera di Lizzie. Accarezzo la cassa e gioco con le note
finché non trovo la giusta melodia. Si, la ricordo,
è
questa. Sono secoli che non cantavo questa canzone. Ricordo ancora il
giorno che l'ho scritta insieme a Marcus, era sera e avevamo bevuto un
sacco, il giorno dopo abbiamo trovato un pezzo di carta con qualche
pasticcio e le prime note di questa canzone. Non l'abbiamo mai finita.
Forse.. be', ora che ho ripreso un po' la mano con la chitarra potrei
finirla io, anche da solo. E' una canzone triste, scritta in un momento
di completa sincerità dovuto all'alcol, ma adesso sono
lucido,
che dovrei scrivere? «Forse.. mmh.. yes and you.. oh you..»,
il viso di Kristen mi balenò in mente, dolce, splendente,
meraviglioso in ogni sua sfumatura.
«Robert!», mio padre.
Butto la chitarra sul letto, stanco.
Che vuole? Perché ora?
Mi alzo dal letto e vado verso la porta.
«Robert Douglas Thomas
Pattinson!», cazzo, nome intero.
«Che vuoi?», apro la porta e
mi ritrovo mio
padre davanti. Siamo molto simili, a parte che lui è uno
stronzo
e io sto cercando di smettere.
«Ma si può sapere che cazzo
fai in quella tua camera? Dio, pensavo fossi morto».
«Be', non lo sono».
«La cena è pronta e tua
madre ti sta chiamando
da ore, allora sono salito io a vedere.. che combinavi. Stavi suonando,
per caso?».
«No» mi affretto a dire,
serio. Non voglio che
lo sappia, mi prenderebbe solo in giro. E' Lizzie il genio della musica
in casa, io non sono niente.
«Strano, perché mi era
sembrato di sentire la
tua voce mentre cantavi.. e la chitarra. A proposito, tua sorella sta
cercando la sua, tu sai dove possa essere?», chiudo meglio la
porta di camera mia, uscendo completamente in corridoio con mio padre.
«Lizzie perde sempre ogni cosa che
compra» dico.
«Una chitarra non è una
maglietta, Robert, non passa inosservata, non pensi?».
«Non so dove sia».
«Sicuro? Perché se per
caso..».
«Ho detto di no!», mossa
sbagliata: mio padre odia chi gli urla contro, specialmente se quel
qualcuno sono io.
«Robert, non urlare contro di me, mi
hai
capito?», si avvicina, minaccioso. Più alto,
più
robusto e con molta più forza di me, mi sovrasta con il suo
vocione rocco di chi ha fumato sigaro cubano per anni. «Sono
stanco del tuo comportamento».
Anche io del tuo,
papà.
Ma non lo dico.
Sono stanco di lottare contro di lui, almeno stasera.
Abbasso la testa. «Mi
dispiace», e solo Dio sa quanto mi costa dirlo.
A cena, tengo lo sguardo basso e resto in silenzio.
Kristen stasera è fuori a cena con i suoi genitori e Dana,
altrimenti sarei a casa sua.
E invece mi tocca stare a casa mia, con mia madre che ogni volta che mi
guarda penso che provi pietà per quel figlio che in
realtà forse non ha mai voluto, mio padre che chiede a
Lizzie e
Victoria come va' la scuola e la musica, quando vorrei che facesse
anche a me queste stesse domande. Ma non me le fa', perché
sa
benissimo che risponderei qualcosa che lo renderebbe ancora meno fiero
di me, se mai è esistito un momento in cui è
stato
davvero fiero di me. Forse quando ho imparato a parlare e la mia prima
parola è stata "papà", ecco, forse solo in quel
momento.
Peccato che io non me lo ricordi neanche.
«Robert»,
mia madre mi chiama, distogliendomi da quello stato di semi-trance che
ormai è molto comune a casa mia, «tesoro,
non hai toccato cibo. Non ti piace?»,
almeno lei prova a
volermi bene, qualche volta.
«Si che mi
piace, mamma..».
«E' tutto okay,
Rob?», sporge una mano sul tavolo per prendere la mia. Mio
padre alza gli occhi al cielo.
«Claire,
lascialo in pace, per una volta
che sta zitto e non rompe, lascialo stare» dice, ma mia madre
continua a stringermi la mano. Ricambio la stretta ma poi tolgo la
mano.
«Non ho niente,
mamma, davvero» dico, per rassicurarla.
Lizzie mi dà un calcio da sotto il tavolo.
Con le labbra mima "che hai?". La mia sorellina che si preoccupa per
me. "Niente", mimo. Ma lei non è convinta.
«Rob, mangia qualcosa,
però..», mi riempie il
piatto di pasta e io provo a sorriderle, ma mi esce una smorfia.
Sorrido solo con Kristen; sorrisi veri
intendo.
Mangio tutto quello che mi dà mia madre, ma quando mi alzo
per
tornare in camera mia mio padre ha ancora qualcosa da ridire. «Ormai
non lo riconosco più, Claire.. non parla, non sta con noi
più di due minuti. Robert, tu hai qualcosa da dire a
riguardo?», si rivolge a me come se si stesse rivolgendo a
uno
dei suoi dipendenti, e neanche uno di alto livello.
Mia madre mi guarda, mi prega con lo sguardo di non fare come faccio
sempre, di non dire niente che potrebbe peggiorare ancora di
più
la situazione.
«No..
niente» dico, reggendo a fatica lo sguardo accusatorio di mio
padre.
«Sicuro,
figliolo? Perché sembra che non ti piaccia proprio stare con
la tua famiglia».
«No..».
«No, cosa,
Robert? Non capisco neanche
più cosa dici, sei diventato un'altra persona in questi
anni!» - ed è anche colpa tua, papà.
«Richard, per
favore, non iniziate..», mia madre si mette in mezzo,
lanciando uno sguardo omicida al marito.
«Claire,
guardalo! Non ci sopporta!».
«Non ho mai
detto questo...» dico, guardando solo mia madre.
«Si, certo.. non prendermi per il
culo, Robert».
«Richard, basta!»
mia madre è così arrabbiata da non accorgersi di
aver
lasciato la presa sul piatto che stava togliendo dalla tavola; il
piatto cade in mille pezzi per terra, facendoci sussultare tutti.
Lizzie si inchina subito per aiutare la mamma, seguita subito da me e
Victoria. «Lasciate..
lasciate stare.
Lizzie, vai in camera, Victoria.. anche tu. Robert..», mia
madre
sospira, rassegnata mentre si rialza con i cocchi del piatto fra le
mani. «fai
quello che vuoi. Io vado a letto. Richard?».
«Ti raggiungo
subito, cara..», si scambiano un'occhiata fra di loro.
Mia madre e mio padre si amano.
In un modo che non posso capire, ma si amano.
Ma io sto rovinando tutto.
Pov Kristen
«Sei
un coglione».
«Eh, che palle, non è niente».
«E' l'unica gonna decente
che ho!».
«E' solo una
piccola macchia..».
«Piccola? Tu questa la chiami piccola macchia,
Taylor?», urlo, indicando l'immensa macchia di
birra che si allarga inarrestabile sulla mia gonna nera.
«Sei sempre la
solita esagerata, Kris.. dài, stai ferma, la sistemo
io».
«Non puoi stare nel bagno delle
femmine, fuori!»
urlo, spingendo Taylor oltre la porta del bagno. Siamo nel ristorante
da neanche un'ora e lui è già riuscito a
macchiarmi la
gonna. L'unica gonna decente che ho, l'ho messa solo per far contenta
mia madre e ora è rovinata e non potrò metterla
mai
più. Forse però, sto solo facendo la
melodrammatica: non
sono mai stata una di quelle ragazze che si dispera per una macchia
sulla gonna ma l'assenza di Robert stasera mi rende parecchio nervosa..
e facilmente irritabile. Non che mi dispiaccia stare con la mia
famiglia, solo che vorrei stare con la mia famiglia e
Robert. Ma io avevo questa cena e lui non mangiava con i suoi genitori
da una vita - praticamente da quando stiamo insieme - e avevamo deciso
che una sera non era niente per noi, ma a quanto pare non è
così perché sento terribilmente la sua mancanza.
Sopratutto ora.
Taylor sbuffa, ma esce.
Chiudo la porta e mi piazzo davanti ai lavandini, dandomi da fare per
cercare di togliere quella dannata macchia.
Dopo qualche tentativo, si vede qualche debole risultato.
«Lasciamo
perdere...», prendo il telefono e controllo se ci sono
messaggi di Robert: niente.
A quanto pare lui sta molto meglio di me.
Sono io quella che si sta disperando per una macchia su una
stupidissima gonna.
Quando esco, trovo mia madre ad aspettarmi.
«Come va' la
gonna?» mi chiede.
Faccio spallucce.
«Dài..
vieni», rientriamo
dentro il bagno e mia madre mi aiuta a togliere la macchia. Lei
è decisamente più brava di me in queste cose e i
risultati sono evidenti.
«Mamma..?».
«Mmh?»,
asciuga con calma la gonna con un fazzoletto.
«Secondo te..
io.. sto.. bene con.. le gonne?» chiedo, guardando il
soffitto.
«Certo che stai
bene con le gonne, tesoro. Perché me lo chiedi?».
«Così..».
«Dovresti
metterle più spesso» mi suggerisce, alzandosi e
sorridendomi.
«Non mi
piacciono molto...».
«Lo so. Magari
a Robert però piacciono», il suo sorriso si
trasforma da amorevole a malizioso in meno di un secondo.
«Mamma!».
«Che c'è? Tuo padre
insisteva sempre
perché mettessi dei vestiti quando eravamo fidanzati. I
maschi
sono così. Robert non lo è?».
«No.. non..
lui.. no», no, Robert non
mi ha mai costretta a mettermi una gonna o a vestirmi in un certo modo,
sono sempre stata io a decidere che mettermi. Ma forse dovrei provare a
mettermi anche qualcosa che piaccia a lui. Magari, se
avessi messo una gonna ieri, adesso mi avrebbe mandato un fottuto
messaggio!
«Capito»,
mi passa la mano sui capelli, facendomi una carezza, «Sai,
penso che Robert sia proprio un bravo ragazzo. Mi piace».
«E' un bravo
ragazzo, mamma, ha solo.. bisogno di tempo e.. attenzioni».
«Ho sempre avuto il sospetto che tu
fossi la più matura, Kristen»
mi dice, mentre si sistema i capelli davanti allo specchio, infilando
frettolosamente le mani nella sua folta chioma nera.
«Che
intendi?».
«Cameron passa
da una storia all'altra, a
volte mi chiedo se si sposerà mai.. Taylor e Dana non mi
hanno
mai fatto conoscere nessuna e sinceramente ne sono felice.. ma tu..
conosci Robert da davvero pochissimo tempo ma ti sei gettata a
capofitto in questa storia. Alcuni lo definirebbero stupido, persino
rischioso, io invece penso che l'amore sia una cosa bellissima e che
bisognerebbe viverlo senza timori, dando tutto se stesso anche con il
pericolo di restare feriti. Siamo fatti delle nostre cicatrici,
Kristen. Anche io ho avuto il cuore spezzato prima di incontrare tuo
padre e anche tu l'avrai, ma magari sarà la stessa persona
che
te l'ha spezzato a farti guarire. L'amore non ha regole, non bisogna
credere a quello che dicono le persone. Io sono dell'idea che bisogna
sbatterci la testa per capire le cose. Devi fare le tue esperienze, e
io non ti proibirò certo di farle. Hai il mio pieno appoggio
in
questa storia, tesoro. Mio, di tuo padre, e anche dei tuoi fratelli..
per quanto possa contare il loro appoggio in circostanze come questa.
Comunque sia, sappi che la tua famiglia ci sarà sempre per
te,
cuore spezzato o no».
Mentre torniamo a casa, Taylor mi chiede scusa per la gonna.
«Non importa»
dico.
«Sul serio?
Perché prima sembrava che avessi ucciso qualcuno e
ora..».
«Ho detto che
non importa, okay? E' solo
una gonna», mi sistemo meglio sul sedile. Taylor accanto a
me,
Dana e Cameron vicino a lui, io vicino al finestrino.
«Non eri della
stessa idea un paio di minuti fa'..» borbotta, facendo
l'offeso. Dio, odio quando fa' il bambino.
«Taylor,
è solo una fottuta gonna!» urlo.
Mio padre mi guarda dallo specchietto retrovisore. «Kristen»,
mi rimprovera.
«Scusa,
papà..».
«Taylor, lascia
stare tua sorella» interviene la mamma.
Ci scambiamo uno sguardo complice.
Le sono davvero grata per quello che mi ha detto in bagno, significa
molto la sua benedizione per me. So che potrò sempre contare
sulla mia famiglia. A parte quando si tratta di gonne e di birra e di
Taylor.
E sono felice che me l'abbia detto prima di partire di nuovo, domani
mattina presto.
Lei e papà hanno alcune faccenda da sbrigare per lavoro;
mamma
partirà domani mattina per Los Angeles, papà
invece
andrà fuori città per un paio di giorni e
tornerà
la settimana prossima. Mamma lo raggiungerà dopo domani, in
aereo. Mi mancano già.
Mi rifugio in camera mia ignorando le battute di Taylor; appena chiudo
la porta della mia camera la prima cosa che faccio è
strapparmi
di dosso la gonna macchiata.
Guardo l'ora: dieci di sera.
Mi metto un paio di pantaloni della tuta e una maglietta a maniche
lunghe vecchia e larga, ma mia, per una volta.
Mi infilo sotto le coperte e invio un messaggio a Robert, davvero non
ce la faccio più.
Come sta andando? K.
Vedere che mi risponde subito mi fa' tirare un sospiro di sollievo, ma
la risposta che leggo mi fa' sorridere come un ebete con il telefonino
in mano.
Mi manchi.. R.
Mi manchi anche tu.. come
è andata la cena con i tuoi? E le tue sorelle? K.
Quante domande! R.
Non fare l'idiota e
rispondimi, ero in ansia per te, scemo. K.
Non devi stare in ansia per me, piccola, sono grande e so badare a me
stesso. R.
Ed è qui che ti sbagli, Rob.
Non puoi fare tutto da solo.
Non puoi continuare a fingere di stare bene quando io so benissimo che
non è così.
So quanto gli costi stare con la sua famiglia per il modo in cui lo
fanno sentire e mi dà sui nervi il fatto che lui si ostini a
ignorarmi quando gli chiedo qualcosa a riguardo.
Mi dici che è
successo, si o no?! K.
Niente! Che doveva
succedere? Era una
cena, Kristen! Una cazzo di cena, niente di più. Non
è
successo niente, che palle. R.
Bene, adesso è pure
arrabbiato con me, che gli ho solo chiesto che è successo e
come stava andando.
Dalla sua risposta, e dal modo in cui ha cercato di sviare l'argomento
per poi incazzarsi con me, deduco che qualcosa sia andato storto.
Qualcosa che lui non vuole dirmi.
E io non so che fare, come prenderlo.
Devo incazzarmi anche io?
Devo provare con le buone o con le cattive?
Decido di optare per una risposta neutra.
Come vuoi.. stai bene? K.
Si. R.
Mmh, perfetto.
La risposta neutra non ha funzionato, anzi, l'ha fatto incazzare ancora
di più.
Okay... K.
Non so che dire, non so che fare.
Odio perdere il controllo della situazione.
Mi nascondo meglio sotto le coperte, in attesa di sentire il rumore
della vibrazione del cellulare.
E aspetto.
Aspetto dieci minuti buoni, e ancora niente.
L'ansia lascia il posto alla rabbia.
Ma si può sapere che ha quel ragazzo? Prima è
dolce, poi misterioso, poi incazzato e adesso.. adesso sparisce.
Rob? Ci sei ancora? K. gli
scrivo.
Aspetto altri cinque minuti prima di ottenere una risposta.
Sono stanco, vado a
letto, a domani. R.
Mi salgono le lacrime.
No, no, no.
Se c'è
qualcosa che non va', puoi dirmelo.. K.
Non c'è niente che non
vada, okay? Ho solo bisogno di stare un po' solo.. R.
Bugie, bugie, bugie.
Non è vero che va tutto bene, non è vero che non
c'è niente che non vada.
Qualcosa è successo stasera e lui non vuole dirmelo.
E poi, l'idea di lasciarlo solo con i suoi pensieri non mi
tranquillizza neanche un po', servirebbe solo a peggiorare la
situazione.
Questa volta, decido di essere spontanea e rispondere dicendo
esattamente quello che penso.
Non ti lascerò
solo, che tu lo voglia o no. K.
Tremo, mentre aspetto la risposta.
E se mi mandasse a fanculo?
E se mi rispondesse che lui non mi vuole?
E se..
Sei tutto quello di cui
ho bisogno ora, Kristen.. R.
Il mio cuore si ferma per un attimo.
Quello che a me sembra l'infinito.
Cosa posso fare per te..?
Tutto quello che vuoi. K.
Sto venendo da te..
posso? R.
Oh, il mio piccolo Robert.
Tanto stronzo quanto insicuro e indifeso.
Casa mia è
sempre aperta per te, ti aspetto fuori, scemo. K.
Pov Robert
Più mi avvicino alla casa di Kristen più penso
che questa sia una cazzata.
Sono uscito di casa in tutta fretta, con mio padre che mi urlava dietro
un sacco di belle parole - «Ci stai facendo impazzire,
Robert!
Che cosa ti stai facendo, eh? Bravo, si, scappa! Dove stai andando
adesso? Ah, esci? Visto!? Sei una delusione, Robert»
- e mia madre che provava a calmarlo senza riuscirci. Sono riuscito a
prendere la chitarra di Lizzie senza farmi vedere dai miei genitori, ma
Lizzie mi ha visto mentre mettevo la chitarra nella custodia e mi ha
bloccato l'uscita. «Che
stai
facendo?» mi ha chiesto, con il suo solito tono da saputella.
Ha
guardato la mia mano stretta nel manico della custodia come se avesse
vinto una sua piccola battaglia personale, aveva un sorriso che andava
da un orecchio all'altro. Ho alzato gli occhi al cielo e le chiesto cortesemente di
sposarmi per lasciarmi passare. «Non
so cosa stai combinando, Rob» ha
detto, mentre si spostava dalla porta con grazia senza abbandonare quel
sorriso fastidioso. «Ma
se questo
c'entra qualcosa con il sorriso che hai in questi giorni quando guardi
il cellulare, allora non ti metterò i bastoni fra le ruote,
ma
voglio sapere tutto, okay?» avevo
accettato giusto per farla stare zitto.
Il piano di sopra di casa di Kristen era tutto acceso.
Lei era seduta sul portico, con indosso solo un paio dei pantaloncini e
una maglietta, le gambe strette al petto e i capelli dietro le
orecchie.
«Ehi, scricciolo», provo a sembrare allegro, giusto
per non
farla preoccupare. Ma è già troppo tardi. Si alza
di
scatto, mi guarda, nota cosa ho in mano.
«Robert.. che.. che succede? Perché hai.. una
chitarra?» mi chiede, gli occhi verdi
spalancati.
«Possiamo parlarne dentro?».
«Ehm.. certo, non credo che
darà fastidio ai
miei.. solo.. fai piano, perché stanno tutti cercando di
dormire, okay?».
«Va bene..».
Non mi degnò di una seconda occhiata: si girò per
aprirmi la porta e mi precedette dentro casa.
Accese le luci del salotto, vuoto.
Continuai a tenere in mano la custodia della chitarra anche dentro
casa.
Kristen si sedette sul divano, portandosi di nuovo le ginocchia al
petto, diventando ancora più minuscola di quanto non fosse
già.
«Ora mi dici che succede..?».
«E' complicato..».
«Capirò, Rob, ma tu devi
spiegarmi. Che è successo stasera?».
«I miei...».
«Hai litigano con i tuoi
genitori?».
«Solo.. con mio padre,
penso...» dissi, in piedi davanti a lei.
«Che ti ha detto?», Kristen
allunga una mano e stringe la mia, come per darmi forza.
«Tante cose... tipo che sono un
fallimento e che non
servo a un cazzo e che sarebbe stato meglio non avermi.. cose
così, le solite, insomma...», dirle a voce alta
fa' ancora
più male che sentirle dire da lui.
«Non le pensava sul serio.. tuo
padre.. lui.. ti vuole bene, ci scommetto».
«Non lo conosci, Kristen...».
«Tutti i papà vogliono bene
al loro bambino,
Rob, è una cosa naturale» dice, sicura di
sé. Mi
piacerebbe davvero tanto crederle.
«Forse i papà degli altri..
non il mio.. e sai
qual'è la cosa peggiore? Ha ragione. Ha fottutamente
ragione! Su
tutto! Io.. io non sono bravo a fare niente, Kris! Non ho nessun
talento, non sono capace neanche.. di avere te.. non me la merito una
ragazza come te, e tu lo sai.. perché stai con me? Andiamo,
ti
ho trattato una merda all'inizio! Dovresti lasciarmi, o darmi uno
schiaffo.. non.. non dovresti essere così buona con me..
perché tu lo sei.. buona.. sei la cosa più dolce,
gentile
e bella che mi sia mai capitata.. ma anche quella che merito di meno,
perché faccio schifo», sfogarmi mi fa' bene, ma
sfogarmi
con Kristen
mi rende quasi libero.
Lei mi ascolta, mi osserva, non dice niente e mi lascia continuare a
parlare, non c'è giudizio nel suo sguardo, mi sento
perfettamente a mio agio a parlare con lei di questo, cosa che non mi
è mai capitata fin'ora. «E
mio padre ha
ragione: ormai sono un peso per la mia famiglia, non rendo felice
nessuno con la mia presenza in quella casa!», non mi dice
neanche
di abbassare il tono della voce e le sono grato perché ho
davvero bisogno di buttare fuori tutta la rabbia che mi sto tenendo
dentro da mesi - o forse anni - «Mia
madre prova a
farmi tornare com'ero prima.. ma è impossibile,
perché io
non ho più dieci anni e la speranza di essere notato, un
giorno.
Ormai ho capito che, nella mia vita, non farò mai niente.
Niente, capisci...?», a questo punto lei si alza e mi
circonda
con le sue gracili braccia, che in questo momento sono la cosa
più bella a cui posso aggrapparmi.
Mi fa' appoggiare la testa sulla sua spalle e io sfioro la pelle del
suo collo con le labbra.
Voglio restare così per sempre.
«Tu
non fai schifo, Rob..», mi sussurra all'orecchio, mentre mi
accarezza i capelli, giocando con alcune ciocche.
«Mio padre ha ragione..».
«Tuo padre ha torto..
perché tu sei tutto
quello.. Rob.. tu.. sei tutto ciò che di bello
c'è al
mondo» mi dice, e sento la sua voce spezzarsi. Sta per
piangere.
La stringo forte.
«Perché mi dici queste
cose..? Non le merito».
«Chi ha deciso che tu non meriti
niente dalla vita?
Chi? Lo vorrei proprio sapere, perché io la penso in un
altro
modo».
«Kristen, sto rovinando la mia
famiglia..»,
eccola la verità, nuda e cruda, e affilata come il coltello
che
sento infilarsi dentro il mio cuore mentre lo dico.
«L'unica cosa che sta rovinando la tua
famiglia
è tutto l'odio che c'è dentro, ma tu non ne sei
il
responsabile..», sento qualcosa di caldo e bagnato cadere
sulla
mia guancia. Una lacrima. «Non devi perdere fiducia in te
stesso
solo per questo..».
«Solo
per
questo? Kristen.. tu.. tu non hai idea di come mi sento.. di cosa ho
dovuto passare», cerco di addolcire il tono, ma la freddezza
delle mie parole arriva forte e chiara.
«Perché tu non me lo dici..
ti prego, parla con me.. sono qui per te, amore...».
Amore.
Amore.
Amore.
Mi ha chiamato amore.
«Oh,
piccola...», mi allontano un po', solo per poterla guardare
in faccia. «Sei la cosa migliore
della mia vita.. anche se non ti merito, ti voglio con me, per
sempre».
Accenna un sorriso fra le lacrime. «Per
sempre? Da quando sei romantico?» mi prende in giro.
Le accarezzo una guancia, asciugandole qualche lacrima. «Da
quando ti conosco».
Kristen arrossisce, abbasso lo sguardo, imbarazzata. «Hai..
hai portato la chitarra.. posso chiederti il motivo?», cambia
argomento.
Già, la chitarra.
Adesso la mia idea mi sembra ancora più ridicola.
Cosa mi aspettavo?
Ma ormai è troppo tardi per tirarmi indietro.
Provo a sembrare tranquillo mentre la bacia sulla guancia e vado a
prendere la custodia della chitarra.
«Rob..? Che..».
Apro la custodia e prendo la chitarra.
Mi siedo per terra, stringendo forte il manico della chitarra.
«Questa canzone.. ho iniziato a
scriverla con Marcus.. ma non l'abbiamo mai finita..» le
spiego.
Lei si siede davanti a me, incrociando le gambe. «Hai
una chitarra in mano..» dice, constatando l'ovvio. Sorride,
sembra quasi.. fiera di
me.
«Già..», non
posso fare a meno di ricambiare il suo sorriso, «Comunque..
ehm... non avrei mai pensato di finirla da solo.. fino a
stasera», smetto di parlare e inizio a muovere le dita sulle
corde, mentre le prime note della canzone riempiono la stanza. «I was broken..»,
non pensavo che sarebbe stato così facile ma le parole mi
escono
naturali, come se venissero direttamente dal.. cuore, quel posto che -
ormai ne sono certo - è pieno di Kristen,
dei suoi sorrisi, dei suoi occhi verdi, del rossore sulle sue guance,
delle lentiggini sul suo viso, di ogni suo piccolo
particolare.« E
tu.. tu cammini tra queste strade solitarie verso cui le persone ti
mandano.. ci sono ferite che non puoi medicare, ma volevo farlo... sono
libero da tutte le cose che animano i miei amici. Ma io
rimarrò
in ascolto fino alla fine, so che posso afferrare la luna. Tra l'ombra
che brucia e la luce che svanisce. Sono stato a pezzi per molto tempo..
ma adesso è finita» canto l'ultimo
pezzo guardando
dritto in quei magnifici occhi verdi, lucidi per colpa delle lacrime
che sta trattenendo. «Ma è finita ora...
per merito tuo, piccola».
Kristen si asciuga una lacrime che le è scappata.
«Robert.. è magnifica» mi dice,
gattonando verso di
me. La mia gattina.
Appoggio la chitarra e prendo una cosa altrettanto preziosa fra le
braccia: Kristen.
Mi getta le braccia al collo, sedendosi sulle mie ginocchia. «E'
una canzone meravigliosa, con parole incredibilmente significative per
me.. e ti ringrazio per averla cantata per me, so quanto ti sia
costato.. oh, Rob.. sei incredibile, hai un talento straordinario, lo
sai? La tua voce è..» arrossisce, muovendo gli
occhi
avanti e indietro, indecisa su dove posare il suo sguardo. «è..
sexy».
Rido, «Sexy? Grazie!».
«Di niente...», mi prende il
viso fra le mani, accostando il suo viso al mio, «Un
giorno, anche io ti canterò una canzone così.. te
lo prometto».
«Non vedo l'ora di
sentirla..».
Poso le mie labbra sulle sue.
Non c'è più spazio per le parole, la canzone
risuona
ancora nelle nostre teste mentre faccio sdraiare Kristen per terra e mi
poso su di lei, puntellandomi con i gomiti per non darle peso. Le
scosto una ciocca di capelli dal viso, «Sei
bellissima...» le dico, prima di tornare sulle sue labbra,
l'unico posto al mondo in cui mi sento perfettamente me stesso, come
sempre quando si tratta di lei.
Kristen gioca con i miei capelli dietro la nuca, provocandomi tanti
piccoli brividi. «Rob..
prima.. prima ti ho.. chiamato.. in un modo che.. scusami.. non so se
tu.. vuoi o..». La metto a tacere con un bacio, adagiandomi
completamente sopra di lei, sperando di non farle troppo male -
è così piccola
- «Kristen..devo
confessarti un segreto». Mi guarda seria, quasi preoccupata.
Mi
viene da ridere, ha una faccia davvero buffa quando si sforza di
restare seria. Affondo i miei occhi nei suoi. Ghiaccio contro pietre
preziose. Blu e verde. Freddo e caldo. Odio e amore. Durezza e
bellezza. Siamo così diversi, eppure lei mi ha salvato. «Kristen,
tu sei l'amore».
Pov Kristen
Tu sei l'amore.
Tu sei l'amore.
Tu sei l'amore.
L'aveva detto davvero o era solo un magnifico sogno dal quale mi sarei
presto risvegliata? Sperai di no.
Guardai Robert negli occhi, quei due magnifici occhi di ghiaccio che
avevo imparato a conoscere e amare in così poco tempo. Amare.
Già, perché ora capivo che cosa stavo provando,
ma era
ancora troppo presto, non potevo dirglielo, neanche dopo che lui mi
aveva detto una cosa del genere. Avevo paura. Non volevo restare
ferita, anche se sapevo che Robert non mi avrebbe mai fatto del male,
non di proposito. Ma io non volevo essere ferita neanche per sbaglio.
Volevo godermi ogni cosa con il giusto tempo, e per ora la situazione
mi andava bene così. Robert era qui, con me, e io ero
felice.
Almeno questo, glielo dovevo.
«Robert..».
«Si, piccola?».
«Sono felice.. grazie a te» dico,
arrossendo come
sempre. Lui sorride, io sorrido, è meravigliosa questa
nostra
sincronia.
«Non sono mai stato più
felice di così
in vita mia.. ed è merito tuo, scricciolo», mi
bacia la
punta del naso.
Rido sottovoce e lo attiro di nuovo verso di me.
I suoi baci sono come aria per me.
Mai stata baciata da labbra tanto desiderate.
Ricambio ogni bacio come se fosse l'ultimo e con la paura che lo sia.
«Rob.. Rob.. » sussurro,
senza sosta.
«Mmh.. sei così bella,
Kristen..», mi stringe forte fra le sue braccia, il mio porto
sicuro.
Il bacio si fa' sempre più intenso, mentre mi sdraio di
nuovo per terra.
Le sue braccia ai lati del mio corpo, mi impediscono di allontanarmi,
cosa che non farai mai comunque.
Stringo le mani a pugno contro la sua maglietta, un po' nervosa.
Eppure, so che andrà tutto bene.
Robert si è aperto con me.
Forse non del tutto, ma sta facendo dei piccoli progressi.
In meno di un secondo, la situazione viene ribaltata.
Robert mi porta sopra di lui, mentre entrambi ci solleviamo di qualche
centimetro per facilitare il bacio.
Mi aggrappo a lui, che sembra quasi.. trattenersi.
Non voglio che lo faccia.
Di cosa ha paura?
Io mi sto lasciando andare, io sono.. «Io sono tua».
Pov Robert
Mia.
Lei è mia.
Me l'ha detto lei.
Mia, mia, mia.
Me la merito? Neanche un po'.
La voglio? Più di ogni altra cosa al mondo.
Non ho mai voluto una cosa così tanto in tutta la mia vita.
La desidero come un uomo che sta affogando desidera aria.
E io sto affogando.
Sto affogando dentro
Kristen ed è la più bella morte di sempre.
Le sue braccia, i suoi baci, le sue carezze, mi salvano ogni giorno.
Ogni secondo.
Ogni istante.
Lei mi ha salvato il giorno in cui ho incrociato il suo sguardo.
Ma se lei è mia, io allora.. «Io sono
tuo».
Sento il suo sorriso crescere contro le mie labbra.
«Non avere paura di toccarmi
allora...».
Non ho paura Kristen.
Ho solo.. «Non voglio farti
male..» ammetto.
«Io mi fido di te».
Ma io non mi fido di me stesso.
Per evitare di rispondere, riprendo a baciarla.
Provo sul serio a lasciarmi andare, ma ogni volta che la sfioro mi
torna in mente quanto sia piccola
e innocente.
Non posso. No, proprio no.
Ma, per una volta, non sono io a rovinare il momento.
John Stewart e sua moglie sono di fronte a noi.
Kristen e io ci dividiamo di scatto, imbarazzati come non mai. Merda, è
tutto quello che riesco a pensare. Ecco, ora mi cacciano via a calci.
«Robert», è Jules
a rompere per prima il silenzio, «come
mai sei qui? Non è un po' tardi?».
«Ecco.. ehm.. in effetti, si
ma..».
«L'ho invitato io» mi salva
Kristen, «abbiamo litigato e volevo..
fare pace».
«Lo vedo...» borbotta il
signor Stewart.
«John», la moglie gli lancia
un'occhiataccia, «Robert, sono felice
che.. tu e Kristen abbiate chiarito, ma.. i tuoi genitori sanno che sei
qui?».
«Ehm...si», mento.
Jules mi guarda sospettosa, ma non dice niente.
«Be', è tardi..»,
John Stewart mi porge
la mano per aiutarmi ad alzarmi e io l'afferro subito, anche se vorrei
restare seduto vicino a Kristen. «Kristen,
dovresti essere a letto a quest'ora, e anche tu Robert..».
«Giusto», Jules mi sorrise,
e per un secondo mi
sentii bene, accettato. La famiglia di Kristen non era come la mia, non
voleva essere scortese. Ma quello che disse
Jules era
sconvolgente anche per me, «Kristen, tesoro,
perché tu e
Rob non andate a dormire? Camera tua ha un letto abbastanza grande,
no?».
John guardò sconvolto la moglie. «COSA!?».
Jules alzò gli occhi al cielo. «Come
se noi non
l'avessimo mai fatto a casa mia.. John, non c'è niente da
temere, Robert è un bravo ragazzo, e io mi fido di Kristen.
Non
sono così sconsiderati da fare qualcosa di sconveniente
sotto
questo tetto, non è vero, Rob?», lo sguardo
metà
divertito e metà serio di Jules si posò su di me,
che ero
ancora sotto shock.
«N..no, c..certo.. certo che
no» balbettai come un idiota.
Jules sollevò le braccia, «Visto,
John? Sono
bravi ragazzi e hanno bisogno di dormire. Non voglio lasciar andare in
giro Robert, di notte, per le vie di Londra, da solo. E' un ragazzo,
Kristen si fida di lui e io mi fido di lei. Questione chiusa.
Ma...», adesso la sua espressione non lasciava dubbi: era
seria. «Non
fatemi pentire di quello che vi sto offrendo, okay? Kristen, so che sei
una ragazza giudiziosa, quindi.. abbi rispetto per te stessa. Quanto a
te, Robert.. so che rispetti mia figlia».
Annuii più e più volte. «Posso
non avere
rispetto per me stesso, signora Stewart, ma porto il massimo rispetto
per sua figlia, può starne certa».
La camera di Kristen era semplice, come lei.
Mura bianche, qualche poster, letto a una piazza e mezza con coperte
viola e nere; attaccate alle pareti e alle ante dell'armadio c'erano
parecchie foto di lei da piccola con i fratelli o con i genitori. Mi
soffermai su una foto in particolare: Kristen doveva avere circa
tredici, quattordici anni, era in costume da bagno, su una barcarola,
insieme ai suoi fratelli. Sorrideva, e sembrava davvero felice. Era
spensierata, con i capelli corti fino alle spalle, gli occhi vispi, il
viso lentigginoso, i fratelli intorno a lei come a proteggerla. Era
incredibile che quella stessa ragazza adesso fosse diventata
così femminile senza neanche accorgersene. Accanto, c'era
una
foto più recente, stavolta su uno yacht, con un ragazzo -
Cameron, la riconobbi grazie ai tatuaggi sulle braccia - e questa volta
Kristen mostrava tutta la sua femminilità, ma era come se
non ne
fosse consapevole. Era questo il vero pregio della bellezza di Kristen:
non sapeva di averla. Era bellissima e non lo capiva. Ma ero
lì
apposta per ricordarglielo.
Sentii Kristen dietro di me.
«Ma che guardi?» mi chiede.
«Te..» rispondo, indicando quelle due foto.
«Per favore, non farlo.. ero orribile
da piccola, non
che ora sia meglio, ma...», mi volto verso di lei, sollevando
le
sopracciglia così tanto che farla sorridere.
«Ma si può sapere di cosa
stai blaterando? Eri
bellissima e lo sei anche ora», la bacio sulla fronte,
godendomi
il rossore che le provoco ogni volta. Lo adoro.
«Mi piace quando mi dici che sono
bella... non me lo
dicono in molti. Cameron qualche volta dice che sono "carina", ma lui
non conta..», nasconde il viso nel mio petto.
«Sei bella...»
le sussurro all'orecchio.
«Mmh.. Rob..», le sue labbra
sono meno timide
rispetto a prima e raggiungono le mie prime che io possa dire anche
solo un'altra cosa.
La bacio mentre mi sfilo la giacca di pelle.
Cadiamo ridendo sul letto, continuando a baciarci come se non esistesse
nient altro al mondo.
Mi sfilo le scarpe e mi infilo nel letto insieme a Kristen, che si
accuccia sul mio petto come
una gattina, facendo le fusa.
Indosso ancora i jeans e la maglietta ma sento comunque la pelle calda
e scoperta di
Kristen che struscia contro il tessuto ruvido dei miei pantaloni.
La stringo a me, accarezzandole le braccia, coperte solo dal sottile
strato di stoffa della maglietta che indossa.
La bacio sulla fronte, ma lei si solleva un po' facendo peso sul gomito
e mi guarda in faccia, mordendosi il labbro. «Rob...»,
per la prima volta da quando la conosco intravedo nel suo sguardo
qualcosa di diverso, come.. desiderio. Timido, innocente, fragile e
delicato come ogni cosa in lei, ma pur sempre desiderio.
E quando Kristen inclina la testa per baciarmi, ne ho la conferma:
c'è desiderio in questo bacio. E io non posso fare a meno di
ricambiare, con più slancio di quanto avrei voluto e di
quanto
sarebbe conveniente.
«Rob..» continua a chiamarmi.
E io rispondo nell'unico modo che conosco.
Con più delicatezza di quanto avrei mai pensato di essere
capace, faccio adagiare Kristen sul letto, sistemandomi sopra di lei.
Non smetto un attimo di baciarla.
Lei gioca con i miei capelli.
Io le accarezzo il fianco mentre le mordo piano le labbra.
Mi sembra di sentire un suo gemito, è così
silenzioso che forse me lo sono solo immaginato.
Infilo la mano sotto la sua maglietta e sfioro la sua pelle calda, la
pancia morbida.. salgo più in alto.
Ostacolo numero uno: coppa del reggiseno.
Ne sfioro un paio di volte il contorno, come se stessi tastando il
terreno: Kristen non dice niente e continua a baciarmi.
«Rob.. per favore», non
capisco cosa voglia da me, ma vorrei tanto darle tutto quello che
vuole.
«Ci sono i tuoi in casa,
Kris..» le ricordo, non sapendo bene cosa dire.
Mi spinge via, mettendosi seduta sul letto. Mi
lancia un'occhiataccia. «Ma possibile che voi ragazzi pensate
solo a quello?
Non posso semplicemente desiderare che il mio ragazzo stia un po' con
me? No. Dobbiamo per forza...», abbassa lo sguardo, non ha il
coraggio di guardarmi mentre parla di un argomento che per lei
è
ancora estraneo, al contrario di me che lo conosco molto bene. «Io
volevo solo...coccole», diventa rossa come non mai.
«Coccole?» chiedo, confuso.
Non credo di capire.
Kristen sbuffa. «Baci...carezze...niente
di più...più o meno. E' chiedere troppo? Ho
sedici anni, Rob...».
«Non ti sto obbligando a fare niente,
piccola..».
Il suo sguardo si addolcisce. «Davvero..?
Perché.. per me.. per me è tutto.. nuovo, ma se
tu.. se tu, hai.. hai».
Con uno scatto l'afferro per le gambe e la faccio di nuovo sdraiare,
facendola però anche urlare di sorpresa.
Mi getto su di lei, più precisamente mi getto sulle sue labbra,
bellissime e mie.
«Cosa hai detto che
vuoi?», le stringo i fianchi, baciandole la punta del naso,
poi le guance e anche le palpebre.
«Coccole..», vedo un guizzo
di divertimento nei suoi occhi verdi. Mi faccio subito contagiare dal
suo buonumore. «Voglio tante coccole dal mio
ragazzo!».
La bacio, la stringo, le accarezzo le braccia, la pancia, scendo un po'
troppo in basso e risalgo per poi dover scendere di nuovo
giù.
Tocco parti del suo corpo che non avevo mai avuto il coraggio di
sfiorare, ma senza mai esagerare e lasciando stare le zone pericolose.
Kristen sorride, mi lascia fare, ricambia ogni bacio e mi accarezza a
sua volta e ogni suo tocco è una benedizione per me. Mi
sfila la
maglietta e appoggia il viso sul mio petto, chiudendo gli occhi.
«Tante
coccole per la mia piccola..» le
sussurro all'orecchio. Lei sorride, sempre con gli occhi chiusi.
«Mmh.. buonanotte, Rob».
«Sogni d'oro, amore».
_______________
ciao!
mi piace quello che ho scritto!
spero che piaccia anche a voi.
ho cercato di essere meno "volgare" in questo capitolo, ma.. scusate,
io sono così. le parolacce sono parte di questa storia.
volevo chiedervi anche una cosa - ve lo chiederò in ogni
capitolo, scusatemi - ma quale è stata la vostra parte
preferita? mi serve per scrivere e capire cosa volete, per
accontentarvi almeno un po', ma ricordate che la storia è
già scritta nella mia testa.
bene vi lascio.
ps. le foto sono vere e quelli sono i veri fratelli di kristen.
pps. riguardo allo scandalo: FUCK THIS SHIT, love.
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Capitolo 15 *** thank you. ***
Pov Robert
Una luce proveniente dalla finestra mi sveglia.
Per un attimo, sto per maledire il sole che è sorto, come
ogni mattina, ma poi mi ricordo di chi
ho accanto a me e sorrido. Volto lentamente la testa verso Kristen, che
dorme ancora, il viso sul mio petto, le gambe intrecciate alle mie, il
suo braccio appoggiato sul mio stomaco, le sue mani che mi sfiorano il
fianco e poi si stringono a pugno sulla mia maglietta mentre dorme. E'
la cosa più dolce e innocente che io abbia mai visto e
vorrei
restare a guardarla dormire per sempre. Le accarezzo i capelli facendo
attenzione a non svegliarla, godendomi della perfezione di quel
momento. Non riesco a crederci: ho dormito con Kristen e sono stato in
grado di non toccarla neanche una volta in quel senso, non
mi era mai capitato prima d'ora. E come avrei potuto?, Kristen vale
molto di più di una scopata e via.
Le sistemo una ciocca di capelli.
Persino le sue orecchie sono carine.
Kristen si muove un po', stringendo ancora di più la mia
maglietta e poggiando le sue labbra sul mio petto.
Mi bacia il petto, timidamente. Si è svegliata.
«Mi stavi guardando dormire..?» mi chiede,
continuando a
tenere le labbra premute contro il mio petto. Sono calde e morbide.
«Scusa, non volevo
svegliarti» le dico, accarezzandole una guancia e facendola
sorridere.
«Non
importa.. mi piace svegliarmi così» dice,
sollevando
finalmente il viso e aprendo gli occhi, mostrandomi quelle due gemme
che tiene al posto delle iridi.
«Anche
a me..», sollevo il suo viso mettendo un dito sotto il suo
mento,
finché le mie labbra non raggiungono le sue. «Buongiorno».
«'Giorno..».
Appoggia di nuovo la testa sul mio petto e chiude gli occhi.
Le accarezzo la schiena, facendola rilassare; si accoccola meglio sopra
di me.
«Non vorrei rovinare
il momento.. ma dobbiamo andare a scuola» dico.
«Fottiti, non vado a
scuola oggi, Rob».
«Eh, che
linguaggio!», le scompiglio i capelli, facendola ridere.
«Ho sedici anni,
sono grande, decido io».
«Mmh,
io ne ho quasi diciannove.. mi arresteranno, ne sono sicuro»,
rido, anche se sono divertito solo per metà. Potrebbero
davvero
arrestarmi.
«Non andiamo a
scuola, oggi.. per favore» mi prega, poggiando le mani sul
mio petto.
«Non decido io,
decide tua madre.. e tuo padre».
«Mmh.. che
palle».
«Dài..forse,
scricciolo, dobbiamo alzarci».
Ci mettiamo seduti sul letto.
In quel momento la suoneria del mio cellulare si fa' sentire,
così mentre Kristen si alza io allungo una mano e afferro il
mio
cellulare, ancora infilato nella tasca della mia giacca, buttata per
terra. Apro il messaggio, è di Tom: "Amico, c'è una festa
stasera! Ti faccio sapere meglio dopo! T".
Una festa? Guardo Kristen: sta cercando qualcosa da mettersi
nell'armadio. Potrei andarci con lei. Ma glielo chiederò
dopo,
adesso non ne ho proprio voglia, non rispondo neanche al messaggio di
Tom e spengo il cellulare.
Kristen si gira verso di me e sorride, ricambio. In mano ha un paio di
jeans, una canottiera nera e una felpa dello stesso colore, insieme
all'intimo, che nasconde imbarazzata sotto la felpa. «Ehm...vado
a cambiarmi in bagno, poi ti dò il cambio. Puoi usare il mio
spazzolino e se vuoi fare una doccia.. c'è tutto quello di
cui
hai bisogno. Okay, ehm.. vado, ci metto un attimo», scappa
nascondendosi in bagno.
Sorrido.
E' davvero bella quando si imbarazza.
Amo questa sua timidezza, così rara ormai.
Mi alzo e appoggio il cellulare sul comodino, e solo in quel momento
noto un fogliettino scritto con una calligrafia che non conosco.
Robert,
io e mio marito siamo dovuti partire prima, non
ho voluto svegliarvi perché sembravate così
sereni...
quindi, ti prego di fare pure come se fossi a casa tua, anche se so
già che Kristen ha già pensato a farlo.
Dì pure a
Kristen che se vuole, può saltare la scuola, di solito
quando
partiamo è sempre un po' triste quindi ti pregherei di
starle
vicino. Non so se vuole a dirtelo, ma sono felice che ci sia tu nel suo
letto stamattina, perché ha davvero bisogno di una persona
che
le stia vicino mentre io e suo padre stiamo via. Ti affido mia figlia,
Robert.
Grazie, di tutto.
Dì a Kristen che le vogliamo bene e che le
telefonerò appena potrò.
A presto,
Jules.
La prima cosa a cui penso è: Jules, la madre di
Kristen,
è entrata in camera e mi ha visto mentre dormivo nello
stesso
letto con sua figlia.
La seconda è: ha fiducia in me e io non voglio deluderla in
nessun modo.
Faccio una palla di carta con il foglietto e me lo infilo in tasca,
mentre aspetto che Kristen esca dal bagno.
Pov Kristen
Mi guardo allo specchio.
Penso di aver mai avuto quel sorriso in faccia prima d'ora. E' un
sorriso completamente da quelli che ho di solito.
Ho dormito con Robert, e avrei voluto restare in quel letto per sempre.
Per sempre, per sempre, per sempre.
Mi infilo sotto la doccia mentre ripenso a stanotte: i baci, le
carezze, il modo in cui mi toccava.
Nessuno mi aveva mai toccato in
quel modo e devo ammettere che mi piace.
Non penso che mi piacerebbe se fosse qualcun altro, è
proprio il
modo che ha Robert di sfiorare la mia pelle che mi piace, mi fa'
sentire amata,
voluta e
desiderata. Per la prima volta in vita mia, non ho paura a lasciarmi
andare. Non a letto, con Robert. Forse.. forse dovrei dargli qualcosa
in cambio, forse sono pronta, forse voglio davvero avere la mia prima
volta con lui. Ma lo conosco da poco, voglio aspettare un altro po'.
Almeno tre mesi. No, impazzirebbe, è un ragazzo.
L'ansia inizia a salire.
No, no, no.
Non ora.
Non ora, per favore.
Ma i pensieri iniziano a girare nella mia testa.
E' un ragazzo, non ti
aspetterà per sempre.
Ma lui è Robert! Lui.. lui
cosa? Non ti ama! Ti vuole solo per portarti a letto e non fai neanche
quello! Si stancherà!,
no, non è vero. Quella fastidiosa vocina nella mia testa
continua a torturarmi. Mi lascio scivolare lunga distesa nella vasca,
lasciando che si riempia sempre di più. Stanotte te l'ha fatto capire.
No, stanotte è stato dolce, non mi ha forzato, non vuole
farlo. Lui mi aspetterà. Non è vero.
Si, invece. Se non gli
darai ciò che vuole, se ne andrà, ti
lascerà sola. Sola, sola, sola, sola! Resterai
sempre sola, Kristen, perché non gli hai dato ciò
che voleva da te! No,
basta per favore.. trattengo le lacrime e mi prendo la testa fra le
mani. Il vuoto freddo e famigliare inizia a formarsi al centro del
petto, odio quella sensazione. Vuoi
restare sola? No.. no. Vuoi stare sola per tutta la tua
vita, Kristen? No. Allora
dagli quello che vuole. Sai cosa vuole vero? Robert
è diverso, lui vuole me, non il mio corpo. Vuole me. La mia mente,
il mio carattere, vuole conoscermi, lui mi apprezza per quella che
sono. Noi.. voi, cosa?
Voi non siete niente. Ti sta solo usando.
«Non è vero!» urlo, senza neanche
accorgermene.
L'acqua ormai sta quasi per stra bordare e ogni movimento che faccio
butta acqua sul pavimento del bagno. Non ti ama. Nessuno ti ama,
Kristen. «Basta!
Basta!», affondo la testa sott'acqua e urlo, con tutto il
fiato che ho in gola.
Non è possibile.
Non di nuovo.
Aveva smesso.
Era andata via.
Perché è tornata proprio ora?
Perché tu hai
bisogno che qualcuno ti dica la verità.
Emergo di nuovo la testa dall'acqua. «Robert mi vuole
bene...».
No, non è
vero. Vuole solo scoparti e visto che tu non vuoi, andrà
via.
«No..
no.. no..», continuo questa cantilena, dondolandomi tenendo
le
gambe premute contro il petto, finché ormai c'è
più acqua sul pavimento del bagno che nella vasca.
«Kristen!»,
la voce di Robert mi fa' sollevare di colpo lo sguardo.
Sta sbattendo i pugni contro la porta.
«Rob.. va.. va tutto
bene...» dico.
«Stavi urlando, che
succede?» chiede, e sento dalla sua voce che è
preoccupato.
E' preoccupato per me.
Sorrido.
«N..niente, sono..
sono caduta» mento.
«Sei caduta? Ma..
okay, devo entrare?».
«N..no! Robert..
sono.. sono nella vasca da bagno, non puoi entrare..», ne
morirei.
«Okay, ma.. ti sei
fatta male?» insiste.
«No..».
«Sicura?».
«Si...»,
in realtà, mi fa' male la testa, ma non per una caduta.
«Okay.. sei hai bisogno di
qualcosa, sono qua fuori. Ah, e comunque possiamo saltare la scuola
oggi».
«Davvero? Grande! Come mai hai
cambiato idea?».
«Quando esci ti
spiego..».
«Va bene...».
Esco dalla vasca e mi copro con un asciugamano.
I capelli fradici mi bagnano la schiena mentre vado davanti allo
specchio.
Provo a spazzolarmi i capelli, togliendo ogni nodo con calma, ho
bisogno di stare un po' da sola per riprendere fiato.
Che brutti capelli.
No, basta.
Mi sforzo per fingere un sorriso davanti allo specchio.
Non posso crollare, non ora.
Robert si
stancherà, lo farà, è sicuro.
Prendo un bel respiro e apro l'armadietto dietro lo
specchio del
bagno, dove tengo dentifricio, spazzole, elastici, deodorante, creme
e.. medicine.
Non posso abbattermi o lasciarmi sopraffare, non ora che tutto sta
andando come ho sempre voluto.
Apro il piccolo contenitore.
E' mezzo vuoto, non lo apro da due anni ormai. Me lo sono portato
dietro durante il trasloco sperando di non doverlo mai più
aprire, e invece eccomi. Prendo un bel sorso d'acqua e mando
giù
la pillola.
Sento la morsa nel petto allentarsi.
Scompare solo dopo qualche minuto, che passo aggrappata al lavandino.
Finisco di vestirmi, lascio i capelli bagnati sulle spalle ed esco dal
bagno.
Robert è seduto sul letto e solleva subito la testa appena
apro la porta.
«Tutto okay?» chiede,
alzandosi per venirmi incontro. «Parlavi.. da sola».
«Non è
vero» dico subito,
evitando il suo sguardo.
«Kristen,
c'è qualcosa che non va'?».
«No», la mia voce
è secca, quasi acida. Addolcisco lo sguardo. «Preparo la
colazione mentre tu ti fai la doccia, a dopo», mi alzo sulle
punte per dargli un bacio e fuggo via prima che possa farmi altre
domande a cui non saprei dare risposta.
Cameron è in cucina.
Sta bevendo un caffè appoggiato contro il bancone della
cucina e mi guardo sorpreso mentre scendo le scale.
«E tu che ci fai qui? E la
scuola?».
«No, Cameron, non è
giornata..» dico, ignorandolo e andando verso il frigo.
«Okay, ma.. perché
non sei a scuola?», Cameron mi viene dietro, sempre con la
tazza di caffè in mano.
«Non vado a scuola
oggi».
«Come mai?».
«Cameron!», mi giro verso di
lui, fulminandolo con lo sguardo, «Non rompere, okay? Non farmi
domande di prima mattina».
«Come ti pare..»,
finisce di bere il suo caffè, mentre mi osserva preparare la
colazione per me e Robert: pancetta, bacon, toast, succo d'arancia,
caffè per me, thé per lui, cioccolata da
dividere,
preparo ogni genere di cosa perché non so come sia la
colazione
di un inglese. Sono abituata a mangiare quello che mi prepara mia madre
la mattina, ma non so se Robert ha ancora qualche abitudine inglese che
vuole conservare anche qui. In ogni caso, ho il thé.
«Cazzo, Kristen! Mangi tutta
quella roba? Ma se tu non mangi mai un cazzo!».
«Evita di urlare di
mattina, Cam» gli dico, mentre
sistemo la roba sul tavolo.
«Aspetta..», mi
blocca la mano, con ancora il piatto con il pane tostato sopra, «c'è Robert in
camera tua, vero?». Arrossisco, adesso penserà
male.
«Non.. non sono affari
tuoi...» dico, togliendomi dalla sua presa.
«Perché
Robert è in camera tua? Quando è arrivato?
Perché è qui? Che ha fatto? Che avete fatto?», mi inchioda con
lo sguardo.
«Niente! Abbiamo.. abbiamo solo
dormito, mamma gli ha dato il permesso».
«Mamma gli ha..»,
impreca e si porta una mano fra i capelli, tagliati di recente, «Okay, come ti pare. Fai quello
che vuoi, hai ragione: non sono affari miei».
«Cam, dài.. non fare
così adesso», lui mette via la tazza nel lavandino
e va' verso la porta di casa.
«Cam!» lo chiamo, ma
lui non si gira.
«Cameron, aspetta!».
«Non abbiamo fatte niente, te
lo giuro!», non so neanche perché glielo sto
dicendo.
«Cameron!», finalmente si
ferma, anche se ha una mano sul pomello della porta.
«Kristen,
io lo so che tu sei grande e fai quel che cazzo che vuoi, ma devi
capire che.. devi stare attenta, okay? Perché mamma
potrà
anche aver dimenticato, ma io no
e non voglio più vederti in quello stato! E tu lo sai, lo sai, quanto
è facile cadere di nuovo in quella situazione, per
te»,
le sue parole mi feriscono, e non perché siano cattive, ma
perché ha ragione e la scenata del bagno di poco fa' gli
dà ragione.
«Lo so...
starò attenta», abbasso lo
sguardo.
«Un cuore spezzato
può costarti tanto» mi ricorda.
«Ho capito, Cam..».
«Non voglio rovinarti tutto,
Kristen, ma.. ho solo paura che tutto torni come due anni fa',
capisci?».
«Avevate promesso che non ne
avremo più parlato!» urlo, gli occhi lucidi.
«Se tu ti dimentichi io mi
sento in dovere di ricordarti che..».
«Dimenticare?», gli
punto il dito contro, furiosa, «Ti sembra che io sia in grado
di dimenticare?
Non posso, Cameron! Vorrei, ma non posso».
«Va bene, va bene...» si arrende
Cameron. Si strofina la faccia con le mani, stanco. Il caffè
non ha fatto nessun effetto. «Dana
è già a scuola, anche Taylor, e io devo uscire
ora.. ce
la fai a stare da sola in casa con Robert senza combinare casini?».
«Come sei
spiritoso..».
«Lo so, sono molto
spiritoso», ma non sta ridendo neanche lui.
Mi bacia sulla fronte.
«A stasera, Kris».
«A stasera, Cam».
Pov Robert
Mi asciugo i capelli davanti allo specchio, strofinandoli con
l'asciugamano per poi lasciarli bagnati. Kristen ha detto che posso
usare il suo spazzolino quindi mi guardo intorno cercando quello che mi
serve. Apro l'armadietto, dentro c'è tutto. Ma appena provo
a
prendere il dentifricio un sacco di roba cade nel lavandino, fra di
loro due piccoli contenitori che si aprono facendo cadere fuori delle
pillole.
«Piccole? Ma che cazzo..», sistemo di nuovo la roba
nell'armadietto, ma tengo i due contenitori.
La è una confezione di valium a metà.
L'altra non la conosco, ma è praticamente vuota.
Perché Kristen ha una confezione di valium nell'armadietto
del bagno?
Il valium è un calmante, se non ricordo male.
Probabilmente.. probabilmente ci deve essere un motivo valido.
Ma quale?
Rimetto tutto apposto e finisco di cambiarmi.
Mi vesto con la stessa roba che avevo il giorno prima e scendo al piano
di sotto, dove Kristen ha praticamente preparato la colazione per un
intera famiglia. Per un secondo mi immagino una scena del genere, ogni
mattina, per il resto della mia vita: Kristen ai fornelli, la tavola
imbandita, io che mi sveglio tardi e trovo lei, tutta per me, sempre.
Sarebbe un sogno. In un attimo mi sono già dimenticato di
cosa
ho trovato in bagno e tutta la mia attenzione va' a Kristen, che mi
dà le spalle mentre sistema una caraffa di succo d'arancia
sul
tavolo. Facendo attenzione e non farla spaventare mi avvicino e
l'abbraccio da dietro.
«Tutto questo è per me..?» chiedo,
appoggiando le
labbra sul suo collo. Sussulta, ma inclina il collo per facilitarmi i
movimenti.
«Dipende..
stai parlando della colazione o del mio collo?», intreccia le
sue
mani alle mie, portandole sulla sua pancia.
«Tutte e
due..».
«La colazione
è per te».
«E il
collo..?»
«E' mio, il
collo».
«Come?
No.. è mio», le lascio un bacio dolcissimo sul
labbro, non
credevo neanche di essere capace di tanta delicatezza. Lei sembra
gradire.
«E' ancora
tuo?», mordo piano la pelle, mentre lei inclina la testa
all'indietro, appoggiandola sulla mia spalla.
«Mmh.. si».
«Ah-ah»,
mordo un po' più forte, succhiando piano, lasciando qualche
leggero segno rosso.
«Non..
no..», ma non dice sul serio.
«Anche il collo
è tutto mio...», mordo più forte.
«Rob..»,
il mio nome, pronunciato da lei, non fa' altro che allentare il mio
controllo.
«Mmh..»,
ormai è sicuro che le lascerò un bel segno rosso,
forse un po' viola.
«Basta..»,
si stacca e io la lascio fare, altrimenti potrei non controllarmi
ancora per molto.
«La colazione..
è.. è pronta» mi dice, sedendosi.
Mi siedo vicino a lei; Kristen mi sorride, timida e imbarazzata.
Indica la caraffa con il succo d'arancia. «Ne vuoi un
po'?».
«Si,
grazie».
«Bacon?».
«Oh, si!».
«Toast?».
«Con tanto burro.
E.. hai della marmellata?».
«Ciliegia, fragola o
arancia? Ho anche del burro da spalmare, se vuoi».
«Si, grazie! Burro e
marmellata».
«Uova?».
«Strapazzate!».
«Vuoi qualcosa
altro?».
«Mmh, che tu mangi
qualcosa.. non stai mangiando niente».
«Mi
piace darti da mangiare..», mi accarezza una guancia,
passandomi
un piatto pieno di pane tostato con la marmellata già
spalmata e
pure il burro.
«Sai..»,
ne prendo uno e dò un morso: tostato alla perfezione. «potrei abituarmi a
tutto questo».
«Non faccio
colazione così tutti i giorni, è solo
perché ci sei tu».
«Mmh..»,
mi sporgo sulla sedia avvicinandomi a lei. Le prendo il viso fra le
mani e la bacio. «Kris..
stavo quasi per dimenticarmene: tua mamma mi ha lasciato un biglietto
dicendomi che lei e tuo padre sono partiti questa mattina.. e ti
salutano».
Per un secondo la sua espressione serena si incupisce, ma subito dopo
accenna un sorriso. «Oh... ehm, okay... io.. io la
chiamerò dopo, allora. Hai ancora fame?».
«Puoi smetterla?».
«Ma di fare
che?».
«Quel cucchiaino,
Kristen».
«Che ha di male
questo cucchiaino?», mi chiede, fingendo un'innocenza che la
renda ancora più bella e sexy.
«E me lo chiedi
pure?».
«Si, te lo chiedo,
Rob.. allora, spiegami che sto facendo di male, avanti» mi
dice, continuando con quel
dannato cucchiaino di merda.
«Stai.. stai usando
quel.. quell'affare come.. come.. Kristen, smettila!», lei
scoppia a ridere.
«Rob, andiamo.. sei
esagerato».
«Non sono esagerato, sei la
mia ragazza e..».
«Dillo un'altra
volta» mi prega, mettendo finalmente via quel cucchiaino.
«Sei la mia ragazza»
le dico, sussurrando la frase direttamente al suo orecchio. Il profumo
di vaniglia dei suoi capelli mi inebria.
«Mmh.. quando mi
piace sentirtelo dire», mi bacia, tenendo una mano sul mio
viso, delicata e minuscola.
«Non
avevo mai avuto una ragazza prima d'ora, una fissa intendo, e sai una
cosa? Mi piace da impazzire», avvicino la mia sedia alla sua
e
con estrema facilità sistemo Kristen sulle mie ginocchia:
è un peso piuma. Lei ridacchia e si mette comoda,
appoggiando i
piedi sul tavolo e sollevando le gambe candide e sottili. Le osservo un
po', sono magnifiche, le gambe più belle che io abbia mai
visto,
ma d'altronde Kristen è
la ragazza
più bella che io conosca. «Rob» mi
richiama e io distolgo svogliatamente lo sguardo dal mio paradiso
personale. «Tra un po' sbavi,
sai?» mi prende in giro.
Le prendo il viso fra le mani, muovendo la mia testa a destra e
sinistra per farla ridere. «Non è
colpa mia se la mia ragazza è sexy!».
Lei si nasconde il viso fra le mani. «Ti avevo detto di
non dirlo, Rob! Non lo sono!».
«Si,
invece».
«Le
bionde sono sexy, le ragazze con le gonne corte o tanto trucco, quelle
con i tacchi o che vanno alle feste e parlano con tutti, ridono,
ballano, non si imbarazzano e non sembrano delle bambine sono sexy. Ma
io esattamente il contrario...», e la cosa brutta
è il
modo in cui lo dice: è seria, lo pensa sul serio. Come
può pensare una cosa del genere? Chi le ha messo in testa
idee
del genere? Lei è sexy, cazzo, eccome se lo è. E'
sexy
nella sua semplicità, come posso farglielo capire? Se fosse
un'altra ragazza, se non fosse vergine
-
piccolo particolare a cui mi sto abituando e che inizia a piacermi
sempre di più (nessun ex con cui fare i conti, la mia
Kristen
tutta per me in tutti i sensi) - ci sarebbe un modo, ma lo
è,
quindi posso limitarmi a baciarla con tutto l'ardore di cui sono
capace. Mi alzo, la prendo in braccio tenendo una mano sotto le sue
ginocchia e l'altra sulla schiena.
L'appoggio sul divano e mi sistemo sopra.
Casa libera, yeah.
Okay, Rob, sai cosa fare.
Ieri ti sei esercitato, no?
Coccole.
Devi solo
farle le coccole e non
devi andare oltre.
Non devi, mmh?
«Mmh,
Rob..».
No, no, non vale se usa quel
tono di voce.
Kristen ha un tono di voce tutto speciale quando ci baciamo.
E' un mix tra un gemito e un sussurro, che diventa sempre
più
intenso. Quando dice il mio nome poi, rischio seriamente di venire nei
pantaloni come un ragazzino di tredici anni, cosa che non voglio
assolutamente fare perché, uno: sarebbe alquanto
imbarazzante,
due: la farei scappare via a gambe levate, conoscendola.
Conoscendola.
Già, io la conosco, io ci
tengo a lei.
E con quel pensiero tutto inizia a essere più chiaro e
semplice:
non devo sforzarmi di fare le cose che piacciono a Kristen, mi viene
naturale, perché io
voglio vederla felice e se per fare in modo che sia
contenta devo limitarmi a baci e carezze mi va' più che bene
perché con lei
quelle cose, quelle banali cose, diventano molto di più,
diventano speciali.
Kristen mi sfiora con la punta delle dita, seguendo il contorno del mio
viso. «Sai.. non mentivo
quando dicevo che sei bellissimo».
«Non mentivo neanche
io».
«Ma tu lo sei
davvero».
«Anche
tu!».
Lei rotea gli occhi.
«Robert, andiamo,
puoi essere sincero con me.. io sono.. io. Insomma, mi
hai vista bene? Non sono niente in confronto alle ragazze che ci sono a
scuola».
«Kristen, io penso
che sia tu
quella che ha bisogno di passare un paio di volte davanti allo
specchio. Anzi, vieni, ti ci porto io», la prendo per mano e faccio
per alzarmi, ma lei fa' resistenza. «Rob, no!»
protesta. «Forza,
Kris, hai bisogno di guardarti un attimo allo specchio», le
stringo forte la mano, ma senza farle male. Voglio che capisca quanto
sia bella. La
guardo negli occhi. «Fidati di me» le dico, e lei
dopo un
po' annuisce e si alza dal divano, tenendo lo sguardo basso. Senza
lasciarle la mano la porto di nuovo in camera sua, dove c'è
un
grande specchio a forma intera e la posiziono davanti.
Mi metto dietro di lei, guardando insieme a lei l'immagine riflessa
nello specchio.
Noi due.
Io e Kristen.
Una coppia.
Ragazzo e ragazza.
Ci vedo.
Ma sono rapito dalla bellezza della ragazza davanti a me.
Le accarezzo un braccio per confortarla.
«Cosa
vedi?» le chiedo, baciandole il collo.
«Me
stessa, cosa vuoi che veda?», la sua acidità
è solo
un modo per nascondere l'imbarazzo, lo so. Ci riprovo.
«Io vedo una
bellissima ragazza».
«No...».
«Con
due gambe che sembra che non finiscono più, di un bianco
bellissimo.. candide»; Kristen si agita sul posto, ma io la
tengo
stretta.
«Sono
bassa...» dice, sottovoce.
«A me piace, mi
viene facile prenderti in braccio».
«Sono la
più bassa della famiglia».
«Sei anche un peso
piuma».
«Ergo,
non ho curve...», la vedo guardare il suo petto, sconsolata.
Ammetto che anche a me è caduto lo sguardo proprio
lì, ma
con altri pensieri.
«Non sei
volgare» dico, cingendole la vita.
«Sono
piatta...» arrossisce e posa lo sguardo sul pavimento.
«Non
è vero.. sei.. sei perfetta così come sei,
Kristen. Sei
bellissima, piccola, minuta, dolce, tenera, sei.. cazzo, Kristen, sei
una cucciola», finalmente la vedo sorridere. «Amo
le tue lentiggini, il tuo nasino, le guance, le labbra...»,
la
bacio un attimo, giusto per sottolineare il concetto, «perdo
la testa per le tue gambe, penso che potrei perderci una giornata
sopra, passerei il resto della mia vita a guardarle. Amo il modo in cui
mi tocchi, perché nessuno l'ha mai fatto», prendo
le sue
mani e le porto sul mio petto, che lei sfiora delicatamente,
procurandomi tanti piccoli brividi. «Quando mi tocchi,
io mi sento bene, io sto
bene. Mi sento okay, sicuro, protetto, a mio agio.. non so spiegarlo
bene, ma è qualcosa di nuovo per me, qualcosa di bello. La prima
cosa bella della mia vita, e sei tu
a
procurarmela. E tu pensi ancora di non essere bella? Kristen, piccola,
sei tutto ciò che di bello ci sia nella mia misera
vita», i suoi occhi sono lucidi.
Lentamente, si gira verso di me e mi abbraccia.
Pov Kristen
Robert.
Sempre lui.
Lui che, con uno sguardo, può farmi sentire piccola così
e che con un paio di parole può prendere la mia autostima e
portarla alle stelle.
Perché in questo momento mi sento la ragazza più
bella del mondo.
E non per via del suo discorso, pieno di balle, no, ma per il modo in cui mi guardava.
I suoi occhi erano un oceano chiaro, qualcosa di magico e
irragiungiubile che per il tempo di una frase si è avvicino
fino
a me, inghiottendomi del tutto. Perché se fino a questo
momento
c'era anche solo una misera speranza che io non fossi innamorata di
Robert Pattinson, se anche solo speravo di nasconderlo almeno a me
stessa, ormai quella speranza è affogata insieme a me
nell'oceano di ghiaccio che sono gli occhi di Robert.
Lo amo.
Lo amo, lo amo, ecco cosa
penso mentre mi stringo ancora di più al suo petto.
Lo amo e non so dimostrarglielo.
Lui mi ha fatto questo magnifico discorso e io niente; il massimo che
riesco a fare è abbracciarlo.
Come una ragazzina.
Perché è questo che sono: una ragazzina
terrorizzata da quello che prova.
Non so cosa sta succedendo dentro di me, so solo che ne ho paura ma
allo stesso vorrei che non finisse mai.
Così stringo le mie braccia intorno al suo collo,
desiderando ardentemente di non doverlo mai lasciare.
Se andasse via, ne morirei.
E mi sento ridicola a pensarlo, ma è così.
E voglio dirglielo.
Voglio renderlo partecipe di quello che mi sta succedendo dentro, ma ho
paura.
Ancora una volta, ho paura di aprirmi del tutto anche se sono io la
prima a volerlo.
E se avessi frainteso tutto?
Forse è presto.
Forse non dovrei lasciarmi andare così velocemente.
Forse sto sbagliando tutto.
Forse Cameron ha ragione e dovrei pensarci più attentamente,
perché non reggerei un cuore spezzato.
Forse..
«Ehi.. tutto okay, piccola?», Robert mi allontana
un po'
per potermi guardare negli occhi e tutto quello che vorrei è
urlare "no, non allontanarmi, neanche per un secondo, neanche per un
istante, tienimi stretta perché ho paura di cadere.
Cadrò, Robert, capisci? Senza di te, io cado. Cado e mi
faccio
male. E non credo di poterlo sopportare, non proprio ora che sono
innamorata per la prima volta in vita mia, di te. Quindi, resta con me,
ti amo, resta, non.. non lasciarmi andare, perché ho paura".
Invece annuisco. «Si, tutto
okay».
«Sicura?»,
mi porta una ciocca di capelli dietro l'orecchio.
«Si...».
«Adesso hai capito
quando diamine sei bella, piccola?», sorride e mi bacia.
Ricambio il bacio, ma la mia mente è lontana.
Ritorna sulla Terra solo per trattenere le lacrime.
Di nuovo quella sensazione fredda al petto.
Ansia.
Paura.
Insicurezza.
«Ah, ti volevo
chiedere una cosa».
«Oh.. si..
cosa?» chiedo, cercando di sembrare interessata.
«Stasera
c'è una festa e Tom mi ha invitato.. cioè, ci ha invitati. Ti
va di andarci?».
«Una.. una festa?
Che.. che genere di festa?».
«Non ne ho idea,
mando un messaggio a Tom, chiedo e ti faccio sapere, mmh? Non devi
dirmi subito di si, piccola».
«Uhm.. okay, va
bene».
«Ma
vuoi andarci? Cioè, ti va sul serio? Perché
altrimenti
dico a Tom di andare a fanculo e non se ne fa' niente».
«Ma sei scemo? No..
no, ci andiamo, è.. è okay. E' solo una festa,
no? Chiedi solo dove e a che ora».
«Non mi sembri
convinta..», prova a incrociare il mio sguardo, ma io guardo
altrove.
«E'
tutto okay, Rob.. chiama Tom, io devo andare un attimo in
bagno»,
mi libero della sua presa e fuggo nel bagno della mia camera.
Una volta chiusa dentro, posso finalmente dare un sospiro di sollievo.
Si sarà accorto di qualcosa?
Si sarà accorto del modo in cui il mio sguardo si stava
lentamente sciogliendo in lacrime?
Non voglio che mi veda in questo stato.
Mi muovo lentamente verso il lavandino, apro l'armadietto e prendo uno
dei due contenitori, non guardo neanche quale dei due. Con un sorso
d'acqua mando giù la pillola. Mi osservo allo specchio:
alcune
lacrime hanno iniziato a rigarmi il viso senza che neanche me ne
accorgessi. Me le sfrego via con la mano, arrabbiata con me stessa per
quel gesto di debolezza. Non voglio essere debole, voglio essere come
tutte quelle ragazze che ho visto intorno a me mentre passavo da una
città all'altra, quelle piene di amici, felici, allegre,
senza
un terribile segreto che si portano dietro vergognandosi da morire per
qualcosa che forse non è neanche colpa loro, ma il senso di
colpa rimane.
Mi asciugo le lacrime ancora una volta e mi sciacquo il viso.
Posso farcela.
Posso.
Si, io..
No, tu non puoi.
Si, invece. E' solo un momento no.
Come fingerai stasera?
Alla festa. Festa, Kristen. Tu le odi.
Non le odio, semplicemente non sopporto la folla.
Soffocherai.
Ci sarà Robert con me.
Ti lascerà
per qualche biondina.
Mi ha fatto un discorso dolcissimo prima, lui non mi
lascerà. Ne sono sicura. Lui mi..
Lui cosa? Non ti ama.
Che ne sai, tu?
«Cazzo,
sto parlando con me stessa.. sto peggiorando».
Pov Robert
«Quindi,
vieni?».
«Penso..
di si».
«E
vieni solo?».
«No..
viene anche Kristen».
«Come
va' con lei?».
Bella domanda, amica. Se lo sapessi, adesso sarei più
tranquillo. Il modo in cui è scappata via.. ho paura di
avere
solo rovinato tutto.
«Mah..
bene, credo».
«Ah..
ma sei sicuro? Perché sembra che ti hanno ammazzato il
cane».
«Penso
di.. aver combinato un casino, io.. le ho fatto un discorso e lei
è.. praticamente fuggita».
«Un
discorso? Che discorso? Non le avrai detto che la ami, vero?» mi
chiede Tom, preoccupato.
«No!
Ma scherzi? E'
già scappata con il discorso che le ho fatto.. figurati se
le
dico che... ma poi tu che ne sai? Hai fatto quel discorso alla
biondina?».
«La
"biondina", come la chiami tu, si chiama Samanta e comunque, no, non
ancora almeno...».
«Cosa
vuol dire "non ancora"? Tu.. ti sei.. innamorato?», dirlo,
anche se non riguardava me, mi metteva ansia.
«Oh,
ma cosa sono questi discorsi!?» mi aggredì Tom,
per poi calmarsi subito dopo. «Noi non parliamo di
queste cose, ricordi?».
«Si
fa' un'eccezione da oggi, allora».
«E
perché?».
«Perché...
io e Kristen facciamo coppia fissa», mi sentii fiero di me
stesso. Io e Kristen..
si, suonava davvero molto bene.
«Ma
sei serio?».
«No,
Tom scherzo.. certo che sono serio, cazzo!».
«Tu
e.. Kristen? Okay, avevo già visto che tra di voi c'era
qualcosa, tutti
se ne sono accorti, Marcus poi non fa' che parlare d'altro quando non
ci siete.. ma non pensavo che.. be', si, insomma.. visto il tuo passato
in questo genere di situazione non pensavo che tu facessi sul
serio».
«Non mi
importa niente di
quello che dice Marcus quando non ci sono e non mi importa neanche di
quello che pensa la gente riguardo al mio passato.. Tom, tu.. non hai
idea di quello.. Kristen è speciale», Tom
è il mio
migliore amico ma noi due non abbiamo mai parlato di cose del genere,
anche perché non ne abbiamo mai avuto bisogno: io e Tom
siamo
sempre passati da una ragazza all'altra senza preoccuparci di niente.
Certo, Tom ha sempre avuto più riguardo di me in questi
casi,
mentre io mi portavo a letto anche due o tre ragazze a sera
dipendentemente dell'umore del momento. E poi arriva Kristen, che con
la sua timidezza e quel suo modo di fare che tanto amo, mi ha rubato il
cuore in così poco tempo. «E' davvero
speciale, Tom».
«Sembri.. strano,
Rob».
«Lo sono. Mi sento
diverso.. e non so neanche il perché».
«Ti ricordi cosa
dice sempre Marcus?».
«Marcus dice sempre
un sacco di cazzate» dico, facendolo ridere.
«No,
è che noi non capiamo mai cosa dice.. Marcus dice sempre che
la
ragazza giusta può far andare tutto al suo posto. Tu intendi
questo?».
«Tutto.. al suo
posto?», non capivo.
«Si..
dice che sembra che tutto.. vado al suo posto, tutto diventa
più.. facile, non lo so.. dovresti chiedere a lui, non a
me».
«Si, si, come ti
pare. Comunque».
«Vabbè,
quindi stasera vieni?».
«Veniamo,
si».
Chiusi la chiamata dove averlo salutato.
Tom era un tipo strano, ma era un buon amico.
Non era messo male come me e per lui c'era ancora speranza, sopratutto
adesso che c'era la biondina.
Abbiamo combinato i peggiori casini da ragazzini e mi
ricorderò
per sempre tutte le volte che ci siamo parati il culo a vicenda, ma
adesso sembrava tutto diverso: parlare con lui di Kristen era strano,
quasi fuori luogo, quando invece preferirei aprirmi con lui come ho
sempre fatto. Abbiamo sempre evitato i discorsi seri e ora che ne
abbiamo un disperato bisogno non sappiamo neanche da che parte
cominciare.
E adesso Tom se ne usciva con una delle frasi di Marcus.
Marcus, mio caro amico, ma completamente fuori di testa.
"La ragazza giusta farà andare tutto al suo posto", certo
che mi ricordo questa frase, c'ero anche io quando l'ha detta.
Eravamo tutti seduti nel piccolo appartamento di Marcus - i suoi
genitori sono sempre via per motivi che non c'è dato sapere
-
davanti a una pizza, decine di birre e qualche spinello. Marcus aveva
in mano una canna e parlava da ore del senso della vita e di come la
sua nuova canzona sarebbe stata molto più aperta rispetto
alle
altre mentre io e Tom ridevamo di ogni cosa che diceva facendolo
incazzare - non era colpa nostra, ma del fumo, eh - quando ha un certo
punte se n'è uscito con quella frase, attirando la nostra
attenzione.
"...tutto al suo posto".
Forse, era questa la sensazione senza nome che provavo.
Kristen era quel genere di ragazza che faceva andare tutto al suo posto.
Tutto era bello, semplice, perfetto oserei dire, quando c'è
Kristen vicino a me.
Ma probabilmente non lo sarebbe stato ancora per molto visto che avevo
rovinato tutto con Kristen con il mio discorso idiota.
Pov Kristen
Uscii dal bagno e mi ritrovai Robert davanti.
«Ehi..».
«Ehi...»
sussurrai, prima di entrare dentro la mia camera, ma stavolta Robert mi
seguì.
«E'.. tutto okay,
piccola?».
«Ah-ah».
«Mmh..okay, che..
stai facendo?» mi chiese, mentre aprivo le ante dell'armadio.
«Cerco una maglietta
per stasera».
«Adesso? Mancano
delle ore e non ti ho ancora detto dov'è».
«La
maglietta ha bisogno di un paio di modifiche... dov'è la
festa?» chiedo, tirando fuori una maglietta bianca un po'
troppo
larga per me.
«A casa di Tom, i
suoi sono fuori per tutto il fine settimana.. che
modifiche?».
«Una
scritta», mi avvicinai alla scrivania e presi un pennarello
nero.
L'idea mi era venuta in bagno mentre cercavo di calmare il respiro e
far tornare a battere il cuore al ritmo normale. Avevo bisogno di
qualcosa che mi ricordasse chi ero. Non avevo collane, braccialetti o
roba del genere a cui ero particolarmente affezionata, tatuaggi ancora
non ne avevo - al contrario della maggior parte della mia famiglia, che
ne andava proprio matta - quindi mi era venuta in mente l'idea della
maglietta. Mi misi per terra insieme alla maglietta stesa davanti a me
e strinsi il pennarello nella mia mano, togliendo il tappo. «Che
scrivo?», in realtà avevo già in mente
qualcosa ma
non volevo che Robert si sentisse escluso. Anche lui faceva parte di
me, adesso.
«Ehm...
Kristen?».
«Non posso scrivere
il mio nome, è da scemi».
«Allora scrivi il
mio...», sembrava quasi.. un desiderio, Robert era
imbarazzato.
Sorrido.
Aww, il mio Rob.
«Ho un'idea migliore», e velocemente scrivo i'm his babe sulla
maglietta.
«Che ne dici?» gli chiedo,
voltandomi verso di lui, ancora in piedi appoggiato allo stipite della
porta.
«Sei la mia piccola?».
«Certo che lo sono».
I suoi occhi brillano.
Anche i miei.
Mi alzo in piedi e mi lancio fra le sue braccia.
«Dillo di nuovo» mi
dice, baciandomi sulla fronte.
«Sono la tua
piccola..».
«Mia..», mi pizzica
un fianco, facendomi ridere.
«E metterai quella
maglietta?» mi chiede.
«Tu vuoi?».
«E' un modo gentile per
allontanare tutti gli altri ragazzi».
«Robert, per favore.. non mi
guarda nessuno!» protesto, arrossendo. E' geloso?
«Questo lo dici tu..
e comunque quella maglietta è un modo gentile per dire
"fuori dai coglioni, è mia" quindi la metterai
perché altrimenti prendo a pugni qualcuno, e non scherzo, babe».
Casa di Tom è una villa in puro stile inglese, almeno
all'esterno, perché dentro Tom si è preoccupato
di spostare tutti i mobili per lasciare spazio per ballare.
C'è musica assordante, un impianto stereo da paura che
trasmette proprio il genere di musica che odio e che mi fa' solo venire
mal di testa, gente che balla e beve in ogni angolo della casa e non
c'è spazio neanche per fare un passo. Robert mi tiene
stretta a sé mentre ci muoviamo a scatti verso il centro
della casa, alla ricerca disperata di Tom, Marcus o Sam. Per ora ho
visto solo alcuni dei nostri compagni di scuola e nessuno di loro
sembra avermi riconosciuto. Indosso la maglietta con la scritta "i'm
his babe" e un paio di skinny jeans blu scuro con le converse, mentre
tutte le altre ragazze hanno vestiti corti o tacchi alti. Mi sento
piccola e insignificante, ma avere Robert al mio fianco mi rende un
pochino più sicura di me stessa.
«Rob!!», la voce squillante di Jennifer supera
persino la musica.
La vedo avvicinarsi verso di noi.
Gonna inguinale.
Tacchi alti.
Maglietta praticamente inesistente.
Capelli biondi perfetti, trucco da diva.
Cammina sicura verso di noi - o meglio, verso di Rob - anche se
è visibilmente ubriaca.
Per poco non gli cade addosso; Rob la spinge via, facendola barcollare.
«Che ci fai
qui?».
«Oh.. Rob, ma che
dici? Io sono sempre ovunque...», biascicava.
«Si, sempre in mezzo
ai coglioni. Jennifer, non ti è bastata l'ultima
volta?».
«Mmh, no»
sorride maliziosa, provando di nuovo a mettere le mani addosso a
Robert. Rabbia immensa.
«Be', a me si. Sono
qui con Kristen, lasciami in pace», se la scrolla di dosso e
lei per poco non cade all'indietro.
Finalmente sembra notarmi.
Ma prima di tutto nota la mia maglietta.
«Oh, per favore!!
No!! No! Tua! Sua! Cazzo, no! E' una bambina del cazzo, Robert! Io sono
una donna!» protesta, scoppiando a piangere. Il mascara le
cola tutto.
«Non sei la mia donna,
però; lei invece lo è», mi cinge la
vita e sorride e io non posso fare a meno di sorridere anche io. Robert
mi ha appena difeso da Jennifer, mi ha appane definito la sua donna e
io mi sento felice; venire a questa festa si è rivelata una
buona cosa infondo. «Adesso.. se vuoi
scusarci», Robert mi spinge in avanti e insieme ci
allontaniamo da Jennifer. Sento le sue occhiate di fuoco sulla mia
schiena, ma non mi importa, perché la mano di Robert sta
stringendo la mia e quando siamo presi per mano a me sembra di avere il
mondo in mano.
Rob intravede Tom seduto sul divano e me lo indica.
Sam è seduta a cavalcioni sopra di lui e stanno ridendo come
pazzi, Tom ha in mano quella che da lontano mi sembra una canna.
«Forse è meglio se li lasciamo stare..»
gli dico, lui annuisce.
«Si.. vieni, camera
di Tom è quasi sempre libera», mi stringe la mano
e mi guida.
La camera di Tom è un casino assurdo, il letto è
pieno di roba e il pavimento è ricoperto da strati di roba
che non riesco neanche a riconoscere. Robert accende la luce e riesco a
riconoscere qualche CD buttato per terra con la custodia aperta, un
piatto con una fetta di pizza e una pianola in un angolo della stanza.
Tiro Robert per la manica della maglietta e gli indico la pianola.
«Suona?» chiedo. Robert chiude la porta della
camera a chiave. «Così
nessuno rompe i coglioni.. mmh, che hai chiesto piccola? Ah si.. uhm,
suonava, si.. tanto tempo fa', adesso non so..».
«Ma Tom non
è il tuo migliore amico?».
«Si, e
allora..?».
«I migliori amici si
dicono tutto».
«Forse le ragazze,
per noi ragazzi è un po' diverso..».
«Forse hai ragione..
be', io non ne so molto.. non ho mai avuto una migliore
amica...», le sue mani sono subito sui miei fianchi.
«Pensavo che con
Sam..», faccio spallucce.
«Non lo so, lei
è gentile con me e mi sta molto simpatica e mi aiuta ma..
boh».
«Prima di venire
qui, tu non.. cioè».
«Ero una specie di
asociale del cazzo, si» dico al posto suo.
«Non dire
così.. sei timida, è normale».
«Mmh, sai che
bello...», le sue labbra si posano sul mio collo e io mi
appoggio alla sua schiena.
«Mi piace la mia
ragazza timida..», morde il collo e avanza verso il letto,
trascinandomi con sé.
Mi fa' stendere e poi si sdraia sopra di me, spingendo via quello che
c'è sul letto facendolo cadere per terra. «Tom dovrebbe dare
una ripulita a questa stanza..», mi accarezza una guancia, «Io.. non ho mai
visto camera tua» dico. «Ehm.. un giorno te
la farò vedere».
Il modo in cui lo dice mi fa' subito sentire in colpa: parlare della
sua camera gli avrà subito fatto pensare a casa sua e ai
suoi genitori, mandando a puttane il suo buonumore.
«Ehm...», sei
un idiota, Kristen, rovini sempre tutto. Non è
vero. Si invece.
Secondo te perché ti ha portato nella camera da letto del
suo migliore amico? Sicuramente non per parlare dei suoi genitori,
sciocca. Ma.. no, Robert è diverso, lui non..
siamo qui per parlare. Parlare e basta. Credici, cogliona. «Rob.. ehm,
perché mi hai portato qui?».
«Che.. che
intendi?», sembra sorpreso dalla mia domanda.
«Perché
siamo qui? Nella.. camera di Tom? C'è una festa di
là...».
«Pensavo.. che non
ti dispiacesse...», si mette a sedere, allontanandosi un po'
da me. No.. Rob.. per
favore, non andare via..
«Ah.. uhm..
ehm...io.. non.. non mi piacciono le feste, si ma.. non capisco
perché siamo finiti in una camera da letto...»
dico, sforzandomi di trattenere le lacrime.
«Volevo passare un
po' di tempo con te..», sta di nuovo sorridendo adesso. Si
avvicina e mi accarezza un braccio, sfiorandomi delicatamente per poi
intrecciare le nostre dita una volta arrivato alla mano. «da soli»
specifica, mentre io mi metto seduta sul letto, spalla contro spalla.
«Mi piace stare da..
da sola con te, ma.. ma..».
«Non devi spiegarmi,
ho capito...», sembrava afflitto.
Ben fatto, Stewart.
Non è colpa mia!
Vai a letto con lui e
risolverai tutto.
Non è così che si risolvono i problemi.
Oh si invece.
Fanculo.
«Io ho...paura di
far schifo a letto» dico, arrossendo come mai in vita mia,
credo.
«Tu.. cosa?»,
Rob si gira verso di me ma io non ho il coraggio di guardarlo negli
occhi.
«Ho sedici anni, tu
ne hai quasi diciannove. Io sono solo.. me, tu sei perfetto. Tu hai
esperienza, io no. Io.. non sono niente in confronto a quello che hai
passato tu, non so niente della vita o anche solo di come ci si
comporti in questi casi, non ho neanche mai avuto amici, figurati un
ragazzo! Non si limita tutto a quello,
ma proprio a.. noi due», mi inginocchio davanti a lui, ormai
presa dal discorso; come mio solito ho gli occhi che sembrano voler
uscire dalle orbite, il viso paonazzo e le mani che non si fermano un
attimo mentre gesticolo. «Ti faccio tutti
quei bei discorsi sul modo in cui ci si comporta nei rapporti a due, ma
la verità è che neanche io so niente.. non so un
cazzo, Rob.. assolutamente niente. So solo che non voglio che tu te ne
vado solo perché sono.. lenta in alcune cose, okay? Solo
questo... perché tu potresti trovare altre duecento ragazze
da portare a letto, ma io non troverei mai più un ragazzo
che mi faccia provare le cose che mi fai provare tu».
Lo sguardo di Robert vagava per la stanza, senza mai posarsi su di me.
La vocina nella mia testa - la mia insicurezza - aveva ragione: avevo
rovinato tutto.
Robert si alzò di scatto dal letto, facendomi urlare dallo
spavento.
Si portò una mano fra i capelli, sembrava.. fuori di
sé. «Tu.. tu pensi che
io ti voglia solo per quello!» urlò.
«Ecco,
io...».
«E' ridicolo,
Kristen! Come puoi pensare una cosa del genere? Come!?».
«Rob, calmati... per
favore, odio le urla..».
«Non puoi pensare
una cosa del genere! E' davvero assurdo! Tu.. non hai idea di quello
che provo ogni volta che ti guardo, eppure.. eppure te l'ho
già detto.. te l'ho detto che sei la cosa migliore della mia
vita, Kris».
Ecco, ora mi sentivo un idiota.
Le lacrime lottavano per non uscire.
Sentivo in sottofondo il rumore della festa che continuava oltre la
porta della camera, ma per me eravamo solo io e Robert.
Robert, il ragazzo a cui tenevo da morire, e me, l'idiota che rischiava
di rovinare tutto.
«E.. e anche tu.. lo sei per me, ho solo.. paura».
«Non devi avere
paura...», sembra calmarsi. Fa' qualche passo verso di me e
solleva il braccio, per poi lasciarlo ricadere lungo il fianco. «Okay, senti.. so
che non è facile crederci, visto come mi sono comportato con
te all'inizio.. ma adesso ho smesso di giocare, non sono neanche sicuro
che si sia trattato davvero di un gioco».
«E
cos'era?».
«Un modo per
avvicinarmi a te senza correre rischi, senza perdere la faccia..
credo».
«Sii sincero..
avresti preferito continuare a giocare?» chiedo, sbattendo le
ciglia e cacciando indietro le lacrime. Lui annulla la distanza che ci
divide per asciugarmi le mani con la sua solita dolcezza.
«No! No, amore, non
dire così..», il mio cuore si blocca: mi ha
chiamata amore.
«Amore..»
sussurro, e non posso fare a meno di sorridere.
«Te l'ho detto, tu sei amore».
«Io ti
amo», e lo dico, così, semplicemente,
perché c'è l'ho avuto sulla punta della lingua da
quando siamo entrati in questa stanza, se non prima. Forse, volevo
dirglielo da quando ci siamo conosciuti. Avrei dovuto dirgli "ti amo"
invece che grazie, quel primo giorno, adesso lo so; adesso che l'ho
detto mi sento molto meglio, come se mi fossi tolta un peso dalle
spalle o avessi fatto pace con me stessa, o tutte queste cose insieme.
Ma allo stesso tempo, me la sto facendo sotto per paura della reazione
che potrebbe avere Robert. E all'improvviso tutte le mie incertezze si
fanno pesanti e mi sento ricadere tutto di nuovo addosso, un sollievo
durato davvero poco, giusto il tempo di rendermi conto di quello che
avevo appena fatto. Era troppo presto, era sbagliato, era frettoloso e
sdolcinato e non era sicuramente quello che voleva Robert. Vuole solo portarti a letto, con
sposarti. No, no. Ma sicuramente non si aspettava questo.
Vorrei solo correre via, fuggire e nascondermi da qualche parte e sento
già il buco freddo formarsi nel mio petto. Robert
è ancora davanti a me, e mi guarda sconvolto, a bocca semi
aperta e sembra quasi un pesce che boccheggia. Riderei, se non stessi
già per piangere.
«S..scusa, n..non.. non avrei dovuto», faccio per
andarmene, ma in un attimo la mano di Robert cala sul mio polso,
afferrandomi e tirandomi verso di sé.
«Kristen...»,
la sua mano continuava a stringere saldamente il mio polso, i suoi
occhi erano fissi nei miei e la sua espressione.. sembrava di nuovo
fuori di sé, era come se fosse addormentato o fatto. Ma era
comunque bellissimo. Mi aspettavo che urlasse di nuovo o che mi
mandasse via, qualunque cosa ma non quella che disse. «penso di amarti
anche io».
Pov Robert
Le avevo davvero detto che l'amavo?
Sul serio?
Io?
Io, Robert Pattinson, avevo appena detto una ragazza che l'amavo? Non
era possibile.
Eppure, l'avevo appena fatto e non riuscivo a pentirmene.
Amavo Kristen.
E lei si meritava di sentirselo dire, anche se questo voleva dire
rovinare tutto.
«Ti amo..»
dissi, stavolta con ancora più sicurezza.
«Rob.. non.. non
devi dirlo.. se.. se», come poteva non credermi? Per la prima
volta in vita mia ero sicuro di qualcosa, e lei non mi credeva.
«No, Kristen, non
hai capito», la stringo per le spalle cercando di non farle
male, «io ti amo, e io non
ho mai amato prima, per me è nuovo, ma penso di aver capito
cosa mi sta succedendo dentro, ed è amore».
«Anche io ti
amo...», mi chinai per baciare le sue lacrime.
Kristen sollevò il
viso, i suoi occhi erano più verdi che mai.
E le sue labbra, erano ancora più morbide dopo che aveva
pianto.
Le cinsi la vita e l'attirai a me.
Avevo paura, certo, non sapevo quanto ancora sarei durato, se avrei
rovinato tutto ancora una volta, ma volevo almeno provarci.
«Rob..».
«Mmh, si?».
«Grazie..».
«Per
cosa?».
«Di avermi rivolto
la parola il mio primo giorno di scuola».
_________________________
non mi piace.
è tenero, più o meno.
e io lo dico quando ho scritto un bel capitolo e questo non
è il caso.
peccato, avrei voluto qualcosa di più, ma fa niente.
spero che a voi piaccia!
|
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Capitolo 16 *** you're beautiful. ***
Pov Kristen
Piegai la testa.
Feci finta di non sentire.
Ma io sentivo tutto.
Ogni cosa che loro dicevano, io la sentivo. Anche se parlavano sotto
voce, io sentivo tutto. Li sentivo quando mi chiamavano anoressica,
quando mi davano della puttana e quando mi parlavano alle spalle quando
passavo per i corridoi. Ma sopratutto sentivo i loro occhi puntati
sulla mia schiena mentre cercavo di stare attenta alla lezione di
scienze.
«Quindi, è tutto chiaro, ragazzi?»
chiese la professoressa.
Un coro strozzato di «si» annoiati si
levò nella classe.
La professoressa annuì, annoiata anche lei. Aveva quel
tipico
sguardo di chi ormai ci ha rinunciato da anni. «Bene.. buon
fine
settimana, ragazzi».
Mi alzai dal mio banco e feci per prendere il mio zainetto appoggiato
ai piedi della mia sedia, ma una mano più curata della mia
fu
più svolta.
Mi sollevai, ritrovandomi Jennifer davanti.
Il cuore mi balzò in gola.
No, ti prego, non ne ho proprio le forze, adesso, pensai, mentre mi
preparavo a uno scontro.
Cercai con lo sguardo la professoressa di scienze, ma lei si era
già dileguata, la classe era praticamente mezza vuota adesso.
«Cercavi questo?» mi chiese divertita Jennifer,
dondolando il mio zaino davanti a me.
«Dammelo» dissi.
«Quanta fretta! Dobbiamo parlare», ogni sprizzo di
divertimento era sparito dal suo viso: era seria adesso.
«Non ho niente da dirti».
«E io invece ho molto da dirti».
«Oh, buon per te. Dammi lo zaino» allungai una mano
verso lo zaino ma lei si tirò indietro.
«No, no, no», ondeggiò il suo dito
ossuto davanti a
me, mostrandomi la sua manicure appena fatta, «Niente
scherzetti con me, piccola Kristen. Non sei in America qui, ricordi?
Sei a Londra. E ti stai mettendo contro la ragazza sbagliata,
troia».
«Troia a me?
Ma scherzi?».
«Sappiamo
tutti quello che hai fatto con Robert negli spogliatoi della
scuola» disse, con aria di superiorità.
«Sai benissimo
che non è successo niente,
Jennifer!» urlai, ormai sull'orlo di un attacco di nervi.
Lei scoppiò a ridere, sadica.
«Be', io
lo so, ma... la scuola conosce una versione diversa».
«E' una bugia!».
«Ringrazia che non lo sappia la preside», sbiancai.
«Che.. che i..intendi?» balbettai.
«Oh,
semplicemente questo», finse di osservarsi le unghie prima di
continuare, giusto per farmi restare sulle spine un altro po',
«abbiamo
una politica ferrea in questa scuola riguardo a questi.. "eventi",
chiamiamoli così. Non accettiamo le troie che rubano i
ragazzi
delle altre, qui, e tu sei nel posto sbagliato. Stai lontana da Robert,
carina, o la tua scappatella negli spogliatoi della scuola di calcio
finirà dritta alle orecchie della preside» mi
minacciò. Persi la calma.
«Sei..
sei una stronza!», mi fiondai contro di lei, spingendola
contro
un banco, facendola sbattere contro. Jennifer urlò per la
sorpresa ma non si tirò indietro e mi spinse a sua volta,
facendomi finire a terra.
Mi alzai a fatica e le andai di nuovo contro.
Lei mi afferrò per i capelli, tirandomi indietro la testa.
«Cazzo, fai male! Lasciami, stronza!».
«Te lo ripeto: ti sei messa contro la ragazza sbagliata,
Kristen Stewart».
«Io
invece penso di essermi messa contro proprio con la ragazza giusta.
Togliti di dosso, troia!», Jennifer sarà anche
più
alta di me, ma non ha avuto tre maschi come fratelli. Con un calcio
riesco a farla cadere a terra in ginocchio e ho di nuovo i capelli
liberi. Jennifer resta un attimo per terra, tenendosi il punto della
gamba che le ho colpito. Taylor sarebbe fiero di me in questo momento,
lui dice sempre che per essere una specie di nana sono parecchio brava
picchiando, perché sono piccola e riesco a schivare i colpi
e
poi la gente non si aspetterebbe mai che una come me riesca a
difendersi così bene.
Quando si solleva, i suoi occhi sono due palle di fuoco per la rabbia.
«Non è finita qui» sibila, sembra una
vipera.
Alzo gli occhi al cielo e mi inchino per raccogliere il mio zaino.
«Hai
guardato troppi film adolescenziali, lasciatelo dire», esco
dalla
classe prima che la mia maschera di sicurezza crolli davanti a lei.
Mi precipito in bagno, sotto lo sguardo attento dei miei compagni di
scuola.
Correrei da Robert, se solo fosse venuto a scuola oggi.
Sono giorni che non viene, ci vediamo dopo scuola e spesso cena a casa
mia ma averlo a scuola sarebbe meglio, perché è
qui che
succede il peggio.
A lui non importa di te.
Si, invece. E' solo che.. in realtà, non sapevo
perché non venisse.
Ieri era praticamente scappato via da casa mia alle nove in punto,
quando di solito restava fino a mezzanotte, se non anche dopo.
I miei non erano ancora tornati dopo quasi due settimane di viaggio, e
mi mancavano da morire.
L'assenza dei miei, Rob che non veniva a scuola, essere il bersaglio
preferito delle prese in giro dei miei compagni, non era certo un tocca
sana per la mia salute mentale.
Afferrai il mio zainetto e aprii la tasca laterale, dove tenevo i
calmanti.
Buttai giù una pastiglia con un sorso d'acqua.
Adesso passa, Kristen, adesso passa...
Mi chiusi in uno dei cubicoli del bagno, mi sedetti sopra il water e mi
presi le ginocchia al petto.
Non piangere, non piangere, mi ripetevo.
Ma le lacrime avevano già iniziato a scendere.
«Kristen?», la voce di Sam.
Mi misi una mano sulla bocca per soffocare i singhiozzi.
«Stew? Oh, sei qui? Non farmi spaventare,
dài».
Mi strinsi le ginocchia al petto tanto forte da farmi male.
«Ma
dove cazzo sei? Oh.. fanculo», la sentii inginocchiarsi
proprio
davanti alla porta del mio bagno, che lasciava qualche centimetro
scoperto verso il basso. «Lo
so che sei là dentro, Stewart; quindi, o esci tu, o entro
io. E
fidati che so arrampicarmi molto bene, l'ho fatto per anni in questi
cessi», per poco non scoppiai a ridere, per poco.
«Allora? Ancora niente, Stew?».
Sam si era presa l'abitudine di chiamarmi in quel modo.
Nessun altro mi chiamava così.
E mi piaceva.
Mi piaceva il rapporto d'amicizia che si stava costruendo con Sam, ma
non ero ancora sicura se potevo fidarmi del tutto.
«Va bene», disse Sam, e la sentii rimettersi in
piedi, «L'hai voluto tu».
Non so come fece.
Non ne ho la più pallida idea.
So solo che dopo qualche secondo scorso le mani di Sam sul punto alto
della porta, poi un rumore, un suono, come un «uno,
due, tre.. su!», ed ecco che Sam è seduta sul
bordo della
porta, perfettamente a suo agio ad almeno due metri o più da
terra. Con agilità - una cosa a me estranea - porta le gambe
dalla mia parte, per poi lasciarsi cadere dentro il cubicolo, davanti a
me.
«Ti avevo avvisata che sarei entrata, in un modo o nell'
altro» disse, sorridente.
Pov Robert
«Rob, sei messo male».
«Grazie tante, Lizzie, non lo sapevo!».
«Calmati, però! Non sono stata io a prenderti a
pugni, ma papà!».
«Lizzie ha ragione, Rob» interviene Victoria,
«Non c'è alcun motivo di prendertela con
noi».
«Tory,
non me la sto prendendo proprio con nessuno», marcai molto
sul
nomignolo che avevo usato, perché sapevo che le dava sui
nervi, «Sto
solo dicendo che non capisco perché mi state tutte e due
attaccate! Cazzo, ma andate fuori dalla palle? E' il mio cazzo di
bagno, questo!» urlai, pentendomene subito dopo.
«Io.. volevo solo ringraziarti...»
mormorò Lizzie, giocando con la sua coda di cavallo.
No, Lizzie, no.
Odiavo farla piangere.
Ero sensibile nei suoi confronti quasi quanto lo ero per Kristen.
Entrambe avevano bisogno di protezione. La mia.
Ecco perché adesso avevo un occhio nero e un labbro rotto.
Avevo difeso le mie sorelle e mi ero beccato.. questo, per l'appunto.
Non me ne pentivo affatto, ovvio, ma adesso non sapevo come presentarmi
a casa di Kristen. Cosa le avrei detto?
«Lizzie, non sono arrabbiato con te.. certo che non lo
sono».
«Ti
voglio bene, Robbie», mi cinse la vita e affondò
il viso
nel mio petto, chiamandomi "Robbie" come faceva quando aveva otto anni.
Le accarezzai i capelli. «Anche
io ti voglio bene, Izzy..», lei sorrise sentendo il vecchio
modo
in cui la chiamavo quando eravamo bambini. Mentre le accarezzavo i
capelli sollevai lo sguardo per incrociare lo sguardo di Victoria,
appoggiata alla porta del bagno, testa bassa.
«E tu non mi ringrazi?» le chiesi, ironico.
Lei sollevò il viso e potetti finalmente vedere che stava
piangendo.
«Grazie...».
«Vicky, vedrai che andrà tutto bene..»
le dico, mentre lei si avvicina per aggiungersi all'abbraccio.
«Non è vero», Victoria non era mai stata
tipa da
piagnistei e anche questa volta dava prova di sé tenendo la
voce
ben salda, le lacrime erano già andate via, era stato solo
un
attimo, un momento di debolezza, così raro per lei.
«Papà si è incazzato parecchio ieri
sera, Robert,
se solo tu non gli avessi risposto in quel modo... se solo fossi
rimasto a cena la sera prima..», ecco, e subito la colpa
finiva
su di me.
Se solo fossi rimasto a cena la sera prima invece di andare da
Kristen.. ma come poteva anche solo chiedermi una cosa del genere? Casa
di Kristen voleva bene serenità, pace, amore,
invece a casa mia era una lotta continua; cenare allo stesso tavolo con
nostro padre era diventato quasi impossibile, non si riusciva neanche
più a parlare con lui, era sempre arrabbiato, sempre pronto
a
venirmi contro. Ma ieri sera aveva fatto capire veramente cosa lo
tormentava. "Abbiamo problemi!" ha urlato, nel bel mezzo di uno dei
nostri soliti litigi pre-dolce, "Non lo capisci, Robert? Abbiamo
problemi economici e tu non ci sei mai, fai disperare tua madre e me!
Sei solo uno sconsiderato che non apprezza quello che ha! E io che mi
spezzo la schiena a lavoro ogni santo giorno!", in realtà,
non
ero sicuro che mio padre si "spezzasse la schiena" a lavoro, visto che
non l'avevo mai visto stanco o roba del genere, di solito era solo
incazzato. Non so neanche bene di cosa si occupi: tante cose immagino
visti i soldi che arrivano a casa nostra, roba con macchine, soldi a
palate e qualche affare all'estero, mamma lo aiuta ma di solito
preferisce occuparsi di beneficenza con le sue amiche. Non per aiutare
i poveri, naturalmente, ma per aiutare la sua figura nel cerchio delle
sue conoscenze. "Tu non apprezzi niente di tutto quello che ti ho dato,
Robert!" ha ripetuto mio padre e io mi sono lasciato sfuggire un "va'
al diavolo". Lui si è alzato e si è avvicinato a
me con
fare minaccioso, mamma è balzata in piedi a sua volta,
seguita
subito dopo da Lizzie e Victoria, che osservavano la scena spaventate.
Papà ormai era a qualche passo da me.
"Chiedimi scusa" mi ha ordinato.
"Col cazzo" gli ho risposto.
Mi ha tirato uno schiaffo. "Non farmi perdere la calma, Robert!", mamma
stava trattenendo il fiato.
"L'hai già persa!" ho risposto.
"Non mi hai ancora visto incazzato, Robert! Non farmelo fare", ma si
vedeva che moriva dalla voglia di farlo. Lo desiderava da anni, quindi
perché non accontentarlo?
"Fallo, avanti, dimostra a tutti quanto uomo tu sia! Tanto che cazzo te
ne frega di me, giusto? Sono solo una spina nel fianco in questa merda
di famiglia!".
"Sei tu la merda della famiglia, Robert! Solo tu!", finalmente
l'aveva ammesso.
"Hai ragione, papà, sono una merda... ma non sono l'unico".
Per tutta risposta, mi è arrivato un pugno in pieno occhio.
Mamma ha urlato.
Victoria ha urlato.
Lizzie mi è corsa incontro, mettendosi fra papà e
me. "No!", sembrava molto più grande in quel momento.
Papà le ordinato di spostarsi, ma lei si rifiutava.
"Elizabeth, spostati, cazzo!".
Allora l'ho spostata io, per impedire a papà di fare del
male anche lei.
Papà non si è lasciato sfuggire l'occasione e mi
ha
colpito una seconda volta, stavolta spaccandomi il labbro. "Questo...
questo è per aver messo in mezzo tua sorella...", ma
sembrava
come stordito, come ubriaco. Mia madre a quel punto è
intervenuta prendendolo per il braccio e portandolo in camera. Lizzie
mi ha abbracciato, esattamente come mi sta abbracciando ora.
«Victoria, tu.. tu non capisci».
«Non ci sei praticamente mai a casa».
«Non sopporto questo posto».
«L'ho capito, Robert!» si staccò dal
nostro
abbraccio, solo per fulminarmi con lo sguardo, «Non... non lo
sopporto più neanche io... ma rimani, fallo.. almeno per
noi».
La presa di Lizzie si fa' più forte.
«Come faccio, Vicky? Papà non mi darà
pace, e tu lo sai».
«Ci sono io!» si offre Lizzie. «Hai visto
che posso difenderti», sorrido.
«Si, nanerottola, l'ho visto.. grazie».
«
Di niente,
fratellone».
«Si, Lizzie, certo..», Victoria alzò gli
occhi al cielo, «Robert, io sono
seria».
«Anche io».
«A me non sembra,
invece! Robert, dovresti provare.. ad andare d'accordo con
papà».
«Ma che cazzo stai
dicendo? Ma lo vedi? Ci
vedi come siamo insieme?».
«Vedo
come soffre la mamma quando voi due litigate, stronzo!», le
sue
braccia lunghe terminavano con due pugni stretti ai lati del corpo.
