I'll fix you.

di americansoul
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Empty. ***
Capitolo 2: *** Hurt. ***



Capitolo 1
*** Empty. ***


I’ll fix you.

 
Capitolo 1: empty.
 

…the tears come streaming down your face.
When you lose something you can’t replace..
When you love someone but it goes to waste..
Could it be worse?


Ero davanti allo specchio del bagno, e mi guardavo attentamente. Sembravo un ragazzo normale, felice. Avevo una bella casa, una sorella affettuosa e amorevole e una zia che avrebbe dato la vita per il proprio nipote. Ma c’era una cosa che non andava: io. Non ero felice. Non stavo affatto bene. In quel momento, stavo praticamente morendo dentro.

Qualche mese prima, avevo perso le due persone più importanti della mia vita. Avevo perso la mia guida, avevo perso il mio posto nel mondo.
Mio padre era l’unico che riusciva a farmi sentire il ragazzino più felice del pianeta e mia madre era un porto sicuro, sia per me che per mia sorella; qualunque problema avessimo avuto, avremmo potuto sempre rivolgerci a loro. Erano i genitori perfetti.
Ma quando erano morti, la mia vita era cambiata. Da un sogno, era diventata un incubo. Tutto era cambiato all’improvviso, e io mi sentivo perso, solo… vuoto.

Come mi ero sentito quando è morta Vicki.
Come mi sono sentito qualche ora fa quando mi hanno letteralmente strappato l’unica ragione di vita dalle mie braccia.
Come mi sento esattamente adesso, ora che lei se ne è andata.
Non volevo credere alle mie orecchie quando Damon me l’ha detto.
“Anna è morta”. L’aveva detto con quell’espressione impassibile che odiavo tanto, e avevo solo voglia di urlargli “perché mi avete portato via? Perché nessuno ha fatto niente?! Perché non l’hai salvata quando io non potevo?! Perché nessuno ci ha pensato a salvarla?! ” ma me ne sono uscito con un “l’ho capito quando l’hanno portata via”. Ed era vero, l’avevo capito in quel preciso momento, ma non volevo ancora crederci. Ero ancora attaccato a quella briciola di speranza che Anna aveva creato dentro di me quando l’avevo conosciuta. Lei era l’unica cosa bella della mia vita. E adesso era andata a farsi fottere anche quella. Non avevo più niente, se non il vuoto più totale. Non vedevo più, non avrei visto più la luce nella mia vita.

Riempii il bicchiere d’acqua dalla fontana, e lo poggiai sul lavandino. Mi guardai nuovamente allo specchio. Sì, ero deciso a farlo. Non volevo soffrire più. Non mi sarebbe mancato niente della mia vita, ormai avevo perso ogni cosa per cui valeva la pena di vivere.

Presi il flaconcino che conteneva il sangue di Anna, che mi aveva dato lei stessa stamattina. Non riuscivo ancora a credere al fatto che lei non ci fosse più. L’unica cosa che mi rimaneva di lei, a parte i ricordi, era il suo sangue. Sentii gli occhi bruciarmi, ma trattenni le lacrime che volevano uscire. Non volevo piangere, e non l’avrei fatto.
Magari, avendo il suo sangue in corpo, in qualche modo l’avrei mantenuta viva. Sarebbe sempre stata dentro di me, nonostante avessi intenzione di spegnere le mie emozioni. Sorrisi al pensiero.
Ma adesso dovevo pensare a fare questa cosa, prima che Elena o zia Jenna o zio John tornassero a casa. Guardai per un secondo il flacone contenente il sangue, chiusi gli occhi, feci un respiro e lo bevvi tutto d’un sorso. Feci una smorfia appena sentii il sapore di ruggine nella mia bocca. Dopo qualche minuto mi misi alla ricerca delle pillole che prendeva Elena dalla morte dei nostri genitori. Non ci misi molto a trovarle dato che ero stato io a nasconderle  nel cassetto sotto il lavandino quando Elena mi aveva chiesto di buttarle via perché aveva deciso che non le servivano più. Aprii la boccetta di pillole e la vuotai sul lavandino. Presi una pillola in mano, e solo allora mi resi conto che tremavo. Se ci fossero stati i miei genitori,non mi sarei ritrovato a fare questo. Se ci fosse stata Anna, nemmeno. Feci un respiro profondo, e ne ingoiai una. Bevvi un sorso d’acqua, e dopo ne presi un’ altra. E un’ altra ancora. Poi due, tre, finché non finii l’intera boccetta.
 