«E secondo te
è colpa mia? Solo
colpa mia, Victoria!?», la mano di Lizzie si strinse sulla
mia maglietta.
«Non
litigate...» ci implorò.
«Robert, sei tu quello che non vede! La mamma,
Robert... lei ci vuole bene e ci sta male quando tu e papà
litigate, lo capisci o sei scemo?».
«Secondo
me sei tu scema se non capisci che io e papà non potremo mai
andare d'accordo come vuoi tu!» le urlai contro, uscendo
dalla
stanza, seguito a ruota da Lizzie. «Rob..
Robbie.. dove.. dove vai, ora?» mi chiese, con la voce
strozzata.
Sembrava davvero piccola e indifesa. Mi apparì davanti agli
occhi il viso di Kristen e all'improvviso sapevo perfettamente dove
stavo andando.
«Via di
qui..» le risposi.
«Non lasciarmi qui,
da sola...», mi voltai verso di lei, indossava ancora il
pigiama rosa.
Victoria apparì dietro di lei. «Lizzie, lascialo
andare.. non capisce».
Ma Lizzie continuava a guardare me.
Mi implorava con lo sguardo di non lasciarla sola.
Adoravo Lizzie, era la mia piccola sorellina e per nessuna ragione al
mondo l'avrei abbandonata. «Va'
a metterti qualcosa addosso.. ti porto in un posto» le dissi,
e
subito un dolce sorriso comparve sul suo viso mentre correva in camera
sua a cambiarsi talmente in fretta da rischiare di cadere nella rampa
di scale, sicuramente aveva paura che cambiassi idea all'ultimo e la
lasciassi lì.
«Dove la
porti?» mi chiese Victoria.
«Lontano da
qui».
«Che diranno mamma e
papà?».
«Sinceramente
non me ne fotte un cazzo.. non lascio qui Lizzie, se la prenderebbe con
lei», gli occhi di Victoria si fecero lucidi.
«E con me..? A me
non ci pensi, Rob?».
«Victoria, sei tu
che non vuoi venire, sei tu che difendi quell'uomo! Anche dopo ieri
sera...».
«E' nostro padre,
Rob.. è l'unico che abbiamo» lo difese, come suo
solito.
«Bene, allora
diciamo che da oggi non ho più un padre» dico.
«Non fai sul
serio..».
«Tu
dici?», la sfidai con lo sguardo, abbassò lo
sguardo per prima.
«Dirò
a mamma che hai portato Lizzie al cinema e poi che l'hai accompagnata a
dormire da un'amica, okay?», Victoria era stronza, ma non
così tanto. Sorrisi.
«Grazie, Tory».
«Sei sempre mio
fratello, Obby».
Sentii i passi di Lizzie scendere le scale.
Aveva messo un paio di jeans, delle ballerine e una maglietta a maniche
corte con un giubbino in jeans chiaro, i capelli biondi erano legati in
una coda di cavallo e aveva avuto persino il tempo di truccarsi un po';
aveva un sorriso che andava da un orecchio all'altro. In una mano
teneva un borsone rosa e nell'altra teneva il cellulare.
«Andiamo, Rob?», scese gli ultimi scalini
praticamente
saltando. Sembrava quasi che stesse per andare a fare una gita
scolastica.
«Si, certo.. ehm,
Vicky?».
Victoria stava già salendo le scale per andare in camera sua
ma si voltò subito quando la chiamai. «Che
c'è?».
«Grazie
ancora..».
«Di
niente..», accennò un piccolo, ma sincero,
sorriso, «Ah.. ehm, se vuoi..
prendi la macchina di mamma, dirò che l'ho presa
io».
Ricambiai il sorriso. «Ti voglio bene,
stronza».
«Ti voglio bene,
idiota», scese le scale e ci raggiunse, stampando un bacio in
fronte a Lizzie, «Fai tutto quello
che ti dice Robert, mi hai sentita?».
«Che
palle..» si lamentò Lizzie, alzando gli occhi al
cielo.
Io e Victoria ci scambiammo uno sguardo complice, prima di scoppiare a
ridere.
Presi il borsone dalle spalle di Lizzie e lo sistemai sulla mia, «Forza, andiamo..
devo farti conoscere una persona».
Pov Kristen
Voltai il viso verso la finestra, stava per piovere. Cosa non strana, a
Londra. Era uno dei tanti motivi per cui mi piaceva quella
città: amavo la pioggia, mi rilassava e penso che i miei
genitori abbiano pensato proprio a questo quando hanno deciso di
trasferirsi qui, volevano che io mi rilassassi, gli ultimi due anni non
erano stati molto facili per me, e non li avevo resi facili neanche a
loro. Mi sistemai meglio sulla poltrona in salotto e continuai a
leggere il libro che avevo appoggiato sulle ginocchia; Cameron, in
cucina, stava preparando la cena, Taylor era in camera sua e Dana stava
guardando una partita di calcio nel divano vicino al mio. I rumori in
sottofondo stasera non mi disturbavano, avevo bisogno di stare insieme
ad altre persone, di sentirmi parte
di qualcosa,
o avrei rischiato di impazzire chiusa da sola in camera mia. Ero quasi
a metà capitolo quando sentii il campanello suonare, chiusi
il
libro. «Vado io» dissi, anche se Dana non era certo
balzato
in piedi per offrirsi volontario, anzi non sembrava neanche essersi
accorto che qualcuno aveva suonato il campanello.
Appoggiai il libro sulla poltrona e andai ad aprire.
Quando aprii la porta una folata di vento freddo mi investì
in piena faccia.
Ma me ne accorsi appena, perché subito incrociai gli occhi
azzurri di Robert.
«Ehi..che
ci..», ma le parole mi morirono in gola quando mi accorsi che
non
era solo, accanto a lui c'era una ragazza, più o meno della
mia
età, forse più piccola, con lunghi capelli biondi
legati
in una coda di cavallo, un'aria da bambolina e un grande sorriso in
faccia mentre faceva passare lo sguardo da me a Robert. Mi concentrai
un po' su di lei e mi accorsi che aveva li stessi occhi di Robert e
anche il suo stesso modo di stare in piedi, un po' ciondolante. Anche
se aveva più o meno la mia età, era
più alta di me
e.. assomigliava parecchio a Robert.
Robert si dondolò sul posto. «Kristen,
lei è.. Lizzie, mia.. sorella», tornai su di
Robert,
notando finalmente cosa fosse successo alla sua faccia.
«Rob.. ma.. cazzo
hai fatto?» esclamai, imbarazzandomi subito dopo. «Ehm, scusa.. non
volevo.. io.. ecco..».
La sorella di Rob rise del mio imbarazzo. «Tu
devi essere la famosa Kristen, Robert mi ha parlato un po' di te mentre
eravamo in macchina.. ma non mi ha detto molto
però», e
ringrazio il cielo per questo.
«Ehm..
si, sono io.. piacere di conoscerti» allungai una mano verso
di
lei, che la strinse subito con forza. Aveva le stesse lunghe dita da
pianista di Robert.
«Kristen»,
guardai Rob. «Posso parlarti in
privato?».
«Oh..
c..certo, ehm.. Lizzie, vai pure in salotto, ci sono i miei fratelli,
fai come se fossi a casa tua», lei non se lo fece ripetere
due
volte e dopo aver preso con sé il borsone rosa e aver
salutato
con un cenno della mano sparì in salotto.
Presi la mano di Robert e lo portai su per le scale e poi in camera
mia.
Ci sedemmo insieme sul mio letto, dove mi misi a giocare nervosamente
con le lenzuola per non dare di matto. «Che cosa
è successo alla tua faccia?».
«E'.. stato mio
padre», strabuzzai gli occhi.
«Che
cosa!?».
«Si, è
stato.. lui, è successo ieri sera.. un.. piccolo litigio,
tutto qui».
«Hai un occhio nero
e il labbro spaccato, cazzo!» lo apostrofai.
«Lo
so...», evitò il mio sguardo ma io mi avvicinai e
li presi il viso fra le mani.
«Rob..
perché tuo padre ti ha fatto questo..?».
«Perché gli ho
risposto..».
«Come gli hai
risposto, Robert? Male, deduco..», lui finse un sorriso.
«Sicuramente non come voleva
lui, piccola».
«Oh, Robert...»,
elimino la distanza che ci separa e mi rannicchio contro il suo petto,
lasciandomi stringere dalle sue braccia. Lo stringo forte,
«Non
voglio che ti venga fatto del male, amore..», mi stupisco di
me
stessa quando la parola amore
esce in modo così naturale dalle mia labbra. Robert mi
accarezza i capelli e mi bacia sulla fronte, «So badare a me
stesso, piccola.. ma Lizzie non può, ecco perché
sono qui».
Mi metto seduta, tenendolo per mano. «Che
intendi?».
«Non posso tornare a
casa, Kristen, almeno.. non oggi, non stasera», mi stringe la
mano, che sparisce fra le sue.
«I miei non ci sono,
resti da me» dico, senza neanche pensarci.
I suoi occhi si illuminano, si alza e mi prende fra le braccia,
facendomi alzare a mia volta.
Prima che me ne accorga, mi ha sollevato da terra e mi fa' volteggiare
per la stanza.
«Robert, mettimi
giù!», strillo.
«Ti amo, sei la
migliore!».
«Adesso!!».
«Grazie, grazie,
grazie, grazie!», continuiamo a girare.
«Rob, tesoro,
mettimi giù adesso!» lo prego, ma sto ridendo.
«Kristen, Kristen,
Kristen..» canticchia il mio nome se fosse una canzone.
«Ti amo anche io, ma
mettimi giù!», mi accontenta.
«Fatto».
«Cazzo, mi gira la
testa...» mi lamento, toccandomi la fronte, la stanza gira
tutta intorno a me.
Le mani di Robert sono subito sui miei fianchi, pronti a sorreggermi. «Merda, mi dispiace,
piccola.. ma ero davvero felicissimo, non sai quanto conti per me avere
il tuo aiuto».
«Si
si, ma magari prima.. diamo un'occhiata al tuo occhio e al tuo..
labbro», lo accarezzo con la mano facendo molta attenzione a
non
mettere troppa pressione.
«Okay, a una condizione, però..», disse,
sorridendo. Avevo ancora la mano sul suo labbro.
«Qua..quale?»
balbettai.
«Facciamo a
turno» sussurrò, a pochi centimetri dal mio viso.
«Ci sto..».
Le mani di Robert mi accarezzarono i fianchi mentre mi sdraiavo sopra
di
lui, attaccando le mie labbra alle sue, facendo attenzione a non fargli
troppo male con il labbro. Timidamente, poggiai le mie mani sul suo
petto, l'unica cosa che mi separava dal suo petto nudo era quella
dannata maglietta ma ero troppo timida per provare anche solo a
sbottonare un singolo bottone. «Kristen..»,
ansimò
il mio nome facendomi fremere, il mio nome diventava mille volte
più bello quando usciva dalle sue labbra, che mi preoccupai
di
premiare. Le avrei morse, se il padre non mi avesse preceduto
spaccandogli il labbro inferiore. Con estrema delicatezza, Robert mi
sistemò meglio sopra il suo stomaco, mettendomi a cavalcioni
sopra di lui. Sentii il viso arrossarsi, ma decisi che per una volta
non avrei lamentato. Le mani di Robert si infilarono sotto la mia
maglietta, sfiorandomi i fianchi e lo stomaco. «Mmh..
è meglio se ci fermiamo adesso, o sarà troppo
tardi» disse, sussurrandomi le parole all'orecchio.
Per un attimo, ci rimasi male: avrei dovuto fermarlo io, no? «C..certo»,
mi sollevai, mettendomi seduta sul letto.
Robert mi abbracciò da dietro. «Ehi.. tutto
okay?», mi baciò la guancia.
«Si...
tutto okay, ehm.. è meglio se andiamo a vedere che sta
combinando Dana con tua sorella», mi alzai, staccandomi dal
suo
abbraccio.
Non capivo che stava succedendo.
Perché mi sentivo.. rifiutata?
Eravamo a letto, io sopra di lui, in una posizione non proprio casta e
lui che mi dice? Che è meglio fermarmi? Perché?
Che avevo
fatto di male? Non mi stavo muovendo bene? Baciavo male? Avevo un sacco
di domande nella mia testa, troppo imbarazzanti per avere una risposta
da lui. Mi sistemai i capelli e i vestiti, per poi uscire dalla stanza
senza aspettare Robert.
Pov Robert
Me ne stavo seduto sul letto, da solo, in camera di Kristen, pensando
"che ho combinato, adesso?". Avevo fatto qualcosa di male? L'avevo toccata in
un modo che non voleva o le avevo fatto male? Non mi era sembrato di
essermi spinto troppo oltre, al contrario, stavo cercando di
trattenermi il più possibile. Kristen era l'unica ragazza
che mi
facesse quell'effetto, con lei anche un semplice bacio era la cosa
più eccitante di sempre e io faticavo da morire a tenermelo
nei
pantaloni. Non volevo rovinare tutto, volevo fare tutto con calma, per
bene, ma a quanto pare stavo sbagliando qualcosa perché lei
era
andata via triste e di fretta, come se non vedesse l'ora di uscire
dalla sua stanza per liberarsi di me. Mi sentivo un idiota.
Uno sfigato.
Mi sfregai le mani sulla faccia e cercai di riprendere fiato.
Mi alzai, uscii dalla stanza.
Andai in salotto, dove trovai mia sorella che parlava animatamente con
il fratello di Kristen, Dana, mentre giocavano insieme alla play
station
urlando animate espressioni.
«Oddio, fai
schifo!».
«Tu fai schifo!
Cazzo, mi sto facendo battere da una cazzo di ragazzina!».
«Oh,
fanculo, ho la tua età e non sono una ragazzina e per tua
informazione, sono molto brava a questo gioco».
«Si,
certo!».
«Coglione».
«Stronza»,
lei si girò verso di lui e si sorrisero. Oh merda, mia
sorella si era presa una cotta.
Lizzie notò che ero entrato solo un minuto dopo. «Oh,
ciao, Rob. Finito con Kristen? Be', immagino di si visto che
è
praticamente fuggita in cucina. Avete litigato?».
«Amico, non far
soffrire mia sorella» si aggiunse Dana.
Mi trattenni dall'alzare gli occhi al cielo.
Dana e mia sorella erano gli ultimi miei problemi.
Sopratutto non mi preoccupavo dell'ira del più piccolo della
famiglia Stewart.
«Tranquillo,
è tutto.. sotto controllo. Lizzie, dove hai detto che
è andata Kristen?».
«Oh»,
distolse per un attimo lo sguardo dalla tv, dove una macchina rossa si
stava scontrando con una rosa, «è corsa
in cucina».
«Merda!»
imprecò Dana, cliccando tasti a caso sul joystick. «Merda, merda,
merda, merda».
«Olè, ho
vinto io! Sgancia i soldi, Stewart» gli disse Lizzie,
mostrandogli la mano con il palmo in sù.
«Sei una stronza,
Pattinson», Lizzie gli fece gli occhioni dolci.
«E non hai ancora
visto niente..».
«OKAY!
Se qualcuno mi cerca, io sono in cucina con Kristen» dissi, e
me
ne andai prima di dare di stomaco. Mia sorella era una vera gatta morta
quando ci si metteva, e aveva solo un anno meno di Kristen!
Mi affrettai verso la cucina, dove trovai Kristen che piangeva stretta
al petto del fratello, Cameron.
Mi mancò un battito cardiaco.
Oddio, era colpa mia?
Le avevo fatto così
male?
Non.. non pensavo, io non credevo che..
«R..Rob...»,
Kristen si staccò dal petto di Cameron, che mi uccise con lo
sguardo. «La..
la cena è quasi pronta», si asciugò una
lacrima,
sicuramente pensando che non l'avessi vista piangeva, ma non era
così: l'avevo vista e mi sentivo una merda.
Perché era
colpa mia, tutta colpa mia, come sempre. Perché rovinavo la
vita
a tutti? Prima ai miei genitori, poi alle mie sorelle e adesso a lei?
No, non potevo. Lei era l'unica cosa bella della mia vita e la stavo
distruggendo.
«Kristen...»,
feci qualche passo verso di lei ma Kristen si tirò indietro.
«Vado.. vado a
cambiarmi» disse, fuggendo via.
«Ma...».
«Ci.. ci metto un
attimo, Rob» e uscì dalla stanza.
Avevo ancora la mano sollevata.
Avrei voluto afferrarla, stringerla a me.
Dirle quanto mi dispiaceva.
Avrei voluto scusarmi, anche se non sapevo per cosa.
Ma che importava? Era colpa mia.
Solo colpa mia,
sempre colpa mia.
Mi ero abituato.
Non mi stupiva neanche più.
«Robert»,
la voce di Cameron mi riportò alla realtà,
distogliendomi dal mio accusatorio personale.
Lo guardai; adesso non
sembrava più che volesse uccidermi, sembrava solo.. stanco.
«Dobbiamo
parlare» disse.
«Si, ehm, certo...
che hai da dirmi?» chiesi.
«Dobbiamo parlare di
Kristen», ecco, adesso mi dice che devo levare le tende.
«Senti, lo so che
magari non ti piace la mia presenza qui e che avresti voluto qualcuno
altro per lei, ma..».
«Kristen non sta
bene», le sue parole furono come una secchiata di acqua
fredda in piena faccia.
«C..che
intendi? Come.. come non sta bene? Che ha? Sta male? E'
malata?»
chiesi, rischiando di perdere il controllo e strangolarlo
affinché mi rispondesse.
«Lei ha...un
problema, non posso dirti di più».
«Come
sarebbe a dire che non mi puoi dire di più! Cazzo, non puoi
uscirtene con una cosa del genere e poi venire a dirmi che "non puoi
dirmi di più"».
«Non spetta a me, ma
a lei, parlartene».
«E'..
malata...?», mi tremavano le mani.
«Non posso dirti di
più, Robert, mi spiace..».
«Fanculo!»,
colpii il tavolo con il pugno, «Dimmelo!».
«Posso
solo dirti che Kristen è molto.. fragile», adesso
sembrava
ancora più stanco. Quando parlava della sorella, cambiava,
sembrava meno duro.
«Lo so, questo, e me
ne rendo conto, ma..».
«No, tu non te ne
rendi conto, affatto», mi interruppe.
«E
allora spiegamelo! Dimmi che cazzo ha la mia ragazza,
Cameron!»,
non avrei mai pensato di rivolgermi in questo modo a Cameron.
«E' lei che deve
dirtelo, non io.. non vuole che si sappia, mi ucciderà anche
solo per avertene parlato».
«Oh, oh, sai che
cazzo me ne fotte? Dimmi che cosa ha!».
Cameron mi afferrò per le spalle, scuotendomi molto forte. «Adesso,
amico, ti dai una calmata e mi ascolti. Non sono io che devo dirti che
ha mia sorella, perché è solo un suo affare, non
tuo, non
mio, né di nessun altro. Non avrei neanche dovuto
parlartene, ma
dopo quello che mi ha detto Kristen..».
«Che.. che ti ha
detto?» chiesi, scrollandomi di dosso le sue mani.
«Ha paura, Robert,
molta» mi rispose, serio.
Paura.
Kristen aveva paura.
Di me?
Di noi?
Di cosa?
Mille domande mi tormentavano e mille altre stavano arrivando grazie al
discorso di Cameron.
«Io.. non capisco..
che cosa teme?».
«Non posso dirti neanche questo».
«Non mi stai dicendo
proprio un cazzo».
«Non sono affari
miei, ma di mia sorella e io rispetto la sua privacy».
«Ma io sono il suo
ragazzo», Cameron mi guarda come se stesse trattenendo una
risata.
«Per essere il suo
ragazzo non sai molto di lei, eh? Senti,», mi appoggia una
mano sulla spalla con fare complice, «io
non voglio mettermi in mezzo a voi due; all'inizio pensavo che saresti
stato solo un problema ma poi mi sono reso conto che con te mia sorella
sta bene, avete solo bisogno di capire alcune cose. Non è
facile.. lei
non è facile come sembra, per niente. Dovrai avere pazienza.
Molta. Ma non ferirla, perché so dove abiti».
«Non
voglio ferirla.. ma non capisco perché non me l'abbia
detto...» dico, ripensando a tutte le volte che l'ho vista
piangere, ai suoi sbalzi d'umore, al suo modo tutto particolare di
comportarsi con le persone, un misto di timidezza, spavalderia e paura.
Mi torna in mente il suo scontro con Jennifer i primi giorni di scuola
e subito mi chiedo se magari avrei dovuto cogliere qualche segnale che
ora mi sfugge.
«Non è
una cosa di cui le piace molto parlare..».
«Ho capito.. be',
spero che me lo dirà.. prima o poi».
«Devi solo avere
pazienza».
«Non sono molto
bravo ad aspettare...».
Pov Kristen
«Rob
non mi ha detto una cosa riguardo a te, quindi immagino che potrei
chiederla a te, giusto?», Lizzie mi aveva incastrata mentre
uscivo dalla mia stanza e ora mi ritrovavo schiacciata contro il muro
del corridoio con la sorella di Robert che mi scrutava curiosa. «Ehm..
c..certo» le dissi, sforzandomi di sorridere. In
realtà,
non mi andava proprio di sorridere. Ero scoppiata a piangere fra le
braccia di Cameron, perché era il mio posto preferito dove
piangere quando ero piccola e mamma e papà erano via anche
per
mesi; mi aveva chiesto cosa ci fosse che non andava e io gli avevo
confessato delle medicine che avevo ripreso a riprendere e lui non era
sembrato affatto sorpreso. Non aveva incolpato Robert per tutto come mi
aspettavo, anzi, aveva detto che forse avrei trovato in lui un buon
amico con cui confidarmi, una nuova spalla su cui piangere; ma Cameron
non capiva quanto ci stessi male: non potevo dirlo a Robert,
già
mi considerava una bambina, una volta che gli avrò detto
anche
questo mi pianterà o peggio, mi guarderà come si
guardano
i malati e l'ultima cosa che voglio da lui è la
pietà.
Voglio amore da lui, non un "mi dispiace".
«Sei la sua ragazza,
giusto?» mi chiese a bruciapelo Lizzie.
«Ehm...si»,
facevo ancora fatica a dirlo.
«Davvero? E'
grandioso! Lo sapevo! Rob non ha mai avuto ragazze fisse prima di te,
sai?».
«Si.. me l'ha
detto».
«Sei la
prima!».
«A quanto
pare...», era tutto parecchio imbarazzante.
«Da quanto state
insieme?».
«Un po'..».
«Hai un accento
strano, di dove sei? Non sei di Londra, vero?».
«Sono nata a Los
Angeles».
«Sei
americana! Porca puttana, è meraviglioso! Ho sempre sognato
di
andare in America; e dimmi, è davvero come nei telefilm?
Tipo,
Gossip Girl?».
«Ehm...»,
avevo visto si e no due o tre puntate di quel telefilm, «più o
meno...».
«E il mare?
Com'è l'oceano?» chiese, i suoi occhioni azzurri
sprizzavano curiosità.
«Profondo..»,
me ne uscii con una battuta davvero penosa, ma lei non
sembrò farci caso.
«Pensi
che un giorno tu e Rob andrete a vivere in America? Magari potrei
venire a trovarvi!», io e Robert, vivere insieme? Sembrava
impossibile ora come ora.
«Forse..».
«Siete davvero
carini insieme, però», Lizzie mi sorrise, un
sorriso davvero dolce e sincero:
pensava davvero quello che aveva detto e questo non fece altro che
farmi diventare gli occhi lucidi. Cercai di cacciare indietro le
lacrime ma lei se ne accorse. «Ehi,
ma che ti prende? Perché piangi? Oh no, merda.. sei incinta,
vero? Diventerò zia, così presto? Non sono
pronta!».
«No.. no.. sono
solo.. io.. non sono incinta, tranquilla», la rassicurai,
asciugandomi le lacrime.
«Oh, meno male! Fiùù»,
finse di asciugarsi la fronte, fischiando come fanno solo nei film, «Perché
sai, io non sono davvero pronta a diventare zia o roba del genere, sono
davvero troppo giovane. Okay, non così
giovane, insomma.. ho quindici anni, eh. Ma non.. non credo che
riuscirei a sopportare il pianto di un bambino ora come ora. Ma, ehi!,
non sei incinta, è stupendo!» l'esuberanza di
Lizzie mi lasciava davvero senza parole. Era il mio esatto opposto.
«Forse.. forse
dovremo andare a cena..» dissi, giusto per filarmela.
«Oh,
hai ragione.. dovremo, Rob starà dando di matto. Sai, lui ci
tiene davvero tanto a te», per poco non caddi dalle scale.
«Come fai a
saperlo?» le chiedo, stringendo la ringhiera delle scale.
«Ma è
facile: si vede! Si vede davvero
tanto», ah si, allora perché io non
riesco mai a vedere niente, sono cieca emotivamente?
«Mentre eravate in
macchina.. che ti ha detto di preciso?».
«Mi ha detto che
stavamo andando da una persona speciale, della quale si fidava
molto».
«Oh..».
«Te,
quindi», sollevò gli occhi al cielo con fare
teatrale, «Non avrei mai
immaginato che mio fratello fosse un tipo di ragazzo a cui piacciono
cose del genere».
«Che
cose..?».
«Tutte
quelle smielate sulla fiducia, sulla persona speciale, eccetera,
eccetera, mi ha sempre preso in giro per questo,
quell'idiota».
«Ah..
be', buono a sapersi», un sorriso spontaneo era nato sul mio
viso: Robert era diventato sdolcinato per me, mi sentivo meglio.
In cucina trovammo Cameron e Robert che parlavano.
Strano, perché quei due erano come il sole e la luna.
Però mi fece piacere vederli finalmente andare d'accordo.
Cameron mi guardò come per chiedermi se stavo bene e io
annuii, giusto per farlo stare tranquillo.
«Ehm.. apparecchio
la tavola» dissi, per smorzare la tensione.
«Ti dò
una mano!» si offrì Lizzie.
«Grazie.. io mi
occupo dei piatti, tu dei bicchieri, okay?».
«Agli
ordini!», si mise dritta sulla schiena e imitò il
saluto militare, facendomi ridere.
All'improvviso sentii qualcosa di morbido e caldo strusciarsi contro la
mia gamba, quando abbassai lo sguardo trovai due occhioni azzurri. «Lucky,
tesoro..», mi chinai per prendere in braccio il mio micio.
Ultimamente si era preso l'abitudine di scomparire anche per ore, per
dormire in santa pace, per poi spuntare quando meno te lo aspettavi. «Amore..
il mio cucciolo», me lo portai vicino al viso per baciargli
quella sua testolina rossa, iniziò subito a fare le fusa.
«ODDIO!»
urlò Lizzie, facendomi spaventare a morte, «Ma è la
cosa più DOLCE del MONDO! Posso tenerlo?».
La mia prima reazione fu quella di dirle: "no, me lo rompi", ma alla
fine glielo appoggiai sulle braccia, sperando che non me lo rompesse
sul serio.
Mentre guardavo Lizzie giocare con Lucky, sentii una mano appoggiarsi
sul mio fianco.
Sussultai, colta di sorpresa.
«Ehi..
sono io», Robert mi pizzicò il fianco, un gesto
che faceva
spesso per farmi sorridere, ma oggi non era proprio giornata. «Ti aiuto io con la
tavola..».
«Grazie..».
Lasciammo Lizzie e Lucky in cucina e andammo in sala da pranzo.
«Allora.. come
stai?».
«Sto bene, Rob, come
dovrei stare?».
«Ti ho.. vista
piangere.. prima.. con Cameron».
«Ti sbagli, non
stavo piangendo», perché mi ostinavo a fingere che
andasse tutto bene? Era estenuante.
«Va bene.. non stavi
piangendo.. okay...».
«E' così».
«Come vuoi..».
«Non è il momento
adatto per parlarne».
«Allora
ammetti che stavi piangendo?», i suoi occhi cercano i miei e
io
come una scema lo accontento, sapendo benissimo che una volta che mi
avrà guardata negli occhi capirà tutto. «Si.. stavo
piangendo», è tardi per continuare a mentire.
Fa' il giro del tavolo e si avvicina a me, abbracciandomi. «Perché
piangevi?».
«Rob.. non.. non è
il momento, davvero...».
«Quando lo sarà?
Voglio sapere che ti sta succedendo, Kristen».
«Ma di che parli? Non mi sta
succedendo proprio niente!», il cuore inizia ad accelerare. No, no, no, fermati, ti prego,
non ora.. non ora.
«Stavi piangendo e
non vuoi dirmi il perché!», non voglio che
alzi la voce con me, odio
le urla, le odio, le
odio, le odio, le
odio.
«Dopo...» sussurro,
mi sento a malapena io stessa.
«Cosa?».
«D..dopo.. ne.. ne
parliamo dopo.. o..okay? Dopo, non ora», provo a sembrare
decisa ma io il mio assomiglia più a un lamento che a un
ordine.
«Va bene.. dopo»
acconsente.
«Grazie...».
Pov Robert
Per il resto della cena, Kristen resta in silenzio, guarda dritta
davanti a sé e sembra sempre sull'orlo di una crisi di
pianto.
Tutti se ne sono accorti, tutti tranne Lizzie, che continua a parlare
come se niente fosse, o forse fa' semplicemente finta di non notare
l'umore cupo che c'è a tavola, come ogni sera a casa nostra.
Parla in continuazione, specialmente con Dana, che sembra felice di
risponderle con frecciatine e battute davvero poco consone a due
ragazzini della loro età. Ma per stasera, non mi interessa
se la
mia sorellina ci prova con il fratello minore della mia ragazza,
perché tutta la mia attenzione va' a Kris, a ogni suo
comportamento o gesto, a come mi guarda al modo in cui solleva la
forchetta per mangiare. E' seduta accanto a me e non posso fare a meno
di sfiorarla ogni secondo, fingendo di far cadere casualmente il
fazzoletto per poter accarezzarle le gambe, porgerle il bicchiere pieno
d'acqua per stringerle le dita, avvicinarmi con la sedia per far
scontrare le nostre braccia. Lei non rifiuta quei gesti, li incoraggia
persino. E' triste, ma bisognosa d'affetto.
«Dove dormiremo stanotte, Rob?» mi chiede Lizzie.
«Potete
stare qui, naturalmente» risponde Kristen al posto mio,
prendendomi la mano sotto il tavolo. Mi aggrappo alla sua mano, la
stringo forte, le accarezzo il palmo, e vorrei che in quel gesto lei
riuscisse a scorgere il mio "mi dispiace per prima, ti amo".
«Grazie!».
«Può
dormire in camera mia..», guardò Kristen e lei
capisce la
mia domanda, anche senza che io l'abbia detta a voce alta, «Noi due potremo
dormire in camera dei miei genitori, no? A mia madre non dispiacerebbe,
ne sono sicura».
«Per me va
bene!» accetta Lizzie, tutta un sorriso.
«Si..»,
stringo più forte la mano di Kristen, «anche per
me».
«Chiudi la
porta».
«Come vuoi..
dobbiamo parlare Kristen» le dico, chiudendo la porta della
camera dei suoi genitori.
«Posso
almeno andare a cambiarmi in bagno?» chiede, acida. Non ci
casco,
è solo un modo per ritardare il nostro discorso, vuole
litigare
così da avere più tempo per inventarsi qualche
scappatoia.
«Certo, amore» le
dico.
«Oh..
grazie», si chiude in bagno, portandosi dietro il cambio.
Mi siedo sul letto e mi sfilo le scarpe.
La camera dei genitori di Kristen è molto bella, con un
grande
letto a due piazze e mezzo, un armadio in mogano, due comodini ai lati
del letto, un piccolo lampadario appeso al soffitto che illumina la
stanza e le dà quell'aria romantica e un po' magica. Mi
sfilo la
giacca, poi ci penso e mi tolgo anche la maglietta, restando a torso
nudo. Quando sento la porta del bagno aprirsi mi giro subito per
vederla; Kristen indossa solo un paio di pantaloncini, una maglietta a
maniche corte che le lascia scoperta un po' di pancia e ha un sorriso
timido sulle labbra, che la renda ancora più bella.
All'improvviso, tutta la rabbia che provo verso il mondo, per mio
padre, per tutto quello che mi sta succedendo, mi è
già
successo o mi succederà domani, sparisce, perché
ho la
cosa più bella proprio davanti ai miei occhi e non voglio
sprecare neanche un secondo della mia vita litigando con lei.
«Mi dispiace se ti
ho messo pressione» dico.
«Avrei
dovuto spiegarti perché stavo piangendo.. ma è
complicato, e mi vergogno...», resta sulla porta,
dondolandosi
sul posto.
«A me puoi dire
qualunque cosa, lo sai» la rassicuro.
«Mi guarderai con
occhi diversi...».
«Non
ti potrei mai guardare in modo diverso da come sto facendo ora.. ti
guardo, perché sei bellissima, e ti amo»,
arrossisce,
facendomi sorridere.
«Ti amo anche io,
Rob.. ma non è così semplice».
«E'..
cioè..», deglutisco e prendo fiato, «è
grave?».
«G..grave? Chi ti ha
detto che è grave?», inizia ad agitarsi, ormai sta
quasi saltellando sul posto.
«Nessuno»,
mi affretto a dire, «vorrei solo sapere
cosa c'è che ti tormenta, Kristen.. perché
piangevi?».
«Io..
non.. lo so», dice, abbassando il capo, e una lacrima cade
sul
pavimento della camera. E' possibile sentire il rumore di una lacrima
che cade più forte di quello di un tuono? A me sembrava di
si.
«Come sarebbe a dire
che non lo sai? Ci sarà stato un motivo, no?».
«No..».
«No,
cosa?».
«No...no»,
scosse la testa, mentre i capelli le ricadevano sul viso come un
sipario che si chiude.
«Kristen..
piccola, parla con me.. e per favore, non startene là sulla
porta, odio quando mi stai lontano, vieni qui..», lei fa'
qualche
passo verso di me, ma dopo un po' si ferma in mezza alla stanza.
Solleva lentamente la stanza, prende un bel respiro e si porta una
ciocca di capelli dietro l'orecchio. «Soffro di attacchi
di panico».
Uno schiaffo in piena faccia.
O forse anche più di uno.
Per un attimo, mi mancano le parole.
La gola è secca e ogni volta che provo a parlare mi limito
soltanto ad aprire la bocca.
«Perché..
perché non me l'hai detto?» riesco a dire alla
fine.
«Perché
ogni volta che lo dico, le persone iniziano a guardarmi in un modo
strano.. che non mi piace, e non mi sono ancora abituata».
«Da quanto ne
soffri..?», finalmente Kristen riprende a camminare e si
lascia ricadere vicino a me sul letto.
«Due anni,
più o meno..».
«Cosa
è successo..?», lei appoggia la testa sulla mia
spalla, le
circondo la vita con un braccio, abbracciandola.
«Avevo
quattordici anni, eravamo in vacanza a New York con i miei genitori..
mio padre doveva andare a comprare le sigarette e mamma lo ha
accompagnato, raccomandando a me, Cameron, Dana e Taylor di restare in
macchina, perché ci eravamo dovuti fermare in un quartiere
non
molto raccomandabile.. ma io avevo sete, stavo morendo di sete e c'era
un supermercato proprio davanti alla macchina... ho chiesto a Cameron
se potevo scendere, ma lui non voleva, ma alla fine ho rotto le palle
così tanto che mi ha accompagnato, dimenticandosi di portare
con
sé le chiave della macchina, che sono rimaste attaccate al
cruscotto.. Al supermercato ho preso la mia bottiglietta d'acqua, ed
ero in fila per pagare insieme a Cameron quando...», la voce
le
si spezza e io mi affretto stringerla fra le mie braccia, asciugandole
le lacrime. La porto dentro il letto, sistemandola sopra le mie
ginocchia e coprendoci entrambi con la coperta. Aspetto con pazienza -
una pazienza di cui non pensavo di essere capace - che riprenda a
parlare, e alla fine lei lo fa', anche se la sua voce è
quasi un
sussurro adesso. «Un uomo
è entrato, aveva il passamontagna e impugnava una pistola...
ci ha urlato
di abbassarci, di gettarci a terra e non dire niente... Cameron mi ha
afferrato il polso e mi ha spinto a terra prima che potessi anche solo
capire bene cosa stesse succedendo. L'uomo continuava a urlare.. urlava
così forte che a volte sento ancora la sua voce nei miei
sogni..
o meglio, incubi. Non so neanche quanto durò... forse una
mezz'ora.. ma potrebbe anche essere stato un minuto, ero troppo
spaventata per capirlo.. so solo che a un certo punto ha puntato il
dito verso di me e ha detto qualcosa.. che non ho capito, ma per
fortuna c'era Cameron con me. Mi ha aiutato ad alzarmi e mi ha spinto
verso la porta, tenendomi stretta e lontana dall'uomo, che era dietro
di noi.. solo dopo un po' ho capito che l'uomo voleva la nostra
macchina... e come una scema ho provato a urlare, chiamavo mia madre
talmente forte che l'uomo ha colpito prima me e poi Cameron.. ancora
oggi ringrazio il cielo che non ci abbia sparato».
«E.. poi.. cosa
è successo?» chiedo, mentre lei si rannicchia
contro il mio petto.
«Quando
mi sono svegliata la macchina non c'era più, mamma e
papà
erano appena tornati e Taylor e Dana erano sul ciglio della strada di
fronte a me.. Taylor aveva un leggere taglio sulla gamba per come il
rapinatore l'aveva spinto giù dalla macchina e Dana aveva un
polso slogato, ma stavano bene... io invece non riuscivo a smettere di
piangere e il cuore batteva come mai in vita mia.. e poi quella
sensazione.. era tutto oscuro, nella mia testa, tutto quello a cui
riuscivo a pensare era "è finita, è finita", ma
non in
senso positivo... anche se le persone a cui volevo stavano bene, io ero
entrata in una specie di abisso e ci sto ancora oggi».
La stringo a me.
Non posso a fare altro.
Non sono un medico, uno psicologo, non ho soluzione.
Non me ne intendo di queste cose.
Ha paura?
Ansia?
Cosa la rende così fragile?
La sua storia è davvero terribile e io stesso non so proprio
come mi sarei comportato in una situazione del genere, sicuramente
avrei agito precitosamente, d'istinto e mettendo in pericolo tutti i
presenti. Ringrazio il cielo che c'era Cameron con lei, o
chissà
cosa sarebbe successo.
Cameron.
Ancora una volta è lui a salvare la situazione.
Ora capisco come mai è così protettivo nei
confronti di
Kristen: ha visto nascere la sua paura, era lì, e sa il
motivo,
vuole semplicemente bene a sua sorella.
«Da quel giorno non
sono riuscita a dormire bene per mesi..» continua Kristen.
«Hai iniziato a
prendere medicine..», la mia non è una domanda.
«Hai.. hai visto..
tu hai..», annuisco. «Mio
padre mi ha.. portata da un medico quasi subito.. aveva paura che
peggiorasse, così mi hanno dato quelle medicine.. sono dei
calmanti.. il valium non lo prendo spesso, è pesante.. e mi
rende debole e mi fa' venire sonno... abbiamo iniziato a trasferirci
sempre più spesso, alla ricerca di un posto dove.. potessi
stare
tranquilla. Mi è sempre piaciuta Londra»,
finalmente un
sorriso vero le solleva gli angoli delle labbra, «Amo
il rumore della pioggia.. mi rilassa, ecco perché mia madre
ha
pensato che sarebbe stato carino venire a vivere qua, piove ogni santo
giorno!».
«E.. sei contenta?
Ti piace vivere qui?», avevo quasi paura della risposta.
Kristen si strofinò gli occhi e il suo sorriso si fece
ancora più grande. «No, fa' schifo.. ci
sono un sacco di brutti ragazzi qui».
«Ah, si?».
«Si, si.. tutti
brutti, con orrendi occhi azzurri» mi prende in giro.
«Io
invece penso di essermi preso una cotta per le ragazze
americane», Kristen si sdraia completamente sul letto, e io
mi
metto accanto a lei, puntellandomi sul gomito per non finirle addosso. «Mmh?» fa'
lei, mentre io finisco di toglierle tutte le traccie di lacrime che ha
sul viso. «Oh, si.. amo
l'accento americano».
«E io amo l'accento
inglese».
«Io amo
te..», le carezzo il viso, chinandomi per baciarla.
«Rob..»,
mi fermo a pochi centimetri dalle sue labbra.
«Si,
piccola?».
«Non..
non mi guarderai con occhi diversi da stasera, vero? Non sono malata,
ho solo qualche problema.. con la gestione delle emozioni
forti».
«Te l'ho
già detto.. io ti guarderò sempre e solo in un
unico modo: con amore..».
I suoi occhi sembrano illuminarsi mentre mi prende il viso fra le mani
e unisce le nostre labbra.
«Rob.. amore.. amore mio..» mormora, mentre ci
baciamo.
«Ti amo, Kris.. ti
amo..», la stringo fra le
mie braccia, infilando le mani sotto la sua maglietta.
«Non.. non
trattenerti...» dice, timidamente, mentre guida la mia mano
lungo il suo corpo.
«Non voglio spingermi oltre,
Kristen..».
«Ti prego.. ho bisogno di
sapere che mi vuoi ancora.. per favore, Rob».
«Certo che ti voglio ancora,
amore..».
«Dimostramelo,
allora... ti prego,
amore».
«Va bene.. va bene»,
mi lascio guidare dalla sua mano.
Avevo ragione: la sua pelle è morbida, calda, come avevo
immaginato.
Trovo la coppa del reggiseno e stavolta non ho paura a giocarci.
La sento sorridere contro le mie labbra. «Sono felice che ci sia tu, qui
con me, stanotte» mi dice.
«Non vorrei essere da nessun
altra parte» rispondo; l'aiuto a sfilarsi la maglietta.
Arrossisce, e prova a coprirsi con le mani ma io le tolgo
delicatamente, scendendo con la bocca prima sul suo collo e poi sulla
spalla, sulla clavicola.. scendo nell'incavo fra i seni e la sento
irrigidirsi. «Vuoi che mi fermi,
amore..?»,
lei scuote la testa e inizia a giocare con i miei capelli, cosa che la
fa' subito rilassare mentre io le ricopro ogni centimetro di pelle
scoperta di baci. Quanto ho sognato questo momento? Ma devo darmi una
calmata. Non voglio andare oltre, non stasera. E' ancora scossa e non
voglio approffitarmi di lei. Scendo con la bocca, lasciando caldi baci
su tutto il suo stomaco, mordendo piano la pelle bianca, lasciando
qualche segno rosso qua e là. Ritorno sulla sua bocca
ripercorrendo il percorso al contrario, mordendo un po' più
forte. «Tutto okay?» le
chiedo, quando ci ritroviamo di nuovo faccia a faccia.
Lei sorride. «Sei bellissimo..».
La bacio di nuovo, sulla bocca, con la lingua, mordendole il labbro
talmente forte da farle uscire un po' di sangue mentre lei mi accarezza
il petto. «Ti amo».
Torniamo a baciarci, le sue mani mi guidano dove vuole essere toccata.
Continuiamo così finché non mi ritrovo
perfettamente
sopra di lei, con le sue braccia intorno al mio collo, i nostri baci
che si fanno sempre più intensi.
Senza pensarci, percorro con le dita le curve del suo corpo: il seno,
la pancia, finché non arrivo al bordo dei suoi pantaloncini.
Ci gioco un po', finché non trovo un po' di coraggio.
«Mmh..», abbasso un
po' il bordo dei suoi slip e accarezzo il basso ventre.
«Kristen..
piccola..», continuo a massaggiarla per un po', prima di
spingermi qualche centimetro più in basso.
«Rob..»,
affonda le unghie nella mia schiena e inarca leggermente la schiena.
Ho una paura tremenda di farle male.
Cerco di essere gentile, di non affondare troppo, ma lei continua a
gemere piano, a pronunciare il mio nome e questo mi fa' impazzire e non
riesco a trattenermi più di tanto. Faccio piano, la sfioro,
l'accarezzo, il quel punto così delicato per una donna,
cercando
di trasmetterle amore, solo amore,
non voglio che pensi male di male, voglia che capisca che lo sto
facendo per noi,
non per me.
«Rob.. ah..», merda ho spinto
troppo affondo, è vergine, cazzo.
«S..scusa..
scusa, scusa», con la mano libera la sorreggo tenendola per
la
schiena, avvicinandola ancora di più a me.
«Mmh.. va.. va tutto bene..
ah..», continuo, più piano, delicato.
Il suo corpo non è preparato a quello che viene poco dopo e
Kristen cerca in tutti i modi di nasconderlo, ma è davvero
bella
mentre è scossa dai tremiti e sorride mordendosi le labbra
per
poi lasciarsi andare fra le mie braccia. Sfilo la mano dai suoi
pantaloncini e l'abbraccio, baciandola sulla fronte.
«Scusa se ho esagerato..».
«Rob è stato.. wow!
E' stato wow, okay? Non devi scusarti di niente».
«Non.. non avevo previsto..
questo. Non ne avevamo parlato prima, non ti ho chiesto
se..», lei mi zittisce con un bacio.
«Non
devi chiedermi il permesso, non sono una camera in cui devi entrare.
Sono la tua ragazza e se vuoi fare certe cose devi solo... creare il
momento giusto, e adesso lo era.. neanche io pensavo.. be', non ho
mai.. ma è okay, perché è andata bene,
ne avevamo
bisogno.. avevo bisogno di sapere che tu mi volevi ancora anche dopo
quello che ti ho detto. Ti ho chiesto di dimostrarmelo e tu l'hai
fatto, grazie, ti amo».
«Ti amo anche io..».
«Mmh..», appoggia la
testa sul mio petto, mentre io le accarezzo la schiena nuda.
«Buonanotte,
cucciola».
«Sogni d'oro, amore».
«Kris..?».
«Mmh?».
«Sei bellissima».
___________________
ooookay, forse verso la fine avrei dovuto avvertirvi che c'era un
piccolo pezzettino a rating rosso, ma nessuno di voi è
restato
sconvolto, no? non ho scritto niente di che! se vi scoccia, avvisatemi
e metto il rating rosso.
comunque, tornando al capitolo: mi piace.
Mi sono emozionata a scriverlo, ed è uscito anche
più lungo di quanto sperassi, è grandioso.
Ah, dovete dirmi anche quale parte avete preferito! L'altra volta mi
sono dimenticata di chiederlo, quindi facciamo che da ora in poi
è una cosa fissa anche se mi dimentico di scriverlo.
fatemi sapere, okay?
ah, e se vi sembra che le cose siano un po' affrettate fra robert e
kristen è perché la vera storia comincia
più
avanti e non vedo l'ora di iniziare, ci saranno un po' di cambiamenti e
roba del genere, ma non vi annuncio niente ahaha.
alla prossima, vi voglio bene, cià :3
|
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Capitolo 17 *** with you i'm not afraid. ***
Pov Robert
Un raggio di sole entrò nella stanza, accarezzando la pelle
diafana di Kristen, ancora addormentata accanto a me; con un braccio la
stringevo mentre con l'altro le accarezzavo il viso sperando di non
svegliarla: era così bella mentre dormiva. Ancora non
riuscivo a
crederci alla fortuna che avevo avuto a incontrare una ragazza come
lei, così dolce, gentile, ma allo stesso terribilmente
fragile e
bisognosa di affetto e attenzioni, che io volevo dargli. Volevo essere
l'unico
a prendermi cura di lei, non volevo nessun altro in mezzo. Questo
pensiero si insinuò nella mia testa e istintivamente strinsi
Kristen ancora più forte; lei si mosse, mugugnando qualcosa
nel
sonno e strofinando il suo viso sul mio petto, mentre sentivo la sua
pelle calda contro la mia, non mi sarei mai abituato a questa
sensazione, ma sopratutto non me ne sarei mai stancato. Provai ad
allentare un po' la presa per paura di svegliarla, ma subito sentii il
bisogno di abbracciarla ancora più forte per paura che
scappasse
via, anche se sapevo che quel pensiero era davvero ridicolo visto che
lei stava dormendo fra le mie braccia. Mentre le accarezzavo i capelli
mi ritrovai a pensare a quello che era successo la sera prima. Mi
sembrava impossibile. L'avevo fatto davvero? Le avevo fatto un po'
male, eppure lei non aveva emesso fiato, come suo solito. Kristen
aveva la strana - e a volte irritante - capacità di
incassare
ogni cosa senza mai lamentarsi, lei incassava ogni colpo, ogni
frecciata, ogni brutta cosa che la vita le riservava senza mai
lamentarsi e ogni dolore veniva conservato in quei suoi disarmanti
occhi verdi, così meravigliosi. E io volevo proteggerla da
quel
dolore che era dentro di lei, anche a costo di affrontare il mio, di
dolore personale.
«Mmh...» mormorò, mentre apriva
lentamente gli occhi e mi fissava. «Robert..».
«Scusa,
ti ho svegliata».
«Non
importa.. che ore sono?».
«Le
sette del mattino.. è presto, torna a dormire».
«Da
quanto sei sveglio?» mi chiese, abbracciandomi.
«Da
un po'..», avevo perso la cognizione del tempo osservandola. «Sei
un bello spettacolo mentre dormi», lei arrossì.
«Uhm..
g..grazie.. credo.. ehm.. posso.. posso coprirmi con il
lenzuolo?».
«Kristen,
mi stai.. davvero chiedendo
il permesso di coprirti con il lenzuolo?», lei si morse il
labbro, imbarazzata.
«Sono..
sono senza.. senza maglietta e.. mi vergogno un po'...»
ammise, tutta rossa in viso.
«Oh..»,
era davvero timida,
e tenera, molto tenera, «vieni
qui, ti copro io..», presi il lenzuolo e la coprii fino al
collo.
Lei si accucciò contro il mio petto e io le accarezzai la
schiena da sopra il lenzuolo. «Rob..
puoi.. puoi anche mettere la mano sotto.. il lenzuolo, non mi
dà
fastidio.. sei tu, mi piace» mi disse, baciandomi il petto. Oh Dio..
le sue labbra lì erano qualcosa di stupendo, morbide, calde
e
soffici, come ogni cosa in lei, avrei voluto dirle di continuare ma non
volevo costringerla a fare niente e poi quel gesto era bello
perché le era venuto spontaneo. Infilai una mano sotto il
lenzuolo e iniziai a disegnare dei cerchi con le dita sulla schiena di
Kristen, mentre lei si lasciava andare alle mie attenzioni, poggiando
di nuovo le labbra sul mio petto.
«Ti..
ti va' bene?»
chiese, sollevando la testa.
«Cosa?»,
lei mi baciò timidamente vicino al collo.
«Certo!
Amore, adoro ogni cosa che mi fai, okay? Sei dolcissima».
«Mi..
piace stare a letto con te, sai? Sei.. tutto mio, qui», si
sporse
per baciarmi e io ne approfittai per sollevarla e appoggiarla sul mio
bacino, solo il tessuto dei suoi pantaloncini e quello dei miei jeans -
che non avevo ancora tolto dalla sera prima - a dividerci. Si morse il
labbro, imbarazzata, ma appoggio entrambe le mani sul mio petto,
avvicinando di nuovo il viso per baciarmi.
«Sono
sempre
tutto tuo, piccola».
«Dici sul
serio?».
«Certo
che..», le morsi il labbro per scherzare, «dico
sul serio».
«Ahi!
Sei uno stronzo, Rob!», finse di darmi uno schiaffo ma quando
la
sua mano arrivò sul mio viso fu come una carezza.
«E tu non
sai colpire», lei continuava ad accarezzarmi il viso.
«Perché
non voglio..».
«Mmh», in meno di un secondo, ritrovai le sue
labbra.
Voglio restare così per sempre. Voglio lei, sopra di me, le
sue
labbra sulle mie, per il resto della mia vita e non mi importa se
è ancora vestita, non la voglio solo per quello. Io voglio
Kristen, sempre e comunque, vestita o meno, con le mie mani dentro di
lei oppure sopra o fuori, dovunque, non mi importa, basta che lei
resti. Perché questa ragazzina sta diventando qualcosa di
incredibilmente importante per me, e lei neanche se ne accorge. Lei si
muove timida, sembra che abbia quasi paura di fare un movimento
sbagliato, quando per me non esistono movimenti sbagliati se si tratta
di lei, ogni cosa che fa' è perfetta, magnifica, adatta alla
situazione e mi va' sempre benissimo, sopratutto se siamo in camera da
letto. Quando prima mi ha chiesto se poteva coprirsi con il lenzuolo
era imbarazzata da morire, mi sembrava una bambina, la bambina
più dolce e bella che io abbia mai visto.
Accarezzo la schiena di Kristen, ancora scoperta, visto che grazie a
Dio ieri sera non si è rimessa la maglietta.
Quasi trema, quando la sfioro.
Questa ragazza sopra di me, è la tenerezza fatta
persona.
Le stringo i fianchi e intensifico il bacio, mentre lei
appoggia le mani sul mio petto, accarezzandomi a sua volta.
«Forse.. forse dovremo.. scendere a fare
colazione..» dice, staccandosi e leccandosi le labbra.
«Mi
piace stare a letto con te» rispondo, facendola arrossire.
«Anche
a me, ma... Rob, non.. non sono abituata e.. non è che mi
scoccia o roba del genere.. non voglio che lo pensi!, ma..»,
si
tira su, restando sempre seduta a cavalcioni su di me. Si tocca
nervosamente i capelli; «mi
imbarazza un po', ecco..».
Oh.
Cazzo, Rob, ma perché non ti dai una calmata? Dio,
è una
bambina e per poco non la violenti ieri notte! Sei un coglione, un coglione, un coglione, ecco cosa
sei Robert!
«Kristen..
c..certo, s..scendiamo subito, dammi.. dammi il tempo di trovare la mia
maglietta e..», lei si alza e scende dal letto, cercando la
sua
maglietta, mentre io non posso fare a meno di guardarle il culo mentre
si inchina. Cazzo,
Robert, sei messo
male, è una bambina e ti ha appena detto che è
imbarazzata e tu che fai? le guardi il culo, ovviamente.
Ma non ci posso fare niente: Kristen è bellissima e io sono
un
uomo, l'occhio mi cade, sopratutto se si tratta di una ragazza bella
come la mia Kristen.
«Rob.. non.. non trovo la maglietta».
«Deve
essere lì.. aspetta, ti dò una mano»,
scendo dal letto mi inginocchio per guardare sotto il letto.
«Dove
l'hai lanciata, ieri notte?».
«Non l'ho
lanciata,
Kristen.. ero preso dal momento. Deve essere qui, ora te la trovo,
amore», sento la sua manina posarsi sulla mia schiena.
«Mi
piace quando mi chiami amore... fallo più spesso,
okay?»
mi chiede, timida, e anche se le dò le spalle sono
sicurissimo
che è arrossita di nuovo.
«Uhm.. okay, amore»,
volto il viso - avevo ragione, è rossa - e le sorrido, per
poi
tornare a occuparmi della ricerca della sua maglietta. «Oh,
eccola qui», era nascosta in un angolo, quella maledetta.
L'afferro e la porgo a Kristen, che se la infila subito.
«Ora..
ora è meglio se scendiamo» dice, sorridendomi
mentre indica la porta.
«Va
bene, amore».
Pov Kristen
Mi muovo cercando di fare più piano possibile.
E' presto e io e Robert camminiamo quasi in punta di piedi cercando di
non svegliare nessuno.
Stringo la sua mano mentre camminiamo nel corridoio.
«Pensi
che qualcuno sia già sveglio?» mi chiede Rob
mentre scendiamo le scale.
«Cameron
dorme sempre fino a tardi, Taylor anche, forse Dana.. ma non
credo».
«Lizzie
dorme anche tutto il giorno se non la svegli», rido.
«Tua
sorella è molto.. pimpante».
«Pimpante?
E' una rompi palle, altro che "pimpante", Kristen».
«E'
curiosa, Rob.. tutto qui».
«Ti
ha chiesto qualcosa su noi due?».
«Ehm..»,
non se dirgli dell'interrogatorio di ieri sera, ma alla fine lui
capisce tutto anche senza bisogno delle mie parole.
«E'
impossibile! Appena si sveglia io..», l'improvviso rumore di
una
risata per niente silenziosa spezza a metà la frase di
Robert.
«Uhm,
penso che non dovrai aspettare molto allora..» dico, mentre
entriamo in cucina.
Dana e Lizzie stavo ridendo come matti mentre si tirano addosso.. lo
zucchero.
Non come nei film, dove si tirano addosso la farina, loro si tirano
addosso lo zucchero, che finisce tutto nei capelli di Lizzie.
Appena ci vedono entrare si immobilizzano, imbarazzati.
A dire il vero, quello più imbarazzato sembra Dana, non
Lizzie, che saluta Robert come se niente fosse.
«Ciao,
Rob! Già svegli?».
«Già..
pensavo che stessi ancora dormendo, Lizzie».
«Nah,
siamo svegli da ore».
«Siamo?»
intervengo io, guardando verso Dana, che si guarda intorno.
«Dana
mi ha tenuto compagnia quando mi sono svegliata» dice Lizzie,
tranquillamente. Io continuo a guardare mio fratello, un po' sconvolta:
non conoscevo questo suo lato, da quando le interessano le ragazze? E
sopratutto, perché
la sorella
di Rob?
«Oh..
okay».
«A
che ora ti sei svegliata?» domanda Robert, serio.
Lizzie non sembra accorgersi del tono del fratello e risponde
sorridendo. «Cinque
del mattino!».
«C..cinque
del mattino?», io stavo dormendo a quell'ora e questi due
stavano facendo.. chissà che cosa! «Dana..
tu.. ehm..».
«Che
cosa cazzo avete fatto fino ad ora!?».
Mi volto verso Robert, non c'è alcun bisogno di usare quel
tono
con Dana e Lizzie, visto che anche noi non siamo proprio puliti in
questa faccenda. A dire il vero, quello che è successo
stasera
mi imbarazza parecchio. Ho davvero permesso a Robert di toccarmi?
Non riesco a smettere di pensarci, e la cosa più brutta
è
che non capisco cosa comporterà tutto questo? D'ora in poi
sarà solo quello? Penserà solo a quello ogni
volta che mi
abbraccerà o mi vedrà in pantaloncini? Ogni santa
volta
vorrà infilarmi le mani nei pantaloni? Ne
approfitterà
ogni volta? Non voglio. E' una cosa bella, piacevole, ed è
stato
davvero dolce, ma io non voglio una cosa forzata. Ieri sera era il
momento giusto e mi sono lasciata andare, ma non è detto che
lo
sarà sempre. Conoscendomi, credo che creerò un
sacco di
problemi a Robert da questo punto di vista.. e anche in tanti altri.
«Niente!»
risponde Lizzie.
«Non
raccontarmi balle, Lizzie».
«Dio,
Robert, cosa vuoi sapere esattamente?».
«Dimmi
che avete fatto, semplice».
«Tanto
non mi credi», Lizzie lo stava letteralmente sfidando con lo
sguardo.
«Ma
chi te lo dice? Dimmi che avete fatto e ti
crederò».
«Parlato,
ecco cosa cazzo abbiamo fatto, Rob».
«Mmh».
«Ecco,
visto?!», gli punta il dito contro, arrabbiata. «Non
mi credi!».
«Ti
conosco! Cazzo, ti conosco e so quando stai per combinare uno dei tuoi
soliti casini!» urla Robert.
Stringo il braccio di Robert per cercare di calmarlo, «Rob..
calmati. Magari hanno davvero solo parlato..».
«Magari?
Kristen!», gli occhi azzurri di Dana si piantano nei miei, «Certo
che abbiamo solo parlato».
«Non..
non lo sto mettendo in dubbio..».
«Eravamo
tranquilli, prima che arrivaste voi due» mi accusa mio
fratello.
«Possiamo
fare colazione senza litigare di prima mattina?», Taylor
entra in
cucina proprio in quel momento, indossando solo un paio di boxer e una
faccia parecchio assonnata.
«Io
vado a cambiarmi!» annuncia Lizzie, sbuffando. «Qualcuno,
mi ha riempito i capelli di zucchero», lancia un'occhiata
più maliziosa che arrabbiata a Dana, che ricambia alla
grande.
Lizzie si è fatta una doccia, si è cambiata con i
vestiti
che ha messo nel suo borsone, e ora è seduta vicino a Dana e
Taylor a tavola, mentre facciamo colazione. Rob non ha più
detto
niente e quei due adesso non si parlano neanche. Cameron si
è
appena svegliato e come ogni mattina, non è molto loquace,
quindi si limita ad allungare le braccia per prendere biscotti, latte,
uova, pancetta e tutto quello che vuole. Io me ne sto in silenzio,
accanto a Robert. Ho la testa piena di pensieri, non riesco a non
pensare a ieri sera ma allo stesso tempo la cosa mi imbarazza da morire
a tal punto da non voler neanche pensarci, eppure lo faccio. Ripenso al
suo modo dolce di sfiorarmi, come mi sono sentita alla fine e cerco di
capire dove ho trovato tutto quel coraggio che non sapevo neanche di
avere. Cosa mi ha spinto a farlo? Cosa mi ha spinto prima a confessarmi
con Robert e poi a permettergli di entrarmi così dentro? In
tutti i sensi, poi. Arrossisco e cerco di non farlo notare, ma Robert
se ne accorge e mi guarda con un grande punto di domanda stampato in
faccia. Scuoto la testa per dire che non è niente e torno a
concentrarmi sulla mia colazione: latte e biscotti, non ho voglia di
altro stamattina. Mi guardo intorno e mi accorgo di come tutti gli
uomini della mia vita siano tutti riuniti con me questa mattina:
Robert, Cameron, Dana, Taylor.. manca solo papà. Mi manca il
mio
papà, molto. Ma non voglio pensarci adesso,
perché
rischierei di scoppiare a piangere. Devo imparare a gestire le mie
emozioni, Cameron me lo consiglia sempre, ma lui non sa quanto sia
difficile, come tutto sia cambiato da quel dannato giorno. Sembra che
da quel momento il mio cuore abbia dimenticato come si batte nel modo
esatto e i miei occhi vogliano produrre più lacrime di
quante ne
servirebbero in realtà.
«Piccola..?»,
Robert mi accarezza la gamba sotto il tavolo, «Va
tutto bene?».
«Si..
si, va tutto bene, Rob.. tutto okay, davvero..».
«Sembri
pensierosa..», si avvicina di più, in modo che lo
senta solo io, «devi..
ehm, devi dirmi qualcosa?».
«No,
Rob.. davvero, è tutto okay».
«Hai
ripensamenti riguardo a stanotte?», ma purtroppo la voce di
Rob
non è molto bassa neanche quando sussurra.
«Stanotte?
Che avete fatto stanotte?» scatta subito Lizzie, sorridendo
trionfante: sta avendo la sua rivincita su Robert.
«Kristen»,
Cameron sembra svegliarsi tutto d'un tratto, «devi
dirmi qualcosa?».
«No»
dico, secca.
«Rob?»,
so cosa sta cercando di fare Cameron, vuole metterci sotto pressione
per farci parlare, ma io non crollerò.
«Ecco,
noi non.. non abbiamo fatto niente di male.. noi abbiamo solo..
ehm...».
«Basta,
Rob, zitto. Cameron, per favore, fatti i cazzi tuoi, okay? Quello che
faccio con il mio ragazzo non è affar tuo!».
«Kristen, non c'è bisogno di usare quel tono,
volevo solo
sapere.. penso di averne il diritto, no? Sei mia sorella e sai
che..».
«Robert
sa tutto» dico, cogliendolo di sorpresa.
«Hai..
hai detto tutto a lui? Sei seria?», non se lo aspettava e la
sorpresa è l'emozione principale sul suo viso.
«Robert..
conta molto per me, Cam.. certo che gli ho detto tutto», la
mano
di Robert stringe la mia, dandomi sostegno.
Cameron guarda Robert con qualcosa che forse, potrei scambiare per..
rispetto. «Be'..
non pensavo che sarebbe successo così presto, ma.. non posso
fare altro che ripetere le parole di mio padre», allunga la
mano
attraverso il tavolo e Robert è costretto a lasciare la mia
per
stringere quella che gli sta offrendo Cameron, «sei
benvenuto in famiglia, Rob, spero che ti prenderai cura di
Kristen».
«Intendo
farlo. Kristen è quello che conta di più per me,
adesso».
Pov Robert
«Vado a farmi una doccia».
«Va
bene, Kris..».
«Non..
non ci metto molto».
«Okay..
vuoi che metta su un film, nel frattempo?» le chiedo mentre
si alza dal divano.
«Si..
ehm, se vuoi..»
mi risponde.
«Cosa
preferisci?».
«Boh...
commedia?»,
ma non sembra molto convinta.
«Non
è obbligatorio, eh.. possiamo anche solo guardare la tv, se
vuoi».
«E'
uguale..»,
fa' spallucce e fa' per allontanarsi ma io la richiamo.
«Kris..
dove.. dove sono i DVD?».
«Sotto la
tv, nel mobiletto» e si allontana.
E io non faccio niente per impedirlo.
E' da stamattina che fa' così.
Non voglio dire che mi eviti ma fa' di tutto per ridurre al minimo il
contatto fisico, anche se parla tranquillamente e scherza, ride, ma
è come se ci fosse sempre un velo di tristezza posato su di
lei,
o meglio, ansia.
Non capisco
tutta questa ansia che si tiene addosso, sembra quasi che la
perseguiti. Ogni gesto che fa', ogni cosa che dice, il modo in cui si
guarda attorno, non è spensierato quanto vorrei che invece
fosse, è come se avesse sempre paura che tutto le crolli
addosso. E mi manca la naturalezza con la quale si è
lasciata
andare fra le mie braccia ieri sera, come ci siamo sentiti a nostro
agio in quello che stavamo facendo.. o almeno, io
mi sentivo bene, ma che ne so di quello che stava pensando lei? Che
stupido! Adesso mi è tutto chiaro: ho esagerato e ora lei mi
evita perché si è pentita e non ha il coraggio di
dirmelo. Mi sento una merda, ma ormai è una sensazione
famigliare per me.
E adesso?
Come faccio?
Ho rovinato tutto, di nuovo.
Io pensavo che ieri sera fosse andata bene e invece lei adesso trema
come una foglia ogni volta che la sfioro.
E non voglio che sia così, voglio che le piaccia essere
toccata da me.
Ma non posso neanche pretendere chissà che cosa.
Mi sento inutile e stupido.
Mentre aspetto che torni dal bagno mi metto a cercare un film dove mi
ha detto che si trovano i DVD ma sono così distratto che
quando
ritorna non sono riuscito a trovarne neanche uno.
«Niente?».
«Uhm,
no».
«Non
ho molti DVD... la maggior parte sono di Taylor, io non guardo molto la
tv e preferisco leggere a guardare film».
«Oh..»,
la conosco così poco? In alcuni momenti penso di conoscerla
da
una vita, in altri mi rendo conto di quanto poco conosco i suoi gusti.
«Ti
dò una mano..», si inginocchia vicino a me e
inizia a
prendere in mano alcuni DVD, ma li rimetti tutti al loro posto quasi
subito. «Scusa,
mio fratello ha gusti orribili» scherza, richiudendo
l'armadietto.
«Perché
non.. non proviamo a parlare un po'?» le propongo.
«Ah»,
si mette seduta di fronte a me incrociando le gambe, per terra, «Okay.
Di che vuoi parlare?».
«Non
so.. di te».
«Ah...»,
si porta una ciocca di capelli dietro le orecchie, «non
c'è molto da dire».
«Io
invece penso che ci sia molto da dire».
«Cosa..
cosa vuoi sapere?», gioca con una ciocca di capelli, evitando
di guardarmi.
«Come
stai?» le chiedo.
«Bene,
ovvio», ma mente.
«Intendo
sul serio, come stai veramente».
«Robert,
non capisco dove vuoi arrivare..».
«Da
nessuna parte, voglio solo sapere come sta la mia ragazza», e
il
fatto che l'abbia chiamata così la fa' sorridere un po'.
«Sto
bene» ripete.
«Ho
detto qualcosa di male?».
«Ma
di che parli?».
«E'
da stamattina che sei strana.. non ti fai quasi più toccare,
Kristen», arrossisce violentemente e si mette a giocare con
la
sua maglietta.
«Kris..?».
«Piccola?»,
ma lei resta in silenzio, sguardo basso, mani che giocano nervosamente
con la maglietta.
«Amore..»,
finalmente solleva lo sguardo.
«A
me puoi dirlo se non stai bene, puoi parlare.. dimmi che succede, per
favore».
«E'
imbarazzante».
«Sono
io! Non c'è niente di imbarazzante fra di noi, ricordi? Non
riderò, promesso», lei scuote la testa.
«Okay...»,
sospiro, «posso
almeno provare a indovinare da solo?», annuisce e fa'
spallucce.
Merda.
Pensavo che mi dicesse di no.
«Stai
male per.. quello che è successo ieri sera?».
Lei fa' una faccia da più
o meno.
Ecco, cazzo, lo sapevo.
Avevo ragione: è colpa mia coma al solito.
«Perché
non volevi fare.. quella cosa?».
No.
«No,
cosa? No, non la volevi fare o no, la volevi fare».
Seconda.
Posso riprendere a respirare.
«Ti
ho fatto male..? Ho spinto.. troppo forte..?».
«Robert!»,
si copre la faccia con le mani, imbarazzata.
«Voglio
saperlo».
«E'
stato.. dolcissimo.. sei stato dolcissimo Rob.. è solo
che..», sono felice che stia anche solo provando a comunicare
con
me. Mi avvicino e l'abbraccio e quando vedo che non mi respinge la
stringo un po' più forte.
«Parla
tranquillamente con me, ti prego..», le bacio i capelli,
accarezzandole il braccio.
«Non
so se sono.. pronta a quello...», nasconde il viso nel mio
petto.
«Che
intendi?».
«Non
so se.. per me è tutto nuovo, non so neanche più
quante
volte te l'ho detto e.. non voglio spingermi molto oltre.. non so
neanche quanto.. lo dovremo fare ogni sera, da adesso in poi
e..».
«Ehi,
aspetta, frena! Dovremo?
Kristen, non c'è una legge che lo stabilisce! Tu non sei
obbligata a fare proprio un bel niente, amore», la guardo
negli
occhi.
«I
maschi si aspettano certe cose, lo so».
«Si,
i maschi coglioni, ma io non sono uno di loro, io non voglio che la mia
ragazza si senta come un giocattolo da prendere e usare quando non ho
un cazzo da fare. Tu fai solo quello che vuoi, pensa a te stessa, non
solo a me, okay? Se hai voglia di fare qualcosa, okay, basta
chiedere..», provo ad alleggerire l'atmosfera con un sorriso
malizioso e lei si rilassa un po', ridendo timida, «ma
non devi fare niente che tu non sia sicura di voler fare. Per quello, abbiamo
tutta una vita davanti».
«Una vita..?».
«Sto
facendo sul serio, Kris.. non sono sicuro di niente, ma sono sicuro che
resterò con te per molto, moltissimo tempo, se tu mi
vorrai».
«Ti..
ti voglio».
«Meno
male, perché non sarei andato via neanche se mi avessi detto
il contrario».
cinque ore dopo
Avete presente quando state con una persona talmente noiosa che ogni
cosa che dice vorreste tapparle la bocca?
Ecco.
Il contrario.
Kristen è l'esatto opposto.
Ogni cosa che dice è divertente, simpatica, oserei dire
geniale.
Mi fa' ridere, mi fa' stare bene e adesso che abbiamo chiarito la
piccola faccenda del "non fare niente che non ti va' di fare"
è
anche un po' più rilassata e si lascia andare fra le mie
braccia
molto più spesso, rendendomi il ragazzo più
felice del
mondo.
Quando io l'abbraccio, ho fra le mie braccia la fonte della giovinezza,
della gioia, della felicità.
Kristen è tutto questo per me, e ancora non capisco come ha
fatto a diventarlo.
Ma lo è, e mi piace.
O meglio, lo amo, esattamente come amo
lei.
«Pensi che i tuoi fratelli torneranno presto?» le
chiedo.
«Mmh,
non credo..», mi accarezza una guancia, amorevole come sempre.
Cameron, Taylor e Dana sono andati a fare qualche commissione per
stasera e si sono portati dietro anche Lizzie, che ha accettato
felicemente a patto di sedersi fra Dana e Taylor. Non so cosa sta
bollendo in pentola, ma penso che mia sorella stia per combinare uno
dei suoi soliti casini. Tuttavia, ho deciso che d'ora in poi non le
metterò più i bastoni fra le ruote, sono troppo
occupato
a occuparmi della mia piccola per controllare una quindicenne
incasinata sentimentalmente.
«Quindi
abbiamo casa libera, vuoi guardare un po' di tv?», lei ride.
«Mi
prendi per il culo, Rob?».
«N..no,
che ho fatto stavolta?».
«Tu
hai casa libera e mi stai chiedendo se voglio guardare la tv?»
solleva un sopracciglio, accigliata.
«Uhm,
si?».
«No!».
«Perché
no?».
«Okay,
ora è sicuro che mi stai prendendo per il culo»,
continua
a guardarmi come se fossi uscito fuori di testa.
«No,
non lo sto facendo e non capisco cosa stai dicendo»
«Casa
libera, Rob!».
«Eh,
ho capito».
«Libera!».
«Dimmelo
un'altra volta, se ti va', eh».
«Casa
libera, Robert! E tu vuoi guardare la tv? Che fine ha fatto il maschio
che c'è in te?».
«Non
capisco..».
«Ma
sei serio?», mi coglie completamente di sorpresa quando - di
sua
spontanea volontà - si posiziona sopra di me, mettendosi a
cavalcioni e facendo combaciare perfettamente i nostri bacini. Tutto
quello che sento è una scossa nelle parti basse
così
forte che spero tanto che lei non se ne accorga perché
potrebbe
restare imbarazzata per il resto della sua vita, conoscendola. «Rob..
ti ricordi cosa ti ho detto..?», gioca con il colletto della
mia
maglietta, leggermente rossa in viso e con i capelli che le ricadono
meravigliosamente attorno al viso. «Riguardo
al fatto del "momento giusto"..?», ora inizio a capire.
Le stringo i fianchi, piano. «E'
il momento giusto, piccola?» le chiedo, giusto per essere
sicuro.
Lei annuisce, timida, e continua a tenere lo sguardo fisso sulla mia
maglietta, «Mi
piace quando mi tocchi...».
Le pizzico piano un fianco, facendola sorridere. «Amo
toccarti, amore».
Lei appoggia la mano sul mio collo, accarezzandomi la nuca e
avvicinando il mio viso al suo, ancora parecchio rosso. «Sei
l'unico per me..» dice, guardandomi negli occhi. «Non
avrei mai pensato che un giorno ci sarebbe stato un ragazzo come te con
il quale mi sarei spinta così in là nei rapporti
tra
persone, non sono mai stata quel genere di ragazza che sognava il
principe azzurro da bambina.. ma ho sempre sperato che un giorno, un
ragazzo come te, si sarebbe accorto di me e pensavo che a quel punto
tutto sarebbe stato.. più bello, e anche se non è
facile,
sto vivendo il mio sogno, con te».
«Stare
con te, questo è il mio unico sogno, Kristen».
Pov Kristen
Mi impossesso quasi subito delle sue labbra, che sono avide delle mie.
Sentirmi desiderata
è una cosa nuova per me, non ero mai stata guardata da quel punto di vista
da nessuno in vita mia e non so ancora come comportarmi ma il mio corpo
decide per me e quando Robert infila una mano sotto la mia maglietta e
la posa sopra la mia pancia sento qualcosa sciogliersi dentro di me, mi
sento bene, amata, protetta. Penso che mi piaccia che mi tocchi lo
stomaco, è un modo per rilassarmi. Anche lui se ne accorge e
continua a tenere la mano lì mentre con l'altra avvicina il
mio
viso al suo sempre di più, mordendomi il labbro e
sdraiandosi
sul divano portandomi con sé. Mi adatto perfettamente al suo
corpo, come se fossimo stati fatti apposto per combaciare. Questo
pensiero mi fa' sorridere e Robert sorride con me mentre mi aiuta a
sfilarmi la maglietta e capovolge le posizioni, facendomi mettere sotto
di lui mentre la mia maglietta e la sua finiscono sul pavimento vicino
al divano, vicine anche loro; anche le nostre magliette si
attorcigliano come le nostre gambe e le nostre mani, e le nostre
lingue, che sembrano impazzite. Non mi sono mai sentita in questo modo,
mai prima d'ora. Non voglio scappare, non voglio fuggire, non voglio
nascondermi, voglio le mani di Robert sul mio corpo, voglio le sue
labbra sulle mie e voglio sentirlo vicino come non ho mai sentito
vicino nessuno prima di lui.
Stringo la mano di Robert posata sul mio viso e la guido lungo il mio
corpo, «Amore..», gemo quando la sento avvicinarsi
al mordo
dei jeans.
«Kristen,
piccola..» mi chiama, ma io chiudo gli occhi e appoggio la
testa sul cuscino del divano.
«Amore,
guardami..», apro a fatica gli occhi e vedo lo sguardo
ansioso di Robert, che succede?
«Rob,
tesoro.. cosa..?», gli accarezzo il viso, preoccupata. Ho
fatto qualcosa di male?
«Ho..
ho paura che tu.. piccola, tu te la senti? Perché io posso
fermarmi ora, posso fermarmi sempre ogni volta che vuoi, non
devi..».
«Rob..
p..per favore.. n..non rovinare il momento...» dico, sentendo
tutto l'entusiasmo scivolare via da me, lasciandomi come svuotata.
«S..scusa,
non volevo..».
«Volevo
solo stare un po' con te...», mi stacco, fuggendo come
sempre. Mi
allontano perché adesso mi sento come.. rifiutata. So che
è ridicolo, so che Robert non intendeva farmi sentire
così e che è stato molto gentile a chiedermi il
permesso,
ma è così che mi sento, rifiutata.
Mi metto a sedere, togliendomi dalla morsa che è il corpo di
Robert.
Lo vedo incupirsi e deglutire un paio di volte prima di parlare. «Piccola..».
«E'
tutto okay..».
«Mi
dispiace, non volevo rovinare il momento».
«Non
l'hai rovinato», parlo a scatti, a macchinetta, le parole mi
escono di bocca senza che quasi me ne accorga.
«Si,
invece.. ti.. ti sei tolta.. allontanata» mi fa' notare.
«Non
mi andava..» incrocio le braccia al petto, sentendomi
improvvisamente nuda e vulnerabile, anche se ho ancora addosso i jeans
e il reggiseno.
«Oh..
be'.. che.. che vuoi fare, allora?», per tutta risposta mi
alzo,
raccolgo la mia maglietta e me la infilo, restando in piedi davanti a
lui.
«Bene..
vuoi che mi metta di nuovo la maglietta anche io?».
«E'
uguale..».
«Ti
prego, non farlo...», si passa una mano fra i capelli,
sbuffando.
«Cosa?».
«Non
essere fredda con me, amore».
«Non
sono fredda», ma è esattamente così che
mi sento,
gli occhi che diventano più lucidi ogni secondo che passa,
la
voce che si incrina.
«Non
è successo nulla, Kristen, non fare così, per
favore».
«Okay».
«Amore,
per favore».
«Robert,
va' tutto bene, okay? Non è successo niente, hai ragione tu,
va
bene.. adesso posso andare un attimo in bagno?», non voglio piangere davanti a te.
«C..certo,
ma..».
«Grazie»,
non aspetto neanche che dica qualcosa altro, fuggo in bagno.
Mi chiudo dentro e mi aggrappo al lavandino.
Do un colpo al marmo, freddo, bianco, vorrei rompermi una mano in
questo momento pur di non sentirmi in questo modo orribile.
Mi sento rifiutata.
Non dovrei, ma non posso farne proprio a meno.
Perché Robert doveva per forza fare così? Per una
volta che mi stavo rilassando.
Le lacrime iniziano a rigarmi il viso.
No, no, no.
Non voglio piangere.
Esco dal bagno, ma mi ritrovo Robert davanti, che mi fissa confuso e in
ansia.
«Amore,
tutto okay? Perché piangi, piccola?».
«Ho..
ho bisogno delle mie medicine» dico, mentre il cuore inizia a
galoppare veloce.
«Medicine?
Oh.. oh!, okay.. vieni» mi afferra la mano e iniziamo a
correre
verso il bagno di camera mia, dove Robert spalanca l'armadietto dove
tengo le medicine alla ricerca del valium. Nel frattempo io mi appoggio
al muro e cerco di riprendere fiato, ma ormai respirare è
quasi
impossibile e il cuore batte troppo forte. Non va bene, sto
peggiorando. Non mi era mai successo così spesso, non
soffrivo
di attacchi così forti da almeno un anno, è come
se fossi
tornata all'inizio di questa storia e persino io mi rendo conto di
quanto sia pericoloso.
«Kristen,
oh?», mi prende il viso fra le mani, cercando di farmi
calmare. «Amore,
per favore, non fare così.. va tutto bene, adesso passa..
adesso passa, te lo giuro».
«Rob..
le.. le medi..medicine..» balbetto.
«Quante
ne devi prendere?» chiede, aprendo il contenitore in preda
all'agitazione.
«Due..
due bastano».
«Apri
la bocca», lo faccio e lui mi mette le medicine in bocca. Lo
scanso e mi getto sul lavandino, apro il rubinetto e bevo tutta l'acqua
che riesco.
Mi lascio ricadere a terra, in lacrime.
Non doveva andare in questo modo.
La voce di Robert mi sembra lontana anni luce mentre cerco di calmarmi
e riprendere a respirare in modo normale.
«Kristen!
Non piangere.. sono qui. Shh, andrà tutto bene».
Pov Robert
La tengo stretta fra le mie braccia, sperando che questo basti a farla
calmare.
Lei trema. Quel corpicino minuscolo che si ritrova sta tremando come
una foglia in una tempesta.
«Andrà
tutto bene, andrà tutto bene, amore mio».
Non so neanche io quante volte le ho ripetuto questa frase.
Almeno un centinaio di volte, penso.
Non faccio altro da almeno un'ora, ma lei non si calma, trema, si agita
fra le mie braccia e prende grandi boccate d'aria senza mandarne
giù neanche un po'.
Le accarezzo i capelli e le bacio la fronte, «Ci
sono qui con te, non ti lascio sola» le prometto,
abbracciandola.
E' davvero minuscola.
«La
mia bambina.. shh, andrà tutto bene».
«R..R..Rob..m..mi..
d..dispiace..».
«Shhh».
«S..scusa».
«Non
c'è niente di cui tu debba scusarti, piccola» la
rassicuro, sistemandola sopra le mie ginocchia; lei si rannicchia,
stringendo la mia maglietta fra le sue mani serrate, due piccoli
pugnetti che non potrebbero fare male a una mosca in questo momento.
«V..valium,
Rob» mi chiede.
Prendo il contenitore, appoggiato vicino a me, e prendo un'altra
pastiglia.
Non voglio riempirla di medicine, ma non so cos'altro fare.
«Apri
la bocca, amore.. ecco, così, brava.. ingoia, vuoi
acqua?», scuote la testa, mentre altre lacrime le scorrono
sulle
guance, mi affretto ad asciugarle.
Restiamo così per non so quanto: lei fra le mie braccia, che
si
assopisce sempre di più fino ad addormentarsi in braccio a
me.
Finalmente sembra rilassarsi.
Facendo attenzione a non svegliarla, mi sollevo tenendola fra le
braccia ed esco dal bagno per portarla in camera.
Kristen è un peso piuma fra le mie braccia.
Proprio quando sto per raggiungere le scale la porta di casa si apre e
Cameron, Taylor, Lizzie e Dana entrano in casa.
Cameron sgrana gli occhi vedendo sua sorella addormentata fra le mie
braccia.
«Kristen!»,
è letteralmente sbiancato, «Cosa
cazzo è successo?», i suoi occhi si puntano su di
me, furiosi.
Ma io sono troppo stanco per litigare con lui. «Ha
avuto uno dei suoi attacchi...» spiego, iniziando a salire le
scale.
Cameron mi ferma afferrandomi per un braccio. «Le
hai dato le medicine?».
«Si,
e ora dorme.. vado a metterla a letto. Tranquillo, amico, me ne occupo
io».
«Rob...».
«Cameron,
tengo davvero tanto a tua sorella.. la amo, non permetterei a niente di
farle del male sotto i mie occhi, fidati di me, okay?».
«La
ami sul serio?».
«Davvero.
Cameron, tua sorella è tutto ciò di cui mi
importa in questo momento».
«Va
bene..», mi lascia andare il braccio, permettendomi di salire
le scale.
«Ah,
un'ultima cosa, Rob» mi richiama, quando ormai ho quasi
raggiunto la camera di Kristen.
«Si?».
«Sono
felice che mia sorella abbia trovato un ragazzo come te, e dico sul
serio».
«Anche
io sono felice che Kristen abbia un fratello come te,
Cameron».
Stendo il corpo addormentato di Kristen sul suo letto, indeciso se
sfilarle i jeans o meno; alla fine decido di lasciarla vestita nel caso
si svegli e le venga un altro attacco di panico trovandosi senza
vestiti. Mi siedo vicino a lei e osservo il suo viso ancora bagnato
dalle lacrime; con la mano cerco di asciugare ogni centimetro della sua
pelle, ma sembra che continui a piangere anche mentre dorme,
è
un dolore continuo, che non la lascia mai sola. Questa ragazzina
è segnata da troppe lacrime, il suo corpo non regge il
dolore
che deve sopportare. Penso che non sia neanche più dovuto
all'incidente della rapina. E' iniziato da quello, ma da quel momento
il suo cuore non ha più saputo misurare i battiti cardiaci
nel
modo giusto. Mentre la tenevo stretta fra le mie braccia sentivo quel
piccolo cuoricino battere così forte che avevo paura che le
uscisse fuori dal petto.
Stanco come mai in vita mia, mi sfilo la maglietta e mi sdraio vicino a
lei.
La osservo dormire un po', cercando in tutti i modi di non avvicinarmi
a lei, di lasciarla dormire in pace e non sfiorare quel corpo gracile e
bisognoso di amore.
Ma alla fine non resisto, e l'attiro a me, baciandola sulla fronte e
sussurrandole almeno un centinaio di «ti
amo».
E lei non risponde neanche a uno, perché dorme.
Ma il suo cuore ha smesso di battere veloce e questa è
già una vittoria, per me.
La bacio su una guancia e finalmente mi addormento anche io.
Vengo svegliato da un rumore, come un lamento, ma piacevole.
Quando apro gli occhi, Kristen è girata verso la mia parte,
sveglia, e mi tocca il volto. «mmh».
«Ciao..»
dico, notando con piacere come sembri molto più rilassata,
adesso.
«Ehi..
grazie per quello che hai fatto per me, Rob».
«Ero
terrorizzato..» ammetto.
«Sei
stato davvero bravo, grazie..».
«Tu
come stai adesso?», lei si avvicina e mi abbraccia,
appoggiando
la testa sul mio petto e chiudendo di nuovo gli occhi mentre io le
accarezzo i capelli, morbidi e soffici come nuvole color cioccolato con
sopra caramello fuso.
«Meglio,
perché ci sei tu qui con me» dice, baciandomi il petto.
Sussulto di piacere e lei sorride.
«Rob?».
«Uhm?».
«Se
adesso dormo.. tu mi abbracci anche mentre ho gli occhi
chiusi?».
«Passerei
la mia vita abbracciandoti, piccola.. dormi, ora».
«Rob?»,
intreccia la sua mano con la mia, portandola sul petto.
«Si,
amore?».
«Con
te non ho paura».
_______________________________
beeeene, è finito anche questa capitolo.
è stato un parto perché in questi giorni c'era
davvero troppo caldo.
comunque sia, parte preferita?
spero che anche le immagini vi piacciono, cerco sempre di trovare
quelle che più si adattano alla scena.
bene, allora al prossimo capitolo, eh?
vi voglio bene, ciao :3
|
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Capitolo 18 *** you're home. ***
Pov Robert
«Amore, te l'ho già spiegato» dico, per la centesima volta.
«Ma non capisco perché tu non possa restare a casa mia ancora un paio di giorni».
«Perché, tesoro, come ti ho già spiegato, mia mamma mi sta chiamando da giorni chiedendomi quando le riporto Lizzie, dicendomi quanta ansia ha e alcuni commenti non molto carini su quanto io sia un irresponsabile e che devo ringraziare il cielo che non ha mandato papà in persona a portarla via» le spiego, di nuovo. Evito di dirle di come ogni volta mi sento invisibile quando mia madre insiste perché io le riporti Lizzie a casa ma non ha ancora chiesto quando io ho intenzione di tornarci; a quanto pare non le importa. Cerco di pensare positivo, perché magari ha solo paura che succeda qualcosa alla sua piccola Lizzie, ma in realtà so già che mia madre adesso c'è l'ha a morte con me perché mio padre le ha fatto il lavaggio del cervello come al solito.
«Allora porta Lizzie a casa e poi tarda qui. Rob, non mi piace saperti in quella casa, lo sai..» mi dice, abbracciandomi.
In questi ultimi giorni il nostro rapporto è cresciuto ulteriormente, cosa che non credevo possibile visto il modo in cui ero già perdutamente innamorato di lei.
Cameron mi ha finalmente accettato come una presenza fissa a casa sua.
Lizzie ormai è diventata la nuova "migliore amica" di Dana e Taylor, che se la litigano con molta gioia di mia sorella che si senta "corteggiata e apprezzata come mai in vita sua", sue testuali parole.
Kristen e io dormiamo nella stanza dei suoi genitori e anche se non la tocco in quel modo dall'ultima volta, le cose tra di noi vanno alla grande, perché ho capito che con lei le cose devo farle con calma, con estrema attenzione e con molta dolcezza, perché la ragazzina che stringo fra le braccia è una specie di gattino indifeso che si è affidato a me per essere salvato e io devo prendermi cura di lei come non mi sono mai preso cura di me stesso fino ad ora.
«Kristen, piacerebbe anche a me fare così, ma non è così facile..».
«Ma perché?» si lamenta lei, mettendo su un broncio davvero adorabile.
«Perché appena metterò piede in.. casa mia, mio padre non mi lascerà mai più uscire per, diciamo, il resto della mia vita».
«Ma.. ma..», balbetta, mentre i suoi occhi diventano lucidi, «questo vuol dire che ci vedremo solo a scuola?».
«Per un po', forse si... mi spiace, amore, farò il possibile, lo sai», la stringo forte e la lascio piangere fra le mie braccia.
«Odio tuo padre, posso dirlo?» piagnucola, dandomi colpetti sul petto con quei suoi pugnetti da bambina, quasi non li sento neanche.
«Si, amore, puoi».
«Bene, perché loodio. Lo odio, lo odio, lo odio. E' uno stronzo bastardo», rido.
«Addirittura?».
«E' uno stronzo bastardo figlio di puttana.. ops, scusa.. Rob, mi spiace, tua nonna..».
«Tranquilla, mia nonna è anche peggio di lui».
«Oh.. davvero?».
«Già.. una vecchia bisbetica che abita nella campagna inglese con il suo bassotto, in una villa gigantesca».
«Non sembra così male.. cioè, la storia della campagna inglese, non quella della vecchia bisbetica».
«Ti ci porterò, un giorno».
I suoi occhi si illuminano, come quelli di un bambino a cui prometti di regalare un giocattolo nuovo. «Davvero? Oh, Rob, sei adorabile!».
«Certo che ti ci porto, scheggia. Mia nonna ha case sparse per tutta la campagna inglese, e anche se è una vecchia bisbetica, sono il suo nipote preferito e mi presterò sicuramente una delle sue case per passare qualche giorno insieme, se glielo chiedo. Ti piace l'idea?», per tutta risposta Kristen mi getta le braccia al collo e mi spinge contro il bancone della cucina, baciandomi con impeto e mordendomi le labbra come solo lei sa fare, con una dolcezza degna di un bambino ma che sprigiona in me pensieri per niente casti. Continua a baciarmi per almeno cinque minuti prima di staccarsi da me con un sorriso enorme. «Wow..», riprendiamo fiato, «devo farti promesse più spesso, piccola».
Lei ride piano, arrossendo e portandosi una ciocca di capelli dietro l'orecchio. «Sono a Londra da poco più di un mese e non conosco praticamente niente.. in più, ho sempre desiderato vedere la campagna inglese», mi accarezza il viso, avvicinandolo di più al suo, «Vederla con te sarebbe grandioso, Rob».
«Allora è una promessa, amore, ti porterò in una delle case di campagna di mia nonna e passeremo insieme qualche giorno lì, in pace» le prometto, facendola sorridere come una bambina di cinque anni.
«Posso portare anche Lucky?» mi chiese, trattenendosi dal saltellare per la stanza.
«Si», soffoco una risata, «anche Lucky può venire con noi, amore», e come se avesse sentito il suo nome, Lucky spunta da dietro una delle sedie della cucina, e si piazza in mezzo ai nostri piedi, strusciandosi sulle gambe di Kristen.
Lei si inchina e lo prende in braccio.
Quel gatto ormai è perennemente attaccato a lei.
E' sempre fra i piedi e anche se mi piace abbastanza devo dire che una cosa che non mi piace molto quando sbuca fuori all'improvviso mentre io e Kristen siamo da soli.
Kristen bacia Lucky sulla sua testolina rossa. «Il mio cucciolo, l'amore della mamma», fa' un sacco di vocina strane quando parla con quel gatto, lo guarda in un modo che mi rende addirittura... geloso. Si, sono geloso di un gatto. Un gattino tutto rosso con due occhioni azzurri che non può in nessun modo competere con me, ma il modo in cui Kristen lo prende in braccio, lo coccola, lo nutre e si prende cura di me mi rende un pochino geloso, perché vorrei che quelle attenzioni fossero solo per me. Soltanto per me. E so quanto sia stupido, ma prima di rendermene conto sto togliendo Lucky dalle braccia di Kristen e lo appoggio di nuovo per terra.
«Non hai fame, amore?» le chiedo, giusto per cambiare argomento.
«Ehm..», lei si inchina di nuovo a prendere Lucky in braccio. «Tu hai fame? Ti preparo qualcosa da mangiare?», come al solito, pensa prima a me che a lei. Sto cercando di farle perdere questa brutta abitudine ma è difficile e se devo essere sincero, la cosa mi lusinga e non poco.
«Veramente io ho chiesto se tu avevi fame, amore».
«Oh. Mmh, un po'.. ma tu cosa vuoi?».
«Ti dò una mano a cucinare, okay?» dico, togliendole di nuovo Lucky dalle mani. Il micio mi guarda male perché lo sto togliendo dalle braccia della sua padroncina e sta per soffiarmi contro quando Kristen lo prende di nuovo con sé. Sembra che stiamo giocando al tiro alla fune. «Tu va' pure a riposarti, amore, magari chiama Lizzie.. prima mi ha chiesto se potevamo parlare».
«Sicura? Non voglio lasciarti da sola nelle grinfie di mia sorella..».
«Non fare l'idiota, adoro tua sorella, è solo un po'.. vivace, ecco tutto».
«Mmh, okay.. come dici tu, piccola. Te la chiamo, va bene», visto che c'è quel - dannato - gatto in mezzo alle palle mi limito a baciarla sulla fronte prima di uscire dalla cucina per andare a chiamare mia sorella.
Pov Kristen
Verso un po' di latte in una tazza e l'appoggio per terra, dove Lucky corre subito a vedere cosa sia.
«Così ti calmi un po', mmh?» dico.
«Non sono neanche entrata e già mi dici di calmarmi, Kris?» chiede Lizzie, entrando in cucina.
«Scusa, Lizzie, parlavo con il gatto».
«Si, lo immaginavo», dà una grattatina a Lucky prima di andare a lavarsi le mani nel lavandino della cucina. «Come mai mi hai fatto chiamare?».
«Stamattina mi hai detto che volevi parlarmi» le ricordo, mentre apro il frigo alla ricerca di qualcosa da cucinare.
«Ah, già... ti spiace se metto un po' di musica mentre ti aiuto a cucinare?».
«Fai pure».
Lizzie tira fuori il cellulare e dopo un po' una canzone di Lady Gaga fa' capolino, dando il giusto ritmo alle mosse di ballo che Lizzie improvvisa mentre tira fuori della carne dal frigo. «Ti piace?» mi chiede, indicando il cellulare.
Faccio spallucce. «Non è il mio genere, ma non mi dispiace ogni tanto».
Passiamo qualche minuto muovendoci a ritmo di danza mentre tiriamo fuori la roba da cucinare.
Lizzie è un'ottima ballerina, si muove con estrema naturalezza, al contrario di me che sono molto più timida anche nei movimenti.
«Kris, in effetti.. c'era qualcosa di cui volevo parlarti» dice, mentre aspettiamo che la carne si cuocia.
«Dimmi tutto», le dò le spalle mentre giro la carne, sperando che esca come piace a Robert.
«Ecco, vedi... tuo... fratello.. lui...».
«Aspetta, Dana o Taylor?» chiedo.
«E' questo il problema! Sono bellissimi entrambi! E mi piacciono tutti e due, ma in diversi modi!», si sfoga.
«Lizzie, non è giusto giocare con i sentimenti delle persone.. specialmente se queste persone sono i miei fratelli» le dico, guardandola da sopra la spalla.
«Non voglio giocare con nessuno, Kris.. ma Dana è così gentile e simpatico, mentre Taylor.. lui va' dritto al sodo».
Per poco non mi strozzo con la saliva.
«Ehm... che.. che intendi con "va' dritto al sodo"?» le chiedo, lasciando perdere la carne.
«Non sono andata a letto con nessuno dei due, Kristen, tranquilla».
«Grazie a Dio...», l'idea dei miei fratelli a letto con qualcuno mi dà il voltastomaco.
«Ma vedi, il punto è che Dana mi tratta come una principessa, è gentile con me e tutte quelle cazzate sdolcinate che mi piacciono... ma Taylor.. lui.. lui è uno stronzo, ma quando mi fa' sorridere, sorrido davvero, in un modo che... non avrei mai creduto che fosse possibile. Ma non voglio stare con lui, e non voglio stare neanche con Dana. Voglio tenermeli entrambi, perché non mi era mai capitata una cosa del genere prima d'ora».
«Lizzie, questo non è giusto, lo sai..?».
«Certo che lo so! Ma, cazzo, non è giusto neanche costringermi a scegliere!».
«Ma nessuno ti costringe, solo che...».
«Taylor ha.. provato a baciarmi» confessa, imbarazzata.
«E.. tu..?» domando, già immaginandomi la scena di quando ucciderò Taylor. O meglio, quando lo ucciderà Robert.
«Sono fuggita via... è successo ieri sera e stamattina ha fatto finta di niente».
«Perché sei fuggita via?», anche se dentro di me ne sono estremamente felice.
«Perché... non ho mai baciato nessuno...», e poi fa' una cosa che non mi sarei mai aspettata: mi abbraccia. «Te lo sto dicendo perché mi sembri una ragazza buona, e spero che tu non mi prenderai in giro per questo». Resto immobile per un po', poi alla fine ricambio l'abbraccio.
«Lizzie, non c'è niente di cui vergognarsi... Robert è stato il mio primo bacio, e io sono più grande di te».
«Dici davvero? Non lo stai dicendo solo per farmi sentire meglio?».
«Sono seria. Adesso sei tu che mi prenderai in giro?».
«Mai! Sei la ragazza di mio fratello e io ti adoro! Speravo tanto che Rob trovasse una ragazza come te..» mi stringe ancora di più.
«Oh.. sei.. davvero gentile, Lizzie».
«Kris?».
«Che c'è?».
«Siamo amiche?» mi chiede.
«Certo!», vengo presa da un improvvisa ondata di dolcezza e ricambio l'abbraccio con più forza anche io.
«Anche se mi piacciono i tuoi fratelli?».
«Ehm...».
«Prometto che non vado a letto con nessuno dei due... prima di averti avvisato».
«Magari ne riparliamo di questo, okay?».
«Oh.. okay».
Dopo cena, Robert aiutò Lizzie a rimettere tutte la sua roba nel borsone che aveva portato con sé quando era arrivata.
Robert aveva indossavo vecchi abiti di Cameron, che gli stavano bene, più o meno.
«Ma a me non va' di tornare a casa..» si lamentò Lizzie, mentre passava a Robert una maglietta, che lui infilò dentro il borsone rosa.
«E secondo te a me va'? Mamma mi sta chiamando da giorni, non posso farci niente».
Io me ne stavo appoggiata al muro, osservandoli.
Non volevo che Robert andasse via.
Mi piaceva averlo in casa tutto il giorno.
Andavamo anche a scuola insieme, ogni mattina.
Ma non volevo pensare alla scuola, non in quel momento.
Mi stavo già controllando abbastanza per non piangere ora.
«E allora restiamo qua!».
«Lizzie, non iniziare, ti prego..».
«Ma io non voglio andarmene, Rob! Sto bene a casa di Kristen! Non stavo.. così bene, da un sacco di tempo.. e penso che sia la stessa cosa anche per te», Lizzie sfidò il fratello con lo sguardo, ma Robert evita di guardarla concentrandosi sul borsone e sulle gonne in jeans che ci stava mettendo dentro.
«Dobbiamo, Lizzie...», ma non sembrava convinto neanche lui.
«Che palle..», Lizzie uscì dalla stanza sbattendo la porta.
Robert chiuse il borsone e si sedette sul letto.
«Rob..».
Ma lui mi interruppe sollevando una mano facendomi segno di tacere.
«No, Kristen, per favore, non iniziare di nuovo anche tu. Pensate tutti che a me faccia piacere tornare in quella casa? No. Certo che no. Ma che posso fare? Lizzie è mia sorella e ha solo quindici anni, non posso portarla via con me, mia madre uscirebbe fuori di testa. Devo riportarla a casa, anche se questo vuol dire tornare da mio padre e subire le conseguenze di quello che ho fatto quando me ne sono andato portando con me Lizzie. Se la decisione fosse mia, se potessi, me ne andrei di casa portando via con me Lizzie e Victoria, ma non posso. Prima di tutto, mia madre non me lo permetterebbe mai, secondo Victoria inizierebbe a rompere i coglioni e a prendere le difese della famiglia e blablabla, terzo, non ho i soldi per comprarmi una casa tutta mia».
Mi sedetti vicino a lui e lo presi per mano.
«Non dormirò sapendoti in quella casa con quell'uomo, amore... ti farà del male, e io odio tutto ciò».
«Odio farti preoccupare, ma non ho via di scampo, Kristen»
«E se...», pensa, pensa, pensa, Kristen, trova una soluzione. Ecco! «potremo trovare un lavoro!».
«Cosa?», Robert mi guardò accigliato.
«Un lavoro, no? Io potrei trovare qualcosa, e anche tu. Raccogliamo i soldi che ci servono e andiamo via da qui».
«Hai sedici anni, Kristen!», ma perché doveva venirmi contro? Lo stavo facendo per lui, cazzo.
«Ad aprile faccio diciassette anni...».
«Ma siamo a ottobre!».
«Vabbè... era per dire... scusa se ho cercato di aiutarti, eh», no, no, non piangere.. cazzo, ma perché dovevo essere così emotiva?
«Kristen, apprezzo il gesto, ma è una cazzata».
«Ho capito», inizio a giocare con il bordo della mia maglietta.
«E poi che lavoro vorresti fare, scusa?».
«Che ne so... qualcosa».
«Qualcosa.. mmh... pensi sul serio che sia così facile?», mi sta provocando, per caso?
«Si, lo penso. E sai cos'altro penso?», mi alzo di scatto, mettendomi davanti a lui, «Penso che sarebbe tutto più semplice se tu non mi venissi contro quando io sto solo cercando di aiutarti, Robert!» e detto questo esco dalla stanza, sbattendo la porta esattamente come Lizzie. Sbattere le porta dà una soddisfazione immensa.
Nel corridoio trovo Lucky.
Lo afferro e mi chiudo in bagno.
Ormai passo più tempo qua dentro che in qualunque altra stanza della casa.
Non che mi piaccia, è pur sempre un bagno, ma qui posso stare per i fatti miei e se mi viene una crisi ho le medicine a portata di mano.
Mi siedo per terra e mi porto le ginocchia al petto.
Lucky si arrampica sui miei pantaloni finché non arriva alle mie ginocchia, dove si acciambella per bene.
Lo accarezzo.
Accarezzare i gatti è un ottimo modo per far andare via lo stress, l'ho letto da qualche parte.
Appoggio la fronte sul suo corpicino morbido e peloso. «Perché sbaglio sempre, Lucky? Io volevo solo aiutarlo e invece lui ha detto che la mia idea era una cazzata..» mi lamento, confidandomi con l'unica persona al mondo che mi darà sempre ragione: il mio gatto. «Sto sbagliando io, di nuovo? Non voglio che torni lì, Lucky... lo picchierà di nuovo, e sarà solo colpa mia... e non voglio, non voglio...», scoppia a piangere mentre Lucky inizia a leccarmi il viso, consolandomi nell'unico modo in cui può, che è anche l'unico modo che voglio in questo momento.
Qualcuno bussa alla porta del bagno.
«Amore, esci per favore».
«Vattene, Rob...», stringo Lucky ancora più forte.
«Mi dispiace, piccola, non avrei dovuto dire quello... non è una cazzata, è solo.. folle e insensato».
«Fanculo...», tiro su col naso e spero che il cuore non acceleri anche stavolta.
«Stai piangendo? Amore...».
«Voglio stare sola..», ma non è vero. Voglio solo che lui apprezzi quello che voglio fare per lui e che me lo lasci fare, così da poterlo salvare.
«Kris, per favore, apri la porta...».
«Pensi davvero che quello che ho detto sia una cazzata? Perché io penso che tu sia uno stronzo a pensarlo, io volevo solo aiutarti!» dico, e il cuore accelera.
«Lo so, e mi dispiace... ma ora esci, amore, forza, per favore, non farmi preoccupare».
«Ho detto di no..».
«Kristen, guarda che sfondo la porta».
«Poi Cameron ti prende a calci in culo, Robert, io ti ho avvisato».
«Gli dico che hai avuto una crisi e che eri chiusa dentro, non mi dirà niente».
«Tanto io non te lo reggo il gioco... lasciami sola», mi rannicchio per terra in posizione fetale, con Lucky stretto fra le braccia.
«Dimmi almeno come stai..» mi prega, e io sento il dolore nella sua voce. Soffre come me?
«Male..» sussurro, ma lui mi sente.
«Come sta il cuore?», lo sento lasciarsi ricadere per terra e appoggiare la schiena contro la porta del bagno.
«Adesso meglio...».
«Stai piangendo, amore?».
«Un po'...».
«Oh, amore.. Kristen, per favore, odio lasciarti sola in momenti come questo..».
«Ma tu mi lascerai sola!» urlo, la mia voce è acuta e stridula per via del pianto.
«Kristen, non è vero..».
«Si, invece! Tornerai a casa tua e io non ti vedrò più.. e quando starò male, quando piangerò, quando mi chiuderò di nuovo in questo cazzo di bagno, tu non ci sarai...».
«E' per questo che non vuoi che me ne vada? Hai paura che ti lasci da sola?» mi chiese sgomento.
«Ho paura che ti facciano di nuovo del male! Non voglio che tuo padre se la prenda di nuovo con te!», mi metto a sedere, il cuore mi batte forte. Trovo difficile respirare.
«Sono grande, Kristen, so badare a me stesso».
«Bene, allora diciamo che sono io a non saper badare a me stessa senza di te».
«Kris.. Cristo! Cazzo, apri la porta! Apri questa fottuta porta, ho bisogno di vederti».
Gattono fino alla porta, lasciando andare Lucky, che si accuccia vicino al water e come suo solito, si addormenta.
Faccio scattare la serratura, aprendo la porta.
Mi allontano giusto in tempo, visto che Robert spalanca la porta rischiando di colpirmi.
Si getta per terra, davanti a me. «Amore, non farlo mai più, okay?», mi prende il viso fra le mani. «Non chiudere quella porta, mai più».
«Non tornare a casa, non farlo.. per favore».
Pov Robert
Piccola.
Indifesa.
Uno scricciolo che tremava fra le mie braccia e mi pregava di non lasciarla.
Aveva davvero così tanta paura che l'abbandonassi?
Non l'avrei mai fatto, mai.
Eppure lei credeva che l'avrei fatto, pensava che non ci sarei stato per lei.
Le accarezzai una guancia, asciugandole una lacrima - l'ultima di tante. «Io ti amo, sciocchina, e non sparirò solo perché mio padre mi impedisce di uscire di casa. Non ho dodici anni, non può impedirmi di prendermi cura di te, Kristen. Nessuno me lo impedirà».
«Ma tuo padre...».
«Kristen, ascoltami», la guardo dritto negli occhi, ci nuoto dentro mentre le parlo. «Non ti lascio, okay? Non ti lascerò qualunque cosa succeda, amore».
«Sul serio?», si stropiccia gli occhi, in un modo davvero tenero.
«Certo.. certo che dico sul serio.. adesso... vuoi delle medicine?» le accarezzo la guancia e la prendo in braccio, sollevandomi.
«No... e, ehm, Robert, puoi toccarmi il sedere se vuoi.. ho paura di cadere se mi tieni così», avevo accuratamente evitato di toccarla là perché avevo paura che non volesse e la tenevo praticamente sotto le ginocchia. Non sarebbe mai caduta, ma mi faceva piacere che mi desse il permesso.
«Sicura, scheggia?» le chiesi.
Lei annuì, appoggiando la testa sulla mia spalla.
La sistemai meglio, tenendola per il sedere, e aprii la porta del bagno. «Voglio solo dormire un po'..» mormorò contro il mio collo.
«Ti porto a letto, allora».
«Non devi tornare a casa tua?».
«Ci andrò domani... Lizzie farà i salti di gioia».
«E tu?».
«Io cosa?», sdraia il corpo di Kristen nel letto della camera dei suoi genitori, dove ormai dormivamo insieme da giorni.
«Tu sei contento di non tornare a casa tua, stasera?» mi chiese, seria.
«Certo che sono contento! Sto con te.. sono felice», mi sfilo la maglietta e mi infilo sotto le coperte con lei.
«Mmh..», si accuccia contro il mio petto, «anche io sono felice con te, ma... non voglio comunque che tu torni a casa».
Le accarezzo i capelli, sperando che si rilassi. «Kristen..».
«Vengo con te, allora».
«Un'altra idea folle?».
«No, dico sul serio, vengo con te, non ti lascio andare da solo in quella casa, te lo scordi», Dio, faceva sul serio.
«Sei seria? Kristen, casa mia.. mio padre.. non penso che sia una buona idea».
«Rob, non me ne importa niente, io vengo con te!», i suoi occhioni verdi si conficcarono nei miei, coraggiosi, fieri, decisi.
«Non ti farò cambiare idea, vero?».
«No, fattene una ragione, amore», sospiro.
«Sei davvero testarda..», lei per tutta risposta inizia a baciarmi il petto, prima piano, poi sempre con più entusiasmo, salendo lungo il collo e poi sulla mascella. Resto fermo, inondato da piacevoli brividi. La mia piccola..
«Rob..».
«Mmh..».
«Ti amo..», arriva alle mie labbra, appoggiando delicatamente le mani sui lati del mio viso.
Le accarezzo la schiena da sotto la maglietta.
Lei sorride contro le mie labbra e mi getta le braccia al collo, sistemandosi sopra di me, seduta sopra il mio bacino.
Oh.
«Kristen..».
«Non mandarmi via... per favore» mi supplica, «non voglio fare niente, solo.. stare un po' con te».
«Va bene.. togliamo la maglietta, piccola?», faccio per sollevarle la maglietta, ma lei mi ferma.
«N..no.. la.. la voglio addosso, scusa...», ma perché si scusa?
L'abbraccio, facendola sdraiare completamente sopra di me. «Non scusarti, amore.. è normale, sei piccola.. la mia piccola, però», le bacio la fronte e copro entrambi con il lenzuolo. «Però magari dovresti andare a metterti il pigiama per dormire.. cioè, solo se vuoi eh».
«Sto bene così..».
«Kristen... ho rovinato il momento anche stavolta?».
«Un po'... ma non importa, sto bene.. dormiamo, okay?».
«Dormiamo...».
«Ti chiamo quando ho finito, così mi vieni a prendere», stava dicendo Kristen a Cameron, «non dovremo metterci molto, ma nel caso ti mando un messaggio, okay?».
Cameron guardò verso di me, «State attenti, okay? Rob, hai Kristen con te, ricordalo», come se potessi mai dimenticarlo.
«Tranquillo.. Lizzie, sei pronta?», guardai mia sorella: stava salutando Dana e sembrava sul punto di scoppiare a piangere.
Quando si voltò verso di me, i suoi occhi erano effettivamente lucidi. «Si..», sbatté un paio di volte le ciglia, «possiamo andare».
«Bene.. Kristen?».
«Si.. possiamo andare».
In macchina non parlammo molto.
Lizzie, sul sedile posteriore, aveva le cuffie nelle orecchie e continuava a muovere la testa a ritmo di musica, apparentemente tranquilla.
Kristen ogni tanto distoglieva lo sguardo dal finestrino e mi guardava.
Vedevo la preoccupazione nei suoi occhi, ma non potevo farci niente.
Perché nessuno capiva che non era colpa mia, questa volta?
Se fosse stato per me non sarei mai tornato a casa, ma cazzo, c'era Lizzie e mia madre... non potevo far finta di niente.
Quando parcheggiai la macchina davanti a quell'enorme villa che era la mia casa sentii Kristen trattenere il respiro.
La sua mano cercò la mia.
L'afferrai.
«Abiti.. qui?».
«Già..».
Lizzie si sporse dal sedile posteriore, mettendosi fra noi due. «Grande, eh? Devo assolutamente farti vedere la mia camera!».
Ma Kristen non le stava prestando attenzione, e neanche io.
I suoi occhi erano concentrati su qualcosa fuori dalla macchina. Seguii il suo sguardo: c'era mia madre fuori dalla porta di casa e fissava la macchina, immobile.
Aprii lo sportello, Kristen fece lo stesso.
Mia madre ci venne incontro.
«Mamma...ciao» fu tutto quello che riuscii a dire.
«Robert...», poi Lizzie aprì lo sportello e uscì e gli occhi di mia madre furono solo per lei, «Elizabeth! Lizzie, amore!».
Lizzie camminò svogliatamente verso nostra madre. «Ciao, mami.. come va'?».
Mamma l'abbracciò stretta, mentre io stringevo ancora la mano di Kristen.
Mia madre allontanò Lizzie tenendola per le spalle, per poterla guardare meglio. «Non farmi mai più una cosa del genere, signorina!».
«Mamma...».
«Andartene di casa! Con tuo fratello, poi! Ma che cosa ti è saltato in testa, si può sapere?».
«Rob si è preso cura di me, mamma, non ero da sola».
«Robert è ancora un ragazzino! Non sa cosa vuol dire prendersi cura di qualcuno!».
Ehi, avrei voluto dire, sono qui anche io, ti sento!
Invece me ne rimasi fermo e zitto, tenendo una mano nella tasca dei jeans e l'altra stretta a quella di Kristen.
«Non è vero, mamma! Ho mangiato, dormito, ho persino conosciuto persone nuove!».
«Santo cielo, non voglio neanche immaginare che genere di persone ti ha fatto conoscere tuo fratello!», per la seconda volta mia madre mi guardò, ma solo per lanciarmi un'occhiata di rimprovero.
Mamma, ma pensi davvero che io sia una specie di delinquente? Non sono pazzo, non avrei mai portato Lizzie in un covo di drogati! Mi dispiace davvero che lei pensi questo, perché pensavo che almeno lei credesse almeno un po' in me, che almeno un briciolo di fiducia da parte sua ci fosse, ma a quanto pare mi sbagliavo anche su di lei.
«Mi ha fatto conoscere la sua ragazza, mamma, si chiama Kristen».
Gli occhi di mia madre si spostano lentamente verso Kristen, che fissa imbarazzata le punte delle sue converse.
Pov Kristen
Mi piacciono le mie converse.
Sono rosse, vecchie e consumate, e sono anche comode.
Le metto sempre, sono le mie preferite.
Ma perché le ho messe oggi? Perché le ho messe per incontrare i genitori di Robert? Non c'ho proprio pensato prima di uscire che forse era il caso di cambiarmi, di vestirmi in modo un po' diverso, magari più elegante, visto che la madre di Robert sembra appena uscita da una pubblicità con il suo abito stile anni cinquanta e la collana di perle al collo. E io mi sento un idiota con la mia felpa nera, i jeans blu scuro e le converse, che continuo a guardare come un ebete.
«Sei la ragazza di Robert?», sollevo la testa solo quando sento la voce della mamma di Robert che si rivolge proprio a me.
«Si.. si, signora. Mi chiamo Kristen, piacere», sollevo una mano verso di lei ma la lascio subito ricadere di nuovo sul fianco quando vedo il modo in cui la guarda.
«Perché non hai detto niente?», si rivolge di nuovo a Rob.
«Cosa avrei dovuto dire?» dice Robert, passandomi un braccio intorno alla vita.
«Sparisci per giorni, non mi dici niente, ti porti dietro tua sorella e ora ricompari portandoti dietro anche.. lei», mi guarda ostile. «Non ti capisco proprio, Rob».
«Non c'è niente da capire, mamma..», mi stringe il fianco con la mano, facendomi appoggiare a lui.
La mamma lo nota e scuote la testa. «Non oso immaginare cosa dirà tuo padre..».
A quelle parole inizio a tremare.
No, no, per favore, no. Non voglio che lo picchi. Non posso sopportarlo, non per colpa mia. Non dormirò mai più, non mangerò mai più, morirò al solo pensiero. Mi aggrappo alla sua maglietta, inerme, non posso fare niente per salvarlo. Non servo a niente, assolutamente a niente. Non posso salvare la persona che amo, sono inutile.
«Non me ne importa» dice Rob, ma lo sento irrigidirsi.
«Dovrebbe importarti, invece».
«Perché? Cosa cambierebbe? Senti, non ho voglia.. entriamo in casa e basta, okay?».
«Saluta la tua amica prima, ti aspetto dentro», si gira e prende Lizzie per il polso, trascinandola dentro casa senza neanche darmi il tempo di salutarla.
Pensavo che almeno la madre di Robert fosse buona, ma anche lei usa il pugno di ferro.
So che Robert mi ha detto che in realtà lei non è così, che è il marito a farle il lavaggio del cervello, ma adesso odio anche lei.
«Rob.. Rob..», lo abbraccio, affondando il viso nel suo petto. Nascondo le lacrime che mi rigano il viso.
«Shh, amore, va tutto bene... ti mando un messaggio appena posso, okay?».
«Non andare!» lo prego, riempiendolo di pugni sullo stomaco, lui per tutta risposta mi bacia la fronte.
«Non succederà niente, Kristen.. te lo prometto».
«Non manterrai la promessa...».
«Io ci sarò sempre per te, amore, qualunque cosa succeda», mi bacia dolcemente sulle labbra, «ricordi?».
Continuo il bacio, socchiudendo piano la bocca e lasciando che la sua lingua accarezzi ogni angolo della mia bocca mentre la mia fa' lo stesso. Non voglio lasciarlo andare, non riuscirei mai a perdonarmelo. Ma è lui a staccarsi da me.
Mi bacia di nuovo sulla fronte. «Devi andare, adesso. Ti amo, andrà tutto bene, amore».
Ma non andò tutto bene.
Cameron mi venne a prendere e per poco non urlò quando vide lo stato in cui ero ridotta.
Tremavo, piangevo, il cuore batteva così forte che non sentivo neanche cosa mi stesse dicendo mio fratello.
Mi accasciai sul sedile della macchina e chiusi gli occhi. Quando li riaprii ero nel letto di camera mia e Cameron mi stava porgendo le mie medicine e un bicchiere d'acqua per mandarle giù. Le presi e mi addormentai. Dormii per non so neanche io quanto tempo. Ma non sognai.
Tutto quello che feci fu avere incubi su incubi.
Un vento forte mi spingeva verso il basso.
Mi strappava i vestiti.
Mi lacerava la pelle, urlavo. Urlavo, ma nessuno mi sentiva.
Urlai contro il vento.
Urlai contro tutto quello che mi veniva contro.
Poi un suono. Tum, tum, tum. Il mio cuore.
L'unico rumore era il mio cuore, che batteva veloce, che mi usciva dal petto.
E io urlavo.
E non c'era nessuno a salvarmi, perché ero sola.
Mi svegliai di soprassalto.
Il viso bagnato dalle lacrime che avevo versato anche mentre dormivo.
«Kristen,» Cameron era seduto nel letto vicino a me e mi guardava preoccupato, «hai fatto un incubo, vero?».
Annuii, mi mancavano le parole.
«Hai bisogno di qualcosa? Un calmante?».
Scossi la testa per dire no. «Rob.. Rob... ha... ha chiamato?» chiesi, balbettando.
Cameron mi guardò per un po' prima di rispondere. «No, mi dispiace, Kris.. vuoi provare a chiamarlo tu?».
«Ha promesso che l'avrebbe fatto lui...».
«Sicura?».
«S..si.. a..aspetterò...», anche se l'idea di restare ancora senza notizie di Rob mi mandava fuori di testa.
«Va bene.. vuoi che resti con te?».
«N..no, tranquillo.. d..dormirò un po'...».
«Va bene.. ti lascio il cellulare sul comodino, nel caso.. be', nel caso Rob chiamasse. Ti vengo a controllare tra un po', le medicine sono vicine al cellulare e ti lascio la luce del corridoio aperto, anche la porta... non si sa mai. Dormi, ora..», mi baciò sulla fronte e uscì dalla stanza.
Ero sola.
Pov Robert
«Ti rendi conto di quanto hai fatto preoccupare tua madre?».
«Me l'hai già chiesto, papà».
«E tu non mi hai ancora dato una risposta, Robert!».
«Si, me ne rendo conto e mi dispiace. Contento?».
«Non parlare in questo modo con me, ragazzo!», l'ennesimo schiaffo si abbatté sulla mia guancia ormai sanguinante. Strinsi i denti e non feci neanche una smorfia.
«Non capisco dove tu voglia arrivare, papà» dissi, sentendo il sapore del sangue nella mia bocca mentre parlavo.
«Voglio che tu capisca quanto hai deluso me e tua madre, figliolo. Ci hai tremendamente delusi».
«Non ho fatto niente».
Schiaffo.
«Ripeti se hai il coraggio, Robert».
«NON HO FATTO NIENTE!».
Secondo schiaffo, più forte del primo.
«Ci hai delusi, Robert! Perché non puoi essere come Victoria, eh? Lei non ci delude mai. E adesso stai trascinando sulla cattiva strada anche Elizabeth».
«Lascia Lizzie fuori da questa storia!».
«Decido io di cosa parlare, Robert! Odio questo tuo atteggiamento! Non capisco, da chi hai preso?».
«Sono semplicemente me stesso, papà» dissi, prendendolo in giro.
«Sei una delusione per i tuoi genitori, ecco cosa sei! Ti manderei in collegio!».
«Sono maggiorenne, non puoi obbligarmi a fare un bel niente!».
«Hai ragione... sei un caso senza speranza», afferrò il colletto della camicia che mia madre mi aveva costretto a indossare. Mi sentii soffocare un po' per via della stretta di mio padre, ma feci finta di nulla per non dargli quella soddisfazione. «Ma finché vivrai sotto il mio stesso tetto rispetterai le mie regole, sono stato chiaro, Robert?».
«Tu non..».
Strinse più forte, facendo morire sul nascere le mie parole.
«Sono stato chiaro!?» ripeté.
«S..si».
«Come!?».
«Si, cazzo, si! Sei stato chiaro, okay!?».
«Non usare quel linguaggio con me, Robert!».
«Fanculo!».
«Va bene... non mi lasci altra scelta», strinse più forte la presa, spingendomi contro il muro. «Da oggi non uscirai più di casa finché non lo dirò io, capito? Così forse capirai cosa vuol dire tenere la bocca chiusa. E scordati di vedere quella ragazzina - si, me l'ha detto tua madre che ti sei portato dietro una puttanella giusto per intenerirci - d'ora in poi comando io, visto che tu non sai controllarti».
«Non chiamarla in quel modo!!» urlai, furioso che avesse tirato in ballo Kristen.
«NON RISPONDERMI, RAGAZZO!».
«Va' all'inferno!!», l'ennesimo schiaffo seguito da un pugno allo stomaco che mi mise a tacere.
«Adesso capirai cosa vuol dire stare alle regole».
Me ne stavo seduto per terra, pensando a quanto schifo facesse la mia vita.
A dire il vero, non la pensavo così fino a quando Kristen era con me, ma poi lei era andata via - l'avevo fatta andare via - e adesso tutto faceva schifo intorno a me.
Compreso me.
Io facevo schifo.
Facevo schifo perché le avevo promesso che sarebbe andato tutto bene e invece non era andato tutto bene.
Facevo schifo perché le avevo detto che sapevo difendermi e invece mi ritrovavo il viso pieno di tagli e lividi.
Facevo schifo perché le avevo giurato che ci sarei sempre stato per lei mentre adesso l'avevo lasciata sola e lei probabilmente adesso, stava male.
Stava male e io non ero con lei.
L'avevo lasciata sola, perché ero un coglione che faceva promesse a cazzo.
Mi odiavo.
Mi odiavo perché non ero riuscito a prendermi cura di lei.
Mi odiavo perché mi ero fatto mettere i piedi in testa da mio padre, più stronzo e pezzo di merda di me.
Mi odiavo perché le parole di mia madre mi rimbalzavano in testa - non sa cosa vuol dire prendersi cura di qualcuno - e non mi davano pace, perché erano vere: io avevo creduto, fino a questo momento, di sapere cosa stavo facendo, di sapere come prendermi cura di qualcuno, di Kristen, quando in realtà gli facevo solo del male perché non sapevo neanche difendere me stesso, figuriamoci un'altra persona.
Non sapevo fare niente, io.
Niente.
Eppure volevo ancora provarci.
Volevo dimostrare al mondo che qualcosa la sapevo fare anche io. Che se ero nato, c'era un motivo.
Ero nato per prendermi cura di Kristen, e l'avrei fatto, anche a costo di prendermi tutti i pugni in faccia di questo fottuto mondo del cazzo.
Mio padre credeva di tenermi incatenato in casa, ma si sbagliava.
Mi sollevai e uscii dal soggiorno, ritrovandomi mia madre davanti che stava portando un cesto di roba sporca a lavare.
Per poco non le cadde tutto di mano quando mi vide ridotto così male. «Rob... tesoro, cosa.. cosa..».
«Perché non lo chiedi direttamente a lui?».
«Tuo padre perde facilmente la pazienza, lo sai.. tu.. tu non devi.. lo sai...».
«Si, certo, mamma. Colpa mia. Colpa mia, come sempre. Be', sai una cosa? Mi sono rotto i coglioni di avere sempre torto».
«Robert, per favore...».
«NO! No eh, non chiedermi di restare in questa cazzo di casa perché ti rispondo da subito che la risposta è no».
«Robert...», le sue mani si stringono forte alla cesta con la roba sporca, «parliamone, potremo chiarire.. scommetto che tuo padre non intendeva..».
«Cosa, non intendeva? Rompermi la faccia? Be', l'ha fatto!».
«Non.. non voleva! Lui ti vuole bene, tesoro! Ti vogliamo bene tutti e due, ma tu... ci rendi le cose difficili».
«Io? E perché? Perché non sono perfetto come Lizzie e Victoria? Ma vaffanculo, mamma», la supero ed esco di casa, sbattendo la porta dietro di me.
E nell'esatto momento in cui lo faccio so di aver preso la decisione giusta.
E so che me ne potrei pentire, ma non per i motivi più ovvi.
Mi mancherà Lizzie, mi mancherà Victoria, ma non mi mancherà l'atmosfera che regnava in quella casa.
Non era casa mia, quella.
Casa mia è dovunque ci sia Kristen.
Pov Kristen
Mi sveglio per via del cellulare che vibra sul comodino.
Mi metto subito seduta e lo afferro così velocemente che per un attimo rischia di frantumarsi sul pavimento.
Me lo schiaccio contro l'orecchio come se da questo dipendesse la mia stessa vita. «R..Rob?».
«Avevi ragione».
«Grazie a Dio stai bene! Ma.. ma che dici? Su cosa avevo ragione? Rob, non hai idea di quanto sono stata in ansia.. ma sei a casa? A casa tua, intendo».
«Me ne sono andato da quel posto di merda, amore».
«Ma.. cosa? Rob, ma che stai dicendo? Dici sul serio? Ah! Si! Si! Davvero? Si!».
«Ahaha, sono felice che ti faccia piacere, cucciola. Ma adesso non sarà tutto facile, lo sai?».
«Non me ne importa, Robert. Tu sei al sicuro, adesso».
«Sono casa tua, veramente».
«Ma..», scendo dal letto, indossando solo una maglietta larga e l'intimo, ma non mi importa.
Esco dalla stanza e corro giù per le scale rischiando di rompermi l'osso del collo.
Cameron, seduto sul divano insieme a Dana e Taylor, mi guarda come se fossi impazzita ma ormai dovrebbe esserci abituato a vedermi correre giù dalle scale quando Robert è sotto casa.
Apro la porta e mi ritrovo Robert davanti, messo male come poche volte.
Pieno di lividi.
Con il viso pieno di sangue e croste.
Ma era Robert, ed era qui, con me.
E io lo amavo.
E nient'altro aveva importanza.
«Rob.. oh, Rob, amore».
«Piccola..».
«Devo prendere pugni più spesso se questa è tua reazione..».
«Sei un coglione, sei un coglione, lo sei.. oh, Rob, sei ridotto male..», gli accarezzo il viso, riprendendo ancora fiato dopo il bacio.
«Non è niente, amore.. sono solo qualche taglietto da niente».
«Taglietto da niente? Rob!».
«E' okay, Kristen, davvero..», mi prende per mano e posa le nostre mani sul suo cuore, «ora ci sei tu, andrà tutto bene, amore mio».
«Sei.. sei andato via di casa, Rob? L'hai fatto sul serio?» gli chiedo, mentre accarezzo un livido che sta diventando viola sulla sua guancia.
«L'ho fatto, si».
«Come farai adesso..?».
«Pensavo alla tua idea mentre venivo qua...», un sorriso spontaneo si forma sulle mie labbra e anche sulle sue.
«Dici sul serio?».
«Posso trovare qualcosa...».
«Oh, amore!» gli getto le braccia al collo, e lui anche se gli faccio male non si lamenta.
«Amore, è meraviglioso! Vedrai, andrà davvero tutto bene! Troverò una lavoro, metteremo da parte qualcosa, Rob, c'è la faremo..e posso sempre chiedere ai miei, potrai stare da me nel frattempo, dormire insieme, sarà grandioso, grandioso, grandioso... oh, amore, sono felice.. entro un paio di mesi, massimo un anno, avremo una casa tutta nostra..», sapevo che stavo viaggiando con la fantasia, ma Rob mi lasciò fare. «Sarà una casa bellissima, tutta nostra e..».
Rob mi fermò prendendomi il viso fra le mani e premendo le sue labbra sulle mie. «Casa, per me, è dove sei tu».
________________________________
awwww, che ne dite?
a me piace!
spero che piaccia anche a voi!
vorrei mettere più immagini ma è difficile trovarle che si adattino alla scena quindi poche ma buone!(si spera)
bene, allora, parte preferita?
comunque sia, sono felice che finalmente siamo arrivati a questo punto, perché da qui in poi la storia prenderà una piega diversa.
sarà più.. adulta, ecco.
potrebbero esserci scene a rating rosso, avviso per essere sicura.
bene, allora, che dire?
alla prossima, baci, vi voglio bene!
ps: voi che ne pensate di lizzie\taylor\dana?
se trovate qualcosa di strano avvisatemi perché ho avuto problemi nel montaggio...
Scusate se non ci sono parole scritte così o così, ma come ho detto ci sono stati parecchi problemi, spero che il capitolo sia chiaro lo stesso. |
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Capitolo 19 *** inside. ***
Pov Robert
«Ho detto di no».
«Potrei
fare la cameriera!».
«Kristen,
no».
«E
che palle,
però!» sbuffò, buttando per terra il
pennarello che
stava usando per sottolineare gli annunci di lavoro sul giornale.
«Amore..»,
mi chinai a raccogliere il giornale, «sono tre settimane
che stiamo cercando qualcosa, se non l'abbiamo ancora trovato vuol dire
solo che..».
«No!
No! Non iniziare
con la storia del "dobbiamo avere pazienza", perché mi sono
rotta. Non ne ho più pazienza, voglio un lavoro! Abbiamo bisogno di questo
lavoro, Rob, lo sai anche meglio di me, amore. Dobbiamo trovare una
casa e..».
«Devo, trovare una
casa piccola. Solo io. Tu non ti muovi da casa tua».
«Questo
è
ancora tutto da vedere, Robert», tornò a occuparsi
degli
annunci, cerchiando con il pennarello nero tutto quello che le piaceva.
«Kristen,
hai sedici anni..».
«Diciassette
tra poco».
«Tra
un paio di mesi.
E saranno solo diciassette; tu non ti muovi da qua».
«Stronzo»,
mi fece la linguaccia, sollevando velocemente il capo per poi tornare
alla sua ricerca.
«Non
sono stronzo, tesoro, ma Cameron mi ucciderebbe nel caso ti portassi a
vivere con me, non pensi?».
«Nah.
Mamma sarebbe d'accordo».
«Tua
madre.. già.. ti manca, piccola? Ha chiamato, ieri, alla
fine?».
«Mmh..»,
gli
occhi di Kristen si riempiono di tristezza. I suoi genitori staranno
via più del previsto e anche se lei fa' di tutto per far
sembrare che la cosa le vada bene in realtà, sta da schifo.
A
volte, la notte, la sento chiamare la mamma, piange, si aggrappa a me e
tutto quello che posso fare è sussurrarle nel sonno che
andrà tutto bene. Mi chiedo quando torneranno i suoi, ormai
sono
in continente da quasi un mese e anche se chiamano una sera si e una no
a Kristen mancano da morire. «Si..
ha, uhm, chiamato e ha, ehm, detto qualcosa.. sul fatto che..
potrebbero volerci un altro paio di settimane prima di riuscire a
concludere il progetto».
«Ah..
mi dispiace, amore, so quanto ti manchino», le prendo la mano
ma lei scuote la testa.
«Va
tutto bene, Rob.. sono abituata, fanno così da quando sono
piccola».
La mia piccola Kristen.
Sempre abituata a stare
da sola.
Così abituata da non saper neanche cosa si prova a stare in
famiglia.
Ma la sua famiglia sono sempre stati i fratelli, che non la lasciano
sola un secondo.
E mentre lei finge un sorriso io riesco a vedere la tristezza
nel suo sguardo.
«Ma sono i tuoi genitori, ti mancano».
«A
me non pare che a te i tuoi manchino più di
tanto..» mi fece notare.
«E'
diverso, e lo sai
anche tu. Mia madre un po' mi manca, comunque. Ma i tuoi genitori ti
vogliono bene e tu ne vuoi a loro, quindi ti mancano».
«Va
be', possiamo cambiare argomento?».
«Ma..».
«Rob,
il lavoro! Lavoro, okay? Dobbiamo pensare a quello, adesso».
«Una
ragazza di sedici
anni non dovrebbe pensare solo a quello, lo sai? Il lavoro non dovrebbe
neanche esserci nella tua lista delle cose da fare, Kristen».
«Sono
sempre stata
precoce. Quindi, che ne dici se oggi vado a fare qualche colloquio dopo
la scuola?» mi chiede, indicandomi qualche articolo sparso
sul
giornale. «Qui
dice
che assumono anche senza esperienza e qua invece pagano molto bene, ma
dovrò inventare un po' per farmi assumere, forse.. che ne
dici?».
«Mmh..
prima fai il colloqui, poi ne parliamo» dico.
«Non
sei d'aiuto, sai?».
«Odio
l'idea che tu debba lavorare per colpa mia...».
«Ancora?
Cristo. Robert, basta con questa storia. Abbiamo deciso insieme,
è una cosa che abbiamo
deciso di fare per noi.
Non è un peso, per me, okay?».
«Si,
ma..».
«Niente
ma, vado a vedere se Cameron può darci un passaggio in
macchina».
«Odio
farmi scorrazzare da tuo fratello, Kristen, non ho cinque anni, che
palle».
«Non
mi va' di andare a piedi, Rob», si alza ed esce dalla stanza,
senza sentire ragioni.
E' testarda.
Terribilmente testarda.
E si è messa in testa che adesso deve essere lei a trovare
una soluzione a tutto.
Vuole trovare un lavoro, vuole mettere su casa, vuole me, vuole tutto.
Ma non so quanto ancora durerà.
Lei vuole solo il mio meglio, ma io ho paura che rimanga delusa e
ferita quando scoprirà quanto è crudele il mondo
vero,
là fuori.
Sopratutto per una ragazzina dolce e ingenua come lei.
Quando rientra, ha un grande sorriso stampato in faccia.
«Cameron ha detto che se ci sbrighiamo possiamo strappargli
un passaggio».
«E
se invece andassimo a piedi?» propongo, sapendo
già come andrà a finire.
«A
piedi? Ma..
è mattino presto.. sono solo le otto del mattino, Rob, e
sono
stanca, ho sonno..» si lamenta, mettendo sù il
broncio.
«Sei
una
scansafatiche, cucciola, lo sai?», lei si avvicina con fare
da
bambina offesa e si siede sulle mie ginocchia.
«Per
favore... andiamo in macchina».
«E
va bene.. forza, va' a chiamare Cameron, scema».
«Sei
il migliore», mi bacia sulla guancia e poi si tira
sù con un salto. «Forza, Cam ci
aspetta!».
Pov Kristen
La scuola fa' schifo.
Evito di dirlo a Rob per non farlo sentire in colpa, ma ogni giorno
conto i minuti che mancano a uscire da questa prigione.
Da quando sto con lui la gente mi tratta anche peggio. Prima mi
odiavano perché ero "la puttanella che se la faceva con
Pattinson", adesso ero "la troia che sta con Pattinson".
Non che fosse cambiato molto, certo, ma ero pur sempre qualcosa.
Adesso non mi indicavano più nei corridoi, mi urlavano
semplicemente «puttana» mentre passavo per il
corridoio, ma
solo quando Robert non era con me. Di solito, quando ero con lui si
limitano a lanciarmi occhiate di fuoco, i maschi invece mi fissavano il
culo e scommettevano su quanto facilmente sarebbero riusciti a portarmi
a letto alle spalle di Robert e si perdevano in lunghi discorsi su
quanto fossi facile e troia e puttana e terribilmente piatta per essere
una che la dà a tutti. Era disgustoso e orribile e mi
sentivo
sempre uno schifo quando lo facevano, ma a Robert non dicevo niente,
perché non volevo che ci stesse male anche lui. Ovviamente
non
era cieco, e aveva già spaccato il naso a due ragazzi della
squadra di calcio della scuola per questa scuola, ma gli avevo fatto
promettere che non sarebbe più successo.
Così, mentre camminavo per i corridoi diretta alla mia
classe,
non mi stupii più di tanto quando un ragazzo mi
finì
addosso, casualmente.
«Oh,
scusami tanto,
Stewart», il lato positivo era che adesso tutta la scuola
sapeva
come mi chiamavo, amavano particolarmente il mio cognome.
«N..non
importa..», avevo imparato che rispondendo a tono ci
guadagnavo
solo attenzioni in più, attenzioni che non volevo.
«Allora,
tu e Pattinson? Già scopato oggi?», mi
affiancò mentre camminavo.
«Non
voglio parlare con te, stronzo..».
«Oh,
giusto, tu la bocca la usi per qualcosa
altro».
«Fai
schifo!» gli dico, entrando in classe per nascondermi.
Per fortuna il ragazzo - di cui non so neanche il nome - non
è in classe con me e per ora, sono salva.
Mi siedo vicino a Sam, che come al solito non aspetta neanche un
secondo prima di iniziare a tartassarmi di domande.
«Chi
era quello? Il solito coglione? Lo ammazzo, lo sai, vero?».
«Si,
il solito coglione, Sam..».
«Ma
che hanno tutti i
ragazzi di questa scuola, si può sapere? Non hanno altro da
fare
che rompere i coglioni a te? Per non parlare delle ragazze, quelle
oche!».
«Lasciamo
perdere, mmh?».
«Non
lascio perdere. Rob lo sa?».
«Secondo
te?», le lancio un'occhiata da domanda stupida, sorella.
«Perché non glielo dici? Ci penserebbe
lui».
«Ha
già
abbastanza problemi per la testa, perché dovrei farli pesare
anche i miei? E poi so badare a me stessa.. sono solo un gruppo di
ragazzini stupidi che si divertono a prendermi di mira, non gli
darò la soddisfazione di vedermi stare male, Sam»
dico, e
in quel momento entra in classe la professoressa, mettendo fine alla
nostra conversazione.
Resto in silenzio per il resto della lezione.
Sam ogni tanto mi guarda, mi chiede come sto e se va tutto bene, e io
le dico che si, va tutto bene, ma in realtà ho la testa da
un'altra parte.
Mentre me ne sto seduta sento un lieve dolore alla pancia.
Aumenta sempre di più.
Quando suona la campanello ne sono sicura: mi sta arrivando il ciclo.
Mi scusa in fretta con Sam e corro in bagno.
«Cos'è
tutta questa fretta, Stewart? Scopata giornaliera nel bagno con
Pattinson?» mi urla dietro qualcuno.
Lo ignoro e mi nascondo in bagno.
Il mal di pancia è sempre più forte.
Mi siedo sul water e frugo nelle tasche del giubottino in jeans che
indosso finché non trovo il mio cellulare.
Sono nel bagno delle
femmine, puoi venire? Non mi sento tanto bene.. K.
Spero che Robert faccia presto, perché qui ci lascio la
pelle.
Ma perché deve colpirmi così forte? Stamattina
non avevo un cazzo!
Mi porto le ginocchia al petto e aspetto.
Neanche cinque minuti sento la sua voce. «Kristen? Amore,
dove sei?».
«Nel
secondo, Rob..».
«Oh..»,
la porta si apre e Robert si inginocchia davanti a me. «Piccola, che
succede?».
«Ho
mal di pancia...» dico.
Robert appoggia le mani sulle mie ginocchia. «Ma.. ma.. quale mal di
pancia?».
«Mmh..
quel mal di
pancia, penso che mi stia per arrivare il c..».
«Oh!
Ehm, ho capito amore», Robert detesta ancora la parola
"ciclo", ma ora non sono in grado di prenderlo in giro.
«Vuoi che ti porti a
casa?» mi chiede, accarezzandomi la gamba.
«Non
posso tornare a casa ogni volta che ho il.. hai capito».
«Chi
lo dice? Io dico
che la mia ragazza può fare quello che vuole quando sta
male.
Forza, ti porto in segreteria e chiamiamo Cameron».
Mi metto in piedi e mi appoggio a lui.
Riesco benissimo a camminare - più o meno - ma mi piace
l'idea che lui si prenda cura di me.
Sono sempre stata io a prendermi cura degli altri e ora che ho
finalmente qualcuno che lo fa' con me ogni occasione è buona
per
qualche coccola in più da parte sua.
Perché Robert si
prende cura di me.
Con lui posso abbassare
ogni difesa perché so che non mi farebbe mai
del male.
E mi lascio andare mentre mi trascina per la scuola, tenendomi per
mano. E la gente ci guarda, mi lancia occhiate di fuoco e sento alcuni
chiamarmi con nomi davvero poco carini ma Robert non dice niente, non
li nota neanche, è troppo preoccupato a chiedermi come mi
sento
mentre mi fa' sedere sulla poltroncina che c'è nella sala
d'aspetto della scuola: una minuscola stanza che puzza di vecchio, ma
con poltrone davvero molto comodo per me, adesso.
«Vuoi chiamarlo tu o ci penso io?».
«E'
uguale, Rob..
chiamo io, dài», tiro fuori il cellulare e chiamo
Cameron
mentre Robert va' a parlare con la segretaria.
Cameron risponde al secondo squillo.
E' diventato un po' paranoico nell'ultimo periodo, ma sta imparando a
fidarsi di Robert.
Sta finalmente capendo che quando sto con lui, sono al sicuro.
«Kris,
tutto okay? Che succede?».
«Niente,
Cam. Ho il ciclo, non mi sento bene, voglio tornare a casa..».
«Ah,
okay»,
Cameron, al contrario di Rob, è stato vaccinato tanto tempo
fa'
per quanto riguarda i "problemi da donne", «Vengo a prenderti,
poi ti metti a letto. Vieni anche Rob?».
«Si..».
«Vuoi
che ti lasci casa libera? Tanto io devo incontrare
un'amica..», si, un'amica, come no. Deve scopare, okay.
«Si,
grazie, Cam. Ti voglio bene, a dopo».
«Anche
io, sto arrivando» e chiude.
«Rob, sto bene, dico sul serio..».
«Ma
se ti stai contorcendo dal dolore! Dài, bevi».
«Sto
bene, ho
detto».
«Vuoi
berlo questo thé si o no? Avanti, non fare la lagna,
Kristen, ti farà stare meglio».
«Ho
detto di no!».
«Amore,
ti prego, non iniziare. Mia sorella lo beve sempre quando
è... indisposta».
«Tua
sorella è
inglese, io sono americana e quel thé del cazzo io non lo
bevo!» urlo, lasciando che la rabbia-da-ciclo prenda il
sopravvento su di me.
Robert sospira e mette via il thé, appoggiandolo sul
tavolino
davanti al divano sul quale siamo seduti. Le mie gambe sono appoggiate
sulle sue ginocchia e ho la fronte sulla sua spalla, una coperta ci
copre entrambi mentre io cerco di non lasciarmi troppo prendere dalla
rabbia. So che Robert non ha colpa ma proprio non c'è la
faccio
a restare calma. Cameron, Taylor e Dana lo sanno e in questi giorni mi
stanno sempre alla larga, e fanno bene perché divento
piuttosto
acida e isterica.
«Va
bene, Kris, niente thé.. hai bisogno di qualcosa altro,
amore?» mi chiede.
«No..».
«Medicine..?».
«Non
mi piacciono le
medicine, mia mamma dice sempre che calma e tranquillità
fanno
miracoli» dico, infilando il mio viso fra la sua spalle e il
collo.
«Ah
be', se lo dice tua mamma allora.. vuoi altre coperte, piccola? Fa'
freddo», mi copre meglio, ci copre meglio.
«Voglio
solo riposarmi un po', così dopo potrò andare a
fare quei colloqui..».
«Cosa?»
chiede, accigliato.
Lo guardo, sostenendo il suo sguardo. «I colloqui, per il
lavoro. Ne abbiamo parlato stamattina, Rob, ricordi?».
«Ma
stai male!» protesta.
«Sto
bene... e poi devo andarci».
«Puoi
andarci un altro giorno».
«La
maggior parte finivano oggi, Rob. Devo andarci, oggi.
Non.. non farlo, okay? Non rendere complicato qualcosa che non lo
è.. devo trovare un lavoro, ci servono soldi se vogliamo
comprarci una casa», ma perché non capisce? A me
sembra
tutto così ovvio.
«Kris, io.. io penso che tu stia prendendo questa faccenda
troppo
seriamente» mi dice, addolcendo il tono della voce.
«Perché
è
seria, Robert. Una casa, un lavoro.. è roba seria, almeno
per me».
«Si,
okay, ma abbiamo tutto il tempo di questo mondo, amore..».
«Prima
iniziamo meglio
è, comunque sia» dico, chiudendo gli occhi e
adagiando di
nuovo la testa sulla sua spalla.
«Stavo
pensando..» dice, mentre mi accarezza una gamba da sotto la
coperta, «potrei
chiedere alla nonna la casa in campagna per le vacanze natalizie.
Naturalmente saremo di ritorno prima del ventiquattro, amore.. devi
passare il Natale in famiglia».
«Ma
ci sarai anche tu, no?» chiedo, aprendo di nuovo gli occhi. «Cioè..
passerai qui con me la vigilia, no? Non vorrai tornare a casa tua,
spero.. magari potresti chiedere anche a Lizzie o a.. come si chiama?,
ah si.. a Victoria, potresti chiedere anche a loro di venire da noi per
la vigilia»
«Kris,
non penso che sia il caso.. le inviterei, se potessi, ma mio padre..
non credo, amore».
«Oh..
mi dispiace, Rob.. ma tu.. tu ci sei, vero?».
«Certo
che ci sono, se tu mi vuoi io ci sono sempre».
«Mmh,
io avrò
sempre bisogno di te, Rob..», gli appoggio una mano sulla
guancia, facendo avvicinare il suo viso al mio. Lo bacio sulla guancia.
«Dormi,
ora, scricciolo».
«Mmh..
non ho sonno.. sono solo le due del pomeriggio..».
«Kristen»
mi ammonisce.
«Va
bene! Va bene! Notte, Rob», mi bacia sulla fronte.
«Brava
bambina».
In meno di dieci minuti mi addormento.
Come al solito, faccio l'incubo che ormai mi tormenta da settimane.
Mi trovo in un posto che
conosco, ma
che non riesco a ricordare. E' tutto buio e freddo e istintivamente
cerco la coperta che avevamo io e Rob, senza trovarla. Sono sola. Senza
niente addosso, e sto morendo di freddo. Inizia a tirare un forte vento.
Mi inginocchio per terra, cercando di coprirmi il corpo.
"Basta", imploro, ma non c'è nessuno ad ascoltarmi.
Nessuno, neanche Robert.
"Non c'è nessuno, non c'è nessuno..." piango, e
non c'è nessuno a consolarmi.
Il vento è sempre più freddo.
Mi entra nelle ossa, mi riempie il corpo, il cuore, i polmoni.
Sono fredda.
Sono fredda e non c'è niente che possa scaldarmi.
«Kristen,
amore..».
«Piccola,
svegliati..», la voce di Robert mi riporta alla
realtà.
«Rob..»,
apro gli occhi.
Robert è sopra di me, sono sdraiata completamente sul
divano, da sola.
Ecco perché sentivo freddo: non c'era Robert vicino a me a
stringermi.
«Amore,
mi ha chiamato
Tom e mi ha chiesto se vado un attimo da lui che ha bisogno di una
mano.. tu c'è la fai a resistere due orette senza di
me?».
Due ore, una vita senza di lui per me. No che non c'è la
faccio. «Certo».
«Grazie»,
mi bacia sulla fronte e mi accarezza una guancia con la sua solita
dolcezza. «Faccio
il prima possibile. Ti chiamo appena finisco, okay?».
«Va
bene..», mi metto a sedere ma subito una smorfia di dolore mi
tradisce.
«Amore,
ehi..? Oh, che hai?», con un dito mi solleva il viso, i suoi
occhi di ghiaccio mi guardano dentro.
«Ma
niente.. è normale, Rob».
«Non
me ne sbatte un
cazzo se è normale o no, Kristen, odio vederti sofferente.
Chiamo Tom e gli dico che non posso andare».
«Non
dirlo neanche per scherzo, Robert!».
«Starei
in ansia..».
«Andrà
tutto bene, Rob.. vai da Tom, io starò alla
grande».
«Sei
sicura?».
«Sicurissima».
«Ti
chiamo appena finisco. E ti mando un messaggio ogni tanto, rispondimi
subito».
«Si,
papà»
lo prendo in giro, e lui ride.
«Mi
sto solo prendendo
cura della mia bambina.. piccola e indifesa, e dolorante.. tieniti quel
dannato cellulare attaccato, signorina».
Mi alzo.
Mi siedo.
Mi alzo di nuovo.
Mi siedo di nuovo.
Mi alzo e vado fino al frigo. Lo apro e tiro fuori una bottiglia
d'acqua.
Bevo e rimetto a posto. Torno a sedermi.
Da quando Robert è uscito, dieci minuti fa', non faccio
altro che fare così.
Senza di lui niente ha senso. Niente. Non c'è niente da
fare. Mi annoio a morte.
Vado in cucina e sul tavolo c'è ancora il giornale di
stamattina.
«I
colloqui..».
Mi avvicino al tavolo e prendo il giornale.
Ci sono ancora tutti gli articoli che ho segnato stamattina con il
pennarello. Uno dei posti in cui si terrà il colloqui
è
proprio vicino a casa mia, almeno penso, non mi so ancora orientare
molto bene, di solito è sempre Robert che mi porta in giro e
mi
fa' da guida.
Prendo la giacca in pelle di Cameron e la mia borsa, dove metto il
giornale e le chiavi di casa, mi infilo le cuffie ed esco di casa. Per
un momento penso che dovrei chiamare Robert per avvisarlo, ma infondo
ho con me il cellulare e per ogni evenienza sono rintracciabile, non
voglio farlo stare in ansia ancora di più facendogli sapere
che
sono fuori casa.
Spero che il mal di pancia non mi faccia brutte sorpresa o
vorrà dire che il karma c'è l'ha proprio con me.
Tiro fuori il giornale e leggo attentamente l'indirizzo. E' un
ristorante, danno una buona paga, e gli orari sono buoni.
Questo vuol dire che molto probabilmente il posto sarà
già stato presto, ma voglio almeno tentare. Al massimo posso
sempre riprovarci domani con un altro locale.
Dopo un quarto d'ora che giro a vuoto per le vie decido di chiedere
informazioni a una signora che porta a passeggio il suo cane, che mi
indirizza verso la strada giusta. Quando la riconosco è
troppo
tardi per tornare indietro.
Perché io, qui, ci sono già stata.
Non molto tempo fa', ma neanche da poco.
Mi torna in mente Robert per terra e io che lo aiuto a sollevarsi,
quando pensavo ancora che un futuro insieme sarebbe stato impossibile.
Alzo gli occhi al cielo e sussurro a me stessa «al
diavolo!» prima di varcare le porte del locale.
E' esattamente come l'ultima volta che ci sono stata. Un ragazzo
è al bancone e sta parlando con un signore un po' anziano,
che
dovrebbe essere il proprietario, ma quando finiscono e entrambi di
voltano verso di me riconosco subito il ragazzo.
«Ehm..
ciao» dico, imbarazzata, tengo ancora in mano il giornale.
«Ciao»,
il ragazzo fa' il giro del bancone e mi viene incontro, «noi due ci
conosciamo già, vero? Kristen, giusto?».
«Si..
uhm, Micheal?».
«Sono
felice che ti ricordi di me», mi sorride e io ricambio, o
almeno ci provo.
«Allora,
come mai da queste parti?» mi chiede.
«Oh,
ecco io.. sono qui per il posto di lavoro, ma se è
già stato preso non importa».
«Il
posto di lavoro? Come cameriera?», annuisco, «Be', sei fortunata,
è tuo».
«C..come,
scusa?», devo aver sentito male.
«Hai
detto che sei qui
per il posto di lavoro, no? Bene, è tuo» dice, con
semplicità, come se fosse la cosa più naturale
del mondo.
«Ma..
ma.. senza neanche un colloqui, un.. un paio di domande.. non mi chiedi
niente?».
«Vuoi
che ti faccia delle domande? Okay. Quanti anni hai?».
«S..sedici».
«Io
diciassette. Abiti qui vicino?».
«Più
o meno, dieci minuti, quindici a piedi».
«Vai
ancora a scuola?».
«Certo!»,
lui solleva le mani come in segno di difesa contro la mia risposta
frettolosa e un po' acida.
«Okay,
chiedevo.. hai un ragazzo?», divento subito tutta rossa e la
mia mente si riempie di immagini di Robert.
«Cosa
c'entra con il lavoro, questo?».
«Lo
prendo come un si,
che palle. Bene, finite le domande. Sei assunta, è stato uno
dei
migliori colloqui della mia vita».
L'uomo più anziano si avvicina e appoggia una mano sulla
spalla di Micheal, con fare paterno. «Mi vuoi presentare
la tua nuova amica, Mike?».
«Papà,
lei è Kristen e da oggi lavorerà da
noi».
Pov Robert
«No, amico, è una cosa seria!».
«Tom,
tu mi hai fatto lasciare Kristen da solo per questo? Spero che
tu stia scherzando».
«Sono
serio, Rob!
Cazzo, è una cazzo di cosa seria, okay? E mi devi aiutare,
perché sei il mio migliore amico e io sono nella
merda!».
«Sam
ti ha detto che
è vergine, e allora? Ne stai facendo una
tragedia!» gli
dico, mettendomi comodo sulla poltrona di casa sua, sarà una
cosa lunga. Tom continua a fare avanti e indietro per il salotto da
almeno mezz'ora, continuando a ripetere sempre la stessa cosa, come un
disco rotto e io mi sto rompendo le palle. Perché, okay,
è il mio migliore amico e voglio aiutarlo, ma il pensiero di
Kristen da sola in casa dolorante mi tormenta e non vedo l'ora di
tornare da lei per sapere come sta.
«E'
una tragedia, Robert!».
«Penso
che mi sono perso qualche cosa, allora.. perché non vedo
dove sia il problema».
«Il
problema, cazzone,
è che io non voglio essere il suo primo ragazzo, hai capito
ora
o ti devo fare un disegnino?».
«E
perché non vuoi?» chiedo, sentendomi un po' a
disagio, perché l'argomento mi punge sul vivo.
«Perché..
non so, okay? Non lo so neanche io! Ho paura di far schifo,
forse?».
«Ma
me lo stai chiedendo, perché se è
così, Tom..».
«Rob,
è una
cosa SERIA, okay!? Sam.. mi piace, molto, e non voglio fare schifo. Io
non sono come te, io non ho tutta questa esperienza. Sarò
andato
a letto con dieci, quindici ragazze in tutta la mia vita, tu invece con
almeno mille!».
«Ora
non esageriamo..».
«Comunque
sia, più di me. E io ho paura di far schifo».
«Schifo
di che? E' una
ragazza come le altre, eh. Basta che apre le gambe e il gioco
è
fatto..», mi faccio schifo da solo mentre lo dico, ma
è
l'unico modo che mi viene in mente per non fare capire a Tom quando mi
senta anche io toccato in questo argomento. Non che anche io abbia
paura di fare schifo, ma ho paura che qualcosa vada storto, che Kristen
non si senta a suo agio, ho paura di farle male.
«Amico,
non è divertente».
«La
tua faccia
però, lo è eccome. Senti, Tom, non devi
preoccuparti,
okay? E' solo un'altra scopata, niente di particolare».
«Non
è scopare
quello che voglio fare con Sam, Rob. Pensavo che almeno tu mi capissi,
con Kristen..», mi guarda, ferito, deluso.
«Cosa
c'entra Kristen adesso?», mi metto subito sulla difensiva.
«Avete
già scopato?».
«No...».
«E
perché?», so già dove vuole andare a
parare e so anche che ho già perso.
«Perché...»,
penso a lei, a quel suo viso da bambina, al suo modo di fare timido e
innocente, «perché
non voglio che la sua prima volta sia rovinata da un qualche mio
stupido sbaglio da coglione arrapato, ecco perché. Sei
contento
adesso?».
Tom ha un sorriso grande come una casa. «Molto
contento, mio caro finto senza cuore. Ora che so che anche tu sei nella
merda insieme a me mi sento molto meglio, decisamente», si
siede
nella poltrona accanto alla mia, ancora con quel sorriso irritante
stampato in faccia. «E'
strano, non trovi?».
«Che
cosa?».
«Quanto
possa stravolgerti le idee una ragazza».
«Una
ragazza non ti stravolge un bel niente, Tom. La ragazza giusta
però.. ti stravolge ogni cosa».
Esco da casa di Tom con le idee ancora più confuse di quando
ci
sono entrato. Tom ha deciso che vuole provare a farlo con Sam entro
questa settimana, dice che ci tiene molto a lei, che le dirà
«ti
amo» quella sera e che potrebbe persino pensare di farle
conoscere i suoi genitori. Mi chiedo se Kristen sappia già
tutte
queste cose, infondo lei e Sam sono molto amiche da quello che ho
capito e quando non sta con me di solito è sempre con quella
biondina. Penso che le chiederò qualcosa, una volta a casa.
Forse dovremo fare anche un discorso, ma non saprei neanche da che
parte cominciare. Che cosa penso? Non lo so neanche io. Le parole di
Tom mi hanno fatto venire una strana idea. Forse anche io e Kristen..
no, decisamente no. A malapena si fa' toccare, in quel modo,
non posso pretendere troppo da lei. Comunque sia, abbiamo tutto il
tempo di questo mondo, come ho già detto anche a lei.
Ricordandomi che le avevo promesso di chiamarla quando avessi finito,
prendo il cellulare e compongo il numero.
«Rob!»,
sembra agitata. Accelero il passo.
«Kris,
tutto okay?».
«Si,
ehm, tutto okay. Ma tu dove sei?».
«Ho
appena finito da Tom, amore, sto tornando a casa».
«A..
a casa? Adesso..? Così.. presto?».
«Certo,
stavi male, torno a casa per controllare come stai», un
dubbio mi assale mentre parlo, «perché
tu sei a
casa, giusto?».
«Ehm...».
«Dove
sei, Kristen?» le chiedo, freddo.
«Non
ti arrabbiare, per favore..», in sottofondo sento qualcuno
chiederle chi è. Una voce maschile.
«Kristen,
dove cazzo sei!?».
«Ho
fatto un colloquio di lavoro..».
«Hai
fatto cosa?!
Kristen, sei impazzita? Stavi male, cazzo! Dovevi stare a casa, e
invece tu che fai?».
«Robert,
calmati. Non ho fatto niente di male, ti avevo avvisato che avrei fatto
dei colloqui».
«Mi
avevi anche detto che saresti rimasta a casa».
«Non
ho mai detto una cosa del genere».
«Si,
invece».
«No.
Andiamo, Rob, non
voglio litigare con te per questo motivo stupido. Non vuoi neanche
sapere com'è andata?» mi chiede eccitata, e sono
così arrabbiato che per un secondo penso di risponderle di
no ma
poi mi ricordo con chi sto parlando e mormoro un debole
«si» e l'ascolto mentre parla entusiasta del lavoro
che ha
ottenuto. Amo la sua voce, l'ascolterei per ore, anche quando sono
arrabbiato. «Non
ci
crederai mai, ma mi hanno presa in quel locale in cui.. comunque, c'ero
già stata e anche tu dovresti conoscerlo, o forse no..
quella
sera non eri molto cosciente. Ma non importa, perché la
grande
notizia è che mi hanno presa! Capito, Rob? Ma mi stai
ascoltando? Ho detto che mi hanno presa! Ho un lavoro,
amore!».
«Certo
che ti ascolto,
amore..», l'incazzatura è andata a farsi benedire.
Non
riesco a stare incazzato con questa ragazzina per più di
cinque
minuti, ma che cosa mi sta facendo? Io sono famoso per le mie sfuriate
e lei risolve tutto con "amore" che mi manda il cervello in pappa.
«E
non sei felice per me..?».
«Molto,
piccola.. ma non voglio che tu lo faccia mai più».
«Che
cosa?».
«Uscire
senza dirmelo. Devi avvisarmi, okay?».
«Ma
io te l'avevo detto che oggi avrei fatto dei colloqui..».
«Ma
non mi hai detto che saresti uscita.. okay, senti, tu avvisami e basta ogni volta che esci
di casa».
«Non
pensi di esagerare?», sospiro.
«Con
te? Per niente. E adesso dimmi dove si trova questo posto che vengo a
prenderti».
Quando arrivo al punto in cui mi ha detto la trovo fuori ad
aspettarmi. Aveva ragione: conosco questo posto, anche se il ricordo
è molto sfocato nella mia memoria, ho solo un vago ricordo
di
lei, che mi abbraccia, o forse mi regge per non farmi cadere a terra,
non ricordo.
Mi avvicino a lei, che appena mi vede mi corre incontro gettandomi le
braccia al collo, facendo sparire anche quel poco di rabbia che mi era
rimasta. «Scricciolo, sei proprio contenta, eh?».
«Un
lavoro,
Rob! C'è l'ho fatta!» urla, mentre io la sollevo e
la
faccio girare come se fosse una bambola. La mia bambola dal peso piuma.
«C'è
l'hai fatta, piccola!».
«Ahah, mettimi
giù, ahah,
Rob! Per favore! Mi gira la testa!».
«Va
bene, va bene..».
«Grazie»
e mi bacia sulla guancia.
Qualcuno, in quel momento, esce dal locale.
Un ragazzo, più piccolo di me, ma non di Kristen;
è famigliare, ma non saprei dire perché.
Si avvicina a Kristen come se fosse una cosa naturale, mentre tutto
quello che vorrei fare adesso è fuggire via e tenerla
lontana da
lui.
Ha la tipica faccia da bravo ragazzo, ma c'è qualcosa di
più in quei capelli biondo cenere e in quegli occhi talmente
chiari da sembrare di vetro.
«Kris,
tutto bene?» le chiede.
Kris?
Kris?
Ha sul serio chiamato la mia ragazza in quel modo?
Da quando c'è tutta questa confidenza e come fa' a sapere il
suo nome?
La rabbia sparita da poco riprende subito vigore.
«E tu
chi ca.. chi sei, scusa?» chiedo, trattenendomi.
«Micheal,
piacere» solleva una mano verso di me.
La fisso un po'.
Sono indeciso se mandarlo a fanculo adesso o dopo.
Ma proprio quando ho deciso - adesso - lui rimette giù la
mano.
«E
tu devi
essere il ragazzo di Kristen. Ci siamo già conosciuti, noi
due,
ma forse eri troppo sbronzo per ricordarti di me», noto una
vena
di sarcasmo in quella voce irritante da bambino di tredici anni?
«Forse
perché ho l'età per reggere una
sbornia» dico.
«A
me non è sembrato, visto come ti stavi accasciando a
terra».
«Be'..»,
ma Kristen ci interrompe.
«Rob,
Mike mi ha assunto!
Lavorerò insieme a lui nel locale del padre».
Le rispondo senza distogliere lo sguardo da quegli occhietti finti. «Ma va'?
E' grandioso, piccola, proprio
grandioso».
*
Oggi è il quinto giorno di lavoro di Kristen.
Lavora tutti i giorni, tranne la domenica e qualche volta le lasceranno
il sabato libero.
Le fanno indossare anche una stupida divisa: una gonna lunga fino al
ginocchio blu scuro e una camicetta bianca. Non che non le stiano bene,
ovvio, ma la sola idea che qualcuno le guardi le gambe mentre cammina
in quel cazzo di locale mi fa' salire il sangue al cervello. Odio quel
posto, odio che lei ci lavori, odio Micheal e forse anche un po' suo
padre, odio il modo in cui lei sorride ogni volta quando l'accompagno e
quando la vado a riprendere, ma più di tutto odio il fatto
che
lei lo stia facendo per me, per noi. Vuole davvero mettere da parte dei
soldi per comprare una casa, un posto dove io potrò essere
al
sicuro, dove potremo
starcene
in pace, solo noi due. Lo sta facendo per me e tutto quello che riesco
a fare io è odiare ogni minuto, ogni secondo che lei
è
lontana da me e chiusa dentro quel locale insieme a quel ragazzino.
Adesso sono a casa di Tom, che mi sta raccontando nei minimi
particolari la sua notte di fuoco con Sam ma a me non può
interessare di meno, visto che ogni mio pensiero va' a Kristen, che
sgambetta per quel posto di merda con quella gonna che lascia scoperte
le sue bellissime gambe. Ho perso la testa per quelle gambe, chi mi
dice che anche qualcuno altro non lo farà?
«Robert,
mi stai ascoltando? Ho detto che è venuta tre volte,
amico!».
«Si..
si, ti ascolto, Tom.. che stavi dicendo?».
«A
che stai pensando, Rob?».
«Kristen
finisce di lavorare tra mezz'ora, ma io non c'è la faccio
più ad aspettare..».
«Va'
da lei, allora».
«Sta
lavorando, Tom. Non so se c'è l'hai presente, è
quella
cosa che, in teoria, dovrei fare io ma sono un tale coglione da
lasciarlo fare a una ragazzina di sedici anni».
«Si,
ho presente. Comunque, non capisco che problema ci sia. Ti siede a uno
dei tavoli e l'aspetti, mica disturbi».
«Forse
si».
«Nah,
io
l'ho fatto un sacco di volte quando dovevo aspettare che Julia finisse
il turno», Julia era la sua ragazza quando avevamo sedici
anni,
è durata tre mesi ed è finita Tom si era stancato
dopo
esserci andato a letto un paio di volte. La cosa non mi era dispiaciuta
neanche un po', visto che Julia era un'oca isterica che si dava un
sacco di arie solo perché era due anni più grande
di noi.
«Oh,
al diavolo!» mi alzo e mi dirigo verso la porta.
«Ma
dove vai?».
«A
controllare la mia ragazza, non mi fido di quel cameriere del
cazzo».
«Fai
bene, amico!» sento urlarmi dietro Tom mentre io sto
già accelerando il passo.
Non ci metto molto ad arrivare, anche perché con la fretta
che
ho è già un miracolo che non mi spuntino le ali
ai piedi.
Quando entro nel locale la prima cosa che vedo è Kristen;
sta
prendendo un'ordinazione, ha in mano una matita e un blocco per gli
appunti, sorride, annuisce, chiede ed è sempre gentile e
disponibile come sempre. Il problema sono i ragazzi seduti al tavolo,
un gruppo di deficienti che non avranno più di quindici anni
e
che continuano a darsi gomitate appena uno spiffero di vento fa'
sollevare un po' la gonna di Kristen oppure quando lei sorride, ma
è un sorriso di cortesia, capisco dal suo modo di fare che
si
sente a disagio e che non vede l'ora di correre via. Kristen
è
così, vuole per forza essere gentile con tutti, anche se
dentro
di sé trema come una foglia ed è così
fragile che
a volte penso che in realtà non abbia sedici anni ma cinque
anni. E' la mia bambina e io voglio proteggerla.
«Kristen!» la chiamo, e lei si gira subito verso di
me.
Quando i nostri sguardi si incrociano so che è sorpresa di
trovarmi lì ma non arrabbiata.
Sorride. «Amore..
che.. che ci fai già qui? Finisco tra poco, Rob»,
i
ragazzini al tavolo si voltano tutti verso di me, vorrei ucciderli
tutti dal primo all'ultimo.
«Mi
mancavi..» dico, attraversando il locale e arrivando fino
alla
mia piccola, che mi bacia sulla guancia, arrossendo.
«Mi
sei mancato anche tu, ma devo finire», mi accarezza il
braccio e indica i ragazzi davanti a noi.
«Ti
aspetto fuori...».
«Si,
bravo, aspetta fuori» dice uno dei
ragazzi, «la tua
ragazza è occupata con noi, adesso».
«Come,
prego?».
«Ti
ha detto di andare fuori, perché sei ancora qui?».
Kristen si irrigidisce vedendo la vena gonfiarsi sulla mia fronte. «Rob..
amore, Robert, sta scherzando.. tesoro, per favore, aspettami fuori,
okay? Ci metto poco, ho quasi finito».
«Coglione
testa di cazzo», spingo Kristen dietro di me e visto che
è
piccola riesco a maneggiarla come niente, «che
cazzo hai detto?».
«Ho
detto», il coglione si alza in piedi, sostenuto dai suoi
amichetti teste di cazzo, «che
devi sloggiare, amico. La tua ragazza è occupata con noi e
noi
abbiamo ancora un sacco di cose da chiederle. Tipo il numero di
telefono per divertirci stasera».
Sento Kristen dire qualcosa, ma il sangue mi pulsa nelle orecchie e
sono davvero incazzato adesso.
Il ragazzino ha un sorriso strafottente stampato in faccia e continua a
guardarmi con aria di sfida.
Prima di controllarmi, prima di ricordarmi che così
rovinerò tutto quello che Kristen ha ottenuto per noi, balzo
in
avanti e dò un pugno in faccia al tipo. Sento subito l'osso
cedere sotto le mie nocche e ho dato abbastanza pugni in vita mia da
sapere che gli ho rotto il naso. Quando mi tiro indietro, sono come
stordito. Sento solo la voce di Kristen, incredula e tutto quello che
vedo è il ragazzino che si tiene il naso sanguinante.
Pov Kristen
L'avevo fatto sul serio? Aveva appena colpito quel ragazzo?
Perché continuavo a chiedermelo se avevo sentito benissimo
il
rumore del suo naso che si rompeva contro la mano di Robert?
Robert.
Robert aveva fatto davvero tutto ciò?
Era come un sogno.
«Rob.. no, che.. che cosa hai fatto?».
Nel frattempo, il ragazzo, continuava a imprecare, attirando
così l'attenzione di tutti i presenti nel locale. Compresi i
miei superiori. Il padre di Micheal, Ben, si avvicinò
preoccupato al ragazzo. Per un secondo sperai che ignorasse Robert, che
magari in qualche modo potesse ancora scamparsela, ma subito dopo aver
fatto appoggiare il ragazzo di nuovo al suo posto e avergli fatto
sollevare il viso, gli occhi del mio capo colpirono Robert, era
furioso. «Ragazzo,
ma che ti è saltato in mente? Gli hai rotto il
naso!».
Visto che Robert continuava a non dire una parola e si limitava a
fissare il vuoto, parlai io. «B..Ben,
mi.. mi dispiace così tanto... non.. non l'ha mai fatto
prima,
Robert.. lui.. lui.. è.. è bravo e.. mi dispiace,
mi
dispiace davvero tantissimo e.. ora è meglio se porto via
Robert», provai a strattonarlo per un braccio, ma non si
muoveva
di un centimetro. «Rob..
Rob.. amore, per favore.. vieni, vieni con me, andiamo..
Rob..»,
non mi guardava, i suoi occhi fissavano un punto indistinto davanti a
sé, faceva quasi paura.
Mike appare dietro di me. «Cosa
è successo, Kris?», sta guardando Robert, confuso.
«Non..
non lo so, Robert ha.. lui ha colpito un ragazzo in faccia, gli ha..
rotto il naso».
«Come!?
Perché?».
«Stava
facendo commenti poco carini su... di me», lo sto sul serio
difendendo? «Non
è stata colpa di Rob» a
quanto pare si.
«No, certo che no» dice, sputando ironia ad ogni
parola, «anche
io mi metto a rompere il naso al primo che passa solo per qualcosa che
ha detto!».
«Ma
Rob, lui..», non sapevo neanche cosa dire, ma non volevo la
colpa finisse completamente
su di lui. Era colpa anche un po' mia infondo, avrei dovuto dire
qualcosa, rifiutare i complimenti, fare
qualcosa dannazione!
e invece non avevo fatto un cazzo e adesso Robert ne pagava le
conseguenze. Eppure nella mia testa lui continuava a dare quel pugno
ancora e ancora, e sentivo il rumore dell'osso rompersi almeno un
milione di volte. Non mi sarei liberata di quell'immagina dalla mia
testa molto facilmente.
Ben afferrò Robert per la camicia e lo spinse via, lontano
da me.
«No,
Ben, aspetta! Cosa vuoi fare?» urlo.
«Kristen,
mi dispiace, ma lui deve andarsene», Robert non sembrava
neanche provasse
a difendersi, si lasciava semplicemente buttare fuori dal locale.
«Ben,
per
favore.. me ne occupo io, okay? E' stato.. un incidente, lui non
è cattivo», sembrava che stessi parlando di un
cane con la
rabbia, invece stavo parlando del mio ragazzo. Che ha dato un pugno in faccia a
un tizio per colpa mia.
«Lascialo, per favore..».
Ben lo lascia finalmente andare e Robert sembra quasi sul punto di
cadere.
Mi metto al suo fianco e gli stringo un braccio, sperando che lui
reagisca, invece continua semplicemente a fissare il vuoto.
«Kristen,
non te ne faccio una colpa» comincia Ben, «non puoi
comandare le sue azioni, ma io non voglio casini... non lo voglio
più nel mio locale, okay?».
Annuisco, mentre sento gli occhi inumidirsi.
Ho sempre odiato essere sgridata dagli adulti. «Va bene,
non accadrà mai più, lo giuro».
«Lo spero tanto, Kristen», si porta una mano in
mezzo ai pochi capelli che gli rimangono, «sei
una brava ragazza, Kristen, e mi dispiacerebbe non averti nel mio
locale per colpa di un altro incidente come questo», in altre
parole: altri casini e sei fuori.
Annuisco di nuovo. «Si,
certo, lo capisco perfettamente, signore..».
«Bene.
Ehm,
prenditi pure la giornata libera per, sai, occuparti del tuo.. amico,
ragazzo, chiunque lui sia.. portalo lontano da qui».
«Ma
signore, e quel ragazzo?».
«Me
ne occuperò io, tu vai adesso».
«Grazie
mille, davvero..».
«Di
niente. Saluto Mike da parte tua, okay?».
«Oh
si, certo.. e gli dica che mi dispiace davvero tanto».
«Mio
figlio capirà, anche meglio di me probabilmente»,
mi saluta di nuovo e rientra nel locale.
Una volta rimasti soli tutto quello che mi restava da fare era
piangere.
Piangere e urlare. «Robert!».
Finalmente sembrò risvegliarsi dal suo sogno. «Kristen,
ehm.. mi dispiace».
«Sai
dire solo questo? Mi dispiace? Solo mi dispiace,
Rob?».
«Cosa
posso dire?», finalmente si degnò di guardarmi in
faccia.
«Hai
rotto il naso a un ragazzo, Robert! Cazzo, ma che ti è
preso?».
«Non
lo so! Non volevo che continuasse a dire quelle cose su di
te!».
«E
allora
tu lo colpisci! E' un ragionamento da ragazzini, Robert!»
urlo,
mentre le prime lacrime iniziano a rigarmi il viso.
«Amore,
no, per favore.. non piangere», fa' qualche passo verso di
me, ma io mi tiro indietro.
Sembra
ferito dal mio gesto così evito di guardarlo negli occhi.
«Sei
arrabbiata?».
«Secondo
te?».
Mi asciugo una lacrima con il palmo della mano, «Non..
non pensavo che potessi picchiare qualcuno per così
poco».
«Piccola,
mi dispiace, ho perso la testa..».
«Per
una cazzata!» puntualizzo io.
«Non
era una cazzata per me! Non lo era! Quel coglione voleva portarti a
letto davanti a me!».
«Hai
così poca fiducia in me..?», le lacrime scendono
sempre più copiose.
«No,
amore.. non intendevo..», prova di nuovo ad avvicinarsi e io
di nuovo faccio un passo indietro.
«Voglio
andare a casa» dico.
«Kristen..».
«A
casa, Rob».
Lui si strofina il viso con le mani, stanco, frustrato, confuso dal mio
comportamento.
In realtà, non pensavo neanche io di essere capace di farlo.
Di tenergli testa senza avere una crisi.
Piango e basta.
Piango lacrime normali per la prima volta dopo due anni, lacrime che
non mi porteranno all'ospedale, ma che fanno altrettanto male.
«Okay
Kristen, andiamo a casa».
Camminiamo in silenzio.
Robert prova a prendermi la mano ma io la infilo nelle tasche dei
jeans.
Mi sento ridicola a camminare con la divisa da lavoro addosso, ma non
c'è tempo di tornare indietro per cambiarmi e poi voglio
assolutamente tornare a casa, farmi un lungo bagno e chiudermi nella
mia stanza.
Non so ancora dormirà Robert.
Di sicuro, non con me.
Non ci riuscirei, non stasera, non dopo aver visto cosa è in
grado di fare anche per una cosa banale come un commento di un
coglione.
Eppure, mi sento ancora in colpa, perché avrei potuto fare
qualcosa per impedirlo. Esattamente come avrei potuto fare qualcosa il
giorno della rapina, avrei potuto aspettare di arrivare in hotel o non
insistere così tanto con Cameron. Sono un tale fallimento.
Tengo le mani ben infilate nella tasche dei jeans, sperando che Rob non
si accorga che sto cercando di evitare ogni genere di contatto fisico
con lui. Ho ancora in testa il rumore di quel dannato osso che si rompe
sotto la sua mano.
Me lo sognerò anche stanotte, è sicuro.
Quando arriviamo a casa, tiro fuori le chiavi e cerco di infilare
quella giusta nella toppa ma le mani mi tremano e alla fine Robert me
le toglie di mano, toccandomi accidentalmente. Adesso tremo in tutto il
corpo. Appena la porta di casa si apre corro dentro, rifugiandomi in
cucina.
«Kristen!»
urla.
Sento la porta sbattere.
Sul tavolo della cucina c'è un foglietto che riesco a
leggere
giusto un secondo prima che Robert entri come una furia in cucina. "Ho
Dana al cinema, Taylor è a casa di amici e penso che
resterà via tutta la notte, io invece sono da un'amica. Non
fate
cazzate tu e Robert. Cameron. Ps ti voglio bene".
«Kristen,
per favore, non ignorarmi».
«Quello
che
hai fatto non è giusto, non è.. non ti ho detto
di farlo,
non è una cosa bella. So difendermi da sola!»
dico,
restando dietro il bancone della cucina.
«Non
sai difenderti da sola!».
«Chi
sei tu per dirlo? So badare a me stessa!», non piangere, non farlo.
«Se
non ci
fossi stato io quel ragazzo ti avrebbe fatto del male e tu lo sai!
Quante altre volte è capitato, Kristen?».
«Capitato,
cosa?» chiedo, facendo la finta tonta.
In realtà, so benissimo di cosa sta parlando. L'episodio di
oggi
non è altro che l'ultimo di una lunga lista da quando sono
arrivata. I ragazzi che vengono a mangiare nel locale del padre di
Micheal si aspettano sempre che io gli regga il gioco davanti ai loro
amici e quando non lo faccio continuano finché non sono
costretta o ad andarmene o a chiamare Mike, che prende il mio posto.
Non mi piace farlo, di solito gli ignoro e basta, ma alcune volte
insistono davvero tanto. Ma non avrei mai pensato di arrivare a quello
che è successo oggi.
«Sai
benissimo di cosa sto parlando», fa' il giro del bancone e me
lo ritrovo a pochi centimetri dalla mia faccia, «quante
volte, Kristen?».
Non amore.
Niente piccola.
Nessun nomignolo, neanche scricciolo.
Solo Kristen.
Cazzo, è furioso.
Ma forse non lo è con
me.
«Non
sono
affari tuoi, Robert! Sto facendo questo cazzo di lavoro per racimolare
soldi per noi due e tu tutto quello che fai è criticare
quello
che faccio, prendere a pugni le persone e rischiare di farmi perdere il
lavoro!».
«Hai..
hai rischiato di perdere il lavoro?».
«Si.
Grazie tante, Rob».
«Mi
dispiace, amore..».
«Dovevi
trattenerti, avevo la situazione sotto controllo...».
«Mi dispiace, piccola.. io volevo solo difenderti, avevo
paura
che ti facesse dal male. Conosco i coglioni come lui, sembrano innocui
e in realtà sono quelli che combinano più casini.
Cosa
sarebbe successo se.. se tipo ti avesse portato nel bagno con qualche
stratagemma, eh?», quando mi accarezza la guancia questa
volta
non mi stacco, perché ho bisogno del suo
tocco. «Cosa
sarebbe successo se avesse provato a fare qualcosa contro la tua
volontà?».
«Io..
io..», le parole di Robert mi mettono ansia. E se avesse
davvero
cercato di fare quello che sta dicendo lui? E se mi avesse seguita
mentre uscivo dal locale? La sola idea di mani estranee addosso a me mi
fa' accelerare il cuore di almeno mille volte, mani che non sono di Robert,
mani che non mi accarezzano ma che cercano qualcosa che io non voglio
dargli. Mi viene da piangere. E piango, fra le braccia del mio amore
però. «Non
voglio nessuno oltre a te, non voglio altre mani addosso a me, Rob..
per favore.. per.. per.. favore».
Robert porta una mano sulla mia nuca, facendomi appoggiare la guancia
sul suo petto. «Non
accadrà, Kristen.. ma permettimi di proteggerti».
«Non
fare mai più una cosa del genere..» lo prego.
Lui mi accarezza i capelli, asciugandomi le lacrime con le mani. «Tu
allora non lavorare più in quel posto..».
«Robert»,
non voglio continuare a litigare, non stasera. Vorrei solo..
«Okay,
okay, scusa, sono stato uno stronzo adesso, mi dispiace, scricciolo. Ma
sta attenta, okay?».
Ma non lo sto neanche più sentendo.
Le sue parole mi rimbalzano in testa - altre mani su di me
- e tutto quello che voglio è scacciare via questa
sensazione.
Mi stacco dal petto di Robert e sollevo il viso, le sue labbra a pochi
centimetri dalle mie.
«Rob..»,
lo guardo negli occhi, mi sento arrossire.
«Piccola..»,
le sue labbra si posano sulle mie, prima delicate, poi avide.
E anche io non ci metto molto a ricambiare il bacio nello stesso modo.
Altre mani su di me.
Non penso proprio, voglio solo Robert.
Robert, Robert, Robert.
Mordo il suo labbro con forza, lo sento sorridere mentre mi bacia e mi
solleva il bordo della maglietta.
Mi solleva e mi fa' sedere sul bancone della cucina. «Ti
amo» mi sussurra all'orecchio, mentre io gli circondo la vita
con
le mie gambe, attirandolo ancora di più a me, inclinando il
collo mentre le sue labbra vagano dalla mia tempia al collo, finendo
sulla spalla, dove trova l'ostacolo della maglietta. Ma ha vita breve,
perché in meno di un secondo la mia maglietta finisce sul
pavimento insieme alla sua.
Gli accarezzo il petto. «Sei
l'unico per me» sussurro, prima di avventarmi di nuovo sulle
sue labbra.
Robert mi solleva di peso, prendendomi in braccio e tenendomi per il
fondo schiena.
Mi aggrappo a lui, continuando a baciarlo anche mentre sale le scale,
rischiando di farci cadere tutti e due.
«Ci
faremo male» dice, ridendo.
«Se
cado, non ridere».
«Okay,
ma tu fai lo stesso con me» mi bacia sulla guancia mentre fa'
l'ultimo scalino.
Camera mia è la prima camera che ci capita a tiro.
Mi stende sul letto, finendomi addosso poco dopo.
Continuiamo a baciarci per un bel po' di tempo, mi accarezza la pancia
e io gli graffio la schiena ogni volta che le sue labbra scendono fino
al collo e poi fino all'attaccatura dei seni. Mi stringe i fianchi e
fa' aderire perfettamente i nostri bacini, sento qualcosa
premere contro i suoi jeans e arrossisco subito, ma Robert si scosta e
mi fa' sdraiare sopra di lui, capovolgendo le posizioni.
Ma quella presenza fastidiosa continua a farsi sentire.
Preme.
Spinge.
Ormai è come una terza persona e io sono terribilmente
imbarazzata.
Non a disagio, ma intimidita.
Continuo a baciarlo, ma è impossibile ignorare quello che
sta succedendo.
Robert mi guarda come per scusarsi, ma io scuoto la testa. «E'
okay...» mento.
«Fai
questo
effetto, scricciolo..» mi bacia sulla fronte, cingendomi la
vita
e premendo ancora di più i nostri bacini.
«Ehm».
«Oh», mi
sorride malizioso e mi accarezza i fianchi, provocandomi piccoli
brividi.
«Ehm, amore..».
«S..scusa»,
si accorge del mio imbarazzo e allenta la presa.
Troppo.
Perché mi ha lasciato andare?
Perché non
gli hai dato ciò che voleva.
No, di nuovo quella vocina no.
So benissimo cosa è, il senso di colpa che si è
accumulato negli anni e adesso mi tormenta.
Ma è davvero realistica e molto, molto convincente.
Ti lascerà,
lo farà.
«E' okay,
Rob.. cioè.. io..», lo perderai, «tu..
è normale, sei un ragazzo e come ogni ragazzo,
uhm», vuole
una sola cosa da te, una cosa che tu non gli darai e così
facendo lo perderai per sempre. «tu, mmh,
insomma..», nessuno
si prenderà più cura di te, e queste
parole mi colpiscono direttamente al cuore. «vuoi che
ti.. ehm, dia una.. mano? Nel vero senso della parola...», mi
sento morire dall'imbarazzo, ma
è sempre meglio che perderlo.
Pov Robert
Non capisco che le prende.
Si vede lontano un miglio che sta tremando di paura, che è
imbarazzata e a disagio, eppure mi chiede esplicitamente se
può
darmi una mano, facendo scorrere la sua piccola manina fino al bordo
dei miei jeans. Non capisco, proprio non riesco a capire come il suo
corpo possa essere così contrastante con la paura che leggo
nei
suoi occhioni verdi, che implorano pietà per una ragazzina
che
ha già avuto abbastanza traumi per una sedicenne.
«Kristen, io non penso che..».
«Non
respingermi» mi dice seria, guardandomi dritta negli occhi.
«Io..
io non ti sto respingendo».
«Lo
so che
farò schifo ma.. posso... posso provare»,
impacciata,
inizia a cercare di sganciare i bottoni dei miei jeans.
«Kristen,
non..».
«Ci
riesco, Rob», vedo i suoi occhi inumidirsi.
«Non
lo metto in dubbio, ma..», fermo le sue piccole manine, ma
lei continua a tenere lo sguardo basso, «non
voglio».
«N..non..
vuoi?»
la sua voce si spezza, mentre le sue mani ancora premute contro i miei
jeans, tremano.
«Amore,
ehi, guardami..», le sollevo il viso con un dito, ma lei si
scosta, una lacrima vola via.
«Non
mi vuoi..» sussurra, più a se stessa che a me. «Non mi
vuole.. sola.. cura..», non capisco di cosa stia parlando.
La sua psiche è complicata.
Non capisco che succede anche se c'è l'ho davanti agli
occhi.
Il suo intero corpo è ricoperto di tremiti.
«Amore,
che succede?», provo a prenderle il viso fra le mani ma lei
si scosta dal letto, scendendo dal letto.
«Che
ho che non va..?» si chiede da sola, andando a sedersi in un
angolo della stanza.
La raggiungo, stavolta riesco a prenderle il viso fra le mani e quello
che trovo non mi tranquillizza neanche un po'. Non è una
vera
crisi come quelle che ha avuto in precedenza, è qualcosa di interno,
è qualcosa che sta avvenendo dentro di lei e quello che vedo
io
è solo una parte del dolore che sta provando in questo
momento,
le lacrime che le rigano il viso non sono niente in confronto al dolore
che noto nei suoi occhi.
«Niente,
amore, non hai niente che non va'..».
«Si..
si.. si, invece».
«Perché,
amore? Perché volevi fare una cosa del genere?».
«Altrimenti..».
«Amore
mio, parlami, sono qui per te, piccola. Apriti» le asciugo
tutte le lacrime, che sembrano non finire mai.
«Lasciato..
altrimenti.. tu» farfuglia, non capisco una parola di
ciò che dice.
«Hai
bisogno delle tue medicine, amore?» chiedo, ormai rassegnato
a non capire.
Annuisce.
La prendo in braccio, la
mia bambina,
e lei si aggrappa a me, mi piange sulla spalla mentre vado in bagno,
prendo le medicine e torno in camera sempre tenendola stretta. Trema,
è così
piccola fra le mie braccia la mia bambina,
il mio scricciolo. La adagio sul letto, la copro con il lenzuolo e
l'aiuto a buttare giù quelle dannate piccole.
Perché non
posso essere io la sua medicina? Io vorrei curarla da questo male che
sembra nascondersi dentro di lei. E' così fragile
e sembra davvero una bambina mentre stringe il lenzuolo con il pugno e
piange mentre io le accarezzo la fronte, sentendomi inutile mentre la
vedo addormentarsi fra i lamenti, le lacrime, i dolori di cui non
riesce a parlarmi. Chiude gli occhi e finalmente posso tirare un
sospiro di sollievo, sperando che almeno nei suoi sogni i tormenti che
la tengono distante da me non la raggiungano.
«Come
posso aiutarti, amore mio?».
____________________-
ehi, ciao!
spero che il capitolo vi sia piaciuto, a me molto.
adesso devo dirvi un paio di cose.
allora, qui, sto
scrivendo una storia insieme a un'altra ragazza.
qui,
invece, c'è il mio contatto twitter.
qui, quello
tumblr.
per qualunque cosa, chiedete pure.
per la storia, o anche semplicemente per tenervi informati o che ne so.
se avete bisogno di un consiglio (anche personale e in forma anonima)
invece, andate qui.
vi voglio bene.
ps parte preferita eh.
|
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Capitolo 20 *** we need to talk. ***
Pov
Kristen
Mentre mettevo a riscaldare una tazza di latte caldo con cacao,
suonò il campanello di casa. Mi affrettai ad andare ad
aprire
prima che lo facesse Cameron. C'eravamo solo io e lui in casa, visto
che Robert era con Tom e Dana e Taylor.. da qualche altra parte che non
mi era dato conoscere.
Alla porta trovai Sam, «Sei in anticipo» le feci
notare mentre la lasciavo entrare.
«Non
avevo comunque altro da fare, quindi.. allora, perché volevi
che
venissi a casa tua, è successo qualcosa?» mi
chiese,
mentre ci mettevamo comode sul divano.
«Volevo..
raccontarti una cosa», per me non era facile, non avevo mai
parlato di cose mie con nessuno altro oltre alla mia famiglia e anche
se Sam aveva dimostrato più volte di essere una persona su
cui
potevo contare, mi veniva ancora difficile fidarmi delle persone. Con
Robert avevo imparato ad aprirmi, ma solo con lui,
adesso dovevo imparare a lasciare entrare anche qualcun'altra, come un'amica,
ad esempio.
«Spara,
ti ascolto».
«Non
è facile.. è una cosa che è successa
un po' di anni fa'..».
«Racconta,
sono qui, ti ascolto».
«Be'..»,
ma proprio in quel momento il bip
del microonde mi avvisa che il mio latte con cacao è pronto,
così mi alzo e vado a prendere la tazza. Quando mi siedo, la
offro a Sam ancora prima di averla bevuta, per paura di sembrare
maleducata. Ma lei rifiuta: «Kristen,
parla, forza» mi dice.
«E'
successo due anni fa'..» e così le racconto tutto,
metto
anche alcuni particolari che con Robert invece avevo omesso di
proposito, come ad esempio il modo in cui mi ero sentita in ospedale, i
giorni in cui mi avevano tenuto sotto controllo perché
pensavano
che fossi caduta sotto shock, i pianti di mia madre soffocati sulla
spalla di mio padre che la rassicurava che ero forte, che non era
niente, e che non era colpa sua. Mia madre credeva che era colpa sua
quando io, in quel momento, mi sarei incolpata anche della fame nel
mondo. Restai quasi una settimana in quel posto, non parlai i primi tre
giorni, dormivo tutto il tempo. Continuavo a sentirmi in colpa, mi
svegliavo nel cuore della notte. Rivedevo il rapinatore nei miei
incubi. Ma poi mi ripresi, lentamente, ma lo feci, continuai la mia
vita perché sarebbe stato troppo doloroso fermarmi e
lasciare
che il dolore mi impedisse di vivere, correvo, fuggivo da quei ricordi,
ma alla fine loro erano sempre più forti, e più
veloci di
me e mi raggiungevano, facendomi mancare il respiro.
Gli raccontai degli attacchi di panico e delle medicine che dovevo
prendere.
Lei non disse niente, mi ascoltò in silenzio.
A un certo punto prese la mia tazza e bevette un sorso di cioccolata.«Sai
cosa penso? Penso
che tu te la sia cavata alla grande fino ad ora, ma penso anche che sia
il momento di lasciarti un po' andare, non pensi? Insomma, fin'ora hai
tenuto tutto questo peso sulle tue spalle, senza permettere a nessuno
di comprendere cosa stesse davvero accadendo dentro di te, ma forse
dovresti semplicemente.. lasciarti aiutare».
«Io
sto bene...», mi piaceva dirlo, mi piaceva crederlo.
Sam poggiò una mano sulla mia, sopra il mio ginocchio.
«Tu non
stai così
bene, Kris, e lo sai anche tu. Rob sa tutto questo?».
«Si..
lui.. lui sa tutto, mi aiuta.. mi dà anche le medicine ed
è l'unico che sa calmarmi quando.. quando.. hai
capito».
«Oh..
è una cosa bella, no?».
«Lo
sarebbe... se non stessi rovinando tutto come sempre».
«Che
intendi..?».
Le racconto del mio piccolo.. momento imbarazzante con Robert, successo
ormai due settimane fa'. Da allora le cose non vanno proprio benissimo.
Non litighiamo, ma non andiamo neanche d'accordo. Il massimo che riesco
a fare è baciarlo e ogni volta che lui prova a infilarmi le
mani
sotto la maglietta io mi tiro indietro, perché mi sento
piombare
addosso chili di inadeguatezza. «Quella
sera... Sam, era come se non mi volesse, mi sono sentita stupida,
sciocca, inutile... non sono riuscita a fare quello che un ragazzo si
aspettava da me, perché sono solo una ragazzina.. e Rob
sicuramente c'è rimasto malissimo, sto aspettando che mi
pianti
da un momento all'altro, Sam!» mi sfogo.
«Ma
l'hai visto bene quel ragazzo? Ti ama alla follia, non ti
pianterò solo per una cosa del genere!».
«E
allora perché non mi ha più chiesto di fare
niente? Non mi vuole...».
«Avrà
paura che tu non voglia, forse».
«Be'...», arrossii, sentendomi di nuovo una merda, «è
vero.. io non voglio, ho paura».
«Paura,
Kris? Di cosa?», mi porse la tazza di latte e cacao e presi
un lungo sorso prima di risponderle.
«E'
imbarazzante... quando mi tocca, è bello, dolce, ma appena
inizia.. a spingersi.. troppo in là, mi inizia il panico.. e
basta davvero poco per rovinare tutto. E mi dispiace, perché
so
quanto lui ci tenga.. mi sta sentire peggio ogni volta, sono arrivata a
un punto in cui non voglio neanche più provarci
perché so
che qualcosa andrebbe storto.. rovinerò tutto come faccio
ogni
cazzo di volte, perché faccio schifo come donna!».
«Non
dire cazzate! Se ti sentisse Robert probabilmente ti prenderebbe a
schiaffi! Non fai schifo e nessun uomo meriterebbe una ragazza dolce
come te» mi prende per mano, stringendo le dita che tengono
il
manico della tazza. «Kristen,
hai solo paura... anche io ne avevo, ma quando è arrivato il
momento giusto mi sono sentita perfettamente a mio agio, credimi. Se ti
mette pressioni, se Rob..».
«No..
no.. lui.. non fa' niente di tutto ciò.. uhm, okay, ci
prova, ma
non fa' niente contro la mia volontà.. e poi vivere insieme
è ancora peggio, visto che dormiamo insieme e... ogni notte
lui
mi abbraccia e prova a.. ma è inutile, divento un palo e lui
si
stacca subito, come se l'avessi fulminato o qualcosa del genere. Allora
io mi alzo e vado in bagno, perché odio sentirmi
così..
così.. inutile
per
lui.. quando torno in camera di solito è lui ad andare in
bagno... quando torna io di solito dormo già. E'
orrendo»
le confido, e per la prima volta in vita mia sento di avere davvero
un'amica del cuore a cui posso dire proprio tutto senza sentirmi a
disagio, è meraviglioso.
«Non
potete continuare così... perché non ne
parlate?».
«E'
imbarazzante... che gli dico, Sam? "Oh, scusami Rob se non voglio avere
la mia prima volta con te ma me la sto facendo sotto come una
cogliona"? No! Non gli dirò niente, sarà lui a
capirlo,
no? Cioè, dovrebbe... ma credo che non capisca niente,
ultimamente fa' strane allusioni al fatto che io non lo voglio
più.. scherza, naturalmente, ma non troppo credo... non
voglio
che lo pensi ma non posso fare niente per fargli cambiare
idea».
«Parla
con lui! Dì quello che provi!».
«Mi
imbarazza!».
«E'
il tuo ragazzo, fra voi due non ci dovrebbe essere imbarazzo, neanche
per un argomento del genere» dice seria.
«Non
saprei come prendere l'argomento.. dovrei creare.. l'atmosfera
giusta».
«Che
fate, stasera?» mi chiede.
«Dopo
mi accompagna a lavoro e poi mi viene a prendere.. quando torno a casa
di solito sono stanca e passiamo la serata sul divano, preparo la cena
per Rob, Dana, Taylor e Cameron e se sono fortunata mi lasciano
guardare un film che mi piace, ma è raro.. niente di
che».
Per poco non le va' di traverso il sorso di latte che sta bevendo. «Ragazza,
ma tu hai sedici anni, non trenta! Che vita è
questa?».
«Oh,
ehm... quella che mi sono costruita e a me va bene..», mi
piace
tornare a casa e sapere già cosa farò, anche se
ammetto
che la maggior parte del tempo la mancanza di novità, di
divertimento mi rende stanca, sensibile più del solito. Rob
mi
fa' ridere, mi rallegra, è l'argento vivo delle mie
giornate, ma
neanche lui riesce a togliere il dolore che mi porto dentro,
perché lo sto stringendo a me come se ne dipendesse dalla
mia
stessa vita e non so neanche il perché. Forse ci convivo da
così tanto tempo che lasciarlo andare sarebbe troppo strano
anche per me.
«Non
ci credo neanche morta che a te piace così. Kristen, tu ti
stai prendendo cura dei tuoi fratelli anche se sei tu la minore, e fai
la stessa cosa con Robert».
«I
miei genitori non ci sono mai, Cameron fa' pena cucinando, Taylor
è sempre occupato e Dana non sa neanche accendere un
fornello.
Dovremo pur mangiare in questa casa, no?».
«Si,
ma perché devi occuparti di tutto
tu?».
«Perché...
l'ho sempre fatto».
A lavoro quasi non ci sono, continuo a pensare alle parole di Sam, a
come abbia ragione. Ma non posso smettere di essere ciò che
sono
sempre stata così di punto in bianco, non saprei neanche
come
fare. Quando Robert mi ha accompagnato a lavoro oggi, ha capito che
c'era qualcosa che non andava, ha provato a chiedermelo, ma non ha
insistito, come sempre ultimamente. Avrei voluto urlare.
Perché
per una volta avrei voluto che lo facesse. Dio, insisti, chiedimi cosa
c'è che non va', perché se non ne parlo con te
con chi lo
faccio? Posso discutere con Sam quanto voglio ma alla fine è
con
Robert che devo chiarire, è con lui che sto ed è
con lui
che sto mandando a puttane il nostro rapporto.
«Ehi, tutto okay?», Mike mi appare all'improvviso
davanti,
rischiando di farmi cadere il vassoio con i bicchieri puliti.
«Ho
solo la testa da un'altra parte, scusa...» dico.
«Capita
a tutti. Posso chiederti una cosa?».
«Certo..».
«Stai
ancora con Robert, vero..?», la domanda mi coglie di sorpresa
ma non ho esitazione a rispondere.
«Lo
amo».
E improvvisamente mi è tutto chiaro.
Mi ci voleva questa domanda per svegliarmi.
Lo amo, cosa voglio di più?
E' ancora qui, è rimasto dopo avere saputo la
verità. E'
rimasto e io invece? Io mi sto allontanando per un motivo che non
è chiaro neanche a me.
E non posso permetterlo, perché
lo amo.
Perché lo amo
e questo è tutto ciò che so.
Perché mi piace quando mi guarda, perché nessuno
mi ha mai guardato in quel modo.
Perché mi ascolta senza commentare fino alla fine e poi mi
abbraccia.
Perché non si lamenta mai quando ho sbalzi d'umore.
Perché mi coccola quando ho il ciclo.
Perché mi ama così come sono.
Perché mi difende quando i miei fratelli fanno gli idioti.
Perché ha cambiato il suo modo di vedere le cose per me.
Perché è andato contro a tutti pur di stare con
me e anche io l'ho fatto.
Perché ci prova ogni volta, anche se io non voglio.
Perché mi fa' ridere anche quando voglio piangere.
Perché non mi guarda con pena, ma con amore.
Perché
è rimasto anche quando gli ho raccontato del mio lato
più oscuro.
E se tutto questo ha un senso, allora devo darci un'occasione. Non
posso lasciare che tutto questo mi scivoli via, semplicemente.
Finisco di lavorare con questo pensiero in testa: lotta per quello che vuoi, anche se non ne sei in grado,
anche se non ti
sei mai lasciata andare in vita tua.
Durante la paura chiamo Cameron e gli chiedo se può
lasciarmi casa libera.
«Perché?».
«Ho
bisogno di parlare con Robert... di una cosa seria».
«Non
farmi pensare male, Kristen».
«Coglione,
non quello. Cam, per favore, è una cosa seria. Porta Taylor
e
Dana da qualche altra parte, okay? Fallo per me, ci tengo».
«E'
davvero una cosa seria...?».
«Si..
molto.. per favore..».
«Va
bene.. torneremo verso l'una, però».
«Grazie!
Ti voglio bene».
«Anche
io, non fare cazzate, ciao».
Adesso devo solo decidere come dirglielo.
Come aprire l'argomento.
La parte più difficile, perché solo al pensiero
arrossisco.
Ho sempre pensato che sarebbe venuto naturale, che ci sarebbe stato il
momento, ma a quanto pare il mio corpo - e la mia testa - non sono
della stessa idea. Ho sempre saputo di essere diversa dalle altre
ragazze e questa ne è l'ennesima prova: devo parlare con
Robert
delle mie insicurezze per superarle.
E so già che sarò un disastro, ma devo almeno
provarci.
Perché ci tengo davvero tanto a lui.
Pov Robert
Mentre camminiamo verso casa è silenziosa.
Guarda dritta davanti a sé, si morde il labbro, nervosa.
Ma verso metà strada mi prende per mano e il mio cuore
potrebbe scoppiare.
La sua mano nella mia,
quanto mi è mancato?
La stringo per tutta la strada, la tengo così stretta che ho
paura di farle male ma ho paura che possa cambiare idea da un momento
all'altro.
Quando arriviamo a casa noto che non c'è nessuno.
«Dove
sono gli altri? C'è una festa a cui non sono stato
invitato?» scherzo, per smorzare un po' la tensione.
«No..
ehm, loro.. li ho chiesto io di lasciarci casa libera...».
«Oh».
«Già..
ehm, avevo bisogno di parlarti.. ho
bisogno di parlarti.. e non volevo che nessuno ci
disturbasse»,
finalmente mi sta guardando in faccia e tutto quello che riesco
è pensare è sei
bellissima, amore invece che ascoltare quello che mi sta
dicendo.
«Ah..»
è tutto quello che dico.
«Ehm,
se non ti va' posso sempre.. possiamo rimandare, adesso chiamo Cameron
e gli dico di tornare indietro se non ti va'...».
«No, no! Parla
pure».
«Possiamo..
sederci?» mi chiede, indicando il divano.
«C..certo»,
mi sento impacciato per la prima volta in vita mia.
Non so come comportarmi.
La osservo sedersi sul divano, prima prova ad accavallare le gambe ma
alla fine si siede all'indiana davanti a me.
Mi chiedo di cosa voglia parlarmi e perché sembra
così seria.
Così emozionata.
«Rob...».
«Kristen,
se è per qualcosa che ho fatto.. l'altra sera non volevo
insistere così tanto, mi dispiace, io..».
«Rob!
Non è per quello. Cioè, è per quello
ma non solo
per quello.. ah!, è difficile..» si porta una mano
fra i capelli, nervosa.
«Dimmi
semplicemente cosa c'è che non va..» le dico,
temendo la risposta.
E se mi dicesse che non va bene niente?
Lo comprenderei, le darei ragione.
Perché sembra che lei non mi voglia più e io sto
lentamente morendo dentro di me mentre cerco una soluzione a questo
problema.
«Non
è così semplice... perché non lo so
neanche io
cosa ci sia che non va'.. semplicemente mi sento.. bloccata».
«Bloccata?
Che.. che intendi?» chiedo.
«Non..
non penso di essere pronta a fare un passo avanti quindi... ogni volta
che proviamo, io mi blocco» confessa, arrossendo, «non
mentivo quando ti dicevo che mi piacciono le tue carezze, che amo le
tue mani su di me.. ma fino a un certo punto. Dopo un po', a un.. certo
punto, non reggo, impazzisco quasi, perché mi agito e inizio
a..
pensare, e se penso troppo rovino sempre tutto».
E finalmente capisco.
Capisco il suo disagio
per una situazione che, per lei, è completamente nuova.
La vedo mentre si sente una bambina e capisco dallo sguardo che si
sente davvero male adesso. Si sente in colpa, quando
non c'è nessuna colpa da pagare.
E se ci fosse, sarebbe la mia.
Perché mi sono spinto così in là quel
giorno?
Perché non mi sono limitato a tenerla stretta fra le mie
braccia invece che fare il coglione arrapato?
Ricordo ancora le sue parole il giorno dopo, "lo dovremo fare ogni sera, da
adesso in poi, e io...",
come se io la stessi costringendo, come se fosse una cosa ovvia che
adesso lei dovesse aprire le gambe ogni volta che a me andava. Kristen
pensava seriamente che i rapporti funzionassero così? Era
colpa
mia se la pensava in quel modo? Le avevo mandato qualche segnale?
Ripensai a come mi ero comportato nelle ultime settimane: coccole,
baci, e.. okay, ci avevo provato una o due volte, ma appena lei si
irrigidiva smettevo subito. Dovevo smettere anche solo di provarci? Mi
avrebbe fatto capire lei quando il momento sarebbe arrivato? Non capivo.
«Amore, tu non rovini mai niente..», mi avvicinai e
quando
vidi che non si allontana spaventata la strinsi a me, abbracciandola.
«Rob,
no.. no, niente consolazioni, non voglio un "tutto okay", non voglio..
questo», indicò il nostro abbraccio, anche se non
fece
niente per mettere distanza fra di noi e io continuai a stringerla a
me, «voglio
che ne parliamo, seriamente. Voglio sapere che ne pensi. Amore, forse
tu non l'hai ancora capito, ma io ci tengo davvero a sapere cosa ne
pensi, voglio la tua opinione per.. per ogni cosa che mi riguarda, e
anche per quelle che non mi riguardano. Voglio sentire la tua, sempre e
comunque, perché io sono troppo incasinata per avere
pensieri
coerenti».
«Piccola,
neanche i miei pensieri sono molto coerenti, la maggior parte del tempo
penso che sia colpa mia..ogni cosa.. ti succede, tutte le volte che
stai male o ti senti così, come ora, io mi sento una merda
perché penso che sia colpa mia», la sua piccola
manina mi
accarezza la guancia mentre avvicina il suo viso al mio per un
dolcissimo bacio. In quel bacio io sento tutte le parole che ho bisogno
di sentirmi dire quando mi sento così: «non
è colpa tua, amore mio», e quando mi rendo conto
che le ha
dette sul serio a voce alta non posso fare altro che baciarla anche io.
«Ma
è così che mi sento, perché odio
vederti confusa per colpa mia. Ho bisogno,
amore, che tu ti confidi con me, che mi dici tutto quello che ti passa
per la testa», provo a sorridere, «o
impazzirò sul serio».
«Non
è così facile, Rob.. io.. io non sono abituata a
dire..
tutto. Di solito tengo tutto dentro, è più
facile».
«Ma
non ti fa' bene, piccola..», la sollevo e la poso sulle mie
ginocchia. Mi piace davvero tanto farlo, perché lei
è
minuscola e riesco a sollevarla e spostarla come mi pare, come una
bambola, la mia
bambolina, e
così lei si può posare la guancia contro il mio
petto.
Spero che senta il mio cuore battere, perché batte solo per
lei.
In più, lei stessa mi ha detto che quando è sulle
mie
ginocchia e io l'abbraccio, si sente protetta e io voglio che si senta sempre protetta quando sta con me,
penso che sarà lo scopo della mia vita. «Se
ti tieni tutto dentro, prima o poi scoppi. E non posso permetterlo,
perché io senza di te non ci sto mica, eh?», cerco
di
farla ridere ma Kristen è di nuovo entrata in quell'universo
parallelo che condivide con i suoi pensieri. Le prendo il viso fra le
mani, costringendola a guardarmi di nuovo gli occhi. «Ehi,
sei con me?».
«Si..scusa».
«A
cosa pensavi?».
«A
niente..».
«Che
ti ho appena detto?».
«Pensavo
a come sono infantile, okay? Perché tu riesci a fare quello
che
io non riesco a fare, cioè parlare dei tuoi sentimenti, di
quello che provi, mentre io resto bloccata, come una bambina e mi
imbarazzo per ogni cosa.. ecco a cosa stavo pensando. Sei contento
adesso?» dice, acida.
«Si,
molto. Continua pure».
«Non
mi piace questa cosa, Rob! Non mi piace non riuscire a parlare! Io con
te vorrei parlare, dirti tutto, ma appena si tocca un argomento
delicato io mi blocco. Sto iniziando persino a odiare quella fottuta
parola!».
«Cosa
ti imbarazza così tanto, Kristen? Ti ho messo forse
fretta?».
«No..
no, non proprio... ma io mi sento quasi in dovere di stare al tuo
passo, quando mi trovo chilometri indietro...».
«E
perché non me l'hai detto? Seguendo il tuo discorso.. tu ti
senti indietro, ma io non sono corso da nessuna parte, o almeno non mi
è sembrato».
«Ma..
ma l'hai fatto,» i suoi occhi diventano lucidi, «hai
pensato che io fossi pronta a tutto questo, ma non lo sono.. non sono
pronta, affatto».
Le accarezzo i capelli.
Le bacio la fronte.
La stringo a me, ma lei piange.
Quante volte l'ho vista piangere da quando la conosco? Troppe.
E' normale vedere così tanto la tua ragazza piangere o
dovrei iniziare a farmi qualche domanda?
«Kristen..
mi.. mi dispiace, ho.. ho calcato troppo la mano.. sei.. piccola e
io..».
«Oh
Dio!, non dire che sono piccola, lo so benissimo anche da
sola!».
«Ma
lo sei.. hai solo sedici anni e hai una vita davanti per fare un passo
importante come quello e quando sarai pronta e se vorrai che sia con
me, io ci sarò, amore, te lo prometto.
Aspetterò».
«Rob,
non hai capito un cazzo!» si alza, scattando in piedi come
una furia.
Resto interdetto. Perché è scattata in quel modo?
Che ho detto stavolta? «Kristen,
io..».
«Non..
non ho detto che devi aspettare, non ti sto chiedendo niente di tutto
ciò! Io ti stavo chiedendo di parlarne, volevo risolvere
questa
cosa, mentre tu ti sei limitato a prendere le mie difese come sempre,
cazzo! Non voglio che mi giustifichi, voglio che mi aiuti a capire dove
cazzo sbaglio, fanculo!», le lacrime le rigano il viso e io
non
so più se sono di rabbia o di tristezza.
«Ma
non è colpa tua, Kristen.. non devi farlo solo per fare
felice
me, è una cosa che ti devi sentire dentro e..».
«Cazzate!
Io voglio sentirlo, io voglio
che mi aiuti a capire che mi succede.. non voglio che mi
scusi».
«Se
non sei pronta non puoi obbligarti a esserlo, amore, mi
capisci?».
«No»,
si asciuga rabbiosa una lacrima, fulminandomi con lo sguardo, «e
tu non capisci me».
Pov Kristen
Perché non capiva?
Robert continuava a giustificarmi.
Io non volevo che mi scusasse, non volevo che pensasse che ero solo una
bambina che doveva essere rassicurata, volevo chiarire, volevo aprire
un discorso e finirlo, ma a quanto pare è chiedere troppo.
Perché tutto quello che Robert vuole fare è
scusarmi,
incolpare se stesso e rovinare il mio tentativo di chiarire la cosa,
quindi il mio discorso con Sam non è servito a niente
perché io ho fatto come ha detto ma non è servito
a
niente.
Lui crede che io non
voglia andare oltre con lui.
La verità è che non ci riesco
quindi non voglio neanche provarci e odio la sola idea di trovarmi
nella situazione.
Ma è inutile parlarne, perché non capirebbe, come
non ha capito quando ho provato a spiegarmi.
Mi siedo sul letto in camera mia, voluto la possibilità di
prendere qualche calmante ma alla fine decido di far accelerare il
cuore di mia volontà. Non provo neanche a rilassarmi, ho
bisogno
di farmi male perché non posso fare altro al momento.
M sento un'idiota.
Ci ho provato e ho fallito.
Ho provo a spiegarmi e Robert ha frainteso tutto.
Adesso come farò?
La situazione è solo peggiorata e non so come tornare come
prima, non so neanche se voglio tornare come prima.
Forse dovrei solo lasciar perdere, forse non sono portata per i
rapporti a due. Mi fingo brava, ma faccio schifo.
«Kristen..?», la voce di Robert oltre la porta
della mia camera mi distoglie dal mio pessimismo.
«Robert,
va via', voglio stare sola..».
«Volevo
solo dirti che.. per qualunque cosa, io.. io ci sono».
«Rob!».
«S..scusa,
ma non riesco a lasciarti sola. Kristen, non voglio incolparti di
niente, perché devi costringermi a farlo?».
«Perché
è colpa mia, cazzo!» urlo. Mi sento meglio se
urlo. Prima
di incontrare Robert non ho mai sentito l'esigente di urlare ma adesso
è come se volessi sfogare tutto il mio dolore attraverso la
voce, alzandola, anche se contro la persona sbagliata.
«E'
colpa tua se non vuoi fare sesso? Non credo, Kristen!»,
perfetto, adesso urla pure lui.
«Ho
sedici anni e ho paura, si, è colpa mia!».
«Ma
ti senti mentre parli? Non ha senso quello che dici».
«Per
me si! Ha senso e ora vattene, ti ho chiesto di andartene e tu sei
ancora qui, voglio stare da sola! Sola, hai capito? Sono stata sola per
tutta la mia vita e ora non puoi arrivare e cambiare tutto!».
Robert spalanca la porta, facendola sbattere così forte
contro
la parete che un pezzo di muro si scrosta, cadendo sul pavimento. «Sola,
Kristen? Vuoi davvero restare sola? Perché a me sembra che
tu
stia cercando di farmi capire il contrario, amore».
«Non
è vero.. no.. io.. voglio stare sola..».
Non è vero.
Io non voglio stare sola.
Ho paura di restare da sola.
Ho paura anche di fare l'amore con te.
Ho paura di lasciarmi andare.
Ho paura ma voglio farlo e lo faccio ma lo faccio senza convinzione e
quindi mando tutto a puttane rovinando tutto come sempre.
«I
tuoi occhi dicono un'altra cosa, piccola mia..».
«Non
capisci..».
«E'
vero..», si avvicina al letto e mi accarezza una guancia, «non
capisco cosa tu voglia dirmi.. e mi dispiace. Vorrei capirti, vorrei
riuscire a tirare fuori tutti i tuoi pensieri da quella testolina, per
capirli, per toglierti quel peso che sembra che ti porti dietro da
tutta una vita.. ma non posso. Non posso. Ma posso provare a capirti,
se tu mi spieghi. Ti capirò se tu mi spiegherai chiaramente
cosa
succede in quella testolina, amore».
«Non
puoi capirlo da solo? Mi vergogno a spiegarlo...».
Ride e si siede accanto a me sul letto, «Mi
piacerebbe davvero tanto amore, ma sono stupido, mi dispiace. Ti
toccherà spiegarmi tutto per bene».
«Va
bene...» mi arrendo.
«Brava
bambina», mi bacia sulla fronte e posa una mano sulla mia
gamba, accarezzandola. «Allora..
di cosa hai paura?».
«Di
tutto.. di non essere all'altezza della situazione, di rovinare ogni
cosa.. mi basta davvero poco per cambiare umore, sopratutto quando ci
troviamo in.. quella situazione, hai.. hai capito che
intendo?».
«Si,
amore, ho capito. Vai avanti, ti ascolto».
«Rob..
io.. io voglio davvero.. avere la mia... prima... volta con te, ma..
non sono pronta adesso, non.. tutto in un colpo solo, mh?».
«No,
niente "mh", hai detto che dobbiamo parlarne. Bene, parliamone, chiaro
e tondo. Spiegati, Kristen, forza piccola».
«Io ho bisogno che tu mi guidi, perché da sola non
posso farcela».
«Guidarti,
come?», tutte queste domande mi stavano mandando la testa in
pappa.
Ma mi ero cacciata da sola in questo guaio.
«Rob,
io non so niente di quello,
okay? Tu invece sai praticamente tutto».
«Io
ho fatto sesso, non amore, diciamo che è una prima volta
anche
per me, bimba», questo pensiero mi rassicurava ma non
più
di tanto.
«A
me piace.. okay, è l'unica cosa che abbiamo fatto, ma mi
è piaciuta, solo che.. basta poco a rovinare il momento,
perché credo sempre.. che per te non sia abbastanza, mentre
per
me stare con te, da soli, è la cosa più bella del
mondo...» mi sento una sciocca e forse quello che sto dicendo
non
ha alcun senso, mi contraddico da sola: prima dico che non sono pronta,
poi canto le lodi dei nostri momenti intimi insieme. Davvero, cosa c'è che non va'
in me?
Robert mi accarezza una gamba, salendo fino alla coscia, «Lo
è anche per me, amore.. ma non voglio metterti fretta, hai
capito? Non posso obbligarti a fare niente, e se fai qualcosa solo per
fare felice me alla fine rovini te stessa, perché la tua
prima
volta te la ricorderai per sempre come qualcosa di brutto, vuoto e
doloroso. Non voglio che sia così, non voglio che tu ti
ricordi
di me per questo, amore».