Mi guardai di nuovo allo specchio.
Il Jeremy che vedevo non sarebbe esistito più.
Tutto il vuoto e la tristezza che provavo sarebbe sparita nel giro di una notte, ed io non potevo essere più sollevato.
Mi trascinai nella mia camera, e mi accoccolai nel mio letto, con la speranza che tutto prima o poi sarebbe andato bene.








americansoul's corner: (è figo così,no? v.v)

Ehm... salve! Sono americansoul! Complimenti a voi che avete letto (se c'è qualche buon'anima che l'ha fatto eheheh) fino alla fine senza morire. Allora.. questa è la mia prima FF in assoluto, perciò ,non linciatemi se vi fa schifo o se è scritta male o roba del genere, lol. E niente, ho deciso di scrivere questa FanFiction perché il Jyler è la mia OTP in 'The Vampire Diaries', pur non essendo canon.. ma sono un'accanita di coppie fanon, quindi, capitemi. xD
Se c'è qualcosa che non vi è chiara, se volete esprimere un parere (che sia positivo o no) qualunque cosa vogliate (?), scrivetemi, fatemi sapere cosa ne pensate, mi farebbe DAVVERO molto piacere! :D

Vabbè, non sono ancora pratica in queste cose, quindi mi limito a ringraziare chi ha avuto il coraggio di leggere questa mia follia, e soprattutto voglio ringraziare la mia adorata beta, che è tipo la dolcezza in persona! :') Ed è una santa, visto che ha sopportato me, i miei scleri per inserire la FF qui, e tutto il resto. Grazie amore mio.
E un grazie IMMENSO a Samantha ed Elisabetta, senza di loro non avrei mai pubblicato questa "cosa". E anche alla mia Effy, che è il Jeremy al mio Tyler e awww,amo pure lei. 
Alla prossima! :)

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Capitolo 2
*** Hurt. ***


Capitolo 2: hurt.

Tyler's POV.


 

 

Somedays I feel broke inside,
but I won’t admit.
Sometimes I just want to hide,
‘cause it’s you I miss,
and it’s so hard to say goodbye.

 
“Tuo padre è… è morto”.
 
Da quella notizia, tutta la mia vita è cambiata. In cinque secondi, o forse di meno, tutto si è sgretolato davanti ai miei occhi.
Non sapevo come dirlo a mia madre, e sinceramente, non sapevo nemmeno come dirlo a me stesso. Non potevo crederci.

Mio padre.
Se ne è andato.
È morto.
Non lo rivedrò mai più.
Che cos’era? Un incubo? Mi sarei svegliato prima o poi?
Ne dubitavo. Continuavo a darmi pizzicotti sul braccio, eppure niente cambiava.
Volevo scappare.
Volevo urlare.
Volevo piangere.
Ma non feci nulla del genere, annuii semplicemente allo Sceriffo Forbes. Anche lei era sull’orlo di una crisi di pianto per Caroline che aveva avuto un incidente. Un incidente causato da me. E ringraziando il cielo, almeno Matt stava bene, fisicamente. In quel momento, probabilmente a Mystic Falls nessuno era stabile. Erano successe così tante cose quella sera, così tante in poco tempo, ed io, come tanti altri, ero solo confuso. Soprattutto dal rumore che avevo sentito poco prima in macchina. Non riuscivo a capire da dove provenisse, né perché lo sentissi solo io. Era tutto strano e incompreso, e volevo solo tornare a casa. La macchina era in condizioni pessime, ma per mia fortuna il posto in cui vivevo non era tanto lontano dall’ospedale. Abitavo al centro di Mystic Falls, ovviamente. Non persi tempo e mi avviai a casa.