Così, anche se dentro di me sento di non aver chiarito
proprio un bel niente, annuisco e fingo un sorriso. «Hai
ragione, Robert».
*
Tengo le mani premute contro il lavandino, non ho ancora deciso se
voglio prendere qualche medicina oppure no. Rob non sa che il mio cuore
ha iniziato ad accelerare di nuovo, perché sto cominciando a
nasconderlo bene, ma non posso rischiare di avere una crisi mentre
dormiamo insieme. Ma so anche che devo sbrigarmi perché sono
in
bagno da almeno venti minuti e non si berrà ancora a lungo
la
scusa di una doccia veloce prima di coricarmi. Potrei prendere un po'
di valium, magari neanche tutta una pastiglia, solo metà..
ma
mi farebbe addormentare subito, potrebbe accorgersene.
«Amore..
tutto okay?», la voce di Robert manda a farsi benedire ogni
mia idea.
«Rob,
va.. va tutto» dico, stringendomi l'asciugamano addosso.
«Posso
entrare..?».
«Sto
uscendo, t..tesoro», provo a sembrare normale ma le lacrime
iniziano a farsi sentire.
Avrei dovuto prendere il valium, lo sapevo.
Mi dovrei riempire di farmaci, medicine, qualunque cosa pur di non
sentirmi così.
Come se provarci non servisse a niente.
Come se ogni cosa che faccio non servisse a niente.
Dovrei prendermi tutti i medicinali di questa casa e addormentarmi, mi
sentirei sicuramente meglio.
Ma Robert impazzirebbe, non posso fargli questo.
Stringo forte l'asciugamano, tutto ciò che ho addosso, e
cerco
nella stanza i miei vestiti, ma ero così impegnata a pensare
a
quanto tutto stesse andando male da aver dimenticato di portare i
vestiti puliti con me in bagno. «Fanculo...»,
sbatto la mano contro il lavandino.
«Kris,
che succede? Rispondimi! ORA!».
«Io..
io ho dimenticato i vestiti.. sono in camera, puoi
prendermeli?».
«Non
puoi uscire tu? Voglio vederti Kristen.. esci, dài.. mi sto
preoccupando.. esci, amore».
No, Robert, non mi farò vedere in questo stato.
Non con le lacrime che rischiano di scendermi sulle guance da un
momento all'altro.
«Rob..
non ho niente addosso.. ho solo l'asciugamano...».
«Oh...
okay, ti porto la roba, aspetta.. ehm.. vuoi la maglietta? Non trovo
niente, Kris.. non trovo il pigiama, ti dò una mia felpa, va
bene?».
«Va
bene...».
La porta del bagno si apre e quando Robert mi vede il suo sguardo vaga
pigramente sul mio corpo, coperto a malapena da quel cazzo di
asciugamano che mi arriva appena al ginocchio. Stringo forte le mani
contro il tessuto di spugna, coprendomi il petto. Mi sento
così vulnerabile,
eppure so benissimo che lui non farà mai del male, non vuole
farmi niente, è il mio Robert e non mi
costringerà mai a
fare niente.
«Ehm..
sc..scusami se non ho trovato la tua roba ma.. ho pensato che una mia
felpa andasse bene comunque.. e ti ho preso.. la
biancheria..»,
quando mi porge la felpa insieme a un paio di mutandine nere mi sento
avvampare. Gliele strappo quasi di mano tanto è il mio
imbarazzo.
«Stai
bene..?» mi chiede, accarezzandomi una guancia.
«Amore,
sto bene.. scusa se ci ho messo tanto, volevo solo pensare un
po'».
«A
che pensavi?», mi accarezza i capelli, si avvicina ancora di
più, io stringo forte l'asciugamano.
«Non
sapevo se prendere il valium o no...».
«Ti
senti male? Stai.. okay, hai il cuore che batte veloce? Come va' la
respirazione? Hai..».
«Rob!
Invece che farmi tremila domande, guardami: ti sembra che sto male? Sto
bene, tesoro».
«Va
bene.. ti aspetto fuori mentre ti cambi, okay?».
Visto che non trovo altro modo di comunicare con lui al momento,
l'unico modo che ho per farmi capire è con i gesti, quindi
mi alzo sulle punte e lo bacio sulla guancia, facendolo sorridere. E'
davvero bello il fatto che gli basti un insignificante gesto come
questo per tornare sereno.
Piacerebbe anche a me.
Ma io sono complicata.
Questo, mi rovinerà l'esistenza.
Chiudo la porta del bagno e mi cambio.
Le lacrime possono finalmente scendere.
Non è giusto.
Non è giusto quello che sto facendo a Robert.
Non è giusto quello che sto facendo a me stessa.
Sto rovinando tutto.
Sto rovinando l'unica cosa bella
della mia vita, perché sono una
cogliona e non me la merito.
Questo pensiero mi perseguita.
Ma non voglio prendere altre medicine, non stasera.
Mi infilo la biancheria e la felpa di Robert, e mi sento bene,
perché c'è il suo profumo.
Quando entro in camera, Robert è seduto sul letto, con la
schiena appoggiata al muro.
«Be',
come mi sta?» chiedo, facendo un giro un po' impacciato su me
stessa.
«Benissimo,
sei bella come sempre.. dormi abbracciata a me, stanotte?».
E me lo chiede con una tale dolcezza che non posso proprio dirgli di
no.
Gattono sul letto finché non arrivo al suo fianco, dove mi
sdraio.
Mi bacia sulla fronte e si mette a pancia sotto accanto a me.
«Possiamo
parlare un po' o hai preso le medicine, cucciola?».
«Non
le ho prese per te.. che devi dirmi?», prendo il suo braccio
e glielo faccio distendere davanti a me, così posso
appoggiarmi.
«Ho
paura di perderti...».
«Tu
non mi perderai male.. Rob.. mi dispiace se ultimamente sono un po'..
strana. Ma io sono così..».
«A
me piaci così, ho solo paura che tu stai male».
«Sto
bene se tu ci sei. Tu ci sei?».
Si puntella su un gomito e mi bacia, avvicinando il suo viso al mio.
Quando le nostre labbra si sfiorano, tutto va' al suo posto.
Perché ho così paura di stare così
vicina con lui quando sul
momento mi sembra la cosa più bella del mondo e
ne vorrei sempre di più?
Di
più, più, più, più.
«Si,
amore.. ci sono» sussurra contro le mie labbra.
«Ti
amo..», lo bacio, assaporo ogni angolo della sua bocca,
lascio che le nostre lingue giochino un po'.
Affondo la mano fra i suoi capelli e lo aiuto a sfilarsi la maglietta.
Si sistema meglio, mettendosi sopra di me senza pesarmi.
Gli accarezzo la schiena, mentre lui arriva al bordo della mia\sua
felpa.
«Kris..».
«Tua.
Ricordi, amore? Sono tua,
per favore, per favore, per favore».
La sua mano scorre lentamente lungo tutta la mia gamba, accarezza
l'interno coscia per poi risalire fino al bordo degli slip.
Non mi irrigidisco, non divento isterica, tutto quello che faccio
è cercare l'altra mano di Robert per stringerla.
Lui se ne accorge e mi aiuta, portandomi una ciocca di capelli dietro
l'orecchio allontanando la mano dagli slip.
«Ehi,
bimba, tutto bene..?».
«Rob..
voglio solo che mi stringi la mano, sto bene.. credimi,
per favore» lo imploro con lo sguardo.
«Ti
credo..».
«E
allora non ti fermare...», chiudo gli occhi e mi lascio
andare contro il cuscino.
Robert non ci mette molto a prendere possesso delle mie labbra e io
ricambio ogni bacio.
Ogni bacio, perché lo amo.
Ogni bacio, perché è mio.
Ogni bacio, perché è tutto quello che voglio.
Ogni bacio, perché
mi fido di lui.
Sento scendere la sua mano lungo il mio corpo.
Solleva un po' la felpa, lasciando scoperte completamente le mie gambe.
Tremo, ma non solo per il freddo.
Quando mi tocca, mi
sento amata.
Gioca con l'elastico degli slip per un po', interrompe il bacio e i
miei occhi si spalancano trovando subito i suoi a pochi centimetri di
distanza.
«Volevo
solo dirti che ti amo e che amo il fatto che tu non sia come le altre
ragazze. Non voglio le altre ragazze, con te ogni cosa, anche la
più insignificante, è un traguardo. E se ci
saranno problemi, li affronteremo insieme. Volevo solo dirti questo,
perché così stai tranquilla e non ci pensi..
voglio che ti rilassi adesso, scheggia», mi bacia, un bacio
dolce, dolcissimo, tenerissimo, succhia piano le labbra e morde facendo
attenzione mentre la sua
mano scende delicata lungo il mio stomaco, accarezzandomi, rilassando,
fino ad arrivare in mezzo alle gambe, dove si infila sotto
gli slip.
Non interrompe il bacio.
Anzi, lo intensifica.
Mentre si muove piano dentro di me, la sua mano non spinge forte.
Non c'è rabbia, neanche passione, è solo dolcezza e desiderio.
Gli mordo il labbro e lui intensifica il movimento.
«Rob.. ah.. p..piano.. fai
piano, tesoro», ma non sembro convinta neanche io.
Quando finisce, sono più preparata dell'ultima volta.
Mi mordo il labbro e cerco di non emettere suoni strani ma stavolta
Robert mi scopre e mi libera il labbro dai denti.
«Sei
bellissima..».
«E'
stancante!» dico, scoppiando a ridere.
Mi sento un po' indolenzita ma va tutto bene là sotto.
Robert continua ad accarezzarmi il basso ventre mentre mi bacia la
guancia, il viso, gli occhi, le labbra, la spalla, il collo.
Morde piano e succhia facendomi gemere.
«Perché
abbiamo parlato tanto quando avremo potuto fare questo?»
chiedo, facendolo sorridere.
«Ah
non lo so, sei tu che continuavi a parlare e parlare e
blablablabla».
«Cretino!»,
lo spingo via ma lui mi riacciuffa subito, spingendomi contro il
materasso.
«Scema.
Adesso ti senti un po' meglio, eh?».
«Avremo
dovuto smetterla di parlare e passare ai fatti. Adesso ho capito che
pensare troppo.. confonde e basta».
«Brava,
finalmente l'hai capito, sai stavo iniziando a pensare che..».
«Dio,
smettila di parlare Robert!», e con un gesto di cui non
sapevo neanche di essere capace, mi metto a cavalcioni sopra di lui.
I suoi occhi sgranati sono gioia per me.
«Sono
felice che tu non abbia preso le medicine, adesso. Mi servi
sveglia».
«Sono
sveglissima, amore».
_____________________
okay,
questo capitolo fa' SCHIFO.
cioè, è una palla.
mi sono annoiata io a scriverlo, scusatemi molto.
ma sono stata male in questi giorni e questo capitolo è il
delirio del raffreddore.
comunque sia, non siate troppo cattivi con me, okay..? non uccidetemi.
guadagno un po' di punti con le immagini, no? cioè,
dài, le ultime due sono asdfghjkl
mi farò perdonare nel prossimo.
be', per ogni cosa sono anche su twitter.
e tumblr.
e se volete chiedermi qualcosa (il ragazzo vi ha lasciato? parlate con
me. vostra mamma rompe i coglioni? ehi ci sono io. sta iniziando la
scuola e pensate che state per avere un crollo mentale? anche io) sono qui.
vi voglio bene,
grazie ancora per tutte le recensioni che mi lasciate.
e a proposito di questo: dal prossimo capitolo in poi
pubblicherò solo se nel precedente ci sono almeno 4
recensioni, così dò tempo a tutti di leggere il
capitolo.
baci,
alla prossima!
|
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Capitolo 21 *** proud of me. ***
Pov Kristen
Mi piace la pioggia.
Mi piace stare al caldo sotto le coperte.
Mi piace guardare fuori dalla finestra la pioggia che cade lenta mentre
ho in mano una tazza di cioccolata.
Mi piace passare così il mio giorno di ferie.
A letto.
Con Lucky che dorme in un angolo, nascosto sotto le coperte - anche se
si sente benissimo visto che fa' un casino pazzesco con tutti quei
miagolii.
E un intruso a petto nudo che continua ad accarezzarmi la gamba da
quando mi sono svegliata.
«Rob..».
«Mmh..»,
continua, avanti e indietro, dal bordo dei pantaloncini fino alla
coscia, provocandomi tanti piacevoli brividi.
«Che
hai con la mia gamba stamattina? Mi hai svegliato, lo sai? E oggi
volevo dormire fino a tardi!» gli dò una finta
spinta e
lui ride, senza smettere però di accarezzarmi la gamba.
«Lo sai che le amo,
sono le gambe più belle del mondo, scricciolo»,
bacia la coscia, mandandomi alle stelle.
No.
Non può fare così.
Ma lui continua.
Mi riempie di baci tutta la gamba, e io non riesco a trattenere un piccolo, piccolissimo..
gemito.
«Rob!
Dài! Mi sento scema, smettila!».
«Spiegami
perché devi sentirti scema adesso, lo voglio proprio
sapere».
«Perché
mi fai fare quei versi, sembro Lucky».
«A me piacciono! Li
amo, li amo, li amo», riprende a baciarmi la gamba, stavolta
si sofferma sull'interno
coscia, sollevando un po' il tessuto dei pantaloncini - sto per morire,
questo ragazzo
mi farà morire - per poi prendere a mordere piano la
pelle. A questo punto non posso che fare un verso degno proprio di
Lucky.
«Rob.. o la pianti
ora o ti uccido, chiaro?».
Per tutta risposta mi morde, forte.
«Rob!».
«Ma sei
morbida!».
«Tu sei
m-a-l-a-t-o» scandisco bene, prima di buttarmi sopra di lui a
peso morto.
«Se
essere malato vuol dire avere la propria ragazza sopra di
sè,
allora ricoveratemi! Mi fai da infermiera, amore?».
«Sei un cretino, lo
sai?».
«Nah. Sono pazzo, ma
solo di te», alzo gli occhi al cielo.
«Manco nelle frasi
dei cioccolati trovi frasi scontate come queste, Robert. E tu dovresti
saperlo, scrivi canzoni».
«Fanno schifo
però», gli dò uno schiaffetto.
«Non è
vero, scemo! Sono dolcissime».
«Solo
perché sono ispirate da te..», mi stringe i
fianchi e mi fa' avvicinare di più a lui.
«Sono
la tua musa, quindi..?», appoggio le mani sul suo petto nudo,
è incredibile quanto sono entrata in confidenza con tutto
questo. In un paio di settimane dal nostro litigio\discussione abbiamo
imparato a non avere più vergogna di trovarci insieme nello
stesso letto. Okay, forse ero solo io a doverlo imparare, ma Robert ha
capito fino a dove posso spingermi, cosa voglio fare e quando lo voglio
fare. Stiamo imparando, insieme. E voglio che sia così, mi
piace
scherzare con lui, è dolce, protettivo, simpatico, ma
c'è
sempre una nuvola sopra di noi, qualcosa che ci minaccia è
che
ho paura di sentire solo io. I problemi non se ne sono andati e
litighiamo ancora, solo che adesso sappiamo come far pare. O meglio, io
chiedo scusa e Robert mi consola, ci consola, è un po'
strana
come cosa ma è okay perché anche noi due non
siamo molto
normali. O sani, se è per questo.
«Ogni
mia canzone, Kristen, da quando ti conosco, è su di te.
Penso
che anche prima di conoscerti pensavo a te, io penso sempre a te. Tutti
i miei testi parlano sempre di qualcosa di irraggiungile, di qualcosa
di complicato, difficile, ma bellissimo.. la tua descrizione,
no?».
«Non
sono irraggiungibile, io sono qui... con te», lo guardo negli
occhi, mi perdo in quei due bellissimi occhi di ghiaccio; faccio
scivolare una mano lungo il suo collo e lentamente mi distendo sopra di
lui, abbracciandolo. Amo stare così, amo così
cosa che
facciamo insieme.
Amo il calore del suo corpo contro il mio.
Amo quando mi passa la mano sulla schiena, sollevando un po' la
maglietta.
Amo quando fa' scivolare per
sbaglio la mano un po' troppo sotto e mi sfiora il sedere.
Amo tutto quello che fa', perché in ogni suo tocco io ci
trovo tutto quello che ho sempre desiderato.
«Hai ragione, amore,
sei qui..».
«E non
andrò mai via, anche se fai l'idiota ogni cinque secondi.. e
mi mordi le gambe».
«Sono
troppo belle, te l'ho già detto.. e poi.. sono mie, giusto?
Perché tu sei mia e quelle sono le tue gambe, quindi sono
mie».
«In pratica, non ho
più niente che sia solo mio?».
«In
pratica..».
«Posso tenermi
qualcosa?».
«No, è
tutto mio».
«Scemo..»,
sorrido mentre Robert mi solleva la maglietta per infilare la mano
sotto e poggiarla sulla schiena.
«Mi
prenderò cura di questo corpicino..» sussurra al
mio orecchio.
E sono queste le parole che ho
sempre voluto sentirmi dire.
Voglio che qualcuno si prenda cura di me.
Perché sono stanca.
Sono terribilmente
stanca di essere sempre io quella che si deve occupare degli altri.
Per una volta nella mia vita voglio che qualcuno si svegli il mattino
con me come primo pensiero.
Voglio essere accudita.
Voglio lasciarmi andare sapendo che sto facendo la cosa giusta e che
non ci rimetterò.
Lo voglio fare, anche se mi brucerò.
Mi scotterò e mi resterà la cicatrice, ma
sarà la cicatrice più bella di tutte.
«Kris..?».
«Mh?».
«Sei silenziosa,
piccola.. a cosa stai pensando?» mi accarezza i capelli
dolcemente, per poi baciarmi sulla fronte.
«A
come è bello avere finalmente qualcuno con cui posso essere
me
stessa, senza nascondermi.. solo me. Me e te. E come mi piace davvero
tanto che tu ti prenda cura di me, perché.. è
tenero,
è ho sempre voluto qualcuno che lo facesse. Che poi quel
qualcuno sia tu, è meraviglioso, amore».
«Come
mai tutta questa dolcezza..?», mi sorride e mi riempie di
baci le
guance, facendo un baccano tremendo per farmi ridere.
«Non so.. ti amo,
non posso essere dolce?».
«Certo che puoi,
scema. Dài, vieni, ho voglia di coccole..».
«A
volte penso che tu stia diventando gay, Pattinson» lo prendo
in
giro mentre lui mi abbraccia stretta, baciandomi la fronte e
stringendomi la vita con le sue braccia.
Le sue braccia.
Mmh.
Cioè, mmh.
Sono, wow.
Le braccia di Robert sono le braccia più belle in cui una
ragazza potrebbe mai desiderare di stare.
Sono forti, muscolose ma non troppo, ti stringono forte ma non ti fanno
mai male e ti senti protetta.
Ti senti amata.
Appena posso di solito mi ci tuffo dentro.
Quando ho paura, mi rifugio fra le sue braccia e lui mi accoglie
sempre.
E' questa la cosa bella delle braccia di Robert, sono sempre pronte ad
abbracciarti quando ne hai bisogno.
E io ne ho sempre bisogno.
«Gay, io? Non la
pensavi allo stesso modo quando ti mordevo, scheggia».
«E' vero.. ma sei
molto sdolcinato».
«E non ti
piace?».
«Si che mi piace,
devi farlo sempre..».
«Sono felice che
oggi non vai a lavoro.. ti ho tutta per me».
«Anche io ne sono
felice..».
Qualcosa si mosse sotto le coperte.
Lucky spuntò da sotto il piumone con la sua testolina rossa
e i suoi occhi azzurri, guardandoci curioso.
«Ehi,
amore» dissi, e lui subito si intrufolò
nell'abbraccio tra
me e Robert, mettendogli il sedere in faccia per leccarmi il naso.
Mentre io ridevo Robert cercava di mandarlo via senza sciogliere
l'abbraccio.
«Lucky, spostati, cazzo!».
«Rob, non urlare al
gatto..».
«Ma mi mette il culo
in faccia, scusa eh!».
Alzai gli occhi al cielo.
Robert non sopportava quando Lucky si metteva in mezzo fra noi due.
Da una parte era una cosa tenera perché stava a significare
che mi voleva tutta per se.
Dall'altra, era terribilmente infantile essere geloso di un gatto.
«Sei proprio un
bambino...» nervosa, mi alzo, togliendomi dall'abbraccio.
«Amore,
dài..».
«Non insultare
Lucky, okay?», prendo in braccio il gatto ed esco dalla
camera.
Ovviamente, Robert mi viene dietro. «Kristen, non l'ho
insultato! Mi stava solo mettendo il culo in faccia, mi dava
fastidio!».
Scendo le scale a due a due, anche Robert ci prova ma lui è
molto più pesante di me e fa' un fracasso terribile che
attira
l'attenzione di Dana, seduto al tavolo della cucina intento a fare
colazione.
Quando ci vede entrare con Lucky in braccio a me alza gli occhi al
cielo.
«Litigate di nuovo
per il gatto?».
«Non stiamo
litigando» dico.
«Quel gatto
è sempre in mezzo ai coglioni!» dice Robert,
subito dopo.
«Oh mamma mia, te la stai sul serio prendendo con il gatto,
Robert?».
«Si, me la sto
prendendo con il gatto, perché se non fosse arrivata quella
massa di peli noi due..».
«Vado a preparare la
colazione», mi dirigo verso il forno, adirata ma anche
divertita.
Stiamo sul serio litigando per il gatto?
Il gatto, andiamo.
Perché deve fare così tanto il bambino?
A volte sembra mille volte più maturo di me, altre si
comporta come se avesse dieci anni.
Sentivo Robert e Dana parlare mentre andavano in soggiorno, Rob che si
lamentava di Lucky, steso ai miei piedi.
Aprii il frigo e cercai il latte, presi i cereali e una tazza e mi misi
a tavola.
Dopo qualche minuto che stavo mangiando da sola in cucina Robert
entrò e mi vide; sollevò le sopracciglia,
confuso. «E la mia
colazione?».
«Non ti funzionano
più le mani?» chiedo, acida.
«Di solito me la prepari tu la colazione, Kristen».
«Oggi no»,
abbasso lo sguardo e mi concentro sulla mia colazione.
«Lo
sai che faccio schifo cucinando, Kristen! Non so accendere neanche un
cazzo di fornello, va bene? Tu sei la mia cuoca», si avvicina
pericolosamente a me e si abbassa sulle ginocchia per potermi guardare
in faccia. «Tu
mi prepari sempre la colazione, io mangio, mi nutro e così
posso
prendermi cura di te. Come faccio a portarti in giro se non ho cibo
nello stomaco, amore? Non posso, quindi, per favore, alza il culo e
cucina, donna».
Spalanco la bocca, ma solo dopo un po' riesco a parlare. «Sei un maschilista
del cazzo, Robert Pattinson! Fuori dalla mia cucina!».
Lui scoppia a ridere e mi bacia il ginocchia, e io non riesco a tirarmi
indietro perché lo trovo davvero dolce mentre lo fa'. «Scherzavo..
però cucinami qualcosa sul serio, sto morendo di fame e mi
piace
come cucini.. per favore, amore».
«No, sei uno
stronzo..».
Lui solleva lo sguardo e io cerco di trattenermi, ma alla fine scoppio
a ridere.
Gli prendo il viso fra le mani e lo sollevo per baciarlo sulle labbra. «Sei un coglione, ma
non ti lascio senza mangiare».
«Sei la migliore,
piccola».
«Si,
si, levati forza, prima che cambi idea» lo spingo via e mi
alzo,
andando a prendere una padella per cuocere le sue uova.
Non ho ancora capito come riesca a mangiare tanto di prima mattina.
A me basta una tazza di cereali, lui vuole le uova, i toast, la
marmellata, il thé, il caffè e la pancetta.
Non mi dispiace cucinare per lui ma ci metto sempre una vita e ormai
è tardi, dovrò saltare il pranzo e mangiare
direttamente
tutto a colazione.
Le braccia di Robert mi circondano la vita mentre rompo l'uovo e lo
metto in pentola.
Il suo respiro sul mio collo mi deconcentra completamente.
«Rob..».
«Mmh...»
le sue labbra si posano sulla mia mascella, lasciando qualche piccolo
bacio che però basta a farmi quasi bruciare l'uovo.
«Rob,
brucerò le uova.. dài..», le sue labbra
scendono fino al mio collo, riempiendomi di baci.
«Mi
piacciono le uova bruciate..», morde piano la pelle per
qualche
secondo e io inclino il collo per facilitarli il gesto, mi viene
naturale assecondarlo e non so se è un bene. «sopratutto per un
buon motivo come questo».
«N..no.. Rob..
no..oh..», morde più forte, è un
piacere.
«Si..
si, invece», la sua mano raggiunge la mia, pigramente
lasciata
contro il mio fianco, la stringe e la porta sulla mia pancia.
Morde più forte, succhiando piano le pelle in un modo
davvero dolce.
Nessuno mi aveva mai fatto una cosa del genere e questa
verrà
sicuramente aggiunta alle prime cose fatte con Robert che voglio fare
per il resto della mia vita, un titolo un po' lungo ma neccesario per
far capire quanto sia meraviglioso il modo in cui Robert mi tratta.
Quando finisce mi lascia un bacio dolcissimo dove ha appena morso
più forte di prima.
Mi giro imbarazzata verso di lui e sorrido mentre sento le guance
prendere colore.
«Sei tutta
rossa..» mi dice, baciandomi sulla guancia, appunto rossa.
«Mai.. mai stata
baciata sul collo».
«Quindi
immagino che non sai neanche come coprire il succhiotto che ti ho
appena fatto» dice, soddisfatto di sé.
Succhiotto? Cosa..? Come? «Dimmi che non è
vero...», mi sfioro il collo, spaventata. Cosa
dirà Cameron quando lo vedrà?
«Rob, dimmi che non
si vede molto, ti prego...».
«Un po'»,
ma sta ridendo, divertito dal mio imbarazzo.
«Quanto puoi essere
bambino?» gli dico, prima di correre in bagno per guardare la
sua opera.
Mi specchio un paio di volte, constatando il danno che mi ha fatto.
Ho una macchia rosso scuro sul collo, che a breve diventerà
viola.
«Merda!»,
continuo a sfiorarmi la macchia, maledicendo Robert e me stessa per
avergli permesso di farmi una cosa del genere. Naturalmente ero troppo
presa dalle nuove sensazioni per ragionare su cosa stava davvero
facendo. Continuo a guardarmi allo specchio per qualche minuto,
finché non vedo attraverso lo specchio Robert dietro di me.
Lo fulmino con un'occhiataccia. «Sei un coglione, lo
sai? Perché me lo hai fatto quando sai benissimo che Cameron
mi terrà il broncio per mesi dopo questo? Che gli dico, eh?
Robert, Dio, perché l'hai fatto, si può
sapere?».
«E' un modo per dire
al mondo che sei mia..» dice, tranquillo.
«No, è un
modo per dire al mondo che ho un ragazzo che è peggio di un
bambino di otto anni! Primi litighi con il gatto e adesso mi marchi
come se fossi carne da macello solo perché sei geloso, non
so neanche di chi poi! Senti, lasciami in pace, okay? Devo rimediare a
questo casino...», mi metto a cercare qualche trucco che
possa essermi d'aiuto quando la mano di Robert si posa delicatamente
sul mio polso, intercettando i miei movimenti e bloccandoli.
«Scusa, okay? Non pensavo di farti arrabbiare.. non
così tanto, almeno».
«Non mi piacciono i
succhiotti.. almeno, non quelli così evidenti..»
dico, guardando il suo riflesso nello specchio.
«Lo avresti
preferito in un punto più coperto?» chiede,
facendo un sorriso malizioso.
«Non sto scherzando,
Rob..», ogni traccia di divertimento scompare dal suo viso.
«Scusa.. mi puoi
perdonare?», allunga una mano e mi accarezza il fianco, i
nostri occhi che si guardano nel riflesso dello specchio.
«Si... ma adesso
devo davvero sistemare questa cosa prima che Cameron torni a casa..
lasciami sola, per favore».
Robert non mi ascolta e mi sposta gentilmente da una parte, prendendo
qualcosa dall'armadietto davanti a me. Non so come, ma va' dritto al
fondotinta. Quando nota la mia occhiata stupita nello specchio, sorride
divertito e un po' imbarazzato. «Ho due sorelle,
ricordi? Purtroppo
so riconoscere abbastanza bene i trucchi. Quando eravamo più
piccoli Lizzie mi faceva delle.. lezioni di bellezza, così
le chiamava lei. Preferirei non parlarne, è stato abbastanza
umiliante».
Non riesco a trattenere un sorriso. «Invece io vorrei
approfondire l'argomento» dico.
Robert prende un po' di fondotinta liquido e mi fa' cenno di inclinare
il collo.
Eseguo, curiosa di sapere come andrà a finire.
«Avevo tredici anni
e Lizzie non aveva molte amiche femmine con cui sfogarsi. Victoria non
si trucca molto e io.. ero una facile preda il martedì sera,
quindi.. si sfogava su di me, insegnandomi ogni genere di roba da
ragazze. Grazie a Dio ho rimosso quasi tutto, ma purtroppo qualcosa lo
ricordo ancora..», spalma delicatamente il fondotinta sulla
macchia rosso, facendo attenzione a non premere troppo forte su quello
che, molto presto, sarà quasi un livido.
«Non mi parli mai
molto della tua infanzia..» mormoro, rattristandomi.
«Non c'è
molto da dire, Kristen.. i miei non sono mai stati i genitori
più amorevoli del pianeta, ma penso che questo tu l'abbia
già intuito».
«Okay, ma.. le tue
sorelle? Lizzie la conosco, ma Victoria?» chiedo, curiosa.
Robert sbuffa e prende un po' di cipria, passandola sul livido. Lo
lascio fare. «Victoria ha un
carattere particolare.. non è Lizzie, ma le vuole un mondo
di bene, come me. Andrà a studiare negli Stati Uniti, mentre
Lizzie andrà alla Juliard appena potrà. I miei
genitori hanno già programmato tutto, niente è
stato lasciato al caso in casa Pattinson..» dice, con tono
mezzo ironico e mezzo malinconico.
«E.. te?» ho quasi paura a chiederlo.
«Con me si sono
arresi da tempo ormai. Non ci sono progetti per me, Kristen»,
finisce di coprirmi il succhiotto e mi fissa, serio.
«Io non mi sono
arresa, Rob.. adesso abbiamo i nostri
progetti, no..?» gli circondo il collo con le
braccia, attirandolo a me. Lui affonda il viso nei miei capelli, lo
sento respirare un paio di volte, come se stesse odorando i miei
capelli; gli accarezza, poi mi bacia sulla tempia, una, due, tre volte,
stringendomi a sé. «Cosa farei se non
ci fossi tu, Kristen?» sussurra, la sua voce è
così bassa e triste da farmi fare una capriola al cuore, «Senza di te non
sarei niente, sei tu l'unica cosa che mi mantiene ancora in vita.. so
che sembra drastico e deprimenti e banale, ma penso che tu sia la mia
vita», lo stringo forte a me, sollevandomi sulle punte per
poterlo abbracciare meglio. Sprofondo nel suo abbraccio, nascondendomi
dal mondo, da ogni cosa, esistiamo solo noi due, solo io e Robert.
Sento le lacrime scivolare lungo le mie guance.
«Sei la mia vita,
amore, non ti lascerò mai solo.. ti amo, ti amo
così tanto..».
Pov Robert
Non posso fare a meno di guardarla mentre mi prepara la colazione.
L'uovo di prima è bruciato, rischiando di scatenare un
incendio, ma non importa.
Kristen si muove fra i fornelli, voltando ogni tanto la testa per
sorridermi. Mi sento così bene sapendo che lei è
con me, che si preoccupa per me.
Mi alzo, non c'è la faccio più ad aspettare
seduto, ho bisogno di starle vicino. Così l'affianco e senza
dire niente cuciniamo insieme; io le passo la roba e lei mette tutto al
suo posto, dopo un po' un buon odore di uova fritte e toast
abbrustoliti riempie la cucina.
Kristen si solleva sulle punte e mi bacia la guancia. «Vai a
sederti, ti porto tutto io..».
«Tranquilla, ci
penso io», prendo il piatto con le uova e vado a tavola.
Kristen mi segue con i toast e la marmellata.
Facciamo colazione in silenzio, sollevando ogni tanto lo sguardo e
sorridendo.
Non ho bisogno di parlare, Kristen capisce sempre cosa voglio dire.
Dopo un po' sono io a rompere il silenzio.
«Pensavo di
chiamare mia nonna per chiederle se ci lascia libera la casa in
campagna per le vacanze di Natale come avevamo deciso, ormai
è quasi finito ottobre non vorrei che qualche altro parente
la occupasse» dico, prendendo un sorso del buonissimo
caffè che mi ha preparato Kristen.
«Dovrei chiedere ai
miei genitori, ma penso che vada bene.. che tipo è tua
nonna?, non me ne hai mai parlato» mi chiede, con la sua
solita finta aria indifferente che io conosco ormai bene; so benissimo
che muore dalla curiosità di conoscere sempre più
cose su di me, ma davvero non c'è niente da sapere, almeno
niente di bello.
«Non la vedo da un
anno, ormai..» dico, prendendo un toast e spalmandoci sopra
la marmellata.
«Oh, come mai? Vive
lontana?».
«Più che
altro viaggia molto. Vive a Londra, ma ha molte case sparse in giro per
il mondo, alcune nella campagna inglese - dove andremo noi - altre a
Parigi, Mosca, Tokyo, Berlino, ne aveva qualcuna anche a Los Angeles
quando ero piccolo ma ha dovuto venderle perché mio nonno
odia l'America.. senza offesa, piccola. E comunque sia, da quando mio
nonno non c'è più, lei vive principalmente a
Parigi. Per Natale torna a Londra, magari te la faccio conoscere..
penso che sia la mia unica parente con cui vado d'accordo, se
escludiamo Lizzie e Victoria», perché sto parlando
così tanto? Perché non mi sto zitto e le
dò una risposta secca? Cosa c'è in Kristen che mi
spinge ad aprirmi così tanto? Qualunque cosa sia mi piace,
parlare mi fa' bene, è come se ogni volta che parlo della
mia famiglia con lei un piccolo peso si togliesse dalle mie spalle.
«Oh. Wow, Rob, tua nonna sembra una persona davvero
interessante, ma quanti anni ha?», Kristen sembra davvero
colpita dalla mia storia; i suoi occhi si fanno più grandi e
si morde il labbro mentre aspetta che io continui.
«Una settantina,
credo. Viaggia da quando era molto piccola, almeno così ha
raccontato a me. Suo padre era una specie di barone inglese o qualcosa
del genere, erano molto ricchi e potevamo permettersi anche viaggi
oltreoceano».
«Come si
chiama?», sgranocchia un toast un po' bruciato, ormai pende
dalle mie labbra.
«Maggie».
«Nonna Maggie,
è tenero. E' simpatica?».
«E'.. un po'
eccentrica», non riesco a trattenere un sorriso al ricordo
della stravaganze di mia nonna. «Mio padre la sgrida
sempre perché si veste ancora come se fossimo negli anni
venti, a volte. Non che sia nata in quel periodo, ma adora vestire come
le donne di altre epoche. Non quelle per bene, intendiamoci».
Kristen ride, divertita. «Non vedo l'ora di
conoscerla.. perché me la farai conoscere, vero..? Sono
curiosa, amore!».
Mi sporgo e le accarezzo la guancia con le nocche, facendola arrossire.
«Certo.. forza,
finisci di mangiare adesso, scricciolo».
Lei prende una cucchiaiata di cereali e se la mette in bocca tutta d'un
colpo, facendomi ridere. «Agli
ordini!».
*
Kristen è seduta sulla divano in salotto, con un libro in
mano e le gambe appoggiate sulle mie ginocchia, mentre io le accarezzo
pigramente mentre guardo una vecchia partita di calcio alla tv. Cameron
è fuori a cena con un'amica, Dana anche e Taylor
è in camera sua che parla al telefono da un'ora con mia
sorella, lo so perché più di una volta l'ho
sentito gridare il suo nome, penso che stiano litigando e provo
pietà per quel povero ragazzo perché non sa in
che casino si è messo, visto che quando Lizzie si arrabbia
diventa una vera furia, e la sua voce diventa pure stridula. Sto
proprio per abbassare il volume della tv per provare a sentire un pezzo
della conversazione che proviene dal piano di sopra quando il cellulare
vibra contro la tasca dei miei jeans.
E' Marcus.
Kristen chiude il libro e mi guarda curiosa mentre apro la chiamata.
«Marcus, ehi».
«Rob, ti ho trovato
un lavoro» dice, cogliendomi completamente impreparato.
Kristen se ne accorge e mima con le labbra un "che succede?" che io
liquido con un gesto della mano che le fa' mettere il broncio.
«Cosa? Dici sul
serio?» chiedo, confuso.
«Ieri ne stavamo
parlando, no?».
Si, ieri stavamo parlando.
Ma ero mezzo ubriaco, stavo aspettando che Kristen finisse il turno e
Marcus si è offerto di farmi compagnia a un pub
lì vicino. Tra una pinta e l'altra è uscito fuori
l'argomento lavoro e visto che l'alcol non ha mai facilitato i segreti
li ho anche detto come mi sentivo inutile pensando che Kristen lavorava
mentre io non facevo niente per aiutare la nostra situazione. E poi me
ne sono uscito con un sacco di discorsi su come dovesse essere l'uomo a
tirare avanti la famiglia, la donna fosse fragile, e io dovevo portare
il pane a casa e.. e tante altre cazzate dovute a qualche birra di
troppo, ma non è questo il punto. Il punto è che
non ho idea di che razza di lavoro Marcus mi abbia trovato.
«Si, s..si, ma».
«Be', adesso hai un
lavoro».
«Che lavoro,
però!» dico, alzando la voce.
Kristen appoggia il libro sul tavolino davanti al divano e si avvicina
al telefono.
«Canterai con me,
qualche sera..».
«Spero che tu stia
scherzando, Marcus, perché sto prenderti a pugni in
bocca».
«Solo qualche
serata, Rob. Poi, se vuoi, continui anche da solo. Io ho finito in quel
locale, devo fare serate in altri pub e il proprietario mi ha chiesto
se avevo qualche amico disposto a prendere il mio posto.. e io ho fatto
il tuo nome».
«Io non suono
più», subito mi torna in mente quando ho suonato
per Kristen, ma per lei è diverso, come sempre quando
c'entra lei.
«Mi hai detto che ti
serviva un lavoro e io te l'ho trovato, adesso non trovare
scuse».
«Non sto cercando
una scusante, Marcus: io
non suono, chiaro? Ho smesso. Non voglio più
prendere una chitarra in mano, quel capitolo è chiuso, non
mi porterebbe comunque da nessuna parte...», sento la mano di
Kristen posarsi sulla mia gamba, sollevo la testa e incontro i suoi
occhi preoccupati, preoccupati per
me. La bacio sulla guancia, ma lei continua a stringermi
il ginocchio, ansiosa. Non voglio che si preoccupi così
tanto per me, non le fa' bene.
«Chi te lo dice?
Robert, tu sei bravo,
come te lo devo dire? Potresti riuscirci sul serio a farne un lavoro,
se solo provassi..».
«E' tardi per
quello, Marcus..».
«Cristo, hai
diciannove anni, non ottanta, hai una vita davanti a te! Provaci,
cazzo, provaci e non restare con le mani in mano. Fallo per Kristen,
no?».
«Cosa c'entra lei
adesso?».
«Non
potrà sempre lavorare solo lei, non trovi? E se la vostra
relazione è seria dovresti pensare al vostro futuro. Ti sta
dando una mano, non lamentarti, Robert».
«Non mi sto
lamentando, ma io non suono!», sento Kristen irrigidirsi
accanto a me e subito mi pento del tono di voce che ho usato. «Marcus, non
è proprio..».
«Non ho voglia di
stare dietro a te, Robert, ti sto dando un'opportunità e sta
a te coglierla o meno. Se vuoi, vieni stasera alle nove al solito pub,
poi deciderai..» chiude la chiamata e io resto con il
telefono in mano qualche secondo prima di riporlo nella tasca.
«Rob..
amore?», Kristen mi accarezza il viso, spingendolo
gentilmente nella sua direzione. «Non ho capito
molto, ma c'entra un lavoro, vero?».
«Si.. dovrei suonare
in un locale, un paio di sere.. ma non ci sto, ho smesso di
suonare».
«Perché?
Amore, sei bravissimo!», mi prende il viso fra le mani e si
mette a cavalcioni sopra di me, inchiodandomi con i suoi occhioni verdi
che mi scrutano preoccupati. Le sfioro il viso con le nocche, provando
a rassicurarla. «Rob, dico sul
serio, dovresti almeno provarci. Sei bravissimo e io verrei ogni sera a
vederti, appena finisco da lavoro, lo giuro. Non ti lascio solo,
amore», mi prende la mano e la intreccia alla sua, «Insieme, ricordi?
E' una cosa che stiamo facendo per noi due, per un.. f..futuro insieme,
anche se mi prenderai per sciocca sicuramente, ma io ci tengo davvero,
davvero tanto, Rob.. provaci, per favore».
«Non suono da una
vita, non so.. sono arrugginito, piccola».
«Non è
vero, l'ultima volta che hai suonato per me sei stato grandioso. Fallo,
Rob.. vengo con te, sto io con te, lo prometto, non ti lascio solo, ti
sto accanto io, ma tu fallo.. per noi, amore» mi abbraccia e io non posso
fare altro che annuire mentre ricambio l'abbraccio.
«Rob!».
«Che
succede?» chiedo, entrando in camera sua.
Sono quasi le otto e mezza e dobbiamo muoverci se vogliamo arrivare al
pub in tempo.
Kristen è davanti al letto, jeans blu scuro, sneakers a
scacchi nere e bianche e una felpa nera.
Mi guarda timida, «Secondo te vado
bene? Cioè, se vuoi mi cambio.. mi metto qualcosa di
più carino, è che non.. non ci so camminare con i
tacchi, e i vestiti.. mi imbarazzano, e poi.. poi..», mi
avvicino e le tappo la bocca con un bacio, «Sei
perfetta» le sussurro, prima di baciarla di nuovo.
Lei sorride, timida. «Sicuro che vado
bene? Voglio fare colpo, sai?» scherzò.
«Mmh, su me ci
riesci benissimo..» scesi con la mano lungo la sua schiena e
poi più in basso, sfiorando il bordo dei jeans.
«Rob.. siamo in
ritardo..» mi ammonì lei, ma
sorrideva.
Mi piaceva da morire il modo in cui non si spaventava più
quando la toccavo.
Certo, si intimidiva e più di una volta era diventata rossa
per l'imbarazzo mentre eravamo da soli, ma non scappava più.
Adesso, il problema si affrontava.
«Preferisco te a
salire su un palco..» le sussurro, mordendole piano
l'orecchio.
«Amore.. amore,
dài, dobbiamo andare..» mi scosta gentilmente e
fa' un sorriso enorme. «Sono fiera di te,
amore».
Neanche venti minuti dopo, siamo al locale.
Perfettamente in orario.
Kristen mi stringe la mano, agitata.
Penso che sia più agitata di me.
A me non importa molto, sinceramente non vedo l'ora che mi dicano che
non sono brava abbastanza così da potermene tornare a casa.
Marcus non sembra affatto sorpreso di vederci.
Saluta prima Kristen e poi me, per poi indicarci un uomo di mezza
età che sta parlando con il tizio dietro al bancone.
Stringo la mano di Kristen e ci avviciniamo, lei quasi saltella per
l'agitazione, mentre io vorrei solo uscire da questo posto.
L'uomo appena ci vede mi porge la mano, che è persino
più grande della mia.
La sua stretta, però, lascia a desiderare, sicuramente ha
bevuto un bel po' prima che arrivassimo. «Tu devi essere
Robert! L'amico di cui mi parlava Marcus, giusto?», annuisco
e lui riprende a parlare senza darmi il tempo di dire niente, «Sono felice che
Marcus ti abbia convinto a venire, mi aveva avvisato che saresti stato
un osso duro.. e chi è questa bella ragazza,
qui?», quando allunga una mano per sfiorare il viso di
Kristen mi irrigidisco e sento lei fare lo stesso, sto per dare un
pugno in faccia all'uomo quando Kristen sorride imbarazzata e si tira
indietro e l'uomo lascia ricadere la mano. «Scommetto che
è la tua fidanzatina, eh? Bella scelta, ragazzo.. davvero
una bella scelta. E come ti chiami, tesoro?», si rivolge a
Kristen come se avesse cinque anni, mettendo le mani sulle ginocchia e
piegandosi per parlarle dritto in faccia.
Kristen mi stringe forte la mano e io capisco che è
spaventata.
«K..Kristen,
signore».
«Che bel nome,
ragazzina. Io invece sono George» le porge la mano e Kristen
gliela stringe sotto il mio sguardo infastidito.
Quando finalmente George
torna a rivolgersi a me ho solo voglia di spaccargli la bocca a
testate.
«Bene, penso che il
tuo amico ti abbia già spiegato cosa dovresti fare,
giusto?».
Annuisco.
«Hai una
chitarra?».
Scuoto la testa.
«Sei uno ti poche
parole, eh? La chitarra posso prestartela io, comunque. Lavoreresti qui
ogni sera, tranne la domenica. Dalle nove fino alle dieci, mezzanotte
il venerdì e il sabato. Che te ne pare?».
«Può
andare bene» dico, a denti stretti. Voglio solo andare via.
«Ho bisogno di una
prova, però. Venite con me», ci dà le
spalle e noi lo seguiamo dietro il palco, dove c'è un
piccolo spazio per le prove.
George prende una chitarra adagiata per terra e me la porge.
«Suona»
ordina.
«Che
cosa?».
«Una cazzata
qualunque, devo solo vedere se sai tenera una chitarra in mano, non se
sei il prossimo Freddy Mercury».
Prendo la chitarra e mi siedo per terra.
Kristen mi guarda da un angolo della stanza, a disagio.
Le faccio segno di avvicinarsi e lei subito si siede vicino a me,
lontana da George.
Se voglio davvero suonare bene ho bisogno della presenza dell'unica
cosa bella della mia vita.
Visto che non so che altro suonare, inizio a strimpellare i primi versi
di I was broken
e vedo Kristen sorridere, fiera.
E' fiera di me.
Me l'ha detto a casa ma vederla sorridere in questo modo, adesso, mi
fa' sentire così
bene.
Nessuno mi aveva mai detto una cosa del genere.
Penso che nessuno, prima di lei, sia mai stato fiero di me.
E poi, fiero di cosa?
Che cosa ho fatto per meritarmi una cosa del genere?
Per meritarmi Kristen.
La cosa più bella del mondo.
Ed è a lei che penso mentre canto, e so di essere bravo
perché ho lei in testa, è a lei che canto la
canzone, è lei che guardo, è lei ad aiutarmi a
lasciarmi andare mentre canto, suono e la canzone risuona nella piccola
stanza, riempiendola di noi due.
Noi due per sempre, piccola.
Ma purtroppo George mi interrompe con un colpo di tosse, spezzando la
magia.
Posso ucciderlo adesso?
«Ragazzo, sei bravo. Hai il lavoro, contento?».
Lo ero, prima che lei aprisse bocca.
Ma annuii lo stesso, perché finalmente avevo capito che era
inutile negarlo: la musica faceva parte di me. Quando avevo una
chitarra in mano entravo in un altro mondo, un mondo dove esistevamo
solo io e Kristen e la musica in sottofondo, era lei la mia musa,
quello che mi portava ad andare avanti sempre e comunque. E quando mi
voltai verso di lei, sorridente, sapevo che lei aveva intuito quello
che stavo pensando perché nei suoi occhi vedevo che era,
ancora una volta, fiera di me. Aveva le lacrime agli occhi e cercava di
sorridermi, asciugandosi le lacrime e mormorando «sei bravissimo!
visto, amore, sei stato grandioso.. sono fiera di te, Rob,
amore».
Era fiera di me.
Anche se non me lo
meritavo, lei era comunque fiera di me.
____________________________
ciao gente!
visto che l'altro capitolo era piuttosto palloso, ho voluto mettervi un
po' di momenti dolciosi, contenti? :3
spero che vi sia piaciuto, a me piace!
bene, come al solito vi lascio con i miei contatti e vi chiedo di
recensire dicendomi anche la vostra parte preferite, se volete.
vi voglio bene, grazie.
twitter.
tumblr.
chiedetemi
consiglio.
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Capitolo 22 *** hurt ***
Pov Kristen
«Allora, si.. così.. no, forse era.. mmh, no
sicuramente
era così.. no, cazzo, cazzo, cazzo, no! Non bruciare, non
bruciare, per piacere non bruciare proprio ora, cazzo no! Fanculo.. no,
no, okay.. okay, posso farcela, si.. merda! Merda, merda, merda,
è un casino.. fanculo, non ci riesco» lancio il
mestolo
del lavandino, sporcandolo di crema giallastra. Sono due ore che sto
provando a fare la crema di vaniglia che fa' sempre mia madre e tutto
quello che è uscito è una poltiglia giallastra e
acida.
Mia madre la prepara molto spesso e l'ho sempre osservata cucinarla, mi
sembrava sempre così facile. Così oggi mi
è venuta
la geniale idea di prepararla prima di accompagnare Rob a fare la sua
solita esibizione al locale mentre lui dormiva, e invece è
uscita questa schifezza.
Sbuffo e cerco di decidere cosa farne di questa pentola piena di
zuppa\crema\poltiglia gialla, quando sento i passi di Robert mentre
entra in cucina, scalzo e assonnato. E' bellissimo con i capelli
scompigliati e solo i pantaloni della tuta addosso, ma la mia
attenzione va' al mio tentativo di cucinare come mia madre e mi sento
una sciocca, volevo fargli una sorpresa e tutto quello che sono
riuscita a ottenere, come mio solito, è un casino, in
più
ho anche una pentola bruciata da lavare in più dopo.
«Ehi» dice.
«Pensavo stessi facendo una doccia..», si strofina
gli
occhi ancora assonnati, sembra un bambino piccolo, è davvero
una
visione molto tenera, è raro che mostri il suo lato
più
dolce. «ma ho bussato in
bagno e non mi rispondevi, e poi ti ho sentito parlare.. con chi stavi
parlando, amore?».
«Con.. con
nessuno».
«Che fai in cucina,
allora?».
«Stavo... provando a
cucinare una cosa, ma è uscita una schifezza», mi
mordo il labbro, imbarazzata.
«Che stavi cucinando?», si avvicina e mi prende per
mano, sporgendosi per vedere che cosa c'è nella pentola. «E'..
vaniglia?».
«S..si...
cioè, più o meno. Dovrebbe esserlo, almeno..
volevo farti una sorpresa, e invece...».
«Hai preparato la vaniglia invece che riposare dopo il
lavoro, per farmi una
sorpresa?» mi chiede, i suoi occhi.. brillano?
«Si..».
«Amore
mio», mi abbraccia senza preavviso, stritolandomi fra le sue
braccia. Mi sento così bene, ora. Mi lascio andare al suo
abbraccio, fregandomene completamente del mio tentativo fallito.
«sai che vorrei sposarti in questo momento?»
sussurra al mio orecchio, baciandomi i capelli.
Arrossisco e nascondo il viso nell'incavo del suo braccio.
«Ehm.. ma è uscita pure male.. non mangiarla,
potresti sentirti male.. davvero, fa' schifo».
«La mangerei lo stesso, Kristen. L'hai preparata tu, la
mangerei anche se fosse merda, amore».
«Non ti chiederei mai di farlo..».
«Altro motivo per sposarti, piccola», ride e mi
bacia di nuovo i capelli.
«Oh»,
sapevo che stava scherzando, ma già mi immaginavo con il
velo
bianco. Scacciai quel pensiero subito dopo, avevo solo sedici anni,
cazzo. Non era proprio il momento di pensare a una cosa del genere,
avevamo già abbastanza problemi, e incomprensioni da
risolvere.
«forse.. forse è meglio se pulisco la pentola,
però» dico, senza però togliermi dal
suo abbraccio,
voglio starci ancora un po'.
«Puoi farlo
stasera, quando torniamo.. perché non dormi un po'? Tra meno
di
un'ora dobbiamo uscire, Kristen».
«Non ho sonno..».
«Kristen,
non puoi restare sveglia fino alle undici senza chiudere occhio tutto
il giorno, per piacere.. dormi un po', ci penso io alla pentola, okay?
Per favore», mi accarezza un braccio e io annuisco, stanca.
Robert mi bacia sulla fronte, mi prende per mano e mi conduce a letto.
La verità è che non dormo bene da quando Robert
ha
iniziato il suo lavoro al pub. La mia giornata si divide tra scuola,
compiti, lavoro, lavoro di Robert e quel poco di tempo per me che
riesco a racimolare, il tutto condito dal mio pensiero sempre presente
per Robert; dopo la scuola preparo il pranzo per lui, Cameron, Taylor e
Dana, provo a fare qualche compito, a dormire un po', mi faccio una
doccia veloce e poi vado a lavoro, dove sto fino alle sei, di solito.
Quando torno - o meglio, quando Robert viene a prendermi - sono stanca
morta ma provo lo stesso a finire i compiti e a preparare qualcosa da
mettere sotto i denti, per fortuna né Robert né
Cameron
mi stanno sul fiato sul collo per pranzo o cena e di solito vanno a
prendere qualcosa fuori per non farmi cucinare. Verso le otto, o anche
prima, dipende dai giorni esattamente come per il mio lavoro,
accompagno Robert al pub e mi siedo da una parte mentre lui si
esibisce. Qualche volta mi porto dietro i compiti e mi siedo a un
tavolo, finendo letteratura mentre ascolto Robert cantare, una cosa che
mi rilassa davvero moltissimo; stare al pub con Robert è
assolutamente il mio momento preferito della giornata, dopo quando
dormiamo insieme.
Robert mi fa' distendere sul letto, sedendosi vicino a me e spostandomi
una ciocca di capelli che mi ricade sugli occhi. «Stai morendo dal
sonno, ammettilo».
«Mai».
«Puoi non venire al
pub stasera se sei stanca, lo sai amore..».
«No,
Rob..», mi giro nel letto cercando una posizione comoda, «voglio venire, mi
piace».
Un timido sorriso si forma sul suo viso, è così
carino. «Ti piace? Non ti
annoi, piccola?».
Affondo il viso nel cuscino e chiudo gli occhi, «No..
amo la tua voce, mi rilassa.. canti per me, vero? Sento sempre i tuoi
occhi su di me, anche se sto facendo i compiti. Mi piace,
cioè,
mi piace che canti guardando me..».
Robert mi accarezza dolcemente i capelli, e riesco quasi sentirlo
sorridere. «Guardo te perché sei la mia musa
ispiratrice,
no? Guardo te perché canto perché ti amo,
Kristen. Ma
adesso dormi, per favore».
«Non ho
sonno..» dico, anche se non ho neanche le forza di girarmi
per guardarlo negli occhi.
«Bugiarda».
«No, no.. dico sul
serio, non.. non riesco a dormire, resti con me?».
«Se resto sappiamo entrambi che non dormi,
Kristen..», ma si sta già sfilando le scarpe.
«Non voglio
dormire, infatti..», non so neanche io cosa mi prende, ma
appena
Robert si infila sotto le coperte mi avvicino e premo le mie labbra
sulle sue, prima piano, poi sempre più forte. Lo voglio.
Voglio
il mio Robert, l'unico con cui voglio stare, l'unico da cui mi piace
essere toccata, l'unico che, con uno sguardo o una carezza, riesce a
tappare quel buco che ho dentro di me, che sconfigge con me le mie
paura ogni giorno.
Rob ricambia il bacio ma sembra titubante, non capisco che cosa gli
prende ma quando provo ad avvicinarlo di più a me mi manda
quasi
via. «Kristen, che ti
prende? Dovevi dormire, ricordi?», metto su il broncio.
«Si, ma da quanto
non stiamo insieme?».
«Un po', e
mi dispiace, amore, ma il lavoro ci tiene occupati entrambi. Adesso
dormi, tra un po' devo andare e non voglio vederti morire di sonno al
pub.. qualcuno potrebbe approfittarsene e non mi va' per niente. Sai
che odio quando i ragazzi ti si avvicinano».
Alzo gli occhi al cielo, girandomi dall'altra parte. «E' successo massimo
due volte e dovevano chiedermi l'ora!».
«Tre,
esattamente. E uno di loro aveva pure l'orologio al posto, quella testa
di cazzo. Dài amore, non arrabbiarti..», sento il
suo
respiro sul mio collo, un brivido mi sale lungo la schiena ma non
intendo dargliela vinta, non stasera. Sono stanca e volevo solo un po'
di coccole, perché deve sempre pensare ad altro quando io
voglio
solo stare con lui? Siamo in sintonia quasi su tutto tranne che su quel
lato, è incredibile. E terribilmente frustrante.
«Non sono
arrabbiata..» chiudo gli occhi e provo a dormire, sul serio
questa volta, ma subito sento le labbra di Robert posarsi sul mio
collo.
«Non
provarci, Pattinson...», ma sono già entrata in
paradiso,
perché mi basta così poco per sentirmi bene
quando si
tratta di lui?
«Ma io veramente non
sto facendo niente», lascia una scia di baci che arriva fino
alla mia spalla, «voglio
solo coccolare un po' la mia ragazza, che a quanto pare ha bisogno
delle mie attenzioni.. ti sono mancato, piccola?».
«Mi manchi
ogni giorno, sopratutto quando sei con me ma non mi abbracci»
dico, voltandomi verso di lui e incontrando quei due bellissimi occhi
di ghiaccio.
Un dolcissimo sorriso si forma sulle sue labbra.
Perché si stupisce?
Perché ogni volta che gli dico qualcosa di dolce sembra
quasi che gli abbia appena confidato chissà che cosa?
Non mi crede?
Non crede che lo amo?
Perché io lo amo.
Lo amo più di
me stessa e forse è proprio questo il problema.
Non mi amo neanche un po', ma lui, lui lo amo con tutto il cuore.
E non lo capisce, Robert si stupisce ogni volta che lo bacio o gli dico
«ti amo» e
non so cosa pensare.
Mi chiedo perché non mi creda.
Non lo dimostro abbastanza? Sto facendo il possibile.
Sto facendo tutto quello che vuole lui, lo sostengo e lo appoggio, lo
amo, lo voglio, cos'altro serve?
«Rob..?».
«Si,
piccola?».
«Io ti amo, tu lo
sai questo, vero?», mi guarda confuso.
«Si.. certo.
Perché mi chiedi una cosa del genere?».
Perché a volte sembra quasi che tu non mi creda.
Perché qualche volta mi sembra che io sia l'unica a mettere
le cose in chiaro, qui.
Perché non voglio che tu mi rifiuti mai, come hai fatto
prima, perché non lo sopporto, mi sento male.
Perché ho paura che qualcuna possa rubarti da me.
Perché voglio che tu mi ami.
Voglio che tu ami, lo
voglio più di ogni altra cosa.
«No,
così...».
«Mmh..»,
mi accarezza una guancia e io appoggio il viso sulla sua mano, beandomi
di quel contatto. «dormi, piccola».
Sospiro, rassegnata, e chiudo gli occhi per farlo felice.
Pov Robert
Accordo la chitarra prima dell'esibizione.
Ci sono molte persone stasera, sarà che c'è una
partita
di calcio e fuori piove a dirotto, combinazione perfetta per avere
molti clienti in un pub inglese. La gente di raduna qui, guarda la
partita, ascolta qualche canzone, beve qualche pinta di birra, ride,
scherza, guarda la mia
ragazza e poi si becca un pugno in faccia da me.
Kristen è seduta a qualche metro da me, china sui suoi
compiti, è così carina.
E' completamente immersa in un libro che sta leggendo per il corso di
letteratura, tiene il viso appoggiato a una mano e lo sguardo incollato
alla pagina, attenta e curiosa come sempre. E' bellissima da guardare,
come sempre. Distolgo lo sguardo da lei solo per controllare che
nessuno si avvicini troppo al suo tavolo e noto che piacere che i
tavoli accanto a lei sono occupati da due amiche e una coppia, niente
ragazzi liberi che potrebbero infastidirla.
George mi si avvicina e mi dà una pacca sulla spalla.
«Come va',
ragazzo?» mi chiede, guardando verso la sala.
«La chitarra
dà qualche problema, ma lo risolvo in fretta.. iniziamo tra
dieci minuti, va bene?».
«Okay. Ah, Robert,
la tua ragazza...», smetto subito di occuparmi della chitarra
e ascolto meglio George. «occupa
sempre un tavolo, ogni.. sera», sembra quasi scocciato ma
c'è qualcosa che non mi piace nel suo tono di voce.
«Si, e allora?»
chiedo, altrettanto scocciato.
«Allora quel tavolo
mi serve, Robert».
«Non
disturba, non fa' niente, se ne sta lì buona buona, che
cazzo di
problema ti dà, me lo spieghi?» sbotto.
«Ragazzino,
mio locale, mie le regole. Puoi fare stare qui la tua ragazza, ma deve
aiutare, non occuparmi i tavoli».
«Che intendi con
"aiutare"?», no, cazzo, no, non posso far lavorare ancora
Kristen, lavora già abbastanza.
«Potrebbe fare la
cameriera, no?».
«No!»
dico, senza neanche pensarci.
«Senti, o
fa' la cameriera o se ne resta a casa da stasera, okay?» mi
dà un'altra pacca sulla spalla e se ne va', lasciandomi solo
con
la chitarra.
Impreco contro di lui appena se ne va'.
Cazzo, no.
E adesso che le dico?
Conoscendola, mi direbbe di non preoccuparmi, che un lavoro in
più non le costa niente.
Ma sarebbe davvero troppo per lei. Non dorme abbastanza, mangia quando
può e il suo cervello si sforza di capire tutti i compiti di
scuola, senza mai riuscire a finirli tutti; mi chiedo cosa diranno i
suoi genitori quando torneranno dal loro viaggio di lavoro.
Mi odieranno.
Ho praticamente rovinato la vita alla loro bambina.
Ma non neanche il tempo di pensare decentemente a quello che dovrei
fare, perché le luci sul palco si accendono e la folla si
volta
svogliatamente verso di me. Piazzo le dita sulle corde della chitarra e
mi avvicino al microfono vicino a me, come ogni sera inizio a cantare
come prima canzone I
was broken,
che mi aiuta a prendere confidenza con la serata. Con lo sguardo, quasi
senza pensarci, cerco gli occhi di Kristen, che ha abbandonato un
attimo i suoi compiti per ascoltare almeno la prima canzone. Mi guarda
e sorride, e io riesco a vedere solo i suoi occhi in tutta la sala.
Kristen è
l'unica ragazza in tutta la stanza per me, non vedo altro,
non sento altro che me e
lei, esistiamo
solo noi due
come ogni volta che canto questa canzone, è meraviglioso il
modo
in cui questa sensazione non ci lasci neanche dopo un paio di volte che
la canto, spero non vada via mai.
Mentre passo alla prossima canzone Kristen mi sorride e torna ai suoi
compiti, e sembra così concentrata mentre si morde il labbro
e
sottolinea una frase con la matita. Prende appunti su un foglia, passa
l'evidenziatore, morde la fine della matita assorta, si passa una mano
tra i capelli, scrive qualcosa e solleva lo sguardo come per
controllare che io sia ancora sul palco. Dove vuoi che vada, piccola?
le dico con gli occhi mentre continuo a cantare, lei arrossisce e fa'
per abbassare di nuovo lo sguardo quando vedo George andarle incontro;
mi blocco, smetto di cantare e di suonare e per un attimo
c'è
silenzio - per modo di dire - nel locale. Il lavoro, Rob!,
riprendo a suonare ma seguo attentamente George e Kristen.
George le parla e lei sembra prima confusa, poi imbarazzata.
Lo vedo agitarsi e Kristen si porta la matita alla bocca, guardando
altrove.
Quando la vedo annuire e mormorare qualcosa, imbarazzata, so benissimo
cosa sta succedendo.
Quel bastardo non ha aspettato neanche che le parlassi, le ha detto di
persona cosa vuole fare se vuole restare nel locale mentre suono e
Kristen naturalmente ha accettato. Merda, merda, merda. Vorrei smettere
di suonare, ma non posso, perché questo lavoro mi serve. Ma
mentre continuo a cantare so benissimo che la verità non
è proprio questa: io ho bisogno
di suonare. Adesso che ho ricominciato, non posso più
smettere.
Quando suono, mi sento bene, mi sento come ogni volta che ho una
chitarra in mano: come se tutti i problemi non esistessero,
perché sono troppo concentrato sulle corde della chitarra
per
pensare ad altro. Ma stasera ho la testa da un'altra parte, penso a
cosa dirò a Kristen, come risolverò questo
problema, ma
so già che non ne caverò piede, perché
lei non mi
lascerà fare niente, si prenderà anche questa
responsabilità sulle sue spalle.
Quando finisco la serata appoggio la chitarra dietro le quinte e vado
subito da Kristen. Sta sottolineando un passaggio del libro con in
bocca la matita ma solleva subito la testa quando mi avvicino. Mi
sorride, un sorriso un po' forzato. «Ehi...».
«Ehi»,
mi siedo nel posto accanto a lei. Il tavolo è pieno di
libri,
quaderni, fogli, evidenziatori, matite e.. «Kristen, quelli
sono i miei quaderni di scuola?» le chiedo.
«Ehm..
si?».
«Kristen...»,
mi strofino la faccia con le mani, cercando di trovare le parole giuste
da dirle, ma tutto quello che riesco a fare è ripetere il
suo
nome, stanco.
«Non.. non mi
dispiace farli, davvero..» sussurra lei, abbassando lo
sguardo, colpevole.
Si sta davvero sentendo in colpa perché ha fatto i miei
compiti?
«Ma non devi, amore,
davvero, non devi», le accarezzo una guancia e lei si rilassa
un po'.
«Non fai i compiti
da quasi un mese, Rob.. non voglio che chiamino i tuoi
genitori» dice, triste.
Sorrido, un
sorriso triste quasi quanto il suo, perché solo ora mi rendo
conto di quanto questa situazione mi stia sfuggendo di mano: sto
lasciando che la mia ragazza porti sulle spalle il peso di tutta questa
situazione, la scuola, i compiti, me, i miei problemi, il lavoro, i
soldi, una casa per me, ogni cosa, tutto, lei si occupa di tutto e
cerca sempre di farlo da sola, quasi avesse paura di disturbarmi. «Amore,
non devi pensare a tutto tu, lo sai.. te l'ho già detto,
siamo
una coppia, facciamo le cose insieme, non devi avere tutto tu il peso,
Kristen...».
«Tu sei occupato,
faccio io i tuoi compiti. Posso.. ho tempo».
«Che tempo, amore?
Sei sempre impegnata».
«So gestire
benissimo il mio tempo» insiste, testarda.
«Okay..»,
mi arrendo, non so proprio combatterla, non quando la vedo
così stanca, triste, rassegnata,
«che ti ha detto
George, ho visto che parlavate..».
«Oh..», si
porta una ciocca di capelli dietro l'orecchio e chiude il libro di
letteratura, prendendo tempo. «lavorerò
qui da domani, faccio la cameriera... è un'ottima cosa, no?
Soldi in più, roba così.. sarà
grandioso,
vedrai», mi prende le mani e le stringe, mi guarda e prova a
sorridere, ma è un sorriso che non raggiunge gli occhi
purtroppo. «Andrà
bene, Rob».
E io le credo.
O almeno ci provo.
Provo a crederle perché è l'unica cosa che mi
è rimasta: la sua parola.
E' tutto quello che conta per me, Kristen.
Non ho nessun'altro a questo mondo, a parte lei e le mie sorelle.
Voglio bene solo a loro.
E se Kristen dice che andrà bene io le crede.
Voglio credere che
andrà tutto bene anche se sarà una merda
sicuramente.
*
Pov Kristen
E' la prima volta, da quando ho iniziato a lavorare al pub con Robert,
che ho la serata libera insieme a lui. Stasera, non dobbiamo fare
niente: niente pub, niente ristorante, niente; sono felice di passare
finalmente del tempo con lui. Fare la cameriera non fa' proprio per me,
ma non l'ho detto a Robert perché sarebbe come dare legno al
fuoco che arde, visto che ultimamente ogni pretesto è buono
per
iniziare una discussione Kristen-devi-smettere-di-lavorare, che
puntualmente finisce con io che mi chiudo in bagno, in lacrime.
Già, non è proprio bellissimo. Il nostro rapporto
non va
male, ma non va' neanche così bene, ma non andava
così
bene neanche prima, solo che prima andava così
perché
c'era di mezzo il suo lavoro, adesso è il mio. Ma io sono
ostinata, voglio avere abbastanza soldi entro la fine di questo anno
per una casa tutta nostra. Quando compirò diciotto anni
avremo
una casa, già arredata e sarà anche pronta da
mesi, o
almeno è così nelle mie fantasie, quelle che
tengo per
me, quelle che racconto a me stessa la notte prima di andare a letto
quando mi stringo a Robert e mi chiedo come sarebbe svegliarmi in una
casa tutta nostra, con nostri orari, nostre abitudini, nessun fratello
che gira per casa, potere fare sempre quello che vogliamo senza doverci
guardare intorno come se stessimo commettendo chissà quale
crimine. Sarebbe meraviglioso, ma per farlo devo farmi il culo adesso e
farmi il culo vuol dire fare due lavori, andare a scuola, stare dietro
a Robert che ogni tanto si arrabbia senza motivo perché dice
che
sono stanca e che non mangio abbastanza, che non dormo abbastanza, che
non vedo più Sam, che a scuola svengo sui banchi e tanti
altri
motivi, ma non importa perché sono disposta a stare dietro a
tutti i suoi sbalzi d'umore pur di ottenere qualcosa per noi.
Ma stasera è diverso.
Stasera sarà tutto per noi.
Noi due e basta.
Ho mandato via Cameron, Taylor e Dana e sono anche di ottimo umore
perché tra tre giorni mamma e papà finalmente
torneranno
dal viaggio di lavoro.
Ho programmato tutto.
Ho ordinato la cena - due pizze, una birra per Rob e una coca cola per
me - ho affittato un film che so che gli piace, perché tanto
a
me di vedere il film poco me ne importa e ho anche deciso che oggi sono
dell'umore giusto per qualche coccola, cosa che non facciamo da.. una
vita.
Ho raccolto i capelli in una coda perché così
potrà baciarmi il collo senza il fastidio dei capelli, mi
è uscita anche bene. Ho messo persino un po' di mascara e un
ombretto nero che Sam ha detto che mi valorizza molto gli occhi, che
Rob dice di amare così tanto. Mi sono messa un paio di
pantaloncini neri e una canottiera bianca, larga, con un reggiseno nero
che si intravede molto dalle maniche; non so cosa mi sia preso, so solo
che voglio che stasera Robert mi guardi con qualcosa di diverso
dall'apprensione o dalla preoccupazione, come invece ha fatto per
tutta la settimana.
Quando sento il citofono penso
che sia la pizza, così corro a rispondere.
Robert è ancora addormentato e spero di fargli una bella
sorpresa quando troverà già tutto pronto, persino
me.
Ma appena apro la porta mi ritrovo una brutta sorpresa davanti.
«Tu..?».
«Anche per me
è un piacere rivederti, amica di Rob» sorride Chris, un sorriso
malizioso e viscido, per poi squadrarmi dalla testa ai piedi.
All'improvviso mi pento di avere messo questi pantaloncini. «Lui
dov'è?» chiede, cercando di entrare in casa.
Blocco la porta con un braccio.
«Cosa vuoi da
lui?».
«Oh, che tono
furioso» si finge spaventato, solo per poi scoppiare a
ridermi in faccia. «Dai, ragazzina,
fammi entrare, non ho tempo da perdere, devo parlare con il mio amico e
alla svelta».
«Rob non..
non..» e proprio mentre penso a qualcosa da dirgli sento la
voce di Robert chiamarmi dalla camera da letto, poi i suoi passi.
«Chris, amico, che
cazzo ci fai qui?», Robert si passa una mano fra i capelli,
facendo scorrere lo sguardo da me a Chris, ancora sulla porta che
cercava di entrare.
«Come che ci faccio
qui? Ti ho chiamato, coglione! Ah, puoi dire alla tua amica o
scopa-amica o quello che è di togliersi da mezzo ai coglioni
e farmi entrare?».
Apro la bocca per dire qualcosa ma poi la richiudo, incredula.
Sta succedendo davvero?
Ditemi che è un incubo.
Chris, l'amico - per modo di dire - da cui Robert andava ogni volta che
voleva sfogarsi, adesso vuole entrare in casa mia, rovinando l'unica
serata libera che abbiamo io e Robert. Mi torna in mente la prima volta
che mi ha portata a casa di Chris, quella specie di bordello dove non
esistevano regole e tutto era permesso, ricordo l'odore di fumo e
birra, la gente ammucchiato dovunque e la sensazione di soffocamento
che provai.
Robert fece qualche passo avanti, «Chris, non parlare
in questo modo di Kristen, non sai un sacco di cose».
«Mi fai entrare si o
no?» chiese lui, ignorando quello che Rob aveva appena detto
su di me.
Guardai Robert.
Adesso mi dice di chiudergli la porta in faccia, pensai.
Adesso lo chiudo fuori e noi possiamo tornare alla nostra serata.
Perché lui sa
quanto ci tengo, quanto ne ho bisogno,
lui lo sa.
Adesso chiudo la porta in..
«Lascialo entrare,
Kristen..».
E' come ricevere grande
pugno dritto nello stomaco.
Per un secondo non so cosa fare, poi lascio ricadere il braccio e Chris
entra in casa, spavaldo e arrogante come se fosse un suo diritto.
«Rob..» lo
chiamo e lui mi guarda smarrito, non sa neanche lui cosa sta
succedendo, ma non mi importa. Non mi importa di niente, io volevo solo
la mia serata con lui e adesso è rovinata.
«Vai..
vai in camera, Kristen, ci metto un attimo, davvero.. amore, per
favore..», prova ad avvicinarsi a me quando vede i miei occhi
diventare lucidi. Mi sta pure mandando via, adesso? Non mi vuole
neanche lui in mezzo ai piedi? Arriva il suo amico e io non ci sono
più. «un attimo, okay
piccola? Ti raggiungo fra un attimo, lo giuro.. cinque minuti, ma tu
vai in camera, amore», e io non posso fare altro che
obbedire.
Ma prima lancio uno sguardo di puro odio a Chris, che ricambia appieno.
«Figlio di
puttana..» sibilo, in modo che solo lui possa sentirmi.
«Troia»
risponde, un attimo prima che Robert lo afferri per il braccio e lo
trascini in soggiorno, lasciandomi sola nel corridoio.
Così mi chiudo in camera.
Mi siedo sul letto, e aspetto.
Aspetto ma non succede niente, Robert non arriva.
Passano cinque minuti, poi dieci, quindici, venti, un'ora.
Un'ora chiusa nella mia camera da letto, da sola, aspettando Robert.
Alla fine mi alzo, vado in bagno e mi tolgo anche quel poco di trucco
che mi sono messa, mi sfilo i vestiti e mi metto una maglietta di
Cameron, larga almeno tre volte me, un paio di pantaloncini da casa e
mi infilo a letto. Finalmente posso lasciarmi andare alle lacrime con
la consapevolezza che, anche se ti impegni quanto vuoi, non
andrà mai come volevi.
Pov Robert
«Dimmi subito cosa vuoi e vattene» dico.
«Quanta fretta, sono
appena arrivato. Carina la casa, è della tua
amica?».
«Ti ho detto che non
devi parlare di lei, cazzo!».
«Non ti scaldare,
amico, non te la tocco, è piatta e pure piccola. Non sono
qui per rubarti il nuovo giocattolo».
«Lei non
è..», cerco di trattenermi, so benissimo cosa sta
cercando di fare Chris: vuole confondermi, farmi il lavaggio del
cervello e poi buttarmi giù, come ha sempre fatto fin da
quando lo conosco, quando ero un ragazzino stupido e insicuro. Ma
Kristen mi ha cambiato, per il meglio, e adesso non mi farò
più prendere in giro da un tipo come lui. «Come hai fatto a
trovarmi?» chiedo, cambiando argomento.
«E' bastato chiedere
in giro» mi risponde.
«Okay, ora dimmi che
cosa vuoi da me».
«Penso che tu abbia
qualcosa di mio», sorride, sornione.
«Non capisco di che
parli...», ma nella mia testa si sta già formando
una possibile risposta e non mi piace.
«La mia casa
è gratis solo per i miei amici, Rob e tu sei andato via, non
vieni più a trovarmi..» dice, quasi canticchiando,
è completamente fatto, «sai quanto mi devi?
Molto, caro mio. Vieni a casa mia da quando hai diciassette anni, bevi,
mangi, ti sei fatto la mia roba e pure alcune delle ragazze.. ti dice
qualcosa?».
«Non dirai sul
serio», ma lo vedevo dal suo sguardo folle che diceva sul
serio.
«Oh si invece, Rob..
sei sparito, ma io ti posso trovare quando voglio. Casa mia funziona
così: quando un amico va' via allora deve pagare tutto
quello che ha fatto quando c'era, semplice no? E tu mi devi davvero moltissimo».
«Chris..».
Lui si sporge dal divano nel quale è seduto, sorridendomi
malefico, non mi viene in mente altro modo per descriverlo. «Sai quanto costa
l'eroina, Rob? Molto. E l'LSD? Altrettanto. E tutti gli spinelli che ti
sei fumato, amico mio? E le ragazze? Anche loro valgono, in un certo
modo. Tutte quelle cose sono gratis solo per i miei amici, quelli che
vengono a casa mia, passano del tempo con me, mi aiutano quando sono
nei casini, come hai fatto tu quando c'è stato quel piccolo
problema con la polizia. Ma adesso sei andato via, via, via,
via..» cantilena, «e ora
paghi», si appoggia di nuovo allo schienale della poltrona, «o paghi o
torni».
«Non posso
tornare...».
Non posso fare questo a Kristen.
Tornare a frequentare Chris, quell'ambiente, ucciderebbe tutto quello
che sono diventato da quando conosco Kristen. Uccidere tutti i buoni
propositi, le fatiche che avevamo affrontato e mandare a puttane tutti
i problemi che avevamo risolto per arrivare a questo punto; ma forse
abbiamo affrontato tutto questo proprio per arrivare a questo punto.
«Scegli: o torni o
mi paghi tutto quello che mi devi».
«Tu cosa ci
guadagni?».
«Un amico. E
qualcuno che mi copra le spalle con la polizia, ovviamente. Casa mia
può aiutarti, lo sai, ma ha un costo», come ogni
cosa nella vita, ovviamente.
«Mi servono i miei
soldi, Chris.. mi servono davvero».
«E allora torna,
casa mia è sempre aperta per te», forse Chris si
sentiva solo, forse tutti quegli amici di cui si circondava non gli
bastavano mai proprio per quello. Neanche tutta la roba di cui si
faceva gli bastava per alleviare la solitudine di cui soffriva e la
cattiveria, che manifestava tenendo sotto controllo le persone, era
solo un modo per avvicinare le persone a sé. Forse uno
psicologo avrebbe detto così, ma io non ero uno psicologo. «Sei un figlio di
puttana, Chris».
Lui sospirò. «Ha detto
così anche la tua amichetta. Allora, torni? Posso darti un
po' di roba, anche stasera».
Non risposi neanche.
Chris non ne aveva bisogno, sapeva già la mia risposta.
Forse infondo non ero cambiato poi così tanto, ero ancora il
ragazzino di diciassette anni che aveva paura di perdere tutto e si
rifugiava nei suoi errori. E avevo commesso lo stesso errore ancora una
volta, ma ora stavo trasciandando in basso anche lei, che non se lo
meritava. Stavamo affondando, perché
forse infondo dalla merda non si esce mai del tutto puliti.
Quando riuscii finalmente a mandare via Chris - con la promessa di
andare a casa sua il giorno dopo - era ormai tardi e la pizza che
avevamo portato prima era fredda, la misi in frigo e andai verso la
camera di Kristen, quella che ormai consideravo come la nostra camera ma
che stasera non sentivo tale. Appena entrai mi fu subito chiaro il
motivo: l'aria era satura delle lacrime che Kristen aveva versato sul
cuscino, si poteva quasi sentire la sua tristezza. Era addormentata,
coperta fino al collo con la coperta e stringeva i pugni vicino a
sé, come se stesse combattendo contro qualcosa che io non
riuscivo a vedere. Mi avvicinai al letto e mi inginocchia vicino al suo
viso, accarezzandole il viso con le nocche, facendo piano.
Non sopportavo l'idea di andare a letto senza parlarle, senza chiarire.
Forse avrei dovuto dirle tutto.
Mi potevo fidare di lei, non mi avrebbe giudicato e lo sapevo.
«Amore..» la chiamo.
Lei apre piano i suoi occhioni verdi, ancora lucidi. «Rob...»
mi fissa, confusa, arrabbiata.
«Piccola, lo so che
sei arrabbiata, ma posso spiegarti..», provo a posarle di
nuovo la mano sul viso ma lei si tira indietro.
«Arrabbiata, Rob? Mi
hai lasciata qui ad aspettarti per un'ora. Si, sono arrabbiata e molto,
ma sopratutto sono stanca.. stanca di fare tutto quello che posso per
fare andare bene le cose e non ricevere niente in cambio»,
alcune lacrime cominciano a scorrerle lente sul viso mentre si mette a
sedere sul letto, coprendosi con il lenzuolo, coprendosi da me. «sai cosa volevo,
Rob? Io volevo solo passare una serata con te, nient'altro.. volevo
sentirmi di nuovo bene, senza problemi, e invece.. tu e il tuo amico
del cazzo avete rovinato tutto!» urla, coprendosi il viso con
le mani.
Mi si spezza il cuore a vederla così.
Ma mi si spezza ancora di più sapendo che ha ragione, ha
perfettamente ragione ad essere arrabbiata con me e mi sento uno
schifo; mi siedo vicino a lei ma Kristen si rannicchia in un angolo del
letto, premendosi le ginocchia al petto, ancora in lacrime,
allontanandosi da me.
«Non sono
abbastanza..?» chiede, la voce spezzata.
«Amore, non dire
così».
«Non ho fatto
abbastanza..? Abbiamo i soldi, Rob, li abbiamo.. non tanti, ma con il
tempo.. ma tu.. tu.. oh, tu...».
«Lo so, ho
sbagliato, mi dispiace.. sono stato un idiota, Kristen».
Finalmente solleva i suoi occhi, perforandomi, sento il suo sguardo
incidermi dentro. «Cosa voleva da
te?» chiede, seria.
Ecco.
Che faccio?
Le dico la verità?
E' già abbastanza furiosa con me.
Non voglio farla piangere di nuovo.
«N..niente, amore..
è andato via, adesso.. va bene? Forza, piccola, non.. non
fare così, per favore. Smetti di piangere, va tutto bene,
amore» le accarezzo le guance, asciugando le lacrime che le
bagnano e lei me lo lascia fare.
Provo ad abbracciarla e lei me lo lascia fare.
La stringo forte, le accarezzo la schiena e lei si sfoga con la testa
appoggiata contro la mia spalla.
Trema, non solo per via dei singhiozzi.
«Possiamo ancora
avere la nostra serata, amore» le dico.
«Non mi va'
più.. sono stanca», e non so bene a cosa si
riferisca.
«Va
bene..», la scosto un po' da me e la bacio sulla fronte ma
quando provo a baciarla sulle labbra lei si ritira, impaurita. «scusa..scusa,
piccola», adesso sono io che vorrei
scoppiare a piangere, perché questo gesto - allontanarsi da
me per non essere baciata - vale più di una qualsiasi
spiegazione. Non è arrabbiata, è ferita,
è delusa, è stanca,
e adesso capisco cosa intende, e ha ancora una volta ragione. Stanca di
tutta questa merda che sembra non finire mai. Voglio davvero metterle
un altro peso sulle spalle? Altri problemi, altre lacrime nei suoi
occhi, altre serate come questa.
No, non voglio.
Le accarezzo il viso e lei arrossisce.
«Rob.. non.. non mi
va' stasera, s..scusa» si scosta ancora una volta e si
sdraia, appiattendosi contro il muro, distante da me.
«Oh», mi
tolgo le scarpe in silenzio, triste e confuso. Che ho fatto? Che ho
fatto a lei? L'ho ferita, ma come? Perché tutto non va'
semplicemente bene e basta? Per una volta non può andare
tutto bene, quando ho finalmente trovato qualcuno per la quale vale la
pena di vivere bene, con amore. Mi sdraio sulla schiena, chiedendomi se
Kristen urlerà se provo a baciarla di nuovo;
perché ho davvero bisogno di un suo bacio adesso. Mi
accontenterei anche solo di un abbraccio, qualunque cosa che me la
faccia sentire vicina, che mi faccia capire che mi ha perdonato.
La sento muoversi, agitarsi e poi avvicinarsi finalmente a me.
Volto il viso verso di lei, ha ancora le guance rigate di lacrime.
«Andrà
tutto bene?» mi chiede, così, di punto in bianco.
Poi si solleva sui gomiti e si avvicina, rannicchiandosi contro il mio
petto.
Mi aiuta a sfilarmi la maglietta e appoggia le labbra sul mio petto,
riempiendomi di baci, come se me lo meritassi, come se non avessi
colpe, ed è così che mi fa' sentire lei: bene con
me stesso, come se fossi perdonabile, come se non avessi mai commesso
neanche un singolo errore.
Appoggia la guancia calda e bagnata sul mio petto e chiude gli occhi.
La circondo con le braccia, rubandola al mondo.
«Andrà
tutto bene, amore. Va sempre tutto bene, se stiamo insieme».
__________________________
spero che questo capitolo vi sia piaciuto, io non l'ho ancora deciso.
chris è un figlio di puttana, potete dirlo tranquillamente.
voglio sapere cosa ne pensate, okay?
sono di fretta, quindi, recensite!
vi voglio bene.
|
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Capitolo 23 *** i promise you. ***
believe in me
Pov Robert
Mi giro per la milionesima volta nel letto. Quante volte l'ho fatto
stanotte? Almeno cento, ne sono sicuro. Ma non riesco a dormire, non
con questo pensiero sempre in testa: la stai
ferendo, Robert, la perderai perché le tieni tutto nascosto
continua a dirmi la mia vocina interiore. Sono giorni che sparisco, che
non le dico dove vado e lei non dice niente, non mi sgrida, non mi
rimprovera, niente, mi accoglie a braccia aperte quando torno a casa e
basta. Ma so che dentro ci sta una merda, lo so. Ho visto come tiene
tutto dentro, come sta cercando in tutti i modi di non farmi pesare
niente, neanche quando scompaio senza dirle niente. Se sapesse cosa
faccio, dove vado e da chi, penso che non mi perdonerebbe, penso che mi
lascerebbe e mi odierebbe, o forse mi perdonerebbe come fa' sempre. E'
questo ultimo pensiero a tenermi vivo, a darmi la speranza che un
giorno andrà tutto bene perché Kristen mi ama e
mi
perdonerà sempre, anche se faccio i casini peggiori. Lei mi
ama
e non andrà via, qualunque cosa succeda. Me la ripetuto
all'infinito e io le credo, ma ho una paura terribile che lei possa
rimangiarsi la parola data e lasciarmi solo. Ma non posso
più
resistere, sono settimane che questa cosa va avanti, andare a casa di
Chris mi sta distruggendo, sto cercando di tenermi lontano da ogni
genere di droga ma è impossibile, ieri sono pure stato
tentato
da prendere un acido giusto per fare scorrere il tempo più
velocemente, volevo tornare subito dalla mia Kristen, ma ho pensato che
magari lei se ne sarebbe accorta e sarebbe stato difficile spiegarle
tutto in una volta cosa stavo facendo. Non
c'è la faccio, ho bisogno
di parlare con lei,
di aprirmi con l'unica persona che - spero - mi capirà anche questa volta.
Mi giro verso di Kristen.
Dorme beata.
Ha la bocca leggermente schiusa e tiene le mani vicino al viso, i
capelli sparsi sul cuscino.
Allungo una mano e le accarezzo la guancia, indeciso se svegliarla o
meno.
Alla fine mi
accontento di continuare ad accarezzarle la guancia.
Piccola, addormentata,
mia.
Ma lei si muove, irrequieta.
E' così da un po', non dorme bene e la maggior parte delle
volte
si sveglia di soprassalto in piena notte. Ma oggi non c'è la
faccio proprio a vederla in questo stato, mentre si agita nel sonno,
spaventata, piena di pensieri. «Amore.. piccola, sveglia..
sveglia amore, è solo un brutto sogno.. adesso passa,
sveglia
amore...».
«Mmh...».
Kristen si muove nel sonno.
«Amore..
sveglia», finalmente i suoi occhi verdi si spalancano davanti
a me.
«R..Rob.. che.. che
ora è?» chiede, mettendosi seduta.
«Le
quattro di notte... stavi facendo un brutto sogno, l'ennesimo,
Kristen», non so perché ma adesso il mio tono
è
quasi d'accusa e lei se ne accorge subito.
«Be', scusami tanto.
Non posso controllare i miei sogni, Robert».
«Si,
scusa...», mi passo una mano fra i capelli, nervoso.
Perché devo fare lo stronzo con lei, adesso? «Cosa hai
sognato?».
«Niente di
che...», sospira.
«Qualcosa di
brutto?» chiedo, cercando di essere gentile; quando sospira
non è mai un bel segno.
«No...».
«Allora
era qualcosa di bello.. cos'era?», mi avvicino e le cingo la
vita
con un braccio, lei appoggia la testa sulla mia spalla.
«Stavo sognando la
casa in campagna.. sai, quella di cui mi parli tanto...», ahi,
già, ne parlo molto e alla fine non faccio mai un cazzo, non
ho
neanche ancora chiamato mia nonna, ho avuto da fare con tutta la mia..
roba.
«E..
e ti ci porterò, Kristen.. te lo prometto, solo che ora..
è tutto un casino» le dico, baciandole la tempia.
Lei sospira, di nuovo.
«Si,
va bene, Robert, come ti pare.. torno a dormire», si scioglie
dal
mio abbraccio e si distende di nuovo, affondando la faccia nel cuscino
e chiudendo gli occhi e io sento la sua frase rimbombarmi in testa. Mi
ha chiamato "Robert" non "Rob", né "tesoro" o "amore":
Robert, e
io divento Robert solo quando è arrabbiata.
«No..
dài, amore.. non fare così».
«Così come,
Robert?», si solleva di scatto, tutti i capelli le finiscono
in faccia, sembra una bambina. «Non
so che dirti. Non vuoi dirmi quali sono tutti questi casini di cui
parli sempre però ogni volta che ti conviene li tiri fuori
per
giustificarti, di cosa poi non lo so... io sono qui, non me ne vado e
ti ascolto, ma tu non parli. Non so che dirti, amore.. forse sei
stanco, ma lo sono anche io, sai? Vuoi che smetto di lavorare..? Va
bene.. smetto, smetto se me lo chiedi, così non litighiamo
più per quello. Vuoi che non vada neanche più al
ristorante del papà di Mike..? Okay, lo faccio. Ma, per favore, non
ignorarmi così...», i suoi occhi si fanno lucidi
ma la vedo chiaramente lottare contro le lacrime.
«Amore, non ti sto
chiedendo niente di tutto ciò...» dico, non
sapendo bene cosa dire.
«Ma
io lo farei! Faccio tutto quello che vuoi, Robert, ma tu devi parlare
con me! Devi dirmi cosa ti sta succedendo! Non mi parli, non mi guardi,
non dici niente, non.. non mi baci neanche più come prima...
so
che non sono così brava e forse non ti viene voglia, ma ho
davvero bisogno dei tuoi baci, amore...», oh, merda.
E' la cosa più dolce, carina, tenera e innocente che abbia
mai detto.
Okay, forse non è la prima, ma in questo momento mi sembra
così.
E lei è così piccola e timida mentre lo dice,
mentre
pensa davvero che a me non venga voglia di baciarla ogni volta che la
vedo.
Come se io non volessi farla mia ogni secondo della mia vita.
Pensa davvero che non muoia dalla voglia?
Ma come faccio a baciarla quando so che la sto tenendo all'oscuro una
cosa così importante?
«Kristen,
pensi davvero le cose che stai dicendo..?», le scosto una
ciocca
di capelli dal viso, scoprendo quel viso da bambina imbronciata. «Perché
non sono vere, amore mio.. pensi davvero che io non voglia baciarti
più..? Dio, ma ti sei vista? Sei.. amore, sei la cosa.. la
persona, la ragazza più bella del mondo per me e non solo
per
me, visto che purtroppo
vedo gli sguardi che ti lanciano i passanti per strada. E pensi che non
vorrei ucciderli uno a uno?», riesco a
strapparle un piccolo sorriso. «Tu sei mia, Kristen.. anche se
non ti merito».
«Ma che
dici..?», appoggia la testa sulla mia spalla, «Certo
che mi meriti, come io merito te. Siamo.. siamo fatti l'uno per
l'altra, anche se ci abbiamo messo un po' a capirlo.. spiegami da dove
te la sei tirata fuori questa cazzata, adesso».
«E' così
Kristen, io non ti merito neanche un po'...» le dico,
convinto delle mie parole.
Kristen si prende la testa fra
le mani, portandosi i capelli dietro le orecchie. «Perché
ultimamente mi sembra sempre di essere un passo indietro ai tuoi
ragionamenti? Perché adesso parli così? E' di
questo che
parlavo, Rob.. tu con me non ci parli, non mi dici cosa sta succedendo
e io non capisco.. come posso risolvere i tuoi problemi se con me non
parli, non mi dici niente e mi ignori, Robert?», scuote la
testa
più volte, sconsolata.
E vedendola così, non ci riesco più.
Non riesco a trattenermi e comincio a parlare senza riuscire
più a fermarmi.
Le racconto tutto, incominciando da quello che mi ha detto Chris quella
sera mentre lei era chiusa in camera. Le racconto anche come mi sono
sentito stupido e inutile e incapace di difendere l'unica cosa a cui
ancora tenevo. «Te,
amore.. sei tu l'unica cosa a cui tengo, e adesso è andato
tutto
male.. perché sono un coglione e non so neanche come
difendermi», stringo Kristen fra le mie braccia e lei
ricambia il
mio abbraccio, sfiorandomi, accarezzandomi, cercando un contatto in
ogni modo possibile e come sempre ogni volta che mi sfiora sembra che
una piccola cicatrice dentro di me venga sanata, è
così
ogni volta. Perché Kristen è il mio balsamo,
è il
balsamo delle ferite che non sapevo neanche di avere. «E
sai perché? Perché adesso devo tutti quei soldi a
quel
bastardo.. soldi che servono a noi, dovrei dargli i nostri
soldi, ma non ci penso neanche, amore.. ci servono e lo so benissimo e
adesso mi tocca andare da lui sempre, altrimenti chissà cosa
sarebbe in grado di fare quel bastardo. Sembra tanto innocente, quando
ha droga in corpo diventa una belva, e poi ha molti amici.. persone che
gli devono anche loro dei soldi e che farebbero di tutto pur di
ripagare il debito che hanno con lui. E adesso non so come fare.. non
so proprio come fare.. »,
continuo a blaterare cose senza senso per un'ora buona, mi sfogo e lei
mi lascia sfogare. Mi accarezza, mi bacia la guancia e mi fa' sdraiare
di nuovo, coprendomi con il lenzuolo mentre io continuo a dire che sono
un coglione e che non c'è la faremo e che è tutta
colpa
mia, so benissimo che così non aiuto e che la faccio solo
preoccupare ma mi sono tenuto tutte queste cose dentro per
così
tanto tempo che adesso muoio dalla voglia di buttarle fuori. Anche se
non hanno senso, anche se la sto solamente ferendo per l'ennesima volta.
Quando finalmente la smetto Kristen si sdraia vicino a me e mi bacia
sulla guancia.
«Non.. non sei
arrabbiata con me?» le chiedo, stupito.
«Sospettavo
già qualcosa di mio, aspettavo solo una tua
conferma»
dice, sorridendomi. Questa ragazza non finirà mai di
stupirmi. «Era
chiaro che c'entrasse Chris visto che è da quando
è
venuto.. a farci visita che ti comporti in modo strano, solo non
immaginavo.. tutto questo. E' davvero orribile e non ti
nasconderò che ho paura...», gioca con la mia
maglietta,
nervosa, impacciata, come solo lei sa' fare. «ma
io ti ho chiesto di parlare con me e tu l'hai fatto, anche se in
ritardo... ma l'hai fatto, non posso essere arrabbiata con te, non per
questo.. ti capisco amore, è una situazione di merda, ma
andrà tutto bene, sono sicura che andrà tutto
bene,
troveremo un modo.. magari potrei chiedere a mia mamma, che
dici?».
«Tua..
mamma, Kristen? No, amore, non penso proprio.. si farebbe solo un'idea
sbagliata e non mi farebbe più restare a casa
tua».
«Ieri era molto
felice di rivederti» mi dice.
E' vero, ieri la madre di Kristen è tornata insieme al
marito ed
è sembrata davvero molto felice di rivedermi, mi ha anche
ringraziato per essermi preso cura di sua figlia durante la sua assenza
e anche il padre di Kristen mi ha salutato calorosamente. Non
sembravano stupiti di trovarmi a casa loro, non si sono stupiti neanche
quando Kristen gli ha detto che orma vivevo quasi a casa loro; in
privato poi ha spiegato la situazione a sua madre, che non ha detto
nulla ma mi ha offerto una tazza di cioccolata calda e ci ha messo su
un bel film da guardare dopo il lavoro. La famiglia di Kristen
è
proprio perfetta e ogni secondo che passo con i suoi genitori mi
mancano quelli che non ho mai avuto veramente.
«Certo..
perché ti faccio da baby-sitter» dico e lei ride e
si mette a cavalcioni sopra di me.
Ah, colpo
basso, letteralmente.
Quanto ancora resisterò se lei fa' così?
«Ah si, sei il mio
baby-sitter adesso? Che presuntuoso, Pattinson!».
«Shh, sono le
quattro di mattina! Che bambina maleducata, spero che mi paghino
abbastanza, almeno..».
«Stronzo!»,
si avventa sul mio collo, mordendo piano, delicata come sempre.
Perché in tutto quello che fa', lei, è sempre delicata e dolce,
non si smentisce mai, ogni cosa che fa' è sempre
così
piena di amore che a volte, quando mi bacia o anche in momenti come
questo, penso che invece che sfiorarmi mi stia iniettando amore. Ed
è meglio dell'eroina, è una pure iniezione di
amore.
L'unico amore di cui ho bisogno, il suo. «Che ne pensi,
allora..?» mi bacia un'ultima volta prima di sedersi
comodamente
sopra di me, guardandomi dritto negli occhi con la sua solita
intensità.
Lo giuro, un giorno morirò per colpa di quei occhi verdi.
«No, amore..», le porto una ciocca di capelli
dietro l'orecchio, «a tua madre no, ci
resterebbe troppo male..».
«Potremo..
dirlo a Tom o a Marcus, però.. a Sam... a qualcuno dobbiamo
chiedere, Rob.. da soli.. non so come risolverla questa cosa, non me ne
intendo e da come me ne hai parlato.. Chris sembra davvero una persona
cattiva, non voglio averci niente a che fare, almeno non da
sola», Tom, Marcus, i miei migliori amici, ma neanche loro
sanno
della vita che ho fatto quando avevo diciassette anni. Forse sospettano
qualcosa, ma sicuramente non sanno fino a che punto mi sono spinto,
fino a dove sono arrivato, non sanno che cosa vuol dire non sentirsi
nessuno e cercare consolazione in acidi, alcol e donne che trovavi
già distese sul letto quando entravi nella stanza. Non era
vita
quella, ma era l'unica cosa che conoscevo e adesso mi si sta ritorcendo
contro.
«Non so... non sanno
niente, perché dirglielo ora..?».
«Sono
i tuoi migliori amici, Rob.. meritano di sapere. Ti aiuteranno, faranno
qualcosa.. sono sicura che non giudicheranno, amore», posa le
sue
labbra sulle mie, succhiando piano il labbro mentre mi circonda il
collo con le braccia, adagiando il petto contro il mio. «Fidati
di me, amore.. andrà tutto bene, basta che parli con me, non
ignorarmi mai più.. hai capito?», annuisco e lei
riprende
a baciarmi, intensificando il bacio questa volta. Da quanto non ci
baciavamo così? Decisamente molto tempo, troppo per il mio
povero amichetto. Le stringo i fianchi e l'aiuto a sistemarsi meglio
sopra di me, facendo combaciare perfettamente i nostri bacini mentre le
mordo piano il labbro, sollevando un poco la maglietta gigantesca con
la quale dorme di solito.
Le sfioro il fianco, la sento rabbrividire.
«Ti amo»
le sussurro, passando dalla sua bocca al collo.
Lei si scosta i capelli, facilitandomi. «Anche io...
andrà tutto bene, Rob..» si tiene a me mentre le
mordo piano la pelle delicata del collo.
«Ti amo, ti amo, ti
amo..».
«Anche io,
shh..» mi dice, sorridendo timida.
Capovolgo la situazione e lei si ritrova sotto di me.
Non c'è la faccio.
E' troppo bella, troppo piccola, troppo timida e dolce, troppo mia.
Non resisto, e ancora prima che lei se ne renda conto infilo la mano
nei pantaloncini.
«Ah...»
è imprevisto e la vedo diventare prima rossa per la vergogna
e poi per l'imbarazzo.
«Scusa,
non resistevo più.. visto che ti voglio? Io ti voglio
sempre,
Kristen..» le bacio la fronte e la sfioro piano, facendo
attenzione come sempre.
Non sono mai stato molto attento, almeno non con le altre donne.
Non me ne importava molto, infondo la maggior parte non ci tenevano
neanche ai preliminari ed era una cosa veloce, poi ognuno andava per la
sua strada e chi si è visto si è visto, della
maggior
parte non ricordo né l'età né il nome.
Ma con Kristen è diverso.
Con lei la mia mano non si spinge mai troppo infondo.
Le dita non sono mai più di due e sembra che io stia
sfiorando un pezzo di vetro da quanto faccio piano.
Mi meraviglio di me stesso.
Ma è bello.
E' bello prendersela con calma, non avere fretta e sopratutto sapere
che una volta finito lei sarà ancora qui.
Potrò coccolarla, baciarla, stringerla forte e tenerla
stretta a
me anche dopo che la mia mano sarà uscita dai suoi
pantaloncini.
E tutto questo, mi piace da morire.
«Rob..
tesoro...», freme sotto di me e io l'accompagno,
abbracciandola mentre pian piano il suo corpo si rilassa.
Tiro fuori la mano e la bacio, mentre lei si adagia stanca contro il
mio petto.
Mi bacia la spalla una, due, tre, quattro volte, facendomi ridere come
un ragazzino.
«Sei carina quando
vie...».
«ROBERT! NON
DIRLO!» strilla, diventando rossa come mai.
Le sue urla sono così alte che ho paura che abbiano
svegliato mezza casa.
«Ma che ho
detto?» chiedo, mentre cerco di toglierle le mani dalla
faccia.
«Che vergogna.. non
dirlo mai più.. Oddio.. Dio.. Dio...».
«Ma mi spieghi che
ho detto, almeno?».
«La parola con la
v..».
«Venire?».
«ROBERT!».
«Okay, okay, okay!
Scusami!» le tolgo le mani dalla faccia e la bacio
schiacciandola contro il materasso. «Ma,
piccola, di che ti vergogni?» le chiedo, anche se penso che
sia
una cosa davvero dolce il fatto che si vergogni così tanto
di
fronte a certe cose. Anche se fino a cinque secondi fa' non sembrava,
è ancora una bambina ed è molto pudica per certe
cose. Il
che, mi fa' molto piacere in un certo senso.
«Non dirlo..
è imbarazzante per me...» sussurra.
«Okay.. allora ti
dirò che.. prima..
quando hai fatto quella
cosa eri davvero molto carina, anzi, bella.. bellissima
come sempre» le dico, dandole un bacino sul naso.
«Oh..»,
è tutta rossa, «g..grazie..
d..davvero..g..gr..grazie» balbetta, adorabile.
«Di niente, amore..
ah, piccola, sei molto stanca?» le chiedo.
«No, mi è
passato il sonno..».
«Oh, meglio
così!».
«Perché..?».
«Perché
mi sei mancata..» e la bacio, lasciando vagare la mia mano
sul suo corpo.
*
Pov Kristen
«Come l'hanno
presa..?» chiedo, agitandomi nella poltrona di casa.
Robert si tira indietro i capelli e poi si strofina la faccia con le
mani. Ieri notte non ha dormito molto perché era nervoso
appunto
per questa cosa e adesso ha i capelli scompigliati, un paio di occhiaie
che si sono aggiunte a quelle dei giorni scorsi e non si fa' la barba
da quasi una settimana, eppure per me è ancora il ragazzo
più bello del pianeta. «Tom
ha dato un po' di matto...» inizia, senza guardarmi, si
limita a
fissare il muro del corridoio, neanche i quadri, solo il muro. Non so
perché. «ha
detto che sono stato un idiota a non averglielo detto subito, che
adesso da un casino del genere non ci uscivo più, che erano
cazzi miei, eccetera eccetera, come fa' sempre.. poi ha iniziato a
dire che tanto lui mi aiutava e dopo che gli ho detto che tu lo sapevi
e che non te l'eri presa ha anche detto che se per te era okay allora
voleva dire che non era niente di grave. Ha proprio detto "ma se per
Kris è okay allora te la passi, tranquilla, vai sereno" e
roba
del genere, era mezzo andato perché abbiamo bevuto qualche
birra
al pub... mi ha anche detto che Chris l'aveva già sentito
nominare e che sono stato una testa di cazzo a non dire nulla anni fa',
che se ci avessi pensato prima e se avessi parlato a quel tempo di cosa
stavo passando loro mi avrebbero aiutato, ma tanto mi aiutano anche
ora, quindi.. è stato un po' folle, Kristen, Tom era mezzo
fuso
e andato.. e capivo a malapena quello che diceva, ma non penso che sia
arrabbiato con me, per fortuna», una caratteristica di Robert
che
sto imparando da poco è che quando è confuso o si
sente
in colpa o in trappola, inizia a parlare e non la smette
più, la
maggior parte delle volte quello che dice non ha neanche molto senso ma
la sua voce, quel suo forte dannato
accento inglese, è così sexy e
rilassante che starei ad ascoltarlo per ore anche senza capirci niente.
«Lo immaginavo.. e
Marcus?».
«Oh,
lui ha detto che se lo immaginava.. e che era disposto a tirarmi fuori
dai casini, anche se non sapeva ancora come. Ha detto che
farà
qualche ricerca su Chris, che magari potrebbe darci lui i soldi che ha
guadagnato con le serate...».
«Rob..».
«Tranquilla, ho
detto di no. Se qualcuno deve tirare fuori i soldi, sono io».
«Non ho detto
questo, ma...».
«Kristen..»
mi si avvicina e si inginocchia davanti a me, prendendomi le mani e
stringendole nelle sue. «risolverò
questa cosa, va bene? Avremo la nostra casa, te lo prometto. Un
appartamento dove potrai venire a dormire nei fine settimana con il
permesso dei tuoi genitori, dove potremo giocare e ridere e dove non ci
saranno problemi, saremo solo noi due.. in quella casa chiuderemo fuori
i problemi, te lo prometto. E ti porterò in campagna, nella
casa
di mia nonna, te lo giuro, ti ci porto anche a piedi, ma ci andremo..
è una promessa, amore, credimi..».
Sorrido.
O almeno ci provo.
Prime queste cose mi sembravano possibili.
Una casa.
La vacanza a casa della nonna di Robert.
Niente problemi, solo io e lui.
Ma sembra che quando le cose sembra che stiano andando bene arriva
qualcosa che distrugge tutto.
E io ci provo a crederci alle parole di Robert e alle sue promesse,
perché so che lui lo dice davvero; il punto non è
se
Robert sta dicendo o no la verità, il problema è
che ogni
volta che io sono felice succede qualcosa che mi fa' di nuovo uscire il
cuore dal petto.
«Ti credo,
Rob...» dico.
«Non
sembra..» e vedo la delusione nei suoi occhi.
Gli accarezzo una guancia, un gesto che lo fa' sorridere in un modo
davvero tenero. «Rob..
è.. tutto difficile.. ma.. ma sono sicura che ne usciremo
fuori; adesso poi non siamo neanche più soli, Marcus, Tom e
Sam sono dalla nostra..», gioco con i suoi capelli per un
po', poi dò finalmente libero sfogo a un'idea che mi ronza
in testa da quando Robert mi ha raccontato di tutta questa storia. «forse.. forse
dovremo andarci insieme...».
«Dove?».
«Da.. da Chris.. io,
te, gli altri.. insieme, magari.. magari cambia qualcosa.. potremo
parlare con Chris.. spiegargli la situazione...», Robert si
stacca da me come se l'avessi bruciato.
«Sei impazzita, per
caso? Ti rendi conto di quello che stai dicendo?».
«P..pensaci,
potrebbe.. potrebbe funzionare.. potrei parlargli io».
«Chris non
è il tipo che si fa' incantare da un bel faccino,
Kristen!», mi sento insultata: sono solo quello io? Un bel
faccino, tutto qui?
«Io.. io sarei..
questo? Un faccino carino? Non sono neanche carina!» mi alzo,
furente. Io cerco di aiutarlo e lui mi viene contro? E' il colmo!
«No.. amore, non..
non intendevo questo..».
«Invece si! Tu pensi
che io non sia in grado di darti una mano, pensi che io sia solo "un
bel faccino", neanche carina e non penso neanche di esserlo.. non l'ho
mai pensato; le uniche volte in cui mi sento bella è quando
me lo dici tu. Ma adesso tu mi dici questo, è ridicolo..
be', sai che ti dico? Fai come ti pare, ti aiuterò anche se
non vuoi» faccio per andarmene ma Robert mi afferra un polso,
facendomi anche abbastanza male.
«Vedi cosa
intendo..?», mi guarda dritto negli occhi e io sento tutta la
rabbia scivolarmi addosso. «Sto rovinando il
nostro rapporto, Kristen... tu.. il tuo umore è influenzato
dal mio, già pessimo... risolverò questa cosa, ma
tu stanne fuori, per favore..».
«Non
posso!».
«Kristen... per
favore, cerca di capire.. non è un gioco.. la gente come
Chris non scherza quando dice che te la farà
pagare».
Mi stringeva ancora il polso.
E stringeva forte, sicuramente mi avrebbe lasciato un segno.
«Non siamo in un
film, Robert! Chris non mi fa' paura, neanche un po'!» dico,
ma in realtà me la sto facendo sotto. Ripenso a Chris, alla
sua baracca e a tutte le persone che c'erano l'ultima volta, agli occhi
freddi e crudeli di Chris e a come mi guardavano mentre mi passava
accanto. Ma non posso dirlo a Robert, perché non voglio che
lui capisca quello che provo, voglio che veda in me un aiuto, non
qualcuno da consolare. «Amore..»,
mi avvicino a lui, accarezzandogli la maglietta e cercando di assumere
un'aria del tutto innocente, «lascia che ti
aiuti, voglio starci dentro anche io, capisci? Siamo insieme in questa
cosa...».
Robert mi bacia sulla fronte, stringendomi i fianchi. Ho vinto.
«Ti amo anche
perché sei testarda...».
«Andremo insieme a
casa di Chris..?».
«Si.. ma stammi
attaccata».
due ore e mezza dopo
Odio il trucco.
Ogni cosa che riguarda matita, mascara, lucida labbra o ciglia finte mi
spaventa.
Quando uso la matita ho paura di accecarmi.
Quando metto il rossetto non mi dura mai molto perché mi
mordo il labbro o lecco le lebbra.
Il mascara non dura perché mi strofino sempre gli occhi, e
poi ultimamente piano spesso.
Alla fine, è come se non avessi fatto niente.
Robert entra in bagno e ride mentre mi vede alla prese con matita e
rossetto.
«Sembra che tu ti stia preparando a un
appuntamento» dice, aiutandomi ad aprire il rossetto.
«Non.. non abbiamo
mai avuto un vero
appuntamento...» dico, «e comunque, non
posso andare senza trucco, perché non mi farebbe neanche
entrare..».
«Giusto..»,
mi abbraccia da dietro, baciandomi sul collo. «Ma non
esagerare, ricordati che io mi sono innamorato di proprio
perché eri bellissima senza nessun trucco, mi sono
innamorato dei tuoi occhi.. meravigliosi anche senza mascara,
piccola».
__________
lo so che è
breve e che non è bello, lo so.
ma ultimamente non sto molto bene e la voglia di scrivere è
andata a farsi benedire, metteteci anche che avevo scritto un altro
capitolo e il computer l'ha cancellato, quindi questo è il
secondo tentativo - andato male. l'ho scritto in un solo giorno
quindi... per favore, non uccidetemi. in più,
martedì inizio la scuola quindi non arrabbiatevi se non
posto con la solita frequenza, cercherò di
fare l'impossibile. grazie per le recensioni che lascerete
anche se il capitolo fa' schifo,
vi voglio bene, ciao.
|
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Capitolo 24 *** all night. ***
believe in me
Pov Kristen
Non ho mai amato molto i posti affollati, ti senti soffocare e per me
è più facile che mi venga ansia, ma casa di Chris
batte
decisamente tutti i posti orrendi in cui io sia mai stata. E' tutto un
ammasso di corpi schiacciati l'uno contro l'altro che ballano, urlano o
anche peggio. Sam continua a reprimere un conato di vomito ogni cinque
secondi e siamo appena entrati, Tom, Marcus e Robert parlando tra di
loro e io sono praticamente ancorata al fianco di Robert, che mi
stringe la vita talmente tanto da farmi quasi male, riesco a sentire la
sua tensione.
«Dov'è lui..?» chiedo.
«Sarà qui
da qualche parte.. tu non ti allontanare mai da me, chiaro?»
ripete, per almeno la centesima volta.
«Amore.. non mi
muovo, basta dirlo».
«Scusa.. ma ho paura
per te, tu non hai idea di che razza di gente sia questa..».
Un'idea già c'è l'ho. «Si..
allora, che si fa'?», mi guardo intorno, ci sono varie coppie
che
lo stanno facendo sul divano, la maggior parte della gente che balla in
mezzo alla stanza è ubriaca, o peggio, e alcune ragazze si
sono
già tolte la maglietta. Mi chiedo come abbia potuto
sopportare
questo schifo Robert, io non ci trovo niente di bello né mi
sento meglio a trovarmi qui ma credo di avere capito il ragionamento
del Robert diciassettenne: se stai in mezzo alla merda nessuno si
accorge che fai schifo, magari potresti passare anche per qualcosa di
migliore e lui voleva solo questo, non sentirsi uno schifo almeno per
un paio di ore al giorno. Mi avvicino ancora di più a
Robert,
triste per l'immagine che mi si è formata in testa.
Naturalmente, lui scambia quel gesto per paura e mi accarezza il viso
per rassicurarmi. «Possiamo
andare via quando vuoi, ricordarlo, okay?», annuisco, non ho
nessuna intenzione di andare via da questo posto, almeno non
finché non avrò parlato con la causa dei nostri -
nuovi -
problemi.
Sam lascia per un attimo il posto vicino a Tom per parlare con me,
Robert gira la testa dall'altra parte per lasciarmi un po' di privacy:
è il massimo che può concedermi visto che non ha
nessuna
intenzione di lasciarmi sola neanche un secondo.
«Questo posto
è.. bleah».
«Lo so.. ci sono
già venuta, con Rob.. non chiedermi
perché».
«Capito...
penso che dovremo cercare il tipo. Io e Tom restiamo qua, voi due
potreste andare di sopra, Marcus verrebbe con voi».
Tiro la manica a Robert per attirare la sua attenzione e lui si gira
subito. «Che te ne pare come
piano?» so benissimo che ha ascoltato tutto.
Annuisce. «Prima risolviamo
questa cosa, prima tu torni a casa..», evito di sollevare gli
occhi al cielo, non sono io
che vengo minacciata, qui.
Così ci dividiamo, come nei vecchi cartoni animati di
Scooby-Doo.
Tom e Sam giù, Marcus, io e Robert al piano di sopra.
Mi sento bene fra loro due, Marcus è una presenza rilassante
mentre Robert che mi tiene stretta mi dà sicurezza. Per la
prima
volta da quando li conosco penso seriamente a quanto sono stata
fortunata a incontrare persone del genere. Adesso faccio parte del loro
gruppo e loro mi hanno accolto a braccia aperte fin da subito, sono un
gruppo veramente solido legato da un'amicizia duratura: basta vedere
come non hanno tentennato neanche un secondo quando abbiamo deciso di
venire tutti qui, stasera. Sono pronti ad aiutare me e Robert qualunque
cosa succeda. A Los Angeles non ho mai avuto amici e adesso mi ritrovo
persino in un gruppo di cinque persone che si proteggono fra di loro
come se fossero fratelli - okay, quattro di loro sono fidanzati ma il
concetto è più o meno quello.
Sorrido, serena.
Robert mi stringe la mano, Marcus mi guarda per capire se sto bene,
annuisco.
Gironzoliamo nel piano di sopra finché non troviamo una
porta
semi aperta, la riconosco subito: è la camera di Chris, dove
Robert mi aveva portata la prima volta.
«Qui»
dico.
Marcus apre piano la porta.
Disteso sul letto c'è Chris, che guarda il soffitto.
Una ragazza, vicino a lui, è seduta e fissa la parete senza
sbattere le ciglia, indossa poco o niente.
«Chris»,
Robert lo chiama ma lui ci mette un po' per riuscire ad alzarsi.
Ora riesco a vederlo bene, ha un laccio emostatico nel braccio e
nell'altra mano stringe una siringa.
Vorrei distogliere lo sguardo ma non ci riesco, sono come ipnotizzata
da quella scena.
«Robert!»
la sua voce è impastata, penso abbia bevuto e non poco. «Chi cazzo sono
loro?» indica prima Marcus e poi me.
«Dobbiamo
parlare», la sua mano si stringe ancora di più
sulla mia, ricambio la stretta. «non posso andare
avanti in questo modo».
«Che modo,
amico?» chiede Chris, con un tono da finto innocentino che mi
fa'
solo incazzare. Tiene ancora in mano la siringa.
«Se vuoi i
miei soldi, te li darò, ma non intendo più venire
in
questo posto.. non finirò come te», sono
così fiera
di Robert in questo momento.
«Sai quanti
soldi mi devi? Pensi davvero di averli tutti?», sa benissimo
di
avere il coltello dalla parte del manico e ne è felicissimo.
«No, ma..».
«Ma io li ho,
pagherò io» interviene Marcus, che finora era
restato sulla porta.
Chris lo scruta con attenzione, valutando cosa può
guadagnare da questa nuova entrata. «Sapete,
penso che voi non abbiate capito bene la situazione.. i soldi che mi
deve il mio amico qui, non li avrete neanche tra mille anni! Sapete
quanta roba si è fumato in questi anni? Si faceva persino di
eroina e cocaina, a volte, e voi pensate di saldare il suo debito con
la paghetta che vi da la vostra mammina? Io non penso
proprio».
Robert mi ha raccontato del suo passato.
Sapevo di cosa è stato capace e cosa ha fatto.
Ma sentirlo dire da Chris è diverso, è come bere
acqua
bollente invece che gelata, è sempre acqua ma ti brucia la
gola
in due diversi modi.
Mi manca il fiato per qualche secondo.
Non mollare, non
abbandonarlo adesso.
Non ha ucciso nessuno, infondo. Era solo un ragazzo che aveva bisogno
di qualcuno che lo aiutasse a migliorare se stesso, non merita di
essere punito per un momento di debolezza di tanti anni fa'.
Stringo più forte la mano di Robert e lo sento tirare un
sospiro di sollievo.
Sempre dalla tua parte,
amore.
«Sei solo uno
stronzo!» urlo, finalmente si degna di guardarmi in faccia.
«Come,
prego?».
«Sei tu che
l'hai costretto a fare quelle cose, sei tu che l'hai rovinato quando
era un ragazzo, Robert non ha nessuna colpa, figlio di puttana! Mi hai
sentito? SEI SOLO UNO STRONZO FIGLIO DI PUTTANA!» cerco di
gettarmi su di lui, la rabbia ha preso possesso di me e adesso voglio
solo fargli male, fargli capire quando male ha fatto a Robert, come ha
rovinato quel poco di autostima che io gli avevo donato. «Che
cosa ci provi a rovinare la vita alle persone, eh?», sento le
mani di Robert stringermi la vita, tirandomi indietro mentre io cerco
di gettarmi su di Chris. Cosa mi sta succedendo? Non mi importa, voglio
solo strappargli quella cazzo di siringa dalle mani, non so neanche io
il perché. «Cosa
vuoi da noi!? Cosa!? Fanculo! Rob, lasciami! Sei uno stronzo, Chris!
Capito!? Vuoi i tuoi soldi? Benissimo! Ma sparisci dalle nostre
vite!», la rabbia sparisce tanto velocemente quando
è
arrivata e mi accascio contro il petto di Robert.
Marcus mi appoggia una mano sulla spalla. «Kris,
calma..».
Mi libero dalla stretta di Robert e frugo nelle tasche dei jeans, tiro
fuori un assegno da tremila sterline. «E' questo che
vuoi?» chiedo, «Volevi i soldi, no?
Be', eccoteli».
«Kristen,
che cosa stai facendo?!», Robert prova a fermarmi ma io ho
già lanciato l'assegno verso il letto, dove Chris l'afferra
al
volo.
Anche Marcus è incredulo.
L'unico strafelice è Chris, che si rigira l'assegno fra le
mani come un bambino con il regalo di Natale. «Mi sbagliavo,
amico, la tua ragazza mi piace e anche molto!».
Conosco benissimo Robert e so che sta per cercare di riprendere
l'assegno, anche a costo di fare a botte con Chris, così lo
afferro per la manica e cerco di trascinarlo fuori dalla stanza, ma
visto che Rob è tipo il doppio di me sono costretta a
chiedere
aiuto a Marcus. Cinque secondi dopo Tom e Sam salgono le scale e ci
vedono. «Che è
successo? L'avete trovato?» chiede Sam.
Robert le risponde ma i suoi occhi sono su di me e sono furiosi. «Oh
ECCOME se l'abbiamo trovato e gli abbiamo anche fatto un regalo! Anzi,
KRISTEN ha fatto un bellissimo regalo a un tossicodipendente! Ma che
cazzo ti è saltato in testa!?» mi urla contro, a
un palmo
dalla mia faccia.
«Ho fatto quello che
dovevo fare...» dico.
«Ragazzi..»,
Tom prova a mettersi in mezzo ma Robert lo spinge via.
«Ah, si? E regalare
i tuoi soldi era la cosa giusta da fare?».
«Se non gli davo
quei dannati soldi non ti avrebbe più lasciato in pace,
Rob!».
«Avremo
trovato un'altra maniera! QUEI SOLDI ERANO NOSTRI, CAZZO!»,
odio
quando urla, perché deve farlo contro di me?
«Dovevo
farlo...!».
«NO!, tu dovevi
chiedere a me
prima di fare una cosa del genere! Non me ne hai neanche
parlato!».
«Avresti detto di
no!».
«Da dove
cazzo hai tirato fuori tutti quei soldi, eh!?», voglio solo
che
smetta di urlarmi contro, ci fissano tutti.
«Da mia
mamma, OKAY!? Le duemila sterline me le ha date mia mamma invece le
altre mille sono i soldi che ho guadagnato io in tutto questo tempo,
più i risparmi che ho da una vita! Contento? Adesso che lo
sai
sei felice, Robert?!», adesso urlo anche io.
«Tu hai.. hai dato
via i tuoi risparmi!? E L'HAI DETTO A TUA MADRE!? Cristo Santo, Kristen!»
si porta una mano fra i capelli, tirandoli indietro molto
più
forte del solito, è davvero arrabbiato. Sento la mano di Sam
posarsi sul mio braccio per rassicurarmi e ne sono felice
perché
se non l'avesse fatto probabilmente sarei scoppiata in lacrime.
«Io.. io non sapevo
che fare...» ammetto.
«Ti avevo detto di non dirlo a tua madre! Cosa
penserà
adesso di me? Non potrò più stare da te,
ora!».
«No.. lei.. lei non
ha detto niente.. ha capito.. davvero, amore, lei ha capito tutto, non
pensa male di te».
«E tuo padre? Non
vuoi proprio capire!».
«Lui.. lui non lo
sa.. ho pregato mamma di non dirlo a nessuno e lei manterrà
il segreto...».
«Tremila
sterline, cazzo! TREMILA STERLINE, Kristen, ti rendi conto!?»
sbatte il pugno contro il muro della stanza e io sobbalzo.
Sam si mette fra me e lui, tirandomi indietro. «Adesso basta,
Robert. L'ha fatto per te, non ti è chiaro?».
«Non doveva
farlo.. ha speso tutti i soldi che abbiamo guadagnato, erano nostri..
Kristen..», mi cerca con lo sguardo ma io guardo altrove.
«Ho
capito.. ho sbagliato. Scusami tanto se ho voluto darti una
mano», mi stringo a Sam e lei mi aiuta a scendere le scale.
Non riusciamo ad arrivare neanche all'ultimo gradino che sento la mano
di Robert posarsi sul mio polso. «Non
avresti dovuto rinunciare ai tuoi soldi per.. me» dice e io
non
so che rispondere. Sam mi lascia andare solo dopo aver avvisato Robert
di non alzare di nuovo il tono della voce con me, raggiunge Tom e
Marcus lasciandoci soli.
«C..cosa.. cosa pensavi che potessi fare? Ho fatto.. quello
che, per me, era la cosa giusta per
noi. Non ho pensato a un.. a uno stupido me o a uno
stupido te, io ho pensato a un noi
mentre facevo quello che stavo facendo e.. e ora tu te la prendi con me
solo perché ti ho aiutato.. è assurdo!»
farfuglio.
«Quei soldi ci
servivano per altre cose.. e tu lo sapevi».
«Era più
importante questo, adesso!».
«Hai rinunciato a
tutto, lo sai? Adesso sarà di nuovo punto e a capo con i
soldi».
«Non mi importa...» ed è vero, non mi
importa un
accidenti dei soldi, voglio solo sapere che Robert è libero
da
ogni vincolo.
«Tutte le sere che
hai lavorato fino a tardi?».
«Non mi
importa..».
«I tuoi due
lavori?».
«Non mi
importa», alzo il viso e provo a sorridere, «Robert.. a me
importa solo di te, lo vuoi capire?».
Vedo la sua espressione distendersi, «Sei
pazza..».
Mi alzo sulle punte e gli do un bacio a stampo, ripetendo le stesse
parole che tantissime volte lui ha detto a me giocando. «Si.. pazza di te,
scemo».
*
Pov Robert
«Non è meglio così?».
«Decisamente
meglio..».
«Più
tempo per noi..».
«Si.. mmh».
Kristen sorride timida e si porta una ciocca di capelli dietro
l'orecchio.
Alla fine sono riuscito a convincerla a lasciare il lavoro. Adesso
nessuno dei due lavora. Ogni tanto faccio qualche serata, ma solo
quando Marcus mi convince altrimenti sto con Kristen a casa. Perdere i
nostri risparmi ci ha fatto capire quanto abbiamo perso davvero,
cioè il nostro tempo insieme. Abbiamo sedici, diciotto anni
e
abbiamo perso dei mesi spaccandoci la schiena quando tutto quello di
cui abbiamo davvero bisogno è solo stare insieme,
è tutto
quello di cui abbiamo davvero
bisogno
per sopravvivere. La madre di Kristen mi ha accolto in casa sua come se
fossi un figlio e John si è offerto di darmi una mano a
trovare
un lavoro appena tornerà dal suo ennesimo viaggio di lavoro
-
per fortuna, Jules questa volta è restata a casa con noi per
la
gioia di Kristen che si diverte a passare molto tempo anche con sua
madre - ma io sto bene così, non voglio un lavoro, non
subito.
Voglio solo passare del tempo con Kristen perché sento di
averla
trascurata molto in questo ultimo periodo per via di tutti i casini che
stavamo passando.
Troverò un lavoro.
Guadagnerò abbastanza da andarmene da casa sua e avere una
casa
nostra dove lei mi raggiungerà appena potrà.
Continuerò a suonare la chitarra.
Ma, nel frattempo, voglio solo occuparmi della mia
bambina.
«Amore.. sei
stanca..?».
«Un po'.. oggi mi
hai uccisa, sai?».
«Non è
vero! Abbiamo solo giocato un po'..».
«Giocato un
po'?» mi spinge via, ridendo. «Mi hai inseguito
per mezza casa per farti dare un bacio!».
«Non mi volevi
baciare!».
«Stavo
mangiando, Rob! Stavo mangiando una mela e tu mi stavi baciando il
collo e.. Dio! Smettila!», ma non ci penso neanche. Mi sono
avvicinato e ora le sto praticamente sopra, gustandomi quel
meraviglioso collo con la sua pelle morbida e liscia, candida e tenera.
«Rob.. Rob,
avanti.. ho.. ho sonno.. e.. e.. okay.. okay.. f..forse, si.. si..
mmh», so quali sono i suoi punti deboli e li so sfruttare
sempre
alla perfezione. Allungo una mano e le accarezzo un fianco, sollevando
un po' la maglietta e incontrando finalmente la pelle ancora più morbida
del suo pancino.
«Mmh..
Kristen...», calma,
calma, calma
mi ripeto, ma non ci riesco e in meno di due secondi la mia mano
è infilata nei suoi pantaloncini, quelli che tiene sempre
quando
stiamo in casa. Lei si rilassa e lascia fare, accarezzandomi i capelli
e gemendo pianissimo, timida come ogni dannata volta. A volte vorrei
che urlasse, solo per rassicurarmi che non lo stia facendo solo per me,
ma vederla così imbarazzata e timida mi rende felice,
perché è di questo che mi sono innamorato.
Continuo
piano, lei si lascia andare e mi tiene il collo con le braccia, ogni
tanto le sfugge un gemito seguito da un dolcissimo «ti amo»
che ricambio con un «anche io, da
morire».
«P..potrei..
morire.. morire sul serio.. o..ora» dice, sorridendo mentre
si morde il labbro e
arriva.
«Faccio questo
effetto..?» chiedo, baciandola sulla
fronte.
«Mmh...»
lei si accascia sul cuscino, stanca.
La bacio a stampo, piano, l'ho fatta stancare. «Scusa, non ho
resistito..».
Apre i suoi occhioni verdi e mi sorride timida. «Ti amo»,
mi accarezza una guancia e mi attira a sé. «Ti
amo anche perché sei così, e ti amo sopratutto
perché pensi sempre a come sto, ti preoccupi e ti prendi
cura di
me.. ma ogni tanto, amore mio, pensa anche a te.. a qualche
tuo...» le sue guance si colorano si un piacevole rosso, «bisogno»
conclude, mordendosi il labbro talmente forte che ho paura che se lo
spacchi.
Capisco in ritardo cosa intende.
«Oh.. oh! No».
«Non.. non importa,
amore.. io.. posso.. cioè, tu l'hai fatto a me,
no?».
«Kristen».
«V..volevo..
solo.. solo.. c..chiedere.. è.. è che oggi.. oggi
ho
parlato con Sam e.. e... perché loro riescono a fare tutto e
io
invece sono ancora così?» chiede, triste e
imbarazzata da
se stessa. Cosa che non dovrebbe mai fare, perché lei
è
meravigliosa.
Ma non lo vuole capire.
Kristen pensa - e me ne sono accorta da un paio di... notti - che ogni
cosa che facciamo a letto sia per me, e solo per me. Non l'ho mai
sentita chiedermi un "amore, facciamo questo.. o questo.. o altro",
mai. Si vergogna di ogni cosa e pensa di non essere mai all'altezza di
niente e tutto quello che posso fare per calmare queste sue insicurezze
è prendere io l'iniziativa, farla sentire amata ma ho paura
che
a forza di andare avanti in questo modo arriverà il giorno
in
cui mi spingerò a un punto al quale lei non è
ancora
pronta e rovinerò tutto perché lei non vuole
parlare di
certe cose.
Vuole solo accontentarmi.
E io non voglio questo.
Io voglio fare felice lei,
non me.
«Ma
così.. come, amore?» le prendo il viso fra le mani
e le accarezzo le guance.
«Così..»,
lancia un'occhiata piuttosto evidente a noi due: io sopra di lei, che
faccio il possibile per non pesarle, lei sotto di me, imbarazzata,
ancora completamente vestita, se una maglietta e un paio di
pantaloncini corti possono essere considerati vestiti nelle mie
condizioni. «Sam
si lamenta sempre che ormai Tom ci ha preso anche troppo gusto e che a
volte ha bisogno di una pausa anche di un paio di giorni... e noi? A me
dispiace.. perché so che tu ti stai trattenendo per me.. e a
me
dispiace... non voglio.. non voglio che tu lo faccio, se tu.. se..
se...» i suoi occhioni lucidi mi fanno stringere lo stomaco.
«Ehi.. ehi,
amore.. piccola?, no, no, no.. amore non fare
così..», le
bacio la fronte e ribalto la situazione, sdraiandomi sulla schiena e
prendendo Kristen fra le braccia. «A
me non importa niente di fare chissà che cosa in camera da
letto, amore.. quando ti sentirai pronta faremo tutto quello che vuoi.
Chi cazzo se ne frega se Tom e Sam a letto fanno gli acrobati,
amore?», con la mia battuta squallida riesco a strapparle un
sorriso, «Ecco.. questo, questo»
accarezzo quelle labbra di velluto, morbide e rosse fuoco anche al
naturale, «questo sorriso
è decisamente la cosa più sexy che puoi fare
per me, adesso amore mio».
Kristen si rannicchia contro il mio petto, la stringo forte.
«Rob...?».
«Si,
piccola?».
«Puoi.. puoi
toglierti la maglietta?».
«Mmh, come mai,
cucciola?», sorrido contento.
«Fallo e basta,
scemo..».
«Voglio che
tu me lo dica.. avanti, amore, sei con te.. non voglio che tu ti
vergogni con me», le accarezzo la schiena, sperando che
funzioni
e si rilassi.
«Mi.. mi
piaci di più senza, okay? Sei bellissimo...»,
nasconde il
viso nel mio collo, lasciandomi un dolcissimo bacio.
«Mmh.. agli ordini,
signorina».
«Bravo..»,
mi metto a sedere e mi sfilo la maglietta.
Kristen mi abbraccia da dietro, appoggiando il mento sulla mia spalla.
«Amore..?».
«Si,
Kris?».
«Non.. non
scherzavo quando dicevo che sei bellissimo.. sei perfetto.. davvero..
davvero, davvero meraviglioso», mi bacia piano la spalla,
salendo
sul collo e arrivando alle labbra. Mi spinge timida contro il letto e
si siede sul mio stomaco, ridendo della mia reazione.
«Peso?»
chiede, ridacchiando.
«Sei uno scricciolo,
solo che.. non me lo aspettavo», le accarezzo le gambe
scoperte, facendola arrossire, «ma mi
piace..molto».
«Oh.. me lo
immagino, sei un ragazzo.. voi ragazzi siete attratti solo da questo
tipo di cose, pff» finge di essersi offesa e poi si china per
baciarmi sulle labbra, poggiando i palmi delle mani sul mio petto nudo.
«Sono attratto da
ben altro in te..» sussurro, prima di ricambiare il bacio.
«Oh..
davvero?», se la ride contenta.
«Ti ho
già detto che amo i tuoi occhi, ma.. non sono l'unica cosa..
amo.. il tuo viso», e lo accarezzo, «le
tue labbra, sono rosse sempre, non hai bisogno di trucco o altro, sono
perfette così come sono..», e poso le mie labbra
sulle
sue, in un bacio casto, «le
tue orecchie, che tu odi», mi sollevo un po', mordendo piano
il
lobo dell'orecchio, riuscendo pure a strapparle un piccolo gemito;
passo alle gambe, calde e morbide, perfette. «ogni cosa di te
è perfetta per me, Kristen.. quando lo capirai?».
«Non è
facile.. dammi tempo..» mi prega, baciandomi.
«Tutto il tempo che
vuoi.. ma forse è meglio se dormiamo, adesso..».
«Mmh, no»,
mi morde il labbro, facendomi ridere. Sembra una bambina dispettosa
quando fa' così.
La sistemo meglio sopra di me e le stringo i fianchi. «Che cosa vuoi fare
allora, scricciolo?».
«C..coccole...»
sussurra, baciandomi il collo e muovendosi piano sopra di me.
«Vuoi le
coccole..?».
«Mmh...»,
si adagio completamente sopra di me, succhiandomi piano la pelle del
collo.
La lascio fare perchè è bravissima e amo quando
prende l'iniziativa.
Continua così per un po', baciandomi il collo e scendendo
fino
al petto, dove i suoi baci si fanno meno timidi. Lascio scivolare le
mani dalla schiena fino al fondo schiena, dove Kristen ha un leggero
tremito ma mi lascia fare. A un certo punto solleva lo sguardo e ci
ritroviamo a ridere come ragazzini, spensierati.
Non c'è imbarazzo, non c'è vergogna,
perché siamo
noi. Non siamo due sconosciuti, siamo io e Kristen e ho tutto il
diritto di toccarle il sedere. «Robert.. pff, la
tua mano» dice, alzando gli occhi al cielo e facendomi ridere
di nuovo.
«Si? Che ha la mia
mano? Non la senti? Posso fartela sentire meglio, se vuoi».
«M-a-n-i-a-c-o».
«Nah, ragazzo
innamorato esce meglio, non trovi?».
«La tua mano
è sempre sul mio culo, eh».
«E
allora?», la bacio, scostando un po' il bordo dei
pantaloncini.
«Pervertito...»
mi sgrida, ma non fa' assolutamente
niente per fermarmi.
«Non
posso..?».
«Puoi.. mi.. mi
piace, ma non dire in giro che l'ho detto» ride e
approfondisce il bacio.
«Segreto di
coppia, amore..», continuiamo a baciarci per non so neanche
quanto tempo, le sue braccia intorno al mio collo, le mie mani che
vagano tranquille, non c'è limite, basta che sono gentile e
delicato, non voglio che pensi davvero che sono un malato. Quando
finalmente siamo stanchi ci lasciamo ricadere nelle braccia dell'altro,
sazi, ma non del tutto. Finalmente ho visto una Kristen più
tranquilla e serena anche in camera da letto.
Pov Kristen
Sono quasi le due di notte e non riesco a dormire. La casa è
silenziosa e Robert dorme vicino a me, beato. Mia madre è
fuori
per una cena di lavoro e tornerà solo domani mattina
perché mi ha chiamato prima per avvisarmi che restava a
dormire
fuori, mio padre è ancora via per lavoro - e mi manca da
morire
- Cameron è a dormire da un'amica - quando
metterà la
testa apposto, quel ragazzo? La deve smettere di passare da una ragazza
all'altra come se fosse un'ape su un fiore - Taylor e Dana sono usciti
con Lizzie e penso che non siano ancora rientrati - ero quasi sconvolta
quando mi hanno detto che sarebbe usciti insieme tutti e tre
ma ho lasciato correre, pensando che magari avevano bisogno di un po'
di tempo per capirsi. E io sono qui, che non riesco a dormire. E tutto
perché ho una strana sensazione allo stomaco, è
nuova ma
allo stesso tempo famigliare, ma non molto.. la provo solo da poco
tempo, anche se non ho ancora capito di cosa si tratti. Mi giro ancora
una volta nel letto e mi ritrovo il viso di Robert a pochi centimetri
dal mio, è così bello... allungo una mano e gli
accarezzo
il viso, si è fatto la barba da poco quindi ha la pelle
liscia e
sembra più giovane di quando invece ha la barba. E'
incredibile,
ma per me è sempre perfetto. Senza la barba sembra
più
giovane e quindi ancora più bello, ma anche se
c'è l'ha
per è okay, perché è sexy. Non ho mai
pensato a un
ragazzo in questo modo: sexy. Eppure Robert lo è, eccome. Mi
avvicino ancora di più e poso timidamente la bocca sulla sua
guancia, gustandomi la sensazione della sua pelle contro la mia bocca e
quell'odore di dopobarba misto al suo profumo naturale che mi rilassa
in una maniera incredibile. Non riesco a trattenermi e gli do un
secondo bacio, avvicinandomi a lui ancora di più, portando
le
mani sul suo viso, sul collo, cercando un contatto che prima temevo e
che adesso desidero terribilmente.
Robert però inizia a muoversi nel sogno.
Mi scosto ma lui sta già aprendo gli occhi.
«Ehi.. che succede? Ti senti male?» mi chiede, con
voce ancora impastata dal sonno.
«No..
no, volevo.. volevo solo darti un bacio, ma.. stavi dormendo
quindi...», sono terribilmente imbarazzata, che cosa
penserà?
Robert allunga una mano e mi accarezza il braccio, «Puoi
svegliarmi quando vuoi, specialmente se è per un bacio,
amore..», così io mi avvicino a lui e poggio le
mie labbra
sulle sue, come se fosse un ordine. E lo è, il mio corpo mi
sta
ordinando di farlo perché non c'è la fa'
più.
Mi siedo sopra di lui ma in meno di cinque secondi la posizione viene
ribaltata e mi ritrovo sotto di Robert. Le nostre labbra non si
separano un secondo, mordono, succhiano, sono avide come non lo sono
mai state e io ho una paura folle di sbagliare qualcosa ma non riesco
comunque a fermarmi. Una mano di Robert si infila nei miei pantaloncini
ma prima che possa farlo sono io ad abbassarli. Robert si ferma un
attimo, mi accarezza lo stomaco e poi fa' scivolare via i miei
pantaloncini, riprendendo poi a baciarmi. Le mie gambe scoperte si
agganciano alla sua vita, ci fermiamo di nuovo per un secondo e
sorridiamo, è un sorriso così dolce e sincero che
per un
attimo mi sento davvero
bene. «Ti amo»
dico, prendendogli il viso fra le mani.
«Ti
amo» risponde subito lui.
Robert smette di baciarmi solo per sfilarsi la maglietta che si era
rimesso per dormire perché c'era freddo. Gli accarezzo il
petto
mentre mordo piano la pelle del collo, è così
bello
vederlo contento per merito mio. La sua mano si infila in mezzo alle
mie gambe e penso di stare per morire anche solo dopo qualche carezza,
perché mi fa' questo effetto? Mi lascio andare, tutto quello
che
riesco a sentire è la sua mano e quelle carezze delicate,
piene
di amore e tenerezza. Gemo piano e mi lascio andare, voglio fare questo
per tutta la notte.
Ma finisce troppo presto.
Robert riprende a baciarmi piano, forse ha paura di avere esagerato.
Non voglio che finisca.
Non voglio fermarmi a questo. Non più. Non resisto.
«Rob..
a..amore..».
«Va bene
così, piccola..», ma non è vero, a me non va bene
così e neanche a lui.
Mi scosto un po' da lui e sotto lo sguardo confuso di Robert, mi sfilo
impacciatamente la maglietta, restando in reggiseno. Adesso ho
solamente l'intimo addosso e sono rossa come una mela per l'imbarazzo.
Mi sento goffa nei movimenti ma cerco comunque di essere il
più
sensuale possibile mentre avvicino il viso di Robert al mio e lo bacio;
Robert si sfila i pantaloni, restando solo in boxer, ma sembra ancora
incerto quando mi abbraccia, mi tiene piano, come se avesse paura di
spezzarmi. Chiudo gli occhi e cerco di prendere coraggio mentre cerco
di avvicinarlo a me. «Per
favore» lo prego.
Robert posa le sue labbra su di me.
Dolci.
Delicate.
Poi più forti, c'è pressione e desiderio e io
riesco a sentirlo.
La sua mano si posa sul mio seno, ci gioca, mi fa' sorridere.
Poi scende e si infila sotto la mia schiena, cercando il gancetto.
Mi sollevo un po', aiutandolo. Quando lo trova ci metto meno di un
attimo a sganciarlo, fa' scivolare lentamente il reggiseno via da me.
E' imbarazzante e provo a coprirmi ma Robert posa la sua fronte sulla
mia, sussurrandomi piano: «Non farlo.. sei la cosa
più
bella del mondo» e io lascio ricadere le mani che prima mi
coprivano, che vengono presto sostituite da quelle di Robert, decise ma
sempre dolci.
Mi toglie anche l'ultimo pezzo di stoffa che mi resta.
Sono nuda, e sono sotto di lui.
Una strana sensazione si fa' largo in me e non riesco a capire se
è desiderio o terrore.
«Rob..»,
lo chiamo, ho bisogno di lui ora.
«Andrà
tutto bene, amore mio, ci sono io..», mi accarezza il basso
ventre, pianissimo, «sei sicura,
però..? per me possiamo anche..».
Poggio la mia mano sopra la sua, spingendola più in basso,
nel mio centro.
«Sicurissima».
Massaggia piano, e per la prima volta non mi vergogno di farmi sentire.
Robert sorride e mi riempie di baci e di tantissimi «ti amo, ti amo,
sei bellissima, ti amo» che ricambio con piacere.
Sento qualcosa premere contro la mia coscia ma faccio finta di niente,
perché ora voglio solo godermi questo momento, ma quando la
mano
di Robert si sfila da in mezzo alle mie gambe sono costretta a rendermi
conto anche della sua situazione.
Timida, poso la mano sul bordo dei suoi boxer e cerco il coraggio di
abbassarli, ma è inutile, le mia mani sembrano in catalessi.
«Faccio
io..» mormora Robert, abbassandosi i boxer, che raggiungono
il resto della nostra roba sul pavimento.
Si sistema in mezzo alle gambe e io inizio a tremare.
La sua fronte si posa sulla mia.
Sento il suo respiro sul mio viso e questo mi calma.
«ti amo»
dico.
«ti amo anche
io» risponde.
e a me manca il fiato.
Lo sento.
Cazzo, cazzo, cazzo, lo sento.
Robert preme ancora la sua fronte sulle mia, mi abbraccia, mi tiene
stretta.
«Se non ci riesci, se.. amore,
mmh, amore se..».
«Rob.. ne ho
bisogno, ti.. amore, ti voglio».
«Ti voglio anche io, non
immagini quanto».
Lo sento sempre di più.
Spinge un po' ed entra.
Oh, merda,
che cazzo
di bruciore.
E' come se qualcosa si fosse strappato
dentro di me.
«Ahi.. ahi..» non riesco a
trattenermi.
«Sc..scusa, amore..
ti fa' molto male?».
«N..no, sta già
passando..» ed è vero, adesso
è solo un po' di bruciore.
Circondo il collo di Robert e lui poggia piano le sue labbra sulle mie.
E tra un «ti amo» e un «ti voglio» inizia a muoversi
piano dentro di me.
E fa' male.
E fa' bene.
Ed è un susseguirsi di emozioni nuove e meravigliose.
E' come se io e Robert ci stessimo fondendo in un'unica persona.
Pian piano il ritmo accelera e io non mi trattengo più.
Robert mi tiene stretta, io inclino la testa all'indietro e stavolta
non mi mordo il labbro per non fare uscire il gemito.
Robert arriva insieme a me.
E' la storia della nostra vita: insieme,
sempre insieme.
Stanca e dolorante, mi adagio sul letto, sorridendo.
Robert mi abbraccia e mi bacia sulla fronte. «Ti amo..».
«Anche io... è stata
una prima volta da favola, amore, grazie».
«Oh, di niente, quando
vuoi», scherza e ridiamo insieme, tornando a baciarci.
Quando smettiamo siamo finalmente sazi
l'uno dell'altra.
E siamo anche ancora una sola persona.
«Non.. non andare
via, non uscire.. okay?».
«Credimi, vorrei restare
così per il resto della mia vita».
E restiamo così, per tutta la notte.
Robert si posa sul mio petto, affondando il viso fra i miei seni.
Li bacia dolcemente meglio io gioco con i suoi capelli.
Chiudiamo gli occhi quasi nello stesso momento.
è la notte
più bella della mia vita.
_____________________
okay, sono abbastanza soddisfatta - e un po' imbarazzata - di questo
capitolo.
spero che vi piaccia!
e poi ci sono un sacco di immagini, e che immagini!
ahahaha
be'? che dire?, l'hanno
finalmente fa.. hanno avuto la loro prima volta! non siete
contenti?
io molto.
vi è piaciuta?(niente doppi sensi, mmh)
(non era volgare, vero...? *si sotterra sotto un mondo di coperte*).
sono curiosa, voglio sapere cosa ne pensate!
vi voglio bene.
ps una mia nuova
storia, leggete.
.
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Capitolo 25 *** you're the best thing. ***
believe in me
Pov Kristen
«Dio,
quasi non ci credo!» esclamo, gettando
l'ennesima maglietta nella valigia. «Io e te, due
settimane nella vecchia casa in campagna di tua nonna!».
«Oh si, io,
te.. il letto nella vecchia casa di campagna di mia nonna..»,
le
braccia di Robert mi circondano la vita e le sue labbra sono subito sul
mio collo; da quando, una settimana fa', abbiamo avuto la nostra prima
volta - be', per me era la prima volta, per lui.. anche se mi costa
davvero molto ammetterlo, no - Robert è diventato ancora
più dolce, se è mai possibile.
E anche terribilmente.. fissato.
E con una cosa sola.
Non che mi dispiaccia, anzi, ma.. basta.
Okay, è stato fantastico, ma non dobbiamo concentrarci solo
su quello.
Mi piace, è una cosa nuova e Robert è dolcissimo
ma.. mi distrugge.
Mi stanca e sono notti che non dormo bene.
Per il semplice motivo che a lui non riesco proprio a dire di no.
«Amore, non andiamo a casa di tua nonna per romperle un letto
d'epoca.. a proposito, è d'epoca la casa?» chiedo,
per
cambiare argomento.
«Mmh, non lo
so..», continua a baciarmi il collo e io sento le ginocchia
cedermi.
«Si, ma.. devi..
devi saperlo, perché.. insomma, è casa di tua
nonna, no?».
«Non ci vado da una vita, piccola..».
«Be', ma.. ma.. devi
ricordartelo, n..no?» insisto, provando a scostarmi senza
sembrare maleducata.
Robert mi stringe dolcemente i fianchi, facendomi voltare verso di lui
e facendo finalmente incontrare i nostri sguardi. «Stai
balbettando. Non va' bene quando balbetti, cioè è
tenero
e carino e lo amo, ma di solito vuol dire che ti senti a disagio
quindi.. immagino che non ti vadano i baci sul collo...».
«Amo i tuoi baci sul
collo, ma so a cosa portano, tesoro..».
«Mmh.. si, anche
io.. e non ti va'...?».
«Sono stanca..
l'altra notte.. mi hai uccisa, Rob..».
«Mi
dispiace, scheggia..», mi bacia sulla fronte e io ne
approfitto
subito per un abbraccio di quelli proprio teneri, che durano una vita e
in cui ti sembra quasi di sprofondarci dentro. «Forse.. forse ci ho
preso troppo la mano.. è così?».
«Nah..»,
non voglio parlarne, voglio morire in questo abbraccio.
«Hai ragione, ieri
notte.. insomma, tre volte.. e senza pausa.. penso che sia..».
«Eccessivo?».
«No. Non eccessivo.
Io volevo, tu volevi, è stato..».
«Wow!».
«Mmh, si, wow. Ma
eri stanca e l'ho notato.. non hai dormito molto, vero..?».
«A che ora abbiamo
smesso...?».
«Quattro del
mattino...».
«Okay,
allora.. doccia, coccole, altra doccia... coccole, cercare di prendere
sonno.. mi sono addormentata alle cinque. Ho dormito dalla cinque alle
sette. No, amore mio, non ho dormito molto. Ma è decisamente
meglio non dormire molto per..
quello piuttosto che non dormire per
litigi o lavoro o roba del genere, quindi è okay.. non
pensarci
troppo» lo rimprovero, baciandolo piano sulle labbra.
«Perché mi permetti di farti questo,
eh..?» mi sfiora una guancia con la mano, dolce.
«Perché
ti amo?».
«E' una
domanda?».
«No, scemo.
Ti amo, ecco perché ti permetto di farlo e non è
così male.. è... piacevole» mi sento
arrossire e
quindi nascondo subito di nuovo il viso nel suo abbraccio.
«Piacevole, eh..?» fa' scorrere pigramente la mano
dalla
mia schiena al mio sedere, come se io non me ne rendessi conto.
«Robert».
«Oh..
scusa, giusto.. dimenticavo. Coccole, coccole, coccole», alza
subito la mano, iniziando a giocare con i miei capelli.
«Grazie».
«Cercherò
di essere un perfetto ragazzo anche senza sesso, okay? Mmh,
amore?».
«Aiutami
con questa valigia, invece che promettere cose che non
manterrai..» dico, lanciando uno sguardo verso la mia
valigia.
Era da stamattina che cercavo di decidere cosa metterci dentro. Robert
non riusciva a ricordare molto della casa della mamma a parte la strada
per arrivarci, quindi non sapevo che ci sarebbe stato né
cosa
portarmi; avevo messo in valigia maglioni e pantaloncini corti, un paio
di stivali in gomma e delle infradito. Era campagna inglese, ma forse
ci sarebbe stato qualche momento di bel tempo anche in pieno dicembre.
«E' da stamattina
che la fai, piccola».
«Se qualcuno
riuscisse a ricordarsi che tempo fa' nella casa di sua nonna sarebbe
tutto più semplice, non credi, tesoro?»
gli chiedo, ironica, sbattendo volutamente le ciglia più
volte e facendolo ridere.
«Lo so, lo so.. ho
una memoria di merda, che posso farci?».
Mi avvicino e lo bacio sulla guancia, «Non importa amore,
ti amo lo stesso.. ma aiutami, dài».
«Metti.. mmh,
questo» solleva un maglione rosso appoggiato sul letto.
«Quello?».
«Che ha che non
va'?».
«Farà
così freddo? Dovrò mettere un
maglione?».
«Non lo so...
allora, questo?», prende una maglietta a maniche corte, nera,
e la solleva tutto fiero.
«Farà
così caldo?».
«Lo fai
apposta?» mi chiede, indeciso se fingersi arrabbiato o
scoppiare a ridere.
«No, amore,
mai» mento, scoppiando a ridere.
«Io dico di
si», si avvicina con aria provocante e io so già
come finirà.
Le mie parole sono sparite dalla sua testa nel momento esatto in cui le
ho pronunciate.
Ma forse è giusto così.
E' un uomo e non posso pretendere molto da lui.
«Rob..».
«Niente maglione,
niente maglietta.. io ho un'idea», mi bacia e io non riesco a
non ricambiare.
«Ho paura di sapere
qual'è...» sussurro, mentre la sua lingua si
impossessa della mia bocca.
Robert mi spinge piano contro il letto, ricoperto di magliette, jeans e
maglioni, più la valigia. Trattengo un gemito di dolore
quando
vado a sbatterci contro. Robert mi sfila facilmente la maglietta e io
faccio lo stesso con la sua; provo a baciarlo ma lui immerge la testa
nell'incavo fra i seni, lasciandomi senza fiato. Mi stringe i fianchi e
inizia a baciare ogni parte di pelle scoperta, succhiando e mordendo
piano. Vorrei fermarlo, perché siamo davvero in ritardo e
lui lo
sa benissimo ma so che è impossibile, perché non
riesco
mai a trovarne la forza, lui sembra sempre così felice,
sorride
sempre un sacco, mi bacia con una dolcezza incredibile e io mi lascio
sempre trasportare dal momento. Ma
non devi. Cosa, non devo? Ti usa, ti usa solo per quello.
Poi andrà via.
Non ti credo. Non è mai andato via, neanche quando avrebbe
dovuto, neanche la prima volta è andato via, lui
è sempre
rimasto al mio fianco e io farò lo stesso con lui, per
sempre. Nessun amore
dura per sempre, gioia mia. Il nostro si.
«Ehi.. amore, tutto okay..?», Robert si ferma e mi
fissa. Solleva il viso dal mio petto e mi bacia sulle labbra, «scusa.. hai
ragione, sto esagerando.. non è solo questo che voglio da
te, questo lo sai, vero?».
«C..certo»,
e allora perché balbetto?
«Amore,
forse stiamo esagerando davvero.. ed è colpa mia..
è che
sei così bella.. scusa, scusa, scusa», mi
abbraccia forte
e mi bacia la guancia, facendomi appoggiare il viso contro il suo
petto.
Mi sento in imbarazzo.
Si è fermato per colpa mia?
Ha notato che stavo pensando ad altro?
«Rob.. no, non c'è niente di cui scusarsi.. sono
solo un po' stanca, tutto qui» dico.
«Ti ho stancata in
questi giorni, eh..?» mi bacia teneramente il naso,
prendendomi fra le braccia.
Rido.
E' incredibile, lui riesce a farmi ridere sempre.
Anche quando penso che si arrabbierà con me da un momento
all'altro, lui sorride e io sorrido con lui.
«Un po'.. oh, mi hai
proprio stancata, ragazzino».
«Non mi sembravi
contraria all'idea la prima volta.. se non sbaglio mi hai svegliato in
piena notte!».
«"Se non
sbaglio"? Non ti ricordi neanche la nostra prima volta,
Pattinson?» dico,
spingendolo contro il letto e mettendomi a cavalcioni sopra di lui.
Robert non si fa' perdere l'occasione per accarezzarmi le cosce, ancora
coperte dai jeans.
«Certo che me la ricordo, scheggia.. qualcuno era molto
nervoso..».
«Era la mia prima
volta...» sussurro, imbarazzata.
«Io sono stato il tuo primo..», mi bacia
teneramente sulle labbra, prendendomi per mano, «grazie dell'onore,
principessa».
«P..principessa...?»
balbetto, arrossendo.
Non mi ha mai chiamato così.
E.. mi piace da morire.
Non sono mai stata tipo da queste cose sdolcinate, ma sentirle da lui
è diverso.
Arrossisco. «Non.. non mi hai
mai.. chiamato così..».
«Non ti
piace..?».
«Veramente.. mi
piace da morire».
Lui sorride.
Un sorriso ingenuo da ragazzino, così raro su quel viso
sempre troppo serio, e mi bacia.
«Rob..?».
«Si?».
«Puoi.. farlo
più spesso?».
«Chiamarti in quel
modo? Certo, amore..».
«No..
intendevo questo..», gli sfioro piano le labbra con le dita,
sono
morbide anche se non lo sembrano. E sono mie. Solo mie. Le labbra di
Robert sono mie e posso baciarle solo io e questo pensiero è
il
più felice della giornata. «Sorridi..
così. Come.. come se avessi diciotto anni».
«Ma amore, io ho diciotto anni..
quasi diciannove, eh».
«Lo so,
ma.. a volte sembri.. molto più grande, non so
perché..
penso che riguardi il fatto che tu abbia passato quello che hai passato
con la tua famiglia e tutto il resto...».
«Tu hai passato di
peggio, cucciola...».
«Ma tu mi
dici sempre che sembro una bambina, mentre tu a volte sembri
così maturo.. sembri.. non so, molto più grande
di me..
nei tuoi occhi c'è qualcosa che nei miei non
c'è»,
mi accarezza la guancia, facendomi sedere sulle sue ginocchia.
«Perché,
amore mio,» gli circondo il collo con le braccia,
ascoltandolo, «i
tuoi occhi sono quelli di una bambina, nel senso che sono puri.. non
c'è merda, non c'è malizia o
volgarità.. quando mi
guardi, io mi sento amato per quello che sono, non per altro. Mi ami
perché sono così e anche io ti amo per questo,
è
questo quello che mi piace di noi due. Tu dici che nei miei occhi
c'è qualcosa di speciale, ma io dico che l'unica cosa di
speciale qui sei tu, piccola».
Alzo gli occhi al cielo. «Che sdolcinato. Non
ci credo neanche se mi paghi, Pattinson. Dove l'hai letta questa?,
sentiamo».
«Donna di poca fede,
guarda che lo penso davvero. Non l'ho letto proprio da nessuna parte,
scema».
«Ah,
davvero?».
«Già,
davvero! Perché ti amo e mi stai facendo diventare un cazzo
di sdolcinato, Stewart».
«Mi dispiace,
Pattinson, non è colpa mia», mi piace quando ci
chiamiamo per cognome, è divertente.
Amo il modo in cui pronuncia il mio cognome.
Con quel suo fottutamente sexy accento inglese.
«Si, invece! Hai
ragione, diventerò gay».
«Ho sempre voluto un
amichetto gay, sai?».
«E poi con chi
dormi?».
«Sempre con
te».
«Allora non
potrò mai diventare gay.. non con te nel mio stesso letto,
ti sei vista? Dio!».
«Pattinson!»
urlo, scoppiando a ridere. «Quanto sei
volgare?».
«Ma veramente non ho
detto un cazzo ancora..».
«Ecco,
appunto. Pff, che scemo che sei!» gli salto addosso,
abbracciandolo e facendoci finire distesi sul letto, ancora ricoperto
di roba da vestire.
«Okay, sono scemo,
ma tu mi ami lo stesso, vero...?», sembra serio mentre me lo
dice.
«Ovvio»,
sono seria quando rispondo.
«Metti in moto, baby!» urlo.
«Oddio, Kristen, non
ti ho mai vista così felice di un viaggio in
macchina!».
«Stiamo andando
nella casa in campagna di tua nonna, per due settimane da soli. Lasciami
essere felice, ragazzo».
«Sono
felice se tu sei felice..», accende l'auto e io mi sento
ancora
più euforica. Due settimane da soli, nella vecchia casa di
campagna di sua nonna. E' incredibile che lo stiamo facendo davvero
dopo tutto questo tempo, me l'ha sempre promesso ma non ci ho mai
creduto fino in fondo e adesso eccomi qua: nella macchina della sorella
di Robert che gli ha prestato per questa occasione, con la mia valigia
e quella di Robert nel bagagliaio, un Robert sereno e tranquillo e io
ho un enorme sorriso in faccia che non riesco a togliermi, e non voglio
neanche farlo.
«Io sono felice,
Rob» dico, e quando lui mette la mano sulla marcia io allungo
la mia e la metto sopra la sua.
«Si nota,
piccola».
«Gli unici viaggi in
macchina che ho fatto erano con la mia famiglia, cerca di capirmi..
sono euforica!».
«Piccola,
se avessi saputo che bastava un viaggio in macchina per renderti felice
ti avrei portato a girare l'Inghilterra mesi fa'..», mi
sorride e
stringe la mia mano mentre esce dal parcheggio. La nostra piccola
vacanza da soli è ufficialmente iniziata.
Prendo il mio zaino, che ho appoggiato ai miei piedi quando sono salita
in macchina, e tiro fuori un CD.
«Amore?».
«Si?»,
Robert guarda fisso la strada.
«Posso mettere un
CD?».
«Che CD?».
«Mmh.. l'ho fatto..
io.. cioè, in realtà me l'ha fatto Taylor, ma le
canzoni le ho scelte io».
«Che canzoni ci
sono?».
«Non posso
semplicemente mettere il CD così le ascoltiamo e basta, amore?».
«Oh..
okay».
«Grazie..»,
gli passo il CD e aspetto.
Robert lo infila nella radio e parte la prima canzone.
Niente di che.
La ascoltiamo e io nel frattempo mi torturo le mani.
Mi è venuta questa idea malsana circa due giorni fa', quando
ho
chiesto a Taylor di farmi questo CD e non so ancora se
funzionerà, o se avrò il coraggio di metterla in
atto.
Ma quando parte Nothing
but love dei Trading Yesterday la mia bocca si
sta già muovendo da sola.
«Un giorno perfetto..
è ogni giorno della mia vita che passo con te»,
mi volto timidamente verso di Robert, che si è subito
accorto di
cosa sto facendo: sto cantando e non l'ho mai fatto davanti a lui, ho
davvero paura che non possa piacergli ma lui si limita a sorridere
così continuo. «non so spiegare come io mi
innamoro di ogni cosa che fai..».
Robert sorride ancora di più e inizia a cantare insieme a
me.
La sua voce è la più bella del mondo.
«perché non potrei
chiedere di più.. dell'amore, della vita.. di te!».
«e sono persa nella dolcezza del
tuo sorriso.. cadere nel tuo amore, è dove potrei spendere
la mia vita».
«e so che noi possiamo
conquistare il mondo, solo me e te, ragazza.. non è niente
se non amore».
«e
guardarti.. è guardare come tu rendi la mia vita
così
completa! E conoscerti, condividere la tua gioia e il tuo dolore, e le
tue risate con me.. perché non potrei chiedere di
più
dall'amore e dalla vita, di te!».
La mano di Robert
stringe forte il mio ginocchio e io appoggio la mia sopra la sua,
mentre la strada scorre davanti a noi. Cantiamo l'ultimo pezzo insieme
ed è meraviglioso come anche le nostre voci sembrino
completarsi, non l'avrei mai detto. «E
anche se il cielo cadesse e si rompesse nel mare, so di averti e tu hai
me, amore.. ed è tutto quello di cui abbiamo bisogno».
Sorrido e la canzone finisce mentre noi due ci teniamo ancora le mani.
«Hai una voce
meravigliosa, Kristen.. perché me l'hai tenuto
nascosto?».
«Prima di
tutto, sei tu il cantante fra i due.. e secondo, non te l'ho tenuto
nascosto, semplicemente stavo aspettando il momento giusto e questo era
decisamente un buon
momento».
Lui sorride e io ricambio.
Tiene la sua mano sul mio ginocchio per la maggior parte della durata
del viaggio.
Ogni tanto, quando il CD finisce, Robert mette la seconda traccia,
quella con la canzone, e la cantiamo di nuovo insieme. Adesso
però facciamo facce buffe e storpiamo le parole, ridendo
come
pazzi. Robert continua a chiedermi perché non gli ho mai
detto
di avere una voce del genere e io lo ignoro, non penso di essere tutto
questo granché, ma lui insiste, dice che sono davvero brava,
che
magari potremo cantare insieme qualche volte, insieme. L'idea di
cantare insieme mi piace, basta che non mi costringa a salire su un
palco, potrei morire.
Dopo quasi un'ora di viaggio, accendiamo la radio.
Good Time
dei Owl City & Carly Rae Jepsen, parte.
Inizio a muovere la testa, a ritmo di musica.
«Non ti facevo tipo da musica commerciale..» dice
Robert.
«Non è
commerciale, è divertente».
«Pensavo che ti
piacessero un altro genere di cantanti».
«Oh,
andiamo Rob, è solo una canzone! E' bella, divertente, mi
piace
la voce ed è okay così.. non analizzare,
lasciati..
lasciati semplicemente andare, va bene..? In questi giorni.. fallo,
lasciati andare davvero.. per me».
Lui sposta per un secondo lo sguardo sulla strada per guardarmi. «Non.. non sono
divertente?» chiede, triste.
«No! No,
amore! Non intendevo quello! Solo.. sei sempre abbastanza serio per un
ragazzo della tua età.. sembra che tu riesca a essere felice
e
spensierato solo con me, ed è una cosa bellissima eh.. ma
quando
stiamo con altri tu diventi serio, non ridi molto.. voglio che queste
due settimane ti aiutino a lasciarti un po' andare. Possiamo fare
quello che vogliamo, Rob. E' una specie di p..prova, no?», mi
mordo il labbro ed evito il suo sguardo.
«Una prova per che
cosa..?».
«Per.. per quando..
v..vivremo insieme...?» me la tento.
Lui sorride divertito e torna a guardare la strada. «Lo pensi
davvero?».
«C..che
cosa?».
«Che vivremo
insieme».
«Si.. ehm, si.. un..
un giorno».
«Mmh.. e come
sarà?».
«Che vuoi
dire?».
«Se ne sei sicura,
dimmi come sarà. Avremo una casa tutta nostra?».
«Oh,
si...», nella mia testa è già tutto
pronto, persino il colore delle piastrelle del bagno.
«Un appartamento o
una casa a più piani?».
«Prima un
appartamento.. quando avremo più soldi, una villa».
«Grandioso.. quanti
piani?».
«Mmh.. tre. No,
quattro!».
«Cosa ci
sarà nel primo?».
«Il
salotto. Tanti divani, cuscini, una libreria, un tavolo in legno, una
scrivania.. magari un tappeto persiano rosso, che dici?»,
questo
gioco mi piace.
«Ottima idea. E il
secondo piano? Io dico una cucina. Grande, voglio che cucini un sacco
di cose per me».
«Okay.. vecchio
stile, tipo quella che ha mia nonna, un giorno te la farò
vedere. E il terzo piano?».
«Camere da
letto...», si gira e mi sorride malizioso.
Arrossisco. «Vorrei un letto
gigante..».
«Si, anche io, ho
bisogno di spazio la notte..».
«Bugiardo, ti
stringi sempre a me, mi stritoli, Rob».
«Senza di
te non dormo, piccola. Okay, quindi camera da letto con letto enorme! E
l'ultimo piano lo lasciamo libero..».
«Per
cosa..?».
Ma Robert indica qualcosa davanti a noi, cambiando argomento. «Siamo
arrivati».
Davanti a noi ci sovrasta una
villa in perfetto stile inglese, nel bel mezzo della
campagna.
«Benvenuti a villa
Pattinson» annuncia Robert.
«Questa.. questa casa è di tua nonna?»
chiedo, una volta scesa dall'auto.
«E' una
delle più piccole, ma è una delle mie preferite
da quando
sono piccolo. Ci passavo le estati con Lizzie e Victoria,
qui»
racconta Robert e io lo vedo che sorride al ricordo. Questa casa mi
piace già se gli fa' questo effetto.
«E'.. davvero bella,
amore» dico, prendendolo per mano.
Sta per dire qualcosa quando una voce che non conosco mi fa'
sobbalzare.
«Thomas!
Oh, Robert, come sei cresciuto!», una signora, con grandi
occhi
azzurri come quelli di Robert esce correndo dalla casa davanti a noi.
Indossa un abito blu lungo fino al ginocchio, con un scollo forse un
po' troppo ampio per una donna della sua età, ha un giro di
perle al collo e grandi orecchini a cerchio, i capelli biondi cotonati
e un sorriso invidiabile. Mi sta immediatamente simpatica. «Nipote
mio, da quanto non ti vedo?», abbraccia Robert, che ricambia
l'abbraccio un po' più goffamente, visibilmente in imbarazzo
per
la scena.
«Nonna.. ehm, lei
è Kristen, ti ho parlato di lei..», appena
scioglie l'abbraccio, mi indica, sorridente.
La donna mi sorride, gentile. «Kristen.
Incantevole!», e mi abbraccia. Forte. Davvero molto forte per
una signora della sua età.
«Piacere di
conoscerla..» dico, timidamente.
«Piacere
mio, cara. Io sono Maggie, ma chiamami pure nonna. Robert mi ha parlato
di te al telefono, ormai sei di famiglia», mi dà
un
buffetto sulla guancia e io arrossisco, questa signora è
davvero
simpatica, anche se molto espansiva.
«O.. okay, Maggie..
ehm, nonna».
«Brava. Mmh, posso
chiederti una casa, bambina?».
«C..certo»,
sento la mano di Robert cercare la mia e io l'afferro subito.
«Non sei di qui,
giusto? Sei americana, di Los Angeles», la sua non
è una domanda, ma annuisco lo stesso.
«Si..si,
signora».
«Nonna.»,
mi ricorda affettuosamente, «Riconosco un
accento americano forte come il tuo quando ne sento uno! Non perderlo
mai, tesoro».
«Ehm, g..grazie
Mag...nonna».
Pov Robert
Mia nonna ci accompagnò dentro casa, spiegando a Kristen
dove si
trovava la cucina, il soggiorno, i quattro bagni, le tre stanze da
letto, la biblioteca, la mansarda, la dispensa con dentro talmente
tanto roba da mangiare che sembrava rifornita per un esercito, il
portico, il giardino, la sala da pranzo esterna ed interna e anche la
mia vecchia camera di quando ero piccolo e restavo a dormire qui con le
mie sorelle. Adesso quella stanza era diventata una specie di studio,
ma indicai comunque a Kristen un angolo del muro dove c'era ancora
inciso il mio nome.
«Avevo dodici anni..».
«E ti mettevi a
raschiare i muri, Robert?» mi chiese lei, fingendosi
scioccata.
Risi, «Magari potrei
incidere anche il tuo, se vuoi».
«Eccome se
voglio, amore..» disse sottovoce per non farsi sentire da mia
nonna, che parlava al telefono vicino alla finestra.
Cinque minuti dopo mia nonna si girò di nuovo verso di noi,
sorridente.
«Purtroppo
c'è stato un imprevisto... speravo di poter pranzare con
voi, ma
ahimè devo correre all'aeroporto per prendere il primo volo
per
Parigi. Comunque, ho chiamato Lucy, la domestica personale di questa
casa, e dovrebbe arrivare domani pomeriggio; Caleb invece
verrà
la prossima settimana per controllare i cavalli come
sempre..».
«Cavalli!?»
esclamò Kristen, meravigliata. «Ci.. ci sono dei
cavalli in questa casa?».
«Oh, si..
tre. Due maschi e una femmina. Li ho comprati qualche mese fa' e ho
assunto Caleb per controllare le stalle e i cavalli,
arriverà la
settimana prossima e resterà finché non andrete
via.
Così potrai fare anche qualche cavalcata, che
dici?».
«Sarebbe grandioso..
grazie!», per poco Kristen non si metteva a saltellare.
Perché non sapevo che le piacevano i cavalli?
Mia nonna sorrise radioso, dando l'ennesimo buffetto sulla guancia a
Kristen. «Ora devo proprio
scappare.. è stato un piacere conoscerti, Kristen
cara».
«Anche per me
è stato un piacere conoscerla, ehm..
conoscerti..».
Mia nonna abbracciò
prima Kristen e poi me, baciandomi su entrambe le guance come quando
ero bambino. «Ottima scelta,
ragazzo mio» mi sussurrò all'orecchio, per poi
aggiungere a voce alta: «ti
voglio bene, appena posso vengo a farvi visita», sorrise di
nuovo
a entrambi e poi lasciò la stanza, affrettandosi ad uscire
per
non perdere il volo.
«Tua nonna è una persona davvero
dolcissima..», mi dice Kristen mentre disfa entrambe le
nostre valigie e sistema la roba dentro l'enorme armadio che
c'è contro la parete della stanza da letto che abbiamo
scelto: la più piccola e semplice, ma anche la
più antica della casa. Il letto è molto alto e
grande, i mobili sono per la maggior parte in legno o ferro battuto.
«E' un po' fuori di
testa».
«Non è
vero! E' solo.. molto espansiva, ecco..».
«Quindi, ti sta
simpatica?», lei solleva la testa e sorride.
«Molto. Sono felice
di averla conosciuta, Rob. Sono felice di avere conosciuto un membro
della tua famiglia...».
«Conoscevi
Lizzie..».
«Tua sorella e
basta, tu conosci mia madre, mio padre e i miei fratelli..»,
torna a occuparsi della valigia.
«La mia famiglia non
è come la tua, piccola.. lo sai».
«Si.. si lo so,
amore...».
«Ehi, ti va' di
andare al lago..?» chiedo, giusto per cambiare argomento.
Lei mi guarda incuriosita. «Lago?
C'è un lago qui?».
«Non lo definirei
proprio un lago.. è piccolo, ma puoi farci il bagno, che te
ne pare?».
«Mi sembra.. davvero
fantastico!», quando è felice diventa come una
bambina di cinque anni, è davvero la cosa più
dolce e tenera che io abbia mai visto in vita mia.
Faccio il giro del letto e la prendo per mano.
Le prendo il viso fra le mani e la bacio piano sulle labbra.
«Ti amo..».
«Ti amo anche
io».
«Andiamo a lago,
prendo la macchina».
«Ti
aspetto..».
Esco di casa e inizio ad accendere la macchina.
Sono davvero felice che Victoria mi abbia prestato la sua.
Mi ha detto che tanto lei non ne ha bisogno perché il suo
ragazzo la passa a prendere quando devono uscire. Conosco il ragazzo,
si frequentano da quasi un anno, si chiama Harry ed è un
tipo apposto, molto posato e serio, come mia sorella, penso che siano
una coppia davvero molto simile. Forse anche troppo. Se devo prendere
come esempio me e Kristen, che a volte sembra che veniamo da due
pianeti opposti, penso che un po' di differenza nell'amore ci debba
essere, mentre Victoria e Harry a volte sono così simili da
sembrare fratello e sorella e non fidanzati.
Dopo qualche minuto Kristen esce di casa.
Si è cambiata e indossa un paio di pantaloncini corti in
jeans e una maglietta verde scuro a maniche corte con un paio di all
stars.
Entra in macchina sorridendo. «Allora, dove si
trova il posto?».
«Non molto lontano,
saremo di ritorno per cena» dico, mentre la macchina si
allontana dalla casa di campagna.
Lei annuisce e si sistema meglio sul sedile.
Ha il volto dalla mia parte, si morde il labbro e mi fissa.
Restiamo così per tutto il tempo.
Lei non dice niente.
Io non dico niente.
Ma sento i suoi occhi su di me, che invece sono costretto a guardare
davanti a me perché non voglio assolutamente farle correre
qualche rischio.
Dopo quindici minuti di macchina ci troviamo nel bel mezzo del nulla,
in un luogo pieno dei miei migliori ricordi d'infanzia. Quando scendo
dalla macchina mi sembra di tornare bambino. Mi tornano in mente
tantissime immagini che pensavo di non riuscire più a
ricordare: me e Lizzie che corriamo in mezzo all'erba, Victoria che si
tuffa dalla vecchia piattaforma in legno che dà sul lago,
piccolo ma profondo. Mia nonna che ci guarda e ride, si fa' il bagno
con noi, ci porta da mangiare in cestini in vimini, me e le mie sorelle
mentre mangiamo su una tovaglia di fiori, l'estati che scorrevano
serene quando i nostri genitori erano via per lavori per mesi e mesi.
Adesso è tutto di nuovo qui.
E non è solo questo.
Adesso posso condividere
questi ricordi con la persona con la quale intendo crearne di nuovi.
«Buttati!» urlo.
«Non ci penso
neanche! Si sta facendo buio e non ho il costume, Rob».
«L'acqua
è meravigliosa! Non è neanche fredda. Avanti,
amore, buttati!».
«Non ho il
costume!» ripete, coprendosi la bocca con la mano per
nascondere il sorriso.
«Perché,
io si?», era vero. Per buttarmi in acqua mi ero sfilato
maglietta, scarpe e jeans, restando in boxer.
«Non ci penso
neanche, Rob..».
«Per
favore!».
«Ho detto di
no».
«Kristen,
buttati!».
«Non mi spoglio,
Robert! Potrebbe arrivare qualcuno da un momento
all'altro...», si guarda attorno, come se ci fosse davvero
qualcuno pronta a osservarci da dietro un cespuglio o un albero.
«Amore, per favore...».
«Che palle che sei!
Okay, okay, okay! Lo faccio, contento?».
«Una Pasqua. Avanti,
via quella maglietta, piccola! E i jeans anche..».
Kristen sbuffa ma comincia a sfilarsi i vestiti.
Via la maglietta.
Oh, amore della mia
vita...
Si sfila i jeans, si tira indietro i capelli dietro le
orecchie, imbarazzata.
La dolcezza e la
timidezza di questa ragazza è infinita.
L'ho già vista più di una volta nuda ma si
imbarazza ancora a spogliarsi.
«Ti odio.. lo
sai?» mormora, mentre lascia scivolare i jeans lungo quelle
gambe meravigliose.
«E io ti amo..
forza, piccola, buttati! Ti prendo io».
La vedo prendere un bel respiro.
Chiude gli occhi e si rilassa.
Quando apre gli occhi vedo il suo incantevole verde smeraldo
illuminarsi con la poca luce che resta di questa giornata.
Il tramonto fa' da sfondo a quel corpo bellissimo mentre inizia a
correre lungo la passerella, per gettarsi nel lago.
Affondo a pochi centimetri da me.
Quando riemerge, si getta subito fra le mie braccia.
Bagnata, infreddolita e tremante.
«La mia bambina..
sei davvero bellissima» le dico, guardandola dritta negli
occhi.
Lei si morde un labbro, nervosa. Timida, si porta una ciocca di capelli
bagnati dietro le orecchie per poi sporgersi verso di me per baciarmi
sulle labbra.
Le stringo i fianchi e lei
intreccia le gambe dietro la mia schiena mentre io tengo a galla tutti
e due.
Le accarezzo il viso, «Sei la cosa
più importante della mia vita, lo sai, vero?».
Lei annuisce, «Lo so,
perché tu sei la mia, Robert».
_____________________________
non.mi.piace.
mi piace giusto il pezzo della canzone e di nonna maggie.
scusatemi per la noia.
ma questa storia si sta concludendo, non andrà avanti ancora
per molto.
non avrebbe senso, diventerebbe pazzescamente noiosa!
comunque sia, non sto dicendo che finirà domani quindi
calma.
ah, vi dò un consiglio: tenete d'occhio caleb, ho una mezza
idea in testa.
non so che altro dirvi quindi.. be', ciao :3
vi voglio bene.
grazie per aver letto il capitolo anche se era una palla.
le canzoni che ho scelto però sono meravigliose, vero?
e le immagini dei posti? io ci vorrei andare in posti del genere!
e l'ultima gif?
queste sono le cose belle del capitolo.
baci baci, alla prossima.
ah se volete sto scrivendo anche un'altro ff robsten, che è qui.
.
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Capitolo 26 *** english tea. ***
Pov
Kristen
«Mmh.. Rob.. mi spieghi cosa stai facendo da
due ore?».
«Secondo te cosa sto facendo?».
«Rompendo
i coglioni».
«Ah ah, spiritosa. No, scheggia, sto
baciando la mia ragazza».
«E lì mi baci,
scemo?», Robert sale ancora più sù,
baciandomi il
ginocchio e poi ancora più sù.
«Non posso?»
solleva il viso e mi lancia uno sguardo di sfida, sorridendo.
«S..si. Solo che.. lì,
cazzo» dico,
coprendomi il viso con le mani e arrossendo.
Lui ridacchia e
continua a baciarmi. Arriva a una delle cosce e inizia a mordere
piano. «Sono le otto di mattina, e sai cosa voglio
fare..?»
mi sussurra, mentre continua a mordermi piano, succhiando piano la
pelle.
Fremo.
Dio, perché deve farmi questo
effetto?
«No, cosa amore?».
«Voglio..»
si solleva e si puntella sui gomiti finché non si sistema
meglio, il suo viso a pochi centimetri dalla mia faccia, il suo corpo
così vicino al mio. «voglio
fare l'amore con
l'amore della mia vita, cioè con te, piccola..» mi
bacia
piano, posando delicatamente le sue labbra sulle mie e io ricambio il
bacio, cingendoli il collo con le braccia. Non è il ragazzo
più dolce del mondo? Lo amo come non ho mai amato
nient'altro
in vita mia, penso di amarlo anche più di
quanto ami
me stessa e non voglio perderlo mai. Sopratutto quando dice
cose
del genere, cose come "voglio fare l'amore con l'amore della mia
vita", che diventerà il mio gioco di parole preferito in
assoluto da ora in poi.
«Rob?».
«Si..?»,
mi accarezza il viso e la sua mano scende fino al mio stomaco.
Stanotte abbiamo dormito poco o niente - per ovvi motivi - quindi
indosso solo una sua maglietta e l'intimo, senza reggiseno.
«Penso
che.. penso che tu sia l'uomo della mia vita, e dico sul
serio»
scosto una ciocca ribelle dal suo viso d'angelo malefico e mi
concentro su quei due occhi di ghiaccio, «anche se posso
sembrare una tredicenne isterica.. puoi.. puoi restare con
me?»
chiedo, imbarazzata. E' una domanda stupida, senza senso, ma ho
bisogno di sentire la risposta. Voglio una certezza, la certezza che
mi sveglierò ogni mattina e lui sarà con me, per
sempre. Per il resto della mia vita, che sarebbe davvero misera senza
di lui.
Robert scuote la testa, divertito. «Piccola mia..
ma quando imparerai che io non vado da nessuna parte?», mi
bacia la guancia, abbracciandomi.
Mi tengo a lui, il mio angelo e
il mio demone insieme. «Tu dimmelo lo stesso...».
«Per
sempre. Per sempre, amore mio. Io e te. Non vado da nessuna parte,
non senza di te, scheggia», mi bacia sul naso e io sorrido.
Ha
detto esattamente tutto quello che volevo sentirmi dire.
«Adesso..
ho un piano» dice, fingendo una faccia seria.
Sto al gioco.
«Ah si? E quale sarebbe, amore?».
«Allora..
prima di tutto, via la maglietta, signorina» rido e lui mi
aiuta a sfilarmi la maglietta.
Le sue mani mi stringono i fianchi
e io fremo a quel contatto, forte e deciso, ma mai brutale o
eccessivo. «Mi piace questo gioco, ci siamo allenati tutta la
notte».
«Mmh, eccome piccola. E' il mio gioco
preferito», inizia a baciarmi le labbra, poi il collo, scende
sulla spalla e nel frattempo una mano scivola lungo la mia gamba,
lenta e maledettamente eccitante. Dio. «Oggi chi vince,
amore?»
mi chiede, scendendo lungo lo stomaco e riempiendomi di tanti piccoli
baci e morsi.
Riesco a parlare? Non ne sono sicura. Non in queste
condizioni.
«Mmh.. e.. entrambi».
«Sicura,
piccola? Posso farti vincere se vuoi, lo sai..», la sua mano
si
infila dentro i miei pantaloncini e io mi mordo il labbro.
«N..no»
dico, cercando di sembrare sicura anche quando in realtà
vorrei urlare di si. Si, si, vinco io! Ma poi mi ricordo l'altra
notte quando "abbiamo vinto insieme" e cambio idea.
«insieme, davvero amore...».
«Va bene, piccola»
tira fuori la mano dai miei pantaloncini e si sistema in mezzo alle
mie gambe, riprendendo a baciarmi all'inizio piano, poi con sempre
maggiore intensità. Sfila i pantaloncini facendoli scivolare
sulla mie gambe. Mi bacia dietro l'orecchio e io sorrido mentre gli
accarezzo la schiena, poi mi torna in mente una mano: abbiamo finito
le precauzioni ieri notte, abbiamo usato l'ultima alle quattro del
mattino. Ma ho davvero voglia di interrompere tutto questo? Non ci
penso neanche.
Sfilo i boxer di Robert e lui mi aiuta a togliermi
l'ultimo pezzo di stoffa che mi resta addosso.
«Ti amo»
mi dice, prima di entrare dentro di me.
Non è come la
notte scorsa, non c'è un desiderio folle, non c'è
neanche un po' di dolore, solo tanto amore e dolcezza. Robert entra
ed esce con estrema delicatezza, facendo attenzione ogni volta come
se fosse la prima. Lo amo. Dio, se lo amo. E glielo dico mentre lo
aiuto ad aumentare il ritmo. Gli accarezzo il viso e gli mordo le
labbra con forza perché non voglio far uscire neanche un po'
di tutto questo piacere dalle mie labbra, voglio che resti dentro di
me per sempre. Ogni volta con Robert è come la prima, la
gioia
è la stessa.
Lo sento ansimare e il respiro gli viene
meno.
Ma io non ci sono ancora.
Voglio che duri ancora un po'.
O forse all'infinito.
«Rob.. amore, guardami» gli
dico, e lui lo fa'.
«Ti amo..» mi dice.
«Anche
io, tesoro... buono, Rob.. fa' da bravo», lui ride e
diminuisce
il ritmo.
Mi bacia e mi stringe un fianco con una mano mentre con
l'altra mi sfiora un seno per poi salire sul mio viso, stringendolo.
Mi tiene il mento e mi costringe a guardarlo negli occhi mentre
accelera un po' di più, «Sei bellissima»
dice, ed
è serissimo.
In quel momento arriviamo tutti e due,
vinciamo tutti e due.
Mi
sistemo meglio sulle lenzuola.
Robert mi accarezza la schiena
nuda, scendendo fino al fondo schiena e poi risalendo lento.
Siamo
ancora senza vestiti, sdraiati sul letto, stanchi e felici. Solo un
lenzuolo leggero a coprirci.
«Amo questo posto..»
dico, voltando il viso verso di lui e accennando un sorriso.
Lui
allunga una mano e mi scosta una ciocca di capelli dal viso, sorrido.
«Anche io, è bello stare finalmente da
soli».
«Assolutamente..».
«Sei stata
grandiosa prima, piccola» mi cinge la vita con un braccio,
attirandomi a lui. «Ma credo di averti fatto
stancare
davvero molto..», mi bacia sulla tempia, come piace a me,
«quindi ora, dormi».
«Non ho sonno..»
protesto.
«Non riesci neanche a parlare, piccola..»
sorride e mi bacia di nuovo, io mi accoccolo contro il suo petto.
«Si
invece.. facciamo di nuovo l'amore dopo..?» chiedo,
timida.
«Certo, amore.. dopo però, ora la mia bambina
deve dormire.. forza, scheggia, a nanna».
«Mmh..»,
e mi addormento fra le sue braccia.
Quando mi sveglio
instintivamente allungo una mano verso l'altra metà del
letto
come ho fatto per tutto la settimana, ma tutto quello che trovo
è
il nulla. Apro gli occhi e vedo chiaramente che Robert non
c'è,
ma al suo posto c'è un foglio. Incuriosita, mi metto a
sedere
coprendomi con il lenzuolo e leggo.
Ehi, ma lo sai che
dormi davvero tanto, piccola?
Cioè, ma molto molto molto.
E
sei così bella quando dormi.. potrei guardarti dormire per
ore, ma purtroppo non abbiamo più cibo così sono
andato
in città a fare la spesa. Lucy oggi ha il giorno libero e io
non volevo farti morire di fame; ti prendo il cioccolato, il latte, i
biscotti, qualche pizza da riscaldare e pensavo anche a qualche uova
così mi prepari una torta.. mi andrebbe davvero tanto,
amore.
Per piacere! Per me! Okay, hai detto di si, lo so. Non puoi dire di
no a me, hai detto che sono l'uomo della tua vita, ricordatelo
sempre, scheggia!
Comunque, quando ti svegli scendi al piano di
sotto che c'è la colazione pronta.
Ti amo,
torno
presto.
Rob
Sorrido come un ebete mentre rileggo di
nuovo la lettere.
Quanto può essere dolce un ragazzo?
Ancora non ci credo che sia davvero tutto mio.
Con ancora un
sorriso idiota in faccia mi stringo al petto il lenzuolo e decido di
scendere al piano di sotto così, tanto Lucy - la domestica
personale di questa casa - oggi non c'è e Robert
tornerà
chissà quando. Mi stringo il lenzuolo intorno al corpo e
scendo le scale. Quando arrivo in cucina, però, sento
qualcuno
muoversi dentro la stanza. «Amore?»
chiamo; magari
Robert è tornato prima. Entro in cucina e per poco non
lascio
andare il lenzuolo dallo spavento quando mi ritrovo un ragazzo
sconosciuto davanti, a neanche un metro di distanza.
«Cazzo!»
esclamo, spaventata.
«Merda!» anche il ragazzo sembra
sorpreso di vedermi.
Restiamo qualche secondo a fissarci. Non so
che fare.
Dov'è Robert? Voglio Robert qui con me,
adesso!
«Scusa, la signora Pattinson non mi aveva avvertito
che ci sarebbero stati degli ospiti» dice, dopo un po'. Evita
di guardarmi e in quel momento mi accorgo di indossare un lenzuolo.
Solo un lenzuolo. Sotto sono nuda. Oh merda, cazzo,
cazzo,
cazzo. Arrossisco fino alla punta delle orecchie.
La signora
Pattinson?
Adesso ricordo. «Tu.. tu devi essere.. C.. Caleb,
vero?».
«Si, sono io.. e tu chi sei? Sei la nipote
della signora Pattinson?».
«No... veramente io sono la
ragazza di suo nipote. Siamo qui in.. vacanza, ecco» spiego,
sempre più in imbarazzo.
«Ah.. la ragazza,
eh?».
«Già.. lui.. sarà di ritorno a
momenti.. mi ha preparato la colazione» dico, e mi guardo
intorno alla ricerca di quest'ultima. Senza trovarla.
«Strano..
Robert ha detto.. che mi aveva preparato la colazione..»
penso
a voce alta.
Caleb guarda verso il tavolo e si infila le mani in
tasca. «Credo che sia colpa mia...».
«Cosa?».
«A
volta Lucy sa che vengo e mi prepara la colazione.. ho pensato che
fosse per me e l'ho mangiata, mi dispiace», ma non lo sembra
affatto.
«Ah...».
In quel momento sento la porta di
casa aprirsi e Robert fa' il suo ingresso poco dopo in cucina.
«Amore, sei sveglia, come era... e tu chi cazzo
sei!?»,
si accorge solo dopo di Caleb. Lo fulmina con lo sguardo e a me torna
in mente la scena di Robert che rompe il naso a un tizio.
«Lui
è Caleb. Ti ricordi di lui, vero? Tua nonna.. lui
è lo
stalliere» dico.
«Tu devi essere il nipote della
signora Pattinson», Caleb gli porge la mano ma Robert la
ignora
volutamente, voltandosi verso di me.
«Amore, vai a metterti
qualcosa addosso, per piacere.. ah, com'era la colazione?».
«Ehm...».
«L'ho mangiata io» si intromette Caleb.
Robert si
gira verso di lui, uccidendolo con lo sguardo. «Cazzo hai
fatto, tu?».
«Pensavo che l'avesse preparata per me
Lucy», affonda le mani nelle tasche dei jeans. Non
avrà
più di vent'anni, capelli castano scuro un po' lunghi, alto
quasi quanto Robert, vecchi jeans e maglietta nera attillata, stivali
da cavalcata. «colpa mia».
«Tu ha mangiato la
colazione della mia ragazza!?».
«A quanto pare si.
Come ho detto: colpa mia».
Pov Robert
Quel
ragazzo è davvero strano.
Caleb, ecco come ha detto che si
chiama Kristen. Ricordo vagamente mia nonna che me ne parla. Ero
concentrato sul fatto che avrei avuto questa enorme casa tutta per me
e Kristen.
«Amore, per favore, puoi andare a metterti
qualcosa addosso?» dico a Kristen, che è al mio
fianco e
si stinge al petto il lenzuolo, pudica.
Come piace a me.
Lei
annuisce. Si solleva sulle punte e mi bacia sulla guancia, poi
solleva una mano in segno di saluto a Caleb che ricambia con un
sorriso e se ne va'.
«Tu sei il nipote della signora
Pattinson» dice, non è una domanda.
«Si, sono
io».
«E quella era la tua.. ragazza? State
insieme?».
«Esatto, la mia ragazza» dico,
sperando che capisca l'antifona.
Ma a quanto pare è
abbastanza stupido. «State qua in vacanza?».
«Si».
«Non
mi sembri un tipo troppo loquace».
«Invece a me sembra
che tu parli troppo».
Rimase in silenzio per un po'.
«Resterò qui finché non andrete
via».
«Puoi andartene, non c'è bisogno di te».
«Sono
stato pagato, resterò qui».
«Parlerò io
con mia nonna, ma tu devi..».
«Devo occuparmi dei
cavalli, scusami» e detto questo mi diede le spalle e se ne
andò.
Non rimasi certo a guardarlo andare via.
Non con
Kristen al piano di sopra.
La raggiunsi in camera; si stava
sistemando il gancetto del reggiseno e mi dava le spalle.
«Non
dovresti tenere la porta aperta..» dico alla sua schiena.
Lei
fa' un piccolo salto per lo spavento e poi si volta a guardarmi.
«Dio, mi hai fatto prendere un colpo.. pensavo fosse
Caleb».
Sentire il suo nome mi fa' subito finire l'umore
sotto terra, è appena arrivato e già non posso
sopportare di stare sotto lo stesso tetto. Questo pensiero mi fa'
chiedere dove diavolo dormirà stanotte, ma ora non voglio
pensarci. «Parlavo proprio di quello» dico,
«dovresti
chiudere la porta d'ora in poi..» mi avvicino a lei e l'aiuto
a
chiedere bene il gancetto del reggiseno. Lei mi dà le
spalle.
«Non vorrei mai che entrasse in camera trovandosi davanti una
scena come questa..» poso le labbra sulla sua spalla e la
sento
rilassarsi sotto quel tocco.
«Mmh..».
«Non è
meglio così, amore?».
«Okay, Rob.. chiuderò
la porta.. lo prometto».
Indossa solo l'intimo. Un'attentato
al mio autocontrollo. «Brava..» le mordo piano
l'orecchio, stringendole i fianchi.
«Grazie..» si
gira e mi bacia, mordendomi piano il labbro e giocando con i miei
capelli.
La spingo gentilmente verso il letto e in un attimo lei
mi sta sfilando la maglietta. Continuo a baciarla, sdraiandomi piano
sopra di lei. «Kris..» le sussurro all'orecchio,
«ti
ricordi cosa mi hai fatto promettere?».
I suoi occhi si
illuminano, annuisce. «Ti amo».
Mi sfilo i jeans e
lei mi aiuta a tirare giù i boxer. In meno di un minuto sono
dentro di lei. Cerco di fare piano ma il pensiero di Caleb torna a
farsi sentire, mi viene in mente il modo in cui la guardava e riverso
la mia gelosia su Kristen, che subisce in silenzio, ricambiando ogni
bacio, riempiendomi di carezze. «Amore, va tutto bene, sono
qui.. piano, per piacere, Rob.. non c'è bisogno di..
questo»
mi dice, sorridendomi e io mi calmo. Perché lei mi fa'
questo
effetto. Sinceramente, penso che lei sia il posto migliore in cui
sono stato. Kristen è il mio posto preferito. E'
l'unico
posto in cui vorrei restare per tutta la vita, in cui potrei restare
senza stancarmi mai. Mai. Mai, lo giuro.
*
«Rob, a cosa
stai pensando?», Kristen mi sta accarezzando i capelli, ho il
viso premuto contro il suo seno.
A lui, amore mio, ecco a cosa
penso. A come odio il modo in cui ti guarda. «Niente».
«Non
è vero.. c'è qualcosa, dimmelo».
«Ho
detto niente, Kristen».
«Non arrabbiarti, però..»
le sue mani si fermano e io capisco che ho esagerato e che ce rimasta
male.
«Non sono arrabbiato, piccola..», le bacio la
pelle morbida, calda, «che ora
è, amore?»
chiedo, per cambiare argomento.
Lei si gira verso il comodino,
dove ha sistemato una vecchia sveglia. «Quasi ora di cena..
hai
fame?».
Chiudo gli occhi e affondo ancora di più in
quel mio piccolo paradiso privato. «Si, ma non di
cibo..».
«Rob.. l'abbiamo fatto neanche dieci minuti
fa'..».
«E allora?».
«Hai ragione. E
allora..? Vieni qui e baciami, scemo».
Pov Kristen
«Adesso dovremo mangiare qualcosa sul serio..»
mormora Robert, le labbra che si muovono sopra i miei capelli.
«Vuoi
un thé, my sweet english boyfriend?»
chiedo,
prendendolo in giro.
«Ah ah, disse la ragazza di Los
Angeles. Si, gradirei molto un thé, americana».
«Agli
ordini, sovrano d'Inghilterra!» mi tiro a sedere, coprendomi
con il lenzuolo.
Mi guardo intorno alla ricerca della mia roba da
vestire, ma non la vedo da nessuna parte.
«Ehm.. amore,
dove è finita la mia maglietta? E.. il resto?».
«Oh..»,
Robert si sdraia sulla pancia, e io non riesco a non far cadere lo
sguardo sul suo meraviglioso.. «E che cazzo, copriti
Robert!»
urlo, lanciandogli un cuscino.
Lui ride e mi rilancia il cuscino.
«Che fastidio ti dò?».
«Sto cercando i
miei abiti - che tu hai lanciato da qualche parte
- e tu e il
tuo.. perfetto lato B mi distraete, okay?».
«Perfetto
lato B, eh? Amore.. ti sei mai vista allo specchio? Hai un
cu..».
«ROBERT!» mi copro il viso con le mani,
per nascondere la mia vergogna. Dio, lo sa che odio quando mi mette
in imbarazzo, è terribile.
«Okay, okay.. volevo solo
dirti che hai un culo che..».
Non lo faccio finire e gli
tiro il mio cuscino in faccia, colpendolo in pieno.
«Ahi!».
«Che
bambino che sei, era un cuscino, Rob».
«Si ma.. ma ora
ho la bua!» fa' una vocina assurda da poppante e io gli
scoppio
a ridere in faccia. «Non ridere di me! Mi hai fatto male, sei
cattiva! Adesso ho la bua e ho bisogno della medicina... e di
un'infermiera privata, che ne dici di offrirti come
volontaria? Mi hai fatto male con un cuscino,
ricordatelo».
«Infermiera privata, eh?».
«Molto
privata. Privatissima» mi abbraccia, iniziando a
baciarmi
il collo.
«Quale sarebbe questa medicina..?».
«Mmh..
una cosa che hai solo tu.. e che desidero davvero, davvero tanto,
amore..».
«L'hai già avuta, cinque minuti
fa'».
«Ma hai la fissa del tempo? E prima era "Rob,
è stato solo venti minuti fa'", poi "amore, sono
passati solo dieci minuti" e adesso sono cinque. Ma chi li
conta, scusa? Io no».
«Mmh, ma la tua ragazza
americana si e ora vado a preparare il thé per il mio english
boyfriend» mi stacco dolcemente da lui, lo bacio
sulla
guancia e mi alzo dal letto, mettendomi alla ricerca dei miei
vestiti.
Trovo il mio intimo e i pantaloncini.
«Davvero,
Rob, dove hai lanciato la mia maglietta?».
«Ero preso
dal momento, non lo so».
«Non la trovo!».
«A
me non dispiace..», si è rimesso a pancia sotto e
mi
guarda sorridendo mentre gironzolo per la stanza alla ricerca della
maglietta perduta.
«A me si, però!», alla fine
la trovo: era nascosta sotto il letto, non ho idea di come ci sia
finita. «Pff, vado a farmi una doccia, okay?» lo
avviso,
prendendo la mia roba e buttandola nel cesto dei panni sporchi.
«Va
bene.. io dormo un po' allora..».
«Oh.. okay»,
non so perché, ma ci rimango male.
Non so cosa mi
aspettassi.
Forse avrei voluto un "la facciamo insieme".
Non.. non me l'ha mai proposto.
Mi chiudo in bagno e allungo
un braccio per aprire il getto dell'acqua calda. Mi spoglio e mi
metto sotto il getto dell'acqua. Ripenso alla prima settimana passata
qui con Robert, a come ogni cosa sembrava perfetta. Ogni giorno, con
lui, è amore. Non passa minuto che io non ringrazi il cielo
-
o la nonna di Robert - per averci permesso una settimana del genere.
Mi ha fatto sentire speciale, amata, sua, in un
modo tutto
suo, da Robert insomma, proprio come desideravo. L'ho sognata per
mesi questa settimana e ora che l'ho vissuta non vedo l'ora di dare
inizio anche a questa che arriva. Oggi e lunedì e non voglio
neanche pensare al prossimo lunedì, quando mi
sveglierò
nel mio letto invece che fra le mura di questa casa di campagna
inglese. Ma almeno avrò Robert. Avrò sempre lui.
Mi
ritrovo a sorridere a quel pensiero. Sempre, sempre lui.
Lui,
solo lui. Lui, lui, lui. E all'improvviso sento le sue mani su di me.
Devo essere impazzita, sono così innamorata da sentirlo
ancora
contro il mio corpo. «Ti sono mancato..?», no, non
sono
impazzita. Robert mi abbraccia da dietro, sussurrandomi quelle parole
all'orecchio.
Mi giro verso di lui, non riuscendo a nascondere il
mio stupore.
Il getto dell'acqua continua a scendere sopra di
noi, bagnandoci.
«Ma.. ma tu che ci fai qui?».
«Secondo
te cosa sembra che io stia facendo? Una doccia con la mia ragazza,
no?» mi stringe i fianchi attirandomi a sé.
«Ma..».
«Lo
so, lo so.. sono passati solo cinque minuti Robert
ma.. che ne
dici se per una volta facciamo finta che tu non sai contare, eh?
Shh..».
«Rob..».
«Ti prego,
shh..».
Robert mi avvolge con l'asciugamano,
abbracciandomi e stringendomi forte. E' meraviglioso, perché
in ogni cosa che fa' lui mi rende sempre più sua.
«Che
ne dici se il thé me lo preparo da solo mentre tu ti
asciughi..?».
«Sicuro..? Posso sempre farlo io».
«Ma
non dire scemenze.. ci penso io. Okay che sono impedito in cucina ma
ti ricordo che sono inglese, mia cara, e come ogni buon inglese ho
imparato prima a fare il thé e solo poi
a camminare»
mi dice, baciandomi sulla guancia e stringendomi ancora di
più
nel suo abbraccio.
«Oh, allora okay», sorrido e lui
ricambia.
Mi bacia di nuovo prima di uscire e lasciarmi sola in
bagno.
Ma non è proprio "sola". Le altre volte,
prima di questa settimana, quando Robert mi lasciava sola in una
stanza mi sentivo quasi persa, come se una parte di me mancasse
all'appello quando lui andava via. Adesso invece, sento ancora le sue
mani su di me.
Mi asciugo i capelli e vado in camera da letto,
con indosso ancora l'asciugamano.
Apro l'armadio e prendo una
felpa di Robert, è verde, larga e comoda, in più
ha il
suo profumo. Mi metto gli slip e il reggiseno, la felpa e decido di
non mettere i pantaloncini.
Esco dalla stanza e mi affaccio sulle
scale.
«Amore?».
«Kristen», la voce di
Robert è troppo lontana per i miei gusti.
Scendo gli
scalini di corsa, rischiando di rompermi l'osso del collo un paio di
volte.
Robert è alla fine delle scale. Gli getto le
braccia al collo, accorgendomi troppo tardi che ha la tazza di
thé
in mano; per fortuna Robert è abituato alla mia goffaggine e
riesce a salvare il suo thé inglese, facendone finire solo
un
po' per terra. «Scusa.. dopo pulisco io» dico,
baciandolo.
Lui mi accarezza il fianco, dolce. «Non
importa.. torniamo di sopra?».
«Ti aspettavo, ci hai
messo un'eternità, Pattinson».
«Un buon thé
ha bisogno di tempo, mia cara».
«Cosa vorresti
insinuare, scusa? Il mio thé è
meraviglioso!».
«Sei
americana, non capite un cazzo di thé, amore mio
bellissimo»
mi bacia sulla punta del naso e mi cinge la vita, aiutandomi a salire
per le scale anche se sono benissimo in grado di farlo da sola, ma lo
lascio fare lo stesso perché mi piacciono davvero tanto
questo
genere di attenzioni.
«Sei un inglese davvero antipatico,
lo sai?».
«E tu sei una bellissima americana».
«Guarda
che questa me la segno, mio caro inglese arrogante che non sei
altro».
«Ci
contavo, dolcezza», siamo praticamente arrivati in camera
quando qualcuno ci chiama dalla fine delle scale.
La mano di
Robert si stringe automaticamente sul mio fianco.
Dio, no..
stava andando tutto bene, non voglio che si arrabbi.
Mi volto.
Caleb mi sorride e io non so cosa fare, così apro la bocca.
«Ehm, ci hai chiamato?».
«Oh, si.. volevo solo
dirvi che il cibo per i capelli è quasi finito e
dovrò
comprarne di nuovo. Andrò stasera».
«Mmh»,
la mano di Robert sul mio fianco è sempre più
stretta.
Ahi.. amore, mi faì male.. «grandioso.
Non te
l'ho chiesto, però».
Caleb si infila le mani nelle
tasche dei jeans, «E' mio dovere informarvi del mio lavoro,
sono i vostri cavalli».
«Sono di mia nonna, io non
vado a cavallo».
Questa situazione è terribilmente
imbarazzante.
Robert lo vuole uccidere con lo sguardo e Caleb non
fa' altro che sfoggiare calma e serenità.
«Oh,
davvero? Che peccato. E tu?», gli occhi di Caleb si posano
serafici su di me, ma non hanno un altrettanto effetto su di Robert.
«Io.. io ho sempre.. ho sempre voluto andare a cavallo,
veramente..» balbetto, incerta.
Lancio un'occhiata di
sfuggita a Robert.
La sua mano stringe sempre più forte il
mio fianco. «Non mi hai mai detto che ti piacciono i
cavalli»,
la sua voce è terribilmente fredda, che ho fatto?
«Non
ne abbiamo mai parlato.. ora lo sai..» dico.
«Si, ora
lo so», fredda, ghiaccio. Cazzo.
Il sorriso di Caleb si
allarga. «Be', ora che vi ho avvisato posso anche andare. Ah,
io dormo nella dependance, comunque. Ciao ciao», affonda
ancora
di più le mani nelle tasche e se ne va'.
Robert mi lascia
andare ed entra in camera, a passo veloce.
«Rob..?».
Lo
chiamo, ma lui non mi risponde.
«Amore?», entro in
camera, sta bevendo il suo thé seduto sul letto.
Mi siedo
vicino a lui e resto in silenzio per un po'.
Riesco quasi a
percepire il suo cattivo umore.
No, lo percepisco eccome.
«Mi
dispiace di non averti detto dei cavalli, non pensavo.. non pensavo
ti interessasse».
Si volta verso di me. E' arrabbiato, ma
riesco anche a vedere - come sempre - tutto l'amore che prova per me.
Non è più un mistero ormai, so che
mi ama.
«Tutto quello che ti riguarda mi interessa,
Kristen».
Appoggio
le mie mani sulle sue, sopra la tazza calda con dentro il
thé.
Ecco cosa siamo: uniti, caldi, Londra e America, il freddo delle
mie mani e le sue calde per via del tré. Un misto di tante
cose che, insieme, hanno un senso. «Lo
so, amore».
Lui
sospira e poi accenna un sorriso. «Non mi farò
rovinare
l'umore da un coglione qualunque».
Sorrido, «No..»,
sfioro il suo viso con la mano. Il mio lunatico
Robert... «bravo, non
farlo».
______________________
mi piace
tranne la fine.
ma sapete che io scrivo sempre fini del
genere,
cose che solo se leggi bene riesci a capire fino in fondo.
spero
che a voi sia piaciuto.
ah, con Caleb non è finita qua.
che ne pensate? a me sta sul cazzo, mette
zizzania.
forse la
fine di questa storia non è così vicina come
pensavo,
ma sicuramente non durerà ancora a lungo.
scusate se non è molto lungo ma
non ce l'ho proprio fatta a farlo più lungo, mi perdonate? :3
be', se volete
io sono anche qui con una nuova storia sempre sui robsten.
vi
voglio bene,
recensite, voglio recensioni lunghe e
coccolose (?).
|
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Capitolo 27 *** be happy. ***
ultimi capitoli
Pov
Kristen
«Mmh..
mh»
Andava
avanti così da ore, Robert non la smetteva un attimo di
agitarsi nel sonno e io non sapevo come comportarmi, svegliarlo o
lasciarlo dormire? Erano giorni che non dormiva bene. A dire il vero,
niente in questi giorni è andato "bene".
«Non
mi farò
rovinare l'umore da un coglione qualunque», parole
sue. E ci ho anche creduto. Che cogliona che sono stata. Era ovvio
che non dicesse sul serio. E invece in questi giorni non ha fatto
altro che stare sul fiato sul collo a Caleb, a osservare ogni suo
movimento, ogni cosa che faceva. La mattina non avevo neanche il
tempo di svegliarmi che lui aveva già controllato due volte
che la porta di camera nostra fosse chiusa a chiave, come se Caleb si
mettesse ad aprire le porte di casa come se niente fosse. Era
diventato paranoico e quando glielo facevo notare mi diceva che era
solo un po' geloso. E lo diceva con quel tono di voce da bambina
colto sul fatto che era proprio impossibile
arrabbiarsi con
lui; ma era anche impossibile continuare così,
perché
ormai mancava solo un giorno al nostro ritorno a casa e io non avevo
passato neanche un giorno sereno con Robert per tutta la seconda
settimana, visto che era troppo impegnato a controllare che Caleb non
entrasse in camera nostra per accorgersi che io cercavo –
inutilmente – di attirare la sua attenzione senza riuscirci.
Mi appoggiai su un fianco e lo osservai mentre dormiva.
Perché
doveva rovinare tutto per gelosia? Allungai una mano e gli scossi una
spalla gentilmente finché i suoi occhi azzurri non
sembrarono
risplendere nella stanza buia. «Rob.. stavi facendo un brutto
sogno».
Lui si strofinò gli occhi con i pugni. Di nuovo era il
piccolo Robert. «Non ricordo cosa
stavo sognando, amore» disse, guardandomi.
«Ti agitavi nel
sonno..».
«Allora
grazie di avermi svegliato, piccola» mi sorride ma io non
riesco
a ricambiare. Lui inclina la testa, percependo le mie ansie. «Qualcosa non
va'?».
«No..
nulla. Tutto bene, amore», mi giro dall'altra parte e gli
dò le spalle, non riuscirei a reggere quello sguardo ancora
a
lungo. Non capisce che così mi ferisce? Ignorandomi per
tutta la
settimana e rendendosi conto solo
ora che c'è qualcosa che non va' nel suo
comportamento. «Stai
ancora pensando a Caleb, vero?» vorrei mordermi la lingua, ma
ormai è troppo tardi: ho lanciato la bomba e spero di non
perderci una gamba quando atterrerà.
Visto che mi sono messa di spalle non lo vedo, ma lo sento sospirare. «No..».
«Dimmi la
verità».
«Va bene, stavo
pensando a lui.. ieri non hai chiuso la porta, Kristen» mi
rimprovera.
«Dio,
Robert..» stringo i pugni e li nascondo sotto il cuscino.
Ieri
notte è uscito un attimo per andare a comprare qualcosa al
supermercato perché io avevo voglia di cioccolata calda a
colazione e io ne ho approfittato per farmi una doccia. Quando
è
tornato io mi stavo cambiando con le cuffie nelle orecchie e mi ero
proprio scordata che Caleb era al piano di sotto cenando; quando Robert
è tornato a casa ed è venuto in camera e ha
trovato la
porta spalancata con me praticamente nuda ha dato di matto
c'è
mancato davvero poco che lo mandassi a fanculo. Invece ho stretto i
denti e adesso eccoci qui.
«Ma Dio Robert, cosa
Kristen? Hai visto il modo in cui ti parla, in cui ti guarda?
Mi dà sui nervi» sbotta, cogliendo al volo
l'opportunità per un litigio. No, basta, non ne posso
più. Da quando Caleb è arrivato non facciamo che
litigare. Queste settimane dovevano essere due settimane di
pace, e invece.
«Non ha fatto niente,
però».
«Lo difendi
anche!».
«Ho solo detto che lo
stai accusando ingiustamente, visto che non ha fatto
niente..».
«Per ora».
«Non lo conosci
neanche, Robert...».
«Invece tu si, vero?
Scommetto che vi fate molte chiacchierate quando non ci
sono».
Bam.
Colpo al cuore.
Parola sbagliata al momento sbagliato, nello stato d'animo
più sbagliato del mondo.
Stringo ancora più forte i pugni e mi piego su me stessa,
cercando di cacciare via le lacrime. Non può averlo detto
sul
serio.
«Stronzo..»
sussurro.
Pensa davvero che voglia lui?
Siamo arrivati a questo punto?, non si fida più?
«Kristen.. amore, stai
piangendo?», la sua mano si posa sulla mia spalla ma io la
scanso con un gesto brusco.
Mi alzo, coprendomi con il lenzuolo.
«Dove.. dove vai,
piccola?».
«Sei uno stronzo!
Cazzo, ma tu proprio non ti fidi di me, vero?».
«Tu non hai idea del
modo in cui lui ti guarda! Sono geloso, okay? Non posso farci
niente!».
«E'
questa la tua scusa, Robert?» lascio ricadere il lenzuolo a
terra, raggiunto subito dopo dalle mie lacrime, che colpiscono il
pavimento come vorrei fare anche io adesso. Chiudere gli occhi e andare
via. Non si fida. Io c'ho messo una vita a fidarmi di lui e in cambio
lui ha perso la fiducia verso di me.
«Non è una
scusa, Kristen.. sono geloso».
Alcune ragazze vorrebbero sentirselo.
Alcune ragazze muoiono per un "sono geloso" dal proprio ragazzo.
Ma io no.
Io non voglio gelosia.
Io voglio protezione, amore, fiducia.
La gelosia non porta da nessuna parte.
Forse un po' di gelosia posso anche sopportarla, ma non questo genere.
Non quello che ti tiene sveglio la notte e manda a puttane i rapporti.
Protezione, ma mai gelosia.
Proteggi le cose che ami, non ci litighi per stupidi motivi rischiando
di perderle.
E Robert stava facendo proprio il contrario.
«Non mi piace la
gelosia» dico.
«Non
posso farci niente, Kristen! Lo sono, sono geloso e non posso
semplicemente smettere di esserlo. Mi dispiace, non posso. Ci tengo a
te, a noi, ti amo e tu lo sai, ma vedere il modo in cui lui ti guarda,
come tu non fai niente per impedirgli di starti vicino.. mi manda in
bestia e non capisco più niente».
Quindi è colpa mia, grandioso. «Cosa..
cosa dovrei fare, scusami? Non posso neanche più parlare con
lui, adesso? Non mi importa di lui, ci parlo come parlerei con chiunque
altro, come parlerei con uno sconosciuto. Perché
è questo
che è! Uno sconosciuto, per me».
«Non
sembrerebbe..».
«Santo cielo! Ma sei
impazzito? Come ti salta in mente una cosa del genere?».
«Ci parli, Kristen..
io non ci parlo mica».
Avrò parlato con Caleb si e no quattro volte da quando lo
conosco.
La prima volta volevo sapere che ore erano.
La seconda mi ha chiesto dove fosse il sale.
La terza mi ha detto dove si trovavano le stalle e alla fine non ci
sono andata perché Robert non voleva.
La quarta è stata stamattina quando gli ho chiesto se voleva
fare colazione con voi visto che mi dispiaceva che mangiasse da solo
come sempre.
Ah.
Ora mi è tutto chiaro.
«Te la sei presa per
questa mattina? Perché l'ho invitato a colazione?».
«Ringrazio il cielo
che non accettato, non mi sarei trattenuto, Kristen».
«Non mi hai risposto:
te la sei presa per quello? E' per quello
che stiamo litigando, Robert?».
Abbassa lo sguardo.
Si, è per quello e non ho bisogno di sentirglielo dire per
sapere che ho ragione.
«Non riesco a
crederci..» guardo la stanza, evitando di guardare lui. Non
posso farlo, o scoppierei a piangere. «stiamo
davvero litigando perché ho invitato Caleb a fare colazione
con
noi? Capirei se fossi stata da sola, ma c'eri anche tu! Cosa avrebbe
potuto fare? Niente, Robert, niente».
«Hai finito? Tanto
sono geloso lo stesso» mi guarda con sguardo truce, come
capita di rado.
Ma so che è più arrabbiato con se stesso che con
me.
Ma questo non toglie che io sono dannatamente ferita, adesso.
«Si.. ho
finito».
«Bene...».
Mi chino per raccogliere i miei pantaloni, infilandomeli in fretta.
«Che.. fai?»
sento un tremito nella sua voce.
«Vado a prendermi un
bicchiere di latte. Non posso?» lo sfido a dirmi di no.
«Non puoi tornare a
letto..?» c'è una supplica silenziosa nel suo tono
di voce.
Per un secondo sono tentata.
Tornare a letto, dormire.
Oppure tornare a letto, fare l'amore e risolvere tutto così.
Ma sono davvero troppo ferita per tutto ciò.
«No... torno tra poco,
però».
Robert si muove svelto, raggiunge il bordo del letto e mi afferra il
braccio tirandomi piano verso di lui.
Mi appoggio al materasso per non cadere.
«Resta a letto..» mi prega di nuovo.
«No»
cerco di essere il più convincente possibile ma so di non
essere
un granché in questo genere di cose. Comunque sia, non
voglio
arrendermi così facilmente. Ho sperimentato per la prima
volta
la gelosia nella sua forma peggiore in questa settimana e non intendo
accettarlo di nuovo. Mai più, se possibile. Litigare con lui
mi
ferisce, ma sapere che è arrabbiato con me per un motivo
così sciocco mi ferisce ancora di più.
«Kristen, andiamo..».
«Vado.. vado solo a
prendere del latte, poi.. poi torno».
«Non è
vero. Non torni. Resta con me» i suoi occhi azzurri sono un
colpo all'anima per me.
«Robert...»,
dal nervoso prendo a mordermi il labbro e leccarmi le labbra con la
lingua, più e più volte. «non voglio tornare a
letto, so cosa succede se torno a letto».
Un timido sorriso si forma sulle sue labbra. Mi volto dall'altra parte.
La sua mano cerca la mia. «Appunto.. torna a
letto, amore».