Durante il tragitto pensavo ad un modo per dire a mia madre che papà non c’era più. Come avrei fatto? Probabilmente lei sarebbe svenuta prima di farmi finire di parlare… non l’avevo mai vista come una donna tanto forte. Mio padre si occupava sempre di tutto, mentre mia madre si dedicava a organizzare feste per i fondatori o cose del genere, credo. A dire la verità, non mi sono mai interessato a cosa facevano, né tantomeno ad avere una conversazione con loro. Mio padre non era proprio il tipo. Entrambi i miei genitori mi volevano bene e lo sapevo, ma se avevo qualche problema me la cavavo da solo.“I veri uomini fanno così” diceva mio padre. Era un tipo molto all’antica, teneva alla famiglia più di ogni altra cosa, ma non lo dimostrava tanto spesso, considerando che era molto orgoglioso. Magari è per questo se sono sempre stato uno stronzo. Raramente mi affezionavo a qualcuno, e se capitava, non riuscivo mai a dimostrarlo, se non con i miei modi da idiota. Mi faceva figo agli occhi degli altri. Tutti mi vedevano come il figlio perfetto di Richard Lockwood, anche a scuola, e a me stava bene così. Anche se Matt a stento mi sopportava a volte, ma mi voleva un bene dell’anima, e ne sono sicuro perché se non fosse stato così, mi avrebbe mandato a fanculo già da tanto tempo ormai.
E poi c’era Vicki. Ma ho capito che avrei dovuto combattere per lei troppo tardi.

Senza rendermene conto, arrivai a casa.
Avrei voluto non entrare.
Avrei voluto scappare da tutto quel dolore che non riuscivo ad esprimere.
Ma non era da me scappare. Era per i codardi, ed io non lo ero. Feci un respiro profondo, ed entrai in casa. Il corridoio era buio, pensai che mia madre non fosse ancora rientrata, ma subito dopo notai la luce che proveniva dalla cucina. Come non detto. Speravo di non dover affrontare quella conversazione così tanto da essere perfino cieco. Sospirai, e a passi felpati mi avviai verso la stanza, e ciò che vidi mi fece spezzare il cuore, e non lo credevo possibile.
Mia madre era in lacrime. E stava cercando di parlare a telefono, con chi non lo so. Rimasi bloccato a fissarla per non so quanto tempo, e quando lei notò la mia presenza, si affrettò ad asciugare le lacrime sul suo viso, salutò la persona con cui stava parlando, e si avvicinò a me. I suoi occhi erano gonfi per il pianto, ma vuoti per la sofferenza. Era distrutta, svuotata. Non l’avevo mai vista così, e provai così tanto dolore che non riuscivo a respirare.

«Tyler...» cominciò lei. Non volevo sentirlo di nuovo. Se l’avesse detto, sarebbe stata una conferma, e io non ce l’avrei fatta a sopportarlo.
«Lo so.» risposi, prima che lei continuasse. Mi abbracciò forte, e ricominciò a piangere. La abbracciai di rimando, cercando di essere più tranquillo possibile, ma stavo tremando. Il mio autocontrollo aveva subito troppo quella sera, troppo tutto insieme, e non ce la facevo più. Volevo chiudermi in camera per poi non uscirne più. Ma dovevo affrontare tutto questo. Dovevo essere forte per mia madre. La spinsi via delicatamente, e abbozzai un sorriso. Lei mi accarezzò la guancia, e mormorò qualcosa che io non capii. Mi guardava come se fossi la cosa più bella che avesse mai visto. Mi spostai da lei per prenderle un tovagliolo e glielo passai.