Mi tiro indietro. Stavolta sono abbastanza veloce e riesco a
raggiungere la porta prima che lui mi blocchi. «Torno subito. Non..
non aspettarmi alzato, però».
Pov Robert
La guardo uscire dalla stanza, sentendomi inutile come sempre.
Perché devo sempre fare così?
Perché non posso renderla
felice come desidero?
Ma ogni volta che ci provo rovino tutto.
Ma stavolta non è completamente
colpa mia.
E' colpa di quel coglione.
Solo sua, anzi. Odio il modo in cui la guarda, odio il modo in cui
parla con lei, come le chiede anche le cose più stupide. E
io so
che vuole portarmela via, ma non ha ancora capito che lei è
mia
e basta e non permetterò a nessuno di portarmi via la cosa
più bella della mia vita. Ma comportandomi così
mi rendo
conto che mi sto dando la zappa sui piedi da solo. E' come se la stessi
spingendo fra le braccia di quella testa di cazzo, comportandomi in
questo modo da coglione.
Dovrei seriamente iniziare a pensare, prima di parlare.
O forse dovrei iniziare a pensare e basta.
Kristen non torna.
Ormai è un'ora che l'aspetto a letto.
Mi chiedo se stia davvero bevendo il latte.
Un'orribile pensiero mi si forma in testa mentre mi rigiro nel letto: e
se fosse andata via?
Kristen non con me.
No, non sopravviverei.
Mi alzo e corro fuori dalla stanza, sbattendo la porta e scendendo le
scale di corsa finché non arrivo in cucina. Non
c'è. Un
attacco di panico inizia a farsi sentire da qualche parte nel mio
stomaco, ma prima di sentirlo bene decido di andarla a cercare in
bagno. Se si è sentita male e io non ero con lei non me lo
perderò mai.
Porta chiusa. «Kristen!».
Niente.
«Kristen, sei
là dentro!? Giuro che se non mi apri subito, io..».
La porta si spalanca. Kristen ha il viso rigato di lacrime e mi lancia
uno sguardo di puro odio.
Tutta la mia rabbia sembra scemare in quel momento.
«Sei impazzito per
caso? Ti rendi conto di che ore sono, vero?».
«Me
ne rendo conto benissimo, ma ero preoccupato per te» e prima
che
posso impedirmelo, l'abbraccio. Lei non oppone resistenza e io la
stringo forte a me, baciandole la tempia e poi i capelli. «Mi
dispiace se sono un coglione, mi dispiace se ti ho fatto passare una
settimana da schifo ma tu non hai idea di quanto io abbia paura di
perderti, amore mio», la stringo talmente forte che ho paura
di
soffocarla.
«Non mi puoi perdere,
Rob..», le sue braccia si aggrappano alla mia schiena,
abbracciandomi a sua volta.
«Ma io penso di si..
sono geloso perché ho paura di perderti».
«Lo capisco.. ma io odio la gelosia..
proprio.. no».
«Non posso farci niente, amore... davvero» le bacio
la fronte, stringendole i fianchi. «Pensi di potermi
sopportare ancora per qualche anno, mh?».
Kristen mi dà un pugno sul petto - peccato per lei che sia
uno
scricciolo e che io il suo colpetto non lo senta quasi per niente. «Quanto
sei scemo? Vedi, sei proprio scemo. Tu.. tu lo sai che io non posso
stare arrabbiata con te e ci giochi su questa cosa...».
Si, era vero.
Era fottutamente vero.
Io sapevo che lei mi amava, e anche se avevo paura di perderla sapevo
anche quali punti premere per farla cedere alle mie lusinghe.
Non ne andavo fiero, ma lo facevo sempre.
«Non voglio litigare
con te..» le sussurrai all'orecchio, giocando con una sua
ciocca di capelli.
«Sono
ancora arrabbiata con te, Robert, non voglio scenate di questo genere..
ti rendi conto di quello che hai fatto questa settimana? Mi hai
volutamente ignorato per preoccuparti che nessuno mi guardasse. Ti
rendi conto di quanto sia ridicola e assurda questa cosa?».
Si.
Eccome se me ne rendevo conto.
Era proprio questo il problema.
«Prometto che mi
farò perdonare..».
«Domani mattina
torniamo a casa, Rob.. non c'è più
tempo».
«Ah.. vero.. be',
posso sempre chiedere a mia nonna qualche giorno in
più..».
Kristen si staccò dal mio abbraccio e si asciugò
una lacrima con il dorso della mano. «Tra
due giorni è la vigilia, Rob.. non possiamo. Per Natale
voglio
essere a casa, con te.. non importa, davvero.. scusami, ma ora ho
davvero voglia di un bicchiere di latte» mi superò
tenendo
lo sguardo basso e io non ebbi la forza di stringerla a me ancora un
po'. Perché aveva ragione su tutto. Perché
rovinavo sempre ogni cosa.
Quando finalmente torna a letto, non mi rivolge la parola.
Si gira e mi dà di schiena, mi avvicino e la sento
singhiozzare.
Mi si stringe lo stomaco.
Mi avvicino e le bacio la spalla, «Ti amo» le
sussurro all'orecchio.
«Lo so»,
chiude gli occhi e si addormenta.
*
Infilo le chiavi per accendere la macchina mentre Kristen si sistema
meglio sul sedile, appoggiandoci i piedi sopra e infilandosi un paio di
cuffie nelle orecchie, un chiaro segnale che non vuole parlare con me.
Stanotte ha dormito praticamente sul lato del letto e quando ho provato
a sfiorarla mi ha fulminato con lo sguardo. Stamattina mi ha preparato
la colazione ma non ha mangiato con me. Penso che sia arrabbiata, o
forse delusa. Metto in moto la macchina e osservo la casa in cui ho
passato queste due settimane con Kristen allontanarsi sempre di
più. Adesso, insieme ai ricordi della mia infanzia con le
mie
sorelle, quelle mura custodiranno anche i nostri momenti.
Il CD che Kristen ha messo alla partenza entra in funzione
automaticamente.
«niente da
amore..».
Cerco lo sguardo di Kristen ma lei sta guardando fuori dal finestrino,
sembra smarrita.
Continua a guardare la casa allontanarsi anche se ormai l'abbiamo
superata e alcuni alberi la nascondono.
Vorrei dirle quanto mi dispiace di avere rovinato tutto quest'ultima
settimana, ma vederla così triste mi rende il compito ancora
più difficile. Così mi limito a togliere una mano
dal
volante e appoggiarla sul suo ginocchio; lei si gira subito, accenna un
sorriso e poi torna a guardare verso fuori. Mi faccio forza e tolgo la
mano dal suo ginocchio riportandola sul volante dell'auto.
Restiamo in silenzio per l'ora seguente.
E' quasi ora di pranzo quando mi fermo a un in un fast-food dove si
ordina in macchina. «Che ti prendo?» le chiedo.
Non si gira, ha ancora le cuffie.
Le tocco piano la spalla per farla girare. Lei si toglie una cuffia e
mi guarda, ha gli occhi stanchi.
Vorrei abbracciarla, ma mi trattengo.
«Si?».
«Amore, hai fame? Ti
prendo qualcosa?», siamo in fila e ci sono solo altre due
macchine prima di noi.
«Oh..»,
si guarda intorno, come se si rendesse conto solo in quel momento che
siamo fermi - e forse è proprio così. «ehm, no.. non ho
fame.. grazie», fa' per rimettersi le cuffie ma io le blocco
gentilmente la mano.
«So che sei.. arrabbiata con me, e hai ragione. Ma devi
mangiare qualcosa.. per piacere».
«Non ho molta fame,
davvero..».
«Non
hai fatto colazione stamattina, mangia almeno qualcosa
adesso»,
non le ho ancora lasciato andare il polso, così le accarezzo
la
pelle morbida con il pollice, sentendola rabbrividire.
«Davvero, non
ho..».
«Kristen»,
con la mano libera le sollevo il mente con un dito, facendo incrociare
i nostri sguardi. «mi
dispiace».
Abbassa lo sguardo, sospirando. «Non importa..».
«No, invece importa. A
me importa,
perché non voglio che tu stia male.. sopratutto non per colpa mia».
«Non sono arrabbiata,
Rob..».
«Ma non sei neanche
felice...», le sfiorai la guancia con la mano e per fortuna
lei me lo lasciò fare.
«Mangia almeno
qualcosa, piccola..».
«Va bene..»,
annuì, infilandosi di nuovo la cuffia nell'orecchio e
tornando a guardare fuori dal finestrino.
Nel frattempo la fila si era quasi azzerata e poco dopo
toccò a noi.
Ordinai per entrambi due hamburger e patatine fritte, porzione media
per me e gigante per Kristen, che aveva decisamente bisogno di mettere
qualcosa sotto i denti più di me. Ritirai il cibo mentre
Kristen
continuava a guardare fuori dal finestrino, non prestando attenzione
neanche a cosa avessi preso, solo quando misi il cibo in mezzo per
farle mangiare qualcosa si decisa a togliersi le cuffiette e a dire
un'occhiata.
«Hai preso la porzione
gigante.. vuoi farmi ingrassare, per caso?» chiese, e io vidi
subito che si era sbollita.
Grazie a Dio.
Aveva avuto bisogno solo di tempo per calmarsi, per fortuna.
Sorrisi anche io. «Eccome. Devo avere
qualcosa da toccare, no?».
Lei arrossì e si voltò di nuovo, ma senza
smettere di
sorridere. Prese una patatina e se la portò alle labbra. «Pervertito..»
mormorò.
«Non sai quanto,
amore».
Lei scoppia a ridere.
Pov Kristen
Ho appena finito la mia porzione gigante di patatine fritte quando
inizio a intravedere casa mia da lontano. Il mio panino non riesco a
mangiarlo, sono troppo piena, così l'ha mangiato Robert
senza
troppa fatica, più le sue patatine - il mio ragazzo ha uno
stomaco senza fondo, lo so. La macchina è piena di buste del
fast-food, bicchieri di plastica con ancora un po' di coca cola dentro
e incarti di panini. Robert ha acceso il riscaldamento e dentro la
macchina si è creato un piacevole torpore. Ormai mancano
solo
due giorni a Natale e domani ci sarà la vigilia e non vedo
l'ora
di dare a Robert il suo regalo, sono andata a comprarlo una settimana
prima che partissimo per la nostra vacanza. Mi ha accompagnato Cameron
perché lui se ne intende di chitarra, più di me,
e ho
comprato a Robert una chitarra acustica ultimo modello, ho speso tutti
i miei risparmi, non mi è rimasta neanche una sterlina e ho
dovuto chiedere anche un po' di soldi a mio padre ma ne è
valsa
la pena. Robert sarà felice, quindi anche io sarò
felice.
Quando la macchina si ferma davanti a casa mia, mia madre è
già fuori dalla porta, pronta ad accoglierci. Non l'ho
chiamata
molto durante la mia vacanza con Robert e adesso mi sento terribilmente
in colpa. Schizzo fuori dalla macchina e l'abbraccio.
«Mamma!» la stringo forte e lei ricambia
l'abbraccio come
se non ci vedessimo da una vita e non solo da due settimane.
«Oh,
bambina mia! Kristen, fatti vedere!» mi scosta per guardarmi
meglio. Mi accarezza il viso e mi bacia sulle guance. «Questa
vacanza ti ha proprio fatto bene, amore. Hai messo su anche qualche
chilo, che bello, finalmente. Sono felice che tu sia di nuovo a
casa!» mi abbraccia di nuovo, facendomi mancare il respiro.
Quando si staccò, si voltò subito verso Robert
che
intanto stava scendendo dall'auto. «Rob!
Ti sei preso cura della mia bambina?», per un attimo la sua
espressione si oscurò e io sapevo che stava pensando
all'ultima
settimana, mi rattristai anche io. Ma durò solo un attimo,
poi
sorrise.
«Certo, Jules. Abbiamo
fatto il bagno nel lago».
«Kristen in un lago?
Non ci credo!», mia madre mi guardò sorpresa.
Arrossi al pensiero di cosa
avevamo fatto dentro quel lago. «Già..
ehm, è stato.. meraviglioso, mamma. Abbiamo.. giocato. E
nuotato. Molto. Uhm.. papà è in casa?».
«E'
con Taylor e Dana a prendere l'albero di Natale, torneranno per cena
credo. Ma c'è Cameron in camera sua».
«Perfetto.. ehm,
Rob?».
Robert stava prendendo le nostre valigie dal bagagliaio. «Mh?».
«Chiamo
Cam.. così ti dà una mano, okay? Poi ti preparo
qualcosa
da mangiare», tanto sapevo già che aveva ancora
fame.
Lui mi sorrise e io arrossi di nuovo.
Dio, che mi prendeva? Sembravo una ragazzina.
Corsi dentro prima di mettermi a urlare come una tredicenne.
Cameron era in camera sua e stava mandando un messaggio seduto sul
letto. Appena mi vide mollò il cellulare e si
alzò per
abbracciarmi. «Nana! Nana
è a casa!».
«Fanculo
Cameron, ti voglio bene!», mi sollevò da terra e
mi fece
girare per la stanza come faceva quando ero più piccola.
Dio, se
mi era mancato il mio fratellone iper protettivo e rompipalle. «Hai
nascosto la chitarra, vero?», lui mi mette giù e
io mi
siedo sul suo letto. Quante volte da piccoli abbiamo giocato insieme in
camera sua? Cameron è sempre stato molto presente nella mia
vita, non riesco a immaginarmi la mia vita senza di lui, senza le sue
battute, senza i nostri battibecchi. So che potrò sempre
contare
su di lui, esattamente come lui potrà sempre contare su di
me.
«Ti sembro scemo, per caso? Ovvio che l'ho
nascosta».
«Bene. E
dov'è?».
«E secondo te lo dico
a te?».
«L'ho comprata io! E'
il mio
regalo per Rob!».
«Non tenevi i segreti
quando avevi tredici anni, non li tieni neanche adesso che ne hai quasi
diciassette. Non te lo dico dove l'ho messa, potresti lasciartelo
scappare davanti a Robert, conoscendoti».
«Stronzo..»,
oh Cameron, se solo tu sapessi quanto sono diventata brava a tenere i
segreti. Sono diventata così brava che quasi non mi
riconosco neanche io. Ormai ogni cosa che faccio o provo è
un segreto, quello che mostro al mondo non è niente in
confronto a quello che ho qua dentro, Cam.
Lui mi scompiglia i capelli come quando avevo sette anni e i capelli
corti fino alle spalle.
Adesso sono molto più lunghi, mi arrivano quasi fino alla
vita. Dovrei decisamente dargli una spuntatina.
«Puoi dare una mano a
Robert? Sta portando le nostre valigie in casa..».
«Certo»,
Cameron mi scompiglia di nuovo i capelli prima di uscire dalla sua
stanza.
Resto là dentro ancora un po'.
Cameron, esattamente come me, non ha mai tenuto molto alla sua stanza
visto che ci trasferivamo così tanto spesso che era inutile
appendere alle pareti qualcosa che, il mese dopo, eri costretto a
togliere. Ma adesso la sua stanza è arredata come la camera
di un ragazzo normale, ci sono poster di calciatori di calcio,
cantanti, poster dei Queen e videogiochi sparsi sul pavimento vicino al
televisore, ci sono abiti sporchi in giro e la sua chitarra elettrica
in un angolo, vicino all'impianto stereo. Mentre ero via,
papà ha fatto insonorizzare la camera per permettergli di
suonare in pace. Mi guardo intorno alla ricerca di un abito femminile,
magari lasciato da una ragazza che è ha passato qualche
notte con lui in questi giorni, ma non trovo niente e mi chiedo quando
si deciderà a mettere la testa apposto e ad avere una
ragazza fissa. Andare all'università non ci pensa neanche,
ma un lavoro almeno lo sta cercando. Per ora ha solo fatto lavori
part-time in discoteche o pub, un po' come Marcus, ma con un pochino
più di successo. Quando eravamo a Los Angeles aveva
guadagnato una certa fama, niente di che, ma gli permetteva di ricevere
anche cento dollari di mancia a serata, a volte. Adesso non so cosa
faccia.
Esco dalla stanza giusto in tempo per vedere Cameron che porta la mia
valigia in camera.
Mi sorride e passa oltre. Robert è subito dietro di lui, con
la propria valigia in mano.
Faccio per aiutarlo ma lui me lo impedisce. «Non ci pensare
neanche, Kris, vuoi forse romperti un braccio? Faccio io,
piccola».
Sono così debole? «Come vuoi,
amore..».
Vado in bagno e mi lavo la faccia.
Il poco trucco che ho messo questa mattina scivola via, macchiandomi il
viso.
Metto un po' di sapone nelle mani e lo sfrego via.
Sento la porta principale aprirsi e Dana che urla un «ciao Rob!»
a squarciagola mentre mi asciugo la faccia con l'asciugamano.
Dana e Robert hanno un ottimo rapporto. Dana lo considera come una
specie di fratello maggiore, penso. E poi c'è Lizzie.
Devo assolutamente chiedere a Dana di Lizzie.
Vado in camera e mi cambio, mettendomi un paio di pantaloni della tuta
di Robert e anche una sua felpa. Il suo odore è
così forte da farmi sentire subito meglio, veramente a casa.
Anche se la nostra bolla privata nella casa di campagna era splendida,
stare finalmente a casa tutti insieme mi tranquillizza.
Mi lego i capelli in una coda di cavallo e scendo di sotto, dove mio
padre è il primo ad abbracciarmi. «La piccola di casa
è tornata a casa!» dice, felice, lo sento dalla
voce che gli sono mancata davvero molto. Forse non dovrei, ma ne sono
felice. «Kristen, sei stata il
mio pensiero ogni giorno, bambina, lo sai? E non hai idea di cosa ti ho
preso per Natale!».
Mia mamma gli dà una gomitata, zittendolo. «Un'altra parola e
chiedo il divorzio, John».
Mio padre ride e la bacia, poi fa' spallucce e mi sorride. «Mi dispiace, bambina,
ma è mamma che comanda e mi ha fatto giurare di mantenere il
segreto».
Appena le braccia di mio padre mi lasciano andare vengono subito
sostituite da quelle di mio fratello minore, Dana. «Se lo dici in giro
negherò fino alla morte, ti avviso, ma.. mi sei mancata,
Kiki», aw,
Dana è l'unico in casa a usare quel soprannome. Me l'ha dato
quando aveva due anni e io tre e non sapeva pronunciare bene il nome
Kristen.
Lo stringo forte a me. Perché sembra che io sia stata via
una vita quando invece sono state solo due settimane? Sono davvero
così legata alla mia famiglia? Ho sempre pensato di si, ma
adesso ne ho la conferma. «Mi sei mancato anche
tu, un casino, fratellino» e prima che possa impedirmelo gli
stampo un sonoro bacio sulla guancia. Lui fa' una smorfia di disgusto
ma poi mi sorride e mi abbraccia di nuovo. «Ti voglio bene,
Dana.. ti voglio davvero, davvero bene..».
«Anche io,
Kiki...».
Qualcuno mi bussa sulla spalla.
Mi stacco controvoglia da Dana e guardo Taylor che mi fissa un po'
imbarazzato.
«Oh, al
diavolo!» dico e abbraccio anche lui.
Sento mia madre dire qualcosa come «come ai vecchi
tempi» e mio padre darle retta.
I rapporti tra me e Taylor sono sempre stati ottimi, solo che negli
ultimi anni lui è.. semplicemente diventato come ogni
adolescente. E' cresciuto e ha iniziato a fare cose che prima non
faceva e io non potevo più stargli dietro sempre,
così ho lasciato che avessi i suoi spazi e lui ha fatto lo
stesso con me. Ci vogliamo bene, ma abbiamo due caratteri un po'
diversi, anche se in comune abbiamo l'amore per la solitudine e la
calma.
Taylor non dice niente.
Non mi dice che gli sono mancata.
Non mi dice neanche «ti voglio
bene».
Ma io lo capisco lo stesso.
Era una vita che non mi abbracciava così e io mi infilo in
quell'abbraccio come quando ero piccola.
Perché, posso anche essere cresciuta e forse persino
cambiata un po', ma sono sempre la ragazzina che è cresciuta
in mezzo a tre fratelli e che non vorrà mai separarsi del
tutto da loro. Mai.
*
«Rob?».
«Mmh..».
Mi metto in ginocchio sul letto, sorridendo come una bambina di cinque
anni.
«Amore, ti
svegli?».
«Mmh...».
«Rob.. Rob..
amore?», mi chino e gli bacio la guancia.
«Ma che ore
sono..?» biascica, la bocca ancora impastata dal sonno. Si
gira nel letto verso di me e prova ad aprire gli occhi ma la luce della
lampada che ho acceso gli dà fastidio. Mi affretto a
spegnerla e lo bacio di nuovo sulla guancia.
«Le.. sei del
mattino..».
Sgrana gli occhi. «Che cosa?! Scherzi,
vero?».
Mi mordo il labbro. «No?».
«Kristen, dimmi
perché mi hai svegliato alle sei del mattino...»,
si mette a pancia sotto e si copre la testa con il cuscino.
Mi sollevo in piedi sul letto, attirando la sua attenzione. Quando so
che mi sta guardando mi lascio ricadere sul materasso,
urlando: «E' LA VIGILIA DI
NATALE, AMORE!».
Robert, ormai del tutto sveglio, si mette a sedere e mi fissa
sorridendo. «Sembra che hai cinque
anni, non sedici».
«Quasi
diciassette», lo correggo, «e comunque io ADORO
IL NATALE!» urlo di nuovo e per zittirmi Robert mi copre la
bocca con la mano e mi spinge scherzosamente sul materasso, mettendosi
sopra di me.
«Prima di tutto, oggi non è Natale,
amore..».
«Ma è la
vigilia!» protesto, liberandomi della sua mano.
«E si festeggia
stanotte. Perché mi hai svegliato alle sei del
mattino?».
Arrossisco e mi mordo di nuovo il labbro, in imbarazzo. Ora che l'ho
fatto davvero mi sento sul serio un po' infantile. «Perché...
volevo festeggiare» dico, o meglio, sussurro.
Robert solleva un sopracciglio, divertito. «Festeggiare? Di
mattina? La vigilia?».
«Adoro il Natale, e...
questo è il nostro
primo
Natale insieme,
amore».
L'espressione di Robert passa da divertita a intenerita a una quasi
rappresentazione dell'amore puro. Mi rilasso subito: non mi
prenderà in giro.
«Oh, piccola.. come
faccio a non amarti?», mi accarezza il viso, ancora sdraiato
sopra di me.
«Allora
amami..» dico, quasi senza rifletterci.
Adesso è di nuovo divertito. «Mmh, se ho capito
bene cosa intendi.. tu vuoi festeggiare
la mattina della vigilia di Natale, e io conosco un modo davvero divertente
per "festeggiare", amore mio».
Mi lascio sfuggire un risata mentre le sue labbra incontrano le mie.
Mi lascio andare a quel bacio, il primo vero dopo la nostra pessima
litigata.
Mmh, davvero un ottimo modo per passare la mattina della vigilia di
Natale, davvero ottimo.
La mano di Robert si infila sotto la mia maglietta, accarezzandomi la
pancia.
In meno di due minuti, ho indosso solo un paio di slip e lui neanche i
boxer.
Rido e mi siedo a cavalcioni sopra di lui, abbracciandolo come un
koala.
«Dio, se ci vedessero
i tuoi genitori..» dice.
«Sono in camera loro,
dormendo» lo rassicuro, mentre le sue mani si fiondano sul
mio fondoschiena.
«E grazie a Dio,
piccola. Altrimenti non penso che permetterebbero a un ragazzo me di
dormire in camera della loro piccola bambina».
«Che intendi con "un
ragazzo come me"? Non iniziare, Robert» lo ammonisco,
tirandogli i capelli.
Lui ride e mi bacia, mordendomi forte il labbro strappandomi un gemito.
«Un ragazzo che ha
strappato via la verginità a un ragazza ingenua, dolce,
bella, buona e magnifica come te, piccola, ecco cosa intendo».
Lo colpisco piano sulla guancia. «A me sembra che
quella cosa l'abbiamo fatta in due. Non mi hai "strappato via" proprio
un bel niente».
«Andiamo Kris, non
sapevi cosa stava succedendo fino all'ultimo», mi abbraccia
forte, accarezzandomi la schiena in un modo che mi impedisce di
arrabbiarmi con lui per le sue solite menate mentali.
«Ero così
occupata a pensare "oddio, oddio, sta succedendo, sta succedendo"da non
rendermi neanche conto di cosa
stesse succedendo» dico.
«Sei stata grandiosa
comunque, una prima volta da favola».
«Oh per favore, ho
fatto schifo!» arrossisco di colpa ripensando a quando ero
impedita.
«Non rompere, sei
stata wow,
vuoi chiederlo al mio amichetto qua sotto?» un sorriso furbo
si forma sulle labbra di Robert e io arrossisco ancora di
più.
Lo spingo via, «Maniaco!».
«Allora mi dai
ragione! Solo solo un maniaco che ha strappato via la
verginità a..».
«Puoi.. puoi smetterla
di dire quella parola? E' imbarazzante..».
«Che
parola?».
«Sai benissimo cosa
intendo».
«No, cosa?
Verginità?».
«Si! Non
dirla!».
«Verginità.
Verginità!
VERGINITÀ'!» urla, imitando me prima.
«ROBERT!».
Torna subito serio, o almeno ci prova. «Si,
amore?».
Scoppiamo a ridere entrambi.
«Dio, che rompipalle
che sei!».
«Ti amo anche io,
piccola e»
mi stringe a sé, facendomi sdraiare sul letto accanto a lui.
«anche io sono molto
felice di passare il nostro primo Natale insieme».
«Davvero?».
«Davvero,
cucciola».
Sorrido e mi rannicchio contro di lui.
Io e Robert, il nostro primo Natale insieme.
Con la mia famiglia: Cameron, mamma, papà, Dana e Taylor e
Lucky, che è nascosto da qualche parte e non mi ha ancora
salutata ma lo farà presto. Tutta la mia famiglia
più Robert, è magnifico. Allora perché
sento questo senso di mancanza? Perché non riesco a
rilassarmi del tutto da quando siamo arrivati? Cosa mi manca? Ho
Robert, ho tutto.
Poi un pensiero si insinua nella
mia testa e non mi lascia più.
Provo a chiudere gli occhi e a mandarlo via perché ho paura
che potrebbe rovinare tutto. Cerco di addormentarmi di nuovo, bacia di
nuovo Robert e mi lascio cullare dalle sue labbra, ma alla fine non ce
la faccio più e parlo. «Ti manca la tua
famiglia?».
Robert apre gli occhi e gira il viso verso di me. «Cosa?».
«Ti manca la tua
famiglia? Cioè.. è il tuo primo Natale con me..
ma è anche il primo Natale che non passi con la tua
famiglia...».
«Non sono mai stati
Natali felici, amore..».
«Ma ti mancheranno
sicuramente Lizzie e.. Victoria, tua mamma...».
Lui non risponde subito. Chiude gli occhi, prende qualche bel respiro.
Poi si mette seduto e io non so che fare, vorrei che mi abbracciasse di
nuovo ma lui non lo fa' e io non mi muovo. Lo osservo mentre si alza e
prende un pacchetto di sigarette dalla tasca dei jeans, tira fuori una
sigaretta e l'accende anche se non dovrebbe fumare in camera mia. Ma
non dico niente, e aspetto.
Alla fine si siede sul bordo del letto, dandomi le spalle. «Si.. mi
mancano».
Cammino a gattoni fino ad arrivare vicino a lui e lo abbraccio da
dietro, il fumo mi arriva in faccia ma non mi importa. «Mi dispiace..
magari... posso chiedere a mia mamma di invitare Lizzie, se vuoi..
magari anche Victoria e tua mamma.. potremmo.. se vuoi.. voglio solo
che tu stia bene.. so che tuo padre non si... non si è
comportato nel migliore dei modi e non so neanche se voglio che tu
chiarisca con lui, ma tua madre è la donna che ti ha dato la
vita e io la ringrazio ogni giorno per questo perché grazie
a lei io ho te... con lei, dovresti chiarire, amore. E le tue sorelle..
loro ti vogliono bene. Io non conosco Victoria, ma conosco Lizzie e so
che lei ti considera come una specie di eroe dei film e che sente
terribilmente la tua mancanza.. non voglio che tu rovini il rapporto
con le tue sorelle per colpa mia.. voglio che tu sia felice.. quindi..
non so.. troveremo un modo, okay? Troviamo un modo per accontentare
tutti, per passare questo Natale nel migliore dei modi. Lo
troverò, te lo prometto amore».
Lui non dice niente ma io so che sta soffrendo.
E io soffro con lui.
Ma troveremo un modo.
Devo trovarlo.
Questo Natale è il primo che passiamo insieme.
Deve essere perfetto.
Ma sopratutto, voglio che il suo Natale più felice.
_____________________________
ehi, ciao!
questo capitolo mi piace proprio tanto, sapete?
è uno di quei capitoli che esce direttamente dalla tua testa
alla tastiera, senza difficoltà.
spero che piaccia a voi almeno la metà di quello che piace a
me, perché in questo capitolo spiego un sacco di cose, tra
cui il rapporto che kristen ha con i fratelli, che io adoro. cameron
è uno dei miei personaggi preferiti, davvero.
bene, allora, non so che altro dirvi a parte che ormai stiamo arrivando
alla fine - oh mamma, oh mamma - e anche a me dispiace davvero tanto
perché mi sono legata a questa storia davvero molto, ma.. se
la continuassi ancora per molto diventerebbe una lagna quindi.. meglio
finire presto, mh? okay, non prestissimo. non so quanto
durerà ancora, proprio non ne ho idea. potrebbero essere due
capitoli come altri sette. boh.
comunque sia, se volete sto scrivendo anche un'altra
storia, e mi piacerebbe davvero tanto se la leggeste.
ho parlato anche troppo,
vi voglio bene,
alla prossima angioletti (?).
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Capitolo 28 *** happy christmas, son. ***
ultimi capitoli
Pov
Kristen
Casa libera.
Dio, quanto era bello avere casa libera?
Casa libera voleva dire stereo acceso a tutto volume, indossare la
maglietta di Robert - soltanto
la
maglietta di Robert - senza avere i miei fratelli in mezzo ai piedi che
commentavano il mio abbigliamento, poter fare quello che volevo e
sopratutto, stare da soli in casa voleva dire Robert completamente
rilassato. Lui non l'avrebbe mai ammesso, ma avere i miei genitori o i
miei fratelli in giro per casa lo rendeva terribilmente nervoso, sempre
timoroso di fare qualcosa che gli facesse meritare una sgridata o
peggio. A volte mi capitava di osservarlo mentre parlava con mio padre
e notavo tanti piccoli particolari che avrei preferito non notare: come
si tratteneva sempre mentre parlava, come se avesse paura di dire
qualcosa che facesse arrabbiare mio padre, anche se magari stavano solo
parlando del tempo, come stringeva i pugni mentre Cameron lo prendeva
in giro, sembrava quasi che non si fidasse del suo autocontrollo. Io
però mi fidavo di lui, totalmente.
Robert non capiva quanto magnifico lui fosse.
Non capiva che era tutto ciò che desideravo.
Non capiva che lo amavo più di ogni altra cosa al mondo,
più di me stessa.
Non capiva quante volte lo sognassi.
Non capiva quanto volessi costruire un futuro con lui.
Non lo capiva, ma io capivo ogni sua paura.
Mi sforzavo di capire ogni suo singolo timore fino a farlo diventare
anche mio.
Avevo preso l'abitudine di mettermi in mezzo quando mio padre e Robert
parlavano, di tenergli il braccio come per rassicurarlo. Lui mi
lasciava fare, la maggior parte delle volte continuava a parlare con
mio padre e mi abbracciava. Volevo rassicurarlo, volevo fargli capire
che mio padre non era come il suo, nella mia famiglia non sarebbe mai
capitata una cosa del genere. Mai. E Robert era benvenuto nella mia
famiglia. Lui era
parte della
mia famiglia.
Anche quando Cameron lo prendeva in giro o lo stuzzicava ormai mi
mettevo sempre in mezzo, Cameron era ormai abituato ai miei "piantala",
"smettila", "ora basta, Cam", semplicemente non volevo che Robert si
sentisse preso in giro o inferiore in casa mia. Volevo che si
sentisse a suo agio. Cosa che invece non dovevo fare con Dana, che
praticamente venerava Robert e lo trattava come un terzo fratello
maggiore. La cosa, per fortuna, era reciproca perché Robert
aveva preso Dana sotto la sua ala protettiva e trovava sempre cinque
minuti per aiutarlo in qualunque cosa, anche nei compiti. Buffo, non
faceva i propri ma aiutava sempre Dana a fare i suoi.
Osservarli insieme mi rallegrava l'animo, sul serio.
Taylor invece restava sempre per i fatti suoi, chiuso in camera o in
giro fino a tardi.
Mi chiesi se avesse una ragazza.
Magari più di una, era davvero un bel ragazzo.
E si sa che alle ragazze piacciono gli stronzi.
Quanto mi sento
toccata...,
risi di me stessa mentre mettevo sul piatto l'ennesima frittella e la
ricoprivo di miele come piaceva a Robert. Avevo preparato una perfetta
colazione-da-vigilia-di-Natale: frittelle, pancetta affumicata, succo
d'arancia, bacon, uova strapazzate e toast con burro e marmellata;
molto probabilmente io non toccherò niente di tutto
questo
cibo - visto che Rob ha uno stomaco senza fondo - ma mi piaceva l'idea
di aver fatto tutto questo per
lui. Penso di viziarlo un po', mia madre me lo dice
sempre.
Mentre aspetto che il toast finisca di abbrustolirsi accendo lo stereo
collegato al mio ipod e 1901 di
Birdy inizia a risuonare nella stanza.
Mi rilassa un sacco questa canzone.
Inizio a muovermi a tempo di musica, ancheggiando pigramente con il
bacino, lasciando che il ritmo lento ma orecchiabile della canzone mi
entri dentro.
Durante il ritornello sento le mani di Robert stringermi i fianchi,
cogliendomi di sorpresa. «Pensavo che stessi ancora
dormendo..» dico.
Lui non risponde subito. Affonda il viso nel mio collo, baciandomi
piano e immergendo il viso nei miei capelli prendendo lunghi respiri
che mi fanno il solletico. «Mi
sono svegliato e non c'eri.. detesto quando ti svegli prima di me,
quante volte ti devo dire che devi svegliarmi appena apri gli occhi? Ho
bisogno del bacio del buongiorno, amore..».
«Ti
ho svegliato alle sei e mi hai sgridata. E hai avuto molto di
più di un "bacio del buongiorno" quindi zitto e non
lamentarti
che ti sto preparando una colazione da re».
«E tu sei
la mia regina», morde piano il collo, facendomi tremare le
ginocchia.
«Frasi
sdolcinate da cioccolatini, Pattinson...», ma ho il cuore che
batte a mille. Lo amo, lo amo, lo amo. Dio, resta per sempre amore mio.
«Con te
funzionano, però..» continua a baciarmi, mordendo
un po' più forte.
Dio, se continua così finiamo di nuovo a letto.
Come fa' a farmi questo effetto?
Ma sono ancora la stessa ragazza che aveva paura di andare oltre con un
ragazzo?
Sono davvero io?
Come ha fatto Robert a farmi sentire così a mio agio in
queste situazioni?
Forse non sono questo genere di situazioni ad andarmi bene,
è Robert
che mi va' bene.
E' solo
con lui che riesco a essere questo.
«Rob..
Rob.. no, basta, dài.. devo cucinare, è la
vigilia e
voglio che sia tutto perfetto.. lo sai, amore.. Rob, tesoro, basta,
dico sul serio».
Lui si stacca a malincuore e va' a sedersi a tavola. «Non mi
permetti neanche di aiutarti a cucinare, mi sembri una
serva...».
«Non sai
fare niente in cucina, amore..», torno a occuparmi della
colazione.
«Insegnami».
«Un
giorno, ma non adesso. Devo sbrigarmi. Facciamo colazione poi
addobbiamo l'albero quando tornano i miei genitori con Cameron, Dana e
Taylor. Poi devo aiutare mia madre a preparare il pranzo della vigilia,
chiamare tutti i miei paranti, incartare i regali con mio padre.. poi
devo preparare la cena con mamma e ci metteremo una vita, tu potresti
addobbare casa con Cameron e Dana.. Taylor non so cosa farà,
resterà chiuso in camera sua, immagino.. e poi devo
sistemare i
regali, e pulire casa! Dio, devo pulire ancora camera mia..
cioè, nostra.. e la casa, che è un porcile con
tutti
questi maschi in giro e poi..», le mani di Robert tornano
insistenti sui miei fianchi, bloccandomi a metà frase.
«Ehi..
calma, hai tutto il tempo del mondo, amore.. e ci sono io con te, ti
aiuterò io».
Tiro un sospiro di sollievo facendo aderire la mia schiena contro il
suo petto, «Come
farei senza di te?».
Pov Robert
Kristen non la smette di andare avanti e indietro per tutta la casa.
Avanti e indietro.
Non sta ferma un attimo.
«Amore, prendi fiato».
«Robert,
ma hai visto quanto roba c'è ancora da fare? Per favore,
aiuta Cameron con l'albero».
«Hai detto che dovevamo farlo insieme l'albero..».
«Lo
so, ma.. devo ancora pulire la casa, Rob! E Cameron non si decide! Mio
padre legge il giornale in cucina e non sembra intenzionato a fare
altro per il resto della giornata e mia madre si sta facendo una doccia
perché "stanca morta come mai in vita sua", e io non posso
fare
tutto da sola!» si lamenta, gettandosi fra le mie braccia,
dove
troverà sempre un rifugio, sempre.
Le accarezzo i capelli facendole appoggiare il viso sul mio petto.
Le bacio la fronte e la stringo forte. «Facciamo
che adesso mi permetti di aiutarti, okay? Puliamo casa insieme,
facciamo l'albero e poi tu e tua mamma cucinate insieme.. ci stai,
scricciolo?», lei annuisce e fa' per sollevarsi ma in quel
momento riesco a vedere i suoi occhi rossi, la pelle tirata:
è stanca. E' da quando si è svegliata che non ha
fatto altro che andare in giro per la casa, correre da una parte
all'altra senza fermarsi mai, senza permettere a nessuno di darle una
mano perché voleva fare tutto lei. «Forse
è meglio se resti seduta ancora un po', piccola.. ti vedo
sfinita».
Lei scuote la testa e si alza. «No no,
devo solo.. riprendere fiato un secondo, non sono stanca».
«Kristen,
è dalle sei di mattina che sei sveglia e non ti sei fermata
un secondo.. vuoi farmi preoccupare, per caso?».
«No,
ma...».
«Ma
niente, vai in camera a dormire, amore».
«Non
posso dormire, Rob.. c'è così tanto da
fare..».
«E' solo
una cena, amore mio, io ci sono, tu ci sei, i tuoi fratelli e tua madre
c'è, cos'altro ci serve? Se fosse per me, ordiremmo una
pizza», riesco a strapparle un sorriso e ne approfitto subito
per convincerla del tutto. «Quindi
ora tu vai in camera.. nostra, e dormi un po', capito? Vengo tra cinque
minuti a controllare che vada tutto bene, prima chiedo a tuo fratello
se può aiutarmi a pulire casa. Ma tu vai, vaaaiii»
la spingo scherzosamente fuori dalla stanza e lei non si lamenta,
lasciandosi spingere fuori dalla porta. Sale sul primo scalino della
scala in moda da essere più o meno sulla mia stessa altezza
e mi circonda il collo con le braccia, attirandomi a sé e
avvinando il suo viso al mio.
Mi bacia dolcemente, mordendomi il labbro e giocando con i capelli
dietro la nuca, facendomi provare quella dolcissima sensazione che solo
lei riesce a farmi sentire. «Sei la
cosa più bella del mondo, non smetterò mai di
dirtelo, amore mio» mi dice, riprendendo poi a baciarmi.
Le circondo la vita con le braccia, facendomi combaciare perfettamente
i nostri bacini.
Dio, quanto la desidero.
La farei mia su queste scale in questo momento, se solo fossimo soli in
casa.
Cerco di riprendermi e rallento il bacio finché anche lei
non fa' lo stesso.
Sorride imbarazzata e io rido mentre le porto una ciocca di capelli
dietro l'orecchio, facendola arrossire.
«Vai,
prima che cambi idea..».
«Cambia
idea, ti prego.. il letto è vuoto senza di te...»
stringe il suo piccolo pugno sulla mia maglietta, la sua espressione
è una delle più tenere sulla faccia della Terra:
si morde il labbro e non ha il coraggio di guardarmi negli occhi
talmente è imbarazzata, ha le guance rosse e i capelli che
le ricadono sul viso per nascondersi meglio. Ma io la vedo.
Io la vedo benissimo.
Perché io l'ho cercata.
Ho cercato e ho trovato.
Ho trovato la cosa più bella del mondo e adesso è
mia.
Solo mia.
Solamente mia e non dovrà più nascondersi.
«Kristen...».
«Ti
prego.. sono stanca, è vero.. ma.. muoio se non ti ho
accanto» solleva il viso e l'incontro con i suoi occhi verdi
mi lascia spiazzata, come faccio a dirle di no?
Kristen dorme beatamente accanto a me, con solo un lenzuolo addosso,
che le ho messo io qualche secondo fa' per non cadere nella tentazione
di svegliarla per fare di nuovo l'amore con lei. Abbiamo cercato di
fare piano, non volevo che nessuno ci sentisse visto che sono tutti in casa, ma
con lei è praticamente impossibile, perché
è come una scarica elettrica, è come trovare la
pace interiore quando sono dentro di lei. Quando poi diventa timida
mentre lo facciamo ogni fibra del mio corpo mi impone di essere
ancora più dolce, di prendermi cura di lei e quale modo
migliore se non continuare a baciarla, accarezzarla e abbracciarla
mentre facciamo l'amore?
Kristen mi ha fatto
capire quanto sia bella la vita.
Quanto ogni cosa, vista da un certo punto di vista, non sia poi
così male.
Prima non credevo di valere.
Adesso mi sento importante perché lo sono per lei.
E lei lo è per me.
E' un amore reciproco che mi aiuta ad alzarmi la mattina con il sorriso
sulle labbra.
Kristen è la
ragione del mio sorriso.
E la ragione del mio dolore è la paura di non essere
abbastanza per lei.
Per lei che io reputo perfetta
e pura,
qualcosa che neanche i più grandi poeti o scrittori
potrebbero mai descrivere.
E io ce l'ho.
Io la possiedo.
E' mia e io non so se me la merito appieno.
Dovrei impegnarmi di più.
Renderla più felice.
Fare qualcosa per lei che nessun altro ha mai fatto.
Ma come? Come renderla consapevole del mio amore incondizionato per
lei?
Lo sa che è il mio raggio di sole.
Lo sa che prima di
incontrarla contavo i giorni che mi separavano al giorno del mio
funerale e invece adesso non vedo l'ora di svegliarmi per vedere il suo
sorriso? Lo
sa, questo? Spero di si perché è il mio unico
motivo di vita.
Ed è malato, forse sono un caso clinico.
Ma voglio renderla felice perché lei è il mio
sorriso.
Devo trovare un modo per farglielo sapere.
Farle sapere quanto sia bella,
unica,
e mia.
«Cameron, devo parlarti».
Cameron è in camera sua e sta suonando con la sua chitarra.
Smette e si mette a sedere sul divano. «Senti,
so che Kristen vuole che io pulisca la casa ma puoi dirle che si sta
agitando per niente e che non c'è alcun bisogno di impazzire
per una cena di Natale?».
«Non
è per la cena..», chiudo la porta e resto in
silenzio, senza sapere bene cosa dire.
«Cazzo,
dalla faccia che hai immagino che sia una cosa seria..».
«Si.. si,
lo è.. è una cosa davvero serissima e io non..
non so cosa dire, perché in teoria non dovrei chiedere a te
ma io non sono mai stato molto bravo in questo genere di cose, ma io so
che rapporto c'è fra te e tua sorella quindi ho pensato
che.. forse, prima dovrei chiedere a te».
Cala un silenzio ancora più pesante.
«Ehm,
chiedere cosa, amico?».
*
Mi sveglio e mi rotolo un po' nel lenzuolo prima di aprire gli occhi.
Rob non c'è, deve essere al piano di sotto.
Per un attimo sono triste, perché odio svegliarmi senza lui
accanto.
E lo so che è sciocco, ma ogni volta ho paura di essere
abbandonata.
Mi metto a sedere coprendomi con il lenzuolo.
Sorrido mordendomi il labbro ripensando a prima, al modo in cui abbiamo
fatto l'amore, così dolce e delicato, come se si stesse
prendendo cura di me, come sempre.
Arrossisco anche se lui non è qui e non può
vedermi.
Lo voglio.. lo voglio,
di nuovo, ancora, per sempre, in continuazione.
Arrossisco ancora di più e mi decido ad alzarmi per andare a
fare una doccia veloce.
Quando torno in camera, con solo l'asciugamano addosso, mi torna in
mente ieri sera e mi si stringe il cuore.
Robert.
Il mio Robert che passerà il Natale lontano dalla sua mamma
e dalle sue sorelle.
Come posso farlo stare meglio?
Torno in bagno con una maglietta pulita, l'intimo e un paio di
pantaloncini.
Mi friziono i capelli con l'asciugamano davanti allo specchio ma quel
pensiero non va' via.
Rob non sarà
felice.
Rob non avrà la sua famiglia.
Ti ama, ma non basti.
Mi infilo una maglietta e l'intimo e torno in camera
lasciando stare i pantaloncini. Mi siedo sul letto e lo sguardo mi cade
sul telefonino di Rob, che ha lasciato sul comodino come sempre. Prima
di cambiare idea lo afferro e faccio scorrere la rubrica
finché non trovo la voce "mamma".
«Pronto?»,
la voce della mamma di Robert mi rimbomba nella testa, «Robert?
Tesoro, sei tu? Va tutto bene?».
Parla, Kristen! «Ehm..
sono.. sono io, signora Pattinson, non.. non Robert...».
C'è un momento di silenzio.
Un momento di silenzio che a me pare una vita.
«Ciao,
Kristen... Robert sta bene, vero...?» mi chiede, come solo
una mamma sa chiedere.
«Oh, si..
lui.. lui sta bene, signora».
«Come mai
mi hai chiamato, cara?» il tono di rimprovero che aveva la
prima volta che ci siamo viste è completamente sparito,
adesso sembra solo molto stanca e triste.
«Ecco,
vede.. io volevo.. volevo chiederle... non so come la
prenderà, so che probabilmente lei non mi sopporta e pensa
che io le abbia rubato suo figlio ma lei deve capire che Robert
è tutto per me, tutto.
Lui mi ha tirato fuori dal vuoto che ero diventata, mi ha fatto
diventare una persona più sicura, mi ha fatto sorridere di nuovo e mi ha
fatto capire tantissime cose che prima non riuscivo a capire. Suo
figlio è in assoluto la persona più bella del
mondo e io lo amo, lo amo da morire... morirei davvero senza di lui, me
lo sento. E mi dispiace così tanto che i rapporti tra Rob e
suo padre non siano buoni perché Rob ha davvero bisogno di
lui, ha bisogno di una famiglia che lo sostenga, lo faccio sentire
apprezzato e amato.. perché io da sola non posso farlo. Ci
provo, ma non basto, capisce? Robert ha bisogno dell'amore della sua
famiglia».
Sento la madre di Robert sospirare, prima di parlare. «Io non
ti odio Kristen, non ti detesto e mai potrei farlo, e sai
perché? Perché ho visto il modo in cui mio figlio
ti guarda, ed è lo stesso che mio marito usava con me
tantissimo tempo fa'.. adesso qualcosa si è spezzato, ma mi
ricordo ancora come ci si sente. Lo ricordo e voglio che mio figlio
provi quella sensazione per il resto della sua vita e se sarai tu la
persone che glielo farà provare.. io posso solo essere
felice per voi», la sua voce si spezza. Sta piangendo? «E non
hai idea, ragazza mia, di quanto mi manchi il mio bambino... il mio
Robert... è diventato tutto difficile in questi anni e io lo
sapevo che c'era qualcosa che non andava in lui, qualcosa che lo
tormentava, ma ho sempre finto che andasse tutto bene, ho sempre voluto
credere a mio marito che diceva che era solo la crescita, solo
l'adolescenza... non avrei dovuto.. non avrei proprio dovuto
perché adesso mi ritrovo così.. con il mio
bambino lontano da casa che mi odia per non averlo mai capito.. non mi
sono neanche mai sforzata e ora mio figlio mi odia... e me lo merito,
Kristen, me lo merito!».
«Suo
figlio non la odia, signora Pattinson! Le posso assicurare che Robert
le vuole ancora bene, le ha sempre voluto bene e anche lui sente la sua
mancanza! Sente la mancanza della sua famiglia ed è triste
per questo!».
«Robert
è... triste?».
«Sente la
mancanza della sua famiglia, ecco perché l'ho chiamata...
volevo chiederle di passare il Natale tutti insieme a casa mia, ci
tengo davvero a Robert, voglio che si senta a suo agio e voglio che sia
felice e non lo sarà senza tutta la famiglia
riunita...» dico, confidandomi con lei come se ci
conoscessimo da una vita. Ma forse la conosco meglio di quanto
immagini, perché mentre parlava ho sentito in lei un pezzo
di Robert.
«Mi stai
invitando a casa tua per Natale...?», adesso ero sicura che
stesse piangendo.
E anche i miei occhi stavano diventando lucidi. «Be', non
solo lei.. anche suo marito.. certo, so che magari non sarà
molto facile visto che l'ultima volta che si sono
parlati....» rabbrividii al pensiero di Robert e suo padre
che lo picchiava. Che razza di uomo era?
«Io e mio
marito stiamo divorziando».
Stavolta fu il mio turno di zittirmi.
Ero rimasta senza parole.
Che dovevo dire? Che mi dispiaceva? Non era vero. «Dice..
dice sul serio?».
«Si
è spezzato qualcosa, te l'ho detto.. vedi, prima ti ho detto
che il modo in cui Robert ti guarda è lo stesso che un tempo
aveva mio marito per me, ma non è del tutto vero... era lo
sguardo che con il quale io avrei
voluto che mi guardasse, o almeno qualcosa di molto
simile.. quello sguardo l'ho ricevuto davvero da un altro uomo, il
migliore amico di mio marito... ma è stato davvero molto
tempo fa', prima di portare una fede al dito, comunque».
Ero davvero senza parole.
La madre di Robert viveva in un matrimonio senza amore.
E l'unico uomo che l'avesse mai amata era il migliore amico dell'uomo
dal quale adesso stava divorziando?
Era una storia davvero triste e mi dispiaceva moltissimo per lei.
«Non
è mai troppo tardi» dissi, ancora una volta senza
pensarci, «si fidi
di me, non è mai troppo tardi per essere felici, me l'ha
insegnato suo figlio».
«Mamma?»,
entrai in punta di piedi in camera da letto dei miei, dove mia madre
stava leggendo un libro sdraiata a pancia sotto, come una ragazzina.
«Kristen,
tesoro, qualcosa non va'?» mi chiese, vedendo che faccia
avevo.
«Mamma,
devo dirti una cosa» mi sdraia vicino a lei, che chiuse il
libro e mi concesse la sua totale attenzione.
«Riguarda
Rob?», annuii.
«Lo
immaginavo. L'ho visto molto preso da te, ma anche molto.. pensieroso.
Qualcosa non va' fra voi due?».
«Non
è una cosa fra me e lui, ma fra lui e la sua famiglia,
mamma... gli manca e io non so che fare.. cioè, in teoria
avrei già fatto qualcosa e non so se mi ucciderai dopo che
te l'avrò detto...».
Mia madre sollevò un sopracciglio, preparandosi al peggio. «Che hai
combinato? Ti prego non dirmi che..».
«Ho
invitato la mamma di Robert, suo padre e le sue sorelle a cena da
noi... stasera».
Mia madre chiuse gli occhi per un secondo, prese un bel respiro e
rimase in silenzio per un po'. Quando aprì di nuovo gli
occhi si mise a sedere e mi parlò con un tono di voce
abbastanza calmo e ragionevole. «Okay...
si può fare.. in qualche modo. Ma non ho niente da
preparare. Dovrai darmi una mano in cucina, molto.. dovremo
praticamente cucinare per due famiglie e abbiamo solo..» si
guardò il polso, dove teneva l'orologio che papà
le aveva regalato qualche giorno prima, «tre ore.
Tre fottute ore, cazzo! Kristen, non ce la faremo mai!», il
tono calmo e ragionevole era andato a farsi benedire.
«Mamma,
mamma, calmati! Calmati, okay? Io ti ho messa in questo casino e io te
ne tiro fuori, okay?».
«Tu non
hai idea di cosa voglia dire cucinare una cena di Natale, bambina
mia!».
«Ma se ti
aiuto ogni anno!» protestai, offesa.
«Si, ma
di solito siamo solo noi, so i gusti dei tuoi fratelli e i tuoi e anche
quelli di tuo padre! Non ho mai conosciuto i genitori di Robert e non
neanche come si chiamino le sue sorelle! E' un casino,
Kristen!».
«Victoria
e Lizzie...».
«Come?».
«Le
sorelle di Robert.. si chiamano Victoria e Lizzie. Lizzie è
la più piccola, è quella che è rimasta
a stare da noi, ricordi? Mentre Victoria... non so chi sia, veramente..
non l'ho mai vista, ma è la sorella maggiore di Robert e
Lizzie ne parlava sempre come se si trattasse di una specie di ape
regina.. non so altro su di lei».
«Ape
regina?», feci spallucce.
«E'
meglio se ci diamo una mossa, Kristen» si alzò dal
divano e andò a mettersi la vestaglia che era appoggiata
allo schienale della sedia, legando il laccio con un gesto brusco e
nervoso che mi fece ridere. Mia madre presa dal panico per una cena era
uno spettacolo unico visto che lei era sempre stata il mio punto di
riferimento, una donna sicura di sé e affermata, era
incredibile che stesse dando di matto per una cena.
Scendemmo in cucina, dove trovammo Dana che apriva il frigorifero per
prendere una coca cola.
«Dana,
tesoro, devi darci una mano» gli disse nostra madre,
affrettandosi ad accendere tutti i fornelli della cucina.
Mi chiesi dove fosse Robert.
«Per la
cena di Natale?» chiese Dana, alzando gli occhi al cielo.
«Ci
sarà anche Lizzie» dissi io.
Il sorriso di Dana andava da un orecchio all'altro. «SCHERZI?
Kristen, dici sul serio?!».
Mamma mi lanciò uno sguardo che diceva "devo sapere
qualcosa?".
Scompigliai i capelli a Dana, «Non
scherzo. Vengono anche le sorelle di Rob stasera a cena. Allora, che
dici, ci dai una mano a preparare la cena?».
«OVVIO!
MAMMA, MUOVITI A METTERE A CUOCERE... QUALCOSA!».
Visto che Robert non si trovava e neanche Cameron e la cena era
praticamente pronta, provai a vedere se erano in camera di mio fratello.
Non mi sorpresi quando li trovai a scherzare come due amici davanti ai
videogiochi.
«Ehi»
dissi, per attirare l'attenzione di entrambi.
Rob si girò verso di me con un sorriso enorme, «Amore!
Sei sveglia! Io e Cam stavamo giocando un po'».
«Me ne
sono accorta.. e infatti la casa è ancora sporca, ma non
importa, vorrà dire che resterà così» dico, e
subito il sorriso di Robert sparisce.
«Cazzo!
E' vero! Amore, non sai quanto mi dispiaccia!».
Vado a sedermi sul letto vicino a loro. Mio fratello se la ride e
continua a giocare ai videogiochi.
«Non
importa, amore, è tutto okay. Piuttosto, volevo.. dirti una
cosa...».
«Oh..
cosa?».
«Ecco,
vedi... ti ricordi ieri sera..».
Mio fratello dà un finto colpo di tosse. «Sapete
che adoro il fatto che finalmente mia sorella sia felice e Rob mi sta
simpatico e tutto il resto, ma se state per descrivere la vostra scorsa
notte davanti a me sappiate che non voglio sentirlo».
Mi sentii arrossire fino alla punta dei capelli.
«N..no,
non intendevo quello, idiota...».
Robert appoggiò una mano sul mio ginocchio, «Cosa
dovevi dirmi, piccola?».
Aprii la bocca per parlare ma proprio quando stavo per parlare e dire a
Robert che la sua famiglia sarebbe stata a cena da noi per Natale, il
citofono di casa mia suonò e pochi istanti dopo sentii
distintamente la voce di Lizze che gridava il nome di Dana con la sua
solita voce squillante e piena di vita.
Robert rimase come stordito per qualche secondo, io non osavo parlare.
Cameron aveva messo in pausa il gioco.
«Era mia
sorella, quella?», non feci in tempo
a rispondere che era già uscito dalla stanza.
Pov Robert
Scesi le scale talmente velocemente da rischiare di caderci.
Sentivo Kristen corrermi dietro e per un secondo fui tentato dal
fermarmi per controllare che non si facesse male, ma poi vidi mia
sorella alla fine delle scale, abbracciata a Dana, che aveva un sorriso
che andava oltre la sua faccia.
Quando Lizzie mi vide si liberò dall'abbraccio di Dana e mi
sorrise. «Robbie!» urlò,
correndomi incontro per poi saltarmi al collo.
L'abbraccia stretta, la mia sorellina.
Quanto mi era mancata?
«Lizzie,
ma che ci fai qui?».
«Kristen!
E' tutto merito suo! La tua ragazza è la migliore di sempre!
Ci ha invitato a casa vostra per Natale!».
«"Ci"?
Chi altro c'è con te?».
«Robert...»,
mamma.
Sciolsi velocemente l'abbraccio di Lizzie, che fu ben felice di tornare
da Dana - che non aspettava altro - e guardai mia madre, che stava in
piedi sulla porta con una vassoio in mano. I capelli biondi erano
pettinati come sempre, era truccata come una donna di alta
società ma per la prima volta da quando la conoscevo non
sembrava sul punto di dover andare a una festa di beneficenza,
indossava un paio di jeans che non le avevo mai visto addosso e una
maglietta a maniche lunghe rossa, in pieno stile natalizio. Aveva gli
occhi lucidi, ma un sorriso meraviglioso, il sorriso della mia mamma,
che mi era mancata come mai avrei ammesso.
«Mamma...».
«Rob..».
Lizzie si staccò da Dana giusto il tempo per togliere il
vassoio dalle mani di mia madre, che subito si precipitò ad
abbracciarmi, come non faceva da una vita. «Robert...
Rob, tesoro, ti voglio bene, scusami.. scusami, bambino mio, sono stata
una madre orribile.. ma io ti voglio bene e non voglio che tu mi odi,
perché tu sei la luce dei miei occhi, Robert»,
piangeva, mia madre piangeva per me.
L'abbracciai anche io, «Io non
ti odio, mamma, io ti voglio bene... e mi sei.. mancata anche tu,
tanto».
Rimanemmo abbracciati talmente tanto che alla fine non ricordavo
più perché non l'avessi chiamata prima.
Un colpo di tosse ci fece dividere.
Victoria mi guardava con uno sguardo che era a metà fra il
divertito e l'imbarazzato. «Ehi,
fratellino» mi salutò.
«Victoria,
anche tu qui allora».
«Volevo
conoscere la ragazza per cui hai perso la testa, fratellino»,
seguii il suo sguardo: Kristen era ancora sulle scale e guardava la
scena con gli occhi lucidi, Cameron accanto a lei.
«Sono
felice che anche tu sia qui, Vicky» le dissi.
Lei rimase un attimo interdetta, poi tolse la distanza fra di noi, abbracciandomi.
Victoria odiava gli abbracci.
«Ti odi
per essere andato via di casa!».
«Mi sei
mancata anche tu».
«Stronzo,
coglione.. ti odio! ODIO!», mi strinse ancora più
forte, «Ti
voglio bene, Rob».
«Anche
io».
Quando sciogliemmo l'abbraccio Victoria andò dritta da
Kristen, porgendole la mano.
«Tu devi
essere Kristen».
«S..si».
«Grazie
per aver tenuto testa a mio fratello, Kristen».
«Ehm, non
ce di che?».
Cameron scese dalle scale, porgendo la mano a Victoria anche lui. «Io sono
il fratello di Kristen, Cameron. Ma per te, Cam».
Kristen ne approfittò subito per fuggire e gettarsi fra le
mie braccia e salutare mia madre con un abbraccio, che lei
ricambiò come se la conoscesse da una vita. Mi piaceva il
fatto che lei e mia madre andassero così d'accordo.
Voltai lo sguardo verso Victoria, e la trovai che sorrideva a Cameron
come non l'avevo mai vista fare.
Cameron gesticolava e la faceva ridere.
Mia sorella che rideva più volte, un miracolo.
«Mi sono
perso qualcosa?», la voce del padre di Kristen ci fece tutti
girare verso il salotto, dove lui stava in piedi ancora in pigiama e
con gli occhiali da lettura sul naso. «Oh,
dall'aspetto.. direi che tu sei la mamma di Rob e voi due»
agitò una mano verso Victoria e Lizzie, «siete le
sue sorelle.. a te ti conosco anche, vero? Sei Lizzie,
giusto?», lei annuì quasi saltellando.
Jules sbucò dietro di lui, con un grembiule legato in vita. «Oh,
siete già arrivati.. piacere, io sono Jules e lui e mio
marito John» disse, andando a stringere la mano a mia madre,
che la strinse piacevolmente sorpresa dell'ospitalità di
casa Stewart.
Oh mamma, abituati.
«Io.. io
Clare.. mio marito.. lui.. non è potuto.. venire».
Già, ero così preso da tutti quelli abbracci da
non accorgermi che mio padre non c'era.
E non ne sentivo la mancanza.
Jules non si lasciò smorzare l'entusiasmo. «Oh,
magari sarà per la prossima volta! Ci accomodiamo? La cena
è pronta, ragazzi!».
Ero davvero nervoso.
L'ansia mi stava divorando.
La cena stava andando a gonfie vele.
Kristen parlava allegramente con Lizzie, che faceva vagare lo sguardo
da Dana a Taylor, che sedeva qualche posto più in
là e sembrava molto geloso delle attenzioni che Lizzie
regalava a Dana.
Mia madre e Jules parlavano delle ricette che Jules aveva usato per
preparare la cena mentre John interveniva a scatti, per di
più facendo battute con me, che me ne stavo seduto accanto a
Kristen godendomi la visione della mia famiglia finalmente riunita.
Persino Victoria sembrava allegra mentre parlava con Cameron, rideva
perfino!
Kristen si alzò per portare il dolce insieme a sua madre e
io la osservai mentre si metteva una fetta di torta nel piatta,
baciandomi sui capelli prima di passare a suo padre.
Era la donna della mia vita.
Era sul serio la donna
della mia vita, e io volevo stare con lei per tutta la vita.
Ma mi sentii comunque un pazzo mentre mi alzavo dalla sedia e tutti gli
occhi si puntarono su di me. «Scusate
l'interruzione, ma vorrei dire una cosa.. una cosa molto
importante».
____________________________
TA'-DAAAAN!
okay, so che mi state odiando, ma dovevo fare finire il capitolo presto
perché l'ho promesso a una persona (ciao! c:)
e mi state odiando per il finale che ho messo.
non penso che sia così difficile da capire cosa
succederà nel prossimo capitolo.
in ogni caso, non so che dire.. be', grazie.
e penso che forse questa storia durerà un pochino di
più, forse.
leggete anche l'altra mia storia se volete, la trovate qui!
(sempre robsten)
se dovete lasciare una recensione, apprezzerei di più quelle
lunghe dove mi fate capire se sono riuscita a farvi provare qualcosa..
mh? c:
be', non so che altro dire quindi,
niente,
grazie,
vi voglio bene.
|
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Capitolo 29 *** it's creazy. ***
Pov
Kristen
Robert
si alza dalla sedia accanto a me, cogliendomi di sorpresa, e con la
voce più sicura e matura
che io gli abbia mai sentito dice: «Scusate l'interruzione,
ma
devo dire una cosa.. una cosa molto importante», abbassando
lo
sguardo verso di me, sorridendomi timido. Mi chiedo cosa abbia
intenzione di dire, un discorso di Natale? Un qualcosa su noi due,
visto che ha guardato me? Continuo a fissarlo, ma sento che anche tutti
gli altri lo stanno facendo. Distolgo un attimo lo sguardo per
osservare la reazione delle altre persone a tavola; Lizzie non sembra
neanche averlo notato, tanto è presa dal suo discorso con
Dana,
Taylor li fissa con odio e continua a giocare nervosamente con le
forchette, non ha ancora toccato cibo, mia mamma osserva la scena
guardando con un enorme punto interrogativo stampato in faccia Robert e
mio padre, che invece sembra solo curioso, Clare osserva suo figlio
confusa e leggermente a disagio, Victoria lancia sguardi di rimprovero
verso il fratello e Cameron... mio fratello ha l'espressione
più
strana di tutte, come se fosse piacevolmente colpito.
«So
che forse vi sembrerà pazzo quello che sto per dire, ma
vorrei
cominciare con l'inizio proprio per questo» dice Robert,
infilandosi le mani in tasca, in un gesto che io riconosco nervoso. Non
è così rilassato come vuole fare credere e questo
agita
anche me. «Vorrei
iniziare con.. Kristen. Vorrei spiegarvi davvero un paio di cose, prima
di.. ehm.. allora..», si, era davvero nervoso. Senza
pensarci,
avvicino la sedia a lui e gli accarezzo la gamba da sotto il tavolo. Lo
sento quasi rilassarsi sotto il mio tocco. Oh amore...Un
sorriso si distende sul viso di Robert, che riprende a parlare con
più calma. «Kristen
è stata per me una specie di salvezza, una luce che mi ha
fatto
capire molti punti ancora poco illuminati della mia vita, di quello che
sono, cosa faccio e perché. Mi ha reso il ragazzo, o uomo,
che
sono oggi e che oggi avete davanti. Senza di lei.. se non l'avessi mai
incontrata, probabilmente adesso sarei ancora un ragazzino di diciotto
anni che non sa cosa vuole dalla vita e che va' alla ricerca di
qualcosa che lo renda viva, ma che in un modo o nell'altro lo
ucciderà lentamente. Grazie a lei sono uscito da un tunnel
che
mi avrebbe lentamente portato chissà dove; Kristen
è
entrata nella mia vita in un modo banale e l'ha resa speciale. Era
lì.. una specie di scricciolo che non sapeva dove andare il
suo
primo giorno di scuola..» di nuovo quel sorriso timido e io
stringo più forte la presa sulla sua gamba, arrossendo fino
alla
punta dei capelli. «non so
perché, ma c'era qualcosa in lei.. qualcosa di diverso, di sincero,
che mi ha spinto ad avvicinarmi a lei quel giorno... l'ho amata dal
primo istante ma ho dovuto sbagliare un sacco di volte prima di
rendermene conto. E' stato amore a prima vista ma con molti ostacoli
sulla via, primo fra tutti il mio orgoglio e la paura di qualcosa che
non conoscevo e che avrebbe potuto portarmi non so dove.. e alla fine
mi ha portato qua. Lei
mi ha
portato qua, mi ha preso per mano e mi ha aiutato quando mi sentivo
inutile, stupido, troppo impedito per questa vita. E ha fatto tutto
questo mettendo da parte le sue paure, quelle paure che per troppo
tempo ho ignorato pensando troppo alle mie... ma anche lei aveva
bisogno di una mano e.. non posso dirvi se sono riuscita ad aiutarla
del tutto, questo dovrebbe dirvelo lei, ma... spero davvero che quel
poco che sono riuscito a fare sia stato d'aiuto, perché
tutto
quello che voglio è la sua felicità, vedere il
suo
sorriso ogni giorno, vedere lei
ogni giorno della mia vita, perché l'amo...».
Calò il silenzio.
Sentivo le lacrime scivolarmi sulle guance.
Ma erano lacrime di felicità.
Lacrime di orgoglio.
«Anche io
ti amo» sussurro, «da
sempre, per sempre».
Mio padre si alza e si avvicina a Robert, dandogli una pacca sulla
spalla con fare paterno. «Ottimo
discorso, ragazzo. Io stesso non avrei saputo fare di meglio per mia
moglie, e questo la dice lunga. Si vede proprio che siete giovani e
senza pensieri.. ma so che tu hai aiutato mia figlia, la vedo
più felice.. più se stessa da quando ci sei tu
nella sua
vita e di questo ti sarò per sempre grato, Robert».
«Grazie,
signor Stewart..».
«Oh,
di niente! Bene, adesso però possiamo anche mangiare, no? O
anche Dana vuole fare un discorso per Lizzie?».
Dana arrossisce e Lizzie scoppia a ridere, abbracciandolo e dandogli un
bacio sulla guancia. «Nah, ma
io voglio farlo per lui!» dice lei, scattando in piedi come
il fratello, «Dana
è il miglior ragazzo di sempre!».
Mia madre ride e anche Clare - dopo un attimo di esitazione - si unisce
a lei.
«Ottimo
discorso, Lizzie!» si complimenta mio
padre, «Dana,
vuoi dire qualcosa anche tu?», ma Dana fa' no con la testa,
imbarazzato da morire.
Lizzie si siede di nuovo e gli dà un secondo bacio, la sento
sussurrargli un «sei
tutto rosso! che carino che sei!».
Sorrido e mi lascio prendere dalla contentezza di Dana quando Lizzie lo
abbraccia, stringendolo forte come non l'avevo mai vista fare. Dana
sembra così felice che per me è una gioia
immensa.
«Ora
possiamo mangiare», mio padre fa' per tornare a posto, quando
Cameron lo ferma.
«Penso
che Robert debba finire il suo discorso, non è
vero?».
Guardo prima Cameron e poi Robert, confusa.
Cos'altro deve dire?
Robert annuisce e mio padre si ferma, la stanza è di nuovo
silenziosa.
L'espressione seria di Robert fa' smettere di ridere anche Dana e
Lizzie.
Victoria sembra sempre più arrabbiata.
«No..
infatti.. non ho finito».
«Oh..
be', continua allora» lo incita mio padre, «ti
ascolterò dal posto, ho davvero troppa fame»
scherza,
andando di nuovo a sedersi non senza aver prima dato un bacio in fronte
a mia madre.
«Ecco,
veramente... questa parte riguarda anche un po' lei, signor Stewart.. e
anche lei,» guarda prima mio padre e poi mia madre, che
assottiglia lo sguardo, attenta e sull'attenti.
«Dicci
pure, Rob».
«Signor
Stewart, signora Stewart.. John, Jules... vi ho appena detto che io
senza Kristen praticamente non vivo, non so stare al mondo senza di
lei, non saprei proprio come muovermi, ormai siamo diventati una cosa
sola. Ma Kristen mi ha anche sempre incoraggiato a inseguire tutti quei
sogni che prima di conoscere lei avevo riposto in un cassetto, quelli
folli, quelli che credevo impossibili ma che lei mi ha spinto ad
inseguire lo stesso. Vostra figlia è stata la mia ancora di
salvezza, ma anche il mio porto sicuro, quella spinta che mi ci voleva
per raggiungere l'obiettivo.. o almeno provarci, andare almeno in
quella direzione. Senza di lei, non saprei dove andare, invece con lei
un futuro ce l'ho, o almeno potrei costruirlo...».
Mia madre sembra sempre più sospettosa.
«Dove
vuoi arrivare, Robert?» chiede, incrociando le mani e
appoggiandole sul tavolo.
Robert deglutisce rumorosamente, sembra così indifeso. E il
fatto che sia mia madre a metterlo così tanto in soggezione
mi
dà alquanto fastidio. Perché se la prende con
lui? Non
vede quanto impegno ci sta mettendo in quello che sta dicendo? E'
così nervoso..
«Ho
trovato un lavoro!» annuncia Robert, lasciandomi senza
parole.
«Un... un
lavoro...?» domando.
Non ne avevamo più parlato dall'ultimo tentativo.
Non mi ha detto niente.
Niente.
«Oh,
fantastico, Robert» commenta mia madre, con un accenno di
sarcasmo nella voce, «ma
qualcosa mi dice che non è questo il punto cruciale del
discorso.. sbaglio?».
«N.. no.
Ehm... si, ecco...», Robert è completamente
entrato nel pallone.
«Che
lavoro, amore?», cerco di non sembrare confusa e arrabbiata
come
in realtà sono; perché non mi ha detto niente?
Non ne
sapevo proprio niente, non mi ha più accennato all'argomento
dall'ultima volta e adesso se ne esce con questo nuovo lavoro?
«Già,
Robert, che lavoro?»
si aggiunge mia madre, con un sorriso sornione sul viso. Appoggia il
viso sulle mani, attenta a non perdersi neanche un momento di quella
scena. Non capisco cosa stia succedendo.
«Mamma...».
«Musicista»
risponde Robert, «e
cantante».
Mi volto verso di lui, sconvolta.
«Rob..
ma.. no.. tu.. io non capisco...».
«Era
la mia sorpresa... insieme a un regalo che ti darò dopo. Ma
questa.. questa.. era la mia sorpresa, volevo dare questo annuncio
davanti a tutti, ma sopratutto io volevo chiedere.. una cosa ai tuoi
genitori».
«Sentiamo»,
mia madre sembra sul punto di mangiarselo in un solo boccone.
«Be'...
mi hanno preso per una.. una specie di tournèè,
ecco».
Non so se scoppiare a piangere o a urlare.
Io dov'ero quando è successo tutto questo?
Cosa ne è stato del "siamo una coppia, le decisioni si
prendono insieme?".
E perché non me ne ha parlato in privato invece che
sbandierare
la notizia ai quattro venti davanti a tutta la mia famiglia,
più
la sua, rischiando di rovinare tutto?
Non capisco proprio cosa sta succedendo.
«Qual'è
il permesso che vuoi chiederci, Robert?», mio padre si
è
alzato di nuovo, ogni traccia è sparita dalla sua faccia.
«Che
Kristen venga con me...».
«CHE
COSA!?» sbotta mio padre.
«Chissà
perché, me lo aspettavo..», sorride mia madre.
«Jules,
John.. mi.. mi dispiace così tanto», Clare si alza
e
raggiunge Robert, sorpassandomi e afferrando il braccio di Robert come
se fosse ancora un bambino che può trascinare a casa quando
si
comporta male. «Rob, hai
bevuto per caso? Questa.. questa è una follia!».
«Io
che mi innamoro è una follia! Tutto questo è solo
la sua
conseguenza, mamma» dice Robert, adesso completamente calmo e
sereno. Ha lanciato la bomba, il peggio è passato, ma adesso
sono io che devo ancora riprendermi dall'esplosione.
Non penso di aver capito a pieno il significato delle sue parole.
«Robert,
siediti, per piacere...» lo prega sua madre, ma lui si toglie
dalla sua presa e mi appoggia una mano sulla spalla.
Davvero sta cercando il mio appoggio?
Non ha capito quanto tutto questo sia... senza senso?
«Jules,
John, so che può sembrare folle, ma io senza Kristen non
vivo e
io devo seguire i miei sogni come lei mi ha insegnato, quindi ho
bisogno di lei per andare avanti. Vi prego di capire».
Ma capire cosa,
Cristo santo!?
Inizio a sentire lacrime di frustrazione farsi largo.
Non piangere, non
piangere, non piangere.
Ma è una
follia e io non ci sto capendo niente... sono persa e Robert non mi
spiega cosa sta succedendo.
«Vediamo
se ho capito..», mia madre si appoggia allo schienale della
sedia, accavallando le gambe, «tu hai
deciso di seguire i tuoi sogni, di viaggiare per il mondo suonando e ci
stai chiedendo il permesso
di poterti portare con te nostra figlia. Ho capito tutto?».
«Non
è per il mondo... solo qualche città... New York,
Chicago, roba del genere... Marcus, un mio amico, è riuscito
a
trovarmi questo lavoro e in alcune città verrebbe anche lui,
è un tipo apposto, molto maturo», ecco che il
Robert
insicuro tornava a farmi visita.
«Oh, non
lo metto in dubbio..», mia madre sembrava sul punto di
scoppiare a ridergli in faccia.
E questo mi faceva incazzare ancora di più.
Non mi stava di certo aiutando a capire.
«Sapete
che potete contare su di me. Io mi prenderei cura di vostra figlia, lo
sapete».
«Robert,
avete solo diciotto e sedici anni!» scattò mio
padre, «Pretendi
davvero che io ti lasci portare mia figlia in giro con te, da soli!?
Abbiamo chiuso un occhio per un sacco di cose solo perché
Kristen sembrava stare bene insieme a te, ma non posso chiudere un
occhio su questo! Non posso proprio, Robert. E' pazzo, folle, immaturo,
irresponsabile e incredibilmente stupido e incoscienze e se devo essere
sincero da te non mi sarei mai immaginato una cosa del genere! Proprio
tu che dici di volere la felicità di mia figlia la
metteresti in
un pericolo simile?».
«Non
sarebbe in pericolo! Ci sarei io!».
«Non
sapete prendervi cura manco di voi stessi!».
«Mi
prenderei cura di lei, glielo posso giurare su tutto quello che
vuole!».
«E come!?
COME PRETENDI DI PRENDERTI CURA DI UNA RAGAZZINA QUANDO NON HAI NEANCHE
UN LAVORO DECENTE!?».
«Fare
il cantante è un lavoro» si difende Robert, ma
sembra
davvero ferito dalle parole di mio padre. Lo sono anche io.
«No! NO
che non lo è! Non per un ragazzo e una ragazza come voi! Non
per la vostra età!».
Tutto quello che riuscivo a pensare era: no, ci sono cantanti anche
più giovani di me o di Rob, ci sono, ce l'hanno fatta.. non
è Justin Bieber, okay, ma possiamo farcela anche noi a
sfondare.
Robert è davvero il più bravo del mondo, per me.
«Guadagnerò
soldi a sufficienza per non farle mai mancare niente, lo
giuro!».
«ROBERT,
STAI MENTENDO A TE STESSO! E IO NON PERMETTERLO' CHE UN RAGAZZO COSI'
IRRESPONSABILE TRASCINI MIA FIGLIA, CHE NE HA GAIA' PASSATE TANTE, IN
UNA FOLLIA DEL GENERE! IO PROPRIO NON LO PERMETTERLO', NE' ORA NE'
MAI!», mio padre era fuori di sé, non l'avevo mai
visto in
uno stato del genere e mi faceva quasi paura.
«Papà...»
lo chiamai, ormai sull'orlo di una crisi di pianto. Il mio Natale era
rovinato. «Non...
non aggredirlo, per favore... non.. Rob.. adesso lui ti spiega tutto e
vedrai che.. che non sembrerà così folle... Rob..
amore,
puoi spiegarti meglio, per favore?», mantieni
la calma, Kristen, non lasciarti sopraffare o qui finisce davvero
male, è la volta buona che ti ricoverano per una crisi
isterica.
«Penso
che loro abbiano capito benissimo, piccola...».
Loro! Io no, cazzo!
Spiega anche a me, cazzo!
Voglio capire!
Riguarda anche a me ma sembra quasi che a te non importi!
«Penso che questo sia tutto.. tutto quello che c'era da dire»
annunciò mia madre, alzandosi per andare a prendere il dolce
in
cucina, come se niente fosse, mettendo fine al discorso.
Mi giro verso di lei mentre va' verso la cucina. «Mamma...?»,
ma lei non si gira.
Questa volta non mi starà a sentire.
Guardo mio padre e lui scuote la testa, come se fosse davvero deluso.
Deluso da me.
Ma io che ho fatto?
Io non sapevo neanche di questo piano assurdo!
Robert si siede di nuovo e con un sorriso enorme si gira verso di me,
prendendomi per mano. «Vedrai
che lo accetteranno.. gli serve solo tempo, poi capiranno quanto
è importante tutto questo e ci lasceranno andare. La prima
tappa
è fra due settimane, sarà grandioso, vedrai..
Marcus ci
raggiungerà a New York e Chicago e vivremo come in un libro,
come piace a te, sarà meraviglioso. Grazie amore» e mi
bacia sulla fronte, abbracciandomi.
Vi prego, voglio piangere.
Mi rifugio in bagno, ormai sull'orlo delle lacrime.
Robert è rimasto in cucina, vuole provare a parlare di nuovo
con
mio padre, dice che ha un modo per fargli capire la situazione... ma io
stessa ancora non ce l'ho chiara in mente.
Mi fisso allo specchio e provo a darmi una sistemata ma è
tutto inutile e alla fine lascio perdere.
La porta del bagno si spalanca e Lizzie entra come un uragano, «Perché
non mi avete detto niente!?» esclama, indignata.
«Non ne
sapevo niente, te lo giuro... sono sorpresa esattamente come te...», se non
molto di più.
«Non ci credo che
Rob ti ha tenuto all'oscuro di una cosa del genere, non è da
lui! Voi due fate tutto insieme!».
Lo credevo anche io.. «Non
so perché non me ne ha parlato.. non lo so
proprio» dico,
stringendo le mani sul lavandino e cercando di trattenere le lacrime.
«Ehi..?»
Lizzie mi appoggia una mano sulla schiena, gentile e sinceramente
preoccupata, «Magari
ha avuto solo... che so, una specie di.. colpo di testa o roba del
genere, è impazzito ma poi passa. Non può dire
sul serio!
Insomma, è una pazzia e pure una grandissima cazzata. Rob
non
è mai uscito da Londra e non può seriamente
pensare di
andare in America a fare il cantante senza sapere niente, a soli
diciotto anni, senza soldi o sicurezze. Non è proprio da
lui...», Lizzie sembrava cresciuta tutto in una volta, era
davvero strano.
«Ma è il
suo sogno...» dico.
«Lo
so! Ed è un bellissimo sogno, ho sempre pensato che Rob
potesse
diventare un grande cantante... un giorno, ma non adesso, non andando
così lontano da tutti quanti.. da me... uhm.. no, non
può. Non può!».
«Ma
sembra davvero convinto di quello che dice... e ha ragione, io l'ho sempre
incoraggiato a seguire i suoi sogni, non posso rimangiarmi la parola
proprio adesso!».
«Kristen,
non dirmi che gli stai dando corda! Ti prego, dimmi di no!».
«No! Ma... Rob...
sai com'è..».
«Ti dico
che non può dire sul serio... lo convincerò io,
ci parlerò io e..».
«Amore? Sei
là dentro?», la voce di Robert ci fa' subito
zittire.
Ci lanciamo uno sguardo e prima che me ne renda conto Lizzie mi si
avvicina, prende un pezzo di cartigenica e mi asciuga gli occhi, tira
fuori dalla tasca una confezione di mascara e me lo mette. «Si.. si, sono qua..
con Lizzie» dico, mentre Lizzie cerca di darmi un aspetto
decente, di una che non ha appena pianto.
«Oh, va bene.. be',
esci per favore, piccola, tua madre ha detto di volerci parlare in
privato».
Lizzie mi lascia andare e io apro la porta.
Robert mi sorride e mi prende per mano.
Sembra così dannatamente felice, così sicuro di
sé e pronto a tutto per ottenere ciò che vuole.
Sono davvero io la causa di tutto questo?
Io gli ho sempre detto di inseguire i suoi sogni, ma questa
è una follia.
Come pensa di sopravvivere là fuori? Come?
Non è realizzabile.
«Rob..
puoi spiegarmi che succede?» gli
chiedo, fermandolo prima di entrare in cucina.
«Okay, lo so che
è tutto inaspettato e magari adesso ti sembra folle ma tu
lascia fare tutto a me. Ti fidi?».
«Si, ma..».
Mi interrompe con un bacio sonore sulle labbra. «Brava
ragazza. Vedrai che tua madre alla fine ci darà
ragione»,
mi prende per mano e mi conduce dentro. Non mi sembra neanche
più la sera di Natale. Cameron, Victoria, Lizzie, Dana e
Taylor
sono in salotto a scartare i regali mentre io, Robert e mia madre siamo
in cucina ad affrontare l'ultima idea di Robert.
Non doveva essere il Natale più bello di tutti?
E allora perché adesso mi sento così sola e
sperduta?
Mia madre ci aspetta in cucina, con una tazza di caffè fra
le mani e mio padre accanto a lei.
Quando entriamo stanno parlando fra di loro ma smettono appena ci
vedono.
Clare è seduta su una sedia, ha lo sguardo assente.
Non penso che sia veramente qui con noi.
E in questo momento vorrei non esserci anche io.
Mia madre mi guarda e mi fa' cenno di sedermi, come quando avevo
tredici anni e venivo punita insieme ai miei fratelli per qualche danno
che avevano combinato loro ma per cui venivo punita anche io per averli
seguiti. E' la stessa cosa anche ora. «Kristen, tesoro,
non ti ho ancora sentita aprire bocca riguardo a tutto...
questo» mi dice.
Mi siedo vicino a
Clare, Robert resta in piedi accanto a me. «Non so che dire,
non se sapevo niente..» ammetto.
Mia madre accenna un sorriso. «Robert ha
organizzato tutto questo da solo?».
«Be', si».
Annuisce e passa a lui. «Come mai
non le hai detto niente?».
«Ho
dovuto rifletterci a lungo ed era una sorpresa. Comunque, penso che
dovreste seriamente ripensare alle mie parole, la mia idea è
valida e ve lo posso dimostrare».
Mia madre agita una mano come per scacciare via le parole di Robert. «Si, si,
certo, dopo. Clare, vuoi aggiungere qualcosa? Stai bene? Vuoi un..
thé o un caffè?».
Clare ci mette un po' per riprendersi dal suo mondo privato. «Non
lo sapevo neanche io... Robert è sempre stato molto maturo
per
la sua età... non lo dimostra, ma lo è. Se dice
che si
prenderà cura di Kristen io ci credo, ma... è
comunque
una follia e non dò il mio appoggio, per niente».
Robert sbuffa e appoggia una mano sulla mia spalla. «Posso
parlare?».
Mio padre lo fulmina con lo sguardo. «Non capisco proprio
come tu possa essere così sicuro delle tue idee. Non ti
rendi conto di essere un folle?».
«John...
signor Stewart, lei non è mai stato così
innamorato di
sua moglie da voler creare subito una famiglia con lei? Io voglio
questo con Kristen. Ma prima devo raggiungere i miei obbiettivi, quelli
che lei stessa mi ha sempre insegnato a rincorrere. Non farei mai del
male a sua figlia, la proteggerei anche a costo della mia stessa vita,
lo giuro. Ma devo farlo».
«E che ne dici di
lei?» chiede mia madre, «I sogni di mia
figlia dove sono in questo tuo grande disegno di vita!?».
«Ci
sono. Certo che ci sono. Potrà continuare a studiare, ci
sono
tanti corsi per diplomarsi online o a distanza e potrà fare
l'università se vorrà.. non gli farò
mancare mai
niente», sembra così sicuro di sé che
per un
secondo ci immagino pure noi due come nella sua fantasia.
Ma è solo un secondo, poi torno alla realtà.
«Non ci posso
credere, è anche serio Jules!» mio padre solleva
le mani al cielo, esasperato.
Mi volto verso Clare.
Lei mi accenna un sorriso di incoraggiamento e mi sussurra: «andrà
tutto bene...».
Mi stringo le mani in grembo e cerco di concentrarmi solo sulla mano di
Robert sulla mia spalla.
«Robert..»,
mia madre si strofina gli occhi con le mani, rovinandosi il trucco, «sai
benissimo che io.. io ti adoro, sei stato come un altro figlio per
tutto questo tempo e da tale ti sto trattando, mi capisci? Ti ho
accettato in casa mia per il bene di mia figlia ma alla fine mi sono
affezionata ma adesso devo trattarti come tratterei Dana o Cameron,
punendoti e sgridandoti quando ti comporti da ragazzino
immaturo».
«Non sono un
ragazzino, sono un uomo e da tale mi prenderò cura di vostra
figlia!».
Oh, davvero?
Ti prenderai cura di me?
Perché non lo fai adesso?
Perché ho bisogno di te e tu non mi guardi neanche.
«Robert, calmati,
per piacere» lo prega Clare.
«Mamma,
tu non capisci... questo è il mio futuro, la mia vita, e decido
io come
viverla e con chi!».
«NON
METTENDO IN MEZZO MIA FIGLIA!» sbraita
mio padre.
«Sua figlia
è nel mio futuro e nella vita, ecco perché la
metto in mezzo!».
«Avete soltanto diciotto e sedici anni, ti dico, cosa vuoi
saperne tu DELLA VITA!?».
«Niente..
assolutamente niente, lo ammetto. Ma ne saprò molto di
più una volta che mi sarò gettato in tutto
questo,
inseguendo quello in cui.. credo, capirò davvero cosa vuol
dire
essere vivo, felice e sereno insieme alla persona che ami»,
la
sua mano stringe forte la mia mano.
Oh, Robert..
perché non ne hai parlato prima con me?
Ne avremo parlato per ore.
Ti avrei ascoltato, ti avrei aiutato, avrei preparato il terreno con i
miei genitori... ma lui ha fatto di testa sua, e adesso io
non potevo aiutarlo.
Me ne stavo seduta lì, impotente, non sapendo che dire o
fare.
«Quindi
tu vuoi TENTARE, non hai un vero piano, un vero PROGETTO, tu vuoi
soltanto andare all'avventura trascinandoti dietro mia
figlia!».
«Ho
bisogno di lei!».
E io ho bisogno di te.
Ma ho anche bisogno che tu ti confidi con me.
Prima di parlarne con i
miei genitori, idiota.
«TU
HAI BISOGNO DI QUALCUNO CHE CUCINI PER TE, CHE TI LAVI I VESTITI, CHE
FACCIA TUTTE QUELLE COSE CHE TU NON SAI FARE MENTRE TE NE STARAI SU UN
PALCO A STRIMPELLARE UNA VECCHIA CHITARRA! ECCO, ECCO, DI COSA HAI BISOGNO,
ROBERT!», non ho mai
visto mio padre in questo stato, è davvero fuori di
sé e
sembra voler rendere Robert il più a disagio possibile.
Ma non potevo permetterlo.
Non potevo permettere a mio padre di distruggere tutto il lavoro che
avevo fatto sulla fiducia che Robert aveva sui suoi sogni.
«Papà,
Robert è davvero bravo» dico.
Lui mi fulmina con lo sguardo. «Non ora,
Kristen».
«Dico sul
serio, Robert... lui potrebbe farcela!».
«Grazie,
piccola..» mi sussurra Robert all'orecchio.
«Kristen,
tu non capisci. Sei ancora una bambina, non te ne faccio una colpa, e
non sai molto sul mondo là fuori. Questo perché
io e tua
madre ti abbiamo sempre protetta, hai avuto per tutta la vita tre
fratelli che ti hanno sempre tenuto d'occhio e hai sempre avuto una
spalla su cui piangere. Cosa succederà quando sarai da sola
con
Robert? Con chi piangerai? Chi ti proteggerà? Sarai sola, capisci? Sola,
bambina mia. Mamma e papà non ci saranno e tu sei ancora
troppo
giovane e ingenua per tutto questo...», si era piegato sulle
ginocchia per guardarmi in faccia e Robert si era irrigidito.
Sola.
Sola.
Sola.
Sola a piangere.
Sola senza nessuno con cui parlare.
Sola con me stessa.
Sola con i miei problemi, con le mie insicurezze.
Sola senza nessuna che riesca a capirmi, che mi conosca abbastanza bene.
Ma ci sarà
Robert.
«Ma non
sarò sola, papà... non proprio. Mi mancherete, ma
ci sarà Rob con me».
Mio padre scuote la testa, in disaccordo con le mie parole. «Quindi
ormai è deciso? Hai già preso la tua decisione?
Lo ripeto, è una follia».
«No, io
non ho... cioè, non è... sicuro, ma.. Rob..
Rob?» mi volto verso di lui, in cerca di aiuto.
«Abbiamo
due settimane per organizzare tutto, me ne occuperò
io» dice.
Mio padre si rimette in piedi, furioso. Si muove come un animale in
gabbia, si mette a fare avanti e indietro per la stanza. «Io
non posso crederci! NON POSSO! Non posso accettare che la mia unica
figlia femmina finisca a fare una vita del genere dopo che abbiamo
passato tutta la nostra vita a proteggerla! Io, tua madre, Cameron, i
tuoi fratelli, ci siamo sempre presi cura di te, Kristen! SEMPRE! E tu
come ci ripaghi? Decidendo di abbandonarci per seguire un ragazzo che
conosci da meno di un anno che ha deciso di intraprendere la carriera
più precaria che ci sia! E io non posso proprio accettarlo,
e mi
dispiace! Mi dispiace perché... perché io non
riesco ad
essere arrabbiato con te, Kristen... ho solo paura per te»,
tutta
la sua rabbia era sparita. C'era solo... ansia, preoccupazione e forse
un pizzico di delusione, che era la parte che faceva più
male di
tutte.
«Papà..»,
oh no, no, no, le lacrime no.. non ora.
«Non
voglio che tu soffra, Kristen. Voglio che tu abbia sempre e solo il
meglio, sempre e comunque».
«E io
farò in modo che lo abbia» si intromise Robert.
Mio padre alzò gli occhi al cielo. «Si,
certo...».
«Le
giuro su tutto quello che ho di più caro che so come
prendermi
cura di sua figlia, so come non farle mancare niente».
«Robert,
ti posso assicurare che tu non sai niente! NIENTE, ti dico! Non sai
come prenderti cura di te stesso, figuriamoci se sai come prenderti
cura di una ragazzina! UNA BAMBINA, ROBERT! KRISTEN E' ANCORA UNA
BAMBINA!».
Robert aveva già aperto la bocca per ribattere quando mia
madre
si mise fra loro due, sollevando le braccia con i palmi rivolti verso
di loro per dividerli. «BASTA!».
Robert serrò subito la bocca.
Mio padre fece un passo indietro.
Clare tirò un sospiro di sollievo.
Mentre io.. io sentivo soltanto i miei occhi diventare sempre
più lucidi.
«Adesso
andiamo tutti a letto e domani mattina, solamente dopo la colazione,
parleremo di nuovo di tutto questo. Kristen, Robert, avrete i vostri
regali domani mattina... adesso, per favore, andiamo tutti a letto.
Forza, andate..», sembrava una mia versione più
grande, e
più stanca, ma meno persa di me. Io non sapevo dove
muovermi,
lei invece aveva la situazione in pugno come sempre.
Mi alzai senza aspettare altro e andai in camera mia.
Ero seduta sul
letto da almeno un quarto d'ora, cercando di asciugarmi le lacrime che
non la smettevano di scendere, quando Robert entrò nella mia
stanza.
Il sorriso che aveva svanì appena mi vide in quello stato.
«Amore...».
«Non
è niente.. non è niente.. sto bene, ora mi
passa.. adesso mi passa, un attimo e passa tutto» farfuglio,
ma le lacrime continuavano a scendere senza sosta. Un senso di vuoto al
centro del petto non mi dava pace.
Robert si avvicina, mi solleva il viso con due dita e mi guarda negli
occhi. «Che
succede..?».
«Perché
non me ne hai parlato?» chiedo, continuando a piangere.
«Era...
era una sorpresa. Pensavo che saresti stata d'accordo con me, mi hai
sempre detto di inseguire i miei sogni.. lo sto facendo»,
adesso non sembrava più così sicuro di
sé. E faceva bene. Adesso eravamo solo noi due, non c'erano
adulti e io non mi dovevo trattenere.
«Robert!
Ti rendi conto di quello che hai appena fatto!? Mio padre.. oddio, non
l'ho mai visto così! Anche mia madre è furiosa e
la tua sembrava sul punto di un collasso.. e tu te ne stavi
lì, parlando come se niente fosse, dicendo di quanto sarebbe
stato semplice andare via, lasciare tutto e tutti e inseguire i tuoi
sogni, prendendo per certo che io ti avrei seguito
ovunque...».
Robert assunse le sembianze di un cucciolo abbandonato. «Non lo
faresti...? Non.. vuoi.. venire via... con me..?».
«Rob...».
Lui lascia andare la mano che tiene sotto al mio mente e fa' qualche
passo indietro. «Pensavo
che saresti stata dalla mia parta, almeno tu. Lo so che è
folle, Kristen, pensi che non me ne renda conto anche da solo? Mi
considerate tutti così stupido? LO SO BENISSIMO!».
«Non
urlare, amore.. calmati.. voglio solo parlarne con te... avrei
preferito farlo prima, certo.. ma ormai è andata,
quindi».
«Pensate
tutti che io non sia in grado di fare qualcosa per conto
mio!».
«Rob..».
«Voglio
che tu ti fidi di me, Kristen, perché sei l'unica persona di
cui io mi fido!», i suoi occhi mi stavano implorando di non
lasciarlo andare e il mio cuore mi stava obbligando a fare la stessa
cosa. Solo il mio cervello, quella parte almeno un po' razionale che mi
era rimasta, mi stava urlando di scappare via, di restare per sempre
fra le braccia di mamma e papà, di non allontanarmi mai
dalla mia famiglia, da Cam, dalle vacanze in famiglia, da tutto quello
che fino a quel momento avevo considerato il mio porto sicuro.
Ma forse anche i porti sicuri forse non sono poi così
sicuri.
Arriva un onda più grande delle altre e tutto cade a pezzi.
E nel mio caso quell'onda si chiamava Robert.
Aveva immerso tutto e io stavo affogando.
Tutto quello che mi restava da fare era lasciarmi trasportare dalla
corrente.
«Io mi
fido di te, amore..» sussurro.
«E allora
credimi quando ti dico che voglio renderti felice e voglio anche io che
tu abbia sempre e solo il meglio dalla vita e voglio che questo meglio
sia io a dartelo, amore, capisci? E per farlo devo cominciare a
camminare per conto mio, allontanarmi da tutto e da tutti portando con
me solo te e il mio sogno, che tu mi hai insegnato quanto sia
importante per me e la mia vita. Me l'hai insegnato tu,
ricordi?» si avvicina di nuovo e si piega sulle ginocchia,
prendendomi il viso fra le mani.
Averlo così vicino mi rassicura.
«Si.. si
me lo ricordo. Sei bravo, tu ce la farai, io ci credo».
«Ho
bisogno che tu mi ripeta queste parole per il resto della mia
vita».
«Allora
tu ripetimi che mi ami per il resto della nostra vita..»
dico, scoppiando di nuovo a piangere.
Robert si siede sul divano e mi prende in braccio, sistemandomi sulle
sue ginocchia. Mi aggrappo a lui e affondo il viso fra la sua spalla e
il collo, continuando a piangere mentre lui mi ripete «ti amo,
per sempre, per sempre, per sempre» mentre mi accarezza i
capelli.
Pov Robert
Kristen dorme accucciata contro il mio petto.
L'ho fatta cambiare e l'ho aiutata a pettinarsi i capelli prima di
andare a letto, era troppo scossa dai singhiozzi per farlo da sola.
Ha accettato.
O almeno penso che l'abbia fatto.
Ha accettato di seguirmi dovunque andrò, perché
mi ama.
Sono certo che i suoi genitori non creeranno problemi ancora per molto.
Ho avuto modo di conoscerli in questi mesi e su una cosa posso stare
certo: non farebbero mai niente che possa andare contro il volere delle
loro bambina e il volere di Kristen è seguire me.
Mi si spezza il cuore a vederla in quello stato, in lacrime anche nel
sonno.
Mi chiedo se questo mio piano abbia davvero un futuro.
Cosa mi è saltato in testa?
Ormai è andata.
Non si torna più indietro.
Più andrò avanti e più tutto questo
sarà più semplice. E non solo per me ma anche per
lei.
E' la prima decisione
importante della mia vita e sono felice che ne faccia parte anche la persona più
importante
della mia vita.
Vado verso la mia giacca di pelle appena nell'armadio e
tiro fuori una scatoletta blu che ho comprato qualche settimana prima,
stando bene attento che Kristen non la trovasse mai, nascondendola ogni
giorno in un posto diverso. La apro e osservo l'anello che
c'è dentro. Una piccola fedina d'oro, semplice ma davvero
bella persino per me; dentro, inciso, ci sono le nostre iniziali - RK -
e la frase "mi hai salvato. per sempre, amore".
Tiro fuori l'anello e me lo rigiro fra le dita, sollevando ogni tanto
lo sguardo per vedere se Kristen si sveglia. Osservo anche la chitarra
che mi ha regalato per Natale, ci scriverò una canzone su di
lei con quella.
Kristen si rigira nel letto.
Mi affretto a rimettere l'anello nella scatoletta, che mi infilo in
tasca.
«Rob..?
Amore.. vieni a letto..».
«Arrivo..
arrivo» mi siedo accanto a lei e le faccio appoggiare la
testa sulle mie gambe.
«Kristen,
devo farti vedere una cosa.. il tuo regalo di Natale».
Lei apre lentamente gli occhi e si mette a sedere, strofinandosi i
pugnetti chiusi sugli occhi.
«Il mio
regalo?», ha ancora gli occhi rossi per il pianto.
Mi chino per baciarle sulle labbra.
Hanno sapore salato di
pianto.
L'abbraccio e la stringo a me per un po'.
«Rob..
sto bene, sul serio. Ho solo bisogno di tempo..».
«Lo so,
lo so... e spero che il mio regalo ti faccia capire quanto sia
importante per me tutto questo e quanto tu sia importante per
me», le accarezzo una guancia e le porto una ciocca di
capelli dietro l'orecchio. Prendo un bel respiro e tiro fuori la
scatoletta dalla tasca.
Kristen trattiene il fiato. «Rob...
è.. è un..».
«Anello?
Si. Tranquilla, non ti sto ancora chiedendo la mano.. non ancora. Ma
è qualcosa di molto
simile. Voglio farti capire quanto sto facendo sul serio. Non solo con
la mia vita e con il mio sogno, ma anche con te. Potrei rinunciare a
tutto, ma mai a te» apro la scatoletta e osservo
l'espressione di Kristen mentre vede l'anello per la prima volta.
Sorride e allunga mano verso di me.
Prendo l'anello e glielo infilo nella mano sinistra, la mano del cuore.
«E'
meraviglioso..» dice, osservandolo quasi con soggezione.
«Un
giorno, al suo posto, ci sarà una vera fede, te lo prometto,
amore».
____________________________________________________________________________________
ehi! come va?
allora, vi è piaciuto?
spero proprio di si, anche se devo ammettere che è un
pochino palloso e noioso e ci sono stati più
litigi in questo capitolo che in tutta la storia, ma erano neccesari
per farvi capire che anche se john e jules permettono a kristen di fare
praticamente tutto quello che vuole anche loro sono dei genitori e come
tali si preoccupano per il futuro della loro bambina.
e diciamocelo!
robert è uscito fuori di testa!
persino io non sono d'accordo con lui!
insomma, andarsene di casa a quell'età per una cosa del
genere portandosi dietro kristen?
non penso proprio.
ma sapete com'è kristen! robert è robert e
all'amore non si comanda mica.
e voi, cosa ne pensate della decisione di robert?
come al solito mi aspetto lunghe recensioni coccolose!
dai, forza, mettetivi al lavoro!
al, se volete c'è anche la mia seconda storia - sto per
finire di scrivere il prossimo capitolo - e mi farebbe molto piacere
se leggeste anche quella, è sempre sui robsten.
"fire
and rain".
e scusatemi se non ho messo gif come al solito ma ero troppo presa
dalla storia e alla fine me
ne sono completamente dimenticata, scusatemi c:
mi amate lo stesso no?
quindi, niente, volevo solo ringraziarvi moltissimo per tutto questo e
dirvi che molto probabilmente mi sbagliavo e che questa storia
durerà un po' di più
vista la svolta che ha preso quindi.. non so, ringraziate anche le idee
folli di robert!
vi voglio bene,
alla prossima.
|
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Capitolo 30 *** oh.. shit! ***
Pov
Kristen
Mi
lasciai ricadere sul divano, o quello che negli ultimi otto giorni
avevo considerato tale, mettendomi a gambe incrociate con una tazza di
caffè-latte in mano, stringendola talmente forte da avere le
nocche bianche. Avevo fame ma nessuna voglia di mangiare, quindi avevo
optato per quello, giusto per mettere qualcosa nello stomaco. Sentivo
il rumore della pioggia contro i vetri del camper, era talmente forte
che temetti che i vetri potessero rompersi per via del vento che
imperversava fuori, faceva brutto tempo da questa mattina ma ormai mi
ero abituata al tempo di Londra. Saremmo partiti per Chicago da
lì a due settimane, visto che il famoso amico di Marcus
aveva
rimandato il viaggio ancora una volta, facendoci rintanare in questo
schifo di camper e trascinando Robert a ogni concerto, evento di
beneficenze, fiera di paese e roba così, usandolo come
apertura.
Non lo pagava neanche cento sterline a serata ma Robert non diceva mai
niente, ero sempre io a chiedergli come mai non protestasse, come mai
il suo "amico" non lo aveva ancora chiamato per avvisarlo di partire
per l'America. Non doveva fare concerti? E invece il mio grande
sognatore si ritrovava ad aprire le fiere di paese con una chitarra in
mano.
Ma lui sorrideva.
Quando stava sul palco sorrideva e sembrava sempre al massimo della
felicità.
Era quando tornava a "casa" che non era proprio di ottimo umore.
E come poteva esserlo? Anche io stavo uscendo di testa.
Vivere in un camper silenzioso quando si è abituati a una
grande
casa piena di persone e sempre rumorosa è un cambiamento che
lascia spiazzati, intontiti e confusi per un sacco di tempo e io non mi
ero ancora ripresa.
Robert non si era ancora abituato a un sacco di cose, ma di sicuro di
era abituato al camper, lo adorava.
Al contrario di me, che lo odiavo con ogni fibra del mio corpo.
Volevo una casa, un
posto che fosse solo nostro, dove estranei non potessero entrare
semplicemente dando una spallata alla porta fatta praticamente di carta
che persino io ero in grado di aprire senza chiavi. Ma Robert lo
adorava, diceva che era piccolo e confortevole e che poi era solo una
sistemazione provvisoria, che a Chicago avremmo affiatato una camera da
qualche parte o saremmo andati in hotel - tutte idee che non mi
attraevano per niente, ma questo mi ero ben vista dal non dirglielo.
Risate proveniente da fuori attirarono la mia attenzione.
La sua risata
attirò la mia attenzione.
Mi alzai ad andai ad appoggiare la tazza - non avevo toccato neanche un
po' del suo contenuto - nella cucina di un metro che avevo praticamente
davanti al divano e mi affacciai alla piccola finestra, scostando le
tende bianche ricamate - l'unica cosa di quel camper che mi piacesse
sul serio - osservando la scena che si stava svolgendo fuori: Robert
rideva spensierato tenendo con una mano il manico della protezione
della chitarra; i suoi nuovi amici li avevo già visti di
sfuggita altre volte, ma non ci eravamo ancora presentati e io non ci
tenevo neanche a farlo. Di loro sapevo solo che erano quelli che si
occupavano del dietro le quinte dei piccoli concerti di Robert e
avevano giusto qualche anno in più di lui.
Richiusi le tende prima che mi vedessero.
Mi sedetti di nuovo sul divano.
Guardai la sveglia che avevo appoggiato per terra, erano le due di
notte.
Mi piaceva aspettarlo, non riuscivo a dormire senza lui nel letto.
Per fortuna, dopo qualche minuto la porta del camper si aprì
e Robert entrò dentro salutando i suoi amici.
Si tolse la giacca e chiuse la porta, voltandosi verso di me con un
leggero sorriso stanco. Ma
almeno sorride. «Ehi.. sei sveglia, lo sai che
non mi piace, devi dormire, amore».
«Si..
lo so, ma.. volevo aspettarti», mi strofinai le mani in cerca
di
calore. In questa specie di rettangolo con le ruote, si gela.
«Lo
fai ogni sera, piccola..» si chinò per baciarmi la
fronte,
senza darmi il tempo di aggrapparmi a lui per un bacio decente che
bramavo da quando ero uscito questa mattina presto per le prove. «Ma devi
dormire».
Sbuffai, innervosita.
Non lo vedevo dalle dieci di quella mattina e tutto quello che aveva da
dirmi era che dovevo dormire?
Mi alzai e presi di nuovo in mano la mia tazza di
caffè-latte.
«Come
è andata la serata?», mi sforzai di far
sembrare la mia voce più serena e tranquilla, ma dentro di
me stavo per impazzire.
Lo sentii chiudere a chiave la porta del camper. Avevo una gran voglia
di urlargli qualcosa tipo "è inutile! se vogliono entrare
entreranno lo stesso, perché questo posto non è
sicuro e
in questo posto mi ci hai portato tu!" ma mi sentivo in colpa solo a
pensare una cosa del genere. «Mi
hanno dato ottanta sterline e ho dovuto anche chiudere il concerto,
è stata grandiosa..», ma neanche lui era fiero di
sé e io lo sentivo.
«Ottanta sterline..» sussurrai tra me e me, ed era
fuori casa da questa mattina. «E'..
più dell'altra volta» dissi, cercando di sembrare
positiva. Presi un sorso del mio caffè-latte, ormai freddo.
Non
avevo messo abbastanza zucchero.
«Kristen, non mettere zucchero nel latte, poi non
dormi» mi ammonì, vedendomi andare verso la
credenza.
«E'
amaro..».
«Poi
non dormi. Finisci di bere e andiamo a letto, okay? Sono stanco,
piccola e lo sei anche tu. Dovevi andare a letto, ecco
perché
odio che mi aspetti alzato», ecco
cosa intendo con "pessimo umore". Ma perché se la prendeva
con
me? Io lo aspettavo perché di andare a dormire senza sapere
che
stesse bene proprio non mi andava, non sarei riuscita a chiudere occhio
comunque. Ma lui aveva voglia di litigare per questo.
Misi giù la tazza con un sospiro. «Quante
altre serate devi fare? Quando andremo a Chicago?».
Robert si mise affianco a me. «Mi
farà sapere», l'avevo già sentita
questa frase.
Troppe volte. Mi tolse la tazza di mano e la mise nel lavandino.
Allungai una mano e aprii l'acqua per dargli almeno una sciacquata.
«Certo..
ti farà sapere.. come no..», il tono era uscito
più sarcastico del dovuto.
«Kristen,
non posso riempirlo di chiamate! Non funziona così questo
lavoro. Io aspetto e quando lui pensa che sono pronto mi chiama e
andiamo a Chicago, come ti ho promesso».
«Va
bene..», la voglia di litigare aveva lasciato il posto al
vuoto.
Volevo solo andare a letto.
Infilarmi sotto le coperte e dormire.
E svegliarmi nel mio
letto, a casa mia,
con la mia famiglia
che mi mancava da morire.