«Con chi stavi parlando prima a telefono?» le dissi la prima cosa che mi venne in mente, sperando che la domanda non fosse troppo stupida. Chiaramente stava avvisando la famiglia di ciò che era accaduto, ma avevamo bisogno di distrarci.
Si schiarì la gola. «Con Mason.»
Eh? E chi era?
«Tyler, il fratello di tuo padre.»
Oh, QUEL Mason. Mio zio Mason.
Come l’avevo dimenticato? Ormai non ci stavo più con la testa, era chiaro.
Non lo vedevo da quando avevo 15 anni. Non veniva a trovarci molto spesso, ma ogni volta ci faceva visita io e lui giocavamo a football; era grazie a lui se ero entrato nella squadra a scuola.
Non volevo che venisse qui. In realtà, non volevo nessuno e basta. Avevo una sensazione, e non era piacevole. O magari stavo impazzendo, e dovevo pensare solo ad aiutare mia madre. In queste ultime ore pensavo solo al peggio che poteva capitare.
«Ci darà una mano con il funerale, e resterà qui da noi per un po’…»
Seriamente?
Non mi andava di tenerlo per casa.
«Okay.» dissi semplicemente, e andai al piano di sopra in camera mia. Volevo stare da solo e calmarmi. Optai per una bella doccia fredda, e poi mi sarei messo a dormire, se ci fossi riuscito.


Il giorno successivo fu peggiore. Avevo dormito sì e no due ore al massimo, ero così stressato e stanco, ed erano solo le 5:35 di mattina. Mia madre probabilmente non aveva dormito per niente, ma vidi che era attiva come non mai. Non l’avevo mai vista così, nemmeno quando doveva organizzare quella roba per i Fondatori. Sembrava quasi tutto normale, tutto come al solito. Come faceva?
«Buon giorno tesoro.» disse mia madre, e quasi saltai quando me la ritrovai dietro.
«Ma che- mamma, hey, ciao. Tutto bene?» ero sclerato. Ma che cazzo di domanda era?
«Va tutto perfettamente bene tesoro. Più tardi ho bisogno di te, però. Devi accogliere gli ospiti in casa per il funerale e tutto il resto.» Lo disse con una tale tranquillità da farmi quasi paura. Non era impazzita, vero?
In circostanze normali avrei sbuffato, ma annuii semplicemente. Dovevo darle una mano, dovevo cercare di starle vicino e non fare il coglione indifferente come al solito.
 
Qualche ora più tardi, la mia casa fu invasa da mille persone, e non ne conoscevo manco una. Dov’era questa gente quando mio padre stava morendo? Certo, non potevo mica dare a loro la colpa, però…
Prima di entrare, tutti mi guardavano con una strana espressione in volto, vedevo pena e compassione e preoccupazione nei loro occhi, ma non dispiacere, a parte qualcuno. Quando dicevano “condoglianze” e mi tendevano la mano mi veniva la nausea. Non volevo la loro compassione, non da perfetti sconosciuti che se ne fregavano del fatto che fosse morto mio padre. Per loro era morto il sindaco, invece io avevo perso il mio papà. Tutti in quella casa mi facevano solo schifo. In realtà, tutto mi faceva schifo.
Mentre salutavo l’ultimo arrivato, una jeep nera e lucida attirò la mia attenzione.
Oh oh oh, era arrivato lo zietto.
Mi avvicinai a lui insicuro, ero ancora convinto che la sua presenza qui fosse una cattiva idea. Non perché non gli volessi bene, anzi, ma avevo una brutta sensazione, e non ne conoscevo nemmeno il motivo.
Lui scese dalla macchina e si guardò intorno, poi si avviò verso di me.
«La pecora nera è tornata.» dissi e incrociai le braccia al petto, facendogli un cenno con la testa per salutarlo.
«Tyler?» mi sorrise.
«Sì.»
«Che cosa ti è successo? Pensavo che avessi 12 anni!»
«Beh, ho solo due anni in più dell’ultima volta, zio Mason.»
Lui annuì e mi tirò a sé in un abbraccio forte.
Non sapevo perché, ma mi venne da piangere.
«È bello rivederti.»
«È lo stesso per me.» in parte era così. Ero scettico al suo arrivo solo perché volevo che non accadesse nulla di male, né a lui, né a mia madre né a chiunque altro. C’era già troppa sofferenza, e l’ansia per una ragione sconosciuta che avevo non aiutava.
«Perché non vai a salutare mamma? Non vedeva l’ora di vederti.»
Lui mi sorrise e entrò in casa.