Le parole di mio padre mi ero ronzate in testa per tutto il giorno.
Follia, follia, follia.
Robert mise una mano sul mio fianco, stringendo il tessuto della mia
maglietta blu. «Siamo
entrambi stanchi, andiamo a letto amore..».
Mi staccai dalla sua presa e percorsi i pochi metri che separavano la
cucina dalla camera da letto. La stanza era ancora più
piccola
di quella che avevo per la mia camera a casa mia, il letto matrimoniale
occupava praticamente i due terzi della stanza e aveva un orrendo
copriletto celeste antico con dei cuscini verdi. Tutti i nostri vestiti
erano ancora nelle valigie e solo alcune cose erano state sistemate nel
bagno.
Mi infilai sotto le coperte prima che arrivasse Robert, cercando un
calore che non trovai.
Battevo quasi i denti.
«Lo
so, lo so.. il riscaldamento.. lo so» disse Robert entrando e
sedendosi dall'altro lato del letto per togliersi le scarpe.
«Si.. si
gela..».
«Devi
metterti qualcosa di più pesante. Domani ti compro un
maglione, okay?».
«Non
voglio uno stupido maglione nuovo, posso usare i tuoi di
vestiti..» dissi, rannicchiandomi ancora di più.
Anche se mi dava le spalle, lo sentii sorridere e ridere sottovoce. «Tutti
quelli che vuoi, amore».
Finì di togliersi le scarpe e si alzò per levarsi
anche i jeans.
Voltai il viso per godermi la vista del mio ragazzo che si cambiava.
Quando si girò di nuovo verso di me mi beccò in
pieno. «Ti piace
la vista?» mi stuzzicò, con un sorrisetto da
ragazzino malizioso. Oddio,
quello no. Potrei morire di vergogna in questo momento.
Le guance andarono in fiamme. «Stronzo..»
bofonchio, non sapendo che dire.
Ride e si infila un paio di pantaloni della tuta, lasciando
però il petto scoperto. «Sei
tutta rossa, Kris..» mi fece notare, come se io non lo
sapessi già.
«No,
giura! E' colpa tua, Pattinson».
Ride di nuovo, ma lo sento soltanto perché mi sono girata di
nuovo dall'altra parte, avvicinando le ginocchia al petto alla ricerca
di un po' di calore. Indosso un paio di pantaloni di Robert e una
maglietta a maniche lunghe di Cameron, che mi ha regalato prima di
partire. Dio, se mi manca mio fratello. Domani mattina lo chiamo.
«Kris..»,
Robert si era infilato a letto.
«Cosa
vuoi..?».
Si avvicinò, allungando una mano verso la mia pancia,
infilandola fra le mie gambe e il tessuto della maglietta. «Non
sono così stanco.. mi sei mancata.. tanto, tanto»
mi
attirò a sé con estrema facilità,
facendomi andare
a sbattere contro la sua schiena, le sue mani sul mio stomaco. Mi
baciò i capelli e scese sulla guancia. «Non
c'è bisogno del riscaldamento o di una stufa nuova, posso
riscaldarti io la notte..» mi
sussurrò all'orecchio.
Mi lasciai andare contro la sua schiena, appoggiando una mia mano sopra
la sua. «Anche tu
mi sei mancato tanto.. mi manchi ogni giorno, tutto il
tempo...».
Si irrigidì per un attimo, per poi tornare rilassato un
attimo dopo. «Lo so,
amore, e mi dispiace.. andrà meglio, te lo
prometto».
Promesse.
Sempre e solo promesse.
Promesse di un mondo migliore.
Di una vita insieme.
Di un futuro insieme.
Ma alla fine restavano sempre tali: promesse e basta.
Niente di tutto quello che mi aveva promesse si era avverato.
Dov'era il nostro piano?
Vivere in questo modo non mi piaceva ma decisi in quel momento che
avrei portato pazienza ancora un po'.
Mi fidavo di Robert, ciecamente, in ogni caso, anche a costo di
rimanere delusa.
«Rob..?»,
mi girai verso di lui, intrecciando le nostre gambe e trovando
finalmente il calore che cercavo quando lui mi strinse fra le sue
braccia, baciandomi sulla fronte.
«Si?».
«Andrà
tutto bene...?».
«Si. Non
ti lascio sola».
«Neanche
io ti lascio solo».
Sollevai il viso e premetti le mie labbra sulle sue. Misi una mano a
coppa dietro la sua nuca, attirandolo verso di me, mordendogli il
labbro mentre lui sollevava la maglietta e accarezza il mio stomaco,
giocando con l'elastico degli slip. Con uno sbalzo, mi misi sopra di
lui, incurvandomi verso il basso per continuare a baciarlo. Mi cingette
i fianchi con le mani, talmente forte da lasciarmi dei lividi che avrei
visto solo l'indomani mattina. Mi aiutò e liberarmi della
maglietta e fece distendere di nuovo, iniziando a baciare piano ogni
centimetro della mia pancia, salendo fino al seno e poi sul collo,
mentre con una mano sollevava l'elastico degli slip. Riavvicinai il suo
viso al mio proprio in quel momento, strozzando i miei gemiti contro le
sue labbra, che furono ben felici di accoglierli.
Cercando di fare del mio meglio, gli sfilai goffamente via i pantaloni,
lasciandolo in boxer.
Le sue labbra scesero sul mio collo, mordendo piano.
I miei pantaloni finirono presto da qualche parte sul pavimento insieme
ai suoi.
Mi restavano solo gli slip addosso.
Una sua mano tornò sul piccolo tessuto che ancora mi
copriva,
mentre l'altra andò sotto la mia schiena per sorreggermi.
Robert appoggiò la fronte contro la mia e mi
baciò dolcemente sulla punta del naso, sorridendomi.
Ricambiai il sorriso mentre lui si faceva timidamente spazio fra le mie
gambe, aprendole con la sua solita gentilezza.
Quando lo sentii entrare dentro di me, tutto quello che riuscii a
pensare fu: mio.
Era mio, solo mio.
E io ero sua, solo sua.
I movimenti erano dolci, gentili.
Nessuna spinta eccessiva, solo amore.
Arrivò prima di me, ma non per questo mi lasciò
andare.
Continuò finché non lo raggiunsi, per poi
crollare
esausto con la testa sul mio petto, dandomi piccoli bacini sulla curva
del collo. «Dormi..» disse.
«Mmh..»,
non avevo le forze di parlare.
«E' un
ordine, piccola, hai bisogno di dormire..».
«Mi
sei mancato così tanto oggi...» dissi,
accarezzandogli il
viso mentre gli angoli delle sue labbra si sollevavano timidamente
verso l'alto. Oh, un
sorriso da ragazzino,
probabilmente uno dei miei preferiti, ed erano anche diventati
più frequenti da quando eravamo in questa situazione. Forse
stare lontano da tutto e da tutti l'aveva davvero aiutato a diventare
più spensierato. «Domani
vieni al locale, con me?» mi chiese.
«Mi vuoi
lì?».
Il sorriso si fece
ancora più grande, aw.
«Io ti voglio ovunque».
Robert esce dal bagno con solo un asciugamano addosso, che copre giusto
il minimo indispensabile.
Mi sono svegliata presto per farmi la doccia per prima, anche se
lasciare le braccia di Robert dopo la notte di ieri è stato
più doloroso del solito.
Robert si passa le mani fra i capelli ancora bagnati, come il resto del
suo corpo scultoreo.
Arrossisco e finisco di infilarmi i jeans.
«Pensi
che disturberò?» chiedo.
«Dove?».
Alzo gli occhi al cielo. «Al
locale, idiota. Ieri mi hai detto che potevo venire con te..».
«Oh..».
Mi giro verso di lui, non sembra molto felice all'idea.
Un senso di inadeguatezza e delusione mi colpisce in pieno.
«Cosa
vuol dire "oh.."?».
«Niente,
non me lo ricordavo», torna in bagno e prende un asciugamano
che usa per asciugarsi la chioma dorata.
«No,
non è vero», li vado dietro, sforzandomi di non
puntargli
il dito contro come una pessima scena comica di una vecchia sit-com. «Dimmi
perché hai detto "oh". Non vuoi che venga? Dimmelo. Dimmelo
e io non vengo».
Robert mi sorride ma io conosco
quel sorriso e conosco lui e so che non è un sorriso vero. «Non
c'è nessun problema, piccola. Puoi venire con me tutte le
volte che vuoi».
«E
allora perché hai detto "oh"? Non si dice "oh" quando non
c'è qualcosa che non va!», dovrebbero farci una
legge.
«Kristen,
sei paranoica, te l'ho già detto..» si gira verso
lo specchio e si passa le mani fra i capelli.
A chiunque potrebbe sembrare un gesto comunque, ma per me non lo
è.
E' nervoso; ma per cosa?
«Paranoica,
Rob?».
«Si.
Paranoica. Non puoi iniziare un litigio solo perché ho detto
"oh". Adesso non posso neanche più parlare? Mi ero scordato
di
averti chiesto di venire, tutto qui».
No. Non è "tutto qui", e lo sappiamo entrambi.
«Okay..
come ti pare. E comunque non vengo!» dico, come una bambina
capricciosa mentre mi sto già sfilando i jeans saltellando
su
una gamba verso la camera da letto.
Sento Robert sbuffare in bagno. «Kristen,
per favore, per favore non iniziare!».
Sono così arrabbiata da non riuscire neanche a sfilarmi un
paio di dannati jeans. «Faccio
quello che voglio, Pattinson!».
«Iniziamo
a usare i cognomi, adesso?».
«Si!
Okay? Perché io.. oh, cazzo!».
Cado rovinosamente sul letto, a gambe all'aria e con i jeans ancora
mezzi infilati.
Robert entra in stanza e scoppia a ridere quando mi trova in questo
stato.
Si mette le mani sui fianchi e se ne sta davanti al letto, guardandomi
dall'alto in basso mentre io arrossisco.
«Dovrò
stare attento che tu non cada giù dalla sedia
oggi».
«Ti ho
già detto che tanto non vengo, non ci tengo
proprio!».
«Si,
si, certo, come no. Forza, alzati, scimmietta, ti aiuto a vestirti
visto che non sai fare manco questo senza di me..», mi porge
una
mano e io l'afferro subito, tirandomi sù.
«Tanto
non ci vengo con te...» mi lamento, chiudendomi i jeans.
«Vuoi la
mia felpa blu o quella nera, piccola?».
«Blu...».
Pov Robert
«Cosa
vuol dire che devo restare ancora qua un po' di tempo? Amico.. amico,
avevi detto che saremmo partiti entro pochi giorni, l'ho.. l'ho anche
già detto a Kristen».
«Rob,
mi dispiace, ma non posso accelerare i tempi, lo sai. Oh, ma ehi!, sta
venendo Marcus. Vedrai che lui ti spiegherà la situazione
molto
meglio di me. Ci sentiamo, eh? Stammi bene», chiude la
telefonata
prima che io possa urlargli contro.
«Pezzo
di merda...» dico sottovoce, mentre mi infilo il cellulare in
testa e mi giro verso il centro del locale, ancora vuoto a quest'ora
presto.
Kristen è seduta a uno dei tavoli, il portatile davanti, una
penna in bocca e un quaderno ad anelli vicino.
Le sono arrivati i primi compiti e non l'ho mai vista più
felice di fare matematica.
Ha qualcosa da fare.
Qualcosa che non
la faccia pensare al casino che ho combinato trascinandola con me in
questa merda, di nuovo.
Mi massaggio le tempie con le mani, cercando di mandare via il mal di
testa che si sta facendo sentire.
Luke, il barista, entra e mi saluta come ogni sera.
«Ehi, lei
è.. la famosa "Kristen"?» mi chiede, indicandola.
Forse ho parlato troppo di lei in questo posto.
E' che proprio non posso farne a meno, ce l'ho sempre in testa e quando
non è con me parlare di lei mi fa' sentire meno la sua
mancanza.
Allora perché
ti comporti come uno stronzo ogni sera?,
mi chiede quella fastidiosa vocina interiore - la stessa che mi aiuta a
scrivere le mie migliori canzoni, perché mi fa' scrivere
tutta
la verità anche se fa' male - perché ogni sera
torni a casa e sei un fascio di nervi? te la prendi con lei, non
è giusto!,
perché sono uno stronzo e me la prendo con me, e lo faccio
perché sta andando tutto a puttane. Il mio grande piano non
sta
andando come avevo progettato e quindi, per quanto mi riguarda, non sta
andando affatto.
«Uhm,
si».
«Non
è un po'.. piccola per te? Insomma, quanti anni ha in meno
di te?».
«Meno
di quanto pensi. Scusami, ma ora devo andare da lei. Non disturba,
vero? Ti assicuro che è un angelo, non parla
neanche».
«Tranquillo,
non ci sono problemi» mi dà una pacca sulla spalle
e va'
al bancone. Luke ha trentacinque anni, una moglie e una bambina di
cinque mesi e lavora in questo posto quando deve portare qualche soldo
extra a casa. Ci vado abbastanza d'accordo, ma in generale parlo molto
solo con le persone che lavorano con me sul palco o dietro le quinte
perché passo la maggior parte della mia giornata qui con
loro.
Mi avvicino al tavolo di Kristen e mi siedo accanto a lei, che subito
distoglie lo sguardo dallo schermo del computer dove una schermata di
testo mi mostra uno dei suoi ultimi capolavori scolastici.
«Cosa
è?».
«Mmh,
niente.. solo una cosa di scuola.. mi hanno mandato un sacco di cose.
Ho matematica, letteratura, filosofia, psicologia, storia americana e
inglese - l'ho richiesta io.. sai, ehm.. per.. è sciocco,
ma..
tu sei inglese e io volevo.. mmh..», è
così
adorabile quando va' nel pallone e inizia a balbettare. E il fatto che
abbia chiesto di
studiare storia inglese per me mi fa' sentire
incredibilmente importante.
Le porto una ciocca di capelli dietro l'orecchio, facendola arrossire.
«E' un'idea dolcissima, piccola, tu sei dolcissima»
le
lascio un veloce bacio sulla fronte mentre lei si morde il labbro e mi
mostra il suo quaderno con gli anelli.
«Sono
riuscita a fare qualche ricerca mentre chiamavi, e indovina?
C'è.. una specie di corso.. un corso.. online per il
diploma» mi mostra un indirizzo web che ha scritto a matita
sopra
un'equazione.
Capisco un secondo troppo tardi quello che intende. «Kristen,
ne abbiamo già parlato.. ho chiuso con la scuola, discorso
chiuso».
Kristen abbassa lo sguardo e chiude il quadernone. «Okay,
scusa.. era solo.. solo per dire, ecco.. okay, discorso
chiuso...».
Perché devi
deluderla ogni volta?
Perché non posso renderla fiera di me neanche una volta?
Mi torna in mente la prima volta che ho suonato per lei, il modo in cui
mi ha guardato.
Rivoglio quello sguardo su di me, ogni giorno, sempre.
Voglio renderla fiera di me e anche se faccio l'impossibile, finisce
sempre uno schifo.
«Ehi..»,
le afferro il mento cercando di fare piano e le giro il viso verso di
me. «Sei tu
l'intelligente fra i due. Io sono quello con la chitarra».
«Io non
sono intelligente e tu sei un ottimo cantautore. Amo ogni tua canzone,
specialmente quelle su di me».
«Cioè,
tutte. Scrivo canzoni solo su di te, amore».
Pov Kristen
«Allora,
mmh..», mi misi la fine della matita in bocca, mordendola
sovrappensiero mentre cercavo di capire come trovare una soluzione a
quell'equazione. Io e la matematica non eravamo mai andata tanto
d'accordo, ma fare tutto da sola senza nessun professore a mettermi
ansia, fretta o agitazione mi stava aiutando parecchio. Ero riuscita
più in qualche ora da sola che in mesi di lezioni. Il tavolo
del
locale che avevo occupato era cosparso di fogli, matite, evidenziatori
e foglietti più piccoli che mi servono per gli appunti; il
mio
computer occupa il resto dello spazio, insieme al quaderno ad anelli e
alla tazza di cioccolata che Robert mi ha fatto preparato cinque minuti
fa' prima di andare dietro le quinte a parlare con alcuni tecnici.
Sto evidenziando un passaggio del libro di matematica con
l'evidenziatore quando il mio cellulare si illumina e il nome di Sam
compare sul display.
Afferro il cellulare al volo. «Sam!».
«Oh, ma
allora sei viva!».
«Oddio,
scusa! Non ci sentiamo da tre giorni! E' che ho avuto un po' da
fare..», in realtà avevo la testa occupata dal
cattivo
umore di Robert che viene e va' ma non voglio farla preoccupare.
«Tranquilla.
Raccontami tutto, forza. Come va' con Mr Fuori di Testa?».
«Oh,
ehm.. ancora fuori di testa, credo..».
«Quando
partite per l'America? Insomma, è un po' che..
sai..».
«Non
ne ho idea, Sam.. Robert continua a rimandare e ormai penso che questo
suo amico sia solo un ciarlatano, ma non voglio dirlo a Rob, ci
resterebbe malissimo.. siamo solo noi due in questa cosa, e voglio
sostenerlo fino alla fine» dico, mordendo un'altra volta la
matita e chiudendo il libro di matematica.
«Un
conto è sostenere, un altro è far finta che vada
tutto
bene quando invece sai benissimo che questa cosa non stai funzionando.
Dovresti dirgli cosa ne pensi..».
«E
se invece mi sbaglio? Che succede se invece sono io che sono davvero
diventata paranoica - ormai me lo ripete tutti i giorni, è
snervante... - e dovrei solo avere un po' di pazienza? Non me ne
intendo del mondo della musica, forse questi sono i tempi giusti per un
grande successo! Che ne sappiamo noi due?».
«Vi ha
promesso concerti e invece che state facendo? Dove sei
Kristen?».
Sospiro, «Seduta
in un tavolo, di un locale.. che sembra uscito da un vecchio film,
vuoto, mentre Rob parla con i tecnici dietro le quinte. Si, so
benissimo quanto possa sembrare patetico ma.. non voglio abbandonarlo,
Sam, lo amo, ti giuro che lo amo da impazzire e il solo pensiero di
ferirlo... mi uccide», Sam aveva davvero fatto miracoli con
la
mia faccenda del "non so come parlare con le persone, non ho amici",
riuscivo a parlare con lei come con mia madre o Cameron, adesso.
«So
che lo ami... e mi dispiace tanto per questa situazione, ma sappi che
in ogni caso io ci sono, okay? Chiamami pure quando vuoi, anche alle
due di notte, anche quando sono a scuola, sempre, va bene?».
Sorrisi giocherellando con la pagina del libro di matematica. «Oh, Sam,
grazie.. non sai quanto conti per me poter parlare con qualcuno come
te.. oh, cazzo».
«Non so
se prenderlo come un complimento o no, ma è okay,
penso..».
«No! Ehm,
non era riferito a te..».
Avevo gli occhi inchiodati al palco, dove era appena salito Robert con
la chitarra in mano ma - e sembra strano anche a me - non è
lui
ad attirare la mia attenzione ma una ragazza. Una specie di Megan Fox
del country, con camicetta a quadri spalancata sulla
scollatura, pantaloncini in jeans corti fin sopra le cosce e stivali
neri alti. I lunghissimi capelli neri le circondavano il viso d'angelo
maledetto, con quelle labbra rosso sangue per via del rossetto e gli
occhi neri ricoperti di matita e mascara. Ma non era quella la parte
importante. La cosa che più mi aveva fatto scattare era il
modo
in cui si muoveva, volutamente sensuale mentre parlava con Robert. «Sam,
c'è Megax Fox davanti a me».
«Cosa?!
Megax Fox? Io la adoro! Chiedile un autografo!», la parte da
tredicenne era venuta a galla anche in Sam.
«Non la vera Megax Fox, era
un modo di dire. C'è una uguale a lei che sta parlando
con... Rob».
«Con Rob?
Cosa vuol dire che sta parlando con Rob?».
«Secondo
te cosa vuol dire!? Sta.. sta parlando con Rob, sono sul palco e lui..
cazzo, anche lui sta parlando con lei. E ridono! Sam, stanno ridendo,
non va' affatto bene! Quella lì ha una terza, io neanche una
seconda! Lei.. oh merda, è bellissima, è Megax
Fox e io
assomiglio al Bianconiglio...».
«Kristen, sei sicura di stare bene? Non ti ho mai sentita
così.. insicura e - quanto mi scoccia ammetterlo visto che
l'ha
detto lui - paranoica... sicura che non ci sia anche altro? Devi dirmi
qualche altra cosa?».
«C..cosa?
Sam, ma io sto benissimo..».
In quel momento lo sguardo di Robert si posò su di me.
Mi sforzai in un sorriso mentre anche Megax Fox si voltava verso di me.
«Sam,
adesso devo andare, ti chiamo appena posso, okay? Ti voglio bene,
scrivimi, okay? Ciao, salutami Tom, ti voglio bene, davvero, davvero,
davvero tanto..» chiusi la chiamata e mi alzai per
raggiungere
Robert sul palco.
Per fortuna il palco non era molto alto e bastò che Robert
mi
porgesse la mano per issarmi su per riuscire a salirci sopra.
«Kristen, questa è.. Kate» la
presentò Robert, visibilmente imbarazzato.
Kate mi lancia uno sguardo sfuggente, non sembra molto felice di
vedermi.
Sii gentile,
mi dico. Le porgo la mano.
«Ciao, piacere».
Kate osserva la mia mano sollevata a mezz'aria più del
dovuto prima di stringerla.
«Ciao».
Freddo, freddo glaciale, ecco cosa è la sua voce.
«Kristen, ehm, lei.. Kate, lavora qui.. canta, come
me».
Quel "come me", non mi piace per niente.
La mia mente inizia a elaborare mille significati nascosti che portano
tutti a un brutto finale.
«Oh, canti?», quello che realmente vorrei dire
è sparisci.
«Si».
«Da.. sola?».
Kate ritrova subito il sorriso, ma non è rivolto verso di
me, ma verso di Robert.
Si attacca a lui, appoggiandosi vistosamente al suo braccio con una
naturalezza che mi fa' scorrere un brivido lungo la schiena.
«Veramente, no! Ho chiesto a Robert di cantare con me,
stasera! E lui ha detto di sì!».
«Oh..», è tutto quello che mi esce di
bocca.
Vorrei sprofondare.
Vorrei andarmene da questo posto, preferirei essere dentro il camper
persino, dovunque, ma non qui. Non qui con Megan Fox che si struscia
sul mio ragazzo e io non posso fare altro che fingere un sorriso e
inventarmi una scusa per congedarmi. Visto?, quell'odiosa
vocina torna a farmi visita, non
sei abbastanza, si è già stancato di te! e ha
trovato anche una sostituta, guardo Kate, che continua a
sorridere e a parlare con Robert, che mi lancia occhiate preoccupate.
«Piccola, tutto okay..? Sei pallida».
«Non..
non mi sento tanto bene..», non vedi quanto sono gelosa,
Robert?
Questa ragazza è perfetta, mentre io sono semplicemente io,
non
ho niente di speciale, me ne sto semplicemente qua ad osservarti, non
riesco neanche ad aiutarti come vorrei e tu ti meriti tutto l'aiuto di
questo mondo, tutto il mio sostegno! E io che faccio? Me ne sto seduta
a un tavolo a fare matematica mentre tu trovi conforto in braccia che
non sono le mie.
«Vuoi che ti accompagni a casa..?».
Casa, che casa?
Ah, si. Quella.
Ma quella non è una casa.
Casa è quella dei miei genitori.
Casa è un posto dove ti senti bene.
Io non mi sento bene.
Io mi sento bene solo quando sto fra le tue braccia e in quella casa
non ci sono mai stati molti momenti del genere, litighiamo troppo.
«No.. ehm, io andrò.. andrò a fare due
passi.. poi... vado da sola, tu devi fare le prove», e io non voglio essere un peso.
«Non dire sciocchezze, ti accompagno», finalmente
si allontana da lei.
«No, no. E' okay, sul serio. Vado da sola, tanto devo
studiare. Dormo un po' e ripasso, tranquillo...».
Non sembra molto convinto e fa' per ribattere ma Kate lo precede. «Robert,
dobbiamo fare le prove, siamo in ritardo e non ci tengo a fare una
brutta figura davanti a tutti. Andiamo?».
Si, certo, vai con lei.
Vai o farai tardi, ovvio.
Con me è già troppo tardi.
«Kate, aspetta.. non vedi che si sente male?».
«Le
prove, Robert. Muoviti, forza».
Robert sbuffa ma annuisce, rivolgendosi poi di nuovo a me. «Sicura
di farcela? Mandami un messaggio se succede qualcosa, okay? Ci metto un
attimo a raggiungerti..».
«Si, si,
certo.. ehm, ciao» mi alzo sulle punte, li scocco un bacio
sulla guancia e - prima che possa vedere le lacrime che si stanno
accumulando nei miei occhi - mi giro e me ne vado.
*
Sono ore che mi guardo allo specchio.
Penso di non averlo fatto mai fatto davvero, non perché
così tanto tempo, non seriamente.
I miei capelli ramati cadono sulle mie spalle, e mi piacciono.
Robert adora i miei capelli, ci gioca sempre.
Mi sfilo la maglietta e resta in canottiera davanti allo specchio del
bagno, osservando le mie braccia pallide, il ventre piatto, il corpo
ricoperto di leggere lentiggini. Cosa ho che non va'?
Sono normale.
Ci sono migliaia di ragazze uguali a me.
Migliori di te!
Si, ci sono milioni di ragazze milioni di me. Come Kate.
Kate che adesso è con Robert.
Da quando sono così gelosa
e insicura verso la fedeltà di Robert?
Non sono mai stata una tipa gelosa.
Certo, quello che è mio è mio e basta e lo
difendo, ma ho sempre odiato quel genere di ragazze che non permettono
al proprio ragazzo di fare niente, non mi piacciono le scenate di
gelosia, non sono proprio il tipo.
Mi porto una mano alla fronte e apro il rubinetto, facendo scorrere
l'acqua finché non diventa gelida.
Mi bagno guance e labbra, cercando di controllare il respiro.
Non piangere.
Non piangere, cazzo. Non è successo niente, non fare la lagna.
Ma il mio corpo non aiuta: sono stanca e vorrei andare a letto.
Non ho fatto colazione, e non ho fame.
La sola idea di toccare cibo adesso mi fa' venire solo voglia di
vomitare. Mi appoggio al lavandino con entrambe le mani, facendo lunghi
e brevi respiri sperando di far passare la nausea che mi
piomba addosso quando nella mia testa di forma l'immagine di un pranzo.
«Oh.. merda!», mi copro la bocca con la mano.
Inutilmente, visto che poco dopo la tolgo prima di gettarmi
praticamente sul water e vomitare tutto quello che non ho mangiato in
questi ultimi giorni.
Vomito scossa da brividi.
Non ho mai vomitato molto nella mia vita.
Soltanto all'inizio, appena dopo "il fatto" ho vomitato per un po' per
via degli incubi e degli attacchi di panico che si impossessavano di me
all'improvviso, ma erano anni che non vomitavo in quel modo.
In più, non la smettevo di piangere.
Continuavo a pensare a Robert e Kate, insieme. A lei che lo tirava per
il braccio, invogliandolo ad andare alle prove. Che poi, gli aveva
davvero tirato il braccio? Era successo pochi minuti fa' eppure nella
mia testa era già tutto confuso e ingigantito, terribilmente
ingigantito.
Pov Robert
«Dovresti provare a mettere un po' più di..
allegria, in quelle tue.. canzoni».
«In che
senso, scusa?».
«Al
pubblico non piacciono i depressi, sai? E le tue canzoni lo sono;
depresse, intendo».
«Kate, io
scrivo da solo le mie canzoni, sono quello che sono io, se io sono
triste allora lo sono anche le mie canzoni, i testi rappresentano me..
ed è me
che deve percepire il pubblico» dico, ma lei non mi sta
prestando la minima attenzione, troppo impegnata a fare avanti e
indietro sul palco, sistemandosi davanti al microfono ogni tanto come
per provare come sarà stare lì davanti a un
pubblico.
So che genere di persona è Kate. Ne ho conosciute molte come
lei nella mia vita: hanno dentro una specie di ambizione che le porta a
non guardare in faccia nessuno, se vogliono qualcosa la ottengono, non
importa i mezzi che devono usare. Ho provato più volte a
usare anche io il loro metodo, riuscendoci molte volte, ma mi sentivo
sempre in colpa - anche se non volevo mai darlo a vedere.
Kate invece non sembrava avere neanche quello.
«Kate, mi
ascolti?».
«Si. Si,
certo. Senti, stavo pensando.. sono stanca, mi offri da
bere?» si girò verso di me, sorridendomi
maliziosa.
Mi venne in mente Kristen.
Kristen pallida e stanca.
Volevo solo tornare da lei e chiederle cosa avesse.
«Scusa,
ma penso che tornerò a casa per pranzo..» dico,
alzandomi dallo sgabello dove mi ero seduto per provare qualche
accordo.
«Casa?
Scherzi? Dài! Ci sono io! Mi annoio, sono sola!»
lasciò andare il microfono e camminò a grandi
passi verso di me, sicura di sé, ancheggiando.
«Kate,
cosa..?».
«Andiamo,
diciamo la verità..», appoggiò le mani
sul mio petto.
Il suo profumo era più forte di quello di Kristen.
Il suo era insistente, quello di Kristen era una carezza.
«Che
verità?».
«Non
essere sciocco... ho visto la tua.. "ragazza", se così
possiamo chiamarla. E' una bambina, a te serve una donna.. qualcuno con
cui divertirti»
sussurrò al mio orecchio.
Provai a spingerla via, disgustato, ma lei si era arpionata su di me
come una piovra.
«Kate,
forse non hai capito».
«Ho
capito benissimo. E anche tu. Avanti, divertiti, sei sempre
così serio..», circondò il mio collo
con un braccio.
«Kake,
scusami tanto, ma..», spingerla via era impossibile, le sue
unghie lunghe mi stavano perforando la pelle e se per alcuni ragazzi
questo era sexy, a me dava solo fastidio e mi mancavano le dita morbidi
e fini di Kristen. «non sei
proprio il mio tipo, anzi.. penso che tu sia solo il tipo da copertina
di Play Boy, e non è un complimento».
Invece che offendersi, un sorriso malizioso danzò sul suo
volto. «Penso di
avere un modo per farti cambiare idea..».
Pov Kristen
La nausea non sembrava avere intenzione di andarsene.
Mi misi in piedi a fatica, tenendomi al muro mentre cercavo il
cellulare nella tasca dei jeans.
Provai a chiamare Robert, ma squillò a vuoto.
Decisi di lasciargli un messaggio: «Rob..
puoi.. puoi tornare a.. mmh, c..casa? In fretta, per favore. Ci.. ci
vediamo dopo, ehm, ti amo..», per quanto potesse contare.
Buttai sul pavimento il cellulare quando un'altra ondata di nausea mi
colpì, costringendomi a buttare di nuovo la testa dentro il
water.
Scaricai di nuovo tutto quello che c'era nel mio stomaco là
dentro per almeno una buona mezz'ora.
Afferrai il cellulare, nessun messaggio.
«Cristo
Santo, Robert!» imprecai.
Mettiti in piedi, bella,
e vai a cercarlo, mi intimò quella orrenda voce
interiore.
Mi sollevai e arrancai - a fatica e rischiando più volte di
cadere a faccia in terra sul pavimento - fino alla porta del camper,
afferrai una felpa che Robert aveva lasciato sul divano e me la infilai
prima di uscire fuori. Stamattina, quando ero uscita, c'era bel tempo,
ma adesso si era annuvolato.
Arrivai al locale che stavo un po' meglio.
La nausea andava e veniva ma i giramenti di testa erano terminati.
Il locale era stranamente silenzioso: ma non dovevano provare?
«Amore?»,
lo chiamai.
Niente.
«Rob!»,
ma avevo vomitato troppo, la mia voce era un sussurro.
Poi..
un rumore.
«Kate, ho
detto di no».
«Avanti,
Robert..».
Mi avvicinai un po' di più, abbastanza per vedere cosa
stesse succedendo dietro le quinte..
.. Kate era avvinghiata
al collo di Robert, che forse
stava cercando di respingerla, o forse era un modo per avvicinarla
ancora di più, erano messi in una posizione che non mi era
molto chiara o forse ero io che avevo ancora i sintomi del vomito. Non
riuscivo neanche a muovermi, o a capire bene cosa stessi provando,
riuscivo solo a fissare la scena da qualche metro di distanza, con la
bocca che si apriva e chiudeva in cerca di aria.
Adesso il viso di Kate si avvicinava pericolosamente al viso di Robert.
Mi dava le spalle, mentre Kate..
.. lei mi stava fissando, da sopra la spalla di lui.
E sorrideva.
Un sorriso che mi fece salire il sangue al cervello.
«Robert!» urlai.
Kate finì lanciata contro la parete. La sentii imprecare
non-tanto-sotto-voce.
I suoi occhioni azzurri si puntarono su di me, «Kristen,
che.. che ci fai qui? Stavi male..», ed erano colpevoli.
«Anche
adesso sto male..», e non era una bugia.
«Kristen..
non è.. io e lei..».
Oddio, eravamo arrivati a quel punto?
Come eravamo arrivati al "non è come sembra" che ho sempre
trovato così fastidioso nei film?
Eppure eccomi qui, a chiedermi quale fosse la cosa giusta da fare.
Come prendere in mano la situazione.
«Non..
non rispondevi al cellulare...» dissi, «non..
non sapevo che.. uhm.. tu.. ehm», un brivido di freddo mi
avvisò che un altro conato di vomito era in arrivo, dovevo
muovermi o avrei vomitato lì. «io sono
stanca, Rob. Io sono stanca di questa situazione, sono stanca e sono
arrabbiata perché tu hai preso questa decisione - tutto
questo - da solo, senza chiedermi di niente, mi hai semplicemente presa
e trascinata con te. E io sono felice che tu mi abbia incluso nel tuo
sogno, ma.. se questo è il modo in cui tutto deve finire, io
non ci sto. Io voglio solo il meglio per te e tu lo sai.. ma non va'.
Mi sento.. come se non riuscissi mai a starti dietro, a capire quale
sarà la tua prossima mossa. Sono persa, e tu non stai
neanche provando a cercarmi».
Lui fece un passo verso di me. «Kristen,
non.. non mi hai mai detto..».
«Si,
invece! Si, io ci ho provato ma tu non mi hai ascoltato!».
«Mi.. mi
dispiace, io..».
«Ti ho
sempre incoraggiato a seguire i tuoi sogni, Robert, e voglio che tu
continui a farlo ma.. avresti potuto chiedere la mia opinione prima,
potevamo decidere tutto insieme, invece.. non so che dirti,
è tutto..», non riuscii a finire la frase
perché un conato di vomito mi riempì la bocca per
poi riversarsi sul pavimento.
«Cristo
Santo...» dissi, appoggiando le mani sulle ginocchia.
Un secondo dopo, il braccio di Robert mi circondò le spalle.
«Va.. va
tutto bene..?».
«No.. no,
non va tutto bene... io..», vomitai il resto della frase.
_____________________________________________________________
okay, ehm.
questo capitolo fa' schifo.
ed è stato un supplizio.
non mi piace.
neanche un po'.
forse l'inizio. di sicuro non la fine.
e poi, visto che voi siete molto intelligenti, avrete capito tutto di
sicuro.
allora, cosa devo dire...?
il comportamento di kristen è strano, vero?
molto strano, e non è da lei.
attacchi di gelosia, e non solo quel genere di attacchi.
uhm.
okay, mi ritiro, questo capitolo è una vergogna.
mi farò perdonare con il prossimo.
lo giuro.
sto lavorando anche al capitolo di "fire and rain" quindi..
perdonatemi,
anche per il super mega ritardo.
vi voglio bene,
alla prossima!
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Capitolo 31 *** i won't give up. ***
Pov
Kristen
Mai come il quel
momento quel camper mi era sentito più estraneo,
più
freddo e distante; era solo un barattolo di latta in cui
però
c'era un letto, un posto caldo dove poter dormire e finalmente
mettere fine a quella giornata iniziata troppo presto. Non era
neanche pomeriggio ma le nuvole si erano addensate nel cielo, creando
un atmosfera degna dei primi di gennaio. Perfetto, pensai,
l'atmosfera perfetta per il mio umore. Per la prima volta benedissi
il fatto che il Barattolo di Latta fosse abbastanza vicino al locale
dove lavorava Robert da poterlo raggiungere a piedi in dieci minuti.
«Kristen!».
«Merda..».
Cercai
di
accelerare il passo non appena sentii Robert corrermi
dietro.
«Kristen,
fermati, per favore!».
«Robert,
vattene! Lasciami sola» lo pregai.
Ma
Robert aveva gambe
lunghe il doppio delle mie e riuscì a raggiungermi in meno
di
un secondo. «Lasciami.. lasciami spiegare»,
però
li era venuto l'affanno per la corsa.
Mi
afferra il polso per
fermarmi ma con uno strattone riesco a liberarmi. «Spiegare,
Rob? Hai baciato quella troia!» urlo.
«Kristen,
pensi
sul serio che io abbia baciato lei? Mi conosci,
amore,
io..».
Mi
allontano, riprendendo a camminare con una
velocità che non credevo possibile per una che ha tutta
questa
voglia di vomitare, e non solo fisicamente. «Non lo so chi ha
baciato chi, Robert e non mi importa neanche. A me importa solo che
tu non sembri neanche un po' dispiaciuto, o almeno.. cazzo, non lo
so. Sono solo stanca e voglio tornare a casa e dormire e non voglio
che tu mi stia in mezzo ai piedi, non stasera, okay?» apro la
porta del camper e ci salto dentro talmente in fretta da farmi
aumentare la nausea in modo incredibile, costringendomi a coprirmi la
bocca con la mano per non rischiare di vomitare in mezzo al
"soggiorno".
«Ehi..
ma stai bene?» mi
chiede, appoggiandomi una mano sul braccio.
E
non voglio dirlo,
ma quel tocco mi rassicura subito.
«Si..
sto bene.. penso
di essere solo molto stanca...» mento.
«Kristen..»
mi aiuta gentilmente a sedermi sul divano e io glielo lascio fare
perché in questo momento è l'unica azione cosa
che il
mio corpo mi permette di compiere. E poi, ho paura di vomitare stando
in piedi. «per favore, devi
credermi..» mi prende
le mani e me le stringe forte. Sento gli occhi riempirsi di lacrime,
perché era da tanto che non lo sentivo così
vicino a
me. Neanche tutto il sesso del mondo può eguagliare una sua
stretta di mano e i suoi occhi che cercano i miei, mi sta
praticamente implorando di credere in lui, cioè quello che
ho
sempre fatto.. ma non stasera.
«Robert..»
levo le mie
mani dalle sue, anche se farlo è un po' come strapparmele
dal
polso. «no».
«No,
cosa..? Ho bisogno che tu mi
creda, perché io ti amo e..».
«Posso
andare a
letto..? Sono davvero tanto stanca..».
«Non
hai
mangiato molto oggi, però... sono preoccupato per
te» mi
accarezza una guancia, facendomi scorrere un brivido su tutta la
schiena.
«Non
ho fame..» dico, alzandomi.
Ma
subito un capogiro mi coglie all'improvviso e mi ritrovo fra le
braccia di Robert che è scattato in piedi per sorreggermi.
«Tu
non stai bene».
«Sono
solo stanca, ti ho
detto».
«No.
Vomiti, hai capogiri e sei pallida. Non
me la racconti giusta. Quindi.. adesso ti porto a letto e dopo decido
se chiamare o meno un medico..» mi cinge la vita con un
braccio
e io mi lascio andare contro il suo petto. Che sciocca che sono, lo
so benissimo ma adesso non riesco ad essere arrabbiata con lui, non
ne ho le forze e ho sempre avuto un debole per il Robert premuroso.
«No..
nessun medico, per favore... mi servono.. mi servono
solo un paio di ore di sonno..».
Non
mi rendo neanche conto
che siamo già in camera da letto.
«Forza..
sdraiati,
amore..» mi aiuta a farlo e mi sistema il cuscino sotto la
testa.
«Niente
dottori..» ripeto, ma non mi ascolta
neanche.
Mi
sfila le scarpe e si avvicina al bottone dei jeans ma
io lo fulmino con lo sguardo - usando le poche forza che mi restano.
«Non
provarci neanche..».
«S..scusa,
non..
non volevo, intendevo solo..».
«Be',
non farlo.. mi
tengo i miei jeans, sono comodi».
«O..okay,
va bene,
amore.. scusami» ritira le mani con un'espressione da cane
bastonato che mi stringe il cuore.
Se
l'è meritato mi
dice una vocina nella mia testa ma un'altra mi dice che sono una
grandissima stronza.
Robert
si infila le mani in tasca e continua
a guardarmi dall'alto della sua posizione.
Mi
rannicchio sotto le
coperte e provo a chiudere gli occhi e a ignorarlo.
Lo
sento
sedersi dall'altra parte del letto.
«Puoi
non.. si, uhm..
puoi stare dalla tua parte?» chiedo.
«Si..
certo..»
si sfila le scarpe, che ricadono con un tonfo sul
pavimento.
«Kristen..»
lo sento sedersi dietro la mia
schiena, terribilmente vicino. «posso parlare?».
«No..».
«Per
favore... io voglio spiegarti...».
«Non
c'è un
cazzo da spiegare... dormi e basta», ma la mia voce si
incrina
e una lacrima mi scivola lungo la guancia. Ringrazio il cielo che
sono girata di spalle.
«Si
che c'è qualcosa da
spiegare, Kristen, e lo sai anche tu.. amore, per favore» mi
sfiora la spalla ma io mi ritiro.
«Okay...
allora io parlo
e tu mi ascolti, va bene?».
«No!».
«Lo
prendo come un si, allora...» lo sento prendere un bel
respiro,
uno di quelli belli lunghi che ho imparato a conoscere: sarà
una cosa lunga. «non so bene da dove iniziare ma penso che
inizierò dicendo... grazie. Grazie per
esserci sempre
stata, anche quando tutto andava di merda, anche quando le cose si
sono fatte difficili e persino io mi sono fatto difficile, tu non hai
mai detto niente, non ti sei mai lamentata e hai accettato tutto pur
di rendermi felice, mi hai persino seguito fino a qui... so che odi
questo posto e il fatto che tu sia qui, anche... adesso, mi fa'
capire quanto tu mi ami. Perché mi ami, vero..?
Cioè,
mi ancora? Perché io ti amo e non.. a parte tutto il casino
che ho combinato in questo mese e anche prima.. oggi, stasera, ti
posso giurare che non ti ho tradito, almeno non con il cuore,
perché
quel bacio non era niente e so che può sembrare la solita
frase fatta e hai tutto il diritto di non credermi perché in
quest'ultimo periodo sono stato davvero uno stronzo incredibile, ma
credimi quando ti dico che ti amo e voglio che questa cosa funzioni e
voglio che tu resti nella mia vita e farò di tutto per farti
cambiare idea. Perché io ti conosco, Kristen, anche se non
sembra e puoi pensare che non sia così, io ti conosco e so
che
adesso stai pensando che è finita, che mi ami ma che non
puoi
ricominciare tutto da capo.. ma amore, non devi cominciare di nuovo
proprio niente! Il nostro amore è ancora qui! Non
è
andato da nessuna parte, piccola. Io sono qui, tu sei qui, e
resteremo insieme.. per favore.. Kristen, cazzo.. per favore, per
favore.. girati, guardami negli occhi e dimmi che mi ami
perché
ne ho bisogno.. ho bisogno che tu adesso mi dici che ami e che mi
perdoni, non per stasera.. per tutto quello che ho combinato da
quando ti conosco, per tutti gli sbagli, le cazzate, le bugie e le
scenate, tutto questo... per favore, per favore,
piccola».
Bene.
E
adesso?
Adesso
vorrei solo
piangere.
Piangere
abbastanza da non dover rispondere al discorso
di Robert.
Mi
sento uno schifo.
Per
il bacio, per il discorso,
per le lacrime, per il vomito e le vertigini. Per un sacco di cose ma
sopratutto perché non so cosa rispondere, non mi vengono le
parole.
«Per
favore, Kristen... amore..».
No,
Robert, no.
No,
okay?
Basta,
sta zitto.
«Sono..
sono stanca, Rob..».
C'è
silenzio.
Robert
non
dice niente, ma lo sento prendere un altro lungo respiro.
«So
che sei stanca.. piccola, è colpa mia se sei stanca e lo so,
me ne rendo conto benissimo e mi dispiace.. forse.. forse hai solo
bisogno di un po' di pace.. di riposo.. però, dimmi
qualcosa..».
«Sono
stanca, Rob.. te l'ho detto, non mi
sento tanto bene, l'hai visto anche da solo».
«Vuoi..
vuoi che ti porti qualcosa?».
«No».
«Hai
freddo, amore..?».
«No..».
«Fame..?».
«ROBERT!».
«Scusa,
scusa, scusa».
Chiudo
gli occhi e mi addormento.
*
Non sono
mai stata brava nel prendere decisioni, sopratutto quando si tratta
di amore, o in modo specifico di Robert. Perché lo
amo e
quando ami è tutto più difficile e non sempre
è
tutto bianco o nero, ma ci sono anche tante sfumature, lati oscuri
che non conosci finché non ci finisci dentro per sbaglio.
Come
adesso. Sono finita dentro un buco nero della nostra relazione e non
come uscirne. So che quel bacio non ha significato niente - in questi
giorni me l'ha ripetuto talmente tante volte che sarei una stupida a
dubitarne - ma ci sono tante altre cose che non mi fanno dormire la
notte. Come ad esempio il fatto che vomito appena mi sveglio, dopo
che mangio e a volte anche prima di andare a dormire e tutto questo
Robert non lo sa perché ho accuratamente evitato di farmi
vedere mentre lo facevo per paura che possa capire. No. Non
voglio neanche pensarci. E' assurdo e non può essere quindi
scaccio via il pensiero ogni volta che mi si presenta. E anche se
adesso Robert si comporta da ragazzo-perfetto-super-premuroso non
riesco a non pensare che lo fa' solo per farsi perdonare e dopo tutto
tornerà esattamente come prima, se non peggio.
Sollevo
la
testa dalla tazza del water.
E'
la prima volta oggi, e sono solo
le cinque del mattino.
Per
fortuna, Robert è ancora al bar
per una serata da crediti-extra.
«Merda..»
prendo un
pezzo di cartigenica e mi pulisco la faccia, poi mi alzo a fatica e
mi sciacquo la faccia e faccio un paio di gargarismi finché
non riesco a togliermi almeno un po' di quel gusto di vomito dalla
bocca. Mi trascino in cucina e prendo un sorso di acqua, poi di succo
di frutta e infine coca cola: niente, il gusto di vomito non vuole
andarsene dalla mia bocca.
Vuole
ricordarti perché è
lì.
No,
affatto.
Vuole
solo farmi avere un cattivo
alito.
Vado
in camera e prendo una mentina. Poi due e tre.
Venti
minuti dopo sono di nuovo riversa sul water e sento la porta di casa
aprirsi e Robert entrare in casa.
«Kristen?».
«Merda! Merda, merda, merda» impreco, cercando di
mettermi di nuovo in piedi.. ma non abbastanza in fretta.
Robert apre la porta del bagno e vedo i suoi occhi spalancarsi. «Kristen!
Cazzo, che hai?»
si affretta a correre al mio fianco e se da un lato non voglio che mi
veda in questo stato da un altro averlo accanto a me mi rassicura. Se solo potessi parlarne,
Robert.. se solo riuscissi a non negarlo anche a me stessa.
«Non ho niente, Robert..» mi
siedo sulla tazza del water, tenendo le mani sul grembo.. no, tolgo le mani e
le lascio cadere sulla lastra fredda di ceramica.
«Pensavo stessi meglio.. pensavo che
avesse smesso, sai, il vomito... perché non me lo hai
detto?».
«Ha ripreso stamattina..»
mento.
«Sei pallida..» solleva una
mano e mi accarezza una guancia.
Vorrei scostarmi, ma non lo faccio, perché la sua mano sul
mio
viso è una sensazione bellissima e mi mancherà.
«Sono solo stanca..», quante volte dirai questa bugia?,
ma non è una bugia, almeno non del tutto, io sono davvero stanca solo
che non è questa la vera ragione per cui sto mandando tutto
a puttane.
Tu mandi tutto a puttane.
«Okay,
amore.. sei stanca, va bene.. stanca. Vuoi dormire? Ti porto a letto,
forza» mi porge la mano e io l'afferro senza pensarci. Vorrei
far durare questo momento per sempre ma so che forse è
meglio non illuderlo troppo. Appena arriviamo a letto tolgo la mia mano
dalla sua e mi siedo dall'altra parte, dandogli le spalle
perché non vedo la mia lotta per non far cadere neanche una
lacrima. «Kristen, amore.. possiamo parlare?», ci
prova tutta le notti, ogni volta che andiamo a letto mi fa' questa
domanda e io dico di no, ma stasera ho davvero voglia di sentire la sua
voce.
«Ti ascolto..».
«Voglio che parli anche tu,
però..».
«Rob..».
«Okay, okay.. si, scusa. Ehm, volevo solo
sapere come stavi.. sul serio, però».
«E' stata solo una ricaduta..»,
bugia numero due per
stasera.
«Una ricaduta? Mmh, sicura?».
«Si..», bugia numero tre.
«Quindi adesso stai.. bene? O hai ancora
voglia di vomitare?».
«Sto benissimo», bugia numero quattro e tanta
voglia di vomitare di nuovo.
«Amore..».
«Sono solo stanca, Robert..»,
questa scusa sta iniziando a far schifo persino a me, non immagino
neanche cosa prova lui.
«Va bene.. allora.. notte,
piccola».
«Notte..».
E muoio dalla voglia di baciarlo, di chiedergli scusa, di implorarlo di
lasciar perdere queste ultime settimane e tornare a casa nostra,
cioè mia.., vorrei poter dimenticare questo schifo di posto
dalla mia mente insieme a tutti i ricordi che ha portato, ma non posso
e tutto quello che posso fare è sdraiarmi dall'altra parte e
chiudere gli occhi, lasciando finalmente scorrere le lacrime sulla mia
guancia e poi sul cuscino, cercando di fare il più piano
possibile.
Pov Robert
Provo a prendere fiato, a mettere qualcosa nei polmoni, ma sembra che
il mio corpo si rifiuti quasi di andare avanti sapendo che Kristen
è dall'altra parte del letto e sta piangendo per colpa mia.
Non posso abbracciarla, non posso rassicurarla e non posso neanche
scusarmi perché l'ho fatto talmente tanto negli ultimi
giorni che ormai la parola "scusa" ha perso ogni significato per noi
due. Non so cos'altro posso fare, ma so che devo fare qualcosa
perché sento che lei si sta allontanando, pian piano sta
tornando la ragazza dei primi giorni in cui l'ho conosciuta: bellissima
e irraggiungibile. E io non posso sopportarlo, non posso sopportare di
perderla un'altra volta, lasciare che il mio carattere di merda crei in
lei nuove insicurezze, la ragione principale per cui si chiude come un
riccio.
Mi giro dall'altra parte e la guardo dormire.
Anche nel sonno le sue mani si chiudono a pugno sul lenzuolo, in cerca
di qualcosa, o in lotta.
Mentre dormiva, si è girata dalla mia parte, mostrandomi
senza volerlo il suo bel viso rigato della lacrime come ogni notte.
Allungo una mano e le accarezzo una guancia.
Kristen spalanca subito gli occhi, cogliendomi di sorpresa.
«Scusa.. non volevo svegliarti.. stai
piangendo, amore..» mi avvicino a lei, restando sdraiato.
«Rob..» anche lei si avvicina e
solo dopo, in ritardo, capisco che mi sta abbracciando.
Intreccia le sue gambe alle mie mi circonda il collo con le braccia,
scoppiando a piangere contro il mio petto.
Le accarezzo i capelli, cercando di rassicurarla. «Shh..
shh, amore, andrà tutto bene, te lo prometto.. sono felice
che tu sia di nuovo.. te stessa, lasciati andare adesso.. stai con me,
Kristen, non allontanarti..».
«Ti amo..», quasi geme.
«Anch'io amore.. anche io».
«Ma non ce la faccio, Rob.. non ce la
faccio», stringe il suo piccolo pugno sulla mia maglietta,
affondando il suo viso ancora di più contro il mio petto,
rannicchiandosi come una bambina piccola.
«Si che ce la fai, Kristen.. tu sei
forte, ricordi? Ce la facciamo insieme, amore».
«No, Rob, non è
così!».
«Si, amore, noi...».
«Rob, no» si
stacca da me e si siede sul materasso, strofinandosi il viso con le
mani. «Ho bisogno di andare via».
Ci metto un minuto buono per capire le sue parole, e anche dopo non
hanno molto senso per me.
«Andare.. via? Oh... okay, be',
possiamo.. non so, chiedere a Marcus di ospitarci da qualche parte o se
vuoi..».
«No, Robert! Non noi, io! Io voglio
andarmene..».
«VUOI LASCIARMI?!».
No.
No.
No.
NO.
Ditemi che
è un incubo, vi prego.
Ditemi che adesso Kristen mi bacia e finisce tutto.
Che ogni cosa adesso torna al suo posto.
Dio, mi spaccherei la chitarra in testa in questo momento.
Mi ucciderei in questo momento se servisse a risolvere questa
situazione.
Cristo Santo, adesso mi rendo conto di tutti gli errori che ho commesso
con lei e di quanto stupido, immaturo, irresponsabile e coglione sono
stato e di quanto lei non se lo meritasse.
Ma nonostante tutto, non voglio arrendermi.
«Rob, calmati...» sussurra lei,
abbassando lo sguardo.
«MI STAI LASCIANDO, KRISTEN? PERCHE' E'
UNA CAZZATA E LO SAI ANCHE TU!».
«Non urlare...».
«URLO QUANTO CAZZO MI PARE,
RISPONDIMI!».
«NO! Non voglio lasciarti.. voglio solo
andare via, è diverso...».
«In che modo!? SENTIAMO!».
Datti una cazzo di
calmata, Pattinson, sta tremando!, mi suggerisce la mia
coscienza, ma non la ascolto, sono troppo incazzato. Con me, con il
mondo, con Kristen che trema e non mi risponde. Ma sopratutto con me,
perché è colpa mia e non so gestire tutta questa
situazione senza rovinarla ulteriormente.
«Ho solo bisogno di un po' di pace.. di
riposo.. me l0 hai detto anche tu!».
«Si, ma intendevo CON ME!».
«Ma la pausa la devo prendere da te!
Robert, ascoltami... hai ragione, non sto tanto bene in questi giorni e
ho davvero bisogno di stare un po' per i fatti miei, capisci? Non
voglio lasciarti, né tradirti, né altro, voglio
solo tornare a casa mia per un po'.. pensare, dormire magari...
nient'altro, per favore.. posso?» si inginocchia davanti a me
e mi accarezza il viso, scostandomi i capelli ancora arruffati dal
sonno con la sua solita dolcezza. «Ti
amo» mormora, dandomi un bacio casto sulle labbra.
Il primo bacio dopo il nostro litigio.
Mi mancavano così tanto le sue labbra.
Appoggio una mano sulla sua schiena e l'attiro verso il mio petto,
premendo con forza le sue labbra sulle mie, facendola gemere - anche
questo mi mancava davvero tanto - ma decido di fermarmi qui. «Ti
amo anche io..».
«Starò un paio di giorni da
Cameron.. l'ho chiamato ieri, è d'accordo..».
«Non mi hai detto niente..».
«Te lo sto dicendo adesso, Rob.. Cameron
si è trasferito in un appartamento non lontano da casa mia,
a Londra. Starò da lui una settimana, forse di
più, dipende. Poi torno qua.. e risolviamo la cosa, ma prima
devo stare per conto mio, pensare.. e anche tu ne hai
bisogno».
«Mi mancherai....».
«Anche tu..» mi accarezza la
guancia, accennando un sorriso triste mentre una lacrima le riga il
viso.
«Mi
chiamerai?».
«Tutti i giorni..».
«Cosa hai detto a Cameron?».
«Mmh... che abbiamo litigato e che ho
bisogno di tempo per me stessa».
«Mi odia, sicuro».
«Un po'.. ma gli stai simpatico, lo sai,
è che sono l'unica sorella che ha ed è un
rompipalle... ma non importa, ti chiamerò lo stesso e ti
manderò trecento sms al giorno, ma dovrai anche lasciarmi
tempo per pensare, mh?».
«Chiaro... ma mi mancherai
terribilmente... ho combinato un casino, Kristen.. e adesso tu te ne
vai» non ce la faccio più a resistere e
l'abbraccio, stringendola a me come non facevo da troppo tempo. Respiro
il suo profumo finché non penso di essermelo impresso bene
nella testa.
«Rob, non.. non fare
così...» ma sta piangendo.
«Non andare...» la imploro,
stringendo ancora di più la presa.
«Non..».
«Per favore... non faccio più
casini, Kristen, promesso..».
«Rob.. amore, per favore..
torno, lo giuro».
«Non
voglio che vai via...» gli occhi mi diventano
lucidi e una lacrima fugge via, forse anche lei vuole rincorrere
Kristen. So che i ragazzi non dovrebbero piangere, ma mi sembra la fine
del mondo, la fine del mio
mondo.
«Non sto andando via..» spinge
il mio viso contro il suo collo e mi accarezza i capelli, mentre io mi
aggrappo a lei come un bambino, sentendomi sempre più perso,
senza un posto a cui appartenere adesso che lei sta andando via senza
di me, per colpa mia, per chissà quando. «ho
solo bisogno di un po' di tempo, amore..».
«Te lo do il tempo, te lo do io il tempo,
Kristen.. t..tutto il t..tempo c..che vuoi, ma..ma non andare..
v..via», faccio
schifo, sto piagnucolando come una femminuccia.
«Ne ho bisogno, amore.. capisci? Per
favore, non renderlo ancora più difficile..».
Fatti forza.
Fatti forza per lei.
«V..va.. va bene».
«Sul serio..?».
«Si..si. Chiamami tutti i giorni
però. Cristo, mi manchi già adesso».
*
Accompagnare Kristen all'aeroporto è stata la cosa
più difficile che abbia mai fatto in vita mia.
Mi ha ucciso lasciarla andare.
Osservarla mentre con quello stupido zainetto si imbarcava per andare
via.
Andare via da me, poi.
Perché ho rovinato tutto, ancora una volta.
Ho combinato un casino, ancora una volta.
Ho perso la persona più importante della mia vita, ancora
una volta.
Mi siedo sul divano, di quel camper che ora inizio a odiare anche io, e
faccio una cosa che non ho mai fatto ma che, da quando conosco Kristen,
è capitata anche troppe volte e mai per colpa sua ma solo
mia: piango per me stesso.
«Robert Pattinson» mi dico,
tirando su con il naso, «sei
un coglione», mi alzo e prendo la chitarra, quella che mi ha
regalato Kristen e vengo preso da un forte moto di rabbia: voglio
spaccarla, preferibilmente sulla mia testa. Ma poi mi dico che non mi
merito neanche quel sollievo, così mi limito a prenderla in
mano, sedermi di nuovo sul divano, e piangere mentre canto tutte le
canzoni che mi ricordano lei.
Pov Kristen
Casa di Cameron è piccola, ma non ci faccio molto caso. Non
mi chiede niente, non mi sgrida neanche per non essere andata prima da
mamma e papà, si limita ad abbracciarmi appena metto piede
in casa. Mi dice che mi vuole bene e che le porte della sua cazzo di
casa sono sempre aperte per me, qualunque cosa succeda. E' questo
quello che intendo quando dico che tra me e Cameron c'è un
rapporto speciale, è più di un fratello per me,
è un pezzo di me, come Robert - solo che con Robert le cose
alla fine si complicano sempre e con lui ci vado a letto e lo amo e
blablabla, si è capito - e non potrei vivere senza mio
fratello, perché ogni ricordo della mia infanzia
è legato a lui. Mi ha insegnato tutto quello che so,
compreso come andare in bicicletta e come tirare un calcio in mezzo
alle gambe di un ragazzo quando prova ad allungare la mani, fin da
piccola ho sempre amato passare il mio tempo con lui e dal canto suo
Cameron non si è mai comportato come gli altri fratelli che
scacciano via le sorelle più piccole, ma mi ha preso messo
sotto la sua ala e anche questa volta non fa' eccezione.
Dopo vari battibecchi, Cameron mi caccia in camera sua.
Ho lottato per il divano, ma lui non ha voluto sentire ragioni.
Mi faccio una doccia e mi metto il pigiama.
Mentre mi asciugo i capelli, controllo il cellulare.
"Mi manchi. Chiamami
appena puoi, per favore. Ti amo.
R.".
Mi sdraio a letto, allungo una mano e prendo il cellulare dal comodino.
«Kristen?».
«Cameron mi ha spedito in camera sua, non
mi ha lasciato dormire sul divano» dico, a mo' di saluto.
«Ha fatto bene».
«Stai dalla parte di mio fratello,
Rob?».
«A quanto pare. Come stai?» e
finalmente lascia scaturire il tono preoccupato.
«Stanca.. ma volevo chiamarti prima di
andare a letto».
«Grazie...».
«E di che..?», non piangere, non piangere.
«Sei sicura di aver fatto la scelta
giusta..? Sai che puoi tornare qui quando vuoi...».
«Lo so...».
Lo sento sospirare, rassegnato. «Va
bene... rispetterò la tua scelta e ti lascerò i
tuoi spazi. Tanto poi torni. Perché torni da me,
vero...?», sembra un cucciolo smarrito e mi si spezza il
cuore.
«Ho solo bisogno dei miei spazi, amore..
sono successe tantissime cose da quando ti conosco e tra una cosa e
l'altra mi sono resa conto di aver mai avuto davvero il tempo di
rifletterci su veramente e adesso voglio farlo. Voglio capire cosa mi
ha spinto a diventare come sono adesso e perché ti amo
tanto, voglio capire come posso migliorare le cose e se devo farlo, o
se semplicemente devo abituarmi a tutto questo. Voglio tempo per
pensare a noi, ma sopratutto a me, Robert.. a me, e te.. come due cose
divise che si sono incontrate e sono diventate un "noi", ecco tutto...
ma tornerò sempre da te, amore, sempre».
________________________________________________________________
ooookay, prima di tutto: scusate per la brevità, ma questo
capitolo è già una lagna da solo e se lo avessi
continuato sarebbe diventato sia un supplizio per voi che avreste
dovuto leggerlo tutto sia me che avrei dovuto scriverlo,
quindi mi scuso ma è meglio così.
in ogni caso,
non disperate.
lo so che fa' schifo e fa' deprimere, ma...
la storia doveva avere un punto così prima o poi, no?
non so che altro dire quindi mi limito a dirvi che vi ringrazio che
avete letto questo schifo.
vi voglio bene,
alla prossima.
(non mi merito recensioni lunghe ma ve ne sarei grata lo stesso).
ps. avrei un favore da chiedervi: qualcosa di voi sa come si mettono i
video nei capitoli? non il link.
proprio il video che si veda, cioè tu clicchi e parte. (si,
mi spiego una merda) quindi, non so, se avete
capito qualcosa della mia spiegazione e lo sapete fatemi un fischio,
graaaaazie.
|
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Capitolo 32 *** i can't do this. ***
Pov
Kristen
Mi
siedo sul letto, fissando l'oggetto che ho fra le mie mani. L'ho
comprato questa mattina, subito dopo che Cameron è uscito di
casa per andare a pranzo fuori con Victoria, la sorella di Robert.
Naturalmente, prima sono passata a casa mia, ho salutato mia madre e
mio padre e anche Dana e Taylor; ovviamente a loro non ho spiegato il
vero motivo della mia presenza lì, gli ho detto
semplicemente
che Robert mi aveva accompagnato da loro e che era passato a salutare
alcuni suoi amici mentre io ero lì. Mio padre mi ha creduto
o
almeno non ha fatto domande, mentre ho sentito lo sospetto di mia
madre ogni volta che la guardavo negli occhi o l'abbracciavo, ma
neanche lei ha chiesto niente grazie al cielo. E adesso invece sono
qui, ho preso un taxi e sono tornata a casa di Cameron subito dopo
essere passata in farmacia.
Mi tremano le mani.
E se..?
Non
iniziare, eh! Sicuramente sarà la tua solita paranoia e
niente
di più, e voglio crederci con tutto il cuore.
Mi
rigiro la scatolina bianca con le scritte blu fra le mani.
Continuo
così per almeno mezz'ora, indecisa su cosa fare.
Decido che
forse è meglio chiamare Robert, prima, giusto per farmi
passare l'ansia. Non lo sento da ieri sera e ormai sono a casa di
Cameron da quattro giorni, inizio a sentire terribilmente la sua
mancanza ma sono sempre più sicura di aver preso la
decisione
giusta: stare da sola, passare un po' di tempo con Cameron, mi ha
fatto ricordare quanto sia facile essere felici quando non ci si deve
preoccupare di ogni cosa tutti i giorni, ma mi ha fatto anche capire
quanto abbia bisogno di Robert per essere davvero
felice, quel
genere di felicità che puoi avere solo quando hai la persona
che ami al tuo fianco.
Robert risponde al secondo squillo.
«Ehi,
piccola».
«Ehi..», vorrei sembrare più
allegra per non farlo preoccupare ma il test di gravidanza
sulle mie ginocchia mi impedisce di esserlo.
«Tutto okay,
piccola..? Sembri in ansia per qualcosa.. hai cambiato idea? Vuoi che
ti venga a prendere?», sento la speranza nella sua voce e mi
spezza il cuore doverla uccidere subito.
«No, ehm.. sto
bene. Sul serio».
«Okay... allora, che mi
racconti?».
«Niente di che.. tu?».
«La
casa è vuota senza di te...».
«Non è
tecnicamente una "casa", Rob..» dico, giusto per
cambiare argomento.
«Si, già.. be', mi manchi
comunque, amore.. quando torni a casa?».
«Tra un po'..
ho solo bisogno di parlare un po' con Cameron.. e fare alcune cose..
manca poco, davvero», i miei occhi continuano a non lasciare
quell'odiosa scatoletta bianca. E' così.. fredda,
sconosciuta,
estranea al mio mondo.
«Parlare con Cameron, fare cose,
okay... come vuoi, amore... solo, sbrigati, perché mi
manchi.
Non vedo l'ora di venirti a prendere».
«Potrei
prendere un pullman».
«Non se ne parla, ti vengo a
prendere io. Davvero, Kris, mi manchi troppo».
«Hai
parlato di nuovo con quella là?» chiedo, non so
neanche
io il perché. Ultimamente la notte faccio sempre lo stesso
incubo: Robert e quella troia che stanno insieme e io che sparisco
piano piano dalla sua vita, e ho una pancia enorme. Mi sveglio
trattenendo le urla e con il viso bagnato dalle lacrime. Mentre
faccio a Robert quella domanda rivivo nella mia testa quell'incubo.
«Sai benissimo che non l'ho fatto».
«Io non
so niente, Robert. Non sapevo niente neanche quando vi ho scoperti
mentre vi baciavate».
«E' stata lei a baciare me, te
l'ho detto.. amore, perché stai tirando di nuovo fuori
questa
storia? Stava andando tutto bene.. pensavo che avessi capito.. che mi
avessi perdonato, anche se non ho fatto niente, perché
è
stata lei a fare tutto e io...».
«Okay, okay.. basta,
ho capito, mi hai ripetuto questa storia non so neanche io quante
volte, Rob», mi sfrego gli occhi con la mano libera e prendo
in
mano la scatoletta, leggendo svogliatamente le scritte che ci sono
dopo.
«Mi dispiace..».
«Non importa, Rob.. è
passata, hai ragione.. sono venuta qui per allontanarmi anche da
quella faccenda, per capire meglio e ti posso assicurare che lo sto
facendo.. solo che ancora non ho.. deciso, o capito bene.. non so
come spiegarlo, ma dammi ancora un po' di tempo, okay?».
«Si,
va bene..».
«Dico davvero..».
«Okay..».
«Ti
amo!» quasi lo grido, perché vorrei averlo qui con
me
per abbracciarlo e baciarlo, ma è colpa mia se non
è
qui e non posso farci niente adesso.
Sento quasi il suo sorriso
dall'altra parte della cornetta. «Anche io, amore mio. Mi
manchi. Adesso devo andare a fare le prove, ma ti chiamo quando
torno. Okay, piccola?».
«O..okay, ciao amore».
«Ciao,
piccola, stai attenta» e riattacca e sono di nuovo sola.
Guardo
quella scatolina.
Mi alzo e mi chiudo in bagno.
In quel
momento mi viene in mente che non sento Sam da due giorni e anche lei
mi manca un sacco.
E che forse lei è l'unica a cui posso
dire cosa mi sta succedendo, ma non voglio metterla in mezzo, non
voglio creare casini a nessuno perché se questa cosa
finirà
male colpirà tutti quanti come una bomba a orologeria, anche
se alla fine l'unica a scoppiare sarò io.
Così apro
la scatoletta e tiro fuori la stecchetta.
E' fredda e la odio
subito.
Leggo le istruzioni e cerco di capire meglio che posso
cosa devo fare. Cioè, so benissimo cosa devo fare, l'ho
visto
nei film e letto nei libri, ma non è che sia proprio un gran
bello spettacolo vedere qualcuno pisciare su un test di gravidanza
quindi, di solito, durante quella parte del film, cambio canale.
Adesso me ne pento amaramente, ma ormai è fatta e devo
cercare
di fare tutto senza commettere errori.
Tengo quell'affare stretto
su una mano sperando che mi cada dentro il water e quando ho finito
lo appoggio sul lavandino e mi lavo le mani, indecisa su cosa fare
mentre aspetto che passino i tre minuti.
Mi siedo sulla tazza del
water e mi stringo le mani, cercando di cacciare indietro le lacrime.
E' così che doveva essere il mio primo test di
gravidanza?
Compirò diciassette anni fra due mesi.
Vivo
- o almeno vivevo - in un camper con il mio ragazzo perché
ho
deciso di inseguirlo nel suo sogno di diventare un cantante, che ora
sembra davvero assurdo.
Non ho futuro, ho solo un passato di cui
ho paura.
Un'ansia che mi divora dall'interno e che adesso non
posso neanche più combattere con le medicine per paura di
far
del male a... qualunque cosa ci sia dentro di me,
sempre che
ci sia qualcosa. Quindi me la devo tenere tutta dentro, nessun
sollievo, nessuna medicina da ingoiare per addormentarmi.
I tre
minuti sono passati ma io ancora non voglio alzarmi.
Mi torturo
le mani, cerco qualcosa da dire, da pensare, mi vengono in mente un
sacco di scenari orribili nella mia testa finché non mi
decido
ad alzarmi e controllare. Mi tremano le mani e non ho il coraggio di
guardare.
Il mio unico pensiero, prima di abbassare lo sguardo
sulla stecchetta, va' a Robert e a quanto io abbia rovinato tutto.
Positivo.
E' incredibile quanto una
parola possa influenzare la vita di una persona.
Continuo a
guardare quella parola finché non svanisce per via delle
lacrime che iniziano a cadermi dagli occhi.
E ora? Che gli dico a
Robert? E' tutto finito, rovinato, ed è colpa mia.
Crollo
sul pavimento, sperando che Cameron faccia tardi o anzi non torni
proprio a casa perché non sarei in grado di guardarlo negli
occhi sapendo adesso la verità.
Cosa dirà, lui? E
Cameron? Mi uccideranno entrambi, compresi i miei genitori. Forse
solo mia madre cercherà di salvarmi, ma forse solo per
uccidermi lei più tardi.
Non posso neanche prendere le mie
medicine e questo mi uccide perché ormai ero abituata a
imbottirmi di pastiglie ogni volta che l'ansia e la paura provavano a
farmi visita ma ora non posso.
Mi tengo le mani sulla pancia,
quasi senza pensarci.
Non puoi farcela da sola, mi
suggerisce una vocina.
E ha ragione.
Dove penso di andare da
sola? Non so fare niente da sola, sono ancora una bambina.. che
aspetta a sua volta un bambino. Per poco non scoppio a
piangere
peggio di prima, rischiando di inondare la stanza di lacrime come mai
prima. Perché questa non è una rottura, non
è un
vestito che mi sta largo o stretto, non è una presa in giro
a
scuola né una litigata con Robert, è una creatura
innocente che cresce dentro di me! E io non so neanche se voglio che
accada, o come comportarmi.
Afferro il telefono e compongo il
numero come meglio posso, cercando di vedere oltre le lacrime.
«Sam?
Puoi venire qui..? Sto a casa di Cameron; per favore vieni in
fretta... è.. è un casino, Sam, vieni ti
prego..».
Pov
Robert
«Rob,
basta, lasciala in pace..», Marcus alza gli occhi al cielo e
sbuffa mentre si siede sul divano accanto a me con la chitarra in
mano; sta cercando di farmi provare una canzone che abbiamo iniziato
a scrivere ieri sera da almeno mezz'ora ma io continuo solo a fissare
il telefono nella speranza che si illumini e che spunti il nome di
Kristen.
«Marcus, cazzo, sto in ansia, okay? Non la sento
da quasi due ore e non risponde ai messaggi... e se avesse trovato un
altro?».
«Gesù, Robert! Sei peggio di una
tredicenne».
«E' colpa mia.. questa situazione,
intendo. E' normale che io abbia paura di perderla, no?».
«Ma
tu non la perderai, Cristo santo! Sei un cazzo di paranoico. State
insieme da molto, almeno per i tuoi standard, vi amate, lei ha capito
che hai sbagliato e non è stata colpa tua, si è
solo
presa una pausa per tutto quello che è successo da quando
state insieme ma non vi siete lasciati e vi sentite tutti i giorni.
Adesso, per carità di Dio, puoi per piacere provare questa
fottuta canzone così da evitarci una figura di merda davanti
a
tutti stasera?» mi butta addosso la chitarra, che afferro al
volo.
«Si, hai ragione, scusami..».
«COSA?
Robert Pattinson mi ha appena chiesto scusa? Ma che
ti sta
facendo quella ragazza? Devo scrivere una canzone su di lei, anzi, su
voi due! E voglio lei nel video musicale!».
Metto la
chitarra per terra e do un pugno al braccio di Marcus. «Tu,
la
mia ragazza, non la metti in nessunissimo video musicale,
coglione».
«Ahi! Cazzo, Rob, guarda che fai male,
eh».
«E secondo te perché l'ho fatto? Per farti
bene? Idiota».
Sto per aprire di nuovo bocca quando il mio
cellulare inizia a squillare.
«Oh-oh, qualcuno qui è
contento» mi prende in giro Marcus, indicando il sorriso che
mi
si è formato appena ho visto il nome di Kristen sullo
schermo.
Spingo via Marcus e mi alzo per rispondere, andando verso la
camera da letto. La nostra camera da letto.
«Ehi,
piccola», so che la fa' sembra imbarazzare questo nomignolo e
mi piace immaginare le sue guance colorarsi mentre mi siedo sul
letto.
«Rob.. Rob.. devi venire qui».
In un altro
momento avrei urlato di gioia per una frase del genere, ma il modo in
cui lo dice - la voce che trema e l'ansia che trapela chiaramente -
mi fa' solo scattare in piedi, già pronto a varcare la
porta.
«Kristen, che succede?».
«Tu vieni... ti
racconto tutto, giuro, ma tu vieni...».
«Si, uhm, sto
venendo..» torno in soggiorno e faccio cenno a Marcus di
alzarsi, «amore, io vengo subito, ma tu dimmi cosa sta
succedendo, per piacere», afferro la mia giacca e me la
infilo
facendo attenzione a non far cadere il telefono che tengo fra la
guancia e il collo, «piccola, amore.. non piangere.. non..
Kristen, che succede!», ma lei non mi risponde e continua
semplicemente a piangere al telefono mentre io esco di casa e spingo
Marcus fuori con me, chiudendo la porta di casa in tutta fretta per
poi cercare le chiavi della macchina nelle tasche dei jeans.
«Kristen, che..», sento il rumore del telefono che
viene passato di mano e poi la voce di Sam.
«Robert, ciao,
ehm.. sono Sam».
«Che succede? Perché Kristen
sta piangendo e perché tu sei con lei?».
«Kristen
non sta tanto bene.. vomita, roba del genere, ed è meglio
che
tu vieni qui.. in fretta».
Metto in moto la macchina.
«Arrivo.. certo di fare il più in fretta
possibile,
okay?».
«Va bene.. tanto ci sono io con lei,
tranquillo. Tom arriverà a momenti».
«Non puoi
proprio dirmi che ha, vero?», non sono scemo, so che
c'è
qualcosa che mi sta nascondendo e Sam le sta reggendo il gioco, anche
se non posso prendermela con lei, è sua amica e anche io lo
farei con Tom o Marcus, ma quando c'è Kristen in mezzo le
regole del gioco cambiano sempre, lei viene sempre prima di
tutto.
«Robert, cerca di capirmi.. Kristen è la mia
migliore amica e penso che questa sia una cosa che.. insomma,
è
una cosa privata e riguarda solo voi due..».
«Vuole
lasciarmi?», il solo pensiero mi manda fuori di testa ma
ancora
una volta mi ritrovo a pensare a quale sia la cosa migliore per lei e
non per me. Sta piangendo per me? Ha deciso che non sono abbastanza
per lei? Morirei per sapere cosa pensa Kristen in questo momento.
«Non essere ridicolo! Oddio, voi maschi siete tutti uguali,
appena percepite l'arrivo di un discorso serio pensate solo che
vogliamo lasciarvi. Ma quanto siete scemi? Senti, vieni qui e basta.
Ciao Rob, a dopo» e chiude la chiamata, lasciandomi con
un'ansia addosso incredibile.
Rimango qualche minuto il silenzio,
mentre la macchina scorre veloce sull'autostrada. Accelero e supero
il limite di velocità.
«Che ti ha detto?» mi
chiede Marcus.
«Vuole parlarmi e a quanto pare è un
discorso serio».
«Tu odi i discorsi seri».
«A
chi piacciono?».
«A me».
«Oltre a te,
Marcus».
Incredibile quanto poco riuscissi a sopportare la
sua presenza in quel momento; avrei preferito restare da solo per
poter urlare e imprecare quanto volevo chiuso in macchina. Urlare
contro me stesso, contro il mondo, contro tutto ciò che mi
teneva lontano da Kristen in quel momento.
«Be', non mi
pare che ci siano molte altre persone in questa macchina oltre a te e
me. Comunque, cosa credi che voglia dirti?».
«Non lo
so..».
«Magari vuole tornare insieme con te, a "casa"
vostra».
«Non lo so, spero di si.. ma non avrebbe
pianto per quello».
«Magari è incinta» -
lo fulminai con lo sguardo.
«Non dire cazzate per favore,
sarebbe la cosa peggiore del mondo in questo momento, non ti pare?
Rovinerebbe tutto» sbuffo e premo ancora di più
sull'acceleratore. A volte Marcus se ne esce fuori proprio con delle
idee ridicole.
Pov
Kristen
«Ho
rovinato tutto...».
«Non dire così, Kristen..
si sistemerà tutto, scommetto che Robert non la
prenderà
neanche così tanto male, è sempre stato molto
buono con
te, ti ama.. magari sarà persino felice», Sam mi
massaggia la schiena mentre siamo entrambe sedute sul divano, la tv
spente, solo il suono delle nostre voci e qualche volta dei miei
singhiozzi. Non riesco mai a smettere di piangere del tutto da quando
ho letto quella parola - positivo - su quella maledetta stacchetta,
la mia maledizione.
«Sam, tu non lo conosci... non è
il momento giusto e non lo sarà mai più! E adesso
come
lo guardo negli occhi, come faccio? Non posso dirgli che tutti i suoi
sogni possono benissimo andare a farsi benedire per colpa di un
bambino che non è ancora neanche nato e già crea
problemi... ti rendi conto che adesso Robert dovrà
rinunciare
a tutto? Non voglio neanche... neanche immaginare come sarà
la
sua faccia. Mi odierà... che schifo, mi odierà
davvero.
Altro che pausa di coppia, mi lascia! Gli sto praticamente strappando
via la giovinezza, tutti i suoi sogni...», mi copro il viso
con
le mani, vergognandomi di me stessa. Come potrò guardarlo
negli occhi e dirglielo? Non posso, ecco. Non posso proprio.
«Kristen, basta!».
«Sam, tu non capisci,
io..».
«Io capisco benissimo! E' un bambino, cazzo,
non un mostro a due teste. Sai a quanti anni mi ha avuta mia madre?
Quattordici. E mio padre aveva poco più di sedici anni. E
pensi che sia stato facile per loro? No. Ma ci sono riusciti e ora
sono felici e io sono qui. Se mia madre l'avesse pensata come te,
probabilmente adesso io mi troverei in un qualche orfanotrofio o
peggio, non sarei neanche nata». Smette di massaggiarmi la
schiena e mi guarda, seria. «Quello che sto cercando di dirti
è
che non puoi arrenderti così. Ne hai superate tante e questa
è
solo l'ennesima difficoltà che ti capita davanti e so che
è
dura, che non hai forze e che vorresti semplicemente arrenderti ma
devi anche renderti conto che se da un lato sembra una catastrofe...
da un'altra lato, fra qualche anno quando sarai più grande e
ti guarderai indietro, ti renderai conto che questa decisione, quella
di tenere il tuo bambino - tuo e di Robert - e crescerlo con tutto
l'amore che puoi dargli.. sarà la scelta migliore della tua
vita, fidati di me».
Mi asciugo una lacrima con il palmo
della mano, tirando su con il naso, mi sento così piccola...
«Lo pensi davvero..?».
«Assolutamente. E in ogni
caso ci sono io, no? Mica ti lascio sola, sarò la zia
migliore
del mondo» apre le braccia e io mi ci fiondo dentro, cercando
di immaginarmi un mondo, un futuro non troppo lontano, dove ho una
pancia enorme e Robert mi sorride felice di diventare papà.
Ma una strana sensazione alla bocca dello stomaco mi dice che quella
visione non è molto credibile.
Resto abbracciata a Sam per
non so neanche quanto tempo, contando il tempo che passa a seconda
dei singhiozzi che mi scuotono dall'interno; vorrei poter prendere le
mie medicine ma ancora una volta mi torna in mente che adesso non
posso più. Quante altre volte sentirò questa
frase da
adesso in poi? Sarà una cosa quotidiana. Non
potrò più
fare la maggior parte delle cose che sono abituata a fare; niente
alcolici - non che io beva chissà quanto, giusto un sorso
dal
bicchiere di Robert ogni tanto, quando mi va', - niente più
libertà personale, niente più "io e Robert"
ma "io, Robert e il bambino", ma la cosa che più mi
fa' paura è che non ci sia più neanche un "me e
Robert" ma solo un "me e il bambino".
«Sam..
che succede se Robert non vuole saperne e io resto sola?».
«Non
sei sola, te l'ho detto, ci sono io».
«Lo so, ma.. io
lo amo, è il primo ragazzo che io abbia mai amato e voglio
che
sia anche l'ultimo...».
«Lo so, lo so..» mi
accarezza i capelli, materna, «Kris, io non posso decidere
per
lui, non so come ragionano gli uomini, a volte faccio fatica anche a
capire cosa pensa Tom, figurati.. ma posso prometterti che, qualunque
cosa succeda, io sarò al tuo fianco e ti aiuterò
con
questo bambino».
«Grazie...».
Il citofono mi
fa' mancare un battito.
E se..?
Sam mi scosta gentilmente per
andare ad aprire. «Deve essere Tom, mi ha mandato un
messaggio
prima per dirmi che stava arrivando..» mi sorride,
comprensiva,
deve aver capito subito - dalla mia faccia speranzosa - quello che
stavo sperando.
Annuisco, cercando di non sembrare così..
così con il cuore che batte a mille, speranzosa e
terrorizzato
allo stesso tempo.
Cinque secondi dopo Tom entra in casa con le
mani infilate nei jeans e Sam dietro di lui.
«Kristen,
ehi..».
Non ci vediamo da un sacco di tempo.
Adesso Tom
ha la barba e sembra più grande.
Ma ha sempre
quell'aspetto da perenne adolescente che penso che non lo
lascerà
neanche a ottant'anni.
«Ciao...», mi asciugo
frettolosamente le lacrime.
«Da... l'aspetto che hai..
immagino che Robert sia per strada».
Sam lo prende per mano
e lo porta via prima che io scoppi a piangergli in faccia; ne
approfitto per nascondermi in bagno.
Mi metto davanti allo
specchio e mi sciacquo la faccia cercando di pulire via tutte le
lacrime, sfrego così tanto gli occhi con l'acqua fredda da
rischiare di congelarmi la faccia ma almeno questo mi aiuta a
svegliarmi un po', perché è come se mi trovassi
in una
specie di incubo dal quale non riesco a svegliarmi. Mi guardo ancora
un po' allo specchio: i capelli scompigliati, il poco trucco che
avevo messo stamattina completamente colato via, le labbra e gli
occhi gonfi e rossi. Prima di rendermene conto faccio scivolare le
mani sulla mia pancia, sollevando il tessuto della maglietta e
appoggiando le mani sulla pelle. «C'è davvero
qualcuno
qua dentro...?» sussurro a me stessa. Mi sembra
così
strano pensare che qualcosa stia crescendo dentro di me, dentro. Mi
accarezzo la pancia, timidamente e anche con una prudenza quasi
religiosa, o forse è solo timore. «Stai creando un
sacco
di problemi, lo sai? Ma non hai colpe... tu no, ma io si».
Qualcuno
bussa alla porta e io mi abbasso subito la maglietta.
«Chi
è..?» chiedo, sperando che sia Sam o Tom.
«Kristen..
amore, apri, sono io» - ma a quanto pare la fortuna oggi non
è
proprio dalla mia parte.
Mi osservo ancora una volta allo specchio.
Sembro diversa?
Lo noterà subito o avrò tempo per spiegargli
tutto?
Che gli dirò?
Prendo un bel respiro e vado ad aprire la porta. E' inutile rimandare ancora.
«Ehi..» dico, cercando di sembrare il
più calma
possibile. Spero che le lacrime siano andate via del tutto e che non si
veda troppo che ho piano.
La faccia di Robert però mi fa' tornare voglia di scoppiare
a piangere di nuovo. «Ehi? Ehi?
EHI, KRISTEN!? Cristo, dimmi cosa succede, perché io sto
rischiando di impazzire!» entra in bagno come una furia, poco
prima che Sam sbuchi dietro di lui, mi guarda mortificata mentre cerca
di mettersi in mezzo a me e Robert.
«Ho cercato di dirgli di aspettare in salotto, Kristen.. ma
non ha voluto saperne».
«Sam,
è tutto okay.. è il mio ragazzo, so
gestirlo», ah-ah,
come no.
Lei annuisce e guarda un'ultima volta Robert, cercando sicuramente di
capire che intenzioni ha, ma lui ha un'espressione così
seria
che non riesco a capirlo neanche io. Voglio solo che mi abbracci, che
mi dica che andrà tutto bene e che si occuperà
lui di
tutto, ho solo voglia di piangere un altro po' ma fra le sue braccia
invece che da sola.
Sam esce dal bagno chiudendo la porta e lasciandoci soli.
«Kristen..
allora?».
«Mi
dispiace di averti fatto preoccupare.. io non volevo.. è che
mi sentivo sola e..».
«Amore,
ma va bene.. lo sapevo che questa storia dello stare separati non
sarebbe durata. Senti, prendiamo le tue cose e torniamo da me, okay? Va
bene, benissimo, amore, non aspettavo altro» mi prende le
mani e
mi sorride, distendendo la sua espressione, adesso radiosa.
Il che complica ancora di più quello che devo dire. «No..».
«No,
cosa?» la presa sulle mie mani si allenta, ma per fortuna non
le lascia.
«Non
è per questo che ti ho chiamato... devo dirti una cosa,
è che non so come la prenderai».
«Be', mi
sembra che io mi sia abbastanza adeguato all'ultima idea che mi hai
proposto...» sospira, «un'altra,
che sarà mai? Avanti, che idea è?» mi
chiede,
ironico. Mi sta prendendo in giro? Sembra quasi arrabbiato con me.
«Non..
non fare così.. per favore..».
«Non
sto facendo niente, Kristen. Ti sto solo dicendo di sbrigarti a dirmi
cosa vuoi fare così posso abituarmi velocemente anche a
quest'ultima cosa..».
«Che...
che intendi dire?», mi trattenni dal tenermi la pancia.
«Prima
hai voluto venire qui e mi sono abituato, ci sentivamo tutti i giorni e
per me andava anche bene, adesso chissà cosa hai in mente e
immagino che dovrò abituarmi anche a questo, no?».
Un moto improvviso di rabbia mi colpisce. Adesso è lui
quello arrabbiato con me?
Lascio andare le sue mani, allontanandomi da lui per appoggiarmi al
lavandino del bagno. «Starai scherzando, spero..»,
la mia
voce è perfettamente ferma, neanche una leggera
inclinazione;
sono fiera di me stessa. «Perché
se stai cercando di fare finire la colpa su di me, in un qualche modo
contorto, ti avviso già da adesso che non
funzionerà, io
non ho colpa in questa storia e tu lo sai benissimo. Me
ne sono andata perché ero sopraffatta da tutto quello che tu
mi hai portata a fare. Trasferirmi in un barattolo di latta, ad
esempio!», non riesco a credere di averlo detto davvero, mi
sono
liberata di un peso.
«Quel
barattolo di latta, come lo chiami tu, era comunque un posto dove
dormire! E se non ti andava perché l'hai fatto? Non eri
costretta a seguirmi».
«Oddio,
ma stiamo davvero affrontando questa conversazione? Hai davvero bisogno
che io ti spieghi il motivo? Pensavo lo sapessi. Ti ho seguito, idiota,
perché ti amo e volevo aiutarti a realizzare il tuo sogno, e
sono stata io quella
che si
è dovuta abituare a tutto questo! NON TU! NON TU, IO! Io ho
dovuto dormire in quel barattolo, io ho dovuto abbandonare tutto e
tutti per te e tu non hai mai detto un "grazie"! Niente, ti comportavi
come se tutto ti fosse dovuto! E.. e a me è andato bene, mi
sono
fatta andare bene tutto quanto..», lacrime di rabbia
iniziarono a
scorrermi sul viso, ma la voce continuava a restare ferma.. e alta,
stavo praticamente urlando. «anche il tuo umore di merda
quando
tornavi a casa, ho cercato anche di capire il piccolo "incidente" con
quella ragazza, ti ho compreso, perdonato, accettato e aiutato e tu
cosa fai? Alla prima cosa che chiedo tu me la rinfacci!
Perché?
NON ME LO MERITO!».
«Kristen...
io non avevo idea che tu ti sentissi così..»,
Robert sembra quasi caduto dalle nuvole.
«Come
facevi a saperlo? Non mi hai mai chiesto niente! Tu stavi per i fatti
tuoi e ti aspettavi da me che io mi comportassi come volevi tu e basta,
volevi una ragazza quando tornavi a casa, volevi una con cui andare a
letto quando ne avevi voglia, ma da quando abbiamo iniziato questa
avventura sembra che tu ti sia dimenticato che qui siamo una coppia,
che se facciamo una cosa la facciamo per entrambi, non solo per uno!
NON SOLO PER TE!».
«Non lo
sto facendo solo per me! Ma per noi!
Per avere un futuro, un lavoro che ci permetta da andare da qualche
parte.. era il mio sogno e tu lo sapevi, mi hai detto tu di
inseguirlo».
«Ti
ho detto di inseguire il tuo sogno NON DI DIMENTICARTI DI ME, di quello
che abbiamo costruito insieme!», avevo il cuore che batteva a
mille, sembrava che volesse uscire dalla gabbia toracica, una
sensazione anche fin troppo familiare. Non voglio litigare con te, per
favore non urlare... odio tutto questo.
Vorrei solo che le lacrime smettessero di scendere giù dai
miei
occhi, rendendo la mia sfuriata più simile a una preghiera
lagnosa.
«Amore,
non mi sono dimenticato di te» - solleva una mano, come per
accarezzarmi il viso...
«Si. Si,
invece!» urlo, scostandomi dalla sua mano.
«NON
MI DIMENTICHERÒ' MAI DI TE, come te lo devo dire? Ti amo,
cazzo! Volevo
solo.. VOLEVO SOLO RENDERTI FIERA DI ME, davvero!».
La porta del bagno si spalanca e Sam entra dentro di nuovo, fulminando
con lo sguardo Robert, che tiene lo sguardo fisso su di me. «Cosa
succede qui? State urlando come dei pazzi. Non pensavo che l'avresti
presa in questo modo, Robert, ti facevo più maturo, questo
sicuramente non è il modo migliore per risolvere la
faccenda..».
«Stanne
fuori, Sam» - ma non si gira verso di lei, continua a fissare
me.
«Stanne
fuori? Kristen è la mia migliore amica e io le voglio stare
vicino! Perché se tu non hai intenzione di prenderti le tue
responsabilità di certo non la lascerò da sola a
crescere
un figlio» - per la prima volta da quando Sam è
entrata
nella stanza Robert si volta verso di lei, un espressione spaventata e
confusa in viso.
«Di cosa
cazzo stai parlando!?» le urla contro.
«Rob,
non urlare.. per favore..» lo imploro, portandomi le mani
sulla
pancia, come per proteggere anche lei\lui dalle sue urla.
«Kristen, non gli hai ancora detto niente? Stavate urlando,
io pensavo che..».
«No,
io..».
«Ditemi
di cosa state parlando, ADESSO!».
«Ti ho
detto di non urlare» dico, cercando di superarlo per uscire
dal bagno.
Robert mi afferra per il polso, fermandomi. «Kristen,
di cosa sta parlando la tua amica? Ha detto.. ha detto.. "figlio",
dimmi che non è come penso.. amore, parlami, per
favore»
mi implora con gli occhi, mi sta praticamente chiedendo di mentirgli.
Non lo vuole. Non
vuole questo bambino e glielo si legge negli occhi e
questo mi uccide.
Mi uccide davvero. Più del fatto di essere incinta, la
realtà nuda e cruda è che Robert questo bambino
non lo
vuole e questo fa' più male del fatto concreto di essere
incinta.
«Cosa
dovrei dirti?» - abbasso lo sguardo, incapace di guardarlo
negli
occhi e di dirgli quello che vuole sentirsi dire.
«Perché
Sam ha detto "figlio"? Tu.. tu non sarai... Cristo santo, Kristen, alza
lo sguardo e dimmi cosa cazzo sta succedendo prima che impazzisca del
tutto!».
«Rob..»,
no, non ce la faccio.
Per fortuna interviene Sam che separa la mano di Robert dal mio polso e
mi porta fuori, dove Tom guarda confuso tutte e due. Ma non facciamo in
tempo a dire niente perché Robert ci raggiunge e
dà un
pugno al muro, «Ecco
perché vomitavi! Ecco perché stavi male, cazzo!
DOVEVI
DIRMELO!», i suoi occhi sembrano una tempesta in piena regola
e
fanno quasi paura.
Mi lascio cadere sul divano, Sam accanto a me che mi accarezza la
schiena.
Mi prendo la testa fra le mani, cercando di non scoppiare a piangere. «Mi
dispiace! Non sapevo che fare.. non è facile neanche per me,
Rob».
«Quindi
ho ragione! Sei.. sei..».
«Ben
svegliato» si intromette Sam, «si,
è incinta, genio. Dillo, non ti uccide mica eh. Kristen
è
incinta e il bambino è tuo. Lei ha sedici anni, tu
diciannove e
siete nei casini, si. Ma non ce alcun bisogno di distruggere la
casa!».
Cala il silenzio.
Io cerco di calmare il mio cuore che non ne vuole sapere.
Robert stringe i pugni dalla rabbia e dà un altro pugno al
muro.
Tom guarda prima la sua ragazza, poi me e infine il suo amico,
è probabilmente il più frastornato dei tre.
«Kristen»,
la voce di Robert fa' quasi paura, «dimmi
che non è vero.. tu non puoi.. non puoi, cazzo!».
«Non l'ho
deciso io!» mi difendo.
«Lo
so questo! Ma... vaffanculo, non è possibile» si
porta una
mano fra i capelli, frustrato e nervoso e anche incazzato. Con me? Con
il.. bambino? Mi tremano le mani e le infilo nelle tasche della felpa
per non farlo notare.
«Mi.. mi
dispiace.. io.. io non volevo, non l'ho fatto apposta».
Sam mi abbraccia, facendomi appoggiare la testa sulla sua spalla e
cullandomi come una bambina. «Non
è colpa tua, Kristen.. non è colpa di nessuno»
- Robert però non sembra della stessa idea perché
sbuffa
e sembra parecchio scocciato, non sta fermo e inizia a muoversi per la
stanza come un animale in gabbia.
«Io non sto dicendo che è colpa sua!
Io non sto dicendo che è colpa di nessuno! Io sto dicendo
che
non sarebbe dovuto proprio succedere! Vi rendete conto di quello che
vuol dire avere un figlio a questa età? I miei sogni sono
rovinati, non avremo un futuro, saremo bloccati per sempre a "genitori
adolescenti", non ci sarà nessuno che ci prenderà
mai sul
serio, non troverò un lavoro e moriremo di fame
e..» - sentii Sam fremere accanto a me.
«Frena,
frena, frena! Robert, cazzo stai dicendo? Non sai neanche di cosa stai
parlando. Non è la fine del mondo, è soltanto che
tu te
la stai facendo addosso dalla paura, sei terrorizzato dall'idea di non
farcela e questo ti paralizza e ti rende l'immagine che hai in testa
del tuo futuro qualcosa di spaventoso e difficile da superare, ma ti
posso assicurare che ne stai facendo un dramma senza nessun motivo
valido».
«Io
invece dico che tu non sei nella mia situazione e non puoi dire
niente!!».
Tutte quelle urla mi mandavano al manicomio.
Mi stava venendo anche di nuovo voglia di vomitare.
E un gran mal di testa.
«La tua situazione!? La
vostra
situazione, coglione! C'è anche Kristen dentro! E' lei che
ha
dentro di sé tuo figlio, giusto per ricordartelo, idiota che
non
sei altro. Porca troia, ma ce la fai a capire che il mondo non gira
tutto intorno a te e ai tuoi sogni e che Kristen ha abbandonato tutto
per seguire a te e starti vicino e adesso tu la stai lasciando sola per
una cosa che non è neanche colpa sua, ma di nessuno. La stai
lasciando sola quando lei ha fatto di tutto per renderti
felice!».
Non ce la facevo più.
Cercai di alzarmi ma la stanza aveva iniziato a girarmi tutta attorno,
rendendomi impossibile restare in piedi.
L'ultima cosa che sentii fu l'urlo di Robert e le sue braccia che mi
prendevano al volo prima che precipitassi sul pavimento.
Pov Robert
«Io dico di chiamare un dottore».
«Tom, sta
zitto».
«Si,
amore, per favore.. adesso non è proprio il
momento..».
«E'
svenuta da troppo tempo..».
«E'
quello che sto dicendo, bisogna chiamare un dottore!».
«Tom,
zitto! Rob, non preoccuparti, adesso si sveglia, ha solo bisogno di
dormire» - Sam mi spinge via, restando al fianco di Kristen,
che
è sdraiata sul letto della stanza che occupa a casa di
Cameron.
Mi chiedo quando tornerà a casa, come reagirà a
trovare
sua sorella svenuta e sopratutto mi chiedo se lui sappia già
che
Kristen è... avanti,
dillo, mi sprono, ma proprio non ci riesco. Non
può essere. Non
può essere vero,
è una cosa assurda e una parte di me vorrebbe scappare via
in
questo preciso istante, scappare a gambe levate e nascondermi da
qualche parte. Non sono in grado di prendermi cura di un bambino! Non
so prendermi cura di me stesso, né di Kristen, come
farò
con un piccolo esserino che ha bisogno di tutte le attenzioni di questo
mondo? Non sono in grado. Finirò solo con il rovinare tutto,
un'altra volta, l'ennesima volta, ma stavolta non è una cosa
sciocca, non è più una semplice cotta o un
litigio, qui
si parla di un bambino,
un essere con un'anima, un cuore, gambe, braccia e un futuro che
dipenderà interamente dalle decisioni di me e Kristen.
Mi alzo dal letto e vado a sedermi su una sedia in un angolo.
Mi prendo la testa fra le mani, mi sta per scoppiare il cervello, me lo
sento.
La voce di Sam, quando mi parla, è terribilmente seria e
fredda.
«Non azzardarti ad abbandonarla» mi minaccia.
Sollevo a malapena il viso verso di lei. «Non sono
pronto» dico.
Tom mi dà una pacca sulla spalla. «Kristen
è una brava ragazza, amico, e tu la ami. Questo.. questo
è solo un modo per dimostrarle quanto ci tieni a lei, tutto
qui.
Io e Sam non andiamo da nessuna parte, proveremo ad
aiutarti..».
«Io non
"provo" a fare proprio un bel niente» lo corregge Sam, «io
non mi muovo da qui, non ho nessuna intenzione di lasciare sola
Kristen, non adesso. Robert, spero che tu abbia intenzione di fare lo
stesso, perché questo bambino è tuo e ha bisogno
di un
padre presente, di qualcuno che voglia bene a lui e a sua
madre».
«Io amo
Kristen...» dico, più a me stesso che a Sam, ma
lei annuisce lo stesso.
«Lo
so. Ma si vede da un chilometro che vorresti scappare via a gambe
levate e questo non la aiuterà a sentirsi
meglio..».
«E'
che..», mi alzo dalla sedia, non riesco più a
stare seduto
- ho bisogno di muovermi, di fare qualcosa, non sopporto di starmene
con le mani in mano - «non
voglio diventare padre, non ora. Decisamente no».
«Di cosa
cazzo hai paura, Robert!?» mi urla contro Sam.
«Non sono
pronto! Sono troppo giovane!».
«Anche
lei lo è! E' una cosa che va' affrontata in coppia!».
«Come
faccio ad affrontare questa cosa se ne sono completamente
terrorizzato?».
«Lo fai.
Lo fai perché devi farlo. Lo fai perché non puoi
lasciarla sola dopo tutto quello che lei ha fatto per te senza mai
chiederti niente in cambio»
- e le sue parole sono come una coltellata, perché sono
vere. Ha
ragione, ha fottutamente ragione: Kristen ha sempre fatto tutto quello
che poteva per me, senza mai lamentarsi, senza mai opporsi anche
davanti alle cose più assurde, sempre e solo per me,
perché mi ama e me lo dimostra ogni giorno e io adesso non
posso
abbandonarla e lasciarla sola, perché sarebbe da codardi.
Ma il punto è che io sono
un codardo.
Pov Kristen
Quando riapro gli occhi la prima cosa che vedo è Sam, seduta
accanto a me che mi tiene per mano e accenna un sorriso quando vede che
apro gli occhi. «Ben
svegliata, dormigliona. Pensavo che volessi prenderti una settimana di
pausa».
Cerco di mettermi a sedere e Sam subito mi aiuta. «Credo di
essere svenuta..».
«Wow,
deduzione interessante, genio» mi prende in giro,
sistemandomi il cuscino dietro la schiena.
Decido di ignorarla. «Dov'è
Robert?» chiedo.
Sam sembra a disagio mentre mi risponde. «Oh lui..
uhm, è andato a prepararsi un caffè».
«Robert
non beve mai caffè» dico, «Lui
è inglese, beve thé o camomilla, se proprio non
c'è altro».
«Be',
oggi ha ricevuto una bella botta, io dico che gli serviva una dose di
caffeina».
Ah..
E' vero.
Mi tocco la pancia e Sam lo nota.
Nessuna delle due riesce a dire niente per un po'.
E' Sam la prima a cedere. «Devi
solo dargli tempo, si abituerà all'idea».
«Sam,
anche io ho paura, non è solo lui... insomma, un bambino!
Non ho neanche diciassette anni, cazzo..».
«Ma non
sei sola, ricordati questo».
«So
di avere te.. e Tom, e Marcus e la mia famiglia - quando lo
saprà - ma, Sam.. lui.. lui è l'unico ragazzo che
io
abbia mai amato e che mai amerò, voglio lui nella mia vita..
non
puoi capire quanto io abbia bisogno di lui. Mi ha aperto il cuore e
l'ha riempito, è una cosa strana da dire ma è
così
e ho bisogno di lui per farcela. Non posso farcela senza di
lui...», non
piangere, non piangere, non piangere.
Sam mi abbraccia all'improvviso, gettandoci completamente sul letto
entrambe.
«Andrà
tutto bene, Kristen, te lo prometto. Dobbiamo solo.. devi
solo trovare un nuovo equilibro e cercare di calmare sia te che
Robert.. non è orribile come sembra, te l'ho già
detto».
Annuisco, anche se poco convinta.
Restiamo a letto per un po', in silenzio.
Ho solo bisogno di prendere coraggio per parlare con Robert.
«Uhm, io vado a vedere che fine ha fatto Tom.. tu..
vai...?».
«Non lo
so, Sam.. si, credo che.. uff, si, vado a parlare con Robert»
- mi alzo ed esco dalla stanza per andare in soggiorno, mentre Sam va'
in cucina dove sento Tom parlare con qualcuno, probabilmente Marcus.
Robert è seduto sul divano.
Ha la testa fra le mani e sembra borbottare qualcosa fra sé.
Le spalle basse, il piede che batte sul pavimento, gli danno un'aria
davvero tormentata che mi spezza il cuore.
E' colpa tua se
è così, solo tua.
Cerco di mandare via quel pensiero e do un colpo di tosse per farmi
sentire.
Robert si gira di scatto verso di me, sorpreso - almeno pare - di
vedermi lì, in piedi, accanto alla porta. «C..ciao,
pensavo che stessi ancora dormendo.. cioè, svenuta...
comunque, come ti senti adesso?», ma sembra chilometri
distante da me, non è davvero interessato a come sto e si
vede e questo mi ferisce. Ho già perso tutto?
«Ora
meglio, grazie..».
«Ne sono
felice...».
«Rob..»,
non posso più starmene zitta, ho bisogno di sapere, «devi
dirmi qualcosa?».
«No»,
si gira dall'altra parte, tornando a tenersi la testa come un bambino
spaventato, «niente».
«Non puoi
non dire niente».
«Non ho
niente da dire, Kristen. Cosa dovrei dire?».
Gli occhi mi diventano lucidi.
«Che non
mi lascerai sola, ad esempio...» - continuo a guardarlo ma
fisso la sua schiena perché lui non sta guardando me.
«Non
posso prometterti niente.. io.. io non voglio questo
bambino!» sbotta, incenerendomi con uno sguardo truce.
Bam, uno
schiaffo al mio cuore.
Ecco, ci siamo. L'ha detto. Non posso più fare finta di
niente, le mie previsioni pessimiste e catastrofiche si sono avverate e
ora ho davanti la verità che avevo previsto, più
crudele di quanto pensassi. Non lo vuole. Robert non vuole questo
bambino e io non posso costringerlo a fare niente perché
sarebbe anche peggio; ma da sola io non posso farcela, impazzirei.
«Te ne
andrai?» chiedo, ormai in lacrime.
La sua espressione si addolcisce un po'. «No.. no.
Io ho solo bisogno di tempo per pensare..», si passa una mano
fra i capelli, un gesto che vorrei fare io ma adesso ho le mani
ghiacciate e il corpo paralizzato.
Mi porto una mano sulla pancia, accarezzandola.
«Okay..».
«Kris, io
non sono pronto per fare il padre.. penso che lo sappia anche
tu».
«Neanche
io lo sono per fare la madre...».
Silenzio. Poi una sola parola manda tutto in rovina. «Abortisci».
«C..cosa?»
balbetto. Dimmi che ho
sentito male, ti prego, dimmi che non l'ha detto sul serio...
«Abortisci»
ripete, «se tu
non sei pronta e io neanche, nessuno ci obbliga a tenerlo» -
il bello, è che mi guarda negli occhi mentre lo dice e
invece non riesco a ricambiare il suo sguardo e i miei occhi vengono
presto appannati da altre lacrime.
«Non..
non puoi dire sul serio...» balbetto.
«Era
un'idea.. non puoi scartarla senza averci prima pensato seriamente,
Kristen. Io non ho le basi.. non ho mai avuto.. un padre come quello
che hai avuto tu, mio padre era un coglione, un pezzo di merda che non
mi ha di certo lasciato un bel ricordo della figura paterna, non puoi
pretendere che io salti dalla gioia a diventare come lui».
«Non
diventerai come lui!».
«Non
prendermi in giro.. certo che sarò come lui».
Uccido a falcate la distanza che ci separa e mi metto davanti a lui,
inginocchiandomi sul pavimento per poterlo guardare negli occhi. «Tu non
sarai come lui, ne sono certa. So che hai.. paura, ce ne ho anche io,
sono terrorizzata!» gli prendo il viso fra le mani e vedo che
anche i suoi occhi sono lucidi. «Ma che
succederebbe se fra dieci anni ci guardassimo indietro e pensassimo
"che idioti che siamo stati, avremmo potuto avere un bel bambino e
invece.. niente", che dici? Io.. io non dico che saremo i genitori
migliori del mondo, commetteremo errori ma tutti lo fanno... io non
voglio guardarmi indietro e pensare di aver commesso un errore solo per
paura. Ho vissuto nella paura tutta la mia vita, Rob..» -
sollevo una mano e gli accarezzo il viso, non si è fatto la
barba questa mattina.
«Kristen,
no..», scosta gentilmente la mia mano, posandola sul suo
ginocchio.
«No,
cosa? Robert, ascoltami..».
«Non sono
pronto. Non ti sto costringendo a prendere una decisione, ti sto solo
dicendo che io non sono
pronto a
diventare padre... e non so neanche se voglio esserlo, almeno non
adesso».
«Ma..».
«Non sto
neanche dicendo che ti lascerò sola, amore mio»,
mi prende per mano e mi fa' sollevare per poi farmi sedere sulle sue
ginocchia, per poi cullarmi come un neonato - un neonato, aw.. - «non
voglio lasciarti sola ad affrontare una.. cosa del genere,
farò quello che posso per essere di supporto..
proverò a.. ad abituarmi all'idea ma tu ricordati come la
penso».
Mi appoggio alla sua spalla, accucciandomi contro il suo petto. «Finirai
con l'odiarmi..» dico, aggrappandomi alla sua maglietta e
piangendo contro il suo petto. Robert mi bacia la fronte e mi accarezza
i capelli per calmarmi.
«Non ti
odierò mai, neanche se deciderai di portare a termine
questa.. questa..».
«...
gravidanza, Rob» finisco per lui.
«Si...
neanche in quel caso, amore».
_________________________________________________________
alloooooora;
mmmh.
questo capitolo è davvero... non so se dire "pesante" o
"palloso" o "terribilmente deprimente" ma penso che
sceglierò l'ultima opzione
e penso che anche voi sarete d'accordo con me, per una volta!
giusto per chiarire: robert non ha "accettato" di diventare padre anche
se ha abbracciato kristen e l'ha messa sulle sue ginocchia, ha solo
scelto di non farla
preoccupare - per ora - e non continuare a litigare.
perché robert - ora
- non vuole
diventare padre, chiaro?
kristen è piccola ma al contrario di robert invece.. diciamo
che è più disponibile all'idea di avere un bel
pancione! <3
spero che questo capitolo vi sia piaciuto e visto che è un
po' lungo vorrei tante recensioni lunghe
con tutti i vostri momenti preferiti e cosa ne pensate e cosa avete
provato leggendo,
come piace a me c:
vi voglio bene,
alla prossima <3
|
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Capitolo 33 *** gotta be you. ***
BELIVE EIN ME
Pov
Kristen
(canzone)
Controllai
per almeno la centesima volta il telefonino, quanto ci metteva Robert
ad arrivare? Stavo davanti a casa dei miei genitori, Cameron che
aspettava pazientemente che io mi decidessi a bussare e io
controllavo come una pazza il telefono almeno due volte al secondo
sperando in un messaggio di Robert. Dovevamo farlo insieme, me
l'aveva promesso. Oggi è il giorno in cui diremo ai miei
genitori del bambino, ne abbiamo parlato per una una settimana
intera, lo diremo prima ai miei genitori e ai miei fratelli e poi
andremo anche da sua madre e dalle sue sorelle. Ma è una
cosa
che abbiamo deciso di fare insieme e
invece lui non c'è. Cerco di non farmi prendere dall'ansia e
di restare calma. Ci sono milioni di motivi per il quale Robert
può
essere in ritardo, non devo subito pensare che abbia tagliato la
corda senza dirmi niente, lo conosco troppo bene e ne abbiamo passate
troppe per fare una cosa del genere.
«Kristen, siamo
fuori casa da ore.. possiamo entrare adesso?» - Cameron
è
sempre stato un tipo poco paziente e il fatto che stia aspettando
così tanto per me mi fa' capire quanto mi voglia bene, ma io
proprio non riesco a fare una cosa del genere senza Robert.
«Sta
arrivando..» mento. Afferro il cellulare e digito in tutta
fretta un messaggio, “Dove sei finito? Robert,
dobbiamo dirlo ai
miei! Per favore, sbrigati!”.
«Hai detto la stessa cosa dieci minuti fa'.. ma
perché dobbiamo aspettarlo fuori casa? Ci raggiunge dentro,
dai Kristen».
«Ho promesso che.. ehm, l'avrei
aspettato fuori, ci metto poco, giuro», il cellulare vibra
contro la tasca dei miei jeans e io lo afferro così
velocemente da rischiare di farlo cadere sull'erba del vialetto.
“Non
ce la faccio ad arrivare puntuale, scusa. Inizia senza di me. Ti amo”
- brutto stronzo!, un
“ti amo” a
fine messaggio non cambierà di certo le cose.
Cameron
deve capire che qualcosa non va' perché si avvicina e mi
circonda le spalle con un braccio. «Ehi, che succede? Era
Robert?» chiede, indicando il mio cellulare. Mi affretto a
chiudere il messaggio e annuisco.
«Si.. ha.. ha detto di
iniziare a entrare dentro senza di lui, ha avuto un problema. Niente
di grave. Forza, entriamo».
«Sei sicura? Possiamo
aspettare ancora un po' se vuoi» - dolce Cameron, penso
seriamente che sia il fratello migliore del mondo.
«No, no»
- cerco di fare il mio miglior sorriso falso - «non
è
così importante, possiamo anche entrare senza di
lui».
«Sicura? Non c'è problema per me, un
minuto in meno, un minuto in più che differenza vuoi che
faccia?» - continua ad abbracciarmi, sicuramente è
preoccupato per me. Ma non è una novità,
perché
Cameron è sempre preoccupato per me.
«Sicura».
«Va
bene... allora entriamo» - bussa alla porta e cinque secondi
dopo mia madre viene ad aprirci con indosso un paio di jeans e un
grembiule da cucina sopra una maglietta a maniche corte che lascia
scoperto il suo tatuaggio. Sorride, contenta di rivedermi e a si
rivolta lo stomaco all'idea di come potrebbe reagire alla notizia che
le darò tra poco.
Mi abbraccia forte, baciandomi su
entrambe le guance. «Sono così contenta che tu sia
venuta a trovarmi! Dovrai raccontarmi un sacco di cose. Ho preparato
il tuo piatto preferito e papà ti aspetta in cucina. Oh,
bambina mia, mi sei mancata così tanto!», lotto
per non
scoppiare a piangere proprio in quel momento. Oh mamma...
Mentre
mamma abbraccia anche Cameron e gli fa' mille domande sul suo nuovo
lavoro e su come vanno le cose con Victoria io raggiungo
papà
in cucina, che mi accoglie come se non mi vedesse da una vita quando
invece è passato appena un mese. Mi abbraccia anche
più
forte di mamma e rischia di scoppiare a piangere anche lui e per un
secondo vorrei che lo facesse così avrei la scusa per
piangere
anche lui ma proprio in quel momento mamma e Cameron entrano nella
stanza, seguiti da Taylor e Dana, che mi salutano tranquillamente.
Dana mi chiede dove sia Robert. «Oh, ehm, ecco lui.. sta
arrivando.. è in ritardo».
«Peccato, volevo
chiedergli una cosa. Quando arriva?».
«Tra poco»,
o almeno lo spero.
Mamma ci fa' sedere a tavola e lascia
un posto libero per Robert, nel caso arrivasse in tempo per la cena.
Mio padre mi chiede come vada lo studio e io gli racconto di tutte le
cose che ho imparato, di come mi trovi bene almeno in quella
situazione e di come la scuola pubblica non mi manchi proprio
per
niente, da lì Dana parte con le sue avventure scolastiche e
implora papà di lasciare studiare anche lui a casa.
L'atmosfera è tranquilla e non mi va' proprio di rovinarla,
visto che mi sento bene per la prima volta da quando ho scoperto di
essere incinta, quindi decido di rimandare la dichiarazione a dopo
cena. Quando mia madre serve il dolce - torta al cioccolato come
piace a me - spero con tutto il cuore che Robert bussi alla porta
proprio in quel momento ma non succede e non succede neanche dopo.
Sono ormai quasi le dieci di sera e io non ho ancora detto niente ai
miei genitori. Invio un altro messaggio a Robert. "Sbrigati!
Accidenti, ma dove cazzo sei?".
Siamo seduti in salotto e
mamma mi sta chiedendo come sta andando il lavoro di Robert quando
arriva la sua risposta. "Sto arrivando! Inizia da sola, ci
metto un po', scusa amore" - scusa un cazzo!
Mi prende il
panico.
Iniziare da sola? Non.. non..
Devo farcela.
«Mamma.. papà.. devo.. devo dirvi una
cosa..»
balbetto.
Mia madre capisce subito che sono entrata nel pallone e
che quindi è una cosa seria. «Dimmi».
Sento gli
occhi di mio padre fissi su di me ma non ho il coraggio di guardarlo,
so che deluderò lui più di tutti quanti e non
riesco a
sopportarlo.
«Ecco, vedi.. io.. io.. e Robert... c'è
stato un piccolo...» - incidente? le parole di Robert sono
ancora impresse nella mia testa. - «è successa una
cosa
che nessuno di noi due aveva programmato.. ma è successa e
adesso non possiamo tornare indietro».
Mia madre sgrana gli
occhi, la conosco anche troppo bene, ha capito tutto.
Mio
padre invece sembra ancora interdetto. «Che vuol dire? Cosa
avete fatto? Che casino avete combinato? Lo sapevo io che era una
cazzata mandarli a vivere da soli!».
Dana e Taylor mi
fissano curiosi. Taylor prevede un litigio, mentre Dana è
preoccupato per me.
«Papà, calmati, non abbiamo
combinato proprio niente..».
«Ah, no? E allora dimmi
qual'è il problema!».
«Non.. non è così
semplice.. per favore, non arrabbiatevi...».
«Arrabbiarci!?
Kristen, PARLA!».
Mia madre appoggia una mano sul ginocchio
di mio padre e lui prende un bel respiro per calmarsi. «John,
così non risolviamo niente» - si volta verso di
me, non
c'è traccia di rabbia nel suo viso, è solo in
versione
mamma-pratica, «Kristen, dov'è Robert? Non
dovrebbe
essere qui con te?».
E in quel momento non ce la faccio più
e le lacrime iniziano a rigarmi il viso. «Si.. si.. lui
dovrebbe essere qui... ma non c'è...» - Dana si
alza e
viene a sedersi sul divano accanto a me e lo stesso Cameron, che
è
rimasto in silenzio per tutto questo tempo.
Nessuno dice niente
per un tempo che mi sembra infinito.
Vorrei tanto che ci fosse
Robert qui con me.
«Tesoro..» mia madre si sporge e
mi prende la mano, «io non sono arrabbiata con te, voglio
solo
che tu sia sincera con me.. dimmi cosa c'è che non va e io
ti
aiuterò come ho sempre fatto, promesso».
«Sono..
sono.. incinta».
Sento il braccio di Cameron stringermi
ancora più forte, non so se per confortarmi o per la rabbia
del momento. Mio padre mi guarda come scioccato, non riesce a credere
alle mie parole e io vorrei soltanto rimangiarmi tutto pur non farmi
guardare in quel modo da lui. Mia madre si porta una mano alla bocca
ma l'altra continua a tenere stretta la mia.
«Oddio» le
sfugge dalle labbra.
«Mamma.. mi.. mi dispiace tanto.. io
non.. io non volevo deludervi, davvero..».
«Non mi hai
delusa, Kristen» mi rassicura lei, ma ha gli occhi lucidi.
«Davvero...?».
«Certo», si gira verso
mio padre, «vero, John?».
Mio padre resta in silenzio
per un po', abbassa la testa. «Voglio parlare con Robert.
Quell'idiota dovrebbe essere qui!».
Quell'idiota. Mio
padre non ha mai chiamato Robert "idiota", sono sempre
andati molto d'accordo. Ma forse, dopo Natale, i rapporti fra di loro
si sono deteriorati troppo. «Papà, lui
è..».
«Kristen,
PER FAVORE, non scusarlo! E' tutta colpa di quel ragazzo! E'
COMPLETAMENTE COLPA SUA!».
«No! NO, papà!
Non.. non è solo colpa di
Robert».
Si alza in
piedi e mia madre fa' lo stesso, cercando di calmarlo. «John,
così non risolvi niente. Ricordati che un bambino
è
sempre un dono bellissimo, anche a... un'età così
prematura. Dobbiamo stare vicino a Kristen, senza metterci in mezzo
nella sua vita».
«E' la mia bambina, posso mettermi in
mezzo quanto voglio!».
«No, invece! Kristen deve
decidere da sola cosa farne della sua vita. E' grande e questa cosa
la porterà a crescere in fretta e diventare adulta tutta in
una volta, metterci in mezzo e prendere le decisioni al posto sua non
l'aiuteranno di certo. Deve scegliere, sbagliare e imparare, tutto da
sola. Quello che possiamo fare noi e starle accanto e sostenerla,
qualunque sia la sua decisione e le sue scelte in futuro» -
mia
madre era in piedi, decisa, fissava mio padre con uno sguardo
tremendamente serio e usava un tono che non ammetteva repliche.
Mio
padre non poté fare altro che darle ragione.
«Permettetemi
almeno di parlare con Robert. Non capisco come abbia potuto lasciare
che succedesse una cosa del genere! E come l'ha presa?
Perché
lui sa che sei.. sei.. incinta, vero?».
«Si che
lo sa..».
«Bene.. e come l'ha presa?».
«Uhm...»
- come potevo dirgli che Robert, questo bambino, non lo
voleva?
Non voleva neanche che portassi a termine questa gravidanza e
in
questa settimana me l'aveva fatto capire in tutti i modi. Non mi
toccava più la bacia e riduceva i nostri contatti a baci
frettolosi e abbracci che duravano davvero poco e con poco contatto
fisico. Il che mi aveva reso particolarmente triste e sensibile ma
Sam era sempre stata con me in questi giorni e mi aveva rassicurato
un sacco; tornare a casa era stata un'ottima decisione, se fossi
rimasta nel barattolo di latta con Robert sarei impazzita in un
giorno. «Non... non se lo aspettava» - il che
è
una mezza verità.
«E chi se lo aspettava?»
borbottò mio padre, ricevendo un'occhiataccia di mia madre
che
lo zittì subito.
«Kristen, è per questo che
Robert non è qui? Non l'ha presa molto bene,
vero?» mia
madre mi si avvicinò e si sedette vicino a me, mandando via
Dana. Come ha fatto a capirlo?
«E' solo spaventato,
non ha ancora metabolizzato l'idea..».
«Certo.. non
lo metto in dubbio. Ma bisogna parlare con lui, tesoro, e presto.
Perché non lo fai venire adesso?».
«Sta.. sta
arrivando.. almeno penso».
«Andrà tutto bene,
tesoro» mi accarezza la schiena e mi abbraccia come solo una
mamma sa fare, «ho visto come ti guarda quel ragazzo,
è
pazzo di te, non ti lascerà di certo per una cosa del
genere.
Tutto questo non farà altro che avvicinarvi ancora di
più..».
«Lo pensi davvero?».
«Ovvio»
- sorrise, rassicurante.
E io annuii, anche se non ci credevo più
di tanto.
Quanto mi era mancata casa mia? Molto, davvero
tanto. In un mese mi era mancata terribilmente ma stare di nuovo
nella cucina di casa mia, con i miei fratelli intorno, i miei
genitori, persino Lucky, mi faceva capire quanto seriamente avessi
sentito la mancanza di casa per tutto quel tempo. Mi guardavo intorno
e mi sentivo di nuovo a casa, in famiglia, protetta. Mamma mi aveva
spedita in cucina mentre lei e papà parlavano tra di loro,
Cameron era dovuto correre a prendere Victoria mentre Taylor si era
chiuso in camera senza dirmi niente, ma lanciandomi un'occhiata ben
chiara "hai combinato un casino, ma se vuoi, io ci sono",
la sua tipica occhiata per qualunque cosa mi accadesse. Taylor era
così, non dava l'aria di un tipo molto affettuoso come
Cameron, ma sapevo che non mi avrebbe mai abbandonata o giudicata.
Dana entrò in cucina mentre aprivo il frigo alla ricerca di
qualcosa da sgranocchiare mentre aspettavo che mamma e papà
finissero di parlare.
«Ehi».
«Ehi».
«Come
ti senti?».
«Incinta, tu?».
«Come il
fratello di una ragazza incinta».
«Grande..».
«Robert
non l'ha presa bene, vero? Cioè, è proprio
incazzato
nero con il mondo, giusto?» - non so come faccia, ma Dana
è
l'unico, insieme a Cameron, che riesce a capirmi subito, e sa
trattare un argomento serio come questo in modo sereno senza farmi
scoppiare a piangere o farmi sentire come una merda totale.
«Una
cosa del genere.. si».
«Oh.. l'ho immaginato. Pensi
che verrà qui? O è così arrabbiato da
non
parlarti mai più? Perché se è
così
stronzo io, Cameron e Taylor possiamo andare a picchiarlo anche se mi
dispiacerebbe davvero tanto perché mi è davvero
simpatico ed è davvero innamorato di te ma forse una bella
botta potrebbe farlo svegliare una volta per tutte. Che
dici?».
«Che
tu, Cameron e Taylor resterete a casa con me. Vi tengo d'occhio. Non
voglio risse».
«Che palle, okay. Quindi, ora.. resti a
casa con noi? Ti voglio a casa con noi, mi sei mancata».
«Aw»
- mi getto fra le braccia di mio fratello, ringraziando il cielo di
avere ancora la pancia piatta per poterlo abbracciare bene.
«Mi
sei mancato anche tu, non immagini neanche quanto, mi siete mancati
tutti quanti...».
«Vedrai che si risolverà
tutto, Kris. E io non lo dico come lo dicono tutti, non è
una
frase fatta. Gli altri lo dicono sperando che le cose vadano bene, ma
io non farò così. Io farò in modo che
vadano
bene sul serio, per forza».
Pov Robert
A
volte ho pensato seriamente di non avere senso.
I miei pensieri
non erano mai stati connessi fra di loro, i miei desideri non
corrispondevano a quelli che i miei genitori volevano per me.
Non
ero mai stato come loro volevano che fossi o come le mie sorelle.
Ero
solo me, ero solo Robert.
Ma con Kristen qualcosa era cambiato,
con lei mi ero sentito me stesso per la prima volta, mi ero sentito
accettato e amato, quando stavo con lei non mi sentivo in
competizione con nessuno.
Kristen mi aveva preso per mano e
accolto nel suo cuore, lei non si aspettava niente da me, solo che io
non l'abbandonassi e lei in cambio mi avrebbe dato tutto il sostegno,
l'amore, la fiducia e il supporto di cui avevo bisogno. E l'aveva
fatto; e io come l'avevo ricambiata? Abbandonandola, l'unica cosa che
mi aveva pregato di non fare.
Ben fatto, Robert, sei proprio
un coglione, ma questa non è una novità, lo sei
sempre
stato.
Solo che, quando stavo con Kristen, diventavo un
ragazzo migliore.
Non un uomo, ma un ragazzo migliore. E per me
era già abbastanza.
Quel poco che riuscivo a fare grazie a
lei mi rendeva quasi fiero di me stesso.
Il mio modo di
comportarmi, con lei, diventava quello che avevo sempre voluto avere.
Ho sempre voluto essere un bravo ragazzo ma alla fine finivo sempre
con il comportarmi come un coglione solo perché a volte fare
lo stronzo rendeva più sopportabile il dolore che provavi
dentro. Mi portavo a letto più ragazze possibili, mi
ubriacavo
con Tom e Marcus, frequentavo quella specie di bordello che era casa
di Chris e avevo fatto cose di cui mi vergognavo parecchio adesso.
Avevo abbandonato la musica, messo da parte la chitarra e smesso di
credere in me stesso. Poi era arrivata Kristen e aveva reso tutto
più
bello. Ma io avevo dovuto rovinare tutto, come mio solito.
Perché
quando mi aveva detto di essere incinta io ero semplicemente
crollato.
Era crollato tutto quello che ero diventato.
Era
crollato tutto quello che avevo costruito, tutta la sicurezza,
l'amore, la fiducia, i sorrisi.
Era crollato tutto perché
io avevo paura.
Paura di essere davvero me stesso, forse.
O
forse avevo paura di diventare finalmente un uomo e non più
un
semplice ragazzino, di prendere seriamente la mia vita e le mie
responsabilità.
Perché quando sei un ragazzo puoi
sbagliare, ma un uomo non può sbagliare, non può
commettere errori. Un uomo che commette errori è un uomo
come
mio padre e io non volevo seguire le sue ombre, neanche morto.
Il
cellulare vibra sul comodino per almeno la decina volta questa
mattina.
Allungo il braccio e leggo tutti i messaggi che mi ha
lasciato Kristen e poi l'ultimo: "Sono a casa dei miei, resto
qua. Grazie tante per avermi lasciata sola, vaffanculo".
Ecco fatto. Finalmente l'ha fatto. Mi ha mandato a fanculo
perché
doveva farlo, perché mi sono comportato una merda e l'ho
lasciata sola in una situazione così difficile. Bravo
Robert, complimenti ancora una volta, sono fuggito ancora
una
volta davanti a una situazione che aveva in qualche modo a che fare
con le responsabilità. Non mi piace avere
responsabilità,
ne ho paura. Una paura folle di non esserne in grado, mi sono sentito
inadeguato tutta la vita e non inizierò a diventare adulto
adesso.
Non tutto in una volta.
Non in una situazione così
seria.
Con Kristen stavo iniziando a prenderci la mano con i
rapporti umani, avere una sola ragazza, amare solo lei, prendermi
cura e stare solamente con lei mi piaceva, ma questo, questo,
è decisamente troppo per me.
Il cellulare squilla.
Leggo
distrattamente il nome sul display: Tom.
«Tom, non
ho voglia di parlare».
«Non sono Tom, razza di idiota.
Sono Sam. Sapevo che avresti risposto al telefono se avessi pensato
che fosse il tuo amico Tom».
«Posso ancora riattaccare
però».
«Non lo farai, e sai perché?
Perché ami Kristen e sai che ti sto chiamando per
lei» -
stupido tono da saputella.
Sbuffo, ha fottutamente ragione. «Cosa
cazzo vuoi?».
«Farti ragionare. Quindi o parli con me
al telefono o vengo a casa tua e ti prendo a calci in culo
finché
il tuo cazzo di cervello non riprende a funzionare decentemente, per
una fottuta volta in vita tua. Cosa scegli?».
«Non
picchio le ragazze. Scelgo il telefono».
«Ottima
scelta, mi risparmi un viaggio in macchina. Allora, che stai
facendo?».
«Niente».
«Bene, smetti di
farlo e inizia a fare qualcosa!».
«Tipo?».
«Tipo
alzare il culo e andare da Kristen, perché lei ha bisogno di
te, idiota».
«Lo so! Lo so, cazzo, so benissimo che ha
bisogno di me e mi dispiace di non essere all'altezza della
situazione ma io non posso farcela. Quindi, mi dispiace, ma non
farò
proprio niente..».
«COGLIONE RITARDATO E GRANDISSIMA
TESTA DI CAZZO, ADESSO TU MI ASCOLTI E ANCHE BENE» - la sua
voce mi stava trapanando un timpano attraverso la cornetta del
telefono e rischiavo seriamente di diventare sordo prima degli
ottant'anni - «TU NON PUOI LASCIARE UNA RAGAZZA IN UNA
SITUAZIONE DEL GENERE, DA SOLA! TU HAI DELLE
RESPONSABILITÀ', CHE TI
VADA O NO. QUINDI ADESSO TI MUOVI E L'AIUTI PERCHÉ' NON MI
PARE CHE
LE RAGAZZE SI METTANO INCINTE DA SOLE QUINDI O TI SBRIGHI A
RAGGIUNGERLA O VENGO SERIAMENTE A CASA TUA A PRENDERTI A CALCI IN
CULO, CI SIAMO CAPITI? ROBERT, DICO SUL SERIO, FAI UNA COSA BUONA
NELLA TUA VITA E NON ROVINARE TUTTO QUELLO CHE STAVATE COSTRUENDO
INSIEME. QUESTO NON E' IL FINALE DI TUTTO, E' SOLO UN IMPREVISTO CHE
VI RENDERÀ' ANCORA PIÙ' UNITI. MA SOLO SE TU
FARAI QUALCOSA, ALMENO
STAVOLTA, CAZZO» - e aveva ragione, cazzo. Aveva dannatamente
ragione e io stavo per sbattermi la testa al muro dalla frustrazione.
«Hai.. hai ragione...».
«Certo che ho
ragione, cazzo! Quindi, farai qualcosa o devo venire a prenderti?
Perché non me ne importa niente di quello che tu stai
pensando
di te stesso - di come ti senti inutile, stupido, sbagliato - io ho
una migliore amica che ha bisogno di me e di te e non la
lascerò
da sola soltanto perché il suo ragazzo ha deciso di giocare
la
carta della vittima, come sempre. Mi sono spiegata, idiota?».
«La smetti di insultarmi?».
«No. E adesso
esci di casa, idiota» - chiuse la telefonata.
Mi serviva
davvero una telefono della migliore amica di Kristen incazzata nera
per farmi smuovere almeno un po'? A quanto pare si perché mi
stavo già alzando alla ricerca di una maglietta pulita.
La
prima cosa che noto quando arrivo a casa di Kristen è la
macchina di Victoria parcheggiata vicino a quella di Cameron. Cosa ci
faceva mia sorella a casa di Kristen a quell'ora? Ormai era tardi,
forse si era fermata a dormire da Cameron. Non ci badai molto e -
prima di poterci ripensare e scappare via a gambe levate - bussai
alla porta.
Mi venne ad aprire Taylor.
«E tu che cazzo
ci fai qui? Kristen non credo proprio che voglia vederti, ci si
vede»
- e mi chiuse la porta in faccia senza neanche darmi il tempo di dire
qualcosa in mia difesa.
Rimasi a fissare la porta per almeno
cinque minuti - pensando a quanto fossi stato stupido, a come avessi
trattato male Kristen fin dall'inizio, mi tornò persino in
mente un litigio che avevo avuto con Lizzie riguardo a quanto fossi
stronzo e senza cuore - finché la porta si aprì e
Dana
mi fece entrare senza dire niente, indicandomi le scale che
conducevano alle camere da letto. Prima che salissi il primo gradino
mi tirò per una manica e mi disse: «Se fai
qualcosa di
male a mia sorella, sei morto. Senza offesa eh, mi stai un sacco
simpatico, ma lei è mia sorella e le voglio bene e tu sei lo
stronzo che le sta spezzando il cuore e l'ha messa pure incinta e ora
scappa. Quindi.. be', non fare niente di stupido, o dovrò
picchiarti» - visto che non sapevo bene come reagire a un
avviso del genere, annuii e basta.
Sentii i genitori di Kristen
parlare in camera loro, ci passai davanti sperando di non fare troppo
rumore e aprii lentamente la porta della camera di Kristen.
Stava
dormendo, sul letto il suo gatto rosso.. Lucky.
Quando mi vide,
balzò giù dal letto, arrivò ai miei
piedi così
mi chinai per farmi leccare la mano. Mi leccò le dita e poi
mi
soffiò per poi saltare di nuovo sul letto di Kristen,
accucciandosi sopra le coperte, sul suo petto. Bene, anche il
gatto
mi odia.
Mi avvicinai al letto. Kristen dormiva rannicchiata
su un lato, le mani stretta a pugno vicino alla bocca come sempre,
sembrava una bambina piccola. Una bambina piccola, indifesa, fragile
e sola.
Mi inginocchiai e le scostai una ciocca di capelli
dal viso.
«Mmh..» - aprì lentamente gli occhi,
assonnata. «R..Rob?».
«Sono arrivato, alla
fine...».
«Si. Alla fine, appunto» si mette a
sedere, stizzita. Si copre con il lenzuolo e porta il gatto affianco
a lei.
«Kristen..».
«Perché sei qui?
Ti avevo detto che restavo dai miei, nessuno ti ha invitato
qua».
«Volevo sapere come stavi..».
«Esistono
i telefoni, sai? Oh, ma forse non lo sai, visto che non hai
risposto a neanche uno dei miei ultimi messaggi!» -
era
furiosa, e ne aveva tutti i motivi, e io lo sapevo.
«Lo so..
lo so e mi dispiace, ma lascia che ti spieghi».
«No,
sono stanca delle tue spiegazioni, delle tue scuse e di tutti i tuoi
bei discorsi, sono stanca, hai capito? Non voglio scusanti. Sai cosa
volevo? Io volevo te, accanto a me. Volevo che mi stessi vicino
mentre dicevo ai miei genitori che ero incinta e invece non c'eri e
l'ho dovuto fare da sola e devi solo ringraziare il cielo che mio
padre non sia venuto a cercarti per ucciderti insieme ai miei
fratelli, perché ne avevano tutta l'intenzione, credimi. Mia
madre l'ha calmato, per fortuna. E tu dov'eri, Robert, eh? Dove
diavolo eri, si può sapere? Cosa c'era di più
importante?» - aveva gli occhi lucidi e stringeva le coperte
con rabbia, gli occhi fiammeggiavano quasi.
«Non c'è
niente più importante di te, lo sai..», cerco di
prenderle le mani ma lei si tira indietro.
«No. Non lo so.
Dimostramelo, una buona volta».
«Cosa.. cosa posso
fare? Te l'ho detto che.. lo sai che io.. non.. oh
Kristen...»
- con che coraggio potevo ripetere le parole dell'altra volta davanti
a lei?
«Lo so! So che NON VUOI questo bambino, ma IO invece
io lo voglio, Robert! Puoi pensare anche a me, adesso? Puoi cercare
almeno di capire quello che provo, quello che sto passando?
Perché..
perché io non riuscirei a sbarazzarmene come vuoi tu, non
riuscirei più a vivere in pace dopo una cosa del genere. Noi
abbiamo fatto il danno e adesso ne paghiamo le conseguenze Robert,
capisci? Noi. Lui... o lei... non ha nessuna colpa, siamo stati noi,
e noi poniamo rimedio. Ma non uccidendo un innocente, non
così»,
improvvisamente mi sembrò cresciuta, come se ogni parola che
diceva la facesse crescere davanti ai miei occhi, mi sembrò
più matura. La bambina aveva lasciato il posto a una giovane
donna sicura delle sue idee e ancora una volta io mi ritrovavo
inadeguato alla situazione, confuso, frastornato e terribilmente
impaurito da quello che sarebbe successo. Lei era pronta, ma io?
«Non
sono pronto...».
«Robert... io.. io non so che dirti..
non posso aspettare all'infinito che tu sia pronto.. non c'è
tempo, non tutto quello che vogliamo...».
«Non sono
come te, Kristen. Io non posso crescere come hai fatto tu, io non
sono pronto a diventare adulto e non sono sopratutto pronto ad avere
un bambino. E'.. è una cosa troppo grande. Sarà
un
esserino che avrà bisogno di me, di tutto il mio tempo, di
tutte le attenzioni del mondo e di qualcuno su cui fare affidamento e
tu.. tu mi conosci, io sono un casino, sono proprio un casino e non
si può fare affidamento su di me perché sono solo
un
ragazzino e pure uno stronzo, un coglione, non puoi proprio pensare
che io sia pronto a fare il padre. Che figura di riferimento dovrei
avere? Mio padre? Cazzo, no. Sarò come lui e quel bambino mi
odierà, odierà la nostra famiglia e
sarà
infelice e io non voglio un bambino infelice. Tu sei pronta, io
no».
«Non sarai come tuo padre, Robert! Un figlio non è
sempre
come il padre, non è una cosa decisa da Dio,
cazzo!».
«Ma
io lo so! So già che sarò una merda».
«NO!».
«SI!
Sarò una merda e rovinerò tutto. Non voglio
farlo,
mettiti l'anima in pace» - l'ho detto davvero?, merda.
«Oh,
io mi me la metto l'anima in pace, razza di coglione! MA TU ESCI DALLA
MIA STANZA, SPARISCI!» si alza dal letto e mi spinge via, mi
colpisce con i pugni sul petto.
Cerco di tenerla ferma ma è impossibile, è troppo
piccola e svelta per me e ho paura di farle male.
«Kristen,
non fare così..».
«Sei
uno stronzo.. sei uno stronzo, Robert», piange in silenzio,
senza
smettere di colpirmi il petto con i suoi piccoli pugni.
«Lo
so, amore..».
«Hai
rovinato tutto! TUTTO! E' COLPA TUA, E' COLPA TUA E IO TI ODIO
PERCHÉ'
HAI ROVINATO OGNI COSA CHE HO COSTRUITO, TUTTO QUELLO PER CUI HO
LOTTATO E' CROLLATO PER COLPA TUA!» - tante piccole
coltellate
che mi merito dalla prima all'ultima. Annuisco, mentre la vista si
appanna anche a me.
«Ti
amo..», è tutto quello che riesco a dire.
«No,
no tu non mi ami, tu ami te stesso, tu ami il fatto che ci sia qualcuno
che ti ami per quello che sei. Ma la persona che sei, il ragazzino che
fugge dalle responsabilità, non è la persona di
cui ho
bisogno in questo momento» mi spinge un'altra volta,
facendomi
sbattere le spalle contro la porta.
«Kristen..».
«Esci.
Esci da quella cazzo di porta e sparisci dalla mia vita. Sono stanca,
sono davvero troppo stanca per sentire un'altra delle tue
scuse».
«Non
è una scusa! Porca troia, vuoi capire che non lo sto facendo
per
farti un dispetto!? Ho paura! HO PAURA!».
«E
invece io sono tranquilla, eh?» - il suo tono trasuda ironia
- «Ho
paura anche io, Robert, ma questo non toglie che io sono qui, sono qui
e mi prendo le mie responsabilità e non lascerò
che una
vita innocente paghi per gli errori che abbiamo commesso noi. Ma tu fa'
un po' come cazzo di pare, tanto è inutile con te.. non
ascolti,
non parli, con te è tutto inutile, esisti solo tu e
solamente
tu.»
«Sai
che non è vero...» - ma non ci credevo neanche io;
quante
volte l'avevo messa davvero al primo posto? Ci avevo provato ma forse
non c'ero mai riuscito davvero e lei se n'era accorta prima di me.
«Basta, Robert. Sono stanca, lo capisci o no? Non ce la
faccio
più. Ti corro dietro da quando ci conosciamo, ho fatto di
tutto
per venirti dietro, stare al tuo passo e tu..? Adesso tu mi stai
voltando le spalle e io non ho più voglia di lottare per
qualcosa che otterrò, forse, ma sarà solo per
pochi
giorni.. poi tornerai il ragazzino di sempre, quello che paura degli
impegni, di me, di noi, "dell'errore" che abbiamo commesso...
vattene».
«Ma..».
«Non
costringermi a chiamare Cameron».
«Kristen,
dobbiamo parlare.. ti chiedo scusa».
«No».
«Ti
prego» - sentii la mia vista appannarsi sempre di
più.
Si morde il labbro, nervosa. «Okay. Ma non oggi.
Esci da camera mia».
«Quando?».
«Non
oggi!».
«Domani,
per favore. Ho bisogno di..».
«ANCHE
IO HO DEI BISOGNI! AVEVO BISOGNO DI TE OGGI E TU NON C'ERI, NON C'ERI,
CAZZO.. VATTENE! VATTENE SUBITO!».
«Okay..
okay, me ne vado ma tu calmati amore.. sei tutta rossa, per favore..
starai male così..».
«Fanculo,
Robert. ESCI».
«Ti
amo, non mandarmi via..», adesso ero proprio in lacrime.
Ma non ero l'unico. Kristen stava sicuramente per avere una crisi di
panico. «Ti
odio, ti odio, ti odio! Ma perché devi fare
così!?
Perché non puoi semplicemente andartene!? No, tu vuoi
restare.
Vuoi restare ma non vuoi questo bambino! Cosa devo fare, me lo spieghi?
Vuoi fare finta che non esista? Non possiamo! Io non posso! Quindi
vattene e lasciami in pace, per favore!».
«Cambierò,
te lo giuro.. dammi una seconda possibilità..
farò tutto
quello che vuoi, ma non mandarmi via..» - cercai di
abbracciarla
ma mi spinse via, di nuovo.
«Esci».
«No..».
«Ho
detto esci, non farmelo ripetere».
«Io
voglio te.. lo sai, lo sai che ti amo».
«Non
so un cazzo, esci».
«Lascia
che...».
«CAMERON!
CAMERON!» - si mise a urlare come una bambina spaventata,
cercando di fermare i singhiozzi che le muovevano tutto il corpo.
«Kristen,
no, per favore...».
Un secondo dopo Cameron entrò in camera e vide la scena, che
sicuramente non doveva essere molto a mio vantaggio: sua sorelle in
lacrime, io pure, lei che lo chiamava urlando per farmi cacciare via,
come un ospite indesiderato. Ma io non ero un ospite, io ero il ragazzo
che l'amava e avrei fatto di tutto per farglielo capire.
Cameron mi afferrò per il braccio, non troppo forte ma
abbastanza per farmi capire l'antifona. «Andiamo..».
«Non
vado da nessuna parte senza Kristen».
«E
invece si. Robert, non costringermi a spaccarti la faccia».
«Cameron,
non capisci..».
«Capisco
che Kristen è in lacrime e vuole che tu te ne vada, mi
basta» - con uno strattone mi fece uscire dalla stanza, ma
prima
che chiudesse la porta vidi il viso di Kristen, bagnato di lacrime,
girato verso il letto, la mano appoggiata al petto come se stesse
cercando di non farsi uscire il cuore dal petto.
«Devo
parlarle..».
«Non
adesso, Rob» - chiude la porta della camera, adesso ci siamo
solo io e lui nel corridoio.
«Devo
dirle che la amo! Devo dirle che farò tutto quello che
vuole, che mi impegnerò, che..».
«Avresti
dovuto pensarci prima, mi spiace.. vieni, ti accompagno alla
porta» - non sembrava arrabbiato, solo triste e stanco, un
po'
come Kristen, si assomigliavano molto.
In fondo alle scale, trovai Victoria ad aspettarmi.
Non le chiesi perché fossi lì, cosa ci facesse a
casa di Kristen, non ne avevo voglia.
Lei abbracciò Cameron e lo baciò sulle labbra
prima di
cingermi le spalle con un braccio e condurmi fuori da casa Stewart
insieme a lei.
«Andiamo
a casa, Rob..».
«Quale
casa? Non voglio tornare da papà».
«Da
mamma. Vieni a stare con me, mamma e Lizzie per un po', okay? Ti
servirà».
«Ma
Kristen..».
«Lei
starà bene» - aprì la portiera della
sua macchina, facendomi cenno di entrare, lo feci - «ha bisogno anche
lei di passare un po' di tempo con la sua famiglia».
«Non
voglio abbandonarla».
«Non
lo farai, starai solo via per un po'» - mise in moto la
macchina e partimmo.
Pov Kristen
Stavo vomitando in bagno quando sentii la porta aprirsi e le braccia di
mia madre tirarmi su e accompagnarmi in camera mia, dove mi depose sul
letto. Cameron si sedette accanto a me, accarezzandomi i capelli come
quando ero piccola. Dana stava ai piedi del letto e accenna un sorriso
di incoraggiamento. Mio padre stava alla porta e mi fissava, gli occhi
lucidi, ma non era deluso, solo preoccupato e ne aveva tutto il
diritto, anche io ero preoccupata per me stessa; cosa avrei fatto
adesso?
Taylor entrò in camera mia tenendo un vassoio in mano. «Qualcuno
ha ordinato uno spuntino di mezzanotte?» chiese, stupendomi
con
un entusiasmo che non gli vedevo da molto tempo. «Adesso
devi mangiare per due» aggiunse, sedendosi ai bordi del mio
letto
e mostrandomi il contenuto del vassoio: una fetta di torta, un succo di
frutta alla pesca e un barretta di cioccolato.
Scoppiai di nuovo a piangere.
Era troppo.
Troppo da sopportare.
Di nuovo il mio cuore rischiò di scappare via da me.
Stavolta fu Cameron a impedirglielo, abbracciandomi forte. «Andrà
tutto bene, Kristen.. te lo prometto».
«Se
ne è andato...».
«Shh,
shh».
«Non
posso farcela.. non posso, Cam!» - mi strinse a lui
più che potevo.
Mia madre si unì all'abbraccio, baciandomi sulla guancia. «Sarai una madre
bravissima, io lo so».
Ma io non lo sapevo.
*
tre mesi dopo
«Vuoi altro latte, scema?».
«No,
grazie, Cam. Ultimamente il latte mi fa' venire ancora più
nausee».
«Uhm,
okay. Cioccolata? Una pasta? Qualcosa? Non puoi fare colazione solo con
una tazza di cereali» - mi guarda severo mentre si siede
vicino a
me, accarezzandomi il braccio e lanciando occhiate timide verso la mia
pancia. Stava crescendo, non si vedeva ancora praticamente niente, ma
io la sentivo.
«Ho
sempre fatto colazione così e fino ad ora è
sempre andato tutto bene, Cam».
«Ma
adesso siete in due e non voglio un nipote rachitico».
Sorrido,
divertita dal suo commento. «Va bene.. portami quella
cioccolata, ma poca eh».
Mi bacia sulla fronte e si alza. «Ottima
scelta».
Dana entra in cucina e si siede davanti a me, si versa i suoi cereali
nella ciotola e mi fissa. «Stanotte ho sognato
che tuo figlio mi chiamava "zio Dana"» dice, a mo' di saluto.
«Be'..
e cosa c'è di male?» - Cameron mi porge la
cioccolato e si siede di nuovo vicino a me.
«"Zio
Dana" fa' schifo come nome. "Zio Cameron", persino "zio Taylor"
è figo, ma "zio Dana"... schifo totale».
«Chiedi
a mamma e papà di cambiarti il nome» scherzo,
prendendo un sorso dalla mia cioccolata.
«Cosa
dovresti chiederci, figliolo?» - papà passa dietro
la mia
schiena e scompiglia i capelli di Dana, che sbuffa infastidito.
«Niente».
«Dana
vuole cambiare nome perché "zio Dana" fa' schifo»
dice
Cameron, ridendo sotto i baffi mentre beve il suo caffè.
Papà guarda Dana sollevando un sopracciglio, «Non
farti sentire da tua madre, ha scelto lei quel nome» -
papà si prepara il caffè e si siede vicino a noi,
mamma
entra in cucina con un bel sorriso stampato in faccia, indossa un
maglione nero nuovo e una gonna lunga fino al ginocchio con degli
stivali, ha un incontro di lavoro per colazione e ci saluta di
fretta con un bacio sulle guance.
Presto
anche Cameron deve andare a prendere Victoria, Dana e Taylor devono
andare a scuola e resta solo papà, che mette giù
il
giornale che ha iniziato a leggere per guardarmi dritto negli occhi.
Ancora prima che apra bocca so già che ci sono guai in
vista.
«Tesoro,
vorrei parlarti un attimo di una cosa..».
Metto
giù la mia colazione. «Dimmi».
«Riguarda
la scuola... pensi che ci tornerai?».
«Io..
io pensavo di diplomarmi con il corso a casa. Sta andando bene, no?
Faccio i compiti e do gli esami regolarmente nella sede staccata. Mi
diplomerò in tempo, te lo prometto, se è questo
che ti
preoccupa, papà..».
«No..
tesoro, non è questo che mi preoccupa» - allunga
una
mano e afferra la mia, continuando a non distogliere lo sguardo dal
mio - «so che hai paura di tornare a scuola, Kristen, ma devi
affrontare i tuoi compagni, le tue amiche, i..».
«Ho
solo Sam, papà. Ho solo lei come amica. Gli unici amici che
mi
sono fatta sono legati a Robert e adesso che io e lui..», la
voce mi si spezza, come sempre quando parlo di lui. Non riesco ancora
a parlarne, ad accettare il fatto che lui non c'è per colpa
mia, perché sono stata io a mandarlo via. Lui ci ha provato.
Per un mese non ha fatto altro che cercarmi, mandarmi messaggi,
chiamate, veniva sotto casa e chiedeva di me e io lo mandavo via, lo
respingevo ogni volta. Poi pian piano il telefono ha smesso di
suonare e le sue visite si sono fatte sempre più rare.
Adesso
mi manda un messaggio alla settimana per chiedermi come sto e se ho
bisogno di qualcosa, non rispondo mai.
«Lo
so... e mi dispiace, non doveva andare così. Il nostro
trasferimento qui doveva servirti a voltare pagina, a sentirti
meglio, farti degli amici... e invece non ha fatto che peggiorare le
cose. E' per questo che.. ecco, io e tua madre ne abbiamo parlato e
stavamo pensando di tornare a Los Angeles».
«C..cosa?»,
mi manca l'aria. Non può dire sul serio.
«Magari
solo una vacanza, qualche settimana.. per vedere come va'».
«Papà..
papà, non potete farlo! La mia vita... quella di Cameron,
Dana
e anche quella di Taylor.. è qui! Cameron ha Victoria e Dana
ha Lizzie, non possiamo trasferirci di nuovo.. non.. non di nuovo per
colpa mia...».
«Loro
vogliono solo la tua felicità, tesoro, lo sai», ma
io
non volevo la loro infelicità a causa mia. Non di nuovo, non
sarei sopravvissuta.
«Papà,
no.. ti prego, non.. non..» - lottavo per non scoppiare a
piangere.
«Okay,
okay.. era solo un'idea. Adesso devo proprio andare, perché
ho
una riunione prima di pranzo. Pensi di farcela a prepararti il pranzo
da sola o vuoi che chieda a Cameron di portarti qualcosa?»
chiede, mentre prende la sua giacca e l'infila avviandosi verso la
porta.
«Tutto
sotto controllo, papà» - mi bacia sulla fronte e
mi dice
"ti voglio bene" e io rispondo con un "ti voglio bene
anche io" ma mi sento terribilmente scombussolata. Ed è
così da un paio di giorni, ho fatto qualche ricerca su
internet e ho capito che sono gli ormoni che iniziano a farsi
sentire. Per colpa loro scoppia a piangere come se niente fosse, cosa
che non aiuta per niente le mie crisi di panico. La settimana
prossima ho una visita dal medico per chiedere appunto di questo, e
anche per assicurarsi che sia tutto apposto. E' la mia prima visita e
non mentirò: sono terrorizzata. Speravo di andarci con
Cameron
ma proprio quel giorno ha un impegno con il suo nuovo lavoro e non mi
va' di chiederglielo.
Per
un attimo penso a Robert, a come starà e se magari un giorno
smetterà del tutto di cercarmi. Non esco molto di casa, per
la
maggior parte del tempo dormo o sto con i miei fratelli oppure viene
Sam a trovarmi e mi racconta quello che mi perdo e come sta andando
con Tom, stando ben attenta a non toccare l'argomento "Robert".
Mi
siedo sul divano e accendo la tv, mentre Lucky viene a sdraiarsi
sulle mie ginocchia. Stiamo guardando un vecchio telefilm da quasi
mezz'ora quando qualcuno bussa alla porta e vado ad aprire senza
pensarci, immaginando che sia Cameron che si è dimenticato
le
chiavi di casa come al solito. Sono già pronta a prenderlo
in
giro quando mi ritrovo Robert davanti, le mani infilate nelle tasche
dei jeans e un'espressione da ragazzino messo in castigo a cui viene
dato il permesso di tornare in cortile con gli altri bambini.
«R...Rob»
balbetto.
«Ehi..
non pensavo che fossi in casa, cioè.. cioè, ci
speravo
ma pensavo che.. sono venuto perché.. volevo lasciare un
messaggio per te a Cameron o a Dana.. e invece eccoti qui... posso
entrare..?» - resto immobile, la mano appoggiata contro lo
stipite della porta, lo fisso come se non avessi capito bene la sua
domanda e forse è un po' così - «per
favore...?»
aggiunge, affondando ancora di più le mani nelle tasche dei
jeans.
Mi
feci da parte, lasciando la via libera. Mi tremavano le ginocchia.
«Grazie...»
- entrò chiudendo la porta dietro di sé.
Vederlo
dentro casa mia, con quell'aria smarrita e in colpa mi fece venire
voglia di abbracciarlo, dirgli che sarebbe andato tutto bene e che io
lo amavo ancora da matti, ma in teoria sarebbe stato il suo
compito, non il mio. «Cosa devi dirmi..?».
«Uhm,
ecco..» sembrava ancora più in imbarazzo di me,
«non
sono bravo con le parole, lo sai... quindi, mh, ci sarebbe questo mio
concerto domani sera.. in un locale qua vicino e ti ho, uh, ho fatto
in modo che tu abbia un posto in prima fila...», non mi
guardava neanche in faccia.
«Un
concerto..? Mi stai invitando a un tuo concerto...?», tutto
qui? Niente scuse, niente "ti amo, ho sbagliato"?
«Uhm,
si?».
«Domani
sera?».
«Si...
ci terrei davvero tanto che tu venissi» - fa' qualche passo
avanti e si avvicina abbastanza, mi prende entrambe le mani e le
stringe alle sue. «Mi sei mancata davvero tanto in questi
mesi,
Kristen... non puoi immaginare quanto».
Sento
gli occhi inumidirsi. Maledetti ormoni.
«Rob... mi sei
mancato anche tu, ma questo non cambia niente.. tu non hai cambiato
idea e io neanche.. è tutto come prima..».
«No..
no, amore, per favore, tu.. tu vieni domani, va bene?».
"Tu
vieni domani", e basta? Tutto qui? No, non poteva essere tutto
qui, volevo qualcosa di più, volevo chiarire adesso la
faccenda, ma era inutile. Annuii e mi allontanai da lui, sapendo che
quella mattina non avrei risolto proprio un bel niente.
«Okay...
verrò».
«Grazie..
davvero, grazie. Ora.. ora se vuoi posso anche andarmene, ero venuto
solo per questo, non voglio costringerti a..».
«No...
resta» - ma cosa cazzo stavo facendo? Non volevo che
restasse,
non volevo illudermi che tutto sarebbe tornato come prima quando
sapevo benissimo che non sarebbe stato così. Lui non aveva
cambiato idea, io non avevo cambiato idea e nella mia pancia si stava
creando qualcosa che spaventava entrambi e ci faceva allontanare.
Eppure non sopportavo l'idea di vederlo andare via di nuovo. -
«Per
favore».
Robert
sorride in un modo davvero troppo tenero, come se gli avessi regalato
chissà che cosa, è quasi impossibile per me
pentirmi di
quel gesto mentre osservo quel sorriso da bambino, così raro
su di lui. «Oh be', se proprio insisti» scherza.
Imbarazzata,
mi giro e mi dirigo di nuovo verso la cucina. «Fame? Stavo
facendo colazione».
«No,
grazie».
Mi
siedo a tavola e gli faccio segno di sedersi davanti a me. Lui lo
fa', sento i suoi occhi su di me mentre riprendo a mangiare la mia
colazione.
«Come
ti senti..?» mi chiede, dopo un minuto buono di silenzio
imbarazzante.
«Cosa?»
- resto un po' confusa dalla sua domanda.
«La...
nausea.. vomiti? Cioè... hai.. hai avuto problemi..? Non
rispondi ai miei messaggi quindi non so se.. uhm» - ah,
intende
il bambino.
Il
fatto che sia interessato al bambino mi dà un briciolo di
speranza che viene subito sostituito da rabbia quando sento il tono
con cui si riferisce al mio stato, come se fosse una cosa brutta,
orribile, qualcosa di cui vergognarsi.. o come se, semplicemente, io
fossi malata.
«Oh..
oh, tu intendi il bambino. Si, si sto
bene» - calco bene
sulla parola "bambino" e lo osservo di sottecchi mentre
metto in bocca una cucchiaiata di cereali. Robert sussulta per un
secondo per poi tornare calmo un momento dopo.
«Si..
quindi tutto okay?».
«Si..
nella norma» - gioco con il cibo per un po', poi il silenzio
si
fa' troppo intollerante per continuare a non dire niente -
«la
settimana prossima ho la prima visita...», non so
perché
lo dico, forse ho solo.. forse ho solo paura di ciò che
potrei
scoprire, perché è la mia prima visita per il
bambino e
ho paura, ho semplicemente paura.
«Visita..?».
«Si,
per sapere se è tutto okay, sai... quel genere di
cose».
«Oh...»
- abbassa lo sguardo e si fissa le mani, - «posso
accompagnarti...?».
Si,
cazzo, ecco cosa volevo. Ma
perché ho dovuto dirti che ci sarebbe stata una vista per
farmi accompagnare da te? Era ovvio che ci sarebbe stata "una
visita" prima o poi, tu devi esserci sempre, cazzo, non solo
quando te lo ricordo io. Ma l'idea di non essere sola in quel momento
mi fa' dimenticare la rabbia per qualche secondo. «Vuoi
davvero
farlo?».
Lui
ancora non mi guarda negli occhi, «Be'... si, insomma.. mi
piacerebbe.. non voglio lasciarti sola, ecco».
Cerco
di non sorridere, non voglio arrendermi così velocemente.
«Non
venire se non vuoi venire, ho bisogno di qualcuno che mi aiuti.. se
stai venendo solo per farmi un favore non sarai d'aiuto e peggiorerai
solo la situazione» - odio essere così stronza e
acida
ma oltre ad aumentare i miei pianti isterici, gli ormoni fanno anche
questo.
«Voglio
farlo», finalmente un po' di decisione. Solleva lo sguardo,
«voglio venire con te e tenerti la mano e voglio dirti che
andrà tutto bene, perché mi sono pentito di non
averlo
fatto in questi mesi e ti prego di venire domani sera per dirti anche
molte altre cose, ci tengo davvero tanto. E' una cosa importante per
me. Tu vieni domani, io verrò con te alla visita, qualunque
cosa accada, te lo prometto» - allungò una mano
attraverso il tavolo e prese la mia, tenendola stretta fra le sue,
questa volta non provai neanche ad allontanare le mie mani della sue,
mi erano mancate troppo, sentivo di nuovo gli occhi
lucidi -
«Mi dispiace davvero tanto di essere fuggito come un codardo
quando mi hai detto di essere... incinta, ma tu mi conosci, sai che
non ho mai smesso di amarti e di preoccuparmi di te.. ero solo
terrorizzato, ma... ho capito che lo sei anche tu, non solo l'unico
con problemi al mondo e se tu sei riuscita a mettere da parte i tuoi
per me, allora io posso fare lo stesso per te, amore».
Amore.
Amore.
Amore.
Mh,
quanto mi era mancato quel nome che usciva dalle sue labbra?
«Vuoi
dire che hai..».
«No.
Non ho cambiato idea, non ancora».
«Oh»,
non potevo nascondere la mia delusione; il suo discorso allora era
senza senso e vano.
«Vieni
domani» ripeté.
«Si..
si, verrò», quando se ne andò, mi mi
misi in un
angolo della stanza, per piangere.
Non
capivo il comportamento di Robert, non capivo tutta quell'insistenza
per andare a uno stupido concerto, quando avevo assistito ad almeno
un milione delle sue prove quando abitavamo in quel rettangolo
freddo. Quella notte mi misi a dormire pensando a come lui non mi
aveva neanche guardato negli occhi per tutto il tempo, a come mi ero
sentita persa quando se n'era andato, a come una parte di me volesse
disperatamente rincorrerlo per la strada urlando torna da me ma
per fortuna mi ero trattenuta e adesso ero sotto le coperte, in
lacrime, tenendomi la pancia. «Ti amo, ti amo» non
sapevo
se stavo dicendo a Robert o al bambino.
Non
dissi a Cameron né a mamma o papà dove stessi
andando,
semplicemente aspettai che tutti fossero occupati a fare qualcosa per
dire in tutta fretta «esco!» e correre fuori dalla
porta;
avevo indossato un paio di jeans scuri, delle converse e una felpa
grigia a cui avevo alzato il cappuccio mentre camminavo da sola, di
notte, verso il locale che mi aveva detto Robert. Era un posto
tranquillo, che conoscevo già, c'eravamo andati un paio di
volte con Marcus, Tom e Sam ma non era di certo il nostro preferito.
Comunque, c'è un palco alla fine del locale e subito vedo
Robert seduto su uno sgabello che sta accordando la chitarra, appena
mi vede la mette giù e mi raggiunge.
«Sono
felice che tu sia venuta» dice, sorridendomi.
«Te
l'avevo promesso, io mantengo le promesse» - colpo basso, ma
dovuto.
«Si...
lo so» - poi si sporge e mi bacia la fronte, un gesto che
proprio non mi aspettavo e che mi fa' battere il cuore a mille -
«il
tuo tavolo è il primo vicino al palco, vai a sederti
adesso».
Mi
sorride di nuovo e poi si allontana per tornare sul palco.
Mi
siedo al tavolo che mi ha indicato e cerco di calmare il cuore
appoggiandoci una mano sopra, ma è impossibile. Dio, e se mi
bacia che faccio? Muoio? Molto probabile. Mi mancava troppo. Ho
sentito troppo la sua mancanza e adesso averlo così a
portata
di mano mi manda a puttane il cervello.
Le
voci nel locale si abbassano e la luce si abbassa, concentrandosi
tutta sul palco dove c'è Robert.
Si
avvicina il microfono alla bocca, noto subito che è nervoso
dal modo in cui si agita sul posto e dal modo in cui muove le mani.
«Buonasera. Vorrei iniziare con una canzone che non avrei mai
pensato di poter cantare ma che vorrei dedicare a una persona molto
speciale per me, spero non vi dispiaccia. E' fra il pubblico, stasera
e questa... questa è la mia ultima occasione, auguratemi
buona
fortuna» fa' un sorriso timido e inizia a fare qualche
accordo
con la chitarra. Ho il cuore che mi sta per uscire fuori dal petto e
stavolta penso che lo farà sul serio. «"Ragazza,
lo vedi nei tuoi occhi che sei delusa, perché io sono
l'idiota
con il quale hai sporcato il tuo cuore. L'ho spezzato in due. E,
ragazza mia, che casino che ho combinato giocando con la tua
innocenza.. e nessuna donna al mondo merita una cosa del genere. E
ora sono qui per chiederti un'altra possibilità» -
i
suoi occhi sono inchiodati ai miei, mi sembra quasi di sentire le
parole della canzone che mi rimbombano in testa, scuotendomi dentro.
La voce di Robert dona qualcosa in più al testo, alla
canzone,
a tutto - «"Possiamo innamorarci, ancora una volta?
Fermiamo il nastro e riavvolgiamo. E se vorrai andartene io so che
scomparirò.. perché non c'è nessun
altra per me.
Devi essere tu, solo tu, solo tu...» - sento che
gli occhi
di tutta la sala sono su di me, ma io riesco a vedere solo Robert -
«"Ora, ragazza mia, lo sento dalla tua voce che stai
tremando. Quando mi parli non mi riconosco, chi ero.. ne hai avuto
ormai abbastanza. E le tue azioni parlano più delle parole,
e
ti stai sgretolando per tutto quello che hai sentito, ma non avere
paura, non andrò da nessuna parte. Sarò qui, al
tuo
fianco, niente più paure, niente più
lacrime»
- sta piangendo? I suoi occhi sono così lucidi... - «"possiamo
provare ancora una volta, ragazza? Renderò tutto migliore.
Possiamo provare ancora una volta per rendere tutto migliore?
Perché
devi essere tu.. solo tu... solo tu, amore».
Mi
guardò.
Lo
guardai.
Dio,
ero così confusa.
Così
confusa eppure mi sentivo meglio.
Un
coro di applausi si levò nella sala, stavano ancora tutti
guardando verso di me.
Robert
si alzò e fece un breve inchino prima di raggiungermi al
tavolo.
«Ti
è piaciuta?» mi chiese, un leggero sorriso sul
viso.
«Hai
cambiato idea.. tu hai..», mi alzai, troppo nervosa per stare
seduta.
Robert
mi afferrò per la vita, come se avesse paura che scappassi
via
da lui e mi cinse la vita con un braccio, baciandomi sulla fronte
come prima, solo che stavolta lasciò le sue labbra molto di
più. «Ho solo deciso che tu vali molto di
più di
qualunque mia paura, amore».
______________________________________________________
aaaaaaallora, che
dire? mmh, sto capitolo è un po' un casino ma non so come
descriverlo.
da una parte mi piace, dall'altro no.
quindi, come al solito, lascio a voi la parola.
ah, so che l'ho già detto e poi mi sono rimangiata tutto, ma
adesso sono seria:
la storia sta per finire,
ho già in mente una nuova ff e tra questa, la nuova e "fire
and rain" non ho molto tempo mettendoci in mezzo anche
scuola, cane, genitori, compiti, libri, amici e altro, quindi
non durerà ancora molto.
diciamo qualche capitolo, che potrebbero essere cinque come potrebbero
essere due.
non lo so.. vi farò sapere anche tramite twitter.
ah! per chi non l'avesse riconosciuta, la canzone che canta rob
è "gotta be you" dei one direction,
premetto che io non sono una directioner ma non voglio nessun insulto
contro di loro nelle recensioni, il testo
della canzone è bellissimo e loro sono bravi, giovani e
belli quindi "sssssssshhh".
non so che altro dire, quindi
vi voglio bene
e alla prossima.
lunghe recensioni eh!
|
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Capitolo 34 *** she's love, she's all i need. ***
BELIVE EIN ME
Pov
Robert
Oggi
è il compleanno
di Kristen.
Oggi,
la mia ragazza, fa'
diciassette anni.
Ci
sto pensando da ieri
notte, quando siamo andati a dormire insieme, nella cameretta della
sua casa di Londra. I suoi genitori ancora non mi parlano ma Jules ha
fatto in modo che io possa stare da loro "finché non
trovo una sistemazione migliore", parole sue. Perché non
posso vivere più qua, ovvio. Devo trovare una casa vera,
visto
che presto non saremo solo io e Kristen, ma anche.. il bambino.
Ancora non riesco a pensarci senza avere almeno un minimo di
esitazione, è più forte di me.
Cerco
di farlo pesare il
meno possibile a Kristen, che in tutto questo tempo ha sempre evitato
di parlarne davanti a me. Si vergogna persino a spogliarsi davanti a
me, odia che io gli tocchi la pancia e si sposta ogni volta, parla
molto con mia sorella, sua madre e Sam ma con me è raro che
parli di argomenti che non siano, diciamo, neutri. Lo scorso mese,
per festeggiare il nuovo lavoro che mi ha trovato mia madre in una
minuscola casa discografica, mi ha organizzato una bellissima festa
con tutti i miei amici, c'era anche Victoria con Cameron e Marcus con
una ragazza dai capelli neri a caschetto che fa' un corso di
recitazione appena fuori città, che Marcus ha definito come
la
sua "nuova musa", quindi dubito che durerà più
di un paio di mesi. Ma almeno è venuto. Kristen mi ha
comprato
un paio di plettri nuovi per la chitarra, una custodia per
quest'ultima e ha prenotato un'ala di un ristorante solo per me, lei
e i nostri amici. Naturalmente, per l'occasione, ha indossato una
maglietta rossa stramegalarga e per tutta la sera non ha fatto
neanche un cenno al bambino, neanche il minimo, anche quando l'ho
vista sbiancare per una delle sue solite nausee non ha detto niente e
ha continuato a ridere e parlare con tutti.
E
oggi è il suo
compleanno e io non so che fare.
Non
ho organizzato niente,
le ho comprato a malapena un regalo.
La
verità è
che sono stato talmente preso dai miei pensieri sul bambino da non
rendermi conto del tempo che passava e dal fatto che, forse, avrei
dovuto organizzare qualcosa visto che lei per me ha tirato
sù
un circo.
Mi
giro nel letto e guardo
il viso di Kristen.
Ha
le mani sotto il viso e
la bocca semi aperta.
Dopo
un po' che la sto
fissando apre gli occhi anche lei.
«Ehi..
ciao».
«Ciao,
amore»,
le accarezzo il viso e lei sorride, ancora assonnata. «Buon
compleanno, piccola».
Lei
fa' una smorfia. «Dio,
è vero.. uhm, grazie».
«E'
il tuo primo
compleanno insieme, amore».
«E
il mese prossimo
sarà il tuo, non possiamo festeggiare solo il
tuo?».
«Mh,
no».
«Eddai,
Rob. Non mi
piacciono i compleanni, specialmente il mio».
«Fai
diciassette anni,
piccola. È una data importantissima».
«Quelli
sono i
diciotto. I diciassette sono solo una via di mezzo».
«Non
per me. Quindi,
buon compleanno amore mio».
Lei
fa' di nuovo una smorfia
ma poi sorride e mi bacia. «Mi piace solo perché
ci sei
tu..», so che nella sua testa sta pensando a lui
– o
lei – come sempre, ultimamente. Ogni cosa
che dice, pensa o
fa' ha in qualche modo a che fare con quello che le sta crescendo
dentro la pancia. È come se non avesse finito la frase, come
se mancasse una parte, o una persona.
«Si..».
«Ehi,
tutto okay?»
mi chiede.
«Si.
Vieni, facciamo
colazione».
«Okay..».
Mi
alzo e lei fa' lo stesso,
afferrando una vestaglia che le copre bene la pancia. Ormai noto solo
quello, noto solo il modo in cui lei si nasconde da me, come si
vergogna di stessa, come io mi vergogno di me stesso per come la
faccio sentire.
«Amore,
sei sicuro di
stare bene?», Kristen mi appoggia una mano sulla spalla
mentre
scendiamo le scale.
«Tutto
perfetto,
amore».
«Sei
sicuro? Se stai
male possiamo anche tornare a letto, chiedo a mia madre di..».
«No»,
le lascio
un bacio dolcissimo sul naso, sperando che basti a farla stare zitta
e ci riesco. «Va bene così. Facciamo colazione,
così
possiamo uscire».
«Uscire?»,
si
siede a tavola, fissandomi con quel suo sguardo da bambina.
«Dove
si va di bello?».
Uhm,
ottima domanda.
«Sorpresa».
Storce
il naso, di nuovo.
«Lo sai che non mi piacciono».
«E'
il tuo compleanno,
lasciami fare, piccola..».
Solleva
le mani in segno di
resa e sorride, «Come vuoi. Ma spero per te che tu non mi
abbia
comprato niente».
Almeno
quello.
«Kristen, basta
parlare. Mangia» la rimprovero.
Lei
scuote la testa,
abbassando lo sguardo, sembra.. imbarazzata. «Nausea
mattutina... non posso mangiare, o vomito tutto».
Ah,
giusto. Nausee.
Mattutine, quindi.. di mattina. Vomito. Okay, capito.
Non
ho ancora capito molto
bene come funziona questa cosa. A volte si sveglia ed è di
una
bellezza raggiunte, tutta allegra e pimpante, se si mette una
maglietta larga quasi mi dimentico che sia incinta. Ci sono altre
mattine, invece, che sono come questa; non mangia, non si alza quasi
dal letto e passa tutta la giornata al telefono con Sam o viene mia
sorella Lizzie a farle compagnia, a volte persino Victoria. E'
incredibile quanto Kristen si sia avvicinata alle mie sorelle e
come.. si sia allontanata da me. Ma non è colpa sua,
è
colpa mia. Ma forse, per la prima volta in vita mia, sto iniziando a
capire qualcosa. È colpa mia ma non per questo deve andare
male per forza, esattamente come è colpa mia può
anche
essere la mia occasione per cambiare le cose.
Mi
alzo e le vado incontro,
prendendole il viso fra le mani e lasciandole un dolce bacio sulla
fronte. «Se ti senti male, dimmelo sempre. Ti amo, lo sai
vero?», lei sembra un po' confusa ma annuisce lo stesso.
«Allora,
cosa vuoi
fare oggi?».
«Rob..».
«E'
un giorno
speciale, tutto quello che vuoi».
«Non
voglio fare
niente.. voglio solo stare con te..».
«Vuoi
uscire a pranzo?
Vuoi uscire con Sam? Tutto quello che vuoi, amore».
«Non
voglio fare
niente, davvero..», abbassa lo sguardo, fissandosi la pancia.
«Kristen..»,
cerca di capire quello che prova, rendila felice, comprendila,
fa' qualcosa per lei e non
per te, per una cazzo di volta in vita tua, «se
stai male,
io posso.. non so, fare qualcosa? Vuoi che vada a prenderti delle
medicine in farmacia? Ci metto un attimo. O posso prepararti
qualcosa. Basta che tu stia meglio, amore».
Lei
accenna un sorriso,
riconoscente. «Voglio tornare a letto, ho la testa che mi
gira
un po' amore.. ti dispiace?».
In
realtà, si.
Vorrei
uscire con lei.
Farla
sentire speciale.
Vorrei
organizzarle qualcosa
come lei ha fatto per me, non solo starcene a letto.
Ma
annuisco e la prendo per
mano.
Kristen
si toglie la
vestaglia che si era messa per andare di sotto e si mette seduta sul
letto, indossa una mia maglietta che le sta grande il doppio, ha
ancora i capelli tutti spettinati di chi si è appena
svegliato
e un paio di pantaloni della tuta che, un tempo, appartenevano a me
ma che non metto da una vita e che ormai hanno il suo profumo.
Mi
siedo sul letto e lei si
mette a gambe incrociate davanti a me.
«Spara»
dice.
«Eh?».
«Oh,
andiamo! Sei
tutto dolce, cosa vuoi?».
«E'
il tuo compleanno,
amore».
«Si..
ma, non è
detto che per forza tu debba essere dolce e farmi fare tutto. E poi..
non so, ho la sensazione che tu stia escogitando qualcosa. Robert, se
hai organizzato un qualche tipo di festa giuro che..», le
metto
una mano sulla bocca, fermando il flusso di parola che stavano per
uscire dalla sua bocca.
«Nessuna
festa, volevo
solo.. non so, mi sono appena reso conto di essere stato uno stronzo
con te in questo ultimo periodo... quindi volevo farmi
perdonare».
Kristen
fa' un sorriso un
po' triste e mi accarezza il viso, «Non hai niente da farti
perdonare, Rob..».
Faccio
aderire completamente
la mia guancia alla sua mano, «Non voglio che tu pensi che ti
sto lasciando sola perché amore, non è
così..».
«Ma
io non lo penso,
Rob».
«Tu..
tu dici così,
ma io lo vedo, Kristen. Vedo come.. come ti comporti e mi dispiace
davvero tanto.. vorrei solo renderti felice, mi sto impegnando.. lo
sto facendo sul serio, amore, lo giuro».
«Lo
so, amore..»,
mi getta le braccia al collo e mi abbraccia. Si siede sulle mie
ginocchia, premendo la sua pancia contro la mia, da quanto non la
sentivo così bene contro di me? È cresciuta,
quella sua
piccola pancia, è cresciuta e adesso è molto
più
grande di quanto pensassi.
Le
sfioro un fianco con la
mano e, lentamente, come se stessi toccando un vaso prezioso o un
qualcosa di molto fragile, faccio scivolare la mano fino alla sua
pancia. Entrambi tratteniamo il respiro.
«E'
cresciuta..»
dico.
«Già..
be', ci
sta crescendo dentro nostro figlio..».
Nostro
figlio.
Oh,
che strano effetto.
«Nostro
figlio...»
mi gusto quelle parole che escono dalla mia bocca, non suonano
così
male, anzi.
«E'
bellissimo
sentirtelo dire.. posso prendermi questo come regalo di
compleanno?»
mi chiede, sorridendo.
«Non
se ne parla».
«Pff,
che cattivo.
Amore?».
«Mh?»,
non tolgo
la mano, continuo a sfiorarle la pancia. Per molto tempo ho avuto
paura di farlo. Avevo accettato Kristen, la sua scelta di portare
avanti la gravidanza e di starle vicino perché l'amavo ma
non
avevo accettato appieno la creatura che stava crescendo dentro di
lei, almeno.. fino ad ora. La pancia di Kristen è tonda,
grande e.. mi attira come una falena è attirata dalla luce,
improvvisamente vorrei poterla accarezzare per tutto il giorno.
«Puoi
dirlo di
nuovo?».
«Che
cosa?».
«Quelle
due paroline.
Hai capito, dai... è stupendo sentirtelo dire».
«Ah,
ho capito»,
le sollevo un po' la maglietta e appoggio il palmo della mano sopra
la sua pancia, «nostro figlio. Qua dentro c'è nostro
figlio».
«O
figlia..» mi
corregge lei, adagiandosi a me, rilassata.
«Giusto..»,
un'idea nuova si forma pigra nella mia testa e prima che me ne renda
conto mi è già uscita di bocca.
«Hai
già scelto
il nome..?».
Kristen
sorride e appoggia
la testa contro la mia spalla, stendendo le gambe sul letto e
adagiandosi meglio contro di me, mettendo una mano sopra la mia sulla
sua pancia. «No.. voglio deciderlo con te».
«Con..
me? Mh, fammi
pensare..».
«Se
è un
maschio?».
«Robert
Junior».
«Non
dire cazzate,
Rob».
«Come?
Secondo me
andava bene».
«Mh,
si, certo. Altre
idee?».
«Tu
come vorresti
chiamarlo, amore?», le porto una ciocca di capelli dietro
l'orecchio, baciandole la fronte.
«Non
lo so.. pensavo a
qualcosa di strano, ma voglio anche un nome tradizionale.. non ho le
idee ben chiare. Che ne dici di... Nate?».
«Mio
figlio non si
chiamerà...Nate».
«Che
ha che non va'
Nate, scusa?».
«Niente,
niente. Altre
idee?».
«Visto
che fai tanto
il difficile, proponi qualcosa tu!».
«Io
ho già
proposto Robert Junior e tu mi hai bocciato l'idea. Ma, se proprio
insisti, qualcosa come.. Christofer? O Harry? Magari anche Kevin o
Luke».
«Eh
si, magari anche
George, Jordan, Carlos, Charlie e..».
«CHARLIE!».
«Che
cosa?».
«Charlie!
Charlie mi
piace! E' perfetto! Possiamo anche chiamarlo "Chuck" o.. il
nome intero è "Charles" vero?».
«Si.
Mh, Charlie...
si, piace molto anche a me. Teniamolo in considerazione, va bene? Va
bene sia se è maschio sia se è una bambina,
è
adatto», solleva la testa e mi bacia la mascella, rendendo
subito il bacio in una serie di piccoli morsi sparsi sulla mandibola,
poi sul collo e poi di nuovo su, fino alle labbra.
«Mh..
piccola».
«Mi
manchi..»,
mi cinge il collo con le braccia, attirandomi a sé.
«Non..
non voglio
che..».
«Shh..
Rob, per
favore, ti amo.. mi manchi.. okay? Mi manchi da morire. Sono solo
incinta, non malata. E sono innamorata, ho bisogno del mio ragazza..
ne ho davvero, davvero, davvero bisogno, amore»
mi
sussurra all'orecchio mentre si sdraia sul letto e mi attira ancora
di più a sé. Mi sistemo sopra di lei, cercando in
ogni
modo di non pesare troppo sulla sua pancia.
«Mi
sei mancata da
morire anche tu, bimba».
«Aw..».
Con
un movimento veloce ma
attento l'afferro per i fianchi e ribalto la situazione, sistemandola
sopra di me.
«Si..
forse è
meglio» approva.
«Decisamente
meglio»
dico, togliendole la maglietta e appoggiandole entrambe le mani sulla
pancia. Cazzo, è davvero grande... e pensare a quello.. a
cosa, a chi, c'è dentro, mi rende
inquieto ma non
spaventato. Adesso che sono più rilassato, non mi spaventa
più
l'idea di cosa si sta creando dentro Kristen, nella mia testa si
è
creata l'immagine di un essere minuscolo, con i suoi occhi verdi.
«Rob..».
«Si?».
«Ti
amiamo, lo sai?».
«Oh».
«Io
e.. uhm, Charlie».
Le
accarezzo i fianchi e lei
si inchina per baciarmi di nuovo, portando le sue mani sul mio viso
mentre io l'aiuto a sfilarsi i vestiti rimasti. «Kristen..
Kristen, devi.. devi farmi una promessa».
Lei
annuisce e mi bacia
ancora, «Tutto quello che vuoi..».
«Devi
promettermi che
non lascerai mai più che io mi allontani da te, qualunque
sia
il motivo. A costo di prendermi a pugni in faccia, tu non permettere
mai più che io faccia anche solo un passo lontano da te, me
lo
prometti? Ho bisogno di sapere che tu mi terrai ancorato al tuo
fianco, che mi spingerai a reagire anche quando la parte più
codarda di me prenderà il sopravvento, anche quando mi
comporterò come un idiota o un coglione o semplicemente come
il ragazzino che sono, mi dovrai prendere da una parte e ricordarmi
che io ti amo e che insieme possiamo affrontare qualunque cosa, che
se siamo arrivati fino a qua un motivo c'è ed è
la cosa
che sta crescendo dentro di te. Ecco, lui o lei che sia, è
il
motivo per cui noi siamo arrivati fino a qua. Ho avuto paura, lo
ammetto, ma adesso mi rendo conto che.. forse, e dico forse,
c'è
ancora speranza per me, ma solo grazia a te perché sei solo
tu
il motivo per cui io credo in me. Tu mi hai fatto credere in me
stesso, mi hai preso per mano e mi hai condotto dove non credevo
possibile arrivare, anche quando sarei dovuto essere io a farlo tu
non ti sei mai tirata indietro, mi hai sempre aiutato, mi hai amato,
mi hai reso felice, mi hai reso l'uomo più felice del mondo
con un semplice sorriso e io ti amo. Ti amo da morire e voglio vivere
felice, con te, per sempre».
Kristen
ha gli occhi lucidi
e le mani appoggiate sul mio petto, tremano. «Ho solo fatto
quello che pensavo fosse la cosa giusta da fare... amarti era ed
è
la cosa giusta da fare».
«Continua
a pensarla
così, per favore», le accarezzo la schiena
provocandole
un milione di brividi che sento contro la mia mano.
«Sempre».
«Sempre».
«Sai...»,
si
porta una ciocca di capelli dietro l'orecchio e si morde il labbro,
«non ho mai pensato di innamorarmi sul serio.
Cioè,
prima di conoscere te pensavo che l'amore non ci sarebbe mai stato
nella mia vita; c'era quello dei miei genitori e quello dei miei
fratelli, ma sentivo che ero destinata a qualcosa di più..
grande, più complicato direi ora, ma non mi sarei mai
immaginata di amare una persona nel modo in cui amo te».
«Neanche
io pensavo di
potermi innamorare così. Diciamo che pensavo che non mi
sarei
mai innamorato e basta».
«E
perché mai?
Sei un bravo ragazzo, te l'ho sempre detto. Gli sbagli che hai fatto
da giovane non contano sull'uomo che sei ora, amore».
«E'
per questo che ti
amo.. o almeno uno dei tanti motivi», prendo una delle mani
che
ha appoggiato sul mio petto e la bacio, mentre la faccio sdraiare sul
letto e osservo il suo bellissimo viso, per poi passare al petto
coperto a malapena dal reggiseno, per poi finire con lo sguardo su
quella pancia tonda che cresce ogni giorno di più.
«Tu
hai creduto in te, non lo dico tanto per dire. Tu hai davvero creduto
in me, fin dall'inizio tu hai visto in me qualcosa che gli altri non
vedevano.. che neanche io vedevo, a dire il vero. Ma tu l'hai visto e
l'hai fatto vedere anche a me. C'è voluto un po', ma ce
l'hai
fatta, amore».
«Dovevo
farcela, tu dovevi vedere
quello che c'è dentro di te..».
«Ora
l'ho visto.
Grazie, piccola».
«Non
credo che sia
semplicemente finita qua, però..».
«No?
E perché?».
«Non
può essere
così facile. Non ci sarebbe gusto, no?».
«Cosa
hai in mente?».
Un
sorriso malizioso si posa
su quel viso d'angelo. «Una bella sfida. Devo continuare a
farti vedere che uomo meraviglioso sei per il resto della tua vita.
Credo che mi darai filo da torcere».
«Ci
puoi giurare»,
ricambio il sorriso.
«E
io che speravo di
potermi riposare..».
«Non
mi ami per
poterti riposare, mi ami perché infondo hai visto in me una
sfida che volevi vincere fin dal primo giorno».
«Mi
spieghi perché
mi hai fatto mettere una benda davanti agli occhi?».
«Shh,
è una
sorpresa».
«Ma..».
«Shh,
siamo quasi
arrivati».
«Rob,
siamo ancora a
casa mia. Siamo in cucina, guarda che non sono stupida».
Oh,
pensavo di averle fatto
perdere almeno un po' l'orientamento facendola girare per la casa per
dieci minuti buoni. «Eh.. uh, si. Zitta, stai rovinando la
sorpresa».
«Okay,
okay».
«Grazie».
La
faccio spostare in
soggiorno e la deposito sul divano. Appoggiata al muro, Sam mi
sorride e mi incita a toglierle la benda. «Allora»,
prendo un bel respiro, «so benissimo che tu detesti le feste
e
tutto quello che si avvicina anche solo lontanamente a una festa a
sorpresa ma questa non è una vera e propria festa quindi..
non
uccidermi, ricordati che mi ami alla follia. Quindi.. niente, ecco
qua..», le tolgo la benda e lei finalmente vede tutte le
persone che ci sono nella stanza.
Sam
che le corre incontro e
l'abbraccia, stritolandola.
Tom
le sta dietro, in attesa
del suo turno.
Marcus,
con una nuova
ragazza. Questa ha i capelli rossi e lentiggini in tutto il viso, un
viso sveglio e un'espressione maliziosa in viso, un cerchietto da
bambina che corona il tutto. Le stringe la mano e lei sorride,
leggermente a disagio visto che non conosce nessuno, non so neanche
come si chiama.
Cameron
con Victoria sono
appoggiati al divano sul quale è seduta Kristen, mia sorella
mi sorride e mi lancia un messaggio ben chiaro con lo sguardo, "ben
fatto, Rob".
Dana
e Lizzie stanno ridendo
come pazzi per la faccia che ha fatto Kristen quando ha visto tutte
le persone che si trovavano in casa sua. Taylor cerca di guardare da
un'altra parte.
«Ma..
ma.. non
capisco? Mi sono addormentata solo per qualche minuto.. come.. come
hai fatto a farli venire tutti a casa? E mamma e papà? Rob,
ma
che...».
«Dormivi
così
bene che ho pensato "perché non invitare a casa tutte le
persone che le vogliono bene per festeggiare tutti insieme il suo
diciassettesimo compleanno?", mi è sembrata un'ottima
idea. Non è una festa, amore, è solo un modo per
passare la giornata con le persone che ami. Ho chiamato tutti quanti
mentre dormivi e ho chiesto loro di passare a prendere cibo a
volontà
per pranzare e cenare tutti insieme, naturalmente ho chiesto prima ai
tuoi genitori e loro hanno accettato subito... be', tua madre ha
accettato, a dire il vero. Spero che ti piaccia come idea..».
Kristen
ha di nuovo gli
occhi lucidi. «Si... si... santocielo, si!».
«Meno
male, ero già
pronto a spedire tutti a casa e portarti in camera da letto per farmi
perdonare».
Kristen
diventa rossa come
un pomodoro e Cameron mi lancia un'occhiata omicida.
«Dicevo
solo per
dire...», mi scuso.
«Si..
certo»,
Cameron mi da una pacca sulla spalla, «hai fatto una cosa
giusta, Rob, non rovinare tutto. Chiudi quella cazzo di bocca e vammi
prendere una birra, devo essere allegro per tenere compagnia alla mia
sorellina».
Victoria
si mette in mezzo,
«Niente birra per te».
«Ma..».
«Cameron,
ho detto no.
Fine della discussione. Non farmelo ripetere».
«Okay...».
Poi
Victoria fa' una cosa
che non le avevo mai visto fare, si trasforma all'improvviso nella
persona più dolce del mondo, le grondano quasi caramelle
dagli
occhi e sembra diventare una torta di amore puro, con il miele che le
cola dalla punta delle dita. «Il mio Cammy Cammy»,
gli
circonda il collo con le braccia e lo bacia davanti a tutti.
Cameron
la stringe forte,
ricoprendo la giacca formale di Victoria con le sue braccia tatuate.
«La mia Vicky» dice lui.
Nella
stanza si crea un
silenzio imbarazzato; mi giro verso Kristen, che sta ridendo
guardando Dana che finge di vomitare. Prima avrei riso anche io ma
adesso sono contento dell'atmosfera che c'è in casa,
sembrano
tutti contenti, felici. A parte Taylor, hanno tutti trovato qualcuno
da amare. È bello vedere Kristen al sicuro, circondata dalle
persone che le vogliono bene, sicura che nessuno di loro le
farà
mai del male o le volterà mai le spalle.
Mi
avvicino e mi siedo
accanto a lei, circondandole la vita con un braccio. «Ti
piace
davvero?» le sussurro all'orecchio. Lei si gira verso di me,
ha
gli occhi lucidi, ma un sorriso che va' da un orecchio all'altro.
«E'
tutto perfetto, Rob, grazie. Ti amo».
Mi
sento bene, in pace con
me stesso. «Buon compleanno, piccola», e stavolta
non fa'
nessuna smorfia.
*
Nessuno
mi aveva preparato a
questo. Nessuno mi aveva detto che sarebbe stato così
complicato restare fuori dalla sala parto mentre la ragazza che ami
sta dando alla luce tuo figlio. Me ne sto qui, in attesa, insieme a
me c'è soltanto Tom perché era con me e Kristen
quando
ha perso le acque. Non ne abbiamo mai parlato, non mi ha mai detto se
le sarebbe piaciuto se io entrassi dentro con lei oppure aspettassi
fuori e ora continuo a fare avanti e indietro nella sala d'attesa
mentre le urla attutite di Kristen mi arrivano come coltellate alla
pancia. Oddio, la sua pancia, adesso in quella pancia il nostro
bambino starà lentamente scivolando fuori, è uno
spettacolo che non riesco a capire appieno ma all'improvviso so che
non voglio perdermelo e sopratutto non voglio lasciarla sola in
questo momento. Ma la paura mi fa' stare con i piedi ancorati al
pavimento.
«E
se entro...?».
«Dovresti.
Io sto
cercando di chiamare Sam da due ore ma è a scuola, cazzo. Le
avevo detto che non doveva andarci oggi, Cristo!».
«Io
ho chiamato mia
madre e i genitori di Kristen, stanno arrivando. E se
entrassi..?»
chiedo di nuovo.
«ENTRA!
Certo che devi
entrare! Muoviti, la tua ragazza sta partorendo tuo figlio, porca
troia, entra là dentro e.. non so, stringile la mano, nei
film
lo fanno sempre».
«Dio,
non doveva
andare così, Tom. È prematuro di tre
settimane!».
«E
allora? Muovi il
culo, Pattinson!».
«Okay,
okay.. entro,
ho deciso, entro».
Una
delle infermiere mi ha
lasciato un camice verde nel caso decidessi di entrare, è
appoggiato contro un appendino e me lo infilo in fretta, il cuore che
batte a mille. Dovrei bussare? No, che cretino che sono, non si bussa
alla porta di uno sala parto.
Spalanco
la porta ed entro.
Kristen
è sdraiata su
un lettino, uno sciame di infermiere le gironzola attorno mentre un
dottore continua a ripeterle «spinga, spinga» con
una
voce troppo pacata, scommetto che a Kristen da i nervi.
I
suoi occhi incontrano i
miei e tutto il resto della stanza scompare.
Ha
i capelli appiccicati
alla fronte, continua a espirare ed espirare mentre un'infermiera le
stringe forte una mano e continua a dirle che sta facendo un ottimo
lavoro. «Rob!» urla.
Una
delle infermiere mi
lancia un'occhiata scocciata. «E' il padre? Finalmente! Venga
qua, presto», lascia la mano a Kristen, cedendomi volentieri
il
posto. Quando mi posiziono accanto a lei e stringo la mano a Kristen
capisco subito il perché, non l'ho mai sentita stringermi
così
forte, mi sta per amputare una mano.
«Sei
entrato alla
fine...», è stanca morta, si vede.
«Non
sarei mai
mancato, amore», sorride, o almeno ci prova.
«Mamma..
mia mamma..».
«Sta
arrivando,
piccola, sta arrivando» le scosto i capelli dal viso e cerco
di
nascondere il dolore alla mano.
«Rob...
fa'... fa'
malissimo..», il suo viso viene annientato da una smorfia di
dolore.
Guardo
il medico. «Quanto
manca?».
«Ci
sono
complicazioni, il bambino ha difficoltà a uscire e la
signora
non sta respirando bene, deve cercare di calmarla o dovremo optare
per il cesario».
Kristen
spalanca gli occhi
alla parola "cesario". «NO! NO, NO, NO! ROBERT, NON
LASCIARE CHE MI FACCIANO IL CESARIO. Amore, amore.. per favore... oh,
DIO, che male! Rob, per favore.. per favore, non..».
Le
prendo il viso fra le
mani e le bacio la fronte, «Andrà tutto bene,
amore, ci
sono io, capito? Ma tu devi collaborare almeno un po'.. ti ricordi il
corso pre-parto e il corso di respirazione e tutti quegli altri corsi
che tua madre ci ha costretti a fare insieme?», lei annuisce
piano, ha le lacrime agli occhi, «Ecco. Adesso dobbiamo
metterli in pratica. Calma, piccola, ci sono io. Respira,
tranquilla».
Una
delle infermiere mi da
una pacca sulla spalla e mi mima con le labbra "continui
così".
«Spinga!»
urla
il dottore.
«FA'
MALE!» si
lamenta invece Kristen.
«Amore,
lo so che fa'
male..».
«NO
CHE NON LO SAI,
ROBERT! Non ti sta uscendo la testa di un bambino da un
buco!».
Okay,
mossa sbagliata. «Hai
ragione, non lo so, ma so che tu vuoi vedere questo
bambino,
amore, e lo voglio vedere anche io. E il modo più veloce per
farlo è respirare come ti hanno insegnato al corso e cercare
di calmarti, capito piccola?».
«Non
ce la faccio,
Rob.. non ce la faccio.. ho sbagliato tutto, fin dall'inizio.. AAAH,
CHE MALE, DIOSANTO!».
«Non
hai sbagliato
niente, amore, assolutamente niente. Devi solo calmarti un
po'..»,
ma il panico stava prendendo possesso anche di me, e se Kristen
davvero non ce l'avesse fatta? Un cesareo non me l'avrebbe mai
perdonato. «Andrà tutto bene, amore, te lo
prometto».
«Okay..
okay.. ci...
ci.. ci provo», mi stringe di nuovo la mano, ancora
più
forte di prima.
«Brava,
così..
respira, tranquilla».
«Voglio
mia mamma,
Rob.. chiamala, dille di venire.. dille.. mamma.. mamma..
mamma...».
«Sta
arrivando,
Kristen, sta arrivando ma non è ancora qui.. tu cerca di
fare
del tuo meglio, piccola, forza».
Così
riprende a
respirare con più calma, le spinte si fanno più
forte e
il tono del dottore più deciso.
Non
so quanto restai dentro
quella sala parto.
Forse
due minuti, forse due
ore.
Kristen
continuava a
spingere e ogni tanto si lasciava andare a urla e lamenti, ma adesso
cercava davvero di farcela, ce la metteva proprio tutta, ormai era
sfinita.
«Ci
siamo!» urla
il medico.
«Rob..
ci siamo.. Dio,
oh.. oh, ah!».
«Vedo
la testa! Vedo
la testa, signor Pattinson!».
«Kristen,
amore, sei
bravissima, sei davvero stupenda, bimba.. continua così,
è
finita, un ultimo sforzo, amore.. ultimo sforzo».
«Si..
va.. va bene».
«Forza,
signorina,
manca poco!».
«Quanto..?».
«Lei
spinga, non si
preoccupi».
Le
infermiere circondano
Kristen, una la rassicura, l'altra controlla alcuni macchinari, alcune
escono dalla stanza, visto che ormai il loro lavoro è
praticamente finito.
«Eccolo
qua!».
«Sta
uscendo?»,
ho il cuore a mille, adesso sono io ad aver bisogno della stretta di
mano di Kristen.
«Vedo
la testa!».
Cinque
secondi dopo sentii
il suono più bello del mondo: il gemito di un bambino e il
suo
successivo urlo\pianto, era come se stessa già urlando
contro
il mondo, dicendo "sono qui, ce l'ho fatta!" e anche io
volevo urlarlo. E invece strinsi più forte la mano di
Kristen
mentre un'infermiera prendeva il bambino dalle braccia del medico e
lo voltava verso di noi. Il cordone ombellicale ancora legato a
Kristen. «Congratulazioni, è un bella femminuccia,
forte
e sana» dice.
«Charlie...»
sento sussurrare a Kristen.
«Si,
amore, Charlie».
Una
bambina.
Una
bellissima e sana
bambina.
Non
so perché ma mi
ero sempre immaginato la creatura che nasceva dentro Kristen come una
specie di mini me, un esserino minuscolo che avrebbe preso tutti i
miei difetti, invece adesso che so che è una bellissima
bambina posso associarla a Kristen. Sarà come lei,
sarà
perfetta.
«Vuole
avere lei
l'onore?» chiede il dottore.
Ci
metto un secondo di
troppo a capire che sta chiedendo a me e che mi sta chiedendo di
tagliare il cordone ombelicale. Tentenno, poi lascio la mano di
Kristen e prendo le forbici che mi sta porgendo il medico.
Tac,
adesso è ufficialmente la nostra bambina.
«Ecco
qua..»,
l'infermiera mi porge la bambina, «la porti alla sua
ragazza».
La piccola è davvero morbida e anche se è tutta
sporca
di sangue e altra roba che non riconosco, è bellissima.
Tenerla finalmente fra le braccia è una sensazione
sconvolgente, è come se non fosse davvero qui, né
lei
né io, forse questo è solo un sogno e mi
sveglierò
e mi ritroverò da solo.
«Fammela
tenera, per
favore... Rob.. posso..?».
«Oh,
si, certo..»,
mi risveglio dal mio non-sogno e porgo la bambina a Kristen, che la
tiene fra le braccia come se fosse la cosa più naturale di
questo mondo. Al contrario di me ero impacciato e temevo di farla
cadere. Lei invece le bacia la fronte e la tiene stretta a
sé,
come solo una mamma sa fare.
«Ehi..
ciao..»
le sussurra, «sono la mamma.. ciao, piccolina.. come sei
bella.. sei davvero bellissima.. non è bellissima,
Rob?».
«Si..»,
guardo
Kristen, guardo la ragazza che amo più di ogni altra cosa al
mondo e che mi ha insegnato a credere in me stesso, mi ha preso per
mano e mi ha aiutato a sconfiggere le mie insicurezze quando invece
era lei ad avere bisogno di me, e sta tenendo in braccio il frutto di
un amore che non avrei mai pensato di meritarmi ma che adesso
è
mio e ancora non ci credo, e ancora non mi sembra possibile e invece
è vero ed è mio, tutto mio e forse me lo merito
per
davvero. Forse, mi merito lei. Mi merito questo. «Bellissima,
amore».
Epilogo.
Tre
anno dopo.
Pov Kristen
«ROBERT!».
«Si..
si, un attimo.
Arrivo, amore!».
«Sbrigati,
stiamo
aspettando solo a te, amore, dai!».
Mi
giro verso mia madre, che
mi sorride mentre tiene in braccio Charlie. Lei e mia figlia hanno un
legame unico, non so cosa farei se non ci fosse mia madre. Tra il
lavoro, Charlie e Robert a volte non ho un attimo per respirare ma
non smetto mai di sorridere, è più forte di me,
è
come se continuassi a ripetermi nella mia testa che ho finalmente
ottenuto tutto quello che ho sempre voluto. «Secondo te cosa
stanno facendo in cucina Rob, papà e Cameron?» le
chiedo.
Mamma
sistema la coda di
cavallo di Charlie, «Staranno ascoltando la partita da una
radio che papà avrà tirato fuori all'ultimo
minuto,
come ogni domenica, tesoro. Piuttosto, come va' il lavoro?».
«Alla
grande, però
ci tiene molto occupati. Siamo ancora all'inizio e c'è molto
da fare..», da un anno a questa parte Robert ha trovato
lavoro
in una piccola casa discografica indipendente insieme a Marcus,
quando il proprietario è andato in pensione qualche mese fa'
ha lasciato tutto a Robert e Marcus, che ora si occupano di tutto e
stanno praticamente tutto il giorno in sala d'incisione. Robert ama
il suo lavoro, ama avere a che fare con la musica tutti i giorni e
ogni sera si mette sul divano con la chitarra e canta una nuova
canzone per me e Charlie, è la nostra parte preferita della
giornata, perché siamo tutti insieme. Noi tre.
«Rob
lavora molto,
eh?» chiede Victoria, seduta davanti a me. È
domenica e
siamo tutti riuniti per il nostro tradizione pranzo di famiglia;
è
arrivata pochi minuti fa', si è vestita come se fosse
chissà
quale pranzo d'onore mentre io sono in pantaloni della tuta e una
maglietta di Rob perché mi sono alzata presto
perché
Charlie ha avuto in incubo e non ho ancora avuto il tempo di
cambiarmi.
«Parecchio»
rispondo.
«Lo
stai aiutando
molto, però» dice mia madre.
«Davvero?»,
Victoria sembra sorpresa, «Ma come fai con la
bambina..?».
«Oh,
be'... a volte la
lascio a mia mamma».
«E'
una cosa normale,
tesoro» mi rassicura mia mamma, «sei fortunata ad
avere
qualcuno di cui ti fidi al quale lasciare Charlie, io non ho potuto
farlo con Cameron e per poco ne sono uscita matta. Tu invece hai me e
tuo padre e poi hai anche il lavoro, devi aiutare Robert, e a una
casa a cui badare adesso. Non devi vergognarti di niente, sei
un'ottima madre e poi ti occupi anche della gestione dei soldi
insieme a Robert, io all'inizio lasciavo che fosse solo tuo padre a
occuparsi di tutto mentre tu stai facendo ogni cosa insieme a lui
come ogni coppia dovrebbe fare. State andando benissimo».
Victoria
sembra imbarazzata
dal discorso di mia madre, si agita sul posto e non sa dove guardare;
per fortuna in quel momento suona il campanello. «Vado
io», mi alzo e vado ad aprire la porta. Sono Sam, Tom, Marcus
e
Jasmine, la sua nuova fiamma. Mi stupisce quanto Marcus passi da una
ragazza all'altra tanto facilmente, una sera ne ho parlato con Robert
perché ero preoccupata che Marcus avesse solo paura di un
rapporto stabile ma Rob mi ha spiegato che semplicemente Marcus si
stanca molto facilmente, non scende a compromessi quando si tratta di
amare e appena vede che con una ragazza non c'è
più
quella scintilla che c'era all'inizio semplicemente la lascia senza
tanti preamboli. Ecco perché passa così
facilmente da
una ragazza all'altra, non gli va' di perdere tempo con ragazze che
non considera "la sua vita", tutto qua. Non condivido
appieno questa idea – odio pensare a tutte quelle ragazze con
il
cuore spezzato che si è lasciato dietro – ma
Marcus è
uno dei migliori amici di Rob e quindi è anche mio amico e
io
ci tengo a lui, lo considero quasi un membro della mia famiglia e poi
è anche un po' merito suo se io e Robert adesso stiamo
insieme.
«Kristen!»,
Sam mi abbraccia forte. Non ci vediamo da tre settimane, da quando
lei e Tom hanno iniziato l'università insieme. Sam ha
convinto
Tom ha iscriversi al suo stesso corso e adesso stanno studiando
insieme tutte le sere, il destino è stato clemente anche con
loro. «Dio, quanto mi sei mancata, cazzo.. tantissimo, non ne
hai idea. E Charlie? Come sta l'amore della zia? La voglio
vedere!».
«E'
in cucina con mia mamma, vai», ricambio l'abbraccio e poi la
lascio andare a vedere Charlie.
Tom
mi abbraccia a sua
volta, meno stretto di Sam ma comunque in modo amichevole. Anche con
lui i rapporti si sono intensificati da quando tutto è
andato
al suo posto – io, Rob, Charlie, l'inizio della nostra vita
insieme, un po' complicata ma serena – e poi è
comunque il
fidanzato della mia migliore amica e ci tengo a lui. «Ciao,
Kristen, stai benissimo. Dov'è Rob?».
«Grazie,
Tom. Oh, lo sai com'è Rob.. è in cucina con mio
padre e
Cameron a sentire la partita..».
Gli
occhi di Tom si
illuminano. «La partita? Grande! A dopo!», e fugge
in
cucina anche lui. Maschi...
Marcus
mi guarda e mi
sorride, la ragazza accanto a lui. Jasmine ha lunghi capelli neri,
quasi blu, lineamenti egiziani, due profondi occhi neri, indossa un
abito bianco che mette in risalto la sua carnagione
caffè-latte
e le lunghe gambe sottili, e anche indossando un paio di sandali alla
schiava è alta come Marcus. «Kristen, lei
è
Jasmine, ma la conosci già».
Jasmine
mi porge una mano,
che stringo contenta. Spero davvero che lei duri più di un
mese. «Ciao, Jasmine. Sono contenta che tu sia
venuta».
«Ciao,
Kristen.. è un piacere, per me», ha un forte
accento
straniero, che potrebbe essere egiziano come potrebbe essere francese
per quanto me ne intendo io, comunque la rende davvero particolare,
ancora più di quanto già non sia.
«Piacere
mia. Vieni, ti mostro casa mia e Charlie, mia figlia».
Jasmine
mi segue lungo il
corridoio. «Tu.. hai una figlia?», sono abituata a
quel
tono, il tono che usano tutte le persone quando capiscono chi sia
davvero Charlie, ormai non mi arrabbio neanche più, non mi
infastidisce neanche. Mi limito a girarmi verso di lei e annuisce
prima di prendere al volo mia figlia, che corre verso di me mentre
cammino nel corridoio.
«Jasmine,
lei è Charlie, mia figlia. Dì "ciao"
Charlie».
«Ciaaaaaaaao».
Jasmine
si avvicina,
sorridendo e mostrando denti bianchissimi e drittissimi,
«Ciao,
Charlie. Sei davvero bella, lo sai?».
Charlie
annuisce, «Siii,
lo so. Papà me lo dice seeeeeempre».
Mi
sento una mano che si
appoggia sul mio fianco e mi attira a sé e subito dopo le
labbra di Robert mi baciano sulla guancia e poi si posano su quella
di Charlie. «Perché lo sei, raggio di sole. Come
sta la
bambina di papà, eh? Vieni qui, girasole!», la
prende in
braccio e la fa' volteggiare mentre Charlie strilla tutta contenta.
Jasmine
guarda contenta lo
spettacolo.
Ma
con come fanno tutte le
ragazze quando vedono Robert giocare con Charlie, lei non sta
guardando solo il mio ragazzo, lei sta guardando tutto l'insieme. I
suoi occhi luccicano davanti all'immagine di un papà che
gioca
con sua figlia. Questa ragazza sta sperando di formare una famiglia
tutta sua. Istintivamente mi volto verso Marcus, che invece si sta
dileguando insieme agli altri ragazzi in cucina per la partita.
Sospiro.
Robert
mette giù
Charlie, che corre via ridendo.
«Rob,
lei è Jasmine, la ragazza di Marcus», li presento.
«Ciao
Jasmine», la pronuncia del nome di Jasmine con l'accento di
Robert è davvero buffa ma cerco di non ridere, «io
sono
Robert, il fidanzato di Kristen. Guarda»,
prende la mia
mano sinistra e le mostra il mio anulare, dove brilla un semplice
anello ma che sembra risplendere di luce propria, un solitaria in
stile classico che Rob ha comprato con i soldi del suo primo
stipendio.
Divento
tutta rossa e cerco
di togliere la mano da quella di Robert ma lui continua a tenerla in
alto, in bella mostra. «Ci sposeremo in estate, sulla
spiaggia.
A Los Angeles, dove faremo anche la luna di miele. E poi torneremo a
Londra, dove ci aspetta una casa nuova, tutta nostra».
Jasmine
ha gli occhi lucidi.
«E'
stupendo...» sussurra.
«Rob..».
«Si,
è stupendo. Abbiamo aspettato anche troppo, quindi.. non
vedo
proprio l'ora», mi abbraccia e mi da un bacio veloce.
«Rob..
amore, ehm.. vai ad aiutare papà in cucina».
«Certo,
a dopo piccola. È stato un piacere, Jasmine» la
saluta e
va' via.
Una
volta restata sola con
Jasmine la prendo da parte per chiederle scusa.
«Kristen,
di che ti stai scusando? Quello che il tuo ragazza ha fatto
è
magnifico, dimostra che ti ama davvero, vuole mostrarlo al mondo. Non
capisco perché tu ti stia scusando. Magari Marcus facesse
una
cosa del genere per me...», un secondo dopo averlo detto si
tappa la bocca con la mano. Questa specie di antica regina egizia
è
in imbarazzo davanti a me, «oddio, scusami, non voglio
annoiarti con i miei lamenti..».
«Va
tutto bene, Jasmine, è okay. A volte le cose ci sfuggono
solo
di bocca, è normale. Le cose con Marcus non... vanno tanto
bene..?».
«Diciamo
che... vanno. Lo conosco da poco ma.. tu che lo conosci forse puoi
capirmi.. Marcus ha quella luce, ha qualcosa di speciale che lo rende
terribilmente necessario una volta che l'hai
conosciuto bene,
non puoi più farne a meno. Quell'aria da artista
tormentato..
ti conquista. Ma non credo di aver suscitato in lui le stesse
emozioni...».
«Non
dire così», cerco di consolarla ma come posso?
Conosco
Marcus e non so quanto effettivamente potrebbe durare ancora la sua
relazione con Jasmine, «Marcus ha solo bisogno... ecco..
cerca
di mantenere vivo il rapporto, Marcus odia la noia e la routine,
okay?».
Jasmine
si asciuga una
lacrima, rovinandosi il trucco. «Grazie.. grazie davvero
Kristen, per avermi ascoltato.. mi serviva il parere di una persona
che lo conoscesse» e mi ritrovo abbracciata da questa modella
egiziana che è alta tipo il doppio di me.
«Uhm,
di niente...».
*
«Adesso,
puoi baciare
la sposa...».
«Dio,
finalmente!», Robert ride e insieme a lui tutti i presenti
dentro la chiesa.
«Si..»,
sono troppo emozionata per dire altro. Robert mi stringe a
sé
e finalmente mi bacia. Dio, lo stavo aspettando
dall'inizio
dalla cerimonia. Anzi, lo stavo aspettando da quando mi sono infilata
questo abito bianco questa mattina, sto aspettando di baciarlo da
troppo tempo e quando dobbiamo staccarci per non rischiare di rendere
questo bacio troppo scandaloso per una chiesa mi sembra comunque che
non sia durato abbastanza.
Robert
mi prende per mano e
insieme percorriamo la navata mentre tutti i nostri parenti e amici
gridando di gioia e ci salutano, seguendoci fuori.
Charlie
applaude; è
accanto a mia madre, che piange come una fontana insieme a mio padre.
I miei genitori, la mamma di Robert, le sue sorelle e i nostri
parenti sono in prima fila e sono quelli che urlano di più.
Sam salta sul posto sbracciandosi per farsi vedere mentre io e Robert
corriamo verso la macchina che ci porterà al nostro hotel,
dove staremo per le prossime tre settimane. Tre settimane nella
soleggiata Los Angeles insieme a Robert, è un sogno per me.
Non
so come sono riuscito a
convincerlo a lasciare Londra, ma alla fine ci sono riuscita. Certo,
stare lontani da Charlie per tre settimane non sarà facile,
ma
starà con mia mamma e mio padre e anche con la mamma di Rob
e
potremo chiamarla ogni sera per sapere come sta e Robert le ha
promesso che le racconterà una favola via Skype ogni volta
che
vorrà.
Mi
mancherà Londra.
Ma
sono solo tre settimane e
voglio godermele tutte.
Voglio
stare con Robert per
tre settimane come se avessimo ancora sedici e diciotto anni, come in
quel periodo in cui nessuno di noi due lavorava e c'era pace e niente
preoccupazioni. Amo la mia vita, ma ancora di più amo stare
da
sola con Robert e quando torneremo da questa vacanza avremo una casa
tutta nostra ad attenderci dove potremo vivere per conto nostro con
Charlie.
«Finalmente!»,
Robert si lascia ricadere sul sedile posteriore della macchina
d'epoca che sua madre ha prenotato per il matrimonio, prendendomi in
braccio sulle sue ginocchia. Il mio abito – bianco candido,
senza
spalline per via del troppo caldo e in stile classico senza troppi
fronzoli o strati – occupa buona parte della macchina ma
Robert non
sembra farci caso.
«Siamo
praticamente scappati..» dico.
«Ho
sempre pensato che le fughe romantiche ti piacessero».
«Infatti
mi piacciono, signor Pattinson».
«Ne
sono lieto, signora Pattinson. Cazzo, suona
benissimo!»,
mi prende il viso fra le mani e mi bacia.
Ricambio
il bacio cercando
di sistemarmi meglio sulle sue ginocchia senza rovinare il vestito.
«Si.. suona davvero bene. Ti amo.. ti amo, Rob.. non so
neanche
io quanto diavolo ti amo.. sei la cosa più bella della mia
vita, lo sai?» gli accarezzo i capelli e lui fa' lo stesso,
infilando le mani nell'acconciatura che Sam e Jasmine – si,
è
ancora la ragazza di Marcus, dopo quasi otto mesi, è un
record, non è mai successo – hanno fatto sui miei
capelli.
«Io
so soltanto che tu sei la mia vita, Kristen. Ora e
per sempre.
Ogni cosa che succederà in futuro, adesso so che non ci
dividerà. Mi hai insegnato tanto senza neanche accorgertene,
amore.. sei la miglior cosa che sia mai stata mia, l'unica cosa a cui
tengo davvero, te, Charlie, la nostra famiglia, il nostro amore, la
vostra serenità».
Una
lacrima mi scivola lenta
sul viso.
Ma
non è di
tristezza.
Per
la prima volta nella mia
vita, posso dire di avere davvero tutto quello che voglio.
Sono
felice.
Sono
felice come mai in vita
mia.
Non
avrei mai immaginato di
essere così felice.
Non
avrei mai immaginato di
riuscirci davvero, di raggiungere questa felicità. Pensavo
di
essere destinata alla paura, all'insicurezza, a restare sola per il
troppo timore di affrontare la vita e invece eccomi qua, completa.
«Ti
amo, amore».
«Ti
amo, piccola».
Fine.
Ho
scritto davvero la parola
"fine"?
L'ho
fatto? Si, l'ho fatto.
È
finita. È
finito "believe in me", è finita questa storia, è
finita ma mica ho finito di scrivere.
Comunque,
spero di aver dato
un finale carino a questa storia... non me la cavo bene con i finali,
a
dire il vero non me cavo
bene neanche con gli inizi.. forse neanche con il resto, ma
vabbè,
io
ci
provo e poi voi siete
così carini con me c':
uhm,
quindi.. grazie.
Non
so che dire, sono triste
come voi.. ma dovevo finirla, se l'avessi continuata sarebbe
diventata una
cosa
insopportabile che non
finiva più, una palla e vi sareste solo annoiati, cosa che
preferirei evitare.
Perdonatemi
se non vi è
piaciuto il finale.
Perdonatemi
se non vi è
proprio piaciuta la storia.
Spero
di aver fatto del mio
meglio.
Ah!
e se siete interessati
io ho altre due storie robste, una che ha già qualche
capitolo
– qua
– e una che
invece
è solo
all'inizio – qua
– è appena nata, dobbiamo darle
attenzioni!
Perché
questa storia
è finita ma io continuo a scrivere ff perché
ormai sono
drogata di queste cose e delle vostre recensioni. A proposito, me ne
lasciate una bella lunga, vero...? daaaaaaaaaai, è l'ultimo
capitolo!
Okay,
la finisco qua.
Vi
voglio bene,
grazie
di tutto,
baci,
ci vediamo nelle altre ff se
avrete voglia di continuare a sopportarmi.
ps. scusate qualche errore ma l'ho scritta davvero di fretta
perché volevo assolutamente pubblicare stasera e scusate se
non ho risposto ad alcune recensioni mi dispiace
davvero moltissimo ma ho avuto molto da fare, se mi scrivete in questo
risponderò a tutti, GIURO.
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