Qualche minuto dopo vidi Elena… ah, finalmente una faccia amica.
«Hey Elena.» lei si voltò verso di me, aveva un’espressione strana in volto, non sembrava nemmeno lei.
Magari anche lei era scossa dopo tutto il casino che era successo la sera prima. Tesi la mano verso di lei, e lei l’afferrò, impassibile.
«Accomodati pure.»



Quella fu la giornata più pesante della mia vita. Finalmente la sera era arrivata, e io potevo stare lontano da tutti quei sguardi pieni di falsa tristezza e pietà.
Non so perché ma andai a rifugiarmi nell’ufficio di mio padre. Si rintanava sempre lì dentro quando tornava a casa, dopo cena.
Mi guardavo intorno in cerca di qualcosa, ed era troppo vuota. C’erano carte sparse ovunque, foto mie appese al muro di quand’ero piccolo e di mia madre.
Sulla scrivania ce n’era una di tutti e tre insieme.
La presi.
La guardai.
E la scaraventai a terra.
Perché ero incazzato.
Perché ero ferito.
Buttai tutto ciò che c’era sulla scrivania a terra.
Mia madre corse a vedere cos’era successo, era spaventata, e mi urlò di smettere, si avvicinò a me per calmarmi, ma io la spinsi via troppo forte e cadde sul divano, e all’improvviso mi trovai zio Mason addosso che cercava di fermarmi mentre io mi dimenavo sotto di lui.
Gli urlavo di lasciarmi andare, volevo solo essere lasciato in pace, volevo morire, volevo solo che tutto questo dolore cessasse di esistere.
«Guardami, hey, Tyler, GUARDAMI! Calmati!»
E io lo fissai. Avevo smesso di muovermi. Sentivo di non avere più forze per strillare e muovermi e respirare.
Le lacrime che avevo cercato di trattenere fino a un secondo fa, avevano cominciato a scorrere via senza che nemmeno me ne accorgessi.
Odiavo piangere.
Mi vergognavo.
Mio padre se ne era andato.
Mi aveva abbandonato.
Ero ferito.


Ed ero uno stronzo egoista, perché lo odiavo per questo.







americansoul's corner:
Buona sera meravigliose anime Jylers! Come va? Piaciuto il capitolo? No, eh? *okay meme*
Allora, innanzitutto mi scuso per averci messo un po' ad aggiornare, ma sapete, la vita non è una FF (?). No seriamente, ho avuto qualche problema e bla bla bla. Prometto che il prossimo aggiornarmento sarà più veloce! E mi scuso anche per non aver ancora fatto incontrare i due diretti interessati, ma sappiate che sono una persona molto pignola, e quindi ci tengo ad avere delle buone "basi" per la storia, e avevo bisogno di questo inizio. Sì lo so, sono noiosa, ma sopportatemi. Q_Q
Come avrete notato, è Tyler che "parla" qui. Non era previsto mettere il suo punto di vista, ma ho voluto inserirlo perché ci tengo a lui come personaggio, e voglio che i suoi futuri sentimenti per Jeremy siano chiari per tutti. u_u
Fatemi sapere cosa ne pensate, comunque. Mi farebbe davvero piacere, perché io non sono tanto convinta di questo capitolo. °° Come sempre.
Ringrazio le meravigliose quattro persone che hanno recensito lo scorso capitolo, e ovviamente anche chi ha messo la storia tra le preferite e le seguite! Ma anche chi legge in silenzio, perché se vi siete presi un momento per leggere la mia storia,significa che vi è piaciuta, e per me è importante.
E POOOOOOOI volevo ringraziare la mia beta Always_said Snape, che è FANTASTICA. Ha una pazienza immensa, e io non so che farei senza di lei.
Alla prossima Jylers! **

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